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Dettaglio seduta n.205 del 19/09/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1850 presentata dai Consiglieri Bontempi e Calligaro.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In materia di partecipazione alla spesa sanitaria e relative esenzioni sono stati emanati i decreti legge 25/3/1989, n. 111; 27/4/1989, n. 152 29/5/1989, n. 199; nonché i decreti del Ministero della Sanità 28/4/1989 e 24/5/1989 e dell'Interno 20/5/1989, n. 179.
Gli stessi dicasteri hanno inoltre diramato direttive intese ad uniformare i criteri di applicazione delle norme di legge; stampa, Tv radio hanno riservato ampi spazi per divulgare informazioni al riguardo.
La molteplicità dei provvedimenti ha inevitabilmente creato confusione e gli spazi temporali strettissimi in cui hanno dovuto agire gli operatori non hanno certamente favorito la chiarezza.
Inoltre, come noto, i provvedimenti di esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria sono correlati ai redditi e alle patologie: di competenza dei Comuni i primi, di competenza del Servizio Sanitario Nazionale (UU.SS.SS.LL.) le seconde.
Per quanto concerne le UU.SS.SS.LL. piemontesi l'Assessorato alla sanità si è tempestivamente attivato partecipando con i propri funzionari a riunioni presso il Ministero della Sanità, indicendo in data 5 aprile una riunione, presso la sala del Consiglio regionale, per illustrare agli operatori responsabili i contenuti di un'ampia circolare concernente gli orientamenti applicativi ed operativi del decreto legge n. 111/89 e mobilitando il personale del Settore assistenza sanitaria per fornire chiarimenti telefonici da ogni dove provenienti.
Anche per la parte che esula dalla propria competenza (esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria per motivi di reddito) che è specifica dei Comuni, l'Assessorato ha fornito tutte le notizie di cui in possesso nell'intento di ridurre i disagi dei cittadini richiedenti.
Il Ministero della Sanità, in data 14 giugno, ha infine inviato alle UU.SS.SS.LL. nazionali due prospetti sinottici delle esenzioni, la cui divulgazione ed affissione consente un'immediata informativa per l'utenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Sono d'accordo sulla confusione determinata dai decreti governativi, un caos tale per cui le UU.SS.SS.LL.
si sono comportate in modo differente e differente è stato il comportamento delle varie Regioni del nostro Paese. Per esempio, vi sono state delle Regioni che fin dall'inizio hanno esentato dal pagamento dei ticket ogni prestazione di medicina preventiva e che anche noi avevamo chiesto alla Regione Piemonte.
Ci accorgiamo che certe prestazioni non richiedevano il pagamento dei ticket, ma i ticket sono stati pagati e la Regione dovrebbe pensare correttamente a rimborsare i cittadini che hanno pagato ciò che non era dovuto da parte loro. Questo è anche dovuto al fatto che fin dall'inizio alcune Regioni si sono mosse correttamente ed altre sono state in attesa che si facesse chiarezza. Diverse Regioni italiane avevano esentato dal pagamento di ogni prestazione di medicina preventiva, ma la Regione Piemonte non ha adottato un provvedimento di questo genere, quindi probabilmente siamo una delle Regioni dove il caos è stato maggiore e dove probabilmente migliaia e migliaia di cittadini hanno dovuto pagare i ticket che non erano dovuti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 1193 dei Consiglieri Acotto, Montefalchesi, Sestero e Dameri, interrogazione n. 1806 dei Consiglieri Dameri, Montefalchesi e Bontempi ed interpellanza n. 1865 del Consigliere Picco inerenti le barriere architettoniche


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione n. 1193 presentata dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi, Sestero e Dameri, l'interrogazione n.
1806 presentata dai Consiglieri Dameri, Montefalchesi e Bontempi e l'interpellanza n. 1865 presentata dal Consigliere Picco.
Risponde l'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore agli enti locali

Il Consiglio regionale, con un ordine del giorno votato il 31/7/1987 invitò la Giunta ad alcuni adempimenti: 1) indicare agli enti locali la necessità di effettuare un censimento delle strutture pubbliche e private di uso pubblico che non risultino conformi alle disposizioni del DPR n. 384/78 2) mettere a disposizione degli enti locali, qualora non si verifichino impedimenti di natura giuridica, una struttura adeguata per l'assistenza tecnico-amministrativa 3) predisporre un piano di eliminazione delle barriere architettoniche per quanto di propria competenza, ivi comprese quelle esistenti nei parchi regionali e nei giardini pubblici 4) attivare il commissariamento previsto dalla legge finanziaria n.
41/86 (art. 32, comma ventiduesimo), cominciando dai Comuni capoluogo di provincia nel caso di loro accertata inadempienza 5) attivare urgentemente il processo di formazione di un numero adeguato di spazi prossimi alle sedi regionali, atti a consentire il posteggio delle automobili su cui viaggiano i cittadini privi di adeguata autonomia di movimenti.
L'Assessorato agli enti locali, incaricato dalla Giunta di occuparsi della materia, si è mosso secondo le direttrici specificate di seguito.
Con note n. 3 del 12/1/1988 e n. 604 del 20/6/1988 dell'Assessore agli enti locali si è prima chiesta e poi sollecitata ai Comuni e alle Province la trasmissione di informazioni relative agli edifici e strutture pubbliche e d'uso pubblico che non risultino conformi alle disposizioni del DPR n.
384/78 e l'esistenza o meno, presso l'Amministrazione interessata, di un piano di eliminazione delle barriere architettoniche, di cui si è chiesta copia.
Le risposte pervenute sono state oggetto di elaborazioni, nonché di aggiornamenti che a tutt'oggi proseguono, onde poter giungere alla predisposizione, nei limiti del possibile, data la grande difformità delle risposte stesse, di un tabulato comprendente i dati più significativi rilevati (iter del piano, edifici non a norma, motivi della mancata realizzazione del piano, interventi diversi, ecc.).
E' comunque possibile fornire alcune prime analisi sui dati pervenuti che rivelano una situazione piuttosto sconfortante ed ampiamente diffusa nel territorio regionale.
Un primo dato non positivo va individuato nell'esiguità delle risposte: da 1.209 Comuni e 6 Province sono pervenute circa 600 risposte in totale vale a dire meno della metà di quelle che avrebbero dovuto arrivare, segno chiarissimo di come il problema sia ancora scarsamente preso in considerazione ed affrontato, nonostante l'esistenza di legislazione che dettaglia il lato tecnico, prevede parziali fonti di finanziamento e richiede il commissariamento delle Amministrazioni inadempienti.
La valutazioni appena esposte vengono rafforzate da un primo esame di merito delle risposte: nell'8% circa dei casi le Amministrazioni rispondono di aver adottato i piani (che però ad un esame sia pur superficiale rivelano per lo più di non poter essere considerati tali); il 12% circa ha il piano in studio o in elaborazione; il 9% circa manifesta l'intenzione di predisporlo; il 22% circa dichiara di non avere intenzione di redigere il piano (o a causa della mancanza di fondi o perché ritenuto non necessario o perché le strutture sono a norma o a causa di vincoli storici o strutturali). Infine il 49% circa afferma, senza aggiuntivi chiarimenti che nessun piano è stato predisposto; 116 Comuni affermano inoltre di aver operato interventi di eliminazione delle barriere architettoniche indipendentemente dal piano e limitatamente ad alcuni edifici.
Esaminando specificatamente i Comuni capoluogo di provincia e le Province, non si riscontrano miglioramenti di situazione.
Il Comune di Torino risponde di aver predisposto un programma di interventi per l'edilizia scolastica; per gli altri edifici pubblici procede con progetti specifici, nell'ambito della manutenzione straordinaria. Non risulta peraltro trasmessa alla Regione copia di alcun piano completo.
Il Comune di Alessandria ha in fase di completamento piani non ancora elaborati. Novara ha incominciato un censimento del patrimonio immobiliare che dovrebbe servire per la redazione del piano. A Vercelli non vi sono n edifici conformi né piano. Cuneo ha assunto l'impegno di procedere alla predisposizione del piano. Asti infine ha predisposto il piano (che appare correttamente impostato), l'ha approvato con deliberazione del Consiglio comunale e ne ha trasmesso copia alla Regione.
Per quanto attiene le Amministrazioni provinciali, la sola Alessandria ha approvato con propria deliberazione il piano, che però riporta indicazioni generiche e di massima. Novara ed Asti non hanno risposto.
Torino e Vercelli hanno risposto con motivazioni analoghe (mancanza fondi altri impegni) di non avere ancora affrontato il problema; Cuneo ha assunto l'impegno di procedere ad interventi mirati all'eliminazione delle barriere.
Proprio per sollecitare una più efficace attivazione delle Amministrazioni, sia provinciali che comunali (capoluoghi di province) sono stati promossi e portati a termine incontri di chiarimento in sede locale.
Penso da quanto esposto di poter cominciare a formulare le seguenti considerazioni: sono molto scarse, su tutto il territorio regionale, sia la sensibilità al problema in discussione, sia la conoscenza dei suoi diversi aspetti: tecnici, amministrativi, finanziari, sociali. Molto spesso è ignorato addirittura il significato del termine "barriere architettoniche": si afferma di non averne se si sono affiancate le scale con un ascensore per disabili.
Manca una visione complessiva del problema: difficilmente vengono segnalate tutte le strutture pubbliche o d'uso pubblico del Comune: non sono riportati, sistematicamente, impianti sportivi, aree verdi attrezzate cimiteri, percorsi pedonali. I pochi interventi realizzati sono visti in un'ottica a se stante, quasi riguardassero strutture sorgenti nel deserto e non in un contesto urbano e collettivo. Negli stessi Comuni in cui si afferma di aver predisposto il piano si ravvisa spesso la mancanza di programmi di spesa e di tempi di attuazione. Nella maggior parte dei casi gli elementi forniti non sono comunque sufficienti alla valutazione della correttezza del piano e della sua completezza.
C'è inoltre una diffusa, generalizzata incertezza sulle fonti e possibilità di finanziamento delle opere necessarie per la messa a norma delle strutture; si ignorano le conseguenze di un protratto inadempimento.
Risulta perciò indispensabile, ai fini di una corretta crescita collettiva sul problema e ai fini di una maggiore facilità di esecuzione delle opere necessarie, un'accorta opera regionale di sensibilizzazione informazione ed insegnamento "erga omnes" ed uno specifico intervento verso particolari problemi.
Sulla scorta di queste considerazioni nel mese di luglio dello scorso anno la Giunta si è dotata di uno strumento tecnico, rappresentato dalla Stef S.p.A., e di uno staff di professionisti, con cui si è convenzionata (DGR n. 83-22553 del 26/7/1988) per la consulenza eventualmente occorrente in materia di accessibilità; si è quindi predisposto un programma di attività di massima che, in relazione a quanto sopra esposto, prevedeva tra l'altro: a) la trasmissione a tutte le Amministrazioni locali di una circolare esplicativa in materia di individuazione di barriere architettoniche e loro eliminazione, con scheda-guida per la rilevazione di dati attinenti a tutti gli edifici pubblici e di uso pubblico esistenti sul territorio comunale.
Sono quindi compresi anche gli edifici scolastici, come richiesto dall'interpellanza n. 1865.
La circolare, trasmessa nei mesi scorsi, ha risvegliato l'attenzione degli enti locali sul problema; essa offre anche la possibilità di avvalersi dello staff regionale di consulenti per pareri, sia pure informali e non impegnativi per i destinatari, su problematiche amministrative e tecniche.
Inoltre, con la richiesta di nuovi e più puntuali dati ai Comuni e alle Province, procura alla Regione un riscontro ed un aggiornamento sulle informazioni già registrate, che verranno utilizzate per completare il censimento di cui si è precedentemente parlato.
b) La predisposizione di corsi inerenti le problematiche delle barriere architettoniche e del loro superamento. Si propone il loro svolgimento in sede decentrata per favorire maggiormente la partecipazione degli enti locali, nonché la realizzazione di supporti audiovisivi che possano contemporaneamente essere utilizzati anche a livello pubblicitario dai mass media.
Per la loro realizzazione, però, esistono difficoltà di natura istituzionale e finanziaria. Infatti, non rientrando la materia tra quelle attribuite alle Regioni, né esistendo disposizioni legislative che autorizzino le Regioni stesse ad attivarsi, se non commissariando gli enti locali inadempienti sulla stesura del piano di eliminazione delle barriere architettoniche, la loro realizzazione dovrebbe essere legata ad attività previste da leggi già esistenti (per esempio, la legge n. 20/82, art. 7), o in leggi da approvare, leggi regolamentanti, in modo generale, la materia delle barriere architettoniche.
Un'altra possibilità presa in esame dall'Assessorato è stata quella di concedere ai Comuni contributi per la stesura del piano; infatti attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, sono finanziati i progetti di eliminazione delle barriere nei singoli edifici, ma nessun finanziamento è previsto per la redazione del piano stesso; ciò può creare difficoltà soprattutto ai numerosi Comuni piemontesi che, in relazione alle loro piccole dimensioni, dispongono di esigui bilanci.
Questa ipotesi operativa però, oltre alla difficoltà già riferita (mancanza di competenza regionale specifica in materia), presenta ancor più della precedente proposta riguardante i corsi, problemi di carattere finanziario. Sarebbe infatti necessario reperire nel bilancio regionale un cospicuo stanziamento, ben superiore a quello necessario per i corsi stessi.
Non penso sia necessario ribadire qui le difficoltà di ordine finanziario: i colleghi Consiglieri infatti ne sono perfettamente edotti.
E' però certo che se non verranno risolti i problemi di competenza e quelli finanziari, l'azione regionale in materia perderà di incisività e di efficacia.
La migliore soluzione potrebbe essere quella di predisporre un'apposita legge che legittimi gli interventi regionali reputati opportuni in materia.
In essa potrebbero trovare spazio, oltre al ruolo propulsivo e di coordinamento della Regione stessa, anche la possibile tipologia degli interventi previsti, nonché l'eventuale istituzione di un organismo di carattere "politico", un comitato operante sul problema delle barriere architettoniche, che individui i programmi di attività e ne coordini la realizzazione a livello regionale attraverso il supporto di un gruppo tecnico.
In questo organismo potrebbero confluire ed essere rappresentate, oltre alle parti sociali interessate, anche le competenze regionali in materia attualmente dislocate in diversi Assessorati.
In questo senso, se il Consiglio lo reputa opportuno, intenderebbe muoversi l'Assessorato nel prossimo futuro e quanto prima presentare il progetto di legge in Commissione da trasmettere poi al Consiglio.
Dagli esiti dell'indagine fatta tra Comuni e Province si possono inoltre trarre altre considerazioni: risulterebbe opportuno che la Regione, nella sua posizione intermedia fra Stato ed enti locali, iniziasse una mediazione tra le due parti affinché i finanziamenti statali, esigui nei confronti delle necessità locali, siano almeno studiati e concessi in funzione della concreta ed immediata possibilità di realizzare lotti interi di lavori, evitando la tragedia nazionale dei cantieri che non chiudono mai perché non è arrivata l'integrazione economica richiesta.
Dovrebbe inoltre (la Regione) preoccuparsi di segnalare la necessità di attivarsi in materia di barriere architettoniche anche ad amministrazioni o enti pubblici diversi da quelli locali, e garantire il loro coinvolgimento.
Su questo terreno l'Assessorato potrebbe operare prossimamente e a tal fine anche la predisposizione di ordini del giorno da parte del Consiglio regionale, da trasmettere allo Stato e agli enti ed amministrazioni interessati, può indubbiamente costituire un passo avanti verso il raggiungimento degli obiettivi.
Per completare questo breve e sintetico quadro delle attività fin qui portate avanti dall'Assessorato al bilancio, patrimonio ed enti locali, si vuole ricordare che, con la medesima convenzione di cui si è precedentemente parlato, si è attribuito ai citati progettisti anche l'incarico per la predisposizione di un piano di eliminazione delle barriere architettoniche in edifici e strutture di competenza regionale, e per la progettazione e la direzione delle conseguenti opere necessarie per l'eliminazione delle barriere stesse.
I progettisti stanno attivamente lavorando anche su questo fronte: è stato ultimato il censimento degli immobili regionali ed il reperimento dell'esistente cartografia e delle necessarie informazioni attinenti le caratteristiche tipologiche, funzionali e topologiche delle strutture; è in corso il reperimento dei dati mancanti, l'analisi dei dati raccolti e l'elaborazione della relazione che dovrà configurare le successive strategie di lavoro, e proposte operative in base a cui verranno individuate le priorità per la messa a norma degli edifici regionali.
L'Assessorato agli enti locali, infine, ha ripetutamente incontrato alcune associazioni di tutela dei disabili, iniziando con esse un colloquio tendente all'instaurazione di una reciproca collaborazione.
Vorrei infine aggiungere, tra le iniziative portate avanti dall'Assessorato agli enti locali, l'adesione e la collaborazione con l'ANCI per l'organizzazione di un convegno nazionale sull'eliminazione delle barriere architettoniche, a cui la Regione presenterà proprie relazioni, e che si terrà presumibilmente il prossimo ottobre.
Questa iniziativa, rientrante tra quelle di diffusione e promozione di conoscenza sull'argomento, che l'Assessorato ha fatto proprie nel muoversi mi porta ad esporre nuovamente il criterio principale che ha guidato sin qui le scelte regionali in materia: si è infatti reputato preliminare ed indispensabile, rispetto alle ipotesi di commissariamento, una "crescita" collettiva sull'argomento, attraverso un colloquio con gli enti locali atto a fornire loro le possibili conoscenze e sicurezze necessarie per procedere.
Solo terminata questa prima fase, ed in quel momento con la sicurezza di aver fatto quanto la Regione poteva per aiutare le amministrazioni, si potrà ritenere necessario il procedere al commissariamento di quanti nonostante tutto, risultino ancora assenti, passando eventualmente attraverso misure intermedie di penalizzazione.
Per quanto riguarda infine la risposta alla denuncia presentata dalle associazioni di disabili relativa alla mancata stesura del piano di eliminazione delle barriere architettoniche da parte della Regione e del Comune di Torino, posso solo ripetere che la Regione sta procedendo in merito già da quasi un anno e che evidentemente le associazioni non erano puntualmente informate della situazione regionale, ma che comunque i progetti esecutivi saranno presto forniti alla Giunta e quindi inizierà l'iter per gli appalti dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, quello che l'Assessore ci ha presentato, e come egli stesso ha rilevato, è un quadro sconfortante. Quadro che denota, da parte degli enti locali, un'accentuata mancanza di sensibilità su un problema importantissimo, cioè la possibilità che i cittadini disabili possano vivere normalmente come qualsiasi altro cittadino, possano vivere la città i luoghi pubblici e privati, possano accedere alle occasioni di socializzazione. Nonostante che a livello parlamentare nazionale siano state emanate normative che denotano il tentativo di far crescere la sensibilità su questo problema (legge finanziaria 1986 e legge n. 13/89) da parte degli enti locali continua ad esistere un disinteresse assoluto che porta ad emarginare gran parte dei cittadini dalla possibilità di vivere la città.
La Giunta regionale ha cominciato ad occuparsi di questo problema solo quando il Consiglio regionale il 31 luglio ha approvato l'ordine del giorno in materia; prima non c'era alcun Assessore che si occupasse attivamente di questo problema. Lei ha fatto alcune cose, anche nel bilancio 1988 venne stanziata una somma modesta, ma che ha costretto la Giunta a doverla utilizzare e non mandarla a residuo.
Siamo però in una situazione disastrosa a livello di sensibilità degli enti locali; c'è quindi la necessità che le Regioni superino i ritardi.
Non si può mandare un messaggio ai cittadini dicendo che l'unico modo per far valere i propri diritti è quello della Magistratura. Le associazioni dei disabili hanno ragione: la legge finanziaria 1986 aveva stabilito alcuni adempimenti che i Comuni dovevano assolvere.
A luglio 1987 la Regione, su iniziativa del Consiglio, ha scoperto che c'era questo problema. Nel mese di febbraio 1988 le associazioni dei disabili presentano una diffida giudiziale alla Regione e al Comune di Torino per ricordare gli obblighi della legge finanziaria 1986 sulle barriere architettoniche, sollecitando i Comuni a fare i piani e la Regione a fare quanto di sua competenza. Nel maggio 1989 e a tutt'oggi in Piemonte non c'è ancora un piano (che possa chiamarsi tale) di eliminazione delle barriere architettoniche ai sensi della legge finanziaria 1986; soltanto il Comune di Asti si è mosso.
Il messaggio che rischia di arrivare all'associazione dei disabili è che per far valere un loro diritto, prima di tutto sociale e morale, ma poi anche sancito dalle leggi, l'unica strada è la denuncia degli amministratori inadempienti.
Assessore, la Regione è in ritardo, intanto per quanto riguarda il piano per gli edifici di sua competenza. Assessore, io credo che almeno un segnale bisognerebbe darlo! Già in quest'aula un cittadino disabile non è in grado di accedere alla tribuna del pubblico. Ci sono tali e tante barriere architettoniche in quest'aula che è la sede del Consiglio regionale! Un cittadino disabile ha grossissime difficoltà - ripeto - ad accedere alla tribuna del pubblico di quest'aula! Non pretendo che la Regione faccia un piano per gli edifici di sua competenza in una settimana e neanche in un mese, probabilmente ci vogliono mesi per farlo seriamente ma un segnale diamolo rendendo almeno accessibile quest'aula, altrimenti rischiamo di dire delle parole vuote.
L'Assessore ha parlato dei corsi, però un altro segnale bisogna darlo anche perché ci sono responsabilità che sono state evidenziate da parte delle associazioni alla Magistratura e rischia poi di risponderne lei insieme alla Giunta, quindi un altro segnale va dato. La legge finanziaria 1986 diceva che i Comuni inadempienti dovevano essere commissariati. Io non dico che lei debba commissariare 1.209 Comuni. A volte però sensibilizzare significa anche fare delle forzature, quindi, se la Regione in questa questione crede veramente, deve prendere i Comuni capoluogo di provincia che sono inadempienti e in ritardo (io non commissarierei, per esempio, il Comune di Asti che è indirizzato nel verso giusto) e quei Comuni che sono ancora al punto di partenza (Torino, ad esempio, ha fatto soltanto uno pseudo programma per l'edilizia scolastica e nient'altro) e li fa commissariare, facendo - questo è un atto emblematico - una conferenza stampa da parte dell'Assessore e del Presidente della Regione. Questa è una sensibilizzazione con il bastone, ma a volte bisogna anche usare il bastone se non c'è la sensibilità! Quindi perché, Assessore, non fare un atto emblematico, fare cioè quello che la legge prescrive? Un commissariamento emblematico allo scopo di sensibilizzare.
I Comuni poi non avrebbero potuto, in base alla legge n. 61/86, art.
32, comma ventesimo, approvare progetti di costruzione e ristrutturazione di opere pubbliche se non conformi alle disposizioni del decreto n. 384/78 cioè che non prevedessero l'eliminazione delle barriere architettoniche.
La Regione ha fatto una verifica sulle principali opere che sono state realizzate o ristrutturate dal 1986 in poi nei Comuni e ha fatto una verifica se quelle opere rispettano il decreto n. 384/78, cioè prevedono l'eliminazione delle barriere architettoniche? Questo è un altro compito che la Regione deve assolvere. Infatti, un altro modo per sensibilizzare i Comuni è impedire loro di fare delle opere che non contemplino l'eliminazione delle barriere architettoniche. Questo problema della sensibilizzazione degli enti locali verrà risolto solo quando nella cultura, prima di tutto dei progettisti, questa delle barriere architettoniche diventerà una delle questioni che hanno pari dignità con tutti gli altri elementi del progetto e non una questione accessoria.
La Regione deve verificare se questo principio è stato rispettato sulle maggiori opere, altrimenti si dice che non è a norma, che non può essere realizzata o non può funzionare quella struttura.
Ultima questione. Ho fatto un'interrogazione e spero che l'Assessore competente, credo l'Assessore Genovese, mi risponda. La Regione può e deve emanare criteri e indirizzi progettuali omogenei per la redazione e la modifica dei regolamenti edilizi in modo che questi contengano le prescrizioni progettuali per quanto riguarda l'eliminazione delle barriere architettoniche. La Regione può e deve farlo! Il collega Picco ricorderà come del resto anche chi era nella scorsa legislatura in quest'aula, che quando modificammo la legge urbanistica (la legge n. 56) all'art. 87 inserimmo questo comma: "La Regione può definire e proporre criteri e indirizzi omogenei per la redazione dei regolamenti edilizi anche al fine di superare le barriere architettoniche".
A che punto siamo su questo? A me risulta che non solo non sono stati emanati questi criteri e indirizzi, ma addirittura i regolamenti edilizi dei Comuni sono tutti fermi in Assessorato per mancanza di personale che li esamini. Questo è un altro compito che la Regione deve assolvere! La questione dei regolamenti edilizi è importante perché con la legge n. 13 è previsto che l'eliminazione delle barriere architettoniche deve avvenire non solo per i progetti e i nuovi edifici pubblici, ma anche per quanto riguarda i progetti per gli edifici privati, cioè sia nell'edilizia pubblica che nell'edilizia privata. Questo presuppone la modifica a tappeto dei regolamenti edilizi e la Regione deve svolgere un ruolo propulsivo su questo.
Dopodiché, e mi avvio alla conclusione, credo che una legge regionale possa anche essere di aiuto, sebbene io ritenga che la legge non sia indispensabile. Se l'Assessore intende presentarla, la esamineremo con tutta la disponibilità che abbiamo. Ritengo però che prima di presentare la legge l'Assessore, anche sulla scia di questa necessariamente sintetica discussione in sede di interrogazioni ed interpellanze, debba venire nella Commissione competente per fare il punto, magari in modo più articolato, su questa vicenda. Siamo ormai a pochi mesi dalla scadenza della legislatura e pertanto la Regione dare un segnale chiaro e visibile sulla vicenda altrimenti rischiamo di legittimare l'indifferenza dei Comuni.



