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Dettaglio seduta n.206 del 28/09/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 7, 14, 21 e 27 luglio 1988 si intendono approvati.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni e interpellanze", vi sono alcune interrogazioni che riguardano la viabilità, la tangenziale di Torino e il futuro aeroportuale, alle quali deve rispondere l'Assessore Mignone, assente perché è a Roma.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, sollecito la risposta a queste interrogazioni calendarizzate da alcune sedute.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

L'Assessore Mignone è a Roma per dialogare con il Governo e per portare benefici alla Regione.



PRESIDENTE

Farò in modo che a queste interrogazioni...



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Inventiamo il modo di dialogare in Commissione o da altra parte.



PRESIDENTE

Cercherò di fare in modo che sia possibile esaurire questa parte di interrogazioni che fanno capo all'Assessore Mignone non appena avremo tutte le certezze che egli possa essere presente.


Argomento: Varie

Interrogazione n. 1165 del Consigliere Pezzana inerente l'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1165 presentata dal Consigliere Pezzana.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dire che siamo davanti ad un'interrogazione strana forse non piacerebbe troppo al collega Pezzana siamo però davanti ad un'interrogazione piuttosto originale che riguarda la protesta di un'insegnante che richiedeva fosse tolto il crocefisso dall'aula delle scuole.
Il collega Pezzana "interroga il Presidente della Giunta regionale per sapere se intende intervenire personalmente sulla vicenda, presso le autorità competenti, per farsi garante del rispetto del diritto di tutti sopra citato, e porre termine alla protesta dell'insegnante rimovendo dalle aule scolastiche i crocefissi ancora esposti".
Il problema sollevato dal Consigliere Pezzana trova solamente oggi una risposta da parte della Giunta per una motivazione ben precisa, di chiarezza e correttezza nei confronti degli altri soggetti interessati (autorità scolastiche in primis) competenti in materia, al contrario della Regione, che non ha assolutamente competenza in materia.
L'odierna risposta rappresenta quindi, anche nei confronti dell'interrogante, un segno di dovuta cortesia istituzionale, tardiva quanto si vuole ma spero esaustiva dell'argomento.
In effetti, all'epoca della richiesta (febbraio 1988) un primo intervento regionale nei confronti del Ministero ebbe come risposta interlocutoria la notizia che lo stesso Ministero aveva chiesto al Consiglio di Stato (gennaio 1989) un parere sulla materia.
Il parere giunse in realtà tre mesi più tardi, con decisione di estrema chiarezza.
In sintesi, la Sezione II del Consiglio di Stato ritenne di dover evidenziare che il crocefisso o, più comunemente, la croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica e come valore universale indipendentemente da una specifica confessione religiosa.
Come conseguenza, ravvisò l'opportunità di tenere distinta la normativa riguardante l'affissione dell'immagine del crocefisso nelle scuole da quella relativa all'insegnamento della religione cattolica.
Nel merito, il Consiglio rilevò che le due norme citate, di natura regolamentare, sono preesistenti ai Patti Lateranensi e non si sono mai poste in contrasto con questi ultimi.
Ricordo il passaggio della sentenza del Consiglio di Stato, che ha un certo interesse: "Nulla, infatti, viene stabilito nei Patti Lateranensi relativamente all'esposizione del crocefisso nelle scuole o, più in generale, negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il crocefisso e la croce si trovano ad essere esposti.
Conseguentemente, le modificazioni apportate al Concordato Lateranense con l'accordo, ratificato e reso esecutivo con la legge 25/3/1985, n. 121 non contemplando esse stesse in alcun modo la materia, così come nel Concordato originario, non possono influenzare né condizionare la vigenza delle norme regolamentari di cui trattasi.
Non si è quindi tuttora verificata nei confronti delle medesime alcuna delle condizioni previste dall'art. 15 delle disposizioni sulla legge in generale. In particolare, a giudizio della Corte non appare ravvisabile un rapporto di incompatibilità con norme sopravvenute né può configurarsi una nuova disciplina dell'intera materia, già regolata dalle norme anteriori.
Occorre poi anche considerare che la Costituzione Repubblicana, pur assicurando pari libertà a tutte le confessioni religiose, non prescrive alcun divieto all'esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come quello del crocefisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto fa parte del patrimonio storico.
Né pare, d'altra parte, che la presenza dell'immagine del crocefisso nelle aule scolastiche possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale e manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa".
Queste sono argomentazioni, a mio avviso, estremamente chiare.
Chi le parla, collega Pezzana, è credente e quindi si riferisce alla croce e al crocefisso con pensieri e motivazioni che ritiene capibili e rispettabili, al di là che tale modo di sentire sia di pochi o di molti.
Se ci si capisce, non si può che diventare tolleranti, abbandonando alla soglia del terzo millennio inutili conflittualità o guerre di ogni tipo.
