Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.238 del 20/03/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


ROSSA Angelo


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nella riunione dei Capigruppo si era previsto di iniziare con il punto 15) all'o.d.g., sennonché il Consigliere Ferrara, Presidente della IV Commissione, ha chiesto congedo per questa mattina. Potremmo pertanto proseguire con l'esame del progetto di legge n. 610, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, già ieri sera era emersa l'opportunità di soprassedere nell'esame del progetto di legge n. 610 in relazione al fatto che è all'esame della I Commissione il progetto di legge relativo al recepimento del contratto nazionale di lavoro per i dipendenti degli enti pubblici. Siccome le due cose sono abbinabili, nel senso che il progetto di legge relativo al contratto dei dipendenti regionali inciderebbe sul contenuto del progetto di legge n. 610, pare più opportuno esaminare quest'ultimo una volta verificato il punto relativo al contratto di lavoro dei dipendenti.
Signor Presidente, propongo di esaminare questa mattina i provvedimenti all'o.d.g. licenziati all'unanimità dalle Commissioni, a cominciare dalle piste ciclabili. Potrebbe essere un criterio per accelerare i lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Relativamente al recepimento del contratto di lavoro per i dipendenti regionali, informo i colleghi che, per quanto riguarda l'aspetto finanziario, è già assegnata alla I Commissione la terza variazione di bilancio che non è stata licenziata in quanto non era ancora arrivata la legge di recepimento del contratto e tale variazione si giustificava solo e in quanto fosse stata adottata la legge stessa perché c'era un'unica voce sia in entrata che in uscita riguardante l'adeguamento dell'onere finanziario relativamente al recepimento del contratto. Quindi, a titolo informativo, la parte finanziaria del recepimento del contratto è già prevista e contenuta in un documento a sé stante già assegnato alla I Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Anche a me sembrava che il progetto di legge n. 610 fosse svincolato dal problema del recepimento del contratto. Siamo dell'opinione che il nuovo contratto debba essere recepito in questa legislatura e pertanto chiediamo all'Assessore Brizio di fare ogni sforzo affinché ciò venga realizzato con l'intesa delle organizzazioni sindacali.
Inoltre potrebbe essere esaminato il progetto di legge n. 610, la questione delle piste ciclabili e la relazione della IV Commissione.
Esaminati questi tre argomenti, si può iniziare, secondo gli impegni dei Capigruppo, con i provvedimenti sanitari che avevamo previsto per questa mattina.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Abbiamo predisposto il provvedimento per il recepimento del contratto di lavoro, la Giunta lo deve vedere dopodiché lo passeremo all'esame della I Commissione. Penso che nella giornata di oggi potrà essere esaminato immediatamente non è possibile perché dobbiamo ancora definire il provvedimento che va poi di concerto al provvedimento finanziario di copertura indicato dal Consigliere Santoni.



PRESIDENTE

Comunico che la I Commissione si riunirà oggi pomeriggio alle ore 14,30 per esaminare la questione del recepimento del contratto di lavoro dei dipendenti regionali.
Nel frattempo possiamo proseguire nell'esame dei punti all'o.d.g.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame progetto di legge n. 472: "Interventi per la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto, attraverso la realizzazione di una rete di piste ciclabili e di percorsi che agevolino il traffico ciclistico" Votazione ordini del giorno n. 773 e n. 774


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 472, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Chiezzi e Fracchia.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la bicicletta pesa circa cinquanta volte meno di un'automobile, costa circa cento volte di meno, non consuma carburante e perciò non inquina, è silenziosa, ha un ottimo rapporto tra fabbisogno di energia meccanica e velocità sviluppata consente, senza gravosi sforzi muscolari, una velocità media in area urbana di 12-15 km/h, competitiva con quelle dei veicoli motorizzati pubblici e privati che si attestano in media tra i 15 e i 23 km/h; il che significa che una distanza di 5 km viene percorsa in bicicletta impiegando circa 5 minuti in più rispetto ad un'automobile.
La bicicletta è un mezzo di trasporto che per le modalità con cui si utilizza, in piena aria e nel quasi silenzio, per la velocità che consente permette un rapporto con la città e con l'ambiente attraversato di tipo intermedio tra quello che si può avere camminando a piedi e quello che si può avere viaggiando in automobile.
L'utilizzo della bicicletta consente uno specifico rapporto con l'ambiente offrendo un proprio punto di vista ed una originale modalità di conoscenza.
L'infrastruttura necessaria per l'utilizzo della bicicletta, la pista ciclabile, è un'opera di facile e rapida realizzazione, di ridotto impatto ambientale e di costo molto contenuto rispetto alle infrastrutture necessarie per gli autoveicoli; in media si calcola un costo di 150 milioni per km di pista ciclabile completamente da costruire e completa di fognature, illuminazione, segnaletica e protezioni; ben minori sono i costi di piste realizzabili su sedimi stradali esistenti.
La bicicletta, mezzo di trasporto silenzioso, non inquinante, veloce e competitivo negli spostamenti urbani, capace di percorrere l'ambiente naturale senza turbarlo e permettendone un godimento, si presenta come mezzo di trasporto privato alternativo ai mezzi motorizzati.
Si tratta di promuovere un uso moderno ed attuale di questo mezzo di trasporto così dotato di eccezionali caratteristiche.
A tale fine non si intende porre in contrapposizione la bicicletta con l'automobile in una sorta di insensato scontro ideologico. Non si tratta di riproporre un patetico ritorno alle origini, ai modelli di vita e modi di trasporto di tempi andati; si tratta di avviare un nuova politica per l'uso della bicicletta fondata sulla proposta di un uso razionale di questo mezzo di trasporto in modo integrato con gli altri mezzi messi a disposizione dallo sviluppo tecnologico.
Occorre ridefinire una politica dei trasporti che valorizzi l'uso più proprio di ciascun mezzo e ne organizzi l'efficacia migliorando l'insieme della mobilità.
In questa politica può avere un nuovo ruolo la bicicletta se considerata non come alternativa da contrapporre allo stato di cose esistente, ma come alternativa da integrare nel sistema dei trasporti pubblici e privati, che ne risulterà apprezzabilmente modificato nella funzionalità e nel rispetto dell'ambiente.
Si tratta di muovere i primi passi, di realizzare i primi interventi sulla base di soluzioni tecnicamente concrete ed amministrativamente serie che sorreggano la formazione di una nuova attenzione per la bicicletta.
Non è certo una pista ciclabile che cambia il sistema dei trasporti, ma è anche vero che esso può cambiare se viene arricchito da una rete di piste ciclabili e dagli altri interventi ad esse collegate, dalle infrastrutture ai provvedimenti amministrativi.
L'uso della bicicletta può essere coordinato con quello degli altri mezzi di trasporto pubblico, prevedendo specifici interventi per il deposito delle biciclette al coperto ed in aree ben accessibili e custodite, in prossimità delle stazioni ferroviarie o delle autolinee. Si possono prevedere spazi specializzati su mezzi pubblici per il trasporto delle biciclette al seguito, sperimentando un'offerta programmata in certi giorni, a certe ore per l'utilizzo del tempo libero.
L'uso della bicicletta può essere facilitato da misure normative nei regolamenti edilizi che prevedano congrui spazi negli edifici e nelle aree adiacenti per il deposito delle biciclette.
La promozione dell'uso della bicicletta assume grande attualità se viene riferita a progetti di trasformazione della città che abbiano come riferimenti la crescita della qualità ambientale e il rispetto delle caratteristiche dei cosiddetti centri storici.
L'uso della bicicletta non diventa così una semplice perorazione, un invito astratto ad una testimonianza individuale; diventa un modo di muoversi coerente con la forma della città e l'organizzazione razionale delle proprie funzioni. Si pensi alla riorganizzazione delle periferie con la costruzione di aree ambientali nelle quali residenze, servizi, aree verdi siano accessibili con percorsi ciclabili; od ai centri storici nei quali l'inquinamento e la congestione possono diminuire a vantaggio di una migliore mobilità di tutti, in virtù di una maggior presenza organizzata della bicicletta.
Oggi l'uso della bicicletta in città e fuori città è difficile e pericoloso, chi la usa sa di farlo a proprio rischio e pericolo. In certe zone l'irrespirabilità dell'aria rende penoso il pedalare.
Una condizione necessaria è perciò realizzare percorsi ciclabili sicuri e ben segnalati. Fare spazio alla bicicletta è una buona cosa, ma per farlo occorrono scelte politiche, programmi operativi e risorse. Durante questa fase di avvio è utile dare largo spazio alle proposte delle associazioni impegnate a sostenere l'uso della bicicletta nei suoi aspetti più vari sentire chi usa davvero la bicicletta è indispensabile per approntare programmi utili e seri e per evitare interventi effimeri.
Questa legge non risolve tutti i problemi, è una legge che in attesa di una più completa regolamentazione nazionale consente di avviare prime esperienze concrete: affida ai Comuni il compito di fare programmi e realizzare progetti, assegna un ruolo importante alle Associazioni, impegna la Regione a sostenere le iniziative più valide con contributi per progetti e per opere.
Le finalità delle legge, espresse dall'art. 1, si richiamano alla risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 1987 in materia di promozione della bicicletta come mezzo di trasporto.
Il campo di applicazione della legge è riferito alle strade classificate come comunali e provinciali, e le finalità che persegue sono lo sviluppo dell'uso delle bicicletta come mezzo di trasporto alternativo ai mezzi motorizzati accanto all'agevolazione del traffico ciclistico.
Rientrano tra le finalità generali le iniziative per incentivare il trasporto della bicicletta al seguito sui mezzi ferroviari e di trasporto collettivo.
Si prevede (art. 2) che gli enti locali realizzino una programmazione degli interventi per realizzare piste ciclabili ed agevolare il traffico ciclistico, all'interno degli atti di pianificazione territoriale, di pianificazione paesistica ed urbanistica e all'interno degli atti di programmazione e realizzazione di opere pubbliche e nei regolamenti igienico-edilizi. Al fine di dare caratteristiche tecniche certe ed omogenee si prevede che la Giunta regionale approvi le norme tecniche per la realizzazione e segnalazione delle piste ciclabili entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge.
La Regione, ogni qualvolta esaminerà gli strumenti urbanistici o i progetti di opere pubbliche, verificherà la conformità delle proposte alle finalità della legge e alle norme tecniche. Le caratteristiche delle piste ciclabili, contenute nell'art. 3, sono riferite a cinque possibili situazioni: a) piste in sede viabile propria sia all'interno che all'esterno della città b) "strade residenziali" dove i mezzi motorizzati circolino a non più di 20 km/h c) strade a velocità moderata, sulle quali, anche con modificazioni fisiche, si circoli a non più di 30 km/h d) piste collocate sulla sede stradale utilizzata per il traffico automobilistico con opportune protezioni e/o segnalazioni per garantirne la sicurezza e) piste collocate in zone pedonali.
Si prevede che la Regione, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, realizzi una cartografia della viabilità ciclistica da aggiornare periodicamente.
Le Province, i Comuni e gli Enti gestori dei parchi e delle riserve naturali presentano il Programma Piste Ciclabili (art. 4) alla Regione corredandolo di elaborati grafici e preventivi di spesa. I programmi prevedono opere per incentivare sia l'uso quotidiano della bicicletta nei centri abitati, sia l'uso per il tempo libero nei parchi urbani, nei parchi e riserve naturali nel rispetto delle caratteristiche ambientali, sia per il collegamento tra due o più Comuni. La Giunta regionale predispone analogo programma lungo i corsi d'acqua del Demanio regionale.
Il Programma indica sia i collegamenti con il sistema viabile urbano ed interurbano che quello con il sistema dei trasporti pubblici. La realizzazione del Programma avviene con l'esecuzione dei progetti esecutivi di lotti funzionali. I progetti esecutivi (art. 5) redatti dalle Province Comuni ed Enti gestori dei parchi e delle riserve naturali sono trasmessi alla Regione entro il 31 luglio di ogni anno per la concessione di contributi. Le piste o percorsi ciclabili sono considerati opere di interesse pubblico.
L'attiva partecipazione (art. 6) delle associazioni ciclistiche è assicurata dalla Regione. Le associazioni coadiuvano gli enti locali nella scelta dei programmi di intervento. Gli enti locali consultano le associazioni prima dell'approvazione dei programmi e dei progetti e forniscono ogni più ampia informazione.
Due rappresentanti delle associazioni maggiormente rappresentative sono invitati al Comitato Regionale di Coordinamento dei Trasporti e della Viabilità, ex art. 17 L.R. 29/1/1986 n. 1, per esprimere un parere consultivo sulle materie rilevanti ai fini della presente legge.
I parcheggi, il noleggio e la custodia delle biciclette (art. 7) devono essere previsti sia nelle attuali aree per il parcheggio degli autoveicoli sia presso le stazioni e i mezzi di trasporto collettivo e degli edifici pubblici sia a servizio delle piste ciclabili. I Comuni aggiornano i regolamenti edilizi al fine di prevedere parcheggi per le biciclette in caso di nuova costruzione e di ristrutturazioni edilizie o urbanistiche. Si prevede che gli enti locali assumano iniziative per incentivare l'attività di noleggio e custodia delle biciclette.
La Regione concede ogni anno a Comuni e Province dei contributi (art.
8) in conto capitale sino al 50% dei costi relativi alla progettazione e costruzione di piste o percorsi ciclabili e di parcheggi attrezzati.
Analogo contributo è erogato agli Enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali per il 100% della spesa. Per ottenere i contributi le domande devono essere presentate alla Regione entro il 31 luglio di ogni anno e non sono cumulabili con altri contributi erogati allo stesso titolo.
I contributi saranno erogati secondo le priorità individuate dalla Giunta regionale che, inoltre, nell'ambito del Fondo regionale dei trasporti individua fondi per le Aziende di trasporto pubblico che presentano progetti per il trasporto della bicicletta al seguito.
Le disposizioni finanziarie (art. 9) autorizzano una spesa di 200 milioni per l'anno finanziario 1990 suddivisi in 50 milioni per contributi su Programmi e Progetti e 150 milioni per contributi sulla realizzazione di opere. Per gli anni successivi si procederà con adeguati stanziamenti nei relativi bilanci.
Signor Presidente, la relazione è conclusa e vorrei leggere un ordine del giorno di accompagnamento a questa legge che ho consegnato ieri firmato dal correlatore Fracchia, dal collega Montefalchesi e dal sottoscritto. Mi sembra giusto accompagnare all'approvazione di questa legge anche un piccolo provvedimento concreto.
L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale, vista l'approvazione della legge, impegna la Giunta a predisporre rastrelliere per il parcheggio delle biciclette presso i propri uffici e impegna la Giunta ad acquistare un primo lotto di cento biciclette di servizio, da mettere a disposizione dei dipendenti per ragioni d'ufficio, opportunamente attrezzate per il trasporto di atti amministrativi".
La Regione Piemonte, come altre istituzioni, dispone di un grande numero di automobili di servizio, le famose auto blu; proponiamo che all'atto dell'approvazione di questa legge ci sia un impegno affinch accanto alle auto blu, la Regione acquisti biciclette, di qualsiasi colore che possono essere impiegate dai dipendenti regionali per i loro spostamenti in ambito urbano, quando, ad esempio, vengono effettuati per il trasporto di pratiche non troppo voluminose, che agevolmente possono essere trasportate con questo mezzo di trasporto, riducendo, anche in questo modo la congestione del traffico urbano.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Si è giunti ormai ad un livello di inquinamento e di invivibilità delle città e più complessivamente di degrado dell'ambiente quale quello che noi oggi viviamo, per riscoprire la bicicletta quale mezzo di trasporto e quindi restituirle la dignità che merita, nel senso che ormai è convinzione diffusa che uno dei modi per far fronte all'inquinamento crescente e alla congestione sempre maggiore delle città è proprio quello di riscoprire la bicicletta come uno dei mezzi di trasporto alternativi all'automobile. La condizione perché questo possa avvenire evidentemente è che chi decide di utilizzare la bicicletta per spostarsi in città ed anche fuori città lo possa fare in condizioni di sicurezza senza dover fare, quasi fosse un kamikaze, una sorta di gimcana assurda tra muri di metallo: le automobili.
Condizione fondamentale perché ciò avvenga è costruire una rete di piste ciclabili allo scopo di permettere a chi lo desidera di utilizzare la bicicletta in condizioni di sicurezza e senza essere costretto a respirare il gas di scarico delle auto.
La prima questione quindi è restituire dignità alla bicicletta come mezzo di trasporto alternativo all'automobile.
La seconda questione è rivalutare la bicicletta anche come uno dei modi ambientalmente più compatibili per fruire del tempo libero. Deve essere costruita quindi una rete di piste ciclabili non soltanto circoscritta alla città, ma estesa anche al di fuori dei centri urbani affinché sia possibile utilizzare la bicicletta per fruire del tempo libero. Si deve ribaltare la cultura secondo la quale fruire del tempo libero oggi significa mettersi alla guida della propria automobile e andare a trascorrere altrove il week end. Una cultura alternativa è quella che propone l'utilizzo della bicicletta e l'integrazione - ne ha parlato il collega Chiezzi della stessa con gli altri mezzi di trasporto.
Queste sono le due riflessioni che hanno spinto i presentatori della proposta di legge a sottoporre tale provvedimento all'esame del Consiglio e in seguito la Commissione a licenziarlo all'unanimità.
Ritengo si tratti di un atto significativo in una fase in cui l'unico modo per fronteggiare l'inquinamento nelle città è rappresentato unicamente dall'assunzione di provvedimenti, che io peraltro condivido, ma insufficienti, quali la chiusura dei centri, senza intervenire sulle alternative concrete al mezzo di trasporto automobile.
La sempre crescente convinzione che la bicicletta vada rivalutata come mezzo di trasporto è testimoniata dal fatto che anche a livello nazionale il Ministro delle Aree urbane aveva presentato, ed è tuttora giacente in Parlamento, una proposta di legge nazionale in questo senso.
Svolgo ancora due considerazioni. La prima riguarda una proposta di emendamento che intendo sottoporre all'attenzione dei colleghi. Poiché tra i soggetti che possono presentare progetti non figurano le Comunità montane, ho ritenuto opportuno presentare un emendamento volto a recuperare questa presenza. Infatti oltre ai Comuni, alle Province e agli Enti di gestione dei parchi devono essere anche considerate le Comunità montane quali soggetti titolati a presentare domande.
L'altra questione è la seguente: se oltre ad emanare la legge riuscissimo anche a prefigurare un progetto significativo, magari nell'area metropolitana torinese, credo che questa legge, che rappresenta già un segnale positivo, avrebbe immediatamente una ricaduta pratica. Mi riferisco, Assessore Mignone, al progetto, che si sta realizzando, di interramento e di copertura della ferrovia Torino-Ceres nel tratto che va dalla Stazione Dora fino alla periferia di Torino. Suggerisco che sopra il sedime, che costituirà la copertura della ferrovia, si realizzi una pista ciclabile che parta dal cuore della città di Torino, dalla Stazione Dora, e permetta, ad esempio, di andare in bicicletta fino al Parco della Mandria su una pista in sede propria e non in mezzo alle auto; permetterebbe altresì, a chi lo volesse, di andare allo stadio in bicicletta, dal momento che questa linea è anche vicina al nuovo stadio. Questa, a mio avviso sarebbe un'iniziativa che immediatamente darebbe concretezza alla legge.
Mi riservo, se riesco ad avere il tempo, o prima della votazione dell'articolato o subito dopo, di presentare un ordine del giorno in proposito da sottoporre all'attenzione dei colleghi che testimoni la volontà del Consiglio regionale di andare nel senso di supportare la Giunta nel tentativo di realizzare questo progetto.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa.
Ha quindi facoltà di replicare l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta regionale condivide le motivazioni che hanno indotto i Consiglieri regionali a presentare questa proposta di legge che è di iniziativa consiliare per la quale si sono impegnati in particolare i colleghi Fracchia, Chiezzi e Montefalchesi.
Il ritardo con cui il provvedimento giunge all'esame del Consiglio è noto, l'argomento infatti è stato più volte ripreso anche in aula: è stato dovuto alla necessità di definire da parte della Giunta regionale gli impegni complessivi di bilancio per le nuove leggi che il Consiglio doveva o intendeva approvare per disporre di un quadro di riferimento più complessivo.
Con l'approvazione della seconda nota di variazione al bilancio approvata ieri si sono individuate le risorse necessarie per avviare un primo, seppur limitato, finanziamento della presente proposta di legge e quindi la Giunta conviene sull'opportunità che la proposta stessa, da tempo all'esame del Consiglio, possa tradursi in una legge operante nella nostra Regione.
Noi riteniamo che questa legge debba essere intesa soprattutto nella sua valenza trasportistica perché anche in questo senso si orientano le previsioni legislative a livello nazionale. Non disconosciamo che nel testo approdato all'esame del Consiglio vi sia anche rispetto all'uso della bicicletta una valenza di tipo cicloturistico che comunque non guasta all'interno di questo provvedimento che ad avviso della Giunta è considerato importante soprattutto per gli aspetti che può avere dal punto di vista trasportistico.
E' ovvio che questo provvedimento deve essere legato ad una serie di altri provvedimenti volti a decongestionare le città dal traffico automobilistico privato e quindi è un provvedimento che va legato in modo molto forte con i programmi di razionalizzazione dei parcheggi e del traffico che i Comuni dovrebbero approntare. E' evidente che l'uso di questo mezzo dal punto di vista del decongestionamento del traffico e della risoluzione dei problemi dovuti all'inquinamento delle grandi città dal traffico privato ha un senso se è visto in modo coordinato con una serie di altre politiche come quella dell'integrazione tra le varie modalità di trasporto, il problema dei parcheggi e l'incentivazione del trasporto pubblico.
In verità in Italia vi sono già circa mille chilometri di piste ciclabili. Nella stessa Torino i risultati dati da questo tipo di infrastruttura sono stati di valore diverso, ma complessivamente riteniamo positivi. E' chiaro che per realizzare un pieno utilizzo di questo mezzo attraverso le piste ciclabili è necessario costruire sedi proprie con attraversamenti in sede propria e con segnalazione semaforica specifica.
L'uso di questo mezzo nelle grandi aree urbane sarà davvero appetibile nella misura in cui si realizzino strutture di questa natura.
Questa legge ha anche lo scopo importante di definire delle norme tecniche e degli elementi progettuali significativi che siano di supporto anche agli enti locali.
Con questo spirito la Giunta regionale esprime il proprio consenso sulla proposta di iniziativa consiliare riservandosi di pronunciarsi nel merito degli emendamenti che sono stati presentati e in parte anche già illustrati, anticipando che la norma finanziaria dovrà essere riverificata anche alla luce della variazione al bilancio approvata ieri dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Bonino e Chiezzi: al primo comma, prima riga, dopo la parola "Comuni", aggiungere le parole "Comunità montane".
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, si tratta di introdurre anche le Comunità montane come soggetti che possono presentare progetti. Lo stesso vale per gli artt.
5 e 7.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presentì.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Bonino e Chiezzi: al primo comma, prima riga, dopo la parola "Comuni", aggiungere le parole "Comunità montane".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Emendamento presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Bonino e Chiezzi: al quarto comma, prima riga, dopo la parola "Comuni", aggiungere le parole "Comunità montane".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Il Consigliere Adduci ha presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 7 bis La Regione, al fine di incentivare l'uso della bicicletta, mette a disposizione dei Consiglieri e dei dipendenti che ne faranno richiesta, per ragioni di servizio ed operando le necessarie trattenute economiche, una bicicletta".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Emendamento presentato dal Consigliere Santoni: sostituire l'intero art. 9 con il seguente testo: "Art. 9 - Disposizioni finanziarie.
1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1990 la spesa complessiva di L. 200 milioni.
2. All'onere di cui al primo comma si provvede mediante la riduzione, di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, del fondo di cui al capitolo 12500 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1990 e mediante l'istituzione, nello stesso stato di previsione, dei sottoindicati capitoli con la denominazione: a) 'Spese per la redazione dei progetti per le piste o percorsi ciclabili', con la dotazione di L. 20 milioni in termini di competenza e di cassa b) 'Contributi per la redazione dei progetti per le piste o percorsi ciclabili', con la dotazione di L. 30 milioni in termini di competenza e di cassa c) 'Concessione di contributi in conto capitale per la realizzazione dei progetti di piste o percorsi ciclabili, della relativa segnaletica e dei parcheggi attrezzati', con la dotazione di L. 150 milioni in termini di competenza e di cassa.
3. Il Presidente della Giunta è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio.
4. Per gli anni 1991 e successivi si provvederà, in sede di predisposizione dei relativi bilanci di previsione, con adeguati stanziamenti".
La parola al Consigliere Santoni in qualità di Presidente della I Commissione.



SANTONI Fernando

L'articolo licenziato dalla Commissione faceva riferimento prima di tutto all'esercizio 1989 ed in secondo luogo non aveva dotazione finanziaria perché non si era ancora individuata l'entità dell'importo. Con le variazioni introdotte si è inserito nell'elenco allegato al capitolo 12500 la voce relativa a questo disegno di legge per un importo complessivo di L. 200 milioni. E' l'elenco allegato al capitolo 12500 che troviamo nella seconda integrazione al bilancio che abbiamo votato ieri sera. Per cui l'articolo finanziario dovrebbe essere modificato con il testo annunciato dal Presidente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Emendamento presentato dall'Assessore Mignone: l'art. 10 è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, il nostro Gruppo approva interamente la relazione dei Consiglieri Chiezzi e Fracchia, peraltro licenziata all'unanimità dalla II Commissione. L'unico problema che ha suscitato e continua a suscitare è quello della scarsità di risorse. Infatti non era neanche previsto un finanziamento, quindi le difficoltà che ha dovuto avere questa legge per essere operativa sono state parecchie. Vorrei solo mettere in evidenza che l'adesione sincera a questa legge parte dal presupposto di incentivare gli stimoli e non costringere la gente ad adoperare la bicicletta. Non vogliamo trasformare i nostri concittadini in emuli del popolo cinese che vive la sua esperienza giornaliera sulla bicicletta. Quindi ci pare importante tutto quello che è riferito alle strutture inerenti la bicicletta. Per esempio, il problema del trasporto pubblico prevedendo specifici interventi per il deposito sui treni. E questo è stato un elemento che abbiamo cercato di mettere in evidenza ed è su questi elementi che noi crediamo sia più utile impegnare l'Amministrazione e la Giunta perché si attivi di più verso quegli enti che potrebbero anche non essere molto interessati o molto invogliati a dotare sia i pullman che i treni di appositi spazi per le biciclette. Per queste motivazioni non siamo tanto d'accordo, mentre approviamo ovviamente questa legge, sull'ordine del giorno così come è stato presentato perché - caso mai - potremo dire nell'ordine del giorno che, qualora ci siano dei dipendenti che intendono adoperare la bicicletta per fare dei lavori, sarà cura dell'Amministrazione, così come si dota di altri strumenti, di dotarsi anche di questo strumento. Ma partire con l'impegno alla Giunta di comprare cento biciclette, che poi non sappiamo se verranno o non verranno adoperate, non mi pare logico.
Quindi, approviamo questa legge, ma non siamo d'accordo sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente e colleghi, intervengo con una breve dichiarazione naturalmente per aderire all'approvazione, quale relatore di una legge sofferta non tanto nella sua stesura quanto per la lunga attesa di finanziamento.
In questo momento comunque l'essenziale è approvarla in questa legislatura per poterne dare l'avvio.
Si tratta di una legge molto sentita, tant'è vero che ci sono state parecchie richieste di sollecito per poter dare ai Comuni che intendono usufruirne la possibilità di farlo.
Un primo risultato è già stato raggiunto: se avete notato a Torino la bicicletta è stata cancellata fra i vari tipi di mezzi cui era vietato l'accesso, per esempio, in Via Roma, in Piazza Castello e in Piazza S.
Carlo; si trattava di un divieto davvero assurdo.
Dichiaro il mio voto favorevole e ringrazio ancora il collega Chiezzi fautore della relazione, e il collega Montefalchesi che vi ha contribuito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Molto brevemente intervengo per dichiarare la nostra approvazione a questo disegno di legge ed anche per auspicare, al di là delle attese tutte opportune che la proposta di legge delinea, che sia in grado di coinvolgere le Amministrazioni comunali dei centri più piccoli, dove parrebbe che la viabilità non sia tanto disturbata dalle automobili e dai camion di transito. Inoltre, auspichiamo che ci sia una pratica della bicicletta talmente radicata da consentire di vedere spesso, specialmente nelle ore di punta dei mercati cittadini, anche donne anziane usare la bicicletta.
Persone di una certa età, quindi, che conservano lo stile e il costume di andare in bicicletta.
E' anche da rilevare però che le incidenze di mortalità per investimenti automobilistici sono davvero alte. Porto l'esempio del Comune di Trecate, dove di tanto in tanto accade che qualche persona anziana nell'attraversare la piazza principale venga travolta dai mezzi che velocemente transitano per la città.
E' anche vero che alla periferia della città il sistema dei supermercati costringe tanta gente a spostarsi proprio con la bicicletta mancano però le piste ciclabili. Se questa legge potesse coinvolgere gli enti locali a trasferire parte degli oneri di urbanizzazione per creare piste ciclabili, avremmo anche, al di là della convenienza oggettiva, una struttura viaria più decente.
Ricordo, per essere ancora più chiaro, pur nella brevità di questo intervento, che nelle zone del Basso Novarese le strade che portano fuori dai paesi sono di grande circolazione e di collegamento con strade provinciali e statali.
Per cui se con questa legge, al di là delle attese che lasciano il tempo che trovano - vedremo cosa si potrà fare di quanto auspicato nell'articolato - potessimo disegnare, nell'ambito della struttura urbana dei paesi delle zone basse, un'articolazione di piste ciclabili, faremmo cosa egregia.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Esaminiamo ora i due ordini del giorno che sono stati presentati a conclusione della legge testé approvata.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 774 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Bonino e Montefalchesi, con l'adesione dell'Assessore Mignone a nome della Giunta regionale, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che è stata approvata una legge regionale con la quale vengono previsti 'Interventi per la promozione delle biciclette come mezzo di trasporto, attraverso la realizzazione di una rete di piste ciclabili e di percorsi che agevolino il traffico ciclistico' e che prevede contributi ai Comuni per l'attuazione di tali piste considerato che sono in atto i lavori per la copertura dell'asse ferroviario Torino-Ceres (SATTI), per il tratto compreso entro i confini amministrativi della città di Torino, e che il tracciato di tale ferrovia costituisce un asse di penetrazione della città e collega una zona semicentrale con il nuovo stadio della città di Torino e con il Parco della Mandria i m p e g n a la Giunta regionale a farsi parte attiva affinché il Comune di Torino consideri l'opportunità di attrezzare a pista ciclabile parte della copertura dell'asta ferroviaria Torino-Ceres, nel tratto ricompreso entro i confini amministrativi del Comune".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 773 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Montefalchesi e Fracchia, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'approvazione della legge 'Interventi per la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto, attraverso la realizzazione di una rete di piste ciclabili e di percorsi che agevolino il traffico ciclistico' impegna la Giunta a predisporre rastrelliere per il parcheggio delle biciclette presso i propri uffici ad acquistare un primo lotto di n. 100 'biciclette di servizio', da mettere a disposizione dei dipendenti per ragioni d'ufficio, opportunamente attrezzate per il trasporto di atti amministrativi".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, i presentatori di questo ordine del giorno non hanno alcuna intenzione di creare difficoltà. La volontà - credo di interpretare anche l'opinione dei colleghi - è quella di rimanere nello spirito della legge, che, come constato, è da tutti apprezzato.
Non si tratta di astratta esaltazione del ruolo di questo strumento semplicemente si ritiene che l'incentivazione dell'uso della bicicletta pu vedere un ruolo attivo anche della Regione.
Ci pare infatti che, anche all'interno del grande apparato regionale di servizio, esistano potenzialità d'uso della bicicletta. Molte volte gli spostamenti in aree urbane tramite l'automobile avvengono con una sola persona a bordo, che trasporta, magari, pochissime cose. L'idea è di fare un piccolo passo in avanti dal punto di vista operativo e di verificare se tenendo alcune biciclette a disposizione dei dipendenti regionali in luoghi idonei - senza alcun obbligo - possa consentire di evitare qualche viaggio con il mezzo di trasporto automobilistico. Mi pare una cosa possibile.
Questo era il senso dell'ordine del giorno; non si tratta di costrizione, ma di porre delle rastrelliere presso i nostri uffici e qualche bicicletta a disposizione dei dipendenti.
Se questo spirito ci accomuna, spirito che a me sembra una conseguenza logica della legge, l'ordine del giorno potrebbe essere trasformato in una "raccomandazione" alla Giunta regionale. Ovvero: vista l'approvazione della legge il Consiglio regionale raccomanda alla Giunta regionale di valutare la possibilità - poiché questo è il senso - di predisporre rastrelliere e di acquistare un certo numero di biciclette da mettere a disposizione dei dipendenti. Si tratterebbe quindi di scrivere "raccomanda alla Giunta regionale di valutare la possibilità di predisporre e acquistare un primo lotto di cento biciclette". Il "cento biciclette", prendendo spunto dalla relazione, è riferito al fatto che la cifra necessaria all'acquisto di cento biciclette è pari a quella per l'acquisto di un'automobile.
Trasformeremmo quindi, come firmatari, l'"impegno" in una "raccomandazione"; ci sembrerebbe infatti sbagliato dividerci su questa indicazione operativa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta, sul testo dell'ordine del giorno così come era stato presentato, non riteneva di poter convenire, poiché sembrava esserci un'imposizione probabilmente non nelle intenzioni dei proponenti. La Giunta era invece disponibile ad accoglierne lo spirito, e quindi di dotare le strutture regionali - e in questo senso si sarebbe impegnata a chiederne il parere all'Assessore al patrimonio di un primo lotto di rastrelliere, a disposizione non solo dei dipendenti, ma anche dei cittadini.
In relazione all'acquisto di biciclette è chiaro che si dovrebbe fare un censimento per verificare quanti dipendenti siano in grado di andare in bicicletta: è una battuta che vuole comunque essere anche una riflessione.
In ogni caso, se si tratta di una "raccomandazione" di valutare queste possibilità vi è il consenso della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

In quanto unico Consigliere regionale che da due anni usa la bicicletta come mezzo di trasporto, esprimo la mia soddisfazione per l'approvazione di questa legge. Vorrei apporre la mia firma, se i presentatori acconsentono sulla "raccomandazione" alla Giunta, affinché vi sia un segno concreto di volontà dell'uso della bicicletta anche da parte dei Consiglieri regionali.
Faccio una calda raccomandazione: usate la bicicletta!



