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Dettaglio seduta n.203 del 28/07/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Bruciamacchie, Croso, Gallarini e Mercurio.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1187: "Modifiche ed integrazioni alla convenzione tipo Regione - Enti per la gestione delle attività formative"


PRESIDENTE

Sono iscritte all'o.d.g. alcune deliberazioni inerenti la formazione professionale.
Iniziamo con la proposta di deliberazione n. 1187, di cui al punto 23) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la modifica della convenzione contenuta nelle due paginette della deliberazione, costituisce un elemento molto rilevante dell'iniziativa regionale nel settore della formazione professionale che è stata assunta nell'ultimo periodo.
In buona sostanza, questa mattina il Consiglio è chiamato a votare una proposta con la quale si intende fare assumere alla Regione, nei confronti degli enti gestori, oneri più ridotti rispetto al passato.
Nella revisione della convenzione mi è parso possibile scoprire spazi per un recupero di risorse da parte della Regione che, a mio avviso, erano impropriamente occupati dagli enti convenzionati nel tempo passato. In sostanza, il 40% riconosciuto agli enti per attività amministrativa connessa alla gestione dei corsi di formazione professionale è parso a me e ai tecnici che seguono il problema eccessivo ed è parso conseguentemente giusto che questo costo per la Regione venisse ridotto. La stessa considerazione è stata fatta per quanto attiene alla spesa riconosciuta agli enti per il coordinamento delle attività didattiche, prevista nel 20%.
Anche per quanto attiene a questa voce specifica vi è stata una proposta di riduzione che la portava al 17%. In buona sostanza, agli enti viene riconosciuto un contributo aggiuntivo all'attività di docenza, che non è più del 60%, ma è del 53%.
La cosa può sembrare al Consiglio irrilevante, di fatto consente alla Regione, in un momento di grave situazione finanziaria, un recupero di somme che si aggira attorno a 5-6 miliardi di lire.
L'altro punto che si modifica con la convenzione è quello che riguarda il numero degli allievi richiesti per la chiamata, l'utilizzo di un secondo istruttore. Nel tempo passato era sufficiente avere venti alunni iscritti perché potesse essere chiamato in servizio un secondo istruttore; con la modifica della convenzione, il numero minimo richiesto per il secondo istruttore diventa di ventiquattro unità, e questo ovviamente determina oltre che una riduzione del personale, anche una consistente riduzione della spesa. Potrebbe apparire un numero alto di allievi, a prima vista; in realtà, la situazione è ben diversa da quella che si può leggere superficialmente. Tutti i corsi di formazione professionale per propria caratteristica (e perché gli alunni vengono chiamati durante l'attività scolastica al lavoro anticipatamente rispetto alla conclusione dei corsi e perché ci sono comunque frequenti modifiche di situazioni nel settore della formazione professionale) dopo poco tempo dall'inizio dei corsi subiscono una flessione nel numero degli allievi che mediamente è del 10-15%. Il che fa presumere che tutti i corsi presto si riducano come si sono ridotti nel passato rapidamente dalle ventiquattro unità alle venti-ventuno unità, che sono sostenibili da un solo istruttore.
La convenzione prevede pure una verifica della consistenza del numero degli allievi durante l'anno, e ciò mi sembra assolutamente giusto perch da una rilevazione puntuale che è stata fatta recentemente, si è appurato che troppi sono i corsi con poche unità frequentanti, e che costano alla Regione in termini eccessivi. Certamente l'alto costo della formazione professionale e del secondo istruttore è una delle ragioni serie; una delle ragioni che porta il costo-alunno nella formazione professionale ad essere qualche volta triplo rispetto al costo che si ha nella scuola statale nel settore dell'istruzione professionale.
Ritengo che da questo provvedimento, apparentemente modesto deriveranno in futuro vantaggi rilevanti per il controllo della spesa ed anche per il riordino e la razionalizzazione della spesa, che vuol dire utilizzo delle risorse per un servizio il più ampio possibile e un servizio erogato al meglio. Questa proposta di modifica di convenzione è costata non poche trattative, non poca conflittualità, tuttavia mi sembra che la ragione sia stata obiettivamente riconosciuta anche da parte degli enti e ritengo che si sia in tal modo posto concretamente mano a riforme dell'impianto, tanto frequentemente invocate ma così raramente realizzate.
Probabilmente la necessità spesso fa virtù: questa volta, in presenza di situazione di bilancio difficile, si è dovuto por mano ad azioni che per lungo tempo erano state rinviate.
Pongo ovviamente queste considerazioni alla riflessione dei colleghi, e sono disponibile per ulteriori chiarimenti.



PRESIDENTE

La discussione è aperta.
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi, l'Assessore Nerviani ha dato una motivazione che, per come formulata, si potrebbe condividere. Cioè dice: abbiamo fatto un'operazione di razionalizzazione della spesa, siamo di fronte a un risparmio di 5 o 6 miliardi, e contemporaneamente abbiamo messo ordine nell'andamento della spesa della formazione professionale.
Questa necessità c'è sicuramente. Credo che per la formazione professionale - si tratta di più di 130 miliardi - ci sia l'esigenza di controllare l'andamento della spesa. Però a noi pare che la modifica della convenzione sia un provvedimento che non mette le mani sul vero problema.
Quando parliamo di sistema di formazione professionale, parliamo di un sistema molto differenziato al suo interno, per tipo di gestione, per tipo di configurazione pubblica o convenzionata, con tipologie così differenziate da comprendere settori improduttivi dal punto di vista dell'efficacia della formazione rispetto all'occupazione, che si possono annidare in livelli diversi e in tipologie diverse di formazione; poi abbiamo il sistema del primo livello che in gran parte ha una funzione sostanzialmente assistenziale, di surroga del completamento dell'obbligo.
Quindi abbiamo un panorama di attività e di funzionamento così variegato ma sostanzialmente ogni anno uguale a se stesso, mentre sul terreno dell'esigenza avremo bisogno di una forte capacità di selezione, una capacità di definire obiettivi e finalità del sistema della formazione professionale e di operare tagli di riconversioni, cioè di adeguare tutto questo complesso sistema alle esigenze dell'obiettivo centrale, cioè della finalizzazione all'occupazione. Mi pare invece si faccia un'operazione che riduce diffusamente la spesa nel settore convenzionato, quando si riduce dal 30 al 17% l'incremento per programmazione, progettazione e coordinamento. Esserci riuscito da parte dell'Assessore vuol dire che i margini c'erano, sicuramente non ceduti facilmente - di questo mi rendo conto - dai soggetti convenzionati. Nel mondo della formazione professionale convenzionata credo ci sia tutto: formazioni buone qualificate e produttive e altre scadenti. Allora, quello che a noi continua a non convincere è un taglio generalizzato che riduce il 3% a tutti, senza fare l'operazione di individuare dove abbia senso operare, su fette ampie, omogenee, il primo livello, determinate riconversioni rifinalizzazioni, riqualificazioni che rendano un sistema, che l'Amministrazione definisce assistenziale, produttivo anche sul primo livello.
Il taglio del 3% così diffuso non premia e non punisce. Certo, si pu dire che se si è potuto fare c'erano margini in tutte le situazioni, però a me pare che la razionalizzazione vada fatta distinguendo, differenziando e scegliendo tra le differenze ciò che è utile. Questo ci pare il limite del provvedimento di modifica della convenzione.
Inoltre c'è il problema che questi tagli, che significano alcuni miliardi in meno per i privati convenzionati, significano anche riduzione di personale. Da un calcolo approssimativo credo si tratti di un centinaio di unità (poco più o poco meno), che non potranno da questi enti essere conservate. Pur essendo noi sostenitori anche della riduzione della spesa per la formazione professionale non possiamo però ignorare che esiste il problema di garantire l'occupazione. Mi pare pertanto che non sia sufficiente quanto è stato detto dall'Assessore sul terreno degli impegni della Giunta per far sì che da settembre non ci siano cento disoccupati in più di questo settore nel panorama già alto della disoccupazione piemontese. E le strade credo ci siano, e sono quelle della mobilità governata. Si tratta di verificare quali sono queste unità e di trovare i percorsi e il personale di tipo diverso che possa andare dal docente di pelletteria, all'amministrativo, al panettiere che sono tipologie assolutamente diverse. Chiediamo un impegno preciso da parte della Giunta perché, dove è necessaria, sia garantita veramente la riconversione delle qualifiche e comunque, in un periodo di tempo definito, il passaggio e la mobilità finalizzata all'occupazione di questo personale. Per lealtà devo dire che l'Assessore ha preparato una deliberazione; noi avremmo comunque chiesto che la data della stabilità del personale venisse spostata dal 1980 al 1986. Credo che oggi stesso, dopo il passaggio in Commissione, questa deliberazione, che recepisce un accordo sindacale, verrà presentata.
Riconosco che questo è un passo, però sappiamo anche che vi sono situazioni di uno o due centri dove i corsi dismessi hanno lasciato, per mesi e mesi qualche unità di personale in sospensione e senza stipendio. E allora noi diciamo che questo non deve succedere.
Nel merito delle proposte di modifica. All'art. 5 (numero del personale docente e l'orario di insegnamento contrattuale) vorrei capire dall'Assessore come si risolve questo rapporto, perché l'orario di insegnamento contrattuale è diverso a seconda delle tipologie e dei corsi.
Probabilmente per conservare questa differenza di orario, che è frutto di una relazione e definizione contrattuale, varrebbe la pena di chiamare nel testo della modifica questa differenziazione per tipologie, che è esistente; altrimenti rischia, se prevale questa dicitura, di cozzare contro orari differenziati per tipologie che sono frutto del rapporto del contratto della forza di lavoro.
Così come il problema del secondo operatore è un problema che coinvolge anche motivi di sicurezza in certi settori. Probabilmente il meccanismo rigido può aprire problemi di garanzia di antinfortunistica, cioè si pu trovare in certi tipi di attività ad avere una presenza in rapporto agli allievi non giusta per garantire la sicurezza.
L'altra questione è quella degli insegnanti di appoggio per le classi integrate. Mi chiedo come si configurerà il problema nei corsi pre lavorativi, dove non si tratta di integrazione (o come è definita la relazione tra allievi e insegnanti nei corsi pre-lavorativi), se rientrano in questa definizione o meno.
Un'ultima questione è relativa all'art. 10, ne abbiamo discusso in Commissione. Io continuo a non essere convinta che sia giusto cancellare l'art. 10 che prevedeva un 2% del costo complessivo riconosciuto non ai singoli centri professionali, ma alle sedi di coordinamento, per attività di riqualificazione, progettazione, ecc. Io ritengo invece che se questa voce fosse governata, non riconosciuta automaticamente, potrebbe essere uno strumento di riqualificazione e riciclo di parte della formazione professionale, sapendo che su questo terreno, a parer nostro, non si fa abbastanza. Sul contratto 1982/1986 era prevista una quota di 960.000 lire ai docenti che si aggiornavano, si è risparmiato su questa cifra perché non è mai stato dato questo incentivo. Sul contratto 1986/1989 si prevedeva l'1,5% annuo del monte salari lordo per incentivazione all'innovazione.
Anche questa previsione contrattuale non è mai stata utilizzata. Il terreno della riqualificazione vede un impegno insufficiente; le motivazioni dell'Assessore sono della automaticità di questo 2% riconosciuto. Si pu essere d'accordo con lui, però il problema è che quel 2% sia governato fortemente dalla Regione su progetti mirati che vadano nella direzione voluta di riqualificazione e di rifinalizzazione della formazione professionale. Il guaio vero è che questo progetto non c'è, è quindi difficile usare dei meccanismi di incentivazione per finalità ed obiettivi che a noi risultano non esserci, nonostante i tentativi più volte fatti di definire anche in Consiglio le linee complessive di riqualificazione della formazione professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

L'introduzione dell'Assessore Nerviani è stata di stile andreottiano: è noto infatti l'atteggiamento del Presidente del Consiglio dei Ministri che con tono dimesso e con allusioni, apre delle sostanziali modificazioni nei settori in cui interviene, cercando di non evidenziare i problemi che si aprono ed anche le idee che ci sono dietro questo tentativo.
Indubbiamente sarebbe interessante avere un quadro di come le convenzioni tra Regione ed enti per la gestione della formazione professionale si sono via via sviluppate in questi anni e quali tipi di problemi hanno evidenziato e se sia giusto intervenire per le modificazioni che qui sono state proposte o non fosse il caso invece di affrontare una revisione più profonda delle convenzioni con obiettivi politici ed amministrativi più definiti.
Le proposte dell'Assessore Nerviani, non avendole formalmente esplicitate diversamente, si possono leggere soltanto come il tentativo di ottenere un risultato: siccome esistono questioni di bilancio si comincia a ridimensionare le convenzioni per ottenere l'obiettivo risparmio che la Giunta si è prefissata sul bilancio. Non penso che l'Assessore Nerviani abbia operato solo con questa ottica, penso che probabilmente potrebbe essere questo l'avvio di un rapporto costruttivo, ma diverso tra enti e Regione per arrivare a degli obiettivi definiti in un quadro di rapporti rinnovati.
Non sono in grado di andare oltre perché formalmente questa esplicitazione non l'abbiamo avuta, quindi starò al merito delle modificazioni che l'Assessore ha testé annunciato.
Vorrei partire dalla proposta che parrebbe più marginale, ma che dà un segnale sul quale non solo la formazione professionale, ma la politica della Regione potrebbe più attentamente discutere ed approfondire; mi riferisco all'area debole della società, evidentemente per quanto riguarda la formazione professionale è la questione delle potenzialità di inserimento degli handicappati all'interno della formazione professionale.
In questo senso credo emerga anche per la formazione professionale una crescente emarginazione dell'emarginazione, nel senso che, guarda caso, chi sopporta in tutti i settori il peso più forte, proprio perché già più debole e un indebolimento ulteriore fa pesare di più questa situazione sono proprio, in generale, gli emarginati e quindi gli handicappati. Mi ha colpito, e su questo dico subito che non sono per niente d'accordo e chiedo una revisione di questo punto (se proprio dovete tagliare tagliate da altre parti!), la riduzione degli insegnanti di appoggio per quanto riguarda l'inserimento degli handicappati: è un atto che probabilmente l'Assessore Nerviani è stato forzato a compiere, ma che sostanzialmente si inserisce in una logica di Giunta e di maggioranza che mi pare perlomeno discutibile.
Chiedo quindi che a partire da questa considerazione ci sia un ripensamento su questo problema ripristinando le condizioni precedenti. Non possiamo nasconderci il fatto che ci sono degli enti di formazione professionale che tendono ad operare solo sulla cosiddetta "alta qualificazione", in questo senso rispondendo parzialmente ad una logica di mercato e di occupazione di un certo tipo, ma vi sono degli enti che per loro storia, per loro cultura per loro radici di origine, per loro matrice, hanno un'attenzione all'area dei più deboli non nell'ottica assistenziale, ma nell'ottica di forzare l'inserimento dei deboli all'interno di una logica produttiva che tenga conto dell'uomo e quindi in questo senso sia in grado di adattarsi ai bisogni e alla realtà dei più deboli. A me pare che se il resto è politicamente discutibile, la riduzione degli insegnanti di appoggio sull'handicap determina problemi molto pesanti, non solo dal punto di vista politico.
Vorrei aggiungere alcune considerazioni. La riduzione dal 40% al 37 per le attività amministrative mi pare un segnale che potrebbe essere positivo se si inserisse in un quadro di ripensamento della convenzione. E' del tutto evidente che è un problema che va affrontato. Ma la parzialità dei ritocchi non dà la possibilità agli enti investiti del problema di ristrutturarsi in un quadro di maggiore certezza nel rapporto della Regione. Probabilmente era meglio che l'Assessore presentasse esplicitamente una proposta di nuova convenzione che da un lato desse una certa garanzia agli enti, ma dall'altro garantisse la Regione nella politica di rinnovamento della formazione professionale piuttosto di procedere a spizzichi creando dei problemi per quanto riguarda questo aspetto.
Vorrei sottolineare un altro aspetto che mi ha colpito: il problema del coordinamento delle attività didattiche e il problema della progettualità che gli enti debbono svolgere. Questo dovrebbe essere un settore da potenziare. Vorrei sapere se gli enti devono creare da soli questo settore oppure se debbono trovare una struttura portante nella riorganizzazione della Regione con la qualificazione della propria struttura tecnica, al fine di potersi garantire con lo spazio di coordinamento delle attività didattiche, di sperimentazione, di progettualità nuova, ecc., che deve essere una delle ragioni fondanti degli enti. Quindi, non è tanto un problema di percentualizzazione, ma di strutture e di servizi che in qualche modo debbono essere date.
A me pare, senza voler dare un giudizio sulla qualità professionale degli operatori dell'Assessorato, che ad esempio tutto il controllo amministrativo degli enti, tutta la parte di documentazione per i rimborsi ecc., dovrebbero essere revisionati per arrivare ad un gruppo altamente qualificato in grado di tagliare bardature burocratiche oggi esistenti e di avere un rapporto con gli enti che non sia solo di mero controllo, ma di reciproca capacità di interscambio al fine di poter definire termini che siano il meno burocratici possibili e il più garantisti possibili per la Regione e per gli enti.
In questo senso spero che l'Assessore Nerviani riapra un discorso sulla questione, che è di grande importanza. Pertanto, chiedo se nella decisione non sia possibile cassare la parte che riguarda la riduzione degli insegnanti di appoggio per handicappati, al limite chiedendo una mano all'Assessore all'assistenza per affrontare il problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Non vorrei che si innescassero delle inesatte letture della convenzione.
La convenzione non modifica nulla in merito al rapporto con gli handicappati rispetto a quello che era scritto nella convenzione precedente. Non c'è niente di innovativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa discussione che passa un po' in sordina rappresenta invece un punto importante del tema della formazione professionale che molto spesso, in occasione della discussione del bilancio di previsione della Regione, è oggetto di attacchi generici per la quantità di risorse che vengono destinate alla formazione professionale stessa.
Purtroppo la storia delle convenzioni è un modello di rapporto pubblico privato che certamente non può essere un modello cristallino di riferimento, perché noi abbiamo ereditato una strutturazione della formazione professionale che si è sviluppata in modo un po' casuale. Quando abbiamo occasione di andare al BIT per esporre a dirigenti di Paesi in via di sviluppo come funziona la formazione professionale in Italia, ci rendiamo conto di quanto sia difficile spiegare questo strano meccanismo di enti convenzionati, di pezzi di pubblico che si muovono e così via.
Tuttavia è un modello con il quale dobbiamo fare i conti, siamo perfettamente consapevoli di una certa vischiosità ai cambiamenti, sono anche comprensibili, ma non possono essere accettati.
L'aggiornamento è urgente e necessario. Assessore Nerviani, ho l'impressione che, malgrado la validità di massima di questo tipo di intervento, non ci siano i toni sufficienti a collocarlo nell'ambito di un disegno strategico. Posso capire, come Andreotti ha fatto ieri nella sua relazione, che non c'è necessità di strategia, ma di elementi concreti punto per punto, mattone per mattone. Senza questo tipo di disegno è facile la battuta di qualcuno, come è stata quella di Reburdo, nel dire che questa è un'operazione tesa al risparmio: abbiamo pochi quattrini, vediamo quali sono i tasti della vasta tastiera della formazione professionale, ne abbiamo individuato uno nelle convenzioni, cerchiamo di operare al risparmio su questo tasto. Credo sia, sono convinto che l'Assessore non lo interpreti in questo modo, un pezzo ridotto della strategia.
Vorrei anche sottolineare che, comunque, il problema del costo per unità di formazione è un problema reale di una Regione che voglia portare avanti dignitosamente la formazione contro l'attacco non solo del padronato, ma anche dell'accordo del sindacato con le imprese, che troppo spesso si gonfia, che tende evidentemente a marginalizzare quello che pu essere il ruolo del pubblico. Dobbiamo dimostrare che noi diamo un prodotto formativo valido ad un costo che è di mercato: non possiamo dare un prodotto formativo, peggio ancora se non valido, ma comunque valido a costi abnormi. L'azione di razionalizzazione delle convenzioni non è un'azione di taglio di costi, ma certamente è anche per ricercare un rapporto accettabile tra costi, qualità e caratteristiche del prodotto formativo.
Un altro elemento importante che emerge dalla convenzione, anche se è timido in questo aspetto, è quello di dare alla strutturazione del sistema formativo professionale, sia pubblico che convenzionato, una migliore flessibilità, parola un po' frusta, ma certamente collegata al fatto che i mutamenti nel mercato del lavoro sono estremamente rapidi e forti e occorre avere non un apparato formativo che stenta non solo a stare dietro, ma addirittura a mantenere una distanza ragionevole, che di per sé sarebbe già disdicevole e non valida.
Un altro elemento che occorre rafforzare nelle considerazioni è che oltre ad agire dal lato dei costi, ad agire per accrescere la flessibilità occorre agire per rendere più governabile e programmato questo complesso sistema. Credo che qualcosa negli apporti che l'Assessore darà con queste modifiche si possa raggiungere.
Convengo con il collega Reburdo che oggi il mercato del lavoro ha subìto profonde variazioni. Già ieri discutendo della legge sui cantieri di lavoro abbiamo messo in evidenza che dobbiamo far sì che si accresca da parte degli operatori economici la propensione all'utilizzo delle fasce deboli. Ecco allora che la marginalità nella marginalità si determina in questo processo in cui l'utilizzo da parte delle imprese è visto prevalentemente nella fascia fra i 18 e i 30 anni come assunzioni. Dobbiamo fare attenzione che in questa modifica di convenzione non venga amplificata la possibilità di crescita della marginalità nella marginalità e che anche le modifiche del mercato del lavoro tengano conto che le esigenze future della formazione professionale tendono ad essere molto diverse.
Sono consapevole che il secondo livello qualificato è molto importante ma mi rendo conto che dobbiamo evitare nella fase di formazione professionale la formazione della marginalità e dobbiamo predisporre una struttura formativa che sia in grado di operare nelle fasce deboli anche adulte.
Non entro nel merito dell'articolata proposta, altrimenti c'è il rischio di un metodo di lavoro strano, cioè ripetere le stesse cose che diciamo in Commissione. In Commissione si fa una discussione più tecnica più legata alle caratteristiche formali, mentre in Consiglio si debbono fare emergere gli indirizzi. Quindi, non entro nel merito delle cose che già in Commissione avevo evidenziato, però ritengo che l'impianto generale di questa proposta sia accettabile.
Vorrei dire all'Assessore: un po' più di coraggio nel collocare questo tipo di disegno all'interno di un contesto "strategico", ma che comunque si proietta in avanti. Se poi la legislatura va più avanti di come previsto avremo la possibilità di dare a questa progettualità un po' più di gambe visto che non abbiamo davanti solo più due o tre mesi di lavoro concreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Non mi dilungo perché sia l'esposizione dell'Assessore sia l'intervento del Consigliere Tapparo hanno già focalizzato l'argomentazione su cui discutere.
E' un argomento che abbiamo trattato in Commissione e che merita di essere sempre più approfondito, perché la formazione professionale è uno degli elementi portanti del nostro sistema sociale. Attraverso la formazione professionale si possono aprire nuove strade a coloro che cercano lavoro, a coloro che trovano lavoro e a coloro che, pur avendolo devono maggiormente riqualificarsi per un progresso più completo e non soltanto per un progresso economico.
C'è razionalizzazione del settore formativo, ma non è certamente soltanto razionalizzazione: si incide sul sistema. Credo che il percorso che l'Assessore ha messo in atto, che non è solo importante ma anche delicato e arduo, incida in modo profondo. Soprattutto incide perch cominciamo a scorgere sempre meglio l'evolversi della formazione professionale (si diceva da parte di tutti che il progresso, le mutazioni che avvengono nella società non possono fare a meno di avere il corrispondente nella formazione di coloro che sono parte attiva, producente di questa società). Pertanto occorre un occhio vigile su questa parte dell'attività della Regione. Dobbiamo vedere tutto: soprattutto a cominciare da casa nostra. Io ripeto sempre che se vogliamo, attraverso la convenzione, avere quella vigile attenzione (è nostro dovere averla verso gli enti con cui siamo convenzionati) non dobbiamo mai chiudere gli occhi in casa nostra. Dobbiamo perciò partire dall'osservazione di quanto avviene e procedere.
La collega Sestero sotto un certo aspetto ha ragione: nel perfetto dei mondi una visione particolare delle esigenze di ogni settore, di ogni centro, di ogni corso, di ogni tipo di attività formativa professionale avrebbe bisogno di essere considerata nel suo essere e quindi vista nelle proporzioni con cui deve essere trattata. Però credo che l'accusa di criterio indiscriminato non debba essere accentuata, purché non cada nella faciloneria. La discriminazione, infatti, in qualunque caso avvenga, è sempre pericolosa, è soggetta spesso a valutazioni debolmente obiettive. Se noi pensiamo di andare a sindacare i vari criteri a seconda dei vari casi sarebbe, nel perfetto dei mondi, una cosa giustificabilissima e sacra.
Tuttavia, siccome la carne è debole, non sono sempre sicuro che ci sia la massima obiettività quando ci dovesse essere discrezionalità tra un tipo di lavoro e l'altro. Io penso che un fondo di organizzazione generale ci debba essere.
C'è poi il tema su cui avremo ancora occasione di parlare: il personale. Certamente la politica del personale è ardua, perché non sempre probabilmente l'assunzione è stata troppo oculata. Noi abbiamo il personale che ci rimane, che ci siamo trovati, che continua a lavorare e finché c'è l'assoluta impossibilità di dare lavoro credo sia doveroso cercare di mantenerlo al massimo. La rilevazione sulla collocazione che ci è stata data, purtroppo limitata per ora agli anni 1985-1986 (tra poco avremo documentazioni più recenti), ci apre molti panorami sul funzionamento dei vari centri.
Non tocco la questione dell'handicap perché l'Assessore è molto partecipe di questo risvolto della formazione professionale, come credo sia una caratteristica doverosa di ognuno di noi, proprio per essere vicini a coloro che non hanno forza per loro stessi; sono certo che non ci siano delle diversificazioni, o che sarà materia di esame più approfondito per verificare che non ne avvengano.
E' materia di riflessione se il rapporto con gli enti debba essere affidato ad uno specifico staff. Credo che il personale della formazione professionale abbia un suo valore; se quindi una équipe altamente specializzata possa essere un trait d'union tra l'attività dell'Assessorato e l'attività degli enti è un argomento che può essere preso in esame e approfondito.
Concludo ripetendo il suggerimento che il collega Tapparo ha dato all'Assessore: far coraggio all'Assessore, è una strada ardua, occorreva intraprenderla; potranno esserci dei momenti di esitazione, potranno esserci degli errori, ma non peccati mortali e decisioni irreversibili. C'è la possibilità di proseguire in un campo che è nostro per Costituzione, che è nostro per convinzione, e su cui è bene che tutti si lavori in accordo e con impegno convinto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Signor Presidente, ritengo che con questo provvedimento in qualche modo si riapra la discussione intorno al risanamento e al rilancio del sistema formativo regionale.
Siamo di fronte a un provvedimento che questo pregio in qualche modo ce l'ha, ma nel complesso risulta inadeguato ai bisogni. Mi pare che si sottovaluti la grande complessità del problema che abbiamo di fronte immaginando che con provvedimenti, sì prevalentemente di razionalizzazione si possa affrontare un tema come questo. Voglio solo sottolineare, per non ripetere cose già dette, due o tre aspetti sui quali chiederei all'Assessore di dare una risposta e sui quali intendiamo a settembre, dopo la parentesi estiva, ritornare. Il primo aspetto è che un'idea di dinamizzazione del sistema formativo regionale ha intanto bisogno - se mi consente, Assessore - di un progetto complessivo. E' una materia in cui convivono elementi di novità e sperimentazione con elementi, invece regressivi e di incrostazione, posizioni di rendita e via dicendo. E' molto complessa la cosa.
Quando parlo di un disegno complessivo, mi rendo ben conto che molto si dovrà sperimentare e fare sul campo; non è immaginabile avere in mente un disegno compiuto, ma alcune linee di forza bisogna averle in mente. Credo che da questo punto di vista si avverta la necessità di una discussione generale, sui destini della formazione professionale anche alla luce della riforma della legge n. 845. Troviamo il modo e il tempo per farla, perch questo mi pare un punto imprescindibile per il Consiglio. Abbiamo bisogno di capire se è comune l'obiettivo di mettere questa formazione professionale sul mercato, ma senza rinunciare a una funzione sociale, che è insostituibile. Non mi riferisco tanto alle funzioni di supplenza nei confronti della scuola dell'obbligo, quanto a funzioni che, per esempio nel campo dei giovani svantaggiati, dell'handicap, sono connaturate al ruolo nostro. Quindi capire se vi è una filosofia comune che ispira le singole azioni, i passi concreti che dovranno essere fatti, e che oggi francamente, stentiamo a vedere in questo provvedimento. Ma, appunto, è necessaria una discussione più complessiva.
Il secondo aspetto. Si tratta di procedere ad una riduzione, una qualificazione della spesa. Assessore, si tratta di procedere soprattutto ad una qualificazione della spesa. Ho dei dubbi che questa spesa debba essere (parlo di medio periodo) ridotta. In Italia spendiamo molto meno di quanto si spenda in media negli altri Paesi europei; e la spesa per la formazione professionale si è andata riducendo negli ultimi anni. Al contempo, i processi formativi scolastici ed extra-scolastici, stanno acquistando un'importanza sempre più centrale e crescente in tutto il mondo e anche in Europa. Ho dei dubbi che si possa immaginare un trend discendente della spesa.
Si deve certamente immaginare una sua forte qualificazione, raccordata appunto a un progetto di rilancio, ridinamizzazione del sistema regionale.
Da questo punto di vista alcuni tagli devono essere fatti, ma abbiamo dei dubbi che la scelta dei tagli a pioggia, il 3% su tutto l'arco della spesa, sia la scelta giusta. Crediamo che si debba partire invece da una capacità selettiva tra spese produttive, spese oggi non produttive ma utili ad investimenti per il futuro, spesa improduttiva che deve essere ridotta e tagliata. Ci pare che questa logica, nel provvedimento che viene sottoposto, non ci sia, perché il taglio è a pioggia e generale su tutto l'arco delle attività.
Il terzo e ultimo problema che voglio porre è forse, Assessore, quello più rilevante. Quali strumenti ci diamo se davvero vogliamo avviare un processo di ammodernamento del sistema formativo regionale, per gestirlo sul piano sociale? Abbiamo qualche migliaio di operatori, docenti o non docenti, della diretta e della convenzionata; sappiamo bene che questo processo che vogliamo avviare, se portato avanti con coerenza, nonostante tutte le cautele e le compatibilità di cui si dovrà certo tenere conto produrrà rilevanti ed estesi processi di mobilità. E probabilmente anche una rilevante riduzione delle strutture degli apparati fissi, magari in funzione di forme più snelle, dinamiche, reversibili di gestione delle attività, come del resto è in tutta Europa. Ma se questo vogliamo e dobbiamo fare allora bisogna sapere che sono del tutto insufficienti gli strumenti oggi a nostra disposizione per gestire sul piano sociale questo processo; penso, per esempio, alla mobilità del personale come questione assolutamente fondante. Ho sentito che passerà il provvedimento di estensione della data soglia per la mobilità dal 1980 al 1986. Sono d'accordo, questo è un fatto che va nella direzione che dicevo, però credo che siamo tutti convinti che gestire un vasto e diffuso processo di mobilità che nell'arco di tre-quattro anni dovrà concorrere ad essere lo strumento per consentire la trasformazione del sistema formativo, abbisogna anche di qualcos'altro, probabilmente di una revisione degli accordi con le Organizzazioni sindacali, di un progetto-quadro sulla mobilità, di convenzioni con enti pubblici (Comuni e Province) e con il settore privato probabilmente di un punto di coordinamento e di direzione, di uno staff regionale di governo della mobilità, di una forte opera innovativa sul terreno della formazione e dell'aggiornamento dei formatori. Credo che noi dovremo pensare a un'operazione che qualifichi fortemente coloro che restano e garantisca ma, sottolineo, fuori dal sistema formativo, coloro che non restano. C'è quindi un grosso problema. Se noi abbiamo piccole gambe, strumenti di mobilità inadeguati, presto ci areneremo.
Ho sottolineato tre questioni, un disegno complessivo che non immagino come un mosaico compiuto in tutte le sue parti - voglio essere chiaro immagino come alcune idee-forza sulle quali dovremo discutere: l'esigenza di compiere incentivi e disincentivi, tagli e attribuzioni di fondi a seconda che si operi sul vecchio o sul nuovo in modo selettivo e non a pioggia, l'esigenza di un forte e moderno strumento di mobilità per reggere dal punto di vista sociale la trasformazione del sistema.
Sono queste le cose che ancora non ci sono e delle quali crediamo sia indispensabile ed urgente discutere e le ragioni per le quali vi è quindi una critica - credo si sia capito ragionata al provvedimento che viene sottoposto, che se un pregio ha, è quello di smuovere in qualche modo le acque, ma che ci pare un po' lo sforzo generoso, ma destinato al fallimento, di chi vorrebbe svuotare il mare con un bicchiere: bisogna che il bicchiere diventi un'altra cosa. Per questo il provvedimento non ci convince e crediamo si debba tornare seriamente a parlarne dopo le ferie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Caro collega Reburdo, ho avuto diverse attribuzioni al sistema correntizio del mio Partito, ma quella all'area andreottiana non era ancora stata formalizzata, anzi, ho avuto qualche problema per una mancata collocazione di questo tipo negli ambienti che sono tradizionalmente a me vicini. E quindi il tono dimesso certamente non faceva riferimento ad alcun maestro, ma era collegato alla materia che si trattava, non particolarmente esaltante ed ancora priva dei valori e delle riflessioni più complessive che il tema formazione professionale ha in sé. E' una questione di risorse l'ha ricordato bene il Consigliere Tapparo - una questione di razionalizzazione, una questione di scelte amministrative che ritengo di aver fatto con una parte di quel coraggio che mi veniva raccomandato in termini ulteriori per il futuro.
In buona sostanza, a fronte di risorse che non crescono malgrado il recupero dal Fondo sociale europeo di 8 miliardi in più rispetto all'anno scorso, mi sono trovato nella condizione di dover scegliere fra una razionalizzazione, una riduzione in settori non produttivi quali sono l'amministrativo e il coordinamento in termini diretti e un settore produttivo qual è invece l'erogazione di servizi attraverso dei corsi.
Ho preferito vedere dove era possibile recuperare anziché andare ad un taglio selvaggio dei servizi resi e cioè dei corsi dati agli utenti della formazione professionale. La ragione è questa, ma è anche una ragione di antica propensione a tentare di essere equilibrato nelle cose. Ho visto che vi erano spazi da ridurre agli enti (sono qui presenti i rappresentanti e voglio che mi sentano bene) perché era giusto ridurli, perché erano troppo ampi, ed ho conseguentemente ritenuto di fare questi tagli. Prescindendo quindi dalle necessità, vi era proprio anche una questione di "giustizia": il 40% del settore amministrativo che - si badi - non era quanto era obbligatoriamente dovuto agli enti, ma era il massimo che gli enti potevano raggiungere, è stato da quasi tutti interamente utilizzato e, a mio avviso in modo forzato; e il 37% è un valore equo a cui la pressione delle necessità di bilancio mi ha più determinatamente spinto. La stessa questione vale per il coordinamento; anche se apprezzo le sollecitazioni del Consigliere Sestero a renderlo il più efficace, il più incidente possibile, non accetto invece l'accusa di aver operato un taglio uguale per tutti come segno di sprovvedutezza e di inefficacia. In questo caso, non si poteva non fare un taglio uguale per tutti in quanto si trattava di porre dei tetti massimi entro i quali gli enti devono operare e che sono, ripeto tetti possibili per una gestione efficace e per una gestione corretta.
Devo dire con molta franchezza che mentre sono molto soddisfatto anche delle sollecitazioni che mi sono pervenute questa mattina dai Consiglieri Reburdo e Amerio con l'ultimo intervento, penso che molta parte delle cose che abbiamo detto ora, probabilmente avremmo dovuto dirle tra qualche minuto, quando affronteremo il piano dei corsi che è altra deliberazione e che entra nello specifico della nostra organizzazione della formazione professionale nella Regione Piemonte.
E' chiaro - e l'ha ricordato opportunamente il Consigliere Sestero che una riduzione della spesa, che non ritengo eccessiva, comporti una riduzione di personale nel settore della formazione professionale: il 90 delle spese infatti è rappresentato dal personale; non si può quindi immaginare una riduzione della spesa ritenuta anche giusta senza che vi siano dei riflessi negativi nel settore occupazionale.
Ho creduto di muovermi opportunamente anche sulla base delle raccomandazioni di tutti, e anche avendo avuto opportuno confronto con chi esperienza nella formazione professionale ha e molta come il collega Tapparo; ho ritenuto di procedere in questo modo: estendere la garanzia, la tutela completa, a coloro che avessero una consistente esperienza nel settore, maturata in anni di servizio, e quindi agli operatori assunti prima del 1987, entro quindi il 31/12/1986. Ho pensato anche che occorresse un'area di trattativa, di riflessione per il personale assunto successivamente e quindi ho proposto alla Giunta, che ha approvato dopo un confronto con i sindacati, un progetto di sospensiva per gli interventi di riduzione di personale fino al 31/12/1989, per un periodo quindi sufficiente a scoprire l'utilizzo attraverso la mobilità di tutto il personale e a scoprire anche sbocchi di occupazione all'interno degli enti pubblici, ammesso che questo sia compatibile con le leggi dello Stato e con le leggi regionali; le nostre le possiamo cambiare, ma per quelle dello Stato non abbiamo purtroppo alcuna possibilità, per ora, di modificazione.
La preoccupazione di questa riduzione l'ho avuta; sui tempi indeterminati credo di avere attuato tutti i consigli che mi sono stati dati, facendo ciascuno la propria parte, e ritengo di avere creato le premesse per un minor trauma per quanto attiene alla obbligata riduzione di personale.
Inizia da questo momento un periodo molto difficile che impone una riflessione sul modo di gestire gli esuberi e che con i sindacati e gli enti ritengo di perfezionare nei prossimi tempi. Voglio dire qui ai colleghi Villa, Tapparo, Sestero, Amerio e Reburdo che occorre, se vogliamo davvero cambiare registro, cambiare situazione e modi di procedere che non è immaginabile un intreccio pubblico-privato quale è quello che esiste ora nell'ambito della formazione professionale, non è immaginabile che lo Stato tuteli costantemente azioni assolutamente privatistiche che vengono svolte dagli enti che non sono pubblici. Questo non è giusto: bisogna che ciascuno abbia il suo spazio, che la convenzione sia pulita, che dia garanzie per il futuro, che sia magari quinquennale, decennale, che dia tranquillità agli enti, ma le confusioni fra Stato e privato che hanno pesantemente gravato sulla formazione professionale debbono cessare. Questo lo dico con molta franchezza, così come dico agli enti che sono presenti e che mi ascoltano questa mattina che non è immaginabile avere procedure tanto complesse da essere oscure; bisogna che tutto sia portato alla luce del sole e che sia immediatamente leggibile e che non ci siano incomprensioni di sorta nei rapporti tra l'ente pubblico che controlla e gli enti privati che sono controllati.
Io vorrei davvero che chi continuerà quest'azione, che con uguale costante pratica i miei predecessori hanno svolto e che io cerco di svolgere al meglio, tenga conto di queste caratteristiche di fondo perch altrimenti qui continueremo a dirci che dobbiamo modificare e poi ci troveremo impastoiati in situazioni tali che non ci consentono di modificare granché.
Ho avuto sollecitazioni di ogni tipo a procedere più prudentemente, più attentamente, in questa operazione. Non ho ascoltato nessuno, perch ritenevo che fosse l'unico modo per tentare di dare dei segnali di cambiamento. Ho operato di testa mia, una volta tanto mi è stato possibile! Ha ragione Tapparo, ma anche Amerio e Reburdo, quando parlano di nuova convenzione. Ma perdonatemi, pensate proprio che un "povero Cristo" di Assessore come è il sottoscritto, piombato qui dopo vicende che sono a tutti note, in otto mesi riuscisse a por mano a una questione che si trascina da anni e che non si è mai riusciti ad intaccare in qualche modo? Ho fatto le operazioni che erano possibili nel tempo. Ritengo che anche se avessimo un anno "andreottiano" davanti in più rispetto alle scadenze previste, si possa fare poco. Si può fare, come dice Tapparo, una riflessione generale sui destini più ampi della formazione professionale.
Difficilmente ritengo possibile in un anno immaginare una modifica sostanziale della convenzione.
Debbo aggiungere che sono anche molto disponibile a ridurre gli spazi obbliganti della convenzione, ad aprire margini di maggiori libertà per gli enti, a patto che questa libertà non sia pagata dallo Stato e dal pubblico.
Io sono stanco di fare il becchino di enti che chiudono e che caricano sulla Regione le responsabilità che si sono accumulate nel tempo! Questo non è giusto. Credo fermamente nel privato, ma ciascuno deve avere le sue responsabilità! Non sarebbe neppure giusto prendersela totalmente con i dipendenti che hanno poche responsabilità, ma voglio raccomandare a chi intraprende la realizzazione di un nuovo ente, di una nuova realtà, che sappia i limiti che ha nella sua azione e quali sono le responsabilità.
Agli enti rimprovero di avere continuato nell'assunzione di personale a tempo indeterminato in una condizione di difficoltà della finanza pubblica che non consentiva di prevedere a distanza una situazione migliorativa e positiva. Questo lo debbo rimproverare, sapendo che quelli ammessi erano tetti massimi e non tetti obbligati da raggiungere.
Sono cose che dico in aula a tutti i colleghi presenti, con tono diverso da quello dimesso che mi è stato rimproverato prima; ma le dico con molta franchezza perché voglio stabilire con loro un amichevole confronto una costruzione positiva, ciascuno nei propri ruoli senza confusioni di parte.
L'altra considerazione che voglio fare è quella rivolta al collega Reburdo perché rispondendogli ho detto una verità e una bugia. La verità è quella che attiene alla forma: in effetti non si cambia niente rispetto al passato.
La bugia è quella che attiene alla sostanza. Non intendo più applicare la circolare Ferrero che parlava di 300 ore per allievo. Questo non significa minor attenzione nei confronti dell'handicap. Noi abbiamo accettato tutti coloro che premono come handicap nella nostra formazione professionale. La formazione professionale sta diventando lo sbocco più appetito da parte dei portatori di handicap (è un dato nuovo di cui dobbiamo tenere conto).
Se è vero che riportiamo al giusto rispetto la norma, che dovrebbe essere quella che regola i rapporti al nostro interno, è altrettanto vero che ho detto in Commissione - e intendo onorare le parole - che il nostro impegno in quel settore non diminuirà, ma vorrà essere più mirato, secondo progetti che dovranno essere coperti da opportune deliberazioni. Quindi quella riduzione sarà in parte, avendone le disponibilità, recuperata attraverso interventi specifici. Mentre noi accettiamo tutti i portatori di handicap o almeno la stragrande maggioranza di essi nella formazione professionale, dobbiamo anche stabilire che non possiamo diventare un parcheggio per nessuno, perché niente di peggio si farebbe se portassimo dei portatori di handicap, senza prospettiva professionale derivante dai corsi che frequentano, all'interno della nostra realtà. Essi finirebbero soltanto per appesantire il nostro lavoro e non trarrebbero i vantaggi che vogliamo abbiano i portatori di handicap.
Concludo assicurando (mentre sottolineo che il 2% giustamente dovrebbe essere tolto dalla convenzione) che tutte le preoccupazioni relative all'incentivazione e all'innovazione dovrebbero essere in larga misura superate dal nuovo decreto che il Ministro Formica ha pubblicato (che mi pare in fase di correzione, ma che dovrebbe essere operante).
Altro elemento di tranquillità per quanto diceva il Consigliere Sestero sta nel fatto che i tetti che poniamo per il secondo istruttore non si applicano certamente per i corsi speciali.
Credo di avere risposto a quasi tutte le obiezioni e raccolto i contributi che mi sono stati offerti. Raccolgo per ultima la raccomandazione a fare un governo forte della formazione professionale.
Assicuro che c'è l'intenzione di mettere impegno per una formazione professionale programmabile e governata; però - mi si consenta - niente si fa con serietà senza un quadro finanziario di riferimento preciso. Per quest'anno questo quadro, anche se più ristretto, l'abbiamo avuto. So che cosa ha passato il Consigliere Tapparo a suo tempo e Alberton immediatamente dopo per risorse non certe all'interno dello stesso anno finanziario. Non abbiamo ancora detto fino in fondo tutto quello che abbiamo di pregresso non perfettamente definito; ma quest'anno gli 88 miliardi per la formazione professionale sono definiti, per i vari interventi paralleli pure, per la formazione professionale diretta pure quindi operiamo in un quadro di sufficiente certezza. E' la premessa per capire e lavorare bene. Forse so fare soltanto questo, ma mettere una base solida su cui costruire il complesso disegno di cui parlava il Consigliere Amerio credo sia, dal punto di vista amministrativo se non da quello legislativo, un contributo di sufficiente positività: è quello che offro al Consiglio con il provvedimento che chiedo al Presidente di porre in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

