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Dettaglio seduta n.22 del 12/12/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Problemi energetici

Esame proposta di deliberazione n. 42: "L.R. 23/4/1985, n. 44. Piano regionale per la metanizzazione" e votazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 42: "L.R. 23/4/1985, n..44. Piano regionale per la metanizzazione".
La parola al relatore Consigliere Croso, Presidente della VII Commissione.
CROSO, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è sottoposto oggi all'esame del Consiglio il Piano regionale di metanizzazione, strumento richiesto dalla L.R. 44/1985 per poter attivare i finanziamenti messi a disposizione dalla Regione nella misura di 27 miliardi e 200 milioni, da erogare in cinque rate annuali.
Nel 1982 la Regione stipulò, fra le altre, una ampia ed articolata convenzione con l'ENI: uno degli scopi era (art. 3) "la predisposizione di studi di fattibilità per l'estensione ottimizzata dell'uso del gas naturale nella regione"; nel conseguente Accordo specifico è stato inserito il Progetto Metano (cap. 4, art. 20), ove venivano indicati gli Enti incaricati dello studio, le fasi temporali di consegna, i contenuti dei Rapporti.
In tale quadro la SNAM e gli uffici dell'amministrazione regionale hanno predisposto lo studio sulle "Prospettive della metanizzazione in Piemonte negli anni '80"; questo studio è stato assunto come documento di piano e inserito nel II Piano regionale di sviluppo, dopo una prima verifica della rispondenza degli interventi agli indirizzi di riequilibrio territoriale e di sviluppo del sistema socio-economico delle aree interessate.
Prima di informare nel merito del piano, desidero esporre alcune considerazioni sull'uso della risorsa "metano" nel complesso delle fonti energetiche.
Uno degli obiettivi primari del Piano Energetico Nazionale, peraltro ribadito anche oggi nella fase di revisione, è quello di diversificare le fonti energetiche, o almeno la loro provenienza, e di ridurre i consumi specifici attraverso il risparmio, nel tentativo di diminuire l'elevata dipendenza dal petrolio del nostro sistema di produzione energetica.
Oltre al carbone e al nucleare anche il gas naturale può giocare un ruolo non secondario nella ricerca di differenziazione delle fonti.
Il PEN del 1981 prevedeva che l'utilizzazione del metano salisse da circa 25 a circa 43/45 miliardi di mc nel 1990 (cioè dall'odierno contributo del 16% al 18,5%); in tale ottica la SNAM ha elaborato programmi operativi prevedendo un consumo nazionale compreso tra i 38 e i 39 miliardi di mc nel 1990, corrispondente ad una copertura del fabbisogno energetico nazionale di circa il 20%.
E' peraltro vero che oggi la situazione italiana vede una certa sovrabbondanza di metano, creandosi una sfasatura tra offerta di gas e capacità di assorbimento del mercato interno, con il rischio di essere spinti a voler metanizzare tutti gli usi possibili, anche quelli meno adatti.
Ricordo, fra l'altro, che il metano è sì una fonte "pulita di energia" ha certo meno zolfo del carbone e del petrolio, ma agenti tossici sono generati nel processo di combustione e non sono indifferenti i problemi di impatto ambientale e di sicurezza sollevati dalla costruzione delle condotte.
Il metano è comunque utile per gli usi civili e industriali diffusi. E' in quest'ottica che il Piemonte affronta un cospicuo impegno finanziario per ampliare la propria rete di metanodotti.
Alcuni dati sulla penetrazione del metano della nostra Regione si ricavano dal capitolo 3 del piano oggi in esame.
In particolare possiamo sottolineare che, dei 967 mila TEP di metano consumati in Piemonte nel settore industriale (dati 1981), il 46%-47% è assorbito dal comparto meccanico e metallurgico. I restanti comparti ne assorbono la quantità non trascurabile del 20%.
Nel settore civile si è notato un incremento nell'uso del gas naturale a partire dal 1974.
Nel 1981 il consumo è stato di 1009 KTEP; si può notare che il 53% del consumo è assorbito dalla sola provincia di Torino, in funzione della presenza di una struttura edilizia più concentrata e di una più capillare rete di distribuzione.
Questo sviluppo è stato possibile grazie ad un sistema di stoccaggio a livello nazionale che ha la capacità di fronteggiare l'elevata punta invernale che la distribuzione civile comporta.
Sia nel comparto industriale, sia in quello civile il consumo di metano nella nostra regione è comunque inferiore alla media dell'Italia settentrionale.
Il piano oggi in esame si pone come obiettivo anche il superamento di questa differenza.
Circa le linee strategiche da seguire per una maggiore penetrazione del metano, desidero riportare, a titolo di premessa generale, quanto si legge nel cap. 3.2.3 del Rapporto ENEA/Regione, recante "Pianificazione energetica della Regione Piemonte - analisi preliminare del sistema energetico regionale".
"Una strategia di penetrazione del metano deve considerare i livelli di attività economica e l'andamento dei prezzi dei derivati del petrolio 'direttamente in concorrenza sul mercato finale del metano. L'elemento primordiale di tale strategia dovrà essere la selezione dei segmenti che consentano nel lungo termine di stabilizzare una penetrazione corrente con il valore d'uso del metano e il costo di distribuzione. In prospettiva i segmenti dove si riscontrerebbe una maggiore penetrazione del gas sono il riscaldamento degli ambienti (elevato valore d'uso e vantaggi ecologici) e gli usi continui nell'industria (assenza di modulazione stagionale con migliori utilizzi degli investimenti fissi).
Gli usi per cucina e quelli igienico-sanitari (per i quali le fonti concorrenti sono il gas in bombole e l'energia elettrica) assorbono una quota molto limitata (circa l'8% a livello nazionale nel 1982). Se non si associano gli usi per riscaldamento, i costi nazionali di distribuzione sono decisamente elevati (compreso l'ammortamento delle reti). Senza trascurare obiettivi di natura sociale, questo segmento di mercato pu essere considerato non fondamentale. Più significativi invece si presentano i segmenti di mercato del riscaldamento degli ambienti residenziali e delle attività terziarie, della piccola e media industria, con caratteristiche d'uso assimilabili, dove il gas naturale compete con il gasolio e l'olio combustibile.
Il valore d'uso del gas in questi segmenti è elevato, con costi marginali di distribuzione molto differenziati in funzione delle condizioni climatiche, della densità edilizia e dell'esistenza delle reti, con ampi spazi di sviluppo potenziale.
Negli usi industriali di processo, nella media e grande industria, il gas naturale ha una notevole rilevanza quantitativa, con il vantaggio di un diagramma di prelievo costante lungo l'anno, competendo con l'olio combustibile.
Infine, nella sintesi dinamica il gas costituisce la materia prima per processi produttivi che potrebbero ridimensionarsi a motivo delle tendenze in atto nella divisione internazionale del lavoro.
Per quel che riguarda la trasformazione termoelettrica in grandi impianti di generazione - in pratica nelle centrali ENEL - è necessario sottolineare che nel breve periodo si può ammettere un livello di penetrazione superiore in funzione della odierna maggiore disponibilità della fonte di studio, ma nel medio/lungo termine costituisce una operazione incoerente con le politiche di diversificazione delle fonti energetiche in campo elettrico (carbone e nucleare), con un forte vincolo economico derivato dal basso valore d'uso del gas in questo tipo di utilizzazione. Inoltre, la possibilità di impegnare la fornitura del gas negli usi termoelettrici ridurrebbe inevitabilmente il margine della SNAM nella copertura della domanda regionale per riscaldamento nella punta invernale.
L'uso del gas per riscaldamento è più diffuso negli impianti autonomi che negli impianti centralizzati, anche se la diffusione degli impianti centralizzati è maggiore di quella dei riscaldamenti autonomi.
Queste considerazioni portano a concludere che l'ulteriore penetrazione del gas negli usi per riscaldamento non può prescindere dalla trasformazione a metano degli impianti centra-lizzati. La presenza degli operatori per gli impianti autonomi non deve quindi farci dimenticare l'importanza del mercato potenziale di quelli centralizzati, essendo opportuno chele aziende distributrici mettano a punto intense campagne promozionali dell'uso del gas negli impianti centralizzati, considerando anche i grandi complessi di edilizia terziaria, pubblica e privata.
L'aumento della quota dei consumi di gas negli usi per riscaldamento degli ambienti, con un soddisfacente bilanciamento tra valore d'uso e costo marginale di distribuzione, dipende, in ultima analisi, dalle capacità imprenditoriali delle aziende distributrici e dalla disponibilità finanziaria del sistema." Circa il sistema distributivo del gas naturale, si rimanda al cap. 4 del piano.
In particolare si sottolinea che al novembre 1985 risultano metanizzati 262 Comuni piemontesi, pari al 21,7% del totale regionale.
La popolazione servita rappresenta però il 73% del totale residente in Piemonte. L'esaustiva realizzazione del piano porterebbe a 765 i Comuni dotati di servizio di distribuzione cittadina di gas naturale, la cui popolazione rappresenta il 94% di quella regionale. Un impulso significativo verrebbe registrato nelle province di Asti e Cuneo, che vedrebbero incrementata di circa 30 punti percentuali la loro popolazione servita dal metano.
I criteri generali per individuare le possibilità di sviluppo della metanizzazione nel medio-termine sono illustrati nel quinto capitolo del piano. Sulla scorta di questi, sono stati individuati quattro livelli di intervento: 1) Comuni il cui territorio è attraversato da metanodotto 2) estensioni della rete con intervento di sostegno economico 3) estensioni della rete senza intervento di sostegno economico 4) aree servibili a lungo termine. Circa il primo gruppo, si tratta di 47 Comuni (popolazione complessiva pari all'1% del totale regionale) facilmente servibili in quanto attraversate da condotte SNAM, anche se possono riscontrarsi casi particolari che rendono problematica l'attuazione del servizio da parte del Comune.
Circa il secondo gruppo, sono state individuate, dopo verifica di fattibilità, 11 nuove derivazioni dalla rete di metanodotti SNAM, che consentiranno di estendere il servizio a 141 Comuni (popolazione pari al 7,8% del totale regionale), e l'allacciamento di aziende favorevolmente ubicate, con una previsione di assorbimento di oltre 100 milioni di mc.
Circa il terzo gruppo, si tratta di soluzioni di metanizzazione previste per aggregazione di Comuni in bacini di utenza o estensioni di reti esistenti a Comuni non ancora serviti. Il piano prevede la consegna del gas naturale a carico.della SNAM, mentre gli Enti locali o le aziende distributrici dovranno provvedere alla realizzazione della rete di distribuzione. Perché ciò avvenga è comunque necessaria, come già detto, la costituzione dei bacini di utenza.
Circa il quarto gruppo, si tratta di aree la cui metanizzazione si presenta problematica in relazione a certe situazioni, quale eccessiva distanza dai metanodotti, orografia tormentata, elevato frazionamento dei nuclei abitati. L'effettuazione degli interventi è dunque subordinata a future integrazioni del piano.
Oggi la Regione Piemonte ritiene importante intervenire finanziariamente a sostegno delle 11 derivazioni prima ricordate; infatti da parte SNAM viene fatto rilevare che i consumi prevedibili non sono di entità tale da renderle nel complesso economicamente realizzabili, ed è pertanto necessario il contributo regionale.
L'investimento globale è valutato in 54 miliardi (costi 1/1/84) a fronte di un contributo regionale di 20 miliardi che, rateizzati in 5 anni ammontano ad un totale di 27,2 miliardi. Per l'anno finanziario 1985 è prevista l'erogazione di 4,3 miliardi (prima rata già stanziata in bilancio dalla L.R. 44/85). Da ciò deriva l'urgenza che l'approvazione del piano avvenga entro l'anno in corso e ad essa segua la stipula della Convenzione Regione-SNAM come prescritto dalla medesima legge.
Dopo l'approvazione, il piano diventerà immediatamente operativo e le prime opere potranno essere avviate già dai primi mesi del 1986, per essere tutte gradualmente ultimate entro il 1989.
Il documento del piano, predisposto dalla Giunta regionale, è stato esaminato in più sedute dalla VII Commissione e sottoposto a consultazioni con gli Enti locali, così come anche richiesto dal Piano di sviluppo, con le associazioni di categoria interessate e con le aziende municipalizzate.
Sono emersi giudizi sostanzialmente positivi per quanto riguarda gli 11 interventi proposti, anche se in ordine agli sviluppi della distribuzione sono emerse osservazioni che possono essere così sintetizzate: .
alcune rivolte ad ottenere l'inclusione di Comuni nella seconda fascia di intervento (con contributo), ritenendo di acquisire in tal modo il diritto al sostegno finanziario regionale per far fronte al costo di allacciamento al metanodotto SNAM alcune rivolte alla richiesta diretta di ulteriori contributi a favore di reti di distribuzione locali (ad esempio per far fronte agli oneri finanziari per la realizzazione di bretelle di collegamento fra reti di distribuzione in bacini di utenza) alcune finalizzate a che la Regione assuma compiti di coordinamento ed assistenza delle diverse iniziative comunali favorendo l'aggregazione dei Comuni in bacini di utenza, sulla base dei principi contenuti nella deliberazione CIPE per il Piano di metanizzazione del Mezzogiorno.
La Commissione ha valutato le osservazioni, richiesto spiegazioni alla SNAM e alla Giunta regionale e ha potuto rilevare quanto segue: per il primo gruppo di osservazioni si tratta di aree servibili mediante la rete di metanodotti già in esercizio; per alcune di esse, la SNAM, giudicando insufficienti i consumi locali, condiziona l'allacciamento alla corresponsione di un contributo da parte del Comune. Tale forma di intervento non rientra però nelle finalità di questa prima fase del piano che, come detto, è quella di contribuire per estendere i metanodotti SNAM in aree oggi non ancora raggiunte e quindi impossibilitate a dotarsi del servizio.
E' doveroso però riconoscere che le esigenze prospettate sono condivisibili; la Commissione auspica che la Regione si attivi nel prossimo futuro per rispondere ad esse, con normative idonee; per il secondo gruppo si ripropongono le medesime considerazioni anche se la costituzione dei bacini di utenza non sempre risulta agevole per il terzo complesso di osservazioni, la Regione sta impostando alcune iniziative quali ad esempio: - predisposizione di studi di fattibilità relativi alla realizzazione di reti di distribuzione del gas naturale per aree non servite e con caratteristiche geografiche e demografiche che ne rendano tecnicamente ed economicamente possibile l'effettuazione; - costituzione e funzionamento presso la Regione di uno "sportello di informazione e assistenza" a favore dei Comuni predisposizione di una "convenzione-tipo" per la concessione del servizio di distribuzione; - predisposizione di una normativa tecnica per la progettazione e costruzione delle reti di distribuzione.
Questi interventi saranno sottoposti a consultazione con l'ANCI e il CISPEL.
La Regione, nel contempo, darà corso alla Convenzione con la SNAM per l'attuazione concreta del piano.
A conclusione di questa relazione, desidero sottolineare che la maggioranza dei Commissari, a seguito dell'esame effettuato e delle informazioni acquisite, ha potuto verificare la sostanziale validità del piano e ne auspica una sollecita, e, se possibile, unanime approvazione da parte dell'Assemblea.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Croso è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bruciamacchie. Ne ha facoltà.
BRUCIAMACCHIE Il Consiglio regionale, nel corso di questi anni, è stato chiamato più volte a dibattere i temi dell'energia, privilegiando in alcuni momenti solo un aspetto di questa problematica, in modo particolare il nucleare; siamo tornati su questi argomenti ancora pochi giorni fa e siamo in attesa che si concluda quel dibattito.
Ci siamo soffermati più volte attorno ai problemi dell'energia, sempre con senso di responsabilità da parte delle forze politiche in coerenza anche con le indicazioni del Piano Energetico Nazionale del 1981. La maggioranza che ha governato questa Regione fino al 1985 si è assunta le sue responsabilità ed ha avuto la capacità, non certo molto diffusa su questa materia, di misurarsi con le tematiche a livello nazionale, quindi i problemi complessivi che si ponevano al Paese in rapporto all'energia sviluppando contemporaneamente una propria iniziativa che ha significato per la Regione Piemonte capacità di ricerca per vedere concretamente come dalle linee generali ispirative del PEN potevano discendere indicazioni precise sul piano operativo.
Gli atti della passata maggioranza e la convenzione Regione-ENI del 1982, da cui discende l'incarico alla SNAM per il Piano di metanizzazione regionale, si collocano in quest'ottica, in questo impegno e trovano a livello sistematico le indicazioni, il modo di operare nel Piano regionale di sviluppo che il Consiglio votò ma che, per la verità, alcuni non lessero o non vollero discutere, preferendo abbandonare il Consiglio stesso.
Proprio nel piano noi ritroviamo i programmi finalizzati per quanto riguarda l'energia e le impostazioni che ancora oggi mantengono la loro validità. Infatti a distanza di un anno possiamo dire che quelle indicazioni politiche e programmatiche non erano campate in aia e hanno trovato in alcune parti puntuale attuazione con progetti.
Abbiamo discusso più volte gli obiettivi generali del PEN quindi è superfluo ripeterli; voglio ricordare semplicemente che ridurre la dipendenza dal petrolio, diversificare le fonti e le aree di approvvigionamento, sviluppare le fonti alternative, sono stati gli elementi prioritari che ci hanno ispirato nella elaborazione delle linee a livello regionale.
Abbiamo, fatto bene a considerare il problema energetico come problema di rilevanza strategica per l'economia piemontese. Questo lo vogliamo ribadire nel momento in cui esaminiamo un piano settoriale che non pu essere disgiunto dall'obiettivo complessivo di realizzazione del Piano Energetico Nazionale. Quindi, rilevanza strategica e fattore positivo di sviluppo del nostro sistema economico.