Tolleranza è capacità di sopportarsi, di supporre che anche il proprio vicino possieda parte della verità.
Da questi atteggiamenti, in molti di area laica nasce l'accettazione del valore della croce quale messaggio di umanità e di sofferenza per la giustizia e la concordia tra gli uomini. Valori fondamentali per tutti anche per la stessa Chiesa, la cui dimensione, il cui cammino storico concorderà l'interrogante non sono comunque condizionati né condizionabili dall'esposizione o meno del crocefisso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi, ringrazio il Presidente della Giunta per la sua risposta che giunge con molto ritardo, in quanto l'interrogazione era datata 1/2/1988 ed era strettamente legata al caso, esposto su tutti i giornali, di una professoressa di Cuneo che, avvalendosi anche di uno sciopero della fame, voleva riportare alla luce un problema che in effetti esiste.
Sono d'accordo con una parte della sua risposta, soprattutto dove si evocano concetti di tolleranza e di rispetto per il vicino se questi la pensa diversamente. A suo conforto vorrei dirle che, anche se non nella sua fede, sono credente anch'io; quindi il problema non è quello di credere o di non credere, ma di rispetto degli altri. Quando lei dice che storicamente la croce rappresenta un simbolo di civiltà non è del tutto esatto; non mi riferisco solo al Medioevo (Torquemada è un personaggio che anche lei conoscerà molto bene e che usava la croce certamente non a fini di rispetto dell'altro, del diverso), ma venendo ai giorni nostri una figura molto eminente, il Cardinale Glemp, ha ricevuto un rifiuto, come persona non gradita, da un'Università cattolica per tenere un corso di lezioni, il quale ha dichiarato che si scusava e che non aveva capito cosa era avvenuto ad Auschwitz.
Non si può imporre un simbolo religioso (senza andare a rivangare il passato, se ha rappresentato più o meno momenti di civiltà o di persecuzione) piuttosto che un altro nelle aule scolastiche di un Paese dove l'ultimo Concordato non prevede più il cattolicesimo come religione di Stato. Posso ancora capire che prima, essendo religione di Stato, il crocefisso dovesse esserci, ma oggi il cattolicesimo non è più religione di Stato e quindi ha pari dignità con tutte le altre confessioni.
Credo che la sua sensibilità, proprio come cattolico credente osservante, dovrebbe spingerla ad evitare questa forma di "fastidio".
Infatti, perché imporre a studenti musulmani o ebrei (che magari vedrebbero volentieri la mezzaluna piuttosto che la Stella di Davide oppure altri simboli, perché le religioni sono tante) la croce, che è simbolo di una religione? Secondo me, questo dovrebbe suscitare prima dei dubbi e poi delle convinzioni proprio da parte di chi cattolico è e che, nel rispetto degli altri, dovrebbe evitare di imporre un proprio simbolo all'esibizione verso altri. Questo può valere sicuramente in tutte le istituzioni dichiaratamente cattoliche (negli ospedali, nelle chiese, ecc.), ma non vale più nei tribunali.
Oggi in tribunale non viene più chiesto di ripetere "Giuro di fronte a Dio e agli uomini", ma "Giuro di fronte agli uomini". Di fronte a quale Dio si dovrebbe giurare? Molti magistrati, sensibili a questa frase, la chiedono ancora; ma quando chi deve rispondere dice: "No, se permette la mia religione mi impedisce di nominare il nome di Dio invano", questo viene accettato e si dice: "Giuro di fronte agli uomini o a questo tribunale di dire la verità".
E' cambiata la sensibilità oltre che la conoscenza storica; non è più solo un fatto culturale o storico, ma è un fatto di rispetto verso gli altri.
Non vorrei, signor Presidente, che lei si dovesse trovare in un'aula con un simbolo che non le fosse familiare o comunque non suo, per tutto il rispetto che lei possa portare. Mi aspettavo che la sua sensibilità cogliesse il problema. E' per questo che ho presentato l'interrogazione pur sapendo che non è sua competenza intervenire nelle aule scolastiche.
Quando un problema riguarda l'intera comunità, mi sembra giusto rivolgersi sia al Presidente del Consiglio, per l'autorità e l'istituzione che rappresenta, sia al Presidente della Giunta.
Secondo me, questo non è un argomento di secondo piano perché investe il diritto al rispetto alle proprie convinzioni, diritto che viene negato nel momento in cui in tutte le aule scolastiche e in tutti gli edifici pubblici esiste ancora un crocefisso che non c'entra nulla con il rispetto delle credenze religiose e che mi vede in prima linea nel richiederne il rispetto. L'imposizione del simbolo di una religione però va contro il rispetto verso chi appartiene ad un'altra religione (e magari ha di quel simbolo una conoscenza storica che molti cattolici hanno poco). Quel simbolo, attraverso i millenni, ha quasi sempre rappresentato una persecuzione verso coloro che venivano chiamati infedeli, eretici e che venivano bruciati nelle piazze. Non è stato sempre un simbolo di tolleranza e di civiltà; ha rappresentato molto sovente un simbolo che incuteva terrore e paura per quello che poteva portare.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Pezzana, non vorrei che andassimo a soffermarci su una questione di carattere filosofico - storico culturale oltrech religioso, che naturalmente richiederebbe ben altra sede e ben altra partecipazione.



