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Dettaglio seduta n.208 del 06/10/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Bresso, Dameri, Olivieri, Paris e Picco.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 544: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1989"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 21) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 544.
La parola al relatore, Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, in data 21 settembre u.s. la Giunta regionale ha presentato il disegno di legge n. 544, relativo all'assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1989. Nelle sedute del 27 settembre e del 4 ottobre la I Commissione ha esaminato e discusso la proposta, convenientemente illustrata dall'Assessore al bilancio.
Nel corso del dibattito in Commissione è largamente stata sottolineata come già in passato, la difficile situazione in cui versa la finanza regionale, i cui nodi principali sono ben noti a questa assemblea, che vi si è soffermata attentamente in occasione della discussione del bilancio preventivo. Tale pesantissima situazione è confermata anche da documenti collettivi delle Regioni italiane, quali il "Parere sul documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1990/1992" ed è stata accuratamente illustrata dai rappresentanti regionali nell'audizione di fronte alle competenti Commissioni parlamentari.
Poiché si tratta di una situazione non nuova, seppure aggravatasi negli ultimi tempi, la Giunta, nella sua relazione di accompagnamento al disegno di legge di assestamento, ha richiamato le relazioni allegate all'assestamento per l'esercizio 1988 ed al bilancio di previsione 1989. Un riferimento agli esercizi passati, e non soltanto al precedente, è indispensabile, infatti, in quanto è da anni, ormai, che la Regione è costretta a ricercare un equilibrio contabile attraverso l'impiego di risorse degli esercizi successivi ed attraverso accorgimenti tecnico contabili vari.
Occorre inoltre rilevare che gli annunciati provvedimenti per il contenimento della finanza pubblica, come appaiono dal progetto di legge finanziaria di cui è prossimo l'esame parlamentare, non lasciano presagire alcuna possibile via d'uscita alle gravi e insostenibili condizioni in cui la finanza regionale si dibatte. A fronte di tagli rilevanti delle assegnazioni statali, sono infatti previsti incrementi (in particolare nel capitolo delle tasse di circolazione) le cui modalità di applicazione e le cui risultanze finanziarie sono al momento attuale ancora molto incerte, ma che, comunque, nella migliore delle ipotesi consentiranno di recuperare quanto sarà sottratto dai preannunciati tagli, senza influire pertanto in un equilibrio finanziario non solo instabile, ma obiettivamente deficitario.
Come la Giunta rileva nella relazione al disegno di legge l'assestamento consiste essenzialmente nell'aggiornamento del bilancio di previsione in seguito ai risultati verificati con il conto consuntivo.
Tali risultati consentono di provvedere all'aggiornamento dei residui attivi e passivi, all'aggiornamento dell'avanzo o del disavanzo finanziario e all'aggiornamento della giacenza di cassa.
Sono inoltre possibili, nel rispetto dell'equilibrio di bilancio opportune variazioni, ai fini di adeguare la gestione finanziaria alle necessità gestionali dell'ente.
La Giunta non ha ritenuto opportuno proporre incrementi delle entrate collegati a variazioni di aliquote regionali, perché le aliquote adottate in Piemonte sono in linea con quelle applicate nella maggioranza delle altre Regioni e perché il maggior gettito non sarebbe stato molto rilevante ai fini concreti.
Dall'esame del conto consuntivo risulta che l'avanzo effettivo è stato di 1.212 miliardi e 969 milioni, contro i 1.247 miliardi e 235 milioni presunti nel bilancio preventivo. La differenza ammonta quindi a 34 miliardi e 265 milioni di lire. Tale differenza negativa, restando immutata la previsione delle entrate, si ripercuote esattamente sul totale delle disponibilità regionali.
Inoltre si deve tener conto delle osservazioni contenute nella lettera di approvazione del bilancio da parte del Governo che, per quanto concerne le entrate, riguardavano la sovrastima di alcuni capitoli e quella di circa 6 miliardi del fondo comune, derivante quest'ultima dal fatto che nel riparto il Ministero non aveva ancora considerato gli oneri per i rinnovi contrattuali.
Tali osservazioni del Governo sono state recepite nel documento di bilancio assestato proposto dalla Giunta.
Per quanto concerne le spese, occorre rilevare che dal conto consuntivo i fondi statali da reimpostare risultano ammontanti a 1.272 miliardi e 470 milioni, mentre nel bilancio di previsione ne sono stati iscritti 1.219 miliardi e 211 milioni. La differenza di 53 miliardi e 259 milioni rappresenta maggiori reimpostazioni che, ai sensi della normativa contabile, sarebbero da effettuare con l'assestamento, nel quale non si pu più invocare il carattere di presunzione del bilancio preventivo.
Con l'assestamento 1989 occorre anche chiudere la cosiddetta "partita zoppa", relativa a fondi statali per piani di bonifica del bacino del Po aperta nel corso dell'assestamento 1988, che ammonta a circa 20 miliardi di lire.
Restano poi le osservazioni relative ai capitoli di spesa fatte dal Governo in sede di approvazione del preventivo e precisamente: la necessità di iscrivere al cap. 10802 la somma di 3 miliardi 632 milioni, ai sensi dell'art. 69, lettera b), della legge n. 833/78 e quella di aprire in bilancio il capitolo di finanziamento per i debiti con l'INPS relativi ai contributi per gli apprendisti artigiani, con una disponibilità valutata attorno ai 20 miliardi (per cui, peraltro, è ancora aperto il contenzioso).
Per chiudere l'assestamento al bilancio di previsione per l'anno 1989 pur senza coprire i debiti verso l'INPS e le necessità finanziarie per fronteggiare le spese di eventuali elezioni dei rappresentanti artigiani, è stato valutato un fabbisogno di risorse per 158 miliardi di lire.
La Giunta ha ritenuto di reperire tali risorse con una minore reimpostazione di economie verificate su alcuni capitoli di fondi statali rinviando le stesse all'anno finanziario 1990, come appare, in deroga al secondo comma dell'art. 68 della L.R. 29/12/1981 n. 55, da quanto previsto nell'art. 2 del disegno di legge n. 544 all'esame di questo Consiglio.
Tale scelta tecnica, in luogo di altri accorgimenti largamente utilizzati per addivenire a risultati di pareggio formale nei bilanci regionali, rappresenta una volontà di trasparenza, tesa a denunciare in modo aperto la insostenibile situazione delle finanze regionali, con un'esplicita chiamata di responsabilità dei competenti organi governativi e parlamentari ed in armonia con la forte azione di protesta e di rivendicazione posta in essere da tutte le Regioni italiane. Questa motivazione della manovra proposta dalla Giunta, che peraltro deriva da uno stato di imprescindibile necessità, è stata apprezzata, nel dibattito in Commissione, da parte anche delle opposizioni, le quali avrebbero consigliato, anzi, un ancora maggiore coraggio, al fine di reperire le risorse necessarie per corrispondere ad alcune proposte dalle stesse evidenziate già in sede di discussione del bilancio preventivo. Le stesse opposizioni hanno, comunque, espresso la loro contrarietà al provvedimento finanziario proposto, che a loro avviso non supera gli elementi negativi da esse riscontrati in sede di approvazione del preventivo.
La maggioranza ha ritenuto di consentire con le argomentazioni dell'Assessore, il quale ha precisato che l'operazione proposta si rende indispensabile non per incrementare spese o investimenti, ma esclusivamente per far fronte agli impegni assunti dal Consiglio in sede di approvazione del bilancio 1989. Si tratta cioè di una manovra di sopravvivenza e non di una manovra di rilancio e di ampliamento dell'intervento regionale. Di tale manovra si ribadisce la trasparenza, ma se ne riconosce l'eccezionalità.
Essa va perciò mantenuta entro i limiti della stretta necessità.
Il disegno di legge n. 544, integrato con l'accoglimento di una nota di variazione di non rilevante importanza rispetto al testo originario, nonch di un emendamento, costituito dall'aggiunta di un articolo 2 bis, è stato quindi licenziato a maggioranza dalla Commissione, che ne propone l'approvazione a questo Consiglio.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione sull'assestamento al bilancio per il 1989 ripropone, in termini sicuramente più drammatici di quanto non sia stato fatto nel corso del dibattito sul preventivo del bilancio 1989, la drammaticità della situazione finanziaria che il sistema delle autonomie sta vivendo nel nostro Paese. In particolare, la situazione è grave per la finanza regionale. Con l'assestamento oggi proposto la denuncia che l'opposizione comunista aveva svolto al momento della presentazione del preventivo 1989 ha avuto una puntuale conferma.
Alla luce di questa considerazione e alla luce del dibattito che in quell'occasione si era svolto, emerge una serie di elementi, da un lato di sottovalutazione e dall'altro di "ottimismo", che tendevano a proporre una sorta di esasperazione o di allarme troppo alto che l'opposizione comunista lanciava con la relazione di minoranza e si confermano tutti i dati della denuncia in quella fase svolta. Si ripropone in modo pesante e - se permettete - ancor più aggravata la pesantezza della finanza regionale, in particolare nella nostra Regione, che ormai assume il risvolto della gravità.
I colleghi ricorderanno che nel corso del dibattito sul preventivo 1989 ci fu tra le varie forze di questo Consiglio una sorta di rincorsa nell'avere come modello della finanza regionale un barile, dividendoci tra coloro che ritenevano che si fosse raschiato il fondo del barile e chi come noi, attraverso il collega Biazzi, aveva detto che il problema non era tanto di salvare o di raschiare il fondo del barile quanto di porci nell'ottica che il barile forse non esisteva più.
Con l'assestamento siamo in una fase che rischia di mettere in forse quei pochi residui rimasti di autonomia dell'Ente Regione. In sostanza, ai futuri amministratori lasceremo una situazione molto difficile. Infatti l'affermazione contenuta nella seconda pagina della relazione al disegno di legge n. 544 è emblematica della situazione grave in cui si opera. Da anni si dice che la situazione finanziaria generale costringe la Regione a cercare un equilibrio contabile impiegando risorse degli esercizi successivi in porzioni via via incrementate. E' una situazione non solo di oggi che, come è stata correttamente posta nella relazione, rischia di lasciare ai futuri amministratori un'eredità insostenibile.
D'altro canto, le stesse osservazioni prodotte dal Governo al momento dell'approvazione del bilancio preventivo 1989 sono un ulteriore grave momento in cui si esplicitano le difficoltà sempre crescenti di far quadrare il bilancio della Regione.
Questo assestamento però un merito lo contiene, seppure non ancora tutto quello che è necessario: consentire anche a comuni mortali di capire che esiste un disavanzo di almeno 158 miliardi. Precedentemente era un dato più complesso da capire e crediamo di dover rivendicare alla nostra forza politica un contributo che in questa direzione si è dato in questa Regione.
La scelta compiuta dalla Giunta è derivata dal fatto che, malgrado gli artifici tecnici e contabili, il Gruppo comunista è riuscito, nel momento della presentazione del preventivo 1989, a mettere in luce che il disavanzo era reale e che quindi non andava tenuto nascosto. Infatti, non ritroviamo all'interno della manovra che con l'assestamento viene proposta, una risposta ai quesiti da noi posti. Noi dicevamo che la Regione Piemonte ha una sovrastima di entrate e una sottostima di uscite e già allora appariva un meccanismo quantificato attorno agli 80-85 miliardi di fondi statali da reimpostare che non sono reimpostati.
A noi pare che l'operazione dei 158 miliardi copra solo in parte il disavanzo reale, nel senso che noi continuiamo ad essere convinti che ci sia, e non sia contemplata all'interno dei 158 miliardi, una sovrastima di entrate e una sottostima per quanto riguarda le spese e le uscite.
I problemi sono questi e c'è una serie di voci che non sono iscritte a bilancio per scelte politico-amministrative che non abbiamo difficoltà a condividere, in particolare quella che riguarda il pagamento dell'INPS, ma che può produrre, se non si risolve in modo positivo il problema del contenzioso con il Governo, un buco prossimo di un'altra ventina di miliardi.
Prima ho parlato di un momento di confronto nella fase di discussione del bilancio preventivo che è stato caratterizzato sostanzialmente da due posizioni, l'una che denunciava una situazione ormai intollerabile dal punto di vista dei rapporti con il Governo, con lo Stato, e delle risorse finanziarie disponibili alle Regioni, l'altra che tendeva a dire che il Gruppo comunista esagerava un po' nel denunciare una situazione di disavanzo. Voglio richiamare alcune di quelle affermazioni perché credo che questa sia una delle questioni sulle quali la discussione sull'assestamento deve consentirci di vedere anche una iniziativa più incisiva da parte del governo regionale nei confronti dello Stato, perché davvero il rischio che si sta correndo è alto.
Nella relazione del collega Santoni al preventivo 1989 si diceva tra le altre cose quanto segue: "Altro dato che è necessario sottolineare per la sua rilevanza è che nel bilancio di questo esercizio è stata utilizzata in previsione l'intera capacità di indebitamento della Regione, pari a circa 187 miliardi di nuovi mutui. Tale operazione, se da un lato consente di far fronte per quest'anno alle necessità primarie dell'Ente, dall'altro inevitabilmente irrigidirà ancor di più i bilanci dei prossimi anni". Il dato dell'indebitamento di 187 miliardi è confermato nel bilancio di assestamento che viene oggi proposto, in più c'è quel debito trasparente di 158 miliardi che la Giunta presenta e noi ci permettiamo di dire che c'è ancora una quota che continua a non essere così trasparente e che pure esiste.
La situazione è ancora più grave di quella che il Consigliere Santoni denunciava nella relazione al bilancio 1989.
L'Assessore Croso in quel dibattito ha posto una serie di questioni che voglio qui brevemente richiamare: "L'elemento forte di continuità è rappresentato dalla precisa volontà politica riferibile al perseguimento dell'equilibrio di bilancio o meglio al tentativo di non aggravare la già non facile situazione finanziaria della nostra Regione, pur tentando di garantire una disponibilità di risorse libere tale da consentire almeno gli attuali livelli di proseguimento delle attività istituzionali".
L'Assessore Croso diceva ancora: "La contrazione di mutui ad incremento delle entrate, ad esempio, è stata spinta al suo limite massimo possibile come dire che abbiamo veramente raschiato il fondo del barile -; le ulteriori collocazioni di risorse, sfuggendo alle tentazioni di ripolverizzazione, privilegiarono quei settori che ancora oggi riteniamo prioritari, quali l'ambiente, il lavoro, la formazione professionale e l'innovazione tecnologica".
Questo tipo di scelta, cioè il tentativo, come correttamente l'Assessore Croso proponeva, di resistere alla tentazione di polverizzazione privilegiando certi settori, ci pare di non riscontrarlo all'interno dell'assestamento oggi proposto.
Il collega Martinetti, intervenendo in quel dibattito a nome della DC diceva: "E' chiaro che i due momenti indicati dall'Assessore, quello della programmazione regionale avviata con la deliberazione del febbraio scorso e quella della riforma della finanza regionale, costituiscono materia di riflessione e giustificano qualche ragionevole fiducia" - qui siamo nella seconda fase dell'elemento che io proponevo "Il disegno di legge Maccanico si propone di recuperare pienamente alle Regioni la loro funzione programmatoria: per questo punta su una radicale modifica delle modalità di trasferimento dei fondi statali che dovrebbe avvenire nel pieno riconoscimento dell'autonomia regionale e cioè senza rigida finalizzazione ponendo così gli organi regionali in condizione di determinare con più discrezionalità le proprie scelte, cioè di programmare i propri interventi".
