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Dettaglio seduta n.30 del 21/01/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Programmazione: argomenti non sopra specificati

Presentazione ed illustrazione degli indirizzi Politico - programmatici della Regione Piemonte


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo al punto 4) all'o.d.g. "Presentazione ed illustrazione degli indirizzi politico-programmatici della Regione Piemonte".
La parola al Vicepresidente della Giunta, Signora Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri la Giunta regionale presenta un documento di indirizzi, che costituisce una necessaria tappa intermedia tra le linee politiche e programmatiche della nuova maggioranza approvata dal Consiglio Regionale nell'agosto scorso e il nuovo Piano Regionale di Sviluppo. Oltre che il riferimento per le politiche a breve termine nei diversi settori. Si produce così, per ora, un documento intermedio, perch solo nei prossimi mesi saremo in grado di lavorare a fondamentali parti del Piano Regionale di Sviluppo, quale il piano territoriale regionale, e allo stesso programma pluriennale di attività e di spesa, mentre prenderà corpo il riordino di tutto il sistema di programmazione e pianificazione regionale (centrale e decentrata) conseguente all'esaurirsi dell'esperienza comprensoriale.
Con la presentazione di questo documento, dunque, si intende fornire innanzitutto al Consiglio e alla comunità piemontese una traccia, uno schema di orientamenti utile ad avviare un primo confronto sui nodi centrali che devono essere sciolti e sugli strumenti attivabili, nella convinzione che tale confronto possa favorire l'indispensabile processo di sintesi che si tradurrà nelle opzioni del Piano regionale di sviluppo. Gli indirizzi che qui vengono presentati nascono, anche sul piano del metodo da una elaborazione collegiale della Giunta e costituiscono una prima fase del processo che porterà, entro i prossimi mesi, alla definizione del Piano regionale di sviluppo: infatti questi indirizzi saranno il punto essenziale di riferimento per la sua elaborazione secondo un sistema graduale di approfondimenti e specificazioni successive. Tale gradualità è imposta da molteplici fattori interni ed esterni, ma innanzitutto dall'esigenza di disporre via via di un quadro preciso dello "stato di fatto", innanzitutto della situazione finanziaria e di bilancio entro la quale si andrà ad operare, ma anche della situazione organizzativa ed amministrativa.
Il metodo collegiale comporta, come noto, analisi laboriose derivanti dal confronto e quindi tempi che non debbono essere necessariamente più lunghi, ma più intensi; tempi che tuttavia sottendono la scelta politica di rendere e caratterizzare il programma sotto un profilo più operativo. Da ciò è sin d'ora discesa su un piano di identica concretezza l'operatività di una effettiva collegialità, creatasi in questa occasione nella discussione di Giunta sui diversi settori. In questo modo si è voluto evitare la stesura di un programma inattuabile e di scarso riferimento politico, rinforzando tutte le intersettorialità, e sono numerose, presenti nell'esecutivo. D'altra parte è necessario rendere operativo un sistema di procedure, semplice e trasparente che garantisca effettivamente il realizzarsi dei principi di collegialità e coordinamento del governo amministrativo della Regione, che costituiscono uno dei punti qualificanti del programma di Giunta. Entrando più specificatamente nel merito delle caratteristiche e della natura di questo documento, è bene sottolineare che esso si propone innanzitutto di individuare i principali obiettivi che questa maggioranza intende perseguire e di indicare metodi e strumenti utili a definire coerenti programmi di intervento.
Gli indirizzi qui contenuti non sono quindi esaustivi di scelte ed opzioni specifiche, bensì, delineano i campi entro i quali tali scelte verranno operate nella sede più appropriata, che è quella del Piano di sviluppo e soprattutto del programma pluriennale di attività e di spesa.
Ciò che più interessa rilevare è che fin d'ora, per l'impostazione assunta dalla Giunta, si tende a ristabilire il nesso inscindibile che lega obiettivi di politica economica e sociale, politica finanziaria e di bilancio e politiche di assetto e gestione del territorio, riconducendo le scelte programmatiche ad un quadro di compatibilità finanziaria che, sola può dare concretezza ed operatività alle opzioni.
Nella analisi socio-economica, che apre il documento, abbiamo evidenziato alcuni dati in riferimento alle tendenze economiche e sociali nel Piemonte in trasformazione. A titolo esemplificativo vale indicare la posizione dell'industria che ha ritrovato livelli di efficienza adeguata nuovi spazi di mercato, una situazione diffusa anche nella media e piccola industria, pur nella ristrettezza congiunturale. Un processo che è oggi "a metà del guado", che bisogna intensificare maggiormente affinché derivino sufficienti benefici per un incremento occupazionale, per invertire la tendenza della perdita di posti di lavoro in atto dal 1983. Ma a fronte delle migliaia di giovani in cerca di lavoro e qualificazione la nostra Regione presenta uno "spaccato" costituito dall'emergenza anziani con un indice di invecchiamento, al 1981, di 107 contro l'indice nazionale di 79.
Dalla lettura dei dati discende la comprensione e l'entità delle diseconomie presenti in Piemonte e l'individuazione e calibrazione degli interventi per la presente legislatura. Ma preliminare all'individuazione degli obiettivi del programma è stata, appunto, una attenta ricognizione sullo stato di salute dell'ente Regione, sia come risorse finanziarie che come "macchina" organizzata.
L'attività di governo della Regione nei prossimi anni dovrà essere sviluppata all'interno di un quadro di riferimento finanziario che in base alle previsioni attualmente possibili induce profonde preoccupazioni.
Una prima fotografia della situazione finanziaria e di bilancio dell'ente pone in luce, infatti, due aspetti e l'esistenza di un sistema di vincoli di entrata e di spesa che, già ampiamente evidenziati nella formulazione del bilancio di previsione 1986 e del bilancio pluriennale non lasciano alcun margine di manovra discrezionale sul versante della spesa di parte corrente e riducono le possibilità di finanziare nuovi investimenti alla via via ridotta capacità di indebitamento; una posizione deficitaria della Regione a partire dagli anni passati è determinata da un insieme di valori negativi riconducibili agli effetti di indicizzazione di alcune leggi regionali ed all'esigenza di far fronte ad una serie di obblighi di natura diversa che portano a stimare il disavanzo effettivo intorno ai 280 miliardi.
Tale situazione è propria di gran parte delle regioni italiane che attraversano un periodo di crescenti difficoltà determinate da un concorso di fattori che vanno dalla mancata riforma del sistema di finanza regionale alla ancora attesa soluzione dei problemi di fondo dell'ordinamento istituzionale degli enti locali. La Regione, in altri termini, si trova ad operare in un quadro di incertezza soprattutto sul piano finanziario e non si può fare a meno di sottolineare a tale proposito che il disegno di legge del governo in materia di finanza regionale dà una risposta praticamente negativa a tutto il ventaglio di proposte avanzate dalla Regione ed in parte almeno caldeggiate dallo stesso Ministro del Tesoro.
In questo contesto il quadro pluriennale di riferimento finanziario 1986-1988 già approvato dal Consiglio riflette, in termini più restrittivi e sicuramente ancor più preoccupanti, il sistema di vincoli, in entrata e di spesa, che sono stati qui evidenziati e che hanno condizionato la formulazione del bilancio di previsione 1986 secondo criteri di puro funzionamento, o se si vuole, di puro mantenimento dell'ente.
Non vi è dubbio che in tale situazione di ristrettezza l'impegno della Giunta sarà rivolto in ogni direzione utile a consentire non solo un recupero, peraltro indispensabile, di disponibilità finanziarie per nuovi investimenti, ma altresì un più razionale e coordinato utilizzo delle risorse presenti nel "sistema Piemonte" ristabilendo così il nesso inscindibile che lega gli obiettivi politici al sistema della compatibilità finanziaria.
Innanzitutto saranno attivate tutte le necessarie iniziative presso il Governo ed il Parlamento affinché la riforma della finanza regionale venga approvata rapidamente apportandovi tutti i possibili miglioramenti secondo le proposte formulate dalle Regioni.
Sarà approfondita la possibilità di recuperare margini nell'area della spesa discrezionale di bilancio attraverso un'operazione di riqualificazione della spesa corrente e di riduzione della spesa che produce ulteriori elementi di rigidità. Tale obiettivo ricollegabile alla più vasta iniziativa di riorganizzazione dell'ente ai fini della programmazione, verrà perseguito attraverso un'approfondita analisi dei residui e degli slittamenti di spese autorizzati, mentre verranno attivati tutti gli strumenti tecnici ed organizzativi utili ad effettuare in modo costante e sistematico i necessari, progressivi controlli di gestione del bilancio.
Il reperimento di risorse aggiuntive da destinare allo sviluppo economico e sociale della Regione dovrà essere potenziato al massimo nella consapevolezza che sarà comunque condizionato dall'effettivo esplicarsi di una nuova, più intensa e sistematica capacità di progettazione. L'accesso alle più interessanti fonti di finanziamento quali i fondi CEE, la BEI, il Fondo Investimenti e Occupazione richiede infatti una severa selezione delle proposte e la preventiva analisi di fattibilità tecnica ed economica dei progetti; richiede in altri termini la disponibilità di una struttura organizzativa di elevato livello tecnico e professionale.
I problemi della finanza regionale impongono, come è già stato sottolineato in precedenza, la ricerca di fonti di finanziamento esterne per la realizzazione di progetti di interesse diretto dell'ente e degli enti da esso vigilati.
E' del tutto evidente che, data questa necessità, il Fondo Investimenti Occupazione rappresenta una più che interessante opportunità.
L'organizzazione di una struttura interna alla Regione per effettuare l'analisi costi-benefici dei progetti da presentare al FIO costituisce il primo passo nell'organizzazione delle strutture di programmazione che possono garantire, sul piano operativo, una politica degli investimenti improntata a più rigorosi criteri selettivi di efficacia ed efficienza.
Nell'ambito della programmazione regionale l'attività di coordinamento degli enti strumentali e delle società a partecipazione regionale comparto che ha assunto una rilevante consistenza, anche quantitativa verrà orientata secondo un duplice ordine di indirizzi.
In primo luogo, in direzione del consolidamento dell'impianto istituzionale rappresentato dall'insieme degli enti e società, tenendo conto, naturalmente, della diversa fisionomia di quelle strutture.
In secondo luogo, ricercando elementi di crescente incisività dell'azione degli enti e società, accentuando specie con riguardo a queste ultime le connotazioni di economicità della relativa gestione.
Le spinte che provengono dai fenomeni di mutamenti in atto sottolineano l'esigenza che gli organi politici si sappiano dotare di strutture organizzative in grado di supportare le strategie e le nuove risposte che la dirigenza politica deve sapere offrire alla comunità.
Si tratta in sostanza di sviluppare un sistema organizzativo in grado non soltanto di dare risposte efficienti attraverso strutture costruite allo scopo, ma anche in grado di adeguarsi alla necessità del cambiamento.
La revisione della legge 6 del 79 per la riorganizzazione dell'ente seguirà tre ordini di riferimento strutturale: le aree progettuali le aree gestionali per funzioni amministrative non delegabili le aree di mantenimento legate alla produzione legislativa, al patrimonio, al personale, alla ricerca.
L'ipotesi organizzativa prevede la costituzione di una struttura funzionale, e quindi permanente, e di una struttura per progetti che agisce per periodi temporanei.
Occorre quindi che la Regione avvii un complessivo processo di delega agli enti locali liberando le proprie strutture dagli adempimenti gestionali che molto proficuamente possono essere decentrati sul territorio.
Nel contempo verranno potenziati e resi rispondenti alle mutate esigenze i servizi di mantenimento dell'ente già individuati esemplificativamente, quali quelli connessi alla produzione legislativa all'attività di programmazione, all'organizzazione, al personale e ai servizi di gestione amministrativa non delegabile o comunque di attuazione della programmazione, quali, ad esempio, il controllo, il patrimonio, il legale, il bilancio.
L'unità organizzativa caratterizzata dalla temporaneità dovrà poter specificare gli obiettivi del progetto, l'organizzazione e l'acquisizione delle risorse necessarie, dovrà cioè: pianificare l'attuazione del progetto, la previsione e il controllo dei costi.
Ovviamente un'organizzazione che ponga l'accento su una maggior flessibilità richiede una particolare attenzione al sistema delle procedure e costituisce la fase conclusiva e di concretizzazione di qualsiasi scelta decisionale.
In questo contesto occorre porsi l'obiettivo della formazione e riqualificazione del personale come punto nodale per un costante accrescimento qualitativo della produttività. Riteniamo di fondamentale importanza un chiaro, corretto, equilibrato e collaborativo rapporto con il Parlamento e con il Governo centrale. Poiché sembra stabilmente alle nostre spalle la fase acuta della conflittualità nei rapporti tra Regioni e Stato e, d'altro canto, il criterio della separazione tra diversi enti e livelli di governo appare superato, dobbiamo prospettare e realizzare una intensa stagione di regionalismo cooperativo.
Su questo terreno si dovrà finalmente riuscire "a far risaltare il ruolo specifico di ciascuno, in coordinamento con quello assegnato agli altri".
Bisogna passare dalla separazione e dall'antagonismo alla collaborazione, ben consci del nostro ruolo, della nostra autonomia e potestà, della nostra stessa identità culturale, ma come parte dello Stato come componente essenziale della nostra Repubblica.
Sul piano dei rapporti interni agli stessi organi regionali due sono le linee di indirizzo: l'una che concerne il metodo di lavoro della Giunta l'altra che si riflette nei rapporti Giunta - Consiglio.
La Giunta regionale nel suo operato deve riverberare una immagine il più possibile unitaria, chiara, istituzionalmente corretta, improntando il proprio metodo di lavoro alla costante collegialità di decisione.
La collegialità politica, infatti, non si ritrova in codici di comportamento scritto, ma è data dai motivi dell'unità di intenti della maggioranza che si riflette nel grado di coesione dell'esecutivo di governo.
Sul versante dei rapporti istituzionali il raccordo tra la Giunta ed il Consiglio regionale si registra essenzialmente attraverso una fedele e costante interpretazione del ruolo centrale, nel contesto legislativo e nel rapporto con la comunità, dell'attività del Consiglio Regionale.
La realizzazione di questo indirizzo che esprime una precisa volontà politica nei rapporti con il Consiglio regionale è significativamente condizionata anche dallo stato di funzionalità della struttura complessiva innanzitutto della. Giunta e del Consiglio stesso che per tale impostazione dovranno essere adeguatamente organizzati.
Il rapporto con gli Enti Locali dovrà ispirarsi al principio: funzioni differenziate non già separate e soprattutto con il riferimento a leggi più chiare.
L'opera di revisione e ripulitura, arrivando alla definizione di testi unici, chiari e correttamente applica- bili, da tempo in progetto da parte della Regione, dovrà essere perfezionata e a questo proposito la Giunta conta molto sull'iniziativa anche del Consiglio regionale che peraltro in passato aveva avviato progetti in tal senso con consulenze qualificate.
Per il futuro, le nuove leggi dovranno nascere da un ampio concerto interessando aspetti normativi di sicura valenza legislativa e non meramente regolamentare o amministrativa. Qualche parola il patrimonio merita, perché se è vero che abbiamo dei problemi finanziari preoccupanti è anche vero che la Regione si è dotata di un ricco patrimonio. Una parte di questo ha caratteristiche monumentali di grande interesse storico e culturale. E' indispensabile individuare indirizzi per la razionalizzazione e possibilmente per il contenimento della spesa relativa al patrimonio e quindi occorre definire criteri e priorità di intervento.
In questa direzione non vi è dubbio che dovrà essere data priorità agli interventi di sistemazione del patrimonio di proprietà Regionale procedendo innanzitutto, ove se ne configuri la necessità e la possibilità, ad accorpare uffici attualmente localizzati in una pluralità di sedi.
In questo ambito l'esigenza di formulare ed attuare nei prossimi tre anni un programma di interventi per l'adeguamento degli edifici regionali alle norme generali di sicurezza costituisce, al di là degli obblighi legali, la prima è più importante occasione per dare concreto avvio ad un progetto organico ed integrato di interventi volti a razionalizzare l'uso e la gestione del patrimonio regionale.
In subordine, ed in quanto sia consentito dal quadro delle compatibilità finanziarie, potrà essere sviluppato il programma, peraltro già avviato, di recupero funzionale degli immobili ricevuti dalla Regione a titolo gratuito, da destinarsi a servizi ed utilità pubblica, cui l'Amministrazione regionale sia istituzionalmente interessata.
Fra i temi e gli obiettivi di politica istituzionale della Giunta regionale emerge il valore primario della scelta della programmazione quale sistema complesso per l'individuazione di indirizzi ed opzioni di intervento.
Non si può, tuttavia, fare a meno di rilevare che, se è vero che la programmazione è il miglior strumento politico e di metodo per affrontare e risolvere i grandi problemi economici e sociali del Piemonte, è altrettanto vero che l'efficacia di un sistema di programmazione si misura sui risultati ottenuti nella gestione degli interventi sottoponendoli progressivamente a controllo e verifica: se tali risultati sono insoddisfacenti occorre individuare le cause e correggere, ove occorra, le scelte programmatiche o rivederne le modalità organizzative di gestione.
La riorganizzazione del sistema di programmazione regionale può offrire un notevole contributo nell'individuazione delle risposte da dare alle nuove e diverse esigenze che la realtà economica e sociale esprime, ma sarebbe utopistico pensare che ciò possa rappresentare la soluzione di tutti i problemi e soprattutto che tale via possa essere percorsa in tempi brevi.
E' necessario invece immaginare un processo graduale di adeguamento degli strumenti e dell'organizzazione nella consapevolezza dei limiti e dei vincoli interni ed esterni imposti dalla natura stessa istituzionale e funzionale dell'Ente.
Non ci si deve nascondere infatti che oggettivamente la portata dell'incidenza economica e finanziaria dell'intervento regionale è parziale e limitata, ma che un ruolo primario quanto essenziale può e deve essere giocato sia sul piano programmatorio sia sul piano legislativo.
In questa logica si procederà innanzitutto alla revisione della legge sulle procedure della programmazione e contemporaneamente, verrà ridefinito l'assetto organizzativo e funzionale delle strutture ad essa preposte.
Inoltre verrà promossa una più razionale e completa utilizzazione del sistema informativo regionale ed un più stretto coordinamento delle capacità di ricerca e elaborazione di dati presenti all'interno dell'Amministrazione regionale e dei suoi enti strumentali. Al di là di ogni considerazione tecnica ed organizzativa, resta il fatto che, in ogni caso, la chiave di volta per il funzionamento di ogni sistema di programmazione è rappresentata dall'intesa collegiale dei centri decisionali e dall'effettivo coordinamento dell'attività amministrativa.
I documenti di Piano verranno redatti con il coordinamento di un apposito Comitato Tecnico, in base agli indirizzi politici e metodologici espressi dalla Giunta regionale. Il Piano individuerà in termini sintetici i principali obiettivi da perseguire nell'ambito delle competenze istituzionali della Regione e definirà un coerente programma pluriennale di attività e di spesa nei limiti delle risorse presumibilmente disponibili nel periodo.
Correlato al disegno della programmazione regionale si trova il disegno di assetto territoriale.
Il nuovo disegno di assetto territoriale, nei termini enunciati in precedenza, è uno degli obiettivi di fondo che si propone a tutta la comunità regionale. Troverà una sua particolareggiata definizione attraverso una valutazione complessiva dei progetti definitivi dei Piani comprensoriali, una considerazione in sistema sia dei grandi progetti di rilievo regionale in detti piani contenuti, sia delle prescrizioni di tutela ambientale e paesistica, particolarmente in attuazione della legge Galasso . Questa operazione verrà effettuata attraverso una ridefinizione dei programmi finalizzati in ordine territoriale del Secondo Piano Regionale di Sviluppo e dovrà anche selezionare i progetti che saranno approfonditi e realizzati con la procedura del progetto territoriale operativo, il cosiddetto P.T.O.
L'obiettivo è quello di costruire il Piano territoriale regionale come parte del nuovo Piano Regionale di Sviluppo, per altro in questo senso è previsto anche dalla nostra legge. Ma a ciò si conta di arrivare anche attraverso un più stretto collegamento e raccordo con l'esterno, per la ricerca di un corretto quadro di riferimento interregionale e internazionale. Sotto il profilo interregionale andranno approfonditi i rapporti con la Lombardia per comuni progetti (Lago Maggiore, il Po, il collegamento con lo scalo aereo di Malpensa) e per il ruolo di cerniera che un nostro sistema di città medie può giocare tra le due regioni e le ormai "storiche" relazioni con la Liguria (della quale una importante fascia di Piemonte Sud è immediata hinterland, per i traffici portuali e per insediamenti industriali).
Sotto i profilo internazionale, l'analisi e i collegamenti andranno maggiormente concentrati sul grande spazio alpino che abbiamo in comune con la Francia e con la Svizzera, ma anche su tutte le integrazioni e complementarietà che sarà possibile istituire e coltivare sul terreno della ricerca e dell'innovazione tecnologica (ad esempio, tra le collaudate tecnopoli francesi e le nostre in fase di avvio), della promozione degli scambi commerciali (la Francia è il primo partner commerciale del Piemonte come il Piemonte è il primo partner commerciale delle contigue regioni francesi di Rhóne-Alpes di Provence-Alpes-Còte d'Azur), persino dei rapporti con un grande centro finanziario e di istituzioni internazionali come Ginevra.
Passando dalle procedure ad indicazioni di contenuto, riteniamo di confermare sia il disegno generalmente acquisito dalle tre dorsali di riequilibrio, sia l'impianto delle grandi vie di comunicazioni.
L'impianto delle grandi vie di comunicazione previste nelle indicazioni, ormai "consolidate", di Piano regionale, richiedono, più che ulteriori definizioni, urgenti realizzazioni proprio per concorrere alla costruzione del disegno di Piemonte regione aperta e Piemonte regione d'Europa. Il disegno di assetto territoriale regionale deve fondamentalmente concorrere a far si che Torino, oltre a qualificarsi ulteriormente sul terreno della ricerca applicata e delle nuove tecnologie avanzate, premesse di un sistema industriale competitivo ed avanzato come prodotti e come processi, diventi una metropoli che gioca più efficacemente ruoli di governo nei confronti di tutto il territorio regionale e funzioni di direzionalità (come sede di aziende e di istituzioni, come sede di società di terziario avanzato e di servizi rari) nei confronti di spazi ancora più vasti, in Italia e in Europa.
Ma se l'area metropolitana di Torino va rilanciata perché possa competere efficacemente e con le sue specificità consolidate (si è detto con riferimento a Torino, che l'opzione è "alla supremazia italiana nel campo della ricerca industriale") con le altre aree metropolitane intorno (in Italia e all'estero), anche le aree esterne dovranno essere rimesse in gioco o comunque essere interessate dai processi innovativi dei grandi progetti.
Per un Piemonte più equilibrato ed organizzato ed attrezzato, le aree esterne all'area metropolitana troveranno potenti stimoli di rivitalizzazione e di collegamento tra di loro nei grandi progetti (che in alcuni casi saranno anche progetti integrati di area), che vanno dalla realizzazione della centrale elettronucleare di Trino, alla seconda Università del Piemonte, al rilancio del centro internodale di Rivalta Scrivia, al recupero del "progetto montagna" proposto dall'UNCEM-Piemonte che già aveva trovato parziale "udienza" nel precedente Piano Regionale di sviluppo e nel cui contesto già sono stati abbozzati diversi progetti territorialmente Più limitati (in aree che varino dalla Vai Stura cuneese all'Alta Valle di Susa, all'Ossola, all'Appennino alessandrino).
I generali accenni fin qui forniti circa il disegno di un nuovo assetto territoriale regionale ci hanno condotti a confermare l'immagine del Piemonte come regione aperta, e al tempo stesso, del Piemonte come regione d'Europa.
In questa prima parte del programma abbiamo determinato la strategia per la canalizzazione delle risorse finanziarie pubbliche disponibili esplicitata in base alla nostra legislazione del Piano di Sviluppo. Ma ci che politicamente qualifica questa fase è l'accrescimento dei criteri che conducono ad una progettualità definita. Perché indubbiamente emerge la necessità di operare contestualmente su due fronti: con l'adozione di strumenti di "calibrazione" della politica di programmazione che favoriscano quindi ambiti di progettualità definita e collegialmente concordata dall'esecutivo; con una politica legislativa fortemente rinnovata nella direzione della più larga semplificazione possibile dei vincolismi burocratici, compensata da una grande attenzione agli aspetti qualitativi e qualificanti della legislazione.
Scendendo sul terreno delle politiche settoriali che sono quelle che nel programma costituiscono la seconda parte con le tre aree di intervento verifichiamo ora gli interventi previsti alla luce degli obiettivi prefissati. Il primo obiettivo riguarda il rilancio dell'economia piemontese.
Il rilancio dell'economia piemontese con particolare attenzione e sostegno all'innovazione dell'apparato produttivo, quale scelta determinante per la creazione di nuove occasioni di lavoro per i giovani e incremento dell'occupazione.
Questo obiettivo trova il suo raggiungimento attraverso i seguenti interventi.
Nel campo dell'agricoltura riconoscendo la centralità della stessa nel contesto dell'economia piemontese la Regione intende raggiungere alcuni obiettivi: l'incremento del reddito da parte delle imprese agricole, specie di quelle a conduzione diretto-coltivatrice, perseguito non solo attraverso un incremento quantitativo della produzione, ma anche e soprattutto attraverso una maggiore partecipazione della parte agricola alla formazione del valore aggiunto il riequilibrio economico e sociale delle diversificate realtà dell'agricoltura piemontese attraverso interventi modulati che tengono conto delle esigenze particolari in specie della montagna e dell'alto colle la valorizzazione delle produzioni regionali puntando sulla qualità e tipicità dei nostri prodotti la predisposizione di azioni di respiro poliennale, che permetta una adeguata programmazione degli interventi l'attuazione corretta del metodo della partecipazione delle organizzazioni agricole affinché, senza confusione di ruoli, si produca un'azione sinergica volta ad affrontare e risolvere i problemi dello sviluppo agricolo.
