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Dettaglio seduta n.224 del 19/01/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i nostri lavori con l'esame del punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" per esaurire le interrogazioni che ieri non sono state svolte.
L'Assessore Mignone risponde all'interrogazione n. 1995 presentata dal Consigliere Pezzana.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consigliere interrogante Pezzana chiede informazioni sullo stato del trasporto pubblico da e per l'Aeroporto di Caselle, con particolare riferimento al servizio garantito dagli autobus e al servizio taxi.
Al riguardo posso fornire le seguenti informazioni.
L'attuale collegamento tramite autobus fra la città di Torino e l'Aeroporto di Caselle prevede attualmente ventinove coppie di corse giornaliere con frequenze suddivise in tre fasce orarie cadenzate rispettivamente di 30, 45 e 30 minuti primi.
Periodicamente, il programma di esercizio di questa linea viene rivisto in funzione delle mutate esigenze dell'utenza e dei lavoratori aeroportuali.
Fra l'altro, è stabilito che l'ultima corsa da Caselle per Torino delle ore 23,30 sia ritardata, attraverso un accordo raggiunto con la concessionaria, al massimo fino alle ore 24, nel caso di ritardo dell'ultimo aeromobile di linea in arrivo alle ore 23,15. Anche in tal caso non si è a conoscenza di abuso e negligenza da parte degli autisti del servizio. Peraltro va anche detto, rispetto ad alcune affermazioni rese dai quotidiani, che l'orario di questo tipo di servizio, che ha una fascia oraria che va dalle ore 5,45 sino alle ore 24, è stato concordato con la Direzione aeroportuale e con la SAGAT.
A breve termine, espletata una raccolta dati sull'effettiva frequentazione delle singole corse, verrà avviata una verifica delle esigenze (sia rispetto agli orari che ai punti di fermata) ed unitamente al Comune di Torino verrà esaminata la possibilità di spostamento dell'attuale terminal. Tale questione era già stata esaminata una prima volta lo scorso anno e siamo in attesa di conoscere valutazioni più puntuali in merito da parte del Comune di Torino. La ricerca sui dati di frequentazione sta per essere completata e quindi rivisiteremo questo aspetto del problema per quanto riguarda gli orari, anche se, ripeto, gli orari attuali sono stati concordati con la SAGAT e vi è l'obbligo per la concessionaria, anche se l'ultimo bus è in partenza alle 23,30, di aspettare sino alle ore 24.
Comunque, a seguito delle risultanze di questa indagine vedremo la modifica della struttura dell'orario più congeniale; in quell'occasione sarà anche esaminata la questione del terminal.
Con riferimento al servizio taxi presso l'Aeroporto "Città di Torino" si rende noto che l'espletamento del servizio è stato sino ad ora assicurato dal dispositivo del DPGR n. 4911/86.
L'art. 4 del già citato decreto prevede che il servizio taxi presso l'Aerostazione venga assicurato settimanalmente da una "squadra tipo" di trentaquattro autovetture fornite dai Comuni di Caselle, San Francesco al Campo, San Maurizio e Torino.
Se consideriamo che a tale quantità giornaliera fissa di autovetture è sommabile un numero rilevante di autovetture di riserva presenti sul piazzale dell'Aeroporto, si può ritenere che l'espletamento del servizio taxi presso l'Aeroporto "Città di Torino" sia ragionevolmente e per l'arco dell'intera giornata assicurato.
D'altra parte, sino ad ora, né dai Comuni interessati né dalle Organizzazioni sindacali di categoria del settore sono pervenute segnalazioni che evidenziassero un insufficiente numero di autovetture in servizio rispetto alle necessità dell'utenza.
Si rammenta comunque che lo stesso DPGR n. 4911/86 prevede che in caso di aumento del traffico aereo passeggeri (500.000 unità passeggeri in arrivo con voli di linea), la composizione numerica della "squadra tipo" possa venire modificata su proposta dell'apposita Commissione consultiva regionale.
Al riguardo, posso dire che anche per dare attuazione ad una recente legge che prevede che il servizio taxi all'Aeroporto sia svolto dai tassisti dei tre Comuni su cui insiste il sedime aeroportuale e della città di Torino, la Giunta e l'Assessorato stanno predisponendo una nuova bozza di decreto che disciplina il servizio taxi all'Aeroporto. Riteniamo che questa nuova regolamentazione potrà essere formalmente firmata dal Presidente della Giunta entro i primi giorni di febbraio. Con questo nuovo decreto si arriverà ad una nuova organizzazione del servizio, non più basata sulla "squadra tipo", ma con un sistema che consenta l'accesso a tutti i tassisti all'Aeroporto organizzato in due file. Questo aumenterà certamente l'offerta di taxi rispetto alla situazione attuale. In quell'occasione verrà anche rivista la struttura del sistema tariffario che certamente oggi per l'utente, per il cittadino e anche per lo straniero può risultare di difficile comprensione essendo articolata con modalità diverse (tariffa di corsa semplice, doppia, supplemento); la struttura della tariffa, scomposta in varie voci, risulta effettivamente non sempre di facile comprensione. In questo decreto andremo a strutturare in modo più semplice e chiaro la tariffa per il servizio da e per l'Aeroporto riteniamo anche di poter dire che probabilmente si arriverà anche ad un costo del trasporto taxi inferiore rispetto a quello attuale del servizio.
Quindi l'organizzazione del servizio taxi non più per squadra ma libero nonché il discorso delle tariffe, sono in fase di modifica: sono due aspetti che entro breve tempo saranno definiti.
Con riferimento ad eventuali abusi riguardanti l'espletamento del servizio taxi, l'art. 13 del decreto già richiamato prevede per il trasgressore del regolamento, oltre alle sanzioni previste dalle norme generali vigenti in materia, la possibilità dell'interdizione dall'esercizio presso l'Aeroporto. Risulta comunque determinante, per l'applicazione della normativa, disporre di circostanziate denunce di cui non si è sino ad oggi venuti a conoscenza. Rispetto al servizio taxi, la questione sta per essere definita con il sindacato della categoria. La prossima settimana avremo un incontro con i Comuni e crediamo di poter addivenire ad una nuova normativa che dovrebbe andare incontro ad alcune delle questioni sollevate dal Consigliere Pezzana.
Per quanto riguarda il servizio autobus, fatta questa verifica sulla frequentazione, saremo in grado di valutare la necessità di altre modifiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Caro Assessore, spero che non si adonterà delle cose che dirò. Vorrei intanto sapere da quanti anni non viaggia più come un normale cittadino, ma usa dei normali privilegi e viene accompagnato a Caselle da un'auto della Regione e ripreso al momento del suo arrivo.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Ho preso il taxi nel mese di dicembre.



PEZZANA Angelo

Allora mi permetta di dirle che probabilmente la sua risposta le è stata scritta da un funzionario totalmente disinformato o in malafede, e che lei ha letto senza valutarla.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Questo non lo posso accettare, perché i funzionari non sono n disinformati né in malafede.



PEZZANA Angelo

Sì, possono esserlo benissimo, se gli conviene. Esattamente come gli Assessori e i Consiglieri. Questa non è una sala in cui tutto è oro colato perché se lei ha letto la mia interrogazione e mi ha risposto in questo modo, devo dire che lei è totalmente disinformato su quello che accade a Caselle. Lì esiste un racket mafioso che lei non ha nemmeno nominato. Non ha nemmeno letto i documenti che la SAGAT, la società che gestisce l'Aeroporto, ha inviato alla Regione più volte, senza mai avere una risposta. Il Presidente della Giunta secondo quanto stabilisce la legge del 26/7/1984 n. 475 deve disciplinare le tariffe, le condizioni di trasporto e lo svolgimento del servizio. Già mi stupisce il fatto che non sia stato lui a rispondere all'interrogazione. Ho la massima stima della funzione che ricopre, Assessore, ma la risposta che mi ha dato è del tutto insoddisfacente. A mezzanotte e cinque non ci sono più gli autobus; gli autisti degli autobus vengono invitati da gruppi di taxisti di quei Comuni con i muscoli in evidenza, a salire sugli autobus e a partire per Torino altrimenti si possono ritrovare in brutte condizioni fisiche. Questo è quanto avviene.
La mia interrogazione è del 19 ottobre. Ho fatto questa inchiesta in due giorni; ma la Regione in quattro mesi non ha avuto il tempo di andare a Caselle e parlare con il Presidente della SAGAT, gli autisti dei pullman e i taxisti di Torino; avrebbe potuto verificare che quanto ho scritto è tutto vero.
C'è un racket che minaccia gli autisti i quali non intendono fare i martiri se non ci pensa la Regione. Salgono sul loro autobus e se ne vanno alle 23,30 come stabilito dagli orari stabiliti dal nostro Presidente della Giunta. Questa è la situazione degli autobus. La gente arriva a mezzanotte e un quarto, perché, come lei sa, gli aerei sono sovente in ritardo come i treni, si ritrova davanti quattro taxi dei paesi convenzionati che aspettano fino all'una o l'una e mezzo. Se lei facesse questa esperienza si renderebbe conto degli abusi a cui i cittadini senza l'auto blu sono costretti a sottostare, con quello, per esempio, di essere caricati in tre su un taxi, dopo aver aspettato tre quarti d'ora perché a quell'ora i taxisti dormono, e quando con tranquillità arrivano, ti portano a Torino e ogni passeggero paga la tariffa intera, per cui io che scendo in Piazza Castello pago 35.000 lire, un altro che scende in Via XX Settembre paga 35.000 lire, un altro che va a Nichelino ne paga 70.000. Il taxista di uno di quei paesi convenzionati incassa così 140.000 lire. Questo è quello che succede per la convenzione che limita l'uso dei taxi a Caselle soltanto ai paesi circondari convenzionati. Tutto questo è vero e spero che dalla registrazione di questa interrogazione venga fuori qualche documento. Spero che lei, Assessore, possa essere meglio informato su quello che succede a Torino soprattutto d'inverno quando vengono dirottati gli aerei. La invito a recarsi una sera a Caselle per verificare cosa capita. D'altra parte sono informazioni che la Presidenza e i funzionari della SAGAT hanno già dato al Comune di Torino e alla Regione da molto tempo.
Non ho avuto risposta sull'ubicazione del terminal. Soltanto Nietzsche poteva venire qui ad adorare un cavallo, perché un terminal in Corso Inghilterra, lontano dalla stazione e lontano dal centro, senza la sicurezza che partano gli autobus per Caselle, obbliga i passeggeri a prendere il taxi. Quasi nessuno si serve degli autobus del terminal di Corso Inghilterra; non si sa se partono, non si conoscono gli orari, non si sa quando arrivano con il rischio di perdere l'aereo. Quindi tutti sono obbligati ad usare il taxi pagando tariffa doppia, cosa che non capita in nessuna città del mondo. Non si capisce perché un taxi che debba andare a Caselle debba fare tariffa doppia. Questo non capita né a New York né a Francoforte né a Parigi.
Il Presidente della Giunta regionale per legge regionale deve disciplinare le tariffe, le condizioni di trasporto e lo svolgimento del servizio. Lei mi dice che tutto questo sarà oggetto di uno studio, si saprà tra un po'. Ma allora che senso ha rispondere ad un'interrogazione: se si riconosce che quanto è detto è falso. Secondo me dovreste agire in maniera molto più decisa contro un Consigliere che si immagina le cose e se le inventa. Se invece quello che dice in un'interrogazione è vero, merita una risposta diversa. Sono veramente allibito che una persona come lei Assessore, o come il Presidente della Giunta tratti un Consigliere che presenta un'interrogazione come questa, dopo averla verificata e discussa con gli interessati e che riguarda tutta la popolazione del Piemonte.
Caselle è l'unico straccio di aeroporto che abbiamo in questa Regione e funziona come può. Ma non funziona perché la Regione è latitante. Non stabilisce nulla di quello che deve stabilire per farlo funzionare. Si dice soltanto che si faranno delle indagini, che si provvederà, che i prezzi caleranno un pochino. Ma è serio questo? Avrei preferito, le giuro Assessore Mignone, che lei non mi avesse risposto. Avete tanto da fare siete preoccupati, piuttosto non rispondete, ma una risposta del genere, mi creda, la considero offensiva del lavoro che un Consigliere svolge. E' la prima volta che sono così indignato di fronte ad un rapporto falso manchevole e che offende la dignità di un Consigliere che si è dato da fare su un problema che riguarda tutti i cittadini. Quindi non solo sono insoddisfatto, ma sono indignato di questa sua risposta.