PRESIDENTE

Grazie, collega Adduci, la sua raccomandazione sarà senz'altro tenuta in considerazione dai futuri amministratori della Regione Piemonte.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 773 nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

a) Congedi



PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cernetti, Croso e Pezzana e per la prima parte della seduta anche il Consigliere Ferrara.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 610: "Disposizioni finanziarie per gli anni 1991/1992"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 610.
Il Consigliere Santoni dà per letta la relazione che è a mani dei Consiglieri.
E' iscritto a parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Non riesco a giustificarmi alcune cose se non dicendo che nella fretta molto probabilmente ci si trova di fronte a un disegno di legge un po' abborracciato e quando i disegni di legge sono un po' abborracciati trattandosi di previsioni che possono essere modificate successivamente nelle variazioni, le cose possono anche andare a posto, come possono anche non andare a posto.
Nelle stime delle assegnazioni la legge n. 752 fa riferimento ad un numero di capitoli. Il capitolo 263 nelle entrate del bilancio non esiste e non sono quattro soldi, bensì è quasi il 50% delle entrate della legge n.
752: 120 miliardi su 288 miliardi. E' un capitolo che nelle entrate non esiste! Sarà un incidente di percorso, però vorrei capire meglio. Nelle uscite si fa riferimento al capitolo 3763. Nelle voci in uscita il capitolo 3763 non esiste! A parte il fatto che vorremmo capirne un po' di più, è chiaro che se questo progetto di legge verrà approvato così, se esiste un Commissario del Governo che controlla la legge, non so che cosa potrà dire.
Al di là di questi infortuni su cui vorremo avere dei chiarimenti, ci sono poi alcune valutazioni politiche che devono essere fatte. Valutazioni politiche che non possono che riprendere in parte quello che abbiamo detto ieri. Insistiamo su un indirizzo di carattere politico anche se ci rendiamo conto che le nostre argomentazioni non trovano sufficiente sensibilità da parte della Giunta.
Ieri dicevamo forestazione, dicevamo Comunità montane, dicevamo legge sulla cooperazione. Allora, sulla forestazione in due anni abbiamo un'entrata che è derivata dalla legge n. 752 che è di 12 miliardi. Dodici miliardi sono pochi, sarebbe opportuno recuperarne altri dall'art. 3 per garantire più risorse alla forestazione. Abbiamo in uscita 13,4 miliardi sulla forestazione, di cui 3,6 sono sugli incendi, quindi, di fatto, sulla forestazione abbiamo in tutto 8 miliardi in due anni.
Lo so che si cercherà di mettere, anche agendo sui residui passivi, i prossimi bilanci; non metteremo 4 miliardi per ogni bilancio sulla forestazione, questo lo so, però quando consideriamo 8 miliardi in due anni rispetto ai 29 miliardi in un anno messo nei capitoli per il 1990, si ha chiaramente la sensazione che l'effetto delle nostre argomentazioni è decisamente l'opposto di quello voluto, perché qui insistiamo su alcune cose, come sulla forestazione, e il risultato che otteniamo è l'opposto di quello che vorremmo. Allora vale forse la pena, da questo punto di vista per non dare danni alla montagna, stare zitti per evitare di produrre guasti superiori a quelli che già oggi la montagna presenta.
Otto miliardi sulla forestazione in una realtà come quella piemontese sono addirittura meno di quelli che vengono previsti per quanto riguarda la promozione dei prodotti agricoli. Cioè noi spendiamo di più in Piemonte stando a queste cifre, nella promozione sui prodotti agricoli che non sulla forestazione perché per quanto riguarda la promozione abbiamo 5,6 miliardi più 4,8 miliardi che vengono dati alle associazioni dei produttori le quali sostengono la loro ragioni di vita, anche sulla base degli indirizzi seguiti in questa legislatura dall'Assessorato, sulla promozione, quindi 5,6 più una parte dei 4,8 che vengono dati alle associazioni dei produttori. Il risultato quindi è che si spende di più sulla promozione che non sulla forestazione in Piemonte.
Si spende molto sull'assistenza tecnica: 32,4 miliardi con il risultato che non è ancora chiaro capire qual è la ricaduta che si ha sul territorio per quanto riguarda soprattutto gli aspetti di impatto ambientale nell'agricoltura in Piemonte.
Credo che ci si trovi in una situazione semplicemente incomprensibile per quanto riguarda la cooperazione.
Dico molto francamente che alle leggi incomincio a crederci sempre meno.
In Piemonte abbiamo fatto una bella legge sull'agriturismo, poi le risorse messe a disposizione sono state quelle che sono state. Sui giornali per una settimana si è scritto che avevamo una "grande legge" sull'agriturismo e poi il finanziamento è di 170 milioni in un anno. Con 170 milioni si comprano forse 10/15 boiler se si guardano le delibere di spesa della Giunta regionale.
Abbiamo fatto una grande legge sui parchi. Sui giornali sembrava di essere ritornati nei primi anni del centro-sinistra quando si scriveva che ognuno è più libero. Anche qui i contadini risultavano molto più liberi e gli imprenditori agricoli finalmente si trovavano in una situazione in cui c'erano non solo vincoli, ma anche incentivi, risorse e via di questo passo, ma poi i risultati, per quanto riguarda il bilancio, sono quelli che sono.
Precedentemente avevamo fatto una buona legge sulla cooperazione e avevamo trovato degli elementi di unità perché in quella fase, soprattutto da parte delle organizzazioni professionali, si teorizzava giustamente il Progetto Aquila. Oggi questa organizzazione ritiene che il Progetto Aquila sia addirittura superato, che si debba andare più avanti, forse in una dimensione diversa, dare più consistenza al sistema agroindustriale e di conseguenza anche più spazio alla cooperazione, tanto che si parla di accordi, di necessità di incontri tra organizzazioni professionali ed organizzazioni cooperativistiche.
In questo quadro la nostra legge regionale qualche elemento anticipatore, rispetto a quello che si sta muovendo, lo aveva portato avanti; oggi quando andiamo a vedere il finanziamento della legge n. 40 ci sono 15 miliardi sulle passività onerose, ma non c'è una lira per quanto riguarda i progetti di fusione che dovrebbero consentire l'espansione di un sistema cooperativistico che in questa fase non può essere solo ricondotto ad una politica delle stalle sociali.
Ritroviamo inoltre la solita filosofia (lo so che dico delle cose a vuoto nel senso che, come si suol dire, da questo orecchio non ci si sente), però è la solita filosofia della legge n. 63. I piani di miglioramento del Regolamento CEE n. 797 sono diventati una buona risorsa per riattivare la legge n. 63. Per questa politica di interventi sul sistema delle imprese sulla base di piani di miglioramento, che rispondono poi ad una filosofia diversa rispetto al 797, sono stati stanziati 58 miliardi. Quindi non può che esserci un giudizio negativo. L'unico aspetto di un certo interesse che ritroviamo in questa proposta di legge - e questo dimostra che non sempre le cose che diciamo possono produrre l'effetto opposto - sono i 30 miliardi per le Comunità montane e per le infrastrutture. Riteniamo però che questa cifra sia ancora insufficiente, e soprattutto riteniamo che il problema non sia tanto e solo quello di dare contributi per le infrastrutture nelle Comunità montane, ma di avviare dei veri e propri progetti su un fondo di investimenti per le Comunità montane come peraltro abbiamo chiesto durante la discussione della legge presentata dalle Comunità montane ed ancora ieri nella seduta di discussione sul bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, nella discussione di ieri sulle due leggi di variazione del bilancio, sia il collega Biazzi che io abbiamo avuto modo di fare riferimento al disegno di legge n. 610, per mettere in risalto la filosofia contraria rispetto allo spirito con cui abbiamo esaminato sia il preventivo del bilancio 1990 (nel gennaio scorso) sia le due leggi di variazione, esaminate ieri. Noi vediamo all'interno di questo disegno di legge una linea che tende sostanzialmente a pregiudicare anche sugli anni 1991 e 1992, un ulteriore elemento di rigidità del bilancio. Da questo punto di vista l'art. 1 richiede un chiarimento da parte della Giunta, in quanto la situazione è la seguente.
Spese per la sistemazione di immobili di proprietà regionale: 2 miliardi (cap. 1000). In questo capitolo nel bilancio 1990 sono previsti 6 miliardi, e i residui, che sono riportati sul bilancio 1990, ammontano a 6 miliardi e 969 milioni. Quindi, da questo punto di vista, vorremmo capire se ci sono iniziative, se c'è un piano di investimenti già delineato, che giustifichi da un lato l'urgenza (stante il fatto che ci sono questi residui) e dall'altro l'esigenza di iscrivere oggi i 2 miliardi in questo disegno di legge, che ipotechi l'utilizzo di questa cifra per gli anni prossimi. Mi pare che l'elemento dell'urgenza sia difficilmente dimostrabile, a meno che ci siano progetti già deliberati e già definiti da parte della Giunta regionale che sommino anche questi 2 miliardi.
Contributi per la predisposizione all'ampliamento di aree industriali attrezzate e per la realizzazione di infrastrutture finalizzate alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti: 2 miliardi 250 milioni (cap. 5025). Sul bilancio 1990 sono previsti 2 miliardi e mezzo, i residui su questo capitolo, sempre derivati dal bilancio 1990, sono 3 miliardi e 100 milioni. Anche in questo caso vorremmo conoscere se ci sono piani programmi, progetti e se c'è l'urgenza.
Contributi per l'acquisizione di terreni, la progettazione e la realizzazione delle opere di urbanizzazione, relative a centri intermodali plurifunzionali: 3 miliardi 780 milioni. Sul bilancio 1990: 440 milioni previsti, 400 milioni di residui. E' questo il finanziamento FIO per il 1989 per la realizzazione del terzo lotto dello scalo di Orbassano e per il Centro intermodale Boschetto di Novara? Se è questo, lo si espliciti. E' chiaro che dalla lettura del disegno di legge questa questione non traspare.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Scusa, Avondo, tu non sei a priori contrario, purché si capisca.



AVONDO Giampiero

Sto cercando di capire a cosa servono, e quali sono gli elementi di urgenza che portano oggi ad assumere questo disegno di legge. Nel senso che non si capisce perché questo disegno di legge debba essere assunto oggi da questa Giunta e da questo Consiglio, stante il fatto che fra tre mesi il prossimo Consiglio sarebbe in grado di assumere le determinazioni, e anche un impegno di questo tipo per gli anni finanziari 1991/1992, sulla base di una riflessione che la nuova Giunta e la nuova maggioranza faranno al momento del loro insediamento.
Contributi in capitale a Comuni o loro Consorzi ed alle Comunità montane per la costruzione, la ricostruzione, l'ampliamento e il potenziamento degli acquedotti e delle fognature, compresi gli impianti di depurazione: 4 miliardi (cap. 7260). Nel bilancio 1990: 2 miliardi previsti, residui 4 miliardi 500 milioni.
Spese per l'esecuzione di opere urgenti di edilizia scolastica: 500 milioni. Previsti nel bilancio 1990: 2 miliardi, residui: 3 miliardi e 200 milioni.
Colleghi, potrei continuare, ma credo che a questo punto non ne valga la pena; mi pare di aver esplicitato quali sono i dubbi e gli elementi di contrarietà se non ci vengono delle spiegazioni, che riguardano in particolare l'art. 1 di questo disegno di legge. La stessa questione riguarda gli artt. 2, 3, 4, 5, 6 e 6 bis; per quanto riguarda la parte relativa all'agricoltura il collega Ferro ha già sviluppato gli elementi di richiesta di informazione, che ci paiono necessari.
Per questo motivo gli elementi di urgenza che portano la Giunta a ritenere che questo disegno di legge debba essere approvato in questo scorcio finale di legislatura, sono per noi incomprensibili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi, replico i concetti che ho già evidenziato ieri sera. Il collega Ferro mette in discussione innanzitutto l'impostazione di spesa, e poi evidenzia alcune carenze finanziarie nella spesa dell'Assessorato regionale dell'agricoltura.
Per quel che concerne l'indirizzo generale, dico che i due capitoli che lui ha evidenziato come inesistenti nel bilancio 1990 sono stati istituiti con la seconda legge di variazione che abbiamo approvato, quindi sono due capitoli esistenti sia nella "entrata" sia nella "uscita".
Per quanto riguarda l'impostazione di spesa sul piano generale evidenzia l'esigenza di applicare nella nostra Regione i regolamenti comunitari, che possono essere più o meno condivisi, ma che debbono essere applicati così come la Comunità ce li dà, pena la non possibilità di rientro delle risorse finanziarie che la Comunità europea mette a disposizione. Ieri sera ho evidenziato che sull'art. 5 della legge n. 752 il Piemonte è passato, proprio in base alla capacità di spesa che ha nei confronti delle altre Regioni italiane, da un'assegnazione di 24 miliardi sull'art. 5 del 1989 ad un'assegnazione di 63 miliardi nel 1990. Questo perché abbiamo applicato con serietà i regolamenti comunitari, abbiamo dato un'impostazione finanziaria che oggi comincia a dare i propri risultati.
Il Piemonte è la prima Regione in Italia nell'assegnazione dell'art. 5 derivante dalla capacità di spesa delle Regioni. Credo che questo dato faccia chiarezza, perché è un dato ufficiale che fa parte della deliberazione CIP dell'assegnazione dei fondi 1990.
Il collega Ferro inoltre dice che spendiamo troppo poco per la forestazione. Intanto noi diamo applicazione al Piano forestale nazionale tutte le risorse che ci vengono da quella direzione, noi le spendiamo per la forestazione. Vorrei evidenziare, però, che quando lui asserisce che ci sono i 30 miliardi tra il 1990 e il 1991 per il 1401, e parla di infrastrutture, dimentica che nel 1401 oltre alle infrastrutture c'è anche la forestazione. Quindi i 15 miliardi del 1991 e i 15 del 1992 possono essere spesi dalle Comunità montane in una gestione diretta della forestazione. E' un impegno consistente che può avvenire sia attraverso le iniziative gestite direttamente dai servizi regionali sia attraverso le iniziative gestite dalle Comunità montane.
Il collega dice che abbiamo stanziato poco per la legge n. 40. Anche in questo caso noi siamo in grado di fare fronte a tutta la capitalizzazione ammontante a 50 miliardi tra il 1988, il 1989 e il 1990 e incominciamo a finanziare le iniziative e i progetti di sviluppo, cioè quelle forme di fusione o di incorporazione che hanno determinato delle esigenze di miglioramento delle strutture. Anche in questa direzione incominciano ad esserci le prime risorse disponibili che troveranno ulteriori accentuazioni proprio negli anni 1991 e 1992, in quanto finita l'azione di capitalizzazione e anche di pagamento delle poche passività onerose della cooperazione piemontese, saremo in grado di concentrare le risorse per quel che concerne i progetti di sviluppo.
A me pare quindi di poter dire che non è consistente il rilievo dell'impostazione complessiva, non è consistente il rilievo per quello che riguarda i settori specifici, pur condividendo alcuni aspetti che per devono essere inquadrati nella situazione della obbligatorietà di dare applicazione ai regolamenti comunitari. Questo, il collega Ferro qualche volta tende a dimenticarlo. In questa Regione, come nelle altre Regioni italiane, noi non possiamo applicare i regolamenti comunitari come vogliamo noi. Noi abbiamo già selezionato l'intervento, l'abbiamo già ricondotto ad un numero inferiore di interventi previsti. Questo vale anche come spiegazione al numero dei capitoli dell'Assessorato all'agricoltura, che è vero possono essere in alcuni casi riaccorpati, ma che devono tenere conto della vastità di intervento non previsto dalla nostra legislazione, ma previsto dai regolamenti comunitari ai quali dobbiamo dare applicazione pena il non rientro di risorse comunitarie.
Per quel che concerne gli aspetti settoriali ho dimostrato che, per esempio, nel settore della forestazione si spende così come si spende nel settore della cooperazione. Il collega dice che spendiamo troppo per i Piani di sviluppo: questa è una posizione che ci divide; io ritengo che intervenire con Piani di sviluppo aziendali, miglioramento e sviluppo delle aziende sia una spesa opportuna perché sono tante le aziende che hanno bisogno di un intervento regionale per poter migliorare la loro situazione.
Sul problema generale, complessivo: perché questa proposta? Io dico che di fronte alle accuse che venivano già dal 1980 e dal 1975 di una scarsa capacità di coincidenza fra l'impegno e la spesa nel settore dell'agricoltura, i residui passivi sono nel settore dell'agricoltura fisiologici; a me sembra che l'unico modo per poter superare questo stato di cose sia quello di operare su bilanci pluriennali, perché solo in quel momento l'impegno potrà coincidere a larghe linee con la spesa; se invece non vi sono i bilanci pluriennali difficilmente questo problema, che viene da tutti denunciato e anche riconosciuto dall'Assessore, potrà trovare superamento. Quindi, vi è un'esigenza di fondo di avere a disposizione il bilancio pluriennale che è proprio quella di superare le difficoltà di impegno e di relativa spesa nel settore agricolo, vista la difficoltà di abbinare il momento dell'impegno al momento della realizzazione dei lavori che danno la possibilità del pagamento. Anche per questa motivazione credo che, almeno per quel che concerne la parte finanziaria collegata all'agricoltura sapendo che sono risorse certe già stabilite da una legge quadro nazionale, sia opportuno che questo disegno di legge venga approvato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sto a ripetere cose note che, oltretutto, rientrano nell'illustrazione che normalmente viene rivolta dal Consigliere relatore; una larga parte della materia del contendere è già stata affrontata almeno per 2/3 o 3/4 da parte dell'Assessore Lombardi.
In termini di estrema sinteticità, vorrei solo richiamare come questo disegno di legge trovi complessivamente la sua giustificazione nella necessità di consentire il finanziamento di opere di investimento che solitamente richiedono un tempo di realizzazione non concentrabile nell'anno finanziario e poi ancora quella di non tenere immobilizzate risorse sotto forma di residui passivi oltre i limiti che normalmente possono essere conferiti entro questo spazio. Lo strumento è previsto dall'art. 56 della legge di contabilità regionale, quindi siamo in sintonia con la norma. Le spese vengono autorizzate con riferimento al bilancio pluriennale, dove è possibile assumere prenotazioni di impegno che consentono di assumere l'obbligazione giuridica subito, ma rinviando entro archi temporali più ampi, quindi dell'anno successivo, la ricerca vera della disponibilità entro il bilancio pluriennale.
Sono circa 165 miliardi per ciascheduno degli anni 1991 e 1992, di cui 144 (mi richiamo alla premessa) portati avanti dal settore agricolo espresso poco fa dall'Assessore Lombardi, alla luce delle assegnazioni che perverranno alla Regione Piemonte in applicazione di una legge dello Stato la legge n. 752/86.
Ci sono i residui: 21 miliardi, sui quali è possibile, ovviamente a seconda del come un collega si colloca, dare un'interpretazione circa la loro distribuzione. Essi dovrebbero entrare attraverso un mutuo che si presume di stipulare a pareggio del disavanzo sia per l'anno 1991 sia per l'anno 1992. Devo dire che l'elenco, che evidentemente emerge nel disegno di legge, richiama voci sulle quali insistentemente gli Assessori singoli avevano richiesto che fossero allocate all'interno del bilancio 1990, ma i noti motivi sui quali ieri sera abbiamo aperto non poche discussioni lo hanno impedito.
Devo poi dire che su talune voci, ad esempio quella dell'adeguamento degli stabili regionali alle norme di sicurezza, è possibile dire tutto e il contrario di tutto, perché c'è uno stacco di tempo da quando nasce la volontà, l'esigenza o l'obbligo, come nel caso delle sicurezze, di sistemare degli stabili e il momento nel quale la progettazione inizia il suo percorso, matura i consensi; talvolta taluni nostri consensi, legati alle concessioni da parte del Comune, legati ai visti delle Sovrintendenze (trattandosi anche di edifici relativamente vetusti), comportano un percorso in un arco temporale che va al di là di quanto interviene solitamente laddove non ci sono determinati filtri e determinati passaggi.
Ripeto: queste somme (ad esempio per l'adeguamento degli stabili regionali alle norme di sicurezza) sono ancora insufficienti rispetto alla massa dei bisogni, ma è interessante da parte nostra proporre oltretutto la volontà e la ricerca di una risoluzione proprio per non incappare nelle maglie di taluni aspetti che in negativo la legge pone a carico degli inadempienti, talune sanzioni, sanzioni di ogni tipo. Quindi, su questo piano noi ci impegniamo oggi per il domani e con tutta probabilità anche per il dopodomani.
E poi, non demonizzerei eccessivamente il problema dei residui passivi allorquando investono queste voci o altre, semmai censurerei le voci che vanno in economia, allorquando non si riesce a realizzare un'intenzione ed un progetto. Ci sono le altre voci: ad esempio gli acquedotti e le fognature, ne abbiamo parlato anche ieri. E' evidente che su queste voci è diversa l'interpretazione dei problemi da parte dell'opposizione e da parte del governo; ma è indubbio che noi riteniamo che la situazione, che ha aspetti di eccezionalità in particolare per quanto riguarda gli acquedotti comporta questo minimo di presenza, perché 5 miliardi impegnati su questa legge alla fine fanno ben poca cosa sol che pensiamo che, ad esempio, ci sono taluni acquedotti finanziati con il FIO, con note di variazione e non più nei lavori, con variazione di progetto, non più rifinanziati che hanno visto, per esempio, un investimento di 15 miliardi e mancano appena 2-3-4 miliardi per completare le opere e di fatto si vanificano i grossi impegni di prima per l'assenza di successivo danaro.
Le voci che investono l'edilizia scolastica e gli interventi nel settore museale, delle biblioteche si illustrano da soli: sono dimensioni di bisogno che vengono assolte lungo il percorso del bilancio ordinario in una percentuale di tanta tenuità, mentre la domanda rappresenta esigenze estremamente robuste.
La stessa cosa vale per i 4 miliardi per il pronto intervento. Ieri ne abbiamo parlato in occasione del pacchetto finanziario e avvertivamo come nel volgere di pochi anni, noi abbiamo abbattuto del 50% il pronto intervento della Regione. Mi pare che questo non sia trascurabile soprattutto non è trascurabile il fatto che i Geni civili periferici chiamati dagli enti territoriali di volta in volta accertano una dimensione di bisogno di estrema grandezza, e poi noi non siamo in grado di liquidarli, quindi abbiamo abbattuto della metà il bisogno e abbiamo interventi richiesti, pregressi, taluni di questi che comportano anche l'assunzione di responsabilità nei ritardi per almeno 25 miliardi.
Direi poi che l'emergenza idrica, l'emergenza incendio, l'emergenza vento di questi ultimi tempi hanno comportato una massa di esigenze e di richieste e dall'inizio dell'anno ad oggi abbiamo già convenuto circa un miliardo e mezzo. L'aggiungere 1 miliardo 100 milioni per la L.R. n. 56 dell'innovazione tecnologica è un atto dovuto, sanziona un progetto che lentamente sta rendendo questa legge autofinanziabile lungo il suo percorso ciclico, per cui questo è denaro speso ed investito bene ed è produttivo di conseguenze positive per la comunità.
Abbiamo previsto 3 miliardi 780 milioni per i centri intermodali, per i quali ci riferiamo a tutta quella serie di bisogni che sono sul territorio che danno risposta a ruoli, ad impegni e a progetti che sono appartenuti alla Regione Piemonte (cito per tutti, il Centro intermodale novarese, il SITO e gli altri Centri intermodali). Per cui ritengo che non abbiamo buttato lì delle proposte, sono razionali, rappresentano una schiumatura rispetto alla dimensione della domanda fatta dai singoli Assessorati.
Impegniamo oggi prevedendo il domani proprio anche nell'intenzione, in accoglimento di sollecitazioni che sono nell'aria da parte della stessa maggioranza, di contenere i tempi e i percorsi che non possono essere elusi o costretti, per certi aspetti seviziati, dalla mancanza di risorse finanziarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Le risposte date sono tali da non farci superare un elemento di dubbio e di riflessione. Mi pare che dalle cose dette dal Presidente Beltrami gli elementi dell'urgenza per predisporre questo disegno di legge non siano venuti, quanto meno non ci hanno convinti. D'altro canto, anche sul versante dei progetti eventuali già avviati, rispetto ai quali occorre comunque fare fronte con un orientamento di spesa per il prossimo biennio mi pare che la risposta non sia del tutto convincente. Invece per quanto riguarda il versante dell'agricoltura l'Assessore Lombardi si è sforzato nel dire, con una motivazione sulla quale possiamo concordare, che il bilancio pluriennale è comunque una condizione per una più celere capacità di spesa, ancorché criticabile dal punto di vista della sua finalizzazione.
Svolte queste considerazioni, propongo alla Giunta regionale di stralciare dal disegno di legge i primi sei articoli, rinviandoli alla prossima amministrazione, stante il fatto che in questi due mesi non ci sarà la possibilità di un impegno concreto di ordine finanziario di queste risorse, e di predisporre il disegno di legge che riguarda l'art. 6 bis relativo alla partita dell'agricoltura e quanto viene dopo.
Mi auguro ci sia la possibilità che la Giunta concordi. Se non è così signor Presidente, siamo in difficoltà, nel senso che per le argomentazioni che abbiamo usato sia stamani sia ieri nella discussione dei due disegni di legge di variazione del bilancio, che ci hanno fatto dire che secondo noi operazioni di questo tipo rischiano di irrigidire ulteriormente il bilancio per coloro che verranno dopo, mi pare ci debba essere un orientamento diverso da parte del Gruppo comunista.
Invito la Giunta a considerare l'opportunità di stralciare i primi sei articoli.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Penso che il collega Avondo proponendo questa sollecitazione ci metterebbe nella condizione su 165 miliardi di accoglierne circa 144 per l'agricoltura più qualche - scusate il termine improprio - frattaglia per altre voci e in sostanza di non dare delle risposte a problemi che sono sul tappeto...



AVONDO Giampiero

Per tre mesi.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Consigliere Avondo, il fabbricato di Piazza Castello ha da tempo le impalcature ed è in un percorso di progettazione e di esecuzione che durerà ancora per anni. Mi parrebbe che noi ci mettiamo in pista in tempo utile perché chi verrà dopo di noi possa raccogliere queste possibilità che rientrano in una proposta complessiva che è quella degli otto disegni di legge di carattere finanziario che abbiamo presentato nei giorni scorsi e che avrebbero dovuto essere votati nella giornata di ieri. In merito all'ultimo che attiene al recepimento del contratto dei dipendenti regionali pensiamo di riuscire entro domani a sistemare il tutto e tra poco la Giunta provvederà a rassegnare l'ultima revisione della terza legge di variazione al bilancio, ma non è che nascano cose da se stesse o dal caso nascono da una riflessione complessiva attorno ad una manovra che ha ragione d'essere solo se risolta nelle sue diverse poste che complessivamente portano a questi risultati. Per cui mentre ieri ho fatto una fatica anche umana nel dover respingere emendamenti per 10 o 20 milioni, proprio per non scardinare un'impostazione, la Giunta è nell'impossibilità di poter accogliere la proposta di emendamento avanzata dal Consigliere Avondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Intervengo in merito all'art. 1, sul quale il collega Avondo ha chiesto dei chiarimenti. Alla luce di quanto detto dal Presidente Beltrami prendiamo atto della sottolineatura in merito alla necessità di dare continuità ad interventi sul patrimonio regionale, i quali non potranno che essere finanziati anche in futuro dalla Regione, per cui una prenotazione se ritenuta indispensabile da parte della Giunta regionale, per finanziare questi interventi può non trovare la nostra opposizione.
L'altro discorso vale per la partita che riguarda il settore dell'agricoltura, per il quale ci sono dei vincoli particolari che possono giustificare il mantenimento di questa proposta che permette la prenotazione sugli esercizi futuri e non è una partita di poco conto.
Fuori da queste partite non abbiamo avuto alcuna risposta di merito che giustifichi, per le poche settimane che ci dividono dal subentro in carica di altri amministratori, le prenotazioni al 1991 e al 1992.
Credo sia una cosa saggia continuare su questa strada, non solo per la situazione di dissesto del nostro bilancio, ma perché una proposta poteva essere concretizzata, di fronte alle emergenze verificatesi nella comunità regionale (ad esempio, per gli incendi, per la siccità ed altre che possono derivare), da parte della Regione stessa con un fondo apposito nei capitoli già previsti nel bilancio che possono essere quelli generali o un fondo specifico delle risorse per poter intervenire in casi di emergenza del tutto imprevedibili. In quel caso si giustifica che in questi due-tre mesi, di fronte alla ripresa degli incendi, di fronte al permanere della siccità che può portare a situazioni drammatiche, è giustificabile in questo caso che anche la Giunta, in vacanza del Consiglio, possa intervenire. A noi sembra di formulare proposte ragionevoli che conciliano l'interesse sulla rapidità dei tempi di esecuzione per alcuni lavori che non possono essere che quelli relativi al patrimonio regionale, oppure per l'utilizzazione di risorse che già ci sono, ed è un peccato lasciarle ferme per alcuni mesi perché ci sono delle pratiche che è giusto istruire.
Per il resto noi riteniamo sia opportuno soprassedere affinché si costituisca un fondo globale per interventi di carattere del tutto eccezionali e straordinari. Sarà la nuova maggioranza, sarà la nuova Giunta a destinare quelle risorse; non dimentichiamo che da giugno in avanti, cioè per i sette dodicesimi del bilancio regionale, i titolari saranno altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, intendo intervenire sulla questione relativa al Museo ferroviario, istituito con legge regionale del luglio 1978, in quanto il bilancio del 1990 mi pare preveda una discreta riduzione degli stanziamenti a sostegno dell'attività del museo. Pur con tutte le riserve giustamente sollevate dal collega Biazzi sulle prenotazioni del 1991/1992 che potrebbero giustamente essere rimandate ai mesi successivi (ma l'intenzione della Giunta è quella di "prenotare"), appare veramente una scelta riduttiva il non prevedere un adeguato sostegno al Museo ferroviario che riveste un ruolo importante per il Piemonte, e in particolare per la città di Torino.
Il 29 maggio 1989 insieme ad altri colleghi presentai un'interpellanza a seguito della mia partecipazione ad un Convegno internazionale svoltosi presso il Politecnico di Torino il 21 maggio. A tale Convegno parteciparono rappresentanti e gestori dei Musei ferroviari in Europa, e nell'occasione mi resi conto della notevole attività che un gruppo di persone - ormai da dodici anni svolge a sostegno della formazione del Museo ferroviario. Tale gruppo ha reperito numerosi manufatti di grandissimo interesse storico e scientifico. Mi sono reso conto che il ruolo rivestito dalla Regione Piemonte in ordine al problema di dare una sede a questo museo era insufficiente.
Nel corso di quel Convegno sono state ventilate varie ipotesi; i responsabili del museo insistono affinché, nell'ambito di una politica urbanistica del Comune di Torino così ricca di aree disponibili, come le ex aree industriali e su indirizzo preciso della Regione Piemonte, venga individuata un'area in Torino da adibire a sede del Museo ferroviario.
Questa tesi è anche sostenuta dal fatto che il Consorzio Trasporti Torinesi è interessato ad aderire alla formazione del Museo ferroviario con la parte di materiale mobile su rotaia che fa parte della storia dell'Azienda Trasporti Torinesi.
Per questi motivi una delle ipotesi di realizzazione del Museo ferroviario viene indicata nelle aree delle officine ferroviarie che prospettano sulla ferrovia dalla parte opposta del Politecnico.
Una seconda ipotesi prevede la realizzazione del Museo ferroviario questa ipotesi venne avanzata dal Sindaco di Savigliano - in un'area di 40 mila metri quadrati già disponibile all'ente pubblico nella città di Savigliano. In quell'occasione sono intervenuto e ho espresso anch'io una preferenza prioritaria affinché la sede del museo possa trovare luogo in Torino, visto che si tratta di un museo di rilevanza internazionale.
Avevo inoltre dichiarato che mi pareva inammissibile continuare nell'incertezza di prospettive concrete di realizzazione del museo. Anche coloro che lavorano per il museo hanno bisogno di scelte chiare e di sapere che non lavorano per un futuro che non ci sarà, ma che lavorano affinch questo museo trovi una sede.
Quindi, al di là delle scelte sulla localizzazione, avevo sollevato questo problema affinché si desse uno sbocco ad una vicenda che dura ormai da dodici anni.
Ho fatto questo breve riassunto della situazione per giustificare il nostro disorientamento di fronte ad una scelta di bilancio che prevede un taglio sulle spese per il 1990 e assenza di prospettive negli anni 1991/1992.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non vi è stato alcun taglio: l'importo assegnato al Museo ferroviario è uguale agli anni precedenti.



