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Dettaglio seduta n.39 del 20/03/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, comunico che il processo verbale del 27/02/1986 s'intende approvato.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Avondo, Bontempi e Bruciamacchie inerente un parere rilasciato dall'Ufficio legale in ordine all'interpretazione della legge 10 in materia di incompatibilità


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Avondo, Bontempi e Bruciamacchie inerente un parere rilasciato dall'Ufficio legale in ordine all'interpretazione della legge n. 10 in materia di incompatibilità.
La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta Regionale

In realtà la risposta a questa interrogazione era già stata inserita nell'elenco delle risposte date nella seduta del 6 marzo ma è possibile rispondere solo oggi.
L'interrogazione si riferisce ad un parere rilasciato dai servizi regionali della Giunta su un quesito circa l'ambito di applicabilità dell'ultimo comma dell'art. 12 della L.R. 18/2/85, n. 10.
Ritengo doveroso premettere prima di ogni altra circostanza i seguenti fatti.
In data 18/2/86 il Presidente del CO.RE.CO., sezione di Torino, agendo in tale sua veste, e su carta intestata, ha rivolto al servizio legale ed al servizio legislativo il quesito di cui sopra. Il servizio legale forniva il proprio parere e i dati in data 21 febbraio, con lettera protocollo 881/170. Il servizio legislativo e studi forniva il proprio parere in data 24 febbraio con lettera.
Entrambi i pareri concludono nel senso della compatibilità tra la carica di membro del CO.RE.CO. e quella di facente parte del Consiglio d'Amministrazione di società a partecipazione regionale.
In secondo luogo, i pareri resi dai servizi regionali, sono per loro natura essenzialmente rilasciati a titolo consultivo e quindi non.vincolanti per l'Amministrazione di cui i servizi fanno parte, se non quando la medesima li abbia formalmente adottate e fatti propri; nella fattispecie concreta ciò non è avvenuto.
Passando poi a rispondere ai punti specifici dell'interrogazione posso affermare che: a) il Presidente della Giunta (io, tra l'altro, ero assente da Torino per motivi di salute) e la Giunta medesima non erano al corrente né del quesito né della risposta data b) normalmente, secondo una prassi consolidata nel tempo, i pareri richiesti da terzi, di solito Enti pubblici, vengono resi solo previa decisione in tal senso da parte degli Assessori competenti nella materia, i quali sono chiamati a rivolgere specifica richiesta in ordine al quesito e provvedono poi a trasmettere la risposta, ove da essi ritenuta necessaria ed opportuna, agli Enti interessati.
Nel caso in questione non è stata seguita tale procedura presumibilmente perché si trattava del CO.RE.CO., organo regionale interno alla struttura nei confronti del quale e sulle sue determinazioni esiste un complesso e diffuso rapporto comparendo quasi sempre in giudizio la Regione nelle centinaia di posizioni conflittuali che, Enti o singoli, promuovono ai diversi livelli di - giudizio, nei quali il CO.RE.CO. è citato o convenuto. Esaminando il problema sotto il profilo della legittimità, e quindi non prendendo in considerazione motivi di opportunità, non nutro alcun dubbio sulla legittimità della remissione di pareri su leggi regionali già vigenti, da parte dei servizi regionali, sia perché il parere è dato sulla norma, che in assenza d'interpretazione autentica è liberamente interpretabile, ovviamente tutto restando autonomo nel valutare il frutto di tale interpretazione, sia perché, l'interpretazione appunto finalizzata a chiarire il futuro comportamento delle persone interessate in ordine all'applicazione della norma al caso concreto.
Sull'opportunità, invece, di rendere un parere di tanto interesse, in una materia così delicata, quando, appunto, si è in procinto di assumere da parte del Consiglio, determinazioni che indirettamente avranno il segno della interpretazione autentica della norma, comprendo le preoccupazioni degli interroganti c) Nessuna preoccupazione invece per le conseguenze che una declaratoria di incompatibilità da parte del Consiglio possa, ad esempio rendere inattendibili i pareri espressi.
Si tratta pur sempre di pareri, opinabili per loro natura, che taluni operatori del diritto dipendenti dalla Regione hanno manifestato nell'ambito delle loro attribuzioni regionali, seguendo una prassi che pu essere condivisa o anche non esserlo, ma che è consolidata da tempo nella Regione Piemonte: direi che da un decennio questo rapporto si è consolidato, anche se su questo tipo di impostazione, io ritengo che la Giunta debba fare qualche riflessione, non solo all'interno del Consiglio ma anche all'interno dello spazio operativo che le è affidato.
Sia che il legislatore ritenga opportuno dare della norma un'interpretazione autentica sia che il Consiglio si comporti interpretando la stessa in maniera diversa da quella dei pareri resi, basandosi su propri convincimenti, tratti anche dai lavori preparatori della legge, cosa che agli interpreti ordinari spesso è difficile acquisire, è pacifico che le decisioni del Consiglio sono sovrane, almeno fino ad impugnativa nei modi di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Questa interrogazione si riferisce ad un fatto non enorme, che per implica questioni generali di una certa gravità.
La risposta del Presidente della Giunta e anche l'evidente imbarazzo mi ha soddisfatto solo in parte. Avrei preferito da parte del Presidente una maggiore nettezza nella distinzione delle responsabilità, che mi sembra di poter dire che né il Presidente né la Giunta non abbiano, però, nel momento in cui non ci si dissocia con nettezza da un comportamento che continuo a ritenere assolutamente incredibile, il rischio è che le responsabilità ricadano soggettivamente sulla Giunta. Sul piano politico è chiaro che abbiamo un servizio che compie un'operazione assistita forse dalla tradizione e dalla prassi, ma lo stesso Presidente ha detto che la prassi ha comportato sempre che qualsiasi parere esterno veniva sollecitato al servizio il quale lo predisponeva e lo sottoponeva al vaglio del responsabile politico, dell'Assessore competente.
Per esempio, se la questione fosse andata al Presidente o al Vicepresidente della Giunta questi avrebbero avuto la sensibilità di rendersi conto della abnormità di una situazione come questa.
Non si tratta di un parere su una legge che da lungo tempo è in via di applicazione, si tratta di una legge di prima applicazione, per cui di casi d'incompatibilità non ne sono ancora emersi perché non si è ancora proceduto alle nomine; ma ci sono dei casi da valutare.
Al di là del merito, sul quale sarà interessante sentire l'espressione del Consiglio, che è a mio avviso inequivoco, sono profondamente sbalordito dei pareri cosiddetti "legali" che non riescono a leggere la nettezza della norma, norma, che tra l'altro, venne introdotta proprio con uno specifico emendamento, nel senso che tutti gli enti od organismi a procedura forzata non dovevano dare adito a cumulo. E' molto semplice, non c'è il cumulo. In questo momento il merito non mi interessa perché avremo occasioni per far valere l'interpretazione assolutamente autentica della legge. Devo per rimarcare intanto questa inopportunità e irritualità del parere che è stato reso ad un terzo. Tra l'altro è discutibile se possa un candidato ad una nomina essere assimilato all'organismo CO.RE.CO.: il CO.RE.CO. in quanto tale nel suo operare può chiedere pareri, mentre la persona che si candida non è il CO.RE.CO. Vorrei anche capire se si tratta di un pezzo dell'ordinamento, come la risposta ci dice o di un singolo che cerca di far valere i suoi diritti in via preventiva.
L'altra questione, di tipo politico e non facilmente sbrigabile, è come si possa da parte di un servizio non avere la sensibilità di sottoporre all'Assessorato la questione o di prendere il giusto tempo di fronte ad un atto che dovrà essere deciso nella sede del Consiglio.
Ho l'impressione che ci siano facilità di accesso e disinvoltura di regole, che ad alcuni sono permesse per via di non si sa quali parentele di tipo politico o di conoscenza, che superano anche le regole fondamentali del gioco, che sono quelle del rapporto fra le istituzioni.
Sono convinto che non c'entra il Presidente e che la Giunta non abbia responsabilità diretta, mi sarei però augurato una più netta distinzione.
E' un infortunio, che si può anche chiudere e che però può essere utile perché avendo provocato il problema vorrei sapere cosa decideremo in aula e chi si schiererà contro l'incompatibilità.
Ripeto: avrei preferito una distinzione più netta visto che soggettivamente, né il Presidente né gli Assessori hanno responsabilità mentre c'è il pericolo, che si dovrebbe avvertire, di una permeabilità eccessiva dei servizi nel dare dei pareri, prima del Consiglio, in materia estremamente delicata.
La Commissione nomine dedica molto tempo per esaminare questioni difficili e delicate, rese però con grande senso dello Stato. Se poi ci vediamo aggirati in questo modo, non possiamo solo lamentarci, ma dobbiamo anche gridare allo scandalo per il comportamento che è stato tenuto. Questa è la mia valutazione.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Ala e Reburdo inerente la pista di collaudo della Fiat all'interno del Parco regionale La Mandria


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione relativa alla pista di collaudo della Fiat all'interno del Parco regionale La Mandria presentata dai Consiglieri Ala e Reburdo. Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

I Consiglieri Ala e Reburdo richiedono, con la loro interrogazione di sapere quali soluzioni si prospettano per la rilocalizzazione della pista FIAT della Mandria e con quali tempi e modi si intende attuarla.
Si ritiene che la risposta al quesito posto sia contenuta nel Piano dell'area del Parco regionale La Mandria approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 441-CR-6439, del 28/7/1983: infatti l'art. 9 della normativa di Piano, dedicato esclusivamente alla questione delle piste di collaudo Fiat, prevede espressamente che gli impianti di prova debbano essere rilocalizzati e che "la rilocalizzazione dovrà essere completata entro il 31 dicembre 2006".
Deve anche essere sottolineato come nel piano dell'area - ed anche durante il suo esame e la discussione in aula che ha portato alla sua approvazione - sia stata accuratamente presa in considerazione la situazione complessiva ambientale, naturalistica, produttiva connessa alle piste Fiat: pertanto gli indirizzi contenuti nel piano sono il risultato non di una mediazione, bensì di un ragionamento che il Consiglio regionale ha ritenuto meritevole di essere considerato nel senso espresso dalla norma sopra richiamata.
La Giunta regionale intende dunque procedere lungo la strada indicata dal Piano con le necessarie e dovute cautele connesse alla situazione normativa complessiva in quanto l'area interessata dagli impianti di prova è sottoposta, oltre che alle forme di tutela contenute nella legge istitutiva del Parco regionale La Mandria, anche al vincolo imposto dalla legge 431/85 e da apposito decreto a norma della legge 1497.
Si ritiene perciò che, attraverso idonee procedure che garantiscano comunque le finalità di tutela previste dalle vigenti normative di salvaguardia, l'obiettivo da raggiungere a breve scadenza sia quello di applicare la normativa del Piano dell'area, che consente peraltro di acquisire l'intera proprietà Fiat all'interno della Mandria concorrendo alla finalità di ricomposizione dell'unità ambientale del Parco prevista nella legge istitutiva, attivando un regime convenzionale con la Fiat.
Questa operazione costituirebbe pertanto il primo concreto passo verso la rilocalizzazione degli impianti di prova.
La Giunta regionale inoltre ritiene di dover fin d'ora procedere ad attivare ogni opportuna iniziativa tendente alla ricerca dell'area di rilocalizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Mi attendevo dal Vicepresidente una risposta più precisa, prima di tutto perché siamo convinti che il decreto Ministeriale del 1/8/1985 (il decreto Galassino) che tocca anche l'area del Parco La Mandria, sia necessario per assicurare migliori condizioni di tutela contro il rischio di compromissione ambientale e paesaggi-stica per l'ampliamento della pista Fiat e della lottizzazione EFIM.
I movimenti ambientalistici da tempo sostengono che la pista Fiat nel Parco La Mandria sostanzialmente compromette l'omogeneità, la struttura e la funzione del Parco che, proprio per la sua globalità, non può sopportare interventi compromissori dal punto di vista strutturale e ambientale.
Proprio perché la risposta non ci soddisfa chiediamo che la Giunta investa le Commissioni competenti con una proposta che rimetta in discussione il piano del Parco La Mandria, perché il vincolo del decreto Galasso è un vincolo esplicito rispetto al quale non si possono chiudere gli occhi.
L'altra considerazione che voglio fare è sulla questione pista Fiat. La Regione, in particolare la Giunta, dovrebbe attivare un'azione per individuare soluzioni alternative perché in tempi stretti si verificherà il riuso della parte dell'autostrada Torino-Savona usata dalla Fiat.
Siamo già troppo in ritardo nella ricerca di individuare soluzioni alternative.
Non si capisce perché la questione non possa essere posta, per esempio rispetto al poligono militare esistente in quell'area. Riteniamo che si debba verificare come risolvere contemporaneamente la compromissione dell'area della Mandria e quella del poligono militare, che potrebbe essere riciclata.
Ripresenteremo tra breve una ulteriore interrogazione o interpellanza e preghiamo il Vicepresidente Vetrino e la Giunta di verificare più approfonditamente l'incompatibilità esistente tra il decreto Galassino e il piano dell'area in particolare quello dell'art. 9 della normativa di piano che l'Assessore Vetrino citava.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazioni: del Consigliere Devecchi, del Consigliere Rossa e del Consigliere Mignone inerenti il metanodotto Piemonte, Liguria nel territorio del Parco Capanne di Marcarolo


PRESIDENTE

Viene data ora risposta congiuntamente alle interrogazioni presentate dai Consiglieri De Vecchi, Rossa e Mignone in merito al metanodotto Piemonte, Liguria nel territorio del Parco Capanne di Marcarolo.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

In relazione all'interrogazione in oggetto va innanzitutto rilevato che il tratto di metanodotto che attraversa il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo costituisce una parte della rete complessiva di metanizzazione nazionale, parte finalizzata all'adduzione del gas per la zona di Genova: proprio tenendo conto di queste esigenze di metanizzazione già la legge regionale 31/8/1979, n. 52, istitutiva del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo,prevedeva il divieto "di costruire nuove condotte, anche forzate per gas e liquidi, fuori delle aree appositamente previste e vincolate" dal piano dell'area del Parco. Pertanto, tenendo in particolare evidenza le caratteristiche ambientali naturalistiche dei luoghi attraverso un divieto di ulteriori interventi di costruzione di condotte forzate, si rimandava ad un apposito strumento di pianificazione territoriale il compito di individuare le porzioni di territorio che potevano essere attraversate da tali condotte di interesse pubblico rilevante.
Questo strumento di pianificazione, il piano dell'area del Parco, è stato redatto e adottato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 39 38403, del 6/11/1984: la redazione del piano ha comportato una serie di analisi territoriali complesse che hanno tenuto in conto tutti gli aspetti naturalistici, come la forestazione e la situazione geologica e quelli antropici, come le attività economiche presenti nel Parco, con particolare attenzione per le attività agro, silvo, forestali. Nell'ambito di questi studi si è pertanto individuata all'interno del piano una fascia di territorio entro la quale è consentita la costruzione di nuove condotte forzate e ciò considerando anche che in tale fascia individuata preesistevano già una serie di condotte (oleodotto, ossigenodotto SIO).
Pertanto le valutazioni tecniche territoriali hanno condotto ad effettuare una scelta che ha consentito di prevedere la costruzione di nuovi tracciati all'interno del parco senza ulteriore alterazione ambientale. Va anche considerato che questa previsione contenuta nel piano è a conoscenza di tutti gli enti territoriali interessati (Comuni, Comunità Montane e Provincia) e che nessuno di questi ha sollevato obbiezioni in merito tramite opportune osservazioni.
In base alle: vigenti normative pertanto la SNAM ha presentato all'inizio del 1985 le richieste tendenti ad ottenere l'autorizzazione a costruire il metanodotto in questione: sia quella relativa al vincolo idrogeologico, autorizzata con D.P.G.R. n. 5130, del 7./ 6/1985, sia quella relativa al vincolo paesaggistico, autorizzata con D.P.G.R. n. 2402, del 10/ 3/1985, sia quella relativa all'attraversamento del parco naturale autorizzata con D.P.G.R. n. 3316, 'del 10/ 4/1985, modificato con D.P.G.R.
n. 8990, del 18/10/1985. Tutte queste autorizzazioni prevedono prescrizioni a tutela dell'ambiente o derivano da accertamenti di compatibilità con la strumentazione territoriale vigente e con le caratteristiche ambientali e naturalistiche dei luoghi.
Le segnalazioni di danni ambientali pervenute alla Regione da parte di associazioni e di Enti locali pongono comunque il problema del controllo del rispetto delle prescrizioni fissate, controllo che potrà essere effettuato in base alle rispettive competenze dai vari organismi preposti alla tutela dell'ambiente naturale non appena le condizioni metereologiche consentiranno gli opportuni sopralluoghi, dichiarando fin d'ora che per eventuali danni arrecati all'ambiente sarà imposto alla SNAM il ripristino dei luoghi.
E' necessario comunque rilevare che la SNAM stessa in una recente riunione tenutasi presso la Prefettura di Alessandria alla presenza degli Enti interessati si è impegnata allo scrupoloso rispetto delle prescrizioni ed al ripristino ambientale.
Va infine sottolineato come la mancanza degli organismi direttivi e gestionali del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo abbia costituito una grave handicap anche in questa occasione in quanto la loro presenza avrebbe consentito di esercitare direttamente in loco una opportuna vigilanza sulle opere attraverso l'utilizzo del personale che le leggi in materia di parchi della Regione prevedono in 20 dipendenti per l'area delle Capanne di Marcarolo, posti di lavoro oggi non occupati.
Alla luce di quanto sopra esposto la Giunta regionale si impegna ad attivare ogni iniziativa tendente alla costituzione, il più rapidamente possibile, degli organismi di gestione del Parco e di procedere, in collaborazione con gli Enti locali interessati, alla predisposizione del testo definitivo del piano dell'area del Parco tenendo conto delle indicazioni che perverranno dagli Enti stessi e che si concilino con i fini istitutivi del Parco stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Devo preliminarmente ringraziare il collega Rossa che in data 13 febbraio ha presentato l'interrogazione sul problema del metanodotto e sulla salvaguardia del parco delle Capanne di Marcarolo, perché ritengo che la sua interrogazione che segue in ordine di tempo la mia sia quella che ha indotto la Giunta regionale e per essa l'Assessore interessato a rispondere anche alla mia interrogazione del 21/11/1986. E' vero che non credo di essere uno di quelli che sfornano interrogazioni ad ogni pié sospinto per creare imbarazzi agli Assessori, è vero il contrario, ma ciononostante ancora una volta sono stato ignorato. Ne prendo atto.
A distanza di 4 mesi, questa mattina, grazie anche all'interrogazione sullo stesso argomento presentata dal Consigliere Rossa, ho avuto il piacere di ascoltare la voce del Vicepresidente della Giunta Vetrino sull'argomento Parco Capanne di Marcarolo. Mi dolgo di questo inspiegabile ritardo, sarei insincero se dovessi ringraziare l'Assessore per la risposta che "non mi ha dato" in tempi molto più ravvicinati all'interrogazione.
Aggiungo che la risposta non era dovuta solo a me, ma soprattutto a quelle associazioni locali e a quegli enti che hanno stilato un documento di cui ho fatto pervenire copia all'Assessore stesso; tra l'altro nel documento si lamentavano danni prodotti dal metanodotto nella zona. E sono danni reali.
Ho appreso invece questa mattina che tutto è regolare, che tutto va bene, che con la bella stagione il parco sarà ripristinato e le zone verdi conosceranno un nuovo rigoglio, che nella zona c'erano già, e lo sapevo, un oleodotto e un ossigenodotto, pertanto si può installare un terzo oleodotto. Ma quello che le associazioni del luogo, ivi compresa la Comunità Montana Alta Valle Lemme e Ovadese, lamentano è di non essere state interpellate e di non aver saputo tempestivamente, lo dicono e lo scrivono, quello che si sarebbe fatto. Ma non si limitano a questo: lamentano una serie di danni e di guasti che io ritengo reali.
In terzo luogo, apprendo anche se con molto ritardo che anche la Giunta regionale finalmente sa che l'Amministrazione del parco non funziona anche e perché ci sono delle difficoltà locali che devono essere prioritariamente eliminate.
Avevo, in tempi molto lontani, chiesto all'Assessore di rendersi disponibile per un incontro con tutte le forze politiche locali per cercare di arrivare quanto prima alla definizione di questo organismo, un assetto accettabile in seno all'amministrazione del Parco.
Apprendo oggi - senza ironia - con piacere che l'Assessore è disponibile ad un incontro e ad affrontare seriamente il problema.
Mi auguro che non debbano passare altri 4 mesi perché il danno economico è enorme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

La risposta data è in parte già scontata, soprattutto per quel che riguarda la prima parte esposta dall'Assessore Vetrino.
La seconda parte, invece, merita di essere sottolineata per la disponibilità della Giunta.
Quello che è accaduto nel parco delle Capanne di Marcarolo ha sollevato non poche polemiche, non a caso, abbiamo rivolto le interrogazioni all'Assessore.
I piani e le prescrizioni stabilite non sono stati rispettati. Se si fosse tenuto conto delle direttrici nelle quali incassare il metanodotto e se si fosse rispettata la prescrizione che prevede la piantumazione nell'attraversamento di ambienti paesaggisti--ci, non sarebbero sorti i problemi sollevati dalle associazioni ambientalistiche, sostenute anche dagli Enti locali e da privati che di fronte allo squasso che c'è stato hanno legittimamente reagito.
Di qui è nata la riunione in Prefettura. Capisco che la SNAM ha bisogno di costruire le condutture e che può non tener conto del complesso delle situazioni, però la SNAM stessa ha riconosciuto che occorre completare l'opera.
Bisogna mettere in atto dei controlli, perché, come tanti colleghi sanno, la situazione è grave. Spero che presto avremo modo di parlare del problema dell'inquinamento dello Scrivia. Bisogna soprattutto che i Parchi vengano dotati degli organismi direttivi, perché non ha senso istituire con leggi i Parchi e poi, come in questo caso, non dotarli degli organismi che sovraintendono alla loro gestione.
Siamo a dieci mesi dalle elezioni e ormai a tutte le amministrazioni locali sono stati dati gli organismi direttivi, a questo punto è necessario andare rapidamente alla costituzione del Parco delle Capanne di Marcarolo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente le sostanze scaricate in corsi d'acqua superficiali