L'ottimismo era contenuto non solo nell'intervento del collega Martinetti, ma anche in qualche passaggio della relazione dell'Assessore oggi, alla luce delle scelte che si stanno determinando a livello nazionale in ordine al trattamento che competerà ancora da parte del Governo alla finanza regionale, dobbiamo prevedere una situazione ancora più difficile negli anni futuri. Spero che l'Assessore dirà nel corso della replica che le cose che si stanno determinando a livello nazionale sono tali da preoccupare ancora di più per il futuro di fronte allo scenario che potrà aprirsi già nel corso della predisposizione del bilancio preventivo per il 1990, ma io direi ancor più quello che verrà successivamente.
Il collega Tapparo nel corso di quella discussione ha richiamato l'esigenza che nei momenti di difficoltà "occorre ottimizzare la spesa".
Non credo, colleghi, che dinnanzi ad una situazione come questa sia marginale una riconsiderazione delle priorità che noi indichiamo al Fondo Investimenti Occupazione. "Abbiamo impegnato anche il nostro futuro diceva il collega Tapparo - e non possiamo solo pensare che una riforma della finanza regionale possa azzerare queste nostre difficoltà, a dare maggiore forza e slancio a questa istituzione e anche una ridefinizione nuova del modo con cui ci poniamo nel fare spesa, concatenandola a delle politiche, proiettandole in modo più trasversale e non verticale per Assessorati, facendole accompagnare da una forte analisi di come questa spesa si determina e gli effetti che ha, e sono convinto che il controllo di gestione ci potrà dare degli effetti importanti". Il collega Tapparo richiamava ancora l'esigenza che "nel Piano regionale di sviluppo si è fatto uno sforzo massimo, ora sta a noi fare un salto qualitativo per rendere le aree di spesa disponibili a maggiore ricaduta su quegli obiettivi che il Piano di sviluppo si dà (vedi capitolo innovazione occupazione, equilibrio territoriale e tutela dell'ambiente)".
Colleghi Consiglieri ed Assessore, noi non ritroviamo all'interno dell'assestamento oggi proposto non solo una risposta alle questioni che il Gruppo comunista aveva proposto al momento della discussione del bilancio preventivo, ma anche a quelle che erano state poste da parte delle forze di maggioranza, addirittura da parte dello stesso Assessore. Noi avremmo voluto - questa è la nostra osservazione di fondo - che all'interno di questa operazione di assestamento alcuni elementi di modifica di un meccanismo di spesa all'interno di questa Regione fossero messi in atto tenuto conto della situazione pesante dal punto di vista finanziario.
Questa manovra non l'abbiamo vista; abbiamo visto e vediamo nell'assestamento oggi in discussione un modo consueto di andare avanti cioè quello di "budget" definiti all'interno del preventivo per i singoli Assessori, i quali, nel momento di assestamento del bilancio, hanno fatto tra loro gara per riuscire a mantenere il massimo di quel "budget" che era stato preventivamente determinato.
Alcune operazioni che nella fase di discussione del bilancio preventivo noi avevamo proposto, di manovra, di tentativo di accentuare alcune scelte in certi settori piuttosto che in altri, all'interno dell'assestamento non le ritroviamo.
Non voglio richiamare la discussione che si è svolta su alcuni emendamenti che noi ritenevamo qualificanti e che avevamo proposto in quella sede. Non solo non ritroviamo all'interno dell'assestamento l'accoglimento di alcune proposte che abbiamo avanzato, ma addirittura vediamo, come nel caso dell'agricoltura, operazioni di assestamento che prevedono incrementi di cifre ad alcuni capitoli di bilancio che, per quanto ci riguarda, avevamo proposto di azzerare (di certo non in modo qualunquistico), per tendere a spostare quelle risorse in altre attività del settore agricolo e con un altro tipo di investimenti.
Sono queste le questioni di fondo che ci fanno critici rispetto all'operazione che oggi viene proposta. Ma c'è di più. All'interno di questa operazione c'è la sottovalutazione di un aspetto che crediamo significativo: sono fermi da mesi in I Commissione alcuni disegni di legge che le Commissioni hanno già discusso e licenziato e che non è possibile mandare avanti perché manca la copertura finanziaria. Non ho avuto modo per le poche ore trascorse dal momento della presa in visione dell'assestamento, di quantificare in cifre la somma che questi disegni di legge propongono, però credo sia una cifra abbastanza modesta. All'interno di un'operazione come quella proposta, di una trasparenza di 158 miliardi di disavanzo, di un'operazione tecnico-contabile di un'altra quarantina che non traspare, crediamo che davvero un'attenzione al fatto che all'interno di questa manovra si potesse dare anche risposta in positivo ad alcune di queste nuove leggi che il Consiglio regionale ha cercato di darsi, sia questione sulla quale è necessario ragionare e verificare se c'è disponibilità nel dare qualche risposta in questa direzione.
Un'ultima questione riguarda la situazione generale e il finanziamento che da questo punto di vista è prevedibile pensare di avere a disposizione nella predisposizione del bilancio 1990. Nel 1990 ci saranno le elezioni se le elezioni sono confermate, il 22 aprile si potrà pensare ad un bilancio di normale amministrazione, quindi senza tanti sforzi di individuazione di scelte di priorità, però ci pare che le prospettive che l'assestamento propone, dal punto di vista del disavanzo, il fatto che comunque, orientativamente, possiamo considerare di avere una settantina di miliardi in meno dal punto di vista dell'applicazione della Finanziaria che il Governo ha presentato, davvero danno forma e forza a quell'espressione che ho usato all'inizio del mio intervento, cioè che lasciamo una brutta e pesante eredità a chi verrà dopo di noi.
Per queste considerazioni e per altre che i colleghi del Gruppo svolgeranno, il nostro voto a questo disegno di legge sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, nulla da eccepire sull'operazione di assestamento al bilancio di previsione 1989, ovviamente per quel che riguarda la cosiddetta ingegneria finanziaria nel rispetto delle norme vigenti sulla contabilità ed in ottemperanza a quanto disposto dal Commissario del Governo. Ma è tuttavia un fatto politico di estrema importanza il dato che la finanza regionale nel suo complesso sia soggetto primario della più generale crisi dell'economia della finanza centrale. Ad onor del vero, per ciò che riguarda la Regione Piemonte, si riconosce che molti sono gli elementi di apprezzamento che vi si possono indirizzare. Il Piemonte, al confronto con ben altre realtà regionali, è meritevole di una qualche giustificazione non fosse altro che per lo sforzo che vi si sta compiendo da qualche anno per raggiungere un minimo di credibilità sul piano della corretta amministrazione delle pubbliche risorse. Tuttavia ciò non toglie che il sistema di governo regionale anche qui soggiace alla regola generale delle spese non suffragate da una sufficienza delle entrate, né programmate nel tempo al fine del raggiungimento del necessario riequilibrio. Questo il vero motivo per cui, di volta in volta, si è costretti a reiterare le ragioni addotte negli anni precedenti. Ciò vale per i bilanci preventivi e per i conseguenti assestamenti, in una permanente difficile situazione nella quale la finanza della Regione è costretta ad operare in condizioni di permanente difficoltà.
Noi missini gli assestamenti li faremmo attraverso la verifica delle opportunità di taluni investimenti che a volerli definire improduttivi è cosa fin troppo benevola. Quanto sono i titoli di spesa clientelare, quella che serve ad assistere cioè una pletora di iniziative che nel loro complesso rappresentano l'enorme dilatazione della spesa pubblica? E qui solo per non dare adito a reazioni di sorta, ci asteniamo dal citare situazioni, aree di investimento, di attività, gestioni, servizi, e quant'altro fa parte di questo mondo della pubblica amministrazione.
Insomma, è vero che bisogna difendere le autonomie locali e fra queste quella regionale, ma ciò sarebbe possibile per tutti se tutti si fosse disposti ad operare, sia pure in termini delegati, con la correttezza che si richiede ad uno Stato credibile non subissato cioè da un abnorme debito pubblico, giammai certo in funzione di un mal concepito "libero arbitrio" atto solo ad eludere ogni controllo e a far da sé. Insomma noi diciamo che questo discorso delle rivendicazioni verso lo Stato è capzioso, tranne che non si voglia davvero addebitare allo Stato centrale la mancanza di una programmazione seria e rigorosa dentro la quale la cosiddetta "finanziaria d'annata" dovrebbe calarsi con "giusta causa". Ma fin tanto che si dice che i capitali che lo Stato trasferisce alla pubblica amministrazione locale sono pochi, tanto pochi da rendere precaria la vita del pubblico potere locale, ci pare che nulla di buono si possa sperare. Saremo sempre alle solite questioni di vassallaggio, e nulla di più o di meno.
E' vero, tutto questo che noi prospettiamo può sembrare un discorso di natura politica generale. Ma è anche vero che sta alla base di una impostazione politica che vieta di accettare qualsivoglia giustificazione fin qui addotta alle operazioni di assestamento al bilancio 1989.
In verità, o alla fine dei conti, abbiamo nelle "entrate" variazioni in meno in termini di cassa per il 1989 assai corpose: meno 18 miliardi circa al Titolo I; meno 40 miliardi circa al Titolo II; meno 7 miliardi circa al Titolo III; meno 63 miliardi circa al Titolo VI; contro le situazioni positive dei Titoli IV e V che rappresentano le alienazioni, i mutui, i prestiti e varie altre operazioni creditizie consentite.
Di converso "le spese", seppure riequilibrate in alcune aree di intervento, rappresentano un incremento non indifferente. Come dire che si lamenta della situazione di insostenibile dipendenza dallo "Stato leviatano", ma nel contempo le previsioni di una politica già programmata in funzione di ciò non sono state attese, anzi vengono "assestate" in funzione di ciò che le spinte della politica alla giornata, cioè condizionate dalle pressioni più disparate e fuori da ogni programmazione hanno determinato man mano che si è sviluppata la formula degli accontentamenti.
Ad ogni modo, se tali sono le condizioni della politica regionale, vuol dire che l'assestamento è cosa che riguarda questo governo regionale.
Quindi a voi maggioranza di governo tutto l'onere e tutto l'onore che vi meritate. Dunque, votatevelo pure questo assestamento, come per dire: votatevi ancora una volta. Noi non c'entriamo proprio per nulla, anche se lo riconosciamo ancora una volta - un plauso a chi si fa in quattro per farvi tornare i conti pensiamo di doverglielo. Anzi, ai valenti funzionari diciamo che sarebbe ora che una controllatina la dessero ai "loro Assessori", se non vogliono correre il serio rischio di essere posti in mobilità per la non del tutto remota soppressione dell'Ente Regione che, a detta dello stesso relatore all'assestamento al bilancio (si tratta forse dell'Assessore? Certamente, sarà l'Assessore), "versa in una situazione talmente grave da rimettere in discussione lo stesso principio di autonomia"!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Masaracchio. Speriamo di poter invertire questa tendenza, ci sono persino le condizioni.
La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto consentitemi di ringraziare il collega Martinetti per avere condotto la discussione in Commissione su questo disegno di legge e per avere relazionato all'aula come sempre con competenza, precisione, capacità di sintesi e chiarezza.
Credo che questo ringraziamento sia da parte mia dovuto, perché la relazione ha, in un momento di estrema difficoltà, semplificato la discussione, ha semplificato la necessità di interventi complessi da parte nostra perché il succo del provvedimento, della manovra che è contenuta nel disegno di legge e negli allegati è stata chiaramente delineata, tant'è che le stesse opposizioni, pur con l'attenzione che gli è propria, hanno dovuto riconoscere che in tale situazione poco di più e di diverso si sarebbe potuto fare, almeno sul piano strettamente finanziario e contabile.
Diceva un vecchio adagio che non si possono fare le nozze con i fichi secchi. E noi - ho l'impressione - anche di fichi secchi incominciamo ad averne pochi. Quindi, questo assestamento di bilancio è prevalentemente di tipo ragionieristico, non per incapacità della Giunta, ma per necessità oggettive; un assestamento che, come ha ricordato il relatore, tende a ricomporre contabilmente il quadro abbozzato dal bilancio di previsione per concludere questo esercizio in termini almeno contabili di assoluta correttezza.
Certo, anche noi avremmo preferito leggere in questi fogli un assestamento che consentisse di rimpolpare gli stanziamenti per settori strategici e di tipica competenza regionale, ad esempio quello dell'artigianato. Non è stato possibile reperire finanziamenti per il settore artigiano e per consentire l'indizione delle elezioni; non è stato possibile integrare a sufficienza lo stanziamento per l'Artigiancassa al fine di mantenere i mutui agevolati ai livelli degli anni passati per quanto riguarda gli investimenti artigiani. Sono tutti interventi che la Giunta, se la situazione finanziaria e contabile lo avesse consentito avrebbe certamente fatto, proprio perché questo è un settore di tipica competenza regionale. Ma per non apparire solo un intervento di campanile il mio, ricordo che ci sarebbe anche piaciuto poter trovare nell'assestamento un'integrazione dei fondi tale da consentire un completo o quanto meno adeguato aggiornamento delle poste necessarie alla messa in pratica di alcuni interventi previsti nel Piano di sviluppo e che continuano a segnare il passo in attesa di finanziamenti extrabilancio.
Interventi che avrebbero consentito un maggior sostegno all'occupazione e alla creazione di infrastrutture necessarie allo sviluppo economico e sociale della nostra Regione.
Ancora in questi mesi abbiamo assistito all'approvazione da parte dell'aula di disegni di legge estremamente significativi ed importanti sotto il profilo politico, economico e sociale, non sostenuti da un adeguato finanziamento e che pertanto rischiano di rimanere testimonianza di una volontà politica, senza avere quell'impatto sufficiente a realizzare risultati concreti sul territorio regionale.
Questo è il quadro di cui dobbiamo prendere atto e di cui ha preso atto la Giunta in sede di redazione dell'assestamento con alcune scelte che io credo debbano essere sottolineate. In parte sono già state sottolineate dal relatore, ma possono essere ancor più marcate in un intervento di parte che non in un intervento di relazione oggettiva. La scelta, ad esempio dell'assoluta trasparenza del documento contabile non è soltanto una scelta di correttezza istituzionale: è una scelta politica. Non è soltanto un corretto atteggiarsi nei confronti delle opposizioni, ma è scegliere la strada, anche attraverso il documento contabile, di un confronto serio e concreto con gli organi centrali e con gli organi statuali. Credo che di questo debba essere dato atto alla Giunta e all'Assessore competente che in questa materia la rappresenta. Mi auguro che questa scelta serva realmente a stimolare un confronto con il Parlamento e con il Governo e che non si facciano orecchie da mercante anche in questa situazione, non ritenendo di dover o poter intervenire in questo settore.
C'è un altro elemento che, a nostro avviso, va sottolineato e che credo in parte deve fare giustizia di una certa polemica, sia pure nei limiti della correttezza e del confronto politico, che in sede di discussione di bilancio preventivo c'è stata in quest'aula relativa alla sovrastima delle entrate e alla sottostima delle uscite. E' un argomento che il collega Avondo, Capogruppo del PCI, ha ripreso in questa sede. Certo, che ci fosse un certo ottimismo contabile nel bilancio di previsione nessuno lo ha mai negato (l'Assessore per primo, il relatore immediatamente a ruota); ma che quelle cifre, che qualcuno aveva voluto sottolineare in quella sede fossero a loro volta sovrastimate quale indicazione di un disavanzo reale credo che anche questo assestamento lo abbia verificato e dimostrato.
