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Dettaglio seduta n.200 del 13/07/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 23 e 24 maggio, 8, 9, 16, 23, 29 e 30 giugno 1988 si intendono approvati.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1377 del Consigliere Staglianò inerente la visita del Consigliere Pezzana alla Comunità Handicappati di Collegno


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1377 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Su specifica richiesta di questo Assessorato, l'USSL n. 24 ha trasmesso la relazione degli educatori delle Comunità interessate, il verbale della riunione della Commissione tecnico-amministrativa del progetto handicappati e l'esposto dei genitori degli ospiti.
Dalla documentazione pervenuta si evince che il 22/6/1988 alcune persone si presentarono alle Comunità Handicappati A e B qualificandosi solo dopo specifica richiesta, come il Consigliere Pezzana e la troupe del TG 2, chiedendo di poter riprendere alcuni momenti di vita della Comunità.
Gli educatori, nonostante costoro non avessero concordato prima la ripresa con i responsabili delle strutture, permisero l'accesso.
Per quanto concerne l'accesso della troupe televisiva, va tenuto presente che, come metodologia organizzativa, le televisioni pubbliche e private accedono sui posti di ripresa soltanto previi accordi con i responsabili delle strutture.
Circa poi l'asserita imposizione all'accesso, come denunciato dai genitori nell'esposto e dagli educatori, e più specificatamente il suo correlativo assoggettamento, essi vanno ascritti, come responsabilità, ai gestori che l'hanno consentito. Nella documentazione, infatti, non si accenna a violenza fisica che, se ci fosse stata, avrebbe implicato una denuncia agli organi di polizia.
Per quanto attiene poi al contenuto dell'esposto dei genitori, va rilevato che nel caso in specie non è stata effettuata una "ispezione" come erroneamente definita, perché, se così fosse stato, avrebbe dovuto essere eseguita dagli organi a ciò deputati.
Si deve pertanto logicamente pervenire alla conclusione che si sia trattato di un'intervista in loco, comunque consentita dai responsabili.
Sarebbe comunque opportuno che le visite alle Comunità fossero preventivamente concordate con i responsabili delle strutture, anche al fine di preparare adeguatamente gli ospiti e recepire il loro consenso.
Questo a salvaguardia dei loro inalienabili diritti alla riservatezza e alla privacy.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore per la risposta, benché giunga a distanza di più di un anno dai fatti da cui prendevano le mosse gli interrogativi sollevati che riguardavano in particolare il rispetto della privacy e le relazioni con i responsabili di un settore molto delicato della vita assistenziale della nostra Regione, cose che non si riscontravano nell'esposto inviato dai genitori dei degenti alle autorità pubbliche, agli organi di informazione, su cui in verità non ci fu grande attenzione a quel tempo.
Per quanto ci riguarda riteniamo essenziale l'informazione e il controllo pubblico su ogni aspetto della vita sociale della nostra comunità. In questo senso, anche l'acquisizione di tutte le informazioni che rendano possibile questo controllo non soltanto trova il nostro pieno consenso, ma addirittura dovrebbe vederci doverosamente impegnati a favorirlo.
Il punto è che, a quel tempo, eravamo nel pieno di una campagna quasi "terroristica", comunque denigratoria di una serie di esperienze che, pur presentando limiti che sono stati oggetto di riflessioni in quest'aula e non solo, tuttavia richiedevano più meditata riflessione.
Da quanto ha detto l'Assessore Maccari, in quella circostanza non tutto si è svolto da parte del Consigliere Pezzana nei modi congrui per fare doverosamente la propria parte, cioè informarsi e attraverso di lui informare con le telecamere tutti i cittadini utenti della Rai Radiotelevisione Italiana. Stando alle parole dell'Assessore Maccari, ci siamo trovati di fronte ad un caso di leggerezza o di troppo facile irruenza nella vita e nel lavoro di persone che hanno bisogno del massimo di serenità.
Prendo atto delle cose dette dall'Assessore, registro che non tutto da parte del Consigliere Pezzana era stato fatto per bene e ci auguriamo che mentre venga garantito in ogni momento il controllo pubblico su ogni aspetto della vita che si svolge nelle strutture pubbliche e private, sia garantita la serenità del lavoro e la privacy dei degenti. Io stesso, com'è noto, ho provato ad interessarmi di questi e di altri problemi e ho visitato numerose strutture regionali di assistenza sanitaria. L'attenzione che sempre abbiamo cercato di portare è stata di preliminarmente annunciare le visite per dare modo alle strutture di non subirle come un'irruenza come sembrerebbe avvenuto nel fatto oggetto dell'interrogazione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 1708 del Consigliere Staglianò inerente l'operazione effettuata privatamente dal chirurgo statunitense Kao-Ki presso l'Ospedale di Vercelli


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde ancora all'interrogazione n. 1708 presentata dal Consigliere Staglianò.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La messa a disposizione della sala operatoria di ortopedia non è avvenuta sulla base di autorizzazione regionale, ma con ordine scritto della Direzione sanitaria dell'Ospedale S. Andrea di Vercelli (che aveva il fine di organizzare le risorse umane e strumentali necessarie per rendere possibile l'intervento del dr. Kao-Ki, predisposto il giorno precedente con i medici interessati). Dalle risultanze documentali fornite dall'USSL n.
45, infatti, il Primario della divisione di ortopedia (presso la cui sala operatoria si è effettuato l'intervento chirurgico) non ha presentato ostacoli né formali né sostanziali (né tanto meno ha posto per iscritto la sua opposizione), delegando un assistente medico della divisione da lui diretta per ogni incombenza in materia organizzativa.
Non si è in grado, ovviamente, di affermare se sia stata rilasciata dal Ministero l'autorizzazione ad esercitare la professione medico-chirurgica in Italia al dr. Kao-Ki, anche se nel caso in oggetto si è trattato di un singolo intervento, che dovrebbe avere altra regolamentazione. Per tale situazione, ci risulta che sia ancora vigente l'art. 100 del T.U.L.S. del 1934, terzo comma, che non considera necessaria la registrazione del diploma di laurea, qualora si tratti di esercizio di attività di medici e chirurghi stranieri, espressamente chiamati per casi particolari.
E' ben vero che è stata successivamente emanata la legge 22/5/1978 n.
217, con la quale si forniscono norme (oltreché per l'esercizio della libera professione con carattere di continuità) anche per le prestazioni di servizi medico-chirurgici, nel territorio italiano, da parte di medici residenti nei Paesi della CEE. Essendo tuttavia quest'ultima una norma speciale, non influisce sul caso generale: si tratta, è ben vero, di un'anomalia, ma che non può essere corretta che dal Parlamento.
Né il Ministero della Sanità ha mai emanato disposizioni in merito.
Tale carenza ministeriale ha portato all'assunzione di comportamenti difformi tra le varie UU.SS.SS.LL. Nella fattispecie, il Direttore sanitario, che ha chiamato con proprio ordine di servizio il dr. Kao-Ki, ha ritenuto di richiedere l'autorizzazione ministeriale (a mezzo fax, alle ore 16,48 del 24/1/1989) prima dell'intervento chirurgico, senza tuttavia ottenere riscontro.
Indicazioni sulla fattispecie sono state fornite dal Ministero all'Assessorato regionale alla sanità soltanto in data 15/3/1989, laddove viene evidenziato che, a seguito di documentate richieste della Società italiana di neurochirurgia, il Ministero "non autorizza più interventi operatori del dr. Kao-Ki in Italia, nemmeno nel caso che la responsabilità tecnico-professionale sia assunta dal competente Primario ospedaliero".
Su questo aspetto tuttavia - mentre si sono trasmesse tali indicazioni ministeriali alle UU.SS.SS.LL. del Piemonte - si è richiesto formalmente un parere al Ministero della Sanità.
Quanto al punto relativo all'applicabilità della L.R. n. 3/87, sarebbe stato certamente opportuno che l'USSL n. 45 avesse sottoposto il problema dell'utilità e liceità dell'intervento chirurgico da effettuarsi dal dr.
Kao-Ki: sicuramente la Commissione regionale per le sperimentazioni cliniche avrebbe potuto fornire maggiori informazioni all'USSL di quanto non ne avesse il Primario neurologo, da cui il Direttore sanitario sostiene di aver avuto informazioni (informazioni un po' più accurate che sono pervenute a questo Assessorato e al Ministero della Sanità solo successivamente all'intervento).
Per quanto riguarda il punto se al dr. Kao-Ki siano state applicate tariffe per l'uso della sala operatoria (e quindi delle attrezzature, del personale, dei prodotti farmaceutici), non sembra a questo Assessorato che la struttura pubblica sia stata utilizzata per svolgervi un'attività di natura privata (nel senso che sia stata data in locazione). Ciò in ragione del fatto che è stato emanato un ordine di servizio, di natura organizzatoria, e che non risulta, sulla base delle dichiarazioni firmate dal Presidente dell'USSL e - tramite queste delle dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dal padre della giovane, che sia stata pagata alcuna somma in denaro al dr. Kao-Ki. In quel caso soltanto - per analogia trattandosi di un chirurgo straniero - avrebbe potuto applicarsi la normativa sulla libera professione intramuraria.
La richiesta di avviare iniziative informative corrette nei confronti dei 3.000 paraplegici piemontesi, anche con il coinvolgimento dell'Associazione paraplegici, si ritiene condivisibile e saranno quanto prima individuate le forme per realizzarle.
Con riferimento infine allo stato di avanzamento delle attività connesse con l'avvio dell'Unità Spinale nella nostra Regione dagli elementi documentali, forniti dalle USSL competenti, risulta quanto segue: 1) nonostante la DGR istitutiva dell'Unità Spinale sia del 30/12/1987 le attività vere e proprie inerenti l'attivazione della stessa presso il C.R.F. hanno preso concretamente avvio con l'ingresso in servizio avvenuto nel novembre/dicembre 1988 dei responsabili della Divisione di Urologia e Riabilitazione Funzionale.
2) Dei 30 posti letto previsti dalla citata DGR ne sono stati resi agibili 18. Di questi se ne sono attivati 14-15, a causa della carenza di infermieri professionali, peraltro comune ad ogni reparto ospedaliero, e dell'inadeguatezza della struttura. Analoga situazione di penuria costituisce motivo di difficoltà per la messa a regime delle attività connesse alla fase di emergenza presso il CTO.
3) E' avviata l'assunzione di una unità di infermiere professionale che consentirà l'attivazione di altri 2 posti letto, in regime di day-hospital.
4) Personale medico: sono previste due équipe, una per il Servizio di Recupero e Rieducazione Funzionale ed una per la Divisione di Urologia formate ciascuna da 1 primario, 1 aiuto e 2 assistenti. Per la Riabilitazione sono già presenti il primario, l'aiuto e un assistente; il secondo assistente entrerà in servizio il 17/7/1989. Per l'Urologia sono già presenti in servizio il primario e i due assistenti, mentre le pratiche per la copertura del posto di aiuto sono ormai avviate.
5) Terapisti della Riabilitazione: dal mese di maggio è stato inserito un nuovo terapista, assunto utilizzando una graduatoria di concorso ancora valida. Per l'inizio del mese di luglio sarà bandito il concorso per la copertura dei posti vacanti.
6) E' stata iniziata un'attività ambulatoriale sia per problematiche di competenza riabilitativa che neuro-urologica.
7) Sono avviate le pratiche burocratiche per la messa a norma degli impianti elettrici e della piscina, attualmente non utilizzata.
8) E' anche in fase di attuazione l'istituzione di un Servizio di Scuola guida presso il C.R.F., in collaborazione con l'Associazione delle Scuole guida e la Provincia che fornisce le automobili appositamente attrezzate.
9) Deve ancora, invece, essere formalizzato il provvedimento per il collegamento funzionale tra il C.R.F. (fase di riabilitazione) e il CTO (fase di emergenza) che garantisca i supporti specialistici: da parte del CTO, neurochirurgico, ortopedici e della chirurgia plastica; da parte del C.R.F. neuro-urologico. E' opportuno far rilevare che tale supporto è attualmente garantito solamente grazie ad un'attività di tipo volontaristico dei vari medici specialistici che, per quanto di competenza del CTO, sono in parte ancora da individuare.
10) Interventi strutturali. Le opere di manutenzione della sede C.R.F.
risultano così organizzate: a) opere in corso già finanziate b) opere già finanziate in fase di appalto c) opere da progettare e da finanziare.
a) Opere in corso già finanziate.
Trattasi di: recupero parcheggi interni manutenzione giardini e viali prima parte messa a norma antincendio delle scale.
Tutti questi interventi verranno completati entro il 31/8/1989.
b) Opere già finanziate in fase di appalto.
Trattasi di: rifacimento degli impianti elettrici (dorsali, servizi economali e tecnici, vani comuni, impianto parafulmine) formazione di una nuova cabina di trasformazione e di distribuzione in bassa tensione risistemazione e recupero igienico-edilizio ed impiantistico del Servizio di Fisiatria (zone palestre e piscine).
Tutte queste opere saranno appaltate ed iniziate entro il 31/12/1989 e saranno concluse e collaudate entro il 31/12/1990.
c) Opere da progettare e da finanziare.
Trattasi di: ristrutturazione interna del piano terreno per aumentare da 18 (12 + 6) a 30 i posti letto di paraplegia e tetraplegia.
L'operazione comporterebbe degli aumenti volumetrici piani (piastre aggiuntive) per aumentare le aree di degenza di circa il 34%, passando dagli attuali circa 580 mq lordi (di solo reparto di degenza) a circa 780 mq lordi.
L'aumento di superficie lorda di 200 mq sarà ricavabile dalla copertura (a piastra) della terrazza compresa tra le due ali del reparto (sud/ovest e nord/ovest per circa 200 mq).
Il costo dell'operazione ammonta a circa L. 500.000.000.
Il progetto, se affidato a studio specializzato esterno, potrà essere consegnato nell'arco di 60-70 giorni dal momento dell'incarico.
Al momento non esiste finanziamento né per le opere né per il progetto, fatto salvo un accantonamento di 100 milioni sui residui 1986, di cui però occorrerà avere certezza tramite informazione da assumere presso l'Ufficio stralcio ex USSL 1/23 Torino.
Le opere, una volta appaltate (e quindi dopo il progetto, il finanziamento, l'approvazione del progetto, la bandizione della gara l'affidamento delle opere), potranno durare circa 6-7 mesi consecutivi.
Sulla base delle predette risultanze fornite dall'USSL TO VIII l'Assessorato valuterà, nell'ambito delle disponibilità complessive dei fondi destinati agli investimenti, la possibilità di garantire la copertura del fabbisogno finanziario residuo.
11) Sviluppo futuro: per l'attuazione dell'Unità Spinale a completo regime con i 30 posti previsti e con possibilità di espletare attività ad alto livello specialistico che la rendano, come deve essere, centro di riferimento, si devono prevedere due linee di azione: a) un organico piano di ristrutturazione per recuperare gli spazi sia per i 12 posti letto ancora mancanti, sia per gli spazi riabilitativi attualmente non del tutto adeguati nell'ambito degli interventi postulati al precedente punto 10) b) l'acquisizione di nuove attrezzature, alcune a completamento ed integrazione di quelle già esistenti; altre del tutto nuove e considerate all'avanguardia nel trattamento del mieloleso. Per tali attrezzature sono già state fatte le opportune richieste agli uffici regionali competenti.
Anche a tale riguardo, si fa presente che l'Assessorato valuterà le richieste nell'ambito del quadro di risorse finanziarie disponibili in conto capitale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore Maccari per la risposta molto articolata e, se mi consente, per una volta puntuale che ha voluto darmi perché si è diffuso ampiamente, come meritava, sull'argomento. Chiedo cortesemente di avere copia della risposta, anche perché sul centro del problema sollevato, e cioè l'intervento di tal dr. Kao-Ki, l'Assessore ha finito per confermare gli inquietanti interrogativi sollevati nell'interrogazione. E provo a spiegarmi rapidissimamente.
Ci troviamo di fronte ad un neochirurgo statunitense che arriva in Italia e si mette ad operare presso una struttura pubblica senza avere ricevuto autorizzazioni ministeriali. Ho seguito con molta fatica l'esposizione dell'Assessore, perché le interrogazioni non si svolgono nel clima migliore possibile. Ci sono molti disturbi di fondo, quindi può darsi che mi sia sfuggito qualche particolare e per questo chiedo eventualmente venia; leggerò comunque attentamente la risposta che mi verrà fornita. Ma voglio riassumere il punto che mi pare qualificante di tutta quanta la vicenda.
C'è questo neochirurgo, il quale, peraltro, in Patria (sarà un profeta quindi per questo) non gode di ottima fama; anzi, ci risulta che negli Stati Uniti non siano state riconosciute efficaci le sue metodologie di intervento sul midollo spinale. E' forse per questo che batte altri Continenti e altri Paesi. E così giunge in Italia, a Vercelli, dove il Primario di ortopedia dell'Ospedale S. Andrea si oppone a questo intervento. Per superare questa opposizione (mi rendo conto che questa sarà una di quelle vicende che passeranno nel dimenticatoio accanto a tante altre perché non si registra una grande attenzione per fatti pure - a me pare molto gravi), nonostante il Primario sia contrario a questo intervento anche per la "cattiva fama scientifica" del dr. Kao-Ki, interviene il Direttore sanitario con questo fax che parte qualche ora prima dell'intervento verso Roma e al quale non arriva risposta. Tre mesi dopo se ho capito bene, si dà disposizione - non ho capito quale sarebbe l'atto formale compiuto -, ma in ogni caso si afferma che questi interventi non sono da fare; questo nel mese di marzo, cioè tre mesi dopo che l'intervento su una ignara paziente è stato effettuato anche in barba alla legge regionale discussa ampiamente in aula, cioè quella che riguarda la sperimentazione sui pazienti di nuove metodologie terapeutiche e così via.
Al riguardo, debbo registrare con piacere la sottolineatura che l'Assessore Maccari faceva, e cioè che sarebbe stato opportuno che quel tipo di intervento fosse stato sottoposto a una disamina preventiva della Commissione regionale competente. Questo non è avvenuto. Allora, quali conclusioni bisogna trarre su questo nocciolo della faccenda? Che i nostri ospedali sono aperti a tutto, anche ad interventi molto discutibili, magari a fini di lucro. Questo è il punto che mi fa affermare di essere soltanto quasi soddisfatto della risposta dell'Assessore, in quanto quello del pagamento è un punto che, a nostro avviso, va chiarito meglio.
L'Assessore afferma che non sarebbe stato un intervento a pagamento sulla base di una dichiarazione del familiare. A noi, invece, risulterebbe che non è così, perché non si capisce come mai questo neochirurgo attraversi i continenti e arrivi fino a Vercelli per fare un intervento discutibile, giudicato inefficace nel suo stesso Paese (e gli Stati Uniti d'America non sono proprio l'ultimo Paese del mondo, anche per quanto riguarda l'attenzione a questi problemi). Questo chirurgo filantropo viaggerebbe in tutto il mondo senza chiedere onorari; è ovvio che ci si interroghi su come fa a comprare il biglietto di aereo per trasferirsi da un continente all'altro.
Non voglio ironizzare più di tanto, perché è una questione molto seria.
Ritengo quindi necessario un ulteriore approfondimento su questo punto. Se l'Assessore vorrà farlo, per quanto ci riguarda cercheremo di acquisire, se ci sarà possibile, la documentazione relativa. Un intervento fatto nelle strutture pubbliche con l'opposizione dei responsabili del reparto, senza autorizzazioni ministeriali e con un giudizio negativo sul tipo di intervento ben tre mesi dopo da parte delle autorità sanitarie nazionali e oserei dire anche regionali, non ci pare una cosa credibile.
Tutto questo è inaccettabile. In questo senso nell'interrogazione si sollevava il problema di quale intervento assumere nei confronti di chi (l'USSL n. 45, il Direttore sanitario) si è comportato con tanta leggerezza. Mi auguro che su questo l'Assessore voglia assumere provvedimenti più stringenti, quali riterrà più opportuni, perché dalle cose dette dall'Assessore Maccari ci pare che non sia una questione da far passare inosservata. Inoltre, se anche gli organi di informazione prestassero qualche attenzione a questi problemi, forse eviteremmo tutti il ripetersi di queste false speranze, di queste disillusioni pagate a caro prezzo da tante famiglie, che già hanno subito un trauma grande trovandosi nelle condizioni in cui questi interventi si realizzano.



