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Dettaglio seduta n.235 del 14/03/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cernetti e Croso.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 359: "Utilizzo di carta riciclata e recupero di carta da macero nella Regione Piemonte" (seguito e rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 359, di cui al punto 11) all'o.d.g.
L'iscrizione di tale provvedimento è stata richiesta ai sensi dell'art.
32 del Regolamento interno del Consiglio regionale da parte del Consigliere Tapparo che al termine della seduta di ieri aveva illustrato detta richiesta.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, mi avvalgo dei diritti previsti dal Regolamento, in quanto già quattro mesi fa questa proposta di legge fu illustrata in aula e rinviata in Commissione dove però non è stata esaminata; quindi, trascorsi i termini previsti dal Regolamento, ne ho richiesto la discussione in aula.
E' una piccola esperienza pilota che si vuole attuare nel recupero della carta in strutture pubbliche in cui abbia ruolo la Regione principalmente gli uffici della Regione e in successione le UU.SS.SS.LL.
se il processo avviato mostrerà aspetti positivi, ne è prevista la diffusione negli enti locali. Si tratta di poter operare in un settore in qualche modo già avocato per la raccolta differenziata.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, nel Piano regionale di smaltimento dei rifiuti è indicato che tale raccolta va prioritariamente avviata in quelle realtà dove è più facile che questa si possa compiere: per esempio, nelle strutture dei mercati, nelle grandi strutture ospedaliere oppure in grandi entità dove l'intervento rispetto alla selezione dei rifiuti urbani nell'utenza civile risulta facilitato.
Con questa legge si intende dunque avviare un'esperienza pilota negli uffici della Regione e delle UU.SS.SS.LL., dando anche un segnale culturale in questo senso circa la possibilità di organizzare una raccolta sistematica della carta da macero.
Porto a conoscenza dei colleghi che l'Italia importa dagli Stati Uniti navi di tabulati prodotti dai Centri di elaborazione dati di grandi corporation statunitensi. In Italia, invece, non v'è alcun fenomeno di organizzazione della raccolta della carta in grandi strutture (penso solo all'INPS che ha il Centro di elaborazione dati più grande d'Europa e alla Regione Piemonte che è certamente un utente forte per quanto riguarda l'utilizzo della carta).
La mia proposta di legge prevede inoltre che i due terzi della carta utilizzata dalla Regione Piemonte sia carta riciclata. Conosciamo le polemiche secondo le quali il costo della carta riciclata è superiore a quello della carta ordinaria. Questo è vero solo perché avendo una domanda scarsa di carta riciclata, le cartiere non possono impiantare dei cicli convenienti sul piano economico, ma se la Regione programmasse la sua domanda di carta, che è rilevante, potrebbe certamente spuntare nei confronti delle cartiere prezzi perlomeno analoghi a quelli che oggi paga per acquistare la carta per le diverse funzioni.
Chiedo pertanto che questo provvedimento possa essere oggetto di discussione o comunque di espressione di voto da parte dell'aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Allo stato attuale delle cose, voteremo a favore della proposta di legge presentata dal Consigliere Tapparo. Sottolineo il nostro voto favorevole allo stato attuale delle cose, perché ci troviamo in una situazione che qualche anomalia la presenta, nel senso che su questa materia vennero presentate diverse proposte di legge, compresa una del Gruppo comunista in una situazione diversa, non di imminente fine della legislatura; sarebbe comunque stato molto più corretto il rinvio in Commissione della proposta del collega Tapparo, per vagliare la possibilità di un testo unico in Commissione, tenendo anche conto dei suggerimenti degli indirizzi e delle proposte avanzate da altri Gruppi.
Ci rendiamo conto che un iter di questo genere oggi è impossibile: se si avviasse una tale procedura, correremmo il rischio di licenziare nessuna legge entro il 21 marzo. Per queste ragioni, siamo del parere che occorra licenziare una proposta di legge, immedesimandoci in quella presentata dal collega Tapparo.
Condivido le argomentazioni del collega Tapparo; non si può per dimenticare il problema, relativo alla raccolta differenziata, non solo della carta. La questione della carta riciclata, così come tutta una serie di altri prodotti del rifiuto, può e deve essere affrontata attraverso una visione sistemica del recupero.
C'è un Comune, in Emilia Romagna, che ha avviato un'importante esperienza relativamente alla raccolta differenziata; credo sia uno dei Comuni più avanzati su questo terreno. Infatti, quando si pone il problema dello smaltimento e del riutilizzo dei prodotti derivati dal rifiuto sorgono varie difficoltà, determinate soprattutto dal fatto che manca una borsa-rifiuti.
Il recupero è giusto, si pone però il problema del riutilizzo e del trattamento. Quest'ultimo, infatti, implica la produzione di scarti nocivi: la presenza di inchiostro nella carta ritrattata determina uno scarto che presenta elementi di nocività. Anche da questo punto di vista, esiste un problema di smaltimento.
Dico questo perché, per quanto riguarda il Piemonte, queste sono questioni da affrontare in termini abbastanza urgenti. Esistono aziende che recuperano carta riciclata e la rimettono in produzione; pur tuttavia quando si tratta di smaltire i prodotti tossici che ne derivano, hanno grosse difficoltà nel realizzare gli impianti necessari.
Quello della carta riciclata è sicuramente un problema da affrontare credo però che debba essere inserito all'interno di una filiera più complessiva, dove comunque lo sbocco finale continua ad essere quello relativo allo smaltimento di prodotti derivati da materie seconde.
Purtroppo, allo stato attuale dei fatti, il Piano regionale dei rifiuti non dà risposte né concrete né possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Ricordo subito che quando questa proposta di legge è stata presentata dal Consigliere Tapparo all'o.d.g. del Consiglio regionale di qualche settimana fa - dico così perché non ho con esattezza la cognizione della data precisa il Consiglio accettò l'invito di inviare in Commissione la proposta di legge - si era detto - per un approfondimento. Per quanto io avessi chiesto di votarla subito anziché rinviarla in Commissione, la proposta mi sembrò razionale. Tuttavia non venne assolutamente proposto, da parte di nessuno, che in Commissione si approfondisse il problema. Adesso ce la ritroviamo in aula; è bene che sia così, perché la proposta è meritevole di approvazione, ancorquando, come giustamente è stato detto dal collega testé intervenuto, si sarebbe potuto avere un progetto più articolato.
Ad ogni modo, poiché è anche vero che non tutte le leggi devono rappresentare un immediato onere di investimenti ma possono essere considerate come proposte per lo sviluppo di un'iniziativa, nella fattispecie c'è da considerare che questo scorcio di legislatura ci consente di non perdere ulteriore tempo, di non soprassedere.
Oltretutto, al di là dell'economia che rappresenta la raccolta razionale della carta straccia da macero, c'è da considerare il beneficio che se ne potrà avere nell'ambito della più vasta economia agricola, vista la carenza, che in Italia si fa sempre più pesante, delle piante da carta.
Anzi, nelle discussioni relative alla problematica dei parchi, si è detto che occorre un controllo maggiore - detto fra virgolette, ma è così contro la piantumazione del pioppo. Nel tempo, nell'ambito dei territori a salvaguardia, come il preparco o il parco, il pioppeto costituisce per l'economia che ne dovrà derivare un motivo di stimolo; l'iniziativa affidata all'IPLA, che mi pare l'ente strumentale più adatto per una questione del genere, può rappresentare, al di là di un concetto meramente ecologico, una mirata iniziativa economica.
Oltretutto, nell'ambito delle attività scolastiche di base, si sta diffondendo per iniziativa degli insegnanti una cultura di coinvolgimento dell'opinione pubblica degli scolari in età di apprendimento all'educazione verso la vita. Questo proliferare di iniziative potrebbe riscontrare, nel coinvolgimento degli enti locali citati nel testo della legge, un progetto di avanguardia tale da rendere qualificata l'immagine legislativa della Regione, quindi dei suoi mezzi e dei suoi strumenti, perché il problema della carta diventi una cosa seria e non affidata alla libera iniziativa di coloro i quali si adoperano a raccoglierla per la strada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, la proposta di legge del Consigliere Tapparo, al di la delle consistenti ricadute che potrà avere dal punto di vista degli effetti, segna un passaggio nella politica di recupero e di utilizzazione dei prodotti residuali, che è stata perseguita da questa istituzione purtroppo con scarsi segni di capacità di tradurre gli atti di volontà e gli obiettivi in operatività. Tuttavia sottolineo a nome del Gruppo DC l'opportunità di questo provvedimento, l'assenso ad un'indicazione di questo tipo, perché rappresenta un segmento rispetto al recupero e al riciclaggio che, mi auguro, trovi nella prossima legislatura atti concreti più precisi da parte dell'Assessorato all'ecologia.
Nel momento in cui il riciclaggio divenisse diffusamente presente in tutte le strutture consortili della nostra regione, avremmo una disponibilità di materia prima sulla quale si potrà incominciare ad impostare tutte le ragioni strategiche ed economiche che sono alla base delle proposte della presente legge.
Noi siamo d'accordo all'attuazione delle indicazioni proposte in questo disegno di legge, ci permettiamo però di suggerire che, nell'operatività qui indicata rispetto ad un ente strumentale della Regione, siano affiancate le associazioni imprenditoriali di categoria. In tal senso presenteremo un emendamento integrativo dell'art. 2, che speriamo venga accolto dal relatore proponente e dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche noi avevamo presentato a suo tempo un disegno di legge sull'uso della carta riciclata in Regione e negli enti pubblici.
Condividiamo questa legge, vorremmo però fare un appunto sull'art. 4.
Collega Tapparo, mi pare un po' ottimistico pensare di ricavare degli utili da dare agli enti locali. Creando un centro minimo a livello di ogni Provincia, ci sembra difficile riuscire a compensare anche solo la somma che si spende per il trasporto per arrivare ai Comuni, con il ricavo della carta riciclata che, oggi come oggi, non supera le 40 lire al kg. Quindi su questo articolo bisognerebbe fare un emendamento. Io prevedrei un'altra voce con l'indicazione di come verranno coperti gli eventuali deficit di questo servizio. Per il resto ci sembra una buona legge.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Dopo la riunione di ieri sera ho coinvolto con immediatezza, sulle due iniziative del collega Tapparo, i colleghi Cernetti e Cerchio. Parrebbe che la collega Cernetti avrebbe visto meglio un ulteriore approfondimento anche se i tempi a disposizione sono limitati; ha però fatto pervenire al Consigliere Tapparo una serie contenuta di osservazioni che potrebbero essere introdotte nella legge senza stravolgerne la portata. Quindi sollecito il proponente a voler approfondire questo aspetto, cosicché la legge potrà andare avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, come ricordava il collega Fracchia c'erano altri provvedimenti di questo tipo presentati anche dal Gruppo comunista.
Certamente la proposta di legge meritava un approfondimento in Commissione e io ho tentato di trovarne le condizioni. Indubbiamente il lavoro che si dovrebbe ora fare in aula, si sarebbe dovuto fare preliminarmente; per esempio, mi rendo conto - ed è uno degli elementi di critica sollevati dall'Assessore in una nota - che oggi esiste un forte vincolo nell'utilizzo della carta riciclata per fotocopiatrice. Cioè è un'evoluzione molto lenta e in corso; però a questo si può rimediare non parlando di 2/3 di carta riciclata da utilizzare, ma solo di 1/3, in modo da elevare notevolmente la quota.
L'altro aspetto che viene sottolineato è di concatenare questo problema al piano generale della raccolta differenziata, che esiste solo sulla carta in verità; comunque, come affermazione di principio, non c'è difficoltà a recuperarla.
Terzo aspetto. Si sottolineano i limiti che l'IPLA potrà avere per gestire questo aspetto; posso anche convenire su questo elemento, anche se l'IPLA avrebbe avuto una funzione di unificazione della carta utilizzata in Regione, dei formati e della economicizzazione, anche sul versante dei tipi di carta che utilizziamo. Non ho alcuna difficoltà a considerare le aziende municipalizzate quali soggetti gestori di queste iniziative e che ci sia un rapporto (già il collega Picco lo indicava) con le associazioni di categoria; addirittura c'è un organismo, l'Ente Nazionale Cellulosa, che potrebbe in qualche modo essere coinvolto. Tuttavia, a differenza della plastica e del vetro, dove esistono organismi unitari degli imprenditori per rapportarsi nella raccolta delle materie di recupero, nel settore della carta non esiste un'entità unica: ogni cartiera fa accordi e convenzioni a sé per la raccolta differenziata.
Sono questi gli elementi messi in evidenza dall'Assessore che richiedono, a suo parere, il rinvio in Commissione; questo rinvio però c'è già stato, quindi se i colleghi fossero d'accordo per un approfondimento informale, domani mattina in apertura dei lavori questa proposta potrebbe essere affinata ed approvata. Probabilmente già in questa giornata io e altri colleghi potremmo informalmente cercare di avere un testo più idoneo lavoro che doveva essere fatto in Commissione. Se c'è questo tipo di orientamento, devono però esserci le garanzie che, una volta affinato, lo si possa discutere.



PRESIDENTE

A me pare che si possa seguire questo percorso; c'è un solo emendamento presentato dal Consigliere Picco.



TAPPARO Giancarlo

Io ne presenterei anche altri, proprio per recuperare le cose che l'Assessore ha evidenziato.



PRESIDENTE

Il Presidente Beltrami dice di lasciare al proponente di decidere se andare avanti adesso oppure domani mattina, una volta delibata la questione, e decidere poi sull'approvazione.
Non essendovi proposte alternative, passiamo all'esame dell'articolato.
All'art. 1 è stato presentato un emendamento da parte del Consigliere Tapparo, che ha la parola per illustrarlo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, ho presentato due emendamenti, di cui uno lo presento ora. Invece di "2/3", "1/3", perché come ho detto costituisce un elemento di limite. Il peso della carta utilizzata in Regione è 430.000 kg all'anno. Di questi, 280.000 sono per carta da fotocopiatrici; oggi la tecnologia di fabbricazione di questo tipo di macchine non permette un utilizzo adeguato della carta riciclata.
Propongo due emendamenti all'art. 1.
Il primo emendamento, ripeto, è mirato ad obbligare la Regione ad utilizzare carta riciclata per 1/3 (anziché 2/3) del proprio fabbisogno dovrebbero quindi essere riciclati circa 140.000 kg di carta all'anno.
Il secondo emendamento è aggiuntivo. Alla fine del primo articolo, dove si dice che "tale sistema, dopo una fase di sperimentazione, potrà tradursi in un Piano regionale per la raccolta e l'opportuna collocazione della carta da macero...", aggiungere che costituirà una componente di un Piano generale per la raccolta differenziata, cioè che non è un elemento a s stante. Questa aggiunta è ancora da formalizzare.
Signor Presidente, ero rimasto alla proposta di rinviare a domani mattina l'entrata in discussione dell'articolato per poter compiere un lavoro di compilazione formalmente più corretto.



PRESIDENTE

Dal momento, però, che la giornata di domani sarà dedicata all'esame di due importanti argomenti istituzionali, è preferibile che si proceda oggi all'approvazione di questo provvedimento in tempi ben determinati.



TAPPARO Giancarlo

Il nodo non è tanto nei tempi materiali di approvazione del provvedimento quanto nel compiere un affinamento adeguato e, al momento attuale, pare vi siano alcuni problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Masaracchio. Ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, con il collega Picco presento un emendamento per ovviare a questo problema, fermo restando che si tratta di una legge quadro dentro la quale è opportuno creare nel tempo la necessaria operatività pilotata dall'ente strumentale IPLA. Per cui presento verbalmente, poi consegnerò la copia scritta, una proposta di emendamento che prevede l'inserimento dell'art. 5.



PRESIDENTE

Collega Masaracchio, credevo che lei avesse chiesto la parola per discutere sulla procedura.



MASARACCHIO Antonino

Traduco il mio intervento in termini specifici, chiedendo di proseguire nell'esame dell'articolato in funzione di un emendamento che sto per presentare e a mezzo il quale preciserò che "le fasi di sperimentazione elaborate ai sensi dell'art. 2 dovranno essere precisate da specifico regolamento di attuazione della presente legge".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Pur avendo chiesto prima la discussione e preannunciato il voto favorevole, man mano che il dibattito sta andando avanti mi rendo conto che forse è meglio cercare di avere un rinvio, ma non direi neanche a domani mattina, perché noi abbiamo bisogno di avere come referente l'Assessore all'ambiente. Probabilmente le parole girano a vuoto, diventano degli strani suoni rispetto ai quali diventa difficile percepire il senso delle cose che si dicono. Noi abbiamo rimarcato che c'è una correlazione tra questo problema e i piani di smaltimento. Sono già stati presentati due emendamenti dal Consigliere Tapparo, uno dal collega Masaracchio; se procediamo ad una lettura, anche il nostro Gruppo sarà tentato di presentare qualche emendamento, ma sappiamo perfettamente che l'aula non è la sede più opportuna, quando si vuole avere un buon prodotto legislativo per stilare gli emendamenti e votarli.
Chiederei che oggi pomeriggio, visto e considerato che oggi pomeriggio dovremmo apprezzare la presenza dell'Assessore Cernetti, si incontrino i Gruppi e l'Assessore per preparare un testo e poterlo licenziare questa sera. Se non c'è l'Assessore, ci sia un rappresentante della Giunta.



PRESIDENTE

La mia proposta è di rinviare l'argomento ad oggi pomeriggio alla presenza dell'Assessore. Se l'Assessore non dovesse arrivare, propongo di rinviarlo ad altra seduta.


Argomento: Problemi energetici

Esame progetto di legge n. 389: "Sostegno regionale alla valorizzazione della produzione di energia elettrica da fonti idriche a piccola scala" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 389.
L'iscrizione di tale provvedimento è stata richiesta ai sensi dell'art.
32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

In una situazione sempre più allarmante per l'utilizzo delle acque quindi in un problema oggettivo di massimizzazione di uso plurimo delle acque, con il presente provvedimento non volevo né scavalcare n sovrappormi alla normativa vigente per quanto riguarda il risparmio energetico e le fonti rinnovabili.
Il provvedimento intende integrare la normativa vigente, relativa all'utilizzo delle risorse idriche minori della nostra regione, cercando di renderla più fluida sul piano delle procedure e più attenta ad alcuni aspetti specifici.
A tutt'oggi manca un sistema organico, un catasto che permetta di valutare i siti potenzialmente utilizzabili per ricavare energia idroelettrica con la tecnologia delle mini e micro centraline (tra l'altro questa tecnologia solo raramente richiede opere di invaso). Collega Bresso questa legge si concentra su quei tipi di iniziative del mini idroelettrico che non prevedono opere di invaso. Cito un esempio: l'applicazione delle mini centraline negli acquedotti è una tecnologia già sperimentata e permette nei pozzetti di rottura degli acquedotti montani e di collina di poter ricavare energia elettrica con la sistemazione di piccole turbine messe in batteria. E' quindi un sistema modulare che non richiede autorizzazioni per quanto riguarda aspetti idrogeologici, ottimizza l'utilizzo della stessa acqua e in qualche misura permette anche di razionalizzare la costruzione dei nuovi acquedotti, al fine di un uso plurimo delle acque potabili e di acque che contemporaneamente producono energia elettrica. In genere, questi tipi di applicazione si trovano in zone dove le utenze non sono allacciate o gli allacciamenti sono estremamente costosi o hanno degli impatti ambientali notevoli, come quando si tirano le linee elettriche nell'attraversamento di boschi che vengono sbrecciati.
Si tratta quindi di un provvedimento di "nicchia" all'interno della normativa vigente. Non stravolge nulla, è qualcosa che va a creare alcune condizioni: un catasto delle fonti idriche utilizzabili per il mini idroelettrico; la possibilità di un uso plurimo delle acque potabili e dell'energia; un accrescimento della propensione nella costruzione dei nuovi acquedotti oppure nella ristrutturazione di quelli vecchi un'attenzione particolare alla produzione dell'idroelettrico. Ha dunque questo carattere il titolo della proposta di legge "Sostegno regionale alla valorizzazione della produzione di energia elettrica da fonti idriche a piccola scala".
Assessore, vorrei rassicurarla: non si tratta di qualcosa che stravolge o un'alternativa, in sovrapposizione a tutti gli strumenti che lei egregiamente ha utilizzato in questa legislatura. Ripeto: si tratta di un intervento di "nicchia" - se vogliamo usare un termine del marketing - che in qualche modo le potrebbe offrire una sponda ulteriore per l'operatività che io credo non possa essere vista in modo residuale da parte della Regione Piemonte nel settore dell'idroelettrico minore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Il collega Tapparo ha anticipato alcune osservazioni che gli avevo fatto direttamente. Premetto che, nel complesso, siamo favorevoli all'utilizzo delle fonti idriche per la produzione di energia elettrica a piccola scala; siamo però anche coscienti che in questo momento, dopo la modifica dei prezzi a cui l'ENEL remunera il kw/h autoprodotto e venduto all'ENEL dagli autoproduttori, sta diventando più interessante la produzione di energia elettrica con piccole centrali private. Siamo anche coscienti dello stato di pressione sulla risorsa, in particolare in un momento, per quanto riguarda la risorsa acqua, di così grave difficoltà non dobbiamo infatti dimenticare che siamo in un periodo in cui l'acqua per ragioni meteorologiche, sta diventando una risorsa scarsa. Sappiamo anche che, a poco a poco, i dati disponibili sull'impatto ambientale delle derivazioni idriche stanno emergendo e cominciano ad essere assai preoccupanti, non solo relativamente alle grandi derivazioni e ai grandi invasi e quindi ad opere che portano via grandi quantità di acqua alle valli (ci sono esperienze drammatiche in Valle d'Aosta), ma anche rispetto agli impatti ambientali prodotti dalle piccole derivazioni, che hanno naturalmente il vantaggio di prelevare l'acqua per piccoli tratti, di restituirla rapidamente, ma che spesso non sono fatti e gestiti a regola d'arte e possono produrre localmente impatti molto rilevanti. Il nostro collega Bottazzi, che da anni si occupa di queste tematiche, segnalava che è in corso una serie di interventi di piccole centraline con fortissimi impatti sull'ambiente.
La prassi che sempre abbiamo seguito per le leggi richiamate in aula è quella di rimandarle in Commissione per poterle discutere con calma. E' difficile discutere di progetti articolati in aula, però nel complesso siamo favorevoli a questa proposta purché sia integrata con una precisa disposizione. In particolare, all'art. 3 dove si parla dello studio dei siti potenzialmente sfruttabili, proponiamo che contestualmente alla predisposizione di questo studio venga prevista la valutazione di impatto ambientale complessiva degli insiemi di opere, fatta salva naturalmente una verifica puntuale dell'impatto ambientale dell'opera precisa, in quanto non va presupposto che poiché si usa la parola "piccolo" l'impatto ambientale non ci sia e non possa anche essere grande.
Un'ipotesi interessante è certamente l'utilizzo plurimo, in particolare il tentativo di utilizzare i moduli degli acquedotti per produrre anche energia elettrica.
La preoccupazione aggiuntiva che abbiamo, oltre al fatto se la legge rientri totalmente nelle nostre competenze (al di là di questo si potrebbe provare a fare una piccola forzatura), è quella del finanziamento. Non compete a noi, ma alla Giunta, però certamente non è sensato approvare una legge di incentivazione se la Giunta non sente di poter disporre finanziamenti consistenti sulla legge stessa; altrimenti, non so quanto sarebbe sensato approvare affrettatamente una legge che poi non ha finanziamenti.
Ribadisco che il nostro parere favorevole è subordinato all'integrazione all'art. 3, affinché lo studio preveda contestualmente anche la valutazione di impatto ambientale dell'intero piano che viene elaborato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in buona parte concordo con l'intervento della collega Bresso. Vorrei fare alcune considerazioni di carattere più generale. Una legge del genere è difficilmente gestibile in aula per la complessità delle questioni e dei problemi che solleva, sia relativamente alla politica energetica, sia relativamente alla politica del territorio, soprattutto per quanto riguarda la politica e il controllo dell'acqua negli scenari che si delineano nel futuro regionale. Gli anni che ci attendono (è stato, del resto, richiamato ieri il problema della siccità nella nostra Regione e nel nostro Paese) vedranno attorno all'acqua uno dei principali scontri culturali, economici e politici che riguardano la democrazia nella nostra Regione e nel nostro Paese. Uno scontro che supererà ampiamente questa dimensione e questo specifico problema. Sarà uno scontro cruciale a partire dall'approvvigionamento idropotabile delle grandi città, sia per la diminuzione di acqua esistente sul territorio, sia anche per il crescente tasso di inquinamento dell'acqua disponibile. Fatti noti, fatti già trattati con i vari piani che, conseguentemente agli "allarmi" relativi all'atrazina ed agli altri composti chimici presenti nelle acque potabili, abbiamo esaminato tempo addietro (ricordo, con il voto non favorevole del mio Gruppo).
Se da un lato abbiamo l'emergenza acqua, dall'altro occorre aggiungere l'emergenza approvvigionamento di energia elettrica, non essendo eticamente pensabile e sostenibile il continuare ad usare energia elettrica di fonte nucleare importata dall'estero. La soluzione qui adottata, con esclusione della parte relativa all'art. 4 (Impianti modulari su acquedotti), mi pare che tralasci abbondantemente sia lo scenario della crisi dell'acqua nella nostra Regione, sia anche la verifica e la valutazione delle conseguenze di quanto già realizzato sia in Piemonte che in altre Regioni. Studi approfonditi vi sono, ad esempio, in Trentino Alto Adige, per quanto riguarda l'impatto della legge n. 308 nelle vallate alpine Il caso più recente, quello della Valle Stretta (per quanto non in Piemonte ma in territorio francese), ben mette in luce quali siano effettivamente le conseguenze degli interventi per produzione di energia elettrica effettuati nei torrenti alpini. Oggi si propone una legge che prevede solo contributi e studi, che sorvola totalmente sugli aspetti di inserimento paesistico ambientale e sugli aspetti relativi ai problemi di carattere idrogeologico.
Tra l'altro, questo è in netto contrasto con quanto detto solo ieri quando si è discusso del problema della regimazione dei corsi d'acqua ed in particolare del Po. Con questa legge, si propongono e si promuovono ancora altri interventi sulle aste fluviali grandi e piccole, con un meccanismo l'avevo già richiamato a proposito del Piano regionale di sviluppo, di colonizzazione delle aree alpine, a favore dell'approvvigionamento (sia a fini idropotabili, che per quanto riguarda la produzione e l'uso di energia elettrica) delle grandi concentrazioni urbane. Mi pare che si tratti di interventi da meditare con estrema attenzione. Tolta, ripeto, la parte relativa al problema dell'uso degli acquedotti esistenti per produrre energia elettrica sfruttando certe potenzialità e certe caratteristiche.
Il mio voto, con l'esclusione dell'art. 4, non è favorevole, anche se mi auguro che un problema come questo venga affrontato a partire da altri punti di vista, a partire da altre sensibilità e da altri atteggiamenti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Signor Presidente, vorrei esprimere al collega Tapparo l'apprezzamento per lo sforzo realizzato nel predisporre questa articolata normativa certamente interessante. Questa ha però un limite non addebitabile al Consigliere proponente, che è quello di discutere, su formale richiesta a termini di Statuto, un problema non piccolo come questo in zona Cesarini di chiusura di legislatura. E' un intervento, per riprendere l'ultimo concetto espresso dal collega Ala, da affrontare con particolare attenzione, proprio per le implicanze, le ricadute e le possibilità che la proposta di legge pone. Pone certamente problemi di politica energetica di politica del territorio, di politica di controllo delle acque, per cui meriterebbe un'attenzione approfondita a far corso anche da un approfondimento che i Gruppi consiliari avrebbero potuto fare soprattutto se confrontati nella sede istituzionale della Commissione, per giungere anche ad una determinazione di modifica, pur in una proposta che è stimolante, relativa alla valorizzazione della produzione di energia elettrica da fonti idriche di piccola dimensione. Vi sono alcuni problemi che la Giunta si pone non per dare risposte di rifiuto, ma di approfondimento di alcune questioni relative alla produzione di energia elettrica da fonti idriche a piccola scala. Il primo quesito riguarda l'effettiva legittimità di un intervento di questo genere, pur stimolante pur interessante, perché questo è un tipo di intervento che sostanzialmente compete alla titolarità dello Stato e quindi al Ministero dell'Industria.
Il riferimento all'art. 14 della legge n. 308 è pieno, ma ritengo ci siano dei dubbi obiettivi sulla totale legittimità di un provvedimento di questo genere per la competenza regionale. Anche se è un elemento cordialmente stimolante e provocatorio dire "tentiamo", mi pare che farlo con lo scarso approfondimento che si può realizzare in una seduta di Consiglio di questo genere, sia indubbiamente rischioso. L'art. 5 della proposta di legge parla di contributi in conto capitale nella misura fino al 30% della spesa ritenuta ammissibile, ma noi oggi non siamo obiettivamente in grado di approvare questa norma perché il provvedimento richiamato in aula non prevede per ora alcun capitolo di bilancio.
Con queste considerazioni posso offrire al Consiglio regionale e quindi alla I Commissione l'esame di questo secondo tassello che è il discorso finanziario che oggi non esiste nell'articolato, avendo a mente le altre cose che telegraficamente, per economia dei lavori del Consiglio, ho voluto richiamare in ordine alla possibile legittimità e alle complicanze pur interessanti che ne derivano sul piano della politica energetica e della politica del territorio e del controllo delle acque.
Se posso esprimere la valutazione della Giunta regionale, non dico un "no" definitivo, ma rimando all'opportunità intanto di esaminare l'aspetto finanziario e nel merito ho indicato quelle che sono le preoccupazioni in ordine all'effettiva legittimità di un intervento in una materia che è difficilmente affidabile alla titolarità della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, le argomentazioni dell'Assessore sono importanti e legittime. Voglio però dire che è possibile, al limite, attivare un fondo con un solo milione a disposizione di questa legge, perché ciò servirebbe a creare un impianto normativo di nicchia in quanto è legato soprattutto all'utilizzo della risorsa idrica in acquedotti. Ritengo che questo possa rappresentare un contenuto significativo.
Devo purtroppo rilevare che il lavoro svolto dai Consiglieri di maggioranza è spesso mortificante, a differenza di quello svolto dai Consiglieri di opposizione; ieri il Consigliere Staglianò mi voleva dare da bere il botticino di percolato dell'ACNA, i Consiglieri di minoranza hanno quindi sicuramente uno spazio maggiore. Tra l'altro questa è stata una legislatura dura, con provvedimenti magari non esaltanti proposti dalla Giunta ai quali è stato dato un leale sostegno. Quello in esame mi sembra un provvedimento di nicchia non stravolgente, che è stato studiato con serietà e probabilmente con limitazioni che pure possono sussistere e i colleghi Bresso e Ala ne hanno evidenziato alcuni aspetti, ma la struttura portante (gli artt. 4 e 5), che è relativa ai microimpianti modulari in acquedotti, costituisce un elemento talmente importante che potrebbe benissimo stare in piedi da solo mantenendo questo carattere particolare.
Dal momento che questo provvedimento è già venuto in aula una volta e indi rinviato in Commissione senza che ottenesse frutti dopo aver atteso tutti i tempi canonici di una liturgia regolamentare alla quale mi sono sottoposto con grande rispetto, chiedo perlomeno un pronunciamento da parte dell'aula su questa mia proposta.