Siamo obiettivamente preoccupati proprio perché la discussione di un documento come questo non lascia spazio se non ai discorsi di carattere generale e ai discorsi di prospettiva.
Non possiamo discutere di scelte significative perché la situazione purtroppo non consente questo tipo di scelta. E allora anche qui dobbiamo dire una parola su quelle che possono essere le prospettive in aggiunta a quanto abbiamo già detto.
Anch'io sono convinto, con il Capogruppo del Partito comunista, che i segnali che giungono per quanto riguarda la riforma dell'Ente Regione, in particolare la riforma della finanza regionale, non sono soddisfacenti.
Non credo che risolveremo e avvieremo a soluzione i nostri problemi con una addizionale sulla benzina o con un ritocco sulle tasse di circolazione.
Certamente, potremo lenire il dolore, ma non guariremo la ferita. E allora il problema è quello che tutti conosciamo: quello di rivedere complessivamente questa partita. Il problema è di ridurre, ad esempio, la presenza statuale nel prelievo a livello locale e trasferire all'ente regionale, come ad altri enti locali, una reale capacità impositiva che non deve significare però, così come è stato fatto in altri casi (l'ultimo è quello dell'ICIAP), una ulteriore imposta addirittura sospettata di illegittimità costituzionale, perché teoricamente avrebbe dovuto sostituire altri prelievi di carattere locale, mentre di fatto si è affiancata a questi. Dovrebbe significare un reale trasferimento dell'imposizione da parte dello Stato alla possibilità di imposizione da parte delle Regioni.
Non ci nascondiamo che questo può rappresentare qualche rischio di ordine politico e qualche problema di ordine tecnico. Credo che questo rappresenterebbe uno strumento per creare realmente un rapporto diretto di responsabilità da parte degli amministratori regionali e di controllo da parte dei cittadini, i quali potranno verificare direttamente il prelievo che l'Ente Regione potrà operare nei loro confronti e la destinazione che questo prelievo potrà avere.
Altro aspetto - è stato già ricordato - la riduzione dei vincoli di destinazione. Anche qui non ci nascondiamo i problemi. Non basta enunciare le soluzioni e poi non guardare quello che può comportare questo tipo di soluzione. La riduzione dei vincoli dei trasferimenti non può non comportare una revisione complessiva del rapporto legislativo tra il Parlamento e le realtà regionali. Gran parte dei trasferimenti vincolati rappresentano finanziamenti di leggi regionali che trovano il loro sbocco finanziario attraverso la Regione, quindi se non rivediamo il meccanismo normativo e non rivediamo le possibilità e le capacità di esprimere leggi da parte del Parlamento e da parte della Regione, se non modifichiamo questo tipo di rapporto, è chiaro che gran parte di questa affermazione teorica non potrà trovare uno sbocco, perché comunque sarà necessario finanziare le leggi statali attraverso il passaggio dall'Ente Regione. Così come altro rischio è quello per le Regioni meno prudenti (certamente non è e non sarà il caso del Piemonte) vedere impegnati i fondi per iniziative diverse e non trovare poi la copertura per spese assolutamente necessarie ed indispensabili, per cui si creerebbe poi comunque la necessità di un ulteriore intervento da parte dello Stato per andare a coprire spese, tipo quelle della sanità, che certamente non possono essere dimenticate e non possono non essere coperte.
Certo che questi rischi ci sono, ma proprio per questo bisogna che la revisione della finanza regionale passi attraverso una revisione complessiva del rapporto Stato-Regioni, dei poteri e delle deleghe delle Regioni, dei poteri e delle relazioni che le Regioni devono avere da una parte con lo Stato centrale, dall'altra con i propri cittadini.
Se non si fa questo, ma si tenta soltanto la strada di un'operazione di revisione esclusivamente della normativa contabile e finanziaria, credo che la soluzione non sarà trovata; ma questo discorso ci porterebbe lontano e quindi credo sia doveroso in questa sede soltanto accennarlo (in altre sedi lo abbiamo fatto e io spero che potremo proseguire questa discussione).
E' un discorso - dicevo - che ci porterebbe lontano, ma credo sia l'unica direzione seria che ci può portare a verificare la possibilità di uno sviluppo delle funzioni della Regione e non invece - come accennato dall'Assessore e come ricordato dal Consigliere Masaracchio - imboccare la strada della definitiva estinzione dell'Ente che rappresentiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'aula spesso si infiamma dinnanzi a certi problemi, come ad esempio la marchiatura dei porcastri cioè dei cinghiali, oppure la caccia.
In effetti la discussione che affrontiamo questa mattina e soprattutto quando l'abbiamo affrontata in occasione del bilancio di previsione dovrebbe essere un po' l'architrave della vita di questo ente. Se non si tratta di un'operazione puramente ragionieristica, anche se oggi è un po' vincolata in questa fase di assestamento, dovrebbe trovare l'attenzione di tutti i soggetti che sono preposti alle politiche regionali, sia nell'espressione della Giunta, sia ovviamente nei banchi del Consiglio.
Così è invece insufficiente e c'è una scissione tra aspetti finanziari ed espressioni di politiche, anzi, la politica in qualche modo viene ad essere posta in secondo piano: la volontà di dare un respiro programmatorio ai nostri comportamenti, la volontà di non intervenire dinnanzi alle emergenze, la volontà di privilegiare alcuni settori piuttosto che altri per una opportunità determinata in sede politica, rappresenterebbero quei passaggi e quei momenti che dovrebbero rendere alto ed importante questo momento e non semplicemente come fosse un atto amministrativo ordinario.
Ringrazio di essere stato citato dal collega Avondo, perché dovrei richiamare il filo conduttore di quelle poche parole che avevo pronunciato.
E' certo che noi possiamo ottimizzare la nostra spesa, probabilmente attraverso un controllo di gestione possiamo avere una maggiore conoscenza di quello che andiamo facendo e verificarne in qualche modo la produttività, però non è sufficiente. E' certo che noi possiamo anche rivendicare una maggiore attenzione rispetto a questo processo strisciante di centralismo statalistico: è un po' come per la RAI, non c'è il programma Agnes, ma la RAI viene svuotata ogni giorno. Una piccola erosione, una piccola limatura e sostanzialmente dopo un certo periodo si presenta un dato di fatto.
Se ci focalizziamo nel lamentare un processo centralistico che va avanti e non si coglie le potenzialità che una maggiore possibilità di autogovernare i processi economici e sociali a livello locale potrebbe esprimere; se noi ci concentrassimo esclusivamente su questa attesa che probabilmente non arriverà mai; se non capovolgiamo politicamente le logiche che si stanno determinando; se non eleviamo oltre che un grido di dolore, perché qui non ci sono trasferimenti di entrate alla Regione, ma incrementi tra l'altro impopolari di entrate che vengono lasciate alla Regione in un meccanismo perverso che diventa anche per certi aspetti inaccettabile; se noi non entriamo in questi passaggi, non possiamo oggi in questo assestamento, che si riduce ad un momento finanziario contabile, ad una ricomposizione dell'equilibrio del bilancio di previsione, determinare delle priorità delle quali probabilmente, alla fine della legislatura comprendiamo i rischi e le impopolarità rispetto a certi modi di atteggiare la nostra spesa routinaria. E' un po' come la storia delle imprese: quando si ristruttura un'impresa ci sono delle sacche, delle vischiosità che è difficile rimuovere, che tante volte portano a chiudere un reparto perché è impossibile modificarlo. Magari in venti o trent'anni di storia di quella industria si sono create delle incrostazioni, delle logiche, dei principi dei comportamenti. Anche qui noi per vent'anni ci siamo probabilmente portati dietro determinati stili di comportamento. Io ho fatto l'Assessore in una maggioranza di sinistra, però mi sono reso conto che era difficile modificare alcune incrostazioni, alcune logiche, alcune vischiosità, alcune mentalità sostanzialmente che c'erano. Al di là del recupero di un maggiore ruolo a livello regionale, al di là di ottimizzare il controllo di gestione, potremo fare un salto di qualità e credo che la prossima legislatura lo esigerà, pena votarci all'autoaffondamento: stabilire con coraggio delle priorità e sapere che ci saranno delle aree che in qualche modo dovremo, se non abbandonare, comunque graduare in forme diverse.
Capisco che possano essere discorsi per addetti ai lavori, ma noi in ogni unità di spesa, in ogni lira di spesa che facciamo per un certo settore, se riusciamo a coglierne gli effetti indotti, a misurarli, e nello stabilire che invece quella lira viene utilizzata all'interno di una certa area di spesa con una modalità rispetto ad un'altra, probabilmente recupereremo degli effetti desiderati che non riusciamo a fare nei settori su cui vogliamo intervenire perché non abbiamo le risorse.
Faccio un esempio: mi spiace che non ci sia l'Assessore all'ambiente che è un Assessore che ha molta spesa in mano, di operatività, e che ha una ricaduta nella progettazione, nell'impiantistica. Se quella lira di spesa per l'ambiente che noi facciamo la valutassimo anche negli effetti indotti sul piano dell'apparato industriale e dell'occupazione, probabilmente andremmo a recuperare per esempio per l'artigianato, l'impiantistica artigiana, una domanda che ricadrebbe e che sarebbe in qualche modo un elemento aggiuntivo positivo di capacità di rappresentare una politica e di non essere solo un momento di spesa.
Se noi pensassimo a delle tecnologie più morbide, più diffuse, più articolate, probabilmente avremmo una ricaduta nel nostro apparato industriale minore, l'artigianato, molto più forte che non una politica per l'ambiente concentrata, fatta di grandi impianti nei quali queste ricadute nel terziario avanzato di progettazione e nell'articolazione dell'artigianato e della piccola industria nel settore ambientale non ci sarebbero.
Ho fatto questo esempio per dire che noi abbiamo in mano uno strumento per ogni unità di spesa che è più forte rispetto a quello che la spesa in sé può determinare nel settore a cui è rivolta. E' un salto politico culturale che occorre fare: è qui che si misura la capacità di governare i processi e rendere alta la nostra funzione, non semplicemente ragionieristica.
Anche nella determinazione del FIO o nell'indirizzo delle spese a destinazione vincolata che ci possono derivare a livello nazionale, noi possiamo qualificare gli effetti desiderati nel campo, ad esempio, della formazione professionale, che fatta in un modo o nell'altro non avrebbe.
La relazione del collega Martinetti è stata puntuale e schematica, ma utile all'economia del nostro discorso e il Consigliere Santoni per la sua esperienza di Presidente della I Commissione ha puntualizzato alcuni aspetti anche di ordine tecnico che ritengo validi ed accetto in pieno.
Noi andiamo ora ad impostare un bilancio di previsione e probabilmente dovremo valutare se non possiamo in qualche modo, anche a livello embrionale, introdurre alcuni elementi che considerino che ogni unità di nostra spesa è portatrice anche di effetti indotti che possono essere calcolati, valutati e che in sede politica possono essere indirizzati in una direzione piuttosto che in un'altra.
Questo è un atto politico che va "venduto" cioè presentato come un fatto concreto, positivo e non semplicemente come un elemento residuale. Ci troviamo in una situazione in cui siamo chiusi dal centralismo statalistico che passa anche dal sindacato: ad esempio, sul problema della RAI noi dobbiamo chiamare al pronunciamento anche le centrali sindacali nazionali non dobbiamo solo chiamare al pronunciamento il Presidente Manca o il Direttore Agnes. Dobbiamo capire, sul nostro desiderio di non vedere menomata Torino rispetto a Milano o Napoli, cosa dichiara il centralismo sindacale e non solo il centralismo statale o partitico.
Capisco che sui cinghiali e sulla caccia il Consiglio si infiammerà saranno tutti presenti e la stampa sarà molto attenta, mentre queste sono cose che lasciamo ai pochi addetti ai lavori. Invece no, è un'occasione importante e solo il giorno in cui questo nostro modo di comportarci avrà degli effetti sui grandi interessi organizzati nella Regione e sugli Assessorati direttamente vedremo i banchi della Giunta al completo e in tribuna i rappresentanti dei grandi interessi organizzati seguire con trepidazione le scelte politiche che noi andremo a determinare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Il Capogruppo Avondo ha già sviluppato nel suo intervento alcune considerazioni di carattere generale che condivido e sulle quali non mi soffermo.
Vorrei però sottolineare che nel quadro di difficoltà finanziaria delle Regioni, nel quadro di una finanza derivata dove qualcuno ha detto che si fanno le nozze con i fichi secchi, c'è un fatto che si discosta dalla realtà che conosciamo. In questo quadro, dove si rischia di mostrare che tutti i gatti sono bigi, c'è un settore come l'agricoltura che non ha mai avuto tanti soldi come quelli che ha avuto nel corso di questi ultimi due tre anni, soldi che derivano dalla legge n. 752, che derivano dal Piano agricolo nazionale che rispetto al passato dà delle possibilità di manovra da parte delle Regioni di un certo interesse. Per esempio, con la legge "Quadrifoglio" all'inizio degli anni '80 le risorse c'erano, ma erano molto finalizzate sugli interventi, oggi invece con la legge n. 752 abbiamo una parte delle risorse che è finalizzata agli interventi e un'altra che invece è finalizzata all'area dell'agricoltura nel suo complesso e che quindi è possibile manovrare.
E' un discorso che abbiamo già fatto durante l'esame del bilancio durante il quale, proprio partendo da questo punto, avevamo chiesto di avviare un'operazione politica - non parliamo di grande operazione politica, aggettivi del genere in una realtà come quella del Piemonte di oggi è impensabile usarli - dignitosa, fondata essenzialmente su tre segnali che andassero in una certa direzione.
La prima era la questione dell'agroindustria: rafforzamento deciso e risanamento della cooperazione in funzione di un rapporto diverso con l'agricoltura e con l'industria in modo da far decollare una struttura agroindustriale più forte rispetto a quella che conosciamo. Sappiamo che l'agroindustria piemontese è estremamente debole perché la presenza dei privati presenta caratteristiche decisamente deboli rispetto ad altre realtà; sappiamo che i prodotti agricoli piemontesi il più delle volte vengono trasformati in altre zone (in particolare in Lombardia per quanto riguarda il latte), quindi avevamo proposto il problema dell'agroindustria partendo ovviamente dalle possibilità della Regione che sono soprattutto volte ad un rafforzamento e ad un risanamento della cooperazione.
Eravamo nella fase in cui si discuteva di atrazina (vicenda che ritornerà in futuro ponendo la questione dei fertilizzanti e dei nitrati) e noi avevamo posto con forza la questione di un rapporto più corretto tra agricoltura ed ambiente e in questo contesto avevamo posto la questione dell'applicazione del decreto n. 797 che riguarda le aree sensibili e avevamo posto la questione del riordino dei servizi di sviluppo. Avevamo chiesto che quanto meno le aree inserite all'interno dei parchi fossero considerate ai sensi del decreto n. 797, ma malgrado le promesse della Giunta che considerava la proposta interessante, queste cose sono passate nel dimenticatoio. In quella fase chiedevamo anche qualcosa in più. Per esempio, l'Emilia ha inserito l'area del Ferrarese nel decreto n. 797 proprio perché presenta caratteristiche a rischio. In Piemonte abbiamo le aree risicole che da questo punto di vista qualche problema lo pongono; era possibile quindi coniugare insieme l'applicazione del decreto n. 797 in queste zone e la ricerca e la sperimentazione, visto che sul riso sono cento anni che non si fanno ricerche, per rimuovere il rischio che presentano le aree risicole. Anche questa domanda è stata inevasa.