PRESIDENTE

L'esame delle interrogazioni ed interpellanze è così terminato.


Argomento: Protezione civile

Esame proposta di deliberazione n. 1267: "Riconoscimento di calamità grave degli eventi dei mesi di giugno, luglio e settembre 1989 ai fini dell'attuazione dell'intervento previsto dall'art. 2, lettere d), e) ed f) della L.R. n. 38/78. Autorizzazione all'utilizzo del fondo costituito con DCR n. 572-9740 del 16/7/1987 e con DGR n. 60-17953 del 23/12/1987"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1267, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

I colleghi Consiglieri sanno che da un paio di anni esiste un fondo che abbiamo istituito per finanziamenti agevolati alle imprese danneggiate in occasione di calamità naturali.
Tale fondo è stato costituito nel 1987 con una dotazione complessiva di circa 887 milioni, a cui si sono aggiunti gli interessi maturati in questi anni di circa 15 milioni, per un totale di 902 milioni 500 mila.
Con il suddetto fondo sono state finanziate ventitre imprese per i danni subiti nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e agosto 1986 e ventuno imprese per i danni subiti nei mesi di maggio, giugno, luglio agosto, settembre ed ottobre 1988.
Su detto fondo risultano ancora disponibili circa 585 milioni pertanto, su proposta dell'apposito Comitato di gestione, si è stabilito di utilizzare la suddetta somma per i danni subiti da aziende nei mesi di giugno, luglio e settembre 1989, con una tempistica particolarmente accelerata. Sulla base delle segnalazioni pervenute da parte della Prefettura e dei Comuni, le province colpite nel 1989 sono Asti, Cuneo Novara, Torino e Vercelli.
A tale riguardo, la Giunta regionale ha proposto di dichiarare gravi gli eventi calamitosi verificatisi nei suddetti mesi nei Comuni indicati nell'allegato alla deliberazione.
Successivamente alla deliberazione della Giunta regionale sono pervenute anche le segnalazioni dei Comuni di Vespolate e di Borgolavezzaro, in provincia di Novara, per danni verificatisi nei giorni 14 e 26 agosto 1989.
Dalla documentazione trasmessaci si può constatare che i danni nel Comune di Borgolavezzaro si possono distinguere in danni subiti da privati per 46 milioni e da cinque aziende per 127 milioni, per un totale di 173 milioni; per i danni nel Comune di Vespalate si ripartiscono 35 milioni ai privati e 120 milioni a sei aziende, per un totale di 155 milioni.
Entrambi i Comuni hanno richiesto di essere inseriti fra quelli beneficiari del contributo regionale e la Giunta propone pertanto al Consiglio il loro inserimento nell'elenco allegato alla deliberazione, a voi nota per essere stata esaminata dalle Commissioni II e IV.
In questo senso sono stati presentati due emendamenti per ricomprendere i Comuni che dalle segnalazioni della Prefettura e dei Comuni stessi hanno avuto danni per poter utilizzare del fondo, che quindi avrà una ricaduta sulle unità produttive che hanno avuto situazioni di danno per effetto delle calamità e del maltempo. Questa è la sintesi del problema all'esame del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in Commissione abbiamo criticato questo provvedimento da vari punti di vista; una prima critica è rivolta all'utilità e praticabilità di questi contributi. E' stato verificato in Commissione come il fondo istituito dalla Regione sia in realtà scarsamente utilizzato. In Commissione non abbiamo approfondito i motivi per i quali questo fondo stenta così tanto ad essere utilizzato. E' un fondo molto ridotto rispetto alle calamità, almeno così come vengono dichiarate, e pare strano che un fondo di 887 milioni, a fronte di calamità che hanno provocato danni di molti miliardi, non venga poi utilizzato dalle aziende. Su questo varrebbe la pena fare qualche osservazione e meditazione, perché o i danni non sono stati così elevati, oppure come mai le aziende preferiscono non utilizzare questi fondi agevolati? Su questo in Commissione non è stata data risposta e tanto meno in Consiglio.
Seconda critica: ci pare che sarebbe utile fornire in Commissione, per l'esame di questi contributi, un pacchetto di documentazione un po' più ampio di quello solitamente fornito. Chiediamo una maggiore precisione sulle stime dei danni, con delle vere e proprie perizie. Queste due critiche ci fanno già leggere con occhi diversi dal passato il giusto intervento che la Regione Piemonte può attivare a sostegno di eventi connessi a calamità naturali.
In Commissione si è verificato un altro elemento che abbiamo molto criticato: l'istruttoria seguita dalla Giunta, con la sua prima deliberazione, ha visto un iter consolidato con l'esame da parte di tutte le strutture amministrative, a seguito del quale l'organo deliberante Giunta regionale, ha preso una propria decisione. E' apparso un po' strano che nella riunione di Commissione siano state proposte altre sette aziende in aggiunta a quelle riconosciute come destinatarie di questi contributi.
Abbiamo chiesto la ragione di questo fatto, ma non ci sono state date delle risposte. Perché sette Comuni in più? Per quale ragione? Nessuna risposta.
Abbiamo osservato che non si poteva acconsentire a due procedure diverse: una corretta ed esaustiva dal punto di vista amministrativo conclusa con la deliberazione di Giunta ed un'altra corredata da un emendamento e basta.
La Commissione ha deliberato unicamente la proposta della Giunta, le sette aggiunte non motivate non sono state approvate dalla Commissione.
Adesso, con stupore, vediamo che questa deliberazione viene in Consiglio regionale e che di nuovo si propongono delle aggiunte, però non sono più sette ma soltanto due. Allora le domande si fanno stringenti: per quale motivo sono state tolte le altre cinque proposte in Commissione? E se sono state tolte quelle cinque, perché non sono state tolte queste due? Che differenza c'è tra quelle varie richieste? Come mai da parte del governo prima si insiste per aggiungerne sette e poi si insiste per aggiungerne due? Come vedete, questo sistema di emendare provvedimenti (che hanno avuto un iter preciso) non dà alcuna garanzia; non dava garanzia prima con l'ampliamento di sette, si capisce ancora meno adesso quando le aggiunte vengono portate a due in modo incomprensibile. Si aggiungono i Comuni di Vespolate e di Borgolavezzaro, ma gli altri cinque Comuni che erano stati proposti? E questi due Comuni come mai sono saltati fuori solo a questo punto? Che procedura è stata seguita? Siamo sicuri che la procedura sia omogenea con quella degli altri Comuni? Stando così le cose, non ci sembra che ci sia chiarezza e trasparenza su questo provvedimento.
In prima battuta, noi insistiamo perché il provvedimento venga ripreso nel suo insieme e vengano forniti in Commissione, in modo omogeneo, tutti i dati che ci consentano di capire anche le esclusioni decise dalla Giunta perché le richieste erano molte di più di quelle deliberate. Non possiamo accettare che in Consiglio regionale si aggiungano questi due Comuni, che facevano parte di un pacchetto di sette, in presenza di un provvedimento della Giunta regionale che aveva scartato altri Comuni. Per quanto riguarda il provvedimento della Giunta possiamo accoglierlo con la fiducia che l'iter amministrativo sia stato tutto corretto, possiamo esprimerci, dare un giudizio, perché si tratta di un iter omogeneo. Al contrario, questi due emendamenti non possono assolutamente essere accolti, perché devono riferirsi alla deliberazione di Giunta che ha una sua omogeneità, una sua razionalità. Queste aggiunte non sono convincenti, non fanno parte di una trasparenza e chiarezza amministrativa che in occasione di provvedimenti come questo, cioè distribuzione di denaro pubblico a sostegno di eventi calamitosi, devono essere garantiti e in modo assoluto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, in aggiunta alle considerazioni fatte dal collega Chiezzi, voglio sottolineare che si propone al Consiglio regionale di dichiarare gravi gli eventi calamitosi di cui alla deliberazione. Perché il Consiglio regionale possa decidere se gli eventi calamitosi sono gravi o meno è necessario che sia edotto sulla natura e sulla gravità di questi eventi, cosa misurabile attraverso una stima dei danni arrecati. Allora o l'Assessore e la Giunta ci forniscono questi chiarimenti, cioè forniscono al Consiglio regionale i presupposti e le motivazioni affinché il Consiglio regionale a ragion veduta possa dire "sì, quegli eventi calamitosi sono gravi e quindi rientrano nella legge" oppure non capisco in base a quale presupposto noi possiamo dichiarare gravi questi eventi calamitosi. In Commissione questa spiegazione non è stata fornita. Assessore: qual è la stima, anche sommaria, dei danni? Se ci fornisce questo dato, il Consiglio regionale a ragion veduta può valutare se quei danni sono gravi o meno, altrimenti non so come si possano dichiarare gravi questi eventi, se non sul presupposto di una richiesta di qualcuno: poiché ci sono i soldi, si risarcisce. Francamente non capisco che logica sia questa.
Quando avvengono eventi di questo genere e la parte pubblica è costretta ad erogare dei finanziamenti per risanare i danni arrecati, è bene verificare anche la dinamica, le ragioni di questi danni per intervenire, in modo che questi non si ripetano o si ripetano in misura minore. Voglio dire, se alcuni di questi danni sono causati dalle esondazioni di un torrente, è evidente che nel momento in cui la Regione stanzia dei finanziamenti per far fronte ai danni causati bisognerà pur intervenire sulle ragioni che li hanno determinati. Altrimenti, la prossima volta che fa un po' di pioggia in più, ci sarà di nuovo l'esondazione del torrente, nuovi danni ed ulteriori finanziamenti. Sono questioni che abbiamo posto in II Commissione e alle quali non ci è stata data risposta.
Allora, prima di collocarmi su questa deliberazione, o ci sono da parte della Giunta questi chiarimenti al Consiglio regionale, oppure non credo che il Consiglio regionale sia in grado di potersi collocare e di dichiarare gravi o non gravi questi eventi. Chiedo dunque all'Assessore un supplemento di spiegazione in merito a questa deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Il primo punto all'o.d.g. di questa mattina riguardava tre interrogazioni: la mia, quella del collega Bara e quella del collega Tapparo; stante la non presenza della collega Dameri, la discussione dovrà essere rinviata. Poiché, a quanto pare, alle ore 13 si sospenderanno i lavori, ed avendo programmato alcuni impegni, non posso essere presente oltre le ore 11,30. Chiedo ai colleghi e alla Presidenza se è possibile spostare questo breve dibattito alla prossima seduta di Consiglio.



