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Dettaglio seduta n.28 del 27/12/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame proposta di deliberazione n. 64: "Legge n. 431/85 - Conversione in legge con modificazioni del Decreto Legge 27/6/85, n. 312 - art. 1 quarter. Individuazione dei corsi d'acqua classificati pubblici ai sensi R.D. 11/12/33, n. 1775 rilevanti ai fini paesaggistici" (seguito) e presentazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo il punto 17) dell'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n. 64: 'Legge n. 431/85 - Conversione in legge con modificazioni del Decreto Legge 27/6/85, n. 312 - art. 1 quarter. Individuazione dei corsi d'acqua classificati pubblici ai sensi R.D. 11/12/33, n. 1775 rilevanti ai fini paesaggistici".
Abbiamo esaurito la parte degli emendamenti.
Si passa ora alla votazione della deliberazione.
Vorrei chiarire che l'art. 62 del Regolamento stabilisce che la dichiarazione di voto di ogni Gruppo è espressa dal suo Presidente o da un componente del Gruppo a ciò designato. Sono altresì ammesse dichiarazioni di singoli Consiglieri che si discostino dalle decisioni del Gruppo.
La dichiarazione di voto non è ammessa per le deliberazioni che secondo il presente Regolamento, devono essere adottate senza discussione.
La deliberazione n. 64 è stata discussa nella seduta precedente pertanto si possono aprire le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Signora Dameri.
DAMERI Visto l'andamento della discussione e l'iter della deliberazione e visto che, come lei ha precedentemente detto, esistono due ordini del giorno chiedo che la discussione avvenga su questi ultimi.



PRESIDENTE

Nulla vieta di fare la dichiarazione di voto e nello stesso tempo prendere atteggiamento sull'ordine del giorno.
DAMERI Ci interessa però che cosa ci dice la Giunta.



PRESIDENTE

Proporrei di fare una unica discussione.
La dichiarazione di voto è articolata sui due ordini del giorno.
BRIZIO Poiché gli ordini del giorno seguono, dopo le dichiarazioni di voto nessuno può più intervenire; è chiaro che sulla deliberazione dobbiamo passare alle dichiarazioni di voto e al voto stesso.
Sugli ordini del giorno ci sarà poi una dichiarazione della Giunta.
Allora i Gruppi si collocheranno sugli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Esattamente il contrario di quanto chiede il Consigliere.
BRIZIO Diversamente non si proceda alle dichiarazioni di voto. Sentiamo cosa pensala Giunta degli ordini del giorno.
Non possiamo fare un dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Intervenendo su questo argomento, vorrei fare presente che vi è un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Brizio, Mignone, Rossa, Marchini e Ferrara che nel preambolo dice: "Premesso che tale deliberazione è stata ratificata in data odierna".
Mi pare che il presupposto sia che si ratifichi o non si ratifichi la deliberazione di Giunta presa in via d'urgenza, poi ci si colloca sugli ordini del giorno. Piuttosto si possono tenere i tempi regolamentari.



PRESIDENTE

Seguiamo allora il Regolamento con le dichiarazioni sulla deliberazione. La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO La nostra dichiarazione di voto sarà brevissima in quanto, come Gruppo di maggioranza, riteniamo che il metodo adottato sia stato sostanzialmente positivo.
La Giunta ha ritenuto che vi fossero motivi di urgenza e ha provveduto con urgenza; non ha sottratto nulla al Consiglio che può esprimersi nel merito; ha riconosciuto la competenza del Consiglio attraverso l'assunzione dei poteri del medesimo e con l'impegno a portare la deliberazione alla ratifica. La questione metodologica è sostanzialmente superata.
Nel merito della deliberazione apprezziamo soprattutto la volontà di dare applicazione al Decreto Galasso entro i termini stabiliti e quindi di dare avvio all'applicazione del Decreto con la massima rapidità possibile.
Poiché la deliberazione è affiancata da un ordine del giorno che abbiamo sottoscritto e che pone le modalità per successive modificazioni (qualora gli approfondimenti e le consultazioni lo richiedano) nel merito della deliberazione stessa, a maggior ragione siamo favorevoli all'approvazione della deliberazione stessa.
In merito agli ordini del giorno, mi riservo di intervenire successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Le argomentazioni portate dal Presidente nella relazione ci fanno ritenere che su questa deliberazione e sulle altre scelte che la Regione dovrà fare per l'applicazione del Decreto Galasso, si poteva avere un iter di discussione più agevole.
Non voglio ritornare sulle considerazioni svolte precedentemente sulla metodologia, se non per dire che siamo estremamente preoccupati in tutte le sedi di un ricorso, se questo dovesse ripetersi. Ci è stato detto che si è trattato di un caso eccezionale e apprezziamo questa considerazione di un ricorso alla decretazione d'urgenza, perché riteniamo che le regole che ci si dà nelle istituzioni, nei momenti di vita democratica del nostro Paese non sono mai casuali, ma corrispondono oltre che a degli elementi di carattere di normalità democratica anche ad una efficienza della possibilità di compiere delle scelte che siano nel merito effettivamente valide.
L'assicurazione che ci è stata data dalla Giunta nella replica ovviamente la accogliamo e la vogliamo apprezzare, ma diciamo che saremo sempre estremamente attenti. Questo perché si rischia di fare anche nelle scelte di merito dei pasticci. Le proposte che il nostro Gruppo ha fatto e che non sono state accolte erano una piccola dimostrazione di come la Regione poteva compiere un atto di questa natura con un pieno coinvolgimento, con l'appoggio e con il consenso di tutti coloro che sono interessati a questo tipo di deliberazione.
E' questo un elemento sul quale non a caso dobbiamo poi ritornare proponendo con ottiche diverse, e le discuteremo, gli stessi ordini del giorno che accompagnano una deliberazione. Meglio sarebbe stato poter arrivare ad una scelta di merito più adeguata, seguendo l'iter così come è previsto, senza violare lo Statuto come riteniamo sia stato fatto in questa occasione.
Non siamo qui a constatare che esiste una maggioranza divisa su una serie di provvedimenti, che ha al suo interno degli elementi di sfaccettatura abbastanza forti su questioni non irrilevanti, ma che poi si ricompatta nel momento del voto.
Siamo qui per dare un contributo di merito e devo dire che sono abbastanza preoccupata per l'assenza di interventi di merito sulla deliberazione da parte della maggioranza, per ché, come ha detto il Vicepresidente Vetrino, riteniamo si tratti di materia importante alla quale tutti i Gruppi debbono concorrere.
La nostra volontà di dare un contributo l'abbiamo concretamente manifestata, quando abbiamo detto che siamo disponibili al confronto.
Ancora una volta, dal voto espresso sugli emendamenti, abbiamo constatato che si tratta di un dialogo tra sordi.
La volontà di fare due discussioni separate manifesta ancora una volta che la conclamata volontà del confronto e del coinvolgimento non c'è. Per questa ragione soltanto e non certo perché siamo contrari all'applicazione di quelle leggi che, anzi, vorremmo fossero un fatto sostanziale nel governo del territorio, ci troviamo costretti nostro malgrado a non partecipare al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.
MINERVINI Premetto e sottolineo prima di ogni cosa che il Gruppo MSI manifesta il proprio assenso ai lineamenti essenziali della Legge Galasso la quale legge, come ebbe a dichiarare lo stesso Sottosegretario nel corso del convegno tenutosi poco tempo fa qui a Torino, in questa stessa sala, si innesta nel tessuto fondamentale della legge sulla tutela paesaggistica del 29 giungo 1939 al fine di migliorarla in via di emergenza o, se vogliamo dirla con l'Assessore, di coprifuoco e dopo 47 anni, anche alla luce dell'e sperienza, del lungo tempo trascorso, delle selvagge deturpazioni subite dall'ambiente.
Ciò premesso e ciononostante il nostro voto a questa deliberazione d'urgenza della Giunta sarà negativo per le ragioni diffusamente svolte dalla relazione di minoranza del collega di Gruppo Majorino.
In particolare il nostro Gruppo è contrario perché al di là di quelle che possono essere state le intenzioni della Vicepresidente Vetrino in veste di Assessore, c'è stata una usurpazione delle attribuzioni del Consiglio da parte della Giunta, usurpazione che si è attuata attraverso l'assunzione di una deliberazione d'urgenza senza che sussistesse l'urgenza nel senso previsto e delineato dallo Statuto, cosa che costituisce a nostro modo di vedere un grave precedente di violazione statutaria che va al di là nella presente deliberazione.
Nel merito, il nostro "no" si fonda, oltre che sul ragionamento anomalo fatto dalla Giunta per individuare i corsi d'acqua irrilevanti sotto il profilo paesaggistico (ragionamento che viola lo spirito e la lettera della Legge Galasso), sulla mancata considerazione che è venuto a mancare il necessario approfondimento della complessa questione in sede di II Commissione consiliare, oltre che nell'ambito delle consultazioni che in concreto non ci sono state.
Daremo al momento opportuno il nostro voto sugli ordini del giorno presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA La mia sarà una breve dichiarazione di voto della Lista Verde, non ritenendo necessario sottolineare nuovamente la totale solidarietà da parte del nostro Gruppo per la legge curata dal Sottosegretario Galasso.
Secondo noi, questa legge è giunta con profondo ritardo e con alcune caratteristiche di disperazione, un tentativo disperato di mantenere e di salvaguardare per quanto è possibile quella parte di territorio che ancora rimane. Mi spiace profondamente che i primi passi in questa Regione per l'attuazione della legge abbiano trovato, non tanto in merito alla legge stessa, in quanto in merito alle forme con cui questa legge viene concretamente realizzata, i Gruppi consiliari tra di loro così divisi e i Gruppi della maggioranza così lontani da quei Gruppi e da quelle associazioni ecologiche che probabilmente dovrebbero essere quelle maggiormente consultate e potrebbero rivelarsi le maggiori alleate per una corretta applicazione di questa legge.
L'aspetto che più mi ha sconcertato è stato l'abbandono, da parte della maggioranza, dell'emendamento presentato in merito all'inserimento di altri torrenti e corsi d'acqua. Mi ha soprattutto stupito il modo in cui questa deliberazione accetta e fa proprio il concetto di rilevanza paesaggistica.
E' un concetto che per la maggioranza ha finito per essere di natura eminentemente quantitativa anziché di natura qualitativa, quale doveva invece essere se si fosse correttamente applicato lo spirito della legge.
Quindi, da un lato, c'è la piena disponibilità della Lista Verde e delle associazioni ecologiche a partecipare e lavorare per una corretta applicazione di questa legge, ma dall'altro lato, vi è l'impossibilità di convenire con un voto favorevole alla ratifica di questa deliberazione soprattutto perché non riesce a sfuggirmi e preoccuparmi la correlazione che esiste fra questa deliberazione, probabilmente in gran parte condivisibile nel merito dei fiumi prescelti, con altri provvedimenti che o sono stati adottati o stanno per essere adottati da questa Giunta essenzialmente il bilancio ha profondamente tralasciato tutti gli aspetti di tutela e difesa del territorio e dell'ambiente.
Ancora mi preoccupa il fatto di non avere avuto un programma da parte della Giunta che possa garantire, al di là delle parole dell'Assessore, che rimangono comunque, sia in questa sede, sia pochi giorni addietro, durante l'incontro con il Sottosegretario Galasso, nel merito quanto mai condivisibili.
Ritengo purtroppo che le parole e anche la buona volontà dell'Assessore poco possano contare rispetto all'atteggiamento di altre forze della maggioranza che invece, al di là delle parole e della priorità, nella sostanza considerano gli investimenti e gli interventi nel campo della tutela e della protezione ambientale, come uno degli aspetti secondari della politica regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione emendata il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
È approvata con 33 voti favorevoli, 4 contrari (14 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Brizio, Mignone, Rossa, Ferrara e Marchini. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che in data 3 dicembre 1985 la Giunta regionale, assumendo per modalità d'urgenza i poteri del Consiglio, deliberava di determinare, ai sensi dell'art. 1 - quarter della Legge 431/85, quali dei corsi d'acqua (classificati pubblici ai sensi del testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici) possano essere elencati quali rilevanti ai fini paesaggistici premesso che tale deliberazione è stata ratificata in data odierna premesso che, ai sensi di legge ed a cura della Giunta, tale elenco dovrà essere reso pubblico entro 30 giorni; premesso inoltre che tale provvedimento concorre a raggiungere gli obiettivi della Legge 431/85 di tutela delle zone di particolare interesse ambientale i m p e g n a la Giunta e la Commissione competente in vista delle urgenti scadenze che attendono le Regioni nell'adempimento delle norme dettate dalla 431, in particolare dell'obbligo di sottoporre a specifica normativa d'uso e di valorizzazione ambientale il territorio mediante la redazione di piani paesistici e di piani urbanistici territoriali con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali, da approvarsi entro il 31.12.1986, a promuovere un vasto confronto nella comunità piemontese capace di sviluppare una discussione ampia sulla complessa materia della tutela ambientale.
In particolare, per quanto attiene alla classifica dei corsi d'acqua i m p e g n a la Giunta a definire con quale strumento legislativo o deliberativo si possa procedere all'integrazione o alla correzione dell'elenco del 3 dicembre di quegli eventuali corsi d'acqua che dopo la pubblicazione dell'elenco possano, con motivati pareri, essere inclusi od esclusi.
Nel contempo, facendosi interprete di perplessità e preoccupazioni rappresentate da parte di amministratori locali e di operatori invita la Giunta a procedere in tempi brevi, ad una corretta interpretazione dell'art. 1 della Legge 8.8.1985, n. 431, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra la vigente legislazione regionale in materia di tutela ed uso del suolo ed i provvedimenti di vincolo disposti dalla legge nazionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 16 astensioni.
Vi do lettura dell'altro ordine del giorno presentato dai Consiglieri Dameri e Ala: "Il Consiglio regionale del Piemonte assunta la deliberazione G.R. n. 12-1726, in applicazione dell'art. 1 quarter della Legge n. 431 dell'8.8.1985, come quadro di prima valutazione al fine di giungere alla puntuale elencazione dei corsi d'acqua di irrilevanza ai fini paesaggistici, dà mandato alla Giunta regionale di: presentare entro tre mesi l'elenco dettagliato dei fiumi o tratto di fiumi di irrilevanza paesaggistica al fine di dare compiuta applicazione all'art. 1 quarter di assumere con i poteri del Consiglio regionale la deliberazione di cui all'art. 1 ter, ivi includendo aree quali ad esempio La Mandria Grangesises, Pragelato, Pian della Mussa, Devero ed altre e, sulla base di prime valutazioni paesaggistiche, definendone i confini" .
Prima di passare alla votazione di tale ordine del giorno, vediamo come si esprime la Giunta sulla modifica al testo.
La parola al Vicepresidente Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale La Giunta di massima è d'accordo di assumere questo impegno facendo unicamente una modifica al testo, per renderlo più coerente con il testo della Legge Galasso stessa.
In particolare non possiamo ignorare che comunque un elenco è stato approvato oggi ed è quello che definisce i corsi d'acqua inclusi.
Per cui proporremmo di cambiare questo testo che nella sostanza è uguale, dicendo: "ad aggiungere, e ciò entro tre mesi dalla data odierna all'elenco dei corsi d'acqua inclusi anche l'elenco dettagliato dei fiumi che perla loro irrilevanza ai fini paesaggistici o in tutto o in parte possono essere esclusi dal vincolo".
Questo è il testo corretto della Legge Galasso.
DAMERI Noi abbiamo qualche perplessità ad accogliere questa modifica, anche se pare non cambi nella sostanza, perché il documento che abbiamo visto, anche da parte del Commissario di Governo, di osservazione alla deliberazione chiede invece che la Regione compia l'atto che la legge le chiede, anche rispettando formalmente quello che è il contenuto della legge stessa quindi la formulazione corretta è quella di individuare i fiumi non irrilevanti.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale "Anche l'elenco dettagliato dei fiumi che per la loro irrilevanza ai fini paesaggistici, in tutto o in parte, possono essere esclusi dal vincolo". Così è detto.
DAMERI Il Vicepresidente propone di aggiungere all'elenco dei fiumi rilevanti mentre l'elenco è diverso, quello dei fiumi che non sono rilevanti.
Non riesco a capire perché non, dobbiamo applicare la legge così come ci viene richiesto.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Ci impegniamo a rifare l'elenco. Aggiungere quelli che sono stati esclusi. L'abbiamo detto nell'ordine del giorno che abbiamo appena votato.
DAMERI Si rimane in quella formulazione contenuta nella deliberazione.
Il nostro ordine del giorno è formulato nell'altra direzione che ci pare quella più corretta e rispondente a quello che la legge ci chiede.
Manteniamo il nostro ordine del giorno così come era formulato.



PRESIDENTE

La parte dell'ordine del giorno dice: "Dà mandato alla Giunta regionale di presentare entro tre mesi l'elenco dettagliato dei fiumi o tratto di fiumi di irrilevanza paesaggistica al fine di dare compiuta applicazione all'art. 1 quarter".
Sospendo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 15.30 riprende alle ore 15.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Vicepresidente Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Il testo che è stato concordato in questo momento è : si impegna a presentare entro tre mesi, e ciò entro tre mesi dalla data o-dierna l'elenco dettagliato dei fiumi che per la loro rilevanza ai fini paesaggistici in tutto o in parte possono essere esclusi dal vincolo ai sensi dell'art. 1 quater.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA La Giunta ci ha già dato una interpretazione dell'art. 1 quater ed è quella che sostiene la proposta di deliberazione presentata impropriamente in Consiglio, dopo averla assunta con i poteri del Consiglio.
Se questa dizione vuole significare che la Giunta conferma quella interpretazione, allora ci troviamo di fronte al gioco delle tre carte; non uso mai formulazioni ed esempi di questo tipo ma a questo punto sono davvero costretto.
Con il nostro ordine del giorno abbiamo tentato di portare un contributo all'applicazione della legge; l'applicazione della legge dice: "i fiumi che devono essere esclusi" non quelli che devono essere confermati. Se Galasso avesse voluto dire questo nell'art. 1 quarter avrebbe scritto che le Regioni entro 90 giorni o il tempo indicato avevano la possibilità di confermare i fiumi vincolati escludendo gli altri.
La legge è molto chiara. Dice: "le Regioni hanno la possibilità entro 90 giorni di indicare i fiumi che per l'irrilevanza paesaggistica possono essere esclusi dal vincolo".
Se la Giunta regionale ritiene che con altri tre mesi ritorna ad apportarci un elenchino in cui aggiunge qualche fiume dicendo che gli altri sono irrilevanti perché non sono fra quelli rilevanti, sono esempi che non vorrei mai fare in Consiglio, ripeto quel lo che ho già detto in Commissione; il fatto che uno dica che una donna è bella, non vuol dire che tutte le altre non lo sono.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale.
Vorrei per correttezza di comportamento di tutti osservare che questa materia non è all'o.d.g., perché formerà oggetto di una specifica deliberazione- che dovrà essere presa dal Consiglio regionale nei prossimi tempi.
In particolare, e mi dispiace essere costretta ad anticipare al Consiglio delle informazioni che dovrebbero viceversa avere un canale correlato, che è quello della Presidenza del Consiglio alla Commissione competente, credo che il tipo di dibattito sviluppato mi consenta anche questa anticipazione.
Per quanto riguarda l'adempimento che le Regioni dovrebbero o potrebbero prendere entro il 5 gennaio, la Giunta ha già deliberato il 19 dicembre. Tra l'altro è stata convocata anche la Commissione.
Ho approfittato della convocazione della Commissione per anticipare che ci sarebbe stata questa scadenza, e che rispetto alla stessa, ci sarebbe stata una proposta della Giunta al Consiglio, affinché si esprimesse in quello spirito che oggi abbiamo tutti rivendicato di protagonismo del Consiglio rispetto a questo argomento.
Sono in pubblicazione gli elenchi ministeriali delle aree e dei beni che sono stati individuati ai sensi dell'art. 2 del D.M. del 21/9/84 e poiché tali aree saranno assoggettate allo stesso regime di salvaguardia assoluta prevista dall'art. 1 ter, la Giunta avrebbe deciso di proporre al Consiglio di non avvalersi della facoltà prevista dallo stesso articolo per la motivazione che ho detto.
Crediamo che la Commissione abbia tutto il tempo di esaminare questo argomento e di portarlo al Consiglio entro il 7 gennaio.
Riteniamo di aver fatto correttamente questa proposta al Consiglio, pur volendo effettivamente dare consistenza alle professioni di volontà di essere coinvolti e di poter svolgere un rullo che non sia soltanto la proposta della Giunta ma un dibattito vero e proprio.
In questa occasione la Giunta si è comportata correttamente come è stato richiesto.
Occorre una proposta, discutibile finché si vuole, avere il tempo per poterla esaminare e decidere quello che dovrà essere il pronunciamento più corretto da parte del Consiglio.
A questo punto il compito è del Consiglio perché la deliberazione della Giunta gli è stata attribuita. Il Consiglio nella sua sovranità deciderà quello che riterrà più opportuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Mi spiace davvero ritornare su argomenti che con molta delicatezza avevo posto alla Giunta.
Mi stupisce che possano passare delibere che stravolgono la legge in questo modo.
E' davvero una questione di chiarezza esemplare. Dice: l'elenco dei fiumi da escludere, il che presuppone non un elenco burocratico ma una osservazione specifica sul valore paesaggistico dei fiumi che si escludono.
Noi, qui in Consiglio regionale, non abbiamo assolutamente la possibilità di questa osservazione specifica sul valore paesaggistico dei fiumi da escludere perché non sappiamo neanche quali sono: non c'è nemmeno l'elenco dei fiumi di rilevanza paesaggistica e quindi non siamo in grado di esprimerci ai sensi della legge.
Questo per l'art. 1 quarter. Per l'art. 1 ter, siamo in presenza di una impossibilità di comprensione.
Il Vicepresidente Vetrino ci dice che la Giunta ha già preso una deliberazione per non avvalersi della facoltà consentita entro il 5 gennaio.
C'era nella Legge Galasso la sollecitazione vera della legge, quella di un intervento attivo delle Regioni a porre dei vincoli di non edificazione fino a quando non siano già stati fatti, su certe determinate aree da scegliere, i piani paesaggistici.
La scadenza del 5 dicembre era una possibilità data alla Regione di togliere dei vincoli, perché la sostanza della salvaguardia l'aveva già posta la legge.
Si prende una deliberazione di Giunta con i poteri del Consiglio il 5 dicembre, con urgenza su una materia che non aveva questa urgenza.
Tutti i fiumi erano tutelati: Potevamo muoverci con tutta la tranquillità per individuare quei fiumi o i tratti di particolari fiumi da escludere e non si applica invece l'unica sostanziale ragione della Legge Galasso: introdurre dei vincoli di non edificazione.
E' davvero lo stravolgimento della Legge Galasso.
Il Vicepresidente Vetrino ha fatto un convegno al quale mi è spiaciuto non partecipare sostenendo che la Regione sta applicando la legge ed è qui la dimostrazione del non avvalersi dell'art. 1 ter, di una applicazione in negativo della Legge Galasso.
Qui si stanno distruggendo davvero le intenzioni di Galasso.
Poi ci si spiega che la sovrintendenza che aveva avuto dal Decreto compiti di non introdurre vincoli di non edificazione lo ha fatto, e non si sa quali sono.
Allora, siccome lo ha fatto la sovrintendenza ma non si sa quali sono la Regione non si avvale di questo potere.
Caso mai c'era il problema di avvalersene ciascuno con le proprie visioni, sovrapponendo le due decisioni che in parte magari coincidevano e in parte allargavano l'azione di tutela. Mi sembra davvero che siamo di fronte a un disconoscimento, alla distruzione della Legge, Galasso.
Dopo aver detto che la si vuole applicare e attuare, siamo invece in presenza anche con questa seconda decisione, che ci è stata attualmente annunciata dal Vicepresidente Vetrino, della distruzione della Legge Galasso.