Qualche risposta sull'agroindustria invece c'è stata con la nuova legge sulla cooperazione. Ora però salta fuori che le risorse a disposizione per la legge sulla cooperazione sono poche. I progetti sono tanti (non conosco la loro attendibilità, c'è un nucleo di valutazione nominato dalla Giunta composto da tre universitari), ma le risorse sono poche e quindi si darà un po' a tutti, si finanzierà la capitalizzazione e le passività onerose, le fusioni no.
Concordo con il collega Tapparo che ha detto che nelle imprese quando si ristruttura ci sono sempre delle sacche di vischiosità. Venendo alla cooperazione, se noi finanziamo le passività onerose e la capitalizzazione siccome nella cooperazione come nell'industria privata sacche di vischiosità esistono, non faremmo altro che alimentarle. Per risanare la cooperazione bisogna creare attraverso la fusione delle forme di aggregazione delle economie di sistema che non solo concorrano al risanamento, ma anche a fornire delle prospettive sul mercato alla cooperazione stessa. Nel momento in cui la fusione viene meno non ha più senso la legge sulla cooperazione che a suo tempo varammo.
La terza questione che ponemmo era relativa al riordino dei servizi di sviluppo. L'Assessore in più circostanze ha detto "no" in tutte le salse non è necessario soffermarsi sul no né riaprire una polemica sul perché da parte della Giunta non si vuole il riordino mentre da parte nostra sì.
Si privilegia la lotta fitopatologica. Una delle ragioni del mio intervento sta nel fatto che nella lotta fitopatologica c'è un incremento rispetto al bilancio di 250 milioni in assestamento.
Io voglio chiedere molto onestamente se qualcuno allo stato attuale degli atti crede che questi 250 milioni possano essere spesi. Non solo questi 250, ma anche quelli previsti nel bilancio, in particolare al cap.
n. 3115. Pongo questa domanda perché la lotta fitopatologica si basa su delle istruzioni e su un regolamento attuativo che dovrebbe essere predisposto dall'ESAP. L'ESAP è in crisi, non ha più un Consiglio di amministrazione, non ha più un esecutivo, formalmente non ha nemmeno più un Presidente nel senso che questi si è dimesso! Questa crisi all'ESAP ritengo sia salutare, perché in un ente con 35 dipendenti e 28 amministratori i nodi alla fine vengono al pettine e i problemi si presentano! Il problema concerne i regolamenti attuativi della lotta fitopatologica. Qui ne abbiamo viste di cotte e di crude: dai verbali dei dibattiti del Consiglio di amministrazione dell'ESAP si può leggere che siccome si hanno dei soldi bisogna spenderli e allora si spendono anche sul pregresso. Sulla lotta fitopatologica che si presume sia stata fatta da parte delle organizzazioni professionali e delle associazioni di produttori in passato queste organizzazioni devono esibire una rendicontazione. Molto onestamente un'associazione - riguarda soprattutto la produzione di cereali - ha detto che del pregresso non è in grado di documentare nulla e quindi chiede che il finanziamento di sua competenza (perché qui siamo di fronte a una divisione che viene fatta sulla base di prodotti e non per aree) le venga dilazionato e dato l'anno successivo. Dai verbali delle discussioni svoltesi nell'ambito del Consiglio di amministrazione si legge che questo è assurdo, che loro devono avere i finanziamenti sulla base delle cose che hanno fatto nel corso dell'anno e per i quali ci sono disponibilità di finanziamento.
Tra i progetti predisposti ve n'è uno di un'associazione nel quale si prevede l'uso di prodotti che sono addirittura messi fuori legge. Questa è la lotta fitopatologica! Di norma si dovrebbero usare prodotti compatibili con l'ambiente, ma c'è un'associazione che ritiene di presentare un progetto dove vengono usati due prodotti che sono talmente incompatibili con l'ambiente che sono stati messi fuori legge: questa è la serietà di certi progetti! Ma quello che ha mandato in crisi tutto per quanto riguarda questa vicenda è la rendicontazione: ad un certo punto l'ESAP predispone le norme di attuazione e chiede che ci sia una rendicontazione finale. Una delle ragioni per cui oggi ci si trova di fronte alla crisi dell'ESAP sta proprio sulle polemiche relative alla rendicontazione. In una situazione di questo genere, dove i progetti per quanto riguarda la lotta fitopatologica traballano, dove onestà vorrebbe che i capitoli che riguardano la lotta fitopatologica addirittura venissero cancellati, invece ci si trova di fronte ad un incremento di 250 milioni! Io mi chiedo intanto se sarà possibile spendere questi 250 milioni e dico subito che se si spenderanno si spenderanno male, allo stato attuale degli atti, e mi chiedo se non sia più opportuno, anche per ragioni di decenza, non aggiungere 250 milioni, ma probabilmente togliere quelli che già c'erano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Ho esaminato i capitoli di bilancio che erano stati oggetto di nostri emendamenti durante il dibattito sul bilancio di previsione 1989. Li ho guardati con interesse perché quel dibattito si concluse con una replica dell'Assessore Marchini, per quanto riguarda le competenze da lui gestite nel quale egli affermò che sostanzialmente gli emendamenti che il Gruppo comunista aveva presentato erano tutti fortemente motivati, erano giusti e che in effetti il fabbisogno che il settore artigiano presentava a livello regionale era quello da noi indicato negli emendamenti al bilancio di previsione.
L'Assessore Marchini è persona attenta non solo alle cifre, ma anche al significato politico del problema, nel senso che si era in presenza di una riduzione drastica di risorse destinate all'artigianato o comunque di risorse che erano e sono inferiori nel bilancio 1989 a quello che la Regione Piemonte ha speso nel 1985, quindi sono passati cinque anni e le risorse sono rimaste tali, addirittura diminuite in termini assoluti.
L'Assessore Marchini disse che in fase di assestamento era necessario porre mano a quelle cifre di bilancio, modificarle in modo significativo, perch ciò rispondeva ad un'esigenza effettiva di questa parte del mondo produttivo piemontese e se qualora - riassumo, ma il senso, Assessore Marchini, era sicuramente questo - ciò non fosse stato possibile avrebbe significato, a parer suo, un atteggiamento della Giunta complessivamente negativo nei confronti del settore, e quindi anche un giudizio o comunque un atteggiamento penalizzante nei confronti di una stessa forza politica la quale avrebbe tratto delle conclusioni di ordine politico, se il quadro generale delle risorse non fosse mutato.
Noi apprezzammo molto questo tipo di discorso, perché andava oltre le indicazioni puramente di cifre importanti, ma assumevano indicazioni di risorse su un terreno ancora più alto e significativo che è quello di un governo più generale e quindi di un'assunzione più politica del problema.
Sicuramente l'Assessore nel suo intervento ci dirà qualche cosa in merito; credo però che ad oggi, se esaminiamo questo assestamento, possiamo renderci conto che, purtroppo, il settore artigiano non ha avuto quell'attenzione e quella svolta molto profonda che l'Assessore aveva annunciato quando abbiamo discusso il bilancio di previsione. Nel senso che qui ci troviamo di fronte, e mi riferisco al cap. n. 5115 dell'Artigiancassa, ad un blocco per quanto riguarda i nostri finanziamenti all'Artigiancassa. La cifra di 2 miliardi e 600 milioni che faceva fronte al fabbisogno maturato nel 1988 è rimasta invariata. Siamo in presenza di 8/10 mila domande annue di investimenti da parte dei 128 mila circa artigiani del Piemonte, e siamo di fatto già oggi in grado di non operare perché non ci sono le risorse capaci di coprire la quota di competenza regionale in base alla nostra legge. Questo è di una gravità estrema.
Io non voglio fare il discorso sulla riforma dell'Artigiancassa, se questo strumento ha ancora un senso, se deve essere trasformato in una banca o in un altro istituto con altre funzioni. Il dato concreto è che questo istituto esiste, che è l'unico che ancora opera a livello nazionale che vari progetti o idee che sono ancora rimaste a livello di idee generali e non si sono materializzate in iniziative concrete. Anch'io sono convinto che bisogna andare a modificare, in vista delle scadenze del 1992, parte della contribuzione verso il settore artigiano, ma il dato è che oggi noi abbiamo un Artigiancassa che ha poche risorse sulla legge finanziaria nazionale, quindi difficoltà a raggiungere il contributo dei 120 milioni, e a queste si aggiunge l'impossibilità di attingere ancora i 60 milioni aggiuntivi che la Regione dava da oltre dieci anni perché non ci sono risorse adeguate sul cap. n. 5115.
E' necessaria una svolta! Se l'indicazione anche in sede di variazione rimane questa, occorre avere coscienza che il governo regionale del Piemonte, a fronte di una volontà di investimenti molto marcata da parte di un settore produttivo come quello artigiano, risponde "no" nel senso che gli nega la possibilità di impiegare proprie e naturalmente altrui risorse come quelle regionali. Mi chiedo evidentemente come è possibile parlare di una politica di sviluppo, di una politica a sostegno di settori produttivi come è possibile parlare di una politica a livello regionale per un settore così importante che significa creare ricchezza per la Regione stessa, in termini di prodotto e di occupazione? Cosa diciamo agli artigiani del Piemonte? "Ne riparleremo nel bilancio 1990"? Credo che questa sia un'incapacità di governo incredibile, una miopia politica pazzesca, un errore veramente grave per l'economia regionale. Bisogna che anche qui si facciano le scelte; e se c'erano delle scelte da priorizzare, si vada in questa direzione. Questo è un settore di investimento particolarmente importante che va finanziato. Io non ritrovo nel cap. n. 5115 assolutamente nulla di mutato rispetto alle previsioni fatte nel momento in cui era stato approvato il bilancio.
Si è aumentato - è vero - di 175 milioni il fondo rischio dell'Artigianfidi, cosa che avevamo chiesto, ma si tappa un piccolo buchetto e non si va più in là.
Vorrei ancora porre una questione relativa al cap. n. 5285 che si riferisce alle aree artigiane attrezzate. Qui c'è una variazione in aumento di 500 milioni; da 1 miliardo e 300 milioni si passa a 1 miliardo e 839 milioni. Assessore, mi risulta che sono maturate in questi anni domande per l'attivazione di aree artigiane attrezzate nella nostra Regione, di cui almeno quattro sono pronte per essere finanziate, perché hanno presentato domanda nei termini previsti dalla legge e perché la documentazione è in regola. Parliamo quindi di artigiani che si sono consorziati e insieme hanno deciso di attrezzare un'area, di fare investimenti in urbanizzazione secondaria, di costruire capannoni e quindi investire in macchinari per centinaia di milioni. La Regione interviene con la legge n. 64 semplicemente per abbattere una quota dell'urbanizzazione primaria. Qui abbiamo il moltiplicatore 1/14: 1 lira nostra metteva in movimento 14 lire.
Abbiamo un settore artigiano che continua ad organizzarsi e a manifestare la volontà di investire in aree artigiane attrezzate: questo è un elemento da valorizzare al massimo, perché significa riqualificare aree, fare dei centri integrati, avere dei luoghi, per produttività o per servizi, in grado di rispondere a una domanda che oggi non può che essere a livelli particolarmente più qualificati rispetto a quelli del passato dell'artigiano spicciolo, disorganizzato, disperso.
Non possiamo assolutamente ignorare questa situazione e quindi limitarci ad un aumento di 500 milioni che non permette il decollo di quelle aree che sono in fase di realizzazione già in questo anno e non nel bilancio 1990. Bisogna fare adesso gli atti deliberativi per far sì che quelle aree che hanno già iniziato ad essere occasione di intervento perché le ditte hanno già cominciato a lavorare, possano decollare, per dare agli artigiani la certezza che la loro area può decollare con questo contributo regionale.
Credo che sarebbe davvero una politica suicida da parte regionale non fare scelte molto radicali. Le scelte radicali sono due, non ne pongo altre: l'Artigiancassa e le aree artigiane attrezzate.
Bisogna andare a stanziamenti molto più corposi: raschiamo il barile da altre parti. Guardiamo, Assessore Marchini, se anche all'interno dell'Assessorato non vi sono settori o capitoli dove abbiamo messo qualche miliardo e già oggi possiamo constatare che non l'abbiamo speso e non sto qui a esaminare perché, sarà compito suo. Non è possibile trasferire su questi due capitoli una parte delle risorse? Queste sono cose che non rimangono lì, ma si attivano immediatamente, investimenti in due settori: aree artigiane e mutui per capannoni, macchinari e avanti di questa natura.
Ci vuole un segnale! Il segnale che qui è venuto, quello dei 500 milioni è una cosa profondamente inadeguata.
Vengo ora alla questione del recupero degli immobili dismessi. Il nostro territorio è disseminato di ex fabbriche ed ex laboratori che non hanno nessun'altra destinazione se non quella di magazzino per stoccarvi qualcosa. Abbiamo invece bisogno di recuperare questo valore; lo recuperiamo se attiviamo la legge n. 17/85 che avevamo visto in questa ottica. Insieme alle aree artigiane attrezzate dobbiamo andare a recuperare queste grosse strutture, questi contenitori e ci mettiamo i dieci, i quindici, i venti artigiani, per quel che è possibile fare, ma non ci sono risorse nemmeno per questo! Riqualifichiamo l'ambiente e diamo sviluppo ad un settore produttivo! Assessore, permane quello che lei ha avvertito nella primavera scorsa: una volontà da parte dell'esecutivo di non scegliere questo settore come un settore trainante dell'economia regionale. Questo però significa dare una mazzata alle forze vive che nella società hanno voglia di rischiare e di operare concretamente.
L'ultima questione che voglio porre si riferisce alle risorse che sono venute dallo Stato per quanto riguarda il Fondo nazionale sull'artigianato.
Non ricordo la cifra esatta, ma la legge n. 443/85 e poi le Finanziarie successive hanno messo a bilancio queste risorse, può darsi che io abbia letto male la parte entrate delle variazioni del bilancio, ma io non li ho trovati in entrata. Si tratta di 3 miliardi circa, che io vorrei capire dove figurano come risorse in entrata e come queste risorse vengono poi spese concretamente. Non le trovo in entrata, non le vedo in uscita. Non le vedo in uscita, anche se c'era stato un impegno molto preciso assunto da parte dell'Assessorato, in accordo con le Associazioni di categoria, di utilizzare almeno parte di queste risorse per investimenti degli artigiani per adeguarsi alla normativa relativa alla depurazione delle acque e all'ambiente in genere.
Chiedo che mi venga indicato il capitolo nel quale vengono introitate queste risorse dello Stato e quali sono i capitoli di uscita e che finalizzazione si è pensato di dare a queste risorse. Si tratta di una quota significativa.
Su tutta la partita del rinnovo delle Commissioni provinciali conosciamo la decisione dell'Assessorato di non procedere in questa direzione, ma anche qui per il funzionamento delle stesse Commissioni provinciali per l'artigianato ci sono risorse chiaramente inadeguate. Ci dimostra che non si vuole andare avanti in questa direzione, che non si vuole fare questo tipo di scelta.
Credo che l'Assessore debba constatare con me che purtroppo le considerazioni che fece in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione 1989 qualche mese fa (sei mesi fa circa) rimangono tutte intatte, non si è modificato nulla: siamo nelle stesse condizioni. Questo però è ancora più pesante ed aggravante non solo per lei, perch evidentemente lei, Assessore, è il più penalizzato e finirà di essere individuato come il responsabile primo di una non-politica nella Regione Piemonte verso il settore artigiano, dal momento che lei è titolare di questa delega e ne porta la responsabilità - ovviamente con l'intera Giunta ma anche per questo settore produttivo che da questo governo subisce una politica fortemente penalizzante.