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione relativa alle sostanze scaricate in vari corsi d'acqua superficiali, presentata dal Consigliere Pezzana.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Dal 1 marzo 1986, a norma dell'art. 13 della L. 319/1976 e successive modifiche ed integrazioni gli scarichi provenienti da insediamenti produttivi, recapitati su corso d'acqua superficiale, devono essere conformi alle caratteristiche qualitative definite dai limiti di Tab. A, allegata alla stessa L.
319/1976.
L'interrogazione del Consigliere Pezzana riguarda lo stato di fatto in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, sia per quanto riguarda gli scarichi provenienti da insediamenti produttivi, sia per quanto riguarda la depurazione degli scarichi civili, non soggetti, per il momento,a vincoli temporali per il rispetto di parametri qualitativi che ne determinano l'accettabilità allo scarico sui corsi d'acqua superficiale.
Per quanto concerne la categoria "Scarichi Industriali", non si hanno elementi puntuali per una risposta dettagliata ed esauriente.
Sicuramente i Comuni e le UU.SS.SS.LL., cui competono le funzioni di controllo, posseggono elementi conoscitivi più dettagliati e circostanziati.
In linea di massima la media e grande industria si è dotata di impianti di depurazione atti a garantire la qualità richiesta all'effluente.
Non così le piccole industrie, per le quali esistono obiettive difficoltà per il rispetto dei limiti di legge. Esiste poi una situazione particolare in alcune aree, ad esempio nel Biellese, dove programmi pubblici e privati prevedevano la realizzazione di impianti dimensionati con le caratteristiche atte a trattare congiuntamente scarichi industriali e scarichi civili.
Tali finalità avrebbero dovuto permettere lo scarico in fognatura di scarichi con caratteristiche qualitative più permissive di quelle previste dalla Tab. C allegata alla L. 319/1976. Ciò non è possibile, causa l'interpretazione restrittiva da parte della Magistratura (solo in Piemonte) degli artt. 15 e 16 della L. 650/1979.
Alla luce delle risultanze del 2° Censimento dei Corpi Idrici, in fase di elaborazione e di prossima pubblicazione, i risultati positivi vengono evidenziati da notevoli miglioramenti di molti corpi idrici, anche se resistono situazioni di degrado ancora significative.
L'anno in corso, e ancor più il 1987, prospetta una situazione generale della qualità dei corpi idrici decisamente in via di marcato miglioramento come si può immaginare dalla considerazione del fatto che nel 1985 e nel 1986 entreranno in funzione importanti impianti centralizzati che filtreranno una serie di scarichi oggi abbandonati tali e quali lungo i corsi d'acqua piemontesi.
Nell'arco di tempo considerato, circa il 75/80% degli scarichi civili verranno sottoposti a trattamento per cui è dato sperare con ottimismo ad un'evoluzione positiva del problema. Un segnale incoraggiante viene fornito già oggi attraverso i risultati, in fase di elaborazione, del 2° Censimento dei Corpi Idrici, la cui pubblicazione è prevista entro il 1 semestre dell'anno in corso.
La qualità di molti corpi idrici (il Po, il Tanaro, il Lago Maggiore il Sesia e altri) risulterebbe in fase di netto miglioramento.
Per quanto riguarda l'attuazione e l'aggiornamento del Piano Regionale per la Qualità delle Acque (PRQA) approvato nel 1981, molti problemi dovranno essere affrontati nel prossimo futuro.
Grazie anche ai massicci interventi finanziari, oltre 300 miliardi di lire in 3 anni di bando F.I.O., è stato sinora rispettato il programma a breve e medio periodo illustrato anche nel 2°piano di sviluppo regionale.
La serietà del piano di settore che prevede interventi organici sul nostro territorio, è stata e sarà lo strumento indispensabile per poter accedere ai citati fondi; la prova sta nel fatto che i finanziamenti F.I.O.
1983/1984 e, molto probabilmente,anche quelli del 1985, sono stati e saranno ammessi al finanziamento della Banca Europea per gli Investimenti che ritiene determinante, ai fini dell'accettazione, l'esistenza di un valido strumento di programmazione nel settore.
Parallelamente alla realizzazione delle opere, è necessario tuttavia predisporre e far crescere le strutture di gestione, una rete di monitoraggio dei corpi idrici.
Il mancato intervento sinora su questi temi è stato determinato dalla priorità condivisibile che si è data all'impegno delle risorse per la realizzazione delle opere.
E' indubbio tuttavia che nel prossimo futuro sarà necessario dare corpo a quanto il P.R.Q.A., già in modo molto dettagliato, prevede per la gestione e l'organizzazione dei servizi che dovranno essere preposti a tenere sotto controllo la qualità dei nostri corsi d'acqua.
Infine, si chiede a che punto è la realizzazione degli impianti di depurazione e le relative opere di adduzione degli scarichi. Sinteticamente si può affermare che siamo in avanzata fase di realizzazione.
Una valutazione più analitica può essere fornita dalle allegate tabelle, dove sono riportati i dati che riguardano oltre l'85% della popolazione piemontese.
Si evince chiaramente che oggi circa il 50% degli scarichi provenienti dagli insediamenti civili e industriali sono soggetti a trattamento a norma di legge.
Per il restante 50% i tempi non sarebbero lunghi, ma si spera, già per il 1987, di portare la percentuale degli scarichi trattati ad oltre il 75%.
Tempi decisamente più lunghi saranno necessari per recuperare l'ultimo 10/15%.
D'altra parte la Regione si articola in 1209 Comuni, molti dei quali di modesta entità; per questi, a fronte di modesti guadagni ambientali occorreranno ulteriori massicci interventi finanziari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore Maccari della risposta, ma mi riservo di controllare quelle tabelle, perché i numeri hanno sempre una loro importanza.
La mia interrogazione era stata presentata prima del rinvio di 60 giorni da parte del Ministro Zanone, quindi la scadenza del primo marzo non ha più significato. Questo rinvio rimanda il problema, ma non lo risolve.
La scadenza per l'entrata in vigore della tabella 'W' interessa gli scarichi industriali e bisogna accertarsi fin d'ora sulla situazione, anche per prevedere fino a che punto la legge potrà essere rispettata.
Do delle indicazioni e spero che l'Assessore Maccari ne tenga conto perché dalla sua risposta sono rimasti insoddisfatti alcuni temi che vorrei elencare.
Mi sembra che i problemi siano due: l'elenco preciso delle aziende che rispettano la legge, per esempio, con la percentuale di sostanze tossiche presenti negli scarichi e la realizzazione degli allacciamenti alle reti di raccolta delle acque reflue, per il convoglio delle stesse agli impianti di depurazione.
Chiedo all'Assessore Maccari se questo è nelle tabelle, tenendo conto della relativa maggiore gravità del possibile inquinamento; per gravità intendo: la qualità dello scarico e la quantità nel tempo stesso.
L'altro problema fondamentale è quello della possibilità di effettuare controlli.
La Legge Merli affida, forse in maniera troppo ottimistica, ai Comuni questa facoltà, insieme ad altri compiti per esempio quello di stabilire parametri temporanei per lo scarico del periodo di transizione, fino all'entrata in vigore delle tabelle nazionali.
E' indubbio però che essi soli non possono assolutamente assolvere a questo compito molto gravoso, sia perché sarebbero numerosissimi i controlli e sia perché non ci sono le strutture adatte, affermazione che anche l'Assessore Maccari ha ripetuto più volte, carenze di personale specializzato, di strumentazione, di laboratori d'analisi, ecc., sia perch sul grosso tema dei controlli non c'è alcun intervento né regionale n nazionale che regoli la materia, sia dal punto di vista delle metodiche e sia dal punto di vista delle capacità giuridiche del personale di effettuare i prelievi.
Rimane comunque grave che il Ministro Zanone abbia scelto di prorogare la data del 1 marzo, prima di tutto perché è la dichiarazione ufficiale dell'estrema inadeguatezza dello Stato, ma anche delle Regioni e degli Enti locali, ad affrontare la situazione; in secondo luogo perché una proroga di tre mesi non serve che ad alzare i limiti tabellari consentendo così alle industrie di scaricare più veleni nei corsi d'acqua.
E' vero che la Legge Merli prevede che i limiti tabellari possono essere aggiornati per adeguare le nuove acquisizioni tecniche e scientifiche, ma lo spirito è che l'adeguamento deve tendere alla diminuzione delle sostanze nocive, non certo al loro aumento. Il senso della legge esprime chiaramente quindi il diverso modo di intendere la tutela ambientale dei beni naturali, di cui sono portatori molti amministratori.
Gli interventi antinquinamento devono tendere principalmente alla eliminazione totale dell'inquinamento e della fonte inquinante, sia perch la situazione generale non permette alcun aumento del carico di inquinamento sopportabile sia perché è sbagliato teoricamente pensare che la salvaguardia dell'ecosistema si possa attuare portando al minimo lo scarico.
Un ecosistema è un equilibrio e, come tale, si rompe ad ogni immissione nell'ambiente di elementi che lo alterano.
La salvaguardia dell'ambiente, quindi, si attua eliminando totalmente le fonti di inquinamento e le varie tabelle con i limiti massimi di accettabilità sono espedienti per graduare gli interventi e permettere all'apparato produttivo di aggiornarsi.
La politica che si sta perseguendo con queste continue deroghe e incapacità di intervento va in senso diametralmente opposto. Qualcuno ha parlato dell'Italia come un paese dove la "prorogatio" è l'unica legge che funziona.
Il secondo punto è la questione del Piano regionale della qualità delle Acque. Questo Piano è stato approvato nel 1981, molto presto quindi rispetto al resto della Nazione ed in anticipo rispetto alle scadenze volute anche dalla stessa Legge Merli.
Un ulteriore sommario aggiornamento del Piano è stato effettuato almeno in linea generale, in sede di approvazione del II Piano Regionale di Sviluppo il 13 dicembre 1984.
In quel Piano sono stati fissati alcuni obiettivi, fra i quali ricordo il principale, quello ciel superamento delle strategie d'emergenza e l'avvio di strategie per la gestione della risorsa idrica. Sempre fra gli obiettivi principali del Piano, rivestono particolare attenzione le procedure di controllo della qualità del sistema idrico.
Più in particolare ricordo alcune delle iniziative elencate nel Piano di Sviluppo ritenute necessarie per l'approvazione del Piano: 1) l'impostazione dell'iter di attuazione delle iniziative che richiedono formalizzazione amministrativa, tabelle con i vincoli per gli scarichi, problema della tariffazione.
2) Creazione di una rete regionale di monitoraggio per il controllo dei corpi idrici, sia per i corsi d'acqua in superficie sia per i laghi e le falde.
3) Programma regionale di controllo dei fattori socio-economici di generazione dell'inquinamento.
4) Banca dati sullo stato del sistema idrico piemontese; rapporto annuale sull'attività svolta, sui problemi emergenti e sui risultati conseguenti; rapporto sulla fattibilità degli interventi per il risanamento dei corpi idrici degradati; supporto tecnico-scientifico informativo di diffusione dei dati acquisiti e collegamento con le iniziative locali.
Per scendere maggiormente nello specifico, il II Piano di Sviluppo considerava urgentissime due iniziative, all'interno delle possibili previste dal Piano: 1) redazione di uno specifico Piano di risanamento delle acque in attuazione e gestione del Piano e nel rispetto dell'art. 8 della Legge Merli 2) la stesura della disciplina degli scarichi civili secondo quanto previsto dall'art. 14 della stessa Legge Merli.
Di tutto questo cosa è stato fatto? Dove sono la rete di monitoraggio la Banca dati, il rapporto annuale? Queste erano alcune risposte che mi aspettavo di sentire dall'Assessore Maccari, ma che non ho sentito. Dov'è il piano di risanamento? La legge sugli scarichi civili? Pochi mesi fa la Provincia di Torino ha pubblicato uno studio sull'interazione fra scarichi e risorse idriche sotterranee, i cui risultati sono allarmanti. Nel settembre dello scorso anno si è svolto un Convegno organizzato dall'Azienda Acquedotto Municipale di Torino sull'inquinamento da solventi clorurati della falda acquifera. Tutte iniziative però su Torino.
La Regione intende intraprendere su scala regionale per conoscere la situazione altrettante utili iniziative? Impianti di depurazione.
La Legge regionale che stabilisce i contributi regionali per la costruzione degli impianti di depurazione degli insediamenti produttivi è del 1981.
I contributi sono al massimo del 30% sull'intero costo dell'impianto.
Nel II Piano di Sviluppo c'è scritto che entro il 1984 e i primi mesi dell' 85 entreranno in funzione i più importanti impianti di depurazione.
Quali e quanti sono i più importanti impianti? A livello nazionale si afferma che 3/4 dei depuratori costruiti non funzionano. La percentuale vale anche per il Piemonte? Forse su questo c'è una risposta parziale che ha dato l'Assessore, con quella tabella che mi riservo di rileggere, che però parlava degli impianti civili.
Per funzionante s'intende il funzionamento a regime degli impianti della loro massima portata di trattamento e di scarico o semplicemente l'entrata in funzione o solo una parte di essi? Considerato che i processi di depurazione hanno una fase organica utilizzando batteri, se controllato in fase di progettazione, se le condizioni atmosferiche - ambientali permettono al sistema di funzionare per il maggior numero di mesi possibili (visto che i batteri non agiscono a basse temperature), i processi di depurazione sono corretti? Sono effettuati i controlli continui sugli scarichi d'acqua in uscita dagli impianti? Su tutto questo c'è da avere dei dubbi proprio stante il numero delle persone incaricate dei controlli.
Due settimane fa gli abitanti di Settimo, ovvero vicini al depuratore del Consorzio Po - Sangone, il più grande del Piemonte e non ancora del tutto in funzione, hanno protestato perché il depuratore ammorba l'aria.
Sono questi gli impianti che funzionano? C'è anche un altro grosso problema sugli impianti di depurazione quello del controllo delle quantità degli scarichi effettivamente convogliati al depuratore rispetto alle auto dichiarazioni degli industriali.
Il responsabile del Consorzio Po-Sangone ha sollevato il problema già da tempo, affermando che i dati sono molto discordanti. Si parla addirittura di una differenza del 100% tra il dichiarato e l'effettivo scarico, con conseguente diminuzione del pagamento della tassa relativa.
Gli unici che pagano "alla goccia" quanto scaricano sono i privati cittadini, mentre le evasioni da parte delle industrie sono ingenti.
La Giunta intende affrontare questo problema, fornendo ai Consorzi maggiori possibilità di controllo e magari avviare un sistema diverso di calcolo della tassa, controllato dall'ente pubblico e non da chi la tassa deve pagare? Mi sembra che per tutto quanto riguarda il dato ambientale, la risposta dell'Assessore non possa trovarmi soddisfatto, anche perché le risposte che ha dato sono tutte rimandate al futuro. L'Assessore ha detto che non si hanno elementi attuali e riferendosi al suo ottimismo in futuro, rimanda a speranze che però non mi sembra abbiano dei riferimenti concreti.
Con questo mi dichiaro, con dispiacere, insoddisfatto della risposta.
Vorrei pregare l'Assessore, quando si parla di dati precisi che riguardano l'impatto ambientale, di voler approfondire le sue risposte alle mie interrogazioni.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Sestero, Marchiaro, Acotto inerente l'assunzione di personale appartenente alle categorie protette


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Sestero, Marchiaro e Acotto inerente l'assunzione di personale appartenente alle categorie protette.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

In riferimento all'interrogazione n. 220 del 14/1/1986, presentata dai Consiglieri regionali Sestero, Marchiaro e Acotto, vorrei fornire i seguenti elementi di risposta.
I Consiglieri interroganti pongono all'attenzione dell'Amministrazione se si sia data attuazione a precedenti accordi tra i rappresentanti del Coordinamento Sanità e Assistenza, noto anche come C.S.A., delle OO.SS. e gli Uffici competenti della Regione per l'assunzione di tre handicappati fisici gravi.
In proposito occorre però precisare che non risulta agli atti che tra la precedente Amministrazione ed i rappresentanti del C.S.A. e delle OO.SS.
si sia giunti in passato ad un protocollo per l'assunzione del suddetto personale.
Certamente, a fronte di un tale impegno, la Giunta regionale attuale avrebbe attivato la possibilità di assunzione pur tenendo conto delle oggettive difficoltà di individuare profili professionali tali da consentire un inserimento non problematico di handicappati mentali presso le strutture regionali.
Occorre rilevare, proprio per sottolineare le difficoltà insiste nella questione, come in passato la discussione tra le parti interessate si sia protratta per oltre un anno e mezzo (prime richieste: aprile '84) senza che la stessa si sia potuta concludere compiutamente.
Ritengo che tutto ciò non debba essere letto come segno di una non volontà della passata Amministrazione, sicuramente sensibile, come del resto l'attuale, al problema dell'inserimento lavorativo dei soggetti portatori di handicap.
Certo, non posso non registrare che agli atti non abbiamo nessun accordo sottoscritto dall'Amministrazione precedente, segno forse della difficoltà reale che si incontra nell'affrontare tale problema.
Tutto ciò premesso, occorre dire che l'Amministrazione ha ampiamente ottemperato alle prescrizioni in ordine alle assunzioni obbligatorie disciplinate dalla legge 2/4/68 n. 482, nella percentuale riservata agli invalidi civili, tenendo conto degli adempimenti derivanti dall'entrata in vigore della legge 29/3/85 n. 113 (Aggiornamento della disciplina del collocamento dei centralinisti non vedenti).
In riferimento a quest'ultima legge occorre dire che la Regione ha recentemente assunto tre centralinisti, indispensabili per rendere il servizio più adeguato alle esigenze dei cittadini.
Non sono quindi più disponibili 6 posti per assunzioni obbligatorie, ma 3; (attualmente sono in servizio nella II, III, IV e VI qualifica n. 135 appartenenti a categoria protetta di cui n. 6 invalidi del lavoro, n. 84 invalidi civili - ivi compresi i non vedenti - n. 0 invalidi per servizio n. 24 orfani e vedove per servizio, n. 7 sordomuti, n. 1 invalido civile di guerra, n. 9 profughi, n. 4 invalidi di guerra). Va peraltro aggiunto che la Commissione Regionale di Controllo ha più volte richiamato verbalmente l'Amministrazione sul rispetto delle percentuali nell'ambito delle assunzioni obbligatorie, essendo le percentuali degli invalidi civili oltre i limiti consentiti.
Per quanto riguarda inoltre le percentuali di invalidità occorre precisare che su n. 90 invalidi (civili e del lavoro) n. 20 invalidi superano il 50% di invalidità di cui 4 oltre il 70% di invalidità.
Va ancora precisato che gli Uffici Provinciali del Lavoro e della Massima Occupazione, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n.
52 del 19 febbraio 1985 e della circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale n. 209 del 13 agosto 1985, hanno depennato gli invalidi affetti da minorazioni psichiche dalla lista del collocamento obbligatorio.
Infine, per quanto riguarda il 2) punto dell'interrogazione relativo ai tempi di attuazione per l'inserimento di handicappati per tirocini negli uffici regionali, occorre dire che già la precedente Amministrazione ha inserito, dal giugno 1985 e per un impegno annuale di 400 ore, tre unità di tirocinanti presso l'Assessorato al lavoro, il Servizio Economato e il Centro Stampa.
L'Amministrazione attuale e certamente disponibile a valutare la possibilità di inserire altri tirocinanti nel numero che era già stato previsto in otto unità. In questo senso ho assunto a nome della Giunta regionale un'iniziativa nei confronti del Comune di Torino al fine di verificare con "l'ufficio inserimento handicappati" la disponibilità ad organizzare tali corsi e le modalità per l'inserimento dei tirocinanti insufficienti mentali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Ringrazio l'Assessore per la precisione dei dati con cui ha risposto all'interrogazione. Lo pregherei, se possibile, di farmi avere il testo che contiene questi elementi conoscitivi. Mi rendo conto che questa esigenza avanzata dal coordinamento, in qualche misura simbolica, che chiede anche qualche forzatura di normative e di dati, non vada lasciata cadere.
Pregherei l'Amministrazione di fare in modo che, se restano 3 posti, che almeno a questi venga data risposta.
E' inutile che ricordi all'Assessore come sia importante sul terreno del recupero anche questo tipo di inserimento. Se le persone sono collocate in posti che non creano problemi né a loro né al servizio, permettono di accrescere alcune capacità sul terreno dell'efficienza e della produttività. Sui tirocinanti mi pare ci sia disponibilità. Chiedo però che si accelerino i tempi, che gli 8 posti disponibili trovino copertura costante e permanente da parte di questi soggetti.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Paris inerente la ditta ELCIT di S. Antonino di Susa


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Paris inerente la Ditta ELCIT di San Antonino di Susa.
Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'Industria

Il Collega Paris ha rivolto un'interrogazione riguardante la decisione assunta dalla GEPI di licenziare 20 dipendenti della ELCIT di San Antonino di Susa, azienda della GEPI, che trae origine dalle vicende della Magnadyne e Selmart e che produce televisori e monitor.
Il licenziamento dei 20 dipendenti, da lungo tempo in cassa integrazione, sarebbe conseguente, secondo la GEPI, a disposizioni ministeriali che prescrivono, tramite decreto applicativo, entro il 1986 il completamento dei risanamenti delle aziende per conseguirne l'alienazione.
Alienazione che nel caso della ELCIT non pare facile per la GEPI, stando al confronto che abbiamo avuto la settimana scorsa con l'amministrazione della stessa.
In realtà si ritiene di dovere condividere l'opinione espressa dall'interrogante, secondo cui l'azienda non si trovi in una situazione di crisi,.anche se appare forse eccessivo collocarla in una fase già certa di sviluppo.
In realtà la ELCIT ha raggiunto soltanto una stabilizzazione della produzione, mentre permane un deficit di esercizio, che è in fase calante ma che è ancora rilevante e sembra aggirarsi sul 7% del fatturato.
Il ricorso allo straordinario, comunque non sistematico, non significa che ogni problema sia superato, anche se è segno di una ripresa e di una certa vitalità aziendale. Indubbiamente dobbiamo dire che la ELCIT tra le aziende GEPI della provincia di Torino è quella che complessivamente desta minori preoccupazioni sotto il profilo produttivo e occupazionale per il futuro.
Il numero dei licenziamenti deciso, 20 su un totale di 410 unità attive, fa ritenere che in realtà si tratti di un'eccedenza riassorbibile senza destabilizzare faticosi equilibri economici aziendali oggi un po' più prossimi al loro raggiungimento.
Dai dati che abbiamo a disposizione parrebbe che sospendendo questa decisione, anche considerando le persone che possono andare in pensione sia possibile risolvere senza traumi il problema dell'occupazione presso la ELCIT di San Antonino di Susa.
Tale opinione però non è stata condivisa dalla GEPI, recentemente incontrata dalla Regione oltre che per la ELCIT anche per la IBMEI e la NEHOM, che giudica l'eccedenza non riassorbibile in quanto la ELCIT già opererebbe con organici attivi leggermente sovrabbondanti.
La Regione ritiene, ed ha ribadito questa opinione alla GEPI stessa che il risanamento della ELCIT non passi comunque attraverso misure di questa natura, che sembrano più che altro mirate all'immagine aziendale, ma bensì attraverso la creazione per questa azienda di una precisa tipologia di prodotto che riduca il peso del terziario, facendo corrispondere al prodotto un marchio ed una commercializzazione credibili ed attraverso un ulteriore e deciso salto tecnologico, in quanto un'azienda di puro assemblaggio non può avere grandi prospettive di sviluppo, anche se pu continuare a svolgere una funzione produttiva importante sul piano occupazionale e sociale per la Val Susa.
Proprio alla luce di questa considerazione la Giunta regionale è fermamente convinta della necessità per la ELCIT di una ripresa del rapporto fra GEPI, Governo e REL onde verificare innanzitutto le condizioni per un sufficiente livello di integrazione dell'azienda della Val Susa all'interno del Gruppo.
Conseguentemente la Giunta ha richiesto un incontro urgente ai Ministeri del Lavoro e dell'Industria con la duplice finalità di riprendere il discorso sull'assetto futuro e convincere il Ministero del Lavoro ad autorizzare GEPI e REL a desistere dai licenziamenti, ripristinando la cassa integrazione straordinaria ed evitando così un nuovo trauma occupazionale, che non sembra sufficientemente motivato ad un'area fortemente critica quale la Val Susa.
Siamo ora in fase di attesa, che auspichiamo breve, della convocazione ministeriale e riteniamo francamente utile ogni intervento di carattere istituzionale, politico, parlamentare (non ultimo l'interrogazione che il collega Paris ha rivolto e quindi la risposta che in Consiglio viene data) che possa portare alla rapida soluzione dei delicati problemi immediati e di prospettiva ancora aperti alla ELCIT.
Vorrei dire a conclusione che il confronto con la GEPI, che abbiamo avuto la scorsa settimana, per quanto riguarda anche le altre aziende presenti nella provincia di Torino è stato un incontro non facile, perch l'interlocutore GEPI è piuttosto rigido nelle valutazioni delle situazioni aziendali che si trova a dovere amministrare e gestire prima dell'alienazione delle attività che ha avuto in carico.
Tuttavia, con molta fermezza abbiamo chiesto il ritiro dei licenziamenti; avremo ancora nella prima settimana di aprile un altro incontro a Torino con la GEPI per riprendere e approfondire la situazione complessiva delle aziende GEPI in provincia di Torino e non mancheremo in quell'occasione di riprendere il discorso e di insistere perché il provvedimento preso per la ELCIT venga sospeso e riconsiderato all'interno della soluzione complessiva dei problemi del gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Ringrazio il Presidente, la Giunta ed in particolare l'Assessore Genovese per la risposta precisa, circostanziata ed articolata all'interrogazione che ho presentato il 20 febbraio sul problema dei licenziamenti alla ELCIT.
Penso però che sia mio preciso dovere sottolineare in quest'aula con forza e con grave preoccupazione la drammaticità della situazione occupazionale della Val Susa, caratterizzata da un'emorragia di posti di lavoro che ci sembra davvero inarrestabile. Basti ricordare (sono dati fornitimi dalle Organizzazioni Sindacali, che concordano con quelli presenti alla Comunità Montana bassa Val Susa e anche alla redazione del settimanale "La Val Susa", che si è più volte interessato a questi problemi) che nella nostra valle dal 1980 ad oggi si sono persi circa 8.000 posti di lavoro rispetto ad una popolazione complessiva di 76.000 persone.
In molti stanno male ma "noiautri stoma pés che j'àutri".
I licenziamenti annunciati dalla ELCIT sono un'ulteriore mazzata per una valle che - io ci vivo da quando sono nato - è diventata praticamente un dormitorio per i pendolari che gravitano su Torino per guadagnarsi la pagnotta. Parte di questi pendolari hanno sul capo la spada di Damocle perché avrebbero difficoltà ulteriori a raggiungere Torino se venisse attuata la progettata soppressione della linea ferroviaria Susa-Bussoleno.
Parlo di questo argomento anche se sembra fuori tema, perché è un argomento da non dimenticare. Noi in Val Susa non l'abbiamo dimenticato! Dalle notizie che ci ha fornito l'Assessore, evidentemente fornite a sua volta dalla GEPI, risulterebbe che l'ELCIT è azienda di puro assemblaggio. Secondo me questa notizia non corrisponde alla realtà. Mi risulta che la ELCIT sta costruendo monitor per la Olivetti; è una produzione di alta tecnologia perché, nonostante la crisi, è una ditta che ha ancora dei tecnici molto validi e si trova in situazione di parziale ripresa.
Si dice che è difficile la vita per un'azienda piccola stritolata dai colossi dell'elettronica civile. Io ricordo soltanto, anche se non serve piangere sul latte versato, che era un'azienda grande, erano più di tremila dipendenti. Io ho seguito passo passo il problema, per il semplice motivo che mia moglie per trent'anni è stata operaia ELCIT.
Mi risulta che errori sono stati fatti da parte padronale, ma errori indubbi, in passato, alcuni anni fa, sono stati fatti anche da parte dei sindacati: io ricordo che all'epoca in cui mi sono sposato (mia moglie lavorava già 11) c'erano 3.000 dipendenti e, mi pare, un direttore solo c'è stato un periodo nel quale i dipendenti erano scesi a 600-700, e i direttori erano sette! Forse questo è il sistema che usano le partecipazioni statali per favorire l'occupazione? Adesso, comunque, i dipendenti sono 410.
Concludo: mi sta bene (e ringrazio la Giunta e l'Assessore) che sia stato richiesto l'incontro al Ministero. Se voi lo ritenete utile, do la mia disponibilità ad essere presente con il competente Assessore, e magari auspico, anche con il collega Marchini, che molto più degnamente di me rappresenta la Valle di Susa, per illustrare al Ministero la situazione grave, ripeto, drammatica della nostra valle.
Anch'io ritengo utile ogni pressione di tipo istituzionale, politico e parlamentare che possa portare alla rapida soluzione del problema ed, in particolare, alla revoca dei licenziamenti.
Prego l'Assessore di continuare a seguire questo problema, anche dopo la risposta che mi ha dato stamani.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazioni dei Consiglieri: Pezzana; Devecchi; Rossa; Ala Bruciamacchie e Dameri,inerenti il ritrovamento di fusti e bidoni contenenti sostanze altamente inquinanti nel Comune di Carbonara Scrivia


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni presentate dai Consiglieri: Pezzana; Devecchi; Rossa; Ala; Bruciamacchie e Dameri, inerenti il ritrovamento di fusti e bidoni contenenti sostanze altamente inquinanti nel Comune di Carbonara Scrivia. A tutte risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