Per quanto riguarda l'industria se è vero che le competenze regionali in materia industriale sono limitate, è necessario però che la Regione attraverso gli strumenti a sua disposizione che vanno dalla programmazione economica alla pianificazione territoriale, dalla formazione professionale alle infrastrutture di servizio (aree industriali e artigianali attrezzate riuso degli immobili industriali inutilizzati), dalla promozione di servizi alle imprese al sostegno ai processi di innovazione tecnologica e organizzativa crei le condizioni ambientali e di sistema idonee alla crescita dei settori industriali e produttivi tecnologicamente avanzati.
In questa direzione, poiché un contributo importante può essere offerto dalla Finpiemonte, sarà necessario stabilire alcune linee di convergenza e integrazione fra l'attività della Regione e quelle della Finanziaria Regionale nella elaborazione ed attivazione degli interventi.
L'obiettivo è quello di favorire lo sviluppo e la velocità di attuazione dell'innovazione all'interno del tessuto produttivo, unitamente allo sviluppo di fattori e di meccanismi che a loro volta generino un clima favorevole alla riproduzione delle innovazioni e alla loro espansione e diffusione.
Partendo da questa indicazione (pur non rinunciando ad una azione di stimolo alla definizione e gestione delle politiche nazionali), il programma della Giunta si pone i seguenti obiettivi: ridurre la soglia per l'assimilazione dell'innovazione da parte della piccola e media impresa e delle imprese artigiane impostare una collaborazione con i centri di ricerca pubblici e privati favorire la nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico.
Sulla politica del lavoro il quadro difficile e complesso, ma sufficientemente noto nelle sue linee di fondo, del mercato del lavoro piemontese, fa sì che l'occupazione continui ad essere il problema principale e che il suo sostegno debba essere assunto come obiettivo centrale dell'attività della Giunta e come uno dei principali criteri a cui attenersi, nella scelta dell'utilizzo delle risorse disponibili.
Per quanto attiene le azioni specifiche nel campo della politica del lavoro e della occupazione, l'impegno della Giunta è volta a: potenziare gli strumenti che le consentano di meglio conoscere la realtà occupazionale (O.M.L.) e attivare nuove strutture per intervenire su di esse (Agenzia del Lavoro) sperimentare politiche di job-creation, valorizzando in particolare forme come quella della cooperazione, attraverso azioni di sostegno alle piccole e medie imprese industriali, artigiane e di terziario avanzato, e alle iniziative a forte contenuto innovativo capaci di determinare positive ricadute sul terreno, della produzione e della nuova occupazione attuare interventi, tendenzialmente sostitutivi di politiche di assistenza, volti ad alleggerire la situazione critica di fasce particolarmente deboli di disoccupati, offrendo loro la possibilità temporanea, di un reddito a fronte di un impegno in opere di interesse pubblico (cantieri di lavoro) raccordare l'uso degli strumenti di intervento sul mercato del lavoro con la propria azione di politica industriale e con l'intervento nella formazione professionale, ridefinendo e riqualificando l'investimento di risorse in questo settore.
A proposito della formazione professionale per rispondere ai problemi fondamentali della formazione professionale, sintetizzabili nelle carenze: nel raccordo tra domanda e offerta nel processo di aggiornamento dei formatori e delle attrezzature dei Centri nell'integrazione tra Scuola-Università e Lavoro è necessario avviare urgentemente una verifica del Piano triennale che incanali in un quadro organico, operativo e tempificato le numerose azioni ormai indilazionabili (si evidenzia in particolare il problema della formazione di primo livello in correlazione con la riforma della secondaria superiore e l'innalzamento dell'obbligo scolastico).
La F.P. di primo livello dovrà essere totalmente rivista, in considerazione del diverso tipo di formazione di partenza.
Le forme giuridiche- organizzative di gestione dei Centri, le deleghe lo strumento delle convenzioni, le norme sul personale, le finalità operative dei Centri, la loro distribuzione territoriale e specializzazione, gli strumenti di controllo sull'efficacia dell'intervento formativo e sull'efficienza della sua gestione devono realizzare il flessibile e finalizzato capace di fornire garanzie sia alla persona che viene formata sia all'"Impresa" nella quale la persona si inserisce.
Pubblica Amministrazione, sistema formativo, sistema produttivo, centri di ricerca devono essere disponibili ad una maggiore cooperazione per raggiungere questi obiettivi.
Sul tema dell'energia fondamentale per una pratica realizzazione degli obiettivi di politica energetica regionale sarà: un maggior coordinamento degli interventi regionali in materia di energia sulle varie politiche settoriali, accompagnato da un coordinamento centrale, oggi assente, magari previa istituzione di uno specifico organo o segretariato una partecipazione diretta, ai processi istruttori e decisionali degli Enti locali territoriali, unitamente al coinvolgimento delle forze sociali, politiche ed economiche una maggiore attenzione ai problemi di natura economica e soprattutto, ambientale che le scelte energetiche comporteranno, con l'individuazione di precisi strumenti e procedure per la valutazione conseguente dei costi e dei benefici il coinvolgimento di strutture, esterne altamente specializzate, a supporto delle strutture regionali, ed una diversa e nuova organizzazione della struttura per l'energia da impegnarsi in attività a forte contenuto programmatorio e di indirizzo. Passando alle tematiche del commercio dell'artigianato e del turismo, per il commercio occorre dire che gli obiettivi programmatici in una prospettiva volta a favorire la generale crescita del settore commerciale sono: conoscenza e valutazione dei meccanismi di ripartizione dell'attuale mercato attraverso un esame degli effetti di sostituzione sulla quota di modernizzazione proponibile nel medio periodo. Ciò permetterà di concordare con gli operatori delle strategie di individuazione di adeguati spazi per le imprenditorialità che si collocano ai primi livelli del processo di modernizzazione individuazione dell'insieme di tipologie commerciali con attenzione alle iniziative di ammodernamento del comparto "tradizionale" valutazioni sull'assetto territoriale del commercio in modo da operare su un coerente ed armonico apparato commerciale secondo le specificità economico-sociali delle diverse aree stimolare un rilancio di iniziative di tutte le forze politiche che operano nel settore, con priorità nei comparti di quanti attivano iniziative di innovazione, dando anche spazio e sostegno all'associazionismo e alla cooperazione. Tali iniziative sono da considerarsi strategiche in un processo di crescita che deve stimolare la "complementarietà" delle funzioni commerciali anziché la contrapposizione tra "vecchio" e "nuovo" tra "grande" e "piccolo" per la configurazione del Piemonte il commercio ambulante pu esercitare un ruolo insostituibile nella esigenza di riordinare le normative comunali in un disegno organico del sistema distributivo anche sollecitando l'innovazione tecnica in questo comparto già ampiamente sperimentato in Europa attenta e vigile verifica dell'abusivismo commerciale pur consci che alla soluzione del problema debbono concorrere revisioni di legge e mutazioni positive del contesto economico e sociale.
L'iniziativa regionale, in materia di artigianato, riconosciuta la centralità dello sforzo innovativo richiesto al settore, punterà alla infrastrutturazione, intesa non solo come opere, ma anche come creazione di risorse non materiali, dell'ambiente in cui le imprese operano. Per gli strumenti attuativi, soprattutto laddove è richiesta elevata specializzazione, professionalità e tempestività delle prestazioni occorrerà fare riferimento a strutture esterne in parte già esistenti ed in parte da istituire.
Per il turismo, tenendo presente la naturale tendenza all'utilizzo delle risorse turistiche del Piemonte da parte di un'utenza proveniente dall'area interna o limitrofa e l'esigenza di dare una risposta a tale domanda, si dovrà cercare per il futuro di frenare il processo di marginalizzazione economica delle attività turistiche che è congiunto a tale tipo di utilizzo, per reinserire il Piemonte nel contesto di un mercato nazionale ed europeo nel quale può porlo la sua collocazione geografica strategica.
Per reinserire il Piemonte in un circuito turistico di scala europea è necessario procedere ad un potenziamento dell'offerta che si rivolge a tale mercato. E' necessario, pertanto, privilegiare il consolidamento e lo sviluppo dall'attività turistica nelle aree che offrono più spiccate potenzialità di attrazione e dove migliori possano essere i risultati in termini di incremento del prodotto interno e dell'occupazione. Tale rafforzamento dovrà essere effettuato con riferimento ad aree o bacini, sia che si tratti di aree per vacanza sia che si tratti di aree che devono offrire un alto livello di servizi turistici terziari a sostegno delle altre attività produttive e sociali (quali l'area metropolitana).
Il secondo obiettivo era quello che atteneva ad un nuovo disegno territoriale regionale in cui le aree a più forte vocazione di sviluppo competano più efficacemente sullo scenario italiano ed europeo e dove le altre realtà territoriali concorrano, come affermato prima, nella loro specificità a definire un Piemonte più equilibrato e meglio organizzato.
La nuova legge regionale di tutela ed uso del suolo necessita di una sostanziale revisione alla luce di alcune fondamentali innovazioni: l'individuazione di un sistema di pianificazione che si prefigga una chiara determinazione degli obiettivi, un rilevante peso dell'impianto normativo tecnico-giuridico per gli interventi di minor rilevanza urbanistica ed una maggiore progettualità per gli ambiti di trasformazione aventi valenza strategica più elevata.
Il Piano così rivisitato, avrà il compito di "determinare progettualmente e controllare gestionalmente determinate qualità d'assetto priorità programmatiche, compatibilità operative" l'attribuzione delle nuove competenze agli Enti locali derivanti dalla soppressione dei Comprensori, in materia di Pianificazione territoriale sovracomunale e di gestione urbanistica (pareri e consulenze) il recepimento delle indicazioni e degli orientamenti della L. 431/85 tenuto conto dell'opportunità che le ulteriori definizioni territoriali in essa richiamate trovino nel livello regionale il momento unificante delle diverse espressioni progettuali subregionali il decentramento a livello provinciale dei Comitati urbanistici ai quali si vanno ad affiancare le Sezioni periferiche (previste dall'art. 91 bis della Legge regionale 56/77) della Commissione Regionale per la Tutela dei Beni Culturali ed Ambientali, che,come sapete, in questo momento lavora soltanto a livello regionale con un grande carico di lavoro. Andrebbe a questo proposito valutata attentamente l'opportunità di fondere le due strutture in un unico organismo a cui delegare la verifica degli strumenti urbanistici generali, sia sotto il profilo normativo territoriale che quello paesaggistico - ambientale.
In tema di opere pubbliche gli obiettivi puntano soprattutto alla: selezione degli interventi, per tipologie di opere, in base a preventiva valutazione di fattibilità tecnica ed economica preferenza per progetti integrati di portata regionale coordinamento ed integrazione della capacità progettuale e finanziaria degli Enti locali, che dovranno utilizzare in via prioritaria le potenzialità fornite della Cassa Depositi e Prestiti.
Per i parchi verranno assunte tutte le iniziative utili a rendere più efficienti le strutture di gestione dei parchi e delle riserve naturali anche attraverso un loro alleggerimento che permetta di renderne più snello il funzionamento amministrativo; si procederà inoltre ad interventi sul territorio che consentano lo sviluppo nell'utilizzo di queste aree (sia scientifico e didattico, sia turistico), si completerà il disegno di pianificazione territoriale, ambientale e naturalistico previsto dalla legge, integrandolo in un programma di interventi che esalti altresì le valenze e le potenzialità di carattere economico d'interesse delle popolazioni locali.
La salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali che trova sicuramente il suo primo riferimento nelle politiche e negli indirizzi normativi per la pianificazione e gestione del territorio, sul piano operativo, si articola in un complesso di iniziative e di interventi volti contemporaneamente alla conservazione delle risorse indispensabili alla vita dell'uomo (suolo, acqua, aria) ed al mantenimento di un equilibrio ecologico che le attività umane tendono nel tempo ad alterare. Si tratta di un settore vasto e variegato, che presenta al suo interno un'infinità di complesse interconnessioni, settore al quale la Giunta attribuisce un valore strategico primario nell'ambito delle sue politiche.
Il significato di una tale scelta dell'Amministrazione regionale va ricercato innanzitutto nella filosofia di governo che ha il suo epicentro nell'uomo e nelle sue esigenze, quali si esprimono sia nella complessità di rapporti con l'ambiente naturale, sia nell'organizzazione sociale ed economica; in secondo luogo in una preoccupata valutazione della situazione complessiva del nostro territorio dalla quale emerge chiara ed indiscutibile l'esigenza di provvedere, nei limiti del possibile, a salvaguardarne l'integrità senza però stringere in un' insopportabile gabbia di vincoli rigidi le attività produttive.
I costi economici ed umani che lo spreco di risorse naturali ed i fenomeni di dissesto hanno comportato e possono ancora comportare diventano infatti sempre più intollerabili. E diventa oltremodo necessario porre in essere politiche ed interventi volti da un lato a meglio conoscere i fenomeni per prevenirli, e, per altro verso, a regolamentare con uniformità e favorire i processi, di adeguamento alle norme generali di tutela dell'ambiente (dallo smaltimento dei rifiuti urbani ed industriali all'inquinamento atmosferico). Non vi è dubbio che l'estrema complessità della materia e le profonde interconnessioni fra i diversi campi di intervento esigono innanzitutto un impegno straordinario nel coordinamento di politiche e di strutture finora separatamente gestite ma è altrettanto certo che con coerenza andranno altresì ricercati e applicati nuovi criteri per la valutazione dell'impatto ambientale dei grandi interventi, che incidono sull'assetto del territorio e possono comportare profonde alterazioni dei complessi equilibri naturali ed ambientali.
Non va infine sottovalutato che l'intervento in questo vasto settore comporta in via generale l'uso di sofisticate strumentazioni tecniche e l'impiego esteso di mezzi ad alto contenuto di innovazione tecnologica, e che pertanto, anche per questa via la domanda pubblica può favorire la diffusione e lo sviluppo delle relative attività produttive.
Queste prime e ancor generali indicazioni troveranno una più sistematica ed approfondita definizione nella sede più appropriata del piano di sviluppo. Vi è da notare che nell'ambito degli interventi connessi alla gestione dei suoli è stata inserita la politica delle cave poiché si è tenuto conto, al di là della valenza economico-produttiva che le connota del prevalente peso che esse assumono, o tendono ad assumere, nella modificazione della morfologia del territorio.
Il terzo obiettivo con il quale si connota questo programma è quello che va sotto il titolo "Il superamento delle emergenze socio-ambientali" un obiettivo che investe la tutela dei cittadini e la prevenzione, la sicurezza sociale in particolare in direzione degli anziani che come detto rappresentano una parte cospicua in aumento della popolazione regionale.
Trattando il primo punto sull'assistenza, l'analisi compiuta rispetto allo stato di attuazione del piano socio-sanitario regionale è indicativa di un quadro processuale ancora in evoluzione, con particolare riferimento al riordino della rete regionale dei servizi socio-assistenziali e soprattutto all'integrazione di questi con i servizi sanitari.
Gli snodi centrali del programma di assistenza sono: la tematica del distretto sociosanitario di base, inteso come ambito globale ed unitario di riferimento tanto della domanda che proviene da un dato territorio quanto dalla organizzazione funzionale della risposta l'utilizzo e la qualificazione a fini socio-sanitari con particolari riflessi assistenziali di strutture non previste nelle leggi e piani di sviluppo sanitari le problematiche legate alle particolari fasce dell'età dalla giovanile alla senile i problemi legati ai soggetti portatori di handicap il problema dell'integrazione sociale e l'attuazione del volontariato. Dall'analisi della normativa regionale e nazionale non si pu non rilevare come esistano in questo settore un'eccessiva frammentarietà di norme spesso contraddittorie che ostacolano e talvolta vanificano gli sforzi a livello locale. E' in questa direzione che si dovranno compiere i primi sforzi.
Il servizio sanitario, accanto alla giustizia, alla scuola, alla protezione civile, ecc, va considerato un settore fondamentale della vita comunitaria, strumento indispensabile per la formazione e informazione e la gestione pratica dei problemi sociali da parte della popolazione in quanto tale e delle amministrazioni locali, elemento quindi ineliminabile dell'ordine sociale e ambientale.
Il ruolo regionale in campo sanitario non può che essere svolto secondo una metodologia di programmazione utilizzando gli strumenti che l'Ente Regione possiede e in primo luogo il legiferare, ma altresì vigilare e verificare a che la crescita di un sistema sanitario generatore di salute avvenga senza squilibri, all'insegna dell'efficienza, con la massima efficacia produttiva traibile dagli investimenti programmati.
Il massimo sforzo va quindi condotto per proseguire nell'allineamento alle regioni più progredite in campo sanitario. Forti preoccupazioni esistono soprattutto nel settore edilizio (in tutta l'edilizia pubblica) dove i tempi sono intollerabilmente lunghi. Ciò è particolarmente grave nella città di Torino dove l'assetto dei presidi, risale pressoch totalmente ad un periodo molto antecedente (anche di un cinquantennio) all'attuale sviluppo urbanistico.
Gli orientamenti-base che guideranno la Giunta Regionale in materia di sanità sono essenzialmente: la decisa tendenza a impostare i finanziamenti nella loro entità e qualificazione non già sulla base dei dati storici che hanno avuto finora effetto frenante, quanto sulle necessità obiettive, su parametri di efficienza ed efficacia, nonché sulla realizzazione dei programmi fattibili per obiettivi certi una rimeditazione incisiva sulle condizioni organizzative del sistema sanitario regionale con diversa e più compatta e più obiettiva organizzazione interna delle UU.SS.SS.LL. non escludendo anche la graduale revisione degli ambiti territoriali delle USL più piccole pur in modo estremamente rispettoso delle realtà territoriali un diverso rapporto con il sistema sanitario privato operante in Regione all'insegna della produttività degli investimenti delle convenzioni e secondo criteri che, assicurando alla mano pubblica il governo organizzativo, consenta di utilizzare convenientemente tutte le risorse qualitative e quantitative del sistema privato.
Gli obiettivi essenziali di siffatta politica, oltre che realizzare un sistema sanitario strutturato in modo meno burocratico e più gestibile in termini manageriali, devono essere rappresentati: dalla protezione della popolazione, contro i rischi più gravi e più diffusi il cui concretizzarsi in danno produce un bisogno che solo una efficiente organizzazione sanitaria pubblica attenta al progresso scientifico e tecnologico è in grado di sovvenire dalla tutela sanitaria e assistenziale delle persone anziane, tenuto conto che i bisogni di questa fascia di età sono in continua crescita, sono complessi, sfociano in stati di disabilità che si possono prevenire attraverso una più incisiva azione sanitaria.
Le azioni che si ritiene di dover intraprendere quali momenti essenziali e preordinati al raggiungimento di questi peculiari obiettivi sono certamente molteplici, ma devono essere integrati e coordinati sia che riguardino l'interno del sistema sanitario regionale, sia soprattutto che interessino l'esterno, cioè tutte le componenti della società civile. Da ciò la necessità di seguire il Piano Sanitario Regionale in armonia e compattamento con il Piano Regionale di sviluppo.
Per il raggiungimento del quarto obiettivo, quello che è stato indicato come lo sviluppo culturale con l'insieme dei progetti di intervento nei settori dell'istruzione, della formazione e della ricerca vogliamo dire che un'attenta e costante azione regionale di rispetto delle libere espressioni culturali, a tutela dei valori della persona,si commisurano nel rispetto del pluralismo culturale e in una rigorosa attenzione alla distinzione tra cultura e politica.
Le linee di indirizzo politico saranno pertanto orientate sulle seguenti direttrici: valorizzazione di un positivo rapporto tra le sedi di elaborazione ed espressione culturale ed il mondo scolastico azione coordinata tra le diverse sedi istituzionali pubbliche per la programmazione degli interventi di conservazione, recupero e valorizzazione dei beni culturali ricerca, a livello operativo e normativo, di strumenti di azione coordinata tra il momento pubblico e il momento privato, sia per l'elaborazione progettuale sia per un recupero congiunto di risorse economiche necessità di organizzare la responsabilità degli Enti locali ai fini della promozione delle attività culturali, riportandola quanto più possibile vicino ai soggetti promotori ed alle Comunità utenti promozione di obiettivi precisi, credibili e partecipati, che possano raccogliere le forti potenzialità di disponibilità ideale del volontariato e capace di promuovere l'identità delle Comunità locali selezione degli interventi al fine di privilegiare la spesa di investimento culturale, sia in "formazione" sia in "strutture": non solo è indispensabile evitare la perdita irreversibile dei tanti e preziosi beni culturali della nostra regione, ma è anche possibile in questa azione promuovere un convergente impegno di ricerca sia umanistica sia scientifica nell'orizzonte giustamente senza confini del "bisogno di cultura" si pone con maggiore evidenza la necessità di indirizzare le risorse economiche ed organizzative della Regione là dove gli altri soggetti (Comunità locali, privati ....) non possono arrivare (grandi iniziative promozionali e di investimento) ciò impone freni al ricorso al sovvenzionamento pubblico regionale dall'alto per incentivare invece una compartecipazione intellettuale ed economica, unica garanzia di espressione di cultura libera (e cioè ricerca e riflessione personale e di comunità).
A fronte dei recenti impegni assunti dal Governo per le riprese di interventi finanziari a sostegno dell'edilizia scolastica, si deve sottolineare e ribadire l'assoluta necessità che in essi sia garantito il ruolo di programmazione territoriale da parte della Regione, tanto più indispensabile in relazione al momento di spostamento del carico di popolazione scolastica dalla scuola dell'obbligo alla scuola superiore.
Dovrà inoltre crescere l'interazione tra la Regione e gli Enti locali (in particolare le Province) per lo sviluppo del sistema informativo sui fabbisogni di edilizia scolastica.
La Regione riconferma la sua massima disponibilità alla collaborazione con il sistema scolastico per favorirne il rapporto con il territorio e la riqualificazione: i progetti di sviluppo informatico, di utilizzo ai fini didattici dei beni museali, di diritto allo studio e di sostegno ai più deboli dovranno vedere una proficua collaborazione tra Regione, Autorità scolastiche e Distretto.
Nel campo del diritto allo studio nella scuola media superiore e nell'Università dovranno essere sviluppate approfondite e rigorose analisi al fine di garantire che gli interventi siano indirizzati nei confronti dei soggetti più deboli economicamente e socialmente e siano calibrati in termini qualitativi e quantitativi (es. residenze, Centri di incontro).
Al fine di garantire il massimo del controllo sulla gestione, anche dal punto di vista dell'efficienza economica, è necessario che l'organizzazione del Diritto allo Studio (in particolare per l'Università) sia rivista rispetto al modello di delega attuale, agganciandola in maniera più diretta al sistema dell'utenza universitaria.
Trattiamo infine della ricerca. Poiché nelle società avanzate il contributo della ricerca allo sviluppo del sistema produttivo è determinante, la Regione si impegna ad esaltare al massimo la vocazione e le capacità di ricerca già in atto in Piemonte.
Più specificatamente in accordo con gli Enti locali e le strutture universitarie, si verificherà la possibilità di favorire la formazione di parchi di ricerca e innovazione del tipo parchi scientifici (science parks) mentre una forte pressione verrà sviluppata perché le imprese (pubbliche e private) mantengano e potenzino le strutture di ricerca e laboratori già presenti in Regione e, infine, si solleciterà la localizzazione a Torino della Agenzia Spaziale Nazionale.
La Regione si attiverà, con attenzione e disponibilità, ad utilizzare e stimolare l'elaborazione autonoma nelle diverse sedi, ricercando la sinergia con i soggetti economici e gli Enti di ricerca, affinché vengano studiati e realizzati tutti gli interventi possibili al maggior raccordo tra ricerca e sistema produttivo della Regione.
Insieme al possibile intervento nella qualificazione post-laurea si deve prevedere: la realizzazione di sedi istituzionali e fisiche, capaci di favorire l'interscambio scientifico internazionale al fine di esaltare le forti potenzialità dei centri di ricerca pubblici e privati presenti nell'area e inoltre la creazione di banche dati tecnologiche.
Naturalmente nel campo di cui stiamo trattando, un ruolo di assoluta centralità viene riconosciuta all'Università e al Politecnico di Torino.
La Regione è attenta all'esigenza di potenziamento e qualificazione di queste istituzioni, perché ritiene fondamentale il loro compito primario di stimolo alla crescita culturale scientifica e tecnologica della comunità piemontese.
Si sottolinea la particolarmente grave situazione dell'edilizia universitaria di Torino: essa deve trovare, con uno sforzo convergente e consapevole delle molte parti interessate, soluzioni non solo per uscire dalla vera e propria emergenza in cui si trova, ma anche in direzione di un nuovo sviluppo qualitativo.
Questi, colleghi, sono gli indirizzi politici programmatici della Giunta che sono contenuti nel documento rassegnato e presentato al Consiglio per diventare oggetto di confronto, di critica, di osservazione integrazione di questa assemblea e dell'intera comunità.
Quello che in chiusura la Giunta intende sottolineare è la natura di tappa intermedia di questo documento non previsto dalle nostre leggi di procedura della programmazione, ma che la Giunta si augura possa essere propedeutica al grande, corale dibattito che intorno al Piano Regionale di Sviluppo dovrà concretizzarsi nei prossimi mesi.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bontempi, Ala, Marchini Mignone, Minervini, Tapparo e Ferrara sull'insegnamento religioso nelle scuole


