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Dettaglio seduta n.209 del 12/10/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze del 28 luglio, 15, 20 e 21 settembre 1988 si intendono approvati.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1933 del Consigliere Valeri inerente il provvedimento del Comune di Vercelli con il quale è stato disposto l'impegno di porre in vendita beni dell'ex Ospizio dei Poveri, per finanziare il programma di recupero dell'area ex Montefibre


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1933 presentata dal Consigliere Valeri.
Risponde l'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

In ordine alla deliberazione n. 930 del 2/6/1989 del Comune di Vercelli con la quale viene disposta l'alienazione di immobili agricoli già di proprietà dell'estinta IPAB "Ospizio dei Poveri" per il finanziamento del programma di recupero dell'area ex Montefibre, confermo innanzitutto che le procedure di alienazione di beni ex IPAB da parte dei Comuni sono normate dall'art. 29 della L.R. n. 20/82 e successive modifiche ed integrazioni, in base alla quale il patrimonio mobiliare ed immobiliare attribuito ai Comuni in attuazione del provvedimento di estinzione delle II.PP.A.B. e i relativi redditi netti derivanti dalla loro gestione sono vincolati allo svolgimento di attività socio-assistenziali; i beni immobili non possono essere alienati o trasformati senza l'autorizzazione della Giunta regionale ferma restando la destinazione dei relativi proventi ad attività assistenziale.
L'Assessorato ha pertanto provveduto a richiedere al Comune di Vercelli copia della citata deliberazione. Dall'esame di quest'ultima si evince che il Comune giustifica l'operazione proposta rilevando che il decreto di estinzione dell'IPAB "Ospizio dei Poveri" in data 9/6/1980 trasferisce i relativi beni al Comune di Vercelli senza fissarne il vincolo di destinazione a fini socio-assistenziali, in quanto sarebbe precedente alla L.R. n. 20/82.
E' chiaro tuttavia che l'effetto dell'art. 29 della L.R. n. 20/82 si estende a tutto il patrimonio pervenuto ai Comuni a seguito dell'estinzione delle II.PP.A.B. e quindi anche ai casi specifici delle II.PP.A.B.
richiamate nella deliberazione in oggetto, anche se i relativi decreti di estinzione, adottati in data anteriore all'entrata in vigore della L.R. n.
20/82, non prevedono il vincolo di destinazione dei beni a fini socio assistenziali.
Ciò premesso si informa che è stata predisposta ed inviata al Comune di Vercelli e al competente Comitato regionale di controllo apposita comunicazione, con la quale viene ribadito che i beni immobili pervenuti al Comune per effetto dello scioglimento delle II.PP.A.B. non possono essere alienati senza autorizzazione della Giunta regionale, ferma restando la destinazione dei relativi proventi ad attività socio-assistenziale.
Conseguentemente il Comune viene invitato a richiedere la prevista autorizzazione regionale ed il Comitato regionale di controllo a vigilare sulla rigorosa applicazione della citata normativa.
Per quanto attiene alla inadempienza del Comune di Vercelli, citata dall'interrogante, in ordine alla messa a disposizione dell'USSL n. 45 del patrimonio proveniente dalle estinte II.PP.A.B., si rileva come l'art. 30 della L.R. n. 20/82 prevede che oggetto della messa a disposizione delle UU.SS.SS.LL. siano i beni già destinati a servizi socio-assistenziali, cioè quei beni mobili ed immobili già utilizzati direttamente per l'erogazione dei servizi stessi e dai quali vanno esclusi, ad esempio, gli immobili già utilizzati a fini agricoli, i cui proventi di gestione vanno comunque destinati a fini socio-assistenziali, ai sensi del citato art. 29.
Si rileva altresì che l'art. 36 della legge già citata prevede che i Comuni possano continuare ad esercitare alcune funzioni socio-assistenziali sino al 30/9/1989, termine che si propone di prorogare al 31/12/1990, con apposito disegno di legge già licenziato dalla V Commissione, e che fino a tale data i Comuni stessi non provvedano a mettere a disposizione delle UU.SS.SS.LL. i beni destinati all'erogazione di quei servizi che gestiscono direttamente.
Mi pare di avere chiarito che, per quello che riguarda lo specifico della delibera di vendita, noi chiediamo che venga inviata alla Regione, la quale si pronuncerà secondo le linee che sono qui evidenti, cioè il ricavo deve andare ad attività socio-assistenziali.
Per quanto riguarda la messa a disposizione degli immobili, questa va posta per quelli che sono oggettivamente destinati all'esercizio delle funzioni singole: se ci sono alloggi locati il Comune non è obbligato a metterli a disposizione dell'USSL. però i ricavi relativi deve destinarli ad attività socio-assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho molto da replicare alla risposta dell'Assessore. Desidero soltanto far presente che l'interpretazione dell'art. 30 può essere diversa da quella contenuta nella risposta. Mi riferisco al trasferimento di tutti i beni mobili ed immobili che l'art. 30 afferma debbono essere destinati ai servizi socio assistenziali.
Mi pare sia difficile escludere quelle proprietà i cui proventi servivano al finanziamento delle attività assistenziali.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La prassi anche precedentemente adottata in merito dal 1982 in poi è stata sempre questa, non è stata innovata. Facciamo l'ipotesi di una casa di riposo che passa in gestione all'USSL con tutti i suoi beni. Il bene che ospita il servizio va destinato alla casa di riposo; i restanti rimangono al Comune, il quale però deve anche utilizzare questi beni e il loro reddito a fini socio-assistenziali. La prassi è stata questa e io l'ho verificata in più casi.



VALERI Gilberto

Ne prendo atto, però mi pare di poter suggerire all'Assessore un'ulteriore riflessione in proposito in quanto se le competenze in materia di assistenza vengono trasferite dai Comuni alle UU.SS.SS.LL. non si capisce a quali altri scopi assistenziali dovrebbero servire i beni rimasti in capo al Comune e la cui alienazione rimarrebbe comunque subordinata alla destinazione dei proventi per scopi assistenziali.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Chiedo scusa per il dialogo. Voglio solo dire che: 1) se il Comune destina degli alloggi agli sfrattati non abbienti questo può essere fine socio-assistenziale 2) se utilizza gli affitti per fare un fondo che serve a trasferire risorse all'USSL ai fini della copertura della quota capitaria è fine socio assistenziale. Questo tema l'abbiamo studiato e anche con il passaggio di tutte le funzioni alle UU.SS.SS.LL. il Comune ha sempre degli oneri: deve versare risorse alle UU.SS.SS.LL. e può utilizzare allo scopo questi fondi.



VALERI Gilberto

La mia impressione, però, è che in questo modo (mi rifaccio proprio all'esempio che lei ha fatto sugli alloggi per gli sfrattati) viene dimostrato che a fronte di risorse insufficienti a fronteggiare bisogni indiscutibilmente assistenziali, verrebbe consentita la ricerca, non dico cervellotica, ma sicuramente discutibile di destinazioni contrastanti con la lettera e lo spirito della legge. Gli alloggi per gli sfrattati, per quanto necessari, non possono essere considerati un fine assistenziale.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Il trasferimento delle risorse alle UU.SS.SS.LL. nella quota capitaria gestionale ha carattere assistenziale.



VALERI Gilberto

Così ci verremmo ad impelagare in scelte del tutto improprie e discrezionali, che finirebbero per negare i principi ordinatori fissati dalla legge. Anche la necessità, in molti casi, di una rideterminazione della destinazione di quelle proprietà va comunque e sempre pensata in un'ottica di soddisfacimento dei bisogni assistenziali oggi disattesi. E ciò è tanto più possibile nella misura in cui si eviterà di ingenerare confusione ed equivoci istituzionali circa la responsabilità dell'assistenza e dei beni ad essa destinati.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 1899 del Consigliere Ala inerente il piano di edilizia convenzionata sull'area del Colgiansesco ad Alpignano


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1899 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

L'interrogazione presentata dal Consigliere Ala riguarda l'area del Colgiansesco in Comune di Alpignano, un'area che viene definita di particolare interesse sotto il profilo ambientale e per alcuni aspetti anche di importanza archeologica, area che complessivamente è sottoposta a vincolo idrogeologico. La risposta è molto complessa, quindi consegnerò al Consigliere interrogante copia della risposta in cui sono contenuti molti elementi difficili da spiegare in aula e che riguardano i parametri e le prescrizioni che nel tempo hanno riguardato questa zona. La lettura degli indici, dei parametri e delle distanze renderebbe incomprensibile la risposta e non permetterebbe di cogliere invece gli aspetti di sostanza e di carattere politico che possono interessare in questa sede. Il Consigliere Ala chiede di fare la storia degli strumenti urbanistici che riguardano l'area del Colgiansesco dal 1962 ad oggi: ecco perché dico che il tema è abbastanza complesso. Do pertanto lettura della risposta predisposta.
Il Consiglio comunale di Alpignano con D.C. n. 13/4 in data 20/7/1962 adottava una prima stesura di un PRG, peraltro mai approvato definitivamente, in cui sull'area in questione era prevista una zona residenziale denominata D3.
Con D.C. n. 248 del 16/12/1970 veniva adottato un nuovo PRG e sull'area, fatta eccezione per una limitata parte a nord verso la Dora, era prevista la zona residenziale (C e 23).
A seguito della pubblicazione degli atti di piano, il Consiglio comunale nell'accogliere parzialmente un'osservazione presentata da parte di un privato, rimodellava i confini della zona abbassandone il limite in quota, attestandosi in pratica, salvo lievi modifiche, sull'attuale delimitazione. Tale PRG inoltre prevedeva già a ridosso del concentrico una vasta area a servizi pubblici destinata ad asilo nido, scuola materna e scuola elementare.
La normativa prevista per l'area C e 23 in questione era la seguente: 1) edificazione in assenza di P.P. o di P.d.L.: ammesse unicamente attività agricole indice di cubatura fondiario 0,03 mc/mq altezza massima mt 7,00 e non più di 2 p.f.t.
in caso di accorpamento di cubatura indice fondiario massimo di 0,20 mc/mq, rapporto di copertura di un terzo le abitazioni dei proprietari o del personale di custodia degli impianti relativi alle attività devono rispettare 0,50 mc/mq, altezza massima di mt 4 e non più di un p.f.t.
2) Edificazione in presenza di P.P. o di P.d.L.: superficie fondiaria dell'area: 66.400 mq densità di popolazione: 50 ab/ha abitanti insediabili: 332 indice di cubatura fondiario: 0,50 mc/mq altezza massima: mt 11 numero massimo di piani: 3.
In data 16/4/1975 la Sezione Urbanistica Regionale esprime il proprio parere favorevole sul PRG - e quindi con le previsioni di trasformazione di quest'area - subordinatamente ad alcune modifiche tra cui una delle principali consisteva in una correzione delle modalità di utilizzo degli indici edificatori sia fondiario che territoriale.
Tali modifiche, recepite dal Comune con D.C. n. 97 del 21/4/1975 prevedevano per la zona C e 23 una normativa, sostanzialmente coincidente con la precedente e quindi ne prevedeva comunque la edificazione: 1) edificazione in assenza di P.P. o di P.d.L.: ammesse unicamente attività agricole indice di cubatura territoriale 0,03 mc/mq per la residenza altezza massima mt 7,50 e non più di 2 p.f.t.
in caso di accorpamento di cubatura: indice fondiario massimo di 0,50 mc/mq e indice di copertura di un terzo comprensivo delle infrastrutture tecniche.
2) Edificazione in presenza di P.P. o di P.d.L.: superficie territoriale dell'area: 77.200 mq abitanti insediabili: 386 indice di cubatura territoriale: 0,50 mc/mq indice di cubatura fondiaria massimo: 1,25 mc/mq altezza massima: mt 11 numero massimo di piani: 3.
Tale proposta di Piano regolatore veniva restituita dalla Regione in data 17/3/1976, su relazione della Sezione Urbanistica, con la richiesta di un perfezionamento del piano in special modo sotto il profilo del dimensionamento e delle dotazioni di Servizi pubblici.
Il Comune con D.C. n. 142 del 26/11/1976 provvedeva ad adottare una nuova stesura del PRG. In tale piano la zona residenziale e le aree a servizi pubblici del Colgiansesco venivano, salvo lievi rettifiche, confermate nella loro totalità.
La normativa sull'area, denominata C9, era: obbligo di preventivo P.P. o di P.d.L.
superficie territoriale: 77.200 mq indice di cubatura territoriale: 0,50 mc/mq indice di cubatura fondiario: 1,00 mc/mq volume edificabile: 38.600 mc abitanti insediabili: 386 altezza massima: mt 10 numero piani massimo: 3 distanza dai confini: mt 5,00 Servizi pubblici previsti: asilo nido - mq 4.700 - abitanti serviti 2.061 scuola materna - mq 3.800 - abitanti serviti 2.061 scuola elementare - mq 8.000 - abitanti serviti 4.533 scuola media - mq 6.000 - abitanti serviti 4.041.
Successivamente, con DPGR n. 1563 del 13/3/1978, veniva approvato il PRG; con lo stesso provvedimento di approvazione venivano stralciate dalle previsioni di piano e restituite alla destinazione agricola alcune aree tra cui la C9 in questione. Quindi, nel 1978 venivano stralciate dalla Regione le aree a destinazione residenziale del Colgiansesco.
Tale stralcio era dettato, come si legge nella relazione del Servizio Urbanistico Regionale, unicamente da esigenze di ridimensionamento delle previsioni insediative e non ancora adeguato alla L.R. n. 56/77, perché era un piano fatto prima dell'entrata in vigore di tale legge, chiarendo comunque che questo non pregiudicava una loro riproposizione in un secondo tempo. Si trattava di un contenimento delle espansioni residenziali o insediative in senso lato di tutto il Piano regolatore generale tra cui quest'area del Colgiansesco, che aveva come motivazione quella di procedere all'approvazione di un piano di minima, come era previsto nella prima fase di applicazione della legge n. 76 per i Comuni che avevano avviato le operazioni di formazione in tempi precedenti. Tale operazione ci inquadrava pertanto nella politica più generale di contenimento dei vecchi strumenti urbanistici per consentire una più corretta valutazione ed una più corretta pianificazione sulla base della nuova normativa regionale. Con deliberazione consiliare n. 50 in data 1/3/1982, successivamente quindi, il Comune adottava un nuovo Piano regolatore generale adeguato alla L.R. n.
56/77.
In questo nuovo strumento urbanistico l'area del Colgiansesco veniva nuovamente individuata come zona residenziale CR6, quella che prima era stata stralciata dalla Regione insieme ad altre in una fase in cui si invitava a fare un Piano regolatore contenuto, di minima, in attesa dell'applicazione alla nuova normativa regionale. In sede di approvazione del piano adottato dal Comune l'1/3/1982, approvazione avvenuta con deliberazione di Giunta regionale del 22/11/1983, sulla base di valutazioni generali attinenti al dimensionamento dello strumento urbanistico ed il Piano regolatore generale nel suo complesso, veniva introdotta da parte della Giunta regionale, su parere conforme del Comitato Urbanistico Regionale, una norma relativa all'area in questione che ne posticipava in pratica di cinque anni l'attuazione.
Con quest'ultimo passaggio sul nuovo Piano regolatore generale adottato dal Comune nel 1982, che prevedeva di riportare quest'area come destinazione a zona residenziale, il Comitato Urbanistico Regionale nel 1983 dava un parere, e la Giunta deliberava di conseguenza accogliendolo per cui l'area veniva riconosciuta come area a destinazione residenziale ma la sua attuazione veniva posticipata di cinque anni.
Quest'area oggi risulta ancora comunque totalmente da urbanizzare credo ci siano delle richieste, e come viene osservato dal Consigliere Ala nell'interrogazione è tutta interessata dal vincolo idrogeologico e nella sua parte nord dal vincolo ambientale dovuto alla presenza nell'area del torrente Dora.
Quindi siamo in una situazione, rispetto a quanto ha richiesto il Consigliere Ala, abbastanza complessa. La vicenda credo di averla chiarita; nel tempo la destinazione muta ed il comportamento della Regione di volta in volta è di non accettazione di una destinazione residenziale dell'area e poi invece nella fase finale su un Piano regolatore generale oggi vigente, di accettazione delle previsioni formulate dal Comune solo con una norma di posticipazione della realizzazione delle previsioni in quest'area, periodo di posticipazione che è ormai scaduto. Quindi siamo in una situazione, rispetto a quanto chiesto dall'interrogante, abbastanza difficile al di là del fatto che la zona è sottoposta a vincolo idrogeologico e quindi in ogni caso ogni opera è soggetta ad autorizzazioni e che una parte della zona ricade nella fascia di tutela ambientale dovuta alla presenza della Dora e quindi ugualmente è soggetta ad autorizzazione qualsiasi trasformazione; la previsione però dello strumento urbanistico attualmente vigente, approvato dalla Regione nel 1983, ne riconosce e ne consente sia la destinazione che la trasformazione per insediamento di carattere residenziale.
Il Comune è tenuto per un verso a rispettare le previsioni di Piano regolatore generale che sono vigenti, approvate dalla Regione; per altro verso a richiedere solo eventualmente le necessarie autorizzazioni che sono dovute alla presenza del vincolo idrogeologico e in parte del vincolo di tutela ambientale: credo che si potrà solo tentare, e mi riprometto di farlo, un approfondimento congiuntamente all'Assessorato alla pianificazione territoriale per vedere se il valore di quest'area attraverso ulteriori approfondimenti, è tale da giustificare o da richiedere eventuali interventi della Regione che superino le previsioni o sospendano gli effetti delle previsioni di Piano regolatore generale che peraltro la Regione stessa ha approvato nel 1983.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto di condividere la complessità della vicenda, quindi chiedo all'Assessore di considerare il mio intervento una prima risposta per poi ritornare eventualmente sull'argomento con una nuova serie di problemi, messi per iscritto, sulla base della documentazione che verrà fornita; quindi di non considerare esaurito oggi l'argomento.
Concordo con l'Assessore sull'errore contenuto nell'interrogazione relativo alla data di inizio dei lavori. L'Assessore ha comunque evitato di intervenire nel merito di una considerazione da me svolta, quella riguardante l'intreccio tra Consiglio comunale di Alpignano ed alcuni suoi esponenti e i soggetti che dovrebbero realizzare questo intervento. Mi rendo conto che questo non è argomento specifico dell'Assessore all'urbanistica, ma è un elemento non secondario all'interno del contesto generale e che spiega, per così dire, l'accanimento da parte del Consiglio comunale nel giungere a interventi residenziali su quest'area, che condividiamo tutti essere area di pregio. Ed anche gli interventi sono di pregio: l'urbanizzazione di questa collina è di elevata qualità abitativa.
Continuamente però, all'interno del Comune di Alpignano e tra la popolazione di Alpignano, emergono interventi volti a preservare per interesse pubblico quest'area che rappresenta, nella cintura torinese, una delle poche aree rimaste non urbanizzate.
Così pure l'Assessore non risponde in merito alle conseguenze dell'urbanizzazione di quest'area rispetto all'edificato già esistente alla ridefinizione delle vie di accesso su quest'area che, essendo posta in un luogo particolare del Comune di Alpignano, presenta notevoli problemi di infrastrutturazione viaria. Sono stati comunque realizzati interventi edificatori, ugualmente previsti dagli strumenti urbanistici, che di fatto devono essere rimessi in discussione in parte per permettere l'edificazione di quest'area.
Non sono d'accordo con l'Assessore quando dice che quest'area risulterebbe da urbanizzare, a meno che dobbiamo intenderci sui termini. La mia interrogazione era urgente perché nel mese di luglio assistevamo ad un'"aggressione ambientale" all'area. Nel luglio di quest'anno i lavori erano iniziati, una volta chiusa tutta la vicenda delle autorizzazioni necessarie per giungere all'intervento. La mia interrogazione presupponeva che, a luglio di quest'anno, tutte le autorizzazioni necessarie, dal vincolo idrogeologico agli aspetti legati alle Sovrintendenze ai beni archeologici e a quelli legati alla tutela ambientale, fossero perfezionate, per cui solamente una riconsiderazione generale dell'utilità pertinenza e congruità di questo intervento, quindi una valutazione in termini politici, fosse tale da permettere la riconsiderazione dell'intervento stesso.
Dalla risposta dell'Assessore Genovese deduco che non trova conferma il fatto che tutte le autorizzazioni siano in questo momento a disposizione di chi sta compiendo l'intervento sul Colgiansesco.
Ripropongo questa richiesta, non solo all'Assessore, ma a tutta la Giunta regionale. Si sono ottenute tutte le autorizzazioni necessarie? Non c'è più nulla da fare per impedire questa realizzazione? Ricordo che, 15 giorni fa, l'Assessore alla cultura Nerviani rispose che per quanto riguardava gli interventi di edilizia scolastica non esisteva alcun strumento di piano né alcuna logica giustificazione tale da richiedere la realizzazione di una scuola elementare nel Comune di Alpignano. E' un problema politico complesso, quello connesso con la sovradeterminazione degli strumenti urbanistici per quanto riguarda le previsioni di insediamento e la previsione di dotazione dei servizi più strettamente legati alle tendenze demografiche.
Vorrei ricapitolare i punti che rimangono aperti per successivi approfondimenti: il rapporto tra questi interventi e quelli già realizzati nel Comune di Alpignano per quanto riguarda l'infrastrutturazione viaria necessaria per arrivare a quella zona; le autorizzazioni in possesso dei soggetti interessati alla realizzazione di quest'area; quale sia in questo momento lo stato dei lavori sull'area; infine, la valutazione in merito alla giustificazione di questo intervento sotto il profilo politico ed ambientale in senso più generale.
Raccoglierò tutta la documentazione e successivamente risponderò per iscritto, augurandomi che così come con rapidità si è risposto all'interrogazione ci sia modo di sviluppare ulteriormente l'argomento.
Ritengo che, all'interno della revisione della legge n. 56, il problema delle capacità insediative dei singoli Comuni debba diventare uno degli aspetti principali da ripensare.
Ricordo infine che l'Assessore non ha reputato opportuno - e me ne rammarico - disporre la sospensione dei lavori, così come richiesto nell'interrogazione.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1223 dei Consiglieri Avondo, Biazzi, Bosio, Bruciamacchie e Chiezzi inerente il secondo PPA del Comune di Novara


PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde ancora all'interrogazione n. 1223 presentata dai Consiglieri Avondo, Biazzi, Bosio, Bruciamacchie e Chiezzi.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

All'interrogazione urgente n. 1223 rispondo con un ritardo gravissimo di cui politicamente devo assumermi la responsabilità, al di là di quello che sta dietro alla risposta tardiva.
L'interrogazione ha creato problemi ai fini della conoscenza precisa di cosa è avvenuto con l'approvazione del secondo PPA del Comune di Novara in quanto come i colleghi sanno - non abbiamo alcun controllo rispetto ai Programmi Pluriennali di Attuazione. Questi atti sono riservati alla sfera decisionale autonoma del Comune. Questo però non giustifica il grave ritardo con cui rispondiamo ad un'interrogazione che avrebbe dovuto avere una risposta tempestiva e interventi tempestivi della Regione che comunque stiamo mettendo in atto.
Con l'interrogazione n. 1223 i Consiglieri interroganti evidenziano come con l'adeguamento e l'integrazione al secondo PPA del Comune di Novara, avvenuto nel marzo 1988, l'Amministrazione comunale avesse proceduto ad un'interpretazione delle norme di Piano regolatore generale che di fatto e in specifico per due interventi inseriti all'interno dell'adeguamento del PPA consentisse delle possibilità di intervento e di sfruttamento edilizio discutibili in quanto apparivano come un'interpretazione stravolgente delle norme di Piano regolatore generale comunale.
I due interventi riguardavano la previsione di realizzazione di un centro commerciale al dettaglio di mq 7.740 in Corso Risorgimento e l'ampliamento volumetrico della succursale dell'Istituto San Paolo di Torino in Piazza Cavour. Dagli accertamenti che sono stati fatti, sia pure in modo tardivo, è emerso che i dubbi e le perplessità sollevate dai colleghi interroganti sono fondati e al di là di un approfondimento più puntuale della materia, perché il PPA dovremmo rivederlo completamente confrontandolo con la normativa di piano, non solo per questi interventi ma in relazione ai due interventi evidenziati, l'interpretazione che è stata data dall'Amministrazione comunale di Novara porta di fatto ad utilizzare il PPA come strumento di variante al Piano regolatore generale e alla sua normativa, il che non è assolutamente possibile. Quindi mortificato per i tempi lunghi e certamente inaccettabili con cui si risponde all'interrogazione, che invece aveva un serio fondamento e dovendo quindi assumermene la responsabilità in termini politici al di là del lavoro degli uffici, devo dire ai colleghi interroganti che ho disposto nella giornata di ieri, concordandolo con gli uffici, un immediato intervento che tenda a sospendere qualsiasi intervento e a chiarire l'operato dell'Amministrazione comunale di Novara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il ritardo è già stato messo in evidenza dall'Assessore, che è molto abile nella captatio benevolentiae. Noi chiediamo alla cortesia dell'Assessore di poter avere la copia scritta della risposta. Vogliamo fare alcune osservazioni al di là della captatio benevolentiae.
Sappiamo che alcuni atti del Comune, in particolare l'adozione e l'approvazione del PPA, sono ormai riservati alla sfera comunale. Ne discende però immediatamente un'esigenza: la Regione deve attrezzarsi per evitare casi come quello che trattiamo. Purtroppo dobbiamo constatare che l'Amministrazione regionale non si è adeguata. La prima sollecitazione è che ci si adegui subito, non per perseguire questa o quell'altra amministrazione, ma per dare certezza ai cittadini dei propri diritti.
Adesso siamo in una situazione, ad un anno e mezzo dall'adozione degli atti, in cui alcuni cittadini, alcune società o enti, possono avere avviato gli interventi e forse completati, partendo da atti che possono essere considerati nulli, perché in contrasto con la normativa vigente, come ha ammesso l'Assessore.
Aggiungo che questo conferma i dubbi che circolavano nella cultura urbanistica, quando si erano sbandierate come una grandissima novità le nuove procedure relative ai PPA.
L'Assessore conferma che i nostri dubbi erano più che fondati. Anzi, ha detto che "con certezza si utilizza il PPA in modo stravolgente delle norme che regolano la formazione dei Piani regolatori generali" e siccome l'Assessore è una persona seria e pondera...



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Ho detto "se non mi sbaglio".