PRESIDENTE

Abbiamo discusso l'ordine del giorno e lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 29 contrari.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 64: "Legge n. 431/85 - Conversione in legge con modificazioni del Decreto Legge 27/6/85, n. 312 - art. 1 quarter. Individuazione dei corsi d'acqua classificati pubblici ai sensi R.D. 11/12/33, n. 1775 rilevanti ai fini paesaggistici" (seguito) e presentazione relativi ordini del giorno

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori chiede di parlare il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.
DAMERI Avevamo al primo punto, se non sbaglio, la discussione sulla mozione del nostro Gruppo sulla centrale nucleare.



PRESIDENTE

Stamattina, infatti, la prima cosa che ho fatto è stata di chiedere se vi erano novità al riguardo e se intendevamo discuterla subito. Nessuno l'ha fatto presente e siamo passati su un altro punto.
Se volete discuterla subito non c'è problema. L'inversione dell'o.d.g.
può essere decisa solo dall'assemblea. Il problema è che la mozione era iscritta al primo punto. Stamani ho ripetutamente, con insistenza, chiesto che si procedesse alla discussione.
DAMERI Mancava l'Assessore.



PRESIDENTE

Si è detto che si portava questa mozione esclusivamente per le conclusioni.
DAMERI Vorrei far presente, signor Presidente, che questa mozione è stata depositata in Consiglio regionale a ottobre e discussa a novembre.
Insistiamo perché la discussione si concluda oggi perché non abbiamo nessuna intenzione su questa questione, di andare all'anno prossimo.



PRESIDENTE

Devo ripeterle che stamattina la prima cosa che ho fatto è stato di chiedere che fosse discussa questa mozione.
Soltanto, che la ricerca sempre delle posizioni comuni porta a una non facile identificazione.
Sono disposto a discutere anche subito ma non è ancora pronta.


