Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.211 del 19/10/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna i processi verbali delle adunanze consiliari del 29 e 30 settembre 1988 e verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1955 dei Consiglieri Bosio e Avondo ed interrogazione n. 1959 del Consigliere Masaracchio inerenti l'inaugurazione della nuova sede del Poliambulatorio ed uffici dell'USSL n. 52 di Galliate


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" il Presidente della Giunta regionale Beltrami risponde contestualmente alle interrogazioni nn. 1955 e 1959.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Si tratta di un'interrogazione (la n. 1955) che mi tira per i capelli e alla quale io rispondo perché è doveroso rispondere con mai dismessa simpatia nei confronti degli interroganti, ma devo dire che l'interrogazione è relativamente spinta almeno per una parte. Devo correttamente dire che quella presentata dal Consigliere Masaracchio mi è arrivata successivamente alla manifestazione, quella dei Consiglieri Avondo e Bosio mi è pervenuta dopo l'inaugurazione anche se i giornali ne avevano dato notizia prima e quindi devo dire che mi sono trovato in difficoltà non di certo a disagio, in una manifestazione alla quale avrei sperato ci fosse stata una partecipazione complessiva delle diverse espressioni di governo, di territorio e anche di carattere politico.
Nella sostanza gli interroganti chiedono notizia circa un pranzo che dal giornale è stato definito "pranzo della discordia" dove si rilevava che tanto Maccari quanto Beltrami si erano allontanati al termine dell'inaugurazione della nuova sede dell'USSL n. 52 di Galliate.
Gli interroganti chiedono notizie sia in ordine alle spese sostenute dall'USSL di Galliate in occasione dell'apertura dei nuovi locali sia in ordine alla partecipazione di amministratori regionali sabato 23/9/1989.
Per quanto risulta da notizie che ho raccolto in sede locale, la colazione oggetto della polemica non ha gravato assolutamente sul bilancio dell'USSL n. 52, ma è stata offerta dai componenti il Comitato di gestione a titolo personale. Il quesito sull'ammontare di tale spesa quindi è del tutto ininfluente ed estraneo ai contenuti della cerimonia inaugurale oggetto dell'interrogazione. E se il bilancio dell'USSL risulta "magro" (così è scritto nell'interrogazione) lo è in quanto sofferente purtroppo della stessa malattia della quale soffre il mondo della sanità pubblica italiana, non certo per salassi di carattere gastronomico.
Se questa è la realtà, anche al di là dello specifico episodio, si ritiene che a criteri di sana e onesta amministrazione i gestori delle UU.SS.SS.LL. debbono addivenire prima d'altro ad equilibrio ed onestà personale piuttosto che a direttive o comunque limitazioni spinte fino alla minuzia che attengono ad atti soggetti a controlli di altri livelli che non sono quelli della Regione, in particolare dei Comitati di controllo.
Rispetto al problema della partecipazione di amministratori regionali alla citata colazione, oggetto di entrambe le interrogazioni, informo che il sottoscritto, contrariamente a quanto è apparso sui giornali, vi ha partecipato come conclusione di una cerimonia alla quale anche i colleghi interpellanti avrebbero potuto presenziare con spirito istituzionale riservandosi o meno di partecipare al momento della colazione.
Penso di avere dato l'unica possibile, consentita risposta sull'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.



BOSIO Marco

Ringrazio il Presidente della Giunta per avere risposto all'interrogazione. A mio avviso questa questione sta tra l'ironico a posteriori (stiamo parlando dopo che tutti i fatti sono avvenuti) e il serio. Questo lo voglio ribadire.
L'inaugurazione della nuova struttura dell'USSL è una scelta giusta e corretta. Nessuno ha mai messo in discussione la scelta dell'USSL di potenziare le proprie capacità e i propri servizi. Contano molto le circostanze e le situazioni apparentemente a corollario come il pranzo.
Sono contento di sapere che, dopo la nostra interrogazione, il Consiglio di amministrazione ha deciso di pagare di tasca sua il pranzo. Questo non era negli intendimenti di partenza, diversamente non mi spiegherei perché gli uffici dell'USSL abbiano tartassato mia moglie per avere conferma se io avessi partecipato al pranzo dell'USSL. Sfortuna vuole che mia moglie in quei giorni avesse avuto bisogno, e indicazione dal medico, di fare circa sedici esami di laboratorio compreso un esame mineralogico per le ossa. Il medico le aveva dato queste indicazioni: "Si faccia fare tutti gli esami non accetti che le dicano che non è possibile farne qualcuno; circa l'esame mineralogico non accetti che le dicano che non si può fare, perché la macchina c'è e funziona, perciò non accetti di farsi mandare alla Clinica privata San Gaudenzio". Ebbene, mia moglie ha pagato 70.000 lire di ticket ma non è riuscita a farsi fare quell'esame da un'apparecchiatura esistente e funzionante in un ospedale pubblico, così ha dovuto pagare 100.000 lire per quell'esame mentre riceveva le telefonate cristalline e ineffabili di questo funzionario dell'USSL che sollecitava la mia presenza al pranzo dell'USSL. Pensi, Presidente, all'ironia della sorte: mia moglie non è riuscita a fare tutti gli esami perché le hanno detto che quattro non era possibile farli, lei però aveva già pagato il ticket anche su quelli!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non c'è rapporto tra causa ed effetto.



BOSIO Marco

Le dico subito qual è.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Come può un Partito che si rifà a motivi rivoluzionari rivolgersi a queste cose?



BOSIO Marco

Caro Presidente, lei sfugge alla questione! Lei ci ride sopra, ma io le sto esponendo la situazione in modo molto semplice: come tutti voi quando ho bisogno di andare dal medico vado da quello della SAUB, se devo fare un esame vado a fare la fila alla SAUB e come tutti non cerco scorciatoie, di nessun tipo, mai! Le citavo questo piccolo esempio per dire che mia moglie mi ha chiesto se avevo intenzione di andare a pranzo con i suoi soldi, le ho risposto di no e che avrei presentato un'interrogazione su questa vicenda.
Presidente, prenda l'esempio che ho portato come una bassa parabola non certo evangelica, però lo prenda nel giusto verso, perché migliaia di questioni, apparentemente piccole, sono giocate sulla pelle della gente normale che viene scambiata per "stupidotta". Ebbene, questo è ciò che noi chiamiamo politicamente "incomprensione e strangolamento" della repubblica democratica dello Stato e dei suoi servizi, della sua efficienza.
Questo le volevo dire ed è per questo che mi dichiaro del tutto insoddisfatto della sua risposta all'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, non mi calo nelle argomentazioni che potrebbero essere addotte anche dalla nostra parte sullo spreco del denaro pubblico perché altrimenti dovremmo fare una storia dolorosa, senza fine, una di quelle favole le cui parabole vanno poi a parare nel sistema della crapula.
Pertanto dico che la mia interrogazione è contro lo scandalismo verso il quale chi di dovere non appone la giusta opposizione. Anch'io sono stato invitato, anche telefonicamente, a partecipare alla manifestazione, e mi è stato chiesto se mi sarei fermato alla colazione che ne sarebbe venuta dopo. Ma non mi sono preoccupato di chiedere se il pranzo o la colazione di rappresentanza fosse stata pagata dall'USSL oppure dai componenti del Comitato di gestione, perché so che queste cose fanno parte di un certo protocollo; me lo sarei chiesto se tutto ciò avesse rappresentato un gesto eclatante di manifestazione, a titolo propagandistico, come del resto mi è parso di leggere fra le righe dell'interrogazione dei rappresentanti del Partito comunista, immediatamente colta da un giornale periodico della provincia di Novara che, riportando la notizia susseguentemente nel numero della settimana dopo, affermava appunto che taluni Assessori, o componenti della Giunta regionale, non si sarebbero fermati alla colazione perch impressionati, appunto per evitare che fossero coinvolti nello scandalo.
Nella fattispecie s'è detto dell'Assessore Maccari.
Ed ecco qui il motivo della mia interrogazione. Perché l'Assessore Maccari non ha replicato al "Corriere di Novara" affermando che la sua assenza dalla colazione non è stata determinata dall'interrogazione dei rappresentanti del Partito comunista? Noi sappiamo che le istituzioni si trovano in una situazione assai critica, per cui corre l'obbligo di una replica da parte dei rappresentanti delle istituzioni, che non sono soltanto i Consiglieri tout court, ma soprattutto i responsabili di ciò che è amministrato, quindi anche gli Assessori regionali, al pari dei Ministri del Governo centrale, come ho detto già in un'altra occasione, durante il dibattito sulle questioni della Cina, oggi dimenticata. Cosicché, nel mentre sono soddisfatto dalla risposta che il Presidente della Giunta ha testé dato, mi chiedo ancora perché mai non si sia proceduto ad una smentita. A me non risulta che l'Assessore Maccari si sia assentato perch timoroso di essere coinvolto nella polemica e dalla polemica. D'altro canto devo anche dichiarare che quando il sottoscritto, nella sua qualità di Consigliere regionale e componente dell'USSL. ha detto "sì", intendendo partecipare alla manifestazione e alla colazione, lo ha detto non certo per approfittare di un momento di convenienza: io abito a Trecate, a due passi da Galliate, quindi avrei potuto raggiungere Trecate e far colazione con i miei, invece mi sono fermato. Mi sono fermato non certo per giustificare l'eventualità che il pranzo fosse stato deciso a spese dell'USSL. ma perch mi sembrava in quell'occasione di dover essere solidale con chi, a parer mio, avrebbe avuto buone ragioni per fermarsi. Infatti avevo pensato di non accettare l'invito alla colazione per raggiungere i miei familiari però quando mi sono accorto che larga parte dei rappresentanti della politica novarese, compresi i Sindaci, se ne erano andati subito dopo la cerimonia, appunto perché timorosi di essere coinvolti, allora ho detto che questa acquiescenza avrebbe aggravato ciò che già il "Corriere di Novara" aveva reso di pubblica opinione; tant'è che nella settimana successiva la cosa è diventata ancora più pesante: mi chiedo come mai il corrispondente avesse potuto fare quelle affermazioni, e cioè che taluni rappresentanti della Giunta regionale si sono assentati proprio per non essere coinvolti.
Allora, pur dichiarandomi soddisfatto della risposta che lei Presidente di questo governo regionale, ha dato con quelle motivazioni che ci ha rese, dico che per quanto riguarda tutto il resto non sono affatto soddisfatto, perché si è dato adito a un gesto di speculazione giornalistica, finalizzata certamente ad un atto di prevaricazione politica ai danni di chi sa che cosa; io ancora non riesco a capirlo.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 1822 dei Consiglieri Chiezzi, Bontempi e Guasso inerente il futuro aeroportuale turistico torinese


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1822 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Bontempi e Guasso.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, l'aeroporto Cerrina è un aeroporto privato, sito nei Comuni di Rivalta e Bruino, aperto all'attività aereoturistica nazionale dal 1959. Successivamente, nel 1972, il suddetto aeroporto è stato dichiarato aperto alla sola attività dell'esercente, ed attualmente è chiuso al traffico, non più agibile in quanto da molti anni è in stato di totale abbandono. Ufficialmente, non risulta essere stato presentato alcun progetto per la realizzazione di un parco giochi, né risulta all'Ufficio tecnico del Comune di Rivalta da noi contattato al riguardo.
Con riferimento all'eventuale rilocalizzazione dell'aeroporto di Torino Aeritalia e al trasferimento delle attività aeronautiche, che in tale aeroporto si svolgono, nell'aeroporto di Cerrina, negli anni passati tale ipotesi fu esaminata e successivamente abbandonata a fronte del rilevante impegno finanziario occorrente per rilevare i terreni di proprietà Cerrina e per il necessario e totale rifacimento delle infrastrutture (pista edifici, hangar e così via).
Con riferimento alle iniziative che si intendono assumere riguardo al futuro dell'attività aeronautica nella Regione, ciò sarà sviluppato in sede di secondo Piano regionale dei trasporti in via di definizione e sulla base di un'apposita ricerca che sta per essere affidata dalla Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono del tutto insoddisfatto di questa piatta e burocratica risposta dell'Assessore che - incredibile ma vero! - forse non si è neppure curato di leggere i giornali relativamente alle notizie della realizzazione di una "disneyland" nell'ex aeroporto Cerrina.
La cosa che stupisce è che i cittadini piemontesi leggano sui giornali notizie di cui si parla diffusamente, un Consigliere regionale chiede cosa ci sia di vero e si sente dire in aula dall'Assessore: "Non c'è nulla".
Come fu per il problema di Strada del Cartman a Pino Torinese: "Non si sa niente".
Insomma: o i giornali raccontano veramente delle frottole e delle fantasie, oppure c'è un'istruttoria da parte del governo insufficiente.
Non è possibile che i privati facciano fare dei progetti, vengano pubblicati sui giornali, si scrivano articoli in cui si dice che la cosa è a buon punto, poi quando si chiede di discuterne in questa sede, si hanno delle risposte del tipo: "In Regione non è arrivato niente, al Comune non è arrivato nulla". Ma qualcosa c'è: questa richiesta esiste sul tappeto, ci sono dei privati che l'hanno fatta.
La insoddisfazione deriva dal fatto che non ci si può limitare alla verifica e all'accertamento se ci siano atti amministrativi formalizzati su una questione di cui si è parlato per giorni interi. Occorre rendere al Consiglio regionale una risposta che dia conto di questa iniziativa avviare anche rapporti con i privati che sono promotori della proposta altrimenti la risposta non serve a nulla, e non serve a niente fare l'interrogazione.
Questo è sottrarsi ad una richiesta di informazioni; si dice: "Ma, non c'è ancora niente", salvo poi fra dieci o quindici giorni leggere sul giornale che la società è stata fatta e al posto dell'ex aeroporto Cerrina si costruirà una "disneyland".
Così pure per quanto riguarda il futuro aeroportuale di terzo livello.
L'ipotesi di trasferire le strutture aeroportuali del Campo Volo di Collegno all'ex aeroporto Cerrina era una delle ipotesi possibili per mantenere nell'area torinese questa attività. L'Assessore dice: "Non è stato possibile, perché i terreni costavano troppo". Mi chiedo dove i terreni costano poco. Se è solo questo il motivo che impedisce all'attività aeroportuale che si svolge oggi al Campo Volo di Collegno di trasferirsi all'ex aeroporto Cerrina, questo stesso problema ci sarà ovunque. L'ex aeroporto Cerrina rimane una delle ipotesi su cui lavorare, perché non penso che ci sia l'intenzione di lasciare l'attività aeroportuale all'interno del Comune di Collegno per la vicinanza agli abitati, un incidente di pochi mesi fa lo dimostra.
Quindi, chiedo che l'Assessore con una comunicazione in Consiglio, fra breve tempo, ci dica come si intende risolvere il problema. Non si pu fare finta di niente. Assessore Mignone, bisogna interessarsi un po' di più, bisogna rendere conto di quello che accade nella società, gli articoli di giornale non sono fantasie. C'è una società con nome e cognome che ha fatto un progetto, bisogna venire in Consiglio, avendo visto questo progetto, parlato con questa società per capire il livello del problema e gli aspetti territoriali di cui bisogna tenere conto. Certo che il piano territoriale non c'è, non se ne sa più niente, l'Assessore Vetrino è da mesi e mesi che non dice più nulla in proposito. Quindi, il piano territoriale di Torino chissà dov'è, chissà quando si farà, senza un piano territoriale approvato è difficile che il futuro aeroportuale di Cerrina venga determinato in modo sicuro. C'è scollegamento fra i due Assessorati.
Non c'è una politica del territorio. Di fronte a notizie stampa non infondate, si risponde che non c'è alcun incartamento protocollato presso gli uffici del Comune: ci sembra proprio poco, troppo poco per una Regione che dovrebbe governare.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Interrogazione n. 1909 del Consigliere Ferrara inerente la deliberazione della Giunta regionale "Attestato di conformità alle finalità dei programmi di sviluppo turistico regionale dei progetti presentati ai sensi della legge 30/10/1988 n. 556 del 20/6/1989" (rinvio)


PRESIDENTE

Dovremmo ora esaminare l'interrogazione n. 1909 presentata dal Consigliere Ferrara inerente la deliberazione della Giunta regionale "Attestato di conformità alle finalità dei programmi di sviluppo turistico regionale dei progetti presentati ai sensi della legge 30/10/1988 n. 556 del 20/6/1989". A questa interrogazione deve rispondere l'Assessore Ripa.
Veniva però richiamata dal Consigliere Chiezzi una sua dichiarazione svolta al termine del dibattito sulla deliberazione in questione, relativa ad un ordine del giorno per il quale avrebbe dichiarato di non accedere alla discussione potendo partecipare ad una successiva discussione sotto forma di interrogazione. Ho provveduto a far effettuare le verifiche del caso: dal punto di vista formale il Consigliere Chiezzi non ha presentato alcuna interrogazione, pertanto non ha diritto di parola, in quanto si interviene soltanto in seguito alla presentazione di un'interrogazione. Il problema è questo: o si assume, facendo un'eccezione al Regolamento, la volontà politica dichiarata...



CHIEZZI Giuseppe

A me risulta - posso ricordare male - di avere detto che quell'ordine del giorno era trasformato in una interrogazione e supponevo che fosse sufficiente la dichiarazione a verbale.
Però, Presidente, non faccia eccezioni. Piuttosto troviamo un'altra strada, che potrebbe essere quella di una comunicazione da parte dell'Assessore sul tema, con gli stessi tempi.



PRESIDENTE

La situazione è questa: o si assumeva come valida la volontà politica sapendo che si trattava di una eccezione perché il Regolamento non lo ammette, oppure la strada percorribile può essere quella di una comunicazione da parte dell'Assessore sulla quale tutti possono intervenire. Io mi rivolgevo all'assemblea sia per l'eccezione se dobbiamo ammetterla sia per la comunicazione se la Giunta ritiene di doverla fare perché è chiaro che sia in un caso che nell'altro si presuppone la partecipazione di tutti i Gruppi politici, a meno che ci sia una rinuncia da parte dei Gruppi politici all'accettazione dell'eccezione alla regola.
Propongo di rinviare la discussione su questo punto alla prossima riunione nella quale il collega Chiezzi presenterà un'interrogazione e a quel punto avrà la possibilità di intervenire; il collega Chiezzi ritira così l'ordine del giorno.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1931 del Consigliere Ala inerente il Lago d'Orta


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1931 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

L'Ente che è stato investito dell'incombenza di studiare la situazione di inquinamento del Lago d'Orta è il CNR - Istituto Italiano di Idrobiologia di Pallanza, che svolge questa attività da cinquant'anni, e che si è sempre fatto promotore di azioni mirate alla salvaguardia dei laghi piemontesi, sia attraverso studi di alto livello scientifico, che attraverso lo studio di soluzioni di risanamento opportune, come nel caso del Lago d'Orta.
Nel caso specifico ha individuato le cause del degrado del Lago d'Orta fin dal loro insorgere negli anni '20, e ne ha costantemente seguito l'evoluzione fino ad oggi. Per queste ragioni non sembra possibile mettere in discussione la sua autorità scientifica in materia. In concreto, il problema della acidificazione delle acque del Lago d'Orta è stato studiato da un punto di vista idrochimico e le soluzioni proposte sono state vagliate sia alla luce di esperienze simili condotte in altri paesi sia sulla base di esperienze sperimentali eseguite con piccole quantità di carbonato su porzioni di lago delimitate ad hoc.
E' stato così possibile calcolare le caratteristiche necessarie e la quantità della sostanza adatta a neutralizzare l'acidità delle acque del lago, in modo graduale e senza causare intorbidamenti o altri effetti negativi alle acque stesse. Ovviamente, dovendosi intervenire su una massa d'acqua di 1.300 milioni di metri cubi, le quantità di sostanza neutralizzante in gioco sono ingenti, e sono necessarie operazioni a grande scala per il loro spandimento.
Gli effetti dell'operazione sulla comunità vivente del lago sono stati valutati e non possono che essere positivi. In effetti l'intervento si propone, attraverso l'immissione di una sostanza normalmente presente in natura, di ripristinare condizioni di neutralità delle acque tali da permettere la vita anche di quegli organismi che attualmente nel lago non possono vivere a causa della eccessiva acidità.
Si deve inoltre ricordare che il lago d'Orta è particolarmente sensibile ai fenomeni di acidificazione in quanto, nel suo bacino imbrifero, non si trovano rocce carbonatiche, e quindi le acque che vi affluiscono sono particolarmente leggere. Proprio la grande disponibilità di acqua molto leggera indusse la Bemberg ad impiantare il suo stabilimento a Gozzano, e solo questa industria avrà maggiori oneri dalla operazione di liming in quanto non solo dovrà addolcire l'acqua prima di usarla, ma dovrà anche sterilizzarla a causa della aumentata densità di organismi viventi operazione che attualmente non è necessaria poiché la eccessiva acidità delle acque del lago impedisce il loro proliferare.
Per seguire l'andamento delle operazioni di liming, e per prevederne gli esiti, viene fatto uso degli strumenti scientifici e tecnologici più moderni: mentre il battello spande il carbonato, altre imbarcazioni, con strumentazione scientifica a bordo e boe di rilevamento automatico raccolgono dati che servono a valutare in tempo reale l'andamento delle operazioni, il movimento di tutti i natanti viene rilevato da un radar che registra costantemente la loro posizione, al fine di ricostruire il movimento della "nuvola" di carbonato mentre si spande nell'acqua, e poter così modificare, se necessario, tutti i parametri dello spandimento (velocità, direzione del mezzo spanditore, volume e concentrazione della soluzione di carbonato, ecc.).
Occorre infine ricordare che l'intervento di liming sul lago d'Orta è seguito con interesse a livello nazionale e internazionale sia dal mondo scientifico che dalle Associazioni ambientaliste.
Al momento il giudizio sull'andamento delle operazioni è largamente positivo: nel lago si va lentamente ricostruendo una comunità biologica più equilibrata con la comparsa di nuove specie viventi planctoniche, che costituiscono il primo anello della catena alimentare. Dal punto di vista chimico si assiste ovviamente ad un innalzamento del pH, ma anche ad una diminuzione della concentrazione di metalli tossici.
La Regione segue con costante attenzione tutte le operazioni di liming del Lago d'Orta, mantenendo uno stretto contatto operativo sia con gli enti locali competenti, in particolare con la Provincia di Novara, sia con l'Istituto Italiano di Idrobiologia di Pallanza. Alla fine delle operazioni, l'Istituto Italiano di Idrobiologia è impegnato a fornire una dettagliata relazione che sarà attentamente valutata dagli uffici regionali competenti.
La Regione Piemonte, presentatrice dell'istanza di finanziamento al Ministero dell'Ambiente, coopera con la Provincia di Novara in modo stretto, come già ricordato, e ha delegato a questa l'incarico di appaltare i lavori in quanto ente competente per territorio. I rapporti tra i vari enti coinvolti sono regolati da apposite convenzioni, che prevedono le forme di controllo richieste dalla legge.
Il dott. A. Calderoni ha seguito e segue la realizzazione del progetto di liming sul Lago d'Orta nella sua veste di ricercatore del CNR. quale responsabile dell'Istituto, indicato dal Direttore dell'Istituto stesso su richiesta della Provincia di Novara. In questa veste ha fatto quindi parte della Commissione giudicatrice dell'appalto concorso per l'affidamento dei lavori per l'esecuzione dell'operazione di liming sul Lago d'Orta.
Nella Commissione altre persone rappresentavano il Consiglio provinciale. Lo stesso dicasi per l'esecuzione dell'operazione di liming eseguita sotto la supervisione di un direttore lavori, indicato dalla Provincia di Novara, in quanto stazione appaltante. Non sembra quindi ravvisarsi alcuna incompatibilità tra i ruoli in quanto il dott. Calderoni ne riveste uno soltanto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione di aver commesso un errore a presentare questa interrogazione, in quanto ho ottenuto una risposta simile ai contenuti della domanda stessa.
Sostanzialmente riproduce affermazioni ed elementi che erano stati pubblicati in vari articoli, quindi già noti. Sono state dette cose che qualsiasi persona attenta a questa vicenda già conosceva.
Continuo ad essere stupito del fatto che si dica che questa vicenda è seguita con interesse dal mondo scientifico ed ambientalista italiano dimenticandosi di aggiungere un altro sostantivo: è seguita con interesse e preoccupazione.
Si tratta di un tipo di intervento enormemente pesante, enormemente grossolano. E' come se si usasse una dose massiccia di medicinali su un corpo che avrebbe bisogno di una maggiore attenzione ed un maggior rispetto. Era questa la riflessione che si voleva avere dalla Giunta regionale. E' un organismo che avrebbe bisogno di interventi più dolci, più meditati, con impatto meno alto e soprattutto con meno ricaduta pubblicitaria.
Fatta questa premessa, ripeto che non ho gli elementi che si dice ormai esistano. Le valutazioni e i dati sui risultati del lavoro fin qui condotto verranno pubblicati al termine dei lavori; a mio avviso invece c'è l'estrema urgenza che i risultati delle operazioni condotte siano messi subito a disposizione di tutti coloro che sono interessati a seguire questa vicenda e a valutarla. Valutare se è giusto utilizzare quello che è, fino a prova contraria, un lago prealpino come cavia per un esperimento che certamente è stato condotto in altre zone del mondo, ma in condizioni molto diverse da queste. Il problema non è avere il monitoraggio momento per momento di quanto si spande, della velocità a cui si spande e della quantità che si spande, di questo prodotto, ma di essere capaci di stabilire quali sono a medio termine le conseguenze, sia sulla qualità delle acque che soprattutto sulla fauna esistente. E soprattutto stabilire siccome non è mai stata fatta prima, una comparazione possibile tra questi interventi ed altri tipi di interventi, magari più naturali ed a più lungo termine, che avrebbero potuto permettere un tentativo di riequilibrio più naturale ed un intervento di carattere meno massiccio.
Sulla parte che viene prima dell'intervento di liming, non ho nulla da aggiungere; le ricerche condotte dall'Istituto di Idrobiologia del CNR e da altri soggetti, in merito alla storia del lago e alle caratteristiche delle sue acque ed in merito ai motivi della sua acidificazione, rappresentano un importante contributo. La mia interrogazione chiedeva se quello scelto fosse il metodo più adatto, se realmente c'è un'unanimità di vedute su questa vicenda o se non è forse il caso di dire chiaramente quali siano le conseguenze, già accertabili, di quanto si è fatto.
Chiedo che l'Assessorato fornisca subito i dati effettivi di quello che è stato fatto e quali siano, allo stato degli atti, le conseguenze accertate dell'intervento.
Sono assolutamente insoddisfatto su altri punti: non mi si dice quali provvedimenti la Regione intenda assumere per verificare la compatibilità dell'operazione di disinquinamento. A meno che si intenda che, andando tutto bene, non c'è bisogno di assumere interventi. Il dire che la Regione ha delegato la vicenda alla Provincia di Novara, semplicemente perché è ente competente per territorio, è come dire che anche la Regione è competente per territorio, allo stesso modo della Provincia. Quindi non mi pare una risposta.
Sulla vicenda del Consigliere provinciale Alcide Calderoni ho trovato totalmente confermato quanto indicavo nell'interrogazione ed il giudizio se sussistano condizioni di compatibilità o meno rimane per me aperto. Quanto scrivevo nell'interrogazione è stato confermato dall'Assessore. A mio avviso, il fatto di essere contemporaneamente Direttore scientifico dei lavori e Consigliere provinciale rappresenta un dato di fatto e quand'anche non venisse messa assolutamente in dubbio la competenza scientifica del dott. Calderoni, rimane il fatto che egli gestisce due ruoli che per me sono incompatibili, avendo egli oltretutto fatto parte della Commissione giudicatrice. Questo problema, per quanto possa ammettere non sia di competenza regionale, rimane aperto.
Prescindendo da questo, domando se c'è la volontà, in tempi rapidi, di fornire la documentazione su quanto è avvenuto, di ragionare in termini scientifici prima che politici, ritenendo che la prosecuzione di questa attività di disinquinamento sia legata ad una verifica da parte del mondo scientifico italiano e non venga considerata come il non plus ultra tra i metodi di disinquinamento possibili.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Calligaro, Fassio, Ferro, Lombardi, Nerviani, Olivetti, Reburdo e Villa.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Informazione - Psichiatria

Dichiarazioni del Presidente Rossa riportate dal settimanale "Il Novese" relative al dibattito sulla psichiatria


