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Dettaglio seduta n.222 del 10/01/90 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I lavori del Consiglio regionale dell'anno 1990 riprendono con una seduta straordinaria dedicata alla questione relativa all'ACNA di Cengio che sarà aperta da una comunicazione dell'Assessore Cernetti. Tale riunione straordinaria è stata richiesta dal Gruppo comunista ai sensi dell'art. 26 dello Statuto ed è stata accolta. In un primo tempo sembrava che potesse arrivare successivamente alle decisioni che il Comitato Stato Regioni avrebbe dovuto assumere entro il 7 gennaio, ma è tuttora in corso un lavoro di accertamento, quindi è una questione ancora del tutto aperta sulla quale pacificamente si è convenuto di arrivare entro la fine del mese per determinare le conclusioni. Il dibattito di oggi pertanto si inserisce opportunamente nel dibattito più generale sulla questione ACNA, per la quale i giornali annunciano che oggi a Roma ci saranno incontri tra il Ministro Ruffolo e i rappresentanti degli enti locali della Valle Bormida annunciano inoltre che verranno qui altri rappresentanti dell'Associazione.
Ieri i Presidenti dei Gruppi hanno esaminato la richiesta di iscrivere la proposta di legge n. 449 firmata dai Consiglieri Staglianò, Fracchia Moretti, Ala, Bonino, Gallarini, Ferro ed altri e di rinviarla ad un approfondimento che dovrà poi essere fatto in Commissione. E' una proposta di legge in cui si indicano norme per la chiusura dell'ACNA, per la bonifica e la rinascita della Valle Bormida e lo sviluppo dei livelli occupazionali ed ambientali compatibili.
Questi sono i temi della riunione straordinaria odierna.
Alle ore 14,30 sono convocati i Presidenti dei Gruppi per ordinare i lavori del Consiglio regionale di qui alla conclusione della legislatura.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito alle "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerchio, Croso Dardanello, Maccari, Masaracchio, Mercurio, Minervini, Olivetti, Petrini Valeri e Vetrino.
Il Consigliere Valeri è in congedo perché è mancata la sua mamma. A nome del Consiglio esprimo la più viva partecipazione al suo profondo dolore.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

e) Sentenza di giudizio di legittimità costituzionale


PRESIDENTE

Annuncio con soddisfazione che con la sentenza di giudizio di legittimità costituzionale della legge regionale del Piemonte avente per oggetto: "Impiego sperimentale di detenuti in semilibertà per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente", è stata vinta la causa che la Regione Piemonte ha opposto di fronte al Consiglio di Stato sulla eccezione di legittimità posta dal Governo circa il diritto di utilizzare i detenuti in semilibertà per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente.


Argomento: Questioni internazionali

f) Comitato regionale di solidarietà con il popolo rumeno


PRESIDENTE

Durante le feste natalizie si è costituito un Comitato, composto dai rappresentanti dei Gruppi consiliari e dalla Giunta, che ha preso in esame una serie di interventi volti ad esprimere solidarietà umana alla tragedia che sta vivendo il popolo rumeno.
Questa mattina si è svolta una nuova riunione nel corso della quale sono stati messi a punto gli interventi da sviluppare. Tali interventi hanno consentito di poter verificare l'operatività del lavoro della Regione, quindi anche in questo campo vi è stata una presenza significativa per la quale è stato manifestato da parte della comunità rumena il più vivo e sentito ringraziamento.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti i problemi dell'ACNA e della Valle Bormida; esame ordine del giorno n. 735; iscrizione all'o.d.g. e rinvio del progetto di legge n. 449: "Proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale al Parlamento nazionale: norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e la rinascita della Valle Bormida e per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili"


PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Cernetti per svolgere una comunicazione relativa alla questione ACNA.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò una stringata relazione in quanto non vi sono importanti novità rispetto all'ultima da me svolta in questo Consiglio regionale e conclusasi con un ordine del giorno. La validità di questo Consiglio è data dal fatto che precede date e scadenze estremamente importanti, quali la scadenza dell'ordinanza del Ministro all'Ambiente Ruffolo di chiusura di sei mesi per l'ACNA, ed altre scadenze come le risoluzioni e le decisioni che saranno discusse nei giorni 18 e 19 dal Governo e dal Parlamento. La Regione, alla vigilia di queste importanti scadenze, ha sentito la necessità di ribadire il proprio punto di vista sull'ACNA. Vorrei avvisare i colleghi che toccherò i principali punti tecnici, mi soffermerò sulla situazione a tutto il 5 gennaio 1990, e distribuirò ad ogni Consigliere gli allegati tecnici relativi ai punti che andrò a toccare. Gli argomenti che tratterò saranno i seguenti: collaudo opere di contenimento impianto Re-Sol piano di bonifica del sito ACNA piano di risanamento della Valle Bormida piano di monitoraggio protocollo aggiuntivo a quello (non sottoscritto) del 16/9/1988 diossine.
Per quanto riguarda il collaudo delle opere di contenimento: non ci sono state modifiche consistenti rispetto alle posizioni precedenti, noi però insistiamo su un punto ben preciso, che è quello che emerge dalla risoluzione parlamentare. Per quanto riguarda il muro di contenimento del percolato non ci accontentiamo di quella che potremmo chiamare la verifica di una corretta esecuzione del progetto. Non ci interessa sapere se l'opera è stata fatta secondo il progetto, non ci interessa la verifica corretta di un progetto sulla carta, a noi interessa che questo muro di contenimento del percolato dimostri nel tempo l'effettiva capacità di contenere il percolato stesso. L'équipe dei collaudatori a livello ministeriale ha detto che questo tipo di collaudo non potrà che essere fatto nello spazio minimo di un anno. Tutti capiscono cosa c'è dietro a questo tempo relativamente lungo, secondo cui l'ACNA difficilmente potrebbe ulteriormente resistere alla chiusura. Per essere ben precisi noi ribadiamo e siamo dell'avviso della risultanza della posizione parlamentare che riferiva testualmente: "impegnava che il collaudo abbia accertato la tenuta e la continuità del sistema di contenimento del percolato". Ribadisco ancora che il gruppo dei collaboratori asserisce appunto che il tempo è di circa un anno. Su questo punto noi siamo assolutamente fermi. A mio avviso è il punto principale assieme all'impianto dell'inceneritore. Per quanto riguarda l'impianto dell'inceneritore c'è qualche novità: proprio ieri un'équipe formata da tecnici liguri e da tecnici piemontesi, cosa ottenuta dopo defatiganti insistenze, ha prelevato campioni di quegli stoccaggi di rifiuti, che noi riteniamo siano tossico-nocivi, che verranno esaminati congiuntamente dai laboratori delle UU.SS.SS.LL. di Cuneo e di Savona.
Generalmente la Liguria non ammette che questi campioni vengano esaminati congiuntamente con il Piemonte. L'esame tenderà ad accertare che si tratta di rifiuti, peggio ancora se sono tossico-nocivi, al fine di rendere evidente il fatto che quello che si va costruendo e che si vuol fare intendere un impianto di produzione e di riciclaggio che va a recuperare dei fosfati in realtà è un inceneritore. I fosfati scherzosamente li chiamiamo sale da cucina: non si spendono decine di miliardi per andare a recuperare un materiale che si trova a costo bassissimo sul mercato. Se noi riuscissimo a dimostrare che questo è un inceneritore di rifiuti, con ogni probabilità di rifiuti tossico-nocivi, e non un impianto di produzione, si ricadrebbe sotto la legge n. 441, art. 5, il che comporterebbe l'esigenza di una valutazione di impatto ambientale non come quella che viene fatta adesso che riguarda solo l'emissione in atmosfera, a rigore di legge noi dovremmo impegnare tutti gli enti locali coinvolti a dare assenso o dissenso nella conferenza e secondo la legge dovremmo chiedere per prima cosa la valutazione di impatto ambientale sul sito. Noi prima ancora del progetto contestiamo il sito. Potremmo anche concordare sulla necessità di un impianto di smaltimento di rifiuti e anche di rifiuti tossico-nocivi perché in qualche modo bisognerà pure smaltirli, ma noi contestiamo per prima cosa il sito perché non accettiamo che ancora una volta il sito sia al confine tra la Liguria ed il Piemonte, messo sul territorio ligure dove noi come Piemonte non possiamo avere competenza, ma il sito va ad inquinare e ad incanalare le proprie emissioni ancora una volta in territorio piemontese nella Valle Bormida che, lunga e stretta come è, si assorbirebbe a mo' di camera a gas tutti i fumi che sarebbero immessi da questo inceneritore.
Ancora qualche breve notizia in materia.
Per smaltire solo quanto è stoccato oggi nei lagoons a questo inceneritore occorrerebbero quattro anni; per smaltire quello che oggi è stoccato in questi lagoons più i rifiuti che quotidianamente produce l'ACNA a produzione attuale occorrerebbero dieci anni; con l'incremento di produzione previsto occorrerebbero addirittura vent'anni di lavoro dell'inceneritore soltanto per lo smaltimento dei rifiuti ACNA e in questo si nasconde un grave pericolo perché già ora i teli impermeabili, messi a pavimentazione di questi lagoons che contengono questi rifiuti tossico nocivi in parte, perdono e subirebbero altro deterioramento con l'andare del tempo e soprattutto con il passare di tutti questi anni, ma già perdono oggi andando ad alimentare le emissioni di percolato di cui tutti quanti noi conosciamo bene le vicende.
Per riassumere, noi ci opponiamo e vogliamo che questi prelievi vadano a dimostrare che questo è un inceneritore di rifiuti, peggio ancora secondo noi, ma dobbiamo aspettare le analisi di rifiuti tossico-nocivi.
Pertanto la valutazione di impatto ambientale non va fatta come viene fatta ora molto superficiale solo sui fumi, ma va fatta incominciando dal sito che noi per prima cosa contestiamo per le ragioni che ho detto.
Terzo punto: "Bonifica del sito ACNA". La bonifica del sito ACNA dovrebbe trovare posto nel protocollo aggiuntivo, quello cui accennavo prima, il protocollo del settembre 1988 che la Regione non ha firmato, che prevedeva cento e più miliardi per tutti quanti quei progetti di garanzia che l'ACNA doveva andare ad attuare per poter continuare la produzione l'ACNA aggiungerebbe la bonifica del sito. Anche su questo noi abbiamo forti dubbi, soprattutto perché ancora non conosciamo l'entità di quelli che sono i rifiuti in effetti stoccati sotto l'ACNA, intorno l'ACNA, dove sorge l'ACNA, a nostro parere sorge su una collina di rifiuti tossico nocivi, non ne conosciamo però ancora la consistenza anche perché come voi tutti sapete l'area da bonificare è in gran parte sotto sequestro. Ora voi capite che se si trattasse di andare a bonificare pochi metri cubi la cosa sarebbe più credibile, ma il fatto che dovremmo andare a bonificare, con ogni probabilità, milioni e milioni di metri cubi, questo veramente diventa molto meno credibile e non sappiamo come possa essere possibile, con l'ACNA così com'è, andare a bonificare tutto quanto quello che sta attorno e tutto quello che sta sotto lo stabilimento dell'ACNA stessa. Prima di parlare di bonifica dell'ACNA e perché la stessa sia resa credibile, dobbiamo andare a vedere quanti sono i milioni di metri cubi che devono essere modificati perché oggi come oggi ci pare un'impresa veramente ciclopica e non è nemmeno prevedibile dire quanti anni ci si impiegherà per questo tipo di bonifica.
Per quando riguarda il quarto punto "Piano di risanamento della Valle Bormida", come tutti voi sapete il Ministero ci aveva inviato un piano che è andato sotto il nome di piano Ansaldo, perché era stato l'Ansaldo che aveva scritto questo piano che prevedeva una parte di risanamento, ma che prevedeva anche degli stanziamenti per la rinascita della Valle in senso socio-economico. Noi come Regione avevamo sostanzialmente detto no a questo piano e l'avevamo riscritto con il contributo della Finpiemonte.
Questa nostra riscrittura del piano di disinquinamento e socio-economico della Valle Bormida è stato mandato a Roma. Non abbiamo ancora ricevuto dal Ministero una riscrizione corretta di quello che noi continuiamo a chiamare il piano Ansaldo. Oggi ci viene annunciato che ci sarà trasmessa entro il 22 di questo mese.
Per quanto riguarda il "Piano di monitoraggio" - tutti voi siete ormai esperti, e se queste parole prima erano abbastanza ostiche ora sono entrate nel linguaggio comune cioè di controllo attento e assiduo di tutto quanto avviene nell'ACNA e intorno all'ACNA, vorrei dire che l'Assessorato ha tenuto fermi i propri impegni e che dai primi giorni di gennaio il piano di monitoraggio è in vigore ed è entrato in fase operativa. Come voi sapete noi avevamo ottenuto uno stralcio dal Ministero di circa 23 miliardi, di cui una parte per le bonifiche di Castellazzo Bormida e di Saliceto, mentre circa 3 miliardi vanno per il monitoraggio; noi abbiamo già attivato UU.SS.SS.LL. e tutto quello che era possibile attivare; questo piano di monitoraggio è già operativo, anzi l'Assessorato proporrà la pubblicazione e la divulgazione di un "Bollettino di monitoraggio ambientale della Valle Bormida", il cui primo numero potrebbe già essere disponibile entro la fine del corrente mese, questo perché la popolazione sia regolarmente informata di ogni e qualsiasi controllo, di ogni e qualsiasi parametro rispetto alle varie emissioni dell'ACNA stessa: mi pare questo un documento di informazione quanto mai importante e quanto mai necessario.
Per quanto riguarda poi il protocollo aggiuntivo, del settembre 1988 quello che la Regione Piemonte non ha sottoscritto, annunciamo un altro slittamento perché l'ACNA ha chiesto di far slittare di otto mesi le varie scadenze circa l'adeguamento dei progetti ai micro-inquinanti: il che significa, detto in parole povere, che per otto mesi inquina ancora come ha sempre inquinato e che i tempi che si era data in questo protocollo aggiuntivo, che la Regione non aveva firmato, non li rispetta e sono ulteriormente slittati.
Per ultimo, il settimo punto: il problema delle diossine. Appena era uscita la notizia che nel sottosuolo dell'ACNA era contenuta della diossina io riunii subito consulenti della Regione Piemonte, professori dell'Università e del Politecnico; da un'analisi di quanto era avvenuto e da un'analisi di tutti i documenti della Sea Marconi risultò molto chiaramente - e feci in tal senso una dichiarazione anche alla televisione e attraverso i giornali - che non risultano presenti le diossine in misura minimamente allarmante: questo è quanto è emerso anche dalle analisi fatte dal Ministero della Sanità, perché su dodici campioni esaminati solo su due sono state riscontrate delle tracce di diossina. Tracce molto inferiori ai limiti suggeriti dalla Commissione Tossicologica Nazionale. Per dirla in parole povere, secondo i parametri che noi prendiamo, o trecento volte inferiori alla soglia di pericolosità o addirittura mille volte inferiori alla soglia di pericolosità. In effetti, dice, la diossina è come se emergesse dal fatto di bruciare qualche copertone.
Ribadisco: questi sono gli elementi tecnici che devono stare alla base di ogni e qualsiasi giudizio politico, però il giudizio politico che trae le conclusioni deve essere necessariamente un giudizio più globale. Inoltre dico che non abbiamo bisogno di dimostrare la presenza di diossine; è sbagliato attestarci su qualcosa che è esagerato e strumentale per dire che l'ACNA va chiusa. Non abbiamo bisogno di questo; e vorrei, al termine di questi dettagli tecnici, esprimere anche il giudizio politico della Giunta in coerenza con gli atteggiamenti che la Giunta ha sempre tenuto: il nostro giudizio inequivocabile è: "no alla riapertura dell'ACNA, no per quello che l'ACNA è" prima di tutto, perché si è dimostrata "inaffidabile", ha continuato a far promesse "non mantenute". E vorrei anche qui essere precisa: ho assistito ad Alba ad una riunione domenica scorsa, e dico che dovremmo guardarci anche da certe "strumentalizzazioni" perché è "gabbare" la popolazione, è farla assistere ad uno scenario di passerelle, che non è ammissibile! Questo lo voglio proprio sottolineare. Quindi la nostra posizione resta inequivocabile ed è un "no". Un no non come ho sentito dire ad Alba: "perché non è compatibile la produzione chimica con l'ambiente".
Noi siamo convinti che, con l'innovazione tecnologica oggi, anche la produzione chimica può essere compatibile con l'ambiente. Non abbiamo alcun interesse ad andare a dire "no" in nome dell'ambiente ad ogni tipo di produzione chimica; anche perché la produzione deve continuare, tutti noi ci avvantaggiamo della società dei consumi e il benessere che ha creato, e nessuno di noi intende ritornare indietro. Però noi la riteniamo compatibile - e guai se non fosse così - quando può trattarsi di una fabbrica nuova, ma l'ACNA non è affidabile né per quello che è, ma nemmeno per quello che è stata, perché l'ACNA sta accumulando veleni da centosei anni. Oggi, come dicevo, sorge su una collina di rifiuti tossico-nocivi, e non riteniamo possibile rendere l'ACNA compatibile con l'ambiente.
Per questo volevo ribadire la decisione unanime della Giunta: il nostro "no" ad una riapertura dell'ACNA. Per questo noi ci adopereremo e, conforme a come andranno le decisioni parlamentari o governative, useremo tutti i mezzi legali a nostra disposizione per tutelare la popolazione della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, abbiamo sentito la relazione dell'Assessore all'ambiente la quale ha detto cose più o meno note.
Credo che nel momento in cui illustriamo questa mozione sia opportuno svolgere alcune considerazioni sugli sviluppi che sta assumendo la vicenda ACNA. Noi siamo preoccupati per le decisioni che verranno assunte il giorno 24. Mi pare che alcuni contatti e alcune lettere, reciprocamente inviate tra il Presidente dell'Enimont e il Ministro Ruffolo, lascino presagire una soluzione non certamente positiva.
Ma non è solo per questo che siamo preoccupati. Siamo preoccupati anche per le cortine fumogene che in questa fase vengono messe in campo.
Non mi riferisco solo alle cose dette durante le manifestazioni, ma a quello che alcuni tecnici sostengono, ripetutamente in questi giorni sui giornali, circa il fatto che il problema ACNA non è più un problema tecnico, ma è un problema politico. Che cosa sottintende questa valutazione che viene buttata in campo da qualche tecnico, peraltro schierato? Forse si vuol far credere che il sito in cui è installata l'ACNA è stato analizzato e ne sono stati valutati tutti gli aspetti? Non credo sia così anzi non è così. Tuttavia c'è un elemento di verità nell'affermazione che viene fatta da qualche tecnico perché, in qualche modo, la scelta è di carattere politico.
Capisco le reprimende dell'Assessore Cernetti nei confronti di qualche atteggiamento demagogico verificatosi alla manifestazione di Alba. Ma sarebbe opportuno che chi lancia strali di questo genere, che sono giustificati, fosse altrettanto corretto. Non capisco il motivo per cui l'Assessore, dopo aver svolto la relazione, sia uscita dall'aula. Si direbbe che non le interessi ciò che esprimono le forze politiche. Come atto di protesta starò in silenzio sin quando l'aula non avrà l'onore di avere presente l'Assessore.