Argomento: Comprensori - Organi, strumenti e procedure della programmazione

Esame progetto di legge n. 57: "Disposizioni relative alla fase transitoria di riordino delle funzioni svolte dagli organi comprensoriali"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 57: "Disposizioni relative alla fase transitoria di riordino delle funzioni svolte dagli organi comprensoriali".
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Mignone.
MIGNONE, relatore Non sto a leggere la relazione perché è già da tempo a mano dei colleghi, pertanto la do per letta.
Mi limito solo a ricordare come il provvedimento oggi all'esame del Consiglio sia un provvedimento-ponte che cerca di legare la fase di chiusura dell'esperienza comprensoriale con quella più ampia di riordino dei poteri,e delle deleghe agli Enti locali.
E' un compito di grande rilievo istituzionale che, nel momento in cui lo andremo ad affrontare, sarà oggetto del necessario e doveroso approfondimento da parte di questa assemblea, acquisiti anche i pareri e le opinioni di tutti gli enti interessati.
Il provvedimento in discussione sostanzialmente si situa nel mezzo fra le altre due possibilità estreme che vi erano alla scadenza del 31 dicembre: o una proroga degli organismi comprensoriali così come hanno continuato ad operare fino al 31 dicembre, oppure un provvedimento che azzerasse completamente la situazione con una ripresa del, transitorio di tutte le competenze in capo alla Regione.
La soluzione che è stata prospettata, transitoria e per alcuni versi anche eccezionale, cerca di mantenere sostanzialmente un riferimento decentrato sul territorio, quindi sul piano politico di non dare l'impressione (in attesa del riordino complessivo) di riaccentrare tutto in capo alla Regione; ma, nel contempo, chiaramente sta ad, indicare che l'esperienza comprensoriale, così come si è venuta sviluppando in questi dieci anni, al di là del giudizio di quella che è stata la loro funzione, è comunque un'esperienza che è andata ad esaurimento e quindi neanche in modo surrettizio si cerca di ripristinarla nel tempo.
Il provvedimento non entra ora nel merito di quello che sarà il riordino complessivo delle competenze e delle deleghe al livello degli Enti locali; e si fa inoltre carico delle difficoltà che tutto ciò che è transitorio comporta, per il fatto di dover conciliare il vecchio con il nuovo.
Il provvedimento cerca di non anticipare nulla o ben poco della riforma proprio per evitare che si ingenerino delle confusioni, cercando di delineare una figura di Commissario che sostanzialmente dovrebbe procedere a tutti gli atti che normalmente portano alla liquidazione dell'esperienza comprensoriale.
Siamo in presenza di una figura di Commissario che in realtà deve, nel transitorio, procedere a una serie di atti che non sono tipici del Commissario.
E' per questo che si sono previsti dei correttivi. Come si dice nella relazione, in Commissione vi è stato un lungo dibattito, che si è concluso da un lato con la riserva di alcuni Gruppi di presentare degli emendamenti che il Consiglio avrà l'opportunità di valutare e dall'altro la stessa Giunta regionale si è riservata di esprimere sugli emendamenti, che erano stati presentati, la sua opinione e di collocarsi rispetto a questi in modo aperto.
Si tratta di un provvedimento del tutto transitorio, che da un lato non vuole anticipare spezzoni di riforma per non ingenerare confusioni e dall'altro vuol ribadire che non si cerca di prolungare ulteriormente le esperienze degli organismi comprensoriali, ma che ritiene conclusa questa esperienza cercando di raccordare fra loro i due momenti.
Valuteremo in sede di dibattito gli emendamenti e gli aggiustamenti che le varie forze politiche riterranno di presentare per vedere se è possibile, trattandosi di materia istituzionale, e per certi versi molto delicata, giungere a delle decisioni che possono trovare il più largo consenso possibile del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Majorino.
MAJORINO, relatore Anch'io mi limiterò a sintetizzare la relazione della minoranza rilevando che la legge n. 57 del marzo 1985 prevedeva espressamente che i Comitati comprensoriali esercitano le funzioni a loro attribuite fino al 31 dicembre 1985.
In altri termini veniva statuita solennemente l'estinzione dei Comprensori con il 31 dicembre 1985. Il prosieguo della normativa prevedeva poi espressamente che sarebbero state emanate tempestivamente leggi regionali, le quali avrebbero provveduto a riorganizzare le competenze già attribuite ai Comitati comprensoriali, nel quadro di un più vasto riordino delle funzioni amministrative.
E' indubbio che con ritardo è stato presentato il disegno di legge di riordino delle funzioni amministrative degli Enti locali nell'ambito della Regione Piemonte e quindi anche dei Comprensori.
Infatti il disegno di legge della Giunta porta la data del 10 dicembre 1985 e cioè a oltre quattro mesi dalla elezione della Giunta.
Capisco che era un problema complesso che probabilmente, di mano in mano che veniva esaminato ed elaborato dalla Giunta, ci si accorgeva della corposità di questi problemi e allora sarebbe stato opportuno che le norme transitorie di cui all'attuale disegno di legge, presentato solamente in data 17 dicembre 1985 e nello stesso giorno passato alla competente VIII Commissione, fossero state presentate in tempo, in modo da poter fare in quella sede un approfondito dibattito ed evitare di dover venire in aula con un testo in ordine al quale lo stesso relatore di maggioranza, collega Mignone, dice che la Giunta ha manifestato la propria disponibilità a valutare eventuali proposte e integrazioni che sono in buona sostanza gli emendamenti che sono stati presentati.
Il vero dibattito deve ancora verificarsi perché, stando agli emendamenti presentati, sono evidenti due posizioni: la nostra che pensa di dover partire dal presupposto, da non dimenticare, che i Comprensori sono estinti con il 31 dicembre 1985 e che quindi non un Commissario straordinario, ma un Commissario liquidatore, nel senso tecnico della parola, va posto a capo dell'ente estinto; alla nostra posizione si contrappone la visione proposta dal Gruppo comunista che tende, se non proprio a far sopravvivere in qualche maniera il vecchio Comprensorio quanto meno ad anticipare quello che, viceversa, dovrà essere oggetto di dibattito approfondito in sede di esame della complessa riorganizzazione delle competenze nel quadro delle deleghe e del riordino degli Enti locali nell'ambito della Regione Piemonte. Tant'è vero che si prevede la figura di Commissario straordinario, già previsto nello stesso disegno di legge, che dovrebbe venire contornato da una conferenza dei Sindaci, organo sul quale ci sarà parecchio da discutere, sull'opportunità politica di inserirlo nel quadro del riordino amministrativo.
Cala nell'aula questo disegno di legge già con la previsione di corposi e sostanziali emendamenti, per cui allo stato delle cose ci eravamo collocati in sede di VIII Commissione in posizione di astensione.
In sede di esame degli emendamenti proposti ci potremmo definitivamente collocare circa l'opportunità della più ampia convergenza sul regime transitorio di questa problematica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto di intervenire subito dopo l'intervento del relatore di maggioranza, collega Mignone, e del collega Majorino, relatore di minoranza, in ordine al problema del quale a nessuno sfugge l'importanza e l'eccezionalità della discussione.
Si tratta di concludere l'esperienza dei Comprensori entro il 31 dicembre.
Ciò giustifica anche questa riunione dell'assemblea regionale subito dopo il Natale e prima del Capodanno per le cose che sono state discusse prima.
A nessuno sfugge la portata della decisione che andiamo ad assumere e che riguarda più che altro come attuare questo scioglimento.
Il problema non è quando sciogliere i Comprensori, ma come scioglierli.
Il dibattito deve darci l'occasione di vedere cosa c'è dopo. Mi pare che ci sia un problema di contestualità da vedere, anche se demandiamo a un articolato che già indica le cose che pensiamo si debbano fare dopo.
Credo sia opportuna una discussione intorno a questa questione. Stiamo chiudendo un'esperienza che ciascuno, al di là delle convinzioni, delle adesioni più convinte o meno, ne ha senz'altro apprezzato lo sforzo.
In questo scorcio di fine anno, che sta per andarsene, pare che una cosa significativa si porti via insieme a tante altre cose quella dei Comprensori.
Devo confessare che c'è in me un certo rammarico, che non so bene a che cosa sia riconducibile, se al fatto che comunque c'è qualcosa che ci viene portato via, ma credo che senz'altro sia composto da un insieme di aspetti che dal 1.mo gennaio non c'è o non ci sarà più, ma c'è anche qualcosa di cui abbiamo avuto modo di apprezzare le implicanze positive che ha avuto nella vita stessa della Regione.
Un certo rammarico, non perché non sapessi di questa conclusione.
E' una conclusione che anche noi abbiamo deciso di assumere nel marzo scorso, ma che altre Regioni avevano già preso nel passato; quelle Regioni che avevano avviato a suo tempo il discorso dei Comprensori, avevano già deciso di concludere la loro esperienza, altre addirittura non li avevano mai messi in essere.
Credo che non si possa prendere una decisione del tipo e della portata che stiamo prendendo, senza tenere conto degli aspetti, dell'importanza e di ciò che le cose che andiamo a concludere hanno rappresentato, nel bene e nel non bene.
La Regione Piemonte, la quale avrà anche molte carenze, è tuttavia stata l'unica Regione che nella prima fase (nella seconda forse un po' meno) ha lavorato seriamente attorno a delle ipotesi nuove, dopo essere stata costituita.
Queste ipotesi sono state individuate e discusse non solo in Piemonte ma in ampi dibattiti che ci sono stati e che hanno coinvolto una vasta classe di amministratori di allora, professori di Università e giuristi.
Ricordiamo tutti la grande stagione del dibattito, il fervore che ci fu dopo la nascita delle Regioni attorno a delle, ipotesi per vedere come la Regione poteva inserirsi nel contesto del nostro sistema autonomistico.
Ricordo i convegni che ci sono stati, le discussioni nei vari Consigli comunali, provinciali, nel Consiglio regionale, grossi contributi a livello anche giornalistico.
Oggi, a distanza di dieci anni, si potrebbe anche dire che fu un po' la stagione della poesia, un po' romantica, poi le cose nella realtà si sono incaricate di dimostrare che la belle époque di quel periodo era contraddetta da una serie di situazioni molto difficili.
Dopo quel momento, che credo sia stato importante, si pose questo problema; non tanto ciò che la Regione doveva essere perché questo era scritto nella Costituzione, ma che cosa la Regione poteva essere e quale era il suo metodo di lavoro.
Fu attorno a questi aspetti che si è molto discusso e credo che sicuramente in quel momento siano sfuggite cose molto importanti, siano stati anche commessi degli errori, perché da una parte questo dibattito ha coinciso con la necessità di realizzare una vera riforma delle autonomie che da parecchio tempo si attende (e mi auguro che si possa arrivare quanto prima alla realizzazione di questa riforma) e dall'altra ha commesso l'errore di ritenere che questa nuova ipotesi regionale, con queste nuove forme di partecipazione e di democrazia, potesse liquidare un ente come la Provincia.
Non solo non si è tenuto conto del fatto che la Provincia è un ente previsto dalla Costituzione, ma non si è tenuto conto della portata, delle radici profonde che la Provincia ha nel nostro Paese e che ha dimostrato di avere.
Forse si è andati davvero più in là di quello che avrebbe dovuto essere una corretta interpretazione del rapporto che doveva intervenire tra la Regione e il resto del sistema delle autonomie.
E' stato un errore di valutazione storica, prima di tutto perché si è sottovalutato il ruolo della Provincia e i suoi 125 anni di storia.
Non si è tenuto conto che le Province nel nostro Paese hanno rappresentato nel 1860 la prima grande riforma con cui muoveva i primi passi il nuovo Stato unitario. Ci sono stati degli, errori in questo grande fervore di dieci anni fa.
Sono errori commessi non solo da noi, ma dall'intero Paese, dove addirittura tutti si affannarono presentando proposte di legge per superare il ruolo delle Province, mentre forse avremmo dovuto fare maggiormente attenzione al ruolo, a che cosa hanno rappresentato, al momento importante a cui si riconducono le Province.
Lo intuì molto bene un piemontese, un mio concittadino alessandrino Urbano Rattazzi, che fu un vero riformatore della nuova struttura che partì con lo Stato unitario.
Certo, fu una realizzazione che venne dall'alto, ma lo Stato unitario allora aveva bisogno di consensi più formali che sostanziali, fu una realizzazione che naturalmente lasciò parecchia gente scontenta perch queste Province risultavano la conclusione di un processo formale e non sostanziale, si sovrapponevano alle piccole Province che c'erano prima, ai piccoli mandamenti e in pratica le Province di oggi, in qualche misura restringevano o cercavano di annullare le peculiarità locali che avevano invece delle loro ragioni, se è vero che ad esse ci si è sempre riferiti anche prima della nascita delle Regioni e ad esse la Regione stessa si riferì con i Comprensori e dopo il 1970; se è vero che furono fatte delle Province come la Provincia d'Asti, nei confronti della quale l'allora prof.
Buronzo non ebbe gravi difficoltà a realizzarla, perché in fondo coglieva anche un significato profondo che era nella storia di questa parte; se è vero che la Costituzione parla di circondari, e se è vero che Biella e Verbania sono individuati come dei circondari, eccetera.
La Regione tentò di innovare con i Comprensori un metodo di governo, un metodo che si fondava sulla partecipazione, non tenne però conto della portata delle Province, della loro storia, oppure fu una specie di colpo di barra del rinnovamento, che come sempre va più in là rispetto alle cose che si prevedono e al quale sta seguendo una specie di contraccolpo. Migliaia di amministratori però, va ricordato, parteciparono alla vita dei Comprensori con grande entusiasmo; ci fu una nuova cultura, una, leva di amministratori che nella vita delle Regioni, attraverso i Comprensori, ha lavorato positivamente insieme, una cultura di tipo sovraccomunale che si è andata concretizzando. Ora, che si raggiunge questo momento, passa questa stagione e si mette in moto un movimento che tende a ridimensionare tutto.
Non so bene se questi movimenti hanno per, singolo delle battaglie regionalistiche o antiregionalistiche, sicuramente queste cose avvengono in un contesto anche di questo tipo.
Sta di fatto che la Regione a un certo punto, dopo che ha messo in moto i Comprensori non ha il coraggio (ecco l'incertezza della seconda fase) di andare avanti riconoscendo il ruolo delle Province e dando alle stesse quelle deleghe che aspettano di avere e dall'altra parte non ha il coraggio di conferire dignità ai Comprensori. E resta tutto nell'incertezza.
Certo, da questa incertezza non ci si poteva che aspettare le inevitabili conclusioni, perché quando i Comprensori vengono sminuiti, la loro funzione viene ridimensionata e tutto viene ovattato, non c'è altra scelta che quella di arrivare a una conclusione come quella che stiamo prendendo.
Ditemi però quanti atti e quante deliberazioni sono state prese con la collaborazione dei Comprensori in questi anni. Penso che la Regione abbia avuto un grosso contributo da questa partecipazione vastissima, che ha coinvolto sicuramente più di mille amministratori nelle varie tornate, ma quanti rapporti la Regione ha potuto tenere attraverso questi momenti che corrispondono anche alle peculiarità particolari, locali che non possono essere cancellati? Ora, i Comprensori dovranno essere sciolti, si scioglieranno perch abbiamo già.preso questa decisione, si tratta solo di vedere in questo giorno del 27 dicembre (queste sono giornate che o si prende lo stipendio o si viene messi in cassa integrazione o licenziati) che cosa fare? C'è una proposta di legge della Giunta, che conclude l'esperienza e demanda poi all'articolato che dovrà essere approfondito, e un'altra del Gruppo comunista.
Dicevo prima: come sciogliere i Comprensori? Penso che dovremmo vedere in questo momento, che è la fase delicata che è la fase di transizione, come scioglierli.
Nella proposta della Giunta si fa riferimento all'attuale Presidente nominato Commissario.
Mi sembra un po' restrittiva la figura del Presidente che diventa Commissario. Io vedrei la funzione del Commissario coadiuvato da un Comitato o dall'ex istituto di coordinamento che c'era nei Comprensori, o da un Comitato rappresentato dai Capigruppo del disciolto Comprensorio che collabori con il Commissario fino al compimento della fase, fino all'entrata in vigore dell'articolato che si prevede dovrà entrare in vigore entro sei mesi di tempo.
Vedrei un ruolo più collegiale. Mi sembra che non tenerne conto sarebbe come prendere una decisione troppo affrettata. Venendo al problema dell'articolato, vedrei una caratterizzazione forte di quella proposta di area di programma nella quale possono riunirsi i Sindaci, e lì vedrei come momento importante, di pari dignità tra la Provincia e i Sindaci e ciascuno insieme con la Regione, un ruolo che la Regione dovrebbe ancora continuare a svolgere, perché diversamente la Regione si ritira da questa funzione ritorna allo status quo ante Comprensori e mi sembra che anzich corrispondere a quelle che sono le attese, essa delude queste attese e quindi resta sempre di più chiusa nel palazzo; e parlo della Regione non in termini di strumenti operativi che esistono nel territorio, ma parlo della Regione come momento simbolo, come momento che dialoga su un piano orizzontale e di pari dignità con la Provincia e con i Comuni per realizzare, appunto, quel processo di deleghe che devono essere date alle Province, ai Consorzi di Comuni e alle Comunità montane, per realizzare senza incertezza il trasferimento dei poteri che oggi sono nelle mani degli Assessorati, agli enti che hanno potere e possibilità di gestire ma nello stesso tempo per essere presenti e realizzare quel momento programmatorio oltre che legislativo che fa della Regione un momento vivo e partecipato.
Se la Regione continuerà ad esprimersi in queste aree alle quali abbiamo dato con la presenza dei Comprensori una fisionomia, una connotazione precisa, la Regione esalterà il sistema delle autonomie altrimenti si realizzerà il contrario; si passerà da una stagione aperta di grande partecipazione ad una stagione che si va sempre più chiudendo, darà efficacia al ruolo sovraccomunale sia dei Comuni che dei Sindaci, sia delle Province che dei Consigli comunali.
Credo ci sia bisogno di avere questo momento per tenere aperto un dialogo con una vita associativa molto intensa che c'è nei territori, nei Comprensori e nelle Province. Ma chi tiene poi il dialogo con le Commissioni agricole di zona? Prendo l'occasione per rivolgermi anche all'Assessore all'agricoltura per farmi portavoce di una domanda legittima che nasce in questi giorni dalle Commissioni agricole di zona: "ma dopo tutto questo lavoro che abbiamo fatto (e credo si debba riconoscere che è stato un lavoro pregevolissimo) chi lo terrà in considerazione? Quale ruolo saremo ancora chiamati a svolgere?".
Questo è un momento importante. Chi tiene il dialogo con gli enti strumentali a livello territoriale e a livello di decentramento? Chi tiene questo dialogo aperto con le forze sociali, sul territorio in conto e in rappresentanza della Regione, il dialogo con le UU.SS.SS.LL. sul territorio, con i distretti scolastici? Lo teniamo da Torino? Chi lo tiene? Lo deleghiamo? Credo che questo discorso debba consentirci di compiere quelle riflessioni necessarie per vedere che cos'è da domani, cosa sarà dal 1.mo gennaio 1986 la Regione, se fino adesso l'abbiamo intesa con questa articolazione, bisogna che noi cominciamo a sapere e vedere cos'è che dovrà essere la Regione dal 1.mo gennaio 1986.
Il discorso sullo scioglimento dei Comprensori su cui non ci sono dubbi, deve darci l'occasione per cominciare a vedere dopo quindici anni di vita della Regione, se la Regione ritorna al punto di partenza o se invece vuole proseguire, vuole essere un ente vivo, nella realtà viva del Piemonte come di altre Regioni, un ente presente, un ente impegnato. Diversamente avremmo una Regione assente dal térritorio che lascia molti vuoti i quali saranno inevitabilmente colmati da altri, ma sarà la continua riduzione del ruolo e della funzione della Regione. Se la Regione si ritira, non lascia altre prospettive, non dà personalità, non individua un ruolo suo proprio compie un atto di centralismo che non può essere accettato, perché ritorna ad essere un ente sempre più burocratico. Se, al contrario, sapremo rinnovare la nostra presenza dando le deleghe, riconoscendo la cosa peggiore che potremmo fare, da una parte chiudere l'esperienza e dall'altra non arrivare a dare le soluzioni che da tanto tempo la gente attende soprattutto nelle Province. E chi vi parla ha avuto l'occasione di essere anche nella Provincia e sa quale può essere e quale è la portata della Provincia, ma conosce bene anche la dignità e il ruolo che ha la Provincia nei confronti della quale non si può pensare a una dignità subalterna alla Regione, ma si deve pensare in termini di pari dignità.
Queste sono le cose che volevo dire perché mi pare che sia doveroso sottolineare questo momento importante al quale stiamo andando per decidere la conclusione di un'esperienza che giudico, insieme ai momenti non positivi, tuttavia di grande importanza e di grande rilevanza, per vedere se siamo in grado di lasciare qualche cosa. Diversamente non saranno le forze autonomiste e riformiste a dare il loro contributo significativo, ma sarà ancora una volta una cultura di tipo centralista e burocratica che si impadronirà anche della Regione Piemonte, lasciando nella delusione tutta una serie di forze vive e avanzate della nostra società, con le quali credo possiamo far compiere alla società piemontese un grosso passo avanti verso la democrazia e il rafforzamento delle nostre istituzioni e soprattutto verso un nuovo ruolo della Regione.
Credo sia venuto il momento, a quindici anni di distanza dalla nascita della Regione, di dare questa risposta per governare con la gente e non governare sopra la gente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.
PETRINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa norma transitoria o provvedimento ponte portato alla nostra attenzione, che vuole essere aperto all'esame e alle decisioni del Consiglio, è senza dubbio collegato alla filosofia della Legge 57 votata all'unanimità al termine della terza legislatura, che ha confermato la cessazione dell'attività dei Comitati comprensoriali essa vuole essenzialmente ridurre al minimo la vacanza legislativa e intende soprattutto in via transitoria provvedere alla disciplina dell'attività dei Comprensori con lo scioglimento degli organi comprensoriali alla nomina dei Commissari e alla individuazione di destinatari di alcune competenze già esercitate dagli organi comprensoriali e alla soppressione di alcuni pareri.
Ma al fine di promuovere e di coordinare gli adempimenti della Legge 57 del 27 marzo 1985 era anche stato istituito un Comitato consultivo composto dai rappresentanti della Giunta, del Consiglio, delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane ed è davvero strano che non si conoscano le conclusioni e i suggerimenti di questo Comitato voluto espressamente da una legge regionale.
Comunque i tempi stringono ed è inutile aggiungere benzina alla troppa che già brucia per i pareri difformi espressi in diverse sedi dai più diversi soggetti.
Gli emendamenti specifici presentati dal PCI e dal MSI mi trovano in una posizione articolata convinto che il disegno di legge è perfettibile avendo la stessa Giunta manifestata la propria disponibilità a valutare proposte e integrazioni.