STAGLIANO' Gregorio Igor

VILLA



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vedi Regazzoni, per esempio; bisogna sentire i genitori degli ammalati.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Esattamente. E' per questo che ho sottolineato l'esistenza di una legge regionale sulla sperimentazione, la quale scaturì in seguito alla tragedia della ragazza sedicenne morta al S. Anna in condizioni misteriose (è ancora in corso l'inchiesta della Magistratura che prima o poi si concluderà). Ed è per questo che bisognerebbe che familiari e pazienti fossero adeguatamente coinvolti e soprattutto aiutati da chi li può aiutare. In questo senso è stata costituita la Commissione che dovrebbe supportare vagliandole preliminarmente, le vie sperimentali che si intendono percorrere per risolvere gravi problemi di salute della nostra gente.
Chiedo all'Assessore di avere copia della risposta; auspico che ci sia un ulteriore interessamento da parte dell'Assessore per rimuovere le cause quindi intervenire sui responsabili di un episodio assolutamente inaccettabile ed inquietante. Se queste sono le maglie larghe attraverso cui qualsiasi avventuriero della medicina o di qualunque altra cosa si pu permettere di operare negli ospedali pubblici di questa regione o di questo Paese, penso davvero che siamo messi in pessime mani. Ma mi auguro che non sia così.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Parchi e riserve - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1587 dei Consiglieri Biazzi e Avondo inerente la vendita da parte dell'ENEL del patrimonio di immobili situato nell'Alpe Veglia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1587 presentata dai Consiglieri Biazzi e Avondo.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Con l'interpellanza in oggetto, i Consiglieri Biazzi e Avondo chiedono di conoscere quali iniziative abbia intrapreso la Giunta regionale per impedire la vendita da parte dell'ENEL del patrimonio immobiliare situato nel Parco naturale dell'Alpe Veglia, sollecitando la Giunta stessa a trovare un'adeguata soluzione al problema con la direzione dell'ENEL.
Nel far presente che ad un'analoga interpellanza rivolta dal Consigliere Ala si era già risposto, informo che tutto il patrimonio edilizio dell'Alpe Veglia è sottoposto alle vigenti normative regionali relative al parco e alla legge n. 431; pertanto non è utilizzabile a fini residenziali, previo cambiamento di destinazione d'uso, con ciò impedendo di fatto la possibilità di una speculazione. Deve essere altresì precisato che l'asta pubblica, indetta dall'ENEL. era relativa a sette dei settanta edifici di proprietà dell'ENEL e precisamente: due locande, due casette tre immobili rurali; di questi, solo quattro sono stati acquistati da una società finanziaria.
Altro elemento da chiarire è quello relativo al fatto che il Comune di Varzo aveva aperto tempo fa una trattativa con l'ENEL per acquisire alla proprietà pubblica tredici fabbricati, di cui sette erano quelli che sono poi stati messi all'asta dall'ENEL.
La trattativa si è conclusa positivamente per sei immobili (cinque fabbricati rurali e l'albergo Monteleone), che diventeranno presto di proprietà comunale. Per gli altri sette, sopra richiamati, non si è potuti giungere alla conclusione della trattativa con i passaggi di proprietà al Comune di Varzo, in quanto gli affittuari e conduttori degli stessi, tra i quali il CAI di Arona, avevano manifestato l'intenzione di far valere il diritto di prelazione, con ciò costringendo l'ENEL all'asta pubblica.
Per quanto concerne il Parco dell'Alpe Veglia, deve essere infine ricordato che lo stesso è già proprietario di alcuni immobili e terreni già di proprietà ENEL. sufficienti per il momento per l'esigenza del parco stesso.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, giustamente l'Assessore Vetrino ha ricordato che questa risposta era già stata data ad un'interpellanza del collega Ala.
Gli elementi che avevano portato a presentare l'interpellanza derivavano dalla polemica sviluppatasi nel momento in cui la direzione del Parco Veglia non aveva seguito questa partita. La risposta data ora dall'Assessore Vetrino ci conforta, nel senso che allora si parlava dell'intero patrimonio immobiliare dell'ENEL sull'Alpe Veglia messo all'asta. La preoccupazione era anche per la difficoltà di conoscere la società immobiliare che aveva condotto l'operazione. L'interesse sorto nel momento in cui era scoppiata la polemica del CAI di Arona in ordine all'esosità con cui questi immobili erano stati acquisiti - cosa che aveva portato il CAI di Arona a non poter concorrere all'acquisizione di questo patrimonio ci aveva portato ad essere preoccupati.
In ultimo c'è ancora un elemento, che ci pare lanci qualche ombra sul funzionamento del Parco dell'Alpe Veglia. Mi riferisco all'iscrizione a bilancio di una cifra (mi pare 300 milioni) tesa ad acquisire ulteriori parti di patrimonio dell'ENEL sull'Alpe Veglia, fondi che poi sostanzialmente non sono stati utilizzati. Appare discutibile la gestione di un parco che, a livello preventivo del bilancio, introduce un'ipotesi di finanziamento per un'operazione di questo tipo e poi assiste alla messa in vendita del patrimonio dell'ENEL; addirittura pare non sia stato nemmeno segnalato alla Regione lo svolgimento di questa asta. Ci pare che questo lasci qualche dubbio anche rispetto al possibile scenario che pu determinarsi in ordine all'utilizzo di questo patrimonio.
Detto questo, prendiamo atto delle assicurazioni che l'Assessore ancora oggi ha voluto ribadire in ordine ai vincoli comunque presenti su questo territorio e ci auguriamo che non solo questa amministrazione, ma anche quella futura, possa continuare a mantenere questi vincoli. Diversamente si corre davvero il rischio che l'Alpe Veglia possa assumere fisionomie diverse rispetto a quelle che il legislatore regionale - e crediamo anche la popolazione locale - vogliono continuare a mantenere.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1807 del Consigliere Staglianò inerente i contributi concessi alla sede RAI del Piemonte per quattro documentari sull'ambiente


PRESIDENTE

Viene infine data risposta all'interrogazione n. 1807 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

In relazione ai quesiti posti dall'interrogazione del Consigliere Staglianò, si precisa quanto segue: 1) i quattro filmati realizzati dalla RAI su incarico della Regione vertono sulle problematiche legate all'alterazione delle risorse acqua ed aria, sull'inquinamento da rifiuti e da rumore; il riferimento alla frase "formazione di una coscienza civica di rispetto e di interesse per la natura" appare limitativa, in quanto l'art. 4 della L.R. n. 32 è più ampio nella lettera e nello spirito, prevedendo che "la Regione promuova e sostenga ogni forma di documentazione e di informazione atte a favorire (...) nonché per una razionale gestione delle risorse ambientali".
I quattro filmati pertanto, oltre che per sottolineare l'importanza dei beni naturali, sono stati ideati con l'intento di contribuire all'informazione circa gli effetti devastanti di una non razionale gestione delle risorse ambientali unitamente ai doverosi comportamenti corretti per tutelarle.
2) I documentari sono stati realizzati con la regia della signora Silvia Ormezzano, incaricata dalla RAI, che si è avvalsa in parte di filmati d'archivio e in parte di riprese, anche aeree, realizzate all'uopo, sulla scorta di testi predisposti da funzionari dell'Assessorato e della loro attiva collaborazione.
Per quanto concerne le prestazioni tecniche ed artistiche, la RAI ha messo a disposizione il nucleo ideativo e organizzativo (programmazione e regia) e la troupe addetta alle riprese televisive, nonché il materiale ed i mezzi tecnici occorrenti, riservandosi la facoltà di ricorrere alla collaborazione di ditte esterne.
I filmati sono stati presentati in conferenza stampa il giorno 10 aprile presso la sede regionale RAI e sono stati programmati su RAI 3 in tarda mattinata nei giorni 19 aprile, 26 aprile, 2 maggio e 9 maggio.
La Regione si è riservata la diffusione degli stessi filmati e la RAI ha aderito alle esigenze di divulgazione avanzate a seguito della conferenza stampa indetta dalla stessa RAI e inoltrate all'Assessorato, che provvede alla messa a disposizione nell'ambito delle finalità di informazione ed educazione ambientale. In tal senso, si è fatto fronte alle richieste di visioni pervenute, mettendo a disposizione i filmati in prima istanza delle associazioni, le emittenti private, gli enti in grado di autoduplicarli in tempi brevi, onde favorirne la circolazione il più possibile. Al momento sono una decina le organizzazioni che hanno beneficiato di tale servizio.
E' stata già prevista la duplicazione dei video in un numero congruo di copie al fine di poter soddisfare le richieste delle scuole (attraverso un meccanismo di prestito) che saranno informate periodicamente di tale opportunità, valida anche per altro materiale video in dotazione dell'Assessorato all'ambiente attraverso i diversi canali informativi di cui può disporre la Regione. Tale materiale video sarà inoltre utilizzato in occasione di convegni, incontri, mostre, i cui temi siano coerenti con i contenuti dei video stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono lieto che oggi sia stata data risposta anche a questa interrogazione, perché è da diverse settimane che è in pendenza ed il fatto ci pare di grande gravità. Ci troviamo di fronte ad uno scandalo, se la parola non fosse stata usata - ahimè - troppe volte ed a ragione; ci troviamo di fronte a uno scandalo per le ragioni che proverò a riassumere brevemente.
La Regione Piemonte spende 116 milioni per realizzare, in occasione dell'anno europeo per l'ambiente, dei documentari che vengono ultimati dopo che l'anno europeo dell'ambiento è stato abbondantemente lasciato alle spalle. Ma questo sarebbe il meno, perché il degrado ambientale nel quale viviamo non ha scadenze temporali, quindi rinfrescare la memoria sui disastri nei quali quotidianamente viviamo non sarebbe poi così male. Il punto è che si spendono 116 milioni per un appalto dato ad una struttura della RAI, la quale lavora su materiale di repertorio suo e non soltanto suo. Ci risulta che uno dei filmati sia stato realizzato con materiali di evidente provenienza estranea alla RAI medesima; traspare, infatti, un altro marchio. Mi riferisco ad alcune immagini di proprietà dell'emittente Canale 5. Si spendono quindi un bel po' di soldi per realizzare alcuni documentari, senza preoccuparsi minimamente della loro diffusione. Per realizzare gli stessi documentari si possono anche spendere meno soldi, ma ci si dovrebbe preoccupare almeno, trattandosi di filmati, di metterli in circolazione, cosa che non avviene, sia nel momento in cui i documentari vengono progettati, ma nemmeno dopo. Anzi, penso di poter affermare in questa sede che forse, per motivare parzialmente la spesa esosa per la realizzazione di questi documentari, la RAI, dopo l'interrogazione del sottoscritto, li ha trasmessi in orari molto strani, verso le 11 del mattino del mese di maggio, senza peraltro annunciarlo su nessun organo di informazione (almeno, per quanto è a nostra conoscenza, non risulta ufficialmente nel palinsesto); questo ripeto - forse per giustificare la spesa sostenuta dalla Regione Piemonte, visto che dall'inchiesta che abbiamo potuto fare pare davvero che la spesa per questa realizzazione sia stata esorbitante.
Non ci si preoccupa quindi della diffusione; peraltro noi dovremmo discutere oggi pomeriggio di un tema che, a parole, sta molto a cuore anche al governo piemontese, cioè l'informazione regionale. La prima osservazione che viene da fare è la seguente: dal momento che ci sono tante televisioni private nella nostra Regione oltre alla benemerita struttura pubblica, come mai queste non sono state coinvolte nella distribuzione e magari anche nella realizzazione dei documentari? Per quanto riguarda la distribuzione - chiedo scusa se procedo per frammenti, ma la cosa mi ha scosso sempre di più man mano che si sollevava un velo dopo l'altro - sono venuto a conoscenza, in seguito all'interrogazione e forse anche all'interessamento tardivo dell'Assessorato o della Presidenza della Giunta, che la RAI (che a maggio non aveva ancora fornito copia dei documentari da distribuire né alle associazioni né alle scuole né alle emittenti private) ha provveduto in seguito a distribuire ad una parte di emittenti locali copie in VHS dei quattro documentari. Tali copie sono assolutamente inutilizzabili, tant'è che un'emittente operante in questa Regione il 10/7/1989 ha provveduto, con lettera protocollata n. 6089 S.G., a restituire all'Assessorato regionale all'ambiente tali documentari in quanto sono di qualità talmente scadente da non poter essere messi in onda: sono rigati, traspare visibilmente il marchio di altre emittenti, il cui materiale è stato usato per la realizzazione di documentari che, stando alle informazioni che ho potuto raccogliere, ma voglio documentarmi ulteriormente, si guarda bene dal parlare dei problemi che riguardano più direttamente la nostra Regione.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Scusi, Consigliere, le spiacerebbe dire chi ha restituito all'Assessorato il materiale?



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio, Assessore, per l'interruzione. Sono in possesso della lettera di cui ho citato data e numero di protocollo. La lettera ha l'intestazione di "Prima Antenna", emittente seria, riconosciuta, la quale le ha scritto restituendole i documentari perché sono inutilizzabili per la qualità della riproduzione e anche per quei piccoli particolari che potrebbero essere ricondotti ai diritti d'autore che non sono poi tanto secondari per quanto riguarda la realizzazione dei medesimi.
Prima ho detto che è un fatto scandaloso e lo posso affermare a ragion veduta; in questo senso chiediamo conto di questi comportamenti, anche perché non vorremmo che si ripetessero episodi di malcostume, di uso sbagliato del denaro pubblico per realizzare strumenti che invece sono essenziali per costruire una coscienza nuova, una sensibilità diversa della nostra gente su uno dei problemi più drammatici del nostro tempo, qual è quello del degrado ambientale nel quale viviamo.
Io non so se la responsabilità diretta sia dell'Assessorato o di chi per esso; certo noi vogliamo vedere chiaro fino in fondo sulla faccenda perché la risposta dell'Assessore Cernetti è assolutamente insoddisfacente.
E' una risposta burocratica che salta nodi centrali di un comportamento politico-amministrativo e di un uso efficace di tutti gli strumenti che oggi la comunità piemontese ha a disposizione. In questo senso dobbiamo concludere che è necessario tornare sull'argomento.
Alla luce della documentazione raccolta, farò un ulteriore approfondimento e vedrò se ci sono altri passi politico-istituzionali da fare, perché certamente noi non vogliamo mettere la parola "fine" sull'argomento.
Auspichiamo che da parte della Presidenza della Giunta regionale ci sia una chiarificazione ulteriore su questi punti di estrema gravità, perch quello che più ci sta a cuore è non soltanto denunciare un episodio gravissimo di malcostume o di uso sbagliato delle risorse pubbliche, ma vogliamo soprattutto che non si ripetano, visto che ci stiamo avvicinando al galoppo verso la scadenza elettorale del 1990 e visto quindi che legittimamente o meno ogni singolo Assessorato o struttura di governo provvederà a far conoscere il proprio lavoro. Se si procede in questo modo ci troveremo di fronte alla moltiplicazione di scandali e noi non vogliamo commentarli dopo: preferiamo prevenirli.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Bosio, Brizio, Genovese, Masaracchio, Mercurio, Petrini e Ratti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 27 giugno 1989 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. 6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Viabilità

Esame ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa (rinvio)


PRESIDENTE

Essendo l'Assessore Mignone momentaneamente assente, l'esame degli ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa, di cui al punto 4) all'o.d.g., è rinviato ad oggi pomeriggio.