Ricordo che indicavamo dei progetti precisi che sono quelli del teleriscaldamento, della metanizzazione, dell'idroelettrica, della geotermia, eccetera.
Credo che ci siano elementi per giudicare valida questa impostazione e per affrontare il tema che oggi viene proposto con il Piano di metanizzazione della Regione Piemonte.
Nel piano sono citati i Comuni che vengono serviti, le industrie che vengono allacciate, le cui trattative sono in corso, l'estensione della rete, eccetera. Nella passata legislatura si era posto il problema del potenziamento ulteriore della rete per quanto riguarda gli usi civili.
Sappiamo che i grandi agglomerati urbani sono serviti da una rete di metano e la maggiore difficoltà è data da un diffuso articolarsi di insediamenti urbani di non grandi dimensioni sul territorio con una incidenza di costi elevata. Quindi i problemi di oggi sono decisamente diversi rispetto a quelli del passato. C'è poi il problema di creare condizioni perché un numero più ampio di industrie e di attività produttive possa beneficiare di questa risorsa. Vediamo negli allegati al piano che sono in numero basso in rapporto alla struttura produttiva del Piemonte.
L'atto che dà corpo a questa politica per il Piemonte, per quanto riguarda la metanizzazione, è rappresentato dalla legge n. 44, entrata in vigore e pubblicata sul Bollettino regionale il 23 aprile 1985, che ha come titolo "Contributo regionale agli oneri di infrastrutture di interesse regionale per il trasporto e la distribuzione del metano". Non dovremmo mai dimenticare questo titolo, che ritroviamo nel corpo della legge. Trasporto e distribuzione del metano: è proprio al fine di raggiungere questi due obiettivi che si autorizza la spesa di 27 miliardi e 200 milioni in cinque rate annuali, di cui 4 miliardi e 300 milioni già messi nel bilancio del 1985.
Vediamo come vengono destinate queste risorse nel bilancio 1985. Nella legge si parla di riequilibrio socio-economico e territoriale del territorio regionale. Su questi aspetti vorrei richiamare l'attenzione dei Consiglieri. Come la proposta di oggi è corrispondente a questi obiettivi e all'utilizzo delle risorse che nella legge n. 44 vengono destinate? C'è la necessità di disporre di una fonte energetica pulita, c'è il problema di combattere le fonti di inquinamento, uno dei mali più gravi degli agglomerati urbani di oggi. Come è possibile con questa estensione cogliere esigenze produttive di grandi, di piccole e medie aziende e come è possibile concretamente favorire, attraverso forme di consorziamento, la più ampia utilizzazione di questa risorsa? Il costo dell'energia incide su ogni unità di prodotto e sappiamo che l'energia a basso costo significa maggiore competitività dei nostri prodotti, significa per molte aree la possibilità di investimenti per uscire da situazioni di stagnazione.
Il discorso ritorna sulle linee dello sviluppo per il Piemonte.
Quali sono le aree interessate a questo tipo di intervento? Mi richiamo ai riferimenti che sono contenuti nel Piano regionale di sviluppo del 1984 e non solo in quello. Non ho riferimenti per quanto riguarda questo governo, perché, a quattro mesi dalle dichiarazioni del Presidente della Giunta, non abbiamo una documentazione che convalidi, confermi o prospetti altre ipotesi di sviluppo per la Regione Piemonte.
E' indispensabile avere qualche indicazione perché è difficile comprendere la bontà di un piano settoriale di stanziamento di risorse senza avere un quadro di riferimento complessivo che confermi la coerenza dell'intervento settoriale rispetto al quadro generale.
Chiediamo all'Assessore e alla Giunta: il piano si pone davvero gli obiettivi che sono nella legge n. 44 e nel Piano di sviluppo e di riequilibrio socio-economico e territoriale? A me non pare, almeno in alcune parti, che questo rimanga ancora l'obiettivo della Giunta nel momento in cui propone questo tipo di piano preparato dalla SNAM tramite la convenzione.
Come si giustificano certe esclusioni di aree importanti che venivano precedentemente indicate come aree prioritarie? E' un cambiamento di strategia? E' un cambiamento degli obiettivi che ci eravamo posti? Sono domande che attendono una risposta visto che, fino a questo momento abbiamo un unico punto di riferimento che sono gli atti programmatici che il Consiglio ha esaminato ed approvato, ma nulla per quanto riguarda le altre parti.
Gli 11 progetti che vengono indicati solo in parte vanno nella direzione che in passato noi avevamo indicato come aree meritevoli di interventi.
Il piano individua quattro livelli di intervento.
Il primo livello è quello dell'allegato 3), che interessa i -Comuni il cui territorio è attraversato da metanodotti.
Credo che non dobbiamo farci affascinare dalla elencazione dei Comuni che possono essere serviti, perché sono tutti Comuni attraversati dai metanodotti che non presentano difficoltà per la SNAM. Il piano, almeno in parte, presenta deficienze non marginali.
Ci troviamo in una situazione abbastanza grottesca perché abbiamo Comuni di dimensioni estremamente piccole che sono attraversati dai metanodotti,' e Comuni di una certa consistenza che magari sono solamente lambiti dal metanodotto e in questo caso non viene considerato nell'allegato 3).
Era opportuno ragionare e considerare non solo la linea singola del metano, ma la fascia entro la quale era possibile prevedere un certo tipo di allacciamento e quindi un interessamento dei Comuni decisamente superiore. D'altra parte, la cartografia che è stata fornita nell'ultima riunione in Commissione non è nemmeno comprensiva del tracciato dei metanodotti; le varie coloriture indicano i Comuni interessati, ma il tracciato non è stato individuato. So che questo è materiale a disposizione dell'Assessorato, ma era utile forse averlo anche in Commissione: L'altro livello di intervento più importante è quello dell'allegato 4) che si riferisce alla estensione della rete di metanodotti SNAM fattibili con gli interventi di sostegno economico. Se ne prevedono 11 ma una serie di aree non sono considerate in questi 11 progetti-prioritari. Sono collocati nello studio, nell'allegato 6, per quanto riguarda alcune aree sono quegli interventi non assistiti da contributo regionale e che non vedranno nessuna possibilità di realizzazione concreta.
Tale piano si qualifica essenzialmente per questa seconda parte. E' qui che la Regione esercita la sua capacità programmatoria, la sua capacità di intervento nella realtà economica e sociale del Piemonte, che a questo fine destina le proprie risorse, i 27 miliardi e 200 milioni che abbiamo ricordato. Piano quinquennale che se non considera all'interno delle priorità aree bisognose di interventi specifici che siano suscitatori di nuova capacità imprenditoriale e quindi di sviluppo, significa mandarle in un arco temporale molto lontano, significa andare oltre il 1990, quindi oltre il piano, anche se nell'ultima pagina qualcuna di queste viene ricordata.
Non è semplicemente una esigenza cartacea, perché di quelle aree abbiamo discusso e le abbiamo inserite in qualche documento regionale. Sono aree interessanti e sono all'interno di tutti gli elaborati che in questi anni sono stati portati avanti a livello periferico dai Comprensori e sono inserite nei Piani socio-economici e territoriali dei Comprensori in discussione in questa fase e per i Comuni che hanno già provveduto in questa direzione ad adottarli (vedi Vercelli).
E' una situazione paradossale. Da una parte avviamo una politica di programmazione e di, pianificazione, convochiamo i Comprensori che hanno nei primi schemi individuato le aree suscettibili di intervento. Questi avanzano precise richieste di modifica al Piano di metanizzazione, le registriamo puntualmente, ma non abbiamo da parte della maggioranza e della Giunta nessuna risposta motivata. Spiace dirlo, ma la SNAM ha detto che non si può fare. Non confondiamo i livelli di governo. Il livello di governo per quanto riguarda il Piemonte è la Regione Piemonte, attraverso le sue espressioni, Giunta e Consiglio o sono altri centri, importanti fin che si vuole, ma pur sempre strumenti operativi di uno Stato che devono raccordarsi con il sistema delle autonomie e con la Regione? Sono questi centri che devono raccordare la loro possibilità di intervento rispetto ad una esigenza complessiva che spetta a questo governo, a questo parlamento regionale, determinare. Se così non è, evidentemente abbiamo all'esame un'altra cosa che non è il piano di metanizzazione per il Piemonte elaborato e proposto da un esecutivo, ma sarebbe estremamente grave questo perché vorrebbe dire che qui non si esercita la funzione di governo che spetta a chi è preposto a questa funzione e che sono altri che decidono in base alle convenienze, magari aziendali, agli investimenti in questa zona piuttosto che in un'altra. Se così fosse, sarebbe molto preoccupante.
Quindi, non si accetta nessuna di queste osservazioni. Prendiamo in esame le osservazioni che vengono avanzate dai Comprensori. Una delle zone escluse riguarda l'Alto Verbano, una di quelle zone che insieme avevamo individuato nella passata legislatura come area prioritaria di intervento.
E' una dimenticanza voluta nei confronti dell'Alto Verbano, che è una realtà estremamente bisognosa di questo intervento, interessante perch anche per la stessa SNAM, offre possibilità dì collegamento con la Svizzera.
La stessa cosa vale perla Valle d'Orba. Il Consiglio regionale in passato ha stanziato risorse per la realizzazione dell'area attrezzata di Capriata d'Orba in base alla legge 9. Ha stanziato e speso risorse per il collegamento del metano ad una azienda che 11 si è insediata e poi ha incluso nel primo schema del piano socio-economico e territoriale del Comprensorio di Alessandria la necessità che questo collegamento fosse anche in funzione dello sviluppo della metanizzazione della Valle d'Orba.
Invece quest'area che è l'entroterra naturale, insieme alla Valle Scrivia del sistema portuale ligure, quindi soggetta di ulteriori possibili investimenti nei prossimi anni, è collocata in una posizione di "possibili investimenti", quindi obiettivamente al di fuori dei 27 miliardi. E si potrebbe continuare con la Val Cerrina. Anche qui l'intervento o è fatto in forma di contributo alla SNAM o in forma di contributo finanziario a Comuni consorziati, diversamente non sarà assolutamente possibile nei prossimi anni alle autonomie locali di quella Valle addivenire alla utilizzazione del metano.
Vale anche il discorso per la Baraggia. Aree che chiedono l'estensione del metano non solo per usi civili, ma anche per usi industriali consistenti avendo aziende, in particolare nell'ovadese. Sono Comuni in cui si sono realizzate le aree artigiane attrezzate con trenta e più aziende che hanno predisposto ampliamenti, sono sedi di industrie consistenti con decine e centinaia di lavoratori occupati. Perché queste cose non vengono considerate? Signori della Giunta, queste aree non sono più tra le vostre priorità? Cambiano le direttrici dello sviluppo? Bisogna che ce lo diciate allora potremo comprendere meglio queste cose.
Dobbiamo avere coscienza che c'è un livello di incertezza molto ampio per quanto riguarda la realizzazione della estensione della rete. Si lascia una discrezionalità molto ampia alla SNAM che non ci garantisce minimamente che quelle aree possono essere servite dalla SNAM stessa senza intervento economico della Regione.
Tutta questa parte deve essere meglio precisata. Noi abbiamo presentato alcuni precisi emendamenti. Dobbiamo avere dalla SNAM quadri di intervento annuali che possono far comprendere come concretamente può avanzare il processo di metanizzazione dei Comuni. Nel piano si dice che queste aree sono servibili a condizioni varie, in base alle quali, se non , realizzate la SNAM non farà nessun atto di estinzione del metano. Dobbiamo invece conoscere annualmente quanto la SNAM programma. Noi chiediamo quindi che venga modificata la parte che riguarda i vincoli che è anche necessario per il compito che assegniamo alle Province.
Quanto al punto 4) dell'allegato 6, le aree servibili a più lungo termine, con o senza intervento regionale di sostegno, va addirittura oltre il piano, oltre i cinque anni. La metanizzazione diventa molto problematica. Si dice che sono opere di completamento, però se andiamo a vedere le aree inserite nel punto 4) dell'allegato 6 sono proprio quelle aree che sono invece da considerare di ordine prioritario.
Siamo stati noi ad elaborare queste linee, quindi vorremmo portare il nostro contributo per portare a termine questa operazione politico programmatica regionale. Questo spirito c'è, ma vorremmo anche vedere come certe esigenze emerse a livello di consultazione vengono tenute presenti.
Non ci sono impedimenti particolari né di ordine finanziario, né di ordine temporale, perché siamo in presenza di uno stanziamento in bilancio per il 1985 che può essere utilizzato, se la fase di progettazione è completata almeno per una parte.
Occorre però approvare il piano. Modifiche di Piano e approvazione della convenzione da parte della Giunta non comportano assolutamente slittamenti di tempi o assunzione di atti deliberativi in questa direzione.
Convenzione peraltro che noi vorremmo leggere. Nella premessa della deliberazione adottata dalla Giunta si dice: "Vista la bozza di deliberazione presentata dalla SNAM...". E' una svista? Non credo che si possa fare riferimento ad una bozza di convenzione che mai il livello di governo ha esaminato ed adottato.
Era uno schema, una proposta presentata dalla SNAM, peraltro estremamente carente, perché se non si introducono dei termini precisi il potere della Regione è nullo salvo l'impegno della quota annuale per raggiungere la cifra complessiva di 27 miliardi e 200 milioni da dare alla SNAM come è previsto dalla legge n. 44.
Chiediamo non tanto di accogliere le singole richieste di questo o di quel Comune che dice: "voglio esserci anch'io", oppure "voglio essere servito diversamente", ma le indicazioni emerse dai Comprensori che riguardano la Valle d'Orba, l'Alto Verbano, la Val Cerrina, la Baraggia e la zona E che riguarda il collegamento Valenza-periferia di Casale, che sono le aree che maggiormente meritano di essere inserite negli interventi di ordine prioritario.
E' necessario - e il compagno Ferro interverrà su questo aspetto verificare i costi veri, zona per zona, metanodotto per metanodotto che si vuole installare, per valutare se tutte queste risorse sono davvero utilizzate a questo fine, anche perché esistono differenti valutazioni per aree analoghe della SNAM fatte ai Comuni.
Comunque, anche se i 27 miliardi non fossero sufficienti, il Consiglio regionale deve impegnarsi a dire che queste aree sono prioritarie e, se sarà necessario, si rivedrà il monte delle risorse stanziate e si modificherà la legge stessa con contributi alla SNAM oppure ad associazioni di Comuni.
Oggi pensavamo fosse possibile discutere su qualche cosa che fosse più di un progetto di piano. Vorrei ricordare a Marchini che nella relazione si dice: "peraltro il piano proposto dalla SNAM presenta ancora diverse carenze e zone d'ombra per le mancate risposte alle esigenze di alcune zone in cui l'investimento per il metanodotto non presenta conti economici soddisfacenti" e si elenca: Baraggia sud-occidentale, Roeri, area di sviluppo industriale dell'Alessandrino. Quindi ce le ritroviamo queste cose.
Volevamo discutere un Piano regionale per la metanizzazione deciso da questo governo e ci spiacerebbe se dovessimo essere costretti a votare un Piano di metanizzazione proposto da un altro ente, in questo caso dalla SNAM.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.
PETRINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consiglio regionale è chiamato ad approvare il Piano regionale per la metanizzazione, così come risulta dalla elaborazione presentataci dalla Giunta e dalla competente Commissione.
Le motivazioni contenute nella proposta accompagnatoria sono di tutta evidenza. Tuttavia, per dare piena giustificazione all'assenso che ci viene richiesto, è opportuno sottolineare ed evidenziare alcuni aspetti della questione e confermare, in questa sede, la convinzione della utilità del provvedimento, specialmente per quanto attiene ai riflessi riguardanti i consumi, siano essi civili o industriali.
E' necessario approvare il piano anche per rendere operanti i finanziamenti previsti dalla legge regionale n. 44 dell'aprile del corrente anno, attivando così strumenti idonei a favorire lo sviluppo economico territoriale della nostra Regione.
Ed è anche necessario operare con tutta urgenza tanto per non frapporre indugi nell'attuazione concreta dei progetti (la cui esecuzione dipende da convenzioni che dovranno essere stipulate) quanto per consentire l'accelerazione della fase concreta di distribuzione capillare del gas metano.
Portando questo combustibile nelle abitazioni e nelle industrie si raggiungono non soltanto gli scopi di, porre a disposizione dell'utenza un bene di consumo prima non disponibile (e che forse non avrebbe mai raggiunto tali zone), ma anche quelli di lievitare l'economia locale (e regionale) attraverso un movimento dell'indotto, così come avviene ogni qualvolta una iniziativa economicamente valida prende corpo e consistenza.
La realizzazione del Piano di metanizzazione risponde dunque alle esigenze attuali: sia per quanto attiene la possibilità offerta al consumatore, sia per un favorevole impatto ambientale dei previsti programmi.
Gli impianti non richiedono, per il loro inserimento nel contesto locale, particolari accorgimenti tecnici. Si tratta di opere che non inquinano l'ambiente e non ne modificano, permanentemente, le caratteristiche e le condizioni. A progetti ultimati e quando gli impianti saranno a "regime" di esercizio, si disporrà di una energia "pulita" estremamente conveniente per il riscaldamento e per gli usi domestici, così come per altre applicazioni industriali.
Ho già citato, poco fa, la legge regionale n. 44. Tale provvedimento promulgato il 23 aprile 1985, con dichiarazione di "urgenza", proprio per ridurre al massimo i tempi tecnici delle procedure, afferma chiaramente che il piano del quale ora ci occupiamo, inteso nel suo aspetto di ampliamento della già esistente rete di trasporto e di distribuzione del gas metano, ha lo scopo di concorrere al "riequilibrio socio-economico e territoriale".