A nome del Gruppo PCI dichiaro che la parte conclusiva delle dichiarazioni dell'Assessore Nerviani ci vede concordi. Però non è la prima volta che a buone intenzioni non hanno fatto seguito, da parte di questa Giunta, atti. Noi attendiamo di vedere atti ben più incisivi di quelli espressi nella deliberazione, perché abbiamo sentito dichiarazioni di riorganizzazione, ma non abbiamo mai visto nulla che in quattro anni rappresentasse una volontà concretizzata di questa Amministrazione.
Prendendo atto della volontà, che per alcuni aspetti ci vede in fiduciosa attesa, il nostro voto sarà di astensione, cioè una fiducia rinviata.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli e 10 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1183: "Formazione professionale. Programma annuale dei corsi agricoli A.F. 1986/1987. Proposta al Consiglio regionale per le variazioni al programma. Minore spesa di L. 143.401.600"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1183, di cui al punto 14) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, si tratta di un risparmio di spesa, cioè corsi agricoli previsti e non attivati. Vorremmo approfittare dell'occasione per sottolineare che rispetto alla critica che sempre il nostro Gruppo ha rivolto al modo con cui i corsi agricoli sono gestiti in Regione si pone un problema alla luce del fenomeno che si è accentuato nel corso dell'anno formativo 1988/1989. Si tratta, considerato ormai il ridotto volume di intervento regionale per quanto riguarda i corsi agricoli, di considerare uno degli aspetti, che qualche anno fa nel discutere il Programma annuale dei corsi di formazione agricola ci eravamo permessi di sottolineare, che era quello da un lato di considerarne la validità dal punto di vista della rispondenza tra esigenze del settore agricolo e formazione e dall'altro lato quello di costruire un momento di rapporto, di confronto con l'Assessorato all'agricoltura per definire una linea di tendenza rispetto al fare formazione nel settore agricolo oggi in una realtà come quella piemontese (non riprendo ora il discorso, c'era tutto il discorso che riguardava l'utilizzo dei diserbanti e quant'altro, che avremo modo di riprendere).
L'altro elemento che ci pare di dovere sottolineare è quello di porre molta attenzione al fatto di non renderci tranquilli della diminuzione della spesa in questo settore, ponendo attenzione all'esigenza di un intervento sul territorio regionale complessivamente inteso, non avere in sostanza isole privilegiate rispetto ad altre province della realtà piemontese che sono totalmente escluse da questo tipo di attività formativa.
L'ultima considerazione riguarda l'attenzione che va comunque posta all'interno di un discorso più generale di riforma che riguarda gli enti che utilizzano questo tipo di formazione, nel senso che crediamo che una forte sperequazione dal punto di vista dell'attivazione da parte degli enti di questo tipo di formazione, oltre che produrre squilibri territoriali produce anche un momento di difficoltà di comprensione dal punto di vista della finalità della formazione che i vari enti devono essere chiamati a svolgere su questo terreno.
Per questa ragione noi voteremo a favore delle deliberazioni, invitando l'Assessorato a non considerare che questa necessariamente debba essere la strada sulla quale la formazione in agricoltura debba andare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Per quanto riguarda le isole privilegiate sono assolutamente d'accordo e su questo eserciterò il controllo che mi è consentito. Anticipo qui anche per tranquillità di tutti i colleghi, che se ci sarà l'approvazione del Consiglio e della Commissione, l'orientamento di quest'anno per i corsi agricoli è quello di destinarli esclusivamente alla possibilità di acquisire il patentino per l'uso dei pesticidi in agricoltura, quindi omogeneizzarli tutti per un anno o forse per due (in un anno solo probabilmente non basteranno questi corsi) e consentire quindi di offrire una professionalità utilizzabile da tutti i nostri operatori agricoli.
Questa è la circolare che stiamo predisponendo e che porteremo tra breve in Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1184: "Formazione professionale. Programma annuale dei corsi agricoli A.F. 1987/1988. Proposta al Consiglio regionale delle variazioni al programma. Minore spesa di L. 248.961.605 (cap. 11550/88. I.86418 già ridotto di L. 201.000.000 con DGR n. 148-24496 del 4/11/1988)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1184, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1199: "Deroga all'art. 4 del Regolamento 149 - C.R. 6437 dell'8/5/1986 di accesso al FSE e al Fondo di Rotazione"


PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della proposta di deliberazione n. 1199, di cui al punto 17) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1198: "Deroga ai termini di cui all'art. 13, comma primo, del Regolamento di accesso al FSE e al Fondo di Rotazione approvato con deliberazione n. 149 - C.R. 6437 dell'8/5/1986"


PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della proposta di deliberazione n. 1198, di cui al punto 27) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere Rinaldo Bontempi e relativa surrogazione (ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. le dimissioni del Consigliere Rinaldo Bontempi e relativa surrogazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
E' pervenuta al Consiglio una lettera da parte del Consigliere Rinaldo Bontempi, il cui testo recita: "Egregio Presidente, rassegno le mie dimissioni da Consigliere regionale, in quanto essendo stato eletto al Parlamento europeo ritengo di non poter svolgere il mio mandato di Consigliere nella pienezza delle funzioni assegnatemi. Colgo l'occasione per un saluto a lei e a tutto il Consiglio, sperando di poterlo fare anche a viva voce al momento della presa d'atto.
F.to Rinaldo Bontempi".
Vorrei rivolgere un saluto al Consigliere Bontempi, eletto in occasione della consultazione elettorale europea del 18 giugno scorso al Parlamento di Strasburgo.
Abbiamo già avuto modo di congratularci con il collega Bontempi per il nuovo incarico a cui è stato chiamato, ma nel momento in cui prendiamo atto della sua volontà di lasciare questa assemblea regionale per dedicarsi interamente al nuovo mandato, ritengo necessario ricordare il suo costante impegno non solo in questa assemblea, a partire dal 1975, ma anche quello precedente di amministratore locale, di uomo impegnato nella vita politica e sociale.
Da vent'anni il collega Bontempi ha svolto ruoli via via più impegnativi nella vita politica ed amministrativa della nostra Regione, da Sindaco a Consigliere regionale, oggi al Parlamento europeo.
Credo di dire cosa ampiamente condivisibile se affermo che, al di là delle diversificazioni politiche che tante volte sono emerse in quest'aula la stima per l'intelligenza e l'abilità politica di Rinaldo Bontempi sono da tutti riconosciute. Il suo apprezzamento mi pare l'apprezzamento di tutti i colleghi per la sua correttezza, la sua trasparenza, la fermezza nel difendere le proprie convinzioni, le proprie ragioni ideali, le proprie posizioni politiche che non gli hanno mai impedito e non gli impediscono di essere uomo aperto al dialogo. Un uomo equilibrato che ha dato un notevole contributo a questa assemblea, alla vita politica e sociale nella quale è impegnato. Insieme a tutti i colleghi oggi non posso che congratularmi ed essere orgoglioso per il successo che ha avuto, certamente anche in merito al lavoro svolto in quest'aula. Nello stesso tempo però non posso nascondere egoisticamente un certo rimpianto, perché in quest'aula verrà a mancare il contributo prezioso che Rinaldo Bontempi ha dato in questi lunghi anni con la sua spiccata intelligenza: un aiuto autorevole competente, mancherà un pezzo di storia della quale facciamo parte e che ha dato vita alla Regione.
Sono certo che l'on. Bontempi lavorerà proficuamente per il Piemonte anche a Strasburgo, ed il contributo politico ed amministrativo che potrà dare sarà senz'altro considerevole; ci auguriamo abbia tutto lo spazio che egli merita. Questo Consiglio di certo ne sentirà la mancanza.
Personalmente mi mancherà un amico, come mancherà un amico a tutti i colleghi, però vuol dire che avremo un amico in più a Strasburgo; per questo motivo credo di potergli esprimere i nostri auguri di soddisfazione e di gioia e in questo momento, che è anche un po' di rammarico, anche il nostro plauso.



(Applausi da parte di tutto il Consiglio)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, per ringraziarla per le parole belle che lei ha usato nei miei confronti, voglio dare un contributo a quest'aula essendo molto breve; questo è un modo concreto per ringraziare lei e i colleghi che hanno in questa fine sessione molte cose da fare. Lo faccio non solo come contributo ai vostri lavori, ma anche perché il momento degli addii (quando è molto importante, e per me lo è) deve essere anche assistito da uno stile, che attraverso la brevità cerca di dire le cose essenziali e di non disperdersi in emozioni o in retorica. Io un po' emozionato lo sono, anzi forse sono un po' stranito nel senso che mi sento già fuori da ieri psicologicamente. Mi sento fuori perché le cose passano, e quando si compiono decisioni, si adottano i passaggi; è giusto così.
D'altra parte ho alle spalle quattordici anni di esperienza regionale e sono tanti. Ricordavo prima con Marchini che, dato che lui è andato a fare l'Assessore solo adesso, c'è Petrini che è più vecchio di me di legislatura, però ha fatto anche l'Assessore. Di puri Consiglieri nessuno, ma il più Consigliere credo di essere stato io, anche se ho avuto l'esperienza di Assessore per soli tre mesi; quindi credo di poter parlare di Consiglio appartenendo al Consiglio da quattordici anni. Una posizione come quella consiliare, che credo debba essere valorizzata e rivalutata non solo perché sono stato in Consiglio, ma perché è stata un'ottica e deve continuare ad essere l'ottica perno del sistema democratico e anche di quello regionale.
Dicevo stranito, ma sono sentimenti che non voglio comunicare più di tanto; che sia intuibile questo, quattordici anni sono tanti, per me poi hanno coinciso con il nucleo vero della mia vita politica, anche se ne avevo fatto un pezzo prima, di amministrazione di un piccolo Comune da cui non ho spiantato assolutamente le radici. Però questa esperienza regionale è quella che è stata più formativa. Formativa in tutti i sensi: ho capito molte più cose. Credo anche, attraverso questo lavoro, di avere dato qualche contributo, ma mi interessa di più dire quello che ho imparato io.
Certo che andando via per un altro compito, esprimo anche una soddisfazione, un interesse; colgo lo stimolo che mi verrà spero da questo nuovo lavoro anche se per ora non ne individuo molto la configurazione.
Individuo (per essere molto franco) un aspetto che qualche collega con molta umanità mi ha ricordato qui. Effettivamente questo cambiamento ha questo di positivo: che fare per tanti anni il Capogruppo vuol dire anche fare molta fatica. E' stato bello esserlo, però è stato faticoso. E tutto sommato non facendo certamente il Capogruppo in Europa (almeno per adesso) è chiaro che avrò meno da faticare. Quella fatica particolare che - chi è Capogruppo può apprezzare, specie se di Gruppi un po' grandi - è quella di giocare delle carte, che sono anche quelle individuali, ma certo tenendo conto del valore della squadra, della qualità che può esprimere. A questo proposito credo di poter dire che ho voluto accelerare anche i tempi di queste dimissioni - non c'era questa urgenza ma io invece ho ravvisato un'urgenza politica, giusta per dare pienezza di funzionamento al mio Gruppo non con uno sul piede di partenza, e proprio ieri come Gruppo abbiamo nominato il nuovo Capogruppo nel compagno Giampiero Avondo. Credo di dover qualche scusa per la celerità, abbiamo messo questo argomento dentro all'ordine dei lavori, anche se di solito le scuse si chiedono per le prorogatio, noi chiediamo scusa per la celerità che ha disturbato un po' i vostri lavori, ma con la brevità del mio intervento mi farò perdonare.
Mi limito ad esprimere dei saluti, non faccio altre considerazioni che appesantirebbero il momento e forse è giusto che siano lasciate alla valutazione della cronaca, non della storia. Voglio fare i saluti, con molta vera umanità ai Consiglieri degli altri Gruppi. Non con tutti ho avuto gli stessi rapporti è ovvio, a prescindere dal rapporto politico.
Siamo stati con alcuni alleati, con alcuni sempre avversari; non con tutti ci siamo capiti, è chiaro che c'è una distinzione, come per tutti voi, per voglio salutare tutti perché la democrazia ha questo, secondo me, grande valore. Anche nei momenti in cui lotti e ti scontri per cambiare le cose come tu ritieni, interpretando gli interessi, i voti, gli elettori, la gente di partito che ti ha votato, ti scontri, ma dentro questa lotta la democrazia ha la sua vitalità, la sua grande vivacità. E credo che, anche nella disuguaglianza delle persone, è da intendersi che in una persona ci sia una ricchezza, anche se quando diventa la Babele, o quando non ci si capisce, il problema poi ricade interamente sulle istituzioni.
Io saluto tutti gli altri Gruppi, gli altri Consiglieri, alcuni che indubbiamente mi sono molto amici, pure essendo di altri Gruppi, altri meno, ma li saluto tutti allo stesso livello. Saluto con altrettanta verità i funzionari della Regione, in particolare del Consiglio avendo vissuto qui; a questo proposito devo dire che in questi anni ho registrato la collaborazione per i miei compiti da tutti indistintamente, con alcuni ho stabilito rapporti, per cui questa collaborazione è diventata impegno abnegazione e legame; una cosa anche questa preziosa, fa parte del bagaglio che le persone si portano avanti, soprattutto facendo questo lavoro.
Infine saluto i compagni del mio Gruppo compresi i funzionari. Qui mi permetto solo di sottolineare un momento, proprio per le funzioni di responsabilità che ho avuto, che questo Gruppo (e sono convinto che la manterrà) ha comunque potuto mostrare una sua identità. Identità addirittura in tre legislature; c'è stato un processo di trasmissione che ha mantenuto un'identità abbastanza forte (non voglio tirar fuori l'orgoglio di partito, anche se io sono molto orgoglioso del mio Partito e di come abbiamo cercato di operare, di capire la realtà); un'identità per che è stata, al di là delle cose belle che abbiamo fatto, quella di difendere i principi fondanti, i valori di fondo della democrazia. Abbiamo tentato di farlo - a volte ci riusciva meno bene - nei momenti difficili dopo il 1980, nel governo in cui si è aperta la fase critica della Regione anche nei rapporti politici. Abbiamo tentato di farlo anche nell'opposizione, cercando comunque di fare battaglia e a volte ci rimproveravate per durezza. Io non sono proprio così, altri compagni lo sono, ma questi compagni interpretavano ed interpretano il bisogno e l'urgenza grande di salvaguardare delle regole, che sono poi l'alimento della nostra convivenza.
Credo che questa sia stata l'identità, al di là delle qualità individuali (questo è indubbiamente merito delle qualità personali di questi compagni e certamente anche mio), perché siamo stati molto uniti anche nel lavoro. Abbiamo cercato, appunto, di fare squadra il più possibile. Che poi l'efficacia sia stata massima o meno è un altro discorso, ma lo abbiamo fatto e sappiamo dentro di noi che abbiamo agito così.
Chiudo perché non c'è morale nei saluti, non devo fare nessuna morale.
Mi limito solo a dire che continuo a ritenere che sia possibile, magari anche in Europa, attraverso gli interpreti, comunicare le cose imparate qui, cose non solo mie, ma imparate nel dialogo con tutti, che mi fanno ribadire una necessità che per la Regione è evidente. Qui in Consiglio regionale con sessanta Consiglieri si parla tutti i momenti, mentre al Parlamento europeo questa è una strada meno evidente e percorribile. Spero si possa rilanciare il concetto lo dico non solo da comunista, ma anche da uomo, con la mia convinzione di individuo - di battere le culture deformate della politica-spettacolo e si possa ripercorrere la strada della costruzione, battendo culturalmente le vie della sopraffazione e riprendendo la strada del dialogo che è anche fatto di scontri, ma nella chiarezza e nel rispetto di quella base comune che è la democrazia.
Rappresentanza di interessi diffusi e non di interessi potenti e concentrati: stare dalla parte dei lavoratori per noi ha sempre voluto dire questo, in un Partito a nuovo corso vuol dire qualcosa di più ampio che una accezione sociologica, vuol dire un modo culturale e politico di intendere le cose. Spero di poter portare, con il comportamento se avrò modo di esplicarlo (qui lo potevo fare, parlavo quando volevo nel senso che come Capogruppo si parla anche troppo e magari si annoia anche, al Parlamento europeo non lo so), il messaggio di cercare di dare una forte impronta dalla parte della convivenza democratica, intesa in senso sostanziale, che si alimenta attraverso le regole, ma che è una sostanza, è un moto dell'anima e del cervello, è intendere una speranza da cui tutti a priori non sono esclusi. Le lotte e le scelte definiscono e decidono, con maggiore chiarezza di quanto avvenga, chi deve prevalere, chi deve governare, ma la convivenza democratica che in questa Regione, nonostante tutti i difetti si è tenuta ancora in piedi, credo debba in momenti difficili come questi in cui la crisi dell'istituto è evidente, essere un punto di riferimento.
Almeno io la porterò così, non avendo solo partecipato alla fase aulica del DPR n. 616, ma anche alla fase delle Regioni in gabbia. Ma proprio questo è un elemento per capire, anche nella chiave critica, quale contributo occorre dare altrove per mantenere un collegamento con voi, con la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Il recente Governo non ha riservato al Piemonte presenze molto numerose, certo molto inferiori rispetto a quelle di governi precedenti nei quali abbiamo potuto in quegli anni registrare presenze molto numerose fino a sette Ministri piemontesi tra i vari Partiti.
Questo Governo non ha riservato al Piemonte larghi spazi, ma negli ultimi giorni, debbo dire, per amici che sono stati in Consiglio regionale si sono aperte delle prospettive interessanti e finalmente hanno potuto avere piena soddisfazione alle loro legittime aspirazioni.
Voglio qui ricordare, salutando l'amico Bontempi, il mio ex Capogruppo Ettore Paganelli che è entrato in questi giorni come Sottosegretario in questo Governo. Voglio ricordare il nostro ex collega Chiabrando, ex parlamentare europeo che, seppur un po' a fatica, in queste ore sta rientrando nel Parlamento europeo.
A loro abbiamo mandato un telegramma di auguri e di felicitazioni. A Bontempi glielo facciamo a voce e mi fa piacere farlo. E non a caso ho citato questi due altri nostri amici perché sono convinto che tutti e tre avendo lavorato su questi banchi, avendo conosciuto il Piemonte, avendo conosciuto i suoi problemi su fronti politici magari diversi - chi in maggioranza, chi all'opposizione non importa, non interessa - potranno fare molto per creare le condizioni perché nella nostra Regione alcuni problemi che ci preoccupano e che loro conoscono bene possano essere superati.
Quindi, a Bontempi faccio questo augurio dopo aver con lui lavorato per molti anni. Dal 1980 sono in Consiglio regionale e debbo dire che Bontempi in quegli anni mi diceva che l'ex Capogruppo della DC, Bianchi, quando entrò in Consiglio era un pochino il suo riferimento. Qui in aula ho avuto come riferimenti prima Paganelli e poi Brizio, certo, anche Bontempi perch in questi anni ha rappresentato il ruolo del Capogruppo - lo diceva lui - e sostanzialmente tutta la sua esperienza regionale, a parte quel piccolissimo periodo, è stato incentrato su questo ruolo, il Capogruppo del Partito che è stato Partito di maggioranza relativa, è stato Partito che ha sostenuto per dieci anni il governo regionale, Partito che poi è andato all'opposizione. Quindi il suo ruolo di Capogruppo lo ha potuto svolgere nelle due posizioni di maggioranza e di opposizione, certo non facile perché non è facile cambiare ruolo all'interno di un'istituzione rappresentando sempre dal punto di vista politico-istituzionale la stessa posizione. Dico questo perché ho fatto il Vicecapogruppo all'opposizione faccio adesso il Capogruppo di maggioranza, quindi concordo con le valutazioni che Bontempi faceva.
Il Gruppo DC ti saluta con simpatia e con affetto, ancorché nella diversità dei ruoli che spesso ha portato a confronti e a contrasti anche duri, ma da parte nostra nei tuoi confronti (e sono certo anche da parte tua nei confronti del Gruppo DC) sempre con grande rispetto per la serietà con la quale hai sempre svolto il tuo ruolo e - consentimi anche per l'attenzione con la quale il nostro Gruppo ha sempre rivolto le sue posizioni nei confronti tuoi e del tuo Gruppo con l'attenzione che un grande Partito come il vostro merita e con il rispetto che è dovuto a un uomo come te che in questi quattordici anni ha sicuramente segnato una presenza importante.
Ti facciamo gli auguri, siamo certi che al Parlamento europeo saprai svolgere con altrettanto impegno il tuo ruolo e saprai portare avanti le idee del tuo Partito, ma soprattutto siamo certi che non dimenticherai i problemi della nostra Regione, i problemi della gente di questo Piemonte che troppo spesso è pudico, che troppo spesso tenta di mascherare le sue difficoltà a fronte invece di altre Regioni italiane che le ostentano in continuazione e con l'ostentazione riescono a portare a casa risultati forse insperati e qualche volta anche eccessivi rispetto ai meriti.
Noi vogliamo un Piemonte più aggressivo ai vari livelli: a livello europeo e a livello parlamentare nazionale. Più aggressivo perché la nostra terra ha bisogno di una maggiore attenzione per creare le condizioni per dare soluzione ai problemi della nostra gente.
Concludo il mio intervento con un augurio di buon lavoro; siamo certi che con il Vicecapogruppo che è diventato Capogruppo, il collega Piero Avondo, continueremo quel rapporto di stima reciproca, di rispetto, di lavoro comune nell'interesse della gente come quello che abbiamo avuto con te. Speriamo di poterti ogni tanto rivedere magari fra il pubblico in modo da stringerci la mano e qualche volta tornare ad incontrarci magari fuori dall'aula per fare una cena insieme e per continuare ad essere amici come siamo stati in questi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Caro Rinaldo, inizio come se ti scrivessi una lettera, sarà solo una cartolina, dati i tempi, nel momento in cui lasci questa istituzione nella quale hai partecipato, consentimi di dire, in maniera non occasionale siamo coetanei e quindi so cosa vogliono dire certi periodi della vita tu hai passato in questa istituzione quello che io personalmente considero un pezzo importante, se non il più importante, quello che ti forma, quello che lascia una traccia, dai 30 ai 44 anni; una presenza non occasionale dicevo, perché hai legato a questa istituzione questo pezzo importante della tua vita. L'istituzione si è formata con te e tu ti sei formato con l'istituzione regionale, con i suoi pregi e i suoi difetti che speriamo di riuscire a superare e di eliminare con il tempo.
Voglio ringraziarti anche per un altro motivo, perché in queste sedute di fine anno di lavoro, l'occasione di salutarti serve anche a riumanizzare queste sedute che sono un po' allucinanti, che ci costringono a ritmi e a stress necessari, perché si sa che a fine anno si caricano tutte le necessità di urgenza. Ti ringrazio per il lavoro che hai fatto, lo ricordavi tu, soprattutto come Consigliere, come Capogruppo, un lavoro che mi sembra di aver capito in questi non molti anni in cui siamo stati insieme in Consiglio, hai fatto con estrema convinzione e forse non sempre con la gratificazione che questo impegno avrebbe meritato.
Hai in questi anni rappresentato con forza le ragioni del tuo Gruppo con determinazione e di questo ti va dato merito, ma io credo anche - ne sono convinto - predicando e praticando una dote umana che è quella della ragionevolezza, che è una dote importante in politica anche quando si devono sostenere le proprie posizioni, le ragioni del proprio Partito, le ragioni del proprio Gruppo ed è un dato necessario, anche se non sufficiente, per poter sviluppare quel dibattito e quel confronto indispensabile in una istituzione democratica.
Personalmente, a nome del Gruppo, ti saluto con sincero rimpianto. Ti facciamo i nostri auguri, convinti che a Strasburgo oltre a rappresentare con la forza che ti conosciamo le ragioni della tua parte politica, proprio per l'esperienza importante che hai vissuto, rappresenterai, non per le posizioni politiche, ma per l'esperienza, le ragioni anche delle Regioni e della Regione Piemonte in particolare e quindi rappresenterai per un pezzetto anche tutti noi.
Salutando te diamo il benvenuto nel club dei Presidenti dei Gruppi all'amico Piero Avondo che ho avuto modo di conoscere forse meglio di altri perché abbiamo lavorato in questi anni nella stessa Commissione. Spero che Piero assumendo questo importante incarico rimarrà nella Commissione di cui faccio parte per questo scorcio finale di legislatura e sono convinto che non per diminuire l'importanza che Bontempi ha avuto, non farà rimpiangere il suo predecessore. In questo momento però voglio tornare a salutare Rinaldo, fargli i nostri auguri di buon lavoro e sperare che non dimenticherà, come certamente sarà, questa esperienza di vita che è stata molto importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Caro Rinaldo, quando nella legislatura passata sono stato catapultato improvvisamente in questo Consiglio, tu sei stato per me un riferimento in certi momenti difficili e anche un compagno attento a quelle che potevano essere le mie difficoltà di allora, quando ci siamo misurati con una situazione difficilissima della trasformazione socio-economica del Piemonte, in particolare dell'area torinese. Non voglio fare del reducismo è una cosa spiacevole, però forse potrebbe anche sfuggirmi qualcosa in questo senso, non è voluto. Voglio farti l'augurio di poter esprimere i tuoi ideali nel modo migliore e più soddisfacente in questa nuova esperienza e, direi anche, di arricchire il tuo bagaglio di esperienze che credo sia già grande e notevole e di poterti attestare su nuove frontiere.
Ma tu che conosci l'inglese, dalla base del tuo "background", ti auguro che ci sia sostanzialmente una continuità rispetto a questo nuovo rapporto che certamente ti costringerà a misurarti su problemi nuovi, in certi casi astratti e in altri planetari.
C'è il rincrescimento di perdere un compagno, un amico, un attore rilevante della vita di questa assemblea elettiva. E' una perdita che fa parte del processo di trasformazione e quindi l'accolgo con grande dispiacimento da un lato, ma anche convinto che questo serva alla crescita della nostra società. Mi permetto di farti una raccomandazione: che tu possa essere portatore nella nuova esperienza delle sensibilità e dei valori di cui hai dato chiaro segno in questi anni nei quali abbiamo affrontato problemi di diversa graduazione e tipo. Ti direi anche di portare questa esperienza regionale nella dimensione europea: è importante che un Consigliere regionale si possa sedere al Parlamento europeo. Alla fine ritengo che questa "ciucca" storica, secolare di uno statalismo a volte molto rigido possa trovare in una maggiore sensibilità i valori espressi dalle Regioni europee, la costruzione di un'Europa diversa, non come sommatoria di Stati statica, ma come sommatoria di popoli, di cultura di gente che ha una sua storia che non ha dimenticato malgrado secoli di tentativi di trasformazione e di cancellazione della propria identità svolta da una strana forma di statalismo.
Non è certamente un addio, Rinaldo, ci troveremo sul terreno della politica, dell'operatività per la nostra comunità, avremo opportunità di agire su problemi specifici e concreti, come concreto sei sempre stato tu nell'affrontare le cose, di avere quindi una visione europea riflessa sulla nostra realtà.
Sono stato colpito da una tua pubblicità molto bella (io amo giocare a calcio, mi chiamavano l'"Argentin" quando sono tornato dall'Argentina) che ho conservato. Il mio nome non mi permetterà mai di avere una numerazione per la mia campagna pubblicitaria per la prossima legislatura, perché avere "30" o "31" forse va bene per la squadra di calcio americano, ma non per quella di calcio italiana. Comunque il campionato continua, Rinaldo, il nostro è un campionato senza pause. Sono convinto che tu magari da centravanti arretrato (gli anni passano per tutti e poi al Parlamento europeo c'è tanta gente) potrai dare un contributo forte a questa squadra che lavora per gli interessi della comunità europea. In questo senso, credo di poterlo caricare per uno sviluppo di questa società che sia basato fortemente sulla giustizia sociale. Ti auguro di fare molti goal e anche di passare la palla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, Rinaldo Bontempi sarà certamente uno dei colleghi di cui personalmente conservo uno dei ricordi più vivi di questa esperienza istituzionale.
In questa mia prima, e per ora unica esperienza nelle istituzioni rappresentative, Rinaldo è stato un punto di riferimento piacevolmente obbligato nelle riunioni settimanali dei Capigruppo. Quello che mi ha colpito entrando nelle stanze dove si preparano i lavori della nostra assemblea è stato il rispetto delle regole che Rinaldo Bontempi si è sempre sforzato di pretendere e di applicare, mai freddamente formale, quindi sempre attento alle ragioni e ai principi fondamentali che ispirano le regole stesse.
C'è un altro tratto che vorrei sottolineare di questa esperienza comune: l'attenzione del Capogruppo comunista alle novità e alle ragioni portate dagli altri, portate con una certa sottolineatura, portate in particolare dai piccoli Gruppi dislocati sui propri confini - per usare un'espressione geografica - la prontezza, l'abilità politica di cogliere che le cose mutano, ad esempio, sul nucleare, sui disastri della sanità pubblica oppure sull'emergenza ambientale. Ha saputo cogliere messaggi esperienze, lotte ed iniziative portate da forze nuove che hanno varcato questa soglia e si è adoperato in questo senso ritenendolo un merito politico alto perché queste novità diventassero anche modifiche di comportamenti politici nel proprio campo. Penso che il suo ruolo di Capogruppo non sia stato per nulla irrilevante nella modifica della linea del Partito comunista sulla questione nucleare.
Auspico che la stessa prontezza di riflessi sia utilizzata da Rinaldo nell'assemblea dove lavorerà d'ora in avanti per ridisegnare la comunità europea fondandola in direzione federalista, in questo senso costruendo l'Europa del 2000 fondata sulle Regioni. Ciascuno di noi è credibile nei suoi intendimenti quando la battaglia comincia a farla al proprio interno (all'interno della propria casa, della propria famiglia, del proprio Gruppo) e penso che Rinaldo questo abbia cominciato a farlo. Noi abbiamo bisogno di qualcosa di più ("noi" inteso come istituzione e forse anche come singoli esponenti politici) di qualche "amico" nell'assemblea di Strasburgo, abbiamo bisogno di dirigenti politici istituzionali in grado di dare una svolta all'Europa del domani.
Auguro a Rinaldo dal profondo del mio cuore, con affetto ed amicizia che ci riesca come è riuscito in questa sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sta prendendo una piega troppo triste questo nostro saluto che tutti insieme cerchiamo di dare all'amico ex collega, Rinaldo Bontempi.
Se i Consiglieri consentiranno cercherò di salutarlo in maniera meno seria e paludata anche perché le cose da dire a Rinaldo, senza riconsiderare la sua capacità di lavorare dentro a quest'aula, di imparare lui e di fare imparare delle cose a noi e ai piccoli Gruppi. Caro Rinaldo se è difficile il lavoro di un Capogruppo di un grande Gruppo, è anche vero che il lavoro di un Capogruppo di Gruppo microscopico è sotto certi aspetti altrettanto difficile. C'è solo il fatto di non dovere mediare tra le diverse posizioni all'interno del Gruppo! Spero che Rinaldo possa portare al Parlamento europeo la Regione e i suoi problemi: da quello della Valle Bormida e dell'ACNA a quello delle aree marginali, ma estremamente importanti, quali la montagna, argomenti sui quali più volte sono intervenuto, trovando da parte del Capogruppo comunista una grande attenzione.
Per il resto ho preparato un mio personale saluto. Immagino che l'aula me lo conceda. A questo punto sono emozionato e spero di non fare errori.
Io ho un'abitudine a suonare in pubblico, ma qui effettivamente sono preoccupato e spero di non steccare. Anche perché il brano musicale che mi accingo ad eseguire è un pezzo che unisce tutti gli europei. Purtroppo, la trascrizione per clavietta di un pezzo dell'inizio dell'800 per coro ed orchestra viene leggermente male, però l'Europa ha un suo inno ed è un inno alla gioia. Quindi non suono la "patetica", secondo il clima che verificavo esservi in quest'aula, ma suono l'inno alla gioia.



