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Dettaglio seduta n.213 del 27/10/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Adduci, Biazzi, Gallarini, Lombardi, Monticelli, Pezzana, Ratti e Valeri.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

L'Assessore Brizio comunica che darà risposta scritta all'interrogazione n. 1722 inerente l'inserimento lavorativo di portatori di handicap ultraquattordicenni, in quanto il Consigliere interrogante Gallarini è assente. Pertanto possiamo considerare depennata l'interrogazione.
Comunico inoltre che era stato assunto l'impegno da parte dell'Assessore Ripa di rispondere questa mattina all'interrogazione presentata dai Consiglieri Ferrara e Chiezzi inerente gli alberghi.
L'Assessore Ripa non è ancora presente, quindi non è possibile avere tale risposta. Deploro questa assenza.


Argomento: Trasporti a fune

Esame progetto di legge n. 252: "Disciplina degli impianti funiviari in servizio pubblico per il trasporto di persone e delle piste per la pratica dello sci"


PRESIDENTE

L'intesa assunta ieri dai Capigruppo era che si esaminasse questa mattina il progetto di legge n. 252, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Com'è noto, in seguito al processo di delega e trasferimento delle funzioni amministrative la Regione ha assunto numerose competenze nel settore degli impianti di trasporto a fune in concessione, sia nell'ambito proprio della materia tranvie sia nell'ambito di altre materie (urbanistica, turismo, foreste, ecc.) per i profili di natura economica e di tutela del suolo e dell'ambiente.
A fronte di queste diverse competenze, l'espletamento delle relative procedure amministrative e di programmazione ha spesso sollevato problemi dovuti al difficile coordinamento degli enti coinvolti e a iter procedurali spesso poco flessibili per esaminare e valutare un settore dinamico come quello degli impianti di trasporto a fune.
L'esigenza quindi di un riordino delle funzioni amministrative e di ridefinizione degli strumenti di pianificazione e programmazione ha reso necessaria la revisione complessiva della normativa in vigore, in considerazione anche del ruolo che hanno assunto gli impianti funiviari nell'ambito dell'economia montana.
Il disegno di legge in argomento è stato presentato dalla Giunta come frutto di un lavoro congiunto di diversi settori dell'Amministrazione regionale competenti nelle singole materie interessate, ed in particolare i settori del turismo, dei trasporti, dell'urbanistica e della pianificazione territoriale.
Il disegno di legge, assegnato in data 30 aprile 1987 alla II Commissione, è stato oggetto di consultazione nel luglio 1987 ed è stato esaminato nel corso di molteplici sedute di Commissione.
L'articolato è suddiviso in quattro capi: il Capo I è riferito alle generalità; il Capo II è relativo alle norme per la disciplina delle attività di costruzione ed esercizio degli impianti funiviari; il Capo III concerne le disposizioni particolari per gli impianti di trasporto a fune e per le piste destinate alla pratica dello sci; il Capo IV reca infine le disposizioni transitorie e finali.
Tra i principali elementi innovativi occorre sottolineare il riordino delle funzioni amministrative, ed in particolare quelle esercitate dall'Amministrazione regionale.
Si sono individuate e ridefinite le procedure per il rilascio delle concessioni per la costruzione, l'esercizio e per l'apertura al pubblico servizio degli impianti funiviari, nonché gli enti competenti per tali funzioni.
Per il coordinamento delle istruttorie di competenza della Regione nel settore, nonché per la formulazione di relazioni tecnico-consultive necessarie per l'approvazione del progetto degli impianti funiviari e per la dichiarazione di pubblica utilità da parte della Giunta, è prevista l'istituzione di una Commissione consultiva composta da funzionari dei servizi competenti nelle varie materie interessate (trasporti funiviari assetto idrogeologico, tutela ambientale, tutela forestale, turismo).
Nell'ottica sottesa a tutto il disegno di legge, di semplificazione delle procedure e di velocizzazione del processo autorizzativo, è stato previsto il cosiddetto "Sportello unico", disponendo l'approvazione contestuale degli atti relativi all'approvazione del progetto, alla tutela idrogeologica, forestale e delle bellezze naturali e panoramiche nonch dell'eventuale dichiarazione di pubblica utilità delle opere.
In merito a quest'ultima, il presente disegno di legge dispone che i soggetti interessati a promuovere l'espropriazione di beni immobili o l'imposizione di servitù ad immobili possano richiedere la dichiarazione di pubblica utilità sia per gli impianti funiviari sostitutivi della viabilità ordinaria sia per gli impianti e piste di particolare interesse funzionale per la pratica dello sci.
In proposito è bene sottolineare che novità rilevante emersa dal dibattito in Commissione è la limitazione dell'espropriazione di beni immobili alle porzioni di beni su cui insistono le opere edilizie relative agli impianti e la previsione della servitù d'uso, specificamente disciplinata, per le restanti porzioni. Tale scelta è parsa rispondere alla duplice esigenza di favorire lo sviluppo del settore e la tutela dell'economia montana silvo-pastorale ed il corretto uso del suolo.
Attenzione all'ambiente montano è altresì dimostrata dalla Commissione che ha proposto l'integrazione della documentazione, da presentare a corredo della domanda di concessione, con uno studio per la valutazione di impatto ambientale pur con l'inevitabile rinvio alla normativa di settore.
Con il Capo III si è ritenuto opportuno emanare disposizioni particolari per gli impianti funiviari e le piste destinate alla pratica dello sci, in quanto, in relazione all'evoluzione del settore funiviario la quasi totalità degli impianti soggetti alle norme del presente disegno di legge sono destinati a tale utilizzo.
In quest'ottica, e tenendo presente le gravi difficoltà in cui versano diverse stazioni di sport invernali, si è ritenuto opportuno disporre alcune norme per la redazione dei PRG, al fine di promuovere un efficace strumento di pianificazione e programmazione per il raggiungimento di un equilibrato sviluppo turistico delle località montane.
Gli impianti funiviari e le opere connesse alla realizzazione delle piste da sci, previsti all'interno delle aree sciabili e specificatamente individuate dagli strumenti urbanistici generali in relazione alla loro funzione nell'ambito dello sviluppo economico delle aree montane, sono riconosciuti di interesse generale e godono pertanto delle agevolazioni previste dall'art. 9 della legge n. 10/77 (Concessione edilizia gratuita).
In deroga alle previsioni del PRG, o in assenza dello stesso, si è ritenuto opportuno permettere la realizzazione di piste per lo sci di fondo e relative infrastrutture e sciovie di tipo didattico-ricreativo di limitate dimensioni, che non comportano quindi un particolare impatto urbanistico e socio-economico.
Norme apposite sono state previste per le piste per la pratica dello sci, non contemplate da precedenti normative statali o regionali.
E' stata indicata una procedura amministrativa molto semplice che definisce obblighi e responsabilità di chi gestisce una pista da sci.
Con gli artt. 22 e 23 si sono definiti i riferimenti tecnici essenziali e le caratteristiche necessarie per l'apertura e l'esercizio di piste per la pratica dello sci.
Infine, con l'art. 25 si è inteso fornire soluzione alle emergenti difficoltà in cui versano i centri di sport invernali; a tale fine si è ritenuto di permettere, in via transitoria per un periodo di tre anni, la realizzazione di interventi di modesta entità necessari alla razionalizzazione e al miglioramento funzionale di impianti e strutture esistenti anche in assenza di adeguate prescrizioni degli strumenti urbanistici.
Il lungo lavoro svolto in Commissione ha consentito la composizione del testo oggi alla vostra attenzione, che si inserisce nel più ampio disegno in atto di rivisitazione della normativa regionale per lo snellimento e la semplificazione delle procedure amministrative.
Si vedano in proposito, ad esempio, la L.R. n. 20/89 che ha subdelegato ai Comuni le funzioni autorizzative ex legge n. 431/85 e legge n. 1497/39 o le leggi regionali di delega ai Comuni per la ricettività extra-alberghiera e dell'agriturismo.
Il lavoro svolto ha consentito di raggiungere un'ampia convergenza su punti nodali, come la limitazione degli espropri, mentre permangono differenze su altri aspetti che ci si augura possano essere superate con il dibattito in aula.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Interverrò più volte per illustrare i 120 emendamenti presentati al progetto di legge usando il tempo regolarmente previsto.
Nella discussione generale vorrei spiegare quali sono stati i motivi che mi hanno portato a presentare gli emendamenti e quali sono i motivi della mia ferma opposizione ad una legge che è giunta in Consiglio, dopo molti mesi e molte sedute di Commissione, comunque con un testo migliore di quello proposto dalla Giunta regionale.
Nella bruttissima vicenda in merito a questa legge, la Commissione ha se non altro, temperato in parte l'arroganza con la quale la Giunta regionale aveva proposto una legge di totale attacco dell'economia e dell'ambiente montano.
Il punto più qualificante, migliorato in Commissione, riguarda l'esproprio degli alpeggi per la realizzazione di piste da sci. Devo dare atto ai Gruppi PCI e DC di aver seriamente collaborato con la Lista Verde per modificare questo punto, sul quale più volte mi sono scontrato in Commissione con gli Assessori e con i funzionari, sempre richiedendo dove questo fosse giuridicamente previsto dalle leggi nazionali. Il fatto che questo aspetto adesso non compaia più è un merito della battaglia condotta dalla Lista Verde in Commissione e dal sostegno convinto che hanno dato i Commissari dei Gruppi PCI, DC e MSI-DN. Questo punto fa sì che la legge non sia quella cosa bruttissima che era stata proposta dalla Giunta regionale.
Rimane però un fatto che in questi anni mi ha preoccupato: cioè che si sia dato il messaggio alla comunità piemontese di lavorare per preparare una legge relativa agli impianti a fune e alle normative che riguardano autorizzazioni, messa in esercizio e condizioni di sicurezza, mentre - lo ripeto e lo sosterrò fino alla fine - questa legge è solo in parte questo.
Infatti, è soprattutto una legge che apre in maniera decisa e fuori da ogni regolamentazione e da ogni pianificazione in materia di apertura di impianti e di piste da sci, in tutte le zone possibili, essendo totalmente sganciata da ogni progetto di pianificazione.
Ho studiato e ho confrontato la legge piemontese con altre leggi regionali esistenti in materia e, al di là del riconoscere quali siano i precedenti e le scopiazzature della legge regionale piemontese, ho notato come questa legge abbia accuratamente evitato alcuni commi, articolo per articolo, che in parte vengono riproposti dai miei emendamenti, che suonassero come maggiore garanzia sia rispetto agli utenti dei servizi sia rispetto al territorio e all'ambiente piemontese. Questi sono gli aspetti principali che riguardano la mia ferma opposizione alla legge.
Prendiamo, ad esempio, la legge regionale dell'Abruzzo: su tutta la materia delle concessioni e della pianificazione relativa agli impianti di risalita e le piste da sci, in quella legge si parte dall'esistenza di una pianificazione regionale e da una previsione regionale alla quale devono rifarsi i vari operatori.
La legge piemontese, di fatto, dice in maniera esplicita che le piste da sci e gli impianti di risalita si possono fare dove i Piani regolatori lo prevedono e dove non lo prevedono, dove la montagna è in salita e dove è in piano (piste da fondo), dove nevica o dove possiamo far nevicare con impianti di innevamento artificiale. Questo significa che le piste da sci si possono fare ovunque, dove nevica e dove non nevica, dove è previsto e dove non è previsto dai Piani regolatori, dove è in discesa e dove è in piano. Con una simile procedura e una simile legge si può pensare che ognuno possa fare quello che vuole e quello che ritiene opportuno.
In Commissione si è parlato per giorni del fatto che, con una procedura che non individua le aree, noi permettiamo comunque a soggetti privati (riconoscendo loro in ogni caso la pubblica utilità delle loro opere e di ogni impianto di risalita, al di fuori di strumenti di pianificazione) di procedere ad espropri di altri terreni privati. In maniera totalmente diseguale, e a mio avviso al di fuori della Costituzione, si permette a soggetti privati di procedere all'esproprio di terreni di montagna.
Mettiamo gli interessi del turismo, delle grandi società finanziarie turistiche davanti a tutto per andare all'attacco di quanto rimane di una fragile economia montana. Il fatto che adesso ci si limiti alla servit coattiva per le piste da sci, limitando l'esproprio alle aree di stretta pertinenza degli impianti, è, se non altro, un risultato notevole conseguito. Però, il fatto di non avere accettato una servitù stagionale come invece prevede la legge della Regione Lombardia, è grave perché in questo modo, con un'arroganza inaudita tipica di un potere centralizzatore urbano, si mette tutta l'economia montana sopravvissuta (quattro pecore quattro mucche, quattro pastori e quattro artigiani) nelle mani delle società finanziarie al fine di colonizzare e feudalizzare ulteriormente la montagna più di quanto lo sia già.
Ho raramente parlato in questi termini e con questi toni in Consiglio regionale, però questa è una legge colonizzatrice, che serve soltanto a mettere in vendita all'incanto con condizioni di favore (ricordo ancora la cancellazione degli oneri di urbanizzazione) quanto rimane della nostra montagna. Nascondendoci dietro la demagogia del sostegno alle economie locali di montagna, noi vendiamo, anzi svendiamo sotto costo quello che ci rimane. Questo significa fare una scelta di campo ben precisa.
Sulla montagna sono sempre stato intransigente. Una legge come questa completa l'opera di degrado e di distruzione che per anni è andata avanti.