PRESIDENTE

Vorrei sottolineare l'aspetto messo in evidenza dal Consigliere Montefalchesi relativamente alle modifiche da apportare in quest'aula. Si tratta di vedere il tipo di intervento, ma nel progetto generale la Regione Piemonte deve realizzare tali modifiche che sono più che mai necessarie.
La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Chiedo al Presidente che nella prima riunione dell'Ufficio di Presidenza si portino a conoscenza le proposte di modifica delle nostre aule dato che per quanto mi riguarda, pur essendo membro dell'Ufficio di Presidenza, non le conosco e naturalmente plaudo al fatto che siano attuate.
Il collega Montefalchesi ha già ampiamente illustrato il senso e la natura delle nostre interrogazioni, ma io vorrei soffermarmi sulla denuncia avanzata da sette associazioni di tutela dei disabili nei confronti del Comune di Torino e sull'atteggiamento che la Regione Piemonte ha assunto in merito.
Vorrei fare due considerazioni di ordine generale. Affrontando questa materia noi dobbiamo ribaltare la priorità solita dell'attenzione politica che distingue i provvedimenti tra quelli essenziali e quelli aggiuntivi ai quali generalmente appartengono il tipo di questioni di cui stiamo ragionando.
Questo tipo di questione deve avere (su questo punto possiamo tentare di costruire una convergenza larga del Consiglio regionale), per il significato e il senso che ha dal punto di vista culturale e civile e anche per la condizione concreta e materiale di agibilità della società un'attenzione particolare da parte nostra, soprattutto quando si tratta di accesso alle strutture pubbliche in tutti i suoi aspetti.
I tempi con i quali si provvede al capovolgimento delle priorità da parte degli enti pubblici sono assolutamente insoddisfacenti. Ormai ci sono tempi troppo lunghi ed inaccettabili per i soggetti che sono direttamente toccati da questo tipo di problematiche, tra la formulazione di un'idea, la definizione di un'ipotesi, la conclusione di una legge e poi i tempi concreti della realizzazione. Su questo punto c'è l'esigenza di una riflessione molto seria.
Quello che veniva evidenziato nella denuncia fatta dalle associazioni al Comune di Torino, le distanze e i tempi siderali fra le intenzioni e quello che la legge propone che i vari enti locali attuino (il censimento il piano, la definizione per le costruzioni o per le ristrutturazioni di elementi che non siano in difformità con la legislazione vigente) sono veramente troppo lunghi. Tanto più che anche in questo caso la legge finanziaria del 1986 prevedeva la possibilità di accesso a finanziamenti a fondo perduto. A questo punto non so più se tale accesso sia ancora possibile oppure se anche in questo caso si tratta di finanziamenti persi.
Non è il primo caso, però è particolarmente grave che questo avvenga in una materia che riguarda direttamente questo tipo di persone e complessivamente l'attenzione della società a questi temi.
Chiedo che l'Assessore competente (considerando l'appuntamento del convegno in merito alle barriere architettoniche del 13-14 ottobre e perch non sia anche quella, al di là della volontà dei promotori, semplicemente una sede in cui si fanno parole) prenda questa iniziativa, considerando che lo stesso dimostra sensibilità nei confronti di un coinvolgimento delle associazioni anche per la formulazione di una proposta di legge. Anch'io ho qualche perplessità, tante volte diciamo che abbiamo bisogno di delegificare, che non dobbiamo legificare troppo a livello nazionale e regionale, che la questione fondamentale è la chiarezza degli intenti del legislatore nazionale e regionale, la definizione poi di procedure e di modalità che rendano rapidi, efficaci, incisivi e anche controllabili gli atti che le varie leggi prevedono. Tra l'altro, c'è una proposta di legge già presentata dal Comitato regionale per l'eliminazione delle barriere architettoniche (si è tenuto un convegno nell'estate scorsa). Il materiale c'è, però vediamo se è utile. Sarebbe bene cercare di fare le cose concrete.
Chiedo all'Assessore di prendere un'iniziativa precisa nei confronti del Comune di Torino, visto che questa c'è stata da parte delle associazioni attraverso una denuncia penale all'interno della quale ci sono puntuali e circostanziate descrizioni di situazioni molto precise, per un commissariamento sulla materia.
Solo se si faranno degli atti chiari e netti che prevedano una volontà precisa avremo la possibilità di far sì che la famosa "credibilità" delle istituzioni possa fondarsi su qualcosa di concreto. Anche le altre cose servono, ma credo lascino l'amaro in bocca e la sensazione di essere un pochino menati per il naso, sensazione che sempre di più tanti cittadini nel nostro Paese purtroppo hanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

L'argomento merita spazio anche nelle repliche perché ne va di mezzo la credibilità dell'istituzione Regione nei confronti di una materia disciplinata in sede nazionale, ma sulla quale il Consiglio regionale aveva assunto impegni e punti di riferimento ben precisi.
Dando atto all'Assessorato della notevole attività svolta in termini di presa di coscienza del problema e anche di coinvolgimento delle realtà locali, si deve comunque utilizzare tutto il lavoro svolto non attestandolo solo ai risultati conseguiti, che sappiamo essere insufficienti. Dal punto di vista dell'analisi e della diagnosi, sia gli aspetti meramente statistici, sia gli aspetti di rilevazione critica delle situazioni l'Assessorato ha acquisito una serie di elementi conoscitivi che bisogna non disperdere, quindi utilizziamo la STEF o chicchessia per comunque memorizzare questi dati ed essere pronti ad utilizzarli per alcuni appuntamenti.
Nella mia interrogazione avevo sottolineato l'esigenza che l'appuntamento prossimo fossero le elezioni amministrative del 199O, perch esiste il diritto dei disabili ad accedere ai seggi elettorali. Cosa che non è avvenuta purtroppo, e lo dico con molta vergogna, nella città di Torino: in alcuni casi perché alcuni seggi non erano accessibili e non sempre vi era personale volontario, disponibile a spostare carrozzelle a mano da un piano all'altro.
Questo è molto grave perché ci sono dei casi in cui i disabili non sono stati messi nelle condizioni di poter esercitare il loro diritto di voto per queste ragioni.
Quindi il problema ha una sua complessità, ma rispetto ad alcuni obiettivi, ripeto, che vedi caso associano tra l'altro l'accessibilità alle strutture pubbliche per i disabili all'esercizio di un dovere e diritto che è il voto, mi pare sia un tipo di traguardo sul quale la Regione si potrebbe impegnare a fare una seria verifica.
Mi aspettavo una specifica risposta, avendolo esplicitamente sottolineato nella mia interrogazione: la rinnovo con impegno credibile in termini di impegno politico innanzitutto, e di segnalazione al Ministero degli Interni delle situazioni che non sono accettabili come individuazione di seggi elettorali, considerando oltretutto il fatto che tutti i seggi elettorali vengono ubicati in sedi come scuole o altri edifici che in ogni caso devono essere resi accessibili ai disabili.
Si tratta di un traguardo sul quale, senza voler comprendere l'universo e senza voler affrontare dei provvedimenti che non sono praticabili, mi si permetta di dire che il commissariamento non è praticabile come strumento efficace, perché non sapremmo nemmeno come farlo e comunque quand'anche commissariassimo il Comune di Torino dal punto di vista delle barriere architettoniche, vorrei chiedere ai colleghi cosa potremmo fare concretamente. Confrontiamoci su queste cose, perché purtroppo ci sono delle disposizioni di fondo nell'applicazione della legislazione di cornice che parlano del commissariamento per un ruolo sostitutivo, che per quanto attiene, ad esempio, alla enucleazione di disposizioni che attengono al diritto dei cittadini in ordine alla materia urbanistica e in ordine a tante altre materie, il commissariamento della Regione ha un senso, ma sul commissariamento relativo alle barriere architettoniche vorrebbe dire sostituirsi a poteri di intervento sui quali la Regione non dispone, come non dispone il Comune, di mezzi sufficienti per agire. La consequenzialità comporterebbe comunque la disponibilità di risorse, perché non si pu commissariare perché non sono state fatte certe cose, dopodiché lo stesso Commissario non è in grado di farle.
Colleghi, cerchiamo di essere concreti e pratici e verifichiamo il significato delle cose delle quali parliamo. Il commissariamento su alcune operazioni - ripeto - sostitutive del potere degli enti locali può avere un senso. Dove si tratta invece di realizzare delle opere, mi chiedo come concretamente sia possibile.
Invece in termini di denuncia, in termini di deterrenti sui finanziamenti pubblici, in termini di programmazione delle risorse che la Regione deve destinare, l'eliminazione o la sospensione dei finanziamenti a quei Comuni che non sono adempienti in ordine a determinati impegni che per legge devono essere assunti, credo sia una strada praticabile. Ricordo quella relativa ai seggi elettorali. E' una verifica forse molto parziale ma certamente concreta affinché le cose possano procedere. Se si opererà concretamente questa verifica, credo che da un appuntamento elettorale all'altro tutto il patrimonio dell'edilizia pubblica verrà investito di fatto di un adeguamento ad una disposizione di legge.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione n. 1834 del Consigliere Tapparo inerente la salvaguardia culturale della Regione


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1834 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Signor Presidente, colleghi consiglieri, nell'ambito del progetto "Allestimento e conservazione nei musei, nelle biblioteche e negli archivi" realizzato dal Consorzio MBA Piemonte ai sensi dell'art. 15 legge n. 41/86 come rilevato nell'interrogazione in oggetto, sono stati formati operatori e si sono perfezionate metodologie d'indagine atte a realizzare interventi conoscitivi e diagnostici non solo riguardo a sedi di musei, biblioteche e archivi e, nello specifico, ad ambienti destinati alla conservazione di beni museali e di fondi bibliotecari e archivistici, ma, in generale riguardo ai beni architettonici.
Anche sulla base di tale considerazione e dell'opportunità di non disperdere il patrimonio di personale ed esperienze conseguiti con quel progetto, la Regione Piemonte, con provvedimento della Giunta regionale n.
162-30226 dell'11/7/1989, ha espresso valutazioni positive in appoggio ad un progetto presentato dal Consorzio S.P.S. al Ministero del Lavoro intitolato "Progetto occupazionale per la fornitura di servizi tecnici e di diagnosi e raccolta dati ai fini della conservazione e della valorizzazione del patrimonio architettonico e monumentale in Piemonte" nell'ambito del quale era previsto di utilizzare competenze professionali ed acquisizioni tecniche e metodologiche già impiegate nel progetto ex art. 15 legge n.
41/86.
Nel contempo gli uffici regionali hanno curato iniziative finalizzate alla costituzione del "Centro regionale per la conservazione dei beni culturali" previsto dal Piano regionale di sviluppo proseguendo la collaborazione tra Regione Piemonte, Politecnico di Torino ed ENEA, che insieme, furono proponenti del progetto ex art. 15 legge n. 41/86.
A tal fine è stata progettata un'associazione tra questi soggetti e con la partecipazione della FIAT Engineering, che ha curato la realizzazione del progetto citato mediante il Consorzio MBA. Lo Statuto dell'associazione, che verrà sottoposto prossimamente ad approvazione prevede una serie di attività e di servizi tecnici, organizzativi promozionali e di documentazione finalizzati alla conoscenza e alla conservazione dei beni culturali, da programmarsi e svolgersi, in collaborazione con il Ministero ai Beni culturali ed ambientali, mediante la creazione di apposita struttura operativa.
Questa struttura (Centro per la documentazione e la conservazione dei beni culturali) contribuirà alla realizzazione degli interventi a carattere conoscitivo e diagnostico che verranno messi a punto sulla base delle esigenze e dei programmi degli associati nonché del Ministero ai Beni culturali e ambientali, sia operando direttamente, sia avvalendosi di forze esterne.
Nella eventuale progettazione ed organizzazione di interventi di "ricognizione e monitoraggio" di edifici a rischio, quali prospettati nell'interrogazione in oggetto, tale struttura costituirebbe riferimento e supporto fondamentale, mentre la realizzazione di simili interventi potrebbe coinvolgere ampie competenze esterne, tra le quali, non ultime quelle formatesi con il progetto MBA.
In questo senso, proprio in questi giorni si stanno attivando i contatti che erano stati già segnalati in occasione di una risposta ad una precedente interrogazione sulla stessa materia; nel frattempo si è costituita una cooperativa di coloro che hanno svolto esperienze all'interno del Consorzio MBA, e credo di poter dare tra alcuni giorni specifiche risposte in termini operativi alle domande che da più parti in questo Consiglio sono state formulate dopo l'esperienza del Consorzio MBA.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta tempestiva.
Quando avevamo discusso, Assessore, di questo problema informalmente eravamo sotto l'emergenza del fatto di Pavia, che ancora una volta segnava come prevalesse la cultura dell'emergenza per gli interventi sul nostro patrimonio architettonico artistico, in luogo di una cultura della prevenzione, capace di programmare e di avere una ricognizione e un monitoraggio permanente in tempo reale sul nostro patrimonio artistico e architettonico.
Le risposte che lei ha dato sono importanti e rassicuranti. Da un lato il patrimonio di conoscenze che si è formato attorno ad uno dei progetti più importanti che in Piemonte si è sviluppato relativamente ai giacimenti culturali: quello del consorzio MBA, che ha permesso di formare settantasette laureati e diplomati nel campo della raccolta e dell'archiviazione, della sistematizzazione delle conoscenze e degli interventi da compiere per quanto riguarda il nostro patrimonio. Occorre quindi sostenere il Ministero del Lavoro, affinché questa iniziativa che si è sviluppata con un contratto a termine non vada dispersa insieme al suo patrimonio di conoscenze.
Altrettanto importante è la costituzione di un'associazione che possa coordinare tutte le capacità e le energie esistenti sul territorio per operare in questo senso.
Nella mia interrogazione avevo però indicato anche la necessità di un rapido censimento delle emergenze. In alcune realtà del Piemonte (per esempio, l'Abbazia di San Benigno) sono stati necessari interventi di emergenza. Occorre coinvolgere la Protezione civile, perché sappiamo che gli interventi in procedura ordinaria sono molto complessi e in genere non sono capaci di arrivare in tempi sufficientemente rapidi. E' quindi necessaria un'opera di prevenzione attraverso la realizzazione di un sistema di ricognizione, di monitoraggio. In questo senso l'operatività dell'associazione che si sta costituendo mi pare importante, e la possibilità di non disperdere questo nucleo di conoscenze e di esperienze che si è formato con uno dei progetti sui giacimenti culturali, legato alla Finanziaria 1986, mi sembra un fatto rilevante.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione n. 1598 del Consigliere Pezzana inerente l'assegnazione dei fondi per la ricerca sanitaria finalizzata anni 1983/1984


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 1598 presentata dal Consigliere Pezzana cui risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Dopo la pubblicazione del bando per il finanziamento di progetti di ricerca sanitaria finalizzata di cui alla deliberazione della Giunta regionale 3/8/1982 n. 485-18562, copia della stessa è stata inviata al Consiglio regionale, ai singoli Consiglieri, alle Province, ai Comuni capoluogo, ai Comprensori ed inoltre ai Rettori ed ai Presidenti dell'Università e del Politecnico, ai Presidenti delle UU.SS.SS.LL., ai Consigli di circoscrizione, ai Provveditorati agli studi del Piemonte ed alle Segreterie regionali di CGIL. CISL e UIL.
Sono stati stampati cinquecento manifesti, contenenti l'estratto del bando per l'affissione negli enti pubblici, in particolare negli ospedali nelle sedi di UU.SS.SS.LL. e nelle principali stazioni F.S.
Un comunicato stampa è stato ripreso da alcuni giornali a livello nazionale.
In effetti, circa cinquanta progetti di ricerca sono pervenuti da altre Regioni, in particolare da Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna Toscana, Marche, Lazio, Campania e Sicilia.
La Commissione tecnico-consultiva per la ricerca sanitaria finalizzata presieduta dall'Assessore regionale alla sanità e composta da ben trentaquattro membri, ha lavorato dal 13 aprile 1983 al 15 febbraio 1984 (sessantasette riunioni complessivamente comprendendo le sedute plenarie e le riunioni in sottocommissione).
I criteri e le motivazioni che hanno informato i giudizi espressi dalla Commissione tecnico-consultiva regionale nel corso dell'esame dei progetti sono stati di due tipi: di merito, relativi all'oggetto e al suo grado di finalizzazione applicativa di forma, relativi alla conseguente articolazione del progetto (validità, chiarezza, completezza).
In particolare per finalizzazione si è inteso la possibilità di una ricaduta più immediata o mediata sulle strutture del SSN, con riferimento agli indirizzi generali del PSSR.
La riclassificazione dei progetti ha condotto ad un riaccorpamento funzionale degli stessi in quattro aree: area biomedica, area epidemiologica e sistema informativo, area ambiente ed area programmazione ed economia sanitaria.
Il criterio della finalizzazione in particolare ha portato ad una differenziazione dei pesi delle singole aree con un privilegio accordato all'area ambientale e all'area epidemiologica.
Per quanto riguarda in particolare i progetti attinenti alla psichiatria c'è da dire che: 41 (Università 10, extra-Università 31) erano i progetti di argomento psichiatrico in senso più stretto 7 (Università 1, extra-Università 6) erano i progetti con parziale correlazione con contenuti psichiatrici.
Dei primi 41 i finanziati sono stati 27 (6 Università e 21 extra Università); dei secondi 7 i finanziati sono stati 2 (1 Università e 1 extra-Università).
Le ricerche globalmente finanziate hanno avuto tempi di inizio abbastanza differenziati. Ad una verifica relativa ad un ampio campione si rileva che 80 progetti sono stati avviati tra la fine del 1984 e la fine del 1985; 116 progetti sono stati avviati nel 1986; 34 progetti sono stati avviati nel 1987.
A tutt'oggi sono pervenuti complessivamente 151 "progress" (19 di argomento psichiatrico) e 7 rapporti finali (di cui 3 di argomento psichiatrico).
La valutazione dei "progress" e soprattutto dei rapporti finali è demandata sia alla Commissione tecnico-consultiva regionale per la ricerca sanitaria finalizzata sia alla competente sezione del Consiglio regionale di sanità e assistenza che ha tra l'altro come compito quello di redigere una relazione annuale sullo stato della ricerca sanitaria finalizzata.
Della Commissione tecnico-consultiva, che ha valutato i progetti in questione, come rileva l'interrogante, non facevano parte, per quanto riguarda la psichiatria, docenti universitari, che sono stati viceversa inseriti, nella persona del prof. Ravizza, nella Commissione successivamente nominata (DGR n. 122-3475 del 18/2/1986).
I criteri per l'assegnazione dei fondi per gli anni 1985/1986 a seguito del bando approvato dalla Giunta regionale con deliberazione del 19/3/1985 ricalcano, in linea di massima, quelli adottati per i progetti 1983/1984.
Con deliberazione della Giunta regionale n. 91-15581 del 15/8/1987 sono stati approvati 225 progetti su 507 presentati.
Con deliberazione della Giunta regionale n. 123-30187 dell'11/7/1989 "Riparto del FSR di parte corrente, anno 1986, quota a destinazione vincolata, ex art. 17 della legge n. 887/84, ammontante a L.
38.348.000.000", sono stati attribuiti al filone della ricerca finalizzata L. 4.100.000.000 che, con apposito atto deliberativo, verranno attribuiti alle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore Maccari per la sua risposta, anche se non posso dire puntuale, perché la mia interrogazione era del 13 gennaio 1988. Devo però dire che avendo scelto questa giornata per rispondermi, mi ha in parte soddisfatto perché tra un po' si parlerà di psichiatria e forse questa interrogazione può essere una buona introduzione per capire come mai si è arrivati all'esigenza di cambiare le cose.
Questa mia interrogazione nasceva dal fatto che, avendo lavorato due anni e mezzo su un progetto di riforma della legge psichiatrica, mi ero accorto che nella gestione finanziaria 1983/1984 erano state date L.
415.200.000 a 21 ricercatori. Di questi 21 ricercatori, 20 erano tutti dell'area Pirella. La cosa mi aveva un po' stupito: anzi, non mi aveva stupito, mi aveva interessato, perché assegnarsi 415 milioni non sembra essere un comportamento del tutto corretto e non a caso questo bando di concorso è stato largamente ignorato (non erano mai stati informati tantissimi psichiatri e ricercatori), ma visto che i 20 vicini alla corporazione di "Psichiatria democratica" erano stati poi i prescelti, la cosa mi aveva incuriosito.
Ringrazio l'Assessore perché, per esempio, vengo a sapere che il dott.
Tavolaccini con i 5 milioni avuti per questo progress non ha mandato nulla altri, parecchi, hanno mandato poche righe. Si tratta di: Rissone, Farina Pascal, Zuccolin, Pirfo, Rocca, Naldi, Pirella (Pirella peraltro si è assegnato la cifra quasi più alta: 46 milioni; lo supera solo Rissone con 47 milioni), Ruschena, Tranchina, Sorrentino, Cottino (segretario di un'associazione che peraltro ebbe 20 milioni), Scotta, Gasca, Di Leo.
Mi chiedo se rispetto a questi 415 milioni autoassegnatisi, il loro lavoro conseguente possa giustificare le somme erogate, visto che oggi si parla proprio di un cambiamento in questo senso. Lo dico veramente con profonda preoccupazione perché la gestione di questi dieci anni a targa "Psichiatria democratica" o Democrazia Proletaria (PD o DP, basta invertire le consonanti, il risultato è lo stesso) ha provocato il bisogno di una nuova legge che oggi noi andremo a discutere.
Ringrazio ancora l'Assessore per questa sua risposta. Mi fa piacere sapere che per l'erogazione di altri fondi ci si rivolgerà a persone dalle mani pulite quali il prof. Ravizza, e mi auguro che nell'assegnazione dei fondi ci sia un'attenzione dei fondi da parte dell'Assessorato per impedire che nuove o vecchie corporazioni possano gestire il denaro pubblico, così come è stato gestito sotto la conduzione del prof. Pirella.
Avrei molte altre cose da dire, ma credo che la giornata di oggi ci darà ampio spazio per intervenire.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata) - Edilizia scolastica

Interpellanza n. 1899 del Consigliere Ala inerente l'avviamento di un piano di edilizia convenzionata sull'area del Colgiansesco ad Alpignano e la costruzione di una scuola


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1899 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mia risposta sarà brevissima perché è solo di parziale soddisfazione di un'interrogazione che è stata presentata dal Consigliere Ala e che riguarda presumibilmente anche altri colleghi. Credo che ciascuno di noi possa avere tempi diversi perch siamo diversamente caricati di lavoro e mi sembra giusto, quando vi è la possibilità, rispondere alle interrogazioni per le parti che mi riguardano nei tempi più rapidi possibili.
Detto questo, devo dire che allo stato attuale le esigenze di edilizia scolastica del Comune di Alpignano non appaiono per ora tali da richiedere un intervento per la realizzazione di un edificio scolastico. Questo per quanto è a nostra conoscenza e sulla base degli elementi che abbiamo esaminato.
Il Consigliere interpellante, nella fattispecie l'amico collega Ala non precisa per la verità per quale tipo di scuola sarebbe destinata la struttura di 25.000 mq prevista nel piano di edilizia convenzionata per il costo di 3 miliardi. Gli ultimi dati della rilevazione scolastica disponibili in Assessorato, sono riferiti all'anno 1987/1988, indicano funzionanti in Alpignano 12 sedi scolastiche per un totale di 2.118 allievi, così distribuiti: scuola materna: 4 sedi 15 sezioni 378 allievi elementari: 5 sedi 46 classi 914 allievi scuola media: 3 sedi 39 classi 826 allievi.
Nell'anno 1988/1989 è stata soppressa la succursale della scuola media "Tallone" di due classi, il che evidenzia una popolazione scolastica in calo.
Nessun piano di edilizia scolastica, proposto dalla Regione Piemonte dal 1986 ad oggi (periodo di validità della legge n. 488), ha previsto realizzazioni nel Comune di Alpignano in quanto le sedi esistenti rispondono al momento sufficientemente alla domanda di strutture.
In ogni caso la realizzazione di nuove sedi scolastiche, anche in presenza di nuovi insediamenti abitativi, è soggetta al parere favorevole del Provveditorato agli studi competente per territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò un intervento molto breve che parte dall'apprezzamento e dal ringraziamento per la risposta fornita dall'Assessore.
Richiamo soltanto, e mi spiace che in aula non sia presente l'Assessore Genovese, che la vicenda degli insediamenti abitativi e delle previsioni abitative sul Colgiansesco è vicenda che solo marginalmente tocca il problema dell'edilizia scolastica.
I problemi sollevati nell'interpellanza rimandavano alla vicenda complessiva degli insediamenti sul Colgiansesco, gravemente lesivi, a mio avviso, di una delle poche aree verdi rimaste nella cintura torinese. Gli interventi edilizi previsti porteranno pochi abitanti, senza certamente modificare assolutamente le esigenze scolastiche nel Comune, anche perché i dati forniti dall'Assessore non sono originali e particolari per Alpignano.
Non fanno altro che rispecchiare un trend, una linea di tendenza, un dato oggettivo che riguarda tutta quanta la cintura torinese che solo in minima parte viene modificato da interventi edilizi e solo qualora questi siano interventi ad alta volumetria, con grandi palazzoni (soprattutto con la legge n. 167).
Il motivo per cui avevo aggiunto questa richiesta nell'interrogazione nasceva dalla considerazione che, almeno in termini simbolici e di immagine, l'attacco a quest'area verde del Comune di Alpignano veniva anche giustificato dalla necessità di trovare un'area in cui collocare un nuovo insediamento scolastico.
Sono contento della rapidità della risposta perché almeno fuga uno degli elementi messi in campo per giustificare questo intervento.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, a Vercelli, la situazione relativa al funzionamento dell'unico inceneritore di rifiuti solidi urbani attualmente in attività in Piemonte, e il funzionamento del depuratore delle acque, è ormai al di là della più elementare decenza.
Sto per presentare un'interrogazione urgente, dalla quale emergerà che nell'area dell'inceneritore, da tempo funzionante fuori norma, come riconosciuto più volte dagli stessi tecnici della Provincia, esistono tre discariche di rifiuti solidi urbani, di rifiuti tossico-nocivi e di scorie dell'impianto, del tutto abusive.
La cosa è resa ancora più grave dagli intrecci esistenti con gare di appalto alquanto discutibili, sui quali è stato presentato un esposto alla Magistratura.



PEZZANA Angelo

Chiedo se questo intervento avviene secondo il Regolamento.



PRESIDENTE

Consigliere Valeri, presenti l'interrogazione.



VALERI Gilberto

Quella che presentiamo è l'ennesima perché sull'argomento sono già state presentate almeno quattro interrogazioni che giacciono senza risposta da mesi.
La raccomandazione è che di fronte alle notizie che ho dato poc'anzi il Presidente si impegni per far sì che nella prossima seduta la Giunta finalmente affronti questi argomenti.



PRESIDENTE

Mi farò carico di sollecitare le risposte che lei attende da parecchio tempo.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 7, 14, 21 e 27 luglio 1988 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Ferro e Santoni.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Siccome a conclusione della seduta di giovedì scorso c'era stata la discussione in merito al problema della discarica di Orbassano, oggi è pervenuta alla Presidenza la richiesta da parte di tre Consiglieri di iscrivere all'o.d.g. la suddetta questione. Inoltre, i Gruppi DP e Lista Verde hanno richiesto la convocazione dei Capigruppo. Per la rilevanza che il problema ha presentato in questi giorni, ritengo opportuno aderire a tale richiesta.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,25 riprende alle ore 11,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella riunione dei Capigruppo si è deciso che il problema della discarica di Orbassano verrà discusso martedì in VII Commissione, presente l'Assessore, con la più ampia informazione, al termine della quale la Commissione stessa valuterà tutti gli aspetti relativi all'eventuale iscrizione all'o.d.g. della prossima seduta, demandando ai Capigruppo la valutazione su tale iscrizione.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, se i Capigruppo hanno deciso in tal senso, lo avranno fatto a ragion veduta.
Spiace che l'Assessore Cernetti ancora una volta non sia presente in aula per fornire le necessarie informazioni al Consiglio, le fornirà alla Commissione. Quello che a noi interessa è che venga iscritto questo punto all'o.d.g. della seduta di giovedì prossimo.



PRESIDENTE

Al termine dei suoi lavori la Commissione si esprimerà passando le risultanze ai Capigruppo, i quali valuteranno la portata delle conclusioni e l'eventuale iscrizione all'o.d.g.


