Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.202 del 27/07/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Convoco i Capigruppo per un breve scambio di idee in ordine all'impostazione di alcune questioni che riguardano i nostri lavori.



FRACCHIA Mario


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Interrogazione n. 1709 del Consigliere Valeri inerente l'area industriale attrezzata di Vercelli. Area ex Montefibre


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con il punto 2) all'o.d.g. che reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo l'interrogazione n. 1709 presentata dal Consigliere Valeri.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

In riferimento all'interrogazione del Consigliere Valeri sul recupero del sito industriale denominato ex Montefibre di Vercelli si precisa quanto segue.
La Commissione della Comunità Europea ha approvato la variazione del programma a suo tempo deliberata dal Consiglio regionale del Piemonte. Tale variazione, come è noto, prevedeva, tra l'altro, la realizzazione del "Progetto recupero siti industriali degradati", fra i quali appunto quello presentato dall'Amministrazione comunale di Vercelli.
La CEE si è pertanto impegnata a contribuire per il 50% della spesa complessiva, al recupero dell'edificio in questione.
Sulla base delle informazioni assunte e dai contatti continui tra la Regione e l'Amministrazione comunale di Vercelli le procedure d'appalto sono state definite ed espletate.
Devo sottolineare che tra l'Amministrazione comunale di Vercelli e i nostri uffici vi è uno stretto e continuo rapporto di collaborazione per la buona riuscita dell'operazione che costituirà per il Comune di Vercelli una rilevantissima operazione di recupero di un'area importante e decisiva per il contesto della città di Vercelli.
Mi auguro che questo percorso, per le sue possibili ricadute, possa offrire all'Amministrazione di Vercelli elementi positivi che lo stesso Consigliere Valeri certamente non può non rilevare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

L'interrogazione era del 13 marzo; in effetti, alcuni degli interrogativi posti sono stati nel frattempo superati: la CEE ha accettato il prolungamento dei termini e quest'integrazione dei programmi.
Speravo che il tempo intercorso consentisse all'Assessore di fornirci ulteriori ultime notizie.
Il Comune di Vercelli aveva previsto il finanziamento della propria parte necessaria alla realizzazione del progetto attraverso l'accensione di un mutuo, che a tutt'oggi non è stato ancora acceso; anzi, paradossalmente la settimana scorsa il Comune di Vercelli ha deliberato (non si sa con quanto rispetto delle norme contenute nella legge n. 20 in materia) di "sfinanziare" le opere di ristrutturazione di quest'area, vendendo le cascine dell'ex Ospizio dei poveri (ex IPAB), che la legge n. 20 vincola a finalità strettamente assistenziali.
Permangono quindi le preoccupazioni espresse circa l'affidabilità del Comune relativamente alla realizzazione del progetto in questione.
Avremo modo di ritornare sull'argomento, anche perché la deliberazione del Comune di Vercelli a cui ho fatto riferimento dovrà avere autorizzazione regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 1784 dei Consiglieri Calligaro, Montefalchesi, Bontempi Chiezzi e Sestero inerente la chiusura dello stabilimento Magneti Marelli di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1784 presentata dai Consiglieri Calligaro, Montefalchesi, Bontempi, Chiezzi e Sestero.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

La Regione Piemonte, nel merito della vicenda Magneti Marelli, ha operato contattando - pur di fronte a una situazione difficile, peraltro nota alle Organizzazioni sindacali e ai Consiglieri interroganti le Organizzazioni sindacali ed anche il Gruppo FIAT, per giungere ad un incontro triangolare idoneo ad approfondire il destino dello stabilimento torinese ed eventualmente a realizzare ipotesi di mobilità contrattata.
La Regione, sia negli incontri sopraccitati sia in occasione di pronunciamenti pubblici, ha espresso la propria sostanziale condivisione delle ragioni di continuità industriale da più parti espresse, e fatte proprie dall'Amministrazione regionale e dall'Assessorato competente.
Le Organizzazioni sindacali ed i colleghi interroganti - i quali hanno partecipato ad alcuni degli incontri e confronti delle scorse settimane e mesi - sanno bene che non si è mai riusciti, almeno in sede locale, con il Gruppo FIAT, ad andare oltre a dichiarazioni e indicazioni di processi di mobilità gestiti informalmente.
La FIAT ha ribadito le sue sostanzialmente negative intenzioni circa lo stabilimento - pur se coerente con un suo atteggiamento costante nel tempo ha però garantito che non verranno effettuati licenziamenti e che la mobilità verrà avviata nel rispetto delle normative contrattuali preferibilmente nell'ambito dello stesso Gruppo FIAT e delle tipologie produttive più affini alle produzioni soppresse nello stabilimento torinese: soddisfazione di certo non somma. Ad oggi, questo è quanto siamo in grado di esprimere in ordine alla vicenda Magneti Marelli particolarmente delicata e difficile, e che ha visto coinvolta una serie di soggetti e di parti sociali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Gli interpellanti sono profondamente insoddisfatti della risposta dell'Assessore, anche se ammettono i limitati poteri della Regione in questo campo. Insoddisfatti perché è di inaudita gravità che un gruppo industriale - sostanzialmente la FIAT - disponga a proprio piacimento di risorse pubbliche per ristrutturare impianti, compreso quello della Magneti Marelli di Torino e di Crescenzago, e poi decida, nel corso del processo di ristrutturazione di chiudere l'impianto torinese. Dopo aver chiesto finanziamenti per ristrutturarlo in base alla legge n. 675 e alla legge n.
46 sulla ricerca e l'innovazione, ha ottenuto - ne abbiamo la documentazione decine di miliardi di lire a sostegno del processo di ristrutturazione della Magneti Marelli: ma mentre è in corso la ristrutturazione, attuata con soldi dello Stato, dà un taglio improvviso fa cessare l'attività e smantella l'impianto produttivo torinese.
Non è possibile che il Governo consenta operazioni come questa perlomeno truffaldine e di inaudita gravità.
Non solo non siamo riusciti a garantire continuità produttiva (perdiamo un impianto importante e tutte le relative attività indotte, tra l'altro) ma nemmeno ad ottenere che la mobilità dei lavoratori fosse contrattata e garantita da parte della FIAT: siamo stati sconfitti su tutta la linea. La Regione ne prenda atto, e chieda al Governo se sono ammesse operazioni del genere, chiaramente truffaldine; si richiede denaro per ristrutturare, ma poi si chiudono gli impianti e si cessa un'attività produttiva in un settore di grandissima importanza, quello della componentistica e dell'eutronica.
Tutti sappiamo bene che l'industria automobilistica mondiale, oltre ad essersi già in larga parte ristrutturata, persiste comunque in questo processo; la componentistica, la produzione di sistemi e sottosistemi infatti, diventano strategici ai fini della produzione automobilistica stessa. Nel passato si progettava l'automobile e poi si chiedeva alla componentistica di adeguarvisi, oggi ci si rivolge al mercato internazionale della componentistica e, in base ai sistemi e sottosistemi presenti sul mercato internazionale, si progetta il tipo di automobile.
L'attività indotta della componentistica nella nostra Provincia è già particolarmente indebolita; perdiamo ora, anche grazie a finanziamenti poco oculati dello Stato e alla politica dissennata che conduce il Governo italiano, un ulteriore importante impianto, tecnologicamente assai avanzato.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione n. 1892 del Consigliere Valeri inerente la comunità psichiatrica di Vercelli - morte di un ricoverato per soffocamento


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde all'interrogazione n. 1892 presentata dal Consigliere Valeri.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Su richiesta dell'Assessorato, l'USSL n. 45 ha trasmesso una relazione da cui risulta che il signor Ferro Venuto era ospite della comunità psichiatrica maschile del presidio ex-ospedale psichiatrico di Vercelli.
Dalla ricostruzione degli avvenimenti effettuata da due infermieri di turno (il signor Uggero e il signor Franchino) risulta che il signor Ferro Venuto alle ore 23,30 era ancora sveglio, leggeva seduto sul letto, mentre alle ore 24 dormiva vestito. Alle ore 2,00 del 13 luglio, il signor Uggero effettuava un altro giro di sorveglianza e constatava che il medesimo dormiva; alle ore 3,30, ad altro giro di sorveglianza, il signor Uggero ha aperto la porta e veniva investito dai gas sprigionati dalla combustione del materasso e provvedeva ad aprire le finestre chiedendo l'aiuto del signor Franchino.
Immediatamente i due infermieri provvedevano a chiamare il Pronto Soccorso dell'Ospedale Civile Sant'Andrea che a sua volta si rivolgeva ai Vigili del Fuoco della Pubblica Sicurezza e provvedeva ad inviare un'ambulanza. Nel frattempo il signor Franchino cercava inutilmente di rianimare il paziente che aveva trovato riverso ai piedi del letto, mentre il signor Uggero era impossibilitato ad agire in quanto intossicato dai fumi.
Circa l'organizzazione della sorveglianza della Comunità, si fa presente che l'assistenza infermeristica garantisce tuttora un rapporto operatore-paziente di 1:3 articolato su 3 turni (2 diurni e 1 notturno).
Per quanto riguarda le condizioni psichiche del signor Ferro, si precisa che era stato ricoverato la prima volta presso l'Ospedale psichiatrico di Vercelli nell'ottobre 1958, proveniente dall'Ospedale psichiatrico di Verona. Dopo un altro ricovero nel giugno 1959, il sig.
Ferro veniva definitivamente ricoverato presso l'O.P. di Vercelli nel gennaio 1962.
Il sig. Ferro era affetto da un'insufficienza mentale (frenastania) e da tempo era in cura con preparati psicotropi che servivano ad ottenere un comportamento più adeguato e a controllare e attenuare le crisi di impulsività che talora presentava presso gli altri ospiti.
E' stata predisposta dal Magistrato un'indagine giudiziaria. Le notizie fornite sono pertanto limitate a quanto comunicato dalla USSL n. 45.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Prendo atto della risposta dell'Assessore, a mio parere alquanto burocratica, all'interrogazione relativa alla morte di un ricoverato presso la Comunità psichiatrica di Vercelli. Burocratica in quanto gli interrogativi da noi proposti non hanno trovato risposta. L'Assessore ha citato alcuni dati di cronaca, gli stessi appresi dai giornali, che per non spiegano come un uomo di 52 anni, ricoverato da 30, quando era ancora un ragazzo abbia potuto morire in quelle condizioni. Non ha neppure spiegato che cosa è successo tra le ore 2,00 e le ore 4,30, cioè nell'intervallo tra l'ultima visita del personale di assistenza e la scoperta del decesso per soffocamento. E' normale che i controlli da parte della struttura di custodia, di assistenza e di tutela durante la notte avvengano con un intervallo di due ore e mezza? Il ricoverato era rinchiuso? E in questo caso, è normale che lo fosse? Inoltre: lo stato del servizio non ha avuto alcuna influenza su questo evento drammatico? Qual è lo stato del servizio? Risulta all'Assessorato che a tutt'oggi non c'è un solo medico psichiatra a disposizione della struttura psichiatrica di Vercelli? A questi interrogativi l'Assessore non ha risposto, ed ha taciuto pure sulla nostra sollecitazione a incaricare il Servizio psichiatrico regionale di effettuare un'ispezione che accerti lo stato di funzionamento dell'ex ospedale psichiatrico di Vercelli. Perciò abbiamo molte difficoltà ad ammettere che è stata data risposta all'interrogazione. La stessa poneva domande che non hanno avuto alcun genere di risposta. Potevamo anche dissentire sul merito, ma di risposta avrebbe dovuto trattarsi.
Ne discende, a nostro giudizio, un problema procedurale e regolamentare. La Presidenza del Consiglio dovrebbe dirci se si pu considerare esaurita la discussione sull'interrogazione o se, invece, non si debba sollecitare l'Assessore a riformulare la sua risposta. Se dovesse prevalere il metodo per cui le interrogazioni si considerano superate a fronte di dichiarazioni puramente formali, del tutto ignare del contenuto degli interrogativi proposti, sarebbe alquanto preoccupante.
L'Assessore stesso deve convenire con me che non è possibile, a fronte di una morte drammatica all'interno di una struttura pubblica, rinunciare a cercare una risposta.



VALERI Gilberto

PENASSO



VALERI Gilberto

C'è la Magistratura.



VALERI Gilberto

Non c'è solo la Magistratura, c'è anche la responsabilità amministrativa del servizio psichiatrico dell'USSL n. 45, come pure della Regione che di quella struttura ha responsabilità di indirizzo e di governo.



PRESIDENTE

Sospendiamo l'esame delle interrogazioni ed interpellanze.



VALERI Gilberto

Presidente, se leggesse la risposta scritta dell'Assessore noterebbe che non c'è alcuna risposta agli interrogativi posti nell'interrogazione.
Se passa la consuetudine che le interrogazioni sono considerate esaurite anche se la risposta è puramente formale questo istituto d'iniziativa consiliare viene snaturato e svuotato di significato.



PRESIDENTE

La Presidenza non può intervenire. Se lei, Consigliere, si ritiene insoddisfatto della risposta, potrà eventualmente riproporre l'interrogazione in altri termini.



VALERI Gilberto

E' avvilente constatare che anche le finzioni hanno spazio in quest'aula.



PRESIDENTE

Convoco la riunione dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,50 riprende alle ore 11)


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Interrogazione n. 1843 dei Consiglieri Amerio, Calligaro e Sestero inerente i progetti finalizzati con il concorso del Fondo Sociale Europeo


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1843 presentata dai Consiglieri Amerio Calligaro e Sestero.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla formazione professionale

La circolare annuale relativa alla presentazione dei progetti per i quali si richiede il finanziamento del Fondo Sociale Europeo, viene approvata dalla Giunta regionale e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte. Pertanto, si ritiene che gli operatori degli enti locali ne possano prendere visione, così come mi hanno garantito gli appositi uffici. Sarebbe del resto improponibile l'invio di tale circolare agli oltre 1.000 Comuni piemontesi e agli altri enti locali. Inoltre, c'è da ricordare che la maggior parte dei progetti del Fondo Sociale Europeo sono rappresentati o da attività di formazione professionale che la Regione Piemonte presenta direttamente, avendone competenza istituzionale, o da attività formative svolte dalle imprese finalizzate all'assunzione di giovani o alla riqualificazione di lavoratori occupati. Per quanto ci riguarda, siamo orientati a privilegiare non tanto il sistema delle imprese quanto giovani da formare professionalmente e quindi da occupare successivamente.
I progetti presentati dagli enti locali sono una ridottissima minoranza; ciò, innanzitutto, perché la formazione professionale non risulta essere fra i compiti primari degli enti locali e poi perché tali progetti non presentano la già ricordata caratteristica, fondamentale per la CEE, del rapporto diretto e verificabile con la finalizzazione occupazionale.
La circolare regionale viene pertanto elaborata dall'Assessorato secondo criteri ispirati alle modalità di selezione dei progetti, che da un lato derivano da Regolamenti e orientamenti comunitari e dall'altro dall'esperienza, consolidata negli anni, che impone disposizioni selettive poiché le domande degli operatori superano di molte volte le disponibilità finanziarie ancora presuntamente disponibili.
In effetti, già le richieste di quest'anno, in numero spropositato hanno letteralmente sommerso gli uffici, ed in grande misura non avranno possibilità di sbocco sia per i tempi lunghi necessari all'elaborazione dei progetti sia, e soprattutto, per la nuova impostazione del Fondo Sociale Europeo, che nei prossimi anni con ogni probabilità - questi sono gli indirizzi confermati recentemente - privilegerà il consolidato regionale.
Pertanto, la disponibilità per il sistema delle imprese e per coloro impegnati in formazione sperimentale o formazione fuori dalle imprese saranno sicuramente ridotte. Non voglio anticipare previsioni delle quali non sono certissimo, ma quasi sicuramente il rapporto sarà di 1:4, 1:5.
Caricare gli uffici con progetti senza destinazione ci sembrava atto inopportuno; non abbiamo pertanto favorito l'ampliamento della proposta regionale di disponibilità del Fondo Sociale Europeo, anche se i Comuni com'è noto, rientrano fra i soggetti con pieno titolo di presentazione delle domande.
Le attività formative rivolte ai carcerati sono parte integrante del Piano regionale di formazione, e come tali, vengono proposte al finanziamento CEE direttamente dalla Regione Piemonte nell'ambito del programma operativo regionale, che prevede misure a favore delle cosiddette fasce deboli sul mercato del lavoro, comprendenti i carcerati. Avendo elaborato nostri progetti per i carcerati ed essendo soggetto di interesse del Fondo Sociale Europeo, siamo direttamente titolari di questa partita.
Si rammenta inoltre che i carcerati al di sotto dei 25 anni, i più interessati ai corsi di formazione professionale, rientrano nell'obiettivo 4 (formazione giovani) e non nell'obiettivo 3 (disoccupati di lunga durata); per questi soggetti non c'è necessità di iscrizione all'Ufficio di collocamento da più di dodici mesi.
Si fa presente che la condizione di disoccupazione per gli adulti deve essere documentata il Ministero ha infatti disposto l'obbligo dell'iscrizione all'ufficio collocamento per almeno dodici mesi; non è ancora stato chiarito se tale norma debba valere anche per i carcerati adulti (più di 25 anni) che dovrebbero rientrare fra i disoccupati di lunga durata (obiettivo 3).
L'interpretazione della Regione, salvo diverse disposizioni ministeriali, è orientata affinché per i carcerati sia sufficiente dimostrare un periodo di disoccupazione-detenzione di un anno.
Alle fasce deboli, comunque, verrà riservata l'attenzione dovuta anche attraverso il Fondo Sociale Europeo con progetti specifici, come già previsto e come ho già detto in aula, nel senso di predisporre iniziative particolari a titolarità regionale.
Per quanto attiene alle borse di studio (la richiesta era specificamente relativa ai portatori di handicap e alle fasce deboli, ma il discorso deve valere per tutti), devo ricordare che non si è ritenuto di consentirne la concessione per due motivi: 1) per parità di trattamento fra allievi di corsi del Fondo Sociale Europeo e allievi di corsi regionali, che non percepiscono alcun tipo di borse di studio. E' comunque stimolante la raccomandazione del collega Calligaro di un'attenzione più specifica ai portatori di handicap e alle fasce deboli, anche se l'applicazione di tale orientamento risulterebbe piuttosto complesso; stiamo tuttavia lavorando affinché portatori di handicap e fasce deboli siano oggetto di maggiore attenzione anche da parte delle forze imprenditoriali: l'intesa che sembrerebbe essere raggiunta nel Comune di Torino fra imprenditori e organizzazioni sindacali fa ritenere possibili tempi più positivi nel prossimo futuro.
2) La cifra del Fondo Sociale Europeo per il 1990 a disposizione del Piemonte in base a quanto comunicato ufficiosamente dal Ministero è inferiore a quella del 1989 e decisamente al di sotto delle necessità e delle richieste della comunità piemontese. Pertanto, l'indispensabile contenimento delle spese deve essere fatto, oltreché con una severissima selezione qualitativa dei progetti, anche con l'individuazione di quelli da considerarsi prioritari; i costi di gestione dell'attività formativa rispetto a voci di spese importanti, sono comunque da ritenersi "aggiuntivi".
Circa la scadenza dell'8 giugno debbo rilevare che dall'8 maggio 1986 è in vigore un Regolamento regionale di accesso al Fondo Sociale Europeo e al Fondo di Rotazione approvato con deliberazione di Consiglio n. 149 che all'art. 4 "Modalità di presentazione delle domande", recita: "Le domande devono essere presentate entro l'ultimo venerdì del mese di maggio di ogni anno per le attività riguardanti l'anno successivo". La circolare annuale poteva precisare o variare tale data che di massima veniva indicata dal Regolamento. Pertanto gli operatori interessati erano al corrente del fatto che in linea di massima la presentazione sarebbe avvenuta entro la fine di maggio.
Premesso questo, mi rendo conto che i termini tra la pubblicazione della circolare e la presentazione dei progetti sono stati ristretti, ma occorre tenere presente i tempi concessi alle Regioni (dall'approvazione dei Regolamenti CEE alle prossime scadenze): 19 dicembre 1988: "Approvazione Regolamenti CEE" 24 febbraio 1989: "Approvazione degli orientamenti comunitari riguardanti gli interventi del Fondo Sociale Europeo" 1 marzo 1989: "Circolare del Ministero che individua le scadenze per le Regioni: 15 maggio: presentazione degli elementi di piano regionale che concorrono alla elaborazione del Piano nazionale per gli obiettivi 3 e 4 15 luglio: presentazione dei programmi operativi regionali 6/7 aprile 1989: "Riunione delle Regioni a Ferrara con rappresentanti della CEE e del Ministero, per l'interpretazione delle nuove norme".
La situazione in cui le Regioni hanno lavorato nel corso degli ultimi mesi è stata pertanto caratterizzata da tempi assai ristretti rispetto alle scadenze e da grossa incertezza circa l'interpretazione della nuova normativa. La scadenza del 15 luglio per la presentazione del programma operativo regionale imponeva la necessità di ricevere le domande degli operatori - fra l'altro prevedendone molte - almeno un mese prima.
Pertanto, non si è ritenuto possibile ed opportuno riaprire i termini di presentazione delle domande.
Abbiamo operato ai ritmi quasi insostenibili imposti dal Ministero e dalla CEE, orientandoci su linee di estremo rigore e di anticipazione dei tempi. Riteniamo possibile, per il futuro, un'organizzazione sulla base di orientamenti certi e di informazioni tempestive. Il primo anno le cose sono andate così; per gli anni prossimi ritengo che questo metodo possa dare risultati positivi e maggiore tranquillità operativa a tutti.
Infine, circa la proposta di un'ampia consultazione con tutte le categorie sociali interessate per affrontare i problemi dell'inserimento al lavoro di appartenenti a categorie meno favorite, è facile dichiarare che essa è utile ed auspicabile, fermi restando due principi già espressi nella circolare: gli enti locali che intendono avviare progetti devono partecipare in termini finanziari alle stesse è bene che enti ed associazioni private rientrino in progetti complessivi di consorzi che finalizzino le loro iniziative ad effettuare assunzioni di disoccupati; ciò anche per evitare gestioni eccessivamente privatistiche di fondi pubblici, che debbono essere usati determinatamente ed esclusivamente per finalità pubbliche.
Sottolineo in particolare quest'ultima considerazione, anche se so che in questo modo non si raccolgono molte simpatie, soprattutto fra i molti studi specializzati nella presentazione di domande. Ritengo comunque che in questo campo sia opportuna la massima serietà: per quanto nelle mie possibilità ho cercato di mettercela tutta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, ringrazio l'Assessore per la sollecita risposta.
Relativamente all'ultima parte della sua dichiarazione, sento il dovere di ribadire alcune questioni.
Non guasterebbe che la circolare ricevuta da ogni Federazione ed Unione degli industriali del Piemonte fosse inviata anche agli enti locali curiosamente rimasti tagliati fuori. Enti locali che, tra l'altro, sono i soggetti che possono presentare progetti finanziabili con il concorso del Fondo sociale europeo. Il caso del Comune di Ivrea è significativo: dopo aver già fruito di finanziamento da parte del FSE per il progetto-pilota CEE finalizzato - in questo caso all'inserimento in attività lavorative di detenuti della locale Casa circondariale, ha ora presentato, in ritardo, un ulteriore progetto relativo all'anno in corso: l'intero progetto corre il rischio di essere messo in discussione e di non poter essere attuato nonostante abbia ottenuto finanziamenti per la prima fase. Questo esempio dimostra l'importanza della tempestività d'informazione da parte della Regione agli altri enti locali. Naturalmente, non tutti gli enti avranno progetti da presentare, però è bene che quelli che da alcuni anni si sono attivati in questo senso abbiano la possibilità di essere avvertiti in tempo.
Effettivamente, vi sono scadenze temporali assai complicate: la CEE stabilisce determinate date, che il Governo italiano ritarda ulteriormente e che le Regioni sono le ultime a conoscere. I tempi sono sempre troppo lunghi; a cascata, i ritardi ricadono in un primo tempo sul Governo e poi sulle Regioni.
In ogni caso, il tempo intercorso tra la circolare, datata 17 maggio, e la scadenza dell'8 giugno, è davvero minimo: solo 16 giorni lavorativi sarebbe opportuno ovviare inconvenienti di questo tipo.
Per la restante parte della risposta, di cui ringrazio l'Assessore chiedo cortesemente copia scritta.
In caso di equivoci, la Regione intervenga a chiarimento di norme regolamenti e leggi, in modo da rendere proficuo lo sforzo di alcuni enti locali per inserire in attività lavorative categorie particolarmente svantaggiate, attraverso lo strumento della formazione professionale.