PRESIDENTE

Prendo atto di questa richiesta, ma poiché stiamo discutendo questa deliberazione, portiamo a termine l'argomento.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, in merito alla deliberazione ribadisco quanto già espresso in Commissione. Effettivamente è impossibile collocarsi con cognizione di causa su una deliberazione che dichiara calamitosi e gravi determinati eventi, che elenca i Comuni i quali nell'alveo della dichiarata grave calamità possono ricevere i finanziamenti, senza spiegarne minimamente la ragione. C'è una legge regionale che prevede la dichiarazione di grave calamità, e qui non si spiega seppure succintamente (eventualmente con l'aiuto di allegati che siano la cronistoria degli eventi verificatisi) il perché questi eventi calamitosi siano gravi o perché siano stati inseriti determinati Comuni. Si tratta di un atto ovviamente a contenuto politico, però nella forma è pur sempre un atto amministrativo. E l'atto amministrativo privo di motivazione è radicalmente nullo, ma soprattutto al di là di questo vizio dell'atto non ci si pu collocare. Se io o qualunque Consigliere presente in quest'aula volessimo dire "sono favorevole a che l'evento venga dichiarato calamitoso", in base a quali ragioni potremmo affermarlo, se nulla è spiegato nel provvedimento? Se un Consigliere intendesse contestare il fatto che uno o più Comuni siano degni e suscettibili di essere considerati come Comuni che abbiano subìto l'evento calamitoso grave, come potrebbe dire "sì" o "no"? Di fronte ad una proposta, radicalmente nulla perché priva di motivazione, è impossibile collocarsi.
L'invito pressante che viene fatto alla Giunta è politicamente legittimo, ed è quello di ritirare il provvedimento, farlo ritornare in Commissione e poi in aula con una motivazione del "perché" l'evento calamitoso è grave e del "perché" nell'alveo dell'evento calamitoso certi Comuni sono meritevoli di ricevere i contributi.
Se tutto ciò non si verificasse, noi non potremmo partecipare al voto perché voteremmo a scatola chiusa, il che non sarebbe una cosa seria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al pronto intervento

La deliberazione della Giunta regionale, sulla quale interverrà anche l'Assessore Cerchio, entra di più nel merito rispetto al testo rassegnato al Consiglio che, ovviamente, rimanda alla deliberazione della Giunta regionale.
La Giunta ha ritenuto che sussistessero i requisiti previsti dalla legge n. 38 per gli eventi calamitosi accaduti in alcune parti della regione Piemonte, in particolare nel mese di luglio. Credo che tutti i colleghi, che anche solo abbiano scorso i giornali e gli organi di informazione nel mese di luglio, avranno avuto modo di leggere numerosissimi resoconti dei gravissimi danni provocati alle attività economiche e produttive, in particolare della provincia di Asti e di Cuneo dovuti a fortissime precipitazioni con esondazioni, allagamenti e smottamenti. In particolare, i colleghi, nel riesumare la loro memoria storica, ricorderanno i casi di Canale d'Alba e di San Damiano, dove vi sono stati ingenti danni alle attività produttive, allagamenti di scuole e di palestre, straripamenti, inondazioni e movimenti franosi. Ingenti danni alle attività agricole hanno già beneficiato di provvidenze specifiche previste dalla legge di solidarietà nazionale. La Regione è già intervenuta in modo consistente per i danni alle opere pubbliche sia attraverso l'Assessorato alla cultura, con gli interventi previsti dall'art. 8 della legge n. 412 per gli edifici scolastici, sia con i fondi della legge n. 38 l'impegno regionale per il ripristino delle opere pubbliche danneggiate si è già consolidato in oltre un miliardo. Sono ovviamente opere di ripristino per il ritorno alla normalità, ma nel contempo sono anche quelle opere idrauliche, come ad esempio lo svaso e il ripristino delle sponde, che dovrebbero tendere ad evitare il ripetersi dei fenomeni. E' evidente che questa attività amministrativa della Regione si è svolta sulla base di dettagliati rapporti svolti dai Servizi decentrati delle opere pubbliche rapporti che hanno determinato l'individuazione dei Comuni.
L'ultima considerazione è che l'assegnazione del contributo rispetto al riconoscimento della delimitazione dei Comuni non è automatica, nel senso che, a deliberazione approvata, gli interessati dovranno presentare domanda con una perizia asseverata di un professionista. Questa domanda sarà vagliata dagli uffici tecnici comunali che dovranno approvarla o meno o modificarla; su questa deliberazione del Consiglio comunale vi sarà un'ulteriore verifica effettuata dai Servizi decentrati opere pubbliche.
Vi è quindi una serie di verifiche tecniche puntuali che garantiscono la Pubblica Amministrazione rispetto alla destinazione finale delle risorse in ordine al danno lamentato. Fra l'altro, deve essere anche dichiarata pubblicamente la corrispondenza fra il danno lamentato e l'evento calamitoso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

Io posso capire che la semplice lettura di una deliberazione, composta di due pagine, e proposta al Consiglio regionale con una terza pagina di allegati Comuni, possa ingenerare, come diceva il collega Majorino...



MAJORINO Gaetano

Ingenera!



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

D'accordo, ingenera nel collega Majorino, ma non ingenera in me, avendo viceversa assunto una deliberazione articolata di Giunta ed avendo esperimentato attraverso istruttoria. Solo per effetto della conoscenza posso quindi immaginare che ingenera nel collega Majorino la necessità di avere elementi conoscitivi, perché un atto deliberativo è formato di elementi essenziali, accidentali o facoltativi (mi esprimo in termini impropri), per cui se manca un elemento essenziale o sostanziale della deliberazione può ingenerarsi l'ipotesi di un atto nullo.
Per indicare di che cosa si tratta, acciocché qualcuno non pensi che da questa deliberazione si attivino fondi e finanziamenti a soggetti privati che magari hanno avuto danni nelle loro attività produttive, ma non ne hanno titolarità tali da giustificare interventi, dico che qui si tratta riprendo un concetto illustrato dal collega Mignone - di individuare geograficamente l'area di insistenza su cui si sono verificati nel 1989 situazioni di particolare gravità legate al maltempo.
La deliberazione, quindi, attiva semplicemente l'indicazione realizzata attraverso le segnalazioni della Prefettura, gli interventi e le segnalazioni delle Amministrazioni comunali con deliberazioni conseguenti l'indicazione di aree comunali sulle quali si sono verificati, non solo per opinione pubblica o per manifestazione giornalistica degli organi di informazione locale e non, danni ed eventi calamitosi. Addirittura, se non ci fosse stato per tempo l'intervento di altri Assessorati, non solo quello alle opere pubbliche, ma anche l'Assessorato all'istruzione per quello che riguardava l'edilizia scolastica, alcune scuole non avrebbero potuto iniziare le lezioni (mi riferisco ai comuni di Canale d'Alba, Govone ecc.). C'è stata in sostanza una sintesi operativa tra l'Assessorato al commercio, l'Assessorato all'industria, quello alle opere pubbliche e quello all'edilizia scolastica. Questi Assessorati, per le loro competenze, anche quello all'agricoltura per la parte agricola, hanno gia attivato interventi o di pronto intervento là dove erano necessari o di edilizia scolastica per permettere ai plessi scolastici di iniziare l'anno scolastico 1989/1990. Si tratta quindi di situazioni effettivamente comprovate, non solo dall'opinione pubblica, ma da atti conseguenti.
Nell'anno 1989 si sono verificati questi eventi, quindi ai sensi dell'art. 9 della legge n. 38, integrato dall'art. 5 della legge n. 79, le provvidenze previste dalla legge stessa sono disposte nel caso gli eventi calamitosi vengano dichiarati gravi con deliberazione del Consiglio regionale, che altresì provvede su proposta della Giunta alla delimitazione delle zone sinistrate. Si tratta di interventi per assicurare la stabilità e la riparazione o ricostruzione di fabbricati urbani di civile abitazione si tratta di fabbricati rurali; si tratta di concessione di contributi a favore di aziende danneggiate; si parla di concessioni di indennità a privati per fabbricati urbani di civile abitazione.
Noi oggi procediamo alla semplice individuazione dell'area territoriale, sulla base delle indicazioni della Prefettura e dei Comuni certificate da deliberazioni del Consiglio comunale. Abbiamo realizzato questa mappa sulla base delle segnalazioni fatte dai Comuni, dalle associazioni di categoria, dalle imprese, dai privati e ovviamente dalla Prefettura, con una verifica puntuale da parte dell'Assessorato alle opere pubbliche.
Il passaggio successivo, che indico solo per conoscenza, non inerisce agli elementi sostanziali indicati dalle analisi fatte ed attuate e contestualmente con altri Assessorati, per far sì che ciascuno risolvesse gli spezzoni della propria titolarità (edilizia scolastica, pronto intervento, agricoltura, commercio). Nella fattispecie oggi le individuazioni si riferiscono all'attivazione del fondo per interventi di abbattimento di interessi di aziende danneggiate dagli eventi calamitosi.
Spiego al collega Chiezzi la motivazione di quello che può apparire come uno scarso utilizzo di questo strumento (questa era una delle richieste) che pur viene offerto al sistema delle imprese. Come voi sapete, questo fondo è stato costituito nel 1986; è stato costituito relativamente a danni del 1986 ma, di fatto, è stato realisticamente applicato solo un anno fa.
Queste aziende dopo alcuni mesi hanno ripreso la propria attività indipendentemente dal fatto di sapere se la Regione o lo Stato avrebbero attuato o meno interventi contributivi in loro favore. Il numero relativamente basso di aziende che hanno usufruito della prima tranche di finanziamento (ventuno) è legato al fatto che i soldi sono arrivati due anni abbondanti dopo l'evento calamitoso, per cui quelle aziende, se non volevano chiudere l'attività, hanno dovuto affidarsi ai tradizionali mezzi di finanziamento (prestiti, mutui o crediti bancari). Abbiamo dunque verificato che questo strumento è stato poco utilizzato, perché quando i fondi sono arrivati, la stragrande maggioranza di queste aziende aveva già provveduto per proprio conto. Noi abbiamo ritenuto intelligentemente di "mantenere" questo fondo a regime, proprio per essere in grado, qualora si fossero verificati altri eventi calamitosi, di dare risposte tempestive nel giro di pochi mesi, alle aziende, consentendo loro di utilizzare questi fondi con maggiore intensità. Bisogna peraltro tenere conto che questo intervento non è in conto capitale, ma in conto interessi. Noi prevedevamo un abbattimento del 3,5%, salvo poi decidere perché abbiamo lasciato questa valvola di sfogo - il passaggio successivo alla deliberazione, che oggi prevede solo l'individuazione dell'area territoriale. La percentuale del 3,5% può essere aumentata, tant'è che nella fattispecie precedente l'abbiamo elevata al 5%, perché essendo passati tanti anni era opportuno venire incontro alle aziende; questo anche perché fossero maggiormente incentivate ad utilizzare il fondo.
Noi oggi individuiamo solo l'area territoriale; successivamente, una volta individuata l'area, stabiliremo i termini entro i quali le eventuali aziende che insistono su questi Comuni potranno, avendo effettivamente subìto dei danni, presentare domanda. Alla presentazione delle domande verrà fatta un'istruttoria sulle motivazioni, nonché, come dicevo al collega, una perizia asseverata; verrà dunque fatta una verifica sia da parte del Comune che della Giunta regionale. Potrebbe anche verificarsi per assurdo, che alcuni di questi Comuni abbiano delle aziende con, ad esempio, 500.000 lire di danno, che magari non faranno la domanda perch spenderebbero quella cifra in bolli. Una volta approvata la deliberazione di legittimazione, individueremo, evidentemente, i termini entro i quali è possibile presentare domanda ed indicheremo i parametri entro i quali potranno usufruire di questa opportunità.
Vi è un'ultima giusta osservazione che il collega Chiezzi faceva: come mai ad una deliberazione, peraltro consolidata dagli eventi calamitosi che hanno avuto in particolare nell'area del Cuneese e dell'Astigano un'accentuazione viva intorno alla metà del 1989, successivamente siano state aggiunte altre segnalazioni relative ad un pacchetto di Comuni, in particolare del Novarese. Premesso che in sostanza l'epicentro noto consolidato di queste alluvioni del 1989 è nella provincia di Asti e nella provincia di Cuneo, e simbolicamente in un Comune del Vercellese, in tre Comuni del Torinese e in alcuni Comuni del Novarese, devo dire che, mentre la deliberazione era in discussione in II Commissione e all'esame della IV per un parere, è tempestivamente arrivata dalle Amministrazioni comunali e dalla Prefettura l'indicazione di questi ulteriori sette Comuni del Novarese. Il funzionario incaricato lo ha segnalato alla Commissione ipotizzando l'eventualità, dopo una verifica più puntuale, di integrare la deliberazione stessa con le indicazioni di questi Comuni. La II Commissione ha dato l'OK per esaminare la deliberazione, la quale è stata presentata alla Giunta, suggerendole di presentare eventualmente, in sede di approvazione in Consiglio regionale, un emendamento integrativo relativo ad una serie di Comuni. Così è stato fatto. Se avessimo avuto prima l'indicazione dei sette Comuni, avremmo certamente fatto l'istruttoria e inserito i loro nominativi già nella deliberazione iniziale (i sette, i due, i quattro Comuni o quanti avremmo ritenuto di inserire dopo l'istruttoria). Poiché l'indicazione è arrivata due giorni dopo che la II Commissione aveva licenziato il provvedimento, l'attività di istruttoria è stata fatta in seguito. Oggi noi non proponiamo una riduzione da sette a due perché siamo stati più puntuali sulla base di una sollecitazione peraltro legittima e giusta della II Commissione, ma perch nell'istruttoria dei sette Comuni abbiamo appurato che cinque di essi prevedevano interventi solo su opere pubbliche e sull'agricoltura. Questa deliberazione invece si riferisce solo all'individuazione di aree territoriali, al fine di attivare interventi su aree produttive (artigiani industrie o attività turistiche). Quindi i sette Comuni sono stati certamente danneggiati, ma, di questi, cinque avevano danni all'agricoltura, cosa che non è di competenza dell'Assessorato all'industria, e danni alle opere pubbliche, anche questi non di mia competenza; gli altri due hanno invece danni anche ad attività produttive.
In questo senso, la Giunta regionale, con un'analisi serrata ed attenta prendendo e cogliendo tutti i suggerimenti, ha indicato questi due Comuni che sono stati inseriti nella deliberazione con un emendamento. In questo modo, se queste aziende lo riterranno (una volta scattati i termini stabiliti i parametri, stabilito l'abbattimento del 3,5% o di altra entità) potranno presentare domanda. Questo, mi pare con molta serenità ed attenzione, è il percorso che offriamo all'attenzione del Consiglio regionale, facendo rilevare come, di fronte ad alluvioni della fine del 1989, oggi, all'inizio del 1990, siamo in grado di dare una pronta risposta, non burocraticamente legata a due anni di distanza, come è capitato nel primo caso.
Questa deliberazione era stata formalmente licenziata dalla Commissione un mese fa, per cui se fosse passata all'esame del Consiglio venti giorni fa saremmo stati nella condizione di presentare, prima della fine del 1989 un atto amministrativo che avrebbe innescato il percorso. Poiché siamo a metà gennaio, possiamo ancora ugualmente dare una risposta tempestiva alle esigenze e alle necessità del mondo produttivo e, di conseguenza dell'occupazione, perché se le aziende possono ripristinare per tempo lo stabilimento ciò può significare creare ulteriori occasioni per allargare la base occupazionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, e mi rivolgo in particolar modo a lei, signor Presidente, perché continuiamo ad essere in uno stato di diritto, anche se le elezioni sono vicine. La nostra preoccupazione è il funzionamento corretto delle istituzioni.
Siamo in presenza di una deliberazione che la II Commissione a maggioranza ha approvato dopo una battaglia, data dalle opposizioni, che è riuscita a contrastare la volontà di aggiungere alla deliberazione approvata dalla Giunta un elenco di sette Comuni da dichiarare oggetto di eventi calamitosi. Se l'opposizione non avesse fatto quella battaglia signor Presidente, oggi il Consiglio regionale avrebbe approvato una deliberazione nella quale vi sarebbero stati altri sette Comuni dichiarati come oggetto di eventi calamitosi. Noi abbiamo fatto questa battaglia in Commissione perché non ci è stato fornito alcun elemento sui documenti amministrativi e tecnici a sostegno di quella decisione. Meno male che l'abbiamo fatto, signor Presidente! Oggi l'Assessore, in Consiglio regionale, ci dice che in effetti quei sette Comuni non dovevano essere inseriti in questa deliberazione. Di quei sette ne propone solo due, perch gli altri cinque erano sbagliati. Meno male che abbiamo fatto questa battaglia, che era una battaglia di correttezza amministrativa.
Questa stessa battaglia la riproponiamo oggi per i due Comuni sui quali si torna a dire, senza poter disporre di documentazione tecnica e amministrativa, che dovrebbero essere inseriti in questo provvedimento.
Signor Presidente, la proposta è stata formulata in questi minuti dall'Assessore, i Consiglieri regionali non hanno visto nulla: in questa situazione, a mio avviso, non si può procedere. Nel caso si ritenesse che tutti i diritti dei Consiglieri sono, chissà in base a quale valutazione rispettati, il Gruppo comunista non parteciperà alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo solo per ribadire quanto già detto nel corso dell'intervento. In questa situazione non possiamo partecipare al voto, perché il provvedimento non contiene nessuna motivazione né politica né amministrativa della decisione che viene assunta; tanto meno mi si può dire che la verifica verrà fatta in sede di attuazione del provvedimento, in sede di istruttoria delle domande, perch questo è un momento successivo che deve essere preceduto nel provvedimento base, quello odierno che si vorrebbe approvare, da una congrua motivazione.
Ultima considerazione. Che non sia stata data una motivazione neppure alla Commissione (e che la documentazione non sia passata alla Commissione è pacifico) risulta dalle stesse dichiarazioni che fecero in Commissione i Consiglieri Fracchia e Bonino i quali, per sorreggere la Giunta e per cercare di attenuare le obiezioni fatte dalle opposizioni in ordine alla non cognizione di causa con la quale si decideva, dissero, candidamente e quasi pateticamente: "Noi abbiamo visto che gli eventi calamitosi erano gravi, siamo del posto e vi assicuriamo, colleghi della Commissione, che questi eventi erano veramente gravi e calamitosi". In questa situazione mi pare che il discorso della non motivazione assuma ancora un maggiore rilievo, visto che in Commissione si è partecipato all'incontro di un club fra amici in cui, se l'autore principale della richiesta del provvedimento (la Giunta) non era stata precisa, potevano sopperire altri amici appartenenti al club per testimoniare la gravità dell'evento calamitoso.
Pertanto, non essendo questo un modo né serio né possibile da prendere in considerazione, noi ribadiamo la non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

