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Dettaglio seduta n.231 del 23/02/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nella riunione dei Capigruppo di ieri sera abbiamo convenuto di iscrivere all'o.d.g. alcuni progetti di legge, a cui dare la priorità nella discussione, in quanto approvati all'unanimità dalla Commissione: progetto di legge n. 516: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Garzaia di Carisio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Progetto di legge n. 570: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale dell'Oasi di Crava-Morozzo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 578: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale dell'Orrido e Stazione di Leccio di Chianocco".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 565: "Modificazioni alla L.R. 28/12/1978, n. 84 e successive modificazioni ed integrazioni - Terzo ampliamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 570: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale dell'Oasi di Crava-Morozzo"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 570, testé iscritto all'o.d.g., di cui è relatore il Consigliere Bresso, che ha facoltà di intervenire.



BRESSO Mercedes, relatore

Sintetizzo la relazione, che mi giunge or ora.
Come i colleghi sanno, successivamente all'approvazione delle diverse leggi sui parchi e sulle oasi istituite, occorre approvare una norma sull'utilizzo e la fruizione delle singole aree tutelate, in questo caso la Riserva naturale speciale dell'Oasi di Crava-Morozzo.
Le norme di utilizzo e fruizione, sostanzialmente analoghe a tutte le norme di utilizzo e fruizione delle riserve naturali, prevedono particolari cautele trattandosi non di parchi destinati prevalentemente all'utilizzo e alla fruizione, ma di aree destinate alla tutela naturalistica. Rinvio i colleghi alla relazione scritta.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Biazzi, Dardanello, Genovese, Staglianò e Vetrino.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 565: "Modificazioni alla L.R. 28/12/1978, n. 84 e successive modificazioni ed integrazioni - Terzo ampliamento"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 565, precedentemente iscritto all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Ala.



ALA Nemesio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge n. 565 avente per oggetto la modificazione alla L.R. 28/12/1978, n. 84 e successive modificazioni ed integrazioni, prevede l'ampliamento del Parco naturale dell'Alta Valle Pesio, a seguito di una specifica proposta da parte del Comune di Briga Alta. E' pertanto, ed è opportuno sottolinearlo una proposta avanzata da un'amministrazione locale, che richiede l'inclusione nei confini del Parco naturale dell'Alta Valle Pesio di un'ulteriore parte del territorio del Comune.
Questa proposta di ampliamento, che mi auguro ottenga il voto unanime del Consiglio, costituisce il terzo provvedimento di questo genere relativo al Parco della Valle Pesio. Infatti, dopo l'istituzione del Parco avvenuta nel 1978, si è già provveduto a due successivi ampliamenti, tutti e due adottati all'interno di questa legislatura, con le leggi n. 38/86 e n.
48/87.
Questo fatto è senza dubbio il segno dell'efficienza e del rigore nella gestione ed amministrazione dell'attuale area protetta, segno del consenso che questo tipo di amministrazione e di gestione dell'area ha all'interno delle popolazioni e delle amministrazioni locali.
E' anche segno, e ci tengo a sottolinearlo, di una notevole sensibilità culturale ed ambientale sia delle popolazioni che delle amministrazioni locali stesse.
L'attuale area interessata a questo ampliamento comprende la testata del bacino della Valle del Carnino. Il versante orografico destro di tale area, che è conosciuto come Bosco delle Arzelle, presenta caratteri ambientali di straordinario valore e costituisce un indispensabile rifugio per la fauna. Questa zona è inoltre inclusa da tempo al n. 36 dell'elenco dei biotopi di particolare valore naturalistico, predisposto tempo addietro dalla Giunta regionale ed è allegato al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali che questo Consiglio regionale ha approvato con propria deliberazione il 22/3/1985. In complesso, l'attuale ampliamento nella Valle del Carnino consente di sottoporre a tutela la parte italiana del massiccio del Marguareis.
Il disegno di legge, oltre all'ampliamento, prevede l'integrazione del Consiglio direttivo con due altri rappresentanti del Comune di Briga Alta e l'incremento del personale di vigilanza in relazione all'aumentata superficie del parco.
Le consultazioni si sono svolte lo scorso 13 febbraio all'interno dei lavori della VII Commissione con la presenza dell'ente di gestione del Parco, degli enti locali e delle associazioni ambientaliste e venatorie, le quali - lo sottolineo - hanno ampiamente condiviso e confermato quanto proposto dalla Giunta regionale nel disegno di legge. Inoltre, nel corso di tali consultazioni sono stati affrontati due problemi specifici: la tutela del patrimonio faunistico dell'area (con ampio senso di responsabilità da parte delle associazioni venatorie della provincia di Cuneo che hanno sottolineato l'esigenza di un rigoroso divieto di caccia in tutta l'area) e l'esigenza della qualificazione del personale. E' stata una consultazione molto concreta che ha toccato, sulla base dell'esperienza della precedente gestione, i problemi di gestione che potevano essere evidenziati da questo nuovo inserimento ed ampliamento. Sottopongo pertanto all'approvazione del Consiglio regionale questo disegno di legge, che si compone di quattro articoli.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 578: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale dell'Orrido e Stazione di Leccio di Chianocco"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 578, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Paris; è però necessario un parere finanziario da parte Presidente della I Commissione, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Ritengo che sul provvedimento non sia necessario il parere consultivo della I Commissione, in quanto non ci sono oneri per la Regione, ma soltanto l'imputazione di eventuali entrate su capitoli già esistenti nel bilancio.



PRESIDENTE

La parola dunque al relatore, Consigliere Paris.



PARIS Mario, relatore

Ci troviamo a dover approvare le norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale dell'Orrido e Stazione di Leccio di Chianocco e i colleghi della VII Commissione hanno incaricato il sottoscritto di predisporre la relazione in quanto provengo da quel Comune.
I diciotto articoli di cui si compone il disegno di legge riguardano le finalità, gli accessi all'area protetta, le modalità per il consumo di pasti e di pic-nic nell'area protetta, la regolamentazione per la accensione dei fuochi, per gli abbruciamenti, per le arrampicate su roccia per l'introduzione di cani, per la tutela della quiete naturale, per la raccolta dei funghi, degli anfibi, dei molluschi e degli insetti, per i campeggi (posto che si possa campeggiare in questa zona), per i danneggiamenti, per i divieti temporanei di accesso, le deroghe, la vigilanza e le procedure.
Il disegno di legge, che è a mani dei Consiglieri regionali, ha subìto delle modifiche da parte della VII Commissione, la quale ha ritenuto opportuno accogliere in larga parte le osservazioni e gli emendamenti ritenuti sensati, presentati dal Comune di Chianocco.
Questi emendamenti riguardano in particolare: l'art. 2: si tratta di un emendamento piuttosto ovvio, in quanto dice che "la raccolta dei funghi può essere esercitata uscendo dai sentieri". Mi domando infatti come sia possibile raccogliere funghi sempre e solamente camminando lungo i sentieri! l'art. 4: si tratta in questo caso di un emendamento che rimarca la sensibilità del Comune di Chianocco, il quale, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, ha chiesto di inserire una norma per la raccolta differenziata dei rifiuti stessi anche in questa piccola area protetta attraverso l'apposizione di cestini o altri contenitori.
Per quanto riguarda gli abbruciamenti c'era un mero errore di battitura in quanto era scritto che si potevano fare a meno di 100 metri; questi invece si possono fare soltanto a distanza di almeno 100 metri dall'area protetta.
Per ciò che riguarda l'introduzione di cani, si dice che questi devono essere tenuti al guinzaglio, salvo i cani dei proprietari dei fondi.
Un'altra dimostrazione del fatto che a Chianocco non siamo dei "fracassoni" è data dalla normativa che impedisce nell'ambito del parco i cosiddetti rumori molesti, il disturbo della quiete naturale; è quindi vietato l'uso di apparecchi radio, televisivi, giradischi, mangianastri ed ogni altro aggeggio che possa disturbare la quiete.
All'art. 11 è stata proposta una sostituzione che riguarda il divieto della raccolta non soltanto delle rane, ma di tutti gli anfibi.
Infine all'art. 14, anche dietro suggerimento del Comune, è scritto che "sono vietati i danneggiamenti (sono previste le relative sanzioni) provocati da scritte e intagli sugli alberi e sulle rocce".
Si tratta di richieste che rientrano nella necessità di offrire alla collettività un'area protetta che sia davvero protetta e che non abbia a subire delle devastazioni dovute all'insensibilità dei turisti da strapazzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi, svolgo un intervento a titolo personale perché non intendo impegnare non tanto il collega che probabilmente consente su alcune delle cose che dirò, ma la forza politica che rappresento.
Questa è la dimostrazione di come si possa pensare di militarizzare il territorio e della ricaduta distorta di un obiettivo. Io non dubito che questa legge sia necessaria, ma se si è resa necessaria, collega Paris, è perché non si sono gestite ed interpretate le leggi che ci siamo dati per la tutela dell'ambiente per quello che erano. L'altra settimana sono intervenuto richiamando l'attenzione dei colleghi, sia pure fuori tema sull'esigenza di ricondurre la nostra normativa sui parchi alla filosofia che l'aveva caratterizzata con il suo presentatore, onorevole Zanone, che era quella della valorizzazione e non della fruizione forzata e turistica dell'ambiente (interpretazione che poi è venuta in seguito).
Il risultato di tutto questo è che noi abbiamo un pezzo della Valle Susa che è una "cosetta", è un orrido con una caratteristica che è il leccio; adesso scopriamo che questo posto deve essere militarizzato, perch tale provvedimento a mio parere comporta la militarizzazione dell'ambiente.
Che cosa è successo in questi anni per cui la Riserva naturale dell'Orrido di Chianocco è diventata un'area a rischio anziché un'area tutelata? Dalla lettura di questa legge si denota che la ratio è quella di impedire determinate cose, cose che normalmente fino a quando non esisteva la riserva, non avvenivano. Non penso che dieci anni fa ci si preoccupasse di queste cose. E' assurdo immaginare che in questa area se siamo ventinove possiamo entrare e se siamo trenta invece no; che dobbiamo chiedere permessi a destra e a manca; che non possiamo arrampicarci per non disturbare gli uccellini: perché le rocce di Foresto (500 metri in linea d'aria più in alto) non hanno forse gli stessi nidi? Siamo seri! Quando si va a tutelare un bene lo si fa nelle sue specificità. La specificità dell'Orrido di Chianocco è rappresentata dal leccio, che non ha niente a che fare con gli uccellini! Io non faccio più free-climbing perché purtroppo sono appesantito dagli anni; devo dire però che il leccio con il free-climbing (l'arrampicata sportiva) non c'entra niente! Noi militarizziamo un'area e forse abbiamo ragione di farlo, ma se lo dobbiamo fare è perché è avvenuto che questa, anziché essere un'area protetta per il solo atto di averla protetta, è diventata un'area sottoposta ad una presenza antropizzata superiore alla sua accettabilità. E allora torniamo alla preoccupazione che io ho, cioè che la pubblicizzazione delle aree che noi andiamo a tutelare anziché produrre la loro tutela produce la loro fruizione abnorme, quindi torniamo al discorso che avevamo fatto la scorsa settimana.
La politica dei parchi e della tutela è una politica di tutela e non di valorizzazione, che comporta un uso ed una presenza sul territorio dell'uomo così pesante da rendere necessaria la militarizzazione delle aree protette. C'è evidentemente nella politica globale della Regione (non mi riferisco a questa legge nello specifico) un'utilizzazione di questi strumenti che sta andando fuori binario. Io immagino un pezzo della mia valle, largo poche centinaia di metri e lungo pochi chilometri, rispetto al quale il giorno che dovessi andarlo a vedere mi devo portare dietro la legge per sapere quello che posso o non posso fare. Mi sembra veramente una dimostrazione di come, partiti da un presupposto fortemente condivisibile di andare ad immaginare la ricostruzione e il ripristino delle caratteristiche specifiche delle nostre aree e la loro tutela, abbiamo determinato un uso distorto e culturalmente improprio di queste aree.
Perché vedere il leccio e gli orridi non è un'attività che interessa, se non a coloro che sempre sono andati a vedere gli orridi e il leccio: evidentemente ci portiamo della gente che con il leccio e con l'orrido non ha niente a che fare.
Il risultato di tutto questo è l'appesantimento della presenza umana sul territorio e la necessità di norme che portano alla militarizzazione delle nostre aree significative sul territorio.
In conclusione dichiaro, a titolo personale, che su questa legge mi asterrò, perché non posso non registrare, forse anche in questo caso sono leggermente fuori tema come la scorsa settimana, che degli interventi di tipo positivo e di tutela hanno prodotto sul territorio delle conseguenze che richiedono, come nel caso in specie, delle norme che devono difendere il territorio da processi che noi stessi abbiamo innescato. Bisogna che sul complesso di questa materia si abbia la capacità di riflettere: la prossima legislatura sicuramente lo farà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, spiace dover fare queste discussioni, come peraltro ha fatto rilevare il collega Marchini in sede impropria e anche in assenza della persona che sarebbe titolata più di noi, che è l'Assessore responsabile di questa politica.
Devo dire che il collega Marchini meglio avrebbe fatto ad intervenire nelle fasi di elaborazione e di discussione generale della legge sui parchi, perché quelle erano le occasioni giuste per affrontare queste questioni, che non possono essere affrontate nel contesto del regolamento di fruizione di una piccola riserva come è l'Orrido di Chianocco.
Volevo fare alcune osservazioni sulle questioni sollevate dall'Assessore Marchini almeno per il verbale, perché mi sembra che ci sia anche nel collega Marchini una notevole confusione culturale. Che ci sia al momento una forte pressione sul territorio, in particolare sulle aree ad elevato valore naturale che ancora esistono nel territorio italiano, ma in generale sul territorio di un qualche valore, è evidente: basta vedere la situazione di potenziale, di tentativo di aggressione sulle coste e nelle zone montane, ecc. (le vicende di Pragelato e tutte le richieste di intervento in montagna lo hanno dimostrato). C'è un'aggressione di tipo speculativo che continua ad essere in atto e che, dopo il dissesto di molta parte delle nostre zone turistiche, tende a recuperare le zone ancora di valore e a cercare di valorizzarle e di sfruttarle. D'altra parte c'è una domanda, crescente e con tassi di crescita superiori a quelli del turismo tradizionale, relativa ad un turismo chiamato naturalistico.
Il turismo naturalistico è una realtà, non è una cosa che il collega Marchini può far finta di ignorare, e alla domanda crescente del turismo di tipo naturalistico si può solo rispondere con un'offerta correttamente organizzata e crescente anch'essa. Altrimenti le alternative sono due: una flussi di visitatori...



MARCHINI Sergio

Non ci devono andare, devono stare a casa loro!



BRESSO Mercedes

Ma cosa dici! Sei tu allora che vuoi militarizzare, così militarizziamo la società italiana! Cosa vuol dire "stanno a casa loro", Marchini? Ma che sciocchezze!



(Proteste del Consigliere Marchini)



BRESSO Mercedes

Stai calmo, collega Marchini! Stai calmo!



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, la prego di non interrompere l'oratore, anche se le interruzioni servono a chiarire le posizioni.



BRESSO Mercedes

Certo, servono anche a chiarire le confusioni culturali che le persone hanno in testa! Possiamo anche stabilire che è vietato uscire dai perimetri urbani: mettiamo delle barriere, dei cavalli di Frisia, costruiamo dei muri intorno alle città, così poi avremo modo di abbatterli e potremo fare le nostre rivoluzioni. La gente non può essere fermata all'uscita dalle città, fa quello che vuole.



MARCHINI Sergio

La gente là non è mai andata, finché non l'hai portata tu!



BRESSO Mercedes

Ribadisco che c'è una forte domanda di turismo naturalistico. Per cui o si va all'estero dove ci sono i parchi, oppure si va nei parchi italiani.
Questo, è vero, significa che sul Piemonte si sta indirizzando un grande flusso di visitatori sapendo che ci sono una serie di parchi anche belli che a poco a poco diventano conosciuti. Non c'è dubbio che il Piemonte attrae visitatori anche dall'esterno del Paese, essendo titolare di un numero rilevante di aree tutelate, a differenza delle altre Regioni in Italia. Ma non è che la domanda di turismo naturalistico sia cancellata dal non fare i parchi: semplicemente esercita delle pressioni casuali determinate da scelte, per esempio, della pubblicistica naturalistica (le varie riviste). Percorrendo, ad esempio, la strada che attraversa il Colle dell'Assietta, che è vicino a dei parchi ma non è dentro un parco, si pu vedere il flusso continuo di macchine, moto, persone a piedi che la percorre. Questo avviene perché c'è una grande domanda di fruizione naturalistica che non si può che organizzare. E' poi vero che fisicamente...



(Interruzione del Consigliere Marchini)



BRESSO Mercedes

Lasciami finire! Tu parli sempre per delle ore a sproposito in momenti che non sono appropriati e poi pretendi che gli altri non parlino.



MARCHINI Sergio

Non bisogna privilegiare quelle aree riservate dal punto di vista della fruizione come si sta facendo: l'area riservata non deve essere privilegiata per poi essere militarizzata.



BRESSO Mercedes

E' evidente che questa è una discussione molto complessa che non pu essere semplificata in questo modo perché non è possibile non consentire per nulla la fruizione nelle riserve, a meno che non siano riserve integrali. Non c'è alcuna ragione, data l'esistenza del leccio, di impedire alla gente di andarlo a vedere.



(Interruzione del Consigliere Marchini)



BRESSO Mercedes

In questo modo non è assolutamente possibile continuare! Per favore signor Presidente, faccia mettere a verbale che non è possibile discutere con un Consigliere intemperante come il collega Marchini, il quale non fa che andare in giro a discutere, non sceglie il momento appropriato ed insulta tutti quanti dicendo cose inconsistenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Colleghi, sono un tantino amareggiato, perché parlando di belle aree che dovrebbero creare nell'animo sensazioni di serenità, ci prendiamo per i capelli per delle cose futili; non vale la pena di litigare con questi toni per queste cose. Quindi, per quanto mi riguarda, scusami Marchini, con molta serenità ritengo che tu abbia estremizzato il problema. Alcune delle osservazioni che hai formulato per cercare di evitare la "militarizzazione" di alcune aree per i parchi di una certa entità possono anche, in linea generale, trovarmi consenziente. Però per lo specifico, perché questa mattina stiamo parlando dell'Orrido di Chianocco, ci sono delle norme pienamente giustificate; per esempio, impedire l'arrampicata su roccia non c'entra con il discorso degli uccellini, ma c'entra proprio perch nell'Orrido di Chianocco sono stati portati alla luce dei reperti archeologici di notevole importanza, e se si mettono dei chiodi da roccia in quelle zone, quello che c'è da valorizzare, da salvare, da portare a conoscenza della gente non si può più salvare.
Con la creazione di quei sentieri guidati - per fortuna sarà un'eccezione ma è una fortuna, con personale che svolge bene il suo mestiere, abbiamo ottenuto a Chianocco uno sviluppo economico reale.
Sviluppo perché questo piccolo francobollo sconosciuto, così era l'Orrido di Chianocco, ogni settimana viene visitato da decine e decine di giovani e non giovani. Le modeste attività economiche della zona (due piccoli ristoranti e i negozi situati al di fuori del perimetro del parco) hanno avuto uno sviluppo grazie all'istituzione del parco. Questo fenomeno si verifica quando i parchi sono di ridotte entità e nel loro interno non ci sono attività produttive. Questo ha portato un beneficio e noi vogliamo tutelare l'oasi di serenità esistente all'interno del Comune di Chianocco queste norme consentono di ottenere meglio questi risultati.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 516: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Garzaia di Carisio" e votazione ordine del giorno n. 759


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 516, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Masaracchio, che ha facoltà di intervenire.



