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Dettaglio seduta n.25 del 20/12/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale sulla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sul punto 4) dell'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale" riferisce l'Assessore Cerutti che ha avuto un incontro con il Ministro Signorile.
CERUTTI, Assessore ai trasporti Signor Presidente, desidero ringraziare lei e i colleghi di avermi consentito il deferimento ad oggi della relazione ed avermi consentito di interessarmi di alcuni problemi familiari che per me erano di estrema importanza. D'altronde i colleghi della II Commissione hanno già avuto dal sottoscritto una relazione dell'ultima seduta e penso abbiano avuto anche modo di leggere ed esaminare tutti gli atti e comportamenti che l'Assessore, a nome della Giunta e del Consiglio, ha tenuto nella vicenda dei cosiddetti "rami secchi".
Desidero ricordare ai colleghi le premesse che hanno portato questi provvedimenti all'attenzione non solo della Regione Piemonte, ma a tutte le Regioni d'Italia. Provvedimenti che interessano circa 2800 km, di Ferrovie dello Stato italiano e che sono frutto di scelte parlamentari avvenute tramite la votazione della legge 887; la cosiddetta legge finanziaria del 1985 e della legge 210, che trasforma in Ente le Ferrovie dello Stato.
Provvedimenti che hanno impostato al Ministro dei trasporti alcune scelte e atteggiamenti. Scelte ed atteggiamenti che così come sono stati formulati noi non abbiamo condiviso e ai quali ci siamo opposti in termini di confronto programmatico prima, attuativo poi.
Avrete letto sui giornali milanesi di questi giorni come la firma del protocollo d'intesa abbia dato modo all'Assessore regionale della Lombardia di dire che per la prima volta in Italia si sarebbe attuato un rapporto di tipo diverso tra FF.SS., Ministero di trasporti e Regioni.
Protocollo di intesa che è anche frutto di un lavoro di confronto programmatico attuato dalla Regione Piemonte.
Abbiamo portato in questo rapporto con il Parlamento italiano il confronto di una seria programmazione che la Regione Piemonte ha attuato da circa 10 anni e che le ha consentito di evidenziare una certa realtà e una certa situazione territoriale.
Sinceramente oggi avrei voluto potervi dire che nessun taglio verrà fatto sul territorio della Regione Piemonte. Vi posso semplicemente dire che al di là della volontà con la quale noi abbiamo affrontato questo discorso, c'è stata una dura opposizione di tipo governativo nonostante l'evidenza di alcune cifre e di alcuni disavanzi.
Il successo ottenuto non sta solo nel fatto che siamo riusciti a rinviare di sei mesi il taglio di alcune linee, ma nel conservare nei prossimi sei mesi una credibilità nel confronto serrato fra Stato e Regione sulla validità del mantenimento di certe linee.
Dovremo essere in grado di dimostrare che esistono condizioni di carattere economico che si impattano con decisioni legislative assunte.
L'azione prodotta sia dagli Enti locali, sia da parlamentari e non solo piemontesi, perché c'è stata un'azione che ha coinvolto l'intera Commissione trasporti, sia da una azione di carattere sindacale, sia dagli utilizzatori di queste linee, sia da parte della Regione che si è posta con un confronto serio nei riguardi del Governo, ha prodotto certi risultati che a mio avviso, raccolgono il mandato che questo Consiglio aveva dato all'Assessore e che viene tradotto in una serie di proposte.
Con il primo di gennaio, il Ministro intende assolutamente tagliare due pezzi di ferrovia: il primo è la Bastia-Mondovì.
Mi è stata presentata proprio ieri l'ultima richiesta da parte del Sindaco di Bastia di accettare questo taglio e di richiedere al Ministero non un servizio sostitutivo, cioè il classico servizio di trasporto di persone fatto su appalto delle Ferrovie dello Stato, ma di ottenere una gestione impropria del collegamento tra Bastia e Mondovì. Ciò sta a significare un salto di qualità che io apprezzo, anche perché ho visto che i trasporti sostitutivi sono stati dati in appalti non qualificati.
Il fatto che una Amministrazione comunale richieda che questi fondi siano messi a disposizione del Comune e si fa carico in proprio di questa gestione, penso che sia una strada estremamente interessante e percorribile per verificare un sistema sostitutivo di trasporto che non vada a penalizzare ulteriormente la popolazione.
La seconda tratta in esame è la Airasca-Saluzzo, su una linea che inizialmente doveva essere Airasca-Cuneo e che le Ferrovie hanno inteso disgiungere per interessi diversi soprattutto di tipo commerciale.
Il tratto Saluzzo-Cuneo ha maggiori interessi commerciali rispetto al tratto Saluzzo-Airasca. Uno degli aspetti che influisce negativamente sul mantenimento di questa linea, aspetto certamente non addebitabile alla popolazione né agli utenti, è che ci sono 238 ferrovieri e circa 950/980 passeggeri.
E' indubbio che un rapporto di questo genere non può che distruggere l'aspetto economico di una gestione che non può che diventare insostenibile. Questi dati hanno portato il Ministro alla convinzione che questo tratto di circa 30 km, possa essere soppresso perché irrecuperabile.
Di conseguenza, mentre per le altre linee, per le quali avremo tempo sei mesi per proiettare e verificare una soluzione di gestione alternativa per questa linea siamo costretti ad operare di fronte ad un taglio che purtroppo non può essere addebitato né all'Assessore, né alla Giunta, né al Consiglio regionale, ma che è una precisa volontà ministeriale.
Questo è bene che i colleghi lo sappiano per evitare che i rapporti vengano scambiati. Non è la Regione Piemonte che si taglia dei rami, ma sono decisioni di tipo governativo su ordini precisi del Parlamento italiano.
Dovremo verificare, in sostanza, non solo per i tratti e le linee della prima fase, ma anche per quelli della seconda fase, un sistema diverso di trasporto che è impregnato soprattutto su alcuni dati essenziali: 1) risorse finanziarie da un lato necessarie per consentire una gestione di tipo diverso di tutti questi tratti di ferrovia (500 km, circa per la Regione Piemonte); finanziamenti che riguardano soprattutto l'automatizzazione dei passaggi a livello, poi, dove necessita l'inserimento di sistemi di controllo centralizzato, e infine il cambiamento di sistema di gestione delle stazioni ferroviarie in fermate.
Per fare questo necessita una serie di risorse finanziarie attualmente non disponibile o non previste, per lo meno, da parte del bilancio o della legge finanziaria dello Stato. Di fronte a questo dato, che mi sembra essenziale, abbiamo richiesto al Ministro di far slittare, previo ovviamente questa verifica di gestione, alla seconda fase (cioè differire di due anni) eventuali provvedimenti in modo che ci sia il tempo necessario per una seria programmazione di investimenti e ci sia soprattutto il tempo necessario per programmare una gestione dei trasporti di tipo diverso.
2) Ci si chiede a quale riferimento, come costo standard in materia di trasporto su ferro, noi dobbiamo adeguarci. La richiesta fatta al Ministro è quella di un costo standard su rotaia, pertanto, pari a quello dei costi delle metropolitane urbane. Ovviamente con cadenze e con gestioni leggermente diverse anche in funzione di sistemi di utenze.
Si chiede quindi un azzeramento rispetto alla situazione attuale gestita dalle Ferrovie dello Stato. Nessun raccordo soprattutto di obblighi economici fra FF.SS. e nuova gestione regionale (statale e provinciale noi abbiamo aggiunto) e perciò possibilità di gestire veramente, partendo da zero e con mezzi e con criteri decisamente economici, tutto questo servizio.
Questo passaggio non è ancora definito nei termini di una convenzione ma dovrebbe ipotizzare sotto il piano della programmazione e della responsabilità un documento che veda da un lato le FF.SS., la Regione Piemonte e le diverse Province interessate e dall'altro la possibilità di consentire la gestione effettiva delle Ferrovie, delle strutture pubbliche (vedi per Torino la Satti) ed eventualmente delle strutture pubbliche o private che possono sorgere e che sono direttamente interessate a questo processo.
E' indubbio che la gestione oltre a fare riferimento a dei costi standard riferiti alle Ferrovie, dovrà anche tenere conto di certi ripiani finanziari, così come avviene per il trasporto su gomma.
Pertanto dovrà prevedere da un lato gli incassi (che per la gomma sono del 36%, percentuale secondo me difficilmente raggiungibile dalle Ferrovie), e dall'altro che venga assegnato, per quanto riguarda la Regione Piemonte, una specie di fondo nazionale dei trasporti per assicurare il pareggio aziendale.
In questa simulazione e proiezione indubbiamente rientreranno alcuni fattori che forse, in questo momento non sono stati considerati o rilevati dalle Ferrovie.
Si devono analizzare quali aspetti positivi in termini di maggiori utenze può portare una maggiore funzionalità del sistema su ferro, rispetto a richieste che, oggi come oggi, sono normalmente orientate su nuove linee e su trasporto su gomma.
E' ovvio che in questo scenario noi ci troveremo decisamente impegnati con tutta la nostra professionalità.
Vi dico anche che le Province si sono dichiarate d'accordo e soddisfatte. Porto l'esempio del cuneese, della linea Airasca-Saluzzo. Io sono in possesso di documenti scritti, della Provincia di Cuneo, dove fra le linee che si ritengono possibili di taglio, oltre la Bastia-Mondovì, c'è anche l'Airasca-Saluzzo.
Non dico niente di nuovo, sono documenti scritti e penso che esista un senso di responsabilità nell'Ente locale per fare valutazioni di questo genere. Soprattutto per dire quello che è irrinunciabile e quello che invece potrebbe eventualmente essere oggetto di servizio sostitutivo.
Ed è indubbio che questo servizio sostitutivo crei una certa preoccupazione di tipo gestionale da parte della Regione.
In effetti con il primo di gennaio nel caso di un servizio sostitutivo si verificherà su quelle tratte un sistema di trasporto su gomma, con costi di abbonamento e di biglietto di tipo ferroviario in concorrenza diretta con linee in concessione regionale (che hanno costi del biglietto e dell'abbonamento di tipo regionale quindi circa tra volte il costo delle Ferrovie dello Stato).
Questo sarà motivo di profondo turbamento perché vorrei capire come si potrà dire al cittadino e all'utente che non dovrà più usufruire dell'autobus in concessione regionale. Significherà sconvolgere tutto il sistema.
Tutto questo l'abbiamo fatto presente al Ministro e ci siamo riservati di assumere eventualmente atteggiamenti conseguenti.
Per realizzare e verificare questo programma, abbiamo chiesto, la collaborazione delle Province, cioè un rappresentante per Provincia, per costituire un Comitato tecnico oltre ai nostri uffici centrali.
Farò presente alla Giunta la necessità di dare una consulenza per questo confronto di elaborazione dati con il Ministro, che dovrebbe consentirci di dimostrare che questa gestione che produce circa 13.500 miliardi di disavanzo non è risolvibile con dei semplici tagli di linee secondarie, ma occorre ben altro per arrivare a soluzioni di pareggio.
Vorrei ribadire che 13.500 miliardi fanno riferimento a circa 16.300 km, di linee ferroviarie in tutta Italia, con una presenza di personale pari a quasi 220 mila unità; per esempio la Francia in rapporto ha circa 26.000 km, di ferrovie con una presenza di personale di circa 30/35 mila unità.
Se voi fate questo rapporto capirete che il taglio di ferrovie o di linee è una inezia rispetto al grande meccanismo di gestione che le Ferrovie dello Stato hanno sul nostro territorio.
Il nostro compito però è quello di doversi difendere rispetto le leggi.
Ci siamo presentati al Ministero scegliendo una strada difficile ma di alta professionalità, così come la Regione Piemonte può presentarsi nei confronti dello Stato.
Vi assicuro colleghi Consiglieri, che l'attenzione, quasi di sufficienza all'inizio, si è trasformata in grande considerazione, sia da parte degli organi ministeriali, sia da parte di quelli delle FF.SS., sia da parte delle stesse Regioni che hanno poi seguito la Regione Piemonte sulla strada di questa verifica sul territorio.
Considerando la possibilità di realizzare in Italia una specie di reti regionali dei trasporti che non abbiano magari le necessità, le caratteristiche, le esigenze delle grandi linee di collegamento, ma che siano in grado di svolgere quella funzione insostituibile che è parte fondamentale della nostra cultura, nelle nostre necessità, del nostro sviluppo come territorio.
Il fatto che da parte delle FF.SS, ci sia un impegno a mantenere il tratto Airasca-Saluzzo per eventuali trasporti di merci, ci consentirà con maggiore possibilità di effettuare questa simulazione di nuova gestione anche su quel tratto, sul quale abbiamo preso atto di un taglio, che avverrà dopo il primo di gennaio, pur concordandolo.
Se le FF.SS. hanno effettivamente interesse al mantenimento della gestione e se noi riusciremo ad evidenziare tutte queste prospettive nei confronti dello Stato, riteniamo che non sarà stato sprecato ed inutile questo confronto, che potrà portarci anche in questo caso al recupero.
Il Ministro si è assunto un impegno preciso. Noi ci auguriamo che questo impegno venga poi mantenuto all'atto concreto della simulazione della dimostrazione di costi di esercizio di tipo diverso.
Questo è tutto il pacchetto che abbiamo ottenuto in questo confronto in alcuni momenti addirittura drammatico, che ci ha visti impegnati sia con il Ministro, sia con i suoi tecnici, sia con i parlamentari piemontesi che ci hanno affiancato in questa azione.
Penso che le credenziali della Regione Piemonte, che sono frutto anche di questa tradizione che ha riguardato il passato, siano state capite da parte ministeriale. Anche se la parte più difficile avverrà per tutti noi il primo gennaio, per arrivare in tempi tecnici tali da assicurare una continuità di servizi.
Mi auguro, per quanto riguarda il tratto Airasca-Saluzzo, un recupero di questo servizio.
Non sono queste delle promesse, ma sono impegni.
Pertanto occorre, oltre la disponibilità, anche la capacità per poter dare seguito a queste situazioni che vengono a crearsi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti è aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.
GUASSO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio intervento sarà breve tenendo in considerazione la pesantezza degli argomenti che si affronteranno nella giornata, anche se è la prima volta che noi affrontiamo in modo organico e con un documento ufficiale la discussione su questi problemi.
Voglio iniziare con due considerazioni di metodo e di merito intrecciate assieme.
Noi oggi discutiamo di problemi difficili e complessi anche se non sono nuovi; infatti si è già discusso parecchio della questione della mobilità delle persone, del nodo del trasporto pubblico e di un sistema moderno di trasporto, del rapporto ferro-gomma, ferrovia-strada e del funzionamento futuro dell'azienda ferroviaria nazionale aggravata da un deficit pesante.
Tali questioni tornano a riproporsi purtroppo sempre nello stesso modo si ripropongono delle soluzioni che tali non, sono, altrimenti si sceglie la strada del rinvio lasciando le cose come stanno.
Forse alcuni anni fa anziché di 13.500 miliardi, il deficit dell'Azienda ferroviaria era solo di 10.000, ma il dato di fondo resta lo stesso e cioè l'Azienda delle FFSS, ha un deficit pesante; bisogna tagliare i cosiddetti "rami secchi", anche se oggi abbiamo migliorato la dicitura e li definiamo "linee di scarso traffico", quindi come tali vanno abolite, o nel migliore dei casi, vanno scorporate dalle FFSS, e scaricate in altre direzioni.
Il Ministro Signorile la scorsa settimana alla decima Commissione dei trasporti della Camera ha dichiarato che le linee delle FFSS, d'ora in poi verranno così classificate: 8500 km, di linee valore commerciale e quindi valide 5200 km, circa di linee con funzioni integrative e quindi necessarie 2800 km. (lo ricordava l'Assessore Cerutti) a scarso traffico, che vanno scorporate dalla FFSS, per diminuire il deficit di bilancio.
Voglio mettere in evidenza due questioni: primo, la classificazione del Ministro è in netto contrasto con lo schema di piano nazionale dei trasporti, già discusso dal Consiglio dei Ministri e dal CIPE, e che deve andare alla discussione e all'approvazione del Parlamento. E' vero che si tratta ancora di uno schema di piano, non è ancora il piano; ma è altrettanto vero che in questo schema, che l'Assessore Cerutti gentilmente ci ha fornito, non sono ancora indicati né i flussi di spesa e né gli investimenti.