Argomento: Psichiatria

Esame progetto di legge n. 503: "Disposizioni per l'assistenza dei malati di mente e per la riorganizzazione dei servizi psichiatrici" Presentazione pregiudiziale di non passaggio all'esame dell'articolato


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 503, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Emilia Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, colleghi consiglieri, la legge di riforma sanitaria del 23/12/1978 n. 833 prevedeva, nella sua parte dedicata all'assistenza psichiatrica, che i servizi ed i presidi psichiatrici ospedalieri ed extra ospedalieri, al fine di garantire la continuità dell'intervento sanitario a tutela della salute mentale, fossero organicamente e funzionalmente collegati in forma dipartimentale. La mancata attuazione, fino ad oggi, di questa parte della legge n. 833, da parte della Regione Piemonte, ha comportato in più casi situazioni di conflittualità tra UU.SS.SS.LL. sedi di servizi psichiatrici ospedalieri e UU.SS.SS.LL. che, pur utilizzandoli per i propri pazienti, rifiutano di partecipare con il proprio personale alla loro gestione dipartimentale. Ne consegue una grave carenza della continuità e del coordinamento degli interventi con possibile, serio pregiudizio dell'assistenza ai malati, come anche recenti, drammatici episodi hanno purtroppo dimostrato.
L'art. 2 di questa legge perciò obbliga tutte le UU.SS.SS.LL. ad organizzarsi in modo dipartimentale.
L'eventuale futuro accorpamento delle attuali UU.SS.SS.LL. in nuove UU.SS.SS.LL. di più grandi dimensioni potrà rendere necessaria una modifica dell'art. 3, che individua i dipartimenti, ma non l'organizzazione dipartimentale del lavoro fra strutture ospedaliere ed extra-ospedaliere.
L'esperienza di questi primi dieci anni di riforma dell'assistenza psichiatrica ha dimostrato che l'ambulatorio e il servizio ospedaliero sono strumenti indispensabili, ma non sufficienti a dare un'adeguata e completa risposta ai molteplici e diversificati bisogni dei malati di mente.
Le cosiddette strutture intermedie, già genericamente previste dalla legge n. 180 e dalla legge n. 833, devono a questo punto essere chiaramente definite nei loro scopi, funzioni, modalità organizzative, ed essere concretamente realizzate.
Ogni servizio dipartimentale psichiatrico, come prevede l'art. 4, dovrà avere una completa rete di presidi psichiatrici che operi in modo integrativo e coordinato.
Questa rete, oltre al servizio ospedaliero, con un minimo di 0,8 posti letto ogni 10.000 abitanti, dovrà comprendere uno o più Centri di salute mentale, strutture che debbono essere assai più di un semplice ambulatorio psichiatrico; almeno un Centro di terapie psichiatriche, sintesi funzionale ed organizzativa di un centro diurno con una comunità terapeutica; almeno una comunità protetta, presidio per interventi psicoriabilitativi di lunga durata; almeno una comunità alloggio, presidio socio-assistenziale a carattere residenziale per pazienti con difficoltà relazionali. La definizione degli standard strutturali ed organizzativi di questi presidi sia come collocazione abitativa che come dotazione del personale, è rinviata dall'art. 16 ad apposita deliberazione regionale, strumento più adeguato ed agile per tale definizione.
Poiché nell'assistenza sanitaria le strutture sono importanti, ma la preparazione del personale lo è ancora di più, l'art. 10 definisce le priorità in tema di formazione ed aggiornamento professionale nel settore psichiatrico.
L'art. 11 istituisce il settore informativo regionale sull'assistenza psichiatrica, indispensabile strumento conoscitivo e di programmazione.
L'importante contributo che può dare il volontariato è ricordato nell'art. 12.
La progressiva creazione della nuova rete di presidi renderà necessaria una revisione del ruolo delle case di cura convenzionate con conseguenti modifiche delle convenzioni in atto (art. 13).
Le indispensabili riconversioni degli ospedali psichiatrici, tuttora esistenti in Piemonte, in strutture compatibili ed integrate con il resto dell'assistenza psichiatrica, è rinviato dall'art. 14 ad apposite deliberazioni del Consiglio regionale, per tenere conto in modo più flessibile delle diverse realtà locali.
L'art. 15 prevede un futuro provvedimento regionale che regolamenti, in modo organico, la necessaria collaborazione fra servizi psichiatrici servizi di neuropsichiatria infantile e servizi di assistenza per tossicodipendenti ed alcolisti.
L'art. 20 prevede, infine, i finanziamenti con un programma decennale per realizzare concretamente le strutture indicate come indispensabili in questa legge, ma entro i primi cinque anni si dovrebbe realizzare la metà delle strutture.
Vorrei aggiungere ancora qualche considerazione sulle finalità di questa legge, anche per sgombrare il campo da polemiche e tensioni che hanno caratterizzato il servizio psichiatrico negli ultimi anni.
Noi abbiamo ripetutamente parlato di questi problemi in questa sede ed in altre. Il Consiglio regionale nel 1984 ha nominato una Commissione d'inchiesta per verificare la situazione esistente sul territorio regionale. Non sono da dimenticare altri contributi che sono venuti da varie parti, associazioni, gruppi e medici che hanno sempre lavorato per il superamento reale dei manicomi con nuovi servizi e con realtà diffuse sul territorio.
Questa legge ha l'obiettivo di consentire a tutte le UU.SS.SS.LL. del Piemonte di poter concretamente rispondere in modo adeguato alle esigenze dei malati di mente e delle loro famiglie. Sappiamo che la situazione oggi non è soddisfacente, per essere ottimisti possiamo dire che non è stata ancora affrontata con mezzi sufficienti. Con questa legge si cerca di creare degli strumenti che consentano la possibilità di intervenire concretamente.
Sotto il profilo finanziario la Commissione, con parere concorde, ha ritenuto di definire meglio gli impegni. La previsione è di farvi fronte entro dieci anni realizzando una prima tranche entro i cinque anni con fondi della legge finanziaria (art. 20). Poiché sembrava un impegno riduttivo rispetto ai finanziamenti statali, abbiamo ritenuto di inserire anche i fondi finalizzati per gli interventi che la Regione già pu realizzare nel settore. Sappiamo che non basta creare una comunità alloggio, un ambulatorio, una comunità terapeutica per dare una reale assistenza al malato di mente: proprio per questo nella legge in esame c'è un'attenzione particolare al reperimento delle risorse umane e alla formazione del personale. In questo settore, forse più che in altri, sono in primo piano la capacità di accoglienza, di condivisione e la solidarietà.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Bergoglio è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, la collega Bergoglio si è attenuta molto ai termini della questione. Sono d'accordo con il relatore nel dire che questo problema è di grande delicatezza e che è difficile parlarne dall'esterno per nome e per conto di altri. E' difficile parlarne in questo Consiglio regionale senza ricordare le strumentalizzazioni, che in certi momenti hanno assunto livelli di volgarità inaccettabile.
Parlare della questione psichiatrica alla luce dello stato di applicazione della legge n. 833, vuol dire ricordare i problemi risolti quelli che sono stati abbozzati, quelli non affrontati o ancora al di là dall'essere impostati in termini oggettivi. Vuol dire parlare degli aspetti che riguardano la centralità e l'uguaglianza della persona che si trova in difficoltà nei rapporti con gli altri. Questo complesso di valori deve essere salvaguardato.
Abbiamo assistito alla spersonalizzazione dell'uomo in difficoltà, il quale non era tenuto in considerazione, tant'è vero che si sono sviluppate iniziative di base per difendere la dignità della persona. In particolare nel campo della psichiatria, dove dal punto di vista concettuale si confrontano scuole diverse, c'è la necessità di sperimentare, in termini ampi, liberi, con gli strumenti necessari, questo intervento di riforma.
C'è stato sicuramente un grandissimo salto di qualità. Il fatto di aver superato gli ospedali psichiatrici, l'aver avviato processi di ridimensionamento è stato un grande salto dal punto di vista etico umanitario e anche dal punto di vista politico. Quindi ogni tentativo di mettere in discussione questo, con le volgarità che abbiamo sentito in quest'aula e fuori di qui su una serie di questioni, credo debba essere respinto.
In questi anni nella nostra Regione e in altre realtà si è compiuto un notevole intervento riformatore, sono state create le basi e le condizioni perché il personale impegnato in questa esperienza potesse svolgere un ruolo importante e fondamentale nel processo di riforma. Tutto questo è però ancora insufficiente perché mancano le scelte nazionali. La legge n.
833 trova difficoltà ad essere concretamente applicata perché manca un Piano socio-sanitario nazionale, manca una programmazione, benché minima che dia un quadro di minor incertezza alle Regioni le quali in questo ambito hanno dovuto operare senza un "ombrello" che permettesse loro di operare in modo realistico.
Nonostante questo alcune Regioni in questi anni hanno portato avanti un intervento che ha risposto, almeno nei principi e nell'impostazione, alle realtà e alle esigenze.
Nel 1984 il Consiglio regionale del Piemonte ha costituito una Commissione d'indagine sullo stato di applicazione della riforma psichiatrica. Quella Commissione, a conclusione dei propri lavori all'unanimità ha indicato una strada da percorrere.
Chiedo se le conclusioni di quella Commissione d'indagine sono state lette da parte dell'Assessore o da parte delle sue strutture, se sono state recepite le indicazioni che la Commissione dava, se l'Assessore si è mosso per rispondere a quelle sollecitazioni le quali peraltro non stravolgevano l'impostazione data, ma cercavano di far avanzare rapidamente e in modo più organico la riforma.
Invece di dare una risposta a quelle sollecitazioni si è proceduto sistematicamente, con il favore del silenzio della Giunta e dell'Assessore a demonizzare importanti realizzazioni e impostazioni. Se non si danno delle risposte ai problemi, è evidente che si facilita una controriforma come quella che in questi anni abbiamo visto in Consiglio e fuori, portata avanti con molta volgarità e con il cecchinaggio sistematico. Questo è inaccettabile dal punto di vista morale ed etico! Il patrimonio di operatori pubblici e il volontariato sociale si sono cimentati, sono cresciuti, anche attraverso gli errori, ma hanno creato le basi per operare realisticamente, per affrontare problemi difficili e complessi. Ebbene, questo patrimonio è stato sistematicamente demotivato perché è mancato l'intervento da parte dell'organismo politico. Un tale processo è stato favorito anche da certi organi di stampa che invece di puntare il dito sulle carenze per sollecitare le soluzioni, hanno in modo scandalistico rilevato alcuni casi (ma chi di noi non è in grado di sollevare in qualunque situazione dei casi?).
Oggi finalmente, dopo anni di cecchinaggio e di volgarità, abbiamo davanti a noi un progetto di legge. Finalmente la Giunta si pronuncia finalmente la maggioranza si esprime, finalmente l'Assessore può essere messo nella condizione obbligata di parlare! Ma questo non è sufficiente Assessore Maccari, perché in questo provvedimento non vedo le grandi cose che sono state fatte e i problemi che sono ancora aperti. Vedo un disegno di legge regionale pieno di contraddizioni che intromette in modo sibillino delle normative che di fatto scardinano il patrimonio di esperienze, che vanno certamente migliorate, e che immettono delle novità che non vanno però nel senso della legge n. 833 e che non rispondono ai bisogni dell'uomo in difficoltà. Si privilegiano strutture ed interventi di tipo costrittivo che non facilitano il ruolo degli operatori pubblici e del volontariato sociale che è determinante e si schiaccia la persona in difficoltà con pieno arbitrio in strutture come quelle che qui sono previste; operazioni che non possono essere garantite da professionalità artefatte e da spostamenti di "birilli" per mettere coloro che sono più vicini a una parte piuttosto che ad un'altra e quindi non possono garantire gli interventi di riforma che sono indispensabili.
L'Assessore Maccari in questi anni ogni volta che è intervenuto si è caratterizzato su questioni di grande delicatezza intromettendo il soggetto economico all'interno di tematiche che riguardano la salute, che sono un soggetto sociale e che quindi non possono vedere la presenza sfacciata del privato speculativo. E' evidente che il privato ha il diritto di avere un guadagno, dobbiamo però chiederci se possiamo accettare che in settori così delicati il privato trovi spazio e possa ottenere dei tornaconti a scapito del diritto alla salute dei cittadini.
Ci sono situazioni discutibili, in questo settore come in altri, come nel campo dell'handicap e in quello degli anziani, e la scelta politica è stata quella di non potenziare né i servizi né il personale e di non avviare una riflessione sul ruolo che il volontariato dovrebbe avere all'interno dei servizi. La legge sul volontariato socio-assistenziale è del 1984 e abbiamo dovuto chiedere alla cortesia dell'Assessore Brizio di relazionare, come la legge prevede, sullo stato di applicazione della stessa, ma non c'è mai stata una discussione. L'articolo che riguarda il volontariato è stato recuperato tanto per dare un contentino a certe aree.
Così viene interpretato dal Gruppo DC. Si scrive nella legge senza preoccuparsi che il volontariato e la cooperazione sociale abbiano un rapporto serio con i servizi pubblici, anzi, il problema viene affrontato molte volte in termini spartitori. Su queste questioni non c'è spartizione di colore e tendenza politica che tenga.
Quando si creano condizioni di non coordinamento, di non piena valorizzazione delle leggi esistenti, è evidente che si creano le condizioni perché anche la spartizione dell'intervento della cooperazione sociale o del volontariato nei servizi coinvolga troppo il sistema politico del Paese e della Regione.
Se l'Assessore Maccari avesse presentato un provvedimento del genere all'inizio della sua gestione, non avremmo avuto la triste storia di insulti e di cecchinaggi, ma avremmo avuto confronti seri e responsabili tra posizioni diverse.
Su un problema di questo genere non c'è stata possibilità di approfondire i pareri diversi e si sono fatte delle strumentalizzazioni quindi questo provvedimento è inficiato nelle sue radici, nelle sue origini. Per questo lo ritengo un provvedimento non positivo perché non è in grado di rispondere alla realtà, perché non tiene conto delle esperienze positive e anche negative che avrebbero permesso un intervento meno polemico e non sulla testa di chi si trova in difficoltà. Avrebbe dovuto essere un momento di grande confronto fra idee diverse sulla questione della centralità della persona in difficoltà per approvare in termini politici e legislativi un intervento più realistico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito generale sulla psichiatria si svolse nel settembre dello scorso anno: è trascorso un intero anno. In quella sede l'Assessore assunse l'impegno di presentare un disegno di legge entro sei mesi secondo la bozza di relazione, entro il tempo necessario per elaborarlo secondo la relazione modificata e letta dall'Assessore in Consiglio.
Il periodo di sei mesi venne considerato eccessivo e inaccettabile persino dall'Assessore. L'emergenza psichiatrica turbava e spero turbi tutti ancora oggi. Eravamo a due mesi dall'allontanamento del coordinatore il tecnico considerato curiosamente il responsabile delle mancate politiche dell'Assessorato, imbastendo una clamorosa mistificazione. Il politico scaricò sul tecnico tutte le responsabilità. Il tempo necessario per elaborare il disegno di legge era comunque, secondo le dichiarazioni dell'Assessore, di pochi mesi; i sei mesi, la più pessimistica delle previsioni, giustamente considerata impresentabile, sono diventati un anno.
In questo ultimo anno la situazione è peggiorata, si è continuato a versare lacrime di coccodrillo sui drammi dei malati e delle loro famiglie. Un altro anno è stato perso, un altro anno che si aggiunge ai primi tre e oltre dell'attuale legislatura.
Nel settembre 1988, prima del dibattito consiliare, il Gruppo comunista, DP e Lista Verde presentarono una proposta di deliberazione di Consiglio che aveva per titolo "Azioni per la tutela della salute mentale" proposero di discuterla e di approvarla in attesa di una legge. La proposta recepiva le indicazioni della Commissione di indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma psichiatrica in Piemonte del 1985 e prevedeva lo stanziamento di 15 miliardi di lire.
Oggi ci troviamo in Consiglio di fronte a un disegno di legge presentato in V Commissione alcuni mesi fa, che contiene carenze e clamorose dimenticanze. Ne cito alcune.
Il Consiglio dipartimentale era composto dai soli medici responsabili delle Unità operative psichiatriche. Ora, sia pure a fini consultivi, è composto anche dai rappresentanti delle categorie professionali operanti nel servizio.
Il Centro di salute mentale è diventato sede del progetto terapeutico.
Si è rafforzato l'articolo inerente la formazione e l'aggiornamento professionale, sia pure in modo inadeguato.
Si è introdotto un articolo sull'Università: si tratta di un'introduzione del tutto formale, prima neppure c'era.
Il termine ambiguo "riconversione degli ospedali psichiatrici" è stato trasformato in "superamento e riconversione".
Si è precisato, anche se non a sufficienza, il rapporto tra il Dipartimento di salute mentale e le Unità operative autonome di neuropsichiatria infantile. Sull'arco temporale di attuazione del programma di intervento si è ottenuto qualche miglioramento. Altre proposte sono state inspiegabilmente respinte.
Ma è della logica e della struttura del disegno di legge che voglio parlare. Nonostante i miglioramenti non è condivisibile né la logica né la struttura. L'indispensabile collegamento tra l'attività dei servizi di salute mentale con i servizi sanitari e i servizi sociali è ignorato rinviato. Di conseguenza è ignorata o marginalizzata l'attività di prevenzione. Mancano gli standard, i requisiti funzionali dei diversi servizi, mancano in sostanza indicazioni delle risorse da impiegare, sia economiche che di personale. Si enfatizza il potere decisionale degli psichiatri, si minaccia l'autonomia professionale degli altri operatori.
E' un disegno di legge arretrato rispetto alle proposte nazionali e naturalmente arretrato rispetto alle concrete necessità della popolazione.
E' andato più avanti il Ministero della Sanità: il piano nazionale è molto più avanzato, ma non se ne è voluto tenere conto. L'intelaiatura organizzativa è basata sulla logica della concentrazione; è confusa, vaga e al tempo stesso rigida e velleitaria.
Il disegno di legge si propone come un'elencazione di strutture residenziali che pure in alcuni casi sono necessarie, ma non possono e non debbono costituire il fulcro dell'intervento psichiatrico. L'arco temporale è eccessivo: dieci anni! Abbiamo ripetutamente avuto modo di precisare in quest'aula che non siamo pregiudizialmente e ideologicamente contrari al privato. Abbiamo ripetutamente detto che sono necessari punti fermi, regole chiare, capacità effettiva di controllo. Il disegno di legge apre, senza regole e senza controlli, al convenzionamento con le strutture private.
E' difficile presentare emendamenti. La logica della struttura e del dispositivo richiederebbe una ristesura del testo. Ciononostante presenteremo pochi, ma significativi emendamenti.
Provo a ricordare i punti che vogliamo emendare.
Il Centro di salute mentale secondo noi deve assicurare interventi di consulenza e/o assistenza a pazienti ricoverati in divisioni, reparti o servizi degli ospedali di zona o in altre strutture socio-sanitarie pubbliche. Deve essere aperto almeno 12 ore al giorno ed il personale deve essere disponibile per le urgenze nelle ore di chiusura del servizio. Il Centro di salute mentale deve essere affiancato da un centro diurno, da laboratori terapeutici e da un "Centro crisi" in modo da evitare al massimo i ricoveri.
Un altro punto che ci pare molto importante riguarda il convenzionamento con le case di cura private. Si dice che si vuole sottoporre a verifica le modalità del loro utilizzo. Perché non cogliere l'occasione per istituire una Commissione consiliare di indagine che faccia questa verifica e ci presenti il quadro della situazione? Nell'art. 14 il privato sociale è ignorato, evidentemente ci si riferisce ad un altro privato. Forse perché abbiamo paura di ricordare che esiste un privato sociale di grande importanza? Sugli standard ci è stato detto, e noi abbiamo convenuto, che non era opportuno introdurli nel dispositivo di legge perché qualora si dovessero cambiare bisognerebbe cambiare l'intero dispositivo di legge, bisognerebbe apportare una modifica alla legge stessa. Ebbene, abbiamo accettato questa impostazione e siccome abbiamo potuto prendere visione di una bozza riguardante gli standard, nel mese di giugno di quest'anno abbiamo proposto di presentare il disegno di legge in Consiglio e contemporaneamente presentare anche una deliberazione di Giunta sugli standard. La Commissione tecnico-scientifica, per la verità, accolse questa nostra proposta, non sappiamo che fine abbia fatto perché non ci risulta che una deliberazione di Giunta sia stata portata o verrà nei prossimi giorni presentata in Consiglio. Se la bozza era pronta, se il tempo era più che sufficiente visto che sono trascorsi quattro mesi, perché non abbiamo operato in modo contestuale, naturalmente prima con la legge e poi con la deliberazione di Giunta? Perché abbiamo 60 giorni di tempo dall'entrata in vigore della presente legge per definire una deliberazione che riguarda gli standard? Così si potrebbe dire su altri punti di decisiva importanza. Quali risorse possono immediatamente consentire l'attuazione di questa legge? Nessuna! Ci si riferisce all'art. 20 della legge finanziaria del 1988 i cui provvedimenti attuativi non sono stati assunti dal Governo. Quando li assumerà? Dal momento in cui li assumerà ci saranno 180 giorni di tempo per definire un piano finanziario. Naturalmente, il tutto deve essere in armonia con l'emanando Piano socio-sanitario regionale che sta scadendo in questo mese e della cui bozza non abbiamo avuto visione. Circolano dei documenti, ma non siamo neppure ad una bozza di piano.
Avevamo proposto in Commissione di attingere dalla spesa corrente, dal fondo straordinario di 100 miliardi di lire, di orientare meglio la spesa investimenti 1989 e di ripescare la spesa vincolata. Non è stata spesa una quota consistente di spesa vincolata: faccio un solo esempio, quella del 1986, pari a 40 miliardi di lire, non si sa che fine abbia fatto. Lì c'era un progetto che riguardava la psichiatria e che comportava una spesa di alcuni miliardi di lire. Perché non compiamo uno sforzo eccezionale? Perché ci affidiamo al Governo nazionale in attesa dei provvedimenti attuativi ancora della finanziaria 1988? Se la situazione è di vera e propria emergenza, perché tutti insieme non facciamo un grosso sforzo in questa direzione? Perché è stata, senza discutere, respinta la proposta di deliberazione di Consiglio presentata da comunisti, DP, Verdi, lo scorso anno, che poteva coprire questo prevedibile ulteriore buco di un anno? Diciamo la verità. La legislatura volge al termine. Se tutto andrà bene, si parlerà di psichiatria nell'autunno del prossimo anno. Si parlerà di psichiatria, non di attuazione dei provvedimenti stabiliti dalla legge.
E sappiamo che in questo campo la realizzazione di un intervento ha tempi medi di cinque anni. Quando comincerà a dare qualche frutto questa legge? Nel 1995? Non venite più a parlarci di emergenza se le cose stanno così! E secondo noi stanno così! Non si può non fare un bilancio. E' stata persa un'intera legislatura! Quello che è certo è che in questa legislatura nulla sarà fatto. A marzo del prossimo anno la legislatura terminerà.
Ho fatto alcuni esempi di modifiche profonde che vogliamo apportare al dispositivo di legge. Ci paiono proposte ragionevoli. In Commissione abbiamo riscontrato un'apertura da parte della Commissione tecnico scientifica e una chiusura drastica da parte dell'Assessore.
Ci auguriamo che l'Assessore dimostri concreta volontà di confronto e di apertura, ce lo auguriamo nell'interesse dei malati, dei loro familiari e dell'intera comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, in un clima abbastanza svogliato si sta avviando questa discussione che viene dopo una crociata ideologica qual è quella che il Presidente degli Stati Uniti sta sviluppando contro i tossicodipendenti.
Questa crociata viene all'approdo, e quello che si avvicina alla riva è un vascello di pericolosi fantasmi.
Dalle pagine de "La Stampa" sono scomparsi i casi disperati dopo due anni di tamburi battenti. La notizia del disagio psichico e dell'emergenza scompare, anche quando un utente di una clinica privata di una cittadina della provincia di Torino si impicca ad un albero del giardino interno della clinica con un filo di ferro. Anzi, devo correggere: per garantire il diritto di cronaca, la notizia trova spazio, però nell'edizione minore di "Stampa Sera", e della notizia nemmeno una riga sull'edizione adulta quella che diffonde copie per undici volte in più.
Oggi si presenta all'incasso un disegno di legge dopo tre anni di martellante forcing ideologico. E a proposito di palle e palloni, il collega Pezzana ancora una volta ha riscaldato l'ambiente, anzi i muscoli a proposito di un'interrogazione discussa poco prima di dare avvio al dibattito sulla legge. Perché il collega Pezzana, a proposito di palle e palloni, non denuncia alla Procura in maniera circostanziata quello che qui afferma, magari con l'immunità? Personalmente riterrei auspicabile che i calunniati si tutelino. Ma veniamo alla discussione.
Il Consigliere Pezzana ha riscaldato i muscoli; l'Assessore Maccari ha dato una registratina al telecomando.
Una montagna di menzogne e di mistificazioni, alimentando speranze infondate anche nei confronti di quelle persone che in buona fede, fuori dal portone di Palazzo Lascaris, sollecitano l'approvazione del progetto di legge n. 503. Mistificazioni e menzogne che partoriscono dei topolini velenosi. Da questo punto di vista come non sottolineare che si dà avvio con questa legge alle convenzioni a go-go, di modo che il disagio psichico diventi occasione di affari per tutte le lobby economiche e ideologiche che si stanno attrezzando alla bisogna con cliniche e repartini vari.
La risposta che si dà a questa campagna triennale è un aumento dei posti letto, una diffusione del primariato (è molto insidioso il disegno) per dare un contentino anche a quei clinici che hanno manifestato una qualche solidarietà pelosa nei confronti di chi è stato aggredito da questo governo che doveva dirigerlo, indirizzarlo e che è stato indicato come capro espiatorio.
Colleghi, poteva questo non essere un risultato scontato se i responsabili dell'Ufficio salute mentale si fossero sottratti alla graticola quotidiana di una Giunta che scavava la fossa a loro, e, cosa ben più importante, alla speranza di reinserimento sociale dei disagiati psichici, lasciando soli innumerevoli operatori che si sono prodigati in tutti questi anni con scienza, coscienza e grande trasporto etico.
Da parte nostra, avevamo denunciato questo disegno di una riforma dimezzata e sabotata dall'interno da chi doveva applicarla.
Noi pensiamo di poter mettere nomi e cognomi a quelli che hanno sabotato la riforma, e sono quelli che hanno governato la sanità pubblica e che a undici anni dalla legge del 1978 non hanno ancora dato un titolare un recapito, un ufficio a chi dovrebbe costituire qualche riferimento operativo fisico presso il Ministero della Sanità. Un riferimento concreto quindi, alla fatica quotidiana di centinaia di operatori a fianco del disagio più doloroso di migliaia di donne e di uomini, ed anche un riferimento per gli amministratori che cercano di applicare le leggi.
Quando nel 1985 per la prima volta mettevamo piede in Consiglio regionale, potevamo, forse più liberamente di altri, cogliere che sotto il velo della falsa continuità di un'esperienza di cui abbiamo individuato e in alcuni casi denunciato i limiti, laddove quei limiti erano evidenti e bisognava intervenire, si aprivano i sentieri della controriforma, ideati da organizzazioni "loggistiche" parallele e trasversali alle istituzioni democratiche.
Una controriforma strisciante, una volontà mai sopita di revanche.
Vorrei che il refuso di stampa contenuto a pag. 6 del progetto di legge n.
503 non si riveli davvero un lapsus freudiano laddove parla, al punto 4) delle categorie professionali da coinvolgere nel servizio dipartimentale psichiatrico operanti nel "servizio".
La deliberazione presentata il 28/9/1988, che preparammo come Gruppo dopo molti mesi di lavoro e di confronto con operatori, utenti di servizi psichiatrici, coloro i quali potevano fornire suggerimenti utili ed opportuni, la volemmo presentare insieme ad altri colleghi del Gruppo comunista, della Sinistra indipendente, della Lista Verde, proprio per manifestare l'ampiezza di uno schieramento culturale che non ci stava alla revanche ideologica ed organizzativa. In quella deliberazione dicevamo che a dieci anni dall'emanazione della legge, i problemi di applicazione erano ancora largamente aperti, sia per responsabilità dei governi nazionali che non hanno varato il Piano socio-sanitario previsto, sia per responsabilità degli esecutivi delle Regioni, soprattutto per quanto attiene il miglior impiego delle risorse disponibili.
Scrivevamo: "Associazioni di familiari di malati reclamano l'attuazione completa della legge e la creazione di servizi all'altezza dei compiti.
Associazioni di familiari di malati, contemporaneamente a segnare la drammaticità della situazione imputando quanto è accaduto in questi anni alla genericità della legge n. 180, ne richiedono la modifica riproponendo forme d'internamento". Partivamo da queste considerazioni per fare proposte concrete che riguardassero una risposta efficace ai limiti applicativi di quella riforma. Alcuni sono stati ricordati dal collega Calligaro. E allora come non rendersi conto di come questi topolini velenosi, partoriti dalla montagna propagandistica e mistificatoria, non possono dare quella risposta tempestiva per la quale si sono persi altri quattro anni di tempo? C'erano tutti gli elementi, alla fine della passata legislatura, per intervenire con atti deliberativi che rendessero efficace l'applicazione, che rispondessero ai bisogni sociali che sono andati crescendo.
Oggi si interviene sotto forma legislativa. In merito avanziamo una riserva di legittimità per quanto riguarda la forma adottata. E' nostra convinzione, alla luce del dettato della riforma, del DPR n. 616 e di tutte le leggi di riferimento nazionale, che le questioni affrontate nel progetto di legge n. 503 debbano e possano trovare più opportuna formulazione in una deliberazione di Consiglio, perché non ci risulta che la Regione abbia sulla base delle leggi nazionali vigenti, facoltà di legiferare nei termini in cui ci viene proposto. Per questo motivo insieme al collega Ala, a nome del Coordinamento Verdi e Alternativi, dopo la discussione generale presenterò una questione pregiudiziale: per rinviare in Commissione l'esame del problema, perché sia analizzato contestualmente alle altre proposte deliberative, che sono consegnate alla Commissione, perché non serve una legge. Si tratta appunto di applicare degli atti deliberativi, che certamente il Consiglio può individuare con maggiore precisione, al di là delle opinioni rispettive che ciascun Gruppo può manifestare.
Per avviarmi a concludere, signor Presidente, sento che non dico tutto quanto ho da dire, tutto quanto ho dentro politicamente, cioè un rammarico per lo sfilacciamento della proposta di deliberazione che avevamo voluto collettiva e rappresentativa di uno schieramento più ampio, alla quale ci siamo sentiti in qualche modo vincolati e che pensavamo venisse sostenuta anche da chi nella Commissione consiliare competente, nonché cofirmatario della proposta di deliberazione, riveste ruoli di responsabilità.
Pensiamo che sia da dare risposta nei termini proposti anche a quelle sollecitazioni che ci sono pervenute ancora in questi giorni di una consultazione più ampia, di un coinvolgimento di quegli operatori organizzati dalle Confederazioni sindacali che chiedono di poter dire la loro per far corrispondere un servizio ai bisogni dei cittadini e degli utenti.
Per questo non possiamo che denunciare come quella deliberazione proposta sia stata assolutamente accantonata, non considerata, violando le regole di buon senso, oltre che di correttezza istituzionale che vuole che su proposte che riguardano i medesimi argomenti si avvii l'iter legislativo o deliberativo contestualmente.
Concludo con una citazione di Monsignor Pasini, Segretario generale della Charitas, il quale diceva circa un anno fa: "A leggere certi progetti di riforma della legge n. 180 (si riferiva a quelli presentate dal Ministero della Sanità) mi pare che le preoccupazioni principali che li ispira siano proprio quelle di sbarazzare la collettività dalla scocciatura di venire a contatto con una realtà scomoda. Questo è, secondo me, il significato reale della riproposizione di strutture di ricovero per lungodegenti, assai simili ai vecchi ospedali psichiatrici. Ma così si ricade nell'idea del tutto superata sul piano scientifico che la malattia mentale sia inevitabilmente cronica ed inguaribile. Le strutture alternative previste dalla legge di riforma del 1978 non sono state sperimentate che in piccolissima misura. Ed è assurdo riproporre le vecchie formule quando non si son volute percorrere le strade nuove".
Fine della citazione, ma non fine del film.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, affrontiamo oggi, dopo tanto tempo, il progetto di legge n. 503 della Regione Piemonte che riguarda l'assistenza ai malati di mente; meglio sarebbe stato sicuramente dire "disposizioni per la tutela della salute mentale", come già è stato detto da altri.
Diciamo subito che era ora che la Regione Piemonte si dotasse di un tale strumento, la cui carenza abbiamo sempre sottolineato nei nostri precedenti interventi sul tema. Ma diciamo anche subito che noi siamo stati contrari alla filosofia che ispirava la legge n. 180 fin dall'inizio. Legge che noi ritenemmo, e riteniamo, per dirla con Giovanni Jervis, che per anni fu con Basaglia alla testa del movimento per la chiusura dei manicomi e che definì la legge n. 180 "legge ingenua, velleitaria, culturalmente rozza" o anche con il prof. Gasca che opera a Torino, "legge che sminuisce la funzione terapeutica e non mette in evidenza che i pazienti possono essere curati e alcune volte possono anche guarire" o anche con il prof. Meluzzi che dice: "finita la provocazione creativa sono rimasti i grigiori di una legge fatta più per negare e vietare che per costruire un moderno modello di assistenza".
La riforma, che voleva reinserire i malati di mente nella vita di relazione, nel lavoro, negli affetti, non ha funzionato, anzi, ha creato tante, troppe situazioni al limite della sopportazione per i malati e le loro famiglie quando non ha portato al suicidio o a cose più gravi, anche se cose più gravi del suicidio non ci possono essere.
Questa premessa per dire che noi oggi parlando del progetto di legge n.
503 preferiamo riferirci alla legge n. 833 che è vero ha inglobato la legge n. 180, ma riteniamo in un contesto più armonico. Questo anche per metterci in condizione di poter fare le nostre osservazioni sul progetto di legge che, se andiamo a guardare, noi che siamo assertori di una revisione completa della legge n. 833, dovremmo in questa ottica bocciare a priori visto che discende dalla legge n. 833.
Ma venendo al progetto di legge in esame non possiamo certamente contestare la buona volontà della Giunta, in particolare dell'Assessore Maccari, che cerca di normare lo stato confusionale nel quale versa in tutta Italia, ma noi diciamo in Piemonte, il settore sanitario che si rifà alla salute mentale.
Il progetto di legge nel suo insieme potrebbe essere anche condivisibile laddove finalmente si vede la volontà di creare servizi centri e strutture di comunità protette e comunità alloggio, tutte rivolte alla diagnosi e cura delle malattie mentali, perché di prevenzione si parla molto poco, cose che in gran parte mancano in Piemonte e che comunque laddove sporadicamente esistono non sono normate da alcuna legge regionale né coordinate.
E fin qui tutto bene, ma poi cominciano le dolenti note. Troviamo in questo progetto di legge tempi lunghi, direi lunghissimi, e rinvii a successive norme di carattere operativo. Ad esempio, all'art. 5, laddove si trattano i Centri di salute mentale, manca assolutamente la definizione di ogni parametro riguardo a locali, attrezzature e personale.
All'art. 7, laddove si tratta la comunità terapeutica, noi pensiamo sia irrinunciabile prevedere la reperibilità medica 24 ore su 24 (cosa che l'articolo non contempla).
All'art. 10 non ci sembrano chiare le norme che dovrebbero disciplinare l'aggiornamento delle figure professionali, come anche gli infermieri mentre ci sembrano latitanti le figure, sia pure molto importanti in questo campo, degli educatori e degli psicologi.
All'art. 13 le modalità dell'utilizzo delle case di cura convenzionate non sono molto chiare.
All'art. 14, progetti di riconversione degli ospedali psichiatrici, come e quando? All'art. 16 viene rinviata la definizione dei parametri strutturali ed organizzativi.
Altro esempio: laddove si tratta la neuropsichiatria infantile che entra nel dipartimento come "unità operativa autonoma" dovrebbe essere individuata con più esattezza sia come struttura che come composizione.
Queste alcune delle più importanti lacune che noi troviamo nel progetto di legge, senza contare poi che il tempo di attuazione è valutato in dieci anni che, seppur comprensibile per dare vita ad una complessa struttura come quella normata da questo progetto di legge, non ci pare, alla luce dell'esperienza acquisita, credibile ed attuabile considerando il fatto che siamo ormai a fine legislatura e che non è assolutamente detto che chi verrà dopo di noi, pur essendo questa una legge, non penserà di apportarvi modifiche che allungherebbero ancora i tempi.
Altra valutazione, peraltro superflua data la mia precedente considerazione e i sei mesi di legislatura che ancora ci restano: non è stata data alla realizzazione delle strutture alcuna scadenza. Mi spiego: il tutto va realizzato in dieci anni, ma senza programmazione di scadenze intermedie.
Irrinunciabile, almeno per noi, la questione del Pronto Soccorso al quale nel progetto di legge non si fa alcun riferimento. Già nel mio intervento del settembre 1988 avevo sottolineato, a nome del Gruppo MSI, la necessità dell'istituzione di un Pronto Soccorso psichiatrico operante a tempo pieno nell'ambito del servizio ospedaliero che garantirebbe interventi tempestivi ed efficaci per il trattamento urgente. Si snellirebbero così anche i meccanismi di convalida per la proposta di ricovero assegnando tale compito agli stessi operatori del Pronto Soccorso psichiatrico i quali, in attesa dell'ordinanza di ricovero, dovrebbero altresì essere messi in condizione di adottare tutti i provvedimenti del caso nell'interesse del paziente ricoverato d'urgenza in Pronto Soccorso.
Sottolineiamo anche il fatto che questo progetto di legge non ha trattato la prevenzione, che pure sosteniamo non essere una cosa di poco conto.
Inoltre, l'incertezza delle disposizioni finanziarie non ci convince molto.
Queste le principali nostre osservazioni al progetto di legge n. 503 che - ripeto - ha il merito di aver cominciato a muovere un primo passo nei confronti della tutela della salute mentale, peraltro dovere precipuo dell'istituzione regionale che fino ad oggi sembrava non sapere o non volere affrontare un problema di per se stesso arduo, ma altrettanto pregnante ed umano.
Rinviamo comunque il nostro giudizio sul progetto di legge alle dichiarazioni di voto finali dopo la risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, Assessore, colleghi e gentile pubblico, noi stiamo discutendo un disegno di legge molto importante. Abbiamo impiegato circa due anni e mezzo per arrivare alla giornata di oggi, due anni e mezzo che hanno visto un piccolo gruppo di medici particolarmente coraggiosi, che ha iniziato un'indagine su un argomento peraltro molto conosciuto per capire come si potesse intervenire di fronte ad uno stato di abbandono e di morte per migliaia di persone trascurate e rese tali da una legge approvata grazie ad una ideologia che liberava formalmente, ma che condannava nella sostanza.
Come Lista Verde Civica, ma direi come radicale - e vorrei ricordare che il referendum per l'abolizione dei manicomi fu una iniziativa radicale fui coinvolto in queste iniziative e per due anni e mezzo girai per quasi tutte le strutture psichiatriche del Piemonte e vidi con i miei occhi che cos'era successo dopo l'approvazione della famosa legge n. 180. Mi impegnai in questa battaglia e la risposta di chi governava la psichiatria in Piemonte fu che quella era un'iniziativa elettoralistica da parte di persone, me compreso, che volevano la riapertura dei manicomi. Questo fu detto, fu scritto, lanciato come accusa nel tentativo classico di una certa parte politica di rovinare l'avversario politico facendogli perdere credibilità. E purtroppo, quando i mezzi sono impari, queste accuse hanno trovato terreno fertile: io ero diventato quello che voleva riaprire i manicomi, dopo aver raccolto le firme per abolirli.
In questi due anni e mezzo mi sono chiesto come mai era stata usata questa tecnica, fatta questa accusa. Devo dire con dispiacere, perché non è mai bello valutare come la politica sovente sia prigioniera di interessi economici, che ho scoperto che tutto derivava da un controllo politico ed economico: non bisognava cambiare nulla perché non bisognava alterare le strutture economiche gestite da una corporazione di psichiatri. E non a caso oggi vediamo come qui in aula non ci siano i familiari, che invece sono fuori in mezzo alla strada: quelli che parlando di malati di mente sanno, per esperienza personale, cosa significa avere in casa un malato di mente, e non ne parlano quindi senza averli mai visti.
Ho passato due anni e mezzo attraverso questo tipo di accuse, ma non mi dispiace più di tanto. Mi stupisce sentir dire da una parte seria, alludo alla parte comunista (non attacco i dipendenti, mi riferisco al gestore di questa politica), che siamo arrivati in ritardo, che questa Giunta è arrivata in ritardo dopo dieci anni avuti a disposizione per non realizzare le strutture e quei servizi che invece, grazie a questa legge, verranno realizzati.
Non do una cambiale in bianco all'Assessore Maccari, non gli firmo nulla, mi auguro che questo disegno di legge possa avere attuazione.
Capisco che i tempi possono essere lunghi, ma mi chiedo con quale coraggio con quale faccia tosta oggi si rimproveri un ritardo di sei mesi, quando si sono avuti dieci anni di tempo per non realizzare nulla! Tranne invece gestioni economiche che hanno avuto il loro peso come si è detto questa mattina con l'interrogazione che ho presentato a cui l'Assessore Maccari ha risposto. Annuncio anche che presenterò un'altra interrogazione, che manderò anche alla Procura, liberandomi così da qualunque tipo di immunità per capire come venti psichiatri su ventuno della corporazione Pirella, che hanno avuto 415 milioni, hanno usato questo denaro, se hanno fatto bene il compito loro assegnato. In qualunque azienda privata un funzionario che non esegua un compito per cui è pagato o rifà il compito, ma non fa una bella figura, o restituisce il denaro ricevuto. Credo che queste sane regole di comportamento economico debbano essere attribuite anche alla struttura pubblica.