CHIEZZI Giuseppe

Ho sollevato questa questione principalmente perché non è stata data risposta dal maggio dell'anno scorso - probabilmente risposta non sarà più data - ed il Consiglio regionale (così come richiedeva l'interpellanza) deve conoscere quali sono le intenzioni della Giunta su questo problema.
Si tratta di un problema che richiede una risposta, se non altro per rispetto all'impegno che decine di persone hanno profuso per costruire un Museo ferroviario, che dispone di materiali, ma manca di una sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Francamente bisogna pur dire che di fronte a manovre di questo genere sorge il dubbio che l'interesse specifico sia quello di mettere a posto alla vigilia della scadenza di una legislatura - tutte quelle partite di spesa non vincolata, onde evitare che le prossime finanziarie non diano gli spazi utili, necessari per intervenire su un determinato pacchetto di operatività della Giunta fuori da tutto ciò che è nell'ordinaria amministrazione, possiamo dire, per usare un termine più nobile nell'ambito delle spese cosiddette vincolate.
A parte il discorso avanzato giustamente dall'Assessore all'agricoltura, per tutto il resto noi ci troviamo di fronte ad un'operazione di ingegneria finanziaria che consente talune prenotazioni di impegno, quanto meno in quota parte.
Per quello che compete il Gruppo del Movimento Sociale Italiano noi siamo contrari, non per principio, ma per posizione politica; i bilanci sono documenti politici per eccellenza, quindi, anche se ravvisiamo in questo disegno di legge opportunità di natura squisitamente amministrativa tali da consentire agli uffici competenti di poter operare con una certa tranquillità, ci pare che il tutto non sia tanto lontano da quanto accaduto in occasione del bilancio di previsione 1990, quando si è potuto impegnare una quota del 40% del bilancio (che poi è stato riveduto e risistemato con tutte le operazioni che ci hanno dato il bilancio definitivo del 1990).
Queste affermazioni sono anche esplicitate per affermare che operazioni di questo genere avrebbero potuto essere attuate su tutto il contesto delle voci di bilancio che impegnano la Giunta ad operare oltre i livelli di ci che è obbligatorio, di ciò che è vincolato. Giudizi di natura politica, di attesa se ne potrebbero dare di fronte alle intenzioni dichiarate, il Movimento Sociale Italiano potrebbe assumere una posizione di attesa e quindi potremmo anche astenerci, però come si fa ad evitare gli equivoci che potrebbero sorgere da un'astensione del Movimento Sociale Italiano di fronte a quelle che sono le forche caudine dentro le quali la Giunta si muove, denunciando uno stato leviatano e quindi la mancanza di risorse.
Dopodiché anche per questo disegno di legge, senza sorrisi maliziosi di denuncia magari di una possibile nostra incompetente partecipazione politica, noi siamo contrari, ma motivati nei termini che ho espresso.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame del provvedimento.
E' stato presentato un emendamento da parte del Presidente della Giunta Beltrami, il cui testo recita: negli artt. 1, 2, 3, 4, 5 e 6 è soppressa l'indicazione dell'anno "1992". Di conseguenza la frase è riscritta al singolare.
La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Riduciamo questo tipo di intervento per l'anno 1991; negli artt. 1, 2 3, 4, 5 e 6 è soppressa l'indicazione dell'anno 1992. Questo per dimostrare, come atto di buona volontà, di non essere intenzionati ad allungare le mani troppo e lasciando al futuro ogni migliore decisione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli, 3 contrari e 12 astensioni.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 e relativi allegati - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 9 e relativi allegati sono approvati.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 619: "Risarcimento dei danni arrecati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole e ai pascoli nelle aree protette regionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 619, di cui al punto 48) all'o.d.g.
Si tratta di un provvedimento licenziato all'unanimità dalla Commissione competente e composto di un solo articolo.
Non essendovi richieste di parola si proceda all'esame del provvedimento.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 1344: "Istituzione del Fondo straordinario per l'occupazione, art. 3, L.R. n. 53/89 Individuazione dei criteri per l'ammissione ai contributi delle imprese interessate"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 1344, di cui al punto 56) all'o.d.g., che è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1356: "Proposta al Consiglio regionale per l'istituzione della Conferenza regionale permanente sul commercio"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1356, di cui al punto 57) all'o.d.g., anch'essa licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1357: "Proposta al Consiglio regionale per l'istituzione di un Osservatorio regionale per l'individuazione dei settori economici da promuovere sui mercati"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1357, di cui al punto 58) all'o.d.g., licenziata all'unanimità dalla competente Commissione consiliare.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1335: "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine - Legge n. 386/75"


PRESIDENTE

Il punto 59) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1335.
Si tratta di un provvedimento licenziato a maggioranza dalla competente Commissione consiliare, ma mi informa l'Assessore Cerchio che la richiesta di modificazione avanzata in quella sede da parte del Consigliere Biazzi a nome del Gruppo comunista è stata accolta dalla Giunta.
L'emendamento predisposto conseguentemente dall'Assessore Cerchio recita: al punto a) del deliberato viene aggiunto il seguente periodo: "Le Comunità montane provvedono alla destinazione delle risorse sentiti i Comuni interessati, con particolare attenzione per i problemi dei Comuni con la più alta incidenza di frontalierato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione nel testo modificato che verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 1406: "Verifica dell'individuazione e delimitazione territoriale delle aree programma di cui all'art. 7 della L.R. 16/3/1989, n. 16"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1406, di cui al punto 43) all'o.d.g., che è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame progetto di legge n. 612: "Promozione dell'attività fisico-motoria in Piemonte. Aggiornamenti e modifiche alla L.R. n. 10 dell'1/3/1979"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il progetto di legge n. 612, di cui al punto 66) all'o.d.g.
Tale provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla VI Commissione consiliare.
Il relatore, Consigliere Villa, dà per letta la relazione.
Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 605: "Interpretazione autentica dell'art. 31 quater, commi terzo ed ottavo, della L.R. 23/8/1982, n. 20 e successive modifiche ed integrazioni"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 605, di cui al punto 39) all'o.d.g., anch'esso licenziato all'unanimità dalla V Commissione consiliare.
Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.
Si conclude a questo punto la prima parte dei lavori del Consiglio.
Comunico, prima di sospendere la seduta, che è convocata immediatamente la Giunta regionale.
Comunico altresì che alle ore 14 è convocata la III Commissione e alle ore 14,30 sono convocate le Commissioni I, II, IV e VI.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,05, riprende alle ore 16,10)



ROSSA Angelo


Argomento: Varie

Saluto al signor Giulio Grigas, Sindaco del Comune di Fenestrelle


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vorrei portare via due minuti al Consiglio. Lasciatemi adempiere ad un dovere di riconoscenza nei confronti di un cittadino che ha seguito nella veste di Sindaco del Comune di Fenestrelle, il signor Giulio Grigas, ogni giovedì i lavori del Consiglio regionale. Gli offriamo un omaggio. Con questa targa premiamo i 1.209 Sindaci della nostra comunità che egli rappresenta in questo stretto rapporto di collaborazione tra Regione e Comuni.



(Viene consegnata una targa al signor Giulio Grigas Sindaco del Comune di Fenestrelle)



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo per stabilire l'ordine dei lavori del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,20, riprende alle ore 17,05)


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle adunanze consiliari del 9 10, 23 e 30 novembre, 14, 21 e 22 dicembre 1989, 10, 18, 19, 23, 24 e 30 gennaio, 8, 15, 22 e 23 febbraio, 1, 2, 13 e 14 marzo 1990 verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sul funzionamento delle Commissioni consiliari


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, devo segnalare con vivo dispiacere il modo con il quale vengono condotte alcune riunioni delle nostre Commissioni e in una situazione di emergenza, certo, ma nella quale credo non vi debba essere sopraffazione delle richieste di democrazia che sono proprie del nostro Regolamento.
Segnalo che la II Commissione si è chiusa su una dichiarazione di mancanza del numero legale che non sussisteva e quando la Commissione è riunita, con il numero legale, se poi ha le potestà per poter decidere o meno, quello lo si stabilisce nella misura in cui lo si verifica con i tempi possibili. Però se si approfitta di piccole uscite di rappresentanti di Gruppi per dichiarare l'insussistenza di questo numero legale, è chiaro che a questo punto non parteciperemo più ad alcuna riunione perché il gioco è troppo semplice, ma non mi pare che si addica al clima di responsabilità che deve caratterizzare questa fase finale dei nostri lavori. La prego di essere garante di questa verifica e se è il caso di richiedere che la II Commissione si possa ancora riunire per decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, intervengo in qualità di Presidente della II Commissione, perché il problema sollevato dal collega Picco in aula richiede una precisazione per contezza del Consiglio.
Ricordo che la II Commissione è stata convocata oggi alle 14,30 con dei punti precisi all'o.d.g., indicati nella seduta dello scorso venerdì mattina. I punti a disposizione, oltre che "Distribuzione ed approvazione dei verbali" e "Comunicazioni del Presidente" erano ben precisi ed individuati: "Esame della proposta di deliberazione relativa al riconoscimento delle calamità gravi del febbraio/marzo scorso" che tutti conosciamo, "Esame della proposta di deliberazione della Giunta regionale sui contributi per limitati interventi di edilizia scolastica" "Interrogazione della Provincia di Torino in merito allo studio per la predisposizione della pianificazione integrale del trasporto nell'area metropolitana torinese" che lei, signor Presidente, conosce bene e le "Varie ed eventuali". Noi ci siamo riuniti alle 14,30. I tempi preventivati non erano abbondanti anche se avevamo un o.d.g. piuttosto corposo. Erano provvedimenti che si riteneva potessero essere esauriti in tempi ragionevoli. Ci siamo prolungati oltre il previsto, però tutti i punti all'o.d.g. sono stati esaminati. Su tutti la Commissione ha espresso il proprio parere e le proprie valutazioni. In quella seduta si è arrivati al termine dell'esame dei provvedimenti oggetto dell'o.d.g. Ovviamente le varie possono essere infinite e non hanno mai termine. Esauriti i punti specifici qualche Consigliere ha chiesto l'iscrizione all'o.d.g. di altre questioni. Farei torto all'intelligenza del Consiglio parlando della consistenza di questi punti di cui veniva chiesta l'iscrizione all'o.d.g.
alle 16 circa di questo pomeriggio, con lei che da tempo ci sollecitava la chiusura dei lavori della Commissione. Abbiamo tutti le orecchie per sentire le sue scampanellate. Nonostante questo è stata fatta la richiesta di iscrizione di questi punti all'o.d.g., in particolare della legge urbanistica, o quella presentata venerdì mattina o, eventualmente, quella presentata qualche mese fa dalla Giunta. Non si è verificato il numero necessario per l'iscrizione all'o.d.g. di questi punti. Mi si dice che si doveva aspettare chi era uscito, non si sa perché. Certamente lì non c'era il numero legale e il numero per iscrivere altri punti all'o.d.g. era mancato da tempo. Questo è quanto è successo nella II Commissione di oggi alle 14,30 che si è chiusa intorno alle 16. Lascio perciò valutare al Consiglio che cosa effettivamente è successo. Mi limito a ricordare che in Commissione nessuno si è formalizzato per il fatto che la richiesta di iscrizione all'o.d.g. è stata avanzata quasi alle 16, mentre noi sappiamo che il nostro Regolamento per le Commissioni prevede che la richiesta di iscrizione all'o.d.g. deve essere avanzata all'inizio della seduta.
Esaurito l'o.d.g. mi è sembrato logico che si chiudessero i lavori della Commissione. Non do giudizio sulle assenze, ricordo però che dopo che quei punti erano stati iscritti all'o.d.g. nella seduta di venerdì scorso non hanno potuto essere affrontati perché anche allora, per richiesta esplicita che risulta dai verbali della nostra Commissione, non si è potuto proseguire nell'esame dei provvedimenti stessi. Evidentemente ci sono altri strumenti se si vuol chiedere l'esame da parte delle Commissioni di argomenti ritenuti indispensabili da affrontare prima della chiusura di questa legislatura. Non credo sia necessario che io li suggerisca a lei signor Presidente: o sospensione del Consiglio perché si riuniscano le Commissioni per esaminare alcuni affari, come dice il nostro Regolamento oppure altre procedure che tutti noi conosciamo. Sicuramente non c'è alcun ostacolo da parte della Presidenza ad adempiere alle regole che il Consiglio regionale si è dato.



PRESIDENTE

Sono rammaricato di questo incidente che ha dato luogo a questa pregiudiziale sollevata dal collega Picco. Comprendo anche i momenti, siamo nella serrata finale quindi c'è anche della tensione attorno a questioni che valutiamo importanti. Vorrei comunque sdrammatizzare la situazione. Se il Presidente della II Commissione lo ritiene può riconvocare la Commissione per domani. Le stesse cose sono state in parte oggetto della discussione che c'è stata nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo, che per la verità non ha ancora portato ad alcuna conclusione, non essendo stata assunta alcuna posizione da parte della Commissione.
Credo quindi sia necessaria un'ulteriore riunione per valutare questo specifico punto, oggetto di richiesta di iscrizione.
Confidiamo nel senso di responsabilità che ha sempre accompagnato ciascun collega nell'espletamento delle varie funzioni; rimetto ai Presidenti delle Commissioni, e al loro senso responsabile, una questione di ordine procedurale doverosamente da dirimere, lasciando ad ognuno, nel merito, piena libertà di decisione.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ovviamente, prima di prendere qualsiasi decisione in merito sentirò il Vicepresidente: queste sono le regole. Personalmente, non ho, ovviamente alcuna remora a convocare la II Commissione con i punti all'o.d.g. di cui verrà fatta formale richiesta, ai sensi del nostro Regolamento, e a qualsiasi ora venga stabilita.
C'è un'altra strada: il Consiglio regionale può autorizzare la riunione delle Commissioni indicando i punti all'o.d.g. da trattare. Anche in questo caso, a qualsiasi ora della giornata di domani, ovviamente non ho - e credo d'intesa con il Vicepresidente - alcuna remora a convocare la Commissione con i punti all'o.d.g. che decide il Consiglio regionale: sono tutte procedure previste dal Regolamento, a cui io scrupolosamente mi atterrò.
La questione, in realtà, non è solo di natura regolamentare, ma riguarda i rapporti tra i Gruppi di questo Consiglio e la resa fruttuosa dei nostri lavori. Per quanto mi riguarda, sentito il Vicepresidente, non ho alcuna remora ad adempiere ad obblighi che mi competono, da qualunque strada deriveranno.
Se il Consiglio autorizza da adesso la riunione della Commissione, a qualsiasi ora, la Presidenza della Commissione non potrà che attenersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Non intendo discutere l'autonomia del Presidente della II Commissione intervengo per dichiarare l'autonomia del Gruppo comunista rispetto al Presidente della II Commissione, che, in quanto tale, rappresenta un momento istituzionale e quindi non può che attenersi a quanto gli detta il Regolamento.
Voglio invece dichiarare che il Gruppo comunista si riserva di non partecipare alla riunione della II Commissione, così come ad eventuali altre, nella giornata di domani. Tali richieste, Presidente, hanno il solo scopo di licenziare frettolosamente dei provvedimenti, per poter presentare in aula, nella giornata di domani, magari nel tardo pomeriggio, disegni di legge di grandissima complessità, senza alcuna possibilità di essere votati dal Consiglio.
Quindi, essendo chiaro che l'intento che muove coloro che chiedono riunioni di Commissioni per la giornata di domani è unicamente di tipo elettorale, per rispetto a questo Consiglio il Gruppo comunista si riserva di non partecipare ai lavori di queste Commissioni e di trarne le conseguenze nel suo comportamento in quest'aula.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 483: "Organizzazione e funzionamento delle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 483, di cui al punto 40) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Emilia Bergoglio, Presidente della V Commissione, che ha pertanto la parola.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, il disegno di legge sottoposto all'attenzione del Consiglio, di cui sintetizzerò brevemente la relazione presentata per iscritto, è relativo ad alcune proposte di modifica della legge n. 60 relativa all'organizzazione e funzionamento delle UU.SS.SS.LL.
Nei mesi scorsi si era ritenuto di accantonare questo provvedimento peraltro già esaminato in Commissione in altro momento, per attendere l'approvazione che sembrava imminente di provvedimenti nazionali in materia, in relazione a modifiche strutturali delle UU.SS.SS.LL.
Purtroppo, il provvedimento nazionale non ha fatto passi in avanti, e siamo stati costretti, per esigenze concrete di funzionamento delle UU.SS.SS.LL. piemontesi, ad apportare modifiche che, per la loro stessa natura, sono di tipo provvisorio. Infatti, alcune parti di questa legge, e altre che non abbiamo inserito in questa sede ma che necessitano di modifiche, dovranno essere aggiornate ed eventualmente adattate alle nuove norme che in sede nazionale dovranno essere approvate.
Nella proposta di legge, però, vi sono alcuni punti interessanti per cui abbiamo ritenuto opportuno presentarla in questa fase, prima dell'illustrazione - e mi auguro dell'approvazione - del terzo Piano socio sanitario della Regione Piemonte. Questo per andare a definire nuove competenze ed attivare una serie di servizi per l'organizzazione interna di funzionamento delle UU.SS.SS.LL. più rispondenti ad esigenze di autonomia di rapidità funzionale, di accorpamento di funzioni e di competenze, nonch di collegamento fra i vari servizi e le varie attività.
Questo è il senso, la natura e la dimensione del provvedimento di cui si raccomanda quindi l'approvazione.
Abbiamo cercato di individuare fin d'ora, in linea con quelle che saranno le indicazioni nazionali, funzioni direzionali con riferimenti precisi relativamente alle persone, in particolare ai vari coordinatori abbiamo altresì cercato di inserire nella rete funzionale dei vari servizi collegamenti e raggruppamenti per consentire una diversa impostazione operativa, più rispondente alle tanto declamate ed auspicate capacità manageriali che vogliamo attivare anche nell'ambito delle UU.SS.SS.LL.
Questo è quanto ritenevo opportuno segnalare al Consiglio; come vede Presidente, ho abbondantemente risparmiato sul tempo concesso.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Anche noi, signor Presidente, non ci dilungheremo troppo su questo provvedimento.
Innanzitutto vorremmo segnalare il fatto che arriviamo, dopo la riunione di Commissione, ad una discussione e ad un'approvazione del provvedimento da parte della maggioranza molto affrettata. Tale provvedimento, dopo essere stato presentato all'attenzione della comunità regionale, attraverso la consultazione - come ha ricordato il Presidente della V Commissione, collega Bergoglio - è precipitato in un lungo letargo per essere nuovamente ripescato. Se ne è quindi ripreso l'esame proprio in un momento in cui pare incomba la cosiddetta "riforma della riforma" delle UU.SS.SS.LL., come quotidianamente leggiamo sui giornali.
Lo stesso Consiglio dei Ministri se ne sta occupando e sta prendendo delle decisioni.
Si poteva quindi aspettare che ci fosse una definizione nazionale delle UU.SS.SS.LL., per avere alcuni punti di riferimento precisi e indispensabili, e rispetto ad essi adeguare anche la nostra realtà regionale.
In altri termini, il letargo in cui è rimasto il provvedimento poteva certamente prolungarsi; sennonché siamo arrivati in primavera, e come si sa i letarghi finiscono. Non è però una questione meteorologica che ha tolto il provvedimento da una tale situazione; in realtà, quando si è cominciato a discutere del Piano socio-sanitario la maggioranza si è accorta che senza la modifica della legge n. 60, cioè senza l'esame di questo provvedimento non si poteva procedere nella discussione del Piano socio-sanitario. Ecco perché si è arrivati ad un esame affrettato e precipitoso di questa materia. E' un esame del tutto strumentale ai fini del Piano socio sanitario, quindi prescindendo dai contenuti stessi della materia che diversamente avrebbero potuto impegnare una discussione al riguardo della riorganizzazione delle UU.SS.SS.LL. La materia è oggetto di un provvedimento addirittura di carattere nazionale.
La fretta, l'esame precipitoso, la strumentalità della discussione e della conseguente approvazione della legge, questi caratteri negativi sono bastevoli per motivare un nostro atteggiamento negativo rispetto al provvedimento.
Entrando nel merito di alcuni punti limitati del provvedimento che abbiamo in esame vogliamo svolgere qualche brevissima considerazione.
Il primo punto che vogliamo mettere in evidenza è quello relativo al nuovo ufficio di direzione che la legge prevede. Secondo noi è addirittura encomiabile il tentativo di modificare questo organismo, ma non vi è alcun supporto di carattere giuridico che consenta la modifica che è prevista dal disegno di legge.
La nostra netta e chiara impressione da questo punto di vista è che movendoci sulla vecchia legge n. 833 non sia possibile fare quello che in termini di intenzione non abbiamo avuto nessuna difficoltà a definire addirittura encomiabile.
Che cosa dire sul fatto che si tenta ugualmente un'operazione di questo genere? Che si tratta di un gesto puramente velleitario e che in quanto tale riteniamo di dover apprezzare naturalmente in termini non positivi.
Il secondo punto che vogliamo sottolineare nel merito del provvedimento è quello relativo al regolamento dei servizi delle UU.SS.SS.LL.
Gran parte dei problemi che sono connessi alla riorganizzazione delle UU.SS.SS.LL. viene rinviata ad un regolamento. Anzi, si parla di più regolamenti-tipo che la Giunta regionale dovrebbe predisporre sulla base dei regolamenti-tipo differenziati e articolati a seconda delle dimensioni della caratteristica delle UU.SS.SS.LL. che dovrebbero darsi poi un loro regolamento. Da questo punto di vista pare il rinvio di una materia sostanziale.
Siamo inoltre colti dal dubbio, confortato dalla storia di tentativi di regolamenti-tipo dei servizi delle UU.SS.SS.LL. in questa Regione, che questo regolamento-tipo o sarà così scarno da essere inutilizzabile da parte delle UU.SS.SS.LL. o se la Giunta regionale si spinge nella direzione di un regolamento-tipo nutrito di tutta quella serie di nodi da sciogliere che nella legge non vengono sciolti e vengono rinviati a quel tipo di strumento, ci sarà da attendere molto a lungo questo regolamento-tipo.
Quindi anche questa strada ci pare scarsamente credibile.
Concludo richiamando il nostro giudizio negativo in primo luogo sul carattere puramente strumentale con cui si fa l'operazione di modifica della legge n. 60 ai fini del Piano sanitario in quanto la discussione non ha potuto essere adeguata al tema che il titolo di questa legge, in maniera pretenziosa, pretende di affrontare.
Per questa ragione di carattere generale e per le due ragioni di contenuto che ho inteso sollevare, tralasciando tanti altri particolari che potevano essere oggetto di attenzione al riguardo del provvedimento legislativo, voteremo contro alla legge.
Il mio intervento è quindi anche significato di una dichiarazione di voto, anche se abbiamo presentato un emendamento per cui ritorneremo sul tema e non lo lasceremo soltanto a questo tipo di dichiarazione.
Occorre inoltre rilevare che l'esame di questo argomento, che ho definito frettoloso, da parte della Commissione, è una fretta accelerata da parte del Consiglio regionale che addirittura non ritiene nemmeno di prendere in considerazione gli argomenti contenuti in questa legge e di non sviluppare neanche un minimo cenno di dibattito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari per la replica.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Volevo solo chiarire i due punti di cui ha parlato il Consigliere Acotto.
Indubbiamente la legge è venuta in ritardo rispetto al tempo nel quale era stata presentata in Commissione. Il ritardo è dovuto in modo particolare alle due, tre o quattro dizioni prima del decreto e poi del disegno di legge che è stato presentato a livello governativo; infatti si era detto: "Aspettiamo di avere un qualcosa di definitivo da parte del Governo", sperando che arrivasse nell'arco di 60/80 giorni, ma questo era 300 giorni fa e non è arrivato. Però sulla linea delle cose che si sviluppano più nella cultura dell'organizzazione sanitaria del Paese, che negli atti reali possono cambiare, ma c'è un alveo comune, si sono date alcune indicazioni che non contrastano con la legislazione vigente, non contrastano con quella che può essere la legislazione in futuro, ma in alcuni settori danno elementi di migliore organizzazione e di funzionalità più consistente.
Ad esempio, la riduzione dell'ufficio di direzione - prendo solo la prima parte encomiabile del discorso del Consigliere Acotto - non ritengo sia un gesto velleitario per il semplice fatto che alla Regione Lombardia che aveva espresso in legge questa indicazione, la legge era stata bocciata dal Governo, con il ricorso alla Corte Costituzionale, la quale ha dato ragione sostenendo che è materia di esclusiva competenza regionale. Quindi su questa indicazione della Corte Costituzionale abbiamo pensato di camminare per quanto riguarda la Regione Piemonte.
Sulla regolamentazione dei servizi si è dato grande spazio all'autoregolamentazione che riteniamo essere, anche per la sanità, un elemento fondamentale per la crescita democratica nell'autogestione degli enti a livello territoriale.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: alla prima riga, sostituire le parole "Comitato di gestione" con le parole "Assemblea dell'Associazione dei Comuni".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento non può essere accolto perché è in contrasto con la legge Degan (legge n. 4/86) e con la L.R. n. 35/86 con le quali sono specificate e definite le competenze dell'Assemblea dell'Associazione e non è prevista questa specifica competenza di regolamento. Quindi ci sarebbe il rischio di vedere respinta la legge da parte del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Intervengo per dichiarazione di voto sull'emendamento.
Non siamo d'accordo ovviamente con la tesi sostenuta dall'Assessore.
Il suo è stato un richiamo e un rimando alla legge. Per la verità la legge stabilisce le competenze minime dell'Assemblea dell'Associazione e non le competenze massime. Da questo punto di vista naturalmente c'è la più ampia facoltà da parte della Regione di attribuire competenze su una materia così importante, perché evidentemente qui c'è un equivoco su che cosa intendiamo per regolamento dei servizi. Il regolamento dei servizi, se è basato sulla linea dei tentativi sperimentati per il passato - e risultati vani, in quanto affrontavano una materia così complessa che non è stato possibile decodificarli in maniera semplice - è un atto così importante che sta benissimo, appaiato a quelle pochissime competenze che hanno le Assemblee delle Associazioni dei Comuni. Per cui abbiamo inteso su una materia così importante attribuire un potere, una funzione all'Assemblea dell'Associazione che si esprime una volta nella vita su un argomento come questo dei servizi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 27 contrari.
La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Intervengo per segnalare due errori formali nella trasmissione del testo. Se il Consiglio ritiene di doverli accettare così come il testo è trasmesso, devono essere oggetto di uno specifico emendamento, altrimenti possiamo considerarli cassati in quanto corretti per errore. Mi spiego.
All'art. 1: "a sentire le Organizzazioni sindacali" è un riferimento e l'art. 3 è relativo al previo confronto con le Organizzazioni sindacali.
Desidero precisare che in sede di Commissione si era discusso di queste proposte che dalle consultazioni, in particolare con le Organizzazioni sindacali, erano emerse e si era ritenuto che non fosse necessario inserirle formalmente nel testo, in quanto qualsiasi problema che riguardi le piante organiche del personale è di per sé, per normativa, più ampio e soggetto al confronto e alle intese con i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali. Stando così le cose si era ritenuto, in sede di Commissione, di non inserire questa aggiunta, la quale è stata inserita per un errore materiale nella trasmissione, e quindi desidero segnalarla al Consiglio per non far approvare un testo difforme da quanto la Commissione ha trasmesso. Se l'Assessore ritiene di recuperare questi due concetti, io non ho nulla in contrario a che restino, però devono essere formalizzati in questa sede.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questo è un emendamento soppressivo?



BERGOGLIO Emilia

E' da considerare come non scritto in quanto errore formale di trasmissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Il nostro voto è "no", ma non è "no" alle Organizzazioni sindacali.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: all'ultimo alinea del quinto comma sono soppresse le parole "plenarie e riservate ai coordinatori".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

All'art. 12, quinto comma, ultima riga, sopprimere le parole "plenarie e riservate ai coordinatori", lasciando "modalità di svolgimento delle sedute": l'eliminazione è per evitare possibili interpretazioni con quanto è previsto al primo comma dello stesso articolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 12 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.



