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Dettaglio seduta n.217 del 23/11/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 13, 27 e 28 ottobre, 3, 17, 18, 24 e 25 novembre, 1, 7 e 19 dicembre 1988 si intendono approvati.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione n. 1936 del Consigliere Ala inerente i progetti di formazione professionale per il 1990


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1936 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

I primi due punti dell'interrogazione del Consigliere Ala consistono nella richiesta di una serie di dati relativi ai progetti degli anni 1987 1988 e 1989. I dati del 1989 non sono ancora disponibili in quanto i progetti attivati sono tuttora in corso e termineranno il 31 dicembre con presentazione della rendicontazione entro il 30 marzo 1990.
Per quanto riguarda invece i dati del 1987 e 1988 poiché richiedono una serie di elaborazioni e di classificazioni in relazione alle domande che sono state fatte di ordine territoriale e settoriale che gli uffici competenti stanno effettuando, mi riservo di presentarli successivamente con una integrazione alla presente risposta. In realtà la domanda è stata particolarmente articolata e gli uffici hanno bisogno, soprattutto in questo periodo certamente non facile, del tempo necessario per la preparazione dei prospetti relativi.
I progetti presentati e realizzati negli anni 1987, 1988 e 1989 riguardanti la tematica ambientale, sono elencati in tabelle che consegner personalmente all'interrogante.
Nel 1987 i corsi approvati dalla Regione sono stati 11; la CEE ne ha approvati 10 e ne sono stati realizzati 3. Nel 1988: 30 approvati dalla Regione, 28 dalla CEE e realizzati 14. Nel 1989: 42 approvati dalla Regione e 34 dalla CEE e che sono in corso di svolgimento.
I programmi operativi e formativi futuri della Regione Piemonte in campo ambientale prevedono sicuramente un maggiore interesse a tali tematiche e quindi una valutazione attenta delle proposte formative che verranno avanzate in questo settore.
In particolare, il Piano regionale per le zone dell'obiettivo 2) presentato alla CEE congiuntamente all'Assessorato al lavoro ed industria prevede la tematica ambientale quale asse prioritario sia per la Provincia di Torino che per il Verbano-Cusio-Ossola.
Per la Provincia di Torino l'ipotesi di asse 6) del programma operativo "Ambiente e risparmio energetico", comprende, oltre agli altri interventi azioni di formazione professionale finanziate dal Fondo Sociale Europeo per un totale di 1 miliardo e 350 milioni per il biennio 1990/1991.
Per il Verbano-Cusio-Ossola l'ipotesi di asse 2) del programma operativo "Salvaguardia delle risorse ambientali e recupero dei siti industriali", prevede per le relative azioni di formazione professionale un investimento di 900 milioni per il biennio 1990/1991 (questo è quanto attiene ad una specifica parte dell'interrogazione).
Per quanto riguarda l'impegno degli enti pubblici per l'organizzazione di corsi di formazione professionale finanziati dal Fondo Sociale Europeo e l'impedimento ad accedere al Fondo di rotazione, riferisco quanto segue.
L'art. 6 della Circolare regionale del 17/5/1989, con il quale si prevede che gli enti pubblici presentatori di progetti di formazione non utilizzino il Fondo di rotazione, ma integrino il finanziamento comunitario con risorse dei loro bilanci, pari ad una quota non superiore al 45%, è motivato da alcune considerazioni di fondo che cerco di rappresentare sinteticamente.
In base ai nuovi regolamenti comunitari la finalizzazione occupazionale è elemento essenziale nella valutazione della validità dei progetti pertanto si è inteso privilegiare quei soggetti presentatori che garantiscono e permettono un diretto controllo di tale finalizzazione.
Sull'argomento ero già intervenuto in risposta ad un'interrogazione presentata dal Consigliere Calligaro e da altri Consiglieri del Gruppo PCI cercando di indicare le motivazioni della nostra scelta che adesso ulteriormente puntualizzo.
La Regione è soggetto presentatore delle proprie attività di formazione professionale consolidate la cui finalizzazione viene verificata annualmente sull'universo dei qualificati e che peraltro integra con riserve proprie il finanziamento comunitario. Il primo soggetto, dunque, è questo, ma anche la Regione, come è noto, integra abbondantemente con le proprie risorse gli interventi del Fondo Sociale Europeo a favore di Consorzi di imprese o di singole imprese che finalizzano direttamente l'intervento formativo all'assunzione. Gli enti pubblici vengono, quindi equiparati alla Regione. Inoltre, tenuto conto che le attività formative da essi organizzate non garantiscono e non consentono un diretto controllo sulla finalizzazione occupazionale, tali progetti possono essere approvati se i presentatori ne attestano la validità anche tramite una diretta partecipazione finanziaria.
E' una scelta politica che abbiamo fatto con molta serietà sapendo anche che vi sarebbero state delle obiezioni da parte dei Comuni o degli enti pubblici che tendessero organizzare corsi di Fondo Sociale Europeo utilizzando anche il Fondo di rotazione, ma abbiamo cercato di privilegiare decisamente l'occupazione e di verificare che i fondi destinati ai programmi di formazione lavoro, almeno quelli innovativi, finanziati nel modo che ho detto, avessero una forte finalizzazione occupazionale.
La circolare regionale aveva innanzitutto il compito di interpretare i Regolamenti comunitari che davano indicazioni precise a livello di priorità sia in termini territoriali sia in termini di finalità dei progetti. Per il resto eventuali priorità e coerenze con le politiche regionali possono costituire criteri per la selezione e l'approvazione dei progetti.
Le istruttorie per la valutazione dei progetti presentati per il 1990 e per il loro eventuale inserimento nei programmi operativi regionali non sono ancora state effettuate ed avranno inizio appena la Comunità determinerà il quadro comunitario di sostegno e in particolare l'ammontare del Fondo Sociale Europeo destinato alla Regione Piemonte.
Sono intervenuto recentemente a Roma per difendere la posizione e la quota parte da destinarsi al Piemonte con il FSE, ma la vicenda non è conclusa e ancora in questi giorni si sta lavorando per il riparto delle disponibilità della CEE per il settore della formazione professionale.
Il riequilibrio della distribuzione delle risorse del FSE fra le varie Province piemontesi è indubbiamente un criterio che si può adottare per la valutazione dei progetti presentati e rispondo con questo ad un'altra parte dell'interrogazione del collega Ala.
Occorre tuttavia ricordare che la stessa Comunità ha individuato nella Regione alcune zone critiche dal punto di vista occupazionale, a declino industriale, e la necessità di sviluppo delle zone rurali, consentendo per tali zone di intervento oltre che il FSE anche altri fondi strutturali. E' sicuramente opportuno rivedere il ruolo della Regione nel tentativo di governo di questo strumento finanziario dando in diritti chiari e coerenti le politiche del Piano di sviluppo regionale.
Così pure è opportuno procedere alla riorganizzazione degli uffici regionali che si occupano del FSE, cosa che sarà fatta nell'ambito della ristrutturazione generale dei servizi della Regione. Tale competenza infatti diventerà un servizio a se stante, almeno se le mie proposte saranno accettate, e non farà più parte del più vasto Servizio di programmazione della formazione professionale. Ciò comporterà la possibilità di una migliore organizzazione del lavoro all'interno e la possibilità di fornire all'esterno un puntuale servizio di informazione per gli operatori pubblici e privati.
Infine, per quanto riguarda la qualità dei controlli sui progetti debbo ricordare che in passato le indicazioni politiche di utilizzo del FSE consistevano da un lato nel rispetto della normativa e degli orientamenti comunitari, dall'altro nel rispetto dei parametri fissati dalle circolari regionali, parametri che interessavano in particolare la durata dei corsi e i limiti di spesa consentiti.
Torno ancora al punto in cui si è parlato della sperequazione presunta o esistente fra le diverse Province in ordine alla distribuzione delle risorse del FSE.
La Regione ha inviato alla CEE tutte le domande avanzate; per la verità vi sono zone della nostra Regione più sensibili ad alcune problematiche probabilmente anche più informate e più a conoscenza, che hanno presentato un numero più consistente di progetti. L'assegnazione è stata fatta a livello di Comunità Europea.
Per quanto riguarda l'anno durante il quale io sono stato preposto a questo settore, cioè l'attuale, si è cercato anche di modificare questo indirizzo e di essere più fortemente presenti nell'impostare il lavoro di programmazione delle attività. Il mio impegno - credo di averlo dimostrato è quello di distribuire le risorse tenendo conto del necessario equilibrio territoriale nella distribuzione delle risorse.
E' sempre stata valutata la consistenza formativa dei progetti e il possibile impatto con la realtà aziendale qualora la formazione si svolgesse all'interno dell'azienda; inoltre, è sempre stato svolto un controllo di merito sui programmi e un'attenta valutazione sui preventivi di spesa.
A questo proposito, senza voler peccare di modestia perché fra l'altro il merito non è mio, ma è soprattutto degli uffici, dovrei citare una valutazione positiva fatta dal Ministro Formica in un recente convegno della Confindustria in cui ha esplicitamente affermato: "Ci sono Regioni come ad esempio il Piemonte, che prima di inoltrare al Ministero del Lavoro le richieste di cui hanno indirettamente la titolarità provvedono ad una valutazione dei progetti anche in base alla loro fattibilità dal punto di vista dell'adeguatezza delle capacità di spesa dell'operatore".
Con ciò non si pretende di affermare che tutto il sistema di funzionamento del FSE in Piemonte non possa e non debba essere migliorato ma come si è detto si intende provvedere per quanto riguarda la Regione nell'ambito di una radicale riorganizzazione degli uffici e in termini generali si può ritenere che i nuovi regolamenti e le nuove procedure consentiranno un più corretto utilizzo di tale strumento.
Spero di avere risposto in larga misura alle richieste che sono state avanzate dal collega Ala.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore della risposta. Dico subito che integrerò la mia replica orale con un documento scritto sulla base anche degli elementi che mi verranno forniti. Ha ragione infatti l'Assessore nel dire che un elenco di dati o di tabelle non possono costituire né elemento di risposta da parte sua, né tanto meno elemento di immediata valutazione da parte del Consigliere interrogante. Dei dati da me presentati, tra l'altro, si chiedeva di verificarne l'esattezza e questo va fatto con un minimo di dettaglio e di attenzione. La richiesta di verifica, contenuta nell'interrogazione, era relativa soprattutto all'indirizzo delle risorse tra determinate Province e determinati campi ed obiettivi. Questi elementi saranno oggetto di una replica scritta sulla base dei dati fornitimi sebbene ritenga di avere capito che l'Assessore sostanzialmente conferma l'esistenza di una sperequazione realizzatasi negli anni passati, sia per quanto riguarda gli obiettivi sia per quanto riguarda le aree a cui i finanziamenti sono stati destinati.
L'Assessore ha detto che i progetti giungono da determinate zone piuttosto che da altre, quindi non è possibile inventarli laddove i progetti non vengono presentati. A questo proposito, avevo avanzato la proposta di valutare se la Regione non potesse giocare un ruolo più attivo e propositivo nel proporre interventi formativi, avendo a disposizione queste risorse, anziché semplicemente effettuare le istruttorie, da un lato, e verificare le fattibilità, dall'altro. Su questo punto, la risposta dell'Assessore mi pare ancora lacunosa; mi pare che l'Assessore sia indirizzato a riprodurre, sia pure con qualche attenzione in più e tentativi di riomogeneizzare la distribuzione delle risorse, questo ruolo di intermediario tra i soggetti che propongono e la CEE, di fatto titolare della definizione dei corsi che verranno realizzati.
Questo ruolo mi pare al di sotto delle possibilità della Regione e al di sotto anche del ruolo politico che vorrei la Regione avesse nel campo del Fondo Sociale Europeo, presentandosi come soggetto che avendo una propria politica (che richiamavo attraverso il Piano regionale di sviluppo e attraverso altri interventi e leggi regionali) cerca di far sì che attraverso il FSE venga finanziata e realizzata questa politica, non puramente limitandosi ad esaminare quello che viene prodotto. Questo richiederebbe però un diverso ruolo riconosciuto alle Province e alle Comunità montane, quindi un ruolo dell'ente pubblico che non può non realizzarsi che attraverso l'equiparazione dei soggetti pubblici e privati per quanto riguarda l'accesso al Fondo Sociale Europeo e al Fondo di rotazione. La CEE prevede una finalizzazione occupazionale, però la circolare esclude dall'accesso al Fondo di rotazione gli enti pubblici (l'argomento è messo in maniera molto più drastica e netta di quanto sia stato detto dall'Assessore) e nega di fatto che esista qualsiasi possibilità di finalizzazione occupazionale da parte degli enti pubblici.
Questa scelta squilibrata, contraria agli enti pubblici, si ripercuote dove è forte l'industria privata, dove sono forti i soggetti privati che hanno la capacità di proporre progetti formativi.
Per le aree deboli della Regione un intervento del Fondo Sociale Europeo lo vedo realisticamente veicolato solo attraverso l'ente pubblico o attraverso forme di rapporto e di unione tra soggetti pubblici e soggetti privati. Quindi, mi pare che lo squilibrio a favore di determinate aree del Piemonte piuttosto che altre sia di fatto anche una conseguenza dell'art. 6 della circolare, punto che nel futuro, visto che si tratta di un'innovazione, sarà causa di ulteriore squilibrio.
Ribadisco pertanto la mia contrarietà per la risposta relativa al secondo punto, mentre per il primo punto esprimo soddisfazione per il riconoscimento di uno stato di fatto e per una proposta di modificazione in merito allo squilibrio territoriale.
Ringrazio per le precisazioni in merito ai corsi di carattere ambientale, però ritengo che il nodo dell'attuale circolare sia la scelta politica effettuata, che nasce da scelte precise della Giunta regionale e non solo da quanto previsto dalla CEE. Ritengo che la scelta della circolare sia in contraddizione con le dichiarazioni rese in questa risposta. Mi riservo un'ulteriore risposta scritta sulla base degli elementi che mi verranno forniti e mi auguro che l'argomento possa essere nuovamente affrontato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 1976 dei Consiglieri Chiezzi, Avondo, Calligaro, Guasso Monticelli e Sestero inerente l'annullamento della concessione edilizia n. 194 del 24/7/1985 del Comune di Torino


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1976 presentata dai Consiglieri Chiezzi Avondo, Calligaro, Guasso, Monticelli e Sestero.
Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

