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Dettaglio seduta n.225 del 23/01/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 20, 21 e 22 dicembre 1988, 17 e 18 gennaio 1989 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Ferrara, Marchini e Paris.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 21 e 29 dicembre 1989 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. n.
6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, per due volte consecutive ha dichiarato che si sarebbe impegnato a chiedere all'Assessore Cerchio una comunicazione sullo stato di applicazione del decreto legge per la regolamentazione degli immigrati extracomunitari ed i relativi riflessi sulla regione e sulle leggi regionali: poiché non vedo iscritto questo punto all'o.d.g. ne sollecito l'iscrizione.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Reburdo, per avere nuovamente richiamato all'attenzione del Consiglio questa sua richiesta. La assicuro che abbiamo discusso di questa sua richiesta in sede di Conferenza dei Capigruppo, i quali hanno ritenuto di rinviare tale iscrizione all'o.d.g. della prossima seduta del Consiglio.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, da qualche mese è iscritta all'o.d.g. del Consiglio la legge per la promozione dell'uso della bicicletta. In tutta Italia e anche nella città di Torino si sta affrontando il grave problema dell'organizzazione della mobilità dei cittadini. A Torino è stato preso un provvedimento di parziale chiusura del centro storico all'uso delle automobili.
Questa legge, signor Presidente, si propone concretamente di agevolare e di promuovere l'uso di un mezzo di trasporto, la bicicletta, non certo concorrenziale ed alternativo all'automobile o ai mezzi pubblici di trasporto, ma da inserire in modo integrato all'interno di un progetto e di un programma di diversa mobilità sul territorio. Oggi l'uso della bicicletta è quasi impossibile per la pericolosità che comporta. Una legge di questo genere, se approvata tempestivamente, darebbe modo alla Regione di contribuire con una legge di programmazione al superamento e all'individuazione di nuove modalità di trasporto.
La legge è all'o.d.g. da parecchie settimane e in questo o.d.g. è contenuta precisamente al punto 18). Poiché la Giunta, soprattutto il Presidente Beltrami, da tempo trattiene all'o.d.g. questa legge senza darle il via, in quanto ha ancora dei dubbi sulla possibilità o sull'opportunità di finanziarla, chiederei alla sua cortesia, signor Presidente, di farsi interprete di queste preoccupazioni presso il Presidente della Giunta regionale per sciogliere questo nodo. Mi sembra che la situazione in questa città e in tutta Italia imponga la responsabilità di decidere qualcosa a proposito di questa legge. Chiedo che questa legge venga discussa oggi o domani; la Giunta dica il finanziamento che vuole assegnare a questa legge; in caso contrario dica che non la vuole approvare. Ritengo che questo sia il più bel contributo anche se piccolo, che il Consiglio regionale può dare con i fatti e non solo con gli appelli e con le parole alla risoluzione di un problema. Per carità, sappiamo benissimo che non saranno le biciclette e l'uso più attento e meno pericoloso di esse a risolvere tutto, tuttavia anche questo è un modo per indicare delle strade diverse di organizzazione del traffico.
La prego quindi, signor Presidente, di farsi carico di questa richiesta e di informarci se è in grado di fornire una risposta positiva alla possibilità di discutere tra oggi e domani questa legge sulla promozione dell'uso della bicicletta.



PRESIDENTE

In merito a questa proposta di legge si è discusso della dotazione con la quale accompagnarne l'approvazione e la Giunta si è impegnata a dare delle risposte non appena si sarebbe potuto discutere il bilancio preventivo della Regione, per poter individuare il reperimento dei mezzi necessari a rendere tale proposta operante e concreta. Terrò presente il richiamo avanzato dal Consigliere Chiezzi. Il problema sarà oggetto di attenzione particolare, anche alla luce delle proposte che si stanno realizzando nelle varie città, compresa quella di Torino. Mi pare comunque che la Giunta si fosse impegnata a discutere di questo argomento entro la fine di gennaio o i primi giorni di febbraio.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'onorevole Mariano Rumor


PRESIDENTE

E' giunta questa mattina la notizia della scomparsa dell'onorevole Mariano Rumor. E' doveroso ricordare l'uomo politico che ha rappresentato nel nostro Paese una parte importante nella vita politica. E' stato più volte Presidente del Consiglio dei Ministri e Segretario del suo Partito un uomo che ha segnato un arco di tempo non indifferente nella vita politica italiana. Un uomo che, al di là delle posizioni con cui si è caratterizzato nella battaglia politica, ha rappresentato ai livelli più elevati il nostro Paese in momenti estremamente importanti, difficili e delicati, nei quali le questioni in discussione e le scelte sono state sempre oggetto di forti tensioni, ma certamente egli ha dato il meglio alla crescita del nostro Paese.
Mariano Rumor, che all'età di 75 anni era ancora impegnato politicamente, è stato colpito da un ictus cerebrale al rientro dopo una giornata di lavoro.
Un ricordo va ad un collega illustre, un collega che ha dato il meglio della propria vita alla crescita del nostro Paese. Con questi sentimenti il Consiglio regionale esprime la più affettuosa solidarietà alla famiglia e alla DC nella quale ha rappresentato momenti importanti ed elevati di questo grande Partito.
Invito i colleghi ad osservare un minuto di raccoglimento.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Informazione

Esame progetti di legge nn. 9, 69, 71, 160, 161, 243, 521, 542 e 547: "Interventi per l'informazione locale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge relativi a: "Interventi per l'informazione locale", di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa legge perviene con una relazione a tre firme, relazione unitaria che è stata distribuita. I correlatori hanno concordato che la relazione unica si intenda data per letta; ognuno interverrà nella discussione a titolo personale e a nome del proprio Gruppo.
A nome della DC devo dire che siamo lieti che questo provvedimento pervenga all'aula consigliare dopo che ha avuto una lunga storia e un percorso anche difficile. Già nel 1986 in questa sede venne discusso un primo progetto, che poi venne rimandato alla Commissione, e recentemente la proposta di legge del Gruppo comunista è stata richiamata in aula a norma di Statuto. Abbiamo avuto così modo di confrontare le idee generali su questo problema. Abbiamo capito tutti che i problemi che concernono l'editoria e l'emittenza radiotelevisiva sono enormi e per gran parte sfuggono alle possibilità di intervento da parte della nostra assemblea e della Regione. Si pensi al problema oggi dibattuto in maniera molto polemica, relativo alla concentrazione delle testate e delle reti televisive, a quelli relativi alla fissazione di un tetto pubblicitario, a quello veramente cruciale anche per le emittenti locali, alle quali la Regione si rivolge più direttamente, che riguarda l'assegnazione delle frequenze, oggi lasciato in una condizione veramente caotica che si ripercuote con effetti molto negativi anche sull'utenza.
Ci sono poi altri problemi di carattere generale che sfuggono alla competenza della Regione; mi riferisco alla formazione professionale dei giornalisti, compito che non può essere assunto dal Consiglio regionale anche se abbiamo già dichiarato, nei precedenti dibattiti sull'argomento il nostro appoggio, per esempio, all'iniziativa dell'Ordine nazionale dei giornalisti di favorire l'apertura in Torino di una sezione della Scuola superiore di studi giornalistici.
Siamo anche interessati affinché le problematiche normative relative alla professione di giornalista siano risolte nel modo migliore, siano adeguate alla realtà così come sono state proposte dall'Organizzazione professionale dei giornalisti, sulle quali anche il Consiglio regionale del Piemonte è intervenuto quando ha approvato una proposta di legge al Parlamento nazionale, che chiede la possibilità di effettuare il praticantato per la professione giornalistica anche presso redazioni di periodici che abbiano delle particolari caratteristiche di serietà e di adeguatezza.
Purtroppo i grossi problemi dell'editoria e della radiotelevisione non sono affrontati dai poteri centrali con quella concretezza e con quella sollecitudine che più volte abbiamo auspicato e che è nelle aspirazioni delle organizzazioni delle aziende e degli stessi giornalisti, per cui è difficile in questo clima di incertezze e lentezze prevedere con ottimismo la soluzione di questi gravi problemi. Dobbiamo anche dire che alcuni interventi del potere centrale in questi ultimi tempi, e lo abbiamo già rilevato in questa sede consiliare, sono stati piuttosto nella direzione opposta rispetto a quella che vogliamo perseguire noi con questa legge, che tende a favorire e aiutare l'informazione, specialmente l'informazione minore. Basti ricordare il fortissimo aumento delle tariffe postali, che sono quadruplicate in questi ultimi mesi e che vengono a danneggiare proprio la stampa minore a cui si rivolge il nostro interesse, come la reintroduzione della tariffa IVA al 4%, con interpretazioni ministeriali che appesantiscono ancora le interpretazioni precedenti e che sono a danno dei settimanali e dei periodici. Sono tutti fatti che purtroppo dimostrano come è giustificata la situazione di insoddisfazione che le redazioni dei periodici locali e le aziende di emittenza radiotelevisiva locale lamentano.
La Regione, che non ha competenza specifica nel campo dell'informazione, qualcosa però può e vuole fare, appunto con questa legge, nel limite delle nostre competenze, senza procedimenti esorbitanti senza cercare di forzare, magari con la poca soddisfazione di vedere respinta la nostra legge. Qualche cosa la Regione intende fare e questa legge lo dimostra.
E' stato osservato dai rappresentanti delle categorie consultate che questo provvedimento del Piemonte, che tra l'altro è il primo che viene emanato dalle Regioni italiane, è soprattutto inteso e valorizzato come un segnale di volontà, un segnale di interesse che potrebbe aprire lo spazio a nuovi interventi in sedi ed in orizzonti che hanno più possibilità e competenze specifiche; comunque rappresenta un'indicazione di volontà politica non indifferente. In questo senso è apprezzata dalle aziende e da tutti gli organismi interessati, i quali ne hanno sollecitato l'approvazione anche a costo di pervenire ad una legge in qualche modo limitata specialmente dal punto di vista delle risorse finanziarie disponibili, ed è particolarmente importante che questo segno di volontà sia espresso all'unanimità del Consiglio regionale, o almeno con una grande adesione, come dovremmo sperare, dal momento che la VI Commissione è giunta alla presentazione di un testo unificato, concordemente presentato all'approvazione del Consiglio.
La legge si sviluppa in due direzioni e riteniamo che sia perfettamente nella linea dello Statuto regionale, il quale prevede che la Regione dia all'informazione in generale, in particolare all'informazione locale quell'importanza che l'informazione assume in un regime democratico. Nello Statuto regionale c'è la precisa indicazione della valorizzazione dell'informazione, affinché i cittadini siano portati nella condizione di conoscere le attività della Regione e i problemi della comunità regionale in modo da poter essere veramente presenti in quella partecipazione democratica che è uno dei fondamenti del modo con cui la Regione vuole agire.
La legge si sviluppa in due direzioni perché innanzitutto tende a valorizzare e ad organizzare adeguatamente i servizi stampa nell'ambito del settore delle relazioni pubbliche del Consiglio e della Giunta, nel senso che debbono essere forniti di personale preparato, di mezzi e di strumenti necessari per un'informazione corretta, sollecita, moderna e adeguata alle necessità di oggi. Quindi ci sono norme che favoriscono l'adeguamento dei servizi regionali e la funzionalità degli stessi.
Nello stesso tempo la Regione ha delle mansioni e delle funzioni dirette di informazione, attraverso la pubblicazione di notizie, di comunicazioni e di informazioni sulla stampa e anche attraverso la pubblicità che in particolare viene presa in esame in questa legge, per essere soggetta ad una regolamentazione che valga anche ad evitare quelle critiche, quelle disfunzioni e sviamenti che il settore della pubblicità potrebbe consentire.
La seconda direzione in cui la legge si diffonde è quella degli interventi a favore delle aziende e delle imprese editoriali e radiotelevisive. In questo senso è stato particolarmente attento il lavoro dei presentatori dei progetti di legge, della Commissione e della Sottocommissione al fine di evitare iniziative che esorbitassero dalle competenze che la Costituzione affida alla Regione. Si è cercato di intervenire intanto evitando i contributi a pioggia non incidenti seriamente nelle attività. Si è cercato di utilizzare a vantaggio dell'informazione quelle disposizioni che la Regione nel corso degli ultimi anni ha apprestato per favorire l'innovazione, il miglioramento tecnologico delle aziende in generale e per la formazione professionale. Per quanto riguarda l'innovazione tecnologica si è fatto il richiamo alla L.R. n.
56/86 indicando l'opportunità di una specifica indicazione di priorità per le aziende editoriali ed emittenti radiotelevisive nel quadro dei programmi che si dovranno fare, a sensi della suddetta legge; così pure si è utilizzato il sistema delle garanzie fidejussorie a favore di imprese che intendano migliorare le proprie attrezzature analogamente a quanto già la Regione opera in favore di imprese artigiane.
Il campo della formazione professionale è un campo di specifica competenza regionale. Ovviamente la formazione professionale di cui si parla in questa legge non concerne i giornalisti perché la loro preparazione non è lasciata alla nostra competenza, però il personale tecnico che appartiene a questa complessa attività (tipografica editoriale, di emittenza) è stato posto nell'attenzione specifica dei programmi di formazione professionale che vengono fatti annualmente dalla Regione e in questo ambito avrà una particolare rilevanza.
Non scendo ad illustrare le particolari modalità di questa legge che sono chiaramente comprensibili semplicemente dalla lettura degli articoli.
Nè insisto sulle ragioni per cui il nostro Gruppo accetta ed approva queste articolazioni normative che sono nate anche da una nostra proposta.
Concludendo si può affermare che il problema non è tanto nell'approvazione di una legge, quanto in una buona applicazione della legge. La Regione ha già approvato una legge che riguarda gli aspetti sanitari ed urbanistici relativi agli impianti di alta frequenza sull'applicazione della quale durante le consultazioni abbiamo registrato delle lamentele circa ritardi denunciati dalle aziende interessate. Ci sono sembrate lagnanze giustificate, quindi alla Giunta va la raccomandazione che, sia relativamente alla legge sugli impianti di alta frequenza, sia per quanto concerne questa nuova legge che viene approvata, vi sia una sollecita e continua azione di coordinamento e di impulso affinché non resti un'iniziativa, pur significativa politicamente, ma che non riesce a produrre dei risultati concreti.
Sappiamo di avere toccato una problematica delicata e complessa, dove vi sono molti nodi da affrontare in campo nazionale e locale. Ma se il Consiglio approverà questa proposta, avrà fatto un passo concreto per migliorare l'informazione regionale rispondendo ad un preciso impegno del nostro Statuto e compiendo un passo avanti nella strada della democrazia sostanziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ritiene importante l'approvazione di questa legge dopo aver portato per primi il tema dell'informazione locale in quest'aula con una nostra proposta di legge tempo addietro. L'iter è stato un po' troppo lungo, ma riteniamo che sia significativo l'impegno che con l'approvazione della legge il Consiglio regionale si assume.
La legge tratta due questioni che riteniamo fondamentali: la prima riguarda il funzionamento delle istituzioni. La legge rende trasparente e potenzia le attività di informazione rivolte ai cittadini e lo fa incrementando la presenza e la robustezza dei mezzi di informazione locale.
Questo primo problema è soprattutto istituzionale. Riteniamo fondamentale che le istituzioni riescano a dotarsi di strumenti che le possano avvicinare ai cittadini. La disaffezione e la diffidenza dei cittadini nei confronti del sistema politico e del sistema istituzionale è preoccupante le istituzioni debbono fare il massimo sforzo per rendere trasparente il loro funzionamento. Per questo è necessario che le attività già esistenti nella Regione, come l'informazione e la pubblicità delle iniziative, siano ricondotte ad un iter trasparente che permetta a tutti di avvicinarsi all'ente, di conoscerne le attività e gli effetti delle attività. Questo è un primo aspetto importante della legge, anche se non è sufficiente.
Il secondo aspetto importante di questa legge riguarda lo stato dell'informazione in Piemonte, che è legato alla complessiva situazione dell'informazione in Italia e non solo in Italia. Credo che la questione dell'informazione, in questa fase della nostra storia, sia tale da costituire un'emergenza democratica; abbiamo una concentrazione preoccupante delle proprietà dei mezzi di informazione in carta stampata e audiovisivi. Le vicende della proprietà di "Repubblica" sono l'ultimo atto di un processo che in questi anni si è sviluppato rapidamente. In Italia sono tre o quattro le forze economiche che controllano quasi la totalità degli strumenti di informazione. Questo controllo dell'informazione in poche mani private è un rischio per la democrazia, perché si rischia di ledere i diritti dei cittadini ad avere un'informazione corretta pluralista, che li metta in grado di partecipare alla vita democratica con tutti gli strumenti di conoscenza oggettiva della realtà e con la possibilità di sviluppare le capacità critiche nei confronti della realtà in cui vivono.
C'è un secondo aspetto preoccupante della concentrazione delle proprietà dei mezzi di informazione. La capacità di condizionamento da parte delle concentrazioni dei mezzi di informazione sta diventando pericolosa per l'autonomia delle forze politiche. Abbiamo vissuto altre fasi in cui le testate o gli strumenti di informazione dipendevano dai favori di qualche forza politica. Ora c'è stato un salto preoccupante per cui le relazioni tra le forze politiche e i mezzi di informazione sono connotate da uno scambio diretto, tant'è vero che spesso sono i mezzi di informazione, sono i poteri esterni alle istituzioni e alle forze politiche che vi sono rappresentate, a determinare le scelte, le decisioni delle istituzioni. Questo è un aspetto non secondario della crisi della democrazia e del corrompimento del sistema politico italiano.
In questo quadro i mezzi di informazione minori, quelli locali, hanno scarsa possibilità di sopravvivere, mentre la loro realtà è ricca ed è garanzia di pluralismo e di informazione democratica. E' evidente, per che nella concentrazione monopolistica degli strumenti di informazione, che ha un mezzo formidabile, quello del controllo della pubblicità per difendersi e reggersi, i mezzi di informazione minori, quelli locali e quelli degli organi di partito, si trovano in notevole difficoltà perch rischiano di essere cancellati ed esclusi dal panorama dell'informazione.
Noi abbiamo considerato questa realtà pensando a quello che poteva essere l'intervento dell'Ente Regione. Riteniamo importante che la Regione rivolga la sua attenzione alla difesa, al potenziamento e al sostegno della pluralità dei mezzi di informazione locali che hanno una vitalità significativa. Ci sono giornali locali che vendono migliaia di copie, ci sono strumenti di comunicazione audiovisiva che in Piemonte hanno una storia, una loro pluralità di collocazione. Registrano però difficoltà permanenti, mentre i giornali che fanno capo alle grandi concentrazioni finanziarie sono ormai fonte di guadagno, hanno bilanci in attivo. I piccoli mezzi di informazione locale vivono, giorno dopo giorno, una vita stentata, travagliata, tagliata fuori spesso dai finanziamenti pubblicitari, dalla possibilità di sopravvivere.
Abbiamo individuato il tipo di intervento che la Regione può prevedere per potenziare queste realtà, per dare un sostegno all'innovazione tecnologica, alla crescita delle potenzialità tecniche, per sostenerle sul terreno della formazione dei tecnici.
Questo è il terreno sul quale la Regione può muoversi e ci auguriamo che la legislazione nazionale abbia mente a questa realtà e non vada nella direzione di sostenere pochi soggetti che fanno informazione facendo morire la ricchezza locale che esiste in Piemonte come in altre Regioni.
Questi due aspetti caratterizzano la legge che noi riteniamo sia giunto il momento di varare. Sappiamo che l'impegno di spesa non è molto alto, che dovrà essere potenziato, sappiamo che ci sono alcuni aspetti della legge che debbono essere ancora migliorati, il Consiglio potrà ancora intervenire in questo campo dopo questa legge di avvio e sulla base della sperimentazione e della sua applicazione per introdurre delle correzioni.
E' importante che oggi il Consiglio, approvando questa legge, faccia un atto per il sostegno dell'informazione locale e per garantire la trasparenza del suo funzionamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi discutiamo di un'iniziativa a favore del sistema radio TV e di stampa locale, che pu rappresentare un contributo economico e materiale non rilevantissimo, per certamente indica una direzione di marcia nella quale si potrà ancora affinare questo tipo di volontà da parte del Consiglio regionale per sostenere e irrobustire il sistema dell'informazione locale in Piemonte.
L'esigenza di un maggiore pluralismo informativo nella nostra regione credo sia ben sentita e ben avvertita. Il settore dell'informazione locale è un tessuto estremamente forte, articolato, ricco, ma deve essere aiutato nella sua qualificazione. Ci troviamo dinnanzi a 155 radio, a 34 televisioni, a 800 mila copie di tiratura settimanale dell'editoria locale ci troviamo dinnanzi ad un'informazione che va aiutata nella ricerca della qualificazione per farla diventare sempre un sostegno al tessuto democratico per il processo di partecipazione della comunità.
Naturalmente i limiti di competenza hanno imposto al legislatore di operare tenendo conto delle barriere che la Costituzione e le competenze in materia pongono. Il primo elemento che abbiamo potuto utilizzare per aggirare questo ostacolo è stato quello di legare questo intervento alla necessità che la comunità possa essere informata degli atti, dei provvedimenti, delle iniziative legislative, dei processi formativi delle leggi. Per questa ragione uno degli elementi portanti dell'intervento materiale della legge è quello di favorire l'interfacciamento tra il momento della formazione delle decisioni regionali, degli atti, dei provvedimenti e l'articolazione del sistema dell'informazione in modo da permettere, a costi estremamente bassi, al sistema informativo di accedere in tempo reale all'informazione.
Va sottolineato che lo sviluppo del sistema informativo locale favorisce la crescita delle specificità di una società che ha dei caratteri importanti sia nella sfera sociale, economica, che in quella dell'espressione politica. Si dà voce alla grande informazione, che oggi sta giocando delle partite complesse, ma certamente - a mio parere non è utile al tessuto democratico del Paese. Questo tipo di informazione, legato alle specificità locali, deve trovare un legame particolare alle istituzioni che sono presenti nelle realtà territoriali. E la Regione ne è una. Occorre lavorare perché ci sia un'effettiva autonomia di queste emittenti. In fondo questa legge tende a premiare l'imprenditorialità dell'informazione pura, non un'imprenditorialità dell'informazione annacquata da un obiettivo prevalentemente pubblicitario o da altri scopi.
Purtroppo il dibattito a livello nazionale sull'informazione vede in modo molto residuale il sistema dell'informazione locale, non se ne riconoscono i caratteri di sottoinsieme con la dignità che devono avere.
Con questa legge cerchiamo di dare una particolare dignità all'informazione locale.
Un altro aspetto importante di questa legge è una parziale canalizzazione della pubblicità al fine di favorire questo disegno. Non sono solo le risorse fresche che vengono messe a bilancio; anno per anno bisogna anche tenere conto dell'effetto che può derivare da un uso finalizzato della pubblicità al fine di essere coerente con questa legge.
Il discorso dell'interfacciamento ha dei riflessi anche nella struttura organizzativa del nostro Ente, in particolare degli Uffici stampa. Se vogliamo dare in tempo reale all'esterno il processo formativo degli atti evidentemente occorre pensare ad una robusta struttura dei nostri Centri stampa.
Per quanto riguarda l'innovazione tecnologica sappiamo che si gioca una partita importante, perché il non saper stare dietro alla rapidità di cambiamento delle tecnologie in questo settore vuol dire pregiudicare l'economicità dell'impresa che fa informazione, quindi abbisogna di un orientamento. Abbiamo utilizzato la L.R. n. 56 per l'innovazione in modo da finalizzarla a questo tipo di intervento. Le risorse dell'innovazione vengono recuperate attraverso la L.R. n. 56 e non sono legate al pacchetto di risorse che viene assegnato da questo bilancio.
Lo stesso discorso vale per la formazione professionale che, come già sottolineavano i colleghi, non è indirizzata ai giornalisti, ma al personale tecnico. Anche questa fa riferimento al Fondo Sociale Europeo, è un finanziamento quindi che arriva da fonte particolare.
Mi preme sottolineare, essendo stata una proposta che ha avanzato il Gruppo socialista, la possibilità di offrire nelle grandi aree metropolitane piemontesi la risistemazione dei locali delle radio, delle televisioni e dell'editoria in centri omogenei con servizi molto sofisticati e validi, con il riuso di immobili industriali dismessi. Per questo esiste una legislazione regionale operante, ahimè poco utilizzata ma certamente utilizzabile in questo caso.
C'è poi l'aspetto che riguarda i premi che mi sembra significativo.
Questa è una legge di gestione e il Comitato che ha dei compiti molto importanti (fra l'altro sono firmatario di alcuni emendamenti che tendono a recuperare alcune presenze) dovrà verificare, sul problema dei premi, che siano utilizzati in modo da far lievitare l'informazione affinché sappia rendere trasparenti i processi delle assemblee elettive e dei governi regionali e locali.
In conclusione, è una legge di gestione che, come un contratto, se non avrà un seguito puntuale e attenzione da parte del Consiglio e del governo regionali oltre che del Comitato preposto, rischia di essere un atto puramente formale che si esaurisce con qualche finanziamento. E' un inizio.
Spero che il Governo centrale approvi la legge e che capisca che ci troviamo di fronte ad un'iniziativa che tende a dare dignità alta al tessuto del sistema informativo minore come momento importante del processo democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Silvana Dameri.