PRESIDENTE

Consigliere Ferro, l'Assessore Cernetti è stata chiamata dai giornalisti per un'intervista.



FERRO Primo

Come diceva poc'anzi il Presidente, questo è un posto di passaggio dove si viene per cantare la propria "messa", dopodiché fuori si fanno le cose che contano! Io non lo accetto!



PRESIDENTE

L'Assessore è rientrato. Assessore, la prego di restare in aula perch è importante la sua presenza.
Consigliere Ferro, prosegua il suo intervento.



FERRO Primo

Credo vi sia un elemento di verità nelle cose che dicono i tecnici, nel senso che si tratta di una scelta anche politica.
In questa scelta politica i margini di discrezionalità politica, che sono offerti alle singole forze, sono molto stretti. In tutti questi anni l'operato del Ministro Ruffolo in particolare, e quello del Governo nel suo complesso, ha ristretto in modo notevole i margini di possibilità per quanto riguarda le forze politiche. Cerco di essere più chiaro: noi non rimproveriamo al Ministro Ruffolo di avere tentato in tutti i modi di rendere l'ACNA compatibile con l'ambiente. Non è questo il punto.
Riteniamo infatti che sia dovere di un Ministro della Repubblica, prima di assumere decisioni gravi e dolorose, tentare tutte le strade per vedere se è possibile un recupero dell'ambiente con l'occupazione. Quello che invece rimproveriamo al Ministro è di avere individuato un percorso dove sono stati commessi due errori politici non indifferenti.
Il primo errore consiste nell'aver tentato esclusivamente il percorso della compatibilità e di non avere predisposto un percorso parallelo che potesse anche arrivare alla conclusione che l'ACNA doveva e deve essere chiusa. Un percorso parallelo avrebbe significato affrontare immediatamente i problemi occupazionali della zona; molto probabilmente avrebbe significato ridurre sensibilmente gli elementi di tensione politica e sociale che da due anni quella zona è costretta, suo malgrado, a sopportare.
Il secondo errore è quello di aver affrontato la questione ACNA esclusivamente sul lato dell'emergenza per tentativi. C'è stata una prima chiusura determinata da un'emissione di ammoniaca; c'è stata una seconda chiusura determinata dalla scoperta dei percolati che entravano nel fiume.
Si può dire tutto quello che si vuole, ma parliamoci chiaro, Assessore! In tutti questi anni non sono stati fatti studi propedeutici rigorosi e completi per dare una risposta al fatto se l'ACNA sia compatibile o meno con l'ambiente.
Si è parlato anche di Re-Sol. Ricordo però che vi è una risoluzione della Camera che parla di cicli di produzione. In questi sei mesi avrebbero dovuto essere valutati gli impianti e i cicli di produzione. In questi sei mesi si è discusso di percolato e di Re-Sol, ma non mi risulta che sui cicli di produzione siano stati fatti grossi approfondimenti al di là di qualche valutazione, peraltro con molte disquisizioni sui modelli matematici, sulle emissioni dei camini.
Il secondo errore è quello di aver affrontato la questione dell'ACNA unicamente dal punto di vista delle emergenze, ma, a nostro avviso, in modo deludente. Quando qualcuno di noi si è presentato sulla riva del fiume nei momenti della chiusura della ditta, è stato mortificante trovarsi di fronte a qualche sindacalista che andava in giro con i progetti relativi alla tenuta, i progetti di barriera che l'ACNA aveva predisposto, che venivano venduti come la soluzione di tutti i mali. Fa bene l'Assessore Cernetti a parlare di chimica pulita, è una grossa scommessa per il futuro, al di là dell'ACNA. Per anni ci siamo dibattuti attorno alla questione del nucleare.
Sul nucleare c'era un ente, l'ENEA, che provvedeva a fornire i dati: forse li sbagliava anche, però comunicava dei dati ufficiali sui quali era possibile confrontarsi. In questo caso invece i dati sono di provenienza ACNA; sulla loro ufficialità nessuno ci giura, lo si fa perché dato che ci sono si mettono le mani avanti, ma anche perché gli approfondimenti sono stati prevalentemente fatti dall'ACNA. Le Commissioni tecnico-scientifiche che si riuniscono a Roma per valutare e controllare i progetti, magari con il microscopio, non conoscono la Valle Bormida, e questi dovrebbero essere i decisori, da un punto di vista tecnico, del futuro della Valle! Questi due errori hanno oggi un impatto devastante.
Ho sempre avuto una profonda stima nei confronti del Ministro all'Ambiente in quanto studioso, ma ne ho assai meno del Ministro all'Ambiente in quanto Ministro. Ho la sensazione che, comunque si concluda questa vicenda, il Ministro Ruffolo perda la faccia. La perde perché, nel percorso forzato a cui ci ha costretti, ha commesso due scorrettezze gravi.
La prima riguarda la questione dei micro-inquinanti. Come si fa ad accettare il principio secondo cui si decide che una soglia di micro inquinanti (scientificamente molto discutibile, basta leggere i verbali delle riunioni in cui si decideva su questo) da 0,1 passava ad 1? L'ACNA diceva che nello 0,1 non ci stava! Ci sono trentacinque microinquinanti di cui sedici mutageni e/o cancerogeni! Come si fa ad accettare una cosa del genere senza conoscere gli effetti sinergici e gli effetti di tossicità cronica? Questo è inaccettabile.
La seconda questione è quella dell'inceneritore. Siamo di fronte ad una caparbietà inammissibile. L'inceneritore è costruito dalla ditta Lurgi. La ditta Lurgi non si è mai sognata, nei suoi progetti dell'inceneritore, di chiamarlo "impianto industriale", lo chiama "inceneritore". Invece per il Ministro Ruffulo e per l'ACNA è diventato un impianto industriale.
L'Assessore parlava di quattro, dieci o vent'anni, dipende da come lo si usa. C'è però un altro aspetto: quell'inceneritore è, come dicono i tecnici, un impianto "modulare", il che vuol dire che il giorno in cui non recupererà più i solfati verrà usato per altri scopi, ovviamente nel settore chimico. L'ACNA appartiene a un ben definito gruppo economico l'Enimont, quindi è facile capire quali potranno essere gli effetti dell'uso dell'inceneritore per altri scopi in quella zona.
Inoltre sarebbe interessante sapere quando l'ACNA ha spedito le ultime specifiche tecniche alla Commissione per lo studio di valutazione di impatto ambientale. L'ACNA non aveva le specifiche tecniche: per disporne ha dovuto ricorrere alla ditta Lurgi (che lo considera "inceneritore") e quindi spedirle alla Commissione nazionale. Sarebbe interessante conoscere la data in cui ciò è avvenuto; siamo di fronte ad una valutazione di impatto ambientale che è approssimativa, che non tiene conto degli artt. 4 e 5 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del dicembre 1988. Non si tiene conto della realtà dell'ambiente circostante e si fa una valutazione unicamente sull'impianto senza tener conto del fatto che quella è una realtà sconquassata: è come se si facesse un impianto nel Sahara dove non c'è densità demografica e non ci sono fonti di inquinamento.
Questo è inaccettabile! Queste sono le scorrettezze emerse; ce ne sono forse altre che bisognerebbe capire ed altre che possono anche essere sommerse.
Ritengo che la Regione abbia fatto bene a defilarsi, a non firmare il protocollo d'intesa e nemmeno quello aggiuntivo. Tuttavia - mi consenta l'Assessore - io cado dalle nuvole quando sento dire che il piano di risanamento è stato riscritto e inviato a Roma. Cado dalle nuvole nel senso che noi non abbiamo mai saputo che cosa contenesse la riscrittura del piano di risanamento. In questa riscrittura che parere si dà sui reflui in Liguria? Mi risulta che la Regione Piemonte abbia dato un parere positivo.
Ci sono quindi delle scorrettezze a livello nazionale, ma anche a livello regionale, quanto meno nei rapporti tra Giunta e Commissione consiliare competente, che vanno ovviamente valutate.
Non mi soffermo sulle considerazioni fatte dall'Assessore circa la barriera, le ritengo pertinenti e giuste. Devo però rilevare il fatto che numerose perplessità sono state esposte dal Servizio Geologico Nazionale rispetto alla capacità di tenuta di quella barriera. Non voglio entrare nel merito di cose che almeno da parte nostra vengono condivise; noi a questo punto riteniamo che si debba porre fine a questa questione attraverso la chiusura definitiva dello stabilimento. Solo attraverso la chiusura definitiva dello stabilimento è possibile rimuovere problematiche come quella dei micro-inquinanti; forse è possibile risolvere il problema della bonifica del sito, questione ancora tutta da definire dal punto di vista tecnico, perché purtroppo allo stato attuale dei fatti non si sa bene quali tecniche debbano essere adottate per bonificare una zona come quella.
La nostra mozione chiede quindi la chiusura definitiva della stabilimento ACNA; chiede che vengano utilizzate le risorse necessarie per la bonifica del sito; chiede ancora di adottare i provvedimenti necessari per salvaguardare i livelli occupazionali. Credo che il ritardo del Governo, nel percorrere una strada più corretta rispetto ai problemi anche di carattere sociale che quella zona presenta, debba essere recuperato.
Sono previsti dalla legge finanziaria nazionale 150 miliardi per la cassa integrazione verde, cominciamo quindi ad attivare questi finanziamenti attraverso una forma di cassa integrazione per i lavoratori dell'ACNA. E' una delle cose che secondo noi la Regione Piemonte deve chiedere. Questo non risolve naturalmente il problema, è una misura transitoria, si tratta poi di garantire gli sforzi del Governo, della Regione Liguria e anche della Regione Piemonte che da questo punto di vista, almeno per quanto riguarda alcuni Sindaci, si è dimostrata disponibile per assicurare nella zona una reindustrializzazione.
Sulla base di queste tre richieste vengono a porsi in termini perentori altre due questioni. La prima è quella di bloccare i lavori di costruzione dell'inceneritore Re-Sol, chiudere anche questa questione sottolineando l'errore, la scorrettezza politica del Ministro nel momento in cui insiste sul fatto di considerarlo un impianto produttivo.
La seconda questione è bloccare il convogliamento di parte dei reflui verso la Liguria perché riteniamo che un problema come quello dell'ACNA purtroppo oggi debba essere rimosso alla radice e non attraverso pannicelli caldi che continuano a creare insicurezza nelle popolazioni e problemi che proprio perché tali, non risolvono a fondo le questioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi e Assessore, per prima cosa mi permetto di rilevare che c'è un errore nella sua relazione laddove afferma che non ci siano novità. Per il Consiglio regionale del Piemonte auspico che novità rispetto agli atti già compiuti nel mese di novembre, non ce ne siano, cioè auspico che il Consiglio oggi riaffermi la chiusura definitiva dello stabilimento e il voltar pagina rispetto a una storia non più accettabile.
Però le novità ci sono: il Ministro dell'Ambiente, on. Ruffolo, pare abbia già venduto la pelle dell'orso prima che l'orso sia stato catturato. Così abbiamo letto tutti quanti sui giornali che la riapertura dello stabilimento viene data per certa dai dirigenti dell'Enimont nonché dalle Organizzazioni sindacali liguri. Il tutto è stato generato dalla decisione del Ministro dell'Ambiente di recarsi direttamente a Cengio a benedire i lavori che sarebbero stati compiuti negli ultimi mesi. E' andato semiclandestinamente attuando un comportamento indegno per un Ministro della Repubblica, perché quella visita - come è stato sottolineato opportunamente dai Sindaci della Valle Bormida, dall'Associazione Rinascita e da diverse forze politiche - è stata e resta un'iniziativa di parte.
Indegna per un Ministro che dovrebbe stare al di sopra delle parti.
Come lei sa, signor Presidente, insieme al collega Ala avevo richiesto venerdì 5 gennaio 1990 l'audizione urgente, presso la VII Commissione del Consiglio, dei professori Specchia e Ostacoli che sono stati indicati dalla Regione Piemonte nel Comitato tecnico-scientifico. Oggi, 10 gennaio, non posso che rammaricarmi per il fatto che quella richiesta da noi avanzata non sia stata accolta. Signor Assessore, sarebbe stato interessante non soltanto ricevere i documenti all'ultimo momento (mezz'ora fa) - di cui pure la ringraziamo, però così come è avvenuta la consegna dei documenti non ci consente di potere entrare nel merito - ma anche poter porre domande ai tecnici che hanno visionato i lavori. Assessore, le rivolgo una domanda chiedendole cortese risposta nella replica se lo riterrà opportuno: l'Assessore ha ascoltato questi tecnici? Ieri, insieme ad altri colleghi ho posto questa domanda nella riunione dei Capigruppo. Abbiamo ascoltato dire dal Presidente Beltrami che l'Assessore non avrebbe ascoltato questi tecnici, i quali però, richiesti dagli organi di informazione, hanno espresso le loro opinioni in merito. Non posso che rammaricarmi doppiamente per questa mancata audizione.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Sta parlando delle diossine?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sto parlando dei sopralluoghi che sono stati fatti lo scorso 21 dicembre sul sito dove si stanno svolgendo i lavori. Quel sopralluogo è stato oggetto di considerazioni anche nel Comitato nazionale. Ho scorso l'elenco dei materiali che l'Assessore ci ha consegnato, vi è anche un verbale della seduta del Comitato tecnico-scientifico del 21 dicembre. Sono documenti che leggeremo. Nessuno di noi è Napoleone, non riusciamo a fare contemporaneamente quattro cose: adesso stiamo dibattendo, se ci fosse stata data l'opportunità di interloquire in Commissione con i professori Ostacoli e Specchia probabilmente oggi saremmo un tantino più avanti. Per voglio procedere nel ragionamento perché penso ci siano cose significative che si possono già dire.
Per restare sul piano delle considerazioni politiche debbo aggiungere che il Ministro Ruffolo pare sia alla ricerca spasmodica di sponde politiche nell'area ambientalista. Pare - non ho elementi certi al riguardo, ma penso ci sia un qualche fondamento nella cosa che si sia lamentato per l'accoglienza ricevuta alla sua visita semiclandestina a Cengio ed abbia fatto visita a qualche santuario romano ambientalista. Si è letto, in queste ultime settimane, di impianti sperimentali: che poi si traducono nell'apertura di qualche reparto (tre per la precisione), nella costruzione di qualche inceneritore di piccola taglia, nell'affidare alla Montedison il cosiddetto risanamento, cioè la cosiddetta ginnastica ad ACNA aperta degli ecofurbi. Su queste linee per il futuro ad essere fra i più attivi pare ci sia anche un deputato piemontese del Partito socialista l'on. Borgoglio. Mi pare siano opinioni legittime, mi pare si possa affermare che da questa parte rispondiamo che su quella impostazione n Ruffolo né nessun altro troverà ascolto. Viceversa se Ruffolo insiste su questa linea di mistificazione della realtà - come è stato già sottolineato opportunamente dal collega Ferro prima, e sarebbe un grande peccato si costruirebbe con le proprie mani la sua Caporetto politica, a proposito dell'ACNA.
Penso che debbano essere sottolineati alcuni fatti nuovi che sono già stati oggetto di osservazione da parte dell'Assessore e del collega Ferro.
Si è parlato dei muri di contenimento del percolato. Al riguardo non posso che ribadire quanto abbiamo già affermato l'ultima volta che ci siamo ritrovati sull'argomento qui in quest'aula: la tenuta di questi muri è praticamente impossibile per ragioni intrinseche, come ha scritto, il 24 agosto, il Servizio Geologico Nazionale, che non è composto da quattro ragazzini scapestrati che non sanno quello che dicono. Non voglio ritornare su questa cosa, perché è stata già detta. L'Assessore e il Presidente della Giunta partecipando assiduamente a tutte le riunioni nazionali dovrebbero far notare come sia stata elusa la continuità dell'opera muraria nel senso che ci sono sovrapposizioni tra vecchio e nuovo che (stando alle prove documentali che sono in possesso - e che anche io ho potuto consultare dell'Associazione dei Sindaci) non garantiscono minimamente la tenuta del percolato. Non soltanto c'è bisogno di aspettare un anno per vedere se l'opera alla fine risulta efficace, ma l'opera, già da queste prove, risulta assolutamente inutile per i fini per i quali era stata concepita! Potrei dilungarmi su questo aspetto, ma non voglio tediare nessuno d'altra parte questa non è una riunione tecnica, mentre invece se ritorneremo in Commissione e se vi sarà la possibilità di sentire i tecnici del Politecnico di Torino in quella sede potremo ritornare più opportunamente sull'argomento. Mi limito ad aggiungere al riguardo che contrariamente a quanto prevedono le deliberazioni della Camera dei Deputati, non soltanto non c'è saldatura tra le vecchie barriere (che non hanno trattenuto nulla, come ben sappiamo) e quelle nuove, ma le nuove non sono state immarnate, non sono state incastrate dentro la marna argillosa così come era stato prescritto, e anche di questo ci sono le prove. Anche questi, Assessore, sono fatti nuovi. E sono fatti nuovi non soltanto sul piano politico, ma anche sul piano fattuale e poi a proposito della diossina si possono girare e rigirare come si vogliono i dati per quanto riguarda la sua interpretazione, ma noi abbiamo avuto un moto di indignazione interiore rispetto alle mistificazioni a cui abbiamo dovuto assistere nelle settimane scorse.
Ci è stato spiegato da alcuni tecnici che la diossina contenuta nel percolato dell'ACNA deve essere parametrata a valori più elevati perché non riguarda l'acqua di fonte. Ma noi sappiamo che la diossina non è solubile per cui, una volta che si libera dal luogo dove è temporaneamente trattenuta, finisce nell'acqua di fonte, finisce nel fiume Bormida, finisce laddove le acque giungono. Penso davvero che l'Assessore abbia ragione quando dice che non c'è bisogno di aggiungere la diossina per arrivare alla chiusura dell'ACNA perché la situazione è già di per sé sufficientemente grave. Ma noi non possiamo tacere su questo ulteriore elemento di gravità.
Non so se la Regione abbia davvero fatto tutta quanta la sua parte attraverso i suoi tecnici di fiducia, ad esempio per segnalare dove effettuare la ricerca della diossina. Testimonianze ci dicono come nelle ultime settimane ci siano stati strani movimenti di terra intorno ad un reparto chiuso agli inizi degli anni '70. Si è andati ad indagare lì per vedere se c'è la diossina? Mi fermo qui a proposito dei fatti nuovi e delle considerazioni politiche e ribadisco le nostre conclusioni. Su questo non possiamo che registrare con soddisfazione tutti i passi avanti compiuti da due anni a questa parte in questa assemblea, quando era addirittura proibito nominare quelle quattro lettere che compongono la sigla ACNA, nel senso che non era scritta da nessuna parte. Abbiamo fatto passi avanti, non abbiamo ancora raggiunto l'obiettivo: il nostro obiettivo, l'obiettivo di tutti, è la chiusura definitiva dello stabilimento. Il blocco di questo impianto Recupero Solfati oggi è il vero nodo strategico tra il vecchio e il nuovo nelle intenzioni dell'ACNA, nelle intenzioni dell'avvocato Necci, così come abbiamo avuto occasione di ascoltarlo al piano di sopra nell'incontro dello scorso ottobre. Non possiamo accettare che venga messo questo cuneo l'impianto Re-Sol, per garantire la continuità produttiva dell'ACNA, così come - ci è parso di capire il Ministro Ruffolo sarebbe benevolmente intenzionato a considerare. Quindi siamo per la chiusura definitiva, per il blocco del Re-Sol, per la messa in sicurezza del sito individuando un punto di strato marnoso compatto e infine siamo per il risanamento. Risanamento che non può essere delegato all'Enimont, come da qualche parte, non so bene di quale parrocchia politica, si tende ad accreditare. Assessore, sarebbe come affidare le pecore al lupo! Voi li vedete gli agenti della Securitate indagare sulle atrocità di Ceaucescu? Saremmo su quello stesso piano. In questo senso mi domando perché si è fatto passare tanto tempo per convalidare la nomina di un tecnico di fiducia segnalato dall'Associazione l'ing. Veglio - su cui c'era stato un pronunciamento formale da parte della Commissione consiliare competente anche per poter avere occhi diretti su quanto si va discutendo e decidendo a Roma.
E poi, Presidente Beltrami, posso rifarle questa domanda che ho già fatto a novembre? La Giunta che cosa ha fatto per il piano di rinascita della Valle Bormida, così come avevamo deliberato in quest'aula un anno e mezzo fa? A che punto è lo stralcio sul piano di sviluppo? Non voglio leggere nelle intenzioni e non voglio fare considerazioni fuori luogo. Non so se la Giunta ha lavorato o non ha lavorato; il Consiglio non ne è a conoscenza, per cui gradirei, e credo gradirebbe tutta quanta l'assemblea dal momento che mancano una sessantina di giorni malcontati alla fine del nostro mandato, avere una risposta in proposito, se la Giunta ha fatto qualche cosa in merito. Alcune proposte alternative sono già state messe sul tavolo: mi riferisco alla proposta di legge firmata da un ampio schieramento del Consiglio regionale richiamata prima dal Presidente Rossa e su cui ci soffermeremo dopo. Attraverso questa via credo si possa trovare l'unità e la concordia di tutti e si possa giungere a sigillare, non soltanto chiudere, i rubinetti dei veleni per aprire un'altra pagina di civiltà, anche economica oltre che sociale nella Valle Bormida, e per rendere giustizia ai Valbormidesi che l'attendono da qualche decennio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Cernetti per una precisazione. Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei fare una precisazione perché sia più facile seguire il dibattito anche per la popolazione presente in aula: l'esperto Veglio indicato dagli enti locali è stato assunto dal Ministero solo dietro pressioni continue e quotidiane dell'Assessorato all'ambiente, il quale non solo non ha posto remore, ma ha effettivamente tallonato e sollecitato il Ministero all'Ambiente ad assumerlo, inserirlo nel Comitato tecnico-scientifico ed è stato accolto. Ho dato la notizia domenica durante la manifestazione di Alba.