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g.: "Esame Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bontempi, Ala, Marchini, Mignone, Minervini, Tapparo e Ferrara sull'insegnamento religioso nelle scuole". Proporrei di sospendere i lavori per 5 minuti per dare la possibilità ai presentatori dell'Ordine del Giorno di organizzare gli interventi e l'illustrazione dello stesso.
Ha chiesto di parlare sul metodo procedurale il Consigliere sig.ora Sestero. Ne ha facoltà.
SESTERO Questo Ordine del Giorno è stato presentato il 19 dicembre, ma il suo esame è stato fatto slittare, anche se la materia era urgente, perché era questione rispetto alla quale erano in corso iniziative parlamentari per giungere alla definizione di un testo normativo.
C'è stato un impegno preciso della Presidenza del Consiglio perché, di fronte al rinvio, non si andasse oltre il 7 gennaio. Questo poteva avere un senso allora, anche se il rinvio non era motivato. Il 7 gennaio però non c'è stata seduta di Consiglio, la prima seduta del 1986 è quella di oggi quando ormai il Parlamento ha definito, bene o male che si voglia giudicare, tutta la questione.
Poiché riteniamo che le iniziative di non diretta competenza della Regione, la discussione, il confronto e l'espressione di una volontà abbiano senso se hanno una finalità e un obiettivo e se possono contribuire a far sentire la voce diretta della Regione in altre sedi e non credendo che in quest'aula si debbano fare delle esercitazioni verbali inutili e improduttive, riteniamo che oggi non abbia nessun senso la discussione, se non per misurarci - e non riesco a vedere a che fine - su questa questione.
Voglio ribadire che si è arrivati ancora una volta a rendere inutile il lavoro del Consiglio su una materia che peraltro interessava tutti e su cui sarebbe stato opportuno esprimerci. Pertanto, il Gruppo comunista ritira la sottoscrizione dell'Ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere sig.ora Minervini.
MINERVINI Noi troviamo veramente inutile che si voglia ancora discutere questo ordine del giorno che era stato stilato il 19 dicembre 1985 quando le richieste in esso contenute non erano ancora esaurite.
Oggi la discussione in Parlamento e la nuova emanazione della circolare ministeriale hanno completamente esaurito le richieste contenute nel documento, per cui noi non intendiamo né discuterlo né aderirvi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Non prendo parte in ordine alla opportunità o meno di mantenere l'argomento all'ordine del giorno, che valuterò con obiettività sul piano dell'economia dei lavori, devo però dire che contesto nel modo più assoluto il punto di partenza della Collega comunista; qui si deve discutere di temi che hanno una finalità decisionale e operativa anche quando concorrono alla crescita di valori.
Mi dispiace sentir dire che il dibattito sull'ora di religione si è concluso con l'approvazione della mozione alla Camera. E' invece cominciato. Queste cose evidentemente fanno ridere i comunisti, d'altra parte non abbiamo mai messo nell'elenco dei laici i comunisti. Chi crede che si possa chiudere una materia di questa delicatezza all'interno di una mozione politica di natura procedurale, stritolata nel dibattito parlamentare, ha certamente dei problemi della religiosità una concezione che non è neanche laica.
Ritengo che ci siano probabilmente motivi che rendono superata una discussione in aula, come ci sono motivi che probabilmente rendono opportuno un approfondimento di questi temi anche perché mi pare che le nostre forze politiche debbano far crescere le loro posizioni all'interno delle coscienze della società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Caro Presidente, cari Colleghi, prima cosa vorrei affermare che mi trovo costretto a riconoscere la lungimiranza del collega Pezzana. Io non avevo condiviso il 19 dicembre il suo gesto di disappunto (qui bisogna parlare in maniera elegante) di fronte allo slittamento di un mese della data della discussione. Devo comunque riconoscere che aveva ragione lui e che invece l'ingenuità di attendere che io avevo avuto si è rivelata errata.
In secondo luogo, comunico di ritirare la mia firma dall'Ordine del giorno. Questo documento infatti riguardava l'argomento specifico dell'intesa sull'insegnamento della religione nelle scuole. Questo discorso specifico, e non il discorso, mi auguro, dell'insegnamento religioso in Italia, è attualmente chiuso. Direi che si è chiuso male, soprattutto - e mi spiace dirlo - per alcuni Partiti che, non qui ma in Parlamento, hanno prima firmato insieme una mozione (primo firmatario l'onorevole Bastianini) di censura nei confronti del comportamento di un Ministro e poi sono receduti da queste posizioni.
Lasciare perdere i principi, come secondo me è avvenuto, di fronte alla necessità di tenere insieme un quadro politico che fa acqua da tutte le parti, mi pare assolutamente non condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Proprio attenendomi al metodo ricordo che lei aveva annunciato la proposta di sospendere per qualche minuto i lavori; io la invito a dare atto a questa proposta, perché a questo punto è necessario che si valuti l'opportunità delle risposte adeguate alla questione in discussione.