Argomento: Attivita' di promozione

Interpellanza n. 1801 del Consigliere Reburdo inerente il Salone del libro. Proteste di un centinaio di piccoli editori


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 1801 presentata dal Consigliere Reburdo.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Le richieste di partecipazione al II Salone del libro sono aumentate in tale misura (a quanto riferiscono gli organizzatori, dalle 500 della prima edizione alle 800 attuali) che si è reso necessario allargare lo spazio espositivo. L'unico modo per accogliere le nuove richieste era allestire il padiglione 3B), e conseguentemente offrire ai nuovi richiedenti la possibilità di acquistare tali spazi; nel padiglione centrale, infatti, non c'era più disponibilità di spazio in quanto prenotato fin dall'anno scorso dagli editori partecipanti all'edizione del 1988, che, oltre ad aver riconfermato l'area occupata, ne hanno addirittura richiesto un allargamento.
Inoltre, visto che lo spazio si affittava a metri quadrati, gli allestitori avevano predisposto anche alcuni stand molto piccoli, proprio per dar modo a piccolissimi editori di non dover affrontare spese per loro proibitive. Si trattava delle cosiddette "gabbiette", moduli più piccoli e meno costosi, del resto prenotate dagli editori ben sapendo quale e quanto spazio avrebbero avuto a disposizione.
Il problema su cui riflettere è la struttura di Torino Esposizioni disposta in modo poco razionale. Il padiglione centrale, che rappresenta la parte più appetibile da ogni tipo di mostra, ha grosse difficoltà di collegamento con gli altri padiglioni, che restano inevitabilmente alquanto isolati. Questione considerata sia dagli organizzatori del Salone sia dalla Regione Piemonte, e sia alla luce di quanto è risultato con la piccola editoria sia per quello che riguarda lo spazio destinato alle mostre (padiglione 4).
Infatti, nonostante i notevoli sforzi economici ed organizzativi, ed i risultati allestitivi assai gradevoli ottenuti in tale padiglione, anche la parte-mostre è stata alquanto emarginata nonostante la quantità e la qualità delle iniziative proposte.
Si tratterà quindi, per il prossimo anno, di prendere in considerazione la possibilità di variare gli spazi espositivi ed anche di tentare un percorso di visita guidato.
A quanto mi è stato detto, gli editori, nell'accettare i posti offerti loro sapevano bene quali sarebbero stati i limiti della loro presenza (il discorso relativo al Salone del libro, già avviato in Commissione da colleghi di diversi Gruppi, deve continuare).
La presenza della Regione Piemonte è stata a mio avviso consistente, e rilevanti sono state le soddisfazioni per l'iniziativa; certamente, vi sono aspetti organizzativi generali che debbono essere rimeditati e soprattutto, deve essere meglio definita la presenza degli enti pubblici partecipanti all'iniziativa.
In questi giorni, il Presidente della Giunta e il sottoscritto, assieme ad altri colleghi di Giunta (ma coinvolgerò opportunamente, a suo tempo anche la Commissione) stanno lavorando per verificare la possibilità di dare all'iniziativa, appena partita, un quadro più certo, ed agli enti che vi partecipano la possibilità di una maggiore presenza.
Devo ricordare che pur con tutte le riscontrabili lacune, il Salone del libro è una grande manifestazione, che dovremo insieme cercare di trattenere a Torino, viste le molteplici tentazioni cui sono sottoposti gli organizzatori da parte di altre città e regioni per un'iniziativa importante e assai appetita anche in altre aree territoriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Nerviani per la risposta all'interpellanza. E' vero, il Salone del libro è sicuramente un fatto di prestigio per la città che va difeso, valorizzato e ulteriormente qualificato. Qualificazione che può venire anche da contributi migliorativi provenienti da esperienze diverse da quelle tradizionali, sul quale il Salone del libro punta particolarmente, in questo cercando anche di uscire da una conduzione a mio avviso piuttosto verticistica del Salone.
In questo senso, la mia interpellanza mirava non tanto ad una critica quanto alla possibilità di partire da una situazione oggettiva per puntare ad un effettivo miglioramento.
I fatti da me denunciati, confermati dall'Assessore Nerviani, hanno trovato da parte dei promotori del Salone una motivazione - come dire burocraticamente ineccepibile: aumentando gli espositori, c'è maggiore necessità di spazio, ma quest'ultimo non è sufficientemente adeguato; ecco che, allora, si fa quello che si può.
Ritengo però che ci siano alcune altre considerazioni. La prima.
L'importanza del Salone del libro, che è andata aumentando, si fonda sulla partecipazione sempre più qualificata della grande editoria, e di scrittori spesso resi famosi e "grandi" da premi istituiti ad hoc. Lo scrittore è giudicato da una commissione composta da altri scrittori, i quali, a loro volta, verranno magari in seguito esaminati da colui che stanno giudicando: un circolo chiuso che determina o meno il valore e l'importanza di un libro.
In ogni caso, ritengo necessario che la grande editoria svolga un ruolo portante, in un Salone del libro. Ma un salone che intenda essere tale dovrebbe valorizzare la piccola editoria, marginale, che pur non rientrando nel business di grosse vendite e grande pubblicità, svolge un ruolo capillare di formazione e di elaborazione dal basso di elementi di progettualità e di creatività; piccola editoria che, a livello di cultura popolare (non parlo di superficialità culturale, ma di cultura vera) svolge un ruolo estremamente importante.
In questo senso, chiederei alla Giunta regionale, e per essa all'Assessore Nerviani, che nello stanziamento di contributi e nella richiesta di maggiore coinvolgimento delle strutture pubbliche al fine di rendere sempre più consolidato il Salone, si presti grande attenzione a questo problema in modo preciso.
Un secondo aspetto. Tendendo conto di una situazione come quella del Salone del libro, cui partecipano strutture in grado di autofinanziarsi ed altre con difficoltà anche di piccoli investimenti, chiederei all'Assessore Nerviani di finalizzare maggiormente gli abbastanza consistenti contributi pubblici a sostenere l'editoria "marginale", che risente negativamente dell'attuale strutturazione del Salone del libro essendo impossibilitata ad adire al cosiddetto "salone principale", ed obbligata in strutture marginali. Una riflessione in questo senso sulla finalizzazione del contributo dovrebbe essere fatta.
Una terza considerazione vuole in realtà essere una critica all'organizzazione del Salone. Pur nella costrizione strutturale descrittaci, si sarebbero potute attivare iniziative di guida e di orientamento dei visitatori al fine di attenuare le carenze strutturali che rendono difficile la piena valorizzazione appieno i vari "contenitori" definiti dall'attuale struttura.
In questo senso, ho personalmente rilevato - come del resto i piccoli e marginali editori - l'insensibilità degli organizzatori ad attenuare l'oggettivamente difficile situazione con iniziative di orientamento, di preparazione e di complemento. Un esempio: il salone centrale era ingentilito da composizioni floreali interessanti, nel famoso padiglione 3B), sembrava quasi di essere in un ex manicomio.
Sulla base dell'esperienza dell'anno passato, anche se non si potrà cambiare molto strutturalmente, in futuro si dovrà almeno tener presente la necessità di "migliorare" situazioni già isolate.
Sulla vicenda i mezzi di informazione sono stati, come sempre, assai prudenti in quanto fortemente eteroguidati da chi ha in mano le strutture dell'informazione e della pubblicizzazione, ovvero le grandi case editrici.
Nell'ambito del Salone c'è stata una serie di presentazioni di libri di cosiddetti "grandi scrittori" che hanno registrato, rispetto alla grande quantità di visitatori, una partecipazione molto marginale.
Una diversa iniziativa, sostenuta da alcuni organismi di volontariato (ACRA, ADS, ecc.), dall'Associazione per la pace, dalla Lista Verde e da altre strutture nell'ambito della "Campagna nord-sud, Debito, Sopravvivenza dei popoli", ha promosso la presentazione del libro del World Watch Institute sullo stato del pianeta: la sala Valentino non solo era zeppa, ma si è addirittura dovuto intervenire per bloccare l'afflusso di coloro che volevano presenziarvi.
Ebbene, non c'è stata, da parte dell'Ufficio Stampa del Salone un'identica valorizzazione dell'iniziativa rispetto ad altre, pur importanti, ma di minore partecipazione da parte del pubblico.
Vorrei risottolineare che per rendere più solido il Salone del libro e garantire una sua stabile presenza a Torino, l'impegno delle pubbliche istituzioni - e della Regione non deve essere soltanto a livello finanziario, ma anche di carattere propositivo; in questo senso, pregherei di tener conto dell'esperienza passata, fortemente positiva per larghi aspetti, ma anche indubbiamente carente per altri, per puntare a una sempre maggiore qualificazione del Salone.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1835 del Consigliere Tapparo inerente la situazione aziendale dello stabilimento di San Mauro torinese del Gruppo COGOLO S.p.A.


PRESIDENTE

Viene ora esaminata l'interrogazione n. 1835 presentata dal Consigliere Tapparo.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Il Gruppo COGOLO, come il collega sa e di cui il Consiglio avrà certamente notizia, occupa complessivamente circa 1.500 lavoratori ed è costituito da 4 stabilimenti di cui due a Udine, nella Regione Friuli Venezia Giulia, uno a Pescara, nella Regione Abruzzo, ed uno a San Mauro torinese. Il Gruppo nei giorni scorsi è stato ammesso, come il collega avrà certamente appreso dagli organi di informazione, alla procedura di amministrazione straordinaria e risulta che per lo stabilimento di San Mauro torinese è stato nominato commissario straordinario il dottor Zunino per le altre realtà aziendali localizzate, in altri territori regionali sono stati nominati altri due commissari straordinari.
La COGOLO è realtà da assommarsi alle tante decine di altre realtà nei confronti delle quali la Regione si muove con difficoltà - come direbbe il collega che questa mattina ha interloquito in ordine alla pochezza di iniziativa della Regione - stante una titolarità non propriamente della Regione, ma che la stessa cerca di attivare con varie forme di mediazione.
Mi pare che il Consiglio regionale debba essere attento alla situazione come attento è il Consigliere interrogante - che ritengo abbia diritto ad un minimo di ascolto, così come, occasionalmente, l'Assessore.
Nello stabilimento di San Mauro torinese, dove si svolge sostanzialmente attività conciaria, sono occupati attualmente 94 lavoratori, con età media di circa 45 anni e - veniamo al punto il 50 della manodopera è femminile.
Particolarmente difficile risulta la situazione economica di questi lavoratori, anche perché non è stato ancora pagato lo stipendio di maggio e la cassa integrazione è scaduta al 31 maggio u.s.
Successivamente ai previsti incontri nazionali che, vista la formazione del nuovo governo, si realizzeranno nei prossimi giorni fra i vari commissari straordinari e le Organizzazioni sindacali di livello nazionale e locale - stante la dimensione nazionale dei vari presidi aziendali localizzati in più regioni d'Italia - provvederemo senz'altro a realizzare incontri anche in sede locale, peraltro già attivati nelle settimane scorse per un primo scambio di valutazioni con le parti interessate, soprattutto al fine di attivare quelle iniziative che risulteranno utili, anche dopo una verifica nazionale a livello ministeriale, alla ripresa economica e produttiva dello stabilimento torinese di San Mauro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la pronta risposta. Il caso "COGOLO" è uno dei tanti casi di processi di trasformazione di gruppi aziendali con stabilimenti situati in varie regioni; trasformazioni e ristrutturazioni che spesso rendono difficoltosa la permanenza dell'unità produttiva in Piemonte. In questo senso, voglio ricordare all'Assessore che si stava prefigurando una situazione nella quale lo stabilimento di San Mauro torinese rischiava di stare fuori dalla "procedura Prodi", di amministrazione straordinaria.
Ricordo, ero l'allora Assessore al lavoro, l'inaugurazione dello stabilimento: con il compianto Viglione, allora Presidente della Giunta siamo stati ricevuti da De Benedetti, fu la presentazione eccezionale di uno stabilimento di grande avvenire. Stabilimento venduto poi al Gruppo COGOLO; sarebbe tra l'altro interessante verificare quanto denaro pubblico quante agevolazioni, quanti strumenti di politica industriale sono stati utilizzati. Dopo soli 4/5 anni rischiamo quasi di vederne la morte: lo stabilimento è appetibile non tanto come apparato produttivo, come tecnologia quanto proprio come immobile. La preoccupazione nostra, e ci siamo mossi di conseguenza sollecitati dai lavoratori dell'azienda e dal Consiglio di fabbrica, era proprio di questa natura: il problema non è tanto sistemare i 94 lavoratori, ma fare in modo che quest'unità produttiva possa stare in piedi con gambe proprie.
Noi non vogliamo bloccare i processi di trasformazione economica; siamo perfettamente consapevoli che i mutamenti di mercato rendono necessarie trasformazioni permanenti dell'apparato industriale.
In questo caso però, pur con macchinari nuovi, lo stabilimento rischiava di fare la fine degli stabilimenti Zanussi in Piemonte. La marginalità, la piccolezza di un'unità produttiva rispetto al Gruppo, con sede per esempio in una Regione a Statuto speciale, rende la stessa molto più vulnerabile.
Sono soddisfatto della risposta dell'Assessore; rilevo che l'Assessorato segue con attenzione il problema. Vorrei però fare una raccomandazione - e in questo senso sarà forse il caso di sentire il dott.
Zunino, artefice di altri interventi simili. Il nostro obiettivo non è una specie di liquidazione dello stabilimento COGOLO di S. Mauro, ma che possa essere recuperato alla sua attività produttiva. Come Regione Piemonte non possiamo che avere questo obiettivo; diversamente, come nel campo della siderurgia, dovremo accontentarci di sistemazioni da altre parti, perdendo pezzi significativi di unità produttive in Piemonte.
Ringrazio l'Assessore chiedendo, se possibile, di avere copia scritta della risposta.



PRESIDENTE

La discussione sulle interrogazioni ed interpellanze è così terminata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Croso, Gallarini e Mercurio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale in ordine alla questione ACNA (Valle Bormida)


PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo si è deciso di inserire a questo punto della seduta una comunicazione dell'Assessore Cernetti in merito alla questione ACNA. Non ci sarà dibattito in quanto le posizioni sono già chiare; seguirà un telegramma da inviare al Ministro Ruffolo.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

In merito alla vicenda ACNA e alla Valle Bormida la Giunta ribadisce al Consiglio la sua ferma posizione - da sempre ritenuta inequivoca - come è stata ribadito in modo estremamente drastico (i cinque Sindaci e i tre Presidenti che fanno parte del Comitato Stato-Regioni possono essere buoni testimoni) al Ministero giovedì scorso, in occasione del Comitato Stato Regioni.
Rispetto all'intesa raggiunta tra Ministero dell'Ambiente, ACNA e sindacati, la Giunta non ravvisa le garanzie richieste per la popolazione piemontese della Valle Bormida.
Oggi, in una riunione congiunta Giunta e Capigruppo del Consiglio regionale, è stato stilato il seguente documento - ed inviato al Ministero: "La Giunta regionale, sentita la Conferenza dei Capigruppo del Consiglio regionale del Piemonte, i rappresentanti e le popolazioni interessate, ribadisce la posizione della Regione assunta con l'ordine del giorno del Consiglio regionale del 31 maggio 1989 relativo alla questione ACNA Valle Bormida e pertanto non sottoscriverà eventuali intese nell'ambito del Comitato Stato-Regioni".
Concludo qui: la comunicazione mi sembra così inequivoca e chiara da non aver bisogno d'altro pronunciamento.