Sia il Gruppo comunista che il Gruppo MSI-DN hanno dichiarato di non partecipare alla votazione.



CHIEZZI Giuseppe

Noi abbiamo dichiarato che non ci sembrano correttamente garantiti i diritti dei Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

Se gli orientamenti fossero quelli di procedere, dopo questa dichiarazione garantirete la presenza del numero legale oppure no?



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, non si pongono le questioni in questi termini. Noi abbiamo posto una questione di merito. I due emendamenti proposti dall'Assessore Cerchio riguardano più della metà del fondo, il 56% dei danni è in questi due Comuni: c'è anche un problema di peso. I Consiglieri regionali possono, prima di discutere questa proposta e di votarla, avere a disposizione i documenti tecnici amministrativi e poterli leggere? Questo è il minimo e questo non è stato sinora consentito! Risolva questo problema, Presidente, poi le diremo cosa faremo. Anzi, glielo abbiamo già detto: non partecipiamo al voto.



PRESIDENTE

Nel momento in cui assumo per valide le sue dichiarazioni, non posso disconoscere la validità delle dichiarazioni dell'Assessore Cerchio. La mia posizione è di considerare gli uni e gli altri aspetti. Lei ha fatto una dichiarazione in cui mette in discussione la proposta.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di vedere i documenti.



PRESIDENTE

Penso che l'Assessore Cerchio, che ha sostenuto la tesi opposta, potrà dimostrare la validità della propria tesi. Prima di prendere una decisione vorrei verificare se effettivamente questo confronto porta ai risultati che consentono di assumere delle decisioni. In secondo luogo, vorrei anche ascoltare le posizioni che i Gruppi hanno espresso.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

Signor Presidente, questo Consiglio stranamente si ferma a dibattere su un argomento certamente significativo, ma significativo perché consente di mettere in circuito nel territorio regionale piemontese determinati strumenti.
Forse la confusione dei lavori di questo Consiglio ha fatto sì che il collega Chiezzi non abbia inteso cosa ritenevo di dire, oppure mi sono spiegato male. Qui non si fa assolutamente nessun atto che non sia quello di garantire correttamente i diritti dei Consiglieri. Non so in che misura siano lesi i diritti dei Consiglieri di fronte alla presentazione di una delimitazione di area territoriale basata su un dato consolidato, non per effetto giornalistico, ma per effetto di indicazioni della Prefettura delle aziende, dei Comuni e asseverata da deliberazioni di Consigli comunali nonché da dichiarazioni delle associazioni. Abbiamo indicato un'area territoriale di una ventina di Comuni i quali, come sempre avviene nei casi di alluvioni, hanno avuto dei momenti di gravità. D'altra parte questa deliberazione, così come viene presentata, cambiando semplicemente la geografia dei Comuni, è identica a quella che, in altre due occasioni questo Consiglio regionale, con gli stessi percorsi e con le stesse attenzioni, ha approvato all'unanimità, permettendo a ventuno aziende l'anno scorso e a ventisette l'anno precedente di utilizzare gli strumenti per poter abbattere il costo dei mutui necessari per ricostruire parte o totalità della loro azienda, e consentendo loro di risolvere i problemi conseguenti alle calamità. Se qualcuno si mette nell'ottica di "fare le pulci" quando in realtà le pulci non ci sono, porterò come testimonianza il metro e mezzo di fango che era nelle scuole di Canale o un pezzo di muro caduto (non il muro di Berlino, ma la staccionata di Govone). Questo forse potrebbe essere il modo per garantire i diritti dei Consiglieri e per dimostrare la giustezza dell'inserimento in delibera di questi due Comuni.
I 173 milioni indicati a Borgolavezzaro e i 155 del Comune di Vespolate non rappresentano il 50% della dotazione del fondo, che è di 550 milioni; sono i danni denunciati e dichiarati con una deliberazione del Consiglio comunale relativamente a danni subiti per un totale di 46 milioni su privati e 127 su cinque aziende. I nomi delle cinque aziende non li conosco nemmeno io: si tratta comunque di cinque aziende indicate dal Comune di Borgolavezzaro ed altre sei aziende censite dalla Prefettura nel Comune di Vespolate. Queste sono le indicazioni dei danni segnalati. Quando verranno individuati i venti Comuni, le aziende site su quel territorio potranno fare domanda ed avranno un abbattimento del 3,4% in conto interessi sull'ipotetica indicazione di 120 milioni, ammesso che tutti siano istruiti come titolati a beneficiare di questa agevolazione. Si tratterà di 5 o 6 milioni e non del 50% della dotazione: sarà lo 0,03%, perché non sono fondi in conto capitale, ma si tratta di abbattimenti del 3,5% sull'eventuale mutuo contratto dall'azienda che facesse domanda nei termini stabiliti all'interno di quei venti Comuni indicati. Se dall'istruttoria dell'Assessorato all'industria, del Comitato tecnico e delle banche che aderiranno a questa iniziativa, risulterà che quest'area ha pieno titolo ad ottenere l'abbattimento dei mutui necessari alla ricostruzione delle aziende e a far lavorare ventidue, trentacinque o sessantacinque dipendenti, verrà applicato un abbattimento del 3,5%. Vorrei che non si dicesse che si ledono i diritti. I Comuni indicati sono sette. Come ho già detto, nel momento in cui la deliberazione è stata proposta dalla Giunta al Consiglio non erano ancora pervenute le documentazioni, per cui abbiamo solo segnalato alla Commissione l'ipotesi di nuovi sette Comuni che nel Novarese ci erano stati indicati come oggetto di alluvioni. Se le avessimo ricevute per tempo, saremmo andati in Commissione presentando non una deliberazione di diciotto Comuni, ma di ventuno, ventidue, ventitre ventiquattro. In base alle sollecitazioni ulteriori è stata fatta un'istruttoria e abbiamo appurato che dei sette Comuni danneggiati, cinque avevano avuto danneggiamenti al settore dell'agricoltura e delle opere pubbliche (per cui sono intervenuti i rispettivi Assessorati), mentre per due di questi Comuni erano stati indicati anche i danni a cinque aziende in un Comune e a sei aziende nell'altro. Non possiamo fare altro che fornire questi elementi; se viceversa qualcuno ritiene che gli elementi non siano sufficienti, si assuma la responsabilità di mandare in crisi alcune aziende che potrebbero usufruire di questo strumento che abbiamo cercato di attivare tempestivamente, dopo poche settimane. Ripeto: lo stesso percorso ed identiche deliberazioni erano state approvate all'unanimità in questo Consiglio regionale in situazioni precedenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per chiarire cosa era avvenuto in Commissione. Certamente come ha detto il collega Majorino io ed il collega Bonino essendo originari di quelle zone avevamo molta più facilità a capire il significato della deliberazione, perché avevamo visto di persona i danni enormi avvenuti nella zona dell'Albese e dell'Astigiano.
Nel contempo era arrivata la proposta di altri Comuni. L'opposizione ha fatto la sua parte chiedendo un supplemento di istruttoria. Oggi non possiamo più attendere, perché i danni sono stati molto gravi: un paese come Canale è stato completamente paralizzato per venti giorni e ha dovuto rinunciare alla Fiera Nazionale del Pesco, che porta un notevole contributo economico alla zona, perché le aziende non erano in grado di riassestarsi nel breve periodo.
L'opposizione ha fatto la sua parte e la Giunta ha risposto esaurientemente, spiegando che forse per la fretta erano stati inseriti gli altri due Comuni; pertanto non esistono altri motivi per cui la deliberazione non debba essere votata visto che siamo già in ritardo di sette mesi dall'evento.
Il Gruppo PRI è favorevole a che la deliberazione venga posta in votazione.