MASARACCHIO Antonino, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho appreso stamani che questo disegno di legge sarebbe stato proposto all'iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna, per cui non ho potuto stendere una più articolata relazione al disegno di legge stesso.
Questo mi impone di richiedere ai colleghi Consiglieri di rifarsi alla relazione introduttiva stesa dalla Giunta nel momento in cui la proposta è stata presentata alla VII Commissione per la discussione.
Tuttavia una qualche considerazione, avendo partecipato ai lavori della VII Commissione, devo pure esprimerla. Ed è giusto che io la esprima partendo dal presupposto che questa proposta antica e vecchia risale al 1985, allorquando è stata inserita la zona nel Piano dei parchi regionali di cui nella deliberazione n. 878-3974 del 22/3/1985. Le motivazioni per le quali si era stabilito che questa zona dovesse essere dichiarata da proteggere sono le seguenti.
Si tratta di una garzaia situata sulla sponda idrografica destra del torrente Elvo in un bosco di robinie, olmi, farnie, frassini, pioppi, ricco di sottobosco erbaceo ed arbustivo.
In garzaia nidificano l'airone cenerino, la garzetta e la nitticora oltre numerose altre specie avifaunistiche.
Ci si è riferiti nel tempo a quanto scritto sulle garzaie in Italia da studiosi di un certo valore. Ne cito alcuni: Fasola, Barbieri, Bogliani che nell'anno 1981 si dedicarono proprio al problema delle garzaie e quindi alla protezione di questo tipo di ardeidi.
Le segnalazioni sono venute a suo tempo dall'Associazione Pro Natura biellese, dalla LIPU e da altre associazioni ambientaliste; nel frattempo gli interessi del territorio sono stati mallevati dal Comune di Carisio che in occasione delle recenti consultazioni ha aderito al progetto di istituzione di questo parco nell'ambito di un'aggregazione, già prefigurata, con il Parco delle Lame del Sesia che egregiamente opera nel territorio.
Si tratta di una planimetria del territorio suddivisa al 50% tra una zona boschiva che va salvaguardata, nel senso che bisogna evitare che si allarghino sempre di più le zone addette a risaia e quelle a rimboschimento non strettamente caratteristiche del territorio. Quindi, il 50% è territorio agricolo, e nella fattispecie devo dire che ci sono delle richieste di estrapolazione dal contesto planimetrico come si era configurato perché la zona risicola non venga aggregata; nel frattempo si chiede che venga allargata la stessa zona boschiva tanto da costituire un'omogeneità di territorio per dare giustificazione al progetto e quindi per rendere questo nuovo parco credibile nell'ambito della più generale legge dei parchi che abbiamo votato a riforma della legge n. 43.
La situazione attuale è quella del pericolo di disboscamento per conversione in pioppeto e l'area è interamente inserita in un'azienda faunistico-venatoria. Anche la proprietà ha dato parere favorevole e, con l'occasione, desidero anche dire che "Italia Nostra", con una sua comunicazione nel febbraio 1990, ha dichiarato la totale approvazione del progetto. L'interesse specifico di "Italia Nostra" è quello della tutela del patrimonio storico ed artistico, oltre che naturalistico del territorio, quindi questa piena adesione ci ha dato soddisfazione per quanto era nella progettazione. Il Comune di Carisio ha particolarmente segnalato la propria adesione in data 13/2/1990 "considerata l'improrogabile necessità di istituire una riserva naturale speciale, in quanto il territorio è caratterizzato da una particolare emergenza naturalistica trovandosi in posizione particolarmente favorevole per la presenza di ardeidi".
Per questo chiedo al Consiglio che il disegno di legge venga approvato all'unanimità e preannuncio che la Commissione ha ritenuto opportuno limitare all'area di nidificazione le zone da sottoporre a tutela, anche in considerazione delle particolari motivazioni per cui si richiede l'istituzione della riserva naturale. Per quanto riguarda l'ampliamento proposto, la cui realizzazione permetterà una maggiore tutela dell'area, la Commissione ha ritenuto opportuno sottoporre al Consiglio regionale un ordine del giorno in merito, che propone una perimetrazione dell'area possibile oggetto di ampliamento, demandando alla Giunta regionale, a supplemento di consultazione con le amministrazioni locali, la definizione del provvedimento.
Il collega Ala ed altri faranno specifica richiesta di modificazione del punto 2) dell'art. 9, che riguarda la norma transitoria, perché sia modificato il termine entro cui il Consiglio direttivo debba provvedere per quanto riguarda l'integrazione con il rappresentante di cui al comma precedente, alle necessarie modificazioni dello Statuto derivanti dall'applicazione delle norme di cui alla presente legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Questa legge sostanzialmente non prevede oneri aggiuntivi per la Regione e comunque, qualora ci fossero, sono caricati sul bilancio del Parco già esistente delle Lame del Sesia, quindi rientrano comunque in una previsione già assunta dalla Regione con il suo bilancio. Infatti la gestione di questo parco, che assume una denominazione autonoma, di fatto è un allargamento del Parco delle Lame del Sesia e quindi un agganciamento a questo ente amministrativo per tutto quanto riguarda la gestione del parco.
Ci sembra che anche per questa legge non sia necessario il parere della I Commissione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Emendamento presentato dai Consiglieri Masaracchio, Villa e Ala: al primo comma, il termine "30 giorni" è sostituito con "90 giorni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, come già evidenziato dalla relazione resa dal collega Masaracchio nell'illustrazione di questa proposta di legge, nel corso della consultazione e dell'esame in Commissione della legge era emersa l'opportunità di una diversa perimetrazione dell'area, che individuasse in maniera più puntuale le aree di effettiva nidificazione degli ardeidi ed escludesse le aree invece coltivate a risaia. Nel caso di una Garzaia, infatti, il punto qualificante dell'intervento di tutela ambientale è la puntuale definizione dell'area frequentata da questa fauna e non tanto un problema di ampiezza o di qualche ettaro in più.
Questo tipo di considerazione, alla quale la Commissione è giunta attraverso l'esito delle consultazioni, ha portato a due ordini di soluzioni: una riduzione della perimetrazione rispetto all'area proposta dal disegno di legge della Giunta regionale, cosa che è stata effettuata l'individuazione, con il consenso della stessa proprietà, come già era stato indicato dal collega Masaracchio, di un'area a monte, al di là del ponte dell'autostrada, che presenta le stesse caratteristiche e che potrebbe opportunamente essere raccordata con quella da noi approvata proprio perché è l'ecostistema reale, il biotopo che a noi interessa tutelare.
Si propone pertanto la votazione di un ordine del giorno che tenga conto di questo insieme di considerazioni ed inviti la Giunta regionale, in tempi brevi, a predisporre questo ampliamento e di esperire le necessarie procedure in materia di tutela di aree protette, abbandonando l'ipotesi di un emendamento in aula che modifichi la perimetrazione proposta a suo tempo alla consultazione degli enti locali.
Abbiamo pertanto redatto un ordine del giorno, e mi scuso di non averlo potuto sottoporre ai colleghi di tutti i Gruppi proprio per mancanza di tempo, che ha la firma oltre che del sottoscritto anche dei colleghi Masaracchio, Villa, Valeri e Gallarini e che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che appare necessario procedere, in tempi brevi all'ampliamento della Riserva naturale della Garzaia di Carisio lungo le sponde dell'Elvo, per garantire non solo una maggiore tutela della Garzaia ma anche una maggiore tutela delle sponde del torrente, che oggi presenta problemi di abbassamento di alveo, che comporta e può comportare forme di degrado dell'ambiente e del paesaggio p r o p o n e alla Giunta regionale di individuare sollecitamente le opportune forme di tutela della Riserva naturale della Garzaia di Carisio, anche attraverso l'ampliamento della riserva stessa lungo il torrente Elvo e che prenda in considerazione altre aree di attuale nidificazione, attraverso le opportune consultazioni delle Amministrazioni locali e delle Associazioni naturalistiche e protezionistiche".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Caccia

Esame proposta di deliberazione n. 1289: "Interpretazione sull'ammissibilità dei rinnovi di azienda faunistico-venatoria in via di eccezionale sanatoria relativa al mero profilo del ritardo nel pervenimento delle domande" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1289, di cui al punto 4) all'o.d.g., la cui discussione si è già svolta ieri.



(Il Gruppo PCI abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Pongo in votazione per appello nominale gli emendamenti presentati dal Consigliere Ala: 1) ai punti 1), 2) e 3) viene premesso: (delibera) "- di approvare la seguente ed eccezionale interpretazione, che permette di procedere in sanatoria, dell'art. 5 del Regolamento del Consiglio regionale del 21/3/1984, n. 671-3464".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
2) Dopo le parole "delibera di approvare... 21/3/1984, n. 671-3464" viene fatto seguire il punto 4) che diventa punto 1).
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
3) Il punto 1) è abrogato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
4) Il punto 2) è abrogato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
5) Al punto 2), dopo le parole "verrà inviata comunicazione", aggiungere le parole "a carico dei destinatari".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
6) Al termine del punto 3) aggiungere le parole "accompagnata dalla ricevuta di un versamento di L. 1.200.000".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
7) Al punto 3) il termine "60 giorni" è modificato in "20 giorni".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
8) Il punto 4) è abrogato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
9) Al punto 4) la parola "2)" è abrogata.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1251: "Richiesta al Ministero dei Lavori Pubblici - CER di messa a disposizione dell'importo di L. 268.089.155 a favore dello IACP di Torino, per il pagamento delle indennità ed interessi relativi all'acquisizione dell'area di proprietà del signor Riva Enrico"


PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione della proposta di deliberazione n. 1251, di cui al punto 5) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.



(Il Gruppo PCI rientra in aula)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame progetto di legge n. 329: "Disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature e degli scarichi civili (art. 14, legge n. 319/76)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 329, di cui al punto 21) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Picco.



PICCO Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa legge, che potrebbe sembrare di ordinaria amministrazione, in realtà è abbastanza importante.
Premetto che la cosiddetta legge Merli ha rappresentato un fatto innovativo nella legislazione italiana in materia di tutela delle acque dall'inquinamento; con la stessa venivano demandate alle Regioni competenze varie, quali la redazione del Piano regionale di risanamento delle acque la direzione del sistema di controllo e il censimento dei corpi idrici.
Spettava alla Regione emanare normative integrative e di attuazione della tutela idrica, tra le quali assume particolare rilievo la disciplina degli scarichi delle fognature pubbliche.
Tra gli obiettivi che il legislatore si era prefisso uno riguardava la disciplina di scarichi di qualsiasi tipo ed origine; venne così introdotta per tutto il territorio nazionale una regolamentazione univoca per i soli insediamenti qualificati come produttivi dalla stessa legge, demandando nel contempo alle Regioni la regolamentazione degli scarichi di pubbliche fognature e degli scarichi civili non rientranti in quella categoria.
Tralascio le considerazioni sulle definizioni relative alle cosiddette fognature pubbliche e sottolineo come il campo di applicazione di questa legge non può essere solo limitato alla mera disciplina dello scarico finale, ma deve estendere la propria influenza a tutto il sistema infrastrutturale fognario, imponendo agli enti gestori dei precisi standard di scarico, ma consentendo anche agli stessi di disciplinare in maniera più organica gli aspetti inerenti al sistema.
Anche per questo è indifferibile nel contesto della legge l'individuazione di ambiti ottimali di gestione delle infrastrutture di fognature e di depurazione, in modo da pervenire ad organizzazioni gestionali unificate e centralizzate in pochi soggetti. Quindi più razionali, meno dispersive, per conseguire vantaggi sia sul piano economico sia su quello della funzionalità e della tutela della risorsa idrica.
Per quanto riguarda il problema degli scarichi civili, la legislazione statale ha differenziato l'insediamento di generatori di scarico in due grandi categorie: gli insediamenti civili e quelli produttivi. La successiva legge di integrazione (legge n. 690/76) ne ha definito le caratteristiche, dettagliando i provvedimenti ad hoc degli organismi demandati dalle leggi nn. 319 e 690.
Le definizioni così introdotte hanno dato e continuano a dare luogo a numerosi problemi interpretativi, con non indifferenti ripercussioni considerando l'importanza delle distinzioni sia ai fini della disciplina dello scarico che ai fini tariffari. Con questa legge si tende al superamento di questo problema con l'introduzione del concetto di ammissibilità, in base al quale, mediante la valutazione qualitativa dello stesso, viene determinata una soglia al di sotto della quale l'insediamento è ammissibile al civile e quindi assoggettato alla disciplina della stessa legge. Definita tale soglia, la quale sgombra già il campo da notevoli problematiche, è evidente che per gli scarichi civili, in analogia a quanto già emanato per le reti fognarie, il campo di influenza del progetto di legge non può limitarsi solo alla disciplina della qualità di ogni scarico civile, ma deve essere volto anche a tutta la problematica indotta con particolare riferimento alle ricezioni di liquami sul suolo adibito all'uso agricolo.
Tralascio tutti i distinguo, che si possono rilevare nella descrizione dell'articolato, per sottolineare come su questi criteri, sia quelli del DPR n. 915 come quelli della legge n. 319, si basi questa proposta di legge, che ribadisce che lo scarico puntuale dei liquami in qualunque ricettore (corso d'acqua o suolo e sottosuolo) rientra nell'ambito applicativo della legge n. 319. Questi orientamenti consentono di unificare, per i liquami utilizzabili ed utilizzati ai fini agricoli, le procedure autorizzative e di controllo già riservate ai fanghi di depurazione del DPR n. 915 e in sede regionale dal regolamento regionale per lo smaltimento in agricoltura dei fanghi di cui al DPR 23/6/1986.
Anche dal punto di vista di pratica attuazione delle procedure autorizzative risulta più fattibile attribuire alle Province piuttosto che ai Comuni il compito di autorizzare l'uso agricolo dei liquami, che non ha di certo caratteristiche di operazione puntuale, ma il più delle volte è un'operazione diffusa su un territorio che interessa più Comuni. Questo orientamento è anche in accordo con le disposizioni regionali riguardanti le fasi di trattamento dei liquami derivanti da insediamenti produttivi che sono autorizzati e controllati dalle Province ai sensi della L.R. n.
31/79. Nella proposta di legge regionale solo per alcuni allevamenti animali di piccole dimensioni, in particolare per quegli allevamenti che producono in base alla consistenza media annuale dei capi animali modeste quantità di scarichi spandibili (non sto a citare le quantità), questi scarichi sono assimilabili agli scarichi puntuali e non comportano quindi particolari pericoli per l'ambiente e l'agricoltura.
Veniamo ora al capitolo "Adeguamento periodico delle prescrizioni". La regolamentazione degli scarichi definita in particolare nei Titoli II e III della legge non può però costituire un insieme di norme statiche, ma deve essere accompagnata da strumenti che ne consentano un progressivo adeguamento in funzione dell'evoluzione delle situazioni locali che si vanno determinando nell'inquinamento stesso in funzione dello stato di qualità dei corpi idrici. Ciò pare coerente con lo spirito della dinamicità del piano regionale delle acque, che inizialmente prevede un vincolo di tutti gli scarichi a dei ben precisi limiti, per operare successivamente al fine di mantenere o migliorare i livelli di qualità dei corpi idrici previsti dallo stesso.
E' anche previsto che la Giunta regionale possa procedere alla revisione dei vincoli qualitativi e quantitativi.
Le norme finali riguardano le sanzioni, per le quali si rinvia in toto al sistema sanzionatorio alla legge n. 319, e la possibilità di attivare studi e ricerche per l'attuazione della legge.
Non sto a dilungarmi sulla descrizione dell'articolato, che ho sinteticamente illustrato, ma che potrete approfondire nella relazione scritta a disposizione dei Consiglieri. Sia per il dibattito che ha avuto in Commissione sia per il riscontro di interesse che ha avuto nella comunità e negli operatori esterni, mi auguro che questa legge sia la più rispondente alla legislazione vigente e alle garanzie che la Regione intende dare in termini di eliminazione di pericoli all'inquinamento soprattutto quelli dei corpi idrici che questa proposta di legge si propone di disciplinare.
Insieme al collega Bara abbiamo predisposto tre emendamenti. Uno è relativo ad una mera correzione tecnica dell'art. 7, gli altri due hanno più rilevanza propositiva. L'art. 7, che porta il titolo: "Scarichi in pubblica fognatura derivanti da insediamenti produttivi", verrebbe modificato al quarto comma, seconda riga, nel modo seguente: dopo la parola "derivanti" sostituire con la dizione: "dagli insediamenti produttivi esistenti". Si tratta di una giustificazione di non ammissibilità già contenuta nel vecchio testo e poi erroneamente riportata nel testo nuovo comunque credo che la motivazione si commenti da sé.
Inoltre, al sesto comma, punto a), si propone di aggiungere alla seconda riga, dopo la voce "produttivi", le parole "qualora non approvati espressamente dalla Giunta regionale". Anche qui per una garanzia che consenta di riscontrare che le situazioni siano state esaminate nel merito dall'Assessorato competente.
L'ultimo emendamento si riferisce ad una eccezione al comma sesto punto b), terza riga: dopo la parola "inquinamento", bisognerebbe aggiungere le parole "ad eccezione degli oli minerali". Questa è un'eccezione che è verificata anche con gli uffici ed è compatibile rispetto alla normativa vigente; non è valida per altri metalli o per altri materiali che potrebbero prestarsi per il loro diffuso uso ad una richiesta di eccezione. Si ritiene però che almeno per quanto riguarda gli oli minerali questa eccezione possa essere compresa senza stravolgere il contenuto normativo vigente.
Sottoponiamo pertanto al Consiglio questi emendamenti, che abbiamo fatto pervenire alla Presidenza, affinché vengano posti in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Condivido quello che diceva il relatore Picco. In fondo questa è una legge di pratica attuazione e per molti aspetti tecnica della legge Merli.
Tuttavia, all'interno di questa legge ci sono alcune scelte, in particolare una che noi riteniamo discutibile. Non solo una scelta discutibile, anche frutto di alcune politiche. Di fatto è una legge che accusa dei ritardi politici nell'applicazione non solo della legge Merli, ma di quello che la legge Merli voleva rappresentare quando venne licenziata al Parlamento.
Quindi è vero che è una proposta derivata dall'applicazione dell'art. 14 della legge Merli, ma credo sia giusto sottolineare che il legislatore nazionale, quando licenziò la legge n. 319, pensava a questa legge come ad un primo e significativo atto volto alla tutela e alla regimazione dei corsi d'acqua superficiali. Non a caso la legge n. 319 non solo fissa limiti di accettabilità ma - giustamente veniva ricordato dal Consigliere Picco fissa un obiettivo per le Regioni: il piano di risanamento delle acque e il miglioramento delle situazioni che concorrono al deterioramento dei corsi d'acqua superficiali. E' indubbio che la legge poneva con forza il problema, per esempio, di una rimozione o di una attenuazione delle fonti di inquinamento sia in agricoltura che nell'industria, quindi poneva con forza anche la questione dei piani zootecnici. In Commissione si è discusso molto a proposito dello spandimento. L'altro giorno, come VII Commissione, guardavamo un documentario della Regione sul Po; se pensiamo che in una zona molto circoscritta, come quella di Paesana, esistono allevamenti di 30 mila suini, il problema dello spandimento diventa un problema serio. Sappiamo perfettamente che, non riuscendo a rispettare le norme della legge Merli (40 quintali peso vivo ad ettaro), molto spesso i corsi d'acqua diventano i recettori e ci sono atti sbrigativi che, da questo punto di vista, cercano di risolvere i problemi dell'inquinamento aggravandoli. Quindi, piani zootecnici da un lato e dall'altro la necessità di piani di utilizzo industriale delle acque.
Da questo punto di vista denunciamo forti ritardi, perché il piano di risanamento delle qualità delle acque, pur essendo stato elaborato dalla Regione, non è andato avanti. Avevamo la legge n. 319; in seguito il Governo si rese conto che per avviare una corretta politica di risanamento delle acque occorreva una politica di finanziamento dei depuratori e nacque la legge n. 650. Dopo una prima fase di forti finanziamenti di cui beneficiò anche la Regione Piemonte, la legge n. 650 non è più operante e oggi - quando va bene - si ricorre al FIO.
Per quanto riguarda il sistema di depurazione in Piemonte, abbiamo una situazione di difficoltà di finanziamento; scelte spesso sbagliate dei Comuni per quanto riguarda i sistemi di depurazione; depuratori non finiti.
E' una situazione tale per cui il Piemonte, salvo il Po-Sangone, nel sistema di depurazione presenta delle grosse carenze.
In una situazione di questo genere, la legge di oggi cerca di far applicare l'art. 14, ma lo fa in una situazione in cui registriamo dei ritardi non indifferenti, sciogliendo alcuni nodi in un modo che, a nostro giudizio, pone qualche problema.
Qualche problema, ad esempio, viene dall'art. 5, anche se si ammette eccezionalmente lo scarico nel suolo di scarichi di prima categoria, cioè di fognature. Credo però che nel momento in cui pensiamo alle fognature civili non si possa continuare a pensare ad esse come convogliatori di fertilizzanti umani. Oggi le fognature sono piene di fosfati, è chiaro che nel momento in cui si pongono questioni come quelle di spandimento di scarichi civili sul suolo, indubbiamente si creano anche delle situazioni che possono produrre dei risultati imprevedibili per quanto riguarda l'aspetto della composizione delle fognature.
L'aspetto su cui abbiamo le maggiori perplessità è però quello relativo all'art. 7, nel quale, di fatto, si propone una deroga alla tabella C) per gli scarichi derivanti da insediamenti produttivi. C'è un emendamento che cerca di spostare gli aspetti relativi ai soggetti che possono essere oggetto di deroga, però il problema non cambia.
E' vero che la legge n. 319 pone questioni per quanto riguarda le deroghe, ma le pone in termini più restrittivi, riconducendole ai piani di risanamento delle acque.
Non si può quindi violare la legge. L'art. 25 della legge n. 319 sostiene che il limite della tabella C) è inviolabile e può essere solo violato attraverso termini più restrittivi. Qui, invece, ci troviamo di fronte a deroghe che tendono ad ammettere dei termini che non sono più restrittivi, ma più permissivi.
Questo articolo suscita in noi un notevole stupore.
Spesso, quando si parla del Parlamento e si discute sul suo modo di legiferare, si dice che le leggi nazionali non tengono conto della complessità dei sistemi nazionali. Il Parlamento, a volte, fa delle leggi "targate", ad esempio la legge anti-trust.
Per quanto riguarda l'art. 7, ho la sensazione che ci troviamo di fronte ad un articolo chiaramente targato, perché si vuole risolvere in questo modo il problema di una serie di industrie che sappiamo essere localizzate in una definita realtà del Piemonte, che non riescono a rientrare in tabella C) e, attraverso questo escamotage, crediamo di risolvere la questione. Siamo quindi decisamente contrari a questo articolo.
C'è poi un altro problema, che è quello relativo agli spandimenti. Per carità, su questo terreno non ci sono obiezioni in specifico da fare abbiamo però la sensazione che, attraverso questa legge, si mettono in piedi delle dichiarazioni a cui sarà molto difficile far seguire dei controlli. Non c'è nulla di peggio di leggi non osservate: diventano leggi inutili. Ad esempio, non credo che la legge n. 32 sui funghi, pur essendo una legge votata con una maggioranza di sinistra negli anni passati, sia stata una buona legge; fa delle dichiarazioni roboanti, dopodiché, per quanto riguarda i controlli, diventa di difficile applicazione. Credo che con questo articolo ci si infili in un cunicolo pressoché uguale. Quando non ci sono sufficienti controlli, le leggi diventano inutili; magari affermano cose corrette, però, se offrono spazi alla possibilità di violarle, diventano leggi inutili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Purtroppo una quasi completa afonia mi impedisce di rispondere. Ho chiesto la parola per ringraziare il Consiglio di avere consentito questa inversione all'o.d.g. per l'approvazione di questo disegno di legge. Ha ragione il Consigliere Ferro quando dice che questo disegno di legge è in ritardo. Comunque è stato esaminato - almeno da quando ho io la delega con una certa sveltezza e tutti non disconoscono l'utilità che possa, seppure in ritardo, venire approvato.
Ringrazio anche il relatore Picco della relazione precisa e puntuale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 Ha chiesto la parola il Consigliere Ala per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Signor Presidente, poiché non sono intervenuto nella discussione generale, vorrei riprendere alcune considerazioni, da me ampiamente condivise, svolte dal collega Ferro in merito al secondo comma dell'art. 5.
Con questo tipo di formulazione, non soltanto vengono creati problemi di estrema rilevanza sanitaria ed ambientale, ma nemmeno ci si preoccupa in alcun modo di circoscriverne o delimitarne la portata (il che è ancor più grave)! Ritengo che questo articolo, così come l'art. 7, siano gli articoli chiave di questa legge. Da parte mia vi è una proposta di soppressione del secondo comma dell'art. 5, finora non formulata sotto forma di emendamento anche perché si sa ampiamente non condivisa. Comunque ritengo che proprio il secondo comma dell'art. 5 faccia sì che questo articolo rappresenti un reale, potenziale pericolo per la nostra Regione. Quindi il voto è decisamente contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, pur essendo relatore di questa legge, di fronte ad alcune affermazioni non posso tacere le ragioni del dissenso; diversamente rischieremmo di lasciare a verbale solo delle considerazioni di carattere negativo senza un minimo di esaltazione degli aspetti positivi che anche le norme che hanno l'eccezione, come qui si dice, hanno per la comunità. Non possiedo una casa unifamiliare, una villa, né una casa bifamiliare isolata: mi chiedo come sarebbe accolta dalla comunità piemontese l'ipotesi che qualsiasi tipo di casa uni o bifamiliare debba essere collegata alle pubbliche fognature. Purtroppo c'è l'esigenza, anche per i ceti meno abbienti, di avere la cosiddetta fossa settica, che di fatto corrisponde a questa eccezione, collega Ala, lo dico perché tu ne sia cosciente, non perché qui si pensi di fare uno spandimento in chissà quale condizione.
Evidentemente le norme igieniche dei singoli comuni disciplinano, secondo la legge Merli, che ci sia come minimo l'impianto di trattamento minimale.
Però, da ciò al ritenere che la norma debba prevedere per tutti i tipi di insediamento l'allacciamento alla pubblica fognatura, mi parrebbe una norma di un'impopolarità tale da diventare di fatto inapplicabile. Voglio sottolineare questo ai Consiglieri perché non si faccia della gratuita demagogia su queste materie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, non è che io voglia essere il difensore di Ala, sa difendersi da solo, ma noi voteremo contro questo articolo. Naturalmente è lontana da noi l'idea che qualunque casa debba essere allacciata alla fognatura: il motivo per cui votiamo contro non è questo. Il fatto è che in certi casi viene ammesso eccezionalmente lo spandimento: noi saremmo contrari a questa frase, che eccezionalmente si ammetta lo spandimento sul suolo.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Sono stati presentati alcuni emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Bara e Picco: al comma quarto, seconda riga, dopo la parola "derivanti", sostituire con la seguente dizione: "dagli insediamenti produttivi esistenti possono".
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto.