Argomento: Informazione

Esame progetto di legge n. 243: "Interventi per l'informazione locale in Piemonte" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 243, ha chiesto di intervenire il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di intervenire in merito al punto 4) dell'o.d.g., devo dire che sono un po' in imbarazzo ad intervenire dopo la stringatissima comunicazione dell'Assessore Cernetti.
Mi auguro che l'estrema asciuttezza delle parole dell'Assessore sia segno di determinazione da parte della Giunta e del Consiglio in merito alla vicenda ACNA: credo davvero che su questo terreno si giochi una parte molto rilevante della credibilità complessiva della nostra assemblea.
Superato questo momento di imbarazzo dovuto al fatto che mi aspettavo qualcosa di più complesso (ma forse è solamente una presunzione e un'aspettativa personale) vengo al punto dell'o.d.g. relativo all'informazione locale in Piemonte.
Il richiamo in aula della legge è dovuto ad importanti motivazioni, che illustrerò. Ricordo innanzitutto che è stato raggiunto l'impegno - e mi auguro ci sia anche il conforto delle varie forze politiche - ad approvare una legge su questa materia entro la fine di settembre. In questo quadro manifestiamo la nostra disponibilità a non insistere sul richiamo in aula della legge, e quindi ad un lavoro comune con gli altri Gruppi consiliari in Commissione; disponibilità legata al fatto che, come avevamo convenuto alla presenza della Giunta nella riunione di 10-15 giorni fa, nella discussione di oggi ci fosse una dichiarazione di intenti sui punti più rilevanti, sugli elementi fondamentali che questa legge dovrà avere.
Svolgerò quindi un intervento molto breve per richiamare la impostazione, il quadro e lo scenario entro i quali intendiamo muoverci per dare il nostro contributo, verificata una reale disponibilità politica in questo senso, per legiferare su questa materia.
In primo luogo, non mi pare assolutamente retorico né tanto meno scontato sottolineare la vitalità e la pervasività dei media e degli strumenti di informazione locali. Al di là di quelle che erano le previsioni, anche di esperti del settore, del processo apertosi su piano complessivo, addirittura planetario, per una mondializzazione dell'informazione e quindi dell'importanza che ha questo tipo di processo verifichiamo come giornali, radio, televisione e altri strumenti di informazione mantengano un rapporto effettivo con il territorio, con le popolazioni, rapporto che a noi pare un elemento da tenere in massima considerazione.
Nel momento in cui il legislatore regionale andò a definire lo Statuto e scrisse all'art. 8 che tra i compiti e tra gli interessi della Regione c'era quello fondamentale dell'informazione alla comunità, la capacità di questi strumenti di avere presa e collegamento con le comunità locali divenne, ancor più che nel passato, un tramite, uno strumento essenziale per la vita democratica dell'assemblea.
Affrontando le diverse questioni all'attenzione del dibattito del Consiglio e, per fare un riferimento molto concreto, penso alla vicenda dell'ACNA e della Valle Bormida, tutti noi abbiamo avuto piena consapevolezza dell'importanza degli strumenti di informazione rispetto alle determinazioni che l'assemblea ha assunto. E' solo un esempio, ma lo si potrebbe applicare a tutte le materie di competenza regionale e in particolare a quelle più complesse. Sono dei segnalatori, per il Consiglio regionale e per l'attività dei Consiglieri, delle sensibilità e delle attenzioni della popolazione.
Ecco allora che l'interesse pubblico di questi strumenti diventa occasione importante per un'azione di promozione e di qualificazione dei media. Naturalmente, sarebbe un'ottica non solo vecchia, ma anche illusoria pensare che quest'opera di promozione e di qualificazione possa dipendere solo dall'intervento legislativo e dagli interventi delle istituzioni pubbliche. Intanto, perché ciò che conta è il più ampio disegno nazionale sul quale non spendo parole: sappiamo bene quante ne sono state spese e quanti fallimenti si sono determinati dal punto di vista della regolamentazione di questa materia, che continua ad essere materia cruciale per l'attività parlamentare. Ricordo il voto alla Camera di 15/20 giorni fa: l'attenzione politica e gli esiti politici delle stesse decisioni su questioni rilevanti diventano significativi politicamente al di là dell'aspetto settoriale e di competenza. Quella dell'informazione è questione davvero cruciale per la vita democratica del nostro Paese.
Quest'opera di promozione e di qualificazione - dicevo - dipende da numerosi altri fattori quali lo scenario nazionale, le dinamiche aperte sul terreno generale del mercato dell'informazione, aperto non solo nazionalmente, ma anche al di fuori di noi.
Tuttavia, credo sia questa una ragione in più per chi, come noi, ha il compito di tutelare gli interessi della comunità piemontese, per determinare dei processi che, aumentando la qualificazione, aumentino anche la possibilità di pluralismo, di completezza d'informazione e di ricchezza della stessa.
Dobbiamo vedere se questa assemblea, dopo un certo travaglio della legge (era già venuta in aula e fu poi rinviata in Commissione), è in grado oggi di legiferare in termini più avanzati sulla materia. Termini più avanzati per noi significa intanto uscire da una logica d'intervento di carattere assistenziale, come era nei progetti iniziali delle proposte di legge e del disegno di legge della Giunta. Occorre uscire da una visione d'intervento mediante contributi, per due ragioni. La prima. Questo tipo d'intervento si può prestare ad una discrezionalità difficilmente controllabile e motivazione più strutturale - sarebbe un intervento incapace ad intervenire sulle ragioni vere della necessità di qualificazione di questi strumenti. Occorre un'impostazione di intervento legislativo totalmente diverso, che consideri i media locali patrimonio democratico e culturale della Regione e, in termini di politica e di sviluppo, occorre confrontarsi con questi stessi media come "imprese".
Obiettivi devono essere il determinare la crescita e la conservazione del pluralismo culturale e informativo, e la qualificazione professionale dei prodotti di questi media.
Noi pensiamo che una strada da percorrere sia quella di privilegiare interventi nei confronti delle realtà consortili, premendo quindi in direzione della creazione di sinergie di investimenti a livello consortile da parte dei diversi media, senza mettere in discussione l'autonomia di ciascuno di loro.
Confortata dalla ricerca commissionata dal Consiglio regionale sulla possibile individuazione di bacini di utenza, vorrei sottolineare come la Regione possa intervenire sulla materia, al di là delle competenze costituzionali specifiche. Sappiamo che non esiste competenza delle Regioni, ma anche che il governo del territorio è competenza regionale.
Intervenire in una logica non restrittiva, ma ampia, in materia di governo del territorio significa anche intervenire in termini di determinazione dei bacini d'utenza. Si tratta di un patrimonio non pubblico, dall'uso limitato, non affollabile oltre un certo limite, sul quale c'è necessità di intervento programmatore della Regione.
Le iniziative assunte dal Consiglio regionale - Convegno dell'ottobre del 1988 e ricerca sui bacini di utenza hanno dimostrato che su questo terreno è possibile giocare delle carte che, per quanto ci riguarda, hanno dimostrato la sostanziale giustezza, ulteriormente migliorabile, della nostra impostazione.
Pensiamo ad un intervento nella legislazione della materia che parta da una precisa premessa: informare, far sapere quanto e come si opera è anche un modo di governare. Non è possibile ragionare in termini di buon governo democratico, di certezza del diritto, al di fuori di una condizione di buona salute e di ricchezza di possibilità di informazione dei cittadini.
Sono convinta che i mass media locali possono essere un mezzo per far conoscere quanto viene svolto, in un'ottica di trasparenza del modo di operare dell'istituzione pubblica. Due sono i modi possibili d'intervento di questi strumenti: cassa di risonanza di determinate decisioni per renderle più roboanti e poterne carpire oppure strumenti critici di lettura della realtà piemontese nonché dell'azione delle amministrazioni. Supporto quindi, non di chi suona la grancassa, ma di chi legge criticamente e di chi criticamente aiuta ad amministrare in modo più corrispondente ai bisogni della gente.
Il secondo aspetto è quello della certezza dei diritti dei cittadini.
Credo sia esperienza comune dei singoli Consiglieri incontrare cittadini appartenenti a diverse realtà sociali che dimostrano come della Regione nulla o poco si sappia. Dobbiamo interrogarci se da questo punto di vista non c'è qualche nostra timidezza, colpevole del non riuscire ad essere un libro aperto, una struttura funzionante attraverso un rapporto diretto con la gente, che tenta ogni canale per far sì che questo rapporto e questa lettura avvengano.
Ho l'impressione che trattenere presso la Regione tutta una serie di attività, soprattutto di ordine gestionale, abbia da un certo punto di vista fatto cadere l'attenzione per un'attività programmatoria, necessaria se si vuole intervenire in materia in termini rinnovati; l'idea di fondo è che è bene mantenere idee non molto chiare, con la conseguenza che certi diritti possano apparire favori. Personalmente credo invece sia necessario che i cittadini abbiano certezza dei loro diritti attraverso l'informazione.
Raggiunto l'accordo su questi punti occorrono conseguenti iniziative per realizzarli. Questi i punti.
Dobbiamo assolutamente rivalutare, valorizzare in termini del tutto nuovi, il ruolo dei nostri uffici stampa, in un'ottica non tanto manageriale, ma di servizio e di qualificazione. Gli uffici stampa, in tutte le realtà, comprese quelle aziendali, sono cambiati fortemente rispetto al loro vecchio ruolo meramente burocratico. Occorre puntare molto sul ruolo dei nostri uffici stampa, sulla loro qualificazione, sulla loro capacità di mettersi in presa diretta con gli strumenti di informazione.
Il secondo punto è dato dal tentativo di giocare un preciso ruolo nella definizione della pianificazione dei bacini di utenza. E' materia inerente il territorio, anche se in termini diversi da quelli tradizionali, sulla quale occorre verificare se esiste contestazione da parte del Governo sulla nostra legittimità ad intervenire. Credo possa essere un contenzioso interessante sul ruolo delle Regioni: semplici sportelli amministrativi di decisioni nazionali o sedi in cui si può giocare un ruolo vero di governo nelle scelte della vita democratica della Regione, in termini attivi e propositivi.
Che cos'è il territorio? Le frequenze elettromagnetiche sono da comprendersi dentro questa materia? Se è compito dello Stato centrale attraverso quali strumenti deve operare? Si deve prevedere una chiamata in causa della Regione? E' un terreno di sfida istituzionale e non solamente di carattere settoriale.
L'altra questione contenuta nella nostra proposta parte dalla convinzione crescente che l'informazione cosiddetta di servizio, in merito alle opportunità che attraverso le scelte dell'ente pubblico si mettono a disposizione dei cittadini, sia veramente una questione cruciale. Pensiamo a tutta la possibile serie di campagne d'informazione di carattere sociale e civile in senso lato, ma anche, per esempio, in merito a quella che è l'informazione ambientale, della quale vi è crescente domanda. Proporre un intervento della Regione attraverso un budget annuale capace di programmare proprie campagne promozionali, eviterebbe le cose un po' stravaganti di cui abbiamo discusso l'altra volta a seguito dell'interrogazione del Consigliere Staglianò. Si producano campagne efficaci dal punto di vista dell'informazione e dell'educazione civica (sia in senso tradizionale sia guardando a temi più attuali) dell'oggi); su un'ampia serie di problemi soprattutto relativi alla salute, la prevenzione diviene sempre più un modo di agire fondamentale.
Altro punto. Strumenti di informazione delle imprese; è da verificare cosa sia meglio: interventi che non agiscono sulla base di contributi, la cui labilità, esiguità ed anche discrezionalità ci lasciano molto scettici o interventi sulla base dell'attivazione di strumenti finanziari, di credito agevolato che consentano operazioni di ammodernamento e di innovazione delle strutture proprie di questi media.
Sono da studiare forme di intervento; com'è stato detto dal Presidente della Giunta, all'interno della legge sull'innovazione tecnologica si potrebbe riservare una quota per l'informazione locale. Benissimo: vediamo come. Si tratterebbe di un intervento di ordine strutturale che, fra l'altro attraverso un finanziamento anche limitato da parte della Regione di denaro fresco potrebbe attivare risorse finanziarie assai più significative di quelle che si possono far ricadere con contributi di pochi milioni di lire.
Ultima questione è quella relativa alla promozione e alla riqualificazione del personale e, quindi, ad iniziative di formazione professionale rispetto alle quali è possibile confrontarsi con la realtà del mondo professionale degli operatori, in termini nuovi e più avanzati.
Dobbiamo considerare che strumenti di informazione locale rappresentano anche opportunità di occupazione e formazione. Illustri giornalisti, oggi opinion leader nazionali, hanno iniziato la loro attività in giornali di informazione locale della nostra regione. Al di là di singole e specifiche capacità - dati di ordine soggettivo - è impensabile abbandonare a modalità artigianali l'affrontare di questi temi. Si spendono migliaia di parole sul nuovo modo di essere della formazione professionale: questo è certamente un settore di punta e qualità, su cui è possibile intervenire attivando modelli o progetti di formazione avanzati, cui prestare tutta la nostra attenzione.
Ho ricordato alcuni punti qualificanti della nostra proposta, sui quali, dalla discussione scaturita nel gruppo di lavoro, mi pare ci sia - e la salutiamo positivamente - attenzione nuova da parte degli altri Gruppi.
Il nostro impegno è arrivare ad approvare la legge entro il mese di settembre. Una legge dalla nuova impostazione che consideri questi strumenti come un patrimonio, un'opportunità, come imprese produttive, e quindi possibilità anche su questo terreno - di governo da parte del Consiglio regionale.
Verificheremo le reali disponibilità e volontà politiche della maggioranza.
Mi auguro vi siano atteggiamenti di disponibilità e non schieramenti di ordine pregiudiziale che hanno reso difficile, su molte questioni, il confronto all'interno dell'aula.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non mi aspettavo un intervento così ampio ed approfondito come quello sviluppato dalla collega Dameri intervento che mi porta a dedicare particolare attenzione ad un tema che ritenevo potesse essere inquadrato in alcuni principi. Quindi, più che una dichiarazione di intenti la mia sarà quasi una dichiarazione di matrimonio per raggiungere l'obiettivo di un intervento regionale per l'informazione locale.
Relativamente ai tempi, ritengo possa considerarsi sicuro l'impegno da parte del gruppo di lavoro della VI Commissione, che sta lavorando sul tema. Personalmente posso impegnarmi affinché la partecipazione del mio Gruppo sia la più stringente, animata dalla precisa volontà di arrivare ad una conclusione rapida dell'iter della legge.
Il secondo aspetto è sui due grossi nodi da sciogliere per riuscire in qualche modo a coniugare le diverse proposte di legge, relativi alle due filosofie d'intervento della Regione in materia: da un lato quella dei contributi, dall'altra quella di una reale forma di sostegno ad attività che tendono a privilegiare una vera imprenditorialità informativa, al fine di non distribuire contributi a pioggia, in modo casuale ed occasionale.
Il tentativo è di conciliare queste due filosofie, il che non è facile anche se c'è la volontà di arrivare a un obiettivo comune.
Sul prioritario tema dell'informazione non sto a ribadire quanto già detto dalla collega Dameri; l'intenzione nostra è di irrobustire il sistema d'impresa nella attività informativa locale, sia per quanto riguarda i mezzi di informazione sulla carta stampata sia per quanto riguarda i mezzi televisivi e radiofonici, arrivando, attraverso questo processo, ad una razionalizzazione.
Con l'irrobustimento della vera impresa informativa si dovrebbe arrivare ad una razionalizzazione che faciliterà il nostro operato in tema di distribuzione delle frequenze. Diversamente, si rischia di aprire un mercato strano, nel quale non sempre è possibile privilegiare la migliore impresa informativa, che, ovviamente, non è quella che fornisce il prodotto maggiore, che ha più capitali, ma quella che sa meglio rapportarsi con le esigenze d'informazione della comunità locale.
Soprattutto per quanto riguarda la fascia alta dei mass media, spesso si lamenta l'insufficiente capacità di rapportarsi con le esigenze della comunità, e di inserirsi adeguatamente nel rapporto tra assemblee elettive e comunità. Fanno molto notizia temi quali quelli della caccia e sullo stadio, ma la produzione di una buona legge oppure l'affrontare problemi strutturali per la vita della nostra comunità non fanno notizia, non fanno pettegolezzo e rimangono in ombra.
La buona informazione è quella che non si collega al pettegolezzo, che non dà priorità al fraseggio banale con fuochi d'artificio, ma quella che si occupa dei problemi reali della comunità. Ad esempio, rispetto ad una legge, è il processo che da esso viene avviato a dover essere dibattuto che è più difficile da vedere, non è una costruzione, non è l'asilo nido, è un processo che con una legge si avvia. Quindi, pluralismo informativo e qualificazione dell'informazione.
In questo senso, il mio Gruppo ha presentato una proposta di legge voglio sottolineare quelli che a me paiono essere i sostegni da dare al sistema informativo minore locale, affinché venga privilegiata la vera imprenditorialità informativa e non vengano erogati contributi a pioggia dove si mette dentro di tutto un po'. Il primo è trovare un canale di comunicazione proceduralizzato, supportato dalla Regione e dai nostri uffici stampa, in modo che in tempo reale ci sia informazione su quanto avviene nelle assemblee elettive, sulle iniziative del governo regionale rispetto ai mezzi di comunicazione locale presenti nella nostra Regione.
Il problema è, infatti, che queste notizie arrivano tardi, e invecchiano mentre sarebbe auspicabile una trasmissione in tempo reale, per poter dare costantemente, alla fine di questa giornata per esempio, al sistema informativo un'informazione adeguata e non costosa.
Il secondo aspetto è quello di razionalizzare la diffusione. Negli anni '60/'70 sono sorte antenne su tutti i balconi e su tutti i tetti; via via poi si è razionalizzato sino ad arrivare all'antenna unica centralizzata.
Per ragioni legate a problemi di inquinamento territoriale (e di dislocazione urbanistica delle antenne) dobbiamo favorire processi consortili, ovvero di formazione di sistemi unificati per il servizio tecnologico d'antenna. Questo è un sostegno che la Regione può dare in modo importante.
Un terzo aspetto, che mi trova leggermente dissenziente rispetto alla collega Dameri. Ritengo che il sostegno della formazione professionale debba essere offerto al personale tecnico, adibito all'uso di nuove tecnologie; quella del personale giornalistico è un'altra sfera di formazione, più improbabile per il prodotto formativo che possiamo offrire.
Per noi è più possibile un sostegno all'innovazione tecnologica: al fabbisogno delle televisioni, delle radio, dei mezzi di comunicazione su supporto cartaceo.
Un aspetto innovativo presente nella nostra proposta di legge è il seguente: nelle grandi aree urbane, dove ci sono molte radio, televisioni e mezzi di informazione, è possibile fare una politica dei riusi di stabilimenti industriali dismessi, in modo da creare concentrazioni offrire postazioni di lavoro adeguate, garantendo in quelle sedi i servizi reali unificati che renderebbero molto forte l'attività di una televisione di una radio o di un settimanale o mensile.
C'è poi il problema della pubblicità della Regione: noi dobbiamo fare in modo che a parità di spesa si riesca ad essere più efficaci nel supportare il sistema informativo. Quindi, una parte della nostra pubblicità, della nostra azione all'esterno dev'essere in qualche modo programmata e, ovviamente con certi criteri, privilegiare là dove esiste attenzione al problema dell'informazione rispetto alle assemblee elettive locali, rispetto alla comunità; il nostro sostegno all'informazione deve privilegiare questo aspetto. Possiamo anche stabilire forme di premi annuali a buone produzioni radio-televisive e giornalistiche che tendono ad esaltare in modo qualificato quelli che sono i caratteri, la natura socio economica e culturale della nostra Regione. Potremo in questo modo favorire una produzione televisiva, radiofonica e su carta stampata locale qualificata.
In questo senso, al di là di una dichiarazione di intenti che si sarebbe potuta liquidare in tre battute - collega Dameri da parte del Gruppo socialista, c'è la volontà e credo anche i contenuti per operare affinché la Regione Piemonte si doti di uno strumento legislativo capace di concorrere a questo processo e non solo a risolvere il problema del sostegno all'informazione, dell'irrobustimento dell'informazione, della qualificazione dell'informazione locale piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, colleghi, anche il nostro intervento eviterà di toccare tutti i temi che il dibattito, aperto dall'ampia e completa relazione della collega Dameri, potrebbe suggerire. Questo dibattito avrà la sua sede opportuna nella sottocommissione e poi, ovviamente, in aula.
Noi intendiamo rispondere ad una richiesta specifica fattaci e confermare il vivo interesse del Gruppo DC per l'argomento. Non a caso, il primo progetto di legge sull'informazione locale è stato presentato dal Gruppo DC nel 1985 e da questo progetto, con il coordinato esame di altre proposte, si era giunti ad un testo unificato, che nel 1986 è stato sottoposto all'aula e rinviato alla Commissione per ulteriori approfondimenti. Sono passati tre anni e pertanto non si può negare validità alle preoccupazioni, alla sfiducia e alle proteste che sono intervenute e che intervengono dai diretti interessati, sui quali già incombono grandi preoccupazioni per questioni che dovrebbero essere risolte a livello statale, di cui si parla, ma le cui soluzioni non sono mai attuate. Intendo riferirmi, ovviamente, a temi che già sono stati toccati nei precedenti interventi: alla regolamentazione del sistema radiotelevisivo, alla definizione dei tetti pubblicitari, ai problemi relativi all'assegnazione e al riordino delle frequenze e, se vogliamo anche a questioni più modeste, dove si vede che la politica del Governo e del Parlamento non si muove nel senso di andare incontro alle esigenze dei sistemi informativi periferici: basti ricordare le ipotesi di aumenti fiscali dell'IVA e di ritocchi notevolissimi delle tariffe postali, sulle quali, tra l'altro, questo Consiglio ha già avuto modo di intervenire.
Al di là delle preoccupazioni e delle giuste recriminazioni che sono pervenute da parte degli interessati, la VI Commissione ha ripreso vigorosamente il problema e la Sottocommissione, coordinata dal Vicepresidente della Commissione Tapparo, ha iniziato i suoi lavori, si è fissata un calendario e un metodo di lavoro che noi confermiamo di voler rispettare.
Anche noi uniremo alle proposte di legge pervenute successivamente al testo unificato, una proposta aggiornata, ma ciò senza che comporti minimamente un ritardo in un lavoro che deve procedere con la massima celerità possibile.
Nella Commissione è emersa la consapevolezza che le proposte del 1985/1986 possono considerarsi superate. In sostanza, partiamo senza pregiudizi e senza vecchi schemi, con piena disponibilità ad utilizzare i contributi positivi di tutti e ad aggiornare anche la nostra posizione.
Auspichiamo che altrettanta disponibilità e rifiuto di posizioni esclusivistiche e rigide pervenga dagli altri Gruppi.
Il problema dell'informazione è delicato, a cominciare dal fatto che nel suo complesso la normativa su stampa e radiotelevisione, sulla professione dei giornalisti, ecc. è riserva statale e quindi non rientra di per sé nelle competenze regionali. Forse questa è una delle ragioni per cui il lavoro degli anni 1985/1986 era pervenuto ad un testo che era ritenuto da tante parti dell'opposizione e della stessa maggioranza, troppo limitato nella sua impostazione (forse proprio perché non si erano potute superare determinate difficoltà conseguenti al problema delle competenze legislative).
Noi non intendiamo forzare le competenze. La collega Dameri si riferiva a sfide da lanciare; è sempre possibile svolgere anche questi tipi di interventi, però riteniamo che se facciamo una legge dobbiamo fare uno strumento che, prima di tutto, sia approvabile e che, secondariamente, sia utilizzabile. Non intendiamo perseguire semplicemente finalità di immagine di presenza, ma vogliamo costruire qualcosa di costruttivo e pratico. Ci non significa che non dovremo utilizzare tutte le strade praticabili per influire in questo settore che ci interessa e ci tocca direttamente in quanto la Regione è soggetto di informazione: infatti l'art. 8 dello Statuto chiaramente sottolinea il dovere dell'informazione quale presupposto della partecipazione democratica. Ci interessa, inoltre, in quanto le imprese che fanno informazione sono parte viva del mondo culturale ed economico piemontese, al cui sviluppo la Regione è preordinata. Non vogliamo forzare, anche perché abbiamo altri strumenti per sollecitare gli interventi che non competono alla Regione, ma allo Stato.
Abbiamo utilizzato ampiamente questi strumenti, che vanno dalla presentazione di proposte di legge al Parlamento nazionale (come abbiamo fatto recentemente proponendo una modifica alla legge sull'ordine dei giornalisti relativamente alla possibilità del praticantato nelle redazioni minori) alla presentazione di ordini del giorno, che sono sempre pronunciamenti autorevoli, tant'è vero che l'ordine del giorno che avevo proposto, che era stato accolto da tutti i Gruppi ed approvato all'unanimità relativamente al problema dell'IVA e delle tariffe postali aveva ottenuto se non l'abolizione e l'accantonamento definitivo, quanto meno la sospensione di provvedimenti negativi per l'editoria e per le attività informative locali.
Ci sono degli aspetti in cui l'intervento della Regione non incontra alcun ostacolo, perché si esplicano nell'ambito delle proprie competenze.
Il primo aspetto concerne la necessità della piena attuazione dell'art. 8 dello Statuto: l'informazione è il presupposto della partecipazione; quindi necessità di creare un flusso costante e corretto di comunicazione tra Regione e cittadini, sia con forme dirette sia mediante un collegamento sistematico con i media. Sotto questo aspetto, quindi, c'è la necessità di valorizzare e organizzare i servizi stampa e quei servizi regionali deputati, comunque, alle relazioni esterne. Pensiamo che la sede per rafforzare i servizi regionali non sia tanto una legge sull'informazione locale, quella legge a cui ci stiamo accingendo, bensì la nuova legge sulle strutture regionali, che l'Assessorato competente ha in corso di predisposizione e che dovrà ampiamente valutare la necessità di una diversa, più ampia e più comprensiva concezione che si deve avere dei servizi deputati a questi rapporti con l'informazione.
Inoltre, occorrerà provvedere alla dotazione, ai nostri servizi e ai nostri uffici, della strumentazione adeguata nonché ad interventi che assicurino la dotazione di questa strumentazione adeguata ad entrambi terminali di questo flusso di comunicazione, e cioè sia ai nostri servizi sia alle sedi delle redazioni locali.
Un secondo elemento, pienamente utilizzabile perché rientra nella normale attività dell'Amministrazione regionale, è quello della pubblicità.
In questo ambito si possono considerare tre significati abbastanza diversi e solo una distinzione fra questi tipi di intervento può consentire l'attuazione di quei provvedimenti che sono stati suggeriti anche adesso dal collega Tapparo: fissazione di percentuali, di budget e della stessa pianificazione che è ovviamente possibile se riguarda certe attività promozionali prevedibili preventivamente, ma non in tutti i casi. La promozione dell'immagine del Piemonte, del suo ambiente, dei suoi prodotti e così via, ovviamente, più che alle aziende operanti in Piemonte, si riferisce all'esterno e quindi forse esula un pochino dal nostro tema.
Comunque questo tipo di pubblicità è cosa diversa dagli interventi per la sensibilizzazione dei cittadini su argomenti specifici di comportamento sociale nella sanità, nell'alimentazione, nella cultura, ecc., e dalla informazione istituzionale, che può utilizzare il mezzo pubblicitario quando l'importanza e la particolarità degli oggetti, delle disposizioni delle normative, faccia ritenere insufficiente la diffusione normale, sia quella ufficiale sia quella che danno, per dovere di cronaca e di informazione, gli stessi media.
La pubblicità, come è già stato ricordato, è un terreno minato; pu dare e ha già dato, e non solo negli ultimi tempi, preoccupazioni perplessità, motivi di contestazione circa i modi con cui si gestisce questo settore. Penso che non basteranno i richiami all'obiettività, alla professionalità, all'equità distributiva, che sono contenuti in tutti i progetti di legge, dai testi unificati a quelli dei Gruppi comunista e socialista, che sono intervenuti successivamente. Non basteranno queste dichiarazioni e queste esortazioni; bisognerà richiamarci direttamente alla normativa statale, alla stessa legge sull'editoria, che prevede norme specifiche su questo tema. Per l'attribuzione di incarichi esterni che sono inevitabili, a mio avviso, perché si tratta di attività specializzate, che difficilmente potranno essere assolte dai nostri servizi, bisogna attentamente richiamarci alla legge sull'attività contrattuale della Regione, la n. 8/84, ed anche giungere a forme di pianificazione, di piani finanziari, di programmazione, sempre con la flessibilità e nei limiti che la materia consente.
Ma se si vuole veramente incidere, nel modo che è stato già ampiamente sottolineato e che noi condividiamo (rinnovare, aiutare ad ammodernarsi aiutare ad acquisire quelle nuove capacità tecnologiche che i tempi richiedono, che la continua trasformazione in questi campi comporta) non ci si può limitare certamente ai contributi; e neanche ci si può limitare ai premi giornalistici.
Il nostro Gruppo non ha difficoltà a seguire il discorso aperto su temi sui quali stiamo approfondendo il ragionamento, riservandoci anche da parte nostra proposte specifiche. Si tratta in sostanza di utilizzare finalizzando gli interventi alle aziende di informazione, normative regionali già esistenti e aventi l'obiettivo di incentivare l'innovazione tecnologica e la formazione professionale.
Per favorire, promuovere e sostenere il processo di innovazione e di ammodernamento tecnologico di strutture e di impianti, di attrezzature e mezzi di promozione, il testo unificato già prevedeva garanzie fideiussorie della Regione. Si dovrà approfondire questa tematica, soprattutto valutando, analizzando e verificando le possibilità di utilizzare l'Istituto finanziario piemontese (Finpiemonte) e le stesse provvidenze previste dalla L.R. n. 56 sull'innovazione tecnologica, ovviamente con le modifiche che si rendessero necessarie, con i finanziamenti particolari o specifici che fossero necessari per rendere questi strumenti applicabili in forma specifica e sotto certi aspetti prioritaria alle aziende di informazione locale.
Così pure sull'argomento della formazione professionale, anche noi siamo dell'opinione che la formazione professionale regionale si può e si deve indirizzare alla formazione, alla qualificazione e alla riqualificazione sia degli operatori e dei tecnici dei processi editoriali della stampa, sia degli operatori all'interno delle emittenti radiotelevisive. Sarà importante approfondire come i piani regionali di formazione professionale possono rispondere a questa esigenza, la cui ricaduta benefica sull'ammodernamento e sul miglioramento delle imprese che gestiscono l'informazione in Piemonte, sarà certamente molto importante.
A proposito della riserva statale sulla formazione giornalistica voglio ricordare che esiste un progetto già approvato dall'ordine nazionale dei giornalisti, relativamente all'istituzione in Piemonte di una scuola di giornalismo, in aggiunta di quella attualmente esistente e funzionante a Milano. Ora all'istituzione della scuola di giornalismo in Piemonte, la Regione in qualche modo può essere compartecipe.
Non si può chiudere senza un accenno pessimistico al fatto che tutte queste idee belle, giuste, sulle quali già si profila una certa convergenza fra le forze politiche, urtano contro un momento di particolare difficoltà finanziaria del bilancio regionale; convengo che alcune cose importanti dipendono da processi programmatori e razionalizzatori e non da finanziamenti maggiori, tuttavia le proposte di legge comunista e socialista, ovviamente anche quella che faremo noi, prevedono stanziamenti superiori a quelli che apparentemente in questo momento la Giunta è in condizioni di garantire. Ma questa visione pessimistica della situazione finanziaria, non credo che ci debba arrestare anzi deve stimolare di più la nostra intelligenza, la nostra fantasia, e ovviamente deve sensibilizzare tutti, la Giunta e il Consiglio, all'importanza prioritaria che interventi in questo settore possono avere, e quindi ad una giusta utilizzazione delle sia pur modeste risorse regionali, anche ai fini che ci proponiamo di raggiungere, con la proposta di legge partendo dalle proposte che sono sul tavolo della sottocommissione consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, intervengo anche a nome del collega Ala inaugurando così ufficialmente in aula il Coordinamento politico Verde Alternativo.
Ho una sensazione di fastidio che non riesco a nascondere; fastidio per la ridondanza retorica che accompagna sempre lo svolgimento di argomenti quale quello oggi richiamato alla nostra attenzione, penso a ragion veduta: questo Consiglio ha sull'argomento una pessima coscienza. Di questi problemi si discute ininterrottamente, a cicli, dal 1982; ne abbiamo discusso abbondantemente in avvio di questa legislatura che ormai volge al termine, ma nulla di concreto è stato fatto. Quando nell'86 si interruppe la discussione sui progetti di legge portati alla nostra attenzione, fummo facili profeti nel dire che si sarebbe aspettato di arrivare sotto elezioni per giocare questa vitale questione per la democrazia, come classico esempio di "captatio benevolentia" da parte di un potere politico e legislativo che sull'argomento ha troppe colpe per essere preso ancora sul serio, lo dico con grande amarezza. Nel merito (non ripeto quanto già detto dalla collega Dameri e poc'anzi dal collega Martinetti) si devono fare azioni precise e concrete; certo, richiederanno qualche spesa, ma la mancanza di denaro non è la ragione fondamentale per la quale non si è finora legiferato in materia.
Riprenderò alcuni punti, a mio parere salienti. Sono indispensabili contributi per l'ammodernamento tecnologico e la fornitura di servizi per le varie imprese produttrici di informazione: pensiamo a quanto incidono le spese di distribuzione di una piccola testata in un'area che vada al di là della propria città, oppure ai costi elevati praticati dagli stabilimenti tipografici alle imprese che non ne hanno di propri. Sarebbe utile che la Regione contribuisse per risolvere questi piccoli "particolari" - ne abbiamo parlato incidentalmente quando si discusse la vicenda de "La Gazzetta del Popolo" e di "Tuttosport" - realizzando un centro stampa pubblico o, comunque, partecipando a forme di questo genere, affinch piccole testate vi possano accedere senza essere strozzati dalla logica del mero profitto perseguito dagli imprenditori privati che, da questo punto di vista, agiscono soltanto ed esclusivamente nel proprio interesse. Ci sono cose concrete da realizzare, quale la formazione degli operatori. Come sottolineato dal collega Martinetti, guai se ci mettessimo nell'ottica di formare gli informatori! L'informazione è un libero esercizio del pensiero umano, ad esso deve essere lasciata la più completa libertà. Libertà di approccio culturale, di sensibilità soggettiva; come tutti sappiamo - e lo sanno bene gli operatori dell'informazione - non esiste l'obiettività in assoluto, esiste la serietà dell'operatore dell'informazione che riporta scrupolosamente quanto osserva; naturalmente, mentre da quest'angolo dell'aula vedo certe cose, se mi spostassi in altro angolo vedrei cose che da qui non posso vedere.
Senza banalizzare il concetto, volevo semplicemente sottolineare che dobbiamo e possiamo fare qualcosa per preparare gli operatori tecnici all'uso di nuove tecnologie, che possono razionalizzare moltissimo i costi di produzione dell'informazione su piccola scala. Pensiamo all'uso, oggi possibile, della video-impaginazione, oppure, in campo radiotelevisivo, di tutti gli strumenti informatici messi a disposizione dalla tecnologia.
C'è una cosa che mi sta particolarmente a cuore, signor Presidente: a mio avviso, la ragione per la quale non si legifera in materia sta nella pessima coscienza di questa assemblea legislativa, e nell'uso non regolamentato della pubblicità erogata dagli Assessorati e dalle varie articolazioni in cui la Regione è presente. Si tratta di affermare un principio essenziale: eliminare il clientelismo e l'erogazione di favori.
Se il censimento è corretto (probabilmente è approssimato per difetto) grosso modo i vari Assessorati per propagandare le proprie iniziative erogano almeno tre miliardi l'anno di pubblicità tabellare. Tre miliardi non sono pochi, soprattutto se usati nel modo discusso quindici giorni fa in quest'aula: quattro documentari sullo stato dell'ambiente in Regione: 116 milioni spesi in maniera assolutamente discutibile, anzi, scandalosa come abbiamo denunciato appunto da questi banchi. Regolamentare l'erogazione della pubblicità è imperativo categorico. Quindi, Consigliere Martinetti, i soldi ci sono; il problema è che vengono spesi in maniera discrezionale, senza regole e quindi con clientelismi e favori particolari.
Non voglio andare oltre. Vorrei soltanto aggiungere che come piccolo conoscitore del mondo dell'informazione posso garantire ai colleghi che sono queste le cose concrete che possono realmente contribuire allo sviluppo della democrazia nella nostra regione.
In avvio di legislatura nel discutere i progetti di legge sul tappeto personalmente, pur avendo argomenti e conoscenze da proporre all'attenzione dei colleghi, ho rinunciato a presentare una proposta di legge; mi pareva che quelle sul tappeto fossero sufficienti per discutere, per approfondire per portarle a termine. Devo dire che me ne rammarico: forse sarebbe stato opportuno che il richiamo in aula finalmente viene effettuato oggi, venisse fatto dai titolari delle proposte di legge in discussione molto tempo fa.
Condizione politica per legiferare sull'argomento è battere qualsiasi tentazione di finanziare iniziative editoriali pre-elettorali di imprese pronte a sorgere a tre mesi dalle elezioni prossime venture. Su questo saremo rigorosissimi, signor Presidente e colleghi Consiglieri; sono già troppe le esperienze di comportamenti non corretti.
Concludo con cedimento, retorico da parte del sottoscritto, di cui mi scuso: un albero rigoglioso, signor Presidente, come lei sa, ha bisogno di molte radici. Come noi giovinetti del '68 dicevamo vent'anni fa l'informazione è potere e, nello stesso tempo, radice della democrazia. La società civile piemontese ha (non è soltanto una opinione, ma una constatazione) saputo realizzare, in tutti questi anni, molte ramificazioni locali; è quindi un albero potenzialmente rigoglioso quello che il Piemonte può costruire, ma queste ramificazioni sono lasciate a se stesse. Forse si sono sviluppate proprio perché lasciate a se stesse, senza i troppi vincoli di un potere politico che al riguardo ha davvero poco da dire; finora non è andato molto al di là di qualche ricerca e di qualche convegno, pur meritevole.
Se queste nostre considerazioni hanno un qualche fondamento non bisogna più perdere nemmeno un attimo di tempo. Mi auguro davvero che entro settembre si possa licenziare un provvedimento di parziale riparazione.
Saremmo, forse, una delle prime Regioni a muoverci in tal senso, anche se recandomi a volte per ragioni d'ufficio in altre Regioni, ho notato, ad esempio, che l'informazione elettronica via etere organizzata dalla Regione Veneto, ha qualche cosa da insegnarci a proposito dell'esigenza sottolineata dal collega Tapparo di far pervenire in tempo reale a tutti i terminali informativi piemontesi le informazioni e le notizie che possono scaturire da questi nostri dibattiti, faticosi e talvolta inconcludenti.
Possiamo fare la nostra parte; occorre entrare nel merito ed arrivare rapidamente ad una legge e quindi ad una certa concretezza per tutti quegli operatori oggi molto blanditi ma poco sostenuti nei loro bisogni materiali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Come al solito sarò breve, ma per una precisa ragione: sull'argomento abbiamo un ordine del giorno molto nutrito, che ritengo dovrà giungere in aula nel momento in cui avremo la legge sull'informazione locale che sta elaborando il gruppo di lavoro di cui faccio parte Riteniamo che il Piemonte abbia veramente bisogno di una legge sulla informazione locale che "metta in sesto" quanto necessario in materia.
Voglio ricordare che allo studio del Gruppo ci sono due leggi presentate da un collega del Gruppo del MSI, il dottor Nino Carazzoni recentemente scomparso. Ciò dimostra quanto il Gruppo MSI abbia a cuore il problema dell'informazione. Non ritengo di dovermi inoltrare ora nel merito; vi entreremo ampiamente al momento dell'arrivo in aula della legge che il mio Gruppo si augura avvenga al più presto.
Concorreremo a lavorare per far sì che la legge sia quanto di meglio possibile affinché l'informazione, in questo caso locale sia bel regolata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Intervengo per sottolineare alcuni punti che mi paiono importanti anche se come è avvenuto tante volte in Consiglio, sul provvedimento si è intervenuti in modo non decisionale.
Occorrono due distinzioni: la prima riguarda il ruolo della Regione in quanto istituzione e quindi la possibilità e capacità di avere spazi strutture, strumenti e rapporti tali che le iniziative regionali, le proposte, le leggi, eccetera, passino al sistema informativo in modo adeguato, per dare ai cittadini la massima capillarizzazione d'informazione. Questo aspetto che andrebbe discusso in modo attento sarebbe importante quantificare il budget che il governo regionale utilizza per garantire l'informazione ai cittadini e come questo budget viene utilizzato, con quali criteri e con quale regolamentazione.
Altro aspetto importante è valutare come, in una società di massa in cui l'informazione assume sempre più un ruolo strategico e determinante nell'orientamento dei cittadini, l'informazione possa tentare di svolgere un ruolo sufficientemente pluralista e garantista della varietà culturale politica, sociale e religiosa della società.
Avendo ormai l'informazione un ruolo sociale strategico, essa è fortemente controllata da un sistema che fa delle agenzie giornalistiche la base essenziale della macroinformazione, orientando in modo decisivo l'opinione pubblica. Queste agenzie sono prevalentemente di carattere industriale occidentale (o comunque, del nord del mondo): è del tutto evidente che le problematiche di due terzi dell'umanità vengono viste con occhio di interesse parziale: problema sul quale riflettere.
Rimanendo più vicini alla nostra realtà radio-televisiva, pur con giudizio fortemente critico e di grande riserva, a mio parere si poteva sperare maggiormente nell'informazione privata, rispetto a garanzie che il sistema pubblico non ha dato o dà con grande difficoltà, perché essendo garantito nel suo essere dal sistema dei partiti, in qualche modo risponde a processi di lottizzazione. L'informazione privata è invece assai costretta dai condizionamenti di certe decisioni politiche: parlo ad esempio della "libertà di antenna" oppure del controllo che i grandi giornali a livello industriale tendono ad avere anche nei confronti dei giornali locali. In questo senso speravamo molto nel settore privato, che ritenevamo meno condizionato dalla politica partitica. Purtroppo, per i lavori del Consiglio regionale molte volte siamo più garantiti dal sistema di informazione pubblica del TG3 di quanto non succede con reti radiofoniche o televisive private, legate più alle voci che emergono in Consiglio che all'ufficialità dei fatti e degli avvenimenti di cui sono protagonisti i Consiglieri regionali.
L'informazione scritta risente meno di questi problemi; l'ampio spettro dei giornali locali garantisce il pluralismo della realtà sociale in cui sono inseriti più di altri mezzi e strumenti di carattere radiofonico o televisivo.
Un'ulteriore riflessione: nei mezzi di informazione che "contano" si pensa che il sistema dei partiti, in quanto tali debba nettamente prevalere rispetto ad una società che, al di là e non contro il sistema dei partiti esprime pluralità di idee e di esperienza, creatività e fantasia che non trovano spazio adeguato per ciò che rappresentano nei movimenti sociali e culturali di questa società. Questa carenza estremamente grave si riscontra anche nel sistema televisivo pubblico; una volta denunciata, ci si sente rispondere: "Caro signore, se invece di inviare comunicati in qualità di responsabile di attività sociali li inviasse come Consigliere regionale sicuramente troverebbe più ascolto; abbiamo problemi di spazio da riservare al sistema dei partiti: lei, come Consigliere, potrebbe rientrarvi". Questo esempio denota quanto la situazione sia pesante; in tal senso, penso che la mia sollecitazione sia assai rispondente alla realtà culturale e sociale della società piemontese in questo momento. Se l'informazione non fosse costretta a passare sotto le forche caudine dell'istituzione e del sistema dei partiti troverebbe corrispondenze e sostegni maggiori.
Ecco perché ritengo che attorno al problema si debba rapidamente legiferare e che la migliore forma di intervento sia quella del sostegno mediante servizi che permettano al sistema informativo più debole di poter usufruire di strumentazioni tecnologiche che facilitino la compenetrazione tra società civile ed informazione, oggi estremamente carente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 243.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 36 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: Progetto di legge n. 452.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 523.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Proposta di deliberazione n. 1129.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1200.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 467.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1188.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1189.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1190.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1191.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1192.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1193.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1194.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1195.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 1196.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Legge rinviata dal Commissario di Governo relativa a: "Modifiche ed integrazioni della L.R. 13/1/1981, n. 2: Norme per la disciplina della contabilità, l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle UU.SS.SS.LL.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Progetto di legge n. 497: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della Consusa S.p.A.".
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Dichiaro il mio voto contrario.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione del progetto di legge n. 497.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
Proposta di deliberazione n. 1140: "L.R. 4/6/1975, n. 43, art. 2.
Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto di intervenire su quest'iscrizione all'o.d.g. perch nell'ultima riunione dei Capigruppo, non contraddetto da alcun collega avevo manifestato la contrarietà del Gruppo comunista a che venisse iscritta all'o.d.g. e quindi sottoposta all'esame del Consiglio una questione su cui lo stesso non è tuttora in possesso della documentazione necessaria. E' vero, ci è stato detto: "vi verrà data"; ma come ho fatto rilevare l'altro giorno, signor Presidente del Consiglio, la questione rappresenta una forzatura nei confronti dell'aula e dei singoli Consiglieri; una decisione di enorme peso, delicatezza e rilevanza viene oggi proposta sotto l'aspetto di un mero mutamento di confini, avendo alle spalle la qualità e la peculiarietà di un progetto per l'Istituto oncologico, necessita, affinché il Consiglio si possa esprimere compiutamente, una fase di conoscenza del progetto e delle sue eventuali conseguenze sul piano territoriale ed urbanistico.
Sembrava a me, e mi sembra tuttora, che al di là delle decisioni e dei colpi di maggioranza intervenuti dopo la consultazione della Commissione questa fase di conoscenza, essenziale per dare ai Consiglieri modo di esprimersi in pienezza di cognizione e dopo adeguata istruttoria sul problema, sia un problema che non è stato assolutamente risolto.
Richiamiamo la maggioranza e il Presidente del Consiglio a far sì che sia pure con "le cose formali a posto" cioè il voto in Commissione, si sia nelle condizioni di potersi esprimere. Siamo fermamente contrari all'iscrizione, oggi, di questo punto all'o.d.g.: non ne capiamo l'urgenza e, soprattutto, non capiamo perché si esproprino dei diritti fondamentali dei Consiglieri. E non ci si venga a dire che si deve fare presto! Chi ha avuto a disposizione un anno e mezzo per preparare una certa soluzione deve offrire agli altri soggetti che hanno titolarità ad esprimersi in materia se non altrettanto tempo, almeno in tempo congruo.
Lei capisce, Presidente, che interverrebbe un precedente del tutto nuovo; porre la questione all'attenzione del Consiglio a fine luglio (tra l'altro carica di altri problemi), è una forzatura inammissibile.
So che è in distribuzione la documentazione relativa, ma non mi basta.
Non mi basta, dico francamente che non mi basta. Caro Presidente, su un problema di così grande rilevanza politica il Consiglio non può essere usato come ratificatore di decisioni preparate lungamente dalla Giunta.
Elevo una ferma protesta; come Gruppo adotteremo forme adeguate per significare la nostra contrarietà all'iscrizione di questo argomento all'o.d.g.