L'interpellanza urgente n. 1976 (già iscritta all'o.d.g. da una ventina di giorni, ma che non ha potuto essere svolta nell'economia di programmazione dei lavori del Consiglio) riguarda un problema complesso e difficile, relativo alla concessione edilizia rilasciata dal Comune di Torino per la ristrutturazione o nuova costruzione di un edificio in Corso Re Umberto angolo Corso Stati Uniti alla Società Intercostruzioni di Torino. Il problema ha avuto inizio con il rilascio della concessione il 24/7/1985 per un intervento inserito nel II Programma Pluriennale di Attuazione del Comune di Torino.
L'1 settembre 1987, quasi due anni dopo il rilascio della suddetta concessione, l'Assessore alla pianificazione territoriale (non l'Assessore all'urbanistica) con nota n. 606, indirizzata al Comune di Torino e per conoscenza al Pretore, "constatato che sono in corso opere edilizie dichiarate ristrutturazione che hanno invece comportato l'abbattimento pressoché integrale dell'edificio preesistente e che il Corso Re Umberto è soggetto a tutela ai sensi della legge n. 1497/1939", invita a fornire la documentazione relativa all'intervento. Successivamente venne accertato che non c'era violazione nei confronti dei vincoli della suddetta legge.
Il 10/11/1987 viene interessato direttamente l'Assessorato all'urbanistica attraverso un'interrogazione presentata dal Consigliere Ala che interrogava la Giunta circa la demolizione dell'edificio, finalizzata a "conoscere se la concessione di ristrutturazione renda possibile la totale demolizione dell'edificio". E' il primo momento in cui l'Assessorato incaricato dell'istruttoria per consentire al sottoscritto Assessore di rispondere in Consiglio, viene a conoscenza del fatto e attiva i suoi compiti di vigilanza.
Il 28/1/1988 il Servizio di Vigilanza Urbanistica consegna all'Assessore le risultanze degli accertamenti svolti: nella relazione si precisa che la causa del ritardo nel consegnare la relazione (che era stata richiesta il 10/11/1987 e venne consegnata il 28/1/1988) è dovuta, oltre alle croniche carenze dell'organico (allora la situazione era peggiore di oggi per quanto riguarda il Servizio di Vigilanza Urbanistica), alla complessità della pratica e alla difficoltà frapposta dall'Amministrazione comunale a fornire la documentazione richiesta. Quando avviamo la vigilanza dobbiamo richiedere e attendere, per fare l'istruttoria, la documentazione necessaria da parte dell'Amministrazione comunale interessata.
Il 26/2/1988, a seguito degli accertamenti svolti, l'Assessorato inizia la procedura di contestazione, inviando lettera (prot. 1763/149) al Comune di Torino, e per conoscenza al Pretore e al Presidente della Giunta, con l'accertamento dei fatti, contestando il mascheramento di una nuova realizzazione attraverso una fittizia opera di ristrutturazione, e invitando il Comune a voler riconsiderare in sede di autotutela la legittimità della concessione.
Il 15/4/1988 l'Amministrazione comunale di Torino risponde confermando la volontà di mantenere l'interpretazione larga e ampia data al concetto di ristrutturazione e rigetta l'invito della Regione (l'invito a tutelarsi in sede di autotutela, di prendere le determinazioni previste dalla legge).
Il 31/5/1988 il Pretore di Torino, con nota n. 34543/87 C, chiede di conoscere le determinazioni della Regione conseguenti agli accertamenti da essa svolti sino a quel momento.
Il 26/7/1988 la Giunta regionale, con deliberazione n. 93-22563 notificata al Comune e ai soggetti interessati, attiva la procedura sostitutiva di annullamento, contestando le violazioni di legge e fissando il termine (60 giorni dall'avvenuta notifica) per presentare le controdeduzioni.
Il 21/3/1989 la Giunta regionale, con deliberazione n. 71-27467 annulla la concessione edilizia rilasciata dal Comune di Torino.
Il 12/4/1989 la Commissione di controllo sugli atti della Regione sospende l'esecutività della deliberazione, richiedendo chiarimenti e deduzioni in relazione ad un esposto, a loro pervenuto da parte degli interessati, in cui si asserisce la non corretta valutazione da parte della Regione delle controdeduzioni di parte, che asseriscono di avere inoltrato tempestivamente.
Il 25/7/1989 si accerta, attraverso verifiche disposte dalla Segreteria di Giunta presso il Protocollo, che effettivamente per un disguido le controdeduzioni di una delle parti interessate non sono pervenute al Servizio competente che, non avendole potute prendere in esame nel provvedimento di annullamento, ha effettivamente dato origine ad un atto amministrativo (quello sospeso dalla Commissione) imperfetto. Devo dire che il disguido riguarda l'Assessorato alla pianificazione urbanistica. Gli accertamenti sono stati fatti presso la Segreteria di Giunta perché nulla risultava in ordine alle controdeduzioni di parte (di cui si era venuti a conoscenza con la sospensione dell'esecutività da parte della Commissione di controllo) agli uffici competenti dell'Assessorato all'urbanistica.
Attraverso le verifiche disposte si è accertato che erano effettivamente pervenute, nel termine dei 60 giorni dopo la contestazione, alla Segreteria di Giunta e che erano state trasmesse all'Assessorato all'urbanistica e che queste sono state rintracciate sul tavolo di un Servizio a personale "zero": il Servizio contenzioso legislativo che non ha più nessun dipendente. Non so dire perché. Ho disposto accertamenti e non ho riscontrato alcun dolo; questa pratica è finita insieme a quelle del contenzioso legislativo in un Servizio che, in quel momento e ancora oggi non ha più nessun dipendente in organico.
Trattandosi di un vizio procedurale sanabile, gli uffici dell'Assessorato, dopo aver rintracciato le controdeduzioni, propongono alla Giunta l'adozione contemporanea di due provvedimenti: la revoca in sede di autotutela della deliberazione affetta da vizi di procedura e la corretta riproposizione di una nuova deliberazione di annullamento (prendendo quindi in esame le controdeduzioni di parte che non erano state esaminate al momento della deliberazione sospesa dalla Commissione di controllo per vizio di legittimità).
La Giunta regionale, con deliberazione n. 90-30563, rilevata l'inesattezza procedurale, annulla in sede di autotutela nel luglio di quest'anno la deliberazione n. 71-27467, sospesa dalla Commissione di controllo, ma rinvia l'esame della nuova deliberazione, da me proposta, per riproporre l'annullamento della concessione e così rimediare ai vizi di procedura sollevati; la Giunta, dopo ripetute valutazioni e i necessari approfondimenti su una materia complessa e soprattutto del problema dell'esistenza "dell'interesse pubblico attuale e concreto", anche richiamato nell'interpellanza del collega Chiezzi come motivo di valutazione, decide di non procedere all'annullamento proposto dall'Assessore competente e di assegnare a consulenti esterni un ulteriore approfondimento del problema.
Questa è la situazione in atto. Ciò è avvenuto in una riunione di Giunta di circa venti giorni fa con decisione che è a verbale della Giunta e con deliberazione che dovrà essere formalizzata (non so se è stata già formalizzata), e cioè quella sull'affidamento dell'incarico. E' una decisione che risulta a verbale. La Giunta ha quindi ritenuto necessario un approfondimento delle motivazioni che avevano indotto l'Assessorato e l'Assessore proponente a riproporre l'annullamento della concessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Genovese per la risposta. L'Assessorato che fa capo al collega Genovese mi pare abbia seguito la vicenda della concessione edilizia per lo stabile di Corso Stati Uniti angolo Corso Re Umberto, almeno sulla base delle informazioni che sono state fornite in questo Consiglio, in modo diligente da quando è stato incaricato di svolgere l'azione di vigilanza, sia pure con i mezzi insufficienti a disposizione. La sua azione è stata rallentata - così ha detto l'Assessore - da una certa riottosità da parte dell'Amministrazione comunale di Torino nel fornire i documenti.
Dopo diverse peripezie, che sono state illustrate dall'Assessore Genovese, nel marzo di quest'anno la Giunta regionale decide di annullare questa concessione edilizia per evidenti contrasti tra la natura delle opere e le leggi vigenti in materia edilizia ed urbanistica.
Successivamente, per un disguido e in seguito ad un ricorso di parte la Giunta regionale annulla la precedente deliberazione e ne propone un'altra, in base alla quale, a giudizio degli uffici, pur avendo letto le controdeduzioni presentati dal decorrente, si conferma un giudizio di illegittimità e si conferma la proposta di annullamento della concessione edilizia.
Ora, appare curioso che la Giunta regionale abbia cambiato idea. Nel marzo 1989 la Giunta regionale all'unanimità dei presenti ha annullato la concessione edilizia; dopodiché a luglio 1989 cambia idea e comincia a perdere tempo. A luglio l'Assessore Genovese ripresenta la deliberazione già approvata a marzo, ma la Giunta non la esamina. Non la esamina alla seduta successiva, la rinvia alla seduta seguente, e va avanti così per quattro mesi circa. Ora l'assessore Genovese mi pare che abbia avuto un comportamento di diligenza, perché ha riproposto in tutte le sedute di Giunta questo problema; non altrettanto, penso, si possa dire della Giunta come organo di governo collegiale che, in presenza di un atto che interferisce con rilevantissimi interessi privati, non si è curata di prendere una decisione in un senso o nell'altro nei tempi dovuti per una corretta amministrazione.
A me pare che si possa dire che siamo in presenza di un atto di grave negligenza da parte della Giunta regionale. Mi pare che ci sia stato (parlo in termini politici) un rallentamento ingiustificato di atti d'ufficio: attendere circa quattro mesi per decidere di non affrontare un problema in termini risolutivi, mi sembra costituisca un rallentamento del quale non se ne capisce l'origine e le finalità. Se la Giunta aveva dei dubbi (e li aveva avendo rinviato la deliberazione dell'Assessore Genovese a luglio) sulla correttezza delle interpretazioni date dagli uffici che fanno capo all'Assessorato alla pianificazione urbanistica, avrebbe potuto a luglio esprimendo questi dubbi, decidere di rivolgersi ad un consulente esterno che chiarisse ciò che era da chiarire. Ma questo non è stato fatto: sono stati fatti passare quattro mesi non per prendere una decisione, ma per decidere che occorre studiare.
Questo non è buon governo. Questa concessione edilizia ha esaurito i suoi effetti perché mi pare che la costruzione sia terminata. Non so se questa costruzione abbia avuto una licenza di abitabilità o meno; se la licenza di abitabilità è subordinata allo scioglimento del nodo concernente la decisione regionale, e se il rallentamento dei tempi di decisione pu essere fonte di danni per il privato titolare della concessione. Se viceversa, la licenza di abitabilità (e forse è così) è indipendente da questi fatti, in quanto verifica solo le condizioni igienico-edilizie, in tal caso l'abitabilità potrebbe essere rilasciata, con tutte le relative conseguenze economiche e attivando nuovi ulteriori interessi privati, come la vendita dell'immobile, che potrebbero essere gravemente lesi da una decisione di annullamento della concessione edilizia. In entrambi i casi quindi, mi pare che un rallentamento di questa decisione provochi danni e grovigli di interessi poi difficilmente sanabili.
La risposta dell'Assessore Genovese soddisfa, nel senso che dà una prova di diligenza di carattere personale, non altrettanto purtroppo si pu dire per la Giunta regionale, per la quale rimarchiamo una grave negligenza nel governare, e di questo ci rammarichiamo molto.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Bruciamacchie, Dameri, Lombardi, Penasso, Ratti e Sestero.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 31 ottobre e 7 novembre 1989 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. n. 6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale in merito agli annunciati licenziamenti alla Pirelli


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, nella riunione dei Capigruppo avevo chiesto al Presidente della Giunta di fornire una rapida informazione sulla situazione della Pirelli in Piemonte. Considerando la disponibilità dell'Assessore Cerchio, chiedo che venga svolta tale comunicazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

In relazione alla vicenda Pirelli sta maturando sul territorio regionale un'ulteriore emergenza sul piano occupazionale. Non solo da oggi l'Assessorato all'industria e al lavoro pone l'attenzione su questo problema; tale azienda ha una presenza sul territorio nazionale costituita da vari stabilimenti localizzati in particolare nelle Regioni Lazio Lombardia, Sicilia e Piemonte. Nei confronti di questa realtà la Pirelli ha ormai da alcuni mesi annunciato un piano di ristrutturazione che potrebbe ipotizzare il calo di alcune migliaia di lavoratori, come conseguenza del piano stesso di ristrutturazione. Che la Pirelli debba in qualche misura predisporre un aggiornamento, anche per un problema di mercati internazionali, è una ristrutturazione che può essere accolta. Meno da accogliere evidentemente è che determinati pesi di questa ristrutturazione vengano ulteriormente pagati in particolare dai lavoratori, che tuttora vivono momenti di ritmi intensi e di conflittualità all'interno dello stabilimento. Negli scorsi mesi l'Assessorato aveva incontrato l'azienda in occasione dei primi annunci di presentazione di un piano di ristrutturazione e nelle scorse settimane si è fatta parte diligente per il coordinamento, insieme alle altre Regioni su cui insistono presidi della Pirelli, sia a livello di Regioni, sia a livello di sindacato nazionale e regionale, per trovare un minimo comune denominatore nel rapporto da instaurare sia con l'azienda, sia con il Governo, in particolare con il Ministero dell'Industria. Si tratta infatti di una problematica e di una possibile vertenza che non può non avere, per le dimensioni quantitative e per i problemi che ineriscono un piano di ristrutturazione di questo genere, un tavolo di confronto e di trattativa nazionale.
Il giorno 14 novembre u.s. si è svolto presso la Regione Lazio un incontro fra gli Assessori al lavoro e all'industria delle Regioni Piemonte, Sicilia e Lazio (la Regione Lombardia, pur interessata alla vertenza, non ha potuto partecipare a causa di contrattempi tecnici, il mancato decollo dei voli da Linate a causa della nebbia), incontro che si è svolto in presenza delle organizzazioni sindacali nazionali e regionali del settore chimico, per esaminare lo stato della situazione e della vertenza e coordinare le proposte e gli interventi relativi alle problematiche occupazionali della Pirelli. Con le organizzazioni sindacali nazionali abbiamo quantificato, per quanto era dato conoscere nel rapporto che in questi mesi abbiamo avuto con l'azienda, l'assetto occupazionale previsto dalla Pirelli secondo la seguente articolazione.
Lo stabilimento di Milano vede un'attuale occupazione di circa 1.250 addetti; l'occupazione a fine piano dovrebbe prevedere 600 addetti, quindi si configurano 650 esuberi.
Per lo stabilimento di Tivoli l'attuale occupazione è di 1.240 addetti l'occupazione a fine piano dovrebbe prevedere 650 addetti, quindi ci sarebbe un esubero di 590 addetti.
Nello stabilimento di Villafranca l'attuale occupazione è di 1.010 dipendenti, l'occupazione finale prevede 500 addetti, quindi un esubero di 510.
Infine, nel presidio di Settimo Torinese l'attuale occupazione è di 2.350 addetti, l'occupazione a fine piano ne prevede 1.700, quindi ci sarebbe un esubero di 650 addetti.
Pur mantenendo una posizione critica e preoccupata per i previsti assetti occupazionali degli stabilimenti di Milano e di Settimo Torinese si riscontra che le scelte della Pirelli sono particolarmente penalizzanti per gli stabilimenti del centro-sud per i quali è già previsto entro la fine dell'anno il decollo dei processi di riduzione, mentre - si fa per dire - abbiamo un cuscinetto temporale di tempo maggiore per l'area di Milano e di Settimo Torinese perché il piano prevede ipotesi di riduzione del personale indicato a far corso dal secondo semestre del 1990.
Le scelte della Pirelli sono particolarmente penalizzanti per gli stabilimenti del centro-sud in quanto non si è in quel caso in presenza di ammodernamenti in tecnologie di processo e di prodotto che possono garantire un serio futuro occupazionale e produttivo. Viceversa per gli stabilimenti del nord la riduzione pure indicata dovrebbe garantire secondo un ragionamento fatto con il sindacato e dal sindacato, una prospettiva di competitività dell'azienda, soprattutto di fronte ai problemi dei mercati internazionali a partire anche dall'appuntamento del 1992.
Nell'incontro del 14 novembre presso la Regione Lazio si è convenuto sulla indispensabilità di un diretto coinvolgimento politico del Ministero dell'Industria in merito ai problemi di politica industriale che le scelte di questo grande gruppo implicano e, al tempo stesso, di un coinvolgimento del Ministero del Lavoro per l'attivazione e soprattutto la continuazione di alcuni strumenti di sostegno all'occupazione, certo la cassa integrazione e il prepensionamento che sono peraltro sostegni passivi, ma anche la ricerca e la sollecitazione al Ministero dell'Industria e del Lavoro di altri strumenti di sviluppo e di tutela.
Ieri è arrivata una comunicazione del Ministero dell'Industria che ha avviato il rapporto sulla questione Pirelli sulla base della specifica richiesta che dopo l'incontro del 14 novembre le quattro Regioni avevano rivolto al Ministero dell'Industria di una immediata convocazione per una verifica a livello nazionale della politica industriale e occupazionale della Pirelli. Il telegramma recita: "Pregasi intervenire at riunione presso scrivente Ministero Ufficio Vertenze - Via Molise - mercoledì 29 novembre at ore 12 per esame situazione Società Pirelli - Stabilimenti Villafranca Tirrena (ME) Tivoli (RM) Milano et Torino Stop Incontro est programmato et esteso solo Regioni in indirizzo Stop Cordialità Gabinetto del Ministro Ufficio Vertenze Minindustria".
Questo dovrebbe essere il primo di un percorso di successivi incontri fatti con i sindacati e con le parti sociali per partecipare ad un confronto serrato sulla vicenda con un tavolo governativo.
Signor Presidente, ho ritenuto di aderire alla richiesta di comunicazione che ho cercato di rendere la più agile possibile e non più di tanto andare avanti proprio perché gli incontri previsti dovranno o potranno permettere un confronto più articolato e serrato per concludere questo percorso richiesto dalle Regioni che vede già questo primo appuntamento fissato per la fine del mese.


Argomento: Petizioni

Esame relazione V Commissione - Petizione contro l'amianto


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della relazione della V Commissione relativa alla petizione contro l'amianto.
Comunico che su questo punto il Consiglio regionale aveva approvato un ordine del giorno all'unanimità in quanto c'erano dei tempi stretti e nel merito erano state sollevate alcune considerazioni, però la discussione è stata rinviata.
Ha chiesto di intervenire la collega Bergoglio per riassumere in sintesi i termini della questione. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Intervengo per un telegrafico riepilogo poiché, come ha ricordato il Presidente del Consiglio regionale, la discussione è avvenuta in tempi successivi.
Abbiamo avuto un primo momento in cui si è approvato l'ordine del giorno del Consiglio su questa materia; successivamente da parte della V Commissione si era approvata la relazione che è stata trasmessa al Consiglio sulla base della petizione che era stata avviata a suo tempo da un gruppo di associazioni e di cittadini.
In sede di Commissione abbiamo proceduto all'audizione delle persone interessate e all'esame della relazione che in sintesi raccomanda l'adozione per quanto possibile da parte della Regione, posto che ci sono competenze statali in materia e si tratta di produzioni che comunque devono essere autorizzate non da leggi e da provvedimenti regionali, ma da normativa statale, di misure atte ad eliminare gli inconvenienti più gravi che si sono verificati in questi anni. In particolare: attivare l'opera di bonifica con la precedenza delle zone di maggior rischio incentivare le misure di vigilanza e la sostituzione di eventuali materiali di amianto con altri meno inquinanti.
Questo è un discorso di prospettiva e non dell'immediato perché ci rendiamo conto dei problemi connessi alla riconversione produttiva industriale che non si possono semplicemente liquidare con una frase in una relazione o in un ordine del giorno.
Inoltre c'era il problema per la zona di Casale di rendere operativa l'ordinanza del Sindaco. V'è poi la questione dell'attivazione delle misure di abbattimento e quindi dell'emanazione dei vari provvedimenti ad essa collegati.
La relazione sottolinea che il rischio è reale, soprattutto nelle zone di produzione. Può sembrare paradossale, anche a noi è sembrato un fatto anomalo, ma in realtà è così: le conseguenze dell'inquinamento sono maggiori laddove si lavora questo materiale e molto meno invece dove lo si estrae, anche se di problemi ce ne sono anche a livello di miniere e di cave, però è comprovato, almeno al momento attuale, che la quantità di inquinamento presente è maggiore particolarmente nella zona di Casale e Comuni limitrofi.
Mi pare inoltre giusto sottolineare che è forse la prima volta che una petizione popolare viene esaminata dalla Commissione competente in termini molto rapidi e altrettanto rapidamente viene portata all'attenzione del Consiglio. Le forme di partecipazione e di presenza previste dal Regolamento e dallo Statuto sovente restano lettera morta; questo invece è un caso in cui questo atteggiamento non c'è stato e ritengo pertanto giusto sottolinearlo come fatto positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, la collega Bergoglio ha relazionato al Consiglio regionale sulla petizione inoltrata al Consiglio stesso da moltissimi cittadini di Casale Monferrato. In quella città le conseguenze relative all'inquinamento da amianto cominciano ad essere tragicamente evidenti come dimostrano le indagini epidemiologiche compiute. Il Consiglio regionale già qualche tempo addietro ebbe a discutere, almeno due volte, di questi fatti.
E' giunta qui, in data 6/7/1989, una petizione dei cittadini di Casale esaminata dalla Commissione competente, in cui, tra le altre cose, si chiede al Sindaco di Casale Monferrato, al Presidente della Regione Piemonte, al Presidente dell'USSL n. 76, al Ministro della Sanità, al Ministro dell'Ambiente, al Ministro della Protezione Civile ed al Ministro dell'Industria, "di assumere una serie di iniziative, nell'ambito di propria competenza, per arrivare ad un'eliminazione del pericolo di amianto".
Credo che la Regione Piemonte non possa esimersi dall'assumere tutte le iniziative che spettano alla Regione stessa. E' vero che il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno, in data 6/9/1989, nel quale si invitava la Giunta a promuovere iniziative finalizzate alla graduale riduzione, nel territorio della Regione Piemonte, delle attività relative all'estrazione, lavorazione, commercializzazione ed utilizzo dell'amianto e dei suoi prodotti derivati, in attesa della disponibilità di prodotti alternativi non nocivi che ne consentano la proibizione. In quell'ordine del giorno si chiede anche l'immediata individuazione di quelle attività in cui è già possibile utilizzare prodotti alternativi e si chiede di indicare quelle produzioni che utilizzano l'amianto pur non rivestendo esso, in quell'ambito, carattere di oggettiva necessità.
Sono trascorsi più di due mesi: quali iniziative la Giunta regionale ha assunto per ottemperare a quanto disposto nell'ordine del giorno? Signor Presidente, lei è a conoscenza di qualche iniziativa che la Giunta ha assunto? Vedo che non è a conoscenza ed infatti la Giunta non ha assunto alcuna iniziativa. Ha fatto bene a richiamare l'ordine del giorno approvato dal Consiglio, ma farebbe ancor meglio a far sì che la Giunta operi attivamente per attuare quell'ordine del giorno.
Signor Presidente, il 26/10/1989 molti Consiglieri regionali appartenenti a tutti i Gruppi, le hanno inviato una lettera in cui si informava la S.V. del fatto che "l'indagine epidemiologica che era stata avviata dal Ministero della Sanità per quanto riguarda l'area limitrofa al Comune di Balangero era stata ultimata". Le chiedevamo di assumere le necessarie iniziative per fare in modo che fossero urgentemente acquisiti i risultati di quell'indagine e che gli stessi venissero pubblicamente discussi, in particolare con le popolazioni dei Comuni interessati "affinché - dicevamo nella nostra lettera la necessaria informazione su un problema di tale rilevanza per la salute pubblica sia la più ampia possibile".
Devo purtroppo constatare che anche questa missiva non ha avuto alcun effetto.
Signor Presidente, ha assunto qualche iniziativa diretta a far sì che l'indagine predisposta dal dott. Comba venisse acquisita dalla Regione? C'è qualche cosa in cantiere sulla necessità di informare i cittadini dei risultati di quell'indagine? E' amaro doverlo constatare: l'inoperosità della Giunta regionale è evidente e lo è in una materia che, purtroppo continua a provocare danni gravissimi non solo all'ambiente, ma ai cittadini che in quell'ambiente vivono.
E' di questa mattina la notizia che a Grugliasco la Preside della Scuola media "Gramsci" ha mandato a casa 517 studenti perché anche in quella scuola è incombente il pericolo amianto. Ci troviamo di fronte ad un'azione responsabilmente assunta proprio per richiamare l'attenzione delle competenti autorità sullo stato di pericolo in cui vivono quotidianamente 517 alunni.
Credo che questa situazione sia abbastanza diffusa e che la problematica non riguardi soltanto ed esclusivamente la Scuola media "Gramsci" di Grugliasco, ma larga parte del territorio piemontese.
Signor Presidente, voglio aggiungere un'altra notizia di qualche tempo fa: l'Italia è stata denunciata alla Corte di Giustizia perché non ha recepito la direttiva CEE sull'amianto.
E' noto che la Regione Piemonte è una regione nell'ambito della quale la presenza dell'amianto è diffusissima, non solo perché Balangero ospita la più grande miniera di amianto d'Europa, ma anche perché la lavorazione di quel prodotto avviene in moltissime industrie piemontesi. Di conseguenza, mi pare inevitabile che il disimpegno della Giunta e della Presidenza del Consiglio regionale non possa che produrre effetti ulteriormente negativi.
Signor Presidente, chiedo ufficialmente che la Giunta ci fornisca in tempi rapidi, possibilmente durante il prossimo Consiglio regionale, una relazione sulle modalità e sui tempi di attuazione dell'ordine del giorno del Consiglio. Chiedo che lei si impegni fin d'ora, acquisita l'indagine epidemiologica che il dott. Comba ha condotto nell'USSL n. 37, a promuovere, entro un mese, un dibattito nell'area dei Comuni dell'USSL interessata, per informare i cittadini circa gli esiti di quella relazione.
Credo sia il minimo che il governo regionale possa fare di fronte al pericolo amianto, sostanza che tante vittime ha causato e che, purtroppo continuerà a causare.