PRESIDENTE

Sul metodo, ha chiesto di parlare ancora il Consigliere Pezzana.
Ne ha facoltà.
PEZZANA Ci sono dei politici che amano farsi definire delle Cassandre. Sentirmi una Cassandra non mi piace per niente, però debbo dire che il 19 dicembre quando ho ritirato la firma dal documento - che modestamente inviterei a ricordare che l'avevo preparato io e sul quale avevo ottenuto la firma di tutti i Capigruppo, tranne quella del collega Brizio - mi dà, se non altro,una motivazione a intervenire, anche se ormai questo documento la mia firma non ce l' ha più. Bene avevo fatto a ritirarla perché l'esperienza di questi pochi mesi in Consiglio regionale mi ha fatto capire che, a questo punto, bisogna togliere tanto di cappello di fronte alla Democrazia Cristiana e dire che le persone che si sono comportate con più coerenza e onestà, nella loro posizione completamente diversa dalla mia, sono proprio i democristiani. In fondo il Ministro Falcucci non ha fatto altro che fare la "longa manus" del Vaticano, posizione per la quale lei è predisposta e proposta, e qui a livello regionale si è verificata la stessa cosa.
Chiamiamolo tradimento dei laici. Cari colleghi Marchini, Ferrara e Rossa non si possono sostenere delle battaglie e definirsi laici per poi nel momento in cui si deve dimostrare di esserlo fare un passo indietro e rinviare di un mese perché bisogna approfondire l'argomento.
Qui non si è trattato di argomenti che non erano nella coscienza di qualcuno. Io penso che il problema della libertà religiosa e dell'insegnamento laico e tutto quello che ha attinenza con questa parola che viene evocata sempre, ma forse non soppesata sufficientemente, non occorra meditare quando da mesi oramai era su tutti i giornali.
Mi permetto una ultima breve riflessione, perché non credo sia giusto infierire su coscienze, mi auguro, già sufficientemente trafitte per conto loro da quanto è avvenuto in Parlamento, in questo mese.
Mi permetto di dire che questo Concordato sta suscitando in fondo guerre di religione. I laici mai hanno voluto guerre di religione, non dimentichiamolo, sono sempre i clericali, quelli che hanno una visione integralista della vita, a scatenare le guerre. Gli altri al massimo si limitano a difendersi.
Questo Concordato, realizzato nel 1984 da parte di un governo a guida socialista e con il pentapartito, che si riflette esattamente in questo Parlamento subalpino, forse non andava firmato.
Questi non sono altro che i frutti di una mentalità non laica. Invito i Colleghi a riflettere che questo Concordato l' hanno voluto tutti insieme così come hanno rivoluto le intese e come si rivuole il vecchio Concordato.
L'insegnamento della religione cattolica sarà di nuovo , obbligatorio, la religione cattolica è ritornata religione di stato. A questo punto una mentalità laica, ma anche religiosa, dovrebbe opporsi in maniera totale a questo.
Spero che i Colleghi abbiano capito che la mia non era una decisione di disappunto, come, magari con affetto, l' ha chiamata Ala, ma era una attenta valutazione politica. Un mese dopo, i fatti mi hanno dato ragione.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta brevemente.



(La seduta, sospesa alle ore 16.35 riprende alle ore 17.15)


Argomento:

Iscrizione all'o.d.g. di argomenti


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In attesa che venga scritto un nuovo documento da parte delle forze che sottoscrissero l'0.d.G, del 19 dicembre, propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: Esame progetto di legge n. 62; esame progetto di legge n. 48; esame progetto di legge n. 49; esame proposta di deliberazione n. 69; esame proposta di deliberazione n. 70; esame proposta di deliberazione n. 73 esame proposta di deliberazione n. 74.
Chi approva l'iscrizione dei sud detti, argomenti è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame p.d.l. n. 48: "Modificazione alla L.R. n. 55 del 18/10/1984"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il p.d.l. n. 48: "Modificazioni alla L.R. 55/84".
Il testo è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Relatore è il Consigliere Tapparo che ha facoltà di intervenire.
TAPPARO, relatore Signor Presidente, Consiglieri, la legge sui cantieri di lavoro per opere di pubblica utilità, che è operante dall'84, ha manifestato il suo valore. Si pensi che nell'anno passato circa 1500 disoccupati hanno potuto usufruire di questa legge nei 53 Comuni che l' hanno attuata.
Oggi si assiste ad una riduzione della propensione dei Comuni ad utilizzare questo strumento perché sul piano finanziario il supporto regionale diventa sempre più ridotto. Se si pensa che attorno ad una retribuzione giornaliera di 30.000 lire con 15.000 lire di contributi, il contributo della Regione era di 10.000, quello della Provincia era intorno alle 5.000/10.000, quindi l'onere per i Comuni era sull'ordine delle 25.000/30.000 lire al giorno. Con questa proposta si aumenta il contributo della Regione da un terzo sulla retribuzione giornaliera per il disoccupato impegnato nei cantieri di lavoro portandolo ad un mezzo, auspicando che le Province mantengano ugualmente l'attuale loro impegno.
Con la prossima apertura dei cantieri di lavoro il contributo regionale sarà del 50% dell'indennità al lavoratore. Restano a carico del Comune gli oneri , per quanto si riferisce ai contributi e alle spese di impianto e di gestione dei corsi.
La dichiarazione di urgenza è ovvia perché l'impostazione di questi programmi viene fatta nei due o tre mesi iniziali dell'anno.
Con le risorse messe a disposizione, anche quest'anno 1.500/1.700 disoccupati potranno usufruire di questo strumento, che non si può definire di politica attiva del lavoro, ma che in qualche modo contribuisce a ridurre il picco di disoccupazione più drammatico che era presente nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Manfredini.
MANFREDINI Signor Presidente, il mio intervento è anche una dichiarazione di voto mi associo alle argomentazioni già fatte dal collega Tapparo.
Il Gruppo comunista ritiene che questa modifica risponda maggiormente alle necessità dei Comuni.
Riteniamo che, pur nella breve esperienza di questa legge, i significativi risultati ottenuti dimostrano la validità di percorrere questa strada.
Suggerirei all'Assessorato di provvedere tempestivamente alla relativa informazione agli Enti locali. In questo caso daremo concretezza a quanto disposto dall'articolo 2 della legge per quanto riguarda l'urgenza della stessa.
Certo, questo non è uno strumento risolutivo dei problemi occupazionali, va comunque sottolineata l'importanza della modifica della legge n. 55 che consente ai Comuni di sopportare gli oneri previsti dall'attivazione dei cantieri lavoro e cioè quota di retribuzione e spese previdenziali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.
CARAZZONI Signor Presidente, Colleghi, il Gruppo del M.S.I. si asterrà in ordine a questo progetto di legge; lo stesso collega Tapparo ha dichiarato che non si tratta certamente di uno strumento di politica attiva nel campo del lavoro ed è esattamente quello che da parte nostra era già stato sostenuto allorquando venne approvata in prima battuta la Legge regionale n. 55 del 18 ottobre 1984.
Ci pare che proprio in quella occasione il Collega Majorino sostenne la tesi, per la quale non di un provvedimento di politica attiva del lavoro si trattasse, ma unicamente di un intervento da collocarsi in un'ottica meramente assistenzialistica.
Perciò, con coerenza rispetto a quel voto, ci asterremo anche per questa modifica apportata a quel provvedimento di Legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Noi siamo favorevoli a questa modifica della Legge, che riteniamo importante e significativa.
Ha fatto bene il collega Tapparo a ricordare che la Legge sui cantieri ha avuto un notevole successo ed ha contribuito comunque ad alleviare i danni della disoccupazione.
I1 nostro Gruppo fin dall'inizio, da quando fu portato avanti il disegno di legge nella passata legislatura, sostenne la necessità di un aiuto finanziario ai Comuni, senza dubbio incentivante.
Riteniamo che questo sostegno sia stato utile e che debba essere oggi integrato, soprattutto per consentire nelle realtà minori l'uso di questo provvedimento in modo diffuso sul territorio, con risultati positivi.
Esprimiamo soddisfazione per questa modifica e diamo ad essa tutto il nostro consenso.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
Art. 1 "All'art. 4, secondo comma, let. c), della legge regionale n. 55 del 18.10.1984, dopo le parole: 'fino ad un massimo', le parole 'di un terzo' vengono soppresse e sostituite dalle parole: 'della metà'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 46 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge viene dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 46 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 45 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 62: "Modifica delle Leggi regionali 26/7/84, n. 33 e 10/12/84, n. 64 per l'aggiornamento dei canoni e la collocazione in fasce di reddito dell'inquilinato degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ai sensi dell'art. 2, secondo comma della legge 58/78, n. 457 in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 in data 19/12/1981"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 62: "Modifica delle Leggi regionali 26/7/84, n. 33 e 10/12/84, n. 64 per l'aggiornamento dei canoni e la collocazione in fasce di reddito dell'inquilinato degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ai sensi dell'art. 2, secondo comma della legge 58/78, n. 457 in attuazione della deliberazione CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 348 in data 19/12/1981".
Il testo è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Relatore è il Consigliere Quaglia che dà per letta la relazione.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
Art. 1 "Negli art, n. 14, ottavo comma e n. 16, primo comma, della L.R. 26/7/1984 n. 33, le parole: 'all'indice ISTAT delle retribuzioni minime contrattuali degli operai dell'industria, riferite', sono sostituite dalle seguenti: 'al 75% della variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati, riferita'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Nell'art. 20 della L.R. n. 33/84, il testo della lettera d) è sostituito con il seguente: 'd) della variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati, computata al 75%'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Nell'art. 2, lettera f), della L.R. 10/12/1984, n. 64, le parole: 'all'indice ISTAT delle retribuzioni minime contrattuali degli operai dell'industria', sono sostituite con le seguenti: 'al 75% della variazione accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati'" Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 51 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Emigrazione