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, nelle sue comunicazioni avrei voluto sentire una presa di posizione circa il fatto che un settimanale della provincia di Alessandria in data 12 ottobre 1989 ha riportato un articolo su un dibattito svoltosi a Tortona sulla psichiatria. All'interno di tale articolo ci sono affermazioni che vorremmo fossero chiarite: "...A difenderla, nella Sala Giovani del Teatro Civico, è intervenuto il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, il socialista Angelo Rossa. Ben strana la sua difesa, a dir la verità: più che altro si è limitato a dare testualmente dell'idiota a chi aveva votato contro questa legge nell'assemblea regionale (e ciò per ben due volte)".
Se il giornale riporta fedelmente le espressioni che il Presidente del Consiglio regionale ha usato in una pubblica assemblea, credo di dovermi rivolgere in primo luogo a lei, signor Presidente, per conoscere se l'articolo è fedele alle cose dette nel corso di quell'assemblea. Mi auguro che non sia così, altrimenti si porrebbe un problema in questa assemblea quanto meno nel rapporto tra il Gruppo che rappresento e il Presidente del Consiglio regionale.
Crediamo che le istituzioni abbiano l'esigenza di essere salvaguardate da ognuno di noi, ma per il Presidente del Consiglio questa esigenza è maggiore. Mi auguro che la notizia sia priva di fondamento, vorrei per conoscere le intenzioni che il Presidente del Consiglio regionale aveva in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio innanzitutto il Capogruppo comunista per avermi dato la fotocopia dell'articolo pubblicato su "Il Novese" che purtroppo non è fra i giornali che leggo.
Ho letto quanto scritto nell'articolo firmato G.F. e mi associo al collega Avondo per sapere se corrispondono al vero le affermazioni riportate.
Vorrei però aggiungere che, quand'anche lo fossero, sono minime rispetto al contenuto di questo dibattito, perché quando il prof. Pirella dice che questa legge è "fumo negli occhi", è "analfabetismo psichiatrico" mi pare essere questa un'affermazione molto più grave che non una battuta che può anche essere sfuggita durante un dibattito. Faccio notare che per il prof. Pirella, sempre riferendomi all'articolo apparso su "Il Novese", i malati di mente sono utenti, infatti li chiama "i familiari degli utenti".
Evidentemente c'è il timore di usare le parole "malattia mentale". Chi sono gli utenti? Sarebbe più logico invece avere il coraggio di dire che esistono i malati di mente e che esiste il bisogno di creare dei servizi e delle strutture. Ho fatto questa aggiunta che mi sembrava giusta perché si rischia di farsi impressionare da una frase superficiale e non capire invece il fondamento delle cose serie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Avondo, per avermi fatto pervenire l'articolo apparso su "Il Novese" che avevo letto solo in bozza dattilografata inviatami dai compagni di Partito Tapparo e Garesio, ai quali lei si era rivolto con una lettera, e che avrei dovuto ricevere anch'io. Le rispondo con la lettera che ho mandato al Segretario regionale e al Capogruppo consiliare del PSI. Tuttavia, mi consenta di dirle che i giornali, con il dovuto rispetto per i giornalisti, dovrebbero essere più obiettivi. Chi mi conosce sa che sono persona convinta nel sostenere le mie idee, anche in modo appassionato, ma non sono persona alla quale sfuggono le cose che deve dire.
Rispondo anche al Consigliere Pezzana, che ringrazio per avere sottolineato le altre responsabilità che emergono da questa vicenda.
Ho risposto ad un aggettivo di quel tipo venuto da parte di chi parlava con la verità rivelata e che, dopo dieci anni, è fermo ancora a posizioni che ci hanno anche affascinato, che abbiamo condiviso. Parlo di un dottore di Trieste che ha denunciato una certa posizione e che ha usato il termine "idiota". Ho risposto che sarebbe idiota fermarsi alle cose ferme e lontane. Il divenire della società implica una continua capacità di aggiornamento e rifiuta posizioni che non tengono conto delle cose che sono successe. Mi dispiace che le cose siano state stravolte in questo modo.
Aggiungo che sono stato anche cortese perché un amico mi invitava a rispondere a quanto aveva affermato il prof. Pirella, cosa che rispettosamente non ho fatto perché avevo presente la responsabilità istituzionale che mi accompagna.
Quel dibattito poteva essere più interessante anche se è stato precostituito. I comunisti il giorno dopo mi hanno detto che da tutto questo prendono le distanze.
Ho accettato di parteciparvi perché mi è stata fatta richiesta tre mesi fa e non sapevo nemmeno se aveva avuto corso, ma ad un certo punto ho saputo che il mio nome era elencato nei manifesti affissi a Tortona. E' stata un'occasione in cui sicuramente sono state messe in luce carenze nei confronti delle quali mi auguro che la Regione intervenga in modo più incisivo perché vengano rimosse e risolte. Non vado a dire o a vedere se la gente deve o non deve essere legata, dico soltanto che ci sono dei problemi che devono essere affrontati e risolti che non sono stati risolti in questo periodo di tempo. Mi auguro che questo dibattito possa svilupparsi anche altrove e sono disponibile a parteciparvi perché credo sia necessario portare il confronto più a fondo nell'interesse di una psichiatria che abbia come finalità non solo la prevenzione, ma la cura e il recupero del malato nelle forme giuste in cui la società e la scienza devono lavorare.
Mi fermo a questo punto esprimendo l'amarezza di essere stato al centro di questa questione, ma è nulla di più: un'amarezza che viene superata dal senso di responsabilità che nei dibattiti siamo tutti quanti coinvolti e abbiamo la stessa dignità, le stesse responsabilità, gli stessi onori e gli stessi oneri, senza alcuna distinzione tra chi occupa una posizione e chi ne occupa un'altra.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

In merito a questa vicenda devo dire che ho trasmesso rapidamente al Presidente del Consiglio la comunicazione che il Capogruppo comunista aveva inviato a me e al Segretario regionale del mio Partito. Non credo che il Presidente di un'assemblea regionale possa essere visto come una figura che congela, nella fase in cui assolve a questo compito, quella che è l'attività e i rapporti politici che si determinano specie nelle aree in cui questo Presidente ha radici e rapporti. Non può assumere la veste dell'ibernato politico perché assume questa dimensione istituzionale.
Ovviamente il ruolo fa dare ad alcuni caratteri del suo comportamento politico dei segni nuovi diversi rispetto alla posizione che il compagno Rossa aveva in precedenza come Capogruppo.
Nel merito la risposta che il Presidente Rossa ha dato è importante non credo - non è nel suo stile - che abbia involgarito il dibattito. Mi pare invece che il tenore dell'articolo abbia marcato eccessivamente parole dette in un contesto che deve essere adeguatamente interpretato e visto nelle sue interrelazioni e che poc'anzi l'intervento del Presidente del Consiglio ha chiarito.
Spero che l'episodio possa essere contenuto in questi termini. Le precisazioni che il Presidente del Consiglio ha fatto mi paiono accettabili. Non so se il Presidente del Consiglio vorrà esplicitare la sua posizione al settimanale "Il Novese": forse è opportuno che scriva una lettera al giornale che ha pubblicato quell'articolo in modo da precisare la sua posizione, così come ha fatto tramite una lettera, che ho informalmente avuto occasione di vedere adesso, inviata al Capogruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Sono deluso dalla risposta che ha dato il Presidente. Ho posto una questione e mi interessava conoscere se il Presidente smentiva o meno le affermazioni che l'articolista gli ha attribuito. Il Presidente ha fatto un esame del tipo di dibattito, di come si è sviluppato e delle varie posizioni: su tutto ciò non ho nulla da dire. Ciascuno, in quest'aula e fuori di quest'aula, sostiene le teorie che ritiene più utili ed opportune rispetto alle collocazioni che si hanno sulle leggi e quant'altro. Il problema è che l'articolista ha scritto che il Presidente, per ben due volte, ha definito "idioti" coloro che all'interno di questo Consiglio regionale hanno votato contro quella legge. Pertanto o il Presidente smentisce questa affermazione oppure, per un Gruppo che ha votato contro quella legge, la questione diventa di altro valore e tenore. Non è in discussione la partecipazione di chicchessia a qualsiasi tipo di dibattito così come non è in discussione il sostenere posizioni diverse: questo fa parte della dialettica e del confronto democratico. Ma, nel momento in cui la dialettica e il confronto scendono a certi livelli, la questione diventa un'altra. Mi auguro che quelle affermazioni siano prive di fondamento. Per cui o viene una smentita da parte del Presidente oppure la questione diventa complessa anche per il tipo di ruolo che il Presidente svolge all'interno del Consiglio regionale, che è quello della tutela di ciascuno di noi. Non vogliamo fare la cosa più grossa di quello che è, ma vogliamo conoscere se è vero che il Presidente del Consiglio regionale ritiene i Consiglieri più o meno capaci di intendere e di volere sulla base del modo in cui votano le leggi.
Ritengo quindi di dovere ancora richiedere al Presidente una netta ed esplicita smentita di questo tipo di interpretazione che il giornale le ha fatto dire. Se questo non avverrà, ci riserveremo come Gruppo di valutare altre questioni nel senso che potrebbe venire a mancare un rapporto di fiducia e di reciproco rispetto all'interno di un'assemblea legislativa quale è la nostra e in modo particolare nei confronti di chi rappresenta il ruolo di questa assemblea al più alto livello.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, anch'io non mi attendevo una sua risposta nel merito e interpretativa di quella che è stata la sua collocazione nel dibattito al quale ha partecipato e di cui accenna "Il Novese". Il problema ridotto all'osso, nudo e crudo, è questo: il periodico "Il Novese" in data 12/10/1989 le ha attribuito determinate espressioni secondo le quali lei nella sua veste di Presidente del Consiglio regionale, ha dichiarato che "sono idioti coloro i quali hanno votato contro questa legge nell'assemblea regionale".
Non ritengo che ci si debba immergere in una interpretazione di queste sue espressioni. I casi sono due: o queste espressioni sono state usate e allora ogni forza politica potrà trarre le sue conseguenze, oppure non sono state usate e allora non hanno da essere interpretate in quest'aula. Le espressioni che le sono state attribuite sono pesanti, per cui in questo momento è suo dovere smentire che lei ha dichiarato che "sono idioti coloro i quali hanno votato contro questa legge". A mio avviso, anche se lei oggi ci farà questa smentita e se le cose staranno così, è comunque una smentita tardiva perché il Presidente del Consiglio regionale, che in data 12/10/1989 si è sentito attribuire di aver detto che "sono idioti coloro i quali hanno votato contro questa legge", avrebbe dovuto, data la sua alta carica istituzionale, immediatamente con telegramma, chiedere la rettifica ai sensi della legge sulla stampa. Questo non è stato fatto, però io le chiedo di dirci, dopo sette giorni dal fattaccio di questa pubblicazione se c'è una formale e solenne smentita e se intende farla ai sensi della legge sulla stampa nei confronti dell'organo che ha pubblicato l'articolo oppure se le cose non stanno così ritengo che l'immergersi ad interpretare con argomenti più o meno capziosi e pur sempre di contenuto interpretativo il suo atteggiamento tenuto nell'occasione di cui a questa notizia, sia un girare intorno al problema ed eluderlo.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, voglio farvi conoscere la lettera che ho inviato al Segretario regionale del mio Partito e al Capogruppo: "Cari compagni, ho letto con profondo rammarico la lettera inviatavi dal Capogruppo del PCI alla Regione Piemonte Giampiero Avondo, in merito al fatto di cui, come egli già sentenzia, mi sarei reso responsabile nel corso di un dibattito a Tortona.
Duplice è la ragione della mia amarezza; la prima è senz'altro determinata dalla constatazione che neppure il ragionevole dubbio che i fatti potessero non essere come descritti ha sfiorato il collega Avondo con cui pure ho da anni rapporti politici e personali. Avrei certo apprezzato che un chiarimento mi fosse chiesto direttamente (le occasioni di incontro, dal supposto 'fattaccio' ad oggi, non sono certo mancate) e non a destra e a manca come è accaduto. Ma devo pur decidermi a prendere atto che i tempi sono cambiati e la franchezza e l'umana correttezza che caratterizzavano i rapporti politici stanno tramontando.
La seconda e molto personale ragione d'amarezza è constatare che dopo anni di lavoro comune, pur da banchi contrapposti, mi si ritenga capace di villanie che non appartengono alla mia indole, indole - come da più parti mi viene fatto osservare - fin troppo mite.
Per giungere infine all'episodio incriminato, non ho perplessità a ribadire a voi e ad Avondo quanto allora dissi, ossia che ritengo 'idiota' (ho usato questo termine che, peraltro, non fa parte del mio frasario riprendendo l'analoga espressione usata dal dott. Mezzini, psichiatra triestino, che mi aveva preceduto nella relazione) isterilire il dibattito sulla psichiatria a posizioni rigide di difesa di una legge, mentre bisogna guardare avanti, troncando inutili recriminazioni sul passato, prendendo dalla legge n. 180 quanto di buono ha dato e dire, con tanta schiettezza cosa non ha funzionato, per porvi rimedio, come ha fatto la Regione Piemonte con la presentazione della propria legge in materia.
Non sto a ricordarvi, perché potete intuirlo, il clima in cui si è svolto il dibattito e l'aggressione verbale verso i relatori 'non allineati', da parte di una platea non folta, ma molto indottrinata contro le posizioni che io andavo sostenendo.
L'articolo dai toni veterocomunisti che Avondo vi manda in anteprima vi dà modo di constatare l'obiettiva 'serenità' delle sue fonti d'accusa nei miei confronti, peraltro esso riferisce cose false a cui mi riservo di dare risposte adeguate in sede adeguata".
Al collega Majorino rispondo dicendo che smentisco quanto è stato scritto in quell'articolo; ho visto appena adesso l'articolo del periodico comunista "Il Novese" e mi riservo di adire a vie legali per quanto riguarda le cose che sono state scritte. Mi riservo di adire a vie legali anche se io sono sempre per il confronto politico, il più duro se necessario, piuttosto che le aule del tribunale. Ho però il dovere, a termini dell'art. 8 della legge sulla stampa, di far precisare al periodico "Il Novese" la correttezza e il rispetto.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 545: "Proroga del termine di cui all'art. 36 primo comma, della L.R. 23/8/1982, n. 20 e successive modifiche ed integrazioni 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte'" - Presentazione pregiudiziale di non passaggio all'esame dell'articolato


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 545.
La parola al relatore, Consigliere Emilia Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, soltanto poche parole perché la relazione consegnata ai colleghi Consiglieri, già abbondantemente spiega i motivi di questa richiesta di rinvio, che peraltro potrà essere successivamente precisata dall'Assessore.
La richiesta di rinvio, che il Consiglio è chiamato ad approvare, è motivata da alcune ragioni che si possono anche ritrovare quando approvammo la precedente proroga della legge n. 20.
In questi anni alcune UU.SS.SS.LL. hanno avviato e messo a regime le procedure per la gestione integrata dei servizi socio-assistenziali; la Regione, per parte sua, ha impostato una serie di provvedimenti diretti ad agevolare e consentire, in modo più definito e preciso, la gestione di questi servizi. In particolare mi riferisco al problema delle piante organiche del personale socio-sanitario e ad una serie di indirizzi e indicazioni sulla vigilanza e sullo standard dei servizi socio assistenziali, che comunque deve essere garantito rispetto alla gestione qualunque essa sia.
Il nodo centrale di questa questione è la richiesta da parte delle UU.SS.SS.LL. di Torino (richiesta che è stata discussa anche con il competente Assessorato all'assistenza della Regione) che prevede un piano di lavoro articolato nel tempo per arrivare alla messa a regime, anche nella città di Torino, della gestione integrata delle funzioni socio assistenziali con la sanità.
Teniamo presente che le UU.SS.SS.LL. di Torino si sono smembrate in dieci da un tempo relativamente limitato e che i problemi che sono alla base della gestione della sanità di Torino sono noti a tutti i colleghi.
Questa ragione e altre di carattere più complessivo (che mi limito ad accennare: l'avvio di una serie di provvedimenti nazionali in materia di riordino della sanità e dell'assetto delle UU.SS.SS.LL. e in materia della gestione di alcune strutture che sono a scavalco tra il settore sanitario e quello socio-assistenziale, mi riferisco in particolare al recentissimo Decreto De Lorenzo sull'applicazione dell'art. 20 della legge finanziaria 1988) rafforzano l'esigenza, vorrei dire la necessità, di un'ulteriore proroga dell'entrata in regime complessivo della legge n. 20, pur non ostacolando tutti quei passi e quei fatti che sono intervenuti in questi mesi e che interverranno nel prossimo futuro per consentire un miglioramento e una razionalizzazione di tutti i servizi relativi.
La stessa legge che è all'esame della Commissione in questi giorni e che si riferisce alla normativa per un'eventuale privatizzazione delle II.PP.A.B. in ossequio ad una sentenza della Corte di Cassazione, va nella direzione di consentire un complessivo ed integrato riordino delle funzioni socio-assistenziali nell'ambito della nostra Regione.
In questa dimensione, con questi collegamenti e con l'esigenza di un approfondito esame di come si integreranno questi provvedimenti rispetto alla legge n. 20, credo che la proroga si giustifichi ampiamente. Come tutte le proroghe anche questa viene presa con una certa difficoltà.
Sarebbe stato meglio prevedere dei tempi più congrui, devo però dire che sono stata tra chi ha ritenuto che la prima proroga avrebbe dovuto prevedere una data diversa da quella che era stata prevista. Credo che i colleghi lo ricorderanno e me ne daranno atto.
In questo momento sarebbe stato più simpatico non dover procedere ad un'ulteriore proroga perché era già stata prevista in anticipo, ma l'importante è che i problemi vengano affrontati e si risolvano seriamente.
Questo non è certamente un provvedimento che li rallenta, è semplicemente un provvedimento che consente di evitare dei vuoti legislativi che diversamente renderebbero difficoltoso, dal punto di vista formale e procedurale, il procedere nella direzione voluta, che è quella di creare una rete di servizi socio-sanitari assistenziali rispondenti alle esigenze della popolazione del Piemonte.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Il Gruppo MSI-DN si era astenuto sulla legge n. 20 e sulle conseguenti modifiche. Questo perché, tra le altre ragioni che non sto a ripetere, non eravamo assolutamente convinti, come non lo siamo nemmeno oggi, che le funzioni assistenziali e sanitarie potessero non essere conglobate insieme.
Sono ormai dieci anni e forse più che si parla di trasferire le competenze assistenziali alla sanità. Avendo fatto parte dal primo giorno del Comitato di gestione della grande USSL 1/23 e avendo fatto parte - adesso non più del Comitato di gestione dell'USSL 3 ho sentito, non nell'ultimo periodo ma nel primo periodo, per intenderci quando era in atto l'USSL 1/23, parlare tante e tante volte di trasferimento imminente delle funzioni assistenziali alla sanità. Poi, non è mai avvenuto e io voglio dire oggi perché, a nostro avviso, non è avvenuto: perché i Comuni, e tra questi quello di Torino, non hanno e non avranno nessuna voglia, a meno che non intervenga una revisione completa che quindi li costringa, di passare alle UU.SS.SS.LL. le competenze assistenziali.
Nella relazione si dice che le stesse UU.SS.SS.LL. del Comune di Torino hanno espressamente richiesto la proroga del trasferimento delle funzioni ritenendo impossibile garantire in tempi brevi una corretta gestione dell'assistenza. Questo, forse, può anche essere: io non l'ho sentito dire perché, come vi ripeto, nel Comitato di gestione dell'USSL 3, del quale ho fatto parte ultimamente, non si è mai parlato di avere le competenze dell'assistenza. Sarà anche vero che in questo momento le UU.SS.SS.LL.
attuali di Torino non vogliono la parte di gestione assistenziale. Sarà anche logico che, essendoci in vista una riforma della sanità, ad un certo punto non si debba fare tout court il trasferimento delle funzioni assistenziali. Però questa cosa non va posta nel modo in cui è stata posta dalla relatrice, perché non siamo assolutamente convinti che fino ad oggi non si potesse fare il trasferimento e quindi forse sarebbe diventata più facile anche in sede di revisione. Noi non siamo mai stati d'accordo con le proroghe, non lo siamo nemmeno questa volta, ma trattandosi di funzioni assistenziali, per male che possono andare avanti, non votiamo contro bensì ci asteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i giornali di questa città quando parlano dell'assemblea regionale scrivono che è il regno del "rigor mortis" oppure che è uno dei posti dove non si prendono decisioni, le scelte si rinviano, mentre il Consiglio comunale è la sede dove c'è un confronto vero tra le forze politiche. Il Consiglio regionale, invece sarebbe semplicemente un luogo di non scelta.
Questo provvedimento, al contrario di quello che potrebbe apparire cioè una proroga rispetto all'entrata in vigore di una legge, è invece nella sua sostanza, anche alla luce delle dichiarazioni della relatrice, la dimostrazione dell'esatto contrario. In questo Consiglio regionale si prendono decisioni, si decidono politiche che poi hanno una ricaduta assai concreta sulla vita e sulle condizioni dei cittadini piemontesi.
Il Consigliere Bergoglio ha fatto un'elencazione molto chiarificatrice rispetto alla linea politica che su queste materie la Giunta - non so quanto consapevole, ma di fatto agente attivo porta avanti. Il Consigliere Bergoglio ci ha detto della proroga della legge n. 20; ci ha detto che bisogna attendere la controriforma che si sta organizzando a livello nazionale in materia di politica sanitaria; ci ha detto che bisogna procedere non verso il passaggio dei patrimoni delle II.PP.A.B. ai Comuni quindi il mantenimento dell'area pubblica di questi beni che sono stati lasciati perché fossero a disposizione del pubblico, ma bisogna procedere rapidamente (anche l'Assessore Cernetti, che è stata Assessore alla sanità sa di che cosa parliamo) verso una linea di privatizzazione delle II.PP.A.B.
Il Consigliere Bergoglio ha parlato dell'art. 20 della legge finanziaria del 1988, verso la quale ci sono attenzioni ed appetiti rispetto ad una linea di politica sociale che tende a scegliere nell'istituzionalizzazione nelle case di riposo la via privilegiata e unica nei confronti delle condizioni degli anziani. Insomma è inutile che ci diciamo: "questa linea è quanto era possibile fare e quello che si è ottenuto, lo slittamento, era l'unica cosa possibile". No! C'è una linea politica precisa in questa materia, che è quella che noi abbiamo già evidenziato nel momento in cui si discusse della modifica e della prima proroga della legge n. 20, allora era Assessore Carletto, era più attento adesso capisco che ha tante cose da fare, è Capogruppo, non può occuparsi di tutte le questioni e quindi non può essere presente, anche la Giunta mi sembra che...



SESTERO Maria Grazia

Anche l'Assessore Maccari.