FERRO Primo

Siccome mi risulta che ci troviamo di fronte a più mozioni, è buona norma che prima di tutto vengano illustrate le mozioni per consentire poi ai singoli Consiglieri di collocarsi.



PRESIDENTE

Saranno i presentatori a valutare il momento in cui riterranno di illustrare o non illustrare gli ordini del giorno e le mozioni presentate.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Quando si attiva un dibattito di questo genere non si può rimanere silenziosi di fronte al fatto che, per l'ennesima volta, in questo Consiglio regionale si sta assistendo al tentativo di accogliere le istanze che provengono dalla società, in questo caso della Valle Bormida, però alle stesse si risponde con un'interpretazione funzionale. In questi anni c'è stata una dissociazione di comportamento di molte forze politiche rispetto a quanto si diceva negli incontri con la popolazione ed i Comuni e quello che poi si riusciva ad ottenere nel quadro di riferimento decisionale istituzionale. Volutamente ho partecipato molto poco alle assemblee che si sono tenute (pur avendo contatti diversi) proprio perché mi dà molto fastidio la facilità con la quale alcuni hanno strumentalizzato questa situazione. Si era detto che le condizioni nelle quali si opera sono inequivocabili e, per il fatto che quel sistema produttivo è una fonte diretta ed indiretta di inquinamento, il problema del disinquinamento non può che passare almeno attraverso due decisioni: la chiusura immediata dello stabilimento e l'avvio di una fase di bonifica del sito. Anche a chiusura dello stabilimento il sito avrebbe continuato ad essere inquinante. Avevamo anche detto che la chiusura dello stabilimento era da sviluppare parallelamente a un adeguato piano di sviluppo e rinascita della Valle Bormida, da un lato per garantire uno sbocco di occupazione ai lavoratori che, con la chiusura dello stabilimento, si sarebbero trovati senza lavoro, e dall'altro lato per dare una prospettiva alternativa di sviluppo economico e sociale di quell'area. Ci fu risposto che c'era un processo diverso da seguire. Si arrivò persino al punto di proporre, in questo Consiglio, di chiudere certe fasi produttive e lasciarne altre. Se allora ci fosse stata un'azione determinata del Consiglio regionale nel suo insieme per portare avanti parallelamente l'obiettivo di chiusura risanamento ed investimento per lo sviluppo, probabilmente oggi saremmo in una situazione di minore difficoltà: non dico di superamento delle difficoltà, ma di minore difficoltà. E' bene richiamare queste cose, perch oggi siamo ancora una volta messi di fronte al fatto che mancano i dati.
Ritengo non ce ne sia bisogno perché, avendo provato a sospendere la lavorazione dello stabilimento per qualche decina di giorni, si è visto che l'inquinamento continuava. Non c'è una soluzione nella fase di inquinamento. E' provato che su quel sito non solo non può più essere continuata la produzione, ma non può neanche essere ripensato, in termini diversi e più moderni, un aggiornamento del ciclo produttivo funzionale ad un'azione del minore inquinamento possibile. Non c'è possibilità di trovare su quell'area soluzioni produttive alternative, tanto più stando nel campo della chimica. L'unico investimento è quello di uno stabilimento che avvii il processo di disinquinamento di quell'area. E' l'unica possibilità produttiva in grado di garantire in prospettiva questo. Credo si stia giocando in termini molto equivoci. Non mi affido più di tanto alla cosiddetta tecnica e scienza, dopo aver visto che sulla questione del nucleare le relazioni degli esperti pur essendo utili non sono per fondamentali in una decisione. Sta al potere politico, sulla base di conoscenze acquisite e delle scelte che lo stesso intende compiere sviluppare delle proposte. Siamo di fronte al fatto che l'Enimont continua a spendere miliardi. La domanda che un comune cittadino si deve porre è questa: come è possibile che un imprenditore, che ha il diritto-dovere attraverso gli investimenti, di acquisire a certe condizioni un tornaconto possa pensare di investire a fondo perduto fior fiore di miliardi in un'area sulla quale in prospettiva potrebbe essere decisa la chiusura dello stabilimento? Il fatto che l'Enimont continui a spendere i soldi in questo senso fa prefigurare che il Governo, o chi per esso, abbia deciso che quello stabilimento, magari ripensato e rivisto, non possa continuare ad operare su quel sito. Allora la discussione assume anche un carattere etico e non solo politico. L'Assessore ha detto: "Siamo per la chiusura, siamo per la bonifica". Tutte cose importanti. Ma, Assessore Cernetti, non le viene il dubbio che altri livelli politici invece abbiano già deciso diversamente e che noi veniamo utilizzati come una testa d'ariete per sfondare tetti di investimento e di stanziamenti pubblici per garantire la continuità di quel sistema produttivo che è incompatibile con la situazione attuale e con quella futura del risanamento della Valle Bormida? Questa domanda è fortemente inquietante e chiedo alle forze politiche, che hanno un peso a livello nazionale, a partire da quelle della maggioranza, che in questo Consiglio regionale siano chiare, e si abbia la certezza che si stia operando dal punto di vista tecnico, imprenditoriale e politico, per svolgere un lavoro serio di oggettività al termine del quale le decisioni siano "le più oggettive possibili". Oppure si sta operando in un quadro di riferimento tecnico, imprenditoriale e politico che porterà comunque inevitabilmente a mantenere in piedi uno stabilimento magari parzialmente rifatto a livello di sistema di ciclo produttivo? Questa è la domanda di fondo.
L'Associazione per la rinascita della Valle Bormida si è trovata molte volte a fronte di netti e recisi assensi rispetto alle proprie posizioni ma via via si è trovata ad essere sfogliata come un carciofo ogni volta che pareva avere acquisito impegni fondanti, anche solo di carattere parziale.
Anche noi come Regione, che abbiamo assunto posizioni forti e precise abbiamo visto rimettere in discussione le cose che parevano già acquisite.
C'è stata quindi l'ambiguità del potere politico centrale, in particolare del Governo, di non garantire le procedure tecniche e politiche affinché vi siano tutte le garanzie della maggiore obiettività possibile. Ho questo fermo dubbio; ecco perché detesto personalmente le assemblee fatte con i pubblici amministratori. Non mi sento di parteciparvi perché ogni volta che si partecipa a queste assemblee si ricevono promesse precise da parte dei partecipanti e cavalcamenti di ogni sorta. Chi svolge un serio lavoro di base e di partecipazione, che comprende anche l'esigenza di trovare la salvaguardia di una certa risposta di carattere istituzionale, non pu accedere a tale disponibilità fino a quando non si ottiene il risultato acquisito. Penso che il risultato acquisito sia quello di ottenere una decisione di chiusura, di risanamento del sito e l'avvio di un processo di investimento reale di un piano di rinascita; fino a quando non si otterrà questo non ci sarà alcuna garanzia della serietà e della coerenza a tutti i livelli del processo di decisione di carattere prettamente politico. Non possiamo nascondere che i dati tecnici da anni sono più che sufficienti per dire che in quella situazione non ci sono le condizioni per proseguire un sistema di carattere produttivo di quel livello. Non c'è bisogno di aspettare collaudi, neanche ulteriori ricerche ed approfondimenti, quella è la realtà che si vive ogni giorno! Solo ieri abbiamo incontrato un gruppo della Valle a proposito del drammatico problema relativo al rifornimento degli acquedotti. Come possiamo nasconderci dietro un quadro di illustrazioni tecniche quando il problema, dal punto di vista tecnico, è chiarissimo ed è totalmente sviscerato? Anche perché teniamo conto che storicamente quella condizione è realmente vissuta da decine di migliaia di cittadini. Il problema è trasferire questo in una decisione.
Chiedo alla Giunta, in questo caso all'Assessore Cernetti, e alle forze politiche che sono al governo, se sono in grado di garantire che al termine delle cosiddette fasi - che ritengo superflue, ma per le quali si è voluto ulteriormente procedere - vi sia la garanzia che la decisione venga presa sulla base di dati oggettivi. Questa garanzia non la ritengo credibile, da parte delle forze politiche, fino a quando non verrà attivato concretamente il decreto che proceda su questa strada. Non vorrei che qualche settore di amici carissimi della Valle Bormida, che si sono così seriamente battuti si desse in questa fase a particolari ottimismi, oppure si collocasse, in alcuni settori, in facili disponibilità ad assensi predeterminati. Il discorso è purtroppo ancora tutto drammaticamente presente e tutta la responsabilità sta nelle forze politiche e nel quadro istituzionale, che devono assumere le decisioni senza nascondersi più dietro a questioni di carattere tecnico o procedurale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo in primo luogo dare atto e ringraziare l'Assessore Cernetti per la relazione che ha svolto questa mattina. Nell'ordine dei tempi che abbiamo trascorso in quest'aula, forse è una delle prime volte nelle quali l'Assessore, chiaramente e con schematicità, ha definito alcune linee che il nostro Gruppo ritiene importanti. Devo però aggiungere alcune considerazioni non tanto per migliorare la nostra conoscenza sul problema dell'ACNA, ma perché restino agli atti e credo sia importante - alcuni documenti che il Partito della Democrazia Cristiana ha elaborato in quest'ultimo periodo, partendo anche da una lettera aperta inviata alla DC (non so se è stata inviata anche ad altri Partiti; a dir la verità non so nemmeno se questo documento effettivamente sia giunto al nostro Partito, è stato comunque stampato quindi presumo sia pubblico) nella quale sono state fatte alcune considerazioni da parte degli abitanti della Valle Bormida riferite in particolare ad atteggiamenti del Partito della DC che meritano una risposta perlomeno per quanto ci riguarda almeno da parte del nostro Gruppo consiliare.
Nell'elenco dei problemi sottolineati, che non sto a rileggere completamente, ci sono anche alcune domande precise alle quali noi vogliamo dare ancora una volta una risposta.
In un paragrafo di questo documento, dicono i sottoscrittori: "Noi sappiamo, anzi abbiamo sempre saputo che il problema dell'inquinamento non era di facile soluzione, ma il Partito che in maggioranza abbiamo sempre votato e per esso le persone a cui abbiamo delegato di rappresentarci hanno sempre tenuto in debita considerazione i valori in base ai quali noi abbiamo loro accordato il nostro incondizionato consenso?". E aggiungono: "Non c'è più spazio ormai per le tergiversazioni e per le ambiguità. Né ci si può nascondere dietro alla buona fede o alla non conoscenza del problema. La verità finale è emersa in tutta la sua drammaticità. Persino l'ACNA oggi ammette di aver sempre inquinato e di continuare ad inquinare l'unica cosa che non ammette è di non essere in grado di rendersi compatibile e quindi di dover chiudere definitivamente. La DC conosce per la reale situazione, perché i cittadini della Valle Bormida, suoi elettori da tempo gliela hanno illustrata e documentata: perché dunque non ammettono e dichiararlo pubblicamente con chiarezza?".
A questo documento la DC risponde con tre documenti, ma risponde soprattutto con il cambiamento - dobbiamo riconoscerlo - che ha fatto in questi ultimi due anni. Noi riconosciamo che all'inizio erano moltissime le perplessità che il nostro Gruppo aveva nel considerare definitivamente persa una zona produttiva. Non era una novità per nessuno che all'interno del nostro Partito e dei nostri Gruppi erano molte le perplessità nel non cercare di trovare almeno una soluzione che potesse rendere compatibile l'una e l'altra cosa. Anche noi ci siamo resi conto che questa compatibilità diventa sempre più difficile, anzi insostenibile. Da qualche mese a questa parte, anche noi siamo solidali con quanti portano avanti questa battaglia.
Non soltanto il nostro Congresso regionale ha ribadito all'unanimità quanto sto dicendo, ma in una recente riunione tenutasi ad Asti molti parlamentari, molti Sindaci democristiani hanno riconfermato questa posizione.
Da queste considerazioni dobbiamo trarre delle indicazioni precise.
Concordiamo con la relazione dell'Assessore, ne apprezziamo i contenuti siamo solidali con gli impegni che l'Assessore e la Giunta hanno preso e continueranno a prendere. Vorremmo però richiamare l'attenzione di chi invece ci accusa di atteggiamenti umorali, più che di atteggiamenti razionali. Secondo alcuni esponenti qualificati, anche all'interno di quest'aula, ma non solo, sarebbero razionali i "faremo, investiremo, ci preoccuperemo, garantiremo", facendo comunque slittare tutti questi impegni; sarebbe invece umorale quello che è scritto nei documenti: "ci vorranno ancora cinque anni prima di completare un certo tipo di risanamento produttivo", "ci vorranno miliardi e miliardi di investimento per risanare la produzione, non l'ambiente". Noi ci chiediamo se è più umorale fidarci delle promesse non mantenute o comunque non garantite, non documentate certamente, oppure se è più razionale chiedere che prima vengano garantite le compatibilità e poi si dia pure inizio a qualunque tipo di lavoro.
Il problema è: chi garantisce la compatibilità? E' su questo punto che molti di noi hanno definitivamente concluso che definire la compatibilità in modo scientifico potrà anche essere documentato, ma i tempi per poter effettuare i lavori e per poterla eventualmente garantire sono tali che nel frattempo l'inquinamento continuerebbe. Noi non chiediamo nient'altro che l'applicazione delle leggi che già esistono, senza inventarne delle nuove: fintanto che non è compatibile l'azienda non può produrre. Non è un'invenzione e quindi non è un nuovo atteggiamento! E' una conseguenza logica.
Certo, molti di noi si sono preoccupati rispetto a quello che pu essere il problema aziendale ed occupazionale, ma non soltanto diretto o indiretto dell'indotto. Molti erano perplessi e lo sono tuttora rispetto al problema, che è importante e che nelle nostre mozioni non viene dimenticato, degli attuali settecento dipendenti, ma è possibile che con le nuove tecnologie si riduca il numero dei dipendenti, mentre l'inquinamento continuerebbe ad esistere. Noi ci chiediamo perché per questi Gruppi era ammissibile, per esempio, la ristrutturazione dell'azienda FIAT quando per risanare questa azienda nel suo complesso era necessario lasciare a casa diecimila dipendenti. Se era possibile secondo un'ottica industriale allora non vediamo perché questo non possa esserlo oggi. Il problema però è un altro: a questo punto, dopo aver fatto decine di dibattiti, incontri presenze sulle piazze o nelle assemblee, il problema di fondo è sempre quello delle competenze, di chi decide su questa materia.
Se non riusciamo a darci un metodo di lavoro che in qualche modo riesca ad ottenere un risultato, credo che anche i nostri dibattiti lascino il tempo che trovano: c'è qualcuno che è più bravo a parlare sulle piazze qualcun altro lo è a parlare in quest'aula, però alla fine non portiamo a casa assolutamente nulla, perché di fronte alle buone volontà e ai buoni propositi, altri hanno le competenze per decidere e decidono in base ai numeri, non in base alla capacità di voler decidere. La democrazia è fatta di numeri; anche se noi convincessimo tutti i nostri deputati a votare per la chiusura e tutti i nostri deputati piemontesi votassero per la chiusura potrebbero comunque trovarsi contro tutti i deputati liguri e con questi anche quelli di altre Regioni che hanno in parte problemi di questo tipo per cui noi non avremmo ottenuto nulla, soltanto la soddisfazione di aver ottenuto il consenso da parte del Consiglio regionale, della Giunta regionale e da parte ancora delle massime autorità del Piemonte, ma non avremmo portato a casa assolutamente nulla.
Fra pochi giorni non ci saranno nemmeno più le assemblee, quindi non avremo neanche più la possibilità di far sentire queste voci. C'è chi chiede di chiudere in modo definitivo e chi invece ritiene che la posizione sia quella di non aprire fintanto che non ci siano le garanzie e queste non le potranno dare a tempi brevi, quindi il ragionamento si conclude con questa considerazione: chissà perché dovrebbero tenere aperto ancora per altri mesi lo stabilimento senza avere la certezza di poter produrre, per cui si arriverà alla logica inevitabile della chiusura definitiva. Al di là comunque di queste considerazioni dovremmo impegnare l'esecutivo a concordare con i Sindaci delle azioni legislative in applicazione non a nuove leggi che devono ricevere i consensi, ma di quelle leggi che già esistono e che devono essere rispettate. E' quindi opportuno istituire in collaborazione con i Sindaci, attraverso l'Assessorato, un organo di specializzazione per la verifica e l'applicazione integrale delle leggi esistenti.
Concludo il mio intervento riferendomi a una delle accuse che viene rivolta a molti di noi: "venite trascinati dai Sindaci o dall'Associazione". Ebbene, io credo che una volta tanto dovremmo applicare il concetto della delega in senso inverso: noi essendo eletti abbiamo ricevuto un mandato ed esercitiamo una delega, ebbene, perché noi non esercitiamo la delega verso i nostri Sindaci per dire che quello che loro chiedono è giusto e quindi essendo noi coloro che hanno ricevuto il mandato da voi eseguiamo quello che voi ci chiedete di fare. Possiamo farlo per soltanto se ai momenti di passerelle riusciremo ad ottenere atti concreti e ritengo che gli atti concreti vadano al di là delle mozioni e degli ordini del giorno.



SANTONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi, credo che nella sua saggezza presidenziale il Presidente del Consiglio regionale Angelo Rossa abbia colto nel segno quando diceva che in realtà questa mattina non si era manifestata alcuna opposizione. Devo onestamente riconoscere che l'Assessore Cernetti non ci ha detto nulla di nuovo, altrettanto onestamente occorre dire che non poteva dirci niente di nuovo: ci ha riconfermato quanto questo Consiglio ha già abbondantemente discusso votato e sottoscritto e ne ha fatto un riassunto anche piuttosto succinto ma chiaro e completo di quella che è la posizione del Consiglio regionale del Piemonte. E' una posizione che non è unanime, purtroppo, stante la pervicace insistenza da parte di un Consigliere del PRI che si ostina a voler votare per il mantenimento dell'ACNA di Cengio. Credo che avremmo speso meglio questa mattinata se avessimo fatto una seduta di psicanalisi di gruppo per tentare di convincere questo Consigliere, magari sdraiandolo comodamente su un lettino, della bontà delle ragioni dei cinquantanove Consiglieri che vorrebbero chiudere quello stabilimento in maniera definitiva anziché lasciarlo aperto come lui si augura. Dico questo perch una posizione unanime di un Consiglio regionale, e non la maggioranza sebbene stragrande, sicuramente potrebbe avere più peso per quanto riguarda i palazzi romani. Ma, al di là di questo, se noi vivessimo già in un'epoca in cui bastasse inserire una cassetta in un videoregistratore regionale per mandare in onda una seduta qualunque in cui abbiamo discusso dell'ACNA credo che la differenza tra le precedenti sedute e quella di oggi nessuno l'avrebbe avvertita. Sono d'accordo quindi con il collega Bonino allorquando dice che queste mozioni e questi ordini del giorno sono il tentativo di riprodurre artificialmente una discussione che oggi dovrebbe spostarsi - anzi deve necessariamente spostarsi su altri livelli. Credo che nel fare queste affermazioni il collega della DC avesse ampiamente ragione perché i poteri che questo Consiglio può avere non possono andare in là più di tanto ed è inutile che noi ci riuniamo qui illudendo le popolazioni della Valle Bormida perché in realtà questo Consiglio più di tanto non pu fare! Credo che l'indicazione che veniva dal collega Bonino sia quanto mai da recepire: l'azione, che da sempre è stata in mano alle popolazioni, ai Sindaci, a chi vive ed è coinvolto direttamente nei problemi della Valle Bormida, oggi più che mai (e nei prossimi dieci giorni, antecedenti il giorno 24 p.v., in cui dovrebbe esserci una risposta definitiva da parte di chi ha in mano il potere di decidere sì o no), deve passare a chi, in questo momento, ha più potere nei confronti di Roma. Sicuramente non al Consiglio regionale, il quale non ha fatto altro che riproporre la propria posizione, tra l'altro in termini estremamente chiari e di questo va dato atto all'Assessore Cernetti che si è espressa in una maniera che più chiara di così non si può. Però i poteri del Consiglio finiscono lì. Mi riferisco invece ai poteri dei Sindaci e dell'Associazione per la rinascita, in quanto un Sindaco per legge deve tutelare la salute dei cittadini del Comune che amministra. Ritengo pertanto che ci siano dei poteri da attivare ai sensi di leggi già esistenti. Questi poteri vanno attivati subito in queste due settimane per far capire a Roma che se il Consiglio regionale ha dei poteri limitati non può andare più in là di enunciazioni teoriche esiste comunque un potere reale: quello delle popolazioni rappresentate dai Sindaci e da quanti hanno deciso in questi anni di agire in prima persona in maniera molto forte e presente. Come Consigliere regionale chiedo ai Sindaci e all'Associazione per la rinascita della Valle Bormida di assumere subito iniziative per far capire a Roma che devono tenere conto della volontà delle popolazioni. Gli eletti non sono altro che persone che devono rappresentare la volontà dell'elettorato, queste sono le regole democratiche, quindi i numeri devono essere fatti sentire in maniera molto forte, magari con manifestazioni, qualcuna anche a Roma, non penso comunque di dover dare consigli né ai Sindaci né all'Associazione per la rinascita della Valle Bormida, ma qualche iniziativa importante deve essere intrapresa nelle due settimane che ci separano dalla decisione romana, che sarà quella definitiva e che avrà comunque il potere per esprimersi.
Qualche iniziativa deve essere assunta, perché il Consiglio regionale non può far altro che riprodursi in un replay che è ormai identico ad altre occasioni. Per questo motivo ho esordito dicendo che aveva ragione il Presidente Rossa allorquando affermava che l'opposizione non può dare più di tanto e che in questo caso collima sostanzialmente con la posizione della Giunta in quanto sulla questione della Valle Bormida siamo 59 Consiglieri su 60 tutti d'accordo: cosa può dare di più il Consiglio regionale se non ripetersi in riunioni tutto sommato di poco conto come quella di questa mattina, che altro non è che un tentativo di riprodurre politicamente - vorrei aggiungere: elettoralmente - un problema che è già stato sviscerato e che ci trova ormai tutti d'accordo, tranne uno, su che cosa fare? La palla deve rimbalzare a chi oggi ha potere per essere sentito a Roma. La mia opinione è che il Consiglio regionale di poteri innovativi o comunque originali per fare delle proposte non ne ha più. L'azione quindi deve passare immediatamente in mano alle popolazioni della Valle Bormida e a chi le rappresenta per assumere immediatamente delle iniziative sia sul piano legislativo sia su quello spettacolare. Diversamente il giorno 24 rischiamo di trovarci una decisione romana che passa sulla testa di tutti e che, dopo cento anni, ripropone di nuovo il problema dell'inquinamento della fabbrica, vedendoci così costretti ad andare avanti chissà per quanto tempo ancora. Quindi: iniziativa subito per far capire a Roma che non possono non tenere conto della volontà delle popolazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire che questo mio intervento è fatto non a titolo personale: è l'espressione della posizione di un Gruppo presente in aula; quindi chi cerca di confondere le acque facendo passare questa posizione come una posizione puramente personale è in errore. Questa è la posizione che il PRI ha assunto su questa vicenda.
Faccio solo un breve accenno alla posizione del Consigliere Pezzana.
Mi pare piuttosto curioso da parte di chi rappresenta un Partito, che in tutti questi anni ha rappresentato il valore, il significato, il ruolo delle minoranze e ha difeso il diritto delle minoranze di esprimere il proprio dissenso, venga individuata una posizione di minoranza come posizione da coartare o come una posizione che in qualche modo vada ad infierire, a limitare o a ridurre il ruolo del Consiglio. Credo che il ruolo di chi dissente non sia un ruolo negativo, indipendentemente da tutto. Che giunga una voce diversa da chi rappresenta o dovrebbe rappresentare il Partito radicale, che in tutta la sua storia ha avuto invece una connotazione di minoranza spinta per significare valori molte volte importanti, credo sia piuttosto curioso.
Ma a parte queste cose che non hanno molta importanza, credo che il dibattito di oggi, per molti versi scontato, si trasformi solo più in una passerella in cui tutti quanti ripetiamo più o meno le stesse cose che ci siamo già detti. Qualcosa di più forse è emerso.
Credo che la posizione espressa oggi dalla Giunta sia più netta e più chiara rispetto a quella che era stata esposta in momenti precedenti.
Ho già detto che l'onorevole Amato, allora Ministro del Tesoro, oggi Vicesegretario del PSI, al Congresso del PSI, aveva detto: "Da che parte stanno oggi le nostre istituzioni e i nostri Partiti? Dalla parte di chi strilla e porta voti. Poco importa se siano ex combattenti, allevatori Comuni alluvionati o soltanto bagnanti e calzaturieri: contano quanti elettori rappresentano. Siamo in presenza di una classe protestante e dobbiamo diventare una classe dirigente". Questo diceva l'onorevole Amato al Congresso del Partito socialista. Credo che Amato, che è un fine politico, avesse ragione.
In tutto il mondo mi pare si stia facendo uno sforzo per cercare di creare una inscindibilità del binomio ambiente e sviluppo, e si stia compiendo una ricerca forte da parte di tutti per cercare di cogliere anche le situazioni più complesse per valutare se le stesse hanno o meno compatibilità rispetto allo sviluppo.
La relazione che la Giunta questa mattina ha fatto è, per qualche verso, sconcertante. Parlando in modo puntuale del percolato, l'Assessore ci ha detto: "Non ci interessa l'esecuzione del progetto, solo alla prova dei fatti noi potremo dare credibilità, cosa che verrà a distanza di un anno". Il fatto che i progetti non contino più è abbastanza irrazionale però ho letto su "La Stampa" di ieri che il professor Vito Specchia docente di Ingegneria dell'antinquinamento del Politecnico di Torino e consulente della Regione Piemonte, dice: "Qualora il collaudo fosse favorevole, ci sarebbero senz'altro le condizioni tecniche per l'apertura".
Dal momento che il professor Specchia è consulente, penso anche retribuito sarebbe bene togliergli l'incarico perché evidentemente le consulenze non contano, non servono, soltanto la prova dei fatti poi dovrà darci delle indicazioni.
Assessore, come pubblico amministratore mi preoccuperei del fatto che l'inceneritore possa o meno provocare danno, indipendentemente dal sito. Mi lascia molto perplesso sentir dire da un Assessore: "Mi preoccupa soltanto il fatto che sia vicino al Piemonte". Credo che sarei preoccupato alla stessa maniera se l'inceneritore, anziché essere al confine con il Piemonte, fosse al confine con la Francia. Si tratta di vedere se questo inceneritore determina situazioni di disagio per la salute oppure no. Solo quella dovrebbe essere la preoccupazione di un pubblico amministratore e di una persona in genere.
Poi vi è un ultimo punto che mi lascia molto perplesso. L'Assessore ha detto: "Noi diciamo no all'apertura dell'ACNA e diciamo no anche perch crediamo che l'industria chimica sia compatibile con l'ambiente, ma solo per le fabbriche nuove. Ma questa non essendo una fabbrica nuova non pu essere compatibile con l'ambiente". Spero che l'entusiasmo dell'Assessore abbia tradito un pochino il suo pensiero. Se il pensiero della Giunta fosse quello che l'industria chimica è compatibile solo se è nuova e non vecchia credo che si porrebbero dei grossi problemi.
L'Assessore prima stava facendo un discorso generale e diceva: "L'industria chimica non è un fatto negativo in s', ma è compatibile soltanto quando si tratta di fabbriche nuove e non di fabbriche vecchie".
Spero che l'Assessore si sia tradita nell'esposizione e spero che non volesse dire veramente questo. Non intendo parlare a lungo anche perch sono convinto con quanto hanno già detto in molti e cioè che le cose ce le siamo già dette, però desidero dire che noi non ci dividiamo e non vogliamo dividere il Consiglio regionale o le forze politiche o la gente tra chi è favorevole alla chiusura dell'ACNA e chi è favorevole all'apertura dell'ACNA. Ci pare che questo sia un modo errato di porre il problema. Noi chiediamo che, attraverso i contributi più avanzati della tecnica e della scienza, si possa capire in maniera serena ed oggettiva se gli impianti industriali possono produrre in modo compatibile con l'ambiente oppure se devono essere chiusi in modo rigoroso. Soltanto questa analisi può fornire questa garanzia a noi che siamo in quest'aula e alle popolazioni di quel luogo; soltanto la certezza delle decisioni che si assumeranno potrà avere un minimo di credibilità. E se queste decisioni ci diranno che l'ACNA non potrà essere ricondotta a compatibilità con l'ambiente, il Partito repubblicano non avrà difficoltà ad essere schierato dalla parte di coloro mi auguro tutti - che vogliono chiudere l'ACNA. Non ci sono dubbi che il giorno in cui si ponesse questo problema - quanto faceva riferimento prima Bonino al caso FIAT - si presenterebbe la necessità di una ristrutturazione industriale, che dovrebbe comportare anche per i lavoratori dell'ACNA strumenti e provvedimenti precisi. Però noi ci pronunceremo quando avremo delle risposte scientifiche certe, che fino ad oggi non abbiamo e che avremo fra pochi giorni. Noi crediamo che il Governo saprà decidere in modo corretto anche perché dovrà essere una decisione molto aperta, molto pubblica e molto trasparente. E' difficile che in una situazione di questo genere possano essere prese decisioni in modo poco chiaro, quindi dovrà essere una decisione molto trasparente ed aperta. Il Governo darà le sue indicazioni, noi daremo il nostro giudizio rispetto all'apertura o alla chiusura.
Noi crediamo soltanto che la Regione Piemonte, in questo processo di accertamento della verità scientifica, avrebbe dovuto svolgere un ruolo più preciso, più puntuale, meno elettoralistico, demagogico, di passerella.
Devo dire che la posizione espressa dalla Giunta in quest'aula oggi ci vede lontani in modo siderale come posizione del PRI su questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Arrivando alle ore 12,30, essendo molte le cose ormai dette, vorrei solamente puntualizzare alcuni brevi punti, traendo spunto da alcuni interventi che mi hanno preceduto e che, almeno in un caso, hanno anche fatto riferimento al Gruppo parlamentare della Lista Verde e a presunti "santuari ambientalisti".
Riconfermo la posizione del Gruppo Lista Verde, enunciata in quest'aula già più volte e ad abbondanza, che si traduce oggi nella disponibilità e nella volontà di contribuire nel modo più adeguato possibile ad un pronunciamento a larghissima maggioranza in merito alla necessità che l'impianto dell'ACNA di Cengio resti almeno quello che è, cioè resti un impianto chiuso, anche se l'attuale situazione (impianto chiuso) è totalmente insoddisfacente per quanto riguarda i veri obiettivi che le popolazioni della Valle Bormida, e diverse forze politiche presenti in quest'aula, si propongono. L'attuale situazione di chiusura, infatti, non è che una situazione transitoria e molto insoddisfacente, che non risolve in alcun modo i problemi di rischio e di pericolo ambientale della zona.
Svolgo brevemente alcune considerazioni.
Non sono d'accordo con il collega Pezzana sul fatto che questi dibattiti tendono a riprodursi; vorrei invece che avessimo tutti la capacità, il tempo più che altro, di porci a distanza e di ripercorrere la vicenda Valle Bormida dentro e fuori di quest'aula (soprattutto fuori, ma anche dentro di quest'aula). Non riflettiamo sufficientemente sul fatto che stiamo assistendo ad un esperimento, anche dal punto giuridico-normativo che non ha precedenti nel nostro sistema politico. Il passato e il comportamento delle forze politiche, e anche dell'istituzione quanto tale è molto meno lineare di quanto sembri. Per quanto oggi tutto appaia già scritto e tutto sembri già essere accortamente scadenzato, tra adesso e il 24 gennaio, per produrre tutti quegli atti formali che permettano di rendere giuridicamente - non ambientalmente compatibile la riapertura nondimeno sia il passato che il presente rimangono molto contraddittori e per molti versi tuttora da decifrare e da esaminare nei dettagli. Qui non si vuole recriminare su quello che si poteva fare in più o in meno: credo sia ovvio che tutti, dalla Giunta regionale al Consiglio regionale, alle forze politiche qui presenti, a tutta un'altra serie di enti, di istituzioni e di associazioni, avrebbero potuto fare di più e meglio per raggiungere questo obiettivo. Ma questa è una questione che va anche da s ed è abbastanza ovvia. Ogni nostro dibattito in quest'aula riproduce e registra dei mutamenti di indirizzo, delle leggere, o meno leggere, diverse dislocazioni. La nostra capacità dovrebbe consistere in questo. La manifestazione di Alba, per esempio, già richiamata dall'Assessore Cernetti, ci dice qualcosa di nuovo rispetto a certe dinamiche politiche nella Valle Bormida e attorno a questa vicenda, ci lascia tra l'altro presagire quale sia lo scenario dei mesi che precederanno la campagna amministrativa, con una ripresa della logica dei partiti e con alcune scadenze estranee o autonome rispetto alla logica delle popolazioni, delle associazioni e dei comitati.