PEZZANA Angelo

Accetto l'interruzione del Presidente del Consiglio e concludo ricordando ad un socialista che questa lotta ha fatto parte delle tradizioni da più di un secolo proprio nel suo partito. Quindi il fatto che lo richiami io, semmai dovrebbe trovare un socialista molto consenziente a quello che stavo esponendo.
Credo di aver espresso chiaramente il mio pensiero.



PRESIDENTE

Era una risposta che poteva apparire anticlericale, ma prescindeva dall'aspetto della libertà di confessione.



PEZZANA Angelo

Credo che il Presidente Beltrami abbia capito che non c'entrava nulla il clericalismo, semmai c'entra la storia. Per capire quello che avviene oggi è indispensabile ricordare quello che è avvenuto; accetto comunque il consiglio del Presidente Rossa.
Concludo dichiarando la mia delusione, perché il Presidente Beltrami non ha dimostrato quella sensibilità che invece mi sarei aspettato.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non ho facoltà di intervenire, ma voglio precisare che io ho risposto come Presidente della Giunta regionale, nella quale sono coinvolti pensieri, ideologie ed orientamenti talvolta conflittuali l'uno verso l'altro sotto il profilo religioso. Ho dato una risposta non dico asettica, atteso il tema, ma forse tardiva; tuttavia, sulla parte che attiene ad un giudizio di altro genere, e storico, il dialogo pu intervenire tra di noi fuori di questa sede. I limiti della mia risposta non potevano che essere quelli, per cui ritenevo che lei avrebbe potuto sentirsi parzialmente soddisfatto.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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