DAMERI Silvana

Ma sì, in fondo che cos'è questa? E' semplicemente una proroga fino al dicembre 1990 rispetto ad una legge che, per carità, non è la soluzione di tutti i problemi di chi si trova in condizione di disagio sociale, fosse così sarebbe anche molto semplice. Questo è un ulteriore granello consistente per la realtà piemontese che si aggiunge ad una politica che noi riteniamo sia - lo dimostreremo in tutte le sedi - una politica di emarginazione, una politica che affronta la condizione del bisogno in termini di conservazione di questa condizione; una politica assistenziale vecchia, che francamente pensavamo che le battaglie culturali degli anni passati e le scelte politiche che sono state compiute, per quanto incomplete, ci avessero lasciato alle spalle! E' una legge che è fatta di un unico articolo (la proroga), ma come qualcuno ci insegna il diavolo può essere nei dettagli, e certe volte apparentemente bastano piccoli atti che consentono di rodere poco per volta delle politiche. D'altronde è chiaro che questa assemblea regionale, che in una fase diversa aveva approvato la legge n. 20 e l'aveva fatto sulla base di una impostazione culturale forte, di fuoriuscita dai limiti dell'emarginazione sociale, aveva scelto appunto di aprire un terreno nuovo attraverso l'integrazione tra intervento sociale ed intervento sanitario e la promozione dei servizi alternativi al ricovero. Non è più la stessa assemblea, non c'è quella tensione e quella attenzione nei confronti di queste problematiche che poi non sono circoscritte a questo unico problema ma danno il tono complessivo, dal nostro punto di vista, di un'amministrazione e di forze di governo.
Ricordo che allora l'unico oppositore di questa proposta fu la Democrazia Cristiana. Vedo con grande dispiacere come su questi temi una serie di forze politiche che allora avevano contribuito, non solo quelle della sinistra, ma penso al contributo che aveva dato nel dibattito il Consigliere Gandolfi del PRI e lo stesso PLI, non solo in termini di attenzione, ma anche di approvazione, tutto questo è sparito, non c'è più! Il pentapartito, attraverso l'inerzia, in realtà fa passare scelte assolutamente rilevanti sulla vita della gente.
Nel momento in cui c'è stata la prima proposta di modifica della legge n. 20 di proroga dei termini avevamo detto che saremmo andati sicuramente oltre il termine che allora era stato proposto, cioè il 30 settembre 1989.
L'allora Assessore Carletto ci aveva detto che il compito della Giunta era quello di fotografare lo stato di cose esistente. Noi pensiamo invece che l'azione di un governo non possa essere semplicemente quella di fotografare lo stato di cose esistente, perché in questo stato di cose esistente ci sono anche le ingiustizie e le cose che vanno corrette: l'azione del governo dovrebbe essere caso mai quella di superare le ingiustizie ed aprire delle prospettive diverse dal punto di vista delle opportunità delle persone, dei cittadini.
Ebbene, questa Giunta ci disse di no e che quello era un termine irrealistico, ma oggi questa stessa Giunta ci dice che non lo è più.
In questi mesi abbiamo fatto una richiesta alla Giunta sapendo che inevitabilmente, come è nelle cose, il 30 settembre sarebbe arrivato, per sapere a che punto era lo stato di applicazione della legge n. 20 e cioè il passaggio delle funzioni alle UU.SS.SS.LL. anche per quanto riguarda il socio-assistenziale.
Voglio fare una considerazione anche per richiamare un attimo i termini della questione. L'idea fondamentale della legge n. 20, se ho bene inteso (l'Assessore Cernetti che è stata la madre di questa legge me lo può dire) era quella che i bisogni dei cittadini dal punto di vista sociale sanitario ed assistenziale, sono tra loro talmente connessi che è difficile pensare di dare delle risposte separate e che, quindi, nel momento in cui le istituzioni pubbliche vogliono intervenire con i servizi, con le politiche, con la promozione di interventi di prevenzione, devono farlo con un'unica gestione stante la situazione delle politiche generali e stante anche il fatto che il Piemonte, a differenza di altre Regioni, ha 1.209 Comuni e che c'era il bisogno che tutto questo avvenisse in forma associata e quindi a livello delle UU.SS.SS.LL.
Quello che è importante, per essere chiari, non è se un servizio è prestato dal Comune o se è prestato dalle UU.SS.SS.LL.: l'importante è che il servizio socio-sanitario-assistenziale sia prestato. Il problema vero è che poi i cittadini che sono in questa condizione di bisogno non hanno le risposte che lo Stato deve loro e l'idea della legge n. 20 era appunto questa: integrare nella gestione delle UU.SS.SS.LL. tutti questi interventi.
Il semplice ricovero in una casa di riposo è la risposta più facile dal punto di vista delle politiche da fare, ma è quella che costa di più alla collettività ed è sbagliata nei confronti del bisogno di quella persona. In questo campo ci sono forze, anche economiche, di una certa rilevanza che si stanno attrezzando affinché le case di riposo ci siano dove, appunto "mettere i vecchietti", ma d'altronde questa linea la ritroviamo in tutta una serie di altre politiche. Se si pensa che in Italia ci sono 8.000 Comuni e di questi 1.200 sono in Piemonte, dobbiamo rilevare la particolarità della nostra Regione.
Se un Comune vuole attivare una risposta diversa all'assistenza domiciliare (interventi di prevenzioni, attivazione di politiche di socializzazione), è un po' impensabile che in Piemonte lo possa fare il singolo Comune quando abbiamo Comuni che a malapena hanno il segretario comunale, magari ce l'hanno a scavalco e non hanno l'assistente sociale.
Come fanno a fare queste politiche? Questa è la ragione per cui - per ridurla a termini molto banali, ma che poi sono quelli reali si è pensato all'impostazione della gestione associata a livello delle UU.SS.SS.LL. per attivare dei servizi alternativi al ricovero e all'emarginazione.
La legge n. 20 è del 1982. Dobbiamo quindi meditare sul fatto che si è varata una legge che per otto anni non è entrata in vigore. Nel 1982 si fece la scelta di dire: "Siccome è una riforma significativa e profonda dell'organizzazione di questo tipo di servizi, si dà un tempo entro il quale i vari Comuni e le UU.SS.SS.LL. possono attivarsi per creare le condizioni di questo passaggio effettivo". Ma una cosa è lasciare un margine di questo tipo, un'altra è arrivare a otto anni (se passa questa proposta) di proroga! Che senso ha? Secondo noi ha un senso politico preciso, che è quello di lasciar cadere quella impostazione politica e quelle proposte di intervento di politiche sociali.
Mesi fa avevamo inviato una lettera alla Giunta e questa mattina un solerte funzionario mi ha detto: "A momenti, signora, le diamo i dati": i dati, da noi richiesti, su cosa è accaduto in questi mesi rispetto all'applicazione della legge e che cosa ha fatto la Giunta. Il problema non è tanto e solo quello di avere adesso o tra mezz'ora i dati, credo che il problema sia quello di capire cosa si è attivato davvero rispetto a quell'obiettivo che dicevo prima, cioè il fatto che vanno garantiti questi servizi ai cittadini e per garantirli bisogna trovare lo strumento più agevole.
Uno degli argomenti proposti dalla relatrice, presente anche in relazione, è quello delle famose modifiche della riforma sanitaria.
Certo non stiamo sulla luna, però, come su una serie di altre questioni, voglio capire se questa Regione intende svolgere un ruolo di politiche chiare su questo terreno o se deve semplicemente attendere quello che altri decidono. Ma qui non si tratta solo di aspettare che altri decidano, bensì di assecondare una politica nazionale di controriforma sul terreno della sanità che, secondo l'ipotesi del Ministro De Lorenzo distrugge completamente gli interventi di ordine territoriale, cancella le politiche di prevenzione e di recupero che nella riforma sanitaria erano contenute, dopodiché sono convinta che la riforma sanitaria se si fosse voluta applicare avrebbe richiesto ben altre attenzioni, ben altre risorse e ben altre coerenze da tutti i livelli, cominciando da quello governativo! Oggi con questa piccola legge che proroga questo tipo di interventi anche noi restiamo in attesa rispetto al problema centrale della legge di riforma sanitaria, cioè il diritto alla salute dei cittadini, che comprende una salute fisica, psicologica e sociale.
Devo dire però che questa legge aspettando agisce, cioè non attiva quella integrazione di interventi che invece è necessaria rispetto al diritto alla salute, in questo caso rispetto all'integrazione sociale.
La Regione Piemonte ha una legislazione che prevede questo tipo di interventi, quello che deve fare la Giunta e il Consiglio è di fare in modo che questa legislazione venga applicata e non aspettare che qualcun altro destrutturi, come si dice oggi, certe linee politiche nazionali, perch questo è funzionale agli obiettivi che in realtà questa Giunta e questa maggioranza hanno, cioè quelli di non mandare avanti questo tipo di processo.
Questo è un ulteriore atto che tende a sgretolare una politica sociale che si basa sui bisogni reali dei cittadini. E' un ulteriore incoraggiamento a certe realtà locali che io assolutamente non assolvo; tra l'altro devo dire che è un argomento che non ha alcuna efficacia quello di dire che ci sono anche i Comuni governati dalle sinistre che non sono d'accordo. Ritengo che là dove ci sono queste posizioni ci sia un ritardo culturale ed una pigrizia nell'amministrazione pubblica che non sono giustificati rispetto a bisogni che devono avere risposte efficaci.
E' un piccolo atto che accresce lo sfascio di una politica in questo settore così importante. Intanto questa legge è stata annunciata in Commissione con un telegramma, ormai non si fa più caso a queste cose. Non si sono fatte le consultazioni, ma certo, perché bisogna farle? Una legge di un unico articolo che proroga l'entrata in vigore, perché ha bisogno di consultazioni? Ma questo cosa vuol dire in termini di realtà di UU.SS.SS.LL. che invece avrebbero bisogno di essere incoraggiate, rispetto alle politiche che fanno, da una volontà della Regione di piena applicazione della legge? Fra l'altro ci sono state delle modifiche alla legge n. 20 e sono state anche istituite le piante organiche, rispetto alle quali noi abbiamo votato contro perché non avevano una struttura ed una solidità tali da rendere efficace e forte questo tipo di scelta. E' chiaro che pretendere che il personale che opera in questo settore estremamente difficile, dove le gratificazioni di ordine professionale, finanziario e sociale, sono così poco rilevanti, si trovi anche in una situazione di status giuridico precario, vuol dire pretendere un po' troppo.
Ora, rispetto a questa ulteriore proroga, cosa significa la decisione rispetto alla stessa attuazione delle piante organiche? Se la Regione ancora una volta, non è convinta della scelta che fa, tant'è vero che ne proroga l'entrata in vigore, credo che quell'aspetto positivo che poteva esserci con la definizione delle piante organiche riceva un ulteriore colpo, un ulteriore scoraggiamento.
Noi vorremmo fare ancora una serie di domande. Nelle modifiche alla legge n. 20 tutti i servizi per i minori dovevano essere trasferiti alle UU.SS.SS.LL. Noi avevamo chiesto precise informazioni rispetto all'applicazione di questo punto, ma non le abbiamo avute. Richiediamo all'Assessore: sono stati trasferiti tutti, in tutte le UU.SS.SS.LL.? Quali servizi si sono attivati nelle varie UU.SS.SS.LL. in un'azione di politica integrata? Nella relazione alla legge non ci sono argomenti veri per motivare la proroga. Ho già detto, rispetto a ciò che accadrà nelle UU.SS.SS.LL., che in qualunque condizione ci si trovi, credo che la politica che questa Regione dovrà fare, con le proprie azioni e con la propria concreta gestione di governo, sia quella di dare delle prestazioni che rispondano ai bisogni reali dei cittadini. Possiamo cominciare facendo una cosa molto semplice: bocciare la proposta della Giunta e decidere che in Piemonte si fa la gestione integrata, vedremo cosa propone il Governo. La gestione integrata si deve fare perché corrisponde ai bisogni che i cittadini hanno al fatto di non dare prestazioni spezzettate, perché la persona è una e perché su quell'unica persona devono convergere interventi di prevenzione di recupero, di prospettive e di alternative rispetto all'emarginazione.
Credo sarebbe molto istruttivo se si facesse qualche visita, non preannunciata, ma d'altronde il Ministro De Lorenzo con le inchieste che ha fatto recentemente l'ha messo in evidenza, a queste case di riposo rispetto alle quali anche in Piemonte si sono evidenziate delle situazioni limite, oltre i limiti consentiti non solamente dalla legge, ma da semplici condizioni di vita rispetto ai propri ospiti. Non si può fare contemporaneamente la denuncia di queste situazioni e non avviare un'iniziativa coerente per superarle, non in termini solamente di Magistratura, che interviene nelle situazioni più gravi, ma in termini di politiche che aprano delle prospettive di tipo diverso.
L'Assessore Brizio doveva operare per applicare la legge e quindi portare in Consiglio la situazione di come procedeva l'applicazione della legge n. 20, su cosa è successo nei vari Comuni del Piemonte, su cosa c'è nelle varie UU.SS.SS.LL., come è migliorata la situazione o quali sono i problemi, che tipo di prestazioni in più oggi si danno, quali tipi di sevizi sono stati attivati. Questo doveva essere portato al Consiglio! La legge diceva "passaggio delle funzioni", quindi è necessaria una relazione su questa situazione. Invece, l'Assessore Brizio si limita a proporre la proroga dell'entrata in vigore di questa legge! Con queste ricadute gravi abbiamo voluto evidenziare che l'argomento di cui parliamo meriterebbe non solo più attenzione, ma soprattutto una maggiore efficacia e decisione a mettere al centro i bisogni degli individui e modellare le strutture di intervento. Certo è difficile perch si tratta di cambiare la realtà, non semplicemente fotografarla. Se si farà tutto questo si daranno delle risposte che renderanno inutili queste discussioni, però non è stato dimostrato che sia stato fatto e noi pertanto presenteremo un ordine del giorno, ai sensi dell'art. 77 del Regolamento del Consiglio regionale, perché non si arrivi all'esame dell'articolo unico del disegno di legge presentato dalla Giunta, articolo più che sufficiente per dare un ulteriore contributo di destrutturazione alla politica sociale ed assistenziale nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone che interviene in qualità di Consigliere.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, il mio intervento vale anche come dichiarazione di voto.
Il Gruppo PSDI ritiene doveroso collocarsi all'interno del presente dibattito, intanto per preannunciare il nostro voto favorevole sul provvedimento poiché riconosce che la richiesta di ulteriore proroga nasce dalla realtà. Se la Giunta chiede la proroga dell'entrata in vigore di un provvedimento, seppure limitato ad un solo articolo, non lo fa certo per scelta prioritaria o per volontà specifica di disattendere un dettato legislativo che questo Consiglio regionale si è dato.
E' una proroga che nasce dalla constatazione dell'impossibilità di poter applicare questo articolo di legge data la situazione attuale.
Peraltro, come è già stato illustrato dal relatore, vi è anche una richiesta esplicita delle stesse UU.SS.SS.LL. di una proroga trovandosi nell'impossibilità di avviare l'attuazione di questo articolo.
Tutto ciò ci deve fare riflettere su come occorra valutare la possibilità di dare attuazione a provvedimenti legislativi che talora anticipano, prefigurano e scavalcano la realtà delle cose. Quindi molte volte diventa difficile dare ad essa concreta attuazione.
Sappiamo che l'Assessore competente ha cercato di attivare gli adempimenti di questa legge, valga per tutti l'approvazione delle piante organiche dei servizi socio-assistenziali di numerose UU.SS.SS.LL. Da questo punto di vista, credo che l'Assessore Brizio si sia mosso tempestivamente nel sollecitare le UU.SS.SS.LL. a rispettare gli adempimenti previsti dalla legge.
Nel momento in cui il Gruppo socialdemocratico, per la situazione oggettiva che sta alla base del provvedimento, esprime parere favorevole sul disegno di legge, peraltro già espresso in sede di Commissione dal Capogruppo Gallarini, non può non sollecitare ulteriormente l'Assessore che sappiamo essere sensibile ed attento in materia, perché si proceda celermente affinché l'obiettivo generale dell'integrazione tra servizi sanitari e socio-assistenziali, che è ormai un patrimonio politico e culturale acquisito all'esperienza legislativa ed amministrativa di questa Regione, possa procedere con tutta la tempistica che la realtà gli consente. Il bene "integrazione dei servizi" è un bene a cui certamente il nostro Gruppo non intende rinunciare e peraltro si rende conto che la continua non applicazione di parte di questa legge può contribuire a creare margini di incertezza o di sfocamento di questo obiettivo che è una condizione che noi vogliamo raggiungere, perché diversamente si creano stati di incertezza, situazioni conflittuali o zone d'ombra nei rapporti tra Comuni e UU.SS.SS.LL. e soprattutto una demotivazione del personale socio-assistenziale che vede sfuggire gli obiettivi generali entro i quali collocare la propria professionalità e il proprio lavoro.
Sappiamo peraltro che vi sono nuove normative che assegnano a quest'area grande rilevanza. Pensiamo, ad esempio, alla rilevanza dell'entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale per quanto attiene a funzioni che sono oggi affidate ai servizi socio-assistenziali.
Non vorremmo che domani gli assistenti sociali ed altri operatori dovessero trovare l'unico riferimento certo nei direttori delle carceri o negli assistenti sociali dei Ministeri, che vengono ad insegnare ai nostri assistenti sociali quello che debbono fare.
Sappiamo che l'Assessorato competente ha convocato un incontro che andrebbe rafforzato non soltanto con indicazioni amministrative, ma con indicazioni politiche più puntuali che diano il segno che la Regione è attenta e non ha divagato rispetto alla linea centrale che in questi anni si è data.
Ribadisco il voto favorevole del Gruppo PSDI, dovuto alle motivazioni contingenti già espresse, e una sollecitazione all'Assessore affinché la strada dell'integrazione sia perseguita e venga accelerata al fine di evitare le naturali incertezze e le zone d'ombra che diversamente con l'ulteriore proroga verrebbero a crearsi.
La nostra sollecitazione ci pare vada nella direzione del non abbandonare una linea che forse è stata troppo di avanguardia nel momento in cui venne approvata perché trovava una realtà non pronta, alla quale però non si può oggi neanche ritenere di dover rinunciare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, intervengo come Verde Arcobaleno e a nome del collega del Sole che Ride, Ala, così è completo il coordinamento meteorologico che cerca di portare un po' di bel tempo da queste parti.
Signor Presidente, colleghi, questo è uno di quei casi in cui ce la potremmo cavare, atti alla mano, con: "Ve l'avevamo detto". In particolare un anno e mezzo fa avevamo detto che sarebbe stato tenuto in piedi il carrozzone clientelare, cito testualmente dall'articolo de "La Stampa" del 28/1/1988 (un articolo fra i non molti in verità che rendevano abbastanza compiutamente il senso della discussione che si era svolta per ben tre sedute consecutive in quest'aula): "Manterrete in piedi fino alla tornata elettorale del 1990 una gestione assistenzialistica e clientelare di molti Comuni". Così sta avvenendo: l'Assessore Brizio propone questa proroga e affida ai Comuni fino a dopo le elezioni amministrative le competenze che attualmente hanno in maniera che non ci sia dubbio: dato che la proroga è al dicembre 1990, nel caso in cui il Ministro Gava anziché il 22 aprile ci faccia votare, ad esempio, il 10 ottobre, in ogni caso i Comuni hanno garantito che i cordoni della borsa per quanto riguarda questa materia saranno tenuti strettamente nelle loro mani.
Queste battute possono apparire goliardiche, da buontemponi, ammesso che lo siamo; però a nessuno di voi sfugge che su questa legge ci fu un impegno serio da parte nostra quando venne discussa perché eravamo e siamo tuttora convinti che sarebbe stata una di quelle poche leggi che - cito testualmente dagli atti consiliari - "avrebbero lasciato un segno, uno dei segni principali di questa legislatura". Proprio perché eravamo convinti di questo ci eravamo sforzati di evidenziare come fosse in atto lo stravolgimento della legge n. 20 che, in questa Regione, porta la firma della madre Cernetti, in questo caso non so quanto riconosca i suoi pargoli, anzi il suo pargolo. Dicevamo che anziché parlare di integrazione dei servizi socio-assistenziali abbiamo la teorizzazione della diversificazione nella gestione degli interventi socio-assistenziali.
Affermavamo e riaffermiamo oggi: "C'è una dispersione degli interventi", citando a riprova di questo, proprio a scanso di equivoci, una lettera, firmata da una serie di Associazioni di ispirazione cattolica, dal titolo: "Gli anziani non possono aspettare". L'Assessore Brizio ha buona memoria ed è sempre attento sugli argomenti che sono di sua competenza anche se poi i risultati non sono granché soddisfacenti. Ricorderà senz'altro questa lettera firmata dal SERMIG, dai gruppi di volontariato vicenziano e numerosi altri, laddove ad un certo punto si affermava: "Si ha l'impressione che i diversi Servizi ospedaliero, domiciliare, socio assistenziale, sanitario-residenziale, ecc., funzionino a compartimento stagno, mentre occorrerebbe una notevolissima integrazione dei Servizi sanitari socio-assistenziali, secondo criteri di flessibilità e tempestività in particolare per gli anziani non autosufficienti" (essendo l'oggetto prioritario delle osservazioni delle organizzazioni che firmano).
Non mi pare che si possa dare torto a queste Associazioni e alle Organizzazioni sindacali che, un anno e mezzo fa, hanno punteggiato la discussione di questa legge con mobilitazioni e richieste di incontro. Ha fatto bene la collega Dameri a scandalizzarsi sul fatto che non sia stata effettuata alcuna consultazione in merito ad una legge che insiste sullo stravolgimento di indirizzi che, a parole, sono stati altre volte riaffermati.
Accanto a queste preoccupazioni noi manifestavamo un impegno concreto attraverso alcuni emendamenti che ci parevano significativi; emendamenti che puntavano a salvaguardare il primato del servizio pubblico subordinando il concorso delle strutture private, delle cooperative di solidarietà, del volontariato, delle istituzioni religiose, alla programmazione regionale ed al controllo delle UU.SS.SS.LL.
Nel momento in cui andiamo a discutere della proroga che ci propone l'Assessore sarebbe stato molto più serio se ci avesse fornito un minimo di bilancio di quello che è stato fatto. E' in agguato la possibilità di lucrare sui settori più deboli della società, "impiantando - così ci esprimevamo in un commento pubblicato dalla rivista ufficiale della Regione Piemonte 'Notizie' - redditizie attività speculative per trasformare un servizio sociale in industria del bisogno", come già era avvenuto con l'industria della malattia con convenzioni d'oro annesse e connesse.
Soltanto preoccupazioni infondate? Voglio ricordare in quest'aula - e non abusare della memoria di un nostro collega che abbiamo tutti stimato che proprio in merito ad un emendamento del sottoscritto, in cui si proponeva che il concorso del volontariato fosse depurato da qualsiasi possibilità di lucro, lo stesso Presidente Viglione ritenne di doversi astenere di fronte a un pervicace rifiuto arrogante da parte dell'allora Assessore Carletto, il quale aveva ritenuto opportuno aprire questo varco tuttora aperto, che sarà ulteriormente allargato con il mancato trasferimento e quindi il mancato controllo, sulle competenze delle varie strutture private e associative che concorrono all'assistenza regionale, da parte delle UU.SS.SS.LL. che sono state private di questa prerogativa e non perché le UU.SS.SS.LL. offrano un grande spettacolo di sé, questo ben lo sappiamo, ma non è attraverso questi indirizzi che si risolvono i problemi di una maggiore capacità di controllo, di indirizzo, di governo democratico, trasparente, da parte delle UU.SS.SS.LL. della materia.
Signor Presidente, penso di potermi fermare qui, devo soltanto risottolineare una considerazione che ritengo doveroso fare per l'onestà intellettuale a cui cerchiamo di ispirarci nei nostri comportamenti e per rispetto verso gli interlocutori di quest'aula.
Noi parlammo allora, e lo ripetiamo oggi, di una rivincita moderata e conservatrice su questa materia. Signor Presidente, lei era allora Presidente del Gruppo socialista e ricordo il suo disagio ad adeguarsi al nuovo corso. Anche allora fece molte giravolte per tenere assieme cose che non stavano assieme. Mi riferisco all'impostazione assunta dall'Assessore Cernetti la quale, non avendo scritto né la Bibbia né le Tavole, poteva accettare eventuali modificazioni. Ecco, lei Presidente, anche a suo tempo fece tante giravolte per dimostrare una coerenza che non c'è fra un indirizzo di allora ed una pratica di oggi. Una pratica di oggi che si configura come una rivincita di un indirizzo moderato, conservativo pericoloso per le ragioni che ho già detto anche per quanto riguarda possibili corruttele. Questa rivincita è stata resa possibile - e questo lo risottolineo dalle inadempienze delle Giunte e quindi delle maggioranze precedenti a quella di pentapartito. Il trasferimento alle UU.SS.SS.LL.
era programmato per il 1984, ma non fu fatto: in particolare i limiti riguardavano l'adeguamento delle piante organiche. La collega Dameri ha detto che anche in alcuni Comuni amministrati dai comunisti le cose non si diversificano di molto da quelle che si riscontrano nei Comuni amministrati dai democristiani. In questo senso riconosco alla collega Dameri onestà intellettuale e correttezza politica quando prende atto di una qualche corresponsabilità per ritardi che si manifestano sulla materia.
Questa situazione è stata resa possibile da inadempienze e da quello scarso stimolo ad approfondire l'attuazione pratica delle cose che qui andiamo facendo, dicendo e votando. L'Assessore converrà che non è serio proporre di prorogare al "giorno di poi" del "mese di mai" l'attuazione sostanziale di una legge senza fornirci un bilancio dettagliato di che cosa è stato fatto in questi cinque anni, tanto per essere precisi e per essere completi: in questi sette anni, dal 1982; e quello che è stato fatto in questo anno e mezzo da quando la modifica della legge n. 20 è stata attuata.
Tutto questo non avviene, appunto a riprova della insipienza con cui il nostro lavoro viene svolto dalla parte di governo in questo caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, non ho seguito molto questo dibattito sulla proroga dei termini per il passaggio delle funzioni socio-assistenziali alle UU.SS.SS.LL., perché - come ha giustamente richiamato la collega Dameri ho avuto qualche altro problema da seguire e quindi non ho più potuto seguire il problema socio-assistenziale come facevo quando ero Assessore.
Credo che questa non sia una colpa, collega Dameri, perché il collega Brizio mi ha sostituito con molto impegno e molto seriamente e ha affrontato i problemi come me, se non meglio di me, e per fortuna coerentemente alle linee che la maggioranza regionale si è data nel 1985 e soprattutto, coerentemente con quelli che chiamiamo i bisogni della gente che alla fine sono sempre l'ultima cosa: sono la prima nelle affermazioni ma purtroppo l'ultima nei fatti. Perché mille anziani in lista di attesa a Torino li abbiamo ereditati nel 1985 dall'Amministrazione di sinistra! Fate il giro delle famiglie di Torino che hanno un anziano in casa, spesso non autosufficiente, e che non sanno come fare a sistemare; fate il giro di queste famiglie, sentite cosa dice la gente su questi problemi.
Purtroppo questi sono i problemi che noi abbiamo ereditato nel 1985.
Certo non per colpa delle persone, ma per colpa di un'ideologia che ha immaginato di risolvere tutto con il territorio, che ha determinato situazioni di complessità tale che in quattro anni questa Amministrazione regionale, così come quella di Torino e tante altre, non è ancora riuscita a risolvere e sta lavorando per dare soluzione a questi problemi. Basta vedere le scelte che in questi anni sono state compiute in Regione su tutta una serie di questioni, per dire che certe emergenze di questo settore sono decisamente in calo e che si incominciano ad intravedere alcune soluzioni.
Tutto non può essere risolto solo con il territorio, ma ci vuole una risposta combinata: territorio e strutture.
Quello che continuo a non capire sul problema specifico del passaggio alle funzioni è perché i Comuni sono dei carozzoni e invece le UU.SS.SS.LL.
sono delle brillantezze di efficienza e di risposta ai problemi. Questo non riesco a capirlo.



(Interruzione del Consigliere Dameri)



CARLETTO Mario

Siccome queste cose me le sento dire da anni, vorrei dire che molti amministratori del tuo Partito non la pensano come te.



(Reiterate interruzioni del Consigliere Dameri)



CARLETTO Mario

Poiché questa è una legge che consente ai Comuni di scegliere se gestire direttamente le funzioni o se passarle alle UU.SS.SS.LL., noi abbiamo la convinzione che dove vi erano le condizioni per passare le funzioni alle UU.SS.SS.LL. ciò è stato fatto; vi sono tantissime realtà del Piemonte dove le funzioni sono gestite dalle UU.SS.SS.LL. (vedi il Cuneese per esempio) e vi sono amministratori della DC che gestiscono le funzioni in capo alle UU.SS.SS.LL. in modo molto positivo. Questa è un'esperienza che noi richiamiamo sempre. Questa non è una questione che attraversa i Partiti, bensì attraversa le esperienze dei singoli territori della nostra Regione, delle singole realtà. Vi sono poi realtà della nostra Regione dove le UU.SS.SS.LL. si dichiarano non pronte ad accogliere queste funzioni e molti Comuni ritengono che sia opportuno che queste funzioni non vengano ancora passate. Tutto ciò per stessa ammissione degli amministratori dei Comitati di gestione delle UU.SS.SS.LL., i quali dichiarano pubblicamente che già hanno difficoltà a gestire la sanità, per cui se dovessero gestire anche il comparto socio-assistenziale si vedrebbero nella condizione di non poter garantire la qualità dei servizi così come è stata garantita in questi anni.
Quindi noi chiediamo, con una proposta che è puramente tecnica, uno spostamento di tempi nel passaggio di queste funzioni che tra l'altro è anche coerente con una impostazione nazionale che si sta determinando e che probabilmente modificherà il quadro di prospettiva in questo comparto e probabilmente assumerà delle decisioni alle quali la Regione dovrà adeguarsi.
Ci pare quindi di poter dire che non è assolutamente il caso di porre in discussione la strategia complessiva dell'Assessorato e il lavoro che l'Assessorato e l'Assessore stanno facendo e hanno fatto in questi anni; ci pare di poter dire che su molte delle prospettive che l'Assessorato ha determinato e sta determinando ci si possa ritrovare d'accordo. Ci pare fortemente corretto e democratico consentire ancora per un periodo viste le richieste di alcune UU.SS.SS.LL. del Piemonte anche importanti di non vedersi accollata la responsabilità del comparto socio-assistenziale - la possibilità a questi Comuni e a queste UU.SS.SS.LL. di decidere autonomamente se queste funzioni debbano essere gestite dagli uni o dagli altri. Non credo che questa sia una proposta stravolgente, credo invece che sia in linea con la politica che la Regione ha attuato in questi anni e che è largamente condivisa sul territorio, per affermazione degli stessi amministratori di tutte le parti politiche che ho avuto occasione di sentire in questi anni e che Brizio avrà sicuramente avuto occasione di sentire, siano essi amministratori comunali che amministratori di UU.SS.SS.LL. Mi spiace poi che l'amico e collega Staglianò abbia voluto immaginare nel suo intervento che nel volontariato ci siano delle parti che lucrano sulla loro attività e su eventuali attenzioni che gli enti pubblici offrono a quel mondo.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