D'altra parte, ritengo che la questione della Valle Bormida sia sempre così rilevante da non poter prescindere in alcun modo dalla necessità - che qui è stata tra l'altro ribadita di una larga unità di intese e di solidarietà tra le diverse forze politiche piemontesi, e non solo piemontesi. Il problema è andare al di là del Piemonte, essere capaci di dimostrare che certi valori di razionalità e di compatibilità ambientali che questo Consiglio e queste popolazioni rivendicano, devono essere alla base del comportamento delle istituzioni e delle forze politiche nazionali e non possono essere subalterne agli atteggiamenti fideistici - mi si permetta il termine - qui riprodotti dal collega Ferrara, e neppure da comportamenti di natura diversa basati - lo richiamava sempre Ferrara citando Giuliano Amato - sulle pure logiche elettorali. Respingo fermamente che il Consiglio regionale piemontese si pronunci a favore della chiusura dell'ACNA per motivi unicamente o principalmente di carattere elettorale. Nell'arco di questi anni, in cui abbiamo parlato di questa situazione, un minimo di maturazione c'è stata. Con la Valle Bormida giochiamo lo scenario futuro del nostro modo di fare politica e quali priorità e quali indirizzi di governo noi vogliamo dare per governare questo nostro Paese.
Sempre in merito alle dichiarazioni del Consigliere Ferrara relative alle precedenti dichiarazioni dell'Assessore Cernetti (al quale potrà rispondere l'Assessore) intendo precisare da parte mia, ma credo anche da parte della Giunta regionale - che qui comunque non voglio interpretare che non si è detto mai che tutte le fabbriche vanno aperte o tutte le fabbriche vanno chiuse, e le fabbriche nuove o vecchie vanno aperte e/o chiuse. Ripeto: qui stiamo parlando di una fabbrica specifica storicamente determinata, con produzioni date, in un sito preciso e individuato. Stiamo parlando - e lo scenario del 24 gennaio sarà di nuovo lo stesso - di un'azienda che è stata chiusa e poi è sempre riaperta nelle stesse condizioni produttive, senza che mutamenti siano intercorsi, che è stata sempre riaperta con le promesse. Tra l'altro, l'Assessore Cernetti rilevava, come uno dei fatti salienti degli ultimi mesi, la nostra dislocazione di interesse su problemi che non attengono ai principali aspetti pertinenti alla vicenda. Ne vorrei citare alcuni: noi, poco per volta, stiamo dimenticando il problema dell'attività produttiva in essere dell'azienda di fronte ad un tentativo di spostare il nostro interesse principalmente o unicamente sulle attività pregresse: la questione - credo debba essere ben chiaro - non è unicamente, per quanto rilevante, quella della tenuta dei muri di contenimento del percolato e del materiale tossico nocivo stoccato al di sotto dello stabilimento né la tenuta della marna e di quant'altro. Non è solo questo, ma è l'attività in atto, l'inquinamento legato all'attività produttiva dell'azienda qualora questa riprendesse l'attività, sono le prevedibili conseguenze dei mutamenti produttivi che l'azienda ha idea di mettere in atto, anche attraverso l'impianto di incenerimento.
L'altra questione è quella relativa alla diossina. In buona parte concordo con quanto detto dall'Assessore e vorrei, fra l'altro, che venisse chiarito - dato che non mi è chiaro del tutto quali siano state le dinamiche legate all'esplodere del caso diossina rispetto allo stabilimento di Cengio. Solo di sfuggita desidero richiamare che questo Gruppo, come altri Gruppi consiliari, ha sollevato, per quanto riguarda il trattamento e lo smaltimento di rifiuti industriali, problemi rispetto ad impianti di stoccaggio, sfumanti dal provvisorio al definitivo, della Sea-Marconi tra Pianezza, Collegno e Rivoli. Attorno alla vicenda "diossina" vi sono pertanto tuttora equivoci da chiarire che vanno al di là della pura e semplice questione delle interpretazioni dei dati e della normativa. Questa può essere un'ammissione di non poco conto per il Gruppo della Lista Verde ma prima o poi andava fatta e ritengo sia il caso di farla. Sulla diossina sono necessari tuttora approfondimenti, non unicamente di carattere scientifico.
Veniamo alle dichiarazioni del collega Staglianò rispetto ai santuari romani ambientalisti, altra questione che comunque va chiarita. Posso almeno chiarirla in via di prima approssimazione sostenendo che le forze politiche presenti in quest'aula assumono atteggiamenti, decisioni e determinazioni che riguardano esse stesse e i Gruppi politici presenti in quest'aula e si impegnano ed assumono impegni per quanto li riguarda.
Sulla vicenda, invece, a livello nazionale gli scenari dei Gruppi politici parlamentari di tutte le forze politiche registrano, piaccia o non piaccia, degli spostamenti, degli sfasamenti, delle dislocazioni e sono diversi da questi. A questo aggiungo soltanto che non mi sono personalmente note le ultime decisioni del Gruppo parlamentare Verde alla Camera rispetto alla vicenda ACNA di Cengio. Posso ribadire e riaffermare le mie personali convinzioni ricordando, senza titolo particolare di merito, di essere il primo firmatario e colui che ha materialmente redatto il primo ordine del giorno discusso in quest'aula sulla Valle Bormida che richiedeva la dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale. Ritengo che la questione della chiusura dell'ACNA non sia più argomento da discutere in termini razionali, in quanto in termini razionali e scientifici non esistono elementi di dubbio o elementi ulteriori di approfondimento. Si è già perso troppo tempo e proprio quella procedura normativa e giuridica precedentemente richiamata, è di notevole insegnamento per chiarire come siano continuamente giunti input provenienti da più parti all'interno dal primo percorso giuridico-istituzionale programmato (quello del protocollo di intesa del febbraio del 1987). Alcune volte si è trattato di input in buona fede, che però continuamente hanno modificato il percorso delle decisioni assunte, per quanto riguarda tappe, procedure e sedi decisionali.
Dapprima si è fatto riferimento alla legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente e al protocollo di intesa e al piano di risanamento.
L'attuale meccanismo decisionale e lo scenario giuridico-istituzionale che adesso si delinea come scenario che garantirà all'Enimont e a tutti i suoi numerosi amici la riapertura dello stabilimento non ha nulla a che vedere con lo scenario che noi, come Consiglio regionale, allora non all'unanimità e con molti più scontri di adesso, decidemmo: l'attuale procedura non ha più nulla a che vedere con quella. La procedura si è modificata almeno quattro o cinque volte nel corso di due anni e mezzo. La vicenda rispetto alla dislocazione ed al continuo mutamento dei centri decisionali, al background che si agita intorno, alle decisioni che noi assumeremo, è molto più controversa e al momento non è ancora oggetto di una sufficiente attenzione sia culturale che politica.
Se negli ultimi mesi, all'interno del Gruppo parlamentare della Lista Verde, si sono manifestati alcuni scenari che rappresentano probabilmente un mutamento di indirizzo (del quale, forse, addirittura alcuni riferimenti si potevano cogliere nell'intervento del Sindaco di Alba, Zanoletti domenica scorsa) e configurano un ripensamento - da me non condivisibile e non positivo di parte o di aspetti della vicenda della Valle Bormida voglio solo tranquillizzare gli altri membri di questo Consiglio e la popolazione della Valle Bormida per quanto riguarda i miei personali convincimenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al collega Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo ripetute discussioni su questo tema in aula, credo che oggi valga la pena tentare, per dare un contributo positivo alla nostra riflessione, di capire che significato pu assumere una determinazione in un senso o in un altro in un tipo di società industrialmente avanzata che opera nel mercato internazionale, quindi in una realtà non rarefatta e sospesa nel vuoto, nella quale le decisioni che si vanno ad assumere devono saper cogliere le interrelazioni che esse determinano.
Allora ed ora possiamo sostenere con una certa evidenza che attorno all'ACNA si attua quello che può essere l'inizio di una modalità di ristrutturazione dell'apparato industriale circa l'ipotesi di uno sviluppo possibile in una società industrialmente avanzata che deve fare i cambiamenti in corso, ovviamente senza fermare i processi, con forti rapporti di competitività, con un certo livello del prodotto interno lordo che può anche essere fatto calare, ma non lo vedrei con grande preoccupazione: basta solo che la comunità accetti quello che significa questo calo.
Pur non condividendo le posizioni del collega Ferrara - che ritengo partano da una cultura neoliberista che è stata portatrice, nei decenni passati, di grandi processi di sviluppo diseguale e con grandi disuguaglianze sociali che hanno determinato nel Regno Unito e anche nel nostro Paese delle sacche di povertà crescente - rispetto però la sua posizione.
Qui c'è un rischio veramente tremendo che mi fa pensare a "Il Rinoceronte" di Ionesco, che è l'unico senza il corno ed era molto preoccupato per questo, si aggirava per la città e ogni minuto controllava se il corno c'era o meno.
Sono rispettoso delle posizioni di Ferrara, anche se non condivido la base dalla quale fa scaturire le sue considerazioni, essendo le mie basate su altre valutazioni.
Credo che il problema specifico non sia quello dell'occupazione o della cassa integrazione verde. La cassa integrazione verde, senza un processo di ristrutturazione industriale, che ad esempio richiede ridefinizione della politica, è l'anticamera dell'assistenzialismo, è la perdita secca di posti di lavoro: non accettando alcune produzioni noi dobbiamo invece creare un processo che determini delle riconversioni profonde. Questo non può essere fatto semplicemente attestandoci sulla linea del "no" cavalcando la tigre prendendo applausi e benemerenze molto facili, basta solo misurarle nel tempo e nella coerenza: sul nucleare, sulla politica dei parchi, sull'ACNA ecc., allora vediamo che si scoprono delle sorprese notevolissime, che uno cavalca magari la tigre da una parte, poi dall'altra non mantiene la linea di coerenza, per esempio, con i problemi ambientali. Questo è un aspetto che non deve nemmeno riempire di entusiasmo quelli che partono da un retroterra ambientalista. Più volte ho sottolineato questo rischio prendendomi anche delle accuse, è un rischio che va evidentemente misurato.
La politica a compartimenti stagni lasciamola fare nelle piazze, in questa sede cerchiamo di vedere le interrelazioni e le coerenze che si determinano dinnanzi a certe posizioni.
Credo vada estremamente chiarita la necessità di una ridefinizione della politica industriale. Questo, collega Ferrara, determina in qualche modo una volontà e una capacità di governo pubblico dei processi di trasformazione industriali che fa a pugni con il neoliberismo e la centralità dell'impresa. Il vincolo dell'ambiente ridà al momento pubblico anche regionale una necessità di programmare le prospettive di sviluppo, fa a pugni con Romiti, allora qualcuno che è su una strada di un certo tipo deve sapere che poi il giorno dopo non può ossequiare magari la politica di Romiti, ci vuole un minimo di coerenza.
Se non vogliamo finire in un'area assistenziale di cassa integrazione verde, che salva le coscienze e apparentemente i microredditi ma non il reddito generale di un Paese, occorre pensare che l'avvio di questo processo di trasformazione, come quello avvenuto alla fine degli anni '70 attorno all'innovazione che ha lasciato a Torino 40/50 mila cassaintegrati a piedi, va fatto con estrema coerenza sulla base di una visione generale che non passa solo attraverso il Ministero dell'Ambiente, ma tocca tutte le funzioni di governo, da quelle industriali a quella territoriale. La battaglia da fare non è solo quella di dire che l'attività dell'ACNA non può riprendere, ma deve essere qualcosa in più. Questa assemblea deve avere il coraggio, la capacità, l'intelligenza di dire qualcosa in più e di lavorare, nelle sue possibilità di politica industriale, di politica del lavoro e di politica territoriale, in questa direzione, altrimenti è la politica a compartimenti stagni, è la politica dei piccoli feudatari, è la politica della soddisfazione del rapporto elettorale preferenziale diretto che fa poca strada verso l'interesse generale.
Anche se la collocazione del Ministro è insufficiente in un contesto di governo che considera l'ACNA come un fatto che deve curare il Ministero dell'Ambiente - ed è sbagliato - credo sia legittimo da parte del Ministro la ricerca di una strada che cerchi di conciliare uno sviluppo equilibrato con la tutela della qualità della vita e dell'ambiente.
Su questa partita dell'ACNA si gioca la qualità dell'avvio di questo tipo di politica, quindi non è semplicemente un'operazione del sì e del no: è un'operazione del no, ma con alcune integrazioni precise.
A me pare che ancora oggi sia rimasto ai margini del dibattito il grosso discorso sui cicli produttivi: è stato sottolineato da alcuni colleghi, ma è rimasto insufficientemente evidenziato e si è vista la scarsa correlazione con le altre politiche, il problema dei cicli produttivi e il problema delle relative emissioni, della fattibilità o meno delle trasformazioni, della necessità per questo tipo di produzione di restare o meno nell'ambito industriale del nostro Paese. Non credo che attorno alla vicenda ACNA occorra sprecare una quantità di risorse enormi per mantenere in piedi questo tipo di attività. Se il ruolo del pubblico ci fosse farebbe valutare attentamente che l'impiego di quelle risorse avrebbe permesso di avviare politiche di riconversione industriale profonda, senza spendere una lira in più rispetto ad un salvataggio impossibile, estremamente complesso, insoddisfacente poi nelle soluzioni.
Purtroppo prevale sempre l'emergenza e anche questa emergenza data un po' i nostri interventi. Non credo che questa emergenza sia strettamente collegata al fatto che lo stabilimento di Cengio debba restare in vita o meno, l'emergenza di quel sito ci sarebbe anche se lo chiudessimo oggi, ci sarebbe stato se lo avessimo chiuso due anni fa: c'è un'emergenza profonda che durerà un periodo lunghissimo e che richiederà tecnologie estremamente sofisticate e capacità organizzative di intervento estremamente alte.
L'emergenza non è il nodo dell'ACNA, è qualcosa di diverso, è qualcosa di complementare. Quindi non c'è consequenzialità tra tenuta del muro e continuazione delle produzioni; anche se il muro garantisse una tenuta perfetta, in questa realtà si sono determinate condizioni di gravità tale che richiedono una grande opera di bonifica. L'inceneritore è grave come ipotesi perché predetermina le scelte e i percorsi: se l'inceneritore passa, fa passare un progetto industriale con aperture future che possono essere oscure, ma certamente robuste. La proroga per il rispetto delle emissioni per i micro-inquinanti che l'ACNA non riesce a rispettare è un alto test della difficoltà ad intervenire sui cicli per adeguarli, quindi questa richiesta nel tempo dà ancora più legittimazione alla nostra posizione di improponibilità della riapertura dello stabilimento in queste condizioni e con questa situazione.
Mi pare si stia preparando un ordine del giorno, c'è anche una mozione del Gruppo comunista che ha illustrato il collega Ferro.
Credo che in questa assemblea si possa trovare un largo schieramento.
La posizione del Gruppo repubblicano è una posizione rispettabile; non la condivido, parte da presupposti che sono completamente diversi da quelli da cui la mia forza politica parte o comunque da cui io parto nel valutare i processi industriali rapportati ai bisogni di qualità della vita, tuttavia è una posizione rispettabile ed è giusto che generi un dibattito perch sarebbe ingiusto se questa assemblea finisse con una "ciucca" di no e basta, magari molto demagogica e strumentale. Bisogna verificare, nei dieci anni di assemblea che ci stanno ormai alle spalle, per quanto riguarda, ad esempio, i percorsi attorno al nucleare o alla politica dei parchi o ad altre politiche, se il "no" che qualcuno oggi dichiara ha una storia di coerenza alla spalle oppure è il saltare da un posizione all'altra, di volta in volta, secondo le convenienze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo ricordare che sia io che i colleghi del mio Gruppo abbiamo sempre affrontato le problematiche di rilievo che approdano in quest'aula con molto senso di realismo.