PRESIDENTE

Collega Bontempi, questa mattina una rappresentanza del Gruppo comunista mi aveva già espresso questa incongruenza; mi sono fatto carico e parte diligente affinché venisse reperita l'eventuale documentazione, in corso di distribuzione.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Anch'io volevo brevemente motivare e chiarire il voto contrario all'iscrizione all'o.d.g. di questa deliberazione; motivi che ho già cercato di richiamare nell'incontro congiunto delle due Commissioni.
Fondamentalmente, l'unica procedura trasparente e limpida che sia stata adottata dalla Giunta regionale è consistita nell'approvazione del Parco regionale. I motivi della mancata approvazione della proposta di legge relativa al Parco non sono mai stati, almeno in Commissione sufficientemente chiariti. Nell'ultima settimana ho poi assistito a procedure di stravolgimento di Regolamento e di Statuto in materia di attività venatoria, che sono sotto certi aspetti parallele, ma per altri ben più gravi di questo. Ritengo che si debba trovare un modo per significare, almeno da parte della mia forza politica, un chiaro segno di stop ad una certa gestione del lavoro nelle Commissioni e soprattutto rispetto ad alcune procedure estremamente rapide con cui i documenti passano da uffici ad Assessorati e ad altri, quando questa non è la prassi normale. Ritengo pertanto necessario, su queste cose, se la maggioranza le vuole fare, abbia almeno i numeri per farle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sarò brevissimo. Intervengo solo per dire che ho appena aperto una busta...



(Interruzioni del Consigliere Carletto)



STAGLIANO' Gregorio Igor

...l'arroganza non paga mai: il Capogruppo democristiano farebbe bene a ricordarsi la vicenda della caccia di qualche giorno fa.
Ho appena aperto una busta nella quale la collega Bergoglio trasmette al sottoscritto e a tutti gli altri colleghi copia della documentazione pervenutami alle ore 12 del 27 luglio 1989 - cioè questa mattina dall'Assessorato alla sanità; documento che dovrebbe consentire a ciascuno di noi di discutere a ragion veduta dell'argomento. Questo metodo mi pare francamente inaccettabile, e mi associo a quanto hanno già detto il collega Ala e il collega Bontempi; volevo soltanto sottolineare questo modo di procedere, assolutamente inaccettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo scusa se pochi minuti fa mi sono un po' alterato. Il collega e amico Valeri, ha ricordato giustamente - come spesso ci vien detto - che una maggioranza che sappia fare la maggioranza, deve garantire condizioni di governabilità ed esercitare sempre e fino in fondo il proprio diritto-dovere di governare.
Sono completamente d'accordo con l'amico Gilberto Valeri, al quale, per quando ha detto "noi non concorreremo, nel modo più assoluto, a iscrivere questo punto all'o.d.g.; quindi, cari ragazzi, dovete avere 31 voti", ho risposto che procureremo 31 voti e, probabilmente, anche 32. Se questa viene considerata arroganza, allora qui non si capisce più niente: non ci sono più regole in questo Consiglio regionale...



(Interruzioni dai banchi comunisti)



CARLETTO Mario

Non facciamo tanta confusione...



PRESIDENTE

Colleghi, lasciate parlare il collega.



CARLETTO Mario

Se vogliamo continuare nella confusione continuiamo pure; è facile rilevare chi fa confusione e chi tenta, invece, un qualche ragionamento: probabilmente, attraverso la confusione si tenta di creare condizioni anche di inagibilità.



