Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.38 del 13/03/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 20 febbraio 1986 si intendono approvati.
Il processo verbale dell'adunanza consiliare del 27 febbraio 1986 è stato distribuito prima dell'inizio della seduta odierna e sarà portato all'approvazione dei Consiglieri nella prossima riunione di Consiglio.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Rivalta inerente la riammissione in servizio dell'ing. Momo


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Rivalta inerente la riammissione in servizio dell'ing. Momo.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

In riferimento all'interrogazione dei Consiglieri regionali Bontempi e Rivalta relativa alla riammissione in servizio dell'ing. Momo, ritengo necessario esporre quanto segue.
I Consiglieri interroganti chiedono prima di tutto di conoscere la ragione per cui non sia stata effettuata una ricerca di professionalità interna per la copertura del posto vacante di prima qualifica dirigenziale presso l'Assessorato al commercio.
In proposito occorre precisare che la cosiddetta "ricerca di professionalità interna" rappresenta un'opportunità che l'Amministrazione può scegliere o meno di attivare non essendo tale "ricerca" normata da alcuna legge o atto deliberativo della Regione, mentre invece è in atto un'intesa sindacale, firmata solo da due organizzazioni (C.G.I.L.
U.I.L.), manca la firma della C.I.S.L., che norma le procedure per la ricerca di responsabili di Servizio.
Si coglie anzi l'occasione per dire che è intenzione dell'Assessorato al personale, dopo l'approvazione della legge di riorganizzazione, proporre al Consiglio regionale un regolamento del personale che normi tutte le materie che a tale strumento sono rinviate dalla legislazione in vigore.
Per quanto riguarda il secondo aspetto relativo alla possibilità di un concorso interno per l'accesso alla prima qualifica dirigenziale,si deve rilevare che tale procedura di mobilità verticale è al momento impercorribile visti i vincoli normativi posti dalla L.R. 40/84 di recepimento del contratto nazionale e vorrei ricordare in particolare come per effettuare concorsi interni in questa fase occorra essere impegnati in ristrutturazioni dell'Ente e sulla base di profili professionali approvati con appositi regolamenti del Consiglio regionale.
Ancora, per quanto riguarda i due aspetti suesposti è opportuno precisare che, comunque, alla data della de-liberazione,su dieci posti in organico di prima qualifica dirigenziale presso l'Assessorato al commercio ne erano vacanti cinque.
In riferimento all'attività svolta dall'ing. Momo presso l'Amministrazione regionale non può che essere espresso un giudizio positivo proprio alla luce dell'iter professionale svolto all'interno dell'Ente.
Il su indicato funzionario è stato infatti nominato Dirigente di Settore, allora massima qualifica regionale, quindi livello apicale, con deliberazione della Giunta regionale n. 2-13926 dell'8/5/1978 (a seguito di colloquio per l'attribuzione della qualifica superiore ex art. 72 L.R.
22/74).
Va peraltro aggiunto che l'ing. Momo ha fornito presso l'Ente, sulla base della documentazione disponibile, tutto l'impegno richiesto ad un funzionario di qualifica dirigenziale; né sembra d'altra parte proponibile individuare altro criterio di valutazione di merito in ordine alla riammissibilità all'impiego se non quello di valutazione delle attitudini professionali.
D'altra parte l'art. 132 del T.U. 3/57 prevede esclusivamente che debba essere vacante in organico il posto di qualifica corrispondente a quello che il dipendente da riammettere possedeva.
Il posto vacante per il quale già da tempo l'Assessore al commercio aveva segnalato la necessità della sua copertura a causa della carenza di funzionari dirigenziali nell'Assessorato rispetto all'organico previsto come già precisato, era quello del Servizio Affari Generali per il quale è apparsa corrispondente la professionalità maturata dal dipendente in questione.
Peraltro l'Amministrazione era tenuta a valutare nel merito in particolare la professionalità maturata dal dipendente presso l'Ente Regione sulla base dei documenti agli atti. Tuttavia si illustra quale stato il curriculum del dipendente presso la FIAT, come richiesto dagli interroganti.
L'ing. Momo, dopo aver dato le dimissioni dalla Regione, è stato assunto presso le Relazioni esterne del Gruppo FIAT dove ha svolto particolari incarichi, specie in ordine ai rapporti con gli EE.LL.
relativamente agli ampliamenti o localizzazioni di insediamenti industriali. Passato da dirigente a vicedirettore,a direttore, è stato eletto Amministratore delegato della FIVI S.p.a. (FIAT Iniziative Valorizzazioni Immobiliari) con il compito di smobilizzare ed eventualmente valorizzare le sedi FIAT obsolete in Italia e all'estero. Da due anni, per motivi strettamente familiari (grave malattia madre), l'ing. Momo ha preferito continuare il rapporto con FIAT e con altre società, bancarie e non, tramite contratti di consulenza di carattere più specificamente finanziario.
Tutto ciò va precisato al fine di dimostrare la professionalità del suddetto ing. Momo.
Infine, per quanto riguarda l'ultima parte dell'interrogazione emergerebbe la preoccupazione che la riammissione in servizio dell'ing.
Momo sia da considerarsi inopportuna in riferimento alle decisioni che l'Amministrazione dovrà assumere in ordine ad insediamenti per i quali la disposizione degli atti è di competenza dell'Assessorato fiere.
In proposito va rilevato che la localizzazione di aree o manufatti per insediamenti fieristici è di competenza dello strumento urbanistico comunale, mentre alla Regione (Assessorato all'urbanistica) compete l'approvazione dello stesso strumento urbanistico.
Rilevato che decisioni in materia non possono che essere frutto della collegialità del Comune e della Regione ed investono la sfera politica sembra improbabile che un funzionario, il cui valore tecnico non va certamente disconosciuto, possa assumersi ruoli non propri nell'ambito dell'Amministrazione.
D'altra parte il Servizio Affari Generali non ha compiti operativi, ma strumentali rispetto ai servizi dell'Assessorato stesso.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Dichiaro la mia completa insoddisfazione per la risposta data alle prime due domande della nostra interrogazione che riguardavano le modalità e le procedure attraverso cui si è scelto in qualità di Capo Servizio l'ing. Momo.
Non volevo una risposta burocratica, ma una risposta di merito, tenuto conto che, anche ultimamente, abbiamo conoscenza che sono stati collocati in posti vacanti di Capo Servizio funzionari interni alla Regione.
Quindi, non capisco assolutamente quale impedimento formale, stante il fatto che ci sono esempi che dicono il contrario, poteva esserci ad una scelta interna della Regione.
In questo modo si è voluta anche punire, credo (se non voluto, si è di fatto punito) la professionalità e la capacità di molti funzionari del livello adeguato, che sono da tempo in attesa di avere una tale responsabilità.
Sulla seconda parte dell'interrogazione, che riguardava i problemi di professionalità e di qualità, non voglio entrare nel merito, perché non mi pare che l'aula sia l'ambito di discussione di questi problemi.
Voglio solo sottolineare che l'esclamazione del tutto spontanea che è stata fatta da un collega, che era Assessore e che l' ha avuto come funzionario, dice molte cose.
Sono le cose che anch'io penso, essendo stato in Consiglio regionale nella prima legislatura, ed anche successivamente.
Le indicazioni che ci ha dato l'Assessore Carletto circa i compiti svolti dall'ing. Momo alla FIAT hanno puntualmente messo in evidenza l'intreccio di interessi e di competenze che, pure in fasi successive ma alterne, l'ing. Momo viene a svolgere SUGLI stessi temi.
Quindi, sotto questo profilo c'è la nostra preoccupazione per la mancata chiarezza con cui la Giunta ha proceduto in questo caso.
Pertanto mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della risposta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Sestero, Dameri, Marchiaro e Bresso inerente il Movimento per la vita


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Sestero, Dameri, Marchiaro e Bresso inerente il Movimento per la vita.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con deliberazione della G.R.
105-42743 del 27/3/1985 fu costituita presso l'Assessorato alla sanità una Commissione di studio per il problema I.V.G. e in essa furono inseriti rappresentanti di tutte le organizzazioni e associazioni che a vario titolo si occupano di tale problematica, compreso ovviamente il Movimento per la vita.
Con l'inizio della nuova legislatura, tale Commissione è stata ricostituita e, implementata di alcuni membri, ha ripreso i lavori il giorno 8/1/1986 con specifici compiti di studio e di approfondimento dei problemi inerenti l'organizzazione delle attività connesse all'applicazione delle L. 405/75 e 194/78.
All'interno di tali problemi assume particolare rilievo il corretto rapporto che deve intercorrere tra tutte le forze, energie e le risorse che concorrono al perseguimento di obiettivi definiti nella legislazione regionale e nazionale, quale anche la diminuzione del numero di I.V.G.
In particolare si tratta di individuare i modi e i termini entro i quali poter fornire al cittadino tutte le informazioni al fine di rendere la sua decisione, qualunque essa sia, il più cosciente, libera e responsabile possibile.
A tal fine nel corso dei lavori della suddetta Commissione si è individuata l'opportunità di articolare l'attività in quattro sottogruppi che, acquisite tutte le informazioni necessarie provenienti dai servizi regionali, dovranno mettere a fuoco un programma complessivo di formazione e aggiornamento degli operatori, di educazione sanitaria, di approfondimento epidemiologico e di corretto utilizzo delle risorse esistenti.
Attualmente la Commissione sta quindi lavorando a tale programma che si sviluppa sulla base della verifica dello stato di attuazione della legge 194/78 e che da tale verifica trae necessari elementi propositivi.
Nel quadro dell'attività attualmente in corso non esistono impegni operativi nei confronti di alcun movimento od associazione, fermo restando quanto più volte ribadito in merito alla necessità di utilizzare e valorizzare, nel rispetto del pluralismo, qualunque forma di volontariato che consenta il miglioramento dei servizi o delle attività socio sanitaria.
Io credo a questo proposito che vadano fatte alcune riflessioni. Si tratta di una materia estremamente delicata che indubbiamente attraversa quel periodo di stasi del plateau che è stato presente in tutte le nazioni dove c'è stata una liberalizzazione dell'interruzione volontaria della gravidanza.
E' ovvio che tale sistema non ha da confondersi con i sistemi della contraccezione. Il grosso problema è quello di riuscire ad attivare al massimo la contraccezione o comunque la conoscenza dei problemi sia dal punto di vista operativo, sia dal punto di vista etico e psicologico che permettono alla donna di mettersi nelle migliori condizioni perché le scelte siano veramente coscienti.
Purtroppo - questa è la mia esperienza anche dal punto di vista professionale - sappiamo che in nessuna nazione, anche estremamente avanzata dal punto di vista dell'impegno economico e direi anche ideologico, sul problema della contraccezione si riesce ad eliminare l'interruzione di gravidanza.
Questo è un dato ormai acquisito dalla letteratura mondiale - ci sono molti studi anche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - si tratta però di raggiungere senza dubbio i livelli minimi di tale tipo di intervento e far si che non resti, come purtroppo può accadere in alcune fasce della popolazione proprio per la mancanza di educazione sanitaria, di informazione, comunque di conoscenza specifica o anche generale del problema, il momento elettivo in termini di limitazione delle nascite.
Questo credo sia l'impegno di tutte le forze politiche e di tutti gli uomini di buona volontà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Devo dire che sono soddisfatta della risposta dell'Assessore rispetto al ruolo che, insieme ad altre componenti, gli esponenti del Movimento per la vita hanno svolto, sulla base della deliberazione e delle scelte compiute dalla Regione, per quanto riguarda lo studio della Commissione sul fenomeno della I.V.G.
Credo però che sia necessario che i lavori di questo strumento che la Regione si è data, di cui abbiamo avuto notizia di una ripresa di attività siano il più possibile accelerati e siano anche condotti in modo tale da proporre alla discussione del Consiglio delle iniziative concrete che consentano - perché è questo il nostro obiettivo, ma, come diceva l'Assessore, anche di tutte le forze politiche che hanno affrontato in modo laico la questione dell'interruzione di gravidanza e poi più complessivamente i problemi della tutela della maternità e di una cultura della sessualità matura e libera - di vedere quali interventi concreti è possibile mettere in atto.
La nostra interrogazione ha avuto origine dalle dichiarazioni rese dal Presidente della Giunta nell'incontro, di cui noi abbiamo avuto notizia dalla stampa, con esponenti del Movimento per la vita. Credo che le dichiarazioni del Presidente siano un po' contraddittorie con le affermazioni odierne dell'Assessore, che io, a nome anche delle altre firmatarie dell'interrogazione, condivido.
Il Movimento per la vita, rispetto all'applicazione della legge, ha delle forti resistenze, ha una visione di applicazione parziale della stessa. Sono posizioni che comunque conosciamo - non a caso si è fatto un referendum che ha coinvolto tutto il Paese - e che sono state ben chiare cioè di accettazione di una parte al limite degli obiettivi della legge, ma non della sua totalità.
Credo che se le intenzioni di questi esponenti sono quelle di stare dentro (non voglio fare il processo alle intenzioni, verifico dei fatti) gli organismi per dare un contributo reale all'applicazione completa della legge, noi non possiamo che essere favorevoli, se invece c'è una volontà di scardinarla, noi non possiamo che prendere delle iniziative di vario tipo per far si che questo non avvenga.
Quello che ci interessa è riuscire a garantire il diritto che le donne più complessivamente la nostra società, hanno conquistato e che è quello di garantire un'assistenza sanitaria, una solidarietà sociale alle donne che si trovano di fronte a un dramma personale che è quello di arrivare alla decisione di interruzione volontaria di gravidanza. Questo diritto venga non conculcato, come qualcuno vorrebbe, ma garantito.
Da questo punto di vista credo sia necessario prendere una serie di iniziative - noi tenteremo di proporne anche alcune a livello di Gruppo perché ci sia una risposta a una controffensiva che mi pare molto forte e a cui non bisogna offrire alcuna sponda.
Noi abbiamo letto in questo senso le dichiarazioni del Presidente sulle quali non siamo assolutamente d'accordo e riteniamo che su questo ci debba essere una posizione univoca e unitaria del governo regionale, perché un conto è esprimere personalmente le proprie posizioni culturali e ideologiche, un altro sono le responsabilità di Governo.
Bisogna fare delle scelte per l'applicazione di una legge come questa nel suo complesso, rispetto alla quale noi non possiamo che chiedere che l'atteggiamento del governo regionale sia unitario e consenta effettivamente di applicare la legge in tutte le sue parti.
Per queste ragioni ritengo sia necessario avere al più presto una discussione che coinvolga il Consiglio sull'applicazione della legge, per arrivare e valutare gli interventi possibili per affrontare positivamente la questione dell'interruzione volontaria della gravidanza.
Vogliamo rifiutare un atteggiamento, una serie di prese di posizioni ché hanno teso a demonizzare il ruolo dei consultori; noi siamo consapevoli che i consultori non possono risolvere - questo è il grande inganno - la complessità del problema aborto.
Una concreta soluzione richiede la messa in campo di una serie di interventi, di strumenti e di iniziative culturali. Credo che su questo si registri il deficit più grande anche nella nostra Regione, sebbene grazie all'iniziativa delle donne e alla sensibilità delle forze di governo sia stato possibile in questi anni formulare la rete di consultori. Credo per che ci sia veramente la necessità non tanto come parti, ma come responsabilità di governo di questa Regione, di mettere in campo una serie di iniziative che rispondono a campagne integralistiche che stanno decollando, non solamente nella nostra Regione, ma sul piano nazionale. Su questo, se c'è la volontà che l'Assessore ci ha manifestato questa mattina ci sarà la massima disponibilità da parte nostra a impegnarci.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente la metropolitana leggera linea 3


PRESIDENTE

Viene ora discussa l'interrogazione del Consigliere Pezzana inerente la metropolitana leggera linea 3.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Il collega Pezzana chiede con una sua interrogazione urgente di avere notizie circa i lavori della metropolitana leggera in costruzione, linea 3 soprattutto per quanto riguarda i problemi di impatto ambientale e l'iniziativa assunta da Pro Natura.
Il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte, ha trasmesso il 12/9/1984 al Comune di Torino, Assessorato ai trasporti, la nota n. 8032, nella quale erano elencate alcune raccomandazioni e cautele da tenere in considerazione all'atto di progettazione esecutiva della linea 3 di M.L.; in due casi veniva fatto cenno in particolare alla salvaguardia delle alberature nel tratto tra via Rossini e piazza Hermada.
La suddetta nota del Ministero per i Beni Culturali è stata recepita dalla Giunta della Regione Piemonte nella deliberazione n. 113/42400 del 21/3/1985, con la quale, tra l'altro, veniva approvato, dopo approfondito esame anche da parte del Comitato Regionale Trasporti e del Comitato Regionale delle Opere Pubbliche, il progetto esecutivo del lotto di linea 3 di M.L. comprendente corso Regina Margherita e corso Gabetti; in detta deliberazione venivano ribadite le raccomandazioni del Ministero.
Precedentemente, il 2/1/1983, il Presidente della Giunta regionale con D.P.G.R. n. 3, autorizzava l'esecuzione del progetto di massima Metropolitana Leggera, linea 3, le Vallette piazza Hermada, ai sensi del D.P.R. 616/77, art.82, che fa riferimento ai beni ambientali.
In seguito alle notizie apparse negli organi di stampa relative alla salvaguardia delle alberate lungo il percorso della linea 3 di M.L. e particolarmente in corso Regina Margherita, la Regione Piemonte, con nota n. 3938 del 6/6/1985, richiedeva chiarimenti ai competenti Uffici del Comune di Torino e del Consorzio Trasporti Torinesi.
Successivamente i lavori di realizzazione del terzo lotto della linea 3, da via Rossini a Piazza Hermada, venivano sospesi, ed il Consorzio Trasporti Torinesi provvedeva a modificare i progetti del suddetto lotto con lo scopo di garantire la salvaguardia dei viali alberati; tali varianti sono attualmente all'esame dei competenti organi del Ministero dei Trasporti, dal quale la Regione Piemonte è in attesa di ricevere il nullaosta tecnico ai fini della sicurezza.
Successivamente la Regione Piemonte provvederà ad assumere le determinazioni di competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore per la risposta che non posso definire puntuale anche se vorrei, perché la mia interrogazione urgente, come l' ha definita era del 13 gennaio e la risposta viene data il 13 marzo.
In questi due mesi sono successe parecchie cose, come chiunque legga i giornali ha potuto rilevare, per cui certe domande, che io ponevo all'Assessore con la mia interrogazione, sono ormai state superate da eventi luttuosi in riferimento alle alberate sia di corso Gabetti che di corso Regina, perché puntualmente, come avevano denunciato le organizzazioni protezionistiche, si sono dovuti abbattere degli alberi, non tanto perché malati, ma perché avendone tagliato le radici per fare i lavori, essi si sono trasformati in pericolo per i passanti e quindi erano da abbattere, ripeto, non perché malati, ma uccisi dai lavori della metropolitana.
Non ho sentito risposta a questa parte iniziale della mia interrogazione. Mi chiedevo che cosa intendeva fare la Regione, anche perché tutto corso Regina Margherita è sottoposto a vincolo in base al Decreto Ministeriale del 22/2/1964, ci sono molti corsi alberati sottoposti a vincoli, quindi la Regione ha il dovere di far rispettare questi vincoli e mi chiedo in che modo li abbia fatti rispettare se gli alberi dovranno poi essere abbattuti.
Evidentemente questi vincoli paesaggistici non sono stati ritenuti tali in barba a una legge del 1964 che vincola questi corsi, tra cui corso Regina Margherita; non vincola corso Gabetti, ma nella mia interrogazione chiedevo qual era l'opinione della Regione Piemonte in merito a una linea di metropolitana che ha la stessa portata di passeggeri rispetto all'attuale o al precedente (è ormai il caso di dire) collegamento tranviario, che collega due zone della città come le Vallette e piazza Hermada dove non esistono situazioni di tipo produttivo industriale, n alle Vallette, meno che mai in collina.
Quindi il progetto demenziale della linea 3 avrebbe dovuto risvegliare l'attenzione, non solo dal punto di vista legale, ma anche dal punto di vista della cultura urbanistica, di un Assessorato regionale che intendesse fare il proprio dovere di intervento, se non altro per modificare quanto nella legislatura precedente, forse magari con le stesse responsabilità era stato definito.
Non ho visto traccia di tutto questo nella risposta dell'Assessore e quindi non posso dichiararmi soddisfatto.
Dal momento in cui ho presentato la mia interrogazione ad oggi, c'è stato un silenzio preoccupante da parte della Giunta riguardo a una protesta fatta dai 771 abitanti di corso Gabetti - zona Piazza Hermada inviata al Presidente Beltrami: risulta che questo comitato, che ha dei rappresentanti, non abbia ancora ricevuto risposta dal Presidente della Giunta, per cui lo sollecito a voler assolvere questo compito di cortesia nei confronti di 771 cittadini della zona piazza Hermada, corso Gabetti che preoccupati, vedendo il taglio delle radici, profetizzavano il taglio definitivo degli alberi, come naturale conseguenza, cosa che poi si è puntualmente verificata.
Tutto questo rientra in una competenza che mi sembra faccia parte di un Gruppo come il mio, che vuole non soltanto sensibilizzare, ma anche chiedere all'Assessorato competente - in questo caso quello dell'Assessore Cerutti - che nella risposta non si elenchino solo delle leggi, ma vengano date delle risposte precise alle domande precise che a questo Assessorato vengono sottoposte. Non avendo sentito queste risposte precise, mi ritengo insoddisfatto e le do appuntamento alla prossima interrogazione, quando altri alberi, altri viali, altre strade, verranno distrutti da quel progetto demenziale che l'attuale Giunta regionale (non parlo di quella comunale, che ne ha la responsabilità diretta) dovrebbe, come precipuo dovere, controllare. Mi riferisco ad esempio ai maxi tram di cui nella mia interrogazione chiedevo dei chiarimenti e di conoscere l'atteggiamento della Regione, perché questi veicoli sono inutilizzati in quanto non possono effettuare le svolte. Visto che un prossimo appuntamento purtroppo ci sarà (io vorrei tanto augurarmi che non ci fossero più domande e appuntamenti di questo tipo) le chiedo formalmente adesso se per caso non ritenga opportuno entrare nel merito delle mie domande e non soltanto fornirmi un elenco di leggi, sia regionali che nazionali.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Pezzana e dei Consiglieri Dameri, Bresso Bruciamacchie e Ferro e interpellanze del Consigliere Staglianò e nuovamente del Consigliere Pezzana, inerenti la discarica in zona "Diletta", torrente Curone, Comune di Castellar Guidobono - Ditta ROL di Viguzzolo


PRESIDENTE

Vengono ora esaminate congiuntamente le interrogazioni presentate dal Consigliere Pezzana e dai Consiglieri Dameri, Bresso, Bruciamacchie e Ferro e le interpellanze presentate dai Consiglieri Staglianò e Pezzana inerenti la discarica in zona "Diletta", torrente Curone, Comune di Castellar Guidobono - Ditta ROL di Viguzzolo.
La parola all' Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

