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Dettaglio seduta n.21 del 12/12/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 7 novembre (pomeridiana) e del 14 novembre 1985 si intendono approvati.
I processi verbali delle adunanze consiliari del 21 e 28 novembre sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna e saranno portati all'approvazione dei Consiglieri nella prossima riunione di Consiglio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Benzi inerente la riduzione delle UU.SS.SS.LL. di Torino


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Benzi inerente la riduzione delle UU.SS.SS.LL. di Torino.
La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema posto dal Consigliere Benzi concerne la riduzione delle UU.SS.SS.LL. relativamente all'ipotesi che l'Ospedale Amedeo di Savoia possa anche servire per i residenti delle zone di Lucento e Madonna di Campagna.
La risposta che io posso dare mi è particolarmente gradita, perch proprio in questo periodo stavo riflettendo su questa situazione.
E' un argomento che era già stato dibattuto all'epoca in cui ero Presidente della Commissione per il decentramento della sanità del Comune di Torino e vi era un'ipotesi su cui ero stato battuto sia dalle maggioranze che dalle minoranze.
Il problema era di vedere se delle dieci UU.SS.SS.LL. non sarebbe stato opportuno che la prospettiva di un ospedale per ciascuna di esse fosse legata ad un futuribile ipotetico o non fosse legata in realtà anche a delle possibilità più reali a breve o a medio termine.
Vi sono due Unità Socio-Sanitarie Locali che non hanno ospedali: una è quella di Santa Rita l'altra è a Mirafiori Nord, che però ha nel suo ambito territoriale l'ospedale militare.
E' in corso un dibattito molto sotterraneo, molto delicato, che è quello della integrazione o comunque del rapporto fra sanità militare e sanità pubblica.
Nel mese di marzo parteciperò a un congresso sulla materia in quel di Firenze, proprio perché cerco di spingere nei limiti del possibile un'ipotesi di questo genere che potrebbe essere articolata in varia misura.
Per esempio vi sono modelli internazionali sull'integrazione rispetto a certe categorie oppure rispetto a situazioni ambulatoriali di day-hospital.
E' un problema che concerne da un lato l'utilizzo di strutture che spesse volte sono sotto utilizzate e dall'altra anche l'aggiornamento e la qualificazione del medico militare. Nell'U.S.S.L. di Santa Rita vi è comunque un'ipotesi che attraverso una regolamentazione di rapporti fra autorità sanitaria militare e autorità sanitaria del Servizio Nazionale pu vedere delle prospettive reali.
L'altro problema invece è quello che concerne le tre vecchie circoscrizioni di Vallette, Barriera di Lanzo e Madonna di Campagna prive di un ospedale dove già vent'anni fa si ipotizzava un ospedale nella zona di Lucento, anzi avrebbe dovuto ivi esser trasferita la struttura ospedaliera del Maria Vittoria, poi i tempi portarono ad altre soluzioni e si mantenne quella grossa circoscrizione che attualmente forse è la maggiore dal punto di vista della popolazione, insieme a quella di Santa Rita e Mirafiori Nord che indubbiamente hanno bisogno di ospedali.
Io avevo ipotizzato che l'ansa della Dora, che comprende l'ospedale Amedeo di Savoia e l'ospedale Birago di Vische, venisse stralciata e legata proprio a questa Unità Socio-Sanitaria Locale.
Questo però non ha tanto rapporto a quella tipologia dell'ospedale di malattie infettive del Birago di Vische che deve diventare un ospedale per lungo-degenti o per cure minime attenuate secondo quelli che sono i disposti del, nuovo Piano Sanitario Nazionale, alias legge finanziaria, ma perché indipendentemente dalla funzione dell'ospedale esiste negli ospedali una serie di servizi e di attinenze che possono legare in modo proficuo col territorio e quindi possono permettere l'esistenza di strutture, per esempio di day-hospital, specialistiche che hanno la necessità di avere comunque sempre l'appoggio di una struttura ospedaliera perché altrimenti il day-hospital senza struttura ospedaliera d'appoggio sarebbe una pura finzione giuridica o sanitaria.
Credo valga la pena che questo problema venga riesumato, senza deprimere l'attitudine infettivologica dell'Amedeo di Savoia e anzi forse recuperando quella divisione che attualmente è obsoleta e in fase di quiescenza, proprio perché le malattie infettive rappresentano nell'ambito della medicina quello che il vigile del fuoco è nell'ambito della protezione civile, ossia sono forse le uniche strutture in cui è difficile o perlomeno scarsamente ipotizzabile un rapporto di occupazione posti letto legato in termini di pura economia del sistema come per le altre divisioni in quanto gli eventi infettivologici possono intervenire in qualsiasi momento, in qualsiasi circostanza e quindi non dobbiamo certo essere sprovveduti su questa materia.
L'Amedeo di Savoia ha una sua vocazione infettivologica che mi è cara io sono sempre stato un difensore degli ospedali specialistici.
Questo mi ha differenziato in tutti questi anni di attività in tema di politica sanitaria da altre impostazioni perché ritengo che vi siano due aspetti fondamentali per la validità dell'istituto specializzato: da un lato, la casistica che diventa elemento di conoscenza e di esperienza e non di impressione che permette il confronto quindi sui numeri e sulle cose dall'altro, il che in una situazione come quella di Torino l'impostazione del fifty-fifty fra Università e strutture ospedaliere rappresenta, secondo me e secondo altri indubbiamente, (c'è poi anche una tendenza opposta) un momento di crescita culturale, perché è una competizione che, se ben guidata, ben pilotata, diventa elemento di stimolo sia per la componente universitaria che per la componente ospedaliera stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Che si è dilungato su un problema per me molto importante. Se anche lui aveva visto questo problema in modo positivo, ritengo che con l'andare del tempo, si possa portare un ospedale nella zona di Lucento o di Madonna di Campagna.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Benzi inerente l'ospedale Amedeo di Savoia


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Benzi inerente l'ospedale Amedeo di Savoia.
La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Per quanto riguarda la riduzione dei posti letto relativi alle malattie infettive, devo dire che addirittura quando ero Presidente dell'U.S.S.L. di Torino avevo avuto una certa tentazione repressiva nei confronti dell'Amedeo di Savoia, poi mi sono accorto in realtà che alcuni fenomeni di infeziosità recente (vedi soprattutto l'epatite connessa al problema dei drogati ecc.) richiedevano una presenza di posti letto adeguata.
C'è necessità per i reparti per malattie infettive o per gli ospedali per malattie infettive specializzati come l'Amedeo di Savoia che non si debba tenere conto di quella che è una riserva polmone nel caso di avvenimenti infettivologici improvvisi, come potrebbe esserlo ad esempio un'epidemia di colera o di influenza.
Ci deve essere aderenza a quelli che sono i dati del Piano Sanitario Nazionale.
Vorrei anzi darvi una comunicazione importante.
Sono giunto stanotte da Roma con una copia delle proposta di Piano Nazionale attuativa della legge su cui saremo consultati il 18 di questo mese e su cui invece sarebbe stato interessante un dibattito, perlomeno una consultazione con le varie forze politiche e sociali.
Purtroppo manca il tempo materiale per farlo.
Porterò comunque martedì in Commissione la proposta di Piano Nazionale.
Sarà una cosa per certi versi tragicamente monca, ma il tempo che abbiamo a disposizione è pochissimo.
Quindi, non c'è nessun problema per quanto riguarda il numero dei posti letto per le malattie infettive, ci manterremo a quelle che sono le indicazioni di piano senza riduzioni che riterrei pericolose e dannose.
Spero che questa mia affermazione le sia sufficiente, Consigliere Benzi.



BENZI Germano

A me basta sicuramente. Ritengo però che si deve lasciare a un Assessore, che ha viaggiato molto, la tranquillità di poter vedere le cose.
La ringrazio comunque per la risposta.


Argomento: Veterinaria - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente le condizioni di vita degli animali del Circo Americano


PRESIDENTE

L'Assessore Olivieri risponde all'interrogazione del Consigliere Pezzana inerente le condizioni di vita degli animali del Circo Americano.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i servizi di veterinaria dell'U.S.S.L. e dell'Assessorato alla sanità della Regione hanno compiuto in data 28/11/85, un sopralluogo presso il Circo Americano per verificare le condizioni di vita degli animali in dotazione.
Nello zoo erano presenti 19 elefanti indiani, 10 leoni berberi, 4 tigri, 2 pantere nere, 1 pantera maculata, 2 giaguari, 2 cammelli, 5 scimmie, 6 babbuini, 2 pappagalli, 52 cavalli, 3 asini, 1 zebroide, 3 caprette tibetane.
Appartenenti alla specie minacciata di estinzione, secondo la convenzione di Washington, sono: gli elefanti indiani, le tigri, le pantere nere, la pantera maculata, giaguari, scimmie, babbuini.
Gli elefanti erano custoditi sotto un ampio tendone su di una pedana in legno rialzata dal suolo incatenati al terreno ad un arto anteriore e uno posteriore, sorvegliati a vista da un guardiano.
I felini e le scimmie erano collocati in tre carri-gabbia, ciascuno diviso in più scomparti che garantivano comunque ai felini uno spazio di almeno 2 mq, a disposizione di ogni animale.
Il pavimento di ogni gabbia era ricoperto di paglia.
Cammelli, equini e capretti erano custoditi sotto due ampi tendoni riscaldati, legati per la cavezza, alcuni animali erano separati da paratie lignee.
Era presente una sufficiente lettiera di paglia in buone condizioni igieniche.
Tutti gli animali indistintamente si presentavano in buone condizioni e senza segni apparenti di sofferenza.
Si deve tuttavia segnalare che il 19/11/85 un cavallo palomino di anni 9, infortunatosi gravemente per l'urto occasionale contro la paratia dei box, è stato soppresso per la gravità delle lesioni riportate. La carogna è stata distrutta nell'inceneritore della sardigna dell'U.S.S.L. 1/23.
Per la parte che riguarda il rispetto della convenzione di Washington si ricorda che l'autorità amministrativa competente per i controlli è individuata nel Ministero Agricoltura e Foreste e le sue emanazioni periferiche.
Il servizio veterinario comunque nel constatare la presenza di animali appartenenti alle specie protette ha rilevato che sono nati in cattività nel nostro Paese ed i rimanenti erano stati acquistati prima dell'entrata in vigore della convenzione di Washington.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Mi rendo conto che parlare di animali, in una società dove non esiste rispetto per la vita umana, sia un argomento di poco conto e che meriti quindi delle risposte che banalizzano l'argomento.
Personalmente e anche per rispetto di quelle persone che hanno votato la Lista Verde Civica e quindi interessate alla condizione degli animali quali esseri viventi, devo dire che la risposta dell'Assessore Olivieri non solo è del tutto insufficiente, ma non tiene conto di quei valori di rispetto proprio verso il mondo animale che dovrebbero essere entrati a far parte della cultura, al di là di qualsiasi ideologia.
Mi rendo conto invece che nell'elencare gli animali presenti al circo almeno io personalmente, ma ho visto diversi sorrisini, l'intenzione dell'Assessore forse al di là delle sue valutazioni personali, è stata quella di dare una risposta che banalizza il tutto.
Mi chiedo se al di là dei viaggi notturni che compie, peraltro benemeriti, legge anche i giornali. Credo che compito dei Consiglieri sia soprattutto di essere informati su quello che avviene in Regione.
Allora, "Stampa Sera" ieri ha dedicato una pagina intera al Circo Americano che è stato visitato dall'ENPA, dove, anche qui come tante altre volte, sembra che l'Assessorato alla sanità mandi un non vedente a fare l'elenco delle cose che devono servire poi, come risposta a un Consigliere interrogante perché da quello che leggiamo sui giornali e a questo punto io inviterei l'Assessore Olivieri a querelare.....



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Ma guarda che non è nostra competenza, caro Pezzana. Ti ho risposto non hai sentito.
Non sei stato attento.



PEZZANA Angelo

No, no ti ho sentito benissimo. Ho sentito che l'Assessorato ha mandato a controllare, ha fatto l'elenco delle bestie presenti e non ha visto in che condizioni vivono.
Addirittura è arrivato a dire che la paglia su cui giacevano era in buone condizioni, quando Stampa Sera dice che tre enormi tigri erano in gabbie grandi come bare, magari avranno avuto anche la paglia asciutta, ma erano grandi come bare.
I cavalli erano costretti a restare in piedi senza potersi mai sdraiare, lì evidentemente la paglia non c'entra, perché non possono neanche sdraiarsi.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

I cavalli dormono in piedi...



PEZZANA Angelo

Chiedo all'Assessore di lasciarmi intervenire perché non è solo un problema di cavalli. Ci sono elefanti condannati all'immobilità e al gelo.
Evidentemente la cosa è proprio di poco conto, perché vedo che viene banalizzata anche da altri Consiglieri. Credo che ridere su un problema importante sia diminuirne l'efficacia. Se allora della realtà animale a questo Consiglio non importa nulla, diciamolo chiaramente e vediamo quali altre strade ci saranno per sensibilizzare l'opinione pubblica. Oltretutto questa denuncia è stata fatta dall'ENPA quando già il Circo era presente ad Alessandria.
A Torino vi è rimasto un mese e mezzo. Evidentemente tutto quello che scrivono i giornali sono delle bugie.
Per tutelare allora il buon nome dell'Assessorato io invito l'Assessore Olivieri a denunciare Cosimo Mancini e chi ha curato la pagina di Stampa Sera perché riporta notizie false e tendenziose che preoccupano l'opinione pubblica sensibile e tutto quello che riguarda la vita animale.
Se la persona inviata dall'Assessorato ad effettuare un sopralluogo al Circo Americano ha trovato che tutto sommato le cose andavano bene, perch da quello che ho capito, per l'Assessore Olivieri le cose andavano bene, mi chiedo che funzione ha la stampa, l'informazione.
Ha sicuramente molto sovente una funzione di disinformazione, allora va' denunciata. Quando invece riporta delle notizie che poi oltretutto fanno parte del patrimonio.....



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Ma noi non vogliamo mica conculcare la libertà di stampai



PEZZANA Angelo

Non sto dicendo quello. Parlo della libertà di informazione e dovere di informazione da parte dell'Assessorato alla sanità di verificare denunce simili non solo appaiono sui giornali, e sono apparse ieri in forma molto grande, ma fanno parte di interrogazioni; e non è la prima che faccio sulle condizioni di vita degli animali.
E' inutile dire quali sono gli animali che appartengono.....



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Mi scusi Consigliere Pezzana, ma lei ha mai visitato delle stalle dove si alleva la vacca piemontese o altri animali domestici?



PRESIDENTE

Assessore, lasci parlare il Consigliere.



PEZZANA Angelo

Credo di non rivolgere nessun insulto personale, d'altra parte, né di esagerare in un linguaggio sboccato; do un contributo di argomentazioni e chiedo che l'Assessorato mi risponda non in base a una banalizzazione, ma in base a dei dati concreti.
Visto allora che l'ENPA da anni si batte sulla condizione della vita animale della nostra Regione, mi chiedo cosa stia a fare un Assessorato che poi quando risponde a una interrogazione come la mia mi sa soltanto fare l'elenco degli animali esotici minacciati di estinzione in base alla convenzione di Washington e non è andato a visitare, come di dovere, il circo, come hanno fatto invece l'ENPA e il cronista di "Stampa Sera".
Ci sono addirittura animali che stando troppo stretti in gabbia non possono mai, non solo coricarsi, ma muoversi autonomamente perché essendo tre in uno spazio da bara si muovono tutti e tre secondo il volere di uno dei tre animali.
Queste sono condizioni di vita non animali e come non animali non interessano.
La mia interrogazione verteva più che altro sulle condizioni di vita mostruose degli animali del Circo americano.
Questo è un discorso che riempie ormai le pagine non solo dei quotidiani regionali, ma settimanali come Panorama e l'Espresso, che hanno dedicato servizi interi sulla inciviltà non solo degli zoo, ma anche dei circhi, che trattano gli animali unicamente a fine di profitto, basta vedere come vivono nelle celle! La risposta è che degli animali non ce ne importa niente.
Potrei anche dichiararmi soddisfatto, perché è la dimostrazione chiara di una specifica presa di posizione dell'Assessorato.
La verifica che ha fatto quella persona è da ritenersi non solo nulla ma addirittura in mala fede, perché quello che capita nei circhi è scritto su tutti i giornali. Invito l'Assessore a darmi una risposta che sia coerente con quanto si viene a conoscenza, ma non da fonti interessate tipo l'ENPA, ma da giornali che non hanno nessun interesse né a stare da parte dei circhi, né a stare dalla parte di un funzionario dell'Assessorato che da risposte di questo genere.
Continuo a chiedermi una volta di più a cosa queste interrogazioni possano servire se le risposte che vengono dagli Assessorati competenti sono non solo limitatissime, quindi non esaurienti, ma impostate ad una mentalità che non ha più nulla a che vedere con i concetti culturali contemporanei rispetto ai sistemi di vita, che non riguardano gli esseri umani, ma altri esseri viventi.
Oppure si dica chiaramente che le altre forme viventi non devono aver interesse da parte dell'Assessorato.
Quindi la risposta dell'Assessore Olivieri mi trova non solo insoddisfatto, ma indignato per come questa è stata data e per la banalizzazione che si è voluto impostare.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Acotto, Bontempi, Sestero e Marchiaro inerente l'invio da parte delle UU.SS.SS.LL. al Ministero della Sanità dei modelli RDN, FLS, HSP