In questa visuale e quindi nel quadro di uno sviluppo della Regione, è importante dare corso ai previsti progetti con la massima sollecitudine. Si contribuirà così ad agevolare da un lato le imprese industriali ed artigiane e dall'altro a migliorare le condizioni ambientali e di vita delle popolazioni residenti.
Sono concetti di fondo rientranti - tra l'altro - nel documento programmatico recentemente presentato dalla Giunta regionale al Consiglio.
In tale elaborato è stato testualmente affermato che era necessario "incentivare le opere di metanizzazione, nel quadro di un razionale ed equilibrato sfruttamento di tutte le risorse energetiche".
Per la verità storica va ricordato come, nel quadro di progetti settoriali rientranti a loro volta nel contesto del Piano energetico regionale, il problema della metanizzazione era già stato impostato dalla precedente Giunta regionale.
Mi sia consentita allora un'osservazione.
Poco fa il collega Consigliere Bruciamacchie nell'esporre il pensiero del Gruppo del PCI non ha certo lesinato critiche al progetto ora in discussione. Osservazioni che appaiono quanto meno strane, per il semplice fatto, di ancor più semplice constatazione, che l'avvio a tutto il programma.del quale ci stiamo occupando, si è avuto proprio per iniziative e determinazioni adottate dal governo regionale del quale la sua parte politica ha fatto parte con larga assunzione di responsabilità.
Cosî come per gli emendamenti presentati e predisposti che certamente valgono come raccomandazioni condivisibili, ma che diventano forse difficilmente inseribili nel momento in cui la legge urgente voluta dalla precedente Giunta per ridurre al massimo i tempi tecnici prevede l'impegno della prima rata di contributi entro fine mese (e cioè tra 19 giorni) e che ha dato origine a tutto il processo: presentazione e approvazione del piano; stipula della convenzione Regione-SNAM; erogazione entro il 31.12 della prima rata dei contributi e avvio dei lavori nel gennaio '86.
Inoltre si propone l'ampliamento da. 11 a 15 inserendo 4 nuove aree, e cioè l'Alto Verbano, la Valle Orba, la Val Cerrina, la Baraggia vercellese sud-occidentale.
Come ha già detto nella relazione Croso si tratta di aree già servibili mediante la rete esistente di metanodotti. Il contributo in questo caso servirebbe per allacciare i Comuni al metanodotto e non è questo lo scopo della legge 44 e del piano conseguente che prevede contributi per nuovi metanodotti che arrivano in aree non raggiunte.
In altri casi occorre verificare la possibilità di aggregazione dei Comuni in bacini di utenza. In relazione a questa fattibilità io credo si potrà individuare la soluzione migliore per il punto di consegna del gas naturale ma credo comunque che l'Assessore Maccari nella sua replica approfondirà questo importante argomento e noi rimaniamo comunque a disposizione per votare emendamenti o raccomandazioni opportune al riguardo.
Il Piano di metanizzazione allora considerato (si trattava di elaborazione eseguita dalla SNAM a seguito di convenzione ENI-Regione Piemonte, risalente all'anno 1982) tendeva a raggiungere aree non ancora servite, quali alcune zone della provincia di Cuneo, il Canavese, la parte occidentale della provincia di Torino, parte del Vercellese ed alcune aree montane nelle province di Alessandria, Asti e Novara.
L'attuazione della prevista estensione riguardava dieci derivazioni: quella di cui ora ci occupiamo riguarda 11 estensioni o derivazioni, per un totale di 222 chilometri. Non vi sono quindi - sostanziali differenze tra i due programmi, venendo essi, praticamente, a coincidere nella sostanza diversificati soltanto nel tempo.
E' opportuno, ora, evidenziare alcune cifre, anche per dare una qualche dimensione alle considerazioni che seguiranno.
Per l'attuazione della legge regionale n. 44, è stata autorizzata, a suo tempo, una spesa complessiva di L. 27 miliardi e 200 milioni, da erogarsi in cinque rate annuali.
Il costo complessivo delle opere necessarie per realizzare la serie di impianti previsti (e cioè le 11 derivazioni cui è già stato fatto riferimento) è indicato in 54 miliardi.
La SNAM, a fronte di un tale impegno finanziario, ha chiesto alla Regione Piemonte un contributo a fondo perduto dell'ammontare di 20 miliardi, pari al 37% del capitale occorrente, somma da erogare in unica soluzione.
Dal momento che questo esborso avrebbe certamente gravato in misura eccessiva su di un solo esercizio finanziario, si è controproposto ed ottenuto di rateizzare la quota a carico della Regione, in cinque anni.
La dilazione dei pagamenti nel tempo comporta un onere accessorio per interessi pari a 7 miliardi. La legge 44, come già detto, autorizza una spesa complessiva L. 27 miliardi e 200 milioni. In base ai dati che sono stati forniti in Commissione, il costo chilometrico delle derivazioni oscilla tra un minimo di L. 145 ed un massimo di L. 365 milioni.
Le divergenze hanno - evidentemente - una giustificazione nell'andamento geografico dei- tracciati e nelle dimensioni delle condotte previste per le varie derivazioni.
Tuttavia e senza entrare in una più minuta analisi tecnico-commerciale (il che esula dai propositi di questo intervento) pare opportuno suggerire un attento controllo delle diverse situazioni e delle loro variabilità congiuntamente alla richiesta, rivolta alla Giunta, di una doverosa corretta e massima informazione al Consiglio regionale, alla luce anche di verifiche dei costi che la SNAM incontra in altre Regioni italiane.
Nel quadro delle considerazioni ora avanzate, ne debbono essere espresse altre - sin d'ora - riferibili a quello che sarà il periodo di esercizio e cioè ai consumi.
Si tratta di un non, marginale problema rappresentato dai costi del metano. Non tanto nei riguardi del prezzo in assoluto delle forniture quanto per il divario che si incontra - almeno per ora - nelle tariffe di vendita praticate dalle diverse società di distribuzione. E' una situazione che ingenera - particolarmente in campo industriale - forme di concorrenzialità falsate tra utenze di analoghi settori operanti in località anche vicine tra di loro.
Esiste dunque anche un problema tariffario. E la Regione può (e deve) intervenire affinché l'utenza civile e quella industriale (specie medio piccola) non siano penalizzate.
Così come non vanno taciute le ancor meno accettabili variabilità esistenti nelle tariffe delle società di distribuzione di più modeste dimensioni ed aventi costi propri di esercizio generalmente elevati e differenziati.
Si è portati a ritenere che, forse, le circa 45 aziende di distribuzione ora esistenti nel territorio piemontese, siano troppe.
Un altro argomento merita di essere trattato. Riguarda la realizzazione dei progetti, ossia la "programmazione" dei tempi tecnici dei singoli interventi, per l'avvio dei lavori. Secondo notizie fornite dal competente Assessorato alla Commissione consiliare, risulta che, sulle 11 realizzazioni (o "derivazioni") considerate: per 3 di esse, la progettazione è compiuta al 100% e l'inizio dei lavori è previsto nel gennaio 1986 per 2 di esse, la progettazione è compiuta al 90-95% e l'inizio dei lavori è previsto in febbraio-aprile 1986 per 3 di esse, la progettazione è compiuta al 60-80%, e l'inizio dei lavori è previsto in ottobre-novembre 1986 mentre le restanti 3 (rete di Biella e derivazioni per la Valle Mosso Carrù/Dogliani) si entrati soltanto nella fase di progettazione di massima senza fornire indicazioni sulle date di inizio dei lavori. Queste tre ultime derivazioni, hanno complessivamente uno sviluppo di 52 chilometri (il 24% circa sui 222 totali programmati).
Esaminando i dati sulla popolazione servita dalle realizzande derivazioni e quelli del previsto potenziale consumo di gas per esigenze industriali, si rileva che la rete di Biella e la connessa derivazione per la Valle Mosso, escluse al momento da una programmazione che riguardi il 1986, rappresentano da sole il 14% circa della popolazione servita ed il 24% del consumo potenziale di gas per usi industriali nei confronti dei totali relativi a tutte le 11 derivazioni previste.
Una incidenza non certo trascurabile ed ancor più significativa se la si inquadra nel contesto socio-economico di tali zone.
Siamo infatti in presenza di un consistente raggruppamento di insediamenti produttivi (industriali e artigiani), con vocazione eminentemente tessile, industria che è al secondo posto, come dimensioni e peso, in Piemonte.
Accanto a tali insediamenti vi sono forti aggregazioni urbane.
Al momento della consultazione sulla proposta di deliberazione riguardante il Piano regionale per la metanizzazione, il Comprensorio del Biellese, tra le diverse pertinenti osservazioni, ha evidenziato una sua posizione decisamente critica accompagnata da dissenso in ordine alle priorità degli interventi operativi. Il citato Comprensorio sostiene giustamente, la necessità di realizzare in tempi sufficientemente brevi i due collettori della rete di Biella e della derivazione di Valle Mosso, per una serie di fondate ragioni.
Le opere, infatti, verrebbero poste a servizio, come detto, di una rilevante concentrazione di utilizzatori industriali e civili. Si ritiene fondatamente, che i prelievi di gas da parte dell'utenza possano essere addirittura superiori alle stime del pia- no, oltre che aperti anche ad applicazioni tecnologiche più avanzate ed ancora da attuare.
Il Biellese mantiene - nonostante tutto - attiva la propria industria a differenza di altre zone in crisi.-Non pare giusto debba essere penalizzato. Di rincalzo alle osservazioni generali avanzate dal Comprensorio, e qui doverosamente riprese, vengono quelle espresse dalle categorie economiche più direttamene interessate.
L'ambiente industriale sostiene, con vigore, che l'attuazione del piano rappresenta una necessità urgente per tutta la Regione ed afferma che deve essere immediata la messa a punto conclusiva degli studi e dei progetti deve essere rapido l'inizio dei lavori, ma deve anche essere sollecita la realizzazione finale dei programmi presentati, da attuare quanto più possibile in parallelo, e comunque, senza soluzioni di continuità.
Io credo che la Regione debba,tener conto di queste osservazioni proprio per il dovere che l'Ente pubblico ha, di interpretare le attese e le esigenze degli amministrati quando esse sono - come in questo caso fondate.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, concludo questo intervento affermando che, per le ragioni già evidenziate ed alla luce delle argomentazioni sin qui sviluppate, il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana esprime voto favorevole alla proposta di approvazione del Piano regionale per la metanizzazione.
Piano che nella sua realizzazione pratica deve essere vivo e aperto seguito e controllato dal Consiglio regionale per tutta la durata della sua attuazione.
Piano che deve e può inserirsi, senza impatti traumatici, nell'ambiente entro il quale vivono ed operano le nostre comunità, certamente desiderose di un costante miglioramento delle loro condizioni sociali ed economiche.
Ambiente che oggi e nelle sue diverse sfumature, occupa una preminente posizione nella scala dei valori sociali e che deve rappresentare il più idoneo naturale "habitat" dell'uomo, al cui servizio sono posti i beni che tanto la natura-quanto la stessa intelligenza umana offrono.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.
MIGNONE Interverrei aspettando gli eventi prima di decidere. Noi riteniamo il documento che è sottoposto all'esame del Consiglio un documento importante perché si inserisce in una politica energetica regionale che ha assunto varie sfaccettature. Questo è un momento importante in cui il Consiglio regionale addiviene ad alcuni convincimenti, ad alcune posizioni favorevoli rispetto all'ipotesi nucleare.
Si dice che vanno sviluppate altre politiche rivolte al pieno utilizzo delle fonti energetiche e poiché questa non è soltanto una dichiarazione di intenti per cercare di addolcire la pillola rispetto ad un certo tipo di scelta, ma una politica in cui noi socialdemocratici crediamo, ci pare che questo provvedimento, andando in quella direzione, possa costituire un punto di riferimento, un anello importante assieme ad altri che pure abbiamo preso come i contributi ai privati per iniziative di risparmio energetico. Quindi, questo provvedimento, che si inserisce in una serie di atti di politica energetica, nell'ambito della convenzione Enel-Regione nella sua filosofia generale trova il consenso del Gruppo socialdemocratico.
Non sto a riprendere argomenti che già altri colleghi hanno introdotto rispetto al significato che assume questa deliberazione, con la quale viene individuato il primo Piano di metanizzazione nell'ambito delle politiche energetiche regionali.
Il provvedimento che ci è sottoposto ha avuto un lungo iter. E' un provvedimento che la nuova Giunta ha trovato già predisposto nelle sue linee essenziali e anche nelle sue individuazioni e articolazioni territoriali, perché, come è già stato ricordato, trova la sua scaturigine in una serie di approcci e di rapporti fra Regione e SNAM che risalgono indietro nel tempri, comunque vanno attribuiti alla responsabilità politica ed amministrativa della precedente Giunta. E' un provvedimento che nelle linee essenziali era stato già discusso ancorché non approvato dalla precedente Giunta nel mese di aprile per ragioni particolari che certamente possono contribuire a chiarire il senso di alcuni interventi che qui sono stati fatti. Già in quella sede di discussione a livello di Giunta regionale non sì giunse ad un provvedimento formale però erano state già prospettate alcune perplessità in ordine alla previsione o meno di intervento di derivazione in alcune aree, rimandando comunque il tutto a successivi approfondimenti, i quali, se vi fosse stato il tempo e l'occasione, avrebbero utilmente potuto essere perseguiti nel lasso di tempo che intercorse sino al momento in cui questo provvedimento approda in Consiglio regionale. Nel frattempo si sono sviluppate una serie di consultazioni dalle quali sono venute utili osservazioni. Non si può dire di non tenere conto delle osservazioni pervenute, perché vi sono dei tempi che vanno rispettati; questo è un adempimento a cui non si può soggiacere ma non si può neanche chiudere gli occhi di fronte ad osservazioni, a chiarimenti, a proposte che nel frattempo sono avanzate.
Un'altra riflessione va fatta rispetto al tipo di provvedimento che noi andiamo a discutere. Qualora si trattasse di un programma transitorio e limitato nel tempo, si potrebbe anche soprassedere rispetto a richieste e approfondimenti che in questi ultimi tempi sono venuti avanti ma trattandosi di un piano vero e proprio, come si legge nella copertina del documento, esso deve avere il respiro del piano, deve essere un documento che si fa carico dell'intero territorio regionale, quindi della somma dei problemi presenti sul territorio, avendo come obiettivi quelli che sono riconducibili ad un piano, vale a dire il riequilibrio territoriale da un lato e le realtà socio-economiche in evoluzione dall'altro.
A noi pare che una risposta si debba dare agli elementi nuovi o ribaditi che da aprile ad oggi sono venuti nel dibattito politico e nelle proposte che vari soggetti, le amministrazioni provinciali ed i comitati comprensoriali hanno presentato.
Quale risposta oggi vogliamo dare alle esigenze che con piena dignità sono state prospettate dal momento in cui si fece la prima discussione all'interno della Giunta regionale? Credo che su questo si debba accentrare il dibattito del Consiglio regionale e chiedo alla Giunta se vi è una disponibilità oppure se vi sono delle controindicazioni di ordine programmatico o temporale all'inserimento nel piano di alcune richieste che sono state avanzate da numerosi enti pubblici, dalle Province e dai Comprensori. C'è la disponibilità della Giunta ad inserirle in questo piano oppure quali sono le ragioni di ordine temporale, finanziario e di prospettiva per un non inserimento, in particolare per quanto riguarda la Valle d'Orba, la Valle Cerrina, l'Alto Verbano e il Basso Vercellese? Io chiedo in prima battutala possibilità di inserire all'interno di questo programma (che è un piano e se è un Piano deve tenere conto del complessivo riequilibrio territoriale regionale) queste derivazioni. Non credo che adesso osti un principio di ordine meramente finanziario, perch se questa è la volontà programmatoria e quindi una priorità regionale, io credo che si possono trovare all'interno del bilancio e della convenzione gli opportuni aggiustamenti di ordine finanziario che si facciano carico di una volontà che è espressione dell'intero Consiglio regionale. E, qualora da parte dell'esecutivo vengano prospettate ragioni tali per cui veramente questo non è possibile, in subordine vi sia, attraverso un ordine del giorno, un impegno complessivo a portare rapidamente all'attenzione del Consiglio le valutazioni in ordine a questi ulteriori eventuali inserimenti.
Il Gruppo socialdemocratico protende per la prima delle due soluzioni.
Tuttavia, qualora ci siano fornite risposte sufficienti rispetto ad una impossibilità di percorrere questa strada in termini assoluti, è ovvio che non cozzeremo la testa contro il muro.
Riteniamo ad ogni buon conto che l'esecutivo e il Consiglio nel suo complesso debbano cercare di percorrere fino in fondo una strada che consenta già nell'approvazione di questo piano l'inserimento almeno di queste quattro ulteriori derivazioni perché sembra questo un discorso che tiene conto di tutte le osservazioni che nel frattempo si sono venute accumulando, rappresentate da organismi di programmazione, quindi non sono soltanto richieste di carattere localistico, ma rispondono a obiettivi di sviluppo dell'apparato produttivo. Credo che non possano ostare a queste possibilità ragioni di ordine finanziario per il ragionamento che facevo poco fa perché nel momento in cui il Consiglio va in questa direzione è chiaro che è impegnato comunque a trovare le risposte, né possano ostare ragioni di ordine temporale ancorché questo inserimento non recluderebbe comunque la firma della convenzione che riteniamo essere un atto per il quale occorre lavorare tutti insieme.
Per questo non preannunciamo la dichiarazione di voto.
In base alle risposte che ci perverranno ci atteggeremo nella determinazione del nostro voto finale sul provvedimento