PRESIDENTE

Da parte della Presidenza del Consiglio c'è piena disponibilità.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Ricordo con particolare disperazione l'incontro con la delegazione che a suo tempo ci rappresentò il problema.
Credo che la sollecitazione del Consigliere Adduci debba costituire un'occasione di riflessione e di decisione da parte di tutti gli Assessorati che hanno competenza e responsabilità rispetto a questo settore.
Dopo l'incontro non ho saputo altro rispetto alle decisioni che si potrebbero eventualmente intraprendere. Ho appreso della situazione verificatasi presso una scuola, pertanto riconosco che la situazione è drammatica.
Nell'ambito della Giunta mi farò carico di rappresentare le istanze formulate dal Consigliere Adduci e pertanto rinvio, non potendo da sola esprimere la posizione della Giunta, ad un momento successivo le risposte alle domande precise che sono state poste.



ADDUCI Donato

Chiedo una comunicazione da parte della Giunta.



VETRINO Bianca, VIcepresidente della Giunta regionale

Rappresenterò la sua richiesta.


Argomento: Problemi energetici

Esame progetto di legge n. 389: "Sostegno regionale alla valorizzazione della produzione di energia elettrica da fonti idriche a piccola scala" (rinvio)


PRESIDENTE

Poiché è assente il Consigliere Ala non procediamo all'esame del punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 110 sul Museo di arti e culture extraeuropee di Biella.
Passiamo pertanto al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 389, la cui iscrizione è stata richiesta ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, ho richiamato in aula la mia proposta di legge "Sostegno regionale alla valorizzazione della produzione di energia elettrica su fonti idriche a piccola scala" perché ritengo - come poi illustrerò un altro mio richiamo di un'iniziativa legislativa per quanto riguarda un parziale aspetto della raccolta differenziata - che oggi sia abbastanza difficile procedere su un fronte vasto in molte problematiche e possa essere utile procedere per moduli, per tessere (non le tessere del partito!) come elementi di un disegno complessivo, che può anche costituire un'esperienza pilota per altre aree.
Voglio sottolineare ai colleghi che seguono in particolare i problemi dell'ambiente, del territorio, i problemi energetici, che la Regione Piemonte ha un potenziale inutilizzato di risorse idriche minori che non richiedono grandi interventi sul territorio, quindi con problemi idrogeologici o con altri aspetti connessi che non richiedono la costruzione di invasi, che presentano il rischio di alterazione dei microclimi di certe vallate, ma con la possibilità di avere una ricaduta.
La tecnologia che verrebbe applicata per utilizzare queste risorse idriche minori è importante per il sistema artigiano e della piccola industria.
Voglio citare un esempio presente nella mia proposta. Nella Regione Piemonte esistono 300 acquedotti di Comuni montani che potrebbero, senza modifiche particolari o solo con degli aggiornamenti, vedere un'applicazione sui vari pozzi di rottura dei singoli acquedotti per ricavare una quantità di energia per usi locali che praticamente è a costo zero, salvo l'impianto che ha una ricaduta nel tessuto industriale minore.
Questa proposta, insieme agli interventi che già la Regione fa con la legge per il risparmio energetico, tende da un lato a ridurre la complessità procedurale per i piccoli autoproduttori per arrivare all'obiettivo di cui dicevo e che è oggetto della legge, dall'altro aprire alcuni spazi per l'uso degli acquedotti per la produzione di energia elettrica che è già una sperimentazione in corso in alcune realtà della nostra regione e che potrebbe essere una tecnologia molto utile per i Paesi del Terzo Mondo nell'ottica di quella cooperazione per lo sviluppo con i Paesi del Sud verso la quale c'è già una serie di iniziative legislative da parte di altri colleghi.
E' per questa ragione che io chiedevo all'aula la possibilità di un approfondimento, comunque la necessità di accelerare questa discussione in modo da non disperdere questa opportunità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, abbiamo esaminato con interesse la proposta di legge presentata dal Consigliere Tapparo ed abbiamo ascoltato con altrettanto interesse le argomentazioni testé addotte dal collega Tapparo stesso.
Riteniamo sia molto importante fare in modo che la Regione operi concretamente, ed anche rapidamente, in questo settore, altrimenti si riprodurrà una situazione che è facile prevedere. A seguito del referendum nazionale dai noti esiti, centrali nucleari, per nostra fortuna, in questo Paese, non se ne costruiranno più. Vi è però un vuoto di iniziative da parte dei Governi regionale e nazionale in materia di sviluppo delle energie alternative ed è facile prevedere quanto accadrà: i consumi continueranno a crescere in modo spropositato in mancanza di politiche tendenti ad incentivare il risparmio energetico. Come se vivessimo in una specie di paese della cuccagna dalle risorse infinite, dalle risorse illimitate, in cui la mancanza della consapevolezza del limite oggettivo dello sviluppo e delle risorse a cui accedere è veramente stupefacente. Si continua con una politica di spreco energetico, sotto tutti gli aspetti anzi, le azioni che si compiono concretamente favoriscono la chiusura e quindi l'ulteriore depauperamento delle fonti (poche, pochissime) di energia alternativa. Ad esempio, la diga di Combanera di Viù presuppone, è vero, la costruzione di una centralina elettrica di una certa potenza, ma implica la chiusura di un'altra centralina attualmente funzionante. Mi chiedo se queste cose abbiano un senso. Quindi, al vuoto di iniziative in materia di risparmio, si aggiunge lo spreco continuo delle risorse energetiche.
Il problema delle fonti di energia è un problema da affrontare con tempestività. Noi siamo favorevoli, come Gruppo comunista, all'esame rapido della proposta di legge presentata dal Consigliere Tapparo e chiediamo vi sia l'impegno della Presidenza del Consiglio regionale a far sì che questa iniziativa, peraltro presentata molto tempo fa, venga discussa ed approvata con le necessarie modifiche ed integrazioni dal Consiglio regionale affinché si avvii al più presto una politica diretta a valorizzare le fonti energetiche alternative. Eviteremo così di trovarci, fra qualche tempo, in una situazione in cui si dirà: "Ecco, il consumo energetico è cresciuto energie alternative non se ne trovano, non possiamo che ricorrere di nuovo alle fonti nucleari". Mi pare che la politica dell'ENEA e anche dell'ENEL vada proprio in questa direzione, cioè nel non accettare o nel capovolgere nei fatti i risultati del referendum antinucleare. Quindi riteniamo importante discutere, ed anche in fretta, questa legge onde approvarla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



PRESIDENTE

CARLETTO



PRESIDENTE

Signor Presidente, prendo la parola per esprimere, a nome del Gruppo DC, una valutazione politica sulla proposta di legge del collega Tapparo.
Quella dell'energia è una questione che ci ha interessati molto in questi anni. Quando tempo fa lavorammo intorno alla questione della centrale nucleare con i dati che ci venivano forniti, pensavamo non dico di poter risolvere, ma certo ridurre di molto il deficit energetico della nostra regione con quella realizzazione, peraltro condivisa da quasi tutte le forze politiche, perché il Consiglio regionale votò a grandissima maggioranza la scelta nucleare di Trino ed invece per le note vicende che il collega Adduci richiamava, il nucleare è una soluzione che oggi pare tramontata. Se eravamo preoccupati allora, siamo molto più preoccupati oggi del deficit energetico della nostra Regione, ma complessivamente della questione energetica italiana.
Pare vero che l'ENEL abbia in programma degli interventi straordinari per i rischi che il nostro Paese sta correndo e correrà nei prossimi anni di black-out, perché la richiesta interna di energia continua a crescere in modo consistente per effetto dello sviluppo del sistema economico, si tratta quindi di una richiesta di energia per la produzione. A fronte di questa richiesta di maggiore quantità di energia non ci sono delle risposte in termini di produzione, ma la risposta continua ad essere quella di accedere o ad acquisti da altri Paesi o attraverso dei programmi e dei progetti che con difficoltà vengono realizzati.
Certo, questa proposta di legge non è risolutiva di tutti i problemi ma da sempre diciamo che la soluzione dei problemi energetici può avvenire solo attraverso un mosaico che, pezzo con pezzo, potrebbe migliorare una situazione (risparmio energetico, legge n. 308, fonti alternative). Il problema è di capire se le centrali a metano vanno bene oppure no e che cosa si intende fare dell'area di Trino. All'interno di tutto questo, a noi pare sia importante porre attenzione al recupero delle vecchie centraline non solo quelle che sono al di sotto di una certa capacità di produzione di energia elettrica, che sono di competenza regionale e alle quali il collega Tapparo faceva riferimento, ma anche quelle superiori che sono di competenza nazionale, sulle quali il mio Partito sta cercando di formulare una proposta al Governo perché riteniamo che questa possa essere una strada per aiutare un periodo, quello dei prossimi anni, che sicuramente sarà difficile.
Il Gruppo DC vede con interesse il ritorno in Commissione di questa proposta di legge alla quale annette rilevante significato, tanto che cercherà di formulare delle proposte in modo da arricchirla, augurando che anche le altre forze politiche concorrano per renderla più articolata ed incisiva possibile all'interno della legislazione e di ciò che è consentito alle Regioni. Pertanto, in VII Commissione i colleghi della DC presenti porteranno il contributo del Gruppo a questa materia importante e di grande attualità, sulla quale anche piccoli interventi, insieme a tanti altri possono determinare condizioni di minor rischio visto che i rischi ai quali andiamo incontro sono davvero grandi come è stato dichiarato dallo stesso Ente nazionale che eroga l'energia elettrica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, intervengo brevemente per affermare che un giudizio negativo sulla politica dell'energia elettrica in Italia il MSI l'ha sempre dato, anzi ha previsto il disastro che si sarebbe causato sin dal tempo della nazionalizzazione dell'energia elettrica. C'è da ricordare che prima di detta nazionalizzazione, in Italia, e in particolare nell'arco alpino e giù nelle propaggini vallive, era attivo tutto un sistema di centraline che davano la possibilità dell'utenza diretta, e in funzione di questo, in modo particolare in provincia di Novara, si era sviluppata tutta un'attività imprenditoriale di tipo industriale e artigianale. Anche l'attività agricola veniva potenziata dalle centraline che si attivavano per via dell'acqua che scorre abbondante e copiosa negli storici canali di irrigazione. E' storica la canalizzazione irrigua per l'agricoltura nel Piemonte: il canale Cavour, il canale Regina Elena, tanto per citarne alcuni importanti fra quelli che portano l'acqua nelle province di Vercelli e di Novara.
A fronte di questo, dichiaro che il MSI è favorevole all'iniziativa della proposta di legge richiamata in aula, anzi auspica che questo problema sia affrontato con la dovuta razionalità dalla coralità del Consiglio, e ciò per la migliore risoluzione di quanto viene proposto, cioè riattivare tante di quelle centraline, in modo tale da ottenere una quantità considerevole di produzione di energia elettrica bianca nel nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta non solo non si oppone alla restituzione in Commissione di questa proposta di legge, ma auspica ciò come contributo ad una soluzione del problema e che possa essere ulteriormente oggetto di approfondimento quindi di apporto costruttivo al più ampio disegno.
La Giunta conviene pertanto sul rinvio in Commissione di questa proposta di legge.



PRESIDENTE

E' pervenuta alla Presidenza la richiesta, sottoscritta da tre Consiglieri regionali, di rinvio alla Commissione del progetto di legge n.
389.
L'art. 32 del Regolamento recita: "Su richiesta motivata di almeno tre Consiglieri, il Consiglio pu deliberare, con la maggioranza dei membri assegnati, di rinviare l'argomento alla Commissione, perché concluda o effettui la dovuta istruttoria, fissando alla stessa un termine non superiore a 60 giorni per riferire in Consiglio".
Pongo quindi in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 389.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 359: "Utilizzo di carta riciclata e recupero di carta da macero nella Regione Piemonte" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 359, anch'esso iscritto ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, proprio ieri in un convegno specialistico riguardante i problemi dello smaltimento dei rifiuti suonavano le campane a morto per la raccolta differenziata, indicando che a livello nazionale, questo tipo di raccolta viene praticata con esiti soddisfacenti solo al 2%, obiettivo estremamente basso. I problemi indubbiamente sono complessi, ma il fatto che soprattutto in questi convegni si vedono i venditori di tecnologie per lo smaltimento suonare le campane a morto per la raccolta differenziata è un po' sospetto. Ritengo che la raccolta differenziata si possa avviare gradualmente sapendo che è un processo complesso legato all'educazione dell'utente.
Tale processo è un elemento importante per ridurre i costi dello smaltimento, per rendere il riciclaggio dei prodotti più valido, per poter utilizzare delle tecnologie nuove per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti che richiedono, ad esempio, di avere la parte organica, che in qualche modo è presente in una certa percentuale, all'interno della quantità di rifiuti da smaltire.
La mia proposta, molto modesta, vorrebbe tendere ad avviare un'esperienza pilota negli enti pubblici della nostra Regione incominciando proprio dalla Regione Piemonte, passando poi alle UU.SS.SS.LL., per arrivare agli enti locali, affinché ci sia un'attenzione particolare al problema della carta.
In Italia noi riceviamo quantità enormi di container nei quali sono stipate tonnellate di tabulati di centri di elaborazione dati degli Stati Uniti. Non mi risulta che nei nostri centri di elaborazione dati delle UU.SS.SS.LL., dei Comuni, delle Province, delle Regioni, con una cospicua produzione di scarto, con archivi che poi devono essere di volta in volta rinnovati, ci sia una raccolta molto sistematica ed organizzata. Qualcuno probabilmente ci penserà, ma altri avranno il problema di smaltire in modo tradizionale questo tipo di risorsa. Il disegno dovrebbe essere unico e globale, quindi coordinato e rapportato anche a chi dovrà acquisire questa carta, cioè le cartiere, ma purtroppo non esiste un'associazione unica come per il vetro o per la plastica, che possa essere un'interfaccia per questo problema e rappresentare un modellino di esperienza per avviare poi anche altre iniziative. Purtroppo non si può avanzare su un ampio fronte ma bisogna costruire degli esempi nei quali l'esperienza degli effetti indotti emulativi che vengono determinati possa essere valida. Si tratta quindi di una proposta di legge elementare, sostanzialmente molto piccola ma che tende a creare un orientamento di stile di vita amministrativa, per quanto riguarda il rapporto di chi vive all'interno della struttura pubblica.
Essendo quasi al termine della legislatura il discorso della raccolta differenziata viene sollecitato in ogni convegno specialistico sull'argomento. La cosa non interessa invece coloro che sono rivolti alle grandi discariche e ai grandi inceneritori. Sottolineo che forse vale la pena dare organicità al recupero della carta all'interno prima della Regione Piemonte, successivamente nelle UU.SS.SS.LL. e infine negli enti locali piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, anche il Gruppo PCI aveva presentato, fin dal 9/3/1987, una proposta di legge sull'uso della carta riciclata nella pubblica amministrazione e nelle scuole. La presentazione della proposta partiva dalla consapevolezza che la cellulosa costituisce la terza voce negativa nella nostra bilancia dei pagamenti. A fronte di questo dato, in Italia si gettano, tra i rifiuti di vario genere, 3 milioni di tonnellate di carta ogni anno. E di carta anche pregiata, come i tabulati delle stampanti. Questo comportamento è irrazionale e rispecchia l'inanità dell'operare della Giunta. Poco fa abbiamo discusso dell'amianto e la Giunta era assente; abbiamo discusso del recupero delle piccole fonti e la Giunta non c'era! La Giunta nulla ha fatto affinché almeno il problema della carta riciclata venisse in qualche modo affrontato! E' un comportamento irrazionale che emerge ancor più con evidenza se si pensa che occorre consumare ben 7.600 kwh per produrre una tonnellata di carta. Il discorso si riallaccia automaticamente a quello sul risparmio energetico, appena concluso: la stessa quantità di carta, riciclata, pu essere prodotta con solo 2.700 kwh, con un risparmio energetico del 64%.
Abbiamo fatto anche qualche piccolo conto estrapolando qualche dato: se per ipotesi si dovesse riciclare tutta la carta che viene gettata tra i rifiuti, avremmo un risparmio energetico superiore a 2.000 megawatt all'anno.
Inoltre, in soli settant'anni, dal 1882 al 1952, è stato distrutto il 37% dell'intero patrimonio mondiale di foreste e questo per produrre cellulosa! Bastano 70 chilogrammi di carta da riciclare per impedire l'abbattimento di un albero. Il nostro pensiero vola alla foresta amazzonica, e ciò chiama in causa la necessità di riflettere maggiormente sull'uso delle risorse, come abbiamo più volte evidenziato questa mattina.
Dovremmo entrare in Europa a vele spiegate, allora è bene sapere che la Francia utilizza, ad esempio, carta riciclata nei Ministeri; in Olanda il consumo di carta riciclata è pari al 50% del consumo totale di carta.
Dunque, signor Presidente, noi riteniamo urgente e necessario che la Regione Piemonte dia un contributo in proprio all'uso della carta riciclata provvedendo ad usare essa per prima quel tipo di carta. Ormai esiste carta riciclata anche per le fotocopiatrici, signor Presidente; la Regione usa un'enorme quantità di carta per fotocopiare, come è giusto e necessario però potrebbe nel contempo risparmiare, visto che non ha neanche tante risorse a disposizione.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Stampiamo il Bollettino Ufficiale su carta riciclata.