PRESIDENTE

Rilevo però che ci troviamo di fronte ad un caso anomalo perché manca il parere finanziario della I Commissione e non c'è la copertura finanziaria, quindi o l'argomento ritorna utilmente alla Commissione per quanto riguarda il parere finanziario oppure non vedo come si possa procedere all'esame del provvedimento in aula se non stravolgendo il Regolamento.



TAPPARO Giancarlo

Evidentemente c'e un baco nel Regolamento: un provvedimento giunto per la prima volta in aula può essere rinviato alla Commissione che, a sensi di Regolamento, ha sessanta giorni di tempo per esaminarlo pena il ritorno in aula; ma se entro questo termine il provvedimento non viene discusso in Commissione che significato ha il ritorno in aula?



PRESIDENTE

Il problema è che in questo caso specifico manca il parere della I Commissione relativamente alla copertura finanziaria, quindi come è possibile approvare in aula un provvedimento quando Statuto e Regolamento prevedono il parere finanziario? Quanto meno si addivenga al ritorno di questa proposta di legge alla I Commissione e non più alla VII.



TAPPARO Giancarlo

D'accordo, che torni dunque all'esame della I Commissione per il parere finanziario, anche se - ripeto - può essere attivato semplicemente un capitolo di spesa di un milione, non c'e bisogno di grandi cifre.



PRESIDENTE

Se lei chiede il ritorno in I Commissione di questa legge perché sia perfezionata la copertura finanziaria e perché sia dato il parere che è richiesto da Statuto e Regolamento, non posso che concordare pienamente con tale richiesta e quindi rinviare il provvedimento alla I Commissione. Non si può che concludere la vicenda in questo modo.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

A mio avviso il problema, signor Presidente, è che inopportunamente questo provvedimento è tornato in aula, non per quanto riguarda il richiamo ai sensi dell'art. 32 del Regolamento, ma rispetto alla Commissione competente nel merito della materia, in questo caso la VII. Il passaggio in I Commissione, trattandosi di un provvedimento che comporta una spesa, era inevitabile, quindi non si tratta di rinvio, ma di un passaggio obbligatorio attraverso la I Commissione prima di giungere in aula. Quindi impropriamente, a mio avviso, questo provvedimento è giunto in aula trattandosi di una proposta di legge che prevede un articolo finanziario e quindi spesa.



PRESIDENTE

Il rinvio alla I Commissione di questo provvedimento deve avvenire attraverso un voto del Consiglio perché non posso io, neppure con l'autorità della Presidenza, rinviarlo alla I Commissione.
Pertanto se il Consiglio acconsente alla proposta del Consigliere Tapparo (la chiamo così perché non posso farla mia), pongo in votazione la richiesta di rinvio alla I Commissione del progetto di legge n. 389.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 29 voti favorevoli e 1 astensione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 377: "Istituzione del Parco dell'asta fluviale del Po" - Votazione ordine del giorno n. 766


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 377, di cui al punto 4) all'o.d.g., la cui iscrizione è stata richiesta ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Comunico che la VII Commissione ha licenziato all'unanimità il testo unificato delle proposte di legge n. 376, 377, 408, 436 e 462, vertenti sul medesimo argomento.
Relatore è il Consigliere Bara che ha pertanto la parola.



BARA Giuseppe, relatore

Mi permettano, signor Presidente e colleghi Consiglieri, che prima di addentrarmi nella relazione della legge, rivolga, quale relatore e Presidente della VII Commissione, un caloroso ringraziamento a tutti i Commissari senza distinzione di colore politico, per la dedizione e la passione con le quali hanno contribuito, forse sacrificando qualche personale convinzione politica, alla stesura prima e all'unanime approvazione dopo di questa legge, che è diversa da tutte le proposte in materia prima presentate, sia dal PCI sia dalla Giunta regionale.
Ho l'orgoglio di sostenere che questa legge è nostra perché le idee sono tutte della nostra Commissione, proposte che abbiamo articolato con il valido contributi dei capaci e solerti funzionari della Commissione e dell'Assessorato ai quali va il ringraziamento di tutta la Commissione.
Ed è senza dubbio una legge importante non solo perché tratta una questione di civiltà, come quella del grande fiume Po, ma principalmente perché segna una coerente evoluzione della politica regionale da mera tutela ambientale a forme di ambientalismo attivo e operativo che non penalizza certamente le attività economiche e produttive operanti sul territorio.
In parole chiare si indica una realistica politica innovatrice che favorisca tutte le categorie agricole ed imprenditoriali sempre nel rispetto dell'ambiente. Ed è un segnale importante che come Consiglieri auspichiamo abbia seguito nella prossima legislatura.
Con coscienza si può affermare che si è ispezionato il territorio ridefinendone e graduandone l'entità e la qualità dei vincoli. Il regime di tutela di tipo urbanistico, nelle zone di salvaguardia, disciplinando l'attività edilizia ed estrattiva, rappresenta un traguardo di grande interesse.
A chiarimento, sottolineo che l'area globale interessata ammonta a circa 25.000 ettari, di cui oltre 19.000 sono classificati zone di semplice salvaguardia.
Quando la presente proposta di legge diventerà legge della Regione, gli agricoltori, i rappresentanti degli enti locali e i cittadini che vivono ed operano sull'asta del fiume si accorgeranno che la Regione con questa normativa, partendo dai vincoli transitori imposti con la deliberazione del 1985 dalla passata amministrazione, ha compiuto un notevole salto di qualità.
La proposta di istituzione del Sistema di aree protette della fascia fluviale del Po, oggi sottoposta al voto del Consiglio regionale, deriva da un lungo e complesso lavoro che la Commissione e l'Assessorato parchi naturali hanno svolto partendo dal progetto di legge presentato dal Gruppo PCI e, soprattutto, dai quattro disegni di legge predisposti dalla Giunta regionale, inizialmente titolati "Istituzione del Parco fluviale del Po" titolo ora modificato in "Sistema delle aree protette nella fascia fluviale del Po - Istituzione".
Dopo un articolato lavoro di consultazioni, svoltesi in sede decentrata, per favorire la partecipazione degli enti locali e delle rappresentanze economiche, sociali e ambientaliste, la Commissione ha raccolto cospicuo materiale di documentazione che è servito, anche alla luce della nuova normativa-quadro in materia di aree protette approvata recentemente dal Consiglio regionale, a predisporre il testo di legge notevolmente innovato rispetto alle proposte iniziali.
Le più significative novità da sottolineare sono: redazione di unico testo di legge relativo al "Sistema delle aree protette" della fascia fluviale del Po, proprio per evidenziare l'unità del sistema, articolato però in differenti "gradi" di tutela infatti, nell'ampia fascia classificata come "zona di salvaguardia" che abbraccia il fiume dalle sorgenti al confine lombardo, nelle sponde destra e sinistra, su cui si instaura un regime di tutela di tipo esclusivamente urbanistico, si sono identificate diciotto aree degne di particolare attenzione o per particolari valori naturalisti presenti da preservare o recuperare, o per caratteristiche ambientali in un'ottica di funzioni più di tipo sociale e ricreativo. Si tratta infatti di quindici zone classificate come Riserve naturali e tre zone classificate come Aree attrezzate, così come si evince dall'elenco dell'art. 3 le norme di tutela per le "Riserve naturali" e le "Aree attrezzate" sono chiaramente evidenziate negli artt. 10 e 11, sia per quanto riguarda i vincoli, sia per le attività consentite; l'art. 12 contiene invece le norme per la "Zona di salvaguardia". Agli articoli citati si rimanda per i dettagli; in questa sede preme dire come si è voluto sottolineare, nella normativa, la necessità di salvaguardia e di valorizzazione dell'ambiente naturale coniugata con l'attenzione verso le economie locali, in primo luogo l'agricoltura, poi l'industria estrattiva, ed inoltre con la necessità di regimazione del fiume per motivi di sicurezza e incolumità degli abitati e delle persone il sistema delle Aree protette verrà gestito da tre Enti parco (due istituiti ex novo, uno formato sulla base dell'esistente Ente di gestione della Riserva naturale della Garzaia di Valenza) ciascuno riferito alle tre tratte in cui il Sistema stesso è diviso: una dal Monviso a Pancalieri, la seconda da Pancalieri a Crescentino, la terza da Crescentino al confine con la Lombardia. La composizione dei Consigli direttivi è articolata, così come richiesto dalla nuova legge quadro regionale, assicurando le rappresentanze degli enti locali, del Consiglio regionale, delle Associazioni agricole e ambientaliste il coordinamento generale della gestione è affidato al "Consiglio generale" composto da membri eletti dai tre Consigli direttivi e a rappresentanti nominati dal Consiglio regionale. I suoi compiti sono chiaramente enunciati nell'art. 7 gli strumenti per la gestione attiva delle tratte sono rappresentati oltre che dai finanziamenti regionali (per l'avvio di quest'anno si prevede la spesa complessiva di L. 300 milioni), dai Piani di area, e da eventuali Piani di assestamento forestale e naturalistici soprattutto per le aree a Riserva naturale, che saranno coordinati con gli altri strumenti di piano o progetti regionali o nazionali che si stanno elaborando per la tutela del grande fiume la vigilanza e la conduzione del Sistema delle aree protette è affidata al personale che gli Enti parco assumeranno o saranno messi a disposizione dagli enti locali secondo piante organiche che saranno definite con altro provvedimento legislativo.
In conclusione si può affermare che la proposta di legge oggi in votazione, sempre nel rispetto delle attività economiche, rappresenta un buon punto di inizio per dar vita ad uno dei più complessi e forse al più importante dei sistemi di aree protette esistenti in Piemonte o anche in Italia, su cui si accentrerà l'attenzione e si giocherà un'importante scommessa nel quadro delle politiche ambientali volte ad un'efficace concreta e attiva tutela, valorizzazione e recupero dei beni naturali, non ripetibili, della nostra terra.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Bara è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mercedes Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente e colleghi, io sarò di carattere un po' intemperante ma mi sembra inadeguato che l'operazione di tutela ambientale forse più importante che questa legislatura porterà a compimento, fosse confinata intorno all'ora di pranzo; questo considerando anche che l'Assessore nel pomeriggio non potrà essere disponibile, con la conseguente necessità di essere brevi.
Anche se la fretta di fine legislatura costringe tutti a tempi e modalità di discussione meno sereni del solito, ritengo che l'argomento meriti una riflessione approfondita e non casuale e affrettata.
A mio parere, oggi stiamo compiendo - lo dico senza retorica - un atto storico per questa Regione. Probabilmente, l'operazione di tutela naturalistico-ambientale che stiamo portando a compimento dopo un lungo iter, è la più importante che sia avvenuta in questo Paese nell'Italia repubblicana; come saprete, infatti, tutti i parchi nazionali sono stati istituiti in epoca fascista o prefascista.
E' davvero un momento importante non solo per noi, ma anche per le generazioni future a cui trasmetteremo un patrimonio essenziale e non solo ricchezze materiali periture. Patrimonio essenziale che mai come in questo caso può essere definito strumento fondamentale e non, invece, bene materiale in quanto tale. Ricorderete tutti l'esempio "è meglio insegnare a pescare che dare dei pesci".
Mai come nel caso di un fiume è importante sottolineare la centralità del mantenere una risorsa con utilizzazioni plurime, e non già un canale regimato con l'unico scopo di trasportare ad un mare già pesantemente inquinato le acque inquinate di scarico di tutta una popolazione.
Questa opera è iniziata parecchi anni fa, ha avuto un primo compimento nel 1985 con l'inserimento del Po nel Piano regionale dei Parchi, ad opera dell'Assessore Rivalta e del Presidente Viglione, e spiace che un collega del compianto Presidente Viglione affermi cose quantomeno strane ed inesatte come parlare di vincoli particolarmente pesanti e vessatori imposti allora alle popolazioni regionali. I vincoli erano di salvaguardia (peraltro previsti nella nuova legge che abbiamo approvato) e proprio per la loro rigidità, che è legata alla necessità della salvaguardia nella fase transitoria che va dal momento in cui un'area viene inserita nel Piano dei parchi al momento in cui viene approvata la legge, devono essere il più ristretti possibile sul piano temporale.
D'altronde, nella relazione alla nostra proposta di legge che abbiamo presentato all'inizio del 1988, dicevamo che "in questi tre anni si è più volte verificato come il periodo di salvaguardia debba essere il più possibile limitato, perché pone dei vincoli rigidi alle collettività interessate, senza la possibilità di graduarli che offre invece il Piano del parco una volta istituito, mentre non avvia le politiche di valorizzazione dei territori tutelati. Appare quindi urgente provvedere a normare l'istituzione del Parco e a dare concreto avvio alla politica di valorizzazione, risanamento e tutela del maggiore fiume della nostra Regione". Quindi, il punto che consente realmente di superare la fase puramente vincolistica e di avviare le politiche di valorizzazione, è il momento in cui viene approvata la legge. Momento che è stato dal nostro Gruppo ampiamente sollecitato, e su cui crediamo di avere svolto, nel portare a compimento l'operazione, un ruolo centrale.
A questo proposito credo che deve esserci concesso di rivendicare, su questa questione, un importante ruolo di governo svolto nella vicenda.
Ricordo che la tratta proposta dalla Giunta poche settimane prima riguardava una tratta meno rilevante, quella fra Torino e Chivasso, ed era legata alla necessità di risolvere il famoso problema di San Mauro; la nostra legge presentata per prima riguardava l'intera asta fluviale, e si poneva l'obiettivo di istituire concretamente il Parco e non tanto di intervenire su un problema di salvaguardia.
Successivamente sono arrivati gli altri progetti di legge della Giunta è iniziato così un lungo iter che ha conosciuto momenti molto tesi e duri che ci ha portato a disperare della possibilità di approvare in questa legislatura la legge, al punto che, come sapete, era iscritto all'o.d.g. il richiamo in aula della nostra proposta di legge perché c'era la fondata preoccupazione che non si riuscisse ad arrivare in porto.
Quando un progetto di legge viene definito all'unanimità in sede di Commissione significa che ognuno rinuncia a qualcosa della propria impostazione iniziale in favore del raggiungimento della maggioranza.
Crediamo però che nel complesso siano state accolte alcune questioni essenziali della nostra proposta, in particolare l'impostazione che norma gli Enti di gestione del parco su due livelli, prevedendo un Consiglio generale del parco che potrà coordinare l'attività degli enti di gestione diretta, e che potrà essere la voce del Po nelle prossime e complesse vicende di gestione della legge n. 183 sulla difesa del suolo che, come è noto, prevedendo la pianificazione di bacino, riguarda in maniera specifica il Po, e anche le vicende relative al Master Plan del Po nonché tutte le iniziative che a poco a poco sorgeranno su questa questione. Potrà rappresentare un interlocutore, il Consiglio generale, autorevole, un momento di studio, di riflessione, di approfondimento e di proposizione di iniziative e di progetti, sia sulla questione della tutela naturalistica sia sulla sempre più strettamente connessa questione della tutela della risorsa idrica. Ormai - lo dicevo ieri in merito alla relazione della Commissione d'indagine sul Magistrato del Po - la tutela naturalistica e della risorsa idrica, la qualità delle acque, sono sempre più strettamente collegate. Abbiamo tutti capito che le pure politiche strumentali di depurazione non sono sufficienti, pur essendo indispensabili, e che strettamente connesse alle politiche di depurazione ci devono essere le politiche che sfruttano la capacità dei corsi d'acqua di autodepurazione.
Capacità che è legata alla possibilità per i corsi d'acqua di essere fiumi e non canali, quindi, attraverso l'invasione di zone umide, poter provvedere alla depurazione dell'acqua attraverso i meccanismi naturali di autodepurazione.
La prima cosa che ci pare positiva, e che è stata accolta dalla nostra impostazione, è l'istituzione del Consiglio generale del parco; la seconda è quella di una suddivisione fra le aree che necessitano di particolare tutela, e quindi devono avere la definizione come riserve naturali, secondo le diverse tipologie, e quelle aree che avendo essenzialmente una funzione di tessuto connettivo necessitano di una salvaguardia urbanistica.
Noi l'avevamo pensata in maniera leggermente diversa: con dei Consigli di area, quindi con una individuazione, in una fase successiva, del sistema delle aree a riserva naturale; in questa legge vengono già individuate e definite, e questo è sicuramente un arricchimento rispetto alla nostra impostazione e rispetto, in parte, all'impostazione originaria dei disegni di legge della Giunta, ma resta il fatto che un'operazione di questa estensione territoriale (25.000 ettari, di cui ben 6.000 circa sono di riserve naturali a vario titolo ed aree attrezzate) richiederà probabilmente una riflessione successiva, cioè una calibratura più precisa che potrà essere fatta, come peraltro la legge che andiamo ad approvare prevede, attraverso l'implicazione del Consiglio generale del parco, degli Enti di gestione, del Comitato scientifico dei parchi.
Questo è il primo parco fluviale che si approva in Italia, è vero che esiste il Parco del Ticino, ma è spezzato in due tronconi, vi insistono sopra due Regioni e comunque ha un'estensione molto più limitata. Quindi gli organismi di cui dicevo dovrebbero avviare una necessaria fase di sperimentazione cosicché, nell'arco di un paio d'anni, si possa addivenire ad una riflessione e alle eventuali necessarie correzioni. Soprattutto rispetto ad una questione, di cui siamo tutti coscienti: rispetto a ciò che è di rilevante valore naturalistico lungo il corso del fiume e che è stato aggredito dalle necessità delle popolazioni rivierasche ed è stato oggetto di forti degradi e danneggiamenti. Lo stesso PTO del Po mette in evidenza che sono necessarie progettazioni di rinaturalizzazione, di recupero, di ripristino e così via. Questo significa anche che l'estensione delle aree tutelate può modificarsi sia verificando che alcune aree, che noi riteniamo di elevato valore, di fatto sono già state modificate da attività antropiche, sia anche valutando come alcune aree, che magari sono state degradate, hanno rilevanti potenzialità e necessitano di recupero.
Si tratterà quindi di un'operazione complessa che dovrebbe consentirci di variare, nell'arco del tempo, anche all'interno dei confini generali del parco, l'estensione, la quantità, la tipologia delle aree a tutela particolare, come quelle a riserva naturale ed eventualmente anche gli stessi confini del parco.
Rispetto alla nostra proposta originaria, manca nella legge che andiamo ad approvare - sarebbe stato opportuno averlo - uno strumento di partecipazione più corale delle comunità interessate. Noi avevamo proposto un'assemblea dei Sindaci, dei Presidenti delle Province, delle Comunità montane, naturalmente con un potere consultivo, da riunire periodicamente che però avrebbe avuto il pregio di consentire una presenza più forte nella politica generale del parco. La legge che andiamo ad approvare prevede la presenza di rappresentanti dei Comuni nei diversi Enti di gestione, ma la loro presenza è limitata al tratto specifico su cui insistono.
Probabilmente un momento di discussione e di confronto generale sarebbe stato utile ed interessante. Anche su queste cose ci sarà comunque modo e occasione di ritornare.
C'è una questione che va sottolineata con tristezza. Essendo in fine legislatura ed essendo i fondi disponibili molto pochi, la legge nasce con una strumentazione finanziaria assolutamente inadeguata. Purtroppo l'accantonamento che era stato fatto ben due bilanci fa per l'istituzione del Parco del Po e che ci avrebbe consentito di stanziare risorse non dico rilevanti, ma un po' più rilevanti, nel frattempo è stato utilizzato ad altri fini e non è più disponibile. Questa questione andrà ripresa e il nostro Gruppo, chiunque saranno gli eletti nella prossima legislatura, si impegna immediatamente ad affrontare la questione di un'adeguata dotazione finanziaria, altrimenti tutta la parte di promozione, che pure è rilevante rischierà di non essere avviata.
La questione delle finalità, non solo vincolistiche, ma anche di valorizzazione e promozione di tutte le attività agricole, turistiche ricreative, sportive, oltre che della fruizione naturalistica, è importante che sia detto in legge; ricordo che era uno dei punti cardine della nostra proposta di legge, e può solo avviarsi concretamente se ci sono le necessarie dotazioni finanziarie. In questo senso c'è un impegno del nostro Gruppo parlamentare europeo e dei Gruppi nel Parlamento italiano per cercare di trovare, anche al di fuori della Regione, che come sappiamo ha scarse risorse, dei fondi per i parchi e in particolare per questa iniziativa del Parco del Po. Sappiamo, per esempio, che c'era un interessamento del Commissario CEE, Ripa di Meana, sulla questione del Parco del Po, una testimonianza di interesse della Comunità europea a questa importante iniziativa di tutela della Regione Piemonte.
Credo che questo sia davvero un momento importante, spiace che non abbia avuto la rilevanza assembleare che meritava, purtroppo questo è ci che capita in fine legislatura. Comunque, il fatto che siano stati superati da parte di alcuni Gruppi problemi e resistenze relative all'istituzione già in questa legislatura del Parco del Po è un fatto di grande rilevanza che va ascritto a merito di tutto il Consiglio che credo e spero continuerà ad essere unanime, oltre che in Commissione, anche nel voto in aula.



SANTONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di non essere molto lungo perché mi rendo conto che le economie di tempo per queste nostre tornate sono molto più importanti degli argomenti che si potrebbero affrontare. Su un argomento di questo tipo credo sia bene dire che non tutto si chiude con questo atto pure importante che il Consiglio regionale è portato a votare.
Noi riteniamo che con questa approvazione vi sia - e deve essere sottolineato a larghe lettere - la chiusura di un ciclo di elaborazione progettuale e normativa su una consistente area fragile della nostra realtà territoriale che esigeva una risposta tempestiva. Quindi tutti gli atti della chiusura della passata legislatura e dell'apertura dell'attività di questa legislatura hanno perseguito l'obiettivo di dare una risposta sufficientemente convincente alle aspettative che non solo gli ambientalisti, non solo gli occupanti il territorio, ma essendo questo un patrimonio della comunità piemontese e nazionale la società attendeva. Ed è quindi estremamente positivo che si sia riusciti con il contributo di proposte elaborative, con una serie di azioni politiche di mediazione usiamo pure questa parola perché non è né di spregio né di diminuzione del ruolo politico che si è svolto - ad addivenire alla definizione di un nuovo quadro normativo di tutela che rappresenta qualche connotazione di innovazione e speriamo anche di promozione rispetto all'ulteriore tutela di altro territorio della nostra Regione.
Esisteva una posizione del Gruppo DC in merito a questo problema ed alcune dichiarazioni rilasciate qualche mese fa potevano indurre ad un minore ottimismo sulle conclusioni. Se c'è stata una posizione corretta e coerente all'interno delle varie posizioni che si potevano assumere è stata proprio la nostra, cioè di perseguire con coerenza un adeguamento complessivo della normativa sulla tutela delle aree protette in modo che questo quadro fosse tale da poter essere applicato ed applicabile sia all'istituzione di nuovi parchi sia all'asta fluviale che rappresentava indubbiamente, tra le varie proposte giacenti, una delle più scottanti problematiche presenti nella nostra attività legislativa.
L'approccio sul tema della politica ambientale è caratterizzato da tre livelli di collocazione. In primo luogo, l'approccio indifferente, perch vi sono alcune tematiche ambientali che non richiedono di per sé azioni caratterizzanti sia dal punto di vista delle previsioni di tutela sia dal punto di vista delle ipotesi di trasformazione.
Vi è poi un approccio che potremmo definire più propriamente immanente e poi un approccio di tipo dialettico.
Noi abbiamo rifiutato sia l'indifferenza sia la dialettica che aveva largamente caratterizzato le posizioni di associazioni, di componenti più o meno legittimate ad intervenire, ma comunque espressione anche di certe preoccupazioni sul modo con il quale si poteva intervenire in termini di tutela con una normativa che poteva non essere sufficientemente attenta alla realtà che vive in questa larga parte del territorio regionale, perch non dobbiamo dimenticare che l'emblematicità è data dal fatto che il sistema fluviale pedemontano della nostra Regione non ha solo il Po, ma tutta una serie di affluenti che dovranno costituire, presto o tardi, un altrettanto bagaglio patrimoniale di tutela e di salvaguardia per evitare che vi siano sperequazioni, anche solo di tutela ecologica, tra le varie parti di questo nostro amato territorio.
Rifiutando le posizioni dell'indifferenza e della dialettica sull'immanenza, cioè sull'approccio nel merito dei problemi che si dovevano affrontare, noi rivendichiamo di avere dato e cercato di dare dei contributi. Cercherò di elencarli in fretta, ma ricordo che sono stati oggetto di discussione negli incontri che la VII Commissione ha avuto con le istituzioni e durante le consultazioni con le categorie che esprimevano la loro opinione sui progetti di legge presentati.
Esistono problemi che attengono a tutto ciò che riguarda le componenti di modificazione che in qualche misura incidono con le componenti obiettive delle preservazioni e delle conservazioni: il fiume è una realtà in evoluzione, così come il contesto nel quale opera ed agisce. La contrapposizione tra la conservazione dello stato naturale e il governo delle sue trasformazioni, esigono una serie di prese di coscienza di problemi che è inutile cercare di relegare nella polemica con il Magistrato del Po. Certo, in quella partita abbiamo sepolto molte delle nostre represse aspirazioni di come si sarebbero potuti affrontare certi problemi sta di fatto che la problematica del governo delle trasformazioni esige comunque una presa di coscienza che non è solo il rifugio nella dimensione istituzionale. La Regione ha competenze, da un lato, specifiche generali e dall'altro, specifiche settoriali, purtroppo però alcune di queste competenze specifiche settoriali registrano qualche ritardo: ad esempio, se il piano delle cave fosse stato elaborato, sia dal punto di vista progettuale sia dal punto di vista normativo, avrebbe consentito di dare agli operatori, a tutto ciò che attiene ad una serie di aspirazioni, da un lato legittime e dall'altro no, delle risposte definitive. Questo purtroppo rimane un capitolo aperto sul quale il provvedimento che stiamo votando un po' ambiguamente si trincera dietro alle autorizzazioni in atto. E' un tipo di collocazione, Assessore, che non è che trovi conforto in una soluzione che sia sufficientemente garantita.
All'interno del problema cave ed arginatura vi sono altre problematiche connesse in ordine al tipo di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee che avrebbero richiesto da parte della Regione una presa di coscienza più capace di affrontare tutte le problematiche che sono state purtroppo solo parzialmente affrontate in alcune realtà territoriali.
Ricordiamo con soddisfazione che esiste un Consorzio Po Sangone, quindi almeno dal punto di vista dell'inquinamento superficiale sono stati affrontati nel merito alcuni problemi, purtroppo però a monte di un certo tipo di prelievo delle acque che vengono trattate e a valle di questo prelievo le cose continuano a permanere in uno stato di non garanzia che non può non essere denunciato come uno dei problemi che dovrà essere affrontato a fondo nella prossima legislatura.
Il problema del regime patrimoniale e il problema della titolarità e del ruolo dei soggetti patrimoniali pubblici hanno avuto una parziale risposta da parte dell'Assessorato con il provvedimento che ci è stato sottoposto, però non è stato affrontato in tutta quella componente di immaginazione e di creazione di nuovi istituti, quali quelli della permuta e dell'asservimento con indennizzo che corrisponde ad una delle aspettative delle categorie agricole che sono molto interessate sia all'utilizzazione a rotazione delle colture sia all'utilizzazione di tipo normale.
Raccomando questi punti che ho sottolineato come i grossi nodi che la prossima legislatura dovrà affrontare e che dovranno costituire per il Comitato di coordinamento regionale i punti di partenza per una reale elaborazione di proposte e di indicazione di coordinamento, perché se il Comitato regionale non si occuperà di questi problemi ho l'impressione che sarà vana la distinzione che abbiamo cercato di elaborare tra la dimensione regionale e la dimensione di gestione sulle varie aste, ridotte sia pure a tre in una composizione ragionevole di economie, di ruoli e di enti, con una sintomatica connessione con le competenze territoriali delle Amministrazioni provinciali se, come pare, la riforma delle autonomie, che dovrà essere completata, attribuirà alle Province anche compiti in ordine ai parchi e alla tutela delle aree protette. Chiudiamo con soddisfazione quindi il lavoro positivo che è stato fatto.
Mi auguro che ci sia da parte della Giunta la disponibilità ad un governo di questa nuova realtà dei parchi e degli enti di gestione istituiti sull'intera asta del territorio regionale, con la consapevolezza dell'evoluzione sia di tipo culturale sia di necessità operative che questa realtà proporrà. Forse, a differenza di altri provvedimenti istitutivi di parchi, ci troveremo nella prossima legislatura non di fronte ad un congelamento che ha chiuso definitivamente una serie di problemi che potevano sussistere sul campo della tutela, ma ad una situazione che ne aprirà molti altri, che esigerà quel traguardo necessario dei piani d'area che colmerà il vuoto, oggi ancora non definito sufficientemente, della tutela di tipo urbanistico per le cosiddette zone di salvaguardia. Esigerà anche all'interno di queste, e delle aree protette in senso più rigoroso una progettualità che consegua investimenti, che dia la possibilità da parte delle comunità locali di partecipare attivamente alla salvaguardia di questo "grande fratello" che accompagnerà i destini di trasformazione della nostra realtà nei prossimi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, svolgerò un breve intervento. Avendo partecipato anche a talune consultazioni degli enti che rappresentano le categorie degli imprenditori, degli agricoltori e anche di coloro i quali si associano per lo sport della caccia, mi pare che essere giunti alla risoluzione con questo provvedimento legislativo sia estremamente positivo.
Non soltanto perché si liberano dei vincoli che finora sono sussistiti vaste zone che nel tempo hanno dato adito a lamentele e a rivalse, ma anche perché si viene a disciplinare a monte di questo prestigioso, grande fiume europeo una pratica di controllo e di vigilanza che fa ben sperare sulle possibili iniziative delle altre Regioni, perché non confluisca verso il Mediterraneo tutto quell'inquinamento che oggi diventa sempre più grave e pesante per l'equilibrio della nostra natura.
Leggendo fra le righe delle memorie consegnate da parte dei consultati si rileva un errore di fondo che è il riferimento che si fa alla legge n.
43. E' pur vero che è ancora in vigore, ma noi siamo in attesa che il Commissario del Governo restituisca la nuova legge sui parchi, che prevede ampiamente il ripristino di talune attività, anzi la riqualificazione, a mezzo del controllo, di tutte quelle attività, anche produttive, capaci di afferire, pur nell'equilibrio vigilato della natura, parte dell'economia che è stata poco aiutata, anche se qualche iniziativa da parte dei Comuni ha potuto costituire incentivi particolari. Le preoccupazioni che venivano da parte di coloro che hanno realizzato in loco strutture produttive, non sussistono e non debbono più sussistere, perché oltretutto collateralmente nella legge per il nuovo Piano dei parchi si è arrivati all'osso mantenendo i vincoli proprio per quelle zone le cui caratteristiche non possono essere coinvolte dalle attività produttive.
Per queste ragioni il Gruppo MSI è orientato ad esprimere parere favorevole auspicando ancora una volta che la gestione sia guardata da vicino nel tempo e non del tutto delegata a quegli enti di amministrazione che potrebbero anche nel tempo non ottemperare con il dovuto rigore a quanto l'impostazione delle leggi regionali in materia impone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come giustamente è già stato detto da chi mi ha preceduto, si tratta di un provvedimento di grande interesse, ma che pone anche delle questioni rispetto ai contenuti ed al metodo con il quale si è arrivati all'approvazione in Commissione. Metodo che per certi aspetti mi ha lasciato perplesso: la mia impressione, che è maturata vivendo da vicino la realtà che noi stiamo cercando di normare a livello di parco, anche se la denominazione della legge è diversa, è che non si siano sufficientemente approfonditi gli aspetti storici e di insediamenti abitativi e produttivi in modo tale da rendere questa operazione così importante, ma anche delicata, un fatto adeguatamente partecipato.
La responsabilità non è certamente della struttura istituzionale regionale. La mia impressione è che i Comuni abbiano più subìto che lavorato o in termini di assenso o di dissenso costruttivo, che abbiano quasi accettato supinamente e passivamente un'operazione che avrebbe dovuto inserire un grande dinamismo nella definizione della normativa. Alcuni Comuni hanno ritenuto marginale l'operazione, l'hanno considerata un fatto a loro estraneo, altri Comuni invece l'hanno osteggiata perché non sono stati in grado di valutarne in modo attento le implicanze particolari nell'interesse generale; altri ancora (penso siano la maggioranza) ritengono che comunque l'operazione istituzionale normativa debba procedere non avendo la forza politica di opporsi e cercheranno con aggiustamenti locali di non applicare le norme che possono contrastare il loro agire sul territorio. Questo è un punto che rende complessa l'attuazione del provvedimento.
Un altro aspetto che desidero sottolineare, sempre sul piano del metodo, è che alcune organizzazioni economiche non solo nel campo agricolo ma anche in quello imprenditoriale, hanno affrontato la questione in termini difensivi e quindi hanno lavorato sostanzialmente non dico per ostacolare, ma per rendere possibilmente più difficoltoso l'iter, in questo senso non dando tutto l'apporto di merito che avrebbero potuto dare nel momento in cui si fossero posti in un'ottica di maggiore disponibilità anche critica.
Altra considerazione riguarda le cosiddette organizzazioni ambientaliste, in larga parte a livello generale estranee alla vita che si svolge sull'asta di questo importante fiume, che hanno dato un contributo a livello teorico, non conoscendo a sufficienza la realtà e quindi in qualche modo accentuando una polemica che poteva invece essere affrontata in termini più costruttivi. Voglio dire in fondo che noi paghiamo un'arretratezza culturale generale su questi problemi che investe non solo il complesso istituzionale, ma anche larga parte della cosiddetta società civile.
A me dà qualche fastidio il fatto che alcuni settori delle organizzazioni ambientaliste affrontino i problemi a mo' di salotto, ossia da gente che siede in comodi uffici cittadini, che ha rapporti con la realtà che più gli aggrada e sulla base di questo esprime giudizi quando si va ad incidere su realtà che invece pulsano non solo di interessi, ma anche per larga parte della vita di una frangia notevole di cittadini. Questi sono aspetti che pesano sul provvedimento e in qualche modo lo rendono più difficoltoso nella sua applicazione. Ho la grande preoccupazione che questo provvedimento pur attuandosi rimanga poi sospeso nel vago, che appaghi qualche settore politico e qualche settore ambientalista, rendendo sempre più diffidenti settori istituzionali come i Comuni e più diffidente ancora la realtà economica ed abitativa di quella realtà.
Questi problemi devono essere tenuti presenti proprio per radicare nella concretezza dell'agibilità un provvedimento come questo di grande importanza.
Vorrei ancora dire, ma non per fare una critica da opposizione a maggioranza, penso anzi che dovremmo tutti quanti fare dell'autocritica che mi pare ci sia una difficoltà a concepire in pieno la valenza politica storica, sociale ed economica di questo provvedimento perché esso si cala in una realtà territoriale sostanzialmente non normata, per cui si va a normare una situazione territoriale determinante per il Piemonte, ma in un contesto dove mancano schemi orientativi di programmazione territoriale in grado di corrispondere almeno in parte alle oggettive contraddizioni che un provvedimento che va a normare solo una parte del territorio determina sul territorio stesso.
Sono problemi che dovrebbero essere affrontati accelerando l'iter dei piani territoriali e quindi ci dovrebbe essere un impegno politico per la prossima legislatura perché con rapidità, nell'ambito della modifica della L.R. n. 56/77 e dei piani territoriali, si recuperino quelle carenze che esistono inevitabilmente in provvedimenti di tipo settoriale.
Ho svolto questo intervento perché conosco bene larga parte di quest'area e mi rendo conto che se si vuole dare corpo e gambe a questo provvedimento dobbiamo fare un grande sforzo per chiamare tutte le realtà insediate su questo territorio per dare un'applicazione dinamica ad un provvedimento così importante e significativo.
Ho già avuto modo in Commissione, anche con qualche battuta, di esprimere nel merito forti perplessità su alcune questioni. Ne cito una perché da questa sono coinvolto visto che abito nella zona. Contrariamente a tanti altri, quindi, i termini che riporto non sono soltanto di chi ha letto o di chi ha sentito, ma di chi ha, in qualche modo, la verifica quotidiana delle contraddizioni presenti su quell'asta del fiume.
Uno dei problemi drammatici non è quello dato dai cacciatori, da questioni inerenti l'agricoltura o da altre portate avanti da ambientalisti da salotto, ma dalla presenza di cave per l'estrazione della ghiaia: questo è il problema dei problemi! Vorrei esprimere alcune perplessità sul tema delle aree attrezzate, in particolare su quella prevista nel contesto, chiamiamolo così, Carignano-La Loggia. In quest'area da anni si è fatto scempio con un'escavazione incontrollata, che tuttora procede, dove Regione e Comuni non svolgono il compito di controllo che loro compete, dove i limiti posti dalle autorizzazioni alle escavazioni non vengono per nulla garantiti, lasciando mano libera ai cavatori, per qualunque tipo di operazione. Successivamente queste operazioni vengono magari avallate da qualche stupidità espressa da organismi ambientalisti locali, che a volte in combutta con i cavatori avallano l'operazione-scempio andando a recuperare cave, in termini naturalistici, mentre procede l'escavazione in contemporanea, come avviene nella realtà delle cave di Carignano.
Ho l'impressione che quest'area attrezzata, prevista nel Piano, in qualche modo sia un inevitabile avallo a far sì che si proceda nell'attività estrattiva per rendere possibile il completamento delle aree attrezzate e renderle agibili dal punto di vista della fruibilità ricreativa, in particolare di specchi d'acqua.
Detto questo, capisco che probabilmente non si poteva fare diversamente, ma domando alla Giunta, in specifico al responsabile delle cave, se non sia il caso, a partire dall'approvazione di questo provvedimento, di assumere formalmente l'impegno di un controllo strettissimo delle autorizzazioni per le cave: sia per quanto riguarda la dimensione della superficie sia per quanto riguarda la profondità. Non ho prove, ma è opinione comune nelle aree dove le cave sono presenti che l'estrazione arrivi a profondità anche di 70/80 metri. Un'escavazione di questo livello determina sconquasso non solo dal punto di vista paesistico che in qualche modo mi riguarda, ma molto relativamente ma anche all'interno delle falde acquifere nel sistema delle acque sotterranee, con possibilità di inquinamenti ulteriori. Infatti, in queste cave chiunque può scaricare ogni tipo di materiale, essendoci grosse difficoltà di controllo.
Chiederei, per rendere questo provvedimento oggettivamente realistico che ci sia un contemporaneo impegno di particolare azione di vigilanza da parte della Regione, e di sollecitazione dei Comuni toccati da questo problema a farsi parte attiva, in modo autonomo, senza essere subordinati ai cavatori.
Diversamente, relativamente, per esempio, all'area attrezzata intorno a Carignano, andiamo sostanzialmente a premiare quanti nell'Amministrazione comunale e fra i cavatori hanno contribuito in questi anni allo scempio di quel territorio, creando una situazione insostenibile dal punto di vista ambientale e territoriale.
E' un problema molto importante e di grande rilievo: vorrei sottolineare, fin quando è possibile, una realtà che indebolisce un provvedimento di grande significato culturale - aspetto che meno mi interessa - e sociale.
Vorrei segnalare all'attenzione dell'Assessore Vetrino, che so molto attenta a questi aspetti, una situazione di cui sfortunatamente conosco particolari che probabilmente sfuggono alla maggioranza dei Consiglieri estranei a quella realtà.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Finalmente, in dirittura di arrivo di legislatura giungiamo - perlomeno mi auguro - ad approvare un testo di legge sul sistema delle aree protette sulla fascia fluviale del Po. Per essere più precisi, un "pezzo" di parco.
Credo non sfugga a nessuno che la proposta oggi all'esame del Consiglio regionale è assai ridimensionata rispetto alle proposte iniziali, sia in relazione alla deliberazione quadro del 1985 sia, anche, rispetto alla volontà della Giunta regionale e di alcune forze di opposizione.
Infatti, il provvedimento oggi presentato in aula riguarda soltanto un pezzo, tra l'altro ridimensionato, anche della proposta di legge presentata dalla Giunta regionale in materia, e non solo rispetto alla proposta presentata dal Gruppo comunista. Strada facendo, si è persa buona parte del progetto iniziale e quella spinta culturale e politica di lunga veduta che aveva portato alla proposta di istituzione del Parco della fascia fluviale del Po. Solo in parte il ridimensionamento è frutto di approfondimenti culturali significativi, utili ed importanti, rispetto alla pianificazione paesistico-territoriale di determinate aree, in merito a quali siano e debbano essere gli strumenti idonei al governo del territorio nelle sue aree di particolare pregio e rilevanza ambientale. Soprattutto elemento tutt'altro che positivo, il ridimensionamento delle aree è dovuto ad una serie di pressioni sia da parte di enti istituzionali che da parte di soggetti, corporazioni, coaguli di interessi, che hanno portato all'enorme ritardo con cui giungiamo all'approvazione di questo progetto di legge, ed al netto ridimensionamento dell'entità dell'area, in alcuni casi pregiudicando o pesantemente condizionando il piano futuro dell'area.
Avevo ritenuto (e questo lo dico con rammarico) che l'approvazione fatta da quest'aula poco tempo fa, della revisione della legge quadro in materia di parchi fosse il passaggio obbligato che potesse portare all'approvazione della proposta di legge sul parco del Po. Devo invece prendere atto che non è stato un passaggio sufficiente; si sono dovute fare altre concessioni. Riceviamo a casa diffide, telegrammi, raccolte di firme, che dimostrano come all'interno della società piemontese ci siano spezzoni di forze politiche interessati a continuare a cavalcare la tigre (la protesta) contro la tutela ambientale.
Invece, a mio avviso, è importante recuperare la spinta culturale e politica che aveva dato origine a questa proposta di parco fluviale, che racchiudeva in sé la concezione dei limiti nello sfruttamento del territorio - concezione che deve essere alla base ormai della politica degli enti e delle istituzioni - e una diversa concezione del fiume, una sua riqualificazione. Questo deve ora essere comunque l'obiettivo futuro se vogliamo che il Parco del Po non diventi una piccola cosa, un insieme di francobolli sparsi lungo il percorso del fiume, già disponibile nel passato ad essere continuamente sbocconcellato per un ritaglietto qui e là disponibile nel futuro ad ulteriori stralci di qui e di là per tutte le "cose" che possono saltare in mente ad operatori economici o amministrazioni locali.
I cedimenti più significativi - mi ha preceduto il collega Reburdo riguardano la politica delle cave, che è un sostanziale fallimento della Regione Piemonte. Non solamente di questa amministrazione, ma un fallimento della Regione come istituzione. La delega in materia di cave non è mai stata inserita, in tutta la vicenda istituzionale regionale, all'interno della politica di tutela ambientale. E' sempre stata e continua ad essere considerata un'attività economica che risponde a pure leggi economiche.
Oltre all'attività di escavazione, abbiamo il problema non del tutto risolto delle competenze statali sull'asta fluviale del Po. E non parliamo delle derivazioni d'acqua e delle centraline ai sensi della legge n. 308 che troviamo lungo tutto il Po o gli altri affluenti. Abbiamo ormai una portata d'acqua (quando c'è) artificiale, quindi tutto un sistema artificiale per quanto riguarda l'acqua presente nel Po. Notevole è il suo livello di inquinamento (che ovviamente questa legge non può prendere in particolare considerazione).
Prosegue l'opera di artificializzazione delle sponde. Ieri si è parlato del Magistrato del Po e dei suoi rapporti con la Regione; questo problema adesso inserito nella più recente normativa statale rispetto alle autorità di bacino, continua ad essere non sufficientemente risolto. Non risolto perché la Giunta regionale e l'insieme delle competenze che gravitano per vari motivi sul corso d'acqua, non hanno attuato in questi anni una politica omogenea. Ho sempre notato, in merito alla vicenda del Po, una politica schizofrenica della Giunta regionale: da un lato si autorizzano buchi, dall'altro si mette un rattoppo; da un lato si fa una cosa dall'altro si fa o si lascia farne un'altra contraria. Il Po non è stato assunto come elemento politico cruciale, strategico, decisivo.
In ultimo, la vicenda delle due relazioni che hanno accompagnato questa proposta di legge non può essere passata sotto silenzio. La relazione illustrata oggi presenta alcuni aspetti di grave cedimento: si continua a pensare, soprattutto nella prima parte della relazione, che sia possibile una tutela "a gratis". Si cerca di accreditare l'ipotesi di un parco fluviale, che non penalizzi le attività economiche e produttive operanti sul territorio; ci si vanta che vi siano molte zone classificate come "semplice" salvaguardia, e altre questioni del genere. Questo atteggiamento non è ammissibile. Se proponiamo una protezione ambientale su un corso d'acqua, dobbiamo avere l'onestà politica di dire ai cittadini piemontesi che questa scelta ha un costo collettivo per tutta la comunità piemontese. Non si può tutelare l'ambiente "a gratis". Sostenere nella relazione introduttiva che invece sia possibile una compatibilità assoluta e che non costa niente, secondo me non è assolutamente corretto. Come già ho dichiarato nel corso della discussione sulla legge quadro sui parchi non è giusto che questa tutela venga pagata unicamente dai cittadini residenti o che hanno attività economiche (qui parlavo di agricoltura) all'interno delle aree protette; deve essere ripartita in maniera equa fra tutti i cittadini. Non è pensabile che si salvi l'ambiente senza avere un costo che modifica le nostre abitudini e i nostri rapporti con l'ambiente naturale.
Un ultimo appunto rispetto alla relazione. Vi si dice: "Ho l'orgoglio di sostenere che questa legge è nostra, perché le idee sono tutte della nostra Commissione". Io non mi sento, pur facendo parte della VII Commissione e avendo seguito questo progetto di legge, di condividere che questo sia merito della Commissione; sono alcuni cedimenti, invece, ad essere merito del lavoro in Commissione. E vorrei che questa legge venisse negli aspetti positivi che racchiude, considerata merito e risultato di uno sforzo che ha coinvolto settori interi della comunità regionale. La Commissione ha fatto, e non sempre all'altezza di quello che poteva fare la sua parte. Non diciamo, dunque, che è solo merito nostro.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri colleghi che intendono intervenire, ha facoltà di replicare l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il rischio di frettolosità che si era paventato dovesse accompagnarsi alla discussione di questo provvedimento, che qualcuno ha voluto definire storico, non si è verificato: molti Consiglieri sono intervenuti con tranquillità, con puntualità e con estrema efficacia. Quindi, chiedo scusa al Consiglio se svolgerò alcune considerazioni, ma sottrarrò pochissimo tempo; dobbiamo anche considerare che abbiamo un provvedimento per il quale ci siamo impegnati al suo passaggio entro la mattinata.
Dirò alcune cose essenziali, non ritenendo di poter intervenire puntualmente su tutte le osservazioni, che pure con molta efficacia alcuni colleghi hanno voluto ancora portare in questa sede.
Questa legge è sicuramente il frutto del lavoro collegiale di tutte le forze politiche del Consiglio regionale.
Sono d'accordo con il collega Ala quando dice che è un ulteriore contributo al dibattito molto ampio che si è sviluppato nell'ambito del Consiglio, nell'ambito della Commissione, nell'ambito della comunità, delle assemblee comunali e della società civile attorno a questo tema.
Quindi, l'auspicata unanimità, che io spero accompagni anche il voto in aula, così come ha accompagnato quello in Commissione e come recentemente è accaduto per la nuova legge sui parchi, credo dimostri che le opportunità per i rapporti Giunta-Consiglio sono possibili e perseguibili non soltanto attorno a questi temi, ma (probabilmente si sono verificati in questi anni) attorno ad ampi temi dell'attività regionale.
Credo si debba dire che questo provvedimento era innanzitutto urgente.
Era urgente, non perché siamo alla fine della legislatura, ma perch avevamo attorno a questo territorio degli obblighi perentori.
Il primo obbligo era di tipo regionale: ci derivava dalla nostra deliberazione del 1985 che aveva introdotto il regime di salvaguardia su determinate aree che, come sapete, scade il 22 marzo.
Un altro obbligo era di tipo nazionale: dall'1 agosto 1985 è in vigore la legge n. 431, che ci ha obbligati a regolamentare un vincolo assoluto che insiste sulle sponde dei fiumi e dunque sulle sponde del fiume Po.
Il Consiglio ha poi avviato un Progetto Territoriale Operativo di ampia portata, che comprende ed aggrega il parco, ma evidentemente si pone anche obiettivi di altro genere. Quindi anche rispetto a questo provvedimento avevamo un obbligo regionale di intervenire puntualmente, come stiamo facendo, attraverso la definizione dei confini del parco.
Abbiamo poi l'obbligo che è quello di essere, rispetto a questo tema con le carte in regola nei confronti delle altre Regioni italiane e nei confronti del Governo, cioè noi dobbiamo presentarci al confronto con le altre Regioni e con il Governo nella condizione di poter sostenere richieste di attenzione e di finanziamento avendo però fatto la nostra parte. E io ritengo che in questo momento noi stiamo facendo una parte importante.
Non credo che questo provvedimento sia stato ridimensionato, come è stato detto, rispetto al disegno iniziale. Certo, questo non è il provvedimento presentato dal Gruppo comunista e non è la somma dei quattro disegni di legge presentati dalla Giunta nei tempi che voi conoscete, ma è un provvedimento che non è assolutamente ridimensionato, perché la superficie della quale noi ci stiamo occupando è la stessa identica superficie della deliberazione del 1985, cioè i 20/25.000 ettari che adesso abbiamo precisamente indicato in 25.000. Noi abbiamo introdotto le norme rispetto a questi 25.000 ettari, perché io non credo assolutamente che qualcuno pensasse che su 25.000 ettari di territorio si potesse introdurre lo stesso tipo di norma, cioè abbiamo graduato un vincolo con un regime di tutela differenziata a seconda del valore paesistico-ambientale delle aree individuate.
Questo è quello che abbiamo fatto, collega Ala, non abbiamo ceduto in nulla, abbiamo semplicemente, con razionalità, con buon senso e tenendo conto anche dell'esperienza del passato, introdotto una normativa che ci porrà in condizione di gestire con maggiore efficacia questi vincoli negli anni a venire. Non dimentichiamo che 25.000 ettari significano il più grosso parco a livello regionale che esiste non soltanto nella Regione Piemonte, ma in tutta Italia; abbiamo soltanto i parchi nazionali che occupano superfici superiori (ad esempio, i 70.000 ettari del Gran Paradiso), quindi quello che abbiamo di fronte non è una cosa di poco conto e dunque io credo che l'attenzione che ha riservato il Consiglio, questa unanimità che si appresta a dare, probabilmente è anche la consapevolezza del compito non facile che avevamo di fronte e averlo portato in porto è sicuramente un motivo di orgoglio per tutto il Consiglio.
Certo, ci sono dei punti di debolezza. Il collega Picco li ha voluti elencare e il collega Reburdo li ha espressi come occasione di perplessità rispetto all'integrità di questo progetto di legge. I punti di debolezza sono quelli che derivano dalle carenze di tipo settoriale, ma io credo che questa legge ci obbligherà a dover sciogliere questi punti di debolezza e ci indirizzerà verso momenti più puntuali di pianificazione e in questo senso può anche avere questo merito.
Questo progetto di legge conclude, attraverso l'istituzione del Parco fluviale del Po, la deliberazione del 1985. Praticamente la Regione Piemonte ha assolto in questi cinque anni a quelli che erano stati i deliberati del 1985, quindi in questo modo cadono prepotentemente tutte le accuse di calo di tensione, di mancato convincimento, di poco entusiasmo o di scarsa sensibilità di questa Giunta rispetto al tema ambientale. Un progetto di legge di questo tipo - sono parole che non dico io, ma sono state dette da membri dell'opposizione - qualifica un'Amministrazione rispetto ad una sensibilità ambientale che è venuta manifestandosi e che oggi sta consacrandosi attraverso il voto del Consiglio regionale.
Vorrei poi ricordare che il Parco del Po, così come il Progetto Territoriale Operativo, erano parte sostanziale del Piano regionale di sviluppo in riferimento alla difesa e salvaguardia dell'ambiente.
Ci sono ancora due temi che sono stati toccati dai colleghi e sui quali concludo.
Il primo tema. E' stato toccato qui l'argomento di una partecipazione forse non corale che questo strumento potrebbe determinare attraverso la composizione dei Consigli. Io credo che i Consigli così come sono stati individuati prevedendo la presenza di rappresentanti di tutti i Comuni abbiano effettivamente la possibilità di rappresentare questa coralità di partecipazione e di attenzione al problema.
L'assemblea dei Sindaci era un argomento previsto dalla proposta di legge del Gruppo comunista. Devo dire, per l'esperienza che ho fatto proprio come Presidente dell'assemblea dei Sindaci dell'Azienda La Mandria che queste assemblee dei Sindaci sono state piuttosto deludenti. Ogni volta che ho convocato questa assemblea non ho mai raggiunto il numero legale.
Ciò non significa che poi i presenti non abbiano potuto discutere e anche decidere rispetto ai temi che avevamo all'o.d.g., tuttavia questi grandi consessi hanno rivelato una certa difficoltà ad essere presenti e a svolgere il loro ruolo di partecipazione. Penso invece che attraverso i Consigli degli enti che andremo a formare vi siano queste occasioni di partecipazione. Io credo moltissimo in questo Consiglio generale, che è quello a cui effettivamente è demandato il futuro del Parco del Po, dunque la responsabilità è grande. La Regione dovrà essere presente in questo Consiglio (e personalmente lo voglio dire, perché sono abituata a dire quello che penso); è anche aumentato il numero di Consiglieri regionali presenti all'interno di questo Consiglio garantendo, se non la maggioranza perlomeno un'eguaglianza rispetto ai rappresentanti degli altri enti.
Ritengo che nella fase di avvio di questa politica, rispetto alla quale ripeto - noi siamo in una posizione avanzata, ma non così possiamo dire delle altre Regioni e del Governo che attraverso l'autorità di bacino e attraverso il Master Plan è ancora in una situazione di progettazione molto arretrata, tutto sommato occorre che la Regione esprima il suo ruolo di gestione e di governo, e sia un interlocutore forte nei confronti dei molti interlocutori che avremo negli anni a venire.
Certo, la dotazione finanziaria è sicuramente inadeguata rispetto alle ambizioni di questo progetto. Ci possono essere delle attenuanti rispetto all'accusa di inadeguatezza. Intanto ci avviamo verso la conclusione della legislatura, questo progetto di legge deve essere ancora approvato dal Governo, quindi non è di un anno finanziario che dobbiamo parlare, ma di un semestre. Teniamo conto che questa legge per produrre i suoi effetti deve costituire gli enti, la cui costituzione è sempre un fatto piuttosto lungo quindi ritengo che la dotazione che ha questa legge sia il minimo indispensabile necessario per determinare condizioni di avvio di queste strutture. Inoltre, non dimentichiamo che abbiamo un'occasione finanziaria che è quella dell'assestamento di bilancio. Se ci saranno i tempi, se ci saranno le esigenze, si potrà eventualmente integrare questa cifra attraverso delle variazioni.
C'è ancora la speranza che dal livello nazionale arrivino finalmente delle considerazioni concrete rispetto ai finanziamenti dei parchi regionali. Risulta che in merito ai 600 miliardi nel triennio (200 miliardi per il 1990), che accompagnano il disegno di legge nazionale di istituzione dei parchi nazionali, ci sia la richiesta di deputati e senatori per il rinvio di 100 miliardi ai parchi regionali istituiti. Vorrei che si ponesse attenzione a questo punto, altrimenti potrebbe essere anche l'occasione della corsa al parco magari per occasioni non naturalistiche così importanti ed impegnative come quella che noi abbiamo affrontato questa mattina.
Questo mi premeva dire a conclusione del presente dibattito e ringrazio i Consiglieri regionali che hanno fatto parte della Commissione. Il collega Picco ha rivendicato il ruolo del suo partito, in quanto giustamente il suo ruolo e quello dei suoi colleghi è stato determinante ed importante per quello che nell'ambito della maggioranza di questo Consiglio la forza della DC rappresenta.
Non posso non mettere in evidenza il ruolo fondamentale dei colleghi del Gruppo PCI, segnatamente i colleghi Bresso, Ferro, Bruciamacchie e Reburdo, del Consigliere Ala, del Consigliere Masaracchio, oltre naturalmente del Presidente della Commissione che ci ha guidati in questa lunga storia che ci porta oggi ad un momento che non credo debba essere esaltante, perché questo provvedimento reca con sé un'altra serie di problemi sui quali dovranno soffermarsi le Amministrazioni che verranno dopo di noi, ma ad un momento - non posso ripetere l'aggettivo usato dalla collega Bresso che ha voluto attribuire a questo provvedimento il ruolo di provvedimento storico importante.
Questo è avvenuto grazie a tutti noi, quindi è con soddisfazione che come Assessore che ha seguito questa materia, concludo il dibattito nella consapevolezza che in questo momento noi stiamo facendo un'azione di salvaguardia che potrà essere ancora integrata, ma che ha un valore universale: quello che stiamo facendo per il nostro Piemonte si riflette automaticamente sull'ambiente più in generale, quindi in questo senso abbiamo la consapevolezza e l'orgoglio di partecipare ad un momento importante del nostro Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Vetrino per questa appassionata replica.
Passiamo quindi all'esame del relativo articolato al quale sono stati presentati alcuni emendamenti.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Prego vengano distribuiti i testi degli emendamenti, in quanto ciò pu portare alla presentazione di ulteriori emendamenti da parte di altre forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La legge è passata in Commissione raggiungendo positivamente un equilibrio delicato contemperando esigenze e problemi diversi.
Evidentemente ogni Gruppo ha rinunciato ad una parte delle proprie istanze per arrivare a tale equilibrio. Se ora in aula alcuni Gruppi ripropongono questioni che in Commissione erano state risolte è evidente che ciò non pu che portare, da parte di altri Gruppi, alla presentazione di ulteriori emendamenti. Per quanto ci riguarda sono già pronti alcuni emendamenti rispetto alla possibilità di cacciare nelle zone di salvaguardia. Non li abbiamo ancora presentati e siamo per non presentarli, ma la condizione è che si mantenga l'equilibrio raggiunto in Commissione e che quindi responsabilmente i Gruppi che li hanno presentati li ritirino.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Senz'altro i presentatori degli emendamenti conoscono lo sforzo che è stato fatto per raggiungere un equilibrio, tuttavia non credo che la presentazione di alcuni emendamenti faccia venire meno il valore del dibattito che è stato realizzato in Commissione e che nel momento in cui entra in aula si arricchisce ulteriormente di contributi che magari non sono stati dati in Commissione. Se altri Gruppi ritengono di presentare degli emendamenti sono liberi di farlo.
Passiamo dunque all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamenti presentati dai Consiglieri Rossa, Devecchi e Gallarini: 1) i confini della Riserva naturale speciale della confluenza Val Sesia sono così modificati (vedere carta allegata).
2) i confini della Riserva naturale speciale della confluenza del Tanaro, sono così modificati (vedere carta allegata).
La parola al Presidente Rossa che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sull'art. 2 ho presentato due emendamenti, insieme ai colleghi Devecchi e Gallarini, che si riferiscono ad un ritocco di due aree, quelle relative alla confluenza del Tanaro e del Sesia nel Po, che comprendono un'area molto più vasta di quella che obiettivamente potrebbe essere una risposta positiva alla soluzione che è stata indicata dalla Commissione. Sottolineo che sicuramente è stato il risultato di un impegno comune, però mi sembra di poter portare un contributo, non avendo potuto farlo in Commissione, ad una più completa risposta rispetto alla riserva naturale, cioè togliendo la parte di un pezzo che è ben lontano da quella che è l'effettiva area di confluenza e quindi rispondendo a quello che è lo spirito della legge che andiamo ad approvare. Questo per quanto riguarda la parte del Tanaro.
Lo stesso discorso vale per la confluenza del Sesia. C'è una parte a monte del Sesia che è veramente molto lontana da quella che è l'area di confluenza che si snoda più a valle, quindi insieme ai colleghi Devecchi e Gallarini chiediamo di rivalutare l'aspetto complessivo accogliendo questi emendamenti perché non compromettono la filosofia della legge e consentono di rispondere alle attese, abbastanza ampie, della gente che vive e lavora in quell'area. Questi sono gli emendamenti che consegno all'aula accompagnandoli con un invito a valutarli positivamente. Non penso che possano compromettere l'insieme della legge che viene presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, continuo a non avere sottomano gli emendamenti.
Invito comunque a ritirare questi emendamenti, tenendo conto che si è raggiunto un difficilissimo equilibrio sul presente testo di legge. Un equilibrio che è costato tantissimo alle componenti ambientaliste presenti in Commissione e nel Consiglio. Non credo che si debba usare una legge come questa per fare campagna elettorale. Occorre tenere conto di interessi generali che militano a favore dell'approvazione di questo testo di legge.
Rivolgo pertanto un invito chiaro a ritirare questi emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ogni forza politica è legittimata a presentare gli emendamenti che ritiene. Suonano un po' strani però gli emendamenti quando agiscono sulla cartografia. Capisco emendamenti che modificano un testo di legge, ma quando su una cartografia si improvvisano dei tagli, o si ha una conoscenza minuta, molecolare del territorio, o se non la si ha diventa un problema. Qui viene presentato un emendamento per quanto riguarda la confluenza del Tanaro nel Po. Ci sono delle preoccupazioni in questa zona, ma da quanto mi risulta, collega Rossa, le preoccupazioni non sono di questo tipo, non sono sul ritagliare e ridurre, quanto invece sulla questione della gestione. Le popolazioni locali ritengono ci siano problemi per quanto riguarda la Garzaia di Valenza e il rapporto che si stabilisce con questa. Noi ci guardiamo bene dal presentare emendamenti intesi ad allargare o restringere aree su cui sono stati fatti dei sopralluoghi e delle valutazioni da parte dei funzionari dell'Assessorato competente.
Riteniamo sia invece opportuno insistere su una cosa che abbiamo scritto in un ordine del giorno che ha visto tra i firmatari anche i Consiglieri Bara per il Gruppo socialista e Picco per la DC, oltre al Gruppo comunista, che ha lo scopo di rivedere entro due anni i problemi relativi alle aree, alle delimitazioni, l'impatto che si è creato in questo periodo. Riteniamo che questo sia un percorso molto più serio rispetto a quello che all'ultimo momento ci viene presentato di tagli, ritagli e segmentature delle aree che vengono interessate alle zone protette.
Riteniamo non sia una cosa che abbia un fondamento in questa fase.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Condivido le ragioni che sono state espresse dal Presidente Rossa circa gli emendamenti presentati. Vorrei però rispondere al Consigliere Ala che per quanto riguarda il sottoscritto, ma credo anche per il collega Rossa non abbiamo presentato questi emendamenti per motivi di carattere elettorale. Tra l'altro, è noto che io non mi candiderò più alle elezioni quindi non ho assolutamente problemi di voto. Ho sottoscritto gli emendamenti perché ne sono convinto e tengo a sottolineare il fatto che in Provincia di Alessandria gli ettari vincolati sono di gran lunga superiori a quelli di tutte le altre Province.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Convengo innanzitutto con il Presidente del Consiglio quando sostiene che l'aula deve essere un'occasione di arricchimento del dibattito e anche di perfezionamento del processo legislativo; se non fosse così non sarebbe necessaria l'aula e andremmo verso un tipo di struttura istituzionale diversa.
Devo però anche dire che ci sono dei provvedimenti complessi, e questo è uno di quelli, rispetto ai quali gli stessi Consiglieri che provvedono a predisporlo acquisiscono di volta in volta una maturazione, un convincimento, una cultura che difficilmente è trasferibile all'aula. Ci dovrebbe essere di fronte a questi provvedimenti così complessi un rispetto da parte degli altri Consiglieri soprattutto quando si tratta di lavori che giungono in Consiglio con un equilibrio raggiunto dopo tante difficoltà.
Nel caso specifico devo dire che purtroppo gli emendamenti presentati sono importanti e non secondari, perché vanno ad influire sulla impalcatura di ordine tecnico che noi abbiamo voluto dare alla nostra azione di tutela alla sua forma più rigida, quella delle riserve, che ha riguardato innanzitutto le aree di confluenza degli affluenti, perché queste aree sono le più pregiate sotto il profilo naturalistico, per le specie arboree esistenti, per la presenza di zone umide e per le conseguenze faunistiche che vi si determinano. Andare quindi ad individuare queste aree significa che saremmo autorizzati ad individuare anche tutte le altre aree per cui verrebbe a cadere l'impalcatura vera e propria della legge sulla quale l'azione di tutela si è sostanzialmente indirizzata.
Prego quindi vivamente i Consiglieri Rossa e Devecchi di tenere conto delle difficoltà che ha la Giunta nell'accogliere questi emendamenti proprio perché è impossibile accettarli se non a rischio di mettere in forse l'impalcatura stessa e quindi la possibilità che anche altri possano in positivo o in negativo, dipende dai punti di vista del problema, fare delle osservazioni e presentare degli emendamenti sull'intera asta del fiume.