CARLETTO Mario

A me pare che il volontariato non abbia finalità di lucro, mi pare di poter dire che la legge n. 44 di valorizzazione del volontariato sia stata applicata ed è in fase di applicazione, mi pare lo sia in modo serio e corretto. Credo che se non ce la faremo più in questa legislatura all'inizio della prossima occorrerà vedere, alla luce delle esperienze di questi anni, se questa legge è coerente o se deve essere migliorata. Io ritengo che possa essere migliorata proprio in favore di un miglior rapporto tra il volontariato e gli enti pubblici, però se devo dare un giudizio come ex Assessore all'assistenza sulla legge n. 44, sulla sua applicazione, ma soprattutto sul ruolo del volontariato nella nostra Regione, debbo dire che il giudizio è pienamente positivo e mi auguro che possa continuare ad essere tale nei prossimi anni anche attraverso un nostro concorso legislativo di modifica di questa legge che forse necessita di qualche aggiustamento per renderla più coerente alle necessità che in questi anni di applicazione sono emerse. Per queste ragioni il Gruppo DC voterà a favore del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sempre più spesso quando trattiamo il problema delle deleghe, oppure il trasferimento delle competenze oppure il passaggio delle funzioni, emergono visioni scarsamente complessive del problema e molto frequentemente legate a singoli, specifici interessi.
Quando abbiamo affrontato, e credo che dovremo affrontarlo ancora in molti casi, il problema del decentramento, quindi la delega, il trasferimento di queste competenze, dobbiamo collocarlo sempre in un disegno strategico, politico, generale. Questo in primo luogo.
In secondo luogo, le deleghe e il decentramento si muovono garantendo una funzionalità del decentramento stesso, quindi non ci deve essere un calo della qualità dei servizi per gli assistiti oppure per gli allievi della formazione professionale.
Questo è un elemento estremamente importante nel procedere. Noi non possiamo procedere né burocraticamente né schematicamente. L'obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di dare reale funzionalità ai processi di trasferimento delle funzioni o altri processi.
Comunque sottolineo che, per quanto riguarda questa materia, il Gruppo socialista e i socialisti ritengono che l'integrazione dei servizi socio assistenziali sia un valore importante che non può essere menomato certamente tenendo conto dei processi reali di sviluppo di questo obiettivo e quindi con i tempi e le modalità necessari a non perdere poi in efficacia nell'operazione che si vuole portare a compimento.
E' chiaro che ci sono delle situazioni nuove. Rispetto a quando abbiamo affrontato la discussione in quest'aula in questa legislatura, credo sia diversa la prospettiva di modifica dell'impianto di strutturazione delle UU.SS.SS.LL., aspetto non irrilevante per collocare adeguatamente queste funzioni in un nuovo scacchiere che la sanità e l'assistenza vengono a determinare. Anche per il caso di Torino ci sono situazioni di relativa giovinezza delle UU.SS.SS.LL., quindi di non ancora precisa e perfetta strutturazione. Tuttavia, questi elementi non possono mascherare eventuali non volontà di portare avanti quello che è il disegno strategico e che era nell'impianto originale della legge n. 20 come spirito, che non può essere denunciato e che come socialisti difenderemo ad oltranza.
E' chiaro che in questo caso vediamo più elementi e contenuti tecnici che qualificazione politica. Ed è solo in questo senso e con questo "tipo di controllo" che il Gruppo socialista approva la proposta dell'Assessore Brizio con l'impegno che questi processi reali, diciamo tecnici, siano legati alla volontà di arrivare ad obiettivi certi per l'utenza, e non prevalgano invece passaggi formali di tempo, che poi lasciano le scatole vuote o sostanzialmente inadeguate. Comunque noi vigileremo perché non prevalga una non volontà.
Il problema delle proroghe è un problema classico. In verità avevamo già detto che probabilmente dopo la prima proroga si sarebbe arrivati ad una seconda, ed eravamo molto preoccupati. L'abbiamo visto anche negli organi di autogoverno dell'artigianato in altri aspetti. Non vogliamo che dietro le proroghe si manifesti il prevalere di una non volontà. Se ci sono disegni politici alternativi o diversi, vengano evidenziati: non possono essere protetti e mimetizzati da operazioni di slittamento! In questo caso proprio per le ragioni che brevemente ho detto di novità dello scacchiere complessivo che il decisore nazionale sta per assumere per quanto riguarda le UU.SS.SS.LL., ci possono essere delle motivazioni di prudenza ed anche delle motivazioni tecniche che non possono essere però una tutela o mimetizzazione di non volontà in questa materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Cercherò di essere breve, anche se nel dibattito taluno ha colto l'occasione di uno spostamento tecnico per trasformarlo in elemento di scelta politica e ciò ha condotto ad una discussione generale sull'applicazione della legge n. 20 e sull'atteggiamento tenuto in merito dall'Amministrazione regionale e dalla Giunta in particolare. Qualche puntualizzazione è quindi necessaria.
Devo dire alla collega Dameri che non è vero che si tratta di una non scelta: ritengo questa un'affermazione gratuita: è un adempimento tecnico che abbiamo dovuto predisporre, verificata l'impossibilità del passaggio delle funzioni nelle UU.SS.SS.LL. di Torino ed anche in qualche altra USSL di periferia. Di questo si tratta e che, sul piano tecnico, le cose stessero così, è dimostrato dalla lettera che abbiamo ricevuto dai Presidenti delle UU.SS.SS.LL. di Torino il 22 marzo 1989 nella quale essi hanno sostenuto che, di fronte alla situazione delle UU.SS.SS.LL. di Torino ben nota, ed anche a seguito (elemento già ricordato bene dalla collega Bergoglio) del precedente provvedimento di modifica dell'assetto delle UU.SS.SS.LL., risulta palese l'impossibilità di assumere altre funzioni in questa fase. Su tale base abbiamo verificato la necessità concreta di una proroga dell'art. 10 della legge n. 20. Ci siamo inoltre misurati anche con le Organizzazioni sindacali perché eravamo ben consapevoli che le stesse un anno e mezzo fa, quando vi era stata altra proroga, avevano sollevato il problema, e l'abbiamo verificato, e debbo dire anche che le Organizzazioni sindacali quest'anno, di fronte ad una situazione più documentata, non hanno avviato proteste. Nei colloqui intercorsi ci si è resi conto che questa era l'unica via percorribile. Certo, i sindacati hanno posto il problema che ci siamo posti anche noi, di non andare ad una ripetizione costante di proroghe. Ed allora, diversamente da quello che si è fatto in precedenza, proprio perché c'era un impegno assunto dal Consigliere Carletto, che mi ha preceduto nella gestione dell'Assessorato, a non procedere ad ulteriori proroghe, ci siamo impegnati a far sì che, dovendo forzatamente dar corso ad una proroga non più prevista, questa sia veramente l'ultima. Abbiamo tenuto riunioni con il Comune di Torino nominato una Commissione con la presenza dell'Assessorato del Comune di Torino, di tecnici del nostro Assessorato, di rappresentanti delle UU.SS.SS.LL., per fissare anche organicamente le modalità operative necessarie ad attuare il passaggio delle funzioni alla Città di Torino entro il termine che fissiamo ora a fine 1990. Si è così infine prodotto un documento, nel quale v'è un preciso impegno e vi sono dei target ben precisi. V'è l'impegno di giungere entro il 31 dicembre 1989 alla presentazione delle piante organiche. Nel marzo 1990 vi sono altre scadenze operative, vi è l'impegno a definire la suddivisione delle risorse, ed è previsto tutto un lavoro operativo indirizzato a far sì che non ci si ritrovi alla fine del 1990 nelle condizioni di non poter operare in proposito. Quindi non si può affermare che manchi la volontà di applicare la legge, anzi c'è una volontà netta e precisa.
Come ha già detto il Consigliere Carletto abbiamo cercato di dare spinta all'attuazione dell'integrazione fra sociale e sanitario che in Piemonte è prevista come integrazione gestionale. Devo dire che solo in Piemonte è prevista questa forma di integrazione gestionale, mentre in altre Regioni è prevista solo l'integrazione di tipo programmatorio che d'altra parte è prevista dall'art. 36 della nostra legge n. 20 e che è già operante perché i compiti di programmazione non sono affatto sottratti all'Unità Sanitaria Locale, non sono oggetto di proroga, anche se l'attivazione in proposito è indubbiamente relativa.
Mi è stato detto come avrei dovuto operare per attuare la legge. Devo dire con tutta tranquillità che abbiamo operato per attuare la legge e cito alcuni punti fermi: 1) sul terreno delle risorse abbiamo fatto in modo di incrementare la distribuzione del fondo socio-sanitario regionale in misura superiore al 4 (tasso programmato di inflazione) e giungendo ad oltre il 10% di aumento complessivo 2) nella suddivisione dei fondi alle UU.SS.SS.LL. abbiamo tenuto conto più che nel passato, non soltanto dei parametri di territorio e di popolazione, dei criteri matematici, ma dell'attivazione concreta dei servizi, in base alla quale si distribuisce ora il 35% del fondo. Riceviamo da UU.SS.SS.LL. segnalazioni estremamente positive in proposito perché le UU.SS.SS.LL. che hanno avviato veramente i servizi di territorio ottengono maggiori risorse. Abbiamo poi spinto i Comuni ad attribuire la propria quota capitaria, e ci sono UU.SS.SS.LL. ove si è arrivati a 15.000 lire per abitante di contribuzione da parte dei Comuni a favore delle UU.SS.SS.LL.
per l'esercizio dei servizi sul territorio 3) ci siamo mossi per far sì che la redistribuzione delle risorse medesime tenesse conto della reale attuazione dei servizi e ci siamo mossi sul terreno delle piante organiche. Le piante organiche si stanno facendo.
In ogni seduta la Giunta delibera l'approvazione di qualche pianta organica. Anche qui la parte territoriale che primeggia è la parte territoriale del basso Piemonte, ma comunque si approvano le piante organiche ed in proposito abbiamo i contatti con tutte le UU.SS.SS.LL. In una riunione delle UU.SS.SS.LL. di fronte alle perplessità che ci sono anche da parte delle stesse che ponevano l'interrogativo: "Cambia il quadro legislativo, che cosa dobbiamo fare?", noi abbiamo risposto: "Potrà cambiare il quadro legislativo, ma noi andiamo ugualmente avanti nella predisposizione delle piante organiche". Se non è volontà operativa questa non conosco quale altra volontà ci possa essere. Il complesso delle esigenze delle piante organiche costituirà alla fine il quadro del fabbisogno del Piemonte per un'organizzazione complessiva integrata e avrà valore sia nell'una che nell'altra ipotesi, sia nell'ipotesi che si continui sul quadro legislativo attuale sia nell'ipotesi che si vada su vie di tipo innovativo e diverso.
Abbiamo avviato la formazione in tutte le UU.SS.SS.LL. per quello che riguarda il personale addetto ai servizi territoriali con corsi di formazione professionale, che stanno andando avanti e che hanno avuto positivo risultato creando sul territorio una possibilità di coprire i posti che è di tutto rilievo. Di fronte alla difficoltà di coprire le piante organiche abbiamo anche portato avanti la legge sulle cooperative di solidarietà sociale, che è stata approvata ed è operante.
Questa legge potrà essere un contributo alla copertura delle rispettive funzioni di svolgimento dei servizi territoriali. Abbiamo quindi operato a tutti i livelli nella gestione della legge n. 20 e nella gestione territoriale che stiamo portando avanti con la massima determinazione.
L'unica cosa che non possiamo fare è arrivare a costringere il Comune di Torino ad attuare dei provvedimenti che ha avuto difficoltà ad attuare nell'arco di pochi mesi. Lo stiamo imbrigliando in modo tale che si possa arrivare oggettivamente all'avvio di questa integrazione, molto importante.
Poiché si è svolto un dibattito che ha toccato alcuni aspetti per il futuro, dobbiamo porci questo problema. Nell'incontro del coordinamento degli Assessorati all'assistenza e ai servizi sociali, a Bologna, abbiamo valutato anche i rischi di una sanitarizzazione, che è in corso dell'integrazione. C'è questo rischio: poiché la sanità ha le risorse siccome la sanità ha una legge nazionale - quella legge quadro manca all'assistenza - si corre il rischio di una sanitarizzazione e della perdita, che sarebbe grave, dello specifico dell'assistenza e del servizio sociale; dobbiamo attentamente valutare anche questo aspetto per il futuro nel quale dovremo certamente affrontare il tema della modifica delle strutture delle UU.SS.SS.LL. se procede "a livello nazionale" questa impostazione. Noi andiamo avanti con la nostra legge, con la nostra volontà di procedere in una certa direzione, proprio come la collega Dameri richiedeva; dobbiamo peraltro avere ben presente che il quadro nazionale potrà cambiare, perché la proposta di legge De Lorenzo abolisce le assemblee mentre prevede per i Comitati di gestione soltanto più compiti meramente di indirizzo: senza neppure l'approvazione dei bilanci. Allora è probabile che possa nascere dai Comuni, che hanno aderito all'integrazione con le UU.SS.SS.LL., una reazione per quello che concerne il tema dell'assistenza, che appare difficile vedere in mano ai manager.
E' probabile che dovremo rivedere l'impostazione o alcuni aspetti normativi. Lo faremo secondo le linee che ci siamo dati, perché non possiamo né intendiamo certamente modificare la linea di integrazione fra il sociale ed il sanitario che è stata comunque avviata dalla legge n. 20.
La legge è stata approvata, e se taluno non l'ha a suo tempo approvata ci non significa che non l'abbia applicata, anzi è forse successo proprio il contrario. Perciò su questo terreno non possiamo assolutamente prendere lezioni! Voglio dire che la Giunta porterà avanti il progetto di integrazione, come previsto dalla legge, con puntualità e che peraltro non era possibile evitare questa proroga, che ha un carattere essenzialmente tecnico. Il fatto che la proroga fosse inevitabile sta anche nell'atteggiamento degli operatori del settore; abbiamo siglato con le Organizzazioni sindacali un accordo che prevede tra l'altro l'avvio delle piante organiche ed una conferenza specifica annuale del settore. E' stato anche chiarito a livello sindacale che questa era una fase di assoluta necessità e penso che il Consiglio regionale non possa non prendere atto della necessità della proroga e non approvare un provvedimento che è di natura soprattutto tecnica.



PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato a firma dei colleghi Dameri, Montefalchesi e Sestero, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il dibattito svoltosi in aula il 19 ottobre in merito al disegno di legge n. 545 ritenuto che risulta improponibile un'ulteriore proroga alla piena applicazione della L.R. 23/8/1982 n. 20 e successive integrazioni e modifiche apportate dalla L.R. 3/5/1985 n. 59, Piano socio-sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1985/1987, dalla L.R. 7/3/1988 n. 12 e dalla L.R. 6/7/1988 n. 31 considerato altresì che non è stata presentata documentazione circa la progressiva attuazione della legge nelle varie UU.SS.SS.LL. della Regione considerato che al contrario è urgente garantire a tutti i cittadini piemontesi omogenee prestazioni in materia socio-assistenziale delibera il non passaggio agli articoli del disegno di legge n. 545".
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, partendo dalla prima affermazione "considerato il dibattito svoltosi in aula" ci pare utile fare alcune osservazioni.
Abbiamo di fronte una legge la cui relazione motiva con argomentazioni disparate e non organiche la necessità di questa approvazione. Abbiamo posto il problema di conoscere lo stato dell'arte del comparto socio assistenziale e l'applicazione della legge per capire da cosa nasceva un disegno di legge di questo genere.
Questa risposta è stata frammentaria. Alcune cose sono state dette dall'Assessore Brizio in replica, qualcosa parrebbe esserci sul piano dell'attuazione della legge n. 20, qualcosa parrebbe esserci a motivare la scelta di arrivare a questa decisione, cose che non sono presenti nella relazione con cui la legge viene presentata.
La nostra richiesta di non passare all'esame dell'articolato nasce dal fatto che per l'ennesima volta non si vuole mettere il Consiglio in condizione di approvare una legge con tutti gli elementi di informazione per esprimere una volontà consapevole. Quindi, vale la pena di raccogliere che l'Assessore fornisca le cose che ha citato: c'è un protocollo d'intesa sindacati ed Assessore, ci sono altri impegni formalizzati con il Comune di Torino. Si diano ai Consiglieri tutti gli elementi di valutazione: cosa si è potuto fare fino ad oggi sul piano dell'attuazione della legge n. 20 quali scadenze mancano per permettere di chiudere la fase preparatoria e quali intese ci sono con i soggetti coinvolti nell'operazione. Di tutto questo noi non abbiamo niente! Abbiamo alcuni richiami verbali che non ci offrono la possibilità di capire. Non sono state fatte le consultazioni.
Ma, vista la delicatezza della materia e stante le dichiarazioni e l'interesse di tutti per questo settore, le consultazioni avrebbero potuto essere fatte. Non è motivabile come grande atto democratico quello di rinviare perché ci sono state genericamente delle richieste. Una consultazione deve coinvolgere tutti. Se così non è, allora è un modo di operare assolutamente inaccettabile e sicuramente non democratico. Non si può proporre una deliberazione di questo peso motivandola a voce con pareri sentiti casualmente chissà dove. Si faccia un passaggio normale, si faccia una consultazione, si diano gli atti attraverso cui si capiscano quelli che, a detta dell'Assessore e della maggioranza, sono gli elementi che impediscono di chiudere con il passaggio delle competenze come previsto dalla legge. Su questi elementi nessuno di noi è disposto a ragionare attorno agli avanzamenti della riforma del comparto socio-assistenziale.
Temo che non siamo di fronte ad avanzamenti della riforma, ma non voglio metterlo in dubbio, perciò dateci tutti gli elementi.
Chiediamo di non passare all'esame dell'articolato perché vogliamo essere messi in condizione di capire qual è lo stato, perché non è un atto tecnico. Assessore Brizio, dopo tutte le cose che ha raccolto solo a lei può sembrare un atto tecnico, ma a noi Consiglieri, se non siamo informati su tutti gli elementi, non può sembrare un atto tecnico, bensì un qualcosa che rinvia al 1990, oltretutto al di là del passaggio elettorale! Per questi motivi, inerenti alla possibilità di decidere con convinzione di causa e con conoscenza della materia, chiediamo il non passaggio all'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Credo sia previsto dal Regolamento che si esprima anche chi non è favorevole all'accoglimento della proposta di non passaggio all'esame dell'articolato, motivando questa espressione per correttezza di rapporto rispetto a chi ha proposto opinioni diverse.
Intanto vorrei rispondere soltanto incidentalmente alla considerazione che è stata fatta circa le eventuali consultazioni di questo provvedimento.
L'iter procedurale sulle varie leggi è sempre stato deciso nell'ambito della Commissione competente all'interno della quale le consultazioni vengono proposte o non proposte, richieste o non richieste e la Commissione stessa nella sua globalità valuta e decide sui singoli provvedimenti l'atteggiamento più opportuno nell'ambito delle varie deliberazioni e leggi.
Nella fattispecie non vi è stata, da parte dei Commissari presenti alcuna richiesta di procedere alla consultazione perché si è ritenuto che il provvedimento avesse la funzione tecnica formale di consentire di non avere dei termini scaduti e il non prorogare i termini avrebbe creato un'obiettiva difficoltà operativa all'Assessorato competente da un lato e agli altri enti dall'altro. Sotto questo profilo credo che la questione vada ricondotta alla sua giusta posizione per le procedure assunte. Nulla vieta ai Consiglieri di porre problemi vari in aula, ma ricordo con estrema chiarezza che anche la Commissione è una sede di confronto e di valutazione. La Commissione, nella sua globalità, ha ritenuto di poter licenziare il provvedimento senza richiedere consultazioni.
In merito alla questione della proroga va detto che la legge consente ai Comuni di deliberare volontariamente il passaggio delle funzioni alle UU.SS.SS.LL. A mio avviso deve farci riflettere il fatto che alcuni Comuni non hanno ancora deliberato dopo sette anni: forse ci sono difficoltà oggettive per applicare la legge oppure ci sono volontà politiche che emergono a livello dei singoli Comuni che vanno affrontate e valutate.
Non mi sembra utile riproporre la questione in questa sede, avremo altre sedi in cui parlarne, però credo che in questo momento possa essere sottolineato il fatto che, di fronte a volontà politiche di Amministrazioni che sono elette dalla gente, l'unica soluzione per superare la loro volontà sia quella di imporre un provvedimento d'imperio della Regione provvedimento che, dal loro punto di vista, potrebbe essere considerato una forzatura non del tutto simpatica. Non entro nel merito, ma lo pongo come un problema sul quale occorre riflettere ulteriormente.
Sono altresì oggettive le difficoltà espresse da alcune UU.SS.SS.LL.
ma semmai sono solo un rafforzativo rispetto alla ragione d'essere della proroga che ci viene presentata e non sono una ragione per porre in essere il provvedimento.
In ogni caso, i tempi previsti si sono rivelati non sufficienti per la completa messa a regime dei provvedimenti. I Comuni che avrebbero dovuto deliberare il passaggio delle funzioni non lo hanno ancora fatto e questo è un dato oggettivo di cui la Regione deve prendere atto. Il parere di alcune UU.SS.SS.LL. è semmai aggiuntivo rispetto alla posizione di fatto espressa dai Comuni con il non avere posto in essere la deliberazione stessa.
Per queste ragioni ritengo che la proroga proposta dall'Assessore Brizio sia da approvare ed anche per consentire, dal punto di vista formale, amministrativo e burocratico, di poter procedere correttamente agli adempimenti successivi che l'Assessore ha testé ricordato in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Il Gruppo MSI-DN voterà contro questo ordine del giorno perché non saremo noi che sanciremo oltre un vuoto legislativo che è già in atto.
Questa legge è scaduta il 30 settembre scorso, quindi siamo già in vuoto legislativo e non sarà il Gruppo MSI-DN che vorrà una cosa del genere, ecco perché noi votiamo contro questo ordine del giorno. Chiediamo per all'Assessore, che finora non lo ha fatto, di fornirci la documentazione richiesta nell'ordine del giorno, punto sul quale noi siamo perfettamente d'accordo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato del progetto di legge n.
545.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 26 contrari.
Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 545.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Sestero.
Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per noi questa legge ha un rilievo che non è confinabile nella valutazione data di un provvedimento tecnico reso necessario dalla situazione. Gran parte delle motivazioni le ha già espresse la compagna Dameri; vorrei ora riprendere alcune questioni che sono nate dalla discussione per evidenziare come su questa partita noi continuiamo a giudicare in modo assolutamente negativo le scelte, gli orientamenti e quindi le decisioni conseguenti di questa maggioranza.
Questa considerazione negativa deriva anche dal fatto che il Presidente Beltrami all'inizio di questa legislatura, per definire l'impegno della Regione Piemonte, ha usato spesso la parola "persona". Ricordo che il Presidente diceva: "Noi penseremo alle persone". Questo termine usato dal Presidente aveva un'accezione marcata, ma è un termine che anche la nostra formazione culturale può riconoscere e adottare. E' un termine ricco che noi interpretavamo come la soddisfazione dei bisogni della gente e delle esigenze per la realizzazione piena dell'individuo. Rispetto all'impegno verbale della Giunta di allora, a noi pare in chiusura di legislatura che i risultati siano negativi perché si tratta ora di verificare se sulla materia socio-assistenziale si è operato per rendere compiute le persone che vivono nel territorio piemontese, nel riconoscimento e nella soddisfazione dei loro diritti. Il Capogruppo della DC, Carletto, non ci dica che loro sono quelli che conoscono i bisogni della gente. Anche noi come probabilmente molti altri Gruppi presenti in questo Consiglio assumiamo nell'esercizio della nostra funzione di amministratori un necessario riferimento alla gente. Il Capogruppo della DC, Carletto, deve sapere quali sono su questo terreno i problemi a cui non si è data risposta: non c'erano tutte le risposte sicuramente nel 1985, ma certo in cinque anni non si sono date altre risposte e i risultati in termini di soddisfazione dei bisogni non si vedono. Anzi, c'è stata complessivamente una caduta dei servizi (è cosa di cui parlano i giornali) per cui sono manifestazioni e proteste del mondo associato della società piemontese.
C'è stata una caduta complessiva dei servizi, della loro qualità! Neanche sul terreno di una risposta diversa, che sicuramente c'è nelle intenzioni della DC e di questa maggioranza, si possono raccogliere oggi i risultati! Neanche sul terreno di una risposta diversa! Noi siamo per non istituzionalizzare, voi lo siete sicuramente di più ma anche su questo terreno il problema non l'avete risolto. Per gli anziani non autosufficienti non sono aumentate le possibilità, anche la direzione che voi avete scelto rappresenterà il terreno di maggior debolezza quando faremo la verifica dei risultati. Non si dica - una volta tanto uso questo termine che talvolta viene attribuito a me - che sia scappata questa espressione infelice al Capogruppo della DC: "Noi abbiamo smesso, abbiamo sostituito l'ideologia del territorio con altre cose".
Carletto, non facciamo finta di parlare d'altro! Non era una risposta ideologica ai bisogni della gente, era un progetto che tendeva a radicare attraverso una rete territoriale di servizi ("territorio" non è mai stata per noi una parola magica, territoriale perché più vicina ai bisogni della gente) una struttura articolata di servizi. Questo era ed è il progetto che ancora continuiamo a ritenere migliore e vincente rispetto alle vostre proposte, perché il bisogno assistenziale è di avere risposte vicine ai cittadini, perché sono i cittadini più deboli a cui non si può chiedere di conquistarsi il diritto al servizio, viaggiando magari da tutte le parti per ottenere qualche risultato sempre insoddisfacente. Deve essere la struttura complessiva della società e della sua organizzazione a rispondere, anche là dove la domanda per molti motivi su questo terreno non viene formulata, perché talvolta è una domanda difficile da formulare, è una domanda che per la cultura purtroppo in gran parte ancora esistente per certi settori non si formula pubblicamente. Sono situazioni che molto spesso all'interno delle famiglie ci si gestisce con fatica, con dispendio di risorse perché non sempre la società complessivamente intesa è disposta a riconoscere come situazioni normali, accettabili, non fonti di discriminazione, situazioni che sono quelle che in parte definiamo sotto la categoria dei bisogni assistenziali.
Sappiamo poi che la domanda non formulata, ma anche gran parte di quella formulata perché la risposta non c'è, è quella che ricade sulle spalle delle donne all'interno delle famiglie, che con il loro ruolo familiare si fanno carico di supplire alle carenze del servizio pubblico.
Vedi, Carletto, che su questo terreno siamo particolarmente ostinati e queste cose continueremo a dirle. E non siamo solo io e la compagna Dameri a sostenere queste cose, la devi smettere di dire che altri comunisti la pensano diversamente! Allora, Carletto, su questa materia il Gruppo comunista della Regione Piemonte, per come è composto adesso, in pieno accordo con il partito regionale piemontese, ha queste posizioni, e ti spiego anche il perché. Ha queste posizioni perché in Piemonte c'è stata un'esperienza, forse non compiuta, forse anche da verificare, che comunque in quei dieci anni è stata ricca, grande e ha fatto avanzare anche culturalmente la popolazione piemontese su questo terreno. Era un'esperienza diversa da quella che si è realizzata in altre Regioni.
Parliamo tanto di autonomia regionale: ci sono altre realtà in cui i comunisti hanno scelto strade non identiche e non simili, ma non è un problema di anomalia comunista piemontese. Forse ci mettiamo particolare accanimento su questa questione, perché il Gruppo comunista della Regione Piemonte è un Gruppo che sa quanto la non risposta su questo terreno pesa sulle spalle delle donne, e ha assunto anche questa questione della difesa e della liberazione delle donne in toto.
Questo per quanto riguarda le motivazioni per cui noi continuiamo a ritenere che i risultati sono negativi, che questa scelta di rinvio al 1990 non è un provvedimento tecnico, ma nuovamente una scelta conseguente ad altre decisioni assunte.
Vorrei dire alla collega Minervini che a me non pare si crei un vuoto legislativo, di fatto accelera alla scadenza il passaggio, ma quando abbiamo votato la correzione della legge n. 20 sapevamo che alla scadenza bisognava arrivare preparati.
Noi chiediamo un ruolo propositivo della Giunta regionale; ci paiono insufficienti gli elementi che ci offre l'Assessore Brizio. C'è un accordo sindacato-Assessore...



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Ho detto: sulla gestione della legge n. 20.



SESTERO Maria Grazia

Aspettiamo di vedere questo accordo siglato.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Quindi non c'è?



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Per quanto riguarda il Comune di Torino vi ho dato il documento, ce l'ha la collega Dameri.