(Il Consigliere Ala suona l'Inno alla gioia ricevendo calorosi applausi)



ALA Nemesio

Signor Presidente, consegnerò ai verbalizzanti copia dello spartito perché sia messo agli atti della seduta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 684 relativo ai ticket sanitari


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 684 relativo ai ticket sanitari, firmato da tutti i Gruppi.
La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

Sono d'accordo sul contenuto dell'ordine del giorno, però nella seconda parte si fa riferimento solo alle strutture territoriali, il che potrebbe significare che l'esenzione dal ticket è mirata solo alle prestazioni preventive fatte in quei consultori o in quei servizi, mentre gli interventi preventivi, soprattutto a favore della gravidanza, vengono attuati non già o esclusivamente in quei servizi, ma in tutta la medicina di base. Quindi, l'ordine del giorno deve preoccuparsi che l'esenzione sia mirata agli interventi di prevenzione fatti anche sul territorio altrimenti avremo una discrepanza di comportamenti per cui la stessa prestazione se fatta in una struttura ha l'esenzione, se fatta dal medico curante o dal pediatra di scelta non ha l'esenzione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 684, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che le UU.SS.SS.LL. della Regione Piemonte stanno procedendo con un comportamento disomogeneo relativamente all'applicazione dei ticket per quanto attiene le prestazioni di prevenzione nei servizi territoriali considerato che l'intera materia pare sottoposta a verifica e revisione da parte del costituendo Governo i m p e g n a la Giunta regionale ad emanare una direttiva alle UU.SS.SS.LL. che precisi che, fino a successiva precisazione ministeriale, tutte le prestazioni di prevenzione ed in particolare quelle che sono attuate e connesse con i servizi territoriali (consultori pediatrici, consultori familiari, neuro psichiatria infantile) sono esenti da ticket".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, non abbiamo alcuna difficoltà ad esaminare il punto 22) all'o.d.g., però vorremmo sapere come si intende procedere nei lavori altrimenti diventa difficile seguire lo svolgimento degli stessi. Chiedo alla Presidenza di conoscere le determinazioni in ordine al procedere dei lavori.



PRESIDENTE

Proporrei di esaurire la discussione in merito alla questione del programma annuale dei corsi e della formazione professionale, dopodich passare alla discussione sulla Fontana Gigante; verso le ore 15,30 proporrei di dibattere sulla questione di Candiolo; poi esaminiamo la legge dei minori e i vari argomenti iscritti all'o.d.g. Siccome presumo che la questione di Candiolo comporti una discussione molto ampia, ritengo sia il caso di discuterla prima degli altri punti. L'obiettivo mio, collega Avondo, è quello di esaurire tutti gli argomenti iscritti all'o.d.g.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, credo che avendo definito nella riunione dei Capigruppo un o.d.g. nutrito, e avendo aggiunto nella giornata di ieri altri argomenti alcuni dei quali sono già stati esauriti in coda alla seduta di ieri sera, francamente, anche alla luce delle considerazioni che lei ha svolto in ordine ai tempi preventivabili su Candiolo, io pongo il problema di esaurire l'o.d.g., dopodiché si affronti quanto è rimasto in ordine all'iscrizione fatta ieri dal Consiglio regionale di altri punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

Consigliere Avondo, non formalizziamoci su ore fisse. Se lavoriamo bene riusciremo ad esaurire il programma. Ho detto di collocare la questione di Candiolo ad un certo punto, perché lavorando penso che in un paio d'ore possiamo fare un buon lavoro anche se alcuni argomenti richiedono tempo. A questo punto procediamo con ordine a discutere i vari argomenti iscritti nell'o.d.g.
La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Chiedo, signor Presidente, se fosse possibile non perdere altro tempo nel senso che più parliamo di questioni procedurali e più il tempo passa.
Noi lasciamo a lei, Presidente, la gestione degli argomenti perché ormai le questioni sono iscritte all'o.d.g.; noi abbiamo una serie di argomenti iscritti che già ieri abbiamo saltato, sulla base di valutazioni che l'aula ha condiviso, quindi il mio Gruppo lascia a lei la gestione dell'uso del tempo e dell'ordine con il quale gli argomenti vengono portati all'attenzione. Qui non viene stravolto nulla nel senso che gli argomenti sono iscritti all'o.d.g., quindi la prego, Presidente, di procedere secondo le sue intenzioni.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1186: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali, speciali e per invalidi civili. Anno formativo 1989/1990"


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 1186, di cui al punto 22) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Sinceramente non sono in difficoltà quando dico che questo provvedimento all'o.d.g. dovrebbe essere approvato nel più breve tempo possibile; in effetti, pur essendo pronto da diverse sedute consiliari, non è stato tempestivamente affrontato. Solo ora - è vero - è all'o.d.g., per i Capigruppo sapevano dell'urgenza di questa questione. Nell'avanzato pomeriggio - come i colleghi sanno - chiederò di iscrivere il provvedimento relativo al personale che andrà in esubero e che con questo provvedimento cercheremo di tutelare. Penso che tutti i Gruppi siano d'accordo, quindi sarà una questione di pochi minuti che avverrà nel prosieguo dell'attività del Consiglio nel pomeriggio. Cercherò di essere breve perché molte cose che dovevano essere dette ora sono già state dette questa mattina.
Con questo piano corsi l'impegno della Regione nel settore della formazione professionale si riconferma tra i più elevati nel nostro Paese.
L'intervento finanziario supererà i 90 miliardi e, compresi gli aspetti paralleli a quelli dell'attività di erogazione propria dei corsi, supererà anche i 100 miliardi.
Il costo come si vede è molto alto, qualche volta non è ritenuto proporzionale all'efficacia del servizio reso. Tuttavia l'impianto organizzativo e la qualità dello stesso, personalmente li ritengo considerevoli, e questa considerevolezza aumenta nel momento in cui si opera in termini comparativi anche con i livelli più alti della formazione professionale in Italia.
Anche per l'anno formativo prossimo gli allievi interessati saranno più di 18 mila. Il numero dei corsi è di circa 850 unità: 50 sono i corsi per lavoratori già occupati, 750 per i giovani alla ricerca di prima occupazione, 50 sono poi i corsi speciali per carcerati e per invalidi civili. Le qualifiche riconosciute sono 193, alcune sono tradizionalmente consolidate nella misura del 20% circa delle figure che possono essere definite innovative.
Lo sforzo per modificare progressivamente la caratteristica dei corsi è consistente. In questo sono impegnati per primi, oltre all'Assessorato, gli uffici, ma credo che anche tutti gli enti sono decisi a seguire delle strade nuove.
Il piano corsi del 1989/1990 indica quindi una graduale trasformazione dell'attuale sistema di formazione per giungere ad un sistema integrato che superi le abituali divisioni fra il sistema scolastico e il mondo del lavoro.
E' previsto da quest'anno lo stage obbligatorio per tutti i corsi. La durata degli stage sarà dell'ordine del 20% delle ore previste dallo stesso. L'obiettivo è l'ulteriore elevazione dei livelli di qualificazione dei corsi di formazione professionale, pur mantenendo una forte attenzione per le fasce deboli, ma di questo ne avevo già parlato questa mattina.
L'ostacolo più rilevante da superare è la vischiosità del sistema, ma è anche la compatibilità dell'impegno di alta qualificazione con il quadro delle risorse finanziarie che pure quest'anno si sono ridotte, anche se come ho già detto, il bilancio regionale ha dato fin dall'inizio della sua attivazione un quadro di certezza circa le disponibilità esistenti. A ci ha positivamente contribuito una maggiore entrata, recuperata anche qui con molta attenzione dall'Assessorato e dagli uffici, attraverso il Fondo Sociale Europeo.
Il costo complessivo del piano è comunque stato contenuto e ridotto attraverso l'azione della modifica della convenzione, di cui si è parlato questa mattina, a vantaggio della Regione che recupera, in termini di spesa, consistenti risorse che dovrebbero permettere una riduzione modesta che "permetteranno", a questo punto si deve dire - dei servizi erogati, a smentita di ipotizzati tagli pesanti sul numero dei corsi organizzati! La finalizzazione occupazionale è forte nel nuovo piano dei corsi. Non è stata tuttavia compressa l'azione sociale in cui si colloca ogni singolo corso, anche attraverso il mantenimento per intero del budget degli interventi sulle fasce deboli.
Il primo livello continua a subire un sensibile decremento: sono 40 mila ore erogate in meno. Le cause sono quelle del calo demografico dell'innalzamento (fortunatamente) del livello medio di scolarità, della favorevole contingente situazione occupazionale.
E' comunque sollecitata ogni iniziativa per affrontare il problema dell'emarginazione delle fasce più deboli, fra le quali dobbiamo anche iscrivere i drop-out, cioè i bocciati, quelli esclusi dall'esperienza scolastica nelle scuole medie di secondo grado, che costituiscono spesse volte un autentico problema per quanto attiene il loro inserimento nel lavoro e nella società. A questo riguardo voglio ricordare, proprio per il drop-out, un'azione positiva svolta dal Centro di formazione professionale di Ivrea e un'altra azione innovativa ed interessante del Comune di Verbania che svolge un intervento sperimentale sui giovani interessati alla qualificazione professionale nelle attività commerciali. Per quanto attiene al secondo livello continua l'incremento di 15 mila ore. In questo settore vi è un impegno alla omogeneizzazione delle qualifiche e si stanno svolgendo iniziative per diversificare, rispetto al passato, i corsi per i cosiddetti "diplomi deboli", cioè, per esempio, corsi per addetti congressuali. Sono all'avvio iniziative che hanno qualche esempio interessante nei corsi per addetti congressuali del Centro di formazione professionale di Cuneo, di tecnico per agenzie di viaggio dello IAL di Torino, di tecnico aziendale per la tutela dell'ambiente dell'OCEA, di progettista dell'abbigliamento del Centro di formazione professionale di Alba. Vi sono 23 corsi speciali previsti e 370 alunni portatori di handicap sono inseriti in corsi normali. Il comparto metalmeccanico rappresenta 194 corsi tradizionali con 18 figure innovative; il comparto elettromeccanico rappresenta 106 corsi tradizionali con 18 figure innovative; il comparto elettronico 13 figure tutte innovative; il settore informatico dell'automazione 65 figure tutte innovative; il settore grafico presenta 12 figure tradizionali e 6 innovative; il tessile e l'abbigliamento 20 figure tradizionali e 3 innovative; il comparto dell'artigianato 71 figure tutte tradizionali; l'amministrativo informatico 101 figure tradizionali e 62 figure innovative; il turistico-alberghiero 29 figure tradizionali e 2 innovative.
La riduzione complessiva delle ore rispetto al 1988 è di 30.130. Il taglio è stato operato unicamente in zone che manifestano o una duplicazione inutile di corsi, oppure la presenza di corsi assolutamente inadeguati e che sono terminati con un numero troppo modesto di alunni.
Finora, pur a fronte della riduzione delle ore corsi, si è costantemente registrato un aumento dei costi. L'inversione di tendenza di quest'anno (7 miliardi di previsione in meno rispetto ad una modestissima riduzione di ore corsi) si è ottenuta - come si è detto intervenendo anche sulla convenzione da tempo in atto, utilizzata quasi sempre al massimo delle sue potenzialità.
In particolare, si è operato per un innalzamento del numero minimo per acquisire, come ho detto, il secondo istruttore per la riduzione di tre punti percentuali sulle attività di coordinamento e su quelle amministrative.
Voglio ricordare che, parallelamente ai corsi previsti dal piano, la Regione attiva o appoggia corsi cosiddetti "fuori piano" quali quelli importanti di Texilia, i corsi agricoli di cui si è fatto cenno prima e i corsi di qualificati consorzi, per esempio, la Val Chisone e di numerosi enti locali impegnati anch'essi nella formazione professionale.
Con queste note credo che si possa avviare il dibattito in un clima che è un po' distratto, ma forse è inevitabile anche perché l'argomento è di modesto interesse per la maggior parte dei Consiglieri; questo è comprensibile per la complessità e l'articolazione che esso ha e per una non facile illustrazione dei suoi aspetti più rilevanti.



PRESIDENTE

Sulla illustrazione dell'Assessore Nerviani è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Sulla valutazione generale del piano rispetto ad alcune cose dette nel dibattito precedente a proposito della convenzione, non avrei molto da aggiungere: in sintesi noi riteniamo questa deliberazione di routine sostanzialmente, a cui riserviamo tutte le osservazioni sulla necessità della riqualificazione che ormai da quattro anni facciamo su questa deliberazione annua. Posso senza difficoltà rinviare all'intervento fatto l'anno scorso in questa stessa data; se fosse possibile richiamarlo in toto credo di poterlo sottoscrivere e chiedere che venga inserito come intervento di oggi, così risparmierei del tempo. Del resto questo piano corsi, non marginale nell'attività della Regione, arriva sempre nell'ultima seduta del Consiglio prima delle ferie, quasi sempre in condizioni di stanchezza generale e di disinteresse, mentre invece è un comparto dell'attività della Regione che meriterebbe il massimo dell'attenzione.
Vorrei aggiungere a questa valutazione generale, che ribadisco di poter ripetere richiamando quella dell'anno scorso, una serie di valutazioni che invece registrano una persistente latitanza e indifferenza dell'Amministrazione su una questione che non è marginale e non è secondaria. Voglio fare alcune osservazioni su circa la metà del funzionamento della formazione professionale, cioè su quel 40% di donne che attraversano la formazione professionale, per registrare come in realtà al di là di questo dato fisiologico non esista - per questo parlavo di latitanza - un impegno, una volontà di affrontare il problema del rapporto tra le donne e il mercato del lavoro.
La formazione professionale è sicuramente uno snodo fondamentale di questo rapporto. Ci sono premesse in altre fasi della vita delle donne, in quella scolastica intanto: questo è sicuramente il punto più vitale della politica attiva per il lavoro e il fatto che non ci siano attenzione progettazione e interventi attivi e positivi per mutare la situazione, io comincio a ritenerla una mancanza (queste osservazioni le abbiamo fatte tutti gli anni) non giustificabile.
La percentuale delle donne che attraversano la formazione professionale è troppo bassa: 60% sono maschi, 40% donne, tutti gli altri dati (popolazione per fasce di età, domanda di lavoro, ecc.) ribaltano questo dato a favore delle donne. Infatti, le donne che cercano lavoro sono più che gli uomini; le donne scolarizzate nella scuola superiore cominciano ad essere più che gli uomini. I dati su cui vale la pena di ragionare sono quelli dell'efficacia della formazione rispetto alle donne. Sulla ricerca che l'Assessorato ha compiuto sull'anno di formazione 1985/1986 emerge un dato così squilibrato tra maschi e femmine che è inaccettabile. Nella premessa del piano si fa un richiamo a questo problema, ma è un richiamo che è posto in termini assolutamente deboli. I dati sono questi: in uscita dalla formazione i maschi occupati sono il 72% e le donne solo il 60%; i non occupati sono tra i maschi solo il 19% e le donne salgono al 32%; chi prosegue in qualche modo gli studi, e quindi viene catalogato come studente, è l'8% tra i maschi mentre le donne sono il 6%; ovviamente sotto la categoria di casalinga abbiamo l'1,3% di donne e nessun maschio, anche questo è un dato che va preso in considerazione visto che vige ormai una legislazione che riconosce per certi aspetti anche una presenza del maschio nel lavoro di cura.
Questi dati dimostrano che all'interno di un sistema la cui efficienza per l'immissione sul lavoro è limitata, una penalizzazione particolare colpisce le donne. Emerge poi un dato, per come è presentata questa ricerca, significativo: nei corsi post-qualifica si iscrive il 6,5%; di questo 6,5% il 98,3% è costituito da maschi, sostanzialmente sono tutti maschi, e si dice testualmente: "questa distribuzione fortemente squilibrata rispetto al sesso si spiega con il fatto che i corsi post qualifica sono esclusivamente presenti nel settore industriale, dominio esclusivo dei maschi". Vi sono qui due affermazioni inaccettabili: la prima è relativa al tipo dei corsi post-qualifica; perché devono essere solo nel settore industriale? Questa è responsabilità dell'Amministrazione.
La seconda affermazione inaccettabile è definire "dominio esclusivo dei maschi" l'industria. Ammetto che si voglia con questo registrare uno stato di fatto, ma ci sono due elementi da contrastare: uno di tipo culturale che cioè il settore industriale sia dominio esclusivo dei maschi è da contrastare con forti politiche di orientamento (e sappiamo che l'orientamento è una delle competenze regionali), che facciano leva già sul sistema formativo secondario. E' vero che la presenza femminile nella scolarità superiore è ormai maggiore di quella dei maschi e si concentra in settori che non sono quelli industriali, quindi in settori scarsamente toccati dall'innovazione tecnologica; si concentra, ad esempio, sugli istituti tecnici commerciali, sugli istituti magistrali e, dove ancora esistono, sugli istituti tecnici femminili, dove si apprende a cucire, a ricamare e a cucinare. E' una questione culturale che la Regione non pu ignorare e sulla quale deve avviare politiche forti di orientamento e c'è un aspetto che riguarda i corsi che la Regione nel suo sistema avvia.
Vorrei sapere perché i corsi post-qualifica devono essere di quest'unico tipo tanto, per le premesse sulla formazione segregata delle donne, da far sì che in quel pezzo di formazione entrino solo maschi.
Ho fatto questo esempio per spiegare che cosa intendiamo per politica attiva sul terreno della formazione professionale per mutare le segregazioni e le discriminazioni che le donne subiscono dal sistema stesso. Non ci basta, sia sul piano culturale sia sul piano operativo, la proposta avanzata nel documento che accompagna i corsi. Non vogliamo che le donne siano considerate settore debole a fianco di altri settori deboli, in un unico "pacchetto", ma riteniamo che la questione della formazione femminile debba essere trattata a sé, perché certamente c'è l'elemento debolezza nell'ingresso e nell'uscita dal sistema formativo delle donne, ma non è un settore disagiato della società, è una grande questione di rilevanza generale che va assunta secondo ottiche di riequilibrio della presenza e di promozione della presenza a tutti i livelli, nella formazione e nell'occupazione.
Credo non si possa affrontare questo problema se non con una grande forza progettuale. Il piano corsi deve contenere al suo interno un "progetto donna" forte che affronti tutta l'articolazione dei problemi che riguardano l'occupazione delle donne.
La Regione ha istituito una Commissione per le pari opportunità e se vuole rendere questo impegno operativo in tutti i suoi punti amministrativi vuol dire che si tratta di sviluppare azioni positive, altrimenti ci si limita a registrare il problema e non se ne esce.
Chiediamo progetti particolari Assessore Nerviani, non saranno gli enti convenzionati ad inventarli -: o la Regione li vuole fare e poi chiama in campo tutti coloro che possono dare un contributo e si apre un settore, un percorso, un "pacchetto" di interventi che superino i dati che siamo costretti a registrare, altrimenti non se ne esce. Ci sono alcuni tentativi, però tentare di affrontare il problema della qualificazione delle donne, inserendo un corso cosiddetto innovativo per hostess di congressi, lo trovo offensivo ed umiliante. Tutti sappiamo cosa sono le hostess dei congressi, con tutto il rispetto per le donne che svolgono questo lavoro. E' un tipo di professione che non può essere considerato innovativo, non è centrale nel sistema produttivo e alcune volte è anche offensivo per un'immagine che di noi stesse come donne abbiamo, che non si limita alla minigonna, alla bella presenza, ecc. Spesso le assunzioni sono determinate dalla bella presenza. Conosco una plurilaureata in materie scientifiche assunta da una ditta, alla quale hanno dato molti soldi facendole fare un lavoro di rappresentanza ad alto livello. Visto che per combinazione oltre ad essere molto brava era anche una ragazza graziosa invece di inserirla in un settore di ricerca hanno ritenuto di utilizzarla come rappresentanza esterna. Dopo tre mesi è fuggita e ha iniziato un lavoro da ricercatore, passando da 5 milioni a 1 milione al mese perché la sua dignità le imponeva un sacrificio economico.
Mi rendo conto che non è facile, però non si possono riqualificare figure tradizionali basate su una cultura tradizionale in forme moderne.
Occorre verificare percorsi che mettano in grado di concorrere le donne su terreni che la cultura dominante ritiene solo maschili, come quello industriale, e su professionalità avanzate, ricche di contenuti e di innovazioni tecnologiche e non marginali nel sistema produttivo.
Le donne già occupate chiedono iniziative di politiche attive che permettano di rompere la cappa che sta sulle donne che non permette ad esse di percorrere la carriera in parità con i maschi. In qualsiasi verifica su come si distribuisce l'occupazione femminile nei posti di lavoro in rapporto ai livelli, constatiamo quasi ovunque che le fasce più basse di livelli sono ricoperte da donne. Anche le pari opportunità per le occupate di avere tutti i diritti di sviluppo di carriera, con interventi di riqualificazione che il sistema professionale può fare, deve entrare in questa questione.
Vorrei richiamare due punti. Nella deliberazione si dice che si mantengono i livelli, l'entità e la corposità degli interventi su due fasce deboli: gli handicappati e i carcerati. Secondo me è insufficiente, se si fosse ridotto l'intervento userei altri toni, che si sia mantenuto va bene il problema è che per la formazione professionale per gli handicappati e per i carcerati sono aperte ormai alcune questioni che dovrebbero trovare risposta.
Sul problema del rapporto handicap-lavoro abbiamo presentato un'interrogazione, alla quale ci è stata data risposta, però vorremmo concretamente trovare le risposte nel piano di formazione professionale perché è una questione pesantissima. Il passaggio nella formazione professionale dei portatori di handicap non ha sbocchi occupazionali e diventa un altro pezzo di segregazione per questi cittadini, perché il rischio è che vengano tenuti più del dovuto all'interno della formazione professionale e che poi sia loro dato, come unico esito, il servizio assistenziale e c'è il rischio che questo strumento della formazione professionale non rappresenti nulla, perché non c'è una politica di promozione forte di assunzione di responsabilità della Regione per garantire che l'handicappato, che è passato attraverso la formazione professionale, trovi occupazione. E' l'unico modo di togliere dalla disperazione e da uno stadio successivo di emarginazione questo tipo di cittadini. Dicevo che anche il mantenimento dello stato di fatto della formazione professionale per i carcerati non è sufficiente così come viene enunciato. Anche qui ci sono problemi per cui bisogna entrare nel merito questi corsi non sempre hanno la produttività necessaria, bisogna ragionare attentamente su come va garantita la consistenza e quindi la produttività di questi interventi che la Regione fa per i carcerati: ci sono carcerati che stanno dentro di più, e ci sono quelli che hanno percorsi in uscita dalle carceri, e occorre verificare le relazioni tra questa esperienza di formazione professionale e la loro ricollocazione quando rientrano nella società, in modo pertinente a quella qualificazione ottenuta; cioè, molto spesso, questa esperienza, che certamente ha tutta una serie di risvolti positivi sul piano del recupero della socializzazione, ha scarsa efficacia ai fini del reinserimento dell'ex carcerato nella vita civile, oltre ad esserci un problema di trovare le forme perché questo tipo di esperienza accresca la sua potenzialità di integrazione e la sua produttività anche nelle carceri.
Richiamerei un'attenzione particolare su queste due questioni, per ribadisco che per noi è insoddisfacente questo piano di formazione professionale fin quando la Regione non assume fino in fondo la questione quelle donne, altrimenti il resto è velleitarismo, è chiacchiera, è solidarietà di cui non abbiamo bisogno come donne; vorremmo avere degli atti concreti e un contributo della Regione concreto perché si muti nella sostanza la condizione femminile in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo solo intervenire per fare alcune sollecitazioni su aspetti che ritengo di un certo rilievo anche perché questa mattina, discutendo della modificazione delle convenzioni tipo fra enti e Regione, abbiamo sollevato delle questioni rispetto alle quali l'Assessore Nerviani ha interloquito in termini interessanti.
Ritengo che da un'attenta valutazione del piano dei corsi di formazione professionale si evinca come vi sia un certo ritardo per alcuni aspetti inevitabile, per altri per insufficienza di stimoli, nel definire un quadro programmatorio, un piano di orientamento dentro una guida, dentro la quale gli enti, la formazione professionale sia pubblica che privata possano in qualche modo ispirarsi e da essa trarre quegli stimoli di creatività nell'ambito di una progettualità orientativa che appunto affronti il problema del rapporto tra formazione professionale, mondo del lavoro sviluppo, ecc.
Anche in questo senso si nota una certa difficoltà, e qui ci sono evidentemente degli attriti che provengono dal contesto organizzativo tradizionale della formazione professionale, di rispondere in modo adeguato ai cosiddetti nuovi bisogni, per esempio - che in questo momento non è oggetto, ma questa mattina se ne è discusso - dei corsi agricoli. Si nota una notevole lentezza a rispondere alle sollecitazioni. Pensiamo soltanto al problema della lotta biologica per capire come si sia in difficoltà nel nuovo, ma riferito a questi corsi penso a tutto l'aspetto dei servizi estremamente qualificati e penso a tutto il tema dell'ambiente dell'ecologia, dell'energia per verificare una difficoltà a mantenere il passo con le sollecitazioni che provengono dallo sviluppo tecnologico, ecc.
Ora, questa difficoltà a orientarsi deve essere stimolata, deve essere aiutata, io penso che uno degli strumenti sia sicuramente quello della convenzione tipo, rinnovata nello stile e nei rapporti, sia quello di una profonda modificazione di come è oggi la gestione pubblica della formazione professionale. Anche qui si leggono delle cose abbastanza preoccupanti su come la formazione professionale, anche a gestione pubblica, sia arretrata per molti aspetti, quindi c'è un problema più generale che deve fare i conti nell'innovazione anche con una certa vischiosità che esiste nella struttura organizzativa che va stimolata, e su questo sono d'accordo con una parte dell'intervento finale che faceva questa mattina l'Assessore Nerviani.
Detto questo vorrei ancora cercare di evidenziare alcuni altri aspetti.
Un aspetto che mi sta particolarmente a cuore, come penso a tutti, è quello del problema dell'inserimento degli handicappati. Credo sia già di per se stesso un fatto positivo che nell'ambito dei corsi di formazione professionale trovi riferimento una possibilità di inserimento delle fasce più deboli; penso però che questo sia ancora insufficiente, non si tratta di parcheggiare delle situazioni cosiddette difficili, ma di inserirle nell'ambito di un quadro che appunto cerchi di collegare, di coniugare l'inserimento nella formazione professionale e il tentativo di trovare successivamente uno sbocco operativo, lavorativo che garantisca a chi si trova nella condizione di handicap di non trasportare solo nel tempo il suo elemento di emarginazione e di esclusione che il parcheggio puro e semplice determina nella realtà.
In questo senso è del tutto evidente che non può raggiungere questo obiettivo il centro di formazione professionale, l'ente, ecc., ma deve essere questo un tentativo di servizio, di orientamento che la Regione compie in una situazione dialettica tra l'Assessorato e la sua politica e i centri di formazione professionale, al fine di trovare gli sbocchi necessari.
Un altro aspetto di novità che dovrebbe in qualche modo toccare in futuro la formazione professionale riguarda tutto il problema della presenza degli stranieri nella nostra realtà. E' un problema regolato da leggi diverse, è un problema rispetto al quale stiamo tentando di dare delle risposte (è stata licenziata dalla IV Commissione la proposta dell'istituzione della Consulta per gli stranieri), una piccola parte è toccata dalla formazione professionale.
Giacciono in Consiglio regionale delle proposte di legge di iniziativa della Giunta e di Gruppi del Consiglio, dove, attorno al problema della cooperazione internazionale, del ruolo degli enti locali e della Regione l'aspetto del rapporto tra la presenza degli stranieri e uso delle strutture che la Regione può mettere in campo attraverso le sue iniziative come la formazione professionale, può in questo senso essere un elemento di interesse.
Penso che si debba intervenire anche in questo senso progettualmente.
Capisco che è un terreno nuovo, non può essere chiesto solo alla formazione professionale o all'Assessorato competente; è un problema di progetto che tende ad affrontare alcuni aspetti che paiono tra loro in contraddizione perché riguardano la condizione degli stranieri. La loro esigenza è di essere messi nella condizione di imparare una lingua. In questo senso ho notato che c'è una difficoltà da parte del sistema della formazione professionale di sostenere quei corsi che diano la possibilità di aggiornare nella lingua italiana le persone straniere che si presentano nella nostra realtà. Sicuramente questo non è un problema prettamente di formazione professionale, ma è il classico problema che sta a scavalco e quindi richiede un intervento collettivo da parte delle competenze della Giunta per intervenire positivamente in merito. L'anno scorso abbiamo riscontrato qualche elemento di contraddizione: dei corsi di lingua che alcuni centri di formazione professionale facevano per gli stranieri sono stati ridimensionati o messi in difficoltà e si sono dovute trovare delle soluzioni diverse. Questo è uno degli aspetti della presenza degli stranieri.
L'altro aspetto prevede la formazione professionale come momento di aiuto all'inserimento dello straniero nell'attività produttiva economico sociale della nostra realtà; in questo senso può favorire l'inserimento nella formazione professionale tradizionale.
Ma c'è un altro aspetto che voglio porre, e non so se può essere affrontato soltanto in questa occasione. Si tratta delle donne straniere presenti nella nostra realtà. C'è un'area di stranieri che viene nel nostro Paese per rispondere a problemi di sussistenza nelle famiglie di origine, e che vorrebbero temporaneamente collocarsi nella nostra realtà, ma hanno la prospettiva del ritorno in termini positivi di inserimento nella propria realtà. Allora questo richiede un tipo di formazione professionale che non sia tanto accentrata sull'integrazione nella nostra realtà, ma si presuppone un intervento di corsi di formazione professionale ad hoc in grado di dare qualificazione, finalizzata al reinserimento nelle realtà di origine di questi gruppi. Nell'ambito di questo poi sorge il problema delle donne, faccio un esempio: larghissima parte del settore delle collaboratrici familiari, nelle zone filippine, capoverdiane ecc., è un settore dove la presenza femminile è altamente qualificata, generalmente a livello di diplomati e di laureati. E' chiaro che una formazione professionale solo finalizzata al lavoro domestico non permette sicuramente di lavorare per un reinserimento nella realtà di origine in termini qualificati di queste persone; quindi si dovrebbero studiare forme di part time, o altri tipi di interventi, che rispondano da un lato al lavoro che si svolge nella nostra realtà e dall'altro che risponda al lavoro di inserimento qualificato nella loro nazione di origine.
Concludo con un'altra valutazione. Naturalmente questo piano determina dei problemi impegnativi sul discorso della mobilità del personale; credo che il personale che andrà in mobilità deve essere garantito, dal punto di vista della sicurezza del reinserimento e possibilmente come localizzazione e come qualificazione. So che è un problema attorno al quale l'Assessore sta già lavorando, però lo voglio evidenziare affinché queste garanzie per chi andrà in mobilità permettano da parte degli enti o del centro di formazione professionale di essere più liberi nell'assumere la decisione, e meno costretti aprioristicamente a garantire i diritti di ogni singolo lavoratore: il diritto al lavoro e il diritto all'inserimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Molte cose sono già state dette. E' una discussione non nuova, sono anni che più o meno segue gli stessi indirizzi; del resto il piano annuo dei corsi, se non ci sono novità a livello progettuale, è lo strumento che registra la continuità naturale, fisiologica delle attività della formazione professionale.
Anche quest'anno non ci sono novità. O meglio, registriamo quelle piccole novità di cui abbiamo parlato questa mattina a proposito delle modifiche apportate alla convenzione quadro. C'è un risparmio, c'è una lieve riduzione delle attività di primo livello, e sembrerebbe un altrettanto lieve incremento delle attività un po' più pregiate. Niente di nuovo sotto il sole, anche quest'anno come gli anni precedenti.
Da questo piano, senza lode e senza infamia, si può dire che vorremmo qualcosa di più. Vorremmo vedere affermati via via, attraverso lo scorrere del piano annuo, nei diversi anni, quegli elementi di novità ai quali ci siamo già richiamati. Faccio qualche esempio. Un'attenzione nel finanziamento dei corsi, e quindi nel varo del piano annuo, non solo al consolidato, al tradizionale, ma anche agli elementi di novità, al nuovo che viene avanti nella Regione, nei bisogni della nostra comunità. In allora venivano già richiamati dal Consigliere Reburdo temi come quello dell'ambiente, dell'ecologia, dell'attenzione alla crescente presenza degli extracomunitari. Non entro nel merito del tema delle lingue, penso alle energie alternative. Sono molti quegli elementi di novità che richiederebbero uno sforzo, un impegno, un carico maggiore.
Un altro elemento sul quale avevo già insistito in passato è, per esempio, la formazione imprenditoriale. E' un settore, si può dire, quasi a cavallo del lecito per le competenze regionali, ma non fuori portata: la formazione imprenditoriale, che è ciò che potrebbe essere la formazione agricola concepita in un altro modo, è la formazione alle attività cooperative ed associative ed è anche la formazione alla microimprenditorialità di tipo artigianale e via dicendo. E' un campo di grandissima rilevanza. Fino a qualche anno fa potevamo permetterci di considerarlo marginale o complementare; oggi la tendenza, la pulsione all'imprenditorialità individuale o collettiva è crescente nella società.
Bisognerà dare risposte per evitare che, per esempio, nel campo dell'imprenditorialità associativa si determinino poi esperienze negative: una natalità e mortalità impetuosa delle imprese che è anche la conseguenza di scarsi strumenti di supporto e di sostegno. A volte pensiamo al sostegno a queste attività come a un sostegno meramente finanziario, invece spesso non è nemmeno la principale esigenza: è una delle esigenze, ma un'esigenza ancora principale è quella invece di fornire gli elementi fondamentali che sono costituenti dell'imprenditorialità e poi fornire quei servizi - questo non attiene solo al settore formativo naturalmente i quali diventano fondamentali, assieme al sostegno finanziario, per dare gambe a questo settore. In Piemonte abbiamo esperienze in corso come quella del BIC nel Vercellese, ma che vorremmo estendere. Bisognerà valutare quali sono il ruolo e il peso della Regione in questa esperienza, che sento decrescente anziché crescente. Si tratta di capire se assegniamo a questo campo un peso che deve attenere alle risorse, alle politiche regionali e anche alle scelte di priorità in campo formativo.
Altri elementi di qualificazioni quali potrebbero e dovrebbero essere? La crescita delle attività di secondo livello (qualche cosa ho detto che c'è, non lo disconosciamo); una crescita però maggiore e soprattutto più qualitativa che non quantitativa di queste attività, è il tentativo di avviare esperienze di terzo livello. La trasformazione è molto rapida nella nostra società. Ecco allora che qui non abbiamo tanto bisogno di dare qualche lira in più ai centri di secondo livello, abbiamo bisogno intanto di crearne di nuovi, di qualificare quelli esistenti; abbiamo bisogno di affiancare in queste aree, alle tradizionali attività formative qualificate, attività di informazione e trasferimento delle tecnologie innovative soprattutto in direzione dell'impresa minore; abbiamo bisogno di individuare terreni nuovi di formazione non solo rivolti all'industria manifatturiera; di incrementare le attività nei confronti del settore terziario e dei servizi; di immaginare un impegno crescente in direzione della formazione di quadri della formazione master manageriale per la pubblica amministrazione, per esempio, per i servizi pubblici, settore nel quale invece le risorse oggi disponibili in termini di offerta di strutture sono assolutamente inadeguate. Questo, per il vero, non è un problema solo della Regione Piemonte, è un problema generale, ma dovremo pure affrontarlo. L'esigenza di una riqualificazione della pubblica amministrazione dei servizi pubblici trova nella formazione manageriale imprenditoriale uno dei suoi punti teoricamente di forza, in realtà oggi debolezza. E quando penso alle attività di terzo livello penso non solo all'informatica, penso a settori come quello della ricerca di nuovi materiali, grandi campi di impegno tra l'altro legati a una riconversione ecologica delle attività produttive industriali, se vogliamo usare parole grosse. Quindi, secondo e terzo livello non tanto e non solo in direzione del potenziamento delle attività già esistenti, ma nelle direzioni che ho cercato rapidissimamente di rappresentare.
Non è tutto. Anche nelle attività consolidate di primo livello si tratta di fare dei tagli: su quelle meno attente agli sbocchi, meno finalizzate, più ripetitive o inutili, ma si tratta anche di progettare e di favorire nel piano annuo processi di riconversione delle attività esistenti, di qualificazione. Non possiamo naturalmente limitarci a decrementare le attività post-obbligo di recupero del drop-out. E' una cosa che non dovremmo fare noi, ma lo Stato. C'è un regime di piena supplenza purtroppo da parte delle Regioni, c'è quindi un carico e un impegno sociale che non può venir meno per ora, purtroppo, ma può essere utilmente riconvertito e allora, per esempio, appoggiare, promuovere, incentivare la sperimentazione di moduli nuovi nel campo del recupero dell'obbligo e del drop-out, magari più brevi, legati al raccordo, alla cerniera con il lavoro, con una forte presenza di stage. Sentivo che l'Assessore parlava dell'obbligatorietà degli stage per tutti i corsi da quest'anno; la ricerca di tutte le soluzioni possibili in alternanza scuola-lavoro, la ricerca di convenzioni nel campo dell'artigianato, dell'apprendistato, l'uso dei contratti di formazione-lavoro in modo da dare a questo primo livello il più possibile concretezza, finalizzazione, interazione con il lavoro e il meno possibile di ripetitività e di distacco rispetto alla finalizzazione conseguente al corso. E allora bisognerebbe promuovere, incentivare in qualche modo, chi queste attività tenta di avviarle e, per converso, di disincentivare le attività più ripetitive e meno finalizzate.
Inoltre c'è la questione della formazione per la mano d'opera femminile che veniva ricordata dalla collega Sestero: la presenza delle donne nel mondo del lavoro è crescente, ma permane come discriminazione forte una difficoltà di accesso alle mansioni, alle qualifiche superiori, alle carriere. Questo avviene anche nel campo della formazione, non per un bieco disegno, ma perché così funzioniamo da sempre. Occorre anche in questo caso inserire elementi di novità, di rottura: la promozione della partecipazione delle donne alle attività formative più pregiate e più qualificate mi sembrano essere i terreni su cui puntare.
Poi c'è ancora l'handicap per quanto riguarda la qualificazione delle attività in questo campo. Ho fatto alcuni esempi per dire come il piano annuo dei corsi potrebbe meglio far risaltare elementi di novità, se volete anche di forzatura, di rottura in questa direzione rispetto al consolidato e al tradizionale. Lodevoli sono le intenzioni dell'Assessore, ma tutto ciò non lo ritroviamo nel piano annuo. Ma perché lo si ritrovi nel piano annuo è necessario che a monte ci sia un disegno, quello stesso di cui parlavamo questa mattina, che non può prescindere da altri provvedimenti che per loro natura escono dal raggio d'azione del piano annuo. Attengono alla politica generale della formazione: la modifica della convenzione quadro; uno sforzo per dare ai centri maggiore autonomia e responsabilità uno sforzo per promuovere in ogni campo le attività sperimentali e innovative; un nuovo rapporto con il sistema delle imprese e con il sistema produttivo; la costruzione di una struttura del sistema formativo regionale meno rigida, più snella, più flessibile, più aperta al territorio, alle esperienze, alle professionalità.
Indirizzi generali e piano annuo sono strettamente legati. Anche di questo credo che dovremo ridiscutere rapidamente dopo la pausa estiva abbiamo bisogno di avviare una fase di sperimentazione che ci consenta su alcuni di questi terreni di riscontrare fin dal piano annuo prossimo veri elementi di novità che registrino in positivo quella volontà forte di trasformazione di cui l'Assessore parlava questa mattina. Ne abbiamo preso atto con piacere, vorremmo vederla però - così ancora oggi non è - tradotta in atti concreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Vorrei rivolgere una domanda, poiché non seguo il problema può darsi mi sia sfuggito questo elemento, all'Assessore Nerviani. La scorsa settimana su proposta dell'Assessore Cerchio, è stato approvato, con deliberazione del Consiglio, un atto applicativo della messa a regime della legge n. 1/87 sui movimenti migratori. In sede di IV Commissione, pur con delle critiche noi ci siamo astenuti su quell'atto e quando in quella sede l'Assessore Cerchio presentò quella deliberazione fu detto che le varie parti che non erano di stretta competenza dell'Assessorato al lavoro erano state discusse con gli Assessori interessati, tanto che io feci rilevare, intervenendo su quel documento, che purtroppo per alcune questioni di fondo applicative di quel programma si richiamavano pari pari gli articoli della legge; uno di questi era proprio sulla formazione professionale. Mi pare si tratti dell'art. 11, cito a memoria, della legge quadro sui movimenti migratori ancor prima che nasca quella sugli emigrati extracomunitari c'era un capitolo ad hoc che stabiliva l'impegno della Regione, nel quadro dei programmi di formazione professionale, in iniziative specifiche in direzione di emigrati piemontesi che tornano oppure di emigrati stranieri.
La domanda è la seguente, Assessore Nerviani: si trova traccia di questo impegno nell'ambito della formazione professionale tanto nel programma che stiamo esaminando, che è quello relativo agli anni 1988/1989, quanto nell'analogo programma 1989/1990 per l'applicazione della legge n. 1/87 in riferimento ai movimenti migratori? Se non si trova, ciò confermerebbe che quella parte di programma presentato dall'Assessore Cerchio era solo un'intenzione e non fatto reale e concreto.