Argomento: Difensore civico

Dibattito sulla relazione del Difensore Civico


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede il dibattito sulla relazione del Difensore Civico.
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la facoltà riconosciuta dall'ordinamento giuridico ai cittadini titolari di diritti soggettivi o di interessi legittimi di impugnare, in via giurisdizionale, i provvedimenti della Pubblica Amministrazione lesivi dei medesimi, ha costituito una prima tappa nel processo diretto a realizzare una più efficace tutela dei cittadini nei confronti dell'Amministrazione stessa.
L'intensificarsi però dei rapporti tra cittadini e Pubblica Amministrazione, connesso all'ampliamento degli interventi di essa nei settori sociale ed economico, ha fatto insorgere l'esigenza che al cittadino venga assicurata una tutela, sotto il profilo sostanziale, anche laddove non sussistono n' diritti soggettivi n' interessi legittimi, cioè nei settori in cui si ravvisa la sussistenza di interessi qualificati come "diffusi" e, sotto il profilo procedimentale, laddove la lesione degli interessi comunque qualificati non sia conseguente a formali provvedimenti.
Per tale ragione, rifacendosi alle esperienze dell'Ombudsman maturata in altri Paesi europei, anche in Piemonte venne decisa l'istituzione del Difensore Civico.
La legge regionale che sancisce detta istituzione, la n. 50 del 9/12/1981, stabilisce all'art. 2, terzo comma, che il Difensore Civico nello svolgimento della propria attività, "rileva le eventuali irregolarità, negligenze o ritardi, valutando anche legittimità e merito degli atti amministrativi inerenti ai problemi a lui sottoposti e suggerendo mezzi e rimedi per la loro eliminazione".
Conseguentemente con tali finalità l'art. 6 della legge prevede che il Difensore Civico, venuto a conoscenza, nell'esercizio delle sue funzioni di fatti costituenti reato, "ha l'obbligo di farne rapporto all'Autorità Giudiziaria", mentre l'art. 8 affida al Difensore Civico il compito di inviare ogni anno al Consiglio regionale "una relazione sugli accertamenti espletati, sui risultati degli stessi e sui rimedi organizzativi e normativi di cui intende segnalare la necessità... La relazione del Difensore Civico è sottoposta a discussione del Consiglio regionale".
L'art. 2 della L.R. n. 50/81 stabilisce inoltre che l'intervento del Difensore Civico si esplica "nei confronti degli uffici dell'Amministrazione regionale, degli Enti pubblici regionali e di tutte le Amministrazioni pubbliche che esercitino deleghe regionali, limitatamente ai contenuti di tale deleghe".
Successivamente, con la L.R. 24/4/1985 n. 47, il campo di intervento del Difensore Civico è stato esteso all'ambito di intervento degli organi amministrativi del Servizio sanitario e delle UU.SS.SS.LL. operanti nella Regione.
Con la L.R. n. 31 del 30/7/1986, infine, è stato disposto che il Difensore Civico "può inoltrare formale richiesta di essere udito dai consessi regionali di controllo".
L'attività del Difensore Civico ha avuto inizio in Piemonte nell'anno 1982, e in questi sette anni di impegno e di lavoro appassionato ha affrontato complessivamente n. 3.781 casi sottopostigli da altrettanti cittadini.
Quadro riepilogativo concernente l'intero periodo di funzionamento dell'ufficio: anno 1982: casi complessivi 249; casi di consulenza 221; casi di competenza 28 anno 1983: casi complessivi 335; var, per. 34,54%; casi di consulenza 290; var, per. 31,22%; casi di competenza 45; var, per. 60,71 anno 1984: casi complessivi 416; var, per. 24,18%; casi di consulenza 371; var, per. 27,93%; casi di competenza 45 anno 1985: casi complessivi 520; var, per. 25%; casi di consulenza 429; var, per. 15,63%; casi di competenza 91; var, per. 102,22 anno 1986: casi complessivi 763; var, per. 46,73%; casi di consulenza 600; var, per. 39,86%; casi di competenza 163; var, per. 79,12 anno 1987: casi complessivi 660; var, per. -13,70%; casi di consulenza 555; var, per. -7,50%; casi di competenza 105; var, per.
35,60 anno 1988: casi complessivi 838; var, per. 21,24%; casi di consulenza 718; var, per. 23,39%; casi di competenza 120; var, per. 12,50%.
Dal punto di vista statistico, vale rilevare che dal 1982 al 1988 i reclami e le richieste di intervento hanno fatto registrare un incremento del 337%, con un trend di crescita significativo, sia sotto il profilo della domanda dei cittadini, sia della capacità di risposta dell'ufficio.
Come riferisce però lo stesso Difensore Civico, il volume di impegno avrebbe potuto essere maggiore se l'istituto fosse stato più adeguatamente propagandato tra l'opinione pubblica e se le esigenze scaturite dalla sua attività non fossero state troppo trascurate dall'Amministrazione regionale.
Un rapido sguardo al quadro sopra riportato consente di rendersi conto in dettaglio degli incrementi annui avvenuti, ma soprattutto permette di constatare che, dei 3.781 casi complessivi, 3.184 (84,2%) hanno riguardato la competenza propria dell'Ufficio del Difensore Civico (disfunzioni ritardi, disguidi dell'Amministrazione regionale o del Servizio sanitario regionale) e 597 (15,8%) hanno riguardato i cosiddetti casi di consulenza non rientranti, vale a dire, nella specifica competenza dell'ufficio.
Dell'attività esplicata il Difensore Civico ha sempre dato al Consiglio, con regolarità e puntualità, dettagliate relazioni annuali, in ognuna delle quali sono stati anche segnalati, come prescritto dalla L.R.
n. 50/81, gli accertamenti espletati e i risultati conseguiti, nonché i rimedi organizzativi e normativi ritenuti necessari.
Il Consiglio regionale ha discusso le relazioni riguardanti gli anni 1982, 1983, 1984 e 1985. Durante questa legislatura, invece, le relazioni annuali sono rimaste inascoltate e non discusse, segnando con il silenzio anche del Consiglio il progressivo distacco dell'Amministrazione regionale dall'attività del Difensore Civico.
Al riguardo mi limito a riportare quanto il Difensore Civico, dott. De Martino, ha scritto con amarezza e delusione nelle conclusioni della relazione 1988: "Le relazioni riferite agli anni 1986 e 1987 non sono d'altra parte, neppure state discusse in Consiglio, come la legge istitutiva dell'ufficio prevede che avvenga. Ciò rileva con chiarezza assoluta un totale disinteresse dell'Amministrazione regionale verso il Difensore Civico, che essa stessa ha, peraltro, creato".
E nella presentazione della relazione 1988 ha aggiunto: "L'esperienza è stata negativa. Fino ad ora è infatti mancata l'adozione da parte dell'Amministrazione regionale di qualsiasi iniziativa diretta ad ovviare ai disguidi segnalati nelle relazione precedenti".
In realtà, i casi di intervento segnalati all'Amministrazione regionale, quali emergono dalle relazioni annuali, avrebbero ben meritato l'adeguata considerazione nonché la pronta adozione di rimedi sollecitati inutilmente dal Difensore Civico.
Alcuni di questi casi più significativi meritano di essere proposti alla riflessione di noi tutti.
Casi di interventi più significativi.
Relazione 1986: 1) mancata notificazione agli interessati di provvedimenti regionali che li riguardano.
I vari Assessorati, contrariamente a quanto avviene tuttora, dovrebbero notificare in forma integrale i provvedimenti che possano essere lesivi degli interessi dei cittadini, in modo che essi possano conoscerne la motivazione e la data, ai fini di una loro eventuale impugnazione in via amministrativa o giurisdizionale.
2) Motivazione dei provvedimenti regionali.
Le reiezioni delle richieste prese in esame dovrebbero essere motivate unicamente sulla base della inesistenza dei requisiti prescritti, il cui possesso sia espressamente previsto dalla vigente normativa.
3) Utilizzazione del personale regionale presso i vari Servizi assessorili.
L'Assessore competente, previo accertamento dei servizi presso i quali prestano servizio dipendenti con tempi morti di utilizzazione produttiva dovrebbe disporre l'assegnazione, anche temporanea, di tali dipendenti ai servizi che hanno carenza di personale e non sono in grado di assicurare il tempestivo adempimento degli atti esecutivi derivanti dalle prescrizioni legislative regionali.
Chiedo se devo dare per letta la relazione, perché non mi pare incontri soverchia attenzione.



PRESIDENTE

Scusi, collega, lei proceda nella lettura della relazione.



VALERI Gilberto

Sto citando, per materia, i rilievi che il Difensore Civico ha segnalato all'Amministrazione regionale, alla Giunta in modo particolare che risulta non siano stati neppure presi in considerazione. Riguardano colleghi Consiglieri, disfunzioni di questa Amministrazione regionale e i possibili correttivi. Mi pare meritino un minimo di attenzione.
Il Difensore Civico rileva questi altri problemi: 4) Rilevante slittamento di tempi nell'adozione di provvedimenti di competenza regionale in materia di procedure concorsuali nel SSN che, per sopravvenuta legislazione, ha provocato un irreparabile danno a concorrenti.
5) Grave ritardo per la visita medica presso la Commissione regionale invalidi civili.
6) Designazione di rappresentanti regionali nelle Commissioni di esame.
L'eliminazione delle corresponsioni di indennità costituirebbe un valido deterrente alle richieste di designazione da parte di dipendenti regionali non in possesso dei requisiti per esplicare la funzione in argomento.
7) Conflitti di competenze interne dei Servizi regionali che, a causa delle paradossali perdite di tempo che procurano, si ripercuotono negativamente perfino sulla difesa giudiziaria dei dipendenti.
8) Reiterata segnalazione relativa alla mancata presenza di personale regionale nei vari Servizi. Il nulla osta alla fruizione dei congedi dovrebbe, da parte dei vari Assessori, essere dato solo dopo essersi assicurati che l'allontanamento dal servizio dei dipendenti (specie se di livello dirigenziale) avvenga a condizione che nei singoli Servizi sia presente altro personale in grado di assicurare sempre la continuità funzionale. Al riguardo il Difensore Civico ricorda i casi di Servizi che non rispondono neppure al telefono per interi periodi feriali.
9) Denegato rilascio di documentazione amministrativa. Ai cittadini interessati dovrebbe essere garantita la possibilità di richiedere e di ottenere il rilascio di copia della documentazione relativa ai casi che li riguardano.
10) Necessità di dotazioni strumentali ai Servizi di medicina pubblica delle UU.SS.SS.LL. regionali per il rilevamento dell'inquinamento di abitazioni private dovuto a scarichi di motori accesi di autocarri.
Questo nella relazione del 1986.
Nella relazione del 1987 richiama l'attenzione su questi altri problemi: 11) visto normativo concernente l'utilizzazione dei laghi naturali e la realizzazione di laghi artificiali, che determina rilevanti pericoli per la pubblica incolumità: l'Amministrazione regionale dovrebbe disciplinare la realizzazione di opere di questo genere (con invasi inferiori ai 100.000 mc o con altezza del parametro inferiore ai 10 metri).
12) Caparbia ostinazione di funzionari regionali nell'errata interpretazione di norme giuridiche. L'osservazione riguarda un caso la cui soluzione negativa è stata dovuta all'incompetenza giuridica di un funzionario, collaboratore dell'Assessore alla sanità, che, nella fattispecie, ha finito con il danneggiare il cittadino interessato, al quale, alla fine, non è più nemmeno rimasta la possibilità dell'impugnativa giurisdizionale.
13) Inquadramento ai livelli funzionali superiori di dipendenti regionali sprovvisti della qualificazione professionale prevista, in via principale per l'esplicazione di determinate funzioni. Dovrebbe essere interesse dell'Amministrazione inquadrare il personale dirigente in base all'effettiva preparazione posseduta.
14) Inammissibile lentezza dell'Amministrazione regionale nella definizione di procedure di competenza.
Infine, nella relazione del 1988: 15) tempi procedimentali regionali eccessivamente dilatati, giustificati dall'apparato burocratico "come tempi tecnici". Non dovrebbe essere considerato ammissibile l'impiego di un periodo superiore ai quindici giorni per trasmettere un carteggio da un locale ad un altro del medesimo edificio regionale.
Come si può vedere, i casi sono tutti di stretta competenza e rientranti nell'ambito degli interventi a cui il Difensore Civico è legittimato dalle leggi istitutive del suo ufficio, nei confronti degli uffici dell'Amministrazione regionale e del Servizio sanitario regionale.
Essi comportano provvedimenti che l'Amministrazione regionale può e avrebbe già dovuto adottare nei confronti di Uffici, Servizi, Settori regionali e del Servizio sanitario, onde migliorare se stessa, il proprio funzionamento e i servizi resi ai cittadini.
Nulla invece è stato fatto, tant'è che nella relazione dell'anno 1988 il Difensore Civico conclude affermando l'inutilità di soffermarsi a suggerire mezzi e rimedi per l'eliminazione di irregolarità, negligenze e ritardi, in quanto si risolverebbero in un nulla di fatto.
E aggiunge: "Molti uffici regionali non funzionano, con evidente sperpero di denaro pubblico. Tuttavia, considerati i risultati ottenuti l'attività del Difensore Civico appare assai poco utile nei confronti degli uffici regionali. Tanto varrebbe perciò sopprimere l'ufficio".
Se inoltre si considera, come scrive ancora il dott. De Martino, che talora sono stati perfino avanzati dubbi sulla correttezza funzionale del Difensore Civico e che alcuni Assessori regionali si sono pure irritati per l'azione da lui svolta, considerandola perturbatrice della normale routine gestionale, sembrerebbe di dover davvero concludere che il disinteresse, se non addirittura il fastidio, per l'attività del Difensore Civico sono reali ed innegabili all'interno degli apparati della Giunta regionale.
Questa elencazione, seppure sommaria, di dati e di considerazioni riferite all'attività del Difensore Civico, consente ai colleghi Consiglieri di cogliere agevolmente lo stato di difficoltà che caratterizza l'attuale fase di vita di questo ufficio e la necessità di porvi riparo con sollecitudine.
E' appunto partendo da questa esigenza che nella seduta dell'11/1/1989 l'VIII Commissione ha ritenuto opportuno prendere in esame in via informale, in quanto ciò non è previsto dalla legge n. 50 né dalla prassi finora seguita, la relazione del Difensore Civico per l'anno 1988.
Considerata la rilevanza dei problemi evidenziati dalla relazione e trattandosi di materia certamente di interesse istituzionale, l'VIII Commissione ha successivamente deciso di chiedere al Presidente del Consiglio regionale la formale assegnazione della relazione stessa, onde poterne relazionare al Consiglio qualora ciò fosse stato ritenuto opportuno.
A questo scopo, dopo l'avvenuta assegnazione, l'VIII Commissione ha avuto un incontro con il Difensore Civico e successivamente ha chiesto alla Conferenza dei Presidenti di programmare l'esame in aula delle tre relazioni annuali 1986-1987-1988, in modo da segnalare una volontà di rilancio dell'Ufficio del Difensore Civico.
Fra l'altro, merita ricordare che, nel mentre l'VIII Commissione affrontava in tal modo il problema, sugli organi di stampa è stato dato risalto ad un'intervista del Difensore Civico, nella quale era denunciato il disinteressee della Regione per l'attività da lui svolta.
Nello stesso tempo, anche il Commissario del Governo ha chiesto al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta di fornirgli "elementi di conoscenza" sulle questioni sollevate dai giornali. Mi auguro che il dibattito che si aprirà su questa relazione ci consenta di conoscere quali sono state le risposte del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio alla richiesta di chiarimenti del Commissario del Governo.
Da tutto quanto finora esposto, traspare evidente la necessità di sviluppare una riflessione attenta ed approfondita sulle risultanze dell'esperienza sin qui compiuta con l'istituzione del Difensore Civico regionale.
In particolare, merita attenzione il comportamento assunto in concreto dall'istituto regionale e dal suo apparato amministrativo riguardo a tale esperienza, al fine di individuare e rimuovere i fenomeni di estraniazione o di vera e propria ripulsa affiorati in questi anni, che non hanno consentito di cogliere tutti gli stimoli che dall'attività del Difensore Civico sono venuti per la correzione di disfunzioni presenti nella macchina amministrativa regionale e per l'attivazione di un rapporto più efficiente garantito e trasparente con i cittadini.
Questa riflessione deve investire in primo luogo la Giunta e gli indirizzi che ne informano l'azione, in quanto da essi dipendono l'attività quotidiana di governo e la direzione materiale della struttura amministrativa, ossia la principale interfaccia politica ed operativa delle funzioni assegnate al Difensore Civico.
A tale riguardo il fatto che, nella loro quasi totalità, i casi prima sommariamente richiamati non abbiano potuto trovare una risposta adeguata e che anche le manchevolezze emerse nell'operato di alcuni settori dell'Amministrazione regionale non abbiano dato luogo a provvedimenti conseguenti da parte della Giunta, debbono far riflettere sulla preoccupante divaricazione prodottasi tra governo regionale ed esercizio delle funzioni del Difensore Civico. Divaricazione che, come alcuni dei casi in questione evidenziano, pare essersi accompagnata ad un uso del potere discrezionale della Giunta obiettivamente contrapposto alle indicazioni emerse dall'attività del Difensore Civico. I rimedi a questo stato di cose credo debba essere la Giunta stessa ad individuarli ed indicarli.
C'è da domandarsi, però, se non sia il caso, per quanto riguarda l'espletamento del rapporti Regione-Difensore Civico, di definire alcune elementari regole di comportamento che rendano quanto meno obbligata una motivata risposta, foss'anche negativa, alle questioni da quest'ultimo segnalate in ordine al funzionamento dei Servizi regionali e alle procedure adottate.
In pari tempo, però, l'analisi degli ostacoli, venutisi a frapporre tra l'esercizio dei compiti del Difensore Civico e la capacità di risposta della Regione e gli stimoli critici che ne discendono, non può non interessare anche il Consiglio regionale, in ragione delle funzioni di indirizzo e di controllo ad esso affidati.
A tale riguardo, il mancato esame delle ultime relazioni annuali del Difensore Civico non può non essere segnalato come una preoccupante inadempienza da sanare non tanto e non soltanto sotto il profilo formale quanto piuttosto definendo nuove linee di comportamento, in grado di andare oltre la stessa esperienza precedente, che in fondo si esauriva nella semplice presa d'atto del documento annuale inviato all'esame di questa assemblea.
Il semplice dibattito si è dimostrato di per se stesso chiaramente insufficiente, se non preparato adeguatamente e non inserito all'interno di un'attività sistematica e organizzata, della Giunta in primo luogo, volta ad assicurare un generalizzato comportamento collaborativo degli apparati amministrativi regionali nei confronti del Difensore Civico e a garantire una consequenzialità di provvedimenti amministrativi, di correzione dei disguidi, delle inefficienze o delle vere e proprie violazioni di legge di volta in volta da egli segnalate e riprese nelle sue relazioni annuali. Lo stesso vale per gli spunti di innovazione amministrativa e degli strumenti organizzativi che dalle indicazioni emergenti dall'attività del Difensore Civico possono ricavarsi.
In questo contesto, fatte salve le competenze e le responsabilità della Giunta, il dibattito in VIII Commissione ha fatto emergere l'esigenza di valutare l'opportunità di pervenire ad una modifica della L.R. n. 50/81 istitutiva del Difensore Civico, prevedendo la possibilità per lo stesso di attivare un rapporto con le diverse Commissioni consiliari, introducendo altresì l'obbligo dell'esame della relazione annuale in seno alla Commissione competente, onde facilitare una riflessione approfondita della stessa e la formazione di eventuali indicazioni e proposte al Consiglio regionale.
Muove da queste esigenze la proposta di legge presentata dal Gruppo comunista, volta ad attribuire all'istituto del Difensore Civico rilievo statutario. Al momento essa è ferma, al pari di altre proposte di modifiche statutarie giacenti in VIII Commissione, in attesa di un'intesa politica tra i Gruppi che consenta di programmare un'apposita sessione di lavori in materia di autoriforme regionali. Informo che al riguardo, nella seduta del 26 luglio, la Commissione, presente la Giunta, provvederà a discutere la possibilità di programmare un'apposita sessione sulle autoriforme per la ripresa post-feriale.
Volendo approfondire le riflessioni fin qui esposte, credo occorra mettere in evidenza che in questi anni, durante i quali ha operato il Difensore Civico, è venuto vieppiù in evidenza che il bisogno di tutela da parte dei cittadini si è accresciuto in misura proporzionale all'aumento dell'attività amministrativa, all'aggravarsi dell'inefficienza e dei ritardi della Pubblica Amministrazione, alla crisi della tutela giurisdizionale e degli organi di controllo.
Non a caso oggetto degli interventi richiesti al Difensore Civico non sono stati tanto i singoli provvedimenti, quanto le omissioni, le inerzie le irregolarità procedurali, cioè, in sostanza, i comportamenti dell'Amministrazione.
In tal senso, ciò che pare caratterizzare questa esperienza è qualcosa di nuovo rispetto al tradizionale impianto istituzionale del nostro Paese a mezzo tra la funzione di stimolo al rinnovamento e alla modernizzazione amministrativa e una funzione di supplenza e di integrazione, meritevole di essere irrobustita e accompagnata da riforme di ordine generale, volte a disegnare un profilo più alto ed una presenza più efficace dell'istituto del Difensore Civico nel tessuto istituzionale e nella vita regionale.
D'altra parte, la rilevanza giuridica degli atti del Difensore Civico pare ormai innegabile. Il funzionario, ad esempio, che sia stato destinatario di un intervento del Difensore Civico viene ad essere responsabilizzato e, in caso di errore, di omissione o di ritardo, non pu più invocare la buona fede. Il che viene ad assumere rilievo ai fini della responsabilità civile, disciplinare ed eventualmente anche penale, in relazione ai reati di omissione, di abuso e di interesse privato.
Per converso, l'intervento del Difensore Civico concorre a rendere qualificato e tutelato un interesse che, in sua mancanza, non lo sarebbe.
Sono d'altra parte innumerevoli gli interessi che possono venire legittimamente rappresentati nel provvedimento amministrativo, senza che per ciò solo essi assurgano al livello dell'interesse legittimo, cioè meritevole di speciale considerazione e tutela, tale da dare luogo eventualmente, ad una impugnazione davanti al giudice amministrativo. Per cui a maggiore ragione, se si desidera elevare gli interessi semplici, non protetti, e farli assurgere ad interessi legittimi e tutelati, occorre valorizzare il ruolo pubblicistico del Difensore Civico e la sua posizione all'interno dell'ordinamento. Non disgiuntamente, è ovvio, dalla riconferma del giusto principio secondo cui occorre che il Difensore Civico interpreti il suo ruolo alla stregua di chi opera un filtro, ossia compie un esame preliminare della fondatezza della pretesa, della rispondenza all'interesse pubblico di ciò che viene richiesto, della meritevolezza di tutela dell'interesse dedotto.
Detto tutto questo, però, quando si affronta la questione dei diritti dei cittadini è necessario non smarrire la consapevolezza che la loro incompleta possibilità di affermarsi compiutamente è originata dall'inefficace funzionamento della macchina pubblica, da evidenti sovrapposizioni di competenze amministrative e da una palese difficoltà nell'individuazione certa di responsabilità e di ruoli. Dal che discende che l'esigenza primaria da soddisfare, ai fini della rimozione delle cause di negazione di diritti anche elementari dei cittadini, consiste nel garantire una "governabilità" che parta realmente dal basso e poggi su un più marcato decentramento dei poteri.
In tal senso, l'affermazione di un ruolo più alto e incisivo del Difensore Civico e l'azione per dare un'impronta regionalista al processo di riforma dello Stato sono tra loro strettamente connesse. Rendere costante ed evidente tale collegamento di obiettivi può già di per s produrre un potenziamento del ruolo del Difensore Civico regionale e consentire di farne meglio avvertire il significato e le potenzialità a settori più ampi di popolazione.
Tornando a considerazioni più strettamente attinenti i problemi sollevati con le sue relazioni dal Difensore Civico, desidero ancora ricordare che ad esso si rivolgono molti cittadini anche per sottoporre problemi che esorbitano dalla sua competenza funzionale. Sostanzialmente dette richieste sono dirette ad ottenere una qualificata consulenza che anche laddove si è limitata al suggerimento di possibili rimedi procedimentali, ha consentito ai richiedenti di conseguire proficui risultati.
Si tratta della consulenza su rapporti tra persone fisiche e rimedi procedimentali di natura squisitamente privatistica (problemi matrimoniali familiari, successori, patrimoniali, commerciali, di amministrazione condominiale e sovente anche penalistici: sono il 15,8% delle richieste pervenute al Difensore Civico).
Il numero dei casi trattati non può quindi essere sempre riferito a disfunzioni della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, se si ritiene che l'istituto debba concretamente risultare utile ai componenti della collettività anche per questa tipologia di domanda, occorrerà prevedere un ampliamento di fatto della sua sfera di competenza, sia pure solo per attività di consulenza.
Anche in ragione di questi stimoli oggettivi, ma tenendo conto del limite invalicabile rappresentato dal rispetto dell'autonomia degli altri enti pubblici non regionali, le leggi dei primi anni '80 hanno cercato di estendere il più possibile l'ambito di operatività del Difensore Civico ridefinendo e incrementando le tipologie dei soggetti istituzionali assoggettati al suo intervento.
Tuttavia, ancora più dell'arricchimento dell'ambito regionale di intervento del Difensore Civico, pare indispensabile sforzarsi di legittimare l'iniziativa del Difensore Civico nei confronti dei rimanenti uffici ed enti pubblici.
Tra l'altro, in questo modo l'Ente Regione, che è destinatario delle segnalazioni del Difensore Civico relative ad anomalie verificatesi nell'operato di altre amministrazioni, nel momento in cui se ne fa portavoce presso le amministrazioni in questione, non solo vivifica il dettato dell'art. 97 della Costituzione, ma finisce per porsi come intermediario tra la collettività regionale e gli organi di vertice della Pubblica Amministrazione.
Sul versante della quantità della domanda è importante sottolineare che il numero dei cittadini che chiede di avvalersi del Difensore Civico è in aumento di anno in anno, a riprova del fatto che, nonostante l'Amministrazione regionale non abbia intrapreso alcuna iniziativa per la pubblicizzazione dell'istituto, quest'ultimo viene ugualmente utilizzato.
Evidentemente l'efficacia dell'azione svolta ha fatto sì che la conoscenza della sua esistenza sia stata divulgata tra parenti e conoscenti dei cittadini che hanno avuto modo, in precedenza, di avvalersi dell'ufficio.
Ma la riprova che nonostante ciò sia sempre e comunque necessaria la pubblicizzazione dell'esistenza dell'ufficio è fornita dall'analisi dei dati concernenti l'attività svolta dai Difensori Civici delle altre Regioni, dalla quale emerge che, ad esempio, in Toscana e in Emilia Romagna, dove è stata effettuata una capillare pubblicizzazione dell'esistenza dell'ufficio da parte dell'Amministrazione regionale attraverso manifesti affissi in tutti i Comuni della Regione, la redazione di opuscoli ed una rubrica periodica presso le TV locali, l'istituto è stato utilizzato da un ben più rilevante numero di cittadini.
Per mettere in condizioni tutti i cittadini di potersi avvalere del Difensore Civico si rendono pertanto necessarie sollecite ed efficaci iniziative di divulgazione della sua esistenza da parte dell'Amministrazione regionale.
Un ultimo accenno infine, prima di concludere, alle competenze funzionali dell'istituto del Difensore Civico, previste dalle vigenti leggi regionali.
Tali competenze sono, come è già stato evidenziato, molto limitate e non rispondono alle reali esigenze dei cittadini che del Difensore Civico richiedono l'intervento.
Le Regioni che hanno istituito l'ufficio del Difensore Civico lo hanno fatto entro i limiti della loro competenza legislativa ex art. 117 della Costituzione, per cui, di conseguenza, è stato possibile sancire la competenza dell'istituto soltanto nei confronti della stessa Amministrazione regionale.
Appare quindi necessario, ove si intenda perseguire l'ampliamento di tali competenze, formulare a tale scopo una proposta di legge al Parlamento.
Il Consiglio regionale del Piemonte lo aveva fatto nella passata legislatura su proposta del Gruppo liberale.
Tale proposta di legge, decaduta a causa dell'anticipata fine della IX legislatura nazionale, è poi stata ripresentata in Consiglio nel 1987 con il n. 274.
L'VIII Commissione l'ha riapprovata all'unanimità e licenziata per l'aula fin dal 30/9/1988. Ora, la sua avvenuta iscrizione all'o.d.g. del Consiglio consente di prevedere una sua rapida approvazione auspicabilmente al termine di questa stessa discussione. In tal modo, la nostra Regione potrà riconfermarsi protagonista di un'iniziativa legislativa riconosciuta da ogni parte molto importante e innovativa, volta a consentire al Difensore Civico di agire anche nei confronti delle Amministrazioni pubbliche diverse da quella regionale.
Le esigenze in tal senso sono ampiamente e profondamente sentite dai cittadini, tant'è vero che i casi di "consulenza" sono, come abbiamo visto di gran lunga più numerosi di quelli di competenza e che, come il Difensore Civico ci ha spiegato nella relazione 1988, i risultati più positivi del suo intervento si sono avuti, in genere, proprio presso quelle Amministrazioni statali, che pure non sono attualmente tenute a rispondere mentre per converso i risultati favorevoli ottenuti presso gli uffici regionali sono stati soltanto due. Siamo nella situazione paradossale che il Difensore Civico regionale ha fatto le osservazioni alla Regione non ricevendo risposta alcuna, mentre l'ha ricevuta dalle Amministrazioni statali e dalle altre non tenute in alcun modo dagli obblighi di legge a rispondere.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Avrà anche ricevuto delle risposte che non gli erano gradite. Non vedo perché si debba esaltare l'una parte per creare conflittualità tra lo Stato e la Regione.