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Con-siglieri, desidero anch'io fare personalmente a nome del Gruppo socialista alcune considerazioni sulla proposta che stiamo per approvare, testé illustrata dal Presidente della VII Commissione, Croso, e portata all'attenzione dell'assemblea consiliare.
Le mie considerazioni sono positive perché si conclude una proposta importante per lo sviluppo della metanizzazione nella Regione sia per l'uso civile che per l'uso industriale. E' una scelta che vedrà un ulteriore impegno della Regione Piemonte volto a superare le difficoltà derivate dalla crisi e a riaprire nuove prospettive di sviluppo.
Da questo momento dobbiamo ricavare motivo di incoraggiamento per nuovi impegni, per nuove prospettive. Su questa proposta non può che esserci la :disponibilità e l'adesione del Gruppo socialista e di tutti coloro che sono impegnati in questa battaglia per il rilancio, per lo sviluppo delle attività economiche e sociali nel Piemonte.
Devo dire però che in questa proposta sembrano prevalenti gli aspetti tecnicistici rispetto a quelli di carattere politico-sociale, la proposta infatti non riesce attraverso questo piano a coprire intieramente tutte le zone del Piemonte. Allora, diciamo che pur nei suoi contenuti tecnicistici pur nei rapporti abbastanza rigorosi, rigidi, quasi immodificabili rispetto al piano, alla convenzione, agli impegni assunti, si deve valutare il margine che ci è dato per recuperare quanto diceva poc'anzi il collega Mignone.
Se esiste questo margine che cosa possiamo fare? Se invece verifichiamo l'impossibilità di introdurre questi elementi quali sono gli impegni che possiamo assumere perché da questa partenza si arrivi in tempi ragionevolmente brevi a soddisfare le domande? Ritengo opportuna una verifica di questo tipo senza compromettere il decollo del piano senza che ciò significhi un rinvio di sei mesi perch occorre anche fare i conti con i dati temporali: un rinvio di sei mesi significa uno slittamento, allora forse a quel punto è più ragionevole pensare se nel giro di un anno è possibile recuperare quanto qui è stato richiamato.
Il piano è questo. Come accade spesso, specie quando ci si trova a cavallo tra un'amministrazione e l'altra, nessuno intende dare una paternità agli atti. Accade anche nella vita. Questo piano nasce in un certo periodo, si indicono le elezioni del 12 maggio, il quadro politico cambia, una nuova Giunta, si avvicenda alla guida della Regione che si trova di fronte a questo piano; questo è il risultato obiettivo al di là delle intenzioni e delle volontà dei singoli nei confronti dei quali non intendo sollevare alcuna critica. E' un risultato obiettivo che ci viene senza che gli Enti locali interessati siano - stati consultati nella fase di elaborazione e di definizione del piano. Non c'è stata prima e non c'è stata dopo. Non so se poteva o non poteva esserci, il fatto è che non c'è stata e che oggi è alla nostra approvazione un piano che presenta elementi di carenza che vanno recuperati direttamente. Le carenze sono state ricordate dai colleghi Bruciamacchie, Mignone e Petrini. La collega Ottaviano ne parlerà riferendosi ad Asti. E' un piano che si trova al centro della discussione con tutti questi aspetti. Ma, dietro a queste carenze, ci sono degli impegni, ci sono degli obiettivi. Ci sono aree per le quali ci siamo impegnati con grosso sforzo e noi non possiamo bellamente approvare un piano senza far mente a queste: realtà che sono state richiamate in vari interventi. Non abbiamo grandi difficoltà perché abbiamo i Piani comprensoriali che danno delle indicazioni: L'approvazione, Assessore Maccari, è un passo in avanti, lo considero importante; quindi proprio perché questo piano si trova in un momento di passaggio tra una amministrazione e l'altra è il frutto di tanti momenti inviterei tutti i Gruppi a dare una valutazione agli atti che vengono compiuti perché sono atti che si inscrivono in un impegno che sta al di fuori e al di sopra del passaggio delle Giunte che si sono alternate e a impegnarsi a recuperare questo dato facendo sapere agli Enti locali, agli imprenditori, alle forze vive e avanzate della società piemontese che questi problemi sono presenti al Consiglio regionale e che in ogni caso non sono disgiunti dallo sforzo che il Consiglio e la Giunta debbono compiere per realizzare lo sviluppo civile e sociale del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io non credo che in questa sede sia necessario sottolineare cose sulle quali, senza dubbio, siamo d'accordo tutti.
Importante è la penetrazione del metano in alternativa ai prodotti petroliferi (specie in un periodo in cui si parla di piogge acide e di anidride solforosa) su cui il consenso credo sia scontato.
In un momento come l'attuale nel quale uno degli elementi centrali del dibattito tra le forze politiche è quello del coniugare insieme i problemi dello sviluppo e quindi dell'energia con quelli dell'ecologia e della qualità della vita, chi può essere contro lo sviluppo della rete di metanizzazione? Non siamo quindi affatto insensibili al fatto che il Piemonte,con poche altre Regioni del Nord e con quasi tutte le Regioni del Mezzogiorno, ma ribadisco il Piemonte, grazie all'intervento e all'iniziativa della Giunta di sinistra del passato, presieduta dal Presidente Viglione, oggi è interessato ai programmi operativi della SNAM rivolti a coprire entro il 1990 il 18/20% del fabbisogno energetico.
Non siamo insensibili al fatto che l'alternativa tra metano e altre fonti come il petrolio non è solo un'alternativa ecologica, è, anche un'alternativa economica dal momento che il metano in parte è ricavato da nostri giacimenti (40%) e quello che viene dall'estero è pagato mediante l'esportazione di nostri impianti a elevato contenuto tecnologico.
Allora, se le cose stanno così, ci sono delle verità acquisite in partenza. Sono verità che rasentano l'ovvio, infatti è ovvio che sul metano ci sia un larghissimo consenso.
Ci sono però anche delle cose su cui è necessario essere più chiari.
Una di queste è per esempio il fatto che questo piano non avrebbe padri. Io non credo sia così. Bisogna riportare le cose al giusto.
Questo piano è nato durante la Giunta di sinistra e credo non sia un peccato per il Presidente Viglione avere stabilito rapporti con la SNAM firmato una convenzione con l'ENI, chiesto la predisposizione del piano.
Credo non sia stato un peccato aver avviato un processo e sappiamo che la formazione di un piano è un atto processuale che implica tutta una serie di atti e iniziative molto complessi. Tant'è vero che in una prima fase si parlava di dieci diramazioni, poi si è arrivati a undici diramazioni, poi si è detto nel Piano di sviluppo - lo ricordava il compagno Bruciamacchie che bisognava andare alla verifica con le Province, che queste undici diramazioni in linea di principio andavano bene, ma ripeto si doveva tenere conto di quello che c'era scritto nel Piano di sviluppo. Ci sono ancora alcune zone d'ombra e quindi bisognava andare alle consultazioni con le Province e gli Enti locali, recepire da queste consultazioni le indicazioni compatibili che potevano venire, dopodiché andare alla stesura definitiva del piano.
Il piano quindi ha un padre e una madre. Il problema è che questo processo avviato dalla Giunta di sinistra a un certo punto, consentitemi di dirlo, non si capisce perché, è stato interrotto, per cui le undici diramazioni rimangono tali. Le consultazioni con le Province sono.state puramente di carattere formale, anzi, hanno portato gli stessi Enti locali consultati a dire: "per favore, la prossima volta non scomodateci perch noi vi proponiamo delle cose ragionevoli (quelle che noi abbiamo recepito nei nostri emendamenti) ma che se non vengono approvate, la ragion non vale, valgono altre logiche che nulla hanno a che vedere con la ragione".
E' lecito e legittimo chiedersi se questo è un piano o non lo è, perch molto pudicamente nella bozza che era stata data in Commissione non si parla di piano, ma di prospettive di metanizzazione nella Regione Piemonte negli anni '80. Ci si accorge poi che questo titolo non basta. Non basta perché c'è una legge; la n. 44, quella ché consente di avviare le convenzioni e di anticipare 4.300 milioni, che impone non la presenza di prospettive, ma la presenza di un qualcosa che si chiami "Piano regionale per la metanizzazione". Un Piano che in base alla precedente convenzione doveva essere fatto dalla SNAM.
Le questioni che ha ricordato prima il compagno Bruciamacchie dimostrano che la differenza tra un piano e un documento sulle prospettive di metanizzazione non è una questione di carattere nominalistico. Io non voglio aggiungere nulla a quanto ha detto Bruciamacchie. Mi permetto solo di insistere su un aspetto.
La SNAM in questo suo documento dichiara che entro il 1990 la sua rete in Piemonte potrà raggiungere i 2.000 chilometri, 450 chilometri in più degli attuali. Le undici diramazioni di cui si fa l'elenco e su cui è chiesto il contributo della Regione comprendono meno della metà di questi 450 chilometri e allora mi chiedo: "e l'altra metà?" Da un piano (fatto dalla SNAM) sarebbe lecito sapere se l'altra metà riguarda dei rifacimenti di rete, quante e quali estensioni di quanto è previsto nell'allegato 5 oppure se, oltre alle undici diramazioni, la SNAM prevede di estendere la sua rete in Piemonte, come peraltro ha richiesto al Comune di Oggebbio facendosi pagare dai Comuni in tutto o in parte i chilometri di metanodotto che, attraverso una convenzione diretta coi Comuni, verrà a realizzare.
Il piano dovrebbe prevedere dove sono questi 450 chilometri, quanti investimenti complessivi si fanno, come sono articolati.
Noi sappiamo solo alcune cose che riguardano le nostre undici diramazioni, quelle su cui si è chiesto un contributo di 27 miliardi.
In linea di principio io credo si potrebbe anche tranquillamente affermare la legittimità della SNAM, peraltro comprensibile, ma non giustificabile, di farsi un proprio piano, di non presentarcelo in modo dettagliato e di chiedere un contributo su una parte delle diramazioni.
Sennonché è stata firmata una convenzione con la Regione, una convenzione che richiede un Piano di metanizzazione a cui la SNAM deve sottostare.
Ecco quindi la prima perplessità. Ce ne sono poi altre, che noi consideriamo prioritarie e che sono quelle richiamate dal compagno Bruciamacchie.
Ce ne sono infine di carattere economico che vogliamo esternare perch qualche problema lo pongono.
La relazione del compagno Croso riporta una cifra che qualche problema lo pone. Noi diamo 20 miliardi alla SNAM più 7.200 milioni in rateizzazione in cinque anni (desumo che questi sette miliardi siano interessi).
La SNAM riceverà subito 4.300 milioni su opere che non sono ancora state avviate, non dovrà pagare interessi passivi, anzi, usufruirà, almeno per un brevissimo tempo degli interessi attivi. Capirei sette miliardi di interessi se tutte le diramazioni partissero insieme, se firmata la convenzione, la realizzazione delle undici diramazioni iniziasse subito. Ma non è così. I tempi e i modi di realizzazione di queste opere sono scaglionati e per ognuna di queste opere si prevede un tempo di realizzazione medio di 18 mesi.
Sette miliardi di interessi (il 30% del contributo) sono comprensibili se nei capitoli d'appalto fosse previsto l'anticipo totale della somma alla ditta appaltatrice. Ma io non ho mai visto capitolati di appalto di questo genere. Non dico che non siano dovuti, però vorrei capirne di più. Questa parte non è molto chiara. Così come non sono chiari i tempi di ammortamento degli impianti delle undici diramazioni.
Considerato che con una media di tubi di 6/8 pollici è possibile lo stoccaggio totale in rete per soddisfare le esigenze di punta, in 15 anni viene ammortizzato l'investimento della SNAM.
E' chiaro che senza l'intervento della Regione i tempi di ammortamento sarebbero assai più lunghi. Non so se 15 anni sono troppi o pochi rispetto ai dati medi consolidati. E' un interrogativo che pongo, ma è una perplessità minore questa rispetto alle altre.
Un'altra perplessità la ricaviamo dal fatto che sul bilancio di previsione 1986, allo stato attuale degli atti, non viene messa una lira.
Sappiamo che dovrà essere firmata una convenzione che prevede entro il 1990 il pagamento, anno dopo anno, di una serie di tranche, a partire dal 1986 a meno che non si ritenga in convenzione di saltare il 1986.
E' una distrazione degli estensori del bilancio o si rinvia realmente tutto al 1987? C'è una differenza notevole tra i costi preventivati dalla SNAM e i risultati delle aggiudicazioni, delle gare di appalto a cui la SNAM deve affidarsi per estendere la propria rete. Molto correttamente la SNAM nella relazione tecnica dice: "il tracciato definitivo degli undici metanodotti sarà scelto dopo attento esame delle zone da attraversare e terrà conto di tutti gli eventuali impedimenti e delle risultanze di indagini, eccetera".
Stupisce che, malgrado ci sia un tracciato di larga massima, per le diramazioni venga già quantificato il costo. I costi variano da 305 milioni a chilometro della linea Mondovì-Ceva, ai 145 milioni a chilometro della linea di Bernezzo.
Per comodità di esposizione consideriamo la derivazione Busca-Rossana per la quale si prevede un costo di 175 milioni a chilometro.
E' una linea che non presenta problemi: 6 pollici di diametro, corre in aperta campagna su terreno tutto pianeggiante, non ci sono cabine di riduzione, ha solo qualche attraversamento di strade e ferrovie Questa linea può essere paragonata molto sommariamente a una linea appaltata recentemente nella zona di Vercelli in cui la SNAM per un tratto di 10 chilometri con un tubo di 10 pollici ha appaltato a.69 milioni a chilometro. Aggiungiamo ai 69 milioni, 20 milioni a chilometro per il tubo 10% per gli espropri temporanei, 3000 lire a chilometro per valvole e box arriviamo a 100 milioni e non a 175.
Questa perplessità è tanto più consistente quando apprendiamo per esempio che in Campania la SNAM appalta da 32 a 37.000 lire il metro più il tubo su terreni pianeggianti: mentre su terreni di montagna e rocciosi da 45 a 65.000 lire il metro.
Anche alla luce di queste cose, quale ragionamento fa la SNAM che quando fornisce dati, dice che per quanto riguarda scavi, posa, ripristino eccetera, il costo è del 41%. Se c'è una variazione così notevole tra terreni rocciosi e terreni pianeggianti non capisco perché si quantifichi sempre e comunque nel 41% il costo per scavi, posa e ripristino.
Nel Parmense si appalta a una media di 35 milioni a chilometro a cui vanno aggiunti tubi e valvole. Chiarisco che parlo di bretelle terminali e Mondovì-Ceva e Oviglio-Nizza non sono dei punti terminali perché quando si parla di 16-20 pollici si presume, anche se la SNAM non lo dice, che ci saranno dei prolungamenti successivi.
Non riusciamo a capire la eccessiva divaricazione che c'è tra i prezzi che comunemente si spuntano nelle gare di appalto e quelli previsti. I dati che io ho riportato sono i dati su cui si basano le gare d'appalto della SNAM.
Da tutto questo ricaviamo una conclusione, ma non sappiamole è quella giusta perché la nostra conclusione non è che una ipotesi. In sostanza siamo legittimati a credere che in essenza di percorsi definiti nei dettagli e di dati certi, la SNAM abbia fatto delle stime approssimative in eccesso per non correre rischi. E l'approssimazione non è di poco.
Abbiamo chiesto i risultati delle ultime 10-15 gare d'appalto per lavori di fine bretella e non ci sono stati dati.