(Interruzione del Consigliere Bontempi)



CARLETTO Mario

Sì, Rinaldo... Tu, giustamente, mi richiami sempre all'esigenza che la maggioranza abbia 31 voti; io ho semplicemente risposto che la maggioranza avrà 31 voti: non capisco che disturbo possa darvi questa affermazione.
Liquidato un mio brevissimo pensiero in ordine al problema dei 31 voti entriamo nel merito del problema, ovvero a quanto, suppongo, vi sta più a cuore.
In più occasioni, come Gruppo DC, abbiamo ribadito l'esigenza, nel momento in cui si affronta un provvedimento di tipo urbanistico, ma con indubbi risvolti e connotazioni di tipo sanitario, che anche su questi ultimi, e non solo su quelli urbanistici, ci sia da parte della Giunta una informazione che metta il Consiglio nella condizione di conoscere quale programma, quali progetti e quali prospettive dovrebbero determinarsi.
Sulla questione in oggetto abbiamo in più occasioni avuto modo di richiamare l'esigenza di approfondire questi aspetti; dal punto di vista istituzionale, il Presidente del Consiglio, nell'assegnare il provvedimento in seduta congiunta alla V e alla VII Commissione, ha fatto una scelta in questa direzione, pur non avendone neanche parlato con il Presidente del Consiglio regionale; le due Commissioni, in seduta congiunta, affronteranno gli aspetti urbanistici ed i risvolti sanitari, probabilmente non nelle soluzioni definitive e in quelle che dovranno essere i risultati finali, ma sicuramente in quelle che oggi si rivelano le prospettive sulle quali lavorare.
Immaginavamo che il progetto, dal punto di vista sanitario, fosse stato distribuito ieri in Commissione, quando si è discusso dell'argomento. Il progetto è stato invece distribuito stamattina, quando i presidenti della V e della VII Commissione ne sono venuti in possesso (evidentemente, se ne fossero venuti in possesso ieri, l'avrebbero distribuito ieri). Progetto che può essere valutato sufficiente o meno (io non l'ho ancora visto) concordiamo che non si può affrontare questo provvedimento solo ed esclusivamente da un'angolazione territoriale e urbanistica: a questo problema e a questa richiesta si è risposto stamattina distribuendo il progetto.
Quello che mi sento di poter chiedere a nome del mio Gruppo al Consiglio regionale, è intanto l'iscrizione del provvedimento all'o.d.g.
dei lavori di questo Consiglio, con l'impegno, che chiedo al Presidente del Consiglio di far rispettare, che il provvedimento non venga discusso oggi ma nella giornata di domani, in modo che ogni Gruppo abbia il tempo di valutarlo e di poter dare in aula, con piena coscienza, la propria valutazione politica.
Per quanto riguarda gli aspetti urbanistici, per noi vi è sufficiente chiarezza; alcuni elementi di chiarimento ulteriore ci sono pervenuti stamattina dalla Giunta: elementi che potranno essere forniti, se richiesti, ad altri Gruppi; noi, per domani, saremo in grado di esprimere il nostro voto sul provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 1140.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è iscritta all'o.d.g. con 33 voti favorevoli e 15 contrari.
Legge rinviata dal Governo relativa a "Norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera ed extra alberghiera in occasione dei mondiali di calcio del 1990".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Il mio voto rispetto ad una legge che concede simili agevolazioni in relazione ai mondiali di calcio è contrario; pertanto, non sono favorevole all'iscrizione all'o.d.g. di tale provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione per alzata di mano l'iscrizione all'o.d.g. di tale legge rinviata dal Governo.
L'iscrizione non è accolta con 28 voti favorevoli e 18 contrari, a norma dell'art. 49 del Regolamento interno del Consiglio.
Colleghi Consiglieri, siamo un po' in ritardo rispetto all'o.d.g. dei lavori, a meno che non si voglia prevedere una seduta ulteriore la prossima settimana. Occorre concentrare il massimo del tempo utile per poter licenziare tutto il nutritissimo programma in due sedute. La domanda che mi ponevo era se potevamo sospendere i lavori; non vorrei che, per un verso o per l'altro, non riuscissimo a dare corso agli impegni. Nel frattempo c'è una richiesta, accolta dai Capigruppo, di incontro da parte di una rappresentanza della Valle Bormida, riunione che può svolgersi nella sala "Viglione". Da questa mattina, infatti, sono presenti dei cittadini piemontesi, che con grande senso di responsabilità hanno innalzato dei cartelli, provenienti da Benevagienna e da Lequio Tanaro, chiedendo di essere ricevuti, richiesta che credo doveroso accettare.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,45 riprende alle ore 15,40)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 680 presentato dai Consiglieri Adduci Calligaro, Bontempi, Montefalchesi, Ala e Staglianò riguardante la localizzazione di una discarica nel Comune di San Giusto Canavese (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Propongo di posporre il punto 5) all'o.d.g. inerente la discarica nel Comune di San Giusto Canavese in quanto nelle dichiarazioni sia del Presidente sia dell'Assessore Cernetti si è assunto l'impegno, nella scorsa seduta, di portare al Consiglio ogni informazione, non appena queste saranno in possesso della Giunta e prima di prendere qualsivoglia decisione. Decisioni che, d'altro canto, sono a termine di legge previste secondo una disposizione ordinatoria che consente alla Giunta un lasso di tempo di 90 giorni.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Perché oggi non trattiamo l'ordine del giorno riguardante la discarica di San Giusto Canavese?



PRESIDENTE

Non lo trattiamo in base alle dichiarazioni fatte sia dal Presidente che dall'Assessore nella seduta scorsa secondo le quali sarà data informazione al Consiglio non appena saranno recepiti tutti gli elementi, e prima delle decisioni che verranno assunte.



CALLIGARO Germano

Vogliamo solo sapere quando questo verrebbe fatto.



PRESIDENTE

Senz'altro dopo le ferie...



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Forse il collega non è stato informato che questa mattina i Capigruppo hanno concordemente definito in termini di estrema apertura che l'impegno della Giunta di riferire al Consiglio in ogni modo, sarebbe stato comunque rispettato. Si tratta di capire se il termine dei 120 giorni sia perentorio o ordinatorio; comunque è pacifico che per qualsiasi canale adottabile nella circostanza, noi informeremo comunque i rappresentanti del Consiglio se il Consiglio non è riunito - sull'orientamento della Giunta, che non potrà che essere sensibile alle pervenute molte istanze locali orientamento generale oltretutto già contenuto negli ordini del giorno.



CALLIGARO Germano

Non sempre i Capigruppo informano i loro Gruppi. Comunque, mi fa piacere che lei l'abbia ribadito.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non certo perché venissero censurati i Capigruppo.



CALLIGARO Germano

Ci fa piacere che il pronunciamento sia affine alla sensibilità dimostrata dalla popolazione locale.



PRESIDENTE

Ribadisco che tale pronunciamento era già acquisito nella dichiarazione della seduta consiliare scorsa.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1118: "DGR n. 117-27934 - L.R. n. 56/77 e successive modifiche ed integrazioni, art. 36, secondo comma. Comuni obbligati alla redazione del Programma Pluriennale di Attuazione: sesto aggiornamento dell'elenco approvato con DCR 27/1/1983 n. 384-875"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1118.
Se non vi sono richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 7 astenuti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame progetti di legge nn. 323, 387 e 428: "Modifiche alla L.R. n. 55/84 sui cantieri di lavoro"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge nn. 323, 387 e 428 di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Tapparo che ha pertanto la parola.



TAPPARO Giancarlo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo oltre 4 anni di sperimentazione sul campo della legge sui cantieri di lavoro, che era nata nel 1984 in una situazione di emergenza e che credo abbia dato dei risultati significativi in termini relativi, o che comunque vi ha concorso in quei Comuni dove la spinta della disoccupazione era più elevata e dove soprattutto i caratteri della disoccupazione rendevano più difficile il recupero di segmenti del mercato del lavoro, questa legge ha permesso ad alcune migliaia di disoccupati, per cicli legati ai cantieri che hanno avuto una durata media di 3/4 mesi, di poter fruire di un reddito a fronte dello sviluppo di un lavoro, e quindi uscendo da uno schema assistenziale verso il quale si era sempre levata una netta opposizione sia nella scorsa legislatura sia in questa.
Le modifiche che vengono apportate a tale legge dopo 4 anni di esperienza sono imperniate su alcuni passaggi, che sintetizzo con grande brevità. Il primo è quello di mirare meglio il tipo di intervento da realizzarsi, in modo da evitare che gli interventi stessi possano avere carattere sostitutivo di attività normalmente svolte da parte del Comune.
Un altro aspetto importante che viene indicato nella legge è quello relativo alla possibilità di dare, durante il ciclo del cantiere di lavoro un sostegno formativo in modo da creare le condizioni perché si possano ampliare le probabilità, per coloro che partecipano al cantiere di lavoro di poter rientrare in un circuito del mercato del lavoro che li possa assorbire.
Sono state apportate delle modifiche procedurali per accorciare i tempi della possibilità di svolgere i cantieri stessi. Uno dei problemi che si manifestavano era che la procedura portava in genere i cantieri ad attuarsi in una fase molto avanzata della bella stagione e quindi si venivano a perdere degli spazi importanti circa la possibilità di svolgere questo tipo di attività.
E' da molto tempo che questa proposta di trasformazione è stata approvata dalla Commissione competente, chiedo scusa, quindi, se dovr ritornare brevemente su alcuni articoli.
Sono state fatte alcune modifiche per quanto riguarda il carattere dell'intervento, cercando di sottolineare il valore degli interventi consortili, degli interventi di dimensione sovracomunale, proprio perch molto spesso il fenomeno della disoccupazione, specie nelle aree di piccoli Comuni, investe bacini che non possono configurarsi semplicemente con la dimensione comunale.
Credo che siano questi i principali punti che sono stati indicati per riadeguare la legge sui cantieri di lavoro. E' chiaro che questa legge opererà in un ciclo dei problemi del mercato del lavoro diversi da quelli nei quali è nata. Probabilmente occorrerà - questo è il contributo e il senso della modifica della legge del 1984 - renderla più adeguata alle nuove esigenze, tener conto che quei caratteri marcati di disoccupazione e quella possibilità di svolgere lavori molto occasionali, oggi, dopo questo periodo, può essere riordinata. Questa legge, così migliorata, può dare da un lato più slancio e dall'altro costringere i Comuni a una capacità progettuale per utilizzare questa legge: progettuale nella individuazione dei lavori da fare, progettuale nel tipo di rapporto con la manodopera disoccupata che si intende utilizzare.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Tapparo è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che questa legge meriti l'attenzione del Consiglio regionale. Come ricordava il relatore Consigliere Tapparo, la legge sui cantieri di lavoro è nata nel 1984 per iniziativa dello stesso Consigliere, allora Assessore, e fu una delle diverse invenzioni della Giunta di sinistra di allora, per fronteggiare un'emergenza occupazionale gravissima, frutto anche delle espulsioni di manodopera dalle fabbriche e dai cicli produttivi; un'emergenza occupazionale che a Torino e nell'intera area metropolitana, aveva portato livelli disoccupazionali oltre il 13% e, aggiungendovi gli allora cassaintegrati strutturali, si arrivava a una disoccupazione reale del 15 16%. Si trattò quindi di una legge prodotta nel momento in cui l'emergenza occupazionale aveva raggiunto i massimi livelli. Bisogna riconoscere che la legge n. 55 sui cantieri di lavoro ha contribuito ad attenuare l'impatto negativo della disoccupazione, soprattutto rispetto alle fasce più marginali. Un altro progetto collaterale alla legge n. 55 riguardava i famosi 950 lavoratori a reddito zero esistenti in Piemonte.
Dal 1984 ad oggi sono cambiate in parte le condizioni sociali, la disoccupazione è diminuita, però restano ancora sacche strutturali che rivedremo in occasione del Fondo straordinario. La incisività della legge n. 55, si è ridotta anche perché negli ultimi anni non è stata usata correttamente in tutti i Comuni. Ad esempio, continuo a sostenere che nel Comune di Torino tale legge è stata usata in modo tutt'altro che corretto.
Vorrei ricordare le denunce più volte fatte dalle Organizzazioni Sindacali in merito al fatto che in un Istituto di corso Unione Sovietica i cantieri in una certa fase, sono stati usati per sostituire personale dell'Istituto stesso con l'incarico di fare i lavori più umili.
Si è quindi imposta la necessità di una riqualificazione dei cantieri di lavoro o, meglio, siamo ad un bivio: o riqualificazione dei cantieri di lavoro oppure dare per scontato l'esaurimento della legge e dei suoi effetti.
Due proposte ed un disegno di legge della Giunta hanno portato al presente testo unificato, approvato all'unanimità in Commissione. Spero sarà approvato anche in Consiglio, con il nostro voto favorevole che sostanzialmente individua due modifiche centrali. La prima è la possibilità che durante il periodo del cantiere di lavoro si svolga anche un'attività di formazione che serva a dare ai disoccupati, spesso con bassa scolarità senza qualificazione e quindi deboli sul mercato del lavoro, alcune chance in più. La seconda modifica, estremamente qualificante e che farà interagire questa legge con altri strumenti legislativi che la Regione si è data, è l'inserimento nei cantieri di lavoro di una serie di supporti di formazione professionale e manageriale laddove si riscontra la possibilità che alla fine del cantiere ci siano le condizioni perché tutti o una parte dei cantieristi possano continuare l'attività in forma imprenditoriale, ad esempio con una cooperativa. E' un meccanismo che permette di trasformare un'occasione di lavoro per tre-sei mesi o un anno in un'occasione di lavoro stabile. E' evidente che per fare questo occorre una serie di supporti perché al momento di avviare un'attività imprenditoriale occorre anche saperla gestire.
Queste mi sembrano le due questioni più importanti che permettono di riqualificare i cantieri di lavoro e di farli diventare, interagendo anche con altre leggi, uno strumento per la creazione e il consolidamento di posti di lavoro stabili.
Con queste considerazioni il voto del Gruppo PCI è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Porgo a nome del Gruppo DC un apprezzamento all'attività svolta da tutti i membri della Commissione e dall'Assessorato, anche in relazione all'intervento del collega Montefalchesi.
Anche il Gruppo DC vuole mettere in evidenza l'importanza degli artt.
7/bis sull'attività formativa e 7/ter relativo alla possibilità di creare gestioni di lavoro autonome e continuative. Sono due articoli importanti che qualificano, al di là dell'ordinaria amministrazione, una legge che potrà dare qualche risposta in più ai problemi della disoccupazione nella nostra regione.
Detto questo, vorrei soltanto aggiungere che invito l'Assessore e la sua struttura affinché l'art. 13, in sostanza quello sul supporto alle iniziative di formazione e creazione di gruppi di lavoro (spese per l'attività formativa) sia opportunamente applicato più per quanto riguarda la possibilità di formazione e di trasformazione di gruppi in cooperative per gruppi di lavoro che per semplici cantieri di lavoro. Se il denaro attualmente stanziato è sufficiente ben venga, se invece per gli anni successivi fosse necessario qualche investimento in più credo che sarebbe del tutto auspicabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stagliano.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, userò poche parole per sottolineare anch'io l'importanza degli adeguamenti proposti, trattandosi di una legge che ha contribuito, seppure in minima parte, ad alleviare alcune delle conseguenze più gravi del processo di ristrutturazione industriale scaricata dai grandi gruppi capitalistici soprattutto sulle spalle dei settori più deboli del mercato del lavoro. Questa legge ha contribuito a rendere meno drammatica la situazione, mantenendo però una precarietà nella condizione lavorativa che certamente come abbiamo dovuto discutere in più di un'occasione in quest'aula, non è accettabile come norma di vita per centinaia di famiglie costrette a basarsi, per vivere sostanzialmente sulla stagionalità del rapporto di lavoro. In questo senso le modifiche già sottolineate sul piano formativo e su quello dell'autogestione dell'attività economica, sono certamente apprezzabili.
Ho chiesto la parola, signor Presidente, anche per sottolineare accanto a questi aspetti positivi, la preoccupazione riguardante l'estensione del campo d'intervento previsto all'art. 1, secondo comma laddove accanto alla realizzazione di opere si prevede anche la realizzazione di servizi da parte degli enti locali. E' vero che all'ultimo comma dell'art. 2 c'è la clausola, sottolineata, che la realizzazione di queste opere e servizi non può essere intesa come attività sostitutiva o per sopperire strutturali carenze di organici, ma resta il dubbio che in qualche modo Comuni ed altri enti locali, che come è notorio non navigano in ottime acque per quanto riguarda le risorse finanziarie a loro disposizione, finiscano per accomodarsi nell'organizzazione di servizi essenziali per la propria comunità sotto forma di erogazione stagionale.
Visto che un Comune non ha un servizio a favore di anziani non autosufficienti - faccio per dire - questo potrebbe rientrare in un progetto di finanziamento della legge, visto come viene modificata.
L'Assessore Cerchio mi pare un po' perplesso, ma l'astrazione serve proprio ad estremizzare possibili eccessi nell'organizzazione di servizi sociali che gli enti locali devono provvedere a risolvere diversamente.
Il mio è elemento di preoccupazione: la conseguenza sarebbe di votare contro questa legge, ma non è questo l'orientamento politico che intendo esprimere, visto il contributo positivo alla soluzione di alcuni aspetti del mercato del lavoro nella nostra regione. Vorrei comunque che restasse agli atti questa preoccupazione e la richiesta di vigilanza da parte della Regione, nel finanziare i progetti, a far sì che la legge sia applicata rigorosissimamente per quanto riguarda, in particolare, il disposto del secondo comma dell'art. 2, laddove si parla di "attività non sostitutive altrimenti svolte, e a non sopperire carenze di organici strutturali per quanto riguarda le Amministrazioni comunali".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare ci sia ampia sintonia sulle cose dette. D'altra parte, il testo che viene qui presentato è la sintesi operativa comparata e unitaria di due proposte di legge del Consiglio e di un disegno di legge della Giunta, testo espresso e approvato da tutti i Gruppi all'interno della IV Commissione. Vorrei semplicemente riprendere alcuni concetti.
Con questa modifica alla legge n. 55, si amplia il campo di interventi e si snelliscono le procedure; il disegno di legge precisa i campi di possibile utilizzazione dei cantieri, estendendoli esplicitamente a servizi di pubblica utilità. Vengono rinviate alla deliberazione consiliare l'indicazione e l'individuazione prioritaria dei soggetti deboli ai quali destinare l'intervento; si introduce una maggiore trasparenza sulle scelte dei soggetti da avviare.
Vorrei riprendere alcune considerazioni poste in particolare dai colleghi Montefalchesi e Bonino, su alcune novità, assai stimolanti. Questo relativamente ai nuovi articoli, cui si è fatto opportunamente riferimento sulle attività formative e sulla formazione relativa all'attività economica organizzata, con i quali si introducono nuovi criteri per l'attività di formazione, equiparata all'attività lavorativa. Attività che può essere realizzata e svolta appoggiandosi agli enti di formazione e agli enti strumentali, offrendo al tempo stesso la possibilità, con le Amministrazioni provinciali, di assistere gli stessi enti locali promotori attraverso enti strumentali, nella predisposizione di progetti di cantiere.
Si offre, infine, la possibilità di una formazione propedeutica all'attività imprenditoriale che potrebbe prospettarsi come eventuale sbocco dei cantieri, sulla base della valutazione degli enti promotori. Non posso non negare che alcune considerazioni, peraltro anche confrontate in sede di IV Commissione consiliare, e la verifica di un certo calo quantitativo anche di realizzazione in questi ultimi anni di cantieri di lavoro, ci dimostrano che la necessità di andare ad una modifica può essere un elemento di miglioramento; così pure vanno considerati con particolare attenzione eventuali controlli maggiori. Peraltro, proprio in questi ultimi tempi, ho con petulanza sollecitato alcune Amministrazioni comunali, in particolare l'Amministrazione comunale di Torino, per un uso pienamente corretto della strumentazione indicata. E questo discorso, peraltro legato funzionalmente alla legge n. 55, non può non porsi in termini futuribili su prospettive che abbiano un seguito. Seguito che potrebbe avvenire riproponendo tutta una considerazione non solo funzionale di collegamento ma anche di ripensamento del ruolo stesso dei cantieri di lavoro, quando affronteremo i progetti di legge relativi all'istituzione del fondo straordinario per l'occupazione.
Mi auguro vi sia la convergenza del Consiglio sullo strumento che andiamo a proporre.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame progetti di legge nn. 266 e 414: "Istituzione del fondo straordinario per l'occupazione"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare i progetti di legge nn. 266 e 414, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Amerio e Bonino.
La parola al relatore di minoranza, Consigliere Amerio.