PRESIDENTE

Ha chiesto nuovamente la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Desidero esprimere il rammarico che questa proposta non sia stata accolta dalla Giunta, tuttavia ritengo che è giusto che il Consiglio si esprima per cui chiedo venga messa ai voti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 31 contrari e 5 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dai Consiglieri Rossa e Devecchi: dopo le parole "Verrua Savoia" modificare: "da tre membri nominati dalla Provincia di Alessandria".
La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Dalla lettura dell'art. 5 mi pare che i rappresentanti nominati dalla Provincia di Alessandria siano uno solo per cui si andrebbe a penalizzare le organizzazioni sindacali di categoria. Chiediamo quindi che anzich nominare un rappresentante, la Provincia di Alessandria ne possa nominare tre.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Ma è già così, perché il comma cui si riferisce il Consigliere Devecchi parla di integrazione.



DEVECCHI Armando

Ha ragione, ho letto male il comma, ritiro quindi l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato dal proponente.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Emendamento presentato dai Consiglieri Ala, Reburdo e Montelfalchesi: al secondo comma, la lettera a) è abrogata.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Relativamente all'art. 11 "Norme di tutela per le aree attrezzate", si desiderano sottoporre all'attenzione del Consiglio due punti. Nelle aree attrezzate è previsto, secondo comma, lettera a), l'esercizio di attività estrattive.
Riprendendo considerazioni svolte dal collega Reburdo e dal sottoscritto, e considerato che questo aspetto è tra i primari e prevalenti nel contesto della conflittualità con la tutela del corso d'acqua chiediamo che la lettera a), secondo comma, dell'art. 11 venga abrogata.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Non vedo perché dovremmo alienarci la possibilità di recuperare degli ambienti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Prego i colleghi Ala e Reburdo di ritritare l'emendamento, poiché le aree attrezzate sono solo tre, di cui una già di fatto attrezzata. In particolare, si tratta di aree in cui sono previste operazioni di recupero e ripristino per le quali è necessaria l'escavazione. Si pensi all'area di Po morto, dove l'ulteriore escavazione serve proprio per il ripristino dell'area stessa.
E' un punto importante non solo della norma in generale, ma anche nella logica della possibilità di costituire alcune delle aree indicate puntualmente nella cartografia.
In ogni caso, noi non siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Di fronte a questa richiesta di ritiro dell'emendamento, Consigliere Ala, cosa intende fare?



ALA Nemesio

Vorrei solo chiarire una questione. La lettera a), secondo comma dell'art. 11 non dice esattamente quanto riportato dalla collega Bresso, ma recita testualmente: "L'esercizio delle attività estrattive avviene nel rispetto delle norme della legge n. 69/78". Quindi, si tratta di un intervento estrattivo - perché questo prevede la legge n. 69/78 - che risponde ad esigenze di carattere industriale e commerciale. Non c'è alcun punto, in questo comma, che preveda un'attività estrattiva finalizzata ad operazioni di ripristino, riambientamento e cose di questo genere.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole e pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 33 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Ala, Reburdo e Montefalchesi: al primo comma, lettera d), le parole "con l'eccezione di spazi attrezzati, ecc." sono abrogate.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

E' un emendamento rispetto al quale ci siamo cimentati tutti per arrivare ad una terminologia che rispondesse ad almeno un paio di esigenze.
Dopo il lavoro svolto da molti Commissari, al quale peraltro hanno partecipato anche i colleghi Ala e Reburdo, non intendiamo accogliere tale emendamento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 24 contrari e 10 astensioni.
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto sull'art. 11.



ALA Nemesio

Intervengo solo perché si metta a verbale il mio voto di astensione sull'art. 11 per considerazioni che discendono dal senso degli emendamenti presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Il mio voto sull'art. 11 sarà di astensione. Risottolineo, sollecitando la Giunta a svolgere tutti i necessari controlli sulle attività di escavazione in atto, che ci sarebbe una lunga disquisizione sui motivi del nostro emendamento. Domenica scorsa ho potuto verificare in concreto l'escavazione in atto, che richiede, di volta in volta, ulteriori escavazioni per il ripristino. Mi piacerebbe sapere se rispetto alle situazioni qui denunciate esistono i dovuti e approfonditi controlli della Regione per quanto di sua competenza.
Mi permetterò di recarmi presso l'Assessorato per verificare se la Regione ha svolto fino in fondo le azioni di controllo su situazioni da anni a rischio. Sono queste le contraddizioni che rendono precario questo punto dell'art. 11.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 11 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Emendamento presentato dai Consiglieri Ala, Reburdo e Montefalchesi: al terzo comma, la lettera a) è abrogata.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Nelle zone di salvaguardia non è consentita l'attività venatoria. Si tratta sempre di zona protetta.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

La Giunta non accoglie tale emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 24 contrari e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Emendamento presentato dai Consiglieri Santoni e Bara: alla lettera "A" sostituire alla prima e all'ultima riga la cifra "70.000.000" con la cifra "20.000.000" alla lettera "B" sostituire alla prima e all'ultima riga la cifra "70.000.000" con la cifra "20.000.000" alla lettera "C" sostituire alla prima riga la cifra "160.000.000" con la cifra "140.000.000" al primo comma, seconda riga, sostituire la cifra "300.000.000" con la cifra "180.000.000".
La parola al Consigliere Santoni per l'illustrazione.



SANTONI Fernando

La I Commissione ha licenziato l'articolo finanziario di questa legge prevedendo uno stanziamento, così come originariamente proposto, pari a L.
300 milioni. Abbiamo poi verificato come detto stanziamento esaurisse l'intera posta del cap. 12500, mentre all'interno dello stesso capitolo avrebbero dovuto trovare finanziamento altri disegni di legge che sono all'attenzione del Consiglio.
Abbiamo verificato altresì con la Giunta che la somma originariamente prevista non avrebbe potuto comunque essere utilizzata nel corso del corrente anno, e quindi non era immediatamente necessario finanziare per il 100% questa legge nell'esercizio 1990, in quanto non si sarebbe riusciti a spendere detta somma. Si è pertanto ritenuto di proporre al Consiglio questo emendamento in riduzione per consentire di finanziare un altro disegno di legge all'interno del cap. 12500 e poter lasciare il finanziamento necessario per l'esercizio 1990 su questa legge. Per questo motivo chiediamo all'aula di voler approvare l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Il nostro voto è di astensione su questo emendamento. Ci rendiamo conto che c'è un problema finanziario, però abbiamo già in sede di votazione del bilancio ricordato che occorreva stanziare le risorse per il Parco del Po, e non è vero che non c'è bisogno, perché c'è ancora, da qui alla fine dell'anno, di un tempo rilevante e quindi sarebbero stati tutti spendibili i soldi previsti. Come ricordavo prima, il mezzo miliardo che era stato accantonato in passato per il Parco del Po avrebbe dovuto essere riaccantonato in questo bilancio, sapendo che era l'ultima occasione per poter essere utilizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Oltre alle discussioni fatte in sede di bilancio, ricordo i buoni propositi di noi tutti e anche gli emendamenti votati quando abbiamo discusso la legge quadro sui parchi. Si sono sprecate le parole sostenendo che una politica di tutela ambientale richiede coraggiosi e conseguenti investimenti di carattere finanziario. Ora questo emendamento a ribasso su una cifra che era già estremamente limitata, riguardo agli obiettivi culturali, politici e territoriali che ci proponiamo tutti con questa legge, è difficile da digerire, tale da rendere meno credibile il nostro impegno collettivo come istituzione, e anche meno spiegabile e meno gestibile nei confronti delle comunità locali.
Se desideriamo fare una seria politica ambientale, dobbiamo avere i soldi per farla. Il mio voto è di astensione su questo emendamento, ed esprimo molto rammarico per l'esito finanziario di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Al rammarico del Consigliere Ala aggiungo anche il mio personale e quello della Giunta nella sua complessità. Stiamo cercando di far stare nel cap. 12500 tutto quello che sta maturando: un monumento alla civiltà alpina, i dialetti e tutte le altre leggine. Tra l'altro, la variazione di bilancio dovrebbe passare, è auspicabile, entro la settimana entrante. I lavori di questa assemblea riprenderanno dopo le elezioni, mi auguro che la situazione migliori con un maggiore approfondimento. Questa che è definita come allocazione simbolica, emblematica di una volontà, potrà essere rimpinguata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 17 voti favorevoli, 5 contrari e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 17 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
A seguito della legge testé approvata è stato presentato l'ordine del giorno n. 766 da parte dei Consiglieri Ferro, Picco, Bara, Bruciamacchie e Bresso, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nell'approvare la legge che istituisce il sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po i m p e g n a la Giunta regionale a procedere ad una verifica della funzionalità degli Enti di gestione dei tratti fluviali oggetto di tutela e di salvaguardia e a valutare gli effetti ambientali prodotti nelle aree protette, nonché la loro delimitazione, entro due anni dall'entrata in vigore della legge.
Tale verifica, che dovrà tendere a rendere più efficiente possibile la gestione del territorio fluviale del Po, dovrà coinvolgere attivamente, in sede di indagine, il Consiglio generale previsto dal provvedimento di legge e il Comitato tecnico-scientifico di supporto alla politica regionale dei parchi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Si conclude a questo punto la prima parte dei lavori del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14, riprende alle ore 16)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che prima dell'inizio della seduta odierna sono stati distribuiti i processi verbali relativi alle adunanze consiliari del 29 giugno, 6, 13, 20, 27 e 28 luglio, 14, 19 e 28 settembre, 5, 6, 12, 13, 19 26, 27 e 31 ottobre 1989, che verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame progetti di legge nn. 353 e 354: "Tutela del patrimonio storico e culturale delle Società di Mutuo Soccorso"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 24) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge nn. 353 e 354.
Relatori sono i Consiglieri Bonino e Bruciamacchie.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Bonino.



BONINO Guido, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per abbreviare i tempi di discussione, darei per letta la relazione di questo testo che è stato licenziato a maggioranza dalla IV Commissione. Alcuni colleghi si sono riservati di intervenire in aula.
Questo testo coordinato nasce da due proposte di legge. Per quanto riguarda il nostro Gruppo cito i colleghi Nerviani, Brizio, Quaglia, Villa Bergoglio, Martinetti e Paris che hanno curato la proposta di legge n. 353 del 23/1/1988. Faccio mia la relazione che accompagnava tale proposta.
Voglio solo evidenziare come la partenza o quanto meno una delle pietre miliari della loro affermazione sia costituita dalle Società Operaie di Mutuo Soccorso che dopo il 1848, allorquando lo Statuto Albertino abrogò il divieto di associazione fra i cittadini, divennero eccezionale momento della presa di coscienza dei diritti dei lavoratori e strumento rilevante della promozione dei valori della solidarietà sociale. Ricordo il 1848 perché la "Gazzetta del Popolo" già nel 1850 poteva annunciare la nascita in Savigliano di una "Società di mutuo soccorso ed istruzione per gli operai".
Nel 1851 nasce, sempre in Savigliano, la "Società delle Artigiane": "dicevasi la prima che sorgesse in Piemonte e forse in Europa".
Ricordo che la "Società" di Savigliano aveva fatto riferimento a quella che già esisteva in quel di Pinerolo.
In questi 140 anni di vita vi sono state moltissime evoluzioni. Le Società operaie hanno modificato via via il loro modo di essere presenti sul territorio. Prime fra tutte le Società di Mutuo Soccorso per le malattie, per l'istruzione, che spesso hanno anticipato - questo è un punto che voglio evidenziare - le problematiche sindacali: quando ancora in Italia non esisteva la rappresentanza sindacale le Società operaie sono state i primi punti di riferimento per aggregare, per rivendicare e per unire gli operai, gli artigiani, i lavoratori, il braccio dell'epoca.
Una legge del 1886 imponeva obblighi precisi negli scopi e nelle destinazioni dei capitali; poi in periodo fascista furono imposte briglie più pesanti quando una circolare, datata 3 agosto 1926, del Segretario della Federazione provinciale cuneese delle Corporazioni sindacali fasciste invitò ad aderire all'Istituto provinciale per la Mutualità e Previdenza creando le Corporazioni fasciste delle Società di Mutuo Soccorso.
Concludendo vorrei dire che questi 140 anni di vita non hanno modificato gli scopi reali per i quali erano nate tali Società e che attraverso questa legge noi cerchiamo di far rivivere.
Cito testualmente quanto era già nella proposta degli amici che ho prima citato: "Le finalità della proposta non si esauriscono nell'impegno a rendere possibile un recupero di proprietà da destinare all'uso sociale e pubblico. L'obiettivo è più vasto ed è principalmente costituito dalla raccolta di tutto il patrimonio di testimonianze ancora esistenti che riguardi le Società operaie di mutuo soccorso e, ancor più, dal consolidamento e dal rilancio, attraverso adeguati ed opportuni interventi finanziari, dei valori che le Società operaie di mutuo soccorso hanno rappresentato e ancora rappresentano. Si ha la convinzione che uno sforzo in questo senso abbia più di una motivazione seria e che la Regione possa legittimamente ed efficacemente metterlo in atto".
Per quanto sopra, auspico l'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, relatore

Anche io do per letta la relazione allegata al progetto di legge.
Svolgerò poche considerazioni.
Se il Consiglio approverà questo articolato compirà un atto molto positivo, al di là di quella che è l'entità delle risorse stanziate dall'articolo finanziario del provvedimento. Questa è una legge che interessa un numero di cittadini molto più esteso di quello che siamo abituati a pensare. Infatti a tutt'oggi le Società di Mutuo Soccorso, o questi sodalizi che nella nostra Regione sono ancora operanti, sono in numero tale che in molte realtà rappresentano come forza organizzata qualche cosa di più esteso e significativo rispetto alle associazioni di massa a livello sindacale o politico. Se guardiamo il numero dei soci aderenti a questo o a quell'altro circolo, a questa o a quell'altra società e facciamo la somma a livello provinciale, in molte Province costoro sono decisamente più numerosi rispetto ai militanti di una forza politica magari anche di massa, o della stessa organizzazione sindacale. Ciò vuol dire che il provvedimento ha un tipo di utenza variegata: non è solamente l'anziano, fedele per tradizione a questa sua casa che in qualche modo ha contribuito a costruire o a mantenere in vita anche in momenti difficili ma sono invece utenti di età media, soprattutto le nuove generazioni. Nella parte più attiva, più interessante, più vivace del movimento circolistico esiste una pluralità di iniziative che non sono solamente di ordine ricreativo tradizionale come può essere il gioco delle carte, delle bocce o altro, ma sono diffusissime le attività teatrali, di cineforum, di carattere creativo per i più giovani e le attività di supplenza per le carenze scolastiche.
In molte realtà del Piemonte, in particolare nei circoli dei piccoli Comuni, esistono delle aggregazioni, società operaie di mutuo soccorso, che rappresentano un qualche cosa di molto importante perché, al di là di quella che è la divisione che la società naturalmente produce, abbiamo una ricomposizione di questa frantumazione che esiste a livello della società la comunicabilità tra le varie fasce di età della popolazione che è un bene che si è perduto e che invece in queste realtà continua a vivere in termini positivi.
Ultima considerazione. Se riusciamo, naturalmente provvedendo con i bilanci futuri o magari in sede di assestamento, a destinare risorse appropriate a sviluppare il compito che viene dato al centro che viene costituito con l'approvazione della legge, è evidente che noi andremo al recupero di un patrimonio storico, culturale e ideale di grandissimo significato. In fondo la storia del Piemonte è anche la storia di queste forme associative, delle sue prime manifestazioni di aggregazione, di gente esclusa che comincia in qualche modo a comprendere come la difesa dei propri interessi passi attraverso forme associate e come attraverso le stesse sia possibile dare risposte collettive individuando i soggetti che si contrapponevano al loro processo di emancipazione. Attraverso questo tipo di aggregazione si è cominciato a ragionare in termini di ordine più generale, che abbracciavano quindi non solo il luogo di lavoro, ma anche la società nel suo insieme, per cui da soggetti esclusi sono diventati protagonisti, segnando in qualche modo la storia.
Di qui nascono quelle forme concrete di organizzazione che sono i sindacati, i partiti, i momenti della Resistenza che hanno significato la capacità di riaffermare quei valori rinnovati di libertà e democrazia che per un periodo sono stati cancellati dalla storia del nostro Paese.
Per questo anche noi, in epoche non sospette, ormai un anno e mezzo fa quindi non ha niente di elettoralistico questa iniziativa come invece qualcuno ha detto in questi giorni, abbiamo presentato una proposta di legge e siamo stati ben lieti di un confronto molto serrato con analogo provvedimento proposto dal Gruppo DC. Sosteniamo il testo unificato con il quale concordiamo pienamente perché pensiamo che rientri in quell'opera che deve essere fatta e che giustamente la Regione Piemonte fa, che tende a recuperare una memoria storica complessiva che vuole però non solo conservare, ma fare vivere e crescere perché è un pezzo importante di ieri e può essere qualcosa di estremamente importante anche per oggi e per domani.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Sono dispiaciuto che il concitato svolgersi di questa vicenda finale della nostra vita di Consiglio regionale mi abbia costretto a chiedere un piccolo ritardo prima di passare all'approvazione del progetto di legge che forse ad alcuni appare di non eccezionale rilevanza, ma che almeno sul piano storico e culturale della nostra Regione ha un'importanza non trascurabile.
Quando ancora ero Consigliere regionale presentai una proposta di legge per tutelare il patrimonio storico e culturale delle Società di Mutuo Soccorso alla quale si affiancò in parallelo una proposta dei colleghi Calligaro, Avondo e Bruciamacchie. In Commissione il lavoro fu molto rispettoso della sensibilità di ciascuno di noi e si trovò con relativa facilità un'intesa complessiva.
Mi duole rilevare che la proposta di legge è rimasta a lungo in I Commissione perché mancava un adeguato finanziamento. Adeguato finanziamento che manca ancora oggi: per fare qualcosa di significativo non basta certamente la somma di L. 80 milioni che noi prevediamo come impegno di spesa, ma come si sa è indispensabile avere il provvedimento legislativo prescindendo inizialmente dalla consistenza del suo finanziamento, perch se esiste l'impianto di legge è poi facile, non appena le risorse sono reperite, destinarle nel modo più opportuno.
Dicevo che questo progetto di legge ha trovato concordi tutti e mi pare quasi inevitabile una disponibilità in questo senso. Quasi inevitabile perché nelle Società di Mutuo Soccorso ci sta un po' tutta la nostra storia passata. In Piemonte le Società di Mutuo Soccorso erano un autentico fenomeno, la base della nostra solidarietà attuale, la base della nostra mutualità attuale. Le società hanno perso consistenza di patrimoni, hanno perso anche capacità di iniziativa, moltissime stanno morendo.
Bisogna muoversi in due direzioni: la prima è quella di cercare di recuperare tutte le energie che ancora sono presenti in queste società e farle rifiorire. Nell'altra direzione ci si deve muovere nel senso storico per impedire che vadano perduti autentici considerevoli patrimoni della nostra storia passata che soltanto gli archivi e le biblioteche di queste Società di Mutuo Soccorso posseggono. Le società hanno avuto una storia molto complessa. Molte di esse non hanno superato il periodo del fascismo e furono sciolte. Molte di queste resistettero ai colpi del tempo e ancora oggi posseggono patrimoni considerevoli, molti dei quali fatiscenti. Prima di tutto bisogna riconoscere con questa iniziativa legislativa il valore il sacrificio e l'impegno di tanti uomini che alla mutualità hanno dato gran parte del loro tempo.
Con questo provvedimento di legge bisogna favorire la ripresa del senso della mutualità. In molti Paesi europei questa è stata riscoperta per intero e le Società di Mutuo Soccorso in forma nuova stanno contribuendo alla costruzione di un maggior benessere di molti lavoratori. In sostanza bisogna anche celebrare una parte di storia che qualcuno può ancora connotare come paternalistica, ma che in fondo è parte viva della nostra vicenda piemontese ed anche in questo caso di una vicenda che ha fatto scuola in Italia e ha diffuso le sue esperienze in ogni nostro angolo di paese.
Sono lieto che alla conclusione di questo iter si sia giunti all'unanimità. Ho qualche riserva ancora sulla formulazione dell'art. 1 che può escludere società che non hanno superato l'impatto del fascismo e che si sono sciolte anticipatamente, continuando in altra forma la loro attività. Ritengo che si possa formulare tuttavia un perfezionamento della legge, e questo è l'impegno che mi auguro il Consiglio assuma, non appena la stessa, una volta entrata in vigore, presenterà elementi non coerenti con lo spirito che nella legge noi abbiamo messo. Con questa riserva penso che il Consiglio regionale possa avviarsi ad approvare la legge e ne sarei particolarmente felice.
Mi spiace che alcuni colleghi abbiano dovuto ripetutamente sollecitarla, ma non si potevano trovare risorse. Soltanto alla fine dell'anno scorso, con l'approvazione del bilancio di quest'anno e con qualche sacrificio in altri settori del mio bilancio, si è potuto trovare il finanziamento idoneo. Ringrazio tutti i colleghi, in particolare Bruciamacchie, Avondo, Calligaro e Guasso dell'opposizione, e i colleghi Bonino e tutti coloro che su questa legge hanno attivamente operato perch giungesse alla sua positiva conclusione in aula.
Sull'art. 1 vorrei che ci fosse un'ulteriore verifica con le società interessate ed è già dichiarata la mia disponibilità ad apportare, secondo i procedimenti legislativamente previsti, le modifiche che si dimostrassero opportune e necessarie.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere Fracchia dal Gruppo PRI


PRESIDENTE

E' testé pervenuta al Presidente del Consiglio una lettera sottoscritta dal Consigliere Mario Fracchia di cui do lettura: "Caro Presidente, le comunico che a partire dalla data odierna rassegno con rammarico le dimissioni dal Gruppo consiliare repubblicano.
La mia decisione è motivata dal fatto che per l'ennesima volta sono stato deferito agli organi di disciplina del partito. Questa volta tuttavia ho deciso di non presentarmi davanti al Collegio dei Probiviri per giustificare il mio comportamento e di lasciare il partito che ha contestato pesantemente l'atteggiamento che ho tenuto in Consiglio regionale a sostegno degli abitanti della Valle Bormida che si battono per la chiusura dell'ACNA di Cengio.
Ritengo infatti, per una questione di coerenza e prima ancora di coscienza, di non poter cambiare sul caso dell'ACNA una posizione lineare che ho sempre manifestato fin dal 1986, quando l'emergenza Valle Bormida è diventata problema prima regionale e poi nazionale.
La mia vicenda personale di figlio di un operaio dell'ACNA che ha trascorso i suoi anni giovanili a pochi chilometri da Cengio mi rafforza nella convinzione che non c'è spazio per una convivenza della fabbrica con l'esigenza di recupero e di salvaguardia ambientale della Valle Bormida.
Uscendo dal Gruppo repubblicano passerò al Gruppo Misto in attesa di collocarmi in una forza politica all'interno della quale ci sia spazio per la mia battaglia in favore della Valle Bormida.
Con i più cordiali saluti, Mario Fracchia".