Al compagno Valeri è stato detto che in Piemonte ultimamente non è stato appaltato niente; poi da altra fonte veniamo a conoscere i dati d'appalto nel Vercellese.
Colleghi Consiglieri, è legittimo a questo punto mantenere perplessità e riserve? Su questo punto sarebbe sbagliato porre problemi di maggioranza e di opposizione. Il documento che stiamo valutando ha una lunga storia che nasce agli inizi degli anni '80 quando c'era un'altra maggioranza.
Le nostre perplessità trovano anche, nei banchi di altre forze politiche qualche attenzione e comprensione; noi non vogliamo arrivare a conclusioni che con un voto mortifichino le nostre perplessità e quelle di altri che per lealtà all'attuale maggioranza, sarebbero magari costretti a votare a favore. Non vogliamo arrivare a questo punto.
Sto cercando di dire che sarebbe assurdo dividerci secondo logiche politiche di schieramento perché i problemi che abbiamo sollevato sono da ricondurre a un altro ordine di categorie. Se così è, le strade che possono essere intraprese non sono molte.
Noi abbiamo presentato due emendamenti.
Il primo pone due questioni: una è quella di estendere le diramazioni col contributo della Regione ad alcune altre zone dell'Alessandrino, del Verbano, del Vercellese, in coerenza con gli indirizzi del I Piano di sviluppo. Non mi soffermo oltre anche perché nel dettaglio sono intervenuti altri colleghi dell'opposizione e della maggioranza.
L'altra consiste nell'avviare il concorso finanziario della Regione non sulla base di previsioni di spesa, ma sulla base di costi accertati con gli appalti e durante il pagamento dell'avanzamento lavori a cui la SNAM sarà tenuta.
Infine un altro emendamento punta a definire delle ottimizzazioni delle aree e dei bacini di utenza, evitando così che interventi isolati possano compromettere la possibilità di allacciamento di altri Comuni dell'area e rendere eccessivo l'onere finanziario che dovrebbero sopportare. Questo emendamento sottolinea anche l'importanza dell'apertura di uno sportello presso la Regione (lo chiedeva Croso nella sua relazione) per garantire l'esistenza ai Comuni sulle convenzioni che essi sono tenuti a fare con la SNAM da un lato e dall'altro sugli appalti nel corso dell'affidamento dell'esercizio a società o a ditte private, consociate alla SNAM, qualora ritengano di non avviare una politica di municipalizzazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito man mano che matura si arricchisce di elementi interessanti, ma anche delicati e per qualche verso preoccupanti, sui quali ho l'impressione che i colleghi che sollevano taluni problemi dovrebbero o giungere alle estreme conseguenze oppure essere molto attenti a enunciare alcune considerazioni e mi spiegherò meglio in seguito In primo luogo a me sembra che il Consiglio debba esprimere un apprezzamento sul fatto che finalmente un atto concreto di diversificazione delle fonti produttive in materia di energia si concretizzi.
E' un processo concreto di diversificazione che va un po' al di là delle fumose argomentazioni sui pannelli solari, sui mulini a vento e altre piacevolezze del genere.
Stupisce però notare il contrasto fra le capacità operative della Società, con la quale avviamo la convenzione, e i meccanismi superati da Paese del Terzo Mondo, animato da velleità tecnocratiche, che presiedono ai documenti che stanno sui nostri tavoli. Io non posso non condividere sul piano formale le considerazioni di molti colleghi, ma da dove deriva questo meccanismo paradossale? Dal fatto che questo Piano si realizza in 24 mesi e noi impieghiamo un anno e mezzo a predisporre i documenti in base ai quali la Società che realizza il Piano dovrebbe avviarne il processo. Detto in termini semplici e provocatori questo è il vizio di questa procedura che porta a delle conseguenze che io ritengo debbano essere consentite e rilevate solo entro certi limiti. Oltre a questi limiti, desidero prendere le distanze da alcune considerazioni che sono state fatte a nome anche dei colleghi.
Il giudizio che dobbiamo dare è sul processo.
Non si chiude un programma, si avvia un processo che, per i tempi molto stretti di attuazione, può essere considerato una prima fase di un processo più generale. Mi pare quindi che questo programma che ci viene sottoposto merita comunque un'approvazione a scatola chiusa nella misura in cui è un elemento di un processo più ampio. Si tratta di capire se saremo capaci di integrare questo tipo di programma con interventi successivi, decisionali nostri, ma che diventano di fatto contestuali dal punto di vista della realizzazione. Se questo programma va ad esaurimento in 24 mesi, il discorso di approfondimento che noi andiamo a fare su questo e la nostra eventuale successiva convenzione ci dà la possibilità di diventare operativi nelle altre aree a tempi strettissimi, a tempi certamente molto più stretti di quanto non siano quelli rispetto ai quali interveniamo in tutti gli altri settori.
Fare un piano vuol dire mettere alcune materie su una scala di priorità temporale sul territorio in ordine di tempo e in ordine di spazio. La concezione spazio-tempo di Kant ci insegna anche su questo. Posto che ragioniamo in uno spazio che può essere coperto in tempi molto stretti e il tempo, molto stretto, serve a coprire gli spazi, questi due elementi hanno più carattere gestionale che non programmatorio.
L'errore che possiamo commettere rispetto all'intervento fatto sei mesi prima o sei mesi dopo non è sostanzialmente così rilevante rispetto alla materia che stiamo affrontando. Quindi, detto in termini quasi d'ironia questo è un pacchetto che il Consiglio regionale deve prendere a scatola chiusa e approvare su considerazioni di ordine generale: in primo luogo che si avvia uria forte trasformazione del sistema energetico nella nostra Regione; che questo intervento è non soltanto avviato sulla logica di impresa dell'azienda erogatrice, ma anche nel rispetto di alcune linee di programmazione che la Regione porta avanti. Si tratta di capire in che misura l'intervento finanziario della Regione trovi una giustificazione cioè copra veri spazi di non economicità e non copra invece spazi che magari hanno economicità.
A questo punto emerge il vizio della procedura. Non è possibile in una materia di questo genere che la Regione si metta a fare l'assistente contrario. Probabilmente dovremmo pensare che il nostro contraddittore, il nostro contraente, le premesse del ragionamento in percentuale le avrebbe modificate e probabilmente avrebbe chiesto delle percentuali scalate rispetto ai diversi gradi di antieconomicità dell'intervento. Se un intervento ha un'antieconomicità dell'80%, è probabile che la copertura che ci viene richiesta non è del 50%, ma è di qualcosa di più. Se l'antieconomicità invece è ridotta al 30% probabilmente la copertura che ci viene richiesta è diversa.
La filosofia del progetto che ci viene sottoposto si può accettare o rifiutare, ognuno è libero di esprimere la propria valutazione, ma non si può accettare in quanto espressione di una propria legge e poi rifiutare nelle conseguenze sul piano contabile. Mi pare di capire che l'intervento finanziario della Regione non è sull'oggetto, ma sulla quota di antieconomicità dell'intervento SNAM sul territorio. Non è un ragionamento politico questo, è un ragionamento contabile. E' un tipo di argomentazione che nelle aule parlamentari ha qualche difficoltà ad avere legittimazione con i rischi che comporta. Dichiaro anche a nome dei colleghi che noi in nessun modo intendiamo essere responsabili e chiamati a testimoniare sulla validità e sulla veridicità e autenticità delle indicazioni finanziarie monetarie e di prezziario indicate nel documento che ci è sottoposto. Lo consideriamo un elemento spurio, ma che proviene da una logica che noi abbiamo sempre rifiutato.
In altri termini mi sembra abbastanza difficile nei tempi stretti che abbiamo, stravolgere completamente la logica del documento che viene sottoposto alla nostra attenzione. Il nostro Gruppo voterà a favore peraltro convenendo con alcuni colleghi sulla opportunità che la Giunta stimolata e supportata dal voto del Consiglio regionale, intervenga presso la Società in modo che alcuni interventi trovino nella loro temporizzazione una collocazione diversa da quella prevista anche per dare il segno che il senso temporale sia stato seguito. Questo vale, per esempio, per l'area di Biella. Ripeto, non tanto per il risultato finale, perché mi sembra irrilevante che il metano arrivi quattro mesi prima o quattro mesi dopo l'importante è che arrivi. Però, per la macchinosità dell'impianto di questa legge e delle deliberazioni conseguenti, c'è la preoccupazione che una nostra non attenzione alla segnalazione di esigenze precise suoni disistima e non sufficiente comprensione della delicatezza del problema che c'è a monte. Biella deve trovare un'attenzione nei documenti che votiamo non tanto perché puntiamo ad un risultato in tempi brevi, ma perché ci rendiamo conto che quel sistema industriale ha bisogno di una serie di interventi importanti da parte della Regione e degli Enti pubblici che non si esauriscano con la necessità di avere il metano prima dei quattro mesi o quattro mesi dopo, ma si allargano - mi rivolgo all'Assessore all'ambiente e non più all'Assessore all'energia - alla "vexata questio" dei depuratori.
Noi affideremmo all'Assessore un documento di governo della convenzione con la SNAM, che utilizzerà facendo valere una sua prerogativa, l'autorità di governo. Quindi nell'ambito della legge, nell'ambito della convenzione sulla base di un piano noi affidiamo alcune raccomandazioni marginali alla Giunta perché le governi - ripeto - non tanto perché riteniamo significativissimo arrivare quattro mesi prima o quattro mesi dopo, ma perché potrebbe essere letto dall'esterno come poca attenzione ai problemi particolari che hanno talune zone.
Molte biografie di illustri personaggi sono caratterizzati da una nota comune, di essere degli N.N.: noi ci auguriamo che anche questo N.N. faccia carriera e possa comparire nell'enciclopedia della storia della Regione Piemonte.
Bando agli scherzi: ho molte perplessità su come questo documento è stato elaborato non come oggetto ma come elemento di un processo.
Riflettiamo sul nostro modo di affrontare i nostri rapporti con la società.
Non si può, per fare arrivare la luce azzurra in qualche azienda o in qualche casa di periferia, passare attraverso una legge, attraverso una convenzione, un piano, un progetto, una verifica.
La funzione pubblica in queste questioni deve limitarsi alla verifica della validità di un processo e di un progetto, non può entrare nel dettaglio. Le questioni di dettaglio attengono a un'attività che non è del politico, non è della programmazione, ma è del gestionale.
Se la Regione ritiene di dover mettere in pista una organizzazione in grado di fare da assistente contrario a tutti gli interventi sul territorio, in modo puntuale e fiscale, diventa un ente di gestione e non è un ente di programmazione. Se un'istituzione come la nostra è in grado di verificare alla lira sul piano contabile e all'elemento sul piano tecnologico un intervento è a un passo dall'essere un'azienda di gestione allora se la Regione si attrezza dal punto di vista delle intelligenze a questi livelli, disponendo del 50% del capitale, perché non realizza essa stessa la rete di metanizzazione del Piemonte? Dispone del 50% dei soldi, i cervelli per fare i conti li ha, i cervelli per verificare le tecnologie adottate deve averli secondo la logica dell'opposizione, a questo punto è a un passo dal diventare un'azienda di gestione e di erogazione.
Chiudo questo intervento che è per varie ragioni estremamente squilibrato nelle parti che lo compongono.
La opposizione ha buon gioco a ragionare su questo documento, la opposizione però ha un minimo di umiltà nel prendere atto che un documento di questo genere è la conseguenza della cultura, dell'enfasi programmatoria e di intervento regionale che abbiamo messo in queste iniziative e che ora ci cade sulla testa.
Quindi il Gruppo liberale voterà a favore di questo documento con i rilievi che ha esposto. Lo considera espressione del governo della maggioranza di questa legislatura, quindi se ne assume le responsabilità e chiude quindi le discussioni sul suo atto di nascita. Raccomanda all'Assessore di voler considerare le sollecitazioni che vengono da più parti per il governo di questa convenzione e di questo nostro piano, in modo che talune priorità che non hanno potuto essere evidenziate possano compatibilmente alle realtà che si trovano sul territorio e alle esigenze di carattere operativo, far valere alcune considerazioni venute dalle consultazioni o dalla conoscenza diretta dei componenti di questo Consiglio e che qui sono state rappresentate.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, questo intervento vuole essere più che altro una dichiarazione di voto rispetto a un piano che non si capisce bene se abbia un padre e una madre oppure sia orfano. Dagli interventi ai quali abbiamo assistito una rivendicazione di paternità è stata fatta da parte di chi lo ha in un primo tempo elaborato e predisposto.
Tutti richiedono che sia un piano aperto - mi pare naturale - cioè capace di accogliere altre modifiche e altri ampliamenti. Forse è persino pleonastico dirlo. E' naturale che con l'evolversi della situazione potrà arricchirsi il piano, potranno individuarsi nuove espansioni. E' da intendersi un piano aperto anche come invito all'Assessore di accogliere tutte le proposte che dal dibattito sono emerse oltre a quelle che potranno ancora emergere e che si pongano in una posizione migliorativa rispetto al progetto stesso.
Il progetto trae origine da una legge approvata all'inizio dell'anno che prevedeva un contributo di 27 miliardi (pari a circa il 50% del costo complessivo, che, nel momento in cui si è approvata la legge, si preventivava nell'ordine di 54 miliardi). E' un contributo non tanto dato in modo analitico, quanto piuttosto un contributo di carattere generale per la funzione programmatoria e l'interesse che la Regione ha nella distribuzione del metano, fonte energetica capace di di-versificare consistentemente il problema energetico della nostra Regione, una fonte energetica che in qualche modo ci toglie da una dipendenza troppo diretta troppo stretta con il mondo del petrolio, una fonte energetica che accoglie in sé un importante requisito, quello dell'energia pulita.
Il piano predisposto è stato tra l'altro elaborato per dieci undicesimi dalla precedente Giunta e che è stato soltanto completato nei dettagli dall'attuale Giunta. Questo progetto prevede, con 11 derivazioni, la copertura quasi totale e complessiva dell'intero territorio regionale, in qualche modo soddisfa le richieste che possono venire dalla popolazione dei vari Comuni. Ci saranno altre richieste, occorrerà integrare il piano occorrerà valutare con attenzione le integrazioni, un ordine del giorno già individua alcune nuove derivazioni. Credo che questo ordine del giorno, che pure è sottoscritto dal PRI, sia un aspetto. Un aspetto più complessivo dovrà essere la Giunta ad indicarlo sulla base delle linee programmatiche che presenterà. Noi crediamo che il piano di metanizzazione debba essere di supporto e di sostegno alle linee programmatiche di sviluppo della Regione.
Per tutte queste considerazioni quindi il PRI annuncia che voterà favorevolmente questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Fassio Ottaviano.