In relazione alle richieste formulate nelle interrogazioni e interpellanze di cui sopra relaziono in merito all'aggiornamento della situazione così come questa è emersa nel corso di due riunioni presso la Prefettura di Alessandria e di alcuni sopralluoghi presso l'area del ritrovamento dei fusti.
In Comune di Carbonara Scrivia, in prossimità del Torrente Scrivia, è stata rinvenuta una discarica abusiva di fusti e rifiuti industriali di provenienza difficilmente identificabile; i fusti ammonterebbero a circa 2.000 unità. E' una cifra molto casuale al momento, perché potrebbero diventare 3 o 4.000 unità.
Il terreno interessato dal deposito sembrerebbe risultare del Demanio dello Stato. La vicinanza del torrente Scrivia ha imposto la necessità di interessare il Magistrato del Po competente sulle opere idrauliche eventualmente da apportare.
Il Comune di Serravalle Scrivia ha dato incarico alla ditta Ecosystem di iniziare l'opera di recupero dei fusti sotterrati. Tale opera è stata attualmente sospesa in quanto il prelievo dei suddetti contenitori rischiava di provocarne una parziale rottura e pertanto un peggioramento della situazione. A tutt'oggi l'ammontare delle spese sostenute è quantificato in 200 milioni di lire; è ipotizzabile pertanto una spesa complessiva, per bonificare l'intera area e per smaltire in modo corretto i rifiuti o le terre di essi impregnate, di notevolissima entità. L'ordine di sospendere i lavori è stato emanato dal Prefetto di Alessandria.
L'area interessata dall'interramento è pari circa a 3.000 mq, i fusti finora recuperati, corrispondenti ad un'area di 400 mq, sono circa 1.000 e sono stati collocati provvisoriamente in prossimità del punto di prelievo sopra teli impermeabili che altresì li ricoprono.
Sono state anche aspirate 20 tonnellate di liquami dalla trincea costruita parallelamente alla sponda dello Scrivia allo scopo di richiamare e raccogliere la maggiore quantità di acqua di falda e di impedirne l'arrivo nel torrente.
A seguito degli accordi maturati nel corso della prima riunione svoltasi nella Prefettura di Alessandria in data 12/3/1986, l'incontro successivo effettuato il giorno 19/3/1986 ha visto la partecipazione anche di esperti della Commissione Grandi Rischi del Ministero dell'Ecologia nonché dell'Istituto Superiore di Sanità (esperti interpellati dal Ministro Zanone dopo un sopralluogo effettuato con il sottoscritto nella giornata di sabato scorso).
Nel corso della riunione in Prefettura è stata denunciata altresì l'individuazione di altre due aree situate nel Comune di Tortona ed in prossimità, come la prima, del Torrente Scrivia in corrispondenza delle quali risultano essere stati interrati fusti di rifiuti industriali.
La prima delle due aree avrebbe un'estensione di circa 3.500 mq; grosso modo grande come quella di Carbonara, la seconda risulterebbe più piccola non è stato finora effettuato nessuno scavo in corrispondenza delle suddette aree.
Nei limiti imposti dalle strutture a disposizione del Laboratorio di Sanità Pubblica di Alessandria sono state effettuate analisi dei rifiuti contenuti nei fusti e viene controllata la situazione generale connessa alla loro presenza.
Le analisi suddette rivelano la presenza di numerosissimi composti organici in merito alla cui tossicità sono in corso approfondimenti anche con la collaborazione dell'Istituto Superiore di Sanità.
I risultati delle analisi non sono ancora resi pubblici, perché si stanno cercando indizi al fine di risalire alle ditte che hanno prodotto questi rifiuti.
Il Comune di Tortona e il Comune di Carbonara hanno nominato una Commissione di esperti per affrontare le problematiche connesse agli interventi più opportuni da operare al riguardo. Il Prefetto di Alessandria, nella giornata di ieri, ha concluso la riunione invitando gli esperti della Protezione Civile e dell'Istituto Superiore di Sanità a provvedere l'effettuazione di un sopralluogo nei luoghi interessati dalla presenza dei fusti e li ha riconvocati per il pomeriggio alle h. 17.00. Nei confronti dei rappresentanti degli altri Enti, fra cui funzionari dell'Assessorato regionale all'ambiente, il Prefetto ha rinviato a successive riunioni in relazione alle specifiche competenze.
Il Prefetto ha sollecitato i vari funzionari del Ministero della Protezione Civile e dell'Istituto Superiore della Sanità a fornirgli una relazione .
E' da rilevare a questo proposito che il Presidente della Giunta Beltrami ha convocato per lunedì 24/3/86 alle ore 15.00, presso la sede della Giunta regionale, il Ministro della Protezione civile, Il Ministro all'Ecologia, il Ministro degli Interni, i Prefetti delle sei Province piemontesi, il responsabile dell'Ispettorato Interregionale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per il Piemonte e la Valle D'Aosta, i Comandanti provinciali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, il Comando Regione Militare Nord-Ovest e il Comando Genio Regione Militare Nord-Ovest per una riunione sui problemi connessi agli interventi urgenti di sgombero depositi di rifiuti inquinanti e di bonifica conseguenti ad eventi accidentali o dolosi.
La riunione era stata convocata alla luce di alcuni problemi specifici e cioè lo sgombero del deposito della ditta SCACH di Settimo Vittone e il caso della bonifica susseguente ad evento doloso nella roggia Bona. E' indubbio comunque che saranno ugualmente oggetto di discussione e di approfondimento i problemi evidenziatisi in questi ultimi giorni con così pressante urgenza ed oggetto della presente relazione.
Restano oltretutto da chiarire le complesse questioni di competenze operative in materia, dei confini delle suddette competenze fra i vari Enti ed Organismi locali e statali e dei sempre più pesanti risvolti di carattere finanziario che sono legati all'impegno di ciascuno dei suddetti Enti o Organismi nell'ambito delle rispettive competenze.
E' noto che la Regione non ha capitoli di bilancio appositi. Per la FIDOM di Carema si erano usati i fondi di pronto intervento per le calamità naturali. Vanno urgentemente chiarite le competenze e i carichi finanziari sia a livello statale che regionale, tenendo conto del costo. Probabilmente è difficile trovare in Italia una ditta capace di bonificare tutta la zona.
Il costo di questa operazione supera probabilmente il miliardo.
Emerge infatti una realtà di giorno in giorno più preoccupante: ci si trova di fronte attualmente ad una serie di problemi urgenti di sgombero e di bonifica di aree del territorio piemontese che in termini organizzativi e di spesa non possono essere affrontati se non con il concorso di tutte le strutture che devono avere a cuore la tutela ambientale.
Sarà cura della Giunta tenere costantemente informato il Consiglio sugli sviluppi della vicenda, tenendo conto in modo particolare che l'area di Alessandria per la sua posizione geografica, a confine con la Lombardia e la Liguria, è stata scelta come zona di discarica da industrie che svolgono la loro attività fuori dal territorio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore Maccari per la rapidità con cui ha voluto dare risposta alla interrogazione presentata da me e da altri colleghi e per la sensibilità dimostrata nell'essersi recato in loco per rendersi conto esattamente, di quello che sta avvenendo nella mia provincia, che è stata e sarà definita, purtroppo non impropriamente la pattumiera della Regione Piemonte.
Le altre volte, specie nella passata legislatura, avevo dovuto lamentare abusi ecologici rilevanti ed il pullulare indiscriminato di discariche non sempre adeguatamente controllate od abusive, questa volta la situazione è veramente gravissima, allarmante e per tanti aspetti sconcertante ed inqualificabile.
Siamo in presenza di depositi di "bidoni" contenenti sostanze molto molto tossiche ed altrettanto pericolose. Il pericolo di inquinamento anche se, speriamo, non ancora in atto o quantomeno non ancora irreversibile, è enorme ed enormemente temuto e da temersi. La Regione e tutti gli organi competenti in materia, ivi compresi la Provincia ed i Comuni interessati, debbono dispiegare una vigilanza particolare e non dare segni di debolezza e di acquiescenza per nessuno. Ripeto potremmo trovarci di fronte ad una piccola catastrofe locale. Se nel passato vi sono state leggerezze o disattenzioni vengano evidenziate e per il futuro si trovino i rimedi idonei.
Io avevo avanzato alcune richieste a cui l'Assessore ha dato risposta.
Ve ne sono altre che sono rimaste tra i punti interrogativi e mi rendo anche conto del perché: tuttavia continuo a richiedere che nei tempi dovuti e necessari si cerchi di fare, a tutti i costi, chiarezza sulle responsabilità circa le autorizzazioni concesse, sia sul territorio del Comune di Carbonara che in quello di Tortona, sia su terreni privati che su terreni demaniali. Il problema è drammatico, è vivo e particolarmente sentito dalla popolazione tutta, direi per assurdo che sostanzialmente non ha bisogno di illustrazioni particolari.
E' chiaro che coloro i quali hanno commesso dei delitti contro la salute degli individui vanno perseguiti: è un compito che in particolare toccherà alla Magistratura, ma vi sono delle precise responsabilità che anche la Regione deve assumere. Tra l'altro ritengo spetti alla Regione, in modo particolare all'Assessorato e all'Assessore all'Ecologia, promuovere e seguire da vicino tutte quelle iniziative atte a far luce sulle responsabilità, che sono gravissime e che non possono assolutamente essere tollerate.
Se vi sono state dimenticanze o leggerezze si denuncino chiaramente.
Non voglio pensare a connivenze! Sarebbe enorme! Aggiungo ancora una cosa: ho appreso dai giornali (con il collega Rossa e con gli altri colleghi alessandrini) che si sono svolte riunioni in Provincia di Alessandria sull'argomento. Mi fa piacere che siano stati presenti anche i responsabili della Protezione Civile e dell'Assessorato all'ecologia. Ritengo però, che come Consiglieri regionali avremmo potuto essere informati dell'avvenimento, forse essere invitati per conoscere più da vicino quanto si decide o si è deciso e.., forse, immodestamente avremmo potuto offrire anche qualche suggerimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Non ripeto osservazioni già fatte da chi mi ha preceduto, faccio soltanto notare all'Assessore che una sua affermazione può lasciare delle grosse perplessità, quella dell'interruzione dei lavori di recupero perch con le ruspe si venivano a rompere i bidoni contenenti le sostanze tossiche.
La Prefettura ha dato ordine di interrompere i lavori e se da un lato questa interruzione è resa indispensabile dagli eventi (i bidoni che si rompono), dall'altro ci lascia un interrogativo pesante: cosa si starà facendo per ovviare alla situazione? Sui giornali locali, per esempio "Sette giorni" un settimanale di Tortona, si fa il nome dei fratelli Giacobone, indicati come probabili autori della scarica di bidoni.
Proprio perché la Regione viene coinvolta in queste situazioni tutto questo dovrebbe indurre la Regione e i suoi organi responsabili a costituirsi o meno parte civile contro anonimi o contro probabili in base alle ricerche che saranno effettuate dall'autorità giudiziaria.
Detto ciò, devo osservare che questa risposta puntuale e precisa è la prima dall'inizio di questa legislatura che avviene entro i termini statutari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Anch'io vorrei ringraziare e sotto certi aspetti ricalcare gli interventi che mi hanno preceduto, in particolare quello del Consigliere Devecchi, ringraziando la Giunta, come ha già fatto lui, per la sollecita risposta. Mi auguro che tutte le forze politiche, tutte le amministrazioni locali coinvolte abbiano la capacità di rendersi conto dell'estrema rilevanza di questo fatto. Non siamo infatti di fronte ad un banale o accidentale inquinamento doloso, ma a un metodo di governo dello smaltimento dei rifiuti tipico del nostro paese, che è probabilmente enorme per la dimensione e per la rilevanza, anche se su questo non abbiamo dati certi, e per la pericolosità.
Si tratta di un caso estremamente grave e richiamo, come ha fatto il Consigliere Devecchi, ad un attento esame-indagine in merito alle responsabilità delle diverse amministrazioni. Un controllo rapido, puntuale delle responsabilità sia delle Amministrazioni provinciali sia dei diversi Comuni, anche perché un avvenimento di queste dimensioni è ben difficile possa avvenire per caso in una notte o - all'insaputa di tutti. Per la sua durata e per le sue dimensioni questo fatto si è protratto nel tempo e ha certo dovuto coinvolgere un ampio numero di persone.
Una cosa è stata dimenticata, ma che mi preme ricordare, è che la scoperta di questo inquinamento è legata ai movimenti ecologici. Un certo numero di persone, nella latitanza delle amministrazioni locali e degli enti preposti al controllo, si sostituisce a questi enti e preme e si dà da fare affinché le amministrazioni locali intervengano, spesso surrogando quelle che sono le loro responsabilità.
Sempre, come diceva il Consigliere Devecchi, rimanderei ad una successiva comunicazione, che chiedo subito all'Assessore, per quei punti che chiaramente non è stato possibile evadere nella fretta.
Nella mia interrogazione chiedevo infatti ancora altre cose soprattutto in merito ai costi dell'operazione di bonifica. Alcune cose sono state dette, altre no. E così pure in merito alla costituzione di parte civile da parte delle Amministrazioni e in particolare della Regione perché ritengo che la dimensione e la rilevanza del caso sia di questo genere. Perché fare gravare, sia pure discutendo quale debba essere l'Amministrazione competente per le spese, sulla comunità questo tipo di spesa? E' un metodo, a mio parere, improprio e scorretto, in quanto queste spese dovrebbero invece chiaramente essere sostenute dai responsabili.
Un'altra questione si ricollega al disegno di legge n. 30.
Vorrei che avvenimenti come questi servissero di monito, costituissero un momento di riflessione per i miei colleghi, in merito allo smaltimento dei rifiuti e alla necessità di controlli più incisivi e in merito alla considerazione che non sempre le Amministrazioni locali, alle quali vengono delegati o dalle leggi dello Stato o dalle leggi della Regione determinati poteri di autorizzazione e di controllo, si rivelano poi all'altezza dei loro compiti sia per gli strumenti che hanno in possesso, sia anche, almeno in alcuni casi (lo dico in termini dubitativi, perché non possiedo elementi certi in merito), per meccanismi di coinvolgimento, di interessi, di legami che uniscono le Amministrazioni locali e le ditte che più o meno regolarmente effettuano queste operazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Ieri da fonti abbastanza attendibili ho sentito dei dati più preoccupanti rispetto a quelli che l'Assessore ci ha fornito, nel senso che la quantità dei contenitori recuperati erano a quota 1000 (questo risale a 12 giorni fa). Dato che si è continuato nel lavoro di scavo, sembra che i contenitori estratti ieri sera, e quando si parla di contenitori estratti è bene dire chiaramente che si tratta di lamiere contorte o di pezzi di plastica in quanto il contenuto è disperso tutto in acqua, erano 3000.
Su questo bisognerà avere notizie precise, perché se davvero siamo a quota 3.000 di contenitori estratti, ci sono 6.000 quintali di sostanze altamente tossiche e nocive che sono andate disperse nell'acqua. Ventimila tonnellate - mi diceva l'Assessore - sono state recuperate, ma la stragrande maggioranza è già in falda. Bisognerà verificare a quale profondità la falda freatica è interessata, certo che la quantità è enorme.
E' sicuramente importante l'aver individuato l'atto delinquenziale di questa discarica abusiva, ma c'è il problema del recupero delle sostanze tossiche e della trattazione di tutta l'area per un recupero complessivo che non può essere fatto con la metodologia praticata fino ad oggi.
Bene ha fatto il Prefetto ad intervenire, anche se molto in ritardo ordinando di sospendere le operazioni, perché il rischio è che il danno ecologico si produca adesso con questo tipo di soluzione. C'è bisogno di un piano di recupero che, dopo i dovuti accertamenti eviti che il disastro si produca.
Va detto che se il contenitore viene estratto con il contenuto è possibile risalire più facilmente alle industrie che hanno quel tipo di rifiuto, se invece il contenuto viene disperso e miscelato, troveremo 50 forse 100 prodotti che allargano notevolmente il numero delle industrie che sono produttrici di questi rifiuti.
E' importante anche stabilire il tipo di intervento sul piano tecnico per i fini che ci proponiamo, quelli di individuare i produttori di questi scarichi e coloro che hanno collocato li quei prodotti.
E' bene che i Consiglieri abbiano un'informazione molto dettagliata.
Noi chiedevamo chi sono i titolari delle concessioni per l'escavazione (in questo caso autorizzate dalla Magistratura del Po), come sono stati fatti i piani di recupero di quelle aree, elementi importanti per la Magistratura ma anche per noi.
Circolano dei nomi ampiamente conosciuti in zona, ma prima di arrivare a nomi vorremmo degli elementi certi in mano.
Sulle ultime due questioni che l'Assessore ha posto c'è un problema di risorse disponibili. Il danno che viene ipotizzato supera di gran lunga il miliardo di lire, come si era detto, nella prima fase, ma forse andremo nell'ordine di 2, 3 forse anche più miliardi. E' evidente che questo intervento non può essere sopportato solo dall'ente pubblico. 0 c'è un coordinamento fra Comuni, Provincia, Regione e Stato con l'intervento dei Ministeri oppure non si avrà la forza di intervenire con un piano di recupero e di bonifica.
Le industrie che operano chiedono di essere pagate, questo aspetto va chiarito in tempi molto brevi.
E' probabile che tutta l'asta del fiume sia interessata a interramenti di questa natura. Come riesce la Regione a stabilire se vi sono altri depositi o discariche di questa natura? C'è bisogno di un intervento regionale perché il singolo Comune di 800/1.000 abitanti non lo può fare.
La Regione deve poter giocare un ruolo di coordinamento e di sostegno tecnico impegnando le risorse.
Le riunioni fatte presso la Prefettura di Alessandria sono utili, per non possono non vedere presenti anche il Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Anch'io desidero ringraziare l'Assessore Maccari dell'informazione che ci ha dato circa i lavori in corso.
L'Assessore Maccari ha partecipato ad un convegno, al quale hanno preso parte anche il Ministro per l'ambiente l'On. Zanone e l'On. Romita, che trattava dei problemi di bonifica delle acque dello Scrivia, convegno che è stato programmato, sembra paradossale, per rilevare positivamente il ruolo che ha svolto in questi anni il consorzio di bonifica dello Scrivia e per allargare il discorso ad altri fiumi che nella provincia e nella regione sono interessati da inquinamenti.
Ci si è trovati a dover constatare l'assalto da parte di forze che ancora non conosciamo e che hanno compromesso tutto lo sforzo fatto dalla Regione.
L'asta dello Scrivia ha registrato in passato forti passi di inquinamento, ma attraverso una serie di depuratori, di collegamenti con i Comuni è stata liberata da quel rischio. Ci si è venuti a trovare di fronte a una situazione sconcertante e di una gravità che non ha paragone.
Migliaia di fusti trasportati probabilmente di notte, non sono degli aghi nel pagliaio, difficili da individuare ad occhio nudo. Fusti, camion che andavano e venivano, lasciano molto sconcerto, al di là di conoscere chi ha rilasciato le autorizzazioni per scavare la ghiaia senza seguire le operazioni di riempimento delle buche.
L'Assessore Maccari ci ha dato un'informazione su una situazione che è in movimento. Mi auguro si possa al più presto individuare i responsabili e nel frattempo stabilire il tipo di intervento che la Regione può realizzare con la partecipazione degli Enti locali e dello Stato.
Sembra possibile investire anche la Protezione Civile.
Gli Enti locali dovranno sostenere dei costi, per cui sarà necessario nel momento in cui discuteremo la legge, prevedere capitoli di bilancio ad hoc da destinare a situazioni impreviste, come quella di Carbonara.
Mi auguro che la Magistratura faccia la sua parte individuando i responsabili e chiamandoli a rispondere in solido delle conseguenze che hanno determinato.
Questo deve spronarci ad andare nella direzione di una organizzazione tale che da una parte realizzi una programmazione di questi interventi e dall'altra metta in atto strumenti di controllo idonei.
Occorrerà concertare gli interventi della Provincia, della Regione e dei Comuni.
Colleghi alessandrini, risiediamo in una Provincia che, per la sua collocazione geografica e per ragioni culturali e storiche, ha un carattere strategico.
Non vorrei però che avesse un carattere strategico solo per l'interesse che desta alle grandi città che ha attorno nel trovare la sistemazione dei rifiuti solidi o reflui.
Ritengo anch'io che i Consiglieri regionali debbano dare il loro contributo e debbano essere informati non soltanto leggendo i fatti che succedono sui giornali, ma partecipando alle varie riunioni che su questo argomento si tengono. Entra in gioco il discorso del ruolo e della funzione della Regione fuori da questo Palazzo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, sono esaurite le risposte alle interrogazioni e interpellanze.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Ho chiesto la parola per protestare per il fatto che ad una antica interrogazione (ormai è il caso di chiamarla così), mia e della collega Minervini del 4/11/1985 concernente la Presidenza della Camera di commercio di Torino, non viene sistematicamente data risposta, quantunque dopo le nostre sollecitazioni sia stata calendarizzata tre settimane fa.
Comincio a pensare, non so ancora per quale ragione, che la mancata risposta sia "sospetta". Spero che non lo sia a condizione che mi si dia l'affidamento che nella prossima seduta ci venga data finalmente la risposta all'interrogazione, fra l'altro unita a identica interrogazione del Gruppo liberale.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta Beltrami era qui alle 9,30 pronto a dare questa risposta. Gli interroganti però non c'erano, abbiamo dovuto così passare ad altre interrogazioni.
Alle 9,30 della prossima seduta la prima interrogazione che verrà discussa sarà questa.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazione del Presidente".
Signori Consiglieri, il Consigliere Carazzoni ha comunicato che oggi è assente a causa di malattia. Auguriamo al Consigliere Carazzoni, di cui conosciamo l'impegno, la capacità e tutto l'apporto che ha dato in questi 17 anni, una pronta guarigione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Adduci, Alberton Biazzi, Carazzoni, Cerutti, Croso, Fraire, Petrini, Staglianò, Turbiglio Valeri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c)Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta dell' 11/3/86 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R.
6/11/78, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Richiesta di iscrizione dell'Ordine del giorno inerente l'obiezione fiscale in materia di difesa militare e richiesta di comunicazione da parte della Giunta in merito alle intossicazioni causate dal vino Barbera


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Chiedo che venga sollecitamente iscritta all'o.d.g. del Consiglio la proposta di mozione che con il Consigliere Ala ho presentato circa 5 mesi fa sull'obiezione fiscale in materia di difesa militare.
Lo chiedo con forza perché si sono verificati due fatti di enorme gravità in un Paese che si dice democratico: la sentenza della Corte di Cassazione, che minaccia di mettere in carcere migliaia di persone - ed è un onore per me essere tra queste - per un atto di coscienza che nessuna legge dello Stato ha il diritto di giudicare. Lo chiedo anche perché il 27 marzo, a Venezia, si terrà un processo contro i responsabili della rivista "Azione non violenta", che hanno pubblicato la guida (che noi diffonderemo ugualmente in Piemonte) sull'obiezione fiscale alle spese militari.
La seconda richiesta, signor Presidente, la rivolgo alla Giunta per sapere se non ha nulla da dire rispetto al problema di cui tutti siamo a conoscenza e che non credo debba essere sollevato con delle interrogazioni o delle mozioni.
Leggo sul giornale un titolo preoccupante: "Altri sei intossicati dal barbera al metanolo", siamo alla sostanziale distruzione di una fetta produttiva determinante del Piemonte. Chiedo se in giornata la Giunta è in grado di aggiornarci sul problema.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la discussione dell'Ordine del giorno non posso che sollecitare i Capigruppo ad esaminarlo. Per quanto riguarda il Barbera del Piemonte comunico che proprio in questo momento sta iniziando una riunione per l'esame delle situazioni che si sono determinate.
Credo che, conclusa la riunione, la Giunta o gli Assessori riferiranno.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame p.d.l. n. 30: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti, in attuazione del DPR n. 915/82" (seguito)