D'altra parte è anche vero che lo schema di piano fa una opzione per le Ferrovie ed esprime un concetto preciso e qui cito una frase di Cerutti: "in rapporto agli incrementi di traffico, in particolare delle merci per reggere al confronto 2000, si dice che in tale quadro la modalità ferroviaria per mantenere e aumentare di poco l'attuale quota del trasporto merci, ,che è del 10%, dovrebbe quasi raddoppiare in assoluto l'entità delle merci attualmente trasportate"; altrimenti dovremmo compiere nuovamente una operazione che già conta per l'Italia tanti costi umani sociali, ambientali, cioè il raddoppio o il triplicamento di nuove autostrade.
Non vorrei che la scelta anti-piano sia stata già fatta: 18 mila miliardi in dieci anni per il piano delle autostrade, approvato ieri dal CIPE. Mi piacerebbe sapere come si concilia la classificazione di Signorile con lo schema di piano, tra l'altro fatto dallo stesso Ministero, non l'abbiamo certo scritto noi.
Semmai noi, la Regione, abbiamo contribuito a dare le indicazioni per la stesura del Piano, ma il Piano l'ha fatto il Ministero. I tagli sono l'esatto opposto dello sviluppo e del potenziamento delle Ferrovie. Certo i sistemi di trasporto sono diversi, vanno integrati tra loro, ma le FFSS sono il punto centrale e portante di un sistema che voglia essere all'altezza dei tempi.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, di questo passo noi diventeremmo un Paese da Terzo Mondo, pur trovandoci nell'Europa sviluppata.
L'Assessore Cerutti ricordava che in Francia e in Germania le linee ferroviarie coprono complessivamente quasi 30 mila km, e questi due Paesi rappresentano due grandi sistemi moderni di trasporto ferroviario.
La Francia e la Germania hanno puntato in questa direzione per costruire un moderno sistema di trasporti. Noi invece risolviamo il tutto tagliando 2800 km, di linee, illudendoci che una azienda più piccola sia più competitiva e più funzionale.
E qui vengo alla seconda questione. Oggi siamo in presenza di un fatto nuovo: del protocollo di intesa tra il Ministro e l'Assessore Cerutti, che rappresenta la Giunta.
Anche il protocollo di intesa finalmente fa chiarezza. Mette fine al balletto delle cifre, Cerutti stesso lo diceva delle trattative defatiganti di salvare linee o meno.
Ricordo la discussione che abbiamo fatto circa un mese fa su "Biella è salva".
Anch'io, come altri colleghi, ho creduto che quella trattativa avrebbe portato a scomporre i 500 km, di linee che pesano sul Piemonte come dazio da pagare alla riduzione del bilancio delle FF.SS.
Ma il Ministro Signorile ha detto no. Il protocollo di intesa contiene tra aspetti: un decreto che è già in atto, perché è già stato fatto dal Ministro Signorile, che al 31.12 taglia due linee o meglio taglia il trasporto passeggeri per due linee. E' sempre stato detto, mi pare, che quelle linee avrebbero continuato a funzionare per il trasporto merci, ma a questo punto incomincio ad avere dei dubbi. E ora mi chiedo: perché si chiude subito il tratto Saluzzo-Airasca? Perché non viene almeno inserito nelle linee 5+1 del 30.6.1986? Questo non è comprensibile. E' una svista del Ministero oppure vuole essere un atto imperativo e dimostrativo? Se è una svista si rimedi subito con la richiesta che si è fatta ieri nell'Ordine del giorno di immettere anch'esso nella simulazione. Sono stati fatti degli investimenti per sette miliardi negli ultimi anni; mi è stato riportato che questa linea ha un minimo di trasporto merci a differenza delle altre, per cui una tale decisione è incomprensibile. Non ha alcuna giustificazione un atteggiamento del genere, nel momento in cui ci si impone una simulazione perché che questa venga effettuata su cinque o su sei, su 240 o 290 non cambia assolutamente niente.
Si fa un decreto post-datato al 30/6/1986 stabilendo la chiusura di altre cinque linee. Chiusura che non verrà effettuata, dice il Ministro, se entro quella data si saranno fatte proposte alternative che siano diverse però, dalla gestione diretta attuata finora dalle FFSS.
Ma se ne aggiunge una terza, che nel protocollo di intesa si chiama seconda fase, nella quale si dice che dopo il 30.6.1986 verranno messe sul tappeto altre otto linee.
Anche per questo o si prospetterà una gestione alternativa oppure verranno chiuse al traffico.
Non voglio portare via del tempo, ma se provate come ho fatto io a disegnare sulla cartina geografica del compartimento di Torino, togliendo la Valle d'Aosta e aggiungendo quella parte della Provincia di Alessandria che è nel compartimento di Genova, vedrete cosa resta: di linee di interesse locale regionale, perché il Ministero intende questo quando parla di linee di scarso traffico, ne restano ben poche.
Assessore Cerutti io non voglio citarle perché poi qualcuno dice che faccio il disfattista.
Ma ne restano quattro o cinque, tolte le quattro grandi linee di comunicazione nazionale ed internazionale.
Voglio ora fare, come dice l'Assessore Cerutti, una simulazione del pensiero e del ragionamento, per esprimere dubbi, certezze, perplessità e dissenso netto.
Partiamo dalle presunte alternative.
In una prima fase si disse che le alternative dovevano sostituire la rotaia con la gomma; Cerutti fece lavorare i suoi uffici, ai quali dobbiamo dare atto della professionalità e della capacità, per capire se questo era possibile.
Ci troviamo di fronte a strade impossibili, certo non tutte, ma molte.
Seconda alternativa. E' stata riproposta dall'Assessore Cerutti, cioè avviare un nuovo sistema di trasporto su ferro a livello regionale, un sistema gestito o dallo Stato-Regioni, o da aziende miste FFSS.-Regioni FFSS.-privati, FFSS.-Comuni o Province.
In sostanza si dice che di fronte a questa azione dobbiamo cambiare rotta; le Regioni e i Comuni gestiscano il trasporto locale di interesse regionale e alle FFSS, restino le linee nazionali e di collegamento internazionale.
Non abbiamo né pregiudizi né preconcetti. Non scartiamo nulla a priori e lo abbiamo spesso dimostrato, perché anche le strade nuove possono essere valide.
Ma pretendiamo di avere subito chiarezza e certezza, non solo per oggi ma anche per il domani, perché vivremo ancora nei prossimi anni, se non noi i nostri figli e i nostri nipoti.
Da anni si aspetta una legge di risanamento, ristrutturazione e ammodernamento. La finanziaria 1986 stanzia solo 60 miliardi per tutte le Ferrovie concesse; in questi anni c'è stata solo una legge speciale, quella per le Ferrovie nord-Milano. E noi per la tratta Torino-Caselle e Torino Ceres siamo dovuti ricorrere impropriamente e lo sottolineo, al FIO per affrontare questa questione che giace da anni.
Nella prima stesura della finanziaria 1986 non c'era nemmeno una lira per il fondo investimenti. Il Senato e la pressione degli Assessori regionali hanno strappato a mala pena (e speriamo che la Camera lo confermi) 360 miliardi per il 1986.
Qualcuno vorrebbe - e mi è stato detto - una nuova legge tipo la 151 per le linee FFSS, a scarso traffico. Le linee FFSS, in discussione, non certo tutte, vanno risanate, ristrutturate e ammodernate.
Il deficit annuale di queste linee si aggira sugli 88 miliardi.
Facciamo un primo raffronto: spendiamo 18 mila miliardi in dieci anni per autostrade e 37 mila miliardi complessivi per le ferrovie.
Siamo stati protagonisti di battaglie importanti come quella per il piano integrativo, il piano pluriennale delle Ferrovie.
Queste linee hanno problemi di personale? Si. Hanno concorrenti del privato su gomma? Qui ogni tanto si sente dire: "speriamo che intervengano i privati". Io mi auguro che intervengano i privati.
L'altra settimana per la crisi della Indesit, abbiamo dovuto sborsare a tre aziende concessionarie di quei servizi, un miliardo e 300 milioni in più, a ripiano del bilancio 1983. La Regione Piemonte gestisce anche delle linee cosiddette "socialmente utili", che sono quelle che operano in montagna, quelle che servono un Comune dove abitano 30 abitanti e aree che d'inverno sono spopolate.
E pur di mantenere queste linee la Regione ha sborsato circa 800 milioni a ripiano ulteriore dei bilanci delle aziende concessionarie.
Le linee delle FFSS. vanno semmai potenziate se si vuole avere più traffico e per potenziarle occorre avere i soldi, ma quando si parla di soldi ci vuole la certezza nei tempi, nei contenuti e nelle possibilità effettive di spesa.
Noi non siamo d'accordo di accettare l'operazione del Ministro Signorile di scaricare sulla Regione una parte del deficit delle FFSS. E' una cosa inaccettabile.
Mi viene in mente una battuta fatta dal mio amico e compagno Rivalta in sede di Commissione, quando ho detto "Cavour e i liberali hanno costruito le Ferrovie, Signorile le chiude"; e io aggiungo, mi si consenta la battuta amichevole, che il Presidente Beltrami e l'Assessore Cerutti diventano i becchini di questa operazione.
Mi viene in mente, dato che sono stato il relatore alla Camera in materia, quanto sono stati preveggenti di chiarezza e di lungimiranza i nostri nonni e bisnonni quando nel 1886 hanno costruito quella stupenda opera di ingegneria che è la Cuneo-Nizza, pensando ad una grande linea di comunicazione che partisse dal centro Europa e raggiungesse Milano, Torino Cuneo e la Riviera dei Fiori e la Francia del sud.
Nel 1886, non pensavano a chiudere, delle linee, ma pensavano a costruirne delle nuove che potessero collegare l'Italia con l'Europa e viceversa. Noi vogliamo discutere soluzioni anche nuove, ma certe. Ora mi chiedo se si vuole attuare in Italia l'idea dei tre livelli nel governo e nella gestione di un sistema di trasporto moderno. Io credo di sì. Ma allora, prima di effettuare dei tagli e prima di trasferimenti di deficit ci si confronti sino in fondo su queste scelte, sapendo fin da ora che questo confronto dovrà portare ad un grande processo di riforma del sistema dei trasporti e ad un rilancio effettivo di un sistema dei trasporti integrato ed intermodale.
Un'operazione di questo tipo necessita di una grande svolta nella politica dello Stato.
Fino ad oggi, Assessore Cerutti, con la legge finanziaria 1985, con i tentativi di taglio, di aumenti di tariffe che sono presenti nella politica del settore, noi non abbiamo avuto nessuna certezza che ci sarà una volontà politica per fare una scelta di questo tipo.
Se si vuole invece percorrere, come ho già detto, la strada del rilancio, dello sviluppo, del trasporto integrato e intermodale, avrete tutto il nostro contributo e il nostro appoggio, diversamente i nostri no saranno netti e fermi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.
PEZZANA Devo confessare di essere un po' stupito per come si sta sviluppando il dibattito ed anche per come è stata impostata la relazione.
Alla discussione si è data un'impostazione di carattere generale, che mi sembra tenda ad escludere il problema concreto che è oggi portato in quest'aula da una rappresentanza di persone realmente interessate per le quali il problema reale non è tanto affrontare in questo momento la ristrutturazione delle Ferrovie nazionali quanto discutere sulla sorta del tratto Airasca-Saluzzo.
Quindi rimaniamo sul concreto, sul problema reale regionale ed affrontiamolo.
La relazione dell'Assessore Cerutti mi ha soddisfatto soltanto verso la fine, quando ha detto: "Egregi Consiglieri, vi ho portato il pacchetto che riguarda la situazione".
In Piemontese (non vorrei fare del campanilismo) dire: "a l'an fame 'l pachét" ha un significato negativo.
Quindi "'l pachét" che lei ha portato a queste persone, che sono venute ad ascoltare una spiegazione del perché la linea Airasca-Saluzzo viene tagliata (e quindi è un ramo secco, non usiamo degli eufemismi) è effettivamente un "pachét" che viene dato dall'Assessore Cerutti, agli Amministratori locali, non dimentichiamoci che siamo in Regione Piemonte, e come tale va inteso. L'Assessore Cerutti ha rimandato le colpe, per quanto riguarda l'affermazione, sulle Province e poi ha rimandato altre colpe sul Ministro Signorile. Anche una parte dell'intervento del collega Guasso ha toccato l'aspetto che riguarda i trasporti a livello nazionale.
Sono sicuramente affermazioni che rispondono a verità, ma è una verità parziale per quanto riguarda il problema di cui oggi noi dobbiamo discutere.
Il problema oggi non è tanto il dibattito generale sui trasporti in Italia, ma è il problema del taglio della linea Airasca-Saluzzo. Le richieste delle persone interessate che sono tornate oggi in quest'aula sono quelle che la linea Airasca-Saluzzo venga equiparata alle altre linee che devono cessare al 30 giugno prossimo.
Mi sembra non solo una richiesta moderata, ma una richiesta sensata che dimostra molta più intelligenza e molto più buon senso di come invece sono state portate avanti le trattative dai rappresentanti dei trasporti della Regione Piemonte.
L'Assessore Cerutti ha dichiarato l'11 ottobre di ritenersi molto soddisfatto per gli incontri avuti con il Ministro e ha detto testualmente riportato tra virgolette su "La Stampa" - e non smentito, quindi ritengo che sia tutto vero - : "L'accoglimento seppure parziale delle nostre richieste consente di conservare dei collegamenti con zone che si sarebbero trovate isolate come Biella, Saluzzo, Bra e Alba.
Non solo, si sarebbero tagliate le linee sulle quali sono in corso lavori di ammodernamento e di rifacimento.
Ora la questione verrà ulteriormente approfondita nell'apposita Commissione consiliare".
"La Stampa" aggiungeva, sempre in base alle notizie da lei riportate da Roma e che lei ci ha riferito anche in Consiglio, che in salvo tra le altre c'è l'Airasca-Saluzzo, tratta che permette l'interconnessione regionale.
Mi voglio soffermare unicamente sul problema dell'Airasca-Saluzzo che è una linea indispensabile per l'interconnessione regionale.
Mi chiedo chi è che ha fondato il sistema delle ferrovie in Italia. Se non vado errato, in Italia i partiti di Governo, che guarda caso sono rappresentati puntualmente da questa Giunta, sono quelli che hanno più o meno alternativamente governato l'Italia e hanno mandato allo sfascio le ferrovie.
Questo è l'unico riferimento nazionale che mi permetto, perché il problema qui è l'Airasca-Saluzzo. Assessore Cerutti, lei dopo dovrà rispondere a delle richieste precise di un gruppo di cittadini e secondo me non dovrà parlare delle colpe del Ministro Signorile o delle colpe delle province, ma dovrà dire cosa intende fare per equiparare una situazione di reale disuguaglianza tra il trattamento subito dall'Airasca-Saluzzo rispetto alle linee che invece dovranno chiudere il 30 giugno. Lei prima ha fatto una affermazione che a mio avviso è molto indicativa di tutto l'orientamento non soltanto di questa Giunta, ma della politica che governa questa Regione.
Quando lei ha parlato del taglio Bastia-Mondovì e ha citato l'approvazione del Sindaco di Bastia, ha parlato del salto di qualità dicendo che dai trasporti su rotaia si sarebbe passati ai trasporti su gomma e questo poteva rappresentare.....



(Voci in aula)



PRESIDENTE

PEZZANA



PRESIDENTE

Io l'ho scritto quando lei l'ha detto.
Un salto di qualità può essere inteso sia all'insù sia all'ingiù; ora che un amministratore con le sue responsabilità, giudichi che un passaggio dal trasporto su rotaia al trasporto su gomma sia un salto di qualità in positivo, oggi nel 1985 è impensabile, perché vanno valutate tutte le incrinature del sistema nel quale noi viviamo e dal punto di vista ecologico tutto quello che aumenta il trasporto su gomma è inequivocabilmente un danno alla salute di tutti L cittadini.
Mi permetto di ricordarle che nella legge approvata il 7.11 scorso nell'art. 12, si enuncia che alla Regione Piemonte spettano i compiti di pianificazione e programmazione dei trasporti, quindi qui non è più tanto il Ministro che è responsabile, ma è la Regione con il suo Assessorato.
Ora io mi chiedo, come dietro una mancanza di coscienza ecologica si possa ancora parlare, di trasporti e parlare di società civile e del suo sviluppo nell'insieme.