FASSIO Luigia

Il piano che ci è stato presentato, è già stato detto sufficientemente è un' iniziativa molto importante per lo sviluppo della nostra Regione.
L'amministrazione provinciale di Asti, tre o quattro mesi fa, aveva considerato il fatto che alcune ditte si muovevano in questa direzione per non conformemente alla legge, magari lasciando in difficoltà i Comuni; se ne è preoccupata ed ha avuto incontri con le varie amministrazioni e ha preparato un contratto-tipo. Di lì è incominciata l'iniziativa della metanizzazione.
La SNAM ha fatto un bellissimo lavoro, è partita da Oviglio, ha interessato i Comuni più grossi, dove logicamente ci sono molti utenti con poca spesa (Bruno, Calamandrana, Canelli, Castelnuovo Belbo, Cortiglione Incisa Scapaccino e Nizza Monferrato). I due punti sono Canelli e Nizza.
Noi abbiamo tentato di parlare con, questa Società ma non c'è stato verso perché non le conviene portarsi ad Agliano, a Castelletto Molino, non parliamo poi della Valle Bormida. Così potrei parlare di Montechiaro, di Cocconato, eccetera, per cui devo denunciare questo fatto pur apprezzando il piano che è un primo passo già importante.
Nell'ordine del giorno si ricordano le aree di sviluppo industriale d'accordo, e noi continuiamo ad essere la Cenerentola del Piemonte, tutto si realizza a Cuneo, a Biella, a Torino, mentre Asti e le sue zone non potranno mai vedere un maggiore sviluppo dell'industria perché certe comodità e certe strutture non arrivano per i costi troppo alti che sono a carico della Società. Forse ai miei colleghi Asti non interessa, mentre invece alla sottoscritta interessa molto, perciò denuncio che in questo piano si considerino solo tre o quattro Comuni e denuncio che la SNAM serve questi Comuni perché è interessata, perché 11 avrà molti utenti e logicamente i relativi guadagni.
I Comuni piccoli, quelli scomodi, quelli che non rendono, non li ha considerati, noi fino ad oggi ci siamo aggiustati da soli.
Rendo atto all'amministrazione provinciale di Asti che ha preso questa iniziativa indipendentemente dal piano, ormai da quattro anni. Questo è senz'altro un atto valido, invito la Giunta a prendere atto di queste posizioni e a considerare con maggior interesse la Provincia di Asti soprattutto nel campo energetico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel collocarci nel dibattito rilevo innanzitutto che la legge 44, dalla quale nasce l'odierna deliberazione, enuncia espressamente che la Regione promuove l'ampliamento della rete di distribuzione del metano mediante erogazione di contributi in favore della SNAM, il tutto in coerenza con gli obiettivi del PEN sulla base dell'emanando (quello odierno) Piano di metanizzazione e del Piano energetico regionale.
C'è dunque, secondo lo spirito della legge, una chiara interconnessione di fondo fra PEN che costituisce lo sfondo della vicenda, Piano energetico regionale e Piano di metanizzazione.
Ma questo connotato della stretta interconnessione fra questi enunciati elementi non lo si coglie né dalla relazione che è stata enunciata dal Presidente della VII Commissione, né lo si coglie negli interventi.
La connessione col Piano energetico regionale, pur previsto espressamente dalla legge, non può essere colta perché non esiste.
Questo è un primo motivo di perplessità di fondo di carattere generale su questa vicenda, su questa deliberazione.
Ma c'è di più. La Giunta nella sua proposta ha fatto suo in blocco lo studio sulla metanizzazione che la precedente Giunta aveva, in virtù di convenzione con l'ENI dell'8 marzo 1982, affidato alla SNAM, Società che riveste contemporaneamente la figura del padre e della madre perché ha ricevuto l'incarico di commissionare il piano, l'ha elaborato, l'ha prodotto, lo ha generato. Ma questo non è un piano perché è sufficiente leggere l'allegato alla proposta di deliberazione per capire che si tratta di uno studio sulla metanizzazione, con un preambolo,, una motivazione delle conclusioni sul ruolo del metano nel sistema energetico nazionale contiene poi un'analisi sulla metanizzazione in Piemonte e finalmente enuncia una ipotesi di sviluppo della metanizzazione in Piemonte. Questa ipotesi di sviluppo della SNAM si traduce in virtù di una proposta della Giunta in piano.
Su questo piano sono già state dette molte cose, sono state fatte osservazioni che abbiamo tutti colto anche da parte di colleghi che sostengono la maggioranza.
Il collega Marchini ha parlato di recepimento a scatola chiusa perplessità sono state a chiare note esposte dal collega Mignone e dal collega Rossa che si è soffermato a mettere in luce il carattere esclusivamente tecnicistico di questa ipotesi di sviluppo della metanizzazione in Piemonte, divenuto, in virtù del volere della Giunta piano in quanto è stato recepito puramente e semplicemente.
Ma a parte la perplessità cui ho accennato, c'è una perplessità più autorevole rispetto a quelle che sono state enunciate e provengono dall'Assessore Maccari e non penso proprio di farne una interpretazione capziosa. Le leggo sulla scorta dei verbali della VII Commissione.
In due occasioni l'Assessore nel caldeggiare, nel sostenere evidentemente a nome della Giunta, il piano, si è testualmente espresso in questa maniera: "il piano presenta purtroppo delle deficienze e lacune nella predisposizione della rete distributiva per alcune zone, non per questo ne viene inficiata la sua validità".
Ma c'è un'altra affermazione che ci pare di maggiore gravità, di maggiore rilievo che proviene sempre dall'Assessore, il quale così si è espresso: "dopo l'approvazione si dovrà comunque fare un'analisi attenta per quanto riguarda le singole zone e le diramazioni della rete di distribuzione".
Questo, se le parole hanno un significato, mi pare sia agevole rilevare che significa: "sì al piano" e contemporaneamente, contestualmente dire che di questo piano dovrà farsi un'analisi attenta e quindi dovrà a tempi brevi, non in virtù (cosa che sarebbe peraltro logica e razionale) della esperienza nel corso della sua attuazione, nel corso quindi dei rapporti Regione-SNAM e delle relative convenzioni, ma immediatamente rivedere il piano e apportare delle modifiche.
Questa interpretazione e queste considerazioni fatte dall'Assessore ci inducono à esprimere un giudizio sostanzialmente negativo e più che negativo di perplessità sull'intero piano che ci viene proposto. A seconda della replica e dei successivi eventuali interventi ci collocheremo con maggiore precisione nel momento del voto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore all'energia Ringrazio i colleghi per gli apporti che hanno dato sia in Commissione che in aula. Non voglio tornare sul discorso generale della metanizzazione perché sarebbe quasi un'offesa nei confronti dei Consiglieri che conoscono non solo l'argomento dell'energia e della metanizzazione, ma anche l'area piemontese, quindi non toccherò i punti specificati nel documento di piano che è alla nostra approvazione e che senz'altro è stato letto.
Non credo che il piano debba essere considerato senza padre e senza madre. Il suo inizio data formalmente nel 1982, ha un iter di tre anni e in questi tre anni non può aver viaggiato da solo, ma deve avere avuto qualche punto di riferimento. E i punti di riferimento li ha senz'altro avuti e il prodotto che ne deriva è un prodotto positivo. I 27 miliardi e 200 milioni stanziati nella legge derivano da un piano discusso nel 1984, che prevedeva in un primo tempo 10 metanodotti, portati poi a 11 per indicazione della Regione, consegnato nel febbraio 1985 e nella stesura definitiva nel marzo 1985 da cui è derivata la legge del 23 aprile 1985 che stanzia giustamente 27 miliardi e 200 milioni, che rappresentano il 50% della cifra concordata di 54 miliardi.
E' vero che non ci sono atti ufficiali, ma la mancanza di atti ufficiali non può determinare un'assenza in questi momenti. Da dove derivano i 27 miliardi e 200 milioni? Dall'indicazione di 54 miliardi costo di 11 linee di metanodotto consegnate prima della formazione della legge.
Non c'è stato un processo di dissociazione. Credo che il piano abbia giustamente dei padri e che non mi vede come padre putativo che adotta delle indicazioni o dei piani figli, ma mi vede continuatore di una linea iniziata e condotta che nella continuità istituzionale deve avere la formalizzazione dell'atto in Consiglio regionale. C'è stato il vuoto delle elezioni, sono stati mesi difficili su piani operativi dal momento di formazione e di approvazione della legge al momento della ripresa delle attività in settembre. Ci sono state delle difficoltà in questi mesi nel gestire la partita metano e nel prendere contatto con le realtà periferiche dei Comuni e delle Province, ma la formalizzazione del piano ha corrisposto alle indicazioni pervenute, infatti i dieci metanodotti sono stati portati a undici.
C'è stata indubbiamente difficoltà nel processo di costruzione del piano che non ha visto la partecipazione nel momento di costruzione del piano e che ha visto purtroppo una partecipazione veloce nell'analisi delle indicazioni di piano; il piano è stato fatto senza conoscere le realtà periferiche, siamo andati in questi ultimi due mesi a cercare le realtà 'periferiche, la costruzione delle 45 imprese che distribuiscono il metano non avevamo conoscenza diretta se alla fine delle 11 tratte di metanodotti veniva messo un tappo al tubo o se c'era qualcuno che distribuiva e quale era la rete di distribuzione. L'abbiamo costruita in questi due mesi e ne è derivata la validità dell'impostazione che a suo tempo è stata data. E' indubbiamente, come lo chiamava Ferrara, un piano aperto, che non vuole esaurire in questo momento di presenza regionale il problema della metanizzazione del Piemonte. Sia nelle consultazioni che in aula e nelle riunioni e nei contatti che si sono avuti, è emersa la necessità di approfondire alcune zone che vanno dall'Alto Verbano alla Valle d'Orba, la Val Cerrina, la subarea E del Comprensorio di Casale, alla Valle Curona alla Baraggia sud occidentale, alla zona di Roeri del Comprensorio di Alba e Bra.
A nome della Giunta mi assumo il compito di verificare in termini precisi queste zone per andare a costruire, se c'è la possibilità e dovremo verificarlo in Giunta, in Commissione e in aula, un altro tipo di intervento della Regione e se dovremo dare un altro tipo di supporto ai Comuni, tenendo conto che una parte di problemi sono molto probabilmente relativi alla distribuzione. Su questi la SNAM non interviene, comunque sono problemi che potranno essere affrontati in base a una ipotesi lanciata in Commissione ed emersa anche in aula, una ipotesi di creazione di uno sportello operativo presso l'Assessorato con la collaborazione della SNAM dell'Italgas e della CISPEL. una forma di consulenza di aiuto, di sostegno e di studio nelle realtà locali.
Non ritengo opportuno modificare il piano, quindi non ritengo opportuno accettare gli emendamenti, ma debba essere assunto dalla Giunta come impegno a portare entro un certo numero di mesi una risposta in aula sulle zone che sono state indicate.
Questo non è un piano di studio che, come tanti altri, è difficile portare alla realizzazione. Siamo in sede di approvazione di un piano operativo che sarà attuato a partire dal 1.1.1986 e vedrà il termine di tutte le realizzazioni dal 1.8.1988 al 31.8.1989; entro un anno verranno terminate le 11 realizzazioni; possiamo dire che a quelle date contemporaneamente entreranno in funzione la rete di adduzione SNAM e la rete di distribuzione.
I costi naturalmente variano in relazione alle tipologie di costruzione, alla situazione dei terreni, alla grandezza dei tubi, alla possibilità di cabine di trasformazione.
In Commissione abbiamo consegnato una serie di dati relativi a costi di metanodotti realizzati in varie Regioni, Lombardia, Lazio, Abruzzo Calabria, Puglia e Basilicata, con i relativi costi.
Abbiamo consegnato, e lo accennava il Consigliere Ferro, una tipologia di composizione del costo. Abbiamo consegnato anche una analisi sui costi dei metanodotti piemontesi e su costi per chilometro e una relazione tecnica con l'indicazione e la tipologia dei terreni e delle opere d'arte attraversati, dei passaggi di fiumi, dei passaggi di ferrovie, eccetera.
Riteniamo che il piano debba essere approvato nella seduta di oggi anche perché ci sono dei termini fissati dalla legge 44 del 23 aprile 1985 per cui i primi 4 miliardi e 300 milioni devono essere deliberati in conseguenza all'approvazione di questo Piano entro il 31 dicembre 1985 pena la perdita dello stanziamento.
E' un piano aperto, che non termina oggi, ma che inizia oggi. La Regione su di esso si è impegnata, ma non è detto che debba essere solo un impegno finanziario, è anche un impegno di consulenza, che finora per situazioni obiettive non c'è stata, ma che probabilmente avrebbe contribuito ad aiutare i Comuni nel contatto con la SNAM o nell'organizzazione delle distribuzioni là dove operano società private.



PRESIDENTE

Sono stati presentati degli emendamenti dal Gruppo PCI.
La parola al Consigliere Valeri per l'illustrazione.
VALERI Gli emendamenti da noi presentati sono tra loro collegati e hanno una organicità, ferma restando la validità delle scelte compiute dalla precedente Giunta e dal Consiglio e contenuta nel Piano regionale e nella legge che stanzia i 27 miliardi e partendo dal presupposto che il piano (che la convenzione demanda come proposta alla SNAM) sia discutibile emendabile, migliorabile, integrabile da questa assemblea. Tale era da considerarsi allora la proposta presentata dalla SNAM e tale la consider questo Consiglio, tant'è vero che quando si votò la legge di finanziamento dei 27 miliardi si disse che quelli si sarebbero stanziati dopo l'approvazione del Piano. Da nessuna parte è scritto che il piano doveva approvarlo la SNAM e non il Consiglio regionale. Quindi i nostri emendamenti rispondono a una posizione di principio e politica più che corretta. Sarebbe opportuno evitare forzature che appunto ripropongono una pretesta immutabilità del Piano. Del resto, se si considera l'andamento di questo dibattito, per non ricordare le consultazioni, le perplessità, i dubbi, le proposte migliorative sono apparse ampiamente maggioritarie. Noi abbiamo concentrato su tre punti le osservazioni, ai quali rispondono gli emendamenti, l'ampliamento da 11 a 15 derivazioni sulle quali operare con i finanziamenti previsti dalla legge. Vorrei aggiungere rivolgendomi alla Giunta che sotto questo profilo non ostano ragioni di carattere finanziario, perché l'ampliamento della rete di metano può essere prevista nel Piano rinviando successivamente i provvedimenti di carattere finanziario.
Il piano non è un provvedimento finanziario, il piano è attuazione di una legge finanziaria che a suo tempo abbiamo approvato.
Quindi nulla osta che successivamente vi siano altri provvedimenti finanziari. C'è da augurarsi che queste proposte non vengano considerate in termini di mero schieramento politico, ma in termini di contenuti.
Misureremo la coerenza di tutti,dopo che si sono affermati grandi principi e che bisogna operare per misurarci sui contenuti per poi fare scaturire gli schieramenti. Non è neppure da escludere che i 27 miliardi previsti dalla legge dell'aprile scorso siano sufficienti per gli ampliamenti di derivazione. I1 collega Ferro ha portato dei dati concreti, non facendo disquisizioni .accademiche o processi alle intenzioni, m2 ha fatto un serio reperimento di esiti di gare di appalto svoltesi nella nostra Regione, ci che non ha fatto le Giunta.
In Commissione il funzionario rispose che erano disponibili solo i dati del Lazio e della Lombardia. Non c'è nessuna pretesa in questa ricerca di sostituirsi ai compiti di gestione che sono propri delle aziende, per vorrei richiamare l'attenzione del Consigliere Marchini,che so molto attento a queste cose, e dei Gruppi di maggioranza, sul fatto che lo sforzo che noi abbiamo compiuto è semplicemente in rispetto agli obblighi che la legge, votata nel mese di aprile, ci impone.
La legge dice che noi non diamo, collega Ferrara, un contributo del 50 sui costi che la SNAM ci presenta, la legge stabilisce: "La Giunta regionale, per le finalità del precedente art. 1, in conformità del Piano regionale per la metanizzazione da approvarsi con deliberazione del Consiglio regionale, è autorizzata alla erogazione dei congrui contributi". Andiamo a leggere il dizionario e vediamo che la parola "congrui" significa commisurati alla spesa reale. Quindi, i dati che sono stati riportati, rispetto a gare d'appalto svoltesi nella nostra Regione condotte dalla SNAM, che testimoniano costi per chilometro diversi da quelli che ci sono stati presentati, quanto meno meriterebbero una attenta verifica. Noi l'abbiamo compiuta, credo a questa nessuna possa irridere.
FERRARA Il dato del 50% l'ho dal vostro emendamento.
VALERI Sì, perché l'abbiamo ripreso dal Piano che è stato presentato. E' la legge che presuppone il Piano e non il Piano che, presuppone la legge. Il Piano regionale di sviluppo dice che "il Piano proposto dalla SNAM è la proposta della SNAM, sulla quale la Società è impegnata sulla base della convenzione a suo tempo stipulata". Ripeto, non c'è scritto da nessuna parte che siamo chiamati a ratificare in termini notarili il Piano che la SNAM ha fatto. Il potere legislativo è di questo consesso, è di questa assemblea, il Piano che uscirà porterà la nostra firma e afferirà alle nostre responsabilità.
Le nostre responsabilità, per rimanere al filo del discorso che stavo svolgendo, ci richiamano alla verifica della congruità dei contributi. Il 50% noi non lo discutiamo. Possiamo convenire che, a fronte di investimenti che non sono in equilibrio tra costi e ricavi, il nostro contributo possa arrivare al 50%, ma il 50% un conto è se opera su un miliardo, un altro conto è se opera su 50 miliardi. Mi spiego? Per questo la verifica per costi unitari per chilometro delle diverse derivazioni è fondamentale. Ma vi è qualcosa di più. Si è parlato di una convenzione. Non so che cosa si intenda. Tra l'altro è una convenzione che noi non conosciamo e che probabilmente conosceremo soltanto a posteriori.
Vorrei ricordare che la legge (è uno degli emendamenti che presentiamo) stabilisce che la Giunta è chiamata a fare singole convenzioni, apposite convenzioni per la realizzazione di specifici tronchi di rete. Quindi non una convenzione come quella a cui l'Assessore si predispone e che magari è già pronta, è soltanto da sottoscrivere. Questo è un altro degli obblighi a cui la legge ci richiama.
Con i nostri emendamenti chiediamo di ottemperare a questi obblighi.
Oltretutto questi emendamenti hanno un carattere oneroso, almeno per una parte. Il primo riguarda l'estensione della rete che può essere discutibile, noi diciamo che non ha alcun onere perché un piano non è un provvedimento finanziario perché la copertura finanziaria è successiva questa è una prassi che abbiamo sperimentato in molte altre circostanze.
Sono quindi emendamenti che tendono ad innalzare l'efficacia del piano.
Questo emendamento corrisponde l'altro che impegna la SNAM a non seguire le pretese delle società distributrici, come lamentava la collega Ottaviano le quali vanno a spigolare gli interventi sui quali operare con il massimo loro profitto penalizzando i Comuni limitrofi.
Noi chiediamo che il Piano impegni la SNAM a verificare, prima di consentire la concessione dell'erogazione, la ottimizzazione del massimo dell'area servibile in condizione di equilibrio tra costi e ricavi in modo che non ci siano i furbi che vanno a pescarsi il meglio e dopodiché gli altri che si debbono rimettere alla Divina Provvidenza.
Con l'ultimo emendamento chiediamo una convenzione-tipo come quella che la Federazione Regionale delle Aziende Municipalizzate ha proposto. I rappresentanti degli Enti pubblici operanti nel settore dicono che ci sono dei pirati - credo che a questo si riferisse la collega Ottaviano - dei bucanieri, personaggi che imbrogliano i Comuni, per i quali non è sufficiente aprire lo sportello. La CISPEL ha presentato una proposta di convenzione-tipo e noi chiediamo nei nostri emendamenti che, almeno dove interviene la Regione con i suoi soldi, vi sia l'obbligo per chiunque a rispettare la convenzione-tipo, quindi uno standard medio di garanzie che le aziende distributrici sono tenute a rispettare.