Di fronte ad una crisi del mondo turistico e dell'attività degli impianti di risalita, questa è una boccata d'ossigeno che cerca di rimettere, sia pure con pochi soldi, in movimento questo settore.
Vorrei ricordare le note critiche che associazioni quali il Club Alpino Italiano e la Tutela ambiente montano hanno pubblicato sui loro bollettini rispetto a questa legge che ritengo sia contraria a tutte le parole dette in questo Consiglio sulla tutela ambientale, i piani paesistici, il riequilibrio territoriale e via discorrendo.
Ribadisco quindi che sarò intransigente, emendamento per emendamento nel tentativo esplicito di ridurre questa legge al Titolo I rispetto ai vari titoli di cui la stessa è composta. Sono disposto alla discussione sulla parte relativa agli impianti, alle loro caratteristiche tecniche alla loro omologazione, per quanto riguarda la tutela dell'utente dei servizi. Dopo questa parte, tutta la parte relativa alle piste da sci significa deregolamentare. Mentre da un lato si varano leggi a tutela del territorio, dall'altro applichiamo e proponiamo leggi di settore all'insegna di una concezione culturale e legislativa che è l'emergenza cioè la deroga alle prescrizioni e alle norme. Questa è una legge di deroga, sia rispetto all'attuale legge n. 56/77, sia rispetto alla proposta di legge attualmente in esame presso la II Commissione. Ciò significa la polverizzazione di ogni tipo di pianificazione.
Avevo parlato di una legge colonizzatrice. Invito il Consiglio regionale a valutare attentamente ogni singolo aspetto della legge, a limitarsi al Titolo I, ad essere consapevole della necessità di un equilibrio e di un'equità. Con questa legge compiamo una precisa scelta di campo. Invito tutti i Gruppi e i singoli Consiglieri, in una materia come questa estremamente delicata, ad evitare di ragionare con logiche di maggioranza, secondo le quali si alza la mano diligentemente per votare e basta; li invito a riflettere su questo provvedimento, che secondo me è uno dei provvedimenti chiave che permetterà di definire questa legislatura, la sua filosofia e la sua cultura politica.
Ci sono voluti tre anni, ci sono stati scontri in Commissione, ci sono state numerose modifiche al testo, però la filosofia di fondo, per quanto in minima parte temperata, è rimasta la stessa: la montagna è una risorsa da mettere a disposizione degli operatori e degli speculatori e non più un patrimonio collettivo, in primis delle popolazioni locali.
Questa è la mia dichiarazione di principio; avrei potuto fare una relazione di minoranza che ripercorresse punto per punto l'iter complessivo della legge, ma ho ritenuto più opportuno fare una dichiarazione esplicita di carattere politico pregiudiziale, che si concreta nell'invito al Consiglio di non passare all'esame degli articoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, la montagna, con la sua gente, il suo ambiente e i suoi problemi economici ha bisogno di una politica di sviluppo economico, di valorizzazione e difesa ambientale e del turismo, che sia in grado di realizzare un vero equilibrio nello sviluppo tra le attività dell'uomo e il difficile ambiente naturale nel quale queste attività si svolgono, in conseguenza del particolare tipo di territorio che caratterizza la montagna.
Questa dichiarazione di principio dovrebbe essere la guida di ogni intervento e proposta legislativa sui problemi connessi allo sviluppo della montagna. Anche una legge che riguarda la normativa, lo sviluppo, la trasformazione degli impianti a fune dovrebbe avere come criterio direttore quello di una politica per la montagna, e non di singole politiche di settore.
Per dirla chiaramente, anche una legge di questo tipo dovrebbe confrontarsi con gli interessi di tutta la montagna: la gente, le attività economiche, e non solamente gli interessi delle società che investono nella realizzazione di impianti funiviari di vario tipo (a cabina, a trazione sciovie, e via dicendo).
A me pare che questo collegamento con una politica per la montagna non esista, che questa legge sia invece un modo settoriale di affrontare un problema, che guarda di più ai problemi economici che stanno accanto alla costruzione e alla gestione degli impianti funiviari, piuttosto che individuare quale sia oggi una politica, e di conseguenza anche una legge che regolamenti questa materia, guardando agli interessi complessivi della montagna. Non bisogna solo cercare di tutelare e rendere più economici gli interessi, pur legittimi, di chi intende avviare attività economiche di questo tipo. Perché sono investimenti economici che vengono fatti da società che, il più delle volte, mi risulta non abbiano un radicamento in montagna. Gli investimenti che vengono effettuati da queste grandi o piccole società, il più delle volte sono investimenti che nascono da risorse presenti in pianura. E questo potrebbe ancora non essere un male perché trasferire risorse da zone che producono ricchezza a zone che hanno difficoltà a produrla, può essere una cosa giusta. Però queste risorse investite spesso trasferiscono il plusvalore che sono riuscite a ricavare di nuovo in pianura.
Si è detto in un recente convegno che la montagna è ricca. Nel senso che molti si sono arricchiti sulla montagna, ma si sono arricchite le genti che vivono in montagna? I grossi arricchimenti sono tornati in pianura dalla pianura sono arrivati gli investimenti, ma i loro benefici sono tornati in pianura.
Si è detto: la montagna non è da mungere. La montagna invece è stata munta in vari modi. Quanti impianti funiviari ci sono in Piemonte Assessore Mignone? Sono 350 impianti; siamo la seconda regione d'Italia, e i nuovi impianti portano anche 2.000/2.500 passeggeri all'ora. Questa struttura di impianti a fune non è irrilevante, non siamo di fronte ad una carenza di queste strutture. Forse queste strutture sono mal disposte, mal regolate, gestite in modo non economico. Non si pone quindi un problema acuto di sviluppo turistico basato sull'attivazione di nuovi impianti funiviari; si tratta, mi sembra, di qualcosa d'altro, molto più complesso che si riallaccia anche ad un ordine del giorno per la montagna. Quante risorse pubbliche sono destinate alla montagna in Piemonte e quante nelle Regioni a Statuto speciale? Capite che se i problemi sono questi, mi pare stonata una legge che per le normative di cui è composta, lascia un grande spazio allo sviluppo di nuovi impianti a fune. Lo sviluppo di nuovi impianti ha le caratteristiche, che ricordava prima il collega Ala, del vecchio sviluppo incontrollato: fare ovunque e comunque nuovi impianti. Questa separazione tra i veri problemi e le nuove attività permesse da questa legge diventa ancora più pesante. Se a questo aggiungiamo il fatto che, in montagna in modo particolare, il tema intensità di utilizzo del suolo (posso aggiungere: intensità di sfruttamento delle risorse ambientali) è ancora più delicato che altrove, si capisce che sviluppare ovunque e comunque degli impianti a fune rischia, in assenza di misure come quelle ipotizzate nell'ordine del giorno del collega Marchini, di produrre, sulla base del mercato così com'è, delle iniziative economiche nei luoghi che le rendono più remunerative per l'investitore. Si rischia di renderle realizzabili in quei luoghi dove il livello di sfruttamento del suolo ha già raggiunto o superato il livello critico oltre il quale la montagna perde i propri connotati, le proprie caratteristiche, e diventa non più un bene da utilizzare, ma bene supersfruttato. Lo sviluppo di queste attività pu anche produrre dei ritorni economici, ma, se andiamo a ben vedere criticabili anche dal punto di vista dell'utente (le code, le congestioni la mancanza di servizi, un paesaggio che non è più bello a vedersi).
Il problema è se si devono fare nuovi impianti, dove farli e con quali regole economiche sostenerli; questa legge non dice nulla di tutto questo.
In base a questa legge che cosa può succedere? Succederà che chi ha dei capitali da investire potrà farlo in qualsiasi modo, probabilmente andrà a investire questi capitali dove rendono di più; probabilmente i posti dove rendono di più sono i soliti due o tre luoghi che sono già molto, molto sfruttati. Rischiamo di sfruttarli ancora di più. Questo è un altro difetto di questa legge.
Quindi noi temiamo che le spinte esistenti nel mercato, così come è oggi, siano spinte che la Regione Piemonte dovrebbe indirizzare in modo diverso, dovrebbe controllare. Questa legge non lo fa. Non solo: apre possibilità di intervento a prescindere dalle caratteristiche dei luoghi. E questo è molto pericoloso. Non aiutiamo le zone che ne avrebbero più bisogno! Il mercato, lo stato di cose esistente non favorisce insediamenti in zone non congestionate e con elevate caratteristiche ambientali, perch forse queste attività, all'interno delle regole economiche oggi esistenti sul mercato, non sono sempre remunerative. Di qui la convinzione del Gruppo comunista che una legge di questo genere è più nociva che altro. E' una legge con la quale la montagna rischia di essere interessata, come nel passato, da investimenti che della montagna si curano poco, che curano unicamente il tornaconto economico dell'investimento, riportando gli utili in pianura e lasciando in montagna ben poco.
E' un po' il vecchio modello di sviluppo della montagna, pensiamo alle seconde case. E' un problema su cui il collega Marchini è ritornato più volte e su questo sono in sintonia con lui. La montagna è stata invasa dalle seconde case. Si sono investiti migliaia di miliardi di ricchezza prodotta in pianura, in montagna. Però il problema delle seconde case è stato il classico problema di sfruttamento della montagna, perché le seconde case non hanno creato posti di lavoro, a volte non hanno nemmeno mantenuto o fatto crescere in modo adeguato i servizi. Non parliamo dei servizi pubblici che non esistono, ma pensiamo, per esempio, ai servizi commerciali. Tutti sanno che i proprietari di seconde case o i locatari delle seconde case, gente di pianura, spesse volte non si serve neppure dei servizi commerciali del luogo: si fa la spesa in pianura perché costa di meno (e costa di meno perché in montagna non c'è una rete adeguata). Si va in montagna ma si lascia poco in montagna, non si fa nemmeno tutta la spesa e questo ha portato anche ad una struttura commerciale montana ridotta.
Essendo ridotta è costretta per sopravvivere a proporre dei prezzi non concorrenziali con i prezzi in pianura. Così la montagna si avvita secondo le vecchie regole che hanno visto rilevanti investimenti, che però non si sono curati del problema, una volta si sarebbe detto, del montanaro (forse non è nemmeno giusto parlare del montanaro), ma della gente che vive in montagna.
Le seconde case non hanno prodotto un sviluppo adeguato. Una politica turistica avrebbe dovuto realizzare un mix più equilibrato tra seconde case, case in affitto, insediamenti di carattere turistico-alberghiero che in altri Paesi (la Francia insegna) è molto più sviluppato e ha dato da vivere a moltissime persone e famiglie, offrendo prezzi competitivi. I prezzi competitivi sono noti a tutti i colleghi. A Bardonecchia un alloggio di tre o quattro posti letto per il periodo natalizio viene pagato più di un milione. Se uno ha solo la possibilità di avere la carta di identità in regola prende il treno e va a Modane, dove lo stesso alloggio costa 400.000 lire Dico questo perché, a mio avviso, in Francia, a livello statale e regionale, si assiste alla realizzazione di una politica turistica. In Italia questo non c'è a livello statale e non c'è a livello regionale.
Questa legge è per noi l'occasione per sollevare i veri problemi di sviluppo della montagna. Indichiamo quali sono i difetti della legge che rischia di produrre altri danni, consentendo nuovi impianti funiviari dove ce ne sono, senza promuovere un nuovo impianto, nel rispetto dell'ambiente là dove ce ne sarebbe bisogno.
Il tempo a mia disposizione sta per scadere, rispetto il Regolamento quindi le considerazioni che volevo proporre adesso le riproporrò nel corso delle discussioni sugli emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di replicare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dare atto al collega Chiezzi di avere riassunto una problematica che ci ha visti impegnati anche se le conclusioni poi non sono giunte; quindi do atto al Consigliere Chiezzi di aver colto delle questioni che sono sul tappeto e che probabilmente non attengono a questa legge, ma sono questioni serie.
Tali questioni sono state riproposte da parte del Consigliere Ala (poi ritornerò brevemente sulle conclusioni del Consigliere Chiezzi) in modo manicheo ed infantile, da naif; e qui bisogna andare a prendere quanto ha scritto Rigoni Stern che, mi picco di dire, ha utilizzato un'espressione che uso da tempo, quella di rimproverare Walt Disney di aver creato una letteratura dell'ambiente della montagna che, ripeto, immagina gli animali con gli occhi dolci, inoffensivi ed inattaccabili e quindi immagina la natura come una specie di presepio vivente. Ho l'impressione che il Consigliere Ala sia rimasto a questo. Certo, bisogna realisticamente dire che chi ama la montagna - certamente il Consigliere Ala la ama e io penso di amarla quanto lui e di dimostrarlo mantenendo la mia vita per quanto possibile passando le mie giornate in montagna - ha la volontà di coltivare le proprie nostalgie e di immaginare che la montagna possa rimanere quella che ricordiamo nel filtro della nostalgia e non della memoria, ma se utilizziamo la memoria non rimpiangiamo la montagna, e se la rimpiangiamo lo facciamo con la nostalgia.
Caro Ala, mi aspetto di vedere realizzata nella pratica un'ipotesi di valorizzazione turistica in montagna che prescinda dalla valorizzazione invernale. Quando mi si darà un esempio con cui si dimostrerà che si riesce a mantenere la gente in montagna, far lavorare la gente in montagna sviluppare la montagna senza intervenire sul modello turistico (che piaccia o non piaccia è quello che caratterizza il turismo in montagna, cioè l'intervento invernale), sarò lietissimo di utilizzare tutte le energie di cui dispongo per sostenere un progetto di questa natura. E' vero invece il contrario, che non vi sono più modelli di presenza sul territorio delle popolazioni autoctone nel senso completo del termine, e non soltanto anagrafico. Purtroppo le nostre popolazioni, se sono rimaste in montagna Consigliere Chiezzi - vi sono rimaste solo dal punto di vista anagrafico.