ALA Nemesio

Signor Presidente, tralasciando gli aspetti di merito sull'articolo desidero esprimere il voto favorevole a questo emendamento proprio per il suo carattere tecnico di modificazione rispetto alla dizione erronea definita in Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 9 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Marchini: sopprimere il punto b) ed integrare "ad integrazione di oli minerali e zinco".
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Bara e Picco: al comma sesto, punto a), aggiungere alla seconda riga dopo la voce "produttivi" la frase seguente: "qualora non approvati espressamente dalla Giunta regionale".
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Preliminarmente avrei ritenuto opportuni l'illustrazione dell'emendamento da parte dei proponenti e il parere della Giunta regionale, dalla quale avrei desiderato anche un parere sulla legittimità di quanto proposto con l'emendamento, perché la sua approvazione, per quanto possa apparire di poco conto, rispetto ai nuovi insediamenti prevede delle deroghe alla legge n. 319. Ritengo che ciò non sia possibile e che sia ampiamente pericoloso e in netto contrasto con una politica di tutela sanitaria ed ambientale che, a parole, tutti in quest'aula più volte abbiamo detto di voler perseguire.
L'emendamento avrà la mia netta contrarietà e il mio netto voto contrario, anche per l'indeterminatezza della deroga, per la quale non si fissano neppure i limiti né in senso quantitativo né in senso qualitativo né si specifica il numero ed i casi in cui queste deroghe sono ammesse.
Questo emendamento, qualora accolto, implicherebbe che il Consiglio regionale del Piemonte ritiene non applicabile sul territorio regionale la legge Merli e ritiene di potersi dare una propria legge e proprie tabelle che poi consistono nella totale assenza di tabelle. Si dirà che la mia è visione eccessiva, però questa mi pare una lettura molto "terra terra" anzi "sottoterra" di questo emendamento: la possibilità che la Giunta regionale si riserva di non applicare una legge nazionale.
Al di là di queste considerazioni di carattere sanitario ed ambientale vorrei sapere in base a quale ragionamento i proponenti dell'emendamento ritengano proponibile tale questione, che tra l'altro non venne accettata in sede di Commissione. Ora, in aula, si propone un emendamento che da solo stravolge totalmente l'impostazione della legge regionale e l'impostazione nazionale della legge quadro n. 319 che norma la materia degli scarichi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ha ragione il collega Ala nel richiedere un'illustrazione, posto che il mio emendamento viene assorbito all'interno di quello del Gruppo socialista.
Noi poniamo due questioni. Non chiediamo una disciplina diversa, ma semplicemente che la Giunta valuti se l'organizzazione complessiva del sistema depuratore nell'insediamento produttivo, depuramento consortile e sistema di adduzione dal sistema depurante dell'unità produttiva al sistema depurante consortile, possa consentire la deroga. Premesso che possiamo immaginare che in alcune Regioni addirittura questa disciplina sia diversa perché la disciplina nazionale non prevede l'obbligo di uscire in tabella sul tratto di fogna che porta al sistema consortile, lo introduciamo come principio che a noi sembra giusto. Riteniamo che il principio vada adottato solo qualora si verifichi che esistono le condizioni di poter derogare.
Poiché il sistema depurante all'interno del sistema produttivo e all'esterno del sistema consortile (ovviamente verificando anche il tratto fognante che va da A a B) consentono la deroga, mi pare che ciò attenga alle responsabilità di governo della Regione. Tra l'altro, si dice che alcuni sistemi depuranti non soltanto dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista funzionale si reggono soltanto con la solidarietà del concorso del sistema produttivo che deve conferire acque da depurare nel sistema del depuratore. Mi chiedo: se il depuratore non riceve più acque da depurare, a cosa serve il depuratore? Poiché il depuratore non è solo fatto in funzione di questo sistema, ma del complesso delle esigenze agricole e civili, la letteratura in materia ritiene che il sistema integrato, conché verificato, sia compatibile. Pertanto è responsabilità della Giunta concedere la deroga conché il risultato finale sia ottenibile in quanto viene considerato uno strumento avanzato, non di retroguardia, e sicuramente non uno strumento permissivo: è uno strumento che ottimizza il sistema. Lascio la valutazione alla Giunta; ritirerò l'emendamento qualora la Giunta ritenesse di non doverlo accogliere. Certamente non chiederò al Gruppo liberale di votare un emendamento non fatto proprio dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei precisare al collega Marchini che per quanto riguarda i limiti di accettabilità degli scarichi per i quali si ammettono deroghe non mi pare venga previsto necessariamente che debbano andare in un depuratore: possono anche solo andare nella pubblica fognatura ed essere scaricati tal quali. Non viene assolutamente previsto che la deroga riguardi il recapito di uno scarico dalla pubblica fognatura ad un depuratore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei richiamare l'attenzione del Consigliere Ala all'art. 7, comma secondo, punto a), laddove è scritto "le norme, le prescrizioni regolamentari ed i limiti di accettabilità di cui al comma primo sono stabiliti inderogabilmente: a) entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge per gli impianti di depurazione già funzionanti".
Rientrano dunque negli impianti di depurazione. Mi pare che questo aspetto sia sfuggito nell'intervento del Consigliere Ala.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Sottolineo come di questo argomento si è parlato, sia pure di sfuggita in sede di Commissione, dove non è stata formulata questa proposta di emendamento. Si era rimasti comunque molto perplessi sulla rigidità dell'impostazione dell'articolato. Faccio presente al collega Ala che il punto a), comma sesto, dell'art. 7 si riferisce alla non ammissibilità di deroga e non all'ammissibilità. Dal punto di vista politico il principio è stabilito con molta coerenza, però, poiché si tratta di nuovi insediamenti produttivi che potrebbero usufruire di impianti già esistenti e il rapporto tra il civile e il produttivo potrebbe essere tutto a svantaggio dell'utilizzazione di infrastrutture esistenti, non credo sia inconcepibile una deroga per utilizzare infrastrutture già esistenti, nelle quali possano andare, sia pure con una deroga sotto controllo della Giunta regionale nuovi insediamenti produttivi.
E' questa l'ammissibilità del principio, perché è un caso di fronte al quale ci si trova diffusamente: l'esigenza di dover utilizzare impianti che già avevano un certo tipo di calibratura dal punto di vista della decantazione di determinati limiti imposti dalla legge e che, di fronte all'evento di un nuovo impianto produttivo, diverrebbero del tutto inutilizzabili. E' invece possibile che alcuni impianti, con una deroga opportunamente esaminata dalla Giunta regionale, siano utilizzabili: questo è il significato della nostra proposta. Sia ben chiaro che il riferimento è al comma sesto, dove si dice che non sono ammesse deroghe. Non si vuole assolutamente avallare il principio dell'ammissibilità di deroghe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Manifesto delle profonde perplessità rispetto a questo emendamento perché è vero che il comma inizia dicendo che non sono ammesse deroghe dopo, però, si dice che le stesse sono ammesse qualora approvate dalla Giunta regionale. Attraverso quest'ultima dizione si lascia una discrezionalità di deroga alla Giunta che è incredibile. Il potere di deroga viene affermato, mentre la discrezionalità sulla deroga non è definita; quindi il comma è molto vago per quanto riguarda la Giunta.
C'è poi un altro problema: i limiti di accettabilità. Proprio perch non è ripetuto a proposito degli impianti di depurazione, i limiti di accettabilità degli scarichi valgono sia in funzione degli impianti di depurazione che dei corpi di pubblica fognatura.
Siamo di fronte ad una situazione grave: io non so se ci si rende conto che siamo in presenza di una violazione palese della legge n. 319. Il tentativo che viene fatto attraverso questo emendamento è quello di ripetere quanto già contenuto nell'art. 7, ovvero una violazione palese dell'art. 25 della legge n. 319. Se il Consiglio ha coscienza di questo, se ne assuma la responsabilità. In questa sede, ci piacciano o meno, siamo tenuti a rispettare le leggi dello Stato, quindi voteremo decisamente contro un emendamento e comunque contro un articolo che dichiaratamente vuole violare la legge n. 319.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Non mi sono particolarmente occupato di questa legge, però mi sembra quanto meno inopportuno pensare che per i nuovi insediamenti produttivi e quindi i nuovi impianti sia ammissibile una deroga ai limiti posti dalla legge Merli. Infatti l'emendamento che si propone dice che se queste deroghe sono approvate dalla Giunta sono ammesse anche per i nuovi insediamenti produttivi, quindi anche per i nuovi impianti. Se un'azienda costruisce un nuovo insediamento produttivo e quindi si dota di impianti è evidente che in quel momento non può non tenere conto dei limiti a cui deve attenersi. E' impensabile che queste deroghe vengano date anche per i nuovi impianti. L'approvazione di questo emendamento vanifica chiaramente la lettera a), quindi a me sembra una licenza di deroga generalizzata rispetto alla legge Merli. Se il Consiglio ritiene di dare una licenza di deroga generalizzata lo faccia pure, però con coscienza e cognizione di causa assumendosene le responsabilità.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento sottoscritto dai Consiglieri Bara e Picco.



BRESSO Mercedes

L'Assessore ha visto questo emendamento che è contrario alla legge nazionale?



PRESIDENTE

Sì, ed è di diverso avviso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, chiedo che per correttezza nei confronti del Consiglio l'Assessore risponda alle obiezioni che sono state fatte.



PRESIDENTE

L'Assessore ha già risposto e ha accolto l'emendamento.



MONTEFALCHESI Corrado

Non è vero, non ha risposto! Sono state sollevate delle questioni importanti che riguardano l'ammissibilità di una deroga generalizzata alla legge Merli alle quali non è stato risposto!



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Bara e Picco.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astensioni.
L'emendamento n. 2) presentato dal Consigliere Marchini è da considerarsi ritirato.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Bara e Picco: al comma sesto, punto b), terza riga, dopo la parola "inquinamento" aggiungere le parole "ad eccezione degli oli minerali".
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

L'argomento è già stato discusso in sede di Commissione e gli uffici tecnici avevano escluso l'ipotesi dello zinco, perché è specificamente citato in una circolare. Vorrei sentire cosa dice in proposito l'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Possono essere accettabili gli oli minerali e non lo zinco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Dopo la deroga fatta al primo comma, lettera a), e l'emendamento alla lettera b) del secondo comma, diventano pleonastiche altre ed ulteriori deroghe. Propongo solo che venga abrogata la lettera c) dello stesso comma per dare una razionalità all'insieme della manovra qui proposta.
Ribadisco di non riuscire a capire la nostra legittimità a legiferare su questo specifico argomento. Mi auguro che questo venga confermato da chi deve controllare questo testo, per la tutela, la salute e la salvaguardia dei cittadini piemontesi e delle acque piemontesi. Quindi non faccio che ribadire la mia ferma contrarietà a questo emendamento, di cui non viene neppure spiegato il possibile fondamento scientifico per quanto riguarda una deroga per gli oli minerali, quasi che gli oli minerali non siano altrettanto pericolosi quanto le altre sostanze ed elementi chimici previsti nell'allegato 1) della deliberazione che viene citata.
Si dovrebbe spiegare perché, come dice l'Assessore, zinco no, oli minerali sì, partendo da spiegazioni di carattere scientifico e non da spiegazioni che hanno a che vedere con le difficoltà di chi lavora nel settore, con il numero di addetti, con le caratteristiche che hanno gli impianti esistenti e altre cose di questo genere. Queste considerazioni non hanno nulla a che vedere con l'ambiente, ma hanno a che vedere con gli operatori economici del settore, con la facilità o difficoltà nello smaltire certi tipi di sostanze e nel recapitarle negli scarichi. Ma non può essere questo il modo di legiferare di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 12 contrari e 3 astensioni.
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto sull'art. 7.