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Acotto, Bontempi, Sestero e Marchiaro inerente l'invio da parte delle UU.SS.SS.LL. al Ministero della Sanità dei modelli RDN, FLS, HSP. Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per effetto del DPCM 17/5/84 le UU.SS.SS.LL. debbono trasmettere, entro 30 giorni dalla scadenza di ogni trimestre, alle Regioni ed al Ministero della Sanità e del Tesoro, il modello di rivelazione RDN 01, relativo al rendiconto trimestrale ex, art.
50 L. 833/78, ed i modelli HSP 01-02 e FLS 01-08, che raccolgono dati fisici e finanziari.
Inoltre, il modello RDN 01 deve essere utilizzato per trasmissione ai Ministeri competenti del bilancio consuntivo delle UU.SS.SS.LL.
La Regione effettua il "consolidamento" dei dati a livello regionale esclusivamente per il rendiconto trimestrale finanziario (mod. RDN O1). La gestione di tali informazioni è da tempo automatizzata, e l'Assessorato alla sanità invia trimestralmente al Ministero della sanità il consolidato regionale anche su supporto magnetico.
I relativi dati sono stati utilizzati nelle comunicazioni sull'argomento al Consiglio Regionale.
Per quanto riguardale informazioni raccolte attraverso i mod. HSP e FLS, l'Assessorato alla sanità, in considerazione della necessità di esercitare una verifica sulla qualità delle informazioni trasmesse direttamente dalle UU.SS.SS.LL. al Ministero e di creare un archivio regionale per la elaborazione delle informazioni raccolte, ha incaricato il CSI-Piemonte, nell'ambito della convenzione annuale (DGR 21/3/85 n. 86 42373) dello sviluppo di una procedura per il controllo e la rielaborazione di tali informazioni.
Tale procedura è in via di completamento.
L'Assessorato alla sanità ha comunque già fornito la documentazione relativa alle prime elaborazioni sui flussi informativi, in un volume distribuito al Consiglio Regionale nel marzo 1985.
In tale occasione, venne evidenziato che solo sui dati di tipo finanziario era stato possibile procedere alle verifiche ed ai controlli necessari.
Per quanto riguarda l'elaborazione delle informazioni raccolte attraverso i flussi informativi sulla base della ricerca degli "indicatori", va precisato che funzionari e consulenti dell'Assessorato hanno constatato come tale proposta sia attuabile in modo limitato, in quanto le informazioni in oggetto coprono in misura ridotta il campo di intervento della ricerca sugli indicatori.
I risultati delle prime applicazioni sono stati pubblicati nel volume già citato. Sarà cura di questo Assessorato, ultimate le procedure di meccanizzazione ed effettuati i necessari controlli su tutto il materiale a disposizione, rendere pubblici gli elaborati prodotti agli enti ed organizzazione che ne facciano richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ha voluto fornirci.
Si tratta di una risposta che descrive in termini puntuali alcuni aspetti tecnico-amministrativi e di questa parte della risposta noi ne prendiamo volentieri atto.
In effetti la nostra interpellanza intendeva andare un po' oltre, ma probabilmente era più nelle intenzioni che non nella parte esplicita della interpellanza, cioè discutere, in relazione agli ultimi rendiconti trimestrali delle Unità Socio-Sanitarie Locali, gli aspetti relativi al governo della spesa sanitaria 1985 nella nostra Regione, i problemi che si aprono per l'ultima parte dell'anno a fronte di una mancanza a copertura di una parte della spesa sanitaria anche nella nostra Regione.
Abbiamo peraltro già avuto occasione in Commissione sia di discutere degli indicatori di efficienza e di efficacia, sia della introduzione sperimentale della contabilità per centri di costo e anche di ricevere alcune informazioni da parte dell'Assessore sull'andamento della spesa sanitaria della nostra Regione.
Probabilmente ci sarà occasione di riprendere questa questione, se il Consiglio vorrà affrontare l'argomento relativo alla spesa sanitaria nell'ambito della legge finanziaria 1986 e potremo ritornare quindi utilmente nel merito di questo tipo di problemi.
Per il resto acquisiamo volentieri la risposta dell'Assessore della quale chiederemo copia e della quale ci dichiariamo soddisfatti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia inerente l'attività agricola


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia inerente l'attività agricola.
Risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La situazione delle giacenze delle pratiche inevase presso l'Assessorato all'agricoltura, che giustamente preoccupa i Consiglieri interroganti Mario Fracchia e Franco Ferrara risulta chiaramente evidenziata nell'allegato 'W', che io consegnerò e del quale risparmio la lettura, riportante il quadro riepilogativo degli interventi sulla legge regionale n.63/78.
Come già ebbi modo di riferire in una precedente occasione a questo Consiglio, la giacenza complessiva è più di 25.000 domande tra imprenditori singoli ed associati per più di 885 miliardi complessivi di importo e costituisce, indubbiamente una grossa ipoteca per la politica agricola ch intende attuare la Giunta regionale. Ricordano giustamente gli interroganti che a seguito della deliberazione della Giunta regionale n. 94-35686 del 3 luglio 1984 è stata sospesa la ricezione delle domande relative a tutta una serie di interventi previsti dalla L.R. 63/78, riferiti quasi esclusivamente alle aziende singole.
Pur considerando che da circa un anno e mezzo non si ricevono più domande la situazione delle giacenze al 31.10.1985 per gli imprenditori singoli risultava essere di 21.589 pratiche per un importo di L.
500.995.000.000, distinte nel dettaglio con l'allegata tabella "B" che anche qui consegnerò e della quale risparmio la lettura.
Debbo informare il Consiglio che delle 21.589 domande citate, ben 12.768 pari ad un importo di L. 118 miliardi sono relative a domande di contributo in conto capitale per l'acquisto di macchine agricole; domande non finanziate in passato, e passato significa sin dal 1979, per mancanza di fondi e per le quali è stata data comunicazione dell'impossibilità di finanziamento con una recente lettera dei Servizi Decentrati dell'Agricoltura.
Vorrei sottolineare l'impopolarità di questo tipo di comunicazione, ma vorrei anche far rilevare che era una scelta obbligata per dare certezza di situazione a migliaia di aziende agricole del nostro Piemonte.
Fatta la deduzione dell'intervento in capitale sulle macchine agricole il quadro riassuntivo delle pratiche di imprenditori singoli rimane:



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Mutui o prestiti T Contributi nel complesso INTERVENTO n° miliardi n° miliardi n° miliardi Stalle 1.214 95 1.425 72 2.639 167 Colture pregiate 437 18 1.655 32 2.092 50 Opere irrigue 195 7 786 15 981 22 Acquisto terreni 425 33 -- -- 425 33 Acquisto bestiame 98 3 343 4 441 7 Acquisto macchine 263 8 -- -- 263 8 Riordino agrario -- -- 210 3 210 3 Case rurali 840 35 1.875 57 2.715 92 Infrastrutture 9 -- 46 1 55 1 TOTALE 3.481 199 6.340 184 9.821 383



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Il motivo dei ritardi è dovuto in modo praticamente esclusivo allo squilibrio fra i fabbisogni finanziari generati dalla richiesta di ammodernamento strutturale e infrastrutturale dell'agricoltura da parte degli operatori agricoli piemontesi, singoli ed associati, e le risorse finanziarie disponibili nel periodo di applicazione della L.R. 63/78 per far fronte alle esigenze manifestate dal mondo agricolo.
In particolare hanno inciso: nel periodo 1981-1983 gli slittamenti ed i tagli sugli stanziamenti della legge 984 "Quadrifoglio" e di altre leggi statali di settore nel periodo 1983-1985 la mancanza di finanziamento statale per l'agevolazione del credito agrario di miglioramento i parametri di riparto a livello nazionale che, nella giusta ottica di favorire l'ammodernamento strutturale dell'agricoltura del Mezzogiorno penalizzano di fatto, in termini di disponibilità all'agevolazione dell'investimento misurata sul valore della produzione vendibile o sul valore aggiunto, gli agricoltori piemontesi.
Noi non possiamo non essere concordi in un'impostazione che veda favorita l'agricoltura più povera delle aree meridionali del nostro Paese ma non possiamo non sottolineare anche le difficoltà esistenti in aree produttive della nostra Regione, specialmente delle zone di montagna e di collina depresse, che si trovano ad operare in altrettante situazioni disagiate e soprattutto non possiamo condividere il metodo per cui se si destinano 100 lire alla zootecnia, 60 lire debbono andare comunque alla zootecnia del Mezzogiorno d'Italia, quando sappiamo che l'80% della zootecnia del nostro Paese trova collocazione nella Pianura Padana.
Tenuto presente che l'accelerazione dell'iter procedurale e lo smaltimento delle pratiche arretrate è collegata alla disponibilità di adeguate risorse finanziarie, occorre precisare quanto segue: a) al fine dello smaltimento di parte delle domande che già in passato non furono oggetto di coperture finanziarie i Servizi Decentrati dell'Agricoltura hanno provveduto a comunicare nel corso del corrente mese di novembre ai presentatori di domande di contributo acquisto macchine richiesta di eventuale trasferimento sul Regolamento CEE 797/85 b) per le restanti domande invece di ammodernamento strutturale; in buona misura avverrà il trasferimento in piani di miglioramento in attuazione del Regolamento CEE n. 797/85 per il miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie che in Piemonte sarà recepito con apposita legge regionale a partire dai primi mesi del 1986.
Da una prima analisi previsionale dovrebbero essere trasferibili sul Regolamento CEE n. 797/85 il 62% delle domande inevase (al netto dei mutui per acquisto terreni non previsti nei piani di miglioramento ex Reg. 797) per un importo presunto di 194 miliardi.
Rimarrebbero comunque, sempre per gli imprenditori singoli, domande per circa 200 miliardi non trasferibili sul Regolamento 797 ed inevase, su cui occorrerà concentrare gli sforzi finanziari della Regione per procedere sia pure gradualmente alla loro definizione secondo i dettati della L.R. 63/78 legge in base alla quale sono state presentate le domande.
Analogo discorso può valere per gli interventi sulla cooperazione e le infrastrutture al servizio di più aziende ove il flusso delle domande, non fermato dalla citata delibera della Giunta Regionale n. 94, pone seri problemi per un adeguato finanziamento delle medesime.
Dalle scelte che verranno fatte nei prossimi tempi e soprattutto dalle disponibilità che verranno alle regioni dalla Legge finanziaria per il settore agricolo, dipenderà in buona parte la soluzione o meno, del gravame di pratiche giacenti presso il mio Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore della risposta che era stata sollecitata proprio per evidenziare questi problemi.
L'Assessore ha fornito una risposta molto ampia e vorrei ancora ringraziarlo per il coraggio che ha avuto nel dire la verità.
Non era logico.che dal 1979 le aziende interessate aspettassero ancora dei contributi in conto capitale per acquisto di trattori e motocoltivatori, ecc.
Con questo atto di coraggio l'Assessore ha evidenziato che non era possibile accontentare tutti e che è meglio togliere questo dubbio perch molti coltivatori che magari devono già comprare un'altra macchina ancora aspettano il contributo per quella a suo tempo acquistata.
Non faccio colpa all'Assessore se i richiedenti sono stati avvertiti con tempi molto lunghi, perché sei anni per ottenere una risposta sono davvero tanti, per cui spero si possano accelerare utilmente questi tempi.
L'aspetto importante che intendo ancora rimarcare è che mancano 200 miliardi.
Se non siamo in grado poi di reperirli nei meandri della legge, anche in questo caso sarebbe bene avvertire per tempo coloro le cui richieste non potranno essere soddisfatte. Approfitto ancora un attimo della sua cortesia per chiederle di rispondere al più presto a una mia interrogazione sul problema degli estrogeni nei vitelli, che in questo momento nella provincia di Cuneo è di un'attualità impellente.
Se, lei quindi potesse rispondermi nel corso della prossima seduta per parte sua o per la parte che riguarda l'Assessore Olivieri, gliene sar grato.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La risposta è congiunta, perché tale problema tocca le competenze di due Assessorati.
Comunque per quanto ci riguarda noi abbiamo la risposta pronta, non appena ottenuto il parere favorevole dell'Assessorato alla sanità provvederemo a dare la risposta.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione dei Consiglieri Adduci, Bontempi e Rivalta inerente il torrente Stura di Lanzo, tratto Comune di Nole Canavese ed interrogazione dei Consiglieri Adduci, Bontempi e Rivalta inerente la tutela dell'area lungo la Stura di Lanzo tra Nole e Villanova


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Adduci Bontempi e Rivalta inerente il torrente Stura di Lanzo, tratto Comune di Nole Canavese e l'interrogazione dei Consiglieri Adduci, Bontempi e Rivalta inerente la tutela dell'area lungo la Stura di Lanzo tra Nole e Villanova.
La parola al Vicepresidente Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Devo innanzitutto scusarmi con gli interroganti per il ritardo con il quale si risponde alla loro prima interrogazione, cioè quella del 10 settembre 1985 che per la verità è pervenuta alla mia attenzione in un tempo assai più lontano.
Devo anche dire, come osservazione di carattere generale, che sarebbe interessante che i Consiglieri regionali rivolgessero la loro interrogazione direttamente all'Assessore che essi ritengono competente nella materia, perché succede che quando l'interrogazione viene rivolta genericamente "all'Assessore competente", a volte, gli uffici non le distribuiscono correttamente sulla base della delega.
Questo anche perché a volte c'è difficoltà a definire effettivamente le responsabilità di un Assessore rispetto ad un altro, particolarmente in un settore come questo dove per la verità la nostra responsabilità, per quanto riguarda le azioni dirette, è abbastanza limitata.
I Consiglieri interroganti sono stati costretti a fare un'altra interrogazione che è praticamente identica a quella che avevano presentato il 10 settembre e mi spiace rilevare il tono notevolmente polemico di questa seconda interrogazione.
Si può anche rilevare che a volte una risposta non immediata non dipende dal disinteresse della Giunta, come viene detto nella interrogazione, ma dalle difficoltà che si hanno ad affrontare questi problemi e a dare delle risposte che siano compiute e che consentano al Consiglio di farsi un'idea precisa su questo argomento che non è così facile da sviscerare e rispetto al quale è anche difficile, perlomeno riferendosi alle nostre responsabilità, dare risposte che sia poi possibile mantenere nella loro esecuzione pratica.
Questi tronchi e queste ceppaie millenarie da depositi fluvio lacustri, prealpini ed appartenenti ad una foresta fossile che sembra risalire all'era terziaria in un periodo di tempo che va da un milione a 700.000 anni fa, sono affiorati a causa della grande siccità che ha abbassato il livello del fiume e messo in luce questo nuovo e importante patrimonio.
Di fronte a questa scoperta archeologica di grandissimo interesse, la Sovrintendenza ai beni archeologici è intervenuta tempestivamente procedendo alla prelazione fossile e la stessa Sovrintendenza si è messa in contatto con il Museo di Scienze Naturali non avendo tra l'altro nella dotazione della Sovrintendenza, il personale specialistico per esaminare con profondità e conoscenza questi reperti.
La Sovrintendenza ha attivato una serie di incontri, tutt'ora in corso con le autorità comunali interessate al fine soprattutto di evitare il perpetuarsi di ulteriori casi di danneggiamento nel sito interessato questa eventualità è paventata anche dagli interroganti, credo infatti che purtroppo ogni giorno che passa da occasione di poter rubare questo materiale che viceversa è da salvaguardare perché estremamente interessante.
La Regione, in particolare i servizi ambientali, sta lavorando in stretto raccordo con la Sovrintendenza in un'azione di consultazione costante, ricordando però che la competenza diretta su questi argomenti spetta alla Sovrintendenza ai beni archeologici.
Da parte nostra, l'intervento di tutela viene assicurato dalla recente deliberazione che la Giunta ha preso il 4 dicembre, alla scadenza peraltro della norma della legge 431 con la prima specificazione riguardante circa 200 corsi fluviali rispetto ai quali era necessario porre il vincolo di tutela paesistica.
I problemi di tutela attiva, per esempio l'innalzamento di una recinzione intorno al sito, devono essere compatibili con la inedificabilità prevista dal vincolo posto con la 431, cioè per garantire la conservazione di questo patrimonio occorrerà autorizzare opere che in tale sito secondo la legge 431 non sarebbe possibile autorizzare.
La materia è abbastanza complessa ed è in questo momento all'esame di tutti questi organi, da quelli comunali a quelli regionali, alle Sovrintendenze, all'Università e al Magistrato del Po, che possono a questo riguardo fornire insieme una soluzione.
Posso assicurare che da parte nostra, per quelle che sono le nostre competenze, c'è questa attenzione, che è riferita all'aspetto che ci viene sollecitato.
Non dimentichiamo però che il nostro intervento, anche attivissimo, è condizionato evidentemente anche dall'attività, dall'efficienza di tutti gli altri organi che forse più di noi hanno responsabilità rispetto al tema 'specifico dei tronchi e delle ceppaie millenarie che sono affiorati in questa zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Credo che innanzitutto occorra chiarire che noi abbiamo inviato l'interrogazione al Signor Presidente del Consiglio Regionale, come riteniamo sia nostro preciso dovere, dopodiché il Presidente del Consiglio regionale doveva valutare a quale Assessore inoltrare l'interrogazione.
Mi pare che questa sia una prassi comune regolarmente adottata, quindi il ritardo con cui si risponde ad una interrogazione come questa, che non è l'unica, perché ce ne sono tantissime altre alle quali si risponde in ritardo, non è certamente da addebitare a chi l'interrogazione ha rivolto.
Mi sembra abbastanza corretto indirizzare un'interrogazione al Presidente del Consiglio o al Presidente della Giunta.
Peraltro, se si vuole agire diversamente, si modifichi il regolamento e noi di conseguenza ci regoleremo.



PRESIDENTE

Il regolamento prevede che le interrogazioni e le interpellanze siano inviate al Presidente del Consiglio.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Vorrei soltanto far osservare che da parte dei Consiglieri interroganti questa interrogazione era stata indirizzata al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore alla tutela dell'ambiente, per cui il primo destinatario è stato l'Assessore Maccari.



ADDUCI Donato

Però la seconda interrogazione, che è del 4 novembre, è stata indirizzata al Signor Presidente del Consiglio regionale.
Prendiamoci la colpa a metà di questo fatto.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Stiamo parlando del ritardo del 10 settembre.