BIAZZI Guido

Noi avevamo dei dubbi e tu li hai confermati, dopo aver esaminato più nel dettaglio la questione.
Avevamo definito la nostra interrogazione con l'aggettivo urgente: questo non per caso. Infatti il Consiglio comunale di Novara aveva adottato la deliberazione il 14 marzo e il giorno 17 dello stesso mese (fa testo il protocollo) noi avevamo già segnalato alla Regione questi che noi ritenevamo interventi di dubbia legittimità. In questo modo noi intervenivamo, con gli strumenti a disposizione del Consiglio regionale per richiamare l'attenzione dell'Amministrazione regionale (non solo dell'Assessore, ma dell'insieme della Giunta) su fatti che potevano avere conseguenze pesanti per i cittadini e per le istituzioni. Il dubbio c'era e ci sembra più che fondato, che si stravolgesse un Piano regolatore generale.
Intervento e segnalazione tempestiva quindi: tre giorni dopo la deliberazione del Consiglio comunale, che non era ancora diventata esecutiva, forse nemmeno inviata al Comitato di controllo. Purtroppo dobbiamo constatare come di fronte alla tempestiva segnalazione di alcuni esponenti del Consiglio non è stato fatto praticamente nulla. Probabilmente alcuni interventi sono già iniziati e qualcuno quasi terminato, come l'ampliamento della banca. Cosa succede ora? Dobbiamo solo rammaricarci che l'Amministrazione regionale e l'Assessorato non sono intervenuti tempestivamente? Chiediamo che la questione sia seguita ora con la massima serietà per evitare che si consolidi un precedente di estrema gravità.
Ultima sottolineatura. Il Comune di Novara non è un piccolo Comune, in cui gli amministratori possono anche non avere a disposizione uffici tecnici adeguati a fornire una corretta interpretazione delle norme di legge. Siamo di fronte al secondo Comune della Regione Piemonte, che ha a disposizione tecnici, consulenti e all'interno della propria struttura ha le competenze per non commettere errori, se di errori si tratta, di questo genere.
Anche per questo riteniamo indispensabile che da parte della Regione si vada fino in fondo per impedire che si stravolga la normativa esistente.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 1721 del Consigliere Ferro inerente i prezzi praticati negli alloggi IACP


PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde ancora all'interrogazione n. 1721 presentata dal Consigliere Ferro.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

Con questa interrogazione il Consigliere Ferro porta all'attenzione della Giunta regionale e del Consiglio come in alcuni Comuni della provincia di Cuneo (ma questo non è limitato solo a questa provincia, vi sono infatti altri casi sparsi sul territorio della Regione Piemonte) avvenga che il prezzo degli alloggi a mercato libero, anzi la locazione più che il prezzo, sia inferiore alle locazioni praticate negli edifici IACP per gli assegnatari sottoposti ad equo canone.
Inoltre rileva come a fronte di questa situazione si determini di conseguenza o parallelamente il fenomeno di alloggi IACP che rimangono vuoti per un lungo periodo di tempo, quindi configurando una situazione in cui il patrimonio pubblico non viene adeguatamente utilizzato. A questa interrogazione non è semplice rispondere perché si tratta di una distorsione evidente rispetto alle finalità discutibili delle leggi che disciplinano la materia dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e dell'andamento del mercato.
Devo solo dire come premessa che il fenomeno è abbastanza singolare e particolare (io conosco un'altra posizione in Piemonte di questo tipo al di fuori della provincia di Cuneo) in quanto che il canone degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, come i colleghi sanno, è determinato in percentuali varianti dal 15 al 100% a seconda della fascia di reddito dell'utente con alcune correzioni limitate dovute a parametri di localizzazione, di vetustà e così via, di un canone calcolato sulla base delle caratteristiche dell'immobile e che non può mai comunque superare l'equo canone. Quindi normalmente la locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, pur in relazione al reddito medio di coloro che hanno le caratteristiche per accedere a questo tipo di alloggio è inferiore all'equo canone e può arrivare come massimo all'equo canone. In alcuni casi si tratta di centri dove non vige la disciplina dell'equo canone, al di sotto di una certa soglia di abitanti, ma se il libero mercato in queste situazioni ha una situazione per cui gli affitti sono inferiori a quelli calcolati secondo l'equo canone, questa è una distorsione che in effetti si può realizzare, ma rispetto alla quale non abbiamo possibilità particolari di intervento, in quanto la disciplina è fissata all'interno della legge regionale e delle norme della deliberazione CIPE del 1981.
L'aspetto che poi questi alloggi rimangano vuoti a lungo porta alla considerazione il fatto che alcune localizzazioni di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata sono localizzazioni che sono avvenute non in corrispondenza dei reali fabbisogni. Perché è certo che questo non si manifesterebbe comunque in realtà dove l'esistenza di cittadini a reddito basso-medio, con difficoltà di trovare alloggi, non determina normalmente una condizione che invece a volte è determinata da lungaggini burocratiche: bandi, assegnazioni e così via - in cui gli alloggi non hanno richiedenti in quanto mancano i cittadini che hanno i requisiti e la convenienza (come in questo caso) a richiedere di poter accedere ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.
Vedremo con lo IACP di Cuneo e con i Comuni se esistono le possibilità di ovviare a questi inconvenienti o attraverso la riserva degli alloggi che possono essere temporaneamente assegnati ai Comuni per particolari motivazioni di sistemazione di famiglie in condizioni particolari e transitorie, oppure se non esistono le condizioni per prevedere, se il fenomeno non è transitorio (questo non riesco ad accertarlo, l'ho chiesto allo IACP), qualche forma di bando speciale che riguardi quell'area e che consenta l'utilizzazione degli alloggi che fanno parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e che non sono al momento utilizzati.
In conclusione, mi sembra una situazione molto particolare quella che ha sollevato il Consigliere Ferro, a cui difficilmente si può rispondere soprattutto in presenza di una situazione in cui si evidenzia come il mercato libero consenta condizioni di locazione che sono più favorevoli rispetto alle condizioni normativamente fissate per legge statale e regionale per gli edifici e per le abitazioni di edilizia residenziale sovvenzionata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Condivido le considerazioni espresse dall'Assessore, in particolare prendo atto dei propositi che sono stati evidenziati nell'ultima parte della sua risposta.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 1895 del Consigliere Valeri inerente la legge speciale sui Mondiali di calcio. Esclusione dal programma di cantieri stradali della tangenziale nord di Vercelli e del raddoppio della strada statale Vercelli Novara


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1895 presentata dal Consigliere Valeri.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Con le procedure e i finanziamenti della legge sui Mondiali di calcio sono stati attivati alcuni interventi significativi nella Regione Piemonte.
Il Consigliere interrogante chiedeva notizie in ordine alle risultanze progettuali, quindi il perché del mancato finanziamento di alcuni interventi che riguardano in particolare la provincia di Vercelli.
Per quanto riguarda la tangenziale nord di Vercelli, lo studio del relativo progetto di massima è stato affidato ad un gruppo di tecnici progettisti a seguito di una convenzione intervenuta tra la Provincia di Vercelli e i Comuni di Vercelli e Borgovercelli.
Detto studio è in corso, ma non risulta essere stato ancora concluso per cui alla data odierna, non disponendo di un progetto cantierabile, non è stato possibile segnalarlo per l'inserimento nell'elenco delle opere per i Mondiali di calcio 1990.
Per quanto riguarda il collegamento Novara-Vercelli risulta che l'ANAS ha terminato il progetto esecutivo e lo ha già rassegnato al Consiglio di amministrazione dell'ANAS a Roma per l'approvazione in linea tecnica entro il corrente mese.
Quest'opera, qualora il progetto fosse approvato dal Consiglio dell'ANAS, potrebbe essere appaltata perché, rientrando nel piano triennale e nella convenzione, vi sarebbero le disponibilità finanziarie.
Per entrambi gli interventi (sia per la tratta Novara-Vercelli sia per la tangenziale nord) qualora si disponesse - in un caso già si dispone - di progetti esecutivi si potrebbe valutare (come Regione lo abbiamo già prospettato all'ANAS) all'interno dell'ipotesi di interventi legati alle Colombiane del 1992 a seconda di come la Camera dei Deputati approverà la risoluzione con l'individuazione dell'area territoriale interessata dalle manifestazioni Colombo '92.
Da informazioni che abbiamo, risulta che vi sarebbe un orientamento della Commissione di inserire anche parte del Piemonte all'interno dell'area interessata alle manifestazioni Colombiane.
Per quanto riguarda le manifestazioni Colombiane, la legge sui Mondiali prevedeva che anche a queste opere si potessero applicare le stesse disposizioni. Ciò renderebbe possibile un'approvazione più rapida dei progetti e delle relative risorse finanziarie, ma per quest'ultima parte siamo in attesa di conoscere le decisioni ultime delle Commissioni parlamentari e del Ministero dei Lavori Pubblici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Il mio giudizio critico generale sulla "operazione Mondiali" ribadisce quello già espresso dal Gruppo comunista. L'ulteriore richiamo fatto dall'Assessore alle Colombiane è un'ulteriore conferma della stranezza dei riferimenti scelti dal Governo per orientare le proprie scelte infrastrutturali, collegandole in modo del tutto stravagante agli anniversari che di volta in volta vengono a scadenza.
La mia interrogazione, peraltro, prendendo atto delle procedure piuttosto anomale imposte dal Governo, richiamava l'attenzione sull'assenza dai programmi in itinere di alcune opere ricadenti nel Vercellese ed indicate come prioritarie in precedenti programmi regionali. L'Assessore ne ha spiegato la ragione e ne prende atto, anche se con rincrescimento.
Vorrei però sollecitarlo ad accertare la veridicità delle notizie apparse sui giornali locali, secondo cui la Provincia di Vercelli avrebbe consegnato di recente il progetto della tangenziale nord della città capoluogo. Per quanto appaia improbabile se ciò fosse effettivamente avvenuto varrebbe la pena considerare la possibilità per un suo ripescaggio all'interno dei programmi di finanziamento decisi nelle settimane scorse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Bosio, Croso, Dardanello, Lombardi, Maccari, Mercurio e Paris.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Questione di legittimità costituzionale dell'art. 15 della L.R. n. 18/86


PRESIDENTE

Comunico che in data 28/9/1989 la Pretura circondariale di Torino ha sollevato questione di legittimità costituzionale, ritenendola rilevante e non manifestamente infondata, dell'art. 15 della L.R. 2/5/1986 n. 18 della Regione Piemonte per violazione degli artt. 25 e 117 della Costituzione ordinando l'immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale sospendendo il dibattimento in corso e notificando l'ordinanza al Presidente della Giunta regionale. L'art. 15 della citata L.R. 18/86 norma e sanziona le operazioni di stoccaggio provvisorio in azienda dei rifiuti tossici e nocivi di cui all'art. 2 del DPR n. 915/82.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Costituzione nuovo Gruppo consiliare Verde Arcobaleno


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data 6/10/1989 il Consigliere Igor Staglianò ha informato la Presidenza del Consiglio circa l'intenzione di modificare la denominazione del Gruppo di appartenenza da DP (Democrazia Proletaria) in Gruppo Verde Arcobaleno avendo egli aderito a tale raggruppamento politico.
L'Ufficio di Presidenza si è riservato di valutare la suddetta proposta alla luce della vigente normativa statutaria e regolamentare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, ho sentito la comunicazione che lei cortesemente e anche doverosamente ha fatto all'aula in merito alla comunicazione del sottoscritto relativa alla denominazione del Gruppo. Mi riservo, nel momento in cui la nuova denominazione sarà formalizzata, di fornire ai colleghi brevissimamente le ragioni che mi hanno indotto a questa scelta che ritengo di un qualche rilievo e comunque di un certo impegno.
Lei ha comunicato che "l'Ufficio di Presidenza si riserva". Io mi auguro che questo esame avvenga rapidissimamente e che quindi la prossima settimana tutto sia definito perché è materia su cui ritengo non sia opportuno tenere le cose in sospeso per troppo tempo per ovvie ragioni di visibilità politica dei comportamenti di ciascuno di noi in quest'aula.
Quindi, la sollecito come Presidente dell'Ufficio preposto ad esaminare la comunicazione e a provvedere alle opportune formalizzazioni.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, senz'altro le posso assicurare che l'Ufficio di Presidenza valuterà nella sua prima riunione, cioè quella di martedì prossimo, la questione.


Argomento: Varie

e) Auguri di pronta guarigione all'Assessore Lombardi


PRESIDENTE

Concludo le comunicazioni con gli auguri all'Assessore Lombardi.
Tre giorni fa il nostro amico e collega Emilio Lombardi è stato colto da infarto. Trasportato d'urgenza dalla sua casa di Saluzzo all'Ospedale Santa Croce di Cuneo, l'Assessore Lombardi è stato sottoposto a terapia intensiva. Le sue condizioni attuali denotano un sensibile miglioramento anche se la prognosi non può essere sciolta ancora per alcuni giorni.
Credo di interpretare, dunque, il pensiero unanime del Consiglio regionale nell'esprimere alla sua famiglia e al Gruppo DC la nostra solidarietà, l'augurio affettuoso, la speranza, l'auspicio che Emilio Lombardi ritorni al più presto tra di noi e alla guida attiva dell'Assessorato.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 1220: "DGR n. 204-30676 Approvazione, ai sensi dell'art. 27 della L.R. n. 12/85, del programma di attività dell'IRES per l'anno 1989"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1220.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