VALERI Gilberto

Non mi pare che io stia esaltando il conflitto, anzi. Lei avrà comunque modo di intervenire nel dibattito. Questa è la relazione all'aula.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mi auguro che sia molto personalizzata.



VALERI Gilberto

No. E' la relazione fatta a nome dell'VIII Commissione al termine di un dibattito unanimemente critico all'interno della Commissione stessa.
D'altra parte, ho citato i dati di fatto evidenziati dalla relazione del Difensore Civico. Se questi non sono corrispondenti al vero, c'è modo di farlo emergere nel corso del dibattito. Se, invece, gli elementi che prima ho ricordato non troveranno confutazione, non c'è altra alternativa che prenderne atto e cimentarsi sul da farsi per porre rimedio ad una situazione assolutamente insostenibile.
A conclusione, non mi resta che auspicare, con le stesse parole del dott. De Martino, che i colleghi che interverranno, "a differenza delle precedenti occasioni, invece di prendere soltanto lo spunto dal loro contenuto per fare affermazioni di principio sulla gestione politica dell'attività regionale (c'era un'altra Giunta allora e si riferiscono ad altri banchi) esaminino le disfunzioni segnalate e, almeno questa volta gli organi competenti adottino i necessari rimedi". Più in generale, mi auguro che gli spunti di questa mia modesta riflessione possano concorrere unitamente a quanto emergerà dagli interventi dei Gruppi e dei colleghi Consiglieri, a definire un documento di indirizzi concreti ed operativi impegnativo per la Giunta e per il Consiglio regionale, sulla cui base sia possibile rimuovere le deficienze e le inerzie riscontrate, in modo da procedere ad un significativo rilancio dell'istituto del Difensore Civico e delle sue finalità.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Difensore civico

Esame progetto di legge n. 274: "Proposta di legge di iniziativa regionale al Parlamento 'Istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico'"


PRESIDENTE

Vista l'omogeneità della materia trattata anche rispetto alla proposta di legge n. 274 di iniziativa regionale al Parlamento sull'istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico, di cui al punto 6) all'o.d.g.
richiamata nell'ultima parte della relazione del Consigliere Valeri potremmo fare un dibattito che riassuma i due termini delle questioni intorno all'Ufficio del Difensore Civico.
Se siamo d'accordo, prima di passare alla discussione generale, do la parola al relatore Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Signor Presidente, intervengo quale copresentatore, a suo tempo relatore della proposta di legge e quale rappresentante del Gruppo sul dibattito che abbiamo a fronte. Se si tratta di riaprire la discussione sull'ordine del giorno specifico, definiremo in seguito gli aspetti formali. Tra l'altro, devo dire al Presidente e ai colleghi Consiglieri che la nostra proposta continua ad essere una proposta aperta, nel senso più ampio del termine; per cui nella misura in cui si ritenesse di procedere come nella passata legislatura (nazionale, ovviamente), alla sottoscrizione di questa proposta di legge da parte dei Gruppi che a suo tempo già la sottoscrissero, evidentemente il Gruppo è disponibile. A questo punto della discussione sarei forse per una non formalizzazione, proprio per consentire che il testo arrivi formalmente alla discussione con una sottoscrizione dei colleghi in rappresentanza di tutti i Gruppi che ritengono di doversi attenere al comportamento tenuto quattro anni fa. Quindi, mi riservo di tornare ad intervenire per rappresentare la continuità su questa vicenda.
Ripeto: auspico la sottoscrizione da parte degli altri Gruppi, perch questa è una espressione di volontà generalizzata, non certamente solo del nostro Gruppo.
Devo invece dire che, in ordine al dibattito che abbiamo di fronte sono convinto che la soluzione di molti di questi problemi passi attraverso l'approvazione di questa proposta di legge e la proposta definitiva da parte del Parlamento. Le cose che qui sono state dette - e che sono giuste per il solo fatto di essere state dette, giuste o no che siano sostanzialmente tendono ad ingrigire e ridurre il ruolo del Difensore Civico. Sostanzialmente emerge il fatto che, se la vecchia regola di cultura liberale o illuministica della divisione dei poteri non è totale e assoluta, si arriva alla mortificazione di queste funzioni. Ci sono questioni specifiche che ci riguardano, questo è indubbio, però fin quando il Difensore Civico sarà una "interna corporis", cioè un qualcosa all'interno dell'istituzione regionale, rispetto al quale evidentemente nasce un rapporto che non è di separatezza ma è un rapporto organico, è chiaro che le disfunzioni dell'ufficio tendono ad essere attribuite alla responsabilità dell'Ente, le difficoltà di rapporti vengono attribuiti magari alla caratterialità di alcuni personaggi.
Dovendo dare un contributo ad un dibattito generale e senza voler ripercorrere tutta questa vicenda ed entrare nel dettaglio, il Gruppo liberale dà il proprio contributo. Questo deve essere, come è nella specificità della questione, un rapporto dialettico: il Difensore Civico deve essere un qualcosa di diverso e di estraneo sia rispetto alla Regione sia rispetto agli altri soggetti espressione di Pubblica Amministrazione.
E prova di questo è il fatto paradossale citato dal Presidente della Commissione, Valeri: perché le altre Amministrazioni rispondono con più misura, con più trasparenza? Proprio perché c'è un rapporto di separatezza rispetto al destinatario. E questa espressione non è oggetto di valutazione, di rimeditazione di confronto politico all'interno del livello regionale, come invece avviene nell'attuale situazione.
E' difficile far comprendere la diversità dell'Ufficio del Difensore Civico rispetto agli altri uffici della Regione al dipendente rispetto al quale vengono chieste giustificazioni, o al cittadino rispetto al quale si devono prendere direttamente: bisogna far crescere l'Ufficio del Difensore Civico a magistrato delle aspettative del cittadino su questo tipo di interessi diffusi che non si sono ancora definiti n' interessi legittimi n' diritti soggettivi: il cittadino deve vederlo come soggetto del tutto estraneo rispetto all'istituzione, soprattutto rispetto ad ogni espressione del potere esecutivo.
Se noi non segniamo fortemente questa separatezza funzionale, fisica e di istituzione, è evidente che il Difensore Civico finisce per essere un terreno non di rivendicazione, ma di confronto all'interno del corpo regionale, finendo per essere uno dei soggetti ai quali ci si rivolge in concorrenza rispetto al decisore politico, cioè la Giunta regionale, non per lamentare, ma per sollecitare. Non è questa la funzione del Difensore Civico: il Difensore Civico non è stato immaginato per ottenere un risultato, ma per sanzionare un comportamento. E se voi andate a leggere nelle pratiche della Regione, in larghissima parte dei casi si può leggere questo canale improprio avviato dal cittadino e molte volte dal soggetto interessato o comunque dalla Pubblica Amministrazione, che utilizza ripeto, il canale del Difensore Civico come sollecitatore o come tavolo di rappresentazione della propria situazione, mentre è ancora in esame rispetto alle attività della decisione politica.
Ho fatto un'esperienza personale come Assessore che mi ha convinto di questo: c'era una questione di grande delicatezza che contestualmente veniva trasferita alla Giunta, alla Procura della Repubblica e al Difensore Civico. Il Difensore Civico ha il diritto di censurare e di venire a censurare il comportamento della Pubblica Amministrazione quando la Pubblica Amministrazione abbia omesso o fatto alcune cose in modo sbagliato. Il Difensore Civico però non è una specie di uomo nero. C'è dentro di noi questo residuo psicologico per cui viviamo sempre di uomini neri: se non ci sono, li costruiamo (e in una certa misura il Difensore Civico rischia di diventare questo) oppure li inventiamo, e allora sono i grandi vecchi o cosa c'è dietro l'angolo. Ripeto: è quello che è rimasto delle nostre paure infantili, dell'uomo nero che la nonna o la zia ci descrivevano ogni volta che non volevamo andare a dormire, quasi che questo ci aiutasse a dormire e che forse ci ha reso ancora più difficile vivere.
L'uomo nero è rimasto nella coscienza di tutti.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi immaginiamo che, al di là degli interventi specifici e puntuali sul piano territoriale, non ci sia nessun uomo nero. I vecchi, quando sono grandi, sono veramente grandi perché i meschini non diventano grandi invecchiando, ma rimbambiscono.
Tornando alla questione, noi siamo disponibili a predisporre con i colleghi che vorranno pensare di concorrere, in questa sede nella loro autonomia e con la Giunta dal punto di vista attuativo, anche dal punto di vista delle dotazioni funzionariali e di servizio, strumenti nell'immediato maggiori per il Difensore Civico. Ritengo che debba essere fatto il massimo per superare questo paradosso, per cui vi è maggior attenzione rispetto all'istituto da parte di soggetti esterni che di chi l'ha realizzato e lo sostiene. Però, se vogliamo evitare la messa in discussione della credibilità di questa funzione, dobbiamo ottenere in tempi stretti che questa funzione, con il riconoscimento dello Stato, copra tutto l'arco della Pubblica Amministrazione.
Confido che la nostra legge (nostra nel senso di tutti i Gruppi e non soltanto del Gruppo liberale) sia sostenuta anche dai nostri parlamentari nella misura in cui è ormai acquisito che il modello piemontese è da considerarsi il modello più raffinato e sul quale c'è maggior consenso a livello nazionale. Diciamo questo non per patriottismo di normazione, ma perché siamo convinti che questo processo di messa in discussione del ruolo del Difensore Civico sia un passaggio estremamente delicato. Intendo dire che, se a cavallo di questa e dell'altra legislatura riusciremo a rilanciare questo istituto come un istituto centrale nella società, diverso ed estraneo rispetto al ruolo politico e di governo della Regione, così come degli altri istituti, avremo fatto cosa utile per i cittadini, per l'istituzione e per il Difensore Civico; in difetto si dovrà fare tutto quanto è nelle nostre competenze per rimediare alle indicazioni che ci sono state svolte con puntualità e autorevolezza da parte del dott. De Martino ma indubbiamente dobbiamo prendere atto che è una scommessa che, per qualche aspetto, non è stata vinta in tutto.
Su questo non intendiamo accettare un gioco al ribasso, ma intendiamo rilanciare alla grande. Rilanciamo pure sulla carta il Difensore Civico immaginando, però, che questo significhi soprattutto impegnarci politicamente come Consiglieri, ma anche come forze politiche, affinch questo tipo di istituzione, così consolidata in Paesi di più avanzata cultura giuridica, si realizzi come uno strumento della società nel suo complesso e nei confronti della Pubblica Amministrazione nel suo complesso.
Se così non riusciremo a fare, al di là delle capacità che riusciremo a trovare nella persona che verrà nominata in sostituzione del dott. De Martino (ma che difficilmente troverà persona in grado di emularlo almeno in termini di attenzione e di puntualità sulle questioni e di pregressa capacità ad entrare nel vivo delle questioni), al di là di tutto quanto cercheremo di investire sul Difensore Civico, ho il timore fondato che questo istituto abbia cominciato a mostrare la corda. Bisogna rimediare in tempi stretti e in termini radicali, pervenendo al riconoscimento del Difensore Civico di espressione nazionale, perché quello di carattere regionale ha mostrato la sua corda.
Noi siamo tra quelli che hanno puntato su questa soluzione; ci pare doveroso, avendo seguito questa esperienza sin dal primo giorno, dover registrare i limiti della nostra stessa indicazione. Chiediamo quindi ai colleghi del Consiglio, soprattutto alle forze politiche, il loro concorso e la loro attenzione affinché il disegno di legge al Parlamento - che da quanto si legge sulle riviste è considerato quanto di più avanzato e di più equilibrato sia stato prodotto, e come avrete potuto avvertire dalla lettura non è soltanto il risultato del lavoro del Gruppo, bensì della raccolta di informazioni di carattere nazionale - non decada, perché il fallimento del Difensore Civico come istituzione è per larga parte una messa in discussione del ruolo e della funzione della Regione nel suo complesso.



PRESIDENTE

Sulle relazioni dei Consiglieri Valeri e Marchini è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.