DAMERI Silvana

Come ha detto la compagna Sestero, correlatrice della legge, noi salutiamo positivamente questa proposta di legge unitaria, quindi ci auguriamo con l'approvazione di poter dotare la nostra Regione, prima Regione in Italia, di interventi a favore dell'informazione locale.
Abbiamo lavorato unitariamente con le altre forze politiche per arrivare a questo risultato che riteniamo importante anche perché, come diceva poc'anzi il collega Tapparo, può rappresentare una prima incrinatura nei confronti della potestà legislativa dello Stato su questa materia.
A me pare che solamente una volontà centralistica, solamente una volontà che non ritiene che le Regioni debbano essere organi sovrani rispetto ai cittadini e alle realtà culturali e sociali del proprio territorio potrebbe negare il diritto a legiferare; perché l'impianto di questa legge non interferisce minimamente con competenze di carattere nazionale, ma propone un'attenzione sia di carattere culturale e politico sia di carattere imprenditoriale nei confronti degli organi di informazione, quindi a noi pare perfettamente consona con le competenze delle Regioni.
Noi abbiamo lavorato perché ci fosse uno sforzo unitario di tutto il Consiglio su questo argomento e come sanno gli operatori dell'informazione questa è una legge fortemente voluta dal nostro partito. Questo non vuol dire che è stata proposta in termini propagandistici, è stata una legge sulla quale abbiamo lavorato in termini concreti sin dal 1986 per arrivare a proporla come legge per l'informazione locale insieme ad un questionario che avevamo inviato a tutti gli organi di informazione locale (televisioni radio e organi di stampa), che comprendeva una serie di quesiti sull'utilità di un intervento della Regione in questa materia, sulle sensibilità e sui problemi maggiori per garantire forza e nello stesso tempo il pluralismo, quindi l'autonomia culturale degli organi di informazione. Quella nostra proposta di legge, ulteriormente modificata dopo un successivo contatto con gli strumenti di informazione, è nata dalle risposte che abbiamo avuto, dal tentativo di conciliare il famoso art. 8 dello Statuto regionale che stabilisce che la Regione deve garantire attraverso l'informazione e la partecipazione dei cittadini - la conoscenza dell'attività dell'istituto regionale. Attraverso il processo inverso deve invece raccogliere dagli organi di informazione un'azione critica, non di carattere elogiativo o di carattere propagandistico, sull'attività degli enti locali e quindi anche delle forze politiche che vi risiedono. Ciò che ci interessa è un atteggiamento critico propositivo anche da parte degli organi di informazione locale; noi riteniamo che, se si hanno orecchie per sentire e voglia di rapportarsi, anche attraverso questo si possa aiutare la partecipazione. A questa parola tutti ci riferiamo.
Se non troviamo degli strumenti nuovi, un modo nuovo di attivare questi canali di partecipazione e di comunicazione con la società piemontese, in tutte le sue sfaccettature (nelle formazioni sociali, nelle forze culturali, nei diritti elementari e quotidiani dei cittadini), la partecipazione rischia di essere un mero appello. Vedo che la Giunta è largamente assente, quindi comincio a preoccuparmi. E' presente l'Assessore Brizio con il quale colloquio in tante sedi, ma ritengo che un'attenzione maggiore da parte del governo regionale sarebbe utile su questo argomento visto che questa legge potrebbe avere un valore di carattere istituzionale ed aiutare quella trasparenza nella stessa attività della Regione.
Il Gruppo comunista ha contribuito notevolmente ad arrivare a questo risultato e vuole che sia un risultato di tutti attraverso una costruzione comune con gli operatori, con coloro che rappresentano entità rilevanti di presenze, di voci, di testimonianze della nostra complicata società regionale che esprime istanze più ricche di quanto noi non ne sappiamo raccogliere.
L'impianto essenziale di questa legge - questo è per noi motivo di soddisfazione - è quello della proposta avanzata dal nostro Gruppo. La prima proposta era addirittura dell'altra legislatura ed era improntata su una serie di interventi a pioggia; in questo testo la prospettiva è capovolta, è quella di considerare gli organi di informazione delle vere e proprie imprese che trattano una materia particolarmente delicata, e quella di fare nei confronti degli organi di informazione degli interventi di carattere strutturale. Quindi, un sostegno finalizzato ad iniziative di ammodernamento, ad iniziative che qualifichino sia dal punto di vista delle strutture sia dal punto di vista della formazione del personale la qualità dell'informazione locale, quindi progetti finalizzati, che naturalmente andranno controllati attraverso gli organismi preposti. Naturalmente, come diceva la collega Sestero, l'applicazione di questa legge andrà vista con molta attenzione. Quindi l'intervento di sostegno della Regione agli organi di informazione non avverrà attraverso piccoli contributi, ma attraverso un modo diverso di gestire tutta l'attività promozionale e pubblicitaria che nell'insieme della spesa della Regione rappresenta una cifra assolutamente significativa. I dati su cui si ragionava erano dai 4 ai 5 miliardi all'anno, quindi non si tratta di fare delle spese aggiuntive, come chiedeva il Presidente, ma si tratta di spendere in modo diverso, più mirato, guardando all'efficacia del messaggio che deve arrivare ai cittadini. In Italia siamo arretrati sull'attività di promozione e di informazione cosiddetta civile come su una serie di temi che riguardano i diritti dei cittadini. L'opportunità di condizioni paritarie, la possibilità di intervenire su certi problemi di ordine sociale è data dalla conoscenza e dalla divulgazione capillare dell'informazione. L'attività di educazione sanitaria viene fatta o con iniziative improvvisate o viene affidata a qualcuno o semplicemente attraverso la stampa di opuscoli che poi giacciono nei magazzini della Regione o delle UU.SS.SS.LL. e non arrivano ai destinatari, ai cittadini; e così avviene per tutto quanto riguarda l'ambiente e tante altre questioni importanti.
Gli organi di informazione locale, che sono una realtà rilevante nella nostra regione, che arrivano capillarmente nelle case dei piemontesi, in un discorso di programmazione possono essere assai bene inseriti. Certo, più che i faccioni nostri, è bene che arrivino le notizie e le informazioni per dare strumenti e conoscenza. Ognuno poi farà la sua parte, ma in altre sedi. Questa legge non deve servire per la propaganda di qualcuno della maggioranza o della minoranza, ma deve aiutare gli interventi a favore dei cittadini.
Con questo spirito noi abbiamo lavorato e in questo spirito ci muoveremo perché venga applicata la legge.
L'ultima considerazione che volevo svolgere è che certamente in Piemonte noi abbiamo un grande bisogno di pluralismo nel dibattito politico e culturale, abbiamo bisogno di uscire da una sorta di cappa che da parecchio tempo rende difficile un confronto tra istituzioni e società civile, rende difficile un confronto tra i partiti e addirittura nei partiti. Credo che la presenza, l'attività, l'attenzione critica anche degli organi di informazione locale rispetto a quanto sta succedendo rispetto a quella che è la situazione concreta del nostro Piemonte, non possa che essere di aiuto ad aumentare la qualità complessiva delle capacità di governo da parte di tutti gli enti e io mi auguro che questo sia auspicato da tutti, da tutte le forze politiche; certamente è auspicato, voluto e richiesto dalla nostra forza politica.
In questo senso noi diamo pienamente la nostra approvazione a questa legge. Forse presenteremo ancora qualche emendamento aggiuntivo insieme agli altri colleghi che arricchisca il testo. Mi auguro che la capacità di gestione della legge - noi ci muoveremo in questo senso per quelle che saranno le nostre responsabilità da parte della Giunta e da parte della Commissione tecnica prevista sia adeguata. Auspichiamo inoltre che vi sia un'attenzione critica da parte degli organi di informazione al fine di dirci se stiamo facendo bene o male, che cosa è da cambiare o migliorare.
Potrebbe aprirsi una prima incrinatura con la non possibilità di legiferare da parte delle Regioni; dobbiamo far sentire tutto il peso di quella che è la realtà diffusa, non strutturata come grandi organi di informazione nazionali o internazionali. Non si pensa con questo di fare la guerra (forse in parte) a quelle concentrazioni che rendono soffocante la vita politica, il dibattito politico e culturale nel nostro Paese. Riteniamo ci sia quel terreno di battaglia politica sul quale noi ci stiamo cimentando e al quale non mi riferisco, se non di sfuggita, ma ci sia anche bisogno di alimentare nella realtà più concreta e locale della nostra Regione, cioè dare motivazioni anche agli organi di informazione, perché sappiano che per noi sono un riferimento vitale della vita democratica.