Le deliberazioni non hanno mai dei relatori anche quando sono così importanti come quella che abbiamo di fronte e, dunque, tocca alla Giunta la presentazione della deliberazione.
Di questo argomento si è peraltro già trattato ampiamente nel corso di una riunione della competente Commissione consiliare. In questa sede dunque, mi limiterò a fare alcune osservazioni di sintesi sull'intero argomento e tentare quanto meno di dare alcune risposte in merito anche alle osservazioni che in quella sede vennero fatte dai Commissari.
Innanzitutto occorre dire che per quanto noi ci troviamo di fronte ad un provvedimento annuale, quindi ad un provvedimento che potrebbe rientrare nella routine amministrativa della nostra Regione, tuttavia si tratta di un provvedimento importante che è stato introdotto con le modifiche alla legge intervenute nel 1985, attraverso le quali si introduceva l'obbligo per l'IRES di presentare annualmente il proprio piano di attività (cosa che l'IRES ha fatto negli anni scorsi, dal 1985 in poi, e che ha fatto anche quest'anno).
Il programma che abbiamo di fronte ha già avuto l'approvazione del Consiglio di amministrazione dell'IRES e viene presentato dalla Giunta per l'approvazione del Consiglio regionale ai sensi della legge istitutiva dell'IRES.
La prima cosa che si noterà è il ritardo con il quale questo provvedimento giunge alla sua legittimazione definitiva. Di questo ritardo l'Assessore che ha la competenza su questo ente strumentale non può che rammaricarsi. D'altra parte se è comprensibile che l'IRES stesso impieghi quattro mesi per la predisposizione del programma e dunque per l'approvazione da parte del Consiglio di amministrazione in data 9 maggio appare meno comprensibile il ritardo con cui (da prima probabilmente la Giunta e secondariamente il Consiglio) arriva a questa definizione per due ordini di motivi: 1) questa ritardata approvazione rende quasi vana quella serie di indirizzi, verifiche e confronti che potremmo sviluppare e che giustifica il voto del Consiglio regionale 2) questo ritardo provoca inoltre delle difficoltà nell'ambito amministrativo, gestionale ed economico dell'IRES stesso.
Teniamo conto che l'IRES svolge la sua attività su contributi forniti dalla Regione Piemonte. E' evidente che mentre un primo contributo viene dato all'inizio dell'anno per avviare l'attività, di solito il secondo contributo viene dato a programma approvato, perché sembra corretto in un iter amministrativo gestionale che questo avvenga quando il programma è approvato. Di conseguenza, il secondo contributo arriverà alla fine del mese di ottobre, anzi probabilmente verso il 15 novembre, e ciò ha creato delle difficoltà di ordine finanziario all'IRES che è costretto proprio per la sua attività a dover ricorrere all'anticipazione bancaria con la conseguenza di dover pagare degli interessi sugli anticipi chiesti alle banche.
La nostra responsabilità di fronte a questa deliberazione deve essere affermata e trovare modi e tempi dell'attività consiliare compatibili con le esigenze operative dei nostri enti strumentali (è abbastanza una consuetudine che questo avvenga). E devo dire che, al di là degli aspetti finanziari, è proprio importante per non vanificare la nostra responsabilità di controllo, tanto è vero che eventuali richieste che venissero oggi rispetto a proposte modificative sul piano di attività dell'IRES non potrebbero essere assolutamente accolte. Ricordo che l'anno scorso di fronte a richieste specifiche fatte pervenire dal Consigliere Brizio e dal Consigliere Reburdo fui costretta a dire che queste richieste avrebbero potuto entrare nel piano di attività dell'IRES dell'anno successivo, cosa che puntualmente è avvenuta (si trattava di un progetto di fattibilità e l'analisi del saldo dei flussi finanziari nel campo dell'industria degli armamenti in Piemonte). Queste ricerche, richieste l'anno scorso, hanno potuto essere sviluppate nel corso di quest'anno. Se noi in questa sede volessimo ampliare o modificare questo programma significherebbe rinviarlo all'IRES, al suo Consiglio di amministrazione che dovrebbe riapprovarlo.
Occorrerà quindi determinare delle condizioni di maggior snellezza questo vale per l'IRES e per tutti gli enti strumentali. Mi chiedo addirittura, non potendo essere diversi i tempi che abbiamo sperimentato in questi anni di attività del Consiglio regionale, se non sia più corretta un'altra procedura, cioè quella che il Consiglio regionale definisca attraverso un dibattito approfondito, all'inizio della legislatura indirizzi e criteri molto precisi sull'attività dell'istituto e che poi annualmente, attraverso il bilancio, quindi contestualmente al bilancio possa determinare questa azione di riverifica e di controllo. Teniamo conto che il bilancio dell'IRES si accompagna sempre al bilancio della Regione quindi nostro compito è di verificare in quella sede il suo programma e quindi la sua validità anche di tipo finanziario. Questo è un problema che pongo e che lascio a chi verrà dopo di noi nelle prossime legislature, ma credo sia un problema sul quale effettivamente il Consiglio regionale debba ragionare proprio per non apprestarsi a momenti di valutazione e di confronto che, ripeto, finiscono per essere dei rituali e non hanno la possibilità di incidere effettivamente e quindi di dare al Consiglio regionale l'opportunità ed il valore del suo intervento.
Per ritornare alla deliberazione che abbiamo di fronte rispetto alle deliberazioni degli anni scorsi si può dire che questa presenta un paio di innovazioni.
La prima è che l'istituto ha ricercato elementi di sostanziale unitarietà del proprio programma di studi e di elaborazioni che, pur essendo evidentemente rispettoso delle peculiarità dei singoli settori di ricerca, tende a ricondurre i contenuti ad una considerazione complessiva del panorama socio-economico piemontese. Questo era già avvenuto l'anno scorso, ma quest'anno è stato assunto quale riferimento unificante l'insieme delle prospettive che derivano all'economia piemontese dal processo di internazionalizzazione in atto che tende ad una progressiva accelerazione anche in ragione della scadenza connessa all'integrazione economica europea del 1993.
L'altra innovazione è rappresentata dal fatto che risulta sostanzialmente superata, per quanto attiene ai contenuti, la distinzione tra l'attività ordinaria dell'istituto e quella correlata a specifiche commesse della Regione o quanto meno a momenti di più diretto raccordo con le esigenze dei singoli Assessorati e dei settori regionali. Questa è un'esigenza anche di tipo finanziario che io ho avuto modo di spiegare nell'ambito della Commissione competente, tuttavia questa aggregazione ha fatto nascere in sede di Commissione un'osservazione che io ho ritenuto estremamente importante sulla quale credo valga la pena di soffermarsi un attimo.
Da parte del Consigliere Chiezzi è venuta l'osservazione, al di là ripeto degli aspetti finanziari sui quali si potevano trovare probabilmente altre soluzioni, che attraverso questa ricomposizione di ricerche in un unico elenco, dunque unico programma, appare difficile distinguere dove sia l'esigenza regionale e attraverso quali ricerche le esigenze della Regione vengano soddisfatte. Questo è sostanzialmente il concetto che ha posto come elemento di riflessione il collega Chiezzi.
Ricordo anche altri dibattiti in anni molto lontani. L'istituto ha sempre rivendicato, e la Regione, anche attraverso la legge istitutiva, ma segnatamente attraverso le modifiche apportate nel 1985 gliel'ha riconosciuta, una propria autonomia scientifica che si aggiunge a quella amministrativa conseguente alla personificazione dell'istituto stesso.
L'utilizzo da parte della Regione delle elaborazioni dell'istituto che si avvale di studi che, seppure di ricerca applicata, sono distinti dalle indicazioni di merito dell'amministrazione sui temi della programmazione e del governo del Piemonte, c'è sempre stato. Prima c'era una distinzione precisa per cui si riusciva effettivamente ad individuare quelle che potevano essere le cosiddette commesse regionali rispetto al contesto più generale dell'attività dell'istituto. Ma tutto sommato, proprio nell'ansia che credo sia di tutti di riconoscere l'autonomia scientifica, questo programma probabilmente dà l'opportunità di affermare questa autonomia scientifica e dunque in teoria tutte le ricerche che fa l'IRES dovrebbero essere di interesse regionale.
Evidentemente sulla base del Piano di sviluppo e degli indirizzi politico-amministrativi che la Regione si è data, ci saranno dei momenti in cui certe iniziative, che sono funzionali all'attività dell'istituto, sono più funzionali all'attività della Regione. Tant'è vero che quando in sede di Commissione il collega Chiezzi chiese indicazioni in particolare rispetto alla ricerca di alcuni aspetti sociali del problema del traffico nell'area metropolitana torinese, devo dire che io non seppi rispondere se si trattava di una commessa regionale o comunale. Da una ricerca puntuale abbiamo invece appurato che questa è una ricerca che l'IRES sta conducendo autonomamente con un piccolissimo contributo del Comune di Torino che non è stato esso stesso lo stimolatore di questa ricerca, ma che ha consentito a dare un contributo alla ricerca su un interesse che l'IRES aveva visto in questo problema.
Dunque, credo che questo programma si presenti oggi omogeneo e mi sembra anche corretta l'impostazione che annualmente si intende dare caratterizzandolo attraverso un momento unificante che dovrebbe uniformare tutte le ricerche.
Sono state fatte delle osservazioni anche per quanto riguarda i costi.
Questo è un argomento estremamente delicato, che va ricondotto al principio dell'autonomia sulla quale noi abbiamo basato le nostre leggi di riferimento dell'IRES.
Mi sono permessa di presentare un emendamento sulla base delle osservazioni che erano venute in Commissione rispetto a questo problema.
Ritengo che questo emendamento, se forse non risponde compiutamente alle osservazioni venute da parte dei Consiglieri, tuttavia meglio di quanto compariva nel testo originale della deliberazione possa soddisfare le osservazioni che sono state fatte in quella sede. Non abbiamo cioè la possibilità di verificare nel dettaglio la composizione e pur tenendo conto che l'approviamo ad ottobre siamo pur sempre in un regime previsionale.
Quando l'IRES ha approvato la sua relazione era in un momento previsionale quindi i costi erano effettivamente di ordine induttivo, oggi probabilmente l'IRES è in condizione di verificare con maggiore precisione questi costi perché su talune ricerche ha la possibilità di avere dei dati più precisi.
Tuttavia, trattandosi di ricerche che non fa la Regione in proprio, ritengo che il nuovo comma che ho presentato sia tranquillizzante e soddisfi quell'azione di controllo e di verifica che l'Amministrazione deve svolgere sui suoi enti strumentali.
La deliberazione, rispetto a quella dell'anno scorso, si presenta assai più completa perché è il primo anno che abbiamo di fronte una ripartizione delle spese connesse all'attività di ricerca e di osservatorio con riferimento alle singole voci di spesa (nn. 1, 2, 3, 4, 5 e 6 del documento allegato).
Signor Presidente, spero che la mia presentazione della deliberazione sia stata sufficiente. Se le osservazioni che ho fatto non hanno colto le esigenze manifestate in I Commissione, con una seconda breve replica mi riservo di soddisfare eventuali altre osservazioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Sull'illustrazione della deliberazione da parte dell'Assessore Vetrino è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'anno scorso, in occasione della discussione sulla medesima deliberazione, a nome del Gruppo comunista, avevo svolto una critica per il modo dimesso e ordinario con il quale la stessa era stata presentata da parte della Giunta. Di questa critica si è tenuto conto e apprezziamo pertanto la relazione che quest'anno l'Assessore ha svolto, nella quale ha cercato di dare al provvedimento l'importanza che merita.
L'anno scorso si era sviluppato un dibattito interessante tra le forze politiche, spero che anche quest'anno avvenga sul presente provvedimento.
Non v'è dubbio che nel programma di attività dell'IRES per il 1989 ci sono delle novità positive che ci confortano: questa struttura di ricerca regionale è di valore, dinamica, capace di stare sul campo, di essere attuale pure in una società a veloci e forti trasformazioni.
Ci troviamo di fronte a proposte nuove che si riconducono al fatto che l'IRES propone un diverso modo di lavorare, una diversa strategia a lungo termine, che si può riassumere nell'intenzione di rendere meno dispersiva l'attività, di settorializzare di meno le varie ricerche, tentando di dare un maggiore coordinamento alle professionalità specifiche che continuano ad essere presenti all'interno dell'IRES, individuando quindi dei filoni di ricerca. In poche parole, mi pare che l'IRES proponga un diverso comportamento rispetto al passato passando da una serie di ricerche interessanti, ma tra loro un po' scollegate, ad un'attività leggibile in senso maggiormente unitario. Questo ha portato al secondo cambiamento più di carattere amministrativo, ma non meno importante, che riguarda la mancata distinzione tra finanziamento ordinario ed attività a finanziamento specifico.
Questi due aspetti confermano la necessità che, più che negli anni passati, la Regione riesca ad essere presente nell'attività dell'IRES non come forza estranea, esterna, portatrice di richieste dall'alto, ma come forza che orienta, indirizza ed avanza richieste sulla base delle proprie esigenze.
Se l'IRES propone un mutamento sostanziale nel suo metodo di lavoro riesco meno a vedere un ruolo coerente con questa innovazione da parte della Regione. L'Assessore la scorsa volta è stata presa alla sprovvista da un cambiamento di tono e di peso nel dibattito, mentre oggi mi pare si sia fatta carico del problema, ma non è un Assessore da solo che è in grado di condurre la Regione ad un rapporto diverso con l'IRES, è la Giunta regionale come equipe diretta dal proprio Presidente, ma è proprio questo lavoro collegiale da parte della Giunta regionale che mi sembra ancora di non vedere. Uno sforzo di unificazione è presente da parte dell'IRES, ma non colgo analoghe, esplicite ed operative intenzioni da parte della Giunta regionale.
Chiediamo che la Regione offra maggiore progettualità ai lavori dell'IRES, alla sua attività di ricerca e alle sue riflessioni. I rapporti tra Regione e IRES ci sembrano ancora troppo discontinui e non così fecondi come avevamo chiesto l'anno scorso si sviluppassero, tra l'IRES, gli Assessori competenti e la I Commissione. Avevamo chiesto una certa continuità e scambio di informazioni, ma questo è avvenuto in modo ancora insufficiente. Riteniamo che l'Assessore alla programmazione regionale debba raccogliere idee, progetti, richieste e proposte che provengono sia dagli Assessorati che dai rapporti che questo Assessorato alla programmazione regionale ha con la realtà esterna economica e sociale.
Dall'insieme di questi input l'Assessorato alla programmazione filtri discuta, verifichi e pesi l'importanza e l'urgenza delle varie proposte e proponga all'IRES settori e filoni di lavoro.
Un'altra innovazione possibile e utile per rendere operativi e possibili questi obiettivi è quella di passare da programmi annuali a programmi pluriennali. Mi sembra che la proposta, che ha appena abbozzato l'Assessore alla programmazione, di giungere, anche come Consiglio regionale, a un diverso rapporto con i temi proposti sul programma di attività dell'IRES sia interessante e da discutere. Il fatto che all'inizio di una legislatura il Consiglio regionale, sulla base di indirizzi politici, affronti seriamente e non in dibattiti sempre un po' costretti il problema di dare uno slancio di legislatura all'attività dell'IRES è una proposta interessante che potrebbe ancora essere ripresa forse in questa legislatura. In questo modo penso che il rapporto tra la Regione e l'IRES rispetterebbe ancora di più quell'autonomia scientifica che giustamente vogliamo assegnare all'IRES. L'autonomia scientifica dell'IRES non viene limitata da una Regione che ha più forza e più idee da proporre, ma viene limitata se una Regione debole non fa altro che richiedere all'IRES piccole ricerche limitate al campo di interesse specifico di questo o quell'Assessore, di questo o quell'ente pubblico. In questo modo ritengo che l'IRES, che pure deve dare risposte a questo tipo di domanda, rimanga impacciata e venga obbligata ad interessarsi ed avviare ricerche su settori troppo specifici. Invece se la Regione è forte, filtra queste richieste, le seleziona e le propone all'IRES, ci sarà un reciproco aumento di efficienza e di efficacia.
A questo proposito uno dei nostri emendamenti propone un diverso campo di azione per l'IRES.
Il fatto che giungiamo con molto ritardo all'approvazione di questa deliberazione rende improponibile che l'IRES metta a fuoco questi indirizzi per il 1989, però insistiamo che l'IRES apra un nuovo capitolo di lavoro e cioè passi da essere un istituto che sostiene, indirizza, aiuta il decisore pubblico a prendere le proprie decisioni, sulla base di un esame il più possibile obiettivo e oggettivo della realtà economica e sociale, ad un istituto di ricerca che guardi anche l'altra faccia del problema, svolgendo delle ricerche tese a verificare in che modo le politiche effettuate dagli enti pubblici od affermate dagli enti pubblici abbiano indotto effetti sui meccanismi economici e sui rapporti sociali nella società.
E' un settore ancora poco esplorato, ma utile sia per l'IRES, i suoi ricercatori, il mondo economico e delle scienze sociali interessate, sia anche per il decisore pubblico che, oltre a trarre dall'IRES ragioni per proprie politiche, può avere nell'IRES l'istituto che fa comprendere gli effetti delle politiche attivate o enunciate nella società. L'emendamento introduce nei programmi dell'IRES l'indagine a posteriori: cosa è successo nella realtà economica e sociale in conseguenza delle politiche degli enti locali.
Vengo ad alcune considerazioni più di merito legate al programma di ricerca 1989.
La prima osservazione è relativa ad una ricerca sul settore dei trasporti. Avevo già sollevato la questione in Commissione, ho sentito adesso la risposta dell'Assessore; a me pare che questa ricerca sia un po' difficile comprenderla all'interno di un disegno unitario. Ho l'impressione che si tratti di una ricerca che derivi da una richiesta settoriale. Mi risulta che il Comune di Torino abbia svolto un ruolo non marginale nella richiesta di attivazione della ricerca. E' una ricerca sulle modalità di spostamento dei cittadini. Il 20 ottobre p.v. verrà tenuto un convegno organizzato dal Consorzio Trasporti Torinesi dal titolo: "Appuntamento con la qualità del servizio per la difesa dell'ambiente urbano". In questo convegno si presenteranno i risultati di una ricerca effettuata dalla Demoscopea nel corso di quest'anno che ha il seguente titolo: "Valutazioni ed aspettative dei cittadini torinesi sulle condizioni del traffico e sul trasporto pubblico". Questo argomento è identico a quello che viene proposto come programma di attività dell'IRES. Mi sembra che la risposta, un po' parziale, dell'Assessore dimostri che, ad esempio su questa ricerca non è visibile un ruolo di coordinamento. Mi pare di capire che forse l'IRES sta facendo in parte la ricerca che la Demoscopea presenterà il 20 ottobre p.v. Se quelle dell'IRES non sono rilevazioni del numero di passaggi, bensì domande rivolte all'utenza, queste sono già state rivolte e le risposte verranno presentate in un convegno del Consorzio Trasporti Torinesi. Non ho presentato un emendamento in proposito, ma cito questo fatto come esempio: un'attività settoriale su richiesta specifica se non è inquadrata in un coordinamento regionale, può generare degli scompensi.
Seconda osservazione. Non compare nel programma dell'IRES alcun incarico relativo al proseguimento degli studi relativi al Progetto Territoriale Operativo del Po. Conosco i problemi dell'IRES, so che nel settore della pianificazione territoriale, fondamentale per la predisposizione del Progetto Territoriale Operativo, l'IRES non ha tutte le competenze necessarie. L'IRES nel programma di attività continua ad esprimere la volontà di approfondire gli studi di carattere socio-economico e territoriale. Nell'area tematica "scenari socio-demografici" si propone la formazione di un atlante socio-economico e territoriale: l'IRES non intende estraniarsi dalle tematiche di carattere territoriale. L'ipotesi che l'IRES possa gestire una forma di coordinamento sul Progetto Territoriale Operativo del Po, non mi sento di escluderla, sia sulla base delle competenze presenti che delle volontà dell'IRES di lavorare in questo settore.
Questa proposta non è stata confermata dall'Assessore. Per quanto possiamo dall'opposizione, chiediamo che il Progetto Territoriale Operativo (PTO) venga portato a termine. Chiediamo all'Assessore una risposta alla seguente domanda: l'assenza nel programma dell'IRES di questo impegno corrisponde ad una scelta, ormai compiuta da parte della Giunta regionale di non servirsi dell'IRES, come struttura di coordinamento per questo lavoro, che sarà senz'altro pluridisciplinare ed avrà bisogno di apporti e di competenze specifiche molto vaste? Se è così, in che modo si pensa di portare a termine il PTO, che è stato commissionato all'IRES sino a questa fase? E se intende utilizzare altre professionalità che non siano dell'IRES, quali criteri intende utilizzare? Mi sembrano richieste pertinenti nel dibattito su questa deliberazione perché dalle risposte ne può uscire un giudizio sul programma di attività dell'IRES in riferimento a questo tema.
Terza osservazione: la ricerca relativa all'industria degli armamenti in Piemonte. Questa ricerca era stata proposta dal nostro Gruppo e dal collega Reburdo l'anno scorso, con un emendamento accettato dalla maggioranza; ora la troviamo inserita nel programma di attività dell'IRES.
La critica che svolgiamo è che questa ricerca è presentata in modo non molto convincente. Leggendo il programma proposto dall'IRES sembra di capire: la ricerca è molto difficile "chissà se ce la faremo a svolgerla".
Condivido l'analisi sulle difficoltà a svolgere questo tipo di ricerca, ne eravamo consci fin dall'inizio; fare una ricerca sull'industria degli armamenti è tema complesso. L'IRES dice giustamente "gli armamenti dove cominciano e dove finiscono? Cosa consideriamo per armamento?". Difficoltà ci sono, ciò nondimeno questa è una ricerca necessaria.
L'IRES, dal proprio punto di vista, ha ragione a mettere le mani avanti di fronte a questa richiesta regionale e di segnalare le difficoltà a soddisfarla, la responsabilità a questo punto passa alla Regione Piemonte.
Trattandosi di una ricerca, senz'altro difficile e delicata, occorre che l'IRES sia messo in condizione di svolgerla. La Giunta regionale deve assumersi la responsabilità di rimuovere gli eventuali ostacoli che l'IRES trova nello svolgimento della ricerca. Altrimenti ci troviamo di fronte ad uno squilibrio tra la volontà del Consiglio regionale di richiedere una ricerca difficile e l'effettivo impegno politico della Giunta regionale.
Questo impegno politico può essere programmato in diversi modi, ne propongo uno come riflessione: il Presidente della Giunta regionale potrebbe, ad esempio, rivolgersi direttamente all'Unione Industriale per esporre la volontà di svolgere una ricerca all'interno di un settore industriale delicato, sul quale la Regione intende attraverso l'IRES acquisire dei dati. Si tratta di far capire chiaramente alle categorie del settore che c'è una determinata, chiara, esplicita volontà politica.
Questa ci sembra la condizione per consentire all'IRES di lavorare. In assenza di interventi di questo genere, temo che il progetto di fattibilità, presentato onestamente da parte dell'IRES, non riesca a prendere il via.
Chiediamo ancora all'Assessore notizie sulla modifica alla legge dell'IRES. C'erano stati degli impegni, sia da parte della Giunta regionale che da parte della direzione, a fare proposte e a discuterle. Non siamo a conoscenza del lavoro sin qui svolto, gradiremmo sapere a che punto sono queste proposte.
Vi è infine la questione dei costi. Nel programma di finanziamento non vi è più la separazione tra finanziamenti ordinari ed attività straordinarie. Questo non significa (ed è il senso dell'emendamento che abbiamo presentato) che sul piano dei costi la Regione non debba assumersi la responsabilità di approvarli. La deliberazione presentata dall'Assessore Vetrino lasciava molti varchi e molti dubbi: non si approvavano i costi esposti dall'IRES. Secondo me, quei costi vanno approvati. Se sono costi non approvabili, lo si dica, si chiedano delle modifiche. Altrimenti bisogna approvarli esplicitamente; le deliberazioni con contenuti ambigui possono dare luogo a problemi.
Ho svolto queste considerazioni in spirito collaborativo, anche se per certi versi ancora critico; attendo la risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è giusto che questa discussione abbia tutti i caratteri di approfondimento. Il problema, al di la dell'interesse, è di dare un senso ai lavori di Commissione dove già un certo approfondimento è stato fatto.
Vorrei sottolineare brevemente alcuni aspetti che mi pare possano essere interessanti. Noi corriamo sempre il pericolo che i nostri enti strumentali possano diventare una specie di corpi separati rispetto agli indirizzi, la politica, le necessità dell'ente. Esiste quindi la necessita di definire con maggiore chiarezza che cosa l'Ente Regione ritiene che i propri enti strumentali debbano rappresentare. E il caso dell'IRES è un classico.
All'o.d.g. della seduta odierna sono in discussione provvedimenti che toccano di riflesso il ruolo e la funzione degli enti strumentali. In questo caso vorrei sottolineare che le necessità di ricerca e la diffusione di questi momenti presso altri enti ed organismi, che magari si fanno nascere con il contributo della Regione, possano essere in contraddizione rispetto al fatto che noi avendo una struttura di valore importante dovremo prioritariamente concentrare le massime attenzioni su questa, anche perch la ricerca deve avere delle soglie critiche di capacità, di accumulo di conoscenze che o ci sono, e quindi c'è una dimensione, uno spessore di un certo tipo, oppure si fa degradare la qualità del prodotto che viene dato.
Ritengo che un ente come l'IRES preposto alle ricerche socio-economiche debba vedersi non solo nella funzione di supporto alla decisione di governo, ma anche a quella che è l'elaborazione legislativa. L'IRES dovrebbe in qualche modo dare trasparenza ed anticipare alcuni processi, al legislatore e alla funzione di governo, in modo da poter assumere le decisioni, quindi la formazione delle leggi oppure gli atti di governo, nel modo migliore possibile, ovviamente nel rispetto dell'autonomia politica che poi sarà la determinante ultima di questa decisione.
E' anche vero che l'IRES svolge un servizio più generale che è quello di rispondere ad un fabbisogno di informazione e di conoscenza dell'intera società civile e del sistema economico. Credo che questo compito lo svolga egregiamente e noi dobbiamo cercare di migliorare questo tipo di funzione.
Dobbiamo anche pretendere, Assessore, che l'IRES sia strutturato e abbia una dimensione critica, in modo tale da anticipare, nel rispetto dell'autonomia scientifica e su nostra sollecitazione, la visibilità di alcuni processi e permettere in sede legislativa o di decisione degli atti di governo di non svolgere una funzione semplicemente amministrativa.
L'unitarietà che viene data alla elaborazione e ai lavori dell'IRES attraverso il programma unico può assumere questo aspetto.
Il mio timore, Assessore, è che l'IRES abbia insufficienti indicazioni della strategia che la Regione intende perseguire (ciò non tocca ovviamente l'autonomia scientifica che è un altro aspetto). E' proprio a questa esigenza che va data risposta: non può essere trovata solo attraverso il Piano regionale di sviluppo, che è un documento importante che dovrebbe servire all'IRES per capire quali sono gli alvei in cui scorre la strategia regionale, ma occorrerebbe dare qualcosa in più.
Accolgo favorevolmente l'emendamento del Consigliere Chiezzi per quanto riguarda lo studio degli effetti, delle ricadute, del fall-out delle scelte dell'operatore pubblico ad ogni livello, in tutte le materie dal territorio al lavoro, ad altri campi ancora. Ho già sostenuto nella scorsa seduta del Consiglio che gli atti e le decisioni della Regione hanno in sé dei potenziali effetti distruttivi, effetti negativi rilevanti e quindi in una decisione (una legge, un provvedimento) di politica territoriale, di politica del lavoro, di politica artigianale, di politica del commercio, è estremamente importante capire gli effetti indotti più lontani (non solo legati strettamente al comparto in cui il provvedimento va a cadere) soprattutto in prospettiva del fatto che le risorse regionali in termini finanziari saranno sempre più ridotte. Questo aspetto andrebbe posto come un'esigenza, un'indicazione strategica: non è solo ricerca, è un osservatorio permanente che l'IRES viene ad assumere per fare capire a noi in modo anticipato, dinnanzi ad una serie di scelte alternative, gli effetti che si possono determinare e capire probabilmente queste cose anche dagli aspetti storici.
Il mio Gruppo vota favorevolmente il provvedimento. Intende inoltre accogliere questo emendamento e spera che anche la Giunta lo possa accogliere. Quanto ho detto ha anche valore di dichiarazione di voto quindi non mi ripeterò in seguito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sul programma dell'IRES qualcosa ha già detto il collega Chiezzi. Io mi soffermerò in particolare sulla ricerca relativa all'industria degli armamenti nella nostra Regione.
Quando avevamo proposto che venisse inserita una ricerca complessa, ma importante dal punto di vista economico e politico, ci eravamo resi conto che non era cosa semplice per un istituto che si era occupato marginalmente di questi problemi. Tra l'altro, si tratta di problemi che richiedono un altissimo livello di specializzazione e in Italia la caratteristica che abbiamo, contrariamente ad altri Paesi, è che esiste un bassissimo livello di specializzazione, anche nell'ambito universitario, esclusa l'Università Cattolica di Milano, presso la quale esiste infatti un gruppo che ha fatto un serio lavoro su questo problema. Si tratta di un gruppo altamente qualificato dal punto di vista scientifico e io coglierei questa occasione per chiedere che l'IRES - credo che l'abbia già fatto - prenda rapporti e contatti con l'Università Cattolica di Milano, in particolare con il gruppo che si è occupato di questo problema. Esistono altre realtà abbastanza interessanti: a Roma esiste l'Archivio Disarmo che con una certa indifferenza sta lavorando su questi problemi; c'è la grande esperienza della Regione Toscana (contrariamente alla Regione Piemonte che non ha mai voluto muoversi nonostante giacciano proposte passate e presenti di una organizzazione seria su questo problema) che ha organizzato e finanziato adeguatamente un osservatorio permanente sull'industria bellica che sta acquisendo un livello di prestigio anche di carattere nazionale. Può essere un esempio da seguire perché se è importante che la ricerca dell'IRES non venga portata alle calende greche è necessario che venga potenziato il settore o si costituisca un gruppo che acceleri l'impostazione e poi l'avvio e la chiusura di questa ricerca, che però dovrebbe avere come sbocco non solo quello di mettere a disposizione della comunità piemontese una informazione essenziale e pregiudiziale per ogni tipo di intervento di eventuale riconversione su questa materia, ma anche di giungere alla formalizzazione e alla costituzione di un osservatorio permanente sull'industria bellica. Il sindacato in Piemonte ha realizzato un Centro di documentazione nel quale lavora un gruppo di persone che ha sacrificato anche i propri mezzi individuali e che in questi anni ha prodotto del materiale. Questo Osservatorio deve diventare una struttura permanente in grado di dare un minimo di valenza a questa Regione che, unica in Italia non solo non ha attivato iniziative concrete sul piano dell'industria bellica, ma è corresponsabile e cogestisce con settori industriali di non irrilevante portata come l'Aeritalia. Mi riferisco al CSI, ma anche alla questione recente del supercalcolatore nella cui gestione si è infilata anche l'Aeritalia senza chiedere che fosse riservata questa presenza soltanto a quella parte che l'Aeritalia produce nel campo civile e non nel campo bellico. Di fronte al fatto che si va in qualche modo a porre la questione dell'abbassamento del livello degli armamenti e quindi, per il momento solo dal punto di vista teorico, l'esigenza di una riconversione il presupposto di tutto è l'elemento conoscitivo.
Questo ho voluto porlo con maggior forza all'attenzione perché da quello che riesco a capire l'IRES, non avendo grandi energie disponibili potrebbe essere costretto a darsi livelli di priorità nei quali non venga sufficientemente compreso questo della ricerca sull'industria degli armamenti in Piemonte. Siamo quindi a chiedere un rafforzamento straordinario, che si avvalga di competenze anche esterne all'IRES (ne ho citate alcune) da mettere in campo su un problema che potrebbe anche essere propedeutico rispetto ad altri settori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, alcuni brevissimi minuti di intervento a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana mi sembrano opportuni anche se purtroppo dobbiamo registrare che i tempi nei quali siamo costretti a muoverci dettano delle esigenze che condizionano il confronto su argomenti importanti come questi.
Molto spesso ci impegniamo e discutiamo su provvedimenti di tipo gestionale, più da Consiglio comunale, trascurando la funzione primaria della Regione che è sì quella legislativa, ma è anche quella di programmazione, di coordinamento, di indirizzo sulle tematiche che si dibattono nella nostra Regione. E una delle occasioni - ha ragione il Consigliere Chiezzi - è questa: il programma di lavoro dell'IRES che è sicuramente, fra gli enti strumentali della Regione, quello che io considero il più significativo per il ruolo che ha, per le funzioni che pu svolgere per la comunità piemontese e per la capacità che ha al suo interno di offrire alla Regione e ai suoi amministratori degli scenari sui quali poi collocare le proposte politiche e di programma.
Purtroppo parliamo poco di programmazione, parliamo troppo poco di questi argomenti e quando lo facciamo, lo facciamo con troppa fretta.
Comunque, cercherò di rimanere nei pochi minuti che ho annunciato anche se ripeto, c'è questo rammarico.
A me pare - Assessore Vetrino - che i rapporti tra la Regione e gli enti strumentali non siano certo dei migliori. Non è solo di oggi questa considerazione, è ormai da molti anni che il mio Gruppo la fa. Ricordo di averla fatta in più occasioni con le Amministrazioni di sinistra.
Molto spesso dobbiamo registrare che tra la Regione e gli enti strumentali il collegamento è molto fragile, esile. Non sempre registriamo che gli enti strumentali portano avanti la politica che la Regione indica loro.
Qualcuno sostiene perché le indicazioni regionali non sono sufficientemente forti e quindi lasciano lo spazio a questi enti strumentali di occuparsi un po' di tutto e in termini piuttosto vaghi per cui i risultati non sono sempre finalizzati.
Credo sia importante che la Regione - il governo regionale e il Consiglio regionale nel suo complesso - rafforzi la sua capacità di proposta e di indicazione politica agli enti strumentali. Occorre inoltre migliorare questo raccordo e chiedere agli enti strumentali e ai rappresentanti che la Regione indica negli stessi che siano disposti a riferire e soprattutto a rappresentare gli indirizzi che la Regione intende dargli. Questo è un primo elemento sul quale forse varrebbe la pena che si ragionasse affinché in prospettiva possano esserci delle condizioni di rapporto più stretto fra l'Ente Regione e i suoi enti strumentali.
Ritengo però di poter affermare che da questo punto di vista l'IRES è tra gli enti strumentali quello più facilmente disponibile a questo raccordo. Lo rilevo dal rapporto che l'IRES ci ha formulato e dalle considerazioni che l'Assessore Vetrino ha fatto all'interno della deliberazione che ci propone e dall'intervento che ha fatto questa mattina.
Non solo, ma colgo nel modo d'essere dell'IRES e nelle proposte che fa delle novità che sono state messe in evidenza e che mi sembrano interessanti e che soprattutto tengono conto dei ragionamenti che sono stati fatti all'interno del Consiglio regionale in questi anni.
Credo quindi che si debba procedere nel rapporto con l'IRES invitandolo a continuare su questa strada.
Il tipo di programma che viene fatto, lo scenario di aree tematiche proposto, è interessante e coerente con la società di oggi in continua evoluzione e con le necessità che abbiamo come Regione di individuarne il nuovo dal punto di vista socio-demografico ed economico, quindi della struttura produttiva della nostra Regione, e anche in funzione di come si collocano le iniziative degli enti pubblici all'interno della società piemontese.
I tre scenari che la proposta dell'IRES richiama sono interessanti e quindi credo debbano essere sviluppati e approfonditi. Il Gruppo della Democrazia Cristiana ritiene, all'interno dello scenario degli enti strumentali della Regione, l'IRES uno di quelli, se non l'unico, che si qualifica per professionalità, attenzione e coordinamento con la Regione quindi un ente strumentale che dimostra di voler collaborare strettamente e di voler tener conto delle indicazioni che la Giunta regionale dà. Noi crediamo che questo debba essere un modo d'essere non solo dell'IRES, ma di tutti gli enti strumentali, che devono essere il braccio operativo della Regione. Sarebbe utile ed interessante che questi enti strumentali si aprissero un po' di più alla società nel suo complesso.
Così come abbiamo sottolineato per altri enti strumentali, anche per l'IRES auspichiamo da parte della Regione una sua collocazione più articolata. Se è l'IRES a crescere nel contesto regionale e a diventare un punto di riferimento non solo per la Regione, ma anche per il mondo produttivo piemontese e quindi se affianca agli studi ed alle ricerche che fa per noi e gli altri enti pubblici qualche lavoro riferito anche al mondo produttivo, imprenditoriale ed economico piemontese, potrebbe essere un ulteriore ampliamento di professionalità di questo ente e quindi potrebbe farlo diventare davvero un punto di riferimento scientifico importante al quale guarda non solo la Regione, ma il complesso della società piemontese.
Con queste considerazioni annuncio, vale quindi anche come dichiarazione di voto, il voto favorevole del Gruppo della Democrazia Cristiana a questa deliberazione, ringraziando la Giunta e l'Assessore competente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avevo promesso una breve replica e cercherò di tenervi fede, per quanto gli elementi di valutazione generale e puntuale che sono stati introdotti meriterebbero un maggiore approfondimento. Tuttavia mi sembra di poter dire che tutti gli interventi al di là della specificità dell'intervento del Consigliere Reburdo, sul quale alla fine dirò qualcosa, abbiano sostanzialmente riguardato due aspetti essenziali dell'attività degli enti strumentali e nel caso specifico di quella dell'IRES.
Il primo riguarda la progettualità dell'ente, argomento sollevato dal Consigliere Chiezzi e ripreso poi dai Consiglieri Carletto e Tapparo. Un ente strumentale all'attività della Regione è importante, io penso, in riferimento alla progettualità che l'ente stesso, la Regione nel caso specifico, ha la possibilità di dimostrare e dunque di riferire all'ente strumentale stesso. Nel caso specifico noi abbiamo di fronte un Piano regionale di sviluppo che potrà essere criticabile per le politiche che ha individuato, per le priorità che ha evidenziato, per le carenze che non ha saputo cogliere, tuttavia un documento di indirizzo sull'attività specifica della Regione, con scelte precise, è stato individuato. Dunque questa progettualità è possibile che venga recepita dai nostri enti strumentali.
Quello che l'IRES ha presentato quest'anno è un programma che recupera proprio in ossequio alla continuità, una serie di ricerche che fanno parte ormai del suo ritmo routinario, tuttavia va ad individuare, per esempio sulle tematiche ambientali, alcuni specifici settori che guarda caso sono proprio quelli che nel Piano di sviluppo noi abbiamo individuato come prioritari, ma rispetto ai quali non avevamo ancora la possibilità di esprimere dei progetti. Sulle indicazioni che ha dato la Regione l'IRES ha predisposto delle ricerche, si vedano i progetti relativi alla Valle Bormida e al Verbano-Cusio-Ossola. Ricordo al Consiglio la deliberazione approvata in Consiglio regionale, nella quale, fatte salve alcune evidenze accentravamo l'attenzione su cinque settori particolari, tra i quali la Valle Bormida, il Verbano-Cusio-Ossola e il PTO del fiume Po. C'è stata in quest'ultimo anno una presenza attiva dell'IRES, dunque una sua progettualità rispetto a questi temi che, ripeto, sono quelli che come input ha dato la Regione e che sono rimasti quindi fondamentali nel piano di attività di quest'anno.
Il Piano di sviluppo è un documento al quale dovrebbero riferirsi tutti gli enti e non soltanto l'ente regionale per la ricerca economico-sociale.
Dico addirittura che dovrebbe essere un riferimento per gli stessi Assessorati regionali perché purtroppo ho osservato che queste cose qualche volta non succedono. Non me ne vorrà il collega Ripa - è un intercalare che non ha assolutamente nulla di polemico, anche perché la deliberazione della quale parlo, secondo me, non avrà alcun effetto concreto sull'attività della Regione - ma nel mese di luglio è stata approvata una deliberazione con la quale abbiamo inviato a Roma un elenco di settanta alberghi che abbiamo dichiarato essere tutti conformi alla programmazione regionale.
Devo dire che allora o crediamo nel Piano di sviluppo o crediamo in questa deliberazione. Non era assolutamente possibile quella deliberazione deliberazione strumentale se vogliamo, speculativa e che - ripeto probabilmente non servirà assolutamente a nulla, però devo dire che il riferimento progettuale in questo caso c'era, c'è dunque anche per tutti gli enti della Regione che invece non fanno quello che devono fare soprattutto non intessono con la Regione un raccordo molto stretto (probabilmente questo dipende dalla Regione, ma anche dalla diligenza di quell'ente).
Il Consigliere Carletto ha detto che con l'IRES questa difficoltà di rapporto non esiste, tant'è vero che non solo si è osservato che è addirittura impossibile definire nel programma dell'IRES qual è e dove è la mano regionale, ma devo dire che per momenti significativi importanti come è stato quello del PTO sul Po il raccordo IRES, Università e Regione ha dato il segno evidente di quale possa essere una effettiva collaborazione e dunque una effettiva utilità per argomenti importanti come sono questi.
Quello del coordinamento è un problema di cui tutti hanno parlato, ma devo dire che è già molto difficile coordinare le attività nell'ambito dei vari Assessorati e dunque ricondurli a momenti unitari nei confronti dei nostri enti strumentali, più difficile ancora è coordinare studi nell'ambito più generale della ricerca. Questo è un tema che forse attiene di più alla responsabilità dell'Istituto delle ricerche. Io non so quali siano nello specifico i raccordi che un ente regionale come l'IRES pu avere con altri istituti di ricerca che lavorano in Piemonte o in Italia non v'è dubbio che circa l'osservazione fatta da Chiezzi relativamente alla omogeneità di ricerca tra quella fatta dalla Demoscopea "Valutazioni ed aspettative dei cittadini torinesi sulle condizioni del traffico" e quella proposta dall'IRES è innegabile che si va ad interferire sulla stessa materia e probabilmente una sinergia rispetto a questo problema sarebbe stata interessante.
C'è un tema che è stato toccato esclusivamente da Chiezzi, ed è quello che riguarda più in particolare il problema della pianificazione territoriale e nello specifico il problema del PTO per il Po. Chiezzi ha osservato che non compare nel programma annuale alcuna indicazione sul proseguimento da parte dell'IRES sul PTO del Po.
La complessità e la pluridisciplinarietà della materia e l'importanza del progetto che abbiamo di fronte non ci consentono di escludere un ruolo dell'IRES, ma ci obbligano con molta serenità e consapevolezza a dire che non è più soltanto l'IRES che può occuparsi della materia. Dal convegno del 20-21 ottobre prossimi spero emergeranno osservazioni, in quanto in quell'occasione avvieremo un dibattito approfondito sulla proposta di PTO e sul suo prosieguo.
Un ruolo determinante su questa materia può svolgerlo in Piemonte la nostra Università. Sono osservazioni che faccio a titolo personale, la Giunta non ha ancora esaminato il problema: sulla base del dibattito vedremo quali potranno essere i prosiegui rispetto a questo strumento di pianificazione estremamente importante che si muove però in un contesto legislativo nazionale abbastanza nuovo. Per esempio, l'autorità di bacino introdotta con la legge n. 183 pone dei problemi di riflessione rispetto a questo nostro strumento e quindi quale possa essere il raccordo non soltanto interregionale, ma anche ministeriale rispetto a questa materia.
Non c'è dubbio che questo progetto deve andare avanti, sul contenuto eventualmente ci possiamo confrontare, ma credo abbiamo le idee estremamente chiare. Sulla forma possiamo ancora riflettere, soprattutto dopo il convegno del 20-21 ottobre, appuntamento per il quale rinnovo l'invito al Consiglio ad essere presente perché credo che lo stesso meriti attenzione da parte essenzialmente dei Consiglieri regionali.
Sul problema degli armamenti rispondo al Consigliere Reburdo che verremo incontro a quanto egli ha detto. L'IRES deve produrci il progetto di fattibilità e al di là delle difficoltà che può avere incontrato nell'avviare questa ricerca, sulla base dello stesso potremo scambiarci le idee e stabilire un momento di impegno più profondo ed articolato, magari anche per i prossimi anni, su una materia che l'anno scorso abbiamo assunto nel nostro calendario con una certa perplessità per le difficoltà che pensavamo potessero determinarsi nell'avvio concreto di questa ricerca, ma che oggi ci consente di avere alla fine dell'anno un progetto di fattibilità che ci dirà le difficoltà o meno, comunque un modo per poter procedere.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del dispositivo della deliberazione al quale sono stati presentati quattro emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Monticelli: alla pag. 5, prima dell'ultimo capoverso, aggiungere le seguenti parole: "di invitare la Giunta regionale a richiedere che, nella futura attività dell'Istituto di Ricerche Economico-Sociali del Piemonte, vengano inserite ricerche finalizzate all'analisi delle politiche realizzate dalla Pubblica Amministrazione con riguardo agli effetti economici, sociali e territoriali prodotti; a tal fine di prendere in esame l'opportunità di istituire un Osservatorio sugli esiti dell'attività delle Pubbliche Amministrazioni".
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

Questo emendamento è accettato con convinzione per le cose dette dai Consiglieri Chiezzi e Tapparo e perché credo che questa sia una delle carenze sostanziali dell'attività regionale. Noi approviamo molte leggi spesso rifinanziamo le stessi leggi, ma non abbiamo mai un quadro completo degli effetti che queste leggi hanno prodotto nell'attività regionale.
Dunque, la ricerca finalizzata agli effetti degli interventi regionali attraverso la legislazione che produciamo, dovrà essere un input interessante.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Monticelli: alla pag. 3, il settimo capoverso è soppresso e sostituito con il seguente: "Verificata la congruità dei costi esposti in tale quadro economico allegato alla presente deliberazione che consente la valutazione della produttività complessiva di quella struttura di ricerca".
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

Credo che la posizione della Giunta sia chiara perché l'ho espressa nella mia introduzione. L'emendamento alla pag. 9 è diretta conseguenza dell'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Monticelli alla pag.
3. La posizione della Giunta è omogenea per i due emendamenti che seguono rispetto ai quali la Giunta ha presentato una sua proposta di modifica che ha cercato di tenere conto delle preoccupazioni venute da parte dei Consiglieri relativamente ad una indecisione che poteva apparire da questo comma. D'altra parte la Giunta ritiene che il testo che essa propone sia quello che il Consiglio correttamente può essere chiamato ad approvare proprio sulla base dei riferimenti di cui parlavo prima: autonomia dell'ente, momento previsionale di questo documento, che quindi avrà dei costi definitivi, e non da ultimo il fatto che questa è una ricerca che non fa la Regione, quindi non verifica essa stessa attraverso dei costi che nel corso dell'anno si possono anche movimentare e rispetto ai quali non pu esercitare un controllo costante.
Credo pertanto che rispetto a queste tre motivazioni la Giunta debba riaffermare la sua volontà attraverso l'emendamento che ha proposto questa mattina all'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Insieme al collega Monticelli confermo la validità di questo emendamento. Ho letto l'emendamento proposto dalla Giunta e mi pare che non elimini le carenze che abbiamo osservato nel testo della deliberazione. In materia di verifica della congruità dei costi ritengo che non ci possa essere alcuna opacità nel dispositivo della deliberazione che deve essere chiara, esplicita, limpida e trasparente.
Occorre che la Regione si assuma la responsabilità di affermare che quanto dichiarato dall'IRES è verificato come congruo; se non fa questo riteniamo che questa chiarezza non ci sia e che ciò sia nocivo sia per la Regione che per l'IRES. Confermiamo pertanto l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 25 contrari.
3) Emendamento presentato dall'Assessore Vetrino: alla pag. 4, sostituito il comma settimo con il seguente: "Precisato altresì che, in relazione alla natura dell'Istituto ente pubblico 'dipendente' dalla Regione e dotato di autonomia scientifica ed amministrativa - non è risultata praticabile una vera e propria valutazione di congruità dei costi esposti, in quanto è disponibile esclusivamente la distribuzione dei costi di funzionamento - diretti ed indiretti - sulle singole ricerche: tuttavia il quadro economico allegato alla presente deliberazione, che rileva la composizione dei costi diretti e indiretti consente di evidenziare la produzione dell'Istituto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Monticelli: alla pag. 5 nel capoverso successivo alla parola "delibera" sostituire le parole "di cui costituisce elemento di supporto il piano dei costi" con le parole "ed il piano dei costi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 27 contrari.
Prima di porre in votazione la deliberazione ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore Vetrino nella sua risposta è stata un po' vaga per quanto riguarda gli impegni precisi in ordine al compimento del Progetto Territoriale Operativo del Po. Continuiamo ad essere molto preoccupati perché c'è una complessità nella redazione di questo documento; la risposta dell'Assessore è stata troppo evasiva. L'Assessore rimanda ad un convegno: sappiamo che fare un convegno è facile, non so però quanto da un convegno possa emergere in termini di proposte operative per accelerare questo lavoro. Parteciperemo a questo convegno, però rimarchiamo la preoccupazione del nostro Gruppo sull'effettiva capacità di questa Giunta di portare a termine questo aspetto; non mettiamo in dubbio le volontà dell'Assessore.
Per quanto riguarda la ricerca sugli armamenti avevamo fatto una proposta di impegno politico in prima persona da parte del Presidente della Giunta regionale nei confronti delle associazioni industriali, un impegno politico per affermare questa volontà della Regione. Rispetto a questo punto non ci è stata data risposta.
L'IRES ha fatto un buon programma, l'ho già detto precedentemente, ci sono delle novità positive. Meno bene ha fatto la Regione per questi tentennamenti, queste perplessità.
La deliberazione concernente il programma di attività dell'IRES nonostante le insufficienze che abbiamo rilevato nel comportamento regionale, vedrà comunque il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione la deliberazione nel testo modificato che verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1222: "Adesione della Regione Piemonte alla 'ECER' - Associazione Centro Europeo di Ricerche Economiche (European Centre for Economic Research)" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1222, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