ADDUCI Donato

Comunque l'interrogazione fu indirizzata al Presidente della Giunta e per conoscenza all'Assessore. Il Presidente della Giunta avrebbe potuto benissimo farla recapitare per tempo a chi di competenza, ammesso che noi avessimo sbagliato la direzione.
Entrando però nel merito di questo argomento, bisogna dire che oggi la situazione è cambiata, perché i lavori più urgenti per il recupero di alcuni reperti della foresta fossile, sono ormai terminati.
Nonostante l'Assessore abbia detto che la questione è rilevante per la Regione, devo notare e rimarcare il disinteresse completo ed assoluto della Giunta regionale in materia.
Mi dispiace, ma lo devo fare anche perché l'Assessore nella sua risposta ha accennato alla necessità da parte di altri enti di attivarsi.
Voglio far presente che in data 31 ottobre 1985, quando i reperti erano stati messi in salvo, grazie all'intervento del Museo delle Scienze Naturali, si tenne una riunione presso la sede della Sovrintendenza ai beni archeologici.
A questa riunione parteciparono l'ufficio del Magistrato del Po l'Ispettorato alle Foreste, il Comune di Villanova, il Comune di Nole l'Istituto di Protezione idrogeologica, la Sovrintendenza ai beni archeologici, Italia nostra, Pro natura e molti altri esperti.
La Regione non era presente a questa riunione.
Mi chiedo quindi come si fa a dire che gli altri enti devono attivarsi e, che la Regione è attiva, quando la realtà contrasta in modo speculare con i dati di fatto.
L'unica a non essersi attivata è la Regione Piemonte, mi dispiace, ma questo è un dato evidentissimo. D'altra parte, dobbiamo ancora mettere in evidenza quest'altro problema: il Museo regionale delle Scienze naturali ha compiuto un intervento iniziale su questi reperti fossili di importanza rilevante, ma non ha ritenuto necessario intervenire sugli stessi sostenendo che ormai era tutto deteriorato e tutto consumato.
Invece non è così. Mi chiedo allora se il compito del Museo delle Scienze Naturali, come di ogni altro Museo, debba essere soltanto quello di interessarsi di reperti integri. Questa concezione in realtà è assurda perché se si trova una statua greca o romana, rotta, la si lascia lì perch è rotta? Mi pare che il modo di ragionare debba seguire un corso ben diverso.
Lo spirito cioè dovrebbe essere quello di raccogliere i reperti, di organizzare una ricerca scientifica e di andare avanti in questa direzione.
E' una concezione opposta a quella che si è seguita fino ad ora.
Allo stato dei fatti, visto che con l'interessamento di altri enti, che non sono quelli regionali, molti reperti sono stati recuperati e sono in ottimo stato, per quanto ne so io, si pone il problema del che fare.
Considerato che le interrogazioni dovrebbero poi dare un risultato positivo, anche se non sempre ciò avviene, faccio presente che è necessario, dato il riconoscimento che lei stessa ha fatto dell'importanza di questi reperti, procedere ad una salvaguardia dell'area.
Mi rendo conto che recintare quell'area è difficile, se non impossibile. D'altra parte occorre comunque porre dei cartelli sui quali vi sia almeno scritto che lì vi sono dei reperti archeologici di notevole interesse e che pertanto manomettere ò asportare quei reperti costituisce reato cui seguiranno sanzioni pecuniarie.
Chiedo quindi che la Regione si impegni a "palinare" l'area con appositi cartelli, perché è un'area di rilevante interesse.
Bisognerebbe, inoltre, vedere se è possibile fare di quell'area un museo all'aperto, almeno a livello sperimentale, assumendo quindi anche delle iniziative in questa direzione.
La rilevanza didattica dell'area, infatti, è notevole: le scuole potrebbero recarsi a visitare questi reperti fossili e avremmo per la prima volta in Italia un museo sperimentale all'aperto; la cosa non può lasciarci indifferenti, quindi è forse bene sollecitare un intervento.
D'altra parte alcune delle ceppaie rilevate sono di dimensioni notevoli, quindi, Assessore, le chiedo se è possibile fare in modo che alcune di queste ceppaie che sono ancora nel recinto della ditta che le ha prelevate, vengano depositate, ad esempio, nella Cascina delle Vallere, la quale mi risulta essere stata ristrutturata per ospitare il Museo del Po e dei paesaggi fluviali del Piemonte.
La collocazione delle ceppaie, potrebbe essere già un inizio per utilizzare in modo finalizzato a questi scopi la Cascina ristrutturata delle Vallere.
Se queste cose venissero accolte, saremmo felici e potremmo anche dire che la nostra interrogazione ha sortito, come mi auguro, qualche risultato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Amerio, Bosio, Carazzoni, Cernetti Bertozzi, Cerutti, Genovese, Moretti Nerviani e Staglianò.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 26 novembre e 3 dicembre 1985 - in attuazione dell'art. 7 secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Questioni internazionali - Emigrazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito al viaggio in Argentina di alcuni Consiglieri regionali


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale" in merito al viaggio in Argentina di una delegazione del Consiglio regionale.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto dire che se è stato difficile concentrare nelle pagine di una relazione le problematiche e le sollecitazioni di carattere politico e anche le emozioni che un viaggio di questo tipo ha prodotto nei membri della delegazione italiana e credo certamente nei membri della delegazione piemontese, ancora più difficile sarà concentrare tutto questo nel breve spazio che di solito è riservato aduna comunicazione.
Io pregherei i colleghi che con me hanno avuto l'occasione di fare questa esperienza di essere poi essi stessi ad integrare quelle parti della relazione che io non dovessi sufficientemente approfondire o che essi ritengono, per l'importanza che possono avere certi punti piuttosto che altri, di approfondire per il confronto che stiamo attuando con il Consiglio.
Io credo che questo viaggio, questa missione, si sia innanzitutto caratterizzata per due aspetti particolari.
Il primo aspetto è che è la prima volta che le Regioni hanno svolto unitariamente un'azione di contatto con le comunità regionali che sono organizzate in Argentina.
Bisogna dire che a questo riguardo ci sono stati in questi anni diversi approcci da parte delle Regioni a questo problema.
Ci sono delle Regioni cioè che da anni hanno rapporti costanti frequenti, preordinati, prestabiliti addirittura con delle leggi che sono anche finanziate e ci sono invece altre Regioni, per la verità anche la nostra, che non è che abbiano dimenticato questo problema, ma certamente non hanno, rispetto a questo problema, preso misure di peso e di concretezza.
Devo anche dire che le Regioni che hanno avuto azioni più incisive e più costanti sono soprattutto quelle a statuto speciale.
Questo fatto è difficile da far capire per esempio ai piemontesi, i quali non riuscivano a rendersi conto come mai la Regione Piemonte non potesse assumere determinati disegni di legge che invece altre Regioni come il Friuli Venezia Giulia, avevano intrapreso per stabilire contatti più frequenti e anche relazioni basate su scambi di varia natura.
Questa missione ha quindi anche avuto il pregio di sensibilizzare quelle Regioni che in questi anni sono rimaste piuttosto fuori e dunque di portare il problema in una soluzione nazionale di modo che certi provvedimenti che sono stati possibili per talune Regioni possano anche esserlo per quelle che finora non li hanno presi.
Un secondo aspetto che ha caratterizzato questa missione è stato quello che per la prima volta questo contatto con l'Italia, rappresentata da 18 Regioni (in tutto vi erano un'ottantina di persone: Presidenti e Vicepresidenti di Giunta, Presidenti e Vicepresidenti di Consiglio Assessori all'Emigrazione, al Turismo, al Lavoro, all'Industria) ha avuto uno sviluppo decentrato, nel senso che non è soltanto alla capitale che si è rivolto l'interesse dell'Italia, ma anche ad altre città importanti dell'Argentina, come Cordoba, Rosario e Mendoza.
E' stata una scelta che ha inteso dimostrare l'interesse delle Regioni per tutto il territorio dell'Argentina e di quelle province dove tra l'altro poi, per esempio per quanto riguarda il Piemonte, le comunità regionali sono a volte più consistenti, come abbiamo potuto renderci conto a Rosario, a Cordoba e a Mendoza, più che a Buenos Aires.
Un altro elemento che abbiamo rilevato e che naturalmente ha contribuito a formarci un giudizio positivo nel complesso di questa missione è stata la presenza molto massiccia oltre che molto costante di tutte le autorità argentine, dai più alti gradi, dal Presidente Alfonsin che si è incontrato due volte addirittura con la delegazione italiana, una prima volta in un incontro ufficiale ristretto coi Presidenti delle Giunte una seconda volta con l'intera assemblea nel momento conclusivo della riunione in una manifestazione suggestiva e molto significativa, con la presenza fra l'altro del rappresentante del Governo italiano, dai più alti gradi dicevo, alle Province, ai Comuni, alle associazioni culturali ed economiche.
Si sono avuti incontri molto interessanti, da un lato ci venivano illustrate le iniziative che l'Argentina sta cercando di portare avanti per risollevare il Paese dallo sfascio, occorre dirlo, di vario genere al quale alcuni anni di dittatura l'hanno costretta; dall'altro lato, c'era un interesse grandissimo da parte di tutti i nostri interlocutori ad avere giudizi sui loro progetti.
C'è una stima e un'attenzione da parte dell'Argentina all'Italia, alle sue realizzazioni e dunque alla considerazione delle sue potenzialità di vario genere, di carattere culturale e tecnologico.
A loro dunque sembrava interessante, nel momento in cui veniva avviato un processo di trasformazione del Paese, confrontarsi con gli amministratori che questo processo hanno già vissuto negli anni scorsi e anzi, tra l'altro abbiamo poi raccontato loro che noi stessi siamo in una fase di difficoltà e di trasformazione.
Credo sia stato questo scambio di esperienze molto interessante e molto utile per l'Argentina, ma anche per noi.
Sono stati essenzialmente utili a comprendere di più questa realtà complessa e vorrei dire affascinante quale quella che ci siamo trovati in Argentina, soprattutto gli incontri con., le associazioni culturali e con le Università che poi si esprimono attraverso varie associazioni come la Dante Alighieri e tante altre.
La Dante Alighieri, per esempio, e per me questa è stata una scoperta assoluta, ha ottanta sedi in Argentina.
Un'altra scoperta è stata per me il termine "italianità". Non so se per Tapparo, che ha più dimestichezza con l'Argentina essendo egli vissuto là negli anni della sua infanzia, fosse un termine noto.
A me era un termine assolutamente sconosciuto e devo dire che è possibile ritrovare questo termine riferito a esperienze che giornalisti hanno fatto non soltanto in Argentina, ma anche ad esempio in Australia.
Il termine di italianità è comunque un termine che finora non avevo assolutamente scoperto e sensibilizzato.
Appena giunta in Italia son andata a cercarlo, sul vocabolario convinta magari di non trovarlo e ho scoperto invece che esiste e che significa: essere schiettamente ed orgogliosamente italiani.
Noi non lo usiamo forse perché per molti anni.abbiamo rifiutato certi riferimenti nella considerazione di un passato che tendeva ad esaltare certi aspetti; in Argentina però questo termine è usato, ma ha questo senso: nostalgia dà un lato e grande rispetto per la madrepatria dall'altro.
Le associazioni culturali di cui parlavo prima hanno in fondo il compi to di assecondare le ansie di attaccamento e di necessità di riferimento alla madrepatria che diciamo pure il 50% degli Argentini ormai esprime perché il 50% degli Argentini (ce l'hanno detto le autorità argentine) praticamente è di origine italiana.
In Argentina oggi ci sono trenta milioni di abitanti: se è vero questo significa che 15 milioni di argentini sono di origine italiana.
Questo può essere vero se si considera che negli anni tra il 1876 (a questo proposito devo comunicarvi che nella relazione c'è un errore: c'è scritto infatti 1826) e il 1978 si sono verificate delle emigrazioni in Argentina per circa tre milioni di italiani.
I piemontesi in questi tre milioni sono stati praticamente tra i più numerosi, perché dopo i calabresi che sono stati 412.000 ci sono stati i piemontesi che furono 393.000.
Da questo si comprende come quelle cifre possano essere attendibili e come dunque da parte nostra debbano essere considerate.
Nella relazione ho cercato di spiegare, anche se forse era superfluo come si era determinato questo fenomeno migratorio e cioè vi sono state tre fasi: la prima riguarda gli ultimi decenni del secolo scorso fino allo scoppio della prima guerra mondiale, la seconda si è verificata nel corso degli anni 20 e l'ultima negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, una fase molto veloce che si è sviluppata tra il '47 e il '50.
Queste tre fasi hanno avuto diverse tipologie sia per quanto riguarda il tipo di emigrati e sia anche per quanto riguarda le città, le zone nelle quali questi emigrati sono andati configurandosi.
Oggi i rappresentanti della nostra emigrazione, ossia gli italiani di nascita, non sono più le centinaia di migliaia di una volta, ma i loro figli, i loro nipoti stanno rapidamente sostituendosi come presenza fisica e anche alla gestione delle loro imprese, pur essendo costoro dei cittadini argentini a tutti gli effetti; molti sono cittadini argentini, altri hanno mantenuto la cittadinanza italiana, conservano nel loro intimo un attaccamento che è grandissimo per il nostro Paese e che devo dire supera a questo punto l'aspetto puramente culturale e negli ultimi anni soprattutto si è andata accentuando come un desiderio di un confronto con il Paese che non sia più soltanto un confronto di riferimento nostalgico, oleografico ma come la necessità di un confronto culturale e tecnologico con l'Italia nuova che essi conoscono molto bene perché vivono, credo contemporaneamente la loro vita da argentini, ma anche la loro vita di italiani, perché l'informazione, per quanto loro si lamentano di avere poche informazioni, di fatto poi parlando normalmente, essi sanno tutto della politica italiana, dello sport italiano, delle industrie italiane, di qualunque cosa sia italiana hanno una conoscenza ben precisa.
Abbiamo avuto anche la possibilità di conoscere dal di dentro le associazioni regionali, quelle che si identificano con la "famija piemonteisa" o con la famiglia friulana, che poi non si chiama famiglia, ma ha un altro nome, o con altre associazioni ancora.
Occorre dire che queste associazioni sono molto organizzate: hanno delle sedi proprie, molto importanti, molto prestigiose, alle quali poi normalmente sono unite delle strutture sportive.
E svolgono un'attività culturale di una certa rilevanza.
Forse attualmente queste associazioni stanno vivendo un momento di crisi al loro interno, perché, ci facevano osservare, diminuisce sempre di più la presenza dei giovani, i quali forse sarebbero più interessati più che a questi momenti associativi, a momenti di carattere più culturale e più tecnologico ed è in questo che noi li dobbiamo effettivamente aiutare per fare in modo che questa attività delle associazioni regionali possa meglio qualificarsi e possa essere più vicina alle esigenze e alle aspettative dei giovani.
Abbiamo avuto incontri con le Camere di Commercio, con le aziende industriali,' abbiamo visitato anche gli ospedali di Cordoba e di Mendoza che sono stati costruiti all'inizio del secolo grazie alla generosità degli italiani anche con contributi del governo italiano.
Abbiamo - voglio rivelarlo perché questo è un fatto che ci ha abbastanza colpiti - sul fronte dell'assistenza sanitaria rilevato molte lamentele da parte essenzialmente dei nostri connazionali.
Devo dire che noi siamo abbastanza abituati a sentir parlare male della sanità in Italia e dunque non ci faceva molto effetto a sentirne parlare in Argentina.
E' in corso la predisposizione del "proget de salude" che è la loro riforma sanitaria ed è sperabile che essa produca più effetti benefici di quanti ne abbia prodotti la nostra.
La situazione economica è gravissima.
Lo sforzo che sta facendo in questo momento il governo Alfonsin è imperniato sul piano Austral che ha nella stabilizzazione monetaria il suo fulcro.
Il loro traguardo è quello di rientrare nel più breve tempo possibile da quella che loro chiamano l'iper-inflazione.
Oggi sono a una inflazione che si muove attorno al 5% mensile, ma ci sono stati mesi nei quali l'inflazione era al 40 e addirittura al 50%.
Tutto questo è molto difficile, perché il governo argentino deve fare i conti con un livello di salari che è talmente basso che realisticamente non si può pensare debba essere ulteriormente compresso.
Le riunioni si sono svolte, come ho detto, nelle sedi decentrate di Cordoba, Mendoza, Rosario e la riunione conclusiva a Buenos Aires.
Le Regioni hanno presentato una relazione congiunta. Noi siamo stati presenti nel corso delle manifestazioni con interventi diretti, in particolare io ho presieduto la riunione che si è svolta a Cordoba, il Consigliere Guasso ha presieduto la riunione che si è svolta a Mendoza e il Consigliere Tapparo ha presieduto e concluso i lavori della riunione che si è svolta a Rosario; il Vicepresidente Cerchio ha presentato a nome delle Regioni la relazione con la quale si sono chiusi i lavori.
Questa relazione, che credo anche abbastanza impegnativa ed importante vi è stata allegata perché al di là della relazione esplicativa del susseguirsi delle manifestazioni e del loro contenuto, questa relazione conclusiva segna il momento di approfondimento delle Regioni attorno a questo tema e avanza anche alcune proposte e penso che Cerchio potrà eventualmente approfondire quegli aspetti.
Prima di chiudere e lasciare quindi la parola ai miei colleghi, vorrei dire ancora alcune cose.
Innanzitutto vorrei far rilevare l'affermazione del fatto che un'azione concordata tra Stato e Regioni in favore dei nostri emigrati è indispensabile e il Sottosegretario agli Esteri che è intervenuto ai lavori della riunione conclusiva ha detto che questa è materia nella quale le Regioni possono intervenire e oggi forse è più facile intervenire proprio perché in Argentina si sono ristabilite delle condizioni di democrazia che rendono più facile ogni tipo di rapporto.
In secondo luogo c'è la necessità da parte delle Regioni di andare a delle iniziative congiunte proprio perché sul terreno delle competenze non ci siano delle disparità e dunque delle impossibilità.
Occorre che i disegni di legge che noi presenteremo, e io spero che qualche cosa la Regione Piemonte possa fare, abbiano poi il placet del Governo. In terzo luogo, le azioni dirette delle Regioni devono essere rivolte in tre campi particolari; nel campo della politica culturale, in quello economico, per quelle che sono le nostre competenze, e in quello previdenziale.
Sulla politica culturale ci sarebbe da dire moltissimo. La cosa che interessa di più agli italiani d'Argentina sarebbe quella, di rivedere reinserita la lingua italiana nelle scuole che praticamente è assente dal 1942.
Essi hanno due lingue, nei loro programmi scolastici: la prima è il castigliano, la seconda automaticamente finisce per diventare l'inglese perché ormai, non so se dire purtroppo, ma evidentemente questo è un tema sul quale la società culturale dovrà confrontarsi.
L'inglese è la lingua di relazione internazionale e dunque la lingua italiana diventa opzionale, ma non è nemmeno possibile a livello opzionale perché per la verità vi sono molte difficoltà per quanto riguarda gli insegnanti italiani.
Quello che ci è stato richiesto sul lato degli scambi culturali è la possibilità di avere materiale italiano, stampa libri e programmi radio televisivi italiani e su questo fronte forse si potrebbe avviare una iniziativa che per la sua dimensione potrebbe anche far superare tante necessità di scambi di libri o di programmi o di stampe, cioè nel momento in cui, per esempio, si attivasse un canale radiotelevisivo italo-argentino ci sarebbe la possibilità di superare tanti anni di abbandono e dunque la possibilità di far recuperare attraverso la , velocità di informazione di questo mezzo le necessità che essi sentono di avere più stretti contatti e più strette informazioni dall'Italia.
Molto richiesto è l'interscambio giovanile e cioè la facilitazione per fare dei soggiorni in Italia.
Queste cose alcune Regioni italiane le fanno già; per esempio l'Umbria ha varato una legge, attraverso la quale venti ragazzi argentini, tutti gli anni, soggiornano per un mese in Italia durante il periodo della scuola quindi frequentando normalmente le scuole italiane; e venti studenti italiani soggiornano durante il periodo scolastico un mese in Argentina frequentando la scuola argentina.
Molto richieste anche sono le iniziative nel turismo cosiddetto etnico culturale, soprattutto per le persone anziane che vorrebbero nella loro vita avere la possibilità di venire una volta a visitare il paese d'origine.
Sulle iniziative nel campo economico, è stata costituita una commissione Argentina-Italia a livello dei due governi e il Presidente di turno delle Regioni, che è il Presidente del Veneto, Bernini, nel corso dell'incontro che abbiamo avuto con i Ministri del Commercio, degli Esteri presente anche il Ministro dell'Interno, alcuni governatori e alcuni sindaci, disse che avrebbe chiesto a nome delle Regioni di fare in modo che le Regioni in qualche forma fossero presenti nella discussione che si va attuando relativamente alle iniziative di carattere economico riguardanti l'Argentina e l'Italia.
Quello che occorre dire, perché credo sia importante, è che ci è stata ripetutamente richiesta non solo dalle autorità, ma anche dai cittadini dell'Argentina una posizione dell'Italia nell'ambito della Comunità Europea affinché le direttive che la Comunità prende in tema di economia non penalizzino le necessità esportative che ha l'Argentina nei confronti dell'Europa, perché come sappiamo in questo momento ci sono dei problemi.
Non vi sto a illustrare le difficoltà sul campo delle pensioni, perch anche questo è un tema che se è difficile avere una pensione in Italia in tempi corretti, potete immaginare quanto sia difficile perfezionare una pratica di pensione essendo a tanti chilometri di distanza.
Anche su questo fronte però possiamo prendere delle iniziative. Devo dire , come ho scritto nella relazione, che sarebbe più interessante proprio per capire di più la ricchezza di questa esperienza, se noi potessimo raccontarvi, al di là dei fatti ufficiali, le centinaia di incontri che abbiamo avuto con i nostri connazionali i quali ci hanno dato la misura dell'attaccamento che c'è da parte di questi nostri fratelli che vivono così lontani verso l'Italia; e quindi è un obbligo che noi dobbiamo sentire verso questi italiani che per motivi diversi sono stati costretti ad emigrare dal loro Paese; penso che una Regione come la nostra che ha visto nei cento anni passati emigrare 393.000 persone, forse rispetto non a queste, ma ai loro discendenti, abbia una serie di obblighi che non possono essere ignorati.
Quindi, io mi auguro che da questo dibattito, ma soprattutto dall'approfondimento' che vorremmo fare e che dovremmo fare anche nell'ambito delle Regioni italiane, sia possibile arrivare ad una serie di iniziative che consenta di dare attuazione e concretezza a una serie di impegni che in un certo senso noi pur con tutta la prudenza siamo stati costretti a prendere nei confronti dei nostri connazionali, perché sarebbe stato difficile deludere la loro ansia e la loro attesa.
Vorrei concludere dicendo ancora che noi siamo stati in Argentina in un momento in cui essa sta riscoprendo la democrazia e che cosa significhi essere uomini e donne liberi.
Noi abbiamo apprezzato la euforia con la quale essi stanno vivendo questo momento.
Crediamo anche di aver dato con questa nostra visita una testimonianza di adesione e di solidarietà alle lotte che essi hanno intrapreso per arrivare a questo momento.
L'Argentina guarda all'Italia con grande interesse, ma guarda anche all'Europa con grande interesse. Quindi io credo che uno degli obiettivi che noi ci siamo proposti è quello di stabilire relazioni più costanti proprio per queste antiche radici che ci legano a questo Paese.
Credo però che abbiamo anche la possibilità, in questo momento così difficile per l'Argentina, di aiutare questo Paese, attraverso la nostra solidarietà e le nostre iniziative, a diventare effettivamente un protagonista del mondo moderno e del mondo democratico.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio, Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