ADDUCI Donato

Signor Presidente della Giunta, visto che ci tiene a precisarlo, le dirò che anche le Amministrazioni di alcuni parchi e di alcune riserve naturali della Regione hanno avviato una politica in tale direzione, ma è ben poca cosa rispetto all'entità complessiva del problema. Quindi, signor Presidente, farebbe bene a prendere in considerazione la necessità di usare in toto carta riciclata.
Per concludere, auspicando un intervento rapido della Giunta regionale in questo settore, per quanto di competenza e per la carta che usa, siamo favorevoli a che la proposta venga esaminata rapidamente nella competente Commissione insieme alle altre presentate, se non erro anche dai repubblicani e da altri Gruppi politici. Occorre arrivare ad una decisione possibilmente comune e, mi auguro, rapida, affinché il processo di recupero della carta, con tutti i valori ambientali che comporta, sia intrapreso dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, molto brevemente per dichiarare l'adesione del nostro Gruppo a questa proposta di legge che opportunamente si cala nell'ambito dello spreco che è largamente rappresentato, in questa epoca di consumismo, dalle tonnellate di carta che la Pubblica Amministrazione cicla, come se le strutture politiche organizzate fossero tali da poter digerire la grande congerie di informazioni che si forniscono per una presunta migliore politica di partecipazione.
Ciascuno di noi, a casa propria o presso gli uffici in cui opera, ha tonnellate di carta che non vanno manco ad arricchire coloro i quali, a fini diciamo pure a volte umanitari, la raccolgono con i camion per le strade, per avviarla al macero, dietro il compenso di poche lire al chilo.
Addirittura, lo dico per la cronaca, ci sono istituzioni religiose che raccolgono carta nella pia speranza di racimolare una qualche risorsa finanziaria per le necessarie riparazioni alle strutture delle vecchie parrocchie e delle antiche chiese. Quindi un'iniziativa pubblica, una politica della raccolta della carta da riciclare è molto opportuna al fine di risparmiare qualche utile risorsa.
Con queste brevi considerazioni, il Gruppo MSI-DN aderisce all'iniziativa della proposta di legge che il Consigliere Tapparo ha presentato al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo repubblicano aderisco alla proposta del Consigliere Adduci per il ritorno in Commissione e per la verifica di questa proposta di legge anche perché il mio Gruppo circa due anni fa aveva presentato una proposta di legge simile per l'uso della carta riciclata. Quindi, mi pare sia giunto il momento di dare anche da parte della Regione Piemonte un segnale in questo senso.
Pertanto voteremo a favore per il ritorno in Commissione e per il riesame di questa proposta di legge da abbinarsi semmai con quella proposta dal nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi sembra quanto mai opportuno aver sollevato questo argomento. Per non fare le solite discussioni rituali che si concludono con il rinvio in Commissione delle leggi e poi non si capisce bene cosa avverrà, proporrei che almeno l'Ufficio di Presidenza valutasse l'opportunità di decidere che almeno tutto il materiale che prima di ogni seduta del Consiglio ci viene consegnato, nonché tutti i provvedimenti che vengono inviati alle Commissioni, vengano stampati su carta riciclata, dal momento che questa è ampiamente disponibile.
Non mi oppongo pertanto che la legge venga rinviata in Commissione spero però che ritorni in Consiglio prima della fine della legislatura.
Ribadisco la richiesta che venga portata all'interno dell'Ufficio di Presidenza questa proposta che sarà, è vero, poca cosa, ma è comunque un segnale.
Se l'Ufficio di Presidenza decidesse, come peraltro avviene al Comune di Torino dove tutte le deliberazioni vengono stampate su carta riciclata di stampare gli atti e il materiale utile ai lavori del Consiglio su carta riciclata, rappresenterebbe un passo in avanti concreto e quindi alle parole seguirebbe almeno qualche fatto.



PRESIDENTE

Mi farò carico insieme ai colleghi presenti di portare l'argomento all'Ufficio di Presidenza. Devo però dire che esiste un problema che sottopongo ora al Consigliere Montefalchesi: non tutte le nostre macchine possono operare con carta riciclata, quindi si verificherebbe che saremmo costretti a sostenere una spesa eccessiva in rapporto al cambiamento delle macchine che possono accogliere la carta riciclata. E' comunque un problema che sarà ulteriormente esaminato dall'Ufficio di Presidenza.
Non essendovi altre richieste di parola ha facoltà di replicare l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

La Giunta concorda sul rinvio di questa proposta di legge in Commissione in quanto sta approfondendo aspetti che verranno portati all'attenzione della Commissione stessa.
E' stato suggerito l'impiego, per quanto riguarda il Consiglio, di carta riciclata. E' un problema che io avevo sottoposto anche alla Giunta non appena avevo ricevuto la delega di Assessore all'ambiente, ma come ha già rilevato il Vicepresidente del Consiglio, Petrini, le nostre macchine non sono in grado di usare carta riciclata perché viene "frappata". Occorre pertanto procedere a degli adattamenti che implicano costi per miliardi di lire, quindi nettamente superiori ai vantaggi che deriverebbero non tanto quanto costo perché, come certamente loro sanno, la carta riciclata oggi costa molto, ma in termini di salvaguardia dell'ambiente e di risparmio energetico: i costi di adeguamento delle nostre macchine supererebbero di gran lunga il rapporto costi-benefici. Questa mia proposta fu quindi scartata per i motivi anzidetti.
Dei vari aspetti da approfondire la Giunta ha quasi concluso l'esame per cui posso dire che saremo in grado di dare tutte le indicazioni possibili perché la legge sia realizzabile concretamente; a tutt'oggi in Piemonte non esistono delle aziende in grado di riciclare la carta. Infatti incontrammo serie difficoltà quando per stampare l'agenda ambiente su carta riciclata dovemmo individuare l'azienda in grado di fare questo tipo di operazione.
La legge proposta è interessante, ma per la sua trasposizione nella pratica vanno esaminati ed approfonditi diversi aspetti. La Giunta sta giungendo alla conclusione di questo esame, siamo già oltre il 90%.
Ribadisco, in conclusione, di concordare sulla proposta di rinvio in Commissione di questa legge.



PRESIDENTE

Essendo in presenza di una richiesta motivata di tre Consiglieri di rinviare l'argomento alla Commissione, è necessario deliberare tale rinvio con la maggioranza dei membri assegnati al Consiglio, ai sensi dell'art. 32 del Regolamento.
L'art. 32 recita inoltre che l'argomento viene rinviato alla Commissione "perché concluda o effettui la dovuta istruttoria, fissando alla stessa un termine non superiore a 60 giorni per riferire al Consiglio regionale".
Chi è favorevole al rinvio in Commissione del progetto di legge n. 359 è pregato di alzare la mano.
Il progetto di legge è rinviato alla Commissione con il voto unanime dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1215: "USSL n. 35 di Giaveno Deliberazione dell'A.A.C. n. 9 del 29/4/1988 e deliberazione C, di G, n. 222 del 15/5/1989. Ampliamento pianta organica"


PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'esame del progetto di legge n. 189, di cui al punto 8) all'o.d.g., il proponente richiede che sia svolto al prossimo Consiglio regionale.
Tale richiesta è accolta.
Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 1215, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Tale deliberazione è stata licenziata all'unanimità dalla V Commissione.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1261: "USSL n. 30 di Chieri Deliberazione dell'A.A.C. n. 15 del 21/7/1989. Ampliamento pianta organica per attività del presidio ospedaliero Autorizzazione parziale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1261, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Anche questa deliberazione è stata licenziata all'unanimità dalla V Commissione.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1262: "USSL n. 28 di Settimo Torinese Deliberazione del C, di G, n. 518 del 7/7/1989 - Stralcio deliberazione C di G, n. 21 del 16/5/1988 e successiva deliberazione di A.A.C. n. 24 del 5/7/1988. Ampliamento pianta organica provvisoria"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1262, di cui al punto 13) all'o.d.g., anch'essa licenziata all'unanimità dalla V Commissione.
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 434: "Divieto dell'uso dei fitofarmaci e dei diserbanti della I e II classe di tossicità all'interno dei centri abitati"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame del progetto di legge n. 434, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La Commissione competente ha licenziato all'unanimità questo provvedimento di legge composto di tre articoli.
Relatore è il Consigliere Olivetti che ha pertanto la parola.



OLIVETTI Michele, relatore

Signor Presidente e signori Consiglieri, questa proposta di legge regionale prende l'iniziativa da un suggerimento che è venuto dal Consigliere Valeri che ne aveva curato in prima stesura una bozza che poi è stata esaminata in V Commissione ed è stata oggetto di una discussione piuttosto articolata ed ampia ancorché il provvedimento in se stesso possa sembrare di limitata importanza in quanto si riferisce al divieto dell'uso di sostanze antiparassitarie e diserbanti nell'ambito di territori compresi nella cintura di un Comune o di una città.
Di questa proposta di legge esistevano già dei precedenti per iniziative assunte in altre Regioni italiane, precedenti che ci hanno consentito di poter rivedere questo testo con più attenzione ed evitare gli errori che erano stati compiuti in altre Regioni e che avevano portato all'approvazione di leggi che poi è stato necessario modificare.
Fatta questa breve premessa, richiamo i fatti essenziali che riguardano questa legge, vale a dire il crescente rischio per la nostra salute in conseguenza dell'uso di sostanze chimiche che possono essere nocive per l'uomo e per gli animali, ma che vengono ampiamente utilizzate sia per consentire una coltura più intensiva a livello agricolo sia per consentire uno sviluppo migliore degli alberi e delle alberate nell'ambito delle città.
Considerando che queste sostanze tossiche possono essere utilizzate in territori ad alta concentrazione umana e considerando che frequentemente si può verificare il cosiddetto fenomeno della "deriva", per cui la distribuzione di questi prodotti fatti in una zona, a causa di vento o di altre modalità di erogazione può investire aree differenti da quelle per cui viene fatto l'intervento stesso, si comprende come in un centro intensamente abitato sia molto importante avere un uso delle suddette sostanze solo in condizioni di tutta eccezionalità.
La legge è composta di tre articoli, il primo dei quali individua che cosa si intende per centro abitato e quali sono i fitofarmaci che vengono esclusi. A questo proposito, onde evitare osservazioni che possono essere fatte da altri Consiglieri nel prosieguo della discussione, mi permetto di fare alcune precisazioni. Intanto, si vieta l'uso di fitofarmaci perché con questa dizione si intendono tutte le sostanze che possono essere utilizzate per il trattamento di colture arboree. La parola "fitofarmaci" non è riduttiva, ma è ampliativa del concetto delle sostanze che si vogliono vietare. Inoltre, viene fatto riferimento alla I e alla II classe di tossicità, ai sensi della legge n. 1255/68, in quanto nella stessa i fitofarmaci sono catalogati in quattro classi, di cui le più nocive e quelle realmente pericolose sono appunto la I e la II. E' in corso una revisione di questa classificazione. E' un atteggiamento che vorrà comprendere indifferentemente tutti i fitofarmaci, indipendentemente dall'appartenenza alla I, II, III o IV classe. Mentre la III e la IV classe comprendono sostanze che non comportano rischi di qualche rilevanza (per esempio, il solfato di rame per le viti), quelle della I e della II contengono sostanze pericolose, per cui si è volutamente lasciata questa dizione nel primo articolo ancorché possa trovarsi non congruente con precisazioni successive.
All'art. 2 vengono individuati i momenti in cui si possono fare deroghe a questo divieto secondo una regolamentazione che mi pare sia la più equilibrata che si potesse assumere.
Nell'art. 3 vengono predisposte le penalizzazioni in cui incorrerebbero coloro che non rispettassero i disposti della presente legge.
Penso sia sufficiente limitare il mio intervento a questi aspetti essenziali in quanto già in Commissione si era realizzata un'unanimità di consensi sui contenuti e sul testo della proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Constatiamo che il testo proposto ricalca ampiamente la proposta di legge da noi avanzata ed è frutto dello spirito collaborativo che all'interno della V Commissione si è realizzato, di cui è espressione la relazione del collega Olivetti.
La proposta di legge intende porre rimedio ad un uso incontrollato nei centri abitati di sostanze che si sono dimostrate ampiamente tossiche. Ci rientra tra gli scopi primari della Regione essendo direttamente connessi alle sue competenze in materia di tutela della salute dei cittadini. In alcuni casi la preoccupazione delle popolazioni locali deriva anche dai danni gravi che l'uso di queste sostanze ha prodotto sul verde urbano. Per quanto è di mia conoscenza so che a Vercelli, ad esempio, vi sono interi viali che hanno risentito massicciamente dell'uso incontrollato di queste sostanze.
Rispetto alla proposta originaria di proibire l'uso di queste sostanze all'interno degli interi centri abitati, così come definiti dagli strumenti urbanistici vigenti, si propone ora di limitare la proibizione alle sole aree pubbliche o aperte al pubblico. Questa modifica non è dovuta a un disaccordo sull'impostazione originaria, ma alla preoccupazione che la legge potesse essere impugnata dal Governo. Nel qual caso, essendo ormai prossimi al termine della legislatura, si sarebbe corso il rischio di vanificare il lavoro svolto e di rinunciare a introdurre un primo significativo limite all'impiego nei centri urbani di sostanze altamente pericolose. Anche a questo riguardo vi è stato unanime consenso da parte dei colleghi dei vari Gruppi.
Per questa somma di ragioni, in aggiunta a quelle già ricordate dal collega Olivetti, il Gruppo comunista conferma il proprio convinto voto favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 560: "Modificazione alla L.R. 25/3/1989, n. 23 istitutiva della Riserva naturale speciale della Valleandona e della Val Botto"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 560.
Questo progetto di legge è stato licenziato all'unanimità dalla competente Commissione.
Relatore è il Consigliere Picco, che dà per letta la relazione.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Norme generali sull'agricoltura

Esame progetto di legge n. 552: "Devoluzione di quote di assegnazioni statali nell'area agricoltura"


PRESIDENTE

Il punto 15) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 552.
Questo progetto di legge è stato licenziato all'unanimità dalla competente Commissione.
Relatore è il Consigliere Gallarini, che ha pertanto facoltà di intervenire.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò molto breve in quanto questo è un provvedimento esclusivamente tecnico che la I Commissione Bilancio ha licenziato all'unanimità per quanto di competenza. La I Commissione ha preso in esame tale provvedimento dopo che la Commissione Agricoltura è entrata nel merito e, all'unanimità, ha espresso parere favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altri Consiglieri che intendono prendere la parola passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sono rimasti alcuni argomenti da discutere, ma vorrei dire ai colleghi che ai fini di un lavoro produttivo è opportuno che siano rinviati al pomeriggio. E' rimasto il punto 5) all'o.d.g. che riguarda i "Contributi a favore del Museo di arti e culture extraeuropee di Biella": il collega Ala ha avanzato la richiesta di discuterlo in sua presenza nel pomeriggio.
Altrettanto dicasi per la proposta di deliberazione n. 1259 relativa alla modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali: il relatore ha chiesto di essere presente, quindi anche il punto 11) all'o.d.g. viene rinviato al pomeriggio.
Infine c'è il punto 17) relativo alle "Nomine", ma alle ore 14,30 è convocata la Commissione Nomine e quindi è opportuno che tale punto sia rinviato al pomeriggio.
Vi è poi una serie di provvedimenti che verranno posti in votazione per l'iscrizione alle ore 15, quando riprenderanno i lavori del Consiglio regionale. Pertanto, tenendo conto del fatto che non siamo in condizione di procedere, sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 12,40, riprende alle ore 15)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Musei

Esame progetto di legge n. 110: "Abrogazione della L.R. 22/5/1980, n. 57 Contributi a favore del Museo di arti e culture extraeuropee di Biella" (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 110, la cui iscrizione è stata richiesta ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, con questa proposta di legge, avanzata il 20/5/1986 e assegnata a più Commissioni, chiedevo l'abrogazione della L.R. n. 57/80 "Contributi a favore del Museo di arti e culture extraeuropee di Biella".
La proposta di legge comprendeva due articoli: art. 1 "La L.R. 22/5/1980 n.
57 'Contributi a favore del Museo di arti e culture extraeuropee di Biella è abrogata"; art. 2 "Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio". Citato in questo modo, forse è difficile da spiegare, ma credo che i colleghi Consiglieri più anziani, presenti in questo Consiglio quando la proposta di legge n. 57/80 è stata discussa ed approvata, ricorderanno che questa legge, attualmente in vigore, era finalizzata ad assicurare regolare svolgimento dell'attività istituzionale prevista dall'art. 1 dello Statuto del Museo di arti e culture extraeuropee, con sede in Biella. Questa legge prevedeva una spesa valutata in 100 milioni per l'anno finanziario 1980 per una serie di voci meglio precisate nella legge.
Può sembrare strano che, da parte della Lista Verde, si chieda l'abrogazione di un Museo. Preciso subito che non si chiede l'abrogazione di un Museo (tra l'altro inesistente), ma si chiede l'abrogazione della legge regionale che prevede dei contributi al riguardo, che è uno dei due provvedimenti assunti dalla Regione. L'altro provvedimento è una deliberazione della Giunta regionale del 19/6/1984, avente per oggetto il riconoscimento della personalità giuridica del Museo di etnografia per le arti e culture extraeuropee con sede in Biella.
La proposta che viene presentata dalla Lista Verde è esplicitamente politica; chiede di riconoscere, attuando l'unico atto di competenza regionale, che questo Museo non esiste e non è giusto che esista. E' una proposta di natura etica: la Regione Piemonte scinde le proprie responsabilità dalla realizzazione di questo Museo, o per essere più precisi, scinde le proprie responsabilità da chi si propone di continuare a prospettare, soprattutto la città di Biella, l'esistenza di questo Museo.
Penso sia necessario un minimo di storia, già ripercorsa all'interno della competente Commissione consiliare. Infatti, l'iter di questa legge all'interno della Commissione vi è stato, così come vi sono state, sia pure con alcune difficoltà e rinvii, le consultazioni alle quali sono intervenuti i rappresentanti degli enti locali, del Governo nazionale e di altri Governi stranieri.
Il Museo di Biella è costituito da circa 2,2 tonnellate di reperti di origine pre-colombiana provenienti da Paesi del sud America, in particolare Ecuador, Perù, probabilmente Colombia. E' difficile individuare la provenienza, in termini archeologici, di questi reperti perché il modo con il quale sono pervenuti in Europa, in particolare a Biella, rende difficile ricostruire dal punto di vista storico-scientifico la provenienza di ogni singolo reperto.
Questi reperti sono stati oggetto di ripetuti provvedimenti giudiziari che ho richiamato nella relazione allegata alla proposta di legge. Ho a disposizione le tre sentenze diverse che si sono occupate di questi reperti: il Tribunale Civile di Torino il 25/3/1982, la Corte d'Appello di Torino - Sezione Civile - il 28/1/1983, il Tribunale di Biella il 15/4/1986. Concordemente queste tre sentenze - e qui non voglio assolutamente occuparmi delle responsabilità dei cittadini italiani, in quanto la mia proposta riguarda le scelte regionali rispetto ai reperti e alla proprietà dei reperti, proprietà giuridica, ma anche proprietà dal punto di vista storico-culturale di questi reperti e le modalità di arrivo in Italia di questi - riconoscono alla Repubblica dell'Ecuador la proprietà di beni di interesse artistico ed archeologico, esportati in Italia senza le dovute autorizzazioni. E si tratta di quegli stessi reperti che avrebbero dovuto costituire il nucleo centrale del "Museo di arti e culture extraeuropee".
Tenuto conto di questi diversi e distinti pronunciamenti dei Tribunali e, ritengo come Consigliere regionale, della inopportunità da parte della Regione di patrocinare e riconoscere un Museo che risulta essere incompatibile con l'ordinamento giuridico-internazionale e anche con il nostro ordinamento giuridico, sebbene le sentenze non siano ancora passate in giudicato (i processi di appello attualmente in corso nel nostro Paese riguardano ormai solamente le responsabilità di singoli cittadini italiani mentre è pacifica la provenienza illecita del materiale), mi propongo e propongo di far uscire da questa brutta vicenda la Regione Piemonte, che incautamente (attenuanti possono darsi per il passato, ma non possono più darsi adesso rispetto alla medesima vicenda) aveva legiferato un contributo all'istituendo Museo e nello stesso tempo ne aveva riconosciuto la personalità giuridica.
Ritengo necessaria ora una presa di distanza ed un riconoscimento dei diritti dei popoli alla disponibilità del proprio passato, della propria storia e dei reperti che ne offrono testimonianza, come riconoscono ormai ampiamente numerose convenzioni internazionali che riguardano l'importazione, l'esportazione e il trasferimento dei beni culturali. Nella relazione facevo particolare riferimento alla convenzione adottata dalla Conferenza generale dell'Unesco nel novembre 1970 e ratificata dalla Repubblica Italiana con la legge n. 873 del 30/10/1975. Questi argomenti tra l'altro, sono stati ripercorsi ampiamente nel corso delle consultazioni, e gli atti lo dimostrano. Mi pare che lo dimostrino in maniera abbastanza univoca l'attività svolta dal Governo dell'Ecuador, in particolare dal proprio Console Onorario in Piemonte (che ha partecipato alle consultazioni) e quella svolta dal rappresentante della Sovrintendenza ai beni archeologici che nella medesima consultazione affermò di parlare a nome del nostro Ministro degli Esteri, all'epoca il Ministro Giulio Andreotti, e del Ministro dei Beni Ambientali e Culturali. A mio avviso il Governo italiano nel corso di queste consultazioni ha riconosciuto sostanzialmente che questo materiale non ha nessuna ragione giuridica oltre che culturale, per rimanere nel nostro Paese. Due settimane fa su "La Stampa" del 9 novembre apparve un articolo, estremamente rilevante dal punto di vista culturale, di Mario Fazio: "Ad ognuno le sue Veneri", che ripercorreva le ragioni giuridiche, a livello internazionale, relative al ritorno nei propri Paesi di origine dei reperti storici, artistici ed etnologici. Questa visione, all'interno di un nuovo diritto internazionale non può non tenere conto del diritto di ogni popolo alla tutela della propria storia, delle proprie tradizioni e del proprio passato. Se da un lato, nel diritto internazionale, si sta valutando l'opportunità e la congruità di un ragionamento del genere rispetto ai beni artistico culturali, trasferiti tra i Paesi in tempi remoti, dal Rinascimento fino alle campagne napoleoniche o alle campagne di scavo dell'800 o del primo '900, nessuno però ne mette in dubbio la fondatezza rispetto ai reperti il cui trasferimento (più o meno "lecito") sia datato non più tardi di dieci quindici anni fa. Come noi ci scandalizziamo dei reperti di origine etrusca provenienti dalle zone della Magna Grecia (pensiamo al torso di Lisippo o altri) che si trovano, ad esempio, a Malibu in California nel Museo della Fondazione Getty e riteniamo debbano tornare nel nostro Paese, con la stessa logica dobbiamo riconoscere il buon diritto di altre popolazioni, di altri Paesi e di altri Stati, a pretendere la restituzione di queste opere che si trovano illegalmente e ingiustamente nel nostro territorio. Noi abbiamo avuto un plenipotenziario come Siviero che ha passato tutta la sua vita, nel secondo dopoguerra, per riportare in Italia quanto le armate tedesche avevano portato in Germania a seguito dell'occupazione nazista.
Questo è il quadro di riferimento culturale e politico complessivo.
L'abrogazione di questa legge regionale si colloca all'interno di questo processo. Si tratta, da parte nostra, di dare un segnale in questa direzione. Non abbiamo, come piemontesi, nessun diritto di possedere questi reperti. E' materia opinabile e totalmente diversa quella relativa a situazioni quali quella del Museo Egizio. Qui siamo, invece, su ben più basso profilo, siamo alle storie dell'altro ieri, siamo a una vicenda di contrabbando che ora viene nobilitata da rilevanze culturali, donazioni fondazioni. La sentenza del Tribunale di Biella su questo mi pare sia molto chiara ed esplicita. Ritengo vi siano gli elementi, essendosi già tenute le consultazioni, per una valutazione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Mi pare che il collega Ala abbia proposto questioni rilevanti di natura etica, politica, culturale ed infine giuridica. Posso dire che ho già provveduto a nominare un'ispezione che definisca in termini precisi la posizione della Regione Piemonte. Dei risultati dell'ispezione fornir notizie alla Commissione competente alla quale chiedo al Consiglio di rinviare la proposta di legge del collega Ala, assicurandolo dell'intenzione di procedere celermente su questa vicenda.
Voglio ancora ricordare che mi sembra un tentativo anche positivo quello di accentuare il significato dell'iniziativa di origine. Dalle parole del collega Ala non mi pare che l'applicazione di questo principio sia difficilmente attuabile. Ala stesso ha detto che il Museo Egizio appartiene ad una categoria, mentre i reperti pre-colombiani di cui si parla ora appartengono ad un'altra categoria; penso che appartengano ad un'altra categoria perché con ogni probabilità - se sono fondate le affermazioni del Consigliere Ala - la storia di questi reperti è storia diversa, comunque controllabile e segnata da improprietà procedurali e giuridiche, quindi deve essere verificata. L'applicazione generale e assoluta del principio a cui fa riferimento il Consigliere Ala mi sembra alquanto difficile e su questa non mi sento di impegnarmi. Certamente mi sentirei di sostenere ogni iniziativa legislativa che impedisca i trafugamenti, le vendite improprie, gli impoverimenti abusivi di popolazioni deboli. Questo sì, ma arrivare alla restituzione generalizzata ai Paesi da cui provengono di tutti i beni che sono in circolazione nel mondo, mi sembra che il passo sia piuttosto lungo e anche un po' irrealistico. In ogni caso la sollecitazione ad una riflessione seria che proviene dal Consigliere Ala merita la dovuta considerazione; gli chiederei di associarsi alla richiesta di rinvio in Commissione con la promessa che in tempi brevi una risposta da parte dell'Assessorato competente verrà data ed anche un'indicazione in ordine alla procedura da seguire per quanto attiene alla sua proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