L'adesione della Regione Piemonte alla "ECER" discende dalle scelte complessivamente fatte dalla Regione Piemonte in ordine alla politica culturale e alla dovuta attenzione alla ricerca scientifica economica particolarmente avanzata nella nostra Regione.
La Regione Piemonte nei suoi programmi in materia di politica culturale e negli obiettivi indicati nel Piano regionale di sviluppo promuove e sostiene interventi capaci di affermare Torino ed il Piemonte come uno dei poli del circuito europeo ed internazionale della cultura e della ricerca scientifica nei vari settori del sapere.
Particolare attenzione è rivolta all'avvio di attività in materia di ricerca e di studi di elevato livello scientifico, di scambio tra le istituzioni culturali piemontesi e quelle straniere, anche con lo scopo di favorire opportunità ai giovani studiosi.
In questa direzione negli ultimi anni sono stati costituiti dalla Regione Piemonte, in collaborazione con gli Atenei piemontesi o enti culturali ed economici interessati a queste finalità, la Fondazione ISI e l'ASP (Associazione per la promozione dello sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte).
Questi istituti coprono le aree relative in particolare alla fisica matematica, chimica e biologia. A presiedere gli stessi sono persone di alta fama e credo svolgano bene, anche se con ritmi obbligatoriamente diversi, la funzione per la quale sono stati costituiti.
L'Unioncamere (Unione delle Camere di Commercio del Piemonte) ha proposto alla Regione Piemonte la costituzione di un'associazione che abbia come scopo la promozione di ricerche teoriche ed applicate in campo economico attraverso la formazione ed il finanziamento sia di progetti di ricerca specifici sia di borse di ricerca destinate ad economisti italiani e stranieri.
Scopo del progetto è quello di offrire a grandi economisti contratti di ricerca, almeno trimestrali, per la produzione di lavori assolutamente originali, i cui risultati l'associazione provvederà a diffondere in particolare in Piemonte. Verranno affiancati agli studiosi, laureandi e laureati degli Atenei piemontesi nonché giovani studiosi in possesso di dottorato di ricerca o titolo equipollente, al fine di consentire la possibilità di trattenere in Piemonte alcuni giovani brillanti che altrimenti si orienterebbero verso carriere all'estero.
La creazione di un nucleo di ricerca di assoluta eccellenza in Piemonte beneficerà notevolmente sia gli Atenei piemontesi, che potranno interagire con economisti di notevole valore, sia gli ambienti extra-accademici, che potranno avvicinare esperti di prestigio in settori specifici.
Tale nucleo di ricerca inoltre potrebbe rivelarsi un importante polo di attrazione per specialisti, che identificherebbero in Torino e in Piemonte un'area di studio privilegiata.
La Regione Piemonte, rilevato il notevole interesse di tale iniziativa propone di aderire alla costituzione dell'Associazione Centro Europeo di Ricerche Economiche (European Centre for Economic Research), sulla base dello Statuto allegato, redatto in collaborazione con l'Unioncamere, che fa parte integrante della presente deliberazione.
All'associazione ha aderito come socio promotore anche il CERVED Società Nazionale di Informatica delle Camere di Commercio, Industria Artigianato e Agricoltura per la gestione dei Centri Elettronici Reteconnessi Valutazione Elaborazione Dati.
Così come risulta dallo Statuto della costituenda associazione, i tre soci promotori si impegnano a versare una quota annuale, a sostegno della gestione dell'attività del centro, di L. 100 milioni. Inoltre la Regione Piemonte metterà a disposizione gli spazi necessari per lo svolgimento delle attività presso la propria sede di Villa Gualino, dove già hanno sede la Fondazione ISI e l'ASP; l'Unioncamere fornirà gli arredi mobiliari ed il materiale di documentazione necessari; la società CERVED soddisferà le esigenze relative alla elaborazione dati e testi sia per gli aspetti di hardware sia di software.
All'associazione potranno aderire in futuro nuovi soci con una quota annuale di almeno 50 milioni; l'ammissione, ai sensi dell'art. 5 dello Statuto, avverrà dietro consenso unanime del Consiglio di amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi, mi corre l'obbligo di fare una premessa che si collega con quanto andrò a dire in merito a questa proposta. Stimo molto il lavoro che sta svolgendo l'Assessore Nerviani che considero di grande rigore ed attenzione nelle materie molto complesse, specie nella formazione professionale, con cui deve misurarsi. Anticipo che ovviamente darò voto favorevole a questa proposta perché c'è un accordo, una disciplina di maggioranza, ma non posso nascondere alcune preoccupazioni attorno a questo provvedimento.
La prima preoccupazione è la seguente. Abbiamo chiuso pochi minuti fa la discussione sull'IRES che è per la Regione il centro di elaborazione economica principe. Nel mio intervento sottolineavo come è necessario dare quella dimensione, quella massa critica a interventi in materia di studi economici, senza la quale ciò che si produce è marginale, insufficiente inadatto a quelle che sono le necessità. Quindi prioritaria attenzione deve essere data al nostro centro di studi economici, che ha dato dei prodotti significativi e che ha visto al suo interno degli studiosi di prestigio.
Con questa iniziativa c'è il rischio, se il vincolo annuale è corposo di entrare in rotta di collisione con la politica che vogliamo praticare con l'IRES.
La seconda preoccupazione è sulla parte metodologica. Si fa riferimento al CERVED come elemento base soprattutto per avere alle spalle un supporto di elaborazione automatica di informazione e anche degli accessi alle varie banche dati di cui il CERVED dispone. Credo che anche qui vada considerato che noi disponiamo del CSI che ha proprio questa capacità di elaborazione ha l'accesso alle più importanti banche dati nazionali e internazionali e che il CERVED noi lo possiamo recuperare dal fatto che all'interno di questo organismo ci sarà la Camera di Commercio. La Camera di Commercio ha il suo strumento informatico che è il CERVED, è chiaro quindi che se collabora la Camera di Commercio si porterà dietro anche la capacità elaborativa di hardware e di software di cui dispone il CERVED. Non riesco a capire perfettamente il disegno che rischia di disperdere delle energie.
Bisogna anche vedere la dimensione, probabilmente diventerà una cosa superspecializzata per un aspetto: noi gli dedichiamo 30 milioni all'anno va bene, si può fare, si fanno un sacco di cose, non credo si neghi alla scienza economica anche una nostra attenzione.
Già in Commissione abbiamo approfondito questo aspetto e io vorrei raccomandare all'Assessore di prestare grande attenzione sulla nascita di questo organismo, intanto per portare nuovi soci, così come prevede l'ipotesi, in modo da arricchire il quadro e tenere presente che in qualche modo noi dobbiamo recuperare il rapporto che il CSI ha con noi e vedere che tipo di correlazione può esistere fra questa iniziativa e l'esistenza dell'IRES.
E' facile far nascere delle scatole vuote, che magari costano. Non credo sia questo il caso, però c'è sempre il rischio che l'entusiasmo di far nascere qualcosa poi non veda un seguito, perché siamo a fine legislatura, perché ci sono inerzie, perché succederanno molti fatti. C'è il rischio sostanzialmente che questa nuova struttura per non trasformarsi in una scatola vuota, che magari assorbe risorse a danno di altri disegni che abbiamo, possa perdere quella necessità di controllo che noi dobbiamo avere per non riempirla in qualche modo.
Ribadisco in conclusione che come Gruppo voteremo la deliberazione, ma manifestiamo queste preoccupazioni che poniamo all'Assessore come raccomandazioni affinché questa iniziativa non si traduca in un boomerang o comunque non sia contraddittoria rispetto a cose che facciamo o alla scarsità di risorse che abbiamo, per cui oggi la selezione degli obiettivi diventa il fattore principe della capacità di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ha fatto bene l'Assessore Nerviani a leggere, nella sua relazione, la deliberazione di Giunta, visto che gli elementi del provvedimento di Giunta non sono richiamati nella deliberazione di Consiglio, nella quale si fa riferimento al numero della deliberazione, ma gli elementi che la motivano, che nella deliberazione di Giunta sono compresi, non esistono all'interno della deliberazione di Consiglio. Così come nello stesso dispositivo siamo di fronte ad un'autorizzazione alla Giunta regionale assolutamente generica perché si richiama il capitolo a cui si attribuisce la spesa di associazione.
Credo che presentare così povera di informazioni e di elementi una deliberazione al Consiglio regionale sia un limite oggettivo: mi chiedo se sono queste le condizioni per cui il Consiglio possa consapevolmente decidere in merito ad un provvedimento di questo genere.
Detto questo, e utilizzando la deliberazione di Giunta, perché questi sono gli elementi per capire il progetto che abbiamo di fronte, vorrei fare alcune osservazioni. Vengono richiamate scelte complessive di politica culturale della Regione Piemonte e si fa riferimento a strumenti, a presenze, a realtà già avviate e io vorrei dire, per sottolineare come queste scelte di politica culturale non siano così chiare e determinate nel loro sviluppo, che le due associazioni citate per richiamare il quadro di impegno scientifico in cui si colloca la Regione, presentano alcuni elementi nella loro attuazione che segnalano una qualche difficoltà.
Si richiama l'ISI: io approfitterei dell'occasione per ricordare che dopo mesi e mesi di ritardi nel fare le nomine per l'Istituto di Interscambio Scientifico, nella primavera scorsa abbiamo assunto un provvedimento straordinario, a cui noi eravamo contrari, in base al quale le nomine sono state effettuate attribuendo ai rappresentanti degli enti la presenza nel Consiglio di amministrazione. Soluzione che, presentata come di emergenza per poter far funzionare il Consiglio di amministrazione dell'istituto, è diventata permanente, cioè noi non abbiamo più rifatto le nomine; di fatto questa espropriazione dei poteri del Consiglio nel momento in cui si nominavano i legali rappresentanti dei tre enti (Comune Provincia e Regione) è diventata norma per l'ISI.
L'altra associazione, l'ASP, è un'associazione che a noi Consiglieri risulta un po' fantasma, perché lì non esistono nomine del Consiglio regionale. Questa associazione ha al suo interno la rappresentanza diretta degli enti, noi non abbiamo mai nominato nessuno, la sua attività non sappiamo qual è, le iniziative che ha preso non le conosciamo minimamente.
A questi due richiami se ne possono aggiungere altri: noi abbiamo aderito al COREP, c'è in VI Commissione una deliberazione di ulteriore finanziamento per un progetto, il Consiglio regionale non ha ancora nominato nessuno nel Consiglio di amministrazione di questo ente.
Mi pare quindi che la tenuta di un progetto culturale della Giunta regionale sia molto labile, a meno che non ci sia una voluta espropriazione degli elementi di conoscenza, di informazione, di controllo del Consiglio attraverso soluzioni ora definite nelle deliberazioni stesse, ora inventate in deliberazioni successive. Intanto però la Regione spende soldi.
L'altro elemento che suscita perplessità riguarda le finalità di questo centro. Nello Statuto allegato si colloca tra gli scopi di questa associazione la promozione di "ricerche teoriche e applicate in campo economico", dicitura assolutamente generica. Non esiste dal punto di vista regionale la possibilità di capire che finalizzazioni, a che pro queste ricerche sono di interesse della Regione Piemonte. Nella parte narrativa della deliberazione, che peraltro l'Assessore ha letto (pregherei però i colleghi di seguire il testo), si dice che lo scopo del progetto è quello di offrire a grandi economisti contratti di ricerca. Non so se per un ente pubblico può essere uno scopo e una finalità offrire contratti, cioè denari per ricercare, a grandi economisti (sempre che ci stiano) che devono produrre lavori originali. E' connotazione che spiega il nostro interesse il carattere di originalità delle ricerche? "Si affiancano laureandi e laureati degli Atenei piemontesi al fine di consentire la possibilità di trattenere in Piemonte alcuni giovani brillanti". Forse bisognerebbe capire che cosa significa "brillanti", chi sono questi giovani e con quali categorie si definisce la loro brillantezza, perché non si dice che la brillantezza sta nella ricerca.
Nel momento in cui decidiamo che si fanno ricerche, la brillantezza di questa gente va connotata.
Queste ricerche a che cosa servono? A che cosa sono finalizzate? Sono finalizzate a settori di competenza regionale? Sono finalizzate ad accrescere la cultura scientifica piemontese? Qui allora subentra un altro problema: le Camere di Commercio sono un soggetto culturale? Nel momento in cui ci associamo con le Camere di Commercio, sono queste un soggetto che può garantire un interesse scientifico o non sono invece un'altra cosa, cioè degli enti che fanno attività economica? Il CERVED perché sta dentro? Mi pare che ci siamo messi con due soggetti che sul piano dell'interesse per lo sviluppo della ricerca scientifica e per fare di Torino un polo di attrazione e un Centro di eccellenza siano un po' deboli e scarsamente pertinenti. Si dice: "La creazione di un nucleo di ricerca di assoluta eccellenza in Piemonte beneficerà gli Atenei piemontesi che potranno interagire con gli economisti di notevole valore". Ma questo vuol dire che gli Atenei piemontesi sono fatti di una accozzaglia di incapaci che hanno bisogno di economisti di notevole valore chiamati da altri per elevare il loro tono culturale! Credo che questo sia proprio un po' offensivo! Mi chiedo allora se quando parliamo di ricerca siano più degne le Camere di Commercio rispetto alle Università! Allora, l'Università non c'è perché pesa sull'Università nella motivazione un giudizio così pesante di incapacità a produrre ricerca qualificata e quindi si ricorre ad un altro soggetto. N' si parla di altri tipi di relazioni. Altre associazioni che sono state fondate hanno visto la partecipazione dell'Università in forme talvolta discutibili. In una città come Torino dove le facoltà economiche o gli istituti economici hanno un peso non marginale come qualità, è discutibile che non venga coinvolta l'Università.
Concordo con quanto ha rilevato il Consigliere Tapparo, cioè che per fare questo tipo di ricerche abbiamo un ente che è l'IRES. Non vedo perch dobbiamo crearne un altro. Abbiamo una strumentazione tecnica che è un Centro di calcolo (il CSI) che coinvolge i soggetti deputati alla ricerca quali Università e Politecnico.
Questa soluzione, con questi soggetti, con questa spiegazione, con queste finalità dichiarate, mi pare un gran pasticcio che non può certo garantire di far diventare il Piemonte un nucleo di ricerca di assoluta eccellenza. Mi riesce proprio difficile capire - vorrei che provassimo a ragionare perché si fa e perché è nata questa iniziativa. E' una richiesta delle Camere di Commercio? E anche qui un trasferimento su un intervento parzialmente pubblico di una esigenza che riguarda altri soggetti? Sarebbe bene conoscere perché. La deliberazione che giace in VI Commissione relativa al COREP nella parte narrativa dice esplicitamente: "Tecnocity nel 1986 aveva un progetto di formazione". Questo progetto glielo abbiamo fatto noi! Il passaggio tra un soggetto privato e l'adozione da parte dell'ente pubblico così brutalmente esposta, a me lascia alcune perplessità. Vorrei capire se le Camere di Commercio avevano qualche problema da risolvere magari anche nelle loro relazioni con il CERVED. Sappiamo che ci sono anche procedure giudiziarie aperte in questa faccenda e hanno trovato una soluzione per esigenze loro, che non è negativo di per s', bisogna vedere se c'è un interesse della Regione a star dentro a questa iniziativa.
Bisogna capire che ricaduta sul Piemonte, che è quello che a noi interessa come soggetti, può avere questa iniziativa, o se non è solo l'adesione in subalternità totale a una esigenza che altri soggetti hanno in un determinato momento e del resto fatta con una certa goffaggine. Ci voleva poco a coinvolgere l'Università e il Politecnico, ci voleva poco a verificare la possibilità di fare questo da parte dell'IRES, ci voleva poco a verificare il ruolo che il CSI avrebbe potuto avere in un'iniziativa di questo genere se si prende per buono la finalità ed il progetto! Noi riteniamo che questa cosa non stia in piedi. Cento milioni di adesione possono non essere molti, ma con le ristrettezze finanziarie che abbiamo per il settore cultura ed istruzione sono una cifra di una qualche entità; diventano un vincolo annuale se aggiungiamo tutte le altre cose più o meno funzionanti a cui abbiamo aderito (c'è ormai una quota notevole di trasferimenti, di impegni dalle nostre competenze dirette a soggetti esterni). A proposito di come funzionano questi soggetti esterni (le associazioni) vorrei che il Consiglio riflettesse anche sulla struttura dello Statuto, perché qui siamo di fronte ad un atto che se noi approviamo sostanzialmente e definitivamente non darà più elementi di conoscenza e di controllo al Consiglio regionale. Lo Statuto dice: "Il Consiglio di amministrazione è composto da tre membri eletti dall'assemblea dei soci, su una lista di cinque nomi predisposta dai soci promotori". I soci promotori nell'assemblea dei soci sono rappresentati dai legali rappresentanti degli enti, cioè il Consiglio non saprà più nulla. Questi soci promotori si faranno il Consiglio di amministrazione, quindi non ci saranno nomine del Consiglio; questo Consiglio di amministrazione si farà il Presidente e si nominerà anche il Comitato scientifico: è una logica di privatizzazione totale dell'associazione a cui noi aderiamo! E' la stessa logica che ha presieduto alla deliberazione relativa all'ASP, tant'è vero che noi dell'ASP non sappiamo nulla. Può darsi che faccia delle cose, ma non sappiamo che esiste e qui si verificherà nuovamente nel merito questa situazione. Non è un problema solo di informazione, è un problema formale di come si possano costruire presenze nostre all'esterno che sfuggono totalmente ad ogni relazione, ad ogni rapporto con il Consiglio che delibera questa partecipazione. Inoltre quell'assemblea dei soci di cui non sapremo più niente ha anche potere di modificare lo Statuto, quindi ha anche potere di cambiare radicalmente scopo e finalità, quota di partecipazione, senza che il Consiglio regionale possa intervenire su una questione che a me pare di qualche rilievo e delicata.
Se la Regione intende elargire così le scarse risorse che ha su progetti le cui finalità sono oscure, non definite e che diventano enti assolutamente estranei al Consiglio regionale, io credo sia una strada non positiva quella che si è scelta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io e la collega Minervini abbiamo alcune perplessità in ordine a questa deliberazione. Una riguarda l'ultimo argomento che ha trattato la collega Sestero, cioè quello relativo alla modifica dello Statuto. Infatti noi oggi siamo chiamati a far parte di questa associazione, ECER. e quindi di adottare lo Statuto e di approvarlo però c'è una norma statutaria che prevede che l'assemblea dei soci potrà in futuro modificarlo. Quindi cosa potrebbe accadere? Che la Regione Piemonte messa in minoranza dagli altri soci si vedrà apportare, in sede di gestione di questa operazione, modifiche allo Statuto, a quello Statuto che oggi costituisce la premessa del voto in ordine a questa deliberazione. Si tratta di un aspetto non secondario, anche se le perplessità nostre sono di diverso genere.
E' vero che l'Assessore ha spiegato rileggendo, commentando ed arricchendo le motivazioni di cui alla deliberazione di Giunta, però è anche vero che la motivazione ad un certo punto rimane agli atti e quello che decolla, il provvedimento sottoposto all'approvazione, è l'ingresso in questa associazione e l'approvazione del suo relativo Statuto.
Al di là delle motivazioni addotte nella deliberazione di Giunta noi siamo chiamati ad approvare la partecipazione all'ECER. il cui fine è indubbiamente, leggendo il primo punto dell'art. 3 (Finalità), estremamente generico, perché si dice che ha come scopo la promozione di ricerche teoriche e applicazioni in campo economico, soggiungendosi che in particolare finanzia progetti di ricerca specifici, borse di studio e promuove ogni altra iniziativa utile a raggiungere gli scopi statutari.
Questo non vuole dire niente, perché promuovere iniziative per raggiungere gli scopi statutari è implicito in qualsiasi norma statutaria di qualunque società. Invece, il primo punto generico "promozione di ricerche teoriche e applicate in campo economico", penso sia uno scopo tipico o comunque di pertinenza dell'IRES. Sorge quindi una prima domanda: perché si crea questo doppione? Seconda questione: questa associazione si chiama Centro Europeo di Ricerche Economiche e abbiamo visto la genericità del suo scopo. Ho qualche perplessità di legittimità ad aderire a questa associazione. Noi ci siamo visti respingere circa un mese e mezzo fa un provvedimento sul quale eravamo tutti responsabilmente d'accordo, cioè quello relativo al supercalcolatore che tornerà oggi in aula. Venne respinto dal Governo, il quale rilevò che le Regioni non hanno competenza in materia industriale in senso lato. Non so quindi se noi possiamo aderire ad un'associazione i cui fini travalicano quelli della Regione Piemonte, perché l'IRES ha scopi ben definiti nell'ambito di carattere economico-sociale, della Regione e questo è ribadito chiaramente nell'art. 3 che è uno dei cardini della legge istitutiva dell'IRES.
In questo caso invece si va all'Europa. Per carità, non è che siamo contrari aprioristicamente a siffatte ricerche, sono cose utili interessanti e di peso, però che si possano erogare delle somme per fini che travalicano in questo senso gli aspetti squisitamente regionali, penso possa elevare qualche dubbio.
C'è un altro punto, quello finanziario. Noi aderiamo a questa associazione il cui Statuto prevede (Statuto che magari può essere modificato) una quota annuale di 100 milioni.
Il programma ambizioso di questa associazione, così come delineato nella deliberazione di Giunta, deve far riflettere e far considerare che i 100 milioni di ciascuno dei tre soci promotori (fino a questo momento non ce ne sono altri che abbiano aderito) non saranno sufficienti per attuarlo.
Quindi, essendo soci e con la quota annuale di 100 milioni come spesa fissa e sicura, potrà sorgere il problema di ulteriori erogazioni in denaro per il funzionamento dell'associazione.
Per quanto riguarda l'erogazione annuale fissa di 100 milioni devo rilevare che sia lo Statuto sia la stessa deliberazione di Giunta prevedono la possibilità di una forma sostitutiva di finanziamento, cioè data da un qualcosa in natura. Infatti, nella deliberazione di Giunta si dice che da parte nostra diamo la sede di Villa Gualino. Dato il tenore dello Statuto che prevede la facoltà di ciascuno dei soci di dare qualcosa in natura anziché in denaro come quota annuale, noi diamo Villa Gualino quindi penso che non dovremmo più avere nulla da erogare.
Sempre nella deliberazione di Giunta c'è la notizia che il CERVED soddisferà le esigenze relative all'elaborazione dei dati, l'Unioncamere fornirà gli arredi mobiliari; pertanto non è dato di comprendere, posto che ciascuno dei tre soci promotori fornisce quelli che lo Statuto chiama servizi in luogo della quota annuale, come potrà decollare l'operazione se non richiedendo ulteriori risorse per attuare il programma e lo scopo statutario.
E' una serie di perplessità alle quali confido che l'Assessore vorrà darci una risposta onde poterci consentire un voto responsabile dopo questi sicuri chiarimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Nella deliberazione è stata saltata materialmente l'ultima riga: dopo le parole "a carico della Regione Piemonte" deve leggersi "cui si farà fronte con i fondi del capitolo n. 11835 del bilancio 1989". E' un errore materiale che è sfuggito nella stesura della deliberazione del Consiglio che ripete quella della Giunta.
Inoltre abbiamo sentito l'osservazione della collega Sestero circa la carenza di motivazioni. Le motivazioni erano già contenute nella deliberazione di Giunta e proprio per questo sono state lasciate all'attenzione dei Consiglieri nella lettura della deliberazione di Giunta.
Né d'altra parte mi consta che le deliberazioni di Consiglio, quando vengono proposte, debbano essere corredate con l'allegato della deliberazione di Giunta attinente.
Negli interventi precedenti si è constatata una certa esitazione nell'inquadrare le finalità dell'istituzione a cui vorremmo dare inizio.
Essa parte dalla considerazione che enti strumentali della Regione Piemonte potrebbero subentrare nell'azione che viene indicata come particolarmente inerente a questo nuovo istituto.
Ritengo però che l'impostazione culturale dell'iniziativa possa risalire a qualche anno fa. Nasceva da due visioni di cultura: quella più strettamente legata alla nostra Regione (quindi alla cultura piemontese) di cui la Regione avrebbe dovuto particolarmente interessarsi, e quella dell'inserimento del Piemonte in un circuito molto più largo, che comprendesse non solo una europeizzazione, ma una internazionalizzazione della parte culturale fondando, per quanto possibile, a Torino dei centri che avessero una rilevanza internazionale. Questa rilevanza è stata data programmaticamente dalla Giunta del 1980/1985 quando l'Assessore Ferrero aveva basato la sua politica culturale da un lato sulla cultura piemontese (quindi un avvicinarsi sempre di più alle nostre tradizioni e alle espressioni della nostra cultura) e dall'altro sull'esigenza di far convergere verso il Piemonte un qualcosa di più alto, più allargato, che ha più senso e che soprattutto serve ad esaltare quella dignità che il Piemonte certamente ha.
Mi permetta la collega Sestero di entrare un attimo non in polemica (non sono costituzionalmente polemico), ma di considerare come un miniespediente polemico la citazione del giovane brillante, e questo aspetto lo escluderei. Invece darei maggiore importanza all'altro giudizio che è stato espresso; giudizio che non considero fondato, forse ipotizzabile: si troverebbe cioè una minore valutazione delle capacità scientifiche dei nostri due Atenei.
Quanto è scritto nella deliberazione di Giunta si potrebbe anche evidenziare in una lettura un po' maliziosetta, nel senso che è stato indicato dalla collega Sestero, quando si parla di Atenei che potranno interagire con economisti di notevole valore. Anche all'estero ci sono economisti di notevole valore; non si dice certo che non ci siano anche da noi: questa interazione non è una sudditanza che le Università di Torino hanno verso quelle estere, ma è invece una interazione che credo sia sempre auspicabile.
Nella valutazione più precisa, quello che stiamo esaminando è uno Statuto che è già stato approvato da altri enti e proviene da un'iniziativa concordata tra Camere di Commercio, CERVED e Regione proprio per una finalità che non è vaga: non si può indicare quale...



VILLA Antonino

BRESSO



VILLA Antonino

E' scema!



VILLA Antonino

La sua è una valutazione del tutto personale che può esprimere un docente universitario verso altri docenti universitari. Io non mi sarei mai permesso di indicare come scemo un qualcosa che venga riferito a studiosi.
Per carità, ognuno nella sua intelligenza più o meno alta può interpretare in un modo o nell'altro le scemenze umane: io non la considero scema in questa occasione.



(Commenti del Consigliere Bresso)



VILLA Antonino

Ad ogni modo sono considerazioni a cui forse solo i docenti universitari arrivano.



(Commenti del Consigliere Bresso)



