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Dettaglio seduta n.29 del 21/01/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali del 21 e 28 novembre 1985 s'intendono approvati.


Argomento: Musei

Interrogazione dei Consiglieri Sestero, Adduci e Marchiaro inerente il Museo del Cinema


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" discutiamo l'interrogazione dei Consiglieri Sestero, Adduci e Marchiaro inerente il Museo del Cinema. Comunico che alle interrogazioni, l'una dei Consiglieri Sestero, Marchiaro, Adduci, Bontempi, l'altra dei Consiglieri Ferrara e Fracchia, inerenti la crisi dell'istituzione scolastica e il diritto allo studio, l'Assessore Alberton ha fornito risposta scritta, alla quale seguirà una comunicazione riassuntiva sull'edilizia scolastica.
La parola all'Assessore Alberton per la risposta all'interrogazione inerente il Museo del Cinema.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Sin dal mese di novembre, quando il problema esplose contattai il Sindaco di Torino, l'Amministrazione Provinciale di Torino ed i responsabili del Museo del Cinema al fine di svi-luppare un' azione congiunta e unitaria che tentasse di portare verso una soluzione finale il problema, o per lo meno, di definire in tempi più rapidi possibili un'azione di recupero dell'emergenza.
Da allora ha operato una commissione di lavoro formata da funzionari delle Amministrazioni comunale e regionale, al fine di individuare soluzioni di emergenza che potessero ridare vita nell'immediato alle attività del Museo del Cinema.
Si ipotizza la seguente articolazione: l'avvio immediato dei lavori per la ristrutturazione di Palazzo Chiablese quale sede espositiva. Questo richiede interventi di adeguamento alle norme di sicurezza e ai criteri più moderni e funzionali dal punto di vista museale.
Il secondo intervento è invece finalizzato a reperire una sede e alla allocazione della biblioteca.
Sono già stati condotti una serie di tentativi, anche se, sotto il profilo della scelta delle sedi, la responsabilità primaria è del Comune di Torino visto che la struttura si inserisce nel contesto della città.
Finora non si è ancora potuto pervenire alla allocazione della sede, ma i tentativi proseguono.
La terza allocazione è quella relativa alla sala di proiezione, sotto questo profilo sta andando avanti la prospettiva di allocazione del Museo del Cinema nei locali dell'ex cinema Massimo, con la prospettiva di creare un locale multisala che consenta sia di realizzare proiezioni gestite dallo stesso Museo del cinema, sia proiezioni per programmi promossi da enti pubblici o associazioni e che consenta di ospitare grandi manifestazioni quali sono i festival internazionali del "Cinema Giovani", i festival del cinema sportivo o altre simili.
E' ovvio che procedendo su questa strada in un primo momento si spezza l'unitarietà del Museo.
Per lo meno si dovrebbe riuscire a ridare vita e continuità alle sue attività per pervenire, nei tempi che non sono facili da programmare e prevedere in questo momento, a riportare a unitarietà l'intera attività.
Sono state riscontrate le disponibilità della Amministrazione comunale e dell'Amministrazione provinciale ad intervenire attivamente anche dal punto di vista finanziario.
Le spese previste, anche solo per sistemare provvisoriamente le diverse attività del Museo, sono piuttosto ri-levanti.Per il 1986 si ha una previsione di spesa intorno al miliardo e mezzo. Dobbiamo ricordare che la Regione Piemonte aveva già messo a disposizione circa 280 milioni nel corso dell'anno 1985 che non sono stati ancora utilizzati.
La Giunta è convinta che si debba fare ogni sforzo per ridare vita significato e attività a questa importante istituzione. Se dovesse trovarsi nell'alternativa di scegliere, non potrebbe che preferire un intervento di natura strutturale, anche a scapito magari di qualche manifestazione di carattere cinematografico nella Città o nella Regione, al fine di garantirci la possibilità che questo importante istituto possa proseguire nella sua attività.
Diamo garanzia che continueremo a seguire questo problema. La collocazione definitiva di queste attività - ripeto - dipende molto dalle scelte di natura urbanistica che farà il Comune di Torino.
Pensiamo, per esempio, alla destinazione finale del Palazzo degli Stemmi. Siamo impegnati soprattutto per cercare di riaprire il più in fretta possibile le attività sia espositive, sia di fruizione della biblioteca, sia di proiezione che il Museo è in grado di produrre e di garantire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Sollevammo la questione del Museo il 19 novembre con la presentazione dell'interrogazione e spiace dover riscontrare che sono passati dei mesi prima che se ne potesse discutere.
La sollevammo per due motivi, la sopravvivenza, e la sistemazione del Museo del cinema in primo luogo e in secondo luogo per l'interesse regionale per una soluzione che, con la sistemazione del Museo del cinema si possa far capo a questo istituto per una serie di attività culturali dell'intera regione. L'Assessore ci ha portato una serie di ipotesi che non hanno peraltro riscontro in nessun tipo di provvedimento nel Consiglio Comunale di Torino. Mi pare di capire che si è in una fase istruttoria e non ancora in una fase di impegni assunti. L'impegno assunto dall'Assessore di seguire la questione avrà come seguito alcuni provvedimenti ci sono per alcune questioni che non hanno ricevuto risposta.
Nel mese di ottobre il Consiglio direttivo diede le dimissioni e il fatto uscì con un certo rilievo sui giornali. Fu l'occasione per porre la questione del Museo del cinema.
Nel 1985 la Regione aveva un rapporto con il Museo del Cinema basato su una convenzione che scadeva il 31 dicembre. A tutt'oggi non ci risulta che tale convenzione sia stata rinnovata, quindi impegni finanziari non se ne sono assunti. Probabilmente, visti i tempi che si sono voluti dare al bilancio, gli impegni tarderanno ancora.
Non sappiamo se le dimissioni del Consiglio Direttivo sono state accettate o se sono state respinte, per cui anche su questo terreno ci vuole l'impegno della Regione visto che due membri del Consiglio direttivo sono nominati dalla Regione stessa.
Ci pare che ci sia incertezza nell'assumere gli impegni e nel prendere le decisioni, questo ci preoccupa e non ci lascia sperare, nonostante gli impegni presi dall'Assessore, per il futuro di quella istituzione.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione del Consigliere Fracchia inerente l'uso di sostanze anabolizzanti nell'allevamento dei bovini


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione del Consigliere Fracchia inerente l'uso di sostanze anabolizzanti nell'allevamento dei bovini. La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La risposta che avevo preparato in un primo momento è superata, il tempo non è passato però invano perché ci sono condizioni positive in merito all'uso di sostanze anabolizzanti negli allevamenti dei bovini, che ha avuto ultimamente molto risalto sugli organi di informazione, suscitando dibattiti e polemiche tra gli allevatori e nella pubblica opinione. E' materia molto delicata e complessa e non sempre chi ne parla o ne scrive ha la conoscenza necessaria per riferire con correttezza sul problema.
Stando ai fatti, si può evidenziare questa realtà. Gli estrogeni sono severamente vietati negli allevamenti italiani, ma sono permessi, per volontà dei governi nazionali, agli allevatori di paesi membri della CEE quindi in totale e diretta concorrenza con gli allevatori italiani. La stridente diversità è stata possibile in quanto non esiste in merito, o non esisteva in merito, una regolamentazione comune vincolante all'interno della Comunità.
Oggi non è più così perché i mini-, stri dell'agricoltura dei paesi membri della CEE,in seguito al pronunciamento del Parlamento europeo, hanno deciso di adottare all'interno della CEE una regolamentazione unica che dal primo gennaio 1988 vedrà equiparati tutti i paesi della stessa, tranne che la Gran Bretagna per la quale è stato previsto uno slittamento dei termini dal 1 gennaio 1988, data nella quale tutti i paesi dovranno dotarsi della stessa regolamentazione, al primo gennaio 1989. Si risolveranno sostanzialmente i problemi dell'allevamento zootecnico italiano e quelli dei consumatori italiani, i quali debbono sapere che il 40% della carne importata viene da paesi dove l'uso di queste sostanze è ammesso.
Questo determina condizioni di disparità sul piano della produzione economica nei confronti degli allevatori italiani, perché è dimostrato che l'uso di queste sostanze incrementa la produzione di carne di circa il 10 il che significa che su un capo bovino del valore medio di 3 milioni vi è un introito maggiore di circa 300.000 lire. Questo significa che, essendo l'utile per capo prodotto inferiore alle 300.000 lire, se non si determinano condizioni di parità, i nostri allevatori, che sono già sfavoriti dalle condizioni naturali dell'allevamento, non potrebbero continuare l'attività.
La parificazione della regolamentazione all'interno della CEE, se pure scatterà solo dal primo gennaio 1988 e per la Gran Bretagna dal 1989 creerà all'interno della Comunità condizioni di tutela dei consumatori e nello stesso tempo uguali prospettive economiche per tutti gli allevatori.
Per quanto riguarda i fatti denunciati nell'interrogazione l'Assessorato ne è a conoscenza limitatamente a quanto è stato pubblicato dagli organi di informazione. Notizie più precise non è possibile acquisire, in quanto le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, su mandato del Procuratore Capo del Tribunale di Cuneo, dottor Geraudo, sono coperte da segreto istruttorio.
Mi sembra importante poter ribadire in questa sede che né i servizi centrali dell'Assessorato all'agricoltura né il servizio decentrato di Cuneo hanno concesso ai signori, oggetto dell'inchiesta, sovvenzioni od altre agevolazioni per l'avvio ed il proseguimento della loro attività.
La Regione è impegnata ad avviare adeguate soluzioni, al di la delle questioni di carattere generale che sembrano avviarsi a soluzione e, in collaborazione con l'Assessorato alla Sanità, a dotare le Unità Sanitarie Locali delle strumentazioni tecniche necessarie per controlli validi severi e puntuali.
E' opportuno chiedere al Governo italiano di seguire questa problematica, perché il 1 gennaio 1988 si concretizzi la parificazione della regolamentazione all'interno della Comunità.
Il Piemonte ha una qualità di carne pregiata. La Giunta si farà carico di promuovere iniziative nei confronti della razza bovina piemontese.
Come i colleghi sanno, è sorto da anni nella nostra Regione un consorzio per la tutela e la promozione della qualità della carne della razza bovina piemontese.
La Regione è già intervenuta e continuerà ad intervenire perché questo va nell'ottica e nella direzione di difendere - gli allevatori che producono carni di qualità con le caratteristiche di salubrità previste dalla legislazione, e di garantire che, attraverso la promozione della tipicità della nostra produzione,, ottengano un adeguato reddito dai loro allevamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Ringrazio l'Assessore e ribadisco l'importanza del tema.
L'interrogazione, malgrado abbia ottenuto una risposta tardiva, ha portato qualche elemento chiarificatore in ordine alla legislazione CEE che entrerà in vigore dal 1 gennaio 1988.
Questa data,che dovrebbe unificare tutta la legislazione CEE, ha creato un notevole disorientamento nell'opinione pubblica e il calo dei consumi e del conferimento degli animali sui mercati.
Durante le festività natalizie solitamente i consumi tendono ad aumentare, negli ultimi quattro anni invece sui mercati principali di Cuneo, Moncalieri, Chivasso, Alba, Fossano c'è stata una diminuzione del 18% del conferimento di bovini.
Questo dato è molto preoccupante per cui nei due anni che intercorrono prima dell'entrata in vigore della nuova normativa unificatrice, la Regione dovrebbe farsi promotrice, in particolare per ciò che riguarda la parte sanitaria che spetta alle U.S.S.L. di maggiori controlli.
Facciamo attenzione, perché gli allevamenti specialmente quelli della Provincia di Cuneo, che è la più importante in Piemonte in questo settore diminuiranno ancora notevolmente. In questi due anni bisogna intensificare i controlli in modo che gli allevatori riescano a sopravvivere in attesa di trovarsi quasi in parità con i partner europei. La lettura dei giornali non tranquillizza certamente il consumatore. 'Un articolo de "La Stampa" del 28/12/1985 titola "Carne, un enigma in tavola", e poi "Mentre il macello di via Traves agonizza, sono fioriti in Provincia mille macelli privati che riforniscono clandestinamente i negozi". Se questo articolo dice il vero la situazione è preoccupantissima.
E' vero che anche i macelli privati dovrebbero essere controllati perché ai macelli privati può passare di tutto.
In provincia di Cuneo siamo molto sensibili a questi problemi, come allevatori più che come consumatori.
Non dimentichiamo che in Italia esistono nelle celle frigorifere 100 milioni di quintali di carne a spese del consumatore e che solo lo stoccaggio costa lire 25 al chilo per quindicina.
Ringrazio l'Assessore Lombardi della risposta e invito l'Assessore alla Sanità ad intensificare i controlli. Intanto aspettiamo di conoscere gli sviluppi dell'indagine svolta dalla Guardia di Finanza.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente il Piano trasporti a Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Pezzana inerente il Piano trasporti a Torino.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