Non cito qui dei cognomi, ma i cognomi rimasti nelle vallate non sono più di gente di montagna, sono di controfigure dei nostri amici di città. Dove sono rimaste le popolazioni montane è proprio dove lo sviluppo di queste ipotesi di turismo puntato sul modello invernale ha avuto la sua massima esplicazione. Se voi volete trovare i masi, li trovate nelle piste del Trentito Alto Adige, regione dove il 30% del territorio è servito da piste da sci. I masi non li trovate nelle vallate sperdute del Canavese, che conosce soltanto più la fame e lo spopolamento.
Questo potrà piacere o non piacere, ma nella nostra generazione abbiamo dovuto registrare con grande soddisfazione che lo sviluppo dello sci ha determinato un'occasione di mantenimento della vita in montagna. La montagna, dove non ha conosciuto questa ipotesi - discutibile e opinabile sulla quale ognuno può esprimere i giudizi estetici e culturali che crede non esiste più. C'è una caricatura di montagna, ci sono le seconde case sistemate dai pensionati che passano ancora qualche anno al mese di agosto nell'illusione di tornare giovani; poi la seconda generazione rifiuta anche questo secondo modello insediativo.
Quando ci avviciniamo a questi problemi, cerchiamo di capirne la portata ma con realismo. Per carità, la montagna può anche essere concepita come un tempio da lasciare alla flora e alla fauna con l'espulsione dell'uomo. Qui ci avviamo nella polemica che ha aperto anche il collega Trovati della Provincia. Sono punti di vista diversissimi, ma non si pu sostenere di poter valorizzare la montagna in senso socio-economico prescindendo dallo sviluppo del sistema turistico invernale. Questo è voler ignorare una realtà. Rispetto a queste realtà si possono avere atteggiamenti diversi, ma non si possono dire cose assolutamente contraddittorie; pertanto non si può immaginare un mantenimento di una montagna come oggi la si concepisce, senza la possibilità di riconoscere questi tipi di intervento.
Anche su questo vorrei che si sfatassero alcune leggende: se, per esempio, qualcuno di voi - e vi consiglio di farlo - avesse qualche giorno per andare in Svizzera, a Zermatt, suggerisco di munirsi di un buon binocolo e di osservare che cosa hanno fatto gli svizzeri alla testata del piccolo Cervino: l'hanno bucata e gli hanno fatto una porta da cui entra una funivia. In questo modo vi rendereste conto che tutti stanno misurando la loro cultura, la loro sensibilità con delle esigenze di ammodernamento del sistema che sono di una forza intrinseca con la quale bisogna fare i conti. Ebbene, vicino al Cervino, la più bella montagna d'Europa e probabilmente del mondo, c'è il piccolo Cervino: è stato bucato e foderato di cemento armato per farvi entrare una funivia. Eppure non leggiamo sui giornali che la Svizzera la deturpa. Nessuno ha mai detto che Montecarlo deturpa: deturpa Laigueglia dove ci vanno i pensionati, ma Montecarlo non deturpa; Zermatt non deturpa, ma deturpa Bardonecchia, Sestriere, ecc.
Lasciando per un momento la posizione manichea del Consigliere Ala (che io rispetto, ma è manichea), passiamo alla posizione del Consigliere Chiezzi, che ritengo faccia proprie delle perplessità che sono nella forza delle cose, cioè capire come questa legge si colloca rispetto a una domanda che non si riduce alla legge che abbiamo sui nostri tavoli.
E' indubbio che questa legge viene letta da alcuni di noi come una legge che non consente lo sviluppo, perché mancano le giustificazioni di spinte socio-economiche. Lo sviluppo non ci sarà nel nostro sistema.
Questa legge consente semmai una razionalizzazione e un ammodernamento del sistema, ma non uno sviluppo, perché non esistono n' le risorse n' le opzioni e probabilmente neanche le opzioni territoriali per il processo qui paventato di esplosione del sistema degli impianti a fune nella nostra regione. Non è così. Questa legge consentirà probabilmente l'ammodernamento non più accelerato - se mi consenti, Chiezzi - in termini di impressione di minore persecuzione. Questa è la verità. Questa legge ha un valore soprattutto psicologico, perché gli imprenditori in montagna che si occupano di questo si sono stancati di mettere timbri, discutere con il Sindaco, con il proprietario del terreno, con la guardia campestre, con Pro Natura che inventa piante che non ci sono per fermare le piste: questo si deve anche dire. Insomma, un ecologista (io sono tra i fondatori di un'associazione) non può inventarsi l'esistenza di una pulsatilla in un'area di montagna per impedire un impianto e fermarlo per cinque anni impianto che, guarda caso, è di suo cugino.
Consigliere Chiezzi, questa legge non è carica di pericoli: è insufficiente. Non consentirà l'avvio di processi che non esistono; i processi di insediamento pesante sul territorio di infrastrutture non esistono, non ci sono le condizioni economiche, non ci sono gli imprenditori, non ci sono le risorse e non ci sono le potenzialità. Questa legge consente - a mio modo di vedere - un ammodernamento per quanto possibile più razionale in tempi più rapidi e, soprattutto, questa legge va apprezzata come atto di volontà politica di atteggiarsi finalmente in termini legislativi corretti rispetto ad una problematica che - ripeto viene letta sempre senza sufficiente cognizione di causa. Vedi, Chiezzi, la programmazione è uno strumento che vale dove si può programmare. L'ho detto altre volte in quest'aula, ma se Chiezzi che so molto attento soprattutto nei confronti di queste tematiche ha ripetuto la valutazione sui colleghi francesi è perché non ha ascoltato il mio ragionamento. La Francia programma il turismo non perché ha una cultura della programmazione, ma perché è un'area che si presta ad essere programmata. Primo, l'area servita dagli sport invernali è molto ristretta; secondo, è un'area che non è soggetta a bacini di utenza vicini, bensì fruisce di bacini di utenza lontani. Se per andare a sciare si devono fare 400 km (Marsiglia - Parigi Lione) è evidente che si va a sciare organizzando il proprio tempo e quindi si riduce l'esigenza a fare dello sci ogni settimana. Nessun francese si sogna di permettersi il lusso che si permettono tutte le grandi città italiane (compresa Palermo) di andare a sciare tutti i sabati e le domeniche. Se lo sognano soltanto delle élite che, per andare a Cour Chevel, usano l'aereo che parte da Parigi quattro volte al giorno. L'uomo medio prende atto che lo sci si fa una settimana all'anno. E' certo che se si fa lo sci una settimana all'anno lo si organizza, non lo si fa nella seconda casa, ma nell'albergo, e non lo si fa più come scelta personale come vediamo nelle pubblicità televisive: non esiste il bricolage del turismo, ma c'è il turismo organizzato. E' una questione che non attiene tanto alla cultura politica, ma alla forza delle cose. La Francia è stata obbligata a programmare, perché ha un'utenza che programma il proprio tempo. I torinesi hanno la fortuna di raggiungere con un'ora e mezza di auto i campi di neve della Valle di Susa o gli splendidi scenari delle Alpi in Valle d'Aosta. Collega Chiezzi, cosa vuole programmare rispetto a questo tipo di utenti, i quali, a volte, rientrano in tempo al pomeriggio per vedere la partita? La programmazione, intesa come turismo organizzato, è un processo molto difficile da avviare e sicuramente gli imprenditori dei quali ci stiamo occupando sarebbero i primi a beneficiarne, questa però non riescono a metterla in movimento, proprio perché si trovano in concorrenza con aree che invece hanno rispetto alla programmazione del loro lavoro un retroterra sia territoriale sia socio-economico, come quello francese, che li mette in una situazione obiettiva di difficoltà.
Sono perfettamente d'accordo nell'individuare questa legge come una legge che non affronta la problematica più complessa e più generale, ma proprio perché ha tutto sommato un ruolo abbastanza limitato capisco poco le resistenze al limite dell'ostruzionismo che vengono fatte alla stessa anche perché, per molti versi, non fa altro che scrivere in un unico testo cose che prima erano scritte in tanti regolamenti che nessuno conosceva.
In merito al problema delle piste, collega Ala, come si fa oggi una pista? Come si farà domani una pista? Domani la pista sarà prevista dal Piano regolatore, al di là del punto transitorio. Oggi non c'è bisogno di alcun Piano regolatore, perché basta semplicemente avere un'area a disposizione, fare un piano di abbattimento di alberi nella misura in cui sono maturi (si abbattono quando sono maturi e nessuno può impedirlo perché ci sono i Piani di gestione dei boschi che regolano queste cose) e dove c'erano gli alberi si fanno le piste. Si va dai proprietari, si tratta un canone adeguato, si danno alcuni biglietti omaggio e si realizzano le piste. Le piste sono state fatte e continueranno ad essere fatte al di fuori di ogni regolamentazione. Questa legge non consente le piste, anzi obbligherà la gente a fare le piste dove le prevede il Piano regolatore.
Collega Ala, cerchiamo di essere coerenti. Questa legge potrà essere discussa, discutibile, opinabile, insufficiente, come la considero anch'io ma indubbiamente su questo piano introduce il principio che la pista è una fattispecie giuridica di cui è responsabile il titolare dell'impianto a fune, soggetta alla regolamentazione del Piano regolatore, che è un passo avanti che ho qualche perplessità a ritenere che sia stato giusto ascrivere ad accessorio dell'impianto a fune. E' veramente tornare indietro, anzich immaginare che il sistema turistico è un sistema turistico integrato, il che vuol dire che devono conferire risorse ed assumere responsabilità tutti i soggetti del progetto turistico, dagli albergatori alle Pro Loco alle APT ai Comuni, si torna di nuovo a caricare su un unico soggetto la responsabilità centrale del plesso turistico. Quindi, queste normative sulle piste di sci che il collega Ala critica in modo apprezzabile e legittimo, ma poco razionale, sono sicuramente una difficoltà alla realizzazione di nuove piste, ma soprattutto sono una definizione in termini giuridici di che cosa è una pista, a chi fa carico la pista e le responsabilità che ne convengono. E' un passaggio delicato dal punto di vista economico per quello che attiene agli operatori perché, banalizzando il tutto, per usufruire della pista si usa un impianto, ma a valle della pista c'è un meccanismo e una pluralità di soggetti economici che beneficiano di queste infrastrutture in termini economici sicuramente più di quanto non ne benefici il titolare dell'impianto a fune.
Perché solo oggi si dice che mancano gli alberghi? Perché non si dice che la politica alberghiera deve farsi carico anche delle piste? Di coloro che vendono la Coca Cola sulle piste, i maestri di sci, i taxisti? Perch tutto il mondo nato intorno a questo pezzo di montagna che abbiamo sacrificato non concorre in termini di responsabilità a ridurre il peso sui soli titolari degli impianti a fune del costo generale della struttura turistica? Solo nella nostra regione la battitura delle piste rimane un onere a carico del titolare della pista. Però adesso diciamo che se uno va a battere la pista si compra un mezzo che costa 300 milioni, paga un operatore che costa alcuni milioni al mese, consuma decine di migliaia di lire all'ora per muovere questo mezzo, ma almeno si è su una pista che è definita nel Piano regolatore rispetto alla quale si hanno dei diritti e dei doveri. Questa non è una fase di deregulation alla Reagan, ma una fase di regolamentazione che per gli operatori sarà un passaggio delicato in quanto rispetto alla categoria che si fa carico del plesso turistico aumentano ancora una volta gli oneri, le responsabilità e non c'è alcun intervento a sostegno e di alleggerimento del peso ulteriore che noi andiamo a caricare.
Ho l'impressione che il lavoro in Commissione sia stato molto approfondito; non c'è stata una contrapposizione fideistica da una parte e manichea dall'altra: c'è stato un lavoro di affinamento dando per scontato fin dall'inizio che ci sarebbero state posizioni di non adesione, come quella comunista, e di riserva che è quella del sottoscritto nell'indicarne i limiti rispetto ai problemi delle categorie delle quali ci occupiamo. Non riesco a cogliere in termini di lealtà politica che si utilizzi l'aula per fare di questa legge una trincea oltre la quale buttare il proprio cuore.
Caro Ala, le battaglie per l'ambiente si battono su altri temi che non su questi, e 120 emendamenti per bloccare il Consiglio mi sembrano del tutto sproporzionati. Se gli ambientalisti sono ridotti a fare ostruzionismo su una legge di questo genere vuol dire che cominciano a consumare lo spazio dell'immaginazione, dell'invenzione e della capacità di stare su questi problemi. La nostra montagna ha bisogno di intelligenze che si occupino dei suoi problemi, perché purtroppo i montanari l'hanno abbandonata soprattutto dal punto di vista culturale. Dagli ecologisti e dagli ambientalisti ci aspettiamo un'attenzione che non si misura sul fatto che finalmente le piste da sci si fanno con il Piano regolatore o meno e che non dica delle cose che non hanno senso, che mentre le società di impianti a fune stanno fallendo (qualcuna ha già portato i libri in Tribunale) e si teme che da domani si faranno le piste da sci anche sui ghiaioni delle Valli di Lanzo, così non è.
Come relatore esprimo il rammarico che, dopo anni di lavoro in Commissione, in aula non si sia arrivati, nel rispetto delle proprie posizioni e nel diritto di manifestarle, con un atteggiamento costruttivo ma con un atteggiamento di tipo ostruzionistico che ci viene da un Gruppo consiliare, quello del Consigliere Ala, che pure ci aveva fatto toccare con mano come si possano difendere posizioni radicali come quelle degli ambientalisti, con la capacità di stare nelle istituzioni, cosa che Ala ha dimostrato e mi consta anche personalmente avere pagato. Questa sua caduta mi stupisce e mi rammarica molto.