Esame proposta deliberazione n. 70: "L.R. n. 42/78 - Determinazione dei contributi agli emigrati che rientrano in Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo il testo della proposta di deliberazione n. 70: "L.R. n.
42/78 - Determinazione dei contributi agli emigrati che rientrano in Piemonte".
Il testo è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.
GUASSO Nel votare questa deliberazione mi sia consentito di porre al Consiglio un'osservazione, che posi già in Commissione. Mi rincresce non sia presente l'Assessore Genovese, che era assente anche in Commissione. Noi consideriamo questa deliberazione per contributi agli emigrati che rientrano dai Paesi dell'Europa e dai Paesi extraeuropei, non come un semplice atto assistenziale dovuto.
Invito la Giunta, in particolare il Vicepresidente sig.ora Vetrino e il Presidente del Consiglio Viglione, a sollecitare la presentazione di un programma organico delle nostre iniziative in favore dell'emigrazione.
Programma tra l'altro, che viene richiesto dalla stessa legge.
Dall'esperienza che ho avuto la fortuna di fare con altri colleghi abbiamo tratto delle indicazioni che abbiamo presentato al Consiglio e che permettono di predisporre una legge organica, sui problemi dell'emigrazione come hanno altre Regioni.
L'unità politica in questa direzione c'è. Si tratta di riunirci attorno ad un tavolo, di lavorare celermente e fare in modo che questa delibera sia uno dei tanti atti di un programma organico, altrimenti, resta un fatto assistenziale a sé stante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Molto rapidamente, signor Presidente e colleghi, ritengo che l'atto che assumiamo questa sera sia un atto dovuto, fondato e che risponde, seppure in minima parte, alle attese dei nostri emigrati che rientrano nel nostro Paese.
Ritengo che le considerazioni fatte dal Consigliere Guasso non siano n infondate né peregrine e che una riflessione complessiva sulla materia, un indirizzo programmatico generale, debbano essere fatti non dando i tempi stringenti che, di solito, danno le opposizioni alle maggioranze, ma ritenendo tuttavia che i tempi non possono essere procrastinati in eterno.
Occorrerà definire una legge generale e complessiva sulla materia, che penso sia già prevista nel programma che la Giunta si è data.
Con queste indicazioni, con questi avvertimenti e con l'apprezzamento che riteniamo di dare sul provvedimento che è portato in aula questa sera c'è il voto favorevole della Democrazia Cristiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Esprimo il voto favorevole del Gruppo socialista a questa delibera.
Le ragioni d'urgenza sono chiare; vorrei sottolineare qui e porre in evidenza ai Colleghi che la nostra Regione sul piano degli interventi per i problemi dell'emigrazione ha, probabilmente, un'azione leggermente più bassa in termini di contributi rispetto alla media delle altre Regioni quindi l'adeguamento diventa necessario.
Anche la divaricazione proporzionale dei contributi per gli emigrati che rientrano dai continenti extraeuropei ha una sua logica. La nostra emigrazione è concentrata prevalentemente nel continente americano e nell'Oceania e questo indica le ragioni dell'incremento più che proporzionale del contributo a coloro che rientrano in disagiate condizioni economiche dai continenti extraeuropei.
Sono perfettamente d'accordo con quanto diceva il Consigliere Guasso: sulla necessità di una legislazione organica in materia di movimenti emigratori. Le nostre recenti esperienze fatte all'estero, in occasione di visite hanno messo in evidenza, ancora una volta, l'importanza, non solo affettiva, ma anche economica, di un intervento organico regionale, in materia di movimenti emigratori. Per questo motivo esprimo voto favorevole alla delibera del Gruppo socialista.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente sig.ora Vetrino.
VETRINO, Assessore al bilancio Mi dispiace non sia presente l'Assessore competente, ma sono certa di interpretare il suo pensiero e, sentito anche il Presidente della Giunta di ricevere le sollecitazioni che vengono da parte delle forze politiche del Consiglio ad una attenzione più organica e più precisa rispetto a questo problema.
Non vi è dubbio, come osservava il Consigliere Guasso ed anche altri colleghi, che si tratta di un provvedimento isolato, necessario per la verità in questo anno. E' stato un provvedimento che ha consentito a molti emigranti di ritornare e di ristabilire un rapporto con la madre patria.
In questo senso, abbiamo fatto bene negli anni scorsi ad approvarlo come facciamo bene in questo momento a riapprovarlo ancora.
Credo che ci siano ormai le condizioni per una discussione più approfondita e decisioni di carattere legislativo più significative e più incisive. Altre Regioni hanno già adottato questi provvedimenti però, un testo di legge che raccolga una serie di iniziative del genere forse non esiste nemmeno presso altre Regioni: ci sono iniziative settoriali per quanto riguarda gli scambi culturali per i giovani, per la formazione professionale, scambi del cosiddetto turismo "etnico", come ci veniva detto in Argentina. Probabilmente nel riattivare il dibattito attorno a questo tema, abbiamo la possibilità di definire uno strumento legislativo completo che raccolga tante esigenze che molti di noi hanno riscontrato negli emigrati.
All'interno del Consiglio regionale è organizzata la Consulta per l'emigrazione e l'immigrazione, uno strumento che potrà darci a questo riguardo delle utili indicazioni. L'unitarietà di intenti che viene indicata dimostra che la sensibilità generale del Consiglio debba essere colta nel suo significato dalla Giunta che ritengo di poter impegnare a questo riguardo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione per alzata di mano, il cui testo è riportato nel processo verbale.
La deliberazione è approvata con 49 voti favorevoli e 2 astensioni. Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutività della deliberazione.
E' approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame deliberazione n. 73: "Settimo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al cap. 12900, stato di previsione di spesa del bilancio per l'anno finanziario '85, assestato, della somma di L. 1.080.848.650"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 73: "Settimo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al cap. n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985, assestato, della somma di Lire 1.080.848.650".
Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione, il cui testo è riportato nel processo verbale, che sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame deliberazione n. 74: "Erogazione incentivi di produttività per l'anno '85 Importo di L. 1.500.000.000 da impegnarsi sul cap. 260 del bilancio di previsione esercizio finanziario '86"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della deliberazione n. 74: "Erogazione incentivi di produttività per l'anno 1985, importo di L. 1.500.000.000 da impegnarsi sul cap. 260 del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1986".
Il testo della delibera è riportato nel processo verbale e sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.
Chi è favorevole alla deliberazione è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 50 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 49: "Modifica dell'art. 91 septies introdotto nella legge regionale 5/12/1977, n. 56 dalla legge regionale 6/12/1984, n. 61 e successive modificazioni, relativo all'installazione di impianti ed antenne per teleradiocomunicazioni"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del p.d.l. n. 49: "Modifica dell'art. 91 septies introdotto nella legge regionale 5/12/1977, n. 56 dalla legge regionale 6/12/1984, n. 61 e successive modificazioni, relativo all'installazione di impianti ed antenne per teleradiocomunicazioni".
Il testo è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Relatore è il Consigliere Paris, che dà per letta la relazione.
Chiede di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.
REBURDO Con un'interrogazione di qualche mese fa, per la quale sto ancora attendendo la risposta, ma di questo non faccio colpa alla Giunta, avevo sollevato la questione dell'applicazione dell'art. 91 septies della legge n. 56, che prevede una serie di adempimenti a chi usufruisce di impianti e di antenne per teleradiocomunicazioni. E' stato presentato dalla Giunta questo disegno di legge, che è stato approvato all'unanimità dalla V Commissione con qualche piccola modifica sulle scadenze.
Pongo un interrogativo non tanto nel merito del provvedimento, quanto sul procedimento. In sede di V Commissione si è modificato un articolo della legge n. 56 che rientra nelle competenze della II Commissione.
In questo provvedimento si parla tra l'altro non soltanto di problemi di carattere sanitario, ma anche di problemi ambientali.
Attraverso copia di una lettera che mi è stata fatta pervenire in questo momento dalla Federazione Emittenti Radiofoniche Piemontesi sono venuto a conoscenza che in data 26 ottobre 1985 la Federazione aveva inviato al Presidente della Regione Piemonte e al Presidente della II Commissione richiesta di un incontro urgente per trattare e approfondire questa materia. Indubbiamente,- da un lato c'è l'esigenza di regolamentare una situazione un po' selvaggia, e dall'altro quella di tenere conto di un provvedimento legislativo nazionale in itinere sulla regolamentazione dell'emittenza privata. La sfasatura dei due momenti potrebbe far sì che la Regione impone degli adempimenti a livello locale con il rischio di trovarsi dinnanzi ad una legislazione nazionale che metta in discussione l'esistenza di alcune emittenze.
Chiedo - se è possibile - di rinviare il provvedimento e riportare la materia in II Commissione per verificare, eventualmente con gli interessati, la situazione che si verrebbe a determinare.



PRESIDENTE

Debbo dire che stamattina era prevista anche la risposta alla sua interrogazione, ma non è stato possibile esaminarla.
La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Credo che le perplessità del Consigliere Reburdo siano fuori luogo poiché la modifica è esclusivamente di tipo sanitario. Questo articolo, per caso, si trova nella legge sulla tutela del suolo, ma questa è una competenza tipicamente sanitaria, di salvaguardia della salute del cittadino, sia nel caso di lavoratore addetto sia nel caso di persona residente o passante nei pressi.
La nostra preoccupazione deve essere quella di non mettere in difficoltà l'emittenza privata locale. Se qualche operatore del ramo sulla base di una mancanza di una nostra normativa volesse intervenire l'informazione locale, che a questo punto credo sia utile e necessaria per le forze politiche, per la cultura, per tutti, dall'oggi al domani mancherebbe e le emittenti locali verrebbero chiuse. Questo non farebbe piacere a nessuno.



PRESIDENTE

E' pervenuta ora una comunicazione telefonica che informa che il Sindaco di Pecetto ha emesso 35 ordinanze di soppressione delle antenne.
Chiede ancora la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.
REBURDO Sono d'accordo che si tratta di criteri di tutela sanitaria, però penso che sia utile una riflessione, pur breve, nella II Commissione, anche per superare una situazione di incomprensione. La Federazione, che insiste da tempo per ottenere un incontro, si trova spiazzata senza conoscere approfonditamente la situazione.
Di fronte all'incertezza nazionale si troverebbe nella condizione di dover adempiere a dei provvedimenti, magari marginali, ma che possono richiedere anche degli investimenti. Ritengo che un'ulteriore riflessione dovrebbe essere fatta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.
DEVECCHI Le perplessità che ha esposto il collega Reburdo, sono perplessità che sono sorte anche all'interno della V Commissione e hanno dato luogo ad una lunga discussione. Alla fine, però, sono prevalse le ragioni che test l'Assessore Olivieri ha esposto al Consiglio regionale, per cui, alla fine abbiamo deciso di approvare il provvedimento così com'è proposto al Consiglio regionale. Ci è parso che in, materia, e per ora,fosse decisamente prevalente l'aspetto sanitario sull'aspetto ambientale, che del resto è già tutelato da altre norme della legge 56.
Infine vi sono motivi di opportunità che consigliano di non frapporre indugi perché il provvedimento, che ha citato attualmente il Presidente del Consiglio riguardante il Comune di Pecetto, è uno di quei provvedimenti che può "dare la stura" a moltissimi altri e quindi, porre in serie difficoltà le emittenti private.
Non nego quindi che gli aspetti ecologici - ambientali non debbano essere trascurati, ma per ora è prevalente l'aspetto sanitario. Quindi l'assegnazione fatta dall'Ufficio di Presidenza alla V Commissione ci ha indotto ad esaminare il provvedimento senza indugi, inoltre si è ravvisata la prevalenza,se non, quasi l'esclusività, della competenza dell'aspetto sanitario sull'aspetto ambientale, chef ripeto, è tutelato da altri articoli della Legge n. 56.
Inoltre c'era l'esigenza di dovere decidere in tempi abbastanza brevi per non creare ulteriori disagi all'utenza stessa.
Precisati i motivi che hanno indotto la V Commissione ad esprimere il proprio parere senza rifarsi ad altre competenze, credo di interpretare il pensiero dei colleghi della V Commissione invitando il Consiglio ad assumere le proprie decisioni con la più ampia libertà e senza timori di dover compiere atti in contrasto con il parere espresso dalla Commissione che ho l'onore di presiedere.



PRESIDENTE

L'orientamento mi pare favorevole a procedere.
La parola al Consigliere Reburdo per dichiarazione di voto.
REBURDO Superata la questione del rinvio chiederei che per lo meno ci sia l'impegno da parte della Giunta e da parte della II Commissione di riunire a brevissimo termine, le federazioni delle emittenti private e la R.A.I.
per discutere e valutare insieme come portare avanti il discorso della formulazione dei criteri per le autorizzazioni. Poiché sono pendenti da mesi delle lettere con richiesta di incontri e poiché a queste non si è data risposta, sorge la preoccupazione che si continui a procedere su questa, strada. Personalmente rimango convinto cha una riflessione non avrebbe modificato i termini e avrebbe forse permesso di esaminare più tranquillamente la situazione.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si procede alla votazione, per appello nominale del relativo articolato.
Articolo unico "Gli ultimi due commi dell'art. 91 septies, introdotto nella legge regionale 5.12.77 n. 56 dalla L.R. 6.12.84 n. 61 e successive modificazioni, sono soppressi e sostituiti dal seguente testo: 'La Giunta regionale, sentito il parere della Commissione consiliare competente, con provvedimento da assumere entro il 30/6/86, definirà i criteri di tutela sanitaria ed ambientale ai quali dovrà attenersi il provvedimento di cui al primo comma del presente articolo e con successivi provvedimenti la Giunta regionale provvederà all'aggiornamento dei criteri stessi.
Entro i successivi 120 giorni dall'emanazione dei provvedimenti di cui al precedente comma, i titolari di impianti esistenti dovranno richiedere l'autorizzazione e la concessione, ove necessaria, secondo le modalità di cui al primo comma del presente articolo'" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 46 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Artigianato

Esame proposta di deliberazione n. 69: "Art. 3 legge regionale 4 marzo 1985, n. 17 - Norme regolamentari per l'organizzazione e il funzionamento della Consulta regionale dell'Artigianato".


PRESIDENTE

Si passa all'esame della proposta di deliberazione n. 69 :"Art. 3 L.R.
4 marzo 1985, n. 17- Norme regolamentari per l'organizzazione ed il funzionamento della Consulta regionale del l'Artigianato".
La parola all'Assessore Sartoris.
SARTORIS, Assessore all'artigianato A nome della Giunta devo riconoscere che gli emendamenti sono costituiti fondamentalmente da una serie di precisazioni che, sicuramente vanno verso il miglioramento del Regolamento che, seppure approvato dalla Consulta all'unanimità e poi dalla Commissione a maggioranza, viene in aula emendato probabilmente perché in occasione della discussione in Commissione non era presente l'Assessore mio predecessore, esperto della materia. Sono per la gran parte accoglibili, salvo uno o due che passo a precisare.
L'emendamento all'art. 3, per esempio, può essere accolto salvo che per una ulteriore rettifica e precisamente dove è scritto "due mesi" propongo "tre mesi". Sempre all'art. 3, l'emendamento che prevede l'abolizione del quarto comma, la Giunta non lo può accogliere, anche se ne accoglie il principio e presenta a sua volta un emendamento che invece prevede l'aggiunta, dopo la parola "delegato", delle parole: "rispettivamente appartenente agli organismi di cui è espressione il delegante".
Sono accolti gli emendamenti all'art. 5 e all'art. 7. Non può invece essere accolto l'emendamento soppressivo all'art. 8. L'emendamento all'art.
8 ultimo comma è accolto così come è accolto l'emendamento all'art. 9.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.
BRUCIAMACCHIE Accettiamo il passaggio da due mesi a tre mesi per i tempi di convocazione del Comitato di presidenza. Per quanto si riferisce al secondo emendamento all'art. 3, devo osservare che il comitato di presidenza non ha, a differenza di altri membri della Consulta, dei supplenti, quindi ci sarà il rischio che a far parte del Comitato di presidenza vi siano delegati o comunque persone che non sono componenti della Consulta. Questo era il rischio nella dizione precedente, comunque, questo rischio permane tutt'al più con la formulazione presentata dall'Assessore,si evita che partecipi al Comitato di Presidenza un membro esterno senza alcuna qualificazione, perché c'è un richiamo all'appartenenza a quegli organismi che hanno nominato il componente stesso. Questo ci dà maggiori garanzie anche se non risolve il problema che ponevamo e cioè che non avendo previsto, nella fase di costituzione, i supplenti, di volta in volta nel Comitato di presidenza ci saranno componenti o persone che non sono della Consulta. E questo a noi non piace.
Visto però che l'Assessore accoglie lo spirito dell'emendamento potremmo ritirare il secondo emendamento e votare quello proposto dall'Assessore.
Manteniamo l'emendamento soppressivo dell'art. 8 perché è facoltà del Presidente convocare o riconvocare in qualsiasi momento la Commissione.



PRESIDENTE

Si procede alla votazione per alzata di mano dei seguenti emendamenti: 1) presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo e Manfredini: il secondo e terzo comma dell'art. 3 sono aboliti e sostituiti come segue: "Il Comitato di Presidenza si riunisce entro un mese dalla costituzione o ricostituzione della Consulta e, successivamente almeno ogni 3 mesi.
L'avviso di convocazione delle riunioni al Comitato di Presidenza è fatto dal Presidente a mezzo telegramma almeno 3 giorni prima della riunione".
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 2 astensioni.
2) Presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo e Manfredini: "Il quarto comma dell'art. 3 è abolito" Tale emendamento è ritirato dai proponenti.
3) Presentato dall'Assessore Sartoris: al quarto comma dell'art. 3, dopo la parola "delegato" aggiungere le seguenti: "rispettivamente appartenente agli organismi di cui è espressione il delegante" Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 2 astensioni.
4) Presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo e Manfredini: al secondo comma dell'art. 5 sostituire "almeno 48 ore prima" con "con almeno 3 giorni prima".
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 2 astensioni.
5) Presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo e Manfredini: al secondo comma dell'art. 7 dopo le parole "in seconda convocazione" sostituire le parole "con qualunque numero di presenti" con "un terzo dei componenti della Consulta".
Chi è favorevole all'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 2 astensioni.
6) Presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo, Manfredini: "Il secondo comma dell'art. 8 è abolito".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
7) Presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo e Manfredini: l'ultimo comma dell'art. 8 è così modificato: "Hanno diritto di voto tutti i componenti supplenti laddove siano chiamati ad espletare le funzioni di componenti effettivi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 2 astensioni.
8) Presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Avondo, Manfredini: al primo comma dell'art. 9 dopo le parole "della Consulta propri esperti" aggiungere "senza diritto di voto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione per alzata di mano il testo della deliberazione così emendato.
La deliberazione è approvata con 42 voti favorevoli e 2 astensioni.
Il testo di tale deliberazione è riportato nel processo verbale e sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Ordine del giorno relativo al piano triennale 1986-1988 di edilizia scolastica.