(Applausi dai banchi del Consiglio)



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

L'oggetto di questa comunicazione è tale da richiedere un'attenzione particolare da parte del Consiglio.
A titolo personale e a nome del Gruppo comunista voglio qui esprimere la nostra solidarietà al collega Fracchia che è stato costretto ad un atto impegnativo, sofferto e difficile.
Nell'esprimere la nostra solidarietà e nell'augurarci la possibilità della prosecuzione del lavoro con lui anche dopo il 6 maggio, il nostro Gruppo sente la necessità e l'obbligo di esprimere anche stupore per il comportamento del Gruppo e in specifico del partito che è stato chiamato in causa dalla decisione del collega Fracchia. Questa decisione, e soprattutto quanto sta a monte della stessa, dimostra che c'è stato da parte di un partito che è certamente democratico, con grandi tradizioni democratiche un atteggiamento, a nostro modesto giudizio, forse non pienamente rispettoso dell'autonomia di questo Consiglio, delle necessarie distinzioni fra politica e istituzioni, fra partiti e ruoli istituzionali come eletti dal popolo.
Il collega Fracchia, come tutti noi d'altra parte, non è stato eletto da un partito, ma dai cittadini ed è chiamato a rispondere a questi elettori e a questi cittadini, e sono questi che devono eventualmente sanzionare con il giudizio elettorale il comportamento che ciascuno di noi tiene in quest'aula. Quindi, siamo sinceramente stupiti e preoccupati per questa decisione del PRI che ha costretto il Consigliere Fracchia ad assumere un atto, credo per lui doloroso, per noi stupefacente, e ci piacerebbe anche capire perché un partito come quello repubblicano sia arrivato a decisioni di questo genere che hanno comunque avuto un effetto sul Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Io penso che il collega Ferrara non la prenderà come un'ingerenza in casa propria l'osservazione di sorpresa e per certi versi - me lo consenta collega Ferrara - anche di amarezza nel constatare come in questioni politiche di grande spessore quali sono quelle che hanno dato il via alla vicenda che si è conclusa nei termini che il Presidente del Consiglio ha voluto leggere, si sia pensato da parte di un partito come quello repubblicano di poter regolare il tutto a colpi di provvedimenti disciplinari.
Io manifesto sorpresa e anche un po' di rammarico per quanto è avvenuto. Non posso quindi che esprimere solidarietà alla scelta coraggiosa che il collega Fracchia ha voluto fare e che è significativa ancor più per il momento in cui è avvenuta. Non so se volontariamente o involontariamente proponendo alla firma anche di Fracchia la proposta di legge che è diventata legge ieri per la chiusura dell'ACNA di Cengio ho contribuito a questo tipo di conclusione. Personalmente avevo pensato, e sono stato contento che così sia avvenuto, che Fracchia fosse il secondo firmatario di questa proposta di legge per rimarcare come su questo problema dovessimo rompere le barriere che impediscono molto spesso la comunicazione fra gli schieramenti dentro questo Consiglio come in tutte o quasi le assemblee elettive per una ragione quindi politica ed anche per dare testimonianza di una coerenza umana che Fracchia ha voluto sottolineare nella sua lettera di dimissioni dal Gruppo repubblicano.
Se alla fine volontariamente o involontariamente ho contribuito a questo tipo di atto io non me ne rammarico. Mi auguro viceversa che il PRI trovi i motivi di una riflessione profonda su come bisogna oggi alle soglie del Duemila saper convivere con una dialettica viva dentro le proprie forze per non immiserire il senso del nostro lavoro, quando riceviamo un mandato innanzitutto da parte della gente prima che dalle forze politiche entro cui ci candidiamo, per razionalizzare l'opportunità di scelta dei cittadini.
In ultimo non posso - Consigliere Fracchia - che darti il benvenuto nel Gruppo Misto che è "arcobaleno" e quindi di molti colori! Vorrà dire che in questa ultima settimana il nostro Gruppo sarà ulteriormente rafforzato nelle battaglie da affrontare e nella libertà di ciascuno di noi due! - di fare le proprie scelte nella più assoluta autonomia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

A nome della collega Minervini e del collega Masaracchio, interpretando in pieno i loro sentimenti, esprimo solidarietà al collega Fracchia per quanto ha detto e per la decisione sicuramente dolorosa che ha dovuto prendere. Dolorosa perché - come ha avuto occasione di dire più volte dai banchi del PRI ogni qualvolta si parlava del problema dell'ACNA, e come ha ripetuto oggi - il padre è stato un operaio che ha vissuto la propria vita lavorativa nell'ACNA. Indubbiamente, la scelta del collega, a difesa del bene primario della salute delle popolazioni della Valle Bormida e dell'ambiente, è stata necessariamente dolorosa, ma sicuramente altrettanto sentita.
Considero anch'io paradossale - senza voler ingerire negli affari interni del PRI - che si faccia scattare il marchingegno dei Probiviri per giudicare o, anzi, sottoporre - i Probiviri significano questo - a procedimento disciplinare e a possibili censure un appartenente ad un Gruppo che, prima di essere tale, è Consigliere regionale eletto dalla volontà popolare. Non si tratta di retorica, ma di realtà: quando riceviamo dall'Ufficio Centrale Circoscrizionale l'avviso di avvenuta elezione, in base alla formula di rito è detto testualmente: "La volontà popolare l'ha eletta nel Consiglio regionale".
Evidentemente, nell'alveo del PRI e dei suoi Probiviri, e forse anche nel Gruppo repubblicano - questa è cosa che posso dire con certezza, poich i Probiviri sono un organo partitico - si ignora la regola consacrata anche nel nostro Statuto, secondo la quale ogni Consigliere rappresenta l'intera Regione senza vincolo di mandato. Questo significa che nessuno può imporre e soprattutto redarguire, determinati comportamenti, innanzitutto quando si trattano problematiche del genere di quella di cui stiamo parlando.
Naturalmente la vicenda ha contorni politici, sarebbe puerile negarlo ma mi pare che la vicenda dell'ACNA e le relative scelte di Fracchia non abbiano scalfito i principi, le ideologie e i canoni fondamentali del PRI.
Si tratta di una scelta di un Consigliere regionale che vive in mezzo alla gente della Valle Bormida; arrivare alla dolorosa scelta di lasciare il proprio Gruppo per una scelta di libertà in nome del proprio territorio e della propria gente, pare una cosa realmente paradossale e, per quanto ci riguarda, sicuramente da censurare.
Rinnovo la piena solidarietà al Consigliere Fracchia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Ritengo di dover fare due tipi di considerazioni. La prima di carattere umano e quindi personale, dal Consigliere Gallarini al collega Fracchia, condividendo quanto è stato detto finora da parte dei colleghi che mi hanno preceduto. Sicuramente, lo sbocco di una scelta di questo tipo deve essere stato travagliato dal punto di vista spirituale, psicologico morale e umano e, per quanto mi riguarda, ritengo meriti vicinanza da parte mia, perlomeno dal punto di vista umano, conoscendo il collega Fracchia da due anni e mezzo, non tanto per la compresenza in quest'aula quanto per quella nell'Ufficio di Presidenza.
Esprimo quindi vicinanza, solidarietà e affetto, comprendendo, o cercando di comprendere, la sofferenza attraverso la quale è arrivato alla propria decisione.
Aggiungo come Gruppo socialdemocratico una seconda considerazione di carattere politico.
Le motivazioni di Fracchia relativamente all'uscita dal Gruppo repubblicano ritengo siano emblematiche di come, all'interno dei partiti si tenda ad intervenire in modo pesante, molte volte prevaricando anche rappresentanze istituzionali o addirittura sradicando l'eletto dalle proprie radici, da quella volontà popolare di cui parlava Majorino.
Sempre a proposito dell'ACNA, recentemente come Gruppo socialdemocratico abbiamo avuto modo di vivere una vicenda nella quale non abbiamo piegato il capo a diktat di posizioni esterne, non provenienti dall'interno dell'aula.
Riteniamo che le argomentazioni addotte da Fracchia ripropongano il fatto di come, all'interno dei partiti, in molti casi si tenda purtroppo a sradicare, sostanzialmente, quella che è la radice popolare dell'eletto per imporre discipline non imponibili e molte volte non recepibili. Riteniamo che la strada attraverso la quale i partiti possano ripristinare un'autorevolezza di comportamento che molte volte in questi tempi hanno perduto, debba essere in direzione diametralmente opposta.
Quindi, per quanto ci riguarda, cogliamo con amarezza l'accaduto poich le motivazioni addotte dimostrano come i partiti, anche sotto questo aspetto, debbano rifondarsi e adeguarsi.
Spesso non riusciamo a spiegarci i motivi delle difficoltà, soprattutto del mondo giovanile e di molti altri settori, di intravedere nei partiti un qualcosa di ideale, che consenta all'interno delle forze politiche slanci anche di libertà; libertà che invece dovrebbe essere insita nel concetto stesso di partito, al di là delle linee di fondo nelle quali una forza politica sceglie di collocarsi.
Riscontriamo con amarezza una certa esasperazione; ci auguriamo che anche sotto questo aspetto, uno dei fondamentali, i partiti sappiano rifondarsi e rinnovarsi. Sicuramente, infatti, un tale fenomeno è estremamente negativo e sottolinea il degrado del sistema partitico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, noi non entreremo nel merito delle questioni interne al Partito repubblicano. Non intendiamo ingerire sul serio in questa vicenda, però due cose da parte nostra devono essere dette. La prima è di dare atto al collega Fracchia di una assoluta coerenza, quella più difficile e rara, quella con le proprie convinzioni intime, non solo quella di ripetere sempre lo stesso comportamento. Non è questa la coerenza vera la coerenza è comportarsi sempre a seconda di come si pensa profondamente in particolare su problemi delicati, oserei dire di coscienza, come quello che ci ha visto occupati per molte sedute, da ultimo quella di ieri. E questo lo faccio volentieri nei confronti di un collega di Consiglio, in un momento in cui i politici non godono di buona stampa e nel momento in cui si pensa che i comportamenti di chi siede nelle istituzioni pubbliche siano sempre dettati da secondi fini, da motivazioni strumentali, per non dire addirittura da motivazione illecita. Credo che questo sia un buon viatico per tutti noi, che ci sia di conforto, e che segni che, qualche volta anche in un'istituzione pubblica, in un'istituzione politica può vincere la coerenza di comportamento, il convincimento profondo a fronte di altre motivazioni che qualche volta, purtroppo, coesistono ed esistono.
La seconda cosa che riteniamo di dover dire in questa occasione è che questo fatto credo sia la miglior risposta a chi ieri ha ritenuto di interpretare l'atteggiamento di molti Consiglieri della maggioranza come un atteggiamento strumentale e dettato dalla vicina scadenza elettorale, con un folto pubblico presente in aula.
Credo che questo fatto, di cui siamo venuti a conoscenza attraverso la lettura della lettera inviata al Presidente del Consiglio, stia a rimarcare come il voto e la decisione in questa vicenda sia stato difficile e sofferto, anche all'interno della maggioranza; ci sarebbe piaciuto, quindi che anche quella difficoltà fosse stata meglio apprezzata e valutata.
Si può essere in difficoltà, si può essere combattuti, si può essere coerenti anche se si siede sui banchi della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che i termini "rispetto" e "solidarietà" siano i due elementi che vogliamo mettere in evidenza, e lo dice uno che con altri colleghi all'interno del Gruppo, sulle vicende dell'ACNA, ha avuto dei problemi e continua ad averli anche su altri argomenti. Siamo ovviamente più tentati alla logica del Gruppo rispetto alla considerazione della logica del singolo; quindi quando un singolo riesce ad imporsi rispetto alla logica del Gruppo - anche se il Gruppo pu essere considerato un momento ideale, non tanto come aggregazione soltanto di persone - riceve da parte nostra prima di tutto un grande segno di rispetto. Di rispetto perché è difficile cercare di mantenere gli ideali di un partito. Io rivendico, ad esempio, l'appartenenza alla logica di uno schieramento politico, quindi con degli ideali che vanno al di là dei momenti contingenti, rispetto ad alcune logiche individualistiche che sono al di fuori e al di sopra dei partiti.
So che all'interno dei Gruppi le posizioni singole hanno bisogno di rispetto; so anche che i partiti hanno bisogno di una considerazione di insieme. E' impensabile che su ogni argomento, ciascuno di noi rivendichi la totale e completa autonomia di giudizio, perché altrimenti ci sarebbe non soltanto lo sfascio delle istituzioni, ma anche della credibilità complessiva che ognuno di noi e nell'insieme dobbiamo dare. Però su questa vicenda, che è una vicenda che legava in modo prioritario la presenza fisica sul territorio, non si trattava soltanto del rispetto delle idee che da sempre devono essere rispettate, ma anche della rivendicazione dell'attaccamento di un eletto nei confronti dei cittadini elettori.
In un mio precedente intervento, proprio sulle vicende dell'ACNA, avevo detto che visto che avevamo ricevuto la delega per rappresentare un certo territorio, avremmo anche potuto, al di là delle convinzioni personali ridare la delega a chi ce l'aveva data; avevo detto che se volevano che fosse così, avremmo dovuto seguirli su quella strada, anche se non sempre condividiamo questo tipo di impostazione.
Noi rispettiamo Fracchia, perché ha avuto rispetto dei suoi elettori ha avuto rispetto del territorio che l'ha espresso, un territorio difficile, un territorio tipico anche delle traversie che abbiamo, e che ha avuto Fracchia in questo periodo, cioè non un territorio piano, ma un territorio di collina, dove ci sono le salite, certamente faticose, e ci sono le discese; quindi noi auguriamo a Fracchia che nella sua collina nella sua Langa, e in parte anche nel nostro Roero possa riavere quelle soddisfazioni che a fine legislatura, purtroppo, non ha avuto in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa che interviene in qualità di Consigliere.



RIPA Franco

Signor Presidente, come Gruppo socialista esprimiamo rispetto, ma soprattutto prendiamo atto di questa vicenda che da quello che ci è dato di sapere è una vicenda umana. Dal punto di vista personale si deve rispettare la decisione del Consigliere Fracchia che ha voluto esternare in piena libertà di coscienza il suo gesto. Crediamo che non sia il gesto di un momento, oppure un gesto dettato dalla rabbia di un giorno. Ho avuto modo di conoscere il collega Fracchia girando per il Piemonte, in modo particolare nella Provincia di Cuneo, l'ho visto uomo attaccato ai valori della nostra terra e in questo caso legato a quel mandato. Con questo gesto egli ha voluto dire che era un mandato legato al territorio, alla Valle Bormida.
Noi non vogliamo entrare in merito al discorso del partito o dell'apparato, anche se oggi credo emerga sempre più una grande differenza tra il valore dell'uomo nel partito e il valore dell'apparato del partito.
Crediamo che in questo momento il collega Fracchia abbia voluto con un gesto di coscienza e di coerenza lanciare un segnale rispetto a quella che può essere l'indicazione e la valutazione di ognuno di noi. Quindi, per quello che ci riguarda dal punto di vista umano esprimiamo solidarietà per il suo gesto, ma non vogliamo interferire minimamente in quelli che saranno gli esiti e quella che sarà la valutazione del partito. Forse è giusto come è già stato detto prima, fare anche valutazioni che esulano e vanno al di là di questo momento.
Credo che su una vicenda delicata come quella dell'ACNA - vicenda delicata e problematica per tutti si debba anche cercare di capire le vicende umane di tutti coloro che rappresentano la popolazione in questo Consiglio. Il partito ha una logica che nessuno di noi vuole misconoscere (la logica del Gruppo, la logica dell'apparato) ma in certi momenti è opportuno segnare delle valutazioni di tipo personale. Se così non fosse sarebbe illogico parlare di democrazia e di libertà di coscienza.
Non so se il gesto che è stato compiuto, soprattutto alla fine di una legislatura, sia il frutto dell'esasperazione di un momento. Se così fosse credo sarebbe opportuno, sia da parte del partito che dell'interessato, un momento di riflessione; ma così non pare essere leggendo la lettera chiara che è stata inviata al Presidente del Consiglio da parte del collega Fracchia. Con questo noi non vogliamo prefigurare nessuna posizione.
Vogliamo esprimere solidarietà dal punto di vista umano e nulla più tenendo presente che vi sono dei valori che vanno ben al di là del Partito e del Gruppo e che in certi momenti, in modo particolare anche nel nostro Partito, che è stato sempre un partito libertario, riteniamo si debbano poter esprimere anche in nome di quella libertà di coscienza e di movimento personale rispetto alle problematiche, ai momenti e soprattutto alle deliberazioni che noi assumiamo in nome del Partito, ma soprattutto in nome della gente e delle popolazioni che hanno votato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi spiace di essere rientrato in aula in ritardo e non aver potuto partecipare a tutto il dibattito.
Voglio aggiungere solo poche parole rispetto ad un comportamento, quale quello di Mario Fracchia, che io ho sempre visto seguire - con coerenza e tenacia, fin dall'inizio - i problemi della Valle Bormida.
Esprimo la mia solidarietà al collega Mario, ma più che esprimergli la nostra solidarietà credo si debba soprattutto prendere atto della sua scelta di solidarietà nei confronti della popolazione della Valle Bormida del Cuneese, quella che, con un termine troppo abusato, si chiama "popolo inquinato". L'avere scelto, insomma, che prima delle logiche delle appartenenze viene la solidarietà verso quella gente e i suoi problemi.
Quindi, il punto principale è riconoscere che c'è coerenza e linearità nei comportamenti del collega Fracchia, che trovano oggi - nel comportamento odierno - un altrettanto coerente sviluppo. A me spiace che la coerenza si debba esprimere attraverso questo percorso e mi dispiace che non vi sia stato più spazio per affermare valori di diversità e valori di contraddittorietà rispetto alla linea di un partito rimanendovi dentro facendo valere le proprie ragioni, ragionando su posizioni di differenza quando queste - e in questo caso lo sono di sicuro - sono motivate e non dettate da ghiribizzi del momento o da questioni superficiali. Dettate piuttosto da un comportamento attento a capire (ed è una cosa che dovrebbe riguardare ognuno di noi sia come singoli Consiglieri sia all'interno delle nostre forze politiche) quella che è la complessità dei temi ambientali e delle esigenze poste da una conversione ecologica sia individuale che collettiva. Questo passa attraverso continue lacerazioni e passerà anche in futuro attraverso altre lacerazioni.
Ritengo poi, e questo lo dico agli amici del Gruppo repubblicano, che occorre riconsiderare certe forme del centralismo democratico e delle logiche delle appartenenze, perché vi possa essere spazio, senso e significato per i dissensi quando questi hanno solide radici.
Quindi invito gli amici del Gruppo repubblicano a riconsiderare le loro decisioni, perché è questo atteggiamento ad essere per me più problematico e criticabile, non certo quello del Consigliere Fracchia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando ieri il Consiglio regionale ha approvato la legge sull'ACNA avevo detto: "Forse per questa legislatura è l'ultima volta che parliamo di ACNA". Mi sono sbagliato e devo dire con molto stupore che ho sbagliato, perché io ho appreso entrando casualmente in quest'aula, che si stava leggendo una lettera in cui un appartenente al Gruppo repubblicano dichiarava di abbandonare il Gruppo. Sul piano del metodo è una cosa che mi ha scosso, non prevedevo nulla del genere. Questa mattina ho sentito il collega Fracchia parlare a nome del Gruppo repubblicano in merito al progetto di legge sulla carta riciclata, pertanto sono stato colto di sorpresa. Ma, al di là di questo fatto, credo che tutte le considerazioni fatte in quest'aula meritino una piccola osservazione: non bisogna assumere toni quasi commemorativi come qualcuno ha assunto, Fracchia è florido, sta bene, è grassoccio, continua a vivere, quindi non commemoriamo nessuno! Circa la forte censura giunta da tutti i Gruppi rispetto ai comportamenti tenuti dal Partito repubblicano, bisognerebbe conoscere i fatti per esprimere dei giudizi. E' vero che molte volte si esprimono dei giudizi senza conoscere, però si può anche sbagliare. Sono state fatte alcune affermazioni ed è bene che si chiarisca.
C'è stato un primo incontro con i Probiviri alcuni mesi fa rispetto ad un atteggiamento che il Partito repubblicano aveva scelto e che vedeva un suo rappresentante tenere una posizione diversificata, incontro che non sortì alcuna sanzione, ma soltanto un invito a tenere dei comportamenti che non potessero essere in qualche modo strumentalizzati dalle altre forze politiche e dalla stampa. Mi pare anche che ci sia stata un'intesa con il Segretario regionale in base alla quale si diceva a Fracchia: "Se vuoi dissentire rispetto alle posizioni del partito per una valutazione personale, fallo pure, però in modo che non sia tale da mettere in difficoltà il partito, non essere tu addirittura il promotore di queste cose". Mi pare una scelta comprensibile perché sono convinto che coloro che vivono nella Valle Bormida possono avere delle ragioni in più per tenere dei comportamenti diversi da quelli che abbiamo tenuto in quest'aula.
Quindi, non c'era nulla di particolarmente traumatico nelle scelte del Partito repubblicano, non è stato stalinista, non ha cacciato nessuno c'era soltanto un invito a non creare delle situazioni che potessero essere di danno al partito.
Vorrei far notare - anche se peggiorerò ancora di più la mia situazione che di tutta la battaglia che il Partito repubblicano ha tenuto, giusta o sbagliata non lo so, rispetto al problema dell'ACNA e dell'ambiente, la stampa ha solo pubblicato che il Consigliere Fracchia aveva una posizione diversa, ma non una parola rispetto ai contenuti di quello che abbiamo detto. Sono intervenuti Segretari di altri partiti che non hanno partecipato al dibattito, ma in merito a quanto abbiamo sostenuto noi in quest'aula, anche in modo sofferto perché l'abbiamo meditato, non abbiamo mai avuto una parola, è sempre stata messa in risalto la rottura del Gruppo repubblicano.
Era un invito a tenere comportamenti che non dessero adito a strumentalizzazioni, pertanto non capisco quali sono state le scelte staliniste del Partito repubblicano, anche perché il Collegio dei Probiviri si dovrà ancora riunire e quindi non c'è alcuna scelta cattiva da rettificare.
Rispetto alla novità di oggi il Partito repubblicano esprime il suo dispiacere visto che con Fracchia abbiamo passato cinque anni in assoluta armonia in un Gruppo che non ha alcun vincolo particolare, quindi molte volte si è dissociati, non particolarmente coordinati, ma non certamente stalinisti come qualcuno sostiene.
Il collega Fracchia ritiene di fare questa scelta, ne prendiamo atto ci pare sospetto il momento in cui viene fatta, ma le scelte si possono fare in qualunque momento. Facciamo gli auguri a Fracchia di poter continuare a fare politica in altro partito, come pare di capire dalla sua lettera, ci auguriamo che in quell'altro partito riesca a difendere nel modo migliore possibile gli interessi della Valle Bormida come il Gruppo repubblicano in quest'aula ha ritenuto di fare non solo per la Valle Bormida, ma per tutto il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi, mi scuso se ho fatto perdere del tempo, ma penso che possa essere compensato con tutto il tempo che ho sempre fatto risparmiare quando intervenivo, visto che non ho mai superato i limiti concessi.
Innanzitutto ringrazio i colleghi che mi hanno espresso la loro solidarietà, vorrei però fare due precisazioni. La data non è sospetta avviene dopo un giorno di grande successo repubblicano vicino a casa mia piuttosto la data sospetta è il 28 marzo per il deferimento ai Probiviri: è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ho vissuto momenti di tensione, sono pentito di non aver ascoltato il compianto Presidente Viglione che dopo il primo deferimento mi disse: "Quello non è il tuo posto". Ho sempre ascoltato Viglione, l'unica volta che non l'ho fatto ho sbagliato. Grazie.



PRESIDENTE

Al termine di un dibattito civile vorrei esprimere comprensione al collega Fracchia per le scelte che investono aspetti di coscienza che sono sempre fortemente carichi di grande tensione.
Credo che da questo dibattito venga fuori una ragione che in fondo rafforza il valore della democrazia nella quale operiamo perché anche il travaglio e la tensione consentono agli uomini di portare fino in fondo le proprie idee, indipendentemente dai contenuti. Viene fuori un segnale che sul piano istituzionale vorrei venisse raccolto dalle forze politiche affinché ciascuno svolga il proprio ruolo tenendo sempre più conto del valore degli individui. C'è un'evoluzione che è accompagnata da una spinta democratica a far sì che non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo insieme al rispetto del ruolo dei Gruppi, delle forze associate e organizzate, ci sia di pari passo il rispetto degli individui che appartengono ai Gruppi.
Sempre di meno, fortunatamente, il ruolo del partito è inteso come quello di un Moloc, sempre di più è inteso come un'associazione di uomini e di donne libere. Credo che anche per i partiti si ponga il problema di concorrere a far sì che la struttura democratica di questo Paese sia sempre più fondata su quei valori che esaltano il valore personale degli individui. In questo modo la Presidenza esprime il rispetto per le scelte che sono state compiute dal collega Fracchia, il quale continuerà a dare il suo contributo fino al termine di questa legislatura.
Anch'io auspico che le scelte di rottura non costituiscano motivo di rancore o di rivalsa di carattere politico o personale. Sono caduti i tempi in cui le scelte erano poste in termini di isolamento degli individui; con questo possiamo chiudere la discussione e riprendere i lavori ordinari dell'assemblea.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame progetto di legge n. 568: "Costituzione dell'EXPO 2000 S.p.A. Centro fieristico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 568, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Ferrara.