ALA Nemesio

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

A mio avviso non si configura.



ALA Nemesio

All'inizio sì.



PRESIDENTE

Mi è sembrato si trattasse di giudizi politici.



ALA Nemesio

Non lo erano.



PRESIDENTE

Sostanzialmente le ha dato atto di essere un buono, che è un giudizio largamente condiviso in quest'aula e mi auguro anche fuori, ma non vedo un fatto personale in tutto questo.



ALA Nemesio

Essere buoni in politica vuol dire essere un pirla.
Mi lasci illustrare il fatto personale.



PRESIDENTE

No, il Regolamento consente al Presidente di interpretare se pu sussistere un fatto personale oppure no. Io interpreto che non c'è stato fatto personale. Rispettiamo il Regolamento!



ALA Nemesio

Io interpreto allora, signor Presidente, che dare dell'infantile ad una persona vuol dire farne un elogio. Dire di una persona che non capisce che cosa dice Rigoni Stern oppure che è un manicheo, sono forse elogi?



PRESIDENTE

Ho già detto che non c'è stato fatto personale.
La parola all'Assessore Mignone.



(Commenti dai banchi di sinistra)



PRESIDENTE

Vi prego di lasciare intervenire l'Assessore Mignone per la replica.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta regionale ha lavorato attorno a questo disegno di legge in modo molto coordinato e, da questo punto di vista, possiamo ritenere questo uno dei primi provvedimenti che vede una partecipazione congiunta di vari Assessorati (in particolare attraverso gli Assessorati ai trasporti, al turismo, alla pianificazione territoriale e all'urbanistica). La Giunta inoltre, annette ovviamente rilevante importanza a questo provvedimento per le ragioni che ha già ampiamente e positivamente illustrato il relatore collega Marchini, perché giunge anche a togliere il primato di questa Regione quale una delle poche Regioni, che pur essendo largamente interessata da questo tipo di economia e di realtà, non aveva ancora un provvedimento legislativo che disciplinasse in modo organico la costruzione e gestione degli impianti funiviari e delle piste da sci, mentre numerosissime Regioni negli anni scorsi hanno già legiferato in materia. E' quindi importante che anche il Piemonte, che dal punto di vista della consistenza degli impianti e del peso dell'economia turistica invernale nel complesso dell'economia turistica non può certo essere paragonata all'Abruzzo, si doti di una moderna legislazione in materia.
Io credo che non possa neanche dirsi, come ha detto il collega Ala, che siamo all'interno di una bruttissima vicenda e che si è registrata un'arroganza della Giunta. Forse noi avremmo potuto chiedere di intervenire per fatto personale, perché in realtà se vi è un provvedimento...



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

GUASSO



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La questione era un'altra.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Ed infatti non lo chiedo.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

GUASSO



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Abbiamo aspettato un anno per sapere chi era il padre o la madre di questa legge.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Io non ho paura ad attribuirmi delle paternità. Ritengo che su questo provvedimento non si possa proprio dire che vi sia stata un'arroganza della Giunta, se ricordiamo che il primo disegno di legge è del 1985.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

GUASSO



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Era un'altra cosa.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

No, era un disegno di legge quasi uguale a quello ripresentato dalla Giunta regionale. Il Consiglio regionale, ivi compresa la maggioranza, ha avuto cinque anni di tempo per approfondire quel disegno di legge; ritengo pertanto non vi sia stata alcuna forzatura nel cercare di portare all'approvazione, ci auguriamo, del Consiglio regionale, questo provvedimento che è atteso e che credo non possa essere considerato in modo dicotomico o manicheo così come è stato considerato in quest'aula, come un'aggressione da parte della città nei confronti della montagna.
Riteniamo invece che questo disegno di legge coinvolga in modo più consapevole e certo le autonomie locali nel processo decisionale di collocazione degli interventi sul territorio, così come credo che anche richiamare la terminologia del plusvalore - diceva Marx "la gelatina del profitto" che verrebbe scremato dal brodo per poi arricchire le tasche dei cittadini - sia davvero non corrispondente alla realtà di oggi. Invece dobbiamo pensare a come questi investimenti, certamente ricondotti all'interno di una programmazione di ordine generale, possano avere benefici effetti indotti sull'economia locale.
Quali sono in sintesi i significati principali che la Giunta regionale attribuisce a questo provvedimento? Da un lato ci auguriamo una semplificazione delle procedure riconducendo ad un unico quadro di riferimento una molteplicità di procedure che oggi invece sono fra di loro frammentate e settorializzate.
Quindi auspichiamo che il ricondurre ad un momento unitario di decisione possa contribuire a semplificare le procedure. Da questo punto di vista è una risposta positiva al mondo imprenditoriale che ruota attorno a questo provvedimento legislativo.
Dall'altro lato, ci auguriamo che una visione integrata tra i vari Assessorati e servizi possa portare ad una considerazione unitaria del problema e non soltanto ad una visione spezzettata tra le varie competenze di ordine amministrativo. Da questo punto di vista si dà dignità legislativa ad una serie di atti e procedure che sono in oggi soltanto procedure di ordine amministrativo; ricondurle in una normativa può essere fonte di maggior certezza e di garanzia per gli operatori e per coloro che intendono controllare questo movimento.
L'altro punto importante ad avviso della Giunta regionale è il cercare di ricondurre la possibilità di questi interventi all'interno di un quadro più complessivo di elementi di programmazione. Credo che non siano stati sufficientemente considerati due punti della legge, che mi permetto di richiamare: l'art. 9, dove si fa riferimento (nel considerare la compatibilità di una richiesta per un nuovo impianto) non soltanto a caratteristiche tecniche, ma anche ad una serie di altri parametri come l'accessibilità dei luoghi, la presenza di strutture ricettive e di una serie di altri servizi, che stanno a significare come la Giunta intende ricollocare l'autorizzazione agli interventi relativi alla costruzione ed esercizio di nuovi impianti funiviari, al fatto che l'area sia dotata di adeguate infrastrutture. Lo stesso dicasi per le piste da sci, dove, con un fatto innovativo, si introduce il concetto del "domaine skiable" e anche questo viene ricondotto alla considerazione di area vasta.
Credo che questo sia un fatto positivo, importante che ci fa uscire dall'episodicità e che cerca di dare alla Regione una legge all'altezza delle potenzialità economiche di questa regione. Credo che questo Consiglio troppe volte abbia sottovalutato le potenzialità dell'economia turistica invernale che ha il Piemonte.
Per quanto riguarda la sicurezza e le normative, siamo contenti che l'Italia sia più rigorosa rispetto agli altri Paesi, sia per quanto riguarda il numero degli addetti obbligatori per impianto, sia per quanto riguarda la durata delle funi; però, se vogliamo reggere la concorrenza con gli altri concorrenti europei svizzeri e francesi - dobbiamo mettere in condizione questa regione di essere competitiva con le stazioni d'oltralpe.
Crediamo che con questa legge si vada in questa direzione, pur avendo introdotto degli elementi di programmazione; legare l'impianto funiviario in modo più precipuo alle previsioni pianificatorie ed urbanistiche dell'ente locale o della Comunità montana, e averle legate alla presenza di infrastrutture ricreative e ricettive adeguate (perché questa è l'altra grande questione) sono due grandi passi avanti nella direzione indicata.
Vi sarebbero anche da precisare alcuni aspetti attorno al problema degli investimenti e del sostegno finanziario degli enti pubblici e a quanti intendono realizzare queste infrastrutture. Questa legge non prevede investimenti in questo settore, e questo è un argomento che abbiamo discusso anche a livello di esecutivo. Esiste già una legge regionale che se attivata, potrebbe dare delle risposte in questo settore; ma dobbiamo anche sapere che saranno sempre risposte inadeguate, o perlomeno non adeguate a quanto è possibile realizzare nelle Regioni a Statuto speciale dove le agevolazioni finanziarie degli enti locali e delle Regioni sono di gran lunga superiori a quelle previste per una Regione a Statuto ordinario.
Questo è per noi fonte di grande cruccio.
Perlomeno, diamo agli operatori del settore e agli enti locali una normativa che cerchi di agevolare, pur in un quadro generale di riferimento che sia di programmazione e di avvio di pianificazione.
Con queste considerazioni la Giunta si augura che il provvedimento possa rapidamente essere licenziato dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa.
Sono stati presentati due emendamenti al titolo del progetto di legge: 1) dal Consigliere Ala: sopprimere le parole "e delle piste per la pratica dello sci".
2) Dai Consiglieri Chiezzi e Biazzi: il titolo della legge è modificato in "Disciplina degli impianti funiviari in servizio pubblico per il trasporto di persone".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione dell'emendamento n.
1).