PRESIDENTE

Vi do lettura di tali emendamenti: 1) firmato dai Consiglieri Bruciamacchie e Ferro: al punto 4.1 "Sistema distributivo del gas naturale",sono soppressi i capoversi 9, 10 e 11.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
2) firmato dai Consiglieri Ferro, Valeri, Avondo e Dameri: il capitolo 5.4 va interamente sostituito con il seguente: "Sulla base di studi condotti dalla SNAM riguardanti le estensioni dei metanodotti proponibili e degli indirizzi di riequilibrio territoriale presenti nel secondo Piano di sviluppo regionale sono state concordate con la Regione Piemonte quindici derivazioni suscettibili di sviluppo operativo da ultimare entro, il 1990. Per alcune di esse le opere previste sono a breve tempo appaltabili. Per altre si dovranno a breve tempo predisporre i progetti.
Le opere previste interessano la Valle Belbo, il Canavese, il Cuneese con le estensioni di Busca, Bernezzo, Carrù, Dogliani, il Monregalese e il Cebano. Altre zone interessate dalle 15 derivazioni sono la Valle Susa, il circondario di Pinerolo, il Biellese con l'estensione nella Valle Mosso l'Alto Verbano, l'Alessandrino con le estensioni della Valle d'Orba e della Valle Cerrina, il Vercellese con la Baraggia sud-occidentale.
Tali iniziative non trovano autonomamente il necessario equilibrio economico in relazione allo squilibrio tra investimenti da sostenere mercato acquisibile e tempi di ammortamento.
La loro realizzazione può trovare giustificazione con un intervento a sostegno da parte della Regione Piemonte.
La Regione si impegna, sulla base di comprovata documentazione (prezzi di espropri, prezzi definiti dagli esiti delle gare di appalto, eccetera) a finanziare una parte delle spese accertate per la realizzazione delle 15 diramazioni.
Da tali spese sono da escludere e pertanto sono a intero carico della SNAM le spese di progettazione, di collaudo e di controllo dei lavori.
Le percentuali di concorso della Regione al finanziamento delle 14 derivazioni previste entro un tetto massimo del 50% verranno definite di volta in volta, sulla base dei tempi di ammortamento calcolati, con apposite convenzioni che definiranno anche i tempi e i modi di pagamento.
La disponibilità di gas nelle aree che verranno servite darà luogo a investimenti indotti in reti di distribuzione cittadine di metano per usi civili e artigianali stimabili in prima approssimazione in oltre 200 miliardi di lire. Il Piano realizzativo di tali derivazioni prevede un arco temporale sino al 1990 e potrà interessare oltre 150 Comuni la cui popolazione residente si aggira sui 400.000 abitanti. L'allegato 4 fa parziale riferimento alle iniziative e ai relativi Comuni interessati.
Entro il dicembre 1988 la Regione e la SNAM, anche tenendo conto delle osservazioni pervenute dagli Enti locali al presente documento esamineranno come aree di derivazioni suscettibili di sviluppo operativo su cui è richiesto un contributo regionale, quelle che si riferiscono ai Roeri e alle zone interessate alla dorsale Valenza-Casale.
Su tali aree, comprese negli allegati 5 e 6 entro il 31 luglio 1988 la SNAM si impegna, sulla base di indicazioni di ottimizzazione dei bacini di utenza definiti dalla Regione sentiti i Comuni interessati, a definire i progetti di fattibilità".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
3) firmato dai Consiglieri Bruciamacchie e Ferro: al sesto capoverso del punto 5.5 "Aree servibili senza intervento di sostegno economico a favore della SNAM", viene aggiunto quanto segue: "La SNAM fornirà in forma motivata alla Regione Piemonte entro il 30 settembre di ogni anno il piano di estensione per l'anno successivo della rete di distribuzione del gas metano".
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore all'energia In un ordine del giorno presentato al Consiglio regionale si invita la Giunta ad ulteriori impegni, per cui non ritengo che si debbano assumere degli impegni diversi. Sono contrario all'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
4) firmato dai Consiglieri Ferro, Valeri, Avondo e Dameri: a conclusione del capitolo 5.5 aggiungere: "L'accoglimento di domande dei singoli Comuni rivolte alla erogazione del metano è comunque subordinato alla individuazione della massima dimensione territoriale allacciabile in condizioni di equilibrio tra costi e ricavi.
Tale subordinazione è finalizzata alla massima ottimizzazione degli interventi della estensione della rete e al tentativo di evitare che interventi isolati possano rendere impossibile e diseconomico l'allacciamento di Comuni contigui e meno favoriti.
A tal fine, e anche per consentire ai Comuni un quadro di conoscenze tecniche e giuridiche e relative alle normative che disciplinano i vari tipi di convenzioni, la Regione entro 3 mesi aprirà presso la sede dell'Assessorato all'energia uno sportello tecnico".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
Ricordo ché sono stati presentati e distribuiti ai Consiglieri due ordini del giorno su questo argomento, l'uno per la difesa dell'ambiente l'altro con l'indicazione di alcuni impegni per la Giunta.
Prima di passare al voto degli ordini del giorno dobbiamo approvare la deliberazione.
La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.
BONTEMPI Le nostre motivazioni le abbiamo abbondantemente date in precedenza.
Registriamo a malincuore e con notevole preoccupazione l'atteggiamento della Giunga e della maggioranza che hanno mostrato sul piano politico dopo un dibattito che ha percosso tutta l'assemblea, non solo il nostro Gruppo, una totale non motivata indisponibilità a recepire tutti o in parte gli emendamenti che abbiamo presentato.
Siamo stati la parte attiva nella promozione della legge e di questa iniziativa, quindi, a nostro avviso, ci saremmo aspettati un atteggiamento di maggiore apertura su alcuni punti nevralgici.
Noi non siamo abituati a parlare fingendo o scherzando, anzi, abbiamo illustrato i motivi per cui introducevamo le clausole di rinvio del piano abbiamo detto che quello era uno schema che si doveva approfondire, perci ci pare molto stupefacente questa totale chiusura da parte della Giunta.
C'era una possibilità, non la si è voluta attuare. La maggioranza resta attestata rigidamente a posizioni precostituite, infatti si vota con alcuni Consiglieri della maggioranza, che hanno espresso precise valutazioni e che per non condividere e per non dover esprimere forzatamente, come ha fatto qualcun altro, un assenso non convinto hanno dovuto lasciar l'aula.
Il Capogruppo del PSDI dopo l'intervento che ha fatto e dopo la perplessità rispetto l'accoglimento di alcuni emendamenti, ha lasciato l'aula. Questo fatto non è positivo neanche sul piano dei rapporti e del confronto democratico. Questi fatti, oltre che penalizzare l'opposizione che si sforza di motivare e di proporre, portano allo sfasamento del nostro confronto, per cui la nostra posizione che all'inizio manifestava qualche disponibilità, a questo punto, diventa negativa. Sui punti nevralgici e di grande rilievo anche per quanto riguarda il rapporto con gli enti esterni abbiamo registrato un atteggiamento di chiusura che poco corrisponde al ruolo di opposizione costruttiva che conduce il Gruppo comunista nelle Commissioni e in aula su importanti provvedimenti. Questo è un campanello di allarme preoccupante, lo segnaliamo, lo denunciamo con vive proteste ed esprimiamo con fermezza e convinzione anche se con dispiacere il nostro voto negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.
BENZI Presidente, colleghi, io ho votato a favore gli emendamenti presentati dai colleghi comunisti, ritenendoli migliorativi della deliberazione. A questo punto, non essendo stati accettati, io voterò a favore della deliberazione originale perché ritengo che ogni sospensione, ogni tempo che si perde, sarebbero dannosi per il Paese.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la deliberazione.
Ve ne do lettura: Il Consiglio regionale vista la legge regionale 23 aprile 1985, n. 44, che prevede, al fine del riequilibrio socio-economico e territoriale della Regione l'ampliamento della rete di trasporto e di distribuzione, del metano contemplando al riguardo l'erogazione di congrui contributi considerato che per il raggiungimento delle suddette finalità la Giunta regionale ha affidato alla SNAM, sulla base della Convenzione ENI-Regione Piemonte, sottoscritta a Torino l'8 marzo 1982, l'incarico di effettuare con la collaborazione dei competenti Servizi regionali, uno studio per l'estensione ottimale dell'uso del gas naturale in Piemonte rilevato che in data 1.3.1985, la SNAM ha consegnato lo studio di cui sopra, dal titolo "Prospettive di metanizzazione nella Regione Piemonte negli anni ottanta" considerato che le opere suddette sono state incluse nei programmi di intervento del secondo Piano regionale di sviluppo, approvato dal Consiglio regionale, con deliberazione n. 781-12452 del 6/12/1984, con la raccomandazione di procedere ad una verifica conclusiva prima della definizione della copertura finanziaria del contributo regionale vista la proposta presentata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 141-941 del 22 ottobre 1985 sentita la competente Commissione consiliare d e l i b e r a di approvare, ai sensi della legge regionale 23/4/1985, n. 44 l'allegato Piano regionale per la metanizzazione, che costituisce parte integrante della presente deliberazione, proposto dalla Giunta regionale e predisposto dalla SNAM, con la collaborazione dei Servizi regionali competenti, sulla base della convenzione ENI-Regione Piemonte, sottoscritta a Torino l'8 marzo 1982".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli, 19 contrari ed 1 astensione.
Pongo ora ai voti l'immediata esecutività ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 47 Consiglieri Favorevoli n. 40 Consiglieri Astenuti n. 7 Consiglieri Sono stati distribuiti due ordini del giorno, firmati rispettivamente dai Consiglieri Ala, Croso, Bresso Petrini, Valeri, Adduci, Marchini e dai Consiglieri Rossa, Brizio, Mignone, Fracchia e Marchini.
Chiede la parola il Consigliere Signora Minervini.
MINERVINI Una brevissima dichiarazione di voto. Noi non conosciamo il testo degli ordini del giorno perché non c: sono stati consegnati per cui non partecipiamo al voto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 44/1985, nonché il conseguente Piano regionale per la metanizzazione, approvato in dato odierna, che prevede l'ampliamento della rete di condotte di metanizzazione all'interno del territorio regionale rilevando che la risorsa metano presenta indubbi vantaggi dal punto d: vista della diversificazione delle fonti energetiche e da quello della riduzione del tasso di inquinamento; sottolineato però il non indifferente impatto ambientale che la posa in opera delle condotte comporta soprattutto per quanto riguarda l'occupazione l'attraversamento di suolo agricolo fertile e la obbligatorietà di larghe fasce di rispetto, a danno in molti casi - di aree boschive o di particolare pregio ambientale e paesaggistico raccomanda alla Giunta regionale di voler attivare sollecitamente tutte le iniziative necessarie, nei confronti degli organismi e degli enti, a vario titolo, interessati alla realizzazione del piano, affinché possano essere garantite la corretta progettazione delle opere, la definizione dei tracciati, nonché la loro esecuzione nel rispetto dell'esigenza di tutela ambientale, di sicurezza e di ripristino del territorio raccomanda inoltre alla Giunta di assumere ogni idonea iniziativa di informazione nei confronti degli Enti locali e delle popolazioni interessate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 44 voti favorevoli (3 Consiglieri non partecipano al voto).
Leggo ora l'ordine del giorno e firma dei Consiglieri Mignone Fracchia, Brizio, Rossa e Marchini: "Il Consiglio regionale VISTA la legge regionale 44/1985 e il conseguente Piano regionale per la metanizzazione approvato in data odierna SENTITE le valutazioni e le osservazioni emerse sia nella fase di consultazione esperita dalla VII Commissione sul documento di Piano nonché quelle espresse nel corso del dibattito consiliare precedente l'approvazione del Piano stesso RILEVATO che la maggior parte di esse riguarda la possibilità di estendere la distribuzione di gas metano in alcune aree della Regione non inserite nelle previsioni del Piano



RILEVATO PERALTRO

che tali aree non potevano essere inserite in quanto scopo dell'intervento finanziario regionale è quello di permettere l'estensione della rete di metanodotti in aree non ancora raggiunte, e non quello di sostenere spese di allacciamento a metanodotti esistenti o a favore delle reti locali di distribuzione



RITENUTO COMUNQUE

di dover prendere in considerazione le proposte emerse, nel quadro di un corretto riequilibrio territoriale e di sostegno allo sviluppo socio economico di tutte le aree interessate IMPEGNA la Giunta regionale a: verificare con la SNAM la fattibilità di ulteriore sviluppo delle reti principali in Piemonte, con particolare riguardo agli interventi necessari per garantire la sicurezza e la continuità delle forniture di gas naturale verificare in particolare la fattibilità di interventi all'interno di 5 aree, servibili mediante la costituzione di bacini di utenza con l'aggregazione dei Comuni interessati, con l'obbligo di gestione unitaria delle diverse reti di distribuzione: 1) Alto Verbano 2) 2) Valle d'Orba 3) Valle Cerrina, sub-area "E" del Comprensorio Casalese e Valli Curone Grue-Ossona 4) Baraggia sud-occidentale: 5) Zona Roeri del Comprensorio Alba-Bra.
Le suddette aree assumono un'importanza primaria peraltro già sottolineata nel secondo Piano regionale di Sviluppo - Capitolo metanizzazione - ai fini di promozione dello sviluppo socio-economico e del riequilibrio territoriale, ed inoltre non sono in condizione di realizzare il necessario equilibrio economico fra investimenti da sostenere e mercato acquisibile e tempi di ammortamento indicare alla SNAM il carattere di rilevanza negli interventi operativi di due collettori della rete di Biella e della derivazione di Vallemosso IMPEGNA inoltre la Giunta regionale a fornire alla Commissione consiliare competente i risultati degli approfondimenti delle indagini suddette entro l'anno 1986



IMPEGNA INFINE

la Giunta regionale a: istituire a tempi brevi uno sportello tecnico, anche con la collaborazione di CISPEL. SNAM e ITALGAS, presso l'Assessorato competente al fine di: a) promuovere un razionale sviluppo delle iniziative di carattere locale mediante l'individuazione delle ottimali dimensioni territoriali allacciabili in condizioni di equilibrio tra i costi e i ricavi, anche sulla base delle indicazioni contenute nella deliberazione CIPE relativa allo sviluppo della metanizzazione nel mezzogiorno b) fornire ai Comuni un quadro di conoscenze tecniche e giuridiche e relative alle normative che disciplinano vari tipi di convenzione per la concessione del servizio di distribuzione del gas naturale".
Prima di porre in votazione l'ordine del giorno ha la parola il Consigliere Bontempi.
BONTEMPI E' possibile pensare che un'assemblea si esprima contro dei contenuti che potevano essere tranquillamente recepiti nella deliberazione del Piano controdeducendo nel merito e affidarsi ad un escamotage, cioè ad un ordine del giorno? Che credibilità può avere questo modo di procedere? Invito i colleghi a riflettere perché ci troveremmo, a distanza d pochi minuti, con una pronuncia contro un emendamento da introdurre nel Piano con un ordine del giorno che, al- meno per alcune parti consistenti risponde quanto l'emendamento respinto affermava. I nostri emendamenti dopo questo dibattito sono stati respinti adesso noi dovremmo ritenerci soddisfatti dando la copertura ad un ordini del giorno che, rispetto a quello che potevamo fare prima, è acqua fresca.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.
ROSSA Vorrei dare un suggerimento, ma l'intervento del Consigliere Bontempi mi consente di allargare il discorso.
Suggerisco di aggiungere, dove si parla di verifica con la SNAM, le parole: "in tempi brevi", perché i tempi di una verifica possono anche essere lunghi. E' un dibattito al quale abbiamo partecipato con spirito sofferente, quindi non si tratta di una questione all'acqua fresca.
Tutt'altro. Mi dispiace che per una concatenazione di fatti non sia stato possibile realizzare l'auspicio di tutti e del Gruppo socialista in particolare, cioè un impegno comune attorno a questa questione.
E' un piano nato nel 1982 che, è ancor più grave, attraverso una serie di sviluppi arriva a questo punto. I meccanismi democratici che regolano la vita delle assemblee impongono a ciascuno di assolvere,alla propria funzione adempiendo agli impegni assunti ma a volte con grande sofferenza.
Si è discusso sul se nasce prima il Piano o se nasce prima la legge. Il problema ci conferma che c'è un processo che è andato avanti, forse non come noi avremmo voluto mandarlo avanti. Non di acqua fresca si tratta, ma di un impegno. Non è che noi non approviamo le proposte dirette a migliorare e a realizzare un quadro complessivo, ci sono però dei meccanismi che non è possibile approvare. Anche noi, come voi, svolgiamo la nostra funzione politica seppure con animo sofferente.
Mi rifaccio alle parole del collega Benzi, il quale è favorevole alle vostra proposta, però è contrario qualsiasi sospensione e a perdite di tempo. L'ordine del giorno non deve essere solo un pezzo di carta, anzi chiedo alla Giunta che da domani questo ordine del giorno cominci il suo iter.
MACCARI, Assessore all'energia E' già incominciato l'iter.
ROSSA E dura da anni. I 27 miliardi non ci siamo accorti ieri che li spendevamo, vengono da lontano.
RIVALTA Tu continui a tacere sul fatto che la legge rimanda ad un Piano.
ROSSA Il Piano è stato fatto.
RIVALTA Non è stato fatto nessun Piano.
ROSSA Sono il primo qui ad esprimere amarezza e l'ho già espressa, non ho bisogno di nascondere niente. Caro Rivalta, ci sono dei momenti in cui si esprimono posizioni che vanno al di là dei programmi, che vanno al di là dei piani, che investono le coalizioni e le posizioni politiche. Sono queste che finiscono di contare, ma non ci devono impedire di prestare tutta l'attenzione necessaria.
Con questo ordine del giorno questa assemblea, questa maggioranza assume degli impegni precisi. Ritengo di poter parlare alla gente che attende una risposta in un confronto sereno e tranquillo con una posizione alle spalle che sarà appunto sorretta da questo ordine del giorno. Maccari diceva che il processo di allargamento inizia perché è già in atto e comprende tutte quelle aree delle quali lamentiamo l'assenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'intervento che svolgo vuole esprimere qualcosa. Non ritengo, caro Rossa, che l'amarezza sia un valore politico. Io esprimo la responsabilità con , cui il nostro Gruppo vota il provvedimento che ci è sottoposto, però esprimo anche la consapevolezza che in questa materia il dibattito tra opposizione e maggioranza, tra Consiglio e Giunta, non ha provocato i risultati che la somma di elementi e di comportamenti che l'opposizione ha svolto avrebbe meritato.
Per quanto ci riguarda, preghiamo la opposizione di considerare questo un atteggiamento sul provvedimento, non un atteggiamento di natura politica.
Per ragioni che non ripetiamo, noi abbiamo ritenuto di assumere una posizione di responsabilità verso un provvedimento che la Giunta ha ritenuto che in questa misura dovesse evolversi.
Non riteniamo però che questo debba essere considerato un precedente n per noi né per la opposizione. Ci rendiamo conto che su questa materia il dibattito tra le parti non ha sortito il risultato che avrebbe potuto sortire in condizioni diverse che ha spiegato Rossa.
Nella correttezza dei rapporti che devono avvenire soprattutto a livello di assemblea tra maggioranza ed opposizione, come forza di maggioranza, per quanto sarà possibile, cercheremo di concorrere a che il rapporto maggioranza-minoranza all'interno dell'assemblea sia produttivo anche se è sempre costruttivo.
Non si può dare atto alla opposizione di una serie di cose se poi non si concretizzano i risultati decisionali. Lo registro, ne sono consapevole non me ne rammarico, ne assumo la responsabilità e lo segno come momento nella storia di questa assemblea sul quale riflettere per i nostri comportamenti successivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Sono d'accordo con il collega Rossa quando parla di necessità di impegni precisi.
Siamo di fronte a due ordini del giorno.
Il primo, che non è quello portato in votazione, da noi non è condivisibile, però è corretto e coerente. Si può approvare o meno però è chiaro.
Quello che viene portato al voto invece non è coerente ed ha elementi di confusione e credo che i firmatari, a cominciare da Rossa che parla di impegni precisi, debbano chiarirli. Cerco di spiegarmi. E' detto "Il Consiglio regionale, rilevato che tali aree (quelle per cui sono state chieste le estensioni: Alto Verbano, Valle d'Orba, Val Cerrina, Baraggia sud-occidentale, la zona di Roeri) non potevano essere inserite, in quanto scopo dell'intervento finanziario regionale è quello di permettere l'estensione della rete dei metanodotti in aree non ancora raggiunte e non quello di sostenere spese di allacciamento a metanodotti esistenti o a favore delle reti locali di distribuzione..." comunque per tranquillizzare qualcuno, perché qualcuno nel proprio Collegio possa dire che un pezzo di carta l'ha strappato, "invita la SNAM ad approfondire...". Se il Consiglio regionale dice già adesso che non si possono estendere, l'invito che viene rivolto alla SNAM come può essere recepito?