ALA Nemesio

In sede di dichiarazione di voto non posso fare altro che riprendere le considerazioni effettuate punto per punto nel caso dei due emendamenti ribadendo - e mi dispiace farlo - quali siano la provenienza e la fonte di simili emendamenti all'interno di questa legge, ovvero la Federpiemonte.
Ritengo che anche questo sia un errato modo di procedere del Consiglio regionale.
In materia ambientale o ci rimettiamo a criteri, a valutazioni e a parametri che si desumono da un lato dal mondo scientifico, dagli studi che esistono in materia, dalle valutazioni sull'impatto ambientale, e dall'altro lato da una obiettività e serenità di giudizio, oppure vorrei che mi si spiegasse come sia poi possibile sostenere altre battaglie ambientali che questo Consiglio sostiene.
Con una legge del genere, non vedo come si possa ancora discutere di quale sia il grado di accettabilità dello scarico dell'ACNA. Dopo questa legge, è opportuno constatare che la politica della Regione Piemonte risulta formalmente identica alla politica della Regione Liguria rispetto all'ACNA. Noi permettiamo - e lo permettiamo anche sugli impianti nuovi e non solo su quelli esistenti - una politica di deroga alla legge n. 319.
Allora, poiché a me preme la coerenza delle battaglie ambientali, occorre che le battaglie ambientali si facciano fino in fondo, per gli scarichi in Liguria, ma anche per gli scarichi piemontesi. Non possiamo biasimare che il Consiglio e la Giunta regionale della Liguria tengano conto degli orientamenti delle associazioni sindacali di categoria e delle associazioni dei produttori a sostegno di attività inquinanti nella regione, quando poi normiamo le attività e scarichi nella nostra regione tenendo conto delle stesse esigenze, sollecitazioni e pressioni. Approvando in questo modo l'art. 7, non facciamo che rinviare ulteriormente nel tempo l'approvazione della legge, perché almeno il Gruppo della Lista Verde - ma ritengo di poter parlare anche a nome delle associazioni ambientaliste e protezionistiche - sosterrà in tutte le sedi competenti l'illegittimità di questa formulazione dell'art. 7, rinviando così l'approvazione di una legge di cui abbiamo già sottolineato il ritardo e non certo per volontà della Lista Verde, quanto per l'impossibilità di questa maggioranza di giungere alla formulazione di un testo. Lo scivolone finale all'interno di quest'aula con questi emendamenti, mi pare che sia segno di una assoluta a pochi mesi dalle elezioni - incapacità ad individuare quali siano i parametri e i criteri-guida all'interno dei quali sviluppare una seria politica ambientale.
Quindi, un "no" fermo all'art. 7, che a questo punto diventa un "no" altrettanto chiaro, come ribadirò in seguito, per quanto riguarda l'intero testo della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione ha ormai ampiamente chiarito la questione. Voglio però precisare che, a nostro avviso, questa norma è contraria alla legge nazionale e comporterà il rinvio della legge. Peraltro chiediamo che questa dichiarazione di non legittimità dell'emendamento testé approvato venga allegata agli atti con cui viene trasmessa al Commissario del Governo la norma; noi provvederemo comunque a segnalarlo.
Oltre a questo, segnalo che è già grave ammettere la deroga per quanto riguarda gli impianti vecchi, perché come altri colleghi hanno osservato analoga norma nella Regione Liguria consentirebbe alla Regione stessa di derogare e di accettare gli scarichi dell'ACNA, ma è ancora più grave se si considera che viene consentito, a discrezione della Giunta, di ammettere deroghe anche per impianti nuovi, che non solo dovrebbero essere a norma della legge Merli, ma dovrebbero essere, anche a livelli di qualità dello scarico, molto migliori. Non vale il discorso del passaggio in fognatura pubblica, comunque in fognatura e depuratore, perché ormai sappiamo ampiamente che gli impianti nuovi non devono essere impianti che usano con forza, al massimo possibile, la depurazione, ma devono modificare i propri reflui all'origine. Lo smaltimento dei fanghi di depurazione è una delle questioni più complesse di fronte a cui si trova chi deve governare la questione ambientale. Non è ammissibile che impianti nuovi non siano neanche a norma della legge Merli che è in vigore in Italia, e non è particolarmente restrittiva, da quasi quindici anni.
Signor Presidente, chiediamo formalmente che la nostra obiezione, che ritiene che l'emendamento approvato alla lettera a), sesto comma, dell'art.
7 non sia legittimo perché contrario alla norma nazionale, venga segnalata insieme alla trasmissione del testo di legge al Commissario del Governo. La prego di prendere atto di questa richiesta. Ribadisco il voto contrario.



PRESIDENTE

Collega Bresso, lei ha piena libertà di esprimere le sue valutazioni e posizioni. Però noi al Commissario del Governo dobbiamo inviare la legge.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei che il Consiglio regionale fosse consapevole della facilità con cui si possono radicalmente e significativamente modificare le leggi in un quarto d'ora. Questa non è la legge mandata in consultazione e discussa in sede di Commissione. E' un'altra legge: quella del libero stato del Piemonte, cioè di una Regione che ha deciso, su una materia quale quella degli scarichi nei corpi idrici e nelle fognature (materia che forse considera di scarsissimo interesse) di poter fare una propria legge e un proprio regolamento. Anzi, per essere più precisi, di votare una legge che permette la totale assenza di legge.
Questo è l'oggetto in sé della questione. Nonostante il collega Picco dica che non sono ammesse deroghe, alla fine si dice "salvo quelle che sono ammesse", quindi si rinvia alla lungimiranza e all'intelligenza dell'Assessore che gestisce questa materia il numero, l'ampiezza e la quantità delle deroghe. Ma, teoricamente, tutte possono esserlo, anche gli impianti nuovi, come ha richiamato la collega Bresso poco fa. Pertanto, per il Piemonte il momento di entrata in vigore della legge Merli viene indefinitivamente rinviato ad un futuro che non si conosce. Siedo in questo Consiglio da cinque anni e devo riconoscere che in questo arco di tempo ho visto poche leggi così prive di ogni rispetto di materia ambientale quanto questa, e ciò avviene ora grazie a non più di due emendamenti, che permettono di capire quali siano le forze politiche presenti che subordinano, e mi dispiace dirlo, la tutela dell'ambiente alle esigenze del mondo imprenditoriale. Quando uno parla di priorità è meglio stabilirle subito. Per me sono le priorità ambientali. Probabilmente, invece, per questo Consiglio sono le priorità industriali.
L'intera vicenda ACNA è stata un esempio di ricerca di compatibilità ambientali, nel conflitto tra esigenze del mondo della produzione e dell'ambiente. Ma con questo provvedimento noi abbiamo finito di poterci presentare con un minimo di faccia, a meno di non avere la faccia di tolla continuando a parlare ancora di chiusura dell'ACNA. Questo mi preme sottolineare: la coerenza dei nostri comportamenti collettivi in quanto amministrazione regionale. Neppure desidero apparire come il grande difensore della legge Merli. Non sono mai stato convinto che questa legge sia un capolavoro, però in un momento come questo mi trovo a sostenere che la legge Merli, pur con tutti i suoi limiti, proroghe, deroghe e compromissioni, rimane un punto fermo che credevo valesse anche per la Regione Piemonte. Scoprire il contrario, scoprire come basti un semplice ed unico provvedimento di legge per far venire meno tantissimi castelli di parole e di demagogia sulla tutela ambientale, è per me motivo di particolare rammarico e di vera amarezza. Mi dispiace che proprio in coda di legislatura ci sia questa verifica fallita e fallimentare rispetto alla politica di tutela ambientale della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, prendo la parola per dichiarazione di voto contrario del nostro Gruppo. Mi associo alle considerazioni amare del collega Ala che riguardano il comportamento quanto meno anomalo che sta tenendo questo Consiglio, con modifiche non marginali ma consistenti fatte in aula dopo mesi che si discute in sede di Commissione di questa legge. Il nostro giudizio è sempre stato molto tiepido, perché a distanza di quattordici anni dall'approvazione della legge Merli, una legge regionale di recepimento di normazione dei dispositivi della Merli avrebbe potuto essere di ben altro genere. Per esempio, la Regione Lombardia ed altre in Italia utilizzando i poteri loro consentiti dalla Merli, hanno fatto ben altre normative che stabiliscono i limiti di qualità dei corpi idrici, che organizzano la gestione della depurazione e del controllo della qualità delle acque per bacini. Noi non abbiamo nulla di tutto ciò. Ci viene presentata una modestissima leggina che riguardava un aspetto di dettaglio della Merli, cioè la disciplina degli scarichi delle pubbliche fognature degli scarichi civili. Una cosa molto piccola che affronta alcuni problemi tecnici, dimenticando il problema generale di una norma regionale di vero recepimento della legge Merli che aveva, per esempio, demandato alle Regioni la possibilità di stabilire i limiti di qualità dei corpi idrici.
Esprimiamo quindi la nostra totale non soddisfazione per il modo con cui viene normata e gestita la politica della qualità delle acque nella Regione Piemonte, che è la critica principale e di fondo che facciamo a questo Assessore e a questa Giunta; seppure a fine legislatura, quando ormai null'altro è possibile fare, desideriamo comunque chiarire la nostra posizione in sede di discussione di questa unica norma. In particolare, nel merito di questa legge, rileviamo come ci sia stato un peggioramento ulteriore, perché la legge, già molto modesta, ha in più la gravità di consentire alla Giunta, a sua discrezione, inaccettabili deroghe alla legge nazionale e non solo alle norme regionali.
Il nostro voto è quindi pesantemente negativo e riguarda la pessima gestione della politica delle acque a cui in coda di legislatura si aggiunge un colpo di mano, addirittura contro la legge nazionale. Ciò in nome di strani ed inaccettabili interessi, perché l'interesse del mondo imprenditoriale non è certo quello di continuare a peggiorare lo stato delle acque nel nostro Piemonte. E se lo fosse, sarebbe ben grave. Forse è addirittura una cortesia non voluta, perché non era mai stata richiesta dal mondo imprenditoriale stesso; se però lo fosse, verrebbe certamente dalla sua parte più retriva ed incolta e quindi da non accogliere.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, come relatore del progetto di legge ho delle responsabilità che attengono all'assunzione della sintesi politica e di elaborazione legislativa avvenute in Commissione. Quindi, di fronte ad alcune sommarietà di giudizi, non posso tacere e vorrei in questa sede dare alcune notizie. Questo provvedimento è stato in Commissione per parecchi mesi e sono avvenute le consultazioni. Non è vero che si siano affacciate in sede di consultazioni, proposte anche modificative del testo di disegno di legge; non è vero che la Commissione non abbia dibattuto il merito di queste proposte. La verità è che alcuni Consiglieri che in questa sede hanno pontificato, come se conoscessero questa materia sulla punta delle dita, non si sono mai visti in Commissione; non hanno mai preso la parola in Commissione; al di là della conoscenza superficiale degli emendamenti proposti, non sapevano alcunché del disegno di legge stesso. Diversamente non avrebbero detto, come ha fatto la collega Bresso, che le categorie imprenditoriali produttive non hanno mai proposto modifiche del tipo di quelle che sono state qui votate questa mattina. Infatti se si vanno a prendere gli atti delle consultazioni, le proposte che si sono affacciate questa mattina e che la Commissione aveva già dibattuto ed accettato in parte, erano state oggetto di proposte scritte proprio da parte delle categorie imprenditoriali. Quindi qui nessuno si vuole arrogare verginità o diritti che non sono propri. Io stesso debbo dire che, se mi sono fatto carico con il collega Bara di riproporre questa questione, è perché era già emersa e riproposta in sede di Commissione. In allora non c'era la presenza dell'Assessore, quindi non potevamo pretendere delle risposte definitive da parte di funzionari; però in questa sede, che è la sede politica di sintesi, le abbiamo riproposte nella dignità necessaria per poter essere prese in considerazione. Qui non si tratta di sconvolgere un bel niente.
La verità è che ci troviamo di fronte alla possibilità di gestire il regime autorizzativo nei limiti delle leggi e delle circolari emanate e quindi la legge recepisce queste possibilità. Se poi, per caso, si evidenziasse da parte del Commissario del Governo qualche illegittimità palese rispetto alle aperture che vengono date, non avremmo nulla in contrario a verificare tale legittimità.
Il primo emendamento, affinché non appaiano sospetti, prevede la possibilità da parte della Giunta regionale di autorizzare deroghe in funzione dell'utilizzazione di impianti già esistenti, laddove un semplice impianto produttivo, anche di scarsissima capacità di inquinamento potrebbe non essere compatibile con le autorizzazioni date all'impianto fognario esistente. Il secondo emendamento si riferisce alla questione degli oli minerali, che peraltro sono diffusamente presenti anche in contesti insediativi non produttivi tout court, ma misti (ad esempio l'artigianato che produce residuali, i quali possono essere compatibili con apparati di decantazione presenti negli impianti di depurazione per fognature civili ancorché non produttive). Gli aspetti a cui si riferiscono i due emendamenti sono di così leggera portata da non meritare le affermazioni che sono state fatte.
Ringraziamo l'Assessore per la sensibilità dimostrata nell'accogliere le nostre proposte e ci auguriamo che la gestione sia conseguente ai limiti di coerenza con i quali ha impostato finora la politica delle acque. Devo quindi dire con tutta onestà che qualsiasi tipo di comparazione con questioni che attengono alla radioattività o all'acqua è del tutto improponibile per gli emendamenti che sono stati votati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Chiedo la parola per fatto personale. Si sostiene che non ho partecipato alla consultazione, mentre ero presente; inoltre, secondo quel testo, gli industriali chiedevano la deroga per gli impianti che adducevano ad impianti di depurazione. L'Assessore ha citato un punto da cui si evinceva che la deroga valeva solo per quegli scarichi che adducevano in un impianto di depurazione, però dal testo dell'art. 7 non risulta in alcun modo che vi sia questo vincolo. In realtà gli industriali chiedevano la deroga nel caso in cui lo scarico adduceva in un impianto di depurazione in maniera specifica; non si vede perché si debbano negare in via di principio deroghe che, da un punto di vista tecnico, potrebbero essere ampiamente giustificate dalle caratteristiche degli impianti di depurazione (quindi quando la fognatura adduce un impianto di depurazione, cosa che non è affatto scontata dal testo della legge). Ho voluto fare questo chiarimento semplicemente perché non sempre sono solo io a non capire cosa dicono gli altri.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g. (seguito)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 760 relativo al Convegno su Duccio Galimberti organizzato dal Movimento Sociale Italiano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio.
Sono convocati i Capigruppo alle ore 14,45 per stilare il calendario delle restanti sedute del Consiglio regionale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,25 riprende alle ore 15,30)



ROSSA Angelo


Argomento:

Sull'ordine dei lavori delle prossime sedute del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ha fissato il calendario delle sedute del Consiglio regionale fino alla scadenza della legislatura prevista per il 21 marzo 1990.
Le sedute del Consiglio avranno luogo nei giorni: 1 e 2 marzo 1990 nella settimana dell'8 marzo non verranno tenute sedute a causa dei Congressi del Partito comunista e delle Liste Verdi e anche allo scopo di permettere alle Commissioni di licenziare il più possibile i provvedimenti ancora giacenti 13, 14, 15 e 16 marzo 1990 19, 20 e 21 marzo 1990. Sono previste sedute notturne.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 760 relativo al Convegno su Duccio Galimberti organizzato dal Movimento Sociale Italiano


PRESIDENTE

Prima di riprendere l'esame dei provvedimenti iscritti all'o.d.g.
propongo di discutere un ordine del giorno sottoscritto da tutte le forze politiche, ad eccezione del Gruppo MSI-DN, che è a mani dei Consiglieri e che è relativo alla Conferenza sulla presentazione del libro del senatore missino Franco Franchi dal titolo: "Caro nemico" riferito a Duccio Galimberti.
E' aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.
o



MAJORINO Gaetano

Dato il contenuto e il tenore dell'ordine del giorno cui viene connessa dalle forze politiche firmatarie una certa importanza, anche in vista di un Convegno che è convocato per le ore 18, chiedo se qualcuno dei proponenti intende illustrare l'ordine del giorno; altrimenti chiedo di intervenire nel merito. Questo perché l'argomento è stato iscritto questa mattina all'o.d.g.