Soprattutto le problematiche di alta amministrazione e di alta legislazione, e non solo quelle, ci hanno sempre visto con coerenza all'opposizione in una posizione di opposizione critica.
Vedendo la situazione con realismo, devo dire con tutta franchezza come avevo già avuto occasione di dire nel corso dell'ultimo e del penultimo dibattito, che noi condividiamo in pieno la posizione della Giunta la quale, per bocca dell'Assessore Cernetti, si è collocata su una decisa e motivata chiusura definitiva dell'ACNA. Chiusura che, come ha ricordato poco fa anche il collega Tapparo, è improponibile oggi e noi riteniamo che sia improponibile anche in futuro, quindi senza riserve, "se per caso ci fosse la certezza scientifica che non ci sia più il pericolo": questa è una riserva che non ha senso. Le ragioni della improponibilità sono già state enunciate in passato nel corso dei numerosi dibattiti e come ha ricordato il collega Pezzana, rischiamo - anzi nella realtà è così di ripeterci. Ma le argomentazioni odierne, che riguardano la questione del collaudo del percolato, l'impianto dell'inceneritore, il risanamento sul quale ci sono non dubbi, ma vi è la certezza che non potrà mai venire attuato dati i milioni e milioni di metri cubi da risanare - come ci ha detto l'Assessore Cernetti: sono parole sue, ma è la realtà nota a tutti non senza considerare il piano di risanamento nel suo insieme che commissionato all'Ansaldo, è stato da noi rigettato e non è stato n ritoccato né riveduto né corretto, dopo il piano proposto dal nostro ente strumentale, ci portano a ribadire la nostra posizione.
Noi condividiamo con realismo l'impostazione odierna; alle argomentazioni odierne si aggiunge la nostra considerazione di sempre (dico nostra come Gruppo regionale e anche - desidero sottolinearlo - come Gruppo della Regione Liguria) che è di epoca insospetta, perché risale fin dalla prima presa di posizione su questo argomento, quindi insospetta soprattutto sotto il profilo elettorale, per la definitiva chiusura dell'ACNA.
Questo per un ragionamento base che prescinde dalle argomentazioni, pur rilevanti, pur apprezzabili, pur di grosso rilievo, che sono già state fatte in passato e che oggi sono state rifatte dall'Assessore Cernetti e aggiornate come dati. La considerazione, sotto un certo profilo, è estremamente semplice: il solo fatto che non si possa avere né oggi né mai la certezza scientifica assoluta che, con la prosecuzione dell'attività ACNA, non si verifichino danni all'ambiente e danni ancor più gravi e preoccupanti alle popolazioni, la sola esistenza del pericolo, con l'impossibilità di una certezza scientifica che si verifichi il contrario è già un argomento che di per sé solo ci ha sempre visti fin dal primo momento, e ancora oggi alla luce di quelle altre argomentazioni che sono note e che oggi sono state ribadite, in una posizione di netta chiusura.
E' noto che le nostre competenze sono limitatissime, finora più che concludere con un ordine del giorno e una mozione non abbiamo potuto fare ma ritengo che oggi uno strumento un po' più forte sempre sul piano politico e sempre e solo sul piano di richiesta propositiva al Governo e al Parlamento ci sia; uno strumento un pochino più forte del mero ordine del giorno è quel disegno di legge che è stato presentato come proposta di legge al Parlamento che porta la sottoscrizione di esponenti di vari Gruppi (il nostro Gruppo non l'ha firmato, ma lo condivide nella sua ossatura essenziale), proposta di legge al Parlamento che va vista come legge speciale pro ACNA, le cui proposte normative di base sono: chiusura e preoccupazione per l'occupazione.
Noi riteniamo che se oggi quel provvedimento, anziché essere rinviato in Commissione e ridiscusso sulle normative di dettaglio, potesse essere varato, rappresenterebbe un segnale politico più forte del consueto ordine del giorno. Non è che la Regione Piemonte, approvando un siffatto disegno di legge al Parlamento, risolva i problemi che ci stanno a cuore e che stanno a cuore ai piemontesi, ma indubbiamente l'approvazione di un disegno di legge oggi, non rimandato in Commissione e forse rimandato alle calende greche e magari non ancora approvabile in questa legislatura, consentirebbe di avere, nei confronti del Governo e dell'opinione pubblica e soprattutto nella sostanza delle cose, un documento più forte del consueto ordine del giorno. Auspico che ciò avvenga, anche se i segnali sono quelli del rinvio alla Commissione, quindi non ci si può illudere che in tempi brevi il disegno di legge possa essere discusso dal Parlamento e poi nel merito approvato.
Questa è la nostra posizione che ribadiamo ancora una volta e in questo senso auspichiamo che si arrivi a un documento più forte. Se malauguratamente non si potesse arrivare a questo documento o proposta di legge al Parlamento, mi riservo di ulteriormente intervenire per collocarmi, anche se è già fin troppo chiara la posizione mia e del mio Gruppo sulla mozione e sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone, che interviene in qualità di Consigliere.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò poche considerazioni dal momento che il Gruppo socialdemocratico ha sempre tenuto su questa vicenda una posizione molto ferma e lineare. Da questo punto di vista non ha bisogno di nuovi dibattiti per andare a modificare le proprie precedenti posizioni o dare ad esse maggiori giustificazioni. Tuttavia noi riteniamo giustificabile la richiesta di questo dibattito in Consiglio regionale soprattutto se si tiene presente che essa è avvenuta nel momento in cui non si sapeva ancora dell'ulteriore rinvio della scadenza dell'ordinanza di chiusura e di sospensione delle attività produttive presso lo stabilimento ACNA di Cengio. Per fortuna questa evenienza è stata scongiurata, ancorch sia soltanto rinviata nel tempo e noi certamente non riteniamo un fatto positivo il continuo rinvio e la dilazione dei tempi perché questo non fa che esasperare ulteriormente gli animi, creare tensioni, non dare certezze.
Credo che questo ulteriore allungamento dei tempi non contribuisca neanche a dare quelle chiarezze e certezze che da più parti talora vengono invocate per giustificare posizioni che tutto sommato vanno ancora nella direzione del ritenere compatibile la produzione ACNA con l'ambiente e con la vita nella Valle Bormida. Noi invece, a tutte lettere, diciamo non essere questa una condizione credibile data la situazione ambientale che vi è in Valle Bormida.
Vi e peraltro da segnalare - qualche collega l'ha già ripresa una posizione, forse più di altre volte, netta e precisa, espressa dalla collega Cernetti, posizione che noi ovviamente condividiamo, posizione che è per la definitiva chiusura dello stabilimento ACNA di Cengio.
Credo che se elemento di novità occorre inserire nei nostri dibattiti e un passo avanti lo si deve fare, questo deve andare nella direzione di superare una discussione che sta soltanto all'interno di un attorcigliamento ad una discussione di dati e di fatti tecnici. Questa è una posizione a cui, in questi ultimi due anni, ci siamo attenuti, ma in realtà abbiamo visto non portare grandi frutti perché sui dati tecnici vi è controversia e anche perché tutti gli accorgimenti e le esplorazioni tecniche sin qui fatte lasciano dei dubbi. E, se lasciano dei dubbi, vuol dire che non si può e non si deve procedere. Dubbi che dal punto di vista tecnico comunque e sempre ruotano attorno a tre grandi questioni, che in questi ultimi tempi si sono venute focalizzando. Anzitutto, il problema del rischio idraulico che non è risolto da nessuna delle indagini né dagli accorgimenti tecnici che sono stati prospettati (è un aspetto ripreso anche dal Servizio Geologico nonché da altre relazioni), considerando il fatto che ci troviamo di fronte ad uno stabilimento che è insediato nell'ansa dell'alveo di un fiume e che su questo alveo si è allargato, ampliandosi sui suoi stessi rifiuti con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
Così come non vi sono certezze anche rispetto allo stesso fatto collegato al muro di contenimento del percolato. Mi pare che su questo l'Assessore abbia ragione, nel senso che oggi vi è una grande discussione su che cosa sia o su che cosa debba essere questo atto di collaudo. Allora, anche qui noi crediamo che vi debba essere chiarezza ed opportunamente, a mio avviso è stato richiamato il fatto che anche dai Sindaci è stato inviato un atto di diffida, nel senso che la mozione della Camera ha inteso dare le indicazioni di un collaudo che verifichi nel tempo il fatto che l'opera risponde alle finalità per la quale si va a realizzare. Infatti, da parte dei tecnici nelle relazioni presentate, che sono state anche consegnate ai colleghi, vi è tutta una lunga disquisizione su come si debba interpretare l'incarico ricevuto sulla base di che cosa è il Regolamento 350; in realtà poi, per scoprire che forse molto al di là di un certificato di regolare esecuzione delle opere, rispetto ai progetti, non si può andare e che un atto di collaudo che propriamente dovrebbe indicare il rispetto, il perseguimento degli obiettivi e delle finalità per le quali si è andati ad ipotizzare l'opera, questo non sono in grado di poterlo certificare.
Allora, se vi è tutta questa discussione tecnica, vuol dire che su questo non vi è certezza e che quindi anche questo dato tecnico, è un dato tecnico su cui vi è argomento di discussione. Non sto poi a dire degli aspetti sanitari che sono - anche con le più recenti vicende - sotto gli occhi di tutti e che continuano a provocare grande preoccupazione.
Non mi dilungo sugli aspetti tecnici, per dire che forse oggi nei nostri ragionamenti dobbiamo fare un passo un po' più avanti, rispetto a radicare i nostri convincimenti e le nostre opinioni soltanto dosandosi su elementi tecnici che sono, appunto, controversi, probabilmente non definibili e che, quindi, difficilmente rendono possibile su di essi assumere una decisione univoca. Mentre questo stato di incertezza, e anche di disputa di ordine tecnico, sta perpetuando uno stato di tensione nella valle fra i lavoratori da un lato e le popolazioni dall'altro, che, credo è davvero questa - per usare una frase banale ma che è reale l'ennesima guerra fra i poveri che finisce poi soltanto per avere degli effetti negativi per tutti. All'interno di ciò vi stanno naturalmente i soliti giochi di chi è abituato a fare del protagonismo, a fare delle sceneggiate e che ovviamente ha terreno fertile su queste cose (le vicende delle chiavi tenute in tasca, le vicende legate anche ad alcune dichiarazioni del Sottosegretario Ruffino riportato ieri dal "Secolo XIX" che fanno riferimento ad un terrorismo ecologico, che sono totalmente da condannare perché questa non è la realtà che è presente in valle). Sono tutte cose che stanno all'interno di questo processo che parte dall'incertezza per creare soltanto delle tensioni e non portare a delle soluzioni.
Crediamo - dicevo - che il nodo della vicenda stia proprio nel fatto dell'avere impostato il problema della continuazione della produzione dell'ACNA in termini di scommessa sulla possibilità del realizzare la compatibilità della produzione chimica dell'ACNA con l'ambiente, che è un argomento che qui è stato ripreso anche da altre parti su un discorso di una scommessa di compatibilità ambientale della produzione chimica con l'ambiente. Credo sia mal posto porre la questione nel caso dell'ACNA di Cengio e della Valle Bormida perché sarebbe come dire che si vuole misurare la possibilità di compatibilità ambientale dell'industria chimica con l'ambiente nell'area di Seveso, perché qui ci troviamo con un pregresso di inquinamento che non consente di lanciare questa sfida in termini generali.
Credo che forse il bandolo della questione da oggi in avanti, dal punto di vista almeno del Consiglio regionale, ed è quello che noi riteniamo debba essere, deve partire da un'impostazione diversa rispetto a quella che è stata data dal Ministro Ruffolo dicendo: "Questa è una scommessa per misurare la compatibilità ambientale dell'industria chimica dell'ACNA con l'ambiente". Infatti, posto in tali termini, il problema assume carattere emblematico generale, in quanto costituisce un laboratorio e precedente per altri casi consimili, ma rischia di caricarsi di significati e di interessi tali che possono anche porre in subordine le istanze delle popolazioni locali colpite dalla calamità dell'ACNA.
Oggi siamo nella situazione che possono evidenziarsi tutti i pericoli e i rischi connessi all'impostazione della questione in questi termini perché nell'ultimo anno da quando la vicenda è stata così impostata, si è assistito ad una grande produzione di studi, di documenti tecnico scientifici, spesso contraddittori gli uni con gli altri, senza che vi fosse un autorevole organo dello Stato in grado di dare incontestabili certezze.
In tale situazione complessa che non ammette, a nostro avviso soluzioni immediate, se non autoritative e quindi pericolose, noi vorremmo dare un nostro contributo anche alla decisione del Ministro, invitandolo a riportare il problema nei suoi termini locali e nell'abbandonare le generalizzazioni. Ed in termini locali noi troviamo che questa valle è da oltre cent'anni sottoposta ad un inquinamento selvaggio dell'ACNA o dei suoi predecessori, tanto da avere riconoscimento con quel triste titolo che non è certamente una medaglia da sfoggiare - di area ad elevato rischio di crisi ambientale.
Troviamo, quindi, una popolazione che è esasperata non perché è colpita da improvvise sensibilità ecologiste, ma perché è colpita nella salute negli interessi e nelle più elementari condizioni di vita.
Crediamo che sulla pelle di questi cittadini non è possibile giocare delle scommesse. Pertanto occorre elaborare un'ipotesi legislativa che sia rapportabile ed equiparabile al discorso degli interventi legislativi collegati alle calamità naturali e che, quindi, si vadano ad ipotizzare strumenti legislativi che, riconoscendo e basandosi su questa disponibilità, procedano al riconoscimento di una sorta di calamità che ha colpito la valle, partendo dalla chiusura dello stabilimento, vadano ad individuare le risorse finanziarie per il risanamento della valle, la garanzia dei livelli occupazionali e poi anche l'avvio di una serie di interventi socio-economici che consentano la ripresa e la rinascita della valle stessa.
Credo che noi dovremmo da oggi, come Consiglio regionale, ragionare con questa nuova e diversa prospettiva, cioè cambiare il ragionamento su cui si è poggiato tutto il lavoro che in questi ultimi due anni il Governo ha avviato, vale a dire di fare una scommessa, e invece partire da un punto di vista diverso, nel senso che in quella valle per il pregresso non vi sono le condizioni per giocare questa commessa. Vi sia un riconoscimento di questa sorta di calamità ecologica e naturale e si individuino gli strumenti legislativi per superare questa condizione. Allora, da questo punto di vista, l'ipotesi di una proposta legislativa al Parlamento che viene dal Consiglio regionale, come qui è adombrato, riprendendo un'ipotesi che da tempo giace presso le Commissioni, può essere un percorso, a mio avviso, nuovo e da portare avanti. Non è questa probabilmente la sede in cui poter concludere questo lavoro. Vi può essere quindi l'impegno per un ritorno in Commissione di questo provvedimento legislativo, che può essere aggiornato ed integrato, alla luce anche dei fatti succeduti dal dicembre 1988 ad oggi, ma che certamente in tempi rapidi approdi nuovamente al Consiglio regionale perché diventi una legge di proposta al Parlamento.
Mi pare che questa potrebbe essere la novità del dibattito di oggi, che rappresenta, peraltro, anche un salto di ragionamento attorno a questa vicenda.