PRESIDENTE

Punto 4) all'o.d.g. "Esame p.d.l. n. 30. Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti, in attuazione del DPR n. 915/82". Prosegue il dibattito già iniziato il 13 marzo. Ha la parola il Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Gentile Presidente, cari Consiglieri, la Lista Verde e le Associazioni ecologiche considerano il p.d.l. n. 30 uno degli adempimenti regionali di maggiore importanza. Rispetto al testo precedente, quello licenziato da quest'aula nel febbraio/marzo dell'anno scorso e successivamente bocciato dal Commissario di Governo, credo siano state apportate alcune innovazioni significative e migliorative che vanno al di là della semplice presa d'atto delle osservazioni del Commissario di Governo e di una revisione di quei punti.
Segnalo quindi che complessivamente vi è stata una maggiore coscienza ecologica ed una maggiore coscienza della gravità del problema da parte delle diverse forze politiche.
Fatta questa premessa, occorre però altrettanto bene sottolineare che nonostante questi aspetti migliorativi della legge, per venire incontro a quanto richiesto dalla filosofia complessiva del D.P.R. 915, manca ancora secondo me, la consapevolezza, da parte delle forze politiche, della gravità del problema ed insieme della sua urgenza. Tutte queste tonnellate di rifiuti dovrebbero ingenerare in quelle forze e in quelle amministrazioni, preposte in un modo o nell'altro a risolvere il caso, un altro insieme di atteggiamenti e di comportamenti.
Pare che questi, invece, comincino solo timidamente ad affacciarsi.
Giro da tre settimane con la Divina Commedia, vengo sempre qui con la Divina Commedia perché, credo non essere stato il solo, mi sono ricordato riandando ai miei ricordi ginnasiali, del VI canto dell'inferno, il canto dei golosi.
Teniamo conto che, in una società della penuria, qual era quella del Medio Evo, i peccati di gola erano considerati molto gravi; diverso è il caso di una società dello spreco e dell'abbondanza quale quella dei nostri paesi occidentali, in cui i peccati di gola cominciano nel bar della sig.ra Di Salvo qui vicino e vanno avanti.
Però, nella società della penuria del Medio Evo la gola era considerata un grave peccato, così come l'esagerazione, lo spreco del cibo. Adesso noi molte volte, lo buttiamo via e lo trasformiamo in rifiuto, il che sarebbe ancora una colpa più grave, se entrassimo nella mentalità medievale.
Comunque, per chi se ne ricorda, i golosi di Dante, VI canto, stanno in una cosa eufemisticamente definita "terra che pute", ovvero per abbandonare l'eufemismo (se è concesso usare il termine) potremmo dire che "stanno nella merda fino al collo". E dentro a questa sono tempestati dall'acqua che gronda addosso a loro.
La cosa che pensavo è questa: i golosi di Dante probabilmente potrebbero, in un prossimo futuro, essere quasi guardati con invidia da noi uomini moderni, uomini del progresso, perché basterebbe ripensare a Carbonara Scrivia di cui abbiamo parlato un quarto d'ora fa. Mentre a loro capitava solo questa disgrazia, a noi capita una disgrazia ben peggiore, in quanto non stiamo solo in quella cosa li, (che ho detto prima e non è il caso di ripetere) ma stiamo immersi in una serie di sostanze che sono ben peggio per quanto riguarda la nostra salute fisica e comunque le condizioni generali del territorio.
Leggendo a caso: arsenico, mercurio, cadmio, tallio, berillio, i composti di cromo esavalente, il piombo e i suoi composti, l'antimonio, i fenoli, i cianuri organici e inorganici, gli isocianati, tutti i composti organocalogenati esclusi i polimeri inerti, e via proseguendo con i tossici e i nocivi.
Non è che certamente facciano bene alla salute i solventi clorurati organici, tutte le sostanze derivanti da lavorazioni di tipo farmaceutico tutti i prodotti di catrame legati agli oli esausti, tutti i composti farmaceutici il cui numero ormai nessuno è capace di quantificare in dettaglio, e l'amianto, il selenio, il tellurio, policloruri eco..., tutte le varie ammine aromatiche, i policicli, i metalli carbonili ed altre cose ancora.
L'elenco certamente è abbastanza casuale, però credo dia un'idea della fondatezza delle considerazioni precedenti: forse la condanna che tocca agli uomini moderni, nella loro disattenzione, è comunque superiore a quella prevista da Dante per il suo inferno.
Secondo i dati ambientali dell'ISTAT, in Italia (i dati sono vecchi risalgono al 1981/'82) si producono, soltanto di rifiuti solidi urbani 14 milioni di tonnellate, ciò vuol dire per ognuno di noi 250 kg, all'anno che è la nostra produzione individuale di rifiuti, etto più, etto meno.
Così come qualcuno è più grasso c più magro, qualcuno produce più rifiuti, qualcuno meno. Chiaramente più le zone sono urbanizzate, più la quantità dei rifiuti prodotti aumenta.
Il 42% sono sostanze organiche varie, il 22% è materiale cellulosico.
Ogni giorno lo smaltimento riguarda 300.000 quintali di rifiuti, il 74% di questo smaltimento avviene senza recupero di materiali e delle energie in essi contenute e pare che almeno il 26% venga abbandonato senza alcuna ' forma di trattamento.
Anche in Piemonte, nel triennio 1976/'79, risalgono a quegli anni gli ultimi dati forniti dall'ISTAT, sole il 62% veniva in un modo e nell'altro trattato.
E' chiaro che occorre prendere atto che, se non altro, il D.P.R. 915 sui rifiuti solidi urbani è tassativo, prevede un obbligo preciso per i Comuni, del raccogliere e dello smaltire tutto quanto, e se non altro questo è un deciso e significativo passo avanti.
Sempre nel 1979, in Piemonte erano 964.844 le tonnellate dei rifiuti solidi urbani, ai quali occorrerà aggiungere quelle prodotte dall'apparato industriale. Probabilmente queste sono in leggera diminuzione per motivi legati alla crisi economica e ad alcune innovazioni tecnologiche, però i dati al dicembre 1982 forniti dalla Federazione delle Associazioni Industriali del Piemonte indicavano come smaltire ben 3.384.000 tonnellate annue di rifiuti provenienti dal settore produttivo, distribuiti tra rifiuti solidi, fanghi, oli e solventi. A questi andavano aggiunte 940.000 tonnellate che venivano recuperate.
Se si mette tutto insieme - rifiuti solidi urbani e rifiuti industriali e si fa una media per persona,si raggiunge non più 250 Kg, ma 1 tonnellata; ogni piemontese ha come corrispettivo una tonnellata all'anno di rifiuti da sbattere da qualche parte o da riciclare.
Sempre la Federazione delle Associazioni Industriali considerava necessario, a parità di mantenimento dei sistemi di smaltimento del 1982 1.200.000 mq, di discariche semplici all'anno, 4.300.000 mq, di discariche controllate e 1.200.000 mq, di discariche speciali, supercontrollate, per rifiuti di particolare gravità e tossicità.
Prevedevano inoltre la possibilità di un recupero, quindi del non smaltimento in discarica, dell'8% dei rifiuti.
Questa è la montagna di rifiuti che ci circonda, che chiaramente deve richiedere un intervento di tutte le forze politiche e di tutte le forze sociali della Regione,dalle associazioni imprenditoriali al movimento sindacale, ecc...
Bisogna che ci si renda conto - e qui vengo alle critiche al disegno di legge ora in discussione - che il sistema dello smaltimento in discarica è assolutamente inadeguato a fronteggiare le tonnellate di rifiuti che ci stanno di fronte e che l'unica via d'uscita che abbiamo, per quanto costosa, per quanto difficile, è quella del riciclaggio e della riduzione drastica della quantità di rifiuti che in un modo o nell'altro vengono prodotti, sia dalle famiglie che dagli impianti produttivi.
L'unica via politica seria, ma anche direi disperata per il futuro, non può essere altra che quella dell'impegno verso una diversa organizzazione produttiva, una diversa qualità delle nostre abitudini.
Perciò questo d.d.l. è insoddisfacente proprio perché, per quanto si definisca "Prime norme in merito ...", quindi preveda le possibili obiezioni fin dal suo titolo, è inadeguato per lo scarso o mancato recepimento della filosofia complessiva del D.P.R. 915/1982 e di quanto dispone quel testo di legge, soprattutto al punto E) dell'art. 6 e all'ultimo comma dello stesso articolo, che parlano espressamente della priorità del riciclaggio e della riduzione della produzione dei rifiuti rispetto allo smaltimento. Richiamerei anche, perché mi paiono scarsamente rinvenibili nel disegno di legge, quanto disposto dalle disposizioni del Comitato Interministeriale del 27 luglio 1984 in cui ai punti 02) e 04) si richiamano espressamente queste caratteristiche e queste priorità.
Il punto 02) recita: "misure dirette a limitare la formazione dei rifiuti ed a facilitare il recupero di materiale di fonti energetiche".
Il punto 04): "interventi diretti all'espansione dei mercati delle materie seconde", cioè dalle materie prodotte dalle operazioni di riciclaggio. Questi aspetti sono, secondo me, troppo poco evidenti nel d.d.l. e sono ugualmente scarsi i riferimenti allo smaltimento di particolari categorie di rifiuti, quali veicoli a motore, rottami e pile che rappresentano una enorme eccezionale fonte di inquinamento e degli inerti.
Mi auguro ci si pensi in seguito, anche se l'attuale d.d.l. giunge con enorme ritardo, tenuto conto che il D.P.R. 915 pone termine alla fase transitoria al 31/12/86 e mi auguro che non ci si trovi, anche in questo caso, di fronte a tutti gli escamotage e le furberie della legge Merli, con i suoi continui rinvii.
Ma è certo che i ritardi delle Amministrazioni, come in questo caso non fanno che rendere quasi obbligatorie ulteriori forme di rinvio.
Così pure avrei visto volentieri, ma potremmo anche a questo pensarci in seguito, degli incentivi e degli strumenti regionali grazie ai quali sia possibile favorire quelle Amministrazioni locali o quegli enti pubblici che predispongano o attuino forme di raccolta differenziata e di riciclaggio.
Rispetto alla gravità del problema possono essere momenti marginali, ma è chiaro che il problema dei rifiuti non è certamente risolvibile unicamente in sede politica. Richiede un grande sforzo, una grande innovazione culturale, un profondo cambiamento delle nostre abitudini.
Tra le cose che mi auguro vengano attentamente valutate dai colleghi e che, sotto certi aspetti, sono presenti in alcuni degli emendamenti presentati sia dal sottoscritto che da altri colleghi, vi è lo sforzo di meglio definire la fase transitoria, che precede il 31/12/1986. Su questo la collega Bresso già la settimana scorsa richiamava l'attenzione.
L'attuale situazione piemontese è troppo caotica, confusa e precaria per poter essere risolta soltanto da un d.d.l. come questo; tutta la fase transitoria che riguarda l'adeguamento delle attuali discariche alle norme e ai criteri previsti dal D.P.R. 915, tutta la fase che precede l'approvazione del Piano dei siti e le forme di deleghe previste per le Province e gli altri Enti richiede e probabilmente richiederà, se venisse approvata in questo testo, una maggiore attenzione successiva, perch sembra troppo poco in grado di rendere conto della tremenda gravità del problema.
Proprio il ruolo degli Enti locali in questa fase transitoria è uno dei momenti critici. E ritengo che sia errato, da parte dell'Amministrazione regionale, delegare subito alcuni dei punti previsti dall'art. 6 alle Province. Questo va detto, per quanto mi riguarda, con estrema chiarezza.
Non che io veda in maniera negativa la delega ad altri Enti locali, per questa delega può prevedersi, secondo me, solo quando da parte dell'Amministrazione regionale siano stati attuati e predisposti tutti quegli strumenti di pianificazione che possono regolarizzare lo smaltimento dei rifiuti. Non si può dire che questa sia la situazione attuale! La Regione avrebbe dovuto ultimare gli aspetti di pianificazione che erano e sono necessari per la comunità piemontese, prima di procedere alle deleghe.
Quello che invece propone il d.d.l., sotto certi aspetti, è la delega di una patata bollente, la delega ad altri delle cose da fare quando non si è fatto quello che era invece competenza regionale.
Riguardo ad altri punti che mi pareva, invece, andassero bene nel d.d.l., mi pare si stia predisponendo una posizione diversa da parte di questo Consiglio regionale, in particolare per quanto attiene allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e per quanto previsto dall'art. 8 dall'art. 3 e dell'art. 1 letti insieme ed incrociati in merito alle competenze dei Comuni per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
L'emendamento proposto dalla maggioranza vorrei che venisse attentamente meditato, anche in relazione alla possibilità di essere recepito dal Commissario di Governo, perché corre, secondo me, seri rischi di illegittimità, con il rischio quindi di ritrovarci ancora una volta tra i piedi questa legge, quasi che anch'essa fosse una sorta di rifiuto che viene continuamente scaricato e che non riesce mai ad essere risolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Prendendo in esame il d.d.l. n. 30 non si possono non fare alcune considerazioni preliminari sui tempi di approvazione dello stesso, in rapporto alle scadenze espressamente previste dal D.P.R. 915.
Il fatto che la Regione Piemonte, perfettamente allineata con buona parte delle altre Regioni, arrivi in ritardo ad approvare questo primo ed assolutamente necessario provvedimento legislativo è ormai ampiamente noto anche nelle sue cause.
Da una parte le lungaggini e le inadempienze statali su questo argomento, dall'altra i tempi prolungati di approvazione del primo testo di legge, nella passata legislatura.
Tempi prolungati che comunque non hanno evitato l'intervento del Commissario di Governo, le cui annotazioni hanno provocato il rinvio in un'aula consiliare più interessata alle (allora prossime) scadenze elettorali che alla grave questione dei rifiuti.
E' passato, in pratica, un anno esatto dal rinvio del Commissario del Governo (28 marzo 1985), ed ancora non abbiamo un testo di legge approvato.
Il primo doveroso atto che avremmo voluto sentire dalle forze dell'attuale maggioranza, ma anche da parte del PCI, è quello della piena assunzione di responsabilità della non approvazione di una legge necessaria e urgente, che per l'anno trascorso da quel 28 marzo ha veramente pochissime giustificazioni di merito, così come lo stesso Presidente Croso ha illustrato nella sua relazione, notando giustamente che questo d.d.l. è nella sostanza identico alla legge approvata nel febbraio 1985.
Prima di entrare nel merito della legge voglio soffermarmi un poco su altre due questioni preliminari: la prima è ancora una questione di date.
L'ultimo comma dell'art. 33 del D.P.R. 915 stabilisce il 31/12/1986 quale termine ultimo per l'adeguamento degli impianti e delle attrezzature alle norme previste.
Purtroppo nel D.P.R. non sono stabilite sanzioni o diverse possibilità di intervento da parte dello Stato in caso di inadempienze degli enti delegati. Questo è il caso della nostra Regione, che si avvia a superare largamente i limiti massimi.
Prima che la L.R. possa essere del tutto operante (sempre pensando ad una sua immediata approvazione del Consiglio e non opposizione del Governo) passeranno almeno due anni e mezzo, sempre che le procedure di approvazione dei Piani Regionali e la delimitazione dei siti non subiscano ritardi. Cosa per altro possibilissima, data la sicura resistenza da parte dei Comuni ai provvedimenti regionali.
Solo fra 2 anni e mezzo, quindi, avremo in Regione gli strumenti necessari per avviare la gestione concreta dei rifiuti. Non è azzardato pensare che la legge regionale sarà veramente applicata fra non prima di 4 anni.
Non so se il termine "ritardo" possa rendere l'idea! Vorrei inoltre fare una seconda osservazione sull'iter del d.d.l.: esso è rimasto in Commissione per mesi, ed è stato sezionato e analizzato articolo per articolo. Eppure al momento del voto sono stati presentati numerosi emendamenti al testo. Non solo da parte dell'opposizione, che se.li è visti bocciare in sede di Commissione, ma anche da parte della maggioranza. Anzi, alcuni di quelli presentati dall'Assessore Maccari, come l'abolizione del termine dei 12 mesi per la predisposizione dei piani di organizzazione, e il nuovo articolo di svincolo dall'obbligo della richiesta di concessione edilizia, sono di tale portata che certo non possono essere considerati semplici aggiustamenti, o ripensamenti, ma variano profondamente tempi di applicazione e procedure.
Tutto questo con buona pace, credo, del Consigliere Marchini che all'inizio della legislatura ha insistentemente sostenuto la necessità di rinnovare il ruolo delle Commissioni, potenziandolo a discapito di troppo lunghe e ripetitive sedute consiliari.
Se questo è il primo risultato, c'è poco da sperare nel futuro soprattutto da parte della Giunta.
Per quanto riguarda le nuove posizioni dell'attuale opposizione del PCI, soprattutto sulla questione della possibilità di accesso alle informazioni e nel ruolo dei Comuni nel processo decisionale dei siti, non posso che rallegrarmi dell'avvenuto ripensamento. Rammaricandomi, semmai del fatto che se ci avesse pensato prima avremmo evitato molte perdite di tempo in più.
Entrando nel merito del d.d.l. mi soffermerò su alcune delle questioni principali. Innanzitutto il ruolo degli Enti locali.
Al di là della scelta di delegare così ampiamente la capacità autorizzativa alle Province, il vero problema è quello della decisione sulla localizzazione dei siti, decisione che non può non tenere conto delle amministrazioni locali.
Questo è certamente un principio importante che dev'essere rispettato ma difficilmente riuscirà a trovare piena attuazione, dato che l'opposizione alla scelta del sito, da parte del Comune direttamente interessato, sarà molto probabile, soprattutto nel caso di discariche e di impianti per rifiuti tossici e nocivi. Non credo, comunque, che il problema possa essere risolto fornendo ai Comuni la possibilità di bloccare le scelte della Giunta. Si creerebbe in questo modo una situazione conflittuale che potrebbe bloccare non solo la scelta di un singolo sito ma la stessa legge.
Il problema non può che essere risolto in un modo: coinvolgendo i Comuni "da subito" nelle scelte da effettuare, corresponsabilizzandoli appieno nell'intero processo di scelta e determinazione dei siti.
Solo in questo modo si può scegliere con i cittadini e non contro di essi.
Purtroppo, quanto è previsto dagli articoli 5 e 6 sulla questione lascia molto a desiderare. Per quanto le procedure prevedano i pareri dei Comuni e delle Province sui vari atti regionali, questi non basteranno certamente alle amministrazioni degli Enti locali per dirsi "partecipi" della decisione adottata.
Il parere di questi Enti viene "dopo" la prima scelta delle zone operate dalla Giunta sulla base del Piano regionale, e non potrà che essere "difensivo", tendente allo spostamento della "patata bollente" ad altri Comuni.
Con questa procedura si metteranno i Comuni in condizione di negare la propria collaborazione e la loro serena partecipazione alle scelte regionali.
A poco serve, inoltre, il fatto che è stato previsto un contributo per i Comuni sede di discarica o impianto. Così, non si è certo contribuito ad una più oculata scelta, in base a motivazioni oggettive. Si tenta semplicemente di "pagare" l'incomodo procurato.
Non sono a favore del parere "condizionante" dei Comuni, e lo dico chiaramente. Ma trovo insufficiente la possibilità di partecipazione offerta da questo testo di legge ai cittadini e agli Enti locali.
Un'altra questione fondamentale, e legata in qualche modo alla precedente, è quella della possibilità di accesso da parte dei cittadini alle informazioni sulla gestione dei rifiuti. Su questo punto non ci possono essere, secondo me, dubbi sull'accesso completo a tutte le fasi del procedimento autorizzativo ed alle altre informazioni su chi gestisce discariche, su chi trasporta, trasforma o tratta rifiuti a qualsiasi titolo.
E il libero accesso deve essere garantito per tutti i cittadini, non solo per le associazioni, come da qualche parte si è proposto.
Questo per permettere il massimo di trasparenza e controllo pubblico su un tema centrale della tutela ambientale come quello della gestione dei rifiuti.
Nel disegno di legge presentato non c'è alcun cenno alla questione mentre è stato presentato dalla maggioranza un emendamento poco chiaro, che gioca sulle parole, laddove si parla di accesso alle informazioni relative al catasto, piuttosto che al contenuto del catasto stesso.
Penso che questo sia un principio irrinunciabile per una legge rispettosa concretamente del diritto dei cittadini all'informazione.
Al di là di queste due prime questioni di metodo che hanno a che fare con l'attitudine, da parte della Regione, ad avere scambi costruttivi e concreti con la popolazione e gli Enti locali, esistono alcune questioni centrali in merito alla materia stessa ed all'applicazione della normativa che non hanno trovato una sufficiente definizione nel d.d.l.
E' chiaro che il nodo centrale dell'intera normativa sui rifiuti sta nel potere da parte della Regione di rilasciare autorizzazioni per quasi tutte le fasi del processo di trattamento, trasporto e stoccaggio dei rifiuti, soprattutto per quelli tossici e nocivi.
L'autorizzazione è lo strumento concreto di difesa contro l'inquinamento dei rifiuti, perché non solo è discriminante nell'accertamento di un reato o di una situazione comunque anomala, ma attraverso di essa la Regione stabilisce quelle norme e quegli ordini necessari per lo svolgimento dell'attività in sicurezza per ambiente e persone. Norme che possono essere adattate ad ognuna delle situazioni particolari da regolamentare, entro il quadro generale di riferimento proprio per tener conto delle concrete differenti realtà nelle quali l'attività si svolge.
Con questo d.d.l. la funzione autorizzativa è delegata alle Province sia in fase transitoria che in fase di piena attuazione della legge.
La scelta ha una sua giustificazione logica, ma purtroppo rischia di trasformarsi unicamente nello scarico di responsabilità su un ente non preparato ad accoglierlo.
La Regione deve provvedere alla predisposizione di uno schema autorizzativo, non solo dal punto di vista della forma amministrativa, ma della sostanza tecnica, fornendo parametri precisi di valutazione ed integrando quanto già previsto dalla legge nazionale.
Se la facoltà autorizzativa fosse stata delegata alle Province dopo la costituzione delle Commissioni regionali previste dagli articoli 11 e 12 si sarebbe potuto ovviare all'inconveniente affidando alle Commissioni come primo compito proprio la messa a punto delle procedure autorizzative.
Invece con la delega delle funzioni previste dall'art. 31 del D.P.R. n. 915 si affida alle Province anche la fase transitoria, estremamente delicata perché indeterminata nel tempo e senza precisi riferimenti.
Ma le Province mancano anche di altro. Mancano delle strutture necessarie per ottemperare all'unico compito esplicitamente assegnato dal D.P.R.: quello del controllo dello smaltimento dei rifiuti (art. 7).
Oltre al personale e alla strumentazione manca soprattutto una normativa di indirizzo per le analisi, per i prelievi, per la valutazione tecnica degli impianti e delle strutture, senza le quali nessuna legge potrà mai essere veramente controllata e applicata.
Entro così nella seconda grossa questione relativa allo smaltimento e alla gestione dei rifiuti.
Nella relazione sull'attività del quinquennio 1980 - 1985 della Commissione Tecnica regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani si sottolineava proprio questo aspetto, evidenziando la necessità di un urgente impegno da parte della Regione nella predisposizione di norme tecniche precise per la redazione delle relazioni e degli studi sui siti e sugli impianti, per la gestione degli impianti sia nuovi che già attivati.
Il giudizio della Commissione sull'operato regionale nel quinquennio segnalato è affatto lusinghiero, e mette in luce come, pur avendo strumenti utili, la Regione abbia abdicato al proprio ruolo di studio, indirizzo e programmazione per trasformarsi unicamente in ente erogatore di contributi ai Consorzi e alle Comunità montane, senza operare alcun controllo.
Delegare alle Province un potere come quello autorizzativo senza fornirle degli strumenti tecnici e del supporto normativo necessario significa condannare la legge a sicura sconfitta.
Ecco perché sarebbe stata necessaria un'azione più tempestiva ed incisiva da parte della Regione in questa direzione, cosa che fino ad oggi non è avvenuta.
Un'ultima breve considerazione sulla fase transitoria prevista dal d.d.l., in attesa della approvazione e attuazione dei Piani di intervento e dei siti, anche alla luce delle considerazioni prima svolte.
Si tratterà di una fase transitoria non inferiore ai quattro anni, e che realisticamente possiamo immaginare anche più lunga. Periodo entro il quale assisteremo ad un passaggio di competenze fra Regioni e Province che se avrà i tempi e i modi del passaggio fra Stato e Regioni, si preannuncia lungo e confuso.
Fase transitoria che non è stata programmata per nulla da questo d.d.l., limitato all'individuazione dei soggetti che necessitano di autorizzazione. Mentre invece il problema è quello di stabilire termini per la presentazione delle domande e per le relative autorizzazioni armonizzandoli col processo di delega in atto e con l'acquisizione degli strumenti legislativi necessari.
Vorrei infine sollevare una questione che, nel d.d.l. in discussione, è stata del tutto trascurata, e a torto.
Il fine preciso del D.P.R. n. 915, anche in base a quanto chiarito con la deliberazione del Comitato Interministeriale del luglio 1984,non è solo quello della gestione dei rifiuti prodotti, ma soprattutto quello della limitazione della produzione degli stessi, e del possibile riciclo e recupero, sia dal punto di vista energetico, sia dal punto di vista dello sviluppo del mercato delle materie seconde.
Su ciò ha già parlato abbondantemente il mio collega Ala e non mi dilungherò troppo.
Tutto questo, che giustifica l'intervento previsto dal D.P.R., rischia di essere totalmente dimenticato a vantaggio di una politica della gestione dei rifiuti così come oggi sono prodotti, che è perdente sotto ogni punto di vista. Non è presente, nel d.d.l., nemmeno una linea di tendenza, come obiettivo finale, e non si scorge alcun incentivo concreto allo sviluppo di tecnologie economicamente interessanti per il riciclo e la limitazione.
Per esempio sarebbe stato possibile incentivare dal punto di vista economico gli interventi tendenti al riciclo, favorendoli sul piano dell'iter amministrativo.
Oppure sarebbe stato utile avviare "da subito" progetti per la limitazione della produzione di rifiuti, attraverso uno studio dei processi di produzione e dei modi di intervento su di essi.
Tutto questo deve partire da subito o da prima possibile, se si vuole vedere qualche frutto prima che il Piemonte sia disseminato di inceneritori e discariche.
Ma ancora una volta non c'è alcun sintomo, da parte della Giunta, di attenzione verso questo principio.
Si è giustificata questa assenza con la natura essenzialmente tecnica da "prima norma" del d.d.l. in oggetto. Ed è proprio qui il punto: bisogna avviare parallelamente le iniziative di innovazione ed eliminazione dell'inquinamento con quelle di contenimento e di pura gestione dell'esistente.
Questa è, a mio avviso, programmazione, che tiene conto della centralità dell'emergenza ambientale più volte richiamata anche da questa Giunta.
La mia posizione personale su questa legge, al di là delle carenze prima evidenziate, è comunque di attesa, in quanto gli emendamenti presentati sono tanti ed alcuni di essi stravolgono parti fondamentali della legge.
Mi riferisco ai già citati emendamenti presentati dall'Assessore Maccari, sul termine ultimo per la presentazione dei Piani regionali di cui all'art. 5 ed il nuovo articolo sull'esonero da, concessione edilizia.
Ritengo allo stesso modo importanti gli emendamenti presentati sull'accesso da parte dei cittadini alle informazioni del catasto.
L'approvazione o meno di questi emendamenti (per altro non presentati da me) condizioneranno la mia attuale posizione di astensione sull'intero testo di legge in un senso o nell'altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Sarebbe interessante cogliere questa occasione per riflettere sulla vastità del problema e sulla necessità di un intervento, non solo di carattere normativo ma di un intervento più generale che concerne, per esempio, gli aspetti educativi sul rispetto della natura sull'alimentazione, sul livello dei consumi, sul modo di utilizzare le risorse naturali, ecc.. Sono ragionamenti preventivi determinanti per affrontare un problema complesso e difficile da risolvere soltanto con un intervento sulle conseguenze prodotte dai rifiuti.
Inoltre c'è l'esigenza di insistere sul problema del riciclo dei rifiuti in termini di riutilizzo della carta, dello scatolame, ecc. Anche la questione del riciclaggio richiede capacità produttive di grande rilievo.
Sono problemi che dovrebbero essere valutati con maggior attenzione e in modo adeguato perché solo un intervento a valle non sarebbe adeguato alle necessità. E' anche opportuno verificare che il Piemonte non si dia una legge più permissiva rispetto a leggi di altre Regioni, una legge che di fronte ad interventi legislativi più puntuali, faccia del Piemonte la pattumiera di altre Regioni e di altre realtà.
L'insufficienza che si coglie nel provvedimento lascia aperto questo pericolo.
Vorrei anche soffermarmi sugli aspetti che riguardano il processo di democratizzazione del controllo sociale.
Mi riferisco in particolare al diritto all'informazione. Il sistema informativo previsto, sia pure accogliendo gli emendamenti presentati, deve essere ulteriormente rafforzato. Una seria informazione deve poter creare le condizioni per una autentica responsabilizzazione delle istituzioni e dei cittadini, inoltre deve saper sviluppare il controllo sociale sul territorio in modo che gli esempi di discariche clandestine, non solo di questi giorni, non avvengano più. L'informazione è determinante.
Abbiamo proposto di modificare l'art. 11 che riguarda la Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti. La proposta prevede non solo la possibilità di convocare nel momento che si ritiene opportuno le rappresentanze delle associazioni ambientalistiche di rilievo nazionale, ma anche di coinvolgerle organicamente nella Commissione anche per dare un segnale alla società che certe istanze trovano nei livelli istituzionali una presenza e un terminale di rilievo.
Con i nostri emendamenti chiediamo una maggiore responsabilizzazione del Consiglio e della VII Commissione, i quali diventerebbero un tramite attraverso il quale avere una verifica immediata dell'impatto dei provvedimenti e delle iniziative sul territorio. Chiediamo anche un coinvolgimento più diretto delle UU.SS.SS.LL.
Abbiamo proposto la presenza di due rappresentanti delle UU.SS.SS.LL.
designati dell'ANCI (nell'ANCI vi è il settore sanità che raggruppa le UU.SS.SS.LL.). Sarebbe anche opportuno garantire la presenza di almeno un rappresentante dell' UNCEM.
Abbiamo insistito in particolare sul ruolo dei Comuni, ruolo che riteniamo non marginale dal momento che i Comuni sono determinanti nel dare i loro pareri e vincolanti nella formulazione dei piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti. Il Comune pu liberamente scegliere di autoresponsabilizzarsi senza che questo gli venga imposto, per esempio, attraverso l'autonoma modificazione della normativa urbanistica. Questo è importante se si vuole non legalizzare il discorso del pagare il rischio. Diventa "eticamente immorale" sollecitare il coinvolgimento del Comune soltanto attraverso il pagamento di un tot per ogni chilogrammo di rifiuto immagazzinato senza che il Comune venga autoresponsabilizzato direttamente nella definizione del quadro di intervento.
La sentenza del TAR sui ricorsi per la discarica di Torrazza Piemonte ha stabilito che le discariche debbono passare attraverso le concessioni edilizie del Sindaco.
Infine, sono anch'io perplesso sul ruolo delle Province. E' giusto in linea teorica, ma noi ci troviamo di fronte alla realtà: che le amministrazioni provinciali debbano essere coinvolte nel decentramento, non solo è indispensabile, ma è politicamente una linea da perseguire fino in fondo. Però dobbiamo renderci conto che sono necessari interventi prioritari ben precisi: normative precise sulle competenze delle Province formazione del personale.
E' necessario avere una struttura operante sul territorio altamente qualificata.
Le Province sole non possono rispondere a tutti gli aspetti che lo sviluppo tecnologico determina. Occorrono capacità di alto livello, tanto che sarebbe opportuno verificare se la Regione non debba attrezzarsi in modo autonomo sia pure coordinato con province stesse.
Sempre relativamente alle Province, c'è il problema dell'adeguamento delle strutture, delle capacità d'intervento e di analisi, degli strumenti tecnologici a quelli delle industrie che producono determinati rifiuti at traverso sistemi tecnologicamente avanzati della produzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo si riconosce ne: la relazione del Presidente della V: Commissione Croso e si riconosce anche nel lavoro attento della Giunta c predisposizione degli emendamenti cl sono la giustapposizione del lavoro del Consiglio rispetto al lavoro del: Commissione.
Il lavoro di Commissione non serve a risolvere, almeno con questo Statuto, ma serve ad istruire; quando p( l'istruttoria della materia rivela a: cune questioni che sono rimesse all'autorità di governo della Giunta, ci sembra giusto chela Giunta nel: sede del Consiglio proponga ipotesi c soluzione rispetto ad una problematica aperta.
Il ritorno in Commissione è una strada non percorribile.
Ci sembra però che la legge abbia avuto quella riflessione e quell'approfondimento da consentire dopo dibattito di una giornata la sua soluzione.
Spenderei qualche parola per questo orrendo tabellone che verrà a compromettere quel poco di vista che ci rimane. Per carità! A me piacciono tutte queste novità. Dopo molti anni che vedevo lo stesso orologio al polso di amici molto più influenti e danarosi, l' ho comprato anch'io a 2.000 lire quello che i miei amici avevano pagate 200.000! Stiamo attenti. Un paese come il nostro che non ha ancora realizzate la democrazia compiuta ma che probabilmente non ha il piacere dei dibattiti parlamentari, come neanche in questa sede si avverte il piacere di parlare, può anche pensare di incominciare ad affrontare il problema del tempo. Sono però convinto che se qualcuno ha qualcosa da dire deve avere tutto il tempo per farlo. Il problema che mi pongo è di sapere se veramente qualcuno ha qualcosa da dire o no.
Certo, è bene che non si ripetano i titoli sull'Unità che ricordo: "forte discorso di Togliatti alla Camera. Sette ore di intervento". Il Consiglio è ancora la sede in cui su problemi di grande importanza come questi, è bene esprimersi con lo stimolo, con il rigore e con la forma che esige il dibattito pubblico, perché la politica è fatta di affinamento di posizioni, ma anche di approfondimento di tesi e di raccolta di motivazioni che molte vola te in Commissione, anche per il rispetto e la stima che ci sono nei nostri rapporti, non viene fatta.
Ho l'impressione che le questioni .a di dettaglio le affronteremo sugli emendamenti. Il mio Gruppo deve sotto lineare alcune questioni. L'ultima questione posta è quella della delega alle Province. Mi rendo conto del rischio che la delega alle Province può far diventare qualche Provincia la discarica di tutto il Piemonte, perché meno organizzata e meno in grado di controllare - evidentemente sarà il ventre molle, se così lo si pu chiamare, visto che stamattina si sono usate espressioni anche meno misurate.
Devo dire che questa più che una legge è l'elencazione di alcuni indirizzi di governo che la Giunta si vuole dare: questa non è una legge solo diretta fuori,è diretta anche dentro. La delega alla Provincia dovrà vedere un forte impegno della Giunta regionale a governare questo momento di passaggio, attivandosi perché le Province si ristrutturino in modo adeguato e in tempi sufficienti.
D'altra parte, voi capite cari colleghi, non si può continuare a discutere sui processi di delega, e poi dare la delega a controllare "la scatola dei fiammiferi", a contare i fiammiferi che ci sono in una scatola.
La delega ad un Ente locale la si dà su una tematica che è scottante che mette l'Ente nella necessità e nell'occasione di confrontarsi con i temi e soprattutto con l'opinione pubblica e con il sistema gerarchico degli Enti locali. Non si danno le deleghe sulle cose che non creano problemi .
Le deleghe si danno sulle questioni che i problemi pongono proprio perché su questo cresce il processo di rapporto di Enti locali sul territorio.
Confido che la Giunta è consapevole dei rischi che questa scelta comporta. Noi apprezziamo il coraggio con cui insiste su questa posizione soprattutto per l'assunzione di responsabilità che assume, quindi per l'impegno che porrà alla soluzione di questo problema.
Questa legge ha alcune novità che però non sono ancora sufficienti in termini culturali. La legge ci va benissimo, però dobbiamo considerarla come una decisione rispetto a un processo, e rispetto al processo ci dobbiamo misurare.
Mi sembra giusto dire che bisognerà fare qualche legge che preveda degli incentivi per l'uso di contenitori tali da rendere la quantità dei rifiuti minore e la qualità meno pericolosa. Tutto vero, ma siccome viviamo in una società che ha dei limiti esterni e soprattutto degli impulsi esterni teniamo presente che gli Stati Uniti hanno una quantità di rifiuti procapite che è il triplo di quella italiana, non possiamo pensare che la quantità dei rifiuti sarà minore nell'arco della nostra generazione politica, ma sarà una quantità maggiore di rifiuti. L'azione di contenimento che andiamo avviando non deve illuderci che il problema dello smaltimento dei rifiuti sarà quantitativamente e qualitativamente meno complesso nel futuro, ma sarà più elaborato, sarà quindi compito nostro far si che sia meno complicato di quanto potrebbe ancora esserlo.
Questo processo di intervento per la qualificazione del rifiuto ci trova consenzienti, però con il realismo di chi è consapevole che questo processo è ancora destinato a dilatarsi.
Il nostro Gruppo voterà questa legge, la sosterrà, entrerà nel dibattito sugli emendamenti, darà tutto il suo contributo possibile.
Ritiene però che si debba governare con la consapevolezza che esiste l'esigenza di superare una logica troppo localistica. Ho grande fiducia nelle Comunità Montane e nei consorzi, non credo molto, però, nell'immagine che qualche persona qui presente ritiene di realizzare di un sistema di Comuni e di Comunità Montane che si consorziano.
Probabilmente non succederà questo, succederà che le discariche non saranno dappertutto, non saranno piccole, ce ne saranno poche e saranno grosse.
Ragioniamo rispetto ad un quadro ideale al quale facciamo riferimento sappiamo però che la logica delle cose, magari anche la logica dell'impresa, porterà, probabilmente, a riconoscere che rispetto al risultato che noi disegniamo, ci dovremo misurare con una prospettiva molto diversa, molto più razionale e anche molto più economica.
E' abbastanza importante il ripensamento che alcuni Gruppi e la Giunta hanno fatto sull'art. 8, che riconosce un valore da noi considerato superato, quello cioè che "inquinare paga". Non mi sembra assolutamente scandaloso che, attorno a processi di questa natura, cresca una mentalità imprenditoriale che deve essere canalizzata, valutata e controllata. Mi sembra curioso immaginare che in uno dei settori più delicati della nostra società la logica di impresa, che ormai è a livello mondiale, qui non debba entrare.
Il concetto che "inquinare paga" è superato. Il Ministro Zanone ha dichiarato che bisogna passare al concetto che inquinare costa e che all'interno del processo produttivo devono ricadere i costi dell'inquinamento, i quali diventano però il corrispettivo o in termine tributario nei confronti degli Enti locali o in termini di corrispettivo finanziario nei confronti di chi su questo interviene.
Sicuramente "inquinare pagherà", nella misura in cui il processo di disinquinamento comporterà l'avvio di tecnologie di impresa, di tecnologie scientifiche che saranno uno dei versanti del terziario avanzato. Non dovrà più costare all'ente pubblico, ma costerà al soggetto che inquina. Quindi non ci scandalizziamo per esempio, se la lira prevista nel preventi-vo testo di legge rispetto al premio che viene dato ai Comuni, sia stata raddoppiata. Questa non è una tassa sul consenso, ma è un giusto corrispettivo e la messa in avvio di una politica che deve fare riflettere su chi produce rifiuti.
In questa logica si tratta di riuscire a raccordare i problemi di natura territoriale con quelli di natura urbanistica (concessione si o concessione no), problemi di consenso e problemi di tecnologie.
Sono problemi che non si possono risolvere a priori in una norma di legge, ma richiedono grande attenzione, grande capacità della Giunta di valersi di quanto di meglio sa esprimere di intelligenza, di maturazione politica dei nostri amministratori, ma anche di maturità della nostra classe imprenditoriale.
Non a caso la nostra Regione è stata sempre all'avanguardia su questi problemi nel nostro paese; ha fatto la prima legge sui parchi, il primo piano per il risanamento delle acque, ha anticipato le leggi nazionali in materia di tutela sulle acque. Quindi, se la classe politica è così sensibile e così attenta anche se a volte con qualche ritardo, vuol dire che è espressione di una società sensibile ed attenta.
La società è fatta di politici, di Consiglieri regionali, di amministratori locali, di Consorzi a ciò preposti, ma anche di cittadini quindi di produttori di rifiuti, di utilizzatori dell'ambiente, di operatori, di imprenditori attenti a questi problemi, capaci di risolverli.
Sono perciò convinto che ci siano le condizioni perché la materia trovi nel governo il suo vero sbocco concreto.
Io non ritengo che il Consiglio regionale abbia assolto e risolto ogni sua incombenza facendo una norma di principio come questa. Esistono alcune indicazioni di governo sulle quali misureremo la capacità della Giunta.
Questa è materia di governo, non è materia di legislazione.
Occorre anche far cadere su questi problemi un tipo di cultura brutta.
Mi rivolgo soprattutto agli amici che hanno il privilegio di essere espressione anche di un elettorato più sensibile a queste cose.
Bisogna che si avvii la fase della ragione, dopo la fase della rivendicazione; la fase della rivendicazione e dell'allarmismo hanno fatto crescere in Piemonte una cultura giuridica che non ha riscontri in nessun altra area del Paese, probabilmente d'Europa. Vuol dire che la cultura giuridica della magistratura della nostra Regione è fortemente condizionata da certi processi radicali di opinione pubblica, che non consentono una serena valutazione del problema.
Visto che le voci dei gruppi dei verdi hanno ormai dignità istituzionale, mi auguro che questi problemi vengano riportati in questa sede e si utilizzi l'uso delle istituzioni, dello strumento del dibattito della provocazione politica e della proposta legislativa in luogo di quanto è avvenuto in passato della leva di immagine, di notizia che ha fatto crescere una serie di controindicazioni. Esiste per esempio la preoccupazione, giustificata, ma non quanto viene dichiarata dagli amministratori locali, i quali vedono nella discarica controllata qualche cosa di molto vicino alla centrale nucleare. Questioni ottime e bellissime purché si facciano in casa d'altri. Superare queste questioni, che sono di cultura e ormai anche di temperamento e di carattere, non sarà facile con le ' leggi. Le risolveremo con una paziente e attenta opera di governo da parte della Giunta, che noi riteniamo in grado di svolgere.