SESTERO Maria Grazia

Lei ha citato un accordo siglato con il sindacato; qui si fa riferimento al decreto legge n. 265.
Continuo sulle motivazioni. Avrei preferito che fossero di assunzione piena di responsabilità degli elementi per cui si è giunti a questa decisione, invece è una compilazione di richiami non esaustivi delle questioni. Questo decreto legge - che se non è aggiornato è scaduto per la data che porta, dato che la Commissione ha varato la relazione il 3/10/1989, e se è stato rinnovato dovrebbe portare la data del rinnovo riguarda la modifica delle UU.SS.SS.LL. Non credo però che questo possa diventare l'alibi per questa scelta e questa decisione.
Sulla riforma delle UU.SS.SS.LL. si sta discutendo da troppo tempo sappiamo che in Italia la riforma di settori importanti può durare anche decenni. Non so se questa è imminente oppure no, ma non può essere l'attesa di una futura riforma dell'assetto della sanità motivo per rinviare l'esecuzione di una legge regionale. Qui la relazione richiama la Conferenza dei Presidenti delle UU.SS.SS.LL. e un'apposita Commissione. Noi vorremmo sapere qual è questa apposita Commissione: è una Commissione istituzionale che ha fornito questo parere? Che razza di Commissione è? E' istituita dalla Città di Torino? Quando parliamo di Città di Torino è meglio essere più precisi, perché lì le decisioni, le lettere, le pratiche spariscono, compaiono, vanno, vengono, quindi sarebbe bene avere qualche precisione in più.
Termino ribadendo che per tutti questi motivi il nostro voto sarà contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto si passi alla votazione dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.
Si conclude a questo punto la prima parte dei lavori del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,30 riprende alle ore 15,30)


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 386: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Fontana Gigante" - Presentazione ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i nostri lavori con il punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 386.
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, senza volermi sostituire alle comunicazioni che potrebbe fare il Presidente della Commissione, voglio comunicare la presentazione di un ordine del giorno che richiede il non passaggio alla votazione dell'articolato.
Non sto a dilungarmi sulle ragioni che motivano la presentazione di questo ordine del giorno perché è già stato oggetto di una discussione che è avvenuta in aula qualche seduta fa ed in Commissione subito dopo la riunione del Consiglio. Se il Consiglio ritiene che il Presidente debba dare comunicazione sul dibattito che è avvenuto in Commissione, credo che la titolarità spetti al Presidente.
Per quanto attiene alla presentazione di questo ordine del giorno faccio presente che le ragioni che motivano questa richiesta sono sostanzialmente legate alla possibilità di assicurarne la tutela, non necessariamente con la soluzione di istituzionalizzazione del parco che non risulta motivata date le circostanze, la natura e le condizioni rispetto alle quali il provvedimento oggi si colloca.
A nome del Gruppo DC voglio sottolineare che questa richiesta non deve essere intesa come una richiesta di pregiudizio, che a suo tempo abbiamo esposto, nei confronti dell'approvazione di nuove istituzioni di parchi perché in realtà, come i colleghi, in particolare, della Commissione sanno ma come sanno anche tutti gli altri colleghi, quando si è trattato di aree di limitata dimensione, che comunque avevano il supporto di un consenso che derivava dalle consultazioni, qual è stato ad esempio l'area dei Ciciu in provincia di Cuneo, non vi sono state obiezioni da parte delle forze politiche ad accedere alla richiesta di votazione in aula del provvedimento.
In questo caso, sia per quanto attiene al merito già esposto, sia per quanto attiene al risultato delle consultazioni, noi riteniamo che il problema debba essere discusso e valutato con una certa indipendenza anche rispetto alla collocazione sia di maggioranza sia delle forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero richiamare l'attenzione del Consiglio sulla situazione abbastanza allucinante che si sta configurando. La legge che si sta discutendo è stata approvata in Commissione con la sola astensione della DC, un'astensione peraltro motivata non nel merito, anzi, accompagnata dalla dichiarazione che la proposta di legge era condivisibile. L'unica motivazione dell'astensione è consistita in una pregiudiziale situata a monte di questa proposta di legge, consistente nel rifiuto di qualsiasi espressione di voto prima che si vada alla modifica della legge generale dei parchi.
La legge è stata dunque approvata a maggioranza, con questo genere di astensione da parte della DC e con l'assenso della Giunta, da cui è conseguita la copertura finanziaria delle previsioni di spesa connesse all'applicazione della legge. Quando, però, in aula si è aperta la discussione, con lo svolgimento della relazione, è cominciato il balletto dei rinvii. Prima si è sospesa la discussone per dare modo al Gruppo DC di riflettere ed approfondire. Dopo un mese di riflessioni l'esame è stato nuovamente rinviato incaricando la VII Commissione di svolgere un sopralluogo. Dopodiché la ripresa della discussione in aula è stata nuovamente sospesa al fine di attendere una relazione sull'esito del sopralluogo. Ad oggi questa relazione non è stata presentata e ciò non di meno nell'ordine del giorno presentato per richiedere il non passaggio agli articoli è detto che il sopralluogo avrebbe constatato che non esistono le condizioni per l'istituzione della Riserva naturale speciale di Fontana Gigante. Ma chi l'ha detto? Il collega Picco non si è voluto dilungare, non so se per pudore o per reticenza. Io invece mi auguro che egli spieghi il significato di questa indimostrata ed indimostrabile affermazione.
Di fronte ad un simile atteggiamento, tanto arrogante quanto rozzo, c'è da rimanere sbigottiti, domandandosi a quale genere di farneticazione appartengono gli auspici di costruttivi rapporti con l'opposizione su cui sovente ci intrattiene il Capogruppo democristiano. Peraltro, è mia impressione che avvicinandosi la scadenza della legislatura, stiano venendo al pettine anche alcuni nodi di contrasto all'interno della maggioranza aventi per oggetto in particolare il governo della politica territoriale e dei parchi. Del resto mi sembra del tutto evidente che la lettura in trasparenza di un simile ordine del giorno evidenzi che l'obiettivo che si vuole colpire non è costituito solo dalla proposta di legge in esame, ma anche dagli indirizzi seguiti dalla Vicepresidente della Giunta e dalle intenzioni da essa manifestate di voler favorire un'estensione delle aree a parco o comunque tutelate.
Una considerazione merita anche la verifica degli spazi effettivamente consentiti all'iniziativa consiliare dentro al funzionamento dell'istituzione che rappresentiamo.
In democrazia la dignità dell'iniziativa legislativa dell'opposizione dovrebbe essere la stessa che viene riconosciuta alla maggioranza. Ma che rapporto può trovarsi tra questa ovvia affermazione di principio e la sceneggiata alla quale ci si trova di fronte, sulla cui base immotivatamente, si pretenderebbe di cancellare di fatto una legge già approvata in Commissione? Perché non c'è alcuna logica che giustifichi un atteggiamento del genere. Se esiste, qualcuno lo dovrà spiegare. Non esiste, nel modo più assoluto, esiste soltanto un portaborse proprietario di un'area verso il quale ci si sente più responsabilizzati che non rispetto alla dignità di quest'aula e rispetto alla dignità dell'iniziativa di un Gruppo consiliare, perché di che cosa stiamo discutendo? Stiamo discutendo di un'area della quale relazioni del Politecnico dicono trattarsi della più grande zona umida presente in Piemonte. L'area di Calsalbetrame è una pozzanghera rispetto a quest'area.



PICCO Giovanni

Ma nel 1985 quando avete fatto il piano dei parchi perché non l'avete messa dentro se era la più grande area umida?



VALERI Gilberto

Dico che l'area di Casalbeltrame è una inezia rispetto alla dimensione e alle caratteristiche geomorfologiche e naturalistiche di quest'area. Lo dimostrano altresì le numerose relazioni tecniche sul chimismo delle acque dei fontanili che costituiscono la Fontana Gigante. Dal punto di vista ornitologico le relazioni parlano della presenza del porciglione, della salciaiola, della cannaiola, del migliarino di palude, della folaga, del cannareccione, del tarabusino, del tuffetto e di altre specie rare. Inoltre le caratteristiche botaniche di quest'area sono assolutamente uniche.
Infatti sono presenti specie botaniche che la legislazione include tra quelle a protezione assoluta, come la ninfea gialla, l'erba vescica, la felce palustre, la carex paniculata, il salice cinereo. Sulle caratteristiche di quest'area hanno relazionato ricercatori ambientalisti studiosi del Politecnico, esperti del Servizio parchi della Regione. Il collega Picco ha fatto cenno a pretesi pareri negativi espressi nel corso delle consultazioni. Ma non è così. Le risposte sono state di generale approvazione, sia da parte della Lega Ambiente che di Pro Natura, del WWF e di tutte le altre Associazioni convocate. Anche il Parco Lame del Sesia ha risposto affermativamente. Solo il Comune di Tricerro ha dato un giudizio negativo in quanto - ed è stata l'unica motivazione addotta a sostegno del proprio diniego si tratterebbe di una realtà artificiale prodotta dall'uomo.Questa unica osservazione, però, è stata incontestabilmente contraddetta. Infatti sono stati consegnati, durante le consultazioni, da parte dei rappresentanti della Lega Ambiente, documenti dell'Archivio storico di Vercelli comprovanti che la Fontana Gigante era già presente e segnalata nel 1730. Semmai essa aveva allora un'ampiezza ben maggiore di quella odierna, ma era già registrata nei documenti dell'Archivio storico di Vercelli nel 1730. Quando un amministratore comunale viene a dirci che si tratta di una realtà artificiale che cosa si può rispondere, oltre ad esibire questi documenti? E' serio ritenere che quella affermazione vada presa in considerazione? Voglio aggiungere un ultimo argomento. Quell'area è così importante che il WWF ha presentato al proprietario una richiesta di acquisto al fine di assicurarne la protezione. Ma all'offerta di 150 milioni, il proprietario ha replicato chiedendone 700, chiedendo cioè un prezzo uguale o quasi a quello di terreni coltivabili, tentando così di realizzare una pura e semplice speculazione.
E' evidente che la richiesta di non passaggio agli articoli e il tentativo di cassare la legge in discussione avrebbe come risultato anche quello di annullare le residue possibilità che la proposta del WWF possa eventualmente realizzarsi, incoraggiando il proprietario a mantenere alto il prezzo. Per contro, l'unica possibilità di accrescere il potere contrattuale del WWF risiede nell'approvazione di questa legge.
Mi rendo conto che finora ho polemizzato, per così dire, con l'aria fritta delle affermazioni immotivate e pregiudiziali. Mi auguro, però, che sia ancora possibile pervenire ad un confronto vero e serio sul merito della proposta, in quanto sarebbe davvero sconsolante dover prendere atto che la razionalità e l'interesse pubblico vengono sacrificati ad un meschino gioco di interessi particolari, senza neppure il coraggio dello scontro in campo aperto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto di parlare sull'ordine del giorno presentato e da me sottoscritto per chiarire talune cose.
Innanzitutto la firma apposta all'ordine del giorno non vuole essere un gesto politico così come adombrato dal collega Valeri, come dire che riguarda problematiche di rapporti fra maggioranza ed opposizione, né ha alcun intendimento di natura pre-elettoralistica. Anzi, a tal proposito, mi corre l'obbligo di confermare che ho apposto la firma all'ordine del giorno quale componente della VII Commissione. Non è che concepisca il ruolo di Commissario molto diverso da quello di Consigliere regionale. Mi pare che l'attività che un Consigliere regionale esplica presso la Commissione è un'attività più squisitamente amministrativa, cioè riflette problemi di maggiore attenzione ai limiti quasi del disimpegno politico di natura ideologica. Nella fattispecie - per inciso dico che parlo a titolo del tutto personale - devo dire che ho il pieno convincimento che la politica dei parchi non sia una politica aberrante, inutile, da non seguire con attenzione, da rifiutare. La politica dei parchi è una politica da guardare con molta attenzione, non certo per fare dell'ideologismo verde, ma per la giusta attenzione che bisogna avere verso il territorio e quindi l'ecosistema.
Convinto di questo, non è vero che chiunque abbia intendimenti di questo genere debba poi buttarsi alla realizzazione dei parchi perché la moda impone una certa politica. Mi son detto che un sopralluogo sarebbe stato opportuno e sono andato alla Fontana del cosiddetto Gigante, per rendermi conto di quella realtà e capire la credibilità di una proposta di legge per farne un parco. E ho capito che si tratta di un sito che va salvaguardato, per il quale bisogna far muovere un meccanismo di recupero e non di conservazione sic et simpliciter dell'esistente. E' vero che mi si può dire che nella "conservazione" subentrano tutti quegli elementi di salvaguardia del sito e del territorio, ma è vero anche che ho potuto constatare che il fontanile di quella zona nell'arco di almeno cento centocinquant'anni, se non di più, ha determinato, attraverso la trasformazione che l'uomo vi ha operato, una situazione da recuperare con il risanamento. Quindi va risanata quella zona, vanno risanati tutti quei canali che sono stati creati dall'uomo per l'irrigazione, va risanata quella palude che è tale in quanto il posto è stato abbandonato dall'uomo e non perché così sarà stato quattrocento-cinquecento anni addietro, così come taluni esperti, attraverso reperti e statistiche di natura archeologica, hanno voluto determinare.
Ho pensato che piuttosto di mettere la proposta di legge del Consigliere Valeri, che non è campata in aria, di fronte ad una bocciatura perché c'è tutto un movimento ostativo da parte della maggioranza, sarebbe stato addirittura meglio il non passaggio all'esame dell'articolato, perch la questione possa essere riproposta in un secondo momento. Il Consigliere Valeri sa, come indirettamente ho avuto modo di dirgli, che è meglio perdere strategicamente una battaglia oggi per vincere la guerra domani.
Questi sono i motivi per i quali ho apposto la firma all'ordine del giorno per il non passaggio all'esame dell'articolato, nella certezza data l'importanza dell'argomento - che il problema potrà essere riproposto magari dallo stesso Consigliere Valeri, perché sia risolto il progetto di affidare quel sito al parco che in provincia di Vercelli è quasi limitrofo.
Mi fermo qui, perché nel caso in cui l'ordine del giorno non avesse la maggioranza e si passasse al dibattito sulla proposta di legge del Consigliere Valeri, potrei approfondire l'argomento di più onde dimostrare che la nostra non è un'opposizione al progetto di legge, ma è un "escamotage" per offrire alle intenzioni del Consigliere Valeri il miglior tempo per una migliore risoluzione del problema.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione l'ordine del giorno per il non passaggio all'esame dell'articolato del progetto di legge n.
386.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1235: "L.R. n. 53/89. Istituzione del fondo straordinario per l'occupazione. Art. 3 - Individuazione dei criteri per l'ammissione ai contributi delle imprese interessate"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1235, come era stato concordato nella riunione dei Capigruppo.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, la ringrazio per la possibilità di esaminare nella seduta odierna un punto estremamente importante e qualificante che ha una scadenza legata al termine del corrente anno per utilizzare i fondi messi a disposizione dalla L.R. n. 53, pubblicata sul Bollettino Ufficiale alla fine del mese di agosto e nei confronti della quale dobbiamo oggi presentare, discutere ed approvare la deliberazione di individuazione dei criteri per l'ammissione ai contributi delle imprese interessate al fondo straordinario per l'occupazione.
Richiamandomi alla legge che abbiamo approvato recentemente vorrei riprendere, per grandi titoli, il significato di una legge certamente innovativa fra le leggi regionali in materia di sostegno all'occupazione che permetterà entro il 1989 l'assunzione di circa 450 soggetti cosiddetti deboli del mercato del lavoro che sono ricompresi all'interno della legge stessa che, come è noto, prevede incentivi al sistema delle imprese che assumono cassaintegrati, disoccupati speciali, soggetti portatori di handicap ed altri, categorie che oggi si trovano in difficoltà perch espulsi dal ciclo produttivo e che necessitano di uno sbocco.
Questo è il significato di fondo di una legge che non riprendo più essendo stata approvata nelle scorse settimane, mentre invece vorrei richiamare il senso della deliberazione attuativa.
A seguito di una serie di confronti realizzati in queste settimane con le Organizzazioni sindacali, con il sistema delle imprese e con la Commissione regionale per l'impiego, presentiamo questa deliberazione esaminata e licenziata ieri dalla Commissione, che individua i criteri per l'ammissione ai contributi. Facendo riferimento ad un recente Regolamento CEE sono state individuate due aree territoriali nella realtà regionale piemontese che vengono considerate prioritarie e sulle quali possono sommarsi i benefici della CEE e quelli del fondo occupazione: si tratta delle aree della provincia di Torino e del Verbano - Cusio - Ossola dove più elevato è il tasso di disoccupazione e più pesante è l'individuazione di una caduta occupazionale in questi ultimi anni.
Nella deliberazione tali aree sono indicate prioritarie per la concessione dei contributi previsti dall'art. 2 della legge n. 53 preferendo, all'interno delle categorie e delle fattispecie previste dalla legge tra i soggetti indicati all'art. 4, alcune categorie specifiche: i disoccupati ultraventinovenni, gli invalidi assunti oltre le quote della legge n. 482, che sono i lavoratori sospesi dall'attività produttiva o disoccupati speciali, purché siano provenienti da aziende operanti in settori o aree di crisi strutturale.
Sono allo stesso modo considerate prioritarie le domande presentate da aziende operanti nel territorio regionale piemontese che assumano lavoratori di cui alla lettera d) dell'art. 4 della legge citata a seguito di accordi di mobilità trasmessi per presa d'atto alla Commissione regionale per l'impiego. Hanno all'interno di questo discorso comunque priorità assoluta le domande di contributo che siano state presentate da aziende (vedi, ad esempio, la situazione Indesit che ancora registra oltre 1.500 grandi eccedenze nell'area del Pinerolese) che si impegnano ad assumere blocchi di eccedenze di lavoratori a seguito di accordi siglati presso gli organi istituzionali quali possono essere la Regione o il Ministero competente.
Per quanto riguarda i contributi di cui all'art. 2 la deliberazione disciplina l'iter dell'esame delle domande raccordando l'ordine cronologico di presentazione con le priorità prima definite.
Per quanto riguarda i contributi per la trasformazione di posti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, art. 6, non viene fissata alcuna priorità e non l'ordine cronologico.
Dati i tempi ristretti per potere disporre dei miliardi messi a disposizione da questo strumento di legge che devono essere utilizzati entro la fine dell'anno per permettere l'avvio sperimentale di almeno 450 assunzioni fra queste categorie deboli del mercato del lavoro, le domande dovranno essere presentate entro venti giorni dalla pubblicazione della deliberazione che noi speriamo possa essere approvata oggi con l'immediata esecutività.
Il fondo prevede per questo ultimo mese e mezzo circa 2,2 miliardi ed è ripartito per il 60% per gli interventi di cui all'art. 2 a favore dei soggetti deboli e per il 40% per gli interventi di trasformazione del posto (art. 6).
Il riparto non è rigido ed il fondo è a valere sull'uno o sull'altro intervento sulla base delle domande. Le domande che sono relative a contributo misto (artt. 2 e 6) sono considerate prioritarie per il riparto delle eventuali quote non utilizzate.
Le domande che non verranno prese in considerazione quest'anno per mancanza di fondi potranno essere esaminate con il bilancio successivo. In sostanza noi proponiamo una deliberazione che è sperimentale per questi ultimi mesi dell'anno. La nostra è la prima Regione che norma questa materia e coraggiosamente affronta questa tematica, per cui l'esperienza di questi due mesi di applicazione sarà un'indicazione utile per quanto verrà fatto nel 1990, anno nel quale si assumerà successiva ulteriore deliberazione che renderà in maniera più dettagliata ulteriori priorità strutture e dimensioni aziendali, settori ed ambiti di intervento.
Alla deliberazione che viene presentata alla vostra attenzione sono annesse anche le relazioni socio-economiche delle aree individuate e quindi delle due aree prioritarie indicate e la modulistica da utilizzare per la richiesta di contributo.
In estrema sintesi, sebbene il problema sia di dimensione importante questo è il significato e la rilevanza di questa deliberazione che rende operativa la legge n. 53 approvata nelle scorse settimane dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, questa deliberazione è conseguente ad una legge che il Consiglio regionale ha approvato a fine luglio dopo un dibattito significativo, legge sulla quale il PRI si era astenuto. Quando si parlò di questa deliberazione il PRI espresse due dubbi riferiti sia alle imprese destinatarie della legge sia ai lavoratori interessati: in sostanza il PRI riteneva che una legge di questo genere, pur con lo scarso peso e rilievo che potesse avere, potesse comunque essere un momento per riequilibrare una politica nei confronti della piccola impresa dell'artigianato e del commercio che a nostro giudizio sono stati fortemente penalizzati dalla politica di questa Regione per esigenze di bilancio.
Ci pareva quella un'occasione per riequilibrare certe scelte che si erano fatte. Sostenemmo allora e lo diciamo ancora oggi che si tratta di competenze specifiche e dirette della Regione rispetto a due settori particolari. Di fronte a questo nostro atteggiamento e alla richiesta di un emendamento tendente a fare destinatario di questa legge il mondo della piccola impresa artigiana e commerciale ci fu un emendamento di mediazione del Capogruppo della DC e del PLI che inseriva la seguente frase: "con particolare riguardo ai settori commerciale, artigiano e della piccola impresa", cioè si diceva che nella deliberazione attuativa di questa legge si sarebbe dovuto avere un particolare riguardo ai settori commerciale artigiano e della piccola impresa.
La deliberazione che noi approviamo non fa minimamente cenno a questo mi chiedo se esistano o meno questioni di legittimità, ma non è questo il problema, il fatto è politico. La disponibilità che l'Assessore aveva dimostrato rispetto a questo emendamento a noi pare oggi un poco strumentale all'approvazione della legge. Riteniamo che questa legge sia stata pensata esclusivamente a favore della grande industria e in qualche modo l'accordo con le stesse Organizzazioni sindacali giustificava e giustifica le nostre perplessità e riserve rispetto a questo.
Noi siamo contrari a questa deliberazione sia per i contenuti che la stessa contiene (faccio riferimento a quanto dicemmo durante il dibattito sulla legge) sia per esprimere la disapprovazione del Gruppo repubblicano rispetto all'atteggiamento che si è tenuto nei confronti di un'esigenza che la maggioranza di questo Consiglio regionale, non soltanto un Gruppo, bensì la maggioranza, su un emendamento di due Gruppi importanti della maggioranza aveva espresso.
Per queste ragioni il PRI voterà contro alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, come è stato già detto nel dibattito sul disegno di legge per il fondo straordinario per l'occupazione, il valore e il significato di questa iniziativa legislativa è indubbio. Certamente si tratta di uno strumento che va sperimentato sul campo e probabilmente l'anno prossimo avremo la possibilità di elaborare un nuovo regolamento per fare gli aggiustamenti necessari.
E' inutile nascondercelo: malgrado un incremento del prodotto interno lordo del Piemonte significativo in questi ultimi anni, noi ci troviamo ancora con una crescita dello sviluppo molto debole, ineguale quindi alla formazione di sacche di disoccupazione, incapace con l'attuale legislazione di poter accedere attraverso i meccanismi di mercato ad un posto di lavoro.
L'obiettivo di questo strumento legislativo è intanto di dare un segnale al legislatore nazionale: che non si può andare avanti non tenendo conto che ci sono settori del mercato del lavoro che non sono minimamente toccati dagli strumenti legislativi; qualcosa va fatto, non si può andare avanti con piccoli accordi occasionali tra sindacato ed imprese; dall'altro lato è uno strumento che serve ad intervenire, seppure non in modo significativo per tutta la problematica, ma nemmeno marginale su questo problema.
E' vero, il primo approccio che questa legge avrà sarà rispetto alle sacche di lunga durata che si sono determinate nei processi di ristrutturazione della grande azienda. Li possiamo anche citare, non ci nascondiamo dietro un dito: Indesit, Ceat, Montefibre. Però è anche certo che passata questa fase di accordi di mobilità, credo che dovremo pensare a uno strumento aperto, che raccolga tutta l'articolazione del sistema produttivo, in particolare quello della minore impresa, dell'artigianato e del settore del commercio.
Sarebbe pericolosissimo se il fondo per l'occupazione servisse semplicemente come salvagente a ulteriori accordi, eventualmente tra sindacato e imprese per quanto riguarda accordi sui contratti a termine sarebbe pericoloso se questo strumento finisse per essere assorbito esclusivamente dall'art. 6, cioè quello che trasforma i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, perché vorrebbe dire che sarebbe un'aggiunta ad una possibilità che già di per sé favorisce dal lato dell'offerta gli interventi per il mercato del lavoro. Forse siamo fortunati, nel senso che possiamo sperimentare questo regolamento in due mesi e vedere che effetti ha, vedere la propensione delle imprese con questo strumento, vedere il rischio di far pesare di più l'art. 6 rispetto all'art. 2, che è quello che permette all'articolazione del sistema delle imprese di poter utilizzare questo strumento.
Con queste precauzioni, che saranno da rivedersi con il prossimo esercizio finanziario, il Gruppo socialista vota favorevolmente al regolamento del fondo per l'occupazione, ma sottolineando i rischi che questo strumento può correre se viene lasciato come ausiliario ad accordi e a politiche specifiche. Il nodo delle grandi eccedenze certamente va affrontato per dare tranquillità allo stesso mercato del lavoro, ma finita questa fase di emergenza deve essere uno strumento che entra a regime sulla totalità dell'articolazione del mercato del lavoro piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Signor Presidente, colleghi, noi siamo favorevoli, sia pure con un emendamento che abbiamo presentato, a questa deliberazione.
Ci pare che colga complessivamente lo spirito della legge e che si tratti di una deliberazione attuativa congrua, coerente con le finalità che il Consiglio, approvando la legge, si era proposto.
L'emendamento tende a rispondere alla legittima preoccupazione, qui sollevata dal collega Tapparo e che è anche la nostra, sull'uso di questa legge, soprattutto in riferimento ai contratti a termine, ma su questo torneremo in sede di illustrazione dell'emendamento.
Stupisce l'argomento usato dal collega Ferrara per motivare l'astensione del suo Gruppo sulla deliberazione attuativa, come già fu sulla legge. Stupisce perché mi pare che ancora non si sia compresa la ragione reale per la quale il Consiglio ha approvato questa legge, ancora non si sia colta la finalità per la quale ne abbiamo lungamente discusso.
Caro Ferrara, i beneficiari di questa legge non sono gli imprenditori, n piccoli né grandi. E' qui l'errore. Voi continuate a confondere una legge che ha come unici beneficiari i lavoratori più deboli sul mercato del lavoro con una legge di promozione delle attività produttive. Non c'entra niente. Qui noi offriamo agli imprenditori di meno di quanto già offrano altre leggi (se volete facciamo i conti), che i piccoli imprenditori possono utilizzare in qualsiasi momento per assumere i soggetti più deboli svantaggiati e meno appetibili che si trovano sul mercato del lavoro piemontese. Quindi, il Consiglio ha teso, attraverso questa legge, a ridurre l'handicap di una fascia ancora consistente di soggetti marginali tendendo ad avvicinarli ai lavoratori più giovani e meno svantaggiati e non ad equipararli perché questo non è possibile e tanto meno a renderli più appetibili: allora sì che si prospetterebbe un vantaggio per le imprese.
Avevo già detto in sede di discussione della legge che una piccola o piccolissima impresa può, utilizzando, come abbondantemente utilizza da anni, i contratti di formazione lavoro, avere un vantaggio superiore a quello che noi diamo attraverso questa legge per assumere soggetti più appetibili, secondo i criteri attuali di mercato su cui non esprimo giudizi morali, di quelli che sarebbe costretta ad assumere utilizzando questa legge.
E' questo che in primo luogo bisogna capire. Noi facciamo una legge che tende a rimuovere taluni degli ostacoli per rendere questi soggetti un po' meno sgraditi alle imprese. Gli unici beneficiari di questa legge sono dunque questi lavoratori, queste fasce deboli sul mercato del lavoro secondo una linea di intervento in materia di politica attiva del lavoro largamente perseguita da anni in tutta Europa, secondo la quale si tende a finanziare i soggetti più marginalizzati per dare loro una dote per poter essere assunti.
In secondo luogo stupisce la motivazione addotta dal collega Ferrara quando sostiene che egli fu, o il suo Gruppo fu già in sede di discussione della legge, "paladino" dell'impresa minore e delle sue legittime aspettative e dei suoi diritti. Credo di aver finalmente chiarito come qui non si tratti di offrire alcun beneficio; ma, in ogni caso, voglio ricordare che altri, caro Ferrara, furono, per esempio in sede di discussione del bilancio, coloro che portarono in quest'aula i guasti di una politica che aveva portato l'impresa minore, per esempio il settore dell'artigianato, in questo 1989 a vedersi riservati stanziamenti di bilancio addirittura inferiori a quelli del 1985: 11 miliardi circa contro i 12 miliardi e mezzo. Tagli alla politica di bilancio, guasti in direzione della piccola e piccolissima impresa dell'artigianato che noi, caro Ferrara, abbiamo da questi banchi più volte denunciato, conducendo una battaglia sul bilancio, votando contro e perdendo quella battaglia perch tu, il tuo Gruppo e gli altri Gruppi della maggioranza così avete inteso operare. Questa politica avete inteso fare nei confronti dell'artigianato e dell'impresa minore. Questa maggioranza ha condotto questa politica nei confronti della piccola e piccolissima impresa dell'artigianato. E noi ne abbiamo denunciato i guasti e ne abbiamo chiesto - ahimè inutilmente! una correzione.
Vi era poi nella legge un impegno contenuto in un articolo che impegnava la Giunta regionale a predisporre un sistema di informazione assistenza alla stesura delle pratiche per l'iter burocratico nei confronti dell'impresa minore. Colgo l'occasione, in sede di discussione della deliberazione, per chiedere che si faccia davvero: questo è possibile necessario e doveroso farlo. La maggiore impresa ha supporti strumentazione per far da sé, l'impresa minore e gli artigiani spesso no: sono spesso in difficoltà a compilare una pratica complessa. Sarebbe importante che da parte della Giunta venisse un segnale nella direzione della puntuale e celere applicazione di quell'articolo, come si intende fare, come si intende operare. Sarebbe un contributo concreto nei confronti di quegli artigiani o piccoli e piccolissimi imprenditori (i quali intendano non essere beneficiati dalla legge n. 53 - che non beneficia proprio nessuno - ma intendano invece rendersi disponibili a compiere quello che riteniamo essere, anche nei confronti delle imprese piccole e grandi, un dovere sociale) affinché siano agevolati sul piano della compilazione delle pratiche, degli iter burocratici e via dicendo.
Ho ritenuto di chiarire questo equivoco in parte perché mi pare davvero strano che esso permanga dopo la lunga discussione in aula sul testo della legge e in parte perché francamente colpiva che la piccola, la piccolissima impresa e l'artigianato trovassero così improvvisati e volonterosi difensori dopo che in quest'aula, quando si trattava di discutere di leggi che effettivamente andavano a beneficiare quei comparti, gli unici che si erano trovati a condurre una battaglia per impedire tagli in direzione di questi settori produttivi, o il Gruppo che prevalentemente aveva condotto questa battaglia eravamo stati noi e non certamente i Gruppi della maggioranza che invece questa politica di tagli avevano voluto e gestito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo il mio disagio di fronte alla situazione che si è di nuovo creata in Consiglio e cioè che un Gruppo di maggioranza solleva una questione rispetto all'Assessorato che ho l'onore di reggere. Chiedo quindi alla cortesia del collega Cerchio di dare una risposta soddisfacente alle obiezioni sollevate dal collega Ferrara, in difetto di che mi vedrò costretto a non partecipare al voto.
Non mi convince l'argomento del collega Amerio, perché, se l'emendamento proposto dal Capogruppo liberale e dal Capogruppo democristiano fosse stato ininfluente, non doveva essere accolto: se è stato accettato una qualche conseguenza la deve produrre, oppure si deve spiegare perché questo risultato non lo ha prodotto.
Non vi è dubbio che abbia ragione il collega Amerio: si ha l'impressione che questa Regione trascuri un settore, e questo è grave non dal punto di vista politico, ma dal punto di vista istituzionale perch quando una Regione dà anche solo ad intendere che trascura i settori di propria competenza e rincorre i settori di competenza impropria, il problema si sposta dal quadro dei rapporti politici e dei confronti al versante istituzionale che ci vede fortemente preoccupati. L'Assessore Cerchio sicuramente comprenderà l'imbarazzo. Non abbiamo sollevato noi la questione in sede di Consiglio, è stata sollevata da un altro Gruppo; la maggioranza ha dato alla questione sollevata da un collega una risposta questo collega ha posto la stessa questione in questa sede. Ho evidentemente il dovere, per la responsabilità che ho in sede di esecutivo di chiedere alla cortesia del collega Cerchio una risposta che mi consenta di votare questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho la sensazione che parliamo in linguaggi diversi e in particolare che in quest'aula si parli tra sordi.
Collega Ferrara e collega Marchini, vediamo un po' se riusciamo a capirci, perché viceversa sarei indotto a pensare che da parte di alcuni colleghi (in particolare da parte del collega Ferrara) in quest'aula si parli in particolare rivolti all'esterno e pensando alla scadenza elettorale delle prossime amministrative.
Qual è il ragionamento che ha portato a formulare questa legge? Si è constatato che i processi di ristrutturazione avvenuti nel settore produttivo in questa regione (processi di ristrutturazione per i quali le aziende hanno preso fior di miliardi) hanno prodotto dei soggetti deboli: certo i cassaintegrati sono soggetti deboli, ma sono soggetti deboli prodotti dai processi di ristrutturazione. E abbiamo constatato che ancora oggi ci sono migliaia e migliaia di cassaintegrati che ormai percepiscono la cassa integrazione da molti anni - e qualcuno grida allo scandalo da molti anni - e che non hanno ancora trovato una ricollocazione (pensate alla questione della Indesit). Ad un certo punto bisogna decidere per questi cassaintegrati, divenuti soggetti deboli per effetto dei processi di ristrutturazione, se tagliare la cassa integrazione e mandarli nella disoccupazione punto e basta, oppure se a questi ex lavoratori si tenta di offrire l'opportunità di trovare di nuovo un'occasione di lavoro. Siccome in questo Paese si è scelto di non porre più vincoli alle imprese, cioè si è scelto di non imporre alle imprese di assumere Tizio, Caio o Sempronio ma si è scelto invece di incentivare le imprese ad assumere, allora bisogna decidere se a questi soggetti cassaintegrati si tenta di offrire un'opportunità di lavoro attraverso un incentivo alle imprese ad assumere questi soggetti. Questa è una delle ragioni che hanno portato a questa legge, allora si è detto: "Offriamo alle imprese 'x' milioni per ogni cassaintegrato, per ogni soggetto debole che assume in modo tale da rendere questi concorrenziali con i contratti di formazione lavoro". Così pure per i disoccupati ultraventinovenni. Si è constatato che la liberalizzazione del mercato del lavoro - per il quale, tra l'altro, osservo che il tuo Partito, Ferrara, è stato da sempre uno dei sostenitori l'introduzione dei contratti di formazione lavoro hanno determinato che i disoccupati ultraventinovenni ormai non riescono a trovare un lavoro e si è anche qui determinata, come per i cassaintegrati, una sacca che in qualche modo dobbiamo decidere se tentiamo di dare risposta in termini occupazionali.
Anche qui allora si è deciso per questi soggetti deboli, disoccupati ultraventinovenni, cassaintegrati (prendo le due categorie evidentemente più rilevanti), di fare un'operazione con questa legge: di dare un incentivo alle imprese in modo che le stesse siano incentivate ad assumere questi e abbiano almeno lo stesso incentivo come per i contratti di formazione lavoro. Dopodiché a me non interessa se ad assumere questi lavoratori è un'azienda commerciale, artigianale o è la FIAT: a me interessa - appunto perché questa legge è stata concepita in questo modo che ci sia il massimo numero di imprese che assumono questo tipo di disoccupati e cassaintegrati.
Mettendomi per un attimo dalla parte di questi soggetti, se mi assume la grande impresa, se mi assume la FIAT, io, ex cassaintegrato, con scarsa qualificazione, magari avendo 48/50 anni, mi sento più garantito piuttosto che se mi assume l'azienda artigiana. Dico questo perché è evidente che se mi assume la FIAT ho la certezza di giungere all'età pensionabile; se mi assume invece l'azienda artigiana può darsi che fra due anni mi trovo di nuovo a spasso. E' una legge che evidentemente può essere utilizzata dalla grande e piccola impresa, può essere utilizzata dall'azienda artigiana come dall'azienda commerciale. L'unico vincolo è che assumono questi soggetti e si prendono i 5 o 6 milioni per queste assunzioni. Quindi bisogna capire se a queste finalità della legge si continua ad aderire perché queste erano le finalità originali della legge. Inoltre, secondo me lo stravolgimento non viene oggi con la deliberazione, lo stravolgimento rispetto alle finalità della legge è avvenuto quando avete introdotto quell'emendamento: 1) se si continua ad aderire a quelle finalità 2) se si prende atto - ed è necessario prendere atto - che questa legge non determina discriminazioni rispetto alle piccole e medie aziende.
Le piccole e medie aziende possono utilizzare ed usufruire di queste agevolazioni finanziarie a patto che assumano questi soggetti. Dopodich Ferrara, ti invito e invito anche l'Assessore Marchini a presentare rispetto al settore artigiano una variazione di bilancio in cui mettete "x" miliardi a favore del settore artigianale. Bisogna fare delle scelte dopodiché siccome condivido anch'io il fatto che il settore artigianale è penalizzato...