Vorrei far rilevare, qualcuno l'ha già fatto rilevare dal pubblico, che questi dati che vengono comunicati, 238 ferrovieri e 900 passeggeri dovrebbero essere dimostrati, perché sono dati che se non hanno un supporto concreto possono avere un effetto terroristico e nient'altro.
Per quanto riguarda il trasporto merci, le promesse che da sempre si fanno non sono altro che una presa in giro perché in Italia il trasporto delle merci su ferrovia copre una percentuale dell'8%; infatti il 92% dei cittadini italiani, credo compresi moltissimi dei presenti, si servono dei mezzi privati perché obbligati dalla totale inefficienza del sistema ferroviario. Se io devo mandare un pacchetto, questa volta un pacco vero da Cuneo a Torino, non mi servirò mai della ferrovia. Prendo un corriere espresso, perché almeno sono sicuro che il pacco in un giorno o un giorno e mezzo io ce l'ho.
Se lo mando attraverso la ferrovia non lo riceverò mai.
Quindi è un'ennesima presa in giro dire che questi binari serviranno eventualmente, per una riutilizzazione dal punto di vista delle merci.
Al collega Guasso, che ha fatto un intervento secondo me estremamente condivisibile, vorrei però ricordare che questa Regione è stata governata per dieci anni da altre forze politiche, di colore diverso da quello attuale.
Allora in dieci anni che cosa si è fatto per i trasporti a livello regionale? Questa è una domanda che, secondo me, con molta coscienza critica e con molta schiettezza va posta alle forze che hanno amministrato la Regione Piemonte per dieci anni.
Qua ci sono dei cittadini che protestano, e non per un'azione che è la conseguenza di un disastro che dura da decenni, direi da cent'anni; quindi se si stabilisce che le forze al potere non hanno potere per fare cambiamenti, si dica ai cittadini "non andate nemmeno a votare", perché ci siano gli uni, ci siano gli altri, tanto la musica non cambia.
Io non credo che questo sia vero, perché le cose, quando c'è la volontà politica di farlo, si fanno; e si è visto proprio ultimamente quando si è stabilito un reale aumento di stipendio ai Consiglieri e tutti d'accordo in otto giorni l'avete votato.
Questa è la verità.
Io sono stato l'unico Consigliere a tenere una posizione contraria, ma questo non è un merito, è una questione di principio; non si parlava di miliardi ma fossero state anche dieci lire, queste leggi di aumento le approvate in otto giorni, sul resto invece ci vogliono decenni trentennali.
Questa non credo sia demagogia, credo che siano dati reali, quindi lei Assessore Cerutti, secondo me ha delle responsabilità che non può delegare né alle Province né al Ministro, ma alle quali deve rispondere lei.
E io mi auguro che nell'incontro che lei avrà con i cittadini, non voglio nemmeno dire i rappresentanti, ma i cittadini che sono venuti fin qua a parlare con lei, mi auguro che voglia esprimersi in modo differente da quello che lei ha usato qua, dando delle proposte concrete.
Secondo me ci possono essere ancora delle forme, dei tentativi per bloccare, per equiparare non un diritto a un privilegio che non esiste, ma semplicemente equiparare la situazione dell'Airasca-Saluzzo a quella delle altre linee che hanno ottenuto il rinvio fino, al 30 giugno.
Mi sembra che questo sarebbe un atto di giustizia dovuto ed è questo che io, come Consigliere, le chiedo di comunicare al Ministro Signorile al più presto, con un fonogramma affinché resti almeno traccia nel dossier delle insolvenze e dei drammi che avvengono in questa Regione, e anche con altri mezzi più decisivi, con una telefonata ad esempio (non credo che telefonare a un Ministro da parte di un Assessore sia poi una cosa impossibile, non siamo più ai tempi del Re Sole).
Ci sono diversi mezzi da usare, ma questo credo sia competenza e responsabilità delle persone direttamente coinvolte che oggi, per la seconda volta, sono venute in questo Consiglio per comunicare con lei personalmente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO Cercherò di essere breve come si conviene ad un intervento che riguarda una comunicazione. Tralascio quindi in parte la questione generale, anche se l'intervento di Guasso potrebbe stimolarci a molte puntualizzazioni.
Diciotto mila miliardi per le strade sono molti, ma sono la metà di quanto è stanziato per le Ferrovie; ciò significa che anche il discorso del Piano nazionale è in qualche modo rispettato, perché ammodernamento delle Ferrovie è un aspetto fondamentale, non meno dell'ammodernamento del sistema viario che, a nostro avviso, ha segnato per un certo periodo una tappa d'arresto non certamente positiva. V'è un grosso sforzo complessivo sul tema dei trasporti che deve essere sottolineato e che appare abbastanza equilibrato e puntuale.
Per quello che riguarda i tagli, noi ci siamo sempre espressi in modo negativo: non è che questi tagli siano stati accettati dalla Regione e siano stati accettati da noi come qualche cosa di positivo. Abbiamo anzi avanzato riserve di fondo e abbiamo richiesto ripetutamente che si facesse un piano complessivo con le Ferrovie dello Stato che tenesse conto di una risistemazione senza passare ai tagli immediati.
La Giunta ha compiuto un grosso lavoro in questi mesi, in una situazione difficile e penso che l'Assessore Cerutti debba avere da parte nostra il plauso per l'impegno posto, anche se il risultato finale non è tale da soddisfarci pienamente.
I tagli per il mese di giugno sono comunque, già ora per allora definiti e sono dei tagli pesanti. Vi è poi la questione di oggi riguardanti Airasca-Saluzzo.
Non vogliamo fare della demagogia, perché sarebbe troppo facile: ma diciamo con tutta serenità che come Gruppo abbiamo posto ogni impegno per cercare di evitare l'immediata cessazione di questo servizio. Abbiamo contribuito ieri ad un Ordine del giorno che, senza nulla togliere all'importanza del protocollo d'intesa, chiede una revisione per quello che riguarda la prima fascia che comprende l'Airasca-Saluzzo oltre che la Bastia-Mondovì; abbiamo inoltre chiesto un ripensamento e il conseguente inserimento dell'Airasca-Saluzzo nello scaglione del giugno 1986. Sappiamo bene che si tratta di una zona debole, anche sotto il profilo occupazionale, zona che avrebbe bisogno di non perdere una importante infrastruttura di trasporto.
Siamo quindi favorevoli al tentativo di rimandare la chiusura della linea e non ci siamo limitati all'Ordine del giorno votato ieri, ma ci siamo rivolti telegraficamente ai nostri Ministri Scalfaro e Goria chiedendo un loro intervento sul collega Signorile, per verificare la possibilità di un ulteriore slittamento.
Non abbiamo alcun timore a porci in una posizione dialettica con il Governo, anche se il Governo è formato dalle stesse forze politiche che sono qui in maggioranza. Già in passato abbiamo siglato Ordini del giorno su problemi finanziari ed in particolare circa la legge finanziaria abbiamo chiesto delle modifiche che riteniamo giuste. Con il collega Cerchio avevamo anche inoltrato una interrogazione specifica sul problema.
L'intervento dell'Assessore Cerutti risponde anche a quella interrogazione nonostante non sia la risposta che ci aspettavamo.
D'altronde non possiamo non prendere atto che è stato, comunque compiuto un grosso sforzo dalla Regione per mitigare i danni di questi tagli (certamente rilevanti) e per impostare 1a riorganizzazione dei trasporti in un quadro che, alla fine, veda possibilità di rafforzamento della rete piemontese come contributo importante alla ripresa economica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, non credo che il problema della ferrovia Airasca Saluzzo possa essere considerato come un'isola separata da un contesto generale, come quasi ci proponeva il Consigliere Pezzana, ma evidentemente necessita di alcune considerazioni generali. Credo che le persone che stanno alle nostre spalle siano cittadini seri, che ieri hanno dimostrato con estrema civiltà e che non credo abbiano una visione corporativa.
Battute come quelle che ha fatto il Consigliere Pezzana, su una conquista democratica della fine del secolo scorso che è il riconoscimento economico della prestazione degli amministratori (certamente la grassa borghesia torinese potrebbe frequentare i consigli elettivi gratuitamente, molti di noi forse non lo possono fare) mi sembrano veramente gratuite, non vorrei dire demagogiche, per rispetto al collega. Qui si scontrano due orientamenti in fondo. Assessore Cerutti, forse è un dibattito che non vale solo per il problema dei trasporti, ma lo troviamo anche in altri campi.
Per quanto riguarda i trasporti, bisogna stabilire se noi puntiamo allo sviluppo e quindi si parla anche di tecnologia, di innovazione organizzativa, di razionalizzazione, nell'ambito ovviamente di una gestione attenta e razionale, oppure se puntiamo ad una visione "thatcheriana" di economicità pura, come ad esempio quella che ci propina l'Alitalia.
L'Alitalia dice soddisfatta: "Abbiamo il bilancio in pareggio", ma gli effetti esterni indotti, devastanti sul piano economico del sistema piemontese, del sistema torinese non li mette in conto. La sua è una pura visione regionieristica di un problema economico ben più vasto.
Queste sono perdite di valore aggiunto secche, che si ripercuotono sul sistema fiscale con la riduzione dei prelievi, che si ripercuotono in una riduzione dei posti di lavoro, che si ripercuotono in una decelerazione del processo innovativo di una Regione. Evidentemente, in una visione economica tradizionale, questo tipo di ragionamento non vale. Secondo me il problema delle ferrovie deve essere inquadrato in questo senso; tra l'altro il sistema ferroviario, per come si è sviluppato, rappresenta territorialmente una risorsa che noi dobbiamo conservare, perché non abbiamo una chiara percezione di come si andrà ad assestare, a lungo termine, il sistema dei trasporti. Non sappiamo se all'inizio del 2000 noi avremo bisogno di questi spazi, di queste strutture, perché la viabilità su strada sarà insufficiente a rispondere allora alle esigenze economiche e sociali.
Quindi è una risorsa da conservare. Il rinvio di sei mesi credo sia un fatto importante, non solo per prendere un po' di fiato, ma per lavorare come giustamente ha detto l'Assessore, su nuove esperienze gestionali e per studiare quelle simulazioni che sono semplici applicazioni di modellistica.
Alla modellistica possiamo applicare i parametri che vogliamo. Ad esempio ricordo che con modellistica imperfetta applicata per il Piemonte nel campo dell'agricoltura, si arrivava, ne faccio un paradosso, a stabilire che la fattoria ottimale avrebbe dovuto essere localizzata in Piazza Castello.
Questo perché erano stati applicati parametri di un certo tipo.
Quali sono i parametri Assessore Cerutti, che noi inseriamo per stabilire se sono o non sono validi questi tipi di ferrovia? Credo sia molto importante definire questo aspetto. La ferrovia Airasca-Saluzzo è il caso di una interconnessione di due bacini economici che, con 5 chilometri aggiuntivi, vengono a raccordare l'area del saluzzese con l'area della periferia della seconda cintura torinese, nella parte che si proietta verso Pinerolo, con tutta una serie di problemi di interconnessione. Penso, solo al porto di Savona come porto di scarico della cellulosa e al servizio sulle grandi cartiere piemontesi che può trovare nel centro di Orbassano i depositi e lo smistamento e che potrebbe trovare, anche su quella linea, un punto di passaggio.
La viabilità è estremamente carente in quella zona; nel momento in cui si lascia il bivio di Airasca per Pinerolo, la viabilità già mal sopporta oggi, quello che è il traffico ordinario e se noi inseriamo altre linee altri mezzi, creeremmo ulteriori difficoltà. Vediamo anche gli effetti economici: questa è un'area devastata dalla crisi della Indesit, ma che pu trovare, anche in un sistema ferroviario, un supporto alla sua ripresa. In effetti l'Assessore Cerutti ha detto che si manterrà per il traffico merci o comunque c'è questa come prospettiva. Se sommiamo il mantenimento dei manufatti dell' infrastruttura di questa area, al servizio sostitutivo quale tipo di economicità abbiamo nella chiusura di questa linea? Ecco allora che i sei mesi di tempo per simulare, Assessore Cerutti sono importanti. Ci sono tutte le condizioni per fare uno studio serio entro il 30 giugno, non si tratta di far scorrere solo del tempo.
Guadagniamo sei mesi per fare un lavoro serio, poi potremo anche prendere atto che è inagibile la proposta e l'aspirazione di molti amministratori.
Intanto però avremo fatto un'analisi seria. Credo che l'Ordine del giorno senza contravvenire a quella che è stata l'impostazione dell'Assessore aiuti ad ottenere da parte del Ministero dei trasporti, un riconoscimento di questo tipo sulla linea Airasca-Saluzzo che possa permetterci di lavorare, così come faremo per altre linee, per arrivare ad una soluzione che sia ottimale rispetto a una serie di obiettivi che noi poniamo sul tappeto e non solo a una pura considerazione di economicità di azienda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Vorrei porre due questioni all'Assessore Cerutti. La prima riguarda un problema di metodo, col quale si è arrivati a decisioni, impostate e decise dal Governo, ovvero dal Ministro Signorile.
Il protocollo d'intesa firmato con le Regioni, è un protocollo che nella sua formulazione non tiene conto della diversa articolazione dei problemi che si presentano a livello locale, a seconda delle situazioni regionali, che non sono tutte omogenee dal punto di vista territoriale, dal punto di vista della presenza delle ferrovie e dal punto di vista di soluzione dei trasporti che, ad esempio in Lombardia, hanno già avuto un certo avvio che in Piemonte non è ancora stato concretizzato. Quindi è un protocollo che non corrisponde, sostanzialmente, alla realtà di una articolazione diversa, che esiste sul territorio italiano. Secondo me avrebbe dovuto essere adattato a queste diverse situazioni, non solo negli allegati, che sono poi la conseguenza delle cose che qui sono scritte.
Sempre nel protocollo è contenuta una affermazione a mio avviso discutibile, che riguarda le scelte operate dal Ministero dei trasporti, a seguito di una vasta consultazione con le rappresentanze regionali e con le organizzazioni.
E' pur vero che sia le Regioni sia le Organizzazioni sindacali, con le quali ci siamo incontrati in Commissione, hanno appreso di questa procedura di ristrutturazione attraverso le informazioni giornalistiche. Soltanto attraverso una pressione che è partita dalle Regioni, dai Comuni interessati, dalle popolazioni e dai sindacati, si è potuti arrivare a formalizzare un minimo di rapporto con il centro decisionale del nostro Paese, per tentare di avviare una discussione. Quindi noi siamo già partiti da una posizione svantaggiata, posizione che metodologicamente ci è stata impostata dal Governo, e che ci ha reso e ci rende più difficile il lavoro per affrontare problemi reali che esistono. Lo rende difficile perché è una posizione, scarsamente credibile, rispetto alla disponibilità di corresponsabilizzare sino in fondo le realtà istituzionali decentrate, che in questo pacchetto di revisione debbono essere coinvolte in prima persona.
Ecco allora la debolezza dell'impostazione di questa situazione, cioè la non credibilità di un interlocutore e la difficoltà stessa delle Regioni di essere interlocutrici di fronte alla scarsa considerazione che per lungo tempo in questo processo hanno avuto da parte del potere centrale. Questo è un elemento ulteriore di preoccupazione, che pone degli interrogativi molto seri; pregherei l'Assessore Cerutti di volerli affrontare perché questa è la realtà e non perché si vogliano fare delle polemiche con il potere centrale.
Il collega Guasso nel suo intervento fa presente che vi sono proposte estremamente contraddittorie, che provengono dal Ministero stesso: anche questo è un elemento che purtroppo rafforza questa situazione.di scarsa credibilità.
Secondo aspetto. Vorrei tentare di fare un ragionamento partendo da una considerazione: i cosiddetti 2800 chilometri definiti in qualche modo superflui, secondo i parametri del Ministero, interessano, guarda caso realtà che sostanzialmente sono realtà territoriali periferiche, che vivono in una situazione di isolamento e di difficoltà a rapportarsi con le aree di sviluppo. Sono aree che hanno sopportato in questi anni il peso di uno sviluppo industriale abnorme, concentrato su poche realtà regionali del Paese, e che a volte le ha svuotate di una possibilità di sviluppo economico sociale ed autonomo. Quindi il taglio di queste linee determinerebbe forse una definitiva emarginazione di queste aree innanzitutto dal punto di vista sociale, poi da quello etico e morale.