AMERIO Mario, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge che stiamo per emanare è una legge sperimentale, che ha finora un precedente solo nella Regione Liguria, peraltro assai più limitato che nel nostro caso.
Ci rammarichiamo che solo oggi sia possibile discuterla ed approvarla: da quando il Gruppo comunista presentò la prima proposta di legge per istituire questo Fondo, è passata mezza legislatura.
In allora altra era la situazione economica e sociale del Piemonte; ad un apparato produttivo in forte riorganizzazione non corrispondeva ancora un aumento dell'occupazione, che anzi diminuiva o stagnava, mentre aumentavano i disoccupati e la cassa integrazione ordinaria e straordinaria si manteneva su valori elevati.
In questo passaggio difficile non potevamo contare su moderni strumenti di governo del mercato del lavoro e della mobilità, che pure sarebbero stati essenziali; le uniche assunzioni erano fatte attraverso i contratti di formazione lavoro, il mercato del lavoro, qui in Piemonte, si andava sempre più segmentando in percorsi rigidi e non comunicanti fra loro appariva già chiaro che gli ultraventinovenni, i cassaintegrati a zero ore i giovanissimi descolarizzati e, almeno in parte, le donne, erano "fuori gioco", ed avrebbero rischiato, anche in caso di ripresa, di essere ricacciati ai margini del mercato del lavoro privi di risorse e di possibilità.
La legge che allora presentammo (era il mese di maggio 1987) si proponeva di evitare, per quanto era in potere della Regione, che ci accadesse, o almeno di attenuarne gli effetti. Si trattava cioè di dinamizzare anche queste fasce "deboli" del mercato, rendendole maggiormente appetibili per le imprese, proprio per evitare il formarsi successivo di "sacche" consolidate di emarginati poi difficili da rimuovere.
Naturalmente era impensabile scommettere solo su una legge regionale.
Perciò auspicavamo innanzitutto l'accelerazione dei processi nazionali di riforma del collocamento, della cassa integrazione e dei contratti di formazione lavoro, che avrebbero dovuto costituire la cornice entro la quale le Regioni avrebbero potuto muoversi con qualche efficacia. Non è accaduto nulla di tutto ciò. Il Governo nazionale non ha prodotto alcuna di queste riforme per ulteriori due anni e mezzo e le riforme del collocamento e soprattutto la cassa integrazione sono ancora di là da venire (così come nei fatti, anche le Agenzie per l'impiego, finalmente deliberate ma non ancora operanti). La nostra stessa legge regionale viene in discussione solo oggi, dopo 26 mesi da allora.
Nel frattempo, come dimostrano le ricerche dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro e dell'IRES 1988 e 1989, l'occupazione ha ripreso a salire, talora a ritmo accelerato, ma solo per gli strati forti, e si è così avverata la previsione peraltro facile che avevamo fatto: le "code" dei processi di ristrutturazione dei primi anni '80 ed in generale i soggetti "deboli" (ultraventinovenni e giovani descolarizzati o emarginati oltre ai portatori di handicap e, più recentemente, agli extracomunitari) vengono ricacciati fuori dagli ingranaggi che hanno ripreso a girare.
Solo l'occupazione femminile, anche se le assunzioni sono ben lungi dal rispecchiare le percentuali di donne iscritte al collocamento, ha mostrato un durevole trend di ascesa, ma anche qui, solo per certe fasce di età.
Perciò la legge che oggi proponiamo ha un carattere parzialmente diverso dalle intenzioni - e dal testo - del maggio 1987: si propone esplicitamente un obiettivo immediato e uno di medio periodo è perciò una legge "flessibile", di principi, da gestirsi poi con delibere annue del Consiglio, che indicherà le priorità fra le categorie svantaggiate, fra le aree territoriali, ecc.: l'obiettivo immediato che questa legge si propone consiste nell'agevolare la ricollocazione delle "code" delle ristrutturazioni industriali degli anni passati (cassa integrazione a zero ore e disoccupazione speciale, e comunque le categorie prioritarie che saranno individuate fra quelle elencate all'art. 4 di questa legge, che comprende anche, come ho già ricordato, giovani in stato di emarginazione segnalati dai servizi sociali, portatori di handicap in eccedenza rispetto alle quote di legge - il 15% sul totale degli organici - ed extracomunitari), rendendo questi lavoratori, nei limiti del possibile, in qualche modo competitivi con i giovani dei contratti di formazione e lavoro; ed inoltre l'obiettivo immediato di questa legge si esplica nel facilitare accordi di mobilità fra le parti sociali capaci di evitare licenziamenti collettivi l'obiettivo di medio-periodo consiste nell'agevolare in generale le fasce del mercato del lavoro non considerate appetibili dal sistema delle imprese, fino ad estendere (almeno tendenzialmente, come obiettivo finale) la nozione stessa di "pieno impiego" anche ad esse, e non solo ai giovani scolarizzati in età compresa fra i 20 e i 25 anni, come oggi è.
Oggi, cioè quando si dice - come si dice - che in Piemonte in alcune aree si sta raggiungendo la soglia frizionale di disoccupazione, cioè siamo in alcune aree vicini al livello di pieno impiego, si intende che non si trovano più sul mercato del lavoro giovani scolarizzati in età tra i 20/25/27 anni. Lo sforzo che si vorrebbe produrre con questa legge - ripeto limitatamente alle forze, alle risorse e al ruolo di una Regione, è quello di estendere il concetto di tendenza al pieno impiego a tutte le forze di lavoro, ivi comprese quindi le donne, coloro che hanno più di 29 anni, i cittadini extracomunitari, i cittadini in qualche modo svantaggiati.
Le agevolazioni per l'obiettivo immediato e per quello di medio periodo sono le stesse: nominatività delle assunzioni utilizzando l'art. 25 della legge n.
56, inerente le sperimentazioni di nuove norme per l'avviamento al lavoro anche in deroga alle leggi esistenti e sottopone queste sperimentazioni all'approvazione della Commissione regionale per l'impiego e poi del Ministero del Lavoro. La nominatività della assunzioni anticipa di fatto la riforma del collocamento, segnalo solo, anche se non riguarda strettamente questa legge, la necessità che nell'affrontare questa riforma si individuino comunque quote di tutela della fasce più deboli del mercato del lavoro incentivo economico alle imprese, nella misura di lire 5 milioni a persona per il primo anno di lavoro, più o meno pari ai contratti di formazione lavoro oggi in vigore per coloro che hanno meno di 29 anni.
Apro una parentesi: abbiamo molto discusso in Commissione se questa incentivazione non dovesse essere in realtà differenziata tra uomini e donne. Il testo è quello che avete sotto mano, so che vi sono emendamenti di maggioranza e di opposizione, per modificare questo articolo e inserire una norma di differenziazione dell'incentivo tra uomini e donne. Saranno motivati dai presentatori, voglio solo dare il seguente dato che riguarda la nostra Regione: in Piemonte è vero che l'occupazione femminile è costantemente cresciuta e anche molto negli ultimi anni e ha un trend ancora in crescita, il dato di oggi però e questo: le donne iscritte al collocamento nella nostra Regione costituiscono oltre il 60% del totale degli iscritti al collocamento, mentre nelle assunzioni fatte a vario titolo dalle imprese pubbliche e private, la percentuale delle donne assunte non è del 60% del totale degli assunti, ma grosso modo del 40%.
Segnalo questo dato per la discussione successiva su questo punto perché mi pare di grande rilevanza. Sei persone su dieci in attesa di lavoro sono donne, ma sei persone su dieci assunti sono uomini. Quindi, pur in un trend positivo per le donne sul mercato del lavoro piemontese, permane una discrepanza assai notevole che a mio personale avviso, mi si consenta questa digressione, potrebbe giustificare una discriminazione positiva come viene chiamata in sede comunitaria, che si risolva nell'assegnazione di un incentivo maggiore a favore delle donne.
Dunque, nominatività, incentivo, possibilità - terza agevolazione della legge - di assumere a part-time ed anche a termine, utilizzando la sperimentazione in deroga prevista dalla stessa legge n. 56, all'art. 25 utilizzando gli accordi nazionali e regionali sindacati-imprenditori che questo consentono, ma nel caso della assunzione a termine viene proposto da questa legge che l'incentivo economico all'impresa scatti unicamente al momento della conferma del contratto di lavoro, cioè l'incentivo viene dato soltanto al momento della trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato.
Dunque le agevolazioni nel complesso non sono poca cosa, anche se non si propongono certo come più accattivanti rispetto ai contratti di formazione lavoro né lo potrebbero essere, stante anche le scarse risorse regionali e stante il fatto che questa è una legge in realtà di surroga di responsabilità e competenze che dovrebbe avere lo Stato nazionale.
Nell'immediato ci paiono tuttavia le agevolazioni di questa legge sufficienti per svuotare le tradizionali obiezioni delle imprese circa l'assunzione di questi lavoratori ("dovremmo assumerli numericamente, a tempo indeterminato, senza incentivi") per favorire la contrattazione tra le parte sociali e soprattutto gli accordi di mobilità e ricollocazione.
Nella legge sono previsti taluni vincoli e controlli; le imprese interessate non debbono avere nei 12 mesi precedenti fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria né ai licenziamenti collettivi. Le domande sono soggette a istruttoria della Regione; la Regione controllerà semestralmente con le parti sociali l'andamento della legge e ne riferirà periodicamente al Consiglio.
Particolare attenzione si è poi rivolta all'impresa minore all'artigianato, al commercio, ai servizi, cioè a quelle imprese che per le loro dimensioni, pur essendo parte vitalissima dell'economia regionale dispongono tuttavia di minori strumenti conoscitivi e informativi rispetto alla grande impresa.
La legge dice che dovrà essere istituito entro 60 giorni dall'emanazione della legge un sistema informativo regionale articolato nel territorio, attraverso i servizi decentrati della Regione, per informare le imprese minori circa le procedure e i benefici della legge, le possibilità di accesso, le opportunità di formazione professionale e per fornire assistenza per la compilazione delle domande. E' prevista anche una collaborazione costante con le associazioni di categoria, così come con le Organizzazioni sindacali. Lo stesso articolo della legge prevede poi che venga attivata una vasta campagna informativa rivolta anche all'offerta cioè ai destinatari di questi interventi.
Sono adeguate le risorse destinate a finanziare questa legge? Su questo vorrei essere chiaro: certamente no. Con 2,2 miliardi si può fare poco, va tuttavia considerato che la legge andrà in vigore presumibilmente a settembre, dopo le vacanze estive, dunque con una operatività di soli quattro mesi per il 1989, quattro mesi per i quali lo stanziamento a bilancio potrebbe rivelarsi sufficiente. Va ancora considerato che il fondo potrà essere lo strumento applicativo del Regolamento comunitario n.
2052 per la parte che riguarda gli interventi a favore dell'occupazione per le categorie svantaggiate, con un finanziamento che per il Piemonte dovrebbe ammontare se non sbaglio a 4 o 5 miliardi aggiuntivi a quelli previsti dalla presente legge, limitatamente alle aree della Provincia di Torino, eccetto il capoluogo, e dell'Alto Novarese. Si tratta cioè di una norma del Regolamento comunitario n. 2052 che prevede possibili interventi a favore della ricollocazione delle fasce più deboli del mercato del lavoro; si è convenuto che questa legge sul fondo straordinario potrà essere lo strumento applicativo del regolamento.
Per questa parte (agevolazione alle fasce più deboli) il finanziamento dovrebbe essere quello che ho detto e che quindi dovrebbe aggiungersi almeno per le aree di Torino e dell'Alto Novarese ai 2,2 miliardi previsti da questa legge.
In ogni caso sarebbe opportuno in sede di assestamento del bilancio un incremento del fondo anche per il corrente anno, esprimo qui così mi esimo dal farlo dopo - un'opinione personale.
Le procedure della legge sono, almeno nelle intenzioni del legislatore snelle e rapide: esame delle domande via via che pervengono, deliberazione entro 75 giorni dal ricevimento della domanda, liquidazione dell'incentivo in due rate semestrali posticipate.
Infine, un'ultima considerazione di carattere generale, ma credo di qualche rilevanza. Può sorgere legittimamente il dubbio ed è sorto in taluni di noi che una politica di incentivi a catena delle assunzioni (prima i giovani inferiori ai 29 anni, oggi con questa legge in Piemonte gli ultraventinovenni, domani chi lo sa) possa portare ad una grave distorsione del mercato del lavoro e nel rapporto fra potere pubblico e sistema delle imprese. Voglio dire chiaramente che questo dubbio è non solo legittimo, ma del tutto giustificato. In linea generale, come peraltro avviene nel resto d'Europa, le incentivazioni debbono essere riservate alle fasce più deboli e svantaggiate del mercato del lavoro, perciò la filosofia di questa legge regionale è giusta, semmai andrebbe finalmente assunta dal governo centrale, affinché le Regioni possano svolgere opera anche legislativa di appoggio e non di supplenza come invece accade. Ci che occorre cambiare è la legislazione nazionale; occorre spostare altre risorse verso le categorie più deboli e fra queste non possono più essere annoverati i giovani inferiori a 29 anni, specie se a medio-alta o alta scolarizzazione, che pure sono oggi i principali beneficiari degli incentivi e dei contratti di formazione lavoro. Al contrario, essi costituiscono ormai la categoria più dinamica del mercato.
Per questo occorre riformare assieme il collocamento, affermando la nominatività delle assunzioni, ma anche quote di garanzie per i più deboli e un'efficace normativa per la mobilità e riformare i contratti di formazione lavoro, la cui incentivazione è già stata dimezzata al Nord, ma che occorre riservare solo ai casi di formazione qualificata e/o di qualifiche elevate in modo da spostare risorse verso le categorie più deboli lungo la direttrice di marcia e la filosofia che con questa legge regionale, per quanto ci compete, cerchiamo di affermare.
Con questa legge, che come Gruppo abbiamo voluto e alla quale abbiamo dato dall'inizio un contributo convinto, non ci illudiamo che si possano fare miracoli. Tuttavia crediamo che sia un'interessante sperimentazione che si dovrà ora accompagnare nelle sedi opportune, a partire dalla Commissione regionale per l'impiego e dalla contrattazione tra le parti sociali, ad un'opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento del mondo imprenditoriale che deve essere chiamato a fare fino in fondo la sua parte.



PRESIDENTE

La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Bonino.