La Regione ha approvato nel dicembre '79 il Piano regionale dei trasporti che è stato rivisitato con il secondo piano regionale di sviluppo 83/85 per quanto riguarda gli obiettivi generali e le politiche di intervento assegnate al settore dei trasporti.
E' intenzione della Giunta avviare all'inizio dell'86 gli studi per l'ag-giornamento del Piano regionale dei trasporti, da un lato, come è previsto dal Piano generale dei trasporti, in approvazione al Parlamento per l'approfondimento e la specificazione degli obiettivi e delle politiche di intervento a livello nazionale e regionale, dall'altro, come è previsto dalla legge regionale di delega alle Province, per il necessario riferimento per la pianificazione a livello subregionale.
Il Consiglio regionale pertanto verrà investito dalla politica dei trasporti proposta dalla Giunta in sede di definizione e di approvazione del Piano regionale dei trasporti. Per quanto riguarda il piano dei trasporti comunali, e nella fattispecie quello di Torino, attualmente la Regione non ha competenza circa la loro approvazione complessiva. Tale competenza è stata introdotta con la nuova legge regionale sui trasporti e viabilità approvata dal Consiglio il 7/11/1985 e ancora in fase di approvazione da parte del Governo.
Fino alla sua entrata in vigore, come in passato, la Regione esercita la propria funzione di programmazione circa il piano dei trasporti comunali nell'ambito delle proprie competenze specifiche e cioè: degli aspetti urbanistici, laddove gli interventi proposti modificano la destinazione d'uso del suolo e quindi diventano oggetto di istruttoria e di approvazione all'interno degli strumenti stessi degli aspetti infrastrutturali, come approvazione dei programmi e dei progetti relativi alle infrastrutture o impianti di trasporto e per la viabilità degli aspetti di esercizio e di materiale rotabile, come verifica sull'ammissibilità a contributo regionale, della rete dei trasporti e dei programmi d'esercizio proposti.
Al momento,attuale la Regione non ha nessun riscontro formale circa la stesura di un nuovo piano dei trasporti di Torino se non per quanto riguarda studi relativi ad approfondimenti settoriali, quali quello del nodo ferroviario, quello della metropolitana. Altre notizie ci giungono, ma senza nessuna predisposizione di atti concreti sui quali la Regione debba esprimersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Trovo preoccupante la parte finale che l'Assessore ai trasporti Cerutti, ha testé dichiarato. Che l'Assessorato non sia a conoscenza di un piano globale mi sembra estremamente grave anche se apparentemente questo sarebbe di competenza del Comune.
Il Piano dei trasporti della città di Torino ha un'importanza non solo locale, a parte il fatto che l'area di Torino ormai coinvolge circa la metà della popolazione regionale e va al di là dell'area prettamente cittadina ma coinvolge anche sul piano economico. Su Torino confluiscono zone piemontesi molto popolose, ne abbiamo avuto conferma quando si è parlato dei tagli dei rami secchi.
Come giustamente ricordava l'Assessore Cerutti, il Consiglio regionale ha approvato il 20 dicembre scorso le nuove leggi generali sui trasporti e sulla viabilità che, oltre ad organizzare il decentramento e la delega dei poteri ai Comuni e alle Province prevede all'art.10 - qui credo di poter contraddire l'Assessore - che è "competente l'Ente regionale per l'attività di verifica e approvazione dei programmi e dei progetti di massima ed esecutivi, per il controllo della sicurezza degli impianti e per gli investimenti in materiale rotabile, infrastrutture e impianti fissi".
L'art. 12 dice che soprattutto "alla Regione spettano compiti di pianificazione e programmazione".
Sul nuovo Piano dei trasporti torinesi c'è un incredibile balletto di cifre: numeri e ipotesi che non sono mai stati verificati concretamente. Il cambio delle Amministrazioni ha provocato poi un nuovo sconvolgimento delle carte e alle discutibili proposte precedenti se ne sono aggiunte delle altre che aumentano la confusione e il pressappochismo.
Per esempio, abbiamo saputo dai giornali che era in progetto, ma poi non se n'è più parlato, una "autostrada urbana".
I criteri fondamentali che devono guidare sia il nuovo Piano dei trasporti torinesi che l'azione di verifica della Regione - su questo non vedo traccia nella risposta dell'Assessore Cerutti - sono i seguenti.
Il Piano dei trasporti deve essere strettamente collegato al piano territoriale di sviluppo urbano se si vuole che i trasporti siano legati concretamente alle necessità della città e non soltanto della città ma anche di tutta la massa di persone che vive intorno al capoluogo e sul quale fa riferimento per motivi di lavoro. Questo significa che se si vuole salvare, per esempio, il centro torinese dalla congestione e dare vita alle periferie, bisogna spostare il terziario dal centro sfavorendo l'afflusso dei mezzi privati nelle zone centrali, cosa che invece il piano Rolando Vindigni non prevedeva, anzi, favoriva.
Il progetto che ho appena citato di Rolando - Vindigni e anche l'attuale di Ravaioli (ma di questo purtroppo non siamo a conoscenza tranne del fatto che sta continuando l'attuazione del piano precedente) vanno in direzione contraria a questa favorendo il congestionamento del centro storico della città. Bisogna riformare totalmente il sistema ferroviario della città e i suoi collegamenti con le zone circostanti.
Per esempio, l'attuale tracciato risale al piano programmato 130 anni fa, per una Torino che aveva 150.000 abitanti, tutti compresi tra il Po e Piazza Statuto. Oggi quindi ogni scelta che preveda di quadruplicare l'attuale tracciato è destinata al fallimento perché non risolverà i problemi di Torino.
I nostri dubbi sono stati anche illustrati nell'83 dall'ing. Gianni Abate delle Ferrovie dello Stato sul periodico "Nuova società" del 12/3/1983, periodico strettamente legato all' amministrazione precedente.
Voglio citare l'opinione di Abate proprio perché l'autorevolezza della sua posizione è una fonte non dubbia di un tecnico.
Diceva: "Malgrado la più avveduta programmazione delle fasi di lavoro le modifiche all'armamento, agli impianti elettrici, agli apparati di controllo devono essere eseguite senza interferire con il funzionamento degli stessi impianti da trasformare, imponendo durante tutto il periodo dei lavori una pesante penalizzazione che si viene ad aggiungere a quella esistente, con gravi riflessi sul traffico ferroviario, sia per i viaggiatori sia per le merci. Soprattutto il traffico delle merci, a causa del peso politico minore,ne subirà il danno maggiore". Sembra di sentire una Cassandra.
Continuava l'ing. Abate: "Inoltre durante la realizzazione si renderà necessario far confluire ai cantieri di posa dei nuovi binari tutti i materiali occorrenti, rotaie, traverse in cemento armato, precompresso in legno, materiale minuto di armamento, deviatoi e altri materiali per parecchie migliaia di tonnellate, con un movimento di carri che dovranno essere smistati e selezionati nelle stazioni limitrofe ai cantieri medesimi. Tutto ciò porterà alla sovrapposizione di un traffico di servizio che si aggiungerà a quello di esercizio che,con sufficiente attendibilità prevediamo in costante aumento negli anni a venire. Il risultato sarà la congestione totale del traffico ferroviario nel nodo di Torino con le conseguenze economiche che potete immaginare". "Sotto l'aspetto economico è bene rilevare - continua l'ing. Abate - che nel piano delle Ferrovie dello Stato vi sono spese non visibili e valutabili in fase di programmazione dei lavori, quali ad esempio le spese per il personale addetto alla sorveglianza delle apparecchiature di controllo e di circolazione, di adattamento provvisorio degli impianti, spese che non possono essere tenute in debito conto nelle stime previsionali, ma che comunque hanno un peso notevolissimo sul costo definitivo delle opere, in quanto insorgono senza la possibilità di evitarle man mano che si procede nell'esecuzione dei lavori sia per soddisfare le esigenze costruttive sia per esigenze di compatibilità con l'esercizio ferroviario".
Come appare anche dalle dichiarazioni di Abate il quadruplicamento in asse avrà conseguenze sui trasporti torinesi e i progetti di cui fino ad oggi si è a conoscenza non ne tengono minimamente conto.
La Giunta si esprimerà su questi argomenti? Non mi sembra che l'Assessore Cerutti abbia espresso qualche opinione.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Si è già espressa.



PEZZANA Angelo

Ma neanche per sogno! Terrà conto di queste indicazioni? Cosa prevede la convenzione tra Ferrovie dello Stato, Comune, Regione e Soc. Satti per la realizzazione del quadruplicamento Stura, Porta Susa? Faccio presente che su questo argomento c'è già una mia interrogazione che non vorrei avesse tempi di risposta lunghissimi. Alla mia interrogazione dell'11 ottobre avete risposto oggi, in barba a qualsiasi regolamento, ho ricevuto risposta ben dopo 3 mesi e mezzo. Non mi sembra questo un modo coerente di comportarsi. Apro una parentesi. I Capigruppo avrebbero dovuto avere venerdì il programma annunciato dal Presidente Beltrami, mentre invece né io né altri Capigruppo l' hanno ricevuto. Chiedo se l'altra interrogazione avrà miglior sorte di questa.
Il sistema della metropolitana leggera riguarderà 2.500.000 persone quindi riguarda metà della popolazione del Piemonte. Sono 105 chilometri in totale di cui 70 in superficie che oltre a condizionare il traffico durante lo svolgimento dei lavori, ingabbierà Torino in un reticolo di barriere invalicabili; queste creeranno almeno 200 punti di attraversamento obbligato sui quali si concentrerà la circolazione creando onde di ingorgo tali da paralizzare il traffico ostacolando pericolosamente i mezzi di pronto intervento e protezione civile, senza parlare dell'illusoria sicurezza garantita dai semafori cosiddetti intelligenti.
Il tracciato della metropolitana leggera si dirimerà tutto dal centro cittadino per raggiungere località esterne alla città, andando persino a duplicare i tracciati di linee ferroviarie già esistenti . Analizziamo le linee 1, 3 e 4, e la linea 3 è oggetto di ripetute proteste che quotidianamente i giornali riportano. Queste linee raggiungono punti già serviti dalle linee ferroviarie di Moncalieri, Venaria, Nichelino; tra l'altro, una tratta raggiunge il castello di Stupinigi, località che non mi sembra- certo gremita di abitanti. Questa gabbia ferrata con le sue barriere di protezione penalizza i pedoni, soprattutto bambini, anziani ed handicappati. Si colpiranno in questo modo le categorie più deboli. Sarà inoltre di grave pregiudizio per la vita economica e sociale dei quartieri.
Tutto quello che oggi si può raggiungere attraversando un corso, domani non lo sarà più. Per avere una piccola idea di quello che accadrà basta constatare quanto è successo in Corso Toscana e nel quartiere delle Vallette. I mezzi di trasporto, i cosiddetti maxi-tram, jumbo-tram che dir si voglia, avranno enormi difficoltà di transito per le vie di Torino, con una velocità commerciale di poco superiore ai 20 chilometri orari, mentre gli attuali mezzi di trasporto viaggiano a 16 chilometri orari.
Mi chiedo se è possibile, per aumentare la velocità di soli 4 chilometri orari, che si debbano spendere 3 mila miliardi per un surrogato di metropolitana, che non sarà concorrenziale ai mezzi individuali, non riducendo quindi la massa di autovetture in circolazione e la fame crescente di parcheggi.
I maxitram sono una presunzione di modernismo, e qui occorre citare l'opinione di un capitalista che di queste cose se ne intendeva che era Henri Ford II.
Henri Ford II negli anni 70 aveva dichiarato: "I trasporti urbani attuali risultano superati, perché basati su tecnologie vecchie di cinquanta anni, ma solo presentati con un imballaggio moderno".
A prescindere dai numerosi errori commessi, durante la progettazione e la stipula dei contratti, incompatibilità, per esempio, fra i cassoni e i gruppi motore delle vetture, mancanza di progetti esecutivi definitivi difficoltà di manovra in curva dei mezzi e soprattutto la deliberata irresponsabilità di ordinare 100 vetture prima ancora che si apprestassero le linee, vi è il grosso problema dell'inutilità di questa linea. All'origine del progetto "Vindigni Rolando" la linea 3 era da mettere in opera, dopo la verifica dell'intero sistema data la scarsa utilità di un servizio su quel tracciato. La stessa amministrazione, prevede che la portata massima della linea sarà di 2000/2500 viaggiatori all'ora, che è la portata normale attuale delle linee tranviarie.
Perché quindi spendere tutti questi miliardi, 125 per la precisione per una linea inutile? Questo lo chiedo all'Assessore.



CERUTTI Giuseppe,Assessore ai trasporti

Non è competenza nostra, Pezzana.