PRESIDENTE

La parola al collega Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questi anni avevo seguito indirettamente questo particolare problema dell'informazione, riferita anche al contesto locale. Debbo premettere che questo testo unificato dei vari progetti di legge sicuramente compie un passo avanti rispetto a quelli che erano arrivati in Consiglio regionale anche soltanto qualche tempo fa che sostanzialmente non coglievano il senso delle novità, non tutte positive evidentemente, che esistono nel campo dell'informazione. D'altra parte quando si definisce legislativamente un argomento come questo, ci sono dei rischi. I rischi sono quelli che stiamo oggettivamente verificando questa mattina, a pochi mesi dalle elezioni, e quindi dall'esterno si può leggere un provvedimento del genere probabilmente troppo finalizzato alla scadenza elettorale ravvicinata. Credo che questo pericolo sia del tutto evidente e quindi rende più complicato, forse più complesso, discutere con l'approfondimento dovuto un argomento strategico come quello dell'informazione. D'altra parte credo anche che su questo argomento ci siano degli interessi, non solo di dialettica, nel sistema di potere economico e nel sistema istituzionale partitico che molte volte sono fortemente in contrasto, invece, con le esigenze della società. Una società ricca, variegata, pluralista, fortemente strutturata sul piano sociale associativo a livello di volontariato, di gruppi organizzati, che trovano però, se non hanno un diretto collateralismo con le forze politiche e con il sistema economico, scarsa possibilità di avere voce adeguata a livello paritario rispetto al sistema di potere istituzionale ed economico. Questo elemento lo voglio portare in quest'aula con forza, perché assistiamo oggettivamente a questo tipo di esclusione o marginalizzazione di ampi settori della società che dovrebbero essere invece valorizzati. Questo problema è stato più evidente quando nel nostro Paese è cresciuta l'esperienza della cosiddetta informazione radiotelevisiva privata, che in qualche modo avrebbe dovuto costituire un elemento dialettico con il monopolio dell'informazione pubblica e avrebbe dovuto garantire quelle espressioni della società civile, le iniziative e le presenze della società civile, proprio come una garanzia che la democrazia non è un fatto guidato dall'alto, ma un'espressione che determina la valorizzazione delle esperienze dal basso. Debbo dire che salvo delle eccezioni molto marginali la stessa informazione cosiddetta privata nel campo radiotelevisivo non è stata all'altezza dei problemi e dei bisogni della società. Non solo per oggettive difficoltà di mancanza di legislazione quadro nazionale in grado di garantire continuità al settore privato, nel campo radiotelevisivo, ma anche perché quelle esperienze meno legate ai potentati economici e politici soffrono di una malattia istituzionale. Cioè del fatto che se l'istituzione, i partiti, non vengono continuamente sollecitati ad esprimere opinioni ed idee su argomenti, parrebbe quasi che l'informazione sia carente. Devo dire invece che il più delle volte succede esattamente il contrario: avrei voluto che i mezzi di informazione fossero stati presenti alle consultazioni sul Piano socio-sanitario della Regione Piemonte, dove venerdì c'è stata la consultazione delle cosiddette istituzioni Comuni UU.SS.SS.LL., e ieri la consultazione delle forze sociali professionali.
L'informazione avrebbe potuto cogliere il distacco notevole di qualità, di tensione, di valori tra la gestione istituzionale e queste forze sociali e professionali: si sarebbe assistito alla qualità e specificità, invece l'informazione è più portata ad essere presente in quest'aula molte volte sorda e grigia escludendo piuttosto quello che di nuovo, vero, emerge dalla società. Questo voglio dirlo con forza perché si assiste purtroppo, il più delle volte, anche a questa situazione.
Sottolineati questi aspetti, vorrei permettermi di verificare alcune questioni di una certa importanza. Credo sia stato giusto sottolineare l'esigenza che nazionalmente, finalmente, si vada ad un'adeguata legislazione nel campo dell'informazione radiotelevisiva e nel campo dell'informazione scritta e stampata. Questa mi pare sia la premessa indispensabile. E se a questo non si giunge, probabilmente è proprio perch gli interessi economici e gli interessi del potere istituzionale e partitico in qualche modo operano perché ci sia un confronto di giungla perché siamo tutti degli oranghi, cioè non ci siano delle regole, per cui evidentemente o ci si lega ad un carro o a più carri, oppure è alquanto difficile o quasi impossibile sopravvivere a questa realtà.
La seconda questione che vorrei far presente è che in questi anni si è assistito, grazie all'informazione parlata e scritta e televisiva privata ad un certo miglioramento dell'informazione pubblica. Oggettivamente si è assistito a qualche leggera modificazione, sul piano dell'informazione (ad esempio, dei servizi giornalistici regionali della RAI) anche se insufficiente.
Non credo che la società piemontese si esprima al 90% attraverso i partiti. Credo esattamente il contrario, ma guardando all'informazione pubblica sembra che dopo i partiti ci sia un deserto. Credo che questo non corrisponda al dato dell'oggettività e quindi chiedo un'attenzione più qualificata dell'informazione pubblica e privata alla realtà così composita e così diversa da quella che si vuole far apparire attraverso il cosiddetto sistema informativo.
Vorrei sottolineare un'altra questione che in questa sede qualcuno ha già ricordato marginalmente. Mi pare che ci sia in questa società un'informazione locale (radiofonica in particolare e scritta attraverso i giornali locali) che più sa cogliere le realtà, che entra negli interstizi della società, che sa verificare se esistono dei movimenti, delle presenze delle associazioni, dei gruppi, in vari campi e in vari settori che fanno cultura, fanno crescere coscienza democratica, fanno educazione sul piano del pluralismo, ecc. Questa ricchezza va ulteriormente valorizzata, magari anche a scapito di quella che è più strutturata, che quindi ha maggiore capacità di intervento e maggiore capacità di incisività.
In questo provvedimento non si coglie un dato importante. Non esiste solo l'informazione locale, nella nostra Regione esistono alcune iniziative editoriali, giornali e riviste, che hanno notevole valenza nazionale ed internazionale. Mi pare che questo aspetto sia l'immagine di un Piemonte fortemente impegnato sul campo culturale e sociale. Vorrei ricordare l'esperienza del Gruppo Abele con la sua Agenzia ASPE come uno degli esempi importanti, ma nel campo dei problemi internazionali esiste la rivista "Terzo Mondo Informazioni", circolante in tutta Italia e in tutto il mondo che fa cultura, fa informazione. Esisteva un giornale in campo cattolico che alcuni anni fa aveva una grande pregnanza nel campo ecclesiale e non solo, quindi c'è una situazione che è molto più ricca e composita che va considerata come parte determinante della nostra iniziativa.
Ho presentato alcuni emendamenti che intendono sollevare dei problemi.
Mi pare sia giusto aver fatto all'art. 4 un'operazione che ritengo fondamentale, cioè creare strumenti di servizio ai mezzi di informazione.
Ricordo che anni fa si era fatta una battaglia, su richiesta di Radio Radicale, per avere la possibilità di trasmettere in diretta da questo Consiglio, però si sono instaurate delle linee così costose che è impossibile avere tale servizio. Mi permetto di richiamare l'attenzione per quelle situazioni territorialmente marginali della nostra Regione che probabilmente hanno bisogno di un aiuto più forte di quello previsto.
Sull'art. 5 ho difficoltà a cogliere la parola "immagine"; usare questa parola mi pare diseducativo da parte di una legge regionale.
Un altro aspetto che ritengo di notevole rilevanza è quello del sostegno all'innovazione tecnologica e la rilocalizzazione delle attività informative. Ho grandi perplessità in merito al premio giornalistico in un'Italia già piena di premi. Un cittadino intelligente non può più accettare il discorso dei premi, nel senso che se noi guardiamo ai premi letterari o giornalistici succede che in un premio c'è una determinata giuria che premia un certo livello giornalistico o uno scrittore, lo stesso scrittore o giornalista premiato si trova a far parte della giuria che darà a sua volta il premio ad uno dei componenti della giuria che in precedenza aveva a lui assegnato il premio. Pertanto, i 50 milioni per i premi giornalistici andrebbero focalizzati in modo particolare sul tema delle innovazioni tecnologiche e degli strumenti informativi.
Ho scarsa fiducia nella corretta applicazione di questa legge. Ho l'impressione che ci si butterà, in particolare nei prossimi due-tre mesi su questa legge per la campagna elettorale. Credo che il fatto che siamo giunti così vicini alla campagna elettorale per fare questa legge sia l'indicazione che non sempre le forze politiche sanno cogliere con intelligenza le esigenze collocandole nei modi più opportuni. E qualcosa di più inopportuno di questo non poteva esserci per questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Anche il Gruppo socialdemocratico intende svolgere alcune considerazioni circa il disegno di legge, ed esprimere un parere nel merito.
Collega Reburdo, se è vero che siamo alla vigilia della campagna elettorale - se le date sono certe - è anche vero che è difficile in questo Paese approvare delle leggi che siano lontane da un periodo elettorale visto che si vota una o più volte tutti gli anni. E' vero che esiste questa concomitanza, ma penso sia difficile sfuggirne e non penso possa essere questo un peso in grado di suscitare ombre. Invece il momento, dal punto di vista di carattere nazionale, semmai è molto opportuno, perché stiamo assistendo ad una lotta selvaggia (vedi lo scontro per la Mondadori tra De Benedetti e Berlusconi) per arrivare ad impadronirsi del potere d'informazione, per arrivare ad un monopolio di somministrazione di idee e di culture prefabbricate e monocromatiche. A fronte di atteggiamenti di questo tipo, noi assistiamo all'assenza del Governo, quindi il potere centrale non solo stenta ad individuare dei percorsi per cercare di contrastare quanto sta avvenendo all'interno di questa giungla, ma addirittura sembra emergere la volontà di non intervenire sia da parte di chi è in grado di essere determinante sia da parte di chi avrebbe i numeri per entrare nel merito. In un momento come questo, il fatto che, prima nel nostro Paese, la Regione Piemonte, nella cornice delle proprie competenze perché non si può debordare dalle competenze istituzionali, intende portare un disegno di legge di questo tipo e il fatto poi che in quest'aula ci sarà l'unanimità per l'approvazione dopo il percorso che ha avuto in Commissione penso, hanno un grosso significato politico. Al di là dei 350 milioni che sono stanziati all'interno della legge n. 56, penso che una volta approvata la legge si possano reperire anche fondi in bilancio, non solo per interventi una tantum, ma, per quanto riguarda l'innovazione tecnologica addirittura interventi in annualità, così come si fa in altri settori, tipo le strade o competenze istituzionali e storiche consolidate da parte della Regione, in modo tale che le cifre limitate di cui la Regione può disporre vadano a mettere in moto degli investimenti.
Per quello che riguarda l'innovazione tecnologica, gli investimenti sono di carattere abbastanza consistente, in grado di permettere alle imprese di reggere sul mercato, perché una delle cause fondamentali per cui l'informazione minore locale o periferica soffre è il fatto di essere legata ai cordoni ombelicali dei finanziamenti e tali cordoni elargiscono sì i finanziamenti, ma accanto a questi elargiscono anche il potere di forze sociali, economiche e dei partiti. Voglio citare un fatto accaduto circa un mese fa al "Corriere di Novara" per dire che esistono anche forze politiche che devono essere smosse da iniziative forti, pur nell'ambito della cornice istituzionale ristretta nella quale siamo costretti a muoverci. Circa un mese fa il "Corriere di Novara", un giornale che a livello novarese ha una tiratura di 14.000 copie, è uscito con alcuni articoli di fondo che riguardavano informazioni sul primo cittadino di quella città: ebbene, tre giorni dopo, il partito politico che va per la maggiore cui appartiene il primo cittadino di Novara, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha invitato tutti i giornalisti di tutte le testate e volutamente ha escluso, ribadendone i motivi, il "Corriere di Novara". Siamo nel 1990, siamo in Piemonte non in Africa e non nel Medioevo e succedono queste cose. Ho citato questo, non per fare del campanilismo spicciolo, ma per dire che il significato politico di una proposizione di questo tipo da parte della Regione Piemonte è l'attualità in cui ci troviamo. Questo vale sia per la situazione nazionale, a fronte delle carenze di cui ho parlato prima, sia per quella locale là dove vengono meno le presenze istituzionali, là dove non esiste la possibilità di arrivare attraverso la Regione, a finanziare un'assistenza di carattere tecnologico.
Bisogna investire in conto annualità in modo da consentire alle imprese quelle innovazioni tecnologiche che permettono riduzioni di manodopera riduzioni di costi e di stare quindi sul mercato, consentendo agli organi di informazione di essere meno dipendenti dai poteri di cui parlavo prima che erogano sì dei fondi, ma a prezzo elevato. Allora ben venga un intervento di questo tipo, al di là di questi 350 milioni e al di là dei finanziamenti aggiuntivi, se la Regione lo vorrà, e noi siamo dell'avviso di andare a breve scadenza, quando si parlerà di assestamento di bilancio ad investire in questo settore perché è vero, collega Reburdo, che saremo ancor piùvicini alle elezioni, ma penso che investimenti di questo tipo avranno il respiro che andrà al di là dei dati elettorali e saranno un segnale di grossa rilevanza.
Gli appesantimenti di cui parlavamo prima (l'aggravio delle tariffe postali, l'aggravio dell'IVA, ecc.) sono ingredienti che appesantiscono la possibilità da parte della stampa locale di essere libera, quindi un investimento di questo tipo andrà sicuramente nel segno giusto.
Passando a quanto diceva la collega Dameri in un suo passo, penso proprio che questo è l'inizio, ma la ritengo una legge sperimentale: parte con gambe deboli dal punto di vista economico, ma sono convinto che da un punto di vista politico-istituzionale possa essere una voce per l'Ente Regione, per le istituzioni, allo scopo di arrivare in modo capillare nella nostra Regione e nelle nostre periferie e promuovere quella crescita culturale, quella crescita istituzionale senza la quale diventa difficile decidere con cognizione di causa anche nelle occasioni tradizionali. Per decidere bisogna conoscere e quante volte la periferia soprattutto o il grosso dell'opinione pubblica, che non fa parte della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, non sa né cosa avviene in quest'aula n' quali sono le leggi sulle quali si sta lavorando.
Il collega Reburdo si riferiva alle consultazioni della sanità: certo queste sono un esempio recentissimo della grossa discrasia e distonia fra quello che è il Piemonte reale e quanto invece molte volte è l'aria asfittica delle sale istituzionali nelle quali gli addetti ai lavori dibattono sul sesso degli angeli, dimenticando che invece i problemi sono di altra natura. Allora, con l'informazione capillare, promozionale da parte dell'Ente Regione, riteniamo possa essere, se non l'intervento miracoloso, ma sicuramente un intervento molto forte, mirato e di peso specifico tale da potere incidere nella direzione giusta e nella direzione voluta. Perché non pensare che in futuro, al di là di queste gambe deboli con le quali parte la legge, ammesso che entro oggi possa essere approvata pur con qualche emendamento al quale anche noi abbiamo dato la nostra adesione, al di là di quei depliants cui si riferiva l'intervento precedente che molte volte restano nei magazzini e costano decine centinaia di milioni, si possa attraverso l'informazione locale arrivare all'educazione sanitaria, all'educazione farmaceutica, all'educazione ambientale; quindi possa nascere una collaborazione attraverso iniziative che l'Ente Regione possa promuovere, probabilmente con costi più limitati degli investimenti profusi in passato, e che a fronte di questi investimenti si possa avere un ritorno di immagine, di conoscenza, di sensibilizzazione sui problemi di gran lunga maggiore. Ovviamente guardiamo verso il futuro, siamo alle soglie del 2000 e penso occorrano canali nuovi per arrivare a proporre quanto gli enti (in questo caso il nostro) devono come funzione istituzionale, ma anche di sensibilizzazione politica e civica di fondo, al di là dei problemi specifici su cui ci si pu incanalare, promuovere quella crescita culturale che è in grado di portare quel salto di qualità per le nostre comunità locali.
E' con questo spirito che noi diamo il parere favorevole a questa iniziativa. Riteniamo che il momento, per le ragioni di cui abbiamo parlato, sia particolarmente favorevole, perché il significato politico è grosso e probabilmente non lo sarebbe stato se noi avessimo agito in coda ad un intervento di carattere nazionale o in condizioni climatiche dal punto di vista politico tali, per cui a livello nazionale emergesse in modo chiaro e determinato la volontà di andare a mettere mano e ad incidere il bubbone del guazzabuglio che stagna in questi giorni e in questi mesi e che probabilmente, vista questa non volontà di intervento, sarà destinato addirittura ad aumentare in modo esasperato nel prossimo periodo, perché al di là di quel ristretto oligopolio, il tentativo è di arrivare ad un monopolio per quanto riguarda la gestione dell'informazione.
Noi diamo l'assenso a questa iniziativa, riteniamo che il momento sia opportuno e ci riserviamo di valutare, in sede di emendamenti, quelli che riterremo utili di approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, egregi colleghi, quando si lavora insieme a livello di Commissione o di gruppo di lavoro, convergendo su una proposta o su talune proposte, sembra che si sia tutti d'accordo e che il lavoro che si va producendo possa avere la giusta eco anche nell'aula consiliare. Poi ci si accorge che in effetti l'accordo è soltanto di opportunità. Mentre la differenziazione sulla ideologia delle cose è profonda, a volte radicale tant'è che mi pare di aver capito questa mattina che l'occasione di un disegno di legge sia valsa un po' per tutti ad approfondire il discorso generale nazionale sull'editoria, sull'informazione stampata e radiotelevisiva. Cercherò di non adire a questo dibattito polemico, per un'affermazione devo pur farla. I problemi che emergono oggi in campo nazionale - per quanto riguarda il monopolio dell'informazione quello pubblico e quello privato sono esasperatamente negativi, appunto perch manca uno stato di diritto, specialmente sulle problematiche dell'informazione - con un altro tipo di Stato, magari autoritario, non ci sarebbero, perché l'informazione sarebbe mirata ad avallare lo Stato così come è nella direzione univoca del concetto della totalitarietà. Ma in uno Stato pluralistico democratico, che si vanta di essere tale, la minaccia di una sempre più pesante monopolizzazione dell'informazione attraverso strumenti legislativi è pericolo assai grave, per cui alla fine, anzich discutere su un progetto di legge che è ben dimensionato e ben definito per le competenze specifiche regionali, si va a cercare un'argomentazione di credibilità politica fondata sulle problematiche ideologiche.
Noi del Gruppo MSI siamo convinti che la battaglia contro il monopolio dell'informazione - sia pubblico che privato - sarà difficile, e che l'esigenza di un rispetto maggiore della pluralità non potrà avere partita vinta. Ed è per questo che ci siamo avvicinati alla proposta, che è in esame oggi, con sentimenti di adesione, perché quanto meno, per ciò che riguarda la Regione Piemonte, si può sperare che attraverso la riorganizzazione dei servizi dell'informazione regionale ci sia, attraverso il mondo molto fertile e vivace dell'informazione locale, la possibilità che le componenti politiche, che poi riflettono le componenti sociali e culturali del territorio, abbiano gli spazi che si meritano.
Ricordo a tal proposito, per spiegare meglio il significato di questo mio intervento, che di recente a Novara il Direttore de "La Stampa", con parte del suo staff, ha tenuto una conferenza-incontro con l"lite della città e della provincia di Novara per spiegare i motivi della trasformazione di questo nostro quotidiano, e quindi di un nuovo modo di strutturare in sede locale le pagine dell'informazione provinciale chiedendo a noi astanti se eravamo contenti e quali suggerimenti avremmo potuto dare. All'opposizione, che io ho avuto l'onore di rappresentare in quella sede, contro un modo di fare informazione, partendo dalla aule consiliari, a mezzo veline passate da coloro i quali poi sono i rappresentanti veri dello strumento del potere e del Governo, o tramite le telefonate, pare un modo del tutto sbagliato; sarebbe stato più utile avere un'attenzione diversa da parte di coloro i quali sono stipendiati dagli stessi lettori. Un giornale, per quanto si sappia che i finanziamenti alla pubblica informazione corrono da tutte le parti, si sostiene grazie al peso economico che viene conferito dai lettori che acquistano quotidianamente lo strumento dell'informazione. E' nato un atteggiamento di reazione da parte dello stesso Direttore de "La Stampa", e poi da parte di altri che erano presenti; ne è venuto fuori che la ragione da me rappresentata in quella occasione andava valutata con più serenità ed è stato rimarcato che sarebbe opportuno che, comunque, gli enti locali potessero avere degli strumenti operativi di informazione tali da evitare che il monopolio faccia manbassa del buon diritto della collettività ad essere informata come si conviene.
Era presente anche l'Assessore Cernetti che potrebbe confermare quanto sto dicendo. E' vero anche che il Gruppo MSI con le due proposte di legge presentate a suo tempo dal compianto Carazzoni è sempre stato favorevole ad un'iniziativa di questo genere ed è anche vero, in ogni caso, che il MSI non avrebbe mai accettato un'impostazione anticostituzionale, nel senso che sappiamo che la Costituzione non afferisce alla Regione poteri di intervento per quanto riguarda l'informazione. Partendo da questi presupposti la nostra adesione da che cosa è stata determinata, ci si pu chiedere, visto che noi siamo fuori dall'arco di quella coralità che questa mattina ha difeso le istituzioni da una parte, ma dall'altra ha contrattaccato affermando che nelle istituzioni oggi non c'è lo stato di diritto per quanto riguarda l'informazione. La nostra adesione è determinata dal fatto che questa legge non finanzia l'informazione, questa legge anzitutto vuole dare un input alla ristrutturazione nel seno dei due maggiori organismi della Regione (la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Giunta) perché da qui l'informazione sia la più esatta e non venga usata come strumento di propaganda politica. Tant'è che il concetto di bandire la propaganda a titolo personale o attraverso qualunque altra forma di pubblicità è contenuto in un articolo. Attraverso delle forme nuove di informazione si dovrebbe lasciare ampio spazio anche alle opposizioni di essere rappresentate nell'informazione. Questo è il punto centrale, più importante, della legge su cui si sta dibattendo. Tutto il resto è poca cosa ed è giusto che sia poca cosa, ragion per cui non lamento il fatto che ci sia uno stanziamento soltanto di 300 milioni, più 50 per un premio giornalistico. E' bene che sia così, perché se non fosse così potrebbe nascere la concorrenza a prendere contribuzioni e quindi a creare una forma di monopolio regionale, perché le cose degli uomini sono quelle che sono, gli strumenti di controllo non sempre sono adatti, utili e gestibili come si vorrebbe, quindi potrebbe nascere una corsa al denaro tale da consentire o da obbligare coloro i quali rappresentano il potere a gestire direttamente la questione. Le contribuzioni sono mirate per tutti quegli organi di informazione che vogliono avere un aggancio più immediato per l'informazione, con il Consiglio regionale, con la Giunta, con coloro i quali operano nella politica del Consiglio regionale. Del 50% destinato ai "fax" non se ne fa espressamente cenno, ma in effetti sappiamo che di questo si tratta, per quelle aziende che non essendo provviste di tali strumenti si vogliano attrezzare adeguatamente. Si considera l'intervento per incoraggiare la cooperazione tra diverse aziende in unici stand andando incontro alla ristrutturazione oppure al riciclo, nell'ambito dell'economia, di quelle strutture magari industriali che sono state abbandonate.
Questi sono punti molto qualificanti che consentono al Gruppo MSI di aderire a questa proposta di legge e di votarla favorevolmente. Ma è necessario che ci sia una vigilanza anche da parte dei Consiglieri dei Gruppi, dei Capigruppo, di tutti coloro i quali fanno parte dell'Ufficio di Presidenza, e anche da parte di quella Commissione tecnica che opportunamente viene indicata come necessaria perché le cose siano vagliate equanimamente e non affidate al giudizio politico.
Altro aspetto qualificato in questa legge è ciò che è scritto all'art.
10, punto terzo, sui bilanci, che vado a leggere: "Gli interventi di cui alla presente legge sono condizionati dalla presentazione del bilancio aziendale e della verifica della corretta gestione del personale". Non c'era nella bozza che si stava approntando, è stato sollevato da me il caso appunto perché ho ricevuto delle indicazioni precise da coloro i quali operano nel settore. Non voglio io accampare patria al 100% sulle cose che anche altri condividono; mi è stato detto, infatti, che la questione era stata pensata anche dagli altri Gruppi. E' giusto che ci sia il controllo dei bilanci, in funzione di quella azione politica di controllo contro l'attività monopolistica dell'informazione. Noi sappiamo che per taluni periodici di provincia, per quanto non siano aziende azionarie, la vita è determinata da contribuzioni in denaro da parte di coloro i quali fanno politica anche attraverso questi organi locali e quindi un controllo dei bilanci potrà darci l'esatta misura di che cosa noi andiamo a mallevare e ciò che merita davvero di essere potenziato da parte di una Regione che si attende che il Commissario del Governo non bocci la legge solo perché pare che talune questioni non debbano essere affrontate anche dalla competenza delle Amministrazioni regionali. Noi non vi ravvisiamo alcuna incostituzionalità; abbiamo visto bene nell'ambito della proposta di legge che si tratta di incentivi a che le strutture minori, quelle locali vengano potenziate per concorrere nell'articolazione di una migliore informazione, visto che i giornali più importanti questo non fanno e ripeto, questo l'ho denunciato a Novara. Per quanto riguarda l'incentivo che si vuole dare alla cooperazione nel settore, visto che la Regione oltretutto ha approvato una legge che riguarda proprio la cooperazione, ho sottoscritto con piacere un emendamento all'art. 11, perché proprio in quell'articolo è detto che fra i componenti della Commissione tecnica ci sarebbe stato un rappresentante designato dall'Associazione Stampa Subalpina. Non ho nulla da eccepire, sappiamo che questa è un'associazione di tipo sindacale, magari di emanazione della triplice CGIL-CISL-UIL. ma il problema non sta nel non avere questa associazione nella Commissione tecnica, quanto nel fatto che è giusto che ci siano anche rappresentanti dell'Ordine dei giornalisti, che è un Ordine costituzionale, quindi di maggior credibilità, quanto meno per quanto riguarda lo strumento legislativo che andiamo ad approvare. Queste sono le ragioni per le quali il Movimento Sociale Italiano è favorevole alla proposta che andremo a votare da qui a poco, nella speranza che il Commissario del Governo non frapponga un suo formale impedimento, magari per avere la stessa proposta da ridiscutere in un'altra seduta del Consiglio perdendo del tempo, che invece per noi è molto prezioso.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, era prevedibile, ed è avvenuto, che questa mattina ci fosse una "overdose" di retorica ed anche l'alzarsi di alti lai nei confronti dei pericoli corsi dalla libertà di tutti noi a causa dei monopoli e delle concentrazioni delle imprese che producono informazioni. Temo, signor Presidente e colleghi, che correrò lo stesso rischio, non riuscirò a sfuggire del tutto alla tentazione. La realtà è che l'informazione in Italia va perdendo progressivamente libertà autonomia, qualità ed è un processo che non viene minimamente contrastato di conseguenza come ben sappiamo ne deriva l'indebolimento della libertà complessiva della vita democratica del nostro Paese.
Condivido il giudizio di coloro i quali affermano che gli anni che stiamo attraversando sono effettivamente decisivi per invertire questa tendenza oppure infilarsi irreversibilmente entro di essa. Penso che vi siano ancora le condizioni per il superamento della crisi e per il recupero della piena autorevolezza dell'informazione, ma tali condizioni si vanno esaurendo rapidamente e se prevalesse a tutti i livelli istituzionali l'inerzia e l'indifferenza che hanno caratterizzato sinora l'atteggiamento del potere politico nei confronti di questa fondamentale questione del vivere civile, le sorti dell'informazione della nostra democrazia sarebbero irrimediabilmente segnate.
Sul quadro generale si sono soffermati già opportunamente altri colleghi ai quali chiedo scusa se il mio discorso può essere apparso in qualche modo ingiusto. Il quadro generale è molto preoccupante. Mi auguro per non insistere oltre su questo problema, che al termine di questa discussione ci sia la volontà politica dell'intera assemblea regionale di inviare al Parlamento, in particolare al Senato della Repubblica, un messaggio chiaro ed inequivoco di accelerazione, non di rallentamento come finora è avvenuto, del disegno di legge anti-trust che giace da mesi nella Commissione competente del Senato e che non sta facendo alcun passo avanti proprio per consentire che si compia definitivamente l'atto, a cui noi andiamo assistendo in queste ultime settimane, di concentrazioni ulteriori nelle mani di Berlusconi di gran parte dell'informazione scritta e radiotelevisiva. Al riguardo mi sono permesso di presentare all'attenzione di tutti i colleghi un ordine del giorno, che è firmato anche dal collega Ala, con il quale sottolineiamo questa esigenza e quindi andremo a verificare se davvero le parole che stiamo spendendo doverosamente sull'argomento troveranno uno sbocco, non perché io mi illuda che il Senato della Repubblica darà pieno ascolto alle nostre sollecitazioni, ma voglio che anche su questo la speranza sia davvero l'ultima dea a morire.
Detto questo sul piano generale, a livello regionale penso che ci siamo messi tutto sommato su una buona strada. Paventavamo già nel 1986, quando si cominciarono a discutere le prime proposte di legge che erano state presentate alla nostra attenzione, che tutta la questione venisse fatta slittare fino alla vigilia delle elezioni amministrative, perché la tentazione era ed è rimasta forte, per cercare di praticare quella non alta virtù che affonda nel potere politico tutto, nessuno escluso forse nemmeno il sottoscritto, che è la "captatio benevolentiae" ed in effetti questa mattina era palpabile una tensione singolare nella nostra discussione.
Paventavamo che si arrivasse agli ultimi mesi, meglio avviarsi a concludere prima della fine della legislatura che non farne nulla, però non si può non sottolineare il ritardo con il quale la Regione Piemonte fa la propria parte. Ancora nel luglio scorso, quando alcune proposte di legge furono richiamate in aula per cercare di superare il ritardo annoso accumulato nel corso degli anni passati, noi sottolineavamo questo aspetto. Il sottoscritto aveva ritenuto di non presentare una propria proposta di legge sull'argomento pur ritenendo di avere qualche cosa da dire al riguardo. Non volevamo infatti ingolfare ulteriormente il percorso legislativo, perch speravamo che emergesse un'impostazione ampiamente condivisa dall'assemblea. Voglio dire subito che il sottoscritto condivide l'impostazione generale che ha la legge che ci apprestiamo a votare.
Sollecitavamo a luglio (e devo riconoscere che alcune di quelle sollecitazioni sono state ampiamente raccolte dai Commissari che di più hanno lavorato sull'argomento) provvedimenti concreti che andassero nella direzione di un ammodernamento tecnologico delle imprese produttrici di informazioni; sollecitavamo interventi che andassero nella direzione di una formazione professionale non dei giornalisti, perché sarebbe una cosa terribile se il potere politico si promettesse di formare gli informatori.
La triste memoria del "Minculpop", per fortuna, è ancora viva tra di noi: è bene formare, invece, gli operatori nell'uso delle nuove tecnologie che possono consentire anche una razionalizzazione forte dei costi di produzione e quindi tendenzialmente l'accesso rimane più ampio a chi vuole dotarsi di propri organi di informazione. Sollecitavamo quindi questi interventi, che oggi sono ampiamente presenti nel testo che ci apprestiamo a votare.
Detto questo debbo però aggiungere che, a mio modesto avviso, non è sufficiente quanto è lì previsto perché ci sono almeno due o tre questioni su cui l'assemblea dovrebbe prestare ulteriore attenzione per perfezionare il lavoro che i Commissari hanno prodotto e che oggi ci propongono. Su alcune questioni mi sono permesso di presentare emendamenti all'attenzione dei colleghi e in specifico ho voluto sottolineare l'esigenza imprescindibile che dagli interventi previsti dalla legge siano esclusi gli organi di informazione che ospitano nelle proprie pagine o nei propri palinsesti più del 70% dello spazio a disposizione per passaggi ed inserzioni pubblicitarie. La percentuale, fosse dipeso da me, sarebbe stata decisamente più bassa; ci sono dei limiti nazionali che devono essere rispettati e io penso che richiamare questo vincolo sia assolutamente doveroso, perché noi non possiamo accettare che quel poco che la Regione Piemonte può fare finisca nelle tasche di qualche imprenditore spregiudicato che infarcisce giornali e giornaletti di pubblicità raccattata a buon mercato e la parte informativa, che è quella che noi giustamente dobbiamo sostenere, sia poca cosa.
In secondo luogo, signor Presidente, esiste il problema che riguarda il trattamento di chi fa l'informazione, dei giornalisti che fanno l'informazione. Anche qui ci pare doveroso proporre che i contributi previsti dalla legge vengano dati alle aziende, privilegiando, come giustamente viene detto all'art. 10, le imprese cooperative, associate come dicevo, i provvedimenti devono essere dati a quelle aziende che regolano il trattamento dei propri dipendenti, operatori, secondo le norme del contratto collettivo di lavoro giornalistico. Su questo non si pu predicare bene e razzolare costantemente male. Sappiamo tutti che gran parte di coloro i quali fanno informazione essenziale veicolata attraverso radio, televisioni, piccole o grandi, dell'area privata, giornali locali sono per lo più assunti, quando sono assunti, con contratto del commercio con qualifiche di segreteria, quando invece attraverso il loro lavoro, che ha una grandissima responsabilità, viaggia gran parte dell'informazione di interesse comune.
In terzo luogo, a proposito di un punto qualificante della legge quello che regola l'erogazione della pubblicità prevista dalla Regione nelle sue varie articolazioni (in verità se ci pensiamo bene è gran parte la quasi totalità del beneficio effettivo che può giungere secondo regole chiare a tutti gli organi di informazione, in particolare a quelli che finora ne sono risultati penalizzati), il 27 luglio dello scorso anno nell'ultimo dibattito che abbiamo fatto sull'argomento, richiamavo una cifra che non mi è stata smentita, il che vuol dire che è confermata secondo la quale la Regione Piemonte, nelle sue varie articolazioni, eroga a vario titolo almeno 3 miliardi l'anno di pubblicità. Pensate: 3 miliardi l'anno. La legge prevede che il 50% di essi, cioè 1,5 miliardi, venga assegnato ai fruitori potenziali di questa legge. Fatte le proporzioni rispetto allo stanziamento effettivo, 300 milioni previsti dalla legge così come è formulata, ci rendiamo conto che è cinque volte superiore ai benefici espressamente indicati nell'articolato di cui trattiamo.
Se pensiamo che gran parte del beneficio agli organi di informazione locale può derivare da questo ganglo vitale, ci pare non accettabile signor Presidente. Capisco che la proposta possa essere scaturita in assoluta buona fede, ma a noi non pare accettabile che controllori e controllati nell'erogazione di questa gran parte di benefici coincidano allora su questo mi sono permesso di proporre un emendamento che mi auguro i colleghi accolgano con attenzione e anche con benevolenza.
Non dettaglio ulteriormente, perché su questo aspetto ci ritorneremo discutendo gli emendamenti.
Voglio concludere soffermandomi su una considerazione finale. Nel convegno "Piccoli Grandi Media", organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte non molti mesi fa, venivano forniti dati molto interessanti sulla presenza degli organi di informazione cosiddetti minori nella nostra regione. Mi domandavo, in un articolo per "La Voce dei Gruppi", pubblicato su "Notizie" della Regione Piemonte nel mese di ottobre 1988, da che cosa nascesse questo bisogno di numerosissime realtà locali o culturali di dotarsi di un proprio mezzo di comunicazione. Fra le tante risposte possibili, la più significativa è che oltre alla massificazione del messaggio informativo e l'uniformità del linguaggio a cui assistiamo - e subiamo quotidianamente, attraverso il bombardamento che i grandi mezzi di comunicazione di massa alimentano, esiste il bisogno di radici, la necessità di restare ancorati alla propria realtà, per ritrovare luoghi significati, linguaggi, altrimenti scomparsi.
Concludo ripetendo che l'informazione, come ben sappiamo, è potere.
L'informazione, dobbiamo aggiungere, è la radice della democrazia e noi sappiamo che qualunque albero per crescere ha bisogno di molte radici per diventare rigoglioso. Penso non sia soltanto un'espressione retorica questa. Penso che noi possiamo fare quel poco che è a nostra disposizione perché crescano sempre più alberi in questo settore che si va inaridendo sempre di più, un settore nel quale ci giochiamo realmente la nostra libertà di domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Consiglio e la Regione nel suo insieme con l'esame di questa legge affrontano un argomento estremamente delicato: quello dell'informazione e in particolare dell'informazione locale. Mutuando il termine dalla fraseologia del trasporto aereo potremmo dire "dell'informazione di terzo livello".
Che questo argomento sia delicato l'hanno ricordato molti colleghi, il significato e l'importanza dell'informazione e il ruolo dell'informazione in una società democratica, quindi mi risparmierò e vi risparmierò questo aspetto che possiamo dare per acquisito. Delicato come argomento per questo, ma anche perché oggi a fronte di una grande informazione che ha raggiunto livelli e diffusione eccezionali, che ci consentono di vedere nelle nostre case quasi in tempo reale quello che avviene in lontanissime parti del mondo, abbiamo ancora un'informazione di tipo locale - ma non è questo un termine riduttivo o dispregiativo, ma soltanto individuativo del settore degli argomenti - ancora poco sviluppata e per questo aspetto certamente non possiamo che accodarci al coro di consensi che questo disegno di legge ha avuto in Commissione e in quest'aula. Un disegno di legge che tratta dell'informazione della Regione, un disegno di legge che tratta dell'informazione sulla Regione. Credo sia onesto e corretto da parte di chi interviene non soffermarsi soltanto sugli aspetti positivi, ma anche sui rischi che questo intervento può avere e quindi, questo non per criticare e per opporsi a questo disegno di legge, il nostro voto sarà un voto certamente favorevole, ma per attirare l'attenzione nell'applicazione concreta di questa legge su alcuni aspetti che ci sembrano rilevanti e degni di particolare riguardo.
Il primo rischio è che, attraverso questi interventi, qualcuno l'ha già accennato, per quanto riguarda il problema dell'informazione della Regione si riproduca una sorta di tele-palazzo e la preoccupazione è certamente ragionata e radicata laddove abbiamo di fronte a noi gli esempi delle reti nazionali di informazione pubblica. E potremmo dire, non me ne voglia Pezzana se uso una terminologia forse più adusa al suo che al mio partito quando abbiamo di fronte lo scandalo delle reti televisive nazionali appaltate a Gruppi politici che non hanno più nemmeno il pudore di far finta di fare dell'informazione oggettiva pagata dagli utenti. Cerchiamo attraverso questi interventi di non riprodurre questo malcostume a livello di informazione locale.
Il secondo rischio che si corre, lo scoglio su cui si sono infrante molte iniziative che negli anni passati hanno intrapreso radio televisione, carta stampata, in materia di informazione locale, è sostenere un prodotto di bassa qualità. I cittadini sono abituati a ricevere, al di là del contenuto, del merito dell'informazione, prodotti tecnicamente di livello molto elevato e non sono più disponibili ad accettare dei prodotti che non mantengano dei livelli di qualità sufficientemente alti, perché il confronto è troppo forte. Se un giornale è mal fatto lo si butta nel cestino, magari anche se ci sono delle cose importanti scritte dentro; se è un programma televisivo noioso e dilettantesco si cambia canale e così via.
Se vogliamo che questo tipo di intervento non sia l'ennesimo tentativo fallito si dovranno sostenere quelle iniziative che anche sotto il profilo qualitativo danno sufficienti garanzie di essere un prodotto che può essere ricevuto dagli utenti naturali. Mi sembra che questo aspetto, seppure non molto approfondito, sia comunque considerato nell'articolato della legge.
Un terzo rischio che si è cercato di evitare nella stesura di questa legge, che per qualche aspetto purtroppo è tuttora mantenuto e mi auguro che gli interventi di emendamenti non allarghino questo spazio, è che attraverso questa legge si cerchi di affrontare e risolvere l'intero scibile dei problemi. Per cui si cerchi di sostenere questa o quella categoria, questo o quel gruppo che comunque sono meritevoli di attenzione ma che non possono trovare risposta alle loro esigenze attraverso una legge che è assolutamente individuata e finalizzata ad un certo scopo. Quindi non possiamo, stante anche la limitatezza delle risorse che questa legge mette a disposizione, attraverso questo strumento cercare di soddisfare tutte le richieste e tutte le esigenze che direttamente o indirettamente attinenti all'informazione provengono da categorie, da fasce sociali, da gruppi di cittadini. Quindi cerchiamo di mantenere gli obiettivi centrali di questa legge, di andare a sostenere attraverso gli scarsi finanziamenti quei settori che sono prioritari in termini di informazione.
L'ultimo rischio è di non porre limiti e vincoli troppo stretti. Noi sappiamo che fare informazione oggi, con gli strumenti che ci sono, con gli strumenti di alta tecnologia, con la diffusione che è necessaria per raggiungere un sufficiente e apprezzabile numero di utenti, comporta costi estremamente elevati. Porre una vincolistica troppo ristretta significa favorire esclusivamente l'informazione pubblica o l'informazione che ha supporti di grandi gruppi finanziari, perché solo questi due soggetti sono in grado di sostenere gli alti costi che stanno dentro un prodotto che deve essere qualitativamente accettabile, apprezzabile e concorrenziale rispetto agli strumenti di informazione che oggi esistono sul territorio. Dobbiamo stare attenti perché molti vincoli significano oneri economici e oneri economici significano restringere troppo lo spettro dei soggetti che possono fare informazione proprio per i costi che questi soggetti devono sostenere.
Credo che il Consiglio sarà capace, in questa sede, di evitare i rischi che possono sorgere nella definizione del testo da licenziare e soprattutto nella gestione di questa legge il Consiglio e la Giunta, e soprattutto la Commissione tecnica che la legge prevede, sapranno tenere presenti gli aspetti che abbiamo voluto sottolineare. Se tutto questo sarà possibile credo che avremo fatto non un grande, ma sicuramente un utile servizio alla comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi, quando il potere pubblico si occupa di informazione e soprattutto se ne occupa dal punto di vista legislativo e concede finanziamenti, ritengo sia un discorso, come qualche altro collega ha già richiamato, particolarmente serio e delicato. Non è il caso di ricordare il "Minculpop", come ha fatto il collega Staglianò, peraltro con una citazione storicamente esatta, ma basta guardare all'informazione che abbiamo oggi in Italia - lo ricordava il collega Santoni - per vedere come RAI 1, RAI 2 e RAI 3 danno le stesse notizie con un taglio e un'interpretazione a seconda dei loro padroni. E' un pericolo oggettivo che, secondo me, con questa legge non abbiamo evitato, anche se è una legge opportuna. Questo lo dico confessando sinceramente, come credo sia l'opinione di tutti i facenti parte di questo Consiglio, che se è giusto intervenire per garantire un'informazione locale alternativa a quella controllata dai grandi gruppi a livello nazionale è altresì vero che da anni siamo abituati a vedere troppo sovente i "faccioni" di questo Consiglio e di questa Giunta che magari per un quarto d'ora tediano ed annoiano il telespettatore parlando di questioni date in modo forse non troppo professionale, ma tale da rendere un servizio all'Assessore di turno che potrà così far conoscere la propria faccia al telespettatore.
Dico questo perché leggendo l'articolato mi ha preoccupato dal punto di vista dell'ipocrisia il contenuto del punto 4) dell'art. 5 in merito alla pubblicità che recita: "Le iniziative pubblicitarie di qualsiasi genere non devono essere personalizzate né avere forma di interviste o dichiarazioni di singoli amministratori o funzionari regionali". Secondo me questo è un pessimo capoverso, perché nel mestiere di giornalista andare ad intervistare qualcuno che esprima il parere di maggioranza o di opposizione è la base del mestiere ed è molto piùinteressante sentire una dichiarazione a caldo, sia in favore sia contro, che non fare lunghe dissertazioni noiose che disinteressano il telespettatore o il lettore e rendono un cattivo servizio alla qualità dell'informazione.
Di fronte alla parola "concentrazioni" che ormai da qualche mese sta preoccupando tutti, mi chiedo come mai la stessa parola non abbia preoccupato qualche tempo fa quando invece di essere concentrata da qualcuno veniva concentrata da qualcun altro. Tanto per fare dei nomi quando il gruppo "Repubblica" si è venduto alla Mondadori si è verificata la stessa concentrazione che oggi è semplicemente targata Berlusconi invece che De Benedetti. L'anno scorso non era una concentrazione e nessuno nemmeno in questo Consiglio, si è lamentato di quanto stava avvenendo anche perché il controllo di buona parte della stampa italiana passava sotto una diretta fonte finanziaria e politica non destando alcuna preoccupazione. Come mai? Forse perché l'orientamento dei giornali del gruppo ex Mondadori, ma ridefinito in modo nuovo, era più propenso a sostenere una parte politica piuttosto che un'altra. Se cambia l'interlocutore concentrazionario, tutti si preoccupano delle concentrazioni. Mi sembra un modo molto particolare di immaginare le concentrazioni. Se dobbiamo difendere l'informazione locale da questi gruppi, che comunque hanno controllato e controllano la distribuzione della pubblicità, di programmi comuni (tutte le testate locali sono comunque soggette al ricatto dei grandi produttori di informazione), dobbiamo fare attenzione che questo tipo di manuale Cencelli di lottizzazione non sia riprodotto ancora una volta da questa legge. Inoltre, l'art. 11, che giustamente è stato citato anche da altri colleghi, desta sicuramente queste preoccupazioni. E' inutile nasconderci che anche in questo Consiglio e in questa Giunta le decisioni vengono prese tenendo conto che tutti sono uguali, ma che qualcuno è più uguale di un altro. Come fare argine a questo tipo di scelte che tenderanno inevitabilmente a privilegiare qualcuno rispetto a qualcun altro, come è sempre avvenuto? Sono stati presentati numerosi emendamenti. E' strano che una legge approvata all'unanimità e con il concorso di tutti i Gruppi consiliari abbia poi generato una somma così alta di emendamenti. Con piacere ne ho visto uno che modifica l'art. 11, così come volevo proporre io: si richiede la presenza, nel momento della formazione della Commissione tecnica, della Sezione piemontese dell'Ordine dei giornalisti. Però ero molto critico in merito alle presenze di personaggi non definibili a priori, ma nominati in base a decisioni consiliari che inevitabilmente riproducono il sistema di lottizzazione delle nomine, come siamo abituati a vedere quando si vota in questo Consiglio, e vengono nominati personaggi che riscuotono l'accordo preventivo da parte dei due più importanti Gruppi di maggioranza e di opposizione. Quindi noi sapremo già in anticipo che le persone nominate da questo Consiglio saranno favorevoli, non dico a che cosa, potrebbero essere favorevoli a tutto, invece che garantire l'indipendenza.
Se da un lato mi fa piacere che ci sia l'emendamento che richiede la presenza aggiuntiva dell'Ordine dei giornalisti, non mi va però bene che ci sia una presenza nominata a livello consiliare, come peraltro prevede anche la legge di questo Consiglio. Infatti, nel mio emendamento ho richiesto che ci fosse la presenza del Presidente dell'Associazione Stampa Subalpina e del Presidente della Sezione piemontese dell'Ordine dei giornalisti. Ho chiesto la presenza di un Presidente nominato da un ente che non sia il nostro perché almeno è una presenza qualificabile e individuabile, se soprusi dovessero essercene o favoritismi, cosa che non è difficile riscontrare considerando i comportamenti di questa Regione, di questo Consiglio, nella distribuzione sia della pubblicità, che degli interventi comunque di una certa forma di assistenzialismo nei confronti dei mezzi di informazione regionali. Avere una presenza qualificata, nel senso che è già prevista e si sa chi è e quindi deve risponderne personalmente, secondo me potrebbe garantire i produttori di informazione, sia scritta che televisiva, in Regione da una lottizzazione da manuale Cencelli che questo Consiglio è abituato a fare, proprio perché è l'esatta fotocopia della politica che siamo abituati a fare e vedere a livello nazionale. Non mi sembra un cambiamento da poco, anche perché questo nuovo ordine del giorno prevede l'aumento della presenza del Consiglio regionale attraverso suoi funzionari in questa Commissione tecnica e ciò non mi va assolutamente bene, perché sarà la riproduzione esatta e identica di come si è andati avanti fino ad oggi in mancanza di una legge. Se una legge deve esserci questa deve regolamentare dando garanzie esterne, perché il potere pubblico, se non è garantito da una presenza e da un controllo esterno tenderà inevitabilmente a riprodurre gli stessi meccanismi.
Invito i colleghi a considerare con attenzione tale emendamento e la riflessione che ho fatto, in particolare sull'art. 11, sulla Commissione tecnica, altrimenti se fossi un lavoratore nel campo dell'informazione sia scritta che visiva non mi sentirei garantito da una legge che è ancora troppo vaga e non dà poteri specifici.
Invito i colleghi a valutare questa presenza esterna che sicuramente può garantire non dico tanto l'obiettività dell'informazione, cosa che è impossibile ottenere - secondo me è augurabile non ottenerla, perch l'obiettività significa la morte di qualunque tipo di interesse sia verso lo scritto che verso l'immagine visiva - quanto un controllo, perché la democrazia senza un controllo esterno è una parola vana che tutti pronunciamo, ma che poi non può essere verificata dall'esterno. Di fronte ad eventuali soprusi o favoritismi che potranno esserci - mi auguro che non ci siano - con questo tipo di controllo potremmo avere una situazione più facilmente verificabile, ed è quello che bisogna cambiare in modo specifico nell'art. 11 che è il più delicato di tutto il progetto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista unitamente ai Consiglieri Ala, Montefalchesi, Staglianò e Reburdo, ha presentato un ordine del giorno che tocca uno degli aspetti fondamentali di questa legge: l'informazione pubblicitaria. In Commissione abbiamo lavorato parecchio affinché l'informazione raggiungesse quei cittadini che di solito ne sono esclusi, in particolare i non vedenti e i non udenti, così come gli immigrati extracomunitari. I fatti di questi giorni relativi al decreto sull'immigrazione ci hanno dato ragione. La necessità di garantire l'informazione ai cittadini che finora ne sono rimasti esclusi, o parzialmente esclusi, è stata accolta in Commissione e quindi fa parte integrante dell'art. 10 della legge.
Sul problema riguardante invece la necessità di avere un'informazione pubblicitaria corretta, abbiamo presentato un ordine del giorno che esplicitamente si richiama alla programmazione pubblicitaria transfrontaliera i cui problemi sono stati affrontati nell'ottobre scorso dai Ministri degli Esteri. L'accordo entrerà in vigore nel 1991. Le norme riguardano in particolare il divieto di esaltare gli effetti dell'alcol o presentare come oggetto di culto e di ammirazione personaggi veri o fittizi che ne consumano, e di collegare l'uso di superalcolici con migliori prodezze fisiche; riguardano il divieto di qualsiasi forma di pubblicità televisiva delle sigarette e degli altri prodotti del tabacco, in forma diretta o indiretta; riguardano la necessità di non arrecare danno o pregiudizio morale ai minori. Ci sembrano elementi molto importanti su cui una discussione come quella di oggi non può non soffermarsi. L'ordine del giorno è diretto a far sì che le emittenti regionali, in modo autonomo trovino, nell'azione della Giunta regionale, i necessari incentivi per incominciare ad adeguarsi fin d'ora alle regole che nel 1991 entreranno in vigore. E' un'azione ulteriormente propositiva, da noi auspicata, affinch si vada, nei limiti del possibile della nostra Regione, verso una migliore qualità dell'informazione stessa. Occorre, cioè, pensare ad un'informazione pubblicitaria sempre più rispondente alle istanze di vigilanza e di protezione dei cittadini e dell'ambiente, istanze che riteniamo essere sempre più diffuse.
Vi è un altro punto degno di nota: riguarda quel vezzo non molto edificante di interrompere continuamente i programmi esplicitamente destinati ai bambini con pubblicità "ad hoc", condizionando, così pesantemente l'operato e la mente dei minori. Ci auguriamo che il Consiglio regionale faccia proprio questo ordine del giorno e che la Giunta sappia favorire il sorgere di un'informazione pubblicitaria a livello europeo conforme alle norme che entreranno in vigore nel 1991. Vorremmo, infine conoscere l'opinione della maggioranza su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non mancherà senz'altro l'opinione della maggioranza nel momento in cui esamineremo il documento.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che non si possa chiudere questa discussione senza che la Giunta abbia a fare almeno una riflessione ad alta voce. Nel passato la stessa Giunta ha proposto un disegno di legge che poi è rientrato in un processo di fusione che mi pare non sia trascurabile.
Nessuna disamina quindi sui diversi passaggi che hanno maturato le conclusioni, né a livello di cronistoria né di accaparramento di meriti.
Piuttosto io sento di esternare il ringraziamento al relatore Martinetti al Presidente della Sottocommissione costituita ad hoc su questo argomento collega Tapparo, e alla collega Sestero, per lo sforzo che hanno portato avanti tentando, e ci sono riusciti, di ricondurre a sintesi le molte animazioni e i diversi progetti.
E' interessante il risultato, e ritengo che tutti (m'è parso che sia emersa questa richiesta da più parti) si adopereranno affinché la gestione non solo sia corretta, ma rincorra la grande aspirazione di tutti di ricercare la verità, soprattutto nel tentativo di offrirla alla gente che ha sete di questo valore, che non deve risentire degli sdoppiamenti pirandelliani. Questa verità è una sola e deve essere motivo di vita ed incarnata da chi ha penna e mente per scrivere, ovvero mezzi per penetrare nelle case attraverso lettere.
Faccio una considerazione che è stata quella che all'inizio aveva di fatto stimolato la Giunta e gli altri Gruppi che hanno proposto le diverse iniziative di legge: sono convinto che il messaggio che può essere reso alla comunità dai periodici, dalle antenne televisive, possa essere di una dimensione di grande portata. A mio avviso, proprio per lo sforzo di volontariato che essa sottende, questa legge può essere di garanzia per assicurare quei valori di democrazia, di sbarramento alla devianza, di confronto, perché la verità emerga veramente tale e non ambigua.
Per quanto riguarda l'aspetto finanziario, si nota la tenuità della somma messa a disposizione. La Giunta ha tentato in ogni modo, ricercando tra le pieghe del bilancio, di assicurare un po' di ossigeno a questa iniziativa; mi auguro che anche la somma allocata all'interno della norma finanziaria di questa legge possa essere oggetto di recupero, lo faccio come voto, come auspicio, di guisa che questa legge possa veramente tentare di essere supporto alle molte aspirazioni.
Mi astengo dall'intervenire su aspetti specifici, anche per quanto attiene oggi ai grandi confronti, ovvero agli scontri che sono in atto nel Paese sulle concentrazioni; devo solo dire che nel pomeriggio la Giunta assumerà e proporrà al Consiglio, onde la faccia propria (se il Consiglio la riterrà valida), una proposta di legge al Parlamento, che è nata un po' in tutte le Regioni d'Italia, a tutela dell'impresa radiotelevisiva di carattere locale. Sarebbe certamente un elemento di conforto, ancor più degli ordini del giorno, che va ad accompagnare questa iniziativa che è frutto di un intenso lavoro dell'intera assemblea.
Per quanto attiene agli emendamenti la Giunta opera all'interno di una maggioranza che ha fatto delle scelte, che hanno trovato un piano di cooperazione e di attivazione concorde; è stato il frutto di un lungo percorso, fatto di confronti, di superamento di difficoltà, con rinunce un po' da parte di tutti di qualcosa di proprio per tentare di sortirne. Io riterrei che questa voce degli emendamenti debba essere veramente ridotta all'osso, ad evitare che si abbia a rimettere in discussione ancora tutto quanto è arrivato sulla dirittura di arrivo dopo uno sforzo di diversi mesi.
Con questo auspicio concludo l'intervento.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, data l'ora e considerando che sono stati presentati alcuni emendamenti, ritengo opportuno, non potendosi concludere la discussione in breve tempo, rinviare l'esame della legge al pomeriggio.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1300: "L.R. 12/5/1980 n. 37 Determinazione del finanziamento delle attività per le Enoteche regionali Botteghe del vino o Cantine comunali, Musei etnografico-enologici, Strade del vino per il solo anno 1990"


PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta esaminiamo due deliberazioni approvate all'unanimità dalle Commissioni.
Pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 1300, di cui al punto 8) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1302: "Recepimento del Contratto collettivo nazionale di lavoro per gli operai avventizi addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria in data 8/4/1988 e del Contratto integrativo regionale siglato in data 12/12/1989"


PRESIDENTE

Pongo ancora in votazione la proposta di deliberazione n. 1302, di cui al punto 9) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 14,55)



ROSSA Angelo


Argomento: Informazione

Esame progetti di legge relativi a: "Interventi per l'informazione locale" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
La discussione generale sull'informazione locale si era conclusa con la replica del Presidente Beltrami.
Passiamo pertanto all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: dopo il punto 2) aggiungere: "La misura massima del 50% è assegnata agli organi di informazione locale che operano in condizioni di particolare disagio territoriale o siano espressioni di forze sociali".
La parola al Consigliere Reburdo per l'illustrazione.



REBURDO Giuseppe

L'articolo cui fa riferimento il mio emendamento è, a mio avviso, il più importante della legge, perché fornisce degli strumenti tecnici di supporto ai mezzi di informazione affinché possano avere il maggior numero di elementi possibili di carattere informativo da trasmettere. Io ritengo che vi siano alcune situazioni, in particolare di radio, ma anche di televisioni e di giornali, che vivono condizioni territorialmente marginali per cui hanno più difficoltà rispetto agli altri situati nelle aree urbane.
Si vuole pertanto garantire loro il massimo della quota prevista probabilmente potrebbe essere un'indicazione che facilita la volontà.
L'ultima parte dell'emendamento fa riferimento al fatto che siano espressione di forze sociali; vi sono infatti mezzi di informazione che non sono costituiti né in cooperative né in strutture puramente private, ma rappresentano o hanno legami diretti con forze sindacali o di altro tipo quindi un sostegno più esplicito dovrebbe essere, a mio avviso, dato.
Ribadisco, in conclusione, che i più disagiati devono essere maggiormente garantiti. Poiché nell'art. 4 si parla della misura massima del contributo del 50% chiedo che, secondo criteri che saranno fissati dal previsto Comitato, a questo problema venga data particolare attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, l'indicazione di per sè ha una sua ragione forte ed importante, però la possibilità di oscillazione dei contributi che possono arrivare alla misura massima del 50% offre alla Commissione tecnica, e questa è una legge di gestione, indubbie possibilità di manovra, perché ci troviamo dinnanzi ad un suggerimento di grande indeterminazione: cosa stabiliamo? Le zone previste dalla legge n. 902, quelle che presentano gli standard di reddito più bassi, oppure quelle cui fa riferimento la CEE? Non è facile: rischiamo di dare un'indicazione molto generica.
Lasciamo invece al Comitato la possibilità di individuare quelle realtà potendo esso operare come era stato previsto in sede di Commissione, con una possibilità di oscillazione sino al 50%. Seppure mosso da un'esigenza reale, mi sembra che l'emendamento presentato dal collega Reburdo sia di difficile materializzazione, quindi non sono d'accordo e dico, a mo' di dichiarazione che rappresenta lo spirito del legislatore negli atti preparatori, che il Comitato tecnico ha un margine di manovra da valutare rispetto alle situazioni che sono molto diverse le une dalle altre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