PETRINI Luigi


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 573: "Norme per la programmazione socio sanitaria regionale e per il Piano socio-sanitario regionale per il triennio 1990/1992"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 573, di cui al punto 41) dell'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Emilia Bergoglio, che ha facoltà di intervenire.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarei stata tentata, vista l'aria frettolosa con la quale dobbiamo svolgere i lavori in quest'ultima tornata, di dare per letta la relazione relativa a questo Piano socio sanitario 1990/1992. Però ritengo necessario fare alcune considerazioni in sede di aula per un rispetto formale e sostanziale di quella che con uno slogan un po' abusato chiamiamo spesso "centralità del Consiglio".
Farò quindi qualche considerazione di carattere più tecnico-politico che non di illustrazione del provvedimento, considerando letta la relazione formale che ho trasmesso all'aula nei giorni scorsi e che è stata distribuita ai colleghi. In tale relazione formale si faceva riferimento ad una serie di difficoltà che avevano indotto la Giunta regionale prima e il Consiglio poi ad una serie di slittamenti - usiamo questo termine del piano stesso e in relazione ai già citati provvedimenti nazionali in fase di avvio, ma che non arrivano mai. Anche se è giusto rilevare in questa sede come hanno assunto particolare rilevanza e sono stati oggetto nelle settimane scorse di specifiche deliberazioni, i provvedimenti attuativi dell'art. 20 della legge n. 67/88 in materia di Piano pluriennale di investimenti che questo Consiglio ha approvato.
Così come è rilevante il fatto di avere presentato al Consiglio una proposta di piano che ha come caratteristica, almeno nelle intenzioni quella di snellire le procedure, di attivare una serie di collegamenti tra i servizi socio-assistenziali e sanitari, dare alle UU.SS.SS.LL. più autonomia sia nella predisposizione dei piani di attività e spesa che dovranno diventare reali momenti programmatori della sanità sul territorio regionale, sia per quanto si riferisce all'accelerazione dei tempi e allo snellimento delle procedure di approvazione.
Il disegno di legge che viene presentato si compone di due parti l'articolato vero e proprio e i quattro allegati (vorrei segnalarlo come correzione formale della relazione, perché nel frattempo abbiamo anche approvato il quarto allegato relativo agli standard del personale). Sono poi previste, e saranno oggetto di provvedimenti successivi, una serie di deliberazioni quadro relative ai singoli e specifici progetti.
Il Titolo I del provvedimento definisce le procedure, mentre il Titolo II riguarda i principi generali e i progetti obiettivo nonché le azioni programmate.
Per quanto si riferisce alle scelte prioritarie va ricordata la particolare attenzione dedicata al riordino e alla qualificazione della rete ospedaliera, mentre a livello territoriale si dà una notevole importanza ai servizi di assistenza sanitaria di base e ai servizi socio assistenziali.
A questo punto vorrei sottolineare, anche per anticipare alcune osservazioni (non vorrei chiamarle critiche) che sono state espresse nelle consultazioni e che sono state assorbite nelle modifiche che la Commissione ha già apportato almeno in parte, una scarsa attenzione ai servizi di tipo territoriale e domiciliare.
Giova ricordare che una serie di servizi, di riferimenti e di altre impostazioni, sono già oggi presenti sul territorio e non si è ritenuto di dovere riscrivere, in questa proposta di piano, cose che già sono previste e in alcuni casi (per non dire nella totalità dei casi) esistenti.
Mi sembra particolarmente significativa la parte che si riferisce ai progetti obiettivo e alle azioni programmate che, in analogia con quanto indicato quantomeno nelle bozze di piano nazionale, si riferiscono ad alcune categorie specifiche quali gli anziani, i disabili, i tossicodipendenti e così via, per le quali sono già previsti opportuni e adeguati finanziamenti, in parte recuperati nell'art. 20 della legge finanziaria e in parte inseriti in questo stesso piano.
Credo che, al di là di queste considerazioni, siano necessarie anche alcune aggiunte, perché si possa collocare correttamente la bozza di piano che stiamo presentando all'aula. Siamo i primi ad essere convinti che questo documento risente delle incertezze e delle difficoltà che la legislazione nazionale in materia presenta e anche i riferimenti alle proposte del Ministro De Lorenzo sono difficilmente collocabili, visto che in questa sede fare previsioni, sia per quanto si riferisce ai tempi di approvazione che ai contenuti definitivi del testo, è quantomeno difficoltoso.
Possiamo basarci, come ci siamo basati, sugli standard e sulle indicazioni contenute nel già attivato decreto del Ministro Donat Cattin e vorrei ricordare che questo decreto fissa una serie di parametri di riferimento, per i livelli minimi dei presidi sanitari e ospedalieri, per i reparti e per l'utilizzo dei medesimi che sono già fin d'ora legge dello Stato e che quindi sono per noi un elemento di riferimento cogente, pur con le eccezioni e le indicazioni che nel piano sono previste per le condizioni oggettive e specifiche delle varie zone e delle varie realtà del territorio piemontese, però quello è un riferimento legislativo già esistente che non può essere comunque ignorato o completamente stravolto.
Credo sia ancora utile sottolineare in questa sede quali sono gli obiettivi che il piano, che ci accingiamo a discutere, si è dato.
In sintesi diciamo che l'obiettivo di fondo che ci poniamo è di avere dei servizi adeguati con il miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi ospedalieri territoriali e domiciliari, orientati a costruire una dimensione integrata dei servizi per la tutela complessiva della salute del cittadino e per dare una rete efficiente di servizi socio-sanitari e sociali integrati.
Il problema non è tanto quello di fugare le preoccupazioni di riduzione di qualche reparto o presidio ospedaliero, peraltro abbondantemente, per non dire quasi integralmente, recuperati nella revisione che la Commissione ha fatto della bozza di piano presentato dalla Giunta e all'unanimità dei presenti approvato. Non vorrei che si sottintendesse "tanto non passa".
Il problema, come dicevo, non è tanto di fugare queste preoccupazioni quanto individuare le soluzioni da dare per collegare ed attuare le esigenze, da tutti a parole proclamate, di equilibrio e di adeguamento della spesa e dell'efficienza del sistema pubblico. Se non vogliamo, al di là delle parole che pronunciamo, una medicina di classe o di necessità, per non dire di obbligo di ricorso al privato, allora occorre lavorare per portare avanti un settore integrato pubblico, ma anche pubblico e privato che parta dalle premesse di riconvertire e di adeguare, di modificare la rete esistente dei servizi ospedalieri territoriali, venendo incontro alle esigenze emergenti, gravi e indilazionabili, per rispondere alle carenze dei servizi riabilitativi. Una particolare attenzione nel piano abbiamo fatto a questi servizi per i lungodegenti, per l'handicap, per la droga, la malattia mentale e l'AIDS, le nuove e vecchie povertà, di cui tanto parlare si fa in questi giorni, di cui tanto i giornali, la televisione e quant'altro dei mezzi di informazione ci bombardano, quasi che bastasse una massiccia campagna di informazione per fare di colpo nascere i servizi o per fare immediatamente sorgere sensibilità a questi problemi.
Ma tutto questo passa attraverso il riuso, il recupero di tutte le energie e di tutte le strutture, scegliendo i servizi da ampliare e quelli da restringere, individuandone l'equilibrio territoriale, ma anche nell'efficienza e nella dimensione tecnicamente ottimale dei servizi e nel riequilibrio della spesa e nel recupero delle aree dello spreco, di cui tutti parliamo sempre e poi concretamente svicoliamo quando ci si trova di fronte ad un'esigenza concreta di scriverla.
Sono in molti a dire teoricamente che i servizi non funzionano, che le strutture pubbliche sono inadeguate e che il loro funzionamento non è soddisfacente. Ma se questo è vero, allora buona risposta sarebbe ed è come abbiamo avuto intenzione di fare, porre mano ad una reale, ragionata e ragionevole revisione, ad un'impostazione che non distrugge senza costruire, ma che non può tutto conservare se si vuole qualcosa cambiare e qualche risposta dare.
Già la delibera delle linee di indirizzo, pur senza entrare nei particolari, aveva dato delle indicazioni in questo senso. Questa bozza di piano tiene in particolare conto anche i problemi emergenti, oltre al già citato AIDS e anche di tutte le questioni ambientali, per creare una rete integrata e ragionevole tra il Ministero dell'Ambiente, l'Assessorato all'ambiente e i problemi della sanità che sono ad essa collegati.
Dal punto di vista operativo si è cercato di dare delle risposte di tipo organizzativo, quali quella degli standard, del costo dei fattori da impiegare, dell'inserimento degli indicatori di piano, delle nuove forme di procedure contabili e amministrative, con una particolare attenzione ai problemi della formazione del personale e agli incentivi per i problemi del personale infermieristico e dei servizi ausiliari. Così come altre soluzioni tecniche si sono impostate per il sistema informativo epidemiologico, per un'impostazione di banca dati sul settore della sanità non soltanto amministrativo, ma anche relativo al controllo della malattia.
Credo che questo sia un lavoro utile che abbiamo fatto, e in questo senso, al di là delle affermazioni di principio, abbiamo cercato di dare delle risposte, almeno nelle indicazioni, almeno in quelli che sono chiamati gli obiettivi, gli obiettivi generici, gli obiettivi specifici, in relazione ai problemi emergenti perché le realtà organizzative e burocratiche spesso si scontrano con lunghe attese, con code, con servizi non coordinati, con autorizzazioni per effettuare analisi ed esami che non sono del tutto giustificati.
Su questi temi si è lavorato per dare un piano che traduca in regole di comportamento e di servizi queste affermazioni. Certo, non possiamo genericamente scrivere nel piano che ci si deve comportare bene, che si deve essere educati sia dal punto di vista dell'utente, sia dal punto di vista degli operatori, non si possono scrivere nel piano tutti quei concetti che vanno genericamente sotto il tema della umanizzazione dei servizi, però si possono anche indicare collegamenti di orari, obbligo di apertura di servizi con tempi utili e altre questioni di questo genere come delle risposte idonee a rendere più facile per il cittadino utilizzare questi servizi.
Concludo questa relazione introduttiva facendo due considerazioni.
Desidero innanzitutto ringraziare con sincerità e cordialità i funzionari e i consulenti dell'Assessorato alla sanità per il loro impegno e contributo fattivo, i colleghi tutti della V Commissione, particolarmente quelli che hanno seguito costantemente il lavoro; mi sia consentito anche un ringraziamento particolare alle funzionarie della V Commissione che hanno svolto con particolare senso di responsabilità e competenza il loro impegno. So che non tutto quello che presentiamo all'attenzione del Consiglio è oggetto di consensi e forse viene compreso. Però vorrei ricordare l'impegno che la Commissione ha posto nel fare questo lavoro, e spero che non mi si dica che abbiamo fatto le cose affrettatamente, perch è vero che abbiamo lavorato in un arco di tempo breve, ma le sedute della Commissione sono state ben diciannove per il piano e sono state sette per le consultazioni: dal 25 gennaio al 12 marzo per il lavoro di Commissione e dal 15 gennaio al 22 gennaio per le consultazioni.
Vorrei anche ricordare, nel raccomandare l'approvazione di questo Piano socio-sanitario al Consiglio e alla Giunta, che il lavoro della Commissione ha notevolmente modificato l'impostazione che la Giunta stessa si era data non per smentirla o per un lavoro di alternativa o di contrapposizione alla Giunta stessa, tant'è che parecchi degli stessi Assessori che avevano votato si sono poi fatti promotori anche di emendamenti al riguardo, ma per cercare di venire incontro alle esigenze che emergevano dalle consultazioni, dalle segnalazioni, da quanto ci veniva via via proposto dai rappresentanti delle categorie, dai Gruppi, dalle UU.SS.SS.LL. e da coloro che ritenevano di doverci sottoporre all'attenzione alcuni aspetti di questa o di quella parte del piano. Ho la convinzione che il lavoro che è stato licenziato al Consiglio sia nel suo complesso un buon lavoro. Credo che tutto si possa fare meglio e di questo sono profondamente convinta, ma credo anche che questa bozza di piano possa costituire, soprattutto per il lavoro che ancora attende nei prossimi mesi la Giunta e il Consiglio regionale, una buona base di partenza per costruire degli spazi nuovi di intervento per la sanità del nostro Piemonte, non tanto al servizio di linee teoriche e di piano quanto al servizio dei bisogni reali della gente.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Emilia Bergoglio è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marta Minervini. Ne ha facoltà.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando abbiamo sentito che sarebbe giunto in Commissione per poi calare in aula il Piano socio sanitario 1989/1990, che è diventato poi 1990/1992, quasi non ci credevamo perché ci sembrava che a fronte dei tempi che ormai avevano saltato un piano, potevano i tempi stessi, a nostro avviso, essere un po' allungati e giungere fino alla nuova legislatura, lasciando affrontare, stendere e votare il nuovo piano alla prossima Giunta e al prossimo Consiglio regionale, magari alla luce di fatti nuovi che aleggiano da molto tempo nell'aria, tipo la riforma della riforma sanitaria a livello nazionale.
Cosa che, se avverrà in tempi brevi, costringerà certamente a rivedere in altrettanti tempi brevi l'attuale piano perché molte cose cambieranno in campo nazionale e anche se alcune sono state previste come ci ha detto l'Assessore, altre dovranno necessariamente cambiare in campo regionale.
Perché poi una considerazione che viene da lontano, ma che resta sempre valida, che può sembrare un voler dare un aiuto alla Giunta, ma che invece serve a tutti noi, è che il Piano socio-sanitario regionale presuppone la perfezionata esistenza del Piano sanitario nazionale, che a tutt'oggi è ancora in bozza.
Sappiamo tutti che la legge n. 833 del 1978 all'art. 54 prevede un Piano sanitario nazionale entro il 30 aprile 1979: lo prevedeva allora siamo al 1990 e il Piano sanitario nazionale non c'è, è solamente in bozza.
Anche qui ci chiediamo quale valore possa avere il piano del Piemonte senza un preciso punto di riferimento, disancorato da qualunque più vasto disegno programmatorio, avulso da ogni conoscenza della realtà sanitaria nazionale.
Perché poi le bozze possono essere totalmente corrette.
Basterebbero queste poche argomentazioni per evidenziare in partenza l'inutilità di questo Piano socio-sanitario e la discussione giunta in quest'aula negli ultimi giorni della quarta legislatura con il fiato corto anzi cortissimo da parte del governo e con tanti seri dubbi da parte delle opposizioni ed in particolare di quella del Movimento Sociale Italiano.
Il piano - l'Assessore lo sa - è stato interamente riscritto nelle sedute di Commissione e dati i tempi ristretti, data la considerazione che questo è un piano che riguarda la salute dei cittadini piemontesi, dobbiamo onestamente dire che più ci pensiamo, più ci appare illogico essere giunti fino all'aula. Consultazioni veloci, Commissioni lunghe e caotiche, durante il lungo lavoro delle quali il piano è stato quasi interamente riscritto a fronte delle osservazioni dei componenti la Commissione. Piano che, in una parola, ci è parso come se fosse stato inizialmente buttato giù in gran fretta perché questo andava fatto, però senza approfondimenti e - oso dire con la quasi convinzione che probabilmente non si sarebbe giunti all'atto finale. Questo, lo voglio dire in partenza, senza nulla togliere al lavoro dei funzionari che hanno partecipato alla stesura del piano e soprattutto riconoscendo all'Assessore Maccari la volontà di portare un po' di ordine in questa nostra disastrata sanità. Basta ricordare a suo favore la legge sulla psichiatria che proprio perché quasi sovvertiva alcuni principi della legge n. 180, portando sensibili innovazioni nel campo, è stata una scelta secondo noi, molto coraggiosa e che quindi ci fa pensare che l'Assessore ha capito quanto disastrata sia questa nostra sanità piemontese e con tutte le sue buone intenzioni per cercare di portare un po' di ordine nei limiti del possibile. Questo lo dimostra anche il nuovo modo con cui il piano è impostato rispetto a quelli precedenti.
Detto questo, non possiamo dire altro in positivo e ce ne duole - ci creda, Assessore - perché se potessimo osannare al Piano socio-sanitario della Regione Piemonte di quest'anno noi saremmo tranquilli nei confronti dei cittadini piemontesi e della loro salute.
Un'altra considerazione che ci fa dire che si poteva soprassedere a presentare questo piano è che pochissimo tempo fa avete approvato il Piano pluriennale di investimenti in campo sanitario che, ripartendo i fondi disponibili nei primi tre anni e quelli previsti nei prossimi dieci anni ha deciso tutto, perché senza fondi non si fa nulla. Pertanto le tante parole scritte, i tanti discorsi fatti restano soltanto documenti adatti alla partecipazione, eventuali ludi cartacei o al meglio restano come documento di buone intenzioni. Si sono chiuse divisioni, ne sono state aperte altre, si chiudono ospedali, se ne rafforzano altri, si penalizza una zona, se ne premia un'altra: questo si dice in virtù, ed è in virtù, di un decreto ministeriale al quale bisogna attenersi. Questo ci sembra un po' superficiale perché in alcuni casi, anzi in quasi tutti i casi, noi pensiamo che prima di chiudere o aprire bisognava valutare bene le situazioni singole e se del caso fare presente in alto che prima di attuare anche un autorevole decreto ministeriale bisogna esaminare caso per caso onde valutare e ponderare bene, alla luce di diversi fattori, i provvedimenti da prendere.
Una Regione che legifera deve farlo per favorire con le sue leggi i propri cittadini, non per creare al contrario delle situazioni impossibili e questo sempre, ma in particolar modo quando si tratta di quell'incommensurabile dono che è la salute.
Prendiamo, ad esempio, l'allegato 3 "Progetti obiettivo alla tutela della salute degli anziani". Comincio con il dire che già la parola "tutela" non ci piace perché ci pare quasi che la Regione consideri l'anziano alla stregua non di una persona, ma di un disadattato sociale spesso condannato, ancor prima dell'inevitabile decadenza fisica all'inerzia e all'isolamento dall'egoismo e dalla legge degli uomini.
Riconosciamo però al documento, pur senza condividerlo concettualmente e non essendo d'accordo sull'organizzazione di alcuni servizi rivolti all'anziano, coerenza di impostazione e concretezza di azione che non troviamo in altri campi.
Prevenzione dell'handicap. Cominciamo con il dire che è una grossa deficienza lavorare e programmare in questo settore in assenza di un censimento regionale dei portatori di handicap, che però ci pare di intravedere nelle intenzioni di piano, perché siamo convinti che senza un censimento non si può essere in grado di valutare le effettive necessità sia in termini di struttura sia in termini di personale perché tutti sappiamo per certo che sono stati spesi nel tempo centinaia di milioni anche dalla CEE, a favore di comunità terapeutiche, spesso discutibili, per la rieducazione degli handicappati, ma non conosciamo il loro numero, il loro grado di limitazione, come non conosciamo quanti siano gli handicappati che si è cercato di riabilitare, di quale tipo di handicap (psichico, fisico, motorio) fossero portatori e soprattutto quali risultati siano stati conseguiti.
Tutela della salute mentale. Ho detto all'inizio che la legge sulla psichiatria portata dall'Assessore Maccari è considerata per la sua impostazione favorevolmente dal nostro Gruppo, però ci pare che dopo la legge sia mancata la conseguente azione applicativa così come non ci pare che questo piano nella parte specifica sia andato molto avanti.
Passiamo alle tossicodipendenze per dire succintamente che il tragico fenomeno non ci sembra essere stato affrontato a fondo.
Concludo con alcune riflessioni generali. Secondo noi, le principali carenze del Servizio sanitario sono: disordine organizzativo che rende difficile e spesso problematico l'accesso dei cittadini ai servizi e alle prestazioni; gli ospedali, soprattutto delle grandi città, funzionano approssimativamente e per un numero limitato di ore della giornata; le carenze operatorie e le attrezzature diagnostiche ad alta specializzazione dovrebbero funzionare per tutte le 24 ore, mentre invece funzionano, nella migliore delle ipotesi, per poche ore; manca il personale di assistenza infermieristica; sono poco diffuse le specialità che riguardano in particolare le persone anziane (urologia, geriatria, oculistica); si pu definire quasi assente la risposta pubblica per le persone anziane non autosufficienti; del pari insufficiente è l'attività dei servizi territoriali per cui tutta la domanda si riversa sugli ospedali aumentandone le difficoltà; di fronte ai gravi problemi di inquinamento non vi è un intervento adeguato.
Pertanto il Piano socio-sanitario alla nostra attenzione non sembra fornire una risposta adeguata ai problemi presenti sul territorio, anche se riconosco che erano talmente tanti che non si poteva risolverli tutti, si presenta come una sommatoria di richieste che vengono esaudite a scopo clientelare per non dire a scopo elettoralistico e mancano in larga misura indicazioni e scelte per risolvere i problemi. Pertanto non possiamo noi del Movimento Sociale Italiano dire che questo piano ci piace.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'elaborazione del terzo Piano socio-sanitario regionale richiedeva di approfondire gli aspetti attuativi dei piani precedenti evidenziando gli scostamenti tra obiettivi e realizzazioni, le cause oggettive e soggettive che li hanno determinati, i possibili rimedi politici ed organizzativi e di concentrare l'attenzione per quanto riguarda l'assetto organizzativo, sul distretto, sull'ospedale sul poliambulatorio.
Richiedeva di concentrare l'attenzione sul distretto, in particolare sulla presa in carico complessiva dei problemi del cittadino, sia sul versante socio-assistenziale che su quello sanitario, sulla collocazione del medico di base e del pediatra con le conseguenti ricadute sulle rispettive convenzioni, sullo svolgimento delle attività preventive anche ambientali, sul rapporto con le attività integrative, prestazioni domiciliari, farmaceutiche, ambulatoriali, ospedaliere, residenze assistenziali e protette.
Richiedeva di concentrare l'attenzione sull'ospedale, in particolare sulla riorganizzazione delle attività sanitarie guardando al futuro all'ospedale del 2000, nella visione dipartimentale, quindi al superamento della rigida assegnazione dei posti letto per divisioni e primariati, sul ruolo e l'evoluzione dei servizi sanitari aperti anche all'esterno sull'evoluzione e funzionalità dei servizi tecnici da portare a livelli di gestione aziendale.
Richiedeva di prestare attenzione al poliambulatorio, in particolare con l'obiettivo del funzionamento a tempo pieno, del superamento del divario quantitativo e qualitativo di prestazioni rispetto all'ospedale.
Dobbiamo dire che siamo delusi, che è un'occasione mancata per fare questi approfondimenti, per affrontare con trasparenza e con un'impostazione politica moderna problemi che ormai si sono fortemente aggravati.
L'elaborazione del terzo Piano era un'occasione anche per approfondire gli aspetti connessi all'integrazione tra le prestazioni socio assistenziali e quelle sanitarie; per approfondire e portare a sintesi il problema della prevenzione, dell'educazione sanitaria e del ruolo attivo degli operatori e degli utenti partendo dalle problematiche connesse ai progetti obiettivo materno-infantile, ambiente di lavoro ed anziani; per verificare le sperimentazioni compiute sulla contabilità per centri di costo e sugli indicatori di efficienze e di efficacia per introdurne l'utilizzo generalizzato da parte di tutte le UU.SS.SS.LL.
In questo contesto era possibile affrontare alcuni altri problemi, per i quali il Piano 1985/1987 aveva già previsto momenti e procedure di verifica: le dimensioni territoriali di alcune UU.SS.SS.LL., il dimensionamento dei distretti, in particolare nell'area urbana di Torino le ipotesi di utilizzazione di alcune sedi ospedaliere. Era un'ipotesi di lavoro perseguibile, con un ampio coinvolgimento delle UU.SS.SS.LL. e dell'apparato assessorile, avvalendosi in particolare degli strumenti previsti dalla legge di piano 1985/1987: la relazione annuale regionale e la relazione annuale delle UU.SS.SS.LL. E' stata scelta invece un'altra strada: la non applicazione delle indicazioni di legge in un contesto più generale di non rispetto delle indicazioni di piano, la costituzione di un gruppo tecnico prevalentemente costituito da consulenti esterni che ha sostanzialmente operato senza collegamenti con le UU.SS.SS.LL. e l'apparato dell'Assessorato; l'elaborato di piano era per la Giunta regionale un'occasione da non perdere.
Per quanto riguarda il merito sui documenti sottoposti all'esame si possono evidenziare i seguenti problemi: va rilevata innanzitutto l'assenza di ogni riferimento al quadro nazionale, alle posizioni assunte dalle Regioni sui problemi più scottanti, a partire dalla persistente assenza del Piano sanitario nazionale anche dopo gli ultimi pareri da parte del Consiglio sanitario nazionale (che pareva preludere ad una sollecita adozione da parte del Consiglio dei Ministri e dal dibattito in corso) sulla proposta di modifica governativa della legge n. 833; in effetti la proposta di piano ha accantonato alcune tra le questioni più scottanti presenti nelle proposte De Lorenzo. Inoltre la crescita di ruolo delle Regioni a danno dei Comuni, l'aumento della dimensione delle UU.SS.SS.LL.
ossia la loro sensibile riduzione in Piemonte, la sottrazione alle UU.SS.SS.LL. delle competenze sulla prevenzione, in modo particolare sull'ambiente di lavoro, il ruolo dei Comitati di gestione dell'assemblea.
Non ha, quindi, molto senso, considerando le scadenze nazionali, legiferare a livello regionale. Più sensata sarebbe stata una proroga per l'attuale piano introducendo alcune specificazioni urgenti scarsamente collegate a possibili modifiche nazionali. Infine non può essere ignorato quanto è stato approvato in sede di riforma del sistema delle autonomie per quanto riguarda le aree metropolitane. E' un piano superato prima ancora di essere approvato, è un piano di fatto scavalcato dagli avvenimenti. I tempi previsti per l'attuazione della deliberazione quadro regionale, per gli adeguamenti dei PAS delle UU.SS.SS.LL., avrebbero richiesto 580 giorni oltre l'interruzione dovuta alle elezioni del Consiglio regionale.
Provvidenziale in questo caso è stato il ruolo del Ministero che ha di fatto costretto la Giunta a cancellare la delibera quadro. La delibera quadro è stata cancellata, doveva contenere soprattutto gli standard di attività, ma questi non sono stati inseriti negli allegati, pertanto il piano rischia di essere una scatola che contiene servizi vuoti, privi degli standard operativi necessari. La proposta poi è scarsamente intelleggibile in quanto è priva di elementari materiali comparativi, non esiste alcuna connessione con i piani precedenti e dai loro livelli di attuazione non emerge il punto di partenza dell'attuale piano e quindi non si dà il senso e la misura delle modificazioni che vengono proposte. Era necessario presentare la relazione sullo stato di attuazione del Piano 1985/1987, non è stato fatto, era necessario presentare la relazione sullo stato di salute della popolazione esplicitamente prevista dal Piano 1985/1987, ma non è stato fatto. Le cose nuove, le modificazioni non emergono, è difficile dire se sia un fatto casuale o voluto, in ogni caso vizi al dibattito e confronto sui contenuti.
Grande spazio viene lasciato alla riorganizzazione della rete ospedaliera, che viene però affrontata in modo tradizionale senza cogliere gli elementi qualificanti di novità, che non attengono alla presenza di alcune specialità in più, in una parte, e la loro eliminazione in altre.
Ciò non può essere escluso in assoluto, ma il tratto essenziale da affrontare è quello dell'organizzazione complessiva dell'ospedale, del modo di lavorare che superi le attuali separatezze, quella visione dipartimentale, interdisciplinare che corrisponde alla dimensione nuova e più complessa dei problemi di oggi. Che ne è stato, signor Assessore, della razionalizzazione, riqualificazione della rete ospedaliera? Il Consigliere Olivieri, in occasione del dibattito sugli indirizzi di piano, tuonò contro il nostro Gruppo ritenendolo responsabile di difendere richieste campanilistiche, di non voler vedere i problemi della sanità del 2000. La furia razionalizzatrice di declassare, di trasformare trenta presidi ospedalieri con un tratto di penna si è smorzata, è scomparsa persino la proiezione a medio e lungo termine della proposta di piano. Tutto resta com'era, aumentano perfino i posti letto, peccato che manchino strutture e spazi fisici, l'aumento dei posti letto dovrebbe suggerire al programmatore provvedimenti di razionalizzazione e di riqualificazione effettivi.
Noi chiedevamo e chiediamo un rapporto serio, un atteggiamento trasparente e credibile da parte della Regione nei confronti delle comunità locali per un riassetto complessivo dell'organizzazione sanitaria che pu prevedere anche, gradualmente, la riduzione di posti letto ospedalieri, il loro riutilizzo per un complessivo miglioramento dell'organizzazione sanitaria, invece ci si è mossi in modo non trasparente, si sono suscitate difese campanilistiche che sono difficili oggi come oggi da smorzare. Non è stato approfondito il problema dei poliambulatori quando a maggior ragione viene proposta una concentrazione delle attività ospedaliere.
Vi è una carenza diffusa del discorso sull'uomo, sull'utente, sulla prevenzione, sulla prevenzione anche dal ricovero non necessario, sui servizi territoriali rispetto a quelli specialistici e degenziali. Il progetto obiettivo ambiente di lavoro è diventato azione programmatica per il controllo sanitario sull'ambiente di vita e di lavoro, cambiandone radicalmente il significato trasversale che lo accomunava agli altri "progetti obiettivo".
Anche culturalmente hanno vinto gli industriali, mi auguro di no, anche se è nota la loro avversione al decentramento del SISP in tutte le UU.SS.SS.LL. torinesi, nel tentativo di non permettere che si entri nel merito dei delicati temi del dove, del come, del cosa produrre nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente, rimuovenendo tutti i fattori di rischio.
Si è proceduto alla modifica della legge n. 42 e il criterio emerso è quello per cui chi ordina paga, limitatamente alle strutture convenzionate di ricovero e per le prestazioni termali, questa invece è una linea che noi condividiamo pienamente. Ci sono voluti tre anni di faticosa gestione per presentare al Consiglio questo piano. Nonostante il ritardo e il disperato tentativo di approvarlo in tempo utile, l'elaborato - ripetutamente riscritto e rimaneggiato - è giunto all'esame consiliare largamente incompleto, come se la programmazione sanitaria in Piemonte fosse all'anno zero. Proprio per il quadro istituzionale nazionale in via di modificazione profonda, per i metodi, i contenuti e i tempi di validità il piano assume un carattere meramente elettorale. La Giunta regionale vuole soltanto poter vantare di avere fatto il piano, così, dopo aver ripartito tra le UU.SS.SS.LL. le risorse finanziarie del programma pluriennale degli investimenti ed ipotecato le risorse disponibili nel prossimo decennio tenta di illudere con nuove promesse le UU.SS.SS.LL. penalizzate dalla ripartizione clientelare dei fondi. Ciò che non vi è stato dato con il piano pluriennale è compensato dalle promesse contenute nel Piano socio sanitario regionale; pare questa la logica del Piano socio-sanitario regionale. Fino all'ultimo momento l'Assessore alla sanità si è ostinato a delegiferare a costo di tempi di attuazione più lunghi dello stesso periodo di validità del piano. C'è voluto l'intervento del Ministero per far cancellare la delibera quadro e con essa sono naufragati gli intenti delegificatori e la tanto conclamata politica di deregulation. La linea politica che caratterizza il piano è nettamente controriformatrice l'elemento centrale dell'organizzazione sanitaria è l'ospedale inteso nel senso più tradizionale della rigida strutturazione ed assegnazione dei posti letto per divisioni e primariati, senza peraltro proporsi il problema della razionalizzazione, della riqualificazione della rete ospedaliera.
Sono privilegiati gli interventi specialistici e sacrificati i servizi territoriali per l'assistenza sanitaria di base, mentre unanime è la convinzione a livello internazionale che l'assistenza sanitaria di base integrata con quella specialistica sia il fulcro di un sistema sanitario moderno ed efficiente. Da ciò deriva la sottovalutazione dei distretti correttamente intesi come presidi capaci di assumersi in carico il cittadino con i suoi complessi e complessivi problemi di tutela della salute. Ne consegue una carenza di attenzione verso il cittadino utente verso la prevenzione intesa quale eliminazione dei fattori di rischio e di emarginazione che permette di evitare il ricovero non necessario, qualora si articoli in concreti ed efficaci progetti obiettivo; ne consegue una carenza di attenzione verso la riabilitazione e la risocializzazione.
Interventi alternativi al ricovero, l'ospedalizzazione a domicilio, la deospedalizzazione protetta, l'assistenza a domicilio sono penalizzati, la totalità delle risorse di investimento è destinata alle residenze sanitarie assistenziali che dovrebbero intervenire in modo indistinto e onnicomprensivo nei confronti dei soggetti disagiati, disabili, portatori di handicap, anziani non autosufficienti cronici e perfino anziani autosufficienti.
Non viene affrontato il problema dell'integrazione fra interventi socio assistenziali ed interventi sanitari. Sono sottovalutati i drammatici problemi della carenza di infermieri professionali, degli operatori socio assistenziali, della formazione dell'aggiornamento professionale. I complessi problemi sanitari e socio-assistenziali sono affrontati esclusivamente in termini di ricovero, anche quando non è strettamente indispensabile. Gli investimenti, ammesso che vengano impiegati celermente sono destinati a realizzare strutture di ricovero: ospedali, reparti, posti letto, residenze sanitarie e assistenziali. Si tratta di una politica che non affronta i problemi reali, inefficace quanto costosa; a questa politica contrapponiamo il principio di porre al centro di ogni scelta la persona e i suoi diritti, organizzando con tali obiettivi i servizi, impiegando le figure professionali più adeguate. Il calcolo del fabbisogno complessivo di posti letto per le varie discipline mette in evidenza vistosi squilibri all'interno dell'area metropolitana nord e sud, e tra la provincia torinese e le altre province della nostra regione. Il piano non solo non li affronta, ma li aggrava, la priorità assoluta e la realizzazione del nuovo ospedale di Lucento è ignorata dal programmatore, è tutto rinviato a dopo il 2000. L'ospedale San Giovanni, antica sede, è stato definito polo oncologico di riferimento regionale, ma si ignorano i drammatici problemi di funzionalità e per il prossimo decennio si destinano risorse insufficienti persino per la manutenzione ordinaria.
Sull'Ospedale San Giovanni Bosco gravita una popolazione di circa 400.000 abitanti, ma è stata respinta in V Commissione la proposta di reparti di ostetricia, ginecologia e pediatria.
L'ospedale fantasma Vittorio Valletta è pomposamente definito ospedale generale con riferimento all'area metropolitana torinese, ma è privo di mezzi finanziari per essere messo in funzione dopo vent'anni dall'inizio dei lavori.
Gli ospedali di Moncalieri e di Ivrea registrano una carenza rispettivamente di 156 e 202 posti letto, ma la loro realizzazione è rinviata a dopo il 2000, così è anche per il previsto nuovo ospedale di Biella.
Il nuovo ospedale previsto ad Asti, se non cambiano gli indirizzi prevalenti, verrà realizzato in base a schemi vecchi e superati, ignorando la nuova concezione del presidio ospedaliero.
Il nostro giudizio sul Piano socio-sanitario regionale quindi non pu che essere severo. Ancora una volta la Giunta regionale, il pentapartito ha perso un'occasione, l'ennesima, di affrontare correttamente i problemi della tutela della salute dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione generale sul Piano socio-sanitario regionale non poteva sottrarsi ad un dibattito molto articolato che occupa spazio e tempo, sia pur nei tempi ristretti che rimangono a questo Consiglio per concludere la propria attività, ma ciò non stupisce, anzi è la conferma dell'attenzione con la quale un problema di così vasta portata sia stato preso in considerazione da tutti, maggioranza ed opposizione, allorché si ha da affrontare un tema che riguarda direttamente la salute della gente, la qualità della vita, la centralità dell'uomo, in uno dei servizi più impegnativi che la nostra Regione sia chiamata ad assolvere. Più impegnativi non solo in termini umani e in termini di mezzi e di operatori, ma anche in senso di rapporto con gli altri.
E' un Piano socio-sanitario che si colloca in un momento di grosse difficoltà, come d'altra parte qualsiasi altro Piano socio-sanitario abbia già visto la luce nella nostra Regione. E' un piano che non può non fare i conti con la situazione dell'esistente avendo di fronte - mi pare che anche dal dibattito che finora si è sviluppato ciò sia emerso - quali sarebbero gli approdi ideali a cui arrivare. Quindi è un piano che ha dei condizionamenti, ma non solo, che ci giungono dalla situazione da cui si parte rispetto a quella cui si vorrebbe arrivare, ma che dipendono anche dalle risorse che sono a disposizione per questo settore e che dipendono anche da incertezze che ci giungono dal livello nazionale, laddove il disegno di legge a livello governativo per il riassetto normativo del Servizio Sanitario Nazionale non è ancora giunto, lasciandoci quindi degli spazi di dubbio e potendo a tempi anche non remoti richiedere degli aggiustamenti in quanto è certo che una tale legge potrebbe anche spiazzare parti non secondarie o comunque non irrilevanti di questo Piano socio sanitario regionale.
D'altra parte condizionamenti che giungono a questo piano sono anche quelli della legge del 1988 sugli standard del personale ospedaliero standard che prevedono la ridefinizione della rete ospedaliera sulla base di precisi dati di riferimento numerico che quindi condizionano un riassetto della rete dei DEA, ponendo dei grossi problemi tecnici anche sul piano dell'elaborazione concettuale, che mi pare comunque siano stati affrontati con sufficiente obiettività, determinazione e competenza. Tali da poter essere sfociati in risultanze che comunque opinabili sono sempre ma che forse più si avvicinano a quanto tutti si aspettano di poter realizzare.
E' un piano che doveva fare anche i conti con il progetto pluriennale degli investimenti che è già passato in V Commissione e che quindi anche in questa direzione doveva essere coordinato.
Non vorrei che talora nel dibattito generale sopra un provvedimento di così vasta portata si fosse facilmente spinti a fare delle richieste alla ricerca dell'ottimale fine a se stesso per non fare ciò che è concretamente realizzabile. Quasi per trovare un alibi ad un disimpegno e oltretutto ad una mancanza di riguardo rispetto a quelli che da questo piano si aspettano dei riferimenti per poter intervenire ed operare.
E' un piano che prevede tra l'altro una sufficientemente valida integrazione tra il momento sanitario e quello assistenziale e sociale; è un piano che quando è stato preparato nella sua prima stesura aveva creato grosse risonanze per aver avuto il coraggio di proiettarsi in una previsione a lungo termine, che aveva turbato molti, anche giustamente (questo aspetto è stato poi corretto), tanto che questo prospetto nel testo definitivo è stato eliminato. E' un piano che oltre agli interventi di settore cui si è già fatto riferimento nella relazione del Presidente della V Commissione, prevede degli interventi di recupero molto significativi nel campo della medicina del lavoro, prevede soprattutto uno spostamento di quel baricentro, cui faceva riferimento anche il Consigliere Calligaro, da una tendenza ospedalecentrica ad una territorializzazione dei servizi anche se condivido con lui che a questo livello non si sono ancora raggiunti gli approdi ottimali che vorremmo vedere. Comunque è un tentativo per un ulteriore superamento di quell'atteggiamento culturale che vedeva ancora e sempre l'ospedale al centro di ogni attività sanitaria anziché il territorio.
E' un piano che è nato dalla mediazione di spinte, controspinte sollecitazioni, pressioni, reazioni anche emotive che in sede di V Commissione mi pare siano state tutte valutate con attenzione e ponderatezza, nessuna trascurata (sono stati letti documenti a montagne), e che è giunto alla realizzazione di punti di incontri e di equilibrio che costituiscono obiettiva mediazione tra le posizioni sostenute dalle diverse parti. Vorrei che non si corresse il rischio su certi punti forse più caldi, dove la discussione potrebbe diventare più vivace, che malintesi sensi di prestigio o malintesi sensi di campanile si sostituissero a quella che è una logica valutazione di un disegno generale, nell'ambito del quale dobbiamo pur tener presenti le necessità di tutta la Regione e non solo le spinte di qualche zona, in cui forse c'è più voce che sostanza in quello che si sostiene. Non vorrei però cadere in una polemica che non voglio fare, ma solo ad un richiamo che io faccio prima di tutto a me stesso per la obiettività con la quale vanno valutate queste situazioni e con il coraggio con cui talora bisogna anche avere la forza di usare il bisturi per incidere su quelle zone che vanno ridimensionate.
Concludo il mio intervento, per rimanere assolutamente nei tempi e non subire rimproveri da parte del Presidente del Consiglio, dicendo che rifiuto che si dica che c'è stata fretta, furia o addirittura urgenza di comportamenti nel valutare questo piano.