PRESIDENTE

E' così terminata la discussione generale.
Ha ora facoltà di intervenire l'Assessore Croso per la replica.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo di dover prendere atto del contributo serio, equilibrato e responsabile che i Consiglieri hanno dato alla discussione di questo progetto di legge di assestamento al bilancio.
Certo, i dati lasciano poco spazio alle disquisizioni particolari, ma ci portano a fare discorsi di carattere generale e di prospettiva perch senza questi segnali o queste impostazioni noi saremmo qui a doverci dibattere proprio nelle miserie. Come ha ricordato il Capogruppo comunista Avondo, non solo abbiamo raschiato il fondo, ma abbiamo anche già bucato il fondo e quindi il barile ha presentato tutta la gravità del buco.
Noi abbiamo voluto dare un segnale di trasparenza, così come peraltro il dibattito degli anni scorsi ha cercato di dare alla discussione dei bilanci sia di previsione, sia di assestamento. Questa chiarezza di impostazione è venuta anche grazie alla sensibilizzazione che abbiamo ricevuto da questi dibattiti.
Vorrei ricordare che nei mesi scorsi e nel mese di settembre c'è stata la Conferenza dei Presidenti delle Regioni che ha tentato di contrapporsi allo Stato attraverso l'espressione di un parere contrario al disegno di legge del bilancio dello Stato. Questa contrapposizione era derivata da una precedente riunione che si era tenuta presso la Regione Lombardia coordinata dal Vicepresidente Finetti, in cui gli Assessori al bilancio delle Regioni avevano tentato di predisporre un documento da proporre alla Conferenza dei Presidenti, per andare al confronto nella Conferenza Stato Regioni. Quel documento diceva: "La proposta cioè di esprimere al Governo per la prima volta un parere contrario in ordine al progetto di bilancio dello Stato e che rifletteva una inadeguatezza, una incertezza, una incoerenza e una confusione che caratterizza l'attuale normativa sulla finanza regionale". Inoltre quel documento sosteneva: "La situazione finanziaria delle Regioni che solo con l'accoglimento delle proposte contenute nel parere potrebbe risolvere, rende impossibile la redazione di veritieri bilanci per l'anno 1990 e pregiudica il futuro funzionamento stesso dell'Ente Regione". Lo stesso ribadiva anche: "La necessità che la Conferenza dei Presidenti, nella piena consapevolezza della gravità delle situazioni, si facesse carico operativamente di un'azione decisa e pressante nei confronti del Governo e del Parlamento al fine di rendere effettiva la partecipazione delle Regioni alla preparazione della legge finanziaria 1990 e delle relative leggi collegate ed introdurre nei precedenti provvedimenti le proposte regionali".
Questa posizione delle Regioni italiane è giustificata da alcune considerazioni. Negli anni recenti, cioè tra il 1985 e il 1988, l'andamento delle spese correnti delle Regioni è stato mantenuto in linea con l'andamento delle spese correnti del bilancio dello Stato. In tale dinamica non hanno neppure influito negativamente i trasferimenti per il finanziamento della sanità che si sono anch'essi mantenuti costanti.
Per quanto riguarda gli investimenti vale lo stesso discorso.
Tuttavia i dati del bilancio assestato dello Stato e ancor più le previsioni per il 1990, modificano sensibilmente tale rapporto con una caduta dei trasferimenti sia di parte corrente che di investimento, che si verifica già a partire dal 1989.
In effetti, mentre la spesa corrente della Regione non subisce variazione nel 1989, quella dello Stato aumenta del 6%. Se riferita alla spesa di investimento tale percentuale di aumento sale al 20%.
In questa situazione, l'assestamento al bilancio di previsione per il 1989 non può che tener conto della situazione difficile che ci attende soprattutto nella predisposizione del bilancio 1990.
La scelta che abbiamo effettuato è molto semplice: tradizionalmente quando abbiamo presentato assestamento o bilancio di previsione, abbiamo sempre evidenziato il carattere di presunzione del bilancio di previsione e il conseguente carattere invece di certezza che dovrebbe avere l'assestamento.
Sulla presunzione abbiamo sempre operato in modo tale da consentire alla Regione (come già è stato ricordato e sottolineato da alcuni interventi) di continuare a fare il proprio lavoro recuperando a volte parzialmente - come nel caso della famosa partita zoppa per il Po - in assestamento. Nel 1989 questa tecnica non è più possibile.
Tra l'altro, come è stato ricordato dal Consigliere Avondo (qualcuno lo aveva adombrato in precedenza, ma ognuno nei suoi ruoli cerca di condurre al meglio o per quanto è possibile la barca in porto), in deroga a quanto descrive la legge di contabilità della Regione Piemonte, abbiamo deciso di non iscrivere nell'assestamento al bilancio di previsione del 1989 una somma pari a 156 miliardi di lire, così come ha ricordato anche il relatore, proveniente da economie di assegnazioni statali vincolate rinviando, quindi, tale iscrizione al 1990.
Va evidenziato il fatto che questa scelta è stata fatta non per incrementare delle spese o per fare degli investimenti, ma per fare fronte agli impegni che ci siamo assunti con l'adozione del bilancio di previsione del 1989. Naturalmente la somma dei 158 miliardi non è la somma che avevamo indicato all'epoca del bilancio di previsione, poiché il rendiconto della Regione per il 1988 ha modificato i valori dell'avanzo e comunque l'ammontare complessivo dei fondi statali da reimpostare, quindi modificando conseguentemente le disponibilità finanziarie complessive della Regione Piemonte.
Per quanto riguarda la manovra finanziaria del Governo del 1990, va chiarito subito che con tutta probabilità, poiché le valutazioni tecniche da parte dei nostri uffici sono ancora in corso, dovremmo compiere un notevole sforzo per mantenere ancora le posizioni del bilancio 1989. I tagli ammontano - così come ha già ricordato il Consigliere Avondo - a circa 70/72 miliardi di lire, mentre gli incrementi sono di difficile valutazione. A tutto questo va inoltre aggiunta la necessità di trovare la necessaria copertura per la manovra effettuata appunto con l'assestamento 1989.
Vorrei chiudere così brevemente queste considerazioni specifiche. Circa il discorso più generale che è stato riproposto dagli interventi che si sono susseguiti, vorrei riferirmi soprattutto all'intervento del Consigliere Tapparo, del quale condivido l'impostazione di carattere generale, di carattere politico-culturale e filosofico. Tutto ciò va bene però quando si parla del Piano di sviluppo, quando si parla di programmazione; quando invece si deve ragionare in termini contabili di una pura sopravvivenza, così come è per questo assestamento, si possono fare soltanto delle considerazioni amare e forse troppo ragionieristiche.
Vorrei dare ancora un'ultima comunicazione per quanto riguarda alcuni aspetti richiamati dall'intervento del Consigliere Avondo, e cioè che la trasparenza è un dato quasi certo, ma mancano ancora alcune poste sulle quali probabilmente ci sarebbe stata la necessità di compiere un atto di coraggio ulteriore per arrivare alla completezza di questa trasparenza.
Ebbene, non abbiamo "voluto" inserire unicamente il problema dell'INPS.
Il fatto che comunque ci fosse un contenzioso ci aveva suggerito di non inserirlo, e forse abbiamo fatto bene in quanto è notizia di ieri sera che sembra sia decaduto il decreto e che si ripropone oggi o domani al Consiglio dei Ministri una nuova impostazione di rateizzazione, anzich cinque anni in dieci anni, delle quote rispettivamente competenti per Regione. Per cui se prima si pensava ad un 4% pare che adesso l'orientamento sia del 2% e quindi dovremmo dimezzare la quota riferita alla Regione Piemonte: anziché 20 dovrebbero essere 10 miliardi. Per quanto riguarda l'aspetto che il Consigliere Bruciamacchie ha qui richiamato l'elezione degli artigiani, noi stiamo lavorando con l'Assessorato al commercio e con le Camere di commercio, perché si devono fare delle convenzioni con le stesse e quantificarne l'importo complessivo. Ci sarebbe quindi stata sempre una indeterminatezza in ordine alle cifre che ci avrebbe fatto comunque ricadere nel campo delle previsioni.
Tenuto comunque conto che nel bilancio di previsione 1990 noi faremo tutti gli sforzi necessari (sarà comunque necessario dare e ricevere un contributo da tutte le forze in sede di Commissione, così come è stato fatto, perché sarà un miracolo riuscire a farlo stare in piedi), credo che alcune delle osservazioni che giustamente sono state fatte in questa sede da parte degli interventi potranno essere dai singoli Assessorati prese in considerazione.
Mi è parsa molto interessante la proposta del Consigliere Avondo, che è stata fatta anche in sede di Commissione, di modificare la somma complessiva delle residue leggi in sospeso in Consiglio, di vedere la quantità di fondi necessaria e valutare se, in uno sforzo finale anche di deroga rispetto ad alcune impostazioni quadro della contabilità regionale fosse possibile prenderle in considerazione. Credo sia un argomento che debba essere approfondito in sede tecnica e di Commissione, sulla base di dati che noi stiamo raccogliendo, sia in sede di uffici del Consiglio regionale, sia in sede dell'Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che riassuntivamente il collega Croso abbia già richiamato cose di grande interesse. Mi associo al ringraziamento rivolto al collega Martinetti per la sobrietà e la sinteticità e anche la ricchezza della sua relazione. Concordo con quanto ha detto il Capogruppo comunista circa il quadro generale di collasso. E' un quadro che non appartiene solo al Piemonte, appartiene a tutta Italia.
L'altra settimana eravamo dal Ministro Maccanico, dal Ministro della Sanità e dal Ministro Cirino Pomicino, nella Conferenza Stato-Regioni conferenza che peraltro è assurta a ruolo di ufficialità nella trattativa e nel rapporto con il Governo e assieme il Piemonte, l'Emilia Romagna l'Umbria, la Toscana ed il Veneto segnalavano che se fosse passato il provvedimento per il recupero dei contributi dell'artigianato, decisamente ci saremmo trovati in grossa difficoltà e forse anche nell'impossibilità di proporre con serietà il bilancio per il 1990.
Convengo altresì sull'affermazione del collega Tapparo circa un rapporto tra l'investimento ed una restituzione dell'investimento stesso.
Assicuro che ci siamo adoperati in ogni modo per sensibilizzare lo Stato il Governo centrale davanti a problemi che talvolta ci sfuggivano di mano e davanti ad una manifesta intenzione di parte, di chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica, di riappropriarsi di competenze che appartengono alle Regioni. Questo è un dato certo, nello stesso provvedimento per la finanziaria, di fatto, il Ministero si riappropria di materia che ci è trasferita addirittura dalla Carta Costituzionale con i decreti delegati. Ci metteremo anche lì in giudizio con la Corte Costituzionale, come è accaduto per altre cose, speriamo anche di spuntarla. Lo stesso FIO che, secondo Cirino Pomicino, verrebbe recuperato ad una grande progettazione nazionale, vede il più delle volte le Regioni assenti dalle determinazioni e dalle conclusioni, in quanto si sa che le scelte e le indicazioni prioritarie delle Regioni sono regolarmente disattese.
Io ho conferito anche personalmente con il Ministro Cirino Pomicino, il quale ha dichiarato la sua disponibilità, come complessivamente c'è la disponibilità del Governo, in ordine a rendere attiva questa Conferenza Stato-Regioni più di quanto lo stia divenendo di questi tempi ed in ordine ad altri aspetti, che fra l'altro sono codificati nella legge finanziaria e che appartengono ad un rapporto fra lo Stato, le Regioni, le parti comunque coinvolte a diversi livelli che vengono ad essere utilizzate nelle diverse determinazioni che dovranno essere assunte. Devo dare atto pubblicamente al Ministro Maccanico di una sua grande disponibilità nei confronti delle Regioni, dopodiché l'uomo talvolta può avere anche delle difficoltà, perch la parte finanziaria la possono avere nelle mani altri. Non più tardi della giornata di ieri, decaduto il decreto per la fiscalizzazione di oneri sociali che all'art. 8 comprendeva anche la parte relativa agli artigiani ho ancora avuto telefonicamente l'assicurazione dal Ministro di una riproposizione, perché intendono andare avanti nel decreto, ma in forme e in modi diversi.
Devo dire che nella finanziaria spunta anche solo timidamente una determinazione del Governo di dare una diversa attenzione ai rapporti esistenti con le Regioni a Statuto speciale. E' un modo di collocarsi che questa Regione ha portato avanti da tempo e non per spirito localistico o comunque concorrenziale. Mentre noi siamo qui portati addirittura alla disperazione, nel senso che non riusciamo a far quadrare le somme, io leggo ieri che una Regione ha conferito 1.000 miliardi per impinguare il fondo di una banca locale perché potesse essere concorrenziale o comunque attiva sul mercato. Non vado oltre su questo argomento perché gli altri colleghi mi accusano, fuori di qui, di essere relativamente fazioso. Una rioccupazione a quarant'anni dalla Carta Costituzionale, dalla fine della guerra, di spazi di quasi affinità, di omogeneità e di giustizia a favore di queste Regioni a Statuto ordinario rendendole meno diseguali, mi parrebbe che non sia un aspetto da trascurare.
Ci siamo divisi, a livello di Conferenza dei Presidenti, i ruoli nel coordinamento di un rapporto con lo Stato. A chi parla è piovuta addosso l'area della sanità per un'antica simpatia verso questa materia, ma poi anche perché questo è stato il senso della distribuzione e noi non possiamo ignorare che bussa alle porte il provvedimento attraverso il quale il Fondo sanitario nazionale si sbriciola, non ha più l'obbligo previsto con la legge n. 833 di sostenere globalmente e responsabilmente la spesa sanitaria, ma viene ricaricato in parte dei fondi comuni delle Regioni alle quali poi potrebbe accadere di dover essere costretti a ripianare i passivi delle UU.SS.SS.LL. Abbiamo detto al Ministro De Lorenzo che venduti quattro palazzi di nostra proprietà non abbiamo più niente da vendere, quindi bisognerà pure che una riflessione su questo argomento possa essere svolta.
Noi abbiamo proposto non poche iniziative al Governo in questi ultimi tempi, talune delle quali ci è parso che potrebbero essere recuperate.
Sono stato sollecitato a fare in fretta, vorrei semplicemente dire che al momento la somma sottratta cumulativamente alle Regioni italiane per la manovra finanziaria è di circa 900 miliardi su 6.700 miliardi complessivi del fondo comune. Quindi, noi avremo un 8% di questo fondo, alla fine non è che saremo oggetto di grande violenza, è di recupero per il 1990, per potrebbe essere assicurato da quella serie di iniziative che sono indicate dai giornali, ma principalmente attraverso la tassa automobilistica per la quale nella manovra finanziaria il Governo ha indicato dei limiti e per la quale sarà necessaria una successiva delega da parte del Parlamento.
Pertanto, anche ai fini di previsioni certe attorno al bilancio 1990, è certo che noi non le avremo. Dovremo dare corso alla fantasia, così come per il 1989 dobbiamo dare atto che avendo l'obbligo di presentare il bilancio entro certi termini la segnalazione delle competenze che venivano rese alle Regioni sul fondo comune ci è arrivata solo nel gennaio 1989.
Prima parlavo con preoccupazione della sanità il cui passivo delle Regioni per gli anni 1987/1988 è di circa 14.500 miliardi. Nella manovra finanziaria sono stati anticipati con decreto solo 3.000 miliardi, altri lo saranno nel 1990 ed altri ancora nel 1991, il che fa supporre che il futuro attorno a quest'area non sarà allettante e di grande entusiasmo.
Il Ministro Cirino Pomicino ha avvertito il contenuto nella manovra finanziaria in quanto il Governo poi avrà delega per stabilire interventi attorno a benzina, metano, pratiche automobilistiche, ecc. Qualche giornale del Piemonte ha anticipato cose che accadranno solo nel 1991 come inizio di una stangata che la Regione riverserebbe sulla comunità.
Se vale una tribuna ufficiale per dirlo (non so come potrà essere accolta e tradotta dai giornali, i quali il più delle volte sono preoccupati di avvertire che gli Assessori ricevono le comunicazioni giudiziarie), assicuro che nessuna stangata è posta in atto almeno da questo governo che sta concludendo il suo passaggio all'interno della Regione e che il discorso semmai verrà recuperato da coloro che verranno dopo di noi, il che potrebbe essere anche una sollecitazione ai Partiti di opposizione di non cimentarsi con troppo ardimento per diventare maggioranza perché entrerebbero in un canale di impopolarità che non sarebbe assolutamente utile per loro.
Il collega Avondo ha detto che la penetrante ricerca fatta dal suo Gruppo è servita ad accertare il vero disavanzo della Regione, il buco di 158 miliardi, e se ne fa merito. Le cose sono quelle che sono, direi che l'essere giocolieri nel fare i bilanci è comune a tutte le Regioni italiane, sono marchingegni ai quali siamo sottoposti perché il Governo ogni qualvolta ritorna un bilancio approvato da noi, dice che quel bilancio scusate la parola - è uno schifo, però, dopo aver detto tutte le cose che giustificavano l'affermazione, lo approva, il che vuol dire che sa in quali condizioni ci lascia operare e quindi noi siamo nella condizione di tentare dei recuperi.
Vorrei ricordare che sul Bollettino Ufficiale del 26 aprile 1989 laddove recuperiamo la situazione generale finanziaria della Regione avvertiamo che il disavanzo effettivo a fine 1985 era di 280 miliardi.
Quindi, diamo atto che c'è una situazione di estrema pesantezza dovuta a un indebitamento non facile, a costi di mutui assolutamente impossibili che abbiamo ricontrattato e anche abbattuto in parte e con il provvedimento della finanziaria pare che ci sia consentito accedere alla Cassa Depositi e Prestiti. Questa mattina un funzionario purtroppo mi faceva notare che Falcone, che dirige la Cassa Depositi e Prestiti, avvertiva i Comuni che per il 1990 non ha soldi da distribuire. Se non ci sono per i Comuni penso che non ce ne siano molti per la Regione. Ma siamo stati violentati anche in altro modo. Noi sfruttavamo, come fa l'imprenditoria privata, gli interessi che maturavano sui mutui contratti per somme erogate a favore delle Regioni non spese nell'immediato perché corrispondevano a stati di avanzamento o altre modalità di pagamento. Siamo stati obbligati a riconferire le somme ancora non spese seppure impegnate per certi aspetti alla Tesoreria centrale per cui nel 1988 la Regione ha perso 30 miliardi circa di interessi che potevano entrare con tranquillità nelle casse regionali. Queste sono le condizioni nelle quali ci troviamo.
Non vado oltre, ma vorrei solo dire che parrebbe che il Consiglio dei Ministri - non ho notizie certe, anche se poco fa ci siamo collegati con Roma - sul problema degli artigiani introdurrebbe la rateizzazione, con il decreto che verrebbe presentato stamani, per circa dieci anni, quindi non più i cinque precedenti, riducendo l'impegno per le rate a non superare il 2% del fondo comune assegnato, contro il 4% precedente, per cui al limite se disgrazia ci tocca, sarà quanto meno per la metà di quanto era previsto per il 1989. Quindi, un momento di respiro lo potremo avere, noi ci siamo costituiti per due volte presso la Corte Costituzionale impugnando il decreto del Governo. Dovremo, valutandolo, capire se dobbiamo costituirci per la terza volta, quanto meno richiediamo allo Stato di poter convenire sulla dimensione della somma perché le somme che sono accertate dallo Stato non sono quelle che ci risultano.
Avrei voluto dire altre cose, ma rinuncio per le sollecitazioni venutemi ad essere breve. Mi auguro che si determinino per la nostra Regione, e per le Regioni in genere, condizioni di migliore vivibilità per cui qualche risposta ai molti bisogni sollecitati da più parti oggi entro questo dibattito possa essere data alla comunità.