ALA Nemesio

Richiamo fin dal primo emendamento esattamente quello che ho già detto essere esplicitamente l'obiettivo politico della Lista Verde: scindere questa legge in due distinti provvedimenti, l'uno relativo alla disciplina degli impianti funiviari e servizio pubblico per il trasporto di persone l'altro relativo alle piste per la pratica dello sci.
Dall'art. 18 in poi, con questa legge si modifica la L.R. n. 56/77 ed è surrettizio che questo venga posto all'interno di questo provvedimento soprattutto quando stiamo rivedendo in maniera complessiva la legge urbanistica regionale.
Quindi l'emendamento proposto, fin dal titolo, chiarisce che questa legge si occupa di impianti funiviari; e regolamenta e norma tutte le questioni relative agli impianti funiviari, ma rimanda ad un altro provvedimento per quanto riguarda le piste da sci, che non potrà essere basato sulle piste da sci come accessorio degli impianti funiviari, così come ora invece prevede questa legge. Le piste da sci non sono l'appendice dell'impianto funiviario; le piste da sci sono invece interventi sul territorio piemontese montano che richiedono un'altra disciplina, non collegata come appendice agli impianti funiviari, ma all'interno delle norme dei Piani regolatori, delle leggi sulla tutela ed uso del suolo. E' di qui che occorre partire: dalla montagna, dall'ambiente montano.
Pensare invece che siano il pezzetto che sta dietro agli impianti funiviari, è chiaramente cosa infantile.
Allora, mi si deve spiegare com'è questo giochino secondo cui la pista da sci è l'appendice dell'impianto funiviario. Abrogare fin dal titolo le parole "e delle piste per la pratica dello sci" chiaramente significa abrogare l'intero Titolo III dell'attuale proposta di legge, e limitare questa legge alla parte relativa agli impianti funiviari.
Di questo la Regione Piemonte ha bisogno: ovviare alla mancanza di regolamentazione certa all'interno degli impianti funiviari. La gente ha bisogno di sapere almeno quali norme e quali garanzie di sicurezza regolano gli impianti funiviari, chi ha dato le autorizzazioni e chi è responsabile.
Nel merito di questa parte ci saranno emendamenti e potremo vedere come la legge a cui si fa riferimento, quella della Regione Lazio, sia molto più rigorosa e garantista per gli utenti.
L'accoglimento di questo emendamento significa una posizione matura e consapevole del Consiglio e il rinvio a nuova data di tutto il problema relativo alle piste da sci. Su questo punto, che rappresenta la votazione politica chiave, chiedo con i colleghi Reburdo e Bresso l'appello nominale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi che illustra l'emendamento n. 2).



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, proponiamo che il titolo della legge sia sostituito con il seguente: "Disciplina degli impianti funiviari in servizio pubblico per il trasporto di persone". Ci accingiamo a discutere il titolo della legge, fatto molto importante e sul quale sarebbe stato opportuno prevedere uno spostamento di peso negli interventi; mi limito comunque a stare nei cinque minuti, anche se avrei preferito rinunciare a qualche minuto successivamente per potermi diffondere maggiormente su questo. Si tratta di una discussione importante e vedo con piacere che - fatto quasi eccezionale - i tre Assessori, che a vario titolo si occupano della materia in discussione, sono tutti e tre presenti e sono anche seduti vicino, il che non è solo un fatto geografico, ma ha degli aspetti di sostanza, perché il coordinamento può avvenire in modo stretto ed istantaneo. I tre Assessori sono tutti e tre presenti e anche attenti fatto anche questo molto, molto positivo, in quanto per due anni non li abbiamo mai avuti tutti e tre in Commissione, c'era sempre solo un Assessore o al massimo due; permettetemi allora di rilevare con piacere questa novità. Non è un apprezzamento formale ma di sostanza, perché la modifica che proponiamo interessa in modo particolare uno dei tre Assessori, l'Assessore all'urbanistica.
In questa legge cosa si è realizzato? Si è realizzata un'unificazione dei temi strettamente tecnici relativi alla normativa sugli impianti funiviari, con temi che non hanno nulla a che vedere con la normativa degli impianti funiviari. Sono temi legati all'utilizzo del territorio, dal punto di vista delle attività sportive invernali; si capisce immediatamente che questo utilizzo è legato a problemi di carattere urbanistico e di sviluppo turistico.
La proposta che facciamo per il titolo incide sulla sostanza della legge, proponendo che si occupi solo degli impianti funiviari; per quanto riguarda l'altra materia, quella relativa alle piste, quante o quanto gradi e con quali servizi, proponiamo venga trattata in altro luogo.
Invece la maggioranza ha presentato una legge che unisce due cose che hanno poca parentela, perché non c'è una politica sulla montagna e non c'è nemmeno una politica del turismo. In effetti la parte relativa all'utilizzo delle piste può essere trattata solo all'interno di un progetto serio di sviluppo turistico montano e non all'interno di una legge che norma come debbano essere fatti i progetti degli impianti funiviari, a quali regole e a quale tipo di procedure debbano sottostare.
Questa è una grave incongruenza. Nel Piano di sviluppo regionale, che avete approvato, un intero capitolo è dedicato alla necessità di affrontare il tema della montagna, sul quale anche il Consiglio d'Europa ha preso delle iniziative, in vista del 1992. I temi di carattere urbanistico e di sviluppo socio-economico devono essere inseriti in un'altra legge ed in un programma di sviluppo turistico ed economico della montagna.



CHIEZZI Giuseppe

GUASSO



CHIEZZI Giuseppe

Ha visto che il tempo è stato rispettato?



PRESIDENTE

Non vedo perché, se nel Consiglio d'Europa su qualunque problema, dalla pace al disarmo, i tempi degli interventi sono di cinque minuti, qui per un emendamento si debbano contestare i cinque minuti fissati dal Regolamento.
Avendo duecento emendamenti da esaminare, alla Presidenza non rimane che applicare il Regolamento.



PRESIDENTE

GUASSO



PRESIDENTE

La legge è stata giacente in Commissione per due anni per i motivi che sappiamo.



(Commenti dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Lo capisco, ma siamo qui proprio per esaminare la legge.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Majorino.
Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, debbo rilevare che, visti gli anni durante i quali è stata discussa questa legge, bene sarebbe stato impegnare meglio il tempo attraverso una scissione dei provvedimenti legislativi, così come è stato illustrato dai presentatori degli emendamenti. Però, con un certo senso di realismo, noi riteniamo che al punto in cui siamo, e stante la connessione fra l'impianto funiviario e le piste dello sci, ma più che per la connessione soprattutto per la ragione del punto in cui siamo, sia bene procedere all'esame di entrambi i provvedimenti.
Nonostante questo (e questa è stata un po' l'obiezione, cioè gli emendamenti, almeno noi tre, li abbiamo visti solo questa mattina) votiamo contro gli emendamenti, ma con una certa perplessità, perché l'obiezione di fondo sollevata dal collega Ala ha un certo peso. Infatti, dall'art. 18 in avanti, la seconda parte della legge consiste in buona sostanza in normative a contenuto urbanistico, che proprio nel momento in cui ci si accinge, sia pure a fine legislatura, ad esaminare la modifica dell'intera legge urbanistica o come modifica di principi e di norme di grosso rilievo o come semplice riscrittura, effettivamente appare un po' strano che venga emanata una legge in cui gli articoli dal 18 in avanti hanno sicuramente un contenuto urbanistico e costituiranno addirittura per questa materia una deroga ai principi nuovi o riscritti che disciplineranno i Piani regolatori.
Questa è assolutamente un'assurdità e un'abnormità del corretto modo di procedere sul piano degli impianti legislativi però, come dicevo, sia pure a malincuore, votiamo contro gli emendamenti per via del lavoro fatto in questi anni e perché, al punto in cui siamo, è bene affrontare le due problematiche, anche se sia la prima che la seconda lasciano parecchie perplessità, come è emerso per quanto riguarda la seconda parte della normativa e come è emerso attraverso le considerazioni dello stesso relatore Marchini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

Penso che l'emendamento del Consigliere Ala avrebbe bisogno di una riflessione anche numerica.
Mi pare che dei circa 350 impianti funiviari esistenti in Piemonte solo due non siano finalizzati al trasporto per quello che riguarda gli impianti montani, e se non erriamo sono quelli di Pra-Catinat e di Biella Piazza.
Quindi è chiaro che il titolo non è inscindibile (gli impianti funiviari dalle piste e dalla pratica dello sci), perché si tratta di attività legate da uno stesso settore. Credo che vada anche detto che in questo momento le piste di discesa non sono regolate. Con questa legge si intende regolarle e soprattutto si intende dar loro maggiore sicurezza facendo un compendio normativo. L'Assessore Genovese farà poi un richiamo all'art. 18 per ci che riguarda il legame alla legge n. 56. Quindi riteniamo che i due titoli non siano divisibili; è un unico progetto, soprattutto è un compendio di normative, per cui l'emendamento non viene accolto dalla Giunta.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Avondo.
Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Le motivazioni addotte dall'Assessore Ripa non ci consentono di mutare il voto che daremo all'emendamento del Consigliere Ala.
Riteniamo che gli obiettivi portati dal Consigliere Ala stiano in piedi anche alla luce delle considerazioni dell'Assessore. Abbiamo ripetutamente discusso in quest'aula sull'impiantistica esistente, sulla presenza degli impianti, sulla loro potenzialità reale, sulla loro funzionalità.
Continuare a sfuggire a questo tipo di verifica, ci mette in difficoltà nel momento in cui si intende introdurre una legge che ha un obiettivo settoriale. In sostanza, il richiamo di altri elementi di valutazione che prescindono da questa normativa, addirittura stravolgendo altre leggi che la Regione si è data, ci pare una questione rilevante. Non possiamo fingere che il problema non esista. Il problema esiste e il Consigliere Chiezzi, a nome del Gruppo comunista, ha detto chiaramente che occorre definire una politica in ordine agli interventi in montagna. Quello montano è un territorio particolare. Non si può pensare di introdurre, all'interno di una norma che tende a dare risposte ad un problema, norme di altri settori relative ad altre questioni, rischiando di stravolgere norme urbanistiche che la Regione già si è data.
Mi pare che la riflessione da questo punto di vista dovrebbe farsi più stringente. Il Presidente sa che questo dibattito arriva in Consiglio con grave ritardo e che il confronto in Commissione non ha sciolto questi nodi.
In questa discussione abbiamo la Giunta da una parte e le opposizioni dall'altra che si confrontano di fronte ad un totale disinteresse da parte di altre forze politiche di maggioranza. Questo fatto ci pare la dica lunga su un aspetto che ha avuto una ricaduta in Consiglio regionale. Nella Conferenza dei Capigruppo si era persino valutata l'opportunità di portare in aula questa discussione. Scusate se sono andato oltre l'argomento in discussione, ma desidero, in sede di dichiarazione di voto, riferirmi al rapporto tra maggioranza ed opposizione: o c'è la volontà di confrontarsi e di misurarsi sulle questioni che vengono proposte dalle opposizioni e dalla maggioranza oppure questa diventa una difficile ginnastica.
Daremo voto favorevole all'emendamento del Consigliere Ala e naturalmente sosterremo l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Ripeto: quello che si sta determinando in questa ultima fase della legislatura ci pare un percorso strano; ho la sensazione che qualcuno voglia mettere delle bandierine e voglia sfuggire al confronto nel merito delle questioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo democristiano faccio una dichiarazione di voto su questi emendamenti e su quelli che arriveranno, e non impiegherò neanche cinque minuti per dichiarare la piena sintonia del nostro Gruppo con la Giunta che è qui rappresentata da tre responsabili di settore. Non ci prestiamo alle strumentalizzazioni, perché non ci sono differenti interpretazioni tra la maggioranza, per quanto riguarda il nostro Gruppo, e l'esecutivo.
Questa legge l'abbiamo vissuta in Commissione, abbiamo capito che potevano esserci sensibilità diverse, però alla fine abbiamo concordato un testo che ci soddisfa, un testo sul quale ci stiamo misurando da più di un anno in Commissione, anche quando gli Assessori avevano trovato l'accordo tra di loro. All'inizio ci sono state delle difficoltà, poi si sono superate. Questa dichiarazione vale per tutti gli emendamenti che verranno proposti. Ho impiegato meno tempo di quanto mi era concesso perché queste cose si possono anche dire in un minuto e mezzo.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per appello nominale dell'emendamento n. 1) presentato dal Consigliere Ala.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 11 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto sull'emendamento n. 2).