PRESIDENTE

Penso che il quesito del Consigliere Guasso possa trovare risposta da parte dell'Assessore Nerviani nel suo intervento di replica.
Se non vi sono altre richieste di parola ha facoltà di replicare l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Esordisco con una modestissima battuta: dopo l'intervento della collega Sestero io mi sono sentito in una condizione strana, di "bruto" della formazione professionale, emarginatore, o meglio soggetto che ha contribuito a questa emarginazione, delle donne.



SESTERO Maria Grazia

Provare questo senso talvolta fa bene.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Certo, ma allora devo aggiungere che la condizione era persino un po' schizofrenica, perché, per contro, rilevando il tuo livello di competenza politica, il tuo impegno e anche la tua importanza politica ho avuto esattamente l'impressione di essere io il rappresentante del settore debole e non tu.
Il Consigliere Reburdo per contro ha cercato di dare un'accelerata su questo argomento, aggiungendo al problema delle donne quello delle donne straniere, ma mi è sembrata una specificazione financo esagerata.
In conclusione mi si consenta di affermare, con tutto quello che abbiamo detto degli handicappati e dei carcerati, degli immigrati e degli emigrati di ritorno, delle fasce deboli, che la formazione professionale (e mi ha confortato in questo senso il collega Amerio) è anche destinata ai "normodotati". Per fortuna che vi sono corsi di alta qualificazione e vi sono allievi che richiedono non interventi speciali soltanto, ma interventi normali che debbono essere fortemente mirati all'inserimento nell'attività produttiva. Questo non per offendere altre categorie per le quali ho molto rispetto e per le quali sono contento che venga manifestata un'eccezionale sensibilità da molti colleghi del Consiglio, ma, proprio perché si vuole guardare alla sostanza prima dei problemi, il nostro impegno per il settore della formazione professionale è stato obiettivamente indirizzato all'innovazione. Gli enti di cui abbiamo parlato ripetutamente questa mattina, anche con non molta generosità, hanno fatto sforzi rilevanti e positivi.
In VI Commissione con il Consigliere Sestero si conveniva che nel settore della formazione professionale in Piemonte, sul piano della ricerca pedagogica, didattica e scientifica, siamo probabilmente più avanti che nel settore dell'educazione della scuola di Stato. Vorrei togliere, a fianco delle molte ombre che riconosco nel settore della formazione professionale l'impressione che siamo soltanto di fronte a situazioni di emergenza orientati verso il tradizionale, senza guardare al mondo che cambia e alle figure innovative.
Aggiungo ancora che il nostro sistema di formazione professionale è invidiato da altre Regioni e che è tuttavia una precisa volontà, seguita da atti esatti, metterlo a confronto con la realtà produttiva.
E' pronta la circolare per il piano corsi del 1990/1991 perché, senza programmazione anticipata, come purtroppo non è mai stato possibile fare finora, è inimmaginabile organizzare qualcosa di seriamente innovativo. Il 3 luglio ho incontrato le Province, gli enti e gli operatori delle imprese per affidare loro il "pacchetto" della formazione professionale della Regione Piemonte, perché dentro allo stesso guardino, facciano delle proposte di adeguamento, sostituiscano il vecchio con il nuovo, utilizzino con noi al meglio le risorse. Non posso dire bugie: il quadro economico di riferimento che la Giunta mi offre è un quadro di riferimento vincolato negli ambiti e immaginare un'espansione considerevole della formazione è immaginare una cosa non corretta perché non registrabile nei fatti. Con imprenditori, sindacati ed enti stiamo facendo un esame del vecchio per buttarlo e una presa in considerazione del nuovo per lanciarlo dentro la formazione e già qualche risultato buono si può trarre.
Aggiungo, anche per togliere alcune impressioni negative, che la formazione professionale ad alta qualificazione (vedi nel settore dell'informatica, del tessile e dell'automazione) non è appannaggio maschile. Ad esempio, i corsi di Texilia e del Ghiglieno vedono una presenza femminile considerevole. Quando, sollecitato dalla collega Dameri andammo a verificare i dati di Texilia, scoprimmo che addirittura le donne erano in misura più consistente di quanto non fossero gli uomini e in alcuni settori addirittura prevaricavano abbondantemente, anche senza una motivazione storica tradizionale, la presenza maschile.
Alla collega Sestero dico che sono disponibile a ragionare con lei sul "progetto donna", perché obiettivamente non riesco, forse per deformazione costituzionale, ad immaginare qualche cosa di effettivamente innovativo. Ho letto anche il documento pervenuto dal Comitato per le pari opportunità sono disposto a considerarlo, ma sinceramente ho bisogno di fare una riflessione. L'unico punto a cui sono arrivato io è quello dell'orientamento e cioè far capire nella fase dell'orientamento, nella scuola media in particolare, che non vi debbono essere preclusioni anticipate e psicologicamente condizionate nei confronti di alcuni tipi di formazione professionale. Obiettivamente, fino a prova contraria non credo che mai alcuna repulsione ci sia stata da parte dei nostri enti nei confronti delle donne che hanno chiesto di entrare in qualunque tipo di corso di formazione professionale. Siccome può essere che non ci si capisca, ed è bene invece capirci, credo sia giusto che l'Assessore alla formazione professionale si incontri con il Comitato per le pari opportunità per una riflessione al riguardo.
Al collega Guasso rispondo che vi è l'intesa con l'Assessorato al lavoro affinché questa partita venga gestita dallo stesso d'intesa con i nostri uffici rinvenendo le risorse finanziarie che dovessero essere necessarie.
Per quanto riguarda gli immigrati extracomunitari, a cui ha fatto riferimento anche per interesse sociale specifico il collega Reburdo occorre distinguere due settori: la preparazione linguistica, che è propriamente del settore scolastico statale o al limite del nostro settore dell'istruzione, e la formazione professionale. E' chiaro che se ci sono le condizioni per essere trattati come cittadini italiani, l'accettazione nei nostri corsi è scontata. E' anche vero che il livello di preparazione degli immigrati extracomunitari è spesse volte così basso da trovare un difficile inserimento nei nostri corsi. Pertanto occorrerà studiare progetti ad hoc alcune Regioni hanno tenuto conferenze stampa roboanti. Sono andato a leggere le cifre che sono state investite e debbo dire che sono davvero state modeste, ma l'esempio va sempre seguito e credo che dobbiamo prendere in considerazione le cose che sono state dette a questo riguardo.
Voglio ancora ribadire questa nostra volontà di aprirci e di cambiare e che interessa gli enti, ma interessa anche - l'ha detto pure il collega Reburdo - i centri di formazione professionale da noi dipendenti. Ho dei seri dubbi, questa mattina mi sono dimenticato di parlarne, in ordine alla assoluta efficacia dei nostri centri. Anche essi devono modificare un modo di procedere che qualche volta è anche più ovattato perché è più tranquillo nelle prospettive occupazionali, e quindi più portato a diventare di routine di quanto non siano invece i corsi di altri enti che hanno un contratto a scadenza che debbono meritare di vedere rinnovato nel tempo futuro.
In buona sostanza credo di poter dire che per quanto riguarda gli extracomunitari in via esemplare si possa fare il ragionamento che ho detto: per le donne chiedo l'aiuto della Commissione per le pari opportunità, dei colleghi, della maggioranza e dell'opposizione per capire come fare meglio; per il resto debbo concludere dicendo che è un piano dignitoso e questo non lo dico per trarre meriti all'Assessore che conta molto poco in una storia così modesta, ma per trarre meriti a coloro che hanno costruito la formazione professionale in questa Regione e anche ai funzionari e agli uffici che la stanno costantemente seguendo. Molte cose vanno cambiate, ma credo che già uno sforzo perché si possa cambiare in meglio lo abbiamo fatto in questi mesi di lavoro che mi sento di definire particolarmente intenso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimiamo voto contrario per i motivi di carattere generale, però voglio anche raccogliere la disponibilità dell'Assessore sulla questione del progetto donna, chiedendo una precisazione dopo aver ascoltato la risposta positiva, se ho capito bene. Mi pare normale che l'Assessore Nerviani dica che in parte è da inventare o da misurare su altre esperienze che già ci sono, quindi non chiediamo a lui o a chi non ha competenza su questa materia.
E' giusto il riferimento alla Commissione per le pari Opportunità.
Chiedo sia affidata alla Commissione per le pari opportunità la progettazione, è ovvio con i tecnici del settore, e se è necessario con un budget particolare, che sarà comunque una cifra che può servire per consulenze, trasferte, raccolta di documentazione, ecc., su questo progetto. Credo sia fattibile. Non è solo un problema di scambio di opinione. A me pare che questa cosa si possa fare, rendendomi conto che è complessa; se una squadra ci lavora, definisce il progetto e verifica alcune esperienze già fatte. Affiderei questo progetto, forse non in tutti i suoi aspetti, l'integrazione con l'apparato e con l'ufficio sono indispensabili, affiderei una prima fase di definizioni, di linee di progettazione, per un intervento di questo genere, alla Commissione per le pari opportunità, pregandoti di mettere a disposizione tutto quanto è necessario perché la Commissione lo possa fare. La Commissione non è un organismo, non è un ufficio di consulenza che ha le strumentazioni; le vanno fornite perché lo possa fare. Si potrà forse cominciare. Rispetto ai miliardi con quattro lire te la cavi, Assessore...



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Non mi preoccupa la consulenza, mi preoccupa il progetto.



SESTERO Maria Grazia

Per questo motivo chiedevo di affidare la prima fase della progettazione alla Commissione per le pari opportunità, dopodiché tutte le interazioni con la struttura dell'Amministrazione, le valutazioni politiche e le relazioni con i soggetti esterni, competono all'esecutivo. Posso interpretare in questo senso la tua disponibilità?



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

Il problema è soltanto di quantificare assieme l'intervento e gli strumenti tecnici dal punto di vista amministrativo, perché il fatto sia legittimo. Credo sia sostenibile.



SESTERO Maria Grazia

Se la Giunta è d'accordo il nostro voto è un voto negativo più.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli, 15 contrari e 1 astensione.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 386: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Fontana Gigante" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 386, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Valeri.
Il Consigliere Picco ha presentato una questione di tipo procedurale preliminare, per cui le concedo la parola per l'illustrazione.



PICCO Giovanni

Prima che il relatore Valeri svolga la relazione, pongo una questione procedurale preliminare per quanto riguarda questo progetto di legge.
Noi abbiamo assunto in Commissione una posizione di astensione, perch in realtà su questo provvedimento non era mai stato dato sufficiente spazio di confronto trattandosi di una proposta di legge che, sia pure con una presentazione fatta da un Gruppo consiliare, non aveva beneficiato di tutti quei supporti di informazione e di documentazione che sono necessari alla Commissione per poter valutare nel merito il provvedimento.
Non credo di ancorare il tipo di richiesta che farò solo alle valutazioni non positive che, complessivamente, sono venute fuori dalle consultazioni che si sono regolarmente svolte, ma credo di dover invocare un supplemento di approfondimento perché la documentazione presentata con la proposta di legge, che successivamente è rimasta alla base degli elementi conoscitivi della Commissione, è del tutto insufficiente per poter fare una valutazione su un provvedimento di determinante importanza.
Colleghi, si tratta di un'area umida, sia pure con caratteristiche naturalistiche ed ambientali di pregio da tutelare, sulle quali non abbiamo il minimo dubbio che si debba provvedere con un atto del Consiglio ad una tutela. Le forti riserve che permangono su questa legge riguardano i contenuti dell'istituto proprio del parco, cioè l'istituzione di una struttura che fa riferimento ad un'area non delimitata catastalmente, non sufficientemente definita, tra l'altro di una proprietà unica, quindi con delle caratteristiche vincolanti che presentano delle specificità che non sono proprie di altri parchi istituiti nella nostra Regione. Quindi un'area che richiederebbe di capire qual è l'oggetto preciso della realtà territoriale rispetto alla quale intendiamo apporre una serie di limitazioni all'uso, e una serie di regole rispetto alla gestione di questo patrimonio.
Noi chiederemo - e naturalmente l'invito è rivolto particolarmente al Gruppo presentatore di questa proposta, pur rendendoci conto che questo pu essere interpretato come un desiderio di voler affossare l'iniziativa che, stante il fatto che la proposta ha un suo contenuto di validità e che dovrebbe ottenere in Consiglio una sufficiente base di appoggio senza riserve, questo provvedimento venga rinviato in Commissione affinché sia possibile un sopralluogo della Commissione stessa, ai fini dell'accertamento della qualità dell'ambiente e dei confini di questo ambito territoriale che intendiamo vincolare.
Queste stesse cose che dico ora non ci è stato possibile dirle in una fase congiunturale dei lavori della Commissione, che tra l'altro prevedeva da parte nostra delle posizioni di principio rispetto alle modifiche della legge n. 43; posizioni di principio che per quanto riguarda il merito di questo provvedimento si potrebbero anche superare, ma che invece si rivelano, rispetto al problema delle istituzionalizzazioni, abbastanza determinanti. Non poniamo comunque la pregiudiziale del rinvio in termini di posticiparne l'approvazione solo dopo le avvenute approvazioni delle modifiche alla legge n. 43 da parte del Consiglio regionale, poniamo per una pregiudiziale di natura tecnico-procedurale rispetto all'oggetto dell'area sulla quale si sta per apporre un vincolo e quindi anche una struttura propria di parco che è, rispetto ad altre realtà geografiche territoriali, del tutto specifica e del tutto diversa. Pertanto chiederemmo di sapere se esiste questa disponibilità al rinvio e all'approfondimento con il sopralluogo per una serie di accertamenti che riguardano l'estensione stessa dell'area, i suoi confini, i suoi contenuti patrimoniali e via dicendo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Picco ha sollevato una questione pregiudiziale alla relazione, spiegata appunto in termini di acquisizione di elementi di carattere tecnico, pertanto chiede il rinvio per questo motivo particolare rivolgendosi al Gruppo presentatore della proposta di legge. A questo punto chiederei quali sono le valutazioni che vengono date dal relatore sulla pregiudiziale sollevata.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ho seguito con interesse le argomentazioni presentate dal Consigliere Picco, mi sembra però che sia il caso di attenerci a quelle che sono le nostre procedure, che già possono dare una risposta alle eccezioni sollevate. Quando un punto è iscritto all'o.d.g. le nostre procedure prevedono che si svolga la relazione. Durante la relazione o durante il dibattito i Consiglieri possono presentare degli ordini del giorno di non passaggio agli articoli, oppure la richiesta del rinvio ad un ulteriore riesame da parte della Commissione.
Credo sia opportuno attenerci a questa procedura perché in questo modo permettiamo al Consiglio di conoscere in modo più approfondito la natura del provvedimento in esame - che io, per esempio, non conosco attraverso la relazione, l'eventuale dibattito, le conclusioni da parte dell'Assessore ai parchi. Con una conoscenza più approfondita, sarà più facile assumere una decisione, sulla quale evidentemente non ho alcun titolo per pronunciarmi.
Sulla base di una maggiore conoscenza si potrà decidere se continuare oppure se rinviare il provvedimento ad un ulteriore esame da parte della Commissione in presenza di elementi che richiedono ulteriori approfondimenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Biazzi propone di svolgere comunque la relazione dopodiché valuteremo, come Consiglio, l'opportunità di entrare nell'esame dell'articolato oppure di rinviare in Commissione. Se non vi sono obiezioni da parte dei vari Gruppi a questa procedura do la parola al relatore Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Mi riservo poi di intervenire nella discussione sulla eccezione sollevata. Per ora voglio soltanto ricordare che la Commissione prima di licenziare il provvedimento ha ottemperato a tutte le richieste di approfondimento sollevate dai Commissari. E' curioso che qualcuno, dopo essersi estraniato dalla fase istruttoria, si rifaccia vivo in aula proponendo un rinvio in Commissione del provvedimento licenziato. Se questa deve considerarsi un'innovazione della prassi procedurale consolidata basta che ce lo diciate e noi ci attrezziamo...



(Commenti dai banchi del centro)



VALERI Gilberto, relatore

Con la presente proposta di legge si intende istituire e normare la Riserva naturale speciale della Fontana Gigante.
Si tratta di un'area di circa 30 ettari di superficie in Comune di Tricerro (VC), avente caratteristiche geomorfologiche, botaniche e ornitologiche ormai uniche e di grandissimo valore ambientale.
Come emerge da una relazione tecnica redatta da esperti della Lega Ambiente e di Pro Natura la zona interessata è formata da almeno quattro fontanili.
L'area di risorgiva è stata in parte antropizzata per cui appare difficile delimitare le singole fontane o considerarle come naturalmente isolate.
Dal punto di vista geomorfologico la zona è situata in una depressione di paleoalveo, orientata all'incirca in senso nord-ovest / sud-est ed è delimitata da due terrazzi fluviali che la isolano topograficamente dal Bosco della Partecipanza di Trino e dalla restante pianura vercellese.
I suoli, di età olocenica, che caratterizzano l'area sono costituiti da sedimenti argillosi di origine palustre ricoperti da alluvioni ghiaioso sabbiose più recenti.
Il chimismo delle acque salienti è del tutto particolare e degno di nota, infatti, secondo alcuni autori, le acque delle fontane sarebbero solo in parte provenienti da falde superficiali, mentre una parte sarebbe di origine profonda connessa con la presenza di strutture tettoniche sepolte la cosiddetta "faglia del Monferrato".
Di particolare interesse geomorfologico è anche il rapporto tra la zona del fontanile e il limitrofo Rilievo Isolato di Trino che è caratterizzato da ben noti e importanti aspetti geologici ed archeologici.
Da un punto di vista ornitologico l'area rappresenta per i nidificanti e gli uccelli di passo un'oasi di tutto rispetto, soprattutto per acrocefali e rallidi, superata forse soltanto, a livello provinciale, dal Lago di Viverone.
Tra le specie localizzate che si sono riprodotte nel 1987, unico anno oggetto di indagini sinora, meritano di essere nominate le seguenti: porciglione, salciaiola, cannaiola, migliarino di palude, folaga cannareccione, tarabusino, tuffetto.
Inoltre è stato osservato un adulto di tarabuso (Botarus stellaris) in giugno, specie non segnalata come estiva (e forse era nidificante) in Piemonte da più di trent'anni. Questo grosso ardeide è presente anche come svernante.
L'area poi è ricca di altri piccoli passeriformi di boscaglia e di un altro acrocefalo: la cannaiola verdognola, che è specie poco comune e non egualmente distribuita al piano. Ma l'aspetto naturalistico più rilevante della zona è senza dubbio quello botanico: nel bacino lacustre di Fontana Gigante è presente un insieme di entità vegetali più o meno strettamente legate all'ambiente acquatico che altrove manca o è presente in minor misura. Sono abbastanza diffuse due specie a protezione assoluta: la ninfea gialla e l'erba vescica. La presenza più significativa è però quella della felce palustre, specie che in provincia di Vercelli è indicata solo al Lago di Viverone.
Diversi sono gli esemplari di carice pannocchiuta, addossati a cespi di cannuccia che è specie prevalentemente montana e mai documentata in provincia di Vercelli ad una latitudine così bassa; alcuni esemplari si trovano anche nel Parco delle Lame del Sesia.
Di rilievo è anche la presenza di una specie legnosa, il salice cinereo, pianta strettamente legata ad ambienti lacustri che è stata segnalata, forse erroneamente, anche in Val Sesia. Hanno minor significato ma come già si è accennato è impossibile trovare riuniti in qualsiasi altro ambiente vercellese, le specie rinvenibili a Fontana Gigante: il giunco di palude, l'equiseto maggiore, il poligono anfibio, i ceratofilli, i miriofilli, alcuni potamogeton, varie altre carici.
Da tutto quanto precede emerge la necessità che la Regione Piemonte assuma le misure atte a salvaguardare e proteggere l'area in questione operando con la massima urgenza in quanto da parte dell'attuale affittuario dei fondi sono state compiute opere edilizie abusive e avviate attività di pesca sportiva e di manomissione ambientale che rischiano di compromettere gravemente l'habitat naturale della zona.
La legge ora proposta all'esame del Consiglio regionale intende corrispondere a questo complesso di esigenze mediante l'istituzione della Riserva naturale speciale della Fontana Gigante, la cui gestione si propone venga affidata all'ente gestore del Parco naturale delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali dell'Isolone di Oldenigo, della Garzaia di Villarboit e della Palude di Casalbeltrame. A tal fine la legge in discussione propone di integrare il Consiglio direttivo dell'Ente Parco delle Lame del Sesia con un rappresentante del Comune di Tricerro sul cui territorio insiste la Fontana Gigante.
Dopo ampia discussione e dopo aver effettuato le opportune consultazioni dei vari soggetti interessati, la VII Commissione ha licenziato a maggioranza la proposta di legge in questione con una sola astensione dei Commissari del Gruppo DC, motivata peraltro non da obiezioni al testo di legge, quanto da riserva politica relativamente all'opportunità di procedere all'istituzione di nuove riserve e parchi prima di una revisione della legge quadro regionale n. 43/75.
Detta riserva da parte degli stessi colleghi democristiani non è comunque stata considerata ostativa all'ulteriore prosecuzione dell'iter legislativo del testo in esame. Esistono dunque tutte le condizioni perch il Consiglio regionale discuta ed approvi il testo della legge istitutiva della Riserva naturale speciale della Fontana Gigante così come licenziato dalla VII Commissione.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Valeri è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Vorrei che sulla mia richiesta ci fosse un pronunciamento dei Gruppi.
Se vi sono le condizioni presenterei un ordine del giorno per formalizzare il rinvio; se queste condizioni non vi fossero è chiaro che la discussione proseguirebbe in altra direzione.



PRESIDENTE

A termini di Regolamento ha diritto di parlare un rappresentante per Gruppo sulla proposta testé formulata dal Consigliere Picco.
La parola al Consigliere Ferro per il Gruppo comunista.



FERRO Primo

Io gradirei capire le motivazioni del rinvio, perché precedentemente l'intervento di Picco era rivolto a chiedere al relatore e al Gruppo comunista un atto di cortesia e non sono state esplicitate le motivazioni al di là delle consultazioni che non sarebbero state condotte nel modo dovuto. Mi risulta invece che queste siano state condotte. Vorrei cogliere le motivazioni per cui viene richiesto il rinvio e sulla base delle motivazioni potrà esserci un pronunciamento politico a favore o contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

E' opportuno precisare le mie precedenti affermazioni in quanto non ho assolutamente detto che le consultazioni non siano state fatte nel modo dovuto. Ho detto che le consultazioni sono state fatte nel modo dovuto e ho detto che la motivazione della maggiore richiesta di approfondimento è indipendente dal pronunciamento non positivo che è venuto all'interno delle consultazioni, su questo vi è documentazione. Sia ben chiaro dunque che non è perché vi siano stati dei dissensi nelle consultazioni che noi chiediamo il rinvio. Noi chiediamo il rinvio perché io personalmente su questo argomento in sede di VII Commissione non sono mai riuscito ad intervenire ma anche i miei colleghi nel merito non sono mai intervenuti, perché noi avevamo in sospeso la querelle relativa alla pregiudiziale, quindi non abbiamo mai affrontato la discussione di merito di questo argomento. Ero assente il giorno in cui questo provvedimento, essendo iscritto all'ultimo punto all'o.d.g., venne votato e quindi non ho mai avuto la possibilità di entrare nel merito del provvedimento. Se io avessi potuto quel giorno intervenire avrei detto che non conoscevo sufficientemente l'area protetta per potermi convincere dell'opportunità di istituzionalizzare questo tipo di proposta. Ci possono anche essere altre proposte di vincolo e di istituzionalizzazione. Dico che questa proposta così com'è non mi convince perché io non conosco questa realtà; non solo, ma è documentata non dico grossolanamente, ma molto genericamente su una planimetria a larga scala dove non si identificano alcuni capisaldi; non esiste una relazione istruttoria dell'Assessorato che certifichi se esistono le condizioni di esistenza di alcune caratteristiche naturalistiche che sono state evidenziate dalla proposta di legge. Io non dico che queste cose siano false, dico solo che comunque tutta la struttura regionale si appoggia normalmente ad un istruttore degli uffici tecnici per conoscere se ci sono le condizioni per potere apporre determinate delimitazioni ad un'area e quindi istituire una riserva naturale così come è stato fatto in passato per altre aree.
In mancanza di queste condizioni, che secondo me si risolverebbero appieno in un rinvio in Commissione ed un sopralluogo come abbiamo fatto recentemente anche per altre aree, chiedo che mi si dia questa opportunità e lo chiedo anche a nome di altri colleghi della VII Commissione che non hanno espresso giudizi di rinvio immotivatamente, ma anche per queste ragioni.



PRESIDENTE

Con questo intervento il Consigliere Picco ha chiarito le ragioni che suggeriscono l'opportunità di un rinvio in Commissione; gradirei comunque ascoltare le opinioni dei vari Gruppi o in mancanza se c'è un'eventuale disponibilità da parte del relatore del Gruppo proponente a consentire tale rinvio.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Il problema va posto nei seguenti termini: sentire l'opinione del relatore concordando il rinvio in Commissione, ma se si segue la via maestra la questione sospensiva va formalizzata in un ordine del giorno sia pure succintamente motivato, con il quale si chiede la sospensione dell'esame del provvedimento.
La sospensione non può che essere o un rinvio ad altra data per un ulteriore approfondimento oppure un rinvio in Commissione, anche se formalmente a termini di Regolamento il rinvio in Commissione è ammesso solo in due casi: quando vi siano su un determinato provvedimento emendamenti tali che consentano il rinvio in Commissione oppure quando si tratta di una legge cosiddetta richiamata dall'aula che non abbia avuto il suo itinerario in Commissione.
Essendo sovrana l'assemblea, se c'è l'accordo per sospendere e proseguire in un'altra seduta ai fini di approfondire le problematiche poste dal Consigliere Picco oppure per un ritorno in Commissione, si pu verificare attraverso un voto. Però una formalizzazione della proposta ci deve essere, come prevede il Regolamento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Picco ha detto che, qualora ci fosse stata la disponibilità del relatore ad acconsentire al rinvio in Commissione avrebbe provveduto a formalizzare la sua richiesta. Il relatore si è rimesso all'espressione dell'aula, quindi i Gruppi si possono pronunciare dopodiché si tratterà di formalizzare la richiesta di rinvio.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ritengo che una questione sospensiva, ai sensi dell'art. 61 del Regolamento, vada posta attraverso un formale ordine del giorno di sospensione e rinvio oppure di sospensione e ritorno in Commissione.
Ritengo però che la seconda ipotesi non sia consentita dal Regolamento il quale prevede che, allorquando un provvedimento sia stato licenziato dalla Commissione, non può tornare in Commissione a meno che sia motivato da una fitta serie di emendamenti che consiglino di non proseguire in aula l'esame del provvedimento. La questione sospensiva, formalizzata attraverso un ordine del giorno, consente solo un rinvio della discussione per l'approfondimento dei problemi o per quant'altro viene richiesto dal proponente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il collega Majorino ha già anticipato in parte il mio pensiero. Ritengo sia praticabile un'ipotesi di rinvio in Commissione soltanto se legata ad interventi nel merito, cioè alla necessità di verificare questioni relative all'area specifica.
Ritengo che un rinvio in Commissione, così come motivato, non sia proponibile.
La posizione può essere così riassunta: qualora gli elementi che propendono da parte di un Gruppo per il rinvio in Commissione siano pertinenti all'oggetto li esaminerò e mi pronuncerò nel merito. Non ritengo accoglibile questa richiesta per come è stata posta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bara.



BARA Giuseppe

Signor Presidente, vorrei conoscere il parere del governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Signor Presidente, è noto che si tratta di un provvedimento non di iniziativa della Giunta e che si tratta di un'area che non era prevista dalla deliberazione del 1985, alla quale abbiamo fatto riferimento in questi anni per la definizione delle aree di salvaguardia. Tuttavia le iniziative parlamentari vanno rispettate in quanto hanno la stessa dignità delle iniziative della Giunta, soprattutto quando riguardano zone che presentano delle caratteristiche geomorfologiche, botaniche e ornitologiche che sono uniche e di grandissimo valore ambientale.
Ho visitato l'area e sono rimasta sorpresa dalla peculiarità ambientale, non solo, ma è un'area talmente peculiare che si governa e di difende da sola. Obiettivamente non avrebbe bisogno di vincoli perché di per se stessa rappresenta un vincolo in quanto tale. Se però ci sono le condizioni per determinare la sua regolamentazione, bene ha fatto il proponente Consigliere Valeri a sottoporla all'attenzione della Giunta e del Consiglio.
La Giunta ha fatto un'identificazione precisa dell'area, ha stilato una relazione e ha riscontrato nell'area stessa le caratteristiche perch potesse diventare un'area di riserva naturale. Non bisogna nascondere che il provvedimento non incontra, per esempio, il favore del Comune di Tricerro, il quale non soltanto in forma scritta ma anche in forma verbale durante le consultazioni, ha avuto modo di dimostrare la sua contrarietà a questo provvedimento. Nonostante questo, noi abbiamo ritenuto di dare come governo il nostro placet a questa iniziativa, anche se credo che in questo momento, di fronte a delle richieste che vengono da parte di un Gruppo del nostro Consiglio, in particolare della DC, di stabilire un momento di approfondimento, probabilmente è anche per stabilire un maggior raccordo con il Comune, perché credo sia sempre negativo che un provvedimento di questo tipo che, tra l'altro, insiste su un solo Comune, nasca con l'opposizione di questo Comune; probabilmente occorrerà determinare delle condizioni di revisione, di recupero di questo rapporto e credo che questo rinvio abbia anche questo senso: al di là di consentire un sopralluogo che ripeto - è estremamente interessante per la Commissione VII perch sicuramente i Commissari avranno modo di osservare delle peculiarità ambientali che sono uniche e rispetto alle quali sono stata profondamente sorpresa e molto entusiasta, al di là di questo evidentemente si creano anche le condizioni per ristabilire un rapporto con il Comune e anche per chiarire alcune eccezioni che vengono dalle Associazioni ambientalistiche circa l'impossibilità, secondo talune di queste Associazioni, di poter rendere visitabile, effettivamente pubblica quest'area che stiamo appunto per individuare come area regionale e noi sappiamo che le aree regionali le individuiamo proprio per farle diventare occasione di fruizione sociale e di fruizione pubblica. Allora, se in questa fase siamo ancora in un momento incerto - credo che la legge ormai ha avuto il suo avvio, il relatore ha fatto la sua relazione si chiariscano in questo frattempo questi momenti di incertezza che esistono e probabilmente, intervenendo sull'articolato se sarà necessario per portare maggiore chiarimento, credo che nel mese di settembre si possa tranquillamente riavviare il dibattito e dunque la conclusione attorno a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Il Consigliere Valeri, dopo le dichiarazioni rese dall'Assessore Vetrino, ritiene di accordare il rinvio dell'argomento?