E' vero che è previsto un Comitato tecnico, ma proprio per questo fatto, a mio giudizio, se i criteri sono più puntuali o meno indeterminati si lascia ad esso minore indeterminatezza; è un segnale di carattere politico. Io sono preoccupato del fatto che tutto il sistema informativo sostanzialmente venga concentrato sulle aree che sono maggiormente servite e che quindi hanno più opportunità. Vi sono però aree che avrebbero altre cose da dire, altrettanto importanti e significative, ma che avendo meno opportunità hanno bisogno di avere un leggero sostegno. Non cambia sostanzialmente nulla, se non il fatto che è un segnale politico di un certo tipo: se proprio si vuole dare la possibilità di essere meno confuso elimino l'ultima parte dell'emendamento, quella che recita: "o siano espressioni di forze sociali". Mi permetto comunque di mantenere l'emendamento. A mio parere, lasciare ogni decisione al Comitato tecnico è giusto per una parte, ma è anche vero che esso deve operare nell'ambito di criteri il meno indeterminati possibile, io non voglio demandare tutto al Comitato tecnico. Come legislatore intendo dare a questa struttura tecnica un sufficiente supporto legislativo. Ribadisco comunque che si tratta innanzitutto di un segnale politico nonché di un'opportunità da cogliere in favore di talune realtà periferiche di cui conosciamo le condizioni di difficoltà in cui operano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Il Gruppo DC concorda con le valutazioni espresse dal collega Tapparo il quale ha valutato e valorizzato lo spirito della proposta di Reburdo, ma ne ha sottolineato la difficoltà di applicazione, l'indeterminatezza l'incertezza che ne deriva. Per la zona da cui provengo apprezzo tutto quello che riguarda particolare attenzione alle zone disagiate e alle zone montane; però, oltre a questo criterio, altri criteri debbono essere presi a metro dalla Giunta sentita, la Commissione tecnica, nelle valutazioni da farsi per la determinazione di questa percentuale. Per esempio, stamani il collega Santoni ha insistito molto sul problema della qualità; noi intendiamo certamente che, nel momento in cui si valutano le istanze, si dia il giusto peso a quella che è la finalità che ci proponiamo, cioè dare ai cittadini una buona informazione. Un criterio non contrasta con l'altro.
Ed è per questo che inserirne qualcuno finisce di portare certamente della confusione e non un chiarimento. Poiché il dibattito consiliare ha un valore di indicazione, di esplicitazione della ratio che sta sotto ai vari articoli di una normativa, il fatto che noi riconosciamo come Consiglio che c'è questa esigenza di tener conto di situazioni territoriali particolari e anche di iniziative di forze sociali meritevoli in questo settore sarà uno dei canoni, degli indirizzi a cui la Commissione tecnica e la Giunta si atterranno nell'applicare la norma. Pertanto noi riteniamo che non sia possibile accettare questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Non sono disposto a dire che ho capito le buone intenzioni del collega Reburdo, data la citazione sulle zone in condizioni di "particolare disagio territoriale" cui si aggiunge "o siano espressioni di forze sociali".
Stiamo parlando di organi di informazione ed espressamente il comma secondo dell'articolo dice: "in favore degli organi di informazione locale che presentino esigenze di tempestività informativa". Quindi tutti coloro che presentano esigenze di tempestività informativa devono essere suffragati dal contributo che la Regione dovrà elargire nella misura massima del 40%.
Ma per concorrere a che cosa? "Alla dotazione di strumenti di comunicazione atti a garantire..." e così via. Se si trattasse di contribuzioni finanziarie per il mantenimento dell'esistenza in vita di un organo di informazione, per le spese generali che deve sopportare, comprese quelle postali (contribuzioni quindi che non hanno una finalizzazione precisa), in questo caso il territorio potrebbe entrare in ballo per quanto riguarda, ad esempio, le difficoltà tipiche di un territorio disagiato ed anche per quel che riguarda le forze sociali. Qui si tratta soltanto di fornire strumenti operativi. Ho parlato questa mattina dei fax, quindi qualora ci siano degli organi di informazione che non sono dotati di fax o che vogliano dotarsi per una migliore struttura della loro azienda di un altro fax, la Regione deve intervenire. Potrà intervenire nella misura dei 300 milioni attualmente stanziati e se non saranno sufficienti interverrà nella misura di altre centinaia di milioni nell'ambito della prossima annata finanziaria.
Io non mi trovo d'accordo, soprattutto, nel definire la proposta fatta da Reburdo come opportuna: se qui facciamo della demagogia e poi ci ingolfiamo nella demagogia è per non farci puntare il dito addosso e non farci dire che non siamo proprio contrari alle esigenze del territorio e delle fasce sociali, confondendo la questione dell'informazione con una questione diversa che riguarda altri motivi della politica che si va svolgendo nel territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Volevo solo far notare al collega Reburdo e agli altri colleghi che al punto 3) dell'art. 4 viene indicato che entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta deve deliberare i criteri. In quella sede e su questa indicazione che ha dei fondamenti la Giunta potrebbe caratterizzarsi lasciando così al Comitato delle indicazioni. Ripeto: al punto 3) dell'art. 4 la Giunta dovrebbe deliberare - ahimè, forse saremo già nella prossima legislatura - i criteri e le individuazioni dei soggetti presso i quali attuare questo provvedimento e in quella sede si potrebbero tra questi criteri, fare delle accentuazioni in questo senso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 20 contrari e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: il punto 1), lettera a), è così riscritto: "a) alla promozione delle attività del Piemonte".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei sapere qual è la differenza tra "immagine" ed "attività". Capisco la valorizzazione e la promozione delle attività, non so cosa si voglia intendere con "immagine".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, può anche darsi che nella fase di elaborazione non siamo stati estremamente chiari. Con la parola immagine intendevamo quell'insieme della storia, del patrimonio culturale, degli aspetti paesaggistici della nostra regione: questo insieme lo abbiamo voluto sintetizzare nella parola "immagine". Credo che il termine immagine non debba essere sempre demonizzato. In certi casi viene usato in modo distorto e il rampantismo ne fa molto uso ed abuso, però in questo caso ci sembrava un termine abbastanza sintetico e chiaro per raffigurare tutto quello che non era l'attività economica della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ringrazio il collega Tapparo della spiegazione; la ritengo una spiegazione utile e quindi ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Tale emendamento è pertanto ritirato dal proponente.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: l'art. 9 è abrogato.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Prima di illustrare il mio emendamento, vorrei che i relatori mi spiegassero in quale contesto si colloca questo articolo. Mi pare un articolo estraneo rispetto all'impostazione della legge; se è stato inserito ci saranno delle motivazioni. Vorrei capire, se fosse possibile quali sono queste motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Non so se si può dire che il tema di questo articolo sia estraneo all'insieme di una legge che intende valorizzare, sostenere e dimostrare un certo interesse per l'informazione locale. Non abbiamo fatto della filosofia su questo particolare argomento. Tutte le proposte di legge all'esame contenevano un'iniziativa del genere. E' parso alla Commissione che si trattasse di un'iniziativa che, pur essendo ridotta in termini finanziari ad un minimo, potesse essere utile, al fine di puntare propriamente su quella qualità dell'informazione che, ripeto, è stata anche sottolineata come importante nell'insieme di questa normativa. Si tratta di un modo per incentivare uno sforzo di miglioramento da parte degli operatori e in questo modo ci pare che, senza miracolismi, senza aspettarci dei risultati straordinari, l'articolo vada in questa linea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Gli argomenti dal punto di vista teorico sarebbero in parte convincenti. Ma la storia dei cosiddetti premi giornalistici o letterari non è così eclatante, così trasparente, così oggettivamente rappresentativa delle realtà: c'è la legge dello scambio nei premi letterari e giornalistici. Un'iniziativa seria è stata fatta diventare una sagra dei premi letterari e dei premi giornalistici, facendola passare come uno scambio tra aree culturali, aree politiche, aree editoriali. Tra l'altro nella legge si parla di 50 milioni. Voi capirete che 50 milioni per un premio letterario, contro 300 milioni per gli investimenti tecnologici rappresentano una cifra non equilibrata: se si vuole dare un segnale di carattere politico, di carattere culturale, lo possiamo anche dare, ma allora rivediamo l'entità della cifra investita, perché un premio giornalistico non vale un sesto degli investimenti tecnologici! Io sto al rapporto fra 300 milioni e 50 milioni; mi pare che non ci dobbiamo incamminare su questa strada. Credo che i giornalisti non abbiano bisogno di premi, hanno piuttosto bisogno di essere messi nella condizione di poter seriamente lavorare, sia sul piano contrattuale, quindi sul piano della garanzia del lavoro, sul piano dell'applicazione dei contratti, e sia sul piano della possibilità di esprimere il massimo dell'autonomia. Siccome conosco i meccanismi di elaborazione di alcuni premi, direi che se proprio li vogliamo mantenere, almeno ridimensioniamo lo stanziamento. Manteniamolo ad un livello rapportabile con quello sul piano degli investimenti. In parte gli argomenti del collega Martinetti mi hanno convinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, c'è un problema nell'affrontare questa materia ed è quello della qualità e della promozione della qualità degli organi di informazione. Questo premio previsto, che non va a singoli, ma a testate giornalistiche, aveva il senso di essere uno stimolo, un incentivo per la professionalità e la qualità dei servizi. Per questo noi riteniamo che debba restare. Condivido le preoccupazioni di Reburdo sulle giurie, tutto è mercificato, anche la cultura, ma si dovrà garantire che questo non avvenga sapendo che se accettiamo la logica che la giuria può essere compromessa, dovremmo in alcuni casi anche chiedere l'abolizione delle Commissioni di concorso. Il fatto che non sia individuale ma personale è un'altra forma di sostegno per le testate, non è un optional che vada ai singoli, è una forma che incentiva e promuove la qualità che va ai giornali, alle televisioni, alle emittenti radiofoniche.
Mi pare che così abbia un senso, considerato che noi saremmo contrari ad introdurre una verifica di qualità sull'ammissibilità ai contributi, perch allora diventerebbe difficile adottare criteri per selezionare in base alla qualità, con tutti i rischi di sconfinare su terreni impropri di censura.
Invece un intervento indiretto come un premio giornalistico può essere un supporto per questa finalità; per questo motivo noi intendiamo conservare l'articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Mantengo la mia personale convinzione che 50 milioni investiti in più nell'adeguamento tecnologico, nei servizi da fornire ai mezzi di informazione, sarebbero sicuramente spesi con produttività maggiore.
Capisco comunque lo spirito con il quale i Consiglieri Martinetti e Sestero hanno affrontato questa cosa.
Ritiro il mio emendamento e mi astengo sull'articolo, chiedendo che nell'articolo finanziario ci sia una riduzione dello stanziamento dei 50 milioni a favore, invece, del fondo per l'innovazione tecnologica. Capisco il segnale di carattere generale, ma vorrei che venisse ridimensionato dal punto di vista finanziario.



PRESIDENTE

Tale emendamento è pertanto ritirato dal proponente.
Emendamento presentato dai Consiglieri Masaracchio e Majorino: al punto 3), dopo le parole "successivo art. 11" aggiungere le parole "oltreché la competente Commissione consiliare".
La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto dichiarare che condividiamo le perplessità di taluni componenti della Commissione di fronte alla rappresentata necessità di non coinvolgere più di tanto chi di dovere, onde attribuire responsabilità precise a chi amministra. Nel caso specifico si tratta di amministrare qualcosa che poi va a rappresentare una specifica spesa. Tuttavia penso che il Gruppo debba mantenere questo emendamento aggiuntivo. Se andiamo a leggere il punto 6) dell'art. 5, si parla proprio dell'impegno della Giunta regionale, a norma del comma quarto dell'art. 5 della legge 25/2/1987 n. 67 ed anche a norma di ciò che è stabilito per quanto riguarda l'esercizio finanziario, cioè che bisogna presentare al garante la comunicazione delle spese pubblicitarie effettuate, perché ci sia il massimo del controllo. Per cui nel punto 6) di questo articolo si fa specifica menzione alla Commissione competente del Consiglio regionale, di cui si parla anche nel successivo art. 11. Per questi motivi è quanto mai opportuno fare rientrare, quanto meno per la specifica competenza di consulenza, il parere consultivo della Commissione consiliare competente. Non verrebbe ad intralciare ciò che è responsabilità specifica della Giunta, ma verrebbe ad essere quasi un momento di collaborazione più che di controllo nella stesura del bando. Qualcuno dice che il bando in fondo in fondo è molto generico, quindi che controllo ci vuole nella lettura di un bando? Un bando può indicare determinate cose perché si concorra, anziché altre. Nella fattispecie mi pare che accettando questo nostro emendamento aggiuntivo si possa in un certo qual senso ovviare alla polemica che è stata fatta dal Consigliere Reburdo, con la presentazione della sua abrogazione di tutto l'art. 9 e quindi si dovrà stare molto attenti perché mi pare che tanti suggerimenti siano induttivi nel senso che bisogna comunque attivare qualcosa che dia la massima tranquillità.
Per queste argomentazioni pensiamo che non tolga nulla, alle considerazioni dei colleghi componenti la Commissione, l'inserimento del coinvolgimento della Commissione consiliare competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

L'affidamento di particolari compiti alla Commissione consiliare permanente nei riguardi di questa legge non è stato acquisito nei lavori della Commissione, perché neanche da parte del collega Masaracchio, che pure faceva parte anche della Sottocommissione, è stato in quella sede evidenziato. In questo momento sembra che gli orientamenti vadano in senso opposto. Per esempio, nell'ambito della Commissione che prepara proposte di modifica al Regolamento del Consiglio, è sostenuta da varie forze politiche di maggioranza e di opposizione l'idea che sia preferibile precisare quelli che sono i compiti dell'esecutivo, quelli che sono i compiti del Consiglio, ovviamente di carattere legislativo o di grande deliberazione, quelli che sono i compiti delle Commissioni, non assegnando alle Commissioni stesse dei compiti che interferiscano con l'esecutivo e che possano dar luogo a coperture o ad interventi che portano a conseguenze magari non previste. Quindi, in questo senso abbiamo pensato che fosse più giusto stabilire che la Giunta ha il compito di emanare il bando, senza che la Commissione consiliare sia responsabilizzata in proposito. Ovviamente esistono nel Regolamento consiliare, e ne esisteranno tanto più nel prossimo Regolamento consiliare, forme che consentono la vigilanza l'informazione, la richiesta di informazione, non solo per questo, ma per tutti i temi dell'attività regionale, da parte delle Commissioni stesse ed è dovere della Giunta di dare tali informazioni. Va poi ricordato che nella legge è previsto l'obbligo di portare alla Commissione la relazione complessiva sulla distribuzione della pubblicità, perché questo è un adempimento che si dovrebbe comunque predisporre per il garante. Del resto il settore della pubblicità è quello finanziariamente più rilevante di tutta la normativa. Pertanto, ci sembra che non sia il caso di aggiungere questo passaggio all'art. 9.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Ho premesso che comprendiamo l'opposizione al nostro emendamento, per per una questione non di principio, ma che ci pare possa rientrare nel merito delle questioni di cui si è dibattuto, lo manteniamo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 29 voti contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al secondo comma, dopo le parole "all'informazione stessa" aggiungere le parole "Sono esclusi dagli interventi di cui alla presente legge gli organi di informazione che ospitano nei propri palinsesti o nelle proprie pagine più del 70% dello spazio a disposizione per passaggi ed inserzioni pubblicitarie".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Il primo emendamento che ho presentato in merito all'art. 10 è molto chiaro. L'intento è quello di evitare che i benefici della legge finiscano a pubblicazioni, o più genericamente organi di informazione che informazione in verità ne fanno poca o nulla. Personalmente avrei preferito una limitazione ancora più severa per quanto riguarda il tetto massimo della pubblicità ospitata, dopodiché mi è parso opportuno uniformare il tetto (per sottolineare l'importanza che attribuiamo alla parte informativa su tutto il resto) a quanto è stabilito per altri versanti dalla normativa nazionale che limita al 70% l'occupazione dello spazio per la pubblicità.
E' una precisazione opportuna che mi auguro accolga l'adesione di tutto il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Quanto illustrato dal Consigliere Staglianò pensavamo fosse implicito perché il tetto del 70% è già un meccanismo che seleziona addirittura i vantaggi nelle spedizioni postali. Tuttavia, credo che questa precisazione evidenziata in modo più chiaro possa essere utile proprio per evitare di rischiare di finanziare alcune testate, oppure alcuni organi radiotelevisivi, che siano prevalentemente rivolti alla pubblicità. Per parte mia, e credo di interpretare anche il parere del collega Martinetti con il quale abbiamo lavorato per la stesura del testo unificato, sarei d'accordo a recepire l'indicazione del collega Staglianò.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al termine del terzo comma aggiungere le parole "secondo le norme che regolano il Contratto collettivo di lavoro giornalistico".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, mi si consentirà di sottolineare che questo è un emendamento a cui personalmente attribuisco particolare rilievo e mi auguro che particolare rilievo lo riceva da parte di tutta l'assemblea.
Potrei soffermarmi molto su questo aspetto. Penso che valga la discussione generale che stamani ha interessato tutti noi, con qualche eccesso retorico - come è stato detto - ma senz'altro la passione che ci abbiamo messo testimonia una sensibilità nuova che dovremmo riuscire a far diventare pratica concreta.
Noi vogliamo sostenere l'informazione. L'informazione viene svolta da persone in carne ed ossa; persone in carne ed ossa che, per la stragrande maggioranza dei casi, se non per la totalità, svolgono la propria opera rilevantissima sotto il profilo della responsabilità, sotto il profilo deontologico, sotto il profilo della capacità o meno di proporre all'attenzione dei lettori, radioascoltatori, telespettatori, argomenti anche complessi.
Ebbene, di fronte a questo dato di fatto (su cui penso non ci sia ombra di dubbio al nostro interno) assistiamo contemporaneamente al fatto che coloro i quali svolgono questa attività professionale rilevantissima, nella quasi totalità dei casi, sono inquadrati da un punto di vista sindacale quando sono inquadrati, perché anche qui sappiamo essere realtà concreta il lavoro nero, anzi nerissimo che viene svolto in questo settore cruciale della nostra vita civile in qualche categoria sindacale che con l'alta responsabilità e professionalità, di cui si è detto, non ha nulla a che fare. Gran parte di questi operatori quando hanno un contratto di lavoro ce l'hanno se va bene nella categoria del commercio, magari come addetti alla dattilografia. La categoria del commercio sappiamo non essere particolarmente avanzata. Ora, a me, non soltanto perché sono iscritto all'Ordine dei giornalisti, parrebbe insultante equiparare il lavoro giornalistico a quello del commercio, anche se la tendenza al commercio anche su questa materia è accentuata, anzi più accentuata che mai, non soltanto per questo, ma perché si determina uno svilimento del valore oltre che un danneggiamento sotto il profilo economico, sindacale, di tutela che deve riguardare coloro i quali sono esposti. Noi sappiamo quanto sia difficile difendere la propria autonomia in una redazione rispetto al peso strabordante che l'editore ha nei confronti del singolo giornalista; se noi neghiamo addirittura l'ancoraggio al contratto di categoria, mettiamo in contraddizione lo spirito della legge con la pratica concreta che poi andiamo a sostenere.
Chiedo scusa ai colleghi se mi sto soffermando tanto su questo punto ma lo ritengo cruciale, per cui spero che i relatori, e tutto il Consiglio dato che non mi risulta che sia una legge su cui ci siano degli schieramenti precostituiti, prestino attenzione dovuta alla questione.
So qual è l'obiezione che al riguardo viene sempre fatta. Intanto vorrei, prima di dire due parole su questo, sgomberare il campo. Ancora stamani, come nei mesi e negli anni passati, i rappresentanti più o meno formalizzati di questa categoria di lavoratori, di operatori, di professionisti, hanno ribadito in più di una circostanza come questa sia una questione a cui tengono particolarmente (e giustamente, va da sè, non c'è bisogno di ulteriori parole). Per cui vorrei sgomberare il campo da osservazioni che pure ho sentito, quali il mancato interesse dei soggetti in causa: no, la verità è che su questo c'è una resistenza ovvia da parte degli editori. La Regione Piemonte è un'istituzione che rappresenta tutti i cittadini, è al di sopra delle parti. Su un argomento di questo genere che riguarda una questione cruciale, delicatissima, la Regione commetterebbe un gravissimo errore, se si schierasse dalla parte degli editori, per ovvie ragioni. Conosco le obiezioni che si fanno al riguardo: se noi richiamiamo il Contratto collettivo di lavoro in verità gran parte delle aziende produttrici di informazione finiscono per essere tagliate fuori dalla legge. Io penso che la legge debba servire a dare impulso ad una regolarizzazione del rapporto. Peraltro, signor Presidente - e con questo riferimento, ahimè personale, mi avvio alla conclusione nel Contratto collettivo di lavoro dei giornalisti ci sono articoli diversi. A me è capitato, pur essendo iscritto nell'elenco professionisti, di avere contratti di lavoro che erano vantaggiosissimi per l'editore; l'art. 2, in particolare, del Contratto collettivo di lavoro consente ampi margini all'editore di poter glissare una serie di prerogative che sono assicurate generalmente ai giornalisti regolarmente assunti. Per me è stata gioco forza questa esperienza. Voglio dire che la cosa più importante per noi è quella di dare un segnale. Un segnale che quelli che vogliamo sostenere devono essere gli operatori dell'informazione complessivamente intesi: editori e giornalisti. Non possiamo mettere i giornalisti sul piano dei dattilografi, senza disprezzare minimamente questa nobile categoria, che però nulla ha a che fare con il lavoro preciso che riguarda il giornalista.
Chiedo scusa se mi sono accalorato su questo aspetto e se mi sono soffermato forse più del dovuto, ma davvero a me sembrerebbe rifiutando questo riferimento esplicito al Contratto collettivo di lavoro uno smentire la ratio addirittura della legge, che è sostegno all'informazione, non all'impresa editoriale. L'informazione senza i giornalisti è una contraddizione in termini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sempre le buone intenzioni danno dei buoni risultati. Dico questo perché condivido le finalità, i motivi di principio che sostengono l'emendamento di Staglianò, però quando si fanno leggi di questo tipo bisogna camminare con un minimo di realismo.
Sappiamo che questa legge è destinata soprattutto ai piccoli strumenti di informazione, non sarà Berlusconi a venire a litigare per avere i finanziamenti che può dare la Regione Piemonte, non sarà la RAI per altri motivi, ma saranno i piccoli editori, le piccole emittenti televisive, le piccole emittenti radiofoniche, perché fanno vita grama. Sappiamo benissimo che c'è un problema di costi che le soffoca, altrimenti ce ne sarebbero cento volte quelle che ci sono oggi.
D'altra parte sappiamo anche che ci sono delle leggi nazionali che regolano l'accesso al lavoro e i rapporti di lavoro. Voler inserire in questa legge una specificazione, che è ancor più restrittiva rispetto alle norme generali dei contratti di lavoro e del rapporto di lavoro, significa fare qualcosa che è contrario proprio allo spirito e alla ratio di questa legge che vuole invece aiutare e favorire le piccole emittenti, i piccoli giornali, le piccole testate. Se inquadrassero tutti i dipendenti nel contratto dei giornalisti che è, come oneri diretti e indotti, un contratto più oneroso di altri, credo che metteremmo queste piccole testate, piccoli giornali, piccole emittenti che vogliamo aiutare, in condizione di non funzionare o di mangiarsi tutto quello che gli diamo per pagare il differenziale. Teniamo presente queste cose. Allora o vogliamo che sulla scena dell'informazione nazionale locale ci siano solo o gli enti pubblici o le grandi emittenti sostenute dai grandi gruppi finanziari (cosa che tu stesso questa mattina hai detto di non volere), oppure non dobbiamo porre dei lacci troppo stretti altrimenti il risultato concreto è che solo i grandi editori o gli editori pubblici possono permettersi certe cose.
Certo la garanzia che non esista il lavoro nero è sottinteso, però è già regolato dalle leggi nazionali sul lavoro, quindi non è necessario che noi lo inseriamo nella legge regionale. Introdurre una ulteriore strozzatura, secondo me, è veramente creare delle difficoltà non indifferenti proprio agli utenti che abbiamo individuato come i fruitori bisognosi di un sostegno; quindi da una parte gli diamo un aiuto e dall'altra però, per dargli questo aiuto, gli diciamo che devono mettersi quasi in condizione di bruciare tutto e magari qualcosa di più di quello che gli diamo attraverso clausole che non sempre possono rispettare.
Concludo con una battuta. E' stato fatto l'esempio dei contratti del commercio che spesso sono utilizzati nell'ambito dell'informazione. Mi risulta, per esperienza diretta, che anche molti Gruppi politici utilizzino il contratto del commercio. I contratti dei giornalisti almeno sono chiari c'è un contratto nazionale; i partiti, invece, non si sa bene in quale categoria vadano collocati. Questo per dire che non dobbiamo disprezzare questo tipo di contratto, che qualche volta utilizziamo anche noi come Gruppi politici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, attorno al tema che ha sollevato, con il suo emendamento, il collega Staglianò in Commissione si è discusso a lungo e si è arrivati ad una formulazione (e lo dice uno che ha dovuto subire, nella mediazione, alcune limature rispetto alle posizioni iniziali che aveva portato con la propria proposta di legge), ad una posizione aperta, che permette - come intenzione del legislatore - di evitare che ci siano abusi sul piano salariale e normativo e l'incentivazione del lavoro nero. Inoltre c'è anche la tutela sindacale ad inadempimenti del datore di lavoro nell'applicazione dei contratti, quindi non è necessario l'arrivo della nostra legge perché si facciano valere alcuni diritti. Queste sono iniziative che spettano al sindacato.
Questa formulazione, insieme a quella del bilancio aziendale, permette alla Commissione, che deve fare delle valutazioni, di avere in mano degli elementi di giudizio che possono anche portare la Commissione stessa a dare un giudizio negativo sul finanziamento. Certo, Staglianò, dobbiamo evitare che ci siano bilanci aziendali grassi e condizioni dei lavoratori marginalizzate. E questo sarebbe uno degli elementi paradossali che la Commissione dovrebbe affrontare. Comunque - e lo dirò anche nelle dichiarazioni di voto in qualità di Presidente di quel piccolo gruppo di lavoro - l'intenzione del legislatore, con questa formulazione, è quella di minimizzare, evitare il lavoro nero e lo sfruttamento salariale normativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, concordo con le motivazioni addotte dai colleghi Santoni e Tapparo. Vorrei solo aggiungere alcune considerazioni che mi paiono significative.
A nostro avviso, la dizione che è stata inserita, dopo un certo travaglio, nell'ultimo comma dell'art. 10 ("verifica della corretta gestione del personale") è quella che più si attaglia alla complessa situazione in cui si trovano le aziende editoriali o radiotelevisive piccole, a cui noi vogliamo particolarmente riferirci. Da un lato noi consideriamo che le situazioni non sono facilmente individuabili. Tra le persone che si occupano, per esempio, di un periodico locale c'è il giornalista che è proprietario e quindi non può avere rapporti contrattuali con se stesso; c'è una grande utilizzazione di collaborazioni, fatte sotto forma di convenzioni e di contratti vari; c'è anche l'uso ampio del volontariato. Per cui teniamo presente una cosa: chi voglia chiedere l'iscrizione nell'Albo dei giornalisti in qualità di pubblicista deve già presentare, con le domande, una documentazione non solo degli articoli e delle pubblicazioni effettuate, ma anche i compensi ricevuti. Il che dimostra che esiste la possibilità di una collaborazione saltuaria, seppure compensata sotto forma di contratto di altro genere. Con l'espressione "corretta gestione del personale" intendiamo dare alla Commissione tecnica e alla Giunta la possibilità di verificare caso per caso. Non escludo che ci siano delle situazioni in cui la presenza di qualificati giornalisti si svolge come un'attività professionale chiaramente qualificabile. Corretta gestione significa l'applicazione del contratto collettivo, ma ci sono tanti altri casi in cui questo non avviene e non è indispensabile che avvenga e se costituissimo questa strettoia noi finiremmo di dare un grosso danno alle piccole testate piuttosto che un vantaggio.
La problematica del Contratto nazionale dei giornalisti è tutta ovviamente passibile di modificazioni, di variazioni e di approfondimenti.
Noi abbiamo chiesto tramite una proposta di legge al Parlamento che l'apprendistato possa essere fatto anche nelle redazioni minori; così anche la classificazione, la strutturazione organica della professione del giornalista potrebbe e dovrebbe, nell'ambito dei contratti dei giornalisti essere articolata meglio, tenendo conto delle realtà delle situazioni minori a cui l'applicazione pura e semplice del contratto di lavoro attuale comporterebbe delle difficoltà notevolissime.
Essendo una materia che auspichiamo abbia un certo movimento, non vorremmo neanche addentrarvici troppo. Ma ci sembra che in tutta la regolamentazione della professione giornalistica possa anche essere adombrata una prevalenza di interessi dei grossi giornalisti e delle grosse testate e che non siano sufficientemente valutate situazioni totalmente diverse da quelle dei grandi organi di comunicazione. Pertanto noi insistiamo perché il Consiglio mantenga la formulazione che abbiamo proposto, pensando che il collega Staglianò sia convinto delle nostre buone ragioni che non rappresentano una volontà di favorire, di ammettere o di lontanamente accettare l'ipotesi di lavoro nero, ma sono nella linea di una sempre migliore regolamentazione anche di questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Debbo innanzitutto ringraziare i colleghi intervenuti per la serietà con la quale hanno preso in considerazione la proposta. Dovrei osservare molte cose su quanto ho sentito, ma non lo faccio per ovvie ragioni.
Il Consigliere Martinetti ha ricordato che per l'iscrizione nell'elenco dei pubblicisti bisogna esibire già una qualche forma di rapporto di lavoro giornalistico. Egli però sa quanto me come gran parte di quelle dichiarazioni siano fasulle, possiamo dirlo perché è la realtà; il tutto riprova il fatto che mentre esiste un lavoro giornalistico essenziale, al momento in cui questo lavoro va riconosciuto il tutto sfuma.
Non mi sfuggono - l'ho già detto prima - le difficoltà di bilancio; è una legge rivolta soprattutto ai piccoli, ma il punto è proprio qui, cioè se noi favoriamo una regolarizzazione del rapporto tendenziale, è chiaro che laddove si dice "corretta gestione del personale" ci può stare tutto.
Il problema però è riuscire a regolamentare riconoscendo una professionalità che di fatto è essenziale per il lavoro di conclamata attività giornalistica; ci sono norme meno favorevoli per i giornalisti che sono iscritti nell'elenco dei pubblicisti che all'editore costano molto meno rispetto ad un giornalista professionista.
Ringraziando nuovamente i colleghi per l'attenzione data, devo per dire che mi rammarico per il fatto che su un principio di universale accettazione non si trovi il modo per esplicitarlo a garanzia della professionalità e delle condizioni di lavoro effettivamente svolte.
Dichiaro pertanto, signor Presidente, di voler comunque mantenere l'emendamento, auspicando che la discussione che ha suscitato sia di stimolo affinché la Commissione, nel momento in cui esaminerà la correttezza nella gestione del personale, tenga conto di queste cose.
Naturalmente sarebbe molto meglio, a mio parere, che la norma venisse esplicitata per quanto riguarda il rapporto di lavoro continuativo e non la collaborazione saltuaria che è già regolamentata.