In relazione al caso di cui trattasi si precisa che la Regione non è stata interessata al problema e lo ignorava pertanto nel momento della presentazione delle interpellanze e delle interrogazioni ad esso relative (a parte una comunicazione del Movimento Verde Tortonese). Venivano richieste informazioni all'Ente di controllo (la Provincia di Alessandria) con nota n. 24433 del 16/10/1985.
Quest'ultima rispondeva il 4/12/1985 illustrando la situazione connessa alla discarica in questione.
Si può desumere dalla suddetta documentazione che, in ordine alla discarica, venne rilasciata dal 1950, per la durata di nove anni, una concessione del Ministero dei LL.PP., Ufficio del Genio Civile di Alessandria, per scaricare i detriti provenienti dalla raffinazione degli oli minerali.
I detriti di cui sopra non dovevano venire a contatto con l'acqua del torrente Curone o inquinare acque per l'abbeveramento del bestiame e per scopi irrigui.
L'area interessata alla concessione era di 19.700 mq.
Successivamente, a decorrere dal 1970, venne rinnovata la concessione per l'utilizzo della zona demaniale (di complessivi 19.700 mq, e quindi presumibilmente, coincidente con l'area oggetto della prima concessione) per ulteriori sei anni.
La ditta ROL doveva impedire l'accesso ad estranei mediante idonea recinzione e sottoporre l'area a periodici controlli.
Con ulteriore atto venne estesa la zona demaniale in concessione, a far data dal 15/7/1974 e per la durata di anni due e 88 giorni, di ulteriori 6.000 mq. (complessivamente la concessione sarebbe pertanto da riferirsi a 25.700 mq.).
La concessione venne ancora rinnovata fino al 12/10/1976 e quindi per altri tre anni dal 12/10/1979 e ancora dal 12/10/1982 al 12/10/1985.
L'attività di discarica risulterebbe comunque cessata, in base alla relazione della Provincia, dal 1977 ed alla stessa Provincia la ROL avrebbe manifestato l'intenzione, con nota del 2/5/1983 di procedere a sistemazione e ricopertura del sito.
Il 13/3/1985 la ditta richiedeva all'Intendenza di Finanza il rinnovo della concessione al fine di completare i lavori di sistemazione e copertura per i residui 1.500 mq. (si presumono pertanto completati i lavori di sistemazione e ricopertura relativi alla maggior parte dell'estensione della discarica).
La richiesta venne accolta e rinnovata per altri tre anni a decorrere dal 12/10/1985.
L'U.S.S.L. n. 72 di Tortona in data 5/11/1985 comunicava di aver inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tortona un rapporto giudiziario a carico della ditta ROL per inosservanza da parte dell'azienda della materia regolata dal D.P.R. n. 915/1982 per quanto concerne il regime di smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi.
A parere della Provincia di Alessandria le operazioni di copertura non dovrebbero invece essere assoggettate ad autorizzazioni ai sensi del D.P.R.
n. 915 poiché trattasi di opere di bonifica e recupero di un'area.
La Provincia inoltre dichiara di aver provveduto a richiedere al Reparto Chimico del Laboratorio di Igiene e Profilassi dell'U.S.S.L. n. 70 di effettuare i prelievi e le analisi dei campioni presso la discarica "Diletta" al fine di classificare i rifiuti ai sensi dell'art. 2 del D.P.R.
n. 915 e delle disposizioni statali di attuazione del citato D.P.R.
Non si conoscono i risultati delle suddette indagini né se le stesse siano state completate.
L'orientamento regionale in relazione a casi come quello descritto è contenuto in una delle note esplicative predisposte al riguardo e precisamente la n. 20151 del 16/1/1984.
In essa si afferma in particolare: - per quanto riguarda il ripristino ambientale di aree già adibite a discarica, questo Ufficio ritiene, nel caso in cui l'attività di smaltimento sia stata conclusa prima dell'entrata in vigore del D.P.R. n. 915/1982 e comunque si sia protratta non oltre il 16/3/1983, di non dovere emanare provvedimenti deliberativi (cioè di autorizzazione).
Nei casi in cui la chiusura delle aree adibite a discarica sia avvenuta dopo il 16/3/1983 e per le quali occorreva ed occorre presentare apposita domanda, questa Amministrazione formula le prescrizioni di dettaglio per la chiusura e il ripristino ambientale.
La nota con cui vengono formulate tali prescrizioni ai soggetti interessati viene inviata, per opportuna conoscenza, anche alla Provincia territorialmente competente, affinché valuti, nell'espletamento delle funzioni di controllo, se le prescrizioni siano state rispettate.
E' da osservare che in relazione al caso di cui trattasi non pervenne alcuna domanda al riguardo.
Alla luce di quanto esposto si ritiene pertanto che, attualmente ogni intervento sulla base dei controlli che la Provincia ha svolto e che si provvederà a stimolare debba essere operato sulla base, ad esempio, di assunzione di provvedimenti ordinativi da parte del Comune di Castellar Guidobono.
Oltretutto la localizzazione della discarica, a quanto è dato di sapere e come si è relazionato, si trova in zona demaniale; si potrebbe prospettare a questo punto un obbligo di intervento in materia da parte dello Stato: in tale contesto si provvederà ad informare la Prefettura competente per territorio.
Per quanto riguarda l'aspetto che investe la competenza in tema di industria, va rilevato che la società ROL di Viguzzolo sta realizzando un programma di investimenti di lire 3200 milioni, che dovrebbe essere ultimato entro il 30/6/86 e per il quale, ci risulta, abbia fatto richiesta di agevolazioni finanziarie ai sensi del D.P.R. 902/76 al Banco di Sicilia.
Per ottenere questo finanziamento, poiché il programma di investimenti supera i 2 miliardi, l'azienda ha dovuto richiedere l'autorizzazione preventiva al CIPI, il quale ai sensi della legge 350/76 doveva pronunciarsi entro 3 mesi.
La legge 28/11/85 n. 710 ha elevato il limite dimensionale degli investimenti soggetti all'autorizzazione del CIPI da 2 a 4 miliardi e pertanto il progetto della ROL attualmente non sarebbe più soggetto all'autorizzazione del CIPI.
La Giunta regionale con deliberazione n. 59/1004 in data 29/10/1985 ha espresso parere favorevole in quanto l'investimento non era in contrasto con gli indirizzi della programmazione regionale e tendeva, non solo al mantenimento dei livelli occupazionali, ma ne prevedeva un aumento (infatti a regime i lavoratori dovrebbero passare da 156 a 160 unità).
Inoltre il programma prevedeva la ristrutturazione e la razionalizzazione del ciclo produttivo e concerneva: opere murarie macchinari e impianti, scorte e miglioramento delle condizioni ambientali di lavoro.
Per quanto riguarda gli scarichi delle acque e dei residui solidi nella relazione l'azienda aveva dichiarato quanto segue: "le acque reflue di tutti i reparti vengono incanalate per mezzo di 3 aste fognarie principali in vasche di raccolta dove avviene la sedimentazione dei residui provenienti dai processi chimici.
I liquami oleosi vengono separati mediante un oil skimmer, inviati in un serbatoio e successivamente inceneriti presso terzi.
Le acque più inquinate, derivanti dal lavaggio dei reattori, vengono segregate in due serbatoi e quindi inviate all'incenerimento presso terzi.
I residui solidi provenienti dalle attività dello stabilimento sono divisi in due classi: assimilabili agli urbani (carta, cartone, legno residui della mensa, ecc.) e non (fanghi provenienti da filtrazioni o da vasche di decantazione). I primi vengono inviati a mezzo terzi in una discarica consortile; i secondi vengono inviati all'incenerimento presso terzi." Il CIPI, che avrebbe dovuto esprimersi entro il 24/10/85, in data 13/9/85 ha autorizzato la ROL a realizzare il progetto di investimenti presentato (l'autorizzazione è pervenuta all'Assessorato all'industria solamente in data 15/10/85).
Stante la situazione, pare poco probabile che il CIPI possa ritornare sulle sue decisioni, mentre la Giunta regionale dovrà essere ancora investita del problema quando il Banco di Sicilia delibererà il finanziamento ai sensi dell'art. 9, terzo comma del D.P.R. n. 902, e trasmetterà la pratica alla Regione per il relativo parere da esprimere al Ministero dell'Industria.
In quella sede, la Giunta regionale valuterà con la massima attenzione la questione nel suo complesso e terrà conto delle segnalazioni espresse in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Per dare una risposta all'Assessore Maccari, ci vorrebbe Agatha Christie e non il sottoscritto, perché quello della ROL di Viguzzolo pu essere esaminato come un "giallo" nel quale l'Assessore non è entrato con i panni di un commissario, né credo si sia posto nessuna volontà di arrivarne a soluzione.
La mia prima interrogazione del 18/9/85 (quindi non posso ringraziare per la puntualità, visto che sono passati quasi sei mesi) sulla ROL di Viguzzolo non è soltanto un'interrogazione come la prima che ho presentato riguardante la morte di due cervi (questo è stato l'inizio della scoperta di tutto quel che sta avvenendo nella zona) che incautamente entrati, non esistendo protezioni nella zona della discarica, sono morti.
Quindi la vicenda ha preso un altro taglio, per cui dalla morte accidentale di due animali, si è visto invece cosa nasconde questa azienda della Montedison.
La ROL di Viguzzolo è concessionaria della discarica e da quanto risulta, citerò poi in base a che cosa, non ha rispettato le misure di sicurezza previste dal D.P.R. n. 915/82.
Tale D.P.R. demanda alle Regioni il potere di rilasciare autorizzazioni e concessioni previa verifica del rispetto della normativa, quindi in questo la Regione deve entrarci e deve esprimere parere.
Dov'è che incomincia il giallo? Il giallo incomincia a prendere forma quando la Regione autorizza lo stanziamento del CIPI con deliberazione del 29/10/1985. Prego i colleghi Consiglieri interessati all'argomento di fare attenzione alle date: il 29.10.1985 la Regione dà il parere al CIPI sul contributo di 3 miliardi e 200 milioni alla ROL di Viguzzolo, quando la deliberazione del CIPI, che doveva essere effettuata dopo il parere della Regione, è invece di un mese prima. Sempre prima dello stanziamento del CIPI e prima ancora del parere della Regione Piemonte l'Onorevole Romita del PSDI, manda un telegramma alla sezione di Tortona del suo Partito in data 20.9.1985, quasi un mese prima invia un telegramma di cui vi do lettura: "Lieto comunico seduta 19.9.1985 CIPI habet concesso (ometto gli altri finanziamenti) finanziamento di L. 3 miliardi 200 milioni di Viguzzolo. Cordialità Pier Luigi Romita Ministro bilancio". C'è dunque un Ministro che invia un telegramma un mese prima dell'avvenuto finanziamento prima ancora che si pronuncino Regione e CIPI.
Tutto questo è abbastanza strano se non lo si vuole riportare a una totale assenza e mancanza di informazione, come ha detto l'Assessore Maccari, su quanto avveniva in quella zona dell'alessandrino che dovremmo definire, con molta vergogna per tutta la Regione, la pattumiera del Piemonte, perché non passa giorno senza che si legga cosa capita in quella zona.
Non ho voluto illustrare prima l'interpellanza per non dovermi ripetere dopo e quindi far perdere tempo prezioso al Consiglio. Qui però non c'entra soltanto l'Assessorato all'ambiente e all'ecologia nella persona dell'Assessore Maccari, ma, secondo me, dovrebbero essere sentiti anche gli Assessorati alla sanità e all'industria, perché i problemi che pone la situazione della ROL di Viguzzolo sono non riconducibili ad una sola responsabilità.
La ROL è coinvolta invece in una serie di fatti gravissimi e questo non c'è nella informazione da parte dell'Assessorato. Li elenco molto velocemente perché è una informazione che l'Assessorato dovrebbe aver acquisito in quanto è contenuta nella mia interpellanza del 22.11.1985 nella quale ho indicato quanto già avevo detto in termini più concisi nell'interrogazione del 18 settembre. Su 130 dipendenti, 30 operai sono morti di cancro; tutto questo non ha evidentemente suscitato l'interesse dell'Assessorato alla sanità per capire come un'azienda, per la quale viene dato il nullaosta dalla Regione e dal CIPI, riceva miliardi di finanziamenti per continuare a far crepare i propri dipendenti di cancro.
Mi sembra che la percentuale dei morti sia leggermente più alta della media nazionale e quindi qualcosa non va in questa ditta.
Tutti i Sindaci della zona hanno sporto denuncia; il Procuratore della Repubblica di Tortona ha un'indagine in corso. Anche questo non ha fatto assolutamente riflettere la Giunta regionale, la quale con un linguaggio molto laconico, sempre in data anteriore alla deliberazione CIPI e al telegramma di Romita, autorizza quello che già era stato preventivato e deciso prima, e dice: "L'azienda produce lubrificanti e tensioattivi occupa attualmente 150 lavoratori: l'investimento prevede l'ammodernamento dello stabilimento e l'aggiornamento tecnologico degli impianti, vista la legge a voti unanimi espressi si delibera..." Tutto questo senza tenere conto che tutte le discariche della ditta vanno a finire nel Grue, nello Scrivia, cioè nelle zone portatrici di acqua che sono inquinate proprio dalla ROL di Viguzzolo, questo è stabilito dalle analisi certificate sotto responsabilità del Sindaco stesso di Viguzzolo, Mario Mirani, dopo il prelievo il cui campione è stato dichiarato ampiamente fuori dai limiti della legge Merli. Anche di questo l'Assessorato non ne era a conoscenza.
Questo nell'agosto dell'anno scorso.
A settembre c'è stata altra immissione di sostanze inquinanti accertate dall'Assessore all'ambiente Chiodi, sempre da parte della ROL di Viguzzolo.
Il 19 settembre, perdita di stirene, idrocarburo fortemente cancerogeno: l'intera zona circostante la ditta ROL è invasa da un forte odore nauseabondo e lo scarico finisce nel riolo Veggiasso affluente del Grue.
L'assemblea dell'U.S.S.L. di Tortona riunitasi l'8 luglio non ha convalidato la deliberazione di approvazione del progetto di costruzione di nuovi impianti, quindi la Regione nel dare la sua approvazione non ha tenuto conto dell'opinione espressa dall'U.S.S.L. di Tortona, la quale invece si opponeva alla costruzione di nuovi impianti progettati dalla ROL.
Dal 1976 30 operai morti per cancro. E' una cifra che avrebbe dovuto far riflettere sull'utilità di questa azienda e se non bisognasse invece metterla in pari con le norme di legge o chiuderla, perché, se produce morte fra i dipendenti e inquinamento in tutta la zona circostante, forse non abbisognava di un finanziamento di 3 miliardi e 200 milioni.
Chiedevo nelle mie interrogazioni e nell'interpellanza, come in un comunicato che ho mandato a tutti i giornali, "Chi protegge la ROL di Viguzzolo?" Non intendevo riferirmi all'Assessore Maccari né a qualcun altro, altrimenti l'avrei nominato con nome e cognome. Qualcuno sicuramente la protegge, magari chi invia telegrammi in anticipo sui tempi di approvazione.
Per una ditta che procura questo tipo di danni, mi chiedo come l'Assessore Maccari possa, nel dare risposta alle mie interrogazioni semplicemente dire, come ha fatto ancora adesso, che tutto è sotto controllo, che tutto più o meno funziona. Ma soprattutto, come mi spiega questo giallo dell'approvazione in data 29/10/1985 di qualcosa che era già stato deciso evidentemente un mese prima? A parte il fatto che questa deliberazione di approvazione non poteva assolutamente fermare un finanziamento del CIPI, quindi questo già di per sé era gravissimo evidentemente non servono nemmeno le deliberazioni che si approvano, perch se il CIPI decide per conto suo prima che arrivi la risposta della Regione Piemonte, mi chiedo a cosa servano queste riunioni a cui partecipano tutti gli Assessori e il Presidente della Giunta, su decisioni che vengono prese altrove e che tengono conto, in questo caso un mese prima, della risposta che viene data un mese dopo.
Tutto questo non è soltanto un giallo ma è un'indicazione chiara di come i poteri regionali in realtà non funzionino, e la spia per capire come non funzionano sono proprio le situazioni ecologico-ambientali su cui questa Giunta, secondo me, non pone nessun tipo di attenzione e non interviene. Si hanno poco da fare dichiarazioni di intenti, ma l'impatto ambientale non è tenuto in nessun conto. E' molto grave che possano verificarsi situazioni di questo genere nella totale inosservanza da parte dell'Assessorato competente.
Stamattina ho presentato una richiesta (credo che anche altri Gruppi l'abbiano fatta, peraltro non impegnativa, perché mi rendo conto che in base al regolamento non posso modificare l'o.d.g. al Presidente Viglione e al Presidente Beltrami se non era il caso da parte della Giunta di informare il Consiglio sulla notizia del ritrovamento di migliaia di fusti apparsa ieri su "Il Manifesto", unico quotidiano in vendita ieri nelle edicole. Non è una novità, perché su questo il 10 marzo, comunque prima che uscisse su "Il Manifesto" la notizia, avevo presentato un'interrogazione alla quale mi auguro non venga data risposta fra sei mesi. Perché dicevo che la provincia Alessandria sta diventando la pattumiera del Piemonte? Perché si sono ritrovati migliaia di fusti, alcuni aperti, altri ancora chiusi, in parte provenienti dall'estero, per il cui scarico sono occorse sicuramente operazioni che hanno richiesto giorni e giorni, ma forse notti e notti, fra il silenzio totale da parte degli organi di controllo e anche da parte delle pattuglie dei Carabinieri o delle persone che vivono in quella zona. Nessuno ha sentito e udito niente. Mi chiedo a questo punto come si può parlare di mafia palermitana o siciliana quando possono avvenire disastri ecologici di questa portata e di questa natura, nel totale silenzio degli organi competenti. Ancora una volta mi chiedo che potere di controllo ha la Regione se poi non viene attuato.
Sono domande non retoriche che dovrebbero investire non soltanto la risposta dell'Assessore Maccari, ma dovrebbero essere oggetto di discussione all'interno della Giunta; lo dico senza nessuna tentazione di dare consigli agli altri, ma di fronte al disastro ambientale a cui stiamo assistendo, il discorso sulla dinamica ecologica dovrebbe entrare a far parte della sensibilità di questa Giunta, degli uomini e delle donne che la compongono.
Questa è la domanda drammatica che purtroppo non ha ottenuto risposta stante la non informazione, la non conoscenza di quanto sta avvenendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei si cominciasse a prendere coscienza che le interpellanze riguardanti la ROL e i fatti accaduti nel Comune di Carbonara, sono solo una parte emergente della situazione estremamente drammatica che si sta evidenziando in tutta la valle Scrivia.
Non siamo in presenza di fenomeni circoscritti o interessanti un piccolo episodio avvenuto in questa o in quell'altra località ai quali si dà la dignità in quanto fatto di una certa rilevanza locale, facendoli oggetto di interrogazioni o interpellanze. Occorre davvero passare dalla fase dell'investimento del Consiglio con questi strumenti, ad una fase che è completamente diversa e che riguarda davvero un controllo a tappeto su tutta l'area. Tutta la valle Scrivia si trova all'interno della direttrice Milano-Genova, quindi facilmente raggiungibile nello spazio di un quarto d'ora, al massimo mezz'ora, da queste località purtroppo è diventata un luogo dove con estrema facilità vengono scaricate sostanze inquinanti e tossiche, prodotte dalle industrie di altre Regioni, oltre quelle che si producono in Piemonte.
Bisogna vedere con gli Assessori competenti, con le Amministrazioni provinciali, con le Unità Sanitarie Locali come sviluppare un'iniziativa che consenta di conoscere quanto avviene in quel territorio (su questo tornerò in riferimento al Comune di Carbonara Scrivia) perché altrimenti il danno rischia di diventare irrecuperabile.
Vorrei far presente che, nel caso specifico della ROL. ci troviamo di fronte ad un'industria che nel corso di questi anni ha innovato profondamente il suo processo produttivo: da industria che ha avuto una crisi profonda ad industria dinamica, efficiente, con alti profitti e anche quotata in borsa.
Un'industria situata fra i Comuni di Viguzzolo e di Castellar Guidobono, a ridosso di una grande discoteca frequentata ogni sera da migliaia di persone. Chi ha dato l'autorizzazione? Bisognerebbe verificarlo! Un'industria classificata tra quelle ad alto rischio, quindi è evidente che, proprio in applicazione della direttiva CEE, siamo in presenza di cicli di produzione e di lavorazione che in genere non sono conosciuti (mi sembra che nemmeno le UU.SS.SS.LL. e i Comuni ne siano a conoscenza), con innovazioni di lavorazione molto frequenti; è nuovamente in corso una procedura che tende ad importare metodi e sistemi di produzione prodotti da altri Paesi sui quali non si ha nessuna azione di verifica e di controllo da parte delle autorità competenti.
Io credo che sia vera la storia ricostruita qui in parte dal Consigliere Pezzana e che si riferisce ad una mancanza di vigilanza degli organi preposti su questa attività produttiva.
I rinnovi continui delle autorizzazioni alla discarica sono avvenuti senza una verifica concreta, senza preoccuparsi degli effetti che questo tipo di liquami depositati nella discarica per anni, e qui l'Assessore ce l' ha ricordato, potevano produrre sul territorio circostante, dalla Bassa valle Scrivia fino alla confluenza del Po.
I dati sono sconcertanti: a distanza di mesi non si conoscono i risultati delle analisi compiute dalla Provincia di Alessandria. Ci sono elementi sufficienti per chiedere un ulteriore intervento al fine di conoscere quali sono le sostanze scaricate abusivamente, quali effetti hanno prodotto e come si è intervenuti per riparare a questi.
Non è pensabile che non si possa conoscere il livello di inquinamento del Curone, del Grue e dello Scrivia.
Siamo in presenza di fatti che hanno una data molto lontana nel tempo non si conosce in dettaglio qual è l'azione di recupero vera fatta per questa discarica. A me interesserebbe moltissimo - credo che sarebbe utile se gli Assessori intervenissero in questo senso - sapere come l'opera di recupero di questa discarica è andata avanti; dove questi materiali sono stati portati. C'è il rischio che da quel luogo vengano trasferiti in altro luogo, magari nelle condizioni stesse in cui erano lasciati in quella buca che si trovava a fianco all'industria stessa.
Io credo che su questi interrogativi dobbiamo tendere a dare una risposta. Sarebbe utile avere, magari tramite una risposta scritta da parte dell'Assessore o degli Assessori competenti, un'ulteriore informazione in proposito, perché è un interesse generale di tutti gli abitanti della zona.
La Procura della Repubblica di Tortona si è interessata per verificare se il D.P.R. 915 è stato rispettato oppure no? Dalle conoscenze che abbiamo è chiaro che il decreto del 1982 non è assolutamente stato rispettato.
La ricostruzione storica che ci ha fornito qui l'Assessore ci dà maggiori elementi di preoccupazione, nel senso che tutti gli Enti che erano preposti alle autorizzazioni e al controllo, secondo noi, non hanno assolto queste funzioni con quel livello di responsabilità e di vigilanza che sarebbe stato necessario. Di fronte al permanere di queste insufficienze e ai piani di investimento, che sono anche necessari (noi non siamo sicuramente contrari ad ulteriori investimenti e ad una ulteriore qualificazione della produzione, nell'ambito però di garanzie rigide che devono essere date ai lavoratori e al territorio nel suo insieme) è importante acquisire ulteriori elementi di valutazione su questa unità produttiva in ordine, sia dal punto di vista interno che esterno, al grave impatto prodotto sull'ambiente e sull'economia circostante.
Vorrei in conclusione dire che, a distanza di non più di 7 chilometri da questo luogo, sono stati ritrovati nei giorni scorsi oltre mille fusti da due quintali l'uno, interrati in questa discarica abusiva. E' un fatto incredibilmente drammatico. E' un'area che, a un primo dimensionamento risulta essere lunga circa m. 300 e larga m. 50 ed è interessata da un sotterramento diffuso in tutta l'area di bidoni contenenti sostanze fortemente inquinanti a m. 50 dal corso dell'acqua già sotto falda; e poiché l'azione di recupero in corso riguarda essenzialmente la struttura del contenitore e non il liquido, esiste il rischio, dato che l'abitato di Tortona dista nemmeno 3 chilometri, che si produca un danno ecologico ambientale di grandissime proporzioni.
C'è bisogno di un intervento immediato, so che sono state interpellate le Prefetture, le UU.SS.SS.LL., ma occorre che la Regione intervenga intanto per vedere se l'azione che viene svolta salvaguarda le condizioni minime per lenire il danno, oppure se il tipo di recupero attuato non produca un'estensione ulteriore del danno che li si è prodotto. Abbiamo bisogno di un intervento molto rapido. Io sarei fortemente interessato assieme alla collega Dameri, ad avere già oggi una prima risposta su questo per comprendere come è possibile agire al fine di andare ad un'opera che sia da una parte capace di limitare il danno già gravissimo che si è prodotto (uno dei fatti più gravi che siano accaduti nella nostra Regione) dall'altra di avviare un' opera di recupero di quell'area, avendo presente che difficilmente un piccolo Comune di mille abitanti sarà in grado di farlo da solo, o solo l'Amministrazione provinciale sarà in grado di farlo ma bisognerà investire anche altri soggetti, comprese le competenze ministeriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Fra le domande che il sottoscritto ha formulato all'Assessore in merito a questa vicenda gravissima su cui si sono già soffermati i colleghi Pezzana e Bruciamacchie, ce n'era una precisa: se, cioè, la società ROL ha effettivamente installato gli impianti di depurazione finanziati dalla Regione e se ha ricevuto tutti i permessi necessari per le lavorazioni in atto. A queste domande non ho sentito risposta precisa, e la cosa è molto grave perché denota l'atteggiamento assolutamente inadeguato, Assessore Maccari, del suo Assessorato in merito a questi problemi, rispetto ai quali ci si limita - capisco le sue difficoltà, capisco che stiamo parlando di un caso che non è nato con il suo insediamento in piazza Castello - a rapportarsi sempre in termini burocratici, nemmeno facendo tutti quei passi burocratici che pure sono necessari.
Io ho chiesto, ad esempio, quali sono i risultati del censimento degli scarichi delle attività produttive secondo quanto disposto dalla legge regionale n. 32 dell'8/10/1974 e la legge 20 n.49 del 20/10/1977; non mi è stata data risposta e questo vuol dire che la Regione rinuncia ad esercitare la propria funzione vitale, letteralmente parlando,visto che si tratta di vite umane messe a repentaglio. I colleghi si sono ampiamente espressi su questo e non ci ritorno per brevità.
A me pare molto grave anche un altro passaggio della risposta dell'Assessore, quando dice che gli investimenti sono stati fatti per mantenere l'occupazione, accettando implicitamente il ricatto su cui ha operato ripetutamente in tutti questi anni la direzione aziendale, operando un ricatto: o l'occupazione con l'inquinamento, oppure via l'occupazione mantenendo lo stesso l'inquinamento, in quanto gli organi istituzionali sono ampiamente latitanti. Penso non sia accettabile, per lo spazio che questa tematica si è conquistata nella coscienza civile della nostra Regione, una simile impostazione. La ROL di Viguzzolo in passato ha ripetuto di non poter impiantare i depuratori perché gli mancavano i soldi.
La Regione gli ha dato 3 miliardi e 200 milioni ma non si preoccupa se sono stati messi oppure no i depuratori, mentre si scopre che la ROL. tanto a corto di quattrini, ha speso, di recente, ben 2 miliardi per pubblicità.
Ora, è noto che per la mia parte politica la lotta per la difesa dell'occupazione è una delle questioni principali in quanto riguarda una delle emergenze sociali più acute della nostra Regione. Noi, però, non possiamo mettere a repentaglio la vita dei lavoratori che operano quotidianamente in aziende che non hanno i requisiti per continuare un'attività produttiva; in questo senso, ogni lira che la comunità spende in aziende a rischio deve essere finalizzata per migliorare la qualità del lavoro e della vita,con cui tanto, troppo spesso, ci si sciacqua la bocca.
Io mi domando come la Regione possa disinteressarsi di alcune questioni politiche essenziali. Stiamo parlando non di un notaio o di un ufficiale pagatore, ma di un'assemblea parlamentare: come può la Regione disinteressarsi del fatto elementare che la direzione ROL continua a rifiutarsi di discutere dei rischi ambientali con il consiglio di fabbrica e di installare apparecchiature idonee alla rilevazione delle sostanze pericolose? Com'è che la Regione non ha voluto dir nulla in merito alla richiesta avanzata all'U.S.S.L. di Alessandria, sempre dalla parte della ROL. di poter stoccare e lavorare due sostanze nocive (il dietil e il dimetilsolfato) altamente cancerogene? Su questa vicenda è già stato ampiamente detto dai colleghi, c'è stata una forte mobilitazione dal basso e c'è una presa di coscienza da parte degli amministratori locali. Tuttavia, avverto una sorta di gioco a scarica barile, anche quando i barili che si scaricano sono quelli altamente tossici ed in questo caso è ancor più grave. Il Sindaco di Tortona in una recente dichiarazione, ha dovuto smentire quanto diceva l'azienda e che lei, Assessore, ha riportato a proposito delle opere in via di attuazione per migliorare la situazione ambientale.
Il Sindaco di Tortona,Negri, ha dichiarato che c'è una carenza generale, ed è assurdo che debbano esserci alcuni volontari ad indagare cercare i lombrichi morti, appurare cosa non funziona in una azienda.
Ci sono anche alcune contraddizioni fra gli esiti dell'analisi dell'Ufficio d'Igiene e Profilassi e ciò che ha visto a Scrivia un funzionario dell'U.S.S.L. di Tortona, giunto mezz'ora prima dei prelievi: questo funzionario sostiene che sull'acqua scorreva un palmo di schiuma e che le rive erano cosparse di pesci morti. Ci sono queste denunce perentorie, dopo di che si scopre che l'U.S.S.L. non eccepisce allo stoccaggio delle sostanze nocive (di cui parlavo prima), né sul fatto che la ROL non faccia ancora nulla, stando alle nostre informazioni (e non mi è parso di capire che ciò sia avvenuto nemmeno dalle parole dell'Assessore) per allacciarsi al Consorzio di bonifica, per immettervi poi nei fiumi acque preselezionate.
Termino, Assessore, perché la denuncia che è stata fatta con le nostre povere parole questa mattina qui in Consiglio penso possa bastare, possa bastare per richiamare i doveri che il governo regionale ha ad intervenire non ad essere latitante, perché in queste situazioni essere latitante è doppiamente colpevole. Perché non si può dire, Assessore, che non si sapeva; già Pezzana su questo si è soffermato ed ha fatto bene a farlo; non si può dire, Assessore, come lei ha detto: "Non sapevamo", quando la Regione ha dovuto intervenire ripetutamente, per erogare denaro pubblico.
Vorrei concludere con un invito al collega Mignone (che non è soggetto dell'interrogazione, ma esponente di rilievo del PSDI alessandrino) affinché vigili sui suoi iscritti. Perché siamo in una zona cruciale, una vera zona rischio del P.S.D.I. per quanto riguarda l'emergenza ambientale.
Intendo dire che in questa zona (ed era rivelatore anche il telegramma che abbiamo sentito poc'anzi leggere in aula), in questa zona, dicevo, il PSDI la fa da padrone su questo versante. Nei mesi scorsi ho anche sollevato, in un'altra interrogazione riguardante l'alessandrino, il caso della discarica di Sezzadio, dove coincidevano in maniera assolutamente esemplare "controllato" e "controllore", unificati nella stessa persona dell'Assessore socialdemocratico competente, proprietario della discarica ed insieme pubblico ufficiale addetto al controllo della discarica medesima. E' un invito al collega Mignone, affinché si passi davvero dalle parole ai fatti, sia per quanto riguarda il comportamento del governo regionale, sia per quanto riguarda ciascuna parte politica. Altrimenti perdiamo il nostro tempo e la credibilità nei confronti dei cittadini, che ci sollecitano interventi tangibili.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione del Consigliere Biazzi inerente le tasse di circolazione


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Biazzi, inerente le tasse di circolazione.
Risponde l'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

Innanzitutto vorrei chiedere scusa al collega Biazzi perch l'interrogazione urgente è stata presentata in dicembre ed in verità io ero pronto già ai primi di gennaio a dare una risposta, ma per motivi vari non ci siamo incontrati e quindi chiedo scusa di questo ritardo.
Sono convinto che il Consigliere Biazzi conosce perfettamente tutta la questione, mi permetto soltanto di fare un riepilogo.
Per poter affrontare compiutamente l'argomento di cui tratta l'interrogazione sopra citata è necessario esaminare le innovazioni apportate in materia di tasse automobilistiche dal D.L. 953 del 30/11/1982 convertito con modificazioni nella legge n. 53 del 28/2/1983, che si annunciano sommariamente di seguito: a) il presupposto delle tasse automobilistiche, a decorrere dal 1 gennaio 1983, non è più rappresentato dalla circolazione dei veicoli nelle strade o aree pubbliche, bensì dall'iscrizione degli stessi veicoli nei registri di immatricolazione b) l'obbligo per gli uffici che curano la tenuta del pubblico registro dei veicoli o autoscafi a comunicare all'Amministrazione finanziaria le notizie occorrenti per l'applicazione del tributo e per l'individuazione del proprietario del veicolo, come già previsto nella convenzione tra Ministero delle Finanze e A.C.I. approvata con D.M. 20 marzo 1980 c) la prescrizione per il recupero della tassa (questo è il punto "dolens") e relativa penalità con il decorso del secondo anno successivo a quello in cui doveva essere effettuato il pagamento (termine prorogato al terzo anno successivo dal decreto legge 6 gennaio 1986, n. 2) d) norme per la cancellazione dei veicoli iscritti nei pubblici registri: per l'interruzione del pagamento della tassa per la perdita temporanea del possesso del veicolo, anche in caso di furto dell'autoscafo o per forze maggiori (distruzione del veicolo); per quelli consegnati per la vendita ad imprese autorizzate o giacenti presso queste; per rimorchi alternativamente trainati da una stessa motrice, ecc...
La nuova disciplina, quindi, fa cadere il presupposto della circolazione o utilizzazione del veicolo per lasciare in vita unicamente quello della titolarità risultante nei registri di riconoscimento giuridico. Infatti viene colpito il nascere del bene, previsto dalla legge come oggetto di imposizione, nel mondo giuridico patrimoniale della persona fisica o giuridica, attraverso appunto la inserzione del bene in testa ad un soggetto attivo di patrimonialità, che all'istante diventa soggetto passivo di contributività fiscale.
L'obbligo di corrispondere il tributo cessa con la cancellazione del mezzo dai pubblici registri a prescindere dall'utilizzo o dalla mancata utilizzazione.
L'innovazione quindi apportata dalla normativa di cui trattasi è stata una variazione di una enorme sostanza, di una larghissima portata, una trasformazione di contenuto che imponeva all'utente della strada e delle acque pubbliche di cambiare mentalità fiscale nei riguardi dell'uso del mezzo di locomozione in proprietà.
Purtroppo l'applicazione della nuova normativa ha dato origine ad un enorme contenzioso, nonostante la pubblicizzazione della stessa e dei successivi decreti di proroga tendenti ad agevolare i dovuti adempimenti del cittadino e dar modo agli uffici preposti a tali compiti di darsi una adeguata organizzazione.
Le Regioni non hanno esperienza diretta circa il contenzioso delle tasse automobilistiche a decorrere dall'entrata in vigore della legge 24 gennaio 1978, n. 27, in quanto la stessa, oltre a modificare il sistema sanzionatorio allora vigente, ha attribuito l'esclusiva competenza agli uffici finanziari dello Stato anche per la tassa regionale.
Gli Uffici del Registro, pertanto, emettono a seguito di segnalazioni del Servizio Affari Tributari dell'A.C.I. di Roma ingiunzioni di pagamento per la tassa erariale e regionale, relative soprattasse e interessi di mora.
Soltanto tre sera fa, si è dibattuto questo problema alla televisione nazionale. Abbiamo ascoltato proteste di milioni di cittadini che si vengono a trovare nella situazione di dover pagare tasse che loro dichiarano di aver pagato, ma che non risultano esserlo.
Gli avvocati e i funzionari presenti hanno dichiarato che è sufficiente presentare la ricevuta di pagamento per ottenere la cancellazione o la modifica del contesto.
Sono cosciente del fatto che molta gente, io per primo, non avendo conservato la ricevuta di pagamento di imposte avvenuto qualche tempo fa si trova nell'impossibilità di esibire tale ricevuta. Ho sentito anche qualcuno che, avendo ritrovato nel cassetto ricevute di multe pagate per divieto di sosta, ha affermato: "Se sono stato multato per divieto di sosta e non per la irregolarità del bollo di circolazione, significa che questo era stato pagato".
Coloro che pertanto ricevono un'ingiunzione per violazione alle norme di cui trattasi, qualora ritengano infondato l'accertamento, possono avvalersi del ricorso allegando la documentazione necessaria per ottenere le modifiche o l'annullamento del contesto.
A tale proposito, da informazioni assunte presso gli uffici competenti sembra che un buon numero di contesti per mancato o insufficiente pagamento risultino modificabili o annullabili a causa della trascrizione poco chiara della targa sui bollettini di versamento di conto corrente postale e quindi i rilevatori meccanici hanno imputato il pagamento ad altri veicoli.
Un altro errore ricorrente sembra derivi dall'errata utilizzazione dei bollettini del libretto fiscale (versamenti su bollettini riferiti ad altro periodo d'imposta).
In merito alle notifiche, si ritiene che gli uffici finanziari abbiano agito secondo le disposizioni di legge e nel rispetto dei termini di prescrizione, anche per non incorrere in omissioni di atti d'ufficio.
Tale termine con D.L. 6 novembre 1985, n. 597 non convertito, ma ripresentato in data 6 gennaio 1986, è stato prorogato di un anno e pertanto l'A.C.I. e l'Amministrazione Finanziaria potranno migliorare l'organizzazione (così mi è stato detto) e il coordinamento tra gli uffici che attendono a questi compiti che sono estremamente gravosi.
Tutto ciò premesso, la Giunta dà assicurazione che interverrà ancora presso gli organi competenti sia locali che statali, affinché il servizio prestato dalla Pubblica amministrazione non diventi disservizio e causa di un danno ingiusto nei confronti dei cittadini che in definitiva hanno adempiuto ai loro doveri fiscali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non protesto per il ritardo della risposta (oramai mi sembra diventi una litania all'interno di questo Consiglio) e ringrazio l'Assessore delle informazioni.
Devo dire che il problema di fondo è ancora del tutto aperto.
Diceva l'Assessore che sono state introdotte modifiche di larga portata ecc... La mia interrogazione verteva su di una cosa precisa e puntuale che riguarda decine di migliaia di cittadini, in Piemonte passano probabilmente le 150/200 mila unità.
Cioè siamo di fronte ad un'ingiustizia che viene continuamente commessa da parte degli Enti pubblici, in questo caso dallo Stato.
E' portata avanti in modo cinico, in modo che per un Ente pubblico come il nostro non può essere accettato.
Siamo di fronte a decine di migliaia di automobilisti che hanno pagato regolarmente il bollo dell'83, questo è un dato di fatto che nessuno pu contestare, e dopo due anni si vedono arrivare una ingiunzione per ripagarlo tre volte tanto.
Mi pare sia inaccettabile che lo Stato, in questo caso anche la Regione, assista passivamente a questa ingiustizia che continuamente viene portata avanti.
Si tratta di oneri che per una "500", per 4 mesi sono di 20.000/21.000 lire, ma si arriva anche alle 200.000/250.000 lire in più che i cittadini devono pagare senza nessuna ragione.
Perché senza nessuna ragione? Perché lo Stato attraverso il suo Ente esattore, cioè l'A.C.I., ha dato letteralmente i numeri, forse il cervello elettronico è impazzito e questo impazzimento viene scaricato sui cittadini, altro che la legge 180! Mi sembra sia inconcepibile che passi tranquillamente questo sopruso continuato ed è immorale che un Ente pubblico si appropri indebitamente di risorse e tartassi i cittadini.
Di questo non c'è nessuna giustificazione. Prendiamo a zona di competenza dell'Ufficio del Registro di Domodossola.
In genere, ogni anno, ci sono poche decine di casi di evasioni accertate. Quando già alla fine dell'anno scorso se ne sono accertate più di 5.000, vuol dire che c'era qualcosa che non ha funzionato e che doveva far riflettere in particolare un Ente pubblico prima di mandare avanti ingiunzioni di pagamento così numerose e anomale.
Situazioni analoghe si sono verificate un po' in tutto il Piemonte: sembra che ci siano oltre 30.000 casi a Novara, oltre 70.000 a Torino e così via. C'è inoltre un'altra conseguenza collaterale.
Ci sono gli Uffici del Registro che sono bloccati da mesi per mandare avanti questa assurdità, questo è il dato di fatto.
E' capitato a me, convinto di non avere pagato il bollo, di essermi presentato per regolare la situazione all'Ufficio del Registro e di trovarmi in compagnia numerosa (poi ho trovato la ricevuta infilata fra altre carte e non ho pagato nulla).
Ecco perché penso che non può essere ritenuta chiusa la vicenda. I cittadini nella stragrande maggioranza hanno pagato e generalmente hanno pagato presso l'A.C.I. ed è una beffa che sia l'A.C.I. a mandare le ingiunzioni per presunti versamenti non effettuati.
Ora, esiste un elenco ben preciso presso l'Ufficio del Registro e ci deve essere un altro elenco, redatto giorno per giorno, dove l'A.C.I.
registra gli incassi ricevuti nelle proprie sedi. Si cominci a mettere a confronto questi due elenchi per verificare dove sta effettivamente l'evasione senza penalizzare i cittadini ingiustamente e spingerli sulla strada del ricorso. Questa a me sembra sia una delle posizioni possibili che credo possano essere assunte dalla Regione, perché ritengo che sia inaccettabile da parte di tutti mettere una pietra sopra un'ingiustizia, un sopruso che continua oramai da mesi. Ringrazio per l'interessamento e il ringraziamento sarà ancora più sentito se ci sarà l'impegno ad andare avanti sulla strada della tutela dei cittadini piemontesi.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Adduci Amerio, Carazzoni, Fraire, Petrini, Sestero, Valeri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 27 febbraio e 4 marzo 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della legge regionale 6/11/1978 n. 65 - è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Richiesta del Consigliere Devecchi di una comunicazione da parte della Giunta regionale in merito al ritrovamento di bidoni e fusti contenenti sostanze altamente inquinanti nel Comune di Carbonara Scrivia


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.