Non entro come il collega Rossa nel merito dell'attività dei Comprensori in quanto già il Consiglio regionale nella precedente legge di scioglimento ne aveva trattato lungamente dando atto sostanzialmente del lavoro svolto in modo positivo creando di fatto in tutti gli amministratori locali una mentalità sovracomunale e programmatoria.
Credo però che per la legge in esame sia essenziale assumere come riferimento il testo di riforma delle autonomie locali all'esame, del Parlamento in quanto ritengo sia il momento più avanzato della riformazione del rapporto tra società civile e istituzione.
Il modello programmatorio attraverso cui si attua il disegno di legge nazionale è sostanzialmente questo: lo Stato fissa gli obiettivi della programmazione economica per l'intera comunità nazionale, non in modo autoritario bensì con il concorso delle Regioni italiane; a loro volta le Regioni decidono i programmi di sviluppo in armonia con gli obiettivi stabiliti dal programma economico nazionale ma con il concorso degli Enti locali della Regione.
Nei programmi regionali gli interventi di competenza della Regione sono poi coordinati con quelli dello Stato e con quelli degli Enti locali territoriali; il modello programmatorio esprime a mio avviso nel disegno di legge del nuovo ordinamento delle autonomie locali il punto alto del regionalismo cooperativo.
Risponde a questa logica il disegno di legge in esame? Il ruolo dei soggetti della programmazione che sono tutti gli Enti locali dei vari livelli dell'ordinamento è rispettato? Le nuove figure ipotizzate delle associazioni di Comuni con la Provincia, vero ente intermedio, sono compatibili con questo disegno di legge? Ritengo che con la sola figura del Commissario di Governo e con la esclusione del sistema delle autonomie nel suo complesso ho la sensazione che assumiamo un atto non in linea allo spirito della legge nazionale di riforma delle autonomie.
Infatti, se con la successiva legge che dovremo esaminare prima del 30 giugno 1986 di riordino delle autonomie piemontesi si giungerà all'identificazione della Provincia come unico ente intermedio e all'assemblea dei Sindaci, che è poi un'associazione intercomunale prevista dalla legge nazionale di riforma come il modo più efficiente per lo svolgimento di attività coordinate e programmatorie in armonia con il disegno di legge nazionale che guarda con particolare favore ad interventi promozionali delle Regioni a riguardo; credo che tanto vale sperimentare fin d'ora la messa in campo delle rappresentanze dei Sindaci seppure in una sede consultiva in quanto con la legge in discussione al Parlamento non dobbiamo dimenticare che sono soppressi i consorzi obbligatori, le circoscrizioni, i comprensori mentre sono ammesse solamente le forme associative fra gli Enti locali.
Mi sembra pertanto pertinente l'emendamento del Gruppo comunista relativo alla conferenza degli Enti locali costituita dai Sindaci, dal Presidente della provincia anche se in questa fase può essere prematura la conferenza degli Enti locali, ma che pone un problema che è reale e che deve essere esaminato, così come l'indicazione per le aree comprensoriali di Biella e del Verbano di un'assemblea costituita dai Sindaci mi troverebbe consenziente non soltanto perché tutti gli enti locali, tutte le forze politiche, tutte le organizzazioni economiche della Provincia di Vercelli e del Biellese si sono più volte espresse favorevolmente, ma perché il Consiglio regionale, questo stesso Consiglio regionale, nella precedente legislatura ha votato all'unanimità la legge di proposta al Parlamento per l'istituzione della Provincia di Biella e del Verbano,ma ritengo che non sia questa la sede in un regime commissariale da inserire nel dispositivo della norma nella successiva legge di riordino delle autonomie che dovrà comunque emanare prima del .30 giugno del prossimo anno.
Mi sembra pure pertinente l'emendamento sostitutivo del Gruppo MSI laddove afferma che un Commissario indicato nel Presidente del Comprensorio in caso di sua incompatibilità o indisponibilità venga scelto nella persona di uno dei componenti la Giunta comprensoriale, non esistendo infatti la figura del Vicepresidente in tutti i Comprensori come previsto dal primitivo disegno di legge della Giunta.
Credo quindi, pragmaticamente, per concludere, che, dopo aver sentito la Giunta, potremmo procedere all'esame dell'articolato, esprimendoci sui diversi emendamenti di volta in volta 'e non dimenticando che ci apprestiamo a trattare una materia istituzionale.
Più larga sarà l'adesione fra le forze politiche, meglio rispetteremo la volontà dell'intero stesso sistema delle autonomie piemontesi; in un momento in cui tra Regioni ed Enti locali le temperature sono in rialzo non solo perché ci troviamo in una fase di transizione al nuovo ordinamento, ma perché purtroppo e dobbiamo riconoscerlo non sempre c'è stato completo rispetto del ruolo delle autonomie locali e soprattutto perché non si è verificato da parecchi anni un coinvolgimento reale e non solo di parata nelle scelte regionali degli Enti locali.
Credo che questo disegno di legge emendato possa essere favorevolmente accolto anche dalle autonomie locali e quindi dalla comunità regionale se effettivamente crediamo tutti nella partecipazione e soprattutto nella capacità e nel potere di decisione delle autonomie locali nella loro globalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Credo sia difficile non rilevare il disagio del fatto di trovarci a quattro mesi dall'insediamento della Giunta, a discutere di provvedimento abborracciato in fretta e furia negli ultimi giorni, che non riesce ad evitare la vacanza di legge che investirà le strutture comprensoriali e che ci ha fatto dire che effettivamente per partorire quei tre striminziti articoli, sembra abbastanza sproporzionata una pensata di quattro mesi, ma che non riesce neppure a nascondere il travaglio che ha caratterizzato l'approccio della Giunta e della maggioranza, l'esigenza di dare conseguente applicazione al disposto della legge 57 del 4 aprile scorso.
Direi che anche gli interventi dei Consiglieri di maggioranza hanno fatto emergere in modo lampante il senso di questo disagio 'e direi anche il senso di una implicita sensazione di inadeguatezza della proposta avanzata dalla Giunta in ordine alla necessità di fare fronte ad una proroga, ad una transizione ormai inevitabile, ma pur tuttavia di farvi fronte non in modo piatto e burocratico ma con un minimo di scatto di governo istituzionale in grado di avvicinare questa transizione alle aspirazioni di riordino che hanno sotteso il dibattito e la elaborazione che aveva prodotto la legge 57 prima citata.
Un disagio che è difficilmente mascherabile e che è espresso anche all'interno della Commissione consultiva nominata da questo Consiglio che ha dovuto esaminare ed esprimersi nel merito delle proposte di riordino e che ha fatto emergere una sostanziale insoddisfazione, rispetto alle posizioni che la Giunta andava esprimendo in ordine al modo di affrontare questa transizione resasi obbligatoria in ragione della insussistenza dei tempi necessari a garantire una adeguata istruttoria-elaborazione da parte delle istanze consiliari rispetto alla proposta di legge di riordino presentata dalla Giunta.
Questa inadeguatezza è emersa chiaramente con il fatto già richiamato che ci troviamo di fronte ad un secondo testo e che a sua volta questa seconda versione è già stata corredata anche da emendamenti sostitutivi e modificativi da parte della maggioranza. Effettivamente non vuole essere detto con sarcasmo, ma almeno per la gestione di questa transizione si dovrà riconoscere che i quattro mesi passati ad elaborare il mostricciattolo in un primo tempo presentato, siano effettivamente esagerati e sproporzionati.
Il primo testo aveva l'intento evidente di trattare i problemi del superamento dei Comprensori.
Non so se questo può essere rilevato come un tratto freudiano.
Certamente ragionando su questa ipotesi, si potrebbe anche arrivare a concludere che probabilmente neanche il testo di proposta di riordino presentato dalla Giunta è frutto di una elaborazione collettiva, realmente condivisa e di un impegno consapevole dell'insieme della Giunta e della maggioranza.
Diversamente sarebbe inspiegabile e questo stacco abissale e violento tra una proposta di riordino che recupera alcuni dei punti alti del dibattito di questo Consiglio, dei contributi dati da tutti i gruppi all'idea del riordino e del riassetto istituzionale rispetto a queste proposte di cui ci troviamo a discutere.
Abbiamo presentato degli emendamenti che sono stati distribuiti per tempo e si commentano da soli. Vorrei solo fare una considerazione di carattere specifico, laddove in modo particolare si differenziano le nostre posizioni rispetto a quelle espresse dalla Giunta e dai presentatori degli emendamenti di maggioranza che pure tendono a recuperare alcuni aspetti che in VIII Commissione erano stati oggetto di attenzione ed erano stati oggetto di attenzione anche gli scambi di idee informali di questi giorni tra i Gruppi.
Ora, in VIII Commissione in modo particolare, e ho visto che è stato oggetto anche di un esplicito emendamento da parte del Consigliere Majorino, si è teso ad affermare da parte di taluni la necessità di andare se così la si può sintetizzare e banalizzare un po' ad una proroga, ad una gestione transitoria la più schematica e la più sbrigativa, la più invisibile possibile per non venir meno all'obbligo di non impegnare questa assemblea in una sorta di rincorsa o di precognizione di quelle che saranno le misure più generali di riordino che saremo chiamati a votare.
A quella posizione che fu fatta propria da alcuni rappresentanti della maggioranza, obiettammo che mentre da un lato, effettivamente, non è corretto pensare di anticipare e precostituire le soluzioni che dovranno essere definite nella legge di riordino, è altrettanto vero che una transizione per sua stessa definizione, non può essere soltanto la proroga in condizioni mutate dell'esistente, in questo caso in condizioni commissariali, di signoria più o meno istituzionale, ma deve quanto meno cercare un aggancio se non ultimativo se non definito in tutti i suoi connotati, con i dibattiti che si sono sviluppati e con alcune grandi idee che assieme abbiamo dibattuto in quest'aula e sotto questo profilo, la necessità comunque di garantire che qualsiasi mutamento degli assetti istituzionali, possa in alcun modo prevedere forme di governo della programmazione che escludano le comunità locali dall'elaborazione e dalle scelte.
Era un punto centrale che se anche oggi non siamo nelle condizioni di poter definire come esso si espliciterà nella futura legge di riordino, è certamente qualcosa che è una intuizione ed una esigenza che non può essere sacrificata ad una gestione puramente burocratica e centralizzata di questa fase transitoria.
Per questo abbiamo proposto degli emendamenti e non vediamo negli emendamenti correttivi ed integrativi presentati dalla maggioranza un segno positivo a questo riguardo, una correzione del testo originario della Giunta; mi riferisco alle proposte relative alla creazione di un momento di validazione del commissariamento straordinario da parte delle comunità locali. Non abbiamo ripreso la dizione della conferenza dei Sindaci, che pensavamo fosse più opportunamente definita e dettagliata nell'ambito della legge di riordino, proprio per obbedire a questa esigenza non solo formale di non anticipare testi di legge futuri, ma è altrettanto vero che ci pare fondamentale dare seguito concreto a questa esigenza che gli atti, che questa parvenza di organizzazione comprensoriale che tuttora rimarrà in vita per alcuni dei mesi prossimi non avvengano in assenza di un obbligo di riferimento alle comunità locali.
Nelle proposte di modifica presentate si dice a questo riguardo che la Giunta è di fatto delegata ad impartire ai Comprensori le indicazioni delle materie sulle quali potranno sentire i Comuni.
Ci pare una proposta alquanto prudente e discendente da una concezione abbastanza paternalistico accentratrice dei rapporti delle comunità locali con la Regione. Riteniamo che una proposta di questo genere sia assolutamente insoddisfacente. Riteniamo sia fondamentale, come tratto distintivo e caratterizzante dell'insieme del procedimento, non soltanto garantire una forma giuridica di transizione, ma garantire il governo democratico di questa forma giuridica di transizione.
Credo che a questo il dibattito possa ancora consentire spazio. Mi pare che lo sforzo di trovare la forma giuridica attraverso la quale comunque porre rimedio allo scadere dei termini sia importante, ma ancora più importante è garantire che questa forma giuridica abbia una gestione democratica, sia tale da rispondere ai presupposti di fondo che ci portarono in passato a costituire i Comprensori e che nel futuro ci debbono portare ad un riordino che deve vedere nella Provincia, futuro Ente intermedio, il rispetto di procedure di programmazione e l'istituzione di procedure di rapporto, con gli Enti locali che siano tali da escludere qualsiasi espropriazione della materia stessa della programmazione dalle competenze dei Comuni.
Il testo di riforma su cui per l'ennesima volta ci si è arenati, ma che comunque non pare più soggetto a revisione, è quello che individua nella Regione, nella Provincia e nei Comuni i soggetti di programmazione.
Questa non è più una materia opinabile per il futuro e quindi rispondono anche a questa esigenza più generale gli emendamenti che abbiamo presentato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale ha ben presente la delicatezza della storia delle istituzioni che stiamo vivendo.
Siamo in un momento di riforma in positivo e, se mi consentite, in un momento di controriforma. Si va contro ad una riforma che si era avviata fase questa che può avere un carico di aspettative sulle .quali bisogna fare chiarezza.
Il nostro Gruppo (nella fase delicata e convulsa con cui si è arrivati alla stesura del progetto della Giunta e successivamente alla stesura di un emendamento che cercava di recuperare lo spirito degli emendamenti comunisti e soprattutto le preoccupazioni di molti di noi) intende pubblicamente chiarire in modo fermo qual è la sua posizione.
Ho l'impressione che i vizi di fondo nei ragionamenti di molti di noi rischiano di coinvolgere l'opinione pubblica, proprio se si segue il metodo, a nostro avviso, sbagliato che ci suggeriva il Consigliere Valeri.
Questo non è un momento di transizione, è un momento di liquidazione di chiusura dei Comprensori, dopodiché si aprirà una fase completamente diversa che è il processo di delega alle Province, îl nuovo modo di essere della Regione sul territorio, che sono due processi rispetto a quelli dei Comprensori che non hanno alcun elemento di continuità storica; su questo bisogna che ci intendiamo chiaramente. Noi riteniamo di dover dire queste cose con assoluta franchezza.
Senza disconoscere tuttavia e senza rigettare nel nulla delle esperienze che si sono fatte in positivo, ma utilizzandole in uno schema profondamente nuovo, rispetto al quale non siamo in una fase di transizione. La fase di transizione è un qualche cosa che raccorda qualcosa con qualcos'altro. Allora, la delega alla Provincia nasce da una concezione nuova che vogliamo avere nei nostri rapporti con la Provincia e non dalla presa d'atto di fallimento dei Comprensori. Non è questo, a mio modo di vedere, il modo in cui ci si atteggia su questo.
Se non diciamo questo con grande franchezza e si ha l'impressione che si sia in una fase di transizione, ci si può aspettare che alcune realtà sul territorio possono rinascere in modo più o meno camuffato. Non è così o almeno non è così nella misura in cui toccherà ai liberali decidere.
L'ipotesi di lavoro che mi consta essere abbastanza conosciuta, sulla quale lavora la Giunta, a regime ci trova del tutto consenzienti individuare la materia di delega alle Province, fare le deleghe alle Province; riconoscere anzi anticipare questa nuova realtà che sono le conferenze dei Sindaci, cercare di supportare le assemblee con un minimo di servizio; riconoscere che per alcune cose la Regione è ormai decentrata per alcuni servizi; mandare a regime un sistema abbastanza semplice ed articolato che però deve essere estremamente chiaro e non deve prestarsi a confusioni e soprattutto ad aspettative né di politici, né di amministratori locali, né di funzionari regionali. Il quadro su cui noi liberali lavoriamo è molto semplice: il processo di delega il più ampio possibile alle Province, la presenza dei servizi decentrati sul territorio attraverso un servizio decentrato regionale che deve essere rigorosamente quello già attualmente in essere sul territorio.
Noi non riteniamo che ci sia una funzione dei Comprensori che possono andare a rimpolpare il servizio decentrato regionale. Non lo crediamo.
Questo certamente sarà un passaggio brutto, per certi versi traumatico per alcune centinaia di persone, ma non bisogna illudere questa gente facendo credere loro che attraverso il decentramento di servizi regionali che andranno riorganizzati e ricomposti, posto che non esista più il Comprensorio, si creano sostanzialmente nuovi servizi regionali sul territorio. Questo è il punto nodale di tutta la discussione. E' inutile che ci trinceriamo dietro parole auliche quali gli Enti locali, la partecipazione, non è vero. La gente vuole sapere alla fine come funzionerà il meccanismo regionale. Secondo noi è molto semplice. La Regione programma, fa leggi, le Province sono nostro ente intermedio rispetto ai Comuni, tra noi e loro non esiste niente; esiste una serie di servizi che la Regione presta direttamente sul territorio; questi servizi sono già individuati, abbiamo pregato l'Assessore di fare avere ai colleghi Consiglieri una tabella riassuntiva che faccia chiarezza su questo dopodiché si attivano in termini meramente consultivi le assemblee dei Sindaci, che devono garantire che sia le nostre decisioni, sia le decisioni su materie delegate alle Province siano verificate puntualmente in termini consultivi con gli operatori ultimi e con i Sindaci. Mi sembra, questo, uno schema molto semplice e lineare.
Questa non è una fase di transizione. Si tratta di capire come si liquida il consultorio. Mi pare giustamente che dalla prima ipotesi della Giunta, in cui si parlava di un richiamo alla stessa delle funzioni già svolte nei Comprensori, si sia passati all'ipotesi di un Commissario, il quale nel suo termine segna bene questa fase. Il Commissario è nominato per la liquidazione di un ente, non certamente per la gestione in transitorio.
Abbiamo concorso ad elaborare un emendamento che in una qualche misura senza anticipare peraltro, riafferma uno dei principi fondamentali dello Statuto che è quello della partecipazione. Abbiamo individuato, nella prima parte dell'emendamento proposto, come l'assemblea dei Sindaci, o meglio i Sindaci, perché l'assemblea diventa un'istituzione, i referenti della consultazione; abbiamo detto che deve essere la Giunta ad indicare le occasioni e i temi sui quali devono essere sentiti i Sindaci e poi abbiamo lasciato aperto sulla fase di predisposizione del dopo vera e propria, il Commissario di assumere le consultazioni al livello e con gli enti più diversi che intende sentire sul territorio. Ho difficoltà a capire in che misura il disegno che la maggioranza e la Giunta insieme propongono al Consiglio sia o no equilibrato, potrà per un certo verso essere un po' cinico, secondo me non lo è abbastanza, ma ho anche l'impressione che essendo il 27 dicembre bisogna che alcune centinaia di funzionari sappiano quali sono i destini che li aspettano. Quelli che, secondo noi, sono occupati in attività decentrate della Regione si aspettano di conservare questo tipo di collocazione.
Coloro che sono presso i Comprensori non si illudano che esisteranno ancora i Comprensori o qualcosa di simile; per quello che compete i liberali non ci saranno più e su questo i liberali misureranno anche il loro rimanere o non rimanere. Non parliamo certamente di adesso, ma a regime, in questa maggioranza.
Mi pare non ci sia molto altro da dire. Si è cercato di ragionare molto su una fase che per noi non è di transizione, ma è di chiusura dei Comprensori; con un Commissario che svolge le attività già svolte dalla Giunta in passato utilizzando lo strumento fondamentale dello spirito del nostro Statuto che è quello della partecipazione e della consultazione (introducendo fin d'ora come soggetti della consultazione i Sindaci che saranno protagonisti della futura assemblea, sia venga introdotta dalla nostra legislazione, sia da quella nazionale, lasciando al Commissario la possibilità di consultare i soggetti politicamente più qualificati della società civile e politica in ordine al provvedimento) ci sembra di avere dato alla collettività ed agli operatori dei Comprensori uno schema di ragionamento abbastanza comprensibile, trasparente, certamente, per certi versi, anche molto rigoroso e ci sembra che in una fase di questo genere non fosse corretto lasciar crescere per altro tempo delle situazioni di ambiguità.
Certamente è un passaggio difficile, anche perché ricade su un numero di funzionari non indifferente, che ha fatto il suo dovere nelle sedi proprie anche se non avendo molto da fare aveva poco modo di fare il suo dovere, comunque questa non è certamente colpa loro. Indubbiamente esiste la frustrazione (e l'ho scritto da qualche parte, uscirà nei giornali) di molti che si sono impegnati in questa esperienza con tutta la loro capacità ed il loro entusiasmo. Questa non è stata una decisione solo nostra, è stato uno sviluppo sul dibattito nazionale in ordine al riordino degli Enti locali; abbiamo l'onere e la responsabilità politica di gestire queste questioni con il massimo di responsabilità. Ci sembra che accettare il ragionamento del Consigliere Valeri, che dobbiamo accettare questo come una fase ponte che prefiguri, non ci sembra corretto, perché una norma transitoria che chiude non può prefigurare quello che sarà il disegno definitivo, non può condizionarlo; non può comprometterlo, si vada al dibattito politico.
Verrà fuori una soluzione che è diversa da quella che i liberali auspicano; la accetteremo nella logica del dibattito politico, non ci sembra corretto strappare con un emendamento del 27 dicembre, in una norma di chiusura, di liquidazione di un ente, quelle che dovrebbero essere le linee che dovranno regolamentare a regime.
Su questo dico chiaramente che le forze politiche possono avere visioni diverse, opinioni diverse, l'importante è che le esplichino con assoluta chiarezza, dopodiché arriveremo alla sintesi, al compromesso tipico dell'attività politica, ma mi sembra del tutto fuorviante lasciare coltivare agli operatori politici sul territorio, alle istituzioni e soprattutto ai nostri collaboratori, ai nostri dipendenti, delle illusioni che almeno per quanto ci riguarda non avranno nessuna possibilità di soluzione.
Voglio anche dire che con la soluzione che abbiamo suggerito insieme ad altri colleghi di maggioranza abbiamo preso distanza tra l'ipotesi comunista e l'emendamento suggerito dall'Unione delle Province piemontesi le quali chiedevano fin d'ora il passaggio ad una fase simile a quella che sarà dopo.
Ci è sembrato che questo qualche problema l'ha pure creato anche se non si tratta di un problema politico perché, guarda caso, il Presidente è un liberale, ma questo non significa che sia un tema liberale. Ci sono delle occasioni in cui si - devono anche prendere delle responsabilità o cogliere delle sollecitazioni che pure hanno una loro ragione d'essere ma che, a nostro modo di vedere, andranno collocate al momento giusto.
Il nostro rapporto, quale dovrà essere attraverso l'assemblea dei Sindaci , con le collettività periferiche, è certamente un problema che si porrà al momento giusto con la legge con cui andremo ad inquadrare tutta questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Signor Presidente, faccio una mozione d'ordine. Noi abbiamo avuto solamente un'ora fa gli emendamenti della maggioranza al testo della Giunta e abbiamo sentito dalla maggioranza stessa accenti e sottolineature diverse.
Chiediamo se è possibile sospendere i lavori per un quarto d'ora per poter apprezzare gli emendamenti proposti e passare nel merito degli stessi.