MARCHINI Sergio, Assessore all'artigianato

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Ritengo che con l'intervento del Presidente della Giunta possa considerarsi chiusa la discussione.



MARCHINI Sergio, Assessore all'artigianato

Signor Presidente, al sottoscritto sono state poste alcune questioni che richiedevano una ricognizione e non soltanto degli elementi di valutazione politica che potevano essere improvvisati. Chiedo quindi scusa al Presidente se insisto per un brevissimo intervento.
La questione politica è aperta e la controversia, se è consentito, tra l'Assessorato che reggo, la forza politica che rappresento e la restante Giunta è una questione aperta, non è un conflitto, è una ricerca collettiva di pervenire a dare un segnale forte che il segmento produttivo che è di specifica e rigorosa competenza regionale trovi dalla Regione un sostegno adeguato e che quindi, nella responsabilità politica che copro, si fermi la frana sull'artigianato e si inverta la tendenza.
Il Consigliere Bruciamacchie giustamente mi contesta un non rispetto puntuale dei termini; faccio notare, forse l'ha detto il Presidente, ma non ho ascoltato il collega responsabile del bilancio, che questo assestamento nella manovra di politica finanziaria della Giunta è un momento propedeutico rispetto al bilancio 1990 che arriverà sui vostri tavoli per ragioni che capite benissimo, essendo il 1990 un anno sabbatico, in tempi molto stretti. L'impegno che la Giunta e in particolare l'Assessore competente ha assunto sull'esigenza di dare un segnale forte di ritornata maggiore attenzione su questo settore, dovrà trovare una risposta precisa in tempi politici che sono sostanzialmente contestuali a quelli di questa tornata, anche se formalmente non coincidono. Mi rendo conto che gli impegni non sono stati puntualmente rispettati, riaffermo però che la volontà di invertire, nell'ambito della responsabilità politica che assumo e che gestisco, l'andamento del settore del quale mi occupo dovrà trovare formale esplicazione. In difetto di che ribadisco che la mia forza politica ne trarrà le necessarie conseguenze.
Nel nodo delle questioni specifiche che il collega Bruciamacchie cortesemente e puntualmente ha voluto rappresentarmi, convengo con lui sulla necessità di chiudere in una qualche misura la controversia artigianato, controversia nel senso che ci si deve innanzitutto porre la questione se rispetto a questo strumento che sembra dover concludere almeno alcuni degli aspetti di giustificazione del 1992 da parte dello Stato ci debba essere un elemento di certezza in ordine all'orientamento per il 1989.
L'intervento regionale di 2,6 miliardi, in assenza di un'assicurazione che si continuerà ad intervenire da parte dello Stato, evidentemente è un provvedimento non esaustivo delle richieste, lascia dei vuoti e delle preoccupazioni forti di difficoltà nella categoria, ma all'interno di questa manovra così complessa ci sembra che da parte della Giunta si sia fatto il massimo sforzo possibile e non sarebbe stato possibile richiedere di più, considerando anche che il nostro Assessorato in sede di bilancio era quello che aveva ottenuto la minore riduzione rispetto agli altri Assessorati.
Devo peraltro assicurare il Consigliere Bruciamacchie che sull'intervento Artigiancassa, e quindi per concludere questa partita si cercherà di intervenire attraverso l'intervento CEE del progetto 2052 l'Assessorato prevede due linee di intervento che sono quelle richiamate dal collega Bruciamacchie, cioè l'intervento sulle aree attrezzate chiedendo cioè che il progetto CEE possa intervenire immediatamente su quelle immediatamente attivabili, in particolare Ciriè e Santena sulla Provincia di Torino, e soprattutto sia predisposto un contributo, che non dubito che il collega Cerchio vorrà considerare ed apprezzare, di intervento sul versante dell'Artigiancassa sia sul piano nazionale sia su quello regionale, con un riconoscimento alla Regione di un intervento di 600 milioni che dovrebbe portare il complesso del contributo e dell'intervento CEE a 11 miliardi nel settore squisitamente finanziario.
Quindi abbiamo presentato il nostro contributo a questo progetto: uno sul piano finanziario, sono 11 miliardi, tutti da gestire in sede Artigiancassa per chiudere la partita; gli altri due interventi sono sulle aree attrezzate di Ciriè e Santena.
Mentre siamo sulla questione delle aree attrezzate vorrei assicurare il collega Bruciamacchie della massima attenzione che gli uffici pongono a questa materia e devo dare atto agli uffici che, sia pure in mancanza di nuove risorse oltre a quelle che peraltro sono pervenute di 500 milioni attraverso un'attenta verifica della praticabilità e della spendibilità delle risorse impegnate, è probabile, evidentemente non ho titoli per dare delle certezze, che le tre aree attrezzate, che erano implicite nel discorso del collega Bruciamacchie, troveranno soddisfazione integrale alle loro esigenze nel corso di quest'anno.
Anticipo che l'uso che intendiamo fare conché l'incontro di martedì trovi consenzienti le componenti della società civile nel fondo nazionale residuo 1987 è di 1,3 miliardi, primo anticipo del 1988 1,7 miliardi; qui tentiamo un'operazione sulla quale chiediamo il consenso delle parti interessate, in difetto di che ripiegheremo su un'altra soluzione magari di contenimento delle questioni pregresse; proviamo ad immaginare forse per la prima volta che questo tipo di risorse vengono utilizzate per un progetto mirato e cioè per sostenere il sistema artigianale in ordine all'adeguamento delle normative in termine di emissioni nell'atmosfera.
Ci sembra quindi di meritare molte delle censure che ci sono venute dal collega Bruciamacchie, peraltro con la nota competenza e con il consueto garbo, ma certamente si cerca di resistere rispetto a un trend che non ci trova consenzienti, ma soprattutto cerchiamo anche di immaginare che il governo di questa materia si ponga più sul piano del sostegno rispetto all'emergenza e alla progettualità delle imprese, che non sul puro credito che comincia ad essere una manovra che mostra la corda, anche se ci rendiamo conto che le aspettative che nel frattempo sono maturate, per la insufficiente capacità del legislatore nazionale e regionale di costruire scenari in tempi più certi, comportano un debito dell'amministrazione nei confronti di queste categorie perché questi elementi di incertezza che hanno determinato aspettative e probabilmente hanno esposto gli artigiani sul piano degli investimenti devono trovare soddisfazione e quindi la partita Artigiancassa noi non la abbandoniamo soprattutto nella misura in cui l'aspettativa di questo intervento è messa in questo settore a forte esposizione rispetto al sistema bancario.
L'altro versante è quello dell'intervento forte sulle aree attrezzate e questo significa quindi che se il progetto CEE avrà accoglienza dal collega Cerchio e dalla Giunta nel suo complesso e avrà soprattutto rispondenza a livello CEE possiamo immaginare che le sei aree sulle quali ragioniamo nel corso di questo anno abbiano la garanzia del loro completamento considerando che questo non comporta alcun elemento di ritardo rispetto alle altre aree attrezzate, ma si sono mirate le risorse in tempi tali da consentire il prosieguo delle loro attività, ma certamente non accantonare risorse che si immaginano spendibili. Su questo ritengo di dovere dare assoluta fiducia ai funzionari che in questa materia hanno dimostrato - ho potuto verificarlo - di avere grande capacità e devo dire anche grande dedizione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 544.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 1212: "L.R. n. 43/75, art. 2 Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali Comuni di Chivasso, San Sebastiano Po e Verolengo" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 1212, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