DEVECCHI Armando

Ritengo, in seguito alle richieste avanzate da alcuni colleghi, che sia opportuno che l'Assessore Maccari o quanto meno la Giunta effettui una comunicazione preliminare in ordine al ritrovamento di quei 1000/2000 fusti di materiale inquinante lungo il torrente Scrivia.
Voglio ricordare che ho presentato un'interrogazione urgente in merito a questa vicenda e desidererei che la Giunta rispondesse in tempi brevissimi.



PRESIDENTE

Noi ci troviamo in presenza di tre comunicazioni della Giunta di antica data alle quali si unisce quest'ultima richiesta dal collega Devecchi.
La prima riguarda il Sestriere, la seconda lo Stadio e la terza il rientro dei cassaintegrati FIAT. La Giunta è disponibile a rispondere a quest'ultima relativa alla FIAT verrà esaminata oggi; la quarta riguarda infine il ritrovamento dei fusti a Carbonara Scrivia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Nella Conferenza dei Capigruppo era stato assunto l'impegno a dar corso alla comunicazione sulla FIAT. Credo pertanto che si debba in tal senso procedere, impegnandosi tutti i Gruppi ad interventi estremamente contenuti. Circa le altre comunicazioni, benché il collega Devecchi abbia perfettamente ragione, conveniamo sul rinvio alla prossima seduta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Formazione professionale

Comunicazione dell'Assessore Alberton in merito al rientro dei cassaintegrati FIAT


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per alcune comunicazioni in merito al rientro dei cassaintegrati FIAT.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Desidero fornire al Consiglio una comunicazione a nome della Giunta sul problema del riassorbimento dei lavoratori in cassa integrazione.
La prima informazione da parte dell'Azienda fu fornita alla Regione il 26 febbraio quando l'Azienda iniziò un giro di informazioni nei confronti delle varie parti e correttamente ritenne necessario coinvolgere anche la Regione, prima che avvenisse l'incontro con il Ministro del Lavoro.
Appena è stato possibile, cioè appena è stato completato questo giro senza interventi fuori tempo che forzassero la possibilità di verifica presso tutte le parti interessate, la Giunta regionale ha espresso viva soddisfazione per il consolidarsi della prospettiva e dell'iniziativa di rientro al lavoro dei 5.500 lavoratori da lunghi anni in cassa integrazione.
Il rientro al lavoro di questo forte numero di dipendenti ha un grande significato sociale, testimonia un rafforzamento del sistema economico e produttivo (ricordiamo i rilevanti investimenti, circa 6.000 miliardi in gioco per ristrutturazioni e riorganizzazioni del sistema produttivo) ed ha indubbiamente un rilievo anche politico nel momento in cui ricrea un rapporto più operativo a un tavolo di confronto impegnativo tra Organizzazioni sindacali e imprese.
La trattativa è ancora in corso perché sono in gioco certamente problemi anche nel rapporto Azienda-Sindacato di natura rilevante; pensiamo al problema che oggi è più in discussione che è quello del terzo turno pensiamo al problema della gestione delle ristrutturazioni future. Come abbiamo fatto però all'atto delle prime informazioni noi, come Giunta regionale, non riteniamo opportuno interferire nello sviluppo della trattativa in atto tra le parti, pur auspicando che essa si concluda presto e bene.
Le difficoltà che si incontrano credo debbano essere affrontate con lo spirito di chi non dimentica i giorni, che definirei anche di incubo, che la Comunità piemontese, per un numero così rilevante di cittadini, ha vissuto. La Giunta ha mantenuto in questi giorni i contatti sia con l'Azienda sia con le Organizzazioni sindacali, come ha richiesto al Ministro del Lavoro di essere coinvolta nelle verifiche di alcuni passi del possibile accordo, che la vedevano coinvolta direttamente.
L'incontro doveva avvenire oggi, ma è stato rinviato proprio in relazione al proseguimento, alla non chiusura della trattativa (si presume che debba avvenire per mercoledì prossimo).
Nel contesto del riassorbimento dei 5.500 lavoratori la scaletta almeno come ipotesi oggi in discussione, credo che sia nota a tutti i Consiglieri; sinteticamente può essere così riassunta: 700 lavoratori che rientrano nella FIAT AUTO entro il mese di luglio 1.300 lavoratori che sarebbero assorbiti o nel Gruppo o presso Aziende dell'indotto o anche attraverso l'utilizzo della legge n. 444 o infine attraverso uscite che dovessero avvenire nel frattempo 3.500 lavoratori dovrebbero essere riassunti dall'Azienda nell'intervallo settembre 1986-1987.
Questa è la proposta, ma la trattativa è ancora aperta.
Quest'ipotesi non considera ovviamente la nascita o l'emanarsi di meccanismi particolari di prepensionamento.
Per le 3.500 persone, che dovrebbero essere riassunte a partire dal settembre 1986,la FIAT ha proposto un intervento di corsi di riqualificazione,e di formazione precedenti il rientro medesimo.
Considerando il lungo tempo di distacco dalla fabbrica delle persone interessate, i mutamenti tecnico-organizzativi avvenuti nel frattempo nella fabbrica, le caratteristiche delle persone in gioco - sono interessate persone con diversi gradi di disabilità, moltissime donne, siamo in presenza di una popolazione con un tasso di scolarità molto basso - la Giunta ha espresso consenso a questo progetto.
Il progetto dovrebbe consentire un riadattamento al mondo della fabbrica, un apprendimento dei nuovi modelli organizzativi, un intervento di sottolineatura dei problemi della sicurezza, della qualità e un'illustrazione delle nuove tecnologie in gioco.
Nel breve tempo a disposizione abbiamo anche cercato di costruire alcune ipotesi organizzative. Si prevedono corsi da 250 ore, di cui metà di teoria e metà di laboratorio, con un impegno che non assorba l'intera giornata delle 8 ore, considerando appunto le caratteristiche della popolazione in gioco; nell'ipotesi che l'intervallo a disposizione sia quello da settembre a dicembre 1987, si dovrebbero organizzare 5 blocchi di 700 lavoratori, il che porterebbe ad organizzare per 5 volte 35 corsi contemporaneamente.
Il peso organizzativo, i tempi, la specificità dei corsi pretendono una disponibilità, che è stata dichiarata da parte dell'Azienda per intervenire su questo processo, attraverso strutture sia fisiche sia di formazione ed attrezzature.
La Giunta regionale desidera comunque garantire la partecipazione e il controllo della parte pubblica su questo progetto formativo ed abbiamo anche proposto la costituzione di un Comitato tecnico di progettazione misto tra Regione, Azienda e Sindacati.
Aspetto non secondario è anche la dimensione e l'organizzazione finanziaria di questo intervento: Le prime valutazioni, certamente approssimate, ci fanno stimare un costo complessivo dell'intervento che pu oscillare tra i 6 e i 7 miliardi.
Nel complesso intenderemmo proporre al Ministro del Lavoro l'elaborazione di un progetto da presentare al Fondo Sociale Europeo prevedente anche l'intervento dell'Azienda.
Per salvaguardare il controllo pubblico dell'iniziativa crediamo per che sia opportuna l'assunzione del progetto da parte della Regione come sua titolarità, ma si pongono alcuni problemi.
Nel 1986, che dovrebbe investire il primo sostanziale blocco di questi lavoratori, l'unica strada percorribile è quella dell'elaborazione di un progetto speciale da parte del Governo essendo scaduti i tempi per l'elaborazione dei progetti normali per indirizzarli al Fondo Sociale Europeo.
Per il 1987 elaborare invece un progetto con titolarità regionale verificare con il Governo la disponibilità a sostenerlo anche presso la Comunità Europea considerando l'intervento del Fondo di Rotazione da parte del Governo come aggiuntivo a quella quota che verrebbe assegnata al Piemonte dal CIPE, considerando che se questo progetto venisse ricompreso nella quota normale assegnata al Piemonte noi ci troveremmo spiazzati rispetto ad altri fabbisogni.
Dovremmo, credo, essere disponibili a verificare, proprio per corrispondere al ruolo di garanti pubblici dell'intervento, e a considerare interventi anche finanziari da parte della Regione, oltre a quello aziendale, laddove si verificasse l'ipotesi che il Fondo Sociale Europeo non coprisse interamente la sua parte: sapendo qual è la quota che il suddetto Fondo destina alle iniziative che non riguardano i giovani; è un' ipotesi che oggi dobbiamo seriamente prendere in considerazione.
Questa è la linea politica e operativa che la Giunta Regionale ha seguito finora essendo l'incontro conclusivo spostato, che speriamo raggiunga però nella prossima settimana il risultato di chiudere positivamente questa iniziativa, come di avere il conforto del parere del Consiglio sugli atti finora compiuti, sul giudizio politico espresso e sugli atti che dovremo ancora andare a compiere sia nel confronto con il Governo, sia in quello con l'azienda e sia nell'organizzazione di questa iniziativa nei confronti della Comunità Europea.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Alberton è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Il rientro di una parte consistente dei cassaintegrati FIAT in produzione è un fatto positivo.
Certamente si è determinata una nuova situazione di mercato alla FIAT e anche nei settori dove essa è fortemente presente.
Noi prendiamo atto con soddisfazione di questo fatto nuovo in quanto sdrammatizza una situazione sociale assai pesante, lenisce, almeno in parte, la piaga di una C.I.G. strutturale di lungo periodo e molto diffusa nella nostra Regione, soprattutto nell'area metropolitana torinese.
Bisogna tenere presente che a questo fatto positivo si aggiungono elementi che non possono non preoccuparci: la FIAT chiede al sindacato pesanti contropartite, che sono oggetto del negoziato in corso.
Ci auguriamo che questo negoziato si concluda rapidamente e positivamente.
Pensiamo anche che questa sia la strada da percorrere, in quanto l'atteggiamento nuovo della FIAT può preludere a un miglioramento delle relazioni industriali.
Noi non dimentichiamo che in passato nel gruppo dirigente FIAT è prevalsa una linea di scontro frontale; si è operato per rendere il sindacato forza irrilevante, nell'illusione di governare le nuove tecnologie in una fabbrica moderna con i metodi autoritari.
Non possiamo dimenticare che si è fatto uso e abuso delle risorse pubbliche e soprattutto della C.I.G. con la quale si è pagata in larga parte la ristrutturazione che è avvenuta nel gruppo automobilistico.
Noi pensavamo che un accordo per una mobilità contrattata fosse possibile, si è scelta invece da parte della FIAT la strada dello scontro frontale. Una mobilità della forza lavoro contrattata con il sindacato avrebbe reso meno drammatica la vicenda. Ci si è ostinati invece a considerare le eccedenze a tutti i costi strutturali. Oggi risulta che una parte di queste eccedenze non sono strutturali, tant'è vero che si prevede il loro reimpiego, il loro rientro in produzione.
Una parte considerevole di questi rientri è legata all'attività di formazione professionale, circa 3.500 lavoratori; a me pare che qui si apra una possibilità rilevante per la Regione: fare un'esperienza in un campo difficile, di fasce di forza-lavoro particolarmente deboli e critiche presenti non sola alla FIAT, ma, purtroppo, in generale nell'apparato industriale e produttivo della nostra Regione.
In questo campo le esperienze sono veramente poche: non è facile riqualificare lavoratori la cui qualifica è generica, l'età non più giovane, da sempre impiegati in attività manifatturiere.
Qui si apre una possibilità rilevante, per il numero dei lavoratori interessati, per il tipo, per la fascia di forza lavoro del tutto particolare. A noi pare che la Regione non possa abdicare al suo ruolo nel campo della formazione professionale ma che debba compiere un grande sforzo, debba chiedere al Governo il sostegno a questo progetto straordinario di formazione, debba stabilire gli orientamenti della formazione stessa, debba esercitare i controlli che le competono.
Qui lo strumento formativo pubblico può fare un'esperienza di grande interesse, che può successivamente essere generalizzata nei confronti di questa particolare fascia di forza lavoro debole, precaria, che corre (in parte ha già corso il rischio di essere definitivamente emarginata dalle attività produttive.
Le parti sociali stanno negoziando, ma, almeno sul capitolo formazione professionale, non si può non concertare a tre (Regione, Sindacati e FIAT) il progetto di carattere straordinario di cui ha parlato l'Assessore.
In passato è accaduto che le parti sociali negoziassero e poi la Regione si trovasse del tutto scoperta e costretta, comunque, a svolgere la funzione che le compete.
Un'ultima osservazione riguarda una questione di carattere generale: il Presidente del Consiglio ha ripetutamente dichiarato che le risorse pubbliche trasferite alle imprese pubbliche a partecipazione statale e private sono ingenti. Noi non abbiamo dubbi che queste risorse devono essere trasferite alle attività industriali e produttive più in generale.
Vediamo l'esperienza di altri Paesi, gli Stati nazionali ormai scendono prepotentemente in campo a sostegno delle attività produttive delle loro economie, in modo tale da renderle adeguate alla rivoluzione tecnico scientifica in atto, competitive, aggressive sul piano della concorrenzialità. Noi non abbiamo dubbi che lo Stato debba svolgere questa funzione, che ingenti risorse pubbliche debbano essere trasferite al sistema delle imprese, ma, al tempo stesso,vogliamo che questi trasferimenti avvengano sulla base di precise politiche di carattere industriale, produttivo ed economico. Ciò mi consente di dire che le istruttorie devono essere rigorose; se è indispensabile il trasferimento di risorse alle imprese,devono essere chiarissime le finalità sulla base delle quali queste ingenti risorse vengono trasferite al sistema produttivo.
Chiare le finalità, chiari e rigorosi i controlli. In molti casi anche la Regione è chiamata, sia pure in modo consultivo, a dare il suo parere.
A me pare che sia necessario un particolare rigore in cose così delicate che prevedono, appunto, grandi e ingenti trasferimenti alle imprese che spesso dispongono a loro piacimento di queste risorse.
Più in generale colgo l'occasione per dire che le prospettive del gruppo automobilistico sono tutt'altro che certe, tutt'altro che positive tutt'altro che chiare. A me pare che la Regione debba promuovere un confronto serrato con il gruppo automobilistico per approfondire la situazione di mercato attuale, ma soprattutto le prospettive.
Certo, la Fiat ha risanato largamente i suoi bilanci, produce utili rilevanti, ma siamo attorno ad una soglia produttiva ancora di rischio: un milione e trecentomila o un milione e quattrocentomila auto all'anno, forme di collaborazione a livello europeo non vanno avanti e, di conseguenza, non nasce l'Europa politica ed economica che vogliamo tutti noi.
Permane un problema di rilevantissima portata: un'impresa di quelle dimensioni ha l'esigenza di internazionalizzarsi, c'è stato un tentativo, m a è rientrato: noi avremmo preferito che questo tentativo fosse rivolto a imprese europee, in modo tale da rafforzare la collaborazione europea e misurarsi con i giganti degli Stati Uniti e del Giappone, se non alla pari con un certo potere di contrattazione.
Mi pare che questa sia la strada maestra per costruire l'unità politica ed economica dell'Europa. Un altro settore delicatissimo è quello della componentistica, le cui strategie determineranno certamente nei prossimi anni il futuro delle aziende produttrici di automobili, delle aziende madri.
Io colgo l'occasione per dire che sarebbe opportuno un confronto serrato con il gruppo Fiat, sui problemi esistenti, sulla situazione di mercato, ma soprattutto sulle prospettive: vi è stato un certo miglioramento, ma non vi sono dubbi che permangono problemi di rilevantissima portata: uno per tutti, il problema della internazionalizzazione dell'impresa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, la ringrazio. Penso che la comunicazione dell'Assessore Alberton sia stata assolutamente opportuna.
Stiamo parlando di un argomento che ha riacceso i fari su una vicenda che non poteva rimanere in disparte ancora per molto. Stando alle indiscrezioni riportate questa mattina da un giornale (a cui, peraltro sono molto affezionato), parrebbe che al Ministero del Lavoro si stiano approntando le bottiglie di champagne da stappare dopo la firma dell'accordo. Se versare spumante servirà all'aumento dell'occupazione, noi ce ne rallegriamo; se, viceversa servirà come è nostro timore, ad aumentare lo sfruttamento, pensiamo che ci sia poco da festeggiare.
Nella vicenda del possibile rientro dei 5.700 lavoratori FIAT in C.I.G., è inutile far finta: tutti sono stati spiazzati. E' stata una mossa a sorpresa dell'azienda di Corso Marconi, che ha sorpreso anche noi di Democrazia Proletaria. Tuttavia la nostra sorpresa si ferma qui: riguardo il momento in cui la FIAT ha scelto di fare il proprio gioco. Non ci siamo minimamente sorpresi invece di conoscere lo stato di salute vera di questa azienda che si è risanata con il denaro pubblico, che ha aumentato vertiginosamente i profitti e che ha portato i propri dipendenti a lavorare più dei giapponesi. Al riguardo, poco ci manca che gli si stiri anche gli occhi per farglieli a mandorla. Ha provocato quel fenomeno che, pagato a gravissimo prezzo da parte di uomini e donne, va sotto il nome di "presentismo": si tratta di quei lavoratori costretti ad andar in fabbrica anche con la febbre! Evviva! Viene finalmente alla luce che quest'azienda ha goduto di enormi benefici, incentivando quello che noi definiamo sviluppo duale della società, in particolare quello torinese, rispetto a cui il ruolo della Regione non è secondario. Se ne è cominciato a parlare nella IV Commissione e si stanno valutando strumenti idonei per intervenire adeguatamente su questo tema.
Sicuramente uno dei temi su cui la Regione può far molto (in questo senso andava la comunicazione dell'Assessore Alberton) riguarda proprio la formazione professionale. Non penso che occorra sulle questioni di fondo richiamate per titoli soffermaci più di tanto, in quanto ne abbiamo discusso ancora di recente. La posizione del mio Gruppo è nota ed ho voluto richiamare soltanto qualche concetto, poiché sullo stato di salute della FIAT è da mesi che continuiamo a ripetere: "guardate che il problema,è come accelerare i tempi di un riequilibrio sociale!".
Viceversa altri Gruppi - ancora di recente - hanno detto che occorreva fare la crocerossina (ancora una volta) di corso Marconi. Mi riferisco, in particolare, ai Gruppi della maggioranza.
Sul ruolo della Regione, se la FIAT è in buona salute, Assessore Alberton (e questo mi pare indiscutibile dai dati ormai noti), non è assolutamente accettabile che la FIAT pretenda, come ha gia cominciato a fare, che la comunità si sobbarchi anche l'onere della formazione dei suoi dipendenti, che scarichi sugli Enti pubblici quello che deve invece riguardarla in prima persona. Nella riqualificazione del proprio personale la FIAT non può tirarsi in disparte, per chiedere, come qualche suo dirigente ha già cominciato a fare, soldi della Regione Piemonte per gestirli nelle proprie scuole di formazione professionale. Su questo punto occorre essere molto chiari, rigidi e vigili.
La nostra posizione è netta: occorre che ci sia una partecipazione della Regione nella impostazione e nella gestione dei corsi; ma occorre che la FIAT paghi quello che deve pagare per questo processo: ci sono già fondi internazionali che stanno dando un cospicuo contributo.
In questo senso penso che ci sia molto da ragionare nei prossimi mesi sull'iter che dovrebbe consentire ai lavoratori in cassa integrazione di rivarcare i cancelli della fabbrica, per evitare brutte sorprese.
Assessore, richiamo questi problemi perché su di essi dovremmo vedere sicuramente dovrete vedere il Ministro De Michelis nella sua prossima visita a Torino. Ma mi pare anche che non possa sfuggire alla nostra attenzione, non è lecito che ciò avvenga, (pur con le battute di arresto temporanee che si registrano per consentire ai lavoratori di discutere e di valutare attentamente quel che si va profilando) quella che si è definita una trattativa "erga omnes"; una trattativa che porti a concludere su argomenti a cui noi di DP siamo molto attenti e che riguarderebbero l'uso flessibile della forza lavoro. Anche su questo penso che la Regione Piemonte, pur non avendo potere di intervento diretto, ha sicuramente Assessore Genovese, l'opportunità di manifestare il proprio indirizzo politico di fondo: la flessibilizzazione subordinata della forza lavoro (questo è il punto), subordinata pienamente e totalmente all'andamento del mercato.
In queste settimane, in questi mesi, in questi anni abbiamo assistito ad un inno costante, assordante, nauseante: la gloria alla flessibilità dobbiamo renderci flessibili e disponibili a quello che passa il convento cioè il mercato. Ma in questo inno alla flessibilità emerge, in contrapposizione, una forte rigidità, l'unico vero rimasto: l'andamento del mercato, il quale resta il punto fermo intorno a cui far girare la vita di uomini e di donne. In questo senso, Assessore Genovese e Assessore Alberton, penso non possa sfuggire alla nostra attenzione quanto è avvenuto ieri mattina nello stabilimento della FIAT di Rivalta: la rivolta cosciente, intelligente delle donne lavoratrici addette alla costruzione della UNO (che tira sul mercato) e che si predispongono a costruire la DUE.
Queste lavoratrici rappresentano il 42% dell'intera forza lavoro occupata in questo tratto di produzione e non può sfuggirci l'indignazione di questo pezzo di società che urla: "ma come ci parlate di parità, di pari opportunità, di qualità della vita e del lavoro e poi dobbiamo subordinarci all'uso del terzo turno? Ci costringete a mettere le nostre compatibilità vitali ai fabbisogni del mercato?".
L'inserimento massiccio del terzo turno è una manovra che può tendere ad espellere ancora più di quanto non sia avvenuto in questi anni, fette di lavoratori cosiddetti deboli, tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che non possono sopportare i ritmi produttivi che l'azienda intende imporre facendo girare all'indietro la ruota delle conquiste che il movimento sindacale aveva conquistato per controllare l'erogazione della forza lavoro.
Se la natura della trattativa che è aperta è questa (cioè quella di affermare erga omnes) il principio della subordinazione all'andamento del mercato, penso che essa non dovrebbe trovare il consenso del Consiglio regionale.
Sicuramente non trova il consenso della mia forza politica.
C'è però un altro nodo in questa vicenda. Riguarda il prepensionamento.
Su questo punto c'è stata a più riprese discussione in Consiglio e un approfondimento serio nella IV Commissione. Ragionando sullo spiazzamento che la FIAT ha operato nei confronti delle forze politiche maggioritarie e delle istituzioni, non c'è dubbio che ad essere spiazzato sia risultato in particolare il prepensionamento. Con la sua mossa, la Fiat ha svuotato una filosofia che aveva avuto largo spazio nel movimento sindacale piemontese e che non ci ha mai trovati concordi. Questa filosofia diceva in sostanza: "diamo una mano alla FIAT, perché l'azienda è in difficoltà, svuotiamo questa sacca inassorbibile di lavoratori". Oggi vediamo che altre strade sono percorribili, altre strade si intravedono.
Assessore Alberton, quando parliamo di riqualificazione, parliamo, in particolare, della fascia di lavoratori vicina alla soglia dei cinquant'anni. Quello che a me importa sottolineare al riguardo è questo: a maggior ragione in questa situazione, in uno scenario mutato, è pensabile e tanto meno accettabile che da parte del Consiglio regionale venga dato un segnale in questa direzione di politica del lavoro. Non possiamo dire che per favorire il ricambio generazionale fra _vecchi lavoratori e nuovi disoccupati, a cinquant'anni un lavoratore è da ritenersi spremuto e da buttare. Non dobbiamo far leva, proprio nella congiuntura favorevole per operare sui processi formativi e per avviare la riduzione dell'orario di lavorò? Il segnale che dovremmo dare come Assemblea regionale al Ministro De Michelis e al Parlamento nazionale è che i soldi richiesti per i prepensionamenti (per emarginare cioè una fetta consistente di società, che poi magari potrebbe andare ad ingrassare il secondo mercato del lavoro quello del lavoro nero e del lavoro sottopagato), le risorse pubbliche dicevo - devono essere spese per pagare un pezzo di riduzione di orario di lavoro. Sono due strade completamente diverse e alternative.
Certo non c'è solo la FIAT; in condizioni di mercato difficile c'è la Montefibre, c'è la Ceat, ci sono altre fabbriche. Ma riguardo al prepensionamento la posizione del mio Gruppo è molto netta: dobbiamo dare la possibilità, a cinquantacinque anni, a tutti quelli che lo vogliono di potersene andare in pensione.