PRESIDENTE

La inviterei a restare, in un approfondimento vivace e severo, sempre all'interno del dibattito politico.



PEZZANA Angelo

Se il Collega Staglianò si sta addormentando, lo inviterei ad andare allo zoo...



PRESIDENTE

Mi riferivo alla denuncia alla Procura. Sono per un dibattito severo ma sempre all'interno dell'assemblea.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, ho ascoltato gli interventi precedenti in cui ero molto stimolato ad intervenire. Mi sono dato il comportamento morale di stare zitto per poi parlare quando era il mio turno. Quindi inviterei i colleghi di mantenere lo stesso comportamento così mi lasciano dire quello che ho da dire cercando di capire meglio. Dicevo al collega Staglianò, se si addormenta, di andare a vedere dove sono finiti i "desaparecido", quelli che secondo Pirella non sono mai esistiti, le dimissioni selvagge in cui si dichiarava che la malattia mentale era semplicemente un disagio e che bastava reinserire nel sociale i malati di mente. Se il prof. Pirella fosse andato a vedere dove sono finiti, nell'ex zoo dove dormono la notte, negli accampamenti a Villa della Regina, sotto il ponte di Cavoretto, le centinaia che adesso sono alla Stazione Porta Nuova, tutti quelli che sono morti massacrati dai treni, quelli che vivono sui treni facendo il giro dell'Italia sui vagoni ferroviari e fermandosi una volta a Trento e una volta a Modena... C'è qualche sorriso di compiacimento, ma bisogna andare a vedere queste cose! Io sono andato a vederle e ho visto come i desaparecido invece esistono e vivono in queste condizioni. Ma di queste condizioni chi è a conoscenza, chi si interessa? Si interessano i familiari che hanno ben coscienza di questa realtà e sanno cosa vuol dire trovarsi con persone a cui sicuramente vogliono bene, ma che non sanno come fare a curare. Avevano bisogno di un cambiamento e questo bisogno l'hanno avuto quando si sono trovati nella possibilità di liberarsi del giogo repressivo dell'ideologia precedente rappresentato dall'associazione contro le malattie mentali dove i familiari erano costretti ad andare perché non c'era altro. Non a caso questa associazione, che tra l'altro è stata molto ben finanziata in questi dieci anni dalle Giunte di due legislature, non ha più nessuno, si è sgonfiata, non esistono più i familiari, quelli che hanno coscienza del dramma che vivono in quella associazione. C'è solo più la signora Cottino che tra l'altro avrà i suoi motivi per vivere lì dentro, ma i familiari oggi sono nella Diapsigra, a contatto con le associazioni di volontariato cattolico - lo dico da radicale - che ha svolto una funzione che l'ideologia di sinistra dominante ha negato, la Bartolomeo &C. che ha in carico Porta Nuova. Andate a vedere dove sono i desaparecido, chi si dà da fare senza fare tante chiacchiere, chi lavora veramente: il Cottolengo.
Andate a vedere l'azione che sta facendo il Cottolengo per queste persone che certamente non sono più in carico, le hanno mandate via, non ci sono più, ma dove vanno? Vanno dal prof. Pirella a chiedere di essere curate sostenute? Qui si parla tanto di bisogni umani, di ritrovare l'umanità.
Queste persone sono abbandonate e vanno nelle strutture che esistono quindi vanno anche nel privato, perché il volontariato è anche privato! Ho ricevuto una lettera da un altissimo funzionario della Regione, la dott.ssa Rovero, con la quale mi informa che sono pervenuti n. 103 telegrammi di cittadini che sollecitano l'approvazione della legge regionale sulla psichiatria e che i predetti telegrammi sono disponibili per presa visione presso la Segreteria del Consiglio. Bene, signora Rovero come mai l'anno scorso quando l'Assessore non ha più rinnovato l'incarico al prof. Pirella dei telegrammi arrivati fu fatta copia e mandata a tutti i Gruppi? Due atteggiamenti diversi che denotano una targa diversa: la signora Rovero sarà targata diversamente e non ha piacere che a questa cosa si dia l'enfasi che invece ha ritenuto dovesse essere data l'anno scorso.
Questa è una piccola annotazione che fa capire come sotto la dominazione della corporazione Pirella fossero pochissimi gli psichiatri con il coraggio di ribellarsi, di dire no.



PRESIDENTE

Vorrei precisarle che la dott.ssa Rovero ha fatto quello che è stato deciso dalla Presidenza di questa assemblea.



PEZZANA Angelo

Allora, chiedo come mai è stato assunto un atteggiamento diverso dall'anno scorso quando vennero inviate le fotocopie dei telegrammi.
Comunque il dato rimane, di chiunque sia la responsabilità.
Sono successe cose in questi mesi che denotano ancora un clima pesante parlo di Mondovì, per esempio, dove il primario psichiatra, il dott.
Sibilla, peraltro iscritto al PCI, si è trovato improvvisamente nella situazione in cui l'USSL ha deciso di chiudere il repartino in ospedale e di mandarlo nel carcere. Ora tutti possono immaginare in quali condizioni potessero trovarsi i malati mentali nel carcere di Mondovì. Il dott.
Sibilla ha battuto tutte le porte, comprese le sue familiari, gli è sempre stato risposto: "Il Presidente dell'USSL è uno molto importante, non possiamo fare nulla". Alla fine per disperazione è venuto da me, che non conto nulla, però mi sono dato da fare con interrogazioni, ho parlato con dei giornalisti. Il risultato è stato che il dott. Sibilla ha il suo repartino nell'ospedale, così come prevede la legge.
Tutte queste cose stanno a significare ancora una volta a chi in quest'aula oggi ha parlato di intenzioni volgari, ha dichiarato in maniera falsa le intenzioni che sono alla base di questa legge per cambiare, che le cose sono andate molto diversamente.
Ancora una annotazione. Rivoli era un "cesso" prima di oggi. Come mai? E' cambiata la presidenza dell'USSL. sono cambiati gli equilibri politici.
Mi dispiace dirlo, però prima c'era Massacesi a presiedere l'USSL di Orbassano, oggi Massacesi non ha più quel tanto di credibilità dopo le comunicazioni giudiziarie e l'uso malversato dei soldi pubblici per farsi i viaggi privati, insomma è cambiato il clima. Rivoli oggi, a detta degli psichiatri che ci lavorano, ha tutto un altro clima; a Orbassano c'era Massacesi, amico di Furlan peraltro, insomma tutta questa mafia da "aumm aumm!" che si era diramata su tutta la Regione, poco a poco, cambiando il clima si è diradata. Queste cose le dico in modo non molto soft, mi rendo conto che le cose si potrebbero non dire, si potrebbe avere un linguaggio prettamente diverso, mi scuso, io ho il mio linguaggio e chiedo scusa ai colleghi se invece parlo in un modo diverso.
Non è che questa legge sia totalmente approvata da me. Facendo il paragone con il progetto di legge di riforma psichiatrica che alla fine dell'inchiesta la Lista Verde Civica presentò, devo dire che ci sono delle discordanze, cose su cui non siamo d'accordo, ad esempio il pronto intervento psichiatrico: si potrà provvedere con degli accordi - e mi sembra che fosse la strada indicata dall'Assessorato - con la Croce Verde.
Mi auguro che questi accordi vengano definiti al più presto perché il pronto intervento psichiatrico è fondamentale.
Non è specificato come verranno superati del tutto gli ospedali psichiatrici, però si dà corpo ad un progetto per la costruzione di un Dipartimento di salute mentale come struttura portante di questo nuovo insieme. E questo, cari colleghi e caro pubblico, è quello che chiede la signora Basaglia nel progetto di legge che ha presentato in Parlamento. Si chiama signora Basaglia anche se Basaglia buonanima non aveva molta stima di Pirella che poi gli è succeduto. Quindi non è vero che questa legge pensi soltanto ad una psichiatria come medicalizzazione. Assolutamente questo è un falso, chi lo sostiene mente! Ci sono i dieci anni di cui si è detto prima. Certo, è un tempo lungo e le famiglie dei malati di mente sanno cosa hanno significato questi dieci anni. Non lo sappiamo noi, dico noi pensando che buona parte di noi possa non avere malati di mente tra i familiari, ma chi vive a contatto con la malattia mentale, coinvolto emotivamente ed affettivamente, sa che dieci anni sono tanti. Questo torna semmai a vergogna di un'amministrazione che ha sprecato dieci anni ad organizzare convegni, ad invitare giapponesi per far vedere come tutto andava bene a Torino e in Piemonte! Di convegni se ne sono fatti tantissimi! Qualche mese fa c'è stata la richiesta di 200 milioni all'Assessorato (mi auguro che non glieli abbia dati) per un convegno internazionale. Si portavano a Torre Pellice piuttosto che da qualche altra parte insigni psichiatri di tutto il mondo per far vedere come qua tutto funzionava. Certo, i malati erano stati "liberati" e tutto funzionava. Invece i malati basta andare a vedere per la città in che condizioni vivono e se i convegnisti giapponesi li avessero portati dov'erano veramente i malati, forse il prof. Pirella avrebbe goduto meno di quella "fama internazionale" di cui, detto da lui, gode. In Italia, certo gode di molta fama.
Ho letto un articolo pubblicato da "Il nostro tempo", settimanale cattolico, scritto dal prof. Pirella, a cui ha risposto Furio Gubetti, ma arriveranno risposte di altri psichiatri a quel cumulo di falsità che ancora una volta Pirella ha ribadito. E' un clima che non si dirada, non dà segni di cambiamento.
Devo dire che la risposta del collega Calligaro per certe cose mi ha fatto ben sperare. Ne parlavo con alcuni colleghi comunisti. Il Gruppo comunista, non i dipendenti, comunque siano targati, dovrebbe astenersi proprio perché stimo molte riflessioni, che ho letto anche su giornali di quel Partito, in cui si sostengono posizioni che sono espressamente contenute in questo disegno di legge.
E poi, lasciatemelo dire a conclusione, sono profondamente soddisfatto che oggi si discuta e si arrivi all'approvazione di questo disegno di legge che rappresenta l'impegno serio di un gruppo di persone che hanno lavorato che non hanno mai voluto la riapertura dei manicomi, che hanno avuto a cuore sempre e soltanto la tutela dei malati di mente, la loro salute e vorrei dire anche la loro cura perché la malattia mentale va curata, non va semplicemente socializzata. E questo mi dispiace per quelle persone che magari ci hanno impiantato sopra degli affari.
I malati di mente ospitati dalle cooperative di Collegno - vi invito ad andarli a vedere costano alla comunità 300.000 lire al giorno! Con quella somma si vive al Principi di Piemonte, più o meno in un albergo a cinque stelle. Andate a vedere come vivono! Chiediamoci come mai questo stato di cose continua in una struttura come quella di Collegno dove, tornato a dirigere Pirella, ci sono dieci primari che non c'erano nemmeno quando i malati erano 5.000, mentre oggi sono 700! Allora è un mania quella di Pirella. Che cosa vuole ricreare? Un'altra corporazione? Inviterei l'Assessore a verificare se quanto dico è vero o falso. Credo sia di dominio pubblico.
La mia non è stata una crociata, ma semplicemente una volontà sia nel preparare che nel sostenere questo disegno di legge che riflette in gran parte il lavoro svolto da psichiatri, da assistenti sociali, dove la mia presenza è stata unicamente di tipo politico e non tecnico. Mi auguro che oggi la Regione approvi questo disegno di legge nell'interesse dei familiari e dei malati e non di altri interessi. Di quelli non m'importa nulla, sono interessi personali, privati, finanziari. Quello che conta è la salute del malato di mente che ha il diritto di essere trattato come un malato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rivolgo al pubblico, come hanno fatto altri Consiglieri prima, che segue con attenzione un dibattito che lo tocca da vicino, che lo interessa direttamente: è questo un modo di coinvolgere che mi pare vada assecondato.
Ho chiesto di poter intervenire alla conclusione del dibattito su questo disegno di legge, perché la nostra collega di Gruppo, Consigliere Bergoglio, nella sua veste di relatore ufficiale al disegno di legge, si è dovuta limitare ad un intervento strettamente tecnico, che riportava la voce e le risultanze di quelle che erano le conclusioni assunte in V Commissione. Quindi avrebbe potuto sembrare riduttivo che per il nostro Partito non ci fosse un successivo intervento, non vincolato da questi limiti a cui la professoressa Bergoglio è stata obbligata.
Premetto che nel discutere questo disegno di legge - è una premessa che faccio più che altro per me personalmente che non per gli altri colleghi sarebbe necessario, con molta meditazione, un approccio umile e consapevole, soprattutto con piena onestà di intenti, che comunque riconosciamo a tutti, perché stiamo affrontando uno dei problemi più delicati nell'ambito della tutela della salute.
Non a caso, nella discussione del progetto di legge in V Commissione si ritenne - e fummo tutti concordi all'unanimità di cambiare persino il titolo perché venisse introdotto il concetto fondamentale che noi ci impegnavamo per la tutela della salute mentale e non volevamo in maniera limitativa dare solo delle disposizioni ad un certo fine.
E' con questo spirito quindi che vorrei rigettare, almeno in parte, la violenza di certe polemiche, che talora possono anche giovare e che per quanto possano essere utili è bene che però ora siano accantonate. Le polemiche non debbono essere strumentalizzate o assunte a metodo costante di comportamento, soprattutto quando questo modo di comportarsi finisce di essere fine a se stesso o addirittura solo fine demagogico per un favorevole impatto con l'opinione pubblica.
Personalmente non rifiuto nulla dell'esperienza del passato, perch solo da questa esperienza possiamo oggi cogliere quelle indicazioni che ci hanno permesso di correggere gli errori, che insieme abbiamo constatato.
Laddove l'esperienza del passato ci serve a progredire, ben venga. Ho già avuto occasione, in precedenti dibattiti sulla psichiatria, di richiamare questo concetto, perché ritengo che il superamento del concetto riduttivo che il disagio mentale, o la malattia mentale, sia solo la risultante di una conflittualità ambientale o sociale, sia un fatto positivo che ci è venuto dalle esperienze negative che abbiamo sofferto e superato. Il superamento della vecchia logica manicomiale - oggi universalmente accettata - è diventato patrimonio comune di tutti, perché non si trova più nessuno che sostenga tesi così folli. Questo superamento è cresciuto attraverso un'esperienza utile, ma che aveva sconfinato i limiti ai quali voleva arrivare giungendo alla negazione della malattia come fatto organico (non sempre ma talora, e il più delle volte forse percentualmente avviene). Il recupero di una seria collocazione, anche sul piano diagnostico, della nostra posizione mi pare che sia importante e costituisca una vera e propria rivoluzione. Il superamento della logica manicomiale, sulla quale siamo tutti d'accordo, non ci sottrae comunque dall'impegno di affrontare quelle situazioni di disagio mentale e di malattia mentale, che comunque richiedono una istituzionalizzazione o un ricovero per tempo medio o lungo o addirittura per tempo indeterminato.
Quindi solo negare una cosa senza costruire un'alternativa sarebbe, a mio avviso, un gravissimo errore. E qui altri l'hanno detto molto meglio di quanto io non sia capace di fare, anche sul piano dell'esposizione oratoria.
Non dobbiamo dimenticare quella che deve essere, costantemente, la preoccupazione del rapporto non solo con il malato di mente, ma anche con i familiari dei malati di mente, che in questo ambito costituiscono una delle aree di massima sofferenza, una delle aree che si trova facilmente rigettata dalle polemiche da una sponda all'altra, senza trovare mai soluzioni ai suoi problemi e necessità. La tragedia di queste famiglie bisogna viverla da vicino per poterla capire, e non solo per discuterla in astratto in via teorica. Anch'io, purtroppo, per la mia professione ho toccato con mano quanto drammatiche possono essere queste situazioni.
E' stato detto che questa è una legge che arriva con molto ritardo: pu darsi. Il calcolo dei mesi viene inquinato anche dai ritardi burocratici: la legge è stata presentata a luglio, la discutiamo alla fine di settembre quindi ci sono tempi morti che hanno rallentato l'iter, per cui forse è anche colpa di certi rinvii che ci sono stati in Consiglio. Non sono riuscito a comprendere, perché l'ho trovato concettualmente confuso e comunque completamente sganciato dalla concretezza della realtà esistente l'intervento del Consigliere Reburdo, ma vedo che dopo che è intervenuto si disinteressa di seguire il dibattito. Ho ritrovato invece molto puntuale ed interessante l'intervento del collega Calligaro, il quale (se ho ben capito la sua esposizione) riconosce che questo disegno di legge è, nelle grosse linee, soprattutto in quelle dell'impostazione, accettabile e riconosce pure che in V Commissione è stato possibile discuterlo in maniera esauriente, fino a correggerlo e a migliorarlo in molte sue parti. Questo fa parte di quell'atteggiamento di collaborazione di intenti che in Commissione deve sempre emergere e che mi pare debba portare sempre a dei buoni risultati. Denuncia però il mancato coordinamento tra il sociale e il sanitario e in questo siamo pienamente d'accordo. Ma il mancato coordinamento tra il sanitario e il sociale è il nodo cruciale che noi non riusciamo a risolvere in tutto quello che è il Servizio sanitario nazionale, regionale e di ogni singola USSL. La compenetrazione tra questi due momenti, che sono anche separati istituzionalmente dal punto di vista amministrativo, risulta sempre difficile: forse lo è di più nell'ambito di questa legge, ma questa legge non vieta che ciò possa essere realizzato. Si tratta quindi di una legge certamente suscettibile di miglioramenti e di perfezionamenti.
Denuncia ancora l'amico Calligaro - e vorrei porre il problema per vedere come lo possiamo risolvere - la marginalizzazione dell'intervento preventivo. Però, come medico, mi chiedo che cosa sia l'intervento preventivo nell'ambito della malattia mentale. E' difficile perché potrei essere io il primo soggetto sul quale bisognerebbe fare un intervento preventivo per la malattia mentale: anche se penso di potermi escludere da questo percorso, ma non si sa mai perché le vie della Provvidenza sono infinite e potrei avere improvvisamente i miei problemi. Ma che cos'è la prevenzione in questo settore? E' un problema che investe tutta la società, dai tetti fino alle fondamenta o viceversa. Non saprei proprio concretamente come individuare, nell'ambito poi di un articolato di legge la formulazione di che cosa sia l'intervento preventivo in psichiatria.
L'unico atteggiamento che in questo settore è possibile a tal fine è quello della massima precocità della diagnosi non appena compare qualche disturbo o qualche sintomo. Questa mi pare che sia l'impostazione anche sul piano scientifico più coerente e più corretta: cogliere, con delle strutture attente e disponibili, fin dal primo manifestarsi del primo sintomo che possa essere "sospetto di" e su quella base intervenire con immediatezza.
Si è anche accennato al problema dell'Università: mi pare che l'art. 13 risolva i dubbi che sono stati manifestati a questo proposito.
E' stato anche detto che si è parlato di un'apertura "senza regole e controlli al privato". Ho riletto l'art. 14 che riguarda questa parte, e non mi pare che preveda un'apertura senza regole e controlli al privato. E' un'apertura che fa riferimento a disposti di legge. Se è necessario inserire qualche atto di garantismo successivo nulla vieta, ma oggi non possiamo negarci di fronte ad una realtà che si va imponendo come fatto compiuto ed acquisito completamente al di fuori di ogni regola e di ogni controllo. E ciò lasciando soprattutto le famiglie dei malati di mente alla mercé di un settore che altrimenti non vedrebbe neppure un tentativo di regolamentazione o comunque di garanzia sia nei confronti del malato sia in quelli dei propri parenti.
La diffusione dei primariati - come è stato detto dai Consiglieri Staglianò e Pezzana con i quali sono pienamente d'accordo fa parte di uno di quei percorsi perversi ai quali io medico, Segretario dell'Ordine dei medici, mi dichiaro ufficialmente contrario. Abbiamo bisogno dei primariati che servono, ma non dobbiamo mettere la struttura al servizio di nessuna categoria. Questo deve essere ben chiaro perché ormai le mie battaglie dove le dovevo fare le ho fatte e le simpatie che dovevo perdere le ho perse.
Certe simpatie è meglio perderle che non cercare di recuperarle. Non a caso forse ho visto girare sui banchi dei Consiglieri degli appunti di un'organizzazione esterna al Consiglio che indicava e premeva proprio per la moltiplicazione dei primariati.
Non andiamo infine a cercare le citazioni di Monsignori o di altri che abbiamo intorno: nella famiglia di ciascuno di noi, andando a guardare solo alle parentele di terzo o di quarto grado, è impossibile che non esista un handicappato o un malato di mente.
Di fronte a questi problemi con umiltà poniamoci allora nella determinazione di chi vuole fare e di chi non intende solo, nella sterile polemica, soddisfare la propria oratoria o comunque concludere un problema sperando che poi altri lo debbano risolvere.