ALA Nemesio

Ho dichiarato fin dall'inizio che userò il tempo a mia disposizione fino all'ultimo secondo. Potete arrabbiarvi, offendervi, dire che sono infantile. Farò una dichiarazione di voto sull'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Biazzi. Sono Capogruppo di una forza politica consiliare che, per Regolamento, ha diritto di fare una dichiarazione di voto su ogni emendamento presentato.



ALA Nemesio

CARLETTO



ALA Nemesio

Chiedo al Presidente se il Regolamento lo consente.



PRESIDENTE

Nel Regolamento non è scritto. Possiamo comportarci come ci siamo sempre comportati. Mi sembra che fino adesso c'era il diritto di intervenire. Se però ci troviamo di fronte ad una posizione palese di ostruzionismo, ho il dovere di non ammetterla.



PRESIDENTE

REBURDO



PRESIDENTE

Come può dirlo?



PRESIDENTE

Infatti, non sono in grado di dirlo e non lo giudico. Anticipo questo.
Se l'Assessore Ripa chiamerà in aula la legge sulla caccia...



AVONDO Giampiero

Ma che cosa c'entra?



PRESIDENTE

Di fronte a quella legge è stato detto che si farà dell'ostruzionismo a quel punto avrò il dovere di applicare il Regolamento, che non ammette alcuna dichiarazione di voto sugli emendamenti.
Poiché in questo caso non siamo di fronte ad una dichiarazione di ostruzionismo, do la parola al Consigliere Ala e mantengo la consuetudine.
Se però avviene in un altro contesto, non sarà ammesso, perché non è scritto che si ha diritto di fare la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

REBURDO



PRESIDENTE

Questo è un regime cileno!



PRESIDENTE

MONTEFALCHESI



PRESIDENTE

E' un regime cileno!



PRESIDENTE

REBURDO



PRESIDENTE

Cile, Cile!



PRESIDENTE

E' una provocazione che respingo.
La parola al Consigliere Ala.



(Scambio di apostrofi tra i Consiglieri Avondo e Bonino)



PRESIDENTE

REBURDO



PRESIDENTE

Pinochet!



(Tumulti in aula)



AVONDO Giampiero

Lei non sta tutelando l'onorabilità dei Consiglieri!



PRESIDENTE

Io sono qui per dirigere l'assemblea. Lei stia attento a quello che dice, perché io la butto fuori dall'aula! Le ordino di andare fuori! Regoli i termini di quello che dice!



AVONDO Giampiero

Lei fa il Presidente del Partito socialista!



AVONDO Giampiero

MONTEFALCHESI



AVONDO Giampiero

E' una vergogna!



(Reiterate proteste dai banchi di sinistra all'indirizzo della Presidenza)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Aspetto un po' di silenzio.
Inizio con un piccolo inciso. Credevo scherzasse il Capogruppo democristiano, intervenendo subito dopo che un collega della sua forza politica, il Consigliere Bonino, aveva fatto una dichiarazione di voto sul mio emendamento e dopo che l'avevano fatta i Consiglieri Chiezzi e Majorino. Vi saranno moltissime dichiarazioni di voto sugli emendamenti e ritengo che questo sia del tutto pacifico.
In questa bagarre, ho colto un'affermazione del Consigliere Bonino che avrebbe detto: "Rappresenti solo te stesso e pochi intimi". Devo ricordargli che ognuno dei 60 Consiglieri regionali rappresenta la comunità piemontese nello stesso identico modo! Io rappresento tanto quanto rappresenta lui. E' chiaro?



PRESIDENTE

Certo, lei ha ragione. Invito il Consigliere Bonino ad astenersi da dichiarazioni di questo tenore, che sono contrarie a quanto è stabilito dallo Statuto.



ALA Nemesio

Da più di quattro anni sono qui e non mi sono mai arrabbiato. Oggi però mi sono arrabbiato e adesso basta! Prima mi è stato dato dell'infantile ed il collega Marchini ha detto che cosa dovrebbero fare gli ambientalisti. Poi ci si chiede chi rappresento. Prego allora di prendere visione dei 120 emendamenti che il mio Gruppo ha presentato. Mi rammarico di averne presentati solo 120, lo dico in maniera esplicita. Dei 120 emendamenti nessuno è ostruzionistico: 117 sono seri e 3 sono spiritosi. Sono 117 emendamenti rigorosi e specifici e direttamente calati dentro uno studio di questa legge comparato con tutta la legislazione regionale e nazionale esistente in materia, nonché con le legislazioni straniere. E' da questa premessa che giungo alla conclusione che questa legge fa schifo e allora, poiché questa legge fa schifo, ritengo doveroso da parte di una forza politica grande o piccola che sia...



ALA Nemesio

BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale



ALA Nemesio

Qui però stiamo esagerando!



(Proteste dai banchi della Giunta e del centro)



ALA Nemesio

BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale



ALA Nemesio

Non possiamo tollerare questo linguaggio!



PRESIDENTE

Consigliere Ala, avrei dovuto riprenderla io prima degli altri!



ALA Nemesio

Lei, signor Presidente, non ha sentito quello che è stato detto prima!



PRESIDENTE

Ho cercato di capire il suo stato d'animo, la prego però di regolare i termini, dal momento che è anche uomo di scuola! La invito ad usare aggettivi diversi!



(Vive proteste dai banchi di sinistra)



ALA Nemesio

Accetto l'obiezione del Presidente del Consiglio, ma come ho detto prima questa è la prima volta che parlo in questa maniera: posso chiedere l'attenuante della provocazione.
Ritorno alle questioni di merito. Voglio accingermi a questa legge con una rigorosa opposizione nell'interesse non della Lista Verde, ma delle montagne piemontesi, sollevando anche il fatto che alcuni di questi articoli (dal n. 18 in avanti) modificano la L.R. n. 56/77 proprio nel momento in cui si sta attuando una revisione completa della legge. Per questo motivo, e anche per il fatto che molte Regioni, diversamente da quanto ha detto l'Assessore Ripa, hanno distinto nei loro provvedimenti legislativi la parte sugli impianti a fune da quella relativa alle piste da sci (potrei citare tutti i riferimenti giuridici che dimostrano la distinzione tra le piste e gli impianti), dichiaro il mio voto favorevole all'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Biazzi.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 26 contrari.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Chiezzi: l'art. 1 è sostituito dal seguente: "La presente legge disciplina la costruzione e l'esercizio pubblico per il trasporto di persone, nell'ambito di una politica diretta a favorire lo sviluppo socio-economico, in particolare delle zone di montagna, in coerenza con le esigenze di tutela dell'ambiente e di un corretto uso del suolo".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, questo emendamento sostituisce l'art. 1 del disegno di legge. La proposta è la seguente: "La presente legge disciplina la costruzione e l'esercizio degli impianti funiviari in servizio pubblico per il trasporto di persone, nell'ambito di una politica diretta a favorire lo sviluppo socio-economico, in particolare delle zone di montagna in coerenza con le esigenze di tutela dell'ambiente e di un corretto uso del suolo".
Torniamo al tema iniziale: proponiamo che l'art. 1 della legge metta in luce che si predispone una migliore normativa, ammesso che questa legge lo faccia (secondo noi non lo fa), per gli aspetti tecnici riguardanti gli impianti funiviari. L'articolo proposto dalla Giunta continua invece a collegare gli impianti funiviari all'esercizio delle piste annesse ed alle strutture per consentire la pratica dello sci. La critica che avevamo svolto all'inizio di passare da un argomento molto tecnico, quello degli impianti funiviari, ad argomenti di carattere prettamente urbanistico, vede in questo articolo un ulteriore passo in avanti, nel senso che è logico passare dal discorso delle piste da sci al discorso, come recita l'articolo, delle "annesse strutture per consentire la pratica dello sci".
Pian pianino il campo della legge continua ad allargarsi, e direi che all'interno della logica del prendere in esame il problema "piste da sci" diventa inevitabile un allargamento di questo tema al settore della pianificazione territoriale.
Insistiamo perché si tenga conto del fatto che la Regione Piemonte ha approvato il Piano di sviluppo e che in tale Piano è contenuto un programma preciso per la montagna. Nel Piano di sviluppo si dice che la montagna è un settore di intervento che non può essere trattato disorganicamente. La Giunta e la maggioranza (che ha approvato il Piano di sviluppo) si erano impegnate a fornire indicazioni programmatiche per il settore della montagna. Ed è a queste indicazioni programmatiche che eventuali interventi nel settore più propriamente legato allo sviluppo turistico ed economico come quello legato alle piste da sci, devono essere ricondotti, e non all'interno del settore degli impianti a fune.
Le indicazioni programmatiche quali erano? Ad esempio, la realizzazione della Banca dati della montagna. Sull'utilità della Banca dati della montagna penso non ci siano dubbi per nessuno: deve riorganizzare le strutture regionali, effettuare un efficace coordinamento tra i servizi di forestazione, attraverso il settore economia montana. Era un progetto interessante, uno dei punti di un progetto montano che dovrebbe stare all'interno del progetto complessivo. Tutto questo è stato fatto e in quale misura? A me non risulta che sia stato fatto. Per questo motivo confermiamo questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Io non ho presentato un emendamento che modificasse l'oggetto dell'art.
1, quindi sono grato ai colleghi Biazzi e Chiezzi di averlo fatto.
Pur non essendo totalmente soddisfatto della dizione, voterò a favore di questo emendamento per un elemento sostanziale e tre elementi di dettaglio.
L'elemento sostanziale è che vedo scomparire la dizione "l'esercizio delle piste e annesse strutture per consentire la pratica dello sci".
Giustamente va fatto notare che non abbiamo solo più le piste per la pratica dello sci ma, con un'operazione che vedremo ripetuta per tutto il corpo della legge, assistiamo ad una politica di progressivo allargamento del campo di interesse. Con la dizione "annesse strutture" si vuol dire e può dire tutto; cioè prima gli impianti, poi le piste. Adesso gli impianti le piste e il resto. Questo, tra l'altro, spiega l'accorta procedura utilizzata coscientemente per fare questa legge, quella di sminuirne la rilevanza e continuamente, invece, aggiungere deroghe.
Vi sono inoltre tre punti di maggiore dettaglio. Uno è la sostituzione della parola "armonia". Parola musicale quanto mai fuori luogo.
Nell'occasione vorrei ricordare, rifacendomi a quanto scrive J. J. Nattièz a proposito della voce "armonia" nell'enciclopedia Einaudi, che l'armonia non c'entra assolutamente con quanto stiamo discutendo. Con questo emendamento la parola "armonia" viene sostituita con la parola "coerenza" definizione giusta, perché vuol dire coerenza con gli altri atti regionali quindi l'approvo. Però, qualora venisse approvato questo emendamento saremmo costretti ad abrogare tutti gli altri articoli della legge, perch non c'è alcuna "coerenza" con l'esigenza di tutela e di corretto uso del territorio.
L'altra dizione che scompare è "beni naturalistici ed ambientali". Lo so che questo è un termine giuridico e burocratico, ma in questa legge il termine "bene" è inteso nella fattispecie venale. A me non piace la mercificazione della montagna, che questa legge incoraggia senza che ve ne sia bisogno, perché va da sé e da sola. Quindi andare a portare il nostro piccolo obolo alla mercificazione è eccessivo. La scomparsa di questo riferimento venale al "bene" è un altro elemento rilevante di questo emendamento. Così come lo è la scomparsa dell'accenno alle funzioni turistiche, essendo il turismo oggi la principale emergenza ambientale della montagna. Il turismo, per me, è un'emergenza ambientale, così come lo sono ormai in molte zone italiane i turisti in quanto tali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Non sono intervenuto sugli aspetti generali che richiamano gli emendamenti proposti sia al titolo che all'art. 1, perché ci siamo distribuite le risposte da dare ai colleghi Consiglieri.
In merito all'emendamento all'art. 1, devo fare riferimento ad aspetti generali di carattere urbanistico, altrimenti il confronto, al di là dei diritti dei singoli Consiglieri che Ala rivendica, rischia di essere snaturato da una mancata chiarificazione in ordine agli aspetti di natura urbanistica che il provvedimento contiene. Su questo si può speculare (in senso buono); speculare su una questione che invece può comportare dei punti di vista diversi, ma non può consentire che costituisca un alibi per discussioni tra sordi.
Per quanto riguarda il problema urbanistico, è chiaro che una norma di settore può essere inserita o in una legge settoriale o essere contemplata nella normativa generale in materia. La legge urbanistica n. 56 potrebbe anche disciplinare le aree sportive, dire che cosa sono gli impianti sportivi e che cosa sono le strutture annesse agli impianti sportivi. Ma così non la finiremmo più, se facessimo questa scelta per qualunque aspetto che debba essere preso in considerazione dagli strumenti urbanistici generali. Credo che correttamente, come già avviene - e lo dico con serietà i Piani regolatori devono disciplinare le aree sciabili: lo devono già fare oggi e, in qualche misura e con delle distorsioni o incertezze, l'hanno fatto in questi anni. Dico con delle distorsioni, perché da un Comune all'altro e nel tempo la valutazione del CUR e poi la decisione della Giunta regionale è stata non univoca, in assenza di precise definizioni, e ciò potrebbe ingenerare il sospetto che il comportamento diverso sia dovuto all'entità degli interessi in campo. Quindi un problema urbanistico in ogni caso già esiste. Nei casi difficili non è stato risolto, o meglio è stato risolto mettendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, dicendo: "Si rinvia tutto ad un piano particolareggiato che riguarda i 4/5 del territorio comunale", cosa che i Comuni di 200 abitanti non potranno mai fare (piano particolareggiato). Si è fatta anche questa scelta, di rinviare ad un piano particolareggiato che riguarda i 4/5 della superficie territoriale del Comune e magari senza prendere in considerazione gli impianti già esistenti e senza normarne l'esercizio e gli eventuali adeguamenti, creando problemi non indifferenti che possono spingere le Amministrazioni comunali ad assumere decisioni criticabili sotto il profilo della legittimità. Comunque sia e comunque lo si voglia collocare, il problema di definire e normare che cosa sia un'area sciabile, dentro cui deve essere prevista la realizzazione degli impianti di risalita e delle piste da sci, esiste dato che queste, di norma, devono stare all'interno delle aree sciabili, salvo le eccezioni che abbiamo cercato di definire, e cioè le piste di fondo e gli impianti di natura didattica o di servizio alle popolazioni come mezzo di trasporto. Quindi gli impianti e le piste devono essere previste e normate all'interno delle aree sciabili che devono essere individuate dai Piani regolatori vigenti. Quando arriveremo all'art.
18 lo spiegherò meglio.
Ritengo che la soluzione urbanistica adottata possa essere discutibile ma corretta; non stravolge, ma integra la legge n. 56 e indica ciò che in sede di studio di Piano regolatore i Comuni devono fare, cosa che oggi non è chiara. Non credo che necessariamente la legge n. 56, anche rivista debba normare e disciplinare tutti gli aspetti settoriali: deve avere i collegamenti, come esistono per la legge sul vincolo idrogeologico o per la legislazione sui parchi regionali; ma la legge n. 56 non disciplina i parchi regionali direttamente, e neppure i piani naturalistici. In questo Consiglio regionale maggioranza ed opposizione per dieci anni, in un clima diverso che era dovuto anche all'opposizione e non solo alla maggioranza hanno avuto presente che ci sono problemi di corresponsabilità istituzionale a fronte dei quali anche l'opposizione ha un limite, e non si può sempre ritenere in malafede chi è in maggioranza e avanza una proposta.
Occorre anche ricordare che in tutti questi anni non si è mai adombrata la possibilità di fare della legge n. 56 una "summa" di tutta la legislazione regionale; in essa vi sono molti rinvii e collegamenti con altre leggi regionali e anche in questo caso non si stravolge nulla e ci si ricollega alla materia urbanistica, dicendo quali sono i contenuti che devono essere valutati da parte dei Comuni attraverso i Piani regolatori per prevedere le aree sciabili, all'interno delle quali di norma si devono prevedere e normare gli impianti di risalita e le piste da sci. Il vero problema che va detto in quest'aula...