MARCHINI Sergio

I cinquantacinque anni sono vicini anche per te.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Infatti la nostra proposta è un'opzione, non un obbligo, rivolta solo a chi lo desidera. Il diritto di potersene andare in pensione deve valere per tutti non deve essere una politica del carciofo che sfoglia pezzo per pezzo fette di società ritenute marginali. E' un problema innanzitutto di civiltà, di senso della vita e della società che vogliamo costruire.
Da questo punto di vista il segnale che dovremmo dare a partire da questa vicenda rispetto alla politica del lavoro è quello di mirare una formazione professionale per le fasce deboli dei cassaintegrati, a carico prevalentemente se non esclusivamente, dell'azienda, la quale si è già avvantaggiata fin troppo del denaro pubblico.
Le risorse pubbliche devono a questo punto pagare quei pezzi di riduzione di orario che consentano di :imboccare una strada che non ci aiuterà a sviluppare l'occupazione, ma potrebbe consentirci di limitare quelle che, in gergo, vengono definite le eccedenze tecnologiche.
Infatti le ristrutturazioni non sono finite, ed allora, o la partita della redistribuzione si apre ora (in questo senso mi rivolgo anche nonostante la sordità dell'aula, né mancheremo di farlo ovviamente nelle sedi opportune, innanzitutto al movimento sindacale, in occasione dei rinnovi contrattuali in scadenza) oppure staremo sempre dieci passi più indietro di quella che è, non soltanto la domanda sociale, ma la coscienza civile della nostra gente che chiede alle istituzioni di fare la propria parte in questa direzione.
Questo è quanto volevo dire, Signor Presidente e Assessori, riguardo la vicenda FIAT, una prospettiva di rientro per un certo numero di lavoratori in cassa integrazione, che sicuramente rallegra anche noi;in una situazione nella quale i lavoratori che aspettano da anni di varcare i cancelli della fabbrica, che si sono visti conculcare un diritto "sacrosanto", quello al lavoro, che ha visto un'azienda violare ripetutamente accordi prima sottoscritti, non può non rallegrarci la prospettiva che la situazione occupazionale negli stabilimenti FIAT possa migliorare. Ma non vogliamo che nel coro di giubilo sviluppatosi nelle settimane scorse, passino in secondo piano questi processi politici e sociali che ho cercato di evidenziare, e che dovrebbero vedere attivamente impegnato per la propria parte il Consiglio regionale, e in prima persona il Governo della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Colleghi, vi ricordo di contenere gli interventi in dieci minuti.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri l'assorbimento di 5500 lavoratori in cassa integrazione da parte della FIAT rappresenta un fatto rilevantissimo non solo perché è il segnale che nell'azienda motore dell'economia piemontese qualcosa di nuovo in termini non marginali si sta muovendo, è anche qualcosa che ci permette di misurare il ruolo che la Regione Piemonte viene a svolgere dinnanzi a processi di portata notevole non solo per i riflessi occupazionali, ma anche per i riflessi di struttura produttiva, in quanto i 6000 miliardi di investimenti certamente avranno delle concatenazioni con il Lingotto, con le figure professionali e con le prospettive di lungo periodo di questa azienda.
Vorrei sottolineare che la Regione Piemonte non ha mai rinunciato a questo suo ruolo di presenza e di attenzione e anche nell'accordo sindacato e FIAT, per la gestione dei cassaintegrati, nei limiti delle sue possibilità, aveva da sempre manifestato attenzione a poter utilizzare tutti gli strumenti nel modo opportuno di cui dispone.
Devo qui denunciare un fatto preoccupante. Se la Regione è titolare della formazione professionale, se la Regione nel rapporto con l'artigianato e la piccola industria ha certamente degli strumenti da far valere, se nell'orientamento professionale la Regione ha un ruolo, se, ad esempio, nell'ipotizzata agenzia, che oggi pare non susciti più tanti entusiasmi proprio da parte di coloro che l'avevano teorizzata nel 1976 (vedasi la Fondazione Agnelli), se tutti questi strumenti non vengono considerati meritevoli di essere in qualche modo attivati per tempo, mi sembra molto preoccupante. Noi non comprendiamo come il dott. Annibaldi sia venuto due mesi fa nella IV Commissione e non abbia minimamente accennato a questa ipotesi. Non perché noi vogliamo sapere per il gusto dell'informazione; dico solo che se noi vogliamo essere considerati qualcosa di più di un salvadanaio, di un campanello da premere a un certo punto, è necessario concorrere ad ogni livello per ottimizzare tutte le funzioni nell'interesse anche della macroazienda che opera anche nella nostra Regione.
In qualche modo noi dobbiamo essere messi in condizione di poter operare, di avere una sufficiente visibilità dei processi economici.
E' un evento importante; perché riporta le relazioni industriali a un livello accettabile all'interno di questa azienda, prevedendo probabilmente degli sviluppi nuovi e interessanti.
Il fatto che oggi si parli di flessibilità è certamente importante e complesso. Giustamente veniva ricordato il 42% di donne che compongono la manodopera a Rivalta, con tutti i problemi che il terzo turno può avere, ma la flessibilità non è soltanto quella, ci sono i problemi dei sabati, di articolazione delle lavorazioni in modo diverso. Io credo che la flessibilità e l'utilizzo degli impianti siano aspetti di competitività forte di un sistema produttivo.
L'importante è che le relazioni industriali riprendano e siano significative anche a livello di stabilimento, vale a dire che permettano una gestione contrattata e coordinata di questi elementi ad ogni livello.
E' un tema estremamente complesso però c'era già in un contratto, in un patto fra le parti nel 1980. Si può vedere poi l'insieme degli orari qualcosa che permetta, nell'interesse della competitività dell'azienda, una condizione anche per accrescere la base produttiva, nell'insieme del problema occupazionale.
Io credo che non bisogna spaventarsi di questi temi ma, insieme alla flessibilità, occorre parlare di orari.
A questo punto mi chiedo: la legge 444 sugli assorbimenti dei cassaintegrati nella pubblica amministrazione (all'interno della quale sulle 6000 domande che sono arrivate alla Commissione regionale per l'impiego nel Piemonte ce ne sono migliaia della FIAT) come verrà collegata ai 5500 rientri? Il prepensionamento, che noi presenteremo come ipotesi nel prossimo Consiglio, come elaborazione della IV Commissione, non è mai stato visto come uno strumento per aggredire il problema FIAT, ma era uno strumento di generale portata. Ora come si colloca in questa nuova situazione? Anche le uscite incentivate con i costi enormi che la FIAT ha sostenuto, con delle cifre da capogiro, cosa rappresentano rispetto ai 5500 rientri? I 5500 sono un rientro netto o sono la sommatoria di vari interventi? I 6000 miliardi in ristrutturazione che riflessi hanno nell'indotto auto, sul quale, bene o male, come Regione sia dal lato dell'artigianato ma anche dal lato della piccola industria, abbiamo qualche competenza e abbiamo qualcosa da dire? E' abbastanza curioso che noi veniamo chiamati in causa solo per elaborare il progetto di Fondo sociale europeo per la formazione professionale.
Francamente bisogna pensare che non è accettabile solo limitare la discussione, a come valutare e elaborare il progetto di Fondo sociale europeo.
Credo che sia una buona occasione questa, ma va corretta, per aprire con questa grande azienda un dialogo normale nell'interesse anche dell'azienda stessa. Non è che vogliamo prevaricare l'azienda o avere delle possibilità di scelta.
Venendo alla formazione professionale, mi pare che noi abbiamo l'Assessore Alberton lo conosce bene perché è un dirigente Olivetti, già attuato in una piccola dimensione un rientro di cassaintegrati al progetto Olivetti. Il progetto Olivetti, con titolarità regionale, è stato uno strumento importante pur con i limiti che poi ha avuto nei suo svolgimento perché le difficoltà ci sono state. Dovremmo far tesoro di quell'esperienza. Sostanzialmente la grande parte dei rientri dei cassaintegrati Olivetti è passata attraverso un rapporto con l'azienda di Ivrea e la Regione Piemonte per la gestione di una formazione professionale, utilizzando il Fondo sociale europeo e il Fondo di rotazione. Però, a questo punto mi chiedo: siccome non siamo davanti a dei vincoli tecnici come per il progetto dei 2000 dell'Unione industriale, dove per problemi di qualità, non solo di quantità, non sempre abbiamo potuto operare liberamente, cosa significa oggi che dobbiamo riqualificare 3500 cassaintegrati non di alta qualificazione e quindi perfettamente gestibili dal nostro sistema di formazione professionale? C'è un problema di quantità? Dobbiamo tenere anche presente, Assessore, che a metà novembre si libera dal nostro sistema di formazione un impegno che avevamo assunto due anni fa con il progetto per i 950 disoccupati a reddito zero. Avremo in quel periodo una disponibilità all'interno del sistema formativo della diretta e della convenzionata che occorrerà in qualche modo tenere presente.
Su questi elementi dobbiamo ragionare per dare alla nostra azione titolarità. Mi sembra sacrosanta l'ipotesi dell'Assessore che sia un progetto a titolarità regionale. Ma possiamo e dobbiamo dargli un taglio un peso, perché la nostra presenza, non solo per un fatto di bandiera ma proprio perché il ruolo del sistema formativo pubblico è convenzionato, è rilevante.
Un'ultima considerazione. E' certo che dovremmo pretendere una quota aggiuntiva di Fondo sociale e di Fondo di rotazione per poter affrontare un progetto del genere, altrimenti il rientro di 5500 cassaintegrati va a impattare sfavorevolmente nel sistema della piccola industria, che anche lei ha diritti ad attingere dai finanziamenti del Fondo di rotazione. Se questa operazione in qualche modo va a danno del sistema della piccola industria perché bisogna compensare la quota di Fondo di rotazione per il progetto dei 3500 cassaintegrati FIAT, credo che non sia un buon risultato.
Come per la centrale nucleare: se noi dalla centrale nucleare dobbiamo sottrarre quote di Fondo sociale e di Fondo di rotazione dall'impegno normale che abbiamo, dal sistema della piccola e media impresa per riversarle su un progetto particolare nel quale, negli intenti originari c'era un impegno di grande quantità di risorse, sarebbe un risultato contraddittorio. Anche nel caso delle formazioni per i rientri FIAT dobbiamo rendere minimo tale rischio. Dunque il rientro di 5500 cassaintegrati è un fatto di grande rilevanza perché ha una serie di concatenazioni, ma è un fatto che permetterà di verificare sul campo il reale ruolo che vogliamo avere e che possiamo avere in una materia rilevante per gli interessi economici e sociali della nostra Regione, come la formazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Farò una brevissima dichiarazione, perché mi sembra questo richieda la comunicazione dell'Assessore.
Prendiamo atto naturalmente con soddisfazione del rientro seppure in via graduale e non completo dei cassaintegrati in FIAT.
Confessiamo però che in noi c'è un po' di perplessità, in quanto non comprendiamo bene questa decisione che ci sembra molto improvvisa, perch solamente fino a un mese fa si diceva, un po' da tutte le parti, che quasi nessuno dei cassaintegrati sarebbe rientrato al suo posto di lavoro.
Oggi tutto cambia, ed allora ci chiediamo cosa c'è dietro l'angolo.
Quali e quante saranno le contropartite che la FIAT richiederà? Anche perché non dobbiamo dimenticare che se la FIAT oggi è in netta ripresa questa ripresa è passata tutta sulla pelle dei cassaintegrati in particolare e dei cittadini o meglio degli italiani in generale.
Staremo quindi a vedere cosa succederà e ne trarremo le debite conclusioni.
Per quanto riguarda la Regione, noi pensiamo che questa debba necessariamente rafforzare il suo ruolo in merito alla formazione professionale, che secondo noi, ma non solo secondo noi, è il più essenziale cardine nella trasformazione tecnologica in atto.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ritengo che il nostro Gruppo debba esprimere apprezzamento per la comunicazione resa dalla Giunta ed apprezzamento per la tempestività con cui gli Assessori preposti ai due settori e la Giunta nel suo complesso, si sono mossi sull'argomento.
Il Consiglio sta dando a mio modo di vedere una valutazione non trionfalistica, ma fortemente realistica del fenomeno al quale stiamo assistendo. Dico fenomeno perché si tratta di, un avvenimento che è all'interno di altri, potremmo chiamarlo processo, siccome però lo guardiamo, è meglio chiamarlo fenomeno.
E' un fatto positivo che però in una qualche misura, è stato detto giustamente, non deve farci dimenticare che siamo all'interno di un processo di ristrutturazione tecnologica, che ha una sua logica e ha certe esigenze che sono, almeno ad una visione superficiale, poco compatibili con quello che sta avvenendo.
Voglio quindi dire che mi sembra condivisibile la preoccupazione che viene esternata, quella per cui, essendo la nostra Regione quella più .investita dal processo di innovazione tecnologica, probabilmente sarà quella che dovrà aspettarsi ancora delle situazioni di tensione sul piano dell'occupazione e che quindi deve essere sempre più attrezzata dal punto di vista politico-culturale rispetto a questi processi.
Non sono sufficientemente informato sul problema, ma ho l'impressione che il rientro dei cassaintegrati debba essere considerato come conseguenza di un fenomeno di assestamento, e non un fatto consequenziale.
Non è che il recupero di competitività della FIAT, il rilancio sul piano internazionale, renda possibile il reingresso di persone.
Si ha un sistema di assestamento, rispetto ad un processo di ridimensionamento rigoroso che adesso trova il suo aggiustamento rispetto a delle esigenze. A valle di tutto questo, ci sarà un processo di forte innovazione tecnologica che ha, come sue conseguenze normali fisiologiche alcune conseguenze che sul piano dell'occupazione continueranno ad essere fortemente preoccupanti e devono vederci fortemente attrezzati. Quindi fortemente attrezzati, per esempio, nel non accettare alcune considerazioni un po' grossolane che qui sono state fatte, colgo l'ultima, mi spiace l'uso dell'aggettivo, perché nella specie si riferisce a quanto ha detto una collega molto cortese, la signora Minervini e cioè dire che la riconversione FIAT, il rilancio FIAT, sono passati sulla pelle degli italiani, dei lavoratori. Io non sto a discutere, ognuno usa la terminologia che preferisce, ci sono tre cose certe però: il sistema automobilistico internazionale ha fatto pagare prezzi sull'occupazione in tutta Europa più pesanti di quanto non sia avvenuto in Italia; gli interventi per l'innovazione tecnologica negli altri Paesi sono superiori a quelli italiani; gli investimenti sulla ricerca negli altri Paesi sono superiori a quelli italiani.
Probabilmente siamo tutti soggetti allo schiacciamento da parte di alcuni schiacciasassi, in Italia però dobbiamo prendere atto che questo schiacciasassi è il più leggero di tutti. Quindi in termini assoluti, posso magari condividere la valutazione della collega Minervini, in termini relativi devo dire che la grande azienda piemontese è quella che ha meno beneficiato di un sistema di relazioni finanziarie e di normative rispetto a quello della concorrenza internazionale.
Questo deve farci riflettere ancora di più su cosa c'è dietro l'angolo.
Il collega comunista lamentava che non si è arrivati all'accordo sul piano europeo, perché probabilmente l'accordo sul piano europeo è ancora di dimensioni non accettabili. La semplificazione della produzione automobilistica nel mondo, probabilmente ha già saltato la tripolazione (Europa, Stati Uniti e Giappone), passa già evidentemente attraverso alcune linee che portano ad un oligopolio sul piano mondiale, linee che passano al di fuori dei continenti.
Quindi avviamoci a governare questa vicenda o ad esserne spettatori come qualcuno lamenta, nelle modalità e con i tempi e la prudenza che questa complessa situazione richiede. Senza trionfalismi, perché stiamo assistendo ad un fatto fortemente positivo, che evidentemente non può che vederci compiaciuti, ma che deve peraltro non farci spostare i termini del nostro ragionamento, in ordine a quello che è un processo di innovazione tecnologica fortemente avanzato, che ha, non solo delle esigenze in negativo (se così vogliamo), ma delle esigenze in termini positivi; per cui capisco poco, per esempio, questa polemica sul ruolo che dovrebbe avere sul piano della formazione professionale, il pubblico nel suo complesso e la Regione in particolare.
Nel sistema generale di questo processo di reinserimento o comunque di rilocalizzazione di manodopera, parlando in chiave europea e non municipalistica, la formazione professionale non viene considerata una funzione propria ed esclusiva dell'azienda, né in termini formativi, né in termini finanziari; sembra strano e curioso che, finché un'azienda va bene gli si rifiuta il normale concorso sul piano della formazione del personale che deve essere rilocalizzato; se, per esempio, questa azienda fosse decotta, sull'orlo del fallimento, gli daremmo sicuramente i soldi per la formazione professionale o comunque provvederemmo a fare la formazione professionale nel suo interesse.
Questo mi sembra un modo di vedere i problemi in termini fortemente manichei.
Devo dire da liberale incallito che mi sembra più opportuno investire delle risorse rispetto ad un treno che corre, che non investirle su un treno che invece si è definitivamente fermato e che noi proiettiamo su uno schermo per far credere alla gente che si sta muovendo.
Confido che l'esperienza dei due Assessori, che abbiamo la fortuna essere preposti a questi due settori, potrà consentire alla Regione di svolgere il ruolo che tutti ci aspettiamo. Ho avvertito nell'intervento del collega della IV Commissione una delusione, se mi si consente, non personale, ma istituzionale, sul ruolo non adeguato, anche sul piano della informazione del rapporto, che l'istituzione, non solo la Omissione, ma la Regione e ritengo anche la città di Torino, hanno su queste vicende.
E' probabile che problemi di questa complessità vengano gestiti in una strategia temporale, e rendano difficilmente comprensibili queste vicende proprio perché vengono giocate su uno scacchiere geograficamente diverso e temporalmente molto diverso dal nostro.
Ricordo che quando polemizzavo sulle maggioranze di sinistra, sulla loro incapacità di prevedere il futuro, loro mi dicevano che nell'anno 1980, cioè esattamente prima che arrivasse il taglione della riduzione del personale, la FIAT faceva richiesta di personale.
Molte volte, proprio perché sono processi temporalmente e geograficamente su piani un po' diversi, avvengono queste situazioni veramente curiose, per cui l'ultimo momento di un processo, che è in conclusione, si colloca in un processo che invece è all'inizio sul piano politico-istituzionale.
Indubbiamente, questa considerazione che ha fatto il collega della IV Commissione deve farci molto attenti. Questa preoccupazione che ci viene deve farci meditare molto e mi fa pensare che non fosse del tutto fuori luogo un graduale, prudente, intelligente, educato (quindi non da affidarsi a me), moderato, soft, processo di recupero del nostro rapporto corretto con il mondo esterno degli interessi organizzati della società.
Questo processo deve essere recuperato perché lo scadimento del nostro rapporto, anche sul piano estetico, sul piano dei contenuti, dell'apporto che ci viene dall'esterno, certamente oggi è progressivo.
Questa è una vicenda che ci deve preoccupare e che va al di là della preoccupazione, certamente centrata e puntuale del collega Tapparo e vorrete scusare i refusi in ordine alla sua funzione formale, ma che comunque nulla toglie alla valutazione oggettiva che io faccio al lavoro che Tapparo svolge, certamente di prim'ordine rispetto a questi argomenti qualunque sia la collocazione che la vicenda degli uomini e delle istituzioni gli fa vivere nella realtà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La comunicazione è estremamente importante ed ha spinto un po' tutti ad esprimere una valutazione sul fatto politico ed economico del rientro dei lavoratori alla FIAT.
Indubbiamente si tratta di una novità grossa, di una novità importante che non deve essere enfatizzata, ma che non può neppure passare come elemento normale, non meritevole di approfondimento. Siamo in presenza di un cambiamento netto sul mercato del lavoro piemontese che non potrà non avere delle conseguenze e che è certamente significativo. A un certo punto anche la fase di ammodernamento del sistema industriale comincia a porre le condizioni per un ampliamento della rete produttiva. In presenza di una ripresa della quota di mercato della FIAT, la forza lavora ritrova nuovo sforzo. Senza una ripresa di mercato e di quota di mercato non avremmo questo rientro. La ritrovata competitività dell'azienda è sempre una garanzia della sua sanità e della sua possibilità di sviluppo.
Certamente questa competitività è conseguenza della capacità reattiva e operativa dell'azienda, ma anche, come abbiamo sempre sostenuto dell'importanza degli interventi pubblici e dei trasferimenti ottenuti.
Ancor prima che Craxi sollevasse al Convegno del Lingotto questo tema, nel confronto Prodi-Romiti, il primo ha posto con chiarezza il problema dei trasferimenti, della loro importanza e del loro peso.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Quando lo dicevamo noi non era vero!



BRIZIO Gian Paolo

Noi lo abbiamo sempre sostenuto - da giugno in poi in quest'aula --e dovrebbe saperlo il collega Staglianò se avesse seguito i miei interventi. Anzi già nella passata legislatura affermavamo l'esistenza, di trasferimenti importanti che hanno inciso sulla ricerca di competitività delle aziende e della FIAT stessa. Questa ricerca peraltro è legittima perché la sanità di fondo di tutta l'economia è essenziale. Il fatto del rientro dei cassaintegrati FIAT è in sé importante.
Certo è singolare il fatto che Annibaldi sia venuto in IV Commissione e non ci abbia anticipato nulla. Può anche essere in qualche misura che l'ipotesi fosse già allora avanzata, può anche essere che fosse a semplice studio, può essere infine che siano emersi successivamente dei fatti significativi, che hanno consigliato questa modifica di atteggiamento della FIAT.
E' difficile fare affermazioni certe in proposito proprio perch abbiamo di fronte un mercato e una realtà flessibili che non possono essere programmati. La svolta dell'80 è andata in un senso, la svolta di oggi pu andare in un senso diverso e sono proprio elementi di quella flessibilità diversa del mercato e quindi anche dell'occupazione che devono essere tenuti adeguatamente presenti in una società come quella in cui ci troviamo ad operare.
Anche la flessibilità delle forme di lavoro non può essere elusa.
L'intervento del collega Staglianò è certo interessante, in gran parte rivolto al sindacato più che a noi, alla sua capacità di contrattazione. Ma il sindacato pare convincersi che queste forme di flessibilità vanno affrontate, che non si possono esorcizzare in qualche modo, perch esorcizzandole ci si chiude in una politica del passato, una politica non attenta alla realtà che muta.
Le forme di lavoro vanno contrattate, ma con realismo, non con delle posizioni preconcette che sarebbero assolutamente inadeguate.
Il dialogo con il collega Staglianò è comunque sempre aperto, credo che l'abbiamo portato avanti in Commissione e lo riprenderemo non qui ma in altra sede.
In Commissione abbiamo affrontato il tema del prepensionamento e in proposito abbiamo sempre espresso anche in quest'aula molte perplessità di fronte ad un ipotizzato provvedimento generale. I fatti che avvengono confermano la validità di quelle perplessità e la nostra opinione è che il prepensionamento può essere portato avanti solo come ipotesi estrema limitata, non solo, ma anche perché le risorse non ci sono, devono essere prima di tutto create per essere poi disponibili.
Tornando al tema specifico e in particolare alla necessaria riqualificazione del personale penso che la comunicazione dell'Assessore abbia riscosso in generale consenso, certamente ha il nostro consenso.
Siamo favorevoli al Comitato tecnico misto, che coinvolga Regione, Azienda e sindacati perché riteniamo sia una strada giusta quella di coinvolgere le forze interessate; siamo naturalmente favorevoli alla titolarità regionale dell'iniziativa, ma occorrerà una certa flessibilità per quello che riguarda i costi. E' certamente giusto chiedere all'azienda di pagare la sua parte, più della sua parte, però bisogna superare una contraddizione che esiste, l'intervento pubblico totale da un lato e dall'altro la richiesta di maggiori risorse all'azienda.
Occorre trovare un punto di incontro realistico che consenta la realizzazione dei corsi in modo efficace e senza naturalmente creare difficoltà al complesso delle altre iniziative. Sarebbe molto importante avere un finanziamento aggiuntivo dal Fondo di Rotazione, perché la necessità sollevata dal collega Tapparo di non sottrarre risorse ad altri settori della formazione professionale ed economici, è estremamente importante.
Su questa strada ci pare che la Regione si sia mossa con tempestività con attenzione al problema e soprattutto con la volontà di giungere rapidamente a dei risultati positivi. L'impostazione della Giunta ha tutto il nostro apprezzamento e non dubitiamo che si potranno raggiungere risultati positivi con l'accordo delle forze sociali.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetto di legge n. 30: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR 10 settembre 1982, n. 915"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) dell'o.d.g.: Esame progetto di legge n. 30: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR 10 settembre 1982, n. 915".
La parola al relatore Croso.



CROSO Nereo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il presente provvedimento è sottoposto per la seconda volta all'esame dell'assemblea; si tratta infatti del disegno di legge già approvato al termine della terza legislatura e rinviato dal Governo con osservazioni.
La Giunta regionale ha riveduto la stesura degli articoli su cui erano state rilevate illegittimità da parte delle autorità di controllo e, nel contempo, ha provveduto ad ulteriori modifiche in alcuni articoli ed a significative integrazioni.
I lavori approfonditi della VII Commissione hanno permesso un ulteriore completamento del testo, grazie anche al costruttivo apporto di tutte le forze politiche presenti ai lavori. Entrando nel merito, sottolineo che l'impianto generale della legge è rimasto sostanzialmente invariato. Circa le considerazioni generali sul problema dei rifiuti, per brevità, rimando alla lettura della relazione del Consigliere Ferro, relatore alla prima stesura della legge, e dell'Assessore Maccari, presentatore della seconda proposta. In particolare ricorderò soltanto che l'emanazione del DPR 10 settembre 1982, n. 915 che, per la prima volta in Italia, stabilisce norme volte a regolamentare lo smaltimento dei rifiuti in tutte le sue manifestazioni (dalla raccolta al trasporto, dal trattamento alla discarica), impone agli Enti locali ed in primo luogo alla Regione una serie di adempimenti di non sempre facile ed immediata attuazione, anche in considerazione della natura complessa della materia e delle conoscenze tecnico-scientifiche ancora contraddistinte da notevole indeterminatezza.
Il disegno di legge, pur con disposizioni di natura prevalentemente organizzativa, consente sin d'ora un adeguato e puntuale espletamento degli adempimenti previsti dal DPR n. 915, alla luce anche della deliberazione del Comitato Interministeriale di cui all'art. 5 del DPR n. 915/1982 del 27 luglio 1984: "Disposizioni per la prima applicazione dell'art. 4 del DPR 10 settembre 1982, n. 915, concernente lo smaltimento dei rifiuti".
La normativa proposta prevede, fra l'altro, un ampio coinvolgimento delle Province per l'attuazione della normativa di cui al citato DPR n.
915/1982, disponendo in particolare il conferimento delle deleghe alle stesse Province per il rilascio delle autorizzazioni relative alle singole fasi di smaltimento dei rifiuti.
Al fine di meglio ottemperare agli obblighi imposti dal DPR n.
915/1982, si è ritenuto innanzitutto indispensabile procedere all'istituzione del catasto dei rifiuti e degli impianti di smaltimento onde poter acquisire più esaurienti e complete informazioni in merito alla produzione dei rifiuti sul territorio regionale. Il catasto regionale dei rifiuti si prefigura come lo strumento operativo di base per l'attuazione delle funzioni previste dal DPR n. 915/1982, di competenza sia della Regione - in particolare per l'elaborazione dei piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e di individuazione delle zone idonee allo smaltimento dei rifiuti - sia delle Province preposte al controllo dello smaltimento dei rifiuti e delle Unità Sanitarie Locali, della cui collaborazione si avvarranno le Province stesse per l'espletamento delle suddette funzioni.
Per quanto attiene la sua organizzazione e la sua gestione (artt. 2 e 3) si stabilisce un livello operativo locale, facente capo alle Province che tiene conto delle competenze ad esse attribuite dal DPR n. 915/1982 sia della dimensione territoriale delle stesse Province sufficientemente ampia da essere adeguata alla movimentazione dei rifiuti sul territorio regionale.
Sulla base dell'esperienza fino ad oggi acquisita viene stabilito che la Regione possa avvalersi della collaborazione dei propri enti strumentali.
In Commissione è inoltre emersa l'esigenza di garantire l'informazione circa i contenuti del catasto soprattutto a favore delle associazioni. Non si è ritenuto di dover codificare in norma questa condivisibile richiesta ma la Commissione ha invitato la Giunta regionale ad assumere un preciso impegno per promuovere, in opportune e regolamentate forme, l'informazione non solo in questo settore particolare, ma per tutto quanto concerne la problematica di tutela dell'ambiente.
La Giunta regionale, a voce dell'Assessore Maccari, ha condiviso questo invito e in tal senso si è impegnata.
Con il disposto di cui al II e III comma dell'art. 3 si intende perfezionare e completare il sistema di informazioni previsto dal DPR n.
915/1982, estendendo gli obblighi fissati agli artt. 3 e 11 del DPR stesso a tutti i soggetti che smaltiscono rifiuti, per assicurare alla Regione una più generale conoscenza della situazione esistente sul proprio territorio.
All'art. 4 si prevede l'emanazione, da parte della Regione stessa di norme, di criteri tecnici inerenti l'attività di smaltimento dei rifiuti ad integrazione, soprattutto, dei criteri generali in corso di emanazione da parte dello Stato in materia.
L'articolo, nella considerazione che i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti sono tuttora lontani dall'essere caratterizzati da rigore scientifico, prevede altresì che possono essere incentivati studi e ricerche, anche con l'istituzione di borse di studio, sia per la formulazione delle norme di cui sopra, sia per l'attuazione degli altri adempimenti di competenza regionale: specificatamente, il piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, previsti all'art.
5 e l'individuazione delle zone idonee allo smaltimento dei rifiuti stessi (art. 6).
L'art. 5 prevede l'elaborazione dei piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, da redigersi in conformità alle indicazioni di cui al punto a), art. 6 del DPR n. 915/1982. Il secondo ed il terzo comma ne definiscono le procedure di approvazione e di aggiornamento.
L'art. 6 stabilisce che l'individuazione delle zone idonee allo smaltimento dei rifiuti sia oggetto di apposita deliberazione consiliare sentiti al riguardo i Comuni interessati ed il Comitato Urbanistico Regionale. Ricordo che la Commissione ha richiesto - e ottenuto - che si verificasse la congruità di queste norme con le vigenti disposizioni in materia urbanistica, garantendo la più ampia partecipazione alla stesura del documento di piano e, su tale materia, comunque, la Giunta regionale ha provveduto ad un ulteriore approfondimento. Per il periodo transitorio antecedente la redazione dei piani di cui all'art. 5, vengono fissate delle procedure per il rilascio delle autoriz-zazioni alla realizzazione di impianti di trattamento, di stoccaggio temporaneo e definitivo dei rifiuti comprese le discariche, differenziate sulla base della tipologia dei rifiuti e dell'attività svolta in proprio o per conto terzi.
L'ultimo comma all'art. 6 prevede, in armonia con quanto stabilito nella legge 5 marzo 1982, n. 62, la concessione di contributi a favore dei Comuni, delle Comunità montane e dei Consorzi intercomunali, per l'acquisizione di aree destinate al deposito definitivo dei rifiuti.
Nell'ultimo comma all'articolo 6 si propone altresì come metodologia di allestimento e di gestione delle aree individuate dalla Regione, la costituzione, d'intesa con i Comuni interessati, di società miste tra aziende ed enti strumentali regionali.
Tale orientamento trova la sua motivazione nell'impossibilità pratica dei Comuni, sede di siti idonei, ad ospitare discariche di rifiuti non assimilabili agli urbani, di gestire un problema di così rilevanti dimensioni, anche in considerazione delle modeste dimensioni di molti Comuni della Regione.
Va rilevato inoltre il principio sancito dal DPR n. 915/1982, in base al quale i costi relativi alle attività di smaltimento dei rifiuti speciali, tossici e nocivi sono a carico dei produttori dei medesimi. E' sembrato pertanto corretto prevedere la formazione di organismi, nei quali la partecipazione privata risponde al dettato legislativo stabilito dal DPR n. 915/1982 e quella pubblica che sancisce un controllo dell'attività di smaltimento in quei siti la cui localizzazione è stata operata dallo stesso Ente pubblico.
L'art. 7 prevede il conferimento della delega alle Province, a far tempo dal 1 giugno 1986 (visto però il protrarsi dell'approvazione di questo progetto di legge, la data verrà modificata dietro suggerimento della Giunta) relativamente al rilascio delle autorizzazioni previste dal DPR n. 915/1982, per le operazioni di smaltimento dei rifiuti.
Nello stesso articolo si definiscono le modalità ed i limiti per l'esercizio delle funzioni delegate e sono regolati i conseguenti rapporti finanziari.
L'art. 8 riafferma i principi già dettati dagli artt. 3 e 8 del DPR n.
915/1982 in base ai quali le attività inerenti lo smaltimento dei rifiuti urbani competono prioritariamente ai Comuni che le esercitano direttamente o mediante aziende municipalizzate ovvero mediante concessioni ad Enti o imprese specializzate.
Su tale articolo si è accentrato il dibattito, soprattutto al termine dei lavori della Commissione, e quindi si è reso necessario un approfondimento giuridico, che è stato svolto dalla Giunta stessa la quale potrà anche re-lazionare in questa sede.
Lo spirito della norma è di consentire il riordino, sul piano territoriale, dell'attività di smaltimento dei rifiuti urbani eliminando gradualmente il rilascio di autorizzazioni a carattere spontaneo.
Negli articoli 9 e 10 si prevede il versamento di una cauzione da parte delle imprese private per il rilascio delle autorizzazioni per le operazioni di smaltimento dei rifiuti, a garanzia della buona esecuzione delle stesse, e l'istituzione, a livello regionale, di un elenco dei soggetti smaltitori dei rifiuti.
In entrambi i casi, si rinvia a successivo provvedimento rispettivamente della Giunta nel primo caso, e del Consiglio nel secondo per la definizione delle modalità e delle procedure per la attuazione della previsione normativa di cui agli articoli indicati.
Il presente disegno di legge prevede, per la realizzazione delle funzioni dallo stesso disciplinate, la costituzione di due organismi: una Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti prevista dall'art. 11 ed il Comitato tecnico regionale per l'attuazione del DPR n. 915/1982 previsto all'art. 12.
Con funzioni prevalentemente di coordinamento e di verifica nell'aspetto politico-amministrativo la prima Commissione e di indole più strettamente tecnico-consultiva il secondo tali organismi rispondono alla necessità di assicurare una più precisa e qualificata attuazione degli adempimenti fissati dal DPR n. 915/1982.
Pertanto la presenza di "esperti" scelti nell'ambito degli istituti pubblici di ricerca, di cui si avvale il Comitato tecnico, risponde alla stessa motivazione di carattere generale già enunciata, concernente la complessità e la non totale determinatezza scientifica della materia.
L'art. 13 dispone l'estensione ad alcune categorie di rifiuti speciali degli obblighi già previsti dal DPR n. 915/1982 per i rifiuti tossici e nocivi previsti negli artt. 18 e 19 concernenti rispettivamente i documenti che devono accompagnare il trasporto di detti rifiuti e la tenuta dei registri di carico e di scarico. In particolare il secondo comma rinvia ad apposito Regolamento consiliare l'individuazione, nell'ambito della categoria "rifiuti speciali", di quei rifiuti che per le loro particolari caratteristiche giustificano l'adozione di maggiori cautele rispetto a quelle genericamente adottate per gli altri rifiuti speciali; per le fasi di smaltimento relative a tali rifiuti, si richiede pertanto la tenuta di appositi registri di carico e scarico.
La norma in generale, con le sue previsioni, risponde essenzialmente alle necessità di consentire un più agevole ed incisivo esercizio di controllo in materia.
Negli artt. 14 e 15 si definiscono i rapporti tra la presente legge e le vigenti leggi regionali in materia al fine di uniformarne la normativa eliminandone alcuni possibili aspetti di contrasto. In particolare, con l'art. 14 viene abrogata la legge regionale n. 32 dell'8/12/1974 riguardante gli scarichi idrici provenienti da insediamenti produttivi divenuta ormai obsoleta, e vengono modificati alcuni articoli della legge regionale 22/6/1979 n. 31. Con l'art. 15 si estendono alcuni obblighi autorizzativi, previsti dalla citata legge regionale n. 31/1979, a specifiche operazioni di smaltimento dei rifiuti stessi.
L'art. 16 trova la sua giustificazione da un lato nella necessità di ovviare all'atteggiamento di netto rifiuto che gli Enti locali, Comuni in primo luogo, hanno manifestato di fronte alle proposte di installare sul loro territorio discariche o impianti di trattamento di rifiuti urbani o industriali, dall'altro nell'esigenza di dare pratica applicazione alla legge 5 marzo 1982, n. 62 alla luce di quanto disposto agli articoli 13 e 20 del DPR n. 915.
Infatti nella legge n. 62 è previsto che ai Comuni, sul cui territorio sono stati individuati i siti per lo smaltimento di liquami e fanghi residuati da lavorazioni industriali o da processi di depurazione, venga corrisposto un contributo annuo proporzionale al liquame ed al fango trattato (secondo la legge n. 62 i siti vengono espropriati e attrezzati da parte dei Comuni).
Il DPR 915/1982 all'art. 6, lettera b), amplia la portata della legge n. 62, in quanto fa riferimento a tutti i rifiuti ed introduce, agli articoli 13 e 20, nuovi principi di orientamento generale in materia stabilendo che i costi relativi all'attività di smaltimento devono essere posti a carico dei produttori dei rifiuti.
Sulla base di quanto esposto l'art. 16 rappresenta un'attribuzione più corretta dell'onere derivante dallo smaltimento di cui trattasi.
L'art. 17 contiene le disposizioni finanziarie relative alle previsioni di spesa per gli interventi proposti.
Infine, l'art. 18 rinvia per i casi di violazione al regime sanzionatorio del DPR n. 915/1982 (titolo V).
La Commissione ritiene che il provvedimento possa avere il più ampio assenso dell'assemblea e ne raccomanda una sollecita approvazione sottolineando ancora come questo sia il primo, necessario provvedimento per dare avvio ad una compiuta attuazione a livello regionale del DPR n.
915/1982.
Sappiamo, comunque, che sono stati presentati numerosi emendamenti, e da parte dei Gruppi di minoranza e da parte della Giunta. Ci auguriamo che su questo problema si svolga un sereno dibattito e, soprattutto, che si concluda in questa seduta l'approvazione di questo progetto di legge che si è protratta per troppe sedute.