PRESIDENTE

La discussione generale è finita. La parola all'Assessore Maccari che darà alcune risposte ai vari oratori che sono intervenuti.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Credo sia bene ricordare il titolo di questa legge: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti e l'attuazione del decreto 915".
E' un primo tassello nella costruzione di una politica nei confronti dei rifiuti che non vuole essere esaustivo di tutto il settore. In alcune parti è carente, ma sono carenze che verranno supplite in seguito con altri atti normativi.
Non tutti i punti del decreto 915 sono stati toccati. Giustamente i colleghi Ala e Pezzana lamentano la mancanza della parte relativa all'educazione, al riciclo, alla rigenerazione e all'uso dei rifiuti.
Questa parte sarà affrontata in altri atti normativi.
Sono previsti due organismi specifici: la Commissione regionale e il Comitato tecnico che saranno le sedi idonee ad elaborare approfondimenti ed indicazioni. La legge si pone come contenitore di norme di governo sulla materia, norme di governo che diano la possibilità di governare.
L'esperienza di questi anni ci dice che molti, piani non hanno avuto la possibilità di vedere seguire alle indicazioni votate, agli studi e ai volumi compilati, le realizzazioni.
Il tentativo di governo in questa materia è un tentativo di dar seguito al piano regionale previsto all'art. 5, piano che si forma con la partecipazione delle Province, dei Comuni e dei Consorzi che si costituiranno.
E' un piano che deve vedere la realizzazione dei siti relativi alle discariche dei solidi urbani e dei rifiuti industriali.
Rendiamoci conto che dall'eccesso di garantismo e non di garanzia, la democrazia può avere un danno e può avere un danno anche l'opera di governo e il modo di affrontare i problemi delle discariche.
L'eccesso di garantismo porta a responsabilizzare tutti ma, quando si è tutti responsabili, è difficile trovare chi lo è veramente. La difficoltà di decollo delle discariche e la difficoltà di decollo degli impianti controllati non fa che comportare le discariche abusive, gli incidenti alla "Carbonara", i cimiteri clandestini di rifiuti che contornano le nostre strade.
C'è una politica che vuole tentare di risolvere il problema nell'arco di un certo numero di anni, non, può essere una politica che ha gli strumenti per essere attuata.
Su questa linea, la Giunta regionale ha indicato nel disegno di legge la piena collaborazione con la delega delle amministrazioni provinciali.
Delle sei amministrazioni provinciali piemontesi, probabilmente l'unica preparata è quella di Torino, per le sue dimensioni, per l'attività già svolta da tanti anni, per le capacità economico-finanziarie di bilancio che hanno permesso il decollo di iniziative che non sono permesse ad altre amministrazioni. Il pieno coinvolgimento delle amministrazioni provinciali in collaborazione con i Comuni, le Comunità montane e i Consorzi farà crescere una cultura nell'ambito del territorio piemontese, cultura che deve spiegare che cosa sono in realtà gli impianti di smaltimento.
Giustamente i Comuni si ribellano ad avere sul loro territorio le discariche, la gente è preoccupata di averle vicino a casa. Ogni volta che si parla di discarica il collegamento mentale è con la notizia del giornale, tipo "Carbonara".
E' bene cominciare a spiegare che in altre parti le discariche hanno una nomenclatura diversa: in Inghilterra si chiamano "Sanitary laudfield" da altre parti si chiamano "giacimenti controllati".
Rendiamoci conto che spesso una discarica controllata di solidi urbani ha un impatto ambientale notevolmente inferiore a quello di una industria metalmeccanica di 100 dipendenti. L'avere riammesso in legge l'art. 17 così com'è formulato, non è un esproprio di competenze dei Comuni ma è dare una possibilità di governo alla materia e dare responsabilità a qualcuno per far partire le iniziative delle discariche, che evidentemente saranno fatte in collaborazione. Spesso gli amministratori locali sono d'accordo sulla discarica, però hanno a che fare con il Consiglio Comunale, il Comitato, il W.W.F., il Consigliere di maggioranza o l'Assessore di minoranza che abitano vicino e che avviano una serie di difficoltà a livello locale spesso a carattere _campanilistico. Il Ministro della Protezione Civile Zamberletti, ha tempestato di telegrammi il Presidente Beltrami, il sottoscritto, le Prefetture, perché un privato aveva inviato un telegramma al Ministero sulla discarica di Oleggio. Dietro un telegramma di un privato l'istituzione non si muove, ma si muove quando si muove il Comune, o chi ha competenza e responsabilità. Occorre anche costruire un concetto di responsabilità e di autorità, altrimenti tutto diventa parole.
Su questa linea la Giunta ha proposto l'art. 17, nel quale l'autorizzazione Regionale supera la concessione: il Comune, in linea con la legge statale n. 62,ha competenza per l'autorizzazione e, superati i 60 giorni, scatta il silenzio-assenso.
Indubbiamente ci saranno i problemi della fase di transizione che durerà alcuni anni, durante la quale si dovrà lavorare strettamente in collaborazione fra le istituzioni, tenendo presente che le istituzioni camminano con le gambe degli uomini. Le istituzioni sono a volte delle belle etichette di cui ci riempiamo la bocca, che con difficoltà traducono in pratica le loro decisioni.
Quindi dovrà essere portata avanti la collaborazione fra le istituzioni, ma anche la collaborazione stretta fra i funzionari regionali e i funzionari provinciali. L'abolizione del termine "12 mesi", un po' visto come una latitanza o una fuga della Giunta nella formazione del piano, vorrei riportarlo nei giusti termini. Il D.P.R. 915 stabilisce che i piani vanno fatti entro il 31 dicembre 1986. Noi, approvando la legge a marzo 1986, non potevamo mettere un termine di scadenza che superasse il 31 dicembre 1986, per cui l'abbiamo cancellato.
Vedremo di fare il piano nel più breve tempo possibile, ma credo che non riusciremo entro il 31/12/86.
Il Consigliere Bresso ha richiamato la formulazione dell'art. 8 e l' ha dichiarata improponibile. Là dove non partono i Consorzi dei Comuni, non partono i Comuni, non partono le Comunità montane, le alternative sono o il decreto del Presidente Beltrami o trovare delle soluzioni: portare i rifiuti ad una distanza molto ampia con costi altissimi per i Comuni oppure in caso di latitanza delle amministrazioni locali, far partire le iniziative dei locali, naturalmente, sotto il controllo dei Comuni perch non diventino delle iniziative monopolistiche, che poi rischiano di impiccare le amministrazioni.
Le procedure previste sia per la formazione del piano regionale sia per affrontare le singole discariche, sono procedure che garantiscono le amministrazioni comunali per gli studi geologici e per gli studi di impatto ambientale.
Abolendo l'art. 55 della Legge 56, gli studi potrebbero non essere più previsti, ma vengono compresi negli studi di valutazione di impatto ambientale che bisogna fare, prima sulla zona e poi sul sito.
Gli studi saranno accompagnati da una relazione, in attesa della procedura di impatto ambientale, che sarà fissata dalla legge.
L'obiettivo della Giunta è di avere una legge gestibile che possa concretamente risolvere i problemi della Regione.
Oggi in regione abbiamo circa 110 discariche per rifiuti inerti, 50 per i rifiuti speciali, 45 per i rifiuti urbani (di queste 20 sono comunali consortili e 17 sono private). Questa è la fotografia del Piemonte 1986.
Per i rifiuti urbani esiste un numero imprecisato di discariche; qualcuna è clandestina e qualcuna è autorizzata con ordinanza urgente da parte del Sindaco. La Regione emette l'ordinanza di chiusura, il giorno dopo, non per cattiva volontà politica, il Sindaco emette l'ordinanza contingibile urgente per cui si riapre la discarica e si continua a versare. A questo punto la Regione si ritira in buon ordine, perché non ha altri strumenti.
Questa è una legge "con i piedi per terra" che dà la possibilità di costruire dei giacimenti controllati. Con questa legge è anche possibile costruire un Piemonte più pulito. Il discorso vale in particolare per i rifiuti industriali che sono i più inquinanti, i più negativi e i più pericolosi, per i quali anche la Giunta già attualmente sta intraprendendo alcune iniziative con la FINPIEMONTE, facendo intervenire il capitale privato.
Ha ragione il Ministro Zanone quando dice che "inquinare paga". Una parte del settore produttivo ha scoperto che disinquinare conviene, è un'attività.
Allora bisogna passare al concetto che "inquinare costa".
Ma io credo che occorra soprattutto convincere i cittadini e l'apparato industriale che produrre rifiuti costa.
Se ci si convince in questo e già un primo gradino di educazione.
Finora produrre rifiuti e buttarli rovinando l'ambiente non era un costo perché l'ambiente è di nessuno o è dell'ente pubblico.
La Regione ha in bilancio 4 miliardi per le discariche tradotto in termini di costo può voler dire far partire al massimo tre discariche a seconda della progettazione, della grandezza e del tipo di terreno. Il FIO ha stanziato 240 miliardi, per la prima volta, per tutta Italia probabilmente il 4% delle necessità che il Paese chiede per le discariche dei ri-fiuti solidi urbani.
Quindi dovremmo studiare il problema in accordo con le Province, in accordo con le amministrazioni comunali, perché sul piano monetario né la Regione né lo Stato hanno la possibilità di destinare risorse tali da risolvere tutte le necessità. Mi pare di avere toccato gli elementi più importanti che sono stati ricordati nei vari interventi. Potremmo quindi passare ad esaminare gli articoli.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Conclusa, la discussione generale, propongo di sospendere la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 14,55)



PRESIDENTE

La seduta riprende. Diamo inizio alla votazione degli articoli del d.d.l. n. 30.
Art. 1 (Finalità) "La Regione, per la prima attuazione delle norme e nel rispetto dei principi generali del DPR 10/9/82, n. 915, disciplina le attività inerenti lo smaltimento dei rifiuti, al fine di perseguire le finalità generali di difesa e valorizzare delle risorse ambientali del proprio territorio ed anche al fine di limitare la formazione e promuovere il riutilizzo, la rigenerazione, il recupero ed il riciclo dei rifiuti stessi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto si 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Istituzione del catasto regionale dei rifiuti) "In attuazione al disposto dell'art. 6 primo comma, lett. e), del DPR 10/9/82, n. 915, è istituito il catasto regionale dei rifiuti, articolato territorialmente a livello provinciale, con i seguenti obiettivi: a) raccogliere e codificare tutti i dati relativi ai rifiuti ed agli impianti di smaltimento ed organizzare in forma unitaria la gestione dei dati stessi b) seguire il movimento territoriale dei rifiuti ed individuarne la destinazione, al fine di agevolarne il controllo c) verificare il rispetto del processo autorizzativo, ai sensi della normativa vigente d) garantire un adeguato flusso informativo in merito a tipologia, quantità e provenienza dei rifiuti, anche al fine della predisposizione dei piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e) consentire la valutazione della fattibilità di stazioni di raccolta e pretrattamento e di impianti centralizzati di recupero e/o smaltimento f) raccogliere i dati relativi al riutilizzo, alla rigenerazione, al recupero ed al riciclo dei rifiuti g) catalogare le fonti di produzione dei rifiuti ed i soggetti che provvedono alle varie fasi di smaltimento.
Ai fini della classificazione dei rifiuti e dell'individuazione delle relative fasi di smaltimento, si intende, in via generale, adottata la terminologia tecnica risultante dalle normative statale e regionale vigenti in materia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto si 40 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Gestione del catasto) "Per la gestione del catasto, la Regione si avvale delle Province e dei propri enti strumentali, con i quali stipula, sentita la Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti di cui al successivo art. 11 apposite convenzioni, al fine di definire le modalità organizzative ed attuative ed i conseguenti rapporti finanziari.
I modelli per la rilevazione dei dati di cui al disposto dell'art. 3 ultimo comma, e dell'art. 11, ultimo comma, del DPR n. 915/82, sono approvati, su parere del Comitato tecnico di cui al successivo art. 12 dalla Giunta regionale, entro quattro mesi dall'entrata in vigore della presente legge.
Sono tenuti alla compilazione dei modelli di cui al comma precedente ed alla trasmissione contemporanea al Comune ed alla Provincia competenti per territorio, entro il mese di febbraio di ciascun anno, tutti i soggetti che producono e smaltiscono i rifiuti di cui all'art. 2 del DPR n. 915/82".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Ala e Reburdo: le prime righe vengono così modificate: "Per la gestione del catasto, la Regione si avvale delle Province e dei propri enti strumentali, con i quali stipula, sentite la competente Commissione consiliare e la Commissione regionale per lo smaltimento ecc.".
La parola al Consigliere Reburdo



REBURDO Giuseppe

Noi pensavamo che su un problema come questo fosse necessario un minimo di coinvolgimento del Consiglio, per cui mettere l'espressione "sentita la competente Commissione consiliare" ci pareva una cosa abbastanza ovvia, non stravolgente, poi la Giunta può anche respingerlo.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Giunta respinge l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Ala e Reburdo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 13 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
2) Dall'Assessore Maccari: all'art. 3, primo comma, sostituire l'espressione "dei propri enti strumentali" con "di Organismi specializzati".
3) Dall'Assessore Maccari: all'art. 3 aggiungere un ultimo comma: "La Regione fornisce informazioni relative al catasto, nelle forme che saranno definite con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta".
4) Dai Consiglieri Bresso, Adduci, Ferro: all'art. 3 aggiungere un ultimo comma: "La Regione assicura alle Associazioni ed ai cittadini il diritto di accesso alle informazioni contenute nel Catasto, nelle forme che saranno regolarmente con deliberazione della Giunta regionale da assumersi, sentita la competente Commissione consiliare, entro il 31/12/86".
5) Dai Consiglieri Reburdo, Ala: aggiungere un ultimo comma: "La Regione assicura alle Associazioni e ai cittadini il diritto di accesso alle informazioni contenute nel Catasto, nelle forme che saranno regolamentate con deliberazione della Giunta regionale da assumersi, sentita la competente Commissione consiliare, entro il 31/12/86".
6) Dal Consigliere Staglianò: aggiungere un ultimo comma: "La Regione fornisce alle Associazioni ed ai cittadini le informazioni contenute nel Catasto, nelle forme che saranno regolarmente con deliberazione della Giunta regionale da assumersi, sentita la competente Commissione consiliare, entro il 31/12/86".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La dizione è più ampia, contiene gli enti strumentali e anche altre forme che possono essere di specializzazione di tipo privato, di società di consulenza.



BRESSO Mercedes

Vorrei un chiarimento su questo emendamento. L'Assessore dice che Organismi specializzati sarebbero addirittura società di consulenza, ma il testo dell'articolo parla di gestione del catasto. Daremmo la gestione del catasto a Organismi specializzati che non sono enti strumentali della Regione?



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La gestione potrà essere regionale diretta o in forma mista o con ente strumentale. La possibilità di lavorare rimane ampia.



BRESSO Mercedes

Qui però si parla di gestione del catasto. Non nego che per gli studi si possano utilizzare società private di consulenza, però da questo testo emerge che si può dare in gestione il catasto, per esempio, all'Unione Industriale.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Non è un affidamento, è una convenzione che si può fare sul piano della consulenza.



BRESSO Mercedes

Non dico che non sia possibile l'interpretazione data dall'Assessore però è possibile anche l'altra. Allora, chiedo di riflettere e di chiarire che per le ricerche ci si possa avvalere anche di organismi specializzati.
Per la gestione del catasto, no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

A me sembra sufficiente trovare una formula che faccia capire che esistono finalità diverse, rispetto alle quali si ipotizza l'uso degli enti strumentali o degli enti di consulenza per l'impostazione degli strumenti.
La gestione viene fatta con le Province, questo è certo. Si tratta di dare risposta alla preoccupazione della collega Bresso, la quale vuole sapere che senso hanno le professionalità esterne, le consulenze con gli Enti di ricerca, che sono quelle d'impostazione del catasto nel suo complesso, o di momenti modificativi, ma di natura strutturale e non in ordine alla gestione come governo, ma all'impostazione dello strumento o alla sua modifica.
Quindi, quando venisse inserito: "per l'impostazione e la gestione del catasto", e poi dagli atti di questa discussione, emerge chiaramente che la funzione degli altri enti è finalizzata alla consulenza d'impostazione e di modifica della struttura e non della gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

L'osservazione ha un fondamento, quindi occorre introdurre qualche elemento di cautela.
L'avvalersi di organismi specializzati, anche privati, non è affatto disdicevole, né da rifiutare. Credo però che valga nella fase di indagine di formulazione di proposte e di metodologia.
Il momento della gestione è un momento più delicato, per cui introdurre qualche dizione che consenta, sul piano concreto, una possibile collaborazione di privati nella gestione del catasto, mi sembra effettivamente un atto che se non viene chiarito dal punto di vista procedurale, è meglio evitare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vista la sensibilità dimostrata da alcuni Gruppi di maggioranza e vista la spiegazione dell'Assessore varrebbe la pena di fare una brevissima pausa per dissipare le incertezze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

All'art. 4 si parla di "Norme e criteri tecnici per lo smaltimento dei rifiuti. Studi e ricerche". Qui, gli organismi specializzati possono intervenire, ovviamente, anche per predisporre gli studi per il catasto non capisco a cosa serva l'emendamento al primo comma dell'articolo in discussione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per alcuni minuti per concordare l'emendamento al primo comma dell'articolo in discussione.



(La seduta sospesa alle ore 15.10 riprende alle ore 15.20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Giunta mantiene la dizione dell'emendamento presentato. Chiarisco però un aspetto che davo per sottinteso: "l'affidare" a degli organismi specializzati, nel momento della consulenza, il "come" mettere in piedi e seguire un catasto gestito direttamente da noi, dalla Provincia. Possono essere l'Università, il Politecnico, la società privata specializzata di consulenza, di informatica, o la società specializzata nell'elaborazione nei trattamenti dei rifiuti.
Mi pare non sia assolutamente un appalto, è un affidamento di gestione del catasto al privato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Suggerirei di specificare che per la gestione del catasto la Regione si avvale delle Province, degli Enti strumentali e della collaborazione di organismi specializzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Se viene mantenuto l'emendamento, il nostro voto sarà contrario per una ragione ben precisa. Non si può ritenere che l'interpretazione data dall'Assessore sia quella esatta.
La sua interpretazione infatti lascia una certa qual discrezionalità sul concetto di "ente specializzato", discrezionalità che non ci sentiamo di consentire in questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Volevo invitare l'Assessore Maccari ad accogliere il suggerimento dettato da molto buon senso, del Consigliere Rossa, che è l'aggiunta delle parole: "con la collaborazione di ...".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La nostra preoccupazione non deriva tanto dalla questione ideologica "privato o pubblico", ma dal fatto che si parla di gestione.
C'è un soggetto responsabile della gestione del catasto, con tutto quello che ne consegue, e non si può pensare a nessuna forma di appalto di questa responsabilità.
Se le reali intenzioni sono quelle che abbiamo sentito, non c'è che da tradurle in un altro emendamento che precisi i livelli di responsabilità attinenti la gestione. Siamo quindi contrari a che venga mantenuto questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Affinché nessuno sia sconcertato da cose ovvie, la Giunta ritira l'emendamento e accetta l'indicazione del Consigliere Rossa con questa dizione: "La Regione si avvale delle Province, dei propri Enti strumentali e della collaborazione di organismi specializzati".
La gestione è pubblica della Regione e della Provincia, dopo di che tutto il resto, ha una forma di convenzione e di collaborazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Sono convinto che più si discute in aula più si pasticcia specie quando l'Assessore non ha una posizione chiara.
Se noi diciamo che la titolarità della gestione è della Regione e delle Province e che la Regione si avvale di organismi tramite convenzione certamente ne deriverà un conflitto di competenza tra Regione e Province perché entrambi sono titolari della gestione. A che titolo la Regione vuol fare una convenzione sulla testa di una Provincia, competente essa stessa della gestione? Consiglio l'Assessore di soprassedere su questo, dal momento che il vero oggetto del contendere è nell'art. 4 non tanto sulla gestione del catasto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Non vedo la contraddizione segnalata dal collega Ferro, perché "per la gestione del catasto la Regione si avvale della Provincia e anche con la collaborazione di altri enti" quindi non c'è questo contrasto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Siccome una volta avevo imparato quel famoso "e/o" la collaborazione potrebbe essere multipla in questo senso: "La Regione si avvale della Provincia" perché evidentemente sono i due soggetti che gestiscono il catasto. Strumentalmente può giovarsi o degli Enti strumentali o anche come si diceva - del Politecnico, dell'Università o di altri Enti specializzati, magari a livello superiore alla Regione. Suggerirei: "la Regione si avvale delle Province e dei propri Enti strumentali e/o di organismi specializzati con i quali stipula ecc., apposite convenzioni ecc..." cioè in pratica che ci sia una apertura tale da permettere sia alla Regione sia alle Province di usufruire di idonei strumenti per la gestione.
Questi strumenti possono essere gli Enti strumentali della Regione, ma anche altri organismi specializzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

L'interpretazione del Consigliere Villa non è quella data dall'Assessore Maccari, è molto diversa. Siccome facciamo una legge l'interpretazione del Consigliere Villa è valida come è valida quella dell'Assessore Maccari: questo vuol dire che per gestione si intende il trattamento informatico, non è una serie di tabelline, è in realtà una gestione informatica dei dati del catasto che può avvalersi non solo di Enti strumentali (come il CSI), ma anche di organismi privati. Questo vuol dire l'emendamento così com'è formulato.
E' una discussione complessa, c'è il problema di dove vanno a finire i dati di carattere pubblico e dietro ci sono problemi di riservatezza.
Quindi vorrei capire se l'interpretazione del consigliere Villa è giusta perché è gravissima.



PRESIDENTE

L'Assessore a seguito della discussione ritira l'emendamento n. 2 e presenta il seguente: "Per la gestione del Catasto, la Regione si avvale delle Province. Con i propri Enti strumentali e con organismi specializzati può stipulare".
Pongo in votazione l'emendamento così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli, 14 contrari e 1 astensione.
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Mi risulta che il nostro emendamento sia stato presentato in identica forma dai Consiglieri Ala e Reburdo e credo da Staglianò. E' un emendamento su cui c'è stata una lunga discussione in Commissione e su cui mi pareva ci fosse un sostanziale accordo anche da parte del Consigliere Marchini. Il problema dell'accesso all'informazione da parte dei cittadini e delle associazioni ai dati del catasto è un problema fondamentale.
Tutti sappiamo che l'informazione, naturalmente trattata in modo che non siano riconoscibili i singoli soggetti secondo i criteri tradizionali di accesso all'informazione pubblica, è però un elemento fondamentale, sia a livello di studi di ricerche sia a livello di controllo politico da parte del cittadino e delle associazioni. Secondo noi sarebbe molto grave se questo emendamento, che ripresentiamo, venisse respinto.