PEZZANA Angelo

Dopo leggerò, per ricordarle all'Assessore, le competenze della Regione. Il vero motivo deriva dall'evidente imbarazzo dell'amministrazione nel giustificare la spesa iniziale per l'acquisto dei maxitram, che rischiavano di non essere utilizzati affatto. Per parlare di un progetto regionale dei trasporti, non si può prescindere da quello che sarà il progetto, che riguarda metà della popolazione della Regione, non si pu dividere a pezzettini, se no poi, si fa sempre lo scarica barile su competenze altrui. L'attuale Amministrazione, e questo credo forse sia l'unico complimento che le rivolgo, è che fortunatamente è intervenuta per bloccare la fornitura di 51 maxitram e per convertire i rimanenti 49 in tram normali ed è anche intervenuta per bloccare la costruzione del nuovo deposito di queste vetture, noto come "Gerbido 2".
La scelta dei maxitram e della linea -3 , quindi, rappresenta ancora oggi una pesante eredità, non si può subire il ricatto di 49 carrozzoni inutilizzabili. Per paura di sprecare un centinaio di miliardi, che era il costo dei tram inutilizzati, si avvia un progetto che ne costa 4 mila mal spesi e con conseguenze, queste sì, gravi, per la nostra città.
Visto che l'Assessore Cerutti mi ricordava quali erano le competenze della Regione, molto brevemente concludo.
La Giunta Regionale è competente per i servizi interregionali anche se la parte non prevalente del percorso si svolge nel territorio di un'altra Regione finitima.
Relativamente agli investimenti in materia rotabile, in infrastrutture in tecnologie di controllo, in officine deposito con le relative attrezzature in sedi ed impianti fissi è competente la Giunta Regionale.
Per l'attività di verifica e approvazione dei programmi e dei progetti di massima ed esecutivi relativi ad infrastrutture, impianti anche urbani, ivi comprese le stazioni, è competente la Giunta Regionale.
Per l'attività di partecipazione al controllo della sicurezza degli impianti fissi, dei veicoli destinati all'esercizio dei trasporti è competente la Giunta Regionale. L'art. 12 della legge sui trasporti stabilisce al punto a): che la Regione predispone il piano regionale dei trasporti, in armonia con gli indirizzi di politica nazionale, secondo le indicazioni e quale specificazione settoriale del piano di sviluppo socioeconomico; al punto d ): provvede all'approvazione dei programmi provinciali di attività e di spesa svolgendo azione di coordinamento e controllo sull'attività delegata; al punto e):la Regione stabilisce indirizzi, criteri e procedure per la formazione e approvazione dei piani dei trasporti e di circolazione e traffico comunali.
Mi sembra che tutto questo smentisca la presunta non competenza della Regione la quale demanda, quando sono in gioco interessi grandissimi e piani di futuro sviluppo, non solo per la Regione ma anche per Torino e tutto l'assetto regionale, dicendo che le competenze sono altrui. Mi sembra che queste competenze regionali siano materia sufficiente per far riflettere l'Assessore Cerutti, che mi auguro vorrà riflettere su queste annotazioni che questa mattina gli ho fornito, e la Giunta Regionale e il Consiglio nel suo complesso, perché rischiamo di trovarci 25 anni di sovvertimento dei trasporti, senza che la Regione abbia applicato quelle che in realtà sono le sue competenze.


Argomento: Norme generali sui trasporti - Viabilità

Interrogazioni dei Consiglieri Bontempi, Rivalta e Guasso e del Consigliere Mignone inerenti la grande viabilità Autostrada Torino - Pinerolo e il nuovo tratto autostradale tra Asti e Cuneo predisposto dalla SAGAT


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni dei Consiglieri Bontempi Rivalta, Guasso inerente la grande viabilità Autostrada Torino - Pinerolo e del Consigliere Mignone inerente il nuovo tratto autostradale Asti e Cuneo.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Rispondo a queste due interrogazioni che riguardano dichiarazioni apparse sui giornali torinesi, delle quali ovviamente non sono responsabile né condivido e che ipotizzano un'autostrada o la vecchia autostrada di collegamento fra Torino e Pinerolo da un lato e Casale - Asti - Cuneo dall'altro.
Le dichiarazioni di alcuni colleghi di altre amministrazioni, riportate dalla stampa, sono frutto di loro esclusiva valutazione, non trovano assolutamente da parte regionale alcun riferimento o alcuna accettazione che porti a modificare le scelte che il Consiglio ha fatto.
Il piano decennale dell'ANAS approvato dal Consiglio e lo stralcio di convenzione sottoscritto prevedono il collegamento con Pinerolo con interventi sulla statale 23 e sulla statale 589 dando per scontata la statale 589 come collegamento e prosecuzione di asse pedemontano attorno al territorio del Piemonte.
Le scelte fatte a suo tempo dal Consiglio, confermate dai comprensori di Torino e di Pinerolo (salvo valutazioni di tipo diverso: Torino per il potenziamento della statale 589, Pinerolo per il potenziamento della statale 23) hanno comunque scartato l'ipotesi di collegamento di tipo autostradale.
Le due grosse dorsali, costituite dalle statali 589 e 23, sono collegate da una strada provinciale al centro, a ridosso del castello di Stupinigi dove c'è la penetrazione della 23, la Regione anziché collegare il Drosso con la circonvallazione di Orbassano stava valutando l'opportunità di collegarlo in modo che questa strada provinciale possa indifferentemente servire sia un tipo di traffico, sia l'altro concentrando l'inserimento su Torino, alleggerendo di conseguenza l'area di Stupinigi e alleggerendo l'altra area di penetrazione Moncalieri - La Loggia - Carignano.
Questo è l'unico studio che la Regione sta svolgendo oltre alla definizione dei progetti finalmente concordati con l'ANAS e i Comuni interessati, partendo da Airasca, in modo che le due direttrici, verticale ed orizzontale, trovino, attraverso una variante, un opportuno collegamento che consenta di ovviare a questo imbuto e oltre alla prosecuzione poi dall'altro lato della strada provinciale, con il passaggio di questa strada all'ANAS, un suo collegamento, un miglioramento fino a Cumiana; a quel punto occorrerà una valutazione sulla possibilità di intervenire a Pinerolo.
Questo è l'unico atto ufficiale che l'ANAS e la Regione Piemonte hanno fatto su quel tratto.
Per quanto riguarda l'autostrada Asti - Cuneo, che tanto scalpore ha fatto anche nell'ambito della Camera di Commercio e della Amministrazione provinciale di Cuneo, devo dire che anche quella è una proposta venuta da parte di amministratori locali.
Le scelte della Regione Piemonte rimangono inalterate e sono quelle del piano decennale. La continuazione dell'attuale superstrada che oggi ha raggiunto Isola d'Asti e che dovrebbe proseguire su Bra - Alba e di conseguenza Fossano - Cuneo è prevista nel piano e nei finanziamenti ANAS.
Su richiesta del Presidente del Gruppo comunista relazionerò in sede di Commissione domani, proprio per riferire sulla compattezza del piano nostro, del piano stralcio Anas (triennale) e di conseguenza sulla norma di comportamento attuativo che fa punto di riferimento alle scelte che il Consiglio ha fatto. Devo anche dire a sostegno di questo che per fare le autostrade occorrono i finanziamenti. I colleghi sanno che sono stati deliberati dal Cipe 1000 miliardi per il piano autostradale italiano. La Regione Piemonte ha avuto due investimenti, uno fuori quota di 150 miliardi per il completamento del Frejus, il secondo, di 140 miliardi, per il raddoppio della Torino - Savona, il completamento della tangenziale di Torino come svincolo di Bruiere, il collegamento del Drosso e il collegamento tutto ancora da definire della Malpensa attraverso una bretella dell'autostrada Torino - Milano e la sua variazione.
Sulla linea Chivasso c'è l'arretramento del casello fra Chivasso e Rondissone, per la liberalizzazione di quel tratto autostradale consentendo di utilizzare quel tratto di autostrada Torino - Milano come circonvallazione e realizzando due piccole bretelle su Chivasso in modo di alleggerire automaticamente tutto il tratto.
Queste sono le scelte della Regione, non c'è nessuna motivazione per rivedere questa presa di posizione, fuorché quegli atti che le società autostradali, compatibilmente con il loro piano e con le loro risorse possono proporci su autostrade già in atto che devono essere potenziate migliorate, adeguate a delle scelte strategiche, tra le quali quella di liberalizzare la tangenziale di Torino per inserirla in un discorso di collegamenti di tipo urbano in modo da facilitare la pendolarità e la percorrenza nell'area torinese.
Queste sono le scelte programmatiche che la Regione ha fatto e che mantiene di comune accordo con l'ANAS e con le società autostradali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Registro con soddisfazione le affermazioni dell'Assessore, in particolare la conferma delle scelte che abbiamo compiuto dopo il lungo dibattito nel 1984, quando abbiamo definito in Consiglio la nostra proposta per il piano decennale. La nostra perplessità al momento della presentazione dell'interrogazione riguardavano la disinvoltura con cui personaggi che hanno ruoli importanti in enti come la Provincia di Torino ritenevano di proporre soluzioni, tra l'altro clamorosamente contraddette anche dal percorso che ha avuto questa vicenda.
Vorrei ricordare che si sono già pagate le penali alle ditte che avevano avuto gli appalti per l'autostrada, che poi non si fece mai.
Sarebbe una bella vicenda all'italiana, degna delle prime pagine dei giornali e non solo di quelli italiani, se decidendo di fare le autostrade le ditte appaltatrici venissero pagate prima, per non averla fatta, e poi magari per farla.
A me pare elemento clamoroso, non secondario che richiede attenzione.
L'uscita disinvolta della Provincia ha riaperto una sequela di discussioni in un quadro di confusione e di incertezza.
Chiederò all'Assessore Cerutti il testo scritto della risposta all'interrogazione per metterla a disposizione di quanti, organi di stampa o cittadini, volessero conoscere la posizione della Regione, che è stata esplicita stamattina.
Devo anche dire che si è aggiunta un'altra perplessità, caro Cerutti ancora più consistente, che non riguarda il comportamento di un Assessore provinciale e la confusione che è nata da questo comportamento. Esamineremo l'argomento in Commissione domani e mi auguro che si faccia poi un dibattito in Consiglio. La decisione dell'ANAS sul piano triennale purtroppo non ha recepito tra le priorità triennali quella del collegamento con Pinerolo, le soluzioni che qui vengono descritte dall'Assessore. Questo è molto grave, perché la situazione non è più sostenibile, non a caso ,era stata inserita tra le priorità-devo darne atto all'Assessore- chiunque percorra quella strada lo sa, sta diventando una delle questioni del Piemonte. Il piano triennale dell'ANAS non comprende questo collegamento e non si può dire che c'è ancora dell'indeterminatezza perché nella dizione che accompagna la votazione delle commissioni parlamentari si parla di "interventi sulla tangenziale quantificati", da definirsi sulla base dei progetti e delle intese che erano state stabilite. Quindi non è indeterminatezza, comunque è sparito il collegamento con Pinerolo. Questo ritardo è inammissibile e vorremmo capire come certe decisioni vengono prese dall'ANAS. Ricordo ancora all'Assessore che venne votato un ordine del giorno in Consiglio regionale, che si riferiva ad una somma molto alta su cui avevamo fatto il nostro programma e nel quale si diceva che, qualora la somma fosse stata ridotta, avremmo chiesto di tornare qui per definire le priorità concorrenti alla somma esistente.
Purtroppo è avvenuta una scelta non si sa come, non si sa dove.che taglia fuori questo collegamento. Ecco il punto del collegamento con l'autostrada.
L'altro elemento di preoccupazione è che non è previsto un collegamento. Chiedo se non sia questa la vera piattaforma di lancio dell'autostrada. E' chiaro che i pinerolesi o chi percorre quelle strade di fronte al procrastinarsi sine die dell'intervento, chiedono o col forcone o senza forcone un collegamento. Chi sono i manovratori di queste operazioni? Noi vorremmo saperlo nell'incontro in Commissione, attraverso le audizioni, attraverso il dibattito in Consiglio, per capire se in fondo attraverso la sottrazione di questa priorità stabilita dalla Regione e ribadita oggi con chiarezza dall'Assessore, se, non ci sia in realtà un alibi forte per far si che quello che nessuno ha deciso, che magari 'è nella testa di qualcuno, venga rilanciato come soluzione autostradale, a cui - ripeto - siamo contrari per vari motivi e non lo siamo solamente noi.
C'è poi una storia clamorosa che va letta alla luce di questa vicenda di somme pagate a più titoli e non so se non incorriamo in lesioni non solo dei principi di opportunità ma anche delle regole dello stato di diritto.
Le mie perplessità non derivano quindi dalla risposta, ma derivano dai fatti, dalle responsabilità. Questo esito, oggi conosciuto, mi sembra fonte di preoccupazione che motiva il ritorno sull'argomento, anche se è importante e utile la risposta netta da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ho acceduto alla risposta perché mi rendo conto che l'argomento sollevato dalla mia interrogazione rispetto alla metodologia con cui si è venuti a conoscenza di varie proposte è la stessa, anche se ovviamente dal punto di vista territoriale riguarda un'altra zona, vale a dire l'ipotesi di una costruenda autostrada Cuneo - Asti. Devo dire che ho cercato di rispettare la natura di questi istituti, quindi non forzandolo come altri che attraverso le interrogazioni cercano di fare dei dibattiti di ordine generale.
Mi sono limitato a quella che era la specificità di questi istituti.
Letta una certa notizia sui giornali, ho chiesto alla Giunta quanto vi era di verità nei fatti e quali erano le prospettive di sviluppo delle cose annunciate. In questa notizia, che è apparsa sui giornali, vi sarebbe anche stata la proposta concreta avanzata da una società e, a quanto pare, anche sostenuta da alcuni Enti locali di realizzare una nuova autostrada nel tratto Cuneo - Asti. Addirittura dai giornali risultava che vi erano rispetto a questa proposta, già indicazioni finanziarie precise, vi era indicata una tempistica di realizzazione divisa per lotti nel tempo, come se in realtà noi fossimo in presenza di un progetto esecutivo già praticamente avviato e ormai pronto al decollo nella sua fase di realizzazione.
Poiché avevamo verificato che questo non rispondeva alle indicazioni del piano regionale, abbiamo voluto chiedere alla Giunta se vi era stata una modifica dell'atteggiamento rispetto a questo e se vi erano delle nuove prese di posizione rispetto alle indicazioni di piano e a questo tipo di proposta. La cosa ci aveva maggiormente stupito perché con un gioco di anticipo (usando un termine calcistico quanto mai brillante) questa notizia veniva divulgata a pochi giorni da una riunione in cui veniva ufficializzata la notizia del raddoppio della Torino - Savona e, quindi per certi aspetti ci è anche parso che vi fosse una sorta di competizione fra questa proposta che veniva da una società e quella del raddoppio che invece era un'indicazione da lungo perseguita e peraltro contenuta anche in tutti i documenti di indirizzi programmatici da parte della Regione e anche dello Stato e dell'ANAS. Quindi un qualche sospetto - anche per questa ragione - ci è venuto da questa proposta. Prendiamo atto delle indicazioni che ci vengono dall'Assessore e dalla Giunta, nel senso che rispetto alle indicazioni del piano nulla è cambiato, poiché si mantiene l'obiettivo di migliorare il collegamento viario tra queste due località, ma che per questo obiettivo si è già lavorato e ancora si sta lavorando attraverso un miglioramento complessivo che prevede circonvallazioni che evitano l'attraversamento dei centri abitati, che vede una serie di svincoli meglio raccordati, che vede una serie di interventi volti all'allargamento della sede viaria e ad un suo maggior scorrimento.
Mi sembra questa peraltro una soluzione che tiene anche conto del fatto che un intervento autostradale in quel territorio (che andrebbe ad occupare in modo consistente), con la manomissione di terreni che hanno una vocazione agricola molto qualificata provocherebbe non pochi contrasti e dissensi a livello locale con una categoria che in una provincia come quella di Cuneo ha una rilevanza fondamentale come quella degli agricoltori. Quindi mi pare che vi sia stata una risposta corretta da parte della Giunta nel ribadire le scelte contenute nel piano e questo ci è di conforto.
Credo anch'io, così come ricordava il collega Bontempi, sia pure in riferimento a un'altra realtà territoriale, che a questo punto davvero sia opportuno sviluppare in commissione, e anche in aula, un dibattito complessivo su quello che è oggi lo stato di attuazione del piano regionale dei trasporti e della viabilità, tenendo conto delle cose che da quando fu approvato (mi pare nel 1980 o addirittura nel 1979) si sono nel frattempo realizzate. Quanto di quel piano oggi è divenuto realtà e quanto anche delle indicazioni contenute nel piano triennale, ormai giunto alla sua approvazione, concorrono a dare, adesso, concreta attuazione.
Credo che sia giunto il momento per fare in quest'aula un dibattito sui contenuti del piano, sulla sua realizzazione e anche sulle sue prospettive.
Mi pare, peraltro, e concludo, che nel programma della Giunta vi sia un indicazione rispetto, non dico ad un secondo Piano regionale dei trasporti ma comunque ad un suo aggiornamento, ad una sua ridefinizione, tenendo conto degli sviluppi che ci sono stati in questi anni.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Paris inerente la circonvallazione nel Comune di Borgone