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'Ordine del giorno relativo al piano triennale 1986-1988 di edilizia scolastica, presentato dai Consiglieri Nerviani Rossa, Sestero, Santoni, Ferrara, Carazzoni, Mignone, Staglianò, Ala.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.
CARAZZONI Signor Presidente, unicamente per precisare che noi, questa mattina avevamo annunciato il nostro voto di astensione; tuttavia, raccogliendo l'invito rivoltoci apertamente dall'Assessore, soprattutto come dimostrazione di buona volontà che, ci auguriamo, venga giustamente apprezzata, abbiamo deciso di accordare il nostro voto favorevole all'O.d.G. presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Chiedo la parola solo per informare i colleghi che non hanno avuto il testo definitivo che è stata aggiunta una precisazione, suggerita dal Consigliere Ala, dopo le parole "connesse alla sicurezza", aggiungere le parole "al superamento delle barriere archi tettoniche". Ringrazio il Consigliere Ala.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto del D.L. 30/12/85, n. 789, dettante norme per il piano triennale 1986-1988 di edilizia scolastica rilevato la presenza di un consistente investimento che, pari a 4.000 miliardi nel triennio, può portare a sostanziale soluzione i problemi di edilizia delle scuole primarie e secondarie del paese sottolineatala grande rilevanza di questo settore sulla programmazione dell'assetto del territorio e sul reale esercizio del diritto allo studio entrambe materie di specifica competenza delle Regioni rilevato che il sopra richiamato D.L. 789 individua impropriamente nei sovrintendenti scolastici regionali i soggetti titolari della programmazione degli interventi assegnando alle Regioni un ruolo subalterno individuato nel raggiungimento dell'intesa con i sovrintendenti stessi ribadita la positiva esperienza, maturata dalle Regioni nell'applicazione della legge n. 412/75 che ha avuto nel ruolo regionale di programmazione l'apporto determinante al significativo risultato conseguito sottolineato che a norma dell'art. 2 - secondo comma, punto 2 del D.P.R. 15/1/72 n. 8, sono state trasferite alle Regioni a S.O. le competenze riguardanti l'edilizia scolastica e che con D.P.R. 616/77 tale competenza è stata estesa alle opere di qualsiasi natura ivi compresi gli interventi urgenti, le opere per la scuola materna non statale, nonché la costruzione e l'adattamento degli impianti ginnico-sportivi riaffermata la titolarità della programmazione delle Regioni da condursi sulla base dei piani delle Province e delle indicazioni dei consigli scolastici distrettuali e provinciali esprime disappunto per la mancata considerazione delle competenze e dei diritti delle Regioni, che pare ispirata da risorgenti tentazioni centralistiche e chiede dopo aver positivamente valutato l'accorpamento in capo alle amministrazioni provinciali delle competenze dell'edilizia per la scuola secondaria superiore, in quanto elemento di razionalizzazione per la programmazione e la gestione del settore (già previsto, per altro, in disegni e proposte di legge all'esame del Parlamento) che impone tuttavia una più precisa definizione degli oneri e dei conseguenti finanziamenti necessari alle Province per l'assunzione di tali nuove competenze, nonch la previsione di un congruo periodo di tempo per il corretto trasferimento di proprietà dei beni immobili, opportunamente valutati e censiti, e dei relativi arredi dallo Stato e dai Comuni alle Province, che in sede di conversione del provvedimento vengano accolti gli emendamenti proposti dal coordinamento regionale volti a salvaguardare il ruolo istituzionale delle Regioni confermando la linea già adottata in sede di formulazione del programma della legge 412/75 constatato inoltre che l'articolazione della spesa così come indicata al quinto comma dell'art. 11 prima citato, è rigidamente ancorata all'eliminazione dei doppi turni ed alla conversione o costruzione di edifici per la secondaria superiore e non già delle altre carenze denunciate anche dalle agitazioni studentesche di fine 1985 considerato che la situazione delle strutture edilizie della scuola secondaria superiore, in Piemonte, presenta ancora carenze quantitative e qualitative dovute soprattutto alla obsolescenza degli edifici ma anche a problemi connessi alla sicurezza, al superamento delle barriere architettoniche e alla riqualificazione in senso lato che non vengono specificamente previsti nel provvedimento governativo chiede che lo stanziamento non destinato alla eliminazione dei doppi turni venga articolato su base regionale tenendo conto di parametri di fabbisogno oggettivi, validi e uniformi per l'intero territorio nazionale".
Chi approva tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno relativo alle richieste riguardanti la legge finanziaria 1986 per la categoria dei pensionati


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'O.d.G. relativo alle richieste riguardanti la legge finanziaria 1986 per la categoria dei pensionati presentato dai Consiglieri Amerio, Staglianò, Ala, Marchini, Rossa, Brizio e Mignone.
La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Prima di votare l'O.d.G. sui pensionati, vorrei proporre un emendamento e cioè dopo le parole "invita il Governo e il Parlamento" aggiungere le parole: "fermo restando l'art. 1 della legge finanziaria".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Ci richiamiamo al testo convenuto dopo l'incontro di questa mattina con i pensionati. Non possiamo modificarlo inserendo il richiamo all'art. 1 della legge finanziaria, non già perché non vi sia convinzione da parte di tutti dell'esigenza di contenere la spesa pubblica, e noi abbiamo posto a livello nazionale non solo il problema del contenimento, ma anche quello di una politica diversa delle entrate e delle uscite, contestando l'impianto e la filosofia della legge finanziaria.
Non ci si può chiedere adesso, in un Consiglio regionale, su una questione specifica come quella dei pensionati, di affrontare un problema del genere. Inoltre il dibattito in corso e le votazioni non sono ancora state effettuate.
Noi riteniamo perciò che sia corretto offrire una risposta alla delegazione unitaria dei pensionati, che affronti i due problemi principali che ci sono stati giustamente sottoposti, che stanno nella prima parte dell'ordine del giorno,e questioni sulle qua li possano utilmente intervenire il Consiglio regionale e la Giunta, che riguardano le iniziative possibili a livello piemontese. Siamo, quindi, per il voto sull'Ordine del Giorno così come è stato discusso e concordato con tutte le forze che lo hanno sottoscritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Questa mattina insieme ai colleghi degli altri Gruppi abbiamo avuto occasione di discutere con chiarezza e franchezza con la delegazione dei pensionati. Abbiamo ascoltato le loro legittime rivendicazioni ponendo loro anche le osservazioni che devono essere poste. Da parte nostra e a nome del Gruppo socialista, ho dato le risposte che sono abituato a dare, con chiarezza e franchezza; raccogliendo la loro espressione abbiamo fatto presente che c'era un problema che riguardava la legge finanziaria nei confronti della quale ci si doveva far carico, e tuttavia era doveroso che venisse rappresentata l'esigenza che i pensionati stamattina ci hanno posto.
Sulla base di questa esigenza si è convenuto, mi rivolgo all'amico collega Ferrara, sull'elaborazione di questo Ordine del Giorno che, credo senz'altro rifletta sia l'attesa dei pensionati che l'impegno da parte di tutti i Gruppi del Consiglio regionale: un doveroso atto di sostegno a questa domanda che viene dal settore dei pensionati nei confronti della quale sarebbe una forzatura l'aggiungere: "nel rispetto" o "riferendoci all'art. 1 della legge finanziaria".
Questo problema lo abbiamo fatto presente: inviterei, per dare davvero unità al voto su questo Ordine del Giorno, l'amico e collega Ferrara a ritirare questa sua proposta perché anche il problema della legge finanziaria è stato ben presente; tuttavia crediamo sia giusto raccogliere anche le istanze che vengono da una categoria importante e benemerita come è la categoria dei pensionati che, stamattina, ci ha presentato i problemi di questo settore.
Il mio è un invito a dare il massimo di unità perché nel Parlamento si tenga conto di quelle che sono le esigenze di tutto lo spaccato sociale del Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente solo poche parole, per dire che ho firmato insieme ai colleghi questo Ordine del giorno nel tentativo di alleviare quelle che sono le ingiustizie più palesi che contiene la legge finanziaria per il 1986, che si sta varando in Parlamento : ingiustizie più feroci nei confronti delle categorie più deboli, i pensionati per primi.
Da questo punto di vista il tentativo di alleviare queste ingiustizie riguarda anche un terreno che, a nostro giudizio, va completamente ripulito, come è noto a questo Consiglio e ai colleghi della precedente legislatura in particolare, quando D.P. presentò una proposta di legge di iniziativa popolare per l'abolizione dei ticket sui medicinali e le visite mediche.
La politica dei ticket, diventata una nuova tassa sulla malattia, non ha nulla a che fare con le finalità originarie presentate con l'introduzione di questa gabella sulla salute dei cittadini. In questo senso, il riferimento che viene fatto al punto b) intende ricercare (fino a quando il Parlamento non si deciderà ad abolire questa tassa sulla malattia come le forze di opposizione vanno chiedendo) un miglioramento di una situazione divenuta pesantissima per le categorie più deboli, che più hanno bisogno di assistenza, quali sono i pensionati.
Questa è la ragione per la quale da questo Consiglio può partire un segnale ai legislatori nazionali affinché queste domande che ci vengono rivolte dalla società civile (come è avvenuto stamani) trovino ascolto. Ed è decisivo che si dia seguito agli impegni verbali che, nel confronto con le organizzazioni sindacali dei pensionati, sono stati presi, in particolare dai Gruppi della maggioranza, oltre che da quelli dell'opposizione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Ferrara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con due voti favorevoli, due astensioni, 40 contrari.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara, per dichiarazione di voto.
FERRARA La mia dichiarazione di voto su questo Ordine del giorno si riferisce anche al non accoglimento dell'emendamento proposto dal P.R.I.
Il limite fissato dall'art. 1 della legge finanziaria è un punto di riferimento fisso di tutta la maggioranza.
Prendo atto che questo limite invalicabile non vuole essere confermato e sancito e, in questa situazione, il P.R.I. non può aderire all'Ordine del giorno.
Mi rendo conto che ci sono grosse difficoltà e che stiamo affrontando problemi di una categoria particolarmente esposta e debole. Non c'è nessun dubbio che i pensionati sociali rappresentano la categoria più penalizzata anche da una situazione di finanza pubblica non sempre controllata, non sempre rigorosa.
A me pare che fissare dei limiti precisi, pur sapendo che ci sono queste esigenze, e dare l'indicazione altrettanto precisa che nel momento in cui si accolgono certe istanze altre devono essere in qualche modo individuate e compensate, possa essere un'azione concreta in un'ottica di supporto all'azione di Governo, se si ritiene che l'azione di governo tenda a stabilire e a congelare il limite invalicabile dei 110.000 miliardi.
Noi riteniamo che sia opportuno manifestare questa esigenza; quindi rispetto a questo Ordine del giorno, il Partito repubblicano si asterrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Noi abbiamo apprezzato le motivazioni che erano alla base dell'emendamento dei colleghi del P.R.I., abbiamo ritenuto di astenerci perché ci sembrava disomogeneo rispetto al ragionamento contenuto nel documento.
Quest'ultimo, sostanzialmente, è una somma di raccomandazioni finalizzate a un risultato,mentre il richiamo dell'art. 1 è un riferimento di tecnica e di politica di bilancio che, anche se condivisibile, è collocato in modo non esattamente attuale rispetto al ragionamento.
Abbiamo apprezzato l'attenzione dei repubblicani sull'argomento, per cui voteremo il documento, però non voteremo l'emendamento per , questioni non di carattere formale, ma di natura del documento che stiamo approvando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Noi abbiamo partecipato all'incontro di stamani e riteniamo l'Ordine del giorno ampiamente motivato; d'altra parte, il nostro Gruppo, come ho ricordato, ha presentato una serie di emendamenti anche alla Camera che si è impegnato a riproporre (poiché alcuni di essi non sono stati approvati dal Senato).
Il nostro atteggiamento è quindi perfettamente coerente come il voto favorevole.
Per quel che riguarda la proposta del Gruppo repubblicano, che è stata valutata con interesse, anche noi la giudichiamo disomogenea, tuttavia abbiamo compiuto uno sforzo nella ricerca di una formulazione meno rigida indirizzata a tener conto, comunque, delle necessità di contenimento del disavanzo.
Questa formulazione non è stata ritenuta soddisfacente dal Gruppo repubblicano e ci dispiace manchi il suo assenso, ma noi riteniamo di doverla mantenere, convinti come siamo, che debba essere attuata certamente, una politica di rigore, tale tuttavia da non penalizzare gli strati più deboli della popolazione.



PRESIDENTE

La discussione è terminata.
Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nella seduta del 21 gennaio 1986 ha ricevuto una delegazione di pensionati accompagnati dai sindacati di categoria della CGIL. CISL e UIL. che ha avanzato preoccupazioni e presentato richieste riguardanti la legge finanziaria 1986, il Consiglio, in proposito, considerato che una serie di misure previste dalla finanziaria 1986, attualmente in discussione alla Camera, finiscono effettivamente per determinare una situazione di maggior carico sui pensionati, che crea gravi disagi nella categoria, come ampiamente documentato dalla rappresentanza sindacale unitaria preso atto che tale situazione risulta oggettivamente aggravata dai ritardi nel varo della riforma dell'INPS e dalla coincidenza con l'entrata in vigore della semestralizzazione della scala mobile invita il Governo e il Parlamento a riconsiderare le norme riguardanti: a) i meccanismi di adeguamento delle pensioni minime e superiori al minimo, anche modificando la norma prevista dall'art. 21 del Decreto che istituisce la semestralizzazione b) le fasce di reddito utili ai fini della esenzione dai ticket sull'assistenza sanitaria, oggi troppo basse, e dunque tali da escludere la quasi totalità dei pensionati inoltre impegna la Giunta regionale del Piemonte a predisporre gli atti necessari, da presentare al più presto al Consiglio regionale, riguardanti: a) il coordinamento delle iniziative attualmente in atto e la definizione di criteri di indirizzo nei confronti degli enti, per l'integrazione del reddito ai cittadini al di sotto del minimo vitale b) la promozione delle attività di assistenza domiciliare agli anziani al fine di eliminare carenze ancora presenti e di potenziare il servizio sul territorio regionale, attraverso l'omogeneizzazione e la pianificazione dell'intervento".
Chi è favorevole all'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 42 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame Ordine del giorno sull'insegnamento della religione nelle scuole.