PRESIDENTE

L'Assessore Genovese vorrebbe, chiarire i termini della questione per quanto riguarda il governo regionale.
GENOVESE, Assessore Signor Presidente, colleghi, nel poco tempo che ho a disposizione cercherò di dire, a nome della Giunta, rispetto ad una situazione in cui come ha osservato ora la collega Dameri vi è una pluralità di posizioni che attraversano i Gruppi e la maggioranza, qual è la valutazione che in questo momento dà la Giunta attorno ad una decisione che tutti riteniamo non più rinviabile, per realizzare (secondo qualcuno un passaggio transitorio secondo altri un atto di liquidazione delle realtà comprensoriali) gli adempimenti che sono stati fissati con la legge n. 57/85.
Noi non abbiamo nessuna difficoltà ad ammettere che sono passati nove mesi da allora, ma in questa fase è stato difficile riuscire a dare delle indicazioni che non avessero significato di essere aperte al contributo di proposta per quanto è ritenuto accettabile e non pericoloso nel senso che non prefigura un sistema rigido per il futuro, a quanto di positivo pu emergere dal dibattito e dal confronto in Consiglio regionale, anche se sarebbe stato preferibile trovare modi e tempi per un approfondimento maggiore e più soddisfacente all'interno della Commissione consiliare, come normalmente avviene soprattutto in ordine a problemi di natura istituzionale come quello che stiamo affrontando.
Le soluzioni adottate il 27 marzo possono non risultare adeguate o soddisfacenti. Quel giorno si lavorò in modo convulso ottenendo un'unità di posizioni in extremis non senza notevoli difficoltà, giungendo a riscrivere parecchie volte, nel giro di due giorni, gli stessi tre articoli della legge n. 57/85. Si era previsto un aspetto sostanziale ed importante che indica e prefigura il ruolo che la Regione intende mantenere e svolgere al livello dell'attività di indirizzo, di coordinamento e programmazione e che condiziona positivamente il dibattito generale attorno ai problemi del riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione e cioè il riferimento alle aree comprensoriali eventualmente riviste come aree di programmazione, al cui livello deve realizzarsi il concorso collaborativo tra i diversi livelli delle autonomie locali, mantenendo fermo il ruolo centrale della Regione in ordine alle attività di programmazione e di pianificazione territoriale.
Credo che questo, sia il nucleo centrale e forte della definizione del ruolo che la Regione intende e deve mantenere e che è presente in tutte le proposte e i disegni di legge di riordino generale complessivo che sono state presentate: quelle della Provincia, del Gruppo PCI e della Giunta regionale.
Nel momento in cui dobbiamo decidere in ordine alla scadenza del 31 dicembre indicata dalla legge n. 57, non possiamo prescindere da una valutazione complessiva che tenga conto delle decisioni che oggi dobbiamo assumere.
I giudizi possono essere più o meno cattivi, ma devono essere orientati a trovare una soluzione che deve garantire il passaggio o la costruzione di una realtà nuova di presenza della Regione sul proprio territorio e di una realtà nuova di funzionamento complessivo del sistema delle autonomie locali, cosa da consentire di preparare un processo che non sarà certamente di pochi mesi, senza pregiudicarlo attraverso forme di sperimentazione istituzionale anche in una fase di passaggio e di cambiamento come sostenuto dal collega Marchini. Si tratta di fasi ripetute, almeno questa è una convinzione della Giunta e mia personale, che avevo già espresso nel dibattito del 27 marzo e precedentemente nel dibattito del 1983 sulle autonomie locali. E' un processo troppo ripetuto nel tempo di modifiche dovute a ricerche di ingegneria istituzionale per quanto riguarda il funzionamento del sistema complessivo delle autonomie in assenza della riforma dell'ordinamento a livello nazionale, che rischia alla fine di deresponsabilizzare e demotivare gli Enti locali stessi.
Sappiamo quanto queste cose siano difficili da affrontare; il collega Valeri in particolare ricorderà che nel corso di tutta la terza legislatura attorno a questi problemi, che non erano arrivati al grado di maturazione che hanno oggi, è stato difficile concentrare l'attenzione dell'assemblea e del Consiglio nelle sue varie articolazioni.
A partire da un primo documento sul problema delle autonomie locali che fu licenziato dalla I Commissione, le alterne fortune di valutazione si sono protratte per tutta la legislatura e lo stesso dibattito generale svolto nel novembre 1983 si concluse con un ordine del giorno che chiedeva precisi impegni non solamente alla Giunta, ma anche all'Ufficio di Presidenza ed alla conferenza dei Capigruppo, impegni che si sono tradotti in un'azione politica conseguente per preparare, in termini adeguati, sotto il profilo culturale e politico, un processo di riordino e di riforma istituzionale che allora si pensava avrebbe avuto più facilmente possibilità di esprimersi in presenza di una riforma generale dell'ordinamento che si auspicava a tempi brevi.
Le stesse difficoltà le abbiamo avute anche nell'imminenza della scadenza della passata legislatura e successivamente. Non è per trovare giustificazioni, ma è per dire che queste difficoltà si riproducono ancora oggi non solo all'interno della Giunta, ma anche dei Gruppi consiliari, nel trovare delle soluzioni che al tempo stesso ci consentano di non precostituire o pregiudicare l'elaborazione di una proposta complessiva di riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione e che parimenti non si traducano in un momento di dispersione di esperienze positive e realizzino un periodo di vuoto che è pericoloso, per lo stesso funzionamento dell'istituzione regionale. Può darsi che non si sia riusciti a dare una risposta corretta a questo problema. Ci pare però che la Giunta possa dire che se guardiamo al processo più generale che è avviato e coinvolgerà principalmente il lavoro dell'VIII Commissione e della Commissione consultiva prevista dalla legge n. 57, se guardiamo ancora al materiale che è stato predisposto, possiamo pensare che i punti per una riflessione comune, collegiale, per la ricerca delle soluzioni che possano consentire la realizzazione del massimo di unità dell'assemblea (come è sempre auspicabile nei momenti di riforma istituzionale), siano ora presenti.
Pensiamo quindi ragionevolmente che possa iniziare questo lavoro , che coinvolgerà l'assemblea e le forze politiche in essa presenti, i livelli istituzionali esterni e le forze politiche e sociali in generale che dovrebbe portarci ad individuare dei percorsi ed un processo di riordino di esercizio delle funzioni amministrative della Regione, quindi del suo modo di essere e di sviluppare il proprio ruolo di governo, di indirizzo, di coordinamento e di programmazione che sarà positivo e probabilmente destinato a segnare su questa capacità di confronto e di approfondimento politico e culturale, uno dei momenti principali di questa nuova legislatura.
Tutti noi siamo consapevoli di questo e quindi guardiamo con l'attenzione e la responsabilità che sono dovute a questo processo. Il problema che abbiamo oggi di fronte è come passare dal vecchio al nuovo. La Giunta, nel licenziare il provvedimento tampone che deve risolvere il problema della scadenza del 31 dicembre di quest'anno, ha presentato una proposta aperta e discutibile, perché è stata fatta in extremis. Credo non ci sia nulla di disdicevole nell'affermare apertamente quello che più o meno è risaputo, in quanto sostanzialmente si pensava di poter arrivare all'inizio di dicembre con un disegno di legge generale che si affiancasse a quello già presentato dalle Province e dal Gruppo consiliare PCI in quegli stessi giorni e prevedere poi nell'ambito della discussione sul disegno generale eventuali norme transitorie da inserire, sapendo peraltro che non sarebbe successo nulla, anche perché il termine del 31 dicembre era politicamente impegnativo, ma non era di natura perentoria.
Si è ritenuto infatti che in questo spazio di tempo così breve non era possibile affrontare senza consultazioni adeguate la discussione e l'approvazione di un testo di legge generale di riordino e si è provveduto ad emanare un provvedimento d'urgenza attorno al quale aprire il confronto sia in Commissione che in aula.
Riteniamo che le critiche siano doverose ed in qualche misura anche facili. E' più difficile trovare soluzioni che non prefigurino situazioni definitive e che al contempo ci diano, la possibilità di affrontare con i margini di tempo stretti, ma comunque necessari, la discussione e l'approvazione del disegno di legge di riordino generale. L'indicazione allora di un regime commissariale, scartando l'ipotesi che potesse essere rappresentato da- un collegio anziché da un'unica persona, non denota volontà di riaccentramento o di accentramento regionale, né vuole significare una volontà di realizzare un periodo di gestione burocratica.
L'individuazione di un Commissario vuole dire che realisticamente in questo periodo ci poniamo nella condizione della liquidazione, della realtà della chiusura dei Comitati comprensoriali, ma che nello stesso tempo, sapendo che non abbiamo proceduto al riordino generale della legislazione nella nostra Regione, abbiamo bisogno di consentire anche lo svolgimento di compiti, e di attribuzioni che già erano assegnati ai diversi organi dei Comitati comprensoriali. La scelta è stata quella da parte della Giunta di individuare tali compiti alla gestione commissariale. Su questo punto sono state avanzate diverse proposte da parte del Gruppo PCI ed anche della maggioranza; riteniamo che nella misura in cui un ruolo dei Sindaci non pregiudichi le soluzioni che devono essere approfondite potrebbe anche essere previsto. Questo anche per affiancare, rispetto alle decisioni di maggior peso, i pareri o gli atti che il Commissario sarà chiamato a compiere in questa fase, che non saranno solo atti di liquidazione o di preparazione, su indicazione della Giunta regionale, della nuova fase di riordino, ma anche atti richiesti dalla legislazione regionale vigente nella misura in cui la Regione per il proprio funzionamento non pu interrompere questo rapporto che era legato a fatti di programmazione regionale e subregionale che hanno coinvolto, attraverso i Comitati comprensoriali, il sistema complessivo delle autonomie locali della nostra Regione.
Credo che attorno a questo un margine di confronto esista e ci auguriamo che possa essere individuata una soluzione che consenta il massimo di unità, possibile all'interno dell'assemblea. Ci sembra peraltro che la formulazione dell'emendamento proposto dalla maggioranza, in qualche misura, pur andando nella direzione indicata dal Gruppo PCI, pregiudichi di meno l'anticipazione di quello che dovrà essere il funzionamento a regime di un livello rappresentativo dei Comuni nella nostra Regione attorno al quale crediamo, anche per le discussioni intervenute nell'apposita Commissione prevista dall'art. 57, ci sarà l'esigenza di un confronto e di un provvedimento che non è ancora stato sufficiente.
Devo dire, rispetto ad altre proposte di emendamento presentate dal Gruppo PCI, che c'è uno scostamento sostanziale circa l'adozione dei progetti definitivi di piano territoriale, nel senso che alla Giunta è parso opportuno fare riferimento alle Amministrazioni provinciali, nel senso di chiedere il parere di queste in ordine all'adozione dei progetti di piano territoriale da parte della Giunta regionale, prima dell'approvazione definitiva da parte del Consiglio regionale. Nella proposta di emendamento del Gruppo PCI invece l'insieme degli atti di programmazione generale e dei piani di settore, in questa breve fase che ci divide dall'approvazione del disegno di legge di riordino generale dovrebbe essere sottoposto alla conferenza dei Sindaci.
Alla Giunta pare oggi di poter dire che in questa fase sarebbe opportuno procedere su una strada duplice: da una parte prevedere il mantenimento in capo al Commissario a livello comprensoriale dell'esperienza consolidata in lunghi anni per favorirne il riordino e gli atti preparatori del riordino ed anche per consentire un'espressione di pareri che siano in capo a chi ha diretto negli ultimi anni le assemblee e le Giunte dei Comitati comprensoriali; peraltro verso invece, anticipare in qualche misura, un potere in capo alle Amministrazioni provinciali, che da tutte le parti politiche è parso già chiaramente individuabile.
L'iter prevedeva le osservazioni di vari soggetti in una fase successiva e l'adozione da parte della Giunta regionale, sulla base dei documenti predisposti dai Comitati comprensoriali.
La Giunta ha ritenuto e ritiene che sugli atti già predisposti, ma non ancora adottati formalmente dalle assemblee e dai Comitati comprensoriali ci sia invece il parere delle Amministrazioni provinciali che non esclude le osservazioni, dopo le pubblicazioni, di una serie di soggetti indicati dalla legge. Questo perché in questo caso è mancato l'atto deliberativo finale dei Comitati comprensoriali ed è parso opportuno attribuirlo in capo alle Amministrazioni provinciali, con una scelta che certamente è discutibile, ma che è stata meditata e valutata all'interno della Giunta.
Credo, a nome della Giunta, di poter dire che le difficoltà che si sono presentate per governare questo passaggio e decidere che cosa dovrà avvenire dal 1' gennaio non sono state di facile superamento. Incertezze e dubbi esistono all'interno della Giunta, come dei Gruppi. Siamo consapevoli che una decisione deve essere assunta e riteniamo che nella misura in cui ci sono dei margini di confronto e di valutazione per arrivare al margine più ampio possibile di unità all'interno dell'assemblea, è possibile da parte della Giunta concordare sulla richiesta avanzata dalla collega Dameri di una breve sospensione che consenta di ottenere un risultato complessivamente migliore che abbia il più largo appoggio e supporto all'interno dell'assemblea stessa.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.20 riprende alle ore 17.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 57.
Art. 1 "Ai sensi dell'art. 1 della legge regionale n. 57 del 30/4/1985, gli organi dei Comitati comprensoriali sono soppressi a far tempo dall'1/1/1986.
Da tale data e sino all'approvazione della legge di riordino delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale in applicazione della predetta legge regionale n. 57/1985, e comunque non oltre il 30/6/1986, per ogni Comitato comprensoriale è nominato, con deliberazione della Giunta, il Commissario straordinario nella persona del Presidente di Comprensorio in carica al 31/12/1985 o, in caso di sua incompatibilità e/o indisponibilità nella persona del Vicepresidente in carica alla predetta data.
Il Commissario esercita compiti, funzioni e attribuzioni dei soppressi organi comprensoriali ad eccezione di quanto previsto dal successivo art.
2; prevede inoltre, sulla base di direttive della Giunta regionale, ad avviare gli adempimenti preparatori del riordino istituzionale".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Majorino e Minervini: emendamento sostitutivo dell'intero art. 1: "Art. 1 - Con decorrenza 1/1/1986 è abrogata la legge regionale 4/6/1975 n.
41 e sono conseguentemente sciolti i Comitati comprensoriali".
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Mi pare sia una norma di apertura che non ha un particolare contenuto politico, ma vuole solo avere un contenuto di chiarezza, dichiarando espressamente l'abrogazione della legge che aveva istituito i Comprensori statuendone lo scioglimento.
Con parole di inquadratura della normativa transitoria riprende l'art.
1 della legge n. 57/1985 laddove si dice che i Comitati comprensoriali esercitano funzioni fino al 31/12/1985.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore In una prima stesura fatta dalla Giunta c'era una dizione analoga. Si è ritenuto poi che non fosse compatibile con il sistema che si mette in atto perché l'abrogazione della legge significa la decadenza di alcuni compiti e attribuzioni che erano stati fissati nella stessa legge n. 41 istitutiva dei Comitati comprensoriali e che invece la Giunta ritiene che debbano essere transitoriamente svolti dal Commissario; non pare quindi accoglibile.
La Giunta ritiene che l'abrogazione della legge n. 41 debba avvenire con la legge regionale di riordino successiva.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 42 contrari e 1 astensione.
2) Dai Consiglieri Bontempi, Marchiaro e Valeri: emendamento modificativo - art. 1: l'ultimo comma è così modificato: "I1 Commissario dirige i servizi comprensoriali, esercita compiti, funzioni ed attribuzioni dei soppressi organi comprensoriali ad eccezione di .quanto previsto dai successivi artt. 2, 3 e 4. Provvede inoltre, sulla base di direttive della Giunta regionale, ad avviare gli adempimenti preparatori del riordino istituzionale".
2 bis) Dai Consiglieri Valeri, Dameri, Avondo e Bosio: emendamento sostitutivo della seconda parte del primo comma dell'emendamento all'art. 1 a firma Mignone ed altri: "limitatamente agli atti per i quali vengono richieste con direttive della Giunta regionale e comunque, per tutti gli atti di pianificazione e di programmazione di spesa, generali e di settore, esclusi progetti di piano comprensoriali in itinere, procede preliminarmente a riunione dei Sindaci dell'area comprensoriale, unitariamente al Presidente della Provincia o delle Province interessate".
La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore Stesso comma c'è un emendamento sostitutivo con l'introduzione di due nuovi commi anche da parte dei Gruppi della maggioranza. Credo quindi che vadano visti congiuntamente.