PRESIDENTE

Annuncio che è al lavoro una Commissione composta dai vari rappresentanti delle forze politiche per valutare la possibilità di elaborare una sintesi dei due documenti presentati.
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei porre alcune questioni e tentare anche di dare risposta a talune questioni che sono state poste nel corso del dibattito, in particolare: "In questa situazione cosa pu fare la Regione Piemonte che non abbia già fatto?" Può riaffermare la propria avversione alla riapertura.
La prima considerazione è questa: la situazione attuale (le decisioni sull'ACNA) si configura molto di più come un braccio di ferro e una sfida fra l'intero mondo della chimica in Italia e le popolazioni della Valle Bormida con l'appoggio delle popolazioni piemontesi, oltreché delle forze politiche e movimenti ambientalisti nel Paese, che non come questione di razionalità. Quando abbiamo incontrato il Presidente dell'Enimont è risultato molto chiaro questo aspetto. Il Presidente dell'Enimont ci ha detto con chiarezza che non c'erano ragioni economiche per tentare di mantenere l'ACNA in vita, perché le ragioni economiche sarebbero andate piuttosto nell'ottica della chiusura. Il costo del risanamento è troppo elevato e problematico: nessuno infatti, una volta fatti gli investimenti concordati, può pensare che la questione sia risolta. Neanche loro sono in grado di dire che cosa succederà e i responsabili dell'ACNA sanno benissimo che al primo incidente (che in un'industria chimica è facilissimo che si verifichi) ci saranno le condizioni, per lo stesso Ministro, per chiudere questi investimenti rischiano quindi di essere a fondo perduto. Perch insistono tanto allora? Non insistono per una ragione economica per cui le argomentazioni portate dal collega Ferrara non sono vere, perché in questo caso non siamo di fronte a ragioni economiche, ma ad una sfida fra il mondo della chimica e le popolazioni. La domanda che si pone è questa: deve sempre in ogni caso vincere la ragione del mercato? Qui non si tratta di buttare via investimenti, di perdere sul piano economico, quanto di riaffermare che un'industria può comunque e sempre restare dove è qualunque sia la condizione ambientale e sociale in cui si trova. Siamo in una situazione in cui la volontà delle popolazioni è chiara: c'è un rifiuto assoluto, la situazione è insostenibile sul piano politico e sul piano sociale. L'industria lo sa benissimo e vuole comunque che venga riaffermato il suo diritto a prevalere sulla volontà delle popolazioni. Questa è la sfida in gioco, non siamo più di fronte ad una questione di razionalità economica, perché se di razionalità economica vogliamo parlare, solo per il tentato risanamento, il caso ACNA richiede cifre tali da non renderlo economico.
Per mantenere la possibilità di apertura - questo emerge anche nei tentativi fatti dal Ministero - si chiede di verificare se sia possibile continuare l'attività produttiva e contemporaneamente avviare il risanamento e quindi la messa in sicurezza delle questioni a tutte note: rifiuti, muro di contenimento e via dicendo. Tutto sembra giocarsi su questo aspetto.
Se riflettiamo con attenzione, sulla base dell'enorme quantità di informazioni di cui cominciamo a disporre, di una cosa abbiamo certezza.
Chiunque si sia preoccupato di capire che cosa sono le operazioni di decontaminazione e di risanamento di siti come quello (che sono immense discariche di rifiuti tossici prima di tutto, perché il sito ACNA è un'immensa discarica di rifiuti tossici interrati e nei lagoni) sa che nessuno al mondo è in grado di fare quelle operazioni. Prego chiunque anche l'Assessore, di analizzare l'esperienza del "superfound" americano: gli americani stanno spendendo miliardi di dollari per affrontare la questione dei siti contaminati da rifiuti tossici. Sono arrivati a questa conclusione: oggi non è possibile mettere in sicurezza per tempi lunghi questi siti, per cui hanno predisposto piani in due tempi dove nella prima fase si tenta di contenere il rischio e si studiano soluzioni per l'intervento definitivo che dovrebbe consentire di mettere in sicurezza il sito almeno per alcune centinaia di anni. In questi casi c'è però bisogno di complesse analisi e di complicati lavori di progettazione, i quali devono essere fatti su un'area che sia a disposizione di coloro che devono affrontare la questione. Dove esiste un'attività produttiva non c'è niente da fare: esiste un diritto di proprietà su quell'area, quindi non si pu lavorare, non si possono spostare cose, non si possono fare buchi, non si possono impiantare i macchinari che devono provvedere alle verifiche, non si può nemmeno entrare, tant'è vero che tutte le attività di controllo e di analisi vengono sempre fatte da qualcuno che gentilmente viene accompagnato e controllato da coloro che sono responsabili dell'impianto produttivo.
E' vero che se chiudessimo domani l'ACNA avremmo da affrontare, per almeno un secolo, la questione del risanamento. Ma questa, con i dati che abbiamo a disposizione, non può partire senza la chiusura. Questo è il principio che, a mio avviso, deve affermare la Regione Piemonte. Non possiamo continuare a dire che vogliamo le garanzie che le verifiche siano state tutte compiute. Questo lo possiamo dire se si tratta di rimandare di un altro paio di mesi la questione sperando di essere allora più forti. Ma queste garanzie non le avremo mai perché tutte le ricerche su questi siti dimostrano che si tratta di un lavoro molto complesso del quale oggi non vi sono neppure le certezze scientifiche! Quello che sappiamo è che questo lavoro non può essere fatto con la presenza dell'attività produttiva, la quale continua necessariamente a produrre rifiuti, per cui è evidente che occorre l'inceneritore perch altrimenti si continua ad accumulare rifiuti. La procedura dell'accumulare i rifiuti sotto terra e nei lagoni che finora, in assenza di controlli l'ACNA aveva seguito, è evidente che non può proseguire e che l'eliminazione dei rifiuti va fatta, ma è altrettanto evidente che nuove attività produttive di questo tipo non verrebbero neanche messe in atto senza una riprogettazione complessiva che si occupi non di come trattare i rifiuti, ma di come ridurre a priori i rifiuti e le emissioni. Oggi tutta la politica ambientale a livello mondiale è arrivata alla conclusione unica che le attività pericolose possono essere rese meno pericolose solo cambiando radicalmente i processi produttivi in modo che non lo siano più e non in modo da poter trattare i rifiuti alla fine. Questo obiettivo all'ACNA (che ha un impianto vecchio) non può essere perseguito. Si potrebbe solo perseguire quello della coda del processo produttivo, ciò gli impianti di depurazione, ma per poter continuare a produrre bisogna effettivamente disporre dell'inceneritore e di tutti gli impianti di smaltimento per poter smaltire fanghi e rifiuti che finora sono stati interrati, ma che d'ora in poi devono trovare degli sbocchi. E' evidente quindi che le due cose continuano ad essere incompatibili.
La Regione Piemonte non può continuare a rinviare la palla; sembra un campo di tennis: noi diciamo al Ministro che vogliamo ulteriori garanzie il Ministro dice che fa fare ulteriori analisi, non è ancora sicuro, ma forse fra un po' lo sarà, ha nominato un altro supertecnico affinché gli dica se il muro tiene, ma nessun supertecnico gli potrà dare la garanzia che tutto è a posto perché questa garanzia, se mai l'avremo, l'avremo nell'arco di venti, trenta o quarant'anni! Dobbiamo iniziare subito un'effettiva opera di risanamento. Speriamo ci sia una decisione del Parlamento nazionale fra venti giorni o un mese. Opera di risanamento che non riguarderà solo il sito dell'ACNA, ma tutta la Valle e a questo proposito sarebbe bene che il tutto non restasse fermo e che l'Assessore ci dicesse che cosa la Regione Piemonte manda a Roma. Dove è finito tra l'altro il famoso piano dell'IRES di risanamento dalla Valle Bormida che doveva essere predisposto? A che punto sono i lavori? Quali fasi intermedie possono già esserci comunicate e possono costituire oggetto di dibattito? Avremo almeno qualcosa da dibattere invece del nulla che abbiamo, perch non possiamo sempre dibattere solo su alcuni dati di analisi tecniche dobbiamo avere delle letture che ci dicano come si pensa di intervenire da una parte sul risanamento e dall'altra sul rilancio. Ma tutto questo pu iniziare solo una volta presa una decisione sulla Valle. I termini della decisione devono essere resi in modo molto chiaro dalla Regione al Parlamento affinché la risposta dello stesso non venga sul continuo rinvio palla contro palla - della decisione per ragioni tecniche perché non ci sarà la certezza. La certezza non si raggiungerà, non è raggiungibile e soprattutto l'incompatibilità fra opera di risanamento di quel sito specifico e mantenimento dell'attività produttiva è ormai largamente certa.
Nessuna delle analisi (certificazioni o perizie) è riuscita a smentire questa convinzione che tutti gli abitanti della Valle avevano fin dall'inizio di questa vicenda. E' inutile che continuiamo a sperare che arrivi la parola definitiva che dica sì o no: dobbiamo assumerci la responsabilità di dire che ci sono situazioni in cui l'economia non viene prima di tutto, ma viene prima la decisione democratica della maggioranza della popolazione interessata. Ci sono tante cose possibili sotto il sole.
Alcune diventano possibili perché gli uomini le vogliono, per altre non è così perché la maggioranza degli uomini non le vuole; certamente ci sono diritti ed attività produttive, ma non possono essere solo quelli gli unici diritti ad essere fatti valere in questo Paese.
La situazione reale del sito è nota e ci sono tutti gli elementi per dichiarare la non compatibilità fra l'opera necessaria e lunga di risanamento e la continuità dell'attività produttiva. Questa non è l'incompatibilità teorica dell'industria con la Valle, come se fosse nuova e non ci fosse la situazione pregressa che è quella su cui bisogna lavorare. Su quella situazione dovremo lavorare per molto tempo, quindi dobbiamo metterci nelle condizioni di lavorare. Non ci sono le condizioni tecniche perché si possano fare contemporaneamente due cose: il risanamento e la continuazione dell'attività produttiva. E' questo che noi dobbiamo decidere di sottoporre al Parlamento per la decisione che dovrà assumere tramite il Ministero che è istruttore della decisione del Parlamento. In questo senso l'ordine del giorno del Gruppo DC non ci soddisfa perch rinvia ad un'ulteriore verifica, ad un'ulteriore dimostrazione questa decisione. Non ci sarà nessuno che certificherà che la fabbrica pu continuare a produrre, mentre si svolgono le operazioni di risanamento.
L'Assessore peraltro ha dato alcune informazioni sui tempi del puro smaltimento se ci fosse l'inceneritore dei lagoni attuali. Immaginiamoci se continuasse la produzione! Ma soprattutto, se domani chiudessimo, il problema di cosa fare sia dei lagoni che dell'accumulo dei rifiuti lo avremo e sarà terribile. Non è che con questo lo avremo fatto sparire, ma almeno avremo una situazione che può essere messa in sicurezza (sicurezza relativa, da tenere sempre sotto controllo perché la sicurezza assoluta non l'avremmo) e potrebbe iniziare un'opera di studio serio delle soluzioni di risanamento del sito, che non sia solo prendere e bruciare, ci sono molte altre soluzioni possibili ai problemi. Dopodiché anche per l'Enimont sarebbe tanto di guadagnato se tutti i soldi, che butterebbe via continuando a fare operazioni inutili, li investisse in una nuova attività produttiva da qualche altra parte. Se l'Enimont proponesse qualche attività produttiva pulita nella Valle, gli abitanti, i Sindaci e coloro che sono deputati a dare le autorizzazioni necessarie potrebbero valutare quelle proposte. Ma è inutile continuare a nasconderci dietro il dito. Anche questa assemblea, che sembra unanime, ha questa tendenza: cercare sempre di rinviare ad ulteriori certezze. Ma dobbiamo imparare che in questa materia vivremo con le incertezze e quindi prima o poi una decisione politica nostra e una decisione politica del Parlamento dovremo pur prenderla. E dobbiamo prenderla sulla base degli elementi che abbiamo: è inutile che speriamo di averne altri!



PRESIDENTE

Prima di passare all'ultimo intervento, informo il Consiglio che alle ore 15 sono convocati i Presidenti dei Gruppi consiliari per programmare i lavori delle prossime sedute.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, tento di dare un contributo a questo dibattito, che io ritengo tutt'altro che inutile. Alcune cose sono ormai chiare. Intanto, a me sembra sempre più difficile assumere delle decisioni sulla base dei dati che ci forniscono i tecnici, perché su questo versante la confusione è crescente e tende al massimo. Sulla questione dello strato marnoso, il Dipartimento Scienze della Terra di Genova dice una cosa, il Servizio Geologico Nazionale ne dice un'altra. Sulla questione della diossina il Laboratorio statunitense dice una cosa, l'Istituto Superiore di Sanità ne dice un'altra. Il collega Mignone ed altri ricordavano le dissonanze e le controversie che ci sono sui dati tecnici io non le ricordo per brevità.
C'è però una cosa grave, che va sottolineata con forza. A me sembra che i tecnici, la scienza e l'industria chimica stiano giocando sulla pelle della gente della Valle Bormida, in questo caso, una partita estremamente pericolosa. Qual è la partita? La partita è il rifiuto da parte dell'industria chimica, della scienza e della tecnica di alzare bandiera bianca in questo caso, di alzare bandiera bianca circa la possibilità di rendere compatibile questa azienda. A me sembra che la scienza, la tecnica e l'industria chimica si rifiutino di ammettere che in questo caso non ce la fanno a rendere compatibile un'azienda, una produzione con l'ambiente il territorio e la salute della gente: si rifiutano di ammettere questo dato. Certo non è semplice per i tecnici e gli scienziati ammettere che non ce la fanno, ma io credo che, quando sono in gioco la salute della gente e la salvaguardia dell'ambiente e del territorio, ci siano dei valori prevalenti: in questo caso il valore prevalente della salute e della salvaguardia del territorio può e deve spingere la scienza e la tecnica ad ammettere quello che a me sembra ormai palese e cioè che non ce la fanno a rendere compatibile questa azienda. Il non volere ammettere che in alcuni casi le soluzioni di compatibilità tra chimica, ambiente, territorio e salute, stanno ancora nei laboratori e vanno ancora ricercate, credo che spieghi perché questa azienda sia disponibile a bruciare tante decine di miliardi. Vedremo l'ordine del giorno che verrà fuori.
Credo sia profondamente sbagliato dire che l'ACNA non si deve riaprire fino a quando i tecnici non abbiano sciolto il quesito della compatibilità.
Lo diceva poc'anzi la collega Bresso: questa cosa i tecnici non saranno in grado di scioglierla. I tecnici non diranno mai che questa azienda non è compatibile e non può essere resa compatibile, diranno sempre: "sperimentiamo delle soluzioni di compatibilità". Ma quando si tratta di sperimentare delle soluzioni sulla pelle della gente, credo che tutti dobbiamo dire che c'è un interesse prevalente (la salute della gente e l'ambiente) e quindi non sperimentiamo più, anzi abbiamo sperimentato per troppo tempo.
Quindi, la soluzione della chiusura dell'ACNA e del non insediamento dell'inceneritore deve essere sostenuta sulla base di due argomentazioni: 1) dopo molti anni, ormai, se la scienza e la tecnica avessero avuto delle soluzioni per rendere compatibile l'ACNA le avrebbero già esposte ed applicate; se questo non è avvenuto è perché questa azienda non può essere resa compatibile 2) c'è un elemento che non è ancora emerso a sufficienza e io credo che debba emergere: la seconda argomentazione è che il livello di accettabilità sociale di questa azienda in Valle Bormida è pari a zero. La gente della Valle Bormida questa azienda non la vuole e ha ragione, perch al di là di quello che dicono i tecnici, la gente ha sperimentato, per cento anni, sulla propria pelle cosa vuol dire questa azienda e ad oggi nessun tecnico è riuscito a convincere la gente della Valle Bormida che sta sbagliando, nessun tecnico è riuscito a convincere che invece adesso questa azienda può produrre senza inquinare.
Allora, bisogna decidere se l'opinione della gente conta qualche cosa in un Paese democratico. Il problema del consenso della gente rispetto alle scelte di sviluppo è una questione che non può essere ignorata, nel senso che la gente può anche sbagliare nelle sue valutazioni, ma allora si deve essere in grado di dimostrare e convincere la gente che sta sbagliando, ma se questo non avviene - come non è avvenuto nel caso dell'ACNA, perch nessuno è stato in grado di dimostrare alla gente che sta sbagliando a pensare che quella azienda deve chiudere perché continuerà a inquinare allora dell'opinione della gente bisogna tenere conto, perché ignorare l'opinione della gente (come a me sembra sempre di più tende a fare il governo del Ministro Ruffolo, e questo io credo sia grave) apre un grosso problema di democrazia. Non è possibile che in uno Stato democratico l'opinione della gente e degli enti locali che subiscono gli effetti di una produzione non conti sostanzialmente niente, perché se non si tiene conto dell'opinione della gente si apre un grosso problema di democrazia perch significa far prevalere nelle scelte di sviluppo decisioni che hanno carattere sempre più autoritario, in cui l'interesse prevalente o esclusivo di cui si tiene conto è quello della produzione dell'industria. E questo non è assolutamente accettabile.
Sulla base di queste due considerazioni, soprattutto sulla base di quest'ultima, si deve sostenere che l'ACNA non va più riaperta e l'inceneritore non va insediato. Ma, Assessore e colleghi, la questione della democrazia credo vada assunta dal Consiglio regionale come una delle questioni centrali e rappresentata con forza al Governo. Il fatto che Ruffolo sia andato all'ACNA in quel modo, abbia deciso di andare all'ACNA e di non andare a sentire la gente, non è un problema soltanto di rispetto nei confronti della gente della Valle Bormida, è un segnale di ciò che conta di più e purtroppo il segnale che è stato dato, non so se coscientemente o meno da parte del Ministro, è che quello che conta di più non è l'opinione della gente, quello che conta è l'ACNA, è l'industria con i suoi interessi.
E' sulla base di queste due considerazioni che va rifiutata la riapertura dell'ACNA senza alcuna possibilità di riapertura e va rifiutata l'installazione dell'inceneritore.
Chiudo il mio intervento ponendo una domanda. La Regione ha fatto abbastanza affinché questa vicenda non si concludesse comunque in modo traumatico? In modo traumatico si concluderà comunque, sia che si scelga una soluzione che l'altra: io spero che si scelga la soluzione della chiusura definitiva dell'ACNA. Credo che la Regione non abbia fatto abbastanza. Queste considerazioni le ho svolte circa due anni fa in quest'aula tentando di proporre allora - il problema non era chiusure tecniche e cose di questo genere - di assumere la questione della non accettabilità sociale di questa azienda da parte della gente della Valle Bormida per dire: "chiudiamo, ma subito, avviamo un discorso e un lavoro per un piano di sviluppo della Valle Bormida che risponda non solo al problema del risanamento ambientale della Valle, ma risponda anche dal punto di vista occupazionale ai problemi che la chiusura dell'ACNA pone".
Mi sembra che sulla questione del piano di sviluppo la Regione non sia andata avanti con convinzione, pertanto questo fatto porterà comunque ad una soluzione traumatica. Spero che sulla questione del piano di sviluppo che è stato poi ripreso anche come stralcio nel Piano di sviluppo regionale, la Giunta ci dica che cosa sta facendo.



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Montefalchesi si è conclusa la discussione generale.
In attesa che pervenga all'aula l'ordine del giorno unitario a conclusione del dibattito, do la parola all'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Intendo dare delle risposte alle richieste che sono venute da parte di alcuni Consiglieri intervenuti nel dibattito. Mi rivolgo innanzitutto al Consigliere Ferrara il quale ha commentato talune mie affermazioni.
Desidero ribadire in questa sede che la nostra è una Giunta di equilibrio e che allorquando ho affermato che le aziende chimiche nuove possono essere compatibili con l'ambiente attraverso le moderne tecnologie, mentre quelle vecchie no, ho usato queste parole estremizzando il concetto allo scopo di essere il più possibile chiara. Mi spiego facendo un paragone: ci sono degli edifici vecchi che possono essere ristrutturati secondo le esigenze moderne, vi sono però edifici troppo vecchi e fatiscenti per i quali non è più possibile alcuna sorta di ristrutturazione.
Ritengo pertanto che per un'azienda che per centosei anni ha sviluppato una produzione inquinando senza alcun rispetto l'ambiente circostante non sia possibile immaginare un impatto ambientale compatibile con la salute delle popolazioni. Questo è il mio pensiero e naturalmente della Giunta della quale sono portavoce.
Per quanto riguarda il piano di risanamento più volte richiamato questa mattina, che va impropriamente sotto il nome di piano Ansaldo, ricordo che nel novembre 1988 è stato chiesto un parere alla Regione la quale ha espresso parere negativo. La Regione si è avvalsa del contributo dell'Università, Politecnico e Finpiemonte; le osservazioni sono state redatte dall'IRES e questo documento di osservazioni alla proposta del piano Ansaldo è stato inviato al Ministro, che è il solo tenuto a redigere questo documento, nell'aprile 1989. Il Ministro sta valutando tali osservazioni e io ho detto chiaramente nella mia introduzione che entro il 22 di questo mese il Ministro ci presenterà il nuovo piano riscritto secondo le osservazioni inviate dalla Regione Piemonte. Il piano riscritto verrà sottoposto all'esame del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 7 della legge n. 349.
Questa è l'affermazione principale e i chiarimenti che dovevo dare.
Noi riteniamo che prima di mettere in funzione un piano socio-economico per la rinascita della Valle Bormida sia assolutamente prioritario non andare più ad inquinare la Valle Bormida ed in secondo luogo procedere al disinquinamento della stessa. Dopodiché si potrà dare inizio a quella che sarà la seconda tranche dei lavori, cioè a soluzioni alternative economiche e di lavoro per la rinascita della Valle Bormida, ma il problema prioritario è quello di permettere alla popolazione della Valle di continuare ad abitare quel territorio: questa è la condizione essenziale per fare in modo che la Valle rinasca nuovamente anche in modo economico ma io ritengo che la gente non se la senta di pensare a nuove forme di valutazione e di ripresa anche alternative di carattere economico se non ha la certezza del disinquinamento e praticamente del non avvelenamento di quella Valle, perché diventa incompatibile non solo con la qualità della vita, ma anche a questo punto in parte con la vita, persistere in questa situazione di grave degrado.
Ribadisco in conclusione che il piano che il Ministro ci invierà entro il 22 p.v., sarà oggetto di attenta analisi da parte del Consiglio.
Questo dibattito - è vero - ha visto interventi molte volte ripetuti ma sempre integrativi e sempre interessanti e validi alla vigilia di soluzioni importanti che il Parlamento sta prendendo. Spero che tutte le forze politiche si augurino che si esca ancora una volta da questo Consiglio con una posizione unanime di tutti i Partiti, cosa che indubbiamente ci rafforzerebbe e ci darebbe una voce molto forte anche nelle riunioni previste (sono due) del Comitato Stato-Regioni che contribuiranno alla soluzione del problema e che ci daranno una forza nuova presso il Governo e il Parlamento.



PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 449: "Proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale al Parlamento nazionale: norme per la chiusura dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e la rinascita della Valle Bormida e per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Ha la parola il Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, abbiamo ora avviato il compimento di un atto che pu essere un contributo rilevante da parte del Piemonte per giungere ad una conclusione positiva sulla vicenda di cui dibattiamo da tempo e su cui ci siamo soffermati finora.
Signor Presidente, per rispetto nei confronti dei colleghi, che credo conoscano bene il testo di legge che abbiamo or ora iscritto, eviterò la lettura completa della relazione allegata all'articolato di legge. Per non ingenerare, come veniva osservato ieri nella riunione dei Capigruppo da alcuni colleghi, possibili equivoci, sottolineo che si tratta di una proposta di legge e quindi auspicabilmente di una legge del Consiglio regionale rivolta al Parlamento nazionale. Legge che detta norme per la chiusura definitiva dell'ACNA di Cengio, per la bonifica e la rinascita della Valle Bormida e per lo sviluppo dei livelli occupazionali ambientalmente compatibili. Il testo di legge oltre che dal sottoscritto è stato firmato da collega Fracchia (a titolo personale rispetto alle posizioni ufficiali ribadite ancora stamane dal proprio Capogruppo) dall'ex collega Moretti, dai colleghi Ala, Montefalchesi, Bonino, Bresso Gallarini, Reburdo e Ferro; sono dieci Consiglieri che rappresentano uno spaccato molto significativo, pur con gradi di coinvolgimento differenziati, della volontà di questo Consiglio, quindi in questo senso un presupposto positivo affinché il Parlamento nazionale faccia anch'esso la propria parte e non continui, come talvolta ha dato l'impressione di fare a prestare "orecchi da mercante" a quanto noi andiamo sottolineando da tempo.
Il testo di legge è composto da sei articoli, che richiamo brevissimamente: il riconoscimento della incompatibilità ambientale dell'ACNA e del risanamento del sito inquinato con l'attività produttiva in funzione va di pari passo con la centralità e l'assoluta ineludibilità del problema sociale ed occupazionale. Cioè si tratta di chiudere definitivamente l'ACNA, di risanare l'ambiente, prestando attenzione ai costi che questo comporta per quanto riguarda le maestranze attualmente occupate nell'azienda ACNA di Cengio e nelle fabbriche dell'indotto.
In questo senso è rilevante il riferimento fatto all'art. 18 della legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente, laddove si prevede che i responsabili dei danni ambientali ne paghino anche i costi; nel nostro caso le responsabilità dell'ACNA vanno al di là di ogni ragionevole dubbio, come è sottolineato al punto c) dell'art. 3 del protocollo d'intesa Regioni Ministero.
L'art. 2 della proposta di legge prevede la rifusione allo Stato dei danni ambientali arrecati da parte delle aziende responsabili dell'inquinamento.
D'altra parte, signor Presidente, a nessuno sfugge che per poter avviare il processo di chiusura dell'ACNA bisogna pensare anche alla ricollocazione dei lavoratori attraverso un credibile piano per la rioccupazione. In questo senso la proposta di legge prevede una serie di misure atte a rilanciare economicamente la Valle, con un apposito piano di rinascita della Valle Bormida (su cui c'è stato un pronunciamento precedente da parte dell'assemblea, mirante a stralciare dal Piano regionale di sviluppo questo capitolo relativo alla Valle Bormida), che deve essere predisposto dalle Regioni, supportato, secondo quanto prevede l'art. 5, anche da incentivi fiscali per quanto riguarda l'impianto di nuove attività economiche produttive.
L'art. 4 prevede una serie di misure a garanzia del reddito per i lavoratori attualmente occupati, prepensionamenti ed incentivi per la riassunzione.
Infine si prevede all'art. 3 che siano gli stessi lavoratori ex ACNA mi auguro che si possa ben presto usare questa dizione - ad essere impegnati attraverso la creazione di una società pubblica nel lavoro di bonifica della Valle. Ho voluto richiamare tutto ciò così come è scritto nel testo di legge che, come è ovvio, non ha la pretesa di essere la riscrittura delle "tavole di Mosè", ma è una proposta in discussione che può essere ovviamente modificata attraverso un iter, il più accelerato possibile, che si intende dare all'elaborazione finale del testo da inviare al Parlamento.
Signor Presidente, avendo sottolineato che si tratta di una proposta benché molto autorevolmente firmata da una serie di Consiglieri della Regione, aperta a tutte le integrazioni che vorranno essere apportate aggiungo, a titolo personale come primo firmatario della proposta, questa brevissima considerazione politica: abbiamo ritenuto - e di questo ringrazio i colleghi cofirmatari del richiamo in aula ai sensi dell'art. 32 del Regolamento della proposta di legge in oggetto, in particolare i colleghi Gallarini, Fracchia e Ala - di dover compiere un atto politico significativo qual è l'approvazione di una legge rivolta al Parlamento per pervenire alla chiusura definitiva dello stabilimento, e quindi mettere tutti i parlamentari singolarmente presi e le forze politiche in cui i parlamentari sono organizzati di fronte alle proprie responsabilità.
Abbiamo voluto compiere questo atto perché risulti politicamente e praticamente efficace. In questo senso ci interessa che l'approvazione della legge avvenga in tempi utili affinché il Parlamento, che dovrà pronunciarsi fra breve, possa tenere debitamente in conto la volontà più alta che possiamo esprimere come assemblea regionale attraverso una proposta di legge avvalendoci delle prerogative costituzionali. Non avviene tutti i giorni che i Consigli regionali attivino una facoltà che gli è data dalla Carta Costituzionale facendosi protagonisti diretti di una legge al Parlamento nazionale della Repubblica.
In tal senso ritengo, come primo firmatario della proposta di legge che ci siano già oggi tutte le condizioni perché si possa procedere alla sua approvazione definitiva. Non nascondo che esistano esigenze in particolare in Gruppi numericamente e politicamente più compositi di quanto non sia il mio che notoriamente è molto numeroso! - e mi rendo conto dell'opportunità che da parte di altri Consiglieri venga manifestata la richiesta di un approfondimento. Da parte mia, come già dicevo ieri nella riunione dei Capigruppo, non c'è alcuna opposizione a questa richiesta qualora venisse avanzata. Ciò che mi preme sottolineare, qualora si attivasse questa procedura dell'approfondimento, è che il tutto si concluda in tempi rapidissimi, il che vuol dire approvare definitivamente il testo non più tardi di 15 giorni. Viceversa prenderemmo soltanto in giro noi stessi, chi ci ascolta e il soggetto istituzionalmente più alto a cui ci rivolgiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto la parola per sottolineare, dopo l'intervento del collega Staglianò, che anche noi abbiamo firmato ieri il richiamo in aula del progetto di legge. E' emerso ieri, durante la riunione dei Capigruppo, che esiste la necessità di andare a sviscerare e ad aggiornare all'interno dei Gruppi, soprattutto di quelli più numerosi, la posizione relativamente a quel testo. Quindi mi associo alla richiesta del collega Staglianò per dire che questo è comprensibile e noi siamo perfettamente d'accordo purché effettivamente il testo ritorni in aula, dopo essere passato attraverso il filtro della Commissione, in tempi ragionevolmente brevi, perché non avrebbe senso aver speso una seduta di Consiglio regionale, quale è stata quella di oggi, su questo argomento che può rappresentare l'ultima fase del primo periodo, se poi non diamo immediatamente corso alla prima fase del secondo periodo, che va già a prefigurare quelli che devono essere gli interventi compensativi per un rilancio della zona.



PRESIDENTE

E' stato concordato un ordine del giorno che riassume la volontà unitaria del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Fracchia per una dichiarazione personale. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho molto da aggiungere a quello che ho già detto in precedenti occasioni. Purtroppo non mi trovo allineato alla posizione del mio Partito, anche se riconosco che il mio Partito negli ultimissimi tempi si è avvicinato alle mie posizioni: in partenza sosteneva che l'ACNA non inquinava più, oggi il Gruppo Repubblicano dice: "Attendiamo i risultati tecnici". Mi pare sia un passo avanti di avvicinamento alle mie posizioni personali e di una parte degli elettori che io rappresento.
A titolo personale - per i motivi che conoscete non posso aderire alla richiesta di votare contro questo documento.
Ho firmato la proposta di legge per la chiusura dell'ACNA insieme al collega Staglianò e ad altri colleghi, come secondo firmatario, ben cosciente di quello che facevo. Questa proposta di legge l'abbiamo presentata lo scorso anno; forse abbiamo tardato troppo a richiamarla in aula per discuterla, perché se questa legge fosse già approvata in questo momento potrebbe essere un ulteriore elemento di supporto alle decisioni che deve prendere il Governo. Speravamo che questa decisione fosse presa senza tanti preamboli, purtroppo le cose sono andate molto per le lunghe noi chiediamo e ci auguriamo che questa proposta di legge venga esaminata velocemente in VII Commissione per essere votata, come ha detto il collega Staglianò, non oltre il termine di 15 giorni, il che vuol dire entro il 25 gennaio.
Tale proposta di legge può essere benissimo integrata perché nell'arco dei tredici mesi che sono trascorsi (dal mese di dicembre 1988 ad arrivare al mese di gennaio 1990) ci sono stati dei cambiamenti, quindi vi sarà qualcosa da integrare.
Una cosa di cui dovremmo anche tenere conto, visto che lo stralcio del piano che doveva fare l'IRES non è ancora stato fatto - questo è un fatto molto negativo perché noi continuiamo a parlare, ma di cose reali agli abitanti della Valle Bormida non gliene abbiamo ancora date - è che dobbiamo fare velocemente questo piano di sviluppo. E non dimentichiamo che noi giustamente ci preoccupiamo che gli operai dell'ACNA non perdano il salario, non perdano il lavoro e trovino una giusta collocazione: ma in questo piano dobbiamo anche ricordarci di tutti i nostri concittadini parlo da Valbormidese - che se ne sono andati via perché la campagna non dava più risultati e che oggi vogliono rientrare; noi dobbiamo aiutarli a rientrare nella loro Valle e diventare di nuovo contadini, artigiani od operai. Quindi, collega Staglianò, nella legge dobbiamo tenere conto di questo aspetto e fare questa aggiunta perché manca: è giusto preoccuparsi degli altri, ma preoccupiamoci anche dei nostri.
La mia posizione è veramente per motivi di coscienza, conoscendo bene la situazione, e non per scopi elettorali: permettetemi di ricordare che sono stato il primo Consigliere a presentare un'interrogazione nel mese di aprile 1986, quando le votazioni erano molto lontane e quindi non era speculazione, come qualche scopritore della Valle Bormida sta facendo in questi giorni nella mia zona. Con queste precisazioni ho terminato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Intervengo per svolgere una dichiarazione di voto che potrebbe anche apparire superflua dal momento che uno dei firmatari dell'ordine del giorno a nome del Gruppo comunista sono io.
Credo si debba partire dal fatto che abbiamo assistito a un dibattito a lato del quale erano stati presentati due ordini del giorno: uno del Gruppo comunista e uno del Gruppo DC. I due ordini del giorno avevano una divergenza sostanziale, non di poco conto, dal momento che l'ordine del giorno del Gruppo comunista chiedeva la chiusura definitiva dello stabilimento, mentre quello della DC chiedeva la non riapertura sino a quando e se. Il distinguo non è di poco conto e nel Gruppo ristretto che abbiamo fatto si è cercato di capire se poteva esserci un punto di incontro tra queste due posizioni. Il punto di incontro è stato trovato nel fatto che il Consiglio regionale del Piemonte già il 31/10/1989 aveva chiesto la chiusura definitiva dello stabilimento. Quindi il richiamo, che viene fatto nell'ordine del giorno che approviamo oggi a un ordine del giorno del 31/10/1989, va letto soprattutto per quanto riguarda - sono sei punti - un giudizio decisamente negativo sul Re-Sol: in quell'ordine del giorno si chiedeva di bloccare il Re-Sol e in quello odierno si riconferma questo tipo di impegno; inoltre si chiedeva la chiusura definitiva dello stabilimento, cosa che viene richiesta nell'ordine del giorno di oggi ribadendo posizioni precedentemente assunte. Essendo il nostro ordine del giorno in perfetta sintonia con questi indirizzi espressi in ottobre e richiamati in questo ordine del giorno noi votiamo a favore.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno concordato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte scaduti i termini della chiusura cautelativa dell'ACNA di Cengio senza che sia stata finora data sufficiente dimostrazione dei risultati conseguiti: 1) sull'efficacia del sistema di controllo e monitoraggio dei reflui in uscita da ogni singolo reparto, impianto che risulterebbe già sperimentalmente realizzato ed oggetto di un 'progetto pilota' non ancora pubblicizzato 2) sulla tenuta del sistema di contenimento del percolato pregresso e per il quale erano state date dall'Azienda assicurazioni per un preciso programma di graduali eliminazioni 3) sui contenuti, strumenti e tempi di attuazione del piano di bonifica previsto dagli atti ufficiali del Governo fin dal 1987 4) sugli strumenti di salvaguardia sociale per i lavoratori temporaneamente inutilizzati in attesa che si realizzino le condizioni per un loro reinserimento in processi produttivi alternativi a quelli dichiarati inagibili nello stabilimento di Cengio sottolineato inoltre che nonostante il parere della Commissione consultiva tossicologica nazionale secondo cui 'non esistono sufficienti dati per poter procedere alla valutazione di rischio per la salute delle popolazioni in relazione alle sostanze chimiche considerate viene permesso lo scarico nel fiume di trentacinque micro-inquinanti con soglie scientificamente criticabili, senza tener conto degli effetti sinergici e permettendo la presenza di sedici sostanze ritenute dagli Organismi internazionali cancerogene, teratogene e mutagene ribadisce quanto già dibattuto e richiesto con proprio ordine del giorno votato il 31/10/1989 che si allega impegnando la Giunta a perseguire coerentemente in ogni sede quanto deliberato dal Consiglio con il citato ordine del giorno".
Allegato testo dell'ordine del giorno n. 707 del 31/10/1989: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che le popolazioni della Valle Bormida, con la eccezionale partecipazione al referendum contro l'inceneritore Re-Sol che si vorrebbe costruire all'ACNA di Cengio (votanti 82,43% sul totale degli elettori, NO 95,84%), hanno chiaramente espresso la loro volontà di evitare ulteriori aggravi dell'inquinamento ambientale in un'area già fortemente compromessa dopo l'OM 6/7/1989 non solo sono venute meno le cause che hanno provocato la sospensione dell'attività dell'ACNA, ma anzi si è sempre più evidenziato che l'unica strada percorribile per la tutela della salute delle popolazioni e degli stessi lavoratori e per la salvaguardia dell'ambiente passa attraverso la chiusura definitiva dello stabilimento l'approssimarsi del momento conclusivo e delle decisioni finali, da parte del Governo, a due anni dal decreto di 'area ad elevato rischio ambientale', alimenta tensioni sulle quali possono innestarsi anche inammissibili episodi di violenza, come quelli verificatisi venerdì 27 ottobre ai danni di amministratori e cittadini di alcuni Comuni del versante piemontese, colpevoli solo di battersi per il risanamento ambientale della Valle condanna fermamente i gravi fatti del 27 ottobre, ed invita il Governo a richiamare le autorità responsabili dell'ordine pubblico, impartendo chiare disposizioni affinch tali fatti non abbiano a ripetersi c h i e d e che il Parlamento nella prossima seduta di novembre sull'ACNA assuma decisioni chiare e definitive, ed in particolare che non venga revocata l'OM 6/7/1989, e si provveda all'istituzione di una autorità 'super partes' per i controlli che venga predisposto un piano di bonifica definitivo del sito ACNA e delle discariche limitrofe, non essendo sufficienti i soli muri di contenimento del percolato, e che si utilizzi la stessa mano d'opera dell'ACNA per i lavori che si renderanno necessari che vengano predisposte concrete iniziative per la definizione e l'avvio del piano di rinascita della Valle (con il fattivo contributo degli enti locali, delle popolazioni e dell'Associazione per la rinascita della Valle Bormida), che deve comprendere incentivi economici ed attività sostitutive compatibili con l'ambiente, tutti diretti a creare occupazione che non si avvii la costruzione dell'inceneritore Re-Sol che, vista l'impossibilità di rendere pienamente compatibili le attuali produzioni dell'ACNA con la tutela della salute e dell'ambiente, si provveda alla chiusura definitiva dello stabilimento di Cengio che venga pertanto predisposto un provvedimento straordinario di CIGS a salario pieno per i lavoratori dell'ACNA (la cosiddetta GIGS Montaldo) operante fino al momento in cui si concretizzano alternative di lavoro, al fine di sottrarli a strumentalizzazioni e ricatti occupazionali impegna la Giunta a richiedere un incontro con il Ministro Ruffolo ancor prima del dibattito parlamentare, o comunque a rappresentare al Governo la volontà della Giunta e del Consiglio regionale del Piemonte si impegna ed impegna la Giunta a manifestare nei giorni del dibattito parlamentare con una propria delegazione a Roma (rappresentativa del Governo e del Consiglio regionale) il sostegno alla posizione del Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 40 voti favorevoli e 1 contrario.
Pongo ora in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n.
449.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,30)



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