PRESIDENTE

La discussione in merito a questo progetto di legge viene momentaneamente sospesa e verrà ripresa successivamente.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Convoco intanto i Presidenti dei Gruppi consiliari, o loro rappresentanti, per l'incontro con la delegazione del Cusio - Verbano Ossola che avverrà immediatamente.
Alla ripresa dei lavori, fra poco più di un'ora, si avvierà la discussione sul p.d.l. n. 30 che però non potrà andare oltre ai tre interventi perché vi sono delle deliberazioni che rivestono particolare carattere d'urgenza che dovrebbero essere esaminate e inoltre c'è stata una richiesta di iscrizione all'o.d.g. da parte del Presidente della V Commissione. Questi provvedimenti urgenti sono: deliberazione n. 83: "L.R. 55/1984. Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali" deliberazione n. 92: "Art. 10 della legge 20/5/1985 n. 207. Definizione di procedure omogenee sul territorio regionale in materia di trasferimenti di personale tra le Unità Socio Sanitarie Locali" disegno di legge n. 79: "Modifiche alle Leggi regionali 21.l.1980 n. 3 e successive modificazioni (Disciplina degli Organi Istituzionali del Servizio Sanitario Regionale e Norme transitorie) e 11.2.1985 n. 9 (Modifica degli ambiti territoriali delle Unità Socio Sanitarie Locali del Comune di Torino e disposizioni per la riorganizzazione dei servizi.
Proroga dei termini di cui all'art. 36 della L.R. 23.8.1982 n. 20)".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, vorrei far presente che la deliberazione n. 83 relativa ai cantieri di lavoro, era stata annunciata in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, per cui ne eravamo già a conoscenza.
Per quanto concerne gli altri provvedimenti, pur essendo urgenti, è necessario rinviarne l'esame di una settimana per dare la possibilità ai Gruppi di esaminarli.
Questo lo dico anche ai colleghi della maggioranza, altrimenti si verifica che i Capigruppo non riescono ad esaminare nulla, perché non c'è niente di pronto. Noi con molta responsabilità ci impegniamo ad esaminarli.
A parte il fatto che sarà bene dar prosieguo alla discussione della legge, una volta iniziata, penso sia giusto che il Presidente ponga le questioni ma è anche giusto che i Capigruppo rispettino le regole che ci siamo dati comunemente e generalmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Circa la deliberazione inerente i cantieri di lavoro v'era accordo pertanto essa dovrebbe essere esaminata ed approvata oggi.
In ordine agli altri argomenti valuteremo il da farsi, tenendo per presente che la prossima settimana dovremo discutere il bilancio e che pertanto, quanto è possibile esaminare prima, è opportuno che sia esaminato.



PRESIDENTE

Sulla deliberazione relativa ai cantieri di lavoro mi pare di riscontrare l'unanimità del Consiglio ad esaminarla in questa seduta mentre per i restanti argomenti la discussione viene rinviata alla prossima seduta.
E' possibile forse fare qualche intervento in più sulla legge relativa allo smaltimento dei rifiuti, però faccio presente che i lavori non possono protrarsi oltre le ore 18 per impegni del Gruppo comunista.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La ringrazio, signor Presidente, perché lei ha espresso riguardo particolare per il nostro Gruppo che deve partecipare al Congresso. Abbiamo però la possibilità di arrivarvi, non essendo distante la sede congressuale, verso le ore 18,30 di conseguenza si può proseguire anche un po' oltre, la discussione su questa legge.
Interessa che si faccia qualche passo significativo, perché sono stati presentati molti emendamenti, anche da parte della Giunta, a questo punto dopo il dibattito generale, deve essere rappresentata la situazione altrimenti la storia di questa legge diventa davvero molto strana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Sulla questione accennata dal Consigliere Bontempi circa la discussione di oggi, vorrei far rilevare che ci si trova in presenza di un disegno di legge che è profondamente mutato dai 30 e più emendamenti presentati dalla Giunta.
La relazione del Consigliere Croso non ha fatto riferimento a questo insieme di emendamenti che modificano sostanzialmente il disegno così come è stato licenziato dalla Commissione. Riterrei opportuno e propongo che l'avvio del dibattito di oggi avvenga con un intervento della Giunta che ci spieghi, che ci illustri questo mutamento che tra l'altro non ha precedenti nella vita del Consiglio.



PRESIDENTE

La Giunta ha ascoltato la richiesta del Consigliere Rivalta e valuterà l'opportunità di seguire questa strada.
Iscritti a parlare sono finora i Consiglieri Bresso e Villa che interverranno immediatamente alla ripresa dei lavori.



BRESSO Mercedes

Chiediamo che intervenga prima la Giunta per illustrare la situazione.



PRESIDENTE

D'accordo, invertiamo l'ordine degli interventi, per cui in apertura dei lavori interverrà l'Assessore Maccari per illustrare la situazione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 14,30)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetto di legge n. 30: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR 10 settembre 1982, n. 915" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende col proseguimento dell'esame del progetto di legge n.30: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti in attuazione del DPR 10 settembre 1982, n. 915".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che sia opportuno da parte della Giunta dare una breve spiegazione e illustrazione degli emendamenti presentati. Questa legge ha avuto un iter atipico in questa fase di nuova gestione regionale, perché essendo stata già approvata nella scorsa legislatura, dopo il normale iter del disegno di legge (Commissione consultazioni, aula) ha visto in questa nuova legislatura la mancanza di una consultazione con gli enti e le associazioni.
E' vero, come è stato affermato giustamente in sede di Commissione, che questo iter di consultazioni era stato fatto, però è anche vero che con il cambio delle amministrazioni non è cambiata solo la Giunta regionale, ma anche le amministrazioni provinciali.
Le amministrazioni provinciali, attraverso l'Unione regionale delle Province piemontesi, hanno avuto con il sottoscritto un incontro operativo così come a livello dei diversi Assessorati incontri ci sono stati con l'Unione regionale. Si è reputato opportuno recepire le indicazioni che venivano dalle Province, elementi che a mio avviso e ad avviso della Giunta non stravolgono la legge.
Nel riesame più attento che si è fatto si è anche ritenuto opportuno limare e misurare in modo più preciso alcuni elementi.
Se mi si consente passerei ad una veloce illustrazione degli emendamenti.
All'art. 3 si propone di sostituire al primo comma l'espressione "dei propri enti strumentali" con la dizione "organismi specializzati", per comprendere enti strumentali e regionali ed enti che non sono regionali.
All'art. 5 al primo comma, dove si dice che la Giunta regionale deve fare il "piano entro 12 mesi", abbiamo sostituito in termini un po' più credibili e realistici "18 mesi".



BRESSO Mercedes

L'avete soppresso.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Ci deve essere un errore.



BRESSO Mercedes

L'avete soppresso, forse il testo è diverso, questi sono gli emendamenti che ci sono stati forniti, sarà un ulteriore emendamento all'emendamento.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Credo però ci sia un errore. Scusatemi, ma avete ragione, era un passaggio intermedio, in mezzo a questi molti emendamenti mi muovo male anch'io.
Su suggerimento delle Province si è ripristinata l'indicazione originaria relativa ai 12 mesi.
All'art. 5, primo comma terza riga invece di "sentiti i Comuni" "sentite le Province e i Comuni" perché le Province erano state dimenticate.
All' art. 5, terzo comma, sono soppresse le parole: "entro 6 mesi dal ricevimento del progetto predisposto dalla Giunta".
All'art. 6, invece di "sottoposta a studi di impatto ambientale", non esistendo ancora la legge di impatto ambientale, si ritiene che per ora vada bene la dizione: "accompagnata fino all'emanazione della normativa specifica in materia". Una relazione in ordine all'impatto ambientale e lo studio di impatto ambientale saranno poi determinati dalla legge di impatto ambientale.
Sempre l'art. 6 al IV comma, quarta riga, per estendere la possibilità di proposta anche alle Province, si sostituiscono le parole: "dai Comuni" con: "dagli Enti locali".
All'art. 6, IV comma, n. 2), dopo le parole: "le proposte dei siti", si aggiunge: "previo parere delle Province competenti entro i 60 giorni successivi alla data di ricevimento dalla richiesta della Regione; decorso tale termine la Giunta regionale procede comunque all'adozione delle proposte dei siti".
Questo per mettere la Provincia nell'iter e contemporaneamente porre una data per non procrastinare la procedura.
All'art. 6, IV comma, n. 2) è soppressa la frase: "la deliberazione è altresì trasmessa alla Commissione consiliare competente che entro i medesimi termini temporali è tenuta ad esprimere il proprio parere", perch è già previsto che vada alla Commissione.
All'art. 6, V comma, si inserisce la parola "nuovi" laddove si dice: "nella norma di approvazione dei piani di cui al precedente articolo, le domande di autorizzazione per la realizzazione di nuovi impianti". Questo perché la procedura è valida solo per i nuovi.
Sempre all'art. 6 si unifica quanto previsto originariamente nel punto b) e nel punto c) dove c'era una differenziazione fra chi faceva attività di discarica in conto proprio prevista al punto b) e per conto terzi al punto c).
La procedura di cui al punto c) era più complessa, nel senso che venivano ad essere penalizzati i Comuni che avendo discariche per solidi urbani facevano servizi anche per conto terzi, quindi la procedura viene unificata e viene attuata la procedura semplificata di cui al punto b).
L'ultimo comma dell'art. 6 viene modificato con l'emendamento che avete a mani, riprendendo una dizione portata dal DPR 915: "Per l'allestimento e la gestione dei siti la Regione può promuovere costituzione di Consorzi tra Comuni, anche con la partecipazione di Comunità montane, ai quali possono partecipare anche imprese singole o associate".
All'art. 7 si sposta il termine dal 1 giugno 1986 al 30 luglio.
All'art. 7, terzo comma, dove si dice: "entro un congruo termine", non essendo questa espressione molto chiara, la si sostituisce con: "entro 90 giorni".
All'art. 8 viene proposto un emendamento, che penso vi sia stato consegnato in mattinata, laddove si dice: "le autorizzazioni vengono rilasciate in applicazione degli artt. 3 e 8 del DPR 915 prioritariamente ai consorzi di Comuni, alle Comunità montane e ai Comuni e, qualora non si attivino né Consorzi, né Comunità, né Comuni, possono essere date ai privati", e cioè: "le autorizzazioni rilasciate, prima dell'entrata in vigore della presente legge, ad aziende o imprese per l'installazione e la gestione di discariche di rifiuti urbani, possono essere rinnovate sulla base delle modalità stabilite nelle singole autorizzazioni".
Questo perché in un primo tempo si era pensato di limitare l'esaurimento al lotto in funzione, invece in base alle modalità stabilite nelle singole autorizzazioni, ci si può regolare se finire solo il lotto in funzione o se autorizzare altri lotti in funzione della situazione economica e della necessità della zona. E' un problema di gestione di legge.
All'art. 11, l'emendamento è marginale, e si aggiungono le parole: "gli Assessori provinciali".
All'art. 12, i 7 esperti diventano 8, con l'aggiunta di un agronomo.
All'art. 16 c'è lo spostamento di data.
All'art. 16, primo comma, viene modificata la quantità monetaria che va al Comune e viene stabilita in 2 lire, nel Comune sede di impianto di smaltimento e una lira nell'impianto di stoccaggio. Ciò vuol dire che l'industria che fa stoccaggio ha un costo totale di 3 lire, una lira di stoccaggio più due lire di smaltimento.
L'emendamento all'art. 17 che nella formulazione attuale deve essere affinato, perché non è sufficientemente chiaro il richiamo all'art. 48 anzi diventa distorcente, si basa sulla legge statale n. 62 del 5/3/1982 cioè si limita a considerare lo smaltimento dei liquami e dei fanghi residuati dalle lavorazioni industriali e dai processi di depurazione.
Per questi insediamenti il nuovo articolo dice che le opere e gli interventi di carattere edilizio ed urbanistico relativi allo smaltimento dei liquami e dei fanghi da effettuare nelle zone di cui al primo comma cioè inserite nei piani regionali, sono sottoposti alle sole procedure di autorizzazione di cui all'art. 48 della legge 5 agosto n. 457, con riduzione a 60 giorni del termine stabilito dallo stesso articolo.
Vorremmo ampliare la possibilità che lo Stato da per lo smaltimento dei liquami e dei fanghi industriali, ai solidi industriali e ai solidi urbani.
Questo per evitare anche la difficoltà di arrivare al decollo delle discariche e direi, tutto sommato, liberando i Comuni, perché spesso questi si trovano in difficoltà e qualche volta quindi accettano di essere "violentati".
L'Unione regionale delle Province aveva proposto un emendamento molto più rigido, cioè che l'autorizzazione saltava qualsiasi ipotesi di intervento comunale e diventava operante.
Non ci è parso di dover accettare e lasciare questa forma di autorizzazione.
Queste sono le modifiche che vengono proposte dalla Giunta; ci sarà ancora questo chiarimento da fare in corso di discussione su quest'ultimo emendamento all'art. 17 relativamente alle opere edilizie e alla localizzazione urbanistica.



PRESIDENTE

Non so se la richiesta di informazione sia stata soddisfatta, ma mi pare sia emersa dalla lettura degli emendamenti da parte dell'Assessore la filosofia della legge.
Diamo inizio alla discussione in modo che tutti possano esprimersi sulla interpretazione dell'intero assetto della legge od anche sugli emendamenti, e quelli della Giunta e i propri.
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il primo intervento sarà sul complesso della legge, ovviamente con degli accenni anche al problema degli emendamenti, così com'è emersa dalla Commissione; anche perché data l'enorme quantità degli emendamenti, sarà poi necessario discuterne caso per caso.
Credo, malgrado la discussione su questo progetto sia stata rinviata molte volte e adesso sia compressa, che questo sia, con i limiti che ha, il primo pezzo di un adempimento importantissimo per la Regione, su uno dei massimi problemi che interessano oggi la gestione e la difesa del territorio.
Il primo di una serie complessa di adempimenti che devono essere effettuati in attuazione del DPR 915. Un primo dicevo, perché la storia della prima approvazione di questo progetto di legge nella scorsa legislatura e poi di tutto l'iter in Commissione è piuttosto strana e inconsueta. Questo doveva essere un primo provvedimento per risolvere il problema essenzialmente dello stoccaggio provvisorio e della discarica dei rifiuti; quindi affrontava solo un pezzo del DPR 915, che in realtà prevede una serie di operazioni più complesse come: il recupero, il riciclaggio, il trattamento ed il recupero energetico. Questa doveva essere la prima parte perché il problema delle autorizzazioni per le discariche e quello della istituzione del catasto dei rifiuti erano urgenti; però doveva essere rapidamente attuata anche la realizzazione della seconda parte. Tant'è vero che era stata anche votata (mi risulta) una mozione, congiuntamente al voto sulla legge, che impegnava la Giunta ad una serie di adempimenti in questa direzione, attraverso la creazione di società di intervento, che intervenissero sul problema del recupero e del riciclaggio.
Quindi, in questa sede bisogna ribadire qual è, a nostro avviso, la filosofia dentro cui si deve collocare questo pezzo di provvedimento di attuazione del DPR 915.
Perché altrimenti il rischio è di uscire con una legge che è estremamente parziale e di essere accusati di avere approvato una cosa che sostanzialmente trasforma la filosofia tesa ad affrontare globalmente il problema dei rifiuti all'interno del DPR 915, in una filosofia della discarica, che è tutto il contrario di quello che molti di noi vogliono (mi auguro tutti).
La filosofia che sta dietro al DPR 915, che noi condividiamo, è una filosofia che vede come modo di affrontare il problema dei rifiuti, prima di tutto la progettazione del rifiuto, cioè la progettazione a monte, tesa a ridurre la quantità e la pericolosità del rifiuto.
Tutti noi sappiamo che ogni bene, ogni prodotto industriale e agricolo diventa necessariamente un rifiuto, per cui la massa complessiva della produzione, la massa complessiva del prodotto, si trasforma in una massa corrispondente di rifiuti.
Ora, l'affrontarla a valle, è sostanzialmente una filosofia sbagliata l'abbiamo verificato nella infinita serie di interrogazioni che abbiamo avuto in quest'aula, che non consente di affrontare correttamente il rifiuto.
Molto spesso il rifiuto, non progettato a monte dall'azienda che lo produce, non è smaltibile, viene quindi stoccato in condizioni precarie e pericolose in qualche buco da cui, prima o poi (via l'acqua, via una smottamento del terreno) in qualche modo verrà fuori.
Quindi, la prima cosa a cui dovrebbe tendere un progetto di legge è di favorire la progettazione a monte del rifiuto, in modo che il rifiuto sia successivamente facile da smaltire e non pericoloso.
Il secondo, atteso comunque che, anche meglio progettata, la massa di rifiuti sarà sempre per forza di cose uguale all'insieme del prodotto (quindi si tratterà nel caso del Piemonte di molti milioni di tonnellate di cui almeno 5/6, di rifiuti industriali, con una quota di nocivi e pericolosi molto elevata), impiantare una filosofia del trattamento del rifiuto che tenda a ridurre al minimo, quasi ad eliminare il problema della discarica.
Quindi, una filosofia che tenda al recupero di tutti i materiali utilizzabili; esistono molti strumenti che permettono di arrivare al recupero; ma questi strumenti devono essere predisposti ed attivati. Molti interventi possono fare riferimento a legislazioni regionali.
Si pensi a tutto il problema del recupero dei vuoti, si pensi a quello del recupero selettivo dei materiali, alla possibilità di istituire delle borse dei rifiuti per cui oggi esiste un intervento spontaneo a cura della Camera di Commercio di Torino. Quindi, un'attivazione forte delle borse dei rifiuti, sia generali che specifiche per singoli rifiuti, usando anche strumenti come i consorzi obbligatori (tipo quello degli oli usati).
Non si può definire una filosofia generalissima, in cui si dice: "bisogna recuperare, riciclare, trattare, eccetera", ma bisogna programmare per singole categorie di rifiuti e per singole dimensioni della produzione dei rifiuti stessi. E' un lavoro complesso, ma che prima o poi va avviato.
Alcune cose sono state avviate anche dalla Regione Piemonte, tra cui l'utilizzo dei fanghi in agricoltura, che in qualche modo, con molta lentezza sta andando avanti.
Naturalmente l'ultimo degli interventi possibili è quello del recupero energetico, che secondo me, comunque, tranne nel caso di alcuni materiali deve essere l'ultimo, perché recupero energetico vuole poi sostanzialmente dire bruciare delle materie, che finché sono recuperabili e riciclabili è meglio non siano bruciate.
Anche perché, come è noto, nella combustione dei rifiuti sorgono moltissimi problemi di tipo sanitario e di inquinamento.
Alla fine di tutto questo processo, ha senso parlare di discarica come fase ultima e ridotta al minimo delle sostanze, che non sono in nessun modo recuperabili, neanche con l'utilizzo energetico, e che comunque devono essere state opportunamente innocuizzate.
La concezione stessa della discarica di rifiuti tossici o nocivi deve sparire.
I rifiuti tossici e nocivi non devono essere scaricati da nessuna parte, in nessun luogo del territorio. Essi devono essere preventivamente trattati e resi innocui.
Queste cose che sembrano ovvie, non lo sono affatto, perché nulla di tutto questo si verifica sul nostro territorio.
Qui, non siamo di fronte ad una situazione in cui abbiamo il problema di dare alcune norme di comportamento su una situazione nel complesso abbastanza corretta.
Siamo in una situazione di palese violazione da parte di quasi tutti i produttori di rifiuti industriali, in particolare dei tossici e nocivi, di tutte le più elementari norme di sicurezza, di preoccupazione per la salute dei cittadini. Norme che sono in buona parte violate anche dalla maggioranza delle discariche autorizzate, in termini provvisori, dalla stessa Regione Piemonte.
Siamo in presenza di una totale mancanza di strumenti di controllo di quello che avviene.
Quindi, siamo anche in presenza da parte delle popolazioni e dei Comuni di un rigetto quasi assoluto di questa filosofia del rifiuto fondata sulla discarica neanche controllata, e comunque in cui si consente la discarica di rifiuti tossici e nocivi.
Il progetto di legge uscito dalla Commissione è stato trasformato molto da questa serie di emendamenti della Giunta per cui affronterò il problema in dettaglio.
I grossi difetti che contiene questo progetto sono in particolare la gestione di tutta la fase transitoria, i cui tempi sono già lunghi, e vengono ancora allungati dagli emendamenti proposti; perché gli emendamenti proposti annullano tutta una- serie di scadenze temporali, che sappiamo possono essere violate, ma che a questo punto neanche più esistono, quindi non rappresentano più neanche delle tappe da perseguire da parte dell'Amministrazione.
C'è tutta una fase transitoria, che a mio avviso (ho fatto un po' di calcoli), durerà probabilmente 3/4/5 anni, durante la quale non esiste nessuna garanzia per le comunità locali, che si vedono autorizzare in teoria l'installazione di impianti di smaltimento, ma di, fatto di discariche di rifiuti industriali tossici, nocivi e speciali.
Le vedono autorizzare senza poter dire nulla, senza potere intervenire non in presenza di un piano di smaltimento con le caratteristiche che dicevo né di un piano dei siti serio a monte del quale stia tutta una serie di valutazioni tecniche sulle caratteristiche dei siti stessi. Se in regime di pianificazione ben fatta è giusto che si possa intervenire a superare la volontà contraria dei Comuni, ma solo in una situazione in cui i Comuni hanno partecipato alla formulazione sia dei piani di smaltimento, sia dei piani di reperimento, individuazione e predisposizione dei siti, a quel punto è comprensibile che prevalga l'interesse della collettività regionale sull'interesse dei singoli Comuni.
Ma nella fase transitoria la cosa non ci pare accettabile, non si possono umiliare i Comuni in questo modo, sostenendo che devono accettare qualunque autorizzazione venga data dalla Regione.
Tra l'altro sappiamo le difficoltà degli uffici regionali a controllare effettivamente le prescrizioni previste nelle autorizzazioni.
Quindi, noi siamo di fronte ad una situazione in cui esistono già 2.500 autorizzazioni rilasciate e ne potranno venire rilasciate "X" migliaia nei prossimi 4/5 anni, durante i quali durerà la fase transitoria.
Tutto questo senza nessuna programmazione né del modo né del dove i rifiuti vanno a finire e su questa base si ritiene che si possa superare la volontà dei Comuni. Noi crediamo che questa cosa non sia assolutamente accettabile.
C'è un nostro emendamento fondamentale che, anche per incentivare e spingere la Regione ad approvare il piano sia di smaltimento che di localizzazione, prevede che il parere dei Comuni sia vincolante, fino al momento in cui esisterà una pianificazione che consenta di superare, con correttezza, dopo aver proceduto alla consultazione preventiva, la spiegazione del perché si autorizzano le discariche in quel posto. Solo in quel momento dovrebbe essere possibile superare la volontà dei Comuni.
Fino ad allora, a nostro avviso, non è pensabile che si autorizzino discariche dove non esiste nessuna decisione programmatica; non si capisce perché la Regione deve sapere meglio del Comune se la discarica deve poter andare li o no.
Soprattutto non è possibile senza definire delle precise regole del gioco, superare il diritto inalienabile che hanno le popolazioni locali alla tutela del proprio territorio.
Una forma di coinvolgimento va garantita a priori o va garantita al momento della decisione, come controllo della validità della decisione stessa. Però, a nostro avviso," non sarà sufficiente avere a disposizione un piano dei siti ed un piano di smaltimento. Occorrerà avere a disposizione una serie di strumenti operativi perché fare le leggi e dire che cosa si potrà fare al meglio o che cosa si vorrà fare al meglio non ha nessun significato, se non si dispone di strumenti adeguati.
Noi abbiamo proposto già in Commissione, come variazione al bilancio la costituzione di un fondo per un intervento di tipo programmato, un intervento pubblico per la costituzione di un polo di progettazione di tutto il sistema di disinquinamento in particolare per il problema dei rifiuti in Piemonte; progetto che potrebbe coinvolgere sia gli enti strumentali, probabilmente Finpiemonte, ma anche gli altri enti strumentali della Regione, i capitali privati o altri capitali pubblici, i Comuni stessi, che consenta di arrivare a forme di progettazione degli interventi di disinquinamento che siano scientificamente e tecnicamente corrette ed attendibili.
Noi troviamo infatti giusto che ci sia fortissima opposizione da parte delle collettività locali a progetti che non danno nessuna garanzia.
La prova che danno poche garanzie è nelle continue denunce di non funzionamenti, di malfunzionamenti e di violazioni. Anche per le depurazioni delle acque i depuratori o non funzionano o producono milioni di tonnellate di fanghi che non si sa dove stoccare, quindi creano problemi altrettanto gravi di quelli che vanno a risolvere.
E' chiaro che garanzie di corretta progettazione degli interventi, del fatto che l'investimento di denaro pubblico produca il risultato voluto devono essere date. E' l'unico modo per superare correttamente democraticamente le opposizioni legittime delle comunità locali non dicendo ai Comuni: voi vi prendete ciò che abbiamo deciso di darvi, ma dicendo: noi vi garantiamo che l'intervento sarà fatto a regola d'arte, sarà fatto in modo che non danneggi il territorio, sarà fatto anche in modo da produrre sviluppo, ricchezza, sarà teso al recupero di materiali e non solo allo stoccaggio in discarica.
Ciò può produrre occupazione, può produrre anche una attività economica significativa e innovatrice sul territorio. Su questo tema presenteremo un progetto di legge che mira all'attuazione completa del DPR n. 915/1982 e che ci pare assolutamente doveroso.
In Commissione abbiamo cercato di contribuire attivamente all'aggiornamento di questa legge in discussione (che era già stata approvata nella passata legislatura) su una serie di problemi che ci parevano importanti.
Adesso sembra che sostanzialmente il progetto della Commissione sia poco più di un brogliaccio su cui si sta lavorando accanitamente da tutte le parti. I nodi ancora da risolvere, che da quel progetto venivano fuori erano anzitutto quello che ho già citato e che, onestamente devo ammettere era sfuggito anche a noi, cioè la necessità di consentire ai Comuni di opporsi ad una imposizione non giustificata da nessuna ragione di piano.
Gli altri nodi erano legati all'istituzione del catasto e al flusso di informazioni che proprio dal catasto tutti i cittadini, in particolare le associazioni ambientaliste, si aspetterebbero sulla situazione dei rifiuti in Piemonte, quindi l'assoluta necessità di garantire l'accesso, sia pure in forme da regolamentare, alle informazioni derivanti dal catasto.
Questo è un emendamento a nostro avviso qualificante, lo avevamo già presentato in Commissione, ci è stato rifiutato e lo ripresentiamo in aula.
Salvo questi pochi emendamenti, potevamo concordare sull'insieme del progetto di legge, così come usciva dalla Commissione, ma sono successe cose molto strane.
Sono stati presentati in tono sommesso e poco esplicativo, poco più che descrittivo, dall'Assessore una quantità di emendamenti che toccano alcuni nodi fondamentali. Vediamoli.
In primo luogo, di fatto il DPR 915/1982 riserva in maniera chiarissima, inequivocabile (lo andremo poi a verificare se si approva l'emendamento, se non era chiarissima e inequivocabile) ai Comuni l'autorizzazione e il dovere di affrontare il problema dei rifiuti urbani.
Sono quindi i Comuni ai quali spetta organizzare il servizio dei rifiuti urbani, compreso lo smaltimento, salvo la possibilità di gestirlo nelle forme che ritengono più opportune.
Non c'è alcun dubbio, nel testo del DPR 915/1982, sul fatto che ai Comuni soltanto spetta l'autorizzazione (le autorizzazioni alle imprese riguardano evidentemente la verifica della capacità delle imprese che fossero concessionarie del servizio per conto del Comune a gestire effettivamente quel servizio) ma la privativa sul proprio territorio spetta al Comune.
Nel testo del D.P.R. 915/1982, il combinato degli artt. 3 e 8 è chiarissimo. Sono ovvii gli interessi economici che stanno dietro la proposta fatta dall'Assessore di modificare la legge riservando solo "prioritariamente ai Comuni" le autorizzazioni relative ai rifiuti urbani.
Questi interessi si sono espressi anche in lettere, proteste, eccetera, ci pare però che la modifica di questo articolo sia grave politicamente perché è impensabile che un Comune si trovi a poter essere ricattato, se magari l'Amministrazione precedente aveva rifiutato di esercitare il proprio diritto di privativa, da un altro autorizzato a esercitare sul suo territorio un'attività di discarica e di trattamento dei rifiuti e quindi non possa effettuare la discarica se non passando attraverso questo soggetto.
Naturalmente è possibile che si possa stabilire che il Comune viene autorizzato a esercirne un'altra per conto proprio, ma poi ci si trova di fronte al problema su cosa fa l'altra discarica: porta rifiuti urbani di altri Comuni in quel terreno? La cosa è pochissimo chiara, certamente può creare grossi conflitti di competenza, ma al di là di questo, ci pare che sia oltretutto improponibile data la formulazione del DPR 915.
Il secondo emendamento che non ci pare accettabile è quello aggiuntivo che diventa art. 17, di cui una parte è stata illustrata dall'Assessore Maccari e che riguarda la possibilità di costruire le discariche senza licenza edilizia con una semplice autorizzazione del Sindaco. Ci pare che l'abrogazione nell'ultimo comma di questo nuovo articolo di due articoli della legge 56, che prevedono una serie di interventi importanti, per esempio, gli studi idrogeologici, l'assenza di pericolo per l'inquinamento delle acque superficiali e profonde, cioè quelle garanzie perché la discarica sia fatta correttamente, sia preoccupante. E' vero che probabilmente questi temi possono rientrare nella valutazione di impatto ambientale, prevista nel p.d.l. che però non è ancora definita con legge per cui non se ne conoscono i contenuti.
Inoltre nell'emendamento presentato, lo studio di impatto ambientale poi diventa invece una generica relazione sull'impatto ambientale: allora non esiste nessuna garanzia che in quella relazione, che non prevede nessuna procedura formalizzata, ci siano anche lo studio idrogeologico, la stima del pericolo dell'inquinamento delle acque superficiali e profonde.
Di fatto si approva un articolo prima di avere a disposizione una legge che chiarisca quali sono i contenuti dello studio di impatto ambientale per cui la cosa non appare per nulla soddisfacente. Vengono anche abrogati i contributi che riguardano le opere di urbanizzazione secondaria a carico del Comune. Anche qui il fatto che siano previsti dei contributi sulla quantità dei rifiuti messi a discarica non capisco come possa essere sostitutivo dei contributi che riguardano la fase di installazione e di urbanizzazione del territorio e il ripristino e la ricomposizione del paesaggio naturale dopo la fine di attività di discarica: sono fondi che servono al Comune per il reinserimento territoriale di questo terreno degradato.
Una serie di altri emendamenti - sono tantissimi ed è molto difficile parlarne in un intervento generale - tendono ad abolire o ad allungare dei termini e quindi ad allungare la fase transitoria in cui il potere di autorizzazione della Regione è di tipo assoluto e non controllabile. Così la fase transitoria durerà almeno tutta la legislatura, dopodiché chissà cosa succederà.
Ci pare che questo allungamento dei tempi sia particolarmente grave perché proprio la fase transitoria è una fase pericolosissima che dovrebbe essere ridotta al minimo e che invece sta allungandosi all'infinito, forse non solo casualmente e forse non solo a causa delle lentezze amministrative.
Decideremo successivamente cosa fare su questo p.d.l. a seconda di come risulterà con gli emendamenti. Diventa sempre più difficile capire cosa sarà alla fine della battaglia sui 50/60 emendamenti. Certamente ci pare che se già il problema che andava a risolvere prima era molto limitato, se già aveva alcuni difetti che venivano anche dal vecchio progetto approvato nella precedente legislatura, quello che verrà fuori rischia di essere non solo un aborto legislativo, ma soprattutto una copertura ulteriore a un modo selvaggio di gestire le attività, di smaltimento dei rifiuti (che è invalso) e quindi di essere la garanzia per chi opera in questo modo di poter continuare impunito almeno per i prossimi 4 o 5 anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di stringere in pochi termini, che ritengo d'altra parte fin troppo ovvi, quanto riguarda la presentazione di questo disegno di legge.
Noto che già altre Regioni hanno intrapreso questa strada, hanno fatato i primi passi, per cui ritengo sia giusta, puntuale, precisa la stessa denominazione del disegno di legge, cioè: "Prime norme per la disciplina...". In questo senso credo che la collega Bresso nel suo intervento abbia fatto bene a richiamarci alla filosofia del DPR 915/1982.
Dobbiamo tuttavia anche sottolineare che "primum vivere, deinde philosophari" ovvero: anzitutto dobbiamo fare i primi passi per vedere poi quali saranno le prime attuazioni. In questo non siamo soli: lo vediamo già, l'abbiamo visto, anche in altre Regioni: mi pare che solo il Veneto abbia un progetto generale per quanto riguarda la legislazione sull'ambiente; le altre sono la Lombardia, che precedeva ancora il DPR 915/1982 (se non vado errato) l'Emilia Romagna, che l' ha approvato il 18 dicembre 1985.
Nel d.d.l. in esame vengono dette più o meno le cose che si dicevano nel disegno di legge che era stato presentato, neanche a farlo apposta l'anno scorso, proprio al 21 o 22 di marzo (siamo ad un anno giusto di scadenza).
L'aspetto vero, di pregnanza che ha il DPR 915/1982, rende possibile l'introduzione di un'attività giuridicamente indicata che difenda l'ambiente, che dia a tutti la possibilità di vivere in un contesto migliore. Ritengo sia un cammino che non può essere percorso in modo eccessivamente veloce: occorrono alcuni passi: i primi passi sono questi.
Se la Commissione si fosse accontentata di accettare le osservazioni del Commissario di Governo, non ci sarebbe stato assolutamente bisogno di rinviare, di discutere in Commissione: era questione di cinque minuti, di accettazione o meno di quanto aveva detto il Commissario di Governo. Lo si accettava e si andava decisamente ad approvare, anzi, a riapprovare quello che era stato presentato e approvato l'anno scorso.
A questo punto, quando si imputano delle prese di posizione, in un senso o nell'altro, io mi chiedo, ingenuamente, perché queste osservazioni non erano state messe a fondamento della stessa legislazione che è stata presentata, votata e approvata qui all'unanimità.