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Paris inerente la circonvallazione nel Comune di Borgone.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Come giustamente riferisce l'interrogante, il progetto in questione fu approvato dal Consiglio di amministrazione dell'ANAS nel luglio 1984 quindi la direzione generale procedette alle pratiche relative all'appalto dei lavori, al loro finanziamento per cui erano state già destinate le somme necessarie al cap. 105/84 del bilancio.
Mentre l'iter era in corso, il decreto del Ministro dei Beni Culturali del 21/9/1984 introduceva nuovi vincoli, ai sensi della legge 1497 del 1939, e in particolare nel caso in questione il vincolo di 150 mt, di inedificabilità dalle sponde dei fiumi. Pertanto la direzione generale dell'ANAS sospese l'iter dell'appalto rinviando il progetto al compartimento affinché provvedesse all'integrazione dei pareri secondo la nuova normativa introdotta dal suddetto decreto e da quello successivo del 27/6/1985, poi convertito in legge 431 dell'8/8/85.
Il compartimento ha quindi inviato in Regione il progetto per l'approvazione prevista ai sensi della materia delegata nella tutela del paesaggio e delle bellezze naturali dell'art. 82 del D.P.R. 616, a cui la Giunta regionale provvide con nuova deliberazione di approvazione.
Nel contempo il progetto subì alcune modifiche di carattere tecnico per adeguarlo sia alla normativa antisismica, essendo i comuni interessati di Villarfocchiardo in particolare e di Borgone dichiarati sismici dalla legge nazionale, nonché alle richieste avanzate dalle Ferrovie dello Stato nel concedere il proprio nullaosta all'attraversamento della ferrovia Torino Modane.
Allo stato attuale il progetto risulta pronto per l'invio alla direzione generale per la riapprovazione e il conseguente definitivo appalto, che il compartimento ANAS intende fare entro il mese di gennaio o al più tardi a febbraio.
Se non sopravverranno ulteriori impedimenti, come la recente pubblicazione del vincolo delle aree in inedificabilità totale e sottoposte a formazione di piani paesaggistici da parte del Ministero dei Beni ambientali, ai sensi della citata 431, si può ragionevolmente pensare che le opere potranno essere appaltate entro l'inizio dell'estate del corrente anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Ringrazio l'Assessore per la risposta precisa. Le sarò grato Assessore, se mi farà avere una copia del suo intervento che trasmetterò al Comune.
Mi rammarico soltanto del fatto che il Comune abbia scritto diverse volte (almeno da quanto mi dice il Sindaco) senza ricevere mai risposta ora rientra nell'abitudine e nell'educazione mandare risposta! Per ciò che riguarda l'Anas la rimprovereremo. Però le lettere di segnalazione del 28/9/83, del 27/10/83, del 2/10/84 che sono arrivate in Regione non hanno mai avuto risposta, ingiustificatamente. Se la Regione provvede per parte sua a rispondere, quando riceve una richiesta da parte di una Amministrazione Comunale, fa bene.
Mi auguro che quanto Lei ha detto non sia soltanto un auspicio, un augurio, ma che si possa realizzare.
Il tunnel del Frejus non l' ho fatto io ma già esiste; il transito di mille TIR al giorno, fra i quali molte autobotti con prodotti nocivi (le famose bombe chimiche), argomento del quale si è già interessata molte volte la Comunità montana alta e bassa Val di Susa, è una realtà che occorre ricordare sempre.
Tutto è urgente; questi 150 miliardi "fuori quota" dei quali Lei ha parlato, servono (se basteranno) a completare il tratto Susa Bardonecchia, mentre nulla, mi pare, ci sia ancora da Rivoli fino a Susa.
I punti caldi sono: Borgone (perché c'è lentezza di traffico, ma soprattutto occorre tutelare l'incolumità delle persone e, ricordo che ci sono stati sette morti) ed Avigliana. Anche il problema (che io non ho presentato) del nodo di Avigliana che investe il collegamento con la val Sangone, deve essere risolto in tempi brevi.
Io, che sono un pendolare della Valle di Susa, sostengo che è inammissibile che occorrano in certe ore e in certi giorni, ' 37 minuti per percorrere i 3 km, da Avigliana a Ferriere di Avigliana.
Quindi occorre risolvere presto il problema delle circonvallazione di Borgone e trovare una soluzione a minor danno per l'agricoltura e che tenga conto del tracciato futuro della autostrada per Avigliana.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Valeri e interpellanza del Consigliere Staglianò inerenti la Cooperativa Piemonte Formaggi


PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde congiuntamente all'interrogazione del Consigliere Valeri e all'interpellanza del Consigliere Staglianò inerenti la Cooperativa Piemonte Formaggi.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Le interrogazioni presentate dai colleghi Valeri e Staglianò hanno un precedente in una interrogazione che abbiamo discusso nel mese di novembre scorso sulla situazione determinatasi presso la Cooperativa Piemonte Formaggi, la quale ha rilevato l'ex Caseificio Papa, in relazione all'applicazione dell'accordo che era stato stilato al momento del rilievo da parte della Cooperativa dell'ex caseificio.
La vicenda è nota ai Consiglieri per il rilievo che ha avuto, anche attraverso gli organi di stampa e per la situazione di tensione che si è creata in relazione a tre ex dipendenti del Caseificio Papa che non sono stati riassunti dalla Cooperativa Piemonte Formaggi. Gli sviluppi della vertenza ci hanno portato a dovere riprendere in considerazione il problema attraverso un incontro con le parti. All'incontro era presente il collega Staglianò, e mi spiace di non avere potuto parteciparvi essendo stato informato all'ultimo momento della convocazione delle parti quindi di non avere potuto rintracciare il collega Valeri in tempo utile perché potesse partecipare anche lei all'incontro.
A quell'incontro non si è presentato nessuno degli amministratori essendo infermo il Presidente della cooperativa, quindi l'incontro è avvenuto con un consulente che svolge compiti di amministrazione per conto della cooperativa stessa.
Nella sostanza sono state fatte delle assunzioni al di fuori degli ex dipendenti che erano in forza al caseificio, non rispettando quindi l'accordo che era stato stilato, il quale prevedeva la riassunzione dei dipendenti del caseificio con un'unica riserva in relazione al tipo di professionalità quindi la possibilità da parte della cooperativa di assumere persone al di fuori degli ex dipendenti solo nei casi in cui la professionalità richiesta non corrispondesse a quella degli ex dipendenti e sempre che non fosse possibile attraverso corsi di qualificazione mettere in condizione gli ex,dipendenti di acquisire la professionalità richiesta.
Sono state assunte al di fuori degli ex dipendenti alcune donne addette alle pulizie, ci sembra che il problema della professionalità sia stato interpretato in un modo estremamente restrittivo. Abbiamo riconvocato le parti e abbiamo pregato con insistenza il Consiglio di Amministrazione a partecipare.
Non è stato ancora fattibile fissare questo nuovo incontro. Se gli interroganti sono d'accordo, sarebbe intenzione dell'Assessorato di concordare un incontro unitamente all'Assessore all'agricoltura che è pure interessato alla vicenda invitando anche gli interroganti per vedere quale sviluppo è possibile dare.
Siamo di.fronte a una struttura non grandissima, ma che ha avuto larghi finanziamenti da parte della Regione e dell'ESAP.
E' una struttura alla quale non si possono imporre quote di manodopera rilevanti, perché è nell'ordine degli undici dipendenti, però faremo il possibile e insisteremo perché il contenuto dell'accordo che era stato siglato venga rispettato, soprattutto perché le riassunzioni non siano frutto di discriminazioni nei confronti degli ex dipendenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Credo sia apprezzabile l'atteggiamento dell'Assessore quando ha constatato come cardine di ogni riflessione il non rispetto dell'accordo che era stato siglato in sede regionale, al momento dell'ingresso della "Piemonte Formaggi" nell'ex caseificio Papa, accordo che fu alla base dell'acquisizione del trasferimento a questa struttura cooperativa di quello che, seppure con alterne vicende di mercato, è da un punto di vista tecnologico e strutturale uno dei migliori impianti oggi agibili nel nostro paese. L'accordo prevedeva quegli aspetti ricordati da Genovese e non è stato violato o disatteso soltanto in ragione delle assunzioni, ma, se sono corrette le informazioni di cui disponiamo, perché si è ricorso massicciamente agli straordinari, decisi di giorno in giorno, raggiungendo anche quattro, cinque ore di straordinario per taluni degli addetti.
Per il casaro per esempio pare che la dimora sia diventata l'azienda perché non ha neppure una abitazione all'esterno.
Le ipotesi sulle quali si ragionava in merito alle riassunzioni erano da un lato di agire sulla riduzione degli straordinari, dall'altro di riacquisire una parte del latte che, conferito alla cooperativa, viene trasferito a Lodi. Il latte conferito si aggira intorno ai 400 quintali al giorno, soltanto 130/140 quintali vengono lavorati nella sede, il resto viene trasferito.
La riduzione degli straordinari, la lavorazione di una quantità maggiore di latte, l'ingresso di un nuovo casaro permetterebbero l'allargamento dell'organico senza qualifiche particolari.
Queste ipotesi indubbiamente sono da verificare in termini economici Rimane il fatto che non può essere consentito all'azienda, a cui è stato conferito un capitale che supera i 6 miliardi, che restituirà nell'arco di molti anni in termini dimezzati ad un costo quasi zero, di assumere disattendendo l'accordo e di ricorrere agli straordinari in mordo assolutamente inaccettabile.
L'interrogativo che poniamo, in attesa di poter partecipare al nuovo incontro che l'Assessore si è preoccupato di convocare, è quali misure possono essere assunte per fare rispettare l'accordo.
Ricordo che la Regione ogni anno concede a questa Cooperativa crediti agevolati al massimo consentiti ed anche alcune centinaia di fideiussioni.
A questo punto ci pare che il discorso nella Piemonte Formaggi non possa fermarsi al livello politico-morale, ma debba vedere il ricorso alle leve di pressione che la Regione possiede e che devono essere impiegate per ottenere il rispetto dell'accordo a suo tempo siglato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Un operaio di Crescentino dal 4 di gennaio ha condotto per 13 giorni consecutivi, in mezzo alla neve, uno sciopero della fame per rivendicare diritti inalienabili come il lavoro, e per rivendicare il rispetto di accordi che sono stati liberamente sottoscritti. Debbo ringraziare l'Assessore Genovese, perché, ancora una volta, si è dimostrato molto sensibile e tempestivo nel cogliere una situazione che non può essere più oltre tollerata. Debbo dare atto all'Assessore che, nell'incontro da lui richiamato e che si è svolto la settimana scorsa in piazza Castello, i contraenti dell'accordo (Cooperativa Piemonte Formaggi CGIL-CISL-UIL) sono stati richiamati puntualmente ai propri obblighi; più precisamente la "Piemonte Formaggi" a rispettare gli impegni presi per assorbire tutti i lavoratori della ex "Papa" in cassa integrazione.
Per brevità, debbo rammaricarmi che vicende così importanti, pur nella loro dimensione limitata, passino purtroppo nella disattenzione, anche a causa dell'organizzazione dei lavori del Consiglio; oggi la vita di un uomo, il lavoro per la propria famiglia valgono davvero nulla in questa società. Ma noi ci troviamo di fronte ad una cooperativa che vive sul capitale fisso della collettività, vive cioè con mezzi di produzione di proprietà pubblica, perpetrando tuttavia discriminazioni che, nel 1986, non sono accettabili da nessuna coscienza civile.
Stiamo parlando di un attivista sindacale, iscritto alla CGIL è militante di DP, che ha dovuto fare lo sciopero della fame per tredici giorni consecutivi per poter richiamare l'attenzione di tutti noi su una vicenda esemplare. Parlo del tentativo da parte di questa Regione di intervenire in un settore strategico, quello della trasformazione del prodotto agricolo e della sua commercializzazione, i cui risultati sono stati disastrosi. Voglio ricordare a questo Consiglio che in questa Cooperativa che riguarda 23 lavoratori (tanti erano all'origine), la Regione Piemonte ci ha riversato più di 6 miliardi dal '76 in avanti, altri 3 miliardi sono stati dati in un'unica soluzione nell'agosto '83.
Questa accusa di fallimento viene da una parte politica che ha molto a cuore l'intervento cooperativo e l'intervento pubblico. Proprio per lo sforzo che la Regione ha condotto in questi anni, per salvare posti di lavoro e patrimoni economici, non possiamo accettare che, insultando l'autorità di questa istituzione, il Presidente della cooperativa, il Vicepresidente, l'altro Vicepresidente, gli altri 7 Consiglieri d'Amministrazione, si siano rifiutati di sedersi attorno al tavolo in Piazza Castello 165.
E' assolutamente intollerabile assistere nell'incontro in Assessorato disertato dai dirigenti della Cooperativa, all'eloquio di tal Signor Casasso, consulente esterno, che si atteggia a piccolo "Romitino" ( parlo del "Cesare" di corso Marconi), arrogante e intransigente, che occulta non soltanto la verità ma non sa rispondere ad un interrogativo stringente, che riguarda un traffico di latte a danno dei produttori piemontesi, Assessore Lombardi; questo latte comperato a prezzo più basso nella nostra regione per essere lavorato nella nostra regione, diventa invece mezzo di speculazione finanziaria (di questo si tratta) per la cooperativa suddetta.
Il latte, infatti, comperato nel vercellese viene trasferito alla Polenghi Lombardo , d i L o d i , in Lombardia.
Non soltanto avviene un traffico-contrabbando di latte (non so se devo mettere contrabbando tra virgolette), ma vengono trasferiti, notte tempo anche macchinari acquistati nel 1983 con i fondi della CEE per trasformare il latte in formaggio. Situazioni inaccettabili su cui l'Assessore ha opportunamente richiamato gli impegni della "Piemonte Formaggi", ma su cui è importante esercitare con decisione il peso contrattuale che la Regione Piemonte ha nei confronti della Cooperativa. Questa discriminazione e violazione continua degli accordi sottoscritti non deve più continuare; in questo senso ho da chiedere all'Assessore che il nuovo incontro, già sollecitato, si svolga a strettissimo giro di posta e che i rappresentanti della Piemonte Formaggi, affiliati alla Col diretti,vengano richiamati con fermezza ai loro obblighi. Se questo non avviene,debbono essere tagliati tutti i cordoni della borsa del denaro pubblico, come è stato prospettato dallo stesso direttore dell'Esap nell'incontro svoltosi la settimana scorsa, cordoni molto consistenti. La ringrazio, Assessore Genovese, per la risposta tempestiva e per la sensibilità che ha dimostrato ancora una volta sull'intera vicenda. Mi ritengo insoddisfatto, però, per come si lascia passare il tempo. Ci sono 3 lavoratori a reddito zero. L'operaio sindacalista, che ha intrapreso lo sciopero della fame, ha moglie disoccupata e due figli a carico. E' accettabile che si munga il denaro pubblico e se ne incamerino gli utili, consumando impunemente discriminazioni inaccettabili? Penso che la nostra coscienza, oltre che il nostro dovere politico, non possa accettarlo.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Valeri e interpellanza del Consigliere Staglianò inerenti la Cooperativa Piemonte Formaggi

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Bruciamacchie Marchini.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 58: "Modificazione alla L.R. 28/12/78, n. 84 'Istituzione del Parco naturale Alta Valle Pesio'", presentato dalla Giunta regionale il 18/12/85 assegnato alla VII Commissione in sede referente ed alla I Commissione in sede consultiva in data 24/12/85 n. 59: "Interpretazione autentica del quinto comma dell'art. 85 della L.R. 5/12/77 n.56 e successive modificazioni ed integrazioni", presentato dalla Giunta regionale il 19/12/85 ed assegnato alla II Commissione in data 24/12/85 n. 60: "Finanziamento dei presidi socio-assistenziali a carattere residenziale", presentato dalla Giunta regionale il 15/1/86, assegnato alla V Commissione in sede referente e alla I Commissione in sede consultiva.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

La Giunta Regionale nelle sedute del 17, 19, 23 e 30/12/85 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/78, n. 65 - ha adottato le deliberazioni i cui elenchi sono depositati e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Commemorazioni

d) Commemorazione di Fausto Fiorini, ex Consigliere regionale, e di Franco Amerio, funzionario del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, ricordiamo oggi due uomini eminenti.
Fausto Fiorini non è più con noi. Fausto Fiorini sedette su questi banchi per tanti anni, come Consigliere e come Assessore. Un male crudele ce l' ha portato via, mentre l'anno nuovo ci annunciava nuove speranze. Ma non per la sua famiglia tutto questo, per la sua sposa, per i suoi amici e per i suoi compagni, che con lui avevano vissuto gli anni degli slanci culturali, degli affetti veri e profondi, non episodici di un momento , di una alleanza, ma di un vasto.impegno destinato a durare nel tempo. Questo cari colleghi, era Fausto Fiorini.
Non certo cultore dell'effimero, come oggi si dice, di sagre superficiali o di premi rabberciati, ma autore di un vero disegno, di adeguato respiro, tutto teso a cogliere il nuovo di una società nata dalla Resistenza e che agli ideali della Resistenza si accompagnava.
Per questo Fausto Fiorini non era né facile mediatore di opposte ragioni come sovente avviene, e ve lo dice chi ha trattato in sede di Governo per 5 anni con lui, né tanto meno arrendevole, ma deciso nella difesa di questi principi, che erano i principi di libertà, di vera cultura, di scelta in ogni campo della vita dell'uomo.
Così fu, cari colleghi, per la legge Fiorini. Si è chiamata così la prima legge per il diritto allo studio, che costituiva un vero momento di attuazione e non solo di affermazioni verbali su determinati temi di cui ancora oggi si discute in questo Consiglio.
Coraggioso, colto, di uno scrupolo e di un'onestà cristallina. Un uomo che anche nei momenti bui non ha mai ceduto. Dieci anni fa era tornato, lo ricordo, da una breve vacanza al mare, appena eletto Assessore, è mi aveva parlato di un suo male, di una sua prima caduta su una scogliera, ed aveva compreso che la malattia che lo aveva aggredito, non lo avrebbe mai più lasciato. Egli aveva imparato coraggiosamente a convivere con la morte.
Ma aveva continuato il suo lavoro senza un attimo di sosta, senza una disperazione, mai, come se nulla, dovesse accadere nella sua vita, ma soltanto quello che egli aveva deciso di fare, è che doveva ancora fare.
Un uomo vero, quando si parla di un uomo vero, questo racchiude molte cose. Così lo ricordiamo e ci inchiniamo alla sua memoria e siamo vicini nel dolore profondo alla sua famiglia ed ai suoi compagni.
Anche Franco Amerio ci ha lasciati, voi tutti in quest'aula lo ricordate perché continuamente egli era presente.
Funzionario eccezionale del Consiglio regionale, preparato, lavoratore instancabile, sempre presente in ogni momento, tale da farci dire in molte circostanze : "Sentiamo Amerio, dov'è Amerio, questo lo sa Amerio", cioè un uomo indispensabile.
D'altronde la sua scuola era stata severa, molti anni con il Presidente Gianni Oberto dal quale aveva appreso l'onestà profonda di ogni comportamento, l'impegno e lo scrupolo, il rigore morale, che da sempre caratterizzava la vita di Gianni Oberto.
Franco Amerio visse di lavoro e per il lavoro. Egli ha lasciato il suo posto all'ultimo, ci sono componenti dell'Ufficio di Presidenza e della Conferenza dei Capigruppo che ricordano questo episodio, come in combattimento. Gli abbiamo detto: "Sei malato, devi curarti, devi lasciare il lavoro". Non voleva, voleva restare.
L'abbiamo salutato in quel momento con un arrivederci. Purtroppo il male tremendo non lascia scampo.
Noi oggi lo ricordiamo e lo piangiamo, uniti nel dolore con la sua famiglia e tutti i suoi amici.