VILLA Antonino

Può darsi che sforzandomi magari ci arrivi anch'io. Una considerazione tuttavia deve essere fatta. Ritengo che il lasciare in termine largo la finalità della ricerca non sia negativo, perché la ricerca, proprio per il suo stesso essere, ritengo sia un qualche cosa di rivolto verso l'ignoto e allora non possiamo predeterminare una finalità già nota quando noi ricerchiamo un qualche cosa di ignoto.
Detto questo c'è poi l'aspetto statutario su cui io ritengo che l'Assessore potrà dire qualche cosa di più profondo e pertinente accennando però anche alle posizioni che sono state prese dagli altri Consiglieri e annunciando che a seconda di come la Giunta prospetterà questa deliberazione il voto della DC è assicurato in tale senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Leggo sempre molto attentamente gli ordini del giorno delle nostre sedute perché da un po' di tempo a questa parte pare che la Regione Piemonte abbia scoperto la scienza, la ricerca, la necessità di grandi afflati europei, internazionali e mondiali, ma quando si va a leggere come le cose vengono impostate si vede che si tratta del classico escamotage insignificante per supportare queste grandi idee.
Un Consigliere regionale che non faccia parte della VI Commissione e che si trovi a leggere la proposta di deliberazione presentata oggi al Consiglio e che pure compie degli sforzi per andare a documentarsi sui contenuti di queste deliberazioni è sostanzialmente nella impossibilità di avere elementi sufficienti per emettere un giudizio ragionato.
Nonostante questo però appaiono talune cose di una certa rilevanza.
Alcuni punti devono essere evidenziati, ma non lo faccio per spirito polemico perché in fondo l'Assessore Nerviani è pericolosamente positivo nel senso che intuisce cose importanti e in questo senso è positivo, poi però ci propone delle soluzioni che penso non siano soltanto, mi auguro farina del suo sacco perché potrebbe fare proposte di maggiore portata, ma probabilmente deve tenere conto di altre cose che noi qui non sappiamo equilibri di Giunta o altro che impongono certe soluzioni piuttosto che altre, per cui le sue intuizioni vanno sempre a spiovere in proposte di mediocrità. Dico questo perché se io leggo quanto sta scritto nella deliberazione formulata dalla Giunta e poi prendo nota dello stanziamento che è previsto debbo chiedere perché sono stati stanziati questi soldi per obiettivi che non saranno mai raggiunti con gli strumenti che state dando in questa impostazione statutaria.
E' impossibile, caro Villa, dire che c'è la necessità di rispondere a grandi idee e poi avere delle strumentazioni che sono davvero risibili dal punto di vista degli investimenti! La domanda che mi sono posto è la seguente: è possibile che questa Regione debba impostare la proliferazione di società e di enti? La spesa rigorosa, la finalizzazione della spesa, il tentativo di razionalizzare la spesa e di diminuire il debito pubblico, di rendere più produttivo l'investimento pubblico, sono concetti che stanno esattamente all'opposto di quanto sta avvenendo in questa Regione quando a problemi che sono oggettivi si risponde in modo spezzettato, improduttivo e che non fa tesoro delle risorse esistenti in questa Regione. Io ho rapporti con docenti universitari che vivono di sola docenza universitaria, non sono cioè nel giro dei rapporti pubblici o delle consulenze, e sono tanti probabilmente la netta maggioranza. Ebbene quello che si nota in questa Regione è che nell'Università vi sono delle intelligenze e delle potenzialità enormi, ma l'Università non è assolutamente valorizzata.
L'Università (un po' meno il Politecnico in quanto questo ha grandi rapporti con l'industria privata e con il pubblico) dovrebbe essere il centro e il cuore della ricerca e delle grandi idee. Una Regione che vuole essere dentro alle grandi idee che attraversano in modo abbastanza ambiguo l'Europa, perché l'Europa non è più in grado di produrre grandi idee purtroppo, deve valorizzare di più questo strumento. Non c'è una politica che faccia agio sulle potenzialità dell'Università per affrontare insieme la grande scommessa dell'Europa e della mondialità che ci sta governando.
Il secondo esempio che voglio fare riguarda gli enti strumentali.
Questi enti negli ultimi anni hanno messo a disposizione della Regione intelligenze ed esperienze che possono costituire la base di partenza e il punto di riferimento per essere maggiormente coinvolti nell'affrontare le grandi idee che attraversano la nostra società. Io vedo invece una emarginazione di questi enti e quindi una messa in crisi del potenziale umano degli stessi. Il pericolo cui possiamo andare incontro è che queste potenzialità, che si sono formate anche con i nostri investimenti, si vedano messe ai margini.
Tutto questo pone dei problemi di ripensamento: come si può in un momento di crisi della finanza pubblica pensare di far proliferare delle strumentazioni di questo tipo? Non sarebbe più opportuno ripensare il quadro dentro il quale si collocano queste giuste idee che trovano il mio personale e forte consenso, per quello che conta? Credo che sarebbe possibile mettere insieme più risorse ed un maggiore coordinamento per avere meno Consigli di amministrazione, meno Presidenti meno strutture, meno necessità di attivare la Commissione Nomine e di fare di essa l'elemento centrale di questo Consiglio. Si dice che la Regione fa troppe nomine, ma poi contribuiamo a far proliferare questi enti.
Modestamente penso che si possano fare delle cose diverse.
Io ho provato a leggere questo Statuto, ma non ci capisco niente per cui voglio porre una domanda all'Assessore. Nell'ultima pagina della deliberazione di Giunta si legge: "Così come risulta dallo Statuto della costituenda associazione, i tre soci promotori si impegnano a versare una quota annuale, a sostegno della gestione dell'attività del centro, di L.
100 milioni. Inoltre la Regione Piemonte metterà a disposizione gli spazi necessari, ecc.". Questo "inoltre" cosa vuol dire? Capisco che dietro c'è un apporto di beni, allora probabilmente le quote sono i 100 milioni più qualcos'altro che andrebbe aggiunto e quantificato.
Nella sostanza, Assessore, l'idea è buona, lo strumento che ci propone però, secondo me, è sbagliato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, mi rivolgo all'Assessore per avere alcuni chiarimenti, su dubbi che mi sono venuti. Anch'io ho appena letto molto velocemente i documenti che ci sono stati sottoposti.
Oltre ai dubbi già sollevati dai colleghi Sestero e Majorino, in particolare per quanto riguarda lo Statuto che potrebbe essere modificato dalla costituenda associazione, a me sembra che ci siano altre due questioni su cui è opportuno un chiarimento. Mi sembra che ci sia un principio generale che regola l'attività degli enti pubblici, per quanto riguarda la loro partecipazione a delle attività che possono comportare oneri non determinati in partenza. C'è un principio generale che prevede per gli enti pubblici che sia stabilito con certezza, nell'atto di adesione, l'onere a cui saranno tenuti. Da cui discende la necessità, per gli enti pubblici, di partecipare solo a S.p.A., in quanto con la S.p.A.
sono determinati in partenza gli oneri a cui si è tenuti. Inoltre mi pare ci sia un corollario: la partecipazione alla S.p.A. di enti pubblici è possibile quando c'è la maggioranza agli enti pubblici. Questi principi generali a me sembra non siano rispettati in questo atto.
Non entro nel merito della scelta. Rispetto tutte le opinioni espresse.
Ricordo però che con la deliberazione non concediamo un contributo, che legittimamente la Regione può assegnare a qualsiasi associazione, ma partecipiamo a un'attività che potrebbe comportare, a decisione del Consiglio di amministrazione o dell'assemblea dei soci, degli oneri aggiuntivi. Una gestione non corretta può comportare perdite non determinabili in partenza. La Regione potrebbe essere chiamata a rispondere di eventuali perdite, che superano il contributo dei 100 milioni. Questa è una questione che chiedo all'Assessore di chiarire.
L'altra questione è il contributo dei 100 milioni. Non giudico l'entità della cifra, perché è in relazione all'attività dell'associazione. Se per la Regione si impegna a contribuire per 100 milioni ogni anno, forse andiamo fuori dalle regole. Per cinque anni, per dieci anni, per vent'anni? Noi abbiamo un bilancio che al massimo abbraccia tre anni. Come possiamo impegnarci a contribuire a tempo indeterminato? Manca la certezza degli impegni sugli oneri che si assumono.
Infine la Regione sceglie di partecipare ad una certa attività. Queste partecipazioni noi le decidiamo sempre con legge? Non so se qui sono stati previsti due momenti: la deliberazione di adesione di massima e successivamente una legge. E' un altro aspetto da chiarire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Signor Presidente, mi pare che questo dibattito sia stato utile, perch ha riproposto temi che dovremo affrontare con impegno nel tempo futuro. Il primo di questi è il rapporto della Regione con realtà economiche, sociali e culturali a cui la Regione si può collegare o è collegata, che tuttavia impongono una rimeditazione sul modo di intessere i rapporti sulle finalità e come essi devono essere specificati nella relazione che si viene ad instaurare.
Ho avuto una piccola disavventura allorquando essendo stato convocato a Roma dal Ministro non potei partecipare al dibattito in Commissione. Debbo anche dire di essere stato informato circa il dibattito in Commissione in termini incompleti - presumo - non dico imprecisi, ma incompleti. Se queste obiezioni fossero state sollevate in Commissione in termini precisi dettagliati, probabilmente anche il percorso che è stato seguito sarebbe stato diverso, anche le conclusioni sarebbero state diverse.
Quindi, c'è stato questo incidente; vi sono stati formalmente degli errori: perché non chiamarli così? Mi spiace che la deliberazione sia stata solo richiamata. Mi pare giusto che il Consiglio possegga per intero la documentazione. Ritengo anche che sarebbe stato, in ogni caso, facile recuperare la documentazione stessa, ma la forma vuole la sua parte qualche volta confina con la sostanza dei problemi che affrontiamo.
Vediamo se riesco a spiegare la ragione di questa adesione che non nasconde nessuna volontà di offendere i ricercatori del nostro Piemonte che non nasconde - mi pare sia palese - interessi di sorta. La ragione, che viene fuori dalla società civile, dall'Unione delle Camere di Commercio, è la volontà di facilitare l'interscambio delle esperienze culturali nel settore economico a livello europeo ed internazionale. E' sentita questa esigenza? E' stata sentita per l'ISI per quanto riguarda le conoscenze scientifiche, così è emerso che un soggetto della società civile abbia proposto uguali riflessioni, uguali scambi, uguali impegni per quanto attiene alle conoscenze in materia economica. Il soggetto si accosta alla Regione Piemonte alla quale chiede se vuole aderire a questo disegno di approfondimento delle ricerche economiche attraverso la presenza di persone che abbiano maturato esperienze altissime nel campo dell'economia internazionale. La Regione ha aderito ad associazioni le più diverse nel tempo passato, di ogni tipo e di ogni natura, con una facilità estrema, ed io vi potrò portare l'elenco nel futuro dibattito. Ha partecipato all'Associazione Cinema Giovani con una deliberazione del Consiglio regionale e tale è rimasta senza assunzione di responsabilità definite mai dando tutti gli anni 150 milioni a questa associazione della quale noi siamo partecipi e alla direzione della quale non siamo chiamati, siamo semplicemente cooptati.
Voglio dire che se c'è da stracciarsi le vesti facciamolo su un discorso generale, non perché l'Unione delle Camere di Commercio avanza una proposta alla Regione Piemonte chiedendole di aderire. Io non ci vedo niente di scandaloso, vedo soltanto degli elementi positivi. Questa è la ragione, la ratio del provvedimento.
Non mi si dica poi che non coinvolgiamo l'Università. L'Università di Torino è sistematicamente presente, chiamata, sollecitata da ogni ufficio in questa Regione. La Regione Piemonte, amico carissimo Reburdo, ha una convenzione privilegiante l'Università. Con l'Università abbiamo un rapporto sistematico, il Politecnico è coinvolto in tutte le nostre iniziative progettuali e la collega Bresso che opera là conosce bene queste cose. Che poi non tutti i docenti siano coinvolti mi pare scontato e questo è in relazione alle risorse di cui disponiamo e agli interventi che facciamo.
Il COREP stesso è un impegno. Ho soltanto chiesto che ogni volta che c'è un'iniziativa, anche se si tratta dell'Università, anche se si tratta della FIAT, anche se si tratta dei potentati economici, il primo ente citato sia la Regione, sia l'istituzione! Per questo mi sento di respingere non già qualche parola che alla collega Sestero è uscita e di cui ritengo che poi si penta, come "goffaggine" e altre parole particolarmente pungenti, ma respingo la sostanza della ipotesi di subalternità della Regione e nella fattispecie dell'Assessore alla cultura della Regione Piemonte rispetto alle energie esterne alla istituzione pubblica. Credo infatti - lo dico con un po' di orgoglio che se c'è stato soggetto intransigente circa la non dipendenza da forze esterne ritengo proprio che questo soggetto sia il sottoscritto perché ho difeso sempre l'immagine della Regione anche nei momenti più delicati in cui questa difesa poteva determinare la perdita di vantaggi immediati, ma è una difesa che alla fine porterà considerevoli vantaggi sul piano dell'autorevolezza e della serietà dell'organismo che rappresentiamo.
Cari colleghi Consiglieri, debbo dire che la ratio è forte. Riconosco che la formulazione della deliberazione non è la migliore fra quelle che io abbia avuto la ventura di leggere. Riconosco che nello Statuto vi siano non sufficienti elementi per finalizzare al meglio l'attività dell'associazione. Questa mancanza di finalità induce il collega Tapparo ma l'errore è stato compiuto anche dalla collega Sestero (le premesse c'erano), a confondere questo organismo con l'IRES. Si tratta veramente di due cose diverse: questo è uno strumento per favorire delle iniziative, non è un impianto di ricerca come è invece l'IRES. Ribadisco ancora il concetto: è un'iniziativa intesa a tenere qui i nostri cervelli che abbiano particolare competenza in materia economica. Allora vi sono dei passaggi che ritengo meritevoli di ulteriore riflessione.
Anche le osservazioni del Consigliere Majorino mi sembrano molto serie alcune un po' contraddittorie rispetto alla nostra storia passata perché il mutamento di alcuni meccanismi interni, non solo per questa associazione ma per moltissime altre a cui abbiamo aderito, è possibile, quindi quanto meno questa non è una eccezione.
Inoltre, per quanto riguarda la competenza dovremmo allora cancellare alcuni impegni che ci siamo assunti. Continuo ad interpretare questo non già come un'iniziativa specifica di settore, ma come un'iniziativa culturale nel senso che promuove l'approfondimento, lo scambio delle conoscenze, delle culture del nostro Paese in Europa e nel mondo. Ribadisco quindi il concetto al Consigliere Biazzi per quanto attiene alle domande che mi ha fatto: per quanto riguarda la prima non sono in grado puntualmente di rispondere e quindi vorrei approfondire la questione. Per quanto riguarda invece la seconda domanda bisogna riconoscere che all'interno dello Statuto ogni socio può interrompere la propria appartenenza nel momento in cui lo desidera.
Per quanto riguarda invece l'erogazione di contributi non in natura approfondirò l'argomento; sta però il fatto che questa deliberazione è anche collegata ad un impegno che la Camera di Commercio intende assumere per la ricostruzione del secondo lotto di Villa Gualino per il quale speriamo di avere il finanziamento del FIO e per il quale si sono già impegnati la Cassa di Risparmio ed un altro ente. Ciò consentirà un grande recupero, per cui il pensiero era che si potesse utilizzare qualche spazio per accogliere l'ISI, l'ASP e tutte le associazioni che avessero questa finalità di scambio culturale e di ricerca eccezionale nel senso temporale inteso.
Fatte tutte queste premesse, difesi il peso e il senso fino in fondo di questa iniziativa, respinta ogni tentazione di "minutio" del suo valore, io dico che sono emersi dal dibattito elementi che mi mettono nella condizione di sviluppare ulteriori riflessioni. Pertanto, se la Commissione riterrà di richiamare questo provvedimento, io assicuro sulla base delle osservazioni fatte qui un abboccamento con gli altri enti promotori per modificare quanto è possibile per perfezionare ed arrivare quindi al massimo punto di intesa.
Di questa iniziativa l'Università (la Facoltà di Economia e Commercio) era perfettamente informata; non solo, ma la Regione si appresta a favorire anche un'alta specializzazione che sta per partire presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino per la definizione di un Master su cui la stessa sta lavorando. L'Università ritiene questa iniziativa non in contrasto con la propria, non ha manifestato alcuna obiezione e quindi anche in questo senso mi pare di avere la coscienza a posto.
In ogni caso, credo che il dibattito consiliare, se onestamente inteso debba essere sempre rispettato e quest'oggi sono emersi elementi che non possono essere trascurati, per cui chiedo al Consiglio di richiamare in Commissione il provvedimento non appena esso sarà corretto e riproponibile all'attenzione della Commissione e del Consiglio stesso.



PRESIDENTE

Il Consiglio concorda.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Richiesta di informazioni da parte della Giunta regionale circa la costruzione dell'inceneritore per l'ACNA di Cengio


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

Abbiamo avuto notizia che nei giorni scorsi la Giunta regionale ligure ha approvato il progetto per la costruzione del famoso inceneritore per l'ACNA di Cengio. Vorremmo sapere dal Presidente della Giunta o dall'Assessore Cernetti come la Regione Piemonte intende collocarsi su questi fatti. C'è un ordine del giorno che chiedeva alla Giunta questa informazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ho una comunicazione brevissima da dare che penso interpreti la volontà del Consiglio espressa nell'ordine del giorno nonché quella delle popolazioni dei Comuni che andranno a votare per il referendum domenica prossima.
Coerentemente con quanto già avevo annunciato nell'incontro avvenuto con il Presidente del Consiglio, i Capigruppo e il Presidente dell'Enimont devo dire che da quando la Valle Bormida è stata dichiarata zona ad alto rischio ambientale qualcosa si è ottenuto e mi pare che il risultato più forte sia stata l'accettazione da parte della Liguria dei micro-inquinanti proposti dalla Regione Piemonte. Ciò non toglie che le posizioni sono ancora troppo distanti e avevo detto che la battaglia più forte la Regione Piemonte l'avrebbe fatta sull'inceneritore che la Regione Liguria continua a considerare quale reparto produttivo dell'ACNA. Su questo noi non siamo assolutamente d'accordo, perché quell'inceneritore è un inceneritore di rifiuti tossico-nocivi, non per niente l'ACNA lo pone come necessario urgente ed immediato perché non può riprendere la produzione se non realizza questo inceneritore per rifiuti tossico-nocivi che altrimenti non saprebbe dove mettere.
Ma non è credibile, nemmeno a livello manageriale (siamo a livello di industriali, non certo a livello di qualcuno che fa opere di beneficenza!) che si spendano decine e decine di miliardi sull'inceneritore per andare a recuperare quelli che io chiamo sali da cucina, per capirci subito, sono in effetti dei fosfati che si trovano sul mercato a costo bassissimo. Quindi è chiaro che questo è un inceneritore di rifiuti tossico-nocivi.
Avevo detto allora al Presidente dell'Enimont che noi avremmo tutelato le nostre popolazioni, come Regione Piemonte, con tutti i mezzi possibili messici a disposizione dalla legge. Ecco perché appena avuta notizia che la Regione ligure aveva autorizzato l'inceneritore, coerentemente a quanto avevo annunciato al Presidente dell'Enimont, ho portato in Giunta ieri una proposta con tanto di fotocopia della deliberazione approvata dalla Liguria, che però non è ancora deliberazione esecutiva, perché la mia proposta potrà essere formalizzata soltanto fra due mesi. Ho proposto alla Giunta di esprimere quanto meno la volontà politica della Regione Piemonte di opporsi al TAR ligure contro la decisione della Regione Liguria e questa proposta, che la Giunta ha immediatamente accolto, sarà formalizzata non appena la deliberazione votata dalla Giunta ligure diventerà esecutiva.
Intendo con questo di avere proposto iniziative nello spirito dell'ordine del giorno votato dal Consiglio nonché delle popolazioni dei Comuni della Valle Bormida piemontese.



PRESIDENTE

Si chiude a questo punto la prima parte dei lavori del Consiglio che riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,10 riprende alle ore 15,50)


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 543: "Partecipazione della Regione Piemonte al Centro di Eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo il progetto di legge n. 543, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'organizzazione

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non c'è una relazione aggiuntiva perché si tratta della ripresentazione di un disegno di legge che è già stato approvato dal Consiglio e che è stato restituito dal Governo con alcune osservazioni che abbiamo in parte contestato ed in parte hanno richiesto un adeguamento del testo da parte della Giunta e da parte della Commissione.
Abbiamo contestato l'osservazione di fondo della non competenza perch non teneva conto dell'esistenza di un provvedimento del Governo e particolarmente del Ministero della Ricerca in base al quale si è costituito addirittura il Consorzio sul supercalcolatore a cui noi ora dobbiamo aderire e che ha già avuto un finanziamento di 2 miliardi da parte del Ministero stesso.
Vi sono inoltre alcune modifiche di carattere procedurale e formale più che sostanziale. In merito all'art. 3 si è fatto riferimento alla formulazione dell'approvazione da parte del Consiglio di programmi tecnico finanziari, mentre in precedenza si parlava più compiutamente anche di programmi di gestione, ma è chiaro che l'interpretazione che viene data alla dizione "tecnico-finanziari" è che con tale aggettivo si comprenda anche la parte di gestione e quindi il programma sarà presentato a suo tempo nella sua interezza.
Per il resto sono riconfermate le modalità essenziali, cioè quella implicita che ogni contributo successivo dovrà passare attraverso la formulazione di disegni di legge, come anche l'esercizio del diritto di prelazione il cui tema è poi stato chiarito ultimamente in Commissione con una formulazione accettata da tutti.
Colgo l'occasione per dire che in Commissione sono stato sollecitato a risentire il Comune di Torino e la Provincia di Torino in ordine alla loro disponibilità ad aderire nelle forme e con gli importi previsti al Consorzio medesimo. Ho parlato con il Sindaco Magnani Noya per Torino e con l'Assessore della Provincia, i quali hanno confermato che non appena sarà approvata la legge provvederanno a presentare le relative deliberazioni e che ritengono di partecipare nell'importo complessivo previsto. Per quello che riguarda la Provincia di Torino, può essere che, come noi, giochi sui due esercizi, ma al punto in cui siamo non credo sia problema fondamentale.
Il Comitato tecnico è già stato avviato e sta lavorando all'individuazione della macchina. Naturalmente in connessione all'individuazione della macchina si vedrà il problema già toccato dalla dichiarazione di intenti della collocazione e dell'utilizzo del CSI.
Siccome l'impostazione è su termini economici noi non abbiamo dubbi che il CSI sarà compiutamente utilizzato per la realizzazione di questa struttura.
Viene confermato grande interesse dagli operatori economici: v'è la volontà di sottoscrivere concretamente nel programma tecnico-operativo l'impegno delle commesse che la Federazione degli industriali ritiene possibile raccogliere sul mercato e che si impegna a far confluire su questa struttura. Questa iniziativa apre una grossa opportunità per il rilancio, sotto il profilo scientifico e tecnologico e non soltanto a livello universitario, ma anche a livello operativo, dell'impresa piemontese che quindi può giocare un forte ruolo a vantaggio dello sviluppo complessivo della Regione.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, in verità aspettavo una relazione alla legge come era stata annunciata nel frontespizio della medesima, anche perché volevo capire, accanto alle ragioni che l'Assessore ha opportunamente richiamato se c'era qualche riconsiderazione in merito ad alcuni rilievi che ci eravamo permessi di formulare già a suo tempo sulle finalità e quindi l'utilità del progetto del supercomputer.
La relazione non c'è stata, mi è stato detto che il relatore è assente per ragioni personali, prendo atto della sua assenza e pertanto per parte mia proverò a ritornare su alcune ragioni di fondo che ci inducono ad essere molto critici nei confronti del disegno di legge, pur riformulato nei termini in cui l'Assessore ha già detto.
Le motivazioni di carattere tecnologico che stanno alla base della costituzione del Centro di Eccellenza, che si dota di un supercomputer dalle verifiche che abbiamo potuto fare non trovano concordi tutti gli esperti del settore. Anzi, molti autorevoli osservatori ritengono che mantenendo l'attuale trend di sviluppo la tecnologia dei microcomputer sia in grado, nel giro di 18-24 mesi, di fornire tecnologie del tutto paragonabili a quelle del supercomputer nel campo del calcolo numerico e vettoriale a prezzi decisamente più bassi, con minore necessità di pletoriche strutture logistiche ed organizzative, come è del tutto ovvio.
In presenza di queste considerazioni, si ha la diffusa sensazione che quella del supercomputer sia in qualche modo una fissazione, una fisima di taluni ambienti accademici che hanno trovato nelle forze di governo una pronta disponibilità a costruire quello che rischia di configurarsi - metto le mani avanti, discuteremo dopo di un altro provvedimento legislativo in cui potremmo cavarcela con la battuta "l'avevamo detto" come un carrozzone clientelare con tanto di Consiglio di amministrazione, Comitato scientifico, consulenze, ecc, che si sovrappone oltretutto - non penso di sbagliarmi - alle competenze del CSI.
Queste sono alcune ragioni strutturali che animano le nostre perplessità in merito al progetto. Ma ammesso e non concesso che queste valutazioni non siano veritiere del tutto o in parte e che questo Centro lanci veramente l'area piemontese in un contesto di ricerca internazionale a livelli elevati, permangono, Assessore Brizio, altri dubbi in merito ai quali gradirei una sua valutazione di merito.
Poiché la ricerca scientifica non è fine a se stessa, quali sono i progetti concreti a cui verrebbe finalizzato, dalle forze industriali che partecipano al progetto, questo tipo di struttura o di carrozzone che dir si voglia? E' una domanda ineludibile, colleghi, perché noi abbiamo ragione di temere che, poiché sia la FIAT che le piccole industrie hanno già provveduto in altri modi, attraverso gli accordi con il Politecnico, con la Digital S.p.A., ecc., allo sviluppo della fabbrica automatizzata e robotizzata, lo sforzo previsto dal Centro di Eccellenza sia finalizzato con grande impegno di denaro pubblico (grande relativamente alle risorse complessive), alla ricerca nel campo delle tecnologie collegate all'industria bellica! L'Assessore Brizio allarga le braccia sconfortato, ma noi sentiamo il dovere di battere su questo tasto perché finora non siamo stati tranquillizzati in merito a queste preoccupazioni, infatti alla fin fine quello che si configura come un committente forte finirà per essere l'Aeritalia con tutti gli annessi e connessi.
Non sfugge a nessuno che l'attuale politica degli armamenti è ben lungi da un'inversione di rotta come si auspica da più parti e anche da quelle più lontane per origine e sensibilità da quella che io rappresento in questa sede. Anzi, questa ricerca sposta a livelli sempre più alti, dal punto di vista tecnologico, la produzione di armi. Abbiamo già dovuto discutere dello scudo spaziale, con tutte le commesse che riguardano aziende dell'area torinese che fanno capo al Gruppo FIAT e non solo.
E' storia assolutamente acclarata che il più grande impulso allo sviluppo delle tecnologie elettroniche è venuto dai finanziamenti del Governo USA ai progetti del Pentagono degli anni '50-'60 e così si continua. A noi pare che le risorse pubbliche non debbano essere impegnate in questa direzione e quindi, in assenza di precisione sulle finalità dei progetti di un Centro di Eccellenza quale quello di cui discutiamo, noi riteniamo assolutamente doveroso formulare queste perplessità.
Poiché i promotori dell'iniziativa non hanno affatto chiaro a quali progetti potrà essere finalizzato il Centro di Eccellenza e a fronte delle perplessità circa l'effettiva necessità scientifica ed attualità tecnologica di una tale struttura, l'unico dubbio, signor Presidente sarebbe se votare contro oppure astenersi. Poiché come esorta la segnaletica stradale nel dubbio è opportuno non sorpassare, il mio voto, mi auguro che non sia il solo, sarà contrario al provvedimento proposto.
Auspico che l'Assessore fughi almeno qualcuno dei dubbi che qui ho voluto portare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente e colleghi, io ho apprezzato l'intenzione dell'Assessore Brizio di ripresentare questa legge oggi cercando di dare alcuni chiarimenti, come era stato richiesto peraltro dai Commissari comunisti nell'VIII Commissione. Ho apprezzato l'intenzione, ma ho qualche difficoltà a dire che il risultato è stato efficace quanto forse lo stesso Brizio cercava di esserlo. Il nostro Gruppo, come i colleghi ricorderanno aveva votato a favore di questa legge quando se ne parlò in un precedente Consiglio e riconfermerà il voto positivo oggi, anche se faccio già presente che, così come allora, anche oggi alcuni Consiglieri del Gruppo comunista esprimeranno a titolo personale un voto diverso da quello preannunciato da me a titolo ufficiale a nome del Gruppo.
Le questioni che noi avevamo posto all'Assessore Brizio in Commissione e che io ripropongo qui erano sostanzialmente due.
La prima questione riguarda la fattibilità di questa iniziativa. Noi partiamo da questi elementi: una promessa di finanziamento nazionale di 2 miliardi e l'impegno, che ci accingiamo a decidere con il voto di oggi, di un finanziamento di altri 2 miliardi da parte della Regione Piemonte.
E' noto che la macchina che ci si accinge ad acquistare o perlomeno ad identificare è una macchina che costa molto di più; in sostanza, con questi miliardi, che già ora possiamo dare per certi, noi non compriamo nulla quindi è fondamentale che intervengano altri soggetti e in tempi molto rapidi. Se questo non avvenisse si correrebbe il rischio di vedere sfumare i finanziamenti promessi a livello nazionale e di vedere inutilizzati i finanziamenti decisi a livello regionale. L'Assessore Brizio ha detto che c'è l'impegno sulla parola del Sindaco di Torino e del Presidente della Provincia di Torino, nel senso che non sono ancora state predisposte nemmeno le deliberazioni, e noi ci fidiamo di quanto l'Assessore Brizio ha detto qui. Prendiamo per buona la convinzione che l'Assessore Brizio ha che si tratti da parte del Comune e della Provincia di Torino di impegni seri che saranno onorati quanto prima.
La seconda questione è per certi versi ancora più importante della prima: la fattibilità di questa iniziativa non dipende soltanto dai finanziamenti, non dipende cioè soltanto da quanti soldi ci saranno per acquistare una qualche macchina, ma dipende dall'organizzazione e dalle competenze che saranno impegnate per usare questa macchina, questo supercalcolatore. Come è noto, non basta comprare un computer (questo vale già addirittura per i personal computer a volte, e vale a maggior ragione per macchine di questo genere) per saperlo poi usare. Noi, per ora, siamo in presenza di un organismo che ha molti soldi, perlomeno sulla carta, che sta gia pensando quale macchina comprare, ma che non mi risulta abbia alcuna struttura ed organizzazione; certamente non ha al momento alcuna organizzazione con competenze tecniche. Da questo nasce la nostra insistenza, che non è monomaniacale come qualcuno potrebbe ritenere, sul problema del rapporto con il CSI-Piemonte. Se si vuole che questi finanziamenti, che questa iniziativa, servano davvero a qualcosa di utile per la comunità scientifica piemontese è indispensabile un collegamento organico con il CSI-Piemonte. Non è soltanto un problema di localizzazione, cioè di dove questa macchina sarà collocata, ma è proprio un problema di collegamento con la struttura organizzativa e le competenze tecniche che attualmente in Piemonte, in questo campo, soltanto il CSI ha in sé e può mettere a disposizione di questa iniziativa.
Queste sono le questioni che noi avevamo posto già la volta scorsa in Consiglio, che abbiamo riproposto all'Assessore Brizio in sede di discussione all'interno della Commissione e che riproponiamo qui, intanto sollecitando l'Assessore Brizio, nella sua replica, a fare un'ulteriore precisazione su questi due punti: un impegno più netto e chiaro della Regione a muoversi in questa direzione, e insisto soprattutto sul problema del rapporto con il CSI. In qualche modo anche per preallarmare il Consiglio regionale sulla estrema delicatezza di questa iniziativa. E' una scommessa che può essere importante, anzi senz'altro è importante, ma che non è detto vada certamente a buon fine. Perché vada a buon fine, noi siamo convinti, occorre intervenire con maggiore decisione di quanto si è fatto finora sul problema dei finanziamenti dati dai diversi soggetti e soprattutto sul problema dell'organizzazione e delle competenze che verranno messe a disposizione di questa nuova struttura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Contrariamente al mio amico Staglianò io voglio fare un intervento quasi maniacale invece, perché mi pare che in questo Consiglio, magari per poco tempo ancora fortunatamente, sia necessario ogni volta richiamare con pedanteria (anche questo serve) la necessità che nei provvedimenti importanti che andiamo ad assumere si tengano presenti i principi scritti nella Costituzione italiana e nel nostro tanto enfatizzato Statuto.
Principi che dovrebbero impegnare la Regione a sviluppare una politica a favore della crescita della comunità che escluda elementi che possano invece costringerla dal punto di vista delle proprie libertà. Qui siamo nel classico caso in cui la strumentazione tecnologica, fondamentale ed essenziale per lo sviluppo, può correre il rischio di contribuire non ad ampliare le libertà, ma a restringerle. Il problema che si pone quindi è quello delle garanzie gestionali. E' dimostrato infatti che nella tecnologia non esiste il tradizionale concetto di economie di scala, ma esistono concetti diversi; la sovradimensione non garantisce l'efficienza il più delle volte apre maggiori problemi. Stiamo assistendo in questi giorni al pericolo dei cosiddetti "killer dell'informatica", e abbiamo visto nel campo della informatizzazione militare che la probabilità di guerra non è più dovuta tanto alla volontà degli Stati quanto alla crescente possibilità di un errore nella grande tecnologia che è stata introdotta. Quindi diventa importante avere una dimensione umanamente controllabile dell'hardware e anche la capacità di una grande forza gestionale di indirizzo, quindi di garanzia per la libertà dei cittadini quando si va alla gestione.
Sottolineo questo elemento che non mi pare sia tenuto sufficientemente presente. A questo si aggiunge il fatto che c'è una certa superficialità nell'individuare i partner che dovrebbero contribuire alla gestione di queste strutture. Con troppa facilità noi introduciamo la compartecipazione di strutture produttive o di ricerca che su questo piano non garantiscono le possibilità di uno sviluppo autenticamente civile e democratico, ma che invece, alcune volte, producono non per la vita ma per la morte, vedi il caso dell'Aeritalia, ma anche la FIAT ha la sua parte.
Questo problema non è presente solo in questo caso, lo ripeter all'infinito: siamo di fronte ad una insensibilità del sistema democratico in particolare in Italia, mentre negli altri sistemi democratici e in quelli che stanno tentando disperatamente di democratizzarsi si pone la grande questione che per garantire libertà e sviluppo, democrazia e vita bisogna avere la grande forza morale e intellettuale di spostare le enormi risorse che vengono utilizzate per la morte, cioè per gli armamenti, verso indirizzi di vita. Nel nostro Paese invece stiamo andando esattamente nel senso opposto. Fornirò ai Capigruppo uno studio che l'Associazione per la Pace e i suoi esperti hanno preparato a livello nazionale: una proposta di riduzione del 20% delle spese militari, nella quale si dimostra che è possibile intaccare questa logica senza mettere in discussione i cosiddetti "baluardi" della democrazia, la NATO.
Per scendere nel particolare dico che questa operazione di alta intelligenza politica (va dato atto) non garantisce l'elemento della dimensione controllabile e gestibile. Ecco l'acriticità con la quale abbiamo accettato questo tipo di proposta dal punto di vista tecnologico perché ci sono altre alternative tecnologiche altrettanto dignitose.
Ricordate quando in quest'aula venivamo accusati di voler tornare all'età della pietra sulla questione del nucleare? Quando due "imbecillotti da dozzina" in questo Consiglio regionale si erano opposti alla centrale nucleare avete detto che "eravamo contro lo sviluppo tecnologico e guardavamo indietro anziché avanti".
Inoltre, in questa società che dovrebbe gestire questo meccanismo tecnologico non è stato garantito un altro elemento. Quando si accetta la presenza o la compresenza di due entità forti dal punto di vista della produzione per la morte (l'Aeritalia e parte della produzione di società indirette della FIAT) senza sottolineare che la Regione garantirà che nella gestione di questa strumentazione ci sarà una particolare attenzione diversamente da quanto c'è stato per il CSI, che verrà salvaguardato qualunque tipo di ulteriore compromissione delle energie di questa Regione nell'ambito della produzione per la morte, è del tutto evidente che permangono, pur in una lodevole iniziativa, interrogativi profondi.
Quindi, Assessore Brizio, questo problema non è marginale, vorremmo che oltre ai sorrisini, oltre ai compatimenti, venisse veramente applicato quel sano principio democratico "fate l'amore e non la guerra".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Condivido pienamente gli interventi che mi hanno preceduto. Sono intervenuto sull'argomento in occasione della prima discussione di questo provvedimento: riconfermo il mio voto contrario anche questa volta, per le stesse motivazioni già addotte allora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche io intendo richiamare tutte le argomentazioni addotte la volta scorsa in merito al problema che stiamo ridiscutendo oggi circa la partecipazione della Regione Piemonte al Centro di Eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico. Alle argomentazioni qui riportate non solo dal collega Ala, per certi versi richiamanti quelle precedenti, ma anche dai colleghi Staglianò e Reburdo devo aggiungere le perplessità e le argomentazioni esposte dal mio compagno di Partito, Monticelli. Il che, evidentemente, accresce il mio disagio nel trovarmi nuovamente di fronte alla proposta dell'Assessore Brizio.
Evidentemente non risultano chiari alcuni presupposti. Credo che il Consiglio regionale debba operare una riflessione piuttosto profonda sul concetto stesso di ricerca scientifica e sul rovesciamento delle applicazioni scientifiche della ricerca nella prassi quotidiana. Occorre fare il punto della situazione. Noi siamo pienamente convinti che non sempre la ricerca scientifica sia portatrice di benessere per l'umanità spesso è portatrice di distruzione e di morte. Le sue applicazioni sottraggono risorse fondamentali a bisogni fondamentali di interi popoli indipendentemente dalla volontà di chiunque. Non posso immaginare, infatti che vi siano persone intrinsecamente perfide che intenzionalmente lavorano per ottenere i risultati negativi che richiamavo prima. Indipendentemente dalla volontà di ognuno, quindi, i risultati sono quelli che purtroppo spesso vediamo: un aumento delle spese per gli armamenti, una corsa continua al riarmo.
Nonostante i propositi di pace che provengono dall'Unione Sovietica e dagli Stati Uniti ci troviamo di fronte ad un bilancio della difesa italiana che continua ad essere l'unico settore in crescita progressiva e costante, mentre tutti gli altri settori del bilancio dello Stato subiscono dei tagli, anche profondi. Basti pensare, ad esempio, al bilancio della sanità, al bilancio della stessa istruzione, della cultura e così via. Il bilancio della difesa, invece, come dicevamo, è in progressione continua con un aumento reale che arriva fino al 20%.
Il problema è questo: non si può dire, come diceva questa mattina il collega Villa, se non ho inteso male, che quando si opera, si lavora e si fa ricerca, nessuno può sapere che cosa accadrà perché la ricerca, quasi per definizione, va verso l'ignoto e l'ignoto non è definibile. Dobbiamo viceversa, acquisire una consapevolezza chiara: la ricerca è un processo stocastico e come tale è suscettibile di determinazione e di indirizzi. Ci è certamente compito dei ricercatori ma, in modo più specifico, un ente come la Regione Piemonte non può non fornire quegli indirizzi che tendono a finalizzare la ricerca verso dimensioni giuste, verso un progresso reale che può essere definito tale solo se alla fine produce un beneficio per tutti e consente a tutti di vivere in un mondo migliore.
Se così non è, se abbiamo dei dubbi, se abbiamo delle perplessità ritengo sia doveroso, in attesa di operare le necessarie ed opportune riflessioni, recedere da questa posizione e dire: no, la Regione non ha ancora gli strumenti culturali - non per colpe specifiche - per dire la sua in materia di ricerca onde finalizzarla in modo corretto.
Nel dubbio conviene non astenersi, come diceva il collega Staglianò, ma fermarsi. Fermiamoci, riflettiamo, e forse dopo potremo decidere meglio tutti.
Per queste ragioni, ove l'Assessore non ritirasse la deliberazione, io voterò contro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'organizzazione