BONTEMPI Rinaldo

Ma è passato un anno...



BRESSO Mercedes

C'era una mozione allegata...



VILLA Antonino

Si, è passato un anno, certo, ma la filosofia del DPR 915 era la stessa: c'era la mozione allegata, ma il problema esisteva: non si può dire "non ci siamo accorti", perché la filosofia era la stessa.
E' vero, è importante quello che si diceva, ovvero che si parta dalle "possibilità".
Vi ripropongo una riga che sono andato a leggermi: "L'esistente indeterminatezza tecnico-scientifico della materia...", che è quanto era stato espresso dall'allora Assessore Calsolaro, e poi: ".., delicati problemi di utilizzazione del territorio", eccetera.
Indubbiamente, quello di riuscire ad eliminare i rifiuti, anziché a stoccarli, è l'optimum ma, purtroppo, non viviamo nel migliore dei mondi.
La realtà è quella che è, quindi noi, di giorno in giorno dobbiamo, anche umilmente, meditare di fronte alle incertezze della scienza.
Io ho sentito con piacere l'ipotesi rosea che il Consigliere Bresso dava nella possibilità dell'eliminazione quasi totale dei rifiuti: auguriamoci che ci siano anche degli stanziamenti, dei fondi, dei progetti per poter riuscire ad ottenere, al più presto possibile "queste" cose che sono le cose che potranno e dovranno salvare probabilmente l'umanità nel 2000 e oltre.
Sono contento e concordo con questo: però non posso dimenticare che viviamo giorno per giorno, che ogni giorno davanti a casa mia passa il carro dei rifiuti; non posso dimenticare che quando ho finito di bere la lattina di birra dovrò metterla in qualche posto e quindi c'è una realtà attuale che dev'essere in qualche modo soddisfatta.
La soddisfazione di questo bisogno è graduale. Non possiamo fare i salti, non li fa la natura, non li facciamo neanche noi: dobbiamo agire gradualmente e in questo modo arrivare tutti insieme, cercando di migliorare il più possibile. Dobbiamo sentire quello che ci dice la scienza: aiutiamo anche finanziariamente, per quanto ci è possibile, coloro che studiano in particolare questi progetti, questa materia: aiutiamoli a fare in modo che presto possano arrivare a darci delle soluzioni; ma presto non è certamente il domani, che è ancora un po' lontano. Auguriamoci che sia il più vicino possibile.
E' stato anche utile in fondo non acquietarci abulicamente nell'accettazione e revisione semplicistica di quanto ci era stato detto dalle osservazioni del Commissario di Governo: l'argomento è stato approfondito, ci sono stati parecchi contributi. Forse ha ragione l'Assessore, quando accennava all'ipotesi di fare un bel tratto di strada (che è stato fatto, non ci siamo fermati alla prima palina); che forse sarebbe stato meglio avere ancora ulteriori consultazioni; ed ha fatto bene, almeno nel contatto con le istituzioni, ad avere lo scambio di idee con le Province, che sono poi le destinatarie delle deleghe, in modo da focalizzare, puntualizzare quello occorre fare.
Ci sono dei limiti, evidentemente: questi sono passi in avanti che potranno essere anche sbagliati; posso anche ammettere, per assurdo magari, che ci siano dei passi sbagliati: quando presenterete gli emendamenti, farete notare, riga per riga, parola per parola, là dove ci sono degli errori e, quindi, la possibilità di correzioni. Posso anche ammettere questo: però non si può disconoscere che si tenta di andare oltre, avanti, alla ricerca di un qualcosa che stabilisca quello che dovrà essere, veramente, l'impostazione, il "clou" del problema dello smaltimento dei rifiuti.
Mi sono scritto il DPR 915 perché li è sotteso tutto quanto si diceva prima: "...la Regione deve fare, art. 6, lettera a, Piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti".
In questo vi è tutta la sostanza della legge, ma noi non pensiamo che con questo piccolo avanzamento su quanto è stato determinato l'anno scorso si possa risolvere la questione: io mi immagino, per esempio, se questo DPR fosse stato approvato l'anno scorso. Come ci si sarebbe trovati a quest'ora? Forse ci troviamo meglio cercando di fare qualcosa di più oggi.
Mi auguro che tutto l'insieme sia un incitamento, che questa nostra approvazione (che spero arrivi abbastanza presto, non nel giro di settimane) cominci ad essere una pietra più forte che sostenga quello che è tutto il piano in generale, da cui deriverà il piano dei siti.
Queste erano le poche cose che volevo dire e che l'intervento sollecitante del Consigliere signora Bresso mi ha fatto ripensare anche in termini di prosecuzione: diciamo cioè che l'approvazione di questa legge è una tappa, la strada potrà essere lunga sia per noi dal punto di vista legislativo che per la scienza, che ci auguriamo proceda, e noi cercheremo di starle accanto.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, onestamente non so quale Prefetto, o quale membro della Commissione, sappia qualcosa in merito a rifiuti organici o nocivi. Io sono forse l'unico, qua dentro, che produce dei fanghi industriali, ed è da 22 anni che cerco di smaltirli. Ho già speso trecento milioni (la mia è una piccola azienda, non è la FIAT).
Sei anni fa, ho trovato un'azienda di Brescia che mi- ritira i fanghi.
Non so, però, nella maniera più assoluta, cosa ne faccia.
Prima era un'azienda ligure a ritirarli.
Quattro titolari di questa azienda sono stati arrestati dieci giorni fa, perché pare inquinassero il mare vicino a Genova.
Vi racconto questo fatto, che è vero, perché ci sono difficoltà enormi su questo terreno. Io farei una divisione fra i rifiuti urbani e i rifiuti tossici, perché sui rifiuti urbani si può fare qualcosa, e anche abbastanza intelligentemente. Dieci o otto anni fa (io andai a vedere) a Carmagnola fu presentata una macchina che macinava i rifiuti urbani ed espelleva il ferro e il vetro, facendone del concime. I contadini andavano tutti quanti a prendere questo concime gratis; con una macchina sola si smaltivano i rifiuti di centomila persone. Io non so che fine abbia fatto questa macchina; so che la Regione era stata interessata a questo progetto, ma credo venne data risposta negativa.
A forza di riempire buche (come fa il Comune di Torino) un giorno non ce ne saranno più da riempire ed i Comuni non vogliono portarsi a casa le immondizie dei Comuni vicini.
Già quindici anni fa l'allora Assessore Fonio aveva stilato una lista di Comuni che avrebbero dovuto ricevere questi rifiuti.
Ci fu una sollevazione rispetto a questa proposta, perché i Comuni che avrebbero dovuto ricevere i rifiuti di 40 altri Comuni non erano assolutamente d'accordo, anche perché basta una folata di vento per sentire delle puzze spaventose. Non parlo né a favore, né contro la legge, ma la Commissione avrebbe dovuto fare, a mio parere, un viaggio per l'Europa, per vedere come si sono comportati questi Paesi che hanno un'esperienza molto avanzata in questo campo. In Lombardia, avevano costituito un'azienda per il recupero dei tossici che però dopo 3 anni non ha più funzionato, perch ci sono delle sostanze che non si riesce in nessuna maniera a neutralizzare, non per cattiva volontà di questo o quell'industriale ma perché non si è ancora in grado di neutralizzarle.
E' in questo campo che bisogna fare molti studi.
La grande azienda normalmente si attrezza, ha i mezzi per poterlo fare mentre quelli che buttano i rifiuti di notte nei fossati o per strada normalmente sono le piccole aziende o gli artigiani. Vi sono degli artigiani che consumano molti litri di sostanze tossiche al mese e che non possono fare degli impianti che costano fino a 500 milioni. Dobbiamo pensare noi alla raccolta di queste sostanze presso i centri delle loro attività, altrimenti continua l'indiscriminata discarica notturna.
Questa legge non risolve niente, non c'è nessuna soluzione a questi problemi. Dobbiamo sapere prima quello che dobbiamo fare e non che venga strada facendo. E' da ventidue anni che sto buttando il denaro nelle vasche di decantazione e sono ventidue anni che non me la sono cavata. Ho avuto anche un processo, l'acqua di quelle vasche non era pura, infatti i pesci vi morivano. Se non siamo in grado di dire che cosa devono fare le aziende i Comuni, e gli altri soggetti interessati, rischiamo di fare una legge che poi non funziona. Bisognava consultare prima le ditte specializzate e quindi sapere che certe sostanze non si potevano stoccare. Gli emendamenti saranno sicuramente migliorativi, ma a mio parere la cosa migliore era approfondire i problemi valutando le esperienze di altri in questo settore.
Vi sono dei costi enormi. Io avrei dovuto affrontare un costo di 50 milioni all'anno soltanto per trasportare i rifiuti dalla mia azienda a una località distante soltanto quattro chilometri, senza contare le macchine e il personale addetto ogni giorno impegnato. La legge può andar bene, ma l'applicazione sarà difficilissima, perché manca tutto un retroterra di conoscenza sui veri problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che a questo punto della discussione diventi estremamente difficile dare un giudizio sul disegno di legge in discussione. Difficile e anche imbarazzante. Imbarazzante per noi perché abbiamo sentito una illustrazione degli emendamenti presentati dalla Giunta che è stata una lettura e non una illustrazione.
Imbarazzante perché di fronte ad una lettura diventa difficile capire come collocarsi. Credo però ancor più imbarazzante per le altre forze politiche, in particolare per quelle della maggioranza, perché è stato licenziato un testo della VII Commissione, un testo che è stato approvato dalle forze della maggioranza con alcune riserve da parte nostra.
Non ho dubbi a dire che quel testo anche grazie all'apporto del PSI era migliorativo rispetto a quello licenziato nella passata legislatura.
Ritenevamo che pur essendo migliorativo lo si potesse migliorare ulteriormente con qualche ritocco tant'è che ci siamo limitati a presentare quattro emendamenti, alcuni dei quali credo abbastanza marginali. Il problema che si pone ora è che questo testo approvato dalle forze di maggioranza in Commissione rischia di uscire dall'aula stravolto. Non credo si possa dire che gli emendamenti presentati dalla Giunta, in particolare l'art. 8 e l'art. 17, siano dei lavori di limatura, perché se questa è una limatura - lasciamo da parte gli eufemismi - non so in che cosa consista veramente una limatura, che potrebbe diventare una pennellata. Perch avviene questo? La Giunta ci ripensa e propone, tra gli altri, due emendamenti: uno sull'art. 8 che è molto ambiguo e tutto da approfondire rispetto invece ad un testo che definiva un quadro abbastanza certo l'altro, mi si consenta di dire, è quanto meno offensivo. L'art. 17 è offensivo per i Comuni oltre che a mio giudizio essere un'aberrazione giuridica. Ora è vero che questo emendamento presentato dalla Giunta per quanto riguarda l'art. 17 in qualche modo ricalca la normativa lombarda e riprende una serie di cose dalla legge 319, richiamando la legge 62.
Credo che bisogna capirci su alcune cose. Intanto l'art. 4 della legge 319, richiamato dalla legge 62, è un articolo che va letto. Per esempio, in questo articolo, quando si parla di impianti di smaltimento per quanto riguarda i fanghi, e qui si innesta l'autorizzazione edilizia invece della concessione, non è chiaro se si riferisce ad impianti pubblici o ad impianti privati. Dico francamente che se si trattasse di impianti pubblici sarebbe anche corretto, perché essendo impianti dei Comuni o dei consorzi di Comuni, Comuni e consorzi di Comuni invece di dare la concessione edilizia possono anche dare l'autorizzazione. Ma a parte il fatto che non è chiaro questo concetto, bisogna anche dire che la ratio della legge 319 è completamente diversa da quella che si richiama nell'art. 17.
Perché la ratio della legge 31.9, soprattutto per quanto riguarda l'art. 6 che richiama la legge 650, consente ai Comuni un ruolo di controllo, men-tre in questo caso il ruolo di controllo è della Provincia non è dei Comuni. Di fronte a questi problemi. è chiaro che nel momento in cui scattasse l'art. 17 i Comuni assolutamente non sarebbero più degli interlocutori, sia nella definizione dei piani dei siti, sia nella realizzazione degli impianti che ne conseguiranno.
Queste posizioni della Giunta noi le temevamo; sapevamo delle pressioni politiche sull'Assessore Maccari e in parte - dico in parte perché l'art.
17 è una sorpresa anche per noi - conoscevamo i termini reali delle divergenze e delle divaricazioni politiche emerse nella maggioranza.
Proprio per questo in una passata seduta del Consiglio ci siamo opposti al rinvio della discussione. Sapevamo che la maggioranza andava tentando di definire, in qualche modo, una posizione unitaria. Non so se gli emendamenti proposti dalla Giunta riflettono il raggiungimento di un accordo nella maggioranza, non ho capito bene il riferimento del Consigliere Villa al primo paracarro, se cioè le cose a cui è giunta la maggioranza sono un compromesso sul primo paracarro ed è necessario andare oltre, o sono qualcosa che ci porta verso l'ignoto. Siete padronissimi di farlo, però si va in una direzione di arretramento rispetto al DPR 915.
Spero non sia un fatto formale la discussione di oggi e che ci sia ancora tempo per riflettere e per superare delle posizioni che francamente ci è impossibile condividere.
Un fatto è certo: allo stato attuale degli atti le cose sono abbastanza chiare, mi dispiace dirlo. L'operare di una parte della maggioranza (il Consigliere Villa si riferiva al lavoro in Commissione) in particolare del Partito socialista, che noi abbiamo sostenuto e condiviso, perch sull'originario art. 9, che è figlio del Partito socialista in ispecie dell'Assessore Maccari, si devono subire dei patteggiamenti, delle mediazioni che sul piano politico umiliano l'operato del Partito socialista. Peraltro patteggiamenti e trattative per molti aspetti incomprensibili che hanno espropriato la Commissione. Ne è uscito un emendamento non accettabile perché sposta il testo da un dispositivo chiaro e certo verso formulazioni più ambigue e non condivisibili.
Spero - come ho già detto - che le cose non vadano nella direzione voluta da quanti hanno sollecitato alcuni emendamenti della Giunta. Invito la Giunta e la maggioranza a riflettere - ancora - prima di esprimersi con un voto.
Se le cose andassero nel senso che si vuole da parte di taluni, cosa dovremmo dire? Questa legge è il frutto del DPR 915 del 1982, il quale a sua volta è frutto di una direttiva della Comunità Economica Europea del 1978.
E' un parto ritardato che ha avuto una gestazione lunga e difficile, in Consiglio regionale almeno due anni, da quando cioè una mozione che richiamava la collega Bresso votata in questo Consiglio impegnava la Giunta a predisporre un disegno di legge.
E ora ci troviamo di fronte ad un disegno di legge che recepisce solo in parte quell'ordine del giorno di due anni fa: tutta la parte che riguarda il riciclo, per esempio, è marginalmente toccata. Non solo, ma nel rapporto Regione - Province - Comuni si assegna a questi ultimi un ruolo subordinato che stravolge il principio della stessa dignità istituzionale.
Quando si parla di rapporti tra Regioni e Comuni non vogliamo solo porre problemi, pur importanti, di ruoli che siano consoni alla loro dignità istituzionale. C'è anche questo problema. Il DPR 915 ha certamente alcuni limiti, ma quanto meno questo principio lo afferma, ed è un principio che qui invece noi vogliamo modificare. Questo problema ha poi dei risvolti molto concreti, pensiamo per esempio a tutto il contenzioso prodotto in questi anni di autorizzazioni provvisorie ai Comuni che spesso si sono opposti ad autorizzazioni, che spesso sono state intese dalla Regione come un atto che è frutto puramente di un atto burocratico, non invece di un processo conoscitivo complesso.
Mi ha stupito una sentenza del T.A.R., in merito a un ricorso del Comune di Maggiora, che dice: "la Regione pretende di gestire sistematicamente il suo potere autorizzatorio nella materia in esame al di fuori del sistema creato dal Servizio Sanitario Nazionale, contrapponendo periti, consulenti, consulenti occasionali e uffici, sui cui pareri fonda le proprie determinazioni ai servizi forniti istituzionalmente dalle singole UU.SS.SS.LL. che restano esautorate ed estraniate da settori di estrema delicatezza a loro naturalmente spettanti". E prosegue: "stabilito pertanto che per l'installazione di una nuova discarica era necessaria oltre l'autorizzazione regionale, anche la concessione edilizia previa verifica di compatibilità da parte dell'U.S.S.L.". Questa sentenza afferma che era necessaria anche la concessione edilizia e noi con l'art. 17 semplifichiamo la complessità di questo processo, togliendo le condizioni edilizie istituendo invece l'autorizzazione. Di fronte ad una Regione che consuma le esperienze delle autorizzazioni provvisorie con una eccessiva disinvoltura, di fronte a Comuni che spesso si oppongono, a volte senza tante ragioni, ma spesso come l'esperienza dimostra con ragionate motivazioni, non si trova di meglio che limitarne il potere, fare in modo che disturbino il meno possibile i manovratori.
Voglio ricordare, come già ricordammo un anno fa, che l'intelaiatura del d.d.l. dà delle risposte parziali e molto circoscritte a una direttiva che prevedeva si un regime autorizzativo per le aziende, che prevedeva si il catasto e i piani regionali, ma insieme a questo prevedeva la prevenzione, il riciclaggio e il recupero.
E' su questo fronte, che è poi il fronte più corretto per una politica complessiva sui rifiuti, che ci pare di registrare oggi una assenza di proposte e, consentiteci, ci pare anche di registrare un impegno assai lontano da quella tensione che registrammo nella prima fase della passata legislatura.
Questa legge, come tutte le leggi che si inseriscono, per la stessa natura della loro ratio, in un processo legislativo più complesso, certo chiudono dei problemi, ma ne aprono degli altri. Già prima parlavo della prevenzione, del riciclaggio, del recupero, tutte cose che rientrano molto marginalmente in questa legge, ma io non enfatizzerei più di tanto lo stesso catasto. Il catasto è uno strumento importante di conoscenza e di controllo.
Il problema vero però insieme a quello del catasto è quello del trattamento, della inertizzazione e della gestione delle discariche. Sul trattamento voglio dire che dovremmo considerarlo non un problema separato rispetto a questa legge. E' risaputo che certi tipi di trattamento, come il compostaggio, implicano un prodotto ottimale, se esiste una dimensione ottimale dell'impianto. Se è così, come dovremmo convenire, il piano dei siti non potrà ridursi ad essere solo un piano di localizzazione di alcune discariche, ma dovrà entrare nel merito dei metodi di controllo e delle tecnologie di utilizzo. E per fare un corretto piano dei siti e individuare le tecnologie di utilizzi, occorre, per prima cosa, conoscere la qualità e la quantità dei rifiuti, occorre, cioè, una messa a regime del catasto.
Oggi noi sappiamo, ma molto per approssimazione, che in Piemonte si producono ogni anno 5 milioni e 300 mila tonnellate di rifiuti, senza contare quelli di provenienza agricola. Si stima che il 30% siano inerti mentre il 2,3% sono teoricamente recuperabili come carta; il 30% si dice siano fanghi, il 4% residui chimici. Sono tutti dati approssimativi; in realtà non sono sufficienti, perché non sono sufficienti le conoscenze indispensabili per riuscire a fare una politica prima che sia messo a regime il catasto. Fare una pianificazione corretta su questo terreno, allo stato attuale dei fatti, è impossibile perché non si dispone né di tutti i dati né di tutte le nozioni per una politica organica dei rifiuti.
Se un piano corretto dovrà partire dopo il catasto sulle tecnologie di trattamento, credo sia bene aprire subito un confronto, anche per non segnare su questo terreno nuovi ritardi e quello che emerge chiaramente comunque sin da oggi, è che il paiano dei siti non è dietro l'angolo occorrerà del tempo proprio per gli stessi ritardi con cui andiamo all'approvazione della legge in discussione oggi.
Nel frattempo, in attesa di avviare la pianificazione, è necessario certo, organizzare la conoscenza e la gestione e queste sono le questioni principali su cui pone l'accento l'attuale disegno di legge.
Mala gestione come? Con un regime di transizione si dice, che necessariamente andrà avanti senza criteri pianificatori in cui l'impatto sull'ambiente e sul territorio credo sia tutto da valutare, dal momento che nella legge la fase transitoria privilegia, di fatto, gli aspetti procedurali, rispetto a quelli della pianificazione dell'ambiente. In questa fase credo che, anche per evitare o limitare il perdurare di guasti e di squilibri, ambientali, sia importante il ruolo dei comuni. A questo proposito noi abbiamo presentato un emendamento, proprio perché nella fase di transizione il ruolo che viene assegnato ai Comuni è marginale.
Un'ultima considerazione da fare è sulla collocazione di questa legge :nel quadro legislativo attuale. Non sto qui a riprendere cose che sono note: nel corso di questi anni è indubbio che comunque è aumentata la sensibilità ambientalista, tanto che gli effetti di questo crescere di sensibilità li troviamo persino nella Corte dei Conti, che recentemente si è pronunciata per salvaguardare l'utilizzazione collettiva del paesaggio e dell'ambiente.
L'autorevolezza della fonte penso comunque aiuti quelle posizioni che ritengono che attorno a legislazioni che attengono al rapporto ambiente e sviluppo occorra andare ad una complessità di atti che producano un sistema legislativo organico. Per essere più chiaro dirò che il legislatore non pu limitare la sua fascia di interventi ad atti molto settorializzati e questa proposta di legge è un atto molto settorializzato, necessariamente forse ma lo è. Si discute molto oggi su quanto costa il rifiuto in discarica, si dice da 10 mila a 12 mila lire a tonnellata: si dice che l'incenerimento e il compostaggio costano qualcosa di più.
Naturalmente si fanno delle valutazioni economiche e la legislazione sembra seguire e piegarsi a questo tipo di valutazioni economiche, senza invece considerare le tecnologie usate in un impianto nel contesto di politiche territoriali integrate. La preselezione e le tecnologie di utilizzo sono estremamente importanti, anche se sono assenti nell'attuale disegno di legge e credo che sia su queste cose che in futuro sarà necessario avviare un confronto e produrre quindi le iniziative che si renderanno utili.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Ferro si conclude la discussione odierna su questo progetto di legge in quanto non vi sono più iscritti a parlare.
Se i Consiglieri sono d'accordo rinvierei alla prossima settimana il prosieguo della discussione e introdurrei qualche altro argomento all'attenzione del Consiglio. Se comunque vi sono dei Consiglieri che intendono intervenire oggi nel merito di questa legge, possono chiedere la parola.



BRIZIO Gian Paolo

Mi pare che riprendere totalmente la discussione generale crei problemi.



PRESIDENTE

Oggi non ci sono più iscritti a parlare.



BONTEMPI Rinaldo

La nostra opinione è che si intende chiusa la discussione generale e si inizia l'iter della legge. Si parlerà poi in sede di emendamenti, articoli eccetera, ma non si possono aspettare i comodi altrui quando è da quattro settimane che abbiamo in calendario una legge!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, mi pare che lei questa mattina abbia determinato un calendario dei lavori, anche in considerazione di impegni che hanno alcuni nostri colleghi.
Mi sembra che le forze politiche si debbano organizzare a seconda delle direttive che la Presidenza ha concordato questa mattina; tali direttive comprendono l'esame della legge sui rifiuti.
Certamente non ho difficoltà, almeno su questo mi darete atto, a fare un intervento improvvisato, ma ho anche l'impressione che non si possa chiudere un discorso generale, che si riteneva dovesse essere oggetto di una riflessione.
Ho chiesto di non parlare in questa seduta perché, avendo parlato quasi tutti i Gruppi di maggioranza, mi riservavo, magari sentito anche l'Assessore, di fare qualche considerazione in ordine a quelle già formulate dall'opposizione.
Un dibattito è un dialogo, non è soltanto l'elencazione di una serie di argomentazioni.
Lo spirito con cui lei ha ragionato questa mattina ci trovava consenzienti.
La preghiamo di conservare questo tipo di atteggiamento.