VALERI Gilberto

Brevissimamente. Continuo a considerare abbastanza strana la proposta di un rinvio giustificato dal fatto che in Commissione alcuni Commissari non avrebbero avuto la possibilità di approfondire i contenuti del provvedimento. Constato che in Commissione la Fontana Gigante è stata votata come minimo due mesi dopo che era stata iscritta all'o.d.g. Io stesso mi sono trovato in varie circostanze a non poter essere presente alla discussione di argomenti poi votati in mia assenza, ma non mi sono mai sognato di chiederne in aula il rinvio in Commissione.
Detto questo, visto il carattere di cortesia attribuito alla sua richiesta dal Presidente del Gruppo DC, non abbiamo difficoltà ad acconsentire alla sospensione della discussione.
Le argomentazioni del collega Majorino per quanto riguarda la improponibilità del rinvio in Commissione erano molto chiare e non necessitano di ulteriori chiarimenti. Naturalmente ci auguriamo che anche in altre circostanze venga confermato questo rapporto di fair play oggi perorato dai Gruppi di maggioranza.



PRESIDENTE

Questo punto rimane iscritto all'o.d.g. e viene rinviato al mese di settembre per svolgere gli opportuni approfondimenti che consentano in un rapporto di reciproco rispetto di arrivare alla soluzione positiva.
La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

A nome del Gruppo DC volevo solo ringraziare il relatore per questa disponibilità e volevo anche ringraziare la Giunta che ha svolto una relazione che consente di approfondire a settembre alcuni aspetti che al Gruppo DC non sono chiari. Siamo d'accordissimo che torni in aula il provvedimento.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di cooperazione sociale"


PRESIDENTE

Propongo al Consiglio di passare al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di cooperazione sociale".
Se il relatore Tapparo dà per letta la relazione, possiamo procedere alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Emendamento presentato dai Consiglieri Staglianò e Ala: sostituire il primo comma con il seguente: "1. Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1989 vengono istituiti appositi capitoli con la seguente denominazione e dotazione finanziaria in termini di competenza e di cassa: 'Contributi a favore delle cooperative iscritte nel Registro regionale della cooperazione sociale per il parziale reintegro degli oneri previdenziali-assistenziali' - L. 700 milioni - e 'Contributi a favore delle cooperative iscritte nel Registro regionale della cooperazione sociale per la realizzazione di progetti di sviluppo e di attività' L. 300 milioni".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, non vorrei che, per il fatto di non svolgere la relazione, un dibattito adeguato all'argomento sottovaluti l'importanza delle norme che stiamo per approvare. D'altra parte abbiamo dibattuto a lungo su questa legge, prima in Commissione poi nella prima approvazione respinta dal Commissario di Governo e quindi può essere sufficiente forse rinviare a quei momenti l'esame delle implicazioni generali che questa legge positivamente può determinare nell'intervento a favore di soggetti deboli presenti nella nostra società.
Illustrando questo emendamento vorrei sottolineare un aspetto, quello che ispira tutta la normativa. L'emendamento in termini generali sottolinea l'esigenza che la legge ha come finalità principale: il sostegno attivo al reinserimento attraverso il lavoro di soggetti che oggi sono emarginati. In questo senso ci pare che intervenire per fiscalizzare seppure parzialmente, gli oneri sociali a cui possono accedere i soggetti svantaggiati, come negli articoli precedenti è specificato, significhi che la nostra attenzione è rivolta soprattutto all'intervento lavorativo di questi soggetti, e non soltanto all'aspetto assistenziale. A questo elemento generale, che mi pare sia condiviso da tutta la Commissione che ha licenziato all'unanimità il provvedimento, si aggiunge ed è qui la ragione specifica della proposta di emendamento - la considerazione che stiamo parlando di una norma transitoria per l'anno in corso; noi facciamo una legge che vogliamo risulti effettivamente applicata e quindi che garantisca effettivamente la spendibilità delle cifre previste. In questo senso la spendibilità delle cifre previste è certa per quanto riguarda la fiscalizzazione parziale degli oneri sociali, su attività che sono già in svolgimento e documentabili, invece il finanziamento dei progetti, quella parte di denaro pubblico che nella predisposizione dell'art. 14 è minoritaria, l'erogazione di questo denaro è subordinato, come è doveroso alla presentazione di progetti.
Siamo alla fine del 1989, verosimilmente: auspicando che il Commissario del Governo questa volta apponga il suo visto all'entrata in vigore della legge, noi ci troviamo di fronte, nei fatti, ad applicare le norme soltanto per i mesi residui dell'anno 1989. In questo senso, con l'emendamento proposto si sottolinea un principio, si evidenzia l'esigenza di spendere effettivamente le cifre previste, salvo restando il fatto che per gli anni successivi si potranno perfezionare le quote in relazione alle risorse complessive e all'applicazione stessa della legge, così come andremo a sperimentarla.
Auspico che, trattandosi di una questione sulla quale in Commissione si è riscontrata la più ampia convergenza, l'Assessore, la Giunta e gli altri colleghi convengano sull'opportunità di apportare una leggera modifica che ripeto, prevede di portare da 600 a 700 milioni la cifra prevista per il reintegro parziale degli oneri previdenziali; e da 400 a 300 per quanto riguarda il finanziamento dei progetti, visti i tempi ristretti per l'applicabilità della norma nel 1989.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Proprio per quello che Staglianò ha affermato, cioè che c'è stata una larghissima convergenza sia nel primo testo approvato e poi respinto dal Governo, sia nell'adeguamento che abbiamo contrattato con gli organi centrali, riscrivendo alcune parti del testo senza modificarne la sostanza chiedo al Consigliere Staglianò di ritirare l'emendamento, perché va a rompere il delicato equilibrio raggiunto.
La Giunta non lo può accettare e l'iter dei lavori della Commissione ne dà ragione. Si è arrivati al rapporto 60 e 40, ma si era iniziato da un 50 e 50. Si è voluto dare maggior peso alla parte riguardante lo scarico contributivo rispetto alla progettazione, e se ne è accettata la percentuale 60 contro 40. Ora modificare questa percentuale, anche di fronte all'ipotesi di non poter spendere tutto il disponibile, non mi pare sia opportuno perché va a rompere un equilibrio appena raggiunto.
Tra l'altro dico che se la legge passa adesso, non è affatto escluso che si possa incentivarne l'avvio attraverso i termini ristretti e spingere la progettazione delle nuove iniziative, che è quello che con la legge ci proponiamo, Staglianò.
Con la legge ci proponiamo anche di spingere le nuove iniziative e quindi ridurre questa parte, che è quella connessa alla progettazione, non mi pare corretto.
Abbiamo raggiunto un equilibrio di cifre, manteniamolo al 60 e 40 nello stanziamento, con l'auspicio di poter spendere tutto quanto previsto dalla legge. Inoltre, per le ragioni che ho accennato di generale unanimità di valutazione, noi non possiamo accettare questo emendamento e, pur riconoscendo le ragioni di validità, evidenziamo che ce ne sono altre del tutto contrarie: quelle di spingere attraverso la progettazione la nascita di nuove cooperative: incentivo importante e possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Inviterei l'Assessore Brizio a ripensare un attimo alle soluzioni che si possono dare alla questione posta dal Consigliere Staglianò. La questione, nonostante sia già stata discussa, come l'Assessore ricordava in Commissione, tuttavia non è affatto priva di fondamento, anzi, è questione seria. Noi vogliamo favorire la nascita di nuove cooperative, ma io direi che, in linea generale, vogliamo favorire l'inserimento di soggetti svantaggiati nell'una o nell'altra forma delle cooperative esistenti: qualificare quelle esistenti e, se è il caso, incentivare anche la nascita di nuove cooperative, ma questo non è certo l'obiettivo principe, perch l'obiettivo principe è favorire l'inserimento dei soggetti portatori di handicap svantaggiati, emarginati. Ad oggi c'è una presenza diffusa delle due tipologie di cooperative sul territorio che ha ormai acquisito un'esperienza rilevante e sino a questo momento n' riconosciuta n' assistita dalla Regione.
Insomma, Assessore, è oggettivo che l'obiettivo dello sgravio contributivo ha una prevalenza reale, l'obiettivo del sostegno all'esistente della sua qualificazione ha una preminenza reale rispetto a quello della proliferazione di nuove microattività.
Un equilibrio bisogna definirlo; in Commissione si era ragionato delle percentuali che tu ricordavi, viene però riproposta una esigenza che, come ho detto, è reale. Credo si possa ragionare su due versanti: il primo è quello di stabilire un equilibrio soprattutto per quest'anno, anno in cui è ben difficile si possano finanziare nuovi progetti, nuove attività che potrebbero oggettivamente essere riviste. Se non si vuole accogliere integralmente la proposta avanzata dal Consigliere Staglianò, valutarne almeno una parte credo sarebbe un'operazione accettabile. Il secondo versante è quello di stabilire provo ad avanzare questa ipotesi - la ripartizione anno per anno nella deliberazione annua, anziché in legge sulla base dell'esperienza concreta di che cos'è accaduto nell'anno precedente, perché è possibile che non vi sia questo proliferare di nuove attività e che invece si vadano a congelare dei fondi che potrebbero essere utilmente destinati all'esistente, alla sua qualificazione e al suo potenziamento. Quindi valuterei anche questa ipotesi, che risponde ad un criterio legislativo che andiamo sempre più frequentemente adottando, cioè quello di leggi non puntuali su tutti gli elementi di gestione, ma invece di leggi quadro o cornice che lascino la possibilità di una gestione flessibile, modulare, che tenga conto dell'esperienza.
Per quest'anno, essendo oggettivamente a settembre, perché la legge andrà in vigore dopo le ferie, mi pare francamente sostenibile l'ipotesi qui avanzata dal Consigliere Staglianò, e se non la si vuole adottare in toto, si potrebbe stabilire questo equilibrio di principio dei due terzi e un terzo, che credo non rompa alcun rapporto, anzi credo sia una proposta di mediazione seria.
Inviterei ancora l'Assessore a rifletterci un attimo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Vorrei ancora chiarire. Sono contrario all'emendamento per non toccare un equilibrio che comunque si è raggiunto in Commissione su un tema profondamente dibattuto. La legge parte a regime sul 60 e 40, ma non c'è nessun vincolo nella legge stessa, perché l'art. 14, quarto comma, dice: "per gli anni successivi il relativo finanziamento sarà stabilito con la legge di bilancio". Possiamo tener conto di questa discussione, lo stanziamento dell'anno prossimo non è assolutamente necessario che avvenga nella misura del 60 e del 40, lo vedremo. E' invece proprio quest'anno che partendo con la legge istitutiva e con un rapporto prefissato non vorrei tener conto del momento in cui si approva la legge per la quale si va a creare una difficoltà. E' un equilibrio raggiunto anche con una lunga discussione in Commissione. Mi pare veramente forzato voler fare una proposta di modifica adesso. La Giunta prende una posizione che è quella di confermare il testo e respingere l'emendamento.
Tenuto conto di questa precisazione ulteriore che ho fatto, del fatto che con l'articolo finanziario la legge nasce già flessibile, per gli anni prossimi vedremo in legge di bilancio in base all'esperienza concreta.
Manteniamo però la partenza come è stata stabilita dopo le consultazioni e la discussione in Commissione. La legge deve partire come è stata delineata; successivamente, strada facendo, si potrà modificare. Non voglio esprimermi per la terza volta: sono ben lieto di sentire le dichiarazioni degli altri Gruppi, però non possiamo modificare l'impostazione dell'art.
14 che è stata fissata dopo ampia e attenta discussione. Potrà essere modificata con la legge di bilancio dell'anno prossimo e dei successivi quando verrà rifinanziata la legge in base a quella che sarà l'esperienza concreta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Le osservazioni del Consigliere Staglianò in parte sono condivisibili.
In fine esercizio evidentemente l'operatività è più rapida per quanto riguarda gli interventi per la fiscalizzazione degli oneri sociali rispetto agli interventi di progettualità. Diciamo che per questa situazione contingente può essere comprensibile, però in termini di fondo credo sia soprattutto, se non da privilegiare, da tenere in debita considerazione la parte della progettualità, il progetto sostanzialmente che sta dietro.
Mi pare già significativa questa ripartizione di 600 e 400 milioni. Il collega richiede un ritocco non marginale, però non credo che si venga a disattendere completamente lo spirito che promana anche dalle indicazioni del Consigliere Staglianò se manteniamo questa ripartizione; semmai si tratta di vedere, appena approvata la legge dal Commissario del Governo, la rapidità, l'operatività e l'impegno che darà l'Assessore e i suoi uffici a questa legge. Credo che la partita si giocherà sopra questi aspetti e poi con il prossimo esercizio stabiliremo e bilanceremo gli aspetti. Quindi comprendendo in parte le motivazioni, credo che non siamo in condizioni oggi di fare una modifica all'impianto che del resto era nato già con un lungo dibattito in Commissione e anche per questi aspetti era stato allora visto. Allora non eravamo miopi, anche se mi rendo conto che quello era un periodo diverso in termini temporali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi pare sia doverosa una replica da parte mia agli argomenti che sono stati portati dall'Assessore e dai Consiglieri Amerio e Tapparo, che ringrazio per l'attenzione che hanno dedicato all'argomento proposto.
Argomento proposto con lo spirito costruttivo di valorizzare quegli elementi di convergenza e di unità di fondo che hanno ispirato la discussione e l'elaborazione dell'articolato. Io debbo al riguardo prendere atto con soddisfazione dell'affermazione impegnativa, su cui vigileremo fatta dall'Assessore Brizio richiamando, cosa che ovviamente non c'era sfuggita, l'ultimo comma delle disposizioni finanziarie, là dove prevede che anno per anno ci possa essere una discussione al riguardo per una ripartizione che tenga conto di quegli aspetti di valorizzazione delle parti principali della norma e di equilibrio complessivo fra un intervento che necessariamente sarà diversificato.
E' un'affermazione quella dell'Assessore di un certo rilievo politico perché fatta dal titolare dell'Assessorato che gestirà nel concreto una parte consistente della legge; in questo senso debbo dire che il nocciolo della argomentazione proposta con l'emendamento ha in questa sede ampia eco.
L'Assessore mi ha proposto il ritiro dell'emendamento; non avendolo proposto con spirito di rottura o di esasperazione di contrasti, ma invece con lo spirito di rendere spendibile effettivamente in questa parte terminale del 1989 le risorse, che non sono nemmeno tantissime (1 miliardo), ma non sono neanche insignificanti, ce ne rendiamo conto avendolo dunque proposto con questo spirito e cioè che nei tre mesi del 1989 si pratichi questo rapporto, 70-30%, che non è la teorizzazione per il futuro benché in qualche modo tra il 60 e il 70% siamo tutti d'accordo per un rapporto equilibrato tra i due interventi previsti dalla norma.
Trattandosi di questa questione particolare, cioè relativa al 1989, io prendo atto con dispiacere per quanto riguarda questa parte dell'intervento dell'Assessore, però penso che non sia drammatico registrare in questa sede due sottolineature differenti. In questo senso non lo consideriamo un aspetto determinante per la collocazione politica complessiva su una legge che pensiamo possa svolgere un'utile funzione. Avevo auspicato l'accoglimento da parte dell'Assessore Brizio che so essere attento a queste questioni, non è stato però possibile, vorrà dire che registriamo oggi questa divergenza, nel 1990 ne riparleremo, nel 1991 invece ne parleranno quelli che verranno dopo di noi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Staglianò e Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 17 contrari e 3 astensioni.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto sull'art. 14 il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Consideriamo anche noi la risposta data dall'Assessore Brizio una risposta che consentirà di riaffrontare il problema. Condividevamo sostanzialmente lo spirito dell'emendamento Staglianò che abbiamo votato perciò non essendo stato accolto ci asterremo su questo articolo. Confermo però che questo dissenso non modifica la nostra posizione complessiva sulla legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 14 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 42 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 28) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Consorzio gestione formazione professionale di Cuneo - Collegio dei revisori. Nomina di un revisore.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pietro Solerio.
SAGAT S.p.A. - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Ellenio Firpo.
Aeroporto Cuneo Levaldigi S.p.A. - Consiglio di amministrazione.
Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Dario Bono.
Aeroporto Cuneo Levaldigi S.p.A. - Collegio sindacale. Nomina di un Sindaco effettivo.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Francesco Spione.
Commissione regionale per l'esame dei ricorsi in ordine alla tenuta dell'Albo professionale imprenditori agricoli. Nomina di tre esperti in materia giuridica e tecnica agricola.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Sergio Clerico, Enrico Chiarle e Salvatore Vecchio.
Commissione tecnica di vigilanza farmaceutica per la provincia di Torino. Sostituzione del signor Daniele Rosenkrantz, cessato dal servizio.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Roberto Ballerini.
Parco naturale dei Laghi di Avigliana - Consiglio direttivo.
Sostituzione del signor Cesare Marletto deceduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Filippo Fasci.
Comitato tecnico-scientifico di supporto alla politica regionale dei parchi e delle riserve naturali. Sostituzione del signor Giorgio Gullini esperto archeologo dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Maddalena Negro Ponzi.
Commissione tecnico-consultiva in materia di coltivazione di cave e torbiere. Sostituzione del signor Enea Occella membro supplente dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Renato Mancini.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 1128: "DGR n. 103-28256 - Legge 5/8/1978, n. 457 - Definizione dei costi massimi ammissibili per gli interventi di edilizia agevolata convenzionata"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1128, di cui al punto 20) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

La deliberazione prende atto del decreto del Ministro dei Lavori Pubblici del 19/7/1988 per l'aggiornamento dei limiti di costo degli interventi di edilizia agevolata. E' la traduzione dei parametri massimi consentiti dal decreto ministeriale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 13 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 1181: "Programma di localizzazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Legge 5/8/1978, n. 457, progetto biennale 1988/1989 per L. 57.352.000.000 e programma integrativo a valere sulle economie del piano decennale per L. 29.390.000.000"


PRESIDENTE

Il punto 25) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
1181.
L'Assessore Genovese ha presentato i seguenti emendamenti: 1) al punto 5) del dispositivo, dopo le parole "dall'acquisizione delle aree", aggiungere le parole "qualora la stessa sia disposta con specifiche deliberazioni del Consiglio regionale" 2) al punto 8) del dispositivo, sostituire la parola "demandare" con le parole "dare atto che compete".
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

Signor Presidente, si tratta di un programma di localizzazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, quindi per interventi che vengono realizzati dagli IACP, molto dimensionato e contenuto rispetto ai precedenti progetti biennali del piano decennale per la casa, in quanto che con la Finanziaria 1987 sono stati disposti a favore delle Regioni settentrionali cifre molto limitate per il biennio 1988/1989.
Alla Regione Piemonte sono toccati 57 miliardi a fronte dei 180/200 miliardi circa di ciascun biennio del piano decennale della casa.
A questo programma di interventi a favore degli IACP si aggiunge un programma integrativo per 29 miliardi e 390 milioni che viene realizzato con le economie che sono state realizzate sul piano decennale della casa.
Nel complesso, per 28 miliardi il programma riguarda opere di manutenzione straordinaria (cifra assegnata allo IACP di Torino) e per circa 58 miliardi si tratta di interventi per nuove costruzioni o di recupero di edifici esistenti, distribuiti tra i diversi IACP del Piemonte sulla base di un accordo complessivo di riparto raggiunto con tutti gli Istituti. A fronte dell'esiguità degli stanziamenti non si è fatto un riparto in base a parametri meccanici, ma si è cercato di fare fronte agli interventi più urgenti con l'accordo raggiunto fra tutti gli IACP.
Informo il Consiglio che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, le risorse accumulate dallo Stato attraverso i contributi dei lavoratori dipendenti, che lo scorso anno in occasione della Finanziaria erano stati destinati per 2/3 al Ministero del Lavoro per progetti speciali inerenti l'occupazione, sono stati riattribuiti al Ministero dei Lavori Pubblici per avere la loro destinazione corretta: la realizzazione di case per lavoratori. Conseguentemente il Comitato per l'edilizia residenziale, dopo il parere della Commissione interregionale ha distribuito le ulteriori risorse tra le Regioni e alla Regione Piemonte sono toccati, come programma aggiuntivo che dovremo decidere nell'autunno non appena sarà intervenuta la deliberazione del CIPE, altri 131 miliardi per l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.
Per gli interventi di edilizia residenziale agevolata è in corso di predisposizione da parte della Giunta la proposta al Consiglio che perverrà ad ottobre perché l'introduzione da parte del CIPE della nuova modalità di intervento attraverso i "programmi edilizi urbanistici integrati" e la conseguente necessità di avviare un rapporto con tutti i Comuni (dopo aver sentito la Commissione abbiamo scelto i Comuni superiori ai 10 mila abitanti) ha comportato notevoli difficoltà nella predisposizione del progetto e uno slittamento dei termini.
Il significato dei due emendamenti che ho proposto a seguito della valutazione intervenuta nella II Commissione consiliare è il seguente: al punto ottavo si propone di sostituire il verbo "demandare" con la frase "dare atto che compete alla Commissione verifica programmi" in quanto il Consiglio non può demandare nulla ad una Commissione tecnica che è di supporto della Giunta; quindi si tratta di una precisazione formale e dovuta, con cui si dà atto che compete alla Commissione verifica programmi nell'ambito e nel rispetto dei limiti che le sono stati attribuiti con deliberazione di Giunta, procedere alle necessarie incombenze in sede di valutazione dei programmi che verranno presentati.
Il secondo emendamento tende a recepire un'osservazione politica sollevata in seno alla Commissione consiliare. Con questo programma si procede anche ad accantonare una cifra di 8 miliardi per coprire gli eventuali maggiori oneri per gli espropri delle aree che sono dovuti alla mancanza di una legislazione in materia di regime dei suoli. Alcune Regioni (in particolare la Lombardia) hanno preso posizione non accantonando più cifre per coprire i maggiori oneri per gli espropri delle aree; però è una posizione di tipo politico. Siccome gli uffici, a fronte delle richieste hanno la responsabilità di indicare la copertura di questi oneri a cui si deve in qualche misura provvedere, propongo che si dica esplicitamente che l'accantonamento è per "la copertura di maggiori oneri del costo delle aree, qualora la stessa copertura sia disposta con specifiche deliberazioni del Consiglio regionale". Se questi problemi si presenteranno ancora, vi è cioè l'impegno specifico a portare la valutazione e la decisione volta per volta in Consiglio regionale. Quindi non anticipiamo in via generale una decisione che potrebbe essere di notevole aggravio economico, con distrazione di fondi dalla loro destinazione corretta che è quella della realizzazione di case e non già di copertura di maggiori oneri delle aree espropriate che dovrebbe essere - e noi come Regione lo rivendichiamo coperta dallo Stato che da lunghi anni non procede a colmare il vuoto normativo, che si è determinato con la nota sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato la normativa in materia di regime dei suoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista è decisamente insoddisfatto di come è stata gestita e condotta la politica della casa nella Regione Piemonte in questi ultimi anni. Dobbiamo dire questo perché anche in Regione Piemonte, almeno per quanto ho potuto vedere da quando seguo il problema in questo Consiglio, il problema della casa non ha mai avuto un momento di messa a punto, di rendiconto, di proposizione del problema a livello generale. Da quando sono seduto in questo Consiglio non ho fatto altro che vedere proporre di volta in volta da parte del governo regionale singoli provvedimenti. Non si è mai sentita, da parte del governo, la necessità di proporre una riflessione generale sul problema della casa, e questo invece sarebbe utile - dovrebbe già essere stato fatto in quanto il piano decennale è scaduto e sappiamo che i risultati del piano decennale non sono stati soddisfacenti a livello nazionale. Non è oggi soddisfacente la prosecuzione implicita del piano decennale attraverso finanziamenti che sono troppo ridotti per la nostra Regione: come diceva l'Assessore Genovese pari al 25% della media dei bienni. Questa riflessione va condotta. Il piano decennale non ha avuto buona realizzazione, nel Mezzogiorno pessima, ha dei residui passivi nell'ordine di migliaia di miliardi e anche nella Regione Piemonte c'è qualcosa che stenta: si stenta a costruire nuove case, si stenta a recuperare alloggi, specialmente da parte dei Comuni. Una riflessione iniziale è questa: come mai ci sono queste lentezze e queste difficoltà ad operare nel settore della casa? C'è una ragione fondamentale alla base di tutto. La ragione è quella che dal 1980 le Amministrazioni pubbliche non sono in condizione di acquisire aree per costruire nuove case, di acquisire immobili per risanarli perché non hanno più gli strumenti che successive sentenze della Corte Costituzionale hanno dichiarato incostituzionali. Su questa vicenda il Gruppo comunista ha proposto più volte in aula ed in Commissione la questione relativa ai comportamenti della Regione Piemonte in materia di espropri. Anche per questo siamo contrariati, perché abbiamo rilevato che a fronte di nostre iniziative, lettere al Presidente della Giunta regionale, all'Assessore articoli pubblicati su quotidiani e periodici specializzati, da parte della Giunta regionale persiste un comportamento insufficiente a garantire l'interesse di tutti. Avevo anche citato i comportamenti della Giunta regionale lombarda, che si sta comportando, anche in occasione di questo provvedimento del riparto dei fondi, in maniera diversa. La Regione Lombardia dimostra che, pure in una situazione difficilissima per chiunque la debba governare, è possibile fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto la Giunta regionale del Piemonte che invece ha lasciato, a mio avviso in termini molto burocratici, che le cose andassero per il verso che prendevano, e il verso che prendevano ha portato a degli episodi veramente paradossali. La Giunta regionale del Piemonte ha deliberato delle stime dei valori di terreni nel Comune di Nichelino di 70.000 lire al metro quadrato terreni che poi in base a trattative di mercato sono stati ridotti a meno della metà in seguito a trattativa diretta tra proprietari e il Comune di Nichelino. Sono differenze di miliardi, questi miliardi vengono caricati sulle piccole imprese che si sono consorziate per costruire nei piani di insediamenti produttivi e sulle cooperative che hanno chiesto l'assegnazione di aree per costruire alloggi. Sono oneri che la Regione Piemonte ha scaricato sulla collettività. Abbiamo chiesto più volte conto di questo. Abbiamo chiesto di riunirci in Commissione (una volta l'Assessore Mignone è venuto promettendo dei dati che poi sono stati forniti). Abbiamo trovato un'inerzia estrema. Una forza di opposizione cosa può fare? Può continuare a ripetere queste cose. Alcune nostre critiche hanno trovato spazio sulla stampa. Imputiamo alla Regione Piemonte una fortissima carenza di governo; verso il Consiglio non vi siete mai fatti carico di questo problema. In questa deliberazione l'Assessore Genovese propone un emendamento sul quale ci asterremo perché lo riteniamo insufficiente, perché c'è un'insufficienza non dell'Assessore Genovese, ma del governo regionale che non ha assunto iniziative su questo problema. Non dico che seduti ai vostri posti le cose diventino tutte facili, non faccio una critica comoda dall'opposizione, dico che il problema è difficile, per non ho visto nemmeno un tentativo di risolverlo e dato che altri governi come quello della Lombardia, lo hanno fatto con esiti positivi, ritengo che questa sia una critica fondata e da porre con durezza: non ci si comporta in questo modo. Forse continuerete a farlo, vedremo con i nostri strumenti di opposizione cosa riusciamo ad ottenere.
Siamo insoddisfatti anche da altri punti di vista. Non si è mai fatto il punto sul problema della casa. Ad esempio, ci rendiamo conto che non si parla più di fabbisogno abitativo se non in riferimento ad indagini fatte nel passato? Nell'area metropolitana di Torino quando si parla del bisogno di casa, bisogna ancora fare riferimento ad indagini vecchie di sette-otto anni, evidentemente c'è disinteresse. Non c'è più stato un bando per conoscere il fabbisogno di edilizia pubblica, lo IACP non lo ha fatto, il Comune di Torino non l'ha fatto, la Regione Piemonte non l'ha promosso. La Regione Piemonte, in base alla legge n. 457, ha una competenza specifica sulla conoscenza del fabbisogno. Sollecitiamo l'Assessore affinché la Regione intervenga presso chi deve fare i bandi invitando ad agire e se ha bisogno del sostegno del Consiglio lo chieda, noi lo daremo.
Per questi motivi votiamo contro la deliberazione. Nel merito si potrebbe anche discutere sulle forme della ripartizione, ma non entriamo in questo settore. Ultimamente sono emerse sugli organi di stampa polemiche sulla dispersione dei finanziamenti. Un gruppo di cittadini ha fatto presente che un Comune in provincia di Cuneo aveva avuto un finanziamento per risanare degli alloggi, ma questi alloggi sono rimasti vuoti perché non c'era un fabbisogno effettivo. I finanziamenti che si danno a volte non sono collegati ad effettivi bisogni.
I motivi per i quali votiamo contro sono l'insoddisfazione: per l'insufficienza del finanziamento, per la questione degli espropri non risolta da questa deliberazione, e per il fatto che sulla casa si propongono procedure spezzettate, oggi con questo provvedimento sull'edilizia sovvenzionata e solo a settembre o a ottobre per l'intervento di edilizia agevolata. Voteremo a favore del primo emendamento (quello relativo alla Commissione); ci asteniamo sull'emendamento relativo agli espropri e votiamo contro la deliberazione.
Spiego i motivi per cui ci siamo astenuti sulla deliberazione precedente. In realtà è un'astensione ricca di contrarietà, nel senso che si prevede che il costo massimo di elevazione per l'edilizia è di 437.000 al metro quadrato. Questo costo non è addebitabile al governo regionale, è un costo che arriva dal CER. dal Ministro dei Lavori Pubblici. Ci siamo astenuti perché vogliamo segnalare qui, e lo faremo anche a Roma, il fatto che è un costo fuori mercato. A questo consegue che, se i costi non corrispondono a quelli reali, ci saranno altri meccanismi per giungere a coprire l'effettivo costo reale. Questa questione l'abbiamo sollevata a livello regionale, in occasione di questa deliberazione che recepisce la direttiva del CIPE e del CER. Assessore: no, qui c'è qualcosa che non va.
Sul piano politico bisogna contestare una cifra di costo massimo che non ha attinenza con la realtà.
Ho voluto dire queste poche parole a sostegno di un'astensione che non avevamo motivato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola passiamo alla votazione degli emendamenti.
Chi è favorevole all'emendamento n. 1) è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 2 astensioni.
Chi è favorevole all'emendamento n. 2) è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così modificata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 18 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione n. 1200: "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alla L.R. n. 20/82 e successive modificazioni ed integrazioni. Riparto alle UU.SS.SS.LL. per l'anno 1989"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione n. 1200.
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La deliberazione si illustra da sé. Faccio rilevare tre aspetti fondamentali. Il fondo quest'anno complessivamente si incrementa di oltre il 10% rispetto all'anno precedente: diamo quindi alle UU.SS.SS.LL. assai più che non l'incremento del 4%. Inoltre faccio rilevare che la variante più sostanziale è quella del criterio base di riparto, proseguiamo su una linea già intrapresa e la incrementiamo ulteriormente. La quota che verrà distribuita, in base a parametri fissi popolazione-territorio, si riduce dal 70 al 65% circa, mentre sale intorno al 35% la quota in base ai progetti.
La quota in base ai progetti mira a portare avanti le priorità che sono indicate nella deliberazione di Giunta e che riguardano particolare attenzione all'assistenza domiciliare, all'integrazione fra sanità e assistenza, anche mediante l'applicazione delle deliberazioni ripetutamente assunte dalla Giunta, per quello che riguarda l'impegno sul fondo sanitario di una parte delle spese.
Complessivamente, quindi, la quota sui progetti sale quest'anno a oltre 18 miliardi, ed è effettivamente una cifra significativa. Questo criterio porta a degli incrementi che sono evidentemente variegati da USSL a USSL.
nessuna USSL avrà meno dell'anno precedente, ma ci sono delle UU.SS.SS.LL.
nelle quali i servizi vengono attivati con particolare impegno, che toccano incrementi di oltre il 35%.
Mi riservo, se del caso, di intervenire in sede di replica. Aggiungo che chiederemo l'immediata esecutività, perché le UU.SS.SS.LL. sono in attesa di ricevere questi fondi necessari per l'attuazione dei servizi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Partirò proprio da questo aspetto: le UU.SS.SS.LL. sono in attesa di sapere sulla base di quali e di quante risorse possono operare in termini di investimento per la gestione nei servizi socio-assistenziali. Il fatto che a fine luglio le UU.SS.SS.LL. operino ancora in una situazione nella quale non esiste alcuna certezza di ordine finanziario, è per noi un primo elemento di critica, mentre invece diamo la nostra disponibilità rispetto all'ultima richiesta dell'Assessore. Non è possibile pensare di poter intervenire nella gestione di questi servizi in modo innovativo e non routinario se non si hanno certezze di ordine finanziario. Credo che su questo terreno sia necessario riuscire a cambiare il modo di proporre le politiche di spesa, ma dubito che questa maggioranza lo voglia fare perlomeno non lo sta facendo. Le politiche finanziarie sono una parte assolutamente rilevante dei titoli, delle volontà, sono la materializzazione concreta delle politiche che si fanno in tutti i settori.
Occorre riuscire a lavorare in questa materia in termini progettuali e probabilmente, anche in termini che vadano oltre la semplice annualità. I nostri bilanci sono annuali, la legge n. 20 prevede che vi sia il finanziamento di carattere annuale. Tuttavia, se si vogliono attuare delle politiche non segreganti e non settoriali, ma politiche di promozione reale del superamento del bisogno, sarebbe necessario poter lavorare in questo settore in termini progettuali. Questa è la seconda critica del nostro Gruppo nei confronti di questa impostazione.
All'interno della deliberazione, per quanto riguarda i criteri l'Assessore ricordava la particolare attenzione alla promozione dell'assistenza domiciliare e degli interventi alternativi ai ricoveri. Ma per quanto sia una dimostrazione di volontà dal punto di vista dei principi, essa è ancora assolutamente inadeguata e soprattutto molto vaga.
Dire "particolare attenzione" mi sembra poco concreto. Credo che andrebbe stabilita, in termini di principi e di criteri, una scelta netta, una priorità precisa per quanto riguarda questo tipo di interventi, tanto più che su queste questioni in più occasioni abbiamo avuto modo di confrontarci anche con l'Assessore e una disponibilità in questo senso era stata manifestata.
Mi rendo conto che c'è una difficoltà a cambiare quella politica impostata dall'attuale Capogruppo della DC che ha segnato una netta svolta negativa rispetto alle politiche socio-assistenziali nella nostra Regione modificando la legge n. 20, ma soprattutto nell'attività di gestione ha capovolto il tentativo che era stato fatto di una politica sui servizi socio-assistenziali che non conservasse il bisogno, ma che trovasse il modo di promuovere l'uscita dalle condizioni di bisogno. Mi scuso per la genericità, ma gli esempi si possono fare in termini molto concreti su tutto: sui portatori di handicap, sui minori, sugli anziani. E' un capovolgimento della stessa politica contenuta nella filosofia della legge n. 20 e cioè l'affermazione dei diritti di questi soggetti e il fatto che questi diritti informino culturalmente delle scelte concrete, comprese quelle amministrative, le politiche che si fanno, la cultura complessiva di questa nostra società.
Considerando l'inversione proposta dalla Giunta di pentapartito attraverso le modifiche della legge n. 20, attraverso la gestione concreta di questa legge e degli atti che hanno visto uno spostamento concreto di risorse dal pubblico al privato, da una politica di incentivo dei servizi alternativi ad una politica istituzionalizzante, è solo un pannicello caldo quello della "particolare attenzione". Noi crediamo che ci debbano essere delle scelte nette diverse. Credo sia per questo motivo che l'Assessore abbia detto: "particolare attenzione" e non "priorità". L'Assessore è una persona che si confronta onestamente anche con l'opposizione e sa bene che scrivere "priorità" significherebbe una ricaduta molto precisa in termini di attribuzione delle risorse. Così non è in questa deliberazione, perch è ancora troppo blanda l'impostazione. Noi riteniamo sia necessario dare un input molto preciso nella definizione dei criteri e conseguentemente anche nell'assegnazione dei fondi alle varie UU.SS.SS.LL.
Da qui la nostra contrarietà alla proposta, seppure personalmente ci possa essere un apprezzamento rispetto allo sforzo personale che però non riesce a cambiare una politica e la consapevolezza, che pensiamo debba essere diffusa, che non basta semplicemente un premio particolare nei confronti di chi attiva politiche alternative al ricovero. Fare questa scelta richiede un input politico molto forte, molto rilevante; se è condivisa sul piano culturale richiede delle scelte forti in termini di indirizzi e di priorità di politiche di spesa.
Per questa ragione il nostro voto è negativo. Un voto che peraltro ci porta a chiedere che su questo terreno ci sia una particolare attenzione da parte del Consiglio regionale. Non ricordo, al di là della discussione sulla legge n. 20, un'attenzione adeguata a questi temi da parte del Consiglio. Avvicinandosi la fine della legislatura, credo si dovrebbe fare un bilancio su come in questi anni sia cambiata nella nostra Regione la mappa dei bisogni, in particolare di questo tipo di bisogni, quali risposte sono state date, vedendo le responsabilità di tutti i soggetti che su questo terreno sono implicati.
Certo, vi sono le responsabilità delle UU.SS.SS.LL., vi sono le responsabilità dei Comuni, vi è un'alta responsabilità della Regione nel momento in cui, attraverso scelte nette e precise, attraverso input forti è possibile cercare di non limitarsi a registrare una realtà, ma ad indirizzarla, a stabilire concretamente delle priorità. Su questo terreno credo si dovrà trovare il modo, nei prossimi mesi, di avere un confronto e una verifica vera in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Non voglio tenere una lunga replica, voglio però invitare il Consigliere Dameri ad una riflessione. Non c'è stato alcun cambiamento di politica, semmai ci si è mossi in una linea coerente. Nel 1982 e nel 1983 i finanziamenti erano tutti su parametri fissi: su progetti si davano 3 miliardi alle UU.SS.SS.LL. quest'anno siamo arrivati, su 53 miliardi, ad assegnarne 18 in base ai progetti. Quindi è evidente che si cammina proprio sulla strada della programmazione, dell'incentivazione delle UU.SS.SS.LL.
ad attuare i servizi sul territorio. Marcare meglio certi aspetti sarà certamente nostro impegno, ma la politica che si porta avanti è quella della diffusione dei servizi sul territorio e i fondi dati al territorio rispetto a quelli per la istituzionalizzazione sono in rapporto enorme.
Vorrei che questo rilievo fosse tenuto ben presente, mi aspettavo almeno un'astensione dell'opposizione comunista, prendo atto che questa non viene concessa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 10 contrari e 4 astensioni.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1202: "DGR n. 3-30684 - Norme di prima attuazione della contrattazione articolata prevista dall'art. 6 del CCNL degli operatori del sistema regionale di formazione professionale"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 1202 che è stata licenziata all'unanimità dalla VI Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 40 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Trasporti su ferro