A questo punto penso che tanto varrebbe scrivere nel Regolamento del Consiglio che ogni richiamo in aula di proposta di legge si conclude con il rinvio in Commissione. Accedo a tale rinvio molto a malincuore, non ritenendolo assolutamente necessario, al di là della fiducia che ho verso gli impegni assunti dall'Assessore.
Si tratta di una proposta di legge presentata nel 1986. La storia dura da nove anni e riguarda un piccolo provvedimento, all'interno comunque di un grande discorso. E' difficile non riconoscere la fondatezza univoca di ripetuti pronunciamenti dei Governi del nostro Paese e dei Paesi latino americani nonché dei Tribunali. Questo problema, discusso in Commissione nel corso delle consultazioni svoltesi oltre due anni fa, è di difficile soluzione nei suoi caratteri generali.
Per quanto riguarda l'Italia, riferendoci agli ultimi vent'anni, non si può non riconoscere che il comportamento del nostro Paese è schizofrenico: chiede la restituzione delle opere trafugate, ma al contempo desidera trattenere quelle che sono state trafugate da cittadini italiani.
Il problema posto dall'Assessore è quello di acquisire ulteriori elementi. Posso accedere, ripeto a malincuore, al rinvio pur non ritenendo che vi siano nuovi elementi da acquisire al riguardo.
Assicuro fin d'ora i colleghi, avvalendomi di un altro comma dell'art.
32 del Regolamento, che fra 60 giorni in ogni caso richiamer definitivamente la proposta di legge in aula per la votazione. Voglio porre dei termini rigorosi perché ci troviamo ormai in fine di legislatura.
Da parte mia fornirò all'Assessore competente, se già non la possiede tutta la documentazione relativa ai Tribunali. Lo invito a riprendere, se lo ritiene opportuno, contatti con il console dell'Ecuador e con tutti gli altri enti e soggetti che avevano accettato di essere consultati dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Ala per aver aderito alla proposta dell'Assessore Nerviani.
Pongo pertanto in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 110, ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere, come preannunciato in chiusura dei lavori di questa mattina, i seguenti provvedimenti all'o.d.g. della seduta odierna: 1) progetto di legge n. 544: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1989".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 32 voti favorevoli e 14 astensioni.
2) Proposta di deliberazione n. 1273: "Definizione dell'accordo integrativo al CCNL parzialmente recepito con la deliberazione del Consiglio regionale n. 1116-10323 del 28/7/1989".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
3) Proposta di deliberazione n. 1272: "Riparto tra le UU.SS.SS.LL. del Fondo Sanitario Regionale di parte corrente a destinazione indistinta Anno 1989. Adozione con i poteri del Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 32 voti favorevoli e 14 astensioni.
4) Proposta di deliberazione n. 1263: "Direttive generali per il rilascio delle autorizzazioni per l'esercizio del commercio ambulante relative all'anno 1990".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
5) Progetto di legge n. 567: "Proroga del termine di cui al sesto comma dell'articolo unico della L.R. 24/3/1986 n. 14 e successive modificazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 35 voti favorevoli e 11 astensioni.
6) Ordine del giorno n. 710 relativo agli interventi per lo sviluppo delle zone montane.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Montagna

Esame ordine del giorno n. 710 relativo agli interventi per lo sviluppo delle zone montane


PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 710, firmato dai Consiglieri Ferro, Bonino, Fracchia, Dardanello, Olivieri e Santoni, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il Regolamento CEE 4253/88 recante disposizioni per l'applicazione del Regolamento 2052/88 per il coordinamento tra gli interventi dei vari fondi strutturali e delle BEI per lo sviluppo e l'adeguamento strutturale delle Regioni il cui sviluppo è in ritardo visto l'art. 4 del Regolamento 4253/88 con cui gli Stati membri sono tenuti ad individuare le zone rurali che possono beneficiare di un intervento della CEE volto a promuovere lo sviluppo delle zone rurali (obiettivo 5 b dell'art. 1 del Regolamento 2052/88) preso atto che in Italia l'individuazione di tali zone rurali è stata effettuata dal Consorzio per l'ambiente rurale assumendo come riferimenti i territori e i Comuni delle Comunità montane e considerando come criteri di selezione quelli indicati nel punto 1 dell'art. 4 del Regolamento 4253/88 e trascurando di considerare i criteri elencati nel punto 2 del predetto art.
4 preso atto altresì che nel calcolo per il Piemonte del reddito pro-capite previsto dall'art. 4 del Regolamento 4253/88 sono stati presi come riferimento i dati globali dei Comuni classificati parzialmente montani falsando in questo modo la realtà oggettiva preso atto infine che lo stesso Consorzio per l'ambiente rurale ha evidenziato che i dati disponibili per la selezione delle zone rurali beneficiarie del Regolamento 4253/88 si riferiscono al 1985 per il calcolo del reddito, al censimento del 1981 per l'occupazione agricola e alle stime dell'Ufficio statistico della CEE sul valore aggiunto e pertanto sono dati in parte approssimativi e in parte superati constatato che in base al criterio seguito solo tre Comunità montane del Piemonte beneficeranno, nella prima fase, degli interventi finalizzati alla realizzazione dell'obiettivo 5 b del Regolamento 2052/88 rilevato che nessuna delle Comunità montane dei territori frontalieri è inserita fra tali zone considerato che l'attuazione dei Regolamenti 2052/88 e 4253/88 non può che reggersi, oltre che sugli indirizzi degli Stati membri, sulle politiche regionali non condividendo i criteri seguiti nell'individuazione delle zone rurali beneficiarie del Regolamento 4253/88 i m p e g n a la Giunta regionale a concordare con il Governo nuovi criteri che: a) consentano un calcolo del reddito tenendo conto dei territori montani e pertanto non considerando nella loro globalità i dati sul reddito dei Comuni parzialmente montani b) consentano una valutazione anche dei criteri indicati al punto 2 dell'art. 4 del Regolamento 4253/88 c) concorrano a produrre indirizzi conseguenti con le finalità e gli obiettivi di sviluppo delle zone frontaliere enunciati negli obiettivi della CEE".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1273: "Definizione dell'accordo integrativo al CCNL parzialmente recepito con la deliberazione del Consiglio regionale n. 1116-10323 del 28/7/1989"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 1273 relativa al contratto di lavoro per la formazione professionale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci. Ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

C'è un problema da chiarire: le risorse finanziarie destinate al fondo di incentivazione e quindi ai progetti predisposti dagli enti - dice la convenzione "saranno sottoposti alla valutazione dell'Assessorato alla formazione professionale" e soltanto alla valutazione di questo Assessorato. E' vero che sono elencati gli indirizzi da seguire, ma a noi sembra opportuno coinvolgere, nella valutazione dei progetti predisposti dagli enti, la Commissione regionale che è istituita ai sensi dell'art. 7 del Contratto collettivo nazionale di lavoro. La Commissione regionale tra i compiti elencati dal Contratto collettivo, ha proprio quello di controllare e verificare l'applicazione degli accordi raggiunti in sede di contrattazione regionale e di controllare e verificare l'attuazione delle procedure e dei processi di mobilità, ma a questo proposito forse viene chiamata in causa. Essa è stata istituita da circa quindici giorni, ma non ha ancora iniziato a lavorare. Il fatto che sia stata istituita è un fatto positivo, ora sarebbe bene che fosse coinvolta anche nell'esame dei progetti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Il Contratto è stato faticosamente elaborato attraverso un confronto a tre, durante il quale sono stati definiti i criteri, cioè le linee politiche che debbono presiedere alla incentivazione. Ho sistematicamente coinvolto le Organizzazioni sindacali e gli enti, intendo continuare in questo coinvolgimento che significa scambio reciproco di consulenza.
Non intendo trasferire a Commissioni tecniche valutazioni che sono di natura amministrativa e di natura politica, che l'Assessorato ritengo debba assumere con responsabilità propria. Questo per tentare di dare una risposta a problemi tanto complessi da essere stati affrontati soltanto in pochissime Regioni in Italia.
Tuttavia assicuro il collega Adduci che non trascurerò, in termini formali, di richiedere un parere tecnico preciso per fatti che sono amministrativi; coinvolgerò sicuramente le organizzazioni dei lavoratori e gli enti interessati nel momento preliminare alla decisione che nell'autonomia che mi compete, dovrò assumere. Fra l'altro, sarei stato ben contento di non dover scegliere alla fine, perché questo è un campo difficile e particolarmente minato, ma non voglio neanche ingannare la gente inventando occasioni diverse da quella che è costituita dalla competenza specifica dell'Assessore che adesso è preposto. Quindi, massimo coinvolgimento sul piano della reciproca consulenza ed autonomia di giudizio finale che assumerò sentendo fino in fondo la responsabilità che la stessa comporta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 544: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1989"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 544.
La parola al relatore, Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'assemblea è invitata al riesame della legge regionale approvata il 6 ottobre scorso, relativa all'assestamento di bilancio di previsione 1989, dopo che la stessa è stata rinviata dal Governo con i rilievi comunicati con nota n. 27062 in data 7 novembre u.s. del Commissario di Governo.
La Giunta regionale ha illustrato alla I Commissione le modalità con cui ritiene di modificare la legge suddetta e l'allegata tabella, al fine di ottemperare nel miglior modo possibile ai rilievi e alle osservazioni del Governo.
Le modifiche che la Giunta propone di apportare al testo precedente consistono innanzitutto nel ridimensionare l'operazione di reimpostazione di alcune spese, escludendo quelle iscritte al cap. 10671 concernenti rapporti pregressi Stato - UU.SS.SS.LL. e limitando la consistenza delle spese rinviate all'esercizio finanziario 1990 a quelle giustificate dai tempi tecnici di attuazione delle stesse.
Riportata a termini formalmente accettabili, l'incidenza di tale operazione sull'equilibrio del bilancio scende da 158 miliardi a 94 miliardi. Per il recupero dei restanti 64 miliardi indispensabili al pareggio, la Giunta propone di utilizzare la cosiddetta "partita zoppa" relativa ai capp. 968 dell'Entrata e 8988 della Spesa, per la somma di L.
49 miliardi.
Sono poi previste una maggiore entrata di 5 miliardi al cap. 2340 (Entrate varie ed eventuali) e minori uscite di 5 miliardi al cap. 12760 (relativo ai residui perenti reclamati dai creditori relativamente a spese di investimenti) e di altri 5 miliardi al cap. 12800 (relativo al fondo di riserva per le spese obbligatorie). Modeste variazioni e aggiustamenti tecnici riguardano altri quattro capitoli dell'Entrata e altri 28 capitoli della Spesa.
La I Commissione ha approvato a maggioranza la proposta della Giunta riconoscendone le motivazioni di necessità in relazione alle rigide condizioni della finanza regionale ed agli stretti termini temporali a disposizione che non consentono operazioni di diverso respiro e di maggiore qualificazione. Non è possibile infatti nascondere l'evidenza di una situazione di bilancio estremamente pesante, il cui equilibrio, peraltro imprescindibile, è ottenuto con mezzi che se pure mantenuti entro limiti in cui si ritiene salvaguardata la legittimità formale, non possono non destare preoccupazioni, specialmente nella previsione delle aggravate difficoltà che dovranno essere affrontate all'atto della predisposizione del bilancio 1990 e ancor più, se non interverranno novità sul piano legislativo, nella prossima legislatura.
La scelta di un'impostazione che avevamo definito di trasparenza e di responsabilità, attuata dalla Giunta e da questo Consiglio con l'approvazione del 6 ottobre scorso, aveva lo scopo di evidenziare in modo anche dirompente le condizioni insostenibili delle finanze regionali.
Potevamo prevedere che il controllo di legittimità non potesse accogliere tale impostazione, obbligandoci alla ricerca di modalità che potessero non contraddire formalmente alle norme e alla prassi amministrativa corrente.
Ma la denuncia che tale scelta sottintendeva resta in tutta la sua validità. Potremmo anche rimbalzarci, in questa assemblea, le responsabilità per aver dato in anni vicini o meno vicini l'avvio a una gestione il cui peso non può essere retto dalle risorse di cui disponiamo o di aver tardato fino ad ora a mettere coraggiosamente in tavola le carte comprovanti la reale situazione di un bilancio che può conseguire il proprio equilibrio soltanto a prezzo di gravi difficoltà.
La sostanza della realtà però resta; caso mai c'è da stupirsi che tutte le Regioni, e più in generale tutte le forze politiche che in passato avevano fatto della politica regionalistica il fulcro per lo sviluppo economico e democratico del nostro Paese, non reagiscano in modo forte ed univoco per pretendere un rilancio, e non l'affossamento, dell'istituto regionale, rilancio che non può non fondarsi su una diversa distribuzione delle risorse che dia alle Regioni la capacità di assolvere alla loro funzione costituzionale.
Queste sono le valutazioni credo unanimi con cui la I Commissione accompagna un documento che, pur nell'aridità di un'elaborazione tecnica rivela condizioni politiche preoccupanti ed esige da parte di tutti specialmente dagli organi centrali dello Stato, la presa di coscienza della necessità di profonde riforme e di radicali interventi, pena la perdita definitiva di credibilità non solo dell'istituto regionale, ma di tutto l'assetto democratico dello Stato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