DEVECCHI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa è la quinta volta che il Consiglio regionale discute le relazioni annuali che il Difensore Civico, come da dettato legislativo, ha annualmente e puntualmente rassegnato all'attenzione dei Consiglieri regionali.
E' già stato rilevato dal collega Valeri, il quale a nome dell'VIII Commissione ha svolto la relazione introduttiva al dibattito, che le relazioni riferite agli anni 1986-1987 non sono ancora state discusse in quest'aula; non solo, ma riprendendo testualmente le parole del dott. De Martino, si è sottolineata la mancata adozione da parte della Regione di quei provvedimenti che - forse, dico io - avrebbero consentito di porre rimedio ad alcune carenze, ai disservizi, alle ingiustizie ed alle storture della Pubblica Amministrazione, specie nei settori di competenza del Difensore Civico, così come si sono andate precisando non solo con la legge n. 50 del 1981, ma con le successive estensioni di competenza, precisate dalle leggi n. 47/85 e n. 31/86.
Il Consigliere Valeri ha raggruppato e sintetizzato in numero di 15 i casi di intervento più significativi effettuati in questi ultimi tre anni dal Difensore Civico, dando anche visivamente un risalto particolare a quei tipi di intervento effettuati che più marcatamente stanno ad indicare le disfunzioni dei pubblici servizi. Purtroppo, tante volte, chiamare servizi certe strutture (e non solo in campo regionale) è veramente un non senso: si tratta, in verità, di non servizi o di disservizi. Ad esempio, questa mattina io e il collega Bruciamacchie siamo reduci da un disservizio ferroviario, per il quale ho presentato un'interrogazione urgente, perché è veramente insopportabile e non più tollerabile negli anni '90 quanto sta avvenendo nel settore ferroviario.
Così il collega Valeri nella sua relazione passa dalla mancata notificazione agli interessati di provvedimenti regionali che li riguardano alla cattiva utilizzazione del personale regionale presso i vari servizi assessorili; al grave ritardo per la visita medica presso la Commissione regionale invalidi civili; ai conflitti di competenze interne dei servizi regionali che, a causa del paradossale lasso di tempo trascorso, si ripercuotono negativamente perfino sulla difesa giudiziaria dei dipendenti al denegato rilascio di documentazione amministrativa; alla caparbia ostinazione di funzionari regionali nell'errata interpretazione di norme giuridiche (forse la cosa potrebbe essere valutata in maniera soggettiva) all'inquadramento ai livelli funzionali superiori di dipendenti regionali sprovvisti della qualificazione professionale prevista, in via principale per l'esplicazione di determinate funzioni (anche qui si potrebbe aprire un discorso abbastanza ampio); ai tempi procedimentali regionali eccessivamente dilatati, giustificati dall'apparato burocratico come tempi tecnici.
Questi sono alcuni dei titoli raggruppati e riassunti dal collega Valeri e che formano un "cahier de doléances" che ripercorriamo con mal celato disappunto, perché è un insieme di inefficienze che colpisce un po' tutti gli aspetti della Pubblica Amministrazione. E' inutile sottacere che questo riguarda anche la Regione Piemonte e le sue diramazioni, ivi compreso e non ultimo il Servizio sanitario regionale.
E' ben vero che dei 2.261 casi trattati nell'ultimo triennio (un aumento pressoché costante, tranne che per l'anno 1987 in cui si è realizzata una flessione) solo 388 hanno riguardato i cosiddetti casi di competenza, cioè poco più del 9% dell'intera casistica trattata dal Difensore Civico. Ma non per questo possiamo affermare che il Difensore Civico, superando i limiti di stretta competenza del suo mandato, abbia invaso campi o sfere di competenze che non avrebbero dovuto interessarlo.
Di fronte al cittadino disorientato assetato di giustizia, disinformato o male informato, il dott. De Martino - e anche questo gli fa onore - nella sua squisita sensibilità civile ed umana ha sentito il nobile dovere di porre il proprio prestigio, la propria specifica competenza e la propria dirittura morale al servizio del bisogno, cioè del richiedente. E bene ha operato. Anche per questo gli siamo riconoscenti come cittadini prima e come amministratori poi.
Certo, di fronte agli scarsi risultati immediati, di fronte a relazioni negative denunciate, alle incomprensioni o peggio all'indifferenza reale o presunta tale degli organi burocratici, amministrativi e politici, diventa comprensibile l'amarezza del dott. De Martino. Amarezza che gli fa scoprire e usare toni pacati, ma molto duri e taglienti che non possono non toccare l'intero Consiglio regionale in tutte le sue componenti per le specifiche responsabilità più o meno marcate a seconda delle mansioni che ognuno svolge e degli interessi o degli impegni che ciascuno è chiamato a dare.
Rileggo, per esempio, a pag. 3 della relazione Valeri, che ha riportato testualmente le parole del dott. De Martino: "Le relazioni riferite agli anni 1986-1987 non sono d'altra parte neppure state discusse in Consiglio come la legge istitutiva dell'ufficio prevede che avvenga. Ciò rivela con chiarezza assoluta un totale disinteresse dell'Amministrazione regionale verso il Difensore Civico che essa stessa ha peraltro creato". Aggiunge: "L'esperienza è stata negativa. Fino ad ora infatti è mancata l'adozione da parte dell'Amministrazione regionale di qualsiasi iniziativa diretta ad ovviare ai disguidi segnalati nelle relazioni precedenti".
Ho voluto rileggere queste parole perché sono indice di uno stato d'animo ed anche di un modo di concepire le proprie funzioni ed i propri compiti. Da queste parole si deduce una nota di sfiducia e di profondo pessimismo verso le istituzioni. E mi pare di capire anche soprattutto verso l'istituto regionale. E' qui che noi del Gruppo DC non siamo totalmente consenzienti con quanto dice e afferma il dott. De Martino. Cioè comprendiamo la sua amarezza, ma non condividiamo il suo pessimismo che gli fa scrivere delle parole senza appello ed emettere dei giudizi che sono trancianti.
Pur riconoscendo tutte queste - ripeto - carenze, inefficienze, limiti disguidi, ecc., noi siamo convinti che solo il troppo amore per la cosa pubblica e per lo Stato, nell'accezione più ampia e per tutte le sue articolazioni di cui è stato ed è uno dei servitori più rigorosi e corretti, abbia strappato accenti così pessimistici al dott. De Martino, di cui comprendiamo l'amarezza, ma di cui non possiamo assolutamente condividere il pessimismo. Non lo possiamo condividere perché crediamo nell'azione politica, nella capacità della politica di guidare e migliorare magari lentamente e faticosamente - i processi della società civile nonostante tutte le difficoltà che quotidianamente si incontrano. Noi crediamo nell'attività politica, che è un'arte, forse la più nobile ed alta (certamente la più difficile), i cui prodotti sono quotidianamente soggetti al giudizio severo ed impietoso, ma utile e indispensabile, dei cittadini ai quali sono indirizzati e che giustamente ne richiedono di sempre più gradevoli. Perciò siamo meno pessimisti di quanto non lo sia stato, o di quanto ci è parso di comprendere nella sua relazione, il dott. De Martino.
Intanto vorrei dire che le carenze denunciate, che sono tante e gravi (forse altre ne conosceremmo se l'istituto del Difensore Civico fosse più conosciuto e più propagandato), non stanno ad indicare uno scadimento costante delle istituzioni, ma semplicemente che oggi fortunatamente secondo me, la gente non è più disposta ad accontentarsi e a subire le negligenze e le disfunzioni del pubblico e delle istituzioni. Questo probabilmente ieri era possibile, oggi lo è meno, fortunatamente; ci auguriamo che lo sia meno anche domani. Giustamente oggi la gente reclama sempre più la sua parte di partecipazione e di sacrosanta giustizia. Tocca a noi, tocca ai pubblici poteri fornirgliele. La stessa presenza del Difensore Civico è diventata e dovrà sempre più diventare un'istituzione tesa a concorrere con le altre a far crescere costantemente nei cittadini il senso dei propri doveri accanto a quello dei propri diritti, attraverso un continuo confronto con le istituzioni e con la burocrazia. E' vero: vi sarà sempre lo scontento, vi sarà sempre un margine di miglioramento, vi saranno sempre le possibilità e la volontà di tendere all'ottimo, al modello ideale della società, al modello ideale delle istituzioni, ma l'esperienza ci dice che i passi avanti sono difficili e faticosi, che i pungoli alla "De Martino" debbono essere accolti con favore senza con ci abbandonarsi al pessimismo, o peggio, all'invertimento dei ruoli all'abdicazione dei propri ruoli.
Superare la dicotomia fra cittadino e classe politica, fra popolo e istituzioni è compito nostro, è compito che deve essere compiuto con l'azione quotidiana e con l'aiuto del Difensore Civico. Le relazioni del Difensore Civico ci hanno fornito una diagnosi dei mali evidenziati e comunque emersi, e sono molti e gravi, ma non per questo incurabili e irreversibili. Negli anni decorsi egli ci ha fornito suggerimenti per interventi e terapie, solo in parte accolte o forse accolte in modo non del tutto soddisfacente e completo. E' certo che i suoi consigli non sono caduti nel vuoto. Io so, per quanto ci riguarda come Gruppo DC, che le relazioni del Difensore Civico hanno avuto la massima attenzione. Se l'amministratore, se il legislatore non ha ancora messo in atto i rimedi o tutti i rimedi ritenuti necessari, è perché alcuni processi innanzitutto sono lenti e non facili da realizzare e anche perché - ripeto - tocca alla classe politica in primo luogo provvedere ed operare delle scelte, tocca al governo regionale fare la sua parte. L'ha fatta per intero? Sarà in sede politica che il governo regionale dovrà rispondere. E' certo che ai politici non tocca fare i magistrati e non tocca ai magistrati sostituirsi ai politici.
Senza voler fare quindi i difensori d'ufficio, siamo propensi a credere che il governo regionale stia facendo la propria parte; sta a chi riveste responsabilità esecutive dare risposte esaurienti e tempestive.
Se rivado con la mente alla mia prima esperienza regionale degli anni '80, al mio impatto con la realtà regionale, debbo dire che da allora ad oggi sono stati fatti enormi passi in avanti. Ricordo telefoni che squillavano a vuoto più di quanto non squillino oggi; funzionari fuori stanza o che non si trovavano mai; indifferenza; malcelata ostilità verso l'intruso, che magari era anche un Consigliere regionale e aveva il torto di venire dalla periferia, e via di questo passo. Se paragono quello che ho vissuto in prima persona nei primi tempi del mio impatto con la Regione a quello che avviene oggi, debbo dire che sono stati fatti enormi progressi.
Penso che a questo abbia contribuito anche il cambiamento di maggioranza.



VALERI Gilberto

Discutiamo dell'esperienza del dott. De Martino, non della tua!