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi votiamo a favore dell'ordine del giorno che abbiamo firmato e vogliamo soprattutto significare che con l'ordine del giorno e con la deliberazione si concreta una scelta già più volte adottata.
La deliberazione definisce le iniziative che possono essere attuate, i tempi di realizzazione, mentre l'ordine del giorno fissa una verifica in ordine all'ampliamento di eventuali interventi. Non è un fatto nuovo, molte volte abbiamo scelto la strada dell'ordine del giorno anche a fianco di provvedimenti legislativi. Questo ordine del giorno a fianco della deliberazione non la contraddice. Questa va immediatamente in esecuzione determinando i vincoli relativi, mentre l'ordine del giorno tiene conto delle perplessità e delle richieste che sono state avanzate nel dibattito.
Il nostro voto favorevole ha una giustificazione precisa.
L'incongruenza rilevata da Ferro non esiste perché nella parte iniziale si prende atto del fatto che non si possono estendere le reti in determinate condizioni, pe-rò si chiede una verifica concreta su alcune realtà, non soltanto per tranquillizzare gli elettori o per una difesa corporativa sul territorio, ma perché dal, dibattito è emersa la necessità di ulteriori approfondimenti in alcune aree. Abbiamo sentito parlare di questioni locali anche da nostri Consiglieri ma le questioni meramente locali non sono recepite nell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al di là di quanto è stato sinora detto, in particolare dal collega Bontempi, ritengo che la Presidenza debba responsabilmente dichiarare non proponibile l'ordine del giorno.
L'ordine del giorno, laddove impegna la Giunta a certi adempimenti chiede e provvede a una modifica, sia pure temperata, sia pure sottile, sia pure parziale della deliberazione che è stata già votata. Sarebbe sufficiente rileggere la parte finale e dispositiva dell'ordine del giorno per rendersi conto che, sia pure in parte, sia pure in maniera molto sottile e abile, si provvede con esso a una parziale modifica di una deliberazione già votata in un determinato testo. A mio avviso, non essendo l'ordine del giorno interpretativo della deliberazione, ma, sia pure parzialmente, innovativo, l'Ufficio di Presidenza dovrebbe dichiararlo non proponibile e non ammissibile.



PRESIDENTE

Sul tema della proponibilità o improponibilità degli ordini del giorno delle interrogazioni e delle interpellanze, è all'esame una modifica del Regolamento. Anche il Presidente del Senato Fanfani in questi giorni ha dichiarato improponibili alcune questioni che gli venivano presentate in ordine alla legge finanziaria. La interpretazione del Consigliere Majorino è sottile, ma è difficile oggi dichiarare improponibile un ordine del giorno così complesso. Infatti, nell'ultima parte si chiede che si apra uno sportello in quanto riguarda i problemi tecnici, si chiede che si dia esecuzione in un certo modo alla deliberazione. In altra parte si dice di "esaminare", però non lo si dice in termini perentori di approvazione, ma in termini meramente indicatori. L'improponibilità degli atti che si compiono nel Consiglio regionale sarà opportuno precisarla nel Regolamento.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Dato che ho sollevato prima del collega Majorino, in termini giuridicamente meno precisi, la questione della irricevibilità e non avendo ricevuto da parte dei proponenti una risposta alla questione posta dal Consigliere Ferro (è purtroppo la conferma dell'acqua fresca e non di più) noi dichiariamo, anche per protesta e con rammarico, la non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Il nostro Gruppo non partecipa al voto in quanto, come ho già illustrato poc'anzi, con questo ordine del giorno si tende, sia pure parzialmente, a modificare la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi associo alle dichiarazioni del Consigliere Bontempi e del Consigliere Majorino di non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli ed 1 astensione (20 Consiglieri non partecipano al voto).


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Deliberazione della Giunta regionale n. 12-1726: "Legge n. 431/85 Conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 27/6/85, n. 312 art. 1 quarter. Individuazione dei corsi d'acqua classificati pubblici ai sensi R.D. 11/12/33 n. 1775 rilevanti ai fini paesaggistici"


PRESIDENTE

In merito alla deliberazione della Giunta regionale n. 12-1726: "Legge n. 431/85 - Conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 27/6/85, n. 312 - art, l quarter. Individuazione dei corsi d'acqua classificati pubblici ai sensi R.D. 11/12/33 n. 1775 rilevanti ai fini paesaggistici" ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.
RIVALTA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto la parola perché mi preme dare informazione di quella che mi pare un'assunzione non lecita di una deliberazione coi poteri del Consiglio.
Mi riferisco alla deliberazione presa dalla Giunta, in applicazione della legge che ha convertito il cosiddetto Decreto Galasso, la quale legge, all'art. 1 quarter, dice che "in relazione al vincolo paesaggistico imposto sui corsi d'acqua, le Regioni entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto determinano quali dei corsi d'acqua classificati pubblici possono, per loro irrilevanza, ai fini paesaggistici essere esclusi".
La ritengo illecita presa col potere del Consiglio. L'art. 40 stabilisce che la Giunta può, in caso di urgenza e sotto la propria responsabilità, deliberare provvedimenti esclusivamente di carattere amministrativo di competenza del Consiglio. Ma in quali casi? BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Scusa, io non metto in discussione la buona fede dell'intervento e la squisitezza della sua dimensione, dei suoi indirizzi e del fine che persegue. Potremo aver sbagliato tutto. Ribadisco che la deliberazione non è all'ordine del giorno e che pertanto il Consigliere non ha titolo per illustrarla.
RIVALTA Mi permetta un attimo! L'urgenza, determinata da cause nuove e posteriori all'ultima adunanza consiliare (mi sembra che non sia il caso), deve essere tale da non consentire la tempestiva convocazione del Consiglio. Mi pare che c'era la possibilità di convocare il Consiglio. Siccome la deliberazione ha una grossa rilevanza sul piano amministrativo, a me preme dare la comunicazione che c'è il dubbio della liceità di questa deliberazione. Non entro nel merito, lo faremo in altra sede.
L'assunzione di deliberazioni coi poteri del Consiglio su cose rilevanti come questa senza una consultazione dei Capigruppo, la ritengo una prassi pericolosissima nei rapporti interni degli organi del Consiglio.



PRESIDENTE

Preciso che non appena è giunta a7 Consiglio la deliberazione l'Ufficio di Presidenza l'ha trasmessa alla Commissione immediatamente perché la esaminasse. La Commissione la esaminerà e discuterà.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame ordine del giorno firmato dai Consiglieri della III Commissione Mignone, Ferro, Dameri, Fracchia, Penasso, Amerio, Rossa, Acotto inerente il Moscato d'Asti


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g.: Esame ordine del giorno firmato dai Consiglieri della III Commissione Mignone, Ferro, Dameri, Fracchia Penasso, Amerio, Rossa, Acotto inerente il Moscato d'Asti, ha chiesto la parola l'Assessore Lombardi per fare alcune puntualizzazioni.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avrei preferito che su questo ordine del giorno intervenissero le forze politiche e i Gruppi in quanto è un ordine del giorno che riguarda una produzione di circa 110 miliardi che ha problemi nati in quest'ultima annata che rischiano di creare Iris: per le aziende agricole del settore vitivinicolo del moscato e per un'intera area del Piemonte dove operano importanti aziende trasformatrici con migliaia di dipendenti.
L'annata 1985 è stata grande sia per la qualità e dobbiamo dire purtroppo anche per la quantità. L'eccedenza produttiva tocca l'accordo interprofessionale che mi auguro che i colleghi conoscano.
E' un problema di non facile soluzione che costa ai produttori di moscato oltre due miliardi. I produttori con grande senso di responsabilità si accollano questo onere e le industrie del settore si impegnano a ritirare questa eccedenza secondo date e prezzi prefissati.
Ringrazio i colleghi che hanno presentato l'ordine del giorno che rafforza le istanze che l'Assessore a nome dell'intero Consiglio regionale dovrà presentare anche a livelli superiori.
In questo momento il Consiglio e la Giunta stanno facendo la loro parte per quanto di competenza regionale, ci sono però interventi che debbono venire dal livello centrale, per esempio, l'istituzione della dogana unica ad Asti, la modifica del disciplinare. Il voto unanime su questo ordine del giorno rafforza queste richieste e offre un contributo determinante ai fini di una soluzione. Permarranno comunque dei grossi problemi perché quando si tratta-di stoccare il 20% o più di una produzione che non si sa quale collocazione potrà avere ci si rende conto delle dimensioni del problema.
I1 problema ha una possibilità di soluzione in virtù del senso di responsabilità dei produttori e delle aziende trasformatrici. La Regione è garante di questo accordo e l'impegno unanime del Consiglio rafforza l'impegno delle categorie interessate e offre prospettive difficili sì, ma possibili di soluzioni



PRESIDENTE

Leggo l'emendamento presentato dai Consiglieri Marchini e Santoni: "A seguito del punto 5) è aggiunto il punto 6): 6) ad avviare una corretta ed urgente revisione dell'albo dei vigneti e ci al fine di individuare con precisione l'esatta superficie iscritta a tale vitigno".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.
FERRO Vorrei un chiarimento da parte dell'Assessore e da parte dei proponenti l'emendamento.
In linea di principio questo emendamento è corretto, il problema è per rivolto a combattere il cosiddetto contrabbando. Gli strumenti che la Regione usa per combattere il contrabbando dei bollini consistono nella pesatura durante la vendemmia. Siccome la revisione dell'albo si fa una volta ogni tanto, ho l'impressione che se impegniamo la Giunta su questo e non teniamo fermo invece come dato costante la pesatura, corriamo poi il rischio in un prossimo futuro di trovarci di fronte a quello che vorremmo evitare, cioè forme di contrabbando dei bollini che sono determinate dal mancato aggiornamento dell'albo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Rassicuro il collega Ferro che di questo problema se ne è parlato negli incontri tra le parti presente l'Assessore. L'Associazione dei produttori del moscato ha fatto questa richiesta perché ritiene che vi siano delle aziende che continuano ad avere iscritti all'albo dei vigneti che non esistono più. Siccome siamo in una situazione di eccedenza, attraverso il controllo preciso, affidato alle associazioni, sarà possibile individuare le aziende che usufruiscono ingiustamente dei massimali di produzione.
Questo accertamento non tocca quello che è stato regolarmente assegnato ed accertato, va invece nella direzione di individuare quelle aziende che hanno vigneti non più produttivi o quelle aziende che continuano ad essere iscritte nell'albo dei vigneti, ma che non hanno più vigneti. Questa attività non verrà portata avanti dalla Giunta o dall'Assessorato, ma secondo quanto stabilisce il Regolamento dell'Associazione produttori moscato che ha dichiarato di usufruire dei fondi previsti dalla legge per l'avvio delle associazioni proprio in questa direzione dando un'ulteriore dimostrazione della sua capacità e serietà. E' una responsabilità che si assume l'associazione dei produttori. Inserendo questo nell'ordine del giorno diamo la nostra solidarietà a un'iniziativa d: responsabilità da parte delle associazioni dei produttori e mi sembra che sia in linea con l'ultimo punto, proposto proprio dal collega Ferro, sulla esigenza di dare sempre più spazio e autorevolezza alle associazioni.
Visto che ho la parola vorrei solo chiedere di modificare i 150.000 ettolitri in 130.000, secondo quanto hanno deciso negli ultimi incontri le parti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte CONSIDERATO che la vendemmia 1985 del Moscato d'Asti, con una produzione di 883.000 quintali di uva ha registrato un incremento di 200.000 quintali rispetto all'anno precedente ed ha messo in evidenza un surplus di produzione di 130.000 ettolitri RILEVATO che tale eccedenza può essere ricondotta a vari fattori, tra i quali: diminuzione e stasi nelle vendite sui principali mercati, anche per motivi generali coinvolgenti l'intero settore agricolo la contrazione della domanda a favore degli "spumantelli" la cui presenza sul mercato è favorita dalle profonde carenze e dai mancati aggiornamenti di leggi nazionali sui disciplinari e da normative discordanti nella CEE sullo zuccheraggio dall'estensione delle aree vitate a moscato e dalla entrata in produzione di 900 ettari di nuovi vigneti nel momento in cui paesi destinatari di una elevata esportazione favoriscono interventi e iniziative mirate a ridurre le quote di mercato dell'Asti spumante CONSIDERATO che il surplus manifestatosi quest'anno si prospetta quindi come un dato non facilmente recuperabile nel breve-medio periodo e che pertanto l'accordo interprofessionale recentemente raggiunto che impegna l'Associazione Produttori ad assumersi le spese di stoccaggio potrebbe prospettarsi come una misura contingente che agisce sugli effetti e che non rimuove le cause



PRENDE ATTO

dell'operato della Giunta inteso a evitare la revoca dell'accordo interprofessionale IMPEGNA la Giunta regionale ad operare per il conseguimento delle seguenti misure, atte a riequilibrare il mercato delle uve Moscato: 1) per l'annata in corso, sottrarre dal mercato, mediante stoccaggio temporaneo, il surplus di 130.000 ettolitri, con l'impegno del ritiro entro la vendemmia 1986 al prezzo 1985 2) modificare, entro gennaio 1986, il disciplinare di produzione con l'introduzione della clausola che prevede la possibilità da parte della Regione Piemonte - d'intesa con le parti interessate - di fissare anno per anno una resa per ettaro diversa da quella massima di 110 quintali per ettaro 3) iniziative rivolte a bloccare e, comunque, a sconsigliare nuovi impianti e reimpianti di vigneti sulla base del parere del Comitato Vitivinicolo regionale 4) a intensificare le iniziative promozionali e pubblicitarie al fine di ottenere il miglioramento dell'immagine dell'Asti spumante e Moscato d'Asti e consolidarne le vendite sui principali mercati attraverso una azione unitaria e coordinata dagli Assessorati ed Enti interessati 5) promuovere ogni altra iniziativa utile a favorire il consumo alimentare dell'uva Moscato 6) ad avviare una corretta ed urgente revisione dell'albo dei vigneti e ciò al fine di individuare con precisione l'esatta superficie iscritta a tale vitigno INVITA la Giunta regionale ad intervenire presso il Parlamento e i competenti Ministeri al fine di: 1) concludere le procedure per la modifica dei disciplinari sulla base delle proposte già definite, volte anche a valorizzare il ruolo delle Regioni 2) chiedere l'istituzione di una dogana unica per l'Asti spumante possibilmente, collocata presso la sezione doganale di Asti, allo scopo di consentire controlli più accurati sul prodotto destinato all'esportazione



RILEVA INFINE

che tali misure, concordate con le parti interessate, concorrono a valorizzare il ruolo delle Associazioni dei Produttori come soggetti sempre più interessati a una politica di programmazione rivolta per la difesa della produzione e del reddito".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 45 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Problemi energetici

Conclusioni sulla mozione presentata dal Gruppo PCI sulle centrali nucleari (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che reca: "Conclusioni sulla mozione presentata dal Gruppo PCI sulle centrali nucleari".
Ha chiesto la parola il Consiglie-re Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO Signor Presidente, avevamo convenuto che ci sarebbe stato un incontro dei Capigruppo o comunque dei Consiglieri che seguono questo argomento per definire l'ordine del giorno. La maggioranza ha una proposta da avanzare che sarebbe da esaminare con le altre forze politiche del Consiglio.
Chiediamo di portare questo punto alla seduta del Consiglio del 19 dicembre, come si era già ipotizzato.
BONTEMPI La posizione della maggioranza la conosciamo oggi. E' chiaro che è opportuno esaminarlo attentamente, quindi è utile rinviarlo al 19 dicembre.
Iscrizione argomenti all'o.d.g.



PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno i seguenti tre progetti di legge: n. 34: "Modifica dell'art. 2 della L.R. 30/12/1981, n. 57" n. 35: "Ulteriori modificazioni ed integrazioni alla L.R. 10/72 modificata con le leggi regionali 33/77, 74/78, 14/79, 77 e 78/80 e 5/84" n. 38: "Modifica dell'art. 5 della L.R. 23 gennaio 1984, n. 9".
Chi è d'accordo per la iscrizione di questi disegni di legge è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 46 voti favorevoli ed 1 astensione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Noi chiediamo che questi provvedimenti, licenziati dalle Commissioni all'unanimità, siano iscritti per la seduta del 19 perché vorremmo esaminare nel frattempo con gli altri Gruppi un emendamento migliorativo.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla "Gazzetta del Popolo"


PRESIDENTE

Infine, è stato presentato un ordine del giorno sulla "Gazzetta del Popolo" firmato dai Consiglieri Reburdo, Rossa, Tapparo, Mignone, Bontempi Brizio, Dameri, Ala, Ferrara e Marchini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Minervini. Ne ha facoltà.
MINERVINI Diamo un voto di astensione pur confermando la nostra solidarietà ai dipendenti della "Gazzetta del Popolo" perché quel giornale ha sempre discriminato il Movimento Sociale Italiano.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte



APPRESO CHE

l'Editrice Gazzetta del Popolo ha deciso di cessare definitivamente le pubblicazioni, sospese il 1 gennaio 1984, a far data dal 29 dicembre 1985 e che i dipendenti dell'Editrice, giornalisti e poligrafici, hanno ricevuto contemporaneamente le lettere di licenziamento INVITA la Società Editrice Gazzetta del Popolo a: 1) sospendere la liquidazione della Società e a ritirare le lettere di licenziamento per dar modo alle Organizzazioni Sindacali dei poligrafici e dei giornalisti di avviare tutte le procedure presso il Ministero del Lavoro e gli altri enti competenti, affinché il centinaio di dipendenti attualmente in Cassa Integrazione Guadagni possa ottenere l'estensione dei benefici della legge sull'editoria n. 416/1981 2) di assumersi tutte le responsabilità facendosi parte attiva all'incontro che avverrà lunedì 16 dicembre presso la Giunta regionale con la partecipazione dei parlamentari piemontesi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 44 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mo-zioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.30)



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