ACOTTO Ezio

Ah, no? Ne sei convinto?



OLIVETTI Michele

Lasciami parlare per favore. Sono sempre stato disciplinato, non ho mai disturbato nessuno e parlato poco in quest'aula, ti sarei grato quindi se tu mi ricambiassi con lo stesso comportamento.
Anche gli stessi compagni di partito del Consigliere Acotto sono qui testimoni che non un documento, non una pagina di quante ne sono state scritte e sono pervenute in V Commissione non sia stata letta, discussa magari con atteggiamenti e posizioni contrastanti se si vuole, ma comunque esaminata con tutto il tempo necessario. Rare volte credo di aver dedicato tanto tempo, anche perché la mia esperienza è recente, all'esame di un documento con tanta completezza. E' un documento che comunque merita attenzione e che noi non sottraiamo alla nostra Regione checché se ne dica anche in chiusura di legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Non mi esibirò con la solita verve perché oggi non sto bene.
Come sempre succede in occasione della presentazione di documenti più o meno corposi come questi l'opposizione non è d'accordo e dice che è tutto negativo, parte della maggioranza dice che è positivo, un'altra parte che è molto positivo e un'altra ancora che poteva essere migliore. Tutto questo non mi scandalizza, è fatale, quindi di quanto ho ascoltato finora non ne tengo conto più di tanto, tant'è che sovente sono uscito dall'aula, non per mancanza di rispetto, ma perché è un vizio naturale delle cose.
Credo però che a questo piano non si possano rivolgere accuse di non essere stato pensato, anzi forse è stato pensato troppo a lungo.
Indubbiamente il fatto significativo da ammirare è il grande coraggio dell'Assessore che, avendo ognuno di noi nel subconscio una certa tendenza al suicidio, ha offerto questo documento alla ribalta delle elezioni.
Pertanto merita un grosso plauso perché ha avuto il coraggio di un'affermazione politica di fronte ad una platea che sicuramente in gran parte sarà insoddisfatta: in questi piani infatti non si può dare tutto a tutti, non v'è politica peggiore, bisogna cominciare a ridimensionare le cose.
Si parla tanto di questione morale e se ne parla a proposito e a sproposito (per noti motivi da questo punto di vista io dovrei essere secondo alcuni, un esperto), ma la questione morale è proprio quella di avere il coraggio di incominciare a fare quelle cose che nessuno in realtà ha mai fatto. Dico allora che questo piano se ha un pregio realistico è quello di aver cominciato ad usare purtroppo non ancora il piccone o l'ascia (d'altra parte non è di questo mondo e non è neanche nel temperamento di Maccari di essere un uomo d'ascia), ma di avere cominciato ad usare perlomeno il bisturi, mi esprimo in termini chirurgici. Come tutti i ferri chirurgici il bisturi provoca sofferenza. E' pur vero che si cerca di anestetizzare questi interventi di chirurgia o di microchirurgia per qualche dolore si può avvertire e obiettivamente credo sarebbe gran iattura se il Consiglio regionale non portasse avanti questa linea che, come ho detto, è la più coraggiosa possibile in momenti come questo.
Si è imputato a questo piano di non aver tenuto conto che esiste una legislazione sanitaria nazionale in fieri, che manca il Piano sanitario nazionale. E' da quando sono bambino che sento ripetere queste cose e sono passati molti anni. Tra le righe il piano, non potendo dirlo palesemente cerca già di allinearsi a quelle che sono le linee di tendenza di quell'embrione di riforma della riforma che attualmente a Roma è in trattativa. Un'altra cosa importante di questo piano è di non essere un documento caratterizzato da grandi presupposti ideologici e di essere molto realistico, aderente ai problemi, di soffermarsi sulle cose e come tale di essere rispettoso soprattutto della realtà. Anche in questo piano c'è un po' di poesia, un po' di tensione del futuribile, perché indubbiamente molte delle cose che sono prospettate come linea di tendenza, più in là di questo non andranno, ma sono comunque un messaggio. Non credo che si possa imputare, anche per il lavoro che è stato fatto proficuamente per quell'ammissione, di avere portato avanti certe linee che sono fondamentali, quelle che io chiamavo un tempo "dei grandi rischi", che sono le grandi discipline ad alta specializzazione, quelle che hanno un diretto contatto con la camera mortuaria. Sono quelle su cui dobbiamo avere il coraggio di soffermarci di più e di determinare scelte prioritarie che sicuramente verranno più avanti, al momento delle deliberazioni attuative.
Cadiamo in un periodo estremamente critico, quello della carenza infermieristica. Questo però non è un problema soltanto piemontese, non è nelle possibilità di essere risolto alla radice. Purtroppo sentiamo parlare di questo problema da anni, dobbiamo dire grazie ai sindacati se è successo tutto questo in questi anni, perché l'invenzione assurda dell'infermiere professionale unico ha minato alle basi la possibilità di avere sul campo una gamma più vasta e più articolata di operatori professionali in campo parasanitario. Mi davano del fascista sette od otto anni fa e adesso mi dicono che ho ragione. Essere d'accordo oggi o esserlo stato sette od otto anni fa cambia profondamente la sostanza delle cose. Tutti i rimedi che si pongono sono tutti pannicelli caldi, possono servire di più o di meno a seconda dell'onda di disoccupazione in Piemonte. Ma non risolvono sostanzialmente le cose se non interviene nuovamente una resipiscenza a livello nazionale per il recupero della figura di quello che si chiamerà l'ausiliario dell'infermiere professionale, e sul cui mansionario avremo da combattere. Anzi metto sull'avviso l'Assessore affinché questo mansionario non sia poi una burletta e che rappresenti semplicemente un pannicello caldo per dare poi un aumento stipendiale a un po' di ausiliari, ma che in realtà questi non vengano poi inseriti nel gioco della professionalità paramedica, perché questo è il pericolo. Qui si possono anche avere delle idee, poi a Roma tutto si distorce. Abbiamo anche abbondato in alcune cose per esempio nelle nefrologie. Credo che abbiamo abbondato, lo dico a malincuore, ma è un gioco delle parti, perché purtroppo tra maggioranza e minoranza esistono tensioni e pulsioni diverse, in una Regione che obiettivamente ha un passato glorioso nel campo dei reni artificiali, nel campo della nefrologia. Complessivamente ci si avvia verso una situazione di stato di cose. Inviterei questo Consiglio a dimostrare che l'operazione del piano è un'operazione di governo regionale e quindi di saper resistere alle facili tentazioni. Altrimenti torneremo a casa dicendo di essere tutti amici e tutti contenti, in realtà tutti saranno infelici. Avremo gente mal curata, avremo assistenza modesta, avremo rubato infermieri, ostetriche od altri a chi ne ha bisogno, però saremo soddisfatti, di fronte alla gente magari avremo avuto un successo corale. Però nella coscienza, signori andremo a casa arrossendo e io domani non voglio arrossire di fronte allo specchio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo confessare una certa frustrazione nell'intervenire sull'argomento essendo ormai chiaro a tutti che quel che è fatto è fatto e quel che l'Assessore Maccari ha deciso così resta. Debbo innanzitutto complimentarmi con l'Assessore di essere riuscito a portare a compimento il suo disegno di deregolazione che ha perseguito sin dal suo insediamento. Quindi in questo senso non riesco a capire come nel documento proposto possa essere attuato l'art. 22 del Titolo III laddove si parla di integrazione tra sanità e assistenza. Quello che si pu dire a proposito dell'organizzazione sanitaria è che tutto il potere è e deve restare in mano ai primari.
C'è stato un gran da fare per l'aumento dei posti letto e davvero ho trovato una contraddizione, almeno una me la consentirà il collega Olivieri, nelle sue parole, dove ha magnificato il coraggio nei tagli apportati dall'Assessore Maccari, tagli che sarebbero anche impopolari.
Taglia di qua, taglia di là, i posti letto sono addirittura aumentati di seicento unità. Con grande sollievo di tutti e in particolare dell'Assessore Maccari, non ho grande spinta motivazionale ad approfondire i singoli passaggi. Voglio soltanto richiamare un grave limite di questo documento a proposito dell'organizzazione sanitaria ed in particolare del personale infermieristico. L'Assessore Maccari, me lo consenta con amicizia, si è caratterizzato per le proposte bizzarre: l'anno scorso, lo ricordiamo tutti, inventò il ticket presso le tabaccherie. Vi ricordate quando si discuteva della riscossione faticosa di questo balzello e lo soprannominammo allora l'esattore alla sanità piuttosto che Assessore alla sanità. Qualche mese fa si è profuso, a proposito dell'emergenza infermieri, nelle offerte di importazione di terzomondiali. Voi sapete quanto abbiamo a cuore l'integrazione di questi nostri concittadini, ma forse, prima di ricorrere all'importazione dall'estero, converrebbe guardare dentro il proprio ospedale per cercare, ad esempio, di riqualificare il personale esistente, di far corrispondere minimamente le mansioni alle qualifiche. All'Assessore non sfugge che proprio la non corrispondenza fra questi due elementi sta determinando notevoli disagi in alcuni presidi ospedalieri ed in alcune UU.SS.SS.LL. in particolare nella città di Torino. Penso che un piano che volesse essere coraggioso dovrebbe innanzitutto preoccuparsi di questo, qualificare e riqualificare il personale su cui poi poggia l'assistenza effettiva, l'essere vicino agli ammalati, cosa che - ahimè - non può essere garantita soltanto dai primari ma che invece deve essere compito prioritario delle figure intermedie nell'organizzazione della sanità. Non riesco a vedere come fa a praticare il secondo comma dell'art. 2, per la precisione la lettera b), laddove si parla di coordinamento con le attività di tutela dell'ambiente. Non posso che rilevare come tutta l'organizzazione sanitaria al riguardo non è mirata minimamente alla prevenzione del rischio, alla prevenzione sui luoghi di lavoro. Debbo qui ricordare che nel capoluogo regionale, per aderire meglio alle realtà produttive diffuse sul territorio, anziché decentrare l'Ufficio di igiene ambientale lo si è accorpato in un unico ufficio, forse per controllare meglio (faccio il malizioso) il filtro che poi deve servire per scandagliare in aziende che hanno un certo peso politico in questa città ed in questa regione. Vorrei che lei mi aiutasse a capire come sarà assicurato questo coordinamento con l'attività di tutela dell'ambiente, così come sarà assicurata la riqualificazione del personale attualmente in carica, per potenziare quei ruoli su cui le deficienze strutturali sono maggiori, in maniera che essendo orientato a votare contro, lo potrò fare a ragion veduta.



PRESIDENTE

Ha ora facoltà di replicare l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La stesura e la successiva presentazione del Piano sanitario regionale sono state molto travagliate, soprattutto per la carenza di riferimenti nazionali, sia come indicazioni di Piano sanitario nazionale sia come normativa relativa alla riforma sanitaria, di cui si parla da circa due anni.
Naturalmente, una tale incertezza ha pesato sull'andamento dei lavori ciò nonostante si è cercato di inserire nel nostro piano linee fondamentali in armonia con la legislazione vigente sia sul piano nazionale sia su quello regionale, che potessero essere di indicazione dell'ammodernamento del settore sanità. In questo modo, si sono potute ipotizzare alcune modalità nuove di lavoro, di organizzazione delle UU.SS.SS.LL., trattate nella discussione precedente, e recependo quanto indicato nell'ipotesi di riforma sull'introduzione dei centri di costo. Tutto ciò senza dare alcuna indicazione che la legge nazionale non ci permette.
Il Consigliere Calligaro ricordava la necessità di organizzare il lavoro su aree di degenza e non su divisioni: questo oggi non è possibile anche se ci auguriamo che in un'ipotesi non lontana ci sia data la possibilità di organizzare il lavoro all'interno degli ospedali in termini diversi.
Il processo di delegificazione è stata una battaglia persa. Tuttavia, a mio avviso, non è opportuno sottolineare in assemblea tali sconfitte imputandole ad un Assessore, ad una determinata forza politica o alla maggioranza: sono battaglie perse dal sistema e dalla società civile.
Il non riuscire ad attuare un processo di delegificazione che ci permetta una seria programmazione - come accade in altre nazioni confinanti, della famosa e benedetta Europa che tutti invochiamo come in una sacra preghiera, in ogni discorso che facciamo, in ogni momento della giornata - significa aver perso una battaglia civile nei confronti e nell'adeguamento con l'Europa.
Mi auguro che nel piano nazionale si possa arrivare ad una normativa che preveda la possibilità di delegificazione e che non inchiodi, con leggi, normative che possono essere recepite da regolamenti e qualche volta anche da circolari. Non credo si tratti di un problema solo della sanità.
Non essendo riusciti in questo processo di delegificazione, abbiamo dovuto ritirare l'ipotesi di deliberazione quadro; non credo che questa possa essere considerata una vittoria in termini di maggioranza o di minoranza: dall'assenza di una possibilità del genere usciamo male tutti indipendentemente dal quadro politico oggi di maggioranza, domani di minoranza e viceversa.
Abbiamo comunque tentato un processo di semplificazione delle procedure e, nei limiti del possibile, anche dei rapporti fra Regioni e UU.SS.SS.LL.
Fra circa tre anni, al rendiconto dell'attuazione, vedremo se saremo riusciti ad attuare un processo di snellimento della macchina sanitaria nei confronti dei cittadini. E' molto semplice in assemblee, in riunioni, in discussioni, con prese di posizione di ordine partitico, dire quanto si debba fare, molto più difficile è tradurre le varie argomentazioni in realtà.
Relativamente al piano stilato mi pare, tutto sommato, che abbia ragione il collega Olivieri quando sostiene che quella del piano è un'operazione di governo, e che governare richiede anche assumere provvedimenti non condivisi. D'altronde, come ho avuto occasione di dire più volte durante l'arco di questi due anni di lavoro, far programmazione con il consenso di tutti è estremamente difficile; in realtà si determina una logica di sommatoria delle richieste di tutti: il che non è programmazione, ma antiprogrammazione.
E' questo il metodo che abbiamo cercato di cavalcare, con i limiti derivanti da condizionamenti sul piano politico e territoriale.
Siamo partiti dalla considerazione fondamentale che non avevamo intenzione di chiudere l'ospedale o sopprimere dei posti letto, ma di riqualificare quanto era possibile; siamo arrivati oggi a presentare un piano che non prevede la chiusura di ospedali o la soppressione di posti letto. Obiettivo del piano è intervenire là dove le necessità sono più stringenti, in modo particolare dove esistono lunghe liste d'attesa, e all'interno di queste ultime in modo particolare nella fascia relativa agli anziani.
Dal piano emerge il potenziamento di divisioni di urologia, di ortopedia, dei servizi di riabilitazione e delle lungo degenze, e l'introduzione negli ospedali di qualche reparto di geriatria. Dico "qualche" poiché siamo su piano sperimentale e quindi non è possibile generalizzare, non foss'altro perché mancano i geriatri.
Abbiamo dato indicazioni di riqualificazione delle chirurgie e, in modo particolare, andiamo a pesare sulle cardiochirurgie e sulle chirurgie vascolari; vi è indicazione di una seconda sala operatoria all'Ospedale Molinette - che metterà le gambe fra venti o trenta giorni - prevista nella deliberazione che esamineremo successivamente parlando di stanziamenti. Questa seconda sala operatoria permetterà l'inizio dei trapianti cardiaci, nonché 300/350 interventi all'anno in più.
Sono indicate nuove divisioni di cardiochirurgia al San Giovanni Bosco di Torino, ad Alessandria e a Cuneo; presumibilmente, non riusciremo ad attuarle tutte e tre nell'arco di tre anni. E' comunque un'indicazione che il piano dà in termini chiari.
Altrettanto chiaro è il potenziamento delle divisioni di medicina nelle situazioni più difficili, ovvero delle cardiologie, delle unità coronariche, delle terapie intensive là dove esistono, e la creazione di reparti per terapie intensive in una serie di ospedali che ne erano sprovvisti.
E ancora, l'indicazione di politica oncologica, che vede nel tanto disprezzato Ospedale San Giovanni Vecchio un deciso potenziamento non solo sul piano finanziario - 10 miliardi - ma anche sotto il profilo della qualificazione, quale polo di riferimento oncologico regionale, per l'applicazione dei protocolli in tutti gli ospedali regionali.
Attualmente, non esiste un centro di riferimento e, se ne parlaste con dei tecnici, questi vi direbbero quanto sia importante un centro di riferimento di protocolli. Non solo, vi direbbero anche quanto possa essere utile un centro di riferimento regionale - che non era previsto - per la prevenzione dei tumori. Inoltre, è da tenere presente anche il potenziamento dell'attuale attività operativa chirurgica e di cura al San Giovanni Vecchio.
L'indirizzo oncologico, inoltre, si completa con il potenziamento dell'esistente e con la creazione di divisioni oncologiche, e relativi posti letto, in ospedali dove da anni vige una seria tradizione professionale in questo senso. Altrettanto valido mi pare il potenziamento dell'attività di day-hospital sul territorio, sempre per combattere i tumori.
Abbiamo potenziato anche l'indicazione dei DEA, così come siamo andati ad indicare nel Piano AIDS la necessità di 496 posti letto nuovi, di cui 300 a Torino, all'Amedeo di Savoia, in aggiunta ai 160 già esistenti, e i 200 all'interno di ospedali sul territorio regionale. Probabilmente, dei posti letto in aumento considerati - 700 - forse ci si è dimenticati che 500 vengono dal Piano AIDS, le cui necessità, che non sono state certamente inventate da qualcuno della Regione, vengono indicate dal Ministero.
Abbiamo inoltre indicato lo sviluppo dell'attività di prevenzione in ambienti di lavoro, tenendo conto che il servizio relativo alla Medicina del lavoro è stato introdotto, pur senza posti letto, in tutti gli ospedali capoluogo di provincia per una diversificata capillarità di intervento, in collaborazione con i Laboratori di igiene e sanità pubblica e con i servizi territoriali.
Nel piano è previsto l'aumento di divisioni di anatomia patologica, per rapide possibilità di diagnosi con l'analisi dei vetrini, e le relative positive conseguenze sulla terapia, sulla cura e sui tempi di permanenza in ospedale.
Abbiamo costituito, negli ospedali con più di 500 posti letto, la divisione di dietologia, attualmente inesistente; questo in relazione ad una migliore assistenza sia dei degenti, sia dei pazienti dimessi, inoltre in considerazione di un'organizzazione più consistente da parte del pubblico, nei confronti di tutta l'attività di cucina e di alimentazione interna dei plessi ospedalieri.
Nell'area metropolitana di Torino, abbiamo perseguito la linea della riorganizzazione di alcuni punti, prevedendo il CTO come trauma-center collegato naturalmente con la base per l'elicottero e con i già esistenti servizi.
All'Ospedale infantile Regina Margherita abbiamo previsto la creazione di un dipartimento di emergenza, un Pronto Soccorso - che oggi non esiste poiché, come ben sa chi è nel settore, l'intervento sul bambino può essere diverso da quello sull'adulto; andiamo quindi a colmare un vuoto.
Prevediamo anche la specializzazione del Maria Adelaide quale istituto ortopedico solo per interventi pianificati, sul tipo dell'Istituto Rizzoli di Bologna.
Prevediamo inoltre anche il potenziamento dell'Ospedale Oftalmico.
Questa è certamente una politica di miglior servizio ai cittadini, ma anche di riqualificazione della medicina torinese che aveva perso ultimamente, parte del prestigio che la caratterizzava, pur non venendo meno la qualità professionale degli operatori, cui mancava la possibilità di essere messa in luce.
In questo quadro generale, si pone anche l'indicazione nei confronti dell'Ospedale Molinette per farlo diventare, con un processo di costruzione lento, un grosso centro di riferimento regionale per grandi interventi grandi attrezzature, andando man mano a coinvolgere tutti gli ospedali a fare le cose di minore entità senza caricare le grandi strutture che perdono poi la loro qualificazione e la possibilità di organizzarsi per intervenire sulle cose serie. Ed è in questo quadro che alle Molinette si persegue la politica dei trapianti di cuore; si migliora la politica dei trapianti di reni che vede comunque l'Ospedale Molinette e l'attività piemontese al secondo posto in Italia e pochissimo lontano da Milano che è partita dieci anni prima di noi. E' in questo quadro che si persegue la politica dei trapianti di cuore, la politica dei trapianti di fegato e si imposterà la politica dei trapianti del pancreas.
Queste sono le linee su cui si vuole camminare, tenendo conto, come è stato già rilevato, che il Piano sanitario cammina naturalmente in parallelo con le indicazioni che il Consiglio ha già dato sull'utilizzo della quantità finanziaria messa a disposizione dall'art. 20.
Non tutti i problemi sono stati risolti. Ha sottolineato giustamente il Consigliere Calligaro la mancanza di equilibrio nell'area Torino nord e sud, ma indubbiamente diventa difficile per una Regione identificare ospedali quando oggi non esiste neppure il terreno su cui indicarlo.
Non sono state dimenticate le necessità di Moncalieri, di Ivrea e di Biella, però c'è una compatibilità da una parte con le disponibilità finanziarie da programmare in questi otto anni, dall'altra avere delle ipotesi come Moncalieri e Ivrea, che non hanno ancora progetto, non hanno terreno. Siamo allo stato dell'ideazione pura, e con l'ideazione pura al momento attuale non si possono responsabilmente destinare miliardi.
Purtroppo è già difficile spendere i miliardi quando li destiniamo a progetti che hanno progetto fatto, esecutivo e terreno. Figuratevi se andiamo a destinare miliardi all'ideazione! Finiamo che non lo vedono neanche i nostri figli.
Consigliere Staglianò, il tuo intervento è stato molto simpatico, mi fa piacere che a fine legislatura una capacità ed una volontà di humour colga un po' tutti. Ti ringrazio anche perché probabilmente inconsciamente mi hai dato modo di chiarire alcuni elementi. Vedi, Staglianò, non mi sono offerto all'importazione dei terzomondisti, perché questo è un Paese strano dove tutti si dicono a favore dei terzomondisti. Se qualcuno prende delle iniziative concrete è accusato di voler fare chissà cosa o chissà quale altra diavoleria. Tengo a chiarirti che ho raggiunto una grossa vittoria su questo, perché la prima bozza di decreto sui lavoratori extraeuropei non parlava di queste cose e non dava la possibilità al pubblico di assumere chicchessia di terzomondisti. Pertanto il sottoscritto, sapendo che a Torino c'era una dozzina di infermiere filippine (tra l'altro, la scuola delle infermiere filippine è molto seria perché è di tradizione inglese) parlando con i Ministri De Lorenzo e Donat Cattin e con il Direttore generale della programmazione ospedaliera Morini si è preoccupato di far loro presente che, data la gravità dell'assistenza infermieristica in Italia, potesse essere data in normativa di legge la possibilità per persone che oggi sono costrette a fare la "colf" di diventare personale specializzato. Quindi con immenso piacere ho potuto verificare che la mia ipotesi è stata accettata e tradotta in norma di legge. Questo mi ha fatto molto piacere. Non l'ho propagandata perché ci pensa già Martelli a propagandare il settore con tutte le difficoltà che può comportare. Questo a mio avviso, per la sanità può essere un aspetto positivo. Mi sono posto il problema e ne ho parlato con il Consigliere Olivieri e dietro suo suggerimento, in modo particolare a proposito dell'immigrazione di ritorno dall'Argentina, se noi riuscissimo ad ampliare il riconoscimento del titolo di studio anche a coloro che provengono da quella terra, avremmo anche una facilitazione per quelle persone nel perfezionare la lingua. Indubbiamente queste cose sono molto pragmatiche, molto blande. Però il sottoscritto non si è limitato a questo, perché dal settembre 1987, cioè da quando sono stato eletto Assessore, dai 600 allievi iscritti alle scuole professionali in 24 mesi si è passati ai 1.940 del settembre 1989. Assicuro che è stato uno sforzo enorme moltiplicare per tre scuole, insegnanti, monitori, locali e soldi, perché contemporaneamente si è passati dalle 90 mila lire mensili al primo anno alle 150/220/350 mila lire di oggi. Quindi, collega Staglianò, se fai il conto è stato uno sforzo decisamente notevole. Non solo, l'anno scorso il sottoscritto ha proposto in aula - ed è passata una deliberazione di assunzione di 2.500 ausiliari per aiutare gli infermieri (2.000 ausiliari e 500 amministrativi di reparto) e mi auguravo di recuperare una forza lavoro almeno di 1.000/1.200 infermieri. Sono stato sconfitto, ma anche qui non sono sconfitto io: è sconfitta la società.
Speravo, nell'agosto 1989, di avere la disponibilità completa di infermieri in corsia, e oggi ne avrò 500 su 2.500 in tutti gli ospedali piemontesi perché la legge mi obbliga a passare dall'Ufficio di collocamento e allora su 100 convocati, 40 non si presentano, almeno 20 non si dicono interessati al posto di lavoro perché è brutto, scomodo, non piace o il salario è basso; degli altri qualcuno si fa bocciare o lo si prega di farsi bocciare: ne rimangono 20/25 che vengono assunti perché hanno delle maniche larghe da frati.
Allora questa è una battaglia che ho perso, ma non l'ha persa solo Eugenio Maccari, n' l'Assessore n' la Regione, l'ha persa anche la società civile, perché finché noi produrremo delle norme che ci impediscono di agire, questo è il top del masochismo politico che però ci allontana dall'Europa, ci fa andare sempre più vicino alla Turchia nelle statistiche pubbliche e sempre più vicino all'Europa nelle statistiche private, quindi credo che un giorno o l'altro dovremo porci il problema di risolvere questa diversità.
Le forze sindacali, rendendosi pienamente conto di questo problema sono disposte a collaborare nel trovare una soluzione che permetta di assumere queste 2.000 persone, perché tanto per darti qualche motivo collega Staglianò, devi capire che non sono riuscito ad assumere 2.000 persone che moltiplicate per sei mesi di stipendio fanno 12 mila salari non erogati. Questo è un discorso che può piacere di più a te di quanto possa piacere magari a qualcuno che tu ritieni più distante da questo modo di pensare.
Pertanto credo che prendendo insieme alcune soluzioni, non rimanendo fermi, solo ancorati alle polemiche di partito, si possa ragionare insieme.
Naturalmente sugli infermieri ci sono delle cose che potremmo indicare di competenza diversa sulla diversità di qualificazione degli infermieri di gratificazione economica mensile, ma questo è un discorso che potremmo fare più completo affrontando l'argomento specifico che è più di competenza nazionale in sede di contratto di quanto non lo sia a livello regionale anche perché la Regione non ha potere. Se come Assessore avessi avuto potere avrei già dato delle indicazioni più consistenti nel settore.
Sugli infermieri mi auguro di riuscire ad arrivare nel prossimo anno almeno a 2.200/2.300 iscritti. Con questo non mi illudo di risolvere il problema perché per bene che vada riuscirò a coprire il turn-over che esiste in Piemonte. Quindi, in assenza di normativa nazionale, mi pongo il problema se è possibile fare dei corsi, sulla cosiddetta figura dell'aiuto infermiere, vedere cioè se è possibile trovare a livello regionale, in collaborazione con le forze sindacali, una modalità per arrivare allo stesso obiettivo attraverso altre strade che siano compatibili con la legge perché la carenza di infermieri rimane l'imbuto che fa crepare la sanità.
Questa purtroppo è una situazione. Se andiamo avanti così arriveremo ad una sanità che in ospedale ha più medici che infermieri, cosa che è assurda perché oggi ne ha già fin troppi medici in relazione alla situazione degli altri ospedali.
Questo piano non può vivere tre anni per essere ripreso in mano: credo che questo piano debba essere vissuto non solo in modo continuativo, ma non avendo la possibilità di averlo delegificato, quindi di aver messo in moto dei meccanismi di uso più semplice in assemblea con lo stesso controllo politico perché il processo di delegificazione era solo una modalità operativa sottoposto allo stesso vaglio, allo stesso controllo politico al quale sono sottoposte le leggi, ma io mi auguro che il prossimo Consiglio regionale sappia proseguire, usando lo strumento-piano, la possibilità di modificazione, un'aderenza più continua alla realtà in termini più consistenti di quanto abbiano testimoniato i dieci anni precedenti.
Credo che su queste cose possa essere chiamato oggi il Consiglio a dare un'indicazione o una valutazione o l'approvazione di piano, ma debba essere chiamato, se questo può servire per memoria, alla logica dell'applicazione il Consiglio che verrà, perché pianificare non è tanto creare l'atto, il documento o il "vangelo della pianificazione" che si mette in biblioteca ma programmare è un metodo di lavoro che si deve usare giorno per giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La parte socio-assistenziale non è stata oggetto di particolari rilievi. Né la parte della funzione socio-assistenziale né la parte dei progetti-obiettivo, che riguarda l'integrazione, sono oggetto di proposte di emendamento. Accenno solo alle critiche avanzate dal collega Calligaro che continua a portare avanti una vecchia polemica secondo la quale si intenderebbe privilegiare le strutture anziché gli interventi sociali sul territorio. Dovremmo non attuare l'intervento delle residenze sanitarie assistite, che sono a prevalenza sanitaria con integrazione assistenziale e corrispondono ad un progetto di carattere nazionale conforme al nostro progetto del Piano di sviluppo, e che va a dare una risposta importante al problema degli anziani non autosufficienti, che è il più grave nel campo degli anziani? D'altra parte, occorre evidenziare che sia nella funzione socio-assistenziale sia nel progetto obiettivo viene portato avanti il discorso che tende a mantenere l'anziano nell'ambito della famiglia, ma non soltanto come dichiarazione di obiettivi, ma come impostazione progettuale di azione.
Quindi faccio questo rilievo di fondo, che considero importante.
Ripeto, il tema non è stato oggetto di particolari rilievi, devo considerare quindi che - a parte la considerazione fatta dal Consigliere Calligaro - ci sia un sostanziale consenso.