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono state richieste delle precisazioni e sono state formulate delle valutazioni che richiedono, a mio avviso, una seppur breve replica ed alcune puntualizzazioni.
Si doveva trattare della ripresentazione di un disegno di legge con alcuni aggiustamenti, siamo invece giunti di nuovo ad una discussione generale. Il tema è importante e io colgo volentieri questa occasione per puntualizzare alcuni aspetti.
Sono state formulate delle riserve soprattutto dal Consigliere Staglianò che toccano due punti: la validità di fondo dell'operazione e ricollegandomi anche al pensiero espresso dal Consigliere Adduci, il suo indirizzo, la sua operatività, il mercato nel quale si inserisce e quindi il compito effettivo di sviluppo tecnologico e di ricerca scientifica che verrà svolto da questa struttura.
Sulla validità dell'iniziativa possiamo dire che noi siamo convinti non solo ma ne abbiamo anche avuto ampia conferma nella consultazione effettuata dalla V Commissione non soltanto con gli operatori economici, ma con il mondo accademico e anche con il Consiglio Nazionale delle Ricerche che in quella occasione ci ha fatto ben presente la necessità per il Piemonte di non perdere questa ulteriore opportunità. Ci troviamo infatti in una Regione molto avanzata tecnologicamente, ma che sotto il profilo della ricerca potrebbe effettivamente perdere il treno rispetto ad altre Regioni italiane che già si stanno dotando di strutture come questa, che si sono mosse e che operano in questo settore. Sarebbe un errore grave per il Piemonte perché ci si porrebbe in una situazione di inferiorità in un campo fondamentale per la natura stessa della nostra Regione che punta sull'innovazione avendo sul proprio territorio una forte presenza di industria ad alta tecnologia.
La validità del supercervello rispetto ai computer minori appare anch'essa assodata. La tecnologia cambia, ci potranno essere novità in futuro, ma oggi noi ci troviamo ancora, secondo le valutazioni dei tecnici in una fase che durerà parecchio tempo e che richiede la presenza dei grandi calcolatori. In Piemonte ce n'è uno, al momento, che è nella mani della FIAT, la quale lo sta utilizzando in proprio, ma si sta rapidamente saturando, tanto che non è escluso, anzi i dati che sono stati formulati recentemente in sede di consultazione e le valutazioni del Comitato tecnico lo danno per certo, che molto presto, non soltanto le altre aziende del Piemonte, ma la FIAT stessa diventerà un utilizzatore di questo strumento a riprova della sua validità e della sua necessità anche per lo sviluppo industriale ed economico della nostra Regione.
Il secondo aspetto riguarda le commesse. Le commesse saranno certo quelle della ricerca universitaria e quelle del mondo economico. Siamo in un Paese libero, non possiamo prefigurare e pianificare l'utilizzo di questi strumenti da parte degli operatori economici: le commesse saranno in funzione di quello che è lo sviluppo di una regione come la nostra che ha un'industria ad alta tecnologia. Anzi, apriranno la capacità di sviluppo alle piccole ed alle medie aziende che non hanno il supercalcolatore della FIAT e che non hanno la possibilità, se non si consorziano, se non utilizzano alcune ore di un calcolatore a portata di mano, di procedere alla propria automazione e al proprio ammodernamento. Le commesse saranno quindi in funzione del mercato. A questo punto, si pone il tema del possibile supporto agli armamenti.
L'Aeritalia non fa solo produzione bellica e non è certamente per l'Aeritalia che si fa questo: potrà essere uno degli utenti.
Andiamo verso un momento di distensione internazionale, di rapporti di disarmo e quindi l'industria si attrezzerà a fare quello che serve e che non sono in prospettiva armi o mezzi bellici. Il mercato degli armamenti andrà calando anche per la politica italiana che è come sempre politica di pace. La stessa NATO ha svolto una grande funzione di pace. Quindi, questo problema se esiste, è marginale.
Credo che non possiamo fermare la ricerca perché ipoteticamente questa ricerca potrebbe avere...



(Commenti dei Consiglieri Reburdo e Adduci)



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'organizzazione

L'utilizzo sarà determinato dall'economia locale e certamente la Regione Piemonte non vuole assolutamente promuovere o facilitare la produzione di armi, come dimostrato dalla disponibilità, data a suo tempo anche con lo studio IRES, semmai circoscrivere questo aspetto.
Le altre osservazioni riguardano principalmente - mi riferisco al collega che ha parlato a nome del Gruppo comunista - l'effettiva fattibilità finanziaria ed operativa.
Sulla fattibilità finanziaria noi arriviamo con questi 3 miliardi, più i 2 miliardi del CNR. a 5 miliardi. Con i 3 miliardi che dovrebbero essere posti a disposizione da Comune e Provincia si potrà arrivare a 8 miliardi.
Il costo di questa macchina sarà attorno ai 10 miliardi.
Abbiamo ragione di ritenere che o con la CEE o con un ulteriore finanziamento da parte del Ministero della Ricerca si possa coprire integralmente la spesa (questo è l'orientamento di quanti hanno partecipato) ed avviare l'attività della società consortile, che è una società consortile mista, basata sul rapporto pubblico e privato a larga maggioranza pubblica. Infatti, su nove soci consortili, sette sono di natura pubblica: Regione, CSI, Provincia, Comune, CNR. Università e Politecnico, cioè praticamente c'è tutto il pubblico ed un coinvolgimento dei privati come utenti che assicurano l'utilizzo della macchina (quando non è utilizzata dall'Università e dal Politecnico direttamente con una serie di commesse che da un lato sostengono economicamente l'iniziativa dall'altra promuovono lo sviluppo e la crescita tecnologica che è essenziale). Quindi, l'operazione regge e cercheremo di portarla avanti con determinazione sul terreno della fattibilità. Il CSI è pienamente coinvolto (nel documento di accordo un suo ruolo è previsto) e partecipa come la Regione al Consorzio. Proprio per la particolarità dell'ente e anche tenuto conto delle osservazioni della parte privata, abbiamo voluto far nascere poi la determinazione di un utilizzo maggiore o minore del CSI in campo operativo alle valutazioni anche economiche che il Comitato tecnico farà.
Il Comitato tecnico si è costituito con docenti di larga fiducia da parte di tutti e studierà il problema a fondo.
Non c'è da parte nostra - colgo questa occasione per dirlo - nei confronti del CSI alcuna posizione polemica o di sfiducia. Intanto teniamo conto che nel bilancio regionale oggi siamo arrivati a dare al CSI oltre 28 miliardi annui di commesse, mentre non eravamo neanche a 14 miliardi nel 1985. Cioè, lo sviluppo è proseguito, l'utilizzo della struttura è stato portato avanti. Certo, vogliamo vedere con chiarezza quelli che sono i costi che la Regione paga perché non vogliamo trovarci a dover sopportare costi che potrebbero essere dal CSI utilmente scaricati o sul mercato o sui partner del Consorzio. Questo è un discorso di altro genere, ma in quanto all'utilizzo della struttura del CSI e alla sua valutazione, non ci sono perplessità da parte nostra perché l'abbiamo dimostrato chiaramente in questi anni di gestione.
In definitiva si tratta di un'iniziativa di alto livello, come d'altra parte è stato riconosciuto anche dal Consigliere Reburdo nel suo intervento. E' un'iniziativa di alto livello che qualifica la Regione Piemonte, che cerca di porla all'avanguardia sul piano della ricerca scientifica e su quello dell'innovazione tecnologica, che cerca di porla ad un livello adeguato per una Regione avanzata come la nostra.
Questo provvedimento si affianca alla legge sull'innovazione che sostiene la ricerca scientifica applicata nelle piccole e medie aziende con finanziamenti acconci tramite la Finpiemonte e si inserisce in un disegno di sostegno alla ricerca scientifica a tutti i livelli. Quando abbiamo approvato la legge sull'innovazione non ci siamo posti questi problemi o se ce li siamo posti, li abbiamo superati con il riferimento all'utilizzo, da parte del mercato, dei fondi a disposizione nei nostri progetti; dobbiamo dunque nutrire fiducia ed operare naturalmente e conseguentemente con attenzione affinché la ricerca scientifica sia veramente quell'elemento di progresso che deve essere.
Come ho già detto all'inizio del mio intervento, secondo le valutazioni nostre, di Università, Politecnico, tecnici e CNR. il supercalcolatore non è assolutamente superato. Si ritiene al contrario che per parecchi anni la grande macchina sarà struttura ancora essenziale per lo sviluppo della ricerca scientifica e per lo sviluppo tecnologico.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi consiglieri, devo sollevare una questione preliminare di carattere istituzionale che dico subito mi duole doverla sollevare in occasione dell'approvazione di una legge alla quale il nostro Gruppo aveva dato pieno assenso in sede di prima lettura e lo ha dato anche in questa sede. Devo ricordare che nel corso della riunione della I Commissione il Presidente Valeri aveva ricordato informalmente all'Assessore Brizio che questo disegno di legge, in quanto riapprovazione di una legge censurata dal Governo, avrebbe dovuto avere la maggioranza assoluta dei 31 voti.
Questa opinione è contenuta nella statuizione di una sentenza della Corte Costituzionale del 3/3/1989 di cui abbiamo avuto occasione di prendere visione solo recentemente. Mi rivolgo in particolare al Presidente e all'Ufficio di Presidenza perché la questione penso meriti un'attenta riflessione, poi il Consiglio sovrano deciderà come ritiene. Il quesito che si pone è questo: una legge approvata dal Consiglio regionale, allorquando torna censurata su uno o più punti da parte del Governo, deve essere riapprovata con maggioranza assoluta o con maggioranza semplice? Il quesito è stato dibattuto in questi decenni dal giorno dell'entrata in vigore dell'ordinamento della Regione e da parte di chi si è occupato espressamente di questa materia ci sono opinioni divergenti. Però la sentenza della Corte costituzionale del 3/3/1989 ha fissato un criterio ed ha statuito in questi termini, quindi non è opinione mia o di altre persone che hanno trattato la materia che adesso pongono una questione: è una statuizione della Corte Costituzionale. La leggo senza commenti, sono otto righe, vi prego di porre attenzione: "Non può sostenersi che quando il Consiglio regionale intenda conformarsi ai rilievi governativi sia sufficiente, perché la legge possa essere considerata riapprovata, la maggioranza semplice. Nella configurazione che ne dà la Costituzione il rinvio è delineato come un vero e proprio veto sospensivo che il Governo può motivatamente apporre prima della promulgazione della legge a tutela di interessi o valori superiori".
In altre parole, con l'atto di rinvio per il riesame, il Governo non formula semplici consigli od osservazioni che il legislatore può superare con la riapprovazione della legge a maggioranza semplice, cioè con la stessa maggioranza necessaria per la sua deliberazione ordinaria, ma esercita piuttosto, il Governo, un potere di blocco seppure non definitivo nei confronti dell'intera legge che il Consiglio regionale può rimuovere soltanto con la maggioranza assoluta dei propri componenti, cioè con un rafforzamento del consenso necessario per la comune approvazione delle leggi.
Io non commento, ma penso proprio che questa statuizione non dia spazio ad altre interpretazioni: quando la legge torna censurata dal Governo occorre la maggioranza assoluta. Se mi si dice che altre leggi dal 3/3/1989 ad oggi sono state approvate con la maggioranza semplice, questo è un altro tipo di discorso; esiste però questa statuizione. E' il Presidente che proclama se il risultato di una votazione è approvato o meno. Penso che questa responsabilità prima di essere assunta meriti un'attenta riflessione.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, il disegno di legge è stato ripresentato dalla Giunta come nuovo testo.



MAJORINO Gaetano

Il testo è stato emendato in conformità alle osservazioni del Commissario del Governo.



PRESIDENTE

E' stato però presentato come nuovo testo, ha ricevuto un nuovo numero e noi abbiamo approvato i tre articoli che lo compongono. Porterò la sua riflessione all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza.
La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, ho letto anch'io qualche tempo fa la sentenza della Corte Costituzionale, ma mi pare di poter dare un'interpretazione diversa da quella del collega Majorino che ha letto, in termine forense, il dispositivo e non l'intera motivazione.
Mi sembra che la Corte Costituzionale con quella sentenza abbia voluto dire alcune cose. Primo, certamente la riapprovazione nel testo originario già censurato dal Governo deve avvenire con 31 voti per resistere alle osservazioni del Governo, ma non è questo il caso che ci interessa. Il caso che ci interessa è quello di una legge che viene rinviata all'esame del Consiglio con alcune censure, le quali vengono recepite dal Consiglio.
Come deve essere riapprovata questa legge? La Corte Costituzionale dice (con una valutazione che non condivido): "Anche se il Consiglio recepisce le osservazioni del Commissario del Governo deve riapprovarla con 31 voti se desidera che sia considerata vecchia legge riapprovata". Cosa comporta questo? Che il Commissario del Governo non potrà rimandare per la seconda volta all'esame del Consiglio la stessa legge, ma dovrà sollevare il conflitto avanti la Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale dice ancora: "Ma se il Consiglio, pur recependo le osservazioni del Commissario del Governo, la approva con una maggioranza inferiore ai 31 voti dovrà comunque considerarsi nuova legge e sarà una legge che sarà esposta ad un ulteriore rinvio da parte del Commissario del Governo". Quindi, il rischio non è l'invalidità dell'approvazione, ma la possibilità da parte del Commissario del Governo, essendo nuova legge, di rinviarcela una seconda volta senza sollevare il conflitto. Quindi, sotto il profilo strettamente normativo e costituzionale, approvando questa legge con 29 voti e non con 31 non ci esponiamo ad un rischio di illegittimità, cioè il Commissario del Governo non ci può dire che la rinvia perché non c'era il numero sufficiente, ma la può rinviare con altre osservazioni come se fosse una nuova legge. Laddove lo stesso proponente ritiene che sia una nuova legge mi sembra che la questione non si ponga. Comunque, se il Presidente lo ritiene potremo rileggere non solo il dispositivo, ma anche la motivazione perché è dalla stessa che si comprende il significato del dispositivo in sede di Ufficio di Presidenza. Mi sembra già ora di poter dare questo tipo di interpretazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Il richiamo fatto dal Consigliere Majorino lo proposi all'attenzione dell'VIII Commissione all'atto dell'esame della legge. Ai rilievi procedurali che sollevai in quell'occasione, sulla base di quanto si desume dalla citata sentenza della Corte Costituzionale, convennero tutti i Commissari e lo stesso Assessore Brizio, tant'è che decidemmo all'unanimità di modificare la relazione che accompagna il disegno di legge, per porre in evidenza che si tratta di una nuova legge e non di una modifica del testo rinviato dal Governo.
Francamente non mi pare che le considerazioni del Consigliere Santoni siano tali da contraddire l'interpretazione che in Commissione abbiamo dato.
E' sufficiente ricordare un passo del parere espresso dal consulente legale del Consiglio regionale, prof. Maiorca, che al termine di una lunga disamina afferma: "Ciò che forse non era stato adeguatamente considerato era un passo della sentenza n. 158 del 1988 la quale, dopo aver precisato che per nuova approvazione della legge si deve intendere l'approvazione di una legge nuova, aveva espressamente sottolineato che le modifiche apportate dal legislatore alle norme censurate nel rinvio governativo non sono rilevanti ai fini di considerare una legge come nuova, ai sensi dell'art. 127 della Costituzione". Sembra perciò opportuno, se non altro sotto il profilo prudenziale, assicurare a questa legge l'approvazione con il quorum dei 31 voti.
I rilievi sollevati in Commissione e qui ribaditi non avevano in alcun modo un carattere strumentale, per la messa in difficoltà della maggioranza. Come Gruppo comunista, infatti, voteremo a favore della nuova legge, consentendo in tal modo di raggiungere agevolmente il quorum necessario. La nostra insistenza è stata ed è unicamente dovuta alla convinzione di dover ottemperare ad un obbligo di correttezza istituzionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Ho ascoltato con attenzione i colleghi che hanno affrontato questa questione; ritengo opportuno non dare niente di scontato su questa materia e anche di non pervenire a conclusioni troppo affrettate, magari di comodo ad uso della maggioranza. Ritengo che la questione sia come l'ha individuata il collega Santoni, ma temo che le conseguenze devono purtroppo essere diverse. Sostanzialmente la seconda lettura è all'interno di un contenzioso che si è aperto con il Commissario del Governo. Ho quindi l'impressione che il senso della sentenza sia dire: "Il Consiglio regionale può scegliere di affrontare il contenzioso oppure ripartire da zero" quindi vale quanto ha detto Santoni: maggioranza relativa nuova legge maggioranza assoluta vecchio testo opportunamente emendato. Se non arriviamo ad accettare questa conseguenza tranchant è probabile che la Corte Costituzionale abbia voluto sciogliere questo problema per evitare che si avviasse un braccio di ferro tra una Regione e un Commissario del Governo su una legge che si perpetua negli anni senza pervenire mai ad una conclusione.
Temo però che la conseguenza di questo ragionamento che condivido sia pesante nel senso che la nuova legge per essere tale debba ripercorrere l'iter legislativo. Non si può qualificare una nuova legge qualificandola tale con un nuovo numero, temo che la nuova legge debba essere il risultato di un iter legislativo. Questo vuole essere un confronto, per quello che può valere, tra persone per cercare di agevolare il lavoro di tutti, quindi suggerisco la massima attenzione all'Ufficio di Presidenza perché è una questione che merita l'approfondimento che è già stato sviluppato in quest'aula e sia i ragionamenti di Majorino che quelli di Santoni meritano approfondimento, ma cercando dalla lettura del testo e della motivazione di capire qual è la ragione che ha fatto sortire questa sentenza. Se la ragione è quella di evitare il contenzioso per i millenni è probabile che la sanzione sia che per legge nuova si intende una legge che ha affrontato tutto l'iter legislativo perché una legge non è nuova per il fatto solo che la si qualifica tale.



PRESIDENTE

Questa questione verrà esaminata dall'Ufficio di Presidenza con la massima attenzione.
Non essendovi altri interventi si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dovremmo passare ora all'esame del progetto di legge n. 545: "Proroga del termine di cui all'art. 36, primo comma, della L.R. 23/8/1982, n. 20 e successive modifiche ed integrazioni 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Poiché è assente il relatore, Consigliere Emilia Bergoglio, tale argomento viene rinviato alla prossima seduta.
Il punto 8) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n.
386: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Fontana Gigante", è rinviato ad altra seduta.
Informo i Consiglieri facenti parte della IV Commissione che il Presidente della stessa, Consigliere Ferrara, ha convocato una riunione della Commissione per domani mattina alle ore 10,45 per discutere la deliberazione di attuazione della legge sul fondo straordinario.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, un argomento del genere merita un'attenta discussione in Commissione che non può esaurirsi in un quarto d'ora, si tratta di una deliberazione importante: dopo mesi e mesi che non se ne è voluto discutere, all'improvviso domani mattina alle ore 10,45 si pensa di poter liquidare il tutto? Questa è roba da matti!



PRESIDENTE

Ho chiesto al Presidente della Commissione, Consigliere Ferrara, di individuare una giornata dedicata alle riunioni della Commissione diversa dal venerdì, perché di qui alla conclusione del mandato saranno molti i venerdì in cui sarà convocato il Consiglio.
Sull'argomento in specifico lo stesso Ferrara mi aveva informato che si trattava di un problema formale più che di sostanza, ma a quanto pare per i Commissari comunisti si tratta invece di un problema di sostanza. Devo dire che l'Assessore Cerchio aveva sollecitato l'iscrizione di questo argomento all'o.d.g. della prossima seduta, ma dal momento che la prossima riunione della Commissione come è prevedibile avrebbe potuto avere luogo solo venerdì prossimo (giorno successivo alla riunione del Consiglio) rinviando quindi la possibilità di iscrizione all'o.d.g., avevo sollecitato il Consigliere Ferrara di individuare una collocazione anteriore al Consiglio di giovedì prossimo. Il Consigliere Ferrara riteneva possibile riunire domani mattina la Commissione, ma le osservazioni sollevate dal Consigliere Calligaro ritengo siano tali da richiedere se non altro un momento di riflessione, cosa che io chiedo al Consigliere Ferrara di compiere. Avevo suggerito le ore 10,45 perché ritengo che a quell'ora si sia ancora nella fase delle interrogazioni, altrimenti non è certamente possibile sottrarre la presenza dei Consiglieri in aula per la riunione di una Commissione.
In conclusione, il Presidente della IV Commissione verificherà come e quando convocare la Commissione.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 526: "Ulteriore integrazione alla L.R. 6/6/1988 n. 27 (Bilancio parchi)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 526, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione su questo disegno di legge è molto semplice. L'Amministrazione del Parco naturale Monte Fenera non ha inviato alla Regione Piemonte tempestivamente il proprio bilancio di previsione per l'anno finanziario 1988, quindi non è stato possibile con la legge di approvazione del bilancio della Regione e del bilancio degli altri parchi inserire l'approvazione di questo bilancio.
E' giunto successivamente e quindi questa legge modifica la L.R.
6/6/1988 n. 27, nel senso che inserisce nell'elenco dei bilanci dei parchi approvati anche quello del Parco Monte Fenera. Il riferimento è specifico al bilancio di quel Parco che va inserito, come la norma prescrive nell'elenco complessivo e allegato al bilancio della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 528: "Integrazione alla L.R. 5/6/1989, n. 31" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 528, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Chiedo il rinvio di questo disegno di legge in quanto è assente il relatore Gallarini. Su queste questioni in sede di Commissione si è discusso, in particolare su un parco, quindi credo sia corretto sentire la relazione in ordine ad un'informazione che vorrà dare al Consiglio regionale sulle osservazioni fatte.



PRESIDENTE

La proposta è accolta, pertanto l'esame di tale provvedimento è rinviato ad altra seduta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica alla L.R. n. 55/84 Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di enti locali"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica alla L.R. n. 55/84 Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di enti locali", di cui al punto 11) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola passiamo alla votazione dell'art. 7 modificato in Commissione, secondo le osservazioni del Governo.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Norme generali sui trasporti

Esame progetto di legge n. 472: "Interventi per la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto, attraverso la realizzazione di una rete di piste ciclabili e di percorsi che agevolino il traffico ciclistico" (rinvio)


PRESIDENTE

L'esame del progetto di legge n. 472, di cui al punto 12) all'o.d.g., è rinviato.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, chiedo la parola.



PRESIDENTE

Il punto è rinviato. Non è possibile entrare nell'argomento perch manca una precondizione per entrare nell'argomento.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, chiedo la parola per sapere chi chiede il rinvio di questa legge e perché. Dato che i motivi del rinvio non mi sembrano molto chiari per tutti i presenti, che possono anche non avere partecipato all'iter di questa legge, in cinque minuti volevo ricordare ai colleghi la situazione relativa a questa proposta di legge di iniziativa consiliare.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, non è una proposta. Le rispondo che siccome è necessario il parere perché si possa discutere...



CHIEZZI Giuseppe

Non doveva essere iscritta. Come mai è stata iscritta? Volevo spiegare il perché, è proprio qui il punto.



PRESIDENTE

Probabilmente è stata una sottovalutazione da parte dei Capigruppo.



CHIEZZI Giuseppe

No, io le spiegavo perché si è iscritta all'o.d.g. una legge: non è casuale l'iscrizione, volevo dare un contributo di conoscenza a tutti, se lo si ritiene utile.
Il problema è questo. La legge è di iniziativa di alcuni Consiglieri regionali. Questa legge è stata discussa ampiamente in sede di II Commissione e la discussione è durata diversi mesi. Alla fine di luglio, la II Commissione ha di fatto licenziato questa legge, con l'impegno dell'Assessore Mignone, con l'apporto dei funzionari regionali, di discutere con i proponenti alcune eventuali modifiche. Alla ripresa dei lavori l'Assessore Mignone per una o due volte in Commissione ha rinnovato questo suo intendimento, ha dato un appuntamento a due dei proponenti, che nel frattempo erano stati nominati relatori, il Consigliere Fracchia e il sottoscritto.
Presidente, per favore, posso parlare nel silenzio del Consigliere Bara o devo parlare in presenza del suo cicaleccio?



PRESIDENTE

Consigliere, le ho già detto che probabilmente i Capigruppo hanno sottovalutato questo aspetto.



CHIEZZI Giuseppe

Non sono i Capigruppo: sono degli impegni del governo che hanno indotto ad iscrivere questa legge, non il caso.



PRESIDENTE

No, Consigliere, non è assolutamente così, altrimenti qualcuno avrebbe dovuto sottolineare che non era regolare in quanto mancava di una precondizione per essere iscritta.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, però io le spiegavo come mai, nonostante tutto questo, la legge giunge ad essere iscritta all'o.d.g. in Consiglio. L'Assessore Mignone non si è presentato a questi appuntamenti, allora la II Commissione all'unanimità, presente un autorevole membro del governo, ha deciso di licenziare la proposta di legge perché esisteva la fiduciosa presunzione da parte di tutti i presenti alla Commissione, che il problema del reperimento dei fondi fosse di fatto risolto. Sulla base di questo impegno in II Commissione si è detto: "bene, dato che si delega alla Giunta la determinazione precisa della cifra, si licenzi la legge per il Consiglio la Giunta determinerà questa cifra". C'era la fiducia che questo potesse avvenire senza contrasti e la legge è giunta in Consiglio. Nel frattempo da parte di organi di governo sono giunte le proposte di emendamento alla proposta originaria relative alle norme finanziarie, ne è giunta una, poi ne è giunta un'altra. A quel punto, formalmente si è deciso di tenere una riunione di Commissione. In questa riunione di Commissione sono stati avanzati dei dubbi di merito, di metodo ed anche sulla possibilità di effettuare il finanziamento di questa legge. Su quella che pareva una legge presa all'unanimità, oggi pomeriggio abbiamo verificato una certa discordia tra i presenti alla I Commissione. Tutto ciò personalmente mi preoccupa non so se anche il collega Fracchia è di questa opinione. La maggioranza in I Commissione ha deciso di rinviare l'esame della legge alla prossima riunione. Come proponente insisto sulla validità che la Regione Piemonte assuma un provvedimento a favore dell'uso della bicicletta. Nella prossima riunione speriamo di capire la volontà reale che avrà la maggioranza nei confronti di questa legge. Ci rammarichiamo che questi stop, venuti da parte della maggioranza, possano avere la conseguenza che questa Giunta non riuscirà a deliberare alcunché prima della fine della legislatura. La proposta di legge consentiva alla Giunta di deliberare contributi ai Comuni perché organizzassero il proprio territorio anche sull'uso della bicicletta.



PRESIDENTE

Chiudiamo questa discussione di tipo procedurale rinviando il punto 12) in attesa che arrivi il parere della I Commissione.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1070: "Affidamento alla IV Commissione consiliare di una indagine conoscitiva sui diritti dei lavoratori nei luoghi di lavoro"


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1070.
Relatore è il Consigliere Monticelli che ha pertanto facoltà di intervenire.