L'assestamento al bilancio approvato dal Consiglio è stato fatto oggetto di osservazioni da parte del Governo, così come ha già relazionato il Consigliere Martinetti.
Le osservazioni, che ci sono state notificate l'8 novembre con il provvedimento di rinvio della legge a nuovo esame del Consiglio, sono note.
In sostanza, venivano contestate le operazioni di minore reimpostazione di fondi statali che erano state operate relativamente ai fondi FIO e al Fondo Sanitario Nazionale. Sottolineo con forza che quell'operazione consisteva nell'indicare con trasparenza uno sbilancio di 158 miliardi, coperto con le minori reimpostazioni.
Preso atto delle osservazioni formulate dal Governo, che peraltro non hanno aggiunto nulla a quanto già sapevamo e avevamo correttamente denunciato, in coerenza quindi con la linea che abbiamo scelto, abbiamo sollecitato un confronto con il Governo stesso al fine di superare l'impasse che si era venuta a creare. Non abbiamo, cioè, ritenuto di dover procedere a delle riduzioni nella convinzione che tutti i tagli possibili erano stati presi in esame in occasione della formulazione dell'assestamento stesso, e stante la nostra particolare situazione finanziaria riferita appunto ai fabbisogni minimi: sarebbe stato anche poco credibile e poco dignitoso individuare a distanza di pochi giorni quelle strade che non abbiamo ritenuto percorribili nell'impostazione precedentemente data.
Nel rispetto dell'impostazione precedente abbiamo invece proposto che pur mantenendo quella trasparenza alla quale è ispirata la linea politica di cui abbiamo condiviso l'impostazione, l'imputazione delle poste a bilancio fosse più corrispondente alle osservazioni che il Governo ci aveva formulato.
La manovra consiste nella riduzione da 130 a 94 miliardi delle minori reimpostazioni sui fondi FIO di cui appunto si è parlato e nel ripristino di quei 28 miliardi sul Fondo Sanitario Nazionale che non avevamo reimpostato nella precedente proposta. La differenza è quindi di 64 miliardi ed è stata coperta con l'introduzione di una "partita zoppa" sui fondi assegnati per il Po con una iscrizione in entrata di 59 miliardi e una corrispondente iscrizione in uscita di soli 10 miliardi, creando appunto una differenza di 49 miliardi. Abbiamo poi ridotto, come ha già ricordato il collega relatore, 5 miliardi sul Fondo di riserva per le spese obbligatorie, altri 5 miliardi sul Fondo residui perenti ed inserito una iscrizione in entrata di 5 miliardi perché sono intercorse nel frattempo non solo delle corrispondenze, ma anche delle deliberazioni da parte di alcuni Istituti bancari (San Paolo e Cassa di Risparmio di Torino) e della Camera di Commercio di Torino, per un contributo alla Regione per la ristrutturazione di Villa Gualino di circa 5 miliardi. E' evidente che il problema di sostanza relativo al disavanzo rimane tuttora aperto, ma a questo proposito possiamo fare almeno due ordini di considerazioni.
Innanzitutto abbiamo avviato in sede istituzionale attraverso il Ministro Maccanico una verifica circa la fattibilità dell'accensione di mutui a ripiano del disavanzo in valuta estera, anziché valuta italiana.
Questa soluzione, qualora dovesse essere spinta alle migliori condizioni internazionali oggi esistenti, consentirebbe di giungere quasi al raddoppio della nostra capacità di indebitamento. Naturalmente c'è il rischio del cambio, quindi dovrebbe essere trovata una soluzione per le opportune e sufficienti garanzie.
Il rinvio ai prossimi esercizi dell'attuale problematica finanziaria dovrebbe consentire di affrontare questi problemi collocandoli attraverso una visione di carattere più generale che è quella che ha già ricordato il collega Martinetti, e cioè nello scenario relativo alle problematiche della riforma della finanza regionale.
Non ho altro da aggiungere, soprattutto in considerazione della discussione che avremo a breve con la predisposizione del bilancio 1990.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il nostro Capogruppo ha avuto occasione di dire in Commissione, quando si discuteva dell'assestamento, che siamo ormai al capolinea, intendendo dire che quando si è al capolinea si scende e si deve tornare indietro.
D'altronde a noi sembra che i dati dicano ancora una volta che occorre cambiare strada. Ma innanzitutto noi vogliamo sottolineare un aspetto: l'atteggiamento del Governo lascia semplicemente sconcertati. Rinviando l'assestamento, con la sua nota del 7 novembre diceva testualmente il Commissario del Governo: circa l'art. 2 "sussiste illegittimità sia sotto il profilo contabile che giuridico..." e "la complessiva situazione finanziaria regionale, come già evidenziato in sede di esame del bilancio 1989, necessita di una tempestiva azione di riequilibrio tenuto anche conto che parte delle somme a destinazione vincolata reimpostate in bilancio 1989 risultano già impropriamente finanziate con mutui a pareggio di bilancio".
Se le parole hanno un senso, il Governo sostiene che non ci sono 158 miliardi da coprire, ma altre decine di miliardi di spese da finanziare con entrate proprie e non con mutui. Per cui si passavano e si passano abbondantemente i 200 miliardi di scopertura.
Un fatto emerge da questo comportamento del Governo: se si fanno le cose in modo chiaro, come noi abbiamo chiesto, il Governo in prima istanza boccia; se invece fosse stato nascosto il tutto, come si è sempre cercato di fare, avrebbe tranquillamente messo il suo timbro sul documento di bilancio. Ma in effetti è cosa dice il Governo che ci lascia esterrefatti per la scorrettezza del suo comportamento: "se anziché 158 miliardi, ne denunciate solamente 93 o 94 ed il resto lo nascondete, per noi questo documento diventa automaticamente legittimo".
Il relatore Martinetti non ha potuto fare a meno di sottolineare questa incongruenza del comportamento governativo. E' del resto quanto noi denunciamo da tempo e da tempo noi abbiamo preso iniziative conseguenti in Consiglio regionale. Ricordo quelle in occasione della discussione del bilancio 1988, con la presentazione tra l'altro di un ordine del giorno puntuale, in cui ci sforzavamo di indicare un percorso per trarre la Regione Piemonte, quella che ci tocca da vicino, ma anche tutto il sistema regionale italiano, dalla grave crisi in cui si trova già da almeno due o tre anni e che adesso si è ulteriormente aggravata. Indicavamo punti precisi di confronto con il Governo: per esempio, la richiesta del consolidamento dei mutui, che la Regione ha contratto quasi sempre per fornire risorse all'intera comunità piemontese. Pertanto possiamo dire al collega Martinetti, di cui apprezziamo la relazione puntuale, quando afferma: "finalmente le carte le mettiamo in tavola", che da tempo noi queste carte le abbiamo scoperte, i conti li abbiamo fatti ed abbiamo cercato di mettere in evidenza quella che è la reale situazione del bilancio della Regione Piemonte.
Su altre osservazioni di carattere generale del collega Martinetti siamo d'accordo. Quando sostiene, per esempio, che se si continua su questa strada non si fa altro che mortificare un'articolazione fondamentale ed essenziale del nostro Stato repubblicano. Lasciateci quindi dire che certo non solo grazie a noi, ma anche garanzie alle nostre iniziative, un po' di chiarezza si è fatta. Aggiungo anche grazie ad un confronto positivo che si è instaurato tra l'opposizione comunista e gli Assessori che si sono succeduti nella responsabilità delle finanze e del bilancio all'interno della nostra Regione: prima con il compianto Assessore Turbiglio e successivamente con l'attuale Assessore Croso. Il settore del bilancio è uno dei pochissimi settori in cui è stato possibile un confronto reale serio, su problemi di grande rilevanza, nel rispetto dei ruoli che ognuno deve svolgere: ruolo di governo da parte degli Assessori, ruolo di controllo, di proposte e di stimolo da parte nostra.
Vogliamo anche sottolineare come la disinformazione è ancora tanta forse troppa. A me sembra che questa disinformazione non sia solo della stampa e dei mass media, che stranamente se la prendono sempre per gli sprechi con il sistema delle Autonomie, con le Regioni, senza compiere un'analisi seria su come si evoluta la spesa pubblica, a partire dalla spesa governativa. Certamente la disinformazione è ancora tanta, ma ormai il "re è nudo", e il "re nudo" ci ha costretto a misurarci con i problemi veri. Possiamo anche aggiungere che se qualcuno ci avesse ascoltato un po' di tempo fa, senza alimentare - come abbiamo dovuto constatare - polemiche sterili, qualche risultato avremmo potuto già coglierlo. Per esempio cominciare prima ad avviare un confronto serio con il Governo, sui problemi veri e reali della finanza regionale.
Ci sono 158 miliardi da coprire, e il resto? Probabilmente c'è ancora una sovrastima di entrate ed una sottostima delle spese. Basti pensare alla formazione professionale, che rimane un problema gravoso. C'è il problema (che andrebbe verificato) dei 5 miliardi di residui perenti che vengono cancellati. Non sono un altro aggravio che rinviamo a chi tra qualche mese succederà nel governo della Regione? Il nodo vero è che cosa ci si troverà a partire dal bilancio 1990, che dovremo esaminare tra poche settimane.
Si dice che per arrivare al pareggio occorre stipulare 150 miliardi di mutui. Ma stipulare questi mutui significa gravare dall'anno successivo sulla spesa corrente per altri 20 miliardi all'anno. Inoltre con la ristrutturazione della pianta organica della Regione si propone di assumere altri 200/300 nuovi dipendenti; e i soldi? Ma soprattutto ci sono settori fondamentali di attività della Regione privi di risorse. Si è salvaguardato, in parte, il settore dei parchi; ma i settori dell'artigianato, del commercio, del turismo, tutte le competenze proprie della Regione vivacchiano oramai da troppi anni. Alla fine non si capirà perché si debba mantenere una struttura costosa come le Regioni se non ci sono le risorse per intervenire in settori trasferiti alle Regioni. Emerge che il fondo comune è del tutto insufficiente, come da anni abbiamo cercato di mettere in evidenza, e non può più garantire nemmeno il funzionamento normale della Regione.
C'è la partita della sanità, che presenta un problema di fondo. E' governata questa spesa? Ci sono i rendiconti delle UU.SS.SS.LL.? Non abbiamo, di fatto, un pareggio fittizio mentre le altre Regioni denunciano un deficit. Il problema è di conoscere realmente la situazione della spesa sanitaria, se si è o meno in pareggio. Rispetto a qualche anno fa ci sono delle innovazioni importanti. Se esiste un deficit, questo deve essere coperto dalle Regioni. Noi non siamo d'accordo che lo Stato cerchi di accollare alle Regioni questi oneri, non vediamo come le Regioni possano reperire le risorse necessarie. Ormai il tema è diventato di grande attualità ed è urgente conoscere la situazione reale della spesa sanitaria.
In una situazione meno drammatica, prima della chiusura del ciclo amministrativo precedente, nell'estate del 1984 abbiamo svolto un ampio dibattito con l'Assessore Bajardi in Consiglio regionale sulla spesa sanitaria in Piemonte. Era emerso che in Piemonte la spesa sanitaria era stata tra le meglio gestite nell'intero Paese, e avevamo i dati per poter dire che essa era comunque sotto controllo. Oggi non siamo in questa condizione. Dobbiamo consegnare anche questa incognita a chi subentrerà dopo le elezioni? A me pare che anche su questo versante sia necessario un confronto in Consiglio regionale per verificare qual è la vera situazione di un settore che copre circa i 4/5 della spesa regionale.
Di certo sappiamo, per ora, che dobbiamo restituire a Roma qualche miliardo.
La disinformazione, dicevo, è molta. Ho letto su "La Stampa" questa mattina che "esistono scarsi margini di manovra delle spese libere". Ma di margini non ce ne sono più! Le risorse libere non bastano nemmeno a coprire le spese necessarie alla sopravvivenza della Regione! Dice ancora "La Stampa": "lo Stato chiede bilanci in pareggio reale"; ma non è così! Il Governo non si è mai preoccupato di fare un'analisi seria dei bilanci. Non credo sia solo per incompetenza. Non si è mai voluto verificare qual è la situazione reale dei bilanci delle Regioni che pur doveva approvare (operazione molto facile, se siamo riusciti a farla noi con una piccola calcolatrice). Il Governo deve comunque sapere qual è la situazione reale dei bilanci delle Regioni.
Dalla Regione Piemonte, ora, va rivendicato un merito: di aver messo sul tavolo la propria reale situazione finanziaria, che corrisponde a quella di buona parte delle Regioni italiane.
Noi continuiamo a criticare la Giunta per il modo con cui disperde le poche risorse, e per non aver riqualificato la spesa. Non abbiamo sostenuto che la causa del dissesto sia imputabile solo alla Giunta regionale. Ci siamo sempre sforzati di capire le ragioni delle difficoltà. Troppo spesso invece è stata alimentata una polemica sterile, basata sulla disinformazione. In effetti quattro-cinque anni fa - lo vogliamo ricordare la situazione era diversa, sostanzialmente diversa dal punto di vista dell'equilibrio finanziario. Allora bastava accendere i mutui, che la Regione poteva contrarre perché esistevano le disponibilità e il pareggio era immediatamente raggiunto. Rimanevano, anzi, dei margini ulteriori di manovra. Oggi non è più così. Esistono responsabilità della Giunta regionale per iniziative non prese. Così è peggiorata, oggettivamente, la struttura della finanza regionale. Personalmente mi meraviglio di come mai in tutti questi anni, non sia stata assunta un'iniziativa adeguata dalle Regioni verso il Governo per far emergere il problema delle risorse in tutta la sua evidenza, se si volesse usare una parola più pesante, in tutta la sua drammaticità.
Disinformazione c'è da parte dei mass media. Non si sottolinea mai, per esempio, che in questi anni le entrate tributarie dello Stato sono sempre aumentate di due, tre, perfino quattro volte rispetto al tasso di inflazione programmato e che solo le Regioni e il sistema delle autonomie hanno dovuto usare la lesina e contenere l'aumento di spesa all'interno del tasso di inflazione programmato, sempre inferiore al tasso di inflazione reale. Occorrono quindi iniziative adeguate se non vogliamo consegnare alla prossima legislatura una situazione semplicemente disastrosa. Il rientro del deficit era ed è impossibile, la maggioranza propone solo dei ripieghi i mutui, tra l'altro, non potranno mai per legge coprire la parte di spesa corrente che non è coperta dalle cosiddette entrate libere. Questo è un dato oggettivo ed il Governo lo sa o lo dovrebbe sapere. E' importante porre con forza il problema della riforma della finanza regionale, quale strumento indispensabile al corretto funzionamento delle Regioni. Le proposte giacenti, però, sono insufficienti, sia quella del Governo, sia quella elaborata dalla Conferenza delle Regioni. Si richiedono allora contestualmente, proprio a partire dai dati del nostro bilancio, delle iniziative e degli interventi urgenti. Noi alcuni li avevamo già indicati: ad esempio, il consolidamento del debito. Certo, ci vuole un fronte comune delle Regioni verso il Governo per affrontare il consolidamento del debito nel quadro di una rinegoziazione complessiva dei mutui anche con l'accesso al mercato internazionale. Questo permette indubbiamente di ridurre gli oneri per l'ammortamento dei mutui stessi, ma occorre contestualmente un'iniziativa da parte delle Regioni perché lo Stato, come fa per il sistema economico, garantisca le Regioni contro i rischi di cambio altrimenti ho perfino dei dubbi che possa essere legittima un'operazione del genere. Ci impegneremmo per delle quote di ammortamento non prefissate che nel tempo potrebbero cambiare a seconda della fluttuazione dei cambi.
Queste sono le poche cose che noi volevamo dire, alcune le ripetiamo da diverso tempo. Forse se ci incamminavamo con maggiore decisione due anni fa su questa strada qualche risultato potevamo già averlo ottenuto, e forse avremmo già un fronte cosciente delle Regioni in grado di aprire un confronto serio con il Governo e il Parlamento sulla situazione grave in cui versa la finanza regionale.
La speranza, dicono, è l'ultima a morire. Noi la nostra parte cercheremo di farla ancora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, le modifiche che la Giunta ha proposto all'assestamento 1989, a seguito del rinvio da parte del Commissario del Governo del documento, formalmente sanano un'impostazione che il Governo non ha condiviso sotto il profilo della legittimità, ma diciamo che non modificano la sostanza della situazione del bilancio della Regione. La cifra in contestazione, almeno dal documento di rinvio del Governo, ammontava a circa 158 miliardi, quello che hanno ricordato il Vicepresidente della I Commissione, Consigliere Martinetti, l'Assessore Croso e il Consigliere Biazzi. Consideravamo in Commissione come questa somma raggiunga quasi i livelli della spesa disponibile della Regione per il 1989 (siamo poco sotto). Questo deve farci riflettere, anche se in termini grossolani, ma sostanzialmente reali, su alcuni dati di fatto di cui dobbiamo prendere atto e cioè che quasi l'intera posta disponibile della Regione siamo costretti a finanziarla in maniera impropria. Non solo ma anche parte della spesa corrente la finanziamo attraverso l'indebitamento e non attraverso i trasferimenti. Questa è la situazione classica per cui in un'azienda o si trova un nuovo socio finanziatore che ripiana i vecchi debiti e che porta dei soldi freschi per fare gli investimenti oppure si pensa come cambiare mestiere, come chiudere senza troppi danni. Noi non possiamo farlo, ma la realtà è questa, che non deriva però - diciamolo chiaramente - dalle scelte di questa o quella amministrazione, di questa o quella Giunta, di questa o quella maggioranza.
Un dato per tutti, che è giusto ricordare, anche se non è il più rilevante perché è un dato che non appartiene solo al passato, ma purtroppo se non si modifica in qualche cosa apparterrà anche al futuro, è il seguente. La situazione a spesa bloccata di per sé peggiora ogni anno e peggiorerà ancora, perché sappiamo bene che i trasferimenti non sono ancorati al tasso effettivo di inflazione, bensì a quello programmato, il che significa che c'è un differenziale fisso annuale che, pure integrandosi in cifre assolute di trasferimenti, significa minori trasferimenti mentre le spese crescono pure quelle normali senza nessuna follia, al livello del tasso reale d'inflazione. Quindi ogni anno c'è un differenziale che pure a spesa ferma peggiora la situazione, I soldi costano: attualmente i tassi sono dell'ordine del 13-15%, speriamo che migliorino, ma non credo vista la situazione di quest'anno.
Questo non è un problema di volontà politica, non è un problema di maggioranze, ma direi che è un problema complessivo di finanza regionale l'abbiamo detto tante volte, lo ripetiamo non soltanto per un obbligo rituale in questa occasione. Ancora una volta diciamo che se non si affronta strutturalmente il problema della finanza regionale nel suo complesso, la situazione non può che peggiorare qualunque sia la volontà e la miglior volontà delle maggioranze, delle Giunte, delle amministrazioni.
Sono tre i nodi e il Consigliere Biazzi ne ha ricordato uno in particolare, ma io direi che i punti di attacco sono sostanzialmente tre: il debito pregresso, i trasferimenti sufficienti quanto meno al funzionamento ordinario dell'ente e gli strumenti per finanziare la spesa disponibile, per finanziare le leggi che la Regione deve necessariamente fare, per finanziare la programmazione della Regione perché quel poco che si fa, si finanzia attraverso il FIO e non si finanzia attraverso fondi regionali e quindi è una programmazione mediata con la volontà del Governo.
Certamente non è una programmazione sotto il profilo del finanziamento direttamente alimentata dalla volontà e dalle sostanze della Regione.
L'anno prossimo questa legislatura vedrà la sua fine e con una battuta fatta in Commissione dicevo: "Essendoci soltanto sei mesi di gestione piena, perché le elezioni e la conseguente formazione delle Giunte porteranno via un certo numero di mesi, speriamo che le elezioni coincidano con una sorta di anno sabbatico della spesa". Non è vero, ma facciamo finta che sia così e che, quindi, almeno l'anno prossimo possa esserci un raffreddamento complessivo, anche se non vedo dove si possa contrarre la spesa regionale.
Certamente non lasciamo ai nostri successori sotto il profilo finanziario una situazione allegra, ma credo che - almeno questo bisogna riconoscercelo - lasciamo come maggioranza e come Giunta, ma direi come patrimonio dell'intero Consiglio, una situazione chiara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Non intervengo sulle problematiche emerse da questo riassestamento anche perché non vi sono tante altre cose di più da dire di quanto non sia stato già detto in occasione della discussione sul bilancio di previsione già assestato poco tempo fa.
Intervengo brevemente per ribadire la posizione politica che noi missini rappresentiamo fuori dal cosiddetto "arco delle combinate di governo a tutti i livelli", e cioè il convincimento dell'inutilità della Regione.
A che cosa serve la Regione? E' vero che essa rappresenta un momento di vassallaggio politico nei confronti dello Stato? E perché mai la Regione deve amministrare un proprio bilancio, oltre all'ovvia necessità di amministrare la cosiddetta parte corrente, l'ordinaria amministrazione, il personale e taluni servizi direttamente gestiti? Allora, parlando di queste cose, dell'assestamento cioè, la collega Minervini diceva giustamente che si tratta soltanto di una contrapposizione fra le ragioni del Governo centrale e quelle della politica regionale, come per significare che si tratta quasi di questioni fra potentati che non hanno più spazi concreti nell'ambito delle risorse dello Stato da gestire per rendere credibile ci che ormai è alla conclusione di un ciclo epocale. Ecco perché la nostra posizione non vuole essere una posizione critica intanto che il Commissario del Governo ha cassato l'assestamento precedentemente approvato dalla maggioranza di questo Consiglio, poiché le ragioni del Commissario del Governo, come giustamente ha detto anche il Consigliere Biazzi, non ci convincono del tutto. Sono ragioni pedagogiche, come quando un docente non avendo in mente di bocciare tutta quanta la propria classe, pur arrabbiandosi e facendo le cosiddette note, alla fine per non fare brutta figura cerca di rabberciare il rapporto e dice: "No. Si corregga in questo modo", e poi: "Anziché dare il voto, darò il giudizio". Scusatemi l'analogia che tutto sommato non è fuor di luogo.
Allora, il Gruppo MSI-DN dice che aveva avuto ragione quando denunciava nel bilancio di previsione cose previste e che non si sarebbero potute realizzare. E avevamo ragione quando abbiamo individuato nella manovra di assestamento il tentativo di ripiegare scientemente su cose di cui si era già fatta la programmazione prima. E' come quando si danno gli appalti per le opere pubbliche e il capitolato è steso in una certa maniera con il maggiore ribasso, tanto per far vincere l'appalto a chi comunque, anche quando si concorre a buste chiuse, deve vincerlo. Poi c'è la revisione dei prezzi e c'è l'aggiornamento degli stessi, per cui alla fine la spesa è tutt'altro che quella preventivata dalla cattiva amministrazione delle pubbliche risorse.
Mi pare che anche il Consigliere Santoni abbia detto, da par suo, cioè con la dignità che gli compete, che siamo proprio alla resa dei conti.
Dunque, al Movimento Sociale Italiano certamente non si può pensare di chiedere alcuna acquiescenza. La nostra opposizione, anzi, è motivata da ragioni che vanno oltre le questioni della contrapposizione meramente politica.
Siamo davvero in attesa (siccome il concorso è generale, anche oltre i confini della Nazione) che da qualche parte qualcuno lo Stato voglia davvero costruirlo, perché la collettività ne abbia ad ottenere concreti vantaggi, una volta per tutte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi, da molte legislature, in occasione degli assestamenti dei bilanci di previsione, si svolge un rito doloroso complesso, nel quale stentiamo a far sentire una voce forte e alta. C'è il rischio - parafrasando Cesare Pavese - di "scendere nel gorgo muti".
Occorre, lo diciamo spesso, considerare che procedendo per questa strada (il collega Santoni lo indicava con estrema chiarezza) anche restando fermi ormai abbiamo un sostanziale restringimento della nostra operatività. C'è quindi qualcosa che dev'essere fatto valere, pena vedere marginalizzato definitivamente il nostro ruolo. Penso che nessuno di noi voglia fare il becchino della Regione o restare qui per ricevere semplicemente gli emolumenti a fine mese. Ciò che mi preoccupa molto è che dinnanzi a complesse manovre che sono state fatte, anche con intuizioni molto importanti come quelle che l'Assessore Croso ha indicato, noi stentiamo a far diventare un tutt'uno l'operatività politica, gli obiettivi, i programmi, rispetto agli elementi finanziari. Quando in quest'aula elaboriamo nuove leggi, pensiamo al recupero di strutture in termini di personale, ma nel contempo dobbiamo trattare una situazione finanziaria che non è più che di raschiamento del fondo del barile. C'è quindi una forte menomazione anche di un minimo di capacità di operare da parte della Regione, proprio perché vi sono trasferimenti collegati a meccanismi improponibili che ledono quello che può essere un significativo spazio di autonomia.
Siamo quindi in una situazione che un'azienda considererebbe già di grave allarme e che dovrebbe portarla a decisioni drastiche in una direzione o nell'altra.
La nostra situazione di insolvenza o di fallimento sarebbe quella di non rispondere ai bisogni della società. Non dobbiamo però arrivare a quel punto, ma l'azione un po' disperata che compiamo deve cercare di avere delle voci esterne a quest'aula capaci in qualche modo di far sentire che se questo istituto ha un suo significato, se questo ente ha un suo valore devono essere pensate altre risposte.
Ritengo che l'introduzione della verifica della possibilità di accendere mutui sul mercato internazionale, quindi su situazioni di maggiore convenienza per quanto riguarda i tassi di interesse ed anche più realistiche rispetto alla inflazione reale, sia un elemento importante.
Non è decisivo perché è solo un ulteriore elemento di capacità di indebitamento che alla fine porterà comunque ad un punto di rottura: significa rinviare il giorno della resa dei conti un po' più in là, ma si spera sempre che quel giorno possa vedere un ripensamento a livello centrale del ruolo delle Regioni.
Non direi nemmeno che è complesso ricorrere al mercato internazionale sempre che non sia illegittimo per altri aspetti. Le medie e grandi imprese operano avendo anche loro problemi di programmazione di bilancio e quindi non potendo restare alla mercé di oscillazioni di cambi molto forti (tra l'altro, all'interno del sistema monetario europeo abbiamo alcune fasce di garanzia); credo però che sia anche agibile una forma di tutela di garanzia, di assicurazione per la variazione dei cambi che potrebbe essere l'elemento critico. Non so cosa diranno le banche piemontesi o italiane di questa nostra operazione, sicuramente non saranno molto felici però è un anticipo dell'abbattimento delle barriere fisiche ai movimenti dei capitali che nei prossimi anni vedranno la loro materializzazione.
E' una strada interessante che io consiglio all'Assessore di percorrere con coraggio, almeno nella ricerca della sua fattibilità. E' vero, alla fin fine noi dobbiamo consegnare alla prossima legislatura una situazione che sia almeno tenuta in piedi con chiarezza, che permetta alla prossima amministrazione di partire da un punto in cui l'equilibrio è certamente complesso, con elementi di precarietà, ma almeno sappiamo quali sono le basi di partenza. Fa onore alla Giunta e all'Assessore lo sforzo di presentare una situazione tale da capire quali spazi ci sono.
Concludo dicendo che la prossima legislatura dovrà fare i conti in modo decisivo con questa possibilità di spesa, per programmare, per operare, per fare. Non è tutta nella spesa la nostra operatività, ci sono molti altri ambiti nei quali il nostro ruolo è importante e possiamo farlo valere.
Possiamo far avere alla spesa stessa una ricaduta più ampia nel modo con cui la indirizziamo rispetto ai progetti specifici di intervento recuperando dei fattori che altrimenti andrebbero non utilizzati e dispersi.
Tuttavia siamo ad un passaggio cruciale: con la prossima legislatura si determinerà una reale volontà dello Stato di configurare le Regioni in modo tale da renderle capaci di affrontare le sfide dell'unità europea che avanza e che vede gli altri Stati europei dare agli Enti Regione una forza particolare.
La settimana scorsa ci siamo incontrati con la Regione francese Rhone Alpes ed abbiamo potuto verificarne l'aggressività, la capacità di operare i minori vincoli rispetto a noi di cui beneficiano le Regioni francesi. La Germania è una repubblica federale composta di Lander che sono estremamente più liberi delle nostre Regioni.
Questa realtà deve costringere il nostro Paese a prendere una rapida decisione circa il ruolo delle proprie Regioni, se non vogliamo essere il fanalino di coda, affinché le Regioni possano essere un elemento di propulsione al processo di sviluppo dell'intero Paese.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola ha facoltà di replicare il Presidente della Giunta regionale, Vittorio Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vorrei ripetere le stesse cose che sono state dette in occasione della votazione dell'assestamento e richiamarmi alle molte altre che dall'Assessore Croso al relatore Santoni, con ampiezza di indicazioni così come gli interventi che si sono consumati or ora, hanno riproposto all'interno del Consiglio regionale.
In chiave di estrema sinteticità vorrei dire che questa situazione è comune a tutte le Regioni. Lo ha ricordato con molta capacità riflessiva e con approfondimento il collega Biazzi.
Il discorso è noto, riguarda la legge finanziaria, la riforma delle autonomie, l'autonomia impositiva: si sta muovendo qualcosa.
Insieme alla legge finanziaria - ne parlavo l'altro giorno con il Ministro Maccanico - c'è una leggina che dovrebbe recuperare degli spazi alle Regioni, ad esempio, la possibilità di accesso alla Cassa Depositi e Prestiti, ed ancora lo stesso Ministro delle Finanze avrebbe dato ampie assicurazioni circa la possibilità di procedere nel disegno di legge riguardante la capacità impositiva delle Regioni offrendo altri comparti entro i quali tentare di cogliere qualche elemento.
Vorrei solo che il prossimo futuro ci consentisse, senza appesantire ulteriormente il gravame che già pesa sui contribuenti italiani, spazi e momenti di manovra per i quali, davanti a grandi esigenze, per una comunità quale quella della Regione, si possa tentare, magari anche con carattere di straordinarietà, di dare delle risposte.
Le Regioni sono state, in parte, mutilate economicamente dalla legge finanziaria, pur essendo state conferite alle stesse delle capacità di recupero, ad esempio, sul bollo dell'auto. Abbiamo però registrato che il Governo dovendo tentare la riduzione di un appesantimento che era veramente grande ha trovato il modo di recuperare una parte di questo denaro dalle somme che erano state di fatto conferite o potenzialmente affidate come recupero alle Regioni. Mentre prima avevamo il 50% di quanto avrebbe stabilito lo Stato, adesso siamo stati ridotti al 45%. E' un'ipotesi che ancora non ha avuto definizione, ma nei prossimi giorni verrà decisamente proposta. Quest'anno per la prima volta nella manovra finanziaria è stato affidato un maggiore recupero di denaro dalle Regioni a Statuto speciale che avendo ricevuto di più hanno registrato una determinazione del Governo in un qualche recupero che ha prodotto malcontento nelle stesse Regioni.
Noi ci siamo adeguati, come ci è stato possibile, alla nota del Governo. Ad esempio, ci siamo adeguati riconoscendo che quel recupero che noi affidavamo a circa 27 miliardi nella precedente nota calcati sulla sanità li abbiamo lasciati perdere per strada, pur tentando comunque il recupero da altre poste che noi sapevamo con certezza di non spendere entro il 1989.
Certo, il Governo ha appesantito questa situazione, il Governo sa, e sapeva, qual è la situazione reale delle Regioni, tant'è che anche negli ultimi bilanci - e l'opposizione ci ha richiamato più volte su questo piano dopo averci detto che il bilancio era totalmente negativo, ce lo approvava regolarmente.
Questa volta il Governo è andato un po' più in là, ci ha restituito l'assestamento proprio nella fase finale di gestione di questa legislatura creandoci qualche difficoltà. Bisognerebbe cercare di capire, ad esempio il significato dell'ordinanza di restituzione dell'assestamento da parte del Governo, che può essere affidato alla seguente affermazione: "richiamando altresì attenzione organi regionali su disposto art. 37 secondo comma, legge regionale di contabilità 29/12/1981, n. 55 che consente cessione provvisoria parte bilancio non censurato". Di fatto, il Governo ha detto: "Quelle parti che voi non avete toccato, che non ricadono nei 158 miliardi, li potete spendere". Se la manovra generale era rivolta a recuperare una situazione relativamente atipica - impropria direbbe il Consigliere Santoni, zoppa lo diciamo noi con spirito estremamente realistico - non si riesce a capire come si sarebbe potuto tentare quel percorso, che poteva anche essere conveniente per altri aspetti e poi dover dare la risposta alla manovra complessiva che ci veniva richiesta.
Abbiamo avuto un incontro con il Ministro Maccanico e devo dire a tutte lettere, proprio per senso di responsabilità e non per mero convenevole che egli è, non dico uno dei pochi perché sarei irriguardoso nei confronti del Governo, ma uno di quelli che crede ancora al ruolo delle Regioni e che per quanto è possibile cerca di aiutarci. La delegazione del Piemonte si è confrontata e ha detto al Governo che nella sostanza (al di là delle 380.000 lire che ha la Regione Piemonte rispetto ai 6 milioni per persona che ha la Regione Valle d'Aosta, laddove però il peso è assai più forte per la mancanza di Prefetture, Province, ecc.) l'esigenza di fare lievissimi passi in avanti per consentirci un respiro sarebbe un atto dovuto.
Soprattutto perché, su 7.000 miliardi (non è cosa da poco, rappresentano il 10% del bilancio della FIAT Auto), 5.000 sono affidati alla sanità. Siamo nella condizione di impegnare nelle spese di investimento soltanto 180 miliardi, dei quali larga parte sono coperti da capitoli che si chiamano spese di investimento, ma in realtà rispondono a situazioni consolidate quali quelle, ad esempio, della formazione professionale. Ciò vuol dire che questa Regione, che si confronta al suo esterno con una società che è di grande vivacità, di grande manovra, che sul piano dell'imprenditoria corre velocità elevate, si trova nella condizione di non poter gestire le cose che dovrebbe poter gestire soprattutto per la formazione professionale avendo alle spalle 2-3.000 persone coinvolte in questo discorso.
Abbiamo detto in modo estremamente franco al Ministro che l'ipotesi di far scorrere delle somme aveva semplicemente il valore che ha chi gestisce delle cose a casa sua. Eravamo alla presenza di una cambiale, che è un titolo esecutivo, un "pagherò", di un assegno che un tempo comportava, se non onorato, l'arresto, e poi avevamo una "tratta".
Abbiamo cercato di far scorrere la tratta chiedendo alla cortesia dell'interlocutore Governo di consentirci di pagarla con qualche mese di distanza. Alla fine direi che le cose viste in termini di estrema chiarezza sono poi queste.
Abbiamo anche ricordato che la Regione Sicilia ha in cassa 12.000 miliardi non spesi e questo è un dato che nell'insieme dell'Italia delle Regioni ha pur anche titolo di essere ricordato al patrio governo.
Abbiamo detto anche che la capacità di spesa delle Regioni con gli affidamenti di oggi, aumentati del semplice tasso di inflazione programmato, rispetto al 1983 è diminuita di 600 miliardi circa. Abbiamo ancora ricordato che con leggina recente noi non possiamo neppure più utilizzare le somme che ci venivano affidate attraverso i mutui e quindi con le somme non utilizzate nell'immediatezza, perché l'avanzamento dei lavori procedeva in un certo modo, ci mettevamo nella condizione di utilizzare 20-25 miliardi all'anno. Abbiamo l'impressione che qualche cosa si stia muovendo, si stia muovendo tardi, ma devo dire che il clima di discussione di oggi ha anche un risvolto di carattere umano, di gente che cerca di capirsi al di là dei ruoli che ognuno gioca qui dentro.
Le Regioni sono in ginocchio. C'è un sommovimento, invocato da Tapparo e da altri, di tutte le Regioni d'Italia. E' la prima volta, nella storia del dopoguerra, che le Regioni (da quando sono nate) hanno detto di no al bilancio dello Stato. Quindi, questa presa di coscienza, da parte di tutte le Regioni, c'è stata. Poi le Regioni sono tutte uguali, ma talune sono più uguali di altre e quindi talvolta l'interesse di sollecitare le cose viene meno.
Vorrei dire altre cose, ma il tempo sollecita a proseguire. Le rinviamo semmai ad una scadenza che è alle porte e attraverso quegli accorgimenti che appartengono all'intuizione e anche allo stato di disperazione nella guerra tra i poveri, che l'Assessore Croso ha ricordato e altri sono per strada, noi ci auguriamo che l'ultimo bilancio di questa legislatura possa essere affrontato con maggiore facilità e soprattutto con dignità per l'istituzione. Dignità che non ci siamo mai stancati di difendere ad ogni livello ed in ogni momento.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 17) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Centro di calcolo - CSI. Assemblea. Nomina di cinque componenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Maurizio Calvi, Carlo Manacorda, Mario Rivolta, Giovanni Ferrero e Carlo Poggio.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Ente teatrale italiano. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Piero Ragionieri.
Cooperativa artigiana di garanzia Provincia di Torino - CO.G.ART.
Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Angelo Gervasi dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Dante Bellon.
Collegio Revisori delle Aziende di Promozione Turistica APT di Vercelli. Sostituzione del signor Giovanni Luparia (deceduto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Felice Rossi.
Azienda regionale dei parchi suburbani - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Carlo Porta deceduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Franco Montanaro.