ROSSA Angelo



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: al punto 2), riscrivere la seconda riga nel modo seguente: "globalità, l'unitarietà, l'equilibrata distribuzione, la razionalizzazione" al punto 2), quarta riga, abrogare le parole "dell'efficienza e".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 22 contrari.
La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto sull'art.
1.



CALLIGARO Germano

Noi votiamo contro l'art. 1, perché al primo comma si recita la solita liturgia: "La presente legge disciplina le procedure della programmazione socio-sanitaria in Piemonte, in attuazione della programmazione sanitaria nazionale" - ma quale programmazione sanitaria nazionale? - "nel contesto del Piano regionale di sviluppo, nonché in applicazione della legislazione statale". Ci riferiamo in modo liturgico alla programmazione socio sanitaria nazionale, che non esiste, e ad un Piano regionale di sviluppo che non sappiamo se esiste o non esiste; sappiamo che è stato approvato, e sappiamo che è praticamente scomparso e non guida minimamente nessuno nei processi reali in corso nella nostra Regione.
Quindi ci riferiamo a cose che non esistono. Cominciamo a riferirci a cose che esistono concretamente.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto sull'art.
2.



CALLIGARO Germano

Il nostro voto sarà contrario, sempre per il comma secondo. Questo comma recita: "La Regione adeguerà alla normativa nazionale le disposizioni della presente legge e dei Piani socio-sanitari, con essa eventualmente in contrasto". Dimostra che siamo in una situazione di assoluta incertezza e precarietà; dopo due anni e mezzo variamo un piano che non ha prospettiva.
La proposta che ho fatto nell'intervento di rivedere il precedente piano per le parti non modificabili dagli indirizzi nazionali del decreto legge De Lorenzo, aveva un qualche fondamento. Allora è chiaro che la sua validità è tutta elettorale e che la precarietà è assoluta e senza prospettive. Per questo motivo votiamo "no".



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 La parola al Consigliere Acotto per dichiarazione di voto sull'art. 3.



ACOTTO Ezio

Ribadendo il nostro no, vogliamo chiosare questo articolo, legandolo a quello precedente, e ad un ragionamento che l'Assessore ha fatto circa la concezione della programmazione, la più flessibile possibile. Se noi leggiamo bene questi articoli (il 2 e il 3) non ci sfugge un concetto contraddittorio di programmazione rispetto alla tesi sostenuta dall'Assessore. In altri termini, l'Assessore ha sostenuto la tesi della programmazione flessibile, ma poi ha messo nel piano elementi evidenti di rigidità.
Probabilmente i colleghi Consiglieri non farebbero fatica ad aggiungere all'art. 3 un comma finale che recita: "tutti i cittadini del Piemonte sono tenuti ad uniformarsi al presente piano".



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto sull'art.
4.



CALLIGARO Germano

L'Assessore ha detto: "Siamo stati tutti sconfitti". Diciamo la verità, lui è stato sconfitto, perché, per fortuna, non è passata la deliberazione quadro, che allungava i tempi di attuazione del piano fino a 500 giorni. Cioè noi facevamo un piano che poteva essere attuato in tempi più lunghi della sua validità. E' tutto detto il paradosso.
Comunque abbiamo fatto i calcoli, abbiamo visto le varie sequenze, e si arrivava a 500 e più giorni. Per fortuna in questo caso c'è stato un intervento provvidenziale del Ministero che ha cancellato la deliberazione quadro.
Con questo, noi non siamo sostenitori della legificazione delle norme a tutti i costi, intendiamoci, e nemmeno sostenitori dell'intervento ministeriale; diciamo che in questo caso c'è andata bene.
C'è un problema però che resta aperto. Ricordo la discussione in V Commissione dove si è detto chiaramente che la delibera quadro era particolarmente importante, perché doveva contenere gli standard di attività, funzioni ed organici. Si è anche detto che negli allegati sarebbero stati inseriti questi standard di attività, funzioni ed organici.
Non mi risulta che siano stati inseriti negli allegati, presentiamo un piano che indica servizi che sono delle scatole vuote, non si sa come riempirle. Questo problema esiste o non esiste? Se esiste, lo affronteremo soltanto con le deliberazioni settoriali? Questa è una domanda seria, non stiamo scherzando. Solo con le deliberazioni settoriali oppure come affronteremo questo problema? Questo dimostra l'incompletezza assoluta del piano, questo è un motivo per votare contro l'articolo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 La parola al Consigliere Acotto per dichiarazione di voto sull'art. 5.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ovviamente il nostro è un commento sempre a corredo di un'espressione negativa del nostro Gruppo sul piano che di volta in volta si sostanzia di riferimenti che mettono in evidenza aspetti problematici oppure contraddittori che ci sono in questo piano. Per esempio, questo piano fissa gli obiettivi prioritari e le norme di finanziamento pluriennale. E' difficile dire che quelle che sono contenute in questo piano sono effettivamente norme di finanziamento pluriennale, perché il concetto di norma di finanziamento pluriennale è qualcosa che va ben al di là di indirizzi e procedure relative ai finanziamenti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto sull'art. 7.



CALLIGARO Germano

Si sottolinea l'importanza di una relazione sullo stato di attuazione del Piano socio-sanitario regionale e sullo stato di salute della popolazione comprensiva delle informazioni richieste dall'ultimo comma della legge n.
833.
Assessore, in questi anni non abbiamo mai visto queste relazioni annuali e così la relazione sullo stato di salute della popolazione che doveva essere strumento essenziale per la programmazione è pregiudiziale, cioè bisognava conoscere lo stato di salute della popolazione e partire di lì per formulare il piano.
Siamo alla solita liturgia: le cose le scriviamo tanto per scriverle sapendo che poi non verranno rispettate, non verranno praticate? Questo è un interrogativo che si impone. Dopo due anni e mezzo presentate un piano senza alcuna relazione sullo stato di salute della popolazione e imperturbabili, inserite di nuovo queste procedure all'art. 7. Mi pare un'esagerazione, una presa in giro nei nostri confronti.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 Ha chiesto la parola il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Volevo solo chiedere se all'art. 13 c'era un emendamento per quanto riguarda i PAS.



PRESIDENTE

E' all'art. 18.



ACOTTO Ezio

Dovrebbe esserci un emendamento che dice che in prima approvazione di questo piano i PAS non hanno la tempistica che è qui prevista.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non ci sono emendamenti fino all'art. 18.



ACOTTO Ezio

Chiedo scusa, ma allora c'è una errata-corrige perché a me risulta ancora il termine di 90 giorni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Fra il materiale che è stato distribuito ieri ci sono due fogli e poi un terzo foglio di errata-corrige che è stato distribuito questa mattina.
Per una svista di trascrizione quando hanno fatto la fotocopiatura, perch l'Ufficio della V Commissione lo ha trasmesso, non è stato aggiunto l'art.
35 che prevedeva questa norma transitoria come era stato licenziato dalla Commissione.
Ci sono poi altri due fogli di errata-corrige: uno più ampio in cui sono elencati soprattutto i dati di riferimento alle tabelle e un altro che fa riferimento all'Ospedale di Varallo, dove andava cancellato un riferimento al trasferimento con l'Ospedale di Borgosesia.
Sono tre gruppi di errori materiali che non richiedono più emendamenti perché sono già stati recuperati da queste correzioni formali che abbiamo allegato. Non so se il collega le ha, ma sono state distribuite, può darsi che in quel momento non fosse in aula.



ACOTTO Ezio

Chiarito questo punto, veniamo all'art. 13 per osservare quanto segue.
I Consiglieri possono vedere in questo articolo come la Regione sia perentoria nello stabilire norme e regole presso le UU.SS.SS.LL.: o fate così o altrimenti arrivo lì io e sistemo le cose con il potere sostitutivo.
Negli articoli precedenti, quando ci siamo occupati degli obblighi della Regione, il riferimento va anche alle cose dette dal collega Calligaro sulla relazione annuale, sullo stato di salute, e via di questo passo, lì non c'è alcun obbligo nei confronti della Regione. Una Regione che si comporta in questa maniera nei confronti di se stessa non so quanta autorità abbia poi nei confronti dei terzi, in questo caso le UU.SS.SS.LL.
cioè dire: faccio io, se non fate voi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 13.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Emendamento presentato dai Consigliere Calligaro e Acotto: al punto 2), dopo la lettera b), aggiungere: "Il Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale delibera il riparto del Fondo Sanitario Regionale tra le UU.SS.SS.LL. entro il 31 dicembre di ciascun anno".
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Abbiamo l'impressione che, seguendo il testo così come lo abbiamo interpretato e letto, il futuro Consiglio regionale (noi proiettiamo ovviamente le preoccupazioni verso il futuro) avrà occasione di discutere di sanità per quanto riguarda aspetti di impostazione di carattere generale, cioè criteri e così via sulla destinazione della spesa corrente e degli altri fondi connessi con la spesa sanitaria e avrà la possibilità di fare questa discussione di carattere generale - e, ahimè, generico! - una volta all'anno, mentre sfuggirà completamente al Consiglio regionale la possibilità di fare una discussione più ravvicinata sul riparto di queste risorse alle UU.SS.SS.LL. Non vale, dal nostro punto di vista, la critica che ci è venuta in questi anni legata al fatto che l'emergenza in cui è stata costantemente tenuta la spesa sanitaria di parte corrente ha di fatto vanificato il lavoro del Consiglio regionale a questo riguardo. Dobbiamo aggiungere che non soltanto le difficoltà di carattere generale hanno reso poco efficace la discussione sul riparto, addirittura l'hanno resa poco efficace i comportamenti concreti degli Assessori tanto che qualche Assessore si è sentito autorizzato per un paio di anni a non portare neanche la ripartizione del Fondo sanitario al Consiglio regionale comunque, abbandonando questo ragionamento che è a tutti noto nel senso che ne abbiamo discusso almeno una volta all'anno, su questo punto noi abbiamo proposto l'emendamento per dire: se ne discuta nel futuro, almeno una volta all'anno, di riparto della spesa sanitaria alle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento non è accolto. Occorre tenere presente che la data del 31 luglio si riferisce non al riparto, ma alle modalità. Scrivere "entro il 31 dicembre" quando non abbiamo ancora la cifra dello Stato da dividere diventa difficile. In questi ultimi due anni, che sono stati i primi dove è stata data la possibilità alle UU.SS.SS.LL. di fare il bilancio entro il 31 dicembre dell'anno precedente, in base al criterio della spesa storica abbiamo diviso ed assegnato la quota dell'anno precedente per dare questa possibilità. Probabilmente, cambiando con il fondo interregionale le modalità di finanziamento, bisognerà vedere quando avremo la possibilità di determinare le quote per le UU.SS.SS.LL. Andando avanti così, sarà provvisoria entro il 31 dicembre, salvo dare la definitiva non appena avremo dallo Stato la consistenza della quota. Mi pare importante avere fissato come termine il 31 luglio dell'anno precedente per stabilire le modalità di ripartizione per raggiungere anche un riequilibrio e il superamento dell'articolazione della spesa storica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Il problema è mettere le UU.SS.SS.LL. nella condizione di conoscere l'entità delle risorse. Un dato c'è: quello della spesa storica. L'aumento del 5% circa è equivalente al tasso di inflazione, non possiamo andare avanti solo con indicazioni provvisorie ed arrivare con il riparto effettivo alla fine dell'anno in gestione.
Sui criteri di perequazione e di riequilibrio siamo fondamentalmente d'accordo, occorre introdurre correttivi per superare la spesa storica introdurre elementi di efficienza, di efficacia e di contabilità per centri di costo, per standard di attività, ecc. Però ne parleremo domani prenderemo in considerazione il riparto del Fondo Sanitario Nazionale spesa corrente parte indistinta. Il correttivo di 200 miliardi riesce ad apportare una correzione nelle UU.SS.SS.LL. torinesi dell'1%, cioè occorre davvero introdurre elementi correttivi più consistenti se vogliamo perseguire l'obiettivo del superamento della spesa storica e di sperequazioni che gridano vendetta che si sono andate determinando in questi decenni, ma in questi ultimi anni particolarmente accentuate e abbiamo cercato di dimostrarlo in Consiglio. Questo deve indurci a conoscere la spesa pro capite USSL per USSL. per vedere se a parità di servizi, dimensioni, e fasce di età della popolazione residente, ecc., vi sono UU.SS.SS.LL. che spendono di più ed altre che spendono meno. Occorre fare uno sforzo serio attraverso correttivi più robusti ed attraverso un controllo continuo sulla spesa pro capite USSL per USSL.
Il nostro emendamento è stato respinto e questo è un motivo in più per votare contro l'art. 18.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli e 22 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 18 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20,20 riprende alle ore 21,15)



PRESIDENTE

Prosegue l'esame dell'articolato del progetto di legge n. 573.
ART. 22 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: al punto 2), lettera c), dopo la parola "privata", aggiungere le parole "non aventi fini di lucro".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 22 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Emendamenti presentati dal Consigliere Reburdo: 1) riscrivere il primo comma nel modo seguente: "La Regione e le UU.SS.SS.LL. sull'applicazione del PSSR devono indirizzare gli interventi e le risorse a:".
2) Al punto e), sopprimere le parole "incrementando la produttività del sistema".
3) Al punto 9), ultima riga, sopprimere le parole "e dell'efficienza".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta respinge gli emendamenti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole e 30 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 31 voti contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 23 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: alla lettera d), terza frase, seconda riga, abrogare le parole "e dell'efficienza".
La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto.



CALLIGARO Germano

Il nostro voto all'emendamento del collega Reburdo è contrario in quanto l'efficienza è una cosa molto importante: nelle strutture sanitarie si muore per scarsa organizzazione ed efficienza, quindi l'efficienza è un obiettivo da perseguire assolutamente. Mi interessa però mettere in luce un aspetto di questo articolo, ovvero lo scarso rilievo che si assegna all'assistenza di base, che secondo noi è essenziale se intrecciata con le attività specialistiche. Tant'è vero che il punto b) recita: "riorganizzazione dell'attività specialistico-ospedaliera ed ex ospedaliera in modo unitario con il dovuto rilievo al rapporto con l'assistenza di base".
Se nel piano si va ad analizzare il rilievo dato all'assistenza di base e quindi al rapporto tra medicina specialistica ed assistenza di base secondo noi l'impostazione è vecchia e parecchio carente; questo è uno dei motivi del nostro voto contrario.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 34 voti contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 24 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: al punto 2), dopo la parola "PSSR" aggiungere le parole "e definiti dal PAS".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il criterio lo definisce il piano regionale, non il PAS, pertanto l'emendamento è respinto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 34 voti contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 27 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
Emendamento presentato dall'Assessore Maccari che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 27 bis - Autorizzazione al funzionamento di residenze sanitarie assistenziali e attività di vigilanza.
1. Le autorizzazioni all'apertura e all'esercizio di residenze sanitarie assistenziali sono rilasciate dalla Giunta regionale.
2. I progetti per la costruzione, l'ampliamento e la trasformazione di immobili destinati all'attività di residenza sanitaria assistenziale e che saranno gestiti da persone fisiche o giuridiche private o enti pubblici devono essere approvati dalla Giunta regionale.
3. L'autorizzazione è concessa sulla base della verifica del rispetto dei criteri individuati dalla presente legge, dalle sue delibere attuative e dalla normativa vigente all'atto del rilascio.
4. Con il medesimo provvedimento di cui al comma terzo deve essere approvato il regolamento per l'organizzazione e il funzionamento della residenza sanitaria assistenziale.
5. Ai fini dei commi precedenti le domande, corredate dell'opportuna documentazione, sono indirizzate all'USSL competente per territorio, che previo parere istruttorio, provvede alla loro trasmissione all'Amministrazione regionale.
6. Qualsiasi variazione degli elementi che hanno formato oggetto dell'autorizzazione di cui sopra è soggetta ad ulteriore autorizzazione della Giunta regionale.
7. La permanenza delle condizioni e dei requisiti che hanno dato luogo all'autorizzazione è verificata dall'USSL mediante l'attività di vigilanza.
8. La vigilanza sulle residenze sanitarie assistenziali viene esercitata dall'USSL. che provvede a segnalare al competente Settore dell'Amministrazione regionale irregolarità che possono comportare l'assunzione di provvedimenti di competenza della Giunta regionale, fermo restando l'obbligo di verifica periodica".
Gli articoli seguenti sono pertanto rinumerati.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Tale emendamento, che diventa art. 28, è relativo al funzionamento di residenze sanitarie assistenziali e attività di vigilanza.
Questo emendamento è stato introdotto successivamente in quanto le residenze sanitarie assistenziali non sono ancora normate da legge nazionale, o regolamentazione nazionale, per cui abbiamo introdotto un articolo che le regolamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Sono d'accordo che debbano esserci requisiti ben definiti dal punto di vista igienico, sanitario ed assistenziale. Quello che non capisco è: se riconosciuti i requisiti poi uno è libero di aprire una residenza oppure no, perché è su questo punto che poi cade l'Assessore o la Giunta o chi ci sarà. Il problema ad un certo punto è di libertà, non mi si venga a chiamare in causa la programmazione, se io decido di entrare nel mercato a scopo di lucro, però rispetto quelli che sono i requisiti igienico sanitari, ho il diritto di aprire una residenza.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Hai il diritto di chiedere l'autorizzazione e l'USSL la concede sulla base della verifica del rispetto dei criteri individuati.



OLIVIERI Aldo

Mi scusi se in questo momento colgo un aspetto che avrebbero dovuto cogliere i liberali o i repubblicani sempre così intenzionati a garantire la libertà del cittadino, ovvero che occorrerebbe far capire che tra i criteri non possono venire chiamati in causa elementi di vessazione programmatoria.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non ci sono vessazioni, una cosa è l'autorizzazione all'esercizio altra cosa possono essere le convenzioni come avviene per le case di cura private.



OLIVIERI Aldo

Non parlo di convenzioni, ma del privato.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il privato per aprire deve rispettare alcune norme.



OLIVIERI Aldo

Vorrei sapere quali sono queste norme.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Le norme sono gli standard delle residenze sanitarie assistenziali fissate dalla legge.



OLIVIERI Aldo

L'importante è che non siano in rapporto al numero della popolazione se così è voterò a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Intervengo per avere delle delucidazioni sia dall'Assessore Maccari sia dall'Assessore Brizio, il quale è rimasto del tutto indisturbato dicendo che lui non era stato toccato dalla discussione generale, mentre invece il discorso riguarda direttamente anche lui. Vorrei sapere come rendere più comprensibile il ragionamento tra le residenze socio-assistenziali e le residenze sanitarie assistenziali. Le residenze socio-assistenziali sopravvivono in questo piano e in ordine a che cosa? A tutte le persone autosufficienti, si può dire così? Essendo queste strutture a carico del Servizio Sanitario Nazionale almeno per una parte molto alta, quella prevista dal decreto vorrei sapere se vengono considerate private a tutti gli effetti, perché mi pare che fino alla normativa precedente si potevano immaginare solo gestite direttamente dall'Unità Sanitaria Locale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Attualmente per quanto riguarda le residenze socio-assistenziali chiunque può aprirle, se il problema è per il convenzionamento si hanno degli standard, sempre che l'USSL ritenga che ci sia la necessità di farlo non può essere obbligata a convenzionarsi.



ACOTTO Ezio

Possiamo dire che quelle sono ugualmente convenzionate ai sensi del decreto Craxi, ovvero sono tutte RSA?



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Lo diventeranno sempre che abbiano valenza sanitaria e riguardino non autosufficienti.



ACOTTO Ezio

Noi avevamo immaginato di convenzionarci anche con il privato?



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Non necessariamente.



ACOTTO Ezio

Per le sanitarizzate c'era un vincolo normativo su questo punto di vista.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Noi abbiamo finanziato soltanto enti, Comuni o II.PP.A.B., questo è indiscutibile, questo è il finanziamento dell'art. 20. Però non si esclude che un privato crei una propria residenza, o che già ne sia in possesso con dei non autosufficienti quindi chiede il convenzionamento in una situazione in cui c'è una necessità e l'USSL provvede, se lo ritiene autonomamente a convenzionarsi o meno. E' chiaro che più va avanti il piano, più oggettivamente c'è un'offerta pubblica, essendoci un'offerta pubblica diminuisce la necessità di ricorrere al privato, ma questo è un problema che non riguarda la normativa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Maccari che prevede il nuovo art. 27 bis.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 favorevoli, 5 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 27 bis (che diventerà art. 28).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 27 bis (nuovo art. 28) è approvato.
L'esame dell'art. 28 (che diventerà art. 29) viene momentaneamente sospeso in quanto si riferisce agli allegati sui quali sono stati presentati alcuni emendamenti.
ART. 29 (che diventerà art. 30) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 29 (nuovo art. 30) è approvato.
ART. 30 (che diventerà art. 31) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 30 (nuovo art. 31) è approvato.
ART. 31 (che diventerà art. 32) La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto sull'art.
31.



CALLIGARO Germano

Si tratta del programma pluriennale degli investimenti.
Ricordo che il programma ha ripartito le risorse per il prossimo triennio e direi che ha indirizzato, se non ipotecato, le risorse per l'intero decennio. Mi pare importante la clausola che è stata inserita in base alla quale bisogna verificare annualmente lo stato di attuazione del programma degli interventi in modo da adottare eventuali correttivi se necessari. Questo potrebbe consentire di constatare la mancata attuazione di spese destinate a certe UU.SS.SS.LL. e opportunamente trasferirle ad altre UU.SS.SS.LL. qualora tardino a mettere a frutto le risorse che sono state loro destinate dal piano triennale.
Su questa clausola si potrebbe giocare per recuperare un qualche intervento urgente di una certa consistenza. Abbiamo parlato dell'Ospedale Lucento-Vallette, di Via Farinelli, del San Giovanni Vecchio; qualora risultino risorse non impiegate da parte di alcune UU.SS.SS.LL. potrebbero essere meglio impiegate, ed opportunamente in questo caso, per urgenze che il programma pluriennale non ha neppure sfiorato, purtroppo. Condividiamo questa ultima parte, ma ci asteniamo sul resto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 31 (che diventerà art. 32).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 31 (nuovo art. 32) è approvato.
ART. 32 (che diventerà art. 33) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 32 (nuovo art. 33) è approvato.
ART. 33 (che diventerà art. 34) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 33 (nuovo art. 34) è approvato.
ART. 34 (che diventerà art. 35) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consigliere.
L'art. 34 (nuovo art. 35) è approvato.
ART. 35 (che diventerà art. 36) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consigliere.
L'art. 35 (nuovo art. 36) è approvato.
Emendamento presentato dagli Assessori Maccari e Brizio che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 36 (che diventerà art. 37) - Funzionamento delle residenze sanitarie assistenziali.
1. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge i gestori dei presidi socio-assistenziali che rientrano nella tipologia delle residenze sanitarie assistenziali prevista dall'allegato 1 del presente PSSR. già autorizzati ai sensi degli artt. 23 e 24 della L.R. 3/8/1982, n.
20, come modificati dagli artt. 22 e 23 della L.R. 3/5/1985, n. 59, devono presentare domanda per la concessione dell'autorizzazione di cui al comma primo dell'art. 28.
2. Fino alla concessione dell'autorizzazione di cui al precedente comma primo rimangono valide le autorizzazioni già concesse.
3. Le UU.SS.SS.LL. sono tenute a comunicare alla Regione, Assessorato alla sanità, previe le opportune verifiche, le autorizzazioni già rilasciate e le registrazioni effettuate a norma degli articoli sopraccitati a favore dei presidi che rientrano in tutto o in parte nella tipologia delle residenze sanitarie assistenziali entro sei mesi dall'entrata in vigore del PSSR".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La motivazione è determinata, come nell'articolo che abbiamo introdotto, al n. 28, per regolamentare il funzionamento dei presidi socio assistenziali che rientrano nelle tipologie delle residenze sanitarie assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Se, come dice l'Assessore Brizio, l'art. 37 è la risposta all'art. 28 i margini di ambiguità crescono invece di diminuire. Siamo in una situazione in cui, per così dire, c'è una terra di nessuno tra la precedente normativa e quella nuova, dopodiché sarà autorizzata. Nel frattempo non si capisce bene se questo provvedimento ha un significato in una specie di sanatoria generalizzata per tutte le situazioni, di qui alle autorizzazioni. E' un articolo carico di incertezze ed ambiguità.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Intanto non c'è un limbo perché il secondo comma dice che rimane in vigore l'autorizzazione precedente fino alla nuova. E poi rimangono come case protette che per la parte sanitaria hanno il concorso del Fondo Sanitario Nazionale. L'unica tipologia è anche in funzione del fatto che c'è l'impegno dell'adeguamento degli standard entro tre anni, previsto dal DPR del Ministero della Sanità.



ACOTTO Ezio

Tre anni di tempo per adeguarsi? Non è previsto nell'articolo. Per quelle costruite ex novo? E quelle che sono già esistenti per adeguarsi hanno tre anni di tempo. Quindi si intende che da quando fanno la richiesta hanno tre anni di tempo per mettersi a posto e l'autorizzazione la ricevono dopo tre anni. In questi tre anni sono tra coloro che sono sospese? La ricevono subito l'autorizzazione?



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

I periodi transitori di adeguamento ci sono sempre. Per gli adeguamenti edilizi, tra progettazione, approvazione e appalti o esecuzione delle opere, sappiamo che 24 o 36 mesi sono i tempi minimi.



ACOTTO Ezio

Ma dal momento che questo è un emendamento presentato in aula dalla Giunta su un tema particolarmente delicato, non vorremmo che l'aver colto che c'era un vuoto nel Piano sanitario a questo riguardo avesse portato la Giunta a precipitare delle soluzioni un tantino improvvisate. O non riusciamo a capire questo emendamento perché lo abbiamo visto da poco oppure qualcosa non quadra. Se fosse possibile, collega Martinetti, questo sarebbe un classico argomento da rinviare in Commissione. E' un articolo di legge che prima non c'era e che ora compare. Su una materia molto delicata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dagli Assessori Maccari e Brizio che prevede il nuovo art. 36 (che diventerà art. 37).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 10 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 36 (che diventerà art. 37).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 36 (nuovo art. 37) è approvato.
Riprendiamo l'art. 28 (che diventerà art. 29) con l'esame dei numerosi emendamenti agli allegati.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Vorrei chiedere un'informazione, che apparentemente risponde ad un'esigenza di pura e semplice curiosità. Se i Consiglieri guardano pagina 20 vedono un lunghissimo elenco di sigle. Volevo chiedere se la Giunta ha depositato e brevettato queste sigle.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Devo dire che arriviamo in ritardo. Siamo stati preceduti da almeno quattro volte il numero delle sigle negli anni '70. Ho fatto una brutta figura all'Ufficio brevetti quando sono arrivato. Mi hanno detto che ero in ritardo di dieci anni. Devo dire che il mio processo di semplificazione è fallito di fronte ad una pagina del genere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Si è svolto recentemente un Convegno dell'ANCI che ha messo a fuoco il problema dei distretti e mi pare che leggendo il capitolo "Distretti" di questa proposta di piano non si tenga conto di alcune considerazioni che lì sono emerse e che, a mio parere, sono quanto mai opportune. Si è affrontata la tematica del distretto urbano e metropolitano, del distretto come struttura ed articolazione funzionale e complementare necessaria rispetto al resto dell'USSL. La legittimità di modelli organizzativi diversificati all'interno della stessa USSL. l'essenzialità di un'équipe di operatori residenti, i prerequisiti e le condizioni dell'integrazione pluridisciplinare degli operatori, come prevenire e/o curare le patologie professionali degli operatori del territorio, il ruolo del coordinatore e le istanze di coordinamento delle attività distrettuali a livello di UU.SS.SS.LL., il distretto come spazio democratico e partecipato, il coinvolgimento dei livelli politici, oltre che della partecipazione, ed infine le tematiche relative al ruolo dell'attività e all'attività del medico e del pediatra di base all'interno del distretto, ai modi in cui le relative convenzioni creano le condizioni che garantiscono una loro effettiva presenza nelle attività distrettuali, al di là delle generiche e inattuate formulazioni finora adottate, era una tematica che era opportuno fosse presente agli estensori della proposta di piano, perché leggendo l'intero capitolo ci si accorge che è un'impostazione vecchia sui distretti, che non tiene conto delle esperienze fatte finora in Piemonte.
Consideriamo questo un punto debole di non poca importanza, anzi di grande importanza e ci riserveremo naturalmente il voto alla fine della discussione sugli allegati. Ma questo è uno dei motivi per cui noi siamo contrari a questa impostazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Ringrazio l'Assessore Maccari per non aver preso in considerazione l'ultima ventata di follia dell'ANCI.
Personalmente, ho sempre difeso con le unghie e con i denti la non attivazione dei distretti torinesi: non ci credevo e non ci credo ancora adesso, in quanto costituirebbero un'inutile replica di spesa. Si tratta anche di una questione morale: sarebbe il solito zibaldone in cui si scrivono torrenti di volumi, mentre la situazione dell'assistenza rimane la stessa, o meglio: peggiora, in quanto complica la vita dell'assistito.
Quest'ultimo, infatti, se prima aveva idea di dove rivolgersi, a questo punto è assolutamente disorientato.
La riforma cui si sta procedendo può anche andar bene per zone disagiate, campestri, per le quali può rappresentare un tentativo di recupero di assistenza più qualificata, che nei centri cittadini esiste già attraverso un'organizzazione corposa che fa capo agli ospedali, ai poliambulatori, ecc.
Però, a sentir dire certe cose - collega Calligaro - mi vengono i brividi. Ho già un po' di febbre questa sera, non vorrei che mi portassero via in ambulanza!