MONTICELLI Antonio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo di fronte a una proposta di deliberazione del Consiglio che è stata approvata all'unanimità dall'VIII Commissione. Questo fatto suggerirebbe, secondo gli usi del Consiglio, di approvare questa proposta senza un'approfondita discussione.
D'altra parte però l'VIII Commissione nel momento dell'approvazione unanime di questa proposta ha inteso segnalare al Consiglio l'importanza che veniva attribuita all'argomento in questione decidendo di accompagnare la proposta di deliberazione con una relazione scritta. I colleghi troveranno che il testo della proposta di deliberazione reca con sé anche una relazione scritta a nome dell'VIII Commissione. Quel testo che i Consiglieri credo abbiano sottomano può essere tranquillamente dato per letto. Ma credo, e mi scuso se porterò via pochissimi minuti, che occorra tener conto del fatto che fra il momento in cui la proposta di deliberazione è stata discussa e approvata dall'VIII Commissione, qualche settimana fa, e oggi è intervenuto un fatto nuovo: la nota vicenda alla Pretura di Torino con la sospensione del processo che si doveva aprire sabato mattina della scorsa settimana, un processo per presunta violazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori a carico dell'Amministratore delegato della FIAT, il dott. Cesare Romiti, e di altri tre dirigenti del Gruppo torinese.
Credo che - e presumo di interpretare anche il pensiero dei colleghi Commissari dell'VIII Commissione - sia opportuno premettere all'esame di questa proposta di deliberazione alcune brevissime considerazioni che in qualche modo integrano, si aggiungono alla relazione scritta che i colleghi possono tranquillamente leggere ognuno per conto proprio. Questa integrazione, che cercherò di fare ora, ha uno scopo preciso: quello di evitare, se è possibile (se riuscirò in questo intento e se i colleghi del Consiglio condivideranno questa impostazione), fraintendimenti, equivoci strumentalizzazioni che potrebbero innescarsi su questa proposta di deliberazione.
In sostanza, la questione che vorrei porre al Consiglio è questa. Si tratta di capire in che sede siamo ora, nel momento in cui ci apprestiamo a discutere e votare una proposta di deliberazione. Credo si possa tranquillamente dire che, in questo momento, il Consiglio non intende e non deve in alcun modo intendere o pretendere di sostituirsi alla Pretura di Torino, che non ha avuto modo di pronunciarsi sulla vicenda del processo per violazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori; e - ripeto - credo anche che in questo momento, di fronte ad una proposta di deliberazione non siamo nemmeno qui a discutere una mozione politica, delle opinioni direttamente, immediatamente politiche sull'argomento.
E' proprio per questo - proprio per segnalare una necessaria distinzione di sedi e quindi anche di toni del discorso, di toni del confronto, e soprattutto di decisioni che dobbiamo assumere - che il nostro Gruppo insieme ad altri Gruppi consiliari ha preparato e presenterà ora una proposta di ordine del giorno chiedendo che si decida di discuterla già questa sera dopo la discussione e il voto su questa proposta di deliberazione per sollecitare da ogni forza politica, da ogni Gruppo presente in Consiglio, un'opinione, la propria opinione, che può essere la più diversa di questo mondo, in termini politici, sulla vicenda del processo rinviato.
Credo che in questo momento, discutendo di questa proposta di deliberazione che non è nata sabato scorso alla Pretura di Torino, ma che è nata mesi fa da una serie di atti, di fatti, di eventi precisi, noi non stiamo discutendo sul processo rinviato, discutiamo altre cose. Abbiamo di fronte a noi una proposta precisa che riguarda, che tocca altre cose.
Mi si consentano pochissimi minuti. Credo vada segnalato a questo Consiglio il fatto - come credo abbia inteso l'VIII Commissione nell'approvare all'unanimità questa proposta - che qui si propone quello che potremmo considerare un atto dovuto da parte del Consiglio. In primo luogo, un atto dovuto perché lo Statuto della Regione Piemonte indica in numerosi articoli un impegno preciso a cui la Regione deve attenersi di fronte ai problemi dei diritti dei lavoratori nei luoghi di lavoro e della tutela della salute dei lavoratori. In secondo luogo, perché la Regione ha competenze specifiche che le derivano dalla Costituzione e da leggi dello Stato in alcuni campi (primo fra tutti quello della tutela della salute) che richiedono ed esigono un atto della Regione quale quello che l'VIII Commissione propone al voto e all'esame del Consiglio.
Si tratta di un atto dovuto, non soltanto per sollecitare e favorire (raccogliendo e socializzando i dati di una situazione che si pu presupporre, sulla base di fatti noti all'intera opinione pubblica e certamente noti a questo Consiglio, critica in alcune realtà) comportamenti, interventi, atti tesi a superare la criticità di queste situazioni, per quel che riguarda i diritti dei lavoratori, da parte di altri soggetti, siano essi datori di lavoro, organizzazioni sindacali Magistratura, organi dello Stato; cioè non si tratta soltanto di fare un atto politico che solleciti altri a fare certe cose, ma si tratta anche di predisporre, in ragione delle proprie competenze, delle competenze della Regione, propri interventi, per esempio - ripeto - specificamente nel campo sanitario, e quindi di conoscere come stanno alcune cose per poter adeguatamente predisporre interventi propri della Regione.
Quindi, è un atto dovuto per questa ragione e, in secondo luogo, credo si tratti di un atto dovuto per una ragione di tipo istituzionale che concerne il ruolo e l'essenza stessa di questa assemblea.
I colleghi sanno che si è polemizzato molto in questi giorni - e mi scuso se tocco soltanto marginalmente la questione più recente, cioè la vicenda processuale - sull'intervento della Magistratura in questioni che attengono i rapporti di lavoro. Non voglio, in alcun modo, entrare nel merito di queste polemiche. Mi limito a dire, e non credo di scoprire chissà quale America dicendo questo, che credo sia dovere delle forze economiche e sociali organizzate cercare di affrontare in sede di contrattazione fra le parti le questioni che esulano dalle norme legislative o che le norme di legge affidano alla libera contrattazione delle parti. Credo sia dovere della Magistratura intervenire laddove sia a conoscenza di comportamenti che configurano ipotesi di reato, di violazione di legge. E credo sia dovere di questa assemblea, che rappresenta tutti i cittadini piemontesi, ognuno con il suo diritto di voto individuale e tutti uguali nell'esercitare questo diritto di voto e di fronte alla legge cercare di acquisire dati di conoscenza su questioni così delicate ed importanti per tanta parte della comunità regionale. Altrimenti credo si potrebbe davvero dire che non solo la giustizia, ma che anche la democrazia non deve varcare i cancelli delle fabbriche.
Chiudo rapidissimamente nel segnalare - riprendendo in modo sintetico quanto ho scritto nella relazione scritta - che questa deliberazione configura un'attività di indagine praticabile, credo utile, e realisticamente realizzabile in tempi brevi nonostante l'imminenza della scadenza della legislatura regionale, in quanto si prevede una raccolta di dati già esistenti e facilmente acquisibili da parte della IV Commissione di questo Consiglio e si prevede un'indagine a campione da svolgersi con il metodo degli incontri con organizzazioni sociali, con forze in grado di portare elementi e dati.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho visto oggi questa proposta di deliberazione predisposta dall'VIII Commissione e ho cercato di capire come si sono svolti i fatti su questa vicenda in passato, perché mi pare che le cose nate in una certa confusione continuino.
La confusione era nata sul fatto di chi dovesse occuparsi di questa proposta di Commissione di indagine: se la IV, l'VIII Commissione o tutte e due insieme. Non si capiva bene come ci si dovesse comportare; c'era una oggettiva difficoltà di comprensione.
Alla luce di questo si era stabilito di portare un po' di razionalità e si era deciso che l'VIII Commissione dovesse valutare se accettare o meno la proposta del Gruppo comunista di Commissione speciale di inchiesta: se decide si avvia la Commissione di inchiesta, se non decide la Commissione d'inchiesta viene meno e si era ipotizzato che eventualmente qualcosa si potesse fare all'interno dell'apposita Commissione competente del Consiglio regionale.
Mi pareva che questo fosse l'iter che ci eravamo dati. Vedendo questa deliberazione mi pare che l'unica cosa chiara sia che la proposta di Commissione di inchiesta speciale, proposta dal Gruppo comunista, non è stata accolta dall'VIII Commissione.
Stabilito che l'VIII Commissione ha deciso questo, credo sia piuttosto curioso che la stessa predisponga una deliberazione in cui dice alla IV Commissione che deve integrarsi al suo interno e fare una sottocommissione che deve accertare tutte queste situazioni, spiegando i contenuti e i tempi in cui deve dare le risposte. Se il Consiglio ritiene che la IV Commissione competente per materia debba procedere in questa direzione, credo che la IV Commissione abbia un minimo di dignità per gestirsi in modo autonomo senza bisogno che l'VIII Commissione spieghi che si devono assumere due dipendenti e tutto il resto.
Quindi sul piano del metodo credo onestamente che sia un po' difficile da accettare: un minimo di autonomia rispetto alle scelte politiche una Commissione competente deve averlo.
Sul piano dei contenuti ho qualche oggettiva difficoltà, ma ritengo di non dover entrare nel merito, perché sarà la IV Commissione a decidere se valutare queste cose. Io ho qualche difficoltà a credere che i compiti affidati alla IV Commissione siano effettivamente perseguibili da parte della stessa, alcuni per la legittimità delle scelte, altri per valutazioni di ordine politico. Riterrei profondamente errato - a parte il fatto che credo non abbia titolo per farlo - che la IV Commissione si armasse per andare presso le aziende a verificare se tutte le varie ragioni di democrazia all'interno delle fabbriche sono regolarmente osservate oppure no. Sul piano politico e su quello delle legittimità, credo sia una cosa inaccettabile. Per questo motivo, di fronte ad una proposta di deliberazione del genere, occorre prendere in considerazione soltanto il primo punto e tornare all'origine. Sappiamo che non si fa una Commissione speciale di inchiesta; se il Consiglio regionale ritiene, la IV Commissione nella sua autonomia, seppure secondo gli indirizzi che il Consiglio regionale potrà dare, svolgerà questa sottocommissione o questo gruppo di lavoro per raggiungere gli obiettivi che ci vogliamo proporre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, stavo preparando una scaletta per un intervento di tutt'altro tono. Ho sentito l'intervento del collega Ferrara e mi sento obbligato a partire dalle cose che ha detto, anche perché il collega Ferrara ha teso ad aprire una sorta di conflitto istituzionale fra Commissioni sulla base di un ragionamento che mi pare molto debole e quasi incomprensibile.
C'è una Commissione consiliare, la VIII, che esamina una proposta e delibera di portarla al Consiglio; il Consiglio, che è organo sovrano di qualsiasi altra struttura che da esso emana, si propone di affidare ad una sua struttura un compito preciso e delimitato.
Nella relazione, che il collega Monticelli per brevità non ha letto, è spiegato il concetto della funzionalità e rapidità, in relazione anche al fatto che siamo al termine della legislatura. Si ritiene che su un argomento di questo genere non sia il caso di perdere un mese di tempo perché la Commissione venga formalmente istituita. Nell'ultima che abbiamo nominato, la Commissione speciale sul Po, abbiamo impiegato sei mesi per nominare un Presidente. Nella IV Commissione esiste già un organismo formato, rappresentativo di tutte le forze e, perché si presume che quei Commissari abbiano una particolare attitudine per la materia, senza duplicare le strutture si affida esplicitamente a questa Commissione un compito.
L'altra parte del ragionamento del collega Ferrara è che devono essere solo i Commissari della IV Commissione, ammesso che decidano di farlo.
Credo invece assolutamente legittimo che sia il Consiglio ad affidare ad una Commissione un compito. Non capisco dove stia il conflitto che il collega Ferrara tende ad innescare. La IV Commissione ha un compito ben preciso e dettagliato, non ha bisogno di armarsi di alcun Sherlock Holmes particolare. Il dispositivo della deliberazione è assolutamente chiaro sui compiti che devono essere svolti e che qui per brevità non richiamo.
Non posso che concludere che le argomentazioni portate dal collega Ferrara sono assolutamente deboli e dico anche, da un punto di vista istituzionale, inaccettabili, nel momento in cui il Consiglio è sovrano di deliberare sulla materia e di affidare agli organismi che ritiene più opportuni il compito che ha individuato. Vorrei che si sgomberasse preliminarmente la discussione da questo possibile equivoco, perché noi abbiamo bisogno, nel momento in cui diamo avvio, come io auspico, a questa Commissione di indagine conoscitiva, di focalizzare bene il contesto nel quale questa Commissione andrà ad operare nel tempo che ha a disposizione che non è molto.
Provo a riprendere il filo del ragionamento che mi stavo appuntando prima che parlasse il collega Ferrara. L'avv. Vittorio Chiusano, Capogruppo liberale al Comune di Torino e avvocato della FIAT - mi perdonino i colleghi liberali - oppure viceversa avvocato della FIAT e Capogruppo liberale, si è scandalizzato perché le assemblee elettive pretendono, a suo molto modesto avviso, di dire la propria in merito a ciò che avviene nel principale gruppo industriale del Piemonte e d'Italia. Riteniamo, invece che le istituzioni democratiche abbiano il dovere di mettere il "becco" nel merito dei rapporti di lavoro che sono regolati dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato che ci affidano delle competenze in merito alla prevenzione in materia sanitaria, per conoscere e controllare le condizioni di vita e di lavoro di operai ed impiegati che si sono notevolmente aggravate in questi ultimi anni nonostante non appaia paradossale l'innovazione tecnologica che senza alcuna ombra di dubbio ha migliorato tutta una serie di fasi delle lavorazioni. Infatti negli stabilimenti della FIAT Mirafiori o di Rivalta quello che facevano fino a dieci anni fa i verniciatori con lo spruzzo oggi viene fatto da un robot-gate.
Nonostante questo, come è ampiamente documentato dall'espulsione massiccia degli invalidi e dal dossier raccolto dalla Pretura di Torino nel processo che tanto ha appassionato e giustamente appassiona molti di noi le condizioni sono peggiorate perché è aumentato lo sfruttamento - come si diceva una volta e come è giusto dire ancora adesso - e in questo senso sono aumentate le esposizioni al rischio anche per la debolezza dei meccanismi di controllo sindacali ed istituzionali. Tutto questo è avvenuto proprio mentre crescevano le magnifiche sorti progressive degli anni '80.
Concludendo, ripeto che abbiamo il dovere di mettere il becco. Adesso stiamo parlando della FIAT perché è gran parte dell'universo industriale della nostra Regione, ma non è l'unico, perché non sfugge che la violazione delle norme che regolamentano le condizioni di lavoro avviene soprattutto laddove non riesce a giungere il controllo delle organizzazioni dei lavoratori e avviene almeno altrettanto di quanto avviene nella FIAT, se non in percentuale maggiore, nella miriade di piccole aziende che peraltro sono in gran parte collegate al ciclo dell'auto anch'esse.
Nel momento in cui diciamo che abbiamo il dovere di mettere il becco vorrei ribadire un concetto che come Verdi Arcobaleno abbiamo voluto evidenziare a caldo nella vicenda del processo rispetto al quale è stata sollevata con grande arroganza la legittima suspicione: per noi non pu esistere alcuna extra-territorialità per quanto riguarda quello che avviene nel momento in cui un lavoratore è chiamato a prestare la sua opera negli stabilimenti del Gruppo FIAT solo perché si chiama Gruppo FIAT, perch questa della extra-territorialità, cioè la pretesa che la Costituzione si fermi di fronte ai cancelli della fabbrica, è una pretesa inaccettabile che viene portata avanti con prepotenza da un potere economico che evidentemente deve avere qualche colpa sulla coscienza e ha paura che gli occhi della "sua" città si infilino dentro i propri cancelli.
Mi pare di aver riassunto con sufficiente chiarezza il nostro pensiero per cui auspico che l'esame della deliberazione avvenga nei termini istituzionalmente dovuti e che mi pare non siano assolutamente appellabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non credo che nella nostra società ci siano due mondi diversi per quanto riguarda i problemi della democrazia. E' certo che nelle società industriali avanzate questo processo si è determinato. Il tema della democrazia economica è l'obiettivo di cercare di avvicinare la forma di organizzazione nel sistema delle imprese con quello che è nella società civile. Certo, ci sono delle complessità perché una forma di democrazia economica impone probabilmente nei rapporti di lavoro e nelle relazioni industriali dei diritti-doveri forse da aggiustare.
In questo sistema più ampio della democrazia economica entrano le condizioni di lavoro, le relazioni industriali, l'applicazione dei contratti e occorre capire come gli strumenti legislativi nazionali e locali, per quel poco di legislazione del lavoro che abbiamo praticato trovano una loro attuazione anche perché, se assumono caratteri distorti occorre segnalarlo onde mettere in moto tutti gli atti possibili.
In questo caso, per esempio, si è aperta da tempo una forte dialettica sui contratti di formazione lavoro che hanno assunto un aspetto molto positivo come propulsione per l'occupazione, ma hanno presentato anche preoccupazioni nella fascia adulta che ha visto la Regione Piemonte, perch si è colta quella contraddizione che si determinava con il fondo per l'occupazione, intervenire purtroppo in misura ridotta per le risorse che si possono stanziare a favore di questo settore.
All'inizio di quest'anno per evitare di essere noi attori di strumentalizzazioni o di passività inaccettabili dinnanzi ai grandi processi che si determinano nella società, ci siamo interessati del problema. Abbiamo sentito le organizzazioni sindacali, le associazioni degli imprenditori e la stessa FIAT, con le quali abbiamo approfondito il tema. C'è stato anche un incontro tra i colleghi della nostra IV Commissione e quelli della Commissione competente della Regione Lombardia che ha permesso, su un tema che toccava prevalentemente le due Regioni, di poter approfondire il problema.
Credo che sarebbe estremamente sbagliato se noi ci estraniassimo da questi temi. Sono anche convinto che sarebbe sbagliato se noi assumessimo su questi temi semplicemente un ruolo di spinta o propulsione a rapporti dialettici che si determinano nella società; l'assemblea elettiva nei suoi organismi, in primo luogo il governo, deve dire qualcosa e ha operato in questo senso: si sono fatte riunioni e via dicendo. Poi era stato stabilito che l'VIII Commissione valutasse le determinazioni e le modalità da assumere per fare questo tipo di approfondimento, mi è parso di cogliere che si ritenesse inopportuna una Commissione speciale. Caro Staglianò, le Commissioni hanno un loro ruolo, delle dodici sedute della Commissione per il Po tu hai partecipato solo ad una; ha concluso i suoi lavori, la relazione è in fase di elaborazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ci avete messo sei mesi per fare il Presidente!



TAPPARO Giancarlo

Questa Commissione si è riunita invece con una certa assiduità e ha prodotto - ritengo - un buon risultato. Inoltre ha portato sul piano cartografico alcune importanti innovazioni conoscitive, sarà poi l'assemblea che autonomamente dirà la sua per quanto riguarda il prodotto che si è determinato. Certamente c'è stato un ritardo nella determinazione delle responsabilità, ma poi ha lavorato e ha fatto il suo dovere.
In questo caso non si è ritenuto opportuno istituire una Commissione speciale di indagine perché sarebbe venuta ad assumere un carattere diverso da quello che, ad esempio, ha assunto la Commissione Po perché si trattava di un rapporto diretto tra competenze della Regione e un comportamento del Commissario per il Po che ci sembrava fosse utile indagare attraverso un'indagine approfondita.
Dal documento dell'VIII Commissione emerge la proposta di affidare alla sua sede naturale che è la IV Commissione, competente per materia, questo lavoro, poi sarà la IV Commissione che valuterà se lavorare in sede plenaria o in sottocommissione, ma lo deciderà nella sua autonomia e cercherà di approfondire quelli che sono i grandi temi determinati nelle discussioni in corso in questi mesi.
Nessuno, se andiamo a leggere i verbali di quelle sedute, si è tirato indietro e ha pensato che interessarci ai problemi della democrazia economica, delle relazioni industriali, delle condizioni di lavoro, fosse un fatto disdicevole; io ritengo che sia un fatto positivo per questa società e di interesse comune. Il sistema delle imprese è interessato a buone relazioni industriali e una democrazia economica può creare dei rapporti equilibrati. Sono fatti positivi: è una società civile che avanza e che vuole costruire questi elementi.
Mi trovo più imbarazzato a vedere una predeterminazione dei lavori che la IV Commissione deve fare, in quanto è il soggetto più a conoscenza della problematica, quindi su questo canale già di indirizzo specifico si pu discutere e probabilmente nella sua autonomia la IV Commissione potrà stabilire i punti da approfondire. Resta però valido il lavoro dell'VIII Commissione che ha dato, raccogliendole fedelmente, delle indicazioni di fondo sul tipo di lavoro che si dovrebbe fare. Non si parla cioè in astratto di qualcosa, ma si devono vedere gli elementi che sono connessi alle relazioni industriali, all'applicazione dei contratti e via dicendo non andando a fare l'ispettorato del lavoro perché esiste un organismo apposito del Ministero del Lavoro che ha queste funzioni, non andando quindi a surrogare compiti di istituto che altri hanno, ma andando a fare un'azione conoscitiva che può essere utile. Non dobbiamo necessariamente fare delle denunce, ma operare affinché si possano dare dei segnali.
Io credo che un segnale importante sia stato quello che abbiamo dato l'ho detto più volte - attraverso la proposta di revisione della cassa integrazione; siano stati gli effetti, positivi per certi versi e negativi per altri, che hanno avuto i contratti di formazione lavoro; ed ancora l'indagine sui problemi delle pari opportunità, problema sul quale si rischia una sorta di schizofrenia all'interno di quest'aula: quando parliamo dei problemi della donna in occasione della festa dell'8 marzo siamo tutti eroici, ma nel momento di merito siamo in difficoltà.
Non sono cose devastanti, significa semplicemente che questa assemblea vuole, attraverso la sua Commissione competente, fare un approfondimento.
Io vedo allora positivamente l'alveo di lavoro che viene individuato lasciando alla IV Commissione autonomamente di stabilire quelli che possono essere i punti dai quali trarre stimolo dall'elaborazione dell'VIII Commissione; si andranno a stabilire i punti di lavoro e poi la IV Commissione, sovrana nelle forme che determinerà, comincerà a fare questo lavoro che io ritengo utile ed opportuno, che non deve essere rimandato alle calende greche, che deve finire prima del termine di questa legislatura e che deve dare un contributo importante.
Non è una polemica, ma probabilmente un aspetto di proposta, di orientamento e forse anche in certi punti di capacita legislativa che ci vede con spazi operativi che non sono stati ancora colti appieno. La legislazione è una materia in continua evoluzione con il progredire della società, altrimenti rischia di cristallizzarla, ben vengano quindi gli stimoli e gli approfondimenti per far sì che la legislazione vigente sia dinamica e non statica.
La proposta che faccio è di affidare questo compito alla IV Commissione sull'alveo stabilito lasciando all'autonomia della stessa le determinazioni più nello specifico. Su questi punti io avrei, ad esempio, delle aggiunte delle integrazioni o delle omissioni da proporre, ritengo quindi che sia molto opportuno attuare questa proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Desidero fare alcune considerazioni assumendo come presupposto che il Consigliere Ferrara abbia voluto porre un problema procedurale e che quindi non sia un pregiudizio ad improntare le sue osservazioni. Cerco di offrire qualche chiarimento per spiegare come la proposta di deliberazione che è stata formulata non sconfini dalle competenze affidate all'VIII Commissione.
Ricordo ai colleghi che l'VIII Commissione aveva ricevuto dal Presidente del Consiglio l'incarico di istruire per l'aula la proposta, a suo tempo presentata dal Gruppo comunista, di istituzione di una Commissione speciale d'indagine sui diritti sindacali dei lavoratori all'interno dei posti di lavoro. Circa l'interesse alla materia da parte di altra Commissione, l'art. 27 del Regolamento al riguardo dice che "un progetto di legge, una deliberazione o un affare può essere dal Presidente assegnato a più Commissioni per l'esame o la deliberazione in comune quando, a giudizio dello stesso Presidente, non sia possibile individuare la competenza prevalente di una sola Commissione".
Nel momento in cui l'VIII Commissione ha avviato l'esame della proposta si è preso atto che non vi erano obiezioni da parte di alcuno. Ricordo che eravamo all'indomani della presentazione dell'indagine ordinata dal Ministro Formica alla FIAT e nessun Gruppo disconobbe l'opportunità che da parte della Regione si assolvesse all'esigenza di conoscere più direttamente la reale situazione all'interno dei posti di lavoro.
L'obiettivo, si disse, non poteva limitarsi alla situazione esistente alla FIAT ed occorreva verificare con le Organizzazioni sindacali gli indirizzi da dare all'indagine. In quella fase furono evidenziati da parte di talune forze alcuni dubbi circa gli strumenti da usare. In particolare, l'ha ricordato giustamente il collega Ferrara, tali dubbi concernevano l'istituzione di una Commissione speciale di indagine ad hoc, ritenendo preferibile l'affidamento alla IV Commissione dell'espletamento dell'indagine stessa.
Il generale consenso all'indagine è stato confermato anche dalle consultazioni, che l'VIII Commissione ha svolto, delle Organizzazioni sindacali. Debbo dire che neppure da parte del SIDA furono sollevate obiezioni di principio allo svolgimento della proposta indagine conoscitiva nel rispetto dei diritti dei lavoratori alla FIAT e in altre aziende.



VALERI Gilberto

MASARACCHIO



VALERI Gilberto

Il SIDA non entrò nel merito.