PRESIDENTE

Stavo sollecitando il Consiglio affinché qualcuno intervenisse. Ritengo che cinque interventi, tutto sommato, non siano definitivi rispetto alla discussione generale.
Avendo convenuto che intorno alle h.17,30 si sarebbero chiusi i lavori mi sembrava non fosse possibile chiudere la discussione generale oggi mentre ci sarebbe stata la possibilità di esaminare alcuni argomenti poich si tratta di provvedimenti urgenti. Rinvierei la prosecuzione del dibattito alla prossima seduta; se invece qualcuno intende intervenire, riapro la discussione.



BONTEMPI Rinaldo

Lei capisce Signor Presidente, che ci troviamo di fronte ad una situazione un pochino strana, perché questa legge è trascinata da alcune sedute e ogni volta che si tenta, anche solo a livello di dibattito generale, di capire le collocazioni delle varie forze, soprattutto della maggioranza, perché,a parte il Consigliere Villa a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana, nessuno è intervenuto, ci troviamo un rinvio alla prossima settimana, con un carico obiettivo.
Le motivazioni contingenti di oggi sono quelle di un'ora prestabilita di termine, che però noi stessi oggi abbiamo dichiarato di essere disposti a spostare, rispetto allo svolgimento dei lavori. Adesso ci troviamo tra l'altro in vantaggio perché abbiamo da esaminare alcuni provvedimenti urgenti. La verità è che tra posposizione all'ordine del giorno e raccoglimento delle occasioni congressuali del nostro Partito, questa discussione ha perso ogni compattezza, viene rinviata, i tempi sono allungati, a mio avviso, a discapito della chiarezza. Facciamo pure così non abbiamo altro da dire.



PRESIDENTE

Vorrei dire al Consigliere Bontempi che non è che da parte nostra ci sia una qualche difficoltà verso la prosecuzione della discussione, dico che non ho altri oratori iscritti in questo momento né posso fare qualcosa per incitarli alla parola. La prossima settimana vi saranno degli interventi più meditati e probabilmente poi si andrà al voto. Se non vi sono altre dichiarazioni, resta inteso che si prosegue la discussione la prossima seduta.
Occorre valutare ora quali argomenti con carattere d'urgenza possono essere discussi ed approvati.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, chiedo se prima della conclusione della giornata, è possibile esaminare ed approvare il testo delle proposte di regolamento sulla pesca, che è stato licenziato all'unanimità nella seduta di ieri dalla Commissione competente.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno relativi al censimento delle attività a rischio nella Regione Piemonte e misure relative (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 6) dell'ordine del giorno: "Esame ordini del giorno relativi al censimento delle attività a rischio nella Regione Piemonte e misure relative" l'Assessore si era riservato di confrontarsi con i proponenti del primo documento che sono i Consiglieri Adduci, Bresso e Bruciamacchie.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bruciamacchie. Ne ha facoltà.



BRUCIAMACCHIE Mario

Noi avevamo presentato in modo molto chiaro, già durante il dibattito nella scorsa seduta, la nostra volontà di andare ad un confronto con l'Assessore.
Dopodiché abbiamo sollecitato più volte anche i Gruppi della maggioranza, ma a tuttora, nessuno dei firmatari dell'ordine del giorno è stato minimamente interpellato, per giungere ad un testo unitario.
Noi siamo ancora disponibili a confrontare il testo, pronti ad accogliere le esigenze o puntualizzazioni e precisazioni che possono venire dall'Assessorato e dalla maggioranza, ma fino a questo momento, nessuno a noi ha detto nulla.
Questo mi sembra non ci permetta di andare avanti, a meno che si approvi il testo così come l'abbiamo proposto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Il problema di quest'ordine del giorno è di ordine concettuale.
Questa non è che la ripresa della risposta che ho fatto all'interrogazione, soltanto interpolando una serie già di normative o perlomeno di elementi di deliberazioni, che io non posso ancora prefigurare e quindi non posso firmare l'ordine del giorno, perché la Commissione è in attivazione per elaborare un programma che dovrà essere discusso.
Quindi è inutile che io firmi un ordine del giorno, che non firmerei in questi termini.
Finché è un auspicio, che l'Assessore mandi avanti le iniziative su cui si è espresso durante l'interrogazione posso accettarlo, ma al di là di questo non firmo niente.
Non posso avere già un cappello di deliberazione, che sarà invece all'esame della Commissione, formata da tecnici, su cui valuteremo, punto per punto, quali saranno le aziende da censire, come dobbiamo censirle verificare i piani d'emergenza, come dovranno essere fatti o non fatti a seconda del tipo dei depositi, valutare le attività che non sono state elencate a livello del Ministero.
Tutta una serie di elementi cioè che necessita di approfondimenti sul piano tecnico.
Al contrario diventa improvvisazione definire una linea che non pu essere definita aprioristicamente, se non si hanno in mano valutazioni tecniche precise. Si tratta qui di cose serie su cui bisogna essere estremamente puntuali, in cui non si devono e non si possono fare errori.
Un ordine del giorno di questo tipo, da già una traccia prestabilita, a cui eventualmente potrei, in un successivo tempo, stare o non stare, non per mancanza di volontà politica, ma proprio perché potrebbero emergere dei momenti e degli elementi che dicono che questo non lo si può fare e che va fatto in modo diverso.
Mi sembra perlomeno, lievemente (scusate il termine) avventuroso questa è la sostanza.
Quindi è inutile che si ripetano ordini del giorno su cose che erano già state dette, sulle quali è già stata dichiarata la volontà politica di procedere e infatti si sta procedendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Esprimo in modo molto fermo un giudizio politico estremamente negativo su quanto ci ha detto adesso l'Assessore. Nel senso che qui non si tratta di andare in un ordine del giorno a precisare normative tecniche, ad individuare metodologie molto precise e particolareggiate, a stabilire se le schede devono essere una, due, tre o già individuare quali possono essere le aziende o le attività produttive ad alto rischio.
Se si vuole intendere lo spirito dell'ordine del giorno, che noi abbiamo formulato e qui presentato, e a questo punto chiediamo di procedere alla sua votazione, appare chiara la nostra intenzione, in presenza di una normativa europea molto precisa, che da una parte il Parlamento recepisca questa normativa, dall'altra che il Consiglio regionale esprima in proposito la volontà precisa sul piano politico di andare ad al censimento di quelle attività industriali a rischio che oggi non sono a conoscenza della Regione nel modo più completo.
Abbiamo solamente alcune aziende che sono quelle elencate in questo primo censimento.
Ben altre però sono le attività industriali che presentano rischi consistenti, in termini di realtà interna ed esterna al luogo di produzione.
Questa mattina sono state discusse alcune interpellanze su questi problemi e abbiamo inoltre chiesto alla Giunta di intervenire con tempestività in merito ad un'altra vicenda che evidenzia la gravità del problema.
Non comprendere questo, vuol dire davvero pensare che questo Consiglio non ha l'autorità e la possibilità di esprimere una sua volontà di intervento in questo campo.
Mi rifiuto di credere che non ci sia questa volontà da parte del Consiglio regionale di fronte a fatti come questi, che noi abbiamo ben presenti.
Credo invece sia preciso dovere per un governo effettivo delle attività economiche, per la sicurezza dei cittadini, far si che le nostre attività produttive non siano distruggenti, rispetto all'ambiente e al territorio conoscere queste attività, dare garanzia sia ai lavoratori, sia alle collettività che questo tipo di produzioni non generino o tumori o morti o impatti estremamente disastrosi.
C'è questa volontà da parte del Consiglio regionale? Mi auguravo davvero che vi fosse e mi stupisce una risposta come quella dell'Assessore. Non si tratta di nessuna improvvisazione, ma di volontà molto nette. Ricordo ancora per chi ha letto con attenzione il nostro ordine del giorno che noi facciamo con molta accortezza una distinzione tra i compiti di indirizzo e di volontà politica che competono al Consiglio regionale e quelli che spettano alla Giunta.
Nel nostro ordine del giorno facciamo una distinzione molto precisa, e già l'altra volta il Capogruppo liberale lo rilevava, avendo presente che siamo in presenza per quanto riguarda una serie di interventi di assenza di una normativa nazionale.
Io so cosa vuol dire protezione civile; so cosa vuol dire elaborare i programmi di protezione civile interni ed esterni all'azienda; conosco la normativa del 1971 e i decreti e il regolamento del 1981, fatti solamente in occasione del terremoto del 1980 in Irpinia e mi rendo perfettamente conto che quando chiediamo alle unità produttive di predisporre questi piani, da inserire nell'ambito della protezione civile, di metterli a disposizione della Regione ma anche delle stesse Prefetture, che si chiede un qualche cosa che non è possibile ottenere con una normativa coercitiva ma è evidente che questa deve essere la volontà che esprime il Consiglio e si rivolge con questa volontà agli imprenditori ed alle unità produttive.
Se non c'è questo, allora dobbiamo avere il coraggio di dire che si rinuncia a operare in questo senso, a fare un intervento che ha questo significato economico, sociale, morale, e sarebbe veramente molto grave.
Mentre la Giunta, pur nella normativa attuale, può andare ad avviare quell'indagine conoscitiva tramite schede (una, dieci, non importa) o nelle forme che riterrà di proporre alla Commissione, perché di questo ci siamo preoccupati.
A questo punto credo che bisogna capirsi, perché non è assolutamente n un problema di gente sprovveduta né si tratta di chiedere delle cose impossibili alla Giunta o all'Assessorato. Visto che mai è stato accettato un confronto ravvicinato su questi temi in questi giorni da quando abbiamo presentato l'ordine del giorno, noi chiediamo al Consiglio regionale di esprimere una volontà di indirizzo molto precisa, all'interno del quale si colloca la capacità operativa, se c'è, da parte della Giunta tramite i suoi Assessorati competenti e sulla base di questo la Giunta poi ritorna a riferire - noi diciamo entro sei mesi - al Consiglio stesso per vedere quanto è stato prodotto, quanta strada è stata percorsa in quella direzione.
Se non si accetta questa impostazione, vuol dire evidentemente che non ci sono impedimenti di ordine tecnico o di altro genere, ma c'è semplicemente una non volontà politica e questo sarebbe estremamente grave.



PRESIDENTE

Mi sembra di cogliere che il Consigliere Bruciamacchie intenda l'espressione di una volontà politica di andare a cogliere alcuni aspetti del problema, più che andare ad alcune precisazioni.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Caso mai sull'ordine del giorno presentato, se si ritiene eccessivo, si possono proporre delle variazioni, quello che è certo e che non è accettabile una risposta che dica di non fare alcun documento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Probabilmente c'è un equivoco, ma cerchiamo di chiarirlo con molta quiete.
Desidererei ricordare quello che ho detto nella risposta all'interrogazione, in cui esprimevo già un programma, che ricalca la materia più o meno negli stessi termini.
Vi rileggo per maggiore delucidazione la risposta perché potrebbe non essere stata ascoltata o non letta, dato che è seguito un documento scritto: "Nella risposta all'interrogazione consiliare relativa all'oggetto, oltre a illustrare i dati trasmessi alla Regione Piemonte dal Ministero della sanità riferiti al numero di aziende ad alto rischio censite, insediate nel territorio piemontese, si evidenziavano i limiti del censimento nazionale.
"Tali limiti in particolare si riferivano alla modalità di esecuzione del censimento (autodenuncia), nonché ai criteri tecnici che permettevano l'individuazione delle aziende a rischio, elenco di sostanze ben definito che non contempla altre sostanze certamente pericolose e quantità di prodotti presenti in deposito o in ciclo".
Partendo da questa situazione di fatto nella citata risposta si presentava il programma di massima che questo Assessorato alla Sanità conta di avviare per aggredire il problema in modo corretto ed efficiente. Tale programma parte dalla realizzazione di un censimento generale di tutte le attività produttive; passa attraverso un controllo dei piani di emergenza delle aziende, nonché la realizzazione, in accordo con gli altri organismi coinvolti - Prefettura, Protezione Civile, UU.SS.SS.LL., Comuni - di piani di emergenza esterni e termina nell'educazione - informazione della popolazione interessata.
Praticamente gli ordini del giorno ripetono nella sostanza le cose che avevo detto e credo proprio che non vi siano grandi divergenze.
L'unica cosa che mi premeva è la precisazione dei punti che mi sembrano già in termini piuttosto analitici. Non ho nulla contro l'ordine del giorno in se stesso, come auspicio della volontà del Consiglio.
Volevo però far rimarcare che gli elementi dell'ordine del giorno fondamentalmente erano già contenuti in modo approfondito ed esteso nella dichiarazione che avevo rilasciato a nome della Giunta.
E poiché non vi era stato diniego da parte del Consiglio sulla mia risposta, mi sembrava infatti che le repliche avessero preso atto, credo quasi con soddisfazione, della mia risposta, ritenevo che l'elemento in se stesso fosse già delibato come volontà comune del Consiglio e della Giunta a questo punto di un processo che iniziava e che doveva poi portare al Consiglio stesso le risultanze del lavoro che poi la Giunta operativamente avrebbe messo in atto.
Comunque, mi rimetto ai Gruppi, quello che i Gruppi definiranno lo voterò. Non ho problemi in assoluto, volevo soltanto far rimarcare che mi sembrava una ripetizione di un atto che avevamo già fatto congiuntamente io con la risposta e col programma e voi non negando, in un certo senso, la validità di questo programma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Mi sembra che appaia chiaro che nella presentazione dell'ordine del giorno non c'è nessuna volontà di andare a sostituire le competenze della Giunta, questo lo voglio ribadire; d'altra parte l'ordine del giorno non vuole suonare minimamente critico all'operato dell'Assessore, questo deve essere molto chiaro.
Conosco in modo preciso le dichiarazioni dell'Assessore, ho il testo della sua risposta e sono a conoscenza che su questi problemi si è espressa in quell'occasione una volontà.
Ciò che noi abbiamo colto nel momento in cui si chiedeva al Parlamento l'applicazione della direttiva CEE era la necessità di accompagnare quell'atto, che era sollecitativo rispetto a un'altra istanza statuale di applicazione di quella normativa, alla volontà di andare a esprimere anche noi analoga volontà e quindi un atto che non è di contrapposizione tra l'esecutivo e il Consiglio; ma è il Consiglio che di fronte a questo problema esprime una sua volontà molto determinata di andare a un censimento di questa natura, con quelle caratteristiche e l'esecutivo è naturalmente abilitato e delegato a portare avanti quel tipo di orientamento.
Non c'è nessuna volontà tesa a suonare critica a questo o a quell'altro atto, ma vuole essere un indirizzo generale e con questo spirito noi abbiamo presentato l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Leggo l'articolo 90 del Regolamento del Consiglio che recita: "La Giunta o un Gruppo consiliare possono proporre ordini del giorno diretti a manifestare orientamenti o a definire indirizzi del Consiglio su specifici argomenti".
L'intento di questo ordine del giorno è precisamente quello contemplato dall'articolo 90 e proprio con riferimento all'articolo 90 chiedo a Lei Presidente, di mettere ai voti l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Se si vuole votare non v'è nessuna difficoltà. Poiché l'Assessore ha affermato che l'ordine del giorno comporta degli impegni che non ritiene idoneo assumere in questa forma, noi ci allineiamo con la richiesta della Giunta e non votiamo a favore dell'ordine del giorno.
L'adeguamento alle direttive CEE è già stato richiesto con un ordine del giorno che abbiamo votato.
Dalla discussione è nato questo altro ordine del giorno. Noi siamo disponibili, mentre si discute la deliberazione sui cantieri di lavoro, a vedere se si trova un punto di incontro attraverso una specifica riunione Capigruppo e Giunta, perché noi desideriamo che ci sia anche l'assenso del governo regionale.
Questa è la nostra proposta, mentre si procede nella trattazione degli altri argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, siamo in una situazione paradossale.
Da un lato mirando noi alla sostanza, dei problemi ad ottenere dei risultati, l'indirizzo, la volontà del Consiglio, è chiaro che una proposta come quella del collega Brizio non è così semplicisticamente e sbrigativamente liquidabile.
Rendiamoci conto però che qui c'è un'opposizione che continua a chiedere di far le cose, di rispettare i tempi, di dare risposte; questo non succede, si continua a far slittare i tempi. Questo è il vero problema perché sono due settimane che ballonzola questo ordine del giorno e ci troviamo di fronte questa proposta; possiamo anche accettare di riunirci in fine di seduta, mentre si discute un'altra delibera, ma questo poteva anche essere fatto prima. Piuttosto abbiamo un'altra impressione: che le proposte dell'opposizione e il lavoro che facciamo vengono affidati alla barca e al galleggiamento della seduta e non invece a una presa d'atto dei reali problemi che stanno alla base.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Sono anch'io d'accordo che a questo punto sia opportuno, anche per il modo con cui si sono svolte le cose, che si incontrino i Capigruppo per cercare di cogliere gli aspetti principali della questione in discussione e quindi per dare una risposta compiuta che mi sembra si debba definire proprio con quest'incontro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo fa sue le considerazioni del Capogruppo della DC.
Personalmente e come Gruppo apprezzo il documento del Gruppo comunista nella misura in cui tenta nei limiti evidentemente istituzionalmente verificandi, di avviare un processo sia pure in mancanza di una normativa cogente.
Ci sembra uno sforzo che sul piano politico debba essere apprezzato.
Ovviamente il nostro Gruppo non può non essere attento alle preoccupazioni espresse dall'Assessore e, fin quando queste non sono superate, è ovvio che un Gruppo di maggioranza ha un dovere anche istituzionale di considerare che le argomentazioni che potremmo considerare a sostegno dell'ipotesi di lavoro comunista, chiamiamola così per adesso, dello stesso ordine del giorno, devono trovare non un'accettazione in termini di giudizio, ma di praticabilità da parte della Giunta.
Noi auspichiamo che ci siano gli spazi per un'ulteriore riflessione che peraltro deve avere come protagonista la Giunta e qualora ciò avvenga noi assicuriamo il nostro contributo per la predisposizione di un documento che avrà quindi sicuramente il nostro voto, fermo restando che il giudizio sull'iniziativa del PCI, sugli obiettivi politici che si prefigura, a prescindere che questi siano perseguibili o meno, è sostanzialmente favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Noi accettiamo la proposta del collega Brizio nei termini e nei limiti con cui è stata posta, vale a dire, mentre si esamina una deliberazione, la possibilità di verificare da parte della Giunta quali sono le obiezioni per poi confrontarci e infine riportare il documento in aula per il voto perché non lo si può rimandare a un'altra seduta, altrimenti tanto vale votarlo subito, perché ad essere presi continuamente in circolo non ci stiamo.
Questa situazione sta diventando intollerabile e vogliamo anche essere garantiti.



PRESIDENTE

L'incontro per definire un testo da votare oggi avverrà fra l'Assessore Olivieri e il Consigliere Bruciamacchie che sono i principali interlocutori.
Passiamo al documento dei Consiglieri Ala e Reburdo che è più complesso.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Siamo di fronte al fatto che c'è un ordine del giorno presentato dai colleghi Bruciamacchie, Adduci e Bresso il giorno 3 e un altro Ordine del giorno presentato da Ala e il sottoscritto il giorno 5.
Il nostro ordine del giorno era consequenziale a due avvenimenti. Il primo era un'interrogazione sul problema del censimento alla quale l'Assessore Olivieri aveva dato una risposta che noi avevamo ritenuto in linea di massima soddisfacente, rispetto alla quale abbiamo ulteriormente riflettuto e abbiamo tratto l'esigenza di arrivare a puntualizzare una serie di aspetti complementari e specificativi rispetto alla risposta trasformandoli in un ordine del giorno.
Questo documento coglie la risposta dell'Assessore, però cerca anche di puntualizzarne alcuni aspetti, per cui ritengo che la discussione potrebbe essere riferita ad entrambi gli ordini del giorno per cercare di arrivare a formulare un unico documento.



PRESIDENTE

A questo punto uno dei due proponenti il secondo ordine del giorno si aggreghi all'incontro tra l'Assessore Olivieri e il Consigliere Bruciamacchie per concordare un testo unitario.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 83: "L.R. 55/1985. Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali"


PRESIDENTE

In merito al punto 8) dell'o.d.g., esaminiamo la proposta di deliberazione n. 83: "L.R. 55/1985. Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali", che è stata licenziata all'unanimità della IV Commissione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Nonostante la deliberazione n. 83 sia stata licenziata all'unanimità molto brevemente, approfittando anche del fatto che non è presente oggi l'Assessore Genovese, come non lo è stato alla seduta della IV Commissione in cui discutemmo questa deliberazione, per impegni giustificati, vorrei motivare il voto favorevole del Gruppo comunista, quando in Commissione noi eravamo, invece, molto intenzionati a votare contro. Noi diamo un voto positivo e lo confermiamo perché ne condividiamo le scelte, ma critico e vigile per un motivo molto semplice. In rapporto alla discussione sulla variazione di bilancio, noi abbiamo avanzato, in materia di problemi del lavoro e dell'occupazione, una serie di richieste e di osservazioni.
Mi è stato riferito dai miei Colleghi che partecipano ai lavori della I Commissione che una parte di queste richieste è stata accolta, ma noi consideravamo, e consideriamo ancora, esiguo lo stanziamento per questa operazione dei cantieri di lavoro.
Io sono d'accordo, come gli altri Consiglieri, consapevole che questo non risolve i problemi dell'occupazione, che questo è uno di quei tanti tasselli che in una situazione straordinaria ed eccezionale mettiamo e che ci auguriamo che, un giorno, si possano togliere e che i problemi del lavoro e dell'occupazione si sviluppino su un altro livello. Lo stanziamento di un miliardo e mezzo per i cantieri di lavoro, in rapporto agli stessi impegni che qui il Consiglio e la Giunta si sono assunti, lo abbiamo considerato esiguo e non corrispondente all'eccezionalità dell'intervento. Se non vado errato, nella discussione sull'assestamento al bilancio avevamo chiesto che questa voce fosse portata a tre miliardi, cioè raddoppiata, in modo che l'intervento fosse anche sentito, avesse un effetto utile e necessario in tutte le province dei Piemonte.
Sappiamo che, anche in rapporto alla chiusura del dibattito sull'approvazione della legge finanziaria, possono venire una serie di recuperi di soldi che potrebbero consentire un allargamento su tutta la materia degli impegni. Noi abbiamo quindi approvato questa deliberazione.
L'approviamo in aula con questo impegno, che chiediamo a lei, Presidente della Giunta e cioè che questo è il primo atto al quale ne seguiranno altri, come anche nella deliberazione si è cercato di esprimere più come fatto politico che non immediato; vista l'urgenza, il premere dei Comuni e la volontà di non perdere tempo, approviamo la deliberazione con la condizione che a breve, sistemato il bilancio, fatto l'assestamento corrisposto a questa richiesta di un aumento sostanziale del contributo in questa direzione avvenga subito un nuovo atto della Giunta che completi questa operazione per il 1986.
Ho voluto riproporre all'attenzione del Consiglio e del Presidente della Giunta, in assenza dell'Assessore al lavoro, questa questione di grande importanza (anche quando se si è votato unanimemente in Commissione).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi siamo favorevoli a questa deliberazione, come abbiamo affermato in IV Commissione. Ci fa anche piacere che il Gruppo comunista converga nel voto favorevole circa questa deliberazione, che abbiamo pensato di licenziare, malgrado le proposte di aumento dei capitoli di bilancio relativi ai cantieri di lavoro, soprattutto per accelerare i tempi e consentire un'immediata preparazione dei progetti. Le modifiche poi accolte nella deliberazione che già ipotizzano futuri possibili maggiori stanziamenti consentiranno ai Comuni e alle Province di esaminare domande anche in eccedenza alle disponibilità finanziarie. Desidero ricordare che il nostro Gruppo si è espresso nella passata legislatura in modo favorevole nei riguardi di questa legge e che la proposta iniziale della Giunta di sinistra non prevedeva, per la verità, stanziamenti.
Furono i Gruppi in Commissione, e il nostro in particolare, seguito da quelli, dell'allora maggioranza, a evidenziare la necessità di stanziamenti integrativi per consentire che nel concreto questa iniziativa potesse andare avanti.
Quindi, votiamo a favore e riteniamo importante, rispetto all'anno precedente, l'aumento da un miliardo a un miliardo e mezzo, già stanziato pur giudicando sia giusto, se vi saranno le disponibilità, provvedere ad una integrazione prioritaria del rifinanziamento di questa legge, che è effettivamente, uno strumento importante in questa fase di debolezza del mercato del lavoro.
Il nostro voto, quindi, è un voto favorevole, convinto e indirizzato anche ad esprimere un giudizio favorevole a possibili maggiori finanziamenti, con la stessa variazione di bilancio che la Giunta ha assicurato di mettere a nostra disposizione per la seduta della I Commissione di mercoledì prossimo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa per alzata di mano. Il Consiglio approva all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà di tale deliberazione ai sensi dell'art. 49 della legge 62/53.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Il testo di tale deliberazione sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Pesca

Esame testo unificato delle proposte di regolamento nn. l-3-4-5: "Modificazioni al Regolamento regionale sugli attrezzi e mezzi di pesca nelle acque interne del Piemonte approvato con deliberazione C.R. n. 770 10725 del 31 ottobre 1984"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il testo unificato delle proposte di Regolamento nn, l-3-4-5: "Modificazioni al Regolamento regionale sugli attrezzi e mezzi di pesca nelle acque interne del Piemonte approvato con deliberazione C.R. n. 770-10725 del 31 ottobre 1984".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
La parola al relatore Consigliere Villa.



VILLA Antonino, relatore

Penso che una lettura attenta possa essere più che sufficiente per giustificare l'aggiunta di questo articolo al regolamento, con l'invito ad un maggiore approfondimento in un secondo tempo. La Commissione, essendo tutta d'accordo anche sull'urgenza, ha licenziato all'unanimità questa proposta di modifica e di aggiunta al regolamento e ne chiede l'approvazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale modificazione al regolamento per alzata di mano.
Il Consiglio approva con 31 voti favorevoli e un'astensione.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà di tale deliberazione ai sensi dell'art. 49 della legge 62/53, il cui testo sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto e riportato sul processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva con 31 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Proposta di deliberazione n. 92: "Art.10 della legge 20/5/1985, n.207. Definizione di procedure omogenee sul territorio regionale in materia di trasferimenti di personale tra le Unità Socio Sanitarie Locali"


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Vorrei interpretare l'esigenza della Commissione alla sanità e dell'Assessore Olivieri di inserire già oggi all'o.d.g. la deliberazione n.
92 che si pensa di rinviare a giovedì prossimo. Mi pare che ci sia qualche ragione d'urgenza, non ne sono certissimo e vorrei che lei lo verificasse successivamente.



PRESIDENTE

Il problema dell'iscrizione non sussiste, so però che la Commissione ha licenziato la deliberazione a maggioranza per cui ritengo non ci sia il tempo sufficiente per esaminarla e discuterla compiutamente.
Poiché mi viene detto che non vi sono particolari questioni, chiedo di iscrivere all'o.d.g. la deliberazione n. 92: "Art. 10 della legge 20/5/1985, n. 207. Definizione di procedure omogenee sul territorio regionale in materia di trasferimenti di personale tra le Unità Socio Sanitarie Locali".
Il Consiglio approva, per alzata di mano, all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti l'iscrizione all'o.d.g. di tale deliberazione.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Acotto.
Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la materia di questa deliberazione doveva essere risolta in sede di interpretazione ministeriale della cosiddetta legge di sanatoria. In effetti i Ministeri competenti quel-lo della funzione pubblica e quello della sanità, hanno emesso una circolare che però non si occupa proprio di questo punto particolarmente controverso.
Noi, pur condividendo lo spirito con cui l'Assessorato ha affrontato il problema, la necessità che sul problema si assumesse una decisione che in effetti viene assunta, manteniamo delle perplessità in ordine ai contenuti della decisione assunta. In altri termini il sistema scelto - lo dico in modo estremamente sbrigativo - prima i trasferimenti e poi i concorsi, è un sistema che dà ancora adito nell'ambito regionale, ad una serie di interpretazioni molto controverse.
Ci sono sostenitori di questa tesi e sostenitori di tesi opposte e questo ci porta a mantenere una sorta di riserva nei confronti del provvedimento che si traduce in un atteggiamento di astensione al provvedimento stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani per dichiarazione di voto.



NERVIANI Enrico

Il nostro parere è complessivamente favorevole, come è stato manifestato in Commissione.
Ho tuttavia detto personalmente all'Assessore Olivieri e ai colleghi che fanno parte della Commissione che esistono da parte mia alcune perplessità che ritengo in questa sede saranno formalmente sciolte dall'esecutivo e specificamente dal collega Olivieri.
La prima è riferita al capoverso terzo del punto 5 che attiene alla "Valutazione dei titoli". Essa deve essere effettuata, secondo i criteri del concorso pubblico, integrati da quelli previsti dal DPR 348/83 per i quali il Comitato di gestione si avvarrà di una Commissione di supporto tecnico. Si solleva la domanda e l'obiezione se questo avvalersi è possibile imporlo con deliberazione o se invece può essere soltanto consentito che il Comitato di gestione "si avvalga". In sostanza ci potrebbe essere la proposta di modificazione nel senso di "potrà avvalersi" anziché "si avvarrà". Aspetto dall'Assessore Olivieri una considerazione in proposito.
La seconda osservazione è relativa al punto d) 3 che dice: "le domande di trasferimento pervenute all'U.S.S.L. prima dell'espletamento del concorso pubblico bandito in attuazione dell'art.5 sospendono le procedure concorsuali". Ho manifestato le mie personali preoccupazioni in ordine ad un meccanismo così impostato; mi è stato spiegato che è contenuto questo disposto nella legge statale. Chiederei all'Assessore le garanzie che un meccanismo di questo tipo, primo: non tolga diritti che sono acquisiti da parte di coloro che già hanno formalmente avanzato domanda di partecipazione al bando; secondo: se non può accadere che una procedura di questo tipo protratta nel tempo senza limiti ben definiti non impedisca uno sviluppo fisiologico delle assunzioni e dei trasferimenti. Avute garanzie che questo non avverrà, ritengo che il nostro Gruppo possa approvare la proposta che viene formulata, con sufficiente tranquillità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti per dichiarazione di voto.