PRESIDENTE

L'Assessore ha comunicato che sono stati individuati sette Comuni. In cinque Comuni i danni erano all'agricoltura e quindi sono stati indicati riferimenti come la legge n. 590 e le leggi che prevedono interventi di risarcimento danni per l'agricoltura, mentre in due Comuni sono stati accertati danni alle aziende. Il Consigliere Chiezzi lamenta che non c'è la documentazione, ma non credo che si possano individuare i danni a cinque aziende senza avere elementi che ne comprovino l'esistenza.
Inoltre, mi pare che la questione non sia tale da richiedere una posizione rigida come quella che si è andata delineando. Sarei per procedere nella misura in cui non venga meno il numero legale, perché se continua la posizione rigida che è stata annunciata non ho altra alternativa che convocare i Capigruppo.
Confido che la dichiarazione dei Gruppi PCI e MSI-DN sia relativa al fatto di non partecipare al voto, senza con questo far mancare il numero legale.
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto.
Noi avevamo fatto una proposta molto chiara, ma mi pare ci sia stato un elemento di equivoco. Noi non contestiamo l'insieme della deliberazione, in quanto se la stessa fosse stata presentata senza emendamenti noi ci saremmo semplicemente astenuti, ma contestiamo il fatto che - tramite un emendamento presentato dalla Giunta e non sufficientemente istruito attraverso l'iter normale della Commissione, quindi non mettendo in grado il Consiglio di avere gli elementi sufficienti se non la parola dell'Assessore che è rispettabilissima, però non è formalmente sufficiente sia stata apportata un'aggiunta.
Se però questa aggiunta non viene fatta ora in un modo che noi riteniamo improprio e verrà riproposta con un iter normale, cioè se la Giunta prepara una deliberazione per questi due Comuni seguendo un iter normale, noi ci comporteremo di conseguenza senza porre problemi di non partecipazione al voto o di uscita dall'aula. Chiediamo che sia tenuto fermo un criterio di procedura normale in questi atti. Non poniamo un problema relativo a tutta la deliberazione, ma solo alla questione dell'emendamento. Se è possibile trovare una soluzione in questo senso credo che tutti ne potremo trarre vantaggio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

Mi rendo conto che su un problema - mi si consenta - relativamente ridotto rispetto agli importanti problemi che insistono sulla politica regionale c'è una radicalizzazione. Posso capire che, a fronte di una posizione inizialmente rigida, ci sia un ragionamento in atto per cercare di venirne fuori, se posso cogliere il significato prudenzialmente di disponibilità e di intelligenza che viene espresso. Devo però dire che, al di là del mettere in dubbio la bontà e la legittimità delle dichiarazioni che la Giunta pone, noi abbiamo fornito elementi relativamente ai due Comuni attraverso la documentazione che ci è stata trasmessa. Si possono constatare danni nelle dimensioni già descritte che, nella fattispecie prevedono l'individuazione di danni a cinque aziende in un Comune e a sei nell'altro.
Per la verità, la II Commissione non ha compiti istruttori di analisi specifica, altrimenti potremmo fare la II Commissione presso l'Assessorato che ha istruito la pratica, perché l'Assessorato non ha portato documentazione di deliberazione o di reperti archeologici dei danni alluvionali. La Commissione ha preso atto delle cose che l'Assessorato ha comunicato attraverso la presenza del suo Caposettore, che sono le stesse cose che vi dice l'Assessore oggi in seduta di Consiglio regionale, con un particolare approfondimento su questi due Comuni, i cui danni sono anche stati quantificati sul piano finanziario e sul numero delle aziende.
Riteniamo che, se dovessimo proporre il provvedimento all'attenzione del Consiglio regionale stralciando queste due comunità, con ogni probabilità non riusciremo ad arrivare a deliberare; non mi pare nemmeno corretto nei confronti delle aziende che insistono su questa area territoriale metterle in una differenziazione di trattamento con le altre. Chiedo, in sostanza con tutta l'attenzione, la legittimità e la garanzia dei diritti dei Consiglieri, se i Consiglieri del Consiglio regionale oggi ritengano di assumersi la responsabilità di dire no, con un voto contrario o di astensione alle Amministrazioni comunali, ai cittadini, ai lavoratori e agli imprenditori delle aziende che insistono su Antignano, Asti Cantarana, Castell'Alfero, Celle Enomondo, Cisterna, Costigliole, Ferrere Maretto, Revigliasco, San Damiano, San Martino, Tigliole, Vigliano Villafranca, Canale, Govone, Montà, Montaldo, Monteu, Priocca, San Stefano Roero, Arona, Paruzzaro, Burolo, Mazzè, Volpiano, Trivero, Borgolavezzaro e Vespolate. Ciò considerato che peraltro, in precedenti due deliberazioni lo stesso percorso è stato fatto per altri Comuni purtroppo disastrati che hanno avuto danni alle attività private, all'agricoltura, alle aziende. Se i Consiglieri sentono di assumersi queste responsabilità, sono titolati a farlo. L'Assessore, la Giunta e i colleghi hanno dato tutte le risposte possibili, accogliendo anche il suggerimento attento evidenziato dal collega Chiezzi sulla base di un'analisi approfondita; abbiamo accolto e corretto un'indicazione genericamente espressa, nel senso che si proponeva alla II Commissione un elenco di Comuni che in quei giorni ci erano stati segnalati, che erano stati danneggiati e che hanno avuto poi l'istruttoria.
In tal senso noi presentiamo un emendamento alla deliberazione, avendo appurato che due di questi Comuni hanno anche attività produttive insistenti. Devo anche dire che per una serie di strani percorsi quest'anno la deliberazione è stata esaminata in sede di preinformazione in IV Commissione e in II Commissione, mentre la precedente era stata esaminata in termini definitivi solo dalla IV Commissione. Forse questo duplice esame (in IV Commissione per le attività produttive e in II Commissione per le attività urbanistiche di insediamento) ha creato ulteriori ritardi. Ho comunque dato tutti gli elementi possibili ed immaginabili; pregherei il Consiglio regionale di meditare e insieme concludere l'iter di un provvedimento che non è di fondamentale importanza per la storia della Regione Piemonte, ma rappresenta un tassello significativo per venti Comuni e per le loro attività produttive soprattutto in una regione che non sempre ha tanta fortuna e che in questo caso, certamente, ha avuto meno fortuna di altre dato il numero di attività danneggiate.



PRESIDENTE

A questo punto, valutati tutti gli aspetti e pur avendo presente l'esigenza e la competenza delle Commissioni di approfondire le questioni il Consiglio regionale è comunque sovrano. Si tratta di un emendamento come tanti altri, nei confronti del quale, probabilmente, se avessimo avuto più tempo per approfondirlo, avremmo anche trovato dal punto di vista filologico oltre che dal punto di vista dei contenuti una migliore collocazione. Tuttavia, prendiamo atto che in questo caso si tratta di un emendamento aggiuntivo; sottolineo che non è un problema di ritardi, perch basterebbe che, chi non condivide la posizione, chiedesse, come è stato richiesto, il ritiro dell'emendamento. Ciascun Gruppo assumerà le posizioni politiche che riterrà opportune, per cui ritengo che si possa procedere nella discussione ed approvazione della deliberazione. Si tratta di dare delle risposte a situazioni che inizialmente avevano elementi di valutazione insufficienti; un ulteriore approfondimento ha portato all'individuazione di due Comuni in un gruppo di sette, rispetto ai quali abbiamo visto esserci stata una distinzione sulla natura dei danni (all'agricoltura, all'industria, all'artigianato e al commercio).
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo, per valutazione autonoma - perché devo francamente confessare di non essere stato pienamente soddisfatto né dall'ultimo intervento dell'Assessore Cerchio e purtroppo nemmeno della sua conclusione - tenendo conto che su gran parte di questa deliberazione non avevamo obiezioni radicali, non partecipa al voto ma non si assenta dall'aula.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: aggiungere il mese di "agosto" nella parte dispositiva della deliberazione alla lettera a): "...omissis.., aventi calamitosi di giugno, luglio, agosto e settembre 1989" aggiungere nell'elenco dei Comuni (allegato A) alla provincia di Novara i seguenti Comuni: Borgolavezzaro 14-26 agosto Vespolate 14-26 agosto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri).
Passiamo alla votazione della deliberazione nel testo modificato che verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri).