PRESIDENTE

Gli emendamenti 3),4),5),6) sono uguali nella materia.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La materia è molto importante, quindi mi pare opportuna una deliberazione del Consiglio regionale, su proposta della Giunta, rinviando il contenuto ad un fase seguente e non specificando oggi, col rischio di sbagliare, data la fretta. Mi pare che questo superi e tenga conto di tutte le indicazioni che sono emerse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Mi sembra che l'emendamento dell'Assessore parli di informazioni sul catasto e non informazioni contenute nel catasto. C'è una bella differenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

La differenza esistente tra le due formulazioni, a mio modo di vedere è abbastanza simile a quella individuata dal Consigliere Pezzana: un conto è che la Regione dia delle informazioni all'esterno ed un altro conto è che soggetti cittadini ed associazioni chiedano informazioni in merito a cose particolari. Nella formulazione dall'Assessore è la Regione che decide quale tipo di informazioni dare tra quelle contenute nel catasto.
L'emendamento già presentato in Commissione prevede invece che teoricamente, tutte le informazioni contenute nel catasto - si intende con le ovvie caratteristiche di riservatezza ottenibili in alcuni casi mediante l'aggregazione dei dati - sono accessibili ai cittadini, non solo quindi quelle che invece autonomamente la Regione decide di divulgare, che possono essere in pratica anche pochissime o strutturate in modo tale da rivelarsi inutili a fini conoscitivi specifici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non siamo contrari al rinvio ad una deliberazione del Consiglio regionale. Però c'è il problema che ponevano i Consiglieri Ala e Pezzana.
Dobbiamo definire su che cosa intendiamo venga informata la comunità.
Sarei disposto ad accogliere l'emendamento dell'Assessore perché venga cambiato in questo modo : "la Regione fornisce le informazioni contenute nel catasto" e non "informazioni relative al catasto".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Siamo favorevoli al principio informatore di ciascuno dei tre emendamenti anche perché recepisce un principio in ordine al quale, a suo tempo, ci eravamo schierati favorevolmente. E' il principio contenuto all'art, n. 60 della legge urbanistica. E' il controllo partecipativo che consente ai cittadini e alle associazioni di prendere visione di tutto ci che concerne l'urbanistica. Quindi il principio che sta alla base dei tre emendamenti ci sta bene. Il Consiglio regionale con sua deliberazione attuerà nel dettaglio il criterio delle informazioni. Occorre però definire certi principi per evitare che la norma venga rinviata dal Commissario di Governo. Questo va determinato con legge, non con deliberazione del Consiglio regionale, discrezionale. Quindi va detto che la Regione fornisce informazioni relativamente al catasto, con riferimento al catasto. Penso si possa trovare una formula migliore che però renda il concetto di diritto al controllo partecipativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo acconsente sull'emendamento della Giunta e ritiene che la dizione: "relative al catasto" comprenda in ipotesi anche l'esigenza prospettata dal Partito comunista che significa "del". Nell'ipotesi elaborata dalla Giunta si pensa ad un sistema articolato di informazione che però deve essere diversificato anche nel contenuto nell'approfondimento, nelle modalità di espressione esterna. Questo vuol dire che l'inserimento della parola "del" suggerita da Bontempi, vuol dire che tutte le forme di informazione devono contenere l'informazione del catasto; sarà un ventaglio, sarà un programma informativo, alcuni elementi del programma potranno, probabilmente, non riportare gli elementi specifici, ma, per esempio, elementi di processo, elementi di sviluppo, e non elementi di notizia.
E' evidente che il regolamento dovrà sicuramente avere una parte che prevede le informazioni "del catasto" e avrà dei destinatari precisi.
Ci saranno dei destinatari dell'informazione scientifica dell'informazione ambientale; noi immaginiamo questa formulazione dell'Assessore in questi termini: una modulazione del processo di informazione diversificato rispetto ai soggetti, rispetto quindi anche agli oggetti.
Se noi vincoliamo fin d'ora l'oggetto del catasto, il che significa tutte le informazioni del catasto, vuol dire togliere alla Giunta questa possibilità di modulare il processo informativo secondo gli oggetti dell'informazione, i destinatari e le modalità dell'informazione.
Tanto varrebbe a questo punto scrivere "catasto pubblico e di libero accesso". Saremmo costretti a riprodurre in termini di informazione quello che è un documento di gestione.
Mi pare che non ci sia malafede da parte di nessuno né nel leggere n nel recepire questo tipo di interpretazione. Certamente ci sarà un livello di informazione che definisce destinatari, oggetti e modalità e che prevede tutte le informazioni del catasto.
Non immagino che ci saranno delle informazioni segrete, anzi, se sarà scritto da qualche parte che ci sono delle informazioni segrete, sarà anche questa una forma di informazione, perché ci si dirà perché.
Mi pare che la formulazione dell'Assessore che, comprende tutte le ipotesi, sia quella gestionalmente più produttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Proporrei questo emendamento all'emendamento: "La Regione garantisce adeguate forme di pubblicità e di informazione sui dati contenuti nel catasto, secondo le modalità che saranno definite nella deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta". E' chiaro quindi che si tratta dei dati contenuti nel catasto, che si garantiscono addirittura adeguate forme di pubblicità e di informazione. A me sembra che risponda perfettamente alle esigenze di dare massima trasparenza a quello che si fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

L'emendamento presentato dal Consigliere Bontempi recepisce i contenuti dei nostri precedenti emendamenti. Però rimane aperto il problema di chi sono i destinatari dell'informazione. Il problema che noi poniamo è se il cittadino o l'associazione hanno il diritto di accedere in qualche modo quindi andrebbero garantiti per legge e poi questo viene regolamentato attraverso una deliberazione.
Aggiungerei questo aspetto.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Che non è però l'accesso al catasto, perché se si inserisce l'espressione "accesso al catasto", allora diventa problematico e difficilmente gestibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Insisto nella formulazione generica, perché non giuro, come giura il Partito comunista, che le cose indispensabili siano i dati.
Non è detto che l'informazione debba avere per oggetto i dati, ci sono cose diverse e più importanti dei dati che la gente ha diritto di conoscere e la Regione deve lavorare affinché la gente capisca. L'accesso ai dati per i cittadini non significa niente. Ci sarà un'informazione di processo ambientale, che deve essere diffusa ed elaborata. Il concetto dei dati mi sembra riduttivo rispetto all'obiettivo che si pone la Giunta, che è quello di rendere l'informazione più approfondita e più modulata su tutti gli aspetti del catasto e non si riduce ai dati.
Mi pare che nel termine generico si ricomprendono anche i dati, ma non si riduce nei dati; peraltro i dati non sono fornibili a tutti.
La differenza tra l'emendamento del Gruppo del P.C.I. e quello della Giunta è che nell'emendamento comunista si ipotizza una funzione dell'Amministrazione o della gestione del catasto come oggetto di informazione, qui si è capovolta la logica e si è detto: la . Regione deve farsi in proprio soggetto di informazione all'esterno.
E' chiaro che se si farà carico di questa responsabilità politica risponderà anche politicamente in Consiglio di come gestisce il concetto contenuto nelle parole "relative a".
In quella sede verificheremo politicamente se la Giunta ha ritenuto l' 'espressione "relative a" onnicomprensiva, oppure se la interpreta in termini restrittivi. Ma questa è una responsabilità di governo che va attribuita alla Giunta.
Mi pare però che l'elemento "dati" è riduttivo rispetto all'obiettivo che la maggioranza si pone con questo emendamento, che è quello di avviare un processo globale di informazione e di acculturazione della gente, non sono mere notizie, ma informazioni organizzate, mirate a rendere consapevole la gente.
Insisto nel considerare la formulazione della Giunta la migliore ipotizzabile.



PRESIDENTE

Do lettura dell'emendamento proposto dal Consigliere Bontempi: 7) all'art. 3, ultimo comma: "La Regione garantisce adeguate forme di possibilità ed informazione sui dati contenuti nel catasto, secondo le modalità che saranno definite con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Giunta mantiene l'emendamento presentato.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bontempi ritira l'emendamento n. 7).Anche i Consiglieri Ala e Reburdo ritirano l'emendamento n. 5.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento n. 4.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento n. 6.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 23 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento n. 3.
E' approvato con 23 voti favorevoli, 13 contrari ed 1 astensione.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 3 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 23 Consiglieri hanno risposto no 15 Consiglieri.
L'Art. 3 è approvato.
Art. 4 (Norme e criteri tecnici per lo smaltimento dei rifiuti. Studi e ricerche) "La Regione, ad integrazione dei criteri generali emanati ed emanandi dallo Stato, può predisporre norme e criteri tecnici inerenti l'attività di smaltimento dei rifiuti, da approvarsi con deliberazione del Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale.
Per la formulazione delle norme e dei criteri di cui al comma precedente nonché per l'attuazione degli adempimenti di cui all'art. 6, lett. a), b) f), del DPR n. 915/82, qualora si rendano necessari particolari studi e ricerche, la Giunta regionale può avvalersi, oltre che delle norme in materia di incarichi e consulenze, di convenzioni con Istituti pubblici e privati di ricerca ed inoltre può anche istituire borse di studio, previa emanazione di bandi appositi e sentita la Commissione consiliare competente".
I Consiglieri Bresso, Adduci e Ferro presentano il seguente emendamento sostitutivo: all'art. 4, ultimo comma, dopo "la Giunta regionale" sostituire con: "opera ai sensi delle norme in materia di incarichi e consulenze e pu inoltre istituire borse di studio previa emanazione di bandi appositi sentita la Commissione consiliare competente".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Si passi alla votazione dell'art. 4 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto si 40 Consiglieri.
L'Art. 4 è approvato.
Art. 5 (Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti) "La Giunta regionale in ottemperanza al disposto di cui all'art. 6, lett.
a), ed all'art. 33 del DPR n. 915/82, elabora, sentiti i Comuni entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti.
La Giunta regionale provvede alla redazione ed all'aggiornamento dei Piani di cui al primo comma avvalendosi delle strutture regionali, dell'apporto delle Province e dei Comuni e della collaborazione di Istituti, enti od esperti.
Il Consiglio regionale approva con propria deliberazione i Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti entro sei mesi dal ricevimento del progetto predisposto dalla Giunta".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Consigliere Ala: il primo comma viene così modificato: "la Giunta regionale in ottemperanza al disposto di cui all'art. 6 lett. a), e all'art. 33 del DPR n. 915/82 elabora, sentiti i Comuni e il Servizio Piani Paesistici per l'attuazione della legge n. 431/85, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della presente legge, Piani regionali per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Non è il caso di sentire il servizio Piani Paesistici. E' un appesantimento ulteriore dell'iter, per cui la Giunta lo respinge.



PRESIDENTE

Lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 21 contrari e 13 astensioni.
2) Dal Consigliere Reburdo: primo comma, seconda riga, dopo le parole: ".., sentiti i Comuni" aggiungere "e con pareri vincolanti dei Comuni interessati".
Tale emendamento è ritirato dal Consigliere.
3) Dall'Assessore Maccari: All'art. 5, primo comma, terza riga sostituire: "sentiti i Comuni" con "sentite le Province e i Comuni".
Lo pongo in votazione per alzata di mano. E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
4) Dall'Assessore Maccari: all'art. 5, primo comma sono soppresse le parole: "entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Il secondo comma dell'art. 33 del D.P.R. 915 stabilisce che le competenze di cui all'art. 6 lett. a), b), c), sono esercitate entro 18 mesi a decorrere dall'emanazione dei provvedimenti adottati, ai sensi del precedente comma. La prima applicazione era stata adottata a luglio del 1984, per cui la scadenza dei 18 mesi viene a finire al 31 dicembre 1986. I 12 mesi andrebbero oltre, quindi saremmo contro legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Condividiamo la preoccupazione dell'Assessore e saremmo disponibili ad accettare le sue indicazioni se viene fissata una data certa.
Va bene togliere i 12 mesi, ma fissiamo un data certa. L'emendamento abrogativo non fissa più date.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Non possiamo fissare una data certa al di là del 31/12/1986.
La legge, tenendo conto dei tempi reali di approvazione, sempre che non incontri difficoltà in sede governativa, entrerà in vigore nel mese di giugno.
Teniamo anche conto che ci sarà l'estate e ci sarà il trapasso delle competenze, entro luglio, alle Province, quindi si arriverà ad agosto e rimarranno grosso modo, 3/4 mesi di possibilità di lavoro reale.
Possiamo anche fissare la data del 31 dicembre, però ci rendiamo tutti conto che è un termine che non riusciamo a rispettare. D'altra parte una data oltre il 31 dicembre 1986 è contro legge.
La proposta non mi vede d'accordo. Esiste già un termine nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Secondo me, un termine deve essere messo, a parte il fatto che è già fissato un termine per legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il termine esiste, ed è quello nazionale. Non dicendolo, si pu ingenerare la confusione che il termine non ci sia.
Almeno riferiamoci ai termini definiti dalla legge nazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Non penso perché il riferimento scatta nei 18 mesi dall'emanazione delle prime norme, non è un termine che scatta dall'approvazione di questa legge.
Cioè al limite se approvassimo la legge a dicembre 1986, vale sempre il termine del 31 dicembre 1986 come scadenza, per lo meno non lo metto in legge.
Mettendo il termine dei 12 mesi si verrebbe a violare il principio stabilito dall'art. 33 della legge nazionale. Sarebbe forse un motivo di rinvio della legge se si ponesse un termine diverso da quello stabilito dall'art. 33.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento n. 4.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 2 astensioni.
5) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: dopo il primo comma viene aggiunto: "I piani dovranno essere redatti su base pluriennale e dovranno contenere proiezioni, stime e obiettivi per almeno 5 anni soprattutto rispetto alla limitazione della produzione dei rifiuti e la sperimentazione di forme di smaltimento alternative alla discarica.
La Giunta presenterà all'approvazione del Consiglio regionale, insieme ai Piani regionali, anche i risultati degli studi di Impatto Ambientale previsti dall'art. 6".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Il vincolo dei 5 anni pare eccessivo. Circa l'approvazione del Consiglio, già l'ultimo comma dice che: "Il Consiglio regionale approva con propria deliberazione i Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti ...". Quindi vede tutta la documentazione, compresi gli studi di impatto ambientale. La Giunta ritiene opportuno respingere l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Noi siamo disponibili a togliere il secondo comma, nel senso che è vero che può essere inteso che all'approvazione del Consiglio regionale giunge infatti tutto il materiale istruttorio.
Il primo comma non siamo invece disponibili a ritirarlo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Ala e Reburdo.
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 favorevoli, 22 contrari e 2 astensioni.
6) Dall'Assessore Maccari: all'art. 5, terzo comma, sono soppresse le parole "entro 6 mesi dal ricevimento del progetto predisposto dalla Giunta".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Può essere considerato un fatto interno, ma se è un fatto interno non mi sembra opportuno indicare "entro 6 mesi".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento. Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 21 favorevoli e 13 astenuti.
Pongo in votazione l'art. 5 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 23 Consiglieri hanno risposto no 13 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Individuazione delle zone e dei siti idonei allo smaltimento dei rifiuti e contributi per l'acquisizione dei siti) "Ai fini dell'attuazione della presente legge si intende per zona un ambito territoriale che per caratteristiche naturali ed esigenze di pianificazione viene individuato allo scopo di delimitare al suo interno aree o siti per realizzarvi impianti di smaltimento di rifiuti.
Ai fini dell'attuazione della presente legge si intende per area o sito un terreno chiaramente individuato attraverso i rispettivi dati catastali situato all'interno delle zone di cui al comma precedente.
Ai fini dell'attuazione dell'art. 6, lett. a), del DPR n. 915/82, la Regione, nei Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti di cui al precedente art. 5, individua, con il concorso delle Province, le zone di cui al primo comma per la realizzazione degli impianti di trattamento e/o di stoccaggio temporaneo e definitivo dei rifiuti, ivi comprese le discariche, e le piattaforme per i trattamenti dei rifiuti tossici e nocivi. L'individuazione delle zone di cui al primo comma deve essere sottoposta a studi di impatto ambientale.
Ai sensi dell'art. 6, lett. b), del DPR n. 915/82, la Regione delimita entro un anno dall'approvazione dei Piani di cui al precedente art. 5, i siti compresi nelle zone di cui al comma precedente, sulla base delle proposte formulate dai Comuni e da altri soggetti interessati e nel rispetto delle seguenti procedure: 1) il Comitato tecnico di cui al successivo art. 12 indica i siti nell'ambito delle zone individuate nei Piani regionali, previo approfondimento degli studi di impatto ambientale 2) la Giunta regionale, sulla base delle indicazioni suddette, adotta con deliberazione le proposte dei siti. La deliberazione è pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ed è trasmessa ai Comuni interessati che, entro 60 giorni dalla pubblicazione, possono far pervenire le proprie osservazioni e trasmettono quelle eventualmente ricevute. La deliberazione è altresì trasmessa alla Commissione consiliare competente che, entro i medesimi termini temporali, è tenuta ad esprimere il proprio parere 3) la Giunta regionale, acquisite le osservazioni ed i pareri, ove pervenuti nel termine sopra indicato, approva, sentito il Comitato Urbanistico Regionale e il Consiglio regionale di Sanità e di Assistenza, i siti idonei allo smaltimento dei rifiuti. La deliberazione della Giunta regionale costituisce, ove necessario, variante degli strumenti urbanistici generali vigenti dei Comuni interessati: le indicazioni e le norme in essa contenute si sostituiscono alle eventuali previsioni difformi dei suddetti strumenti urbanistici.
Nelle more di approvazione dei piani di cui al precedente art. 5 ed ai sensi dell'art. 6, lett. b), del DPR n. 915/82, le domande di autorizzazione per la realizzazione di impianti di trattamento e/o stoccaggio temporaneo e definitivo dei rifiuti, ivi comprese le discariche sono soggette alle procedure di seguito descritte: a) l'installazione e la gestione di tutte le discariche di rifiuti inerti di seconda categoria di tipo A, di cui alle disposizioni statali di applicazione del DPR n. 915/82 sono sottoposte alla preventiva autorizzazione ai sensi dell'art. 31 del citato DPR e dell'art. 7 della presente legge b) l'installazione e la gestione di impianti di smaltimento, ivi comprese le discariche egli impianti di innocuizzazione e di eliminazione dei rifiuti urbani ed assimilabili agli urbani, nei casi in cui la suddetta attività si configuri come attività svolta in proprio, nonch l'installazione e la gestione di impianti di smaltimento, ivi compresi quelli di innocuizzazione e di eliminazione dei rifiuti speciali nonché le discariche di seconda categoria di tipo B installati e gestiti dal produttore dei rifiuti stessi, sono sottoposte alla preventiva autorizzazione ai sensi dell'art. 31 del DPR n. 915/82 e dell'art. 7 della presente legge, previo parere del Comitato Tecnico di cui al successivo art. 12 c) l'installazione e la gestione di: impianti di smaltimento, ivi comprese le discariche di rifiuti urbani e assimilabili agli urbani, nei casi in cui le suddette attività si configurino come prestazione di servizi, o attività in conto terzi impianti di innocuizzazione ed eliminazione di rifiuti speciali e discariche di seconda categoria tipo B nei casi in cui le attività si configurino come prestazione di servizi o attività in conto terzi impianti di innocuizzazione ed eliminazione dei rifiuti tossici e nocivi e discariche di seconda categoria tipo C e di terza categoria in ogni caso sono sottoposte alla preventiva autorizzazione ai sensi dell'art. 31 del DPR n. 915/82 e dell'art. 7 della presente legge, previo espletamento delle procedure di cui al precedente quarto comma, nn. 2 e 3, sentito il parere del Comitato Tecnico di cui al successivo art. 12 d) l'installazione e' la gestione di impianti di smaltimento finalizzati al riutilizzo, al recupero o ai riciclo di rifiuti speciali e/o tossici e nocivi sono sottoposte alla preventiva autorizzazione ai sensi dell'art. 31 del DPR n. 915/82 e dell'art. 7 della presente legge, previo parere del Comitato Tecnico di cui al successivo art. 12 e) l'installazione e la gestione di impianti di smaltimento di rifiuti non compresi nelle precedenti ipotesi sono sottoposte alla preventiva autorizzazione ai sensi dell'art. 31 del DPR n. 915/82 e dell'art. 7 della presente legge, previo parere del Comitato Tecnico di cui al successivo art. 12.
Il Piano dei siti, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n.
623-11250 del 22/12/83, si configura come prima attuazione dell'art. 6 del DPR n. 915/82.
Per l'allestimento e la gestione dei siti di cui al presente articolo, la Regione, d'intesa con i Comuni interessati, può promuovere la formazione di società miste fra aziende e/o Enti locali ed Enti strumentali regionali.
Per l'acquisizione dei siti sono concessi ai Comuni, alle Comunità Montane ed ai loro Consorzi contributi in conto capitale, fino alla misura massima del 40% della spesa ritenuta ammissibile, fatte salve le disposizioni di cui all'art. 1 della L.R. 10/7/81, n. 23".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Ala e Reburdo: al terzo comma, quarta riga, dopo la parola "Province" aggiungere "e con il parere vincolante dei Comuni interessati".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Con questo emendamento vogliamo sottolineare che nell'individuazione dei siti idonei allo smaltimento dei rifiuti si è innescata una procedura che invece di ricercare consensi, anche da parte di chi dovrà sopportare l'onere dell'insediamento del sito, si tenda a prendere atto delle difficoltà o della sostanziale impossibilità: infatti nessuno dei Comuni interessati sembra disponibile ad accettare un insediamento di un sito idoneo allo smaltimento nel proprio territorio.
E' una procedura che, dal punto di vista metodologico, richiede la corresponsabilizzazione generale dei cittadini e delle istituzioni,inoltre è una procedura di imposizione ai Comuni, avallata poi dall'art. 16 che appunto impone dall'alto il sito.
E' una linea di tendenza che ha segnato anche la procedura sull'insediamento delle centrali nucleari, dove, appunto si è espropriato il Comune del diritto di essere determinante nelle scelte, salvo poi, per addolcire la pillola, monetizzare il rischio.
Da tempo in questo Paese le fabbriche si sono battute contro la monetizzazione del rischio; non si capisce perché si debba accettare una procedura che ricalca una prassi che dovrebbe essere superata attraverso il dibattito, il confronto democratico attraverso il quale costruire un processo, probabilmente più complesso, ma che porta alla corresponsabilizzazione invece che all'opposizione locale che non permetterà sicuramente di avere quella collaborazione necessaria per garantire che le normative per l'insediamento e per la gestione del sito vengano poi verificate alla luce dell'impatto nella realtà comunale.
C'è il, rischio che i Comuni più grandi, che hanno più forza politica possano trasferire l'insediamento del sito anche quando potrebbero esservi delle alternative valide nello stesso Comune a danno del piccolo Comune.
Credo che il parere vincolante dei Comuni interessati possa creare le condizioni perché la decisione sia meno traumatica e più responsabilizzata.
Questa è una legge che non ci è gradita, quindi cerchiamo di contrastarla tentando di garantire il ruolo centrale dei Comuni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Giunta ha formulato l'art. 17.
Questo emendamento ne sarebbe l'abrogazione, pertanto non viene accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Le preoccupazioni del collega Reburdo che attengono a questioni di carattere generale possono anche essere condivise.
Però questo emendamento non riguarda i siti, ma riguarda le zone. Non capisco come nelle zone possa entrare un parere vincolante dei Comuni. Una zona è un'area vasta.
Il parere dei Comuni è di ordine generale, così come è quello delle Province.
I Comuni sono naturalmente coinvolti nei processi che riguardano i siti e nella formulazione di proposte.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli e 30 contrari.
2) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, terzo comma, settima riga le parole "sottoposta a studi di impatto ambientale" sono sostituite con le parole "accompagnata fino all'emanazione della normativa specifica in materia, da una relazione in ordine all'impatto ambientale".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente.

La procedura sarà dettata dalla legge di impatto ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Quando noi avevamo proposto in Commissione "studi di impatto ambientale" non abbiamo apposta indicato il termine "valutazione" di impatto ambientale, che indica invece una procedura formalizzata che va definita con legge.
Studio di impatto ambientale vuol dire uno studio che non prevede nessuna procedura formalizzata. Mi pare pe-rò che sostituire con "relazione in ordine all'impatto ambientale" sia una formula più barocca e ancor meno precisa, quando "studio di impatto ambientale" non prevede nessuna formalizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

L'emendamento Maccari accoglie in sostanza l'emendamento presentato e poi ritirato dal consigliere Marchini. La parola "relazione" in effetti è riduttiva rispetto al termine "studio", quindi, secondo me, va respinto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' approvato con 19 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astensioni.
3) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, quarto comma, quarta riga, sostituire: "dai Comuni" con "dagli Enti locali".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

E' stato apportato questo emendamento per poter comprendere anche le Province.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
4) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, quarto comma, n. 2 dopo le parole "le proposte dei siti" aggiungere: "previo parere delle Province competenti, entro i 60 giorni successivi alla data di ricevimento della richiesta della Regione: decorso detto termine, la Giunta regionale procede comunque all'adozione delle proposte dei siti".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

L'emendamento è stato apportato per mettere un termine temporaneo, dopo 60 giorni per stabilire delle chiarezze: le procedure sono già molto lunghe, è bene stabilire chiaramente dei termini, così ciascun Ente si assume la propria responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Non ho capito questa cosa: le Province vengono prima dei Comuni ovvero, prima si sentono le Province, poi si approva il piano ....



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

All'inizio del quarto comma, si dice: "sulla base di proposte formulate dai Comuni e altri soggetti interessati e nel rispetto delle seguenti procedure" e si ricollega al punto n. 2).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Non capisco una cosa: la provincia, in una prima fase, formula delle proposte, dopodiché formula delle proposte che, di fatto,ha formulato lei?



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

No, il termine di 60 giorni diventa contemporaneo, per i Comuni e per le Province.



BRESSO Mercedes

Mi scusi, prima non riuscivo a trovare il punto esatto.
A questo punto diventa "previo parere delle Province competenti" quindi, le Province vengono sentite prima di adottare la deliberazione sulle proposte dei siti; poi quando questa viene pubblicata, "i Comuni hanno 60 giorni", per cui andiamo a un totale di 120 giorni.
Siccome già le Province e i Comuni avevano fatto le proposte, si potrebbe adottare la deliberazione e sentire poi Comuni e Province insieme in questo modo si risparmierebbero 60 giorni e si ridurrebbe la macchinosità della questione.
Secondo me sarebbe meglio quindi aggiungere: "è trasmessa ai Comuni e alle Province competenti", ecc.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

A me sembra che si dia alle Province più peso di quanto le stesse non abbiano richiesto, anche perché il parere delle Province non è assolutamente vincolante. Mi sembra che tutto il succo di questa storia sia che ci sono 60 giorni in più; slitta soltanto il termine.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Potremmo dire che "la deliberazione è pubblicata sul Bollettino Ufficiale e trasmessa alle Province ed ai Comuni interessati, i quali entro 60 giorni dalla pubblicazione ..."



PRESIDENTE

La Giunta ritira l'emendamento n. 4 e presenta il seguente: 5) al quarto comma, n. 2) dopo "è trasmessa" aggiungere "alle Province ed ai Comuni".
Pongo in votazione il nuovo emendamento per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
6) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, quarto comma, n. 2) è soppressa la frase: "La deliberazione è altresì trasmessa alla Commissione consiliare competente che, entro i medesimi termini temporali, è tenuta ad esprimere il proprio parere".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Questo emendamento è inutile perché il Piano è già passato in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo



REBURDO Giuseppe

Il successivo punto 3) recupera la Commissione consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Il nostro Gruppo sarebbe anche d'accordo sulla proposta fatta da Maccari, alla condizione che al comma successivo si dica che è il Consiglio che approva non la Giunta. Trattandosi di un piano non di poco conto dev'essere il Consiglio ad esprimere il voto finale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento per alzata di mano. E' approvato con 32 voti favorevoli e 3 astensioni. 7) Dall'Assessore Maccari: "il quarto comma, n. 3), seconda riga dopo la parola "approva", è così modificato: "sentiti la Commissione consiliare competente, il CUR ..." Tale emendamento viene ritirato. 8) Dai Consiglieri Ala e Reburdo: quarto comma, punto 2) sostituire così le ultime righe: "La deliberazione è altresì trasmessa alla Commissione competente, unitamente alle osservazioni dei Comuni ed a quelle eventualmente trasmesse, che è tenuta ad esprimere il proprio parere, entro 30 giorni dalla data di trasmissione".
Tale emendamento viene ritirato. 9) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: al punto 3), sostituire alla dizione "La Giunta regionale" la dizione "Il Consiglio regionale".
Tale emendamento viene ritirato. 10) Dall'Assessore Maccari: art. 6, quarto comma, punto 3): sostituire le prime quattro righe con: "La Giunta regionale, acquisite le osservazioni e i pareri, ove pervenuti nel termine sopra indicato e sentiti il CUR ed il Consiglio regionale di Sanità, propone al Consiglio regionale per l'approvazione ...".
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento.
E' approvato con 34 voti favorevoli ed 1 astensione.
11) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, quinto comma, dopo le parole "art. 5" vengono aggiunte le parole: "ed indipendentemente dal Piano dei siti approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 623-11250 del 22.12.83".
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Il piano dei siti approvato dal Consiglio regionale, ha definito 14 o 15 aree. Qui si afferma una norma di transizione in attesa del futuro piano dei siti e si afferma il principio che le autorizzazioni nella fase di transizione siano indipendenti dal piano dei siti approvato.
L'esperienza che abbiamo compiuto nel corso di questi due anni per quanto riguarda il regime di autorizzazione è un'esperienza decisamente negativa, quindi questo emendamento, secondo noi è improponibile.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento viene ritirato.
2) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, quinto comma, inserire la parola "nuovi" prima dell'espressione "impianti di trattamento, ecc."