La comunicazione resa dalla collega Vetrino relativamente alla prima conferenza interregionale sulla emigrazione svoltasi in Argentina nel mese di novembre è stata completa e articolata.
Mi riconosco e ci riconosciamo penso in termini unitari nella comunicazione che peraltro la collega Vetrino ha fatto anche a nome dei componenti di quella delegazione, soprattutto per quegli stimoli propositivi che ha attivato e ha sollecitato a questa assemblea legislativa.
Nel riconoscermi pienamente ho ritenuto brevemente di prendere la parola giacché nella lunga presenza della delegazione in Argentina si è ritenuto di attivare una comunicazione che non passasse in termini di passiva comunicazione, ma di occasione di confronto e di stimolo per tutti i gruppi consiliari per recuperare un certo vuoto che indubbiamente abbiamo registrato da parte delle Regioni e, per quanto ci compete della Regione Piemonte, in questi anni in ordine alla politica della emigrazione.
E' una realtà intanto, quella argentina, come ha richiamato la collega Vetrino, dove da pochi anni è nata una giovane democrazia che proprio in questi giorni registra alcuni fatti significativi in quel Paese, nei confronti della quale, prendendola a prestito per tutta una iniziativa propedeutica sulla politica della emigrazione in tanti altri versanti e latitudini del mondo, occorre un'attivazione propositiva delle assemblee legislative e quindi anche della nostra.
Mi ricordava molto opportunamente il collega Paris che sul monte dell'Assietta, storica località, certo per richiamare la piemontesità oltre che la italianità, esiste la prima targa affissa da parte di una delegazione di argentini, ovvero di italiani in Argentina, e devo dire per riscontro che a Cordoba nella sede dell'associazione piemontese esiste una testimonianza del Monte dell'Assietta in termini magari simbolici, ma significativi, non solo per un richiamo di carattere storico, ma anche per un carattere di immedesimazione culturale comunque delle origini.
Le Regioni hanno una recente vita di attività e di esperienza, 15 anni forse dieci, di attività propositiva concreta, dopo i primi cinque anni di avviamento, di rodaggio e di impianto, e certo la emigrazione è una componente della politica regionale nei confronti della quale occorre saper inventare e ritagliare nuovi spazi, soprattutto di fronte ad alcune improvvisazioni o ancora non a consolidate iniziative che le realtà delle Regioni hanno su questa materia realizzato.
Si tratta cioè di cogliere questa sfida che noi abbiamo avuto la opportunità di verificare nell'incontro in Argentina soprattutto per indicare con maggiore precisione le competenze delle Regioni in materia esistono certo competenze nazionali, ma esistono anche grossi spazi per competenze regionali ancora da definire completamente.
Esiste il problema qui ricordato dei rientri; esiste il problema dei collegamenti culturali e informativi; esiste la necessità di dare ai nostri connazionali nel mondo un aggiornamento sulle trasformazioni economiche e sulle trasformazioni culturali e politiche avvenute nel nostro Paese esiste un problema dell'educazione e quindi di un rafforzamento dell'insegnamento della lingua, esiste un problema della formazione professionale, campo nel quale le amministrazioni regionali hanno possibilità non indifferenti; esiste intanto un problema della informazione e lo Statuto della Regione Piemonte pone la informazione come uno dei punti fondamentali.
Esiste la necessità soprattutto di atteggiarci con una nuova politica dell'emigrazione nei confronti delle realtà delle terze e delle quarte generazioni, una emigrazione che ormai è datata decenni e che quindi deve trovare da parte del livello nazionale come dei livelli regionali una occasione nuova.
L'emigrazione sostanziale, quella transoceanica in particolare, è datata di alcuni decenni, mentre l'ultima emigrazione è semplicemente di carattere cantieristico o tecnologico e quindi la necessità di adattare anche una politica e nazionale e regionale a questi nuovi bisogni che certamente sono sorti nei confronti dei nostri connazionali all'estero.
Da tutte le testimonianze raccolte in questa occasione abbiamo avvertito un bisogno di autocoscienza dell'emigrazione che deve essere sostenuta in particolare da iniziative, e intanto da iniziative legislative laddove sono possibili, da parte delle Regioni.
Mi pare che queste osservazioni, seppure in termini di indice sui problemi, dovranno vedere intanto questa assemblea legislativa attivare iniziative soprattutto in questo momento; siamo all'inizio della IV legislatura, non siamo quindi al termine dei lavori di una legislatura e quindi non possiamo crearci degli alibi per non attivare almeno dei segnali concreti nei confronti di bisogni, di necessità e quindi di interventi che siamo in qualche misura titolati ed autorizzati a indicare.
Penso proprio che alle soglie del 2000 i figli e i nipoti degli emigranti italiani hanno subito tali e tante trasformazioni per cui le Regioni non possono non attrezzarsi con occasioni nuove.
L'incontro ha anche attivato al di là degli impegni di carattere culturale necessari per mantenere una identità culturale, delle opportunità di scambi attraverso le Università, attraverso rapporti con le Camere di Commercio e quindi una necessità anche che la Regione Piemonte diventi soggetto attivo propositivo nei rapporti commerciali.
Questa in particolare mi pare sia un discorso da attivare nei confronti di una nazione dove giovane è la democrazia, dove esistono certo problemi non indifferenti sul piano della crescita, dove c'è stata soprattutto nel recente passato una situazione di grossa inflazione con gradualità recuperata, ma non ancora completamente attivata in questo periodo, e nel quale Paese esiste obiettivamente una potenzialità non indifferente nel rapporto, soprattutto, che l'Italia può avere nei confronti di questa giovane democrazia.
Ma dall'Argentina non si può non trarre anche occasione per noi legislatori della Regione Piemonte per allargare il discorso a tutte le realtà, a tutte le comunità di piemontesi sparsi evidentemente nel mondo e quindi reinventare in qualche misura una politica dell'emigrazione che aspetta intanto da noi dei segnali graduali ma immediati, nella fattibilità e nella possibilità.
Io non vado oltre anche perché l'ampia documentazione data a tutti i Consiglieri regionali e la relazione della collega Vetrino sono esaurienti ma ho voluto se non formalmente testimoniare in termini unitari il lavoro che è stato fatto, soprattutto in una situazione non facile come quella che abbiamo registrato in alcuni momenti delle pre-conferenze.
Cito un caso per tutti: nella prima pre-conferenza di Cordoba vi sono stati alcuni tentativi anche capziosi, certo non corretti sul piano del rapporto democratico che hanno rischiato di far saltare uno sforzo comune che in termini democratici le Regioni hanno attivato con questa prima conferenza interregionale.
Mi riferisco cioè a un tentativo di strumentalizzazione da parte di elementi sovversivi che hanno cercato di falsare il significato profondo e di profonda partecipazione e di democrazia di una iniziativa che per la prima volta vedeva tutte insieme le Regioni d'Italia a dare in qualche misura una risposta corale e democratica ai grossi problemi dell'emigrazione.