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Scegli su niente. Non ci sono i soldi!



MONTEFALCHESI Corrado

Siccome ritengo anch'io che il settore artigiano è penalizzato prendete "x" miliardi e li mettete nel settore artigianale. Siccome governate voi, dovete deciderlo voi, non dobbiamo deciderlo noi.
Presidente Beltrami, quando uno governa ha gli oneri e gli onori. Avete avuto degli onori, in questo caso avrete degli oneri, non potete chiederlo a noi. Se invece lei chiede a me come fare, io le dico: "Dia le dimissioni si farà un'altra Giunta, può darsi che venga io a fare il Presidente della Giunta e risolverò il problema se ci riesco". Questa è la risposta che le do, dopodiché la legge è finalizzata a risolvere un problema sociale che sono sacche di cassaintegrati e sacche di disoccupati ultraventinovenni.
Questa è la finalità, non c'è alcuna discriminazione verso nessuna azienda perché tutte le aziende, anche quelle artigiane, possono usufruire di questa legge e quindi si tratta di mantenere le finalità della legge. Se si vogliono invece fare discorsi rivolti all'esterno pensando alle elezioni ognuno li può fare, però si tratta di comprenderci e di capirci.
Ancora un'ultima questione così non intervengo per illustrare l'emendamento che il sottoscritto assieme ai colleghi Amerio e Guasso abbiamo presentato. L'emendamento tende a non rendere automatico il passaggio di fondi rivolti dall'art. 2 che in particolare incentiva le aziende ad assumere i cassaintegrati all'art. 6 che è quello per la trasformazione dei contratti a termine, perché i segnali che abbiamo avuto sono che le aziende sono restie ad assumere i cassaintegrati mentre propendono per utilizzare i fondi per la trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato. Noi riteniamo che non debba esserci questo automatismo di travaso dei fondi da un articolo all'altro, ma appunto, questo travaso di fondi deve e potrà essere effettuato quando la Giunta avrà ricevuto tutte le domande, avrà fatto una verifica e avrà anche espletato quel suo ruolo politico che è di rapporti con le parti sociali in particolare con le aziende, per fare in modo che le aziende non utilizzino soltanto questi fondi per la trasformazione di posti, ma anche per l'assunzione di cassaintegrati. L'emendamento tende a rinviare questo travaso di fondi ad un successivo provvedimento della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

A suo tempo noi ci eravamo posti sulla legge di istituzione di un fondo straordinario per l'occupazione con un voto favorevole, perché ritenevamo e continuiamo a ritenere questa una legge valida nella sua filosofia.
Oggi abbiamo una deliberazione di Giunta che individua i criteri per l'ammissione delle imprese interessate onde creare un incentivo per assumere i cosiddetti soggetti deboli nel campo dell'occupazione. La deliberazione indica nella Provincia di Torino e nel Verbano - Cusio Ossola le zone prioritarie dalle quali iniziare questa azione di distribuzione dei fondi.
La discussione in Commissione ha precisato - e peraltro lo fa anche la deliberazione - i punti principali individuati per l'attuazione della deliberazione stessa.
Noi voteremo a favore di questa deliberazione, ma mentre annuncio il voto favorevole del mio Gruppo, formulo una sola riserva e cioè che essendo ormai a metà ottobre, riteniamo i tempi troppo stretti per poter attuare le aspettative che questa deliberazione crea nell'immediato da parte dei soggetti ad essa interessati, e che sono soggetti che tutti conosciamo, e cioè soggetti deboli. L'iter da compiere da parte delle imprese e poi da parte della Regione ci sembra un po' troppo complicato e mi fermo qui nella valutazione. Comunque, ritenendo valida, come ho detto all'inizio, la filosofia che ispirò la legge prima e la deliberazione oggi, il nostro è un voto favorevole.
A latere di questa mia dichiarazione voglio sottolineare a nome del mio Gruppo il fatto politico che noi riteniamo di grossa rilevanza che si sta verificando in quest'aula in seno alla maggioranza.
Il Partito repubblicano fa una dichiarazione di voto contrario, se non ho capito male; il Partito liberale chiede all'Assessore di essere posto dalla risposta dell'Assessore stesso, in condizione di votare altrimenti non parteciperà al voto.
Questo è l'ennesimo segnale di una maggioranza in crisi, almeno per noi; è un segnale di una maggioranza in crisi e comunque non compatta e noi ci chiediamo come una tale maggioranza può continuare a governare, sia pure per questi ultimi cento giorni. Ditecelo, per favore!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome di una piccola componente di questa maggioranza vorrei togliere le preoccupazioni che possono anche esserci e assicurare la collega Minervini e quanti altri avessero lo stesso dubbio che questa maggioranza tenterà di governare fino alla fine. Le vie del Signore sono infinite, il dubbio fa parte della nostra forza, non abbiamo certezze assolute, il dubbio esiste ma esiste anche la volontà di arrivare fino alla fine. Questo è detto con molta serietà, seppur a livello di battuta.
Vorrei proprio partire da questa osservazione per mettere in evidenza come alcune leggi, e le deliberazioni che discendono da certe leggi nascano da sensibilità di singoli Commissari in sede di Commissione più che da atteggiamenti precostituiti o prefissati. Posso capire alcune leggi profondamente ideologiche dove c'è netta distinzione tra tipo di società e tipo di comportamenti nei confronti della società, dove è chiarissima la divisione fra maggioranza e opposizione. Ho visto altre volte leggi che nascono non perché i Partiti hanno obbligato i Commissari a prendere posizione, ma perché nell'ambito delle Commissioni i vari Commissari hanno di volta in volta contribuito a far sì che alcune leggi fossero licenziate con la maggior adesione possibile, non valutando neanche in sede di discussione se erano veramente barriere ben definite fra maggioranza e opposizione. Su molte leggi ha prevalso la sensibilità dei Commissari che facevano parte di quella Commissione. Questa è una di quelle leggi. E' una legge che non discende da programmi o da finalità politiche ben precise discende da una necessità che è venuta fuori nel nostro Piemonte e con una volontà determinata dalla Giunta per conto dell'Assessore preposto e dalla partecipazione di quanti hanno collaborato alla elaborazione di questa legge. Alcune forze politiche non vi hanno partecipato per niente.
Quindi, non sarei molto preoccupato se alcune sfumature fanno sì che sulla deliberazione ci siano momenti diversi di applicazione. Gli stessi Commissari della DC presenti alla discussione - cito il collega Dardanello il Capogruppo Carletto e il sottoscritto - hanno dato un'interpretazione non univoca su questa deliberazione, con alcune sfumature che mettono in evidenza come questo argomento dovrà essere maggiormente rivisto, come questa legge e queste deliberazioni di applicazione dovranno essere migliorate, perfezionate man mano che tutti noi accumuleremo esperienza in questo settore.
Abbiamo accettato la deliberazione proposta dall'Assessore anche se riconosciamo che alcune osservazioni, nate in sede di Commissione prima e in aula dopo, hanno una loro logica di ragionamento. Anche noi, per esempio, riteniamo che sia riduttivo immaginare di favorire il territorio di alcune aree piuttosto che il territorio di altre, anche se questo discende non da una volontà regionale, ma da un'indicazione che addirittura è sovranazionale.
Riconosciamo che per il prossimo anno, probabilmente, sarà necessario rimettere mano a questa deliberazione, probabilmente correggere anche parte della legge, ma più che altro è la delibera di attuazione; però a un mese e mezzo, due mesi dalla scadenza della possibilità di rendere operativa questa legge, riteniamo di poterla accettare. E riteniamo di poterla accettare intanto mettendo in evidenza come per il prossimo anno il territorio piemontese dovrà essere "visto" (perché il territorio piemontese non è solo diverso tra la provincia di Torino e la provincia di Vercelli).
Anche all'interno delle stesse province esistono delle aree ben diverse l'una dall'altra. Non vorrei mai confondere il territorio della piana saviglianese con il territorio della montagna non soltanto cuneese, ma dell'Alta Langa. Quello che voglio dire è che all'interno degli stessi territori provinciali ci sono distinzioni da fare in riferimento alle aziende. E non vorremmo, come ricordava il collega Dardanello, che tutto fosse incentrato su un'area ben predeterminata o un'area già supportata.
Per quanto riguarda l'atto deliberativo in se stesso le osservazioni svolte dal collega Ferrara possono essere condivise se andiamo a verificare la parte della legge là dove specifica che "il Consiglio regionale entro 30 giorni stabilisce aree territoriali": qui viene stabilita l'area territoriale e sulla quale noi accettiamo di convenire, ma sulla quale vorremmo esaminare meglio per il prossimo anno. E' stabilita, proprio in base alla legge che abbiamo approvato, l'area territoriale; settori ed ambiti di intervento, dove si aggiungono i settori commerciali ed artigiani della piccola impresa che erano previsti da un emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Ferrara e accettato anche dal nostro Gruppo. Ma la deliberazione non fa riferimenti che non confermino questo fatto al di là dell'area territoriale. L'area territoriale è stata individuata, non la condividiamo del tutto, ma l'accettiamo.
Inoltre c'è scritto di indicare con priorità le categorie individuate alle lettere a), b) e d), quindi non fa riferimento ad aziende, ma a categorie e addirittura - lo sottolineo per richiedere il maggior consenso possibile, senza adombrare eventuali spaccature ideologiche o politiche, ma soltanto di autentica interpretazione - considera parimenti prioritarie le richieste di contributo presentate da aziende che assumono, dalla data in vigore della suddetta legge, soggetti di cui agli articoli citati prima. Se nell'ambito di questi territori, parimenti prioritari, ci sono aziende artigianali e commerciali che fanno richieste in questo senso, credo esista un criterio affinché le domande arrivino in un certo modo e ci sia un protocollo che stabilisca le priorità nell'ambito delle stesse aziende dando comunque precedenza, rispetto alle priorità prima definite, alle domande presentate da aziende che si impegnano ad assumere a seguito di accordi siglati presso gli organi istituzionali.
Per queste motivazioni e con queste precisazioni, ma senza negare che esistono anche all'interno del nostro Gruppo posizioni non univoche, ma che comunque vogliono sperimentare questa legge, diamo voto favorevole impegnando la Giunta a valutare le nostre osservazioni.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, intervengo quasi per fatto personale perché il collega Montefalchesi ha esordito dicendo che certe posizioni assunte in quest'aula possono essere conseguenza di un orecchio posto particolarmente all'esterno, cosa in qualche modo naturale rispetto al fatto che tra sei mesi si andrà a votare. Devo dire che è curioso come le persone vengano definite, a seconda delle circostanze, come espressione ora della grande industria ora della piccola impresa. Ma non è tanto questo che mi preoccupa. Mi pare che se orecchio fuori si è messo da qualche parte, forse lo si è messo andando a cercare il consenso di alcune organizzazioni esterne alla Regione e non si è tanto posto l'accento sulle sue competenze specifiche che, a mio giudizio, avrebbero dovuto essere prioritarie rispetto alle scelte della Regione stessa. Ma non voglio dare spazio più di tanto alla legittima polemica del collega Montefalchesi.
Vorrei però rilevare che se di esigenza elettorale si tratta, il Partito repubblicano ha espresso la sua posizione, il Partito liberale ha espresso alcune perplessità, il Partito socialista, dichiarando voto favorevole, ha confermato l'esigenza che in futuro ci sia attenzione alla piccola impresa, analogo atteggiamento è stato tenuto dalla DC, per cui mi pare di capire che sulla deliberazione la totale assonanza rispetto alla Giunta giunga soltanto dal PCI.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio per la replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

A nome della Giunta esprimo soddisfazione per l'ampia adesione annunciata dai Gruppi consiliari che permette di dare piena attuazione, già nel 1989, alla legge n. 53 istitutiva del fondo straordinario per l'occupazione.
Consentitemi di dire - con presunzione non personale, ma confortata dalla comparazione con altre legislazioni regionali in una materia nella quale le Regioni hanno scarsa, per non dire quasi nulla, titolarità di interventi - che la legge in questione è la più innovativa fra le leggi regionali in materia di sostegno all'occupazione. Ma che, al di là della legge, era ed è ovviamente necessario definire in tempi rapidi i criteri di applicazione che consentano di poter utilizzare appieno i contributi previsti, dando avvio ancora nel corso di quest'anno a circa 450 assunzioni di soggetti deboli nel territorio regionale piemontese, nella fattispecie nelle aree territoriali della provincia di Torino e del Verbano - Cusio Ossola.
Mi si consenta dire che, nella pochezza di fantasia, di finanziamenti e di possibilità, è cosa non da poco in un momento difficile che noi registriamo soprattutto sul versante di questa fascia debole della società in una realtà che, nella Regione Piemonte e in Italia, ha ripreso ad investire attraverso il sistema delle imprese, creando una divisione fra coloro che hanno raggiunto una situazione sociale soddisfacente e coloro che rimangono ai margini della società per condizioni non imputabili alla propria responsabilità, ma perché espulsi dal ciclo produttivo a seguito dell'ammodernamento e dell'innovazione tecnologica, di quanto negli anni passati si è realizzato attraverso una legge di mercato anche nel nostro Paese. Ci pare quindi un intervento strutturale e significativo che mi auguro possa avere delle coperture e delle attenzioni da parte del livello centrale. Intanto noi, in carenza di alcuni interventi, facciamo la nostra parte, modesta ma significativa di fronte ad un vuoto sul territorio nazionale.
D'altra parte, colleghi, le attese dei soggetti deboli interessati (lavoratori provenienti da aziende in crisi strutturale da lungo periodo disoccupati ultraventinovenni che non rientrando più nel contratto di formazione lavoro sono però relativamente giovani e hanno necessità di lavorare; lavoratori immigrati extracomunitari che rappresentano oggi anche una possibilità di assorbimento in quelle realtà nelle quali il lavoratore italiano non ha più interesse ad essere presente; giovani in situazioni di emarginazione sociale) devono essere affrontate con gli strumenti che abbiamo messo a disposizione con questa legge e soprattutto con la deliberazione attuativa dei criteri.
Spero che le imprese colgano positivamente il significato dello sforzo compiuto dalla Regione Piemonte e siano pertanto disponibili a questo tipo di assunzioni. I segnali che arrivano dalla realtà torinese, quella del Verbano - Cusio - Ossola, dalla piccola, media e grande impresa sono di auspicio: su questo versante registriamo sensibilità ed attenzione da parte loro.
Mi preme ancora sottolineare la finalità della legge o, per dirla con un altro termine, la filosofia di questa legge. L'abbiamo detto serenamente e con tanta chiarezza, stupisce che qualcuno non l'abbia ancora capita, spero la vorrà capire: qui si tratta di creare delle condizioni affinché queste fasce deboli del mercato del lavoro abbiano un minimo di possibilità di rientrare nel mercato del lavoro. La finalità o la filosofia della legge è di creare le condizioni migliori, ottimali, per queste categorie deboli di essere meno deboli, lo saranno sempre, ma di essere meno deboli. Qui non si tratta di dare incentivi per finalizzare al sistema delle imprese alcune opportunità, ma di creare opportunità di lavoro ai deboli, fornendo, al sistema delle imprese, piccole, medie grandi, commerciali, artigianali, industriali, di grande respiro, la possibilità di avere dei fondi che quindi sposino i due interessi delle imprese, in funzione dell'occupazione di queste fasce più deboli. Non è facile creare le condizioni perché le fasce deboli abbiano sbocchi occupazionali; soprattutto non è facile che ciò si sposi con "l'interesse" del sistema delle imprese che deve essere incentivato affinché questi due soggetti si incontrino attraverso l'applicazione di tale strumento. Non viene privilegiato nessuno, ma non viene nemmeno danneggiato nessuno, nel senso che in questa sperimentazione che presumibilmente si realizzerà nell'arco di un mese e mezzo, non di un anno e mezzo, non di quindici o di cento anni, ma di un mese e mezzo, quindi con tutta la possibilità a gennaio di vedere la ricaduta, l'utilizzo e quindi anche di coglierne come diceva il Consigliere Bonino - tutti quei suggerimenti che la stessa Giunta ha scritto nel dispositivo della deliberazione laddove dice: "di rinviare ad un successivo atto deliberativo (quindi all'inizio del 1990) dopo questa fase sperimentale sulla base delle domande presentate e dei risultati conseguiti nel corso del 1989 (metà novembre e dicembre) l'ulteriore dettaglio delle priorità in ordine alla struttura e dimensione aziendale alle aree territoriali, ai settori e agli ambiti di intervento".
C'è tutto, ma c'è la convinzione di non perdere 2 miliardi e 200 milioni che, con difficoltà, la Giunta ha attivato per incominciare a sperimentare già nel 1989 questa prima possibilità di assorbire 450 lavoratori e mettere tutte le imprese orizzontalmente in condizioni di poter utilizzare questo strumento, senza privilegiare la grande, la piccola o la media impresa.
Molto in sintesi, questo è ciò che noi riteniamo di dover spiegare a chi magari ancora avesse difficoltà di intendere il percorso, la filosofia di questo strumento. Non si sono fatte scelte prioritarie rispetto alla dimensione aziendale perché si tratta di rendere la deliberazione immediatamente operativa per queste assunzioni. Ho richiamato, e lo confermo a nome della Giunta regionale, la necessità di predisporre una nuova deliberazione sulla base di questa esperienza per il 1990. Questo vuol dire che, a fronte di finanziamenti adeguati che potranno essere messi a disposizione del 1990, ed essendo in corso ipotesi di accordo tra le parti sociali per un utilizzo in modo più articolato di questo problema anche un'attenzione diversa potrà essere indirizzata verso i soggetti inseriti nell'art. 6. Nulla vieta, anzi è immaginabile, lo abbiamo scritto in delibera accogliendo un emendamento, che non è tanto del PRI, quanto del PLI e della DC, che con la prossima deliberazione si privilegi anche la struttura delle imprese come ulteriore elemento indicato.
Non vado oltre perché è talmente chiaro che dobbiamo sforzarci al massimo per verificare questo momento sperimentale per non perdere l'opportunità di mandare a residuo questi fondi. Se noi oggi fossimo intervenuti su tutto il territorio regionale avremmo polverizzato le risorse, senza un'incidenza soprattutto nelle aree più deboli, quando sappiamo invece che i tassi di disoccupazione più elevati e i momenti più difficili di declino industriale ed occupazionale - vuoi per i criteri indicati dalla CEE, ma anche per una evidente valutazione fatta dallo stesso Osservatorio del mercato del lavoro in Piemonte - sono nel Verbano Cusio - Ossola e nell'area della cintura e della provincia di Torino.
Colgo anche l'occasione per dire ai colleghi che hanno proposto l'emendamento che lo stesso mi pare accoglibile, con l'impegno da parte della Giunta regionale di assumere, il giorno dopo la scadenza dei 20 giorni di presentazione della domanda, una valutazione che non potrà non essere ulteriormente confrontata anche attraverso la presentazione di questa delibera di attuazione in sede di IV Commissione con l'autorevole presenza del Presidente della stessa. Il quale mi pare abbia qualche difficoltà a intendere il significato di questo, ma non avrà più difficoltà, per la quarta volta, ad accogliere la filosofia. Forse il collega Ferrara è talmente preso dalla quotidiane emergenze del Comune di Torino che avrà un momento di rodaggio difficile ad apprendere queste cose e spero che adesso le abbia apprese.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del dispositivo della deliberazione test discussa.
E' stato presentato un emendamento da parte dei Consiglieri Montefalchesi Amerio e Guasso: a pag. 5, seconda comma, sopprimere le parole: "Il Consiglio regionale delibera inoltre" alla quarta riga, sostituire la parola "sarà" con le parole "potrà essere" alla quarta riga, dopo la parola "impegnata" aggiungere le parole "con delibera di Giunta".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta, pertanto lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 35 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1252: "Indennità di cui all'art. 30 lettera d), L.R. n. 34/89. Modalità di erogazione"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 1252.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 18) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Cari colleghi, avete in mano quattro schede. Su tre schede sono indicati, come al solito, i nominativi. Sulla quarta scheda non è indicato alcuno perché si tratta del Collegio dei Revisori dei Conti delle UU.SS.SS.LL. In sede di Commissione Nomine ci siamo accordati che questo nominativo fosse sorteggiato dall'Albo dell'Ufficio della Commissione Nomine. Quindi è stato estratto un nominativo, che ora vi dirò perché dovrà essere inserito nella quarta scheda, relativa al Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 35 di Giaveno. Il nome è Raffaele De Marzo.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Centro agro-alimentare di Torino (CAAT) S.p.A. (L.R. 16/12/1987, n.
63) - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gian Antonio Romanini.
La Giunta chiede di dichiarare l'immediata esecutività per la suddetta nomina.
La parola al Consigliere Monticelli per dichiarazione di voto.



MONTICELLI Antonio

La questione era già stata posta dal nostro Gruppo in sede di Commissione Nomine, nel senso che le polemiche di questi giorni, sulla società che si va a costituire, hanno suscitato per il nostro Gruppo alcune perplessità; cioè non è risultato chiaro a noi, almeno dalle risposte che ci sono state date questa mattina in Commissione Nomine, il senso della decisione che questo Consiglio era chiamato ad assumere procedendo alla nomina, tenuto conto che uno degli altri partner di questa società che si va a costituire, cioè il Comune di Torino, pare sia paralizzato da alcune sedute del Consiglio comunale proprio su questo argomento. Le polemiche giornalistiche sono alquanto oscure, non si capisce se è una vicenda che riguarda i rapporti fra gli enti, oppure se è una vicenda che riguarda i rapporti fra i Partiti o se si tratta - come i giornali adombrano - di una vicenda che riguarda rapporti all'interno di singoli Partiti della maggioranza che governa il Comune di Torino.
Questo, appunto, ha suscitato qualche elemento di perplessità e di preoccupazione nel nostro Gruppo per cui abbiamo sollevato la questione in Commissione Nomine. Noi ci siamo astenuti su questa questione ed è per questo che non ci sentiamo di votare l'immediata esecutività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini.