FERRO Primo

Valgono qui le stesse osservazioni che abbiamo fatto prima, anche perché nelle procedure ci si richiama all'art. 31 che è quello delle autorizzazioni provvisorie.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento viene ritirato. 13) Dall'Assessore Maccari: all'art. 6, quinto comma, lett. b) è soppressa l'espressione "nei casi in cui la suddetta attività si configuri come attività svolta in proprio" ed è sostituita con "in ogni caso" e alla lett. c) è soppresso il primo alinea "impianti di smaltimento .., attività in conto terzi".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Questo per parificare le discariche di rifiuti solidi urbani, quelle che servono solo un Comune e quelle che invece servono più Comuni.
Quelle che servono più Comuni in conto terzi avrebbero avuto una procedura penalizzante, quindi diventano parificate.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento.
E' approvato con 19 voti favorevoli e 9 astensioni.
14) Dai Consiglieri Bresso, Adduci e Ferro: dopo il punto e), aggiungere: "f) le autorizzazioni all'installazione degli impianti di cui al punto c), secondo e terzo comma, e al punto d), sono rilasciate previo parere favorevole del Comune o dei Comuni interessati dalla richiesta di localizzazione degli impianti".
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Avevo già illustrato l'emendamento nell'intervento generale specificando che noi riteniamo che il parere dei Comuni possa essere superato solo nella fase di Piano, in cui esistono un Piano di smaltimento e un Piano dei siti, quindi in cui il superare il parere dei Comuni sia giustificato da un Piano, approvato dal Consiglio regionale, che valuta l'insieme delle operazioni.
In una situazione in cui le autorizzazioni sono date senza nessun criterio di Piano, com'è la situazione attuale, ma caso per caso, non ci pare possibile superare il parere dei Comuni.
Ci pare che in questo caso debba esistere il parere favorevole dei Comuni; naturalmente questo può creare qualche problema nella fase transitoria, ma questa fase ci pare terribilmente confusa e pericolosa, e durerà molto tempo. In questa fase ci pare indispensabile che si raggiunga un accordo con i Comuni, anche per evitare le battaglie legali, i ricorsi al TAR.
il loro negare le licenze edilizie o le autorizzazioni se passerà il vostro emendamento; di fatto il blocco è lo stesso ma con l'umiliazione dei Comuni e con un comportamento della Regione che non ha nessuna ragione di esistere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio,Assessore all'ambiente

Il rischio di blocco purtroppo esiste con qualsiasi tipo di procedura.
Non è detto che il blocco sia solo dai Comuni, anzi, i blocchi reali dai Comuni vengono in percentuale minima. I blocchi più grossi possono venire dai privati. C'è sempre una forma di intesa con il Comune. Respingo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli 21 contrari.
15) Dall'Assessore Maccari: L'ultimo comma è così modificato: per l'allestimento e la gestione dei siti di cui al presente articolo, la Regione, d'intesa con i Comuni interessati può promuovere la costituzione di Consorzi tra Comuni, anche con la partecipazione di Comunità Montane, ai quali possono partecipare anche imprese singole o associate. Per l'acquisizione dei siti sono concesse ai Comuni, alle Comunità Montane e ai loro Consorzi contributi in conto capitale, fino alla misura massima del 40% della spesa ritenuta ammissibile, fatte salve le disposizioni di cui all'art.1 della legge regionale 10/7/81 n.23".
16) Dai Consiglieri Ala e Reburdo: l'ultimo comma dell'art. 6 viene così sostituito: "Per l'allestimento e la gestione dei siti e degli impianti anche consortili per il trattamento ed il riciclaggio dei rifiuti, la Regione, d'intesa con i Comuni interessati, può promuovere la formazione di società miste fra aziende e/o Enti locali ed Enti strumentali regionali.
Per l'acquisizione dei siti e per la realizzazione degli impianti, sono concessi ai Comuni, alle Comunità Montane ed ai loro Consorzi contributi in conto capitale, fino alla misura massima del 40% della spesa ritenuta ammissibile, fatte salve le disposizioni di cui all'art. 1 della L.R.
10/7/81, n. 23".
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Io chiederei di mettere prima in votazione l'emendamento di Reburdo e del sottoscritto perché quanto richiesto, se la maggioranza e la Giunta sono favorevoli, può essere compreso, una volta approvato, dentro l'emendamento così come è stato proposto dall'Assessore. Il nostro emendamento infatti, chiede in specifico che i contributi in conto capitale fino alla misura del 40%, che rimangono inalterati, siano concessi oltre che per l'allestimento e la gestione dei siti, anche per l'allestimento e la gestione di impianti per il trattamento e il riciclaggio, cioè inserisce dentro questa clausola della concessione del conto capitale anche impianti per il trattamento ed il riciclaggio dei rifiuti.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Giunta respinge l'emendamento proprio perché contiene la concessione del 40% ampliata anche alla realizzazione degli impianti, tenendo conto che valgono le norme dell'art. 1 della legge 23 del 10/7/81 che prevede per le discariche interventi in conto interessi e non in conto capitale.
L'emendamento della Giunta riprende la dizione del DPR 915 dove si dice "si promuovono la costituzione di Consorzi tra Comuni anche con la partecipazione di Comunità Montane ai quali possono partecipare imprese singole o associate".



BRESSO Mercedes

La vecchia dizione, licenziata dalla Commissione, diceva: fra aziende Enti locali ed Enti strumentali regionali; non credo che nella attuale dizione imprese singole e associate siano ricompresi gli Enti strumentali regionali che invece potrebbero benissimo partecipare. Mi pare che almeno potrebbero essere compresi in questa dizione anche gli Enti strumentali quindi: "imprese singole e associate e/o Enti strumentali regionali".



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

D'accordo, aggiungiamo anche gli Enti strumentali regionali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 16.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 3 astensioni.
La parola al Consigliere Marchini per dichiarazione di voto all'emendamento n. 15).



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo vota a favore all'emendamento dell'Assessore Maccari e nell'occasione intende sottolineare l'opportunità di pensare un uso degli Enti strumentali più come elementi di supporto e di collaborazione che non come elementi di partecipazione, perché questo comporta una serie di vincoli e di limiti sui quali richiamiamo l'attenzione dell'Assessore.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento dell'Assessore Maccari così modificato: aggiungere alla quinta riga dell'emendamento n. 15), dopo le parole "imprese singole e associate" le parole "ed Enti strumentali regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art. 6 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto si 23 Consiglieri hanno risposto no 10 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Deleghe) "La Regione delega alle Province le funzioni previste dall'art. 6, lettere c) e d), e dall'art. 31 del DPR n. 915/82 a decorrere dal 1/6/86.
Nell'espletamento delle funzioni delegate, le Province si uniformano alle norme regolamentari ed alle prescrizioni tecniche emanate dallo Stato e dalla Regione e si avvalgono del paciere obbligatorio del Comitato Tecnico di cui al successivo art. 12, per il rilascio delle autorizzazioni relative agli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani, speciali - ad esclusione degli inerti - e tossici e nocivi e per l'approvazione dei progetti e degli elaborati tecnici riguardanti gli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani e di innocuizzazione e di eliminazione, nonché delle discariche, dei rifiuti speciali e tossici e nocivi. I progetti di discariche approvati devono prevedere in ogni caso il recupero territoriale del sito al termine delle attività.
La Giunta regionale, in caso di inerzia nell'esercizio delle funzioni delegate, invita gli enti delegati a provvedere entro congruo termine decorso il quale provvede direttamente al compimento del singolo atto.
Gli atti emanati nell'esercizio delle funzioni delegate hanno carattere definitivo.
Per far fronte agli oneri derivanti dall'esercizio delle funzioni delegate di cui al primo comma del presente articolo, la Regione riconosce alle Province un concorso nelle spese sostenute, fino al tetto massimo di L. 600 milioni per ogni anno, da ripartirsi d'intesa tra le Province.
Le province, entro il mese di marzo di ciascun anno, devono presentare alla Giunta regionale una relazione sull'attività per l'attuazione delle funzioni delegate, specificando le autorizzazioni concesse con le caratteristiche tecniche e localizzative degli impianti e i controlli effettuati con i relativi risultati.
Per favorire l'esercizio delle funzioni delegate può disporsi l'assegnazione, a titolo di trasferimento, di personale regionale presso le singole Province, d'intesa con le medesime, nel rispetto della legislazione vigente".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: l'art. 7 viene abrogato e così sostituito dai seguenti articoli: "Art. 7 - Procedura autorizzativa Nell'espletamento delle funzioni delegate, previste dall'art. 6, lett. c) e d) e dall'art. 31 del DPR 915/82, la Regione si uniforma alle norme regolamentari ed alle prescrizioni tecniche emanate dallo Stato e si avvale del parere obbligatorio del Comitato Tecnico, di cui al successivo art. 12, per il rilascio delle autorizzazioni relative agli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani, speciali - ad esclusione degli inerti e tossici e nocivi e per l'approvazione dei progetti e degli elaborati tecnici riguardanti gli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani e di innocuizzazione e di eliminazione, nonché delle discariche, dei rifiuti speciali, tossici e nocivi. I progetti di discariche approvati devono provvedere in ogni caso il recupero territoriale del sito al termine delle attività".
"Art. 7 bis - Competenze delle Province Le Province, entro il mese di marzo di ciascun anno, devono presentare alla Giunta regionale ed alla Commissione consiliare competente, una relazione sull'attività per l'attuazione delle funzioni previste dall'art. 7 del DPR 915/82, specificando i controlli effettuati con i relativi risultati".
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Gentili Consiglieri, si tratta della riscrittura dell'art. 7 così com'era con "soltanto" (soltanto è un eufemismo) il rifiuto della delega di quanto previsto dalla lettera c) e d) dell'art. 6 alle Province. Non ritengo che questo, secondo me, debba valere all'infinito, però ritengo che, fino all'adozione del piano dei siti, la Regione non possa e non debba delegare questi specifici punti, perché attengono profondamente alla pianificazione territoriale e a ruoli e compiti che dovrebbero essere propri alla Regione.
Non è quindi che non condivida in sé il principio della delega, e anzi dopo l'approvazione del piano dei siti ed in presenza quindi di un funzionamento un po' più ordinato e meno caotico dell'attuale situazione e dello smaltimento, la delega alla Provincia potrà certo riguardare quanto previsto dai punti c) e d) ed eventualmente altro ancora.
Ma direi che, per questo momento, no. Le competenze delle Province che vengono richiamate nell'art. 7 bis, che sono attualmente contenute nell'art. 7 del DDL n. 30, fanno riferimento all'art. 7 del DPR 915 che già individua le competenze delle Province.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Il Consigliere Ala ha detto che il suo emendamento è molto chiaro; in effetti è chiarissimo: cancella con un colpo di spugna le Province e la delega contenuta nell'art. 7, per cui la Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento dei Consiglieri Ala e Reburdo.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 18 contrari e 11 astensioni.
2) Dall'Assessore Maccari: All'art. 7, primo comma, la data "1 giugno 1986" è sostituita con "31 luglio 1986".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente.

Abbiamo allungato il termine di due mesi, perché la procedura di approvazione è allungata, quindi andiamo al 31 luglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Proporremmo di spostare la data che riguarda la delega alle Province dal 31 luglio al 31 dicembre, facendo coincidere con la data, teorica almeno, di approvazione del piano; poi tutto tarderà e tarderà anche la delega insieme all'approvazione del piano.
Lo scopo è di raccogliere il principio giusto, posto dal Consigliere Ala, poiché come l'aveva posto lui si cancellava la delega e noi siamo contrari a cancellare la delega; ma non è un principio giusto delegare prima di avere un piano, significa delegare una finzione, senza avere uno strumento di controllo, uno strumento pianificatorio di controllo.
Quindi a me pare che si potrebbe post-porre la delega, al momento in cui avremo un piano, poi tutto slitterà insieme probabilmente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

C'è un periodo transitorio dove si costruisce insieme fra Regione e Provincia questo momento di passaggio. E' già troppo il ritardo di 60 giorni perché dovremmo arrivare con le competenze della Provincia già esercitabili per i rinnovi delle autorizzazioni per il 1987. Altrimenti si slitta all'autunno del 1987 che vuol dire andare all'inizio del 1988, il che sarebbe eccessivo.
La Giunta non approva la proposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano, l'emendamento nel testo originario dell'Assessore Maccari.
E' approvato con 18 voti favorevoli e 11 astensioni.
3) Dall'Assessore Maccari: all'art. 7, terzo comma, l'espressione "entro congruo termine" è sostituita con "entro 90 giorni".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente.

La parola congruo poteva essere troppo elastica, per cui si è messo un termine più esatto in "90 giorni".



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Si passi alla votazione dell'art. 7 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto si 24 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti urbani) "Le autorizzazioni all'installazione ed alla gestione di discariche e di impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani sono rilasciate, in applicazione degli artt. 3 ed 8 del DPR n. 915/82, esclusivamente ai Comuni, alle Comunità Montane ed ai loro Consorzi, che potranno avvalersi di Aziende Municipalizzate, enti o imprese specializzate, autorizzate in via generale ad effettuare lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti da terzi ai sensi dell'art. 6 dello stesso DPR.
Nell'ambito dei bacini di utenza individuati dai piani di cui all'art. 5 della presente legge, la Regione promuove la costituzione di Consorzi di Comuni per l'allestimento di discariche controllate e per la realizzazione di impianti di smaltimento di rifiuti urbani sulla base delle disposizioni contenute nella L.R. 4/6/75, n. 46".
L'Assessore Maccari presenta il seguente emendamento: il primo comma è abrogato ed è sostituito dai seguenti commi: "Le autorizzazioni all'installazione ed alla gestione di discarica e di impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani sono rilasciate, in applicazione degli artt. 3 e 8 del DPR n. 915/82, prioritariamente ai Consorzi di Comuni, alle Comunità Montane ed ai Comuni.
Le autorizzazioni rilasciate prima dell'entrata in vigore della presente legge ad aziende o imprese per l'installazione e la gestione di discarica di rifiuti urbani possono essere rinnovate, sulla base delle modalità stabilite nelle singole autorizzazioni".
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ai presentatori degli emendamenti (poi ritirati) che rendono diverso uno degli articoli di questo disegno di legge sul quale la Commissione si era pronunciata all'unanimità, vorrei solo chiedere se hanno attentamente valutato la congruità di quanto viene richiesto, con quanto previsto dal D.P.R. 915, dal disposto combinato degli artt. 1, 3 e 8.
Soprattutto l'art. 1 relativo ai principi generali comprende tra le forme di smaltimento anche la discarica e l'art. 8 precisa che appunto questo viene dato ai Comuni, per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani.
Per cui, chiaramente,il mio parere è contrario all'emendamento, mentre invece vi era un parere favorevole all'articolo, così com'era stato presentato in Commissione.
Vorrei solo ripetere questa domanda: è stato valutato con attenzione se questo articolo, così come si propone di modificarlo, è ancora congruo rispetto a quanto previsto dal D.P.R.?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Sostanzialmente ribadisco quello che ha detto il Consigliere Ala precisando che a nostro avviso questo emendamento è illegittimo e verrà respinto dal Commissario di Governo; ciò significa che si vuole far slittare la legge grosso modo di 3/4/5 mesi.
Quindi inviterei l'Assessore Maccari a riflettere attentamente, perch su questa formulazione c'era stato dibattito in Commissione: parere unanime dei funzionari era che si fossero date le autorizzazioni in maniera scorretta rispetto al D.P.R. 915 nel passato e che la formulazione così com'era nel precedente progetto di legge, non fosse corretta e quindi andasse modificata.
Ora, vorrei almeno capire le ragioni per cui si ritiene che quelle cose che ci era venuto a spiegare l'Assessore Maccari non siano più valide; si accettano pressioni che mi paiono indebite di interessi privati, andando sostanzialmente a ritardare l'approvazione del progetto di legge, oppure forzando un'interpretazione che è chiarissima.
Il combinato di due articoli dà un'interpretazione chiarissima che non consente dubbi sulla non legittimità di questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La Lombardia ha superato la questione parlando di gestioni esistenti intendendo gestioni private e gestioni pubbliche delle discariche.
La dizione che abbiamo indicato, che dà la priorità ai Consorzi di Comunità Montane e Comuni, vuole anche lasciare la porta aperta nel caso in cui i Comuni e i Consorzi non si organizzino,il che è difficilmente avverabile, mi auguro.
Il combinato dell'art. 3 e dell'art. 8 può portare ad una interpretazione restrittiva nell'indirizzo solo degli enti pubblici, per può comprendere anche l'attività dei privati. Mi pare che il formulare l'articolo in questo modo sia anche un incentivo ai Comuni a partire; è un diritto di priorità di fronte ad un problema urgente, lo si esercita in tempi politici abbastanza brevi.
Teniamo conto che i Comuni in base al D.P.R. 915 hanno la possibilità di essere titolari di autorizzazioni e poi dare la gestione a privati.
Dopo che non si innesca né il Consorzio né la Comunità Montana, né il Comune, c'è questa eventualità che può essere anche un'arma da usare per pesare l'avvio dei Consorzi delle discariche.
Comunque il Comune può sempre dare la gestione a un privato, anche perché spesso le gestioni delle discariche sono affidate più che a ditte specializzate nei rifiuti a ditte specializzate nel movimento terra.
L'A.M.R.R., che è l'azienda che ha maggiori capacità finanziarie gestionali,e tecniche, in effetti affida la gestione della discarica a una società di movimento terra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Capisco le preoccupazioni dell'Assessore. L'impressione però è che l'emendamento presentato dall'Assessore, invece che semplificare le cose le complichi molto di più.
Intanto perché questo emendamento mette insieme installazione e gestione; e questo non è corretto perché al primo comma dell'art. 3 del DPR 915 c'è una distinzione netta tra installazione e gestione, tra l'attività e l'esercizio dell'attività.
La complicazione diventa poi ancora maggiore nel momento in cui, di fatto, si trasforma un diritto di privativa in una priorità e si cerca di affermare una rinuncia alla privativa attraverso l'affermazione della priorità.
Se non bastasse, c'è una complicazione maggiore nel momento in cui dovremo stabilire i tempi delle priorità.
Quando, di fatto scattano i tempi politici per cui scatta una rinuncia da parte del Comune? Qui siamo nell'indeterminatezza più assoluta.
Se il Commissario di Governo approverà questo articolo, molto probabilmente ci troveremo di fronte ad un contenzioso perché l'oggetto del contendere è notevole. Il testo, così come viene proposto, è talmente nebuloso che lascia spazi e margini per le interpretazioni più disparate.
Visto che dobbiamo smetterla con gli accomodamenti magari per amore di unità all'interno della maggioranza lasciando poi al TAR di interpretare la legge - e sappiamo quali sono i rapporti che la classe politica nel complesso ha con la Magistratura sono del parere che su questo punto bisogna avere quantomeno la certezza del diritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi, ritengo che fare una legge non significhi soltanto fare un corpo giuridico, ma significhi prendere anche delle posizioni di natura politica correndo qualche rischio anche di correttezza legislativa rispetto a una valutazione di ordine politico.
Non sono certo che l'articolato sia criticabile, così come non sarei certo che non sarebbe criticabile un articolato in senso diverso, perch gli argomenti svolti a favore delle preoccupazioni sulla legittimità dell'emendamento introdotto sono pari pari rileggibili a confronto dell'ipotesi contraria; posto che il diritto del privato di avere l'autorizzazione a tutto il processo di smaltimento, inclusa la gestione della discarica, è previsto dall'art. 6 del DPR 915. Su questo possiamo disputare finché vogliamo, il rischio esiste da una parte, esiste dall'altra.
Non mi pare sostenibile l'argomento della privativa. Privativa non vuol dire esclusiva, ma semplicemente che c'è l'obbligo da parte del Comune di gestire il servizio, inteso non come attività concreta, ma come attività istituzionale. Questa è la differenza fondamentale. Non è una attività che può svolgere l'istituzione in termini aziendalistici, ma deve svolgerla in termini aziendali.
La discarica in una moderna concezione dell'impresa che assume l'appalto della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti deve essere vista come un momento dell'azienda, sia pure controllato ed autorizzato. Il momento dello smaltimento attraverso la discarica probabilmente troverà i suoi limiti, di ordine tecnologico e di ordine territoriale in tempi non lontani. Se noi immaginiamo il momento dell'eliminazione dei rifiuti come un momento sul quale si misura la capacità d'inventiva e di gestione imprenditoriale, c'è da aspettarsi, per esempio, che la discarica venga sostituita in qualche caso dal riciclo e dal riutilizzo dei rifiuti. Chi farà le mattonelle con i rifiuti, se non i gestori della discarica? I gestori debbono essere intesi in senso imprenditoriale, i quali traggono dalla gestione della discarica un tornaconto di ordine imprenditoriale. Dal punto di vista politico ipotizzare che, in assenza di iniziative dei Comuni - e per me liberale questo è un limite difficilmente accettabile - in assenza di iniziative dei Consorzi, in assenza di iniziative di Comunità Montane, laddove il Piano dei siti prevede una discarica, questa stessa discarica possa essere messa a disposizione del privato, mi sembra che, in epoca dominata da Reagan e dalla Thatcher, questa Regione pentapartitica non faccia poi granché, fa secondo noi, il minimo indispensabile.
Ho sempre considerato la concorrenza tra il privato e il pubblico così vale anche per la Sanità - non come un'area residuale, ma come un'area di concorrenza. Mi auguro che i privati possano considerare questa occasione non tanto in termini di speranza che qualcun altro non faccia, ma come capacità di stimolare un uso delle discariche in termini più corretti degli attuali.
In merito poi all'altra preoccupazione sul fatto che mancano i termini mi sembra che questa debba essere una legge di governo, non di normativa.
In altri termini,quando deve scattare il termine che vede superato il diritto di prelazione del Comune, delle Comunità Montane e dei Consorzi? Non possiamo stabilire un termine temporale, ma dobbiamo pensare ad un termine funzionale politico che verrà valutato dalla Giunta.
La Giunta dovrà attivare, rispetto alle singole situazioni, le occasioni e i tempi in cui decade il diritto di priorità, che non pu essere stabilito in un tempo e - mi consenta la collega Bresso - questa non indicazione del termine è a favore dei Comuni, non contro i Comuni. Se noi stabilissimo un termine, scatterebbe al superamento del termine un meccanismo di diritto del privato.
Il privato deve intervenire non in presenza di difficoltà dell'Ente loca__le, il quale non ha ancora trovato i soldi, non ha ancora approvato la delibera, ma in presenza della chiara volontà dell'Ente locale di non voler provvedere.
Questo è il senso della non indicazione del termine, sul quale quindi la proposta della Giunta ci vede consenzienti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

La formulazione originaria dell'art. 8 era già abbastanza confusa quando si parlava di autorizzazioni all'installazione e alla gestione.
Le autorizzazioni possono essere concesse solo ai Comuni, ai loro Consorzi, alle Comunità Montane e, per quanto riguarda la gestione possiamo fare riferimento all'art. 8 del DPR 915 che appunto stabilisce che le attività di smaltimento dei rifiuti urbani possono essere esplicate dai Comuni o dalle aziende municipalizzate.
Qui non stiamo discutendo della gestione, sulla quale non c'è contenzioso politico, perché il decreto è chiaro da questo punto di vista ma si mette in discussione il principio fondamentale dell'autorizzazione.
Invitiamo l'Assessore di riflettere su questo articolo; eventualmente ne rinviamo l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Su questo punto intendiamo insistere perché ci pare uno dei punti essenziali della legge.
Una funzione del genere rientra fra le funzioni tipiche di interesse generale. I soggetti che sono chiamati ad essere responsabili di funzioni di interesse generale sono i soggetti istituzionali; il modo con cui la loro titolarità può essere esercitata è diverso: non c'è nessun dubbio che l'esercizio della funzione possa essere affidata a soggetti privati dal Comune che è titolare di questi interessi. E' chiaro che su questo punto urtiamo con alcuni principi di fondo. Chiedo all'Assessore e alla maggioranza se si rendono conto quanto il principio della riferibilità generale su un intervento che ha conseguenze pesanti sul territorio e sui cittadini possa essere assunto da un soggetto privato, autorizzato in sostituzione di un Comune.
Il controllo democratico è solo garantito dal sistema istituzionale.
Non c'entra l'efficienza la managerialità, l'aziendalismo, perché a livello di gestione è ammesso dalla legge che i soggetti privati possano intervenire.
Le autorizzazioni sono procedimenti in cui c'è un soggetto che autorizza, un altro che viene autorizzato e c'è poi il soggetto che ha la titolarità generale degli interessi sul territorio, il soggetto - Comune.
Qualora _però il Comune non ci sia e ci sia un privato? Gli interessi generali non possono avere, a livello di principio e di tutela ordinamentale, dei principi di concorrenzialità; se no cambia davvero l'assetto del nostro Stato.
Non vedo davvero come si possa innescare un doppio regime. Questo rappresenterebbe una lesione di un principio di riferibilità generale salvo che questa sia una prima porta per aprire su tutti gli interventi che avvengono sul territorio e che hanno il doppio binario: la priorità alle istituzioni e, se non intervengono le istituzioni, ai privati, ma questo non è ammesso dal nostro ordinamento.
Io starei molto attento ad un principio del genere, anche perché, e l'Assessore me lo può confermare, i guai più grossi ci sono pervenuti proprio laddove una insufficiente regolazione democratica del processo ha provocato confusione, rimpalli di responsabilità, ingestibilità.
Noi invitiamo la maggioranza e l'Assessore a fare su questo una riflessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Molto brevemente, perché aderisco pienamente all'impostazione che ha dato il Consigliere Marchini.
Vorrei aggiungere un concetto cui avevo già accennato nell'intervento sulla legge: io non penso proprio che sia così lampante e univoca l'interpretazione del D.P.R. 915/1982, anche perché si citano gli articoli 3 e 8, e non si cita affatto l'art. 10, che tratta delle autorizzazioni per le discariche. L'art. 10 si riferisce allo smaltimento dei rifiuti prodotti da terzi e ai casi in cui intendono "impiantare" o "gestire" gli scarichi ed elenca: "i produttori dei rifiuti speciali gli Enti e le imprese autorizzate dalla Regione ai sensi dell'art. 6".
L'art. 6, alla lettera b) dice: "l'autorizzazione ad Enti o ad imprese ad effettuare lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali prodotti da terzi ..., ecc.". Io non sono uno che sa di legge, ma ritengo azzardato che una parte agiti lo spettro della illegittimità da riconoscersi dal Commissario di Governo e l'eventualità di ricorsi al T.A.R. Credo che l'assunto opposto corra lo stessissimo pericolo; cioè quello di non essere approvato, qualora passi l'ipotesi di non concedere l'autorizzazione alle imprese e agli Enti specializzati. Esistono le stesse probabilità di annullamento o di rinvio da parte del Commissario di Governo e conseguentemente anche di ricorsi al T.A.R.
Credo che l'interpretazione stessa dia adito a dubbi: sembra infatti che la gestione venga concessa a delle imprese non autorizzate ad avere la discarica.
Le imprese devono avere un'autorizzazione per la quale pare logico avere una proprietà, però e qui chiudo, ritornando e inserendo ancora il discorso che avevo fatto l'altra volta, a cui nessuno degli intervenuti ha dato risposta se era una disposizione così lampante, così chiara, così a prima vista da attuare non capisco perché non si è pensato di farlo un anno fa, un anno fa non si è parlato assolutamente di questo argomento, e me ne chiedo il motivo.
No, non è proprio così; ad ogni modo, quei documenti io non li ho ancora visti. Indipendentemente da questo, non credo che dobbiamo essere sollecitati dalle Prefetture per capire o interpretare una legge. Se la legge era quella, ed era la stessa legge nel febbraio 1985, non vedo perch debba avere un'altra interpretazione nel febbraio-marzo 1986.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Le aziende che gestiscono le discariche per conto dei Comuni devono avere, a loro volta, un'autorizzazione. Questa cosa va in qualche modo risolta.
Ciò non toglie che la legge stabilisca che l'autorizzazione compete obbligatoriamente ai Comuni che la esercitano poi con privativa; dopodich nel caso in cui la esercitino attraverso un'azienda, questa a sua volta dev'essere titolare di una forma di autorizzazione che è diversa da quella dei Comuni.
Manca una dizione che precisi il modo in cui vengono autorizzate le aziende che eserciscono per conto dei Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Per dichiarazione di voto. Noi ci collochiamo per il no all'emendamento proposto dalla Giunta perché, al di là di ogni valutazione di merito, che probabilmente ci collocherebbe sulle posizioni espresse dal Consigliere Marchini, riteniamo che, siccome questo disegno di legge regionale non pu allontanarsi e fuorviare dai principi che, ormai, sono legge dello Stato l'art. 3 del DPR contiene un principio non superabile che è il diritto di privativa da esercitarsi obbligatoriamente per i Comuni.
Il concetto di diritto di privativa, così espresso; esiste in questa legge dello Stato 'e noi, che la dobbiamo considerare come norma-quadro rispetto alla legge regionale, non vedo come lo possiamo superare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Vorrei dare un suggerimento che trasformerei in un emendamento aggiuntivo: dopo la parola "autorizzazioni" aggiungerei "e sottoposte alla loro scadenza e alla stessa procedura come previsto dal comma precedente".



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, dovrebbe formalizzare l'emendamento.
Il comma precedente mi pare che non indichi procedure.



ROSSA Angelo

Le autorizzazioni alle gestioni di discariche di impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani sono rilasciate, in applicazione degli artt.
3 e 8 del DPR. 915, prioritariamente ai Consorzi di Comuni alle Comunità Montane ed ai Comuni. La stessa autorizzazione viene rilasciata alle imprese, però sottoponendo l'autorizzazione ad una procedura che verifichi l'idoneità dell'attività, il controllo; le imprese possono avere piena libertà in questa attività, però la debbono fare rispettando delle procedure, dei controlli che d'altro canto sono rispettati anche dai Comuni, dalle Comunità Montane e dai loro Consorzi, Arricchirei l'emendamento di questo elemento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

I controlli, Consigliere Rossa, sono già previsti dal DPR 915:li fa la Provincia e valgono sia per gli enti pubblici, sia per le imprese private.