PRESIDENTE

Il Consigliere Tapparo chiede di illustrare il documento. Ne ha facoltà.
o



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, i firmatari di questo ordine del giorno vogliono sottolineare come sia discutibile utilizzare la figura chiara e molto nitida di Duccio Galimberti, eroe della lotta di liberazione e dell'antifascismo, figura che tra l'altro ha suscitato delle reazioni forti ancora negli anni '70 e nei primi anni '80, a tal punto che il cippo posto ai margini della strada per Centallo in sua memoria è stato imbrattato più volte da autori palesi. Non si è trattato infatti di imbrattature apologetiche.
Abbiamo ritenuto che l'iniziativa del MSI andasse stigmatizzata, perch va a collocarsi in una posizione (non vorrei usare il termine provocazione) certamente non rispondente alla storia di questo uomo e a quello che ha rappresentato per Cuneo, per il movimento di liberazione che in quella Provincia si è mosso con un grande moto popolare e grande fermento.
Riteniamo anche che certa stampa, stando dietro la scrivania anzich rapportarsi direttamente con la società, pensa di aver buon gioco a porre in evidenza elementi anomali, se vogliamo anche in questo caso usare un eufemismo, rispetto a quelli che sono i processi sociali, economici e culturali della nostra società.
Per questi motivi sembrava ai proponenti dell'ordine del giorno che il lasciar passare in silenzio questo fatto sarebbe stato come aprire la strada ad una rivisitazione interessata alla lotta di liberazione, alla Resistenza, che già qualcuno ha tentato in modo maldestro di avviare.
Ritengo opportuno che il Consiglio si pronunci rispetto al fatto e alle modalità con cui certa stampa locale pone in evidenza e dà il quadro delle notizie salienti della società piemontese. Francamente a me sembrava che quella notizia non rientrasse nelle informazioni salienti della nostra comunità. E' in questo senso che, come proponenti, chiediamo un'espressione favorevole sul documento in oggetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto rilevare errore, alla luce delle brevi considerazioni fatte dal Consigliere Tapparo laddove afferma che da parte del MSI-DN, in quanto Partito, si farebbe un'utilizzazione della Medaglia d'oro Duccio Galimberti. Infatti, la parola viene ripresa anche nel preambolo dell'ordine del giorno. Ma così non è perché il Convegno non ha per oggetto la figura della Medaglia d'oro Duccio Galimberti e le posizioni prese nei di lui confronti, ma la presentazione di un libro sulle costituzioni che vennero stese dal 1943 al 1945, una delle quali stesa da Duccio Galimberti. A questo Convegno, questa sera in una sala dell'Hotel Ambasciatori parteciperà l'autore del libro l'onorevole Franchi, che è di parte nostra, e sarebbe inopportuno esporne i meriti della vita parlamentare in chiave elogiativa. Devo solo ricordare che è stato ed è un parlamentare di tutto rispetto, tant'è vero che insieme all'onorevole Ugo Spagnoli del PCI, attuale componente della Corte Costituzionale, fu all'epoca uno dei più attivi mattatori nella Commissione di inchiesta e di indagine che portò sul banco degli imputati l'onorevole Tanassi. Non voglio dire questo per amor di polemica, ma per sottolineare che è stato ed è un parlamentare di tutto rispetto. Dopo la presentazione seguirà un dibattito cui hanno aderito toto corde il senatore Marcello Gallo della DC, l'onorevole Costa del PLI, e soprattutto, come partecipe di principale rispetto, Antonino Repaci, magistrato insigne, ora in pensione con il grado di Procuratore Generale della Corte di Cassazione.
Quest'ultimo, personaggio di tutto rispetto, di tutto spicco, di tutto rilievo della Resistenza, militò nel Partito d'azione attivamente e nel movimento clandestino. Le persone citate, con le loro caratteristiche nei confronti della nostra parte, quindi al di sopra e al di fuori di ogni sospetto, non hanno avuto alcun complesso a dialogare in un dibattito di tipo culturale con il presentatore del libro, onorevole Franchi del Gruppo parlamentare MSI-DN.
Non è quindi esatto dire che è un Convegno organizzato su Duccio Galimberti, Medaglia d'oro della Resistenza.
Vorrei inoltre sbarazzare il terreno da un passo dell'ordine del giorno, in chiave per così dire positiva, laddove si evidenzia che il cippo che ricorda la barbara esecuzione di Duccio Galimberti (di barbare esecuzioni durante la guerra civile ce ne sono state dall'una e dall'altra parte della barricata) è stato profanato per ben tre volte e che a seguito di una di queste provocazioni sono stati condannati alcuni missini del Cuneese. Non so se coloro i quali sono stati condannati erano tesserati o non erano tesserati missini. A proposito del passo dell'ordine del giorno che deplora questi fatti, voglio dire che, se sono stati condannati, ci dispiace che la condanna non sia stata di almeno quattro volte tanto da parte del Tribunale competente e che oggi non stiano ancora scontando la pena. Noi abbiamo sempre sostenuto - ed è nel nostro stile - che tutti coloro i quali, dall'una o dall'altra parte della barricata, hanno militato in purità di intenti (questa non è retorica), segnatamente quelli che sono caduti, meritano rispetto da parte di tutti.
Fatte queste considerazioni, sono convinto che qualora i colleghi presentatori e firmatari dell'ordine del giorno avessero conosciuto la realtà dei fini, dei moventi, degli scopi e il contenuto del Convegno, non avrebbero presentato l'ordine del giorno.
Come dicevo, è un Convegno culturale cui partecipano il senatore Gallo e Antonino Repaci. Nessuno dei due ha bisogno di presentazione. Ho già parlato dei meriti di Repaci, svolti sempre con quella purità di intenti che lo ha caratterizzato dall'altra parte della barricata, segnatamente nel Partito d'azione. Anche il senatore Gallo non ha bisogno di presentazioni.
Ricordo che proprio in quest'aula, nel corso del Convegno dell'Europa del 1992, partecipò serenamente insieme a senatori di altri Partiti al dibattito e incidentalmente ebbe modo di dire: "Sì, condivido certe vostre impostazioni, anche se la mia famiglia ed io siamo sempre stati antifascisti". Ci mancherebbe altro, siamo in pieno pluralismo. Questo per dire che anche il senatore Gallo, partecipe autorevole al Convegno di questa sera, è al di sopra di ogni sospetto, eppure dibatte con noi su questioni che non sono né di politica attuale né sulla persona di Duccio Galimberti. Questo, semmai, sarebbe un Convegno che si potrebbe fare nelle associazioni d'arma reducistiche.
Quindi è un errore da parte vostra, colleghi Consiglieri, che avete firmato e presentato questo ordine del giorno, errore peraltro in buona fede perché siete caduti, a nostro sommesso avviso, nella trappola di notizie false e tendenziose del quotidiano "Repubblica" che ha montato l'affare e ha detto: "Ahimè, si parla di Resistenza, è scandaloso che ci sia questo dibattito, è scandaloso che i missini parlino di Duccio Galimberti".
Il contenuto è ben altro, anche se la persona di Duccio Galimberti nel dibattito emerge in chiave molto seria. E' un dibattito culturale nel quale l'autore del libro farà una precisa genesi.
Non voglio intrattenere oltre i colleghi, cercherò soltanto di spiegare nella possibile chiarezza il contenuto culturale vero del dibattito di questa sera.
Il libro si intitola: "Caro nemico. La Costituzione scomoda di Duccio Galimberti, eroe nazionale della Resistenza". Nel libro non si ironizza sulla sua figura, ma si commenta, si prospetta e si trascrive pressoch integralmente un libro edito nel 1946, editore Fiorini di Torino, con firma autografa di Duccio Galimberti, coautori Repaci e Galimberti, dal titolo: "Costituzione per la nuova Italia della Resistenza".
L'autore contestato, l'onorevole Franchi, precisa, con una premessa a guisa di cronistoria, come gli è venuto in mente di scrivere questo libro.
Dice testualmente: "Stavo conversando con il senatore Gallo, sempre pronto a suggerire un libro o a descrivere le qualità di un autore, e sentendo da me dei progetti costituzionali della Repubblica Sociale Italiana come un'interessante sorpresa, mi segnalò senza esitazioni il progetto di Duccio Galimberti che, da parte opposta, si muoveva sullo stesso terreno arrivando a stabilire addirittura il divieto di costituzione dei partiti politici".
L'onorevole Franchi nella sua non breve premessa dice di aver ritrovato quel libro faticosamente, dopo la segnalazione di Gallo, nella Biblioteca della Camera dei Deputati; nella cui premessa il Repaci scrive: "Io e Galimberti abbiamo iniziato il lavoro nell'ottobre-novembre 1942. Il testo legislativo era già terminato nell'aprile 1943 e lo posso con sicurezza attestare, perché in detto mese fui io a sottoporlo all'esame di Leonida Repaci, mio zio, che dall'epoca non ho mai più rivisto". Prosegue Repaci: "Caduto il fascismo il 25 luglio, ci affrettammo a portare il testo al comune amico prof. Barrera, il quale lo accolse entusiasticamente.
Nell'agosto 1943 iniziammo la revisione in comune dell'introduzione che sventuratamente fu troncata (alle ore 17,30 dell'8 settembre 1943, annuncio dell'armistizio): ...e di quel giorno più non leggemmo avante".
Dopodiché Repaci dice che, per onorare la memoria di Galimberti, per dare un contributo alla storia, fece pubblicare nel 1946 questo libro che l'onorevole Franchi ha scovato.
L'onorevole Franchi presenta una riproduzione di testi, commentati dall'autore presumibilmente in chiave diversa da chi questa sera parteciperà al dibattito; l'onorevole Franchi contrappone una bozza di testo redatto dall'allora Ministro dell'Educazione Nazionale della Repubblica Sociale Italiana, prof. Carlo Alberto Biggini, in contrapposto o in paragone del testo redatto dagli antifascisti aderenti alla Resistenza Repaci e Galimberti.
Questo deve menare scandalo? Questo significa strumentalizzare la figura eroica di Duccio Galimberti? Mi pare che oggi, in pieno 1990, alle porte del 2000, si possa anche parlare di come operò Duccio Galimberti, che oltre ad essere stato un combattente della Resistenza è stato un valoroso avvocato, e sul piano storico e culturale di problemi istituzionali proprio in un momento in cui i problemi istituzionali sono nell'agenda, o dovrebbero essere, del governo attuale. Inviterei vivamente il collega Bosio, che è un autorevole componente del Gruppo comunista, ad intervenire a questo Convegno, a partecipare al contraddittorio, a dire se interpretiamo malamente il pensiero di Duccio Galimberti.
Anche noi non sosteniamo che la costituzione proposta da Carlo Alberto Biggini è di piena attualità. E' un dibattito a livello storico-culturale.
Il segnale politico, visto che tutto si vuol ridurre a politica, è che persone che militarono da diverse parti della barricata in quel tragico periodo, sul piano culturale e sul modo di pensare alle istituzioni, si ritrovarono con denominatori comuni. Questo non toglie nulla né alla figura di chi militò come Carlo Alberto Biggini e ministro della RSI né a chi fu un eroe.
Non riesco a comprendere come si possa dire nell'ordine del giorno che si vilipende l'intera Resistenza e con essa Duccio Galimberti.
Spero che i colleghi Consiglieri che hanno sottoscritto l'ordine del giorno intervengano al Convegno e partecipino al dibattito.
Non saremo così rozzi da dire che la medaglia d'oro Duccio Galimberti la pensava come noi. Questo sicuramente non lo sentirete dire questa sera non è il filo conduttore e non vuole essere la sostanza di questo dibattito.
Quanto scriveva era di grande valore culturale ed istituzionale. Duccio Galimberti, all'art. 56 della sua proposta, diceva: "E' garantita la libertà di pensiero, ma è vietata la costituzione di partiti politici".
Forse l'ha scritto quando era in clandestinità; presumibilmente, dopo il 25 aprile 1945, avrebbe rivisto il suo testo e lo avrebbe cassato. Ha scritto un'altra cosa che, a mio avviso, può essere di piena e palpitante attualità. Nella sua proposta dice, forse antivedendo il 2000: "Gli operai e gli impiegati delle aziende concorrono al riparto degli utili". Questo è un concetto portato avanti da noi e non solo da noi. E poi dice che sono proibite le serrate e gli scioperi, ma non perché voleva la mano militare o la guarnizione militare che soffocasse lo sciopero, ma perché aveva la concezione moderna della magistratura del lavoro che dirime la controversia collettiva. Indubbiamente "sciopero vietato" e "magistratura del lavoro" erano dei punti della carta del lavoro. Il Dittatore poteva avere l'intuizione, ma non la preparazione giuridica, per cui aveva il supporto di giuristi di fama mondiale, non solo italiani, che lavoravano accanto a lui. Anche Giulio Einaudi, nel periodo della crisi del 1929, scrisse delle lettere "confidenziali" (detto fra virgolette), nelle quali diceva: "Come cittadino, Eccellenza Vostra, non condivido le Vostre opinioni; però la penso così... Dovreste fare così...". Era il portato di giuristi di fama mondiale, tra i quali Carnelutti, che dissero che come nello Stato moderno non era più concepibile la ragion fattasi, così anche il principio "homo homini lupus" nella lotta collettiva doveva cadere. Quindi, le migliori condizioni di lavoro, i salari, tutti i problemi che oggi e all'epoca potevano fare scattare uno sciopero, sono problematiche che risolve la magistratura del lavoro componendo la lite collettiva. Anche il giurista Duccio Galimberti la pensava così e oggi noi vogliamo paragonare, nemmeno contrapporre, due Costituzioni, quella degli anni 1943/1945 e quella dei tempi nostri, mettendo in evidenza la cultura e la capacità progettuale di quegli autori.
Non vedo perché in questo si debba cogliere uno spirito fazioso e si voglia mettere in cattiva luce o in luce critica la figura luminosa di Duccio Galimberti.
Vi chiedo di partecipare al dibattito, proprio per verificare l'esattezza di quanto vi ho detto, e cioè che si tratta di un dibattito culturale riferito a problemi istituzionali, prospettati da due autori di diversa parte politica degli anni 1943/1945. Se poi non fosse così, se il dibattito da parte nostra, non certo da parte di Repaci, del prof. Gallo o dell'onorevole Costa, dovesse degenerare nel senso che l'autore del libro mi smentisse e si prospettasse su altre considerazioni extra contenuto del libro, ritirate allo stato degli atti l'ordine del giorno e, se si sarà verificato tutto quanto voi sospettate, lo riproporrete. Diversamente penso sinceramente che sia un ordine del giorno che non ha senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, l'intervento appassionato e sincero del collega Majorino ci fa dire, almeno per quanto mi riguarda come firmatario dell'ordine del giorno, come non sempre le intenzioni sono interpretate allo stesso modo.
Intendevo iniziare il mio intervento partendo dalla distinzione tra quello che è il Gruppo MSI in quest'aula, il Partito che ha una sua logica ed alcune espressioni che nascono da esponenti del Partito. Ciò non per distinguere tra buoni e cattivi, ma per rilevare come certi atteggiamenti di civile convivenza e partecipazione nelle istituzioni a volte nell'ambito politico, vanno al di là e trascendono le stesse intenzioni.
In effetti, l'ordine del giorno non entra nei particolari del dibattito che si terrà. Chiunque ha titolo per parlare su qualunque argomento in qualunque sede; non esistono dibattiti tabù per questa o quella componente politica. Quindi l'insofferenza che molti di noi hanno registrato questa mattina non è per il dibattito che - ripeto - è legittimo (ci mancherebbe che il Circolo culturale del Movimento Sociale non potesse parlare della Resistenza o di chi vi ha partecipato), ma per le dichiarazioni riportate sul giornale tra virgolette dove si evidenzia, in modo forse malizioso quel "Caro" nemico, che è un eufemismo che non si accetta sempre da chiunque. A volte è meglio essere chiamato semplicemente nemico; ma è strano che tra virgolette si metta in evidenza come in una sua pubblicazione dimenticata: "Galimberti la pensasse come noi su molte cose".
Conclude Martinat dicendo: "La nostra quindi è una provocazione intelligente" e poi aggiunge "in senso positivo". Per noi concittadini di Duccio Galimberti l'aver messo in evidenza che "Duccio Galimberti la pensava come noi su molte cose" può ingenerare un equivoco sui fatti fondamentali. Non discuto che qualunque Partito possa avere momenti di incontro su situazioni particolari, ma è da respingere che ci fosse stato qualcosa che in qualche misura, anche se concordava, avesse comunque un'indicazione univoca.
Tutto questo è partito dalle dichiarazioni del parlamentare missino Ugo Martinat, sulle quali riporterei il discorso.
Credo dunque di poter dire che le parole accorate del collega Majorino anche in riferimento al cippo, hanno un senso. Purtroppo è vero, sarebbe stato forse simpatico per tutti, forse anche meno cattivo per noi, che i profanatori non fossero stati identificati, come era successo per ben due volte; probabilmente è stata una nottata un po' pazza, ma indubbiamente erano dei giovani appartenenti al Movimento Sociale. Questo significa che la figura di Galimberti era comunque un emblema contro il quale bisognava manifestare una volontà di non incontro. Il "Caro nemico", secondo me, è un titolo un po' spinto, ha una forma di provocazione rispetto alla nobiltà del libro che confronta solo delle tesi. La provocazione qualcuno la recepisce di più, qualcuno di meno. Secondo me, è comunque una provocazione.
Concludo ricordando che il 25 luglio nel suo discorso Badoglio diceva: "La guerra continua", quindi il governo italiano affermava: "La guerra continua"; non soltanto Duccio Galimberti, ma anche Arturo Felici e Dino Giacosa dicevano "la guerra continua", sì, "ma per cacciare fino all'ultimo tedesco e contro il fascismo". Quindi, anche se in qualche momento ci sono state delle teorizzazioni politiche, fondamentalmente in comune non c'era assolutamente niente.
Il mio intervento non vuole essere una forzatura, vuole soltanto ribadire ai giornali di cui parlava il collega Tapparo, che hanno pubblicato alcuni riferimenti, che questi riferimenti non ci possono essere e non ci devono essere, perché non c'era nulla in comune con l'ideologia con la cultura, con il modello di società del partito fascista di allora.
Dobbiamo riconoscere la scelta di Galimberti figlio, nato addirittura in una famiglia dove il padre era un senatore del partito fascista (si era fatto seppellire con la camicia nera). Questo discorso della figura si valorizza ancora di più, perché Galimberti non ha avuto neanche la fortuna per quelli che ragionano come noi, di avere in famiglia una storia che potesse in qualche modo tramandare un modo di essere.
Quindi, se ci sono state strumentalizzazioni riportate dal giornale noi le respingiamo - ripeto non sul tema del dibattito perché questo è libero, ma sulla figura che non può essere messa in discussione con confronti non pertinenti rispetto al sacrificio che Galimberti ha subìto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa sera al Convegno non sarò presente per una serie di ragioni che vorrei illustrare anche come motivazione dell'adesione all'ordine del giorno presentato. Sono ragioni che non fanno il minimo torto ai colleghi Majorino e Minervini, in quanto persone ed esponenti politici. Ho una difficoltà personale a credere e a pensare ad una vera attualità del pensiero costituzionale di Duccio Galimberti, per non dire in termini chiari e netti che non c'è alcuna attualità reale.
L'elemento richiamato anche da altri colleghi, ovvero l'elemento per il quale Duccio Galimberti è stato una delle più alte figure della Resistenza oltreché Medaglia d'oro, non è tanto e solo per il fatto di essere rimasto vittima, ma quanto per il fatto, come diceva il collega Bonino, che nel 1943, in risposta al proclama di Badoglio, Duccio Galimberti, come tanti altri anonimi ed ignoti che probabilmente non potevano parlare con la forza e la capacità del messaggio che aveva Duccio Galimberti, invitò sì alla continuazione della guerra, ma contro il nazismo e per la liberazione dell'Italia dal fascismo. Questo è uno dei punti alti e, dal punto di vista costituzionale, l'atto di Duccio Galimberti, non scritto, ma più attuale, da prendere in considerazione oggi. E' uno degli atti non scritti non esistenti in termini di edizione che rechi una data, un giorno, una piazza, ma sicuramente uno degli atti più fecondi anche sotto il profilo e dal punto di vista costituzionale.
D'altra parte se qualche uomo, qualche politico, qualche storiografo o costituzionalista potesse avere rintracciato elementi reali di attualità il mio è un giudizio sommario e di poco conto - penso che la ragione naturale e concreta si sarebbe consolidata in altre sedi di tipo accademico o di ricerca storiografica o costituzionale. Per la verità - mi consentirà il collega Majorino - in questa questione c'è un punto che so benissimo non essere di responsabilità di alcuno, ma di molti. Il punto è esattamente quello che riguarda una delle caratteristiche della politica oggi, ovvero quella di tentare in molti casi e in molte situazioni l'introduzione per vie traverse, anche quelle della storia, di uno straordinario, quanto di basso profilo, tatticismo. Quando le vie traverse usate sono quelle della storia e insieme alla storia quelle degli ideali che la storia ha confermato puntualmente per le vicende così come si sono svolte, allora l'impegno mio e del Gruppo comunista in questo Consiglio non può che essere quello di ribadire quegli ideali e di impedire qualsiasi velo, qualsiasi confusione, qualsiasi strumentalizzazione. Per la verità, da questo punto di vista l'osservazione che personalmente potrei fare è in direzione di una più censurabile adesione all'idea che non l'idea stessa, in quanto esattamente e proprio da quel punto di vista per cui oggi in molti casi le stesse questioni in un dibattito politico-culturale aperte nel nostro Paese tendono a prendere la strada di un formidabile tatticismo, ebbene, da questo punto di vista mi sembra che sia sicuramente più censurabile dell'onorevole Franchi l'adesione che è stata data a questo tipo di iniziativa. E' in quella adesione che si confondono le cose, è in quella adesione che si rischia che, ancora una volta, la storia c'entri, ma c'entri come sotterfugio per un'altra vocazione, quella di un formidabile tatticismo politico.
Ribadisco quanto ha già detto il collega Tapparo, che nel giro di poche settimane, dal punto di vista della cosiddetta rivisitazione della Resistenza, si sono compiuti e si stanno compiendo troppi tatticismi, i cui fini non voglio qui elencare perché alcuni non li ho ben presenti, ma alcuni altri sono ben nettamente e chiaramente presenti; farei torto al collega Majorino se dovessi ritenere che nemmeno lui sappia coglierne almeno alcuni.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ritengo di avere poco da aggiungere a quanto detto dai colleghi Tapparo, Bonino e Bosio - tra l'altro, con una serenità, pacatezza e profondità di ragionamento e di sviluppo di tesi che non sempre è accaduto di riscontrare in questo Consiglio - sui valori fondanti della nostra Costituzione repubblicana e del nostro attuale ordinamento.
Ho sottoscritto l'ordine del giorno, perché lo ritenevo necessario e indispensabile.
Il mio incontro con Duccio Galimberti è legato alla piazza di Cuneo piena di sole, con le montagne sospese alle sue spalle, dove si respira una grande serenità. Non è solo un'immagine di serenità, ma anche di forza, di cultura e di tradizione locale, di valori. Vi sono questioni che non possono essere tradotte, trasformate, triturate dentro il dibattito politico attuale.
Ho appreso del Convegno ieri sera, quasi per caso.
Ritengo che questo ordine del giorno vada approvato, anche all'insegna di un dato che avevo richiamato allorquando si parlò della vicenda Edgardo Sogno. Ci deve essere un'autolimitazione da parte di tutte le forze politiche nel considerare questi anni cruciali del nostro passato soprattutto quanto si scrisse allora. Il Consigliere Majorino ha correttamente richiamato gli anni e il momento preciso della stesura di quel documento, che non sono gli anni della Resistenza vera e propria, ma il periodo immediatamente precedente, quindi precedente ad un periodo che ritengo, in questo accomunato da molti storici e commentatori, di grande maturazione e di grande trasformazione delle coscienze. Un conto è se parliamo del 1942, un conto è se parliamo degli anni 1944, 1945, 1946 fino alla fase costituente, di anni che hanno rappresentato un momento di grande modificazione delle coscienze.
Non ho letto quel documento e nemmeno il libro dell'onorevole Franchi però ritengo che sia difficile valutare i vari documenti prodotti in quel periodo, proprio perché la loro estrapolazione dalle vicende storiche di quegli anni e la non precisa datazione, la non chiara successione cronologica degli atti e delle vicende possono farci incorrere in alcuni equivoci.
Dovrei fare un piccolo appunto al collega Majorino, quello di avere dimenticato quella che a me pare essere una delle caratteristiche di questa "provocazione": questa vicenda si colloca nel nuovo corso del MSI, nel rautismo per intenderci, nell'apertura a tutto campo che tende a mettere in movimento quel partito e quella forza politica, attraverso il tentativo di catturare altre aree sociali e culturali. Mi auguro che rimanga un tentativo e non si traduca in pratica. Non mi piace il fatto che si continui - questa vicenda è in parte analoga a quella di Edgardo Sogno - ad usare un momento alto della fondazione della nostra Repubblica, della fondazione del nostro attuale modello di vita e di organizzazione istituzionale per le nostre beghe politiche attuali. Dobbiamo avere una forma di rispetto collettivo nel riconoscere la nostra storia, il nostro passato e i nostri valori; nello stesso tempo dobbiamo riconoscere quali siano alcuni dei valori fondanti della nostra identità collettiva lasciando da parte lo scontro politico attuale, soprattutto in questi ultimi anni.
Quindi adesione a questo ordine del giorno.
Una serie di riflessioni, infatti, devono essere ancora svolte e devono riguardare in particolar modo l'uso della politica e l'uso della storia nella politica.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, chiedo la parola per fatto politico.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



MINERVINI Marta

Chiedo scusa anche al collega Ala, ma vorrei sottolineare che questa è un'aula istituzionale.
Ringrazio per gli interventi come sono stati svolti, ma ricordo che qui non si dovrebbero fare considerazioni sui fatti interni di un partito qualunque esso sia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa che interviene in qualità di Consigliere.