PRESIDENTE

Vi do lettura di tale emendamento a firma dei Consiglieri Brizio Macchini, Mignone e Ferrara: 3) emendamento soppressivo e sostitutivo: il terzo comma dell'art. 1 è soppresso e sostituito dai seguenti: "Il Commissario esercita compiti, funzioni e attribuzioni dei soppressi organi comprensoriali, con le sole esclusioni disposte dal successivo art.
2: limitatamente agli atti per i quali venga richiesto con direttive della Giunta regionale, il Commissario procede preliminarmente alla consultazione dei Sindaci dell'area comprensoriale.
Il Commissario, sulla base di direttive della Giunta regionale, e avvalendosi di opportuni momenti di consultazione, assicura inoltre la predisposizione degli atti e l'attuazione degli adempimenti disposti in preparazione del riordino istituzionale".
La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Brevemente farei riferimento ad alcune considerazioni che ho ascoltato nell'intervento del collega Marchini che mi pare sia stato il più strenuo oppositore di ogni forma di collegamento fra la figura del Commissario straordinario e momenti di raccordo e di validazione della propria stessa esistenza degli atti che sarà chiamato a compiere attraverso la partecipazione degli Enti locali interessati.
Il Consigliere Marchini ci ha detto a questo riguardo che qui non si tratta di gestire qualcosa che va ad esaurimento, ma di sancire la liquidazione. Secondo un'argomentazione che a me pare sappia molto della lezione degli antichi sofisti, l'affermare che decidiamo la liquidazione dei Comprensori è chiaramente un non senso dal punto di vista delle settimane e dei mesi che ci stanno davanti, perché noi formalmente decidiamo la fine dei Comprensori e su questo non ci sono dubbi, ma contestualmente decidiamo che tra questo atto legislativo che compiamo e l'avvio della fase successiva ci sarà di mezzo qualcosa che potrà variare dai tre ai quattro, ai sei mesi.
Sotto questo profilo l'VIII Commissione ha dimostrato di voler rapidamente portare avanti l'istruttoria dei progetti di legge che sono pendenti; è già stato addirittura formulato il programma delle consultazioni ed è già partito il lavoro preparatorio per la produzione del materiale stesso che dovrà essere inviato a tutti i 1.209 Comuni del Piemonte e a tutti i vari soggetti interessati alla materia. Pensiamo che entro febbraio il tutto si potrà concludere dal punto di vista delle consultazioni. Non so se altrettanta rapidità si potrà avere nella composizione delle opinioni comunque molto diversificate che in ordine anche ai provvedimenti di legge rappresentati sono emerse nei pronunciamenti individuali raccolti in queste settimane.
Sicuramente avremo una fase che riempiremo, su questo non dovrebbero esserci dubbi, con la figura di un Commissario che è vero che sancisce nella sua persona l'inesistenza di qualsiasi struttura comprensoriale quale l'avevamo precedentemente determinata, ma è altrettanto vero che quel Commissario è deputato a fare tutte le cose che i Comprensori dovevano fare.
Se non è un sofisma il dire che il votare questo e il preoccuparsi di vedere che l'assolvimento di questi compiti debba quanto meno ottemperare a un minimo di confronto democratico con le comunità locali, mi pare che effettivamente non esista nemmeno più la possibilità, di argomentare con un minimo di logica.
Per questa ragione noi, anche ipotizzando che questi atteggiamenti di chiusura porteranno sicuramente al rifiuto degli emendamenti che abbiamo presentato e che del resto nel dibattito sono già stati respinti, ci siamo misurati con la possibilità di intervenire nel merito dell'emendamento presentato dalla maggioranza. Abbiamo operato anche rispondendo ad una precisa disponibilità che da parte della Giunta è venuta nell'intervento dell'Assessore Genovese, quando si è augurato che in una materia di questa delicatezza e di questa portata si riuscisse con senso di responsabilità da parte di tutti a trovare un punto di accordo.
Mi auguro che su questi elementi ci sia ancora un attimo di riflessione, perché il sub emendamento che presentiamo non prefigura nessuna struttura alternativa. In sostituzione del-la seconda parte dell'emendamento della maggioranza, dove si dice: "limitatamente agli atti per i quali venga richiesta", dire: "limitatamente agli atti per i quali vengono richiesti con direttive della Giunta regionale e comunque per tutti gli atti di pianificazione e di programmazione di spesa, generali e di settore, esclusi i progetti di piano comprensoriali in itinere - cioè gli atti fondamentali, abbiamo cercato di individuarli perché sia chiaro che non si vuole sottoporre alle consultazioni qualcosa di insignificante procede preliminarmente a riunioni di consultazione dei Sindaci dell'area comprensoriale, unitamente al Presidente della Provincia o delle Province interessate".
Ci pare che questo che.abbiamo cercato, seppure con qualche equilibrismo, di formulare, risponde ad esigenze che veramente vorremmo non fossero respinte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Sul primo emendamento soppressivo e sostitutivo presentato dalla maggioranza, dove c'è un'aggiunta "avvalendosi di opportuni momenti di consultazione", avrei proposto nel primo comma: "sentiti i Capigruppo del disciolto Comprensorio. Il Commissario procede preliminarmente alla consultazione dei Sindaci dell'area comprensoriale".
Non ne- faccio una questione pregiudiziale, ma mi sembra di poter fare questa proposta, nei confronti della quale credo di poter dire che è a monte dell'emendamento che veniva illustrato poc'anzi dal collega Valeri cioè a monte nel senso che, come ho detto nell'intervento, sarei per vedere la figura del Commissario, coadiuvato o con la collaborazione appunto dei Capigruppo del disciolto Comprensorio.
Vorrei fare un paragone tra il comportamento del Commissario prefettizio ed il Commissario del Comprensorio. Il Commissario prefettizio quando arriva in un Comune governa con l'ausilio dei Capigruppo del disciolto Consiglio comunale.
Non credo fuori luogo, proprio per accogliere una proposta che ho fatto nell'intervento, scrivere che in fondo il Commissario può avvalersi della collaborazione o della consultazione di coloro che sono stati Capigruppo nel Comprensorio.
Si tratta di un problema politico, dopodiché viene tutto il resto perché si tratta di un'iniziativa successiva. Mi fermo per ora alla prima parte e vorrei sentire su questo punto l'opinione di questa assemblea.
Alla fine, quando si parla di "avvalendosi degli opportuni momenti di consultazione", mi auguro che il Commissario tenga presente questa pratica che è una pratica democratica e.che mi pare debba essere rispettata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO La maggioranza ha presentato un emendamento sostitutivo all'art. 1 e ne conferma la validità.
Il sub emendamento proposto non ci pare possa essere accettato perch fra i consultanti prevede la Provincia. Noi invece con il secondo emendamento sostitutivo dell'art. 2 riteniamo di dare alla Provincia un compito specifico.
In secondo luogo, per quello che attiene al problema della consultazione dei Sindaci, è chiaro che questa è prevista anche dal testo originario: la questione che si pone è quella della fissazione di alcuni atti specifici nei quali comunque dovrebbe esserci la consultazione o dovrebbero comunque essere sentiti i Sindaci.
Questa è la "ratio" dell'emendamento presentato dai Gruppi di maggioranza per cui non c'è dubbio che la Giunta valuterà e indicherà nelle istruzioni che darà quali sono gli atti per i quali deve essere richiesta la consultazione.
L'aggiunta che il Consigliere Rossa propone al testo dell'emendamento che prevede la possibilità per il Commissario di svolgere e di avvalersi di consultazioni, mi pare dia una risposta nel senso che se è vero che lascia il Commissario libero di scegliere o meno, lo porta anche a poter compiere quel genere di consultazioni che non sono sancite dalla legge, ma che possono entrare nella prassi di corretto comportamento.
Fatta questa precisazione mi pare che il testo originario dell'emendamento possa essere da noi confermato e votato.
Mi auguro anche che possa essere votato dall'opposizione poiché con questo emendamento non intendiamo precludere la possibilità di consultazione, ma la riserviamo all'iniziativa ed alla responsabilità politica delle istruzioni della Giunta al Commissario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che questa sia in effetti la questione che ci debba ricondurre al processo che stiamo vivendo. Alcune considerazioni di Valeri in effetti sono state fatte ragionando sulle carte che abbiamo sui tavoli e non sul processo che stiamo vivendo. Teniamo presente che la Giunta era partita da una ben diversa impostazione che mi trova tuttora solidale, era quella cioè di avocare alla Giunta la gestione della realtà commissariale.
Questo è il punto di partenza della Giunta rispetto al quale il concetto di Commissario va interpretato e definito. Probabilmente il termine "Commissario" andrebbe sostituito secondo la mia interpretazione e quella degli amici liberali come quella di un enuncius sul territorio.
Siamo abbastanza rigidi nel rifiutare le integrazioni degli amici comunisti che, peraltro, nel loro contenuto non cambia di una virgola quello che sarà il comportamento del Commissario. Certamente il Commissario verrà invitato rispetto agli atti che avete richiamato, dalla Giunta a procedere alle consultazioni. Non ci sarà un risultato diverso rispetto all'accettazione o meno del vostro emendamento, si tratta di richiamare un momento anche alla memoria vostra storica di legislatori come siamo arrivati a questo. Quella del Commissario non è stata una scelta della Giunta, è stata un'adesione della Giunta ad una serie di sollecitazioni provenienti in particolare dall'opposizione rispetto ad una scelta fatta e si è ritornati indietro.
Allora, ritornare indietro, dopodiché si dica anche che la Giunta è tenuta a fare alcune cose, significa, a mio modo di vedere, sottolineare ancora la caduta di funzione della Giunta in questa fase, mentre noi riteniamo che questa fase sia soprattutto di governo della Giunta insieme al Commissario comprensoriale.
Questo è il tipo di scenario all'interno del quale alcune spigolosità o rigidità da parte nostra dovranno essere comprese. Non c'è nessuna differenza. I grandi atti di programmazione di natura finanziaria saranno sottoposti a consultazione. Si tratta di capire che questa è un'attività di governo della Giunta che noi riteniamo tale sia, oppure se è un atto specifico al quale viene richiamata la Giunta attraverso un voto di Consiglio in questa sede.
Mi sembra di dover sottolineare che questa decisione è di competenza della Giunta, perché tutta questa fase è ormai una fase di gestione della Giunta nella quale la stessa si deve impegnare nei fatti di gestione transitoria e nei fatti di proposta legislativa che non possono essere disgiunti. Ritengo che questo ruolo della Giunta vada riconosciuto e sottolineato soprattutto per ricordare a noi stessi che siamo partiti da un'ipotesi di attribuzione di tutte le funzioni alla Giunta regionale.
Probabilmente sarebbe stata la soluzione preferibile; per ragioni di opportunità politica di Consiglio, di solidarietà politica con l'opposizione e con alcune espressioni all'interno della maggioranza abbiamo acceduto ad una : soluzione che non ci piace. Ci sembra che voler interpretare questa soluzione in termini ulteriori rispetto allo sforzo fatto nel suo complesso dalla maggioranza sia voler andare un po' al di là di quello che è il giusto risultato che la capacità comunista in questa sede ha ben diritto ad avere. Quindi dalla prima ipotesi di una gestione diretta della Giunta della realtà comprensoriale ad una gestione affidata al Comprensorio con sede di consultazione con i Sindaci, con tutte le realtà del Comprensorio per quello che attiene al secondo comma, ci sembra sul piano dei rapporti politici, non dei contenuti letterali, di essere pervenuti ad una soluzione che è certamente di grande compromesso e che quindi fa onore a questo Consiglio per chi l'ha ottenuta, soprattutto l'opposizione comunista, e anche per chi l'ha accettata, in particolare il nostro Gruppo.
E' in questo senso che va intesa la nostra non adesione al sub emendamento comunista, non certamente al risultato finale che non cambia nel modo più assoluto, ma nel sottolineare e nel difendere una linea che abbiamo accettato di vedere compromessa per avere un risultato politico di grande adesione attorno a questa proposta.
Giudicheremmo, dal punto di vista parlamentare, infelice una soluzione che non ci vedesse in un voto solidale sul testo finale, perché a questo punto sembrerebbe non essere stato apprezzato lo sforzo della maggioranza e in particolare ad accettare una soluzione finale che è molto lontana dalla soluzione rispetto alla quale la Giunta si era mossa. Pregheremmo gli amici comunisti di non giudicare l'opportunità del voto sull'articolato nel suo complesso su questo incidente di percorso, cioè su un emendamento che per una serie di situazioni e magari anche l'ora tarda e la voglia di andare a casa, ci fanno irrigidire probabilmente oltre quello che sarebbe opportuno e giustificabile in altra sede ed in altre occasioni.
In questo momento ci è sembrato un avamposto da difendere perché non riusciamo più a capire tanto bene che cosa ci sarà dopo, caro Valeri; non c'è una zona grigia in questa vicenda: c'è un Commissario che dal r gennaio fin quando andremo a regime gestirà questa realtà secondo queste direttive.
Non ci sono delle incertezze, è tutto regimentato, tutto definito, per cui da parte nostra non voteremo a favore del sub emendamento proposto dal PCI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Faccio una dichiarazione.di voto su questo emendamento. Ci asterremo probabilmente dall'illustrare i successivi, perché sono abbastanza chiari e spero con questo intervento di esaurire il senso della nostra intenzione con l'ultima proposta che abbiamo fatto sul testo della maggioranza ed anche il senso complessivo della nostra proposta.
Il nostro partito ha depositato per primo una legge di riordino complessivo del sistema delle autonomie sub regionali in Piemonte.
Abbiamo proposto una serie di emendamenti che rappresentano dal nostro punto di vista un disegno coerente, che non tende a definire già le funzioni che in fase di riordino generale dovremo attribuire ai diversi livelli, naturalmente avendo come riferimento la sempre auspicata riforma generale del sistema delle autonomie. Abbiamo fatto queste proposte di emendamenti tenendo a proporre una fase di sperimentazione che vedesse il riconoscimento della conclusione dell'esperienza dei Comprensori su cui diamo un giudizio positivo per quanto hanno manifestato di reale momento di coinvolgimento delle comunità locali a momenti importanti, alla formazione degli stessi Piani regionali di sviluppo, momenti importanti della vita della nostra istituzione oltre che di crescita dell'esperienza di lavoro comune dei Comuni, rendendoci contemporaneamente conto che è necessario aprire una nuova fase, che non può avvenire sotto l'egida di un'ipotesi di accentramento.
Credo vada ugualmente apprezzato il senso del nostro emendamento proprio perché volevamo dare un contributo reale in questa fase che potesse essere accolto per far sì che il lavoro successivo del Consiglio su una materia importante come quella istituzionale potesse procedere unitariamente. Non capisco le argomentazioni di chi dice: "sì, ma di fatto poi sarà così". Allora, se sarà così non vedo perché non possiamo scriverlo. Se sarà vero che la Giunta sugli atti di programmi di intervento e di spesa, sui progetti e sugli atti di pianificazione e programmazione generale di settore, coinvolgerà i Comuni, gli Enti locali, le Province allora scriviamolo e dico quindi che il nostro dispiacimento rispetto alla chiusura che Marchini faceva rilevare, anche a questa seconda ipotesi che il nostro Gruppo ha presentato, ci pone evidentemente nella condizione non solo di valutare una posizione che ripropone tutti i nostri emendamenti e l'articolo presentato dalla Giunta, ma nella fase successiva della discussione vedremo come atteggiarci sul disegno di legge complessivo.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'emendamento n. 2.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 31 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2 bis (sub emendamento al n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 31 contrari.
Prima di votare l'emendamento n. 3, do lettura dell'emendamento n. 4 a firma dei Consiglieri Nerviani e Santoni: emendamento aggiuntivo al secondo comma dell'art, l: dopo "Vicepresidente" scrivere "ovvero, qualora anche questo sia indispensabile o incompatibile, nella persona del componente della Giunta comprensoriale più anziano di età".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 15 contrari.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 3. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo infine in votazione l'art. 1 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "I pareri e le osservazioni sugli strumenti urbanistici esecutivi del P.R.G. e quelli previsti all'art. 88 della L.R. 56/1977, sono soppressi.
I progetti definitivi di piano socio-economico territoriale, di Comprensorio predisposti dai Comitati comprensoriali, ma non ancora adottati, sono trasmessi alla Regione che li approva previa acquisizione di parere dell'Amministrazione provinciale competente".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Majorino e Minervini: emendamento sostitutivo dell'intero art. 2: "Con deliberazione della Giunta regionale viene nominato - per ogni Comitato comprensoriale sciolto ai sensi dell'art. 1 - un Commissario liquidatore: che viene scelto nella persona del Presidente di Comprensorio in carica al 31/12/1985 o, in caso di sua incompatibilità o indisponibilità, nella persona di uno dei componenti la Giunta comprensoriale. Il Commissario Liquidatore dura in carica sino all'entrata in vigore delle leggi regionali previste dall'art. 2 della legge 30/4/1975 n. 57 e, in ogni caso, sino al 30/6/1986. Entro il termine di cui al comma che precede il Commissario Liquidatore è tenuto a presentare alla Giunta regionale il rendiconto della situazione finanziaria e patrimoniale, oltre che a fare consegna delle attrezzature mobiliare ed immobiliari in dotazione o di appartenenza del Comitato comprensoriale. Le funzioni e le competenze che la abrogata legge regionale 4/6/1975 n. 41 e le leggi regionali vigenti attribuiscono al Comitato comprensoriale vengono esercitate - a partire dall'1/1/1986 e sino alla scadenza del termine di cui al primo comma - dal Commissario Liquidatore".
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Ritiro, anche a nome della collega Minervini, l'emendamento in quanto mi rendo conto che contrasta con l'impianto che la maggioranza ha ritenuto di dare all'art. 1. Riprenderò le argomentazioni che mi sarebbero state suggerite in sede di dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 1 è pertanto ritirato.
2) Dai Consiglieri Bontempi, Marchiaro e Valeri: emendamento di articolo aggiuntivo - Art. 2 (nuovo).
"I programmi di intervento e di spesa della Regione, i progetti infrastrutturali, gli atti di pianificazione e di programmazione generale e di settore sono sottoposti alla valutazione preventiva degli Enti locali facenti parte dell'ambito comprensoriale e a tal fine riuniti nella conferenza degli Enti locali.
Alla conferenza di cui sopra sono sottoposti inoltre i progetti di Piano Territoriale di cui all'ultimo comma del seguente art. 4".
La parola ai Consigliere Rivalta.
RIVALTA Nelle discussioni che si sono svolte, oggi, a parer mio, si è dimenticata la ragione vera per cui erano stati istituiti i Comprensori qualche Consigliere, ormai davvero pochi, si ricorderà della prima proposta di legge del '74 che portò ad una discussione lunga ed infine nel '75 all'approvazione della legge.
Il presupposto dell'istituzione di questi organismi era quello della partecipazione: inserire nel processo di decisione della Regione i rappresentanti delle Amministrazioni comunali, degli Enti locali.
Ci pare questo il valore dell'esperienza condotta. Chi dice che i Comprensori sono stati un errore storico disconosce il significato della partecipazione a cui i Comprensori erano ispirati.
Si può discutere a partire da tante questioni sullo scioglimento dei Comprensori e su cosa sarà il futuro del rapporto fra la Regione e gli Enti locali; quello che a me non pare possa essere posto in discussione è il rapporto organizzato di partecipazione che tra la Regione e gli Enti locali deve essere mantenuto. E' appunto il significato di partecipazione che c'era nell'idea dei Comprensori che con questo emendamento vogliamo risarcire.
Non sto qui ad elencare le occasioni di partecipazione che sono state date nel passato ai Comprensori; richiamo però che ci sono alcuni atti fondamentali nella vita della Regione che se si vuole non siano il risultato di decisioni centralizzate, devono essere oggetto di consultazione con gli Enti locali.
Sono gli atti di programmazione, di pianificazione e i programmi di spesa che con questo nostro emendamento elenchiamo; i Comprensori erano nati in uno spirito di riforma della struttura delle autonomie del nostro Paese tendente anche a superare (e non dico una parola che debba essere moralisticamente intesa) i rapporti clientelari politici a cui necessariamente gli amministratori vengono indotti se manca un momento istituzionale ed organizzato per confrontarsi sui programmi e sugli atti che compiono.
Per questo richiamiamo l'esigenza di sentire gli Enti locali in riunioni congiunte e direttamente nella persona dei loro Sindaci. Se i Sindaci rappresentano gli Enti locali è giusto che si dia ad essi il ruolo di rappresentanza che gli compete anche nel momento in cui l'Ente locale deve esprimersi su atti rilevanti, come ad esempio quello della formazione del piano territoriale comprensoriale, i programmi di carattere generale e settoriale, gli atti di pianificazione, i programmi di spesa, devono essere sottoposti alla consultazione degli Enti locali. Si parla quindi di conferenza dei Sindaci. Da alcuno è stata concepita l'assemblea dei Sindaci come una nostra intenzione di raccordo tra l'opposizione e la maggioranza.
Evidentemente siamo solo noi che stiamo cercando una linea di collaborazione fra i vari enti; lo facciamo non solo per qualificare in questo modo il nostro operare, ma essenzialmente per dare risposta ai problemi della comunità.
Questo è un articolo che riteniamo fondamentale non soltanto per questa legge, ma per salvaguardare lo spirito per cui i Comprensori erano stati istituiti. Poiché riteniamo non possa essere disconosciuto il grande valore del lavoro svolto dai Comprensori, vi chiediamo di pronunciarvi positivamente sul nostro emendamento all'art. 2. Si tenga presente che il nocciolo della questione è quello della partecipazione: è quello di come la Regione organizza la partecipazione degli Enti, locali alle proprie decisioni. Non è questo un discorso in antitesi con la Provincia.
Dico anzi che le Province stesse (e nel passato non hanno certo dato esempio alcuno di sensibilità in questa direzione) si troveranno di fronte se non vogliono governare secondo una linea di centralità, il problema dell'organizzazione del loro rapporto con gli Enti locali comunali e quindi con i Sindaci. Credo quindi che esprimersi su questo discorso non solo serva a salvaguardare un principio che il Gruppo comunista ritiene fondamentale, quello della partecipazione degli Enti locali alle scelte regionali, ma sia utile in prospettiva alla futura riforma provinciale.
Se le Province non vogliono diventare un ente accentratore concorrenziale con la Regione, che anch'essa sulla base degli orientamenti che qui stanno emergendo si predispone ad essere un ente di centralizzazione, dobbiamo garantire la partecipazione degli Enti locali ai processi decisionali della Regione e della Provincia.
Questo è lo spirito del nostro emendamento che vi chiediamo di votare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore Credo che per correttezza a nome della Giunta si debbano alcune brevi valutazioni e risposte agli argomenti e all'illustrazione che è stata fatta sull'emendamento dal collega Rivalta. La Giunta crede che i problemi di fondo che sono stati richiamati, quelli della partecipazione e della realizzazione di un rapporto di collaborazione tra la Regione e gli Enti locali che tenga conto delle esperienze positive che nel passato sono state avviate e che sono essenziali, sia pure in modo diverso, per il funzionamento stesso e lo svolgimento del ruolo della Regione, non siano assenti dalla valutazione della considerazione della Giunta e dei Gruppi di maggioranza, ma che come è stato illustrato prima nella discussione sull'art. 1 dai colleghi della maggioranza e in particolare dai Capigruppo Brizio e Marchini, vengano collocati in un momento diverso, cioè in quello in cui si procederà in breve termine al riordino generale senza passare attraverso una fase di sperimentazione definita per i prossimi, mesi, ma lasciando comunque, sia pure sotto l'indirizzo della Giunta, la possibilità sugli atti di maggior rilievo, che già erano assegnati ai Comprensori, di realizzare la partecipazione e il concorso collaborativo del sistema degli Enti locali.
Per correttezza devo dire, al di là delle incertezze e delle valutazioni anche personali, a nome della Giunta che il non accoglimento del sub emendamento all'art. 1 e dell'emendamento all'art. 1 presentati dal Gruppo consiliare del PCI, comporta il non accoglimento di tutti gli altri emendamenti, perché non si inseriscono nel sistema che scaturisce dalla valutazione dell'art. 1 fatta in precedenza.
Nel momento in cui non si accoglie l'emendamento all'art. 2 per questi motivi, anche tutti gli altri emendamenti non possono essere accolti perch nella sistematica che ne risulta respingendo anche questo gli altri non trovano più una collocazione logica.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Vorrei brevemente inserirmi in questo discorso. Mentre Rivalta accennava al dibattito che in questo Consiglio era stato portato alcuni anni fa attorno al problema dei Comprensori e loro costituzione, io non potevo fare a meno di ricordare il contributo notevole che dette il rappresentante del PRI all'epoca, l'on. Galdolfi, il quale si batte per l'inserimento dei Comprensori fra gli organi istituzionali della nostra Regione. Detto questo il nostro Gruppo non ha mai disconosciuto l'apporto importante che da parte di questo ente è stato riservato in questi anni alla programmazione regionale e non secondariamente, ma parallelamente a quel processo partecipativo che si è venuto sviluppando e nel quale i Comprensori hanno avuto ruolo determinante.
All'interno di questi enti si sono realizzate delle possibilità di recupero di idee, di risorse molto interessanti sostanziandosi poi in atti anche significativi per la nostra Regione. Il problema è che soltanto con un atto responsabile nei mesi di marzo-aprile quel Consiglio regionale con un atto unanime, vista una situazione che si andava sviluppando, ne determinò la soppressione. Questo non vuol dire che quell'esperienza, debba essere abbandonata, ma che tutta l'esperienza che ne è derivata sia un'occasione ulteriore per poterne fare tesoro e poter definire su questi effetti partecipativi il nuovo ruolo degli Enti locali piemontesi sulla base della nuova normativa in itinere.
Ecco perché credo che il discorso portato avanti dal Consigliere Rivalta abbia un senso, non in questo momento, ma nel momento in cui si è detto che si verrà a collocare il dibattito vero attorno alla definizione dei nostri enti istituzionali, perché il senso è partecipato, è interessante, è sorretto, non in questo momento in una fase di transizione nella quale alcuni punti chiari, come quelli previsti dal disegno di legge in esame, consentono li avviare a transizione e a trapasso questo momento per arrivare finalmente, nei tempi previsti dalla legge, alla definizione istituzionale lei nostri enti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astensione.
3) Dai Consiglieri Bontempi, Marchiaro Valeri: emendamento di articolo aggiuntivo - Art. 3 (nuovo): "La conferenza è convocata - su iniziativa del Commissario di cui all'art.
1 - dal Presidente della Giunta regionale.
La conferenza è costituita dai Sindaci e dal Presidente della o delle Province interessate. Per le aree comprensoriali di Biella e del V.C.O. la conferenza degli Enti locali è costituita dai Sindaci. La conferenza si riunisce nella sede dei Comitati comprensoriali, è presieduta dal Commissario e si esprime attraverso pronunce da cui risultino le posizioni dei singoli membri. Alle seduta della conferenza sono invitati la Giunta regionale e i Consiglieri regionali".
La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Chiedo di illustrare questo emendamento proprio per il significato che esso assume Mi rendo conto di quello che ha esposto poco fa l'Assessore Genovese ma sono ostinato nell'esprimere le mie opinioni e quelle del mio Gruppo perché per noi si tratta di questioni di grande importanza per la vita della Regione. In passato in questo Consiglio regionale con un atteggiamento di apertura verso la nuova riforma istituzionale che deve venire e che forse verrà in ragione del fatto che in questa riforma è previsto l'istituto provinciale come ente intermedio, abbiamo votato una proposta di legge al Parlamento per l'istituzione di due Province nella nostra Regione, quella di Biella e del Verbano - Cusio - Ossola. Nel momento in cui si attuerà la riforma istituzionale con al centro come ente intermedio le Province e non solo il Verbano - Cusio - Ossola o Biella bisognerà istituire in Provincia.
Credo che entità comprensoriale come quella di Mondovì, Alba, Bra Savigliano, Saluzzo, Fossano e Casale, ove la comunità comprensoriale riesce vivere con un'espressione omogenea dal punto di vista sociale e culturale, dovranno essere prese in considerazione. Ma nel momento in cui si sciolgono i Comprensori che hanno rappresentato per questa entità un riferimento non di poco conto, sarebbe stato giusto riconoscere per Biella e per il Verbano - Cusio - Ossola una particolare attenzione attraverso la Conferenza dei Sindaci e quindi riconoscere in osservanza di quella proposta di legge queste entità come entità che si stanno strutturando muovendo, promovendo verso la Provincia. Con questa apertura verso a riforma istituzionale, chiediamo Tenga votato il nuovo art. 3.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 26 contrari e 1 astensione.
3) Dai Consiglieri Bontempi, Marchiaro Valeri: emendamento comma aggiuntivo - art. (ex art. 2): dopo il primo comma aggiungere: "I pareri di cui al nono comma dell'art. 15 della L.R. n. 56/77 sono sospesi".
5) Dai Consiglieri Rivalta, Bontempi e Marchiaro: emendamento sostitutivo dell'ultimo comma dell'art. 4 (ex art. 2): L'ultimo comma è così modificato: "I progetti di piano territoriale 3i cui al settimo comma dell'art. 7 della L.R. 56/77 e successive modifiche ed integrazioni, non ancora deliberati dal Consiglio comprensoriale sono trasmessi alla Regione che li adotta ai sensi dell'ottavo comma del sopraccitato art. 7 della 1..R. 56/77. Ove la redazione dei progetti di piano territoriale non fosse ancora stata in tutto o in parte completata dai Comitati comprensoriali è svolta dalla Giunta regionale. A questo fine le elaborazioni di progetto di piano socio economico e territoriale sviluppate dai Comitati comprensoriali entro la data del 31/12/1985 sono trasmesse d'ufficio alla Regione".
La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA I due emendamenti per molti aspetti sono identici nella parte riguardante i piani territoriali. La differenza consiste nel richiamo al parere delle Province competenti per territorio per l'adozione del piano territoriale da parte della Giunta regionale.
Con il nostro emendamento abbiamo inteso non portare modifiche all'art.
7 della legge n. 56, ma semplicemente sostituire all'atto mancante del Comitato comprensoriale direttamente la decisione della Giunta regionale di approvazione. Il settimo comma dell'art. 7 della legge n. 56 dice che i Comitati comprensoriali deliberano sull'elaborazione di piano territoriale.
Preciso che non si parla né di adozione, né di approvazione: è una deliberazione; venendo a mancare.
questa, con il nostro emendamento, si passa immediatamente all'applicazione dell'ottavo comma dell'art. 7 e quindi all'adozione da parte della Giunta regionale.
Ci sembra in questa fase fuori luogo l'acquisizione del parere delle Province, perché nell'art. 7 questo parere è previsto nelle fasi successive insieme alle osservazioni celle Comunità montane e divari altri Enti locali. Quello che a parer mio dovrebbe essere inserito nell'emendamento della Giunta al posto delle Province è invece la consultazione con i Sindaci. Infatti, con la caduta dei Comprensori, ,aspetto all'art. 7, viene a mancare l'espressione dei Comitati comprensoriali. Caso mai non è il parere della Provincia che bisogna introdurre e aggiungo inoltre di non introdurre il parere della Provincia .n quella fase nell'art. 7 della legge n. 56, anche in ragione delle cose che ho sentito dire. Non è allora il parere della Provincia che deve essere richiesto, perché introducendolo si dà una sottolineatura particolare che nelle parole dell'Assessore Genovese nome della Giunta, non coglievo, cioè mantenere la legge per uno stato li funzionamento e non di predefinizione di orientamenti. Il parere della Provincia, secondo me, assume questo carattere di predefinizione di un orientamento. Occorre secondo me sostituire al parere della Provincia la consultazione attraverso i Commissari comprensoriali degli Enti locali, dei Sindaci, allora giustamente si potrebbe collocare la sostituzione dei Comitati comprensoriali con una consultazione con i Comuni. Questa sarebbe la via più naturale, più ordinaria di applicazione dell'art. 7 nella nuova situazione che si viene delineando nella legge che si sta per approvare.
Chiedo di mantenere l'emendamento da noi presentato che non fa richiamo alle Province o addirittura, nello spirito delle cose che ho detto, di votare l'emendamento della Giunta sostituendo al parere delle Province, che verrà dopo nell'iter successivo di cui al decimo comma dell'art. 7, quello della riunione dei Sindaci promossa attraverso il Commissario comprensoriale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore Il Consigliere Rivalta ha formulato una proposta di sub emendamento a quella presentata dalla maggioranza che richiama la necessità e l'opportunità di riportare ai Sindaci l'espressione del parere sul progetto di piano prima della adozione da parte della -Giunta regionale ai sensi del settimo comma dell'art. 7 della legge n. 56. La Giunta ritiene, avendo sentito anche gli esponenti dei Gruppi della maggioranza - che hanno presentato l'emendamento complessivo sulla stessa materia all'art. 2 a cui fanno riferimento gli emendamenti ora illustrati, che la consultazione dei Sindaci può avvenire comunque sulla base della previsione che è stata inserita all'art. 1, laddove si prevede che per gli atti principali il Commissario procede preliminarmente alle consultazioni dei Sindaci dell'area comprensoriale. Quello che si è voluto sottolineare, anche se ci comporta (e il Consigliere Rivalta ha ragione e in questo caso l'avevo già accennato nel mio intervento svolto a chiusura del dibattito generale) una modifica e una anticipazione che, come avevo detto, pareva cogliere in tutte le proposte i disegni di legge di riordino complessivo che sono stati presentati e che vede nella Provincia il nuovo e unico ente intermedio rispetto al quale si realizzerà a regime il concorso collaborativo del sistema complessivo degli Enti locali sui principali atti di programmazione regionale e di livello sub regionale, ma che in ogni caso rappresenta il riferimento istituzionale dove avverranno le deliberazioni che prima facevano capo per queste materie ai Comitati comprensoriali. In questa logica la Giunta, anticipando l'emendamento presentato oggi dalla maggioranza, prevede che nella fase successiva, laddove- - i Comitati comprensoriali entro il 31/12/1985 non abbiano ancora deliberato i progetti di piano territoriale che dovranno essere sottoposti all'adozione della Giunta regionale, non escludendo la consultazione dei Sindaci, intervenga un momento, di valutazione che è di parere, quindi un parere più affievolito rispetto a quello che ci sarà probabilmente a regime delle Amministrazioni provinciali. Ciò introduce una modifica all'ottavo comma dell'art. 7 della legge n. 56 e crea dei problemi su alcuni commi successivi dello stesso articolo: Si ritiene che non ci sia necessità di modificare oggi, perché i tempi e le procedure esprimono la volontà di arrivare alla legge di riordino complessivo in tempi brevi, prima della approvazione definitiva da parte del Consiglio regionale.
Siamo in una fase in cui riteniamo che la consultazione dei Sindaci su questi atti di particolare rilievo sia possibile e ritengo che debba essere fatta. In assenza dell'atto deliberativo formale dei Comitati comprensoriali, siccome le riunioni dei Sindaci non possono comunque deliberare, saranno organismi di consultazione formati da molti soggetti senza poteri e compiti ben definiti; questo parere formale deve avvenire in un altro momento elettivo che è quello del Consiglio provinciale.
Questa era la logica che presiedeva la proposta della Giunta, anche se comporta già una modifica alla legge n. 56 come giustamente il Consigliere Rivalta ha osservato, e la logica è stata ripresa in modo più articolato e meglio definita sulla base dell'emendamento presentato dal Gruppo del PCI almeno per una parte, anche dai Gruppi della maggioranza, pertanto la Giunta ritiene di accogliere complessivamente sull'art. 2 l'emendamento presentato dalla maggioranza e di non poter accogliere gli emendamenti che fanno riferimento all'art. 2 del disegno di legge della Giunta presentati dalla opposizione.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 4.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 27 contrari e 1 astensione.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 5.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 27 contrari e i astensione.
5) Dal Consigliere Dameri: emendamento all'emendamento n. 2, ultimo comma, dopo l'art. 7 sostituire: "previa riunione dei Sindaci promossa attraverso il Commissario".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano: E' respinto con 13 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione.
7) Dai Consiglieri Brizio, Marchini, Mignone e Ferrara: emendamento soppressivo e sostitutivo: il secondo comma dell'art. 2 è soppresso ed è sostituito dai seguenti: "Il parere sul Piano Regolatore Generale di cui al nono comma dell'art. 15 della L.R. 56/77 e successive modifiche ed integrazioni, non è richiesto sino all'approvazione della legge di riordino di cui al precedente articolo: il Piano Regolatore adottato è inviato dal Comune alla Giunta regionale che lo trasmette al Comitato Urbanistico Regionale per gli adempimenti di legge.
I progetti di piano territoriale di cui al settimo comma dell'art. 7 della L.R. 56/77 e successive modifiche ed integrazioni, predisposti ma non deliberati dal Consiglio comprensoriale alla data del 31/12/1985, sono trasmessi per l'adozione alla Giunta regionale; ove la redazione dei progetti di piano territoriale non sia stata in tutto o in parte completata dai Comitati comprensoriali, essa è svolta dalla Giunta regionale che a tal fine dispone d'ufficio l'acquisizione delle elaborazioni di progetto sviluppate dai Comitati comprensoriali entro la data del 31/12/1985.
La Giunta regionale adotta il progetto di piano territoriale ai sensi dell'ottavo comma del sopraccitato art. 7, previo parere delle Province competenti per il territorio, che deve essere rassegnato entro i 60 giorni successivi alla data di ricevimento della richiesta della Regione: decorso detto termine, la Giunta regionale procede comunque all'adozione del progetto di piano territoriale".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 2 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore alla data della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Prima di votare l'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Dopo questa faticosissima discussione, non posso che tornare a ribadire la nostra assoluta insoddisfazione per l'esito della norma, seppure transitoria, del riordino istituzionale.
L'impegno del Consiglio regionale, nel quale noi ritorneremo puntualmente a riproporre i contenuti e le linee che abbiamo definito anche attraverso gli emendamenti che abbiamo presentato, deve essere estremamente rapido perché mi sembra che alcuni equilibrismi non tutti felicemente riusciti che sono stati fatti sia nella predisposizione iniziale del testo sia con gli emendamenti successivi, lasciano l'insieme delle comunità locali della nostra Regione in una situazione estremamente incerta. Alcune argomentazioni sugli emendamenti del tipo: "si fa ma non si dice", "sarà così ma non lo scriviamo" mi lasciano molto perplessa.
Il nostro Gruppo apprezza le modifiche che sono state introdotte rispetto al disegno originario, richiamando però la necessità che noi sentiamo urgentissima di arrivare al riordino. Sul testo della legge il nostro Gruppo esprime un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA I miei compagni di Gruppo, tutti giovani e pieni di speranza, si astengono con l'auspicio che l'anno prossimo possa dare frutti migliori.
Mi dissocio dal voto di astensione del Gruppo PCI e non solo perché ero il primo firmatario della legge che istituì i Comprensori molti anni fa (anzi questa non sarebbe una buona ragione) ma perché nella vita dei Comprensori ho riconosciuto un dato innovativo ed anche formativo di leve politiche nella nostra Regione dovute ai processi di partecipazione.
Molti dei Consiglieri regionali qui presenti si sono formati attraverso l'esperienza comprensoriale. Siccome il discorso della partecipazione non lo si salva attraverso la legge che stiamo per votare, anzi troppi "se" e troppi "ma" - come diceva la.collega Dameri - sono stati espressi e troppe divisioni all'interno della maggioranza si sono palesate attorno alla prospettiva di partecipazione di base da parte dei Sindaci e degli Enti locali alla vita regionale; per questa ragione c'è un motivo di fondo che non mi rassicura e che mi induce a dare voto negativo alla legge.
Non è chiaro dallo spirito di molte cose che sono state oggi dette nei confronti dei Comprensori da un lato e nella prospettiva delle Province dall'altro, se davvero ci sia la volontà di salvare anche le Regioni. Si può governare il Paese attraverso 120 Province anziché 20 Regioni.
Secondo me ci vuole un piglio diverso nel discutere e nell'affrontare i problemi, piglio che oggi non c'è stato. Per quest'altra ragione (e questa è quella fondamentale), cioè il rischio che non si salvino neppure in futuro le Regioni, il mio voto è negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO A sostegno dell'astensione anche sull'intero disegno di legge che esprimerà il nostro Gruppo, richiamo integralmente le argomentazioni svolte nella relazione di minoranza e le perplessità ivi espresse, in particolare richiamando la considerazione che avrebbe dovuto essere designato come organo centrale della normativa transitoria un Commissario liquidatore e non un Commissario straordinario. Non si tratta semplicemente di una questione di forma, perché il Commissario straordinario presuppone un ente che viva, mentre il Commissario liquidatore è organo tipico di un ente ormai disciolto ed estinto.
Ci sono poi state, sia pure contenute rispetto a quelle che erano le proposte emendative del Gruppo comunista, delle eccessive anticipazioni rispetto al futuro assetto.
Per queste due considerazioni, meglio espresse nella relazione di minoranza, ribadisco la mia astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Esprimo voto contrario a questa proposta di legge come il compagno Rivalta.
La fiducia fideistica che si ha nelle Province spero che non ci faccia ripensare tra qualche tempo al fatto che scarsamente le Province rispondono a quell'aspetto di partecipazione che è fondamentale per sollecitare il protagonismo e la disponibilità degli Enti locali.
Abbiamo avuto recentemente l'esempio di come le Province non sappiano governare la partecipazione. Allo stesso modo la Provincia di Cuneo, e in modo particolare la Provincia di Torino, si sono comportate sulla questione dei cosiddetti "rami secchi" e dei "rami superflui", pur con invito esplicito dell'Assessore regionale a coinvolgere i Comuni attraverso incontri per definire le linee di comportamento, incontri che le Province hanno soprasseduto, dimenticando l'esistenza dei Comuni.
In questo senso credo si debba riflettere ulteriormente sull'esigenza di dare risposte adeguate alla realtà dell'autonomia piemontese che è rappresentata in modo particolare dalla significativa esperienza radicata che è quella delle Amministrazioni comunali.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi energetici