In questa sede non andiamo ad esaminare i progetti che hanno determinato l'esigenza di interporre una modifica al Piano regionale dei parchi. In Commissione i progetti sono stati esaminati. Ci troviamo di fronte ad una deliberazione del Consiglio regionale che tende a svincolare delle aree per rendere possibile nelle stesse uno sviluppo del sistema viario e la possibilità di miglioramenti funzionali degli esistenti insediamenti artigianali ed industriali che necessitano di questo miglioramento.
Voglio ricordare al Consiglio, per quanto sia noto, che rispetto all'area della quale ci stiamo occupando, cioè l'area denominata "fascia fluviale del Po", in particolare il tratto secondo, sono depositati presso la Commissione competente - e sono già stati oggetto di considerazione - i quattro disegni di legge che tendono a regolamentare l'intera fascia fluviale del Po.
Di fronte alla impossibilità obiettiva della Commissione di poter giungere in tempi rapidi alla definizione del disegno di legge relativo all'area della quale ci occupiamo, e di fronte alle richieste per interventi urgenti, interposti appunto dai Comuni di Chivasso, San Sebastiano Po e Verolengo, la Giunta si è determinata a proporre al Consiglio questa deliberazione consiliare, nella considerazione non soltanto che rispetto ad essa esiste un disegno di legge, ma che questo disegno di legge non impedisce interventi di sviluppo viario e di adeguamento degli insediamenti industriali ed artigianali. Quindi noi stiamo semplicemente anticipando una procedura che diventerà regime nel momento in cui il Consiglio regionale si attrezzerà per far diventare legge questo provvedimento.
Devo dire che la Giunta ha presentato con malavoglia questa deliberazione di modifica dei parchi, così come con malavoglia aveva presentato quella per il Parco di Stupinigi perché anche per il Parco di Stupinigi esiste depositato presso la Commissione consiliare competente il disegno di legge relativo e se non si procederà in tempo a mettere a regime questa situazione e a regolamentare in termini definitivi la salvaguardia la Giunta sarà costretta a proporre altre modifiche perché in questo momento finale di legislatura evidentemente c'è un'accelerazione da parte dell'Amministrazione comunale rispetto ai progetti di propria competenza che incappano nei vincoli non superabili se non attraverso queste deliberazioni di modifica o nella via più normale e corretta attraverso appunto la predisposizione del disegno di legge.
Vorrei dire che queste potrebbero essere le ultime modifiche che noi facciamo intervenire prima della legge istitutiva. Credo però che i tempi stessi della Commissione, l'iter abbastanza complesso, per quanto in un clima molto collaborativo e molto stimolante attraverso il quale noi andiamo alla modifica della legge generale sui parchi, mi fanno indicare come traguardo per la costituzione del Parco fluviale del Po non il termine di 15 giorni, che sarebbero quelli che giustificherebbero eventualmente il rinvio di questa deliberazione, ma tempi che vanno nell'ordine di mesi.
Di fronte a queste soluzioni, dovendo rispondere responsabilmente alle Amministrazioni locali, noi abbiamo presentato questa deliberazione e ci auguriamo che questa mattina il Consiglio regionale la farà propria con un voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, tempo fa, in occasione di analoghe deliberazioni con le quali l'Assessore Vetrino proponeva stralci di aree comprese nel Piano dei parchi sotto varie motivazioni, noi ponemmo la questione di porre all'o.d.g. dei lavori della Giunta l'obiettivo di giungere entro questa legislatura ad approvare la legge istitutiva del Parco del Po.
In quella direzione qualche passo è stato fatto, ma quello che continua a mancare - a nostro avviso - è un preciso riferimento, da parte della Giunta regionale, alla possibilità e volontà concreta di approvare la legge del Parco del Po entro la fine della legislatura.
Non ci è quindi sufficiente sapere che vi è un procedimento messo in moto, che sul tavolo del lavoro della Commissione ci sono certi atti. Noi abbiamo la sensazione che non ci sia questa volontà unanime da parte della maggioranza di portare a termine la legge del Parco del Po.
Capirete, colleghi, come questa preoccupazione sul nodo fondamentale ci renda sempre più perplessi rispetto a provvedimenti specifici, che tolgono aree dalle zone perimetrate a parco.
Per quanto riguarda questa deliberazione, mi risulta che l'art. 2 della legge n. 43 stabilisce che queste modifiche vengano fatte "sentiti i pareri", esplicitamente richiesti ed esplicitamente dati in tempi opportuni, delle istituzioni, delle associazioni naturalistiche e venatorie. In questa deliberazione non vedo citati questi pareri. Mi sembra che questo sia causa di illegittimità della deliberazione stessa.
Vorrei chiedere all'Assessore se questi pareri delle varie associazioni sono stati assunti. Se sono stati assunti bisogna darne conto in deliberazione.
Prima di dichiarare il nostro voto, chiederei all'Assessore dei chiarimenti, perché mi sembra che questi siano motivi di illegittimità.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei innanzitutto precisare riferendomi all'art. 2 della legge istitutiva, che ci troviamo di fronte ad una deliberazione che viene proposta dalla Giunta, ma non è una deliberazione di modifica autonoma della Giunta: la Giunta svolge questa deliberazione sulla base di richieste delle Amministrazioni comunali, nello specifico delle Amministrazioni comunali di Chivasso, San Sebastiano Po e Verolengo.
Finora le deliberazioni che abbiamo svolte potevano essere di due tipi: quelle con cui la Giunta autonomamente indicava delle modifiche sulla base di valutazioni sue proprie, oppure quelle su richiesta da parte dell'Amministrazione comunale. Nel caso specifico si tratta di una modifica a richiesta.
In secondo luogo, anche alla luce delle osservazioni del Commissario del Governo alla deliberazione con la quale noi abbiamo modificato il Parco di Stupinigi (il Commissario del Governo ha interpellato il Presidente del Consiglio, trattandosi di deliberazione consiliare, per conoscere se nell'iter legislativo, formale, di processo e di perfezionamento della deliberazione si fosse appunto considerato l'art. 2 che prevede che, in occasione di modifiche, aggiornamenti e integrazioni, occorre sentire tutti i soggetti che avevano contribuito alla formazione delle aree individuate come aree da salvaguardare), noi abbiamo riflettuto sulla considerazione che ci ha fatto il Commissario, considerazione che ci ha fatto per la prima volta dopo dieci anni di gestione della legge n. 43, nel corso dei quali abbiamo prodotto una ventina di deliberazioni che avevano il tenore di quella che abbiamo sostenuto e che nel caso specifico non avevano determinato la consultazione con le associazioni ambientalistiche, di categoria, ecc., così come peraltro era avvenuto con la deliberazione di Stupinigi che avendo portato con sé tutta un'altra serie di valutazioni di vario genere, di intersecazioni e di allargamento di un discorso che non era quello strettamente territoriale, evidentemente aveva visto questa partecipazione di consultazione molto importante.
Questa deliberazione non reca questa attività di consultazione, quindi non abbiamo potuto scrivere "svolta la consultazione ai sensi dell'art. 2".
Questo potrebbe essere uno dei motivi di dubbio da parte del Commissario del Governo. Ricordo che il 29 marzo 1985 abbiamo vincolato qualcosa come 45 mila ettari di territorio e non avevamo svolto le consultazioni. In quella occasione il Commissario del Governo non ci fece rilevare questa nostra carenza. Devo dire che quella mancata consultazione è costato molto in questi anni alla gestione di queste aree andate in salvaguardia senza avere introdotto la procedura di consultazione. Tuttavia, se d'ora in poi vogliamo considerare la necessità di consultazione anche delle altre categorie di ambientalisti e categorie varie, oltre ai richiedenti (come in questo caso), credo che lo possiamo introdurre. Nel caso specifico, visto che noi non meno di 15/20 giorni fa abbiamo varato deliberazioni analoghe che hanno avuto il consenso del Commissario del Governo, mi sembrerebbe opportuno tentare di mandare avanti questa deliberazione; in caso contrario, e soprattutto per il futuro, probabilmente l'osservazione alla quale ci richiamava il Consigliere Chiezzi dovrà essere tenuta in considerazione per evitare di interporre inutili rallentamenti in una procedura che, oltreché essere rispettosa della legge, evidentemente reca con s' - se è ulteriormente rimandata - la possibilità di danni indotti per ritardi o cose di questo genere. Nel caso specifico mi permetterei di chiedere al Consigliere Chiezzi di considerare che esiste una prassi consolidata e che ha visto finora il Commissario del Governo consolidare la sua autorizzazione in questa prassi e, dunque, di avviarci al voto su questa deliberazione negli stessi termini nei quali in questi dieci anni sempre ci siamo collocati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

L'Assessore Vetrino ci ha ricordato (indubbiamente il dato è esatto) che per ben dieci anni il Comitato di Controllo sugli atti della Regione ha vistato senza obiezione alcuna tutte le deliberazioni presentate e approvate ai sensi del quinto comma dell'art. 2 della legge n. 43. Però c'è stato indubbiamente un invertimento di rotta a cominciare dalla deliberazione su Candiolo, con la quale il Comitato di Controllo ha chiesto chiarimenti per sapere se erano state seguite le procedure. Quindi, è vero che c'è stata una prassi costante, però è anche vero che, rileggendo l'ultimo comma dell'art. 2 della legge n. 43, è stata sempre per ben dieci anni una prassi contraria alla legge. La questione non viene sollevata oggi in quest'aula per la prima volta, ma viene sollevata, per quanto mi riguarda, dopo aver letto la decisione del Comitato Regionale di Controllo che ha chiesto chiarimenti sulle procedure seguite per Candiolo e in ordine alla quale ci è stato appunto oggi precisato che quelle tali consultazioni non sono state fatte. Quindi, penso che meriti una riflessione questa osservazione, perché non basta dire "Per dieci anni c'è stata una prassi costante": oggi il Comitato di Controllo richiama l'osservanza della legge n. 43 varata nel mese di giugno 1975. Non credo si possa puramente e semplicemente dire: "E' stato fatto per dieci anni e nessuno ci ha mai fatto osservazioni. Adesso continuiamo a farla vista l'osservazione di Candiolo". Pertanto ho delle perplessità a poter dire: "Andiamo avanti".
Magari sarà giustissima, sarà esattissima, sarà opportuna, sarà conveniente questa deliberazione, nel merito non intendo entrare, ma dopo le osservazioni formulate per Candiolo andrai cauto a dire: "Continuiamo con la prassi contra legem durata ben dieci anni".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo anch'io che non possiamo prescindere, nella valutazione di questa deliberazione, dalle osservazioni che il Commissario del Governo ha fatto in ordine alle procedure previste dalla legge regionale.
Le consultazioni vanno effettuate; se non sono mai state fatte, male ma non è un motivo - di fronte ad una precisa contestazione da parte del Commissario del Governo - per continuare come prima. Quindi, a nome del Gruppo comunista invito la Giunta regionale a seguire la prassi che consenta, nel modo più rapido possibile, di portare a compimento questo provvedimento. Mi sembra, invece, che la proposta dell'Assessore sia incauta e dilatoria, perché se produrrà l'approvazione di questa deliberazione oggi, tra un mese il Commissario del Governo risponderà che è tutto da rifare e la Giunta regionale avrà perso un mese di tempo. Propongo che la Giunta prenda atto che la procedura seguita non corrisponde allo spirito della legge, che ritiri la deliberazione, effettuando rapidamente le consultazioni previste dalla legge e riporti al più presto la deliberazione in Consiglio regionale. Così com'è questa deliberazione è illegittima; se la Giunta riconferma questa procedura, noi segnaleremo con il nostro voto contrario che si sta scegliendo una strada che farà perdere del tempo a tutti.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Siccome la decisione di fare o non fare le consultazioni non è compito della Giunta, ma è compito della Commissione competente, che nel momento in cui riceve l'atto della Giunta deve decidere il suo comportamento nel rispetto delle leggi, vorrei anche conoscere il parere del Presidente della Commissione, o dei membri che fanno parte della Commissione, per comprendere se c'è stata qualche ragione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bara.



BARA Giuseppe

Informo il Consiglio che noi abbiamo consultato i Sindaci di Chivasso e Verolengo e non abbiamo consultato le associazioni al completo, così come previsto dall'art. 2. Quindi, se si fa questa questione vuol dire che la rimandiamo di nuovo in Commissione avvertendo però tutti i Comuni e le popolazioni dei Comuni stessi che effettivamente questo ostruzionismo fatto oggi per una questione formale vieta che il Comune di Chivasso possa finalmente avere una strada. Questa è una questione ambientale molto grave.
E' tutto inquinato sia per l'inquinamento acustico sia per l'inquinamento causato dal passaggio delle macchine. Questa era una deliberazione Consigliere Chiezzi - fatta perché doveva essere costruita la tangenziale di Chivasso. Ci sono i fondi per i Mondiali e non si può costruire questa tangenziale? Allora, vuol dire che in una pubblica dichiarazione dirò che il comportamento dei Consiglieri comunisti e missini vieta al Consiglio di votare questa deliberazione.
Finalmente i cittadini saranno informati e sarà informato anche il Sindaco comunista di Verolengo che è venuto qui a farci pressioni.



(Proteste dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Viene proposto il ritorno in Commissione della deliberazione.
La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Voglio fare solamente una domanda, non soltanto al Presidente della Commissione, per riuscire a capire. Vorrei che mi rispondesse qualcuno della Giunta: chiedere il rispetto della legge è una cosa che non si deve fare?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono totalmente d'accordo con le osservazioni fatte da Chiezzi a nome del Gruppo PCI. Vorrei sottolineare al collega Bara che se lui parla di ostruzionismo in questo caso noi ci siamo solo limitati a rilevare che il Commissario del Governo ha detto che bisogna rispettare una legge. In questo caso, se di ostruzionismo si tratta, Bara l'ostruzionismo deve attribuirlo al Commissario del Governo. La nostra preoccupazione è che se questo è un atto importante, approvandolo oggi il rischio è che fra venti giorni il Commissario del Governo lo bocci e quindi si perda veramente un mese.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Perché lo governate voi il Commissario del Governo?