FERRRARA Franco, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge in esame si colloca in uno scenario nazionale affatto statico. Infatti è all'esame della Commissione camerale il testo unificato di numerosi progetti di legge quadro volti a disciplinare l'attività fieristica. In tale sede vengono connotati gli enti autonomi fieristici, mentre con norma a carattere transitorio due società, e tra queste Torino Esposizioni, vengono assimilate all'ente autonomo fieristico.
La situazione non consolidata ed ancora piuttosto fluida apre un significativo margine di incidenza per prefigurare nella nostra Regione un'organizzazione fieristica futura più vicina a quella cui legittimamente aspira la realtà socio-economica piemontese. Il centro fieristico istituito ai sensi della legge quadro regionale, assume nel suo atto costitutivo i sostanziali requisiti previsti per gli enti autonomi fieristici dal testo coordinato all'esame della Camera e può nel contempo derivare dalla trasformazione o fusione di una società già operante nel settore in Piemonte. Ha finalità chiaramente espresse quali gestire e sviluppare le strutture e i servizi espositivi e di promozione, con l'obiettivo di promuovere la migliore collocazione sui mercati di beni e servizi offerti dal sistema economico piemontese attraverso l'intensificazione degli scambi, la diffusione della conoscenza delle innovazioni scientifiche, tecnologiche ed organizzative dei vari settori economici e soprattutto fornendo i servizi necessari.
Il dibattito condotto in Commissione ed anche il riferimento storico per me d'obbligo, ad un altro dibattito, quello che in aula condusse all'approvazione della legge quadro piemontese sulle fiere, che con la legge oggi in esame trova parziale attuazione, induce a sottolineare quali siano le valenze attribuite al centro fieristico. Un centro pilota rilevante per una visione organica ed integrata dell'attività fieristica complessiva della Regione, con il compito, dato che è stato fortemente enfatizzato in Commissione, di fornire tutti i servizi utili affinché le attività economiche piemontesi possano beneficiare del massimo della diffusione possibile. Uno strumento al più alto livello di immagine, di efficienza, competitivo rispetto al sistema nazionale ed internazionale e lo si ribadisce - disponibile a prestare i propri servizi alla società e al territorio qualora richiesti, nonché ad avviare iniziative promozionali di ampio respiro mantenendo fermo l'obiettivo societario primario volto a formare e realizzare un proprio programma di manifestazioni, di promozione e di diffusione.
Il sostegno finanziario della Regione stabilito in L. 1 miliardo per l'anno finanziario 1990, è destinato in via prioritaria ai comparti economici meno strutturati ed alla promozione della capacità progettuale della società piemontese.
L'articolato si compone di due parti sostanziali ed integrate. Il Titolo I istituisce il Centro fieristico piemontese. Il Titolo II modifica la legge regionale sulle attività fieristiche. In particolare con la modifica dell'art. 15 della L.R. n. 47/87 si prevede che l'ente fieristico per essere tale, e quindi soggetto alla norma della suddetta legge, debba vedere la promozione e la partecipazione regionale.
La modifica dell'art. 16 della legge quadro regionale disciplina il contributo delle Province e la predisposizione del programma triennale con il supporto dei Comitati provinciali, espressione del sistema produttivo coprendo quindi un vuoto istituzionale e contestualmente individuando un elemento di rafforzamento ad un processo che tende ad un sistema articolato, ma per quanto possibile unitario.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bruciamacchie. Ne ha facoltà.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il provvedimento che stiamo esaminando si propone la realizzazione di un centro fieristico internazionale in Torino, con una valenza, dice la relazione introduttiva che è per tutto il Piemonte. Il Consiglio regionale discusse di queste problematiche e assunse un impegno molto importante con l'approvazione nel 1987 della L.R. n. 47 che disciplina le attività fieristiche. Non furono i primi soli momenti di impegno di questo Consiglio regionale attorno a queste problematiche. Nel periodo terminale della passata legislatura (1983/1985), si discusse ampiamente attorno alla necessità di promuovere i prodotti dell'economia piemontese nei vari mercati e alla necessità di dotare il Piemonte di centri espositivi moderni. Credo quindi che tutti noi da lungo tempo avvertiamo l'esigenza di fare una politica positiva in questo settore. Siamo tutti coscienti del fatto che il Piemonte sconta un ritardo culturale molto profondo in materia. Il mondo imprenditoriale piemontese - a questo punto bisogna riferirsi ai soggetti che avevano interesse e competenza - ha privilegiato il momento produttivo, per cui la nostra Regione mostra altissimi sviluppi in settori d'avanguardia, ma non ha avuto la capacità di cogliere i mutamenti che si producevano a livello internazionale e quindi cogliere come importante fosse oltre che quello produttivo il momento della promozione dei prodotti e quindi la crescita di tutto un terziario, commerciale sì, ma avanzato, che è indispensabile per uno sviluppo equilibrato dell'economia.
Se ci sono da fare degli appunti alla gestione pubblica credo che altrettanto si possa fare per quanto riguarda la parte privata che non ha avuto la capacità e l'intelligenza di cogliere questi mutamenti, cosa che hanno fatto invece le aree imprenditoriali di altre Regioni. Il fatto che il Piemonte nella scala nazionale sia molto indietro dal punto di vista dell'organizzazione di mostre, centri fieristici, capacità espositiva e promozionale, lo dimostra chiaramente. Siamo molto indietro rispetto a Lombardia, Emilia e Veneto, ma vi sono anche delle Regioni meridionali che ci sovrastano di gran lunga.
Affermare questo è importante perché non ci troviamo di fronte, in questo caso, ad un pubblico che ha sempre torto e ad un privato che ha sempre ragione. Nel settore della promozione dei prodotti piemontesi non è così: ci troviamo di fronte ad un ritardo che è generale rispetto al quale anche il privato ha la sua parte di responsabilità. Proprio per questo ritardo culturale, Assessore, abbiamo incontrato enormi difficoltà, che persistono ancora oggi, a svolgere quel ruolo minimo di soggetto coordinatore di una pluralità di iniziative che comunque in modo più o meno disorganico sono cresciute nella nostra Regione. Abbiamo avuto allora Torino Esposizioni che aveva il suo programma di attività, noi abbiamo dato vita a Promark sulle ceneri di altre società fallite; altre società private si muovevano e si muovono autonomamente; l'ICE di fatto è stata smantellata e quindi è inefficace in termini di promozione dei prodotti piemontesi; c'è quindi un'incapacità complessiva di proporsi sui mercati a livello internazionale con una proposta unitaria. Era davvero desolante vedere nel corso della stessa manifestazione fieristica internazionale i centri esteri delle Camere di Commercio da una parte, la Promark dall'altra, l'ICE con alcune sue presenze e avanti di questo passo.
E' evidente che una politica siffatta non può assolutamente produrre capacità di penetrazione nei mercati a livello internazionale e di mantenimento della presenza delle nostre imprese e dei nostri prodotti su questi mercati. I dati pubblicati lo dimostrano chiaramente: ogni tanto riusciamo a marcare un minimo di presenza in un mercato, dopodiché questa presenza non si riesce a consolidare, tutto viene mantenuto per un periodo di tempo molto breve perché manca la capacità di proposta complessiva e contestualmente manca anche quella rete di servizi e di organizzazione (bancaria, parabancaria e di altro genere) che è indispensabile per garantire con continuità la presenza di determinati prodotti in determinate aree di mercato.
Venne impedito alla Regione di fare questo e sostanzialmente viene impedito ancora oggi. Si verifica infatti quotidianamente che ogni centro o il centro estero delle Camere di Commercio o l'ICE per conto proprio o la Promark, svolge solo parziali politiche coordinate ed ognuno si muove per proprio conto. La Regione quindi perde di ruolo e lo perde anche in quei campi che sono di sua competenza: il turismo, l'agricoltura, l'artigianato la piccola imprenditoria.
Abbiamo avuto grosse difficoltà in questi anni, ma qui l'opposizione è molto netta. Ricordo che non fu possibile firmare la convenzione perché vi fu un intervento molto preciso in sede ICE che bloccò questo atto.
E' importante avere presenti questi riferimenti per capire dove vogliamo arrivare oggi perché se non comprendiamo le difficoltà che abbiamo incontrato e che tuttora esistono probabilmente o ci facciamo delle illusioni in termini di prospettiva, e questo sarebbe un elemento molto grave, oppure sfuggiamo a quelli che sono i problemi reali.
Voglio ancora dire che in quel periodo - sta qui la diversità di fondo noi elaborammo proposte molto concrete che poi sono state mutate profondamente. Si trattava di proposte, di politiche, che ci portarono - la maggioranza allora era di sinistra - a concepire quale struttura estremamente importante e necessaria per Torino un centro fieristico espositivo moderno, efficiente e nuovo, capace di essere una sede molto modulare per organizzare in maniera adeguata una pluralità di iniziative tale da consentirgli di avere una vita attiva, quindi devono essere organizzate tante iniziative specializzate i cui periodi di inattività sono identificabili nei tempi di allestimento e smontaggio delle strutture, per il resto è un centro che vive di un ricco programma.
E' per questo motivo che noi ipotizziamo, sulla base anche delle esperienze a livello internazionale, che questo nuovo centro modulare avrebbe dovuto crescere in aree non ancora compromesse dal punto di vista urbanistico, bensì aree che permettessero non solo il sorgere della struttura, ma anche la creazione di infrastrutture accessorie quali parcheggi e collegamenti di ordine viario o altro genere estremamente rapidi nonché di quei servizi collaterali indispensabili al funzionamento di un centro fieristico senza i quali lo stesso avrebbe grossi problemi in termini di gestione economica e quindi meno appetibilità per il soggetto interessato ad esporre.
Noi avanzammo delle ipotesi che furono recepite nel vecchio piano ricordo quella di Corso Marche che fu anche recepita dal piano dell'ex Comprensorio di Torino. Queste ipotesi sono state ribaltate completamente nel senso che la Giunta e questa maggioranza hanno scelto un'altra soluzione: il Lingotto, area sulla quale sono stati predisposti i progetti.
Anche se l'Assessore dirà che in questo momento non si tratta della scelta del Lingotto, bensì dello strumento-società, non si può però non riconoscere che dietro alla società che intendete costituire c'è di fatto la scelta concreta di localizzazione del sito sul quale andare a costruire il nuovo centro espositivo di dimensione internazionale. Questo sito è il Lingotto, tale è stata la scelta fatta dalla FIAT alcuni anni fa che ha poi proposto ed imposto al pubblico, ma che probabilmente tende ad imporre anche all'insieme del mondo imprenditoriale, il quale, da nostri incontri al di là della facciata e delle dichiarazioni, è molto preoccupato per un tale tipo di scelta.
Le preoccupazioni nascono innanzitutto per gli inevitabili alti costi di ristrutturazione dell'immobile, per l'impatto indotto in termini di viabilità e di smembramento del quartiere, e per tutta una serie di altre considerazioni relative agli effetti sociali negativi di una tale operazione.
La costruzione della società porta ad una serie di conseguenze che ci induce a non condividere la scelta che si sta per compiere sia per ubicazione sia per come nasce, di fatto, la società EXPO 2000.
Dubitiamo che la società possa raggiungere le finalità e gli obiettivi che si propone. La Regione apparentemente compie un atto autonomo, nel senso che dà vita ad una società, predispone una legge stabilendo determinate regole e stanzia un miliardo di lire.
Ci sentiamo di negare però, Assessore, che la Regione con questo atto deliberativo compia una scelta autonoma; di fatto, in forza del testo legislativo nazionale elaborato in Parlamento dal Comitato ristretto e conseguentemente al riconoscimento di Torino Esposizioni quale soggetto organizzatore di manifestazioni internazionali, la Regione non fa che apportare un contributo finanziario - così come recita l'articolato - che inizialmente ammonterà ad un miliardo. Di fatto la Regione non è forza aggregante, ma si aggrega ad una società che già esiste ed opera.
Credo che questo sia un elemento di una certa gravità, perché significa perdere autonomia, e soprattutto perché la Regione si presenta all'appuntamento di queste scadenze non solo tardi, ma con una debolezza incredibile e senza concertazione con altri enti pubblici del Piemonte.
Nell'articolato è scritto che la nuova società avrà sede in Torino, ma non è pensabile che l'Ente Comune di Torino, che sappiamo essere non di poco conto, con la sua forza in termini di capacità produttiva e di governo di una vasta area metropolitana, non sia minimamente partecipe come soggetto attivo, con risorse, con idee, in pratica come protagonista anche nella fase importante e decisiva della costruzione del relativo articolato legislativo.
La Regione si presenta sola; e se manca un rapporto adeguato con l'Amministrazione provinciale, quello con il Comune è quasi conflittuale tant'è vero che in sede comunale sono state presentate varie interpellanze e richieste di incontri; due Assessori comunali si sono addirittura presentati in Commissione per chiederci cosa intendevamo fare.
Lei stesso, Assessore, non ha avuto le risposte richieste o le ha avute molto tardivamente. La conflittualità tra i due livelli di governo regionale e comunale sicuramente non gioca a favore dello sviluppo di una positiva prospettiva per la società che si vuole andare a costituire.
Credo che questo sia elemento di grande debolezza: se in una tale operazione l'ente pubblico non è in grado di raccordarsi, di stabilire e concordare una strategia unitaria, si presenta di fronte al privato indispensabile e necessario, con armi scariche, spuntate.
Allora, se il nostro ruolo è di coordinare e programmare al fine di costituire uno strumento finalizzato ad ipotesi di sviluppo della Regione occorre far tesoro delle indicazioni di piano e obbligare la società a tenerne conto con determinate iniziative di interesse regionale che rispondano ad una nostra ipotesi di sviluppo. Con le divisioni in atto fra i vari enti pubblici non avremo questa forza: consegneremo la maggioranza delle azioni al privato, creando un delicato precedente, ma non incideremo in nulla.
Sottolineo questo aspetto di estrema gravità già sollevato in Commissione, dove si è osservato come un'iniziativa del genere non possa nascere senza concordanza fra soggetti pubblici e, non meno importante senza conoscerne gli strumenti di cui si dota. Una bozza di Statuto, per esempio, era necessaria. Quali altri soggetti pubblici entreranno a farvi parte? Nell'articolato è scritto "tutti", ma ad oggi quali sono questi soggetti? Le Camere di Commercio hanno dichiarato la loro disponibilità, ma i Comuni, le Province e così via? Un'ultima osservazione. Con l'articolato proposto temiamo si compia un'operazione che rischia di essere, al di là delle buone volontà di questo o quell'altro proponente, essenzialmente di facciata. I timori sono soprattutto in relazione ad una possibile situazione di monopolio esclusivo da parte del mondo imprenditoriale. Noi auspichiamo lo sviluppo di settori quali la piccola imprenditoria, l'agricoltura e il turismo, ma non sappiamo quale ruolo questi soggetti potranno giocare all'interno della società. Il tutto appare a noi come un'operazione che ha un monopolio esclusivo da parte della FIAT, o comunque la società a cui fa riferimento, e gli altri settori, che sono invece quelli che noi vogliamo sostenere, finiranno per essere fortemente penalizzati.
Per evitare equivoci in proposito, siamo profondamente convinti che un centro come questo, una politica in questo settore, non può assolutamente prescindere dalla grande industria (saremmo veramente dei grandi miopi se pensassimo il contrario), però se tutto si sposta a vantaggio esclusivo di questa, quindi si creano strutture al suo servizio, e si dimentica il resto della nostra economia, noi compiamo un'operazione estremamente negativa non solo come immagine, ma proprio per le sorti della nostra economia.
L'ultima considerazione è la seguente. Con la legge proposta si modifica la legge n. 47/87 nella parte che fu oggetto di molta attenzione da parte del Consiglio quando venne proposta, cioè la parte che si riferiva alle strutture o ai centri fieristici che dovevano essere costruiti nella Regione Piemonte. L'accordo a cui si pervenne fu che Torino sicuramente aveva bisogno di un centro di questa portata a livello internazionale, ma che proprio la specificità dell'economia piemontese e la sua articolazione imponevano che vi fossero anche altre realtà economiche produttive, che potevano trovare sbocco in termini di costituzione di questi centri a livello articolato provinciale. Si ipotizzava quindi la possibilità di dar vita ad un centro per ogni Provincia, e quindi individuare quelle aree che mostravano tali potenzialità.
Credo che nessuno di noi pensasse o tendesse ad un proliferare di queste strutture (sappiamo che è una politica assurda, negativa), ma ognuno di noi sa che esistono energie, capacità produttive, risorse, tese a valorizzare quelle specifiche produzioni che esistono nel territorio provinciale e che non possono essere assorbite solo da una struttura a livello regionale, struttura non solo intesa come corpo fisico, ma anche come società capace di accogliere tutte le esigenze e le potenzialità che il Piemonte esprime. Per questo trovammo quel tipo di combinazione.
Di fatto con la società che si mette in piedi, che è una società di servizi, anche al servizio di queste altre realtà, si svuota questa parte dell'articolato della legge n. 47 e quindi si vanificano tutte le iniziative che sono ancora in corso, che sono invece tutte da verificare per vedere se rispondono davvero ad un'esigenza economico-produttiva ben determinata. E' evidente, ad esempio, che gli orafi di Valenza probabilmente non cesseranno di organizzare le due manifestazioni annuali per venire a Torino: hanno rifiutato Milano, figuratevi se pensano di venire a Torino. Lo stesso discorso può valere per il settore dell'agricoltura, in relazione ad un'area in cui l'agricoltura è prioritaria come il Cuneese.
Se dietro a questo tipo di iniziativa legislativa, la creazione di EXPO 2000, c'è anche questo tipo di volontà, è un po' una rivincita del collega Ferrara, che allora fu sconfitto, ma è chiaro che a questo punto il Gruppo consiliare comunista...



PRESIDENTE

Consigliere Bruciamacchie, la informo che il tempo a sua disposizione è scaduto.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, per favore, questo è un argomento di importanza rilevantissima! Per la prima volta il Piemonte, che è una delle ultime Regioni in questo campo, si appresta a varare una legge in questo settore.
La prego quindi di favorire un minimo di dibattito attorno a questi problemi, perché si tratta di una scelta di lungo periodo, a meno che pensiate che questo provvedimento non venga vistato dal Commissario del Governo e il tutto quindi muoia, perché cade la legislatura e toccherà alla prossima riprendere il provvedimento. Se pensate questo, forse è corretto dirlo. Noi non ci siamo apprestati ad esaminare questo tipo di articolato con questo spirito.
Posso chiudere qui, dicendo che le nostre perplessità sono di questa natura, sono tante, i dubbi ci sono; pensiamo che si arrivi su queste questioni sostanzialmente tardi e male, e che rischia di essere un'operazione che è al di là dal rilanciare davvero una politica in questo settore, in grado di coinvolgere questi soggetti. Ancora una volta diventa un boomerang che ritorna indietro in termini negativi, colpendo e demoralizzando questi soggetti, e fa fare ancora alla Regione un passo indietro nella sua capacità di proposizione e di coordinamento di politiche in questo settore.
Siamo veramente dispiaciuti, perché probabilmente se questo provvedimento fosse giunto in una fase meno vicina alla scadenza della legislatura, avremmo potuto discutere con più tranquillità, non solo all'interno di quest'aula, ma anche con quei soggetti pubblici e privati che operano in questo settore perché ci sono opere che sono indispensabili per far vivere un'iniziativa di questo tipo. Mi sembra che invece partiamo davvero da soli e rischiamo di essere soggetti subordinati, mentre noi non vorremmo come Regione fare una fine di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Non ho molte cose da dire, perché sarà il Capogruppo che nella dichiarazione di voto esprimerà in modo più compiuto l'atteggiamento del Gruppo, ovviamente positivo su questa legge.
Richiamo in aula l'attenzione che alcuni di noi hanno posto in sede di Commissione per chiarire l'intenzione che noi diamo nonch l'interpretazione autentica che ne dà l'articolato e che ne ha dato lo stesso proponente, l'Assessore Marchini. Si tratta veramente di un ente fieristico a servizio del territorio piemontese e non un ente fieristico a servizio della città di Torino. Queste precisazioni le abbiamo fatte in sede di Commissione e sono state puntualmente registrate dal collega Marchini, vogliamo soltanto che vengano ribadite in aula. Alcuni dubbi potevano anche apparire nell'interpretazione non esatta dell'articolato che, ad un certo punto della discussione, ne dava lo stesso Presidente del Gruppo repubblicano, cioè che aveva un orientamento più rivolto alla città di Torino che non al territorio.
Grazie alla discussione che è avvenuta in aula, grazie alle puntualizzazioni fatte dal proponente di questa legge e dalla pulce che nell'orecchio ci aveva messo il collega Guasso, noi vogliamo soltanto ribadire che laddove si dice: "Lo scopo di gestire e sviluppare anche per conto terzi ed anche territorialmente" diamo alla parola "territorialmente" lo stesso significato che dà correttamente il collega Marchini che ringrazio anticipatamente.
Ringrazio anche per le correzioni che sono state fatte all'art. 1 terzo comma, là ove si sono identificati "gli enti locali interessati e loro associazioni", quindi non è solo un problema di associazioni o di enti locali, ma degli enti locali in prima persona.
Per quanto riguarda invece l'art. 15, ribadisco - l'ho già detto in Commissione - che con la modifica al secondo comma dell'art. 15 della legge n. 47/87, lasciando invariati gli altri commi (il primo, il terzo e il quarto), è fattibile, se è necessario, se è utile, se è a vantaggio del territorio del Piemonte, attivare altre risorse.
A nome dei Consiglieri di periferia dico che siamo grati all'Assessore Marchini di avere colto queste esigenze e queste nostre aspettative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sia consentito innanzitutto di ringraziare l'Assessore Marchini e la Giunta intera che si sono impegnati su questo disegno di legge. In particolare voglio ringraziare pubblicamente in quest'aula l'Assessore Marchini proprio per l'impegno con cui, pure avendo assunto questo incarico di recente, ha perseguito il raggiungimento dello scopo che ci auguriamo sia completato questa sera con un voto positivo in una materia difficile, importante e complessa, e con un lavoro di aggiustamento, di limatura, di riscrittura, che ha tenuto presenti le osservazioni che via via venivano proposte per arrivare ad un prodotto finale che noi valutiamo in termini estremamente positivi.
Questo disegno di legge, secondo il nostro punto di vista, colma un grosso vuoto al di là delle apparenze. Torino e il Piemonte hanno una grande tradizione espositiva, ma è bene dire chiaramente e subito, per ricordarlo a coloro che hanno memoria corta, che questa grande tradizione espositiva è sempre stata in questi anni una tradizione espositiva di tipo privato. Il pubblico, purtroppo, in questi anni ha sviluppato una modesta esperienza in questo settore, ed è per questo che non possiamo condividere le perplessità di coloro che avrebbero preferito ritrovare in questo disegno di legge un segno diverso sotto questo profilo.
Noi riteniamo che sia fortemente innovativo proprio perché a fronte di una tradizione in questo settore fortemente caratterizzata dalla presenza del privato, questo disegno di legge, al di là di quello che può a un distratto osservatore apparire, porta il pubblico finalmente nel grande circuito espositivo da cui è stato assente in questi anni.
Non c'è in Piemonte una tradizione di questo tipo per quanto riguarda gli enti pubblici. Le esperienze che abbiamo fatto sono importanti, ma certamente di secondo livello. Noi siamo convinti che attraverso questo disegno di legge questo vuoto sia colmato e sia colmato nella maniera giusta.
Veniamo brevemente a vedere quali sono, secondo noi, le caratteristiche principali di questo disegno di legge, certamente non nel dettaglio. Le molte osservazioni che sono già state sviluppate saranno oggetto di risposta dell'Assessore nella sua replica, quindi non spetta certamente a me entrare nel merito del dettaglio. Credo comunque che i grandi filoni portanti di questo disegno vadano sottolineati.
Il primo è che questo disegno definisce le caratteristiche dell'ente autonomo fieristico così come è previsto, o così come è tratteggiato dal progetto di legge che è in gestazione. Il rischio che si correva e che si corre è quello di creare una struttura che non abbia gli elementi per poter essere inserita a pieno diritto nel quadro degli enti fieristici nazionali e questo non è solo un fatto di immagine, ma anche di sostanza, perché ci significherà assegnazione di contributi e l'appartenenza ad un certo livello di ente espositivo.
La seconda caratteristica che è contenuta in questo disegno di legge è quella a cui accennavo nella parte introduttiva e cioè che realizza all'interno di una tradizione squisitamente privatistica, un ente, una società, che vede privato e pubblico lavorare insieme, che vede privato e pubblico, ci auguriamo, assorbire le grandi manifestazioni espositive presenti e quelle che verranno nelle giuste e rispettive collocazioni, vale a dire la programmazione e il controllo al pubblico, la gestione al privato. Questa è la caratteristica sostanziale e fondamentale di questo disegno di legge: la programmazione e il controllo al pubblico e la gestione al privato, in un connubio che noi riteniamo, soprattutto in un settore come questo che coinvolge non solo interessi di natura privata, ma anche un interesse di ordine generale che è certamente un interesse regionale, estremamente rilevante ed importante.
Il terzo aspetto è già stato in parte ricordato dal collega Bonino: attraverso questo strumento c'è un coinvolgimento non solo della Regione e dei privati, ma anche degli enti locali territoriali, in particolare le Province, proprio perché si è tenuta presente quella esigenza di costituire l'ente, la società che fosse non solo l'ente espositivo fieristico torinese, ma l'ente regionale capace su tutto il territorio regionale, in proprio e per conto terzi, di svolgere una funzione di primaria rilevanza nel settore dell'esposizione e della promozione.
Ci sembra che queste tre caratteristiche, che sono l'anima di questo disegno di legge, siano state raggiunte attraverso l'articolato che ci è sottoposto in questa seduta al voto.
Noi siamo grati per questo risultato, che apprezziamo, che riteniamo abbia centrato nel modo migliore possibile gli obiettivi che c'erano da raggiungere e che ci auguriamo (perché questo disegno di legge non esaurisce l'intero iter) sia il primo passaggio importante per una partecipazione della Regione e comunque del pubblico, degli enti locali delle Province, in un settore da cui è stato per troppo tempo estraneo o meglio, in secondo ordine.
E' un primo passaggio questo disegno di legge, bisognerà poi, una volta approvata la legge, passare alla stesura e all'approvazione dello Statuto alla nomina degli organi statutari, all'operatività concreta della società per azioni che si assumerà questo compito. Quindi, ci sarà un'ulteriore fase di verifica con i soci privati che, sono convinto, apprezzeranno il lavoro che è stato fatto, apprezzeranno le fondamenta che sono state poste e consentiranno il miglior avvio per un ente espositivo fieristico di livello internazionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SESTERO



PRESIDENTE

La parola al Presidente Rossa che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, desidero esprimere l'apprezzamento del Gruppo socialista a questo progetto di legge che ha impegnato anche me, prima ancora di essere chiamato all'impegno della Presidenza del Consiglio.
Siamo arrivati quasi alla conclusione della legislatura, però io desidero sottolineare l'importanza di una proposta diretta a realizzare una struttura della quale Torino e il Piemonte avvertivano la necessità.
Si avverte l'esigenza di dare al capoluogo piemontese e al Piemonte una struttura che abbia valore internazionale, sulla quale avevamo concordato già fin dall'avvio dei lavori e abbiamo anche convenuto che in sé la struttura di EXPO 2000 non può esaurire le feconde iniziative che sono in corso in tutte le Province, compresa quella di Alessandria.
Riteniamo che nel momento in cui si sta andando verso grandi appuntamenti, come quello di un'Europa che si fa ancora più grande rispetto all'avvio di questo dibattito, sia necessaria dalla parte subalpina, area importante di tutto il nord-ovest dell'Italia, una struttura adeguata che sia in grado di rappresentare un punto di riferimento a livello europeo e a livello del Mediterraneo, poiché la posizione geografica di quest'area pu collocarsi benissimo come un crocevia da e per l'Europa verso il Mediterraneo e verso altri Paesi ai quali dobbiamo guardare.
Credo sia ambizione di ciascun piemontese lavorare affinché si realizzi, con una proposta come quella alla quale stiamo lavorando, un coinvolgimento generale, capace di impegnare le strutture pubbliche e private, capace di coinvolgere sempre di più anche gli enti locali in una visione di rilancio di carattere europeo, in una visione di ripresa di quest'area, in cima alla quale o per la quale la Regione ha veramente titoli, autorità ed autorevolezza per potersi fare promotrice.
Quindi, un appello, un messaggio, una disponibilità a tutti gli enti locali, alle forze e ai gruppi privati perché vedano in questa iniziativa una grande volontà di invertire una tendenza che in definitiva ha visto sempre su questo versante una presenza non adeguata oppure ha visto alcune presenze che erano state di grande rilevanza, ma originate da proposte private e non da proposte pubbliche o perlomeno da proposte sulle quali convergessero pubblico e privato.
Tuttavia considero un errore se noi pensassimo all'EXPO 2000 come ad una grande cattedrale attorno alla quale non esiste più niente, sarebbe un errore che non andrebbe assolutamente a beneficiare né a rafforzare l'iniziativa nella quale si inserisce e deve inserirsi questa grande struttura europea, che sarà tanto più forte e tanto più avrà prestigio quanto più non sarà isolata, ma sarà una struttura dentro una realtà nella quale esistono strutture che la sorreggono.
Le realtà che possono sorreggere questa struttura ci sono, se è vero che nella nostra Regione la gente avverte i tempi nuovi che stanno di fronte a noi, se è vero che ad Alessandria, Cuneo, Novara, Asti, Vercelli o Biella c'è un notevole impegno. Noi dobbiamo vedere questa articolazione perché ha senso solo in quel modo. Sarebbe un errore se la Regione si precludesse la possibilità, lasciasse o ritenesse che una scelta possa escludere tutta una serie di altre scelte che naturalmente non si pongono con la pretesa di entrare in concorrenza, anche se ci sono dei centri che per qualche ragione hanno un'importante storia alle spalle, data dalla cultura, dall'esercizio e da tante attività che possono diventare dei punti di riferimento importanti. Quando si parla di Valenza per la realizzazione di un centro internazionale dell'oreficeria si sta lavorando per costruire qualcosa. E' chiaro che è un qualcosa che è già internazionale perché si è conquistato questo spazio ed è naturale perché è nata da un rapporto diretto con la produzione, da un'esperienza, da una cultura, da una storia da un impegno di carattere professionale e da una grande arte che è giusto venga valorizzata.
Assessore, ho voluto prendere la parola per esprimere l'apprezzamento del Gruppo socialista e per sottolineare l'importanza e il significato di una proposta che è un qualcosa che sta nel solco di quel rilancio che vogliamo realizzare. La Regione si fa promotrice di questa iniziativa ed insieme manda un messaggio alle forze vive, alle forze avanzate della società piemontese perché si lavori in questa direzione, giacché in questa direzione si lavora in modo fecondo, giacché in questa direzione si stanno impegnando grandi energie, sia nel centro di Torino, come in tutta la Regione Piemonte.
Apprezzo queste cose, perché se i tempi futuri sono quelli di un modo diverso di porgere le cose, se nelle fabbriche non ci sono più gli operai ma i robot, se il terziario di tipo avanzato si sta allargando sempre di più, è chiaro che gli appuntamenti ci chiedono delle risposte ad un livello più alto, risposte che noi abbiamo il dovere di dare per quanto riguarda il rapporto con una struttura di questo tipo. Abbiamo il dovere di dare velocemente delle grandi risposte se vogliamo far sì che l'appuntamento in Europa fra qualche anno non sia una delusione, ma sia qualcosa che ci vede impegnati sui vari fronti. Sono convinto che noi le energie le abbiamo, le professionalità le abbiamo, le forze intellettuali le abbiamo.