Esame ordine del giorno n. 685 relativo alle linee ferroviarie di interesse locale e regionale


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere e conseguentemente votare l'ordine del giorno n.
685, sottoscritto da tutti i Gruppi, relativo alle linee ferroviarie di interesse locale e regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Tale ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Il Gruppo comunista ha apposto la propria firma a questo documento.
Siamo all'ennesimo ordine del giorno su questa materia. L'Assessore Mignone ha avuto l'iniziativa di prepararlo e presentarlo. In quest'aula negli ultimi anni abbiamo votato moltissimi documenti che riguardavano le linee ferroviarie di interesse locale, ma purtroppo alla fine ci siamo sempre ritrovati al punto di partenza, e cioè che ogni anno vediamo una riduzione degli orari, dei treni e un aumento del disservizio, niente meno che sulle linee principali! Niente in contrario quindi, signor Presidente, al fatto che venga votato questo ordine del giorno, il Gruppo comunista ritiene per opportuno segnalare il fatto che siamo ai limiti di guardia. Siamo alla fine della legislatura e tutta una partita che riguarda la situazione del sistema ferroviario piemontese tende ad un aggravamento. Sono curioso e interessato alla materia e ieri, aprendo "La Stampa", ho appreso con grande piacere che l'industria italiana (la Breda, l'EFIM e la FIAT Ferroviaria) ha vinto uno dei più grandi appalti in materia di mezzi di trasporto.
Infatti, questo Consorzio italiano ha vinto l'appalto per la costruzione di 250 mezzi per il trasporto dei TIR sotto il tunnel della Manica: è una commessa da 500 miliardi! A me fa piacere che l'industria italiana sia all'avanguardia in questa materia. Nello stesso articolo era poi riportato che tali aziende italiane hanno vinto, in quest'ultimo anno, concorsi in ogni parte del mondo relativi a strutture e mezzi di servizi metropolitani e per nuovi treni ad alta velocità. Il Consiglio regionale del Piemonte è invece ridotto a scrivere un ordine del giorno che chiede per favore all'Ente FS di non togliere, in certe vallate e in certe zone turistiche, i treni alla domenica! Questa è la realtà! In Europa però si va in ben altra direzione! Firmiamo pure un altro ordine del giorno, Assessore Mignone, ma a questo punto siamo al livello di guardia: dobbiamo essere in grado di imporre all'Azienda ferroviaria il nostro piano di risanamento delle linee non quello del sesso degli angeli, ma il piano di risanamento delle linee a interesse locale e regionale e dobbiamo imporre grandi scelte che portino il Piemonte in Europa, come è d'obbligo per la sua collocazione geografica.
L'Assessore Mignone ci ha ventilato l'idea di portarci a vedere il buco della Manica, io chiederò anche di poter visitare queste aziende che vincono delle gare di così alto livello. Ma alla fine noi rischieremo di tornare a viaggiare con le locomotive a vapore, sempre se ce ne sarà ancora qualcuna! E' vero che stiamo elaborando in II Commissione un testo di legge per sviluppare l'uso delle biciclette, si tratta di favorire il trasporto delle biciclette da parte dei mezzi di trasporto pubblico locale. E' doveroso però che da parte nostra ci si ponga il traguardo di mettere fine a questo dramma. Pertanto chiedo all'Assessore di avviare gli impegni che sono definiti nell'ordine del giorno e di fissare anche per la fine di settembre una seduta ad hoc del Consiglio che affronti tutto il tema del sistema ferroviario piemontese, dei suoi rapporti con l'altra parte del Paese e soprattutto dei suoi rapporti con l'Europa prima che sia troppo tardi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno n. 685, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata la mancata attuazione, nonostante i ripetuti interventi della Regione Piemonte, dell'ipotesi di protocollo di accordo per una gestione economica delle linee ferroviarie a scarso traffico, sottoscritta dalla Regione Piemonte, dalla Direzione compartimentale FS di Torino e dalle Organizzazioni sindacali nell'ottobre 1988 preso atto della soppressione del servizio ferroviario su undici linee piemontesi, soppressione che per alcune linee elimina completamente i treni per un periodo di due settimane (dal 6 al 20 agosto) mentre per le altre prevede la soppressione dei convogli festivi per un periodo di oltre due mesi viste le numerosissime proteste da parte di amministratori locali e di associazioni di utenti dopo l'entrata in vigore dell'orario estivo e dopo l'attuazione delle riduzioni del servizio nei mesi da luglio a settembre verificato inoltre che, su numerose linee - anche a carattere internazionale - quali la Milano-Sempione, la Torino-Milano, la Torino Genova, è in atto un peggioramento del servizio (mancata possibilità di utilizzo di alcuni treni Eurocity nelle tratte italiane; oggettivo divieto di utilizzo di altri treni analoghi da parte dei lavoratori frontalieri in Svizzera; ritardi intollerabili dei treni; qualità sovente scadente del materiale rotabile) specie per il traffico di interesse regionale tenuto conto del netto rifiuto della Direzione compartimentale di Torino a voler discutere la possibilità di rivedere i suddetti provvedimenti come emerso nel corso della riunione tenutasi il 27 luglio presso l'Assessorato ai trasporti, che ha visto la partecipazione anche dei rappresentanti delle Province e delle Organizzazioni sindacali valuta negativamente l'atteggiamento dell'Ente FS, poiché attua provvedimenti di riduzione del servizio ferroviario su quelle linee già oggetto di riclassificazione funzionale senza aver prima preso alcuna posizione in merito alle proposte di interventi di economicizzazione, e senza sottoporre detti provvedimenti al preventivo esame della Conferenza permanente orari, al fine di poter giungere a soluzioni che, pur in considerazione delle esigenze dell'Ente stesso, non penalizzino in maniera eccessiva l'utenza, come invece sta accadendo in questo periodo, soprattutto in alcuni casi specifici (celebrazioni Valdesi a Torre Pellice, turismo nelle vallate cuneesi isolamento ferroviario del casalese, ecc.) giudica interessante la dichiarazione resa dal Commissario straordinario dell'Ente FS nell'incontro con le Organizzazioni sindacali per cui 'non si procederebbe alla chiusura delle linee a scarso traffico e si interverrebbe su di esse con una sostanziale riduzione delle spese di esercizio, pur rilevando l'assenza di un confronto formale su tali problematiche tra Regioni e Direzione generale FS i m p e g n a la Giunta regionale a promuovere un incontro in Torino, invitando le Direzioni generale e compartimentale dell'Ente FS, nonché altri enti ed organizzazioni interessati per un confronto tecnico e politico sul mantenimento in esercizio delle linee a scarso traffico i m p e g n a altresì la Giunta regionale a chiedere un incontro urgente con il Ministro dei Trasporti al fine di avere notizie certe ed impegni precisi sia per risolvere i richiamati problemi che sul sistema ferroviario piemontese nel suo complesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 523: "Prestazione di garanzia fideiussoria nell'interesse dell'Aeroporto di Cuneo Levaldigi S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 523.
Il relatore, Consigliere Martinetti, dà per letta la sua relazione.
La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Intervengo in quanto ci eravamo riservati in I Commissione di esprimere in aula il nostro voto, che sarà di astensione.
Indipendentemente da quelle che saranno le sorti delle piccole strutture aeroportuali esistenti in Piemonte, ogni tanto dobbiamo intervenire sulle stesse, lasciando però sempre in sospeso la questione.
E' ormai luogo comune che si sviluppi quella che viene chiamata l'"aviazione di terzo livello". In Italia siamo in assenza assoluta di una politica di potenziamento e di avvio dell'aviazione di terzo livello.
Predisponiamo interventi a sostegno, in questo caso con una fideiussione affinché si possa ottenere un mutuo per prolungare la pista e costruire l'impianto di discesa, ma poi restano delle strutture come piccoli grattacieli nel deserto, magari utili al turismo, all'aeromodellismo, ma i nostri interventi non puntano alla seconda grande questione che si connette allo sviluppo del trasporto aereo che viene chiamata "aviazione di terzo livello".
In sostanza, noi aiutiamo per potenziamenti senza avere una politica.
E' difficile votare dei potenziamenti in assenza di una politica che, come l'Assessore Mignone sa, è al punto da non essere in grado di poter utilizzare tutte le potenzialità che già oggi l'Aeroporto di Caselle ha in questo campo. Si sta avviando il Masterplan di sviluppo dell'Aeroporto di Caselle, al suo completamento avremo un Aeroporto internazionale di alto livello, però la sua potenzialità non verrà nemmeno coperta nel momento in cui il Masterplan sarà realizzato. E noi potenziamo un po' qui e un po' là! Nella prossima legislatura farete il nuovo Piano dei trasporti difficilmente lo si potrà realizzare in questa legislatura. Ma la partita "Aviazione civile" e "Piano dei trasporti regionali" non va definita soltanto con richiami generici, dando poi qualche contributo senza farlo rientrare in una politica, ma va inserita in obiettivi di sviluppo di una politica precisa dell'uso del trasporto aereo nei suoi vari livelli, come viene esprimendosi nella realtà di oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, vorrei una risposta dall'Assessore Mignone circa il futuro dell'Aeroporto Cerrina di Bruino. E' un aeroporto strategico all'interno della politica aeroportuale dell'area torinese. L'aeroporto era stato interessato dalle eventuali trasformazioni dell'Aeroporto Campo Volo Aeritalia. Risulterebbe in corso un'operazione per la sua trasformazione in un grande campo giochi.
Alcuni mesi or sono il mio Gruppo ha presentato un'interpellanza in merito e pertanto sollecito l'Assessore a rispondere al più presto, anche sentito l'intervento del collega Guasso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Sono d'accordo a riprendere un discorso generale sul problema degli aeroporti. E' una necessità perché il problema dell'aviazione di terzo livello è effettivamente un elemento ancora da scoprire nel territorio regionale piemontese. Devo però mettere in evidenza come l'Aeroporto di Levaldigi sia già inserito come elemento di terzo livello, tant'è vero che è una società a capitale a maggioranza pubblico e ha già sperimentato un servizio giornaliero di trasporto con Milano, con risultati non ottimali proprio perché il servizio per Milano non era così invitante per l'utenza normale.
Ritengo che l'iniziativa di poter sottoscrivere una fideiussione sia importante. Siamo favorevoli pur riconoscendo che è necessario un discorso più ampio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Ringrazio il relatore Martinetti che ha dato per letta una relazione esaustiva rispetto al problema indicato nel disegno di legge che sostanzialmente serve a dare una risposta immediata perché la società che gestisce l'Aeroporto di Cuneo Levaldigi possa beneficiare dei 9 miliardi assegnatigli attraverso la legge sui Mondiali di calcio.
Con questo sostegno finanziario l'Aeroporto di Cuneo Levaldigi potrà allungare la pista, dotarsi di impianto per la radioassistenza, migliorare la stazione passeggeri e i servizi antincendio. Con il finanziamento si viene a dare maggiore sicurezza all'aeroporto e a migliorarlo nelle infrastrutture, facendone quindi un aeroporto di terzo livello, così come era indicato nelle previsioni di piano.
La Regione Piemonte, azionista della società, dà la garanzia fideiussoria che consente alla società stessa di poter accedere al mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti, condizione senza la quale il finanziamento non le sarebbe concesso.
A dire il vero vi sono anche altri azionisti pubblici, ma la Provincia di Cuneo ha dichiarato la sua impossibilità per il corrente anno di poter concedere la garanzia fideiussoria perché è già impegnata con mutui a carico della Provincia e non ha ulteriore capacità di cespiti delegabili.
Sono anche lieto che sia stato toccato un problema di ordine più generale sul quale la Giunta è disponibile a confrontarsi in Commissione e in Consiglio. Mi permetto solo di ricordare che il finanziamento qui concesso rientra a pieno nelle linee di programmazione regionale, perch già il primo Piano dei trasporti, fatto dall'allora Assessore Bajardi, nel 1979 prevedeva come aeroporti di terzo livello sia Cuneo Levaldigi che Biella Cerrione. Questo finanziamento rientra quindi nelle linee programmatorie del primo piano dei trasporti, ribadite anche nel documento di obiettivi ed indirizzi per il secondo piano dei trasporti. Debbo anche precisare che vi è attenzione della Giunta regionale al riguardo, perch stiamo procedendo ad una indagine per vedere qual è la reale domanda per lo sviluppo del terzo livello in Piemonte sapendo peraltro che, da questo punto di vista, da un lato dobbiamo vincere le resistenze dell'Alitalia che ha di fatto sino ad oggi bloccato lo sviluppo del terzo livello in Italia ma dall'altro dobbiamo anche sapere che le recenti direttive del Commissario CEE dei trasporti vanno invece nella direzione dello sviluppo del terzo livello e dal punto di vista infrastrutturale dobbiamo essere in grado di cogliere tutte le opportunità. Cuneo Levaldigi è il solo aeroporto che ha già sperimentato in Piemonte lo sviluppo di un collegamento stabile fra Cuneo e Milano, si tratterà invece di sviluppare collegamenti più appetibili dal punto di vista della domanda. Credo che questo intervento vada nella direzione che noi abbiamo previsto anche nei documenti di programmazione. E' ovvio che con gli studi che stiamo portando avanti per definire il Piano dei trasporti avremo degli elementi quantitativi più certi in questa direzione. Così come credo di poter dare risposta entro settembre all'interrogazione dei colleghi del Gruppo comunista in ordine al Cerriana che, va ricordato, è un aeroporto privato per il quale non è consentito ad oggi il traffico aereo pubblico, ma può essere utilizzato soltanto dal proprietario dell'area e di fatto non è utilizzato, è soltanto un prato pieno di sterpaglie.
Stiamo acquisendo elementi conoscitivi rispetto ai Piani regolatori per poter dare una risposta compiuta che non sia soltanto una dichiarazione di intenti, ma che si basi invece su elementi certi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri.
non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 452: "Istituzione della Riserva naturale speciale dei Ciciu del Villar"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 452.
Il relatore, Consigliere Ala, dà per letta la sua relazione.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 480: "Integrazione e modifica della L.R. 17/7/1986 n. 28 - Istituzione del Servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 18) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 480.
Il relatore Martinetti dà per letta la relazione.
La parola all'Assessore Maccari che illustra l'emendamento all'art. 2.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento presentato consiste nella sostituzione dell'art. 2 in una nuova formulazione che comprende tutta la dizione dell'ex art. 2 e in più dice: "In relazione ai risultati dell'ispezione la Giunta regionale pu disporre che il Servizio ispettivo, eventualmente affiancato dal personale di cui al comma primo del presente articolo e agli artt. 9 e 10, presti attività di supporto alla USSL interessata al fine di raggiungere gli obiettivi previsti dall'art. 2". Cioè lo stesso personale che può servire per le ispezioni, sia dipendente regionale sia personale di USSL che viene inserito in quell'elenco che passa all'esame della Commissione consiliare (infatti gli incarichi in base alla legge n. 6 passano all'esame della Commissione regionale), può essere dato di supporto alle UU.SS.SS.LL. per le necessità. Quindi, quando si fa un'ispezione oltre a dire alle UU.SS.SS.LL.: "Questo è da sistemare, questo è da correggere", se le UU.SS.SS.LL. non hanno gli apicali adatti per fare ciò, la Regione metterà a loro disposizione e personale ispettivo dipendente (quando c'è) e personale proveniente da altre UU.SS.SS.LL. alle stesse condizioni previste per le ispezioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Abbiamo preso visione ora dell'emendamento aggiuntivo proposto all'art.
2. Non individuo in che maniera viene a configurarsi all'interno della legge. Chiedo preliminarmente all'Assessore se questa legge è urgente altrimenti chiedo il ritorno in Commissione sanità, perché non ricordo di averla esaminata. Perché non so esattamente come si configuri questo supporto che viene dato alle UU.SS.SS.LL., se non come una forma di consulenza. Per questo motivo mi sarebbe gradito poter meditare ulteriormente la proposta, logicamente mi rimetto alla volontà della Giunta, ma faccio presente queste mie perplessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Questo disegno di legge, che è stato approvato a maggioranza dalla I Commissione, non ha preso la strada della Commissione sanità all'interno della quale c'era forse la possibilità di una valutazione.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non è competenza della Commissione sanità, è competenza della I Commissione.



ACOTTO Ezio

La legge sull'istituzione del Servizio ispettivo è stata lungamente discussa in V Commissione e poi è passata in I Commissione per gli aspetti relativi alla parte finanziaria ed istituzionale. La modifica della legge forse è materia discutibile, però dal punto di vista del merito sarebbe stato interessante che essa fosse stata esaminata anche dalla V Commissione. Spiego il motivo. Le modifiche che vengono proposte si suppone che traggano origine dall'esperienza di applicazione sin qui avuta della legge istitutiva del Servizio ispettivo. Allora, sulla base di questa esperienza, risulta utile conoscere il perché si arriva a formulare le proposte di modifica che sono contenute in questa legge.
Noi non abbiamo avuto la possibilità di capire perché si sia arrivati a questo tipo di modificazioni rispetto a un testo, lungamente dibattuto in sede di V Commissione, che si volle necessariamente contenuto per quanto riguarda i compiti di un Servizio che - insisto - è un Servizio ispettivo.
E' chiaro che, entrando nel merito dell'emendamento, le perplessità sono del tutto ovvie, dal momento in cui gli ispettori vengono inviati non a fare ispezioni, ma a svolgere attività di supporto ad alcuni servizi delle UU.SS.SS.LL. E' solo una questione di ruolo e di confusione circa il ruolo dell'ispettore rispetto al ruolo del consulente? Oppure è bene riflettere di più, esaminare con più attenzione questo tipo di materia e distinguere in modo certo e netto il ruolo tipicamente ispettivo svolto dagli ispettori dal ruolo di aiuto, di consulenza e di supporto che può essere fornito anche attraverso un intervento di carattere regionale? Sono perplessità forti che sorgono dal momento che non è stato possibile esaminare e discutere questa materia nella sede della V Commissione. Ragion per cui, al di là del voto che si può esprimere in questa fase e in queste condizioni concrete, che non può essere quindi favorevole, sarebbe utile poter ritornare sull'argomento con un'attenzione maggiore di quanta non se ne sia potuta dare finora al testo della legge.
Vorremmo poter aderire ad una impostazione di questo genere, se vi sarà una proposta in tale direzione, noi saremo d'accordo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La normativa viene anche dall'esperienza delle ispezioni che abbiamo fatto e dalle difficoltà, al momento insormontabili, che esistono in alcune strutture di Unità sanitarie locali in modo particolare per mancanza di apicali soprattutto nell'area attorno a Torino, ma anche in altre zone. Per cui il poter dare un supporto senza il quale le Unità sanitarie locali non riescono a risolvere il problema perché non si risolvono neanche più con le posizioni oggi a scavalco, diventa impossibile. Pertanto ci è parso che questo compito da parte della Regione possa essere considerato in linea anche con quanto è previsto dal DPR n. 748 della Dirigenza statale laddove all'art. 12, parlando di attribuzioni particolari dei dirigenti con funzioni ispettive riguardo ai dirigenti statali, recita testualmente: "Svolgono opere di consulenza e orientamento nei confronti del personale degli uffici sottoposti a visita ispettiva al fine di conseguire un migliore coordinamento e il perfezionamento dell'azione amministrativa".
Quindi ci è parso di essere in linea anche con la normativa statale.
Chiederei ai Consiglieri di voler esaminare e approvare questo testo anche per le urgenze che abbiamo nelle Unità sanitarie torinesi.
Alcune ispezioni fatte hanno messo in luce necessità urgenti che non trovano possibilità di avere una indicazione di guida per essere sistemate per questa lacuna.
E' un problema abbastanza importante che sta diventando ogni giorno più drammatico nelle Unità sanitarie locali, particolarmente in alcune che sono state sottoposte ad ispezione e in qualcun'altra che dovrebbe essere ispezionata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per comprendere bene lo spirito di questo articolo voglio focalizzare il problema di questo supporto all'attività ispettiva delle UU.SS.SS.LL. Questo articolo fa riferimento anche all'attività ispettiva, per esempio, presso i Servizi di radiologia, attuata da tecnici specificatamente competenti in questo settore, tecnici che abitualmente non sono presenti, come figura professionale, tra gli apicali delle UU.SS.SS.LL. Quindi si tratta di un servizio per il quale il ricorso ad una consulenza esterna, per esempio nel settore citato, è indispensabile perché altrimenti non lo si potrebbe realizzare.
L'articolo consente infatti la possibilità di ricorrere all'aiuto ispettivo di queste consulenze esterne.
Segnalo peraltro qualche perplessità quando questa consulenza ispettiva esterna viene trasformata in attività di supporto stabile delle UU.SS.SS.LL. Trasformare questa consulenza ispettiva in supporto stabile delle UU.SS.SS.LL. vorrebbe dire assumere altro personale e non già utilizzarlo solo occasionalmente e per i servizi carenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La consulenza non è stabile perché l'attività è disposta per un periodo determinato e per specifici obiettivi e viene stabilita sentita la USSL interessata e non può in ogni caso sostituire la struttura tecnico organizzativa della USSL medesima.
Noi abbiamo alcuni problemi. Ad esempio, per l'ultima Commissione nominata abbiamo richiesto degli infettivologi piemontesi di altre UU.SS.SS.LL., abbiamo richiesto personale dipendente del Servizio ispettivo e abbiamo richiesto il prof. Neri, professionista esterno. Quindi dobbiamo avere delle indicazioni per poter compilare questo elenco (che viene comunque approvato e passa all'esame della Commissione consiliare competente) anche per quanto riguarda le varie specialità da ricercare all'esterno, perché se dovessimo fare un'ispezione nella Cardiochirurgia di Novara non avremmo altri cardiochirurghi ospedalieri perché l'universitario è quello di Torino, per cui bisognerebbe avere un'indicazione già passata al vaglio della Commissione consiliare che dica quali cardiochirurghi possono essere nominati al momento, e questo vale anche per Radiologia. Ci saranno alcune indicazioni abbastanza ampie, perché evidentemente dovremo considerare un quadro piemontese abbastanza ampio. Questo non significa superare competenze di UU.SS.SS.LL., non vuol dire mortificarle, ma vuol dire rispondere ad un'esigenza di supporto che ci viene continuamente richiesta da parte delle UU.SS.SS.LL. stesse.
Credo che i supporti, in linea di massima, riguardino in modo particolare la parte amministrativa. L'altra parte invece diventa una garanzia per tutti rispetto alla qualità (indicata e vagliata dal Consiglio) delle varie specificità e nelle competenze professionali; queste però non diventano supporti di servizi ospedalieri come quello a cui accennava il Consigliere Olivetti di radiologia. Si tratta di avere un certo numero di radiologi per poterne scegliere uno da inserire nella Commissione. In questo caso sul piano medico non si tratta di supporto, ma lo diventa sul piano tecnico-amministrativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Siamo spiacenti di dover prolungare la discussione dal momento che sono ancora molti gli argomenti da esaminare, ma è opportuno avere dei chiarimenti in questa sede. Il fatto che si possa verificare che in qualche situazione i compiti del Servizio ispettivo vadano al di là della semplice ispezione in quanto tale e diventino invece degli interventi di consulenza tecnica è sicuramente un aspetto innovativo rispetto al provvedimento che andiamo ad esaminare. Non vorrei però che surrettiziamente ciò si prestasse per la nomina di consulenti "sine die" o ad hoc rispetto a materie che, con l'impostazione del Servizio ispettivo, rischiano di non avere poi nulla a che fare, perché se è necessaria una vera e propria funzione all'interno delle varie UU.SS.SS.LL. occorre procedere diversamente: o con l'ampliamento di piante organiche o con l'assunzione di personale ad hoc. Del resto è detto che non è possibile sostituire la struttura tecnico-organizzativa con questo Servizio. Però con la formulazione dell'emendamento, così come viene data, senza scadenze e senza definizione di limiti di intervento, c'è il rischio che questa normativa possa essere interpretata in termini estensivi rispetto alle finalità che in questo momento l'Assessore ha indicato e che nella sostanza possiamo condividere. La Giunta regionale compilerà un elenco: ci sarà comunque il problema di stabilire delle modalità operative di intervento, altrimenti il Servizio ispettivo non resta più tale, ma diventa un vero e proprio Servizio di consulenza tecnica alle UU.SS.SS.LL., il che potrebbe anche essere utile ed opportuno, però è una cosa diversa ed è bene che lo si sappia. Su questo occorre fare chiarezza per evitare disfunzioni all'interno del Servizio stesso. Altrimenti le UU.SS.SS.LL. potrebbero aspettare cose che questo Servizio non è in grado di dare, e che comunque se le desse sarebbe in squilibrio rispetto alla sua funzionalità normale. A mio parere è necessario approfondire in questa sede questo elemento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'emendamento della Giunta dice che l'attività di supporto è disposta per un periodo determinato e per specifici obiettivi e non viene stabilita d'autorità, ma viene stabilita sentita l'USSL interessata. In linea di massima quindi viene data solo quando viene richiesta, nel quale caso esiste un bisogno e a questa necessità si va incontro. L'emendamento prosegue dicendo: "non può in ogni caso sostituire la struttura tecnico organizzativa dell'USSL medesima": questo perché la possibilità di dare un supporto da parte del Servizio ispettivo è numericamente limitata e non vi sono quindi grandi possibilità di intervento. I timori di estensione a tempo indeterminato, attraverso accordi con le UU.SS.SS.LL., per possibilità reali di intervento, non vedranno la possibilità di essere concretizzati.
Per quanto riguarda la possibilità del Servizio di essere di supporto ricordo ancora l'analogia con la legge della Dirigenza statale che specificatamente stabilisce all'art. 12 la possibilità che chi fa le ispezioni possa essere contemporaneamente di supporto agli uffici. Noi possiamo prevederla o contemporaneamente nelle stesse persone o in altre persone attinte dall'Albo che sarà approvato dalla Commissione consiliare competente, ma credo che l'attività di supporto sia un modo serio di operare da parte della Regione nel sostenere l'azione amministrativa e sanitaria delle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Noi abbiamo posto queste domande all'Assessore competente che con la sua cortesia ha risposto e di questo lo ringraziamo, perché questo provvedimento, signor Presidente del Consiglio, non è stato esaminato dalla V Commissione, bensì dalla I, quindi gli aspetti sanitari non sono stati visti in sede di Commissione. Siccome l'emendamento presentato dalla Giunta è squisitamente a carattere socio-sanitario, il Presidente del Consiglio e l'Assessore Maccari consentiranno che il Gruppo DC desideri approfondire gli elementi e tutti i risvolti sanitari che questo emendamento ha al suo interno, risvolti che sono tra l'altro significativi. In seguito all'interloquire tra i miei colleghi e l'Assessore si è dimostrato che le cose vanno approfondite e chiarite.
Noi diamo l'assenso a questo emendamento, però chiediamo alla cortesia del Presidente del Consiglio e anche dell'Assessore che quando ci sono dei provvedimenti che, come in questo caso, non attengono alla Commissione che ha esaminato il provvedimento bensì ad altre Commissioni siano visti con un attimo di anticipo in modo che si eviti di dover perdere tempo, sebbene non sia giusto parlare di perdita di tempo in quanto si è nel frattempo fatto un lavoro utile, ma si intralciano i lavori del Consiglio quando un emendamento di questa natura, se fosse stato esaminato in un confronto a latere, avrebbe potuto essere affrontato e risolto con i chiarimenti che sono stati forniti. D'altra parte, sono questioni che attengono ai problemi sanitari, non essendo stato esaminato questo provvedimento dalla competente V Commissione ciò ha creato delle difficoltà. Comunque, con i chiarimenti che l'Assessore ha fornito, il Gruppo DC vota a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Il Gruppo MSI-DN invece voterà contro questo provvedimento perché non vede la necessità di affiancare con collaboratori esterni i funzionari della Giunta. In questo campo non vediamo la necessità di fare questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Trovo curiose le affermazioni del Capogruppo DC secondo cui le considerazioni fornite dall'Assessore al riguardo di questo emendamento confortano in un giudizio positivo e in un nulla osta che il provvedimento vada avanti.
Le precisazioni dell'Assessore sorreggono invece la tesi opposta: siamo di fronte a un cambiamento di natura sostanziale del Servizio ispettivo ragion per cui è opportuno, trattandosi di un servizio molto delicato soppesare bene le norme quando si va a legiferare al riguardo. Noi rinnoviamo la richiesta che il provvedimento sia rinviato all'esame della V Commissione. Se questa richiesta non venisse accolta, ci troveremmo costretti a votare contro il provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Per i chiarimenti forniti dall'Assessore riteniamo che nelle strutture amministrative e tecniche delle UU.SS.SS.LL. ci siano delle carenze di professionalità che devono essere colmate, pena una dequalificazione del servizio. Se così è, o noi siamo nella condizione di assumere rapidamente del personale che copra le lacune più significative oppure creiamo le condizioni perché con compiti e tempi precisi la Regione dia il supporto qualificato per colmare le carenze, soprattutto quelle macroscopiche che determinano un abbassamento della qualità dei servizi, sia nei settori tecnici che in quelli amministrativi. Mi pare questo il senso del provvedimento.
Noi abbiamo rilevato che ci sono carenze in alcune UU.SS.SS.LL.
invitiamo l'Assessore a non abusare di questo strumento, perché può voler dire prevaricare le UU.SS.SS.LL. e siamo d'accordo per un discorso d'intesa con le UU.SS.SS.LL. Preghiamo l'Assessore di tenere conto di quelle intese per non prevaricare le UU.SS.SS.LL. e di fare questa operazione quando l'USSL chiede alla Regione questo supporto. Quindi, con queste garanzie noi riteniamo di non essere d'accordo con la collega Minervini perché in qualche USSL esiste questa esigenza che abbiamo riscontrato come Gruppo.
Collega Acotto, non ci pare che questi chiarimenti siano contraddittori rispetto al voto favorevole della DC dopo i chiarimenti avuti. Certo questo modifica un po' i compiti e il ruolo del Servizio ispettivo, ma tutto sommato nei prossimi mesi potremo chiedere che l'Assessore venga in Commissione (visto che il Servizio ispettivo è in funzione ormai da tempo e sicuramente avrà fatto ispezioni significative) a riferire su come il Servizio ispettivo ha lavorato, cosa ha trovato ed eventualmente anche per modificarlo e per renderlo più aderente alle esigenze che l'Assessorato ha riscontrato sul territorio regionale.
In questo senso, diamo un appuntamento alla Giunta per i prossimi mesi in Commissione per fare il punto sul funzionamento del Servizio ispettivo venendo incontro anche alla giusta osservazione che il collega Acotto avanzava.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

L'intervento del collega Carletto rafforza l'esigenza che siamo di fronte ad una proposta di emendamento sostitutivo che apre elementi di grande delicatezza. Siccome apre elementi di grande delicatezza è necessario che il Servizio ispettivo garantisca la funzione pubblica e la capacità di prevalenza per quanto riguarda la guida dei collaboratori esterni.
Proprio sulla base di questo assunto, l'innovazione, che in linea del tutto teorica potrebbe essere accettata, deve fare i conti con un ragionamento sullo stato dei Servizi ispettivi delle UU.SS.SS.LL. Questo rafforzerebbe l'esigenza di portare un emendamento così importante e delicato ad una valutazione attenta della V Commissione, la quale, sulla base di elementi conoscitivi di problemi che rimangono aperti, potrà aderire a questa proposta. Se l'Assessore l'ha formulata è perch probabilmente esistono dei problemi, però il fatto che in materia sanitaria si normi senza che la Commissione competente abbia avuto la possibilità di fare una valutazione precedente, ci porta a dire che per noi la conclusione non può essere quella del collega Carletto, ma può essere esattamente l'opposto, precisando che non saremmo pregiudizialmente contrari all'emendamento sostitutivo previa valutazione attenta dello stato dei fatti nella V Commissione.
Insisto sul fatto che proprio sulla base di questo sia necessario un momento di riflessione stante l'importanza e la delicatezza della proposta formulata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, invito il Consiglio a riflettere sulla norma prevista all'art. 2 della proposta di legge. Il primo comma recita: "Fermo restando quanto previsto dagli artt. 9 e 10 il personale regionale pu essere altresì affiancato da collaboratori esterni individuati dalla Giunta regionale". Mi pare di una gravità estrema una norma di questa natura. Non sto a ricordare il dibattito svoltosi in quest'aula, ad esempio, in ordine alla legge sulle nomine.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Leggi anche il secondo comma.



VALERI Gilberto

Sono configurati in forma di incarico con riferimento alla specifica professionalità.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il secondo comma dell'art. 2 recita: "Ai sensi dell'art. 2 della L.R.
25/1/1988, n. 6, le collaborazioni di cui al comma precedente sono configurate in forma di incarico con riferimento alla specifica professionalità". Gli incarichi passano in Commissione regionale.



VALERI Gilberto

In tal caso integro in parte la mia osservazione. Non vedo come si possa mantenere una norma che associa il Consiglio regionale all'individuazione di ispettori la cui nomina attiene alle competenze della Giunta regionale. Il problema è di capire quali sono le procedure che con trasparenza portano all'individuazione di un elenco di esperti veri al quale si attinge in ordine alfabetico, di seguito e non in base a scelte di volta in volta discrezionali, a seconda delle eventuali opportunità della Giunta, o suggerite dall'USSL interessata o da altri.
Richiamo in proposito il dibattito della legge sulle nomine e i criteri in essa contenuti in quanto, dal punto di vista oggettivo, la selezione degli incarichi di esperto ispettivo ha una rilevanza certamente non inferiore.
Anche l'Assessore ha interesse a non trovarsi di volta in volta oggetto di telefonate, suggerimenti, pressioni, indicazioni di varia natura provenienti da varie direzioni, ed essere individuato come una sorta di mediatore tra le esigenze di un controllo rigoroso e le spinte ad un allargamento delle maglie dei controlli. La necessità di sottrarre la nomina degli esperti al patteggiamento politico-istituzionale Giunta e Consiglio, individuando reali professionalità e uno specifico Albo al quale quelle professionalità siano chiamate ad iscriversi, garantendo ad esempio che non vi siano rapporti d'affari ed incarichi trasversali, va garantita anche in questo settore.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non fare Marzachì o Caminiti.