DEVECCHI Armando

D'accordo, io non nego l'esperienza del dott. De Martino, riconosco che la sua esperienza ha contribuito a migliore le cose, però di qui ad infierire e a dare tutte le colpe al governo regionale il passo è lungo.
Penso che oltre al dott. De Martino abbia contribuito una più qualificata e migliore preparazione del personale che si è andata affinando sempre più con il tempo. Tocca a noi proporre ed attuare misure idonee per far superare i disservizi e le distanze esistenti tra il paese reale e il paese legale.
Concretamente, per non dilungarmi oltre, cosa fare? Come Gruppo DC siamo d'accordo a riapprovare celermente la proposta di legge sull'estensione dei compiti del Difensore Civico, soprattutto perch diventi un istituto di carattere nazionale.
In secondo luogo, proponiamo di attivare - come è stato suggerito in VIII Commissione - un nuovo rapporto con le Commissioni consiliari permanenti (la proposta del Gruppo PCI è una base di discussione che non ci trova ostili, anzi, potremmo utilmente confrontarci) e una maggiore diffusione e conoscenza tra la popolazione piemontese dell'istituto del Difensore Civico, non solo attraverso i mass media, ma anche attraverso opuscoli, una maggiore informazione diretta alle scuole e con nuovi bandi di concorsi a premi.
Ritengo che il nostro Consiglio sia stato investito e sia periodicamente investito di dibattiti di carattere generale che non sempre hanno la possibilità o la capacità di suscitare interesse, non volano troppo alto, come si suol dire in gergo. Probabilmente potremmo calamitare una maggiore attenzione del Consiglio regionale attorno alle relazioni del Difensore Civico se le stesse, anziché annuali, fossero triennali; in altri termini, alla fine di ogni mandato si potrebbe fare una discussione prendendo in esame nel contempo i provvedimenti messi in atto o proposti dal Consiglio regionale e dal governo regionale dedicandovi un'intera seduta di Consiglio. Sarebbe forse più utile. Le ripetizioni finiscono per non trovare l'audizione e l'interesse che invece meriterebbero. La relazione triennale potrebbe essere quindi più completa, meno parziale, con la possibilità di dare allo stesso estensore la facoltà di valutare gli avvenimenti con maggiore serenità e con meno immediatezza, quindi fornendo valutazioni meno soggettive.
I miei suggerimenti non hanno la pretesa di fornire il toccasana per superare i mali lamentati, che sono convinto possano e debbano essere superati per rispondere in termini puntuali, chiari e trasparenti alle esigenze della nostra gente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Confesso che se avessi dovuto intervenire la prima volta in cui è stata iscritta all'o.d.g. la discussione in merito alla relazione del Difensore Civico non l'avrei fatto. Invece, rinviare il dibattito attorno ad un punto di una certa importanza mi ha sollecitato a dire alcune cose che cercherò di riassumere nel più breve tempo possibile.
Sono tra coloro che nel 1981, quando si decise legislativamente l'istituzione del Difensore Civico, ebbe delle perplessità per la limitatezza dei ruoli ai quali era assegnato. La limitatezza di quei compiti hanno portato alla situazione di oggi e alle dirompenti relazioni ma se questo ruolo fosse stato più ampio che cosa avrebbe determinato? In effetti, pur in presenza di limitate competenze legislative del Difensore Civico, i problemi sollevati sono appena la punta di un iceberg dentro e sotto il quale esistono e covano problemi immensi che riguardano i cosiddetti "lesi diritti" dei cittadini e la non trasparenza delle istituzioni. Ormai i lesi diritti dei cittadini sono diventati la normalità nel rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Non c'è solo un problema di ingiustizia, ci sono problemi più delicati che riguardano il fatto che, per ottenere delle risposte legislative ed istituzionali, il favoritismo e il clientelismo sono diventati la normalità. Un cittadino qualunque per ottenere un servizio qualunque deve adire attraverso la forma del clientelismo e del favoritismo. Questo è purtroppo quello che si è realizzato e si è attuato in questo procedere contraddittorio e negativo nel rapporto tra istituzioni, partiti, società e cittadini.
Ma questo problema, signor Presidente del Consiglio regionale e colleghi Consiglieri, non riguarda solo i cittadini, riguarda anche il funzionamento di queste istituzioni. La sordità delle istituzioni cosiddette democratiche, per esempio, è suffragata da tre casi clamorosi del Consiglio regionale. Uno è quello che stiamo discutendo: una relazione così importante del Difensore Civico che dovrebbe dare strumenti per provvedimenti legislativi ed operativi della macchina regionale non viene discussa nei tempi dovuti. Il secondo è che siamo di fronte al fatto che esiste una legge sul volontariato socio-assistenziale del 1984 che vincolava la relazione annuale sullo stato di applicazione della legge; la sola cosa che si è ottenuta, dopo cinque anni, è una prima, sia pure schematica, relazione sullo stato di attuazione di questa legge, schematica relazione che non è mai stata discussa in questo Consiglio regionale. Siamo di fronte inoltre ad un terzo caso clamoroso di sordità di questa istituzione, cioè alla totale assenza di una seria politica di informazione e di ruolo della Regione nel campo di un'informazione corretta dei cittadini; questo a fronte del fatto che in questa Regione la presenza di un solo organismo di informazione (adesso attenuata da un secondo organo di informazione di rilevanza nazionale) non ha sicuramente portato quei fondamentali ed essenziali cambiamenti nella correttezza dell'informazione.
Per cui credo che una Regione avrebbe dovuto, e dovrebbe, in materia operare con grande attenzione e con grande oculatezza.
Ritengo inoltre - questo è un punto importante che di fronte alla crisi istituzionale e alla crisi del ruolo dei partiti non ci sia possibilità di una seria autoriforma del sistema soltanto con l'apporto dei partiti.
Ritengo che l'appello all'associazionismo, alla società civile, ai cittadini attraverso strumenti di partecipazione diretta come quello dei referendum (in certi casi anche referendum propositivi) possa essere lo strumento attraverso il quale si può contribuire a correggere quelle storture che il sistema dei partiti, in quanto tale, non ha n' la forza n' probabilmente la volontà di affrontare e di risolvere con la dovuta profondità e incisività necessarie.
Così pure - e qui c'è una responsabilità delle Regioni - la loro totale incapacità di essere strumenti legislativi di programmazione e di coordinamento tali da garantire un'efficienza del funzionamento del sistema istituzionale, che è una delle primarie garanzie perché i cittadini sappiano di chi sono le deleghe, di chi sono le competenze, di chi è la controparte alla quale si debbono rivolgere. Siamo invece di fronte ad un sistema di confusione istituzionale, di confusione del cosiddetto decentramento, per cui il referente politico istituzionale per un cittadino normale è sostanzialmente impossibile da verificare. Anche questo è un problema che evidentemente poi pesa sulle cose che ha detto il nostro Difensore Civico.
Chiedo dunque non tanto un dibattito istituzionale, già inutilmente fatto in questo Consiglio, nel senso che ad esso non sono seguiti provvedimenti o iniziative di intervento reale, bensì un dibattito a livello programmatico fatto dalla Giunta in termini di proposizione rispetto alle sollecitazioni fatte dal Difensore Civico.
Debbo ancora dire, contrariamente a quanto diceva il collega Devecchi a nome del Gruppo DC, che non credo che il dott. De Martino nella sua relazione sia stato un pessimista; anzi, ritengo sia un inguaribile ottimista, perché ha il coraggio e la volontà di considerare ancora interlocutori seri e responsabili le istituzioni e chi le rappresenta.
L'appello disperato alla funzionalità di un istituto così importante è ancora un tentativo di valorizzare un qualche cosa che fino ad oggi ha dimostrato di non poter più essere valorizzato se non profondamente cambiato e riformato. Questo è il punto. Non penso che il problema sia quello di dare più strumenti al Difensore Civico. Se un Difensore Civico che ha competenze così limitate dal punto di vista legislativo e ha competenze interne all'istituzione Regione, non è stato in grado di smuovere neanche l'istituzione rispetto alla quale ha delle competenze, mi domando se un'operazione puramente istituzionale di mettere in piedi un Difensore Civico che operi anche all'esterno dell'istituzione sia in grado di competere contro il sistema di potere che si è determinato in questo Paese. Esso si va a scontrare sicuramente con un sistema di potere che vive di se stesso e quindi è nella condizione, se è delegato da questo sistema di potere, di operare in termini reali e di difesa degli interessi calpestati dei cittadini.
Ritengo invece che l'operazione debba essere esattamente l'opposta.
Ritengo che una seria operazione sia quella di distinguere nettamente l'organizzazione della difesa dei diritti dei cittadini dalle compromissioni con le istituzioni, anzi, deve essere garantita una dialettica corretta e costruttiva tra istituzioni e cittadini organizzati ma ai cittadini vanno dati strumenti perché si possano e si debbano organizzare. Faccio degli esempi. In questa Regione non si è mai riusciti a fare - nonostante nella passata legislatura ci fosse una proposta di legge precisa - una legge sull'associazionismo democratico. Questa è una Regione che continua ad operare con il cosiddetto associazionismo in termini di condizionamenti: "ti devi rivolgere all'Assessore". Un organismo associativo, dovendosi rivolgere alla struttura gestionale, non ha la garanzia legislativa che gli permette di essere un soggetto politico autonomo che si rapporta con l'istituzione in termini autonomi, e quindi con capacità dialettica e in grado di essere un interlocutore valido dell'istituzione. Mi pare che l'assenza di strumentazioni che garantiscono il crescere associativo della società civile venga a suffragare le posizioni del nostro Difensore Civico, ancora inguaribilmente ottimista nelle sue formulazioni.
Su questa difficoltà ci deve essere una riflessione autocritica da parte delle istituzioni e del sistema dei partiti. Sto seguendo, a livello nazionale, il tentativo di un gruppo di deputati di varie aspirazioni anche se il primo firmatario è l'onorevole Bassanini, che intende promuovere una legge sull'associazionismo. Vi è un accordo tra parti di forze politiche molto diverse, ma quando si è arrivati alla formulazione presso la Camera di un progetto concordato, esso si è incagliato nei rapporti con i Gruppi parlamentari, perché l'approvazione della legge sull'associazionismo avrebbe messo in moto un meccanismo non tutto controllabile dal sistema dei partiti. Ecco perché è in atto uno scontro particolare che deve essere opportunamente valutato.
Sulle cose dette dal Consigliere Marchini ho dei dubbi sulla loro agibilità (cioè se siamo noi a concedere ad altri queste cose); invece ritengo che le proposte formulate nella relazione del collega Valeri siano una base di riflessione. Ma se queste valutazioni non sono suffragate da strumenti legislativi, quali ad esempio una legge generale sul volontariato, una legge che incentivi e valorizzi il ruolo dell'associazionismo, una legge che affronti seriamente il problema dell'informazione, credo che in assenza di tutto questo il resto sia il solito dibattito di facciata che le istituzioni e molti partiti devono fare per salvaguardare la loro immagine. Ma nella sostanza nel rapporto tra istituzioni, partiti e società, il cittadino non vede nessuna modifica a favore dei suoi calpestati diritti.
In questo senso, auspico che a conclusione di questo dibattito non solo venga parzialmente affrontato il problema del Difensore Civico, ma ci sia un sistema di interventi già previsti dallo Statuto e mai applicati, che diano gambe e sostanza al procedere di un rapporto diverso e più garantista per i cittadini nel rapporto tra istituzioni e partiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Devecchi, parlando a nome del Gruppo DC e riferendosi alle pesanti ed amare considerazioni fatte nella relazione del 1988 dal dott. De Martino, ha detto che il Difensore Civico ha interpretato in maniera eccessivamente soggettiva le sue funzioni, e da questa interpretazione non oggettiva e non serena (questo era il concetto svolto da Devecchi) ha tratto delle conclusioni pesanti, pessimistiche ed amare nei confronti dell'Amministrazione regionale.
A me non pare che le considerazioni amare e pessimistiche del dott. De Martino possano essere considerate un frutto della sua interpretazione soggettiva. Infatti, quando dice e scrive che l'istituto non è stato sufficientemente pubblicizzato, denuncia un fatto oggettivo e una precisa inadempienza dell'Amministrazione regionale (quindi della Giunta), con riferimento all'art. 9 della legge istitutiva dell'istituto, laddove si dice: "l'Amministrazione regionale informa la collettività regionale attraverso gli strumenti a propria disposizione, in ordine all'attività del Difensore Civico e ai risultati degli accertamenti esperiti".
Devo ricordare che la legge n. 50/81 venne votata in quest'aula all'unanimità, quindi fummo tutti d'accordo sulle normative ed anche sull'art. 9, dove si parla della necessità di informare la collettività dell'attività del Difensore Civico. Su questo c'è stata un'inadempienza quindi bene ha fatto il Difensore Civico a sottolinearla senza dare interpretazioni soggettive e capziose.
Nell'introduzione della relazione del 1988 lamenta che le sue relazioni pregresse 1986-1987 non sono state discusse. Inoltre dice un fatto altrettanto vero, quando soggiunge che non sono stati presi in considerazione dall'Amministrazione regionale i suggerimenti da lui formulati, non soggettivamente ma nel rispetto e in adempimento dell'art. 2 della legge, laddove si precisa che è obbligo del Difensore Civico suggerire i mezzi per l'eliminazione delle negligenze, irregolarità o ritardi che ha riscontrato. L'art. 2 lega con l'art. 4 della legge istitutiva, dove si dice che le sue conclusioni (le sue conclusioni non sono altro che i suggerimenti dei mezzi e dei rimedi per eliminare le irregolarità, le negligenze e i ritardi) vanno comunicate non solo alla parte interessata, ma anche al Presidente della Giunta.
Ora io non voglio criminalizzare ad personam il Presidente della Giunta, però mi si consenta di dire che le affermazioni del Difensore Civico sono esatte, allorquando pesanti ed amare, perché dice: i miei suggerimenti, i miei rimedi, le mie conclusioni non sono state prese in considerazione dall'Amministrazione regionale; a meno che mi si dimostri o mi si dica che le conclusioni e i suggerimenti di De Martino sono stati oggetto di presa in considerazione da parte della Giunta, da parte del Presidente o di un Assessore all'uopo delegato, e ci sia stato un dialogo e una reiezione di questi suggerimenti. Ma ho motivo di ritenere che tutto questo non si sia verificato.
E ancora nella relazione, quando il Difensore Civico fa un'altra amara constatazione, allorquando dice che i suoi interventi extra ordinem presso Pubbliche Amministrazioni, diverse da quella regionale, hanno portato in quasi tutti i casi ad un risultato favorevole, mentre gli interventi per negligenze, omissioni segnalategli o irregolarità dell'Amministrazione regionale hanno conseguito un risultato fruttuoso solo in due casi, per di più con un ritardo semestrale od annuale. Evidentemente denuncia delle cose vere, reali, cadute sotto la sua percezione, e quindi non vedo perch si debba dire che è stato un pessimista o ha, per così dire, calcato la mano nel denunciare queste inadempienze dell'Amministrazione.
Fatte queste considerazioni, non c'è che da rimarcare le dichiarazioni rese dal Difensore Civico e non c'è altro da dire che bisogna arrivare ad un mutamento di rotta, se non si vuole dichiarare il fallimento o il quasi fallimento dell'istituto del Difensore Civico. Perché? Perché è vero che ha tutelato un numero considerevole di cittadini per questioni che riguardavano negligenze o disfunzioni della Pubblica Amministrazione regionale e non regionale, però le sue funzioni - come si ricordò sempre in sede di discussione della legge istititutiva - non avevano e non hanno da essere quelle di un ufficio reclami, ma dovevano essere funzioni che cogliendo l'occasione delle negligenze riscontrate, servissero a correggere le ragioni di queste disfunzioni, e quindi a far provvedere l'Amministrazione in tal senso. Ripeto: se non si vuole dichiarare il quasi fallimento, occorre un mutamento di rotta.
Che cosa si è verificato? Si è verificato che le relazioni e le segnalazioni del Difensore Civico non sono state tenute in nessuna considerazione né dal Presidente della Giunta né dalla Giunta e, come peraltro prevedeva la legge istitutiva, neppure c'è stato, nella realtà quel cordone ombelicale previsto sempre dall'art. 4 della legge, laddove si dice che le conclusioni oltre che essere comunicate, ai fini di una presa in considerazione (non certo per notizia), al Presidente della Giunta vanno anche comunicate al Presidente del Consiglio regionale, il quale deve interessare tempestivamente le Commissioni consiliari competenti per materia. La modifica che si propone nella relazione del Consigliere Valeri sulla quale merita di meditare seriamente (ai fini di una modifica, come dicevo), è quella di un'investitura diretta per saltum del Difensore Civico. La Commissione competente direttamente, che potrebbe essere l'VIII o comunque le Commissioni competenti potrebbero direttamente formulare proporre nella maniera più opportuna i rimedi a fronte dei suggerimenti del Difensore Civico, naturalmente esaminandoli con senso critico, e a fronte delle negligenze od omissioni segnalate. Questo, se si vuole evitare che il dibattito sia solo una presa in considerazione della relazione senza arrivare a vere e reali conclusioni.
Passando adesso rapidamente alla seconda parte del mio intervento che riguarda la collocazione del Gruppo sulla proposta di legge Marchini e Santoni (proposta di legge che già approvammo a suo tempo nel 1985), devo dire subito che noi aderiamo incondizionatamente alle linee essenziali di questa proposta in quanto si colloca sulla medesima linea del disegno di legge n. 237 presentato alla Camera dei Deputati dai parlamentari del Gruppo del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale sin dal 2/7/1987 cioè pochi giorni dopo l'inizio della legislatura. Vi aderiamo in quanto l'istituzione del Difensore Civico è un istituto di democrazia diretta e significa partecipazione del cittadino alla cosa pubblica (senza voler enfatizzare questo concetto), ma è anche un aspetto di partecipazione perché in questa maniera, con il tramite del Difensore Civico, il cittadino partecipa a una sorta di controllo della cosa pubblica, ai fini di vedere attuato l'art. 97 della Costituzione che fissa la regola del buon andamento e dell'imparzialità della Pubblica Amministrazione.
Nella concezione delle nostre proposte istituzionali, l'istituzione del Difensore Civico viene a contenere una normativa di chiusura della partecipazione; dopo la nostra proposta di elezione diretta del Presidente della Repubblica, del Sindaco, del Presidente della Regione, del Presidente della Provincia che significano chiarissimamente partecipazione, c'è questa normativa di chiusura con la quale il cittadino partecipa con il tramite con il braccio del Difensore Civico al controllo della cosa pubblica.
Molto opportunamente questo disegno di legge, che, come dicevo, nei suoi lineamenti essenziali è identico a uno che la nostra forza politica ha presentato al Parlamento, amplia le competenze del Difensore Civico rispetto a quelle modestissime della nostra legge regionale; modestissime perché eravamo chiusi nelle strettoie dell'art. 117 della Costituzione (come venne messo in evidenza attraverso il dibattito del 1981) e non potevamo andare oltre all'assegnazione di competenze diverse da quelle strettamente regionali. Come ne fa fede anche l'ultima relazione del Difensore Civico, la lamentela del cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione è segnatamente estesa alla Pubblica Amministrazione statale e parastatale. Infatti, nell'ultima relazione il Difensore Civico ci dice che se furono 120 le richieste di intervento per dedotte o vantate negligenze o inosservanza di leggi, di regolamenti e di discipline della Pubblica Amministrazione regionale, ben 164 (quindi un numero superiore) furono quelle relative a disfunzioni della Pubblica Amministrazione. E' poi citato il caso eclatante dell'Istituto di Previdenza Sociale che, dopo oltre un decennio, non liquida le pensioni definitive ad un gruppo di insegnanti. Penso quindi che il Difensore Civico, istituito nello spirito di questa proposta di legge nazionale e nello spirito della nostra proposta che adesso andremo ad approvare prevedibilmente, anzi, sicuramente all'unanimità, consentirà un ampliamento di queste sue funzioni nell'esaminare le giuste e legittime lamentele nei confronti di certi enti.
Peraltro riteniamo che, accanto a questa proposta del Difensore Civico con legge nazionale vadano prese in considerazione (anche se non in questo momento) altre proposte, non per voler vedere una proliferazione dell'istituto del Difensore Civico, ma perché certe materie per così dire specializzate e specializzanti richiedono un istituto del Difensore Civico a latere di quello che potremmo chiamare, quando sarà instaurato l'ombudsman tradizionale. Mi riferisco ad una proposta di legge già giacente presso il Parlamento e che prevede l'istituzione del Difensore Civico per l'ambiente su scala nazionale. Questa materia è di attualità e poiché è particolarmente complessa e delicata, merita un Difensore Civico autonomo e distinto da quello normale e tradizionale tipo "ombudsman". Su questo argomento devo anche ricordare che sono ancora giacenti (saranno peraltro calendarizzate quanto prima nell'VIII Commissione) proposte di legge che riguardano l'istituzione se non del Difensore Civico in senso tecnico, di un istituto sostanzialmente identico qual è il garante per l'informazione ambientale.
Altro Difensore Civico che, a nostro avviso, dovrebbe essere proposto e dovrebbe poter entrare in funzione è il Difensore Civico per la donna per la reale attuazione della normativa della pari opportunità, che finora è stata sì normata sul piano nazionale da una legge del 1977 (normata poi di riflesso in questa sede regionale), ma che è rimasta solo con un significato normativo mai attuato.
Con queste considerazioni, preannunzio il voto favorevole del Gruppo MSI-DN alla proposta di legge presentata dai Consiglieri Marchini e Santoni, mentre per le altre considerazioni svolte ritengo necessario un rilancio dell'istituto. Fra tutte le iniziative da assumersi, ritengo sia particolarmente urgente la pubblicizzazione, attraverso un'opportuna informazione della collettività, dell'esistenza del Difensore Civico nella Regione Piemonte. Noi "addetti ai lavori", evidentemente, lo conosciamo ma le scarse fasce di cittadini che si sono rivolte all'ufficio dimostrano che l'istituto è sconosciuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo rimasti al di sotto del numero di una squadra di calcio con le sue riserve, ma credo che non sia un fatto eccezionale: se la rosa dei calciatori di una squadra può essere più ristretta, dovranno correre di più quelli che sono rimasti.
La relazione del Difensore Civico dott. De Martino è un documento importante e pregevole, che meriterebbe attenzione da parte di questo Consiglio in un momento in cui vediamo che la trasformazione della società viene avocata da alcuni interessi e da alcune forze. Si dice che "il politico va appresso", cioè pare che la dimensione dell'operare veda il momento pubblico e l'espressione politica di cui ne è matrice come un fatto secondario e residuale.
Il dibattito che avviene oggi, invece, potrebbe essere un'opportunità per, anche da questo versante, riuscire a legittimare meglio il carattere e il ruolo di un pubblico che in questo Parlamento subalpino amiamo considerare più diffuso, non realmente interpretabile da un centralismo statalistico. Inoltre, i caratteri di una democrazia sono propri del fatto che si possono vedere con trasparenza le procedure del suo funzionamento la prevedibilità delle stesse, la tranquillità sugli atti dovuti, la fiducia in una capacità di evolversi, per cui sostanzialmente non occorrono delle rotture o delle spinte drammatiche. Questa è la fiducia dei cittadini nell'istituto democratico. Questo istituto funziona più o meno bene nelle diverse realtà nazionali nell'Europa occidentale; nella nostra probabilmente, rimarca nei suoi funzionamenti interni alcuni limiti che, in qualche misura, possiamo concorrere a rimuovere con la nostra operatività.
In fondo, la forza di una comunità si misura con la sua coesione e con la sua capacità di stare attorno e credere a quelle che possono essere le istituzioni. Se queste istituzioni non sono in grado di essere sufficientemente trasparenti e rispondenti alle esigenze del funzionamento per ragioni di negligenza, di omissione, di irregolarità, evidentemente la coesione della comunità si riduce e si perde quell'efficacia nell'azione sociale, politica ed economica.
Affrontando questo problema, noi cerchiamo di minimizzare gli interventi personalizzati per la tutela dei diritti oppure per le legittime ragioni del cittadino, il meccanismo dei favori, il fatto che il cittadino non sapendo come risolvere un problema, si rivolge al politico in un rapporto che spesso degenera in elementi clientelari. Il riuscire a rendere più trasparente, il poter dare un interlocutore diretto, facile da raggiungere e con il quale è facile dialogare, minimizza quella degenerazione della politica che, in qualche modo, è quella di gestire il non funzionamento del pubblico. Quante fortune politiche di vari soggetti politici sono state costruite proprio nell'andare a cercare di risolvere gli elementi di distorsione o di ritardo nella procedura. In questo modo lavorando su questo aspetto potremo concorrere a cambiare in piccolo la formazione dei gruppi dirigenti, perché in qualche modo togliamo spazio a quelli che usano andare loro ad informarsi del ritardo di una pratica di un cittadino (cosa che credo sia la parte più degenerata della politica).
Occorre dunque minimizzare il bisogno di tutela del cittadino dando degli automatismi, delle procedure che garantiscano che non ci sono logiche per le quali il cittadino indifeso, senza rapporti, si vede messo in ritardo rispetto alla prevaricazione di un cittadino con rapporti.