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 1269: "Piano dell'area del Parco naturale dell'Argentera e della Riserva naturale speciale del popolamento di Juniperus Phoenicea di Rocca San Giovanni-Saben"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1269, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questo provvedimento è stato licenziato dalla Commissione consiliare competente all'unanimità. E' un provvedimento che attiene alla consuetudine della nostra attività di legislatori regionali, nel senso che il piano di un parco, uno dei tanti che abbiamo fatto in questi anni, è conseguente ad una deliberazione della Giunta regionale del 7/4/1987 e ad una successiva, con l'adozione del piano, del 15 marzo con cui si è provveduto all'esame di osservazioni al piano dell'area. In merito a questo provvedimento sono stati espressi tutti i pareri previsti dalle leggi che regolamentano la predisposizione e l'approvazione dei piani dell'area, in particolare dal Comitato Urbanistico Regionale e dalla Commissione regionale per la tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, in seduta congiunta, ed oggi viene proposto all'approvazione del Consiglio regionale.
Faccio osservare che questo piano, oltre che approvato ai sensi dell'art. 12 della legge n. 65, è anche approvato ai sensi dell'art. 1 bis della legge n. 431 (legge Galasso), quindi in questo momento stiamo approvando un piano paesistico.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Fondo di previdenza dei Consiglieri

Modifica alla legge regionale approvata in data 18/1/1990, relativa a: "Modifiche alle LL.RR. 23/1/1984, n. 9 e 18/12/1986, n. 57"


PRESIDENTE

In merito alla legge relativa al vitalizio dei Consiglieri regionali è stato fatto un approfondimento nel senso che è necessario precisare il rapporto tra pensione, età pensionabile e coefficiente. In base a quanto approvato ieri, il termine "ridotto" poteva essere interpretato come "chi va in pensione in età più giovane riceve di più di chi va in pensione in età più anziana". Quindi, ai sensi dell'art. 81, comma terzo, del Regolamento, il Consiglio può pronunciarsi sulla necessità di una modifica dei termini. In questo caso la modifica è: all'art. 2, sostituire le parole "ridotte" e "riduzione" rispettivamente con "determinate" e "determinazione".
Se non vi sono opposizioni, pongo in votazione questa modifica.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il punto 11) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1251 in merito al pagamento delle indennità ed interessi relativi all'acquisizione dell'area di proprietà del signor Riva Enrico.
Poiché l'Assessore Genovese non è presente, tale deliberazione è rinviata.
E' pure rinviato il punto 12) all'o.d.g. relativo alle comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione ESAP.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, vorremmo sapere presumibilmente quando sarà possibile discutere questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ieri ho parlato con l'Assessore Lombardi, il quale mi ha detto che la settimana prossima sarà in grado di dare una risposta.
Il punto 13) all'o.d.g. relativo alle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale anche in relazione agli argomenti di cui alle interrogazioni nn. 2033, 2036, 2055 e 2086 è rinviato.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Esame progetto di legge n. 555: "Proposta di modifica alla L.R. n. 47/87 Disciplina delle attività fieristiche" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 555.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRRARA Franco

Signor Presidente, approfitto per ricordarle che ieri, con lei e il Presidente della Giunta, avevo espresso l'opportunità di una comunicazione al Consiglio regionale in ordine all'incontro avvenuto con il Ministro sul problema dell'ACNA. E' un problema che suscita in questo Consiglio regionale grande interesse generale e che trova delle aggregazioni quasi unanimi su una certa posizione, piuttosto isolata rispetto ad un'altra.
Però, al di là di questo, è interesse di tutti sapere cosa è successo in questo incontro.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, posso dire che mi sono fatto carico di porre la questione al Presidente della Giunta, il quale a sua volta ha fatto presente all'Assessore Cernetti, che ieri era assente, l'esigenza da lei richiamata. E' stata data disponibilità a rispondere nella seduta della prossima settimana. L'Assessore Cernetti oggi ha dovuto assentarsi per impegni improrogabili e, d'altro canto, le decisioni che si attendevano ieri non ci sono state; ritengo quindi di poter accogliere la sua richiesta, collocandola nelle sedute della prossima settimana.



FERRO Primo

Non sono state prese decisioni, ma è stato predisposto un atto aggiuntivo.



FERRRARA Franco

Pare che questo argomento sia di grande interesse generale, non è quindi solo mio interesse avere informazioni. Prendo atto comunque che si vuole rinviarlo alla prossima settimana e che ci verrà detto qualcosa.
Entrando nel merito della legge da me richiamata in aula, dico subito che si tratta di una legge composta di due soli articoli, accompagnata da una breve relazione, per cui ritengo che il modo più utile per illustrare questo provvedimento sia leggere la relazione.
Il sistema commerciale piemontese sta attraversando un periodo di grave difficoltà in conseguenza sia della naturale trasformazione del settore stesso sia di nuove leggi che regolano il settore e che determinano anch'esse difficoltà. In questa prospettiva è necessario evitare situazioni di anomala concorrenza soprattutto in particolari periodi dell'anno.
Ad avviso del presentatore della proposta di legge, tenere fiere mercato nel mese e mezzo precedente le festività natalizie costituisce grave motivo di alterazione per il settore commerciale, il che deve essere evitato.
La legge in oggetto tende essenzialmente a questo obiettivo, e cioè impedire che nel periodo tra il 15 novembre e il 31 dicembre possano esistere circuiti alternativi al sistema commerciale tradizionale.
Credo che una legge così breve non meriti particolari illustrazioni perché si illustra dalla semplice lettura dei due articoli di cui è composta. Ritengo pertanto si possa passare direttamente all'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini.