MARTINETTI Bartolomeo

Uno e l'altro rientrano nella corretta gestione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Corretta gestione per un lavoro giornalistico quindi significa l'applicazione del contratto giornalistico. Può sembrare addirittura ridondante la cosa, ma la verità è che noi ci scontriamo con una realtà di fatto che nega quelle garanzie contrattuali a tutela di tutti quegli aspetti su cui mi sono soffermato.
Chiedo venia al Consiglio se mi sono soffermato troppo sull'argomento mi auguro comunque, se i numeri lo consentiranno in quest'aula, che ci sia modo perché non si chiudano gli occhi su questa realtà. Spero quindi che i numeri siano a favore di questa esplicitazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Quando noi approvammo la dicitura "corretta gestione del personale" pensavamo ad un riferimento alle norme contrattuali. Non credo infatti che si tratti di un aggettivo etico, nel senso cioè che vengano trattati bene bensì dell'applicazione delle norme. Quindi mi sembra persino ridondante aggiungere l'interpretazione autentica di questa dicitura all'interno del dibattito, come è parso di capire; noi lo riteniamo sufficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Desidero ribadire che per quanto riguarda la definizione concordata "corretta gestione del personale", gli intendimenti, i veri intendimenti sono stati quelli di ovviare al problema per non entrare nel vivo di ci che riguarda il finanziamento pubblico dell'informazione, onde evitare di farci dire dal Commissario del Governo che questa legge è anticostituzionale, cioè non è costituzionale. Noi non possiamo entrare nel merito di tutta la problematica che è il finanziamento pubblico dell'informazione. O non ho capito bene il testo dell'articolato della legge, oppure - mi ripeto ancora una volta - qui si trova buona l'occasione per andare a dire tante altre cose che riguardano la politica dell'informazione.
Questa legge mira al finanziamento di strutture per tutti quegli organi di informazione che non sono nell'ambito del monopolio pubblico e privato per incoraggiare nel privato o nella sfera del privato quella articolazione così vivace e così tanto utile che localmente costituisce un'alternativa alla grande informazione. Per cui il ricorso al contratto dei giornalisti noi lo troviamo per quanto riguarda le strutture della Regione e lì non ci piove (scusatemi la povera espressione di tipo dialettale), ma tutto il resto che qui non si intenda il contratto della categoria dei giornalisti della lobby - diciamo così, perché i giornalisti fanno parte anche essi di una lobby nella cultura politica dell'economia e di tutti i problemi nazionali - a me sta bene. Quindi io sono favorevole a che l'articolo rimanga scritto così come è.
Tuttavia tengo a precisare che le preoccupazioni del collega Staglian sul piano etico, di ciò che riguarda la morale del far politica, sono da me condivise nel senso che se in qualche struttura locale c'è dello sfruttamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

In quasi tutte, collega Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Sì, però c'è il volontariato, c'è l'entusiasmo, c'è la volontà della gente di esprimersi culturalmente in fase locale. Noi non diamo un finanziamento perché il giornale o la televisione si mantengano con i soldi della Regione. Noi offriamo uno strumento operativo, ove questo manchi; se poi la redazione del giornale è tale da consentire a se stessa di avere un pacchetto di giornalisti, o delle strutture che hanno un finanziamento molto più alto, ci penseranno i giornalisti a far la concorrenza a loro e a tallonarli, non possiamo noi confondere capre con cavoli. Se c'è poi il giornaletto di provincia allora che facciamo? Nell'Alta Val Sesia, o dove c'è un giornaletto di provincia che diffonde diecimila copie e dà una corretta informazione con il volontariato della gente, che entusiasticamente vuole esprimersi anche sul piano culturale, non diamo il contributo per dotarsi di una struttura?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non si pone il problema.



MASARACCHIO Antonino

Ho paura che poi si porrebbe il problema. Pertanto noi non siamo favorevoli alla tua proposta ancor quando si condivida da nostra parte la spinta morale per altre cose che non riguardano lo strumento di questa legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 21 contrari e 9 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti.
1) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al comma primo è abrogato il punto 1): "- due funzionari dei Settori informazione, stampa e relazioni esterne della Giunta regionale e del Consiglio regionale".
2) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al comma primo, dopo le parole "per l'informazione" aggiungere le parole "presieduta dal Presidente della Giunta o dall'Assessore delegato".
3) Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al comma primo, dopo le parole "Stampa Subalpina", è aggiunto il seguente punto: "- un rappresentante designato dall'Ordine Interregionale Piemonte e Valle d'Aosta dei giornalisti".
4) Emendamento presentato dal Consigliere Pezzana: al primo comma dell'art. 11 si aggiunge e sostituisce la seguente formulazione: "c) il Presidente dell'Ordine dei giornalisti o suo delegato d) il Presidente dell'Associazione Stampa Subalpina o suo delegato".
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Carletto, Tapparo, Sestero Santoni, Gallarini e Masaracchio: il primo comma dell'art. 11 è così sostituito: "1. E' costituita con deliberazione della Giunta regionale una Commissione tecnica per l'informazione composta da: a) due funzionari dei Settori Informazione, Stampa e Relazioni Esterne della Giunta regionale e del Consiglio regionale b) due rappresentanti designati dal Comitato regionale per il Servizio Radiotelevisivo del Piemonte c) un rappresentante designato dall'Ordine dei giornalisti d) un rappresentante designato dall'Associazione Stampa Subalpina e) tre esperti dell'informazione, di cui uno in materia giuridica, uno in materia tecnica ed uno in materia pubblicitaria nominati dal Consiglio regionale secondo la procedura prevista dalla L.R. 8/2/1985, n. 10".
Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Vorrei suggerire al Presidente che sarebbe più utile sapere se la Giunta accetta l'emendamento che ho presentato, perché in parte si riferisce a un emendamento presentato dai Capigruppo dove si parla di Ordine dei giornalisti. A rappresentanza dell'Ordine stesso io propongo il Presidente, non soltanto un eletto dall'Ordine. Quindi, mi sembra utile sapere se questa figura, centrata nel Presidente, può venire accettata invece che definire un delegato o un eletto dall'Ordine, come avviene anche per la Stampa Subalpina che prevede lo stesso la figura del Presidente. Per i lavori dell'aula mi sembra utile sapere prima se l'emendamento viene accettato o non viene accettato.



PRESIDENTE

D'accordo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

In merito alle evidenziazioni che ha fatto il collega Pezzana devo dire che questa è una Commissione tecnica, una Commissione di lavoro all'interno della quale avvengono frequenti riunioni. Noi ci troviamo anche dinnanzi, nel settore della cooperazione e nel settore dell'artigianato, ad analoghe Commissioni nelle quali la rappresentanza degli artigiani, delle associazioni artigiane e della cooperazione non vede la figura del Presidente, perché dovrebbe essere assorbita in un'attività. Indichiamo il Presidente o un suo delegato. Io credo che, almeno così come è stato concepito, dall'elaborazione di questa proposta di legge e dal testo unico il lavoro di questa Commissione sia abbastanza intenso, per cui mi pare difficile pensare che il Presidente di una corporazione, di un Ordine possa operare a pieno essendo anche assorbito da questo tipo di lavoro.
Questa è stata la ragione che ci ha fatto indicare semplicemente un rappresentante nell'emendamento che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio il collega Tapparo. Quanto dicevo io è solo ad integrazione di quanto diceva il collega Tapparo. La sua dizione mi va bene, perché se si scrive "Presidente o suo delegato" la responsabilità comunque rimane verso il Presidente, il quale delegando qualcun altro farà attenzione a come si comporta. Quindi mi va bene questa dizione di compromesso perch non toglie nulla alla responsabilità del Presidente e di un Ordine, quindi di entrambi. Accetto questa modifica correttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo d'accordo su questa ipotesi, che non si distanzia dalla nostra: un rappresentante, si precisa o il Presidente o un suo delegato, sia per l'Ordine dei giornalisti che per l'Associazione della Stampa Subalpina.
Sul piano procedurale volevo dire che, secondo me, gli emendamenti Staglianò sono i più lontani dal testo, per cui dovrebbe essere sgombrato il terreno prima da quei due emendamenti. L'emendamento Staglianò, in sostanza, propone due cose: primo, di eliminare dalla Commissione tecnica i rappresentanti dei Servizi stampa della Regione; secondo, la Presidenza dovrebbe essere assunta dal Presidente della Giunta regionale. Quindi, i suoi emendamenti sono più lontani e sarebbero da considerarsi come subemendamenti dell'emendamento generale, come sono subemendamenti quelli del collega Pezzana, che vengono invece accolti dai proponenti del primo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, vorrei soffermarmi brevemente su questo primo emendamento relativo all'abrogazione del punto in cui si prevede la presenza nella Commissione dei due funzionari dei Settori informazione stampa, relazioni esterne della Giunta regionale e del Consiglio regionale.
La ragione è semplice. Naturalmente non c'è nulla di personale nei confronti di alcuno, tanto meno nei confronti dei responsabili fisici, noti ad oggi, facenti funzione. La questione è di fondo, su cui richiamavo l'attenzione sua e dei colleghi già stamani. Gran parte dei benefici della legge in verità è costituita dall'erogazione per il 50% del budget pubblicitario annualmente erogato dalla Regione nel suo insieme. Di solito questo lavoro viene istruito, e non potrebbe essere diversamente, dai funzionari delegati per l'appunto al Settore informazione, stampa e relazioni esterne. Secondo i conti che ho voluto esplicitare stamani, per esempio, l'erogazione per la pubblicità è cinque volte superiore al budget previsto di sostegno finanziario strettamente detto. Questa situazione certo non è l'unica, per cui capisco anche i sorrisini di compassione che al riguardo possono essere fatti in abbondanza. La Commissione tecnica dovrebbe vigilare, fra le altre cose, sulla corretta applicazione della legge. Noi avremmo questa situazione per cui controllato e controllore coincidono pressoché totalmente. A me non pare francamente una cosa molto positiva. Ritengo che l'abrogazione del primo comma non suoni minimamente critica circostanziata ad alcuno. Mi auguro sinceramente che i colleghi colgano l'importanza della questione e quindi prestino benevola attenzione alla proposta che a me pare effettivamente discriminante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo sentito con attenzione le motivazioni espresse dal collega Staglianò, ma vorremmo che fosse considerato con altrettanta attenzione che, secondo l'impostazione data alla legge, si tratta di una Commissione tecnica, non di vigilanza, di controllo o tanto meno esecutiva o deliberativa. Una Commissione tecnica che dà pareri alla Giunta sui diversi punti della legge. In una Commissione tecnica, che finirà di essere di nove persone, bisogna che ci siano anche i rappresentanti degli uffici regionali competenti, indispensabili affinch l'esame tecnico sia fatto tenendo conto di tutte le valutazioni che si possono fare. In questo senso la partecipazione, l'apporto che può venire da elementi incardinati nella struttura regionale, quindi a conoscenza delle possibilità, delle strutture, delle capacità dell'Ente Regione e delle possibilità anche legislative, giuridiche, tecniche, è assolutamente indispensabile. Sarebbe come se nel CUR non ci fossero dei funzionari dell'Assessorato all'urbanistica. Teniamo presente che la Commissione è composta da nove persone, e tra queste ci sono degli esperti esterni.
Nell'insieme non dovrebbe esserci motivo di temere che si verifichi l'incongruità che il collega Staglianò ha evidenziato. Quindi noi riteniamo che la presenza dei due funzionari sia utile e non comporti le difficoltà e le incongruenze che sono state segnalate.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 29 contrari.
La parola al Consigliere Staglianò in merito all'emendamento n. 2).



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche questo emendamento è ispirato da una preoccupazione istituzionale e non soltanto politica. Non voglio tornare su alcuni argomenti relativi all'emendamento che abbiamo appena votato, perché sarebbe scorretto, ma il collega Martinetti si è dimenticato di leggere il terzo comma dell'art. 11 laddove specifica i compiti della Commissione, che sono tecnici, e che riassumono di fatto il senso vero della legge. Dopodiché il riferimento a chi deve presiedere la Commissione ci pare rilevante, perché essendo la Giunta un organo esecutivo, la Giunta si assuma nei confronti del Consiglio la responsabilità di dirigere la Commissione secondo le finalità della legge.
In questo senso ci pare la soluzione migliore, proprio per consentire al Consiglio di esercitare quella funzione di controllo che non può che essere indirizzata nei confronti di un organo politico, non nei confronti di un organo tecnico. Quindi l'organo politico esecutivo si assume la responsabilità di guidare una Commissione a cui è affidata la gestione effettiva della legge, in maniera da poterne rispondere a tutti quanti noi anzi a quelli che verranno dopo di noi, visto che noi siamo agli sgoccioli in questa legislatura. Mi auguro che questa proposta di emendamento venga accolta per queste ragioni istituzionali oltre che politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Secondo il nostro avviso la proposta di dare la Presidenza della Commissione tecnica al Presidente della Giunta non è appropriata proprio perché si tratta di una Commissione tecnico-consultiva della Giunta. In questo senso, abbiamo preferito che la Commissione fosse pienamente autonoma dalla Giunta, a cui deve dare i propri pareri. Secondo noi, la Giunta risponde politicamente dell'attuazione della legge, in quanto ogni decisione è sempre della Giunta e non è mai affidato a questa Commissione alcun compito decisionale, soltanto dei pareri e delle valutazioni che vengono trasmessi al Consiglio. Lo svolgimento di altri compiti avviene per incarico della Giunta o in qualche caso della Presidenza del Consiglio regionale. Ci sembra, quindi, che sia appropriato disporre che non sia il Presidente dell'esecutivo regionale e presiedere la Commissione tecnica.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 29 contrari e 3 astensioni.
La parola al Consigliere Staglianò in merito all'emendamento n. 3).



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ho seguito la discussione che sull'argomento era partita, seppure impropriamente, secondo le procedure. Mi pare convincente la soluzione cui si perveniva, cioè il riferimento alla Presidenza dell'Ordine oppure ad un suo delegato esplicito, proprio per responsabilizzare l'Ordine stesso secondo le ragioni che opportunamente il collega Pezzana ha voluto porre all'attenzione del Consiglio. Ritiro l'emendamento e lo ritengo assorbito dalla soluzione intermedia che si è trovata al riguardo nel corso della discussione.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 3) è pertanto ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4) quale subemendamento all'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consigliere presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 5) così come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 11 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: al punto 1), sostituire "300 milioni" con "350 milioni" abrogare "L. 50 milioni per l'erogazione dei premi di cui all'art. 9" al punto 3), quinta riga, sostituire "300 milioni" con "350 milioni" abrogare "Premio giornalistico riservato ad organi locali di informazione" e con la dotazione di 50 milioni.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 29 voti contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, annuncio che mi asterrò sulla proposta di legge così come risulta formulata, perché ritengo - come mi sono sforzato di sottolineare - di particolare rilievo gli emendamenti relativi al Contratto collettivo di lavoro, per quanto riguarda l'art. 10 e soprattutto l'art. 11, laddove mi sono sforzato di richiamare l'attenzione dell'assemblea su una contraddizione incipiente che può rendere molto discutibile la gestione effettiva della legge.
A me spiace che un collega attento, stimato, onesto intellettualmente qual è il collega Martinetti, sia ricorso all'argomento della tecnicità della Commissione prevista dall'art. 11 per glissare un nodo istituzionale e politico che mi sono sforzato di proporre all'attenzione di tutti.
Potrei citare decine di leggi, se non tutte le leggi, emanate dalla Regione Piemonte laddove si prevede che la Presidenza delle Commissioni tecniche, a vario titolo previste dalle norme vigenti, è affidata all'organo politico, non ad un organo tecnico.
Sono due argomenti che mi inducono ad astenermi su una legge che avrei voluto approvare, come si appresta a fare quasi tutto il resto del Consiglio regionale.
La mia astensione nulla toglie all'apprezzamento che continuo ad attribuire a questo atto che andiamo a compiere, che è importante non soltanto perché è il primo che si fa in Italia, ma perché ha impostato un intervento generale che può contribuire realmente ad arricchire l'espressione pluralistica della nostra vita democratica. A mio avviso, il tutto sarebbe stato fatto molto meglio con quelle specificazioni che mi pareva e mi pare tuttora opportuno sottolineare. Quindi, per queste ragioni, il mio voto conclusivo sulla legge sarà di astensione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Se i colleghi consentono, vorrei esprimere loro il ringraziamento per avere compiuto nella giornata di oggi un atto politico molto importante.
Con questa scelta la comunità piemontese si arricchisce di uno strumento importante e fondamentale nei rapporti di informazione. L'informazione è il modo diretto più significativo per conoscere, per partecipare, quindi di crescita della libertà e della democrazia. Abbiamo dato un sostegno diretto a coloro che sono destinati ad operare in questa direzione, che sono appunto gli operatori dell'informazione. Da oggi la comunità piemontese si avvale di un ulteriore strumento, uno strumento che avvicina il rapporto fra le istituzioni e i cittadini. Da oggi potremmo dire che la Regione è più vicina ai suoi cittadini. E' un motivo di conforto e di soddisfazione che ci sprona a lavorare nella direzione di questi nuovi obiettivi che sono nelle attese di ciascuno di noi e della nostra comunità. Vi ringrazio per questo ottimo lavoro.
Sono stati presentati due ordini del giorno sull'argomento finora dibattuto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei fare una proposta.
Ritengo che ci siano le condizioni, visti gli argomenti proposti nei due ordini del giorno, per aderire a ciò che contengono. Quindi se lei e i colleghi convengono, chiedo che si consenta il tempo di esaminarli eventualmente più tardi, o domani mattina, per definire un ordine del giorno unitario. Questa procedura, se vista dai Capigruppo o dagli amici che hanno seguito questo argomento, potrebbe determinare su tali argomenti non solo la nostra adesione, ma l'adesione di tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

Mentre il Consiglio prosegue i suoi lavori, i Capigruppo o i loro rappresentanti e i presentatori degli ordini del giorno possono incontrarsi per convenire sul da farsi e prima della chiusura della seduta odierna riferiranno al Consiglio le conclusioni alle quali sono pervenuti.
Informo il Consiglio che al termine della seduta odierna sono convocati i Capigruppo per il calendario delle sedute.