Questo è un aspetto che non può essere giudicato soltanto dal punto di vista efficientistico. E' da considerarsi come un parametro che deve condizionare le scelte economiche. Ci sono delle gestioni autostradali che sono in deficit e allora ci si chiede perché lo stesso criterio che si è applicato per le Ferrovie non venga applicato anche in queste situazioni.
C'è un altro aspetto, che dal punto di vista economico è importante. Il trasporto su ferrovia, è un trasporto economicamente più competitivo e valido rispetto al trasporto su gomma, che presenta problemi di economicità grandi, legati al consumo energetico. Voglio porre un'altra questione ed è quella dell'impatto ambientale della difesa di strutture ambientali naturali, organiche, di vivibilità. Mi è capitato ultimamente di leggere su un giornale locale della Valle di Lanzo di una proposta, fatta da un amministratore pubblico, di costruire un traforo in quella Valle! Mi chiedo come possa essere attuata una politica di questo genere, che di fatto tende alla difesa di un ramo secco di ferrovia e contemporaneamente gli stessi amministratori si battono per la costruzione dell'autostrada, del traforo ecc.
Sono situazioni incompatibili già soltanto dal punto di vista strettamente economico.
Pongo una terza questione e la pongo anche all'Assessore Lombardi.
Secondo me il taglio che si vuole effettuare sull'Airasca-Saluzzo produrrebbe dei problemi anche dal punto di vista agro-industriale. Il problema del trasporto dei prodotti agricoli, richiede un servizio di trasporto efficiente e decentrato, che è garantito, sostanzialmente, da un sistema ferroviario che anche dal punto di vista dei costi, corrisponde in modo reale a queste situazioni. Ne è un esempio chiaro la situazione di Moretta; mi chiedo cosa succederebbe di questa realtà produttiva di fronte al taglio di un segmento di ferrovia e quali problemi sopravverrebbero di fronte al fatto che lì, in un certo modo esiste un polo di sviluppo che sia pur con difficoltà, può essere garantito e consolidato dalla presenza di una ferrovia.
Presenza che è parte determinante di questo sviluppo. Pongo questi problemi per sottolineare che non si tratta soltanto di chiedere la sospensione di questi tagli, bensì di ripensare a quello che è oggi il sistema dei trasporti in Piemonte, di fronte ai nuovi problemi che si aprono e che sono stati drammaticamente posti. La centralità di questa situazione è che i 2800 chilometri definiti come taglio, interessano aree che in questi anni hanno già subito l'emarginazione dallo sviluppo industriale e che verrebbero ulteriormente schiacciate da una decisione del genere.
Quindi è un problema di fondo attorno al quale andrebbe fatto un ulteriore ragionamento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Il nostro Gruppo, in primo luogo, ritiene di dover ringraziare l'Assessore per il lavoro che ha svolto e motiverà brevemente il perché di questo ringraziamento. L'onestà intellettuale vuole che si chiariscano le competenze e i poteri. Per quanto mi risulta, in questa materia la Regione non aveva poteri, ma qualcuno della Giunta, in particolare l'Assessore Cerutti, qualche potere l'ha conquistato e lo ha gestito. E' questa la novità sulla quale bisogna ragionare cari amici. La Regione non ha alcun potere di mettere tecnicamente, i propri calcolatori al posto di quelli del Ministero che portano ad alcune conseguenze di ordine tecnico. Noi qui diamo il giudizio politico sull'attività dell'Assessore, dopo di che possiamo aprire un dibattito sull'attività del Governo, che è una cosa diversa. Questo gioco facile di tirare al bersaglio più vicino, anche perché fisicamente disponibile (nonostante qualche illazione di cattivo gusto che c'è stata nell'assemblea di ieri) non è un gioco politico, è un gioco da fiera di paesi grandi e piccoli. Le argomentazioni di Guasso hanno un loro fascino, ma riguardano il futuro. Ho l'impressione, caro Guasso che una revisione nella storia (non nella Costituzione, negli atti e nelle leggi) dei rapporti tra Stato e Regione che prefigurano una Regione titolare di una funzione in materia di trasporti su ferro non si può solo scrivere, si deve conquistare con azioni politiche anche quando non si hanno competenze, come ha fatto questa Giunta, come ha fatto l'Assessore Cerutti.
Probabilmente, dopo che le Regioni sono riuscite a portare il Governo all' esigenza di ragionare su un sistema di trasporti, che non è più quello storicamente consolidato, ma che è un sistema diverso; anche su rotaia si sono create alcune condizioni per il salto istituzionale. Ma non possiamo immaginare che, improvvisamente, nella testa di qualcuno si traccino due cartografie, una che porti la rete nazionale, l'altra che porti la rete regionale senza che questo processo sia nato nella realtà sociale dei rapporti.
Quindi il risultato ottenuto dall'Assessore, cioè far sì che nel protocollo da lui siglato emerga finalmente un ruolo attivo, propositivo, e perché no, la fine anche gestionale della Regione su questo settore, mi pare un risultato che va ben al di là della vicenda della quale ci occupiamo. Questa vicenda deve essere ricondotta nei suoi risultati draconiani; ieri ho sentito un collega, nei confronti del quale ho espresso un tipo di apprezzamento non positivo e se ora fosse presente glielo ripeterei ancora meno positivo, perché non si fa crescere la forza del sistema delle autonomie, imputando al Consiglio regionale la totale assenza da questo problema della Regione Piemonte. Se ne possono denunciare le insufficienze, si può non essere d'accordo, si possono contrastare le argomentazioni, ma non si possono dire cose che non hanno alcuna giustificazione oggettiva nei fatti.
Per carità, questo serve anche a prendere qualche voto, anzi molti, in qualche area. Però, proprio nelle aree in cui questo personaggio è stato eletto, ci viene a dire che è salvata la linea Susa-Bussoleno. Non è stata salvata, ma è stata tagliata, soggetta peraltro a un processo di revisione che non è più delle Ferrovie dello Stato, ma della Regione e degli Enti locali, sulla possibilità di fare qualcosa di diverso da quello che c'era prima. Ma quello che c'era prima è finito col primo giugno. Allora, un personaggio che utilizzi nei confronti dell'Amministrazione regionale un'accusa così precisa, come l'Assessore avrà avuto modo di leggere nell'Ordine del giorno presentato in Consiglio, e che sia così poco informato sull'attività della Regione, è altrettanto molto poco informato sulla realtà dei territori che loro malgrado lo hanno mandato a rappresentarli; tant'è che questo signore ha detto ieri nella riunione, che è stata salvata la linea Bussoleno-Susa, mentre non è stata salvata. Il Ministro ha detto semplicemente: "io revocherò il provvedimento qualora tu Regione, voi Enti locali, riusciate a creare delle condizioni di gestione alle quali le FFSS, parteciperanno sul piano strutturale, sul piano funzionario, sul piano gestionale, conché però si recuperino dei livelli di economicità generali e questi sono alcuni parametri al di sotto dei quali non intende scendere". Questa mi pare la filosofia del provvedimento sul quale stiamo ragionando. Mi pare quindi che, posto che in Consiglio regionale si giudica il comportamento del nostro Assessore, il giudizio che da parte nostra viene dato nei confronti della Giunta nel suo complesso e dell'Assessore in particolare, è non solo positivo, ma stimolante.
Prendiamo atto che la Regione, attraverso il lavoro del Piemonte, si è conquistata sul campo un ruolo e una funzione che non aveva.
Questa conquista ci sembra un risultato di grande significato non solo politico, perché la politica attiene alle cose, ma istituzionale, perch attiene ai processi; tutte le forze politiche, a mio modo di vedere dovrebbero ringraziare l'Assessore. Potremo discutere sulla gestione di questa funzione ma il primo dato va scritto a merito dell'Assessore.
Certamente, sul risultato ognuno di noi ha qualche riflessione da fare nessuno di noi è nella condizione di essere ben certo che stavolta i piemontesi non paghino per tutti; in particolare che i piemontesi di Airasca paghino per tutti i piemontesi e tutti i piemontesi per tutti gli italiani. Ma questo attiene a un meccanismo di verifica delle situazioni che sfuggono alla valutazione che io posso dare. Certamente qualche dubbio io ce l'ho, che alcuni risultati sul territorio siano la conseguenza di situazioni politiche strutturali generali, però si è anche detto chiaro che a questa Regione si fa carico di essere una delle locomotive di questo Paese Se immaginiamo, questo Paese lungo come un treno, dobbiamo essere consapevoli che noi siamo una delle locomotive e come tale abbiamo delle responsabilità, delle funzioni; le locomotive fanno degli sforzi e pagano dei prezzi, in termini di logoramento, che certamente un vagone trainato come ad esempio la Basilicata, non è in grado di sopportare. Quindi sul piano, anche storico dei processi, è probabile che sia venuto questo tipo di valutazione, che il Piemonte, al proprio interno ha delle risorse, delle energie, delle potenzialità con le quali può rimediare ad alcuni appesantimenti, sul proprio sistema sociale nel suo complesso, e dei trasporti in particolare, che altre Regioni possono sopportare evidentemente in modo diverso. Che questo Consiglio regionale non concordi sulla decisione del Ministero di tagliare le due linee di cui si tratta l'ha dichiarato ieri in un Ordine del giorno; quindi nessuna polemica ha più ragione d'essere. Abbiamo chiesto tutti l'inclusione delle due linee all'interno della fascia di cui si ragiona, dopo di che si deciderà in termini definitivi e di revoca; e perché si revochi si dovranno costruire le condizioni positive, non basta più verificare solo le condizioni negative.
La volontà di questo Consiglio è stata espressa ieri in un documento votato a larga maggioranza.
Quindi non è di questo che si discute. Il Consiglio regionale ha chiesto al Ministro, non di soprassedere, ma di collocare le due linee di cui trattasi, nella fascia di cui si ragiona. Sono d'accordo con il Consigliere Pezzana, nel dire che ci sono tutti gli strumenti necessari per metterci in contatto con il Ministro: attiviamo pure il telefono, il telegrafo, il tam-tam, il piccione viaggiatore, certamente l'Assessore Cerutti di questi tempi ha fatto più il piccione viaggiatore che l'Assessore regionale, e continuerà a farlo. Dopodiché si aprirà una fase consentimi Cerutti, di grande delicatezza nei nostri rapporti con l'opinione pubblica. Perché mi disturba il comportamento di alcuni colleghi di quest'aula e di alcuni colleghi di periferia? Mi disturba molto, perché non hanno avvertito la grossa responsabilità che tu ti sei preso, cosa di cui noi ti ringraziamo e che hai fatto assumere alla Regione, agli Enti locali e alla società nel suo complesso.
Di questa responsabilità ho l'impressione che nessuno ne voglia fare carico, perché il protocollo chiama la Regione, gli Enti locali e la società nel suo complesso, alla soluzione dei problemi. Ma la tensione che c'è nella società in questo momento, si riproporrà evidentemente al 31 maggio se la Regione e gli Enti locali e la società non troveranno una soluzione. Quindi bisogna che cresca da parte di tutti noi, ma anche da parte degli altri livelli amministrativi, la consapevolezza che il problema ormai è nostro. Noi ce lo dobbiamo risolvere, lo Stato se ne è lavato bellamente le mani. Allora, facciamo tutto il possibile per riportare a una fase di riflessione e di riesame le linee di cui trattasi, ma soprattutto mobilitiamoci per gestire la responsabilità e la funzione che la Giunta e l'Assessore si sono conquistati sul campo.
Al primo giugno dovremo rispondere di come abbiamo gestito il potere che ci siamo conquistati; quindi ritengo che per tutte le forze politiche e sociali, non solo di questa situazione, ma anche delle altre, si apra un momento di grande importanza, di grande significato, che richiede grande consapevolezza. Questo perché il sistema delle autonomie crescerà rafforzato o indebolito, da questo esperimento che tu hai ritenuto di doverci far avviare, cosa della quale il Gruppo liberale ritiene di doverti ringraziare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Sono tra i Consiglieri che, secondo il Consigliere Marchini, stanno nell'elenco dei disturbatori, ma rivendico questo ruolo anche se difficile.
Si è tentato di trovare, e su questo abbiamo collaborato un po' tutti sia pur con atteggiamenti e posizioni diverse, quale ruolo potesse avere la Regione, in merito ad una decisione che, almeno inizialmente era una decisione totalmente di vertice, avocata a sé, non tanto dal Parlamento quanto dal Governo. Questo è un fatto positivo e mi auguro che la stessa incisività la si riscontri anche a proposito di altre grandi opere pubbliche e infrastrutture, attualmente allo studio in progetto.
Quindi da una parte vorrei essere un disturbatore, dall'altra parte però sono ampiamente favorevole sul tentativo che la Regione fa per inserirsi in questo processo e per tentare di condizionarlo.
Non sono invece d'accordo nel ritenere un successo la proroga di sei mesi; successo che porta alla chiusura di altre linee. E' un successo quanto mai misero, soprattutto se teniamo conto che l'Italia è il Paese delle dilazioni continue e dove una dilazione di sei mesi si scrive nell'ordine delle normali procedure di governo.
L'evoluzione della vicenda "taglio delle ferrovie" dovrebbe farci riflettere, o perlomeno dovrebbe far riflettere i disturbatori sul ridicolo in cui è caduto il piano del Ministro Signorile, visto che ormai queste decisioni sulle ferrovie sono completamente svincolate dai dati dei quali si era discusso in un.primo tempo e sono altrettanto svincolate da qualsiasi ragionamento sui risparmi che questi tagli avrebbero provocato. Ai miei occhi, sembrano sempre più delle scelte politiche complessive che si giustificano in quanto tali. Non mi pare che i dati di traffico e il risparmio reale o presunto che questi processi attiveranno siano ormai un elemento di discussione.
Il rapporto tra costi e benefici ha perso ogni valore reale, se consideriamo i costi legati alla soppressione delle linee ferroviarie, i costi sociali in termini di inquinamento, di incidenti stradali, di investimenti sulle reti per autoveicoli.
Che altri Consiglieri continuino a ripetere che si può sviluppare il trasporto ferroviario insieme al trasporto stradale, mi pare lasciarsi andare ad un ragionamento non più economicamente sostenibile, ad un atteggiamento di natura consolatoria nei confronti della popolazione piemontese, alla quale si cerca di dire che si pensa alle ferrovie e alle autostrade.
Probabilmente, d'ora in avanti, se si penserà alle autostrade, non si penserà più alle ferrovie. Le une stanno al posto delle altre, sia in termini di risorse di cui il nostro Paese ancora dispone, sia in termini di politica complessiva dei trasporti.
Le ore dedicate alla discussione sui tagli alle ferrovie stanno diventando troppe; più parliamo ci avvitiamo in discorsi che cominciano a non avere più né capo né coda, però, il fatto che la nostra Regione sia tra quelle che hanno maggiori tagli ferroviari è forse un giusto contrappasso direbbe il maestro Dante. Siamo pur sempre la Regione che produce la maggior parte di quegli autoveicoli, che sono i diretti concorrenti del trasporto ferroviario.
Che l'Italia sia stato l'unico Paese che nel 1984 è riuscito ad aumentare la vendita di autoveicoli di fronte a una situazione di stagnazione o di calo percentuale delle vendite negli altri Paesi Europei è un fatto che deve fare riflettere, deve essere stato sostenuto da qualche politica soprattutto nel momento in cui anche in Italia comincia la stagnazione della vendita degli autoveicoli. Sono soltanto scelte politiche complessive; che ci trovano in totale disaccordo, che possono ancora sostenere il mercato degli autoveicoli ormai gonfiato e inflazionato.
Occorre l'elogio della bicicletta e del trasporto a piedi, ma non penso siano credibili in questa Regione.
Viaggiare in bicicletta, è in effetti pericoloso e così pure lo è favorire il trasporto delle merci sui TIR.
Mi viene in mente una canzone di Francesco De Gregori dedicata a Buffalo Bill, che parla di bisonti e di ferrovie: la virtù della ferrovia contro il brutto vezzo del bisonte di non avere la "strada segnata". Il bisonte può spostarsi, mentre la ferrovia va sempre più diritta. Era l'ineluttabilità dell'800, la scomparsa dei bisonti di fronte all'avanzata delle ferrovie nelle praterie. Così, il processo di industrializzazione che sconvolge e distrugge la vita agricola nei campi. Oggi ci troviamo di fronte ad altre scelte strategiche di lunga durata e all'impossibilità di far coesistere e convivere due modelli di sviluppo dei trasporti.