BONINO Guido, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il testo unificato dei progetti di legge nn. 256 e 414 che istituisce il fondo straordinario per l'occupazione è il frutto di un'attenta riflessione che ha visto protagonisti tutti i Gruppi politici presenti in IV Commissione.
L'iter di approvazione del progetto di legge non è stato breve e ci non per disattenzione da parte della Commissione, ma, al contrario, proprio perché la materia ha richiesto grandi approfondimenti anche per la novità normativa che si è andata a proporre a fronte del cambiamento dei dati di riferimento della situazione occupazionale in Piemonte.
Partendo dai due progetti di legge originari e dopo le consultazioni con le parti sociali, la Commissione, d'intesa con la Giunta regionale, ha inteso proporre uno strumento legislativo che, superando la stretta e tradizionale logica degli incentivi per meri momenti di riqualificazione si proponesse di incidere consistentemente sul fenomeno disoccupazione.
Il progetto di legge ha peraltro colto un significativo aspetto dell'incidenza della disoccupazione in Piemonte: a fronte di un relativo buon funzionamento dei contratti di formazione lavoro che hanno funzionato da ammortizzatore della disoccupazione giovanile, si registrava la concreta impossibilità di accesso all'impiego per le cosiddette fasce deboli del mercato del lavoro.
Si tratta delle categorie più dimenticate e oggi meno protette: i disabili che non possono essere avviati neanche tramite la legge n. 482/68 i disoccupati di lungo periodo, i cassintegrati anch'essi di lungo periodo e ormai da riprofessionalizzare, i cittadini stranieri (per i quali la IV Commissione ha licenziato nella sua ultima seduta uno specifico strumento legislativo), i giovani al di sotto dei diciotto anni che non possono accedere ai contratti di formazione lavoro e che pure è necessario avviare ad attività produttive.
In IV Commissione il Presidente Ferrara aveva sottolineato la necessità che questa legge tenesse presente in particolare ed esclusivo le attività commerciali e artigianali. La Commissione ha valutato tale ipotesi, ma ha sottolineato che questa non è una legge a favore delle piccole, medie o grandi imprese, ma è a favore di quel tipo di disoccupazione che non può in nessun modo essere assorbita da leggi già esistenti. Se per questo tipo di disoccupazione fosse limitata la possibilità di inserimento soltanto nelle piccole imprese commerciali e artigianali probabilmente non daremmo una risposta alle aspettative che nel nostro Paese pur esistono. Se noi riusciamo a dare degli incentivi alle piccole, medie e grandi imprese riusciamo a soddisfare le esigenze che pur esistono rispetto alle categorie che ho citato prima. Secondo noi, le proposte avanzate negli emendamenti sono restrittive rispetto alla capacità che ha questa legge di ampliare l'offerta lavoro più che non la richiesta di lavoro.
La coscienza che tali soggetti rappresentino per il Piemonte categorie non altrimenti riassorbili nel circuito produttivo ed anche recenti accordi tra Associazioni imprenditoriali e Organizzazioni sindacali, recepiti dalla Commissione regionale per l'impiego, hanno dunque indotto a predisporre il presente progetto legislativo che ora viene proposto, con il voto unanime dei Consiglieri presenti in Commissione, all'approvazione da parte del Consiglio regionale.
Un'ultima notazione: è parere condiviso da tutta la Commissione che se un finanziamento di poco più di 2 miliardi è accettabile per l'ultimo scorcio di anno in corso, è altrettanto evidente che certamente per i prossimi esercizi occorrerà prevedere un ben più adeguato sforzo di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i caratteri del mercato del lavoro della nostra regione mostrano con estrema chiarezza l'inefficacia espresse dalle politiche del lavoro nazionali, completamente scollegate alle politiche di intervento industriali.
Il nostro mercato del lavoro si caratterizza per una grande segmentazione; ci si lamenta delle esistenti tensioni sul mercato del lavoro, ma non si chiarisce che le stesse sono riferite unicamente alla fascia tra i 18 e i 30 anni. Le restanti fasce del mercato del lavoro presentano surplus di manodopera preoccupanti.
Siamo ad un passaggio molto delicato: o la media-grande azienda guarda anche ai segmenti oggi non completamente utilizzati oppure, con la liberalizzazione del mercato del lavoro, con l'abbattimento delle barriere fisiche nel 1993 o con la forte spinta ai Paesi extracomunitari, certamente la tentazione di andare a "pescare" su mano d'opera giovane magari portoghese o spagnola oppure marocchina, algerina e tunisina sarà forte. E sarà altrettanto forte la politica di assistenza per i segmenti che restano disoccupati.
Il disegno di legge che stiamo discutendo credo si inserisca in una strategia generale all'interno della quale la Regione, credo in stragrande maggioranza, ritiene di forzare al massimo su due particolari segmenti: la disoccupazione femminile, sottoutilizzata in parte, vista la tendenziale maggior crescita dell'occupazione maschile, anche se su base di partenza più ristretta, e le fasce adulte non completamente qualificate, che nei processi di ristrutturazione delle grandi aziende si rivelano disponibilità di mano d'opera notevole. E' chiaro che in tale strategia deve esserci una convergente azione delle politiche di riqualificazione professionale.
La proposta di legge concorre in questo senso; tende cioè a personalizzare, rispetto alle esigenze della nostra regione, quelle politiche generali di carattere non sempre idoneo alle nostre esigenze anzi, in certi casi hanno addirittura creato delle distorsioni.
La presente discussione, che andrà a definire la legge, deve considerare lo strumento normativo in oggetto come una delle tante leve a disposizione. Leve quali, ad esempio, la legge sulle cooperative: avremo a disposizione, credo tra poche ore, con l'approvazione della legge sulle cooperative sociali, uno strumento che tende a intervenire su un segmento ancora più in difficoltà del mercato del lavoro, portatori di handicap anche sociale. Il governo regionale deve considerare l'utilizzo di questi strumenti nella precisa strategia, Assessore Cerchio, di fare in modo che le grandi aziende attingano anche da quella parte di mercato del lavoro più difficile, meno appetibile. Diversamente, ben presto anche le grandi aziende arriveranno ad esprimere una domanda di assunzione di mano d'opera giovane proveniente da Paesi extracomunitari o da Paesi comunitari tipo Spagna e Portogallo, quali con l'abbattimento delle barriere fisiche e la libera circolazione della mano d'opera potranno "esportare" il loro 20/25 di disoccupazione.
Bisognerebbe aprire un serio dibattito in tema di salario minimo garantito o comunque di reddito di sussistenza, che potrebbe essere benvoluto proprio da quelle imprese che non intendono attingere da mano d'opera femminile o da mano d'opera adulta non perfettamente qualificata.
L'interrogativo è questo: con 5 milioni di incentivo sono sufficienti a rendere in qualche modo alla pari o comunque sufficientemente appetibile questo tipo di mano d'opera e a creare propensione da parte delle imprese ad accedervi? Ho qualche dubbio che un tale incentivo, alla fine del ciclo porti le aziende a forzare su questo strumento. Come già per i contratti di formazione lavoro, dove l'azienda vede come momento centrale il beneficio della fiscalizzazione degli oneri sociali e non certo altri aspetti, temo che questo tipo di intervento se non inserito in accordi quadro con associazioni di categoria o le imprese possa rivelarsi un automatismo debole. L'Assessore è stato fortunato: si è trovato sul tappeto una opportunità, quella prevista dal Regolamento comunitario 2052, che offre possibilità di inserimento su dei progetti con un apporto di miliardi. Apporto non marginale, ovviamente sempre in termini relativi: 4 o 6 miliardi non sono una grande cifra relativamente alla problematica generale del nostro mercato del lavoro.
Credo però che il limite forte della nostra proposta, se non arrivasse a rimuovere la scarsa propensione delle aziende ad assumere lavoratori adulti dequalificati o mano d'opera femminile, stia nel fatto che con questi tipi di finanziamenti non tendiamo ad aumentare la base occupazionale, ma a fare delle operazioni sostitutive. Se il nostro impegno non riesce a far assumere nelle fasce deboli, ripetiamo l'operazione, a volte marcata derivante dai contratti di formazione lavoro. Se lo strumento del contratto di formazione lavoro (rappresentato da risorse pubbliche o da un mancato ingresso di risorse pubbliche, che è lo stesso), viene solo utilizzato per assumere Giovanni al posto di Francesco (Francesco ha 31 anni, Giovanni 28) lo sforzo finanziario pubblico è scarsamente efficiente.
Dobbiamo cercare, nei nostri interventi, di ampliare la base produttiva; in ogni caso però se riuscissimo con questo strumento ad incidere anche minimamente sulle fasce deboli, avremo comunque svolto un grande risultato di politica del lavoro.
La legge in discussione va vista - e concludo - come una leva da collocare in una politica, in una strategia; se è un qualcosa di occasionale - ci sono in aula alcuni lavoratori dell'Indesit - per risolvere in ordine sparso alcuni problemi, seppur positivo non soddisfa l'esigenza di dare una strategia alle nostre politiche del lavoro possibilmente collegate a politiche che amplino la base occupazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Molte considerazioni, tutte condivisibili, sono già state espresse dai due relatori e poc'anzi anche dal collega Tapparo. Gli intenti e la filosofia di fondo di questa legge sono, a nostro avviso, condivisibili. Di fatto, ci si propone di correggere attivamente gravi distorsioni nell'utilizzo di alcune fasce del mercato del lavoro che la normativa nazionale ha introdotto in tutti questi anni nel tentativo di sopperire ai processi di ristrutturazione industriale cui già facevamo cenno a proposito della legge sui cantieri di lavoro. Queste distorsioni gravi sono rappresentante dalla nominatività discrezionale e discriminante (come ampiamente documentato, dalla FIAT in giù, in tutti questi anni) per accedere ai benefici di legge e le assunzioni a termine, vedi i contratti di formazione lavoro. Eccessi ed abusi al fine di aggirare le norme generali sul collocamento della mano d'opera. Addirittura, in molti casi ad esempio in alcuni settori FIAT (ci sono denunce pendenti alla Magistratura che abbiamo provveduto a presentare), al Gruppo Bertoldo e altre aziende della zona delle valli di Lanzo - dove sono stati assunti con contratti di formazione lavoro nuovi giovani, in compresenza di ricorso alla CIGS.
La legge si propone di correggere alcune distorsioni; negli emendamenti presentati ho notato una particolare attenzione all'assorbimento, quindi al sostegno della mano d'opera femminile. In altri termini si tratta sostanzialmente di una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali, che la Regione Piemonte fa "una tantum" per surrogare le distorsioni che il legislatore nazionale ha prodotto nel mercato del lavoro.
Vorrei però sottolineare l'assoluta insufficienza, per non determinare illusioni nella società civile. Con questa legge, di fatto si sostiene la potenziale assunzione di 300/400 persone: piccole cifre che non sminuiscono la portata politico-culturale generale e l'attenzione che la Regione Piemonte presta a queste sacche di disoccupazione strutturale. Queste assunzioni sono acqua fresca rispetto ai 14.000 cassaintegrati strutturali o in disoccupazione speciale della nostra Regione. Situazione che deve essere tenuta presente: quella adottata non può essere la strada per risolvere le eccedenze strutturali riguardanti in particolare i grossi gruppi. Sono stati citati i lavoratori dell'Indesit, ma non è attraverso questa legge che possiamo risolvere problemi quali quelli posti dalla ristrutturazione dell'Indesit: sarebbe ingannare questi lavoratori. Certo la legge può contribuire in minima parte a risolvere determinati problemi ma quando si tratta di grandi processi di ristrutturazione industriale, non possiamo pensare di arare un terreno con un cacciavite. La dimensione è troppo vasta per pensare di poterla surrogare con questo strumento Ho voluto far presente queste considerazioni per essere realistici, per badare alla realtà delle cose ed anche per sottolineare la positività di un tentativo, di una sperimentazione. Un bilancio da questo punto di vista lo potremo fare dopo un anno o due di applicazione della legge, eventualmente per correggere ulteriormente il tiro.
Con questi presupposti, manifesto il mio voto favorevole alla legge con la consapevolezza che vorremmo poter trasmettere fiducia alle 14.000 famiglie che guardano con angoscia al proprio futuro, per i processi di emarginazione sociale e produttiva nei quali sono state collocate in questi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi. La legge che stiamo esaminando è un altro provvedimento di politica del lavoro, portata avanti dalla Regione Piemonte. Politiche del lavoro che hanno visto la Regione Piemonte impegnata diverse volte e con diversi provvedimenti nei confronti di soggetti diversi (e a volte anche stessi soggetti).
A nostro avviso, sarebbe più opportuna una riflessione complessiva e una valutazione tendente a concentrare tutte le risorse destinate ai problemi del lavoro in un'unica scelta importante piuttosto che diversificare con vari provvedimenti legislativi. Ma i provvedimenti legislativi maturano nel divenire, ed è difficile fare questo; ci troviamo quindi di fronte a leggi ripetitive come questa, che va a cogliere situazioni già trattate da altre leggi regionali.
Il Gruppo repubblicano ha espresso in Commissione, ed esprime qui in aula, alcune perplessità in ordine a questo provvedimento; perplessità di natura diversa. L'una si riferisce alle imprese interessate al provvedimento, l'altra certamente di minor significato politico - ai lavoratori interessati allo stesso.
Le imprese interessate. Il disegno di legge approvato in Commissione non differenzia minimamente, si riferisce al sistema delle imprese complessivamente. Riteniamo che ci sia più di una ragione per limitare questo intervento, tanto più che la Regione Piemonte ha competenza specifica solo in alcuni settori, quali quello delle piccole imprese (artigianato e commercio), fortemente penalizzati per ristrettezze di bilancio. Ricordiamo che nel discutere il bilancio 1989, rilevammo che tra i settori particolarmente penalizzati figuravano il sistema delle piccole imprese artigianali e delle imprese commerciali.
Tutte le forze politiche hanno avuto incontri, anche recentemente, con Associazioni degli artigiani, che hanno posto in evidenza una vera emergenza-artigianato. Sappiamo bene di non essere più in grado di finanziare, secondo le domande di finanziamento fatte, la stessa Artigiancassa, forte strumento di politica di espansione dell'importante settore artigianale, dalle grandi possibilità di occupazione, e non solo nella nostra regione. Quindi, crediamo debba essere fatta una qualche valutazione rispetto ai destinatari, alle imprese interessate.
Non crediamo che l'assestamento al bilancio che andremo ad approvare nei prossimi mesi darà così ampi spazi, tali da recuperare le difficoltà denunciate al momento della presentazione del bilancio di previsione.
Ricordiamo che l'Assessore all'artigianato e al commercio aveva posto il problema, rimandando in sede di assestamento di bilancio la volontà di superare le ristrettezze nelle quali ci troviamo. Ebbene, i dati del bilancio difficilmente consentiranno ampi margini. Pensiamo quindi debba esserci un provvedimento finalizzato a questi settori, deboli e meno gratificati dal nostro bilancio.
Al di là di queste valutazioni, riteniamo ci siano anche altre ragioni per fare questa scelta. Questo provvedimento prevede un contributo dell'ordine di 5 milioni per ogni dipendente assunto dalle imprese; di certo non è così forte da smuovere la situazione. Soprattutto nel sistema della media e grande impresa, un incentivo dell'ordine di 5 milioni è oltre modo limitato rispetto all'assunzione di nuovi dipendenti; siamo invece convinti che nel sistema della piccola, piccolissima impresa artigianale e commerciale, un incentivo di 5 milioni anche se non è di per s' un incentivo forte, capace di rimuovere tutta una serie di altri problemi, è certamente capace di favorire l'occupazione. Finalizzare e mirare meglio i destinatari di questo provvedimento è un modo reale per cogliere soggetti in qualche modo interessati ad un provvedimento di questo genere.
L'osservazione avanzata è che il provvedimento non è finalizzato a favorire o ad incentivare certe imprese, ma, certamente, all'occupazione.
Il fatto che l'occupazione si determini in un settore piuttosto che in un altro, a nostro giudizio, è rilevante. Un'assunzione in una grande o piccola impresa artigianale o commerciale, ai fini dell'occupazione, ha la stessa rilevanza. Crediamo sia un fatto positivo conciliare queste due esigenze dell'occupazione con i settori che hanno più titolo per avere un contributo.
Su questo, forse si creavano difficoltà di gestione; da una parte perché non c'erano domande sufficienti, dall'altra il sistema industriale della grande e media impresa che sarebbe stato discriminato. Noi avevamo proposto in Commissione una specie di griglia di queste ipotesi, fissando delle scadenze e dando la priorità alle imprese - appunto - artigianali e commerciali; qualora le domande presentate non fossero sufficienti eventualmente ampliarle all'intero sistema industriale nel suo complesso.
Questa considerazione non ha trovato consenso in Commissione.
Sappiamo che il movimento sindacale è favorevole a che il provvedimento non sia limitato a certe fasce. Non c'è alcun dubbio che il movimento sindacale sia più sensibile alle esigenze della grande o della media impresa e quindi più sensibile ai problemi portati da grandi masse di dipendenti; riteniamo però che la Regione Piemonte debba favorire indiscriminatamente tutti i dipendenti e non soltanto quelli usciti da situazioni particolari.
E' nostra opinione che sia opportuna una riserva esclusiva per la piccola industria e la piccola impresa artigianale o commerciale o, quanto meno, che ci sia una preliminare riserva a questo comparto del sistema industriale e poi, qualora non si coprisse l'intero stanziamento, che fosse allargata alla grande impresa.
Vorrei far notare che le risorse stanziate per questa legge consistono in 2 miliardi e 200 milioni; con questi contributi (anche se mi pare che ci siano emendamenti di modifica ed aumento) toccheremmo 400 casi.
Difficilmente si avrà possibilità di eccedenze di risorse rispetto alle domande; molto più probabilmente ci sarà un'eccedenza di domande rispetto alle risorse. Alla luce di questo riteniamo giusto procedere ad una riserva tout court (o quanto meno ad una riserva preliminare) rispetto al settore della piccola e media impresa; se questo settore non sarà in grado di assorbire interamente le disponibilità, il tutto sia aperto all'altro comparto industriale.
Mi è stato fatto notare che nella legge è previsto un regolamento che ogni anno dovrebbe fissare i criteri applicativi. Ritengo che demandare sempre a successivi regolamenti le norme che regolano una legge, quando queste possono esservi previste direttamente sia negativo e sbagliato. Ogni anno ci troveremo in situazioni di conflittualità o comunque di riesame e di ridiscussione. Visto che esiste una legge è mia opinione che nella stessa debbano essere inserite le priorità di cui avevo parlato.
Un secondo elemento che mi lascia perplesso è quello che si riferisce ai lavoratori interessati al provvedimento in discussione. A me pare ci siano alcune discriminazioni. L'art. 4 prevede una lunga serie di situazioni: lavoratori disoccupati ultraventinovenni iscritti da almeno 12 mesi all'Ufficio di collocamento, sono certamente una categoria molto debole del mercato del lavoro; lavoratori stranieri extracomunitari iscritti nelle liste di collocamento ai sensi di una certa legge (l'Assessore mi farà notare se sto sbagliando: in tal caso ritirer l'emendamento), che non fa riferimento ad alcuna permanenza nelle liste di collocamento. Se automaticamente si prevede che anche i soggetti extracomunitari siano iscritti nelle liste da diversi anni, e che quindi non c'è alcuna discriminazione a vantaggio degli extracomunitari rispetto ai cittadini italiani, il sottoscritto farebbe ammenda del proprio errore e l'emendamento verrebbe sospeso.
Un ultimo elemento, e credo sarebbe opportuno che il Consiglio regionale valutasse, si riferisce alla lettera d) del quarto comma (sto illustrando gli emendamenti, quindi eviterò di intervenire successivamente), laddove si prevedono tra i lavoratori interessati al provvedimento anche quelli sospesi dall'attività produttiva e in cassa integrazione salariale, ovvero quelli che in trattamento speciale di disoccupazione: lavoratori che comunque oggi percepiscono uno stipendio.
Destinare risorse a favore di assunzioni di questi lavoratori a noi non pare opportuno, in quanto le risorse finanziarie regionali sono già molto limitate e carenti: si tratterebbe di trasferire di fatto delle risorse regionali a risorse statali, visto che questi lavoratori percepiscono uno stipendio che grava sul bilancio e sulla finanza statale. Le risorse regionali devono essere interamente spese nei confronti di coloro che non godono di alcun trattamento particolare, disoccupati nel vero senso della parola, che non percepiscono reddito alcuno. A me sembrerebbe più corretta una scelta precisa e non quella che in qualche modo va a premiare (pur trattandosi, evidentemente, di un premio spartito tra poveri) soggetti che già percepiscono trattamenti economici a carico del bilancio statale.
Gli emendamenti che il sottoscritto ha presentato rappresentano un elemento importante per la collocazione del Gruppo repubblicano rispetto al provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ritengo questa legge importante, a patto però che ne vengano chiariti subito e fino in fondo gli obiettivi. Se non chiariamo subito questo aspetto, la legge rischia di essere una presa in giro per i soggetti cui si dovrebbe rivolgere e costituire un boomerang per la stessa Regione. A mio avviso ci troviamo a legiferare in uno stato di necessità determinato dal permanere, in Piemonte, di sacche di disoccupazione derivanti dai processi di ristrutturazione degli anni passati che l'attuale mercato del lavoro se non si prevedono degli incentivi, non riassorbirà più. Questa legge deve tendere a riequilibrare i guasti prodotti dalla totale liberalizzazione del mercato del lavoro e dalla concessione degli incentivi attraverso i contratti di formazione-lavoro che invogliano le imprese ad assumere soltanto una certa fetta di lavoratori, cioè giovani tra i 18 e i 29 anni.
Con questa legge - ecco lo stato di necessità - ci troviamo a "pregare" le imprese (in modo sostanzioso poiché si danno 5 milioni per ogni assunzione effettuata) di assumere quei lavoratori che il sistema delle imprese in passato ha espulso. E' un tentativo di riequilibrare delle distorsioni personalmente sono favorevole all'operazione: mi sono battuto e ho votato in Commissione questa legge, sono per votarla in aula, ma soltanto nella chiarezza! Il Consigliere Ferrara sostiene che le aziende del settore artigianale e commerciale in questi anni sono state penalizzate dalle ristrettezze di bilancio. E' vero, collega Ferrara, ma è qui la chiarezza che chiedo al Consiglio regionale e all'Assessore: questa legge non è né di incentivo a determinate categorie produttive, né di incentivo a particolari fasce di imprese, è semplicemente una legge che tende soltanto a sborsare 5 milioni per ogni assunzione ad imprese che assumono dalle fasce "deboli" sul mercato del lavoro, disoccupati scarsamente professionalizzati e, nella maggior parte dei casi, in età avanzata.
La legge non ha la finalità di incentivare il settore artigiano commerciale o quant'altro, ma quella di favorire il reimpiego di questi lavoratori.
Relativamente ai lavoratori, i soggetti che dovranno beneficiare di questa legge, sono di opinione esattamente opposta a quella di Ferrara; dal mio punto di vista è preferibile che vengano assunti nelle medie e grandi imprese. Se è vero che questi sono lavoratori scarsamente professionalizzati e in età avanzata, ritengo che nelle medie e nelle grandi imprese essi siano più garantiti relativamente alla continuità del rapporto di lavoro rispetto a piccole imprese o in quelle artigiane e commerciali.
Il ragionamento è molto semplice: nessuno mi toglie dalla testa che se questi lavoratori, magari anziani e deprofessionalizzati, vengono assunti da una grande impresa, manterranno il posto di lavoro; ho qualche dubbio invece che mantengano il posto di lavoro se assunti da un'impresa artigiana. Ho la preoccupazione, per dirla in altre parole, che presi i cinque milioni e scaduto l'anno previsto dalla legge, vengano nuovamente licenziati perché nelle quelle piccole aziende sono meno garantiti. A garanzia dei lavoratori è bene che questi vengano assunti nelle medie e nelle grandi aziende.
C'è poi un altro problema, rispetto all'artigianato e al commercio risolvibile non con questa legge, ma stabilendo precise priorità. Siccome la Regione ha specifiche competenze nel settore artigianale, credo che tale campo possa essere considerato prioritario. Peraltro, il settore artigianale è vitale, importante, è un tessuto fondamentale dell'economia della nostra Regione. Consideriamolo, allora, quale priorità cui dare risposte non in modo surrettizio, con questa legge, bensì con interventi di bilancio. Se trasformiamo una legge che tenta di favorire la rioccupazione di un certo tipo di lavoratori e disoccupati in una legge di incentivo ad alcuni settori imprenditoriali secondo me non avremo né l'una né l'altra: sarebbe meglio non farla. Ribadisco che io sono affinché venga approvata questa legge con le caratteristiche con le quali è stata licenziata dalla Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Vorrei intervenire sul punto sollevato dal Consigliere Ferrara riguardante la piccola impresa.
Che legge stiamo varando? Non rifaccio il discorso sulle finalità proposto dal collega Montefalchesi, che condivido. Noi non stiamo attivando una legge di incentivo all'impresa minore; infatti, non diamo una lira in più all'impresa minore di quanto questa già non riceva con altri strumenti di legge, peraltro non cumulabili. Ad esempio, l'impresa minore, sia essa artigianale, commerciale, turistica, ecc., può accedere ai contratti di formazione lavoro per i quali ha nominatività di assunzione, contratto a termine e 5 milioni l'anno. Con questa legge prevediamo esattamente le stesse cose con la differenza del vincolo, non previsto nei contratti di formazione lavoro, di assunzione di persone - mi passate l'espressione? "sgradite" sul mercato del lavoro: persone anziane, persone giovanissime segnalate dai servizi sociali come disadattati, extracomunitari e portatori di handicap (il pubblico presente sa meglio di me qual è la situazione determinata dalle leggi nazionali esistenti). Noi non diamo nulla in più di quanto già non diano altre leggi, a differenza delle quali imponiamo un vincolo.
Non stiamo operando trasferimenti finanziari con i quali privilegiare una parte anziché l'altra, ma stiamo operando per ricollocare dignitosamente al lavoro persone emarginate negli ultimi otto anni dai processi di riorganizzazione e di ristrutturazione industriale, giudicate inappetibili dal sistema delle imprese. Qui non ci sono risorse da distribuire, ma un'operazione sociale da fare per la quale dovremmo ancora tirare per i capelli questi beneficiari, perché non solo il negozio, il distributore o il chiosco, ma persino la media o grande impresa ci diranno: "Va bene, ci avete dato la nominatività, il contratto a termine e 5 milioni, esattamente quello che ci danno i contratti di formazione lavoro.
Pertanto continuiamo a preferire, a pari condizioni, il ragazzo o la ragazza di ventitre anni, magari con la laurea".
Questa legge serve a rimuovere le principali obiezioni degli imprenditori i quali dicono: "Non li prendiamo, perché li dovremmo prendere numerici, non nominativi, perché non avremmo il contratto a termine e poi perché non ci danno una lira mentre abbiamo 5 milioni se prendiamo i giovani".
Questa legge, se finanziata, consentirà a 1.400 persone di lavorare entro dicembre 1990, ma la legge è comunque uno strumento, e come tale affinché funzioni a pieno regime e non invece a metà delle sue potenzialità occorrerà finanziarla adeguatamente.
Noi possiamo adesso depotenziare queste obiezioni dicendo: "Cari signori, adesso vi proponiamo questi lavoratori con la scelta nominativa anche con il contratto a termine e vi diamo gli stessi soldi che avreste se prendeste un giovane. Adesso li prendete". Questo "adesso li prendete" è operazione non automatica o regalata, è operazione che attiene alla contrattazione sindacale, agli accordi quadro che possiamo fare in Commissione regionale per l'impiego, ai rapporti tra le parti sociali, ad un lavoro difficile quotidiano che dovrà essere avviato, ma per il quale noi diamo, soprattutto al movimento sindacale, qualche carta in più. Lo dico con estremo realismo, conosco anch'io, come il collega Staglianò, i limiti della nostra azione.
Collega Ferrara, ho molti dubbi che saranno le imprese minori ad utilizzare questa legge. Ritengo che saranno talune imprese, per esempio certe attività di commercio all'ingrosso, mercati generali, e la regolarizzazione dei rapporti di lavoro con extracomunitari, fino a questo momento irregolari, e utilizzarla. Ritengo che gli accordi fra le parti sociali per ricollocare parte di questi lavoratori atterranno molto di più all'impresa media, medio-grande che non alla piccola e piccolissima ed in particolare non atterranno al settore commerciale, dove il rapporto è individuale, spesso si assume una persona, ma problemi di età, di scolarità, di capacità di rapporto con la gente, anche di estetica finiscono con l'essere essenziali nella scelta a pari condizioni.
Concludendo, credo che dovremo puntare molto sugli accordi con il sistema delle imprese, soprattutto delle medie e medio-grandi, con l'obiettivo preciso di ricollocare, nel più breve tempo possibile, il maggior numero di lavoratori oggi in cassa integrazione straordinaria o in disoccupazione speciale. Ritengo che questo debba essere l'obiettivo immediato della legge che nel prosieguo potrà darsi degli obiettivi più strutturali e di più ampio respiro, ma guai se non cogliessimo questo dato.
Infine, avrei qualche riserva sull'ipotesi di garantire una parte del fondo che istituiamo unicamente all'impresa minore. Da questo punto di vista la riserva è tecnica, nel senso che il meccanismo che immaginiamo e proponiamo è molto snello: entro 75 giorni la Giunta deve dare risposta su ogni singola domanda, cioè è il meccanismo dei contratti di formazione lavoro, grande celerità nella decisione, elemento essenziale per le assunzioni. Se noi invece dovessimo riservare una quota del fondo solo alla piccola e piccolissima impresa cosa dovremmo fare? Dovremmo raccogliere il complesso delle domande, costituire due fondi, oppure valutare il complesso delle domande e assegnare le priorità, il che ci porterebbe a tempi indubbiamente lunghissimi, abbiamo il triste esempio della legge n. 28 riformata, per la quale stiamo discutendo le domande di un anno e mezzo fa quindi credo che non possiamo permetterci di stravolgere la natura dell'intervento che deve essere molto snella.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio per la replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è con una certa soddisfazione anche se con preoccupazione realistica, che oggi l'Assessorato si presta a portare a conclusione un lungo percorso su una normativa certamente nuova innovativa, oserei dire cordialmente, provocatoria nel sistema del mercato del lavoro. Questo dopo due anni abbondanti di percorso, di scritture da parte del Gruppo consiliare del PCI, di una scrittura da parte della Giunta, di un'ulteriore riscrittura alla luce di una fusione delle motivazioni, delle filosofie che sottendono evidentemente questa legge.
La legge istitutiva del Fondo straordinario per l'occupazione è giunta al voto del Consiglio regionale dopo un anno dalla presentazione da parte della Giunta regionale, senza dimenticare, come giustamente è stato rilevato, che anche il Gruppo PCI aveva presentato un proprio progetto di legge che, proprio perché presentato in quel periodo, mancava di un'adeguata norma di copertura finanziaria e ciò ha ovviamente impedito che il testo potesse essere esaminato dalla Commissione competente.
Per parte sua evidentemente la Giunta regionale del Piemonte ha presentato il proprio disegno di legge immediatamente dopo l'approvazione del bilancio 1988 attraverso il quale si è andato sostanzialmente a definire lo stanziamento per gli interventi previsti dal provvedimento legislativo.
A seguito delle consultazioni con le parti sociali erano chiaramente emerse, in ordine ad entrambi i progetti di legge, diffuse esigenze di semplificazione soprattutto delle procedure e di una maggiore caratterizzazione dei soggetti beneficiari. Il dibattito approfondito sviluppatosi in lunghi periodi all'interno della Commissione competente, ha obiettivamente consentito di meglio individuare la tipologia degli interventi, cui seguita la ridefinizione di un nuovo e più aggiornato provvedimento legislativo. Il provvedimento licenziato all'unanimità della IV Commissione, anche se mi rendo conto che dal dibattito oggi sviluppatosi e da una serie di emendamenti presentati o in fase di presentazione corre il rischio che possa essere cambiata la filosofia, ha l'obiettivo (lo ripeto, avendolo sostenuto con forza e cordiale provocazione insieme ad altri colleghi in sede di Commissione) di mirare a creare condizioni affinché alcune fasce del mercato del lavoro - alcune centinaia di lavoratori - possano essere messe in condizione di ritrovare quel lavoro che non per colpa loro hanno perso. L'obiettivo della legge è di costituire un fondo per creare occupazione.
Per alcuni aspetti, dall'iniziale impostazione dei primi disegni di legge, la filosofia è profondamente mutata, superando la logica burocratica di un non ben definito progetto di sviluppo. Progetto, peraltro, limitato soltanto ad alcuni settori e con vincoli dimensionali dell'intervento occupazionale tali da precludere l'operatività della legge. Una delle eccezioni, sollevate in sede di consultazione da parte di piccoli e medi imprenditori, soprattutto artigianali, era relativa all'iniziale ipotesi di assumere cinque o dieci persone come elemento determinante per beneficiare dei contributi: la difficoltà consisteva nel riuscire a presentare dei progetti di assunzione entro dodici mesi. Tutto questo, nei confronti successivi, è stato giustamente eliminato fino a giungere al testo attuale.
Su unanime indicazione della Commissione, l'Assessorato ha predisposto il testo che ci apprestiamo a votare che, pur nel rispetto delle competenze regionali, offre un concreto supporto allo sviluppo dell'occupazione nei confronti dei cittadini svantaggiati sul mercato del lavoro.
La riflessione alla base della stesura del testo, prende avvio dai dati occupazionali consolidatisi nel corso del 1988; ne emerge confermata l'indicazione (richiamata da alcuni interventi e fornita da operatori e organi di informazione) di una certa ripresa occupazionale, anche grazie all'utilizzo dei contratti di formazione lavoro. Elemento, questo, che oltre ad aver in qualche misura alleviato problemi di disoccupazione sottoccupazione e inoccupazione giovanile, ha creato oggi particolare attenzione alla fascia dei cosiddetti disoccupati adulti non ancora in età di prepensionamento che, espulsi dal ciclo produttivo dall'ammodernamento o dalla ristrutturazione degli anni passati, corrono il rischio di mai più rientrare nel processo produttivo. Mi richiamo ad alcuni emendamenti quali ad esempio, quello del collega Ferrara: la filosofia iniziale della legge era proprio quella di rivolgersi alla fascia delle grandi eccedenze, quali quelle della Indesit, Ceat e di altre decine di aziende comprese nella categoria d). Questo era l'obiettivo iniziale della legge successivamente allargato ad altre fasce deboli emerse come problema sociale all'interno della realtà torinese. Si tratta di disoccupati di lungo periodo ultraventinovenni, che non possono accedere ai contratti di formazione; si tratta, come è stato richiamato, di giovani a rischio, anche essi esclusi dal circuito dei contratti, di lavoratori extracomunitari, di soggetti portatori di handicap, ed infine di molti lavoratori provenienti da aziende in crisi o in CIGS senza possibilità di sbocco.
L'emergenza della disoccupazione, che difficilmente riesce ad avere voce ci ha indotti a privilegiare i processi diretti di riqualificazione e di professionalizzazione, concedendo per i primi 12 mesi contributi alle imprese che si impegnano su questo indirizzo. Nel contempo, come voi sapete, si sono perfezionati gli accordi con le parti sociali, e mi riferisco in particolare al più recente accordo nazionale del dicembre 1988 fra Confindustria e sindacati. La Regione, anche in seno alla Commissione regionale per l'impiego, si è sempre collocata nell'ottica di favorire e stimolare gli accordi fra le parti; in questo senso abbiamo previsto di incentivare i contenuti di detti accordi che prevedono relativamente ai soggetti deboli, la trasformazione del rapporti di lavoro a tempo indeterminato a tempo determinato.
Il contributo concesso in tutti i casi previsti dalla legge anche se mediamente si aggira su 5 milioni, in realtà è leggermente superiore alla media prevista per i contratti di formazione lavoro, proprio per fornire un ulteriore stimolo al sistema delle imprese.
In conclusione, la legge, che certamente presenta caratteristiche di coraggiosa innovazione rispetto alla corrente normativa in materia di incentivazione occupazionale, si basa su una sperimentazione verificabile se non dopo alcuni mesi. La scelta operata non è facile e richiede un grosso sforzo anche all'apparato amministrativo e quindi l'ipotesi di riservare quote percentuali a categorie di imprenditoriali artigiani e commercianti, piuttosto che a imprenditori della media grande impresa rischia obiettivamente di rendere impossibile la gestione entro il 1989 di questo primo esperimento.
Le risorse, non certo elevate, una serie di positive circostanze permettono oggi, fine luglio, l'approvazione di questa legge, e dato l'inoperoso mese di agosto, si prevede che, auspicabilmente ottenuto il visto dal Commissario di Governo, a settembre la legge possa andare a regime. I 2 miliardi e 200 milioni indicati e caricati in termini temporali sugli ultimi due o tre dell'89 ci permetteranno una verifica sperimentale della loro ricaduta sul territorio. Se la resa di questa legge sarà significativamente positiva, permetterà al Consiglio regionale e alla Giunta di avere "biglietti da visita" per richiedere, pur nella scarsità di mezzi e di un bilancio ingessato qual è quello della Regione, investimenti maggiori da indicare sul bilancio 1990. Non a caso abbiamo predisposto non solo la possibilità dei 2 miliardi e 200 milioni oggi caricati a bilancio su questa legge, ma abbiamo anche predisposto condizioni tali al fine di favorire, attraverso un intervento sociale, altri soggetti, creando attraverso questa legge, la possibilità di un fondo cui possano accederne eventuali altri.
Pur essendo di fronte ad una sperimentazione, non possiamo permetterci di procedere al buio; alla luce della resa che questo strumento potrà dare nei prossimi mesi di esperimento e soprattutto attraverso la convergenza significativa di più parti politiche all'interno della Commissione - e mi auguro anche da parte del Consiglio regionale - mediante questa opportunità certamente nuova, mi auguro si possa arrivare al risultato che tutti auspichiamo. Intanto perché la Regione Piemonte sia punto di riferimento di una soluzione, magari minimale, per lavoratori che vivono quotidianamente e drammaticamente sulla pelle questo problema. In questo sapendo che pur con le eventuali modifiche nazionali che ancora non sono pervenute, abbiamo fatto fino in fondo, come istituzione legislativa regionale, tutta la nostra parte, sostitutiva, anche di quanto che il livello nazionale ancora non ha assunto.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa. Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 - L'Assessore Cerchio ha presentato il seguente emendamento: all'inizio del comma primo vengono aggiunte le seguenti parole: "Nell'ambito delle competenze regionali nel rispetto della normativa statale sul collocamento".
La parola all'Assessore Cerchio per l'illustrazione.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