(I presenti osservano un minuto di raccoglimento)


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati - Edilizia scolastica

Comunicazioni della Giunta regionale in merito agli interventi per l'edilizia scolastica


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri la seduta prosegue con una comunicazione dell'Assessore Alberton in merito agli interventi in edilizia scolastica che assorbe alcune interpellanze e interrogazioni.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, i tempi impongono che l'Ordine del Giorno presentato nel mese di novembre dal Consigliere Ferrara e l'interpellanza presentata dai Consiglieri del gruppo comunista sui problemi dell'edilizia scolastica vengano assorbiti all'interno di una comunicazione che ho ritenuto necessario fare al Consiglio stante la presentazione e l'emanazione del decreto legge n.789 del 30/12/85.
L'Ordine del Giorno del Consigliere Ferrara evidenziava la necessità di concentrare tutta l'attenzione sulla scuola media superiore in concomitanza con il declino della popolazione scolastica della scuola dell'obbligo.
L' interpellanza dei Consiglieri comunisti sollecitava il finanziamento di un nuovo piano triennale; anch'essi rivendicavano la priorità alla scuola media superiore, sottolineavano la necessità di una autonomia di presenza della Regione su questa materia. Devo ricordare che la Regione già negli anni passati aveva avviato la raccolta di informazioni e oggi dispone di un significativo patrimonio di conoscenze, sia sulla scuola dell'obbligo, sia sulla scuola media superiore, sulle caratteristiche degli edifici (vetusti, spazi disponibili), sia sulla popolazione scolastica.
Per le scuole medie superiori questa indagine si è sviluppata in collaborazione con le Province, anche se purtroppo non tutte le Province hanno risposto allo stesso modo a questa richiesta di raccolta dati e di collaborazione nella gestione dei medesimi.
Ci troviamo in presenza di previsioni demografiche degli anni '90, di analisi sulla loro distribuzione territoriale. In sintesi, credo che si possa consolidare lo stato dell'arte nei termini seguenti.
La scuola dell'obbligo presenterà una riduzione ancora rilevante della popolazione; dovremmo assistere ad una relativa stabilità nelle scuole materne, dovremmo assistere, in presenza di un potenziamento della scolarizzazione, ad una certa riduzione degli iscritti anche nelle scuole superiori.
Per la Regione Piemonte le carenze hanno caratteristiche abbastanza individuabili e puntuali, non generalizzate, sono riferite a fenomeni di aule in affitto, di localizzazioni in edifici storici con tutti i problemi conseguenti di sicurezza, o di carenze per laboratori, palestre attrezzature. La Giunta regionale consapevole dell'importanza di questo problema sollecitò il medesimo già nella conferenza dei Presidi che si tenne a Venezia a fine novembre, sollecitando il varo di un provvedimento finanziario di rifinanziamento di interventi nell'edilizia scolastica.
In data 13 dicembre scrivemmo al Ministro Falcucci - si cominciava a sentire la volontà dell'intervento finanziario del Governo - sollecitandolo a riflettere sulle competenze istituzionali che dovevano essere assicurate alla Regione Piemonte per problemi di merito in quanto, oltre ad assistere a questo passaggio e a questa diversificazione del carico scolastico nei diversi ordini di scuola, si riteneva opportuna e necessaria un'azione rigorosa di programmazione per rispetto delle competenze istituzionali della Regione medesima.
Il 30 dicembre 1985 viene emanato il decreto legge 789. Certo lo strumento del decreto legge pone tutti noi in condizione di prendere atto di un provvedimento emanato con tutte le difficoltà di gestione del medesimo là dove si riscontra non collimazione tra sollecitazioni già presentate e quanto il decreto espone.
Non può essere sottaciuta la soddisfazione per i rilevanti stanziamenti decisi dal Governo: 4000 miliardi nel triennio 86/88. Dovrebbero, se opportunamente gestiti, portare a soluzione il problema dell'edilizia scolastica nelle scuole dell'obbligo e superiori nel nostro paese.
E' da rimarcare come positivo il sostanziale obiettivo prioritario assegnato proprio alle scuole medie superiori. Già dal decreto emergono ugualmente dei problemi di non poca natura che distinguerei in due tipi: uno di natura istituzionale; uno di merito.
Il primo di natura istituzionale. Il decreto legge assegna alle Sovraintendenze scolastiche la responsabilità di formulare i piani ricercando l'intesa con le Regioni. A noi pare in contrasto con il D.P.R. 8 del '72 e il D.P.R. 616 del '77 che assegna alle Regioni la competenza primaria di programmazione territoriale e le competenze specifiche in materia di edilizia scolastica. Questo concetto le Regioni lo hanno espresso nell'incontro con il Ministro il 10 gennaio e l' o ribadito con fermezza prima al Sovrintendente regionale e poi in una successiva riunione dove erano presenti il Sovrintendente e tutti i Provveditori agli Studi delle Province piemontesi, dicendo con chiarezza che il decreto è sì legge dello Stato, ma che la Regione nella gestione, nel medesimo breve periodo assegnato nell'emanazione del piano, non avrebbe rinunciato alla sua legittima potestà programmatoria.
Questo da parte nostra vuol dire cercare il massimo di collaborazione ma in termini di principio vorremmo riaffermare il ruolo delle Regioni.
Il Ministro si è dichiarato disponibile ad accettare anche emendamenti in questo senso; d'altra parte nel merito il Sovrintendente riconosce le capacità programmatorie che ha la Regione Piemonte, mentre molto più difficile questo ruolo sarebbe per lo stesso Sovrintendente. Purtroppo questa materia, queste considerazioni sono da far convivere con il fatto che il decreto è legge e che i tempi della conversione, tempi nei quali sarebbe auspicabile venissero accolti gli emendamenti dalle Regioni sollecitati, probabilmente saranno più lunghi dei tempi che sono imposti dal decreto come tempi di programmazione, perché il decreto legge prevede che entro 60 giorni siano emanati i piani e specificatamente il piano 1986.
Considerando appunto la materia in sé e considerando il significato emblematico che il provvedimento può avere credo che sia corretto che la Regione sia estremamente ferma su questo principio.
Lo schema che ho proposto sia ai Provveditori sia al Sovrintendente e agli Assessori provinciali è sostanzialmente questo: i Provveditori comunichino pure, perché così vuole il decreto, tutte le loro osservazioni al Sovrintendente, ma le comunichino anche alle Province. La Regione interpreta come interfaccia fondamentale e istituzionale la Provincia certamente la Regione cercherà lei stessa le verifiche con il Sovrintendente per tendere alla massima intesa su questo provvedimento, ma senza rinunciare al ruolo di pilota delle fasi di elaborazione del piano medesimo.
Ci sono poi delle osservazioni di merito che sono emerse con tutta evidenza: i problemi che toccano più direttamente le Province. Mentre credo si debba esprimere soddisfazione per il passaggio di competenza previsto su tutto il fronte della Scuola Media Superiore in termini di edilizia alle Province, il che comporta finalmente un quadro unificato, omogeneo su tutti gli ordini di scuola, è certo che manca purtroppo una qualsiasi norma transitoria che regolamenti in maniera chiara tutta questa fase di transizione: non sono previsti attualmente gli stanziamenti di bilancio come essi devono spostarsi da un settore ad un altro, dallo stato alle Province, dai Comuni alle Province creando non poca confusione.
In questa fase in cui il decreto è formalmente in vigore, c'è qualcuno che comincia a dire "non è più competenza mia" e qualcun altro che dice "io non ho ancora i mezzi per farvi fronte". Ci sono anche altri problemi: il decreto legge non prevede una ripartizione di fondi tra le Regioni. La posizione che abbiamo espresso al Ministro è sostanzialmente questa: riconosciamo, perché questa è la posizione del Governo e questa sembra essere anche la posizione del Parlamento, l'opportunità della priorità assegnata alla eliminazione dei doppi turni (i dati fornitici dal Ministro sono che in Italia, in tutti i vari ordini di scuole, sono ancora presenti circa 13 mila doppi turni, di cui 12 mila però concentrati nel sud; nel nord sarebbero presenti circa 200, nel centro circa 700) e non mettendo in discussione questo obiettivo prioritario chiedevamo però che gli altri fondi, cioè quelli non destinati all'eliminazione dei doppi turni venissero ripartiti tra le Regioni sulla base di parametri oggettivi uniformi e validi per tutto il territorio nazionale. Questa stessa richiesta è stata formulata nella giornata di ieri nei confronti della Commissione Istruzione del Senato, la quale si 'è dichiarata disponibile a trasferire questa parte, questo decreto nella finanziaria cercando di introdurre queste modifiche che consentano alle Regioni di conoscere il pacco finanziario sul quale operare.
Ci sono certamente altri problemi di merito su cui non è facile dilungar- si in aula; pensiamo alle dizioni sui completamenti rispetto alla legge 412, completamenti previsti dal decreto solo se in presenza di cantieri ancora aperti, mentre cantieri ancora aperti non dovrebbero esserci da un lato, mentre è opportuno che giungano a completamento appunto alcune opere già avviate con la 412 e sospese per la mancanza di finanziamenti. Non vengono considerate le localizzazioni scolastiche che io definirei precarie quando queste sono riferite a locali in affitto, per esempio, che evidenziano dei doppi turni potenziali. Alcune Regioni soprattutto le Regioni del nord, hanno utilizzato molto questo strumento per far fronte all'emergenza, ma è certo che non si può pensare che questa sia una soluzione non potenzialmente pericolosa, come quella dei doppi turni esistenti.
Vi sono tutti i problemi di adeguamento alle norme di sicurezza che hanno agitato non poco anche la situazione presente nella nostra Regione.
Così come vi sono norme nel decreto che non riconosciamo valide, per esempio quando si dice che bisognerebbe tendere a far si che in ogni distretto siano presenti tutti gli indirizzi di scuola oggi vigenti, che sembra una norma molto burocratica e copiata integralmente da testi precedenti, ma non riferite ad un'analisi effettiva della realtà. Questo complesso di osservazioni porta le Regioni a rivendicare la necessità di emendamenti nel decreto, emendamenti che dovrebbero essere garantiti sulla base di un dialogo tra Parlamento e Governo da una parte, Regioni e Province dall'altra.
Abbiamo ritenuto doveroso ovviamente avviare comunque i lavori in rapporto con le Province da una parte, come vi dicevo, e con il Sovrintendente scolastico dall'altra, per fare in modo, se è possibile, che vengano ugualmente rispettati i tempi previsti dal decreto.
Sono brevi, ma credo che dovremmo impegnare tutte le nostre energie affinché questi vengano ugualmente rispettati; certo siamo, come mi pare si evidenzi, in una situazione non completamente chiara dal punto di vista interpretativo e quindi probabilmente in questo periodo dovremmo muoverci anche con una serie di successive approssimazioni.
Questo complesso di cose con le osservazioni di natura istituzionale e con le osservazioni sul merito del decreto che ho elencato, portava la Giunta a proporre al Consiglio l'approvazione di un ordine del giorno. Mi rendo conto che i tempi di confronto su questo tema non hanno potuto essere sinora sviluppati, ma l'unica opportunità sarebbe di dare forza all'azione di discussione, di verifica che sta avvenendo appunto sia a livello parlamentare sia a livello di Governo. Per fare in modo che si precostituiscano le basi per l'accoglimento di questi emendamenti e comunque si rafforzi la tesi nelle more di questa conversione lo spirito che anima la elaborazione dei piani è, quello che viene sollecitato e richiesto dalla Regione, al di là della lettera formale che prevede il decreto.