MARCHINI Sergio, Assessore al commercio

La Giunta regionale conviene sull'affermazione che apre la relazione con la quale si sottolinea la difficoltà che vive il sistema commerciale piemontese in conseguenza di forti trasformazioni. Ritiene peraltro che questa situazione debba essere affrontata all'interno di una strategia globale articolata, che poco si concilia con iniziative di tipo settoriale specifico. Quindi questa legge in primo luogo, a mio modo di vedere, deve porre al Consiglio una questione: la compatibilità delle fiere - mostre mercato con il sistema commerciale, ma in generale, collega Ferrara. Io mi chiedo se gli inconvenienti determinati sul sistema commerciale torinese o piemontese dalle fiere in questo periodo dell'anno non siano, per esempio da misurarsi con gli inconvenienti che sicuramente producono nel periodo turistico, in cui le fiere - mostre - mercato vengono organizzate con funzioni di richiamo turistico e di socializzazione e che in una qualche misura turbano il normale modo d'essere del sistema commerciale. Il periodo turistico è caratterizzato da queste manifestazioni, le frequentiamo tutti come amministratori regionali e come cittadini; indubbiamente avvertiamo dappertutto questa situazione di disagio degli operatori locali che vedono la grossa manifestazione inserirsi in un periodo di particolare significato socio-economico rispetto alla loro funzione.
Ritengo quindi che questa legge possa trovare un sua misura nella misura - chiedo scusa del gioco di parole - in cui sa ricondursi ad una questione di carattere generale. Suggerisco quindi alla cortesia del Presidente del Consiglio di valutare insieme ai signori Consiglieri l'opportunità che la Commissione su questo faccia uno sforzo per inserire una modifica della legge n. 47 che riduca a governabilità questi fatti, ma nel loro complesso, facendo quindi la scelta di immaginare che il sistema delle fiere-mercato debba sostanzialmente, nel sistema del consolidato realizzarsi a certe condizioni.
Su questo è avviata una scelta politica che deve vedere il Consiglio concorde; si possono immaginare sistemi di governo che possono arrivare per esempio, al divieto in certi periodi o a delle limitazioni in altri. Ma una leggina, collega Ferrara, tendente a far prendere posizione alla Regione su una questione di iniziativa di una società a maggioranza assoluta regionale, mi pare un mostro giuridico. Quindi io sono a suggerire che questa legge ritorni in Commissione per verificare se esistono le condizioni - su questo la Giunta è apertissima, anzi coglie la sollecitazione del collega Ferrara con soddisfazione per un approfondimento, utilizzando lo spazio necessario, consultando le categorie e soprattutto le associazioni dei Comuni perché sono i Comuni che organizzano le fiere commerciali e non degli N.N. Si tratta di verificare in che misura questo processo vada modificato.
Qualora l'ipotesi di ritornare in Commissione per affrontare questo problema a tutto campo non dovesse trovare accoglimento in quest'aula, la valutazione che fa la Giunta è per un voto non favorevole, non sul contenuto perché è un problema aperto sul quale ci si deve pronunciare, ma ci sembra che il governo della Regione non possa, anche in termini processuali, accedere ad una leggina che tende sostanzialmente a sostituirsi a quello che poteva essere un atto di volontà politica che attenzione! - non doveva essere della Giunta, bensì delle stesse forze politiche che qui si pronunceranno in un certo senso o nell'altro attraverso i loro rappresentanti nella società.
Sarebbe paradossale che il Consiglio regionale vietasse una manifestazione che è considerata fondamentale da una società che ha come amministratore di maggioranza l'espressione di questo Consiglio regionale.
Ritengo possibile conservare l'obiettivo e portarlo a definizione giuridica. Conveniamo sulla preoccupazione che muove Ferrara, e cioè che il sistema delle fiere commerciali debba essere ripensato in modo che queste non siano un momento distorcente del momento commerciale della nostra collettività. Probabilmente la legge n. 47 va cambiata normando specificatamente questa materia con un riesame globale. Siamo disponibili ad un esame globale che governi questa questione specifica, che ha importanza particolare. Il periodo 1 novembre - 31 dicembre è sicuramente una fase particolarissima, però dovremmo verificare un momento il fatto di non volere che si faccia una manifestazione a Torino, perché forse questo potrebbe creare dei problemi in qualche altro Comune. Non lo so se i venditori di statuine in qualche paese dell'Ossola fanno la mostra mercato o se la fanno i madonnari.
Come Giunta ritengo che prima di pronunciarsi vietando le mostre mercato in un certo periodo dell'anno, si debba sapere quante sono le mostre mercato che si svolgono, se una, due, cinque o dieci. Questa è una legge finalizzata a vietare una manifestazione. La Giunta si potrà pronunciare quando la Commissione avrà prodotto atti che consentiranno alla stessa di pronunciarsi sul problema in generale. Quindi, in conclusione ripeto che c'è un giudizio positivo sulla preoccupazione sollevata dal collega Ferrara, il quale pone tale questione. La Giunta è disponibile a lavorare con il Consiglio al fine di esaminare globalmente la situazione individuando gli strumenti che riducano ad accettabilità quei fenomeni che vanno al di là dell'accettabilità. La questione segnalata dal collega Ferrara ha sicuramente superato la soglia dell'accettabilità. Come ricondurre questa manifestazione alla quale fa riferimento la legge a soglie accettabili è problema amministrativo, è problema di governo di una società ed anche problema legislativo. Ma la legge, per sua natura, collega Ferrara, ha almeno due aggettivi, generale ed astratta; questa invece consentimi, è specifica e concreta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Intervengo molto brevemente, Presidente, e anche un po' ironicamente.
Anche se molti dicono che ormai è sparito dalla storia, vorrei mutuare una frase di Marx per avviare questo discorso per l'ultima volta. Non è uno spettro che si aggira per l'Europa, ma si aggira in quest'aula, e questo spettro è dietro la leggina Ferrara e dietro la legge Expo 2000 e si chiama Promark. E' inutile che stiamo a girare intorno al bicchiere. Il Consiglio regionale non è ancora stato in grado di sciogliere tale questione. Ne abbiamo discusso più volte, siamo arrivati alla situazione assurda che questo spettro continua a girare, anche se nell'ultimo anno dal lavoro del nuovo Consiglio di amministrazione della Promark alcune novità importanti sono venute avanti anche per quanto riguarda il bilancio. Siamo arrivati al punto di votare all'unanimità un ordine del giorno con il quale si incarica la IV Commissione di tirare fuori dall'armadio questo spettro e di dire che cosa ne vogliamo fare. Non siamo stati in grado di dirlo, tanto meno lo dice oggi la Giunta.
Questi erano i nostri dubbi quando in sede di Commissione c'è stata la prima discussione sulla leggina Ferrara e altri dubbi in rapporto a questa e ad altre questioni li solleveremo a partire da lunedì, quando discuteremo della legge della Giunta su Expo 2000. Non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni avendo uno spettro di cui non sappiamo cosa fare, nel quale sono coinvolti la Regione, la Provincia, il Comune di Torino. Per questo primo motivo è inaccettabile la leggina che il Consigliere Ferrara chiede di mandare in discussione ed è limitativa e un po' confusa la proposta dell'Assessore Marchini, che non rimette in campo questo spettro e che dovrà obbligatoriamente rimettere in campo con la legge Expo 2000.
Voglio aggiungere un'altra questione. In questa legislatura il Piemonte ha fatto uno sforzo legislativo concreto. Siamo una delle poche Regioni ad avere approvato nel 1987 due leggi di settore, una sulle fiere, i mercati e i centri fieristici, l'altra sulla promozionalità del prodotto regionale artigianato e agricoltura (allora non potemmo scrivere la parola turismo perché ci sarebbe stata nella maggioranza una crisi). Due leggi che non sono a regime per motivi soggettivi, ma anche per responsabilità collettiva della Giunta. La colpa non è dell'Assessore Marchini, ma sta di fatto che queste due leggi giacciono nei cassetti dell'Assessorato. Probabilmente se avessimo messo a regime la legge n. 47 per la parte che riguarda le fiere e le manifestazioni fieristiche - su cui si fonda la Promark per ottenere i fondi, su cui poggiano i Comuni del Piemonte per delle manifestazioni che spesso sono in concorrenza e in rottura con l'ambulantato, con il commercio al dettaglio - se l'avessimo messa a regime, prima di cambiarla come propone l'Assessore Marchini, avremmo capito se il governo della materia da parte della Regione Piemonte era valido oppure no.
Non abbiamo niente in contrario a che la leggina torni in Commissione purché si tenga conto di questi due discorsi, altrimenti non si capisce dove si vuole arrivare. Il Consigliere Ferrara non pone una questione irreale, ma se non si sciolgono i nodi richiamati rischiamo di rendere ancora più difficile e complessa la materia in un settore distributivo ed espositivo così importante per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su questa proposta di legge credo sia opportuno da parte nostra dire due parole in ordine al metodo e al merito della legge.
Liquido immediatamente il metodo. Poiché mi stupiva che questa proposta di legge fosse arrivata in aula con un tale atteggiamento della Giunta, ho chiesto all'Assessore se la Giunta era stata interpellata in sede di Commissione su questa legge. Mi è stato risposto di sì e mi è stato anche risposto che la Commissione era orientata in senso negativo rispetto a questa legge; non avevo colto il fatto che era stata richiamata in aula ai sensi dell'art. 32 per decorrenza del termine.
Su questo punto posso soltanto dire una parola. Ieri ho ricevuto dal Segretario regionale del Partito repubblicano una lettera che, ovviamente per dovere di riservatezza, ometto di leggere nel merito, in quanto è indirizzata solo ad alcuni e non a tutti; questa lettera conclude chiedendo un incontro, onde verificare la sussistenza delle ragioni della solidarietà di maggioranza. Credo che le ragioni della solidarietà di maggioranza bisognerebbe non solo predicarle, ma anche praticarle.
Per quanto riguarda il merito di questa legge, credo che altri tre appunti debbano essere fatti. Come liberale devo dirvi che non mi piace proprio in termini di ordine generalissimo. Caro Guasso, c'è un altro fantasma che si aggira intorno a questa legge, ed è il fantasma del protezionismo che ad un liberale e nemmeno ad un repubblicano dovrebbe piacere, perché è una limitazione all'esercizio generale di libere attività come sono quelle commerciali. Quindi, prima di intraprendere una strada di questo tipo credo che, soprattutto per chi non ama il protezionismo per cultura e per radici ideologiche, bisognerebbe stare molto attenti a che siano veramente casi di necessità, di estrema necessità, e quindi si tratta di strade da percorrere con estremo rigore.
Proprio per questo è una proposta di legge un po' sospetta, perché il merito non si attaglia molto allo spirito che credo attraversi questa maggioranza, soprattutto laddove già in Commissione non c'era stato un orientamento molto favorevole. E poi, diciamo una cosa con estrema franchezza, perché queste cose non si dicono mai in quest'aula, ma è tempo di dirle: questa mostra non fa concorrenza proprio a nessuno, perché è di un livello talmente scadente che io credo che in un qualunque negozietto di periferia si trovi di meglio. Io ho avuto l'avventura o la sventura di visitarla, non si fa nome e cognome, ma credo che si sappia benissimo di quale mostra si parla. Mi sembra veramente scadente e di basso livello quindi, temere che commercianti seri ed accorti siano posti in difficoltà da questo tipo di mostra mi sembra eccessivo, mi sembra solo un fatto di facciata. Diciamole finalmente queste cose, anche queste cose hanno posto all'attenzione della Giunta e dell'Assessore il problema della Promark, il problema dell'organizzazione della promozione delle mostre all'interno della nostra Regione. Credo che tale problema troverà finalmente soluzione se il Consiglio consentirà, attraverso le iniziative che la Giunta, in particolare l'Assessore, in questo scorcio finale di legislatura proporrà al Consiglio.
Per carità, collega Ferrara, va tutto bene, ma ho l'impressione che lei abbia voluto sparare un petardo. Ne prendiamo atto, rimandiamolo in Commissione e inneschiamo finalmente quel processo non deflagrante, ma significativo e utile che io spero e credo che la Giunta avrà la forza di portare in fondo in questa legislatura, in un quadro complessivo in cui anche questi aspetti troveranno giusta collocazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Sta arrivando Carnevale e i petardi possono anche essere di moda in questo periodo. Noi crediamo che l'amico Ferrara abbia voluto lanciare una provocazione in un settore dove indubbiamente c'è da tempo fermento, non certo per responsabilità dell'Assessore Marchini, ma perché questo è un Assessorato sfortunato. Ha infatti avuto, in questa legislatura, una serie di vicende legate a fatti personali, purtroppo anche tragici, delle persone che si sono occupate di questa materia. Ciò non ha consentito alla Giunta nel suo complesso, e all'Assessore e all'Assessorato, di definire una politica compiuta in alcuni settori, perché le politiche venivano proposte ed iniziate e poi, cambiando l'Assessore, come sempre succede, si rivede un po' quanto fatto in precedenza, ma è giusto che l'Assessore porti all'interno di un programma e di un progetto le sue idee, le sue intelligenze, le sue professionalità, pur stando in un certo scenario definito da un programma generale della Giunta. L'Assessorato ha queste difficoltà e ha bisogno - e mi pare che l'Assessore Marchini stia facendo molto bene - di definire puntualmente alcuni programmi, alcuni progetti e alcune idee, razionalizzando la presenza e il ruolo della Regione. Questo vale per questo Assessorato, per questo ente strumentale, ma anche per altri pezzi della Regione, per altri enti strumentali. Con questo voglio dire che non possiamo più consentire che questi bracci operativi della Regione non rispondano alla politica che la Regione intende fare in un certo settore. Non possiamo più consentire che questi enti strumentali non siano sinergici agli obiettivi che la Regione si dà.
Il collega Ferrara ha voluto lanciare una provocazione, immagino che non sia una provocazione politica e quindi non credo sia uno di quei problemi sui quali occorre che il pentapartito si ritrovi, anche perché la solidarietà di maggioranza esiste, c'è e in maniera forte. Ma, ripeto poiché siamo in una società moderna, libera e democratica, è giusto che ogni forza politica possa esprimersi, esercitarsi anche nelle materie e nei settori dove più forti sono gli interessi nella società e magari si hanno delle pressioni e delle spinte maggiori.
Noi della Democrazia Cristiana, per la responsabilità che abbiamo siamo tra quelli che ritengono che ciò debba avvenire sempre all'interno di un disegno complessivo, ma soprattutto mantenendo il rapporto, come sempre facciamo, all'interno della coalizione. Quindi non darei alcun significato particolare alla provocazione del Consigliere Ferrara, il quale ha voluto porre il dito su un aspetto, ma più in generale ci collochiamo sulla posizione espressa dall'Assessore. Riteniamo che questa sia una materia sulla quale la Commissione, ma la Regione nel suo complesso, la Giunta per la sua responsabilità ed il Consiglio, si deve collocare. E' un settore in movimento forte e propositivo per la spinta che oggi la Giunta e l'Assessore hanno dato, in particolare per quanto riguarda l'attività promozionale e l'attività fieristica; è in piedi una serie di proposte importanti che dovrebbero riorganizzare questo settore. All'interno di queste proposte c'è l'Ente Fiere, il ruolo di Promark, il ruolo della Regione, di programmazione e coordinamento, nonché la politica della Regione. Riteniamo che questa legge, come viene proposta oggi, sia un modo per mettere il dito su un problema e che possa rientrare nello scenario complessivo della politica regionale; lasciamo all'Assessore la responsabilità di organizzare, nelle prossime settimane, una serie di azioni legislative amministrative di indirizzo e coordinamento che sta preparando. Ci riconosciamo in queste e quindi invitiamo l'amico Ferrara e soprattutto il Partito repubblicano a rientrare in questa logica (siamo certi che egli voleva solo sollevare un problema), logica complessiva che ha sempre presieduto il lavoro del pentapartito di questa Giunta. La Giunta continuerà ad operare in termini di collegialità e soprattutto di sforzo di non parzializzazione dei problemi, ma di divisione complessiva dei problemi. Se noi spezzettiamo, non facciamo certo gli interessi della società piemontese. In questo senso ci rimettiamo alla proposta che farà la Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRRARA Franco

Signor Presidente, occorrono alcune precisazioni. La prima è che questa proposta di legge non si pone minimamente in contrasto con l'attività dell'Assessorato al commercio né della Giunta. L'Assessorato al commercio ha operato bene, e non lo dico come atto di piaggeria in questo momento.
Credo che ci si stia muovendo rispetto ai problemi del settore commerciale del mondo fieristico e promozionale in modo corretto, quindi il mio atteggiamento non è da considerarsi come conflittuale rispetto alla politica della Giunta. Qualcuno ha parlato di petardi in periodo di carnevale. Se è un petardo, fa molto rumore e non fa male. Quindi non si chiede una verifica né la solidarietà di maggioranza rispetto ad un petardo; si chiede una verifica e solidarietà di maggioranza quando non si tratta di un petardo, ma di una bomba. Allora, se scoppia una bomba, credo che qualcuno abbia diritto di chiedere una verifica.
Su queste cose il problema della solidarietà di maggioranza non si pone neppure, quindi non è che si pratichi in un modo e si predichi in un altro.
Il petardo fa rumore e uno lo sente. Sono abbastanza soddisfatto di quanto è avvenuto qui questa mattina e della risposta dell'Assessore Marchini, il quale si è fatto carico del problema e ha detto che il problema esiste e deve essere regolamentato in un ambito più generale. Questa legge non ha un nome ed un cognome soltanto, per cui individuarla solo con un nome o un cognome mi pare eccessivo, anche se certamente si va ad individuare la cosa più evidente di questo periodo. Il problema c'è e l'Assessore Marchini ha dichiarato la sua disponibilità ed il suo interesse a che venga affrontato in Commissione e risolto di comune accordo con la Giunta. Credo di avere abbondantemente raggiunto l'obiettivo che volevo.
Chiedo che questa proposta di legge venga rinviata in Commissione in attesa che si chiarisca qualcosa e il problema venga avviato a soluzione insieme e d'accordo con la Giunta. Da lunedì incominceremo a discutere seriamente dell'ente fieristico quindi, mentre si affronta questo problema che è un problema importante e significativo, si potrà affrontare anche qualche tipo di regolamentazione dell'attività delle fiere-mercato. Queste ultime sono oggettivamente dei circuiti anomali in concorrenza sleale rispetto al circuito normale del sistema commerciale, credo dunque che debba essere affrontato e risolto. Chiedo che questa legge venga rinviata in Commissione in modo da poter affrontare l'intero problema congiuntamente al sistema fieristico più in generale che andremo ad affrontare nei prossimi giorni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini.