VALERI Gilberto

Non sto facendo né Marzachì né Caminiti. Lascio questa battuta alla responsabilità dell'Assessore e non pretendo di elevarmi a magistrato. Ho esposto argomenti e gradirei ricevere repliche di merito. Diversamente dovremmo concludere che l'articolo della legge proposta è un oggetto di fede, in questo caso del pentapartito. Ma non penso che questa sia la conclusione a cui l'assemblea vuole pervenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

Signor Presidente, colleghi, ho richiesto di poter nuovamente intervenire perché forse con il mio primo intervento sono stato responsabile di aver scatenato una discussione molto vasta. Vorrei chiarire alcuni aspetti perché mi pare che quelli che erano i miei intendimenti siano stati in qualche misura travisati dal prosieguo della discussione.
Avevo colto - lo ribadisco - l'opportunità che un provvedimento di questo tipo passasse attraverso una discussione anche in sede di V Commissione. Su questo però, nell'ambito dei chiarimenti che poi l'Assessore ha dato, abbiamo potuto acquisire ragioni per superare l'ostacolo. Acquisiamo comunque che eventuali future problematiche in questo settore e di questo tipo, sarebbe opportuno che non venissero più sottratte anche ad una discussione in V Commissione. E' un proposito positivo, è un'acquisizione giusta per il futuro.
Detto questo, ho visto che si è poi trasferito parte del discorso sulla competenza nomine, per la quale c'è già una legge regionale a cui in questo emendamento si fa chiaro riferimento (non entro nel merito perché si tratta di una legge che è già stata approvata).
Quello che non colgo però è l'accusa di contraddizione nel comportamento del nostro Gruppo e nel discorso del nostro Capogruppo. Nella prima lettura, non sufficientemente meditata o compresa e prima di avere le delucidazione che abbiamo poi avuto dall'Assessore Maccari, eravamo rimasti in un momento di dubbio e nella necessità di un chiarimento. Quando l'abbiamo acquisito, consequenziale è stata la dichiarazione del nostro Capogruppo. Perché questo? Perché mi sono reso conto che per molti compiti ispettivi competenze professionali istituzionalizzate nel Servizio sanitario nazionale in molti casi non esistono perché non sono previste. In molti casi per poter fare un'ispezione a certi livelli è necessario attingere ad una consulenza esterna, secondo una tradizione che è propria anche della procedura dei Tribunali ordinari, questo per garantirci dai rischi contro i quali il collega Valeri diceva che dobbiamo essere tutelati. La trasparenza di queste cose deriva dal protocollo che è previsto per queste nomine. L'importante è che per settori così numerosi e svariati, come quelli esistenti nell'ambito della sanità, sia possibile adire ad ispezioni con controlli rigorosi, garantiti da professionalità adeguate. Non c'è niente di peggio che fare dei controlli ispettivi senza le adeguate professionalità, perché i risultati sarebbero distorcenti e le conclusioni che se ne trarrebbero opinabili o errate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Desidero solo ricordare al Consigliere Valeri che oggi la Giunta pu nominare e ha nominato le Commissioni di indagine senza avere alcun filtro del Consiglio perché è competenza di Giunta: ha nominato la Commissione ispettiva all'Oftalmico, all'Amedeo di Savoia andando a cercare le competenze specifiche nel sistema sanitario piemontese, nominando per l'Amedeo di Savoia il coordinatore amministrativo di Borgomanero, i due infettivologi primari di Cuneo e Vercelli, due membri del Servizio interno funzionari regionali, più il prof. Neri fuori dagli organici sanitari.
Quindi, la competenza della Giunta c'è pienamente ed è legittima. Ad oggi la situazione è questa. Il fatto è che noi non possiamo pagare queste persone. Quindi l'Assessore, in nome di un migliore Servizio sanitario deve continuamente chiedere favori: al direttore amministrativo che, invece di andare a guadagnare 50 o 70 mila lire a scavalco, si sente dire: "Mi faccia il favore di venire da Borgomanero a fare un'ispezione gratuita qui", e così vale per il personale sanitario. Ma un Assessorato regionale non può andare avanti a chiedere alle personalità che per favore vengano a fare queste ispezioni. Anche perché chiedere i favori si presta, in questo caso, ad interpretazioni che possono essere messe su un piano diverso.
Per cui con questo atto chiediamo una maggiore trasparenza ancora: l'elenco delle persone che possono essere nominate per le ispezioni passa al vaglio della Commissione consiliare.
Non è un atto di surroga o che si presta a telefonate, mi spiace sentire queste cose anche in quest'aula. Si tratta di una maggiore trasparenza! Poter pagare queste persone significa dare la possibilità all'Assessorato regionale e alla Regione di poter dire ad un coordinatore amministrativo: "Per favore, vada a sistemare", oppure: "Vada a dare una mano alla situazione di Rivoli, alla situazione del Maria Vittoria, alla situazione dell'Oftalmico". Quindi, potendo pagare queste persone, il rapporto è trasparente.
La ricerca di professionalità al di fuori l'ha già illustrata il collega Olivetti: è perché all'interno dell'Assessorato non abbiamo le professionalità e per alcune non esistono neppure all'interno del sistema sanitario. E' una logica di migliore funzionamento in un quadro di maggiore trasparenza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Valeri: sostituire le parole da "ai sensi.., precedente" con le parole "Le collaborazioni di cui al comma precedente sono disciplinate ai sensi della L.R. 25/1/1988, n. 6 e".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dall'Assessore Maccari: dopo l'art. 10 della L.R. 17/7/1986 n. 28 è aggiunto il seguente art.
10 bis: "Utilizzo di collaboratori esterni e attività di supporto all'USSL Fermo restando quanto previsto dai precedenti artt. 9 e 10, il personale regionale può essere altresì affiancato da collaboratori esterni individuati dalla Giunta regionale fra persone esperte nelle materie sanitarie e socio-assistenziali.
Ai sensi dell'art. 2 della L.R. 25/1/1988 n. 6 le collaborazioni di cui al comma precedente sono configurate in forma di incarico con riferimento alla specifica professionalità.
La deliberazione di individuazione dei collaboratori deve anche contenere il numero massimo di ispezioni espletabili per anno.
In relazione ai risultati dell'ispezione la Giunta regionale può disporre che il Servizio ispettivo, eventualmente affiancato dal personale di cui al comma primo del presente articolo e agli artt. 9 e 10, presti attività di supporto all'USSL interessata al fine di raggiungere gli obiettivi previsti all'art. 2.
Tale attività, disposta per un periodo determinato e per specifici obiettivi, viene stabilita sentita l'USSL interessata e non può in ogni caso sostituire la struttura tecnico-organizzativa dell'USSL medesima.
L'attività di supporto non comporta oneri a carico dell'USSL".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 13 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 45 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 500: "Partecipazione della Regione Piemonte al Centro di eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico"


PRESIDENTE

Il punto 26) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 500.
Il relatore, Consigliere Mercurio, prima di assentarsi mi ha comunicato che la relazione viene data per letta.
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Abbiamo collaborato efficacemente a modificare il testo di legge che era stato proposto dalla Giunta e per questa ragione il voto che esprimeremo in quest'aula sarà favorevole. Vogliamo brevemente, per sottolineare le principali modificazioni che abbiamo concorso ad introdurre nel testo.
La più rilevante consiste nell'aver ancorato la previsione di investimento di 3 miliardi contenuta nella legge (2 miliardi per il 1989 e 1 miliardo per il 1990) alla presentazione, da parte della società consortile, di progetti e di programmi tecnico-finanziari di investimento e di gestione. Programmi e progetti che dovranno dalla Giunta essere preventivamente sottoposti al parere del Consiglio regionale prima di poter procedere all'erogazione delle somme stanziate. Si è cioè preso atto che non esistendo ad oggi un progetto tecnico-finanziario di investimento e di gestione del Centro stesso non è possibile qualificare specificatamente l'oggetto da finanziare. La causa principale di tale situazione è rappresentata dai preoccupanti mutamenti intervenuti rispetto alla proposta originaria avanzata dagli Atenei. Tra queste novità spicca la decisione del Governo di stanziare soltanto 2 miliardi, ossia parecchi in meno di quelli inizialmente promessi, che è venuta a mutare lo scenario delle risorse e, conseguentemente, delle scelte anche tecnologiche e di impianto inizialmente ipotizzate.
Sotto questo profilo la relazione del Consigliere Mercurio che riprende in buona parte la elaborazione originaria è in parte sfalsata perché, come abbiamo ascoltato nel corso delle consultazioni fatte dalla Commissione gli stessi rappresentanti del Politecnico, degli Atenei e del CSI hanno posto in evidenza che gli scenari possibili sono diversi. La discussione sulle possibili alternative è affatto conclusa, anzi, l'impegno che si sono assunti i partecipanti al Consorzio è di far sì che il Comitato scientifico che deve assistere la società consortile metta a punto un progetto praticabile e condivisibile da tutti gli attori interessati.
La soluzione adottata è la più garantistica che era possibile introdurre nella legge, anche se è bene sapere che essa lascia impregiudicati i dubbi connessi ad una partecipazione dei privati sproporzionata rispetto al loro reale apporto finanziario. E' la prima volta che la Regione partecipa ad una società mista pubblico-privato conferendo un capitale che non si traduce interamente e proporzionalmente in pacchetto azionario.
D'altra parte, nel corso dei lavori della Commissione abbiamo anche constatato che ha una sua ragionevolezza il pensare ad una società aperta ad un impegno dei privati che si sostanzi soprattutto nell'azione per assicurare il collegamento della società medesima con il mercato e nell'approvvigionamento di commesse.
A tale proposito nel corso delle consultazioni gli industriali, tramite il segretario della Federpiemonte, hanno formalizzato l'impegno politico di garantire, già nella fase iniziale di avvio della società, commesse pari a 2 miliardi. Il che, evidentemente, si tradurrebbe in un contributo sostanzioso all'attività della società e al suo autofinanziamento. Peraltro l'inserimento del terzo comma dell'art. 2 pare garantire a sufficienza contro certe ipotesi suggerite dagli industriali e da alcuni settori del Politecnico, volte a sottrarre al CSI la gestione tecnica delle strutture del Centro. Nel corso delle consultazioni è stato a questo proposito messo in evidenza da più parti, in particolare dal prof. Gallino e dal rappresentante dell'Università, che questa ipotesi si tradurrebbe in un danno significativo per la società, in quanto un ancoraggio al CSI consentirà di sfruttare consistenti economie di scala.
L'obbligo di presentare al Consiglio regionale i programmi tecnico finanziari di investimento e di gestione del Consorzio consentirà appunto di verificare e di valutare in quale modo questa riserva verrà sciolta.
Tutto ciò considerato, gli scenari disegnati dalla proposta di legge in esame sono sicuramente di grande rilevanza e tali, almeno potenzialmente da collocare Torino e il Piemonte in una posizione di rilievo nell'ambito di una delle operazioni tecnologicamente più avanzate ed innovative: quella appunto del supercalcolo. Non può però essere sottaciuto che questi scenari sono al momento compromessi da un impegno finanziario del Ministero della Ricerca (2 miliardi dei 50 a disposizione) più che dimezzato rispetto alle promesse iniziali e assolutamente sottostimato rispetto al peso industriale e tecnologico effettivo del Piemonte. Le prospettive iniziali sono al momento compromesse anche dal fatto che, a tutt'oggi, gli impegni assunti dalle Amministrazioni comunale e provinciale di Torino, di concorrere con 3 miliardi (2 miliardi del Comune e 1 miliardo della Provincia) alla costituzione del budget finanziario della società, non hanno avuto alcun seguito. Di conseguenza i 14 miliardi inizialmente previsti, ridottisi a 8 dopo il voltafaccia governativo, rischiano un quasi ulteriore dimezzamento il che, qualora si verificasse, segnerebbe la pressoché certa liquidazione di ogni ambizioso progetto.
Per questa ragione il nostro voto positivo si accompagna ad una forte sollecitazione critica, motivata dalla necessità di una più adeguata capacità regionale di governare tutti i complessi processi dai quali dipende l'inveramento di un obiettivo per ora solo abbozzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Improvvisamente alcuni di noi hanno visto questo disegno di legge e come sempre succede quando si parla di strumentazioni scientifiche, si darebbe per scontato che finalmente c'è qualcosa di interessante e di importante e che quindi, vivaddio, qualcosa si tenta di fare. Quando per con maggiore attenzione, si va a verificarne i contenuti, sorgono degli interrogativi e dei problemi. Siamo di fronte alla ennesima operazione di costituzione di società; sarebbe importante che qualcuno della Giunta dicesse quante sono le società di grande valenza scientifica che in questi anni abbiamo costituito per capire come esse vengono a integrarsi, a coordinarsi.



CARLETTO Mario

Dovresti chiederlo al tuo Partito!



REBURDO Giuseppe

Non ho la tessera, caro Carletto! La mia tessera è quella che ti sta mostrando il collega Staglianò: è la tessera dell'Associazione per la pace!



(Commenti dai banchi del centro)



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, le chiedo di ripristinare le condizioni tali per cui io sia in grado di continuare l'intervento.
Sarebbe interessante disporre di questo quadro al fine di poter fare un ragionamento più attento perché indubbiamente queste iniziative hanno un certo rilievo.
Esaminando il provvedimento più attentamente sorgono problemi questioni ed interrogativi. Ancora una volta siamo di fronte ad un'iniziativa positiva, i cui contenuti presentano però interrogativi insuperabili.
Quando si parla di settori strategici, e si evidenziano ad esempio il settore elettrico e quello aeronautico, in chi ha una certa sensibilità si accende immediatamente la lampadina sul fatto che nessuno, tra gli enti che promuovono questa iniziativa, ci garantisce che un impegolamento della Regione Piemonte, già avvenuto attraverso il CSI, non avvenga anche attraverso il nuovo Centro di eccellenza per il calcolo scientifico e tecnologico.
Il dubbio è però una certezza perché il settore aeronautico presente in Piemonte, in particolare per quanto riguarda l'aspetto Aeritalia, ma non solo, ha una potenzialità di produzione di netta prevalenza di carattere militare.
Presidente, ho sottolineato che l'iniziativa è positiva, ma presenta caratteristiche di grande preoccupazione. Per quanto riguarda il CSI noi avevamo chiesto un impegno alla maggioranza perché rispetto al rapporto con l'Aeritalia si scindesse quella parte che andava a ricadere sulla produzione di carattere militare, ma garanzie in questo senso non ne sono state date. Ora si ripropone un'operazione interessante ed importante, ma che presenta valenze di ambiguità, anzi, per certi aspetti, di certezza di ricaduta in settori esplicitamente militari senza che sia assunta nell'ambito di questa impostazione legislativa, la garanzia di affrontare il problema.
Collega Valeri, la garanzia potrebbe potenzialmente essere data là dove si recita che la Regione di volta in volta rispetto ai progetti compie i propri investimenti, ma si deve anche dire che alcune volte abbiamo provato ad innestare in questa realtà una problematica da affrontare non in termini ambigui, ma in termini di ragionamento, di comprensione e di approfondimento prima che di intervento, ma l'operazione è stata ogni volta brutalmente respinta. La matrice etica della maggioranza di questo Consiglio è quella di dire che comunque l'operatività della tecnologia prevale sugli interessi etici. Ecco perché alcuni di noi esprimono grandi perplessità non sull'operazione di per se stessa, ma sul fatto che la struttura pubblica non è in grado di preservarci da ricadute, rispetto alle quali ci dovrebbe essere maggiore attenzione da parte di una struttura pubblica. La Regione Piemonte è l'unica Regione italiana impegnata direttamente in compromissioni di carattere militare, mentre altre Regioni hanno operato in senso diverso.
La nostra preoccupazione purtroppo è una certezza per come vi state muovendo su questi temi. Perciò se dal punto di vista teorico l'operazione è interessante, intelligente e futuribile, per quanto riguarda invece la realtà questa gestione non garantisce il fatto che la Regione non sia così coinvolta in operazioni chiaramente discutibili dal punto di vista etico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Mi ero riservato il voto in aula e sciolgo la riserva dichiarando il voto favorevole del Gruppo MSI-DN sul progetto di legge, anche se rimangono due perplessità che avevo già prospettato in sede di Commissione.
La prima perplessità ha carattere formale ed è quella secondo la quale e in forza della quale osservo che lo Statuto consente alla Regione Piemonte di gestire i servizi di rilevanza regionale solo con la forma della società per azioni. In questo caso si gestisce questo Servizio regionale con la forma della società consortile sotto forma di società a responsabilità limitata. Un rilievo formale però esiste perché i costituenti del lontano 1970 avevano ritenuto di limitare la partecipazione della Regione Piemonte a società per azioni solo a questo tipo di forma.
Il secondo rilievo più sostanziale è nei seguenti termini. La Regione Piemonte partecipa, con uno stanziamento di 10 milioni, accanto ad altri otto partner (Università, Politecnico e quelli elencati nella relazione al disegno di legge), però sicuramente l'Ente Regione stanzierà, sia pure con le forme garantiste previste nel disegno di legge, 2 miliardi nel 1989 e 1 miliardo nel 1990. La mia perplessità è che non sono riuscito a comprendere perché, di fronte alla certezza di questi stanziamenti, la Regione non abbia assunto un ruolo se non maggioritario però più preminente nell'alveo di questa società consortile. Mi è stato detto che il Presidente della società sarà il Presidente della Giunta pro tempore, però penso che a fronte del vistoso stanziamento, rastrellato fra le pieghe del magro bilancio, sarebbe stata opportuna una partecipazione più preminente.
Ciò premesso, e nonostante queste riserve, il voto, vista l'utilità sostanziale dell'operazione, non può che essere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio informare il Consiglio regionale che proprio in questi giorni due aerei militari G222 dell'Aeritalia sono stati acquistati dal governo del Guatemala, il quale come è noto, è impegnato in una guerra dura e feroce contro il suo stesso popolo. Le implicazioni tra gli investimenti della Regione, il CSI e l'Aeritalia vanno controllati escludendo qualsiasi ricerca o ricaduta di tipo militare, oppure un investimento di questo genere non può essere accettato. A me pare che la Giunta regionale non sia in condizioni di verificare il tipo di ricerca che viene svolto, né la ricaduta sociale che essa avrà. Il rapporto tra investimenti, tecnologie e armamenti è un rapporto purtroppo stretto, non sempre evidente, ma questa Giunta è all'oscuro di tutto, non sa quanto è accaduto in questi ultimi tempi e non riesce a vedere le implicazioni tra la ricerca scientifica, la ricerca tecnologica e gli armamenti. Riteniamo che le armi uccidano ancor prima di essere usate perché sottraggono risorse alle popolazioni affamate e ad altri bisogni vitali. Credo che la Regione debba rivedere la propria politica di investimenti nei settori tecnologici: tali investimenti devono essere chiaramente destinati a scopi di pace, oppure, date le loro implicazioni belliche, non potranno essere accettati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore ai servizi sociali

Cercherò di essere veramente sintetico, voglio dire che questa iniziativa, come è stato riconosciuto d'altra parte da tutti, è un'iniziativa di grande rilievo, anche la stessa consultazione in VIII Commissione con la presenza dei rappresentanti del CNR ha posto in evidenza l'assoluta esigenza che il Piemonte si doti di un supercalcolatore, perch una Regione come la nostra, tecnologicamente avanzata, non può trovarsi in una condizione di minorità e di ritardo nei confronti dell'innovazione che è una scelta che abbiamo tutti condiviso come opzione di sviluppo della nostra Regione.
L'importanza dell'iniziativa è fuori discussione, il peso pubblico che la Regione dà all'iniziativa è molto importante, certo lo stanziamento del Ministero è stato modesto, però noi nutriamo fiducia che, anche con la riconferma di Ruberti che conosce questo argomento a fondo, si possa avere una seconda tranche in futuro; non è escluso, anche se al momento non ci sono fondi previsti in proposito; possiamo prevedere che nel 1990 qualche cosa sarà possibile ottenere ancora. E' un'iniziativa molto forte. La Regione, anziché dare un contributo come lo dà lo Stato, ha pensato invece di dare una propria partecipazione - rispondo in qualche misura anche all'osservazione del collega Majorino - all'iniziativa con questo obiettivo: non soltanto sostenere la ricerca dell'Università e del Politecnico, ma sostenere nel concreto lo sviluppo dell'attività economica e produttiva nella nostra regione; e una volta tanto è un'iniziativa che va a diffondersi su tutto il territorio regionale e a beneficio di una ulteriore avanzata tecnologica applicata del nostro sistema produttivo.
Certamente, caro collega Adduci, quando arriveranno le commesse, che però sono fondamentali, per muovere il settore produttivo e non fare soltanto della ricerca pura. Inoltre c'è anche l'esigenza di avviare un'iniziativa che economicamente si regga, perché noi non siamo certo d'accordo nel portare avanti iniziative che pesino sul pubblico. Deve essere un'iniziativa che si regga. Quando arriveranno le commesse, certo saranno, per definizione, commesse di alta ricerca. Evidentemente il sistema produttivo piemontese è quello che è, ma non è certamente questa un'iniziativa che va a supporto dell'Aeritalia in particolare, ma va a supporto dell'intero sistema produttivo, anzi, deve puntare su un effetto diffuso. La FIAT ha il suo supercalcolatore, cerchiamo di dare al Piemonte un supercalcolatore che serva il sistema produttivo e non soltanto la grande impresa, che serva le imprese di diversa dimensione interessate a questo tipo di sviluppo tecnologico.
Lo sviluppo tecnologico è una scelta di fondo che abbiamo tutti concordato la Regione debba perseguire: arrivare a selezionare e a vedere quali commesse direttamente o indirettamente arrivino a favorire certi settori di produzione di armi è un'impresa impossibile. La Regione ha assunto una certa posizione in proposito: non è vero che non abbiamo fatto nulla, perché quando ci è stato chiesto di svolgere un'indagine attraverso l'IRES, abbiamo inserito il tema nel programma dell'IRES, ma è chiaro che non possiamo andare a selezionare orizzontalmente o a porre delle avance o delle limitazioni ad una scelta che ha in s' delle grandi potenzialità di sviluppo del tutto pacifiche perché lo sviluppo e la crescita tecnologica sono innanzitutto uno strumento di pace.
La nostra richiesta di un voto favorevole ed unanime mi pare rafforzata anche dal lavoro compiuto in Commissione che è stato di utile approfondimento nel quale si è cercato di offrire tutte le garanzie di chiarezza e tutte quelle garanzie di operatività che consentono a questa iniziativa di avere successo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Montefalchesi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi sono stato molto collaborativo nel senso che questa è la prima volta che prendo la parola e per ora continuerò ad essere collaborativo perché sarò brevissimo. Quindi condividendo le argomentazioni portate dai colleghi Reburdo e Adduci voter contro questo progetto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il problema dei G222, sollevato dal collega Adduci, si affianca al provvedimento della vendita (di cui si è avuta notizia tramite un'interpellanza presentata dal Gruppo parlamentare Verde al Governo di Bonn) di 50 Tornado, prodotti dal Consorzio internazionale Panavia, del quale l'Aeritalia fa parte. Nel caso specifico l'Aeritalia di questi aerei fa le ali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Sono favorevole a questo provvedimento; voglio soltanto sgombrare il campo in quest'aula dal dubbio che l'Assessore Brizio possa essere considerato un guerrafondaio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La dichiarazione di voto della collega Bergoglio è molto importante perché mette sull'avviso, qualora ce ne fosse stato bisogno, che ad essere guerrafondaio non sarà l'Assessore Brizio, ma sarà l'intero Consiglio, se questo Consiglio si appresta ad approvare tale provvedimento.
Penso che le considerazioni svolte dal collega Reburdo non siano fuori luogo; può darsi che l'ora tarda e la stanchezza ci facciano enfatizzare per tenerci un po' su con il morale, i termini del problema. Ma il problema è esattamente in quei termini molto concreti, cioè è scritto da molte parti che sviluppo non sia sempre uguale a progresso. Mi soffermo a quello che avviene in Amazzonia e in molte altre parti del globo.
Penso che rimarcare i concetti pacifisti e non violenti, che il collega Reburdo con motivato impegno ha fatto prima, non sia assolutamente da sottovalutare. Sono ragionamenti molto seri che si vuole proporre all'attenzione di tutti per offrirli alla meditazione. Con il collega Adduci e gli altri abbiamo già cominciato a meditare da qualche tempo e senza rivendicare primogeniture, ci apprestiamo a votare contro questo provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 39 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 424: "Istituzione del Consiglio regionale sui problemi dei minori e sostegno di iniziative per la tutela dei minori"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 424, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Emilia Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Sebbene si sia a questo punto della giornata, non ritengo di dover liquidare questo provvedimento semplicemente dandone per letta la relazione; il farlo significherebbe sminuire l'importanza di un provvedimento che ha fatto in questo Consiglio una lunga e non giustificata anticamera. Non ho però il sadismo di leggere, a quest'ora, tutta la relazione. Senza eccedere nel voler sottolineare l'importanza di questo provvedimento, voglio però sottolineare una cosa di cui debbo dolermi. In quest'aula è spesso avvenuto che alcuni provvedimenti che hanno richiesto impegno e fatica (e questo è uno di quelli) finiscono, per una serie di ragioni e non sempre per ragioni d'urgenza, di essere posticipati ad altri che vengono invece inseriti su piste privilegiate. Credo che questo provvedimento, che è stato riportato all'esame della Commissione e che ormai da quasi due mesi è stato di nuovo licenziato, meriti tutta l'attenzione e tutto l'impegno del Consiglio regionale.
Il progetto di legge si colloca all'interno di un processo di riflessione avviato da tempo su una tematica di grande complessità: la condizione dei minori nella nostra regione e la necessità di una politica minorile unitaria ed organica. Ed essendo consapevoli che a livello regionale e locale le possibilità di incidere in modo sostanziale sono limitate, la Giunta prima e il Consiglio poi con questo progetto di legge intendono individuare e delineare alcune scelte che abbiano soprattutto il carattere della sperimentalità e dell'approfondimento della ricerca.
La proposta di istituire un Consiglio regionale per i problemi dei minori non è certamente un intervento risolutivo né è un intervento che assorbe tutti i problemi legati ai minori.
Le stesse osservazioni che sono state fatte al momento delle consultazioni hanno centrato il problema: non si dovrebbe arrivare ad intervenire sui minori quando sono a rischio, quando presentano difficoltà quando sono al di là della fascia di normalità. Di fatto questa iniziativa si colloca più in una fase di intervento sui rischi di devianza o di difficoltà che non nella fase preventiva che dovrebbe coinvolgere la scuola, la famiglia e tutti i settori di intervento nel mondo minorile. Ma anche con questi limiti, rappresenta sicuramente un passo avanti, è sicuramente un'iniziativa utile soprattutto per coordinare, collegare, far parlare tra di loro, in un momento organizzativo e integrato, tutti coloro che nel territorio regionale piemontese si occupano del problema dei minori onde consentire un miglior raccordo, evitando gli inconvenienti, che in alcuni casi si sono verificati, di interventi tra di loro scoordinati.
Polemiche su vicende di questo tipo hanno occupato recentemente le cronache e le pagine dei giornali del Piemonte.
Credo che questa sia una iniziativa complessivamente importante e che strada facendo, si potrà arricchire sia del contributo dell'esperienza e forse in un momento successivo, potrà essere oggetto di ulteriori modifiche e approfondimenti, magari di estensione della sua attività e delle sue competenze.
Per queste ragioni ritengo sia importante che questa sera il Consiglio regionale esprima il suo voto favorevole a questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, a questo punto della giornata per quanto riguarda l'economia dei nostri lavori, sarebbe bene conoscere quanti punti all'o.d.g. la Presidenza intende ancora sottoporre alla discussione del Consiglio. Credo che ciascuno di noi abbia il diritto di organizzarsi sulla base delle decisioni che la Presidenza intende sottoporre all'attenzione del Consiglio affinché si possa giungere ad una valutazione da parte del Consiglio sull'opportunità o meno di continuare i lavori.



PRESIDENTE

Concludiamo prima la discussione relativa al progetto di legge n. 424 e successivamente esamineremo altri provvedimenti iscritti all'o.d.g.
valutando nel contempo quelli che potranno essere rinviati.



FERRO Primo

Sarebbe opportuno che lei dicesse se si esauriscono i lavori con l'esame di questo punto all'o.d.g. o se invece si intende continuare.



PRESIDENTE

L'intenzione era quella di esaurire i punti iscritti all'o.d.g., però è chiaro che questa intenzione si misura con la ragionevolezza dei momenti nei quali ci si viene a trovare. A questo punto propongo di esaurire la discussione sul progetto di legge n. 424, successivamente, anche alla luce delle relative scadenze, valuteremo quali sono i provvedimenti da discutere.
Se non vi sono altre richieste di parola in discussione generale possiamo procedere all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 424.
ART. 1 - Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: dopo la parola "indagine", aggiungere le parole "elaborare e promuovere progetti, attuare verifiche, valutazioni".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie questo emendamento. Preciso che tale emendamento va inserito dopo la lettera b).



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: dopo la lettera b), aggiungere la seguente lettera: "c) fornire documentazione e supporti informativi a soggetti pubblici e privati che operano con finalità rivolte ai problemi dei minori".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie anche questo emendamento, con la precisazione che come per quello precedente, deve essere inserito dopo la lettera b).



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Ala e Staglianò: al punto c), dopo le parole "alla Giunta", aggiungere le parole "ed all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Il mio voto sull'art. 1 sarà favorevole, ancorché il lessico, la terminologia usata in questo articolo, l'insistenza ad esempio sui minori come problema da un lato e la necessità di una politica unitaria per i minori dall'altro, mi lasciano un margine di perplessità. Per il momento è una questione di terminologia; in sede di dichiarazione finale invece parlerò di un altro problema.
Ribadisco quindi il mio voto favorevole all'art. 1, ancorché venga da parte mia sottolineato che il linguaggio con cui queste finalità sono espresse non è dei più idonei.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Il linguaggio che è stato usato, collega Ala, è quello del Consiglio nazionale dei minori sul quale tutti sono stati concordi.



ALA Nemesio

Sono d'accordo, ma i minori non sono un problema, sono una speranza.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: la lettera d) è così modificata: "d) da due rappresentanti delle Amministrazioni provinciali della Regione designati dalla Sezione regionale dell'UPI".
Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: alla lettera g), dopo la parola "minori", sostituire con le parole "individuate ai sensi della L.R. 18/2/1985 n. 10".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Il primo è un emendamento della Giunta limitato alla seconda parte perché la prima è stata cassata in quanto già respinta in Commissione. E' un emendamento che tende ad andare incontro alla richiesta dell'UPI che chiedeva due rappresentanti.
Circa il secondo emendamento, cioè l'individuazione delle Associazioni ai sensi della L.R. 10/85, devo dire che alla Giunta pareva implicito questo riferimento, mentre con questo emendamento il concetto viene reso esplicito. Chiaramente la proposta sarà sempre della Giunta, ma l'individuazione delle Associazioni seguirà la procedura della L.R. n.
10/85. Viene accolto il secondo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione il secondo l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: aggiungere un comma quinto: "La Regione fornisce strutture e mezzi idonei al funzionamento del Consiglio regionale dei minori".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al primo comma, seconda riga, le parole "iniziative di cui all'art.
1, lettera a)", sono sostituite con le parole "iniziative previste dalla presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 8 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: dopo la parola "approvate", sostituire con le parole "con deliberazione del Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta non può accettare l'emendamento perché porterebbe a coinvolgere il Consiglio in aspetti deliberativi che non sono di sua competenza. A maggior ragione non è accoglibile in quanto c'è poi la relazione annuale al Consiglio che, come avviene per gli altri enti comprenderà la relazione finale del lavoro compiuto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Ala e Staglianò: alla sesta riga, dopo la parola "associati", aggiungere la parola "anche".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

L'emendamento è accolto perché è migliorativo sotto l'aspetto formale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 32 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: al primo comma, dopo la parola "stabiliti", sostituire con le parole "dal Consiglio regionale con propria deliberazione".
La parola Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Questo emendamento, concatenato all'emendamento respinto dal Consiglio sull'art. 4, ha una motivazione: comprende tutta l'attività che non è solo il funzionamento della Consulta, ma è anche un'attività di sostegno con finanziamento dei progetti degli enti locali per le politiche giovanili ed è un'attività che, per come è configurata la legge, esclude la conoscenza del Consiglio. Il Consiglio al punto 3) dell'art. 5 è informato a posteriori di quello che la Giunta ha fatto.
Il nostro emendamento non chiede il passaggio di deliberazione, ma dei criteri con cui si informano le politiche e gli interventi della Giunta e chiede che questi criteri siano definiti dal Consiglio regionale altrimenti non vi è alcun passaggio in Consiglio regionale.
Condivido la necessità di non avere tutti gli atti amministrativi che passano, ma gli input, le direzioni di marcia, gli obiettivi e i criteri di formazione di questa spesa credo siano competenza del Consiglio, altrimenti non sapremo mai niente di come spende i soldi e di quello che fa la Giunta su questo terreno in base a questa legge e ne saremo informati solo ad anno compiuto, perché la relazione è posticipata. Sull'erogazione dei contributi poi la Giunta riferisce quando questi sono stati dati, ma non sui criteri e sulle finalità.
Invito l'Assessore e il Consiglio a riflettere su un passaggio che non è di deliberazioni, ma è semplicemente di definizione di criteri generali mentre qui si ritiene che gli stessi criteri generali siano competenza riconducibile alla Giunta e non invece un atto di piena espressione di volontà politica che compete al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

La Giunta rimane dell'opinione di non accogliere l'emendamento. Siamo di fronte ad un organismo consultivo anche se ha potere di iniziativa. Se fissiamo dei criteri rigidi con deliberazioni di Consiglio andiamo a creare un grave appesantimento. Il Consiglio è ampiamente informato. E' vero che viene informato a posteriori, ma chiaramente la discussione del Consiglio è poi quella che promuove eventuali correzioni se risultano necessarie.
Accettiamo invece nella sostanza l'emendamento successivo al terzo comma dell'art. 5, dove si dice che la relazione deve riguardare anche i programmi di intervento, conché il testo generale venga modificato nel modo seguente: "La Giunta regionale relaziona annualmente al Consiglio regionale in merito all'erogazione dei contributi, ai programmi di intervento sull'attività svolta dal Consiglio regionale sui problemi dei minori".
Quindi, c'è già la sostanza del rapporto con il Consiglio, non possiamo portare il Consiglio a livello di deliberazione di criteri operativi e non criteri di indirizzo di politica generale. La Giunta non ritiene assolutamente accoglibile questa proposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: al terzo comma, dopo le parole "dei contributi", aggiungere le parole "e ai programmi di intervento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Riteniamo fondamentale l'emendamento che è stato respinto perch l'emendamento, di cui al terzo comma dell'art. 5, che è stato approvato, è ancora altra cosa: sono le linee generali di intervento. Una cosa sono le linee generali di intervento, altra cosa sono i criteri con cui si danno i contributi. Non capisco perché l'erogazione di contributi, che è già una commistione impropria di questa legge, debba essere svincolata da ogni tipo di criterio e affidata alla discrezionalità totale della Giunta e perch questi criteri non abbiano una sanzione del Consiglio. Ci pare un limite grave che si è voluto definire a questa legge, quindi contro la dicitura che ne risulta dell'art. 5 noi daremo voto contrario.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: il primo comma viene così sostituito: "I membri del Consiglio regionale sui problemi dei minori e gli esperti di cui al precedente art. 3, comma secondo, che non siano Consiglieri regionali o dipendenti della Regione, hanno diritto per ogni seduta del Consiglio o dei gruppi di lavoro alla corresponsione dell'indennità prevista dalla L.R. 2/7/1976, n. 33".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - Emendamenti presentati dai Consiglieri Sestero, Dameri, Avondo e Calligaro: 1) sostituire "L. 20 milioni" con "L. 50 milioni" 2) sostituire "L. 30 milioni" con "L. 100 milioni".
La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Non accolgo questi emendamenti perché i fondi sono limitati ed anche perché siamo a settembre e il Consiglio regionale dei minori partirà a fine esercizio e per l'esercizio prossimo lo stanziamento potrà essere congruamente aumentato. L'indirizzo di dare maggiori risorse ci trova consenzienti, il tempo però non consentirebbe l'utilizzazione e oltretutto abbiamo già dovuto reperire le risorse in modo non facile nell'ambito di quelle fissate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Sono favorevole all'emendamento, pur comprendendo ovviamente il condizionale dell'Assessore, che "accoglierebbe". Voglio però dire che nella giornata di oggi erano previsti - mi riferisco a Consusa interventi regionali di ordine astronomico, rispetto alla cifra che viene proposta in questo emendamento. Invece qualsiasi ragionamento concreto e di speranza dovrebbe considerare che, anche se l'intervento regionale attuato con questa legge è piccolo in sé, si investono 30 milioni per il problema dei minori e invece miliardi per i camion che girano nella nostra regione cosicché anche se i soldi non ci sono, bisogna votare a favore di questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Naturalmente siamo favorevoli agli emendamenti presentati. Sulle argomentazioni della Giunta, vorrei far notare che mentre si potrebbe comprendere che, essendo a luglio, 20 milioni forse possono permettere il funzionamento, anche se non di straordinario rilievo, del Consiglio regionale sui problemi dei minori, mantenere però 30 milioni come contributi per la realizzazione di progetti a tutela dei minori significa assegnare 5 milioni per Provincia. Se l'ordine di grandezza è di 5 milioni per metà anno, anche se per il prossimo anno lo si raddoppia, con questa cifra non si fa nulla.
Noi abbiamo proposto 100 milioni considerando uno stanziamento di avvio non annuo, ma semestrale. Mantenere la cifra di 30 milioni penso significhi inficiare tutta la legge. Avremo un organismo che si chiama Consulta, ma non avremo una politica a favore dei giovani. Ha ragione il collega Ala: ci vogliono centinaia di milioni, se non alcuni miliardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