CERCHIO Giuseppe



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Il Gruppo comunista presentò il 15 novembre una interpellanza urgente che non è mai stata discussa, nella quale si chiedeva che il Consiglio regionale si esprimesse sulle esigenze poste dal movimento degli studenti e a cui il Ministro stava dando delle risposte inefficaci e sbagliate. Il fatto che solo oggi discutiamo di questa questione dimostra che è un'altra occasione mancata per la Giunta regionale, perché innanzitutto si trattava di verificare allora con tempestività, e di esprimere anche solidarietà ad un movimento che, diversamente da altre fasi storiche, da altri momenti poneva una serie di questioni che a detta di tutti erano questioni reali ed esprimevano un malessere sul funzionamento della scuola che poteva essere condiviso. Ma c'erano anche altre questioni sul tappeto. Le risposte che il Ministero stava approntando, ad esempio, un disegno di legge già proposto al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione presentava una serie di limiti al di là di quelli finanziari che riscontriamo nel decreto del 31 dicembre.
E' quindi un po' in ritardo e con dei tempi, a questo punto strettissimi dopo che c'è già un decreto legge in vigore, mentre si poteva prevenire una decisione di questo genere, collaborando con l'autorità centrale per dare delle soluzioni positive al problema. Le questioni poste dagli studenti erano questioni reali. In Piemonte non abbiamo condizioni disastrose nell'edilizia scolastica superiore come in altre Regioni. Anche se circolava con facilità una tesi per cui la popolazione scolastica delle superiori si sarebbe rapidamente ridotta e che non c'erano problemi, i dati invece sottolineavano una situazione diversa. E' vero che il fabbisogno registrato sulle condizioni di precarietà nel nord era solo del 19% e nella Regione Piemonte solo dell'1,25%, questo dimostra che negli anni precedenti sul terreno dell'edilizia scolastica le Giunte avevano lavorato bene, ma è anche vero però che dai dati elaborati dalla Regione e pubblicati nella primavera scorsa emergevano soluzioni insoddisfacenti.
Nel patrimonio edilizio della scolarità superiore c'era la necessità di, rivedere oltre il 40% delle strutture necessarie dato che almeno un quinto del patrimonio scolastico è anteriore al 1920; a complicare-poi questa situazione sono intervenute norme più rigide sulla sicurezza e sulle caratteristiche igienico - sanitarie degli edifici scolastici.
Quindi tutti i dati per esaminare tempestivamente il problema erano in possesso dell'Amministrazione regionale. Se andiamo anche a vedere l'incremento della popolazione, contrariamente a quanto con facilità dicevo - si affermava senza verificare i dati, vediamo che in realtà in Piemonte abbiamo una scolarizzazione del 59,02%, che si colloca nella seconda fascia di scolarità. Abbiamo una transizione al primo anno di scuola superiore del 90% per cui si può dire che quasi tutti i ragazzi all'uscita dalla scuola dell'obbligo passino alla scuola superiore, che è calcolata al 70% sui due anni; negli ultimi anni, a partire dal 1982, c'è stato il 3,4% di incremento nel passaggio alla scuola superiore.
Sono anni in cui la tendenza precedente si era con costanza e stabilmente invertita.
Questi problemi li conoscevano bene le Province ed erano dati all'attenzione di tutti, perché erano pubblicati; il metodo della programmazione, ampiamente applicato, permetteva di fare anche ipotesi per il futuro, ipotesi che in alcuni casi sono state fatte fino oltre gli anni'90. Comunque si poteva prevedere che un decremento demografico sarebbe stato compensato dalla riforma della scuola secondaria superiore che si avviava, nonostante un iter che dura ormai da quasi un decennio in Parlamento, a sancire l'elevamento dell'obbligo.
Adesso con urgenza e con fretta dobbiamo affrontare questa questione di fronte ad un provvedimento, che è il decreto 789, che testimonia ancora una volta come con disattenzione e con incapacità si affronta un problema di così rilevante significato.
Credo che non si possa non esprimere un giudizio assolutamente negativo su come hanno proceduto il Governo e il Ministro Falcucci su questa questione, che hanno inserito quasi in sordina - se ne sono accorti gli amministratori provinciali - a partire dal 1 gennaio, in provvedimenti di altro genere, questa decisione, prevista peraltro da tutti i testi di legge in discussione al Parlamento, di passare immediatamente da un giorno all'altro tutte le competenze sulla scuola superiore alle Amministrazioni provinciali e di passarle con una normativa che lascia perlomeno sbalorditi, perché dimostra come non ci sia nessuna attenzione per le procedure e per i problemi reali che le Amministrazioni dovranno affrontare. Che cosa passa sostanzialmente alle Province al di là delle competenze sugli istituti? Quali oneri passano alle Province, visto che c'è su questa materia un contenzioso che dura da anni, basato sull'interpretazione delle competenze degli oneri previsti nella Legge Comunale e Provinciale del 1934? Come passano questi beni immobili? In quale forma, e da che momento? Il decreto è assolutamente generico, soprattutto - e questo credo sia il vero problema - quali sono i trasferimenti finanziari e le compensazioni finanziarie perché le Province siano in grado di assumere questi oneri? In alcuni casi è pressoché il raddoppio delle competenze, molto spesso si tratta di assumere gli oneri su istituti scolastici, come ad esempio gli istituti professionali che, essendo finora in capo ai comuni, talvolta anche a comuni piccoli, sono in condizioni pesanti perché i Comuni non riuscivano a far fronte a tali oneri.
Su questo nulla viene detto e non è questione di poco conto, perché le amministrazioni provinciali si troveranno sconvolto il loro bilancio Poich la percentuale della spesa per l'istruzione, compresa quella per il personale e per- il funzionamento è alta nel bilancio dell'amministrazione provinciale, essendo questa una delle competenze primarie delle province mi chiedo come possano reggere la spesa corrente (altra cosa sono i finanziamenti per le ristrutturazioni e le costruzioni) a partire dal mese di gennaio 1986, con le risorse attualmente a disposizione. Nulla è detto a questo proposito nel decreto, nulla è detto negli emendamenti proposti dal coordinamento delle Regioni. Questo problema va evidenziato, così come vanno evidenziate l'incertezza e l'imprecisione dei tempi, dei modi e delle forme del passaggio di proprietà, tanto che si può anche arrivare a una paralisi e a un blocco del funzionamento delle scuole superiori a partire per esempio, dal rifornimento del gasolio, dalle spese urgenti. Va rilevata con maggior forza un'ultima questione - la ricordava l'Assessore Alberton.
Non è una disattenzione. Nel momento in cui il decreto governativo affida alle Sovrintendenze scolastiche regionali i compiti della formulazione dei programmi di edilizia scolastica, ben sapendo che le Sovrintendenze non hanno le risorse per fare questo lavoro, (credo che quella piemontese abbia quattro impiegati amministrativi non molti di più), non a caso si decide questo perché il disegno di legge presentato nel tardo autunno o nel primo inverno scorso diceva la stessa cosa. Credo che sia necessario rilevare questa ostinata e pervicace volontà del Ministro Falcucci e del Governo nel complesso, di esautorare gli enti competenti, in primo luogo la Regione, e perché no, le Amministrazioni provinciali, come compartecipi alla programmazione.
E' un attacco al sistema delle autonomie, alla Regione che già in quel disegno di legge si esprimeva, ché ha una vecchia storia, che si è ripetuto più volte negli atti di questo Ministro, che avremmo dovuto respingere prima e che comunque non possiamo tacere nel momento in cui dobbiamo esprimerci su questo decreto. Tenendo presente che un riferimento semplice e facile può essere fatto alla legge n. 412, il che vuol dire che si tenta di andare indietro rispetto a una normativa già sperimentata; il riferimento è quello, le procedure che coinvolgono anche le amministrazioni provinciali sono quelle previste in quel testo di legge; questa stortura del decreto va immediatamente corretta, ma non basta chiedere la correzione, si tratta anche di denunciare che non siamo disposti ad accettare ripetuti e insistiti tentativi di esautoramento.
L'Assessore Alberton ha presentato un ordine del Giorno,anche il Gruppo comunista ha presentato un Ordine del Giorno che comprende una proposta di correzione. In parte possono ritrovarsi le stesse esigenze nei due ordini del giorno, però alcuni elementi in più ci sono.
Penso che si debba verificare quale testo concordiamo di sottoporre all'approvazione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, il P.R.I. ha presentato nel mese di novembre un Ordine del Giorno relativo alla materia oggetto della comunica zione dell'Assessore Alberton, che solo in parte affrontava il problema che è posto all'attenzione di tutti.
Devo dire per correttezza e non voglio ergermi a difensore della Giunta, che la disponibilità della Giunta a discutere sia di questo Ordine del Giorno presentato dal partito Repubblicano, sia dell'interpellanza del Partito comunista è di vecchia data. La conferenza dei Presidenti dei Gruppi nell'ordinare i lavori del Consiglio regionale aveva sempre ritenuto di posticipare questi problemi importanti; su un argomento analogo a questo, che si riferisce al diritto allo studio, esiste un'interrogazione dei P.R.I. e credo che nelle prossime sedute il tutto sarà oggetto di una discussione complessiva. Il nuovo decreto legge stanzia 4.000 miliardi per l'edilizia scolastica e l'Assessore Alberton ci ha detto, credo cori ragione, che si tratta di uno stanziamento sufficiente e ampio se utilizzato in modo corretto, capace di affrontare i problemi obiettivi dell'edilizia scolastica.
L'Ordine del Giorno presentato dal Partito repubblicano si muoveva in un'ottica diversa, non aveva una funzione di stimolo programmatorio, non si volgeva al medio periodo, ma impegnava la Giunta a fare qualcosa l'indomani mattina. In quel momento c'erano per le strade le agitazioni del movimento studentesco che ponevano dei problemi seri e reali, in buona parte condivisibili, quindi potevano e dovevano essere affrontati.
I dati della situazione dell'edilizia scolastica sono noti, è noto a tutti che per l'andamento demografico della nostra Regione la scuola dell'obbligo non ha problemi di edilizia scolastica, anzi, ha una certa esuberanza di disponibilità; per contro la scuola media superiore ha soprattutto di queste esigenze. Anche se siamo in presenza di una riduzione demografica, la propensione al proseguimento degli studi va aumentando e compensa in qualche misura la riduzione demografica. Tutti gli anni si prevede appunto un incremento di questa propensione al proseguimento degli studi nelle scuole superiori e questo crea dei problemi di edilizia scolastica riferita agli istituti superiori.
Questo problema il Partito repubblicano lo aveva già posto in questo Consiglio Regionale due anni fa con un analogo Ordine del Giorno e già allora si chiedeva all'Amministrazione regionale un provvedimento di coordinamento, un censimento e un'analisi della situazione oggettiva.
Credo che sulle competenze nazionali su questo problema ci siano delle osservazioni e dei comportamenti da tenere e mi pare che la Giunta abbia individuato alcune situazioni.
Ci sono però anche dei comportamenti oggettivi nostri, per le responsabilità che ci competono direttamente.
Se è vero che c'è un grosso patrimonio di dati e di informazioni rispetto all'edilizia scolastica, credo che siano necessari dei provvedimenti e delle scelte.
Sappiamo che a fronte di una situazione di grave carenza dell'edilizia scolastica nelle scuole superiori c'è una certa esuberanza di aule e di spazi nella scuola dell'obbligo. Nel contingente, in attesa che sia possibile affrontare in modo completo e adeguato il problema tenendo conto che andiamo comunque verso una riduzione della popolazione della scuola media superiore, grossi problemi di espansione, di ampliamento e le iniziative dell'edilizia residenziale devono essere accorti e attenti.
Con il nostro Ordine del Giorno, che consideriamo evidentemente superato dalla risposta dell'Assessore e dall'Ordine del Giorno che l'Assessore propone, che vorremmo comunque emendare in parte, ponevamo l'esigenza che l'ente Regione si ponga in una posizione di coordinamento che affronti con i dati che ha a disposizione il problema perch nell'immediato, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane sia possibile affrontare le situazioni più stridenti, più difficili, ancorché di competenza (proprio per questo occorre un coordinamento) di enti istituzionali diversi non tutti facenti riferimento all'ente Regione.
Chiediamo all'Assessore di emendare l'Ordine del Giorno, riassumendo quella esigenza che invita la Regione a farsi coordinatrice rispetto a questo problema, per affrontare nell'immediato le necessità che ci sono. Siamo evidentemente disposti, se il Consiglio lo riterrà opportuno, di esaminare i diversi Ordini del Giorno presentati per trovare una formulazione omogenea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, innanzitutto ringraziamo l'Assessore per la tempestività e la puntualità con cui ha voluto informare il Consiglio della situazione derivata dall'emanazione del decreto governativo del 30 dicembre scorso. E' argomento di estremo interesse e certamente andava affrontato con la tempestività e la puntualità con cui l'Assessore l' ha affrontato.
E' già stato ricordato come tale decreto non tenga conto di un dato,positivo che è quello dell'investimento consistente previsto per gli istituti scolastici secondari.
Credo sia nostro dovere, al di là di ogni volontà di polemica a tutti i costi con i provvedimenti di altre istituzioni quali il Governo e il Parlamento del Paese, rilevare anche alcuni aspetti che possiamo definire "d'ombra" in questo provvedimento. Alcuni sono stati già ricordati e mi sia consentito ritornare su questi argomenti perché mi sembrano essenziali e perché ci devono convincere della necessità, così come già prospettato dall'Assessore, di intervenire con nostri suggerimenti, con nostri contributi acciocché questi aspetti d'ombra siano eliminati in sede di conversione del provvedimento in sede Parlamentare. Il primo è la competenza che viene individuata nei Sovrintendenti scolastici regionali nella programmazione degli interventi. Bisogna essere molto chiari, da parte nostra non ci deve essere una campanilistica rivendicazione di competenze. Non è-questo il problema credo. E' un problema di funzionalità di coordinamento degli interventi, laddove vi è una competenza normativa da parte della Regione, è bene che sia la Regione posta in condizioni di poter intervenire, laddove vengono forniti i mezzi per migliorare situazioni che certamente grande bisogno avevano di essere migliorate. Questa sfasatura tra competenza normativa e possibilità concreta di intervento, anche sotto il profilo economico, la dobbiamo rilevare e sottolineare, anche per quanto attiene alle nuove competenze che il decreto affida alle Province, che vengono caricate di un più ampio spazio di intervento per quanto riguarda gli istituti scolastici superiori. Non ci sembra però che le Province vengano fornite di adeguati strumenti economici per poter far fronte a queste nuove competenze; Quindi, la dissociazione tra competenza normativa e possibilità di intervento attraverso gli strumenti finanziari che queste competenze richiedono.
Un altro dato d'ombra che vogliamo sottolineare - l' ha già ricordato l'Assessore - è l'estrema limitazione che viene individuata per quanto attiene alla destinazione di questi fondi. Più volte, non solo in Consiglio Regionale, ma credo tutti gli enti amministrativi locali che hanno competenza in materia di edilizia scolastica, hanno lamentato la necessità di radicali e profondi interventi in materia di sicurezza scolastica negli edifici scolastici. Bisogna aprire una parentesi: Torino e il Piemonte sotto questo aspetto sono - detto ironicamente - privilegiati. Non credo che gli istituti scolastici di Torino e del Piemonte siano più disastrati di quelli della Lombardia o del Veneto o del Lazio o della Campania, fatto sta che gli organi preposti alla verifica delle condizioni di sicurezza hanno rilevato sul territorio piemontese e sul territorio della città di Torino hanno richiesto interventi più radicali e più urgenti che in altre situazioni.
Ne prendiamo atto, certamente non siamo tra quelli che ritengono che i problemi della sicurezza e soprattutto della sicurezza degli edifici scolastici siano problemi che possano attendere, ma certamente dobbiamo anche sapere che per risolvere questa quantità di problemi sono necessarie due cose: una gradualità di interventi per le possibilità concrete degli Enti locali che vi sovrintendono e una massa di finanziamenti che non sempre sono presenti negli enti stessi.
Tornando al nostro provvedimento, dobbiamo lamentare che non si sia colta questa occasione per consentire che parte degli stanziamenti potessero essere utilizzati dalla Regione e dagli Enti locali per far fronte a queste emergenze che in Piemonte sono diventate emergenze di urgenza assoluta proprio per le pressioni particolari che su questo tema sono state fatte dagli organi preposti alla sorveglianza.
Concordiamo con l'Assessore nella valutazione che è stata data di questo provvedimento, concordiamo altresì nella necessità che la Regione Piemonte, in spirito assolutamente collaborativo e non polemico nei confronti del provvedimento governativo, intervenga perché questi aspetti che ho ricordato, ovvero competenza negli interventi, le attività delle Province e destinazione dei fondi stanziati, possano essere modificati in sede di conversione in maniera più adeguata alle esigenze odierne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questo nostro è un intervento di bandiera, che svolgiamo, pur tra grandi difficoltà, unicamente per onore di firma, per non fare mancare dal coro la voce del nostro gruppo. Ma dobbiamo però dire che il modo di procedere, il modo cioè, del come si giunge a questa comunicazione e a questo conseguente dibattito sembrano essere a noi largamente censurabili.
Se, da un lato, va riconosciuta, come noi riconosciamo, la tempestività dimostrata dall'Assessore Alberton nel fare sua la comunicazione al Consiglio, è pur vero che comunicazioni, di questo genere vengono a stravolgere completamente i lavori dell'assemblea vanificando qualunque programmazione che diligentemente la Conferenza dei Presidenti cerca di dare a questi lavori, perché tutto l'ordine predisposto per questa seduta che ormai è protratta oltre il mezzogiorno, viene ad essere mutato e modificato.
Ma c'è una cosa ancora più grave. Non ci sembra francamente, e lo diciamo senza alcuna polemica, che sia un metodo corretto quello di aprire una discussione su un argomento di questa importanza senza preavviso alcuno. La conferenza dei Presidenti si è riunita per tempo, il decreto legge era già entrato in vigore, si poteva pensare di dare luogo a un qualche dibattito; era sufficiente che in quella sede si avvertissero tutti i Presidenti di Gruppo che vi sarebbe stato, nella seduta di stamani, una comunicazione particolare dell'Assessore.
Perché, e noi lo confessiamo apertamente, francamente siamo largamente impreparati ad intervenire ora su questa materia; e pensiamo di non essere i soli, il solo Gruppo, a lamentare questa difficoltà.
Questo ci sembra doversi dire in apertura di intervento, richiamando ancora una volta il Presidente del Consiglio e l'Ufficio di Presidenza a una maggiore disciplina dei nostri lavori. Perché altrimenti, e sono lieto che il Presidente della Giunta consenta, altrimenti finiremo sempre col condurli in un modo disorganico e disordinato.
Sul merito del D.L. 789 dell'85 vorremmo fare solo tre osservazioni che abbiamo sentito riecheggiare anche da altre parti, ma che ci sembra opportuno sottolineare.
Osserviamo innanzitutto che a nostro avviso è quanto mai deplorevole che questa materia sia stata disciplinata attraverso lo strumento del decreto legge; è un malvezzo questo al quale il governo Craxi ci ha piuttosto abituati. Sono ripetute le denunce che sono portate avanti da quasi tutti gli schieramenti politici contro l'abuso della decretazione d'urgenza fatta con decreto legge, vanificando e esautorando così la libera espressione del Parlamento.
Osserviamo poi che, al di là della soddisfazione condivisibile dei 4 mila miliardi stanziati per il triennio a favore dell'edilizia scolastica fino a questo momento, il decreto ha pro- dotto soltanto una confusione nelle competenze per il passaggio di tutti gli edifici dell'edilizia scolastica superiore alle Province senza che contemporaneamente fossero previste, o venissero emanate, norme regolanti il finanziamento alle Province stesse. Si è venuta così a creare una situazione di vuoto legislativo, che dimostra quanto sia lacunoso questo decreto e come sia meritevole di interventi e di conversioni.
Veniamo alla terza osservazione. Perché, osserviamo, e non è strano che siamo proprio noi ad osservarlo, che è pur condivisibile il rilievo sulla riduzione di ruolo e di funzioni della Regione. Questo è vero: noi siamo stati all'inizio feroci oppositori dell'ordinamento regionale, ma da molti anni continuiamo a ripetere che la realtà regionale è ormai insopprimibile e che pertanto, se le Regioni si sono volute fare, tanto vale che siano avviate a ricoprire e a rivestire quel ruolo che è riconosciuto dalla Costituzione italiana.
Siamo invece in presenza di un chiaro disegno accentratore: ed allora anche noi protestiamo per la riduzione dei compiti, del ruolo, delle funzioni della Regione cui viene sottratta in pratica la possibilità di una programmazione nel campo dell'istruzione superiore. E' una vecchia questione, ma proprio per questo dobbiamo dire di essere dubbiosi sulla efficacia di emendamenti che si potrebbero e che andrebbero introdotti al decreto legge governativo.
Non pensiamo che la Regione debba rimanere assente da questa sua opera di convincimento e di correzione ma dubitiamo anche, e dubitiamo fortemente, che un qualche risultato lo si possa raggiungere.
Questo è, in breve, quanto riusciamo a dire su un argomento che abbiamo affrontato senza alcuna specifica preparazione e proprio per il modo non corretto con il quale è stato portato al nostro esame.
Quanto agli Ordini del Giorno presentati, ne abbiamo visti finora due e ci sembrano essere i soli a dover essere presi in considerazione; abbiamo sentito avanzare dalla collega comunista una proposta di fusione e noi osiamo sperare che, se a fusione si addiverrà, i tempi per la votazione slittino almeno alla prossima seduta, si da dare tempo a ciascuno di noi di prepararsi in modo adeguato.
Se altrimenti saremo messi di fronte a votazioni sulle quali non ci sentiamo in grado di esprimere fino in fondo un nostro documentato giudizio, così come siamo soliti fare per ogni questione, dobbiamo dire che nostro malgrado dovremo astenerci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi sembra che per ogni considerazione occorra fare riferimento attento alla relazione onesta e chiara che ha fatto il collega Alberton in apertura delle Comunicazioni del Presidente sui problemi attualmente in pista.
Se si vorrà operare senza atteggiamenti pregiudiziali, sarà anche facile trovare una posizione comune del Consiglio sull'ordine del giorno da inviare al Ministro e al Presidente del Consiglio in cui sia illustrata la nostra posizione in ordine ai temi che sono stati trattati stamattina che indubbiamente sono di rilevanza non secondaria.
Non sono favorevole ad un rinvio, com'è stato richiesto dall'amico collega Carazzoni, perché ritengo che di questa cosa si debba parlare anche a livello nazionale nei tempi più brevi, anche perché la materia è sostanzialmente semplice e credo possa essere opportunamente affrontata dopo una riflessione limitata nel tempo. A chi fa riferimento critico alla posizione di alcuni Ministri che abusano dei decreti voglio ricordare che il problema è molto più vasto di quanto si voglia fare apparire qui.
Il problema di come legiferare nel nostro paese è aperto e grave. La riforma istituzionale che preme alle porte probabilmente risolverà molti dei problemi connessi a questi aspetti della nostra vita politica e istituzionale. Spesse volte il decreto diventa un elemento di soluzione di problemi urgenti, in questo caso, è un elemento di provocazione che ha aspetti negativi, ma ne ha anche di positivi. I contenuti di questo decreto, è stato detto qui in aula, non sono negativi. Il trasferimento per esempio, delle competenze alle province non è stato obiettato come un elemento di non valore o un elemento negativo, è stata obiettata la metodologia che si è usata e soprattutto i tempi ristretti che si sono concessi agli Enti locali perché si adeguino opportunamente all'applicazione dei nuovi indirizzi. Ma prendiamo le cose per il valore che possono rappresentare e lavoriamo su questi per risolvere i problemi che ci sono nel modo migliore.
Certamente l'espropriazione della Regione è un espropriazione grave, l' ha detto la collega Sestero, l'ha detto Carazzoni, l'hanno ribadito i colleghi Santoni e Ferrara. Mi pare che su questo punto occorra fare quadrato, tutti devono assumere un atteggiamento responsabile e deciso - e sono contento che anche l'amico Carazzoni, notoriamente propenso ad una politica di accentramento nel tempo passato abbia scelto in via definitiva questo decentramento come filosofia fondamentale del comportamento futuro delle nostre istituzioni. Ora è necessario procedere con decisione e in tempi brevi, dobbiamo ancora rilevare come è stato detto dall'Assessore Alberton, che i 4 mila miliardi non sono poca cosa e manifestano la volontà di rifinanziare le leggi sull'edilizia scolastica che potevano anche essere da un governo disattento trascurate. Mi sembra ancora che si debba dire che non è accettabile da parte nostra un vincolo così rigido della spesa prevista e una destinazione così obbligata qual è quella dell' eliminazione dei doppi turni e della sistemazione delle scuole secondarie.
Vorrei aggiungere un pensiero che mi pare non sia aleggiato in questa assemblea attraverso gli interventi precedenti. Bisognerebbe richiamare ancora il Governo a non lasciarsi tentare da una volontà di equiparazione indiscriminata di tutte le comunità locali del nostro Paese. Bisogna tener conto dei sacrifici che le comunità locali hanno fatto in modo distinto e diversificato nel tempo passato e premiare quelle comunità locali che si sono impegnate più consistentemente per eliminare nei tempi brevi i problemi che avevano sul tappeto facendo dei sacrifici finanziari di non poca consistenza.
Quindi anche il sostanziale privilegio di alcune zone del nostro paese mi pare che debba essere graduato e attentamente meditato prima di essere posto in atto nella maniera in cui sembra debba essere avviato attraverso il decreto 789.
Siamo in una posizione- sufficientemente omogenea. E' evidente che non possiamo accettare le denunce formali, forti, sottolineate dal gruppo comunista contro il Ministro Falcucci, non possiamo accettare le espressioni di deplorazione che mi paiono fuori luogo. Mi par e , p e r che si debbano accettare i suggerimenti di modifica, che peraltro sono stati anche dati dall'Assessore Alberton. Soprattutto vale la spesa, contro ogni tentativo di decentramento, di gridare forte che le Regioni non intendono essere espropriate delle loro competenze e che le cose devono essere sotto questo punto di vista messe assolutamente in chiaro.
In questa direzione penso che ci si possa muovere e che si possa trovare il consenso unanime del Consiglio che darà più peso alle posizioni che andremo ad assumere davanti al Governo.