Ordine del giorno sull'insediamento elettronucleare nell'area Po l presentato dai Consiglieri Valeri, Marchini, Brizio, Mignone, Rossa e Ferrara


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Valeri Marchini, Brizio, Mignone, Rossa e Ferrara sull'insediamento elettronucleare nell'area Po 1.
Su questo documento sono stati presentati numerosi emendamenti: 1) dai Consiglieri Ala e Reburdo:.
dopo le prime due righe inserire "ritiene necessaria una verifica complessiva delle condizioni territoriali ed ambientali di insediamento della centrale".
La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia chiaro il significato di questo emendamento. Questo punto discende dalla mozione, od ordine del giorno, presentata dal Partito Comunista agli albori della discussione qualche mese fa, che è invece completamente scomparso dall'ordine del giorno oggi in discussione. Cioè questo ordine del giorno chiamiamolo l'ordine del giorno del pentapartito più Partito Comunista (dell'esapartito nucleare), tralascia completamente ogni cenno a quello che era il punto di partenza del vecchio ordine del giorno, cioè al fatto che i dati relativi al sito della zona Po 1 forniti dall'ENEL sono mutati nel tempo. Anche se io ed il collega Reburdo abbiamo avuto pochissimo tempo per leggere il documento ci pare che questo aspetto sia stato totalmente ignorato, cancellato, sparito. Ci pare che qualsiasi ordine del giorno sulla Po 1 non possa non menzionare la variazione intercorsa tra i dati odierni e quelli del novembre '84 - gennaio '85. Questa era una delle poche cose, dal mio punto di vista, accettabili che erano presenti nella mozione presentata dal Partito Comunista ed illustrata da Rivalta un mese fa. Se scompare questo punto, omettendo il fatto, si dà per accettato che le condizioni non siano mutate da gennaio '85 ad oggi.
Comunico che illustreremo tutti gli emendamenti da noi presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Vorrei far presente che questa questione, ancorché possa essere presa sulla base di un pregiudizio rivolto ai proponenti come una volontà di rivedere la questione localizzativa, va invece assunta come problema di aggiornamento delle questioni territoriali e ambientali che la centrale nucleare pone. Quando discutemmo la nostra mozione, durante la mia illustrazione, misi in evidenza come molte questioni di carattere ambientale e territoriale erano modificate rispetto alle primitive elaborazioni e ai primi progetti.
Un aggiornamento della situazione di rapporto ambientale e territoriale della centrale nucleare è più che necessario. Sotto questo profilo a me sembra che la richiesta dei Consiglieri Ala e Reburdo sia davvero motivata.
Aggiungo che uno degli ultimi atti da me compiuto in Assessorato fu la richiesta all'ENEL di una puntuale e il più possibile rapida risposta sui problemi nuovi di impatto ambientale e territoriale che erano emersi.
Sono quindi per chiedere ai colleghi di considerare questo emendamento per quello che è, cioè un aggiornamento di conoscenza e sotto questo profilo chiedo che venga inserita questa nuova dizione nell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore all'energia L'Ordine del giorno è stato firmato da diversi Gruppi, quindi non sarebbe compito della Giunta replicare ai proponenti, comunque mi pare opportuno che la Giunta si esprima.
Le osservazioni del Consigliere Rivalta sono da cogliere nel contenuto e nel documento sono previste al punto 3) laddove si dice: "a realizzare d'intesa con il Comitato misto di cui al punto 2), la ricognizione dello stato di attuazione degli adempimenti". Pertanto la verifica richiesta tramite questo emendamento è già presa in considerazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. l.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 24 contrari.
2) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: emendamento aggiuntivo al punto 4): dopo la parola ANCI aggiungere: "delle Associazioni naturalistiche di rilevanza nazionale, il Comitato per il controllo sulle scelte energetiche, il Comitato per l'informazione della zona Po l, le organizzazioni dei produttori agricoli".
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Come ha già detto il collega Ala, noi abbiamo ricevuto questo documento nella stesura definitiva solo poco tempo fa, per cui abbiamo potuto lavorarci sopra soltanto per pochi quarti d'ora.
Questo emendamento è funzionale in parte alla prima proposta, ma anche al fatto che si sono espresse sul territorio su questa problematica molte organizzazioni come ad esempio le Associazioni naturalistiche di rilevanza nazionale, il Comitato per il controllo delle scelte energetiche, il Comitato di informazione per la zona Po 1 e in modo particolare anche le organizzazioni dei produttori agricoli che hanno lavorato su questa questione e hanno radicamento sociale soprattutto nelle zone in cui si discute di questo problema. E' chiaro che una Consulta istituzionale non può prescindere da queste realtà che hanno pari dignità rispetto ad altre strutture qui previste. Insistiamo, anche dal punto di vista democratico di inserire in questa Consulta protagonisti reali come le organizzazioni dei produttori agricoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiederei alla Giunta di valutare l'opportunità di accogliere non l'emendamento, ma la preoccupazione che c'è dietro, ipotizzando che la Consulta "può invitare ai suoi lavori" le associazioni che sono elencate in questo emendamento inserendo questa dizione al punto 1).
Non mi pare abbia senso che queste associazioni facciano parte di una Consulta istituzionale, ma ritengo che dare un segnale che comunque il rapporto con la società della sensibilità a questi problemi non è interrotto sia un segnale politico che la Giunta, per quanto possibile dovrebbe accogliere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore all'energia Poiché sarà la stessa Consulta istituzionale a decidere le modalità di lavoro e visto anche che della stessa fanno parte gli enti territoriali locali, ritengo che questi ultimi siano i più adatti ad indicare quali sono le organizzazioni che di volta in volta dovranno essere sentite.
Mi sembra che il riferimento ad una forma di consultazione periodica, e periodica in modo continuo, delle organizzazioni degli agricoltori, sia opportuna come metodo di lavoro, ma non mi pare sia il caso di scriverlo in questo ordine del giorno.
REBURDO Chiedo la parola.



PRESIDENTE

L'emendamento è già stato illustrato, altrimenti si apre un dibattito.
REBURDO Noi abbiamo ben il diritto di dichiarare la nostra opinione rispetto alla proposta del Consigliere Marchini, che è in termini dialettici. E' importante che ci sia una seria discussione attorno a questo punto. La proposta del Capogruppo liberale in parte accoglie l'esigenza di partecipazione che noi poniamo come elemento fondamentale in scelte come queste.
Noi insistiamo sulla nostra proposta e se il Consigliere Marchini formalizzasse la sua proposta questa ci vedrebbe consenzienti.



PRESIDENTE

C'è stata quindi ampia spiegazione dei problemi.
DAMERI Visto che siamo di fronte a due proposte di emendamento, uno di Reburdo e Ala e l'altra del Capogruppo liberale, non potremmo passare all'esame dei punti successivi e vedere se su questo si arriva ad una stesura che possa trovare l'unanimità del Consiglio?



PRESIDENTE

La proposta del Consigliere Marchini era un suggerimento che non è stato formalizzato, per cui pongo in votazione l'emendamento n. 2.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
3) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 3), dopo la prima riga e dopo la parola "ricognizione" aggiungere "trimestrale".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 24 contrari.
4) Dai Consiglieri Dameri e Rivalta: punto 3), dopo la parola "ricognizione" aggiungere "aggiornata della situazione di impatto ambientale e territoriale della centrale nucleare e dello stato".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 25 contrari.
5) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 3) aggiungere in coda: "ed una verifica complessiva delle condizioni di impatto territoriale legate all'insédiamento della centrale".
La parola al Consigliere Ala.
ALA Questo emendamento è sostanzialmente simile a quello presentato dai Consiglieri Dameri e Rivalta che è stato respinto, ma illustrare il nostro emendamento mi dà modo di richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che lo stesso aggiunge qualcosa rispetto a quello che è già contenuto perché riprende e recupera, e noi continuiamo a riproporlo, questa indagine e questa attenzione al mutamento dei dati e delle condizioni di impatto territoriale, rispetto a quelle che si prevedevano a novembre e a gennaio e che tiene conto di variabili diverse da quelle previste nel verbale d'intesa e nella raccomandazione degli Atenei ed ancora nella prescrizione dell'ENEA. Bisogna fare attenzione perché queste cose non sono finora previste al punto 3). Il nostro emendamento tende quindi a che ci sia maggiore attenzione verso i mutamenti dei dati forniti dall'ENEL.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 23 contrari.
6) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 5), dopo la parola "rimuovere aggiungere "entro il 31 gennaio 1986" sostituire "rapporti collaborativi" con le parole "le convenzioni" sopprimere da "verificando con essi la possibilità di uno schema di convenzione esteso anche" e sostituire con "estendendola all'insieme" sopprimere dalle parole "non irrigidito" sino a "bensì".
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Questa proposta è evidente per dare una temporalità all'ordine del giorno dove ci sono impegni tutti generici e mai fissati con scadenze precise.
Questo documento senza scadenze non ha nessuna validità se non quella delle buone intenzioni.
Il lavoro di un'istituzione si verifica oltreché genericamente con la volontà politica delle decisioni assunte, anche con scadenze temporali di carattere programmatico.
Se la comunità vuole avere in qualche modo un punto di riferimento rispetto al lavoro che noi facciamo, deve sapere quali sono gli impegni anche temporali, oltreché di contenuto che un'Amministrazione si assume, in particolare su un tema delicato come questo.
In secondo luogo, dentro questi emendamenti ci sta la risollecitazione a confermare la convenzione, non soltanto rapporti collaborativi genericamente intesi con gli Atenei, rispetto quindi alla gestione stessa del nucleare, ma anche estendendo la convenzione a tutti gli aspetti delle cosiddette energie alternative che costituiscono un punto importante della presenza e del ruolo che gli Atenei possono svolgere.
Questa è una precisazione che a nostro avviso toglie dalla genericità il punto 5) dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 8 astensioni.
7) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 6), alla terza riga dopo la parola "alta" aggiungere "media bassa" quarta riga dopo la parola "ENEA" aggiungere le parole "nonché riguardo a quelle che verranno prodotte dall'attività della centrale in zona Po 1".
La parola al Consigliere Ala.
ALA La prima parte di questo emendamento interviene sul problema delle scorie che ha registrato una significativa novità in sede di Parlamento con l'aggiornamento del Piano Energetico Nazionale. Tale novità prevede che la risoluzione dei problemi della gestione delle scorie non riguardi solo le scorie ad alta attività, ma tutti i tipi di scorie prodotte da centrali nucleari, che si dividono tradizionalmente in alta, bassa e media attività.
Questo emendamento tende quindi ad inserire questi tre aggettivi per tener conto della totalità delle scorie prodotte dalla centrale nucleare.
La seconda parte dell'emendamento interviene invece per mettere chiarezza laddove si dice "con particolare riguardo", affinché ci si ricordi non solo delle scorie stoccate presso Saluggia, ma anche perché si apra il confronto sulla destinazione delle future scorie prodotte dalla costruenda centrale nucleare in zona Po 1.
Nella nostra ingenuità noi riteniamo che questo emendamento, come quelli precedenti, possa essere accolto perché questo aspetto ci risulta sia già stato accolto dal Parlamento italiano che ha invitato il Governo l'ENEA-DISP e l'ENEL a trovare una soluzione per il problema delle scorie.
Ricordo che la centrale di Caorso è già in grossa difficoltà per là quantità di scorie depositate nei cortili che non si sa assolutamente dove mettere.
Teniamo conto che la centrale nucleare in Po 1 non ha nessuna previsione circa questo aspetto e poiché la centrale di Caorso dopo alcuni anni, pur producendo la metà delle scorie che verranno prodotte dalla Po 1 non sa già dove metterle, diciamo che previdenza vorrebbe che almeno si cominciasse a parlare di questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Penso di aver compreso il motivo dell'emendamento, ritengo però che i problemi che avremo fra dieci anni con la produzione delle scorie del futuro impianto si risolveranno nella misura in cui affrontiamo i problemi che sono tuttora aperti e che costituiscono l'emergenza sulla quale operiamo.
Per questa ragione ci pare che sia fondamentale concentrare l'attenzione sui problemi che sono aperti e che noi riteniamo debbano essere risolti, questa almeno è la mia convinzione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 7.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 12 contrari e 11 astensioni.
3) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 8), dopo la parola "predisporre" aggiungere "prima dell'inizio dei lavori".
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Pensiamo che anche questo emendamento sia sufficientemente chiaro per esprimere l'esigenza che, prima di intervenire con un "piccolo e marginale" provvedimento sul territorio come una centrale nucleare, il piano territoriale in qualche modo sia non solo, utile, ma anche indispensabile.
Lo dico in questo modo perché ho visto finora che l'Assessore, a muso duro ha risposto alle nostre osservazioni e a questo punto penserei di poter anche dire che un "piccolo particolare" come la centrale nucleare, qualche problemino o determina e prevenirlo attraverso un serio schema di progetto territoriale operativo probabilmente potrebbe essere una cosa utile.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 12 contrari e 9 astensioni.
9) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: emendamento sostitutivo del punto 2): "ad approfonditamente accertare servendosi delle strutture di cui ai unti 1) 2) e 5), la reale capienza e 'effettiva idoneità dei bacini idroelettrici a rispondere alle esigenze dell'irrigazione agricola al fine di definire un regime di svaso che garantisca la risposta prioritaria alle esigenze agricole anche nei confronti della centrale".
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Esistono tesi non di secondaria importanza, tra l'altro portate avanti la chi vive in zona ed utilizza l'acqua da generazioni (non si tratta colo di singole persone, ma anche di illustri ingegneri idraulici), secondo .e quali l'acqua degli invasi di per se stessa, nei momenti di siccità e di crisi del Po, è già largamente insufficiente a rispondere ai problemi dell'agricoltura locale.
Riteniamo, con questo emendamento, che debba essere rivista tutta la partita, che si debba tenere conto anche dell'esperienza locale dei vari consorzi irrigui, delle associazioni dei produttori, dei risicoltori e non solo, per verificare: l) se effettivamente gli invasi hanno una capacità sufficiente a rispondere nei momenti di magra 2) se questa capacità dovesse essere dimostrata, cosa di cui dubitiamo possa essere preventivamente garantita la disponibilità all'agricoltura prima che alla centrale elettronucleare.
Ciò per salvaguardare gli interessi delle popolazioni locali, la produttività di una zona a risicoltura tra le più avanzate del mondo.