CALLIGARO Germano

Olivieri perlomeno dice quello che pensa: non ha mai voluto i distretti e non li vuole. La mia impressione è che l'Assessore la pensi allo stesso modo, ma infili a forza nel Piano sanitario un capitolo sui distretti: forse non ci crede neppure lui.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli emendamenti sugli allegati.
ALLEGATO 1 - Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: 1) al punto 3.8, pag. 31, nel primo alinea del comma primo le parole "residenze psichiatriche" sono sostituite dalle parole "comunità protette".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 7 astensioni.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Vorrei fare alcune considerazioni sui poliambulatori. Non è chiaro se siamo per un funzionamento a tempo pieno e per il superamento del divario quantitativo e qualitativo di prestazioni rispetto all'ospedale.
Un problema cruciale della sanità viene affrontato in modo abbastanza raffazzonato: il "funzionamento a tempo pieno" e il "superamento del divario" pongono problemi relativamente alla convenzione specialistica interna - SUMAI - e del suo superamento nel breve e medio periodo. La crisi del funzionamento dei poliambulatori è dovuta infatti ai medici SUMAI.
Occorre decidere se andare ad una seria integrazione con gli operatori sanitari e i medici ospedalieri, e superare questa convenzione. Questo aspetto non è chiaro, o meglio, lascia aperta la situazione; così com'è non ci sono dubbi sul fatto che questo sia un punto critico della sanità nel nostro Paese.
Il pessimo funzionamento dei poliambulatori territoriali è dovuto anche alla mancanza di esperienza nell'attività ospedaliera degli specialisti SUMAI. Se vogliamo superare la criticità di questo punto della sanità bisogna essere chiari e realizzare la massima integrazione possibile utilizzando al massimo i medici ospedalieri e arrivando a mettere in discussione, nel breve e lungo periodo, la convenzione con il SUMAI.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: 2) al punto 3.10, pag. 32, nell'elenco dei presidi residenziali sanitari assistenziali le parole "residenze psichiatriche" sono sostituite dalle parole "comunità protette".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Volevamo dare il nostro parere sulle RSA.
A me pare un pasticcio molto grave questo delle RSA; riguardano i disabili, i disagiati, gli handicappati, anziani cronici non autosufficienti, persino anziani cronici sufficienti. Nel decreto sugli standard delle RSA infatti si sono lasciati scappare persino la dizione "anziani autosufficienti". La dicitura, correttamente, era stata presa dalla bozza di piano ed è stata poi modificata. E' davvero scandaloso che con le RSA si facciano tutti questi interventi; questa onnicomprensività tra l'altro stabilita dal decreto sugli standard, getta un'enorme confusione sulla residenza sanitaria assistenziale.
Non possiamo non registrare che il grosso delle risorse viene incanalato proprio in direzione della realizzazione di residenze sanitarie assistenziali; quante e quali risorse resteranno alle attività territoriali e domiciliari lascio a voi immaginarlo.
Ci pare che questa politica, che tende soltanto a ricoverare i vari soggetti che presentano problemi di vario genere, sia antieconomica e scarsamente efficace per affrontare i problemi del disagio di vario tipo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Si tratta di indicazioni chiarissime di intervento nazionale; il nostro intervento è per anziani non autosufficienti. Peraltro il punto è ben chiarito.



CALLIGARO Germano

E' chiarito con un sotterfugio: si è cancellata la dicitura del decreto sugli standard, apparsa in una prima bozza. L'equivoco resta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 7 astensioni.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Bergoglio, Olivetti e Devecchi: 3) al punto 4.2, al termine aggiungere dopo il punto 9): "gli obiettivi devono essere raggiunti nel rispetto delle procedure previste dalla L.R. n.
53/80".
4) A pag. 34, dopo le parole "singoli operatori", aggiungere le parole "nell'ambito delle specifiche competenze della L.R. n. 49/88".
La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Il problema dei Laboratori ex-igiene e profilassi è abbastanza complesso; c'è sempre la tendenza ad emarginarli rispetto ad un loro ruolo attivo o in concomitanza con direttive o azioni regionali. Anche in questo caso, con il termine "programmazione" si copre l'intenzione di non programmare e di fare niente. Per cui, in realtà, in alcune UU.SS.SS.LL.
dove potrebbero accadere molte cose, non accade nulla, o accadono a ritmo ridotto.
Tutti abbiamo avuto l'esperienza del metanolo o altre similari. Ritengo che la possibilità che su azione propositiva della Regione le UU.SS.SS.LL agiscano motu proprio condizionato da spinta regionale, sia un momento non soltanto qualificante, ma di stimolo a far sì che le stesse mantengano sempre occhio vigile rispetto ad una serie di problemi e di rischi. Come si sa, tanto più piccolo e umanizzato è il rapporto socio-sanitario igienistico, tanto più c'è il rischio che il nonno, lo zio, la zia e via dicendo, offuschino talvolta le glasnost locali. Questa è la sostanza delle cose. Il Laboratorio di sanità pubblica deve avere una propria capacità di intervento quando certe cose si vede che non funzionano o non vengono fatte funzionare. Quindi sono un po' perplesso rispetto a questa dizione che mi pare limitare un po', anche se pur ritengo in accordo con la Regione, la possibilità di un intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Mi è stato chiesto di dare un chiarimento, quindi ritengo giusto darlo anche se si commenta da solo.
Si tratta di due riferimenti specifici a due leggi regionali vigenti nelle rispettive materie che potrebbe essere pleonastico richiamare, ma siccome in altri punti del piano lo abbiamo fatto, non ha una funzione limitante perché sono riferite l'una al singolo punto e non a tutta l'impostazione e mi riferisco al punto 4.2 nel rispetto delle procedure previste dalla legge che è quella sulle procedure per gli ambiti di lavoro quindi una legge regionale che abbiamo approvato in materia e che comunque è vigente, ma era un richiamo formale. La seconda è relativa ad una norma che abbiamo messo nella legge sui laboratori, quindi non è un inserimento limitativo, è semplicemente una specifica della normativa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 10 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 13 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 5) al punto 4.3, seconda riga, dopo le parole "in ogni USSL" aggiungere le parole "comprese quelle subcomunali di Torino".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Attualmente non è così ed è una richiesta fatta all'unanimità del Consiglio comunale di Torino di poter decentrare i servizi a livello di ogni USSL. L'inserimento avrebbe un qualche significato visto che la richiesta avanzata all'unanimità da parte del Comune di Torino è rimasta inevasa, cioè non si è neppure discussa. La stessa proposta presentata dal Gruppo comunista non si è mai discussa in due anni. A noi pare che si debba sciogliere questo nodo di sostanza: consentire l'articolazione di questo Servizio a livello di tutte le UU.SS.SS.LL. subcomunali torinesi.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

E' possibile un decentramento funzionale e non uno spezzettamento operativo con dieci modalità diverse di attuazione, in quanto la condizione unica sul territorio comunale è indispensabile. Quindi si può andare ad un decentramento operativo, ma non ad una suddivisione funzionale di entità autonome. Pertanto l'emendamento è respinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Per dichiarazione di voto.
E' la stessa risposta che ci avete dato due anni fa. Sono trascorsi due anni e non siete riusciti a trovare un modulo per decentrare a livello di ogni USSL questo servizio e nessuno vi ha impedito di stabilire un coordinamento di carattere cittadino, come anche a noi pare essere necessario, però la volontà politica è chiara di non accettare l'articolazione del decentramento del Servizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Si tratta di un emendamento un po' "civetta". I Consiglieri leggendo questo punto trovano letteralmente scritto che in ogni USSL c'è un Servizio di igiene e sanità pubblica. Cosa significa questo rispetto alle otto UU.SS.SS.LL. di Torino? Leggasi uno per ogni USSL. ma il nostro emendamento "civetta" ha messo in evidenza che ovviamente c'è un'interpretazione diversa dal testo così come letteralmente suona a tutti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 25 contrari e 3 astensioni.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

L'allegato alla legge è perlomeno equivoco. Tra parentesi occorre mettere "escluse le UU.SS.SS.LL. di Torino". Non potete lasciare questo equivoco, bisogna fare un emendamento e dire che per Torino questo non è previsto.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Quelle di Torino subcomunali.



CALLIGARO Germano

Abbiamo UU.SS.SS.LL. di 28 mila abitanti, quelle di Torino hanno più di 100 mila abitanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

A pag. 39 c'è un errore materiale da correggere: ai punti 1.1, 2.3 quarta riga e quinta riga, c'è scritto: "alle attività medico-legali svolte dai medici di medicina generale", poi c'è scritto "ai", invece è da leggersi "dai".



PRESIDENTE

La correzione è accolta.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 6) a pag. 54, secondo capoverso, prima riga, sopprimere le parole "di norma".
La parola Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

In effetti in Commissione avevamo lasciato inalterata questa parte: "Le prestazioni di urologia erogate dagli specialisti del Centro ospedaliero di riferimento territoriale" ed è comparso d'improvviso questo "di norma" pertanto noi siamo per sopprimerlo perché le prestazioni di urologia erogate dagli specialisti del Centro ospedaliero di riferimento territoriale devono restare come erano. Non siamo riusciti a capire chi ha aggiunto le parole "di norma". Noi siamo perché il testo resti così come è stato licenziato dalla V Commissione, a meno che non si voglia emendarlo allora lo si emendi in aula.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento è respinto.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, faccio presente che il testo licenziato non portava la dizione "di norma". Chi è stato autorizzato a modificare il testo senza presentare un emendamento in aula? Prego quindi di apportare un emendamento in aula.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il testo portato in aula è questo. L'emendamento di soppressione c'è.



CALLIGARO Germano

No, il testo è stato licenziato senza la terminologia "di norma", ne siamo certi.



BERGOGLIO Emilia

E' un emendamento specifico che ho presentato personalmente: "di norma" vuol dire che normalmente si svolge in quel certo modo con possibilità di eccezioni.



PRESIDENTE

Diamo per acquisita l'interpretazione del Presidente della V Commissione e passiamo alla votazione dell'emendamento in cui si chiede di sopprimere le parole "di norma".



CALLIGARO Germano

La dizione "di norma" è stata aggiunta dopo. Non c'è nulla di male, si presenti un emendamento in aula.



BERGOGLIO Emilia

Io insisto perché è una cosa che abbiamo discusso lungamente e personalmente ho detto risolviamo così: mettiamo "di norma" e questo è l'emendamento che era stato discusso in Commissione, e me ne assumo la responsabilità. D'altra parte c'è l'assenso dei funzionari che erano presenti e che ricordano il particolare. Non è una questione di fare delle polemiche su questa cosa.



PRESIDENTE

Vi prego di stare a quanto è il testo che io ho di fronte.
Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 23 contrari.
In merito al capitolo "Ostetricia: 300 parti anno", ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Noi vorremmo fare un'osservazione a proposito di questo punto che è molto delicato.
Questo è un punto molto delicato, perché come si sa al di sotto dei 400 parti all'anno bisognerebbe chiudere i reparti di ostetricia e ginecologia.
Siamo in una fase di transizione, si è pensato di raggiungere un punto di equilibrio fra tutte le forze presenti in V Commissione. Si è stabilito che sotto i 200 parti si stabiliscono dei servizi, delle antenne, mentre per gli altri ospedali questi conservano con moduli o sottomoduli un certo numero di posti letto.
Abbiamo visto anche che sono stati presentati non pochi emendamenti noi stessi abbiamo presentato un emendamento per ostetricia e ginecologia di Ceva, quando si affronterà il punto relativo a Ceva spiegheremo il significato del nostro emendamento. Non rincorriamo spinte localistiche campanilistiche, ma siamo per mantenere l'equilibrio che è stato trovato in V Commissione, che ci pare, in via transitoria, serio, fondato su argomenti di una certa consistenza.
Nessuno ha interesse ad avere reparti di ostetricia e ginecologia con una bassa casistica. Bassa casistica è sinonimo di dequalificazione dell'équipe sanitaria. Tutti abbiamo interesse che si mantengano livelli medi di prestazioni e non medio-bassi, o persino bassi. Noi siamo particolarmente convinti della validità di questo punto, e per quelli che hanno presentato richieste, in un certo modo spinte da pressioni che sono state esercitate a livello locale, siamo perché rivedano i loro emendamenti. A noi pare che questo punto di equilibrio possa essere soddisfacentemente mantenuto, semmai si tratta di vedere, in quelle località che avranno un'antenna, un servizio al posto del reparto con posti letto, entro quanto tempo si va alla realizzazione del servizio e di vedere inoltre, in quelle località, la possibilità, con l'USSL che ha l'ospedale punto di riferimento, di trovare i posti letto necessari anche per i pazienti della propria USSL.
In questo modo, studiando i tempi del superamento del reparto e garantendosi prestazioni più qualificate nell'ospedale di riferimento, ci pare che si possa superare questa situazione. Qualora si manifestassero pressanti spinte localistiche, noi non staremo a guardare; noi siamo per accettare questo punto di compromesso che ci pare serio e siamo contrari che vengano accettate spinte localistiche esasperate, perché qualora ciò si verificasse deve valere per tutte le UU.SS.SS.LL. Tutte le UU.SS.SS.LL.
che si trovano nelle stesse condizioni devono avere un pari trattamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, potrei dire che ricalco in gran parte quanto detto dal collega Calligaro. Credo di essere stato un antesignano di questa impostazione. Il problema è politico e più generale. E' il problema della configurazione degli ospedali, cosiddetti di base, che non può essere assolutamente considerata una collocazione unitaria ed orizzontale. Questo è un vecchio ed importante dibattito tecnico-politico che negli ultimi quindici anni ha un po' travagliato le varie prese di posizione politica dei vari partiti.
Ricordo che già allora, non perché fossi dotato di virtù divinatorie ma forse per il mestiere che facevo, sapevo come andavano a finire le cose mi rendevo conto benissimo che queste tipologie standard andavano bene sulla carta, ma nella realtà dei fatti non andavano assolutamente bene. E che quindi sarebbero emerse, con l'abbattimento del numero delle nascite delle situazioni a rischio, dal punto di vista dell'assistenza sanitaria.
Questa è la sostanza. A rischio dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, e con costi esorbitanti. E in questo caso qui non puoi monetizzare il rischio, non puoi illuderti che pur avendo dei costi unitari altissimi tu elimini il rischio, perché la questione è semplicemente una questione pura e semplice di allenamento. Ma proprio nelle manifestazioni tecniche più manuali, quali sono quelle ostetriche e anche quelle di ginecologia, ma soprattutto quelle ostetriche, l'esperienza è fondamentale.
L'esperienza corroborata da un continuo esercizio e quindi da una rilevanza statistica di un certo tipo. Oserei dire che rispetto a certe situazioni quali si verificano oggigiorno nel nostro Piemonte, potrei preferire la vecchia ostetrica di paese di quaranta-cinquant'anni fa, che perlomeno si faceva duecento parti all'anno e che grandi errori non ne faceva. Certo esisteva tutta una questione di patologie che era legata alle gravidanze a rischio, ma dal punto di vista della manualità c'era la garanzia di un'aderenza rispetto ai problemi che sorgevano man mano nel tempo. Quindi vorrei chiedere quanti sono i politici locali che negli ultimi anni sono ricorsi a queste strutture. Sarebbe un'interessante indagine che permetterebbe di sfatare molte prese di posizione che sembrano tutelare le popolazioni, questo grido di dolore che nasce dalle popolazioni, ma che in realtà è molto più favorevole alle imprese di pompe funebri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non so se devo fare adesso l'intervento prendendo spunto da quanto ha dichiarato il collega Calligaro o farlo quando si discuterà l'emendamento che ho presentato. Visto che c'è stata un'impostazione di ordine generale, ribattuta poi dal collega Olivieri, credo che l'intervento io debba farlo adesso e caso mai riprenderlo quando affronteremo gli emendamenti che abbiamo proposto.
Avendo seguito i lavori della Commissione, devo dire che ho apprezzato e continuo ad apprezzare tutta l'impostazione che la Giunta prima e la Commissione dopo hanno cercato di dare in modo più specifico e particolare sul problema dei reparti di ostetricia e ginecologia.
Anche noi abbiamo presentato degli emendamenti: uno riferito all'Ospedale di Ceva e uno riferito all'Ospedale di Fossano. Ovviamente non entro nel merito tecnico delle cose che sono state dette in quest'aula dai colleghi Bergoglio, Olivetti e Olivieri. Non c'è dubbio che da un punto di vista tecnico le osservazioni fatte sono perfette. Si è parlato di alcune osservazioni, si è parlato di servizi qualitativi e quantitativi, si è detto che il piano non tende a favoritismi, ma tende a considerare geograficamente l'area piemontese con interventi che sono asettici, sono matematici, sono puntuali, riferiti a quelli che sono gli studi più avanzati in questo terreno. Si è parlato di conti economici, di profitti e perdite. Stiamo facendo lo stesso discorso che in quest'aula abbiamo contestato qualche altra volta, per esempio riferendoci ai rami secchi. I rami secchi, da un punto di vista matematico-economico perfetto, bisogna tagliarli, perché sono rami secchi. E abbiamo convenuto che non si difendono certe posizioni. Molti di noi invece hanno ritenuto che anche se sono rami secchi avremmo dovuto cercare di capire perché in alcune realtà geografiche qualche cosa deve pure resistere ed esistere.
Allora, noi ci chiediamo alcune cose.
Sull'Ospedale di Ceva non credo ci sia niente da dire, perché hanno secondo quanto diceva Calligaro, 299/300 parti nel 1989 e 291 nel 1988.
Quindi non è un problema di concessioni. Il problema è sull'Ospedale di Fossano. Pur riconoscendo la logica del ragionamento - e, per carità di Dio, lasciamo perdere un attimo la questione morale, non è un problema di questione morale - noi vorremmo sapere dai responsabili perché in questi ultimi due o tre anni il reparto di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale di Fossano si è ridotto come si è ridotto. Il programma non lo facciamo noi questa sera su Fossano! E' stato fatto dall'Assessorato già da due anni. E da due anni si è impedito con una circolare (forse anche per altri ospedali) di occupare i posti che erano vacanti, creando naturalmente una disaffezione, creando un disinteresse per quell'area. E oggi si documenta in modo scientifico che, stante la circolare del Ministro, stante le impostazioni a livello nazionale, stante i numeri e stante che è al di sotto di quel plafond, bisogna chiuderlo. Io vi dico: fatelo, però quando si fanno questi discorsi nelle periferie si fa riferimento ad aree che hanno dei problemi fondamentali. Voglio dire: è vero, Fossano può andare benissimo con la famosa antenna, che ho l'impressione che l'abbiano inventata nelle riunioni delle Commissioni, non so se l'antenna esisteva già prima, il termine antenna non era mai apparso e adesso improvvisamente appare questo strumento infernale che risolve tutti i problemi con l'antenna, perché nei documenti precedenti l'antenna non l'avevamo mai vista. Non ti do i letti, però ti do l'antenna! Io vi dico solo questo: non rispondetemi in modo scientifico, perché in modo scientifico avete ragione rispondiamo invece in modo reale alle esigenze della collettività, alle esigenze di Comuni che hanno 25.000 abitanti. Quando a Torino avete spostato un po' di caselle, quando avete spostato un po' di letti da un'area all'altra, da un ospedale all'altro, è un problema che ha interessato e sta interessando alcuni primari, infatti abbiamo alcuni primari contenti ed alcuni primari che non sono contenti. Quando facciamo questi discorsi sul territorio interessiamo migliaia di persone. Quando si vuole eliminare qualche cosa e si razionalizza il servizio c'è sempre qualcuno che ha di più e qualcuno che ha di meno, e quello che ha di più continua ad avere di più e quello che ha di meno continua ad avere di meno perché la razionalizzazione porta necessariamente a questi discorsi.
Convengo con il collega Calligaro che è difficile generalizzare convengo anche sul fatto che probabilmente la Commissione e lo stesso Assessore, in base ai dati scientifici e numerici, non potevano fare di più, ma io vi chiedo, così come molte volte invochiamo non tanto i numeri ma le realtà geografiche dei nostri paesi e delle nostre comunità, di riflettere su queste cose. E' possibile educare una collettività, ma è possibile educarla portandola poco per volta a questi ragionamenti; diventa incomprensibile andare sulle piazze a spiegare che le questioni di efficienza, le questioni morali o le questioni matematiche e razionali possono essere affrontate.
Con queste motivazioni e con profondo rammarico, perché per esigenze politiche, di Gruppo, di appartenenza ad una coalizione, ingoiamo anche questo rospo, ne abbiamo ingoiati anche altri, e non tutti sono presenti in questa sala a ingoiare rospi, qualcuno è più furbo e va ad ingoiarli da un'altra parte, noi ci lamentiamo, voteremo a favore, ma ricordatevi: con profondo rammarico e con grande rincrescimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Tutto il settore dell'ostetricia, della ginecologia e della pediatria è stato un grosso problema in questi due anni. I Consiglieri della Commissione sanità e quelli che hanno seguito i lavori che la Giunta ha fatto nelle varie province piemontesi, si sono resi conto delle difficoltà dell'applicazione di una norma nazionale che dava 300 come soglia minima dei parti.
Essere arrivati a dare l'indicazione di 200, che è già fuori dai termini di legge, mi pare debba essere considerato un grande sforzo che tutto sommato il Consigliere Bonino riconosce quando dice: "i dati scientifici non sono a supporto di indicazioni diverse"; credo che lui stesso riconosca che essere scesi a 200, avendo dato come specificazione in questa norma, pagina 66, le motivazioni che ricordava Bonino, sia già una grande cosa. Tenendo conto che non si può dare divisioni dappertutto. Le divisioni dappertutto sono divisioni che possono portare più rischi gravi che assistenza al malato. Un'ostetricia da 150 parti con un primario, con due aiuti, con due assistenti, con cinque persone, un'ostetricia che fa 12 parti al mese, con una media di circa 2 parti al mese per operatore medico è un'ostetricia a rischio e pericolosa perché non permette neanche l'aggiornamento (2 a testa al mese quando va bene, perché i parti non rispettano le divisioni dei medici, quindi può capitare che medici facciano dieci parti all'anno). Sono ostetricie a rischio estremamente pericolose tanto più in zone dove i servizi sono a distanza di otto minuti di orologio. Se noi dovessimo fare ospedali e ostetricie a distanza di otto dieci minuti, dovremmo farne 1.500, il che sarebbe irresponsabile; come d'altronde, sul piano della spesa generale di quello che viene chiamato "uso delle risorse", credo si debba tenere conto al fine di usare bene quelle risorse. Mi sembra che le indicazioni che abbiamo dato siano state di grande equilibrio, sebbene siano state sofferte: mi rendo conto sofferte da tutti, ma in prima istanza lo sono state dall'Assessore, cominciando proprio dalle avventure della provincia di Cuneo. Credo quindi che il documento che la Commissione ha elaborato sia valido e sia da mantenere nella sua pienezza di indicazione.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 7) a pag. 69, dopo il quarto capoverso, aggiungere: "A livello provinciale, il rapporto tra la dotazione di posti letto prevista nel triennio e l'assetto a regime, registra le carenze più significative nella provincia di Torino, nella provincia di Asti e nella provincia di Novara; a regime, risulta sostanzialmente equilibrata la dotazione di posti letto nella provincia di Cuneo, mentre infine per le province di Vercelli e in particolare di Alessandria che presentano attualmente una situazione di eccedenza di posti letto rispetto alle previsioni a regime, l'obiettivo di riequilibrio non risulta sostanzialmente conseguibile nel triennio".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta accoglie l'emendamento però sopprimendo le parole da "l'obiettivo" fino a "triennio".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Accettiamo la soppressione dell'ultima parte. Era per mettere in evidenza che non c'è sintonia tra il Piano socio-sanitario regionale che stiamo approvando e il Piano pluriennale di investimenti. Sappiamo che le risorse sono limitate, tant'è vero che per alcuni ospedali avevamo chiesto un intervento persino nel terzo triennio. E' una cosa che si poteva fare e non è stata fatta.
Vogliamo ricordare che con le correzioni apportate in Commissione sono aumentati i posti letto di circa 500 unità, ma non sono quelli per l'AIDS di cui parlava l'Assessore. Basta fare i conti, prendere le vecchie tabelle e vedere le modifiche che abbiamo apportato e se calcoliamo, provincia per provincia, quanti posti letto sono aumentati ci accorgiamo che la parte della bozza di piano che era stata cancellata conserva appieno la sua validità, anzi c'è un maggiore squilibrio. Volevamo semplicemente mettere in luce questo aspetto, quindi se viene accettato l'emendamento senza l'ultima parte deve risultare chiaro che quando si dice che la sanità è torinocentrica mettiamo in evidenza che così non è; almeno in questo caso non è torinocentrica, anzi gli squilibri hanno penalizzato la città e la provincia di Torino. Rivedendo il programma pluriennale di investimenti si dovrà porre mano a questo squilibrio, perlomeno occorrerà evitare che diventi più marcato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi che interviene in qualità di Consigliere.



LOMBARDI Emilio

Non so quale atteggiamento assumerà la maggioranza, ma io mi dissocio dall'impostazione di questo emendamento perché mi sembra che non tenga conto della realtà. A me risulta che Novara abbia 3.577 posti letto (avendo una popolazione inferiore a quella di Cuneo) e Cuneo 3.283. Per cui le affermazioni contenute sono sbagliate, tenendo conto dei dati oggettivi numerici contenuti nel piano.
Inoltre, in merito alla motivazione complessiva dell'oggettività l'Assessore Maccari dovrebbe spiegarmi la notevole differenza nell'assegnazione dei posti letto sul territorio della regione. So che è una questione storica, ma se stiamo alla questione storica la divisione "Ginecologia" c'era anche a Fossano e ora viene tolta. Quindi, come si toglie "Ginecologia" a Fossano si dovrebbero togliere i posti letto laddove non sono equi nella distribuzione sul territorio.
Terza osservazione. Mi pare che non si sia data risposta al Consigliere Bonino che ha chiesto perché siamo arrivati a questi numeri. Io vorrei avere i dati di allora, quando la struttura era in piena efficienza, perch è difficile dire che oggi si registra solo un certo numero di parti perch da due-tre anni la struttura non è completa, perché se lo fosse la popolazione potrebbe dirci oggi che i parti sono sufficienti per mantenere la dotazione anche su quel territorio.
Non voto l'emendamento del Consigliere Calligaro per una questione di impostazione complessiva, mentre sposo la tesi di arrivare ad una distribuzione equa dei posti letto sul territorio, però quanto scritto non si raffronta con i numeri in mio possesso.
Per quanto concerne la questione della divisione "Ostetricia" di Fossano mi unisco all'osservazione del collega Bonino ritenendo che i venti posti letto in più all'USSL di Fossano servano solo in minima parte a quel recupero di equità complessivo sul territorio della nostra regione.
Infine, in merito al problema di doverci preoccupare delle signore che devono avere figli quando le divisioni hanno uno standard inferiore a certi numeri, in base alla mia impostazione complessiva lascerei giudicare alle popolazioni locali. Ci sono Presidenti di USSL. Comitati di gestione popolazione, amministratori ed utenti che la pensano in questo modo siccome credo siano capaci di intendere e di volere come si è capaci di intendere e di volere in questa sede, ritengo che le espressioni di volontà delle popolazioni locali debbano essere tenute in considerazione, specie quando sono legate a numeri che danno loro ragione.



ACOTTO Ezio

E' possibile avere una risposta in merito ai dati in nostro possesso e quelli in possesso del collega Lombardi circa la differenza tra le province di Novara e di Cuneo?



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Ci sono dati storici di differenza: Novara fa punto di riferimento anche per Vercelli, mentre per Cuneo alcune cose gravitano su Alessandria.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 7) con la modifica proposta dall'Assessore Maccari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 6 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto e Calligaro: 8) a pag. 78, punto c), "Organizzazione interna dell'ospedale" all'ultimo capoverso sostituire le parole "Commissione medico-consultiva" con le parole "Consiglio sanitario".
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Con l'emendamento cambiamo solo il nome ed accettiamo il rinvio ad atti successivi per specificare di cosa si tratta.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Si può mettere "Consiglio dei sanitari" o "Commissione medico consultiva".



ACOTTO Ezio

"Consiglio dei sanitari" può andare bene, ma il problema era, senza alcun revanscismo nei confronti della categoria medica, di non fare il discorso limitativo della sola categoria medica.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Nel decreto legge De Lorenzo è solo medico e si chiama "Consiglio dei sanitari".



ACOTTO Ezio

Non so se al Parlamento lo stanno cambiando, perché ad esempio noi abbiamo lavorato su un testo che arriva dalla Camera dei Deputati dove si parla di Consiglio sanitario. In ogni caso la parola "sanitari" è comprensiva di tutti gli operatori dove la parte medica è preponderante.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Se è un'interpretazione estensiva l'emendamento è respinto e manteniamo "Commissione medico-consultiva".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 8).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: 9) a pag. 79, punto 8.5.2, primo capoverso, dopo le parole "servizio con intervento programmato", inserire tra parentesi la parola "Antenna".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 10 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 10) a pag. 80, terz'ultimo capoverso, sostituire le parole "Giunta regionale" con le parole "Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta respinge questo emendamento in quanto la legge n. 5 del 1987 prevede la specifica competenza alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Considero la risposta dell'Assessore ampiamente carente.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

E' ampiamente condivisa dalla Giunta.



ACOTTO Ezio

Se la Giunta ritiene di trovare delle motivazioni più sostanziose ragioneremo su quelle, ma non ci si può limitare a rispondere che la legge prevede la specifica competenza della Giunta, perché in ogni caso il Consiglio rispetto alla Giunta dovrebbe prevalere come criterio, poi naturalmente si può stabilire che il Consiglio delega la Giunta, ma non c'è dubbio che la Giunta possa far partecipare il Consiglio alle decisioni che le sono rimesse. Specialmente in una fase in cui questa materia viene ad essere modificata in modo non sempre comprensibile, almeno a noi che leggiamo il testo e che ne abbiamo discusso a lungo. Pertanto avremmo voluto una valutazione più attenta nel merito e non una risposta limitativa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 10).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 22 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Bergoglio: 11) a pag. 83, aggiungere la parola "foniatria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
ALLEGATO 2 - Emendamento presentato dai Consiglieri Bonino, Martinetti Dardanello e Fracchia: 1) a pag. 11, Ospedali provincia di Cuneo "Ostetricia-Ginecologia" sostituire "posti letto 264" con "posti letto 290".
L'esame di tale emendamento viene momentaneamente sospeso.
Emendamento presentato dai Consiglieri Minervini, Masaracchio e Majorino: 2) al punto 1), Medicina Generale, aggiungere "30 posti letto" e sopprimere "Unità operativa autonoma".
La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

All'Ospedale Oftalmico spesso - e l'Assessore lo sa vi sono ricoverati malati che oltre ad avere problemi di natura oculistica hanno anche problemi che riguardano la medicina generale. Pertanto attribuire qualche letto per la medicina generale secondo noi risolverebbe e faciliterebbe anche la funzionalità dell'Ospedale stesso. Non so se la mia richiesta sia realizzabile, comunque noi la proponiamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento viene respinto perché giustamente il servizio è importante e utile come supporto all'attività specialistica, non è invece compatibile una divisione con 30 posti letto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 28 contrari e 5 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Minervini, Masaracchio e Majorino: 3) Scheda USSL TO III, dopo "Ospedale Martini" cancellare "Nuovo".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 10 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 4) Scheda USSL TO IV, a "Ostetricia-Ginecologia" aggiungere "posti letto 32"; sopprimere l'asterisco a "Pediatria" aggiungere "posti letto 10"; sopprimere l'asterisco.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento non è accolto dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Se è vero che esiste nell'intera regione il problema ostetricia ginecologia è altrettanto vero che mezza città, circa 400.000 abitanti - la fascia esterna della città - gravita sull'area nord. Pertanto noi chiediamo il decentramento di un reparto del S. Anna presso l'Ospedale S.
Giovanni Bosco della Barriera di Milano. Voglio ricordare che si fa gravitare sul S. Giovanni Bosco anche l'USSL di Settimo, ma per ostetricia ginecologia gli abitanti di Settimo devono rivolgersi a Chivasso. In questo caso è ampiamente giustificata la richiesta di un reparto di ostetricia ginecologia al S. Giovanni Bosco e così i dieci posti per pediatria. In Commissione ho avuto risposte che non mi convincono minimamente, o meglio mi confermano il fatto che il S. Anna ha un potentato che non si vuole nel modo più assoluto decentrare e che la maggioranza è tutta unita a difendere l'integrità del S. Anna. Noi pensiamo che alcuni reparti del S. Anna debbano essere decentrati.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 24 contrari.
Per quanto riguarda la scheda USSL Torino X, ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Si tratta dell'Ospedale Vittorio Valletta che in sede di Commissione è diventato un ospedale generale con riferimento all'area metropolitana di Torino, ma questo è un ospedale fantasma, signor Presidente! Mancano persino i soldi per completarlo e metterlo in funzione a vent'anni dall'inizio dei lavori. Inoltre è sovradimensionato per il numero di abitanti che ha; se è vero che è ospedale generale con riferimento di area metropolitana torinese è evidente che non ci si può riferire soltanto ai 49.000 abitanti dell'area, però è un ospedale fantasma. E' vero o non è vero che i soldi non arriveranno? Era stato escluso dal programma pluriennale perché si diceva che sarebbero arrivati i fondi dedicati particolarmente agli istituti di ricovero e cura a valenza scientifica; è vero o non è vero? Se fosse così dobbiamo sapere che l'area torinese sarebbe priva dell'Ospedale Lucento-Vallette perché non è nemmeno programmato e a questo punto avrebbe un ospedale fantasma in Via Farinelli. Chiedo quindi all'Assessore un chiarimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'Ospedale dovrebbe essere riferimento anche dell'USSL di Nichelino.
Per quello che riguarda i soldi del Ministero devo dire che questi verranno ripartiti a breve scadenza ed è previsto un finanziamento sulla quota disponibile per il Ministero per gli Istituti di ricerca e per l'Università.