PRESIDENTE

La.parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avendo sottoscritto e quindi condividendo la relazione scritta, illustrata dalla Vicepresidente Vetrino mi limito a fare alcune considerazioni ulteriori che sono rafforzative delle cose scritte, credendo utile e opportuno che quando una delegazione della nostra Regione va all'estero poi renda conto del lavoro fatto e quindi sottoponga al Consiglio giudizi, critiche e osservazioni perch questo mi pare uno dei metodi che vanno seguiti.
Dico subito, per dovere di franchezza, che quando il mio gruppo mi propose di far parte di questa delegazione avevo qualche dubbio, qualche titubanza a-partecipare a questo viaggio.
Personalmente sono contrario, ma questo è il parere anche del mio gruppo, come metodo e costume a viaggi inutili o generici, non finalizzati e giustificati dai nostri compiti e dalle nostre funzioni.
Devo dire oggi che dopo questa esperienza sono venuti meno certi dubbi e certe titubanze. Semmai, aggiungo, mi sono sorte delle preoccupazioni nuove, frutto dell'esperienza e del viaggio stesso che prima naturalmente non potevo avere; parte di queste la Vicepresidente Vetrino non solo le ha scritte nella relazione ma le ha anche espresse qui a voce.
Io ritengo vada messo in luce il fatto che questo viaggio ha avuto un preciso valore politico, intanto. Io stesso ho usato "storico" che pu sembrare un po' troppo grande in rapporto ad un viaggio, ma il fatto che per la prima volta tutte le Regione italiane, le Giunte e i Consigli decidessero di andare in un Paese, dove la metà della popolazione è di origine italiana ed essere loro protagonisti di un confronto con queste popolazioni è un fatto nuovo e storico.
Di questo dobbiamo prenderne atto positivamente. Io non dico che lo si deve fare sempre; dico però che le Regioni sono state protagoniste nel loro complesso di una iniziativa di alto valore politico nei confronti di un Paese dove la metà della popolazione è di origine italiana.
E noi l'abbiamo sentito questo valore politico, lo ricordava la collega Vetrino, nelle pre-conferenze, nella conferenza finale e in queste centinaia di colloqui e discussioni che abbiamo avuto modo di fare durante la permanenza in Argentina.
Vorrei risottolineare un secondo elemento che è già indicato nella relazione ed è stato ripreso dalla Vicepresidente.
Questa iniziativa ha avuto il massimo appoggio e il più grande interesse da parte del governo argentino. Non c'è stato il gesto di pura e semplice cortesia nei confronti di una delegazione straniera che veniva a visitare l'Argentina.
C'è stato invece un confronto di merito con autorevoli esponenti del governo e persino col Presidente della Repubblica.
Ricordava la collega Vetrino gli incontri con i governatori, i sindaci i corpi accademici di Università che non erano nemmeno direttamente interessati dalle conferenze, ma che hanno fatto centinaia di chilometri perché le loro città erano state escluse dal giro e volevano confrontarsi in questo fatto nuovo che io valuto di grande portata e di grande interesse.
Ha ragione la collega Vetrino e va risottolineato: tutte queste componenti, anche i singoli individui che abbiamo conosciuto, anche la povera gente che poneva semplicissime questioni, ma di grande interesse come quella di aspettare da sette o otto anni una pensione e sono stati tanti coloro che ci aspettavano all'uscita dall'albergo o dalle pre conferenze, per parlare con noi, tutte queste componenti vedono l'Italia non solo un Paese amico, e questo mi pare un dato oggettivo in rapporto all'origine della popolazione, ma soprattutto un Paese, certo non il solo, che può e deve dare un contributo politico, economico, sociale e culturale, perché la giovane democrazia argentina possa vincere, cosa non ancora certa oggi dopo i primi due anni e mezzo di esperienza e di grandi travagli.
Io ho raccolto, come ha raccolto la collega Vetrino e credo anche i colleghi Cerchio e Tapparo, non solo un interesse verso l'Italia, ma anche verso l'Europa nel suo complesso, non solo per le questioni che possono riguardare i rapporti di commercio con l'estero, ma come un Paese in sostanza europeo che guarda all'Europa anche in rapporto a questa sua origine e a questa sua collocazione.
Io sono d'accordo con la Vetrino per quel che riguarda il termine "italianità", che anch'io ho scoperto e ne chiedo scusa. Non ho viaggiato molto, credo sia il secondo viaggio che faccio in 22 anni di vita nelle istituzioni, per cui non ho una esperienza internazionale tale, ma questa italianità è un dato di fatto impressionate che certo ha delle origini effettive e organiche, ma di cui noi dobbiamo tenere in debito conto, che non è nazionalismo, è il riconoscimento di una origine, di un rapporto, di una storia, di costumi, di tradizioni che si vogliono mantenere che hanno conquistato e permeato quel Paese che è oltretutto abbastanza giovane per certi aspetti e che la ritrovi ad ogni piè sospinto.
Motivo in più perché le Regioni abbiano assunto loro questa iniziativa.
Io ritengo che noi abbiamo avuto la possibilità in questo lungo periodo di lavoro di avere grandi contatti, un confronto libero, un dibattito aperto e uno scambio di riconoscenza, non su temi di carattere formale, ma sulle grandi questioni del mondo, della pace, dello sviluppo dell'economia, non soltanto di un Paese ma dei rapporti economici più generali, dei rapporti culturali e sociali.
Ricordava Bianca Vetrino che abbiamo raccolto un fortissimo dossier di problemi di varia natura e consistenza, di richieste le più varie e le più disparate, non è qui tempo per poter raccontare anche dei fatti singoli e di grande significato, la tecnica, la scienza, la ricerca, o piccoli aspetti come la scoperta che nella città di Rosario esiste un complesso folcloristico di 25 giovani intitolato "la Città di Torino", un complesso che noi, forse mio padre o mia nonna, ricordavano di avere avuto nelle nostre città, nei nostri comuni, paesi, eppure a 15.000 chilometri di distanza dall'Italia esiste questo.
Certo, tanti problemi non sono di nostra competenza, ma competono al Governo, alle nostre strutture consolari, alla nostra rappresentanza diplomatica.
Finalmente si attuerà la legge per le commissioni consolari elette e quindi uno strumento nuovo che il Parlamento italiano ha voluto dare ai nostri emigrati per operare nelle varie parti del mondo.
Abbiamo precisato questo. Ho ricevuto ieri una lettera di questi amici scritta in piemontese e devo dire che ho faticato parecchio a leggerla anche se io parlo correttamente il dialetto, dice: "da buoni piemontesi avete pianto spesso, come piangono i contadini quando piove poco o piove tanto, quando il grano è poco o è tanto" perché abbiamo precisato i nostri limiti, le nostre possibilità reali, però non possiamo non vedere, come abbiamo scritto nella relazione, questo duplice impegno delle Regioni: 1) per partecipare e stimolare il governo ad avere un'ampia politica di rapporto con l'Argentina 2) ad assolvere alcuni nostri compiti. Lo ricordava Cerchio: non spetta in prima persona a singoli consiglieri, intanto spetta all'esecutivo, alla stessa Presidenza del Consiglio, noi abbiamo indicato e individuato e siamo in grado di poter dire quelle che possono essere o sul piano di una legge come l'Umbria, l'Emilia o la Toscana e sul piano degli interscambi culturali, delle borse di studio, della informazione, dello stimolo e dei gemellaggi tra Comuni (i Comuni di Torino e di Cordoba lo stanno avviando ma altri ci hanno chiesto di poter avviare queste possibilità), fissare un piano, un piano minimo, per ciò che riguarda noi e per ciò che riguarda il nostro contributo con le altre Regioni assieme al Governo.
Vorrei fare ancora un'ultima considerazione. Tutto quello che abbiamo scritto e che abbiamo detto e che diremo per rendere conto di come sono stati spesi i soldi, del lavoro che si è fatto o non si è fatto, non mi fa perdere di vista un nodo di cui sono profondamente consapevole e convinto sostenitore.
Sono consapevole e convinto del fatto che i problemi argentini si risolvono in Argentina e li deve risolvere il popolo argentino, ma sono altresì consapevole che l'Italia in quanto tale deve sviluppare una politica di pace, di cooperazione internazionale, di solidarietà con tutti i Paesi e questo è tanto più valido nei confronti di un Paese dove metà della popolazione è di origine italiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il fatto che vorrei in particolare evidenziare a questa assemblea è che le delegazioni delle Regioni italiane sono state accolte dalle associazioni di italiani e di figli di italiani, e di italiani di seconda e terza generazione in Argentina, con una grande partecipazione e con una grande aspettativa.
Anche le associazioni piemontesi, con le quali abbiamo avuto numerosi incontri, sono portatrici di un messaggio di "piemontesità" preciso e forte, a tale punto che cittadini argentini di seconda o terza generazione di origine piemontese parlano ancora il piemontese.
Addirittura negli incontri ufficiali, abbiamo assistito ad interventi in piemontese non volendo parlare in castigliano, per farsi comprendere da noi, e non sapendo parlare l'italiano. Vorrei portare all'attenzione di questa assemblea la tensione e l'emozione che ha pervaso gli incontri; in noi quei figli di piemontesi vedevano un qualcosa che poteva essere un ricollegamento con la loro terra d'origine, dei loro padri, spesso dei nonni.
Questo aspetto è molto importante per capire il significato di piemontesità. Etimologicamente il discorso di italianità e piemontesità deriva anche da un bagaglio storico profondo che la storia dell'America latina porta e cioè il legame con la Spagna; si parla infatti correntemente di "hispanidad", quindi loro parlano con orgoglio di italianità e di piemontesità.
Si tratta di un sentimento profondo di collegamento con la storia, con la cultura, con l'economia della nostra terra. Non siamo nel folcloristico e non siamo nel "reducismo".
Molti imprenditori argentini di origine piemontese sentono profondamente il legame anche con il Piemonte tecnologico ed economico.
Un Piemonte che sentono con orgoglio avanzato, e ritrovano in qualche modo questo Piemonte all'interno delle loro aziende, nelle tecnologie, nei prodotti, nelle correnti di scambi commerciali.
In questo Consiglio spesso notiamo che vengono fatte considerazioni sul dibattito di politica internazionale, cioè su temi che paiono fuori della nostra portata.
Ebbene, in Argentina noi abbiamo avuto una testimonianza precisa direttamente dal Presidente Raul Alfonsin, nella chiusura dei lavori della conferenza interregionale dell'emigrazione, dal Ministro degli Interni Troccoli, da tutti i Governatori delle Province che abbiamo visitato sull'importanza del lavoro fatto da ogni assemblea elettiva ad ogni livello comunale e regionale negli anni bui del dominio militare dell'Argentina.
Sono state le iniziative, gli ordini del giorno, le petizioni, la solidarietà tangibile con gli esuli, l'indicazione di nome e cognome di desaparecidos, che hanno permesso molto spesso di salvarli perché erano ormai un fatto noto all'opinione pubblica internazionale e quindi di difficile manipolazione da parte del regime.
Questo è stato un segno preciso del valore che assumono le iniziative sui temi di politica internazionale, in particolare per difendere i processi di democratizzazione di molti Paesi.
Ma non si tratta solo di solidarietà politica e civile, infatti nel nostro caso, l'Argentina ha bisogno di riavviare un suo sviluppo economico che, tra l'altro, è strettamente correlato alla difesa della democrazia.
E' stato questo l'appello che in ogni occasione a noi Regioni, i Governatori, i Ministri dell'economia delle diverse Province argentine, ci hanno fatto accoratamente, dandoci messaggi precisi, aventi riflessi economici profondi.
Dunque parlare di questo tipo di italianità o di piemontesità, presenta anche un aspetto economico rilevante per il nostro sistema produttivo e sarebbe veramente miopia non coglierlo. Nei beni di largo consumo, ma anche in quella che è la cultura tecnologica dell'Italia e in particolare della nostra Regione, emerge un interesse che può tradursi in ulteriori opportunità economiche, reciprocamente convenienti.
Il punto nodale che noi abbiamo colto, e lo voglio sottolineare, è una rottura generazionale tra coloro che hanno ancora radici col vecchio ricordo del Piemonte o dell'Italia e le giovani generazioni che non colgono più un legame attorno al dialetto, alle tradizioni e al folclore, ma che guardano all'Italia con grande interesse per quello che rappresenta sul piano economico, nel consesso internazionale.
Questi giovani in ogni occasione, a Cordoba, a Mendoza, a Rosario, a Buenos Aires, si sono avvicinati a noi con grande interesse perché, bisogna dirlo, in questo momento il nostro Paese è guardato come punto di riferimento.
Questi giovani volevano trovare da noi non una diversità regionale, ma il rapporto con un'Italia che rappresenta per loro un simbolo importante per la ripresa economica e per la ripresa dello sviluppo in un processo profondo di democratizzazione dell'Argentina.
Sono questi gli elementi che noi dobbiamo essere in grado oggi di portare in evidenza, se non vogliamo vedere letteralmente ammuffire le sedi delle associazioni piemontesi, se noi non vogliamo in qualche modo favorire una rottura generazionale che in qualche misura già si sta verificando.
Se vogliamo fare qualcosa, dobbiamo a queste giovani generazioni, che ci hanno dato petizioni, documenti, indicazioni precise e ci hanno chiesto delle cose fattibili, essere in grado di dare delle risposte.
La presenza degli italiani in Argentina è contrassegnata da moltissime realtà. Alcune sono curiose, se si possono definire così.
Esiste, ad esempio, una squadra di calcio in serie B che è chiamata "Deportino italiano", che veste con la maglia della nazionale italiana, che ha 7.000 soci, sostanzialmente tutti italiani.
Il lunedì, tale squadra, è seguita sui giornali da 15 milioni di persone che sono i 15 milioni di italiani o di origine italiana o di portatori di cognomi italiani che ci sono in Argentina.
Sono particolari che danno una dimostrazione precisa della volontà di mantenere un legame con una terra e una cultura. L'elemento sul quale la conferenza ha giocato le sue prospettive future è quello di vedere come è possibile coniugare interventi sulla sfera culturale, con quelli che sono gli interventi di natura economica.
E' questo l'elemento come ho già detto, che può permettere la saldatura generazionale perché se siamo solo orientati a prestare attenzione al folclore, alla lingua, a qualche elemento culturale, certamente perdiamo queste grandi fasce di giovani generazioni che occupano posizioni importanti nel sistema economico, politico, sociale argentino.
Se noi sappiamo collegare a quell'Italia dei ricordi anche l'Italia di oggi, l'Italia tecnologica, l'Italia che è un riferimento importante tra i paesi industrializzati, probabilmente noi manterremo.un rapporto con queste giovani generazioni che non è, quindi, solo affettivo, ma ha anche dei riflessi economici importanti.
Ebbene, cosa abbiamo potuto proporre in questa conferenza per creare tale tipo di raccordo, di correlazione tra politica di intervento, per quanto riguarda la cultura, e politica di intervento per quanto riguarda l'economia? Le sollecitazioni sono state molte. Abbiamo dovuto spiegare che le competenze regionali sono limitate. Abbiamo anche sottolineato che lo Stato ha un obbligo importante nei confronti degli emigrati di qualsiasi epoca perché se si pensa alle rimesse degli emigranti provenienti dall'Argentina che per anni e anni hanno contribuito ad aggiustare la bilancia dei pagamenti con le partite invisibili, tale obbligo da parte dello Stato ha radici di riconoscimento anche economico.
Noi non possiamo essere, in qualità di Regione, l'abbiamo spiegato, i portatori di intervento per quanto riguarda i problemi della lingua italiana e dell'informazione quotidiana. Questo è un compito dello Stato così come lo Stato francese mostra un grande impegno anche in questo Paese per la diffusione della lingua francese, lo Stato nostro ha un obbligo importante perché attraverso la conoscenza dell'italiano si rendono più facili anche i rapporti economici e non solo culturali con l'Italia.
Ad esempio, per quanto riguarda la televisione pubblica italiana, si dovrebbe avere un maggiore intervento in essa. Attualmente, una volta alla settimana, sui canali televisivi argentini, c'è un'ora di trasmissione della nostra RAI.
Un maggiore impegno della nostra emittente di Stato è atteso da larghi settori della popolazione con grande attenzione; è quello della informazione televisiva un veicolo importante sul quale le Regioni non possono agire.
Tuttavia le Regioni italiane possono in qualche modo agire su altri aspetti. Sul piano della formazione professionale, ad esempio, in accordo col sistema industriale piemontese, noi certamente possiamo attivare degli stages per laureati e giovani dirigenti di origine italiana che operano in Argentina, per poterli collegare a quello che è lo sviluppo tecnologico del nostro Paese e in particolare del Piemonte.
I riflessi economici della iniziativa è facile intuirli.
Possiamo favorire non solo gemellaggi tra città e città (ad esempio tra Cordoba e Torino), ma anche favorire dei gemellaggi tra facoltà universitarie e politecnici che possano costituire dei collegamenti importanti.
Possiamo costituire delle biblioteche tecniche e scientifiche fatte in comune accordo con, alcuni settori produttivi della nostra Regione che certamente potrebbero favorire l'accrescersi di attenzione al know-how tecnologico che è presente nella nostra Regione.
Anche tra centri di ricerca scientifica e tecnologica (pubblici e privati) si può tentare di verificare la fattibilità di un collegamento.
Possiamo favorire il rapporto tra le fasce dell'impresa minore argentina e le fasce dell'impresa minore italiana. Abbiamo visitato diverse Camere di Commercio; esistono anche Camere di Commercio regionali; quella dei friulani addirittura, che ha avuto un ruolo importante nel favorire il rapporto tra il sistema industriale minore argentino e quello del Friuli.
Signor Presidente, io credo che da questo viaggio possiamo trarre alcuni insegnamenti. Alcune cose sono fattibili, è necessario ovviamente nella Commissione competente farle emergere; occorre attivare ulteriormente il nostro Ufficio movimenti migratori che già esiste e che in questi giorni sta provvedendo alla terza spedizione di documentazione alle associazioni piemontesi in Argentina e negli altri Paesi del mondo dove esse sono presenti, per la costruzione di biblioteche sistematiche e aggiornate; è anche necessario che la Consulta Regionale per l'immigrazione possa in qualche modo interessarsi a questo problema; non considerarlo per il peso diverso che all'interno della Consulta assumono certe rappresentanze come un fatto marginale e folcloristico.
Voglio concludere però con una battuta. I giovani argentini di origine italiana ce l'hanno detto con chiarezza; loro guardano a un certo tipo di Italia; guardano a un'Italia che ha una sua specificità e una sua originalità; non guardano a un'Italia come appendice di un processo di sviluppo condotto da qualche entità diversa del nostro Paese, guardano al nostro Paese, alla sua originalità, al fatto che ha delle tecnologie appropriate per le esigenze del sistema economico argentino.
Quindi, questo è il messaggio che ci hanno dato: non fare visita episodica, non fare del turismo politico, ma dare seguito al lavoro impostato.
Noi possiamo legittimare questo viaggio non con documenti o con petizioni, ma soltanto se, per esempio, nel prossimo anno alcune di queste ipotesi avranno gambe, potranno essere "viste" concretamente in Argentina.
Proporrei, se c'è l'accordo, di pubblicare su "Notizie Piemonte" la relazione che il Vicepresidente della Giunta ha illustrato e ha proposto e che condivido, perché "Notizie Piemonte" viene ricevuto sistematicamente da tutte le Associazioni di piemontesi nel mondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non voglio fare concorrenza all'amico Gremmo che siede in Consiglio provinciale, ma almeno una battuta in piemontese mi sia consentita: "A l'ha slargame 'l cheur stamatin a sente lòn ch'a 1'é stait dit sì 'n drinta e a l'ha strensume '1 cheur anvece a vedde" (e ho provato invece rammarico a vedere) quanti pochi Consiglieri siano stati presenti in aula durante l'interessantissima relazione della signora Vetrino e di coloro che sono intervenuti successivamente integrando le sue dichiarazioni.
"L'ha slargame '1 cheur" perché ci siamo resi conto, vi siete resi conto voi che avete avuto la fortuna di partecipare a questo viaggio, che italianità non vuol dire nazionalismo, che coloro che sono andati laggiù in Argentina tanti anni fa, non per libera scelta, ma alla ricerca di un pezzo di pane, non hanno esportato la mafia, ma hanno portato in Argentina - e questo è "piemontesità" - la nostra voglia di lavorare, il nostro senso di imprenditorialità.
Io ringrazio veramente coloro che hanno relazionato su questo viaggio per le cose che ci hanno detto, ad esempio quello che ha detto alla fine Tapparo circa il fatto che taluni continuano a parlare in piemontese in Argentina, quando certe volte noi piemontesi, o piemontesi della prima della seconda o della terza generazione, non parliamo più il dialetto.
Io ho fatto parte della Consulta regionale dell'emigrazione ed immigrazione. Si è già parlato di questi problemi in quella sede e all'epoca tante idee erano state considerate buone, ma non si erano potute realizzare perché per fare la polenta ci vuole la farina e non ce n'era a sufficienza; mancavano i mezzi economici.
Bisogna che cerchiamo, pur tenendo conto che ci sono tanti problemi più importanti, di trovare anche la farina per "fare la polenta" per gli emigrati.
Era stato portato in quella Consulta un esempio di come si potevano mantenere rapporti umani, rapporti cordiali, rapporti di amicizia e di collaborazione con gli emigrati, seguendo quanto era stato fatto da una Regione che ha molto da insegnare a tutta l'Italia (l'abbiamo visto qualche anno fa in occasione di un tremendo terremoto: il Friuli).
Viene pubblicato un periodico friulano stampato in parte in italiano e in parte in lingua friulana, perché quella friulana è una lingua e non un dialetto, come pure il piemontese, che è una lingua che ha origini dal 1300.
Io pensavo di riproporre in questa occasione un qualcosa di analogo. Al di là degli importantissimi contatti di natura economica, occorre stabilire dei contatti sul piano culturale.
Se in quest'assemblea non ci sono le persone che hanno conoscenza del problema, in Piemonte ve ne sono. Ricordo tre importanti istituzioni: da "Ca de Studi Piemontèis", della quale si è parlato recentemente anche su "La Stampa", "l'Associassion dij Brandé" e "la Famija turinéisa", che possono essere consultate.
Io avevo suggerito in una di quelle riunioni l'invio di materiale alle associazioni piemontesi, così numerose in Argentina, operazione che non costa molto, affinché quelle associazioni possano costituire una mini biblioteca; ricordo il volume "Storia della letteratura piemontese dalle origini al Risorgimento" e il successivo volume che parte dal Risorgimento per arrivare ai giorni nostri. Non è soltanto Nino Costa la poesia piemontese.
Ci sono delle pubblicazioni e degli scritti in piemontese interessanti.
Esiste un documento intitolato: "Un contrat tra gent ch'a fasìa la tèila" che risale addirittura al 1300. Indirizzi di queste famiglie piemontesi ne avevamo già prima, adesso penso che la Commissione ne abbia acquisiti degli altri.
Io ribadisco in questa sede questa necessità e mi rivolgo alla sensibilità in modo particolare della Giunta e dell'Assessorato alla cultura.
Ho accolto con piacere l'osservazione del collega Guasso che ha sintetizzato in modo mirabile la differenza tra ciò che è nazionalismo e ciò che è nazionalità, cioè il mantenimento delle nostre tradizioni.
Poche sono le cose che possiamo fare noi; qualcosa, molto di più dovrebbe farlo lo Stato.
Occorre fare qualcosa per rafforzare il cordone ombelicale che lega il Piemonte e l'Italia agli emigrati. So che è giacente da diversi anni in Parlamento una proposta di legge che sancisce il diritto di voto anche per coloro che pur risiedendo da tanti anni all'estero hanno mantenuto la nazionalità italiana.
E' una proposta di legge che viene dall'Associazione Nazionale Alpini.
Se l'assemblea lo ritiene, possiamo elaborare insieme una mozione al riguardo, perché penso che sia uno dei tanti modi per dire a coloro che sono andati via dalla nostra patria, dal nostro bel Piemonte, per ragion di lavoro, che siamo riconoscenti e che vogliamo continuare a considerarli dei nostri, anche se non sono più qui nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, do la parola per la replica al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio i colleghi coi quali ho compiuto questa missione, soprattutto per le sottolineature che hanno voluto fare e per gli aspetti che hanno ritenuto di approfondire e di evidenziare maggiormente all'attenzione del Consiglio.
Questo è stato l'atteggiamento che noi abbiamo tenuto durante tutte le conferenze, cioè ognuno di noi è intervenuto rispetto ad aspetti e particolarità del dibattito rispetto al quale esprimeva maggiore conoscenza, maggiore informazione, maggiore sensibilità. Voglio anche dire questo a merito di tutti noi, dei miei colleghi in particolare, che la presenza della delegazione piemontese all'interno della delegazione italiana è stata una presenza che si è sentita. E' stata notata e il fatto stesso che ci sia stata riconosciuta la presenza alle Presidenze di tutte le conferenze significa che c'è stata attenzione da parte della delegazione italiana per la-presenza qualificata dei nostri Consiglieri regionali.
Vorrei dire al collega Paris che anch'io mi rammarico. Devo dire che io consideravo questa relazione dal lato dell'uditorio abbastanza scontata che non ci potesse essere molta attenzione, perché trasferire in altri la nostra esperienza è difficile, bisognerebbe recarsi davvero di persona per capire la complessità e il fascino di un'esperienza di questo genere.
Credo che coloro che l'han sentita possono essi stessi avere avuto stimoli di carattere politico altissimo, perché anche io ho ritenuto che questa la missione della delegazione italiana abbia avuto innanzitutto un valore politico profondo, al di là poi delle iniziative che si possono o non si possono prendere; ma io credo che noi ne potremo prendere all'interno della commissione competente con la collaborazione, la presenza e il contributo della Consulta dell'emigrazione, a livello di esecutivo, ma anche con il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio, perché credo che questo sia un argomento che per la sua complessità, ha valore istituzionale in senso lato e che decisioni debbano essere prese congiuntamente dalla Presidenza della Giunta e dalla Presidenza del Consiglio.
Su questa impostazione la delegazione piemontese si era dichiarata d'accordo. Io non affronterei, soprattutto a livello di mozione l'argomento del voto agli italiani all'estero, perché questa è una tematica intanto che non riguarda soltanto l'Argentina, è probabilmente ancora in.fase di sensibilizzazione e di approfondimento da parte delle forze politiche, anche a livello nazionale, e mi sembrerebbe intempestivo in questo momento affrontarla a livello locale.
Le posizioni sono diverse rispetto a questo argomento, per cui in questo momento non saremmo in condizione di votare un ordine del giorno unitario.
Viceversa, lo scopo di questa missione era raggiungere unitarietà di visioni. Il dibattito ha rivelato questa intenzione di unitarietà e di proseguimento su questa linea, quindi ritengo che possiamo essere soddisfatti e soprattutto impegnati a fare in modo che le cose dette, non tutte certamente, ma almeno qualcuna, possano dimostrare verso questa nostra Italia in Argentina l'interesse dell'Italia e soprattutto, per quanto ci riguarda, della Regione Piemonte.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazione dell'Assessore Cerutti in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte (rinvio)