CALLIGARO Germano

Non abbiamo i soldi, Presidente!



ROSSA Angelo

Abbiamo delle difficoltà. La Regione si deve porre in modo diverso nei rapporti con il sistema istituzionale, perché abbia più soldi, perché sia in grado di chiedere ai suoi cittadini, se necessario, dei sacrifici sul piano dei tributi e dei contributi, perché si possano reperire le risorse.
E' solo in questo modo che noi potremo affrontare in modo positivo i problemi, altrimenti rischiamo di languire, di diventare qualcosa che ha delle grandi ambizioni, ma che poi è costretto a tenere i sogni nel cassetto. Riteniamo che le nostre ambizioni e le nostre proposte possano uscire e conquistare la società, quindi dobbiamo guardare a queste proposte con fiducia. In questo senso, mi auguro che la legge che andiamo ad approvare sia l'inizio di un discorso che deve portare nuovamente il Piemonte verso quegli obiettivi ai quali guardiamo con tante speranze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, utilizzerò questo breve intervento anche come dichiarazione di voto. Sono tra quei Consiglieri, e siamo in tanti, che quando non si riesce di farmi comprendere una cosa resto sulle spine. E Marchini sa che pur dopo averne discusso a lungo io non sono ancora riuscito a capire bene dove andiamo a parare con una legge di questa natura. E quando non capisco, sarò di testa dura, se si tratta di una cosa seria o di una buffonata, vorrei capire. E perché vorrei capire? Apprezzo l'oratoria del nostro Presidente, ma qui non si tratta di fare comizi. E' più facile fare comizi che far decollare le leggi, che poi si attuino, si realizzino e portino a casa quello che abbiamo voluto. In questo caso, io non sono convinto. Non solo non è convinto il Comune di Torino, siamo noi che dobbiamo essere convinti in quello che facciamo, nel legiferare e in quello che vogliamo raggiungere con quella legge. Delle questioni poste da Bruciamacchie, che condivido fino in fondo, ne risottolineo solo tre, per poi dire che naturalmente votiamo contro la legge.
Prima questione, su cui c'è un accordo tra di noi. E' un dato acquisito che non bisogna fare della propaganda tra di noi. Torino da sempre ha bisogno di un moderno centro espositivo e promozionale. Ne ho sentito parlare quando per la prima volta sono andato a fare l'Assessore nella prima Giunta Novelli, nel 1975, ma credo se ne parlasse anche prima.
Non è questa la questione, non è nemmeno la qualificazione che va data a questo centro: che debba essere un centro a livello nazionale ed internazionale e che la sua sede naturale sia Torino, è un dato acquisito.
Il problema è quello di ottenere questo riconoscimento, ottenere che Parlamento e Governo riconoscano che Torino, e quindi anche il Piemonte, ha diritto ad avere un ente fieristico. E ne ha acquisito il diritto per un motivo fondamentale, perché nella struttura produttiva piemontese e torinese finalmente non siamo più solo alla monocultura industriale, che ci aveva isolato e condannato per anni ad essere solo coloro che esponevano automobili, vedendo tutte le altre iniziative scappare da Torino verso Milano o Bologna. La trasformazione della struttura produttiva piemontese nei campi industriali, nel campo artigianale, nel campo agricolo, ha portato nel prodotto complessivo piemontese un'articolazione che venti o trent'anni fa non c'era. Per questo abbiamo questo diritto, perché noi produciamo in vari settori parte della ricchezza nazionale ed abbiamo diritto di avere strutture capaci di valorizzare questa parte di ricchezza che viene dal lavoro delle popolazioni piemontesi: su questo non abbiamo dubbi, è chiaro da vent'anni.
La questione che viene fuori, che è ancora tutta aperta anche con questa legge, è che noi questo diritto non ce lo vediamo riconosciuto.
Anche qui si tenta di far entrare dalla finestra ciò che non può entrare dalla porta e questo è il dubbio che io continuo ad avere, Marchini.
Perché, egregi colleghi, quando l'art. 11 della legge sugli enti fieristici italiani, predisposto da un Comitato ristretto, discusso ed approvato dalla Commissione competente della Camera, al secondo comma (art. 11) delle norme transitorie dice: "Ai fini dell'applicazione della presente legge sono assimilabili agli enti autonomi fieristici le società denominate Torino Esposizioni di Torino e Sogese di Firenze", una scelta nazionale è già stata fatta. So che lo spirito combattivo dell'Assessore Marchini lo porta a dire "voglio questa legge per andare in Parlamento a cambiare questa norma transitoria". E' difficile perché questa è la legge che stabilirà in che numero e dove si faranno gli enti fieristici, e quanti soldi verranno dati dallo Stato. Il mio dubbio è che alla fine avrà ragione Bruciamacchie: sarà la Regione a confluire in Torino Esposizioni, la quale forte di questo farà l'uso che la legge le consente di fare. L'Assessore Marchini dice, lo ha detto più volte e credo lo ribadirà oggi con il suo spirito, che entrando in quella struttura noi stravolgeremo la "baracca". Non si pu giocare su cose di questa natura! Noi rischiamo di perdere ancora una volta la battaglia per imporre al Governo e al Parlamento il diritto di Torino e del Piemonte di avere un ente fieristico: questa è la questione! Con questa legge la garanzia di non perdere questa battaglia non ce la date! Seconda ed ultima questione. Io sono un torinese, nato a Torino, quindi non dovrei nemmeno porre questo problema, ma rispetto alla struttura di questa legge e alle modifiche che l'Assessore Marchini e la maggioranza vogliono apportare alla L.R. n. 47/87 sulle fiere, in particolare al secondo comma dell'art. 15 (nel progetto di legge in esame è l'art. 5), non vedo la fiducia che hanno i colleghi decentrati, rappresentanti di Province importanti; non la vedo! Vi siete chiesti perché all'unanimità, salvo l'opposizione del Presidente Ferrara che è stato coerente dall'inizio alla fine su questa vicenda, la IV Commissione e il Consiglio quando scrissero il secondo comma dell'art. 15 della L.R. n. 47/87 dissero non "la Regione partecipa", ma vollero scrivere "la Regione può partecipare"? Adesso l'Assessore Marchini corregge questa dizione con la parola "partecipa".
Allora non scrivemmo "può partecipare" in luogo di "partecipa" perch eravamo innamorati di certe parole piuttosto che altre, ma perché - ne discutemmo a lungo in sede di IV Commissione - la dizione "può partecipare" consentiva che la Regione potesse anche solo partecipare come strumento promotore di un'iniziativa, anche solo con una lira simbolica, ma era lei a governare e promuovere l'iniziativa in questa materia su tutto il territorio regionale. E' vero che poi faticosamente scrivemmo in quella legge che gli enti fieristici o che le iniziative fieristiche potevano essere al massimo realizzate una per Provincia, qui però vi partecipiamo in prima persona.
Potrebbe anche essere giusto se avessimo fatto una seconda operazione Presidente Rossa, contestuale alla presentazione di questa legge, ossia la predisposizione di un progetto di applicazione della legge regionale n.
47/87 indicante nel complesso i punti entro cui la questione delle fiere e delle esposizioni viene esprimendosi. Io non dico che sono tutte e sei, non dico che devono avere tutte la stessa valenza di ordine nazionale ed internazionale, perché sarebbe sbagliato, dico però che noi avremmo potuto intanto partecipare alla prima società e contestualmente dire che la nostra struttura era di questo tipo: Torino con quelle caratteristiche Alessandria per valorizzare quell'aspetto, il Biellese per un altro e, come ho detto spesso in modo improprio, una "Verona-2" nel Cuneese per i prodotti agricoli e poi dare gradualità a questa operazione. Con questa legge invece si fa un'altra cosa! Dato che i miei dubbi non sono stati sciolti in Commissione (l'Assessore Marchini pur mettendoci tutta la sua passione non riuscirà a convincermi nemmeno adesso), noi continueremo a votare contro.
Devo dare atto al Presidente della IV Commissione, Consigliere Ferrara di aver fin dall'inizio sostenuto che era necessario un unico centro fieristico per tutta la Regione e si impegnò tanto nella discussione che arrivammo ad un certo punto a disegnare una specie di holding il cui cuore era a Torino ed elementi decentrati nelle altre aree del Piemonte, facenti parte quindi di un unico complesso. Forse allora la cosa non era ancora matura a livello di discussione, ma era una cosa diversa. Giustamente ora dice Ferrara: "dopo due anni e mezzo ho vinto io".



FERRRARA Franco

Io non ho mai detto questo.



GUASSO Nazzareno

Nel senso che si sono affermate le sue idee, per cui avendo vinto lui le altre Province piemontesi forse entreranno dalla finestra, quando noi volevamo farle entrare dalla porta, per ora stanno fuori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Il mio intervento vale anche come dichiarazione di voto del Gruppo socialista su questa legge il cui iter è faticosamente giunto al termine.
Il nodo reale è verificare se questo tipo di iniziativa riesce davvero ad essere uno strumento di forte attivazione della promozione per le produzioni di quei segmenti più deboli o più bisognosi di promozione del nostro apparato economico. Qui non è tanto un contenitore per un qualcosa che comunque si poteva già vedere esistente e si sarebbe sviluppato, questo non è, ad esempio, lo strumento per il Salone dell'auto. La Regione Piemonte deve verificare se questo strumento può, in forme nuove e non tradizionali, realmente servire alla promozione dei segmenti più bisognosi di questo tipo di intervento dell'apparato economico.
E' qui la sfida che si può perdere o vincere ed è qui che dobbiamo considerare il passaggio. Noi abbiamo utilizzato le credenziali, se vogliamo, di Torino Esposizioni, perché per una serie di giuste o ingiuste formulazioni a livello nazionale, a mio parere molto riduttive e strane così come era lo stato dell'arte a livello nazionale, l'unica strada per poter affermare questo tipo di realizzazione era quella di utilizzare il pregresso di Torino Esposizioni come grimaldello per entrare in questo tipo di struttura.
Il nodo è capire se a questo punto noi vivremo dentro ad un meccanismo gestito dai privati che toglie alla nostra progettualità di promozione ogni spazio (è qui che la sfida si può perdere o vincere) oppure se potremo far valere le nostre posizioni.
Non credo nemmeno che sia un problema di maggioranza o minoranza della presenza pubblica all'interno di quegli organismi. Io personalmente a fine legislatura sollevo le mie preoccupazioni che in molti organismi dove il momento pubblico è maggioritario è poi il privato che la fa da padrone perché gli eletti da questo Consiglio non sempre colgono, o noi non siamo capaci di dare, indirizzi politici precisi.
Basta citare il caso della Finpiemonte, per la quale mi pare sia sfuggita una capacità di pieno indirizzo da parte del socio di maggioranza di quella struttura.
Il nodo cruciale sta nel trovare meccanismi che esaltino la capacità nostra di impostare determinate politiche e successivamente farle rispettare, magari anche con la partecipazione di una minoranza qualificata; credo che in questo senso qualche possibilità di attuazione ci sia.
Vorrei anche sottolineare un elemento nuovo: nascendo - forse - per ultimi probabilmente possiamo mettere in piedi un meccanismo di progettazione della promozione abbastanza nuovo, che abbandoni la centralità del momento espositivo quale motore della promozione, ma sia strumento di servizi reali al marketing e alla conoscenza di mercato.
Occorre la capacità, anche della periferia, di potersi interfacciare con questo centro, in modo da poter costruire e modellare eventuali esigenze di iniziative locali. Appositi Comitati e le Province devono avere l'opportunità attraverso richieste specifiche di far promozione anche a livello periferico, non ripetendo in piccolo i funzionamenti della struttura maggiore, ma costituendo un modulo complementare che completi in un sistema unico il funzionamento di EXPO 2000.
In questo senso ritengo che dei rischi si possano correre; è auspicabile che il tutto non si snaturi a mero livello burocratico centralistico al servizio di privati che tendono unicamente ad esaltare i grandi momenti espositivi.
In questo senso probabilmente occorre recuperare in forme diverse il ruolo di Promark, in modo che possa costituire un'interfaccia tra la nostra esigenza di operatività in un determinato settore e le capacità di risposte e di organizzazione che può dare EXPO 2000.
E' un rischio che dobbiamo correre; forse non avevamo strade migliori la strada alternativa era lo stare fermi.
Certamente abbiamo subìto pressioni e indicazioni com'è normale nelle realtà di grandi sistemi economici organizzati; sta a noi indicare indirizzi precisi e fare in modo che coloro che rappresenteranno il momento pubblico all'interno di EXPO 2000 rispondano a questo Consiglio e al governo regionale.
Dobbiamo fare in modo, in sostanza, che le nostre domande e le esigenze di intervento in un settore in crisi o in un'area che vogliamo forzare, non vengano considerate elemento di disturbo, di serie B. Questo non lo accetteremo, se necessario usciremo dalla società.
Accogliendo anche gli emendamenti proposti dall'Assessore probabilmente per rendere più fluido il testo in alcuni passaggi il Gruppo socialista dà, come espressione generale a questa proposta, il suo giudizio favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini per la replica.