RIPA Franco

Signor Presidente, non entrerò nei fatti interni di nessun partito, ma aggiungerò alcune osservazioni e spiegherò i motivi per i quali ho aderito a questo ordine del giorno.
Ho apprezzato la pacatezza di questo dibattito, soprattutto ho apprezzato l'apporto dei colleghi Consiglieri. Dopo aver letto alcune frasi riportate da un quotidiano, come cuneese e come partecipe della storia della generazione post liberazione - come amava dire un grande di questo Consiglio regionale, il Presidente Viglione - credo che ad ognuno spetti il compito di commentare i fatti e di prenderne atto rispetto a quello che è il contesto attuale.
Non voglio dire se sia stata o non sia stata indovinata la dizione del Convegno organizzato, perché la presentazione dei testi attiene alla libertà di ognuno, così come credo che attenga alla libertà di ognuno il partecipare o meno a questi Convegni. Forse la frase meno felice è quella detta da un parlamentare del MSI, salvo la prova contraria, "che Galimberti la pensava come noi su molte cose, dal divieto di sciopero, allo stato corporativo". Leggendo la storia a freddo si possono trovare dei punti in comune, non solo su queste cose, ma su molti altri aspetti. Una frase di questo genere, detta e calata nella provincia di Cuneo, è equivocabile e potrebbe avere degli effetti molto negativi per quello che deve essere il rispetto della storia, il rispetto del contesto sociale e il rispetto del contesto storico locale. Per questo motivo, mi sono associato all'ordine del giorno in discussione.
Ho letto sempre sullo stesso quotidiano le sdegnate reazioni di persone come Nuto Revelli, Mario Giovana in ricordo anche di Dante Livio Bianco, e credo che tutto può essere fatto, meno che il tatticismo politico su un argomento come questo. Mi riferisco sempre alla frase poco indovinata e poco felice del parlamentare del MSI. E credo che la provocazione vada forse bene in alcuni contesti, ma non in questo, perché sarebbe una provocazione molto sleale rispetto al ricordo storico, alle popolazioni della provincia di Cuneo, alla città di Cuneo che ha intitolato una piazza importantissima a questo eroe nazionale.
Non voglio comunque sindacare sulla partecipazione o meno ai dibattiti sulla presentazione del libro dell'onorevole Franchi, che non ho avuto modo di leggere.



ROSSA Angelo



PRESIDENTE

Anche la Presidenza.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 760, il cui testo recita: "A conoscenza del Convegno organizzato dal MSI-DN su Duccio Galimberti medaglia d'oro della Resistenza, iniziativa definita dal parlamentare del MSI-DN Ugo Martinat 'una provocazione intelligente' il Consiglio regionale nel sottolineare come la memoria dell'Eroe nazionale Duccio Galimberti non possa in nessun modo essere strumento di 'provocazione' di nessun genere tanto meno da parte di chi non ha mai sconfessato un'eredità che risale a quei brigatisti responsabili del vile omicidio nell'evidenziare come il cippo che ricorda quella barbara esecuzione sia stato profanato per ben tre volte e che per una di queste provocazioni sono stati condannati alcuni missini del Cuneese conferma l'adesione del Consiglio, nato dalla Resistenza, agli ideali ed ai valori che il sacrificio dell'Eroe indicano ancora oggi a tutti i democratici respinge ogni tentativo di interpretazione distorta del suo pensiero e giudica pericolose operazioni tendenti a confondere fatti e responsabilità perché finalizzate all'offuscamento dei valori della democrazia e della libertà ricorda a tutti i cittadini piemontesi il messaggio limpido di coerenza e rigore che viene dalla sua vicenda umana e dal suo pensiero".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli e 3 contrari.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dovremmo ora discutere il punto 14) all'o.d.g. relativo all'ordine del giorno n. 746 presentato dai Consiglieri Adduci, Bosio, Bresso, Calligaro Monticelli e Sestero concernente le operazioni di smaltimento rifiuti nei pressi dello scalo ferroviario Torino-Orbassano.
E' però assente l'Assessore Cernetti, che già questa mattina non si sentiva bene, alla quale auguro di riprendersi presto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bosio. Ne ha facoltà.



BOSIO Marco

Signor Presidente, anch'io auguro all'Assessore Cernetti di riprendersi presto. E' chiaro che, in sua assenza, non possiamo discutere questo punto.
Volevo solo rimarcare il fatto che questa mattina siamo stati posti davanti ad una questione semplice per la quale non abbiamo avuto alcuna difficoltà a invertire l'o.d.g. per due punti: il punto 21) al posto del punto 14) intendendo che subito dopo saremmo stati chiamati a discutere il punto 14).
Ora interviene questo fatto.
Il punto 14) riguarda la famosa nube che va e viene. Desidero richiamare il fatto che il punto 14) ha avuto una serie di implicazioni concrete alle quali occorre urgentemente che la Giunta risponda e sulle quali intervenga. Il rinvio provoca ulteriori problemi: provoca il protrarsi di ulteriori questioni non chiarite, non chiare e totalmente negative. D'accordo sul rinvio; però chiedo che la Giunta, prima ancora di entrare nella discussione del punto, cominci ad informarsi concretamente su cosa è possibile fare in quell'area. E' un'area investita da una nube, con una serie di problemi. Possiamo anche rinviare la discussione, ma ciò che non è rinviabile è un minimo di intervento immediato dell'esecutivo in quella situazione e in quell'area.
Vorrei che il Presidente del Consiglio facesse presente all'Assessore e al Presidente della Giunta questa esigenza.



PRESIDENTE

Non è certo intenzione dell'Assessore non discutere dell'argomento.
Penso che non appena l'Assessore si sentirà bene, lo si potrà affrontare.
Mi farò carico di rappresentare l'esigenza da lei sottolineata, che anch'io condivido.
Sul punto 18), relativo al commercio ambulante, c'è l'intesa di farlo slittare.
Anche il punto 19) relativo agli affitti degli immobili di proprietà dell'Istituto Autonomo Case Popolari non può essere discusso, in quanto è assente l'Assessore Genovese.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista è allarmato dal ritardo con il quale la Giunta regionale procede in ordine alla riforma della legge sui canoni IACP. In questo Consiglio regionale tempo fa abbiamo ricevuto delegazioni preoccupate di cittadini dell'Istituto Autonomo Case Popolari che hanno chiesto una rapida revisione, anche parziale, della legge sugli affitti. Mi pare che tutte le forze politiche intervenute a queste riunioni abbiano assunto l'impegno di procedere ad una revisione di questa legge, prima della fine di questa legislatura.
L'Assessore Genovese, nell'ultima riunione della II Commissione, nella quale si è parlato di questo argomento, ha detto che avrebbe proposto alla Giunta regionale una modifica della legge n. 33. Ricordo, signor Presidente, che il Gruppo comunista ha già prodotto una sua proposta di modifica della legge n. 33, proposta che è stata respinta da questa maggioranza. Non solo, a seguito delle proteste dei cittadini il Gruppo comunista ha presentato immediatamente un ordine del giorno con la richiesta di sospensione degli aumenti degli affitti e di rapida definizione di una nuova proposta per la legge n. 33; avevamo indicato anche alcuni contenuti, come, ad esempio, il limite del 7% del reddito familiare come limite massimo per l'affitto. Anche a questa proposta del Gruppo comunista la maggioranza ha risposto respingendola. Siamo allarmati perché, mentre la II Commissione si attarda su argomenti per i quali non vi è alcuna probabilità, visti i tempi ristretti, di portarli a compimento non si impegna su questo tema, che il Gruppo comunista ritiene prioritario e che in una lettera inviata dal Presidente del Gruppo comunista al Presidente del Consiglio e della Giunta, chiediamo venga inserito all'o.d.g. dei lavori di questo Consiglio. Il problema non lo solleviamo perché l'Assessore Genovese è malato, lo solleviamo perché anche se l'Assessore Genovese fosse stato presente, di certo non sarebbe ancora stata presentata questa proposta di legge alla Giunta. Solleviamo questa nostra preoccupazione, invitiamo i rappresentanti del governo presenti a farsi promotori o relatori di questa nostra pressante ed urgente richiesta presso l'Assessore Genovese in particolare e la Giunta in generale affinché produca la riforma della legge n. 33, in modo da sottrarre il regime degli affitti a gravi ingiustizie che oggi si ripercuotono negativamente sugli inquilini dello IACP.


Argomento: Caccia

Esame progetti di legge n. 520: "Integrazione alla L.R. 17/10/1979, n. 60 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia' modificata dalle LL.RR. 18/4/1985, n. 38 e 22/4/1988, n. 22" e n. 409: "Modificazioni alla L.R. 22/4/1988, n. 22, modificativa della L.R. 17/10/1979, n. 60 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia, già modificata dalla L.R. 18/4/1985, n. 38" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il progetto di legge n. 520, di cui al punto 8) all'o.d.g. Poiché anche il successivo punto 9) riguarda lo stesso argomento, propongo che si proceda ad un esame contestuale dei due provvedimenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Ho chiesto la parola per porre una questione preliminare. Il Presidente del Consiglio mi aiuterà a districarmi nelle sottili differenze fra questione preliminare, questione pregiudiziale, questione procedurale.
La questione di tipo preliminare che intendo porre è la seguente. Il Gruppo Comunista già alcune volte, in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, aveva sollecitato la Giunta ad un pronunciamento su questo punto.
La Giunta, come è noto, ha richiamato un proprio disegno di legge all'esame del Consiglio. Questo fatto è già abbastanza inusuale. Non ho esperienza di lungo periodo dei lavori del Consiglio regionale, ma, da quando faccio parte di questa assemblea, non è mai accaduto che sia stato richiamato un disegno di legge della Giunta in aula, ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale. Ho il sospetto che sia un fatto del tutto eccezionale. La cosa che, però, più ci ha colpiti e ha sollecitato il Gruppo comunista a porre questo problema al Presidente della Giunta è un'altra, il fatto che, come tutti i colleghi sanno, è stato recentemente dichiarato ammissibile un referendum nazionale relativo alla legge nazionale in materia di caccia. E' già stata avviata la procedura per l'effettuazione di questo referendum, manca solo di conoscere la data di svolgimento, che comunque sarà entro il 15 giugno. Pertanto ci siamo chiesti: che senso ha che addirittura la Giunta - non dico un Gruppo consiliare che può porre un problema di tipo politico, legittimo, ma la Giunta, organo che ha responsabilità istituzionali primarie nella conduzione della Regione - richiami un proprio disegno di legge ed impegni l'attività del Consiglio (in chiusura di legislatura, quando tutti sanno che giacciono numerosi e pressanti problemi da esaminare) su una questione per la quale è già indetto un referendum nazionale. Qualsiasi determinazione uscirà da quest'aula varrà lo spazio di un mattino, perché o si farà il referendum o ci sarà l'intenzione di arrivare ad una legge del Parlamento che renda non più attuale il referendum.
Signor Presidente, chiudo la questione preliminare, mi scuso se sono stato più lungo di quanto volessi essere e ripropongo l'interrogativo all'Assessore competente per sapere con quale "ratio" la Giunta continua a chiedere che questo argomento sia discusso dal Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, mi rivolgo anche ai colleghi Consiglieri per ricordare che il Movimento Sociale Italiano, indipendentemente dalle valutazioni di natura etico-politica o moralistica occasionale, è stato sempre favorevole all'emanazione di una legge che correggesse quell'altra tutta sbagliata, adottata dalla Regione Piemonte in funzione del paventato referendum che si sarebbe dovuto svolgere qualche anno addietro.
Sono state molto sofferte le riunioni di Commissione, dove mille cavilli hanno fatto sì che si verificasse una ritirata da parte di coloro i quali rappresentano la maggioranza politico-amministrativa di questa Regione. Poi è accaduto che non se ne è fatto più niente, per cui in Commissione non si è mai potuta avere la possibilità di esperire tutto ci che era necessario per poter avere un testo di legge che contemperasse le varie esigenze esposte nei diversi disegni di legge in discussione.
Si è parlato nel frattempo, nel buio assoluto della cessazione dell'attività della VI Commissione, di pressioni esterne alla politica dei Consiglieri regionali, di lobby, di connivenze di tipo elettoralistico fino ad arrivare alla chiamata in aula del progetto della Giunta presentato dall'Assessore Ripa.
Abbiamo ascoltato da parte del rappresentante del Gruppo comunista una dichiarazione di non procedere nell'esame di questo disegno di legge, in funzione ancora una volta dell'aperta questione del referendum. A tal proposito, affinché non ci siano equivoci sull'impostazione che voglio dare a questo intervento per motivare la posizione che assume nel contesto il Movimento Sociale Italiano, voglio ricordare che di recente è stato promosso un referendum per l'abolizione della legge regionale sulla caccia in Emilia Romagna; il tutto è andato a scontrarsi con la totale vanificazione, perché il richiamo del Partito comunista di quella Regione è piombato nel vuoto intanto che il referendum sulla caccia è risultato disertato.
Queste considerazioni per dire che, in fondo, il discorso sul referendum non regge, perché non sappiamo come potrebbe essere accolto un referendum nazionale dalla più vasta opinione pubblica nazionale. Ciò in funzione del fatto che il problema dalla caccia non può essere liquidato e cassato sic et simpliciter, ma è un problema antichissimo che rimonta sin dai primordi dell'esistenza stessa dell'uomo e che è diversificato sia nel tempo storico che nelle varie zone del pianeta in funzione di un diritto che il cittadino ha di esercitare la cosiddetta arte venatoria, ma non soltanto per andare ad abbattere animali e per il gusto di abbatterli, ma in funzione di un equilibrio stesso della natura o che impone la natura.
Di fronte a queste considerazioni, il Movimento Sociale Italiano dovrebbe essere favorevole in questo momento alla discussione sul disegno di legge per l'eventuale approvazione di una normativa che vada a correggere quella vecchia. E' però anche vero che ci troviamo di fronte ad un excursus di consumazione del cosiddetto anno venatorio e ci troviamo soprattutto alla vigilia delle elezioni. Mi chiedo perché mai nel tempo passato la maggioranza non sia riuscita a condurre la responsabilità che le compete attraverso la Commissione per arrivare all'iter normale della presentazione di questo disegno di legge; adesso, che siamo alla vigilia della conclusione, magari concitatamente per via di contrapposizioni che potrebbero nascere ovviando al problema della presa di posizione politica ci pone di fronte al problema come se veramente fosse per risolvere il problema della caccia.
Per queste considerazioni, anche per accogliere quanto gli stessi interessati, i cosiddetti famigerati cacciatori, hanno fatto sapere alla pubblica opinione - e in modo particolare a noi che esercitiamo l'opinione politica attraverso le parti che rappresentiamo - che a loro il problema in questo momento non interessa più, che ciascuno si assuma le proprie responsabilità; sono più seri di quanto si pensava che non fossero, quando sono stati tacciati di lobby, di essere corruttori oppure imbonitori delle coscienze politiche a fini elettoralistici. Sono i cacciatori che non hanno alcun particolare interesse in questo momento, quindi noi, per servire una causa di chiarezza, diciamo che questo non è il momento per presentare ci che la maggioranza stessa ha cassato nell'iter passato, impedendo che nell'ambito delle Commissioni la questione fosse portata entro i canali della correttezza politica e del giusto rapporto politico.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Presidente Rossa che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, desidero intervenire sulla pregiudiziale posta dal Gruppo comunista per il non passaggio agli articoli.



MONTICELLI Antonio

Tale questione non è ancora stata posta. Non scoprire le carte, queste cose verranno dopo.



ROSSA Angelo

E' vero, ma io ne ero ovviamente già a conoscenza, quindi mi scuso con il Consiglio. Poiché però siamo ancora in una fase pregiudiziale, è doveroso da parte mia esprimere il punto di vista della forza politica cui appartengo. L'Assessore Ripa dirà quali sono le ragioni che lo hanno spinto a richiamare in aula il disegno di legge della Giunta; mi sembra comunque che queste siano piuttosto naturali.
Desidero sottolineare l'importanza del momento al quale stiamo arrivando, seppure con una certa fatica. Da parte mia questo momento era atteso da molto tempo; si sapeva che c'erano dei problemi e delle difficoltà, tuttavia devo dare atto al Consiglio regionale da una parte e all'impegno dell'Assessore Ripa dall'altra di aver ritenuto che, di fronte ad una questione importante come questa, si dovesse arrivare ad un dibattito. Do atto alla Giunta di aver assunto di fronte alle varie proposte di legge presentate lo scorso anno, fra queste una firmata dal sottoscritto e da altri colleghi del Gruppo socialista, l'iniziativa di predisporre e presentare un disegno di legge, a fronte del quale il Gruppo socialista ha ritirato il proprio, riconoscendosi in quello della Giunta.
Ciò commettendo forse un errore di ingenuità, perché alla fine il Gruppo socialista si è privato della possibilità di poter richiamare direttamente la propria proposta di legge, fidando molto nel dibattito che, seppur in mezzo a tante difficoltà, sarebbe andato avanti. Invece, dal mese di luglio del 1989, dopo un paio di riunioni nella VI Commissione, questo dibattito si è arenato. La legge sulla caccia presenta tutta una serie di aspetti controversi, sui quali è difficile poter assumere delle posizioni nette e definitive, aspetti che toccano la coscienza di ciascuno di noi.
Mi pare però che il tempo stia dimostrando che davanti a questo problema si sta aprendo una prospettiva che io giudico positiva e ragionevole; il tempo sta dimostrando che la fretta con cui si è cercato di operare nello scorso anno, cancellando in qualche modo lo spazio della caccia, era una decisione o una tentazione dettata più da una situazione contingente che non da un fatto sperimentato. Gli elementi nei quali ci troviamo stanno dimostrando sempre di più che la caccia deve avere un suo spazio attraverso una regolamentazione che è merito di questa Regione aver dato già da molto tempo con la L.R. n. 60; purtroppo poi con la scelta di tentare di ovviare al referendum richiesto tre anni fa, si andò a modificare con la L.R. n.
22, penalizzando chiaramente lo spazio che era già stato molto rigorosamente regolamentato nell'ambito della Regione Piemonte. E' nata di lì l'idea di alcuni di noi, rappresentanti delle forze più significative e non del Consiglio regionale, di presentare delle proposte di legge...