MARCHINI Sergio, Assessore al commercio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, spero che le spiegazioni sia pure sommarie che andrò a dare della richiesta che ha fatto la Giunta possano consentire una riflessione da parte del Gruppo comunista. A nostro modo di vedere, si pone, più che una questione politica, una questione di ruolo della Regione. Se la Regione non completa l'iter di sua competenza rimane difficile sciogliere anche il nodo al quale alludeva il Consigliere Monticelli; si tratta di capire se quanto sta avvenendo a Torino è la conseguenza di uno stato di necessità o è la conseguenza di una scelta o comunque di una vicenda di stampo torinese.
La deliberazione, rispetto alla quale chiediamo l'immediata esecutività, è la cartina di tornasole di questa vicenda. Mi spiego.
L'intesa tra gentiluomini, che si era raggiunta nella prima estate, era quella di una società a partecipazione pubblica e privata, con rapporti equilibrati all'interno, con un ruolo non secondario della Regione Piemonte alla quale competeva la funzione di Vicepresidente.
I tempi di decisione della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e forse di altri partner, hanno suggerito alla Giunta comunale di Torino di assumere una deliberazione con la quale si ipotizza la costituzione di una società che possa immediatamente entrare in funzione anche qualora la Regione Piemonte o altri soci non siano nelle condizioni di procedere alla formazione della società. Questa urgenza è almeno formalmente giustificata nel senso che il decreto ministeriale prevede che alla data della sua pubblicazione ed entro 60 giorni, le società destinatarie dei contributi devono presentare le domande. Quindi, ho qualche imbarazzo ad addentrarmi nelle ragioni che hanno indotto il Comune di Torino a scegliere questa strada. Devo dire però che, fin quando la Regione Piemonte non è nelle condizioni di presentarsi al tavolo della trattativa davanti al notaio nella completezza della sua posizione, rimane difficile chiedere al Comune di Torino ragione del suo comportamento oltre un certo limite. Quindi insisterei presso il Consiglio affinché sia possibile pervenire all'immediata esecutività di questo provvedimento. Ciò consentirà alla Giunta di inviare immediatamente dopo un telegramma all'Assessore competente e al Sindaco di Torino con cui prima di tutto si comunica l'immediata disponibilità, anche dal punto di vista giuridico e della fattibilità, da parte della Regione dell'avvio della società senza più alcuna remora di nessuna natura, e, contestualmente, si chiede che si faccia immediatamente un incontro per passare alla fase operativa. A questo punto si scioglieranno anche quegli elementi di incertezza e di dibattito che abbiamo letto sui giornali.
Ho il dovere - in termini di rispetto verso la collega e all'Amministrazione comunale di Torino - di ritenere che la ragione sia quella che ci è stata detta, cioè la necessità di garantire l'esistenza di una società in grado di presentare la domanda qualora venga pubblicato il decreto. Devo anche dire però che già da questa sera noi siamo nelle condizioni, con la sola accettazione da parte degli eletti, di presentarci davanti al notaio, in persona del Presidente della Giunta, per sottoscrivere gli atti formali di costituzione della società e di copertura dei posti che sono di competenza regionale all'interno della società. Se poi il Comune di Torino avrà ragioni tali per cui riterrà opportuno insistere sulla propria valutazione di una società a sola espressione comunale e a sola espressione dei privati, dovrà fornire delle motivazioni che comunque non potranno essere fatte ricadere sull'Amministrazione regionale.
Ricordo, per completezza, che su questo noi abbiamo elaborato una legge, abbiamo stanziato un miliardo che è perento se non viene impegnato entro l'anno in corso. Pare quindi che ci siano tutte le ragioni per giustificare l'insistenza che ha la Giunta nei confronti del Consiglio senza coinvolgimento politico, ma semplicemente nella tutela del ruolo regionale che la Giunta intende difendere - per chiedere l'immediata esecutività di questa deliberazione proprio per fare chiarezza su una vicenda che noi non abbiamo ragione di giudicare sospetta, ma sicuramente per il modo con cui è emersa rispetto ai mass media e cioè una questione non chiara nei termini di rapporti con la maggioranza, merita sia fatta chiarezza.
La Regione, domani mattina, con la sottoscrizione di accettazione da parte del membro del Consiglio di amministrazione, del membro del Collegio sindacale, è nelle condizioni di perfezionare tutti gli atti conseguenti. A questo punto starà al Comune di Torino scegliere se proseguire nella strada che ha scelto di una società a partecipazione del solo Comune e dei soli privati, oppure di ritornare sulla strada concordata dell'immediata realizzazione nella settimana prossima in una società che ci veda presenti in piena titolarità e in piena responsabilità fino dai momenti iniziali.
Sottolineo che non si tratta di una questione solamente formale. Noi ribadiamo l'esigenza, e lo scriviamo nel nostro telegramma, che questa nasca come una società a partecipazione regionale per segnarne la funzione a spettro regionale, non soltanto torinese, e soprattutto a funzione di mercato agro-alimentare, non soltanto di rilocalizzazione del mercato ortofrutticolo di Torino, così come avrete avuto modo di leggere nella lettera che ho ritenuto opportuno, anche se non puntualissimamente corretto, fornire alla gran parte dei colleghi interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista attendeva la dichiarazione dell'Assessore Marchini e l'attendeva anche in seguito ad una prima discussione svolta in IV Commissione su questo problema, avendo già allora coscienza che la situazione di costituzione e formazione della società di gestione del mercato agro-alimentare di Torino come scelta nazionale era abbastanza impasticciata o perlomeno un po' forzata perch allora ed oggi, ci troviamo di fronte ad una deliberazione del Comune di Torino, che è una deliberazione di Giunta, nemmeno assunta con i poteri del Consiglio e mai approvata dal Consiglio comunale di Torino: una deliberazione che costituisce una società soltanto con una parte dei partner e non con gli altri è un po' ricattatoria nei nostro confronti che a suo tempo abbiamo fatto la legge per la partecipazione della Regione Piemonte alla costituenda società del mercato agro-alimentare.
L'Assessore Marchini molto onestamente - gliene do atto in aula e quando è il caso di criticarlo lo facciamo - è venuto in Commissione portandoci, in modo informale, una lettera che lui stesso aveva scritto al Presidente della Giunta regionale per informarlo della situazione e per sollecitare un incontro con i partner interessati alla costituzione della nuova società di gestione del mercato agro-alimentare, chiedendo che nella prima decade di ottobre questa riunione fosse fatta, cosa che non è ancora avvenuta. Mi si consenta di dire che a tutto questo si aggiunge il caos delle polemiche che sono aperte all'interno del Comune di Torino.
Assessore, tutta questa partita va tenuta molto presente, perché non basta costituire la società per poter avere i finanziamenti pubblici in rapporto al famoso decreto (di cui non ricordo il numero), bisogna avere i progetti, bisogna finalizzare gli scopi di un mercato di questa natura bisogna precisare cos'è: tutta cosa che non esiste. Però la Regione Piemonte vuole e ha il diritto di partecipare per dire la sua, non solo per costituire la società, ma per determinare i programmi di formazione di questo mercato che sarà l'unico in Piemonte. Presidente, purtroppo lei sa da buon alessandrino, che la Giunta regionale a suo tempo aveva indicato tre mercati agro-alimentari con diversa collocazione, però con una variante di riconoscimento nazionale. Il Governo ne ha scelto uno solo, sarà l'unico: bisogna capire come deve essere, cosa sarà, se sarà solo un mercato di distribuzione o un mercato che collega distribuzione e produzione. C'è tutto un discorso, non basta che ci sia solo una battaglia per avere poltrone - perché questa è la storia - per chi deve essere il Presidente e per chi deve essere il Vicepresidente. La Regione ha l'obbligo di governare questa materia. Allora, visto che la cosa sta così noi potremmo anche dare un voto tecnico, puramente tecnico, perché ci sia l'immediata esecutività di questo atto, per avere la condizione, in quanto membri effettivi della società costituente, di dire fino in fondo la nostra e di governare fino in fondo la materia, ma non solo per costituire la società, ma per costruire i contenuti, gli obiettivi, le strutture, dove si vuole arrivare con questo mercato agro-alimentare, altrimenti ancora una volta per colpa di qualcuno e di lotte di potere interno perdiamo dei finanziamenti che invece sono pronti per essere utilizzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Ho chiesto la parola per ringraziare il Gruppo comunista per questa dichiarazione, che mi sembra una dichiarazione importante nel senso che crea quelle condizioni, che noi abbiamo sempre cercato all'interno della Regione in questa come in altre vicende, perché la Regione non sia la "cenerentola" nel rapporto con le altre istituzioni.
L'Assessore Marchini ha spiegato molto puntualmente la situazione. La Giunta, il Presidente e l'Assessore so che si sono attivati nelle ultime settimane nei confronti degli altri partner istituzionali che dovrebbero entrare in questa società: la Regione non può e non vuole avere un ruolo marginale in questa società per le ragioni che il collega Guasso e l'Assessore richiamavano e che io non voglio riprendere, perché sono note a tutti e sulle quali noi concordiamo assolutamente.
Quindi, noi riteniamo che il Consiglio regionale oggi (e il nostro Gruppo concorrerà naturalmente per la sua presenza in quest'aula a che ci si determini) deve creare le condizioni perché la Giunta possa informare gli altri soci, quindi il Comune, quindi la Provincia, quindi la Camera di Commercio e quant'altri hanno determinato le condizioni per entrare immediatamente a far parte di questa società. Questo mi pare un segnale importante per dire al mondo piemontese che la Regione come istituzione funziona, che la Regione si assume le sue responsabilità e che comprendendo queste ragioni di tempi e di merito, ha determinato le condizioni per poter a pieno titolo entrare subito in questa società che è estremamente importante e che deve aprire delle prospettive importanti per il Piemonte in questo settore. Ringrazio quindi la Giunta e ringrazio tutti i Gruppi che vorranno dare l'assenso all'immediata esecutività che, ripeto ha queste ragioni di fondo espresse dall'Assessore e che noi condividiamo assolutamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo valga la pena riflettere sul passaggio che stiamo per compiere. A metà anno, improvvisamente, per una decisione che è stata assunta dal Governo centrale, dal Ministero dell'Industria e del Commercio, è stato disarticolato quello che era il disegno a livello commerciale che la Regione Piemonte aveva delineato e dove si ipotizzavano tre centri nel settore agro-alimentare (Torino Alessandria e Cuneo) che dovevano sviluppare una strategia per questo settore nel Piemonte in una dimensione nazionale. Cancellati improvvisamente, noi ci siamo trovati con un solo centro, sbilanciato per quanto riguarda la sua configurazione.
Vi è l'emergenza dei tempi e dei finanziamenti, ma occorre pensare rapidamente come attrezzare una presenza che non è tanto un problema di quantità, quanto di capacità di direzione. Occorre rendere estremamente chiaro che il centro agro-alimentare di Torino è un centro la cui valenza tocca l'intera Regione Piemonte, non è il mercato generale della città di Torino. Il ruolo di programmazione e di orientamento della Regione Piemonte deve essere spiccato. Non è solo fumo il ruolo di programmazione: vuol dire vincolare i caratteri, gli orientamenti, le strutturazioni, i rapporti e i ruoli. In questo senso, accrescendo anche la nostra partecipazione all'interno (ma non c'è solo questo aspetto), occorre definire questo elemento. Lo dico perché questo problema non è chiaro. Assessore, va detto a tutti i soggetti che occorre pensare, al di là del superamento della fase di emergenza per i problemi di finanziamento, ai caratteri, alle strategie e al nostro rapporto. Non andiamo ad implorare gli altri affinché tengano conto di noi, dobbiamo andare a dire che c'è un ruolo preciso della Regione in questo tipo di iniziativa che vogliamo far rispettare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, il Gruppo MSI-DN darà voto negativo all'esecuzione immediata della deliberazione non per i motivi di merito, che peraltro sono stati trattati ampiamente da chi mi ha preceduto, ma per una questione di principio, per noi importante, che ci impone e ci suggerisce di comportarci in questa maniera. La ragione penso sia nota, dal momento che ho già avuto occasione di intrattenermi sull'argomento numerosissime volte e segnatamente all'inizio della legislatura.
Il nostro dissenso poggia sulla considerazione che il nostro Gruppo è sempre stato, con un'ingiustizia politica, discriminato in materia di nomine. Non è che ci interessi entrare nella stanza dei bottoni in materia di nomine, però anche in occasione delle nomine dei componenti dei Co.Re.Co. (che sono componenti di un organo paragiurisdizionale, quindi a contenuto prevalentemente istituzionale, ma pur sempre politico perché la nomina viene fatta in questa sede) siamo stati discriminati pur avendo presentato per tutti i Co.Re.Co. candidati aventi i requisiti previsti dalla legge. Quindi, questa cronica, persistente discriminazione (che per quanto riguarda questa legislatura risale all'1/7/1985 ed è proseguita imperterrita sino ad oggi) ci ha sempre imposto di non partecipare alle votazioni. Pertanto, per quanto possa pesare in sede di votazione, il nostro voto sarà contrario all'esecuzione immediata. Indubbiamente avrà un peso politico, anche se numericamente pare che non potrà avere rilevanza concreta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 39 voti favorevoli e 3 contrari.
Centro agro-alimentare di Torino (CAAT) S.p.A. (L.R. 16/12/1987, n.
63) - Collegio sindacale. Nomina di un Sindaco effettivo.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Andrea Corsini.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 39 voti favorevoli e 3 contrari.
Socotras S.p.A. - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Astrologo.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 35 di Giaveno. Nomina di un membro in sostituzione del signor Francesco Chirico.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Raffaele De Marzo.


Argomento: Bilanci preventivi - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 528: "Integrazione alla L.R. 5/6/1989, n. 31"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 528.
Relatore è il Consigliere Gallarini che ha quindi la parola.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Si tratta del bilancio di tre parchi che vanno ad integrare la deliberazione precedente: Alpe Veglia, Riserva naturale speciale della Bessa e Monte Fenera.
Constatando che siamo a fine ottobre ed esaminiamo i bilanci dei parchi relativi al 1989, osservazioni che sono già emerse in Commissione, sono emerse altresì due osservazioni relativamente all'Alpe Veglia. La prima osservazione è relativa al fatto che da tre o quattro anni inseriscono in bilancio 300 milioni di proventi di alienazione di immobili, senza che finora si sia concretizzata questa realizzazione; l'altra osservazione è relativa al fatto che anziché 60 milioni, contributo regionale relativo al 1988, per quanto riguarda il 1989 l'Amministrazione del parco ha inserito 120 milioni. In Commissione avevamo chiesto la presenza dell'Assessore Bianca Vetrino, la quale ha spiegato che il contributo regionale relativamente al 1989 sarà la stessa cifra del 1988 e quindi sostanzialmente è stata semplicemente un'indicazione in eccesso degli amministratori del parco. Per quanto riguarda il resto, si tratta di recepire formalmente i tre bilanci predisposti dalle Amministrazioni dei tre parchi, di cui ho fatto menzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo per dichiarazione di voto.



AVONDO Giampiero

Il collega Gallarini ha illustrato le ragioni delle integrazioni al bilancio nonché le osservazioni relative al Parco dell'Alpe Veglia riferendo gli elementi di difficoltà che, anche a livello di Commissione sono stati esaminati in ordine alla metodologia di predisposizione del bilancio che tale parco segue da qualche anno a questa parte.
Credo che la polemica che portiamo avanti in Consiglio regionale in particolare su questo parco debba trovare un suo modo di esprimersi anche in termini formali. Si tratta di un parco che da un lato iscrive a bilancio cifre che non sono autorizzate da parte della Regione, e dall'altro iscrive a bilancio 300 milioni per l'acquisizione di beni immobili, e nel momento in cui tali beni immobili vengono messi all'asta da parte dell'ENEL (che è proprietaria di quei beni immobili), il parco si guarda bene di segnalare alla Regione che ci sarà questa vendita di immobili oltre che non parteciparvi. Ci pare che questo la dica lunga sull'esigenza di vedere meglio all'interno della gestione del parco. L'Assessore Vetrino ci ha tranquillizzati dal punto di vista della correttezza amministrativa, in quanto questi scritti sono voci improprie, nel senso che la Regione non li ha autorizzati ad iscrivere queste cifre.
Però per queste motivazioni di ordine politico più generale, il nostro voto su questa legge sarà negativo.
Sugli altri due parchi non avremmo alcuna considerazione da fare, per essendo un unico disegno di legge, non possiamo avere un voto diverso quindi solo per la questione del Parco dell'Alpe Veglia il nostro voto sarà negativo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno relativi all'obiezione di coscienza (rinvio)


PRESIDENTE

Propongo che il punto 7) all'o.d.g. che reca: "Esame ordini del giorno relativi all'obiezione di coscienza" venga rinviato in quanto è anche arrivato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Majorino, Minervini e Masaracchio. Devo inoltre comunicare che non è stato possibile realizzare l'incontro che era stato auspicato dai Capigruppo, non l'intesa. E poich sono anche assenti alcuni interlocutori propongo che la questione venga rinviata alla prossima seduta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

I punti 8), 9) e 10) all'o.d.g. riguardano richieste di iscrizione ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Vorrei verificare con i colleghi se, risolvendo i tre punti testé citati si possa poi prestare particolare attenzione alle deliberazioni nn. 1227 1231 e 1223 che riguardano l'edilizia scolastica.
Inoltre c'è il punto 16) all'o.d.g. che riguarda il progetto di legge n.
513 licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Risulta anche iscritto all'o.d.g. l'esame della proposta di deliberazione n. 1212: "L.R. 4/6/1975, n. 43, art. 2 Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali - Comuni di Chivasso, San Sebastiano Po e Verolengo".
Sull'ordine dei lavori vorrei sentire le posizioni dei Gruppi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, al di là della collocazione che il nostro Gruppo avrà nel merito delle deliberazioni a cui lei faceva riferimento e al di là del progetto di legge n. 513, conveniamo con lei che le questioni richiamate rivestono carattere di urgenza.
Però data l'ora e dal momento che l'ordine del giorno sull'obiezione di coscienza è stato rinviato ad altra seduta, le chiedo, signor Presidente se è possibile esaminare l'ordine del giorno sul processo FIAT.
Propongo di spostare alla prossima seduta, se possibile, i punti 8), 9) e 10). Mi faccio carico di questa richiesta per i punti 8) e 10); non per il punto 9) in quanto non è stato presentato dal Gruppo comunista. In questo modo potremmo esaminare le tre deliberazioni e il progetto di legge a cui lei faceva riferimento, verificando inoltre se ci saranno le condizioni per affrontare la proposta di deliberazione n. 1212.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno sul processo FIAT


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno sul processo FIAT di cui al punto 11) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bara per porre una questione pregiudiziale. Ne ha facoltà.



BARA Giuseppe

Invito il Gruppo comunista a ritirare l'ordine del giorno. A mio parere tale ordine del giorno è improponibile perché la materia che riguarda la giustizia non è contemplata dall'art. 117 della Costituzione né è prevista nei decreti delegati. Inoltre l'ordine del giorno è inopportuno perché a giorni la Cassazione dovrà decidere. Dalla Rivoluzione Francese ad oggi i tre poteri sono stati ben distinti. Siccome è sub judice, è inopportuno che la Regione intervenga per dire alla Cassazione come deve regolarsi. Forse molti di noi non lo sanno, ma la Regione sta portando avanti lo stesso ordine del giorno che ha portato la Magistratura democratica contro tutta l'altra Magistratura di Torino. Chiedo quindi che il Consiglio dichiari questo documento improponibile o comunque lo respinga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi, vorrei capire se stiamo già discutendo l'ordine del giorno o discutendo se discuterlo.



PRESIDENTE

Si tratta di una questione pregiudiziale posta dal Consigliere Bara.



MONTICELLI Antonio

A me pare che il Consigliere Bara abbia portato due argomenti che non vedo come possano essere condivisi. Non stiamo esaminando né una legge n una deliberazione, ma stiamo parlando di un ordine del giorno che è il classico strumento che lo Statuto e il Regolamento prevedono come modo di intervento di questa assemblea su questioni di ordine generale. Noi ci limitiamo ad esprimere un punto di vista, non normiamo alcunché, non imponiamo qualsiasi cosa ad alcuno e quindi non c'entra né l'art. 117 della Costituzione né tanto meno i decreti delegati. L'argomentazione del collega Bara mi sembra sinceramente non molto pertinente.
In quanto al fatto che la sezione della Cassazione, incaricata di pronunciarsi sulla richiesta di legittima suspicione, che pare si debba pronunciare lunedì prossimo, non vedo come ciò possa impedire a questo Consiglio regionale di dire, non alla Cassazione quello che deve o non deve fare, ma di esprimere semplicemente una opinione, che si richiama a un dettato costituzionale. La Costituzione recita esplicitamente che ciascuno deve essere giudicato dal giudice naturale. La vicenda del processo FIAT testimonia che c'è un problema di giustizia, un'esigenza di giustizia.
Questa esigenza di giustizia non riguarda soltanto i lavoratori, ma la stessa FIAT; se poi sarà consentito di intervenire nel merito spiegher perché.
Mi pare quindi più che legittimo che il Consiglio regionale del Piemonte, che rappresenta i cittadini del Piemonte, quindi sia i lavoratori che la FIAT, esprima l'esigenza che giustizia sia fatta nella sede naturale e questo a vantaggio di tutti i cittadini, dei lavoratori e della FIAT senza alcun giudizio pregiudiziale da parte nostra. Non siamo qui a fare sentenze o ad insegnare il mestiere ai magistrati, ma facciamo semplicemente il nostro dovere di Consiglieri eletti dal popolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Alla questione preliminare di non proponibilità il Gruppo MSI non si sente di aderire perché se dovesse essere interpretata la proponibilità di un ordine del giorno così come l'ha prospettata in maniera restrittiva il collega Bara, allora - cito a caso - anche l'ordine del giorno che faceva richieste al Parlamento sul problema della fame nel Terzo Mondo avrebbe dovuto essere dichiarato improponibile. Lo stesso ordine del giorno che verrà discusso nella prossima seduta sull'obiezione di coscienza, con il quale si chiede al Parlamento di emanare una legge in materia e di limare quella attuale, se lo interpretassimo in questa maniera restrittiva, non risulterebbe competenza della Regione Piemonte. Se guardiamo quelli che sono i suoi fini istituzionali e i suoi compiti, il contenuto delle deliberazioni o delle leggi che la Regione può emanare, tutt'al più pu presentare una proposta di legge al Parlamento in materia di obiezione di coscienza, ma un ordine del giorno non lo vedrei.
Sull'ordine del giorno in esame ci saranno altri motivi sui quali ci collocheremo che possono essere l'opportunità o il merito o entrambe le cose, ma in questo caso il Consiglio regionale è chiamato ad esprimere una sua valutazione sull'opportunità che il processo nei confronti della dirigenza FIAT rimanga nella sua sede naturale. Tutto ciò ha sollevato opinioni discordanti. Già la stampa aveva dato risalto a questo processo perché secondo l'opinione del Magistrato inquirente ci sono sufficienti indizi di colpevolezza che costituiscono la premessa della imputazione (non voglio però toccare questo argomento ora).
Pertanto, che il Consiglio regionale manifesti la volontà (mi fermo qui per non andare oltre i confini della proponibilità) che, in base alla regola fondamentale, "nessuno può essere distolto dal suo giudice naturale", e che data la delicatezza della tematica ritenga opportuno esprimere la propria opinione ed auspicare - questo è il concetto che qui viene proposto - che la decisione finale sia nel senso di far rimanere il processo al suo giudice naturale, penso sia una cosa ampiamente consentita da parte di un'assemblea legislativa, ma anche politica come la nostra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente e colleghi, il Consigliere Bara ci ha sottoposto due distinte questioni che credo sia serio affrontare perché hanno un loro spessore. La prima è quella se l'ordine del giorno proposto sia proponibile: a malincuore devo dire di sì, che è proponibile. Dico a malincuore perché io non ho mai apprezzato molto le istituzioni amministrative o legislative che si occupano dello scibile umano per cui discutiamo della opportunità della coltivazione dei mirtilli nel Caucaso della fame in Africa, del razzismo in America, tutti problemi enormi che ci stanno sicuramente a cuore, però come istituzioni amministrative e legislative locali forse dovremmo tenere anche conto di quelle che sono le nostre competenze, ma al di là di questo nessuno ci impedisce di manifestare una volontà e un'indicazione di opinione. Ci mancherebbe altro che un'istituzione non potesse manifestare un'opinione, e un ordine del giorno è indubbiamente la manifestazione di un'opinione ed è un auspicio.
Quindi sotto il profilo strettamente tecnico mi sembra che non sia accoglibile la improponibilità dell'ordine del giorno. Il problema grosso a me sembra invece sia posto dall'altra questione che Bara ha sottoposto ovvero l'opportunità di un pronunciamento di questo tipo.
La nostra Costituzione e le leggi processuali che da questa derivano comportano che la competenza a giudicare sia predeterminata per garanzia di giustizia e quindi ogni cittadino deve essere giudicato dal giudice che territorialmente per materia è competente. Questo è un dato assodato, non dobbiamo ricordarlo, diamolo per scontato. La nostra legge processuale però dice anche che questa norma generale può venir meno in presenza di alcune condizioni.
Il Procuratore Generale, presso la Corte d'Appello di Torino, ha ritenuto sussistente una o più di queste condizioni. Non so se abbia fatto bene o abbia fatto male, non ho i dati conoscitivi del Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Torino. Questi dati li ha la Corte di Cassazione che si pronuncerà nei prossimi giorni.
Il manifestare una posizione che non è un'opinione personale, ma è una collocazione di un organo istituzionale legislativo, come è il Consiglio regionale, sulla base di dati che è necessario conoscere per poter essere valutati, mi sembra che sia un po' voler trasformare di nuovo una posizione in posizione politica, mentre in questo momento credo che la cosa migliore che si dovrebbe fare è cercare, per quanto possibile, di spoliticizzare i provvedimenti che attorno a questo procedimento si stanno realizzando. Se non fosse stato tanto politicizzato questo provvedimento, questo problema e questo procedimento - questo è l'unico inciso di merito che faccio in questo intervento forse non si sarebbe arrivati all'istanza sollevata dal Procuratore Generale di Torino.
Sui dati conoscitivi, non so se i colleghi che hanno proposto questo ordine del giorno sono in grado di fornirci, per esempio, i rapporti della Legione Carabinieri e della Questura di Torino sulla base dei quali il Procuratore Generale ha assunto questa decisione. Magari avrà sbagliato, li avrà male interpretati. Quando li conoscerò, certamente darò anch'io una valutazione su questo, ma se non li conosco non posso dire se ha fatto bene o ha fatto male, posso soltanto dire che Torino è una città civile in cui normalmente si riesce a fare i processi, dopodiché se ci sono degli organi a ciò preposti che rapportano certe situazioni ad un'autorità, qual è quella del Procuratore Generale presso la Corte d'Appello, e il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello assume certe iniziative, prima di pronunciarmi non dico come singolo, ma come istituzione, credo che sarebbe buona norma conoscere gli elementi sulla base dei quali questo provvedimento è stato assunto.
C'è un secondo motivo, che mi fa ritenere l'inopportunità non dell'approvazione o del rigetto di questo ordine del giorno, ma del fatto che si sia messo in votazione. Cioè senza conoscere i presupposti, un organismo legislativo come il nostro si pronuncia per una tesi piuttosto che un'altra, laddove questo problema è sottoposto all'attenzione della massima autorità giurisdizionale che è la Suprema Corte di Cassazione.
Cerchiamo di dimenticare un momento gli aspetti politici di questa vicenda.
Se qualcuno proponesse un ordine del giorno per sostenere che la signora tale, la "mantide" di quel paese della Liguria è innocente, e se tutti dicessimo: "speriamo sia assolta perché riteniamo che sia innocente", credo che a tutti parrebbe una forzatura. Se diciamo che il processo si deve fare a Torino, diciamo che il provvedimento, su cui deve decidere la Cassazione deve essere deciso in un modo piuttosto che in un altro.
In conclusione, credo sarebbe veramente mettere in imbarazzo i singoli Consiglieri se si arrivasse al voto, perché sinceramente io non ho elementi né per essere d'accordo né per bocciarlo. Cioè non sono in grado di dare una valutazione oggettiva che acquieti la mia coscienza, a meno che vogliamo dividerci a seconda delle maggiori o minori simpatie che abbiamo per i soggetti processati, ma questo mi sembrerebbe veramente un fatto di inciviltà. Sinceramente non mi sento di dire se quello che è contenuto in quell'ordine del giorno sia giusto o sbagliato, per questo credo che la cosa più seria da fare è non costringerci a pronunciarci su un ordine del giorno non avendo gli elementi conoscitivi per determinarci e soprattutto andando ad interferire su un argomento che è oggetto e sarà oggetto di un provvedimento giurisdizionale della Suprema Corte di Cassazione.
Per questo mi sembra che la soluzione possa essere quella di una proposta, che vedremo di formalizzare per iscritto, di non passaggio ai voti dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, ho notato che prima di me sono intervenuti soprattutto gli avvocati. Non siamo in un'aula di tribunale, io non sono un avvocato, siamo in un'assemblea politico-istituzionale. Quello che mi pare certo è che le principali assemblee elettive di questa Regione non stanno offrendo sulla vicenda il migliore spettacolo di sé.
Come già sottolineavo la settimana scorsa, l'avv. Chiusano nel Consiglio comunale di Torino, il quale si è trovato poi in quella sede non molto seguito, ha trovato tuttavia tristi epigoni: il Capogruppo repubblicano al Consiglio provinciale due giorni fa, l'avv. Bara oggi.