PRESIDENTE

In sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi era stata convenuta una comunicazione ulteriore, sulla situazione attuale del taglio dei cosiddetti rami secchi delle FF.SS, in Piemonte.
La parola al Presidente della Giunta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Devo comunicare al Consiglio che purtroppo l'Assessore Cerutti per motivi familiari estremamente seri si è dovuto assentare stamane e ieri ha reso in II Commissione del Consiglio regionale una sua relazione ed avrebbe concordato in quella sede di trasferire alla settimana entrante un suo più compiuto intervento illustrativo Io ho chiesto addirittura all'Assessore di darmi una memoria scritta che avrei letto stamane.
Potrei dire quanto so su questo argomento, ma poiché all'interno dell'unica fonte alla quale poter risalire su questo argomento, la II Commissione, ieri ha assunto questo accordo, riterrei di non procedere.
Se il Consiglio è soddisfatto di questa precisazione io ne prendo atto altrimenti mi si suggerisca e mi si richieda quanto il Consiglio intende che io debba e possa fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo su quanto si è convenuto. Chiederei solamente, dato che in quest'aula vi sono delle rappresentanze istituzionali che già avevano partecipato sabato scorso all'incontro con la Giunta, che queste venissero informate dello stato delle cose, perlomeno attraverso la consegna di quella memoria che potrebbe essere anche fatta direttamente dalla II Commissione, affinché i Sindaci ne possano prendere conoscenza oggi.
Noi ne discuteremo il giorno 19. Ritengo che questo sia giusto nei loro confronti, anche perché sono venuti qui sapendo che oggi era stata programmata la discussione.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono anche dispiaciuto per questo aspetto. Devo dire con estrema serenità che se avessi previsto che questo avrebbe potuto accadere (non ho il gusto sadico di scomodare la gente e farla venire in aula ad attendere una comunicazione che poi non viene data) avrei personalmente avvisato i Sindaci che nell'incontro del giorno 30 hanno dimostrato estremo senso di responsabilità e hanno affrontato con grande correttezza questo argomento.
Io troverò il modo di far pervenire, attraverso l'Assessorato, ai Sindaci una memoria o addirittura, poiché non si sposta niente da oggi alla settimana entrante, potrei semmai far riavvisare i Sindaci, affinché se la settimana prossima, come spero Cerutti farà la sua relazione, possano se lo vogliono, tornare.
Ad ogni buon conto vedremo di far giungere agli stessi una comunicazione. Mi si consenta ancora di dire che quando ricevemmo i Sindaci il 30 novembre, pendente il convegno dell'industria in Torino, in una manifestazione estremamente seria e composta, abbiamo registrato indirizzi tensioni e stati d'animo all'insegna - ritorno ancora a sottolineare della compostezza.
Avevamo assicurato loro che in ogni modo avremmo cercato di animare un approccio, un raccordo col Governo, col Parlamento della Repubblica.
Abbiamo coinvolto nel problema i dieci piemontesi che siedono al Governo centrale; abbiamo richiesto ripetutamente, anche attraverso delegazioni di parlamentari, di essere ricevuti dalla competente Commissione dei trasporti della Camera che ci ha fatto sapere che non era in grado di poterci ricevere, attesi i tempi tecnici di lavoro che non consentivano questo spazio.
Mentre noi ricevevamo i Sindaci, l'Assessore Cerutti era a Roma a trattare il problema con i tecnici del Ministero dei Trasporti.
Il lunedì successivo è ritornato a Roma a trattarlo col Ministro Signorile.
Devo dire, per non svolgere io una relazione in luogo di Cerutti perché sarebbe sostitutiva dello stesso e sarebbe dispersiva in ordine ai lavori di questa mattina, che se qualche cosa nasce e qualche cosa matura alla luce di un modo diverso di interpretare operativamente le intenzioni del Ministro, se il discorso famoso di soluzioni alternative, rispettose per taluni tratti dell'antica strada ferrata attraverso il convenzionamento all'istituzione di consorzi delle FF.SS., Regioni e Comuni, si apre su tutto il territorio nazionale, questo interviene perché la Regione Piemonte forse perché era più interessata di altri al problema, ha spinto e speso ogni energia perché potesse realizzarsi.
Io mi auguro di potere dare più compiuta risposta attraverso l'Assessorato nel prossimo incontro e comunque mi impegno a fare avere ai Sindaci la relazione che è stata domandata poco fa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Vorrei semplicemente ricordare che questa mattina proprio l'Assessore Cerutti, e mi spiace che abbia avuto dei gravi motivi per non poter venire avrebbe dovuto rispondere ad un'interrogazione da me presentata 1'11 ottobre sul piano dei trasporti, che è un argomento a mio parere molto legato al problema dei rami secchi, per cui può essere oggetto di risposta durante la prossima riunione del Consiglio.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Segnalerò all'Assessore Cerutti questa sua richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Intervengo per spiegare in termini comprensibili, soprattutto da parte degli ospiti, la dinamica di questa vicenda.
L'Assessore era disponibile, pur in sua assenza, a fornire tutto il materiale affinché l'informativa venisse svolta dal Presidente della Giunta assistito da tecnici informati sulla materia.
Sono stati i colleghi commissari, e il sottoscritto tra questi, a chiedere che questo non avvenisse perché l'informazione avrebbe comportato un dibattito che avrebbe dovuto avere come interlocutore l'Assessore Cerutti.
Desidero però che venga acclarato che l'Assessore Cerutti, pur impedito, aveva messo in ipotesi tutti gli strumenti e tutti i metodi per rendere edotto il Consiglio del lavoro che lui e le altre componenti della Giunta hanno svolto, quindi nessuna voglia da parte dell'Assessore di eludere il confronto e soprattutto di non dare l'informativa.
E' stata, oserei dire, una scelta della Commissione di darla in presenza dell'Assessore perché il dibattito fosse conseguente.



PRESIDENTE

Perché tutti siano informati esattamente, vorrei ripetere che essendo stata discussa in II Commissione, la questione viene riproposta nella seduta successiva.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Comunicazione della Giunta regionale inerente i contributi INPS


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale per una comunicazione sui contributi INPS.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema viene rilevato attraverso la lettera 18 ottobre 1985 dell'INPS contenente un generico invito al pagamento di contributi pregressi entro il 20 ottobre consegnataci a mano alle ore 13 dello stesso giorno.
Senza indicazione di somme ma con la precisazione che "si fa presente che l'inadempienza all'obbligo rientra nel campo di applicazione della nuova normativa, di cui all'art. 2 del D.L. 20/9/75 n. 477, che prevede il pagamento di una ulteriore somma aggiuntiva pari all'importo dei contributi non versati e per i contributi maturati fino a tutto luglio 1985, la possibilità di evitare la sanzione regolarizzando la situazione debitoria entro il prossimo 20 ottobre".
Di fatto erano adempimenti riguardanti il cosiddetto condono previdenziale.
I conteggi certi e quelli approssimativi per il tempo più recente, dal 1979 al 1985, comporterebbero l'onere di circa lire 41 miliardi. Con comunicazione successiva del 5/11/85 l'INAIL segnalava- ufficialmente per la sua parte e per gli anni 79/80/81 l'onere di lire 2 miliardi 520 milioni, che per calcolo approssimativo, e ancora non definito per gli anni successivi, farebbero ascendere complessivamente a otto miliardi la somma richiesta dall'INAIL.
Per gli anni successivi sono previste, se pur ancora non ufficialmente definite, le seguenti somme: 1982: lire 1 miliardo 500 milioni 1983/84/85: circa lire 4 miliardi, per un totale di circa lire 8 miliardi.
Teoricamente, uso questo termine e ne risulterà il motivo dal prosieguo di questa risposta, alle somme che precedono dovrebbero essere aggiunti gli oneri per interessi legali e penalità.
Devo precisare per tranquillità di tutti, che quanto è accaduto e forma, oggetto di confronto nei riguardi dei due Istituti è comune a quasi tutte le Regioni italiane.
Questa nostra posizione debitoria deriva da talune determinazioni intervenute con leggi che conferiscono particolari competenze nel settore dell'artigianato alle Regioni.
L'art. 17 del D.P.R. 616/1977 trasferisce alle Regioni, tra le altre le funzioni amministrative dello Stato nella materia "istituzione artigiana e professionale" l'art. 35 del D.P.R. citato precisa che le funzioni amministrative relative alla materia "istruzione artigiana e professionale" concernono i servizi e le attività destinate alla formazione professionale e la vigilanza sull'attività privata di istruzione artigiana e professionale l'art. 36 dello stesso D.P.R. specifica che sono comprese fra le funzioni amministrative di cui all'art. 35, le attività relative, tra le altre, alla formazione professionale degli apprendisti in tutti gli aspetti disciplinati dalla legge 19 gennaio 1955, n. 25, e successive modificazioni, ferma restando la competenza dello Stato in ordine alla disciplina legislativa del rapporto di lavoro degli apprendisti l'art. 21 della legge 19 gennaio 1955, n. 25 stabilisce le norme sulla previdenza e assistenza sociale obbligatorie per gli apprendisti artigiani l'art. 28 della legge n. 25 citata prevede che al pagamento delle somme occorrenti per le assicurazioni di cui all'art. 21 provvede il fondo per l'addestramento professionale di cui all'art. 62 della legge 29 aprile 1949 n. 264; il Fondo era definito come sigla FAPL il secondo comma dell'art. 28 richiamato prevede altresì che la erogazione delle somme verrà effettuata con decreto del Ministero per il lavoro e la previdenza sociale in maniera forfettaria globale, secondo contratti da stipularsi tra il FAPL e gli istituti assicurativi per l'intera collettività degli apprendisti artigiani il terzo comma dell'art. 16 della legge 21 dicembre 1978, n. 845 (legge quadro in materia di formazione professionale) stabilisce che le Regioni, per i fini di cui all'art 21 della legge 25/1955, stipulino con gli istituti assicuratori convenzioni per il pagamento, a valere sui fondi di cui all'art. 22, primo comma della stessa legge, delle somme occorrenti per le assicurazioni in favore degli apprendisti artigiani il quarto comma dell'art. 16 su citato, abroga gli articoli 20 e 28 della legge 25/1955 e cioè rispettivamente la costituzione della gestione speciale in seno al FAPL per provvedere alle spese connesse all'attuazione delle disposizioni stabilite a favore della formazione professionale degli apprendisti l'onere a carico del FAPL delle somme occorrenti per le assicurazioni in favore degli apprendisti artigiani l'art. 22 della legge 845/1978, già citata, ha stabilito che le attività di formazione professionale sono finanziate nell'ambito del fondo comune al quale sono conferiti tutti gli stanziamenti di spesa iscritti nel bilancio dello Stato che siano attinenti ad attività di formazione professionale, nonché l'importo corrispondente alle disponibilità del FAPL per l'anno 1979 l'art. 23 della legge 845/1978, ha soppresso il FAPL e ne ha trasferito i beni mobili ed immobili alle Regioni l'art. 17 del D.P.R. 10/1972 (Trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di istruzione artigiana e professionale e del relativo personale) aveva stabilito che dal 1 luglio 1972 il contributo dello Stato a favore del FAPL sarebbe stato ridotto in relazione al trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative in materia di istruzione artigiana e professionale con conseguente incremento del fondo comune regionale l'ultimo comma dell'art. 20 della legge regionale 8/1980 prevede la stipulazione con gli istituti assicuratori di apposite convenzioni per le assicurazioni in favore degli apprendisti artigiani le convenzioni non sono mai state stipulate i fondi ex FAPL sono stati attribuiti alle Regioni, riversate nel Fondo Comune e con specifica indicazione limitatamente per gli anni 1979 per l'importo di 6 miliardi circa nel 1980 per l'importo di 8 miliardi nel 1981 per l'importo di 10,7 miliardi.
Dal 1982 entrano genericamente nel Fondo Comune. Non si hanno tra l'altro notizie di formali opposizioni alla richiesta degli istituti, da parte della Regione, mentre agli atti che ho potuto reperire della Regione risulta una corrispondenza intervenuta tra la Regione stessa, gli istituti e il Commissario di Governo con la richiesta di una convenzione tipo valida per tutte le Regioni, della ricerca di un criterio atto a esprimere certezza e statistiche sul numero degli apprendisti artigiani e una definizione univoca delle tariffe, nonché procedure atte a garantire una semplificazione del sistema di conteggio.
Su questo argomento si è aperta la giusta e legittima attesa di notizie del Consiglio regionale attraverso due interrogazioni presentate da circa un mese e direi per certi aspetti della stessa opinione pubblica.
Io ho cercato di dare la risposta più corretta che gli elementi in mio possesso consentivano. Non solo. Per quanto è stato possibile il Piemonte ha attivato una serie di interventi sulla Conferenza dei Presidenti delle Regioni attraverso la quale, per intervenuti contatti con i competenti Ministeri, si stanno profilando le linee risolutive del problema.
E' certo, in ogni modo, che le Regioni sono debitrici ai due Enti previdenziali delle somme dovute al richiamato trasferimento del settore apprendistati artigiani.
Riterrei, per non tediare il Consiglio sull'argomento, di rileggere il telegramma ricevuto dal Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Dr. Bernini, che dopo un incontro intervenuto con i Ministri De Michelis, Goria e Vizzini, nonché riunioni tecniche con i funzionari del Ministero, della Ragioneria dello Stato, avrebbe precisato che le somme sono in ogni modo dovute e si è riconosciuto e concordato che presupposto della richiesta dei contributi sono, in forza dell'art. 16 della legge 845/1978 la sottoscrizione delle convenzioni tra Regioni e istituti assicuratori (anche l'INAIL. oltre l'INPS) in mancanza delle quali, secondo la interpretazione delle Regioni, il credito non può ritenersi liquido n esigibile, per cui l'INPS non può pretendere interessi né indennità di mora.
E' stato richiesto dalle Regioni di poter, intervenire nel pagamento degli arretrati, attraverso un perfezionamento delle convenzioni e attraverso l'erogazione in 36 rate mensili, senza interessi ed altri oneri.
Addirittura, nel caso successivo alla stipulazione della convenzione o di mancanza della stipulazione delle convenzioni, il Tesoro avrebbe potuto trattenere le somme direttamente dai fondi che verrebbero inviati alla Regione in base all'art. 8 della legge 281 del 1970.
In sede tecnica si è dunque chiarito che la spettanza dell'onere a carico della Regione non può essere posta in discussione allo stato attuale della legislazione (art. 16 e 22 legge 845/1978).
Recentemente uno dei decreti ministeriali per la Previdenza sociale che aveva prorogato al 30/11 il termine per il recupero dei contributi dell'INPS aveva previsto e accettato quanto era stato suggerito e richiesto dalle Regioni. Quindi: sottoscrizioni delle convenzioni entro la metà del 1986; pagamento delle somme in tre anni a far capo dalla sottoscrizione delle convenzioni.
Questo per l'Istituto della Previdenza Sociale e non si era in allora parlato nel decreto, dell'INAIL.
Questo decreto, assieme all'altro, è decaduto; il Governo l'ha rinnovato ed è tutt'ora all'esame del Parlamento.
Prudentemente nel bilancio preventivo che è stato rassegnato al Consiglio, noi abbiamo inserito una uscita per il 1986 di circa 25 miliardi corrispondente ad un terzo dovuto nei tre anni (41 miliardi diviso tre) oltre alla quota presunta per l'anno 1986.
Ritengo che almeno come intenzione, io abbia cercato di essere esauriente per le domande che mi sono state rivolte da più parti del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, ritengo che questa comunicazione risponda all'interrogazione da me presentata su questo argomento la quale non sarà più quindi inserita nell'elenco di quella all'ordine del giorno.
Alcune considerazioni mi sorgono spontanee rispetto alle comunicazioni che lei ci ha fatto.
Una prima osservazione è che un ente pubblico non ha provveduto a pagare una spesa per la quale ha ricevuto dei fondi dal governo. E' un primo giudizio negativo evidentemente, ma lo è ancora di più se si considera il tipo di spesa alla quale non si è fatto fronte.
Si tratta di contributi sociali, cioè di contributi che i datori di lavoro in genere devono corrispondere a coloro i quali prestano la loro attività lavorativa. Era una mentalità da Terzo Mondo o dell'Ottocento quella che considerava il versamento dei contributi sociali una opzione.
Una moderna civiltà industriale considera queste spese e questi contributi un fatto importante, inderogabile, per tutti coloro i quali prestano la propria attività. Io mi chiedo quale giudizio potranno dare quei giovani, quelle migliaia di giovani, che scopriranno che il loro primo datore di lavoro, un ente pubblico, non ha versato i contributi sociali.
Ma c'è di più. Io mi chiedo cosa succederebbe nella deprecata ipotesi che per un qualche evento uno di questi giovani dovesse richiedere una pensione di invalidità e vedesse non raggiunto il minimo, proprio per questa omissione di versamento di contributi.
Il giudizio di questi ragazzi non potrà essere di grande entusiasmo rispetto all'ente pubblico. E devo dire che tutto questo lo si è fatto nell'assoluto silenzio da parte delle organizzazioni sindacali.
Noi abbiamo appreso adesso, Signor Presidente, che c'è stata una sanatoria da parte del Ministro che consentirà di pagare in tre anni senza sanzioni, senza pagare interessi e come pubblici amministratori non possiamo che esser soddisfatti di questa possibilità.
In qualità di cittadino qualunque invece devo dire che forse pu determinarsi una qualche perplessità, visto che proprio negli stessi giorni tanti milioni di cittadini e di enti hanno ricevuto comunicazioni dagli stessi enti previdenziali che prevedono sanzioni molto pesanti e alle quali dovranno fare fronte.
Ci sono due tipi di giustificazioni, mi pare di capire. Una prima giustificazione è che quasi tutte le Regioni si sono comportate in sostanza allo stesso modo: mal comune mezzo gaudio. Io credo che questa non sia una giustificazione valida.
Un secondo motivo di giustificazione è che mancavano i fondi; lo Stato doveva dare più fondi anche per altre voci e per altri titoli e questo non lo ha fatto. Io credo che una giustificazione di questo genere non sia accoglibile, poiché un amministratore deve affrontare il proprio bilancio con i fondi disponibili e non con i fondi sperati e se i fondi disponibili sono limitati, occorre muoversi all'interno di questa limitatezza di risorse Lei, Signor Presidente, ci ha detto che il bilancio 1986, che è certamente un bilancio non più ricco rispetto agli anni precedenti per quel che riguarda le risorse ottenute dal Governo, forse è persino più povero prevede il pagamento di un terzo degli arretrati e della quota di competenza dell'anno 1986.
In realtà quindi è un carico che grava sul bilancio dell'anno prossimo e i due successivi per inadempienze delle Giunte precedenti.
Credo che comunque potremo affrontare più ampiamente il problema quando parleremo di bilancio regionale. Il fatto di voler pagare il terzo della rata dei contributi degli anni precedenti, nonché i contributi di competenza del 1986, credo sia un importante segno di cambiamento. E' una valutazione seria e positiva da parte di questa Giunta. Queste considerazioni tornano tutte a suo favore, Signor Presidente, e della Giunta che Lei presiede e di questo il Partito Repubblicano non può che rallegrarsene.



CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto di parlare subito perché anche io ho presentato una interrogazione che è alla base quindi di questa comunicazione, la quale peraltro sarebbe avvenuta egualmente, anche se non fossero state presentate due interrogazioni.
Infatti di questo problema ne ha trattato la stampa per cui una comunicazione era doverosa.
Ci rendiamo conto che esiste questo debito e che questo deve essere saldato. Noi ne prendiamo atto come una delle passività esistenti. Ma vogliamo anche dire che non abbiamo alcuna intenzione di aprire una polemica sul passato.
Sul passato le valutazioni possono rimanere diverse. Quando noi ci spingiamo a verificare a fondo la situazione finanziaria dell'Ente Regione (quindi anche le passività esistenti) non andiamo a dare giudizi sul passato. I giudizi sul passato li abbiamo già dati: questi giudizi possono anche dividere le forze della maggioranza, ma non possono dividerle sul futuro che è quello che oggi ci interessa.
Le Regioni tutte insieme, è vero, hanno scelto una linea; quella di contestare il pagamento dei contributi. Questa linea alla fine è risultata perdente; ne nasce una passività oggettiva per la Regione e quindi l'esigenza di dover pagare in futuro quanto non è stato pagato in passato con una rateizzazione che peserà sugli esercizi prossimi.
La nostra posizione è di ringraziamento al Presidente per la comunicazione resa e nello stesso tempo la presa d'atto dell'esistenza di questa come di altre passività che emergeranno. Al contempo però non ne facciamo elemento per dare un giudizio sul passato che non può trovare ovviamente le forze di maggioranza convergenti, perché queste nel passato assumevano posizioni diverse.
Noi non abbiamo responsabilità della gestione passata. Chi l'ha avuta è giusto che la difenda.
Noi non abbiamo bisogno di difenderla, ma non cogliamo neanche l'occasione del pagamento di questo arretrato per farne un elemento che strumentalmente divida la maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, se mi sono indotto a venire nei banchi e a non presiedere i lavori è perché vi sono delle ragioni che credo voi tutti comprenderete. Vi è cioè un costante stillicidio da parte di alcuni Gruppi della maggioranza, tendente a colpire quello che è avvenuto negli anni precedenti, in rapporto specialmente ad operazioni di carattere finanziario di bilancio.
Mi riprometto solo di parlare di questa vicenda che attiene ai trasferimenti avvenuti con il D.P.R. n. 616, non soltanto in questa materia, ma anche in altre.
In allora, tutte le Regioni, quelle a governo democristiano socialista, repubblicano socialdemocratico, tutte le varie sfaccettature che il nostro Paese rappresenta, avevano deciso che questa era una somma che non doveva essere pagata, contestata attraverso un processo di dialogo con il Governo.
Non è stata una decisione presa da una maggioranza, in una Regione, ma è stata una decisione unanime che si è protratta sino ad oggi ed io penso che le Regioni abbiano avuto ed abbiano tuttora perfettamente ragione a contestarla. Primo, perché vi furono alcuni versamenti a fronte di pagamenti che dovevano avvenire, nell'ambito anche della formazione professionale. Successivamente non vi fu più alcun versamento, da parte del Ministro Visentini, ma non soltanto per questo settore.
Chi ha sostenuto, ad esempio, il peso dell'Opera Universitaria, dopo i primi versamenti? I trasporti? Si tratta di decine e decine di miliardi.
Non sono state trasferite le somme necessarie. E' stato fatto un primo versamento di somme, dopodiché se ne sono dimenticati.
Anche all'Opera Pensionati (ONPI) abbiamo fatto fronte. Potrei citare decine di esempi. Abbiamo sempre pagato. Non abbiamo mai fatto lo stillicidio delle, interpellanze e delle interrogazioni solo per punzecchiare. Allora viene anche il dubbio che tutto questo sia fatto esclusivamente per nascondere delle incapacità che esistono di superare certe prove, cose alle quali siamo stati chiamati noi nel decennio precedente e non siamo mai venuti in Consiglio regionale a reclamare per l'una o per l'altra cosa, ma ce la siamo sempre cavata, anche quando i vari Ministri avevano tagliato complessivamente alle Regioni tutte le loro risorse, non più rapportandole a quelli che erano i parametri di incasso dello Stato, ma ad un parametro praticamente uguale a "0", e questo nessuno lo dice. Le finanze locali sono a terra.
Prima parlavate di residui passivi, adesso invece dite che i residui non ci sono più. Dicevate sempre che non spendevamo, mentre ora dite che abbiamo speso, avete cambiato sostanzialmente la linea. Non sono più disposto a dare il sangue per queste cose. Non sono stato mai disposto in vita mia a dare niente se non per quella che è la verità, e la verità è questa. Chi ha deciso di ridurre la percentuale stabilita dalla legge n.
281 per le risorse in favore delle Regioni e degli Enti locali, cioè i parametri del consuntivo delle entrate dello Stato? Lo stesso Ministro Goria ha riconosciuto che il Governo è debitore di 1.100 miliardi verso le Regioni, spettando alla Regione Piemonte 100 e più miliardi che nessuno ci ha dato. Vi siete dimenticati di questo? Volevo solo accennare a temi che avremo modo di sviluppare, ma guai a chi voglia approfittare di questo per determinare non la sede della responsabilità della finanza locale, dove esiste, dove si è tagliato, ma in altro senso, perché sbaglia. Quindi, Ferrara, devo dirti che questa punzecchiatura ci lascia del tutto indifferenti. E' una punzecchiatura continua, ma avremo modo all'interrio stesso della maggioranza di discuterne, perché io non sono uno che accetta il cedimento, il lasciar correre, il lasciar fare, sono per la battaglia.
Quindi, se vogliamo fare un discorso serio, facciamo il discorso sulla finanziaria, sui tagli che il Governo ha operato per le Regioni e per gli Enti locali; facciamo il discorso dell'umiliazione che gli Enti locali subiscono in questo momento in sede finanziaria, avendo programmato essi sempre la progressione finanziaria relativa agli introiti, ma consuntivi che il bilancio del Governo aveva. I1 Governo stesso ha riconosciuto, per bocca del Ministro Goria, che 1.100 miliardi non erano stati versati e quindi siamo creditori semmai nei confronti del Ministro Visentini e del Ministro Goria, sebbene dobbiamo ringraziare il Ministro Goria per quello che ha fatto per la nostra Regione, anche se le cose stanno così. Allora andiamo a ricercarle lì, dovete ricercarle 11 e non altrove. Mi spiace aver detto quello che dovevo dire in questa forma, ma non ne ho trovate altre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo sia stato giusto da parte del nostro Gruppo richiedere, ed avere certamente il consenso da parte degli altri, che fosse resa una comunicazione su questo argomento, perché la stessa ha potuto avviare, sia pure per il breve tempo che ci siamo imposti, un dibattito le cui implicazioni emergono, sono notevoli e comunque riescono ad individuare adeguatamente uno dei punti che, lo ha già detto il Presidente Viglione credo molto giustamente con passione, ci stanno non poco rendendo perplessi in questo avvio di legislatura.
Mi rifaccio non tanto alla relazione sui fatti del Presidente della Giunta, quanto al modo con cui in allora, e ben diversamente, questo problema uscì sui mezzi di informazione e poi la controprova che qui ci è stata data attraverso due interventi, non solo quello del Consigliere Ferrara, ma anche quello del Consigliere Brizio. Questo perché, Brizio, un po' per levarti dalla peste di una situazione in cui la maggioranza attuale appare in evidente contraddizione, dici "non parliamo del passato". Noi diciamo che vogliamo parlare del passato invece e vogliamo parlarne eccome.
Non accettiamo lo stillicidio, né soprattutto la tecnica adottata.
L'abbiamo già sperimentata nel caso della formazione professionale, ma questa volta è ancora più grave perché in quel caso davvero si trattava di una partita a cui non si faceva fronte con sufficienti risorse, qui invece siamo in presenza di una partita che per gli stessi dati comunicati dal Presidente Beltrami, confermano come si è di fronte ad un altro anello di una catena dell'imposizione, del vincolo, spesso dell'arroganza dello Stato centrale nei confronti del sistema della finanza regionale.
La tecnica adottata è questa: si esce con la notizia: "il buco della precedente legislatura", poi dato che questo non corrisponde alla realtà dato che si mettono in moto, e giustamente, all'interno della maggioranza delle forze che, non tanto per la loro responsabilità, quanto per il fatto che i problemi li conoscono e fanno presenti le cose che ha detto il Presidente Viglione, si arriva qui in understatement, salvo poi alla prova dei fatti arrivare a capire le reali intenzioni di chi ha voluto sollevare il problema, ad esempio, con l'interrogazione.
Io dico allora che del passato bisogna parlarne, perché bisogna parlare di come complessivamente, di fronte a questa difficilissima congiuntura finanziaria che ha schiacciato il ruolo e l'autorità delle Regioni, questa Regione negli anni passati si è comportata. E non siamo noi a dirlo con i manifesti elettorali. Addirittura, ne può far fede il Presidente Beltrami alla conferenza di Venezia dei Presidenti delle Regioni, la più recente esce che l'unica Regione con una situazione di non indebitamento nella sanità è la Regione Piemonte e non è poca cosa; esce che per quanto riguarda i soldi dell'edilizia, fino allo stesso buono casa, la possibilità di attivare i fondi della legge n. 457 ci è data dal fatto che siamo sempre stati i primi ed i più tempestivi nel ripartire questi fondi. Credo che potremmo citare molti casi. Ciò ci deve richiamare e deve richiamare soprattutto chi arriva qui a spiegarci dopo qualche mese che è in questo Consiglio come si sarebbe dovuta fare la politica finanziaria della Regione, come è complessa la materia, ma soprattutto quali sono i punti cardine. I punti cardine sono stati certo questi di una contestazione secondo me legittima, anche perché vorrei ricordare a tutti che nasce nell'82 e non a caso. Nell'82 lo Stato decide di abolire la legge di finanza regionale. Prima i fondi trasferiti alle Regioni venivano calcolati in percentuale dell'inflazione sull'aumento delle entrate tributarie, ma in sede di previsione veniva poi tolto quello che aumentava in sede di consuntivo, ma addirittura nell'82 si decide di mettere tutto nel fondo comune; memori che questo ultimo atto, l'atto di sanzione ed anche di uccisione definitiva dell'autonomia finanziaria della Regione, che non a caso non ci troviamo più, e del fatto che dietro stanno le storie che Viglione ha ricordato molto rapidamente, ma che io voglio ribadire come il contratto tra i dipendenti delle aziende pubbliche di trasporto nel '74 con lo Stato riversato di fatto tutto intero sulle spalle della Regione. Sono vincoli al nostro bilancio che ritroviamo in maniera drammatica senza nessuna giustificazione, se non il passaggio dei poteri. Va allora letta così: tutte debitrici le Regioni? Sì, io dico anche tutte creditrici e la Regione Piemonte in particolare, che la stessa conferenza di Venezia mi pare abbia riconosciuto.
Mi sia permesso allora qui dire che un atteggiamento miope, di piccola polemica, di stillicidio nei confronti di una maggioranza passata, che non si faccia carico di questo quadro e di questo contesto, dimostra e scopre a mio avviso, quello che ha detto Viglione che sul fatto politico noi non giochiamo sulle distinzioni, ma sui fatti politici reali e quando succedono credo ognuno debba profondamente riflettere. Viglione ha parlato di incapacità ad affrontare i problemi. Si esce in questi mesi in tal modo a ripetizione su presunti buchi per celare la grande difficoltà di questa Giunta e di questa maggioranza a proporre provvedimenti, strategie e soluzioni ai problemi. Mi sia permesso dire allora che invece di accendere queste polemiche, invece di cercare di avere la, ribalta per un giorno sui giornali, è molto più serio confrontarsi sui temi e sui problemi che della finanza, del rapporto fra questa Regione, tutte le Regioni e lo Stato ci trasciniamo da tempo.
Non è certo l'atteggiamento rinunciatario di chi vede con miopia le colpe di chi lo ha preceduto per piccoli motivi politici, il modo per riuscire a salvare la causa regionalista e a mettere su binari diversi i rapporti fra Stato e Regione.
Le cose che ha detto il Presidente Viglione, e che mi trovano perfettamente consenziente, ci richiamano agli appuntamenti futuri, al bilancio, alla legge finanziaria, al come una manovra complessiva, per tenere fede alle aspettative della comunità ed ai molti problemi che questa comunità ha, hanno provocato nello sforzo della passata legislatura.
Noi ci auguriamo che questa Giunta (ma non ne vediamo assolutamente i presupposti) riesca a fare in questi termini di governo le cose che hanno fatto le Giunte passate di sinistra che così facilmente sull'artigianato sono state criticate.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Credo che il problema dell'insufficienza di conoscenze in vari campi e materie sia un fatto frequente nei processi decisionali delle organizzazioni. E' grave quando attorno all'insufficienza di conoscenze a volte si imbastiscono speculazioni o critiche non costruttive.
Questo aspetto è tanto più grave su una materia così delicata come quella che ora viene posta in discussione.
Vorrei dare un contributo per riuscire a capire meglio quale è stato il comportamento delle Regioni a partire dal 1978, un comportamento sostanzialmente omogeneo. Quando è stata delegata alle Regioni la competenza della formazione professionale mediante la legge n. 845 recepita dalla nostra Regione con la legge n. 8, si era posto subito il problema dell'estinzione del fondo addestramento professionale lavoratori che era rivolta ad una molteplicità di interventi e non solo a quello relativo alla fiscalizzazione degli oneri sociali per l'artigianato nell'utilizzo di apprendisti. Qui sta il nodo: il non riconoscimento da parte delle Regioni e quindi l'averlo evidenziato agli organi centrali, di un obbligo nei confronti dell'INPS per il fatto che non si trattava di una spesa connessa alle funzioni di formazione professionale come, ad esempio della spesa, in base alla legge n. 863, per i contratti di formazione lavoro che prevedono la fiscalizzazione degli oneri sociali Mentre se si tratta di formazione, interna al contratto di formazione lavoro, la cosa può essere diversa. L'accordo con l'Unione Industriale e la Regione per il progetto cosiddetto dei 2.000 giovani entra all'interno del meccanismo di finanziamento della formazione professionale.
Questa era la disputa che nella conferenza dei Presidenti delle Regioni, sino da subito possiamo dire,era emersa apparendo la cosa non confacente a quelli che erano gli obblighi delegati alla Regione per la formazione professionale, cioè il provvedere alla fiscalizzazione degli oneri sociali per quanto riguardava l'apprendistato, vale a dire per quanto riguardava un meccanismo d'incentivazione dell'assunzione dei giovani nel settore artigiano.
Questo elemento contraddittorio ha costituito subito l'apertura con il Ministero del Lavoro di una controversia che ha fatto sì che, salvo una Regione che probabilmente per sbaglio aveva proceduto un anno al pagamento dei contributi, nessuna delle Regioni, a maggioranze diversissime, ha proceduto al pagamento dell'INPS per l'apprendistato.
Vorrei concludere sottolineando che non può essere motivo di scandalo questo fatto che aveva delle ragioni ben precise ed il contenzioso nei confronti del Governo centrale lo conferma.
Dunque, occorre tenere conto che attorno al problema della fiscalizzazione degli oneri sociali c'era un grosso dibattito in corso tra Regioni e Governo per far notare che non si trattava di un intervento per la formazione professionale, ma di un intervento di politica attiva del lavoro che doveva essere di compito diretto da parte dello Stato e che comunque le Regioni potevano solo intervenire, se ci fosse stata data un'indicazione netta e precisa. Questo non è stato fatto. Ho partecipato ancora a queste discussioni negli anni - in cui nessuna Regione aveva proceduto a questi pagamenti all'INPS per l'apprendistato. Era aperto un tavolo attorno a questo problema, che solo ora si è deciso di portare a soluzione.
Resta comunque ancora aperto se è giusto che le Regioni procedano ad interventi di politica attiva del lavoro, in termini di fiscalizzazione degli oneri sociali, o se invece le Regioni non abbiano un compito legato alle loro competenze di intervento non nell'ambito della fiscalizzazione sociale, ma nei contenuti formativi professionali.
Ad esempio, come il progetto Unione Industriali per i contratti di formazione lavoro, dove noi interveniamo nella parte formativa .mettendo a disposizione una parte del sistema pubblico e quindi finanziando l'aspetto puramente formativo professionale all'interno dei contratti di formazione lavoro, previsti dalla legge n. 863, e non operando invece sotto l'aspetto della fiscalizzazione degli oneri sociali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo non interviene nel merito, considera la risposta del Presidente tale da fare chiarezza su molti elementi e soprattutto tale da giustificare la richiesta che è venuta da altra parte, che probabilmente questo problema si sposta dai nostri banchi ad un esame più approfondito dei rapporti Stato - Regione ed in particolare dell'Ente di previdenza.
Peraltro una forza politica non può non prendere posizione rispetto al fatto politico che è emerso, anche perché ritiene che questo fatto politico l'ha detto giustamente Viglione - non sia solo tipico di questo episodio ma anche di altri; dirò anche che non attiene soltanto ai rapporti all'interno della maggioranza presente, ma attiene anche ai rapporti all'interno della maggioranza passata.
Ho l'impressione che qui scontiamo la cambiale dell'anomalo sistema Italia, in cui questa democrazia particolarissima, in cui non c'era alternanza sostanzialmente, porta sì alla continuità fisiologica tra governi che sono pure espressione di volontà politica e molte volte molto lontane. Certamente il pentapartito proviene da una proposta politica ed è la conseguenza molto lontana rispetto a quella che era una proposta di sinistra. Peraltro l'anomalia del sistema Italia in termini strutturali non in termini politici, comporta che delle forze politiche hanno responsabilità all'interno delle istituzioni in termini di continuità e non di alternanza. E' quindi abbastanza ovvio che queste forze politiche si trovino nella situazione difficile a dover gestire momenti di passaggio nei quali si scontrano evidentemente la difesa da parte di alcune forze politiche dell'operato precedente, che è giusta e legittima, come è altrettanto giusta e legittima la continuazione di una battaglia di opposizione svolta ad un modo di gestire in passato l'istituzione.
Non si può immaginare che improvvisamente tutta l'opposizione passata diventi maggioranza e che tutta la maggioranza passata diventi opposizione.
Ho l'impressione che i nostri comportamenti vadano giudicati considerando questo fatto strutturale che non è nella testa o nella volontà politica distorta di qualcuno di noi, ma è funzionale all'esigenza di continuare quanto lo riteniamo una battaglia politica che abbiamo avviato in momenti lontani e che per certi versi su alcuni argomenti non si concluse Devo dire che non riconosco alcunché di strumentale all'interno dell'iniziativa che i colleghi di altri Gruppi hanno svolto facendo un'interrogazione. Ho l'impressione che siccome si tratta di questioni che attengono alla maggioranza passata, ogni Gruppo politico assume la responsabilità politica del giudizio che dà sulla maggioranza passata, ma attiene ai rapporti tra quel Gruppo politico e la maggioranza passata; non accetto che si dica che questo attenga ai rapporti tra questo Gruppo e la maggioranza presente, perché questo è un gioco troppo facile per l'opposizione. Continuiamo a ritenere di avere tutto il diritto ad esprimere giudizi sulla maggioranza passata che non pregiudicano in alcun modo il nostro modo di essere in questa maggioranza. Rispondiamo del nostro ruolo e del nostro rapporto di questa maggioranza all'interno di questa maggioranza.
Cari amici comunisti, vi ho provocati apposta, perché questo comportamento, se mi consentite, non deve essere considerato strumentale ma oggettivo, perché altrimenti io vi chiedo don che coerenza voi avete consentito che rimanessero sui tavoli della passata maggioranza il documento sullo SNAM che quando viene riproposto in II Commissione, senza che sia cambiata una virgola, improvvisamente viene considerato dal PCI un qualcosa che deve essere stravolto dalla prima all'ultima riga.
Non vi accuso di strumentalizzazione o di mancanza di coerenza, vi dico che voi in questa fase fate il vostro dovere di oppositori e rispetto ad un documento che è nato nella passata legislatura, poi ci spiegherete da chi è nato, adesso a me non interessa, comunque arriva dalla passata legislatura voi svolgete attualmente il vostro ruolo di opposizione, quindi il documento sullo SNAM, sulla metanizzazione, che arriva sui nostri tavoli e che ci arriva pari pari dalla passata legislatura, e noi il padre e la madre non vogliamo sapere chi sono ed in questo momento lo difendiamo come scelta di questa Giunta, voi fate giustamente il vostro ruolo di oppositori a questo documento: lo rileggete, lo contestate, ne richiedete la riscrittura, la riproposizione assoluta. Non dico che voi non siete coerenti, non diteci che ogni qualvolta che noi chiediamo che si discuta in questa sede di cose che sono avvenute storicamente, in periodi in cui non eravamo nella maggioranza, vengono considerate strumentali.
Caro Bontempi, io conosco troppo bene cosa vuol dire da parte tua dare ragione a qualcuno. Noi siamo amici, ci stimiamo a vicenda, ma conosciamo anche l'un l'altro, ormai dopo dieci anni di frequentazione, quali sono gli strumenti che usiamo.
Voglio dire che come forza politica su questa questione non ho preso posizione. Faccio una questione di principio. Ci vuole molta misura da parte delle maggioranze di allora a giudicare gli atti che sono la conseguenza della loro attività e che noi ci dovremo gestire, come ci vuole molta misura da parte nostra a giudicare fatti della passata amministrazione che adesso noi ci dovremo trovare a gestire. Voglio dire che la misura con cui ognuno di noi tratta questi problemi è un problema che attiene alla propria responsabilità di forza politica; ho qualche difficoltà ad accettare che questa mancanza di misura sia qualcosa che attiene al quadro politico che ha la responsabilità di governo nella presente legislatura.
Questo mi sembra difficile accettarlo e devo dire mi disturba un po'.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Intanto credo occorra distinguere fra l'intervento del Presidente della Giunta e quello di alcuni colleghi (interroganti o no) intervenuti nel dibattito. Il Presidente della Giunta nella sua comunicazione credo abbia oggettivamente rappresentato quale è stata la storia tormentata di questo fondo, dicendo che è un problema comune a tutte le Regioni e quindi questo fatto non è dovuto a responsabilità dell'una o dell'altra maggioranza, ma è un fatto dovuto ad un comportamento che le Regioni comunemente avevano a suo tempo ritenuto di adottare.
Da questo punto di vista, se dobbiamo esprimere un giudizio sulle comunicazioni del Presidente, diciamo che queste ci trovano consenzienti perché cercano di ricondurre una vicenda che ha assunto anche connotati polemici sul piano politico, ma che in realtà attiene ad un fatto amministrativo. Diverso è invece il giudizio che diamo all'atteggiamento politico di alcune forze rispetto all'uso che può essere stato fatto di questa vicenda. Non perché si neghi la possibilità e il diritto-dovere di esprimere dei giudizi anche diversi (positivi o negativi) rispetto a comportamenti di altre maggioranze. Credo che questo sia un diritto che certamente deve essere esercitato. Auspicheremmo che questo venisse esercitato nel merito delle questioni in ordine a fatti concreti, a decisioni assunte e non in base a fatti di cui non si conosce l'iter e non si sa magari quello che c'è dietro fino in fondo. Questo richiama anche un altro elemento: come occorra usare sempre prudenza e chiarezza nel momento in cui si danno alla stampa notizie che non sono di facile comprensione addirittura per noi che siamo "addetti ai lavori" e che quindi lo sono ancora meno per quella che è la generalità dei cittadini.
Nel momento cioè in cui si vanno a dare notizie che attengono ad un procedimento difficile, complicato, che attiene alla finanza regionale ed ai rapporti tra la finanza locale e quella statale occorre usare molta prudenza e molta chiarezza.
Credo che larga parte delle incomprensioni che ci sono state nascono anche dall'approccio, certamente non fra i più felici, con cui il Consiglio regionale è arrivato a discutere di questo problema in particolare.
Mi pare si possano condividere le opinioni di quei colleghi che hanno messo in evidenza come questa vicenda vada ricondotta all'interno di un dibattito più generale che attiene al problema della finanza regionale, al fatto che non abbiamo ancora una legge sulla finanza regionale: certamente tutti sono concordi nel dire che vi è stato un processo crescente e continuo in questi ultimi anni di minori risorse destinate dallo Stato alle Regioni.
Questo è un problema complessivo di cui dobbiamo farci carico: vi è stato da parte del Ministero delle Finanze e da parte di quello del Tesoro anche se sono d'accordo con chi ha sottolineato positivamente il ruolo svolto dal Ministro Goria, un restringimento dei cordoni della borsa.
Occorre cercare di guardare in avanti partendo da queste situazioni è cercando di risolverle nell'ambito dell'Amministrazione regionale, perch ha ragione Marchini quando dice che vi è una continuità delle istituzioni.
Noi diciamo che questa esiste e che non bisogna utilizzare fatti istituzionali per innescare delle pretestuose polemiche partitiche.
E' chiaro che chi ha ritenuto di avviare un tale procedimento, che pu comportare anche delle tensioni all'interno della maggioranza, lo ha fatto consapevolmente e noi di questo cercheremo di verificare rapidamente le intenzioni, i contenuti e la profondità.
Ribadisco che vi è certamente un diritto-dovere di critica rispetto a situazioni diverse da quelle di oggi, ma che queste critiche debbono essere fatte nel contenuto dei provvedimenti. Diversamente, la ritengo un'esercitazione piuttosto sterile, anche perché credo che camminare in avanti guardando all'indietro possa essere un atteggiamento che può alla lunga creare delle spiacevoli sorprese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è chiaro che il contenuto della comunicazione e dell'interrogazione impone, come fatalmente è stato fatto, che si debba parlare di fatti che si sono snodati tra il '79 e l'85 e che quindi si debba parlare del passato.
C'è un fatto oggettivo, incontestabile, che si è verificato tra il '79 e 1'81 e cioè il continuato e reiterato omesso versamento di contributi INPS ed INAIL a favore dei giovani che fruivano dell'istruzione professionale. E' un fatto oggettivo, come è stato esposto e come ho rinunciato in questo momento, che 'a nostro avviso deve essere politicamente censurato, non senza rimarcare che questo omesso versamento è stato compiuto da parte della Giunta di sinistra che governava la Regione Piemonte in quel periodo.
Altrettanto censurabile politicamente è, a nostro avviso, il fatto che i fondi pervenuti dallo Stato con questa precisa destinazione siano invece stati destinati ad altro scopo, collocandoli con mutata destinazione nel bilancio. Ci è stato detto che in altre materie delegate si è verificata la situazione inversa, cioè a dire che non vennero trasferiti dallo Stato i fondi per quelle materie frattanto delegate alle Regioni e che ci nonostante il Governo dell'epoca (fra il '79 e 1'85) ha provveduto a reperire i fondi non trasferiti per quelle determinate materie.
Se questo è un motivo addotto per spiegare questa situazione caotica cioè di fondi pervenuti, come nella specie dei contributi, e destinati e di fondi non pervenuti, ma reperiti in altra maniera; ed allora questa considerazione va fatta: poiché si trattava proprio della materia del versamento dei contributi e proprio perché i contributi erano pervenuti dallo Stato, si sarebbe dovuto provvedere a versarli. Le leggi erano oscure, il Presidente Beltrami ha enunciato una serie di leggi che disciplinano la materia, da quelle statali a quelle regionali, ma proprio per la ragione della ridda di leggi oscure e forse c'è ancora oggi oggettivamente il dubbio sull'obbligo delle Regioni di provvedere a questi adempimenti, si sarebbe dovuto provvedere, anche in considerazione del fatto che i fondi erano pervenuti dallo Stato.
Ci è stato detto che anche le altre Regioni si sono comportate in questo modo, che c'è stato un accordo fra tutte le Regioni ed allora va subito detto che è stato un errore aderire a questo accordo; rimarco che questo adempimento andava fatto, non solo perché si trattava di adempiere a questo dovere fondamentale cui adempie qualsiasi imprenditore, cioè di pagare i contributi, ma anche perché si trattava di contributi destinati ai giovani.
Il nostro giudizio su questo comportamento, su queste reiterate e continuate omissioni di contributi, non può che essere decisamente e politicamente negativo.
Come ci si sarebbe dovuti comportare? L'abbiamo già detto: nel dubbio delle leggi oscure si doveva per intanto provvedere e poi anziché fare questa congiura con le altre Regioni e dire "non paghiamo" ci si sarebbe dovuti attivare; sono passati in definitiva sei anni fra il '79 e l'85, per risolvere la questione e per chiedere e possibilmente imporre al Ministro del Lavoro competente, che in questi sei anni non ha dato nessuna risposta e non ha emesso nessun serio parere sul come, ci si doveva comportare, un arbitrato a livello politico per risolvere la questione.
Confidiamo che adesso la situazione si possa definire come ha accennato il Presidente Beltrami, cioè senza che sulla Regione, sulla Regione Piemonte in particolare, vengano poi caricate quelle sanzioni amministrative che peraltro vengono addebitate a qualsiasi imprenditore.
Ciò premesso e ciò auspicato in definitiva il nostro giudizio sul passato non può che essere negativo e di censura.