FERRO Primo

Non è forse presuntuoso dire che voi siete i rappresentanti delle forze più significative del Consiglio regionale?



ROSSA Angelo

Non intendevo dire questo; ho detto che è nata di lì l'idea delle forze più significative del Consiglio regionale di correggere quella che è stata giudicata, più o meno incisivamente, una stortura che abbiamo in qualche modo subìto. Sono state quindi presentate da parte di alcuni Gruppi delle proposte di legge che sono state oggetto di discussione. Naturalmente sono già state oggetto di un'attenzione particolare da parte della Giunta e io ho già dato atto alla Giunta di avere compiuto un grosso sforzo nell'essere riuscita, su una materia così delicata e controversa, ad avere una sua posizione, che è quella portata avanti dall'Assessore Ripa. Questo è il motivo di fondo del dibattito. Si sta discutendo una proposta che è diretta a modificare la legge n. 22. In quale contesto? In un contesto molto vivo perché sono giacenti i referendum di carattere nazionale sui quali, se non si troverà una soluzione - come io mi auguro - il popolo italiano sarà chiamato ad esprimersi. So che la Commissione Agricoltura della Camera, per esempio, ha già individuato un testo unificato che potrebbe costituire una base di partenza per riformare la legge n. 968, dando la possibilità di fare una nuova legge quadro.
Nel frattempo, c'è stato il referendum in Emilia Romagna, però, non essendo stato superato il 50% dei partecipanti ai voti, è stato dichiarato nullo. Al di là di quelle che possono essere state le posizioni di "stop and go" da parte di chi ha cercato, in qualche modo, di influenzare le scelte nella Regione Emilia Romagna, sta di fatto che c'è una lettura di questo tipo, che pure essendo importante, la caccia non può essere motivo di una mobilitazione di un'intera nazione chiamata ad esprimersi per cancellare parte o tutto di una legge. Credo quindi che queste posizioni vadano viste come una sollecitazione da parte degli organi istituzionali a legiferare per dare delle risposte che fino ad ora non sono state date.
Tuttavia qualcuno potrebbe dirmi: ma proprio in questo quadro, forse varrebbe la pena di rinviare una discussione di questo tipo. Per me sarebbe un errore.
Il Consiglio regionale, senza alcun spirito di rivalsa, ha la possibilità di rimediare ad una serie di cose, fatte due anni fa in stato di necessità. Rimediare una serie di cose significa, come prevedevano alcune proposte di legge e come prevede il disegno di legge presentato dalla Giunta, acquisire la metodologia, la normativa che nel passato, prima della legge n. 22, ha regolamentato la caccia. Significa aprire la caccia alla terza domenica di settembre (come è sempre avvenuto), aggiungere alcune specie cacciabili che sono state escluse, perché gli esperti ci dicono che questa esclusione, o la collocazione nell'area protetta, ha provocato parecchi danni. Questo non compromette - mi rivolgo agli amici che più sono radicati o si radicano in una visione ambientalistica l'ambiente. La figura del cacciatore va vista non come colui che fa scempio di qualsiasi cosa, ma come colui che, vivendo in contatto con la natura più degli altri, si fa anche carico della salvaguardia dell'ambiente, ciò che non fanno molti ambientalisti in quanto sono ambientalisti della domenica.



AVONDO Giampiero

Ci sono anche i cacciatori della domenica, però.



ROSSA Angelo

Ma in genere il cacciatore non è soltanto il cacciatore della domenica forse una volta, collega Avondo, anche qui nel boom, nell'inflazione dell'attività venatoria, c'erano anche i cacciatori della domenica, i cosiddetti "sparatori".



ADDUCI Donato

E gli altri non sparano?



ROSSA Angelo

Sparatori nel senso di coloro che amano sentire la fucilata e basta.
Oggi la caccia, come tutte le altre cose che hanno superato il momento dell'inflazione, continua ad essere settore di passione, di dedizione a questo sport da parte di gente che ci crede. Gente che per queste cose fa anche dei sacrifici, va d'inverno a portare da mangiare agli animali spende di tasca propria per mantenere un ambiente che diversamente non esisterebbe più. Voglio dire che se c'è ancora qualcosa nella vita dell'attività venatoria, è proprio dovuta al fatto che, in definitiva, i cacciatori cercano di mantenere un'attività.
Allora perché continuare a penalizzare questi cittadini irreprensibili come tanti altri cittadini? Credo che, seppure dentro un quadro di movimento, questa Regione faccia bene a legiferare per cercare di riequilibrare una situazione che, dopo la legge n. 22, è risultata squilibrata e compromessa, provocando sfiducia in mezzo alla gente, che in fondo non si aspettava questo atteggiamento penalizzante.
Inoltre, mi sembra un errore continuare a mantenere atteggiamenti restrittivi, come quelli che vorremmo mantenere, o come quelli che si vorrebbe imporre a livello generale, dal momento che ci sono delle direttive di carattere europeo più aperte, più liberalizzanti dal punto di vista della possibilità di intervento. Agire con una visione restrittiva significa costringere la gente ad andare a caccia da altre parti, anzich nel nostro Paese. Allora è bene che cerchiamo di darci una linea, che sia seria, priva di sbavature, priva di ondeggiamenti, ma che nello stesso tempo sia anche una linea che ci consenta di fare un discorso che vada al di là della nostra Regione o dell'Italia, ma vada in Europa.



AVONDO Giampiero

Ma tu non sei per l'Europa grande? Lasciali viaggiare!



ROSSA Angelo

Io li lascio viaggiare, ma non voglio creare le condizioni per cui la gente sia costretta a viaggiare. Io sono per la più ampia libertà, ma dopo che è stata data risposta all'esigenza di carattere locale.
Questa è la ragione per cui invito la Giunta e il Consiglio a vedere queste cose sotto una luce diversa, che non sono sia né di rivalsa né di persecuzione nei confronti di coloro che hanno sostenuto delle tesi, come quella dell'ambiente, che mi trovano pienamente d'accordo. Vorrei far sapere a tutti coloro che hanno firmato a favore del referendum, che sono per me cittadini con grande dignità, di cui ho molto rispetto. Vorrei per dir loro che non è assumendo atteggiamenti restrittivi che si possono risolvere i problemi; semmai questi problemi si risolvono danneggiando la gente che ha invece un'altra passione. A questo punto mi auguro che la Giunta, l'Assessore Ripa, diano risposte tali da consentire a questo Consiglio di legiferare; se siamo d'accordo - come mi auguro possiamo fare anche presto: non porteremo via più di tanto. Certo, se gli amici qui ci presentano duemila emendamenti, è chiaro che saremo costretti a riflettere sull'opportunità di andare avanti o meno. Mi auguro che gli emendamenti siano pochi e si possa dare una risposta alle attese, che non sono solo nostre, ma che sono oggi presenti a tutti gli organi istituzionali del nostro Paese, e alle quali abbiamo fiducia saranno date anche le risposte giuste.



PRESIDENTE

Dato che lei, Assessore, non era presente in aula, la informo che il Gruppo comunista ha presentato una questione preliminare sul fatto di portare in aula questo argomento, pendente un referendum nazionale.



BOSIO Marco

Considerato che all'o.d.g. sono iscritti molti argomenti importanti abbiamo posto la questione preliminare per cercare di capire qual è la ragione che spinge la Giunta a voler discutere una questione che andrà per le lunghe e che è priva di qualsiasi efficacia reale, essendo di fronte ad un referendum nazionale, già definito dalla Corte Costituzionale, se non nella data. L'ipotesi di una legge nazionale che renda vano il referendum rende anche vano il lavoro che qui si chiede di fare, e che non finirà in mezz'ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dato che non siamo ancora in una fase ostruzionistica non chiedo il rispetto dei tempi. Tra l'altro, se fossimo in una fase ostruzionistica, dovrei cominciare con il ringraziare il Presidente di questo Consiglio che, intervenendo come Consigliere, ha avviato questa fase ostruzionistica parlando oltre venti minuti. Ma io non voglio parlare per molto tempo. Riguardo alla pregiudiziale avanzata dal collega Monticelli, la sottoscrivo e appoggio in pieno. Mi pare che questa pregiudiziale esprima appieno i miei desideri, il mio stato d'animo e le mie convinzioni, per cui penso che questo debba essere l'atteggiamento sereno e tranquillo di questo Consiglio.
Parlando di pregiudiziali non voglio entrare nel merito di quelli che sono i contenuti del disegno di legge n. 520 per quanto riguarda la modificazione della legge n. 22, né intendo parlare in questo momento del significato della legge n. 22, dei suoi pregi e difetti.
Mi auguro che una vicenda come questa non sia oggetto di discussione di questo Consiglio in questo scorcio finale di legislatura, in base alle considerazioni che mi pare di avere già ripetuto più volte in analoghi dibattiti nel corso degli ultimi mesi ed anni.
Mi auguro che non si entri nel merito di questo provvedimento di legge.
Avrei anzi rinunciato ad intervenire, qualora la Giunta regionale avesse ritenuto di possedere un numero sufficiente di elementi di valutazione.
Ritengo, del resto, che alla Giunta regionale e all'Assessore competente fosse chiaro fin dall'inizio quale era l'orientamento del Gruppo Lista Verde in materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, ma mi riservo di intervenire successivamente dopo la risposta della Giunta alla pregiudiziale posta dal Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore alla caccia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho preso atto della pregiudiziale posta dal Capogruppo comunista. Credo di poter dare, a nome della Giunta, alcune risposte altrettanto chiare così come è stata posta la pregiudiziale.
Il richiamo in aula della legge è stato avanzato dal sottoscritto e dal Presidente della Giunta; quindi ci sono delle motivazioni che noi riteniamo valide affinché questo disegno di legge e le rispettive proposte giacenti da alcuni mesi possano essere discusse. Non ci sentiamo di fare una graduazione dell'importanza. Riteniamo che questo argomento sia stato sufficientemente in area di parcheggio al Consiglio: è forse l'ottava volta che risulta iscritto all'o.d.g. Riteniamo che la discussione possa essere fatta, perché si tratta di piccole integrazioni tecniche alla legge regionale. Non crediamo vi siano ragioni ostative tali che, in pendenza di referendum, non possano consentire né la chiamata in aula né la discussione. Per noi si può discutere, perché stiamo parlando della legge regionale del Piemonte che, come sapete, è stata varata a suo tempo (a detta di tutte le parti contendenti su questo argomento, contendenti in modo pacifico) con fretta, con condizionamenti. Come Giunta, abbiamo ripreso la maggior parte delle proposte di legge giacenti e abbiamo cercato in un quadro sinottico di fare in modo di rappresentare al meglio le proposte che erano contenute nelle varie proposte di legge. Ne è venuto fuori questo disegno di legge della Giunta che non è innovativo n determinante né esplosivo rispetto al grande tema: "caccia sì, caccia no".
Stiamo parlando della nostra legge regionale, di alcune piccole modifiche ed alcuni accorgimenti tecnici dettati anche da un anno e mezzo di esperienza della nuova legge del 1988. Tanto avevamo fatto con il lavoro di Commissione, avevamo anche chiesto il parere alle Amministrazioni provinciali ed era stato fatto un quadro con poche modifiche. Senza entrare nel merito delle stesse, credo che non si vada ad inficiare né la valenza del referendum che è pendente, né la legge generale nazionale sulla caccia, né le proposte che verranno fatte. A supporto della volontà della Giunta di discutere il disegno di legge e le proposte di legge, credo vi sia il fatto che potrebbe anche accadere che il risultato del referendum nazionale (se vi sarà) possa essere uguale al risultato avuto nella Regione Emilia Romagna. Quindi, in via teorica, non credo vi siano delle motivazioni giuridiche e soprattutto delle motivazioni tecnico amministrative che impediscano al Consiglio di discutere. Credo che da qualunque angolazione si legga la discussione, vi siano delle aspettative da ambo i fronti. Dal punto di vista delle aspettative, la discussione è in ogni modo utile, perché ormai da molto tempo stiamo aspettando di poterla discutere. Vi sono delle ragioni per cui oggi si può, sempre che ci sia la possibilità e la volontà sovrana di questo Consiglio, arrivare ad una modifica della legge attuale. Riteniamo quindi che vi siano delle ragioni per procedere alla discussione: deciderà poi la Presidenza se sarà il caso di andare avanti in questa seduta o se converrà riproporla nelle prossime riunioni in calendario. Per quello che ci compete e ci riguarda come Giunta riteniamo l'oggetto importante e che la discussione debba procedere nel futuro.



PRESIDENTE

La pregiudiziale era stata posta dal Consigliere Monticelli, al quale do la parola.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, preciso ancora una volta, ma mi rendo conto che le questioni regolamentari sono molto complesse, che l'avevo chiamata questione preliminare. Nel senso che avevo chiesto che la Giunta spiegasse al Consiglio le ragioni di questo richiamo in aula, anche perché colgo l'occasione per preannunciare che poi il collega Avondo, sempre a nome del Gruppo comunista, dopo questa questione preliminare, porrà una questione pregiudiziale di tipo più specifico.
Detto questo, prendo atto di quello che ha detto ora l'Assessore Ripa a nome della Giunta. Se capisco bene, l'Assessore sostiene che ha senso discutere e votare questa legge. Prendo atto di questo fatto e colgo per due elementi contraddittori molto precisi, circostanziati: il primo è che in questo modo, se il Consiglio dovesse davvero giungere ad approvare questo disegno di legge, noi correremmo il rischio di avere un disegno di legge approvato che vale lo spazio di un mattino, perché se il 15 giugno il referendum arrivasse ad abrogare le norme nazionali sulla caccia, queste inciderebbero sulla legislazione regionale. E' vero che la nostra legislazione non incide su quella nazionale, come diceva prima l'Assessore ma certamente le norme nazionali incidono sulla legislazione regionale.
Quindi - ripeto - questa integrazione durerebbe lo spazio di un mattino.
La seconda considerazione che mi permetto di fare è che poco fa, in sede di Capigruppo, ci è stato consegnato un elenco "Provvedimenti che si propone di approvare entro la fine della legislatura", ed era un elenco proposto dalla maggioranza di pentapartito e concordato con la Giunta regionale. In questo elenco non era contenuto il disegno di legge sulla caccia. Quindi non capisco più, perché da una parte si fa un elenco di priorità in gran parte condivisibili, in parte, fra l'altro, coincidenti con le priorità che il nostro Gruppo ha avanzato pubblicamente nella giornata di oggi...



(Interruzione dai banchi del Gruppo DC)



MONTICELLI Antonio

Scusa, Carletto, lo sappiamo tutti che questa legge non passa oggi e nemmeno domani. Sappiamo tutti che, se dovessimo davvero arrivare alla discussione in quest'aula, questa legge impegnerebbe più Consigli, non più ore di una stessa seduta. Sappiamo tutti che, se questa legge dovesse davvero essere discussa, questi fogli con le priorità, comprese le nostre li potremmo tranquillamente stracciare e buttare via. Per questo avevamo posto la questione preliminare, per capire il senso di questo richiamo della legge. Mi sembra di capire che l'unico senso di questo richiamo in aula sia il senso elettorale.
Mi scuso per questa osservazione, che non vuole essere offensiva, ma prendo atto che è una pura e semplice operazione elettorale. La questione preliminare qui finisce: adesso porremo questioni di tipo pregiudiziale.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare al collega Monticelli che questo argomento è regolamentato dall'art. 61, che parla specificatamente di questione preliminare, pregiudiziale e sospensiva e detta anche le norme da seguire per arrivare ad una conclusione del dibattito. Poiché mi è stato annunciata un'altra pregiudiziale ammessa dalla stessa norma regolamentare possono esservi più argomenti relativi a questioni preliminari pregiudiziali e sospensive. Adesso stiamo trattando la questione pregiudiziale del collega Avondo; lo pregherei quindi di svolgere l'argomentazione della pregiudiziale, dopodiché però dobbiamo seguire l'art. 61. Probabilmente dovremo anche arrivare al voto su questo argomento. Questo per il rispetto del Regolamento. Per le scelte politiche eventuali, che possono fare i Presidenti dei Gruppi consiliari, il Presidente del Consiglio valuterà se fare una brevissima sospensione prima di arrivare al voto per trovare un'intesa tra le diverse forze politiche.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, credo che la pregiudiziale che mi appresto ad illustrare muova nel solco della preliminare posta prima dal collega Monticelli. Al di là delle collocazioni che ciascun Gruppo potrà avere in ordine a ciò, credo ci sia una questione dirimente il tutto, e da questo punto di vista inviterei la Giunta a riflettere. Pongo un problema di legittimità di una discussione che tende a modificare sostanzialmente una legislazione regionale nel momento in cui abbiamo un referendum nazionale indetto (per poterlo evitare occorre una nuova legge quadro nazionale).
Qualora fosse effettuato, propone, da un lato, una modifica sostanziale dal punto di vista della legislazione regionale, dall'altro lato, se fosse evitato, ci sarebbe una nuova norma nazionale all'interno della quale la nostra potestà legislativa si colloca. Quindi, in via pregiudiziale chiedo alla Giunta se questo elemento è stato considerato, per evitare di fare una ginnastica che credo nessuno di noi abbia voglia di fare: iniziare a discutere per ore o giorni su una questione di questa natura senza alcuna utilità, perché manca di un presupposto fondamentale che è quello della sua legittimità.
Pongo la questione alla Giunta e all'Assessore per conoscere se la verifica è stata compiuta o, in subordine, se non ritengano, prima di avviare la discussione sul disegno di legge, di dover assumere un parere dell'Ufficio Legale della Giunta o di quant'altro si ritenga opportuno per evitare discussioni inutili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