PRESIDENTE

E' stato presentato un Ordine del giorno sull'insegnamento della religione nelle scuole da parte dei Consiglieri Brizio, Mignone, Tapparo Ferrara e Bergoglio.
Il primo Ordine del giorno sullo stesso argomento è stato ritirato.
La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Non possiamo ritirare l'O.d.G. preliminarmente, altrimenti cade l'argomento iscritto all'O.d.G. Dopo di che si pone il problema di mettere all'ordine del giorno un documento. Quindi, prendiamo atto che l'ordine del giorno dei lavori si sviluppa nel senso che è all'esame del Consiglio un altro documento che evidentemente avrà l'attenzione centrale di questa assemblea. Il ritiro del primo documento non è pensabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, a noi pare giusto non addentrarci nei sentieri delle discussioni formali rispetto al ritiro o meno di un O.d.G.
La confusione, secondo me, sta nei comportamenti e negli intenti o nel modo in cui si è sviluppata questa vicenda. Voglio essere molto esplicito e tagliare, come si dice, la testa al toro, preannunciando che il Gruppo comunista non intende partecipare né al dibattito né al voto dell'O.d.G.
La riscrittura di un altro O.d.G., è un fatto che registriamo con profondo rincrescimento.
E' vero che ormai verso sera in quest'aula la reazione umana pensabile è solo quella di prendere i non rari spunti con le risate.
Le cose vanno a finire così, lascio a tutti giudicare se sia questo il modo migliore di passare il nostro tempo e di fare i Consiglieri regionali.
Forse questo atto costituisce un brutto precedente. Ci troviamo nell'assurdo: siamo di fronte a un O.d.G. che dopo il voto del Parlamento decide di approvare quello che ha fatto il Parlamento. E' una cosa che non sta né in cielo né in terra. Allora, dato che la giudico una discreta offesa al buon senso, non abbiatevela a male, ma è così, dato che giudico che questo sia avvenuto, tra l'altro, per una timidezza incomprensibile da parte di una maggioranza che invece ha numeri e caratteristiche da non dovere temere delle discussioni preventive, serie ed impegnate, per non chiedere, cioè, il vero confronto su questi temi.
Quindi, al di là dell'ammissibilità o meno dell'ordine del giorno, noi riteniamo sia atto di serietà, come aveva detto prima il Consigliere sig.ora Sestero, l'avere intanto ritirato la firma e poi non stare qui a fare notte su una questione di inutile ginnastica.
Questo vuol dire riprodurre qui in modo sterile ed inutile discussioni fatte a livello centrale.
Io e molti altri abbiamo dei figli da iscrivere o meno all'ora di religione, e un problema che ci poniamo tutti. Ma, dopo che le decisioni sono state assunte, è inutile intrattenerci qui a discutere.
Non parteciperemo al dibattito, la nostra voce mancherà per protesta per questa lamentela. Visto che siamo in fine di seduta si può concludere dicendo che è meglio ridere, le occasioni non mancano, con quanta utilità per tutti noi, per il nostro lavoro, lascio ad ognuno giudicare.
Non parteciperemo neanche al voto, almeno personalmente, i miei compagni facciano come vogliono.
Dico anche che, essendo in fine seduta, non risultandomi altri argomenti da discutere e avendo una riunione piuttosto importante da fare lascerò l'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Una brevissima dichiarazione per dire che io non parteciperò al voto.
E' un'altra occasione mancata di questo Consiglio per esercitare il proprio ruolo e la propria sovranità sul proprio territorio. Siamo di fronte ad una subordinazione totale dei Gruppi alle Segreterie nazionali dei partiti, che hanno imposto una mozione che ha voluto incollare pezzi che non stanno assieme; rappresenta un atto di debolezza che umilia la coscienza individuale di ciascuno di noi rispetto a questi problemi e che riattizza polemiche clericali e anticlericali che era davvero auspicabile che tutti quanti ci fossimo lasciati alle spalle.
La cosa più grave dal punto di vista politico è che questo Consiglio ancora una volta arriva tardi, ha perso un altro treno. E' successo altre volte. Per la serietà con cui ciascuno di noi ritengo varchi quest'aula c'è da augurarsi che sia davvero l'ultima, anche se ho il timore che purtroppo non lo sarà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Presidente e colleghi, la nostra dichiarazione di voto sarà ancora più breve di quella dei Consiglieri Bontempi e Staglianò che ci hanno preceduto.
Noi avremmo dovuto votare contro questo documento se avessimo ritenuto di dover entrare nel merito di esso. Non è assolutamente accettabile infatti, che le nostre posizioni possano identificarsi nel documento votato dal Parlamento nazionale. Avremmo dovuto dire che il nostro giudizio è di dura condanna per come si è svolto il dibattito parlamentare, per lo squallido compromesso che ne è sortito e che ha coinvolto il P.C.I., le forze laiche e la Democrazia Cristiana nella rinuncia ad alcuni fondamentali principi, quali quello di aver spogliato la famiglia della potestà, del diritto di esercitare l'educazione religiosa, l'insegnamento religioso dei minori spostando a 14 anni il termine per la scelta di questa materia.
Questa ed altre cose ancora più gravi avremmo dovuto dire. Non le diciamo perché seguiamo anche noi la via di non partecipare a questa votazione, e la seguiamo non solo per le ragioni valide, a nostro avviso che sono state enunciate dal Capogruppo comunista, ma anche perché, e vogliamo che questo sia ben chiaro, noi riteniamo poco serio che su una materia di tanta importanza qual è l'educazione religiosa, questo Consiglio regionale, spogliato dalla facoltà e dalla possibilità di discuterne a suo tempo, si riduca a dibatterne alle sette di sera.
L'insegnamento religioso, Signor Presidente e Colleghi, è, nella nostra valutazione, una cosa troppo seria per essere considerata alla pari di altri problemi, che abbiamo prima esaminato relativi all'edilizia scolastica ed ai pensionati: importanti certo, ma non come questo, che è un problema che attiene alla coscienza individuale e che meriterebbe, o avrebbe meritato, ben più ampia discussione. E vogliamo, in finale ed in conclusione, non soltanto seguire il Collega Bontempi nelle sue sfumate richieste di migliore organizzazione di questi lavori, vogliamo che giunga alla Presidenza la nostra ferma protesta, che desideriamo risulti a verbale, sul modo con il quale vengono condotti i lavori di questo Consiglio regionale. Tutta la parte finale della seduta è una dimostrazione del caos che contraddistingue sempre l'andamento di questa assemblea.
Sul tavolo ci sono giunti documenti che neppure abbiamo avuto il tempo di leggere, che abbiamo dovuto votare a scatola chiusa, che ci hanno messo sostanzialmente con le spalle al muro. E questo, Signor Presidente, è forse quel decisionismo che Lei invoca spesso? Ecco, di questo argomento, cioè della conduzione dei lavori sarà opportuno che se ne parli alla conferenza dei Presidenti, perché così è impossibile continuare.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, il Regolamento ammette che durante la discussione vengano presentati degli O.d.G. Il mio obbligo è di trasmetterli immediatamente a tutti i Consiglieri. Fra gli O.d.G. che sono stati votati uno o due erano sottoscritti dal Consigliere Carazzoni quindi mi pare che questo richiamo non debba essere fatto. Il regolamento viene scrupolosamente rispettato. Quando un argomento è all'Ordine del giorno occorre la maggioranza per non porlo in discussione, allora, questo richiamo deve essere rivolto alla globalità delle forze politiche.
Ripeto, compito del Presidente, quando gli viene presentato un documento, è quello di consegnarlo immediatamente ai Consiglieri, di farlo discutere e di farlo passare, cosa che viene fatta puntualmente. Mai nessun documento non è stato consegnato. Certo è che organizzando i lavori in un solo giorno della settimana e con materie così pesanti, vorrei sapere come si possa avere più tempo se non suddividendo in due giorni i lavori del Consiglio. Ma portando a due giorni i lavori del Consiglio alcune Commissioni non potranno più funzionare. Io avevo proposto di lavorare per sessioni, ma non è stato accolto. A questo punto, non c'è altro da fare se non chiedere che si proceda nel miglior modo possibile. Quella di oggi mi pare sia stata una buona giornata, anche ordinata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto, rispetto all'Ordine del giorno presentato e firmato dal Partito repubblicano. Un primo punto il problema dello spostamento rispetto alla seduta del 19 dicembre. Quando si presenta nella seduta stessa un Ordine del giorno con un argomento così serio e così ampio credo sia legittimo accogliere la richiesta di rinvio della discussione da parte di un Gruppo.
Credo che laicità significhi anche tolleranza, comprensione e disponibilità a confrontarsi con gli interlocutori politici per cercare, se possibile, delle soluzioni comuni. In questo spirito e con quest'ottica, si era chiesto il rinvio della discussione alla seduta successiva.
Non credo che siamo in ritardo forse si fa troppo in fretta a dire questo. Il Parlamento non ha esaurito il discorso, anzi ha impegnato il Governo ad assumere certe iniziative. Quindi queste iniziative importanti e significative il Partito repubblicano le condivide, perché correggono nella sostanza quella che era una disposizione ministeriale. Il richiamo del documento presentato dal Parlamento è importante, non mi pare che sia il soggiacere passivamente alle richieste delle segreterie nazionali dei partiti.
Credo che chi sostiene questo non ha letto il documento, che è molto stringato ma che dice qualcosa di nuovo rispetto a quello che si è approvato in Parlamento. Affronta cioè un problema che il Parlamento non è riuscito a definire.
A me pare che il documento che approviamo oggi si scosti sostanzialmente dal documento presentato in Parla- mento ed affronti un problema di fondamentale importanza. La regolamentazione dell'insegnamento alternativo non è un fatto marginale, di poco conto, lasciato in modo che possa essere gestito in modo discriminatorio da altri enti, ma è un fatto che deve essere normalizzato per legge. Mi pare un fatto fondamentale importante che questo Consiglio regionale mi auguro approverà e sul quale trovi un'intesa che non è stata trovata a livello nazionale.
Arriviamo non in ritardo, ma dopo la discussione in Parlamento. Il Parlamento ha invitato il Governo a fare certe cose, lo invitiamo anche noi, non solo, ma indichiamo qualcosa di più che il Parlamento non è riuscito a fare.
Votare contro questo Ordine del giorno a me pare che sia assumersi anche delle responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Premetto che mi pare inopportuno politicamente, ma anche qualcosa di più, approvare a fine seduta, senza un'adeguata discussione, un Ordine del Giorno che affronta una materia così delicata, così complessa, nella quale credo, non ci debbano essere soltanto divisioni di carattere ideologico: è un problema complesso che attraversa tutte le realtà culturali e sociali.
Mi sono documentato, per quanto mi è stato possibile, per prepararmi a discutere di questa materia. Il forzare nell'approvazione di quest'Ordine del Giorno dimostra che non si valuta adeguatamente l'importanza della materia oggetto di discussione.
In secondo luogo, vorrei dire che documenti di questo tipo non devono essere rinviati quando possono essere importanti per interloquire rispetto ad un dibattito in corso al Parlamento; diventa, per certi aspetti risibile approvarli dopo che il Parlamento ha assunto delle decisioni che noi non possiamo che ratificare pedestremente, così come è scritto nell'Ordine del Giorno.
In terzo luogo, sarei tentato di chiedere, proprio per evitare che si commettano delle superficialità e per opportunità politica, che venga tolta la dizione "al termine del dibattito sul problema", perché il dibattito non c'è stato e se c'è stato quando io non c'ero, mi si fornisca un verbale, e allora capirei che il dibattito c'è stato.
Quindi, quella dizione falsifica, detto in termini benevoli politicamente la situazione.
Nell'Ordine del Giorno si parla di una mozione parlamentare che però ai Consiglieri non è stata distribuita, che non siamo tenuti a procurarci anche se poi ognuno di noi la possiede o ha mezzi di documentazione per poterla avere.
Questa serie di motivazioni mi portano, per rispetto alla materia, a chiedere a chi l' ha sottoscritto di rinviare l'approvazione del documento ad un dibattito serio; nel caso ciò non avvenisse, non mi sento di rimanere in aula, poiché non posso avallare , una cosa di questo genere senza che ad essa sia stata data l'importanza che il tema determina.
ALBERTON, Assessore all'istruzione Scusami se ti interrompo, quando voi avete presentato l'O.d.G.
chiedevate di discuterlo e di votarlo seduta stante. Perché queste osservazioni non valevano allora, ma valgono solo adesso? Vi siete opposti e adirati perché non è stato approvato? REBURDO Io, innanzitutto, non ho firmato l'O.d.G. Sto esprimendo la mia opinione. L'altra volta non ero presente, questa osservazione la potete anche fare, ma se permettete, la materia non merita un trattamento del genere.
E' evidente che ognuno si assume le proprie responsabilità, sia chi vota, sia chi al voto non partecipa.
Devo a malincuore dire che me ne vado, perché la delicatezza della materia non mi permette di prendere, senza un adeguato confronto che mi permetta di capire cosa succede in quest'aula rispetto a questo problema la determinazione che sarebbe opportuna di fronte a un dibattito molto più articolato.
Questo è il motivo per il quale non mi sento di avallare, con la mia presenza, questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Presidente, lei sentirà, come me, le voci che vengono da questa affollata platea: io non le sento! Faccio a nome del Gruppo l'intervento che abbiamo predisposto, le conseguenze che qui qualcuno auspica con grande leggerezza e con grande compiacimento sono responsabilità di chi le suggerisce. In primo luogo devo dire agli amici socialisti, repubblicani e socialdemocratici che la lezione che ci è stata impartita oggi dalla sinistra storica ce la dovremo ricordare. I valori che in una qualche misura vedono noi e la sinistra legati, in qualche occasione, si scoprono essere soltanto degli elementi strumentali rispetto alla sinistra storica o a quella emergente, perché non appena viene meno l'occasione e lo scopo di mettere in difficoltà la nostra coalizione a livello nazionale, ecco che ci si defila dai problemi. Questa è la verità nuda e cruda. Per questo non ho mai riconosciuto al Partito comunista l'aggettivo "laico". Il Partito comunista non è laico, probabilmente è alla ricerca di una propria fede ma, sicuramente, non è laico.
Non solo, ma, insieme ad altri si è dimostrato poco corretto dal punto di vista politico.
Perché nella misura in cui si è predisposto insieme un documento, si è aperta una questione politica, prima di assumere atteggiamenti per corpi separati, solidarietà voleva che si valutasse un comportamento, per quanto possibile, coerente o comune; altrimenti - consentitemi - il giudizio di strumentalità rispetto alla richiesta di una firma che ci avete fatto apporre a suo tempo diventa assolutamente palese. Allora, diventa anche assolutamente contestabile l'elemento del tempo. Anche questo dimostra quanto poco la sinistra sia attenta ai problemi dei valori, ma sia attenta soprattutto ai problemi della piccola battaglia politica di bassa cucina.
Lo diceva già il collega repubblicano.
Il rapporto tra Dio e Cesare è un problema antico come il mondo certamente non ha trovato la sua chiave di volta e il suo momento di decisione finale in una circolare di un certo Ministro chiamato Falcucci.
Semmai questo incidente è stata l'occasione per cui alcune forze politiche prendessero coscienza di un problema che, peraltro, è nel divenire della storia dell'uomo.
Se si riduce tutto questo alla contestazione di alcuni elementi tecnici di una circolare, senza cogliere di che cosa questi incidenti sono la conseguenza e che cosa preparano, evidentemente non svolgiamo un ruolo di forza politica, cioè di una organizzazione destinata a cogliere il senso della società e, rispetto a queste esigenze, a predisporre processi, se non risposte.
Il documento che avevamo presentato chiedeva al Governo una risposta ma, soprattutto, avviava un processo.
Mi pare che questo non sia l'obiettivo che si poneva la sinistra, che era evidentemente un obiettivo di bassa cucina: gridare allo scandalo contro una maggioranza soggetta all'altra riva del Tevere e quindi lavorare sull'immagine rispetto ad una maggioranza appunto che di giorno in giorno con la serietà dell'impegno politico e col consenso degli elettori riduce sempre più lo spazio elettorale nella società, nel Paese, di forze politiche che sono sempre più al margine della nostra vita.
Noi riteniamo invece che questo dibattito vada svolto. Avete anche la fortuna di avere dalla vostra parte qualche mio problema di salute, quindi saremo abbastanza sintetici, però, a mio modo di vedere, gli argomenti vanno trattati tutti. Non dimentichiamoci che qui siamo in Piemonte, qui in Piemonte si è fatta l'Italia e si è fatta l'Italia su una rivoluzione liberale, sull'unica rivoluzione che si è fatta in questo Paese.
Il giudizio che dà il Parlamento piemontese su queste questioni consentitemi - è molto diverso da quello che possono dare altre Regioni che per loro sfortuna e per loro destino, rispetto ad alcuni processi della storia sono state e, probabilmente, sono ancora emarginate.
Noi abbiamo avuto la fortuna di avere la storia dalla nostra e qualche uomo illuminato che ci ha portati tutti insieme ad essere protagonisti di una vicenda storica che si è mossa su questi problemi, sui quali deve ancora riflettere.
Questa è una vicenda tipicamente italiana. Che cosa scandalizza nella vicenda Falcucci? Non certamente il Ministro. Ci dice il nostro sottosegretario Fassino essere persona capace, estremamente comprensiva, ed equilibrata. Certamente questa persona si è rivelata, usando il termine dell'on. Bozzi, precipitosa.
Mi sembra che mai aggettivo ha dato il senso di che cosa sia avvenuto.
Quel che scandalizza in questa vicenda è la fretta del Ministro, dopo aver ottenuto l'adesione del Governo a un obiettivo di massima, a gestirlo in proprio con la controparte per ricavare qualche piccolo vantaggio consentitemi, amici democristiani - di non grande livello. Questa è la verità. Forse più scandaloso di questo è il fatto che, prima che si chiudesse la vicenda a livello parlamentare, a Roma, è stato avviato l'incontro con il Cardinale Poletti e gli organismi scolastici. E' questa fretta che rivela, amici democristiani, come non si abbia ancora rispetto delle proprie funzioni rispetto al nostro interlocutore, l'organizzazione ecclesiastica. Questo zelo portato all'esasperazione rivela una sudditanza psicologico - culturale che, evidentemente, deve lasciare i laici molto attenti e preoccupati: qui è la "vicenda Falcucci". Personalmente, non faccio un dramma del fatto che mia figlia sceglierà a 13, a 14, a 15 anni questi problemi non sono riuscito a capirli. Per me erano di natura abbastanza diversa. Questa vicenda merita un giudizio, ma il giudizio è semplice, storico ormai. Il problema ha la sua origine nel Concordato è non nella circolare Falcucci contrariamente a quanto pensa la sinistra. E' un frutto acerbo del Concordato che non maturerà mai. Allora qui ci si deve incominciare a schierare tra forze favorevoli al Concordato e forze contrarie.
Noi sosteniamo che il Concordato sia un'istituzione che deve tendere a regolare i rapporti della Chiesa del silenzio con le dittature. Le Chiese della libertà, le Chiese della speranza e le società liberali e democratiche avanzate non hanno bisogno di Concordato. Convivono in una concezione, vecchia di un secolo, che è quella di Cavour: "libera Chiesa in libero Stato" ma, che guarda caso, Galante Garrone ha recuperato rimproverandosi di non essersi battuto su questo principio, quando si trattava di ratificare il Concordato. Questa è la realtà. Non ci si deve poi scandalizzare se accettiamo la politica concordataria, che - ripetiamo nella specie è stata gestita anche da personaggi che dovrebbero da questo punto di vista farci riflettere molto.
Il Papa che ci governa o che governa molti di noi, è un Papa che farà riflettere molto. Non sono dentro alle segrete cose, ma certamente, è diverso il messaggio che ci viene da Papa Wojtyla rispetto a quello che ci è venuto da Giovanni XXIII. Questo è indubbio! Non so se il fatto che questo Papa provenga dai paesi del gelo politico e culturale non sia alla base di queste cose. Per quello che il Partito comunista ha ritenuto probabilmente, di lasciare i banchi o comunque di non prendere posizione.
Questa è la ragione vera.
Non è nella cultura di Papa Wojtyla questa sua tendenza al recupero dell'ortodossia rispetto alla novità del mondo che cambia, sono nella sua esperienza storica.
Nella Polonia, che è stata da sempre la cintura fra i paesi della libertà e i paesi della dittatura, è evidente che si tenda alla politica concordataria, è evidente che si tenda all'insegnamento e che si creda che uno Stato debba insegnare. Probabilmente un Papa cresciuto in una serena area dell'est dell'Italia queste cose non le credeva più.
Il buon senso contadino, che è fatto di cose vissute, di rapporti tra persone, probabilmente, alla fine, ha condizionato il messaggio di qualche Papa in modo diverso dal messaggio di altri Papi.
Noi riteniamo quindi che il vizio sia alla fonte e le conseguenze siano meccaniche e non si possano modificare sul piano dei fatti. Si possono modificare sul piano dei valori.
Nel momento che il Concordato riconosce la funzione dello Stato nell'insegnamento religioso e poiché si prende atto che la religione nella grande generalità degli italiani è la cattolica, ne discende come conseguenza che l'insegnamento della religione nelle scuole diventa l'insegnamento della religione cattolica.
Ecco allora, detto da laici che hanno tranquillità nel ragionare e ponderatezza nel decidere quali elementi positivi possono nascere da questo dibattito? Il processo è questo, senza dubbio: si tratta di vedere se riusciremo ad influire come società civile rispetto a questo processo nei contenuti nei valori. L'obiettivo che ci saremmo posti, se non ci fossero le premesse di cui ragioniamo, sono molto semplici e nel documento che hanno sottoscritto i colleghi di maggioranza c'è un elemento che neanche le Chiese evangeliche sostengono. Le Chiese evangeliche chiedono il pluralismo dell'insegnamento solo in conseguenza del fatto che c'è l'insegnamento della religione cattolica, altrimenti non chiedono il pluralismo.
Il responsabile delle Chiese evangeliche scrive su "Stampa Sera" un articolo molto illuminante. Questo signore dice che loro non si augurano che lo Stato diventi una specie di "supermercato delle religioni", ma chiedono che lo Stato laico - e su questo noi liberali riteniamo di riconoscerci - deve creare le condizioni nella scuola sui grandi problemi che sono a monte del momento religioso, il dramma della nostra esistenza del nostro futuro, il dramma che è dentro ognuno di noi. Al fondo della nostra anima non c'è nessuna differenza fra un laico e un cattolico, i nostri tormenti, i nostri problemi sono identici. Le soluzioni sono diverse.
Quindi noi probabilmente avremmo puntato più che all'obiettivo dell'insegnamento religioso, all'obiettivo dello spazio alla religiosità nella scuola, perché la religiosità è un valore dell'uomo irrinunciabile anche per chi lo vive "criticamente", non criticandolo, attenzione! Che è più difficile e non meno nobile di chi lo vive in termini missionari.
L'obiettivo che ci si doveva e che forse in qualche misura ci possiamo ancora porre, è che l'ora di religione cattolica o l'ora integrativa per coloro che non faranno questa scelta, diventi per quanto possibile, in una crescita, in un rapporto franco con le autorità ecclesiastiche, non attraverso tavole rotonde o consultazioni, ma attraverso la comunicazione l'un l'altro delle aspettative di quello che diciamo, non l'istruzione di "credi chiusi", ma siano l'illustrazione delle tematiche sulle quali i giovani faranno le loro scelte.
Il problema che io mi pongo è se mia figlia avrà nella scuola dal professore di religione, come io ho avuto la fortuna di avere, un insegnamento che la metta nella condizione di scegliere e di decidere un insegnamento che non la condizioni nel suo sviluppo di uomo e di cittadino.
La società e le forze politiche, quelle soprattutto che si riconoscono sulle posizioni laiche, nel prendere atto di un fatto storico, il Concordato con quello che comporta, hanno per altro la responsabilità, di concorrere ad aprire un dibattito con la gerarchia ecclesiastica che faccia sì che l'ora di religione sia vista, concepita, realizzata in questa funzione.
In questo senso mi pare che una partecipazione di tutte le forze politiche e un dibattito ampio all'interno della società civile probabilmente, potrebbe rimediare i guasti che il Concordato ha determinato.
Noi non abbiamo sottoscritto il documento predisposto dai colleghi della maggioranza. Ovviamente, poiché si è avviato il dibattito, ritiriamo la nostra firma dal documento precedente. Non l'abbiamo sottoscritto e non lo voteremo perché dobbiamo ricordare che alla Camera il nostro Partito ha dato un voto squisitamente tecnico per garantire la continuità del Governo.
Non ha dato un giudizio di valore sul documento, che non condivide e non approva, e quindi, in questa sede non può né condividere né approvare un documento che nel merito in quella sede non ha né condiviso né approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi, è veramente un peccato che su un tema di questo genere non siamo riusciti a trovare le condizioni per un approfondimento, un tema che è ancora aperto e di grande importanza sul quale occorre una notevole attenzione per evitare non utili rallentamenti nell'affrontare i problemi di un'emergenza sociale ed economica che toccano sempre la nostra Regione.
Io credo che il Consiglio debba discutere anche di questi temi; l' ho già sostenuto quando si parlava di problemi di politica estera e internazionali. Non sono temi fuori dalla nostra portata immediata e operativa. Questo di questa sera è un tema di grande rilievo e di grande importanza e il contributo nostro ha un significato, lo accennava già il Consigliere Ferrara. Quando noi nell'Ordine del giorno accenniamo e chiediamo di avviare, anche legislativamente, la normalizzazione degli insegnamenti alternativi, credo che diamo una indicazione, un suggerimento e un contributo importante.
Quando noi accenniamo di affidare, in modo adeguato, al Parlamento l'attuazione dei principi concordatari, recuperando quello che il documento di maggioranza a livello nazionale pone in conclusione, facciamo un'azione uno stimolo, una proposta, importante.
Dobbiamo evitare "guerre per sbaglio" su questi temi, che possono scaturire sia parlandone in modo non equilibrato, sia non parlandone. Non dobbiamo spezzare artificiosamente quelle iniziative, quegli schieramenti sociali, quelle volontà che oggi stanno guardando ai problemi della nostra Regione e a quelli più generali del nostro Paese con prioritaria attenzione.
Cito i temi dell'occupazione, della modernizzazione dell'apparato economico e i temi della qualità della vita.
Non è necessario drammatizzare questi argomenti, pur essendo di grande rilevanza, profondità e spessore, è necessario invece discuterne approfondirli, capire che ci sono anche delle divisioni che possono essere portate a sintesi in modo civile, perché il nostro Paese come la nostra Regione hanno bisogno di coesione pur sapendo che ci possono essere delle proposte diverse sui grandi temi.
Dobbiamo ricordare anche che da questa assemblea elettiva, dove purtroppo gli spazi operativi e di manovra sui grandi temi dell'economia e della qualità della vita sono ahimè! sempre più ridotti, ebbene, da questo organismo, noi possiamo trovare sempre la forza e la capacità di intervenire su quelli che sono problemi che toccano la pelle della gente in modo diretto. Quindi direi di far coesistere approfondimento e attenzione a questi problemi di civiltà e di cultura con gli altri che sono quelli più immediatamente legati alla nostra operatività.
Ritengo quindi che il votare questo Ordine del giorno non sia un fatto scandaloso, disdicevole o provocatorio, probabilmente una serie di concause non aiutano a trovare la migliore sistemazione, di questa discussione, per credo che bisogna arrivare al voto e, se è possibile in momenti successivi recuperare questo argomento, riverificarlo, seguire l'esperienza. Lo stesso accordo di maggioranza parla di momenti di verifica successiva per approfondire meglio e assestare questo importante aspetto del rinnovo del Concordato.
Quindi il Gruppo socialista ritira la firma dal documento precedente e sostiene il presente Ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere sig.ora Bergoglio.
BERGOGLIO E' doveroso l'intervento anche da parte del Gruppo della Democrazia Cristiana, anche se in questa fase il dibattito rischia di perdere la sua identità e il suo contenuto che voleva e vuole essere, almeno da parte nostra, un confronto corretto, un'affermazione delle proprie opinioni in merito ad una materia così complessa e così delicata.
I ricorrenti appelli alla libertà delle scelte e dei propri pensieri li abbiamo sentiti oggi, ma anche in altre sedi e in altre occasioni rischiano poi di essere vanificati sul piano concreto da integralismi che non hanno, in questo specifico momento, e su questo specifico tema, alcuna ragion d'essere se veramente, come molti di noi dichiarano, crediamo che la libertà della scelta della persona sia il valore primario da salvaguardare e da difendere.
Alla luce di queste dichiarazioni e di questi intenti diventano incomprensibili gli atteggiamenti che hanno prima ed oggi contraddistinto la posizione di alcune forze politiche che, in questo Consiglio, dichiarano di voler discutere e dibattere serenamente un problema che poi, invece, nei fatti, dimostrano di non essere interessate a discutere. Se questo è il tema, se la libertà della scelta delle famiglie e dei giovani, se avvalersi o meno di un insegnamento religioso nella scuola sono gli argomenti da discutere, i tatticismi che hanno contraddistinto alcune posizioni in questa sede sono francamente ingiustificabili e il rifiuto di discutere e di entrare nel merito di problemi così .importanti è la dimostrazione, a mio avviso - e questo è già stato sottolineato da altri colleghi - che in realtà il vero obiettivo non è discutere a fondo di questo problema semmai, creare qualche difficoltà, vera o presunta, ad una maggioranza di pentapartito che in sede nazionale e locale su questo tema esprime liberamente condizioni anche diverse e anche opposte.
Sappiamo benissimo che tra le posizioni che posso esprimere io in quest'aula e quelle che ha espresso il collega Marchini ci sono delle visioni di valori, di fatti e di opinioni radicalmente diverse. E vivaddio!, questa è veramente una scelta concettuale di libertà di espressioni e nei fatti.
Io non vado a sollevare critiche a quanto lui ha detto o alla storia che lui ha fatto sui Papi o rispetto alle posizioni più o meno note, più o meno piacevoli di questo o di quel Papa, perché questo non è il terreno su cui scendere. Sono valutazioni personali, che per certi aspetti non condivido, ma non è questo il tema che noi dibattiamo in questa sede.
Ho la preoccupazione che le tante polemiche che si sono fatte in questi giorni, molte non fossero basate sulla lettura attenta dei documenti e del testo dell'accordo che è stato precedentemente ed ora sottoscritto dal Ministro Falcucci e la Chiesa cattolica e quello successivamente portato in Parlamento.
Si ha l'impressione che alcune polemiche da parte di taluni siano più un pretesto per discutere che non una scelta obiettiva di elementi di confronto e anche di differenziazione, ma su un confronto corretto.
Nel dichiarare la nostra ferma intenzione che tutti possano liberamente, nell'ambito delle proprie convinzioni personali, fare delle scelte che siano rispettose delle posizioni diverse, rifiutiamo il concetto che questa sia una contrattazione quasi tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica. Il problema non può essere posto in questi termini, semmai sarebbe un problema di catechesi, di organizzazione delle strutture ecclesiali presenti nello Stato italiano.
Non è un problema dei cattolici, ma è un problema della libertà di coscienza. Intendo sottolineare questo aspetto. Se noi riteniamo come è nei fatti, nella storia, che nella cultura italiana, che nella storia del nostro Paese non si possa prescindere da questo tipo di impostazione, che è quella della visione cristiana e di come il cristianesimo ha influito nella realtà italiana sulla base di questa specificità della storia del nostro Paese ha un senso chiedersi se l'insegnamento religioso può essere ancora un fatto culturale o può non esserlo. C'è chi pensa che debba e possa esserlo e c'è chi non lo pensa. E' su questo terreno che si innesta un accordo tra lo Stato italiano, per la sua parte di responsabilità culturale all'interno della scuola italiana, e la Chiesa, per la specificità della materia, che deve essere regolata da norme diverse, se è vero, come è vero che c'è anche un valore religioso 'di questo tipo. Il problema può essere visto solo così.
Non si tratta tanto di un accordo sull'insegnamento religioso in Italia perché la Chiesa lo vuole o perché un'altra Chiesa non lo vuole. Non possiamo dimenticare nella nostra realtà storica le radici di un modo di essere della società italiana, i principi che sono radicati in molte persone e che molti non condividono. Rispettosamente dobbiamo trovare il modo di collocarci gli uni rispetto agli altri.
Dopo di che il problema di altre religioni,di altre Chiese va visto con la stessa visione e con lo stesso spirito per il contributo che hanno dato alla cultura italiana e per la presenza che rappresentano per molti cittadini. Certamente è auspicabile, sotto questo profilo, che si arrivi presto, come è nel contenuto del documento nazionale, ad una intesa con i rappresentanti di altre religioni, perché non ci sia soltanto in sede scolastica la scelta tra l'insegnamento della religione cattolica ed altro ma ci sia la scelta tra l'insegnamento della religione cattolica e di altre religioni sulla libertà di espressione delle persone e altri insegnamenti per chi non intenda avvalersi di un insegnamento religioso.
Questi sono i contenuti reali del discorso, questi sono i punti di partenza di un ragionamento sereno e pacato che tiene conto di fatti e non di velleitari integralismi che in questo momento, nel Consiglio regionale del Piemonte non hanno alcuna ragion d'essere. Mi stupisce l'atteggiamento di parti politiche importanti, il ragionamento di chi intende discutere seriamente un problema che per il fatto che in altra sede c'e stata un'intesa, abbandona totalmente il confronto. Sono temi validi indipendentemente dal fatto che il Parlamento abbia votato una mozione di fiducia su questo tema o che il Ministro abbia fatto un decreto qualche giorno prima o qualche giorno dopo.
Il problema di impostare correttamente la scelta rimane come rimane quello di non fare steccati o guerre di parte su questo tema.