PRESIDENTE

Pertanto l'emendamento non è accoglibile; tra l'altro non è neanche stato materializzato in qualcosa che si possa sottoporre al voto.



ROSSA Angelo

Non l' ho ancora formalizzato perché siamo in fase processuale.



PRESIDENTE

Se le è sufficiente la risposta dell'Assessore Maccari si pu considerare la sua una proposta come raccomandazione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento presentato dalla Giunta.
E' approvato con 21 voti favorevoli e 16 contrari.
Si passi alla votazione dell'art. 8 così emendato.



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto si 22 Consiglieri hanno risposto no 17 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Garanzie finanziarie) "La Regione determina con deliberazione della Giunta regionale, sentito il parere del Comitato Tecnico di cui al successivo art. 12, i criteri e le modalità di presentazione e di utilizzo delle garanzie finanziarie per il corretto svolgimento delle attività di smaltimento dei rifiuti, alle quali è subordinato il rilascio delle relative autorizzazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Elenco degli smaltitori dei rifiuti) "E' costituito, con decreto del Presidente della Giunta regionale, l'elenco regionale degli smaltitori dei rifiuti.
I requisiti per l'iscrizione nell'elenco di cui al comma precedente, le procedure per l'accertamento degli stessi, i casi di cancellazione dall'elenco, nonché i contenuti e le modalità di tenuta, di aggiornamento e di pubblicità dell'elenco sono determinati con deliberazione del Consiglio regionale, sentito il parere del Comitato Tecnico di cui al successivo art.
12".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti) "Al fine di assicurare il coordinamento e la verifica delle funzioni concernenti l'attuazione della presente legge, è costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione del Consiglio regionale, la Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti, così composta: l'Assessore regionale per l'ambiente, o suo delegato, che la presiede l'Assessore regionale alla sanità o un suo delegato ._- tre rappresentanti, designati dalla sezione regionale dell'ANCI, di cui due in rappresentanza dei Comuni ed uno delle UU.SS.SS.LL.
tre funzionari regionali esperti nella materia.
Esercita le funzioni di segretario della Commissione un funzionario addetto ai servizi regionali per l'ambiente.
La Commissione dura in carica 5 anni e scade comunque con lo scioglimento del Consiglio regionale.
Il Presidente della Commissione può invitare di volta in volta alle riunioni rappresentanti delle associazioni delle categorie interessate e delle organizzazioni più rappresentative di difesa dell'ambiente.
La Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti ha in particolare il compito di: 1) garantire il coordinamento tecnico amministrativo concernente l'esercizio delle funzioni delegate con la presente legge 2) concorrere alla formazione dei Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti 3) formulare proposte ed esprimere pareri per l'organizzazione e la gestione del catasto regionale dei rifiuti e degli impianti di smaltimento".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che qualche osservazione su questa Commissione sia opportuna perché credo sia abbastanza strano il nostro modo di procedere. Il Consiglio ha già avuto modo di verificare le profonde incongruità con cui si sono costruite negli anni nelle varie leggi le Commissioni consultive e le loro funzioni. In ogni legge che approviamo ne istituiamo una ad hoc per rispondere a determinati problemi, senza tenere conto del quadro generale.
A me sembra sia opportuno cercare di individuare una Commissione che abbia una sua identità e che non concorra a creare ulteriore confusione contraria ai principi di responsabilità e di trasparenza di cui si parla tanto in questi giorni, ma che quando arriviamo alle leggi si dimenticano.
Il lato positivo di questa Commissione è nel fatto che introduce una possibilità di dialogo tra i soggetti chiamati ad esprimersi e a governare sulla materia, Regioni, Province, Comuni. Mi è difficile pensare che in una Commissione di questo tipo concorrano, allo stesso titolo, funzionari regionali la cui funzione dovrebbe essere già introiettata dall'espressione istituzionale degli Assessori. Sono organismi misti strani in cui concorrono con lo stesso titolo funzionari e Assessori. La Commissione è una specie di coordinamento politico istituzionale in cui ci sono Assessori e rappresentanti dei Comuni che si avvarranno di volta in volta dei funzionari che di quei servizi si dovranno occupare.
A me sembra, ad esempio, corretto il compito della Commissione di "garantire il coordinamento tecnico amministrativo concernente l'esercizio delle funzioni delegate con la presente legge", mentre avrei dei dubbi sul compito di: "concorrere alla formazione dei piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti": o si recupera la competenza tecnico scientifica che concorre a livello consultivo per fare i piani, diversamente ci sono le Giunte, c'è un dialogo tra gli enti nella loro autonomia e responsabilità.
La funzione del coordinamento mi pare giusta, ma un coordinamento di questo tipo si attua a livello paritario, quindi invito l'Assessore a dare una struttura più nitida, più delimitata e più netta a questa Commissione altrimenti abbiamo degli sconfinamenti nella composizione della Commissione nelle sue funzioni che appartengono ad altri soggetti.



PRESIDENTE

Consideriamo questa discussione come discussione generale sull'art. 11 salvo poi valutare gli altri due emendamenti.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

La proposizione della Commissione è fatta in relazione all'argomento.
La Commissione ha una competenza di coordinamento sul piano operativo fra Province e Comuni, non ha competenze a livello di decisione politica. I tre punti sono: garantire il coordinamento tecnico amministrativo concernente l'esercizio delle funzioni delegate con la presente legge; concorrere alla formazione dei piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti (dizione molto generica senza potere perché il potere è nelle sedi istituzionali competenti); formulare proposte ed esprimere pareri per l'organizzazione,la gestione del catasto regionale dei rifiuti e degli impianti di smaltimento. La Commissione deve seguire l'attuazione della legge nella collaborazione fra Regione e Province.



BONTEMPI Rinaldo

Gli Assessori regionali e gli Assessori provinciali possono essere assistiti sul piano tecnico dai funzionari, senza che per questo si debba prevedere una composizione mista.
A me parrebbe opportuno pensare ad una forma di coordinamento per l'attuazione della legge, che viene istituzionalizzato, anziché lasciarlo al libero incontro tra le istituzioni e come tale deve restare in quest'ambito. Mi pare corretto prevedere la presenza della Regione, delle Province e delle rappresentanze dei Comuni.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Potremmo modificare dicendo: "le funzioni di segreteria sono esercitate da tre funzionari regionali".
Dico questo perché ci sono delle competenze specifiche nei funzionari c'è il competente per i solidi urbani, quello per i rifiuti industriali,ecc., quindi, è un "pull" di segreteria. Teniamo conto che la dizione dei tre funzionari regionali ricorre spesso nella legislazione regionale. L'art. 91 bis della legge sui beni . --culturali, dove il potere è tutto sommato maggiore, perché si esprimono pareri che poi hanno valore vincolante, prevedono, giustamente, tre funzionari regionali esperti nella materia che fanno parte della Commissione con pieno diritto di voto, al pari degli Assessori. Chiedo che sia mantenuta questa dizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il mio intervento è stimolato dalla disponibilità dell'Assessore a individuare una funzione per i funzionari diversa da quella di "componenti la Commissione". Qualora l'Assessore ritenga di mantenere il testo mi adeguo, nel caso però si ritenesse di ragionare sulla preoccupazione del Capogruppo comunista, che almeno in termini formali deve essere considerata, probabilmente è bene che i funzionari regionali partecipino alla Commissione, è anche bene che non abbiano solo una funzione di segreteria, è anche bene che una deliberazione della Giunta comprenda e definisca i funzionari regionali esperti.
E' bene, probabilmente , che venga approvato un atto deliberativo della Giunta che formalizzi la Commissione e designi un numero di funzionari, che partecipa ai lavori della Commissione. E' compito dell'Assessore di valutare l'opportunità di mantenere quel testo oppure di ripensare sulla disponibilità a riconoscere i funzionari in un ruolo che non sia quello del Commissario, comunque determinato una volta tanto dalla Giunta, non occasionale, altrimenti non farebbe crescere la professionalità delle persone che si intendono coinvolgere in questa funzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio,Assessore all'ambiente

Potremmo aggiungere un emendamento all'emendamento: "Su indicazione della Giunta, funzionari regionali esperti nella materia partecipano ai lavori della Commissione".



PRESIDENTE

L'Assessore Maccari propone i seguenti emendamenti all'art. 11: 1) "su indicazione della Giunta regionale, funzionari regionali esperti nella materia partecipano ai lavori delle Commissioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
2) nuovo secondo comma: sopprimere ultima linea del primo comma: (tre funzionari regionali esperti nella materia).
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
3) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: Il primo comma, dopo le parole "così composta;" viene così modificato: l'Assessore regionale per l'ambiente, o un suo delegato, che la presiede l'Assessore regionale alla sanità o un suo delegato l'Assessore regionale all'urbanistica, o un suo delegato due rappresentanti dell'U.R.P.P.
tre rappresentanti dei Comuni, di cui due designati dalla sezione regionale dell'ANCI e uno designato dalla sezione regionale dell'UNCEM due rappresentanti delle UU.SS.SS.LL. designati dal Consiglio regionale cinque rappresentanti delle associazioni ambientalistiche di rilevanza nazionale".
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

L'emendamento da un lato amplia la Commissione, dall'altro lato inserisce i rappresentanti delle associazioni ambientalistiche di rilevanza nazionale. Il Consiglio potrebbe votare soltanto l'ultimo inserimento. Gli altri inserimenti possono sembrare una dilatazione che, vista a posteriori può sembrare troppo ampia, soprattutto in riferimento ai rappresentanti dell'URPP. Ritiro i commi primo, secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e chiedo di porre in votazione l'ultimo comma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

L'emendamento non è accoglibile. Siamo in sede gestionale, abbiamo già specificato i compiti della Commissione. Questa non è la sede opportuna per comprendere i cinque rappresentanti delle associazioni ambientalistiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La proposta va recuperata nel Comitato Tecnico. Questa è una Commissione con carattere squisitamente istituzionale, cioè di coordinamento tecnico amministrativo dei soggetti che hanno poteri di decisione e di autorizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ritiro anche l'ultimo comma con l'impegno di recuperarne il contenuto nel Comitato Tecnico.



PRESIDENTE

L'emendamento è ritirato.
4) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: abrogare il quarto comma e sostituirlo con: "Il Presidente della Commissione può invitare, di volta in volta, alle riunioni rappresentanti delle associazioni delle categorie interessate e delle amministrazioni locali interessate dall'oggetto all'ordine del giorno".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Questa può essere la sede in cui si recupera la partecipazione eventuale degli interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

L'emendamento aggiuntivo comprende, oltre alle associazioni di categoria e alle organizzazioni più rappresentative dell'ambiente, anche amministrazioni locali interessate all'oggetto dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il potere discrezionale del Presidente nei confronti delle associazioni delle categorie è abbastanza comprensibile e probabilmente verrà gestito con misura. Se non rafforziamo il senso fortemente facoltativo di questo comma, sarà difficile impedire che di fatto, quando ci sono degli argomenti attinenti al territorio, gli Enti locali non vengano convocati.
Mi sembrerebbe opportuno inserire, per ragioni significative, per i casi di particolare importanza, un filtro di tutela nei confronti della Giunta; altrimenti i telegrammi di protesta da parte degli Enti locali nei confronti dell'Assessore per le mancate convocazioni continueranno a piovere sui nostri tavoli.
E' un problema di correttezza di rapporti tra le istituzioni. La possibilità di invitare "di volta in volta" senza l'indicazione che questa è fatta quando esistono problemi che giustificano la presenza può far sorgere motivi di scontento da parte degli Enti locali per non essere convocati. Se fossi Sindaco di un Comune troverei strano di non essere convocato se si parla del mio Comune, mentre se fossi un rappresentante degli scavatori, non mi stupirei.
L'articolato dovrebbe mettere la Giunta in condizioni di motivare la eccezionalità della convocazione, non la non eccezionalità della non convocazione.
Chiedo quindi all'Assessore di riflettere sull'opportunità di introdurre un emendamento che potrebbe suonare così: "può invitare, per ragioni di particolare importanza", perché ci sia qualche elemento che possa giustificare la non obbligatorietà della convocazione di tutti gli Enti locali a tutte le riunioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

E' accolta la dizione del Consigliere Marchini.



PRESIDENTE

I due emendamenti proposti dal Consigliere Marchini sono così formulati: dopo la parola "riunioni" inserire le parole "per ragioni di particolare importanza," dopo la parola "interessate" inserire le parole "delle organizzazioni più rappresentative dell'ambiente".
Chi è favorevole all'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Si passi alla votazione dell'art. 11 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto si 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'Art. 11 è approvato.
Art. 12 (Comitato Tecnico regionale per l'attuazione del DPR 10/9/82, n.
915) "Nel rispetto delle procedure previste dalla L.R. 18/2/85, n. 10 è costituito il Comitato Tecnico regionale per l'attuazione del DPR n.
915/82, composto dall'Assessore regionale per l'ambiente, da tre funzionari tecnici di cui due preposti ai servizi regionali per l'ambiente ed uno preposto ai servizi regionali per la sanità e da sette esperti nelle materie di cui alla presente legge ed al DPR n. 915/82, esterni all'Amministrazione regionale, tra i quali un esperto in materie giuridico legali, un medico igienista, un geologo, un chimico ed un ingegnere esperto in tecnologie di smaltimento dei rifiuti.
Gli esperti di cui al comma precedente sono proposti dalla Giunta regionale prioritariamente nell'ambito di istituti pubblici e di ricerca e di Amministrazioni o enti pubblici sulla base della presentazione di un idoneo curriculum professionale opportunamente documentato.
Il Comitato Tecnico esplica i seguenti compiti: 1) esprime í pareri tecnici di cui alla presente legge 2) esprime i pareri obbligatori richiesti dalle Province ai sensi del precedente art. 7 3) formula proposte alla Giunta regionale in relazione alla predisposizione di regolamenti e all'elaborazione di norme integrative e di attuazione del DPR n. 915/82 per l'organizzazione dei servizi di smaltimento e le procedure di controllo e di autorizzazione in base all'art. 6, lett. f), del DPR n. 915/82 4) formula proposte alla Giunta regionale in merito all'istituzione del catasto regionale dei rifiuti e degli impianti di smaltimento di cui all'art. 2 della presente legge 5) indica i siti idonei alla realizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti ai sensi dell'art. 6, lett. b), del DPR n. 915/82 e del punto 0.3 della deliberazione 27/7/84 del Comitato Interministeriale di cui al DPR n. 915/82 6) costituisce in generale il supporto per, la Regione in relazione allo studio dei problemi tecnici e giuridici in materia di smaltimento dei rifiuti e per la verifica tecnica di coerenza dell'esercizio delle funzioni delegate con i piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e con le norme regolamentari e le prescrizioni tecniche di cui al precedente art. 7.
L'attività del Comitato Tecnico si attua attraverso sedute plenarie presso i servizi regionali per l'ambiente con scadenza di norma quindicinale nonché mediante riunioni di gruppi di lavoro, costituiti sulla base dei problemi trattati e delle competenze specifiche di ogni singolo componente il Comitato Tecnico.
Ai suddetti gruppi di lavoro viene attribuito il compito di predisporre entro termini stabiliti di volta in volta, elaborati scritti da discutere ed approvare nelle sedute plenarie.
Ai membri del Comitato sono riconosciuti per la partecipazione alle riunioni i compensi di cui alla legge regionale 2/7/76, n. 33.
Per la redazione degli elaborati scritti, ai membri del Comitato esterni all'Amministrazione regionale spetta un'indennità rapportata all'entità del problema trattato, da valutare sulla base della tariffa oraria per vacazione dei professionisti, in ragione di non più di 50 ore per°ogni relazione.
Presiede le riunioni del Comitato l'Assessore regionale per l'ambiente o un suo delegato scelto fra i componenti; le funzioni di Segretario sono esercitate da un funzionario dei servizi regionali per l'ambiente.
I membri del Comitato permangono in carica cinque anni e scadono comunque con lo scioglimento del Consiglio regionale; nel periodo che precede la nomina del Comitato successivo, quello scaduto può riunirsi per l'ordinaria amministrazione".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: al primo comma, terza riga e seguenti; sono così modificati: "., da 5 funzionari tecnici di cui due preposti ai servizi regionali per l'ambiente uno preposto ai servizi regionali per la sanità, uno preposto ai servizi regionali per la pianificazione territoriale, uno preposto ai servizi regionali per l'agricoltura".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti. 2) Dal Consigliere Bontempi: al secondo comma dopo la parola "precedente" sostituire le parole "sono proposte dalla Giunta regionale" con le parole "sono nominati dal Consiglio regionale con voto limitato a due terzi ed individuati".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

E' un problema analogo a quello precedente ma un pochino più rilevante.
Riguarda l'assetto istituzionale, quindi i soggetti che hanno titolo a decidere.
La formulazione dell'articolo si presta ad alcune osservazioni di fondo.
La prima riguarda il meccanismo di nomina e di designazione degli esperti. Nell'articolo non si dice chi è il soggetto che nomina gli esperti e non si capisce qual è la relazione tra le designazioni e le proposte della Giunta con la legge generale delle nomine n. 10.
Quindi, ci sono problemi di legittimità, alla luce della legge statale.
Se individuiamo una struttura di esperti, indicati dalla Giunta bisogna fare esplicita menzione di un potere di designazione esclusivo della Giunta; diversamente c'è un potere di proposta concorrente da parte dei Gruppi.
Questo non basta dirlo in un richiamo generale alla prima riga, ma bisogna normarlo.
Voglio aggiungere un'altra osservazione. Sono per guardare con molta cautela i Comitati Tecnici, ma vedo che qui il Comitato Tecnico ha compiti molto forti.
Se assolve a mere funzioni di formulazione di proposte e di supporto come detto ai punti 3), 4), 6), d'accordo, è però impossibile accettare che indichi i siti; caso mai formula proposte in relazione ad una responsabilità, che poi deve essere assunta dai soggetti che devono decidere, che sono ancora una volta i soggetti istituzionali riconosciuti dal nostro Statuto e dal nostro ordinamento.
Al di là poi delle osservazioni che avevo fatto circa i funzionari che sarebbero tenuti a preparare i lavori per gli Assessori e i membri esterni.
Forse su questi aspetti è opportuno pensarci nel momento in cui approviamo le leggi. Affido queste considerazioni all'Assessore, non faccio critiche.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

E' un articolo votato un anno fa.



BONTEMPI Rinaldo

Infatti per fortuna, ce ne accorgiamo adesso.
E' giusto riflettere sulle cose che abbiamo fatto o votato.
Almeno due punti vanno cambiati: uno è il punto 5); l'altro riguarda la natura del Comitato che deve essere inteso come Comitato tecnico consultivo, perché deve esserci distinzione dei ruoli e delle responsabilità. Credo che nella procedura di nomina, per le implicazioni e i poteri che viene ad avere il Comitato, sarebbe opportuno che avesse lo stesso iter degli esperti del C.U.R. i quali sono stati nominati sulla base delle proposte pervenute dai Gruppi, da singoli Consiglieri, dalla Giunta stessa,da soggetti esterni.
Sarebbe anche opportuna la presenza delle Associazioni più rappresentative in materia naturalistica e ambientalistica (potrebbe essere un membro a nome di tutte le associazioni). Vorrei sentire la disponibilità dell'Assessore, eventualmente poi formulerò concreti emendamenti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 2) presentato dal Consigliere Bontempi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
3) Dal Consigliere Marchini: al punto 5) alle parole "indica i" sono sostituite le parole "formula proposte ed esprime pareri in ordine ai".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il punto svolto dal Consigliere Bontempi mi pare meritevole di attenzione. Non sarei però d'accordo nel ridurre i compiti del Comitato a una funzione consultiva. Dovrebbe formulare proposte ed esprimere pareri in ordine ai siti: un'attività di proposizione e insieme consultiva.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Marchini, per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
4) Dall'Assessore Maccari: al primo comma, sesta riga sostituire "sette esperti" con "otto esperti" e aggiungere all'ultima riga "un agronomo".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda l'esperto ambientalista, ricordo che nelle riunioni del mese di marzo dello scorso anno si era limitata la composizione perch c'erano più richieste da parte delle Associazioni. Se adesso dovessimo includere l'ambientalista, dovremmo prevedere anche un rappresentante degli agricoltori.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
5) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: al primo comma aggiungere "un esperto in merceologia e un ingegnere sanitario".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

L'emendamento è respinto perché la specializzazione in ingegneria sanitaria è esclusiva del Politecnico di Milano, per cui è troppo vincolante. Sarebbe difficilissimo reperire sul mercato di Torino un ingegnere sanitario.
Per quanto riguarda la merceologia non esiste né un corso di laurea specifica né un Albo, inoltre è una qualifica difficilmente reperibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Esiste un insegnamento ufficiale di Merceologia in tutte le Facoltà di Economia: si può dire che non si vuole, ma non è che non esista.
Non esiste l'Albo degli economisti, ma esistono gli economisti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei premettere che la presenza nel Comitato di un ingegnere sanitario è stata proposta a partire dalla disposizione del Comitato Interministeriale, in merito all'applicazione del D.P.R. 915, dove si parla di questo Comitato tecnico, al punto 3), e si individuava un Comitato di esperti dei quali debbono, in ogni caso, far parte un medico igienista, un geologo, un chimico e un ingegnere sanitario.
Da parte nostra, nel caso dell'ingegnere sanitario, si è richiamato quanto disposto dal Comitato Interministeriale. Invece, per quanto riguarda l'esperto in merceologia, si propone, attraverso questa figura, di inserire in questo Comitato Tecnico, una competenza specifica in merito al riciclaggio e al trattamento dei rifiuti.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Si, alla Borsa dei rifiuti.



ALA Nemesio

No, sono due cose diverse. L'emendamento può anche essere votato separatamente. Ripeto, l'ingegnere sanitario è richiesto dal Comitato Interministeriale; l'esperto in merceologia vuole significare una competenza nuova, di natura diversa. Se l'emendamento venisse accolto è chiaro che occorre poi variare il numero totale degli esperti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Ala e Reburdo per alzata di mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astensioni.
6) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: al terzo comma, dopo il punto 6) aggiungere: "7) il Comitato Tecnico formula inoltre alla Giunta proposte atte a ridurre la quantità dei rifiuti e ad incentivare, anche in forma consortile, il recupero delle materie prime ed il riciclaggio".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'Ambiente

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 12 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto si 22 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, occorreranno almeno tre ore per poter esaminare tutti gli articoli.



PRESIDENTE

Proporrei di interrompere la seduta a questo punto.
La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

L'ora è effettivamente tarda e c'è il desiderio di togliere dal tappeto questa legge che si sta trascinando da troppo tempo, per colpa di nessuno lo constatiamo.
Mi dice il collega Maccari che articoli sui quali può esserci qualche elemento conflittuale o di disaccordo forse ne è rimasto uno.
Io proporrei di proseguire, se poi le cose andranno in là nel tempo e le dichiarazioni di voto si trascineranno oltre un'ora sopportabile interromperemo.



BONTEMPI Rinaldo

D'accordo, ma possiamo, al massimo esaminare due o tre articoli. Noi siamo disposti ad andare avanti sino alle 22.
In sede di Conferenza dei Capigruppo ho proposto di lavorare anche domani mattina, ma non mi è stata data risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Credo che si possano esaminare ancora alcuni articoli e se poi non possiamo concludere ci fermeremo all'art. 17.
Ci siamo impegnati di chiudere nella seduta del 26 questa legge, di discutere il provvedimento sulle nomine, il bilancio e possibilmente di dare avvio ala legge sulle UU.SS.SS.LL. Con questo impegno cerchiamo di portare avanti questa sera tutto quello che è possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente non vedo poi una sostanziale differenza tra interrompere adesso e interrompere fra qualche minuto. Ritarderemmo soltanto di mezzora gli impegni che ciascuno di noi ha. Proseguiamo se riusciamo a fare qualche cosa di costruttivo entro un limite stabilito diversamente non ha senso prorogare una discussione che già sappiamo che non andrà a conclusione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetto di legge n. 30 (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con la votazione dell'articolato del p.d.l. n. 30 Art. 13 (Documenti per il trasporto dei rifiuti speciali e registri di carico e scarico) "La normativa di cui all'art. 18 del DPR n. 915/82, relativa ai rifiuti tossici e nocivi, è estesa ai rifiuti speciali non assimilabili agli urbani di cui all'art. 2, quarto comma, nn. 1, 2, 5, dello stesso DPR.
Presso ogni impresa che effettui trasporto per conto terzi, stoccaggio provvisorio per conto terzi, trattamenti o stoccaggio definitivo dei rifiuti speciali da individuarsi con apposito Regolamento consiliare deve essere tenuto un registro di carico e scarico secondo le modalità previste dall'art. 19 del DPR n. 915/82.
La Giunta regionale elabora il Regolamento di cui al secondo comma entro 4 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, sentito il parere del Comitato Tecnico di cui all'art. 12; il Consiglio regionale approva il Regolamento entro 2 mesi dal ricevimento degli elaborati predisposti dalla Giunta".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto si 37 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Modificazioni di leggi regionali) "La legge regionale 8 novembre 11974, n. 32, è abrogata.
La legge regionale 22 giugno 1979, n. 31 è così modificata: a) l'art. 10 è abrogato b) "I commi 1, 2, 3, 4 e 5 dell'art. 11 sono abrogati" c) l'art. 12 è abrogato d) al terzo comma dell'art. 13 le parole "50 quintali" sono sostituite da "40 quintali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto si 23 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Estensione della normativa della L.R. 22/6/79, n. 31) "Ferma restando la normativa di cui alla legge regionale 22/6/79, n. 31, le operazioni di stoccaggio provvisorio in azienda dei rifiuti tossici e nocivi di cui all'art. 2, quinto comma, del DPR n. 915/82, nonché la fase di trasporto in proprio dei rifiuti speciali non assimilabili agli urbani di cui all'art. 2, quarto comma, nn. 1, 2, 5 dello stesso DPR. devono essere autorizzate dal Presidente della Giunta provinciale.
Chiunque effettui una o più delle attività di smaltimento di cui al comma precedente deve presentare domanda di autorizzazione all'autorità competente entro 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
La violazione delle norme di cui .ai commi precedenti è punita con la sanzione amministrativa prevista dall'art. 14 della L.R. 22/6/79, n. 31".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 15 è approvato.
Signori Consiglieri, quanto ancora da approvare è rinviato alla prossima seduta.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Deliberazione Giunta regionale: "Modifica dei massimali di reddito stabiliti dal bando pubblico di concorso per l'assegnazione dei contributi individuali in conto capitale disposti dalla legge 5/4/85, n. 118 e dalla legge 25/3/82, n. 94, in adeguamento alle disposizioni di cui alla delibera del CIPE in data 13/2/86"


PRESIDENTE

Propongo d'iscrivere all'o.d.g. la deliberazione n. 131. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi premeva come componente della II Commissione sollecitare l'approvazione della deliberazione che ieri l'Assessore Genovese ci ha portato in esame, deliberazione importante perché riadegua le soglie massime di reddito che consentono la partecipazione ai "buoni casa" o ai mutui individuali.
Detto questo, voglio fare presente che ho presentato un Ordine del giorno inerente al problema del regime e uso dei suoli. E' in discussione al Senato un provvedimento legislativo in merito, mi parrebbe quindi questa l'occasione perché il Consiglio regionale, se è d'accordo, esprima la propria opinione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione, il cui, testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutività.
E' approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Caccia

Deliberazione relativa a: "Approvazione integrazione specificativa alla deliberazione C.R. n. 657-2040 del 16/2/84 e al relativo regolamento per la gestione delle zone in regime di caccia controllata"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 135. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti. Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli e 1 astensione. Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutività.
E' approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento:

Deliberazione relativa a: "Approvazione integrazione specificativa alla deliberazione C.R. n. 657-2040 del 16/2/84 e al relativo regolamento per la gestione delle zone in regime di caccia controllata"

Argomento:

Deliberazione relativa a: "Individuazione delle nomine da effettuare dal Consiglio regionale art. 6 della L.R. 18/2/85, n. 10 - nel primo semestre 1986. Secondo elenco e determinazione delle relative scadenze"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 133. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
E' approvata con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutività.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Deliberazione relativa a: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. 10/85 di associazioni, enti ed istituti titolari di potere di designazione"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 134.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è accolta all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti. Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
E' approvata con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutività.
E' approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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