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,40 riprende alle ore 15,20)



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 503.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, questa mattina il dibattito è stato ricco, sono state dette cose a proposito e a sproposito. Si sono messi gli accenti sulle responsabilità. Il Consigliere Pezzana ha ribadito presunte decennali responsabilità di una certa parte politica. Bisognerebbe smetterla con le responsabilità di una parte politica che lui fa risalire alle Giunte di sinistra. E' bene ricordare che dal 1985 in poi la maggioranza è cambiata non si può continuare a polemizzare dimenticando che ormai da quattro anni c'è una Giunta completamente diversa da quella a cui si vorrebbero attribuire le responsabilità.
Nessuno ha chiuso gli occhi di fronte ad una legge importante, di complicatissima applicazione, com'è la legge n. 180 e credo che prima o poi questa Giunta dovrà, se non altro per onestà intellettuale e correttezza politica, rispondere di alcune questioni.
Nel 1984 il Consiglio regionale istituì una Commissione d'indagine sullo stato di applicazione della legge n. 180 in Piemonte con riferimento alle strutture pubbliche, la quale concluse i suoi lavori all'unanimità. Ne facevano parte Consiglieri che adesso siedono sui banchi della Giunta: gli Assessori Cernetti, Marchini ed altri. La Commissione evidenziò problemi che oggi si sono aggravati, sulla carenza qualitativa e quantitativa di personale, sulla carenza delle strutture e dei servizi e sul fatto che non erano aperti 24 ore su 24.
Il Piano socio-sanitario approvato nell'ultima seduta della scorsa legislatura contiene delle appendici tra le quali l'appendice 11) che riguarda la tutela della salute mentale. Questa appendice raccoglie le indicazioni della Commissione d'indagine e prevede tempi e modi per dare soluzione ai problemi.
Voglio ancora ricordare - e qui vengono le responsabilità di questa Giunta - che su proposta di alcuni Gruppi quelle appendici vennero accantonate ai fini di un approfondimento ulteriore in Commissione e con l'impegno di ripresentarle all'attenzione del Consiglio regionale con specifiche deliberazioni da assumere entro i successivi sei mesi.
Sono passati sei mesi e dal mese di marzo 1985 sono passati ben quattro anni. Ora la Giunta deve spiegare perché l'appendice 11) sulla tutela della salute mentale non è stata più portata all'attenzione del Consiglio regionale. Può darsi che i Consiglieri, anche di maggioranza, che all'unanimità indicarono prioritari quei problemi, abbiano cambiato opinione. Benissimo, è legittimo cambiare opinione, però lo dicano! E non si può attribuire la responsabilità a un funzionario in modo generico, come insistentemente e con poca eleganza fa il Consigliere Pezzana, perché se non altro quel funzionario aveva scritto l'appendice 11) e se non è stata portata all'attenzione del Consiglio regionale è perché un Assessore di questa Giunta non ha firmato la deliberazione, è mancata la volontà politica di dare una soluzione ai problemi evidenziati dalla Commissione d'indagine. Allora, bisogna fare chiarezza.
Se da quattro anni si sono aggravati i problemi del personale, i problemi delle strutture, il problema relativo all'apertura dei servizi 24 ore su 24, le responsabilità sono di questa maggioranza! Visto che il Consigliere Pezzana è alto e in grado di guardare lontano, è bene che guardi anche alle responsabilità tutte politiche di questi quattro anni! Perché si è voluto lasciare incancrenire la situazione? Si è voluto non risolvere quei problemi, far incancrenire la situazione per precostituire il terreno e le condizioni per portare un attacco ai contenuti e all'applicazione della legge n. 180 e riproporre poi metodi e sistemi custodialistici e repressivi, metodi e sistemi che tra l'altro sono invocati più in generale contro altre forme di disagio e contro sempre più vaste aree di emarginazione, pensiamo ad esempio alle tossicodipendenze.
L'atteggiamento dell'Assessore Maccari sulla psichiatria è coerente con quello del Segretario del suo Partito sulle tossicodipendenze. Questa assoluta coerenza è totalmente non condivisibile.
Quindi, Consigliere Pezzana, i ritardi sono prima di tutto di questa Giunta. Non sei tu che per primo hai evidenziato i problemi in questo settore, l'ha fatto il Consiglio regionale all'unanimità e l'esecutivo che governa dal 1985 non ha affrontato questi problemi. Se di vergogna si deve parlare, qualcuno che siede in questa Giunta o che è stato seduto sui banchi di questa Giunta e magari oggi è sui banchi del Consiglio si deve vergognare! Per correttezza politica la Giunta deve rendere conto dei motivi per i quali non ha adempiuto alle indicazioni del Consiglio.
Paradossalmente quello che mi preoccupa di più non sono gli effetti che produrrà una brutta legge come questa, ma il fatto che tutti i problemi rimarranno irrisolti, anzi si aggraveranno. E sono preoccupato del fatto che, mentre il Consigliere Pezzana incassa un risultato politico della sua ignobile campagna diffamatoria, i pazienti e i loro familiari incasseranno l'illusione che alcuni problemi verranno portati a soluzione e nell'immediato futuro o nel medio periodo, incasseranno una cocente e drammatica disillusione nel constatare che, fatta la legge, i problemi rimarranno tutti irrisolti. Dico che questa legge non produrrà, almeno nel breve e medio periodo, nessun effetto perché è una legge vuota, è una legge che non mobilita delle risorse. E' soltanto un'operazione di facciata perché le questioni nodali sono tutte rinviate.
All'art. 17, ad esempio, per quello che riguarda gli standard, il personale e le strutture, c'è il rinvio a 60 giorni, quando invece, come ha detto il Consigliere Calligaro, doveva essere un provvedimento contestuale per rendere credibile questa legge. Se verrà vistata subito dal Commissario del Governo (cosa tutt'altro che probabile, vista la delicatezza della materia) entrerà in vigore a metà ottobre, e i 60 giorni entro i quali dovranno essere definiti gli standard strutturali e organizzativi dei presidi psichiatrici scadrebbero alla metà di dicembre. Se invece non sarà vistata, verrà rinviata al riesame della Commissione e del Consiglio e si arriverà quindi a gennaio o febbraio del prossimo anno, quasi alla scadenza della legislatura. Ho pertanto dei forti dubbi che vengano portati all'esame del Consiglio regionale i provvedimenti sugli standard.
L'art. 21 (Finanziamenti) fa riferimento all'art. 20 della legge finanziaria 1988, articolo che per essere attuato necessita di un decreto ministeriale, che ancora non esiste; e la legge rinvia il piano finanziario degli interventi che verrà presentato nei 180 giorni successivi all'emanazione del decreto ministeriale. Siamo a settembre, supponiamo che il decreto venga emanato entro la fine dell'anno, i 180 giorni ci portano al mese di giugno; nel frattempo ci saranno le elezioni, i Mondiali di calcio, la necessità di costituire un nuovo governo regionale, ci sarà - io auspico - un altro Assessore alla sanità che vorrà approfondire la materia quindi si arriverà alla fine del 1990. Questo per dire che le risorse, che sono l'elemento decisivo per rendere operativa questa legge, se tutto andrà bene, si avranno alla fine del 1990. Il rinvio è il cardine di questa legge! Per questo motivo proponiamo di assumere subito un provvedimento straordinario che copra il vuoto di operatività di questa legge fino al momento in cui saranno disponibili le risorse. Del resto, come hanno ricordato i Consiglieri Calligaro e Staglianò, è giacente la proposta di deliberazione che abbiamo presentato fin dal 28 settembre dello scorso anno. Noi riteniamo che, per essere credibili e per non prendere in giro i pazienti e i loro familiari, sia necessario un provvedimento straordinario.
Questa legge è inoltre inaccettabile perché propone essenzialmente un approccio medico-sanitario per affrontare il disagio mentale con una serie di strutture che somigliano a scatole cinesi dalle quali, quando si entra è poi difficile venirne fuori. E' la riproposizione di una cultura segregazionista. In questa legge non vediamo il discorso del territorio non scorgiamo il discorso della risocializzazione e della prevenzione.
Invece di prevenire, di risocializzare, di aiutare le famiglie con i servizi aperti 24 ore su 24, invece di prevedere gli interventi domiciliari anche nei giorni festivi e pre-festivi, si aspetta che la crisi scoppi e si interviene con il pronto intervento, si portano i pazienti nelle strutture pubbliche, che non sono sufficienti; allora intervengono i privati.
L'art. 14 di questa legge è emblematico, al terzo comma recita: "Per la gestione, anche parziale, di servizi finalizzati alla realizzazione degli obiettivi fissati dalla presente legge, le Unità sanitarie potranno altresì stipulare apposite convenzioni con enti ed organismi privati". Gli obiettivi di questa legge sono essenzialmente obiettivi medico-sanitari quindi è evidente che le strutture private a cui ci si rivolgerà saranno strutture coerenti con gli obiettivi medico-sanitari, quindi ci si rivolgerà alle cliniche private.
Il giudizio quindi su questa legge è negativo per queste ragioni di contenuto e perché il suo cardine sta nel rinvio, quindi non produrrà alcun effetto, ma aggraverà i problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente, anche noi avendo partecipato in V Commissione alla stesura del progetto di legge che viene oggi in aula, intendiamo formulare alcune considerazioni e anche una proposta concreta, prendendo lo spunto da quanto ha detto il Consigliere Montefalchesi in questo ultimo intervento.
Circa le difficoltà, devo dire che non è facile riuscire in tempi brevi a riempire di contenuti finanziari quanto la legge prevede, quindi riteniamo di dover formulare una proposta concreta che, se percorribile potrebbe permettere di accelerare i tempi della partenza.
Un anno e mezzo fa fummo tra coloro che firmarono quell'ordine del giorno che invocava e sollecitava un dibattito sulla psichiatria. Oggi questa legge viene con un certo ritardo rispetto alle ipotesi allora formulate e riteniamo che non siano determinanti questi pochi mesi perch nel frattempo i contenuti che la legge offre sono meritevoli di attenzione e rappresentano una buona proposta per andare ad una soluzione dei problemi.
Il Partito socialdemocratico non intende proporre stravolgimenti rispetto alla natura, all'impianto e alla filosofia che supporta la legge tuttavia per quanto riguarda la definizione del responsabile e del coordinatore, riteniamo che nel corso della discussione vada affinato il preciso riferimento a questa figura per evitare di ingenerare equivoci.
Condividiamo le osservazioni dei Consiglieri Pezzana e Olivetti circa il recupero del malato di mente inserito nel suo contesto, recupero che non vediamo come fatto episodico, isolato, avulso dalla realtà familiare.
Per quanto riguarda la questione degli standard che sarebbe opportuno fossero contestuali alla legge, riteniamo che 60 giorni possano essere sufficienti perché nelle more dell'approvazione di questa legge da parte del Governo e nelle more dell'approvazione del bilancio possano essere approvati anche gli standard che andranno a definire l'operatività della legge stessa.
Certo, come affermava il Consigliere Montefalchesi, difficilmente potranno essere reperiti i fondi in questo settore, e allora si finirebbe con l'avere una prima operatività probabilmente entro la fine del 1991. Mi permetto di sottoporre all'Assessore Maccari e alla Giunta una considerazione della quale occorre verificare la percorribilità contabile e politica.
Proporrei che nel bilancio del 1990, la cui approvazione dovrebbe avvenire entro il mese di novembre di quest'anno, si ricerchino alcune priorità e tra le priorità si inserisca il settore psichiatria. Molte volte si corre il rischio di considerare emergenza ogni problema di cui si parla salvo poi dimenticarsene il giorno dopo e quindi non considerarla più emergenza. Ma se emergenza è, pensiamo che all'interno delle risorse disponibili, nell'ordine di quei 150/180 miliardi che probabilmente ripercorreranno le condizioni del bilancio scorso, potrebbe essere destinata una certa cifra, anche se ancora insufficiente, per attivare alcuni investimenti. All'interno delle risorse disponibili si potrebbero attivare degli investimenti attraverso mutui in capo ai Comuni capofila delle UU.SS.SS.LL. che, per la scadenza amministrativa dell'aprile o dell'ottobre del 1990, per ragioni facilmente immaginabili, si troveranno nella impossibilità di saturare il 25% delle entrate dei primi tre titoli di bilancio. Riteniamo che la Regione possa farsi carico di una proposta di questo tipo che permetterebbe ai Comuni capofila di accedere ai mutui con finanziamenti regionali che vadano ad un contributo di ammortamento montante tasso e capitale, così come avviene per le opere di competenza comunale (manutenzione strade, edifici municipali e così via).
Riteniamo che con una relativamente modesta disponibilità della Regione nell'ambito delle risorse disponibili queste si possano attivare già con il prossimo bilancio. Quindi il tutto potrebbe già iniziare nella primavera del 1990, indipendentemente dal fatto che alla fine del mese di marzo scadranno Regioni ed enti locali, perché una volta avviati questi atti amministrativi potranno andare avanti per conto loro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che, nella sua tomba Cassandra oggi attraversa un momento particolarmente felice perché, come ebbi già a dire una settimana fa circa a proposito di un altro argomento sanitario, i vati di sventura levano i loro lai in questa assemblea e pronosticano sicura e rapida morte a questo progetto di legge. Tutto pu essere in questo mondo, ma credo che drammatizzare sempre gli eventi, non nel senso etimologico del termine (in fondo il dramma era fatto in parte di tragedia, ma anche di umorismo), non sia produttivo soprattutto in campo sanitario dove bisogna attenersi il più rigidamente possibile alla realtà dei fatti, anche se in questa materia ci troviamo di fronte ad una realtà non sempre apparentemente razionale, una realtà sfuggente, una realtà che trova modulazioni spesso non facilmente comprensibili a tutti, anche agli esperti.
Credo invece che occorra fare un ripensamento a quella che è stata la storia di questa materia negli ultimi venti anni. Ci siamo trovati di fronte ad un grosso evento rivoluzionario che ha sconvolto coscienze schemi mentali, sicurezze scientifiche e pseudo-scientifiche e che quindi ha provocato un violento "bouleversement" di una situazione ancorata in un passato molto incistato, acritico e soprattutto con una disumanizzazione pressoché assoluta rispetto a quelle che potevano essere altre soluzioni.
Ma come fatalmente sempre succede nelle rivoluzioni, come Prometeo che don il fuoco agli uomini e poi passò il resto della sua vita a mangiarsi il fegato e i visceri, la rivoluzione in genere tende a mangiare i suoi figli in una prima fase e a mangiare anche quelli per cui è nata. E' nella storia degli uomini, gli esempi sono infiniti, dalla Rivoluzione francese a quella russa, possiamo enumerarli tutti. E' un problema storico-filosofico a cui non sfugge l'uomo e a cui non sfugge neanche questa materia.
Occorre invece cercare di trasformare questa rivoluzione, che indubbiamente ha dato per certi versi il fuoco agli uomini, in qualcosa di praticabile che ne estragga quelli che sono gli assunti positivi, che smorzi le intemperanze, che permetta finalmente, nei limiti del possibile dell'umano, dell'incertezza che domina questa materia, di costruire qualche cosa su cui la gente, il malato e le famiglie possano pensare di trarre quello che in realtà l'istituzione deve dare: la sicurezza ai cittadini sicurezza che in questa materia forse non ci sarà mai totalmente, ma questo sfugge ai nostri desideri e alle nostre intenzioni.
Forse ci vuole più umiltà da parte di tutti nel trattare questa materia estremamente delicata, che ha visto contorcersi in questi anni dibattiti mai sereni, in cui l'ideologia e la strumentalizzazione hanno prevalso sulla coscienza critica e autocritica degli uomini. Cerchiamo di prendere il bene che c'è in ogni scuola che dibatte questi temi e cerchiamo di portare avanti delle soluzioni praticabili.
Sono circa dodici anni che mi scontro con l'impraticabilità di questa materia, mi sono rotto le corna, ho detto addirittura che avevo quasi una repulsione psichica per la materia, non perché abbia una repulsione spontanea, ma perché mi sono reso conto dell'impraticabilità in questi anni di tormento, di non dialettica, di scontro.
Sarebbe opportuno che anche in quest'aula non si facesse sempre il processo alle intenzioni, quasi che le intenzioni fossero intenzioni di veleno, di perversione, di ritorno all'antico che nessuno vuole. Tutti vogliamo innovare, ma ci sono molti modi di innovare. C'è il modo di innovare distruggendo e non avendo di fronte un obiettivo, e c'è il modo di innovare modificando e cercando di arrivare a soluzioni praticabili.
La praticabilità è importante, non però sugli errori del passato.
Vorrei dire che nessuno ha fatto degli errori. Sono state fatte valutazioni diverse che nascevano da una presa di coscienza estremamente importante per la nostra società. Sarebbe poco utile rifarsi agli errori dell'uno o dell'altro, sarebbe invece opportuno modificare, lentamente o rapidamente ove è possibile, con spirito di assoluta umiltà. Io mi sento umilissimo non perché sento le colpe del passato, ma perché ritengo che di fronte alla sofferenza umana bisogna essere prima di tutto umili per cercare di capirla.
Allora, sgombriamo il campo dalle tante tensioni che hanno ben poco a che vedere con la sostanza e cerchiamo di cogliere quelli che sono gli elementi positivi che nascono da un'esperienza che ha dimostrato la necessità di modificare alcune cose: il problema dipartimentale, il superamento delle famigerate UU.SS.SS.LL. piemontesi, che nacquero perch vennero applicate alla sanità delle soluzioni territoriali che non erano nate per la sanità. Ci siamo portati dietro questo bagaglio, questo errore storico, questa illusione storica! Il superamento di queste piccole unità territoriali, il dipartimentare in modo che l'esperienza di governo della materia in termini anche di prevenzione, in termini diagnostici e curativi permette di coprire tutto l'arco delle capacità professionali, tutti gli archetipi professionali, tutti i modelli di intervento. Questo è estremamente importante. Ricordo le lotte intestine perché il personale di una Unità sanitaria andasse ad abitare temporaneamente in una forma disarticolata nelle strutture ospedaliere. Qualcuno certamente ricorderà quante e quali erano le difficoltà insuperabili. Come minimo ti dicevano che eri un fascista, che eri un nemico del popolo. I sindacati proteggevano esclusivamente una categoria e uscivano con documenti che dicevano: "Sì forse va bene, però è tutto da rifare".
Cerchiamo di capire quello che c'è di buono, cerchiamo di apprezzare la validità della proposta e non parliamo sempre in negativo. Certo, è facile parlare in negativo, ma non è compito nostro.
In questo progetto di legge vi sono elementi positivi, c'è riorganizzazione, c'è quel famigerato termine "razionalizzazione" che è molto importante. La testa l'abbiamo per razionalizzare, è quella che ci distingue dalle bestie. Non si deve ignorare che questa legge tende a razionalizzare, a dare una scheletratura su cui poter costruire anche tenendo conto delle esigenze della famiglia. Non si tratta, Consigliere Montefalchesi, di essere custodialista e repressivo, si tratta di dare delle risposte che purtroppo, per la ragione rivoluzionaria a cui facevo poc'anzi riferimento, sono mancate. C'è stata la grande illusione che la malattia non fosse malattia e che fosse colpa della società ignorando che le endorfine patologiche furono scoperte circa vent'anni fa.
Volete andare avanti in termini di positività, di aderenza alle necessità della gente o volete che si rimanga sempre sul vago in questo delicato eufemismo? Abbiamo assistito a vere follie, delle quali non faccio colpa a nessuno perché anch'io sono stato coinvolto pesantemente su questi temi e ho fatto anch'io le mie esperienze, non li chiamo errori. Però sta agli uomini valutare le esperienze e non semplicemente fidarsi delle impressioni. Allora, se le esperienze insegnano che alcune cose non vanno dobbiamo cercare di modificarle e questa legge porta delle modifiche. Sono sicuro che non sarà perfetta, ma la causa in parte è nella natura delle cose, in parte è nella natura della materia. Probabilmente questa legge necessiterà di modifiche, di una serie di aggiustamenti, però non immobilizza, non ingessa la materia. Non è una legge regolamento, è una legge aperta ad una serie di modulazioni successive che permettono di adattare le situazioni singole al territorio, alle esigenze, alla distribuzione socio-economica.
Ci sono difficoltà di finanziamento. Il Consigliere Gallarini ha avanzato una proposta, purtroppo però la legge ce lo vieta. C'è uno iato tra Comuni ed UU.SS.SS.LL. che per certi versi, come in questo caso, è negativo, per altri versi forse è positivo.



GALLARINI Pier Luigi

Il Comune capofila è proprietario dell'immobile...