MARCHINI Sergio, Assessore alle fiere e mercati

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi sia consentito, in primo luogo come aspirante decano di questo Consiglio - posto che esco da questa legislatura con altre tre alle spalle e con fieri propositi di rielezione raccomandare alla sua attenzione la lezione impartitaci dal dibattito di oggi.
I regolamenti sono cose perfette, ritengo però che una forza politica non possa contenere in dieci minuti il suo intervento su una questione di questo genere; sono meccanismi da officina, non sono meccanismi da Parlamento. Bisognerà trovare nel Regolamento elementi che consentano all'intuito del Presidente di cogliere la portata delle questioni che ci stanno di fronte.
Signori Consiglieri e Presidente, la proposta in discussione affronta due questioni da noi anticipate che non si esauriscono in questa legge e che saranno terreno di confronto dell'istituzione con la società civile nella prossima legislatura.
Mi rivolgo in particolare al Gruppo comunista: il nuovo PCI avrà un futuro di un certo tipo o di un altro, proprio a seconda della sua posizione sul nodo pubblico-privato in una moderna società.
Ho la presunzione di dire che la legge proposta, con la collaborazione di tutti, prova ad anticipare questi tempi, riuscendo in qualche misura nell'intento. Ritengo che determinate assenze ai nostri tavoli siano la conseguenza dell'incapacità di alcuni soggetti pubblici di essere presenti su questi terreni.
Si è parlato di sfida: qualcuno la teme, qualcuno ci crede, qualcuno no. Siamo però tutti consapevoli che ci stiamo misurando alla "grande" su una questione grande. Qualcuno rimprovera la Giunta di aver organizzato strumenti inadeguati, qualcuno crede in questi strumenti, qualcuno sta a metà strada. Sicuramente abbiamo provato a non subire, ma ad essere protagonisti.
La questione pubblico-privato segna un momento storico della nostra società piemontese. Il collega Bruciamacchie ricorda giustamente, e contemporaneamente interroga in tal senso la Giunta e noi tutti, che il sistema privato è stato assolutamente insufficiente rispetto a questa questione. Si tratta di una responsabilità soggettiva, oggettiva o è un dato storico? A mio modo di vedere è un dato storico sul quale non abbiamo riflettuto abbastanza.
Io ho scritto alcune considerazioni, in relazione alla campagna elettorale e per ragionare insieme sul futuro della nostra Regione; si tratta di una paginetta in cui ci si interroga su cosa sia il Piemonte. Il Piemonte è una società industriale avanzata al cui interno esistono avanzate realtà agricole e un avanzato terziario; ma attenzione, non tanto nella misura in cui il settore industriale produce ricchezza od occupa soggetti, ma soprattutto per il modello culturale e sociale che produce.
Ora, il modello industriale tradizionale al quale eravamo abituati fino al 1980 era un sistema industriale senza aggettivi, un sistema che puntava a vivere, realizzarsi e prosperare all'interno di sistemi che allora si definivano "di scala". Si riteneva che fosse "la scala", ovvero la sua dimensione rispetto alla concorrenza e alla produzione, a determinare la caratteristica del sistema industriale e la sua forza.
Il sistema postindustriale - dice qualcuno e dico io - è cosa diversa da un sistema industriale avanzato, è un sistema "sistemico" che vive e prospera nella capacità che ha di articolarsi in sottosistemi, ed è dal coniugato rapporto dell'insieme dei sistemi ai quali si dà luogo che nasce la forza del sistema industriale interessato.
Cosa c'entra questo con il problema che abbiamo di fronte? E' molto semplice. La società industriale tradizionale è in una qualche misura assente o quanto meno passiva rispetto ai grandi processi e alle grandi esigenze della società civile della città, perché è un fatto separato, che fa pagare dei prezzi, ma che non ha una capacità e un'esigenza di interagire con la società civile e con il sistema sociale.
La società industriale avanzata, con la quale ci dobbiamo confrontare è invece una società che è caratterizzata da questo suo essere sistemico che comporta un forte radicamento e una forte sinergia di sistema con la società civile, e quindi diventa creditrice e insieme tributaria della società civile e della sua modernizzazione, dei grandi servizi e delle grandi realizzazioni. In altri termini: l'officina poteva benissimo vivere in un paese povero, in un paese sottoculturato, in un paese privo di servizi, con le case popolari messe come contenitori, le abbiamo viste queste cose a Torino. La società postindustriale non può più vivere una città di questo tipo. La società industriale avanzata ha bisogno di una forte qualità di servizi, della forte qualità della vita, perché è condizione stessa della propria esistenza come aziende e come imprese.
Questa, per quanto in breve ho potuto illustrare, è la ragione che ci dice che l'insufficienza del privato, su questa questione, è un dato storico, era il modo di comportarsi di una grande azienda manifatturiera rispetto ai problemi del terziario, rispetto al problema della città e rispetto al problema della qualità dei servizi.
Oggi siamo nel 1990, e siamo in una realtà industriale avanzata, e sicuramente questa situazione è cambiata radicalmente.
C'è un'esigenza - e qui passiamo al secondo settore del rapporto pubblico-privato - forte di un sistema industriale avanzato di dotarsi di un retroterra sociale e civile, soprattutto di strutturazione dei servizi della società, altamente avanzata, perché soltanto in un sistema altamente avanzato progrediscono i beni della società del futuro, che sono le intelligenze. Se non c'è una società avanzata le intelligenze non vivono.
A questo punto si registra con realismo che questa società è funzionale insieme all'impresa e insieme al cittadino: questa è la novità che deve farci guardare con grande ottimismo, ma anche con grande impegno al nostro compito di domani, qualunque sia il nostro ruolo di cittadini e di responsabili. La novità è una saldatura forte, una collusione di interessi fra l'interesse del cittadino a vivere una città altamente qualificata, e l'interesse dell'azienda ad avere una città altamente qualificata. C'è un'alleanza, forse nuova nella storia, della quale dobbiamo essere consapevoli. Queste esigenze non si risolvono, e non si conoscono, se non con una saldatura forte delle presenze sul territorio degli interessi pubblici e privati, non interessi di una sola parte, ma interessi diversi che interagiscono nell'interesse comune.
Quindi la capacità di una società avanzata, non solo delle istituzioni è quella di saper raccordare pubblico e privato per la costruzione di una società più moderna. Non dando per scontato niente, per esempio (l'ho registrato e lo confermo) che il privato abbia dietro di sé stimoli maggiori di quanto non abbia il pubblico, non è così. Probabilmente il privato dopo un po' sente solo più lo stimolo del suo utile particolare e non coglie lo stimolo generale come in questo caso abbiamo avuto l'impressione di avere costruito rispetto all'obiettivo stesso.
Devo dire che il governo regionale con questa legge segna un punto avanzato rispetto agli elementi che sono soltanto di dibattito culturale sul rapporto pubblico-privato. Nei convegni che sono stati fatti, anche di recente, uno molto prestigioso dal Partito socialista, è emerso come l'Italia su questo sia radicalmente in ritardo. Le società con le quali andremo a misurarci hanno anche legislativamente introdotto le società miste pubblico-private che sono lo strumento nuovo per la realizzazione delle trasformazioni della città, in Francia ce ne sono 450 e non una come stiamo facendo qui.
Questo modello nuovo, che si sta realizzando in Europa - la Spagna è più avanzata di noi su questo - ha posto alcune questioni: dividere rigorosamente, sia pure in una saldatura comune, ruoli diversi: da una parte il pubblico deve programmare e controllare, dall'altra parte il privato deve sì gestire, ma anche progettare, perché la progettazione non è del politico.
Io ritengo che questa legge abbia cercato di realizzare un modello di società che, al di là delle questioni di correlazione puntuale che poi andremo ad elencare, è esemplare, e sicuramente non ha niente di ripetitivo rispetto al passato.
Questa società inizia il suo lavoro operativo su un programma triennale, che viene preventivamente approvato dalla Giunta regionale.
Quindi, la responsabilità politica del programma della società è della Regione; la gestione e la progettualità sono dei privati. Il controllo è del pubblico attraverso la maggioranza qualificata all'interno della società stessa.
Mi rendo conto che mi sono dilungato nell'illustrare questa questione ma andando un po' più a fondo di quanto non ci consenta il tempo su questa questione, forse alcune scommesse debbono essere considerate sempre scommesse, ma non scommesse nei rapporti nostri con un sistema che esiste a Torino, ma una scommessa della capacità delle istituzioni di stare con il sistema della società civile nel suo complesso. Voglio dire: se noi non riusciremo a stare su queste cose, come diceva Tapparo, e vincere questa scommessa, perderemo tutte le altre scommesse. Non è per polemizzare, ma chi non viene ai nostri tavoli, cioè il Comune di Torino, non ha forse perso in questa legislatura le grandi scommesse che queste questioni gli hanno posto sul territorio? Perché le grandi questioni che non sono andate avanti sul territorio torinese, sono state la conseguenza di una incapacità (questo non è un giudizio di valore, ma semplicemente un giudizio di fatto che si lega ai momenti storici e non ai comportamenti) di legare l'interesse dei cittadini, l'interesse dei gruppi organizzati, l'interesse globale della città nel progetto comune. Per cui ogni volta che la città di Torino usciva con un progetto, esplodeva un elemento di dissenso, cioè uno dei destinatari dell'intervento non era coinvolto, non capiva, e quindi le forze politiche armavano la balestra utilizzando questo dissenso.
Questa premessa è molto lunga e, mi rendo conto, di difficile comprensione, quindi esprimo il rammarico soprattutto nei confronti delle opposizioni, del Partito comunista, non perché lo considero un soggetto particolarmente qualificato o privilegiato, ma perché ritengo che questa era una questione sulla quale da liberale a comunista del nuovo, sarebbe stato bello parlare più a lungo e in sedi, magari, non soltanto istituzionali, per esempio approfondendo in convegni e seminari queste tematiche. Se fossimo riusciti a produrre una legge sulla quale ci fosse stato un maggiore approfondimento da parte di tutti, probabilmente sarebbe diventato uno scenario sul quale misurare anche gli elementi della prossima campagna elettorale.
Ritengo quindi di avere risposto alle obiezioni del collega Bruciamacchie. Sicuramente c'è stata una inadeguata proposta e una adeguata risposta del sistema privato e del sistema pubblico sul piano che stiamo affrontando. Si registra che questa legge sostanzialmente è il secondo tassello che completa l'operazione Lingotto. Devo dire che non credo che abbiamo subìto su questo: niente. Sulla vicenda Lingotto devo dire che rispetto ad un progetto fortemente supportato dal punto di vista culturale come quello del Lingotto, non mi pare che la società civile torinese collega Bruciamacchie, abbia fatto molto per far crescere delle alternative altrettanto sostanziate dal punto di vista culturale, progettuale urbanistico e finanziario. Quindi a Torino si realizzerà qualcosa in forza delle cose, in forza delle forze, e in forza delle debolezze. Niente di questo deve essere rimproverato alla Regione, perché io confermo in questa sede che, pur registrando la forza delle cose che sta dietro al progetto Lingotto, la Regione non ha su questo mai ritenuto di dover prendere posizione, anche se registra che la forza delle cose ha significato, non è solo un processo, ma anche la registrazione delle forze che sono state messe in campo. Il sistema pubblico non ha investito sufficientemente su questa cosa, cioè individuare quale doveva essere il destino di un pezzo di Torino e sicuramente Torino ha subìto. Ricordo in questa sede - i colleghi mi saranno testimoni - che quando si parlava di un'operazione torinese io facevo un gesto che significava "dinamite". Se qualcuno immagina cosa voglia dire, probabilmente conosce l'opinione che io avevo allora e che non ho più adesso, perché la politica è anche registrare i processi.
Ho il dovere di precisare che l'assenza del Comune di Torino è un'assenza rispetto alla quale non esprimo giudizi, io la registro, mi rammarico e considero un limite del nostro lavoro politico, mio e della Giunta, non essere giunti a questo appuntamento con una bozza di Statuto ma questo comporta evidentemente l'adesione di più soggetti ad un'ipotesi di Statuto.
Noterete però - chiedo soprattutto agli amici dell'opposizione di notarlo - che io porto in questa sede come Giunta un emendamento, perch nella misura in cui i soggetti esterni (non le Province che hanno dato la loro adesione alla nostra ipotesi) non hanno maturato valutazioni sufficienti a farli essere presenti al tavolo di confronto separato, che io avevo organizzato, richiedono da parte della Regione l'assunzione delle responsabilità sostitutive. Quindi c'è un emendamento della Giunta che chiede al Consiglio regionale di autorizzare alla Giunta le nomine senza l'osservanza della L. R. n. 10/85. Il che vuol dire che la Giunta regionale è orientata a realizzare questa società e a non far penalizzare la propria proposta e il proprio disegno dalle indeterminazioni e dalle insufficienze di informazioni e di decisioni di altri livelli.
Un'altra questione posta dal collega Bruciamacchie di grande delicatezza è il ruolo degli interessi deboli, se così li vogliamo chiamare, di interessi più piccoli, che non è detto che siano più deboli.
Questa è una questione che indubbiamente non può non preoccuparci, perch non vi è dubbio che la società non sarà la rappresentanza di tutti questi interessi. Nasce quindi l'esigenza di capire in che misura la Regione è attrezzata perché questo strumento, che oggi inventiamo, garantisca questi soggetti deboli.
La prima risposta: aver voluto un unico sistema promozionale - non solo Torino - significa rifiutare la filosofia, e il collega Bruciamacchie sa a quanti cara, del doppio binario, cioè di immaginare che gli interessi forti dovessero correre sul binario su cui corre il TGV a scartamento speciale e invece gli interessi deboli dovessero accontentarsi di uno scartamento di ferrovia da miniera. Questa è la filosofia che ha ritardato per larga parte l'approdo in aula di questo disegno, perché le resistenze ad accettare di uscire da alcuni metodi e da alcuni percorsi che sono fortemente clientelari c'è in tutti noi, anche se poi prevalgono altre esigenze rispetto a questi ritardi.
Immaginare che uno stesso strumento è a disposizione sia della grande impresa che dell'ultima e più piccola organizzazione artigiana significa comunque mettere a disposizione di tutto il sistema economico torinese uno strumento di promozione e di manifestazione al più alto livello che riusciamo ad organizzare.
Il problema è semplice, a questo punto diventa una questione di politica regionale. Se diamo per scontato che la promozione e le manifestazioni nel mondo moderno non possano che essere al massimo del livello qualitativo, una volta garantito questo livello si tratta solo di capire se gli interessi meno strutturati hanno le risorse o meno per utilizzare lo strumento. Questa è una questione che sarà di assoluta competenza regionale. La Regione dovrà semplicemente decidere se alcuni segmenti del sistema produttivo piemontese che hanno un'esigenza di sostegno sul piano della promozione e delle manifestazioni e sul piano del servizio alle imprese, meritino un supporto finanziario per consentire loro di valersi di questo servizio così qualificato.
Quindi il sostegno degli interessi e dei segmenti minori non lo si fa attraverso lo strumento, ma lo si fa attraverso la programmazione rispetto a questi settori con le risorse che si mettono a loro disposizione. Ma una cosa è certa: con questa scelta la Regione ha deciso di non dare più risorse agli strumenti, ma ai settori e dà l'iniziativa ai soggetti, ma soprattutto non paga più pedaggi. Non ci sarà più qualcuno che dichiarandosi portatore di un privilegio di finanziamento regionale canalizza le manifestazioni e la promozione. No, questo strumento sarà neutro rispetto a questa questione. Quindi, gli interessi deboli, a mio modo di vedere, ma nell'accezione che abbiamo detto, sono garantiti nella misura in cui si fa una scelta di fondo: un sistema promozionale di manifestazione, del più alto livello possibile, a disposizione di tutti i soggetti del sistema produttivo piemontese e di tutto il territorio. E' evidente che si tratterà di mettere questi soggetti nelle condizioni economiche e finanziarie di poter utilizzare al meglio uno strumento che noi cerchiamo di costruire al meglio, ma questo attiene alla responsabilità delle Giunte che verranno dopo di noi, ma che niente hanno a che fare con lo strumento.
Il collega Bonino ha introdotto la questione della localizzazione in periferia così come ha fatto anche il collega Guasso. I colleghi Bonino e Rossa, un po' alla buona, affrontano questi problemi, come ha detto Guasso in termini da comizio, mentre Guasso, molto più puntuale da ex-parlamentare e Consigliere di livello quale tutti lo abbiamo conosciuto, cerca evidentemente di cogliere la Giunta in contraddizione. Mi pare che così non possa essere. Bonino ci ha dato atto che questo disegno prefigura la nascita di un ente fieristico a Torino che è un qualcosa di diverso rispetto al centro fieristico previsto dalla legge. L'ente fieristico - e con questo rispondo in parte a Guasso - è una emergenza che noi abbiamo dovuto affrontare; su questo indubbiamente il Consiglio avrà apprezzato, al di là del risultato, che si sia riusciti in una stessa operazione ad avviare l'attuazione della L.R. n. 47/87 e a cercare di non restare tagliati fuori prima come Piemonte e poi come istituzione rispetto alla programmazione nazionale in materia di enti fieristici tenendo conto che questo è un discorso già per iniziati e non vado oltre.
Il collega Bonino ha riconosciuto al governo regionale di avere chiarito queste cose, ma in questa sede vanno ulteriormente chiarite recuperando anche gli elementi letterali che Guasso gira contro la Giunta e che invece a mio modo di vedere vanno interpretati in senso contrario.
Mentre sostanzialmente con la legge n. 47/87 si disegnava, come avrebbe detto il compianto Presidente Viglione, un affresco indefinito e poi qualcuno su quell'affresco avrebbe dovuto muoversi, noi diciamo una cosa diversa: la realizzazione dei centri fieristici, così come previsti dalla legge n. 47/87, 6 più x, è un onere e un ruolo della Regione. La Regione non solo li deve avviare e fare l'azione promozionale, ma deve partecipare non può defilarsi e dire: "non hanno trovato i soldi, non ce l'hanno fatta". No, la Regione dovrà rispondere puntualmente di come abbia ritenuto di non realizzare la legge n. 47/87. La risposta che posso dare a Bruciamacchie e soprattutto al collega Guasso è questa. E' giusto, ci vorrebbe un piano, ma il piano non si può fare una tantum, il piano è un piano-processo, quindi a mio modo di vedere laddove si dice che la Regione partecipa, significa che la Regione si fa carico in proprio dell'attuazione della legge n. 47/87, ovviamente in positivo e in negativo, ma sicuramente non è più possibile rimanere assenti dal processo così come è avvenuto finora. Perché non sarà assente dal processo? Perché avendo inventato con la nostra modifica una funzione delle Province e soprattutto avendo mobilitato sul territorio la società civile attraverso i comitati finalizzati alla promozione provinciale, è evidente che questa materia dovrà essere oggetto di decisioni definitive in positivo o in negativo da parte della Giunta regionale. La Regione quindi può fare un piano o dovrà cominciare a sfogliare la margherita andando ad individuare, provincia per provincia, se quella specifica provincia ha bisogno di un centro fieristico, ha bisogno di un contenitore fieristico o ha bisogno soltanto di un comitato promotore delle manifestazioni fieristiche.
Devo però dire che immaginare un servizio centralizzato su Torino, che è disponibile per le categorie sul territorio a trasferire i servizi evidentemente favorisce nel concreto la nascita di nuovi centri fieristici non la impedisce, perché se fare un centro fieristico con la nostra legge significa - mi rivolgo ai colleghi espressione delle province minori - fare soltanto un comitato promotore che non ha bisogno di strutture, sapendo che si può contare sui servizi forniti dal centro torinese, a questo punto anche la provincia meno attrezzata è nelle condizioni di avviare una propria politica di manifestazione e una propria politica promozionale perché deve soltanto produrre delle idee. Se invece immaginassimo che quella provincia per poter realizzare le proprie idee e le proprie intuizioni deve dotarsi di una società, di un'azienda, di un contenitore di uscieri, di un direttore generale e di strutture, è evidente che quella provincia non farà mai niente. Quindi, sono convinto che la legge anzich ostacolare il processo di diffusione sul territorio del sistema delle manifestazioni lo favorirà. Certo, lo razionalizzerà e per certi versi lo diversificherà. Non avremo sicuramente sei situazioni eguali, avremo probabilmente sei situazioni differenti, avremo probabilmente un centro fieristico nel senso strutturale del termine in alcune realtà, avremo magari soltanto un comitato promotore in altre realtà. Se andiamo con questa logica, addirittura il limite dell'uno per provincia salta, perch se ci si può valere di servizi centralizzati senza spese, per esempio la Provincia di Torino potrà esprimere due sedi di manifestazioni specifiche (una legata al turismo montano e l'altra magari ancorata all'industria informatica presente nel Canavese). Se non c'è più bisogno di una società di un'azienda, di un contenitore, di personale e di risorse, è probabile che l'inventiva, l'intelligenza e la fantasia dei nostri amministratori e dei nostri cittadini potrà svilupparsi appieno.
L'intervento del Consigliere Tapparo mi trova totalmente consenziente.
La politica è fatta della capacità di stare sulle cose e della capacità di rappresentanza degli interessi che siamo deputati a portare nel confronto esistente nella società civile, nel conflitto che caratterizza la società moderna (negli emendamenti presentati questo principio è stato affinato al massimo). Convengo anche sulla necessità, individuata dal Consigliere Tapparo, che Promark debba in futuro, comunque si trasformi, comunque si articoli, consentire alla Regione di interfacciarsi alla grande con gli interessi forti con i quali scommette e quindi non può immaginare di potersi confrontare con il sistema delle imprese organizzate, con il lavoro di qualche funzionario quanta sia la sua capacità. Così come il sistema delle imprese ha, per gli atteggiamenti che deve assumere in società e per il programma che deve predisporre, il supporto delle intelligenze, così noi dobbiamo attraverso Promark costruire un supporto di intelligenze all'attività regionale. Quindi, sicuramente Promark si chiamerà in modo diverso, io la vedo come un soggetto che non potrà non esistere come elemento di supporto alla Regione che le consenta di confrontarsi ed interfacciarsi alla grande con gli interessi con i quali abbiamo avuto l'ambizione di confrontarci.
Il Consigliere Bruciamacchie ha usato il termine "subire", ma io lo rifiuto. Qualcuno ha usato dei termini nei miei confronti e io ringrazio però per una volta, a nome della Giunta regionale, posso esprimermi con un termine usato dal Presidente della Regione Savoia, il quale rispetto ad una questione simile a questa (la capacità di una piccola regione di 300.000 abitanti di stare su una Olimpiade) rispondendo ad una mia preoccupazione mi rispose con la frase che vi lascio e sulla quale vorrete ricavare gli elementi di interpretazione di quello che non sono riuscito a fare capire: "Noi abbiamo l'ambizione di avere fatto una proposta intelligente e siamo sicuri di avere il consenso e il supporto delle persone intelligenti".
Questo non vuol dire che io non consideri intelligenti coloro che non daranno voto favorevole, anzi, esprimo al Gruppo comunista e all'opposizione in generale le scuse del governo regionale per non aver potuto portare questa questione, che è di rilievo e che va al di là del suo oggetto, in tempi tali, con metodi tali e con occasioni tali che l'avrebbero potuta far crescere da questione settoriale a questione centrale della quarta legislatura. Quindi, mi scuso con la parte del Consiglio che è stata emarginata pure in un confronto che è stato il più puntuale e costruttivo possibile.
C'è un altro episodio che ritengo utile per far capire. La Regione Piemonte ha scommesso e su molte cose ha già vinto. Il Presidente Beltrami, sulla politica del Castello di Rivoli, ha trasformato il rapporto pubblico-privato. Non è una novità di poco conto il fatto che il Comitato per il TGV per un'opera che trasformerà il Piemonte, che finalmente lo porterà al centro dell'Europa, veda due personaggi a livello di pari dignità: un grande nome torinese (anche se è il più giovane dei fratelli) e il Presidente della Regione. Penso che altri periodi storici non avrebbero consentito queste cose. Noi abbiamo la fortuna come politici, più che come cittadini, di vivere un tempo che ci consente di non dividerci su pregiudiziali e su presupposti, ma ci consente di confrontarci nel complesso della società civile, nella misura in cui sapremo mettere insieme i diversi pezzi di un puzzle che diventa sempre più difficile.
La conclusione è quella del Presidente della Regione Savoia che ho citato prima.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dall'Assessore Marchini: al punto 1), dopo le parole "centro fieristico ai sensi" inserire le parole "del primo comma".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 21 voti favorevoli e 11 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dai Consiglieri Bruciamacchie, Chiezzi e Guasso: dopo le parole "EXPO 2000", sostituire le parole "sia fissata a Torino" con le parole "sia fissata nell'area torinese".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questa legge, tra i difetti che si possono trovare, c'è senz'altro quello che in alcuni articoli specialmente nei primi, vi è una indeterminazione sulle finalità e sulla composizione dell'ente fieristico: quali saranno i soci che potranno accedere, quali le attività, quali le funzioni, non è detto. Vi è una grande genericità, l'ente potrà fare ciò che vuole in vari settori, potrà essere formato da vari soggetti, potrà derivare da fusioni di società già esistenti. E' una legge a maglie molto larghe. Stupisce che di fronte ad un'impostazione così generica sui punti forti, ci sia poi un articolo nel quale si dice che, tutto ciò premesso, la sede deve essere a Torino. Non capisco perché la sede di questo ente debba essere a Torino. C'è da dire che di solito la sede di un nuovo ente fieristico va dove si svolgeranno le attività fieristiche. Non mi pare coerente che la sede dell'ente sia sita in un luogo e le attività in un altro. Costruendo un nuovo centro fieristico, ente ed attività saranno nello stesso luogo. Quale? E' chiaro che, rivolgendosi ad un mercato di carattere internazionale, questo ente dovrà collocare la propria attività e sede nell'area torinese. Più in là di questo non si deve dire, non ha alcun senso nella legge indicare la Città di Torino. Sappiamo che le geometrie dei confini comunali sono dei "capricci", la cui ragione o necessità è sepolta nella storia, non è più riconoscibile. La città di Torino ha confini che hanno ancora una riconoscibile ragione per quanto riguarda il versante collinare, dove il displuvio è in parte confine tra il Comune di Torino ed il Comune di Pecetto, ma se percorriamo il resto dei confini di Torino vediamo un capriccio geometrico dietro l'altro. La linea di confine determina una figura mistilinea assolutamente casuale, una poligonale che pare tracciata a caso. Sappiamo bene che ci sono parti della Città di Torino che in realtà "appartengono" alla Città di Grugliasco. Questo provoca non pochi problemi organizzativi. Questo problema c'è in molti Comuni: i confini di Orbassano Rivalta presentano problemi di questo genere. Scrivere in una legge che la sede dell'ente fieristico deve stare all'interno di questi capricciosi confini, non ha alcun senso. Non si capisce perché lo si debba scrivere, a meno che non lo si scriva perché si ritiene che questa sede debba essere al Lingotto. Allora se si pensa questo lo si dica, altrimenti si scriva "nell'area torinese". Se l'intenzione è quella di mettere l'Ente Fiere al Lingotto, a nome del Gruppo PCI, riaffermo il fatto che il centro fieristico al Lingotto sarà una palla al piede dello sviluppo di Torino.
Non è possibile pensare che la città di Torino competa sul mercato nazionale, che è già forte ed agguerrito, Milano, Bologna, e sul mercato internazionale scegliendo per la propria attività del futuro, la EXPO 2000 un edificio sito in un luogo della città, già oggi poco accessibile e che lo diventerà ancora di più quando si dovesse malauguratamente realizzare il centro fieristico. Nel Lingotto ci sono edifici vecchi, che rimarranno tali anche dopo tutte le possibili trasformazioni proposte dalle fantasie e capacità di un grande architetto. Una struttura a pilastri per un centro espositivo è una struttura inadatta che non funziona, che nessuno vuole.
L'individuazione della sede dell'ente, se rimane il rifiuto di accettare l'emendamento del PCI, sarà l'unica scelta certa contenuta in questa legge per il resto propone, di preciso, poco o niente. E quel poco-niente Marchini l'ha riempito di tante cose, molte delle quali condivisibili: la cooperazione pubblico-privato, le fiere come attività del futuro. Questa legge consente di fare questi discorsi, come potrebbe consentire di fare discorsi completamente diversi. Non si capisce però perché l'unica cosa chiara è che la sede deve stare a Torino. Questa palla al piede penso che possa ancora essere rimossa, perché la proposta che il Centro fiere non deve avere come unica soluzione quella del Lingotto, trova consenzienti non solo le forze di opposizione, ma anche forze di maggioranza. Qui non c'è la forza delle cose, qui c'è la forza della FIAT, tanto per cambiare. Vede Assessore Marchini, quando in tutti i discorsi che lei ha fatto, alcuni dei quali condivido, anche se molto astratti, si parla della forza economica della scelta del Lingotto, anche se non l'ha nominato, ma ha fatto leva su questa situazione di forza, sappia che non è così. Infatti se c'è un punto interrogativo gigantesco, dietro l'operazione Lingotto, è quello del finanziamento, dei conti economici che non sono stati fatti. Costruire una società dando per scontato che dovrà in ogni caso pagare la remunerazione dei capitali che saranno investiti nel Lingotto, vuol dire non fare i conti e prendere delle decisioni senza sapere se la società sarà in grado di avere degli utili, tali da remunerare i capitali investiti. Le prime bozze di ragionamenti economici fatti sulle ipotesi di trasformazione del Lingotto sono improbabili. Per questi motivi, per lasciare impregiudicata la possibilità di una scelta diversa sulla base di un piano che l'Assessore Marchini ha nell'Assessorato, redatto a seguito del piano comprensoriale del 1983 e nel quale vi erano indicate tre ipotesi per l'Ente fiere, chiedo che venga approvato l'emendamento, che questa legge consenta, a chi amministrerà, di avere possibilità di scelta. Scrivere "nell'area torinese" vuol dire consentirla, scrivere "nella città di Torino" è senza senso e costringerà gli amministratori futuri ad avere questo vincolo incomprensibile che ove il centro fieristico fosse ubicato all'esterno di Torino, si dovrà ricercare per la sede della società un immobile sito nella Città di Torino. E' una situazione assurda che chiedo venga rimossa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini.



MARCHINI Sergio, Assessore alle fiere e mercati

Il giudizio della Giunta in ordine a questo emendamento non è favorevole.
Ribadisco peraltro che qui si parla di sede e non di contenitore perché è necessario stabilire la sede a Torino. Caro collega, bisogna fare la società e noi dobbiamo dire qual è il Comune che invitiamo a far parte della società. Non possiamo, dovendo la società decidere dove collocare il proprio contenitore, non sapere con quale Comune confrontarsi in termini di socio. Questa società ha sede a Torino e quindi con questo si tende ad indicare soprattutto che la società è finalizzata alle esigenze della città di Torino ancora prima che della Provincia, quindi deve vedere il Comune di Torino quale protagonista. Il contenitore verrà collocato laddove si riterrà opportuno collocarlo, ma una non indicazione sulla sede legale significa lasciare indeterminato il Comune che si ritiene di dover invitare a far parte della società.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 22 contrari.
Emendamento presentato dall'Assessore Marchini: al punto C, dopo le parole "alla società", inserire le parole "ed un membro sia designato dalla Camera di Commercio, nella sua funzione istituzionale" le parole "di questi ultimi almeno n.:" sono soppresse e sostituite dalle parole "tra i membri nominati dagli enti pubblici almeno n.".
La parola all'Assessore Marchini.



MARCHINI Sergio, Assessore alle fiere e mercati

Questo emendamento risponde all'esigenza emersa in Commissione di riequilibrare e definire meglio i rapporti pubblico-privato e il ruolo della Camera di Commercio che entra come socio proprio e non a carico del pacchetto pubblico.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli e 12 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Minervini, Majorino e Masaracchio: al primo comma, lettera i), dopo le parole "Giunta regionale" aggiungere le parole "espresso, sentita la competente Commissione consiliare,".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 13 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dall'Assessore Marchini: aggiungere il seguente secondo comma: "2. I membri del Consiglio di amministrazione nominati dal Consiglio regionale espletano il loro mandato nel rispetto dell'art. 17 della L.R. n.
10/85".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 11 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 votanti 34 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Emendamento presentato dall'Assessore Marchini: dopo l'art. 4 inserire un nuovo art. 5, variando conseguentemente la numerazione degli articoli successivi, nel testo seguente: "Art. 5 - Disposizioni transitorie.
1. In fase di prima attuazione della presente legge, per la prima costituzione della Società 'EXPO 2000', la Giunta regionale è autorizzata a nominare i membri del Consiglio di amministrazione di designazione regionale, con mandato a termine di sei mesi, senza l'osservanza delle procedure di cui alla L.R. n. 10 del 1985".
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, io chiedo all'Assessore Marchini di meditare se non sia il caso di ritirare questo emendamento.
Spiego la ragione: nell'ordine del giorno valido per le tre sedute di questa settimana del Consiglio è previsto che si discuta domani di una legge presentata dal Vicepresidente Petrini a nome della Commissione Nomine (licenziata tra l'altro all'unanimità dall'VIII Commissione) che ha lo scopo specifico - peraltro la questione era sorta proprio dopo una discussione svoltasi in Commissione Nomine presente l'Assessore Marchini di normare le fasi di vacanza del Consiglio e prevedere la possibilità di effettuare delle nomine, con una determinata procedura, da parte della Giunta: questo in fase di elezioni, quindi di vacanza del Consiglio.
Allora, non mi pare assolutamente il caso di introdurre qui una norma particolare, visto che proprio domani si regolerà in modo generale questo problema; quindi chiederei all'Assessore di ritirare questo emendamento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini.



MARCHINI Sergio, Assessore alle fiere e mercati

La Giunta ritirerebbe volentieri questo emendamento, che sul piano estetico è un elemento improprio nella legge e non la valorizza. Mi rendo però conto che il ritiro dell'emendamento non è cosa di poco conto, perch toglie la certezza della costituzione della società in tempi brevi, che sono essenziali "ai fini di". Se il Vicepresidente Petrini mi conferma che esiste questa strada, la Giunta ritira l'emendamento.



PETRINI Luigi

Noi dobbiamo comunque rispettare la L.R. n. 10/85.



MARCHINI Sergio, Assessore alle fiere e mercati

Se si rispetta la L.R. n. 10/85 è inutile sancire una norma straordinaria. Il problema non è sostituire il soggetto "Consiglio" con il soggetto "Giunta", ma è il problema dei tempi che la L.R. n. 10/85 comporta, cioè la presenza di una Commissione Nomine. Il trasferimento della competenza dalla Giunta al Consiglio è uno degli elementi.
Se i colleghi sono d'accordo, la Giunta sarebbe per mantenere l'emendamento; non è impossibile considerare in sede di stesura finale qualora passasse questa legge, una scrittura di questo articolo che sia armonizzato con quello che verrà approvato domani. Anziché scrivere "senza rispetto della L.R. n. 10/85", scrivere "in armonia con la legge approvata dal Consiglio".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 19 voti favorevoli e 11 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 (ex art. 5) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 (ex art. 6) - Emendamento presentato dall'Assessore Marchini: al punto 6, dopo la parola "Province", inserire le parole "sull'attuazione del programma di cui al precedente punto 3 e".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 21 voti favorevoli e 11 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 (ex art. 7) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 439: "Erogazione di preparati galenici magistrali" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 26) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 439.
Relatore è il Consigliere Olivetti che ha quindi la parola.



OLIVETTI Michele, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è una legge molto importante di soli due articoli, approvata all'unanimità in Commissione, per cui chiedo ai colleghi di essere esentato dal fare la relazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, non entro nel merito della legge. Non ho capito perché abbiamo saltato altri argomenti e all'improvviso dobbiamo approvare questa legge, a quest'ora e in questo modo. Questo metodo non può essere seguito, Presidente, fino al 21 marzo, altrimenti il Consiglio rischia di diventare ingestibile.



PRESIDENTE

Il concetto è chiaro, prendo atto che non deve essere così. La mia proposta è di esaminare ancora questa legge, un ordine del giorno sottoscritto da tutti i Gruppi ed ascoltare la relazione della collega Bergoglio sulle II.PP.A.B., dopodiché sciogliere la seduta.
L'esame del progetto di legge n. 439 è pertanto rinviato.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame progetto di legge n. 512: "Norme in materia di riconoscimento in via amministrativa della personalità giuridica di diritto privato delle II.PP.A.B." (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 512, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Emilia Bergoglio che ha quindi la parola.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo le tante ore trascorse in quest'aula, forse non tutte spese in modo proficuo, il rispetto di alcuni tempi forse avrebbe consentito di accelerare un tantino i nostri lavori; io cercherò di dare un contributo alla rapidità limitandomi ad alcuni cenni sulla relazione che è scritta e quindi non richiede eccessivi approfondimenti. Intervengo semplicemente per richiamare la ragione per cui si è addivenuti a questo provvedimento.
E' nota la vicenda che nei mesi scorsi ha dato luogo ad una serie di considerazioni e di polemiche che hanno indotto la Giunta regionale a valutare se e come procedere sulla materia. Le ragioni delle perplessità che nei mesi scorsi si sono evidenziate in realtà non sussistono più perché recentemente il Consiglio dei Ministri ha emanato un decreto che di fatto indica delle direttive e delle forme di adempimento, per cui la nostra legge regionale a questo punto non si rifà solo più ad una sentenza della Corte Costituzionale, sia pure motivata e sia pure con dei richiami a provvedimenti precedenti, ma si rifà anche ad un documento formale che è vincolante per tutti gli organismi ai livelli periferici, in particolare a livello regionale.
Quindi, il campo resta sgombrato da una questione che era stata attentamente valutata e che perde la sua ragion d'essere, purché il provvedimento riprenda nelle sue linee essenziali i contenuti e le indicazioni del provvedimento del Consiglio dei Ministri.
Vengo ora al dettaglio. Credo che il provvedimento sia corretto, pone una serie di limiti e di vincoli per la privatizzazione delle II.PP.A.B.
per evitare la dispersione (e non, come dice qualcuno, il contrario) dei patrimoni delle II.PP.A.B., stesse, fornisce una serie di indicazioni circa le differenti situazioni che si sono registrate a livello delle II.PP.A.B.
e delle varie attività e funzioni che esse svolgono.
Mi sembra importante ricordare ancora che l'altra strada che si poteva seguire era quella di procedere dal punto di vista amministrativo, cioè senza chiedere al Consiglio regionale di fare una legge. La Giunta si è correttamente posta nei confronti di quella tanto conclamata centralità del Consiglio chiedendo al Consiglio stesso di fissare i limiti della sua attività e le linee lungo le quali la Giunta dovrà decidere se, in presenza delle domande da parte delle II.PP.A.B. stesse, procedere alla concessione della privatizzazione o meno.
Volevo solo ricordare questo aspetto che mi sembra di grande rilievo e rispettoso della pluralità delle presenze in questo Consiglio. Sarebbe stato forse più facile se la Giunta si fosse semplicemente data delle regole di tipo interno. La Giunta, più correttamente, più rispettosamente del potere del Consiglio, ha scelto la strada del progetto di legge. Questo è quanto intendevo dire in questa fase. So che ci sono delle proposte di emendamento; nel merito ci pronunceremo durante l'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

Poiché l'ora è tarda, da più parti si sollecita il rinvio della discussione di questo provvedimento a domani.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 767 sull'informazione


PRESIDENTE

Se i colleghi sono consenzienti, propongo di votare l'ordine del giorno n. 767 relativo all'informazione che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, nel riapprovare la legge regionale 'Interventi per l'informazione locale' respinge le motivazioni con le quali il Commissario del Governo ha rinviato la legge, ritenendole lesive della propria potestà a legiferare in un settore per il quale la Regione Piemonte è tenuta ad operare in base alla norma statutaria secondo la quale l'informazione è premessa indispensabile della partecipazione democratica ritiene altresì di dover respingere il rilievo dell'incompetenza della Regione in materia di contributi e/o facilitazioni creditizie agli organi di informazione radiotelevisiva e stampata, in quanto tali interventi sono destinati ad imprese produttive ed economiche e, come tali, fruitrici di altre provvidenze legislative regionali specifiche per l'imprenditoria piccola, media e cooperativa i m p e g n a la Giunta regionale, nelle more dell'entrata in vigore della legge, ad operare, per quanto possibile, in coerenza con i principi e gli indirizzi contenuti negli articoli: 2 - Programmazione delle iniziative dirette della Regione 3 - Servizi stampa ed attività informativa della Regione 5 - Pubblicità 8 - Formazione professionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

A questo punto potremmo concludere i nostri lavori e riprenderli domani mattina. Raccomando ai colleghi di essere puntuali alle ore 9,30 e chiedo loro con quale argomento iniziare i lavori.
Ha chiesto la parola l'Assessore Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, vorrei solo ricordare che come già ieri ed oggi anche domani sarò presente. Informo il Consiglio che domani sono annunciate tre visite "pastorali" di organizzazioni sindacali territoriali di tre aree diverse che avranno la necessità di sentire e di essere sentite. Comunico inoltre che risultano iscritti all'o.d.g. due progetti, importanti come tutti gli altri e peraltro approvati all'unanimità: il progetto ITACA e il progetto ECBIC. Domani l'Assessore sarà immaginabilmente occupato, non per volontà istituzionale, ma per disponibilità nei confronti dei soggetti che hanno annunciato l'arrivo; quindi, stante le ipotesi, l'Assessore sarà impegnato per l'intera mattinata e il primo pomeriggio. Quindi, senza stravolgere il programma dei lavori, chiederei ai colleghi di esaminare i due provvedimenti sopra citati domani mattina in apertura di seduta, alle ore 9,30.



PRESIDENTE

A quell'ora il problema è relativo alle presenze. Raccomando la puntualità.
Restiamo intesi che iniziamo i nostri lavori con l'esame del progetto di legge relativo alle II.PP.A.B., e nel corso della seduta valuteremo quando poter esaminare i due provvedimenti di cui ha riferito l'Assessore Cerchio.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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