PRESIDENTE

Devo ricordare che già nel documento presentato, nel rispetto del verbale d'intesa, c'è scritto: "un'ottimale gestione delle risorse idriche necessarie".
ALA Signor Presidente, "ottimale gestione delle risorse idriche" non vuol dire praticamente nulla, perché è una questione di punti di vista quale sia l'ottimale gestione di queste risorse, se lo andiamo a chiedere ad un ingegnere dell'ENEL. Se poi questo punto è già richiamato nel verbale l'intesa, a maggior ragione può essere, senza falsa modestia, definito ancora meglio attraverso tale emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Dato che a mio giudizio lo scopo leve essere proprio quello che qui è stato illustrato, vorrei che mi si dimostrasse che quanto è scritto non vira a questo scopo, perché quando si scrive "ad accertare l'avvenuta attuazione e l'esito eventuale del regime di svaso dei serbatoi idroelettrici ai fini dell'irrigazione agricola" evidentemente l'esito di questi svasi è in dipendenza del volume che quegli svasi contengono e delle operazioni di svaso stesso che sono state compiute.
Quando nel medesimo tempo aggiungo di tenere conto delle variabili metereologiche che ovviamente possono mutare di anno in anno e dico che bisogna quindi definire un modello di esercizio che tenendo conto di tutto questo garantisca una ottimale gestione delle risorse idriche, dicendo "risorse idriche necessarie allo scopo" si intende allo scopo agricolo e della centrale.
REBURDO Capisco, però c'è una pregiudiziale e cioè che a detta di situazioni locali e di esperti la quantità d'acqua che pure essendo già stata aumentata con accordi precedenti è comunque insufficiente.
VALERI Ma non pensi che ce lo diranno queste prove?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Qui la fantasia corre, ma la memoria incomincia a fare difetto in molti di noi. In questo testo, anche con l'ausilio del sottoscritto, c'è il richiamo al rispetto del verbale d'intesa. Nel verbale d'intesa, forse Reburdo lo dimentica, è stato accettato dall'ENEL il tetto chiesto dalle organizzazioni agricole; quindi il tetto di garanzia di 125 milioni di metri cubi è il tetto irrinunciabile. All'interno di quello l'ENEL dovrà simulare una modulazione di uso degli invasi, tale da farci accettare una soglia inferiore. Questo è lo spirito. Noi ci siamo garantiti; se ci verranno formulate delle ipotesi di simulazione che ci facciano pensare che questo limite possa essere ridotto a fronte di un modello di intervento potremmo rivedere il verbale d'intesa, ma quel limite di garanzia nessuno lo mette in discussione con questo documento e poi ti ricordo che la favola del lupo e dell'agnello anche qui fa testo. Il canale Cavour è a monte della centrale, non è dopo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 9.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 10 contrari e 12 astensioni.
10) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 16), sostituire le parole "60 giorni" con "31 gennaio 1986".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare 1a mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 11 contrari e 11 astensioni.
11) Dai Consiglieri Ala e Reburdo: emendamento aggiuntivo: punto 17): "a promuovere, entro sei mesi, una consultazione popolare in merito all'insediamento della centrale nucleare di tutte le persone residenti nei Comuni situati entro il raggio di cm 16 dal sito. Gli elenchi degli aventi diritto di voto sono quelli per l'elezione per la Camera dei deputati".
La parola al Consigliere Ala.
ALA Direi che questa è la prova del nove che permette di vedere se, dopo tante parole sulla partecipazione e sulla democrazia, si ha poi voglia di praticarla effettivamente.
Non c'è molto da dire; L'emendamento mi pare chiarissimo.
Dopo che si è ,detto "no" alla presenza delle associazioni agricole "no" alla presenza delle associazioni ecologiche e delle forme associative che si sono date le popolazioni locali, come ad esempio i Comitati di informazione, credo che la conclusione netta sia dire "no" anche a questo punto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione quest'ultimo emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 21 contrari e 11 astensioni.
Prima di votare l'ordine del giorno procediamo con le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Avremmo voluto che gli emendamenti che abbiamo presentato fossero meditati con una certa attenzione; non tutti, ma alcuni forse meritavano un'attenzione diversa. Abbiamo l'impressione che il processo che si è avviato con la localizzazione della centrale elettronucleare a Trino stia subendo dei contraccolpi incredibili per mancanza di adeguate informazioni per un tentativo di marginalizzare le espressioni non solo di dissenso, ma che intenderebbero essere protagoniste in questa formazione.
Ci preoccupa in modo particolare l'atteggiamento della Giunta che ha fatto niente altro che respingere, con scarse argomentazioni noi riteniamo questi emendamenti. Abbiamo apprezzato qualche tentativo dei Gruppi di avviare invece un dialogo ed una riflessione.
Ritengo particolarmente negativi tre aspetti: 1) il fatto che questo ordine del giorno sia estremamente generico, non determini degli impegni di scadenza e di data e quindi nessuna possibilità di verifica, non tanto e non solo da parte nostra, ma in modo particolare da parte di chi vuole in qualche modo essere coinvolto in questa esperienza e quindi seguirla dà vicino 2) il fatto che nella Consulta prevista non siano state inserite delle forze responsabili e serie che hanno seguito con passione, passo dopo passo, questa vicenda, quali le associazioni naturalistiche, il Comitato per le scelte energetiche, il Comitato di informazione sulla Po 1, che è stato l'unico strumento attraverso il quale si è cercato di dare un'informazione alla gente, visto che l'ENEL ha lavorato strumentalmente per non dare informazione; neanche le organizzazioni dei produttori hanno potuto essere inserite in un organismo attraverso il quale si sarebbe fatta una verifica più attenta, non solo sulla base di generiche dichiarazioni di cosiddetti esperti, ma anche sulla base delle esperienze sul campo, sul territorio, di quello che avverrà con un intervento di questo genere 3) l'aspetto della cosiddetta consultazione popolare che è un fatto di normalissima amministrazione che tante Regioni hanno applicato e stanno applicando, persino Regioni che vengono definite tradizionalmente da tempo alla retroguardia (non sono così avanzate come le meravigliose Regioni del nord) e che stanno cercando di dare voce e- mettere in gioco nuove forze su questi problemi.
E' chiaro che di fronte ad almeno tre elementi negativi che sottolineo non tanto preoccupanti dal punto di vista della decisione di merito, quanto dell'atteggiamento generale verso questi problemi, il voto sarà contrario un voto che amareggia un poco per l'atteggiamento che l'Assessore, penso a nome della Giunta, ha tenuto su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intendo brevemente motivare il mio voto contrario a questo ordine del giorno, ricordando la mia precedente dichiarazione di astensione in merito alla mozione presentata dal Gruppo PCI, che non venne poi messa in votazione. Rispetto a quella mozione e all'atteggiamento del Gruppo comunista, vorrei solo dire che ciò che più mi amareggia è il deciso arretramento riscontrabile tra le posizioni presenti in questo ordine del giorno e quelle allora presenti nella mozione comunista.
Vorrei ricordare anche alcuni interventi che, pur da un diverso punto di vista, avevo apprezzato, quali quello del Consigliere Rivalta e quello conclusivo del Capogruppo Bontempi che aveva definito come condizioni irrinunciabili il mantenimento dei punti presentati in quel documento.
Purtroppo ora non ci sono tutti e soprattutto, anche quando ci sono, sono stemperati ed annacquati in una vaghezza di date e di impegni. Nel documento comunista si parlava di convenzione con gli Atenei, in questo si parla di non meglio precisati "rapporti collaborativi". Nel documento comunista si ricordavano con tutta chiarezza l'inattendibilità e l'inaffidabilità dell'ENEL. mentre invece tutto questo è totalmente rimosso in questo ordine del giorno e anche quando, nella nostra ingenuità pensando trattarsi di dimenticanza, abbiamo cercato di inserirlo, abbiamo chiaramente verificato che non di dimenticanza si trattava, ma di subalternità all'ENEL. Si tratta di non voler riconoscere gli errori dell'ENEL. Ecco, dunque, un esempio del decisivo peggioramento che ancora una volta desidero evidenziare e ricordare al Gruppo comunista.
Un altro punto profondamente negativo, sul quale più volte sia io che altri colleghi antinucleari abbiamo richiamato l'attenzione, è la nuova riproposizione della mancanza di democrazia, della militarizzazione dell'autoritarismo che comporta la scelta nucleare per una Regione. Mentre altre Regioni italiane si stanno muovendo e attrezzando per consultare la popolazione di fronte a scelte così gravi ed impegnative per le popolazioni locali, il Piemonte appare non solo l'unica Regione che ha scelto questo tipo di insediamento, ma anche l'unica che vuole a tutti i costi occultare il dissenso della popolazione, non solo di qualche ragazzino più o meno antinucleare, ma anche - e qui mi rivolgo soprattutto ad alcuni colleghi democristiani - di forze sociali organizzate, di categorie imprenditoriali e di produttori che finora proprio alla Democrazia Cristiana hanno fatto riferimento quando si trattava della loro rappresentanza politica.
L'elemento che torna con sempre maggiore evidenza e che sarà cura nostra cercare di mettere in luce il massimo possibile con le popolazioni locali è da un lato il diverso comportamento della Regione Piemonte rispetto alle altre Regioni italiane e, dall'altro, il comportamento insostenibile delle forze politiche nucleari nell'assemblea regionale che tentano poi di giocare su altri tavoli, magari in Provincia, nei Comuni e nelle singole zone.
Questi sono i due motivi principali che ci portano a votare contro e a non poter nascondere la nostra amarezza nei confronti del peggioramento sostanziale, rispetto alle garanzie che possono avere le popolazioni locali, in merito alla radioprotezione, alle garanzie sanitarie e all'informazione, che presenta questo documento, rispetto ad un precedente documento che già non aveva il nostro assenso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI Ritengo che comunque spetti al mio partito il merito di aver posto all'attenzione del Consiglio regionale con un'evidenza davvero notevole i problemi legati alla costruzione della entrale nucleare. Questo è un fatto che va rimarcato. In ogni caso L'ordine del giorno presentato, firmato da tutti e quindi anche dal mio Gruppo, impegna la Giunta ad affrontare con animo meno spensierato i problemi enormi legati alla costruzione di una centrale nucleare.
Questo è anch'esso un fatto positivo. Inoltre, pur con tutti i limiti che qui sono emersi, dovrebbe essere possibile un controllo maggiore lei processi che stanno per innescarsi. In ogni caso credo che grazie a questo ordine del giorno il consiglio regionale dovrà essere di colta in volta chiamato a pronunciarsi sui processi che andranno via via manifestandosi.
Tuttavia, i Consiglieri Reburdo e Ala avevano presentato degli emendamenti certamente migliorativi di alcuni aspetti, anche sostanziali, dell'ordine del giorno in discussione. Gli emendamenti sono stati tutti respinti, per questa ragione io mi astengo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno presentato ha soprasseduto per quanto riguarda il cappello politico sulle considerazioni che erano state svolte, ognuno per la sua parte, nel dibattito generale; io non voglio, richiamare quelle che noi avevamo indicato ed anche presentato espressamente a cappello delle richieste contenute nell'ordine del giorno. Noi confermiamo quelle considerazioni come certamente gli altri Gruppi confermeranno per la loro parte le motivazioni che avevano dato allora. Confermiamo sia quelle più generali sia quelle riferite agli aspetti più specifici che investono l'iniziativa ed il ruolo di governo della Regione. Noi ponemmo al centro della nostra argomentazione e delle nostre richieste un'esigenza, la chiamammo di "scatto", nella capacità di governo della Regione di un problema di estrema complessità e delicatezza. Avevamo indicato a questo riguardo una serie di condizioni e di impegni necessari a rendere concreto e realizzabile questo scatto nella capacità di governo; abbiamo accettato ed accolto l'invito e le sollecitazioni che erano venute a ricercare una sintesi unitaria perch crediamo, al di là di tutte le considerazioni riferite ai rapporti che possono intercorrere fra i diversi Gruppi, che le problematiche relative all'insediamento nucleare sono tali da poter essere gestite e governate soltanto attraverso uno sforzo straordinario e convergente dell'insieme delle istituzioni.
Questo è il motivo di fondo per il quale abbiamo accettato, anche magari pagando qualche prezzo in ordine a qualche giorno o settimana in più che avremmo voluto tranquillamente risparmiare, ma che sicuramente abbiamo cercato di spendere in direzione di questo obiettivo che per noi è fondamentale.
Se abbiamo presente la dimensione degli impegni economici che si muovono attorno a questi diecimila miliardi che si investiranno dell'impatto ambientale socio-economico e territoriale, degli enormi interessi che saranno coinvolti, abbiamo la misura delle forze che premeranno su questa istituzione e su quelle locali per subordinarle e per far prevalere interessi particolari e privati su quelli che sono gli interessi collettivi.
Riteniamo che ciò sia stato non soltanto importante, ma anche giusto nell'interesse dell'istituzione che qui rappresentiamo e delle istituzioni locali con le quali vogliamo raccordarci ed anche delle popolazioni che le istituzioni sono chiamate a rappresentare.
Certo, il lavoro sull'ordine del giorno ha implicato anche talune limature e l'uso in alcuni casi di dizioni forse non così nette e categoriche come le avevamo inizialmente indicate. Ci siamo dovuti misurare anche con ostacoli e reticenze, ma sicuramente ci pare che possa essere considerato positivo e, non consideratelo un peccato d'orgoglio, la mozione da noi presentata ha dato il via per gran parte ai contenuti di questo ordine del giorno, fondamentalmente positivo - dicevo - perché gli elementi cardine che ritenevamo dovessero essere rispettati.per garantire questo scatto nella capacità di governo siano stati raccolti.
Ho parlato di limature, di non categoricità, forse in alcuni casi di interpretazioni che qualcuno magari può avere interesse, non mi riferisco a Reburdo e ad Ala, di porre in discussione. Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi e amici Reburdo e Ala sul fatto che certamente il discorso sulla verifica dei nuovi dati emersi nelle condizioni dell'insediamento e i problemi della verifica dell'impatto ambientale potevano essere messi in modo più esplicito, netto, chiaro, senza che vi potessero essere ambiguità e per questo abbiamo votato anche gli emendamenti che sotto questo profilo loro avevano posto. Io però li ho votati e di questo rimango convinto, non perché questo documento che viene proposto al voto li escludesse, ma perch non avevano sicuramente quella chiarezza che noi avremmo voluto. Voglio dire che quando al punto 4) si dice "ad attivare la fornitura puntuale ed aggiornata da parte dell'ENEL e dell'ENEA, delle informazioni e delle documentazioni tecniche e conoscitive di tutte le problematiche connesse all'insediamento della centrale", noi pensiamo, e vogliamo che così sia e credo che non ci debbano essere dubbi interpretativi di sorta, che questi dati che debbono essere forniti debbono contenere anche quelli riferiti ai mutamenti intervenuti nelle condizioni di insediamento e riferiti all'impatto ambientale. Lo dico non per una considerazione supplementare a quelle che erano già state fatte in precedenza, ma perché vorrei fosse chiaro che il fatto che quegli emendamenti non siano stati accolti non significa che quelle informazioni s quei dati non li avremo e noi non li richiederemo, ma che questo documento consente di richiederli e che si pretenda di averli.
Vi sono sicuramente anche talune ambiguità ad esempio per quanto riguarda l'ultimo punto del documento che si riferisce ad un progetto di sistema informativo, noi avremmo voluto che si richiamasse espressamente l'attivazione del CSI a questo riguardo che è un organo strumentale regionale, che pare abbastanza ovvio e scontato che adesso ci obblighi la stessa legislazione regionale, ma sicuramente pensiamo che La dizione che è stata usata non si oppone all'utilizzo del CSI, ma implicitamente presuppone che la legione attivi il CSI per la formazione del sistema informativo necessario.
In ultimo vorrei dire, al di là di tutti i "ma", i "se", i distinguo che si possono individuare, che questo documento che riteniamo recepisca tutte le fondamentali richieste, obiettivi e proposte contenuti nel nostro documento noi lo consideriamo in documento di lavoro, di battaglia, se vogliamo usare un termine movimentista. Non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza perché su questo primo traguardo ottenuto si misuri la capacità di costruire effettivamente quello scatto di capacità di governo che è essenziale per ricondurre a coerenza e a governabilità questo importante problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo giudica 1a votazione di questo documento un atto politico molto significativo. Si era passati attraverso un governo istituzionale della scelta nucleare; c'era l'interrogativo e la perplessità da parte di qualcuno, la preoccupazione da parte di altri, che questa strada, quella della scelta istituzionale, che coinvolge quindi Giunta e Consiglio, fosse la strada preferibile anche in una fase forse meno emblematica dal punto di vista culturale, meno affascinante, non meno impegnativa e anche meno premiante dal punto di vista della notizia, come è quella gestionale, certamente più difficile e più complessa, meritasse e giustificasse la continuazione di un metodo.
La votazione che vede confluire su questo documento la maggioranza e la più significativa forza di opposizione conferma che abbiamo avuto la capacità tutti insieme di ritenere che questa sia la scelta da percorrere.
Io limiterei il mio pronunciamento a questo dato politico di fondo e quindi ringraziare il Partito Comunista per il difficile lavoro che ha svolto con noi per giungere su un suo documento a una stesura accettabile anche da parte della maggioranza. Evidentemente va riconosciuta l'iniziativa al Partito Comunista, così come deve essere riconosciuta alla Giunta la capacità di capire i problemi all'interno dei quali si muove un partito di opposizione logorato su questi temi da alcuni briganti di strada che poi raccattano i voti all'ultimo momento, briganti di strada detto scherzosamente, ma rettifico: alcuni corsari. Tenete - presente che la politica come fatto di corsa viene considerato per esempio da un politologo che va per la maggiore, liberale, come il modo di far politica dei gruppi di opinione. Questo lo dice Zincone. Egli dice: "noi liberali dovremo tornare a fare e a concepire la politica come corsa alla Drake", cioè assaltare l'avversario nei momenti deboli, affondare qualche galeone e sparire, perché non ci è possibile governare la flotta avversaria.
Mi sembra apprezzabile lo sforzo che ha fatto la Giunta nel capire le esigenze che aveva il Partito Comunista di alcune certezze. Mi pare che il senso sia questo: il Partito Comunista doveva con questo documento avere alcune certezze, mettere alcuni punti fermi rispetto al lavoro che andiamo a svolgere in questa legislatura. Anch'io considero questo documento semplicemente come il contenitore di alcuni punti fermi, non certo esaustivo di tutti i problemi.
Io mi sono accorto che in questo documento mancano alcune cose che la maggioranza nel suo documento aveva pure scritto e specificato, in questo clima che noi ci auguriamo di poter continuare a vedere, manderò una lettera all'Assessore con cui lo richiamerò ad alcune opportunità e sono convinto che l'Assessore coglierà nella misura in cui saranno accoglibili queste mie raccomandazioni così come le accoglierà da qualunque parte vengano.
Mi pare che questo sia quello che noi dovremo verificare immediatamente dopo, non tanto i "30 o i 60 giorni", ma come questo documento verrà utilizzato come il punto di partenza di un metodo di lavoro maggioranza opposizione, Giunta - Consiglio. Questo è il senso di questo documento.
Se ad esempio si apre un processo di dialogo, di dibattito e di confronto, certamente non verranno escluse le voci dell'imprenditore agricolo e soprattutto di quelli che hanno dato forza all'attenzione popolare a queste cose. Il documento è un fatto estremamente significativo perché affronta ed esaurisce molti problemi, ma soprattutto è rilevante il fatto che con un ribaltamento di maggioranza almeno su questo si sia riusciti sul piano concettuale e politico a trovare un minimo di terreno non tanto di consenso, ma di lavoro comune, sul quale nel rispetto delle caratteristiche e della posizione in cui ci troviamo, pensiamo che possiamo lavorare tutti insieme nelle diversità dei ruoli e delle funzioni, affinch questa scommessa che tutti quanti abbiamo avviato nella passata legislatura abbia un esito positivo, non solo per noi, ma per la gente che ci ha chiamati a governare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO La mia dichiarazione sarà brevissima. Il nostro Gruppo esprime naturalmente voto favorevole all'ordine del giorno ed esprime soddisfazione perché su questo tema molto importante quel confronto che veniva sollecitato dall'opposizione nell'ultima seduta consiliare c'è stato e ha portato ad una convergenza sostanziale.
Nutriamo fiducia che questo clima di confronto possa andare avanti e possa concretarsi anche su altri problemi che ci attendono nel futuro.



PRESIDENTE

Non essendoci altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'ordine del giorno nel testo originario: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentito il dibattito svoltosi in ordine alle problematiche connesse al processo di insediamento elettronucleare nell'area di Po 1 impegna la Giunta regionale 1) a promuovere l'istituzione di un'apposita Consulta istituzionale con le rappresentanze della Giunta, del Consiglio regionale, degli Enti locali territoriali interessati, dell'ANCI, nonché con la partecipazione dell'ENEL e dell'ENEA 2) a ricostituire, ferme restando le competenze istituzionali della Giunta e del Consiglio, il Comitato misto per l'insediamento nucleare in Piemonte composto da Giunta, Consiglio, ENEL ed ENEA che ha già funzionato nel processo di identificazione dell'area e del sito, in modo tale da renderlo momento centrale di conoscenza, confronto ed indirizzo sull'attuazione del verbale d'intesa Regione - ENEL e comunque su tutte le problematiche principali che presuppongono l'intervento ENEL ed ENEA 3) a realizzare, d'intesa con il Comitato misto di cui al punto 2), la ricognizione dello stato di attuazione degli adempimenti previsti dal verbale d'intesa, dalle raccomandazioni degli Atenei e dalle prescrizioni dell'ENEA 4) ad attivare la fornitura puntuale ed aggiornata, da parte dell'ENEL e dell'ENEA, delle informazioni e delle documentazioni tecniche e conoscitive di tutte le problematiche connesse all'insediamento della centrale 5) a rinnovare i rapporti collaborativi con gli Atenei piemontesi verificando con essi la possibilità di uno schema di convenzione esteso anche all'insieme degli interventi energetici che P ENEL è impegnato a realizzare in Piemonte e adeguato alle nuove esigenze, non irrigidito da scadenze temporali e dalla fornitura predeterminata di prodotti documentali, bensì caratterizzato da attività di supporto scientifico e nel rispetto della già sperimentata collegialità - anche da contributi a contenuto specialistico ed orientato per settori 6) ad aprire un confronto con il Governo sulla risoluzione dei problemi della gestione delle scorie provenienti da attività nucleari con particolare riguardo alle scorie ad alta attività stoccate a Saluggia presso l'ex reattore Avogadro e l'impianto EUREX dell'ENEA, verificando altresì con gli enti centrali competenti ed i soggetti locali pubblici e privati interessati lo stato di utilizzazione e le eventuali prospettive degli attuali impianti di stoccaggio 7) a rafforzare il coordinamento delle strutture tecnico-operative della Regione con un'apposita struttura tecnico-operativa di raccordo intersettoriale, a supporto dell'attività della Giunta regionale e per realizzare il necessario governo interassessorile dei problemi connessi all'insediamento elettronucleare, nonché per l'attuazione delle indicazioni del verbale d'intesa, tenendo conto delle aree di attività regionali interessate da tali problematiche e dalla necessità di promuovere un'articolazione funzionale ed organizzativa del lavoro tecnico flessibile mirata ai problemi e alle attività da affrontare; a fornire il quadro dettagliato e gli aggiornamenti, inclusi gli organici nominativi e le loro procedure di raccordo e di interfacciamento, delle strutture di Giunta ed operative incluse le strutture di varia specie promosse da Enti locali e pubblici che a livello regionale decentrato sono impegnate nel governo dei problemi conseguenti all'insediamento elettronucleare 8) a predisporre lo schema di progetto territoriale operativo, sulla base di una preventiva intesa con gli Enti locali interessati, sentita altresì l'autorità per la sicurezza nucleare e verificate le prescrizioni territoriali da questa estese alla Regione 9) ad , esercitare un controllo preventivo sull'applicazione delle garanzie contenute nel verbale d'intesa Regione-ENEL. in ordine alla formazione professionale del personale necessario alla costruzione della centrale nelle sue diverse fasi, provvedendo a predisporre specifici progetti formativi che coinvolgano tutte le strutture pubbliche e private ai quali l'ENEL dovrà collaborare attivamente, sia per quanto concerne l'organizzazione dei corsi, sia per quanto riguarda il loro finanziamento in concorso con la Regione e con le imprese 10) a verificare che i vincoli posti dall'ENEL alle imprese nei capitolati d'appalto siano coerenti con gli impegni occupazionali fissati dal verbale d'intesa e ad ottenere dall'ENEL la garanzia reale di un'adeguata e non discriminante informazione all'insieme del sistema di imprese regionali e locali interessate agli appalti 11) a promuovere il coordinamento tra i vari 'sportelli tecnologici' nonché incontri Regione, associazioni imprenditoriali delle categorie interessate ed ENEL. per l'esame periodico di quanto previsto ai precedenti punti 9) e 10) 12) ad accertare l'avvenuta attuazione, e l'esito eventuale, del regime di svaso dei serbatoi idroelettrici ai fini dell'irrigazione agricola, onde pervenire alla definizione di un modello di esercizio che, considerando le variabili meteorologiche, assicuri, nel rispetto del verbale d'intesa un'ottimale gestione delle risorse idriche necessarie allo scopo 13) a definire con le UU.SS.SS.LL. interessate, il progetto relativo alla sicurezza sanitaria, alla radioprotezione, alla prevenzione e all'infortunistica, in relazione alle fasi di costruzione, esercizio e fine servizio dell'impianto 14) a sollecitare l'ENEL a dare attua zione agli impegni in ordine alla creazione del centro di informazione e a procedere al rinnovo, adeguando, dell'attuale Comitato Regione-ENEL sull'informazione 15) ad adempiere alle disposizioni della vigente normativa statale in ordine all'individuazione dei Comuni interessati, ai sensi delle leggi 393/75, e 8/83, alla realizzazione della centrale nucleare 16) a sottoporre entro 60 giorni una proposta di deliberazione per l'attivazione di un progetto informativo per la gestione di tutte le informazioni concernenti il progetto Centrale Trino, a partire da quelle previste dal verbale d'intesa tra Regione ed ENEL. da trasmettere per quanto possibile in tempo reale, a questo fine promuovendo l'interfacciamento tra i sistemi informativi dei due Enti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione.
Auguro ai presenti un anno fortunato.
Il Consiglio verrà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.35)



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