OLIVIERI Aldo

Sì, ma non può per legge investire per la sanità. Usurpa in fondo un titolo di proprietà che non gli è consono, infatti tutte le proposte di riforma gli levano questa proprietà fittizia. Quindi il fatto di ancorarci all'art. 20 della legge finanziaria ha il pregio perlomeno di rifarsi ad un articolo che è la più ampia fonte di finanziamento che ci sia mai stata fino ad oggi, esprime la priorità di questa materia rispetto ad altre. A livello governativo si è sempre fatto l'errore di non finalizzare i finanziamenti in materia, creando in sanità le difficoltà che conosciamo.
Checché se ne dica in Italia si spende ancora troppo poco per la sanità.
E' un vecchio dilemma. La cosa pubblica l'hanno sempre lasciata in questo dramma: la scelta di vita o di modello di vita. E' qui l'errore base, al di là delle carenze o delle pecche che può avere la legge n. 180. Non è mai stata corredata da strumenti impositivi.
Questo mio intervento vale anche per dichiarazione di voto. Voterò con estremo favore, ma rigettando ogni accusa a chi mi ha preceduto, a me stesso, perché sarei un folle se mi accusassi, perché sono state esperienze doverose che, come tutte le esperienze, ci devono insegnare qualcosa altrimenti saremmo qui per niente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi consiglieri, mi corre l'obbligo di testimoniare, sia pure in sintesi, in assenza del collega Santoni che ha problemi personali molto gravi, la posizione liberale su questa materia più che su questa legge.
Noi riteniamo che la decisione che stiamo costruendo sia segnata dalla umiltà e dalla ragione. Starei quasi per dire dalla umiltà della ragione perché la ragione per sua natura è umile. E' l'ignoranza che è arrogante e non si capisce bene se gli arroganti siano ignoranti o gli ignoranti arroganti, certamente sono due valori che si coniugano e vivono insieme mentre la ragione si realizza solo in termini di umiltà, dalla virtus che stava in medium nella classicità greca fino ai giorni nostri.
Dobbiamo apprezzare che ci sia stata una maturazione per certi versi anche sofferta da parte di molti di noi. Ripensare di collocarsi rispetto ad alcune questioni, anche perché poste in termini di asprezza (mi riferisco alla vicenda di un primario), ha posto qualcuno di noi, il Consigliere Pezzana lo ricorderà, nell'esigenza anche di scegliere tra le solidarietà aprioristiche di maggioranza e la responsabilità personale di Gruppo. Noi riteniamo di aver fatto la nostra parte.
Questa è una legge che segna un momento di umiltà e di ragione, o di ragione semplicemente. Però se vogliamo portare a compimento il nostro ragionamento non dobbiamo dimenticare che questo è un passaggio di un percorso lungo che non sopporta una segmentazione, dopodiché con la memoria degli immemori si ritiene di targare in senso positivo o negativo ognuno dei segmenti sui quali ragioniamo. Ogni segmento di questa storia soprattutto la sofferenza, è un segmento figlio del segmento che lo precede e padre del segmento che segue. Noi non ci riconosciamo nelle posizioni materialiste, per non dire di più, che erano alla base di una certa teoria che traduceva l'infelicità dell'uomo alle responsabilità della società, ma certo non eravamo immemori rispetto alle nostre esperienze personali, anche infantili (oltre alle letture dei gulag e di altre cose) per cui, solo nella generazione che ci precede, il manicomio era uno strumento di repressione. Se queste cose non le avete mai sentite dire, è sufficiente andare ancora oggi a visitare qualche paese delle nostre montagne e sentire in una lite tra vecchi profferire la frase "ti faccio interdire". Il manicomio era comunque uno strumento di governo e di normalizzazione del sistema. Di questo come politici, più che come legislatori, non possiamo non avere memoria per rimproverare a noi stessi di esserci fatti condizionare dall'esasperazione di questi elementi fino a ritenere che l'elemento patologico non esistesse, ma esistesse soltanto una serie di componenti di natura sociologica e politica.
L'aver chiuso gli occhi allora però non ci deve permettere di avviarci di nuovo a diventare gattini ciechi: siamo cresciuti e cerchiamo di tenere aperti gli occhi. La nostra società, e in genere ogni società ricca, tende a essere meno solidale e più esigente. Ci si commuove molto per gli animali nel mese di agosto, mentre le vicende che coinvolgono i più deboli di noi dagli anziani alle persone psichicamente turbate, debbono farci pensare molto.
La legge che stiamo approvando noi la consideriamo un elemento di costruzione più che di rifiuto o di messa in contestazione di alcuni pregiudizi che peraltro non abbiamo condiviso, che condanniamo e che giudichiamo comunque come elemento patologico della capacità della classe politica di studiare la realtà. Dobbiamo essere attenti a che non ricresca il pregiudizio che è all'interno di qualunque società e che è massimo in quelle più evolute. Se leggete la storia del fascismo di De Felice, vedrete che sostanzialmente il nazismo è stata la realizzazione in una società evoluta di tutti gli elementi degenerativi di una cultura nei secoli, che non avevano avuto la possibilità di esplicarsi nei termini in cui si sono esplicati negli anni '30, perché mancavano le condizioni tecnologiche affinché si realizzassero.
Se vogliamo fare il nostro lavoro di politici oltre che di legislatori se vogliamo attendere alla questione specifica, cerchiamo di non chiudere gli occhi di fronte ai tanti pregiudizi e alle tante ideologizzazioni che ancora investono la nostra società nei confronti dei più indifesi.
Indifesi, ad esempio, sono i giovani, e non soltanto quelli a rischio per droga o per altro, ma anche quelli che studiano. Ho avuto modo di scorrere un libro in cui si liquida la storia di Roma come la storia del metodo di produzione schiavistica. Noi l'abbiamo sempre letta come un pezzo dell'umanità, un segmento, discutibile o no, che comunque ha prodotto valori, ha realizzato aspettative, ha fatto crescere la storia dell'uomo ma nel 1989 viene letta nei licei e nei ginnasi della nostra Repubblica come la storia del modello produttivo schiavista - attenzione! - vinto dal solidarismo cattolico cristiano e, guarda caso, dal liberalismo di Attila! Sembrano barzellette. Allora non stupiamoci se si riesce a far credere che la malattia mentale non esiste e che tutti i drammi di molti di noi derivano soltanto dal fatto di essere nati e vissuti in un vicolo piuttosto che in un altro. Oggi qualcuno illustra ai nostri ragazzi che la storia di cinquecento anni fa, che non è poi così lontana come sembra, storia che siamo andati a riprendere, a rivivere, a ripensare e a ricostruire, non a negare, è la storia della schiavitù e magari dell'intolleranza; dopodich fenomeni politici successivi vengono ancora venduti come fenomeni di tolleranza e di libertà. Ma così non è.
Voglio dire che quando ci troviamo di fronte a questioni così importanti come quella che esaminiamo oggi, cioè la capacità di una classe politica e di una generazione di ripensare senza rifiutare i propri travagli, e di ripensarli in positivo per se stessi e per gli altri, non si può non considerare queste occasioni felici nella misura in cui ci trovano sostanzialmente tutti coinvolti e consapevoli della difficoltà e dell'importanza di questo passaggio, considerando che la forza di ricostruire pregiudizi, di far vincere l'ignoranza e di rivendicare posizioni settarie, quella che ho illustrato sulla lettura della storia romana, sono nella storia e nella vita di ogni giorno.
Il Gruppo liberale esprime un giudizio del tutto favorevole sul lavoro che stiamo compiendo, lo considera molto significativo, al di là della questione specifica che affronta con l'umiltà della ragione o con la ragione dell'umiltà, o con la ragione tout court, un momento di consapevolezza di come la storia dell'uomo debba ogni giorno misurarsi con il ritorno, che è di tutti i giorni, dei pregiudizi che, come gli incubi che avevamo da bambini, tendono a soffocare la nostra intelligenza.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Bergoglio, per la replica.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei iniziare con una premessa metodologica e di sostanza. Nella mia relazione non ho voluto rifare la storia della psichiatria in Piemonte, dall'approvazione della legge n. 180 in poi, perché ho ritenuto di dare per scontato tutto quanto si è detto in questi anni da parte di tutte le forze politiche in questa sede. E' un patrimonio acquisito ed è quindi una base dalla quale traiamo spunto per procedere. In questo senso credo non sia sfuggito al Consigliere Reburdo che ho cercato di attenermi ai fatti avvenuti dopo l'entrata in vigore della legge n. 180, entrando nel merito del contenuto tecnico e nello spirito con cui noi vogliamo procedere, passando dalla fase delle denunce, delle polemiche infuocate, per arrivare a fatti concreti per superare quella che ormai da troppi anni viene chiamata l'emergenza psichiatrica.
Mi sia consentito di affermare senza trionfalismo, ma con una certa soddisfazione, che la legge che oggi stiamo per approvare va al di là della legge n. 180, perché cerca di dare un contenuto a strutture e a fasi intermedie di cura, superando la semplice affermazione che il manicomio non c'è più e creando sul territorio una rete reale di servizi.
Non è sufficiente dire che i manicomi non ci saranno più perché i manicomi scompaiano. Sappiamo purtroppo che la realtà di certe strutture manicomiali è ancora presente, ma non è soddisfacente dal punto di vista della riconversione.
Credo che questa legge vada giudicata come una risposta seria per dare forza e sostanza ai principi della legge n. 180.
Vedo una certa contraddizione in quei colleghi che sostenevano che fino a qualche tempo fa in fondo andava tutto bene e che l'aver trasferito il dirigente del Servizio della programmazione dei servizi psichiatrici è stata una grande sciagura perché si è fermato un processo, e che ora rimproverano che ci sono voluti tre o quattro anni per trovare una proposta alternativa. In realtà questa difesa d'ufficio non è più praticabile perch sappiamo che alcune cose bene non vanno e che è opportuno avviare un processo di modifica della situazione.
Nessuno di noi vuole lasciare il malato senza cure, tutti siamo convinti di dover prevedere la cronicità della malattia. Vorremmo essere tutti alti, biondi e con gli occhi azzurri, ma così non è. Allora dobbiamo prendere atto della realtà partendo dalla considerazione che questo stato di malattia, di disagio e di fatica, esiste e che dobbiamo trovarvi dei correttivi. In realtà abbiamo lasciato soli gli ammalati e le loro famiglie che stanno vivendo una grave emarginazione, non so se peggiore o minore del passato. Le polemiche sul fatto che si muore di più o di meno si devono superare perché nessuno deve morire per mancanza di assistenza. Questo è un obiettivo che tutti vogliamo realizzare.
Tralascio una vecchia e noiosa polemica su personaggi che hanno caratterizzato la psichiatria piemontese in questi anni. Ricordo soltanto che avevo invitato il prof. Pirella, responsabile dell'USSL di Collegno, a smentire quelli che erano considerati o potevano essere considerati i suoi detrattori presentandoci un piano di smantellamento e di ristrutturazione dei reparti psichiatrici di Collegno e di Grugliasco nell'ambito dell'USSL di sua pertinenza. Sarebbe stato il modo migliore per dare un contributo concreto, per riempire la legge n. 180 di cui tanto si parla.
La legge che oggi stiamo discutendo è una risposta dovuta ai malati di mente e alle loro famiglie. Non dimentichiamo che in questi anni abbiamo di fatto scaricato sulle famiglie, quando esistevano, un ruolo e un impegno che è andato al di là del rapporto parentale. Non è pensabile che si possa continuare a far carico sulle famiglie ruoli e responsabilità terapeutiche e di riabilitazione e di cura. Sono compiti che devono essere affidati a chi ne ha la competenza e la capacità tecnica.
In conclusione, in un campo così difficile c'è posto per tanti, purch ci sia la volontà di lavorare seriamente e di farsi carico delle responsabilità con solidarietà e con impegno; quindi ben vengano le proposte e i suggerimenti dei tecnici, dei volontari e delle famiglie, per purtroppo la realtà quotidiana è quella che è, spesso legata a episodi di abbandono, di derisioni, di fatica, spesso nascosti per vergogna e molte volte senza speranza.
Con questa legge certamente non risolviamo tutti i problemi, ma diamo intanto una risposta. E' una legge elastica, ma anche precisa e concreta anche se non ha la pretesa di modificare tutti i servizi esistenti. Non definisce i termini relativi al volontariato; non stabilisce come le famiglie e coloro che hanno spirito di solidarietà possono intervenire nell'ambito dei servizi di diagnosi e cura. Queste modalità organizzative e tecniche all'interno dei servizi delle Unità Sanitarie Locali saranno definite con le possibilità di intervento e con la professionalità tenendo conto che non esistono modelli di riferimento assoluti. Alcune linee di intervento e di orientamento sono necessarie per evitare che nella confusione siano vanificati gli sforzi che in questo campo la legislazione regionale sta portando avanti.
Dal dibattito di oggi al legislatore regionale viene uno stimolo per superare la fase delle polemiche sterili e inconcludenti che hanno caratterizzato una fase tormentata della vita regionale per passare ad una fase faticosa, forse più nascosta e minuta, di costruzione di una rete di servizi efficiente che risponda alle esigenze dei malati. Credo che questo sforzo sia compreso e che il Consiglio regionale farà su questa strada un utile lavoro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari per la replica.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questa legge non ha la pretesa di essere perfetta, d'altronde l'esperienza ci ha dimostrato che il perfezionismo degli enunciati a volte lascia amarezza e delusione negli anni della loro traduzione in realtà. La legge n. 180 era perfetta nell'enunciazione, ma nell'arco degli anni non ha visto la realizzazione concreta delle indicazioni che conteneva.
L'esperienza di dieci anni ci dà dei dati positivi e negativi e quando si fa un ragionamento basato sull'esperienza, in linea di massima, non si accetta in blocco né il positivo né il negativo, si fa invece un ragionamento critico: si sottolineano le difficoltà con le quali ci si è incontrati e si definiscono le correzioni. Nelle leggi non vi sono dei sacri testi sempre validi. Le leggi hanno bisogno di aggiornamenti secondo le situazioni sociali, ambientali ed economiche.
Indubbiamente la Regione ha accumulato una serie di ritardi sull'organizzazione delle strutture per l'assistenza psichiatrica, in particolare per quelle che attengono i lungodegenti e le strutture intermedie.
Senza voler andare a ricercare le colpe dei ritardi, spesso dovuti alla macchinosità dell'ente pubblico, non possiamo fare a meno di partire da dati di fatto difficilmente confutabili.
La realtà è questa. Negli ospedali abbiamo 250 posti letto, vi sono circa 1.800 persone che vivono nelle strutture degli ex ospedali psichiatrici, a Torino 500 persone sono ospiti e 300 sono ricoverate, ma 130 a Vercelli, 280 a Novara, 270 ad Alessandria, 290 a Racconigi, sono ancora tutte ricoverate. Non possiamo non considerare che ci sono 1.400 persone in case di riposo private o pubbliche con retta a carico del Servizio sanitario nazionale e senza possibilità di riabilitazione o di risocializzazione. Quando si pone in antagonismo il pubblico e il privato in termini verbali e distaccati dalla realtà, si rischia di fare delle enunciazioni di difesa del pubblico ad oltranza. Duecento persone si trovano in pensioni torinesi che sono diventate dei veri "repartini", senza la minima garanzia civile, per non parlare di assistenza psichiatrica.
Oggi, dopo tanti anni di lavoro duro e difficile, di fronte ai 250 posti letto negli ospedali pubblici e di fronte ai 250 posti nelle comunità alloggio, esistono 1.200 posti nelle case di cura private di cui 847 sono convenzionati con il Sistema sanitario nazionale e la Giunta nata dopo il 1985 non ha fatto nuove convenzioni. Questa è la situazione difficile dei numeri e ogni numero corrisponde ad una persona! Questa legge non ha la presunzione di essere perfetta e mi auguro che abbia modo di essere modificata per essere resa più aderente alla realtà non nel 2000, ma prima se sarà necessario. Non propongo testi sacri, non credo che la perfezione sia nei compiti dei politici.
Questa è una legge che si propone il coordinamento fra le diverse strutture che operano in ospedale e sul territorio attraverso la creazione del dipartimento, è una legge che si pone l'obiettivo di colmare i vuoti esistenti, in particolare per quanto riguarda le strutture intermedie che la legge chiama "Centri di terapie psichiatriche" con possibilità di assistenza a tempi medi e medio-lunghi. Qualcuno ha accusato il sottoscritto e i suoi collaboratori di voler riaprire i manicomi.
Indubbiamente il fenomeno esiste, non possiamo negare che esistono persone con nome e cognome che hanno la sindrome della porta girevole e che continuano ad andare da un Servizio psichiatrico all'altro e che negli intervalli magari usano i vagoni ferroviari o vanno sotto i ponti. Sono realtà che non possiamo ignorare.
Questa struttura intermedia corrisponde alle indicazioni della legge n.
180 e della legge di riforma sanitaria; completa un quadro di servizi che oggi è estremamente carente. Non abbiamo la presunzione di realizzare tutto in poco tempo per motivi molto ovvi: i limiti finanziari e di tempo.
Nel progetto si indicano dieci anni, termine che pare molto lungo in particolare alle famiglie dei malati di mente che si trovano nell'emergenza.
L'arco dei dieci anni è legato alla durata del piano decennale della legge finanziaria e ai dieci anni di possibilità di utilizzo degli stanziamenti previsti dall'art. 20.
Alcuni aspetti della legge forse non sono sufficientemente definiti nei particolari, danno comunque la grande traccia di una strada che potrà essere tramutata dagli organi competenti in atti di governo.
La reperibilità, ricordava il Consigliere Minervini, per i Centri di terapia psichiatrica c'è. C'è una possibilità di reperibilità e di assistenza anche per l'urgenza nel quadro generale su tutto il territorio del Dipartimento, cosa che fino a oggi non esisteva.
Poche parole sui parametri. Non è una politica di rinvio perché è già stato consegnato in Commissione un testo indicativo. E' stato anche detto in Commissione che mettere i parametri in legge può comportare delle difficoltà nel momento in cui si vorrà apportare delle modifiche.
L'indicazione c'è ed è all'esame della Commissione.
Circa l'utilizzo delle case di cura private, non credo sia il caso di porre il contrasto tra pubblico e privato. Importante è che il privato si muova nella direzione e sotto il controllo del Dipartimento e delle linee sanitarie che svolge il pubblico, quindi una politica di controllo.
All'art. 14 si dice che le case di cura private devono essere sottoposte a verifica per stabilire nuove regole di impiego, nuove possibilità di controllo.
Per quanto si riferisce alla riconversione, la legge non stabilisce i tempi. E' però possibile partire su un progetto operativo. Occorrono comunque 60 giorni. Mi assumo questo impegno, non però su tutte le strutture perché non sarebbe possibile.
Finanziamenti. Chi ha bisogno di risolvere i propri problemi vorrebbe vedere tutto realizzato in tempi veloci. I tempi operativi purtroppo sono quelli pubblici. Mi assumo però l'impegno, anche senza determinarlo in legge, e sarà verificato sul piano politico, di destinare 10 miliardi dei fondi 1989 al settore psichiatrico, ponendo però dei termini, perché non posso portare le somme a residuo per anni se non ci sono le domande delle UU.SS.SS.LL. E' una cifra molto alta che viene destinata all'edilizia psichiatrica alla quale vanno aggiunti gli stanziamenti del piano decennale: teniamo conto che il piano decennale, per il quale manca il decreto di attuazione, ha già una quantità monetaria relativa agli anni 1988/1989/1990. Il primo piano triennale usufruirà già di tre anni di stanziamenti. Aspettiamo il decreto con i chiarimenti del Ministero. Nella legge c'è l'impegno a che entro 180 giorni dall'emanazione del decreto sarà fatto il primo piano di attuazione.
E' un modo per realizzare le iniziative che sono realizzabili per andare incontro ai problemi più gravi che si sono accumulati, non per cattiva volontà di qualcuno, ma a causa delle situazioni che si sono accumulate. La Giunta non promette di smaltire questo accumulo velocemente ma con questo disegno di legge pensa di mettere in piedi una possibilità per operare seriamente nei prossimi dieci anni.



ROSSA Angelo



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione generale.
E' stata presentata una pregiudiziale per il non passaggio all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 503, firmata dai Consiglieri Staglianò ed Ala, a norma dell'art. 77 del Regolamento.
La parola al Consigliere Staglianò che illustra la pregiudiziale.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, ho detto chiaramente questa mattina come il ricorso allo strumento legislativo, ancorché improprio, sia un cedimento alla necessità di dare amplificazione ad una campagna che è stata condotta in maniera martellante negli anni passati - per così dire - per dare dignità istituzionale ad aspetti che concernono l'applicazione della legge nazionale che sono costitutivamente rientranti nei Piani socio-sanitari regionali. In questo senso quindi hanno già a disposizione tutta la strumentazione legislativa opportuna per applicare le leggi nazionali posto che sull'argomento psichiatrico la Regione in quanto tale non abbia una propria potestà legislativa generale. La Regione applica la legge attraverso forme deliberative, attraverso la formulazione di piani, come finora è stato fatto. E questo a prescindere dagli argomenti di merito (su cui non voglio tornare) e che, in quanto tali, potevano anche essere quelli o una gran parte di quelli proposti dalla legge stessa.
Viene il sospetto che - oltre che accedere al bisogno di dare dignità istituzionale ad una campagna mistificatoria e ad una non volontà politica sotto il profilo amministrativo da parte del governo regionale nei quattro anni che abbiamo alle spalle - accanto a tutto questo la scelta dello strumento legislativo sia stata fatta quasi apposta per eliminare l'analisi contestuale di provvedimenti che sono già a disposizione della Commissione competente.
Io ho avuto modo di lamentarmi anche, signor Presidente, da un punto di vista istituzionale e politico, del fatto che giacesse presso la Commissione consiliare competente una proposta di deliberazione di cui sono primo firmatario e firmata anche da altri due Gruppi consiliari, che non è stata minimamente tenuta in considerazione nell'esame di questo provvedimento. Ecco perché mi riservo, qualora si attuasse il caso probabile di rifiuto della pregiudiziale di non passaggio agli articoli, di proporre argomenti stringenti sul piano della legittimità al Commissario del Governo attraverso un esposto. Ritengo opportuno che si faccia un momento mente locale sugli aspetti della procedura sin qui adottata. Io vorrei sgomberare qualsiasi dubbio sul fatto che questa pregiudiziale possa essere interpretata come un'iniziativa dilatoria nei confronti di un provvedimento che pure riteniamo urgente, ma non quello che ci è proposto tant'è che non parteciperemo alla votazione degli articoli, ed è per questa ragione che, pur avendo qualche argomento all'attenzione di tutti - come abbiamo ripetutamente dimostrato in questi anni sull'argomento specifico e che abbiamo scritto in maniera articolata e puntuale nella deliberazione che ho più volte citato - non abbiamo presentato alcun emendamento.
Quindi, nessun atteggiamento dilatorio nei confronti del provvedimento la Giunta ha tutti gli strumenti legislativi e amministrativi per intervenire su quelle carenze nell'organizzazione dei servizi senza bisogno di emanare una legge in quanto tale. In questo senso, signor Presidente raccomando questi argomenti all'attenzione dei Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Come già premesso nell'intervento generale svolto dal collega Calligaro per conto del Gruppo PCI, noi entreremo nel merito della legge valutandone i vari aspetti, però non ignoriamo e non sottovalutiamo il rilievo, solo apparentemente formale, sollevato dalla pregiudiziale posta dal Consigliere Staglianò.
La questione posta dal Consigliere Staglianò può essere riassunta in questi termini: sono due anni che questa Giunta non fa o non aggiorna, per meglio dire, il Piano socio-sanitario, ed è proprio il Piano socio sanitario la sede naturale, quella direi più evolutiva, per considerare questo tipo di materia anche nei suoi aspetti di necessaria modificazione.
Quando il Consigliere Calligaro ha denunciato il ritardo con cui si arriva ad affrontare questa questione, aveva presente l'obiezione iniziale che pure facemmo in occasione del dibattito sulla psichiatria in quest'aula quando ponemmo l'interrogativo sul senso e sul significato che veniva dato alla proposta fatta in quella sede dall'Assessore di emanare una legge per la psichiatria.
Le questioni di forma da questo punto di vista rivestono subito un rilievo di sostanza perché danno l'idea che lo strumento formale scelto (la legge) si accompagna con l'atto politico, che è quello di una rottura anche dal punto di vista formale nei confronti del contesto legislativo e normativo con cui si affrontava prima questo tipo di questione.
Ragion per cui, pur entrando noi nel merito dell'articolato di questa legge, aderiamo alla proposta di non passaggio agli articoli perché la sede più naturale, quella che avrebbe testimoniato anche di una volontà di continuare in positivo, con adeguamenti, il percorso seguito per il passato, sarebbe stata quella del Piano socio-sanitario e non quella di una legge settoriale.
Tralascio le altre controindicazioni ad andare nella direzione di leggi settoriali, perché da questo punto di vista potrei fare un discorso analogo per quanto riguarda, ad esempio, il diabete mellito, i tumori, le cardiopatie e via di questo passo; non so dove finiremmo con leggi di carattere settoriale. Il discorso si offre quindi ad una critica seria, che non è di carattere legislativo e che prescinde dal contenuto della materia per cui noi facciamo nostra questa critica e la solleviamo, anche se poi naturalmente, essendo molto importante il contenuto di questa materia, ci riserviamo di entrare poi nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, pur apprezzando l'urbanità con cui è stato scritto questo documento dove in sostanza si attribuisce alla Regione Piemonte l'incapacità di legiferare, chiedo ai colleghi Ala e Staglianò, che siedono in quest'aula da quattro anni, quale tipo di apprendimento abbiano avuto sulla funzione legislativa di questo organo, perché se la Regione Piemonte non può legiferare proprio su un settore che le è demandato ufficialmente dallo Stato, dal Governo nazionale, mi chiedo allora che tipo di funzione legislativa abbia questo parlamento. Mi sembra veramente un atto imprudente aver presentato questa "zeppa" (non saprei definirla diversamente).
Prendo atto con soddisfazione che il PCI non si è unito a questa posizione e invece discuterà i suoi emendamenti. Parteciperà pertanto alla funzione legislativa qual è il nostro compito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Credo che il non passaggio all'esame degli articoli di questa legge sarebbe un gesto di non apprezzamento dell'importanza e della sostanza del problema che stiamo per affrontare.
Tutte le cose che si sono dette in questi mesi e in questi anni sono andate nella direzione di un miglioramento del servizio.
Quando il Consigliere Staglianò fa riferimento alla deliberazione da lui e da altri colleghi presentata, posso far presente che alcuni contenuti e alcune proposte di sostanza sono state tenute presenti anche dal gruppo di lavoro che ha elaborato le proposte che stiamo per esaminare. Come ho già detto nella mia replica, il progetto è volutamente molto aperto e consente di realizzare nel concreto delle esperienze anche articolate rispetto alle singole realtà territoriali, proprio nell'intento di consentire a tutti coloro che hanno un progetto e delle idee serie da esprimere di poterlo fare, ma - ripeto - con progetti e con idee.
Per quanto si riferisce nello specifico alla deliberazione, informo i colleghi che in sede di Commissione si era detto che essendo in fase di elaborazione una specifica legge in materia, si riteneva opportuno rinviare l'esame della deliberazione (che è un provvedimento tecnico di seconda linea rispetto alla legge) a seguito dell'approvazione della legge anche perché su questo la Giunta dovrà esprimere le sue valutazioni, così come vuole il Regolamento rispetto a questi provvedimenti.
Quindi, non c'è alcuna volontà di definire percorsi privilegiati per questo o quell'altro provvedimento, ma c'è l'obiettiva necessità di integrare una deliberazione con una legge e non viceversa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho letto la questione pregiudiziale e il titolo è sempre lo stesso: "questione pregiudiziale".
Strano; comunque a prescindere da questo ritengo che la materia che trattiamo oggi meriti una legge, se non altro proprio per una questione di importanza e di priorità.
In primo luogo, si tratta di una legge quadro che ad un certo punto dà o comunque tenta di dare una soluzione armonica ad una serie di problemi di cui abbiamo discusso a lungo.
In secondo luogo, non so perché alcune presenze non vi siano state in Commissione dove si è dibattuto lungamente di questa legge e si è fatto un lavoro abbastanza proficuo. Oggi, in termini politici, si può votare contro o astenersi, però il lavoro è stato fatto. Alcune presenze assolutamente non ci sono state, mentre altre hanno permesso di trarre delle conclusioni non dico unitarie, ma perlomeno mediate su alcuni aspetti importanti e credo che il Consigliere Staglianò le ricordi. Si dice che gli assenti hanno sempre torto. E' una battuta, che ha però il suo significato.
Il terzo punto che voglio rilevare riguarda le approssimazioni successive. Non credo che siamo degli infanti, perché siamo tutti vaccinati, quindi gli obiettivi li abbiamo chiari di fronte. L'eterna canzone della globalità dell'intervento e della pianificazione a largo raggio, in realtà spesse volte è il mezzo per procrastinare soluzioni che invece possono essere risolte in termini abbastanza brevi.
Per queste tre ragioni, rifiuto di aderire alla questione pregiudiziale presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Dichiaro che il Gruppo MSI-DN non aderirà alla pregiudiziale sollevata dai Consiglieri Staglianò e Ala in quanto oggetto del provvedimento sono come si enuncia nell'art. 1 del progetto di legge, "la riorganizzazione dei servizi e dei presidi che svolgono funzioni preventive, curative e riabilitative in conformità della direttiva stabilita dagli artt. 34 e 64 della legge n. 833".
Questa mattina la collega Minervini ha formulato le riserve e le perplessità che caratterizzano la posizione del nostro Gruppo, per ritenere che la forma dovuta sia quella della deliberazione e non della legge non ci convince, innanzitutto perché, anche allorquando vi siano dubbi se un determinato provvedimento debba essere assunto con deliberazione consiliare o con legge, si deve propendere per la legge perché la legge dà maggiore forza a quello che è il comando cogente del provvedimento.
In questa opinione mi conforta quanto è stato detto dal collega Acotto il quale in una delle sue argomentazioni ha ricordato che questo progetto di legge dovrebbe più fondatamente essere collocato nell'ambito del Piano socio-sanitario. Il Piano socio-sanitario regionale viene varato con legge, pertanto c'è un motivo di più, anche se c'è il peccato d'origine che non è varato nel contesto del Piano socio-sanitario, per ritenere che comunque, a prescindere dalla valutazione di merito, questo provvedimento vada varato con legge.
Ultima considerazione che rafforza quanto ho detto all'inizio e cioè che nel dubbio fra deliberazione e legge dovrebbe essere data la precedenza e la preferenza alla legge. Nel lontano fine 1984-1985 sollevai in quest'aula la questione relativa al Piano di sviluppo, di cui all'epoca ero perfettamente convinto, come lo sono tuttora, che avrebbe dovuto essere approvato con legge e non con deliberazione consiliare perché il Piano di sviluppo contiene lo scheletrato e le linee direttive di quella che avrebbe dovuto essere l'azione legislativa, amministrativa e regolamentare della Regione. La maggioranza dell'epoca sostenne che il Piano di sviluppo poteva essere approvato con deliberazione. Ora, se è stato approvato con deliberazione un provvedimento di rilevanza tale come il Piano di sviluppo ben venga l'approvazione con legge di questo perché è più rafforzativo il comando e la cogenza.
Per queste ragioni, che ho cercato di esporre nella maniera più coordinata possibile, ma soprattutto perché nel dubbio fra provvedimento amministrativo e legge si deve dare la precedenza alla legge e perché si tratta di provvedimento che rientra in definitiva nel Piano socio-sanitario regionale, noi siamo contrari ad accogliere la pregiudiziale e affronteremo nel merito la legge proposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La discussione fra legge o deliberazione ha la testa tagliata dalla dizione dell'art. 34 della legge n. 833 di riforma sanitaria del 23/12/1978 che recita: "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori per malattia mentale La legge regionale, nell'ambito delle UU.SS.SS.LL. e nel complesso dei servizi generali per la tutela della salute, disciplina l'istituzione di servizi a struttura dipartimentale che svolgono funzioni preventive curative e riabilitative relative alla salute mentale".
L'unico peccato è che arriviamo dopo undici anni, però rispettiamo una dizione di legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la questione pregiudiziale per il non passaggio all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 503.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 15 voti favorevoli e 33 contrari.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
Sono stati presentati due emendamenti relativi al titolo della legge: 1) Dai Consiglieri Acotto, Calligaro e Sestero: il titolo della legge è sostituito con il seguente: "Servizi per la tutela della salute mentale".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la dizione "malati di mente" è anacronistica, dovrebbe essere sostituita con quella di "persone affette da disturbi psichici", meglio ancora parlare di servizi per la tutela della salute mentale. Tra l'altro "tutela della salute mentale" è la dizione sempre usata dalla Regione Piemonte e dallo stesso progetto obiettivo nazionale, il cui titolo recita "Salute mentale e risocializzazione dei disabili psichici".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questo emendamento non è accolto. Questa legge regola solo la parte di assistenza psichiatrica ed è in completa aderenza con la dizione della legge di riforma n. 833, dove si parla chiaramente di malattia mentale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: il titolo della legge è sostituito con il seguente: "Consolidamento ed estensione dei servizi e presidi che svolgono funzioni relative alla salute mentale e loro integrazione nei Servizi socio-sanitari di base".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avrei voluto che questo emendamento si discutesse al termine della discussione sull'articolato perché si riferisce ad una legge che nel titolo dovrebbe trovare la sua sintesi.
Penso di aver letto nel pensiero dell'Assessore Maccari ciò che avrebbe detto nel respingere la pregiudiziale dei Consiglieri Ala e Staglianò, nel senso che la motivazione data dall'Assessore, oltre che essere restrittiva è priva di un particolare: dopo la legge n. 833 c'è stato il primo Piano socio-sanitario che in qualche modo è intervenuto nel merito normativo richiedendo ciò che la legge n. 833 permetteva.
Perciò la risposta negativa dell'Assessore alla pregiudiziale dimostra che dietro a questo progetto di legge c'è un vizio non solo di forma, ma di sostanza. L'Assessore Maccari ha giustamente rilevato che nonostante la ragione politica è difficile applicare e attuare una legge di riforma.
Nel complesso dell'articolato mi pare ci sia il tentativo di accentuare la separatezza dell'intervento psichiatrico nei confronti dell'integrazione, il che non vuol dire non specializzazione. Tutto l'articolato ha una filosofia di questo genere. Credo che qualcosa andasse modificato negli allegati del piano. Sicuramente c'erano necessità di adeguamento di risposta a certi problemi.
L'adeguamento di risposta ai problemi rimasti aperti sarebbe dovuto andare esattamente nel senso opposto, cioè nella valorizzazione delle competenze all'interno dei servizi territoriali a partire da quelli di base. Non possiamo nasconderci che uno dei problemi più drammatici che si presenta nella difficoltà di applicazione della legge n. 180 è lo scarso spazio che i servizi dedicano alle risposte che sul territorio richiederebbero un intervento di 24 ore su 24.
Noi invece abbiamo una struttura di servizi che risponde soltanto nonostante il grande sforzo degli operatori, in ore parziali e non totali dell'intera giornata. Bisogna dare delle risposte più intensive e questo può avvenire non accentuando la separatezza, ma l'efficienza dei servizi tramite l'integrazione del lavoro di équipe ed altro.
L'emendamento al titolo da me presentato dà un senso nettamente inverso a quello che l'Assessore tendeva a dare nell'impostazione. Questo problema doveva comunque essere tenuto presente da almeno una serie di emendamenti e non dal mio unico al titolo, redatto anche in termini provocatori, se vogliamo. Pertanto, una discussione svolta al termine, anche tenendo conto degli altri emendamenti presentati, avrebbe permesso probabilmente di poter dare un giudizio più attento e meditato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Rimangono le cose dette prima. In più c'è da dire che non si tratta di un processo di accentuazione di separatezza, ma caso mai la legge prevede un processo che favorisce l'integrazione attraverso il dipartimento dei vari servizi che agiscono sul territorio e in ospedale. Pertanto l'emendamento non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 24 contrari e 3 astensioni.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto, Calligaro e Sestero: alla prima riga, sostituire gli artt. "34 e 64" con "17, 33, 34, 35 e 64 della legge 23/12/1978, n. 833 e dell'art. 2 della legge n. 595/85".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: abrogare, dopo le parole "popolazione adulta", le parole "e l'istituzione del Servizio dipartimentale psichiatrico" e aggiungere "e loro integrazione nei servizi zonali".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ritengo che una enfatizzazione nel richiamare con forza il discorso del servizio dipartimentale psichiatrico sia l'esplicita dimostrazione che non si va verso un tentativo di sia pure parziale e specialistica integrazione dei servizi con un lavoro di 'equipe in grado di coniugare prevenzione cura e riabilitazione (cioè lo spirito della legge n. 833), bensì in senso opposto, cioè prefigura elementi di specializzazione che richiederebbe per altri settori analoghi interventi di alta specializzazione.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta non accoglie l'emendamento perché in una legge che si pone l'obiettivo di creare i dipartimenti diventa difficile accettare una proposta che li cancella. Ripeto, l'art. 34 della legge n. 833 dice chiaramente: "l'istituzione di servizi a struttura dipartimentale", forse non lo ripete nella stessa legge su altri settori sanitari.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole e 38 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.