Ricordiamo, tra l'altro, che viaggiare non è un diritto divino, ma è una attività economica precisa, con i suoi costi sociali ben determinati. Le scelte politiche prese in sede nazionale decidono che forse, contravvenendo a quello che diceva Francesco De Gregori, si può far scartare la ferrovia mettendoci sopra una colata d'asfalto, rendendo il nostro Paese un grande reticolo stradale di tipo urbano. Del resto l'Italia è il Paese europeo che ha la più alta percentuale di suolo asfaltato per il trasporto.
Contiamo di aumentarlo ancora. Teniamo conto che tra i disastri che questa scelta produrrà, oltre al consumo di territorio, vi saranno anche nuove cave, altri trasporti indotti per costruire le strade e tutto questo genererà altre fonti di inquinamento, di rischi e possibili incidenti. Sono scelte politiche che non hanno molto a che vedere con i costi e con i benefici. E' una panzana che il trasporto su gomma pubblico e privato abbia un bilancio attivo.
Vorrei che il mio intervento fosse sotto certi aspetti considerato complementare a quello del Consigliere Pezzana. La linea Airasca-Saluzzo non ha particolari difetti se non, forse, quello di trovarsi nel Piemonte sud anziché nel Piemonte-nord, diciamole queste cose ogni tanto. Vanno sempre interrelate le scelte localistiche e le penalizzazioni localistiche alle grandi politiche in scala nazionale. Dal mio punto di vista, l'Italia sotto certi aspetti sta scivolando nel Terzo Mondo perché il dissesto delle ferrovie dimostra l'incapacità di governare sistemi complessi, e il non saper governare i sistemi complessi è una ipoteca precisa sul futuro del nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi atterrò all'invito del Presidente di trattare esclusivamente il punto centrale e cruciale dell'intera vicenda e cioè quello relativo ai tagli, anche se non va disconosciuto che la problematica posta dal collega Guasso, i rapporti tra trasporto su gomma e trasporto su rotaia e il problema della ristrutturazione dell'Azienda Ferrovie dello Stato, è di grossa e rilevante importanza.
Quindi trattando questo punto centrale e cruciale, opererò esprimendo una valutazione sul punto principale della comunicazione, cioè sul protocollo d'intesa in quanto il protocollo d'intesa ha un contenuto sostanzialmente identico a quello dei decreti in corso di emanazione. Una prima considerazione si impone, e mi pare che abbia rilievo ai fini di questa vicenda. Il preambolo del protocollo d'intesa contiene sicuramente un'affermazione che contrasta con la realtà delle cose in quanto nel preambolo si afferma che le decisioni ministeriali suo tagli sono state precedute da una vasta consultazione con le rappresentanze regionali e le Organizzazioni sindacalo. La realtà non è sicuramente questa, perch dobbiamo ricordare che la vicenda dei tagli nasce dal documento, del 3 ottobre 1985 che prevedeva, nelle sue linee essenziali, sia pure a livello di proposta operativa, i tagli di cui agli attuali provvedimenti, a cui il Ministro era giunto senza effettuare nessuna consultazione né con le rappresentanze regionali,né con le Organizzazioni sindacali.
Se è stato possibile arrivare a un dialogo fra la Regione Piemonte, in persona del suo Assessore ai trasporti, e il Ministro e arrivare a questi risultati che adesso sono contenuto nel protocollo, è stato solo in seguito alla iniziativa, sollecitata da tutto o Gruppi politico del Consiglio regionale, nel dibattito tenutosi neo giorno seguenti al 3 ottobre. Quindi sotto questo profilo va rimarcato, non certo con spirito polemico, che il Ministro che aveva predisposto la proposta di sostanzialo tagli il 3 ottobre 1985, in quel momento aveva già violato la legge dello Stato 210/85, che era uno dei cardini delle motivazioni dei tagli, la quale legge prevedeva non solo le consultazioni, ma prevedeva espressamente, un collegamento fra Ministro e Regioni allorquando si dovevano prendere provvedimenti do interesse locale.
Fatta questa doverosa osservazione, mi sento anch'io do ringraziare l'Assessore Cerutti perché ritengo, pur senza essere stato presente, come nessun Consigliere lo è stato, che al tavolo delle trattative col Ministro so è fatto portatore di tutto quanto era stato detto in sede di Consiglio regionale per limitare neo limiti del possibile o tagli e per trovare possibili soluzioni diverse. Nonostante questo sereno ringraziamento io ritengo, a nome del Gruppo MSI-DN do dover considerare le risultanze del protocollo d'intesa una sostanziale vittoria do Pirro.
Non per colpa dell'Assessore ma perché l'Assessore si è evidentemente trovato do fronte a uno sbarramento e a una volontà ministeriale diretta a difendere ad ogni costo le proposte dell'ottobre 1985. L'ho chiamata vittoria di Pirro perché purtroppo o due tagli prevosti per il 1 gennaio sono rimasti, per gli altro tagli che sono slittati al 1 giugno 1986 l'unica variante è che potranno essere sostituiti da quella tale costituzione di società miste o consorzi che hanno il fine do razionalizzare o servizi do trasporto pubblico locale; in parole povere, da quei tali servizi sostitutivi che dovrebbero poter entrare in funzione attraverso le società di cui dovrebbe essere parte anche la Regione.
Vedendo le cose con realismo, due considerazioni finali so impongono.
Per quanto riguarda o due tagli del 1 gennaio 1986 siamo legati alla esile speranza dell'accoglimento dell'Ordine del giorno votato ieri.
Per quanto riguarda i tagli delle cinque linee decisi con decorrenza 1 gennaio 1986, ritengo che l'unica strada percorribile sia quella do procedere con sollecitudine ad un esame nella competente II Commissione delle bozze di società miste o di consorzi alternativi in modo che l'Assessore, dopo le indicazioni delle forze politiche presenti nella II Commissione, possa portare sul tavolo del Ministro sollecitamente le proposte alternative delle società miste o dei consorzi molto prima del 1 giugno. Questo mi pare nel concreto l'unico programma operativo per far sì che si verifichi quella condizione che a sua volta eviterà i tagli già decisi con decorrenza 1 giugno 1986.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.
FRACCHIA Gli argomenti in questione sono già stati esaurientemente illustrati dai colleghi che mi hanno preceduto. Vorrei solo porre l'attenzione su due punti che nessun collega ha accennato. Intanto l'Assessore Cerutti ha detto tra le righe che forse passeranno ancora le merci. Mi pare però che nelle prime discussioni e nelle prime valutazioni si sia sempre detto, forse per assurdità, che il trasporto merci sarebbe rimasto.
L'altro punto che mi rende perplesso è l'accenno ai diversi costi del servizio.
La differenza di prezzo comporta uno spostamento delle utenze dalle linee in concessione regionale alle linee ferroviarie, comportando un ulteriore deficit delle aziende che poi dovrà appianare la Regione.
E' un motivo in più per chiedere con forza la sospensione almeno del provvedimento per approfondire questi due punti. Il trasporto merci e i costi potrebbero portare ad enormi disguidi e ad aumentare ulteriormente il passivo di questa società.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti per la replica.
CERUTTI, Assessore alla viabilità e trasporti I colleghi hanno fornito una serie di elementi sui quali è opportuno riflettere nei prossimi mesi. Partirei dalla considerazione del collega Marchiasi sulla responsabilità che fra sei mesi il Consiglio regionale e la Giunta avranno nei confronti dell'opinione pubblica da un lato e del Governo o delle Ferrovie dello Stato dall'altro. Mi auguro che l'esperienza del passato ci permetta di arrivare a quella scadenza con le carte in regola.
Lo dico anche per rispondere al Consigliere Tapparo.
I riferimenti di carattere economico non sono riferiti ai trasporti sostitutivi, secondo la normativa CEE, che prevede il trasporto su gomma ma li facciamo riferiti al trasporto su ferro considerando che queste infrastrutture possono essere usate dalle Ferrovie per il trasporto merci e pertanto hanno un vantaggio diretto sul costo di gestione.
Sembra quasi che l'Assessore abbia la colpa di aver consentito i tagli ma, devo dire che ha condotto una battaglia per salvare tutto, ad eccezione di una linea, la Bastia-Mondovì. Un minimo di dignità deve essere, nei Consiglieri e non deve essere la presenza di un pubblico, più o meno interessato, a far dire delle cose che poi, serenamente e, in altri termini non si ha il coraggio di dire.
La linea Bastia-Mondovì ha un disavanzo di 4 miliardi e 938.000 lire a fronte di un trasporto di 100/130 persone quindi queste persone costano alla comunità 50.000.000 a testa di disavanzo all'anno.
E' un dato che comunque deve far riflettere, Signori colleghi e ha ragione il Ministro quando dice "forniamo una macchina, il trasporto gratuito, l'autista, ecc, perché allo Stato costa di meno".
Così non è per la linea Airasca-Saluzzo linea che non è stata scartata dal sottoscritto tanto per portar a casa qualcosa.
Caro Pezzana, se tu leggi i documenti e le mie dichiarazioni l'Airasca Saluzzo non è un asse portante. L'asse portante centrale della strategia dei trasporti nel Piemonte è la linea Cuneo - Saluzzo - Savigliano Cavallermaggiore - Bra - Alba - Asti - Casale - Milano. Le Ferrovie che cosa hanno fatto? Arrivate a Saluzzo, anche per giustificare la politica e la strategia contenute nel piano dei trasporti della Regione Piemonte del quale hanno preso atto senza fare osservazioni, hanno salvato il pezzo che interessava, decidendo che da quel tempo in avanti ci sarebbe stato il trasporto sostitutivo.
Approvo l'Ordine del giorno che ieri in mia assenza il Consiglio ha votato e lo farò arrivare sul tavolo del Ministro anche se ormai tutti i provvedimenti sono firmati e perciò sono alla registrazione. Penso che il Ministro il giorno 20 non rivedrà nessun Decreto. Allora, qual è l'impegno che mi sento di assumere come Assessore ai trasporti? Indipendentemente dall'atteggiamento che il Ministro prenderà, anche per quella tratta simuleremo un sistema di trasporto per poter recuperare il trasporto di persone. Questo è di competenza di un Assessore regionale.
L'altra soluzione è più semplice ed è quella proposta dal Ministero.
Secondo i calcoli delle Commissio-ni tecniche, il disavanzo sul bilancio dello Stato è di 88 miliardi; l'alternativa sarebbe che la Regione Piemonte paghi gli 88 miliardi. La legge 210 ha trasformato le FF.SS, in un'azienda i cui bilanci devono essere a pareggio e qualcuno deve pagare per far risultare il pareggio.
Il Ministero dei trasporti ha definito delle classificazioni: le linee commercialmente utili sulle quali non chiede niente le altre di completamento; il Ministero dei trasporti verserà alle Ferrovie dello Stato l'altra parte di deficit.
Queste, se le Regioni o qualsiasi altro Ente, dovessero rimborsare i costi, verrebbero mantenute e gestite nello stesso modo (male) con gli stessi oneri finanziari insostenibili. Questo noni non l'abbiamo accettato: questo è il mandato che mi avete affidato e che ho cercato di trasferire in quel protocollo.
L'Assessore ha firmato il protocollo di intesa, ma gli allegati non li ha firmati proprio per non volersi assumere responsabilità oltre certi termini.
All'inizio i giornali parlavano di colpa sostanziale della Regione Piemonte, e ovviamente dell'Assessore, poi, a seconda dei risultati ottenuti ciascuno di voi sulle pagine provinciali avrà letto che, grazie ai comitati di promozione e grazie ai Sindacati si sono salvate alcune linee ferroviarie tranne due e qui la colpa è dell'Assessore o della Giunta regionale. Comunque è già un salto di qualità.
E' un salvataggio provvisorio questo.
Il problema lo avremo di nuovo fra sei mesi. Mi auguro che tutte le linee si possano salvare con proposte concrete, con riferimenti unici per tutte, soprattutto tenendo conto di tutti i problemi che qui sono stati ricordati e che forse meritano un maggiore approfondimento. Quando si dice che il Piemonte è una regione che si fa riempire di asfalto perché fa le autostrade, voglio ricordare che il Consiglio regionale ha approvato all'unanimità il piano decennale delle strade, comprese le autostrade e che sono: il raddoppio della Torino-Savona, il collegamento della Voltri Sempione, il collegamento con il Frejus. Queste non sono invasioni cementizie, ma sono quanto la Regione ha ritenuto di programmare. Vorrei anche aggiungere, piaccia o non piaccia, ci sono 33 milioni di veicoli che devono camminare giornalmente sulle strade. Andremo ai cancelli della Fiata dire che non si devono produrre più macchine? Facciamo licenziare tutti? (Voci in aula) CERUTTI, Assessore alla viabilità e trasporti Ho ascoltato tutte le vostre idee e ne ho preso atto. Sarà necessario provvedere ad un effettivo rinnovamento delle ferrovie con strategia diversa. Lo dico al Consigliere Guasso che parlava di incompatibilità fra i tagli e il Piano generale dei trasporti. Le FFSS, per il recupero del trasporto merci hanno assunto una strategia diversa che è discutibile l'abolizione dei depositi delle stazioni minori la realizzazione dei centri intermodali per le merci per i quali la Regione Piemonte si era battuta.
La battaglia che facciamo non è rivolta soltanto a questi aspetti che hanno carattere di emergenza, ma è volta all'area metropolitana. Al Governo abbiamo chiesto fondi e interventi concreti per inserire il discorso urbano in un contesto molto più ampio; abbiamo chiesto il quadruplicamento almeno fino a Settimo.
C'è il problema della linea canavesana, della Torino-Ceres, della Trofarello-Chieri. Ci sono problemi che possono essere risolti con la realizzazione di linee metropolitane.
Chiudo con una battuta. Si è detto: "non vorremmo che il Presidente della Giunta e l'Assessore fossero i becchini delle ferrovie". Dico che per carità cristiana e per necessità di carattere sanitario, se ci troviamo di fronte ai cadaveri, è giusto che li seppelliamo.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 41: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 41: "Bilancio di previsione per l' anno finanziario 1986".
La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Questo bilancio è un esempio, che si aggiunge a molti altri, della "politica, spettacolo" di questa Giunta: le scelte sono compiute non già per la loro adeguatezza ai fini che si vogliono perseguire, ma per lasciare dei messaggi "politici" attraverso la stampa. Mi limiterò a citare tre casi, ma gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Il primo esempio è l'episodio relativo alla legge Galasso: si annuncia alla stampa, con gran fragore, che si sono vincolati 200 fiumi piemontesi ai sensi del Decreto, dimenticando di dire che in realtà erano già vincolati e che ciò che si è fatto è stato in realtà il togliere il vincolo su tutti gli altri, intanto, mentre si avvisa la stampa, si dimentica di interpellare la Commissione consiliare, il Consiglio, i Capigruppo, su un provvedimento preso con i poteri del Consiglio e - cosa ancora più grave forse sul piano del merito - si lascia che le associazioni ambientaliste e gli Enti locali che sono interessati a questa decisione la apprendano dalla stampa. Scorrettezza istituzionale e mancata consultazione: tutto per un articolo in più.
Secondo caso: il documento programmatico: anche qui non si è capito bene che cosa sia successo, tutto quello che sappiamo è che da tempo compaiono sulla stampa (da leggersi con la maiuscola in verità) in annunci e resoconti di un fantomatico programma, di cui si citano numero di pagine e contenuti, su cui si raccolgono commenti degli Assessori, di cui si evidenzia quanto sia più concreto dei precedenti delle maggioranze di sinistra. In realtà la concretezza di questo documento, vero Godot della politica piemontese, non arriva neanche alla consistenza fisica, visto che poi nessuno è mai riuscito a vederlo, anzi che il Presidente della Giunta afferma non esistere, al momento in cui viene annunciato. Comportamento che fa il verso a quello dei grandi Convegni al Lingotto del Monopolio cittadino, definiti dagli stessi relatori "usa e getta" dove la superficialità culturale è affogata in una messinscena da "lido" al cui confronto gli spettacolini della nuova maggioranza fanno un po' la figura dell'avant e dell'après spettacolo.