Argomento: Caccia

Esame proposta di deliberazione n. 1289: "DGR n. 213-33418 Interpretazione sull'ammissibilità dei rinnovi di azienda faunistico-venatoria in via di eccezionale sanatoria relativa al mero profilo del ritardo nel pervenimento delle domande"


PRESIDENTE

Prima di esaminare il punto successivo all'o.d.g., informo il Consiglio che l'Assessore Cernetti è disponibile a fare una brevissima comunicazione come prevede il punto 11) all'o.d.g., sull'incontro con il Ministro dell'Ambiente sulla questione ACNA.
Passiamo pertanto al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1289.
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo le motivazioni sentite l'altra volta, più che di una sanatoria da accettarsi acriticamente constatiamo che concerne piuttosto una questione di interpretazione di una parte dell'articolo. Quante volte nelle leggi statali, ma anche in quelle regionali, di fronte alle indicazioni temporali, siamo rimasti presi da incertezza, nel senso che la data indicata poteva essere recepita o in senso perentorio (che esclude quindi, scaduto il termine, qualsiasi altra possibilità di recupero), oppure in senso ordinativo.
Il sesto comma dell'art. 5 del Regolamento è stato proposto dall'Assessorato (e in Commissione è passato a maggioranza molto rapidamente, senza discussione, in quanto i tempi erano piuttosto stretti) nella stesura che era stata indicata dall'Assessore, e in quella stesura viene presentato al Consiglio regionale.
All'art. 5, sesto comma, laddove recita: "la domanda di rinnovo deve essere presentata al Presidente della Giunta regionale, e per conoscenza al Presidente della Giunta provinciale, almeno sei mesi prima della scadenza dell'azienda faunistico-venatoria", mi sono permesso, d'accordo con l'Assessore, di proporre l'inciso "a pena di decadenza". In questo modo diventa perspicua l'intenzione del legislatore di dare un significato perentorio all'indicazione temporale. Quindi nello specifico rimane la possibilità di recuperare quelle aziende faunistiche che sono indicate nella deliberazione.
Ritengo che sia una sanatoria possibile, tanto più che la si pone in termini ultimativi: quindi da oggi non potranno più esserci scappatoie al termine fissato dei sei mesi, in quanto inserendo l'inciso "a pena di decadenza" lo si determina perentoriamente.
Non voglio fare il populista, però ricordiamo che c'è un risvolto anche umano, al di là di quella che può essere in sé la situazione dell'azienda faunistica. E non voglio con questo recuperare, pietisticamente quasi, un assenso; però è indubbio che alcuni lavoratori, le guardie venatorie dovranno scegliersi un altro lavoro.
Le motivazioni che possono essere addotte sono talmente forti per dare un'interpretazione stretta al Regolamento così come era formulato? Oppure non è possibile, cosa che abbiamo ritenuto a maggioranza in Commissione dare ora un'interpretazione rigida chiara, precisa, mettendo quel termine in senso assoluto "a pena di decadenza"? Lasciamo quindi ancora a queste quattro o cinque realtà, che ci sono in Piemonte, la possibilità del rinnovo, in attesa di tutta una ristrutturazione che è futuribile e che con le nubi che stanno circolando nei cieli della caccia, farebbe soccombere queste aziende faunistiche alla tempesta.
Questa è la posizione che ritengo possa essere logica, difendibile, in una visione più larga di interesse anche collettivo. Ci allontaneremmo da questo particolare discorso se andassimo a vedere l'utilità o meno delle aziende faunistiche, di come sono o di come non sono e così via; tutti discorsi che hanno diritto di cittadinanza in qualsiasi dibattito e in qualsiasi discussione, ma che adesso esulerebbero di certo dall'argomento fondamentale. L'argomento fondamentale, come è già stato espresso dall'Assessore Ripa, è quello di dare un'interpretazione che chiude con un passato, che determina in modo chiaro quello che si vuole per l'avvenire e sanando evidentemente le posizioni che ci sono. Annuncio quindi il parere favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che il Consiglio regionale abbia il diritto di essere informato della questione di cui ci stiamo occupando. A me pare che la deliberazione, così come è stata predisposta, non dia modo ai colleghi di conoscere l'elemento che è richiamato all'interno della deliberazione consiliare: "vista la deliberazione della Giunta regionale e considerate le motivazioni in essa addotte".
Credo sia una questione di certa rilevanza. Lei, Presidente, mi consentirà una leggera divagazione. Nei giorni precedenti le feste di Natale un mio carissimo amico, nonché compagno di partito, che dopo quarant'anni di attività di fabbrica si sta godendo la pensione ed è diventato un appassionato pescatore, mi ha fatto vedere con una sorta di difficoltà una multa che gli è stata comminata da parte di due agenti della Forestale, perché trovato sul luogo di pesca con la licenza scaduta da tre mesi. Questo è un cittadino che non ho difficoltà a considerare modello nel senso che non ha nemmeno preso la patente per evitare di avere contravvenzioni. Nella sostanza, lui ha dimostrato la sua buona fede, nel senso che anche qui c'è un problema di interpretazione, che forse il collega Ripa non conosce: sono anni che è aperta una questione sull'interpretazione della scadenza della licenza. Problema mai risolto perché l'interpretazione autentica questo Consiglio regionale non è mai stato in grado di darla. Resta un dato: questo cittadino, che giudico modello, ha pagato la sua multa da 100.000 lire. Nel caso specifico, pur avendo una pensione non lauta, non è stato un problema.
Mi pare che questo episodio sia esemplificativo dei criteri che soprassiedono alle interpretazioni autentiche che questa Giunta e questo Consiglio sono chiamati volta per volta ad esprimere. Mi viene in mente, mi spiace doverlo dire ad un compagno socialista, una dichiarazione che un Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, di altri tempi, aveva denunciato nel momento in cui svolgeva questa funzione: uno Stato debole con i forti e forte con i deboli. A me pare che la questione di cui ci stiamo occupando abbia un po' questo sapore, nel senso che trattandosi di aziende faunistico venatorie, che sappiamo quanto pesino anche dal punto di vista delle pressioni sulla Giunta, sui politici, hanno un trattamento diverso da quello del normale cittadino che paga 100.000 lire di multa perché è stato trovato sprovvisto del rinnovo della licenza.
In sostanza si tratta di una norma relativa ad un regolamento che è costato fatica alla Commissione che l'ha esaminato, alla Giunta che l'ha proposto, al Consiglio che l'ha discusso ed approvato; si tratta di normare un passaggio dalle riserve ad aziende faunistico-venatorie, in cui all'art.
5 si scrive una cosa che credo non sia interpretabile diversamente da come sta scritta. Mi pare che l'emendamento del collega Villa, di cui capisco lo spirito, non faccia altro che dare una mano a quelli che vogliono interpretare le cose come credono loro, anche con atti di forza e di pressione sulle istituzioni. L'ultimo comma dell'art. 5 non è interpretabile. "La domanda di rinnovo deve essere presentata al Presidente della Giunta regionale, e per conoscenza al Presidente della Giunta provinciale, almeno sei mesi prima della scadenza dell'azienda faunistico venatoria." Su questo non ci può essere discussione e perché si è scritta questa cosa nel momento in cui abbiamo fatto il Regolamento? Per dare modo alla pubblica amministrazione, nel momento in cui non ci fosse volontà di rinnovare l'azienda faunistico-venatoria, di predisporre tutte le necessarie attenzioni di regolamentazione anche dal punto di vista dell'attività venatoria, o della non attività venatoria, che su quelle aree doveva essere promossa, per impedire che diventasse un'area su cui fare qualsivoglia cosa. Da questo punto di vista credo ci sia una prima questione: non è interpretabile se è perentorio od ordinatorio un termine di questo tipo.
C'è di più. L'Assessore Ripa nell'illustrare l'altra volta l'esigenza di questa deliberazione ha detto che l'ultimo comma dell'art. 5 non era così specifico da renderlo perentorio od ordinatorio. Dallo spirito mi pare che la volontà del legislatore sia chiara. L'Assessore Ripa, per dice che bisogna farsi carico di una situazione che rischia di mettere in difficoltà da dieci a quindici dipendenti. Dirò poi cosa ne penso, ma a me pare che un'argomentazione di questo tipo, che ha una sua validità e serietà, non possa diventare un elemento di pubblico interesse.
L'amministrazione pubblica dichiara il pubblico interesse forse per cose un po' più sostanziali, che non per argomentazioni di questo tipo, sul fatto che possano essere messi in discussione dieci o quindici posti di lavoro.
Secondo me, se non c'è una volontà ricattatoria da parte di queste aziende nei confronti dell'Amministrazione regionale, il problema può essere risolto, anzi poteva già essere risolto. Nel senso che presentata la domanda e capito che non potevano legittimamente avere la proroga dell'azienda, ripresentavano la domanda per richiedere l'istituzione dell'azienda faunistico-venatoria; spendevano forse qualche centinaio di biglietti da mille in più per fare le domande in carta bollata, tutto lì dopodiché il problema sarebbe stato e sarebbe risolto.
L'Assessore Ripa però dice che il problema sussiste. La questione del pubblico interesse forse ha bisogno di argomentazione un po' più sostanziosa e sostanziale di quanto qui portata. A me pare davvero modesto mettere in discussione dieci o quindici posti di lavoro per dire che esiste il pubblico interesse. Questo sta scritto nella deliberazione della Giunta: "valutato che sussiste nel caso l'interesse pubblico a provvedere in sanatoria", e ancora: "la sanatoria non deve essere tale da suscitare aspettative nel senso che l'Amministrazione regionale possa intendere il termine come ordinatorio, dal quale orientamento deriverebbe grave danno pubblico a seguito della prassi di presentare le istanze oltre i termini regolamentari la qual cosa nuocerebbe alla certezza del diritto che pure deve sussistere anche all'interno dell'attività amministrativa". Credo che i colleghi e la Giunta abbiano il dovere di sentire queste cose e di farsi leggermente carico delle conseguenze che ne possono derivare. Il commento alla deliberazione della Giunta dice ancora: "Ricordato inoltre che attualmente esiste contenzioso giurisdizionale pendente avanti al TAR da parte di due aziende faunistico-venatorie i cui titolari avevano impugnato il diniego di rinnovo, il quale diniego era stato a suo tempo motivato in rapporto alla tardiva presentazione delle domande e tenuto conto che non è ancora intervenuta una sentenza definitiva da parte del Giudice amministrativo che definisca in maniera non equivoca la questione relativa agli effetti del superamento del predetto termine..."; mi pare ci siano le condizioni per dire che questa sanatoria "non s'ha da fare, né ora né mai".
Sia l'organo giurisdizionale a decidere e ad entrare eventualmente nel merito.
La questione ha qualche valore, soprattutto da parte dei Consiglieri regionali che sono chiamati a votare una deliberazione in cui quegli elementi di relazione non ci sono; qui si dà per acquisito il fatto che si è "vista la deliberazione della Giunta regionale e considerate le motivazioni in essa addotte".
Nella fattispecie ci troviamo di fronte ad una situazione in cui non possiamo dire che le aziende faunistico-venatorie siano attività che da questo punto di vista devono essere messe in discussione. Anche qui ci sarebbe molto da richiamare rispetto alla discussione che abbiamo fatto sul Regolamento, ma non è questo che interessa in questo momento. A me pare però, che ci sia ancora una questione che va ricordata. Ripeto, le aziende faunistico-venatorie sono strutture che hanno competenze, fior di consulenti ed anche quattrini. Uno svarione del tipo di quello che qui si contempla, del fatto che la domanda non è stata presentata nei termini perché non se ne sono accorti - come ha fatto il mio amico pescatore, nel senso che la licenza era scaduta a giugno e lui era convinto finisse a fine anno e quindi pensava di rinnovarla all'1 gennaio - nel caso specifico credo che nemmeno un'argomentazione di questo tipo possa reggere.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho portato qualche elemento di riflessione, ho invitato la Giunta e i Consiglieri regionali che si apprestano a votare questa deliberazione a riflettere bene sulle conseguenze che ne possono derivare. Dopodiché è chiaro che l'invito che il Gruppo comunista rivolge è che questa deliberazione venga ritirata e che la prassi ormai avviata da parte delle aziende faunistico-venatoria nei confronti della Giunta regionale abbia il suo corso e alla fine la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale ponga la parola fine sull'interpretazione che io sono convinto (anche perché ho contribuito a scriverla come è scritta) non sia interpretabile diversamente da quello che il legislatore aveva voluto segnare all'interno di questo Regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ricordo che già una volta il Consiglio regionale aveva rifiutato l'iscrizione all'o.d.g. di questa deliberazione per mancanza di un numero sufficientemente alto di Consiglieri.
Credo ci sia anche poco da aggiungere a quanto ha detto il collega Avondo in merito alla deliberazione. Tra l'altro, ci riesce bene nella veste di ambientalista: ha detto tutto quello che c'era da dire nel merito della deliberazione, senza neppure accennare o prendere in considerazione temi culturali di più grossa rilevanza tipo "caccia sì, caccia no, caccia come, con quale regolamentazione". Tutte questioni che potrei ora portare all'interno della discussione in merito a questa deliberazione. Abbiamo una conferma esplicita delle preferenze e dei favori che di solito il mondo della politica fa, ed anche ripetutamente, nei confronti della caccia.
Riprendendo il discorso del collega Avondo, mi pare ci siano due pesi e due misure, con favori a senso unico, per i soggetti forti, le lobby, i gruppi di potere, i gruppi di pressione. Rispetto a costoro neppure si ragiona con la mentalità del condono, che pure è mentalità tipica del nostro modo di governare, ma si ragiona in termini di assoluta gratuità, accompagnata da scuse. Rimango in attesa di un pronunciamento da parte della Giunta regionale in merito ai problemi finora sollevati, soprattutto in merito al problema del "pubblico interesse". Queste aziende faunistico-venatorie hanno la possibilità di riprendere la loro attività, nulla impedisce che riaccedano e ripartano con nuove domande, rispetto alle quali la Giunta regionale può anche predisporre percorsi agevolati, un po' attenti, un po' di favore, un po' comprensivi, ma non una procedura come questa, che non viene adottata nei confronti di nessun piccolo privato cittadino, che quando sbaglia paga, quando è in ritardo paga.
Vorrei anche una particolare risposta rispetto a questa decisione di intervenire mentre i provvedimenti sono avanti al TAR. Per di più, nulla si dice in merito all'atteggiamento che terrebbe la Giunta regionale rispetto a questi provvedimenti: se li ritira, se li lascia decadere. Vorrei sapere anche questo.
Altra cosa su cui vorrei avere una risposta è "l'onerosità" di questa procedura: propongo che questa procedura abbia un onere, abbia un costo per chi la attua. Le sanatorie gratuite sono particolarmente pericolose costituiscono precedenti pericolosi. Occorre inoltre riflettere sul merito della contraddittorietà, del percorso adottato dalla Giunta regionale che addirittura lascia intravedere tutta una serie di ragionamenti, del tipo: io dico che era no, ridico che è no, però intanto è sì, ma mentre ti concedo ridico che è no. Non è altro che un meccanismo che permette di riaprire, tra un anno o tra due anni, e con seri fondamenti giuridici soprattutto di fronte ai tribunali amministrativi, la possibilità di analoghe sanatorie. Tengo a precisare che per quanto riguarda gli aspetti ambientali, le sanatorie sono troppe! I bollettini sono pieni di sanatorie rispetto al vincolo idrogeologico, di sanatorie rispetto ad altri aspetti del genere, di sanatorie rispetto alla mancata ottemperanza alle prescrizioni. Su quanto previsto dal vincolo idrogeologico, i decreti fanno sì che chi non rispetta queste norme paghi meno di chi le rispetta addirittura di meno (e magari non ha depositi cauzionali o meccanismi similari che, pur non essendo un costo diretto, rappresentano un costo indiretto). Al di là degli scenari complessivi di un referendum che ci attende sul problema della caccia e di una riconsiderazione generale del problema delle aziende faunistico-venatorie, ritengo che sul caso specifico, per quanto riguarda sanatorie ed aspetti di pubblico interesse (e rivendico il pubblico interesse a che le aziende faunistico-venatorie non funzionino), siano necessari chiarimenti da parte della Giunta regionale. Gli stessi chiarimenti occorrono sulla procedura specifica per permettere la riapertura di queste aziende che vengono definite un numero rilevante (e sono in realtà sei, non è che siano moltissime) e sulla possibilità di adottare altre procedure che permettano il prossimo anno (visto che questo è l'interesse della Giunta regionale) la riapertura di queste aziende. Per favorire i cacciatori e i loro amici non si possono stravolgere così gli ordinamenti e i regolamenti di questo Consiglio.
Interverrò poi sui singoli emendamenti presentati, anche se la loro eventuale accettazione non rappresenta una soluzione per me accettabile qualora si voti la deliberazione. Perché la deliberazione è un regalo e se regalo ha da essere, non si può togliere la gala che avvolge il regalo o la carta del pacco regalo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rendo conto delle difficoltà in cui l'Assessorato si trova nella fattispecie. E quando dico l'Assessorato non mi riferisco alla persona dell'Assessore, mi riferisco proprio all'organo istituzionale, perché se pasticcio c'è, penso che sia proprio nell'amministrazione della gestione delle cose che l'Assessorato attraverso la persona dell'Assessore rappresenta politicamente.
Allora, mi riferisco per un momento al fatto che altre due aziende faunistico-venatorie, che non sono in delibera, abbiano nel tempo fatto ricorso al TAR perché si è ottemperato al disposto dell'art. 5, sesto comma. Ora ci troviamo di fronte al fatto che altre quattro aziende faunistico-venatorie si siano dimenticate di fare la domanda di rinnovo per cui è nata, nella dialettica interpretativa, la questione se trattasi di termine ordinatorio oppure di termine perentorio. Al di là del fatto che la richiesta di una sanatoria rappresenta sempre un atto di bonomia, perch le accuse che vengono fatte di forti interessi potrebbero esserci nella fattispecie, ma bisogna comprovarle e siccome non mi pare che si possa comprovare che ci siano delle pressioni verso l'Assessorato da parte di aziende che oltretutto hanno una struttura non credibile, perch dimenticano di ottemperare a ciò che è prescritto dalla normativa, per rendermi conto di una posizione da assumere sul piano politico, visto che noi siamo per principio in ogni caso contrari alle sanatorie, sono andato a leggere ciò che dice esattamente il sesto comma dell'art. 5. Nella fattispecie recita - chiedo scusa ai colleghi, ma desidero leggerlo affinché risulti agli atti: "La domanda di rinnovo deve essere presentata al Presidente della Giunta regionale, e per conoscenza al Presidente della Giunta provinciale, almeno sei mesi prima"; almeno sei mesi prima significa quanto meno qualche tempo prima. Ha una ragione questo termine? Io dico che ha una ragione, perché nel caso in cui non fosse ottemperato a quanto disposto "la concessione - come è detto nell'art. 6 - viene ad essere considerata decaduta per scadenza naturale", cioè nel caso di mancata richiesta di rinnovo da parte del concessionario, a carico del quale è prescritto che si fa obbligo perfino della rimozione delle tabelle perimetrali entro 60 giorni dalla data di scadenza. "Nelle Province - dice ancora l'art. 6, che è più incisivo di quanto lo sia l'art. 5 - nelle quali le istanze di nuova costituzione di aziende faunistico-venatorie o di trasformazione di riserve in aziende faunistico-venatorie superano la percentuale del territorio...": cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che nel frattempo potrà darsi che siano intervenute delle trasformazioni. Ora nell'atto del rinnovo non c'è soltanto il fatto di rispettare dei termini ma anche di dimostrare, sotto responsabilità diretta di chi rappresenta l'azienda, che non siano avvenute delle trasformazioni. E chi ci dice questo non è stato chiarito - che nel frattempo è accaduto che non si sia chiesto il rinnovo perché c'erano le trasformazioni in base alle quali si sarebbe dovuto provvedere a rinnovare la concessione sotto titolo di quanto è prescritto dallo stesso art. 5 all'inizio, quindi con la presentazione di tutta quella documentazione che è prescritta al Capo 1, al Capo 2, al Capo 3 dell'art. 5? E' vero che nel caso in cui non avvenga la sanatoria l'azienda o le aziende dovranno ripresentare tutta la documentazione? Non è detto che una volta che abbiano presentato tutta la documentazione, se sono in regola con se stesse, debbano per forza trascorrere sei mesi di attesa, può essere a tambur battente fatto quello che le stesse aziende non hanno creduto opportuno di ottemperare quando ne avrebbero avuto titolo. Quindi, tutto il pericolo che si paventa nei confronti di tutto ciò che rappresenta il pacchetto dei lavoratori non sussiste, non sussiste assolutamente.
Per queste ragioni, per quanto noi si creda alla buona amministrazione da parte dell'Assessore che vorrebbe con la sanatoria cercare di non infierire e di recuperare anche quelle altre due aziende sotto giudizio o che hanno promosso giudizio, non possiamo aderire alla richiesta di sanatoria, non possiamo essere favorevoli anche per non creare un precedente che sarebbe assai specioso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è dal 1980 che sono in questo Consiglio regionale, con una pausa di due anni dal 1985 al 1987, e devo dire che non finisco mai di stupirmi; ci starò ancora per pochi mesi, per mi chiedo quante altre dovrò vederne. Perché io pensavo che a questo punto un'assemblea che ha una sua dignità non dovrebbe arrivare e io spero che l'assemblea non arrivi a questo punto. Nel senso che, per usare un aggettivo morbido, diciamo che se approviamo questa deliberazione rischiamo di coprirci di ridicolo. Come si fa ad interpretare una norma che dice che le aziende faunistico-venatorie devono presentare domanda di rinnovo sei mesi prima della scadenza? Non sono un giurista, non sono un avvocato sono un operaio con una cultura media, forse medio-bassa, sono un operaio delle presse con una cultura medio-bassa, però a me sembra che una norma di questo genere non sia interpretabile, perché se c'è scritto che le aziende faunistico-venatorie devono presentare domanda sei mesi prima della scadenza, vuol dire che devono presentare domanda sei mesi prima della scadenza. Questa norma non si può interpretare: "nel senso che, ma, forse non è proprio così". Non si può affermare che i cittadini non hanno capito bene che devono proprio presentare domanda sei mesi prima della scadenza.
E' scritto così, non è interpretabile in un altro modo da parte di chi legge la norma. Voi ci proponete di affermare che sostanzialmente questa norma è scritta in modo tale che i cittadini non l'hanno compresa bene, che dovevano presentare la domanda sei mesi prima. Francamente credo che questo sia il massimo. Anche perché in questo modo se l'approviamo, oltre che a coprirci di ridicolo, stabiliamo ed affermiamo un principio: che ognuno pu infischiarsene di rispettare le leggi se alle spalle ha una lobby sufficientemente forte, attrezzata, che magari minaccia di fare un partito dei cacciatori, alle prossime elezioni, e se ha una lobby di questo tipo può infischiarsene di rispettare le leggi tanto sa che arriverà una sanatoria attraverso l'interpretazione di una norma che non è assolutamente interpretabile perché è chiarissima. Stabilire un principio di questo genere mi sembra il massimo della decadenza per un'assemblea elettiva.
L'altro aspetto è l'interesse pubblico. Sostanzialmente si afferma nelle motivazioni della deliberazione di Giunta, che è interesse pubblico il fatto che quattro aziende faunistico-venatorie verrebbero ad essere private di continuità amministrativa e quindi è interesse pubblico il fatto che in queste quattro aziende non si darebbe corso, per un periodo più o meno breve, o più o meno lungo, a ripopolamenti e questi territori verrebbero a modificarsi per quanto riguarda l'attività venatoria. Il fatto che non fanno ripopolamento, il fatto che debba modificarsi il regime per l'attività venatoria sarebbe interesse pubblico. Rischiamo di affermare un altro principio assolutamente inaccettabile. Se questo è interesse pubblico, cioè l'interesse pubblico è l'interesse di una piccola piccolissima parte di cittadini, su una tematica che è la fruizione del tempo libero, questo concetto rischia di essere esteso in moltissimi altri argomenti.
Capisco che ci sono le elezioni, che elezioni significano necessariamente voti e che le lobby, come in questo caso quella dei cacciatori, orientano un certo numero di voti, però, caro Assessore, credo che tutto abbia un limite e prima di tutto viene la dignità di un'assemblea legislativa che non può interpretare ciò che non è interpretabile e non pu coprirci di ridicolo. Mi fermo qui perché spero che questo Consiglio non approvi una norma di questo genere. Spero che a questi livelli non si cada: diversamente mi chiederò ancora, in questi due mesi che dovrò stare all'interno di questa assemblea, quante altre ne dovrò vedere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore alla caccia

Signor Presidente, a nome della Giunta non ho alcuna difficoltà a fare alcune dichiarazioni in merito. Se questa deliberazione fosse caduta in altra epoca, come diceva il collega Villa, con meno nubi sull'argomento e con meno nubi di carattere generale, probabilmente non avrebbe suscitato n un interesse così specioso né, soprattutto, delle motivazioni che sono state addotte giustamente o in modo criticabile, a seconda dei versanti quindi ritengo che sarebbe giusto da parte del Consiglio riportare la discussione al caso specifico di interpretazione del Regolamento. Questo era lo scopo. Non voglio andare a ricercare le motivazioni che sono state addotte, non conosco i titolari di queste aziende ma credo che se sono come sono state descritte qui, rappresentanti di lobby, una lobby che si rispetti ha uno scadenziario in mano, ha un'agenda "planning" e quindi se fosse lobby così organizzata, quanto meno come è stato già detto, non avrebbe lasciato scadere questo termine. Non voglio addentrarmi in motivazioni.
Per quello che riguarda la correttezza del comportamento e per quello che riguarda la Giunta, noi abbiamo interpretato in modo restrittivo quello che forse si poteva interpretare in modo più elastico. Correndo anche qualche rischio, perché in effetti coloro che hanno intentato il contenzioso con il TAR a loro dire qualche ragione l'avranno avuta o la dimostreranno, noi per quello che ci riguarda ci siamo comportati seguendo un'interpretazione restrittiva.
Vorrei dire di più. Qui non si tratta di dare giudizi pro o contro l'istituzione e la gestione delle aziende faunistico-venatorie, perch andremmo ben al di là di quello che è l'argomento e l'oggetto specifico della deliberazione. Si tratta di uscire da un impasse di carattere interpretativo, perché non li abbiamo inventati noi i termini "perentorio" e "ordinatorio". Purtroppo nell'art. 5 non è scritto, quindi, rifacendomi con molta cordialità all'intervento del collega Avondo, è pur vero che un certo Vicepresidente del Consiglio, in epoca non sospetta, disse la frase che hai citato tu, ma è anche vero che ci sono altre frasi, forse più celebri o meno, che dicono che ogni legge e ogni regolamento può essere perfettibile nel corso del tempo, a seconda dell'esperienza.