Argomento: Varie

Incidente mortale avvenuto nei pressi del costruendo nuovo stadio


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Ho chiesto la parola perché abbiamo avuto notizia di un incidente mortale avvenuto al costruendo stadio di Torino. Naturalmente i giornalisti non sono presenti in Consiglio perché credo che si siano recati sul luogo.
Inviterei la Giunta o il Presidente del Consiglio, se è possibile, ad inviare da parte nostra un funzionario sul posto per dare modo di avere qualche informazione su questo grave fatto che turba ciascuno di noi, anche rispetto ai problemi che la costruzione degli stadi sta ponendo in tutta Italia e che oggi colpisce anche Torino.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Le notizie sono pur sempre non buone in quanto è deceduta una persona Petroni Enzo, e ci sono un paio di feriti non all'interno dello stadio, ma a 400-500 metri. In Via Druento, laddove si operava per lavori di sbancamento della metropolitana, ha ceduto una parte della rete fognaria ed è rimasto soccombente Petroni Enzo. Sono in corso accertamenti, altre notizie non si hanno. Certamente il fatto comporta non poca riflessione attorno alle opere pubbliche e non solo quelle pubbliche, ma laddove esistono momenti di prudenza e di attenzione che attengono alla sicurezza dell'uomo che vi lavora.
Le notizie per ora sono queste; per nostra fortuna, solo psicologica il crollo non appartiene allo stadio, ma è evidentemente accaduto un fatto funesto che mette la comunità nella condizione di essere vicino alla famiglia del deceduto.



PRESIDENTE

Di fronte a questa tragica notizia, esprimendo il dolore dell'assemblea, invito i presenti ad un momento di raccoglimento.
Ci faremo carico di inviare nostri rappresentanti per ulteriori accertamenti, augurandoci che l'incidente non abbia ulteriori tragiche conseguenze.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Psichiatria

Esame progetto di legge n. 503 (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 503.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto, Calligaro e Sestero: l'art. 5 è soppresso e sostituito dal seguente: "Art. 5 - Il Centro di salute mentale.
1. Il Centro di salute mentale (CSM) è la sede del progetto terapeutico e dei vari interventi psicoterapeutici e socio-terapeutici ambulatoriali nonché il centro organizzativo degli interventi a domicilio e nelle comunità alloggio, inoltre deve assicurare interventi di consulenza e/o assistenza a pazienti ricoverati in divisioni, reparti o servizi degli ospedali di zona o in altre strutture socio-sanitarie pubbliche.
2. Ogni USSL deve essere dotata di un CSM. Il CSM deve essere aperto almeno 12 ore al giorno ed avere il personale disponibile per le urgenze nelle ore di chiusura del servizio. Inoltre, il CSM deve essere affiancato da un Centro crisi in modo da evitare al massimo i ricoveri.
3. Le UU.SS.SS.LL. con più di 50 mila abitanti o con estensione particolarmente vasta possono organizzare l'attività del CSM in più sedi operative autonome possibilmente coincidenti con gli ambiti di uno o più distretti".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

E' un emendamento di grande importanza perché introduce il problema dell'orario di apertura del Centro di salute mentale. Noi sosteniamo che debba essere aperto almeno 12 ore al giorno ed avere il personale disponibile per le urgenze nelle ore di chiusura del servizio. Inoltre riteniamo che il Centro di salute mentale debba essere affiancato da un Centro crisi in modo da evitare al massimo i ricoveri.
In merito alle sedi operative, per le UU.SS.SS.LL. che hanno più di 50 mila abitanti, insistiamo che siano sedi operative autonome.
Inoltre, nel primo comma, sosteniamo che il Centro di salute mentale oltre ad essere sede del progetto terapeutico e dei vari interventi ambulatoriali, nonché Centro organizzativo degli interventi a domicilio e nelle comunità alloggio, deve assicurare interventi di consulenza e/o assistenza a pazienti ricoverati in divisioni, reparti o servizi degli ospedali di zona o in altre strutture socio-sanitarie pubbliche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento non è accolto in quanto nello stesso non si prevedono più gli interventi psicofarmacologici (l'ambulatorio continua ad avere tale competenza) e il servizio di consulenza e di assistenza ai pazienti viene dato dal Dipartimento. Il diffonderlo a livello di ogni Centro di salute mentale in concreto è irrealizzabile dal momento che l'esperienza degli ultimi dieci anni ci indica la difficoltà di tenerli aperti e l'impossibilità di averli dopo le ore 17 di venerdì, il sabato e la domenica. E' inutile prevedere una dizione che poi non è perseguibile.
Non solo, ma sarebbe impossibile mantenere a livello di ogni Centro di salute mentale la disponibilità di uno psichiatra per le urgenze, mentre invece i DEA dove c'è il servizio psichiatrico hanno sempre uno psichiatra reperibile. Potrebbe rischiare di essere un doppione del DEA e del SPDC con rischi di diagnosi anche non giuste e in modo particolare il Centro di salute mentale non avrebbe la strumentazione che in casi di crisi esiste invece a livello di DEA.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 26 contrari.
La parola al Consigliere Montefalchesi per dichiarazione di voto sull'art. 5.



MONTEFALCHESI Corrado

L'art. 5 è molto importante e la posizione della Giunta è emblematica di una concezione più generale di come ci si vuole muovere rispetto alla vicenda della psichiatria.
L'orario di apertura dei servizi da sempre è stato uno dei problemi irrisolti. Ci sono problemi con il personale, ci sono e ci saranno problemi con le Organizzazioni sindacali perché tenere aperti i servizi significa avere personale disponibile a fare certi orari e certe turnazioni. Per quella dell'apertura dei servizi è una delle questioni nodali a cui abbiamo sempre attribuito grande importanza. Il fatto che l'Assessore e la Giunta si siano mostrati indisponibili ad accogliere la proposta che noi facciamo di una maggiore apertura dei servizi dimostra che non c'è affatto attenzione al discorso territoriale e che l'unica risposta è proprio quella contenuta nella filosofia della legge e cioè una risposta medico-sanitaria in qualche modo ospedaliera e custodialistica. Su questo l'Assessore ha manifestato chiaramente qual è l'ispirazione di fondo della legge e come intende muoversi.
Dico di più: questo Consiglio regionale e molti colleghi che oggi hanno votato contro questo emendamento di maggiore apertura dei servizi, nel 1984 votarono insieme al sottoscritto le conclusioni della Commissione d'indagine che affermavano come uno dei punti prioritari la necessità dell'apertura dei servizi 24 ore su 24. Oggi avete cambiato idea! Bene sarebbe corretto spiegare a questa assemblea e ai cittadini piemontesi, ai pazienti e ai loro familiari, perché siete contro una maggiore apertura dei servizi e alla necessità di un più puntuale intervento nei confronti dei pazienti e anche nei confronti delle visite domiciliari! Spiegateci perché.
Questa è una delle questioni nodali che caratterizza, in modo pesantemente negativo, questa legge. Ciò dimostra che i giudizi che abbiamo dato nei nostri interventi in sede di discussione generale erano davvero corretti: avevamo visto giusto. Questo - ripeto - è un punto emblematico di svolta rispetto alla gestione del problema psichiatria. Quindi, noi voteremo contro questo articolo perché non è stato accolto il nostro emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non voglio dilungarmi, ma credo sia giusto, anche per evitare interpretazioni diverse da quelle che noi intendiamo dare al voto su questo emendamento e al suo significare fare una dichiarazione di voto su questo articolo.
Noi siamo partiti nell'impostazione complessiva della legge, di cui l'art. 5 è sicuramente un punto essenziale, dal fatto di voler estendere i servizi nella loro globalità e nella loro dimensione totale, ma attribuendo a ciascuno dei vari servizi previsti una serie di competenze e di funzioni che sono proprie delle varie parti del servizio.
Allora, se si legge con attenzione il punto 1) che definisce l'attività del Centro di salute mentale, si comprende come sia un punto di riferimento stabile e continuativo che ha una serie di compiti in materia di organizzazione del lavoro e in materia di appoggio delle altre strutture che sono previste. Non necessariamente questi compiti si svolgono meglio se questo centro è aperto per un certo numero di ore e per le altre ore non è funzionante. Non abbiamo voluto individuare un numero di ore di apertura stabile del servizio perché può anche darsi che non ci sia l'esigenza di tenere aperto per un certo numero di ore questo servizio. Invece il servizio deve essere reso o direttamente al domicilio dei pazienti o nelle comunità o nelle altre realtà in cui questo servizio si deve svolgere tenendo conto che non va confuso, come invece sembra, con quello che è il servizio dell'emergenza che è cosa diversa dalla funzionalità del Centro di salute mentale. E' importante che ci sia questa attenzione per evitare che il paziente venga poi ad essere disorientato rispetto ai vari tipi di intervento che sono quelli di routine, chiamiamoli così, che nell'ambito del Centro di salute mentale vengono programmati, previsti e organizzati in base alle emergenze delle crisi che devono essere viste nelle sedi opportune quale, per esempio, il DEA o l'intervento di emergenza che in altro provvedimento l'Assessorato sta definendo nelle sue linee particolari.
Per questa ragione non abbiamo voluto inserire questo punto. Non è corretta, non è esatta l'interpretazione, ad avviso almeno del Gruppo DC per cui si può dedurre di voler non aprire i servizi sul territorio o di voler ridurre il peso dei servizi sul territorio; semmai è l'impostazione complessiva del disegno di assistenza che ha una diversa articolazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Il Gruppo MSI-DN si asterrà su questo articolo, perché già questa mattina nel mio intervento avevo richiesto la presenza 24 ore su 24. Posso anche capire quello che dice la collega Bergoglio e cioè che forse non è l'orario di apertura quello che determina certe cose, ma io ritengo che un Centro di salute mentale abbia la necessità di avere la presenza 24 ore su 24 o al limite, come diceva l'emendamento che è stato testé votato, la disponibilità per le urgenze nelle ore di chiusura.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi Calligaro e Sestero: il titolo "Il Centro di terapie psichiatriche" è soppresso e sostituito con "Il Servizio residenziale e semiresidenziale di terapia e risocializzazione".
Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: al titolo, dopo la parola "psichiatriche", aggiungere le parole "e di risocializzazione".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Abbiamo proposto l'emendamento per mettere il progetto di legge, e successivamente la legge, in sintonia con le proposte nazionali che si riferiscono ad un servizio residenziale e semiresidenziale di terapia e risocializzazione. Questo, tra l'altro, consentirebbe di superare una certa confusione di ruoli che si registra tra il Centro di terapie psichiatriche di cui all'art. 7 e l'art. 8 sulla comunità protetta. Ambedue sono considerati presidi sanitari, per cui risulterebbe chiaro che si tratta di servizio residenziale e semiresidenziale di terapia e anche di risocializzazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta con il suo emendamento accoglie in parte l'indicazione di chiarezza nella dizione dell'articolo, aggiungendo le parole "e di risocializzazione". Il contenuto della residenzialità e semiresidenzialità è nell'articolato e nello stesso art. 7.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Acotto Montefalchesi, Calligaro e Sestero.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Maccari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 12 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 La parola al Consigliere Calligaro per dichiarazione di voto.



CALLIGARO Germano

Vorremo sapere se la comunità alloggio avrà sette-otto ospiti, in modo da dare alla stessa un carattere familiare o meno. Se si tratta di comunità alloggio di dimensioni più ampie, con un numero di ospiti molto elevato, noi siamo contrari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Rimarremo nell'ambito degli standard previsti dal PSN, che per il momento non sono ancora stati fissati.



MONTEFALCHESI Corrado

Allora andiamo oltre il 2000?



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Non ci sono dubbi che formazione ed aggiornamento professionale insieme alla motivazione degli operatori, sono elementi decisivi ai fini del buon funzionamento dei servizi. Abbiamo rafforzato l'articolo, ma non si riesce a capire chi svolgerà l'attività di formazione.
A mio parere, l'Università deve svolgere un ruolo di grande importanza.
In questa legge ha un ruolo del tutto marginale, tant'è vero che abbiamo inserito un articolo all'acqua di rose che non ha alcun significato. C'è il problema di far svolgere all'Università un grande ruolo nel campo della formazione e dell'aggiornamento professionale. Vorremmo sapere cosa ne pensa l'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Tutta l'attività di aggiornamento e formazione professionale nell'ambito della sanità, anche se non è statuito con legge, viene svolta comunque in collaborazione con l'Università. In questo settore particolare già nella prossima primavera ci sarà un'iniziativa in collaborazione con l'Università. Non si può stabilirlo con legge perché è un'attività che si fa su piano operativo (UU.SS.SS.LL. o Regione). Il compito specifico, in base alla legge di istituzione delle UU.SS.SS.LL. (n. 833), è del servizio pubblico che può avvalersi delle collaborazioni tecniche varie.



CALLIGARO Germano

Insistiamo con questo avvalersi della struttura universitaria.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'Università è stata dimenticata per tanti anni, persino nelle Commissioni che giudicavano la spesa vincolata e i progetti, come abbiamo sentito anche questa mattina esaminando le interrogazioni.
Abbiamo inserito l'Università anche nella Commissione che si è occupata di questo disegno di legge, è un atto indicativo sufficiente. E' già prevista un'iniziativa per il mese di marzo, sono dati reali rispetto a situazioni passate dove l'Università non aveva alcun spazio. Mi pare una linea molto seria.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

E' desolante, in sostanza partiamo sempre dall'anno zero: "presso la competente struttura regionale è attivato il sistema informativo sull'assistenza psichiatrica", ma finora non abbiamo raccolto dei dati?



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 11.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: abrogare l'intero articolo e sostituirlo con: "Nell'ambito della presente legge dovrà trovare piena valorizzazione la L.R. 27/8/1984, n. 44".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

L'argomento trattato nell'emendamento non viene normalmente sfiorato in Consiglio perché si pensa che inserendo la parola "volontariato" sia risolto il problema e poi le cose vadano come debbono andare. Il problema del volontariato in ogni legge regionale non può essere così richiamato.
Nel mio emendamento si dice che non si tratta di fare altro che cominciare ad applicare la legge n. 44/84 e di verificare quanto nel settore psichiatrico la stessa ha interagito. La valutazione dello stato di applicazione della legge sul volontariato nell'ambito dei servizi sanitari e socio-assistenziali non è mai stata sottoposta ad una verifica e ad un'attenta valutazione del Consiglio e siccome al momento della votazione di quella legge si era detto che essa aveva un taglio nettamente sperimentale e che sulla base della relazione annuale noi avremmo di volta in volta valutato l'esigenza o meno di un aggiornamento legislativo o di mutazioni legislative, oggi siamo di fronte all'impossibilità di poter fare questo.
Mi richiamo alla sensibilità del Presidente della Giunta e dell'Assessore Brizio e rivolgo un appello all'Assessore Maccari perch l'emendamento è molto più aderente allo spirito della legge sul volontariato di quanto possa essere un'affermazione che non ha trovato sostanziale verifica. Vorrei capire quante esperienze di volontariato nell'ambito del settore psichiatrico sono state coinvolte nelle varie UU.SS.SS.LL. e che tipo di problema questo ha determinato in termini positivi e negativi. Sulla base di una valutazione del genere si pu decidere se l'art. 12 può essere lasciato così oppure se non debba essere collocato diversamente.
Se si è in grado di rispondere ad una sollecitazione di questo tipo sono ben lieto di accontentarmi di prendere atto che esiste questo e che quindi l'art. 12 è stato inserito sulla base di una valutazione la più oggettiva possibile. Ho l'impressione però che questo non sia, ho visto gli appunti presentati dall'Assessore Brizio come relazione annuale sulla legge sul volontariato e non ho colto con puntualità questo elemento.
Pertanto, siccome in questo Consiglio siamo in pochi a chiedere questo mi permetto di farlo perché essendo una legge regionale vorrei capire fino a che punto è entrata nella trasversalità delle procedure e degli interventi normativi e legislativi del settore sanitario e socio assistenziale essendo stata definita allora legge di un certo rilievo politico. So che per la "grande politica" parlare di volontariato è difficile, è un argomento che viene lasciato alla sensibilità di pochi invece il problema dovrebbe essere rovesciato.
L'art. 12 mi pare una cosa messa lì tanto per poter dire che anche il volontariato e la partecipazione dei cittadini viene in qualche modo sollecitata, poi ci sono cose più importanti e significative di queste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, è scontato che il bicchiere pieno a metà può essere considerato metà pieno o metà vuoto. Non dico una cosa nuova, ma è bene che ogni tanto riflettiamo sulle cose già note. L'avere inserito nell'art. 12 questa precisazione rispetto all'apporto e all'utilizzo del volontariato e in specifico del volontariato rappresentato dalle associazioni dei familiari è in questa legge e in questo contesto la dimostrazione ulteriore, qualora ce ne fosse stato bisogno, che si intende lavorare con la gente, per la gente, insieme alla gente. Il fatto che non si vada ad individuare come e in che modo il volontariato dovrà essere utilizzato inserito, coordinato e coinvolto nella gestione dei servizi per il ruolo e per le competenze che le sono proprie è un esempio ulteriore che mi pare vada nella direzione da me più volte sottolineata in quest'aula, ma non solo da me, che non si vuole fare una legge che tutto incaselli e che tutto irrigidisca, ma che dia delle possibilità di espressione, di intervento e di impegno a tutti coloro che hanno qualcosa da dire, qualcosa da fare e soprattutto voglia di farla.
Mi pare giusto sottolineare - è con particolare soddisfazione che lo vediamo messo in questi termini - che la dichiarazione di voto è soltanto rafforzativa di un concetto che a nostro avviso in questo contesto e in questo modo è particolarmente significativo.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Avevo chiesto all'Assessore Brizio o all'Assessore Maccari di rispondere pregiudizialmente ad una domanda sullo stato di applicazione della L.R. n. 44/84 all'interno di questi servizi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Al momento non ho elementi, comunque la relazione sull'attività del volontariato svolta sarà consegnata ai Consiglieri, dalla quale potrà emergere quanto è stato fatto nel settore.
Nell'emendamento la dizione proposta è estremamente generica, mentre è molto più precisa quella proposta dalla Giunta che recita: "I Servizi dipartimentali psichiatrici promuovono modalità di collaborazione organizzata con associazioni ed enti di volontariato e con associazioni di familiari dei pazienti psichiatrici, in particolare per promuovere attività socio-riabilitative, in attuazione di quanto previsto dalla L.R. 27/8/1984 n. 44".
L'emendamento è pertanto respinto.



PRESIDENTE

La parola nuovamente al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, desidero fare una dichiarazione di voto perch voglio sapere che cosa si vota.
L'intervento dell'Assessore è a confermare che l'art. 12 è restrittivo rispetto alla legge n. 44 del 1984 perché si mette in evidenza "in particolare promuovere attività socio-riabilitative". La legge n. 44 è molto più ampia e dà sicuramente più spazio al volontariato; si tratta quindi semplicemente di applicare una legge della Regione che esiste dal 1984. Non mi si venga a dire che qui c'è una grande rilevanza politica quando sappiamo che la legge sul volontariato non si sa fino a che punto è applicata, non si sa quante UU.SS.SS.LL. l'abbiano attivata, non si sa quale politica si sia fatta! Quindi, per cortesia, abbiamo almeno il coraggio di dire che è stata fatta una legge che allora ci ha salvato l'anima e ci ha permesso di fare un'operazione di facciata dicendo: "Anche la Regione ha una sua legge sul volontariato"! Non siamo però in grado, per motivi in parte anche oggettivi, di capire fino a che punto essa ha inciso e ha permesso la crescita, lo sviluppo e il rapporto del volontariato con le attività dei servizi sanitari e socio-assistenziali. Qui siamo nell'ennesima situazione per cui si ritiene di evidenziarlo e allora mi permetto di leggere nelle intenzioni e dire che si permette di evidenziarlo perché c'è bisogno di salvare la facciata, tanto sappiamo che le iniziative di volontariato in questo settore vengono soltanto parzialmente applicate o lasciate allo spontaneismo e alla buona volontà che esiste in qualche situazione senza una organica politica di aiuto, valorizzazione e sostegno come prevede la legge n. 44/84.
Pertanto sull'art. 12 personalmente do un voto di astensione, proprio per non votare contro, perché esso non vincola, non è aderente alla legge regionale vigente in materia di volontariato, nel senso che un'astensione critica ad un certo punto ve la meritate pure perché almeno l'avete scritto. Insomma, mi pare proprio poco, perché la storia di questi cinque sei anni non mi permette di dire se è stata applicata o meno, perché non se n'è mai discusso e non si è mai valutato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Reburdo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 20 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi, Calligaro e Sestero: al primo comma, seconda riga, dopo "presidi psichiatrici" aggiungere "pubblici".
2) Dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi, Calligaro e Sestero: al secondo comma, alla fine della prima riga aggiungere: "anche mediante l'istituzione, entro 30 giorni dall'approvazione della presente legge, di una Commissione consiliare di indagine conoscitiva".
3) Dai Consiglieri Montefalchesi, Calligaro, Acotto e Sestero: al terzo comma, quarta riga, sostituire la parola "privati" con le parole "di privato sociale".
4) Dal Consigliere Reburdo: al terzo comma, quarta riga, dopo la parola "privati" aggiungere le parole "ispirati da motivazioni sociali e/o religiose e non aventi finalità economiche".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Questo è un punto importante della legge; è una delle innovazioni che stanno alla radice della logica di questa maggioranza, cioè quella di inserire soggetti impropri all'interno di servizi all'uomo che si fondano sulle risposte ai bisogni dei cittadini e non agli interessi di chi interviene all'interno di questi servizi.
Non è la prima volta che ci troviamo di fronte all'inserimento dei privati in settori delicati. Di fatto l'art. 14 cita enti e organismi privati; enti può voler dire tutto e nulla, organismi privati è la stessa cosa. Quindi vorrei che mi si spiegasse se si vuole inserire soggetti diversi dal pubblico all'interno di settori strategici per il diritto alla salute dei cittadini, e questo viene fatto anche in altri settori della sanità, però quello che si chiede è che questi nuovi soggetti abbiano delle caratteristiche fondamentali. La prima caratteristica che dovrebbero avere è la motivazione sociale e/o religiosa, che li porta ad occuparsi ed intervenire in settori così delicati come quello della vita dei cittadini.
Questa è una motivazione che deve spiegare il perché si vuole intervenire in questo senso, dato che ci sono degli organismi sociali o religiosi che hanno delle motivazioni molto radicate e in questo senso non ci sono difficoltà perché enti o organismi privati, che abbiano forti motivazioni sociali o religiose, possano intervenire. Questo è un primo vincolo che dovrebbe esserci.
Un secondo vincolo che dovrebbe esserci è quello di non avere finalità di lucro. E' del tutto ovvio che chi fa degli investimenti deve ottenere dei risultati economici, ma dato che siamo in un settore particolarmente delicato, chi ha degli investimenti da fare sarebbe bene che li rivolgesse altrove se ha finalità di lucro, oppure li fa a titolo gratuito. Pertanto la seconda caratteristica che dovrebbero avere questi enti od organismi privati è quella di non avere finalità di lucro.
A me pare che senza questa specificazione ancora una volta questa maggioranza si caratterizza per un'apertura ad interventi che avvengono in settori del tutto impropri, perché qui occorre avere una efficienza sicuramente di gestione, ma con precise motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Chiedo al Consigliere Reburdo di spiegarmi perché la cardiochirurgia sia nata e si sia affinata negli ospedali privati a scopo di lucro negli Stati Uniti d'America.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento al terzo comma presentato dal Consigliere Reburdo non è accolto perché privato è un termine giuridico, privato sociale è un termine politico che non ha riferimenti giuridici chiari. Le cooperative sono privato puro, quindi è una dizione che ha caratteristiche giuridiche, non può essere un privato pubblico, un privato sociale o semisociale. Una legge deve avere elementi di riferimento giuridico molto chiari.
Quello del rapporto con il privato è un problema di controllo che la legge si pone e che sarà chiarito nelle norme di attuazione. Di fronte ad un privato esistente che ha una presenza di 847 posti letto convenzionati nelle case di cura, di 1.400 circa nelle case per anziani, 200 nelle pensioni, c'è la necessità di un sistema di controllo rigido, di un inquadramento nella politica dipartimentale che possa seguire anche il settore privato, ma non può essere prevista una dizione generica che apre contenziosi e non chiarisce, bensì confonde ulteriormente l'attività nel settore psichiatrico.
L'emendamento al primo comma è respinto perché nel quadro generale della revisione c'è una parte che riguarda anche i privati.
Anche l'emendamento al secondo comma è respinto.
I Capigruppo avranno modo di dibattere ed assumere delle decisioni in aula sulle eventuali indagini conoscitive, che sarebbero estremamente interessanti. Si potrebbe anche aprire un'indagine conoscitiva sulle conduzioni di situazioni esistenti, ma non è da inserire in questa legge.
Per quanto riguarda il terzo emendamento valgono le cose dette sull'emendamento n. 4) presentato dal Consigliere Reburdo al terzo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Mi pareva che nel primo comma fosse ovvio aggiungere la parola "pubblici". La progressiva attuazione della nuova rete completa dei presidi psichiatrici pubblici comporterà la revisione del ruolo attuale delle case di cura convenzionate. In Commissione si è discusso a lungo. Capisco che si vuole fare emergere una ristrutturazione generale dei servizi pubblici e privati, ma noi siamo la parte pubblica, dobbiamo proporci di rafforzare e qualificare il pubblico con tutto il rispetto per il privato che dovrà occupare gli spazi che resteranno. Mi pare pertanto ovvio aggiungere la parola "pubblici".
In merito al secondo comma, quale migliore verifica di quella di una Commissione consiliare d'indagine conoscitiva che prenda in considerazione l'andamento delle cliniche neuropsichiatriche, i controlli che devono essere esercitati sulle stesse, soprattutto per la qualità delle prestazioni erogate? Tra l'altro c'è una legge che già lo prevede.
Sarebbe un'occasione importante per capire la situazione, perch verremmo a scoprire con ogni probabilità che anche tra le cliniche neuropsichiatriche o una parte di queste c'è una sorta di Corte dei miracoli indipendentemente dagli immobili che possono presentarsi in un certo modo. Se controllassimo bene la qualità delle prestazioni erogate ci accorgeremmo di essere di fronte ad una sorta di Corte dei miracoli! Questo sarebbe molto utile per tutto il Consiglio regionale.
Avendo respinto i nostri emendamenti il nostro voto sarà contrario all'art. 14.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei un chiarimento dall'Assessore in merito al primo emendamento. La legge tende ad attuare una nuova rete di servizi psichiatrici pubblici. Se a questo ci si riferisce, non vedo perché non si debba dire che la progressiva attuazione della nuova rete di presidi psichiatrici pubblici comporterà la revisione del ruolo delle case di cura private. Se non si vuole dire questo, l'Assessore spieghi cosa si vuole dire; oppure con questa legge si attua una nuova rete di presidi psichiatrici sia pubblici che privati. O è l'una o è l'altra cosa: sono due cose completamente diverse con un rilievo politico non indifferente che tutti ben comprendiamo.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Possono essere pubblici e privati.