In questa fase di discussione, in cui continuo magari ingenuamente a ritenere che la legge non venga discussa, non ho tirato fuori dai miei cassetti, dai miei archivi, dai miei computer, le venticinque questioni pregiudiziali che avevo presentato a suo tempo. Aderisco e condivido quella presentata dal collega Avondo, lo ringrazio per averla presentata, non riesco a prendere sul serio questa discussione e voterò a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, la pregiudiziale sollevata merita attenzione, nel senso che qualora si proseguisse nell'esame della legge e questa venisse approvata, decollerebbe da quest'aula un provvedimento di legge indubbiamente anomalo perché sarebbe condizionato e le leggi condizionate non sono previste dall'ordinamento regionale. Perché sarebbe condizionata una siffatta eventuale legge? Perché sarebbe sotto condizione che l'esito del referendum sia di respingere la proposta abrogativa. Quindi, se la legge è approvata, il referendum respinge la proposta abrogativa e pertanto la legge potrebbe rimanere in piedi, salvo che abbia altri vizi di legittimità; se la legge quadro vigente sulla caccia venisse invece modificata per evitare il referendum, allora la legge eventualmente emanata ed approvata in questo Consiglio sarebbe a sua volta condizionata all'emanazione di una nuova legge idonea ad evitare il referendum. Penso che questo sia un motivo che meriti di essere approfondito nella situazione attuale in cui ci sono numerosi provvedimenti di cui si chiede da parti diverse l'esame e l'approvazione (dal Piano socio-sanitario alla legge urbanistica). Indubbiamente questo disegno di legge impegnerebbe, se non tutte le sedute già calendarizzate da oggi al 21 marzo, sicuramente la metà. In merito all'emanazione di una legge sicuramente condizionata da eventi futuri incerti di carattere referendario o legislativo, penso che la pregiudiziale meriti di essere valutata ed approfondita, eventualmente con un parere dell'Ufficio legislativo, come è stato chiesto dal proponente la pregiudiziale, e di essere approvata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi, capisco che questo disegno di legge con l'indizione del referendum per il prossimo giugno o al più tardi per ottobre può far porre una questione di valutazione di opportunità: si pu condividere o non condividere, ma certamente è comprensibile come ci si possa porre un problema di questo tipo.
Non posso condividere l'argomentazione di carattere tecnico di legittimità; il collega Majorino, che è attento conoscitore del diritto, si è un po' arrampicato sui vetri cercando di rispettare il ruolo di oppositore, ma certamente in cuor suo non può essere convinto di quello che ha detto, perché è una cosa un po' agghiacciante sotto il profilo del diritto. E' come dire che una legge, qualora sottoposta al referendum perde di efficacia fino alla pronuncia del referendum stesso e quindi non si potrebbe legiferare in sede regionale perché la legge quadro da cui deriva la potestà di legiferare sarebbe congelata fino all'esito del referendum. Quindi, non avremmo quell'effetto condizionato di cui parlava il collega Majorino, ma avremmo addirittura un effetto di sospensione anticipata dell'efficacia della legge laddove sia indetto un referendum.
Non credo sia necessario scomodare alcun consulente per sapere che è un'ipotesi assolutamente irreale sotto il profilo del diritto e sotto il profilo della Costituzione, perché consegneremmo all'indizione referendaria un effetto anticipato, quello di sospendere l'efficacia di una legge o comunque di congelarne gli effetti. Quindi, fino al momento in cui un referendum non darà un certo esito e sarà dichiarato ammissibile, si svolgerà la votazione con il quorum richiesto del 50 più 1; se la maggioranza di quel 50% più 1 non si è espressa in senso di accogliere il quesito referendario con l'abrogazione della legge, certamente quella legge è una legge dello Stato ed esplica tutti i suoi effetti. Quindi, a maggior ragione, le Regioni hanno tutto il diritto, se lo ritengono, di legiferare nell'alveo della legge quadro nazionale. Ripeto: se posta sotto una luce di taglio politico o di opportunità la questione ha una sua legittimità, mi sembra invece che sotto questo profilo non sia tecnicamente accoglibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, sulla questione procedurale credo di dovermi allineare alla posizione espressa dal collega Santoni. Vorrei approfittare dei pochi minuti di cui dispongo per cercare di affrontare il problema nel merito, perché le questioni procedurali e le eccezioni che vennero sollevate in sede di Commissione nel luglio 1989 per impedire che questo disegno di legge procedesse (eccezioni che vengono riprese in aula oggi da alcuni Gruppi, segnatamente da coloro che sono intervenuti da questo punto di vista assumendosene la responsabilità) mi consentono di fare quella chiarezza che forse è necessario venga fatta su questo argomento. Ciò pur sapendo, come so, che il Gruppo DC, come tutti i Gruppi, sull'argomento della caccia ha i suoi problemi e le sue difficoltà, nel senso che si tratta di un tema su cui mai c'è stata una posizione rigida e ferma tuttavia mai il mio Partito ha imposto ai Consiglieri regionali una posizione rigida e quindi tutto sommato c'è sempre stata nel Gruppo DC una certa libertà di espressione di voto su questo argomento. E' uno dei pochi argomenti sui quali ciò avviene, ma ciò è dovuto proprio alla delicatezza del problema. Non dico che cosa la DC farà se si arriverà al voto su questo disegno di legge, deve però essere sgombrato il campo dall'equivoco di capire se si ritiene o non si ritiene utile che sulla legge regionale del Piemonte n. 22 si realizzino quelle correzioni tecniche che il disegno di legge della Giunta propone. Noi diciamo che queste correzioni tecniche sarebbero utili e lo diciamo convinti che queste correzioni non stravolgano la legge attuale. Si tratta esclusivamente di questioni che attengono a due o tre specie e alla questione della domenica, che noi riteniamo possano andare nella direzione di rendere la nostra legge più coerente rispetto a tutte le altre leggi regionali, senza che questo determini stravolgimenti e rivoluzioni né ambientali né di altro tipo. In una realtà regionale come la nostra, la legge n. 22 ha operato bene e quindi, al di là di queste piccole correzioni, è una legge sulla quale noi diamo un giudizio positivo.
Non riteniamo che si debbano fare degli stravolgimenti, ma la curiosità che voglio sottolineare è che sulla questione della modifica della legge n. 22 esistono agli atti del Consiglio regionale dei documenti che anticipano la posizione di altri Gruppi in modo molto preciso e netto. Di qui l'interesse del Gruppo DC a che oggi si parli di questo disegno di legge, per capire fino a che punto le cose che si sono dette o scritte nel recente passato su questa questione da parte di altri Gruppi abbiano poi, al momento pratico della verifica, la coerenza che sembrano immaginare per come questi problemi sono stati posti a suo tempo e per come questi problemi mi pare di dover dire siano stati sposati in modo pieno e forte da parte di qualche Gruppo, segnatamente da parte di quello comunista.
Dico questo perché il Capogruppo comunista Rinaldo Bontempi, il 26/7/1988, ha inviato al Presidente della Giunta e al Presidente della VI Commissione una lettera con la quale, in modo molto forte, sollecita la Giunta regionale a presentare un disegno di legge di modifica della legge n. 22 che in questo documento viene definita una modifica tecnica, come del resto la definiamo noi, e quindi individua le cose sulle quali dal punto di vista tecnico il Gruppo comunista ritiene si debba intervenire: la femmina del germano, il tordo sassello, lo storno, il passero, questo per quanto riguarda le specie e quindi chiede in modo preciso e motivato che vengano inserite fra le specie cacciabili; viene poi richiamata la questione della domenica a proposito della quale il Capogruppo comunista dice: "Gioverà segnalare che le altre Regioni limitrofe hanno già assunto o stanno assumendo provvedimenti che discriminano i cacciatori piemontesi rispetto alla possibilità di questi ultimi di esercitare la caccia sul loro territorio a partire dalla terza domenica di settembre". Continua evidenziando che "non è solo una questione che attiene alle domeniche in Piemonte, ma sono questioni che attengono al comportamento di altre Regioni". Conclude il Capogruppo comunista: "Noi chiediamo che venga data una corsia preferenziale ai lavori in Consiglio per realizzare questa modifica alla legge n. 22", considerata modifica tecnica, parere che noi condividiamo.
Dopo questa richiesta del 1988, la Giunta ha impiegato un po' di tempo a mettersi in moto e ad attivare delle proposte. Nel frattempo si arriva al 1989 e si giunge quindi alle elezioni europee, in vista delle quali il collega Bosio, Segretario regionale del Partito comunista, giustamente e correttamente dal suo punto di vista (io non faccio questa obiezione ritenendola non corretta, anzi correttissima e coerente con la lettera inviata dal Capogruppo Bontempi), scrivendo alle associazioni venatorie dice che il Partito comunista non è soddisfatto di come la legge n. 22 sta operando in Piemonte, che ritiene ci siano alcune modifiche da fare che abbraccino le questioni delle specie e del calendario, che rappresentano una modifica tecnica. "La posizione ufficiale del Partito comunista è quella indicata nella lettera del Capogruppo Bontempi e quella indicata nella mia lettera sottoscritta - dice il Segretario regionale del PCI quindi nessun altro è titolato ad interpretare posizioni diverse del PCI".
Essi dicono che è quindi responsabilità della maggioranza se queste modifiche non vengono realizzate, perché se la Giunta regionale proponesse queste modifiche tecniche il Partito comunista è impegnato e sarà fedele agli impegni assunti. Ma siamo nel 1990 e ne è passata di acqua sotto i ponti, per cui le posizioni oggi non sono più quelle.
Concludo, signor Presidente, nel rilevare che è vero che oggi siamo nel 1990, e quindi è passata molta acqua sotto i ponti, anche se in merito ai tordi o alle domeniche, vorrei capire dal Partito comunista che cosa è cambiato rispetto al 1989. Ma quella che voglio sottolineare al Gruppo comunista è un'altra questione.
Dopo aver mandato questa lettera ai cacciatori piemontesi nel mese di giugno 1989 lettera nella quale si invitava a votare Rinaldo Bontempi che sulla questione della caccia aveva tenuto la posizione suffragata da una scelta politica del Partito comunista - nel mese di luglio 1989, avendo il Presidente della VI Commissione messo in discussione il disegno di legge della Giunta, da parte di parecchi Gruppi (fra i quali il Partito comunista) iniziava l'ostruzionismo nei confronti del disegno di legge della Giunta, che è esattamente il disegno di legge indicato nel merito dei problemi dal Capogruppo Bontempi nella sua lettera, e quindi non un altro disegno di legge, ma un disegno di legge che riprendeva esattamente quegli argomenti.
Allora, signor Presidente, queste questioni pregiudiziali sono importanti. Il Gruppo DC, conoscendo le difficoltà che abbiamo a fine legislatura per approvare un disegno di legge come questo, soprattutto con la ventilata presentazione di migliaia di emendamenti, non è così sciocco da non saper valutare, collega Monticelli, che abbiamo sì e no dieci o dodici sedute e che gli argomenti sono molti. Non siamo però così sciocchi da far passare inosservato un atteggiamento del Gruppo comunista, che è stato sì (visto che si è parlato di strumentalità elettorale) strumentale ma per le elezioni europee dell'ex collega e amico Rinaldo Bontempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

In ordine alla pregiudiziale da me proposta - e di cui qualche collega si è fatto carico di rispondermi, mentre il collega Carletto ha trovato modo di non entrare nel merito della questione - devo prendere atto del fatto che ci sono delle valutazioni e delle considerazioni diverse.
Naturalmente non mi misuro con il collega Santoni in ordine alle argomentazioni contrarie che qui ha voluto portare; resta comunque per me un dubbio.
In ordine alla questione posta dal collega Carletto, al di là del fatto che quando entreremo nel merito (se questa sarà la volontà della maggioranza) della discussione sulla legge avremo modo di rispondere e di rendere edotto il Consigliere Carletto, Capogruppo DC, e i colleghi del Consiglio regionale, desidero dimostrare che rispetto alle questioni da lui definite "esattamente il disegno di legge della Giunta", "esattamente contiene le richieste fatte dal Gruppo comunista nel 1989", questo "esattamente" non esiste.



CARLETTO Mario

Quasi.



AVONDO Giampiero

"Quasi" non è "esattamente". Comunque la questione non mi riguarda.
Vorrei però rispondere al collega Carletto. E' vero, il Gruppo comunista ha contribuito all'approvazione - Carletto, tu ricordi - della legge n. 22 in maniera piuttosto determinante. Un Gruppo di opposizione poteva, in quella fase, anche lavarsene le mani, ma ci fu un ragionamento che coinvolse tutto il Consiglio, mi pare responsabilmente, sul fatto che bisognava evitare da un lato il ricorso referendario, e dall'altro lato bisognava impedire almeno questa era l'argomentazione nostra più pregnante - che in Piemonte il primo ricorso referendario si producesse su una materia di questo tipo questo perché ritenevamo che questo potesse introdurre un elemento di spaccatura nei cittadini piemontesi e, su una materia del genere, non se ne vedeva la ragione. Votammo quindi la legge n. 22. Sennonché le reazioni immediate all'approvazione della legge n. 22 (il collega Carletto forse si è dimenticato qui di richiamarle, visto che ha parlato tanto del Partito comunista) furono un manifesto fatto dalla Federazione italiana della caccia, in cui questo Gruppo e colui che vi sta parlando (che in quel periodo, mi pare, non si era comportato male, comunque non peggio di altri in questo Consiglio regionale) fu messo, attraverso un manifesto, sui muri del Piemonte ed accusato come quello che aveva tradito i cacciatori. Ho qui il manifesto. Quindi, da questo punto di vista, se vogliamo assumere la questione del Partito comunista, assumiamola tutta. Ci siamo fatti carico di fare quel tipo di richiesta. E, caro Carletto, perché vuoi dimenticare il fatto che la Giunta regionale, la maggioranza che tu sostieni, e non il maggiore partito di opposizione, all'interno di questo Consiglio regionale non ha fatto quelle cose? Non solo, ma nel momento in cui si presentarono i progetti di legge e si chiese la discussione in VI Commissione (il collega Villa te lo può confermare), la risposta dell'Assessore pro tempore di allora (che era di questa maggioranza e di questa Giunta, o no?) fu la seguente: "di queste cose non se ne fa nulla!". E ciò successe poco prima che l'attuale Assessore pro tempore arrivasse a fare l'Assessore. Ma ci fu di più. Dopo che Moretti venne in Commissione a dire "no", il collega Rossa si sentì così offeso dal suo compagno di partito che richiamò in aula il proprio progetto di legge. Ma lo fece (caso strano, anche qui il tempismo è una cosa straordinaria), non appena Moretti andò via. Anche questo la dice lunga sul modo con cui all'interno di questo partito non si fanno strumentalizzazioni politiche. E' vero? Venne chiamata in aula la questione; nel frattempo era già arrivato, giovane e fresco, il collega Ripa, il quale non sapendone nulla, si trovò di fronte ad un po' di imbarazzo che in quel momento si era creato nell'aula. Al sottoscritto toccò alzarsi in piedi e dire: "Forse bisogna dare qualche informazione all'Assessore Ripa; guarda che il richiamo in aula di questo progetto di legge del Partito socialista ha un'origine, e l'origine è quella che l'Assessore Moretti, circa un anno fa, disse che di questa cosa non se ne fa nulla". Io chiesi alla Giunta quali intenzioni aveva, ma la Giunta in quell'occasione non fu in grado di dare alcuna risposta. Il collega Ripa fresco di nomina, non fu in grado di rispondere e quindi, da questo punto di vista, la cosa andò via così.
Dopo qualche mese ci trovammo con una Giunta che (naturalmente nella sua collegialità, quella collegialità che aveva portato l'Assessore Moretti, in tutto quel periodo precedente, ad impedire le modifiche, e che si discutesse del disegno di legge), nel momento in cui un Assessore andò a lavorare da un'altra parte, quella stessa Giunta con quella stessa maggioranza presentò un disegno di legge.
Dopodiché quel disegno di legge iniziò l'iter di discussione in Commissione. Ci è voluto ancora una volta il Gruppo comunista a far "tirare fuori dal cassetto", perché sono solo stati tirati fuori e immediatamente richiusi, gli elaborati (che questo Consigliere regionale che vi sta parlando richiede da almeno sette anni) che sono il presupposto per la base fondamentale della legge n. 60: il Piano faunistico regionale.
Cosa che è costata ai cittadini piemontesi, e ai cacciatori in particolare qualche miliardo di lire: oltre due miliardi. Ma a prescindere dal costo che comunque ha una sua valenza, quei documenti erano nel cassetto dell'Assessore da qualche tempo; c'è voluto il sottoscritto in Commissione a dire: "Abbiamo notizie che tu hai dei documenti nel cassetto", affinch quei documenti venissero tirati fuori. Dopodiché è chiaro che l'esame del disegno di legge in questione, rispetto a quei primi elaborati per la definizione del Piano faunistico regionale, richiederebbe - questa fu la decisione assunta in Commissione - un approfondimento e una valutazione sui due piani. Usiamo gli elaborati che questa Regione ha commissionato, che finalmente ci sono stati dati, per ragionare rispetto all'eventuale modifica della legge regionale. Si era persino deciso di stamparne cento copie, per poterne mandare qualcuna alle Province. Ebbene, cari colleghi lascio la parola al collega Villa. Da quel momento la Commissione non si è più riunita per quell'esame e oggi ci troviamo il richiamo in aula ai sensi dell'art. 32. Questa è la storia di come sono andate le cose su questa vicenda, alla vigilia di una scadenza elettorale e con una pendenza - qui ripropongo la questione iniziale - di un referendum nazionale che comunque, come effetto produrrà la necessità di ripensare seriamente a tale questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Villa per fatto personale. Ne ha facoltà.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si possono trovare centomila motivi per intervenire. E' successo anche questa mattina con un fatto personale che era difficile stabilire se lo era veramente. Nel caso mio si tratta di un caso personale, nel senso che non è esattissimo quanto è stato riferito sui lavori della Commissione.
Credo che l'iter avuto da questo provvedimento sia stato spiegato quasi completamente dal Consigliere Avondo. Dico quasi completamente perch alcuni risvolti sono stati tralasciati. Sono risvolti che attengono alle motivazioni, per cui certi lavori non si sono potuti completare durante le Commissioni. Non posso dimenticare che ad un certo momento abbiamo dovuto fermarci perché il Presidente della Commissione non si sentiva più coperto da nessuna interpretazione giuridica. Ho dovuto sollecitare alla Presidenza del Consiglio il parere di un legale su argomenti che venivano continuamente presentati in modo ostruzionistico. Non lo dico io; è stato detto da chi li presentava: non si poteva procedere.
Ecco perché, dopo che è stato richiesto il Piano faunistico regionale e che abbiamo lasciato 14/15 giorni per l'esame di questo piano senza alcun passo avanti, l'Assessore è stato costretto a richiamare in aula il suo disegno di legge. Appena dopo il richiamo in aula del disegno di legge da parte dell'Assessore il Consigliere Bruciamacchie ha chiamato in aula anche il suo, il che vuol dire che effettivamente questi argomenti erano ancora accesi.
Quanto detto è doveroso per accennare al lunghissimo e travagliato iter che in Commissione ha avuto questo disegno di legge. Non mi dilungo perch evidentemente, se si giungerà alla discussione, riprenderò punto per punto quanto è stato obiettato e su queste dialettiche ognuno si assumerà la propria responsabilità. Può anche essere che uno si faccia vanto della propria azione: è un punto di vista, è una responsabilità che si allarga.
Io non dimentico che tutti i Partiti, eccetto il collega Ala e forse qualche altro, sono andati in Piazza Castello a spergiurare che la legge sarebbe stata immediatamente cambiata. Quell'"immediatamente" non si è verificato, si è trascinato nel tempo: e la legge è ancora da cambiare. La "promissio boni viri" - credo che coloro che hanno fatto la promessa siano buoni uomini - "fit obligatio", è ancora "obligatio".



BRESSO Mercedes

Era una truffa ai danni dei richiedenti il referendum.



VILLA Antonino

Non posso accettare evidentemente un giudizio così drastico su colleghi che appartengono a Partiti che hanno preso delle responsabilità di fronte a 3/4.000 persone. Se poi questi hanno truffato, vaglielo a spiegare a loro.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, poiché c'è una riunione del Comitato antifascista in cui è richiesta la presenza dei Gruppi e i Capigruppo si devono riunire per stabilire l'o.d.g. del prossimo Consiglio regionale, avvierei a conclusione i lavori della seduta odierna. Mi si dice di ricordare ai Consiglieri che lunedì prossimo si terrà il convegno: "Conferenza RAI in Piemonte e le prospettive dell'alta definizione TV", sarebbe quindi necessario che i Consiglieri utilizzassero anche il sabato e la domenica per prepararsi per questo convegno a cui si annette molta importanza.
Se mi è consentito, chiuderei nel seguente modo.
E' stata presentata una questione pregiudiziale dai Consiglieri Avondo e Monticelli, in cui chiedono se è legittimo legiferare in sede regionale in una materia regolata da una legge cornice nazionale, entro cui si colloca la normativa regionale che è sottoposta a referendum già indetto.
Dall'altro lato abbiamo sentito il collega Santoni e il collega Carletto che hanno detto che può non essere opportuno, ma è pur sempre legittimo, cioè non c'è un effetto congelante del referendum in via anticipata.
Ora, nel merito: o il Consiglio si pronuncia sulla questione pregiudiziale passando quindi ad una votazione, cosa che dubito constatando le presenze attuali - non c'è neanche più il numero legale (altro che maggioranze o minoranze!) - oppure si sospende l'argomento in attesa di una riflessione della Giunta, che ha chiesto l'iscrizione all'o.d.g. Tale riflessione deve tenere conto di quanto è stato detto in quest'aula da parte di tutti i Gruppi. Mi pare che questa sia una conclusione corretta di salvaguardia delle posizioni espresse da tutti i Gruppi. Mi pare altresì che, data l'ora e gli impegni che ci sono al primo piano, possiamo chiudere.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,25)



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