CALLIGARO Germano

Ci sono moltissime dichiarazioni che smentiscono questo dato; ci auguriamo comunque che venga finanziato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo in merito alla scheda USSL n. 30 di Chieri. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Si tratta dell'Ospedale di Chieri e chiedo chiarimenti per quanto riguarda il servizio di urologia di detto ospedale dal momento che a questi deve fare riferimento anche l'USSL n. 31. Desidero evidenziare un problema a mio avviso piuttosto delicato. Si tratta dei collegamenti tra l'USSL di Carmagnola e l'USSL di Chieri che sono totalmente inesistenti. E' vero che esiste un servizio di trasporto, vi sono però reali problemi di accessibilità per mezzo di collegamenti pubblici: è infatti più comodo per l'USSL n. 31 avere rapporti su Torino che non su Chieri. C'è una situazione di disagio molto grande.
Il raggruppamento di cui a questa scheda è del tutto funzionale a mantenere in vita il Servizio Urologia di Chieri, però creando un notevole disagio per gli utenti dell'USSL n. 31, in particolare per i familiari dei ricoverati i quali per raggiungere Chieri devono prima venire a Torino esattamente in Piazza Vittorio da dove partono i mezzi di trasporto pubblico per Chieri.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In primo luogo informo il collega Reburdo che gli abitanti dell'USSL di Carmagnola non sono obbligati ad andare a Chieri.
Secondariamente, per quanto riguarda i servizi di urologia abbiamo detto per anni che ne abbiamo bisogno perché ci sono delle code lunghissime, lo prevediamo anche a Lanzo perché a Torino sono disponibili ad andare a Lanzo a farsi operare purché ci sia il posto; l'avere quindi istituito 20 posti a Chieri che prima non c'erano è positivo e rientra nelle linee di piano generale e può essere utile anche a quei pochi di Carmagnola che invece di aspettare due anni alle Molinette vogliono andare a Chieri.



REBURDO Giuseppe

Non è stato risposto però alla sostanza del problema. Io non metto in discussione l'aumento dei posti a Chieri, bensì il fatto che l'USSL n. 31 sia incentivata ad usare la struttura di Chieri piuttosto di altre alternative sapendo che su Chieri non ci sono collegamenti pubblici dall'area dell'USSL di Carmagnola. Segnalo questo problema perché lo ritengo importante.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: 5) a pag. 88, appendice al cap. 8, USSL n. 39 di Chivasso, al punto "Radiodiagnostica" aggiungere e scrivere nella nota "con attrezzatura TAC".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Si tratta di una dizione atipica che non ricorre in alcuna pagina di questo corposo documento perché non sono specificate le varie attrezzature in dotazione; questo discorso quindi deve valere anche per Chivasso.



REBURDO Giuseppe

Siccome non è prevista per Chivasso un'attrezzatura TAC, mentre per il servizio che quell'ospedale dà vi è l'esigenza di avere questo tipo di attrezzatura, ho ritenuto opportuno inserire a questo punto tale specificazione perché, così come è descritta, si esclude il Servizio TAC.
Chiedo quindi un ulteriore chiarimento all'Assessore.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

No, non è esclusa. Le TAC vengono date con il conto capitale e nel giro di tre anni ne abbiamo date undici sulla base di un piano TAC per il Piemonte per evitare che ci si debba rivolgere alla convenzionata privata e probabilmente c'è anche Chivasso, però non è un problema di piano.



REBURDO Giuseppe

Quindi non lo esclude?



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non lo esclude, come non è né specificata né esclusa in nessun'altra tabella.



REBURDO Giuseppe

D'accordo, ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 5) è pertanto ritirato dal proponente.
Emendamento presentato dal Consigliere Villa: 6) a pag. 102, USSL n. 45 di Santhià, sopprimere alle voci: Ostetricia-Ginecologia: previsto NO; rif. 45; Antenna Pediatria: previsto NO; rif. 45; Antenna e scrivere: Ostetricia-Ginecologia: previsto SI; posti letto 20 Pediatria: previsto SI; posti letto 5 + 10 culle.
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Mi spiace dover essere io il primo a parlare su questo argomento d'altra parte però quanto hanno esposto il collega Bonino e l'Assessore Lombardi mi esonera dal ripetere gli stessi concetti.
Desidero far presente che alla Presidenza sono pervenute, accompagnate da un Consigliere regionale di un altro Partito, quattromila firme che sottolineavano l'esigenza che rimanessero a Santhià sia ginecologia ostetricia che pediatria. Senza soffermarmi sulle richieste delle organizzazioni sindacali di categoria, posso anche ipotizzare che queste siano spinte da concezioni forse localistiche e companilistiche, ma non lo credo perché il discorso sottolineato dal collega Bonino ha fatto giustizia di una certa impostazione.
Voglio accennare inoltre all'aspetto tecnico di Santhià: è certamente vero che non ci sono i 200 parti in ostetricia, ma occorre notare che 76 parti (non molti) ci sono stati in sette mesi del 1989, essendo recente l'istituzione della divisione. Si potrebbe dire che al massimo si arriva a 130-140. Devo però aggiungere che nei primi due mesi del 1990 ci sono stati 31 parti, il che vuol dire che si può arrivare con il ritmo attuale a 180 200. Io sono convinto che questo possa accadere non perché aumentino le nascite (e su questo siamo tutti d'accordo), semmai c'è una decrescenza però è constatabile che c'è una zona geografica che gravita di più su questo ospedale. E' lecito perciò arguire che non difficilmente a fine anno si supererebbero forse con una certa abbondanza i 200 parti che sono stati posti come limite per poter giustificare la permanenza di ginecologia ostetricia. Non chiedo quindi semplicemente di togliere l'antenna e di lasciare ginecologia-ostetricia, ma di aggiungere almeno la possibilità di una verifica se effettivamente questo servizio, che è stato creato otto mesi fa, ha una sua sussistenza e una sua giustificazione. In caso contrario è difficile far capire alla gente che quello che è stato autorizzato o solo permesso (il fatto che si sia realizzato e che vi siano stati dei parti evidentemente non era illegittimo) otto mesi fa era giustificato allora, mentre ora si dice che era sbagliato e che bisogna cambiare tutto: è una cosa sicuramente ostica da sostenere. La mia richiesta è lasciare sia ginecologia-ostetricia che pediatria, secondo quanto è richiesto nel mio emendamento, con i 20 posti letto di ginecologia ostetricia e 5 posti letto più le dieci culle per pediatria. Questa potrebbe essere la sistemazione migliore; in subordine chiedo che si aggiunga nell'emendamento una sorta di verifica non dico neanche a fine del primo triennio, ma basterebbe - proprio per avere una giustificazione anche a fine 1991, al limite 1990. Si deve avere almeno la possibilità di constatare se effettivamente la gestione di un servizio, che è stato permesso o concesso (non vado a distinguere se l'uno o l'altro), un servizio che comunque c'era e che non era certamente illegittimo, pu continuare regolarmente. Verifichiamo questo dato, non chiedo altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, posso anche capire sul piano politico la posizione dei fossanesi che ad un certo punto avevano un servizio, radicato storicamente, e ora non ce l'hanno più, per cui levare un molare, anche se è un molare molto cariato, dà sempre un po' di lavoro. Però devo riconoscere che c'è un allineamento corretto rispetto a quell'impostazione che qui credo non sia assolutamente di parte, ma sia semplicemente corretta nei confronti dell'utenza, malgrado l'utenza possa avere anche altre idee.
Siamo qui per proteggere l'utenza anche dalle sue stesse idee di suicidio che d'altra parte la legislazione italiana condanna (ed anche quella cattolica).
Ma in questo caso rimango perplesso perché qui non c'è mai stato il servizio: fu inventato in un'estemporanea pianificazione orizzontale con il vecchio piano. Fu fortemente contrastato dal sottoscritto che non dette mai l'autorizzazione e ho l'impressione che questo primario sia stato fatto con un colpo di mano e che Maccari non si sia neanche accorto di aver dato l'autorizzazione. Scusami, Eugenio, se dico questo. Il servizio non pu funzionare in questo momento così com'è: è stato un colpo di mano, perch l'aiuto sostituisce il primario, ma qui non c'è mai stato il primario. E allora chi sostituisce? Non possiamo farci prendere in giro. Questo vuol dire gabbare nel modo più articolato possibile. Capisco benissimo la posizione di quelli di Fossano, ma questa per me è assolutamente incomprensibile. Capisco che Villa la difenda perché è di quelle parti probabilmente si intenerisce di fronte al pianto di questo Santhià che è immerso come nel Texas in una landa battuta dai venti, distante 400 km da Vercelli e 600 km da Chivasso e deve portare in elicottero o in jet queste partorienti! Possiamo fare delle battute, ma non possiamo scherzare più di tanto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento è respinto per le considerazioni che ho già fatto prima quando si parlava del tetto di 200/300.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 17 contrari e 4 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto e Calligaro: 7) a pag. 107, alla nota corrispondente all'asterisco, relativo alla psichiatria, aggiungere "e centro di terapia psichiatrica".
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

La proposta è fatta in ragione del dipartimento psichiatrico di Vercelli che è territorialmente mal riuscito. E' un dipartimento che parte dai confini con la vicina Svizzera e si spinge giù fino ai confini delle province di Pavia, Alessandria e Torino. Ragion per cui si ritiene importante scrivere da qualche parte, e si è pensato di scriverlo qui, che la zona merita non soltanto un servizio territoriale, ma un punto di riferimento più certo, più solido dal punto di vista psichiatrico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento non è accoglibile in quanto abbiamo fatto poco tempo fa una legge sulla psichiatria che prevede un centro di terapia per ogni dipartimento. A costruzione avvenuta dei 25 centri di terapia potremmo fare un ragionamento sulle necessità che si presentano nei vari dipartimenti oppure tale ragionamento potremmo farlo durante l'iter di costruzione dei centri man mano che sorgono le varie necessità. Ma al momento attuale non è opportuno mettere in moto un meccanismo di revisione quando non esiste ancora neppure un centro di terapia psichiatrica. I primi 7 sono previsti con l'art. 20 nel primo triennio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 23 contrari e 3 astensioni.
Emendamenti presentati dal Consigliere Villa: 8) a pag. 109, USSL n. 50 di Gattinara, sopprimere dopo "Ospedale Gattinara", le parole "Ospedale territoriale in collegamento funzionale con Ospedale Borgosesia".
9) All'ultima riga, colonna quarta, sostituire "49" con "45".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Per Gattinara non dico di inserire il DEA. E' chiaro che essendoci Borgosesia a non eccessiva distanza non possa essere spostato. Mi riferisco tuttavia ad un accenno geografico. Nelle zone montane il DEA pu essere istituito indipendentemente da una troppo stretta considerazione demografica. Anche con minor popolazione alcuni aspetti geografici possono giustificare l'esistenza del DEA. Questo per insistere sul DEA a Borgosesia. La realtà attuale è che Gattinara gravita in modo particolare su Biella o su Vercelli, più ancora che su Borgosesia, in quanto sono ospedali di maggior prestigio (a parte che sono convinto che siano i medici a dare prestigio agli ospedali e non tanto le strutture). Ad ogni modo la realtà della popolazione gattinarese è quella.
Avevo richiesto di sostituire "45" anziché "49" come punto di riferimento del DEA. Se non fosse possibile almeno accettare la prima parte dell'emendamento che ho fatto, cioè togliere quella dipendenza così chiara così espressa "Ospedale territoriale in collegamento funzionale con l'ospedale di Borgosesia" accetterei l'accoglimento della prima parte.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Se ho capito bene si tratta di mantenere "ospedale territoriale" e di cancellare le parole "in collegamento funzionale con l'Ospedale di Borgosesia".



VILLA Antonino

Se fosse possibile però indicare 45. Forse c'è un riferimento negativo su Borgosesia. Posso capire questo aspetto, nel senso che sarebbe minimo il numero di popolazione. Tutt'al più mi appellavo all'aspetto geografico in quanto per le zone montane un DEA può stare benissimo anche senza avere i 100.000 abitanti.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Se l'emendamento è limitato a cancellare le parole "in collegamento funzionale con l'Ospedale di Borgosesia" si può accettare, se vuole ampliare anche la modificazione 45, al posto di 49, non è accettabile. Il riferimento del DEA rimane Borgosesia. Teniamo sempre presente che non sono indirizzi obbligatori per i pazienti: questo mi pare che la storia di ciascuno possa testimoniarlo come utente prima ancora che come Consigliere regionale: non sono indicazioni obbligatorie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 8) nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 9 astensioni.
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Ritiro l'emendamento n. 9).



PRESIDENTE

L'emendamento n. 9) è pertanto ritirato dal proponente.
Emendamento presentato dai Consiglieri Masaracchio, Minervini e Nerviani: 10) scheda USSL n. 52 Ospedale di Galliate, al punto "Ortopedia e Traumatologia", cancellare "NO", aggiungere "SI" e "32 posti letto".
La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Sono Consigliere dell'USSL n. 52, per cui ho vissuto tutte le polemiche inscenate fin dal momento in cui nel vecchio Piano socio-sanitario si sarebbe voluto cancellare quasi del tutto la struttura dell'Ospedale S.
Rocco di Galliate, per concentrare il potenziamento all'Ospedale Maggiore di Novara. Leggo però che in ogni caso è subentrato un certo giudizio positivo, tant'è che nella proposta attuale sono accettati reparti per la medicina generale, la lungodegenza, la chirurgia generale, l'ostetricia e la ginecologia.
Fra le richieste risalenti al novembre 1988, quando venne emanato il decreto del Ministero della Sanità, vi era anche quella di potenziare i reparti di Ortopedia e di Traumatologia: si chiedevano 32 posti letto.
Questo perché l'Ospedale S. Rocco di Galliate sia, a tutti gli effetti, un ospedale polispecialistico.
La richiesta non è accampata in termini di ragioni campanilistiche l'Assessore sa che presso quella USSL. che fra l'altro copre la fascia definita dell'ovest Ticino, i potenziamenti dell'ospedale sono stati nel tempo all'ordine del giorno sia all'interno dell'ospedale sia nella struttura esterna dello stesso.
Altra considerazione positiva, che riflette un po' le argomentazioni portate con tanta menzione dal Consigliere Bonino, è che in effetti non si può pensare che la popolazione debba confluire in un centro come l'Ospedale Maggiore di Novara, al centro di problematiche diverse e forse anche di qualche polemica.
Mi pare che la questione della divisione di Ortopedia e Traumatologia non sia risolvibile nel tempo con nuove costruzioni interne all'Ospedale di Novara per ampliare la disponibilità di utenza di questo tipo.
Dicono i colleghi dell'USSL di Galliate che tutta l'attività dell'Ospedale S. Rocco potrebbe servire un territorio con problematiche nevralgiche, poiché in quella zona ci sono nodi stradali di grande comunicazione, quale l'autostrada Torino-Milano e altre arterie nazionali estremamente importanti. Anche la situazione edilizia dell'Ospedale Maggiore di Novara, che pare non possa consentire ulteriori ampliamenti peggiora la situazione della zona.
Quindi la mia non è una mera ragione campanilistica, né una proposta fatta in relazione alla vigilia delle prossime elezioni. Tant'è che, a parte la mia firma e quella della collega Minervini, questa proposta di emendamento porta anche la firma del collega Nerviani, che essendo uomo politico della zona è ben consapevole che il problema non è da sottovalutare.
Ribadisco per chiarezza il concetto: dare all'Ospedale di Galliate 32 posti letto, che potrebbe ovviare al problema di ampliare quanto programmato per l'Ospedale Maggiore di Novara, decisamente sovraffollato mi parrebbe soluzione piuttosto credibile sia sul piano politico sia su quello sociale per tutta la fascia dell'ovest Ticino.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento non è accoglibile per varie ragioni. E' da ricordare che Galliate non ha mai avuto la divisione di Ortopedia e Traumatologia, quindi è fuori dai casi di cancellazione; non solo, non ne ha necessità, ma non può servire una zona così ampia da giustificare 32 posti letto. Quando parliamo di istituzione di una divisione di Ortopedia dobbiamo tenere a mente che significa far fronte a costi d'investimento dell'ordine di 10/20/30 miliardi: occorrono posti letto e un minimo di 50 operatori.
Istituire una divisione di Ortopedia significa avere un reparto di Radiologia e tutta una serie di attività collegate.
Al momento attuale la richiesta del collega non è giustificabile.



MASARACCHIO Antonino

Ma il costo della risoluzione nel centro di Novara a quanto ammonterebbe?



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Intanto bisogna tener conto che le apparecchiature ci sono già; potrà esserci la necessità di ulteriori posti letto, ma ci sono già le camere operatorie, i reparti di Radiologia, esiste già tutta una serie di attrezzature funzionante.



MASARACCHIO Antonino

Quando si procederà a realizzare a Novara quanto è previsto nel programma, facendo i conti, si potrebbe vedere, con la differenza, quello che è possibile realizzare a Galliate.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non si possono istituire due divisioni di Ortopedia a vista d'occhio l'una con l'altra: credo che dal tetto dell'Ospedale di Novara, in una giornata senza nebbia, si possa vedere l'Ospedale di Galliate.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 10).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 24 contrari e 10 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro, Acotto e Biazzi: 11) a pag. 125, dopo "Recupero e rieducazione funzionale" aggiungere "16 posti letto".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Con questo emendamento si tratta di prevedere 16 posti letto per l'USSL n. 56 per il servizio di Recupero e rieducazione funzionale. Si è perfettamente nei parametri proposti della Regione, che prevede un fabbisogno per l'USSL di 15,7 posti letto. Inoltre, in aggiunta ai parametri stabiliti dalla Regione va tenuto presente che siamo di fronte ad un territorio molto vasto, più di 1.600 kmq.: l'USSL più vasta del Piemonte ed orograficamente più disagiata.
Per le caratteristiche del territorio è necessaria la previsione di posti letto, anche se, dopo la fase acuta della malattia si dovrebbe prevedere, in alternativa, un servizio sul territorio che sarebbe per troppo costoso e dispersivo proprio per la caratteristiche della zona, che credo l'Assessore Maccari abbia presente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Al momento attuale il servizio con posti letto è previsto solo negli ospedali capoluogo di provincia e in quelli specialistici. Nel caso in oggetto il servizio c'è; i letti sono nelle varie divisioni: non si tratta di carenza di servizio, mancano i letti "autonomi", ma nelle varie divisioni ci sono.
Inoltre, è da tener conto che si potrà considerare nel piano successivo, magari con la nuova sistemazione, un'ipotesi di collocarlo anche con letti. L'emendamento a pag. 125 non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 11).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Calligaro, Acotto e Biazzi: 12) a pag. 126, dopo "Cardiologia", sostituire "14" con "18" posti letto.
13) A pag. 126, dopo "Oculistica", sostituire "20" con "30" posti letto.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Spiego le motivazioni per cui si propone l'aumento da 20 a 30 posti letto. Questo aumento serve tre UU.SS.SS.LL.: l'USSL n. 55, l'USSL n. 56 e l'USSL n. 57, cioè un'area geografica molto vasta. Il tasso di utilizzo di queste strutture ha meravigliato persino un esperto come il professor Olivieri per come sono utilizzate. Fra l'altro, questo aumento rientra nei parametri indicati dalla Regione, anzi è sottodimensionato rispetto ai parametri. Se volessimo usare un metro rozzo, su 80 posti letto previsti per la provincia di Novara, per le tre UU.SS.SS.LL. (e qui siamo al 40 come popolazione della provincia di Novara) saremmo a 32 posti letto. Ma in aggiunta a questo parametro molto rozzo ve ne sono altri più di merito e più specifici che ho richiamato molto succintamente. Per cui credo sarebbe opportuno dedicare attenzione al merito dei problemi. Siamo nell'ordine di autorizzazione intorno all'80% con punte in diversi mesi del 95/96% con un incremento continuo in particolare negli ultimi anni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In Cardiologia abbiamo usato il modulo 14, di cui 6 per terapia intensiva, per una serie di ospedali, tenendo però conto che ci sono dei limiti che possono poi essere superati non appena l'ospedale può decollare in termini più consistenti, anche perché in questi anni l'ospedale dovrà investire i 10 miliardi che ha a disposizione, quindi non è ipotizzabile che in questo triennio abbia spazio maggiore per Oculistica e per Cardiologia. Occorre tener presente che se diamo 10 posti letto in più ad un ospedale, dobbiamo toglierli da un'altra parte di quelli funzionanti.
Ricordiamo che tutto il sistema ospedaliero piemontese nei prossimi sei anni sarà in grosse difficoltà per il semplice fatto che dovendo fare le ristrutturazioni e i potenziamenti sul vivo dovranno essere chiusi i posti letto nei singoli ospedali, perché si lavora sul vivo, mentre la macchina deve camminare. Quindi non possiamo oggi ingigantire delle posizioni che andrebbero ritagliate da altri reparti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Le considerazioni dell'Assessore sono troppe sbrigative rispetto alla realtà locale della Val d'Ossola e rispetto anche ai criteri che l'Assessore ha ribadito. In base alla discussione di questo piano sono stati attribuiti dei posti letto in più abbastanza a macchia di leopardo.
Malgrado l'aumento attraverso queste retribuzioni dei posti letto che si è registrato poi alla fine, rimangono ancora qualcosa come 150 posti letto da attribuire, per cui da quel punto di vista, rispetto al monte delle richieste che ha fatto l'Ospedale di Domodossola sulle varie voci, si potrebbe prelevare per venire incontro alle esigenze che naturalmente hanno una loro peculiarità relativa all'abrogazione territoriale in cui si trova questa struttura ospedaliera. Pertanto questa chiusura non è assolutamente comprensibile.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non è una chiusura per il semplice fatto che i 14 posti letto di Cardiologia sono nuovi, non c'era la Cardiologia, non c'era la terapia intensiva.



ACOTTO Ezio

Vorrei che tu andassi a visitare la Cardiologia di Domodossola e di Verbania: la Cardiologia di Verbania sulla carta c'è da almeno vent'anni.
Penso che tu dica le cose sulla base di notizie che ti hanno riferito. Ti inviterei a fare un sopralluogo.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Cardiologia aveva 10 posti letto senza terapia intensiva.
Confermo di respingere l'emendamento e poi, se ci sono modificazioni in ampliamento, le vedremo in seguito, in relazione anche agli stanziamenti dei 10 miliardi all'utilizzo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 12).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 22 contrari.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il modulo previsto dal Ministero è 20, il che al momento è sufficiente.



BIAZZI Guido

E' modulato male.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non è modulato male. Andatelo a vedere! Abbiamo finanziato 10 miliardi per un buon funzionamento dell'ospedale.



BIAZZI Guido

Tu prendi la situazione come se fossimo di fronte ad un servizio da impiantare con i 10 miliardi che sono stati messi a disposizione per rinnovare l'Ospedale di Domodossola. Assessore Maccari, qui invece siamo in presenza di un servizio che serve quasi 200 mila abitanti - e ti sfido a dimostrarmi il contrario - che è uno dei tassi di utilizzo più alti di tutto il Piemonte, se non il più alto, che sta definendo la pratica per attuare i trapianti di cornea, e ha bisogno solo di qualche attrezzatura che per il suo funzionamento questo Servizio è stato sempre finanziato finora nemmeno con soldi pubblici, ma con dei tributi di privati, di banche o di associazioni. Non siamo in presenza di un qualcosa da inventare: riguarda 200 mila abitanti e ci sono i dati che dimostrano che ha funzionato in uno dei modi sicuramente migliori.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 13).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Biazzi: 14) a pagina 128, USSL n. 57 (Omegna) - Pediatria, sostituire "5" con "10" posti letto.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Comunico che il Consigliere Biazzi ed io ritiriamo tale emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 14) è pertanto ritirato dai proponenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Bonino, Martinetti, Dardanello e Fracchia: 15) a pag. 138, USSL n. 62 di Fossano, sopprimere alla voce: Ostetricia-Ginecologia: previsto NO; rif. 61; Antenna e scrivere: Ostetricia-Ginecologia: previsto SI; posti letto 20 aggiungere: Pediatria: previsto SI; posti letto 0.
La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Non ripeto quanto ho già detto, vorrei soltanto sottolineare che l'intervento del Consigliere Olivieri ha messo in evidenza che qualche cosa era possibile fare stante le cose dette al collega.
I dati di Fossano sono falsati perché non sono reali rispetto alla potenzialità di quella struttura. I 150/160 in media degli ultimi anni lo confermano e confermano soprattutto la carenza della struttura professionale che potesse dare una certa garanzia. Quindi quando si dice che non si può dare perché non raggiunge i 200, dico che la colpa non è della struttura, ma di chi ha impedito che la struttura fosse al completo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questo non è neppure nel sottomodulo. Siamo doppiamente in difficoltà perché negli ultimi sei anni è mai arrivato a 200. Dovete incrementare le attività che precedono.



BONINO Guido

Il problema è che l'Assessore, nonostante i ripetuti inviti fatti dall'Assessore Lombardi e dal sottoscritto, non ci ha ancora spiegato perché Fossano da due o tre anni con una circolare interna non ha potuto dare corso ai concorsi avendo il posto libero in organico e non ha potuto occuparlo. Questa è l'accusa che ufficialmente rivolgo all'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Negli ultimi sei anni non si realizzano i risultati voluti dall'Assessore Maccari. La colpa è del primario che, purtroppo, sei anni fa è morto e non è più stato sostituito.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 15).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 17 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro, Acotto e Ferro: 16) a pagina 148, "Ostetricia-Ginecologia", sostituire "20" con "24" posti letto.
Emendamento presentato dai Consiglieri Bonino, Martinetti, Dardanello e Fracchia: 17) a pag. 148, USSL n. 67 di Ceva, "Ostetricia-Ginecologia", sopprimere "posti letto 20" e sostituire con "posti letto 26".
La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Poiché il Gruppo PCI ha presentato un emendamento che prevede 24 posti letto, non faccio una questione di 24 o 26 posti letto perché non è questo il problema. Quindi se passa l'emendamento del Gruppo PCI, che come numero è inferiore, non ho problemi a ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Le indicazioni che vengono da questo piano e che sono state esaminate in sede di Commissione non sono estemporanee: vengono da calcoli approfonditi che sono stati fatti lungo il tempo con le partecipazioni, con le indicazioni e con i parametri indicati dalle UU.SS.SS.LL. e che a Ceva ci danno 20 posti letto, che è un modulo completo. A me spiace usare questa terminologia di moduli, però non è stata inventata da questo Piano 1990/1993: è la terminologia usata dal decreto ministeriale del 1988 che vale per tutto il territorio nazionale. Pensavo fosse conosciuta perch abbiamo già avuto modo di discuterne più volte, probabilmente è più conosciuta dai membri che lavorano all'interno della Commissione. Per cui dai calcoli che abbiamo fatto risulta questo e non abbiamo elementi per accettare un cambiamento, che potrà intervenire nell'arco di applicazione.
Avendo detto all'inizio della discussione che il piano non è una cosa statica che rimane ferma per tre anni, ma deve essere seguita nel suo arco di applicazione, potranno benissimo cambiare le situazioni di determinati ospedali, anche in relazione alla presenza o meno di determinati primari, a causa dei quali il numero delle persone che vengono ricoverate pu aumentare o diminuire. Per cui mi spiace, ma non è accettabile questa modificazione estemporanea e probabilmente potrà essere esaminato, in seguito all'applicazione del piano, un cambiamento se si presenterà necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi facciamo un grande sforzo per essere coerenti con la nostra impostazione, ma ci accorgiamo che le risposte dell'Assessore sono del tutto estemporanee. Questo ci dispiace perché se stanno così le cose, noi votiamo l'emendamento Fossano e ne votiamo altri, se si gioca allo sfascio. In questo caso è insensato quello che si dice. Perché? Susa: 264 parti, 24 posti letto; Ceva: 299 parti, 20 posti letto; Arona: 226 parti, 20 posti letto. Sono calcoli estemporanei quelli che fate. Se ad Arona con 226 parti diamo 20 posti letto, penso che Ceva con 300 parti possa arrivare a 24, non 32 come chiedono loro che mi pare assurdo, ma a 24 mi pare si possa arrivare, sono quelli che abbiamo dato a Susa con 264 parti, ammesso e non concesso che ricadano su Susa 50/60 parti di Avigliana arriviamo circa a 300; allora, se diamo a Susa con 300 parti 24 posti, li diamo anche a Ceva, non riesco a capire perché Arona con 212 parti abbia 20 posti letto. Non è assurdo il ragionamento che stiamo facendo, ha del buon senso. Respingerlo significa non voler prendere in considerazione dati inconfutabili.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

E' stato chiusa la divisione di Avigliana che aveva 136 parti, quindi una parte che potrà essere dai 70 agli 80 parti graviterà senz'altro su Susa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 16).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 21 contrari.
Il Consigliere Bonino mi informa che viene ritirato l'emendamento n. 17).
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Adduci e Ala: 18) a pag. 168, USSL n. 76, aggiungere "Pneumologia: 12 posti letto".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questo emendamento mi pare fosse già stato esaminato in Commissione, ed era stato respinto anche perché c'è un Centro di riferimento ad Alessandria che è estremamente valido, per cui non è il caso di fare una suddivisione territoriale, è una moltiplicazione di primariati.



PRESIDENTE

Il Consigliere Reburdo ritira l'emendamento n. 18).
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 19) a pag. 169, terzo capoverso, primo punto, sostituire le parole "ubicato presso l'Assessorato alla sanità", con le parole "allocato presso il Servizio farmaceutico dell'USSL TO I".
Emendamento presentato dai Consiglieri Bergoglio, Olivetti e Devecchi: 20) a pag. 169, terzo capoverso, primo punto, sostituire le parole "ubicato presso l'Assessorato alla sanità", con le parole "ubicato presso la sede funzionale più opportuna sotto il diretto coordinamento dell'Assessorato alla sanità che lo individua".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

I due emendamenti sono in alternativa. Viene accettato l'emendamento n.
20).



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Consigliere Calligaro ed altri non è accolto, ma vi è una proposta alternativa.



CALLIGARO Germano

Il servizio è già allocato presso il Servizio farmaceutico dell'USSL TO I. Le tecnologie moderne consentono all'Assessorato di disporre in tempo reale dei dati. Non si riesce a capire perché deve essere spostato dall'USSL TO I (dove già c'è un'esperienza in questo campo) all'interno dell'Assessorato. A noi pare insensato tutto questo. Le tecnologie moderne consentono di stare a distanza e di avere in tempo reale i dati l'importante è che l'Assessorato disponga in tempo reale dei dati.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Dato che l'impostazione coinvolge anche l'accentramento della lettura ottica, canali di comunicazione, ecc., vedremo, non è detto che sia tolto dall'USSL TO I, però è l'Assessorato che determina la sede e le modalità tenuto conto che l'USSL TO I ha indubbiamente un'esperienza che sarà acquisita totalmente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 19).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 28 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 20).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 3 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 21) al punto 9.3, terza riga, sostituire "e nelle UU.SS.SS.LL." con "0".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Calligaro e Acotto: 22) a pag. 174, punto 11.3, dopo le parole "USSL che comprendono il capoluogo di provincia", aggiungere le parole "o USSL che comprendono ospedale con oltre 600 posti letto, sede di DEA,".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Poiché non sussiste più il numero legale, ritengo di sospendere i lavori che riprenderanno domani mattina alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 1 del 21 marzo 1990)



< torna indietro