Bene, la Galasso era un incidente di percorso, il programma in fondo è roba da vetero-sinistra ancora illusa di poter controllare il ribollire dei processi sociali, ma che cosa c'è di più concreto di un bilancio? Nella terra di Quintino Sella, il bilancio, per di più affidato a un liberale (anzi a due, poiché è tale anche il relatore e Presidente della I Commissione) , dovrebbe essere il simbolo della concretezza e del pragmatismo della nuova maggioranza. Grandi attese alimentate anche dalle solite indiscrezioni sulla stampa (leggere sempre al maiuscolo) e... che cosa ci arriva? Un non-bilancio (qui si passa da Beckett a Lewis Carrol) in cui Alice-Turbiglio spiega sul proscenio che, finalmente, quest'anno non si fa esercizio provvisorio (pessima abitudine delle precedenti amministrazioni!) ma si fa invece un bilancio "tecnico". Letto sui giornali può sembrare un sinonimo di bilancio austero, corrispondente quindi all'immagine che il cittadino si fa del ritorno dei liberali in maggioranza. Lo spettacolo è quindi salvo.
Nella realtà, dopo un po' di esitazioni e difficoltà interpretative (poiché il bilancio tecnico non esiste, quindi questo è un bilancio preventivo e basta) si arriva finalmente a capire di che cosa si tratta.
Poiché non ci si è messi d'accordo sul programma, e quindi ancora meno sulla successiva spartizione dei fondi - per la verità scarsi - che restano disponibili per le scelte regionali, non si è potuto fare un bilancio come sarebbe stato un bilancio destinato all'esercizio provvisorio, che è un vero bilancio, solo non ancora approvato, ma in cui tutte le scelte sono definite. Si è quindi inventata la formuletta del non-bilancio, detto tecnico.
Interessa tutto questo alla comunità piemontese? C'è in giro qualcuno che si preoccupa del bilancio della Regione, invece che degli acquisti natalizi? La mia impressione è che se la stampa (leggi sempre al maiuscolo) si preoccupasse ogni tanto della sostanza invece che dello spettacolo qualcuno potrebbe anche interessarsi al fatto di una amministrazione che nulla ha fatto e nulla deciso se non di rinviare le decisioni. Perché se entriamo nel merito della formuletta del bilancio tecnico, scopriamo che per il momento sono state eliminate tutte le voci qualificanti della spesa regionale e, in particolare - guarda caso - tutte quelle che riguardano la cultura, l'ambiente, i parchi, il territorio, il turismo (fatta eccezione per qualche briciola di puro funzionamento recuperata in extremis dall'Assessore Moretti, che deve avere qualche santo in paradiso, se a lui viene dato quel minimo che ad altri viene negato).
Vorrei brevemente ricordare - anch'io per memoria come il bilancio tutte le cose che non ci sono in campo ambientale e che ieri Santoni ci ha declamato con contenuto orgoglio. L'area 3 - gestione e assetto del territorio - viene ridotta del 40%. Tra i programmi in sospeso ci sono: gli acquedotti, il programma di intervento per i parchi e le riserve naturali il turismo sociale, giovanile, l'agriturismo, il programma per il risanamento delle acque, quello per lo smaltimento dei rifiuti solidi inoltre - come recita la relazione - degli altri programmi relativi alla gestione ed assetto del territorio praticamente nessuno viene finanziato (da 89 miliardi nel 1985 a 935 milioni!). Chi pensa che questi programmi verranno poi recuperatisi accomodi, ma senza di noi. Comunque state tranquilli cittadini piemontesi: se i parchi dovranno chiudere non potrete consolarvi andando a teatro, a sentire un dibattito o un concerto o magari a un museo o ad una esposizione perché anche tutti quei programmi sono stati cancellati e se anche saranno poi finanziati non si capisce come senza programmi - sarà possibile fare ancora qualcosa per il prossimo anno.
Dunque tutti a casa a guardare la TV e la pubblicità di Berlusconi che forse - potrebbe sponsorizzare il nuovo bilancio "casalingo" di questa Giunta! Ci si dice: non si tratta di scelte ma di non-scelte (questo lo avevamo capito da soli): le decisioni verranno tra breve, con una nota di variazione, entro, venti giorni. A parte il fatto che tra venti giorni rischiamo di ritrovarci con il solito articolo sul giornale, chi crede veramente che dopo le vacanze saranno stati sciolti i nodi spartitori che non lo sono stati in questi mesi? Il rischio è che fra nota di variazione discussione in Giunta, in Commissione, consultazioni (finalmente) e Consiglio, si vada in là di due-tre mesi. Intanto i programmi e le attività delle istituzioni culturali, i programmi ambientali, le gestioni ambientali, i programmi turistici, i programmi degli Enti locali sui progetti qualificanti, ecc., sono bloccati in attesa di sapere se su quei capitoli per memoria verranno stanziati o no dei fondi. Dice scherzando l'Assessore Maccari: "Sono un Assessore per memoria". La cosa che ci preoccupa è che ci sia un Assessore "per memoria corta", che cioè delle politiche ambientali ci si dimentichi del tutto.
Tra le cose, non molte, di cui un piemontese impegnato in politica poteva essere orgoglioso c'era il primato, riconosciutogli da tutte le Associazioni e gli studiosi ambientalisti nel campo della politica ambientale e territoriale: lo ha detto lo stesso On. Galasso, la scorsa settimana quando ha dichiarato che il Piemonte ha tutti gli strumenti e le elaborazioni di piano necessari per "chiudere" una politica territoriale orientata alla difesa dell'ambiente. In questa direzione ci siamo mossi proponendo l'introduzione pionieristica della via nel nostro ordinamento che ci permetterà di rendere più duttile ed efficace il sistema dei vincoli.
Quello che temiamo è che questo patrimonio culturale venga cancellato svilito, sacrificato sull'altare del "realismo raso-terra" e dello spettacolo. Quando invece avrebbe solo bisogno di un po' di soldi e di molti piccoli, quelli concreti sul serio, passi a decisioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA A parlare di bilancio, non facendo parte della maggioranza, sicuramente si rischia di ripetere alcune critiche e osservazioni comuni. Di questo mi scuso, ma non si può discutere un documento importante come il bilancio senza fare un discorso globale.
Il bilancio di previsione che la Giunta ha presentato al Consiglio per l'approvazione è stato definito di "pura gestione", "essenzialmente tecnico", che prevede "soltanto le spese che in ogni modo la Regione non può non esimersi dal sostenere" (cito dalla relazione del Consigliere Santoni).
Anche solo una lettura generale del bilancio pone in evidenza che fra le spese che si possono anche non sostenere (visto che questa è la distinzione fatta) ci sono gran parte degli interventi per la tutela dell'ambiente, e precisamente sono iscritte per memoria le voci relative alle spese di: tutto il servizio geologico (nel 1985, l.100 milioni) tutto il progetto di tutela ambientale (nel 1985, l.050 milioni spesi con fatica, visto che ad ottobre i tecnici del Servizio tutela ambientale si davano un gran da fare per utilizzare i fondi previsti dalla legge ed evitare che passassero in economia. Certo non per inattività dei tecnici stessi, ma per non volontà da parte degli Assessori che con molta lentezza hanno approvato i piani di intervento che copiosissimi arrivano in Assessorato dagli Enti locali) tutto il progetto per il pronto intervento (nel 1985, 8 miliardi) il programma per la protezione e il risanamento delle acque reflue perde circa il 40% degli stanziamenti del 1985, mentre passano completamente "in memoria" i contributi ai Consorzi per il trattamento delle acque reflue (nel 1985, 10 miliardi) gravissima è la diminuzione di circa il 65% delle risorse per il programma per lo smaltimento dei rifiuti, già scarse l'anno scorso, che diventano irrisorie in questo periodo di avvio dell'applicazione del DPR 915 tutti i contributi ai Parchi e alle riserve naturali, a parte il contributo all'Azienda regionale (nel 1985, 2.720 milioni).
Come si vede tutta la tutela ambientale è fortemente penalizzata al punto che le nostre preoccupazioni sul futuro dell'ambiente piemontese, sui fiumi, sul possibile recupero di zone fortemente inquinate aumentano di molto. Degne di note, per saggiare i criteri di priorità che hanno qualificato l'azione della Giunta per stendere questo bilancio di "pura gestione", sono anche i lunghi elenchi di "per memoria" nel settore cultura, con una diminuzione delle risorse di più di 13 miliardi, e del settore turismo e sport. Passa per memoria anche l'intervento per la promozione e l'inserimento lavorativo dei portatori di handicap che nel 1985 contava su 280 milioni.
Unico punto "positivo" (si fa per dire) è registrato dalla voce per le spese per attrezzature contro l'inquinamento atmosferico e acustico che anche se la legge relativa a questi interventi fermava i finanziamenti all'80, si è pensato bene.di inserire nel presente bilancio "per memoria" al contrario del nulla previsto dal bilancio scorso.
Viene quasi da suggerire ai Consiglieri Alberton, Moretti e Maccari di aggiungere al proprio titolo di Assessore la qualificazione "per memoria".
Ancora più preoccupanti appaiono questi dati alla luce di una affermazione contenuta nella bozza di relazione al disegno di legge di approvazione del bilancio (di cui peraltro non abbiamo trovato traccia nella relazione Santoni), nella quale si afferma senza mezzi termini che la Regione, deve "operare una scelta tra le molte funzioni attribuite dallo Stato che non hanno trovato una corrispondente attribuzione di fondi".
Si tratta di un nuovo tipo di tagli?. Quello delle responsabilità? E tutto questo elenco di "per memoria" dobbiamo considerarlo come una avvisaglia di quali "scelte" di taglio la Giunta opererà in futuro? La giustificazione fornita dalla maggioranza a un simile bilancio è quella della mancata approvazione da parte dello Stato della legge finanziaria e della legge sulla finanza locale, che rendono incerti gli ulteriori stanziamenti statali alle Regioni. Ma questo non influirà che in ben misera misura sulle disponibilità regionali per interventi propri. Con la legge finanziaria ci saranno solo trasferimenti di fondi vincolati, e sono pochissime le speranze che la nuova legge sulla finanza locale approvi l'autonomia impositiva delle Regioni, che anzi il Ministro del Tesoro e larghi settori della maggioranza hanno chiaramente escluso.
Quindi è inutile sperare negli ulteriori stanziamenti statali perch non andranno certamente ad aumentare la quota di risorse che la Regione pu liberamente gestire.
Il vero problema è di tipo politico.
La verità è che questa Giunta non ha idee su come spendere i soldi che ha accantonato nei fondi globali. Manca completamente una qualsiasi proposta di intervento, uno straccio di programma qualsiasi. Ritardi che non sono assolutamente giustificabili.
L'unica "puntualità" di questa Giunta è stata quella di arrivare sempre in ritardo alle scadenze istituzionali: la formazione della Giunta, la presentazione della bozza di programma, la costituzione delle Commissioni consiliari, le nomine negli Enti strumentali, fino ad oggi non una scadenza urgente è stata rispettata. E del resto anche il bilancio di previsione non è stato presentato al Consiglio regionale entro il 31 agosto come prevede lo Statuto (art. 77).
Ancora in proposito del programma della Giunta, vero strumento politico dell' Amministrazione in base al quale si possono valutare concretamente le scelte, giova ricordare che alla fine di luglio, quando fu discussa in aula la bozza di programma della Giunta si disse che il programma vero e proprio sarebbe stato disponibile ad ottobre.
Il 25 novembre scorso il Presidente Beltrami rilasciando una intervista a "La Stampa Sera" sulla presentazione del bilancio preventivo ha affermato che il programma "sarà pronto entro i primi giorni di dicembre"; oggi viene affermato che il programma sarà sicuramente pronto entro gennaio.
E' credibile una Giunta che fa queste dichiarazioni? E' possibile quindi fidarsi quando viene affermato che sicuramente entro gennaio la Giunta presenterà un Piano di interventi per l'utilizzazione delle risorse accantonate nei fondi globali? Certamente no.
Che fine faranno quei 100 miliardi? Sulla scelta operata dalla Giunta di un bilancio tecnico di pura gestione c'è un'altra grande perplessità, sempre legata ai tempi e alle scadenze.
Se questo bilancio sarà approvato, l'Amministrazione regionale non potrà assumere alcun impegno di spesa per tutte quelle voci che oggi sono segnate "per memoria", potendo soltanto gestire i residui della passata maggioranza. Anche essendo ottimisti sulla "velocità" di questa Giunta nel presentare questo benedetto programma, e le relative variazioni di bilancio per l'utilizzo dei fondi globali, bisogna calcolare i tempi tecnici per l'esame in Commissione, l'approvazione in aula ed i trenta giorni per ricevere l'assenso del Commissario di Governo prima che il provvedimento diventi attuabile.
Si slitta quindi sicuramente fino alla fine di febbraio, sempre se tutto va bene. Così una grande parte della struttura regionale si trasformerà per questi mesi di vacanza (nel senso di vuoto) di iniziativa.
Ma la scelta di destinare i fondi liberi eccedenti dal bilancio di "pura gestione" che stiamo esaminando ad iniziative di cui non c'è traccia nel bilancio stesso, né nella relazione, non è solo deprecabile dal punto di vista politico (mancanza di un programma di Giunta e quindi mancanza di idee, e non solo incertezza sugli stanziamenti statali), ma pone dei seri problemi formali all'approvazione stessa del bilancio e del disegno di legge di approvazione che sono stati presentati.
L'art. 41 della legge regionale 29 dicembre 1981, n. 55: "Norme di contabilità regionale", prevede esplicitamente che "ai bilanci sono allegati, per ogni fondo globale, elenchi indicativi dei provvedimenti legislativi e delle corrispondenti spese a cui si prevede di far fronte con i fondi medesimi" (fondi globali).
Al bilancio presentato dalla Giunta quindi mancano gli elenchi previsti esplicitamente dalla legge. E non basta una diversa impostazione del bilancio per eludere una precisa normativa.
Ancora più grave appare la redazione dell'art. 11 del disegno di legge di approvazione del bilancio preventivo 1986, laddove richiamandosi proprio all'art. 41 della legge di contabilità regionale su citato, autorizza l'iscrizione nello stato di previsione della spesa per il 1984 dei due capitoli di bilancio dei fondi globali con gli elenchi che la legge prevede.
Questo significa che noi siamo chiamati ad autorizzare due elenchi che non esistono. Francamente è troppo.
La questione che abbiamo sollevato è di tipo squisitamente formale. E come tutte le gestioni formali devono avere l'importanza che loro compete: Tanto più in questo caso, dove dobbiamo approvare un bilancio esplicitamente presentato con intenti formali, di "pura gestione" appunto.
Senza tutti quei contenuti di programma e di intervento che la Giunta non ha presentato.
Certo gli elenchi dei provvedimenti legislativi allegati ai fondi globali non costituiscono un vincolo giuridico alle iniziative della Giunta stessa. Ma la legge li prevede e, come abbiamo già detto, non basta una diversa indicazione politica per eludere una norma precisa.
Io presenterò quindi alla fine del mio intervento un Ordine del giorno sulla questione pregiudiziale che ho appena esposto. Volendo in questo modo sottolineare l'incapacità politica della Giunta attraverso una scorrettezza formale tanto evidente.
Scorrettezza formale che a mio avviso pregiudica il passaggio al voto della legge e del bilancio di previsione.
L'Ordine del giorno recita: "Questione pregiudiziale alla messa in votazione del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986. Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che, in contrasto con quanto previsto dal quarto comma dell'art. 41 della legge regionale 29.12.1981, n.
55, il bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986 è privo degli elenchi indicativi, dei provvedimenti legislativi e delle corrispondenti spese di cui si prevede di far fronte con i fondi globali indicati nel bilancio stesso.
Rilevato inoltre che il testo del disegno di legge di approvazione del bilancio preventivo 1986 contiene affermazioni non corrispondenti al vero laddove si fa riferimento all'art. 11, agli elenchi 4 e 5. Allegati allo stato di previsione della spesa, dichiara di non poter procedere alla votazione del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986 in quanto il testo del disegno di legge e lo stato di previsione della spesa non sono stati presentati completi dei documenti richiesti dalla legislazione vigente. Decide, infine, il rinvio in Commissione del bilancio citato e invita la Giunta regionale a presentare al più presto la documentazione mancante".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferrara.
Ne ha facoltà.
FERRARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la presentazione di un bilancio è certamente sempre un momento particolarmente importante e significativo di una Giunta e lo è segnatamente quando è il primo bilancio che una nuova maggioranza presenta all'assemblea. La relazione che ci ha presentato ieri il Presidente della I Commissione, l'Avv. Santoni, è estremamente ampia, esauriente, una posizione che ha messo in chiara evidenza i vincoli interni ed esterni che condizionano questo bilancio, ci esime dal fare ulteriori approfondimenti sulle singole voci e ci consente di specificare soltanto alcune considerazioni in ordine a questo bilancio.