PRESIDENTE

Collega Staglianò! Tristi epigoni! Ciascuno ha le proprie posizioni!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Tristi epigoni nel senso che non sono allegri, mi paiono conformisti nei confronti di un potere prepotente che pretende...



(Interruzioni in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, la invito a misurare di più le parole.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio del suo invito, cerco di raccoglierlo senza tuttavia rinunciare a constatare come stanno le cose. Ho seguito gli argomenti particolarmente apprezzabili e come sempre lucidamente onesti del collega Santoni, però devo dire che non sono condivisibili perché quello che l'ordine del giorno propone non è di emettere sentenze, ma chiede il rispetto di alcune regole fondamentali di questa nostra democrazia - che per me valgono sotto tutte le latitudini, anche personali, nelle quali possiamo trovarci, caro avvocato Bara - che sono: l'art. 25 della Costituzione, l'art. 4 dello Statuto, che abbiamo voluto mettere in premessa dell'ordine del giorno. Noi non chiediamo di pronunciare nessuna sentenza. Il collega Santoni dice: "si è politicizzato troppo". E' vero: a politicizzare la vicenda è stata innanzitutto la FIAT, perché, come sanno benissimo gli avvocati esimi che sono in quest'aula, il pericolo che correva e corre il dott. Romiti e i suoi colleghi è di una multa. Quello che invece la FIAT ha sollevato pretestuosamente è un problema più di fondo, che purtroppo è ricorrente in questa città perché, come è stato ricordato nelle settimane passate, solo per due volte la legittima suspicione è stata richiesta in questa città e tutte e due le volte riguardanti processi a carico della FIAT. Il problema che la FIAT ha voluto sollevare è che nella "sua città" non si può dibattere civilmente in un'aula di tribunale addebiti che la riguardino.
Signor Presidente, siamo in uno Stato di diritto e ritengo che esso debba valere davvero per tutti, quindi anche per il dott. Romiti, per il dott. Magnabosco e per il dottor Omodeo e in questo senso ritengo che siano quindi giudicati serenamente. Il dott. Guariniello ha fatto la sua istruttoria. Mi pare che egli goda meritatamente di una fama di pretore equilibrato. Ma è nostro diritto-dovere pronunciarci sul fatto che non avvertiamo motivi seri per la richiesta che è stata avanzata in merito perché la città di Torino non metta gli occhi, attraverso i suoi organi istituzionali, dentro un processo che riguarda una vicenda abbastanza significativa. Noi siamo in uno Stato di diritto, lo Stato di diritto deve valere per tutti, ritengo che coloro i quali nelle settimane scorse hanno scritto e detto che il processo andava fatto nelle piazze siano stati in errore, in errore profondo. Il processo si deve fare nelle aule del Tribunale di Torino, perché - come è ammissione di tutti - non ci sono motivi perché ci sia l'assalto a nessun Palazzo d'autunno, non d'inverno per quanto riguarda questo giudizio pendente.
Non capisco in che cosa consista la proposta del collega Santoni vedremo in che cosa sarà precisata, potrebbe essere un invito ai firmatari dell'ordine del giorno di ritirarlo. Essendo io co-firmatario di questo ordine del giorno ritengo sia assolutamente proponibile e legittimo che l'assemblea si pronunci. Quindi se posso esprimere la mia opinione non c'è disponibilità del sottoscritto a ritirare l'ordine del giorno; sono invece disponibile a dibatterlo e poi magari a respingerlo se si ritiene che la FIAT sia innominabile nelle assemblee elettive. Viceversa, ribadire che Torino è una città civile, che non ci sono in agguato squadre nei confronti di alcuno e che lo Stato di diritto debba valere per tutti, avvocato (quello con la A maiuscola) compreso, mi pare sia una cosa che possiamo fare e anzi dobbiamo fare, signor Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un'assemblea elettiva come la nostra non può far finta di nulla dinnanzi ai processi della società quando sono significativi, ovviamente quando hanno un carattere di impatto sociale e non sono fatti singoli o vicende che magari la cronaca dipinge morbosamente, possono essere un elemento di costume, ma certamente non hanno una ricaduta su quelle che possono essere le attenzioni di questa assemblea elettiva. Ovviamente abbiamo anche dei limiti, possiamo fare in certi momenti alcune valutazioni e in certi altri poter assumere, perch più di nostra competenza, degli atti più concreti.
Credo comunque che alcune precisazioni, anche senza entrare nel merito specifico della vicenda che è oggetto di discussione per l'ordine del giorno presentato dal Gruppo PCI, vadano dette e non possano essere nascoste.
Sul principio generale mi pare non ci sia da parte di alcuno considerazioni negative: che non si possa sottrarre un qualsiasi cittadino o un gruppo di cittadini al proprio giudice naturale è un elemento estremamente importante. Senza entrare in polemiche particolari, questo è un principio forte e si collega ad un altro aspetto. Infatti detto così troviamo tutti d'accordo. In sostanza non si può accettare una concezione del rapporto Magistratura - società civile vista in modo riduttivo, cioè non si può demonizzare, per esempio, la mobilitazione pubblica come espressione di libertà democratiche, poi occorre ovviamente valutare peso condizioni, situazioni contingenti, ma non si può nemmeno pensare che ci debbano essere dei timori e delle chiusure nette.
Questa è una città che in momenti molto critici ha fatto il processo alle Br. Credo che probabilmente, forse a livello psicologico, perché la mobilitazione era fatta dai lavoratori contro le Br, c'era, era pesante, ma la Magistratura coraggiosamente, ritenendo un fatto significativo mantenere la sede naturale del processo, ha mantenuto questo tipo di scelta.
E' chiaro che ci troviamo dinnanzi a pochi giorni da una decisione della Cassazione e credo non sia il caso che questa assemblea elettiva tenti in qualche modo di influenzare. Questa assemblea può ribadire alcuni principi, dei quali ho cercato modestamente di caratterizzarne alcuni, e far partecipe la comunità che questa assemblea ha alcune considerazioni di fondo su dei principi cardine della nostra convivenza ben precisa. Ma torno a dire: non si possono avere delle concezioni riduttive in quello che è il rapporto Magistratura e società civile che si mobilita, ha delle sue forme di espressione, ogni volta non è che si possono chiudere le finestre.
Quando da ragazzo andavo a fare i comizi in qualche paese ricordo che mettevo le trombe e poi vedevo chiudere tutte le finestre, improvvisamente.
Sono finiti questi tempi, questa è una società che cresce, probabilmente con molti squilibri, ma che può permettersi non il lusso ma il coraggio di poter affrontare questi aspetti. Poi nel merito, nello specifico ci sono alcuni aspetti di cui non ho una conoscenza precisa, sono stati posti degli interrogativi negli interventi precedenti anche legittimi, però certamente questa assemblea elettiva non può far finta che non accade nulla, questo sarebbe grave e non può far finta che non può fare alcune espressioni generali, lasciando ovviamente l'autonomia della Magistratura di arrivare alle determinazioni che ritiene più lecite, ma pensando che la Magistratura è all'interno della società, non è un corpo che vive negli spazi siderali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che al Consigliere Bara vada riconosciuto il merito di aver acceso la discussione proponendo due posizioni che, come ho sentito anche da altri colleghi, possono essere in parte accettate e in parte respinte.
Sono convinto che questo ordine del giorno non possa essere giudicato inaccettabile, perché qualsiasi ordine del giorno, qualsiasi argomento tocchi, investe la nostra responsabilità di persone che si sono assunte responsabilità pubbliche e quindi devono comunque esprimere la propria opinione. Quindi, in questo senso non mi trovo d'accordo con il rilievo che il collega Bara ha fatto. Non sono però neanche d'accordo quando si dice come ha fatto il collega comunista - che qualunque processo esprime esigenza di giustizia. Ma questa è una cosa che vale non per il processo alla FIAT adesso, ma vale per qualunque processo. Qualunque processo deve o almeno dovrebbe esprimere volontà di giustizia. Questo ordine del giorno però pecca di una grossolanità che gli farà perdere adesioni perché sposa interamente una posizione facendo del danno anche a persone che personalmente stimo. Sono d'accordo con il collega Staglianò quando parlava della serietà del dottor Guariniello che è una persona che si è sempre distinta proprio per le sue posizioni al di fuori dalle collocazioni politiche. Però questo ordine del giorno, secondo me, in questi termini è improponibile perché ci obbliga - e qui do ragione al Consigliere Santoni e anche al Consigliere Bara - automaticamente a stabilire chi è il buono e chi è il cattivo. A parte il fatto che continuo a non capire i continui richiami a questa città che ha saputo affrontare il processo alle brigate rosse. Forse non ricordiamo che il processo alle brigate rosse rischiava di non essere fatto se una giurata estratta, dopo centinaia che rifiutavano di accettare, non avesse accettato di andare in un tribunale a giudicare i brigatisti rossi, Parlo di Adelaide Aglietta, una radicale, giudicata da tutti vicina ai diritti civili, quindi anche ai diritti civili dei brigatisti rossi. Quindi, non vedrei questa Torino così sempre pronta ad alzarsi in un solo uomo o in una sola donna pronta, coraggiosissima ad affrontare situazioni anche difficili.
Che questa non sia una situazione come un'altra, credo appaia agli occhi di tutti. La FIAT non è la piccola azienda dell'indotto, ma è un'azienda che si chiama FIAT. E a Torino tutte le volte che si pronuncia il nome FIAT automaticamente ci si deve - e questo non lo capirò mai esprimere pro o contro. Questa, secondo me, è un'altra forma di inciviltà che ci impone la modesta cultura di questa città e di questa Regione quando ci obbliga a fare delle scelte: o bianco o nero. Secondo me, questo ordine del giorno è improponibile perché ci obbliga, o ci obbligherebbe se discusso, a sposare e a prendere partito per una posizione che esso riflette interamente.
Io non mi sento di sposare n' una posizione n' l'altra, e questo ordine del giorno, dai contenuti un po' grossolani, mi mette in estremo imbarazzo.
Non avrei invece alcuna difficoltà a discutere, approvare o non approvare un ordine del giorno che fosse rispettoso dei miei dubbi e anche delle mie incertezze rispetto a situazioni che non conosciamo, se non politicamente.
Questo sì, politicamente ognuno qui ha il diritto di schierarsi e di dire quello che pensa. Volevo anche pregare il Presidente di essere un pochino più tollerante nei confronti del Consigliere Staglianò perché per darsi una riverniciata improvvisa di verde dopo aver praticato il rosso per tanti anni - questo lo dico con simpatia ci vuole almeno qualche mese.
Questo ordine del giorno non è proponibile perché non pone i Consiglieri di fronte ad una presa di posizione, è una elaborazione, è una esposizione del proprio pensiero che non può che essere politico di fronte ad una situazione che non ci è permesso di conoscere dal punto di vista legale e legislativo. Quindi, fatto così come è fatto, secondo me, non è proponibile. Questo non esclude che un altro tipo di ordine del giorno possa essere validamente affrontato e discusso, ma non in questi termini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho il sospetto che su questa questione si siano innestate delle posizioni politiche che vanno al di là del vero significato della questione posta. Ho questo sospetto perché su un articolo pubblicato da "l'Unità" leggo: "Anche dal Consiglio regionale del Piemonte è arrivato un altro segnale negativo alla FIAT. Ieri sera è stata decisa l'istituzione di una Commissione d'indagine sull'attuazione dello Statuto dei lavoratori nelle fabbriche". Non credo che il Consiglio regionale abbia istituito una Commissione di indagine sullo stato dei rapporti all'interno delle aziende piemontesi e sulle condizioni di lavoro all'interno delle aziende piemontesi per dare un altro segnale contro o pro qualcuno. A me pare che alcuni contenuti di questo ordine del giorno (che il Consigliere Pezzana definiva grossolani, io preferisco definirli strumentali) siano affermazioni preoccupanti. Come Gruppo, pur ritenendo accettabile la presentazione di questo ordine del giorno - da questo punto di vista non siamo completamente d'accordo con il Consigliere Bara, che lo giudicava inaccettabile per le ragioni che ha sostenuto - lo riteniamo tale da non essere portato in votazione, perché contiene degli elementi di strumentalità. Soprattutto ci sono delle ragioni di merito, che cercher brevemente di illustrare, che ci hanno convinti dell'opportunità di non passare al voto su questo ordine del giorno.
Quali sono le ragioni di merito? Ribadiamo che solo episodi e situazioni di carattere eccezionale e straordinario, e di un rilievo del tutto particolare, possono distogliere il cittadino dal proprio giudice naturale. Siamo d'accordo su questo principio, ma all'interno di questa affermazione, non disponendo di elementi di giudizio e di valutazione in ordine alla decisione del Procuratore Generale di chiedere alla Suprema Corte di Cassazione di esprimersi sulla legittima suspicione e soprattutto non volendo porci n' pro n' contro la FIAT, siamo assolutamente d'accordo con quanto diceva il Consigliere Pezzana, perché in questa città tutti ci lamentiamo che molte cose vengono fatte o proposte o decise in ossequio o per contrastare il disegno della grande azienda. A noi parrebbe più utile che questa città decidesse sulla base di esigenze complessive della propria realtà e del Piemonte e queste esigenze possono in alcuni casi essere coerenti e concordare con gli interessi della grande azienda, o delle aziende; altre volte possono non concordare e non essere coerenti con gli interessi della grande azienda, o delle aziende piemontesi. Questo n' ci preoccupa n' ci spaventa, quindi se riuscissimo ad essere un po' più indipendenti da posizioni strumentali, contrari o favorevoli a ciò che il mondo imprenditoriale qualche volta ci propone (questa è la posizione della DC), non avendo le condizioni sufficienti per valutare, ma soprattutto ritenendo che oggi la Magistratura abbia tutte le condizioni per poter valutare, per queste ragioni, riconfermando l'autonomia della Magistratura e riconfermando fiducia in essa e valutato che tra pochi giorni la Suprema Corte di Cassazione si esprimerà su questo specifico argomento, riteniamo che questo ordine del giorno, per le ragioni che ho espresso, sia ammissibile, ma valutazioni complessive ci fanno dire e ci inducono sulla opportunità di non passare alla votazione su di esso. Quindi, la nostra posizione è in questo senso. Mi pare sia in preparazione (se non è già pronto) un ordine del giorno in tal senso, e prego il Presidente del Consiglio, quando lo riterrà, di porlo in votazione.



PRESIDENTE

E' infatti pervenuto un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Santoni, Ferrara, Bara, Pezzana e Carletto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monticelli. Ne ha facoltà.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, si pone una curiosa questione che potrei paradossalmente presentare in questo modo: visto l'ordine del giorno che lei ha testé annunciato e che è stato presentato da alcuni Gruppi, noi potremmo a nostra volta proporre un ulteriore ordine del giorno per dichiarare improponibile l'ordine del giorno che è stato testé annunciato in Consiglio e questa procedura potrebbe proseguire all'infinito. Non voglio scherzare. Qui si pone una questione molto semplice. A differenza delle leggi o delle deliberazioni che possono essere rinviate per il riesame in Commissione, e per le quali la procedura del non passaggio all'esame dell'articolato ha una funzione precisa, non ha senso proporre ordini del giorno che dichiarano improponibili altri ordini del giorno.
Sarebbe molto più chiaro se i proponenti dell'ordine del giorno test annunciato lo rivedessero e ne riproponessero un altro alternativo rispetto a quello che era stato presentato all'origine. Poi ognuno si pronuncerà nel merito, altrimenti saremmo chiamati a dire che quell'ordine del giorno è improponibile in quanto pretende di non far mettere in votazione un ordine del giorno posto in votazione. C'è una questione preliminare, quindi invito a rivedere la formulazione della proposta. Se poi viene proposto un ordine del giorno alternativo potremo pronunciarci nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, qualora il secondo ordine del giorno tendesse a richiedere il non passaggio all'esame dell'altro ordine del giorno ci sarebbe modo di collocarsi. Mi pare che in maniera surrettizia si voglia arrivare a quel risultato senza dirlo, soprattutto laddove dice che "ritiene di non esprimere valutazioni". Questa potrebbe essere la conclusione di una dichiarazione di voto di astensione sull'ordine del giorno n. 1, perché l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista ed altri chiede che il processo si svolga nella sua sede naturale. Io la interpreto come una dichiarazione di voto di astensione sull'altro ordine del giorno. Non so come possa, attraverso un ordine del giorno manifestarsi un'astensione su un ordine del giorno precedente perché dopo la valutazione, la riaffermazione e il ritenuto dice: "ritiene di non esprimere valutazioni che potrebbero accentuare le tensioni già esistenti".
Sono molto perplesso su come collocarci su un ordine del giorno di sostanziale astensione al precedente. La mia valutazione mi pare colga nel segno la realtà delle cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, come firmatario dell'ordine del giorno credo di dovere al Consiglio un chiarimento che mi pare gli interventi precedenti evidenzino.
Nella volontà e nello spirito dei sottoscrittori c'era l'indicazione del non passaggio ai voti perché ritenevamo che sull'argomento fosse difficile esprimersi con un "sì" o con un "no" e lo stesso voto di astensione, invocato dal collega Majorino, non avrebbe voluto dire nient'altro che ignorare un problema, non astenersi da dare valutazioni su quel problema.
Quindi, certamente la volontà era quella di proporre un documento di non passaggio ai voti. Ho coltivato qualche dubbio sulla perseguibilità di questo obiettivo su un ordine del giorno consultando alcuni colleghi che io ritengo tra i saggi del Consiglio per esperienza. I miei dubbi sono stati confermati. Pare poco praticabile la strada di un ordine del giorno preclusivo di un altro ordine del giorno proprio perché il non passaggio ai voti non è un accantonamento del documento, ma è una sospensione dell'esame del provvedimento eventualmente con rinvio in Commissione, come avviene per le leggi e per le deliberazioni. Pertanto, sembra anche a me che questa strada non sia tecnicamente percorribile, pur rimanendo quello lo spirito dei presentatori. Per cui dovendo adattare allo Statuto e al Regolamento una volontà politica mi sembra che l'unica strada percorribile sia la messa in votazione di ambedue gli ordini del giorno come documenti autonomi.
Nel secondo ordine del giorno si spiega perché i firmatari dello stesso danno voto contrario al primo ordine del giorno: perché ritengono che il Consiglio, per quei motivi, non debba assumere un atteggiamento di quel tipo, che è una scelta.
Mi sembra di poter proporre a lei, Presidente, innanzitutto e ai colleghi che forse l'unica strada percorribile sia quella della votazione in contrapposizione dei due documenti che hanno lo stesso oggetto, ma un dispositivo differente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Vorrei che da parte della Presidenza del Consiglio venisse formalizzata una richiesta, che prima ho fatto verbalmente al collega Carletto, affinch venga mandata al più presto una lettera al quotidiano "l'Unità" in cui, in base all'art. 8 della legge sulla stampa, venga smentita la notizia data in quei termini dal giornale stesso a garanzia del lavoro che viene svolto in questo Consiglio, altrimenti il lettore di quel quotidiano viene informato in modo sbagliato su quanto si decide in quest'aula. Chiedo che la Presidenza si esprima sulla mia richiesta perché credo sia sbagliato lasciare passare notizie erronee su quanto viene deciso in questo Consiglio.



PRESIDENTE

Accolgo la richiesta ed esprimo un atteggiamento che è obiettivo rispetto al documento che abbiamo approvato in modo del tutto rispettoso di quella che è l'interpretazione che può dare questa istituzione, poi le scelte politiche e le interpretazioni di parte ciascuno le dà come liberamente crede.
Prima di porre in votazione gli ordini del giorno, vi è la possibilità di intervenire per dichiarazione di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Il nostro Gruppo è orientato a votare l'ordine del giorno del Gruppo comunista in quanto condivide le valutazioni a una condizione, che non è solo formale, ma concettuale e sostanziale, ciò che nel dispositivo, che ribadisco è la parte più rilevante di un ordine del giorno, è quella pregnante, anziché scrivere "si chiede che il processo si svolga nella sua sede naturale" si scriva "auspica"; la cosa è ben diversa, perché: chiede a chi? Alla Corte di Cassazione? Alla Magistratura? A qualche soggetto? Il Montesquieu che ha teorizzato il principio della separazione dei poteri si rivolterebbe nel suo sepolcro, per cui non ce la sentiamo di chiedere alla Magistratura o alla Cassazione di fare questo. Lo possiamo auspicare e in questo senso riprendo il concetto del collega Santoni allorquando si è collocato sulla proponibilità o meno, dicendo che noi possiamo esprimere valutazioni politiche in questa sede, ma non chiedere ad un organo come la Magistratura o la Cassazione o quale che sia di fare qualche cosa.
Se i proponenti sono d'accordo a cambiare il "chiede" in "auspica" noi valutando positivamente le premesse e soprattutto le conclusioni, voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Il suggerimento avanzato dal collega Majorino trova il Gruppo comunista perfettamente d'accordo, mi sembra un contributo a chiarire ulteriormente il senso di questo ordine del giorno che non vuole in alcun modo rappresentare una forma di pressione sugli organi della Magistratura, ma vuole semplicemente e responsabilmente testimoniare il bisogno di giustizia che il Piemonte sente su questa vicenda. Ripeto ancora una volta, a scanso di equivoci, visto che qualche Consigliere parlava di sentenze già emanate che noi non abbiamo pronunciato nessuna sentenza. Noi ci limitiamo a chiedere, anche a nome della FIAT e non solo a nome degli altri cittadini piemontesi, che giustizia rapidamente sia fatta nelle sedi naturali. Questo è l'ordine del giorno, perché anche alla FIAT credo debba interessare che giustizia sia fatta rapidamente nelle sedi naturali.
Se poi la FIAT non ha questo senso dello Stato non è colpa nostra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Svolgerò un breve intervento, pur ritenendo finalmente possibile aprire un dibattito sul merito di questa vicenda, dibattito che non è ancora stato aperto.
A nome dei Verdi e dei Verdi Arcobaleno dichiaro che come firmatari molto spesso dimenticati dalla Presidenza del Consiglio, di questo ordine del giorno (che quindi non è un ordine del giorno del PCI e neppure del PCI e dei suoi amici, ma è un ordine del giorno di distinte forze politiche) si accetta, anzi si apprezza, la modificazione proposta dal collega Majorino che riporta in una dimensione più responsabile e precisa quel pronunciamento che mi auguro quest'aula sappia esprimere. Cercando di dimenticare gli aspetti specifici della questione, cioè FIAT o non FIAT Romiti o non Romiti: il problema principale è riaffermare un principio costituzionale, il principio delle regole in questo Paese per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia: il rapporto tra sede naturale e giudizio di merito.
Non ritengo opportuno intervenire particolarmente su questo punto tanto mi sembrano ovvie queste affermazioni. Desidero riaffermare che la nostra città e la nostra Regione hanno una coscienza democratica e una maturità complessiva tale da essere capaci di rispondere a questi problemi.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 702 presentato dal Gruppo comunista, sottoscritto anche dalla Lista Verde e dai Verdi Arcobaleno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'art. 25 della Costituzione sancisce che 'nessuno può essere distolto dal giudice naturale pre-costituito per legge' che l'art. 4 dello Statuto della Regione Piemonte impegna la Regione stessa a 'realizzare le condizioni atte a rendere effettiva la tutela dei diritti dei lavoratori' considerato che un adeguato livello di democrazia economica e di relazioni sindacali e la migliore tutela delle condizioni professionali e di salute nei luoghi di lavoro sono essenziali per lo sviluppo sociale ed economico del Piemonte e, più in generale, del nostro Paese che è compito primario delle istituzioni difendere i principi fondamentali della convivenza civile e della democrazia in tutte le realtà ivi compresi i luoghi di lavoro dove tali principi sono sanciti attraverso le norme dello Statuto dei diritti dei lavoratori rilevato che la violazione dell'art. 5 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, per cui sono stati rinviati a giudizio davanti al Pretore di Torino l'Amministratore delegato e tre dirigenti della FIAT, costituirebbe se comprovata in sede giudiziaria, un fatto grave e preoccupante per l'intera comunità regionale che l'istanza di 'legittima suspicione' avanzata dal Procuratore Generale di Torino appare offensiva verso una città ed una Magistratura che hanno saputo affrontare i processi alle brigate rosse e alla grande delinquenza organizzata e risulta priva di motivazioni fondate su fatti concreti c h i e d e che il processo si svolga nella sua sede naturale e senza ulteriori rinvii affinché possa essere rapidamente accertata la verità dei fatti riaffermata la funzione insostituibile della Giustizia, garantita l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli e 26 contrari.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 704 presentato dalla maggioranza, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte valutato l'ordine del giorno presentato dal Gruppo PCI ed altri l'11/10/1989 n. 702 riaffermata l'esigenza che solo fatti di eccezionale rilievo possono far sì che il cittadino sia distolto dal proprio giudice naturale così come sancito dalla Costituzione e normato dal Codice processuale penale ritenuto peraltro inopportuno procedere alla votazione di detto ordine del giorno in relazione alla mancanza di elementi conoscitivi sulla vicenda oggetto dell'ordine del giorno ed inoltre rilevato che la Suprema Corte di Cassazione darà nei prossimi giorni risposta ai problemi posti r i t i e n e di non esprimere valutazioni che potrebbero accentuare le tensioni già esistenti, confermando piena fiducia nell'autonomia e saggezza della Magistratura".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 14 contrari.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 705 relativo alla revisione delle tariffe postali delle stampe e delle stampe periodiche


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna un ordine del giorno che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi e che è relativo al decreto del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni in data 16/9/1989 inerente la revisione delle tariffe postali delle stampe e delle stampe periodiche all'interno della Repubblica.
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Lo pongo pertanto in votazione nel testo seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il decreto del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni in data 16/9/1989, relativo alla 'Revisione delle tariffe postali delle stampe e delle stampe periodiche all'interno della Repubblica' rilevato che, con tale provvedimento, si dispongono aumenti delle tariffe vigenti per la spedizione dei periodici settimanali, quindicinali e mensili, in misure varianti tra il 200 e il 300 ricordato che più volte, ed anche recentemente, questo Consiglio ha sottolineato l'importanza della funzione svolta dalla stampa periodica locale ai fini di garantire l'adeguata e corretta informazione che è presupposto fondamentale della partecipazione democratica dei cittadini alla vita pubblica richiamato il proprio ordine del giorno n. 593, votato all'unanimità il 21/12/1988, con il quale si chiedeva di evitare l'aggravamento delle tariffe postali, per non ostacolare tale positiva funzione svolta non senza difficoltà economiche dalla stampa periodica locale considerato infine che un nuovo grave ostacolo all'attività della stampa periodica locale verrà introdotto qualora si attui la già annunciata, e successivamente rinviata, eliminazione dell'esenzione dell'IVA quanto sopra premesso: e s p r i m e il proprio grave rammarico per l'aumento tariffario imposto con il decreto ministeriale sopra citato c h i e d e che tale provvedimento venga riveduto e, in particolare, sia eliminato il secondo scaglione di aumenti, che dovrebbe decorrere dall'1/1/1990 che sia mantenuta l'esenzione dall'IVA, come peraltro avviene in altri Paesi europei e che non molti mesi addietro era stata concessa a compenso della diminuzione di altre provvidenze per l'editoria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



< torna indietro