MONTEFALCHESI Corrado

Quindi con questa legge si tende ad attuare una nuova rete di presidi psichiatrici pubblici e privati e si finanzia anche l'attuazione di presidi psichiatrici privati.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Anche perché ormai sono talmente finanziati dalle norme precedenti per cui c'è una riqualificazione. Anche per i Centri di terapie psichiatriche in pochissimi casi ci sono delle capacità, tipo il Fatebenefratelli, che possono essere al servizio pubblico in termini molto efficienti.



CALLIGARO Germano

Si mettano sul mercato per conto loro!



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
In merito all'emendamento n. 4), ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Propongo di definire non il privato sociale, ma qual è il privato che noi vogliamo valorizzare. Il mio emendamento non prevede un privato sociale, ma enti ed organismi privati ispirati da motivazioni sociali e/o religiose e non aventi finalità economiche. Questo è un problema importante, tra l'altro rafforzato dall'Assessore Maccari quando ha citato l'esempio del Fatebenefratelli, organismo di carattere religioso con finalità non speculative, ma qui entra un privato che non ha altra motivazione che quella di guadagnare. Il collega Olivieri dovrebbe rispondere perché oggi negli Stati Uniti d'America non esistono più cliniche private, ma solo più Fondazioni, proprio perché ad esse bisognava dare anche una ragione che non fosse di carattere speculativo in settori che sono di estrema delicatezza.
Ritengo che - chiamo in causa la maggioranza e in particolare la DC siamo di fronte al fatto che per la prima volta in un settore di grande delicatezza non c'è la valorizzazione delle esperienze private che abbiano determinate caratteristiche che sono quelle che stanno nella storia dell'esperienza cattolica o sociale-laica del nostro Paese. Siamo di fronte all'immissione all'interno di un settore di grande delicatezza del privato tout court, il quale ha il diritto, quando interviene e quando investe, di guadagnare. Mi chiedo se possiamo accettare che intervenga un privato che ha inevitabilmente queste caratteristiche o se non sia meglio porre delle limitazioni.
Sia chiaro che la decisione che andiamo ad assumere è questa: si immette un privato che giustamente può anche avere delle finalità di tornaconto economico. Questa è la vostra decisione, non certamente la nostra.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 14 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi Calligaro, Sestero e Dameri: al terzo comma, prima riga, dopo "il primo di questi progetti" aggiungere "di superamento e".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi, Calligaro Sestero e Dameri: al terzo comma, seconda riga, sostituire "Giunta regionale" con "Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento è respinto perché è compito della Giunta e non del Consiglio presentare il progetto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 25 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 15 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: alla fine del terzo comma aggiungere: "in modo particolare ai fini del coordinamento professionale, metodologico e della programmazione, va istituita, ove non ancora esistente, l'unità operativa di psicologia, ferma restando l'attribuzione del personale psicologo per le attività alle diverse équipe interdisciplinari".
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

La ragione per la quale ho presentato questo emendamento è perché a mio parere c'è la mancanza di un coordinamento proprio da parte dell'area psicologi. C'è il rischio che possa prevalere nei fatti una logica farmacologica in certi momenti.
Dobbiamo pensare che ci sono diverse aree di intervento (salute mentale, tossicodipendenza, inserimento handicappati, tutela materno infantile) dove è necessaria l'operatività degli psicologi.
Mi sembra che così come formulato, nel comma possa non vedersi pienamente questa esigenza di ruolo e di coordinamento del momento psicologico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Attualmente il Servizio di psicologia non esiste. Gli psicologi hanno avuto il riconoscimento dell'Albo e nel prossimo contratto verrà istituita la pianta organica. E' una figura professionale che fa parte di una equipe di intervento e poi c'è da considerare che non tutti i laureati hanno un servizio autonomo, particolarmente quelle figure che devono lavorare in equipe. Prego pertanto il Consigliere Tapparo di ritirare l'emendamento.



TAPPARO Giancarlo

Non capisco, ma mi adeguo.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato dal proponente.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Nel suo intervento, il Consigliere Olivetti stamani ha posto una questione di grande interesse riguardante la prevenzione. Ha detto che è difficile in psichiatria stabilire quale sia l'attività preventiva e ha fatto un esempio: la diagnosi precoce.
Certo che se si incentra tutto sulle strutture residenziali e sui posti letto di queste strutture, è difficile trovare risorse per la diagnosi precoce.
Si può però fare un altro esempio che riguarda la neuropsichiatria infantile. Questi servizi devono essere organizzati con un'apposita legge sosteniamo noi che tenga conto non solo dei presidi ospedalieri che svolgono istituzionalmente attività intra ed extra muraria, ma delle esigenze di servizi di territorio in ogni USSL strettamente collegati.
Meglio ancora se intersecantesi con i servizi materno-infantili in modo da poter esplicare fin dalla nascita una necessaria azione non solo di cura ma anche di prevenzione. Quella prevenzione di cui si parla nel primo articolo di questo progetto di legge, ma che non si dice come si vuole attuare.
L'importanza di stretti rapporti non subordinati tra neuropsichiatria infantile e psichiatria degli adulti non è da sottovalutare, soprattutto se si vogliono impostare seri studi. Vi è un'età intermedia che va pressappoco tra i 16 ed i 25 anni che è terra di tutti e di nessuno, ed è a questa età a nostro parere, che si potrebbe creare una cerniera che unisca i due servizi, prevedendo almeno in fase sperimentale unità operative per l'adolescenza in cui collaborino neuropsichiatri infantili e psichiatri dei servizi di territorio. Questo è un altro esempio di attività preventiva che si può fare.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 16 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 La parola al consigliere Calligaro per dichiarazione di voto.



CALLIGARO Germano

Questo è un altro degli articoli di notevole importanza per noi.
Abbiamo convenuto con la maggioranza in sede di Commissione sull'inopportunità di inserire gli standard nel dispositivo di legge.
In quella sede abbiamo chiesto che si presentasse il disegno di legge sulla psichiatria accompagnato successivamente da una deliberazione sugli standard, anche perché quattro mesi fa ci è stata consegnata una bozza sugli standard.
Questa nostra richiesta è stata accolta dalla Commissione tecnico scientifica, sono trascorsi quattro mesi nei quali si sarebbe potuto scrivere un testo di deliberazione soprattutto se esisteva già una bozza ma oggi ci accorgiamo che è arrivato il disegno di legge e non la deliberazione di Giunta.
I 60 giorni previsti diventeranno quattro o cinque mesi. Chi gioca a ritardare? Che cosa ha impedito che si presentasse subito dopo il disegno di legge una deliberazione sugli standard? Ribadisco ancora che la Commissione tecnico-scientifica aveva accolto questa nostra richiesta, devo quindi dedurre che c'è un atteggiamento politico di chiusura da parte dell'Assessore.
Questo motiva il nostro voto contrario.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 17.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Calligaro e Montefalchesi: al comma terzo, dopo le parole "per i presidi", aggiungere la parola "pubblici".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, illustro questo emendamento e successivamente anche alcune piccole perplessità sull'intera stesura di questo terzo comma.
Mi sembra utile precisare che la procedura che indicate si riferisce alla procedura necessaria per utilizzare i contributi relativi alla realizzazione di strutture pubbliche.



BERGOGLIO Emilia

Le UU.SS.SS.LL. possono costruire dei presidi privati in proprio? No! Non ho mai visto una USSL ente pubblico che possa costruire un presidio privato.



CHIEZZI Giuseppe

Allora diciamolo: "ubi lex voluit dixit" e "ubi noluit tacuit". Vorrei sentire l'Assessore Maccari in proposito, dato che prima c'è stata una discussione sulla natura di questa legge in rapporto alle strutture pubbliche e private; mi sembrerebbe utile, in questo comma, chiarire che si tratta comunque di procedura riferita a presidi pubblici.
La seconda osservazione è di carattere più generale. Le procedure previste in questo progetto di legge prevedono che le UU.SS.SS.LL. entro 90 giorni individuano congiuntamente sedi e strutture per i presidi previsti dalla presente legge non ancora esistenti, e trasmettono alla Regione i progetti di massima delle opere necessarie e le relative domande di contributo. Su questo ho qualche perplessità: questa è una procedura che funziona (quindi è in grado di operare, non è solo volontà, ma è anche capacità di agire) se siamo in presenza di indicazioni relative ad immobili disponibili e quindi, di massima, di proprietà pubblica. Se infatti gli immobili sono disponibili, su di essi si può redigere un progetto di massima sulla base del quale chiedere il contributo. A me risulta però che il problema di dare concretezza alle previsioni di questa legge non sia di poco conto, per quanto riguarda la predisposizione di strutture, e che una parte di queste strutture, non irrilevante, siano strutture da reperire: bisogna cercare gli spazi, i luoghi e gli edifici in cui inserirle.
Allora il tema diventa più impegnativo, nel senso che dare operatività a questa legge significa studiare una procedura che permetta di agire.
Siamo all'interno di una procedura, indicata da questo comma, "di individuazione di un immobile". Intanto "individuare" cosa vuol dire? Vuol dire sapere che c'è un immobile e che potrebbe andare bene? Già quella terminologia è generica e un po' imprecisa.
Allora si individua qualcosa; poi si dice: "questa struttura non è ancora esistente, però il contributo è subordinato ad un progetto di massima relativo a questa struttura", che magari è indisponibile. E' un meccanismo che mi sembra faccia inciampare tutto il procedere. Nel senso che se una USSL ha individuato una struttura pubblica della Provincia o di un altro ente pubblico, ne ha la disponibilità, si possono nominare i progettisti, fare il progetto di massima e chiedere il contributo. Se per non è così, e forse in molti casi non sarà così, questo meccanismo non consente di agire, perché la struttura magari esiste, ma non è accessibile non è acquisita al patrimonio pubblico, non si può fare il progetto e così via. Questo è un vero inciampo. Probabilmente, per lasciare più possibilità di richiedere dei contributi senza essere vincolati già alla disponibilità dell'immobile, bisognerebbe riferirsi a criteri più generali in ordine ai fabbisogni di spazi e strutture per i presidi.
Non dimentichiamoci che siamo all'interno di procedure di realizzazione di un'opera pubblica. Nelle opere pubbliche non si lavora "a branche" (anche se il collega Olivieri diceva che loro lavorano "a branche"). Questa è un'opera pubblica; le procedure di opere pubbliche hanno dei vincoli.
Vedo in questa procedura un po' di lassismo, nel senso che non si capisce bene in quale modo le UU.SS.SS.LL. poi possano concretamente operare.
L'altra questione è la seguente: ammesso di avere il progetto di massima la legge dice che bisogna fare le domande di contributo entro 90 giorni. Ora, questi contributi, che vengono richiesti entro 90 giorni dall'approvazione della legge, sono i contributi relativi all'insieme del programma decennale previsto da questa legge o sono il primo contributo per realizzare una struttura? Se le domande di contributo si riferiscono a tutto il piano decennale la legge sta in piedi, se invece ci si riferisce solo a primi contributi da chiedere, gli altri contributi entro quanto tempo devono essere chiesti? Non ho visto una regola che dica, ad esempio che ogni anno al 31 gennaio le UU.SS.SS.LL. devono fare le domande per gli altri contributi. Parrebbe che se l'USSL fa domanda di contributo solo per una delle tante strutture da realizzare nei dieci anni, dopo di questo la legge non assegna più alcun obbligo all'USSL di presentare altre domande di contributi, oppure lascia la facoltà di presentarle in qualsiasi momento.
Penso che questa seconda parte sia da normare, sempreché io abbia letto bene la legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il Consigliere Chiezzi ha ragione, le procedure delle opere pubbliche hanno dei paletti chiari che sono fissati dalle leggi esistenti sui lavori pubblici e non da una legge sulla psichiatria e tanto meno possono essere stravolte. Quindi, in tutte le opere che fanno le UU.SS.SS.LL. è chiaro che si segue la procedura dei lavori pubblici, ma l'identificazione dei presidi può essere al di là della costruzione e della necessità dei contributi, per cui l'identificazione può essere anche una forma di collaborazione con il privato tenendo conto che dovremmo essere in grado di finanziare una quantità di richieste di un piano decennale, ma nel giro di 360 giorni non siamo in grado di farlo.
Ripeto che la procedura delle opere pubbliche relative alle UU.SS.SS.LL. è rispettata in tutti i settori della sanità e quindi anche in questo. Pertanto, i presidi da costruire sono sottoposti a tutte le normative a meno che il decreto relativo all'art. 20 della legge finanziaria 1988 (al momento non esiste neanche in bozza di decreto) possa prevedere che si danno contributi per ristrutturazione di edifici non di proprietà pubblica, ma oggi non è previsto. L'art. 20 prevede invece che il pubblico possa costruire e dare in gestione (lo prevede anche la bozza di Piano sanitario nazionale nella parte relativa alle residenze sanitarie assistenziali) a cooperative o a forme di gestione diverse, ma la procedura di costruzione è una procedura pubblica.



CHIEZZI Giuseppe

Se entro 90 giorni le UU.SS.SS.LL. non hanno la disponibilità degli edifici non possono mettere in moto questa procedura.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

C'è però la possibilità di fare il primo stralcio. Se noi aspettiamo di avere le risposte di tutte le UU.SS.SS.LL. piemontesi per fare il piano di intervento arriviamo al 2000, invece noi diciamo che entro 90 giorni facciamo il programma di intervento sulle UU.SS.SS.LL. che hanno già il piano stralcio e progetti di iniziative valide. Tanto si va per stralci e lo stesso piano decennale prevede tre stralci triennali. Le altre scadenze saranno previste normalmente dal conto capitale ordinario della voce Sanità e dal piano triennale.



CHIEZZI Giuseppe

Allora questa è una legge che prevede una procedura che vale una volta sola?



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 25 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 18 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Emendamento presentato dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi Calligaro e Sestero: al secondo comma, punto f), dopo "i progetti di" aggiungere "superamento e di".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

In merito al primo comma vorrei sapere qual è la struttura regionale competente in materia di assistenza psichiatrica.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Attualmente è il Settore programmazione, ma nella ristrutturazione che stiamo facendo collocheremo una struttura apposita. E' sempre stato compito della Programmazione perché abbiamo una sistemazione interna che risale ad anni passati, però abbiamo valutato la necessità di avere una strutturazione diversa, altrimenti continueranno le difficoltà ad operare che si erano già avute nel periodo precedente al mio mandato.



CALLIGARO Germano

Un'ultima osservazione. Al punto 2), lettera l), "modalità dell'intervento nell'urgenza psichiatrica", torna a circolare la proposta abbandonata (che aveva suscitato tanto scandalo) del Pronto Soccorso psichiatrico che motiva il nostro voto decisamente contrario.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 19 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Acotto, Montefalchesi, Calligaro e Sestero: al primo comma, alla fine aggiungere: "In attesa dei provvedimenti attuativi dell'art. 20 della legge n. 67 da parte del Governo, la Giunta regionale, entro 30 giorni, approverà un primo piano finanziario di intervento per l'anno 1990 avvalendosi del Fondo di riserva per gli interventi da adottare in corso d'anno previsto dal riparto tra le UU.SS.SS.LL. del Fondo Sanitario Nazionale 1988 per la spesa di parte corrente, del Fondo investimenti 1989 e dei fondi previsti dalla spesa vincolata, in modo da mobilitare risorse finanziarie pari a 30 miliardi di lire ed avviare urgentemente la realizzazione del programma di interventi".
2) Dal Consigliere Minervini: al secondo capoverso, al paragrafo a), dopo le parole "dieci anni" aggiungere le parole "vincolando il 50% della realizzazione delle opere ai primi cinque anni in conformità di un programma di priorità da sottoporsi all'approvazione del Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In sede di replica avevo detto che assumevo l'impegno di 10 miliardi per il 1989 tra fondi in conto capitale 1989 e spesa vincolata, per cui la Giunta non accetta gli emendamenti, ma assume l'impegno identificato per un anno. Alla fine del 1989 o all'inizio del 1990 dovrebbe esserci la possibilità di disporre già dei fondi dell'art. 20 per cui potremo fare il primo piano triennale di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

E' naturale che consideriamo l'art. 21 di decisiva importanza, ma con i fichi secchi non solo non si fa la riforma, ma persino non si fanno i servizi indispensabili. Pensavamo di dover attingere risorse non solo dall'art. 20, ma anche dalla spesa corrente della spesa investimenti. Ho ricordato nel mio intervento che la spesa vincolata 1986 non è stata spesa perché continua a tenere 40 miliardi...



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

E' stata deliberata e si stanno facendo i singoli atti. Abbiamo avuto il via dal Ministero ed è stata predisposta la deliberazione generale.



CALLIGARO Germano

Ci sono voluti nove mesi per portare a casa 40 miliardi che ci spettavano! E' inutile dire che 10 miliardi sono pochi. Se poi i tempi di ripartizione delle risorse per gli investimenti sono quelli del fondo 1988 ne parleremo, se tutto andrà bene, alla fine del 1990. I tempi sono talmente lunghi che evidentemente non è possibile fronteggiare una situazione che consideriamo di vera e propria emergenza.
Sugli standard non c'è nulla, c'è una promessa di 10 miliardi l'interrogativo d'obbligo è il seguente: possibile che una Regione che spende quasi 5 mila miliardi all'anno per la sanità non possa trovare 30 miliardi per interventi straordinari nel campo della tutela della salute mentale?



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Li posso trovare facendo un peculato per distrazione.



CALLIGARO Germano

Se avessimo sollecitato la spesa vincolata 1986 probabilmente l'avremmo avuta prima. Non potete dire che utilizzare quei soldi è peculato. Questo vuol dire che i tempi sono altro che quelli stabiliti dalla legge di dieci anni. Se ci si muove in questo modo l'arco temporale di attuazione sarà di vent'anni, perché con ogni probabilità movendoci secondo i tempi scanditi dal dispositivo riparleremo di psichiatria nell'autunno 1990 e avremo i primi interventi ultimati nel 1995! Pertanto, non parliamo più di emergenza, ma anche non versiamo lacrime di coccodrillo sul dramma dei malati di mente e delle loro famiglie!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

L'impegno preso dall'Assessore ci fa sperare e vogliamo dargli la nostra fiducia. Ci auguriamo che quanto si è impegnato a fare nel 1989/1990 sia veramente quanto da lui detto. Ritiriamo pertanto il nostro emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni.
L'emendamento n. 2) è stato ritirato dal proponente.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 21 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Nel discutere questo disegno di legge ho avvertito ancora una volta una demonizzazione del privato. Questo è un aspetto che trovo profondamente ingiusto soprattutto se lo riferiamo alla condizione della malattia mentale dove, per fortuna dico io, abbiamo avuto delle strutture private stante la completa, o quasi, assenza e la poca funzionalità del pubblico. Non ho capito bene, forse perché non ho una mente così fina, la differenza tra privato sociale e privato tout court, come ho sentito dire da qualcuno.
Volevo dedicare il mio sì a questa legge a un malato di mente, con tutto il rispetto profondo e serio per le sofferenze di questa persona, che si chiama Aldo, che oggi ha sessantaquattro anni, è torinese, è stato curato sempre in case di cura private, non so se convenzionate o meno; una persona che ha sofferto, che soffre ancora. E mi stupisco che proprio da parte del Partito comunista si debbano ancora oggi sentire queste accuse verso il privato quando poi malati di mente, come il sessantaquattrenne Aldo, si trovano in una clinica privata di Modena. Voglio dire ai compagni comunisti "per fortuna che ci sono le case private" perché il problema di Aldo è un problema che riguarda l'1% della popolazione torinese, tanti sono i sofferenti di schizofrenia (abbiamo 10 mila malati di schizofrenia a Torino). Aldo è uno di questi, sta a Modena e risponde al nome di Togliatti (l'unico figlio maschio del Migliore), è chiuso in una clinica privata perché forse l'assistenza e la cura lì ci sono. Credo allora che il pubblico, grazie a questa legge, potrà intervenire senza escludere, senza demonizzare nessun privato. Per questo voto sì.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Le considerazioni che ha sviluppato il collega Montefalchesi l'illustrazione puntuale degli emendamenti presentati e le motivazioni che abbiamo addotto per fare una discussione ed una battaglia nel merito di alcuni aspetti della legge, non possono non accompagnarsi a qualche considerazione di carattere generale su cose che questa mattina abbiamo sentito e che ci hanno anche feriti profondamente. E giacché non siamo uomini di gomma cercheremo di riprendere alcune di queste considerazioni sia pure in termini generali, che riteniamo comunque importanti, per valutare il contesto e lo spirito nel quale si è collocata questa discussione e questa approvazione della legge.
Gli argomenti che si potrebbero riprendere sono certamente tanti, ma le esigenze se non altro in termini di tempo sono tali che ci portano a fare una considerazione il più possibile riassuntiva, che cerchi di raccogliere almeno il senso di alcune considerazioni che secondo noi sono decisamente inaccettabili.
Non ho certo bisogno di difendere gran parte di quel movimento che si è ritrovato a combattere una battaglia tormentata di civiltà, per ottenere la conquista di una riforma come quella della legge n. 180; una grande battaglia di dignità. Ma devo ribadire che è una sciocchezza, prima ancora che una menzogna, dire che si negava l'esistenza della malattia mentale.
Noi non abbiamo mai negato l'esistenza della malattia mentale, noi abbiamo semmai posto l'accento sulla dimensione sociale della sofferenza mentale.
Si può discutere se ci sono state in certe fasi delle posizioni troppo squilibrate sul versante sociale dell'interpretazione della malattia mentale, ma da questo punto di vista la discussione è tutta aperta perch si tratta di una discussione attorno ad un equilibrio molto difficile, un equilibrio perennemente instabile tra il sociale e lo psicosomatico, lo psicofisico per quanto riguarda la materia che stiamo affrontando.
Per fortuna l'uomo non è ad una sola dimensione, ma, pur ammettendo una dialettica su questi poli, il sociale e l'elemento individuale psicofisico ci siamo dotati per il passato di strumenti per intervenire in questo settore e da questo punto di vista io, per esempio, sono il portatore di conoscenze ed esperienze che alla periferia del nostro Piemonte hanno dato alcuni risultati che sarebbe utile prendere in considerazione ed analizzare con l'attenzione che mi pare non ci sia stata assolutamente per quanto riguarda un bilancio sereno ed equilibrato delle esperienze che ci stanno alle spalle.
E' possibile osservare in queste realtà periferiche come è stata gestita la sofferenza, la cura degli ammalati. D'altra parte la Commissione di inchiesta metteva in evidenza alcuni dati che sono stati completamente travolti da una discussione che ha assunto caratteristiche e toni completamente diversi. Al di là dei dati recenti su queste realtà ci sono elementi di risposta a chi ha sostenuto che noi siamo del tutto estranei ad un rapporto con questo tipo di realtà, che ricaviamo anche dalla conoscenza diretta di esperienze che si sono svolte sulla base degli strumenti che precedentemente si erano dati al riguardo. Ciò vuol dire che tutto andava bene? No. Oso fare una considerazione collaterale: probabilmente i problemi delle aree metropolitane, in particolare quella di Torino, hanno enfatizzato oltremisura situazioni problematiche e questioni che rimangono aperte, ma con altri significati anche per quanto riguarda altri tipi di realtà.
Tutto ha contribuito ad enfatizzare una questione che noi stessi non ritenevamo una questione rispetto alla quale occorresse esprimere un giudizio del tutto tranquillo, bensì una situazione che richiedeva senz'altro delle rivisitazioni, degli adeguamenti e dei ritocchi.
Di fronte all'esigenza di rettifiche e di adeguamenti rispetto agli obiettivi che ci si era dati, che rimangono validi, invece del riformismo di una nuova sintesi voglio sottolineare un aspetto che è andato smarrito nel corso di questa vicenda perché sbrindellato dall'esasperazione. Sintesi che è persino parsa possibile ai livelli più alti del mondo scientifico e accademico, ai dirigenti e agli operatori, come possono testimoniare i convegni tenuti in quest'aula, ai quali aveva partecipato anche in maniera indiretta la Regione, svolti proprio all'interno del mondo della psichiatria che affrontavano la possibile composizione tra diverse visioni della questione psichiatrica. Abbiamo assistito alla possibilità di trovare una sintesi utile ed efficace. Non si è voluto seguire la strada della sintesi utile ed efficace tra diverse impostazioni che stava maturando all'interno dello stesso mondo scientifico ed accademico piemontese, ma si è scelta la strada della crociata, della contrapposizione, della caccia alle streghe. Sappiamo valutare chi ha condotto questa crociata, ma sappiamo valutare altrettanto bene chi ha assecondato questa impostazione.
Ai colleghi che hanno invocato la ragione e l'umiltà vorrei dire che c'è altro che ragione ed umiltà di fronte a questo tipo di impostazione.
Sul piano politico l'operazione che avete condotto è contro le più ragionevoli possibilità di trovare una sintesi sugli elementi controversi dell'impostazione dell'intervento psichiatrico. Quanto poi all'umiltà politica - pur apprezzando quella dei singoli Consiglieri vale forse osservare che i killer non sono mai umili, non hanno questo dono.
Ecco perché con questa legge e con la storia che la precede il segnale che manderete alla comunità piemontese è quello della regressione, della liquidazione di un'esperienza che andava rivisitata criticamente, senza però dare la sensazione netta che tutto, dal vertice in giù, andava buttato alle ortiche.
Ben diverso sarebbe stato nel senso comune dell'opinione pubblica se si fosse potuto accogliere e verificare, attraverso uno sforzo innovativo, il carattere riformista di un'azione di adeguamento.
E' veramente una sorte deprimente - l'Assessore mi permetta questa considerazione - quella di un esponente del riformismo, sia pure debole quale ufficialmente è l'Assessore Maccari, di essere protagonista dell'accettazione e dell'aver assecondato un'operazione tanto regressiva e in sintonia con le note opinioni della collega Bergoglio.
Quanto poi al "deus ex machina" di questa legge (questa mattina abbiamo sentito rivendicare un ruolo inqualificabile mantenuto su questa materia) il poeta consiglia di non curarsi degli "dei falsi e bugiardi".
Per le ragioni specifiche illustrate dai colleghi Calligaro e Montefalchesi, a cui mi sono permesso di aggiungere qualche considerazione più generale, voteremo contro la legge per il significato che ad essa ha dato la gestione che voi avete fatto di una discussione che poteva avere ben altri esiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Dichiaro il voto favorevole del Gruppo MSI-DN alla presente legge.
Votiamo favorevolmente perché la consideriamo un primo passo verso la normativa per la tutela della salute mentale e una prima iniziale sconfessione della legge n. 180.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Prestazione di garanzia fidejussoria nell'interesse dell'Aeroporto di Cuneo Levaldigi S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo infine all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Prestazione di garanzia fidejussoria nell'interesse dell'Aeroporto di Cuneo Levaldigi S.p.A." Non essendovi interventi, possiamo procedere all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,30)



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