AVONDO Giampiero

Perfettibile è diverso da interpretabile.



RIPA Franco, Assessore alla caccia

Per quello che riguarda il pubblico interesse, può darsi che ad una lettura frettolosa non risulti evidente il concetto di quello che pu essere l'interesse pubblico. Non era certo solo l'interesse pubblico quello delle aziende e dei dipendenti, che sono da dieci a quindici, ma si parla anche del danno al ripopolamento, sempre non interferendo sui principi generali dell'istituzione di queste riserve, perché finché esistono mi pare che abbiano pieno titolo di operare. Quando in altra epoca si riterrà di abolire questo istituto, come altri molto più grandi e di interesse generale, allora ragioneremo diversamente.
Il Consigliere Villa ha fatto una richiesta di emendamento, che in effetti è poi la sostanza di questa interpretazione, perché se dal punto di vista deliberativo si veniva incontro alla sostanza dell'interpretazione con la richiesta di emendamento del Consigliere Villa si integra con l'aggiunta delle parole "a pena di decadenza". Non si tratta di favorire delle lobby, che per quanto mi riguarda lobby non sono, e se sono lobby non sono organizzate, quindi non dovrebbero essere chiamate tali, ma si tratta di uscire da questa difficoltà che l'Assessorato ha e che non credo stravolga il principio generale di quella che può essere la gestione di queste aziende. Soprattutto alla luce dell'ultima richiesta di emendamento con la modifica che non dà più equivoci per il futuro, penso che il Consiglio potrà liberamente decidere se approvare la deliberazione.
In merito alla richiesta del Consigliere Ala per quanto riguarda le sanzioni, credo che con un regolamento non possiamo normare delle sanzioni le quali potranno essere fatte con leggi o con deliberazioni ad hoc. Noi non abbiamo questo potere in base al Regolamento del Consiglio.
Per queste ragioni manteniamo la deliberazione accogliendo lo spirito dell'emendamento presentato dal Consigliere Villa che dà un'interpretazione definitiva di quello che può essere l'art. 5.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Intervengo prima di passare alla votazione del primo emendamento per dichiarare che, ritenendo illegittima la deliberazione, il Gruppo comunista abbandonerà l'aula, nel senso che non vogliamo portare alcun tipo di responsabilità in ordine ad una questione che abbiamo sollevato e che riteniamo illegittima.
Approfitto per aggiungere due considerazioni. Che ci siano lobby forti o meno è questione che non mi riguarda, credo però sia dovere da parte di ciascuno di noi e da parte dell'Assessore ricordare che questa associazione che tutela i loro interessi è quella che in questi anni è riuscita ad usare fior di principi del Foro per fare un ricorso avverso ad una tassa che la Regione Piemonte aveva posto e che hanno vinto anche a livello di Consiglio di Stato. Non si può dire che costoro siano degli agnelli, degli sprovveduti, gente priva di strumenti. Non mi interessa definire se sono lobby o meno, la cosa che non voglio credere è che costoro siano dei semplici cittadini sprovveduti, che non hanno avuto la possibilità di leggere un Regolamento che loro hanno contribuito a formulare e quindi da questo punto di vista tutto si può dire, fuorché ci sia stata buona fede.
Credo che l'atteggiamento di arroganza vada respinto da parte dell'istituzione; di fronte all'arroganza gli strumenti che abbiamo vanno fatti valere.
Assessore Ripa, parliamoci chiaro anche in merito alla questione dei famosi dipendenti: queste aziende hanno fatto un ricorso al TAR. i confini li hanno mantenuti e quindi la vigilanza in queste aziende faunistico venatorie è stata mantenuta perché è stato loro interesse evitare che al loro interno entrassero i bracconieri o altri ad esercitare la caccia.
Quindi, che ci siano dei posti di lavoro in discussione è questione speciosa, che non sussiste, perché avendo mantenuto la palinatura è stato loro interesse garantire la vigilanza e - aggiungo - forse garantirla più di quanto non lo fosse nel momento in cui l'azienda funzionava, per evitare appunto che qualcuno entrasse a prelevare all'interno dell'azienda stessa.
Ritenendo del tutto illegittima la deliberazione e ritenendola un elemento di forzatura grave sul Consiglio regionale, il Gruppo comunista è costretto ad abbandonare l'aula perché non vuole avere alcuna corresponsabilità nei confronti di una decisione di questo tipo.



(Il Gruppo PCI abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Sull'abbandono dell'aula avanzato dal collega Avondo non c'è molto da aggiungere. E' prassi più che corretta che di fronte a simili provvedimenti, questi vengano lasciati in mano alla maggioranza che intende sostenerli.
Mi ha molto deluso la risposta dell'Assessore sulla non volontà di praticare percorsi alternativi entro la riapertura, quando mai avvenisse della prossima stagione venatoria (questione dubbia, la prossima stagione venatoria esiste, ma è questione che non riguarda questo Consiglio regionale, ma semmai i cittadini di questa e di altre Regioni). C'erano altre procedure più sensate e più attente al dettato del Regolamento ed anche alla ricerca dell'equilibrio tra le varie parti. Sul pubblico interesse sono insoddisfatto della risposta, non ritengo vi sia alcuna impasse, semplicemente queste aziende per un anno non hanno fatto una determinata cosa.
Alcuni degli emendamenti presentati erano marginali anche perché la deliberazione non è emendabile, ma se non altro cercavano di dare più una caratteristica di eccezionalità e di maggiore chiarezza. L'Assessore è disposto a chiarire che la vicenda è contraddittoria: il termine è perentorio, però si deroga. Gli emendamenti erano segno di una protesta non c'è alcun interesse mio a mantenerli, vengono ritirati ed anche il Gruppo Lista Verde abbandona l'aula.



(Il Gruppo Lista Verde abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come ha già detto il collega Masaracchio quanto viene proposto al Consiglio è effettivamente di una estrema gravità. Che il termine sia perentorio penso proprio che non sia discutibile ed appare di tutta evidenza. Come è noto non è detto che affinché un termine sia considerato perentorio debba essere dichiarato tale dalla legge, ma sono sufficienti le espressioni della legge e le conseguenze che si verificano quando il termine non viene rispettato (verr poi anche agli altri punti, forse di maggiore rilievo). Sulla questione della perentorietà del termine penso non ci possano essere dubbi, quindi questa deliberazione di sanatoria, di per sé contraddittoria, è del tutto insostenibile e da ripudiare. Quando si dice che il rinnovo deve essere presentato almeno sei mesi prima, la parola "almeno" sta proprio a significare che non c'è spazio per derogare al termine dei sei mesi; se il testo del regolamento avesse puramente e semplicemente detto che la domanda di rinnovo andava formulata entro sei mesi, a questo punto avrebbe anche potuto sostenersi la tesi della non perentorietà. Ma c'è di più: oltre la parola "almeno", che spazza già di per sé sola ogni dubbio, c'è, come ricordava il collega Masaracchio, il terzo comma dell'art. 6, laddove si indicano le conseguenze che hanno a verificarsi allorquando la domanda di rinnovo non venga proposta dal concessionario. Si dice infatti che nel caso di mancata richiesta di rinnovo, almeno in quel termine che abbiamo visto dei sei mesi, a carico del concessionario è d'obbligo la rimozione delle tabelle perimetrali entro 60 giorni dalla data di scadenza. Il che significa che il termine è perentorio non solo per la parola "almeno" (che già di per sé sola è sufficiente ed esaustiva per farlo dichiarare perentorio), ma anche perché è indicata la conseguenza che ha da verificarsi in caso di mancato rinnovo.
A parte questa considerazione, sta di fatto che la stessa Giunta e lo stesso Assessore erano convinti che il termine fosse perentorio, tant'è vero che quanto meno a due aziende faunistico-venatorie è stata rigettata la domanda. E adesso si dice: "attenzione, c'è il pubblico interesse saniamo". Ma qui la sanatoria riguarda solamente quattro aziende, quattro soggetti.
Devo ricordare alla Giunta e ai colleghi che un provvedimento di sanatoria venne emanato in quest'aula, circa un anno fa, con provvedimento legislativo nei confronti dei concessionari e degli inquilini dell'Istituto Case Popolari (erano parecchie centinaia di persone e di famiglie), i quali erano in stato di morosità: non avevano presentato, nonostante la scadenza di termini fatali e perentori, la domanda per il rientro della loro morosità, oppure non avevano presentato - erano stati occupanti abusivi domanda per dimostrare la sussistenza dei loro requisiti. Allora si era detto: "sono in gioco gli interessi morali e materiali di centinaia di famiglie morose" (anche in quel caso bisognava vedere se la morosità era colpevole o incolpevole e forse non tutti erano meritevoli di tutela) "sono in gioco centinaia di migliaia di famiglie di occupanti abusivi, i quali per negligenza, per incipienza della legge, essendo soggetti deboli non hanno presentato la domanda per essere inseriti nell'elenco degli assegnatari". Allora si era detto: "saniamo"; in quel caso vi era il pubblico interesse di un numero considerevole di soggetti deboli.
Ma nel caso oggetto della discussione il pubblico interesse che suggerirebbe la sanatoria riguarda soggetti non certo deboli, bensì quattro aziende faunistico-venatorie.
Quindi mi pare che ce ne sia a sufficienza per dire che qui non è questione di opportunità o non opportunità politica di dire "no" ad un provvedimento, ma è una questione proprio di non sentirsela di partecipare ad una votazione del genere. E siccome noi, per un fermo diniego che mi pare di avere sufficientemente motivato, dovremmo peraltro garantire il numero legale, se a questo punto la maggioranza ritiene di votare un provvedimento così abnorme è proprio il caso di dire - mi si consenta - "se lo voti".



(Il Gruppo MSI-DN abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Poiché è venuto a mancare il numero legale, propongo di rinviare l'esame di tale provvedimento alla seduta di domani e vedere se ci sono le condizioni per poter procedere.
La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore alla caccia

La Giunta accoglie la proposta di rinviare l'esame di questo provvedimento a domani per effettuare i necessari approfondimenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Invito i Consiglieri a rientrare in aula per ascoltare la comunicazione dell'Assessore Cernetti relativa all'ACNA di Cengio.



(I Gruppi PCI, MSI-DN e Lista Verde rientrano in aula)



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, VIcepresidente della Giunta regionale

Faccio rilevare al signor Presidente l'assenza del Consigliere Ferrara che rappresenta la forza politica che ufficialmente aveva richiesto tale comunicazione. Se comunque si ritiene di proseguire io non mi oppongo.



PRESIDENTE

Prendo atto di quanto ha dichiarato il Vicepresidente Vetrino, voglio però farle notare che non risulta che il Consigliere Ferrara abbia chiesto congedo ufficialmente. E' comunque doveroso tenere conto di questo aspetto per cui propongo di rinviare questo argomento e di passare invece alla votazione di un ordine del giorno unitario relativo all'informazione.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 740 relativo agli interventi per l'informazione locale


PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 740, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in riferimento alla legge regionale 'Interventi per l'informazione locale' preso atto con viva preoccupazione della lentezza che accompagna l'iter della legge cosiddetta anti-trust in corso al Senato rilevato come l'assenza di una moderna legislazione anti-trust non riguarda solo i giornalisti e gli operatori dell'informazione, ma coinvolge i diritti e gli interessi dell'intera società, di tutti i cittadini, delle forze economiche e sindacali consapevole che la perdita di libertà, autonomia e qualità dell'informazione conduce ad un indebolimento della libertà e della vita democratica del nostro Paese constatato come la scelta sinora perseguita di lasciare l'intero mondo delle imprese d'informazione privo di leggi tutelanti gli interessi generali della collettività ha lasciato campo libero ai più forti e nell'area televisiva, alla spartizione di fatto fra partiti ed un potentato cresciuto senza regole sottolineato il pericolo che le concentrazioni presenti e future colpiscano la professionalità giornalistica, mentre lo stesso mercato del lavoro risulta sempre meno libero quanto più le proprietà sono in poche mani constatato che segni inquietanti di un preoccupante impoverimento del pluralismo informativo esistono già sollecita il Parlamento nazionale 1) ad emanare una normativa anti-trust chiara, che includa regole precise anche per quanto concerne la raccolta della pubblicità 2) ad esaminare tempestivamente il disegno di legge Mammì, al fine di raggiungere un accordo realmente efficace contro i trust proprietari, per impedire ulteriori concentrazioni i n v i a il presente ordine del giorno al Presidente della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica nonché a tutti i Capigruppo parlamentari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Boschi e foreste

Esame progetto di legge n. 582: "Modificazione alla L.R. 12/10/1978, n. 63 e successive modificazioni ed integrazioni 'Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 582, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Il Consigliere Penasso dà per letta la relazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, capisco che siamo a fine legislatura e quindi c'è una certa stanchezza e forse una certa rassegnazione rispetto al quadro legislativo che la Regione Piemonte ha saputo produrre e ha prodotto nel corso di questi cinque anni, però questa proposta di legge offre lo spunto per una considerazione di carattere generale.
Non è da oggi che sottolineiamo che la legge n. 63 comincia ad essere datata, nel senso che è una legge onnicomprensiva. E proprio per la sua onnicomprensività consente, attraverso le manovre di bilancio, di essere usata come si crede, cioè lascia ampi margini di discrezionalità, margini talmente elastici da consentire il più largo ventaglio di politiche agrarie, anche e paradossalmente in contraddizione tra di loro.
Qui siamo di fronte ad un tentativo, rispetto a questa onnicomprensività che la legge presenta, di aggiustamento per renderla ancora più onnicomprensiva, perché certe barriere non sono ancora state superate, tant'è che si propone una modifica all'art. 3: per esempio, i tempi di valenza dell'uso e della finalità delle strutture di cui si sono ottenuti i benefici; la partecipazione della Regione ad interventi nei campi della sperimentazione dei servizi di sviluppo; infine l'emendamento relativo al ruolo dell'ESAP. Siamo cioè di fronte ad un tentativo di ricomporre un mosaico che in qualche modo consenta di risistemare le barriere della legge n. 63.
Nel momento in cui si pongono questioni di aggiustamento di questa legge, noi non possiamo non valutare una situazione di fatto che presenta degli elementi assai preoccupanti. Questa legge è stata l'asse portante di una politica non solo di questi cinque anni, ma anche degli anni precedenti. Nel corso di questi anni, per esempio, l'incremento della produzione lorda in agricoltura ha dimostrato di essere inferiore a quello complessivo. Nel corso di questi anni abbiamo notato un aumento del deficit agro-alimentare; nel corso di questi anni si è ancora registrata una diminuzione dell'occupazione, e oggi credo si possa dire che in agricoltura questo dato non può essere considerato solo fisiologico, ma siamo di fronte a fenomeni di carattere patologico, determinati dal tipo di politica agraria che è stata portata avanti.
In questi anni stanno modificandosi completamente le linee della politica agraria comune. La CEE, per esempio, ha aperto un contenzioso verso lo Stato italiano. In Italia su 11.441 miliardi spesi nel settore agricolo, ben 7.520 sono stati spesi per il sostegno dei prezzi, il 70 quindi del bilancio agricolo del nostro Paese è andato all'AIMA. E di questi 7.500 miliardi spesi dall'AIMA, 6.386 sono di provenienza CEE, e su circa 6.000 c'è questo contenzioso determinato dal fatto che l'utilizzazione di questi soldi viene considerata non conforme.
Questi dati mi pare diano il quadro di una realtà sempre meno sostenibile: 3.900 miliardi spesi in investimenti; sappiamo che attraverso il Regolamento n. 752 alla Regione vengono date possibilità di interventi in tal senso, ma la capacità di spesa della Regione continua ad essere estremamente bassa.
Ho voluto aprire questa breve parentesi per sottolineare il fatto che siamo di fronte ad una matassa, ad un coacervo di problemi che richiedono una puntuale capacità legislativa da parte delle Regioni, in particolare della nostra Regione; richiedono la capacità di collocarsi puntando ad aggredire i problemi e non invece cercando di aggiustare l'esistente. Mi pare che da questo punto di vista l'aggiustare l'esistente sia un qualcosa che produce assai poco rispetto ai mutamenti che vengono avanti nella realtà agro-industriale del nostro Paese e del Piemonte. Questa proposta di legge, invece, va in una direzione che è quella dell'aggiustamento.
E' nata come una proposta di legge (così dice la relazione, anche se è stata data per letta) da usare in termini contingenti ed immediati per risolvere alcuni problemi della cooperazione. Su questo potremmo anche essere d'accordo nel senso che, proprio per quello che sta avvenendo nel mercato agricolo, la cooperazione ha maggiore bisogno di snellezza, ha esigenza di progetti di fusione, di selezione. Quindi da questo punto di vista ci va bene il fatto che da venti anni si riducano a dieci anni per quanto riguarda le strutture fisse strutture che possono essere alienate dopo i dieci anni.
La proposta di legge non ci va bene, invece, per il fatto che questo principio (che si afferma per quanto riguarda la cooperazione di fatto) lo si estenda anche per i privati. Non ci va bene perché, soprattutto per quanto riguarda le strutture immobili, un limite di dieci anni è, a nostro parere, pericoloso. Ci sono molti rischi per quanto riguarda i vincoli al proprio uso. Il limite dei venti anni in fondo era un tentativo di mettere in sintonia, a suo tempo, le politiche territoriali con quelle agricole.
Ora è chiaro che abbassando questo limite da venti a dieci anni, noi andiamo in una direzione che, da questo punto di vista, può produrre grossi problemi.
Questa è la ragione principale del nostro dissenso rispetto a questa proposta di legge. Per il resto, anche per quanto riguarda l'emendamento sull'ESAP, possiamo essere d'accordo; così come possiamo essere d'accordo per quanto riguarda l'aspetto relativo alla possibilità per la Regione Piemonte di aderire ad istituzioni extraregionali. Pur tuttavia rimane questa grossa riserva relativa al fatto che con questa modifica dell'art. 3 si amplia in modo tale da andare in una direzione che comunque coinvolge anche i privati e non solo la cooperazione e quindi di fatto modifica i tratti di fondo di una politica sul rapporto agricoltura-territorio che in passato abbiamo conosciuto. Proprio perché manteniamo questa riserva, sulla proposta di legge nel suo complesso noi ci asteniamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Per la dignità della discussione mi sembra opportuno dare una risposta anche se breve, alle sollecitazioni venute dal Consigliere Ferro, il quale dà eccessivo rilievo a questo disegno di legge. Può anche essere che esistano i problemi che lui evidenzia nella politica agricola regionale nazionale e comunitaria, però non mi sembra che possiamo dare questa valenza al provvedimento che stiamo approvando, che è molto semplice, molto inconsistente nei confronti dei problemi che lui ha sollevato. Si tratta come ha detto il collega - di dare soluzione a problemi che incontrano specialmente le strutture cooperative nel momento in cui devono affrontare delle procedure fallimentari. Il Consigliere Ferro mi consenta solo di dire che queste iniziative non sono state finanziate da questa Giunta, ma hanno ottenuto i finanziamenti da Amministrazioni e da Giunte del passato, che evidentemente non avevano scopi così selettivi ed obiettivi così selezionati se così tante strutture devono affrontare problemi di procedure fallimentari. Noi in questo momento dobbiamo cercare di salvare il salvabile, cioè creare le condizioni perché i soci, che rischiano di perdere non solo quello che hanno costruito in cooperativa, ma anche le loro aziende, possano recuperare il recuperabile da una situazione che oggettivamente è molto difficile. Quindi è una proposta che va incontro alle esigenze di soci di cooperative che hanno la necessità di ricavare dal mercato il massimo consentito per non essere rovinati completamente non solo come soci di cooperativa, ma anche come aziende singole.
La seconda modifica è per consentire alla Regione Piemonte di aderire a centri di ricerca e di sperimentazione non aventi sede in Piemonte. Vi è un centro di ricerca che si chiama Centro Ortofrutticolo di Ferrara, al quale Centro è opportuno che la Regione Piemonte aderisca. Le leggi che abbiamo oggi non ce lo consentono. Quindi, modificando la legge n. 63, bisogna creare le condizioni per potere aderire oggi al Centro Ortofrutticolo di Ferrara, domani ad altri centri non aventi sede in Piemonte, ma interregionali ed aventi obiettivi di miglioramento della nostra agricoltura.
In un momento in cui si pone forte il problema dell'impatto ambientale e lo studio dell'impatto ambientale per molte opere pubbliche e anche opere al servizio dell'agricoltura, proponiamo un emendamento per allargare i soggetti beneficiari anche alle Amministrazioni provinciali che normalmente sono punto di riferimento per queste iniziative.
Non entro nella problematica sollevata dal collega Ferro, sulla quale si può benissimo fare un approfondimento in altra occasione - in questo caso la legge n. 63, ed è strano che ci troviamo nella condizione per cui lui critica la legge n. 63, frutto di una legislazione della Giunta di sinistra, ed un Assessore invece non di quella maggioranza la difenda perché noi abbiamo a suo tempo criticato la legge n. 63, ma non per questa sua capacità di affrontare complessivamente i problemi che l'agricoltura piemontese può incontrare. Si tratta poi di governare queste possibilità.
Oggi la legge n. 63 per molti aspetti non opera, opera laddove evidentemente il governo regionale ritiene sia valida e faccia fronte alle esigenze dell'agricoltura piemontese.
Quindi la valenza di questa legge è molto più modesta, affronta tre problemi concreti, aspetti necessari all'agricoltura della nostra regione.
Credo che il mondo agricolo nel suo complesso, tutto il mondo agricolo variamente rappresentato nelle organizzazioni professionali o nelle centrali cooperative, sia d'accordo perché venga approvata. La Giunta ne propone quindi l'approvazione.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dalla Giunta regionale: l'ultimo comma dell'art. 29 della L.R. 12/10/1978, n. 63 è abrogato e sostituito dal seguente: "La Giunta regionale può altresì provvedere direttamente o tramite l'Ente di Sviluppo Agricolo o le Amministrazioni provinciali o Istituti specializzati, alla redazione di progetti irrigui compresi i relativi studi, sondaggi, valutazione di impatto ambientale e ricerche di rilevante interesse per l'economia regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Potremmo terminare a questo punto i lavori della seduta odierna l'appuntamento è per domani mattina alle ore 9,30.
Sono ora convocati i Capigruppo per ordinare i lavori della prossima settimana.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,40)



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