PRESIDENTE

Hanno chiesto di parlare, nell'ordine i Consiglieri Ferrara, Brizio Rossa.
La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, malgrado l'esito e la conclusione di questa seduta credo che l'argomento che abbiamo af-frontato, ahimè! soltanto in fine di seduta, sia di eccezionale interesse, di grande importanza e non può essere concluso in questo modo.
Su questi argomenti un confronto serio, al di fuori di polemiche forse anche strumentali, tra le posizioni e l'approvazione di un documento che possa veramente rappresentare la voce del Consiglio regionale del Piemonte sia necessario, s'imponga.
Quindi le chiederei, signor Presidente, di sospendere la seduta e di continuare con la votazione e l'approfondimento dell'Ordine del giorno presentato la prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Ritengo la richiesta del collega Ferrara molto puntuale; il dibattito è stato avviato, positivamente.
Non possiamo mancare di prendere atto che un Gruppo importante, come quello comunista, dopo aver annunciato la non partecipazione al dibattito e al voto, ha in realtà attuato una graduale sistematica uscita dall'aula. E' questo un fatto che non ci sfugge e che contraddice le dichiarazioni ed il comportamento che sempre si sono seguiti nei dibattiti in questa aula.
Riteniamo il tema importante, da non dibattere solo in modo strumentale e tattico come si vorrebbe e poiché si è voluto introdurlo ci paiono motivate le richieste di ulteriore approfondimento.
Mi, associo dunque alla richiesta del collega Ferrara affinché la discussione continui e si passi al voto in una prossima seduta.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rossa si dichiara d'accordo.
Poiché viene constatata la mancanza del numero legale, si soprassiede alla discussione ed alla votazione di quest'ultimo ordine del giorno mentre si considera ritirato il primo ordine del giorno presentato.
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Debbo dire di essere stato nell'ultima fase del dibattito positivamente colpito dalla disponibilità al confronto; in verità, se si fosse dichiarata all'inizio o comunque se si fosse potuto avviare prima questo dibattito invece che a tarda ora, probabilmente non si sarebbero verificate le situazioni che si sono determinate.
Personalmente, prendo atto con favore della disponibilità a riprendere questa discussione e questo dibattito, perché l'argomento veramente lo merita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.
SANTONI Per quanto riguarda la richiesta di rinvio ci rimettiamo alla decisione del Presidente, anche se avremmo preferito che l'esplicazione del voto in tutta la sua crudezza avesse indicato, attraverso la conta dei numeri l'assenza di alcuni Gruppi politici dal dibattito su un problema di questa portata.
Prima della chiusura della seduta, se il Presidente aderirà alla richiesta che è stata fatta, vorrei segnalare una "errata corrige" da apportare alla deliberazione relativa a: l'Erogazione incentivi di produttività per l'anno 1985" e cioè di "confermare anche per l'anno 1986 i criteri già stabiliti dalla deliberazione della Giunta regionale 27/3/1985".



PRESIDENTE

E' un errore materiale. La deliberazione è già stata votata. Constatata la mancanza del numero legale, si soprassiede alla rivotazione della deliberazione.
Il Consiglio è riconvocato il giorno 30/1/1986.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.35)



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