MARCHINI Sergio, Assessore al commercio

Signor Presidente, la Giunta non può che apprezzare la disponibilità del collega Ferrara, anche se deve ritenere (come Ferrara stesso ha detto) che questa sua disponibilità sia non solo un atto di cortesia, ma un risultato politico acquisito e soprattutto la presa d'atto della consapevolezza generale del Consiglio su questa materia e della disponibilità ad affrontarla.
Peraltro sono state poste alcune questioni rispetto alle quali la Giunta ritiene di doversi minimamente fermare, anche perché sono anticipazioni rispetto alle quali un minimo di chiarezza va fatta.
Il collega Guasso ha anticipato una conclusione in termini di bilancio Promark diversa da quella degli anni passati. L'Assessore si è premurato nella giornata di ieri di chiedere al Presidente qualcosa di più rispetto a quello che abbiamo sentito dire, e anticipa al Consiglio che le informazioni in ordine all'andamento del bilancio saranno comunicate in calce, anche come elemento di risposta che l'Assessore deve ad interrogazioni giacenti. Probabilmente, legando le due questioni, vi potranno essere alcuni elementi di insoddisfazione che, per larga parte, ci vedono d'accordo. Guarda caso sono probabilmente le cose che hanno consentito una sostanziale modifica della situazione economica di Promark: in parole povere, la morale del ragionamento che faremo è che è difficile fare le nozze con i fichi secchi oppure avere, come diceva Malagodi, la moglie ubriaca e la botte piena. Quindi è evidente che se Promark recupera capacità imprenditoriale, libertà di movimento e spregiudicatezza perseguirà dei risultati economici; se deve stare all'interno di griglie strette, evidentemente, i risultati economici saranno diversi. Se uno strumento regionale persegue un'attività per certi versi non condivisibile magari spregiudicata, evidentemente ciò va a discapito dell'immagine regionale. Ma da questo canale occorre uscire: non si può pensare di avere una società, che per sua natura deve perseguire dei profitti, all'interno di maglie strette che richiedono dei comportamenti che non siano quelli che deve avere una società per azioni, che è una società che deve tendere a fare profitto. Se Promark non deve più stare in questa logica, bisogna modificarla.
Voglio però anticipare ai colleghi Consiglieri che anche se l'Assessorato ha avuto delle vicende difficili a livello di vertice, nel senso che le persone si sono succedute qualche volta in modo traumatico, la società è andata avanti, ha posto dei problemi e ci ha costretti a lavorare.
Anticipo al Consiglio che l'Assessore in questo caso sente il dovere anche in termini di correttezza verso l'ex collega Turbiglio, di portare a conclusione in questa legislatura tutte le questioni aperte. Non vogliamo lasciare nella storia del nostro Partito e del nostro Gruppo anche soltanto la parvenza che il debito dovuto ad una persona che soffriva sia stato pagato dalla collettività. L'Assessorato ha presentato la legge sul centro fieristico molti mesi prima che venisse portata in Commissione e quindi approvata dalla Giunta; contestualmente alla messa in discussione finale del centro fieristico in aula ci sarà un documento di ragionamento sulle sorti che si può immaginare Promark debba affrontare. Ci saranno alcune ipotesi che non saranno da noi sciolte, ma per qualche misura saranno sciolte in quanto saranno le uniche compatibili con la decisione che andiamo a prendere sul centro fieristico. Quindi, la questione Promark verrà affrontata ed assunta come elemento di responsabilità da questa Giunta prima che questo Consiglio si sciolga.
In ordine alla materia più complessa della promozionalità, devo dire al collega Guasso che l'Assessorato ha avviato l'iniziativa, che per larga parte è già negli atti ufficiali della Regione, di costituire l'Osservatorio, il quale però, nella logica della Giunta, è soprattutto un recupero di capacità di lavoro dei funzionari. L'Osservatorio è quindi un servizio supportato dai rapporti con il mondo esterno attraverso una Consulta molto flessibile e che, soprattutto, si avvale permanentemente dell'apporto di enti strumentali di carattere scientifico e di ricerca come l'IRES e il CSI. E' evidente che, considerate le interrelazioni esistenti tra i comparti artigianali e quello turistico, noi abbiamo immaginato che far crescere la capacità di interrelazione diretta dei funzionari con il mondo esterno avvalendosi di enti strumentali qualificati non dovesse essere ridotto alla promozione, ma dovesse trovare le sue specificazioni nei due segmenti di cui si occupa l'Assessorato: quello commerciale e quello artigianale. E' auspicabile pensare che la nostra Regione sarà la prima ad avere l'Osservatorio sull'artigianato: ci sono le risorse, il percorso è abbastanza definito e lo porteremo in aula.
Contestualmente, per sottrarre il commercio da questo clima di tutela ma di verifica più puntuale, l'Assessorato porterà in questa legislatura all'esame della Giunta, e confidiamo del Consiglio, la costituzione della Conferenza permanente sul commercio. Anche se questa è solo materia delegata, riteniamo che non possa vivere senza un puntuale raccordo con la società civile, anche qui filtrato attraverso enti strumentali.
Sostanzialmente, immaginiamo di lasciare l'Assessorato con un sistema di funzionari organizzati e finalizzati alle tre tematiche specifiche con momenti di rapporto e di conoscenza con la società civile molto puntuali e molto raccordati, il tutto supportato dai Centri di ricerca.
L'Assessorato ritiene di concludere in termini doverosi questa sua esperienza e, personalmente, anche non soltanto per rispetto di me stesso e del Consiglio che ha ritenuto di incaricarmi di questa funzione, ma per il debito personale al quale facevo riferimento.
Esiste l'ultima questione relativa alla grande distribuzione.
L'Assessorato, sia pure in tempi abbastanza stretti, ha elaborato un'ipotesi di ripensamento di una posizione che è nata dalla cultura di quindici anni fa, che si è tradotta in una deliberazione dieci anni fa, che ha visto le prime deliberazioni attuative cinque anni fa e che avverte le prime ricadute significative oggi. Quindi, non si farà troppa colpa all'Assessorato se arriva all'interno della legislatura ad immaginare uno strumento profondamente diverso rispetto a quello che la cultura di quindici anni fa aveva immaginato. Quindi, anche sulla materia della grande distribuzione l'Assessorato è nelle condizioni di portare in Giunta un ragionamento che probabilmente può produrre una deliberazione di modifica sia pure in ordine a questioni puntuali, della deliberazione del 1980.
Paradossalmente, si diceva che è stato lanciato un petardo per fare rumore; direi invece che è stata accesa una candela per fare luce nel buio.
Se questa nostra ragione di confronto può essere stata utile al Consiglio per incominciare ad immaginare qualche scenario sul quale verrà investito a tempi stretti e all'Assessore per avere tratto ulteriori argomenti di convinzione dell'esigenza assoluta di portare a maturazione questa questione, sicuramente questa candela ci piace. Questa luce accesa non certo nel buio, ma sicuramente in una situazione di non chiarezza è stata utile per tutti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 555.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Caccia

Esame proposta di deliberazione n. 1289: "DGR n. 213-33418 Interpretazione sull'ammissibilità dei rinnovi di azienda faunistico-venatoria in via di eccezionale sanatoria relativa al mero profilo del ritardo nel pervenimento delle domande" (rinvio)


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 1289, di cui al punto 19) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore alla caccia

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, spero che le informazioni che mi accingo a dare possano portare un contributo alla discussione di oggi o di quella che faremo prossimamente. Innanzitutto vorrei incentrare l'intervento sull'interpretazione di un articolo del Regolamento, quindi non si tratta di sanatoria, ma di interpretazione dell'art. 5 del Regolamento in cui si dà un termine per la presentazione delle domande dei rinnovi delle aziende faunistico-venatorie; nello stesso Regolamento non è specificato in modo chiaro ed inequivocabile se questo termine sia da intendersi perentorio od ordinatorio. Questo fatto ha ingenerato equivoci da parte delle aziende e vi sono state delle aziende che hanno presentato domanda con un solo giorno di ritardo rispetto ai sei mesi di anticipo interpretati dall'Assessorato in modo restrittivo, così come indicato nella deliberazione. In parole povere, si tratta del Regolamento regionale n. 671 che fa carico alle aziende di anno in anno di fare domanda e di farla almeno sei mesi prima della scadenza annuale. Abbiamo avuto quattro aziende, in province diverse (Biandrate, Labianca, Fontana Cappa Colombare), che hanno presentato le domande con ritardo; tuttavia, essendo aziende che occupano dieci-quindici dipendenti, vi è un interesse pubblico da parte dell'amministrazione di tenere conto di questo fatto occupazionale. Con l'aiuto dell'Ufficio legale della Regione si è cercato di preparare una deliberazione che rafforzasse l'interpretazione dell'art.
5, stabilendo chiaramente che il termine non è genericamente ordinatorio come potrebbe apparire da una prima lettura, ma è un termine a pena di decadenza. Ecco perché si è pensato di dare una sanatoria solo per quel periodo, in modo da non far saltare l'anno. In effetti, questi signori non esercitano più alcun diritto, come non l'hanno esercitato nell'anno 1989 perché vi è un altro articolo, sempre a norma del Regolamento, al punto 8) che dice: "Nel caso di mancato rinnovo, qualora il concessionario abbia interposto ricorso oppure non vi siano decisioni, l'area rimane vincolata dalle tabelle". Siamo quindi in una situazione in cui il Consiglio deve decidere qual è l'interpretazione da dare, perché in questo caso le aziende sono quattro, più le due che hanno interposto ricorso. Se non si procede con la sanatoria, dovrebbero ripetere tutto l'iter, il che significherebbe ripartire da zero come se fossero aziende nuove. Ciò significherebbe ripresentare tutta la documentazione, la carta planimetrica, l'elenco nominativo dei proprietari, l'elenco nominativo dei concedenti, il consenso dei proprietari, un'altra relazione tecnica e infine convocare la Consulta regionale per la tutela della fauna e della caccia; in sostanza, sarebbero da valutare come domande nuove. E' un argomento che già in passato ha avuto delle interpretazioni di forma, quindi è necessario - questa è la sostanza della deliberazione della Giunta che viene proposta - dare un'interpretazione certa, per cui all'art. 5 si intende il termine di sei mesi a pena di decadenza, cosa che attualmente non è scritta. Così facendo consentiremo a queste sei aziende di non interrompere l'anno 1989, ma solo meramente ai fini burocratici. Non si tratta di sconvolgere nessun principio generale, ma in modo particolare si tratta di dare più chiarezza a quello che potrebbe essere l'intendimento e soprattutto l'interpretazione autentica del Consiglio. La Giunta l'ha vista in questa ottica e appunto in questa ottica si tratta di cercare di semplificare le cose. Non avendo noi scritto con precisione se si intende il termine come ordinatorio o perentorio, avremmo risolto il problema anche nell'eventualità che questo Consiglio non volesse o volesse in qualche modo modificare questa deliberazione, perché - ripeto - permane l'area, permane il diritto degli aventi titolo; vi è quindi questa situazione abbastanza abnorme che dovrebbe essere valutata. Riteniamo che sia una deliberazione di interpretazione tecnica che non va ad inficiare nessun principio generale della caccia. Si tratta di dare sicurezza dal punto di vista burocratico amministrativo su come l'Amministrazione regionale si debba comportare in merito.



PRESIDENTE

La deliberazione verrà discussa in una prossima seduta, secondo quanto stabiliranno i Capigruppo.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,05)



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