VIGLIONE Aldo


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Non ci sono altri iscritti a parlare. Nella seduta pomeridiana si cercherà di formulare un Ordine del Giorno unitario.



PEZZANA Angelo

Chiedo come mai non si segua l'ordine dei lavori stabilito nella conferenza dei Capigruppo, ma si dia spazio ad Ordini del Giorno presentati ma non iscritti nell'o.d.g.



PRESIDENTE

Stiamo seguendo l'o.d.g. stabilito, siamo infatti in sede di comunicazioni della Giunta.
All'apertura della seduta pomeridiana interverrà il Vicepresidente della Giunta, dopo di che, vi saranno alcuni adempimenti su provvedimenti che sono stati licenziati dalle Commissioni e vi sarà l'Ordine del Giorno con i dovuti adempimenti.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati - Edilizia scolastica

Comunicazioni della Giunta regionale in merito agli interventi per l'edilizia scolastica (seguito)


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton che conclude il dibattito sull'edilizia scolastica.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Sarò brevissimo. Dichiaro che è interesse della Giunta una convergenza del Consiglio su un Ondine del giorno su questo tema.
Preciso che se nell'Ordine del Giorno presentato non si entra nel merito dei problemi che riguardano le Province è solo per scrupolo di non interferire su una azione che le Province stanno svolgendo autonomamente sui problemi che qui sono stati sollevati e che le riguardano direttamente ma nulla osta che venga ricompresa anche quest'osservazione.
Voglio semplicemente far presente che anche al sottoscritto e alla Giunta sarebbe piaciuto un iter di discussione, di verifica diverso da quello a cui siamo stati costretti. Sarebbe stato intendimento arrivare prima ad una seduta di Commissione. La serie numerosa di incontri che in queste ultime due settimane sono avvenute investendo le responsabilità di tutti i livelli (quando era programmato un incontro con gli Assessori provinciali, essi hanno dovuto trasferirsi tutti a Roma per andare all'incontro dell'Unione Nazionale delle Province con il Governo) ha fatto saltare la possibilità di incontrarci in Commissione ed è stato impossibile organizzare diversamente i lavori. Personalmente e a nome della Giunta inviterei il collega Carazzoni a non far mancare il contributo del suo Gruppo in questa occasione, semplicemente per il fatto che il prossimo Consiglio lo avremo alla fine del mese e la posizione espressa oggi in termini sostanziali e secondo la quale ci sembra sia possibile trovare l'unità del Consiglio, ovviamente rafforzerebbe la posizione della Regione in un periodo in cui gli incontri, le interlocuzioni saranno continui e sarebbe opportuno non mancasse la voce del Consiglio Regionale in questa fase.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, i lavori terminano qui. Riprenderemo puntuali alle ore 14,30.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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