Spero che il Presidente della Giunta, nella sua replica, possa accogliere le sollecitazioni espresse e puntualizzate nella relazione votata all'unanimità dall'VIII Commissione.
Il Difensore Civico potrebbe concorrere a minimizzare le distorsioni a cui accennavo in precedenza, e potremmo anche pensare ad una sua specializzazione. Il collega Majorino parlava dell'ipotesi del Difensore Civico per l'ambiente. Non so se sia utile una segmentazione del ruolo dei caratteri dei Difensori Civici; tuttavia mi sembra un segno specifico rispetto ad un'emergenza particolare. Vedrei meno, collega Majorino, la figura del Difensore Civico per la donna, in quanto nella Commissione regionale per l'impiego esiste l'agente delle pari opportunità, che catalizza l'espressione della società per quanto riguarda gli aspetti soprattutto nella sfera dei rapporti di lavoro, della condizione della donna.
L'elemento fondamentale - come è stato sottolineato più volte è che occorre ampliare la capacità recettiva della struttura del Difensore Civico, con due caratteri: l'uno, un'informazione adeguata a rendere il cittadino consapevole che esiste questo interlocutore, questa interfaccia con la Regione; l'altro sono le presenze nel territorio. Vogliamo che siano i cittadini torinesi quelli più privilegiati rispetto alla presenza del Difensore Civico, perché è comodo, è vicino, è a due passi; evidentemente il cittadino di Verbania, di Tortona, di Ovada, di Ormea o di Varallo si vede più penalizzato in questo senso. Credo quindi che occorra pensare anche ad una presenza sul territorio in forme da valutarsi, che sia però in grado di dare perlomeno non una grande distanza nella possibilità di poter far valere i propri diritti a tutti i cittadini del Piemonte.
Occorre da parte della Giunta fare uno sforzo (nel limite ovviamente di tutti i vincoli) di risorse, di possibilità di personale, di procedure che abbiamo costruito attraverso l'espressione legislativa. Anche in questo senso, c'è una responsabilità di noi amministratori nel formare le leggi nell'articolare le procedure, nel pensare all'organizzazione generale della Regione e probabilmente anche nel pretendere l'elevarsi di una cultura del dipendente pubblico nel rapporto con il cittadino, che potrebbe rappresentare il cliente se volessimo vedere in questo tipo di rapporto un riferimento di mercato. Qualche riferimento di mercato c'è; è dato per noi dalla legittimazione della nostra istituzione e non sarà misurato attraverso il calo del fatturato, ma sarà misurato attraverso il calo della legittimazione.
In questo senso, anche noi amministratori abbiamo precise responsabilità quando elaboriamo leggi e procedure, quando diamo attraverso i processi di riorganizzazione della Regione i caratteri della funzionalità degli uffici.
Ritengo molto importante quanto diceva il collega Marchini a proposito della proposta avanzata dal suo Gruppo, che dovrebbe vedere anche un sostegno dei parlamentari attorno a questo tipo di tendenza, in modo da ridefinire le competenze che la Costituzione dà con l'art. 117 a questo spazio.
In sostanza, credo vada legittimata la funzione del Difensore Civico in tutti i sensi. Capisco anche che il problema della sostituzione del dott.
De Martino sia un problema grandissimo, perché questo già funzionario pubblico ha mostrato alta competenza e alta sensibilità: un'alta concezione del ruolo del pubblico, un amore per il pubblico, che è una cosa che fa onore ed è sempre più scarsa, ahimè, ma fa onore soprattutto in questa fase in cui dappertutto, tutti, potete vedere, anche sui mass media, quanto spazio al lavoro che le assemblee elettive svolgono viene dato.
Credo che alla fine di questo dibattito il Consiglio dovrebbe elaborare un ordine del giorno di indirizzi alla Giunta, che possa essere un elemento costruttivo, capace di recepire il duro, paziente, e animato da un amore per il pubblico, lavoro svolto dal nostro Difensore Civico, in modo che vi possano essere elementi utili alla Giunta per poter fare, nei limiti delle possibilità, ma certamente portando al massimo queste possibilità, le trasformazioni necessarie per strutturare questa figura nel modo più adeguato. Credo che anche attraverso il versante del Difensore Civico si possa elevare quella che è la cultura di un pubblico diffuso, capace di avere un riconoscimento immediato da parte della propria comunità. Anche agendo in questo modo, ritengo si possa elevare quella coesione della comunità che è un fattore essenziale per il suo sviluppo, sia nella sfera delle relazioni civili, sia negli aspetti dello sviluppo economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, molto velocemente mi inserisco in questo dibattito sul Difensore Civico per annunciare la presentazione in data odierna da parte del nostro Gruppo di una proposta di legge regionale al Parlamento per l'istituzione di un Difensore Civico per la donna.
Per la verità, questa è un'idea che ci girava in mente da molto tempo e che pensavamo tutte le volte che si parlava di pari opportunità o quanto meno di condizione femminile. Ma niente di meglio che farlo oggi che si parla di Difensore Civico e della relazione dello stesso. A questo ci ha spinto il fatto che, a distanza di qualche anno dall'applicazione della legge sulla parità uomo e donna, dobbiamo constatare e quindi affermare che la differenza di trattamento nel campo del lavoro non è ancora stata affatto recuperata.
Fermo restando il concetto che alla donna come ad ogni cittadino deve essere garantito il diritto costituzionale di scegliere il proprio lavoro va detto e sottolineato che in tema di lavoro femminile, pur essendovi una norma legislativa, esistono purtroppo discriminazioni indirette che vanno ben oltre la stessa parità formale di trattamento. E questo dato è confermato di volta in volta dalle indagini del Centro nazionale di prevenzione di difesa sociale sull'analisi della legislazione e della giurisprudenza in materia di lavoro femminile.
A parte altre considerazioni che mi porterebbero troppo lontana, ma che comunque dimostrerebbero che troppi organismi o Commissioni che si occupano della stessa materia creano confusione o comunque certamente conflitti di competenza (cosa che non facilita il procedere di iniziative di per s anche lodevoli), mi fermo a dire che non basta che la norma esista, ma che essa deve essere anche rispettata.
Occorre, dunque, individuare un organo che tuteli realmente la donna nel suo diritto di accedere ed operare nel mondo del lavoro, un organo a cui spetti il compito di collaborare sia pure con la Commissione di pari opportunità per promuovere la parità di opportunità e per far rispettare la normativa vigente; questo, a nostro avviso, non può farlo altro che il Difensore Civico per la donna. Questa figura esiste già da tempo, e lo sappiamo tutti, in altri Paesi della Comunità Europea: andiamo incontro all'Europa, allineiamoci dunque a quelle che sono le iniziative europee.
Questa proposta, io penso, non è n' superflua n' ripetitiva: il Difensore Civico ha lo scopo di controllare l'applicazione della legge e di tutelare il cittadino, sia nella sua sfera di autonomia di fronte ai poteri della Pubblica Amministrazione, sia in specifiche situazioni ritenute rilevanti dalla legislatura.
Credo che i motivi da me esposti, naturalmente a nome del mio Gruppo motivi portati a supporto del nostro progetto di legge, siano sufficienti a consentire che il Consiglio invii in Commissione al più presto e poi vari questo progetto, naturalmente anche con altri Gruppi, se ad altri Gruppi interesserà questa nostra iniziativa.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,30 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prosegue l'esame del progetto di legge n. 274.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò un intervento molto rapido perché la relazione, frutto del lavoro della Commissione ma credo vada sottolineato - anche frutto del lavoro personale accurato e completo che ha compiuto il compagno Valeri (non solo Presidente della VIII Commissione, ma autorevole rappresentante del mio Gruppo), mi esime del tutto dal ritornare su questioni che sono state poste nella loro quantità e anche nella loro qualità in maniera forte da questa relazione. Quindi prendo la parola solo per porre tre questioni. Mi spiace che in questo momento non ci sia il Presidente della Giunta; comunque continuo il mio intervento perché il primo argomento forse può essere reso anche in assenza del Presidente della Giunta. E' la novità di quest'anno. Dobbiamo chiederci perché siamo arrivati solo quest'anno a discutere e in maniera abbastanza completa la relazione del Difensore Civico, cosa che non eravamo riusciti a fare nei due anni precedenti. Si possono dire molte cose. Si pu dire, ad esempio, di una media questa è autocritica - attenzione insufficiente ad una questione che rappresenta uno dei pochi legami esterni indiretti che ha la Regione sul versante della tutela dei diritti, quindi dei principi fondamentali della convivenza di una comunità. Credo però che la vera ragione, la vera spiegazione ci sia offerta da quello che è avvenuto quest'anno, per iniziativa dell'VIII Commissione, e in particolare lo voglio segnalare - del Presidente dell'VIII Commissione. Non che io sia sempre d'accordo con il Presidente dell'VIII Commissione, che è un mio compagno, però va ricordato il lavoro che il Presidente dell'VIII Commissione ha svolto insieme ai colleghi, che hanno dato una mano. Un valido apporto è venuto dai colleghi Devecchi, Majorino e Fassio, che hanno posto il problema e hanno deciso di istituzionalizzare - dando quindi un contributo fondamentale in Commissione con l'analisi, la lettura, la consultazione e la verifica della relazione - il Difensore Civico. Questa iniziativa è la vera novità che ci ha permesso di arrivare in tempi ragionevoli a discuterne in maniera abbastanza approfondita, compiendo quello sforzo tradotto compiutamente nella relazione. Mi sembra un segno importante di come le Commissioni, se gestite con una chiara finalità, un obiettivo di realizzazione completa attraverso il meccanismo istituzionale delle prerogative dell'istituzione da una parte e dei diritti dei cittadini dall'altra, possono essere di grande utilità. Non è avvenuto prima perch la relazione, che arrivava dal "mare magno" delle questioni dei Capigruppo non era considerata urgente in quanto non necessitava di approvazione o meno, ma era questione da dibattere. Devo dire che sul terreno precipuo dello Stato di diritto e della capacità di rispondere alle molte questioni dei diritti dei cittadini il clima si è molto affievolito, e lo dico autocriticamente perché i ritardi denunciati non vanno riversati solo sugli altri. Certe constatazioni, secondo me, dovrebbero essere fatte man mano che si svolgono le cose, anche ad utilità dei rinnovi delle Commissioni dell'attribuzione delle Commissioni, dell'utilità della presenza nelle Commissioni. Non ho difficoltà a dirlo e non credo, vista la mia storia e le mie caratteristiche, di poter essere accusato di parzialità; è una constatazione peraltro venuta anche dai colleghi. Questo è il primo punto: novità utile che andrà perseguita anche il prossimo anno. Ritengo utile continuare questo meccanismo di prima lettura in sede della Commissione competente, di analisi, di un'esplicazione maggiore come consultazioni incontri con i Comuni; in sostanza, quello che non abbiamo potuto fare oggi per mettere a punto la stabilità di uno strumento come questo organo, che deve essere utile e non può essere solo declamatorio o di denuncia.
Il secondo punto che voglio trattare - e che è emerso anche negli interventi dei colleghi Devecchi, Tapparo e Majorino - riguarda una questione che io ribadisco essere una delle questioni prioritarie anche per i futuri appuntamenti elettorali e su cui noi giocheremo le carte più forti possibili, ed è la questione del ripristino dello Stato di diritto. Noi sappiamo che nei periodi di transizione e di trasformazione, di cambiamento anche culturale e sociale (e ne avvertiamo oggi le conseguenze), ciò che è messo maggiormente in forse è proprio lo schema, l'orditura dello Stato di diritto. Sono sempre più frequenti nella società, ma poi sono molto visibili come risvolto nella politica, le incursioni, i comportamenti che derogano regole, anche senza abrogarle, che fuoriescono da quelle che sono le garanzie che uno Stato deve offrire. Non è detto che tutte le regole vecchie debbano sempre valere. E' chiaro, però, che vanno cambiate e che debbono esserci. Lo Stato di diritto presiede alla convivenza dei cittadini e la garantisce con regole, scritti e comportamenti coerenti ed adeguati. Sappiamo che laddove lo Stato di diritto viene rotto segue la legge del più forte, la legge dell'arroganza del più forte, dell'insidia del più forte, dell'abilità strumentale o clientelare del più forte. In questo senso, la questione dei diritti dei cittadini e delle loro aspettative è una questione enorme, e non solo in funzione di quello che noi sappiamo essere il fenomeno astensionista, che è perfino inferiore a quanto è nella vocazione intima delle persone (ad esempio, delle persone che vanno a votare ma che non vorrebbero più farlo). Esiste una questione di diritti, e in una società complessa non è una questione semplice. Io riconosco l'enorme complessità del problema, però è anche vero che la nostra prima funzione come eletti politici dovrebbe essere quella di pensare a questo. Per questo noi indichiamo tale priorità. Come anche il collega Valeri richiamava nel suo intervento, notiamo, sia pure colpevolmente in ritardo e al di là di qualche incapacità o insensibilità o comunque retrocessione dell'argomento, delle riforme o degli aggiustamenti sul piano delle regole da parte della maggioranza e della Giunta. Il Presidente Beltrami, con il suo scatto, ha rilevato tutte le inefficienze sono scatti rari, ma ogni tanto li fa (si vede che anche lui è un po' stanco). E' pur vero che lo scatto denota che non si sente e non vuole fare S. Sebastiano, e io lo accetto, però il Presidente Beltrami deve anche avere presente che una funzione alta come la sua o quella della Giunta rinvia necessariamente a dei tentativi e ad un lavoro di costruzione, che io credo prioritario, sul piano della ricostituzione delle condizioni dello Stato di diritto, che invece non mi sembra siano all'attenzione di questa Giunta, nei fuochi veri, nemmeno nel programma e nei comportamenti. Questo mi pare preoccupante.
Raccolgo l'invito del Capogruppo socialista Tapparo e lo faccio mio.
Non si può fare adesso, ma, se i Gruppi convengono, partendo magari dal lavoro dell'VIII Commissione, si potrebbe adottare un ordine del giorno di indirizzi, dopo l'approvazione della legge sottoscritta con il Gruppo liberale, per determinare su questo piano almeno alcuni primi punti.
Arriviamo quasi in extremis, ma qualcosa si è prodotto. Noi vorremmo almeno lasciare a testimonianza di questa legislatura, rivendicando in pieno la funzione politica che abbiamo tentato di esercitare in materia certo accogliendo di buon grado i contributi di altri Gruppi, nonch qualche significativa nuova regola di autoriforma. Credo che combinando queste nuove regole con questo ordine del giorno di indirizzi, in materia di diritti dei cittadini per quanto afferisce alla Regione, potremmo ottenere un primo risultato o almeno lasciare aperta una porta per la nuova legislatura. Poi, con libertà, in campagna elettorale giocheremo le nostre carte; noi intendiamo giocarle fin d'ora. Il nostro partito sta delineando uno schema per contribuire alla costruzione di uno schieramento alternativo di sinistra e ambientalista, che si basi sul ripristino dello Stato di diritto.
Vi confesso che, avendo fatto una campagna europea molto serrata, ho sentito da più parti forte la richiesta di ripristino dello Stato di diritto. E' vero che ciò sembra contraddetto dal fatto che molti nel "non Stato di diritto" vivono bene; però sappiamo che per molti non è così, e non è detto che perfino quelli che ricavano dei vantaggi, non possano auspicare regole più chiare e garanzie più forti per i cittadini. Enuncio questo principio come questione politica che questa occasione mi dà.
La terza considerazione riguarda la persona del Difensore Civico. Era stato fatto un accordo fra tutti i partiti, che fu originato dalla riflessione comune dei due maggiori partiti. La nomina del Difensore Civico è stato un atto opportuno e giusto.
L'ho visto molto impegnato su questo tema, con un bagaglio e armi che gli derivano da una indubbia conoscenza dei meccanismi dello Stato; ha una originalità sua nel porsi e ha cercato di rivestire questa funzione come interprete, non giovanissimo ma ancora valido, di una concezione del pubblico, ma io dico dello Stato di diritto. Questo è un elogio non rituale al Difensore Civico, e la richiesta di un suo contributo; anche se ci rendiamo conto che essendo scaduto dobbiamo provvedere alla sua sostituzione, deve essere riconosciuto il suo operato.
Perché si è arrivati finalmente a discuterne? Va detto intanto che il nostro Gruppo ha avuto un ruolo indispensabile attraverso il Presidente della Commissione, il compagno Valeri. In secondo luogo, noi poniamo la priorità politica sul ripristino delle condizioni dello Stato di diritto anche attraverso nuove regole. In terzo luogo, un'obiettiva considerazione molto favorevole del comportamento e dell'operato del Difensore Civico. In conclusione, dobbiamo intensificare il più possibile, attraverso la combinazione dell'azione di governo (che deve essere però esercitata) e del controllo dell'opposizione, l'azione di proposta. Dobbiamo caratterizzare il più possibile la Regione come un momento di riferimento per gli altri e questo è per noi facile avendo lo strumento legislativo, una tradizione alle spalle e dovendo osservare uno Statuto, o comunque farne uno nuovo ad una condizione: il ripristino di condizioni di parità e di garanzia dei cittadini.
Mi chiedo, ad esempio, se questioni come le ferrovie (che ha posto il collega Devecchi) o altri servizi non debbano essere uno dei terreni di esplicazione dell'attività politica della Giunta e del Consiglio regionale in maniera forte, al fine di coprire un bisogno diffuso. Credo che oggi la grande riforma sia quella che, con il ripristino dello Stato di diritto preveda il ripristino dell'ordinaria amministrazione, del funzionamento ordinario e corrente delle cose.
Ci pensiamo abbastanza? Questa occasione ci servirà per questo: quali spunti trarremo, quale impegno si dedicherà? Iniziamo dal presiedere le Commissioni in un certo modo, Presidente Rossa, perché ci sono modi diversi per presiedere. Ad esempio, se nelle consultazioni non sappiamo interpretare il bisogno di colloquio della comunità; se intendiamo le consultazioni come una grande (ma sempre più piccola) registrazione, che può essere fatta per via fax, credo che abbiamo perso l'occasione di garantire, in quel momento, un primo diritto: il diritto al dialogo, il diritto al confronto, come alimentazione democratica delle nostre decisioni. Ho fatto un esempio, non traggo le conclusioni, ma qualche addetto ai lavori sa benissimo che cosa voglio dire. Ci sono modi di presiedere le Commissioni che non sono ammissibili per quanto riguarda i diritti dei cittadini, i diritti dei consultati, i diritti di chi svolge le consultazioni (Giunta o Consiglieri), che magari hanno lavorato ad un progetto di legge e intendono capire dalla comunità cosa serve per cambiare.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Vittorio Beltrami, per la replica.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta regionale si colloca davanti alla relazione e ai comportamenti del Difensore Civico con totalità di rispetto, di attenzione e, per quanto valga, con gratitudine. E' sì vero che forse non è ruolo gratificante per chi lo svolge, di certo ha provvidenziale ricaduta sulla comunità. Lo è soprattutto se si pensa non tanto alla fragilità, alla precarietà di una funzione, di una presenza - ripeto prestigiosa - alle difficoltà che incontra, quanto per il collocarsi del Difensore Civico entro il vigente ordinamento giuridico, che oggi gli consente di collocarsi complessivamente nei confronti di tutta l'Amministrazione pubblica, dallo Stato in giù, dalle aziende pubbliche alle strutture del SSN, e non della sola struttura regionale. Di collocarsi, però, principalmente non già per la norma legislativa, che non gli dà questa facoltà complessiva, quanto per il riconosciuto prestigio del quale gode il nostro Difensore Civico.
Nasce da legge regionale, lo ha testé ricordato il collega Bontempi una felice intuizione; per certi aspetti però questo rivolgersi complessivamente alla comunità è demandato e non può che discendere da un più complesso, non dico prestigioso, ma omnicomprensivo intervento da parte della comunità nazionale. In effetti, al di là di quel che è contenuto nella relazione (che certe risposte sono intervenute di più da quella parte che non da quest'altra), è pacifico che talune penetrazioni sono consentite e possibili unicamente se c'è questa previsione di ampio respiro che discende solo da una norma legislativa legata ad un pronunciamento parlamentare. Da qui quindi l'auspicio per l'iniziativa legislativa che l'VIII Commissione ha licenziato all'unanimità, perché anche le altre iniziative di carattere e di origine parlamentare possano di pari passo muoversi, uscire dalle aule parlamentari e diventare norma. Diciamo per che le molte difficoltà non hanno impedito di sfondare, di vincere le resistenze, di sensibilizzare, di togliere talvolta il cittadino dal senso dell'isolamento.
Non sempre - sostiene il Difensore Civico, e qui non intendo qualificare se in chiave di pessimismo o di malinconia - si riesce ad essere ascoltati. Non vorrei fare dei riferimenti di livello ritengo anche relativamente diverso, o comunque quanto meno di uguale dignità, ma mi vengono in mente le stesse prediche inutili di Einaudi, che erano proprio tali perché non sempre erano ascoltate dalla gente.
Essere richiamati non sta per colpevolezza, non sta per criminalizzazione; la Giunta è quindi disponibile ad accogliere le censure le critiche ed è disponibile a fare autocritica. Per la verità, sono anche dispiaciuto che qualche Assessore possa essersi infastidito. Io non mi sono infastidito per quello che ha scritto il Difensore Civico, non perché il dott. De Martino non riesca ad infastidire: è persona dotta, seria e preparata, vorrei dire coraggiosa perché in tutti i tempi, anche con destinatari diversi dagli attuali, ha seguito tale comportamento rigoroso in apparenza duro ma coerente e, direi, alla fine significativo.
Quindi ringrazio a nome della Giunta il Difensore Civico, soprattutto faccio voti perché i rilievi nei confronti della struttura del palazzo abbiano a trovare risposta giusta, correttiva e migliorativa.
Il fatto che un funzionario - è stato detto questa mattina dal Consigliere Valeri - si senta stimolato a migliorare può essere vero; per carità, ci saranno casi grami, però bisogna stare attenti a non generalizzare. E' possibile che ci sia stata qualche risposta deludente, ma chi accede al Difensore Civico è persona, livello di richiesta o di domanda che normalmente si trova già ad avere esperito per suo conto tutte le iniziative pensabili ed impossibili, per cui si rivolge a questo come estremo elemento di riferimento, come ancora di salvezza, direbbero i più.
Ecco perché non mi sentirei - e lo dico a tutte lettere - di mettere in un fascio unico tutti i funzionari e i collaboratori che lavorano. Forse questa è una carenza della relazione del dott. De Martino: quella di non avere sufficientemente richiamato quelli che lavorano e avere colto semplicemente solo quelli che, con arroganza o trascuratezza, non hanno dato le dovute risposte alla gente.
Ho visto non pochi dati, e devo anche dire che la relazione è stata presentata il 2 gennaio. Avevo già persino raccolto una memoria dal 9 gennaio; questo per dire che l'avevamo analizzata, vista a fondo e tentato di capire il percorso di questa relazione.
E' un fatto certo: la gente dal di fuori guarda al palazzo - e questo è un pensiero che mi pare sia in tutti - come contenitore di burocrazia, come livello di non risposta o di cattiva risposta alle domande della gente soprattutto di tardive risposte.
Quando abbiamo più volte espresso l'aspirazione di voler tentare di far correre la macchina dell'istituzione pubblica al passo con la macchina del privato, in quello stesso momento abbiamo verificato paurosamente i nostri limiti: i limiti della nostra macchina. E questo non solo perché non abbiamo la possibilità di introdurre quelle sollecitazioni o quelle incentivazioni che il privato può con somma libertà conferire alla macchina che noi non abbiamo. Addirittura qualche Assessore avverte una tensione al trasferimento di funzionari dall'area del pubblico all'area del privato proprio perché catturati dalle migliori condizioni, dalle migliori offerte di ospitalità. Questo vuol dire che talvolta lungo il nostro percorso abbiamo perso per strada non poche preziose energie.
Io mi sento, non per una "captatio benevolentiae", di difendere in larga parte talune posizioni dei nostri collaboratori. N' penso che gli interventi dei colleghi siano stati significativamente portati a fare il contrario, questo lo devo dire per correttezza intellettuale. Certo, ci saranno anche dei furbi, ma questi esistono dappertutto. Sono arrivato in Regione il primo di agosto a livello di governo, di Giunta costituita, e c'erano degli adempimenti che avrebbero dovuto essere assunti entro il 20 agosto dei quali io non mi potevo rendere conto, perché erano cose che per dieci anni un funzionario aveva fatto regolarmente. Quell'anno non l'ha fatto, e mi sono dovuto autodenunciare alla Procura della Repubblica - devo dire con seguiti non certamente entusiasmanti - per non essere catturato da una macchina e dal funzionario che evidentemente si era scostato da una tradizione operativa che era e che è - io ritengo - qualificante dei funzionari della Regione. Nonostante ciò, non mi sento di cogliere tutti in una unica massa di critica.
Sento anche - dico questo per consapevolezza totale e senza altri secondi fini - di dover dire che talvolta questi nostri funzionari non hanno un lavoro facile. Avevo conservato come elemento di riferimento una corrispondenza intervenuta con il Difensore Civico in merito a dei funzionari che non si sentivano di conferire al Difensore Civico dei documenti perché sull'argomento era già intervenuta la Magistratura. Essi dicevano: "Rivolgetevi alla Presidenza", e il dott. De Martino dice: "Se voi non mi date la possibilità di operare, addirittura capisco che non posso svolgere le mie funzioni e il mio ruolo". Poi le cose sono andate a posto attraverso un colloquio fra lo stesso Difensore Civico e il Magistrato.
Talvolta ci sono anche dei dipendenti...