PRESIDENTE

Invito l'Assessore Genovese ad avviarsi alla conclusione.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Ho concluso, non parlerò più dopo.



(Interruzione del Consigliere Montefalchesi)



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Ho finito, ma qui sono anche finite le norme di civiltà e di confronto perché ho detto che parlo su un problema generale. Comunque, concludo in un minuto.



(Interruzione del Consigliere Montefalchesi)



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Allora grido anch'io come avete fatto voi per tutta la mattina.
Il problema serio, che gli scarsi colleghi presenti dovrebbero conoscere, è che noi ai Comuni non abbiamo mai dato le indicazioni di natura territoriale e di politica settoriale su cui costruire i Piani regolatori. Questo è il vero buco, ma non si risolve con queste norme poiché è un problema di capacità e di volontà politica della Regione nel suo complesso quello di darsi finalmente strumenti adeguati di pianificazione territoriale.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'emendamento test discusso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 9 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma primo, le parole da "Nell'ambito della" sino a "in particolare" sono eliminate e sostituite con le parole "Per favorire lo sviluppo socio-economico".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alcune considerazioni svolte dall'Assessore Genovese mi hanno molto interessato.
L'Assessore Genovese ha detto cose interessanti, sia pure costretto dal tempo ridotto a condensarle in poche parole. Anche con questa illustrazione molto compressa ha sollevato delle questioni che meritano risposta e hanno un collegamento diretto con l'emendamento che noi proponiamo. L'Assessore Genovese cosa ci dice? Dice che in effetti la critica svolta a proposte di legge che introducano delle normative di carattere urbanistico, al di fuori della legge urbanistica, non può essere fondata, nel senso che una legge urbanistica non può trattare l'universo dei problemi in modo talmente specifico, da esaurire la necessità di rinviare a provvedimenti o a leggi di settore la specificazione maggiore dei temi relativi all'urbanistica.
In linea di principio concordo con l'affermazione dell'Assessore Genovese, in quanto una legge urbanistica non può comprendere sempre tutto.
La critica che svolgiamo non è a questo aspetto, che condividiamo, ma piuttosto al fatto che ci siamo trovati di fronte, in questi quattro anni ad una legge urbanistica vigente contestata da più parti e sulla quale questa maggioranza aveva fondato uno dei suoi elementi programmatici forti per la sua revisione più o meno radicale. E' alla luce di questo fatto che noi abbiamo criticato i comportamenti e le proposte della Giunta regionale tutte le volte che, in assenza di una revisione della legge urbanistica n.
56, ci si proponeva delle modifiche che variavano la legge stessa. Questo per rispondere all'Assessore Genovese che il tipo di critica non è di carattere astratto ed universale: è una critica che rivolgiamo perché siamo in presenza di modifiche alla legge n. 56 con un progetto della Giunta di una nuova legge urbanistica all'esame del Consiglio. Allora, a maggior ragione, mi sembra che abbia peso la critica al fatto che non solo c'è una legge 56 criticata, ma ce n'è già un'altra proposta e nel frattempo si continuano a fare modifiche alla legge n. 56. Questa - secondo noi - è una prassi inopportuna, perché non consente un reale dibattito e creerà confusioni.
Il secondo appunto fatto dall'Assessore Genovese - e su questo non sono d'accordo - è quando dice: "Questa legge non trasgredisce la legge n. 56".
A mio avviso questo non è vero, perché nella legge n. 56 è scritto chiaramente che anche per gli impianti e le piste sciistiche i Piani regolatori devono dare indicazioni. Con questa legge - Assessore Genovese lo sa benissimo negli articoli 18 e successivi invece diciamo che gli impianti sciistici, piste e impianti funiviari, possono essere realizzati ovunque, dove i Piani regolatori lo prevedono e dove i Piani regolatori non lo prevedono. Questo la legge n. 56 non lo diceva. C'è dunque un contrasto tra queste previsioni e quelle della legge n. 56 che imponevano l'obbligo di prevedere le piste sciistiche; tale obbligo viene contravvenuto da queste norme urbanistiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo solo per chiarire che quando l'Assessore è stato interrotto mentre stava esprimendosi in precedenza, da parte mia si voleva richiamare il Presidente del Consiglio affinché lasciasse terminare all'Assessore il suo ragionamento. Non era assolutamente mia intenzione interrompere l'Assessore nel suo ragionamento.
Detto questo, faccio una dichiarazione di voto sull'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, che io interpreto in questa maniera: l'oggetto della legge si colloca nell'ambito della politica diretta a favorire lo sviluppo socio-economico, in particolare delle zone montane.
Come è noto, sono molte volte perplesso sullo sviluppo, sulla concezione dello sviluppo e sulle politiche dello sviluppo.
Prima di giungere a votare l'emendamento proposto dal Consigliere Chiezzi, vorrei fosse chiarito di quale tipo di sviluppo socio-economico delle zone montane noi stiamo parlando. In astratto, l'emendamento è condivisibile, però si propone di modificare una legge che poi, a cascata ha un particolare concetto di sviluppo socio-economico delle zone montane non condivisibile. Vorrei pertanto illustrare il motivo della mia astensione su questo emendamento, perché troppo simile - nella sua formulazione - all'oggetto presentato dalla Giunta regionale. Con questo emendamento rimaniamo sempre all'interno di una concezione che individua lo sviluppo socio-economico delle zone montane come collegato al trionfo delle piste da sci e degli impianti funiviari. Questo non perché questa sia la volontà o l'opinione dell'estensore e del proponente dell'emendamento, ma perché questa è la volontà esplicita dichiarata della legge che questo emendamento, diversamente da quello precedente, non riuscirebbe a modificare.
L'emendamento del Consigliere Chiezzi può essere collegato ad un contesto di altri emendamenti che tutti insieme delineano un'ipotesi dello sviluppo socio-economico delle zone montane. E' chiaro che, preso di per s', è estremamente preoccupante perché parla di uno sviluppo generico, che non può chiarire da solo di "quale" sviluppo si tratta.
E' per questo che la Lista Verde si astiene su questo emendamento.
Nello stesso tempo desidero chiarire come questa parola "sviluppo" collocata nella prima riga della legge, sia una legittima chiave di lettura della legge medesima: c'è un solo modo per favorire lo "sviluppo" dal punto di vista socio-economico della montagna, e consiste nel fare piste di risalita e piste da sci. La legge fa una dichiarazione di principio di questo genere. E' questo uno dei motivi di fondo di questo art. 1 su cui troppo poco, sia in Commissione che in Consiglio, si è riflettuto. In questo primo articolo è gia scritto tutto, cioè sviluppo uguale impianti di risalita, uguale piste da sci, uguale turismo ad alto impatto ambientale di massa con le annesse code e gli annessi fenomeni di colonizzazione e poi con l'annesso allestimento, esercizio piste e annesse strutture per consentire la pratica dello sci. Questo è lo sviluppo che noi proponiamo alla montagna.
Essendo comunque lo sforzo del Consigliere Chiezzi lodevole - fra l'altro dice che politiche non esistono e che quindi è meglio abrogare la parola "politica" - dichiaro il mio voto di astensione.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'emendamento test discusso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 11 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Emendamento presentato dal Consigliere Ala: sopprimere le parole da "nonché l'allestimento e l'esercizio" a "pratica dello sci".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