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Esame progetto di legge n. 567: "Proroga del termine di cui al sesto comma dell'articolo unico della L.R. 24/3/1986 n. 14 e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il progetto di legge n. 567 precedentemente iscritto all'o.d.g.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Si tratta semplicemente della proroga di un termine. La legge n. 14 prevedeva che fino al 31/12/1988 i finanziamenti potessero avvenire anche in assenza di inserimento nel PAS. Si propone oggi la proroga di tale facoltà fino al 31/12/1989 perché i PAS non sono ancora entrati nella prassi operativa delle UU.SS.SS.LL. D'altra parte, il finanziamento, che verrà portato all'esame della competente Commissione, va sempre verso presidi che abbiano il parere favorevole dell'USSL. La sostanza non muta perché il parere dell'USSL resta necessario, ma l'inserimento nel PAS non è sempre possibile per la mancata adozione dello strumento. Si tratta di un disegno di legge composto di due articoli: è una proroga meramente tecnica necessaria per consentire l'attuazione dei finanziamenti.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1272: "Ratifica deliberazione Giunta regionale n. 173-32818 del 14/11/1989 adottata con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto Riparto fra le UU.SS.SS.LL. del Fondo Sanitario Regionale di parte corrente a destinazione indistinta Anno 1989"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1272 precedentemente iscritta all'o.d.g., relativa alla ripartizione del FSR.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, questa mattina in Commissione abbiamo detto che finalmente il Fondo per la spesa corrente viene ripartito e approvato in sede di Consiglio; mi è stato spiegato che all'inizio dell'anno l'Assessorato aveva impartito istruzioni alle UU.SS.SS.LL., sostenendo che si poteva fare riferimento alle risorse distribuite alle UU.SS.SS.LL. lo scorso anno, incrementate del tasso di inflazione previsto dalla legge finanziaria. Ciò non toglie che poteva essere più pregnante l'indicazione attraverso il riparto; tra l'altro, stranamente è giunta in V Commissione una deliberazione di Consiglio già approvata dalla Giunta, e successivamente una deliberazione di Giunta assunta con i poteri del Consiglio.
E' difficile dire che non c'è stato ritardo, anche perché all'indomani dell'approvazione da parte della Giunta della deliberazione di Consiglio (la prima), l'Assessore ha inviato ai Presidenti delle UU.SS.SS.LL. una lettera dicendo a quanto sarebbero ammontate le risorse destinate alle singole UU.SS.SS.LL. Quindi non era molto chiara l'indicazione data all'inizio dell'anno, se è stato necessario con una lettera ricordare alle UU.SS.SS.LL. le risorse di cui potranno disporre nel corso del 1989.
Notiamo un aspetto nuovo, quello di tendere nella misura del possibile al riequilibrio della spesa sanitaria. Vi sono differenze che gridano vendetta, l'abbiamo denunciato in questo Consiglio; lo scorso anno c'è stato risposto che non ci si poteva riferire ad altro che ai criteri stabiliti dalla legge, scopriamo che invece altri criteri possono essere aggiunti ai fini dell'equilibrio, appunto i parametri di attività. Quindi consideriamo questo aspetto positivo: 184 miliardi di lire vengono distribuiti in rapporto a parametri di attività, ecco un correttivo che era possibile adottare anche negli anni passati e che non è stato adottato.
Considerato che la prassi seguita non è stata corretta (una prima deliberazione, approvata dalla Giunta, è arrivata in Commissione dove è stata bloccata, dopodiché la Giunta ha approvato con i poteri del Consiglio una successiva deliberazione), il nostro voto sarà di astensione, pur ricordando che finalmente si introducono elementi di riequilibrio nella spesa corrente per la sanità piemontese.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Vorrei fare una domanda all'Assessore: la prima deliberazione che portava il n. 10332-195 è stata revocata? La seconda deliberazione porta un altro numero e precisamente 17332-818. A me risulta che la prima dovrebbe essere revocata, questo lo avevamo chiesto anche in Commissione vorrei sapere se c'è un documento che revoca.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Si tratta di una proposta al Consiglio che revocheremo nel corso della prossima seduta di Giunta.