L'emendamento che la Giunta propone è dovuto alla necessità di precisare che non s'intendono travalicare competenze statali.
L'emendamento, inoltre, va in parte a recuperare alcune considerazioni emerse nel dibattito odierno, in particolare sulle competenze regionali in materia di qualificazione professionale, cui fa riferimento specifico la stessa legge nel prosieguo degli altri articoli, in linea e con maggiore rafforzamento delle titolarità e delle competenze regionali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 39 voti favorevoli.
Si proceda pertanto, non essendovi altri emendamenti, alla votazione per appello nominale dell'art. 1 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART 2 - Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Dameri, Sestero, Calligaro: al termine del comma secondo è inserita la frase "Detto contributo è elevato a L. 7.000.000 quando trattasi di manodopera femminile".
2) dall'Assessore Cerchio: al comma secondo è aggiunto il seguente periodo: "Il contributo è elevato a L. 6.000.000 se l'assunzione riguarda manodopera femminile".
La parola al Consigliere Sestero che illustra il primo emendamento.



SESTERO Maria Grazia

Credo che alcune parole sul senso di questo emendamento vadano spese.
Come ricordava il Consigliere Amerio, mentre cresce la richiesta di lavoro da parte delle donne, la possibilità di trovare lavoro è proporzionalmente più ridotta; tant'è vero che cresce la domanda, aumentano le donne che lavorano, ma ne cresce anche la disoccupazione. Le donne infatti, si presentano complessivamente, a livelli diversi, più deboli sul mercato del lavoro; più deboli per livello di scolarizzazione, soprattutto se prendiamo in considerazione fasce di età adulta, e più deboli anche per livello di professionalità: storicamente le donne occupano posti in ruoli meno qualificati della mano d'opera maschile. La qualità della formazione è ancora in gran parte caratterizzata da una certa "segregazione": anche se con scolarità superiore le donne sono licenziate dalla scuola superiore con diplomi scarsamente efficaci e produttivi sul mercato del lavoro. Quindi è una debolezza che si registra a tutti i livelli. Inoltre, ci sono forme di discriminazione diretta ed indiretta al momento dell'assunzione sia per carichi propri della donna, come la maternità, sia per il fatto che sulla donna gravano comunque compiti di assistenza familiare che la rendono meno continuativa sul lavoro.
C'è poi una cultura diffusa che considera meno urgente dare lavoro alle donne, in quanto si considera meno drammatico sia il rientro in un ruolo familiare sia la perdita di lavoro o il non trovarlo. Da tempo avanziamo la necessità di prendere in considerazione la differenza che c'è sul mercato del lavoro tra uomini e donne, e quindi si operi per garantire l'occupazione femminile con azioni incentivanti su più versanti coerentemente alla finalità della legge che parla di squilibri e di fasce deboli e le donne costituiscono la gran parte e in forma trasversale su tutte le altre categorie qui prese in considerazione.
Pertanto riteniamo indispensabile introdurre un meccanismo di incentivazione particolare e significativo, e per questo proponiamo un contributo di 7 milioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio che illustra il secondo emendamento.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

L'emendamento della Giunta, pur in termini letterali diversi sostanzialmente è indirizzato su questa impostazione. L'importo proposto, 6 milioni è certamente significativo, non avendo grossi fondi in dotazione: comunque è un atto di attenzione e di risposta, tra l'altro, alle osservazioni della collega, e costituisce la motivazione dell'emendamento della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Mi sembra che la proposta di emendamento presentato dalla Giunta accolga il senso del nostro emendamento che si prefigge un'azione positiva nei confronti della mano d'opera femminile che è in condizioni di maggiore debolezza. Concordiamo anche su una proposta di entità inferiore, come quella proposta dalla Giunta; l'importante è che ci sia la volontà di un'azione positiva, eliminando la considerazione secondo la quale in determinati settori le donne sono sotto rappresentate. Sono totalmente d'accordo che la mano d'opera femminile venga spinta ad inserirsi in settori in cui oggi è scarsamente presente, ma pensare di intervenire con una legge sulle realtà delle fasce deboli, mi sembra francamente illusorio.
Pertanto mi fermerei ad una proposta di un incentivo maggiore nei confronti di assunzioni di mano d'opera femminile, pur condividendo il senso dell'emendamento che, francamente, mi pare molto forzato.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Va bene. In realtà la cancellazione delle ultime parole rendono la dizione simile, se non uguale, al riferimento normativo della Liguria.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Consigliere Dameri ed altri viene ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2) presentato dall'Assessore Cerchio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 42 voti favorevoli.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Consigliere Ferrara: il testo dell'art. 3 è soppresso ed è sostituito dal seguente: "Art. 3 1. Sono ammessi a fruire dei benefici della presente legge le imprese artigiane e commerciali, iscritte secondo le disposizioni di legge vigenti in materia, aventi sede ed operanti nel territorio della Regione Piemonte".
La parola al Consigliere Ferrara per l'illustrazione.



FERRARA Franco

Considero l'emendamento già illustrato nell'intervento che ho svolto in precedenza. Noi riteniamo che non sia stata data alcuna risposta seria rispetto alle nostre osservazioni. Siamo coscienti che non si tratta di un provvedimento a sostegno di un settore, bensì dell'occupazione. Noi ritenevamo che si potesse cogliere la doppia occasione di fare un provvedimento a favore della occupazione e che fosse a vantaggio di certi settori penalizzati. La Giunta non ha minimamente preso in considerazione questo emendamento che lascio alla valutazione della assemblea.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

La Giunta ha in precedenza spiegato le ragioni sostanziali di non accoglimento, in considerazione anche di un'attenzione a queste categorie con un articolo specifico di sportello informativo e altri richiami con autoemendamenti. Prego il collega di verificare ancora l'opportunità di ritirare tale emendamento; se si tratta però di una questione di principio la risposta è "non accolgo mio malgrado" con le motivazioni che ho già indicato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Svolgo una breve dichiarazione di voto. Credo siano state, più o meno efficacemente, illustrate le ragioni per le quali non avrebbe senso, a nostro giudizio, priorizzare nella legge le aziende artigianali e commerciali. So che sono allo studio altre soluzioni e altri emendamenti che verranno presentati al riguardo; ritenendo pertanto che siano state illustrate sufficienti ragioni per non poter aderire all'emendamento, il Gruppo comunista voterà contro.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ferrara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 30 contrari.
2) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: al comma primo sono soppresse le parole "aventi sede ed".
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

L'emendamento presentato dall'Assessore è la conferma di una mia preoccupazione: eliminando le parole "aventi sede ed operanti" è chiaro che si tratta di un provvedimento finalizzato essenzialmente alla grande industria, quell'industria che ha la propria sede all'esterno della regione, ma che opera con stabilimenti in Piemonte. E' la conferma di quanto ho obiettato in precedenza, pertanto il Gruppo PRI voterà contro questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio per dichiarazione di voto.



MASARACCHIO Antonino

L'Assessore Cerchio ha respinto l'emendamento che noi votato per mantenere i limiti più ampi e non avere quelli restrittivi: devo osservare che questo emendamento della Giunta ritraduce in termini restrittivi il tutto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' approvato con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 1 astensione.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Santoni e Carletto: al comma secondo, terza riga, dopo le parole "ed ambiti di intervento" e prima delle parole "con atto deliberativo", inserire le parole "Con particolare riguardo ai settore commerciale, artigianato e della piccola impresa".
Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Questo emendamento è una versione edulcorata della riserva della legge unicamente ad aziende artigianali e commerciali. Cosa significhi il particolare riguardo ai settori commerciali, artigianali e della piccola impresa non si comprende. E' un riguardo relativo alle informazioni all'assistenza, all'assistenza tecnica? E' un riguardo relativo al finanziamento, alle priorità? In realtà, sposta la sede di discussione e di confronto in sede di deliberazione annua per l'applicazione della legge.
Pur considerandolo non inaccettabile come l'emendamento precedente, lo riteniamo del tutto superfluo, tuttavia è suscettibile di creare qualche complicazione in sede di gestione. Il nostro voto è di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

L'emendamento cerca di recuperare il mancato emendamento presentato dal Gruppo repubblicano. Apprezziamo questo tentativo, che sta a significare che le nostre preoccupazioni erano in parte condivise anche da altri. Credo che l'emendamento manifesti una certa volontà politica, senza per determinare una situazione di maggiore chiarezza rispetto alla legge spostando certamente il dibattito in un momento successivo.
Il nostro voto è di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Non condivido l'emendamento perché la discussione in Commissione demandava alla deliberazione annua l'individuazione di eventuali priorità di aree e di soggetti ai quali finalizzare i contributi. L'emendamento significa che con la deliberazione annua si impegna la Giunta a priorizzare i settori artigiano e commerciale nella concessione dei contributi. A me non piace per nulla; pur attenuato, però la filosofia del discorso sottostà all'emendamento del collega Ferrara poc'anzi bocciato. O questo emendamento viene respinto oppure correttezza vuole che quella in questione non sia solo una deliberazione di Giunta, ma una deliberazione di Consiglio. La discussione si sposta dalla legge alla deliberazione annua; se questo è uno dei nodi importanti relativamente alla gestione della legge credo che questa discussione non possa essere sottratta al Consiglio. La deliberazione, se la Giunta accoglie l'emendamento, a mio avviso deve essere di Consiglio.
In questo senso presenterò un emendamento che alle parole "la Giunta regionale" sostituisce le parole "il Consiglio regionale" e che sopprime le parole "informata la competente Commissione consiliare".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

E' opportuno che la Giunta risponda; qualora la risposta fosse positiva si può risolvere il problema, qualora non lo fosse si apre un problema di collocazione sull'emendamento e conseguentemente sull'articolo. Ritengo anch'io che un emendamento come quello della Giunta, che lascia aperta la questione, necessiti che la deliberazione di Giunta per la sua rilevanza si trasformi in deliberazione di Consiglio con discussione in aula. Se la Giunta desse una sua interpretazione su questa richiesta ci consentirebbe di collocarci più agevolmente nel voto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Prima che l'emendamento arrivi alla Presidenza, vorrei sottolineare che comprendo ed apprezzo lo spirito dello stesso. Mi pongo solo il problema che, tenuto conto che questa legge diventerà immaginabilmente esecutiva a settembre e sostanzialmente operativa ad ottobre, c'è il rischio di renderla inoperosa per il 1989. Vi è però una dichiarazione, che intendo rendere nota al Consiglio regionale: c'è l'impegno politico a discutere in Commissione la deliberazione in modo tale da evitare che per il 1989, per un fatto di tempi tecnici, si rischi di andare veramente in zona Cesarini.
Per questo motivo non accolgo l'emendamento, proprio per non rischiare di arrivare a dicembre rendendo non operante questo sforzo legislativo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Santoni e Carletto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli, 5 contrari e 15 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Amerio e Montefalchesi: sostituire le parole "la Giunta regionale" con le parole "il Consiglio regionale" e sopprimere le parole "informata la competente Commissione consiliare".
Su questo emendamento c'è stato l'impegno dell'Assessore Cerchio per una discussione in Commissione, ma c'è stata anche una chiara presa di posizione non favorevole.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi pare che le intenzioni dell'Assessore siano di operatività. Sono disponibile, anche con una brevissima sospensione, a verificare i problemi posti dall'Assessore; avanzerei, però la richiesta, memore della funzione democratica che i Consiglieri devono rivestire e che egli stesso ha rivestito quando era all'opposizione, che quando ci si trova di fronte ad una norma che indica tendenziali priorità ma che poi deve essere verificata al momento in cui la delibera viene assunta l'indirizzo del Consiglio abbia molto rilievo. E non tanto per sfiducia preventiva nei confronti della Giunta, ma proprio perché si tratta di anno in anno, a seconda delle deliberazioni, di assumere la dicitura "tenuto conto in particolare", a volte molto rigida, a volte tendenziale; è una funzione di indirizzo del Consiglio.
Quindi, insisterei, visto che la legge ha questo peso, nel verificare le questioni poste dall'Assessore sull'operatività e sulla possibilità di far combaciare le due cose: collimare l'esigenza di operatività che ha posto l'Assessore con l'esigenza istituzionale di principio sulla funzione di indirizzo delle deliberazioni quadro. Questa in realtà è una deliberazione operativa ma con caratteristiche di deliberazione quadro perché definisce i soggetti.



PRESIDENTE

Assessore, è possibile accettare questo dialogo?



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Chiedo una sospensione di cinque minuti per una riflessione.



PRESIDENTE

D'accordo sospendiamo la seduta per cinque minuti. Prego i colleghi di avvicinarsi al banco della Giunta in modo da chiarire la questione in pochi minuti e procedere con i nostri lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,35 riprende alle ore 18,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La sospensione è stata proficua ai fini dell'emendamento all'art. 3.
L'emendamento 4) viene ritirato dai proponenti.
5) Emendamento al secondo comma presentato dall'Assessore Cerchio: "Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale da presentare entro 30 giorni".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Amerio, Montefalchesi e Calligaro: al punto 4), sostituire la parola "avviato" con le parole "fatto ricorso".
La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Molto brevemente. Noi chiediamo che nel testo di legge si precisi che le aziende che abbiano avviato procedimenti di cassa integrazione o di licenziamenti non possano usufruire della legge. Il principio è giusto naturalmente. Propongo di sostituire la parola "avviato" con le parole "fatto ricorso".



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli.
Passiamo ora alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti.
1) Emendamento presentato dal Consigliere Reburdo: dopo le parole "...n. 943" aggiungere le parole "e successive modificazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: all'art. 4, primo comma, lettera c), dopo la parola "iscritti" aggiungere le parole "da almeno 12 mesi".
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

La Giunta lo considera un po' pleonastico, comunque lo accetta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: all'art. 4, primo comma, è abrogata la lettera d) del primo comma.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

La ragione di questo emendamento consiste nel fatto che le risorse della legge sono molto limitate. Credo debbano essere destinate a coloro i quali oggi non hanno una fonte di reddito da lavoro dipendente. I soggetti indicati al punto d), in modo precario, comunque hanno un tipo di trattamento economico a carico della collettività, a carico della finanza statale. Riteniamo che le risorse regionali non debbano sostituirsi, quindi alleggerire le risorse finanziare dello Stato e appesantire le nostre, ma incidere in settori che non siano già coperti dalla finanza regionale. Cioè evitare un trasferimento di fatto dalle risorse regionali alle risorse statali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

L'emendamento è singolare, propone di escludere dai benefici della legge i principali beneficiari; i cassaintegrati e disoccupati non potrebbero usufruire di questa legge, normata non solo per loro, ma in buona misura sì, allo scopo di poter svuotare le sacche di disoccupazione che si erano create negli anni della ristrutturazione industriale. Badate che a non finanziare il lavoro, come si vuol fare con questa legge, e a continuare a finanziare la disoccupazione o la cassaintegrazione, si spende molto di più, e si spende sine die. Pertanto siamo assolutamente contrari all'emendamento.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro.

La Giunta non accoglie l'emendamento, perché se venisse accolto non consentirebbe l'accesso al fondo soprattutto delle grandi eccedenze, che è la prima motivazione per cui ci siamo indirizzati a normare questo problema



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 28 contrari.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Amerio, Calligaro e Montefalchesi: al comma d) cancellare le parole "di rilevante incidenza sociale".
Non essendovi richieste di parola lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli.
5) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: il quarto comma è soppresso e sostitutivo dal seguente: "Le assunzioni avvengono nel rispetto della normativa statale in materia di collocamento con particolare riguardo all'art. 25 della legge 28/2/1987 n.
56".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: al termine del comma quarto viene aggiunto il seguente periodo: " qualora il rapporto di lavoro venga risolto con il licenziamento non per giusta causa o giustificato motivo prima dello scadere dei dodici mesi, la Giunta regionale revoca il contributo provvedendo al recupero di quanto già erogato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Dameri, Sestero e Calligaro: al comma sesto, dopo le parole "per l'impiego", aggiungere le parole "la competente Commissione consiliare e alla Commissione regionale pari opportunità".
Tale emendamento viene accolto dalla Giunta, lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Dameri, Sestero e Calligaro: al termine del comma terzo, è inserita la frase: "detto contributo elevato a 7.000.000 quando trattasi di manodopera femminile".
L'emendamento è ritirato dai proponenti.
2) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: al comma terzo è aggiunto il seguente periodo: "Il contributo è elevato a lire 6.000.000 se la trasformazione del rapporto di lavoro riguarda la manodopera femminile".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli.
3) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: - al comma quarto dopo le parole "dalla delibera assunta..." si aggiunge l'espressione "dal Consiglio regionale su proposta della".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli.
4) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: al comma quarto l'espressione "le imprese" è sostituita dalle parole "i datori di lavoro"; sono inoltre soppresse le parole "aver sede ed".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 32 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Dameri, Sestero e Calligaro: al comma terzo, dopo le parole "per l'impiego", aggiungere le parole "alla competente Commissione consiliare e alla Commissione regionale pari opportunità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli.
2) Emendamento presentato dall'Assessore Cerchio: dopo il quarto comma è aggiunto il seguente comma quinto: "Qualora il rapporto di lavoro venga risolto, prima dei dodici mesi dalla data di trasformazione, per motivi diversi da giusta causa o giustificato motivo o dimissioni, la Giunta regionale revoca il contributo provvedendo al recupero di quanto erogato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Emendamento presentato dai Consiglieri Dameri, Sestero e Calligaro: al primo comma, seconda riga, dopo la parola "competente", aggiungere le parole "e la Commissione regionale pari opportunità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 8 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1129: "USSL. sub-comunale TO I Istituzione della divisione di medicina generale, del servizio di laboratorio analisi e del servizio di anestesia e rianimazione con relativo organico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1129.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1196: "USSL n. 51 di Novara Deliberazione dell'A.A.C. n. 40 del 18/12/1987 - Ampliamento pianta organica provvisoria per la tutela sanitaria delle attività sportive"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1196.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1195: "USSL n. 56 di Domodossola Deliberazioni dell'A.A.C. n. 32, n. 33, n. 34, n. 35, n. 36, n. 37 e n. 41 dell'8/9/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1195.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1194: "USSL n. 25 di Rivoli Deliberazione dell'A.A.C. n. 7 dell'1/3/1989 - Ampliamento dotazione organica della Scuola infermieri professionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1194.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1193: "USSL n. 49 di Borgosesia Deliberazioni dell'A.A.C. n. 69 e n. 70 del 29/12/1988 - Istituzione posti di educatore professionale e di assistente sanitario per servizio tossicodipendenze e per servizio salute mentale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1193.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1192: "USSL n. 44 di Pinerolo Deliberazione dell'A.A.C. n. 5 del 28/4/1988 - Ampliamento posti di organico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1192.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1191: "USSL n. 70 di Alessandria Deliberazioni dell'A.A.C. n. 22 dell'11/12/1987 e n. 24 del 27/9/1988 Ampliamento pianta organica provvisoria per la tutela sanitaria delle attività sportive e per il funzionamento della scuola educatori professionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1191.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1190: "USSL n. 28 di Settimo Torinese Deliberazioni dell'A.A.C. n. 25 e n. 26 del 5/7/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria ai sensi leggi finalizzate n. 405-75, n. 194-78 e n. 180-78"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1190.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1189: "USSL n. 33 di Nichelino Deliberazioni dell'A.A.C. n. 9 e 11 del 27/4/1988, n. 15 del 31/5/1988 e n. 35 del 19/12/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria per consultori familiari, per le tossicodipendenze, per la salute mentale e per attività distrettuali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1189.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1188: "USSL n. 59 di Dronero Deliberazioni dell'A.A.C. n. 54 e n. 55 del 23/12/1987 - Ampliamento pianta organica provvisoria per attività di radiologia e di farmacia"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1188.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1197: "DGR n. 152-30216. Determinazione degli oneri a carico dei partecipanti ai corsi di agente e rappresentante di Commercio in Piemonte di cui alla legge n. 204 del 3/5/85 e DCR n. 31 10483 del 22/11/1985 e DCR n. 408-3453 dell'1/4/1987. Adeguamento delle quote di iscrizione ai corsi stabilito nella cifra massima di L. 350.000"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1197, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



< torna indietro