E' un emendamento collegato alle questioni precedentemente discusse. Si riconosce che esiste una politica diretta a favorire lo sviluppo socio economico delle zone montane e che questo sviluppo e questa politica sono in armonia con le esigenze di tutela e corretto uso del territorio.
Il termine armonia è uno dei termini più polisemici esistenti nella nostra lingua e può voler dire tutto. Potrei citare una serie di brani musicali dove il concetto di armonia è chiaramente diverso da quello che userei per parlare, in termini di armonia, della montagna. Pochi giorni fa al Lingotto è stato eseguito "Hymnen" di Stockhausen, brano musicale dove gli inni nazionali e i reperti del sonoro urbano e di fabbrica sono stati inseriti e posti in contrappunto dialettico con pianoforti ed altri strumenti tradizionali. Il concetto di armonia proposto da Stockhausen era appunto l'armonia del predominio della cultura urbana, della tecnologia del rumore di fabbrica e del tessuto urbano sopra il modello dell'armonia naturale musicale.
Questo è il concetto di armonia che troviamo in questa legge: un elevato impatto ambientale indifferente della cultura e delle tradizioni locali, identico in tutte le stazioni sciistiche esistenti nell'arco alpino, totalmente catapultato e paracadutato lì.
Manteniamo il concetto di bene naturalistico e proponiamo di togliere le ultime due righe: l'allestimento, l'esercizio delle piste e le annesse strutture per consentire la pratica dello sci.
Non si capisce perché questa legge debba parlare anche di alberghi.
Altre leggi trattano di alberghi, per esempio quella per i Mondiali. Fino a prova contraria, le Olimpiadi invernali del 1992 si svolgeranno in Francia.
Mi auguro che i Verdi e gli ambientalisti francesi facciano il possibile per impedire la distruzione della natura causata da Olimpiadi, Universiadi Campionati del Mondo. La Valtellina non si è ancora ripresa dallo scempio ambientale prodotto da attività di questo genere.
Con l'emendamento ci si augura che non si compia qualcosa che nel titolo della legge si è avuto il pudore di non scrivere, cioè che gli impianti di risalita contengono in sé anche gli alberghi e le annesse strutture per consentire la pratica dello sci, i parcheggi e tutto quanto altro possiamo inventare, di pubblico e di privato.
Che cosa si intende per "strutture per consentire la pratica dello sci"? A mio avviso, si intende anche l'autostrada della SITAF, che certo permetterebbe una migliore pratica dello sci. Tutto questo sta nella pratica dello sci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista voterà a favore dell'emendamento presentato dal collega Ala. L'illustrazione test avvenuta è stata molto interessante con l'applicazione del concetto di armonia all'interno di un progetto di legge. E' un modo di lettura di una legge abbastanza stimolante. Inoltre, pregherei il collega Ala di sviluppare, per capire meglio il senso della legge, il concetto di disarmonia che mi sembra un altro degli elementi e dei concetti usati nella musica recente. Sarebbe stimolante se il Consigliere Ala, che per nostra fortuna è competente in materia musicale oltre ad essere un esecutore attento, come ha dimostrato recentemente in Consiglio, dimostrasse in quale modo questa legge più che riferirsi all'armonia debba riferirsi alla disarmonia, disarmonia tra fini tra loro differenti, tra il fine di normare meglio gli impianti e quello di normare uno sviluppo economico.
Lo sviluppo economico della montagna, quello vero di tutta la montagna non lo realizzano né gli impianti funiviari né, come dicevo prima, le seconde case. Parto dall'esempio delle seconde case: non è detto che queste non possano costituire un elemento di sviluppo della montagna, ma certe politiche per le seconde case non l'hanno prodotto o l'hanno prodotto con gravissimi danni ambientali. Così è per gli impianti a fune; ecco perch questo emendamento cerca di togliere la parte che si riferisce ai programmi di sviluppo turistico. Le seconde case, se recuperate ad esempio dalle abitazioni lasciate libere dalla gente della montagna venuta a valle possono far parte del patrimonio edilizio montano e, ad avviso del Gruppo comunista, questo tipo di utilizzo e di investimento aiuta la montagna a svilupparsi. Il patrimonio edilizio intanto è un bene economico che una società civile cerca di non sprecare, perché sono risorse, sono investimenti e lavoro umano. Questo bene economico viene, attraverso investimenti di recupero di questo patrimonio, salvato, valorizzato, non solo, ma la montagna si popola. Questo tipo di utilizzo di seconde case recuperate in tutta la montagna, anche nei piccoli centri, favorisce una presenza attiva dell'uomo all'interno di questo territorio così difficile.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'emendamento presentato dal Consigliere Ala.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 9 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
Prima di passare alla votazione dell'art. 1 si proceda alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questa dichiarazione mi consente anche di proseguire un ragionamento che avevo interrotto a causa dell'orologio.
Voteremo contro questo articolo, perché nonostante tutti i tentativi che abbiamo fatto, quelli più radicali attraverso la modifica di tutto l'articolo e quelli di miglioramento parziale, sono andati tutti battuti dalle regole democratiche. Quindi né con il radicalismo né con il migliorismo siamo riusciti a cambiare alcunché di questo articolo. Ci dichiariamo sconfitti, e non ci rimane che votare contro un articolo che continua a tenere insieme due elementi che a nostro giudizio vanno separati: l'elemento dello sviluppo economico della montagna e l'elemento di normare meglio gli impianti funiviari.
Dicevo prima che è anche possibile che gli impianti funiviari, come pure le seconde case, costituiscano un elemento di sviluppo economico della montagna. Il recupero dei manufatti edilizi in tutte le valli montane, non solo in alcuni punti, è un fatto positivo perché si recuperano beni positivo perché chi compera e ristruttura queste abitazioni e poi le utilizza come proprietario o le affitta ad altri cittadini, oltre a recuperare un valore economico induce una presenza diffusa sul territorio.
Il territorio montano, che una volta si reggeva su una solida economia legata al bosco e all'agricoltura, è caratterizzato da molti insediamenti sparsi. La montagna soffre moltissimo lo spopolamento, che in certe zone è avvenuto in modo pressoché totale: ci sono valli del Cuneese dove non ci sono più abitanti. Giorni fa è stato premiato il montanaro più tenace nel resistere in montagna: ne ha dato notizia la televisione.
Il problema vero della montagna, dal punto di vista dell'investimento in seconde case, è quello di attivare investimenti diffusi sul territorio che riportino la gente anche per pochi mesi all'anno là dove la gente non c'è più. E' una rivitalizzazione della montagna che si rivolge ad un numero molto grande di cittadini. Dal punto di vista economico non è difficile acquisire questi beni, gli investimenti necessari sono accessibili l'utilizzo di questi beni torna a favore della montagna, perché le persone che vanno in questi piccoli centri amano e curano la montagna: la cura dell'orticello, della recinzione a secco e via dicendo, sono interventi che là dove sono avvenuti (ci sono valli anche vicino a Torino che hanno visto ripresa di interesse) fanno riprendere una nuova vita a quei luoghi. Questo tipo di turismo spesse volte non si trasforma nemmeno in turismo del fine settimana o estivo, ma in un turismo con un'escursione molto più ampia: pensionati che stanno tre-cinque mesi in montagna o in mezza montagna a curare questo ambiente. Ciò provoca intanto la necessità di servizi che non siano legati solo al turismo a breve; la programmazione pubblica potrebbe essere attenta ad investimenti in questo settore, promuovendo per la montagna una politica di seconde case diversa da quella che invece si è realizzata, che è sotto gli occhi di tutti, e che si è concentrata in pochissimi punti. Ha creato ricchezza o no? E ricchezza per chi? Risponderò con il prossimo intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Richiamo l'attenzione della Presidenza sul contenuto dell'intervento testé fatto dal Consigliere Chiezzi. Poiché non mi pare di aver comunque intravisto alcunché che si riferisse al motivo per il quale lui aveva avuto la parola, cioè la dichiarazione di voto, la prego, Presidente, di interromperlo e di richiamarlo all'oggetto per il quale ha avuto la parola.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, la ringrazio.
Intervengo sull'oggetto, collega Picco, molto brevemente, perch nell'ambito del coordinamento Arcobaleno e Sole che ride ci siamo divisi il lavoro; il collega Ala ha seguito con molta passione la materia e non posso che essere solidale con lui nei confronti degli insulti ricevuti e anche solidale con lui nella protesta contro la sua mancata tutela da parte del Presidente.
Intervenendo sull'oggetto, condivido quanto è già stato al riguardo affermato dai Consiglieri Ala e Chiezzi. Noi non possiamo offrire alle nostre genti di montagna un'idea di sviluppo tutta legata al "turismo drogato", che anziché valorizzare le ricchezze naturali della nostra terra la devastano come è ampiamente dimostrato in numerose occasioni. In questo senso, l'art. 1, così come è formulato, dà via libera a qualsivoglia speculazione, senza nessuna programmazione vera di un intervento che dovrebbe invece essere finalizzato, per lo sviluppo delle nostre comunità montane, al sostegno di quei piccoli interventi che consentano ai nostri montanari di restare nella loro terra, senza essere costretti ad accontentarsi di qualche lavoro stagionale, per poche settimane all'anno e a costo della distruzione delle risorse migliori che dovremmo saper consegnare anche ai nostri figli.
Io, signor Presidente, avrei auspicato una migliore attenzione da parte della Giunta, dei colleghi della maggioranza nei confronti degli emendamenti proposti. Abbiamo assistito, viceversa, ad una chiusura netta e addirittura all'aggressione verbale nei confronti degli argomenti portati in tutta umiltà e con molto impegno da parte di coloro i quali hanno provato a formulare delle proposte alternative a quelle fatte dal governo regionale. Questa chiusura netta, pregiudiziale nei confronti di altri punti di vista, non è di buon auspicio per lo sviluppo ulteriore della discussione. Quindi, inviterei tutti i colleghi e il governo regionale a riconsiderare il loro atteggiamento, che finora non è stato di grande sensibilità. In questo senso potrà portare alla fin fine soltanto qualche danno per la nostra gente, la gente di montagna che non ha bisogno di costruire qualche altro centinaio di piste, magari da innevare artificialmente perché le attività antropiche modificano così profondamente l'ecosistema. Lo sviluppo generale della nostra società va distruggendo le nostre foreste e tutto quanto il resto; così facendo, per restare attaccati ad un modello che dovremmo rivedere in profondità, saremo costretti a ricorrere sempre a qualche dose massiccia, ulteriore di "droga tecnologica" per ricostruire quell'equilibrio che, viceversa, dovremmo saper tutelare con altri mezzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei portare a conclusione i ragionamenti fatti in merito al titolo di questa legge e all'art. 1.
L'art. 1 è un articolo solitamente molto significativo all'interno di ogni legge, perché fissa gli intendimenti del legislatore: da un lato l'oggetto, dall'altro le dichiarazioni d'intenti e le dichiarazioni di principio.
Ho già fatto notare come l'oggetto espresso nell'art. 1 sia diverso da quello espresso nel titolo. Non ero già soddisfatto dell'oggetto espresso nel titolo per la sua vastità e la sua portata, sono meno ancora soddisfatto del fatto che l'oggetto espresso all'art. 1 sia ampliato rispetto all'oggetto del titolo. Laddove si parla di "annesse strutture per consentire la pratica dello sci" si procede ad un ulteriore allargamento dell'oggetto della legge. Il fatto che non siano stati accolti gli emendamenti che tentavano di limitare la portata di questa legge, per quanto riguarda il titolo, e meno ancora di aver ridotto l'oggetto dell'art. 1 a quella che era la portata del titolo, mi pare siano da soli motivi sufficienti per una dichiarazione di voto espressamente contraria sull'articolo. La politica che si propone per la montagna vede lo sviluppo della montagna strettamente dipendente dal numero delle piste e dal numero degli impianti: a questo si affida lo sviluppo socio-economico della montagna. Lo si affida senza neanche mettere una riga negli articoli che seguono a tutela delle popolazioni che abitano realmente nella montagna e a far sì che qualche beneficio o qualche coinvolgimento di queste vi sia.
Dico un beneficio o un coinvolgimento che non sia di natura coloniale. Il modello proposto è il modello Seychelles, è il modello Maldive, è il modello: portiamo turisti da una parte, a fare il proprio tempo libero dall'altra, e a vedere (e magari anche intenerirsi) sul folclore della sopravvivenza della montagna, degli ultimi contadini, dei pascoli e di tutto questo. Diciamo che lo scontro, la dissociazione è completa. Questa è una legge delle finanziarie urbane e dei cittadini della città, di quelli che abitano in città che contrattano con la loro forza, la loro potenza numerica ed economica per creare una montagna a proprio uso e consumo. Lo sguardo, l'atteggiamento nei confronti di questa montagna è lo stesso con il quale noi pigliamo un volo charter e andiamo nel Terzo Mondo. Qui c'è una concezione che vuole portare la montagna al "terzo mondo" e metterla a disposizione degli interessi specifici delle grandi aree urbane. Questo renderà in termini di soldi, certamente. E renderà anche in termini del consenso politico, con il consenso anche di quella parte delle Amministrazioni locali di montagna che devono ormai la loro sopravvivenza al collegamento con gli interessi urbani.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Propongo di sospendere l'esame del progetto di legge n. 252.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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