E' un bilancio che è stato definito tecnico, in realtà, è un bilancio di gestione, cioè un bilancio che consente alla macchina della Regione di continuare ad andare avanti, di gestire l'ordinario e che rinvia la stesura del bilancio definitivo, con la presentazione delle note di variazione, ad un momento successivo in cui la Giunta presenterà anche il programma. Ci pare questo un dato ed un elemento politicamente significativi.
Ci pare che collegare la presentazione sostanziale del bilancio con la presentazione del programma sia un modo di procedere che dà concretezza al programma stesso che correla le prospettive, le risorse e le coperture finanziarie. In presenza di un bilancio tecnico, di gestione, c'è anche una grossa componente politica: la nuova maggioranza chiede di rinviare le scelte, che sono discrezionali, che non sono obbligatorie e che per il fatto che sono messe per memoria non vuol dire che vengono rifiutate.
Sono d'accordo e preoccupato con il Consigliere Pezzana quando dice che mancano le scelte in ordine ai problemi ambientali. Non credo però che siano aspetti che sfuggiranno alla Giunta nel momento in cui sarà presentata la nota di variazione. Questo aspetto è fondamentale anche per il PRI e sarà affrontato con grande impegno e con serietà.
Politicamente è di estrema rilevanza che questa Amministrazione venga in questa assemblea a chiedere il confronto con l'opposizione per stendere e redigere il bilancio definitivo per l'anno 1986.
Mi pare sia stata anche una scelta politicamente importante l'aver cercato di fare una sorta di inventario delle risorse. Nel momento in cui si fanno queste scelte di prospettiva è necessario individuare le esatte risorse di cui si dispone. Da questo esame risulta che esistono delle condizioni di grande ristrettezza che determinano comportamenti di grande rigore.
Siamo condizionati da vincoli esterni. La finanza regionale è sempre più vincolata, le Regioni si trovano in una difficile situazione. La riforma della finanza locale del 1976 in qualche modo ha coperto e sanato le passività degli Enti locali, ma in realtà l'Ente Regione che era nato da poco, non ha avuto la possibilità di beneficiare di quel provvedimento come invece hanno beneficiato i Comuni, soprattutto i grandi Comuni, i quali hanno avuto un ampio respiro da quel provvedimento di legge, espressione del governo di solidarietà di quell'epoca.
Quando però c'è stato un provvedimento contrario che poneva dei forti vincoli alla finanza locale per quella politica antinflazionistica che era e che è ancora oggi necessaria, le Regioni si sono viste limitare sostanzialmente le proprie risorse e questo ha determinato grandi difficoltà.
La crescita delle entrate e delle spese per le Regioni non è stata omogenea; le entrate sono parametrate a tributi poco dinamici o sono incrementi programmati rispetto a un tasso di inflazione prefissato che di solito è inferiore alla crescita effettiva della spesa. Questo condizionamento esterno deve per forza determinare in tutti quanti noi comportamenti rigorosi e impegnarci tutti i Gruppi politici affinché il Parlamento si faccia carico di questa grave situazione che condiziona pesantemente la vita delle Regioni.
Queste difficoltà di carattere esterno sono sommate anche a difficoltà e vincoli di ordine interno. La definizione del deficit reale della Regione Piemonte doveva essere fatto e deve essere fatto perché sia possibile programmare seriamente il futuro.
E' il passato che sponsorizza questo bilancio e dico questo senza l'intento né di provocare né di punzecchiare. Il deficit pregresso della Regione Piemonte si avvicina ai 300 miliardi. Questo è un dato oggettivo di cui non si può non tener conto nel momento in cui si fanno delle critiche alla presentazione del bilancio.
Le relazioni del Consigliere Santoni ci hanno detto del problema dei fondi statali da reimpostare che sono superiori agli avanzi di gestione c'è il problema delle entrate degli anni passati sovrastimate che hanno effetto sul bilancio di oggi; ci sono delle spese sottostimate, debiti veri di cui si fa carico questa Amministrazione; ci sono altri costi che derivano dal passato, che non sono da imputare alla vecchia Amministrazione, come i debiti per i costi del condono edilizio, come i costi per adeguare i fabbricati regionali alla legge antincendio, tutti condizionamenti che "sponsorizzano" il bilancio 1986.
Le conclusioni indicate nella nota introduttiva al bilancio pluriennale e l'impegno del rientro da questo deficit nell'arco di un triennio dovrebbero essere affrontati e valutati con ben diverso atteggiamento. E' una prova di grande serietà anche perché questo rientro con la limitatezza dei vincoli che abbiamo (le risorse disponibili sono poco più di un centinaio di miliardi all'anno), se si dimostrerà vero che il deficit va verso i 300 miliardi o che comunque supera i 200 miliardi, voi capite quanto la disponibilità e la discrezionalità dell'Ente Regione sia condizionata, vincolata e imbrigliata.
Per questo motivo credo occorra lasciare l'analisi in dettaglio delle singole voci, che sarà poi rinviata alla presentazione della nota di variazione dove si potranno individuare le varie spese previste, e occorra fare un discorso di carattere politico.
In questa situazione la maggioran-za non può far altro che porsi in modo diverso chiedendo all'opposizione nel suo complesso un atteggiamento più costruttivo. Questa richiesta e questa sollecitazione non può essere fatta in modo particolare nei confronti del PCI, non solo per la consistenza numerica del suo Gruppo o per i risultati elettorali, che pur sono importanti, ma per il significato e i collegamenti che il PCI ha con il tessuto sociale, con il mondo produttivo, con il mondo nel quale la Regione opera e con il quale la Regione si deve misurare. Ma anche per il significato dei dieci anni passati, per quella esperienza, per il contributo reale di conoscenze che non possono non essere considerate patrimonio dell'intera Regione. Quindi si sollecita, con assoluta serietà un contributo.
Non si tratta di individuare nuove formule, né di modificare i ruoli che resteranno quelli che sono, né di individuare alternative che non sono proponibili in questa legislatura. Se siamo convinti che i condizionamenti esistenti siano veri, allora occorre collaborazione per individuare i modi per affrontare i gravi problemi che affliggono il Piemonte.
Occorre quindi un impegno di tutti, non dico un nuovo patto sociale perché troppe volte si è amministrato con gli slogan, ma l'assunzione di responsabilità da parte di tutti. Non occorre fare una politica spettacolo non c'è nulla con cui fare spettacolo; da parte di tutti occorre non fare spettacolo e da parte di tutti occorre concretamente un impegno per affrontare queste cose.
Credo che affrontare concretamente questo impegno significhi affrontare il confronto con la maggioranza nella sua globalità, nella sua complessività, come un momento unitario e non andando ad individuare altre situazioni che possono portare a delle polemiche, a delle conflittualità ma certamente non sono nella prospettiva di superare la situazione grave che stiamo attraversando.
Se ci poniamo con questa prospettiva e se quando affronteremo il programma regionale e la nota di variazione al bilancio avremo tutti questo atteggiamento, sarà possibile forse in questa legislatura incominciare ad avviare un processo di risanamento della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a titolo di breve preambolo all'intervento sul bilancio desidero ricordare tre precedenti storici del Consiglio regionale in materia di bilancio.
L'esercizio provvisorio per l'anno 1973, venne proposto ed approvato per una ragione che, come rilevarono le opposizioni, come si rileva dai verbali che sono andato diligentemente a leggere e come emerge anche dall'espositiva di chi in allora era in maggioranza, non si capiva bene.
Sempre sfogliando gli interventi dell'epoca, risulta che il Consigliere Fassino, in allora in maggioranza,disse, parlando con realismo: "siccome le opposizioni dicono che è nebulosa e confusa la ragione dell'esercizio provvisorio (io lo dico fuori dai denti, questo è il concetto che viene espresso), perché è ancora in corso di discussione da parte della maggioranza il piano programmatico".
Nel 1974, sulla scorta delle dichiarazioni rese da un esponente della Giunta di allora si disse: "perché, a causa del grave ritardo con il quale il Governo centrale ha comunicato la quota spettante alla Regione Piemonte nella ripartizione del fondo comune, oltre che a causa del dibattito parlamentare in corso sulle autonomie contabili del Consiglio regionale".
Terzo ricordo storico: Esercizio provvisorio votato per l'anno 1976 (nel frattempo era cambiata la maggioranza).
Si motivò il ricorso dell'esercizio provvisorio in questo modo: "a causa del ritardo del Governo centrale nel comunicare i riparti delle somme attribuite per il Fondo sanitario, per il Fondo comune, per il Fondo inerente al finanziamento dei piani regionali di sviluppo".
Dopo questa premessa che, come vedremo riprenderò, va osservato che l'odierno bilancio tecnico o di funzionamento o di gestione con una motivazione che, nella sostanza, richiama la motivazione degli esercizi provvisori del 1973 - 1974 - 1976. Parlo solo di questi tre perché non mi risulta che ci siano stati altri esercizi provvisori, salvo che ne sia.sfuggito qualcuno dalla nascita della Regione Piemonte ad oggi.
Perché la motivazione dell'odierno bilancio tecnico è nella sostanza identica alle motivazioni cui ho accennato degli esercizi provvisori 1973 1974 - 1976? Perché nella relazione del Presidente della I Commissione Avv. Santoni, che ieri abbiamo sentito si spiega che la motivazione di questo bilancio tecnico risiede: nella mancata approvazione da parte del Parlamento della legge finanziaria (una cui parte ha incidenza sulle Regioni) in quanto concerne il rifinanziamento di alcune leggi e la quantificazione del finanziamento nella mancata approvazione da parte del Parlamento della legge sulla finanza regionale, la quale dovrebbe influire positivamente sulle entrate libere.
Una prima domanda, forse provocatoria si impone: se la motivazione vera del bilancio tecnico è quella che è stata ricordata nei punti che ho letto testualmente della relazione Santoni, perché si è ricorsi all'esercizio provvisorio? L'esercizio provvisorio si può snodare al massimo nell'arco di quattro mesi, nell'ambito dei quali le giustificazioni in concreto annidantesi nella relazione (ritardi parlamentari e governativi) si sarebbero sciolte, si sarebbe quindi potuto provvedere alla predisposizione del vero e proprio bilancio nel senso di traduzione in cifre della volontà politica e programmatoria della Regione.
Nella parte finale della relazione si risponde indirettamente, forse in consciamente, alla domanda che mi sono posto: "perché non è stato proposto l'esercizio provvisorio?". Si risponde dicendo che questo è un bilancio tecnico in cui non si trovano gli elementi che caratterizzano la gestione di una nuova amministrazione, ma che ciò nonostante è stato predisposto per fare conoscere alla comunità piemontese i limiti in cui ci si muove, per fare cioè conoscere alla comunità che la Regione dispone solamente di un centinaio di miliardi per scelte politiche libere e programmatiche.
E si conclude affermando che: "nei tempi più ristretti possibili e in concomitanza con il programma dell'Amministrazione (il Presidente della I Commissione usa un linguaggio freddo e burocratico, comunque è il programma della Giunta pentapartitica che dopo 150 giorni di sua elezione non è ancora calato) si provvederà ad additare l'impiego di queste libere risorse". Ma c'è di più, questa assicurazione del collocamento delle risorse libere, che caratterizzeranno politicamente il bilancio tecnico, ci viene preannunciata in Commissione (e forse l'Assessore Turbiglio, quando ha chiesto al Presidente di intervenire poco fa, voleva darci questa formale assicurazione) e cioè che entro il 15 gennaio verrà predisposto un documento contabile.
In sede di I Commissione abbiamo sentito la formale dichiarazione cui ho accennato, cioè la presentazione di un documento contabile sotto la forma di nota di variazione che darà finalmente il connotato politico al bilancio tecnico.
La nota di variazione andrà in consultazione e sarà finalmente il vero documento politico di bilancio, ma se questa nota di variazione verrà effettivamente presentata e se sarà una nota di variazione di tale impegno e di tale contenuto da dare una connotazione politica al bilancio tecnico penso che da domani si dovrà incominciare ad elaborarla. Se dovrà essere elaborata da domani o nei prossimi giorni, la motivazione addotta a sostegno del bilancio tecnico (e cioè: manca la legge finanziaria, è ancora in discussione la legge sulla riforma dei fondi per le Regioni) mostra di essere motivazione di comodo La realtà è che il bilancio politico non è stato predisposto e si è parlato di bilancio tecnico perché manca il programma della Giunta. Tanto valeva dire espressamente: non c'è il programma, predisponiamo un bilancio tecnico.
Oppure, sono vere e reali le ragioni addotte (mancanza della legge finanziaria, mancanza dell'altra legge che riguarda la contabilità regionale), allora si predisponeva il bilancio tecnico, come è stato predisposto.
La realtà risulta espressamente chiusa dalla relazione Santoni, laddove dice che le risorse libere verranno contenute in un documento che si chiama nota di variazione.
Sarà lì che le risorse libere verranno finalmente enunciate e finalmente destinate e questo in via concomitante con il programma della Giunta.
Allora, tanto valeva dire le motivazioni giuste, che il programma dopo 150 giorni non è ancora presentato, dire che è difficile presentarlo perch ci sono 5 anime, che il buon navigatore Beltrami, come venne definito in un suo profilo comparso su "Stampa Sera" dei primi di agosto, non è ancora riuscito ad amalgamare.
Alcune volte l'ironia e le battute umoristiche, ammesso che sia umoristica la mia, rendono l'idea e la sostanza delle cose.
Il programma non c'è dopo 150 giorni, questa è la ragione reale sostanziale del bilancio tecnico. E' evidente che il nostro giudizio su questo bilancio anomalo non può che essere negativo e si tradurrà in un voto negativo per le ragioni che ho annunciato.
Devo dire che le osservazioni del Consigliere Pezzana sulle leggi vigenti in materia di bilancio sono esatte.
E' un documento anomalo. Non abbiamo avuto modo di esaminare a fondo con la stessa competenza del Consigliere Ferrara, comunque, da una lettura anche solo sommaria, è un documento che ha in sé i connotati dell'esercizio provvisorio, perché "a memoria" e collocazioni che non riguarderanno l'intero anno 1986 sono connotati dell'esercizio provvisorio in parte ha anche connotati di documento politico e sicuramente per quanto riguarda l'istruzione professionale.
Tutto questo dovrebbe avere un ulteriore approfondito e definitivo contenuto politico, con la nota di variazione. La nota di variazione, anche in questo caso, viene falsata in quella che è la sua funzione perch normalmente la nota di variazione si colloca in un bilancio che politicamente ha già i suoi connotati.
Poi ché il bilancio rigido, cristallizzato per un anno non è tecnicamente concepibile, si prevede la nota di variazione nella legislazione, per poter dire: "la scelta politica che ha avuto una certa approvazione può venire mutata dalla cosiddetta nota di variazione".
Ma la nota di variazione, per sua natura, deve avere un contenuto prevalentemente tecnico rispetto ad un contenuto politico, che pur c'è sempre in questa materia.
Quindi di fronte a questa anomalia, che si aggiunge alla motivazione il voto del nostro Gruppo non può che essere un chiaro no.



PRESIDENTE

E' iscritto a, parlare il Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa discussione è imperniata su un atto importantissimo della Regione. Ma troppo spesso si dimentica che esiste una stretta correlazione tra quanto andiamo enunciando in fase prospettiva e le risorse.
Questa scissione si evidenzia troppo frequentemente quando invece è estremamente importante cercare di correlare i due momenti.
Verrà presentato entro breve il programma della Giunta. Questo programma dovrà correlarsi a scelte precise del piano di finanziamento del bilancio. Ci troviamo già con un bilancio di gestione che in qualche modo individua alcune priorità, le quali saranno più marcate nel momento in cui si discuterà del programma e ci sarà la conseguente nota di variazione al bilancio (che dovrebbe servire solo più per aggiustamenti "tecnici").
In questa situazione complessa a gravare la possibilità di manovra della Giunta sono una serie di oneri, non ultimo quello per gli apprendisti artigiani. Tuttavia per restare in questo esempio, visto che la Regione finanzia un'area di formazione come quella artigiana, dovrà anche pensare di trarne alcuni benefici sul piano economico.
Evidentemente però, per una serie di vincoli che vengono posti dal livello centrale, la Regione si trova dinnanzi ad una rigidità di bilancio che mal si concilia con la necessità di rispondere in modo duttile rinnovandosi nell'ambito di ogni esercizio, con una serie di obiettivi che la situazione economico-sociale mutevole pone. Questa è una controtendenza estremamente pericolosa: da un lato i bisogni estremamente mutevoli dinamici, in qualche caso imprevedibili, dall'altro lato una pachidermica struttura di bilancio che viene sempre più ad irrigidirsi.