VALERI Gilberto

Ma non sollevò obiezioni. E' esatto? Dalle altre Organizzazioni sindacali non solo non vennero obiezioni, ma fu espresso un esplicito assenso, accompagnato dalla sottolineatura del fatto che un impegno della Regione in questo campo avrebbe favorito la stessa iniziativa sindacale.
Circa i contenuti della proposta le Organizzazioni sindacali avanzarono piuttosto alcune preoccupazioni relativamente ai suoi tempi di realizzazione e ci invitarono pertanto a circoscrivere gli spazi dell'indagine, onde consentire la conclusione entro questa legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, spero che il collega Chiusano in Consiglio comunale non abbia detto le cose che gli sono state attribuite dal Consigliere Staglianò. E la mia speranza è qualcosa di più, è una certezza, perché da chi era presente mi è stato riferito esattamente cosa ha detto il collega Chiusano, che essendo un abilissimo difensore non ha bisogno di difese d'ufficio, tanto meno della mia. L'assunto era abbastanza chiaro per chi voleva intenderlo: certamente non era quello di dire che gli enti locali non dovevano mettere becco sulla salute in fabbrica. Sarebbe veramente affermare una cosa che non sta non solo né in cielo né in terra ma nemmeno nelle carte statutarie del nostro ente che invece prevedono una presenza, una partecipazione e un'attenzione della Regione al problema della salute in fabbrica.
Quanto affermato dal collega era una cosa un po' diversa, si chiedeva cioè se un ente locale, nella fattispecie il Comune di Torino, potesse dare giudizi e valutazioni su un provvedimento di tipo giurisdizionale di cui non conosceva neppure completamente le premesse, cioè gli atti in base ai quali quel provvedimento era stato assunto da un organismo di giustizia.
Credo che questa non sia un'affermazione campata in aria, ma non voglio entrare nel merito di questo giudizio, perché ci entrerò nel momento in cui si discuterà l'ordine del giorno che ci è stato appena distribuito e che non mi risulta ancora iscritto all'o.d.g., quindi tralascio questa parte.
Certo è che (e anche da parte nostra lo riaffermiamo) né a Torino né in Piemonte, né in nessuna parte della Repubblica italiana possono esserci delle situazioni di extra-territorialità che non siano quelle previste dalle leggi e dalla Carta Costituzionale, cioè le Ambasciate e i Consolati.
Anche la storia giudiziaria di questi anni ci ha detto che diritti di extra-territorialità non sussistono, tant'è che la stessa Pretura di Torino è stata il teatro (non paia irrispettoso e irriguardoso il termine nei confronti di un organismo giudiziario) di procedimenti penali a carico di vari soggetti, ivi compresi quelli imputati questa volta. Questo non ha suscitato alcuno scandalo da parte dei soggetti inquisiti, non ha suscitato problemi di extra-territorialità o di legittima suspicione.
Riaffermato ciò, è opportuno, anche in questa sede, da parte nostra riaffermare che non è condivisibile la scelta di utilizzare l'occasione o il canale di un procedimento penale che è destinato a valutare la sussistenza o meno della commissione di un reato per risolvere o quanto meno affrontare un contenzioso di tipo sindacale. Questo non lo dico io che sarebbe ben poca cosa, lo hanno detto - se i giornali hanno riportato esattamente le posizioni assunte - due delle tre maggiori Confederazioni sindacali che questa valutazione hanno fatto diversamente dalla terza Confederazione sindacale.
Per certe cose esistono le relazioni sindacali, esistono i tavoli delle trattative, esistono le parti e le controparti e quelli sono i luoghi deputati a risolvere certe questioni, ma io credo che non sia questo il problema principale su cui bisogna discutere in questa sede. Siamo in presenza della presentazione di una proposta di deliberazione da parte dell'VIII Commissione e di una eccezione posta dal Presidente della IV Commissione. Mi è sorto anche il dubbio se una Commissione potesse proporre una deliberazione di questo tipo, soprattutto in materia non di stretta competenza, ma non è questo il problema, non voglio farne una questione formale, voglio entrare nel merito. Mi sembra che le obiezioni sollevate dal collega Ferrara siano ampiamente o almeno in larga parte condivisibili: non è un ordine del giorno, è una deliberazione. Allora, ritengo che rispetto ad una deliberazione che ha per oggetto un compito con dei termini, con delle indicazioni, con una strada da seguire che si assegna alla IV Commissione, cioè a una Commissione che è per Statuto competente nella materia, quantomeno prima di portarla all'attenzione del Consiglio sarebbe stato opportuno - credo lo sia ancora oggi - assumere il parere della Commissione competente. Mi sembra che questo sia l'iter che qualunque deliberazione di Consiglio - ripeto: deliberazione, non ordine del giorno - debba avere, proprio perché la competenza della Commissione può illuminare i Commissari, che non si occupano di quello specifico settore, sulla opportunità, sulla necessità e sugli strumenti che devono essere adottati. Seguire una via diversa mi sembrerebbe forzare un dettato logico, prima ancora che statutario: c'è una deliberazione, che è un atto formale, che viene in Consiglio senza il parere della Commissione competente. Credo che questo non consenta ai Consiglieri di assumere le determinazioni necessarie con tutti gli elementi di conoscenza necessari.
Se questa è la situazione - al di là, ripeto, di ogni altro tipo di considerazione, che non voglio affrontare ora perché non è né il momento n la sede - credo che la soluzione a questa vicenda, Presidente, possa essere preliminarmente una sola: quella di rimettere la deliberazione alla IV Commissione per assumerne il parere, dopodiché con cognizione di causa e con tutti gli elementi conoscitivi opportuni e necessari, e nel rispetto del nostro Statuto, potremo assumere una deliberazione in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dico subito che per quanto riguarda l'ordine del giorno, che non è ancora in discussione anche se è già stato illustrato e sullo stesso si sono collocati altri colleghi, noi prenderemo posizione al momento opportuno e diremo la nostra opinione in materia. Questo anche per una ragione d'ordine, perché in questo momento è all'o.d.g. la proposta di deliberazione.
Il collega Ferrara e insieme a lui il collega Santoni hanno contestato il metodo con il quale si è giunti a questa proposta di deliberazione in Consiglio. Il collega Ferrara in particolare ha contestato il merito dei quesiti che l'VIII Commissione ha proposto unanimemente al Consiglio. Al riguardo faccio queste osservazioni. Ricordo innanzitutto che dopo la presentazione della deliberazione con la quale si chiedeva da parte del Gruppo comunista una Commissione speciale di indagine conoscitiva del Consiglio venne tenuta una riunione congiunta di IV e VIII Commissione.
Riunione congiunta che fu successiva all'incontro promosso dal Presidente Rossa con gli esponenti della FIAT, con i Capigruppo e, se non vado errato con i Sindacati, ad esclusione in quel momento del Sindacato CISNAL che venne consultato dopo, separatamente.
In quella sede di riunione congiunta di IV e VIII Commissione si contrapposero due opinioni: la prima favorevole all'indagine conoscitiva ai sensi dell'art. 19 dello Statuto (Commissione speciale); la seconda favorevole all'ipotesi dell'indagine conoscitiva minore da assegnarsi ad una delle Commissioni del Consiglio, si parlò espressamente di IV Commissione. Dopodiché la decisione della Commissione congiunta fu di demandare all'VIII Commissione la decisione, in sede referente e propositiva, di scegliere quali delle due Commissioni mandare avanti. In quella sede venne scelta, dopo discussione in Commissione, la via dell'indagine minore da parte della IV Commissione consiliare e si è quindi giunti all'odierna deliberazione.
Riconosco che forse ci siamo fatti prendere la mano nel senso che competenza dell'VIII Commissione era solo quella di dire "indagine ai sensi dell'art. 19 (Commissione speciale)" oppure "indagine minore" e di indicare (fino a lì ritengo che potesse arrivare in quanto era sua competenza istituzionale) i quesiti di massima cui la IV Commissione avrebbe dovuto attenersi e che avrebbe dovuto sviluppare.
Che ci si sia fatti prendere la mano nel senso che si è andati oltre e si sono fissati in maniera rigida i quesiti, è vero, ma questo è avvenuto con l'assenso non solo delle opposizioni, ma anche delle forze di maggioranza, perché è vero che non c'erano i Gruppi liberale e repubblicano, ma c'erano gli altri tre Gruppi di maggioranza che furono perfettamente d'accordo nel dire "Commissione di indagine minore affidata alla IV Commissione" e nel formalizzare i quesiti per la Commissione stessa.
Che questa sia stata una procedura non del tutto retta e corretta quella di fissare anche i quesiti, posso anche riconoscerlo pur avendo votato a favore insieme ad altri tre Gruppi di maggioranza e agli altri Gruppi di opposizione: per noi in sostanza vanno bene tali quesiti. Adesso però deve superarsi la questione se l'VIII Commissione poteva formulare i quesiti di merito dell'indagine conoscitiva minore affidata alla IV Commissione oppure non poteva farlo. La questione va superata perché c'è l'art. 28 del Regolamento, che è già stato richiamato da altri, in forza del quale il Consiglio può demandare alla Commissione lo svolgimento di indagini conoscitive. In altri termini, anche se in maniera anomala è pervenuta in Consiglio, è calata oggi in Consiglio questa deliberazione. Il Consiglio è sovrano e dovrà decidere sulla proposta di Commissione di indagine conoscitiva minore da affidarsi alla IV Commissione (in teoria questo è ancora impregiudicato perché la decisione ha da essere del Consiglio) e quali sono i quesiti ai quali indubbiamente possono essere apportati emendamenti. Però, la materia attiene ormai al Consiglio, il quale dovrà pronunciarsi su questi due quesiti. La maggioranza, sia pure attraverso tre Gruppi e non cinque, ha ritenuto che l'indagine conoscitiva minore fosse un discorso non superabile, proponendo addirittura dei quesiti, per cui è qui che si dovrà arrivare alla soluzione. Perché dunque tornare in Commissione e consultare la IV Commissione o fare le riunioni congiunte? Questo non lo ritengo opportuno, visto che la proposta di deliberazione è giunta in Consiglio.
Se qualcuno, come i Consiglieri Ferrara, Santoni ed altri, vorrà proporre degli emendamenti ai quesiti cui dovrà rispondere la IV Commissione potrà farlo perché questo è un diritto e il Consiglio lo valuterà, però penso che da qui si debba uscire con una decisione sui due nodi fondamentali della questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io rappresento uno di quei Gruppi di maggioranza, che il collega Majorino ha in più occasioni richiamato, che ha votato a favore di questa deliberazione in VIII Commissione. Questo lo dico non perché ho dei complessi di inferiorità o delle giustificazioni da addurre rispetto al voto espresso in Commissione e alle cose che vado a dire, ma perché credo che coerenza voglia che così come abbiamo fatto in VIII Commissione quando il collega Devecchi ha espresso votando a favore la posizione del Gruppo DC allo stesso modo e con la stessa linearità oggi debbo esprimere la posizione del Gruppo in ordine ad alcune preoccupazioni che sono emerse al nostro interno dopo che la discussione si è sviluppata così come i colleghi hanno ritenuto di farla sviluppare.
Devo innanzitutto dire che il Gruppo DC ritiene che sia legittimo e utile che le istituzioni in alcuni momenti della loro vita, soprattutto in occasione di passaggi delicati come quelli che abbiamo vissuto e stiamo vivendo nelle relazioni industriali, hanno diritto e titolo per essere informate sullo stato delle relazioni industriali nella nostra Regione.
A noi non interessa - lo abbiamo detto in più occasioni - fare processi a qualcuno perché non ci interessa aumentare la contrattualità con il sistema industriale (con il quale abbiamo dei rapporti molto chiari) quindi non ci interessa pestare i calli a qualcuno perché sia un po' più benevolo nei nostri confronti, né ci interessa e ci ha mai interessato creare quelle strane condizioni che in questa Regione per molti anni hanno aleggiato in base alle quali - detto fuori dai denti - un po' di pace sociale nelle fabbriche corrisponde a certi quadri istituzionali della Regione. Non ci interessano queste cose, le abbiamo denunciate allora e oggi abbiamo la libertà e il titolo per dire che noi vogliamo capire lo stato delle relazioni industriali e vogliamo dare, dopo averle capite, le nostre valutazioni e i nostri giudizi. Questo non può essere fatto additando singole situazioni, come qualcuno pensa di poter fare. Nessuno può pensare che questo si possa fare scavalcando organi dello Stato che hanno compiti e funzioni precise, sostituendoci quindi ad altri, così come noi non accettiamo che altri sostituiscano la Regione. Questo è un terreno delicato sul quale le forze politiche debbono essere assolutamente presenti, ma con attenzione, con rispetto e con prudenza per consentire l'acquisizione di tutti quegli elementi conoscitivi che poi determinano quelle prese legittime di posizione delle forze politiche cui qualche collega faceva riferimento. Allora, giustamente è stato detto che ci sono organi dello Stato che hanno determinati compiti e funzioni.
Noi vogliamo sapere, ma fin dal primo giorno abbiamo detto che non eravamo d'accordo e non lo siamo stati sulla Commissione di inchiesta perché ci sembrava assolutamente fuori senso e soprattutto non in grado di produrre degli effetti positivi, se non perché qualcuno voleva magari determinare delle condizioni di terrorismo che a noi personalmente come Gruppo DC non interessano. Noi non vogliamo utilizzare questa istituzione per incidere nei rapporti interni delle Organizzazioni sindacali, n vogliamo usare questo palcoscenico per incidere all'interno delle Organizzazioni sindacali nel rapporto con il mondo imprenditoriale o all'interno del mondo imprenditoriale stesso. Tra l'altro sappiamo che su questi argomenti all'interno del mondo imprenditoriale ci sono delle divisioni perché i piccoli la pensano in un modo, i medi in un altro e i grandi in un altro ancora, ma questo è legittimo e fa parte della dialettica interna del sistema produttivo del nostro Paese, un Paese nel quale la democrazia, vivaddio, consente queste cose. Noi il dito in queste cose non vogliamo metterlo! Noi vogliamo capire per poter dare delle valutazioni politiche in ordine allo stato delle relazioni industriali nella nostra Regione. Per fare questo siamo disponibili a concorrere nei termini emersi in VIII Commissione. Ci pare però che abbia ragione il collega Majorino quando dice "ci siamo fatti prendere la mano". Sì, collega Majorino, vi siete proprio fatti prendere la mano. Collega, non è una critica personale, ho l'impressione - io non ho fatto parte di quella Commissione - che vi siete fatti davvero prendere la mano. Innanzitutto anche se il Regolamento e lo Statuto lo consentono, mi pare davvero irrispettoso che una Commissione proponga all'aula una deliberazione con la quale impone ad un'altra Commissione quante persone deve assumere, di che marca deve essere la macchina da scrivere e di che colore deve essere la cravatta di chi va a fare l'indagine! Mi sembra davvero poco rispettoso.
Quindi io mi sento di poter dire, come Capogruppo della Democrazia Cristiana, agli amici e colleghi dell'VIII Commissione che abbiano un po' più di prudenza nei confronti dei colleghi della IV, non perché io vi faccia parte, ma perché se cominciamo a dare ordini incrociati non so dove andremo a finire.
Un minimo di gentleman's agreement, visto che siamo tra colleghi, nei confronti della IV Commissione mi sembrava giusto che ci fosse, ma siccome vogliamo metterla sul duro, dico che le competenze sono della IV Commissione. Allora l'VIII Commissione può stabilire che si tratti di Commissione di indagine conoscitiva e non di Commissione di inchiesta rassegna all'aula un provvedimento molto aperto sul quale poi l'aula deciderà se fidarsi della IV Commissione.
L'aula può decidere di fidarsi della IV Commissione e darle mandato di definire tempi e modalità. Se l'aula invece vuole delle cose diverse sentirà il parere dell'VIII e poi deciderà, ma almeno dopo aver sentito la IV Commissione che è quella competente nel merito.
Credo che questa impostazione, sgombrato il campo dall'opportunità di fare l'indagine conoscitiva sullo stato delle relazioni industriali e sul diritto dei lavoratori nei luoghi di lavoro, sia riduttiva ma avremo eventualmente modo di approfondire questo aspetto.
Nel merito siamo d'accordo, però riteniamo che la IV Commissione debba essere coinvolta in questa deliberazione che la vede attore principale. Non si può pensare di scrivere una deliberazione assegnando ad altri il compito di attuare in termini dettagliati questioni che altri hanno deciso.
Lascio al Presidente questa riflessione. Noi diciamo che la IV Commissione deve essere attore nella definizione del provvedimento consiliare così come sarà attore fondamentale nell'esperire questa indagine conoscitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in quanto relatore credo di aver diritto alla replica. A me pare che il dibattito non abbia smentito l'assunto che ha guidato l'VIII Commissione sulla competenza non tanto dell'VIII Commissione, che è un fatto retrospettivo, ma del Consiglio a demandare ad una Commissione permanente un'indagine conoscitiva. L'aveva citato prima il collega Majorino, l'art. 28, secondo comma, del Regolamento del Consiglio dice testualmente che il Consiglio può demandare a Commissioni permanenti lo svolgimento di indagini conoscitive.
Sulla base di una storia ormai lunga - perché è nata a febbraio, data di presentazione della prima proposta di deliberazione avanzata dal Gruppo comunista - sulla quale io non entro anche perché non c'ero, essendo entrato in Consiglio, come è noto, recentemente, in aula è approdata una proposta di deliberazione su cui il Consiglio è sovrano: il Consiglio pu votarla o non votarla, emendarla o non emendarla. Questa proposta demanda alla IV Commissione, che è la Commissione competente in materia, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva su quella materia. L'VIII Commissione cosa si è limitata a fare una volta acquisito questo punto di competenza? Si è limitata ad indicare la materia dell'indagine conoscitiva non le modalità di svolgimento dell'indagine conoscitiva, in quanto è anche molto chiaro, sempre dal Regolamento, che le modalità dell'indagine conoscitiva sono decise, perlomeno per quel che riguarda gli aspetti di organizzazione e gli eventuali aspetti di costo, dall'Ufficio di Presidenza. Anche su questo il Regolamento è tassativo; le modalità delle indagini conoscitive sono decise dall'Ufficio di Presidenza, evidentemente sulla base di proposte che la Commissione incaricata, sia essa Commissione permanente, sia essa Commissione speciale, avanza all'Ufficio di Presidenza. Questo è scritto nella proposta di deliberazione. Sulle modalità la IV Commissione farà quello che vuole, ferme restando le competenze dell'Ufficio di Presidenza.
Qualche Consigliere nel dibattito precedente ha detto che il dispositivo della deliberazione, quanto contenuto dopo "delibera di affidare", è troppo dettagliato e prescrittivo. Credo che, perlomeno come relatore, e non so se interpreto in questo anche il parere dei Commissari che con me hanno votato in Commissione questo provvedimento, non ci sia nulla in contrario a verificare delle ipotesi di emendamento al dispositivo. Possono essere anche emendamenti robusti, in parte soppressivi di punti contenuti. Lo spirito della Commissione non era quello di prescrivere delle modalità, era semplicemente quello di suggerire e di indicare un fine: quello di dare la maggiore serietà possibile all'iniziativa, perché siamo a pochissimi mesi dalle elezioni. Quando la deliberazione propone di avere i risultati entro quattro mesi, questa non è una sovrapposizione di competenze rispetto alla IV Commissione, è l'oggettività delle cose, perché fra sei mesi si vota e, se la Commissione non avrà esaurito il suo compito entro quattro mesi, andiamo in campagna elettorale ad esaminare i risultati? Ci sono delle cose oggettive che portano a questa indicazione. La prescrizione, che può sembrare forse un linguaggio burocratico, è semplicemente un'indicazione di cose che sono facilmente raccoglibili da uffici statali o regionali già esistenti, che hanno dati da far conoscere alla Commissione che li valuterà nella sua autonomia.
Propongo una breve sospensione per una consultazione con i membri dell'VIII Commissione e i Capigruppo per valutare un'ipotesi di emendamento al testo della deliberazione onde evitare il rinvio alla Commissione stessa.



PRESIDENTE

La proposta è accolta.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,55 riprende alle ore 19,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Monticelli.



MONTICELLI Antonio

Signor Presidente, colleghi, la breve riunione ha portato all'orientamento di presentare al Consiglio un emendamento, firmato da alcuni Gruppi, che propone di modificare il dispositivo della deliberazione, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale delibera di affidare alla IV Commissione consiliare il compito di svolgere un'indagine conoscitiva per rilevare lo stato di attuazione dello Statuto dei lavoratori, il rispetto dei diritti contrattuali, l'esercizio dei diritti sindacali e i caratteri delle relazioni industriali, l'applicazione delle norme di tutela della salute e dell'incolumità dei lavoratori e delle norme sulla parità.
La IV Commissione, entro la fine della quarta legislatura, riferisce al Consiglio regionale, con apposito documento, le acquisizioni e le conclusioni delle indagini e propone al Consiglio le eventuali iniziative da assumere, anche nei confronti degli organi nazionali, per meglio garantire l'esercizio dei diritti democratici e sindacali, ivi compreso il diritto all'informazione ed alla partecipazione, ed il rispetto delle norme preposte alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici".
L'emendamento viene incontro a quanto suggerito da vari Consiglieri di ridurre il carattere prescrittivo del dispositivo. Sono stati presentati altri emendamenti da singoli Gruppi sui quali ci pronunceremo in seguito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, l'emendamento proposto dal Consigliere Monticelli è stato accolto dalla quasi totalità del Consiglio. Il significato è molto preciso nel senso che il Consiglio dà alla IV Commissione le indicazioni generali sugli argomenti oggetto dell'indagine conoscitiva e lascia alla stessa la definizione di tutte le procedure.
Vi è inoltre un secondo emendamento, firmato dai Gruppi di maggioranza e dal MSI-DN, che sopprime al secondo capoverso delle premesse alla deliberazione il riferimento ad una singola azienda perché a noi pare che il problema sia generale e tale debba essere mantenuto, quindi il sistema delle relazioni industriali e delle imprese piemontesi senza fare riferimenti a singole aziende anche perché se ciò avvenisse potremmo rischiare di fare delle dimenticanze.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli emendamenti presentati.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Carletto, Ferrara, Mignone Majorino, Santoni e Tapparo: nella premessa viene soppresso il secondo periodo che viene così sostituito: "anche di fronte ai fatti che sono stati oggetto di indagine da parte del Ministero del Lavoro".
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Monticelli e Carletto: dopo la parola "delibera" sostituire il testo originario con il seguente testo: "di affidare alla IV Commissione consiliare il compito di svolgere una indagine conoscitiva per rilevare lo stato di attuazione dello Statuto dei lavoratori, il rispetto dei diritti contrattuali, l'esercizio dei diritti sindacali e i caratteri delle relazioni industriali, l'applicazione delle norme di tutela della salute e dell'incolumità dei lavoratori e delle norme sulla parità.
La IV Commissione, entro la fine della quarta legislatura, riferisce al Consiglio regionale, con apposito documento, le acquisizioni e le conclusioni delle indagini e propone al Consiglio le eventuali iniziative da assumere, anche nei confronti degli organi nazionali, per meglio garantire l'esercizio dei diritti democratici e sindacali, ivi compreso il diritto all'informazione e alla partecipazione, e il rispetto delle norme preposte alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, devo innanzitutto sottolineare che l'emendamento presentato dal collega Monticelli non è all'unanimità e provo a dire rapidamente perché. Nei giorni scorsi a proposito delle vicende processuali che hanno riempito le pagine di alcuni giornali, non di tutti, qualcuno tirando in ballo i Promessi Sposi ha paragonato il Procuratore Generale della Repubblica di Torino, Pieri, a Don Abbondio. Proseguendo nel riferimento letterario...



STAGLIANO' Gregorio Igor

E perché mai, signor Presidente della Giunta?



VALERI Gilberto

Non si possono forse citare i giornali?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, quando riesco, io sono un attento lettore di giornali.



PRESIDENTE

La prego di citare la fonte.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La Presidenza del Consiglio regionale è dotata di un Ufficio Stampa che produce una rassegna quotidiana che viene inviata a tutti i Gruppi, prego quindi la Presidenza del Consiglio regionale di consultare la propria rassegna stampa e troverà i riferimenti letterari a Don Abbondio in qualche testata giornalistica che mi permetto di poter citare.
Proseguendo nei riferimenti letterari manzoniani, si potrebbe dire che esiste non tanto l'Innominato, ma l'Innominabile, cioè il Gruppo FIAT di cui non si può far cenno esplicito. Sono quattro lettere che non hanno diritto di cittadinanza negli atti istituzionali evidentemente. Questa è una ragione che a me pare più che sufficiente per prendere le distanze dalle modifiche che sono state proposte; ma c'è di più: non soltanto l'Innominabile, c'è soprattutto l'eliminazione totale dell'oggetto dell'indagine conoscitiva nel momento in cui si eliminano tutte le articolazioni che costituiscono, individuano il terreno, quindi si elimina il contesto ed anche l'oggetto.
Vedo che mancano due minuti e mezzo alla fine del tempo concessomi, ma non voglio arrivare ad ogni costo ad esaurirlo completamente perché mi auguro di avere espresso chiaramente il mio pensiero. Aggiungo che non è che mi sfugga il valore politico di una deliberazione pur generica quale quella che si profila all'orizzonte, ritengo però che sia un atto di ipocrisia istituzionale accettare i terreni degli innominabili e sia un atto di rinuncia di sovranità da parte di quest'aula nell'individuare i terreni dell'indagine. Mi verrebbe quasi voglia, se non fosse strumentalizzabile, di complimentarmi con il Capogruppo della Democrazia Cristiana che alza il tono della voce e quindi sia fatta luce, anzi "Fiat lux"! Io ritengo che l'argomento portato dal collega Santoni nella discussione generale fosse meritevole della massima attenzione perché io ho confutato le argomentazioni senza citare l'articolo del Regolamento che opportunamente il collega Monticelli ha poi successivamente citato; ho confutato l'argomentare del collega Ferrara un tantino pretestuoso, mentre invece mi pare francamente degno di attenzione il ragionamento del collega Santoni quando dice che si incarica la Commissione quindi sentiamola acquisiamo il suo parere. A me pareva questa la strada più corretta, n ipocrita né di altro genere: si acquisiva questo parere nel giro di una settimana o dieci giorni conché avremmo potuto deliberare sapendo chiaramente qual è l'oggetto dell'indagine in modo che ciascuno si assumesse le responsabilità anche in relazione ad un impegno che sarà di un certo spessore per la Commissione.
Il tempo a mia disposizione sta scadendo, quindi annuncio che voter contro i due emendamenti e mi asterrò, perché ritengo che comunque un'indagine non faccia mai male alla salute, sull' indagine generica che viene deliberata, con le argomentazioni che ho cercato di illustrare e che spero siano risultate chiare a tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Bisogna uscire da una volontaria o involontaria sorta di ipocrisia che qualche volta ci pervade per affrontare i problemi per quello che sono e non per quello che appaiono.
Il Consiglio regionale non ha da sottrarsi a nessun tipo di individuazione, quando questa individuazione è utile e serve a fare chiarezza. Quando invece serve a creare dei problemi di interpretazione di propri atti, allora forse è bene che certe individuazioni vengano eliminate. Mi spiego: l'iter di questa deliberazione è piuttosto vecchio, è nato alcuni mesi fa, lo sappiamo noi, lo sanno i Commissari dell'VIII Commissione che ci hanno lavorato seriamente e con attenzione a lungo, meno lo sanno i nostri diretti e più importanti interlocutori che sono i cittadini del Piemonte. I documenti assumono valore e significato in politica certamente per quello che contengono, ma spesso e ancora di più per quando sono deliberati e per le modalità con cui questi documenti possono essere collegati a fatti esterni ed estranei.
Ha ragione il collega Staglianò quando dice che una possibilità era quella che mi ero permesso di avanzare e cioè di sottoporre l'intero lavoro al vaglio della IV Commissione. Si è preferito (su questo non riteniamo di dovere obiettare più di tanto) imboccare una strada forse più rapida e cioè quella di cassare tutto l'aspetto dispositivo in ordine al merito specifico dell'indagine e affidare tout court questa indagine alla IV Commissione affinché proceda come ritiene senza tornare in aula.
Noi approviamo questo documento che delibera un'indagine conoscitiva che facilmente diventa poi un'indagine inquisitiva nell'orecchio di chi coglie certi documenti, oggi, prima seduta del Consiglio, dopo che certi fatti hanno riempito le pagine dei giornali, collega Staglianò. Allora quello che noi non possiamo accettare, almeno personalmente e credo tutto il Gruppo, è che questo documento, al di là di quello che c'è scritto e che nessuno va a leggere, diventi la risposta del Consiglio regionale a certi avvenimenti avvenuti questa settimana. Ma questo, Staglianò, non deve neppure apparire o non deve consentire a nessuno di farlo apparire. E' per questo che ritengo che non sia un fatto di "pruderie", che non sia un problema di eccesso di rispetto (l'Innominato non era nominato non per un eccesso di rispetto, caro Staglianò, ma esattamente per il contrario) bensì per evitare che un documento, nel merito condivisibile, votato in un certo momento, in un certo clima, con uno specifico riferimento ad un'azienda non secondaria nell'area torinese, assuma il significato sostitutivo dell'ordine del giorno che colleghi di altri Gruppi hanno presentato. Siccome noi vogliamo essere molto chiari, sia per quello che c'è scritto nei documenti che votiamo, ma anche per i significati che questi documenti assumono, riteniamo di condividere l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, intervengo solo per spiegare la ragione per cui il nostro Gruppo aderisce anche all'emendamento che tende ad eliminare l'inciso del cosiddetto "Innominabile" (per noi non esiste il problema di nomina o non nomina) dal preambolo e dalla motivazione della deliberazione.
Lo facciamo in primo luogo per coerenza con la nostra adesione, peraltro unanime. La decisione attuata dai proponenti la deliberazione relativamente all'oggetto dell'indagine, è di depennare ed eliminare qualunque riferimento a determinate aziende. Penso che questo sia corretto anche sotto un profilo istituzionale, in quanto le deliberazioni devono essere per loro natura generali ed astratte, e anche una deliberazione che istituisca una Commissione d'indagine (sia pure attraverso il braccio di una Commissione consiliare) non può essere una deliberazione ad hoc per una determinata azienda o un determinato gruppo di aziende. Anche se confidando che i lavori della Commissione approderanno prima della fine della legislatura ad un risultato, è chiaro che per esaminare - come si legge nel dispositivo - lo stato di attuazione della salute dei lavoratori il primo soggetto nella realtà piemontese e torinese saranno le aziende del Gruppo FIAT.
Ad ogni modo il discorso è questo: generalità e astrattezza di un'indagine che non può essere riferita ad personam come tutti abbiamo convenuto nella parte dispositiva, dunque è bene che anche nella parte del preambolo non ci sia alcun riferimento.
Voglio ricordare un precedente recente di questa legislatura. Un paio di anni fa è stata disposta unanimemente una Commissione d'inchiesta relativamente alle case di cura convenzionate e ai laboratori di analisi.
Tutti sapevamo quali erano i soggetti che sarebbero stati particolare oggetto della nostra indagine perché erano quelli sottoposti a procedimento penale e al controllo amministrativo dell'Assessorato, però non abbiamo fatto né nomi né cognomi. E' chiaro che nel mirino dei rilievi e dell'indagine della Commissione sono stati quei determinati soggetti.
Questa è la ragione per cui aderiamo anche all'emendamento n. 2).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, faccio una dichiarazione di voto sull'emendamento presentato dalla maggioranza.
In questi ultimi mesi si sono verificati alla FIAT infortuni mortali.
Nel luglio dello scorso anno il nostro Gruppo presentò un libro bianco sulla condizione dei lavoratori invalidi e inidonei delle unità produttive accessoristiche; il libro bianco denunciò una situazione insostenibile per ciò che riguardava i servizi sanitari aziendali. Si è svolta successivamente un'inchiesta da parte del Ministero del Lavoro, il quale ha confermato l'esistenza di violazioni dei diritti sindacali e democratici dei lavoratori. Certo, ha escluso un disegno criminoso, ma ha confermato pienamente l'esistenza di numerosi fatti di violazione dei diritti sindacali e democratici. E siamo arrivati alle ultime clamorose vicende.
In questo periodo di tempo, la voce della Regione non si è sentita anzi quando il Consiglio comunale di Torino votò all'unanimità l'esigenza di decentrare i servizi di igiene e sicurezza sul lavoro, il Gruppo comunista presentò in Regione quella proposta; quella proposta è stata affossata. La Regione si è sottratta a un dovere istituzionale, che è quello di tutelare la salute dei cittadini. Non spetta alle parti sociali la tutela della salute dei cittadini: l'art. 32 della Costituzione assegna alla Repubblica il compito di tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. Non spetta alle parti sociali, spetta alla Repubblica, alle sue articolazioni: Regioni e UU.SS.SS.LL.! E' da tempo che insistiamo perché si adeguino i servizi sanitari regionali alla nuova condizione di lavoro nelle aziende; è competente la Regione e le articolazioni del SSR (le UU.SS.SS.LL.) non le parti sociali! Non vi sono dubbi che i fatti siano accaduti. Io ritengo curiosa la motivazione del collega Santoni che dice: "conta la situazione entro la quale si colloca il pronunciamento politico". Qual è la situazione entro cui si colloca questo pronunciamento politico? E' vero o non è vero che il Ministero del Lavoro ha svolto un'indagine e che è giunto a conclusioni precise? E' vero o non è vero che la Magistratura si sta interessando dei servizi sanitari FIAT? Qualora venisse provato, risulterebbe che la FIAT ha violato lo Statuto dei diritti dei lavoratori. Davvero arriviamo ad un'ipocrisia sconfinata! Questi fatti sono o non sono veri? Se sono veri se ne parli esplicitamente. Non si può dire: "siccome la situazione entro cui si colloca il pronunciamento politico è di una tale gravità per il Gruppo FIAT, ignoriamo i fatti e gli avvenimenti accaduti". Sono fatti e avvenimenti che non possono essere cancellati! Cancelliamo pure queste due righe, noi siamo fermamente contrari e voteremo contro l'emendamento, ma questi fatti e questi avvenimenti non possono essere cancellati! E questi fatti e questi avvenimenti che non possono essere cancellati chiamano in causa la Regione Piemonte la quale non ha adeguato i servizi sanitari di prevenzione nelle aziende! Non si può affrontare un problema di questa gravità, costellato di fatti e di avvenimenti, con una sconfinata ipocrisia.
Si cancellino pure queste poche righe - il voto dei comunisti sarà contrario - ma non si cancellano né gli avvenimenti né i fatti, anzi noi pensiamo che la Commissione di indagine debba partire proprio dai fenomeni più evidenti, che sono indubbiamente accaduti alla FIAT e per i quali c'è stata una Commissione ministeriale che non si è svolta in altre aziende bensì all'interno degli stabilimenti Fiat!



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione...



VALERI Gilberto

Presidente, voglio fare una dichiarazione.



PRESIDENTE

Consigliere Valeri, lei si dissocia?



VALERI Gilberto

Come Presidente dell'VIII Commissione desidero esprimere profonda amarezza per le deformazioni subìte dal documento messo a punto unitariamente in Commissione.
E' mortificante constatare che qualcuno ritenga sia vietato fare menzione in quest'aula del nome FIAT. Come può il nostro ruolo essere svilito al punto da...



PRESIDENTE

Collega Valeri, la prego di rinunciare a fare questa sua dichiarazione perché siamo in fase di votazione e lei ha diritto di fare una dichiarazione solo nel caso in cui si dissociasse da quanto detto dal suo Capogruppo. Qui lavorano tutti, ognuno dà il suo contributo, al di là delle responsabilità...



VALERI Gilberto

In altre circostanze sono state tollerate ben altre licenze al Regolamento!



PRESIDENTE

Collega Valeri, le tolgo la parola. Siamo in fase di votazione.
Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli e 15 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 39 voti favorevoli e 2 contrari.
Passiamo infine alla votazione della deliberazione così modificata il cui testo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli e 2 astensioni.
A questo punto, ringraziando tutti i colleghi per il lavoro svolto, chiudo i lavori del Consiglio. L'appuntamento è per la seduta di domani alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,45)



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