MONTEFALCHESI Corrado

Noi abbiamo preso atto delle osservazioni del Commissario del Governo su una deliberazione analoga. Credo che la maggioranza possa decidere di votare, noi ci esprimeremo nel merito, però vorrei sapere da parte di chi è stato richiesto il rinvio in Commissione, perché questo rimanga a verbale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei ricordare al collega Bara che si è dimenticato dei Verdi. Vorrei aggiungere che anche i Verdi erano contrari e poiché qui si è richiamato quanto è avvenuto in VII Commissione, sarebbe opportuno ricordare ai Commissari sia la discussione relativa, sia anche alcune proposte in materia di attuazione della legge quadro sui parchi proposte dal Presidente della VII Commissione attraverso emendamenti a questa deliberazione, miranti a giungere all'approvazione di altri stralci ancora e violando ancora di più quello che qui viene richiamato dal Commissario del Governo. A memoria dell'assemblea e dei cittadini piemontesi, e per ridurre il ruolo nella bocciatura di questa deliberazione, voglio ricordare che solo la Lista Verde votò contro questo provvedimento in Commissione, per cui in termini generali l'urgenza del problema era presente alla Commissione.
Il Commissario del Governo con questo suo intervento ci richiama al fatto che o si attua la deliberazione del 1985 e si fanno i parchi, e quindi all'interno di questa procedura si definiscono anche le modificazioni dei confini, altrimenti ben venga un Commissario del Governo che dice no allo sbocconcellamento di tutti i parchi previsti. Non solo di questa deliberazione, ma anche di quelle precedenti di Candiolo, di San Mauro e del Po-Sangone, in Commissione il Presidente ha perorato la rapida attuazione. Noi stiamo assistendo realmente allo sbocconcellamento del Parco fluviale del Po. Non parlo di rinvio in Commissione, parlo dell'approvazione contestuale della legge relativa all'istituzione dei parchi e della contestuale ridefinizione dei confini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei rispondere innanzitutto alla collega Minervini. Io penso che quando viene predisposto un atto amministrativo, sia una deliberazione amministrativa o sia un atto di legge, evidentemente si cerca di rispettare la legge. Nel caso specifico devo dire che noi per dieci anni siamo stati convinti di rispettare la legge, tant'è vero che il Commissario del Governo non ha mai eccepito su questo tipo di deliberazione.



MAJORINO Gaetano

Ma noi riconosciamo la buona fede.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Certamente. Siamo responsabili tutti quanti perché abbiamo sempre approvato queste deliberazioni e mai nessuno ha sollevato queste eccezioni.
Quando ero all'opposizione ho votato decine di deliberazioni di questo tipo e non ho mai predisposto eccezioni di questo tipo.
Devo dire che un'attenta lettura dell'art. 2 dovrebbe probabilmente essere fatta anche nell'ambito della II Commissione, perché io non c'ero nel 1975, ma bisognerebbe approfondire la ratio del legislatore nel momento in cui introduceva l'esigenza di consultazione dei soggetti di cui all'art.
1 per le modifiche. Probabilmente a quell'epoca il concetto che stava alla base di questa richiesta si riferiva, a mio modestissimo parere esclusivamente alle modifiche dei piani, cioè agli aggiornamenti reali dei piani che noi facciamo ogni due o tre anni per tre volte. Tuttavia, questo è un argomento che va approfondito nell'ambito della Commissione che ha potere di approfondire questi aspetti, perché in fondo è il suo compito. Di fronte alle perplessità avanzate da parte dell'assemblea e di fronte alla perplessità che ho io stessa, perché mi rendo perfettamente conto che se c'è qualcuno che nell'ambito della Commissione di controllo ha sollevato questo argomento, questo stesso membro la prossima volta, per essere quanto meno coerente...



(Interruzione)



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

C'è stata una richiesta specifica.
La Commissione per essere coerente, per non smentirsi 15 giorni dopo rispetto ad una posizione, questa osservazione la farà, anche se noi nelle osservazioni che abbiamo fornito al Presidente del Consiglio, perché possa opportunamente rispondere al Commissario del Governo, abbiamo fatto alcune considerazioni e soprattutto abbiamo mandato gli atti precedenti perch potessero rendersi conto di quelli che erano stati i loro atteggiamenti negli anni passati.
Tuttavia per quanto riguarda la Giunta, di fronte alla richiesta del Presidente della Commissione, che considera anche con un po' di nervosismo di rinviare il documento alla Commissione, non abbiamo alcuna difficoltà.
Noi abbiamo in preparazione altre deliberazioni di questo tipo, che la Giunta presenta mal volentieri perché, ripetiamo, il dato di fondo e cioè che la salvaguardia si regolamenta attraverso la legge istitutiva. Vuol dire che d'ora in poi questo sarà l'atteggiamento della Commissione alla quale la Giunta aderisce nel rispetto della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Prendo atto che l'intervento del collega Bara, Presidente della Commissione, è stato interpretato da parte della Giunta come una richiesta di ritiro della deliberazione per riportarla in Commissione. Prendo atto delle interpretazioni che dà la Giunta.



BARA Giuseppe

Ho chiesto il rinvio Commissione esclusivamente perché si facciano le necessarie consultazioni in modo che la questione venga appianata.



FERRO Primo

Se la cosa è posta in questi termini, sono d'accordo. Capisco le difficoltà del collega Bara che in questa sede da un lato è Presidente di Commissione e dall'altro appartenente ad un Partito politico. Non mi vanno bene le considerazioni di carattere politico che sono state sviluppate quasi come se fosse responsabilità del Gruppo comunista o delle opposizioni il fatto che ad un certo punto c'è stato un incidente di percorso, per quanto riguarda le consultazioni, che viene interpretato in termini ostruzionistici.
Se rimane un giudizio di questo genere, è chiaro che introduce degli elementi di disagio in una forza politica come la nostra che non voleva esprimere ostruzionismo, ma voleva unicamente richiamare il fatto che dopo un certo pronunciamento del Commissario del Governo era necessario arrivare al rispetto delle procedure previste dall'art. 2 della legge n. 43.



PRESIDENTE

La proposta di rinvio in Commissione è pertanto accolta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Prima di passare all'esame del punto 8) chiedo se è possibile anticipare l'approvazione da parte del Consiglio del punto 11) all'o.d.g.
relativo al riconoscimento dell'Associazione fra ex Consiglieri della Regione Piemonte. Visto che l'argomento può essere esaurito in cinque minuti, essendo stato concordato non solo con tutti gli ex Consiglieri, ma anche con le forze politiche presenti in Consiglio, risponderemmo ad un'esigenza importante. L'Associazione è già costituita per parte loro, noi dobbiamo soltanto emettere l'atto di riconoscimento.



PRESIDENTE

D'accordo. Propongo però di esaminare prima il punto 10) all'o.d.g. che è stato licenziato all'unanimità.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame proposta di deliberazione n. 1224: "DGR n. 288-30970 - Variazione al bilancio di previsione per l'anno 1989. Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa della somma di L. 2.368.994.430, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 1224, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame progetto di legge n. 511: "Riconoscimento dell'Associazione fra Consiglieri regionali già facenti parte del Consiglio regionale del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 511.
Il Consigliere Petrini dà per letta la sua relazione.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 1234: "Convalida del Consigliere regionale Antonio Monticelli"


PRESIDENTE

Propongo ora di passare all'esame della proposta di deliberazione n.
1234 relativa alla convalida del Consigliere regionale Antonio Monticelli di cui al punto 20) all'o.d.g.
Do lettura del documento inviatomi dal Presidente della Giunta delle Elezioni, Consigliere Santoni: "Le comunico che la Giunta delle Elezioni nella riunione del 5/10/1989 ha compiuto l'esame delle condizioni di eleggibilità e di compatibilità nei confronti del Consigliere Monticelli subentrato in data 28/7/1989. Poich nei confronti del Consigliere non è stata riscontrata alcuna delle ipotesi di ineleggibilità o di incompatibilità stabilita dalla normativa in atto le propongo di sottoporre al Consiglio regionale la sua convalida ai sensi dell'art. 16, secondo comma, del Regolamento consiliare".
Si proceda quindi alla distribuzione delle schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 favorevoli 35.
Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale e sarà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1233: "Indennità di cui all'art. 30 lettera d), L.R. n. 34/89: modalità di erogazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1233 relativa al personale.



AVONDO Giampiero

Chiedo che venga fatta una breve illustrazione di questo provvedimento da parte dell'Assessore Brizio.



PRESIDENTE

D'accordo, la parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Questa deliberazione concerne le indennità spettanti al personale ai sensi dell'art. 30 della legge 7/6/1989. Vengono applicati gli stessi criteri della produttività per il calcolo delle assenze, quindi si fa riferimento agli stessi criteri delle assenze che sono quelli che servono per il calcolo della produttività. Si tratta di una deliberazione esclusivamente tecnica. Ve ne è un'altra analoga concernente il lavoro straordinario dei dirigenti che verrà liquidato come contributo ordinario ma verrà esaminata successivamente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 695 relativo alla manifestazione nazionale di Roma contro il razzismo


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 695, a firma dei Consiglieri Reburdo, Ferrara, Ala, Tapparo, Amerio, Gallarini e Bonino, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte aderisce alla manifestazione nazionale contro il razzismo che si terrà a Roma sabato 7 ottobre 1989, promossa da numerosi organismi, istituzioni e associazioni a carattere sociale, culturale, religioso, sindacale e politico e dà mandato alla Presidenza del Consiglio regionale di definire le modalità con il Comitato promotore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 530: "Estinzione anticipata di mutui contratti a pareggio del disavanzo dei bilanci regionali di anni precedenti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 530, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La relazione del Consigliere Gallarini viene data per letta.
Non essendovi interventi possiamo passare all'esame dell'articolato.
ARTICOLO UNICO - Emendamento presentato dalla Giunta regionale: al termine del secondo comma, sono aggiunte le seguenti parole "aumentato dell'onere di estinzione" al terzo comma, sono sostituite le parole "15 anni" con le parole "20 anni" il quarto comma è così integralmente sostituito: "I movimenti finanziari di cui ai commi precedenti vengono riferiti ai seguenti capitoli del bilancio 1989: Entrata: cap. 3047 - Provento di mutui stipulati per l'estinzione anticipata dei precedenti mutui a pareggio del bilancio.
Spesa: cap. 14147 - Quota capitale per l'estinzione anticipata dei precedenti mutui a pareggio del bilancio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'articolo unico nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 696 relativo alla pericolosità dell'amianto


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 696, di cui al punto 23) all'o.d.g., relativo alla pericolosità dell'amianto sottoscritto da tutti i Gruppi.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto della documentata pericolosità dell'amianto per la salute della popolazione e dei drammatici dati epidemiologici disponibili, relativi alla morbilità ed alla mortalità per asbestosi e per cancro pleurico fra la popolazione direttamente ed indirettamente esposta considerate le reiterate e giustificate segnalazioni e petizioni promosse da gruppi organizzati di cittadini, da enti e da associazioni per richiamare l'attenzione su questo gravissimo problema sia a livello nazionale, regionale che locale i n v i t a il Presidente della Giunta regionale e gli Assessori competenti a promuovere iniziative legislative, sia a livello nazionale che regionale che prevedano: la regolamentazione, finalizzata alla graduale riduzione, nel territorio della Regione Piemonte, delle attività relative all'estrazione lavorazione, commercializzazione ed utilizzo dell'amianto e dei suoi prodotti e derivati, in attesa della disponibilità di prodotti alternativi non nocivi, che ne consentano la proibizione, anche mediante l'immediata individuazione di quelle attività in cui è già possibile usare prodotti alternativi ed indicando altresì quelle produzioni che utilizzano l'amianto pur non rivestente carattere di oggettiva necessità l'individuazione di iniziative per la salvaguardia dei posti di lavoro dei lavoratori attualmente impiegati in attività di questo settore attraverso articolate forme di riconversione l'emanazione di disposizioni cogenti per il rispetto immediato delle ordinanze che vietano l'utilizzo dell'amianto in edilizia, indicando metodi di rimozione, inertizzazione e smaltimento l'avvio delle bonifiche delle aree regionali più colpite dall'esposizione dell'amianto (per esempio, Casale Monferrato, Balangero Barge e Cavagnolo), individuando priorità di interventi lo stanziamento di fondi straordinari per la bonifica e per la riconversione del settore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. una serie di deliberazioni relative all'ampliamento delle piante organiche provvisorie delle UU.SS.SS.LL.
piemontesi (nn. 1213, 1214, 1216, 1217, 1218, 1219, 1221, 1225, 1229 e 1230).
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1213 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1214 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1216 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1217 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1218 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1219 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1221 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1225 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1229 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 1230 è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1213: "Legge n. 109/88. Ampliamento pianta organica provvisoria UU.SS.SS.LL. piemontesi. Provvedimenti straordinari"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 1213, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1214: "USSL n. 65 di Alba Deliberazione dell'A.A.C. n. 16 del 23/9/1988. Ampliamento pianta organica del Servizio di psichiatria"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1214, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1216: "USSL n. 30 di Chieri Deliberazione dell'A.A.C. n. 9 del 30/3/1988. Ampliamento pianta organica provvisoria con nuovi posti di personale medico di anestesia e rianimazione per l'emergenza in sede ospedaliera"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 1216, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1217: "USSL n. 57 di Omegna. Deliberazione dell'A.A.C. n. 6 del 29/6/1989. Istituzione nuovi posti per funzionamento scuola infermieri professionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1217, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1218: "USSL subcomunale TO III di Torino - Deliberazione del Consiglio comunale di Torino n. 2402 dell'8/5/1989 Ampliamento organico scuola infermieri professionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 1218, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1219: "USSL n. 27 di Ciriè Deliberazione dell'A.A.C. n. 22 del 23/6/1988. Ampliamento dotazione operatori addetti al programma materno-infantile. Leggi n. 405/75 e n. 194/78 e di operatori addetti al servizio di recupero e riabilitazione funzionale ed alle attività distrettuali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1219, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1221: "USSL n. 36 di Susa Deliberazione dell'A.A.C. n. 14 del 13/3/1989 - Istituzione posti nella pianta organica provvisoria. Autorizzazione parziale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1221, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1225: "USSL n. 37 di Lanzo Torinese Deliberazione dell'A.A.C. n. 6 del 18/7/1989 - Istituzione nuovi posti per il funzionamento scuola infermieri professionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 1225, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1229: "USSL n. 68 di Asti Deliberazione dell'A.A.C. n. 24 del 28/9/1988. Adeguamento organico servizio di neuropsichiatria infantile. Autorizzazione parziale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1229, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1230: "USSL n. 26 di Venaria Deliberazione del Comitato di gestione n. 534 del 18/5/1989 Ampliamento pianta organica dei servizi ospedalieri e delle attività territoriali Stralcio deliberazione A.A.C. n. 20 del 23/11/1987 - Revoca DGR 13/9/1988 n. 115-23326. Nuova autorizzazione parziale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1230, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 1220: "DGR n. 204-30676 Approvazione, ai sensi dell'art. 27 della L.R. n. 12/85, del programma di attività dell'IRES per l'anno 1989" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo infine all'esame della proposta di deliberazione n. 1220, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Vicepresidente della Giunta, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Sono disposta a fare una relazione, per la quale mi sono anche preparata a seguito delle osservazioni che sono venute in sede di Commissione. O ci sono le condizioni ambientali e politiche per poterla fare, altrimenti mi rifiuto.



PRESIDENTE

Con la proposta del Vicepresidente Vetrino si accoglie il rinvio della proposta di deliberazione ad una successiva seduta.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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