Credo che questa assemblea abbia i titoli assieme ad altre assemblee regionali, per lanciare questo messaggio al livello centrale, affinché non venga degradato ulteriormente un organismo come il nostro.
Siamo sessanta Consiglieri che ci ritroviamo qui con precise volontà ma che non riusciamo sostanzialmente ad incidere. Dobbiamo dirlo con estrema franchezza mentre discutiamo questo bilancio.
Ci rendiamo conto che progressivamente si stanno abbassando le capacità di intervento di questo organismo per i bisogni della società.
L'ampia relazione del collega Santoni ha tratteggiato molto bene il ruolo del FIO.
E' evidente che il FIO, che è un polmone per la nostra operatività dovrà essere utilizzato con estrema cura nella scala di priorità degli interventi che individuiamo.
La collega Bresso che ha iniziato il dibattito, molto brillantemente ha accennato ad una serie di carenze in vari campi relativi alla tutela dell'ambiente e dei parchi. Ebbene, nel momento in cui sarà predisposto un programma e saranno indicate delle priorità, la Regione volendo fare qualche cosa, con risorse limitate rispetto alla pluralità di problemi collocherà qualche intervento in coda e non so se a farne le spese saranno i parchi o il territorio, tutti obiettivi meritevoli di grande attenzione.
Anche la Formazione professionale, anche altri aspetti sono di rilevante importanza e, siccome le risorse sono limitate, o si sceglie di dare poco a tutti, con scarsi effetti, oppure si concentra per dare un effetto di massa critica ai finanziamenti: in questo caso qualcuno resterà sul campo senza grandi risorse.
Se è così occorrerà operare con grande trasparenza e grande chiarezza con grossa motivazione politica e credo che questo aspetto sia individuato nella relazione anche quando si parla del FIO.
I fondi statali a destinazione vincolata che, per la parte non impegnata alla fine dell'esercizio, vengono mandati in economia, sono un'altra area su cui possiamo lavorare per ottimizzare gli interventi ovviamente con un giusto equilibrio e con l'esigenza di risorse libere per completare la copertura finanziaria della reimpostazione nel nuovo esercizio o dell'avanzo che viene previsto.
Nell'esercizio precedente, probabilmente per un errore, si è posta come finanziamento CEE una richiesta alla comunità che aveva un carattere tattico.
Era ovviamente un criterio (se ne poteva usare anche un altro) che faceva affidamento su una scommessa, che purtroppo non è stata vinta per intero, ma che il Piemonte rispetto ad altre regioni ha portato "a caso" con un risultato significativo. Quella richiesta alla CEE per la Formazione professionale non era una carenza nella programmazione; sono stati semplicemente due momenti diversi, un momento tattico nei confronti con l'ente esterno e l'utilizzo di quella dimensione all'interno di un bilancio di previsione.
Voglio sottolineare alcuni aspetti relativi alla Formazione professionale. Nel documento presentato dal Consigliere Santoni viene evidenziato il peso rilevante che assume la Formazione professionale nell'intaccare le risorse libere, ma dobbiamo anche pensare che ci sono delle risorse potenzialmente libere che non possiamo mettere nel programma ma di cui siamo consapevoli dell'utilità. Cito un caso.
Se la costruzione della Centrale nucleare assorbe cento, nell'ambito della Formazione professionale probabilmente il tanto decantato effetto positivo della Centrale nucleare, è scarso; se invece intervengono l'Enel o altri organismi, attingendo ai fondi di rotazione nazionale o ai fondi comunitari, senza intaccare le nostre quote, oppure portando fondi propri ecco che la Regione attraverso la spesa di cento fa "volano" e favorisce l'ingresso di altre risorse che probabilmente permettono di fare alcuni aggiustamenti nell'esercizio successivo e di recuperare qualche risorsa da destinare a quanto la collega Bresso accennava nel suo elenco molto stimolante.
In conclusione credo che la discussione di un bilancio e di un programma sia molto importante. Non parlo di solennità, ma certamente di un atto estremamente rilevante.
Nella relazione del Consigliere Santoni ci sono alcuni filoni ben precisi. Però l'appuntamento al collegamento tra obiettivi e risorse è rinviato. Dovremmo in quella nuova occasione, facendo violenza a quello che è apparentemente uno strumento tecnico, cioè con la nota di variazione di bilancio, dare un grosso rilievo alla correlazione che è necessaria stabilire tra discorso finanziario e discorso di programma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Il collega Tapparo ha parlato di "solennità", a proposito di questa discussione sul bilancio. Io invece penso ci si possa accontentare di un intervento in tono dimesso, in tono minore anche perché questo è il profilo che la Giunta ha dato al bilancio, rimandando a successive variazioni e assestamenti le scelte e le questioni sulle quali concretamente discutere in termini politici.
Tra gli aspetti della politica-spettacolo, a cui si richiamava la collega Bresso, c'è stato anche quello di essere riusciti ad accreditare di fronte all'opinione pubblica piemontese le connotazioni tecniche di gestione del bilancio, evitando invece di dare spazio ad altre considerazioni generali, che è egualmente possibile fare su un bilancio. La prima di queste considerazioni è che un bilancio tecnico 'è un segno della crisi in cui si trova questa Giunta, che non riesce a presentare un bilancio concreto con scelte reali. II bilancio tecnico è stato un escamotage pubblicitario per nascondere l'inesistenza di un programma. Il fantomatico programma di 150 pagine, qualche mese fa, è diventato ormai di 500 pagine, come riferisce "La Stampa" di oggi.
Si è pensato inoltre che il bilancio tecnico fosse più facilmente sostenibile, ai fini pubblicitari, dell'esercizio provvisorio. L'esercizio provvisorio avrebbe infatti messo in luce la difficoltà politica della maggioranza di fare un bilancio organico e completo. Ne consegue che le voci drasticamente tagliate o annullate sono probabilmente i punti sui quali la maggioranza si è messa d'accordo in negativo, sono però quelle voci per le quali non si faranno più spese e interventi.
E in questo bilancio mancano le spese per interventi nei parchi mancano le spese per combattere l'inquinamento; nel campo del turismo sono previsti solo nuovi impianti, privilegiando quindi quegli aspetti che hanno un maggiore impatto ambientale negativo; mancano le spese per interventi in campo geologico; mancano i piani paesistici e gli interventi previsti dalla legge 431.
Non leggo interventi nel campo della protezione civile che pure rappresenta uno dei punti cruciali su cui si potrebbe qualificare una Regione.
Il fatto poi di rifarsi alle inefficienze del pentapartito a livello nazionale, ricordando che non è ancora stata varata la legge finanziaria e che, anche a livello nazionale, la maggioranza non riesce a definire un bilancio, dimostrano la subalternità di questa formula di governo a quella nazionale, una ulteriore abdicazione del ruolo autonomo delle assemblee regionali e della loro capacità di avviare, sia pure nelle ristrettezze dei bilanci, politiche alternative o complementari o comunque diverse da quelle impostate a livello nazionale.
Entrando nel merito del documento, non sono personalmente riuscito a capire né il ruolo né il destino dell'Esap e tanto meno l'entità delle risorse che ha avuto.
E non capisco perché alcune spese correnti siano state finanziate per l'anno intero, altre per sei mesi, altre per quattro mesi, altre sono indicate per memoria. Questa gradualità delle spese correnti non è semplicemente una esigenza di gestione, ma una scelta politica che mette in campo delle graduatorie.
Il bilancio, sotto certi aspetti, non esiste. Mi pare di intravedere nel nostro futuro sue continue variazioni, ognuna delle quali sempre troppo piccola per dare luogo ad un confronto, per dare luogo a consultazioni, a procedure trasparenti necessarie per collegare queste variazioni ad una linea politica precisa.
Una nota di variazione è già arrivata, un'altra arriverà in Commissione molto presto. Siamo quindi di fronte ad un documento che in realtà non esiste perché mentre lo discutiamo, si stanno producendo una ventina di pagine di note di variazione, quasi "il cavaliere inesistente" di Italo Calvino. Il Consigliere Ferrara ha parlato di atto significativo. Io dico sì, è significativo il primo bilancio di questa Giunta, ma attiene più alla politica dello spettacolo che a una politica seria di un ente locale retto da partiti che alcuni mesi fa, con baldanza, hanno dichiarato di aver vinto le elezioni e di avere delle soluzioni per la Regione Piemonte. Queste soluzioni nel bilancio non le vedo, i piccoli spiragli che intravedo mi trovano francamente in disaccordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non farò appello alla solennità della circostanza, ma credo che il Consiglio regionale, qualunque argomento discuta, richiami ciascuno di noi approprio dovere.
Prima di entrare nel merito permettetemi ancora una battuta: la discussione sul bilancio alla quale abbiamo assistito ha registrato degli interventi (come quello della collega Bresso) pieni di humor e anche di quella stringatezza che fa piacere al Presidente del Consiglio, perch richiama le democrazie e i parlamenti anglosassoni; non per questo peraltro, perdendo di efficacia perché è stato un intervento qualitativamente pregevole dal punto di vista dei contenuti.
Quali finalità dobbiamo porci nel momento in cui discutiamo il bilancio del 1986? Si sono date varie definizioni: bilancio di gestione, esercizio provvisorio. All'interno della maggioranza si è discusso sul tipo di soluzione formale da dare al provvedimento. Si è poi scelto il bilancio di previsione che teoricamente dovrebbe coprire tutto l'anno 1986, per caratterizzandolo come bilancio di gestione, cioè che dà risposte immediate per garantire il funzionamento dell'Ente Regione e che rimanda ad un successivo provvedimento la grande manovra che attiene alle scelte e alle priorità. Il provvedimento quindi deve essere valutato e compreso in questo ambito.
Queste finalità sono state comprese, non dico condivise, anche dai Gruppi della opposizione, ai quali dobbiamo riconoscere senso di responsabilità per ciò che attiene al giudizio e alla valutazione rispetto alle procedure che normalmente presiedono alla discussione e alla approvazione di un bilancio di previsione.
Con la discussione del bilancio di previsione avviene all'interno di un'assemblea elettiva un confronto squisitamente politico relativo alle scelte, alle indicazioni programmatiche e alle priorità, e credo che questo dibattito dovrà essere fatto sino in fondo nel momento in cui discuteremo queste scelte e queste priorità, anche perché deve essere riconosciuto, non a titolo di giustificazione ma perché sta nella natura delle cose, dei fatti e delle vicende finanziarie e politiche di questo nostro Paese, che vi sono difficoltà che oggettivamente non consentivano di predisporre un documento finanziario che avesse a valere per tutto l'anno con una indicazione da oggi di priorità e di scelte qualificanti.
Certo, è giusto e onesto riconoscere che si è costituita una nuova maggioranza, che questo è un anno in cui si sono tenute le elezioni e in cui si sono inevitabilmente allungati i tempi dal punto di vista amministrativo e anche i tempi per consentire alla nuova maggioranza di compattare gli obiettivi e le finalità.
Il secondo elemento da tener presente è quello della non certezza delle risorse. Non per voler scaricare le responsabilità sullo Stato né per dire che anche a livello statale le cose non vanno bene, ma occorre riconoscere che la finanza regionale è intimamente e strettamente connessa con la finanza statale ed è chiaro che i tempi di approvazione e di definizione del quadro finanziario statale finiscono per riverberarsi sui tempi di definizione delle finanze regionali e delle finanze locali.
Il non sapere con certezza l'entità che deriva alla Regione della legge 281, ancorché si debba lamentare in generale la non definizione di una nuova legge della finanza regionale, ma anche il non conoscere l'entità certa delle risorse di stretta competenza regionale e che discendono dalle leggi statali in tema di trasporti, in tema di turismo, in tema di sanità hanno un loro fondamento, una loro ragionevolezza che non deve essere presa come elemento di scandalo, ma come elemento oggettivo che dobbiamo avere presente.
Credo che debba essere valutato come elemento positivo il fatto che la Giunta e la maggioranza non abbiano ritenuto di presentare un bilancio di previsione senza accompagnarlo con un documento programmatico approvato dal Consiglio regionale, questo non vuol dire che la Giunta e la maggioranza non abbiano individuato le priorità e le scelte lungo le quali muoversi perché un conto è avere degli orientamenti, un conto è avere un documento con una valutazione complessiva del Consiglio regionale. Deve essere quindi valutato positivamente il fatto del voler legare le scelte di bilancio e le scelte finanziarie alla definizione di scelte programmatiche, proprio perché si è voluto evitare quello che tante volte si è lamentato e cioè avere dei programmi che in realtà non hanno riferimenti finanziari.
Anche noi chiediamo che il documento programmatico e quindi anche il documento finanziario delle scelte, come è stato peraltro assicurato in Commissione dalla Giunta, sia portato all'esame del Consiglio regionale nei primi giorni di gennaio.
Si dice che questo è un documento che non interessa alla gente.
L'argomento è molto ampio e sappiamo che la stampa ritiene di dover dare notizia della vita delle istituzioni nel momento in cui c'è qualche elemento di spettacolo che può interessare. Questo è purtroppo un problema di carattere generale che dovremo trovare la maniera di superare, forse a cominciare da noi, perché probabilmente la discussione sul bilancio non interessa neanche molto ai Consiglieri.
Che tipo di bilancio è questo? Per esempio, la III Commissione ha avuto modo di valutare i documenti che attengono al settore dell'agricoltura e credo che la definizione di questo bilancio possa essere ricompresa proprio in uno di questi documenti nel senso che ha una impostazione di pura gestione, con il rimando a specifico provvedimento legislativo successivo per quanto riguarda le scelte.
Io credo che così debba essere definito e debba essere inteso nella misura in cui si fa carico delle difficoltà generali, in un quadro complessivo della finanza regionale che subisce una decurtazione progressiva da parte dei fondi statali. Allora non è il caso, né questa è l'occasione, per dire che un settore ha avuto di meno o di più rispetto agli anni precedenti.
Nel momento in cui si discuterà la variazione di bilancio che rappresenterà il vero bilancio per il 1986, si potrà entrare nel merito e si potrà dire che le scelte fatte vanno - a penalizzare o vanno a favorire questo o quel settore.
Non si tratta allora di piangere sul fatto che vi sono poche risorse che le situazioni vanno di anno in anno peggiorando, ma si tratta di fare uno sforzo per attivare risorse e soprattutto di coordinare la spesa pubblica. Se potessimo giungere ad un coordinamento, non rigido ma raccordato, che consentisse di leggere tutti assieme i bilanci degli Enti pubblici, probabilmente potremmo attivare delle sinergie che consentirebbero di moltiplicare gli effetti delle scarse risorse regionali.
Potrebbero aprirsi spiragli di investimenti in settori pubblici importanti, dall'Anas alle Ferrovie, dal Fio, al settore del nucleare, che potrebbero dare una risposta ai problemi: del Piemonte.
E' importante rimarcare le difficoltà complessive in cui ruota la finanza regionale per una serie di problemi attuali e anche storici, ma dobbiamo soprattutto trovare nuove risorse, coordinare gli interventi coinvolgere, quanto più possibile, enti e soggetti che giocano ruoli positivi e propositivi.
L'appuntamento per un dibattito politico è rimandato al momento in cui discuteremo il programma e la conseguente variazione di bilancio che indichi le scelte che saranno fatte rispetto a quei fondi che oggi sono stati accantonati.
Avremo modo di misurarci rispetto alle scelte e agli obiettivi in un quadro complessivo che deve comunque aver presente il contenimento massimo della spesa per ciò che non è produttivo.
Dobbiamo farci carico del grave problema della Formazione professionale che è un settore strategico, ma che con i soli fondi regionali diventa impossibile da sostenere. Probabilmente occorrerà anche su questo terreno aprire un confronto e un dibattito per valutare eventuali correttivi da apportare ai fini di una maggiore qualificazione in questa direzione. Si tratta di destinare le risorse ai settori portanti dell'economia regionale non certo eludendo le tematiche ambientali, le politiche agricole, le politiche formative, le politiche edilizie ed abitative.
L'appuntamento quindi è rimandato al momento in cui affronteremo il dibattito su questi temi.



PRESIDENTE

I lavori si chiudono a questo punto e riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 14,45.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 13.45)



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