CERNETTI Elettra

Il Gruppo del PSI approva questa deliberazione. E' una deliberazione che non accontenterà tutti, che potrà magari suscitare qualche malumore per interessi del tutto particolari; la riteniamo però necessaria, tale da riequilibrare una situazione e da portare ordine in una materia complessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Come ha detto il Consigliere Cernetti questa deliberazione provocherà qualche malumore, ma d'altra parte se così non fosse non vi sarebbe stata la necessità di fare la deliberazione. E' una deliberazione che ha un profondo significato: quello della moralizzazione del sistema. Perché oggi giorno siamo di fronte al sistema della trattativa privata del trasferimento e credo questo non faccia piacere a nessuno che ha l'onere di sedere in questo Consiglio. Questo è il punto cardine ed essenziale.
Dall'altro lato, rispondendo alle parole del Consigliere Nerviani dovrei puntualizzare due elementi molto importanti: quando si parla di sospensione dei concorsi, si tratta di ristabilire un diritto che è stato precluso in realtà dalla legge vigente, cioè quello che da questi concorsi sono esclusi i dipendenti di ruolo regionali, i quali nella massima parte hanno superato un concorso regolare, semplicemente perché il primario l'aiuto, l'assistente di ruolo, l'amministrativo di ruolo, il tecnico di ruolo, che risiede ad esempio a Pinerolo non ha la possibilità di adire a questi concorsi. La legge dello Stato in questo momento purtroppo è ancora un po' farraginosa sulla materia. E' l'accollarsi di diversi elementi legislativi. Si tratta quindi di sanare qui questa discriminazione che è in atto e che indubbiamente porge o porrà il fianco ad una serie di ricorsi di cui non sappiamo l'esito e che nello spazio di pochi mesi o di qualche anno potrebbe "bouleverser" completamente il sistema delle assunzioni nelle varie UU.SS.SS.LL.
Per quanto attiene al timore che si vada all'infinito, è molto chiara la deliberazione, la quale dice che, esaurita la procedura dei trasferimenti, si passa al concorso pubblico. Un avviso pubblico, ha i suoi tempi, vi sono le risposte; abbiamo gli elementi, i modi e le maniere per far si che vengano rispettati i tempi normali per queste procedure. E' una deliberazione abbastanza cogente per certi fatti, non possiamo nemmeno appesantirla con dei termini specifici che molte volte si sono dimostrati non sostenibili. La complessità del sistema è tale, soprattutto in molte UU.SS.SS.LL. con presenza di ospedali, per cui i tempi sono spesse volte non definibili strettamente o perlomeno non sono poi termini razionali.
Quindi non vi è nessun pericolo perché è una deliberazione molto chiara.
Per quanto attiene alla valutazione dei titoli, vorrei dire che trattandosi di materia medica, evidentemente vi è tutta una parte che ha dei riferimenti squisitamente tecnici, per cui il tecnico non è in grado di dare una valutazione sui titoli e sui curricula, certo sempre nei limiti della soggettività. Ciò è essenziale perché anche questo si presterebbe a tutta una serie di illazioni e di ricorsi per cui non vi è poi la professionalità per determinare certi aspetti, se valga, ad esempio, di più una pubblicazione su "Minerva medica" o su altre riviste.
La materia è delicata e dobbiamo cercare di sopperire con questa deliberazione ad una serie di inconvenienti che rischierebbero di verificarsi se non vi fosse una norma abbastanza precisa.
Mi rendo conto che è una deliberazione difficile, ma credo, proprio perché è una strada difficile, che valga la pena di praticarla. Le cose facili si possono sempre fare, ma interessano di meno; credo interessino di più le cose un po' erte, ma che perlomeno diano delle garanzie di serietà e soprattutto di uniformità in tutta la Regione, perché altrimenti rischiamo di avere non tante UU.SS.SS.LL., ma tante Repubbliche di San Marino.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare pongo in votazione la deliberazione testé discussa per alzata di mano.
Il Consiglio approva con 25 voti favorevoli e 13 astensioni.
Il testo di tale deliberazione sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto e riportato sul processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno in merito al processo che si è aperto a Palermo sulla mafia (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 5) dell'o.d.g.: "Esame ordini del giorno sul processo che si è aperto a Palermo alla mafia", do la parola al Consigliere Tapparo per la lettura del testo concordato.



TAPPARO Giancarlo

La trascrizione a macchina dell'ordine del giorno non è stata completamente fatta, quindi c'è qualche difficoltà interpretativa; cercher di leggere correttamente l'ordine del giorno: "il Consiglio regionale del Piemonte, rilevato che il 10 febbraio si è aperto a Palermo un processo di rilevante portata e di notevole significato nei confronti di quasi 500 presunti mafiosi, pur senza entrare nel merito delle eventuali responsabilità dei singoli imputati per rispetto del giudizio dei principi costituzionali di garanzia; tenuto conto che i caratteri e la dimensione del fenomeno delinquenzioso mafioso, caratterizzato, fra l'altro, dal traffico di stupefacenti e di armi costituisce un pericolo per le stesse istituzioni democratiche, come peraltro è emerso in occasione del convegno: "Mafia e grande criminalità: una questione nazionale", organizzata dal Consiglio regionale nell'84, in cui parteciparono anche i Magistrati titolari dell'inchiesta giudiziaria oggetto del dibattimento aperto il 10 febbraio a Palermo; visto che la grande criminalità costituisce una presenza sempre più pericolosa nella sfera economica ed amministrativa del Paese, le cui propaggini sono giunte talora nella stessa istituzione e che la pervasività del fenomeno dipende anche da un insufficiente trasparenza di molte procedure amministrative; afferma la necessità di un costante perfezionamento delle norme e delle procedure e di una attenta vigilanza per evitare che la spesa pubblica, ad ogni livello, possa subire l'assalto della delinquenza organizzata di ogni tipo, promuove fra l'altro la conoscenza e l'adozione in tutte le amministrazioni pubbliche delle norme istitutive delle banche dati, con riferimento a quanto previsto anche dalla legge regionale 18 del 1984; consapevole che la lotta alla mafia, in generale la grande criminalità, non può essere affidata soltanto ad iniziative di ordine pubblico - giudiziarie, ma deve essere sorretta da una continua mobilitazione democratica e di massa, tenuto conto delle tensioni sociali, che possono interferire sul sereno svolgimento del dibattimento e della necessità di sostenere una costante attenzione dell'opinione pubblica, volta in particolare ai giovani in appoggio a tutti coloro che in prima fila, e con strumenti democratici lottano contro la mafia, spesso costretti a pagare prezzi troppo alti sino al sacrificio della propria vita; ribadisce il suo impegno al sostegno anche di iniziative quali il convegno promosso dall'Associazione Nazionale Magistrati: "Garantismo e pentitismo" che si terrà a Torino nei giorni 21, 22, 23 marzo prossimi; si impegna a sviluppare una serie di iniziative di formazione e di sensibilizzazione rivolte specialmente al mondo della scuola; impegna la Giunta e il Presidente del Consiglio ad esprimere una concreta solidarietà della Regione Piemonte alla città di Palermo e alla Regione Sicilia, con l'invio del presente ordine del giorno, ai Capigruppo del Consiglio comunale di Palermo e dell'Assemblea regionale siciliana.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano questo documento che è l'espressione di tutti i Gruppi.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Province

Ordine del giorno per l'istituzione della Provincia del Verbano Cusio Ossola


BONTEMPI Rinaldo

Chiedo al Consiglio di approvare l'ordine del giorno relativo al Verbano Cusio Ossola.



PRESIDENTE

Passiamo all'ordine del giorno per l'istituzione della provincia del Verbano Cusio Ossola a firma dei Consiglieri Biazzi, Avondo, Bontempi Bosio.
Su questo documento ha chiesto la parola il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, è scontata (anche perché non ci siano equivoci qualche volta alimentati impropriamente) l'intenzione nostra di confermare la volontà espressa due anni fa in ordine alla costituzione della provincia del Nord di Novara. La confermiamo con forza e quindi accettiamo quanto è contenuto nella parte conclusiva dell'ordine del giorno. Tuttavia siamo abituati a dire il vero e perciò non possiamo interamente sottoscrivere la premessa di questo ordine del giorno, soprattutto là dove si dice che una delle condizioni con la quale si può ottenere l'inserimento nel nucleo delle future province e quella di avere il parere formalmente favorevole dei Comuni, e che la futura provincia del nord del novarese possiede appieno questo requisito.
Nel secondo capoverso infatti si sostiene che in Piemonte in il Verbano Cusio Ossola e Biella hanno entrambe i requisiti richiesti, proposta di legge regionale approvata dal Consiglio regionale, deliberazione dei comuni e consenso della provincia.
E' vero che c'è la deliberazione del Consiglio regionale; è vero, ma non siamo mai riusciti a verificarlo esattamente che c'è il consenso della provincia; non è vero che i Comuni, si deve intendere tutti i Comuni, si siano espressi favorevolmente. Non è vero e se non è vero non dobbiamo scriverlo, anzi, dobbiamo adoperarci in maniera tale che tutti i Comuni diano il loro consenso. Che siano rimosse le cause per le quali finora la provincia del nord del novarese non è passata attraverso la griglia che a livello nazionale è stata posta. Riconfermiamo qui alcune difficoltà che sono: l'individuazione del capoluogo, la non approvazione generalizzata della deliberazione di costituzione della provincia, da parte dei Comuni del nord del la provincia, di Novara, sono alcune difficoltà che obiettivamente esistono nella realtà politica della provincia di Novara nella sua parte settentrionale. Dobbiamo superare queste difficoltà immediatamente per andare con le carte in regola al confronto con l'altro gruppo, con il gruppo che è arrivato quasi al traguardo. Se non si dice il vero e si nascondono le cose come sono, le difficoltà per la provincia del nord, non diminuiranno, anzi, aumenteranno considerevolmente.
Quindi ribadiamo anche come Gruppo la volontà di arrivare nel tempo più breve possibile, immediatamente, alla costituzione della provincia, ma esprimiamo anche la volontà di aiutare i comuni del nord della provincia a togliere quegli elementi negativi che finora hanno impedito alle province del nord del novarese di agganciarsi al gruppetto che è in testa che ha quasi portato a termine il lungo percorso verso l'autonomia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ovviamente il nostro voto è favorevole.
La premessa dell'ordine del giorno indica i principi su cui ci si è attestati nella riunione presso l'ANCI di Roma, per andare alla costituzione di nuove province, attraverso un disegno di legge unico, con primi firmatari, i responsabili nazionali dei Partiti per gli Enti locali.
Abbiamo sostenuto e sosteniamo che il Verbano - Cusio - Ossola è in queste condizioni: c'è alle spalle una decisione unanime del Consiglio regionale, che ha presentato una proposta di legge, per l'istituzione delle due province per il Piemonte, Biella e Verbano - Cusio - Ossola.
Il consenso della Provincia a me risulta che ci sia: c'erano diversi ordini del giorno e una deliberazione adottata dal Consiglio provinciale in una seduta straordinaria che ha tenuto a Domodossola. Si tratta caso mai di acquisire questi documenti.
Per quanto riguarda il consenso dei Comuni, già in sede di relazione del progetto di legge regionale, si è constatato che due Comuni si erano dichiarati contrari. Erano Comuni situati al confine tra il comprensorio di Novara e il comprensorio del Verbano - Cusio - Ossola, S. Maurizio d'Opaglio e Colazza: questi due Comuni sono stati esclusi dal disegno di legge, perché non si vedeva il motivo per cui si dovesse imporre una volontà ad Enti locali che si erano liberamente espressi.
Mi pare che ci sia qualche altra posizione non contraria, ma di astensione: in particolare ricordo il Comune di Villette e di Macugnaga, ai confini con la Svizzera, che però non erano nella sostanza contro la provincia, propendevano se mai per l'istituzione di una Regione autonoma per l'Ossola.
Queste posizioni erano espressione di un confronto aperto nella zona che derivavano dai movimenti che erano presenti in quel periodo all'interno dell'Ossola. Tra l'altro la proposta di costituzione della Provincia autonoma del Verbano - Cusio - Ossola cercava anche di dare una risposta a quelle esigenze di maggior autonomia amministrativa.
Ritengo che sia importante una presa di posizione chiara della Regione in modo che la proposta di legge vada avanti, con la verifica che era stata richiesta e caldeggiata da tutti in sede di riunione ANCI. E' importan-te la nostra presa di posizione anche per non dare l'impressione di avallare una sorta di "conventio ad escludendum", che di fatto i cinque Comuni (Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato) hanno portato avanti in questi mesi in modo assolutamente incomprensibile. Perché? Probabilmente, perché qualcuno pensava che far passare 5 proposte di legge era più facile che farne passare 6.
Probabilmente c'è stata della disinformazione, anche se va precisato che se potevano essere disinformati gli amministratori di Prato o di Rimini, non lo potevano essere, per esempio, gli amministratori di Biella.
Infatti si convocavano tra di loro, non invitavano nessun altro e poi dicevano: "Toh, del Verbano - Cusio - Ossola non c'è nessuno." Mi pare che la Regione non possa dare un avallo ad un atteggiamento di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Il nostro Gruppo concorda sulla seconda parte del documento, ma rileva che la premessa contiene delle inesattezze o quanto meno delle incertezze.
Lo stesso Consigliere Biazzi ha detto che bisogna andare a verificare attraverso deliberazioni, eccetera. Il Gruppo, PSI propone di rinviare al prossimo Consiglio la votazione di questo ordine del giorno sulla costituzione della Provincia del Verbano - Cusio - Ossola perché siamo convinti che si possa trovare un'intesa comune a tutti i Gruppi andando a puntualizzare le varie situazioni, in modo da avere una visione del tutto esatta, una volta che si siano spazzate via alcune incertezze riguardo al numero dei Comuni, riguardo all'approvazione della Provincia.
Quindi, non con intento dilatorio, ma con intento di trovare una soluzione unanime, proponiamo che si rinvii al prossimo Consiglio regionale la votazione di questo documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Trovo strano che proprio la signora Cernetti, che ha chiesto chiarezza di espressione da parte dei Gruppi di del Consiglio, adesso chieda di rinviare il tutto.
Ritengo inutile un ulteriore rinvio dell'ordine del giorno su una questione che mi sembra urgente; perché, se si deve intervenire, occorre farlo subito. Non si possono tenere bloccate le altre cinque realtà per sentirsi poi dire: "Vedete, quelle sono andate avanti, voi siete rimasti indietro".
Ritorna una sorta di "conventio ad escludendum", però questa volta nel Consiglio regionale del Piemonte.
Il rinvio, a mio parere, non ha molto senso perché la Regione si è già espressa in modo chiaro, unanimemente da parte del Consiglio regionale con la presentazione di un disegno di legge per la istituzione congiuntamente delle Province di Biella è del Verbano Cusio Ossola. E' solamente quindi un atto coerente con le proprie posizioni già assunte.
Evidentemente, la Presidenza valuterà il mio intervento. Ritengo che un ulteriore rinvio possa diventare uno dei soliti pretesti per trascinare le cose, per non prendere una posizione precisa qui in Consiglio regionale.
Tutti dicono che ci sono dei problemi. Le forze politiche all'interno del Verbano - Cusio - Ossola sono d'accordo, l'abbiamo appena verificato poco tempo fa, nella riunione con i rappresentanti del Verbano - Cusio Ossola. C'è stata una voce unanime dei presenti; chi invece sollevava delle perplessità, guarda caso, erano Consiglieri regionali non della zona, che hanno avanzato riserve. Ci sono sicuramente all'esterno del Verbano - Cusio Ossola dei problemi, ma questi non possono essere scaricati all'interno della nostra zona. Ognuno si assuma le proprie responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Non sono d'accordo sul tono dell'intervento del Consigliere Biazzi, che è stato tutt'altra cosa rispetto al mio, che mi pareva sincero ed onesto.
La questione è urgente, ma poiché si trascina oramai da un bel pezzo non credo che una settimana in più o in meno sia risolutiva per andare a costituire la provincia del Verbano - Cusio - Ossola.
In secondo luogo, proprio nell'intento di andare a trovare un ordine del giorno che sia comune e puntuale (cosa che non rilevo nella premessa del documento e i dubbi che sono causa di quest'ultima sono stati espressi chiaramente anche nella riunione svoltasi circa due ore fa) in una fase ed in una materia così delicata, abbiamo chiesto il rinvio.
Presidente, non ammetto il tono, a parer mio strumentale, del Consigliere Biazzi, che mi pare non abbia recepito il mio parere. Come avevo detto chiaramente, il mio non è un tono dilatorio; se vogliamo trovare una formulazione dell'ordine del giorno che sia corretta, puntuale da votare all'unanimità, al mio Gruppo sta bene.
Se poi il Consigliere Biazzi insiste esclusivamente e solo sul proprio ordine del giorno, non sta a me decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Devo dire che ho qualche difficoltà a capire il tono che ha assunto questa discussione.
Ho l'impressione che non ci :sia alcuna discordanza sul momento propositivo da parte di nessun Gruppo; sembra difficile condividere la premessa, che non è sostanzialmente corrispondente al vero.
Mi sembra profondamente sbagliato che il Consigliere Biazzi consideri questo una "conventio ad escludendum" e non si capisce bene chi, se la Provincia o il Partito.
Non conosco a sufficienza l'argomento, mi pare però che se non è contestato che almeno due degli elementi non ci sono, non bisognerebbe scrivere che ci sono e, se sono cose diverse, così deve essere scritto.
D'altra parte il requisito dell'adesione dei Comuni, probabilmente va verificato all'interno della proposta della nostra legge, cioè se i Comuni ci sono o non ci sono; se non ci sono, bisogna togliere i Comuni e rifare la proposta di legge.
Non si può fare una proposta di legge presupponendo che alcuni Comuni non siano d'accordo; si stralcino. Mi sembra un procedere un po' curioso.
Al di là delle espressioni più o meno accettabili, siamo tutti d'accordo a sottoscrivere il documento e il nostro Gruppo è disponibile a votarlo, se fa propria la richiesta oggetto di questo documento.
La premessa nella misura in cui è stata dichiarata non essere corrispondente al vero, non è accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Obiettivamente non ho capito, né l'urgenza, né il tono aspro del collega Biazzi, che sembra voglia fare di questo discorso una bandiera per un esercito all'attacco. Credo che in queste cose occorra davvero essere uniti ed esserlo in modo convinto.
Abbiamo manifestato prima del Consigliere Biazzi la volontà di istituire la provincia del nord (Biazzi! per piacere, è l'ennesima volta che mentre si parla, tu interrompi. Cerca di rispettare anche gli altri e stattene buono e zitto, non passare i termini della decenza. I muggiti fateli pure, se vi piace farli. Io sto parlando ed è la quinta volta che Biazzi, mentre parlo io o Cernetti, interrompe ineducatamente. La smetta!).
Ritengo che sia opportuno arrivare con unanimità di intenti ad una conclusione di questa vicenda.
Ripetiamo la nostra volontà decisa al riguardo.
Nel merito riteniamo che la premessa non sia perfettamente fedele ai fatti.
Se si vuole concludere quest'oggi, ci si ritrovi e si faccia in modo che la premessa sia rispettosa del vero.
Se si vuole discutere più approfonditamente, come chiede la collega signora Cernetti, si rinvii di una settimana.
Il fine qual è? Trovare una posizione convergente che dia forza alla volontà di istituire la provincia del nord.
Chi si muove in un'altra direzione e quindi non la accetta, vuole portare a casa dei successi particolari, che non servono però alla causa per la quale tutti assieme ci battiamo. Siccome noi ci battiamo per la causa della provincia del nord, chiediamo questo consenso generalizzato su un ordine del giorno meditato assieme. Il rinvio chiesto dal Consigliere sig.ra Cernetti è un rinvio sensato e positivo.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi fa piacere che la discussione assuma dei toni finalmente reali.
Sta emergendo paradossalmente dall'intervento del collega Nerviani una sorta di dispetto, perché su questa questione, di cui parliamo da due anni il nostro Gruppo è stato accusato da lui di strumentalità, noi diciamo invece che c'è dispetto da parte sua perché si è tenuta una coerenza rispetto ad altre forze politiche che evidentemente, non si capisce per quali motivi, di fronte a queste decisioni non sono in grado di esprimersi.
Nerviani dice che non c'è urgenza.
L'urgenza invece c'è per il fatto che si è messo in moto un meccanismo di 5 Province che noi riteniamo essere a parità di condizioni, almeno formali (certo la sostanza può essere più matura oppure possono avere sponsorizzazioni molto più forti), in realtà le condizioni dal punto di vista del Consiglio regionale sono identiche, quindi c'è l'urgenza. C'è anche l'unità che certo è molto importante, non ci sogniamo mica di fare un'azione dimostrativa, però la condizione è che si esca dagli equivoci l'unità non è per star fermi e non credo neanche che serva a mascherare delle incertezze che, a mio avviso, nel momento in cui abbiamo assunto la decisione della legge erano già tutte presenti: i due Comuni che erano contro sono stati esclusi.
Mi pare quindi che la questione si riduca non a questi due Comuni che non sono favorevoli, perché sono addirittura esclusi dalla proposta di legge, ma semmai a quei Comuni che avevano chiesto di più della Provincia avevano chiesto addirittura una Regione autonoma. Questo è il fatto.
E' impossibile che continuiamo a rimpallarci la verifica di queste cose perché è da un anno che sento parlare di non esistenza di queste condizioni; peraltro a Roma - caro Marchini - è andato per la Giunta l'Assessore Turbiglio e mi risulta che abbia sostenuto, per lo meno assentendo alle posizioni della delegazione piemontese, l'opportunità di trattare subito a parità di condizioni il Verbano rispetto al Biellese.
Noi ci siamo espressi con chiarezza anche nei confronti dei biellesi.
So che il collega Nerviani è puntiglioso, è un suo merito in tutto non solo in questo caso, a volte spacca perfino un capello in quattro; può essere uno stile che tutto sommato fa vedere le cose, in questo caso però la puntigliosità sua, iterata insieme a quella di gente che è meno puntigliosa nell'affrontare i problemi, mi fa dire che invece dietro ci sono degli altri problemi ed è per questo che noi stimoliamo un processo di chiarezza.
Se la decisione della Presidenza, a cui si conviene, è quella di iscrivere al l) punto dell'ordine del giorno della prossima adunanza tale questione per risolverla, certo non saremo noi a dire che oggi - rispetto agli altri che non vogliono votare - vogliamo fare una forzatura.



NERVIANI Enrico

Bisogna dire il vero.



BONTEMPI Rinaldo

Possiamo dire che due Comuni sono fuori e quindi non c'è problema.
Possiamo dire che tutti i Comuni si sono espressi, dei quali due si sono espressi con una volontà e un obiettivo più alti, irrealistici e irrealizzabili; però non vorrei che a questo punto, sapendo la delicatezza della questione dei tempi, noi andassimo ad avviare una procedura con questi due Comuni per far avere il parere fra qualche mese, perdendo di fatto l'occasione, se c'è ancora, di collocarci dentro la decisione parlamentare.
E' un punto su cui sempre le forze politiche, valutando anche la sostanza dei problemi e con intelligenza, hanno il coraggio qui come Consiglio regionale di assumere delle decisioni. Voglio ancora distinguere tra puntiglio di atteggiamenti, che sono abbastanza evidenti in qualcuno, e puntigli strani, ma mi pare che si vogliano assumere in realtà atteggiamenti dilatori rispetto ad una decisione che va presa addirittura stasera.
Se stasera non la si vuole assumere, chiedo che almeno la proposta fatta dalla collega Cernetti ...



BRIZIO Gian Paolo

Togliamo la premessa.



BONTEMPI Rinaldo

La prima proposta che mi sentivo di fare era proprio quella di togliere la premessa. La premessa però a mio avviso ha valore in quanto, essendo reale nella sostanza, mette anche chi riceverà questa proposta nelle condizioni di leggere non un Consiglio regionale che abbaia alla luna, ma che ripropone a parità di criteri questa Provincia rispetto alle altre.
Questa è la validità della premessa.



NERVIANI Enrico

Sono già 5 i Comuni contrari, per cui chiedo solo che sia fatta una verifica.



BONTEMPI Rinaldo

Ma allora vorrei sapere a chi sono pervenuti i documenti? Chiediamo quali sono i soggetti istituzionali a cui ci si riferisce per avere il dato, che dovrebbe essere abbastanza semplice, di un'espressione di assenso.
Si può decidere comunque di non fare la premessa, però secondo me c' la controindicazione che dicevo. Si può decidere di votare la prossima settimana con la premessa precisata alla luce di una verifica dei Comuni contrari, ma mi sembra che il senso di questa discussione - e me ne rammarico - sia stato un altro.
Quando abbiamo votato la legge, noi abbiamo preso in esame la volontà dei Comuni: li abbiamo considerati tutti conformi, non ci siamo posti questo problema. Era forse perché si pensava di scherzare e quindi si poteva andar giù non tanto per il sottile e adesso invece si fa sul serio? Io pongo questi problemi ai quali né tu caro Nerviani, né tu, cara Cernetti, potete sottrarvi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Faccio una dichiarazione interlocutoria guardando alla realtà delle cose e alla sostanza del problema. Ricordo che il nostro Gruppo con un motivato ed articolato intervento, allorquando venne approvata la L.R. di proposta al Parlamento per l'istituzione della Provincia del Verbano Cusio - Ossola, si collocò in maniera favorevole, quindi per coerenza con la posizione assunta allora, noi siamo d'accordo sulla parte conclusiva di questo ordine del giorno, laddove si invita la Presidenza del Consiglio regionale e la Presidenza della Giunta a fare tutto quanto occorre affinch nel d.d.l. statale venga inserita anche la Provincia di Verbania.
Una più precisa e completa dichiarazione di voto la farò solamente se si voterà stasera l'ordine del giorno, anche perché devo precisare che chiederemo la votazione per capi separati, poiché noi voteremo solo l'ultimo punto.
Se invece si voterà la prossima seduta con un probabile emendamento dell'ordine del giorno, mi collocherò in quel momento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vorrei solo fare una precisazione. Agli atti della Giunta, dall'agosto ad oggi, non risultano pervenuti documen-ti, potrebbero essere intervenuti in passato, allorquando è stata formulata la proposta di legge che investiva tanto il Verbano - Cusio - Ossola quanto Biella.
Mi adopererò per raccogliere ogni più utile elemento per il prossimo Consiglio, addirittura se fosse possibile per la riunione dei Capigruppo di guisa che possa rassegnare un quadro complessivamente vicino alle certezze.
Io vivo in quest'area, scusate questo accenno personale, che è destinata ad essere nuova sede di Provincia e per ovvi motivi, essendo stato anche firmatario a suo tempo della proposta, non posso che tentare di portarla avanti, quindi penserei proprio che il soprassedere per una settimana non spiazzi il problema soprattutto se si riuscisse a raccogliere l'unità del Consiglio nella sua riespressione di indirizzi, così come è avvenuto a suo tempo per la formulazione della proposta di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei ricordare al Consiglio che nel corso della discussione generale della nostra legge di proposta al Parlamento, il presupposto su cui relatori, firmatari e Consiglio si espressero era l'assenso di tutti i Comuni. Adesso si scopre invece che questo non c'è.



PRESIDENTE

Mi pare sia necessario spostare la conclusione di questo punto dell'ordine del giorno alla prossima seduta. L'esame di questo documento verrà posto al primo punto dell'ordine del giorno della seduta del 20 marzo e nel frattempo, nella Conferenza dei Capigruppo, verranno approfonditi gli aspetti che sono ancora in sospeso.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Sanita': argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno sul censimento delle attività a rischio nella Regione Piemonte e misure relative


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno sul censimento delle attività a rischio nella Regione Piemonte e misure relative.
Vi do lettura del testo concordato e sottoscritto da tutti i Gruppi: "Il Consiglio regionale del Piemonte presa visione dei primi dati risultanti dal censimento recentemente condotto dal Ministero della sanità con riferimento alle linee della direttiva CEE sui rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali constatata l'importanza di questa indagine e la rilevanza del quadro complessivo che emerge dallo stesso censimento, :sia per quanto riguarda la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori addetti, sia per quanto riguarda più in generale la popolazione piemontese rilevata la necessità che la Regione stessa, d'intesa con le altre amministrazioni statali, centrali e periferiche, proceda ad attente verifiche ed approfondimenti invita tutte le unità produttive censite a predisporre piani di emergenza interna, i Comuni e le Province del Piemonte, sulla base delle conoscenze acquisite, ad elaborare piani di emergenza esterna al luogo di produzione dandone ampia informazione alla popolazione; i piani di emergenza interna ed esterna verranno trasmessi alle Prefetture di competenza impegna la Giunta regionale a procedere ad una verifica complessiva delle aziende e depositi operanti sul territorio regionale rientranti - per particolari processi lavorativi o perché detengono determinate sostanze tossiche, nocive o potenzialmente pericolose - nel campo di applicazione della Direttiva CEE 82/501 o all'interno di altre normative similari, coinvolgendo Comuni, UU.SS.SS.LL.
OO.SS., forze imprenditoriali ed organizzazioni ambientalistiche ad elaborare, nel rispetto della normativa nazionale ed europea vigente schede di riferimento, contenenti la soglia minima oltre la quale le attività economiche rappresentino livelli di rischio considerevoli e quindi da censire, individuando la ubicazione delle singole attività produttive e verificandone la compatibilità territoriale ed ambientale. I dati raccolti con le schede di riferimento di cui sopra sono considerati elementi importanti ogni qualvolta si determinano: cambiamenti di ciclo produttivo ampliamento o insediamento di nuove unità produttive a promuovere un progetto complessivo che comprenda in modo specifico le seguenti iniziative: a) censimento generale delle aziende che hanno sede nella nostra Regione predisponendo una specifica direttiva operativa per tutte le UU.SS.SS.LL.
b) attivazione in tutte le UU.SS.SS.LL. della 'scheda di notifica' sinora utilizzate in fase di sperimentazione solo in alcune UU.SS.SS.LL.
c) nell'ambito delle competenze in materia di protezione civile, ad avviare un'indagine regionale mirata all'individuazione di tutte le industrie ad 'alto rischio' d) a verificare ed a raccogliere ulteriori dati, ed a compiere eventuali indagini puntuali e particolareggiate, sull'impatto di queste lavorazioni ed attività sia nei confronti dei lavoratori addetti e delle popolazioni residenti nella zona, che dell'ambiente naturale e) a promuovere adeguati momenti di informazione e di responsabilizzazione dei cittadini con iniziative di educazione sanitaria e la realizzazione, la stampa e la diffusione di opuscoli .informativi contenenti i dati, le mappe ed ogni altra notizia utile al fine di consentire una puntuale e precisa conoscenza f) ad elaborare norme regionali in questo settore, volte a ridurre i rischi potenziali ed a compiere un'efficace opera di prevenzione, tenendo conto sia della Direttiva CEE citata, che delle specifiche competenze regionali in materia sanitaria, urbanistica, ambientale e nel campo dell'informazione g) ad esaminare i problemi connessi con un efficace raccordo e coordinamento tra i vari Assessorati che possiedono competenze in materia h) ad estendere l'analisi alle conseguenze dell'uso dei concimi, dei pesticidi, degli anticrittogamici, degli antiparassitari e dei diserbanti in agricoltura, partendo da particolari 'aree a rischio' quali la frutticoltura, l'orticoltura, la pioppicoltura, la viticoltura, eccetera.
Infine, la Giunta regionale è impegnata a fornire periodicamente al Consiglio regionale una dettagliata informazione sulla materia." Pongo in votazione tale documento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Colleghi Consiglieri, vi comunico che la prossima seduta si terrà il giorno 20 marzo.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18)



< torna indietro