La mia dichiarazione di voto è per raccogliere le sollecitazioni che sono giunte dai Consiglieri, cercando di tenere conto delle osservazioni che ha fatto l'Assessore Brizio.
E' realistico pensare che il Consiglio regionale sui problemi dei minori, tra la fase procedurale di approvazione formale da parte del Comitato di controllo e la fase in cui gli enti in questione e le rappresentanze forniranno i loro nominativi, possa andare a regime ragionevolmente. E' soddisfacente ipotizzare che entro la fine del corrente anno questo organismo sia in grado di operare concretamente e di impostare la sua attività. Non credo che in questi mesi, che saranno destinati alla sua costituzione, siano necessari grandi fondi, anche perché non sarebbe in grado di spenderli.
E' giusto però cogliere lo spirito delle osservazioni fatte dai Consiglieri che sono intervenuti, nel sostenere che uno sforzo, rispetto alle politiche sociali e agli impegni nel campo di questi problemi, deve essere fatto proprio perché il raffronto rispetto ad altri investimenti e ad altri interventi anche di tamponamento di situazioni deficitarie, che la Regione fa con una certa qual frequenza, richiede da parte nostra una sensibilità e un'attenzione a questi problemi.
Nell'esprimere il voto favorevole con queste motivazioni, chiedo formalmente all'Assessore un impegno affinché la sua volontà e la sua impostazione di intervenire concretamente sia fatta propria nel prossimo anno da questo Consiglio regionale.
Il lavoro di questo Consiglio non deve essere soltanto quello di finanziare i singoli progetti, ma deve essere soprattutto un momento di coordinamento, di informazione e di impostazione di iniziative che anche altri enti locali, pubblici, privati, forze sociali e via dicendo, dovranno attivare. Altrimenti qualsiasi stanziamento, anche consistente, non risolverà il problema che sta dietro all'iniziativa che stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Assicuro che nel bilancio prossimo si cercherà di inserire il massimo importo possibile. Siamo stati un mese fermi in I Commissione perché non c'erano possibilità di coperture finanziarie, seppure limitate, ed abbiamo faticato a trovare le risorse di avvio. Quindi bisogna comprendere. Le osservazioni della collega Bergoglio d'altro canto sono molto puntuali se pensate che dovremo ricorrere comunque per l'individuazione alla Commissione Nomine, il che ci porterà a ottobre o novembre.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Condividiamo l'istituzione di un Consiglio regionale sui problemi dei minori. Crediamo sia uno strumento utile che possa rafforzare il sostegno da parte della Regione, di interventi per le politiche giovanili che gli enti locali devono fare. Il problema però è che qui non vi è alcun intervento per le politiche giovanili e nessun intervento per i minori.
Dietro l'istituzione di questo Consiglio regionale infatti vi è il problema delle disfunzioni, degli arretramenti che tutta la politica assistenziale ha registrato in questi anni: investimenti non sufficienti, retrocessione rispetto a forme di politiche per i minori più incisive, il ritorno a strumentazioni, a strutture, a tipi di intervento che tendono ad assistere l'emarginazione, ma non a produrre fenomeni di integrazione. Quindi risorse non sufficienti e assenza di politiche. Dopo quattro anni di governo di questa Amministrazione, abbiamo motivi consistenti per credere che non sarà sufficiente un Consiglio regionale sui problemi dei minori per invertire una situazione di questo genere. Ed avere in questa sede un'integrazione tra i funzionari di Assessorati diversi, anche se lo strumento di per sé andrebbe bene, essendo la politica per i giovani trasversale, non sarà sufficiente a garantire politiche che esigono un coordinamento, una collegialità e una progettazione coordinata all'interno di un esecutivo per perseguire progetti di questo tipo.
Le resistenze registrate a modificare alcuni punti della legge (l'articolo finanziario, l'articolo procedurale) ci fanno temere che l'esistenza del Consiglio regionale sui problemi dei minori sarà la copertura di qualche scarsissima risorsa distribuita da qualche parte risorsa peraltro pressoché risibile. Il Consigliere Ferro ha fatto un calcolo: costa di più discutere questa legge di quanto non si dia a ciascuna Provincia con i fondi qui stanziati; 6 milioni circa è l'ordine della spesa per far funzionare una giornata di Consiglio e 6 milioni è quanto diamo per gestire politiche giovanili in un anno ad una Provincia che comprende poi centinaia di Comuni.
Per tutta questa serie di motivi noi esprimiamo un voto di astensione il che vuol dire che per noi va bene istituire il Consiglio regionale sui problemi dei minori, ma esso non riuscirà ad aggiungere molto ad una politica inesistente sulle tematiche giovanili, e in modo particolare su quelle dei minori così scassata com'è quella che questa maggioranza ha costruito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò una brevissima dichiarazione di voto su questa legge.
Intervengo a nome del mio Gruppo per dire che questa legge è da noi ritenuta una povera e piccola legge perché, non affrontando il problema dei minori nella sua enorme complessità, problema che già da anni avremmo dovuto affrontare, e limitando il problema ai minori in difficoltà, chiude troppo il cerchio delle necessità e delle complessità di un tema quale è quello della tutela dei minori.
Concordo con la relazione introduttiva del Presidente della V Commissione Bergoglio laddove dice che nell'ambito del Piano socio sanitario deve essere ridefinito un progetto di tutela materno-infantile e concordo anche laddove dice che questa è solamente una legge sperimentale.
Però a noi pare che questa non sia una legge che possa accontentare un Consiglio regionale, oltretutto alla fine della legislatura, proprio perch un problema così complesso avrebbe dovuto essere affrontato prima in un modo più completo.
Ci auguriamo che prima della fine della legislatura si possa mettere in onda una legge completa su questa materia così pregnante e così importante.
Comunque, pur con tutte le nostre riserve, diamo un voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Anch'io desidero intervenire per fare una dichiarazione di voto.
Inizialmente ho detto che sarebbe importante che si impostasse più una politica preventiva a favore dei minori attraverso tutte le fasce nelle quali i minori sono presenti ed inseriti.
Ci rendiamo conto che l'intervento fatto nelle fasi di rischio e di difficoltà è tardivo e riduttivo rispetto alle esigenze che possono esserci. Però ci rendiamo anche conto che da qualcosa bisogna pur cominciare se vogliamo far crescere la consapevolezza e il peso degli interventi degli enti pubblici, delle associazioni di volontariato e di quanti altri hanno a cuore questo problema e la crescita complessiva delle attenzioni nei confronti dei minori.
Vi è una serie di problemi aperti che sicuramente questa legge consentirà di affrontare meglio, cercando di attuare dei coordinamenti, dei collegamenti e delle iniziative che siano conosciute ai vari enti e che siano impostate con una visione, un orientamento e un indirizzo comuni. Se questa legge nell'immediato riuscirà a trovare questo tipo di impegno da parte di tutti gli addetti ai lavori, sicuramente sarà una base di partenza utile per fare quegli altri passi che noi riteniamo necessari ed importanti. Sarà compito dello stesso Consiglio quello di sensibilizzare e sollecitare i vari Assessorati e i vari settori di intervento perché vi sia una precipua e specifica attenzione proprio in chiave preventiva e di impostazione del problema dei minori in quanto tale. Questo discorso non crescerà mai se non lo si avvia e se non lo si imposta e se non si crea un momento di confronto. La nostra legge regionale, pur essendo a somiglianza di quella nazionale (che però ha un'impostazione più vicina ai problemi del Ministero di Grazia e Giustizia), ha già fatto in sede regionale un passo avanti perché noi non la vogliamo considerare riduttiva rispetto al settore dell'assistenza in quanto tale, bensì inserita nel settore della sicurezza sociale, degli interventi di servizio sociale globalmente inteso. In questo senso è un'impostazione corretta e concreta.
Si parla poi di una relazione annuale: voglio sperare che questa, a differenza di altre relazioni annuali che poi di fatto slittano, non si fanno o passano nel disinteresse generalizzato, venga svolta, per cui si potranno effettuare i necessari correttivi ed approfondimenti al fine di fare ulteriori passi avanti.
Non si tratta quindi di una legge riduttiva e limitativa: si tratta di una legge tesa a fare un passo dopo l'altro. Questo è lo spirito con cui è stata licenziata dalla Commissione competente. Naturalmente il voto del Gruppo DC è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Tutto il Consiglio è consapevole del fatto che questo è un tassello che si cerca di mettere rispetto ad un universo di questioni o come qui si dice ad "un universo di problemi". Sotto certi aspetti, il futuro di questa legge è affidato a una serie di soggetti, al Consiglio sui problemi dei minori in primo piano, all'interno del quale però vi sono soggetti che così come sono stati scelti (non so nemmeno se era possibile fare diversamente) sono pesantemente connotati in senso burocratico. Ad esempio, le solite istituzioni che, sotto certi aspetti, sono parte del "problema" (l'ANCI, le Province, le amministrazioni locali, le UU.SS.SS.LL.). Istituzioni che, non avendo risolto questo "problema" prima stando da un'altra parte, non penso che entrando nel Consiglio possano risolverlo. D'altra parte, non vi sono molte altre soluzioni: l'unica scommessa all'interno di questo Consiglio deve essere giocata rispetto a quelle forze e soggetti sociali che, al loro interno, possono essere portatori non di questa connotazione pesantemente burocratica. E' su di loro, sulle forze del volontariato e sulle associazioni, che dovrà essere giocata qualche carta. Dall'altra parte, è affidata alla Giunta e al Consiglio: se la relazione, è stato richiamato anche negli interventi precedenti, che verrà fatta sarà effettivamente considerata dal Consiglio una relazione sulla quale investire passione tempo e interesse, anche questo sarà un elemento positivo. Vi sono però i precedenti di altre istituzioni regionali (chiamiamole così anche se il termine "istituzione" non è esatto) quali, ad esempio, il Difensore Civico che vedono un notevole disinteresse proprio da parte della Giunta e del Consiglio, quei soggetti invece che dovrebbero tenere in piedi, vivificare dare un senso a quanto lo stesso Consiglio ha istituito.
Questa legge è affidata ad una serie di soggetti, ognuno dei quali dovrà cercare di fare la sua parte, ma si può dire che finora non l'hanno essenzialmente fatta.
Sulla base delle mie esperienze e dei miei impegni precedenti all'ingresso in Consiglio regionale, devo riconoscere di avere enormi difficoltà ad individuare se e quando mai vi è stata all'interno delle nostre amministrazioni locali, se non in maniera sporadica, una seria politica in questa materia. I giovani, i minori, sono quasi sempre, in certi momenti storici anche in maniera pesante e marcata, visti come problema. Molto probabilmente, il problema sono gli adulti e non i minori sono più le istituzioni che si prendono o dovrebbero o dicono di prendersi cura di loro che non gli stessi minori. In tal senso, una legge come questa, la cosa più probabile che possa fare - lo dico senza attribuire colpe o responsabilità ad alcuno è lasciare le cose così come stanno. Non per cattiva volontà di qualcuno, ma perché ci sono troppi elementi anche sovradeterminati sia all'interno del mondo della politica e delle scelte politiche generali, sia soprattutto in conseguenza di scelte che non sono politiche quanto semmai collegate al mondo dei media, dei consumi, del pesante attacco che riceve l'immaginario giovanile e il mondo dei bambini da parte di un modello di consumi che ormai è scatenato alla ricerca di questo mercato e cerca di creare, all'interno di queste classi di età, dei comportamenti sempre più mimetici, gregari e massificati. Si pensi, ad esempio, alla necessità di una lotta contro l'invadenza televisiva o contro certi modelli di comportamento collettivo che vengono veicolati dai media e anche certe divulgazioni di atteggiamenti; penso anche ad un mondo a me molto caro, quale quello della musica giovanile e dei modelli di comportamento che questa induce. Questi sono e potrebbero essere spazi per alcuni interventi nuovi e originali, un campo nel quale forse qualcosa si può fare: più che distribuire un pacchetto di caramelle per ogni bambino (saranno tutt'al più dieci-dodici caramelle a testa) è importante cercare di realizzare un momento culturale, più che finanziare progetti e progettini che di solito, nel passato, abbiamo visto realizzarsi in convegni frequentati più da professori universitari o sedicenti tali illudendosi così di sostituire, in effetti, la politica giovanile.
A mio avviso, la parte meno simpatica della legge è la relazione introduttiva, la quale ripropone una serie di aggettivi, di stili o di modi di parlare che sono molto lontani dal mio modo di affrontare il problema.
Ho trovato l'Assessore Brizio estremamente disponibile a tenere conto dei suggerimenti avanzati, pertanto il voto di astensione sul progetto di legge nasce da considerazioni di carattere generale e non deve apparire come un giudizio non positivo sull'Assessorato. Occorrerà valutare gli esiti e l'incidenza di questa legge, non che cosa è stato fatto. Il fallimento delle politiche giovanili nel nostro Paese è un fallimento generale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 497: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della Consusa S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 497.
Il relatore, Consigliere Fassio, dà per letta la sua relazione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il progetto di legge n. 497 sottoscrive circa 2 miliardi e mezzo di azioni da parte della Regione Piemonte nella Consusa S.p.A, e, accanto all'aumento di capitale, prevede anche che, alla chiusura dell'operazione la Regione è autorizzata ad alienare le azioni di Consusa.
Le domande che rivolgiamo sono le seguenti: 1) quali finalità si propone la Regione con l'aumento di capitale 2) a chi intende alienare le proprie partecipazioni azionarie la Regione Piemonte.
Avevamo posto queste domande parecchie settimane fa in Commissione durante l'esame del provvedimento, ma non erano venute risposte precise. Si era vagheggiato di alcune possibilità che le azioni fossero successivamente cedute alla Società SITO oppure, in alternativa, alla Società SITAF. In quell'occasione feci presente che si trattava di due opzioni nettamente diverse che avrebbero prefigurato per il futuro di Consusa due strade alternative. In quella sede non ci eravamo espressi in modo preciso a favore di una o dell'altra soluzione, ma avevamo chiesto che la Giunta regionale fornisse degli elementi di giudizio fondamentali per esprimere un voto su questo aumento di capitale. Però, tali informazioni non sono ancora giunte ai Consiglieri regionali. Se lo stato delle informazioni rimane a questo punto diventa difficile approvare un aumento di capitale di cui non si conosce la finalità.
Quindi, se non vengono date risposte, proprio per segnalare il fatto che il Partito comunista assegna grande importanza al futuro di Consusa non solo per una corretta politica di partecipazione della Regione Piemonte, ma per quanto Consusa può produrre di positivo nello sviluppo della Valle di Susa, possiamo dare un voto di astensione per segnalare che siamo favorevoli che Consusa agisca secondo precise finalità, ma non conoscendo le stesse non possiamo votare a favore.
Pertanto, se non avremo alcuna risposta ci asterremo, se invece verranno risposte convincenti potremo decidere altri atteggiamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Va da sé che il parere mio personale e del Coordinamento Verdi e Alternativi è nettamente negativo sul progetto di legge, perché da una parte c'è un sacchetto di caramelle per i bambini e dall'altro ci sono 2.419.500.000 per Consusa. Sono queste le motivazioni di fondo, al di là e oltre la mancanza dei chiarimenti che richiamava il collega Chiezzi.
La politica regionale non può buttare la maggior parte dei suoi soldi in attività del genere, almeno li utilizzasse per il ripristino ambientale dell'area, allora sarebbero giustificabili tali investimenti. Ma solo per fare un piacere ai camionisti incentivando ancora di più il trasporto di merci su gomma! Credere che il futuro vero della Regione sia un futuro di diesel, di inquinamento acustico ed atmosferico e di ulteriore asfalto, non lo possiamo accettare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo PLI vorrei svolgere una breve dichiarazione di voto anche perché non debbono essere lasciate passare sotto silenzio alcune dichiarazioni che rivelano l'assoluta indifferenza di taluni Consiglieri rispetto a questo problema salvo poi la loro sicumera nell'affermare giudizi non conseguenti.
Caro Ala, in primo luogo, dal punto di vista ambientale, questo è un intervento che decongestiona i centri urbani: concentrare in una dogana sull'autostrada i momenti doganali, che altrimenti verrebbero fatti all'interno delle città, è un'operazione di razionalizzazione del trasporto e sicuramente un'attività in termini ambientali di tipo significativo.
Quando si usa il termine "buttare i soldi" bisogna dire le cose come stanno. Consusa nasce, insieme a SITO, come un'operazione strategica di governo del territorio. Infatti queste sono le uniche operazioni di programmazione reale che hanno avuto risultati in questo territorio, perch tutto il resto è uno sfasciume. Consusa attualmente ha più di 150 posti di lavoro ed è l'unico segmento, su tutto lo scenario socio-economico in Valle Susa, che segna un'inversione di tendenza. Si perde occupazione in tutti i settori, l'unico elemento di inversione di tendenza, l'unico elemento di modernizzazione nella Valle Susa è Consusa.
La Comunità montana ci chiede programmazione, ci chiede disegni, ci chiede idee: Consusa è un'idea vincente che ha collocato a Susa 150 posti di lavoro. Tali posti di lavoro sono soprattutto visti all'interno di un processo, che evidentemente comprende anche SITO, che è quello di non lasciare l'area torinese estranea rispetto ai processi di traffico internazionale. I TIR che transitano nel Frejus non sono destinati ai Mercati Generali, ma all'Europa da una parte, all'Italia dall'altra e all'Est dall'altra ancora. Immaginare di innescare sul sistema della grande viabilità metropolitana torinese (Valle Susa da una parte e Orbassano dall'altra) un sistema di servizi al sistema di traffici internazionale è stato uno dei pochi interventi che hanno legato Torino all'Europa. Vorrei sapere come si lega Torino all'Europa se non facendolo convivere con i flussi di trasporto internazionale. Quindi, a me pare un'idea strategicamente intelligente e tatticamente vincente, un'idea che ha perseguito i risultati che voleva perseguire: allocare in Valle Susa due momenti significativi di trattamento del traffico internazionale.
Dal punto di vista funzionale basterebbe che qualcuno dei presenti anziché andare in Valle Susa soltanto al sabato quando i TIR non circolano e quindi stupirsi che non ci sono, vi andasse anche durante la settimana.
Se fosse un villico come noi e passasse alle 7,30 del mattino vedrebbe la fila dei TIR che hanno occupato tutto lo spazio a disposizione.
Dal punto di vista finanziario è un'operazione attiva: Consusa è l'unica società che non produce perdite a differenza di tutte le società della Regione Piemonte che dovrebbero produrre chissà quale trasformazione sul piano del territorio e che invece non producono assolutamente nulla.
Invece i conti stanno ad illustrare una realtà che sembra diversa, ma non è diversa: anziché procedere con un percorso finanziario di un certo tipo qual era quello ipotizzato dalla legge n. 11, si sono scelte altre strade che non richiamo per polemica, e che non sono di responsabilità di questa maggioranza, ma di altre. Quindi, il processo finanziario per il quale si sono fatti dei mutui al 27% fa sì che finanziariamente questa società sia debole. Di qui l'esigenza dell'aumento di capitale, sul quale dobbiamo riflettere. Questo aumento di capitale è insufficiente e per larghi versi sospetto. Quando si è parlato di un aumento di capitale di Consusa esso era stato pensato per il completamento di Consusa. Completare Consusa significa: 1) terminare i piazzali 2) pagare i debiti che ha con il Comune di Susa 3) alzare la palazzina di un piano per consentire altri 60-70 posti di lavoro.
Questo era il senso dell'aumento di capitale da chiunque venisse sottoscritto.
A questo punto si decide un aumento di capitale inferiore, ma guarda caso lo si lega ad una disponibilità da parte nostra ad autorizzare la Giunta a cedere le azioni. Il passaggio è molto delicato. Il Vicepresidente Vetrino e l'Assessore Mignone ricevono documenti in cui c'è scritto che la Valle si augura che Consusa resti il braccio secolare della Regione per interventi in Valle Susa. Se noi cediamo la maggioranza rinunciamo a fare questo tipo di politica, quindi bisogna dire ai valsusini che Consusa non sarà più un braccio armato della Regione e quindi sappiano che la Regione rinuncia a svolgere un ruolo attivo e reale sul territorio. Decidere di cedere la maggioranza ad un'altra società significa rinunciare a svolgere un'azione che pure alcuni soggetti, mai contraddetti in Valle e di posizioni politiche diverse, vanno reclamando.
L'aumento di capitale è sicuramente insufficiente a risolvere il problema finanziario.
I problemi funzionali di Consusa non vengono né affrontati né risolti.
A prescindere dai destinatari (è una scommessa che deve vederci molto attenti) i progetti SITO e Consusa sono sostanzialmente diversi. Uno punta alla continuità di Consusa come plesso legato ai traffici merci, l'altro pensa alla riconversione di Consusa legato al sistema delle comunicazioni internazionali. Non è cosa di poco conto, in questo confronto non valgono né le progeniture né le prospettive. A mio modo di vedere non si pu decidere sull'elemento meramente istituzionale che privilegia SITO così come non si può decidere soltanto per la maggiore capacità di intervento finanziario di SITAF su questa vicenda.
La scelta che dobbiamo fare, secondo me, è immaginare di insistere ad utilizzare quest'area aggregata in modo razionale e funzionale all'autostrada in Valle Susa, unica area di questo genere esistente in Valle e considerarla come un elemento di continuità alla politica finora percorsa, o non dobbiamo invece registrare gli elementi di novità e di trasformazione di questi processi e puntare sugli elementi di forte innovazione? Ritengo, Assessore, che questa vicenda dovrà vedere attenta la Regione, perché è una scommessa dalla quale veramente dipende il destino di Consusa e di molte cose che a Consusa sono legate.
Da parte del Gruppo liberale e del sottoscritto non ci sono pregiudiziali in nessun senso, ma una cosa è certa: i due processi (l'aumento di capitale a favore di qualcuno, quando verrà realizzato, e la rinuncia della Regione ad essere maggioranza assoluta) sono un atto politico di grande rilevanza. Perché c'è insieme una rinuncia e una scelta.
Non c'è solo una rinuncia, e si lascia a qualcun altro decidere; si rinuncia per noi e si sceglie per gli altri. Quindi sarà una decisione di grandissima delicatezza, di grandissima responsabilità; io confido che la Giunta voglia su questo coinvolgere al massimo il Consiglio regionale perché è un tipo di decisione che non può essere chiuso all'interno di un conflitto, che sicuramente c'è su queste cose, ma un conflitto di tipo positivo.
Cari colleghi, prima di usare questi aggettivi che sono stati usati su Consusa, ci si deve chiedere: "Se è una ragazza brutta, perché tutti la vogliono?".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi, essendo questo disegno di legge espressione della volontà della maggioranza e della Giunta ed essendo la vicenda dei rapporti Consusa e SITO una congiuntura verso la quale si pensava di approdare quando negli anni '80 si pensò a questa strategia degli investimenti sulle infrastrutture del collegamento internazionale noi non manifestiamo sorpresa a questa conclusione, perché di fatto quando si immaginò con la legge n. 11/80 l'impostazione di Consusa e successivamente di SITO si sapeva che l'integrazione tra le due società sarebbe stato un traguardo al quale si sarebbe comunque dovuti arrivare.
Adesso le modalità - esprimo un'opinione personale su questo problema attraverso le quali si perviene a questo traguardo debbono fare salve le preoccupazioni che sottolineava Marchini, cioè il fatto di spogliarsi, come Regione, di un certo ruolo come maggioranza implicherà il riconoscere nell'azionariato di SITO una strategia mirata di questa società, qualora questa fosse la soluzione finale. Si tratta di immaginare su questa società una strategia di tipo nuovo che potrebbe essere attuata anche senza la maggioranza di partecipazione della Regione. Su questo dobbiamo essere molto chiari. Abbiamo immaginato queste strutture non per mettere in piedi dei carrozzoni che comunque facessero salva la logica della partecipazione pubblica per aprire qualsiasi tipo di logica economica ed imprenditoriale ma abbiamo voluto il coinvolgimento di soggetti proprio perché questo tipo di gestione fosse ancorato ad una certa strategia di attivazione dei rapporti con gli operatori e con il mondo economico.
Rilevo però che, nonostante quanto diceva il Consigliere Marchini che la società ha una sua prospettiva di solidità, esistono dei problemi di integrazione e di gestione che diverranno molto più pesanti con l'apertura dei mercati nel 1992. Avevo da tempo sottolineato l'esigenza che questi aumenti di capitali, a copertura di queste difficoltà economiche della società, avvenissero a fronte di investimenti sul settore patrimoniale.
Perché secondo me è l'unico modo con il quale si riesce a consolidare una presenza ed una utilità di queste infrastrutture che abbia veramente un significato ed un avvenire. Penso che il problema degli investimenti nelle infrastrutture di trasporto nella Valle Susa non si chiuda con il problema Consusa e SITO, anzi penso che vada esteso ad altre realtà, ancora lungo il percorso: abbiamo il problema del collegamento con il Monginevro, quindi del nodo di connessione con questo altro ramo del trasporto; abbiamo il problema ancora non risolto di Sandidero che è una infrastruttura che ci ritroveremo tra i piedi per un tipo di soluzione.
Credo che se avessimo cura di fare questi investimenti di partecipazione azionaria, non dico non badando ai problemi di carattere finanziario ed economico che stanno a capo della società, ma preoccupandoci anche di consolidare assieme a questo aumento di capitale un aumento della consistenza patrimoniale di questa società, faremo un investimento sul pubblico e sulle prospettive di solidità di queste società che non rischia di arenarsi poi su difficoltà che oggettivamente vi saranno. Non dimentichiamo che la concorrenza sui trafori, sulle vie e sui sistemi di comunicazione, non è che ponga queste infrastrutture al riparo da qualsiasi rischio; sono società a rischio sulle quali la Regione corre i suoi rischi di carattere economico, con conseguenze che già riscontriamo. Siamo nel 1989, a sette anni circa dall'apertura di questa struttura.
Quindi richiedo questo corrispettivo, che mi pare proprio il buon senso comune che si adotta quando si debbono fare degli investimenti a rischio cioè cercare di consolidare almeno una quota di questo capitale in investimenti immobiliari, che è l'unica cosa che nel tempo può produrre un ritorno.
Sono d'accordo che ciò comporta un'esigenza immediata di maggiori risorse, però credo che debba anche essere considerata la prospettiva dell'annullamento del potenziale di ritorno di questo capitale che investiamo, perché non sappiamo né rispetto alle prospettive di SITO n rispetto a quelle di Consusa quale potrà essere negli anni futuri, con questo tipo di nuovo regime che si affaccerà, la risultanza economica di queste attività e di questi investimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Credo che la Giunta faccia la dichiarazione che in sede di Commissione aveva dichiarato di fare in Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone per la replica.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Intanto ringrazio i colleghi intervenuti in questo dibattito perché si dimostrano sempre attenti ai problemi, in particolare quando si parla della materia del trasporto che indubbiamente avrà per il Piemonte un'importanza vitale con le prospettive del 1992. E' evidente che parlando di un autoporto, di una struttura di interscambio, i riferimenti si allargano ad una serie di altri problemi, come giustamente ha fatto il Consigliere Picco, perché parlare di Consusa e delle sue prospettive non può non comportare anche un richiamo a come questa struttura si lega all'altra grande infrastruttura che è l'asse viario della Valle Susa e delle sue proiezioni future di nuovi sbocchi e di nuovi valichi che sono attualmente allo studio per i quali speriamo a settembre di avere un momento di confronto con i colleghi francesi per fare un punto più definito della situazione, così come, giustamente, il Consigliere Picco ha posto anche la questione di che fare di Sandidero che è un altro dei problemi. Non voglio introdurre ulteriori argomenti. Una delle ipotesi che la Giunta sta acquisendo è di fare a Sandidero lo svincolo già progettato a Bussoleno perché siamo in presenza di un'area industriale importante, vi sono previsioni di aree industriali nuove nei Comuni confinanti, per cui lì probabilmente avrebbe anche una posizione più baricentrica rispetto laddove invece è stato previsto in origine, ma non voglio introdurre ulteriori argomenti e discussioni.
Ci troviamo di fronte ad una legge con la quale si ipotizza un aumento di capitale di una società. Questo aumento di capitale si fa a favore di Consusa e non si fa a favore di questo o di altre cose. Ma non è una tautologia come potrebbe sembrare ai meno avvertiti: ha un significato preciso, nel senso che questo aumento di capitale è che intanto si fa collega Marchini - non annullando il credito ma mettendo risorse fresche perché se lei legge l'articolo finanziario della legge sono solo risorse fresche, pertanto è stato abbandonato il disegno iniziale del recupero dei crediti. Vi è un investimento della Regione totale al riguardo che è anche nella direzione di investimenti immobiliari, non è soltanto per recuperare passività o per eliminare i deficit dovuti. Certo, come diceva il collega Marchini, che i mutui a tasso molto elevato talora è anche per colpa della Regione per non essere pronta nel concedere l'aumento di capitale. Quindi questo per dire che l'aumento di capitale serve intanto per consentire a Consusa di fare anche degli investimenti immobiliari e di ridurre le sofferenze che ha con il sistema bancario, riconoscendo quindi un ruolo strategico a questa infrastruttura che deve essere vista con un occhio più benevolo, nel senso che è importante per l'autotrasporto nei confronti del quale vi deve essere un giudizio meno sprezzante di quello che il Consigliere Ala ha espresso, proprio perché il futuro del trasporto merci si gioca attorno a queste infrastrutture.
Pertanto la Giunta con questo atto riconosce un ruolo strategico ancora in Consusa anche se ritiene che dopo aver sviluppato in modo rilevante il proprio ruolo promozionale rimanendo un ruolo importante di Consusa anche a favore dello sviluppo socio-economico della Valle - vi possa essere progressivamente una riduzione dell'impegno diretto della Regione in Consusa e attraverso quale meccanismo? Certo, attraverso il meccanismo che consenta di realizzare - come è stato ricordato dal Consigliere Picco - uno degli obiettivi della legge n. 11 del 1980, vale a dire ipotizzare un ruolo complementare tra le due strutture intermodali, anche se svolgono delle funzioni diverse, anche se è giusto ipotizzare per Consusa altre finalità che man mano riempiono quel ruolo decrescente che si verrà ad avere all'interno del sistema del trasporto con il 1992, poi non sarà il 1992, la funzione autoportuale non si fermerà di colpo, ma vi saranno ancora delle funzioni residuali che proseguiranno anche in futuro.
Credo che in questo modo deve essere valutato questo aumento di capitale.
In questa legge è inoltre prevista l'ipotesi di alienare parte del pacchetto azionario che detiene attualmente la Regione. E in questo credo vada valutato positivamente aver ipotizzato un aumento di capitale di 5 miliardi che consente di recuperare le passività, di avviare comunque un programma ridotto rispetto ai 9 miliardi di investimenti immobiliari, ma che per converso evita una "svendita" della Regione all'interno della società.
E' noto che rispetto a questo sono state presentate alcune proposte di subentro alla Regione all'interno di Consusa e, come abbiamo dichiarato in Commissione, secondo le indicazioni date dalla Giunta, riteniamo che da questo punto di vista si debba ipotizzare l'ingresso di SITO in Consusa e che, quindi, la Regione ceda parte delle proprie azioni alla Società SITO per consentire la realizzazione di quell'obiettivo programmatico indicato nella legge n. 11/80. Questo non vuol dire che ci sia l'espulsione di un altro socio quale la SITAF da Consusa che rimane con le sue azioni. Certo l'obiettivo finale potrebbe essere quello di realizzare un'integrazione tra i due progetti delle due società che certamente potrebbero avere entrambe la possibilità di sviluppare le peculiarità di ciascuna all'interno di Consusa.
Questo aumento di capitale è finalizzato agli obiettivi che ho indicato. La Regione ipotizza l'accensione di parte delle proprie azioni e questa accensione va nell'indirizzo di privilegiare la Società SITO per realizzare gli obiettivi della legge n. 11/80.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa.
Passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Valeri: al primo comma, dopo le parole "la Giunta regionale è autorizzata" aggiungere le parole "previa informazione al Consiglio regionale".
La parola al Consigliere Valeri per l'illustrazione.



VALERI Gilberto

Desidero richiamare l'attenzione sul fatto abbastanza evidente che con questo articolo della legge la Giunta chiede di stanziare un certo quid di miliardi, accompagnandolo alla possibilità discrezionale di alienare in tutto o in parte il pacchetto azionario regionale senza che nessuno sia in grado di dire a favore di chi, per quali politiche e per quali obiettivi.
Le ipotesi possono essere diverse, così come abbiamo verificato in Commissione: c'è la SITAF che preme pesantemente; c'è SITO che ci ha ricordato come la sua legge istitutiva e il Piano regionale dei trasporti richiamino la interdipendenza e la interconnessione che deve essere assicurata tra le infrastrutture di trasporto. Per converso abbiamo ascoltato le dichiarazioni dell'Assessore Mignone che con un colpo al cerchio e un altro alla botte ha lasciato intravedere qualche margine di preferenza, ma non si sa bene a favore di chi. Sarebbe la prima volta, lo voglio sottolineare, che in una società a preponderante partecipazione regionale la Regione decide di liquidare il proprio pacchetto azionario senza che il Consiglio sia minimamente informato della destinazione e degli scopi dell'operazione.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Non può farlo la Giunta, ci vuole una legge.



VALERI Gilberto

Infatti in questa che è una legge è data autorizzazione alla Giunta di alienare.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Le ripeto che la Giunta non lo può fare!



VALERI Gilberto

Il Vicepresidente Vetrino, dunque, condivide il fatto che non sia possibile alla Giunta liquidare la partecipazione regionale in una società di tale rilevanza senza che l'assemblea che a suo tempo decise quell'investimento sappia che cosa accade.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta non accoglie l'emendamento del Consigliere Valeri. E' pur vero che sta scritto che è la Giunta che aliena, ma questo solo perché è la Giunta che materialmente assumerà il provvedimento di alienazione, però è necessaria una legge regionale in quanto si tratta di materia patrimoniale.



VALERI Gilberto

Che venga detto allora in questa legge!



GUASSO Nazzareno

O noi non siamo in grado di intendere e potremmo anche capire male, ma il Consigliere Valeri non ha torto nel leggere l'art. 2 così come è formulato perché può dare adito a false interpretazioni. L'art. 2 infatti recita: "Alla chiusura dell'operazione di aumento del capitale, la Giunta regionale - questa è una legge regionale che entrerà presto in vigore - è autorizzata ad alienare a titolo oneroso e ad un prezzo non inferiore al valore nominale le azioni di Consusa S.p.A."; la Giunta è dunque in grado di decidere, se leggiamo alla lettera questo articolo. Il Consigliere Valeri chiede addirittura una cosa che è minore rispetto al problema reale perché chiede semplicemente che venga informato il Consiglio regionale; ma la decisione la assume il Consiglio e non la Giunta di vendere una parte del patrimonio della Regione, è vero? La Giunta propone l'alienazione di una fetta di patrimonio, ma è il Consiglio che decide se alienare oppure no. Può anche darsi che l'interpretazione sia errata, ma leggendo alla lettera l'art. 2 si capisce che la Giunta è autorizzata a procedere: ma questa non è una deliberazione, è una legge!



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta riteneva di proporre in quel momento una legge; in ogni caso accogliamo l'emendamento presentato dal Consigliere Valeri.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti42 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche ed integrazioni della L.R. 13/1/1981, n. 2 'Norme per la disciplina della contabilità l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle UU.SS.SS.LL.'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche ed integrazioni della L.R. 13/1/1981, n. 2 'Norme per la disciplina della contabilità, l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle UU.SS.SS.LL.'".
Non essendovi interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame progetto di legge n. 481: "Art. 39, comma terzo, lettera d), Statuto regionale: disposizioni particolari attuative ed integrative"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 481, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Il relatore Consigliere Devecchi dà per letta la sua relazione.
Non essendovi interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Circondari

Esame proposta di deliberazione n. 1163: "L.R. 16/3/1989, n. 16 Individuazione degli atti già di competenza comprensoriale e loro attribuzione alla competenza delle Assemblee dei Sindaci"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 1163, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Un ringraziamento a tutti i funzionari per la dedizione, l'impegno e la pazienza dimostrati.
Al Consigliere Chiezzi giungano i più sinceri e sentiti auguri per il suo prossimo matrimonio. E a tutti gli altri Consiglieri un augurio di buone vacanze.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21,55)



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