FERRARA Franco

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Vorrei fare una puntualizzazione a titolo personale su quello che si è detto, perché mi pare che si sia intravisto nell'interrogazione presentata dal PRI una qualche strumentalità.
Io sono nuovo di questo Consiglio regionale e quindi forse sbaglio, ma credo che un Consigliere regionale che guarda il giornale e legge che ci sono 40 miliardi di contributi non pagati forse abbia ragione e titolo senza nessuna strumentalità, per chiedere notizia alla Giunta. Non c'era nessun intento personalizzante nel modo più assoluto, però credo che ci sia una libera disponibilità di tutte le forze politiche di esprimere delle valutazioni.
Non voglio fare dei riferimenti al passato, ma mi risulta che Novelli per dieci anni abbia rimproverato la precedente Giunta ed ancora nell'ultima campagna elettorale abbia detto: "Abbiamo finalmente sanato le situazioni". Quindi, non voleva essere una polemica strumentale e non lo è; volevamo soltanto riportare il discorso in quest'aula su un fatto rilevante, da come l'abbiamo appreso sui giornali. Abbiamo avuto un'esauriente risposta dalla Giunta che ha inquadrato esattamente i termini del problema. C'è stata una semplice valutazione da parte del mio Gruppo, e forse anche di altri, che non aveva nessun significato al di là di quello che si è detto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Prima di dargliene facoltà vorrei però ricordare un fatto che può contribuire a chiarire i termini della questione. Il Fondo Comune per il Piemonte, secondo lo schema di legge a suo tempo presentato ed operante fino al momento della sua decapitazione, dovrebbe essere oggi di 600 miliardi, invece è di 414 miliardi, cioè 386 più il 6%. In termini reali l'aumento è del 4%, invece avrebbe dovuto essere costante in questi tre anni, dal 17 al 20%.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio il Consigliere Mignone per avere condiviso il senso del mio intervento, di relazionare in termini asettici quanto è accaduto con riferimenti precisi alle norme ed al dettato legislativo su questo argomento.
Devo precisare che quanto è accaduto, e forma oggetto di confronto verso i due istituti, è comune a quasi tutte le Regioni italiane.
Questa frase deve essere evidentemente sfuggita al Presidente del Consiglio, da qui la sua reazione e la mia nei suoi confronti, che era un atto dovuto perché io non rappresento me stesso, ma una delegazione di governo che è stata espressa dalla maggioranza di questo Consiglio.
Devo altresì dire che dalla Giunta non è uscita questa comunicazione sul buco dei '41 miliardi sui giornali: bisogna riconoscere che se sui giornali appaiono tante notizie, questo è dovuto anche talvolta alla capacità di afferrare le cose da parte dei giornalisti.
Devo dire che se le Regioni sono rimaste coperte dalle azioni che l'INPS talvolta rivolge al privato è perché non erano state stipulate le convenzioni che costituivano la condizione per poter far decollare i pagamenti e quindi anche porre in stato di morosità le stesse Regioni.
Ho ricercato nella corrispondenza trascorsa, da Enrietti e Viglione, le diverse comunicazioni intervenute sull'argomento e devo dire che durante il periodo della Presidenza Enrietti ho trovato una comunicazione con la quale si riconosceva che esisteva questo rapporto debitorio nei confronti degli Istituti di previdenza e nel periodo successivo di Presidenza Viglione un'affermazione molto più generica, ma di relativa contestazione, dico relativa perché non era una reazione totale.
Sono state registrate in aula delle tensioni e me ne dispiace. Non ne sono stato, ne sono convinto, certamente elemento provocatore. Sono convinto che altre ne registreremo magari nel futuro. Quando si mettono assieme aree o presenze che hanno convissuto in luoghi e livelli diversi nell'aula parlamentare nostra o nel Governo, evidentemente il passato è passato ed il futuro vuol significare magari un'inversione o un superamento del passato.
Certamente l'incontro tra la cosiddetta area cattolica con quella laica, dissi in allora "intermediante, l'area socialista", è un incontro che porta appresso il bagaglio di esperienze diverse e sotto questo aspetto ho registrato anche le tensioni che sono intervenute stamattina.
Noi cerchiamo di confrontarci quotidianamente con la realtà del Piemonte, con la massa dei bisogni e della domanda, alla quale purtroppo a volte anche con sofferenza talvolta non riusciamo a dare le risposte o diamo delle non risposte, anche alla luce di questa scarsità delle disponibilità finanziarie.
Condivido qualche intervento sulla finanziaria. Bisogna che alle Regioni sia data la pace, la tranquillità della gestione, al di là della crescita del riconoscimento del valore e del tasso di inflazione, così come la legge del 1970 ci riconosceva un accreditamento attraverso norme e canali precisi, noi rivendichiamo a livello di Regione una normativa dello Stato che ci ripresenti annualmente un'impostazione dei nostri bilanci con tutta tranquillità e con tutta sicurezza per non vivere con affanno ogni anno nell'attesa che la finanziaria abbia a suggerirci la strada da percorrere, di volta in volta, anno su anno, risentendo anche di contingenze o di particolari aspetti che investono la gestione del Governo centrale.
C'è una continuità nella gestione del Piemonte. Io continuo a firmare i mandati che attengono al passato. Ho reso operanti le delibere che sono state assunte nel passato perché erano atti dovuti ed era giusto; su taluni potevo magari convenire o non convenire, ma è stato portato avanti con estrema serietà. Non metto note polemiche, ma il passaggio da un tipo di gestione all'altro comporta anche le cose che sono state registrate stamane. Devo dire che per quanto appartiene alla Giunta e a chi vi parla personalmente, ho cercato in ogni modo, pur nella magari incapacità che stamattina il Presidente Viglione ha voluto cortesemente caricarci, di dimostrare almeno la capacità di sopravvivenza e di sopportazione di tensioni, di stati d'animo ed talvolta di giuste reazioni perché devo dire che sono intervenute. Nè stiamo a dire che il buono è iniziato solo oggi o che il gramo era tutto quello che appartenne al passato e se talvolta anche da un rilievo del passato dovesse emergere che c'è qualche zona d'ombra colleghi Consiglieri, direi che alla fine è un modo come un altro per riconoscere la caducità dell'uomo e i limiti personali anche nostri. Penso che dobbiamo convenire almeno su questi aspetti, che cioè qualche volta si può anche sbagliare e che se sbagliamo noi quotidianamente possono aver sbagliato anche gli altri nei dieci anni nei quali hanno gestito il governo della cosa pubblica. Se riusciamo almeno a registrare questo aspetto, noi conveniamo ed andiamo avanti tranquilli con la pace dell'anima, con l'augurio del Natale, con tutto quello che volete, ma è indubbio che almeno la legittima difesa da parte mia ci deve essere per gli atti.
Caro Bontempi, la risposta alle interrogazioni era un atto dovuto. Ho registrato anche vostre interrogazioni su atti che erano stati compiuti dalla precedente amministrazione. Vi cito ad esempio quella relativa all'incontro "Piemonte a Milano", che voi avevate deliberato ed ora avete presentato un'interrogazione contro. Io non ve le ho neppure buttate sul cosiddetto piatto. Ho registrato questa tensione. Devo dire con estrema correttezza che non vorremmo mai abusare di quelle che sono le cosiddette zone d'ombra o aspetti sui quali si può accendere la discussione ed il confronto con il passato. Vorremmo solo che anche noi nell'impostazione di governo e tra una settimana penso si discuterà l'approfondimento programmatico, si possa da questo approfondimento in un confronto reale con un riconoscimento da parte nostra dei limiti che abbiamo, che riportiamo avanti ogni giorno anche nello sforzo di conoscere a fondo il palazzo per molti di noi, dal quale siamo stati assenti per almeno dieci anni, tentare di costruire assieme, maggioranza ed opposizione, qualche giorno di speranza per questo nostro Piemonte che ha dei problemi non indifferenti.
Avete rilevato il discorso della finanziaria. E' un discorso che verificheremo nei prossimi giorni. I limiti di spesa del governo regionale sono ridotti all'osso. Le possibilità di intervento lo sono ugualmente ed allora lo sforzo che la Regione vuol porre in atto è quello di cercare di leggere tra le maglie della legislazione e di entrare nella società per coglierne ogni migliore animazione ed essere la Regione stessa, in assenza di fonti finanziarie, il veicolo per la traduzione di spesa, per l'operatività della presenza della Giunta. Stiamo tentando in un atto sofferto di mettere in funzione la cosiddetta collegialità del governo.
Devo dire che questa collegialità è un qualche cosa di impegnativo che non sottrae dignità agli Assessori, ai dirigenti, è condivisa da tutti, e posso dire con atto di estrema lealtà che non vorremmo perdere l'occasione di un grosso dialogo con l'opposizione che non è cosa da poco in Consiglio regionale, sui grossi temi di fondo che attengono al domani del Piemonte.
Pensiamo che taluni aspetti che attengono al problemi energetici ed ecologici non possono venire risolti attraverso schemi di una maggioranza che pure ha delle coperture numeriche, ma che devono coinvolgere nel loro assieme, nella loro traduzione operativa anche l'opposizione.
Non lo dico a mo' di fair-play, ma per convinzione intima e non semplicemente per atto dovuto.



PRESIDENTE

Comunico infine che i lavori consiliari riprenderanno oggi pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,25)



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