MINERVINI Marta

Noi ci asteniamo, però ritengo che la revoca avrebbe dovuto essere fatta prima o al limite contestualmente alla seconda deliberazione, perch non possono sussistere due deliberazioni con lo stesso argomento e due numeri diversi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia la prima volta che succeda in questo Consiglio che una deliberazione adottata in un primo tempo dalla Giunta, come proposta al Consiglio regionale, deliberazione che era all'o.d.g. della V Commissione il giorno 14 novembre, venga sostituita la mattina stessa dalla Giunta regionale con deliberazione assunta con poteri del Consiglio e dichiarata immediatamente esecutiva.
Non è la questione formale che solleviamo: in qualsiasi Consiglio comunale, anche del più sperduto villaggio, si sa che prima di adottare una successiva deliberazione sullo stesso argomento bisogna revocare quella precedente. Da questo punto di vista ci possono essere altre consuetudini in questo Consiglio regionale e lasciamo comunque stare questo tipo di argomento, ma il fatto è che l'adottare una deliberazione che riguarda qualcosa come 4.400 miliardi ripartiti alle UU.SS.SS.LL. dovrebbe comportare una procedura molto più chiara e limpida nei confronti del Consiglio regionale. Allora si dica: "queste deliberazioni le adotta la Giunta regionale", altrimenti la lesione nel rapporto tra Giunta e Consiglio diventa troppo forte e troppo evidente. Direi che è da ritenere come caso più unico che raro: a mia memoria non è mai successo un esempio di questo genere.
Sarebbe stato utile avere un'illustrazione sull'argomento da parte dell'Assessore; adesso siamo nella fase della dichiarazione di voto e non è neanche possibile chiarirci le opinioni al riguardo, ma la deliberazione CIPE che assegnava i soldi alla Regione Piemonte era nota da mesi, per cui dal punto di vista dell'assegnazione un ragionamento, almeno alla Commissione e al Consiglio, era possibile farlo prima.
Non c'è dubbio, Assessore, che l'atteggiamento sia di sgomento e sconcerto, al di là del merito della deliberazione stessa, proprio sul rapporto tra Giunta e Consiglio attraverso la Commissione. Qualsiasi Consigliere di fronte a questo tipo di situazione non può che sentirsi mortificato: stiamo discutendo dei 4/5 del bilancio della Regione Piemonte! Sono questi i motivi che ci portano inevitabilmente nella direzione di esprimere un voto contrario al provvedimento che ci viene sottoposto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, parlo a nome del Gruppo socialista che voterà a favore della ratifica della deliberazione in oggetto.
Ritengo che talvolta si abusi delle deliberazioni di Consiglio il che diventa, particolarmente nel campo della sanità, un elemento di ostacolo alla progressione della materia che, date le urgenze, ha bisogno di interventi rapidi. Infatti queste deliberazioni io non le portavo mai in Consiglio, erano sempre deliberazioni di Giunta e nessuno in realtà si è mai lamentato. Parlandone in aula si crea sempre una forte risonanza perch in questa materia vi sono delle carenze a monte che non dipendono dalla Regione o dagli Assessori, ma sono elementi di disturbo perché oggi c'è un finanziamento, domani improvvisamente il finanziamento scompare, dopodomani il Ministro De Lorenzo dice che non ci sono più finanziamenti aggiuntivi o addirittura rinuncia a 4.000 miliardi prima della legge finanziaria.
Intervengono quindi elementi di turbolenza tale a livello delle UU.SS.SS.LL. più che giustificati. Nella fattispecie è stato chiamato in causa il problema del pagamento dei farmaci e quindi della possibilità di passare alla forma di pagamento da parte dell'assistito con successivo rimborso. Si sono verificati momenti di urgenza reale nello spazio di due giorni, per cui ad un certo punto il rallentare anche di pochi giorni il passaggio della deliberazione al Consiglio regionale, che ha i suoi tempi sarebbe stato estremamente negativo. Quando mi si disse che in Consiglio regionale passavano soltanto le leggi e non le deliberazioni perché le leggi avevano precedenza, la cosa mi lasciò molto perplesso. C'erano delle leggi che giacevano da sei mesi o addirittura da anni, mentre invece le deliberazioni che avevano la necessità di essere esercitate, sul piano dei risultati operativi, nello spazio di pochi giorni giacevano lì. Operatori che avrebbero dovuto partecipare a corsi di acculturazione per il TAC hanno visto che questi fondi rimanevano lì, inerti. Quindi, l'esigenza pragmatica che le cose vadano avanti ad un certo punto supera questi sterili strumentalismi che in realtà non hanno alcun significato. Purtroppo le cose vanno avanti, ogni tanto i tempi ruggiscono e bisogna ricorrere ai mezzi che abbiamo a disposizione, perché quando si è sommersi da telegrammi che minacciano certe azioni, che hanno poi lo scopo di far fronte alle richieste delle gente che è un po' esasperata, non resta che una soluzione di questo tipo.
La prossima volta, Assessore, non la porti in Consiglio, faccia una deliberazione di Giunta perché tanto non succede niente e le cose almeno vanno avanti più in fretta.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 1258: "L.R. 4/6/1975, n. 43, art. 2 Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali Fascia fluviale del Po (2) - Comune di Lauriano"


PRESIDENTE

Il punto 10) dell'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1258.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Si tratta purtroppo di una deliberazione di modifica al Piano dei parchi a seguito di richiesta, nel caso specifico che stiamo trattando, del Comune di Lauriano.
Il Comune stesso ha chiesto di modificare i confini del parco per determinare dei miglioramenti ad interventi di sviluppo di insediamenti commerciali ed industriali.
Considerato che l'art. 3 della L.R. n. 43/75 stabilisce una serie di divieti transitori nelle more di istituzione con legge regionale del parco che deve avvenire entro cinque anni dall'approvazione del Piano e che tra questi divieti transitori è prevista anche la limitazione all'attività edilizia, impedendo nuove costruzioni; considerato che la Giunta regionale ha predisposto, ormai da circa un anno e mezzo, il disegno di legge relativo all'istituzione del Parco naturale del Po già all'esame della competente Commissione del Consiglio regionale; considerato inoltre che il disegno di legge sopra citato nel regolamentare l'area del parco non prevede di impedire gli interventi di sviluppo degli insediamenti commerciali ed industriali; la Giunta regionale attraverso questa deliberazione propone al Consiglio di accettare la richiesta del Comune di Lauriano e, dunque, di procedere alla modificazione dei confini stessi stralciando dal Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali le aree individuate nelle cartografie in scala 1:25.000 e 1:10.000 allegate alla deliberazione che è posta all'attenzione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Sulla deliberazione n. 1258 in sede di Commissione ci siamo riservati di esprimere il nostro voto in aula perché una volta di più (siamo già al decimo stralcio dal Parco del Po), con una motivazione sempre identica, ci si sottopone uno stralcio dal Piano dell'area del Parco del Po sostenendo leggo testualmente - che "la Giunta regionale ha predisposto il disegno di legge relativo all'istituzione del Parco naturale del Po, già all'esame della competente Commissione del Consiglio regionale" e quindi si ritiene opportuno stralciare.
Si fa questo con una suprema incoerenza perché considerato che il disegno di legge è predisposto; considerato quindi che teoricamente la maggioranza è a favore dell'istituzione del Parco del Po, altrimenti non si capisce perché la Giunta vara un progetto di legge; considerato che tutte le opposizioni non solo sono favorevoli all'istituzione del suddetto Parco del Po, ma premono perché esistono associazioni appositamente costituite per incitare questo Consiglio ad approvare la legge; non si capisce perch il Parco del Po non si faccia.
Bisognerebbe dire allora che considerato che non si intende fare il Parco del Po si consente di fare delle cose che potrebbero anche essere consentite se il Parco del Po ci fosse, ma non volendolo fare non pare il caso di impedire a questi signori che vogliono utilizzare determinate aree di poterlo fare. Sarebbe sensato dire questo, ma dire che tutto il Consiglio, maggioranza ed opposizione, è favorevole a fare il Parco del Po però se ne stralciano dei pezzi senza realizzarlo è proprio una cosa di cui dovremmo vergognarci! Appare difficile spiegare all'esterno perché un Consiglio regionale favorevole al Parco del Po non fa che toglierne dei pezzi, senza realizzarlo. Ci chiediamo poi perché i cittadini non capiscono la politica, ma devo dire che è incomprensibile anche a noi. Nessuno è obbligato a volere il Parco del Po, basta dirlo! Noi vorremmo sentire, se non si vuole il parco, qualcuno che abbia il coraggio di dire che non lo vuole. Qualche volta, ma non in aula pubblicamente, lo dice qualche esponente della DC, degli altri Partiti nessuno! Allora vorremmo sentirlo non c'è niente di male a non volerlo, politicamente c'è molto di male secondo noi, ma ognuno ha il diritto alle proprie opinioni, quanto meno però le esprima! Entro nel merito di questa deliberazione: secondo me, non è del tutto vero che il disegno di legge sopraccitato non prevede di impedire gli interventi di sviluppo degli insediamenti commerciali e industriali, lo prevede sì, anche se sono normalmente vietati. Nel caso specifico siccome l'inserimento di quell'area del Comune di Lauriano nel Parco del Po era anche dovuto alla difficoltà, data la cartografia insufficiente, di definire un confine che non seguisse la strada, in quel caso un'area che era già adibita ad uso industriale, su cui sorgevano già delle industrie era stata inserita. Naturalmente ciò che viene inserito in un parco e già esiste è sempre legittimato ad esistere, non viene cancellato il suo diritto all'esistenza. Ed è in questo senso che è legittimata ad esistere un'area industriale e commerciale dentro il Parco del Po, non un'area bensì delle attività in questo caso industriali.
Non bisogna interpretare nel senso che nei parchi è legittimo fare qualunque cosa, ivi comprese le attività industriali e commerciali, perch il modo con cui sono stati fatti i nostri parchi non è quello, per esempio della Regione Lombardia che inserisce aree molto vaste, interi Comuni con le loro aree industriali e ne fa delle zone di puro controllo urbanistico salvo alcune aree a riserva naturale. Nel nostro caso di solito è il contrario: si scelgono delle aree di rilevante valore naturalistico e si tutelano consentendo attività compatibili che solitamente sono quelle agricole o attività turistiche leggere. Raramente si può considerare un'attività industriale davvero compatibile con un parco nella accezione piuttosto restrittiva che finora è stata data, perché altrimenti sarebbe più logico fare un Parco del Po molto più vasto. Per esempio, io penso che il confine del Parco del Po corretto passerebbe sul crinale della collina sopra San Mauro. La collina di San Mauro meriterebbe moltissimo di essere inserita in un parco inteso come area di salvaguardia urbanistica generale.
Io sono favorevole a questa impostazione, ma non mi pare che finora questa sia stata l'impostazione della Regione Piemonte in generale.
Invece è vero, nel caso specifico, che essendo questa un'attività già insediata che ha un suo terreno, peraltro recintato, e che la cosa che chiedono è in sostanza di potere allargare lo stabilimento, la richiesta è del tutto legittima ed è compatibile con il fatto che siano stati inseriti già esistendo all'interno del Piano dei parchi.
Sul merito della questione noi ci asterremo proprio perché è ingiusto imporre in questo caso a dei cittadini privati, per colpa di una Regione che continua a dire di voler fare una cosa che però non fa e che quindi impedisce la gestione corretta del parco che sarebbe quella con la legge a regime, dicevo che non è giusto impedire a questi cittadini di fare una cosa che è del tutto legittima come ampliare un loro stabilimento nei confini già esistenti per un'attività produttiva che è stata comunque considerata sufficientemente compatibile da continuare a permetterla.
Ma vi è all'o.d.g. di oggi, anche se forse verrà rinviato, un caso ben più grave, quello del terzo stralcio, richiesto dal Comune di San Mauro del Piano del parco. Il Comune di San Mauro sostiene di non essere contrario al Parco del Po, bisogna anche dire però che il Parco del Po nel Comune di San Mauro non c'è praticamente più, forse il confine verrà addirittura portato dentro il Po, quindi ci mancherebbe ancora che fossero contrari a tutelare giusto il fiume.
Questo stralcio di San Mauro porterà il totale degli stralci a undici chiedo pertanto che ci sia da parte dell'Assessore non una burocratica presa d'atto del fatto che vi è un'opinione favorevole della Giunta e che c'è il progetto di legge anzi formalmente presentato dalla stessa, ma un impegno concreto su questa vicenda. E' l'ennesima volta che lo chiediamo rileviamo tra l'altro che solo oggi, quando praticamente sta per scadere (il 20/12/1989) il termine dei due mesi concessi alla Commissione per esaminare i provvedimenti, vengono messe in discussione le modalità di esame del nostro progetto di legge rinviato in Commissione, quindi come minimo si andrà al 12 dicembre per l'inizio della discussione sulla questione che riguarda non solo la nostra proposta di legge, ma anche i quattro progetti di legge presentati dalla Giunta.
Andremo nuovamente fuori termini, noi richiederemo il ritorno in aula della nostra proposta di legge, perché noi comunque intendiamo che ci sia un pronunciamento su questa questione e capire che cosa vuole la Giunta.
Si continua a dire che bisogna parlarne perché ci sono alcune cose da cambiare, però i progetti di legge della Giunta sono quelli a nostra conoscenza e giacciono senza che la Giunta abbia mai detto di voler modificare checchessia di quei progetti. Se c'è qualcosa da cambiare o se c'è una volontà diversa e contraria venga fuori, ma la discussione sia seria e non sia una pantomima, perché ormai è una pantomima quella del ribadire ogni volta che ci sono i progetti, che si vuole fare il parco però intanto se ne taglia via un altro pezzo. Non si tratta, è vero, di pezzi enormi, per fortuna non si tagliano alcune delle aree più rilevanti ma - come avremo occasione di dire a proposito della questione di San Mauro si fanno interventi anche di grave menomazione del paesaggio fluviale dal punto di vista ambientale e storico-culturale. Si autorizza tutto, facendo addirittura una grande campagna pubblicitaria: "Viva il Po, il nostro grande fiume". La tutela del Po sembra essere l'obiettivo di questa Regione (amministrazione, stampa e via dicendo), di fatto però è una presa in giro! Questa è una presa in giro e come tale ormai viene vissuta. La prova è che ormai nessuno è più disposto ad entrare nel merito delle questioni, perch il vero merito della questione è che non si vuole fare nulla se non continuare a togliere pezzi dal parco.
Sul caso specifico ci asterremo, fossero quelli i problemi del Parco del Po! Il vero problema del Parco del Po è che nessuno lo vuole fare!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Implicitamente la collega Bresso ha detto che nel caso specifico ci troviamo di fronte ad un intervento del quale si può discutere e ha ricordato che questa è la decima volta che interveniamo con modifiche di stralcio sul Piano del Po. Non è un piacere per nessuno, soprattutto per l'Assessore alla tutela paesaggistica, portare deliberazioni di questo tipo.
Devo però dire, completando il pensiero della collega Bresso, che è vero che questa è la decima volta che interveniamo attraverso una deliberazione stralcio, ma bisogna riconoscere che non abbiamo mai autorizzato stralci che non fossero coerenti con le nuove perimetrazioni contemplate dai disegni di legge presentati, i quali rappresentavano già essi stessi nel loro esplicarsi degli stralci rispetto al Piano dei parchi.
In questo sta la forza e la legittimazione di queste deliberazioni.
Un altro concetto esplicitato dalla collega Bresso riguarda una nostra diversa politica di scelta delle aree rispetto a quelle di altre Regioni nel caso specifico della Lombardia. E' vero, noi abbiamo sempre scelto nei nostri due Piani dei parchi delle aree particolarmente significative dal punto di vista paesaggistico-ambientale, ma abbiamo anche commesso degli errori perché a volte siamo andati ad inglobare delle aree che non possedevano le caratteristiche che sono quelle che poi ci hanno procurato dei guai. Il fatto stesso che sul Parco del Fondo Toce noi continuiamo ad avere queste difficoltà sta proprio nell'errore originale di aver introdotto delle zone che realisticamente non avevano le caratteristiche per entrare nell'area parco. Questo è il motivo per cui alla fine ci troviamo di fronte all'esigenza di stralciare.
Se consideriamo che abbiamo vincolato da cinque anni i 232 km dell'asta fluviale del Po, forse dieci interventi di stralcio, rispetto ad una perimetrazione che a volte risentiva di una cartografia non molto credibile e non molto aggiornata, non sono stati tanti. In un momento come l'attuale questo va riconosciuto.
Inoltre, la collega Bresso richiama il grave problema della definizione dell'atteggiamento della maggioranza rispetto al problema del Parco del Po.
La scadenza del 20 dicembre ci obbliga (maggioranza e Consiglio regionale nel suo complesso) ad assumere degli atteggiamenti definitivi che siano chiari, per cui effettivamente si possa capire chi vuole il parco e chi non lo vuole. Realisticamente credo di poter dire che in questo Consiglio regionale e nella comunità piemontese esiste una larghissima maggioranza che vuole il Parco del Po. Spero che anche politicamente questa maggioranza si faccia viva e abbia la forza e la possibilità di estrinsecarsi per perfezionare un progetto importante che impegnerà non soltanto questa amministrazione, ma anche le future.
In questi giorni abbiamo molto propagandato la salvaguardia del Po attraverso iniziative che stanno avendo un successo ben maggiore di quanto ritenevamo perché evidentemente questa presa di coscienza è assai più diffusa di quanto potessimo pensare.
Credo che tutti noi dobbiamo tenere conto di questa sensibilità diffusa e quanto meno dimostrare nei confronti di questo problema la stessa sensibilità che sta dimostrando la maggioranza della gente.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Assessore Vetrino, secondo me non è vero che nella maggior parte dei casi si trattava di errori. Ci sono alcuni casi in cui per ragioni di cartografia si è seguita una strada invece di seguire un confine più preciso ed appropriato. Però, la maggior parte degli stralci riguardava opere pubbliche di vario genere che non presentavano rispetto alla legge sui parchi alcun reale problema di incompatibilità che, vigente una legge istitutiva del parco, l'Assessore avrebbe potuto autorizzare nell'ambito dei poteri che le sono attribuiti dalla legge che per le opere pubbliche prevede autorizzazioni specifiche quando sono all'interno di un parco.
Per fare il ponte di San Mauro avete dovuto stralciare un pezzo del fiume dal parco, cioè il Parco del Po adesso ha un buco che è il pezzo su cui passa il ponte di San Mauro che non avremmo assolutamente dovuto fare se avessimo avuto la legge. Qual è la conseguenza nefasta? Il far credere da parte degli amministratori, a tutte le comunità locali che nei parchi non si può fare niente e che quindi hanno ragione ad opporsi al fatto di essere all'interno di un parco. Ma ciò non è vero, il fatto è che non c'è il parco ed è perché non c'è il parco, ma solo la salvaguardia, che non si può fare, perché la norma di salvaguardia è molto più restrittiva. Questa è la ragione per cui siamo costretti a fare tutte queste cose, non perché ci eravamo sbagliati a definire i confini! C'è un unico caso ed è quello molto discusso del Piano regolatore di San Mauro che peraltro è stato approvato dal CUR per errore - si fa per dire dopo che già il Parco del Po era stato istituito. Quindi non è affatto detto che si trattasse di incompatibilità, caso mai è stata creata successivamente. Ma quello era forse l'unico caso in cui effettivamente dentro un parco sarebbe stato difficile autorizzare un'operazione ai sensi della legge. Forse è l'unico caso, tutti gli altri li potremmo tranquillamente autorizzare. Questo è grave. Noi stiamo dando l'impressione che i parchi sono una cosa nefasta perché non è consentito niente, neanche fare un depuratore: cosa che non è vera! Dobbiamo smettere di fare così! Gli amministratori sono convinti di questo. Con il continuo dover cambiare i confini, ormai tutti sono convinti che bisogna andare fuori da un parco per poter fare un'opera pubblica: cosa che non è vera affatto! Questo è l'effetto negativo del combinato disposto di questi dieci (e forse più prima che arriveremo alla fine) stralci.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 7 astensioni.
Per quanto riguarda la proposta di deliberazione n. 1259: "L.R.
4/6/1975, n. 43, art. 2 - Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali - Fascia fluviale del Po (2) Comune di San Mauro)" mi informa l'Assessore Vetrino che ha una proposta da fare, ma che non è ancora pronta, quindi la deliberazione è rinviata.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18)



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