BONTEMPI Rinaldo

Credo che, sulla questione della difficoltà di risposte da parte dei funzionari (c'è sempre una parte fisiologica), lo scasso organizzativo che deriva da anni di nebulosa organizzativa di questa Regione sia, ad esempio uno dei punti essenziali. Questa è una priorità e la rilancio, perché i funzionari che hanno dentro lo stato del diritto e lo vogliono attuare sono messi in condizione di insoddisfazione rispetto a certi percorsi. Mi limito solo a dire questo.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Convengo, perché non è che ci si possa nascondere o ritrarre davanti alla realtà. Forse ho dato eccesso di sottolineatura a questo aspetto, ma devo dire che ci sono dei funzionari che vivono in stato di paura, ed è un dato certo. Ripeto: ci sono dei funzionari che hanno paura. E quando dico paura non intendo approfondire, allargare le maglie di un discorso; dico che ci sono e dico che c'è anche un altro aspetto che rappresenta - mi si consenta di doverlo richiamare - un impoverimento del dialogo politico.
Quando un Consigliere della Regione Piemonte fa un'interrogazione al Presidente del Consiglio e la invia per conoscenza al Pretore territorialmente competente perché individui se dal contenuto della sua interrogazione possa emergere che il beneficiario di una certa attenzione regionale (in questo caso non lo era) o la stessa Regione fossero incorsi nel reato di omissioni d'atti d'ufficio, io dico che questa è una giungla e non è più rapporto politico, che un giorno premia chi stabilisce questa iniziativa, ma poi la fa ripagare il giorno appresso allo stesso e agli altri. Su questo argomento, però, sono andato troppo in là.
Devo allora dire che condivido pienamente l'ultima osservazione del collega Bontempi. Noi abbiamo un ruolo organico sottodimensionato. Da diversi anni siamo ormai sotto di 600, 700 dipendenti rispetto al teorico fabbisogno calcolato dagli organizzatori (poi magari non è tale: io non lo so, riferisco i dati che sono a mie mani). Stiamo assistendo quotidianamente ad un impoverimento delle presenze dei prestatori d'opera in Regione, a tutti i livelli: dal dattilografo che non batte più a macchina determinati provvedimenti a persone di livello elevato di grosse responsabilità, e questo problema lo viviamo nella quotidianità, è un impoverimento non trascurabile.
Mi auguro che la stagione dei concorsi che si è aperta - non dico bene o male - di recente, e che mette in movimento un migliaio di persone, possa metterci nella condizione di recuperare le presenze necessarie per consentirci veramente di dare le dovute risposte. E' un fatto quotidiano: assumiamo trimestrali e li mettiamo a svolgere determinati ruoli; poi quando questi hanno conosciuto la macchina, sono obbligati a salutarci perché devono andare via avendo compiuto i tre mesi di presenza. Sono quindi convinto che è inutile parlare di grossi programmi e di grossi processi rivoluzionari del sistema, quando non riusciamo a dare le risposte alle pratiche della gente. Sono difficoltà - per correttezza devo dire che il collega l'ha rinvenuto prima - che non sono di oggi, appartengono al sistema, rappresentano la pianta da tagliare che comporta una serie di atti che abbiamo già sfrondato, ma per i quali la pianta fa in tempo a cascare in testa alla persona che ci passa sotto. I piani regolatori che vengono restituiti dopo mesi e dopo anni da quando hanno avuto la licenza di scorrimento; gli altri problemi che attengono agli stessi temi ambientali sono drammi che viviamo nella quotidianità, talvolta nell'impossibilità di dare la risposta fisica alle persone. Questo è un dato certo. Qualcuno lo ha richiamato questa mattina: il difficile percorso all'interno del "palazzo", ovvero tra le componenti del sistema. Uffici legati alla Regione che scrivono lettere all'esterno, dicendo: "Ho fatto la tale cosa però il tale ufficio non l'ha ancora mandata avanti", reclamizzando un prodotto che certamente ha qualche difficoltà. Quando nel passato sottolineavo, confrontando il pubblico con il privato, la grossa realizzazione della FIAT, non citavo e non cito assolutamente questo problema per qualsiasi riferimento di sorta, ma come elemento significativo e indicatore che nel volgere di due anni ha portato al recupero di Palazzo Grassi e lo ho consegnato alla società riproponendolo agli antichi splendori. Se penso invece alla costruzione o alla ricostruzione di strutture di carattere pubblico, i tempi necessari all'edificazione delle strutture sanitarie diventano dieci, quindici, vent'anni, con tutte le code che quotidianamente conosciamo. Devo dire poi che talune leggi sono anche invecchiate. Non dico che siano state fatte male - e quindi non entro in chiave assolutamente polemica con chicchessia - ma sono invecchiate e quindi talune pratiche vanno avanti con l'affanno quotidiano.
Giovedì scorso è stata licenziata e mi auguro che il Governo l'approvi la nuova legge sul vincolo idrogeologico e per l'equilibrio del territorio. Questa è una legge che certamente dovrebbe dare un tipo di risposta, quale mi era stata sollecitata all'interno dell'aula. Analogo discorso mi sembra di poter fare per la legge che delega i Comuni o le Comunità montane per certi processi che attengono ai beni ambientali. Come Giunta abbiamo l'impegno di proporre un aggiornamento (dico aggiornamento per non proporre schemi o titoli che possano apparire rivoluzionari rispetto al passato) che attiene alla legge urbanistica n. 56.
Non dimentichiamo inoltre che esistono non pochi problemi. Il collega Avondo, forse un anno fa, ricordava che "quando si tenta di telefonare in Regione non si riesce a parlare". Adesso non dico che questa sia la giustificazione delle non risposte che la Regione non avrebbe dato al Difensore Civico, ma devo dire che al riguardo abbiamo fatto un grosso sforzo e quella è una palla al piede che riteniamo di esserci largamente tolta, non definitivamente, perché sta procedendo in chiave migliorativa un certo processo.
La stessa distribuzione fisica dei palazzi della Regione mi pare un elemento non trascurabile. Abbiamo ventisei plessi in Torino impercorribili per i cittadini, per gli amministratori pubblici che scendono nella città, per tentare di avere una risposta alle loro pratiche.
Stiamo tentando, con il fiato grosso, di organizzarci per un certo tipo di risposta che in parte sta maturando. Quindi, siamo aperti ad uno sforzo per migliorare e per correggere quanto è nel sistema, anche se ciò è dovuto talvolta a zone d'ombra o ad omissioni da parte nostra. Io sento di dover fare questa dichiarazione con totalità di apertura: siamo aperti alla critica e all'autocritica. Devo ringraziare il collega di Tortona, Armando Devecchi, per le parole cordiali e l'attenzione che ha avuto nei confronti della Giunta. Devo dire che il suo intervento, pur non dismettendo la stimolazione, la censura e la critica, ha veramente messo in moto questa sollecitazione individuando dei distinguo, soprattutto con il richiamo a riscoprire spazi di ottimismo e di speranza. Allora, senza invocare la parola pessimismo e facendoci carico di tutti gli aspetti negativi che sono nostri e che non appartengono ad altri, almeno per questo periodo della legislatura, devo dire che noi siamo impegnati quanto meno per togliere i veli di una tal qual malinconia che ho colto all'interno della relazione del Difensore Civico. Non tanto per un'assenza di rapporto umano che con il Difensore Civico c'è stato, quanto nell'affermazione e nell'impegno nostro ad aprirci alla gente, a perfezionare un tipo di presenza; potremo anche fallire, possiamo avere alle spalle le censure e i motivi di censura che ho ricordato, comunque abbiamo il grosso impegno di tentare di metterci al passo con questa società che si muove.
Complessivamente non sono io che devo trarre delle conclusioni; il dibattito si è svolto in chiave di grande civiltà e di grande sollecitazione a migliorare un sistema che non è solo della Giunta, ma che appartiene all'intera comunità regionale. Tentiamo di dare delle risposte alle ansie, alle attese, alle domande della gente e ci sentiamo anche di non restare quanto meno assenti dalla grande riforma ricordata nel precedente intervento.



PRESIDENTE

E' così concluso il dibattito generale sulla relazione del Difensore Civico. E' stata l'occasione per un'ampia e profonda riflessione che ci ha consentito di vedere gli aspetti intrinsechi del lavoro del Difensore Civico collegati alle prospettive nelle quali si è inserita anche la proposta di legge al Parlamento firmata da tutti i Gruppi. A quest'ultima è seguita un'altra proposta della collega Minervini diretta ad istituire la figura del Difensore Civico per le donne.
Il dibattito ci ha consentito di esaminare il rapporto Stato - Regioni cittadini e abbiamo visto che ci sono parecchie distanze da colmare in una società che ha fretta e in cui la Pubblica Amministrazione, per tanti sforzi che faccia, è sempre in ritardo. E' stato lanciato un segnale di volontà politica per recuperare questi ritardi per i quali deve essere compiuto ogni sforzo, proprio in quanto dipendono da noi.
Nello stesso tempo, viene sottolineato l'aspetto che ci porta direttamente al discorso dell'autoriforma, del quale questa Presidenza intende farsi carico. I prossimi mesi saranno utili per definire una proposta che, se non sarà messa in atto oggi o nei prossimi mesi, potrà essere consegnata alla futura legislatura.
E' in corso la formazione del Governo; è possibile che nel suo programma futuro entrino finalmente i problemi delle riforme delle autonomie locali. E' stato presentato un progetto di legge da parte del Ministro Maccanico, per il quale abbiamo preso venerdì scorso, durante la riunione dei Presidenti dei Consigli regionali svoltasi a Trieste l'impegno di ritrovarci a metà settembre prossimo, dopo aver affrontato nel merito i problemi che mettono in evidenza i rapporti tra Regione articolazioni locali e Stato, in modo da arrivare ad una proposta il più possibile delle Regioni, anche se poi sicuramente toccherà aspetti di carattere politico ed investirà anche i Gruppi politici. Sarà comunque una proposta che dovrà far sentire la voce delle Regioni in un dibattito generale sulle riforme istituzionali. E' in corso, in seguito ad una proposta dell'VIII Commissione, la preparazione di un Convegno che affronterà tali problemi.
Il dibattito di oggi ha messo in evidenza le misure, i vuoti da colmare, i distacchi da avvicinare e ha affrontato due questioni di fondo: da una parte far sentire la voce delle Regioni e dall'altra affrontare i problemi di ogni giorno. Molte volte sono piccoli problemi che rappresentano grandi scogli.
E' uno sforzo da compiere perché si sviluppi e si innalzi il livello culturale. Ritengo ci siano molte cose da fare. Per esempio, la definizione di un ordine del giorno che precisi una volontà politica che è stata di tutti, che la sfrondi di aspetti di carattere polemico, che possono avere valore solo per lo spazio di un mattino, perché poi i veri problemi resteranno. E' un impegno che questa Presidenza può assumersi per concorrere in modo concreto alla realizzazione di questi obiettivi affinch la gente, guardando il "palazzo", possa vedere in quella casa di vetro (come abbiamo sempre auspicato che siano i palazzi pubblici) le distorsioni e possa intervenire. E' un modo per recuperare quelle insoddisfazioni e quel malessere che si manifestano anche in vista delle prossime elezioni.
Sono distacchi che denotano un certo malessere, una tentazione che non è quella di riaffermare dei valori autonomistici rispetto ad uno Stato lento ma è un qualche cosa di più preoccupante che salta anche gli aspetti autonomistici e in qualche modo cerca di far leva su aspetti particolaristici che mettono fortemente in discussione tutte le istituzioni. Occorre che questo sforzo venga fatto da parte di tutto il Paese, che si dismetta la discussione accademica o le posizioni bizantine per andare incontro alle cose concrete.
Per quanto riguarda la figura del Difensore Civico (che ci viene da modelli di democrazia avanzata), occorrerà andare in questa direzione in modo concreto, prospettando il rinnovo dell'istituto stesso e di chi lo rappresenta. Al di là della comprensione personale con cui un uomo come il dott. De Martino, che ringrazio, è chiamato a lavorare, credo che debba essere innalzato a quel rango di dignità istituzionale sul quale è stato immaginato l'istituto stesso. L'istituto è quello che abbiamo costituito: dovremmo anche dargli una dimensione di carattere regionale attraverso l'indicazione di altre figure, altrimenti si corre il rischio che questa figura resti molto centralizzata, molto definita, ma all'interno di un'area che non copre tutte le esigenze del Piemonte.
Vi ringrazio per avermi consentito di spendere alcune parole su una questione che ci tocca da vicino e di poter assumere, come Presidenza, un impegno che travalica gli aspetti di maggioranza e di opposizione per precisare, sulla scorta delle indicazioni venute, le posizioni della Regione Piemonte.
Ringraziamo il Difensore Civico per il lavoro svolto. Riconosciamo che la sua figura è insostituibile: è ormai entrata a far parte del nostro sistema di vita e di amministrazione pubblica; corrisponde alle attese dei cittadini e ne ribadiamo la validità. Si tratta ora di vedere quando saremo in grado di risolvere il problema della prorogatio. Mi pare però che questa figura sia fuori di ogni discussione. Abbiamo sottolineato il grande contributo che il dott. De Martino ha dato in questa direzione, ma non solo. Personalmente auspico che questa figura possa trovare un'articolazione anche a livello delle stesse Province. Mi sembra inoltre che sia stato detto che raccoglieremo in un documento la precisa posizione che è la riconferma teorica oltre che pratica della validità del Difensore Civico.



VALERI Gilberto

Quattro ore di discussione in aula, due in Commissione, per concludere che rispondiamo con un grazie.



PRESIDENTE

Abbiamo detto che faremo un documento nel momento in cui saremo in grado di farlo. E' stato detto che raccoglieremo il significato e il contenuto di questo dibattito in un documento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra opportuno il tentativo di andare un po' più in là di un'indicazione generica. Visto il lavoro proficuo fatto dalla Commissione competente, chiedo se non è il caso che la Commissione competente raccolga dalla sua relazione e dagli elementi del dibattito un ventaglio di elementi sui quali si chiederà ai rappresentanti dei Gruppi di formalizzare un documento per il Consiglio.
Cioè propongo di riportarlo nella sede istituzionale della Commissione, di farlo verificare dal punto di vista della praticabilità politica dai rappresentanti dei Gruppi e poi di tornare in aula con un documento da votare. Questo caricando fin d'ora la Commissione di questo lavoro di approfondimento e di raccolta, se il Presidente acconsente e il Consiglio non ha controindicazioni.



PRESIDENTE

Ascolterei volentieri anche l'opinione dei Gruppi; comunque è una proposta che da parte mia viene interamente accolta. D'altro canto avevo anticipato l'impegno della Presidenza a farsi carico dell'elaborazione di questo documento, dopodiché si trattava di vederne la forma; ma mi sembra che la proposta possa essere accolta.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta ritiene di non doversi sottrarre alle conclusioni di questo dibattito, esprimendo semplicemente momenti di gratitudine e di apprezzamento vivo per quanto ha relazionato il dott. De Martino. Per la verità, in tutte le epoche e in tutte le stagioni sono passate altre relazioni, e non si è mai votato su questi argomenti un ordine del giorno a supporto o meno della relazione.
Questo appartiene ad un passato consolidato di quest'aula parlamentare e quindi io ritengo che avremmo titoli per poter continuare su quella strada.
Tuttavia, per quanto attiene al governo della Regione, noi cercheremo di recuperare nei prossimi giorni una memoria o comunque, non dico un ordine del giorno, ma un elaborato conclusivo come interpretazione nostra di questi fatti, anche perché siamo per larga parte i destinatari delle osservazioni del Difensore Civico. In seguito lo proporremo ai Gruppi consiliari e all'aula per una dovuta riflessione e un eventuale correttivo.
Accetto la possibilità di trarre delle conclusioni più stimolanti in questo processo nei confronti del quale siamo stati sollecitati più volte a migliorarci rispetto al nostro passato e rispetto al passato in genere perché nel passato conclusioni di questo tipo non sono mai state portate davanti, se non ad uguali o a similari comportamenti.



PRESIDENTE

E' accolta la dichiarazione del collega Marchini, che viene ad arricchirsi ulteriormente con la dichiarazione che il Presidente della Giunta ha fatto di concorrere all'elaborazione di un documento che poi la Commissione con i Capigruppo esaminerà e porterà in Giunta.
Possiamo ora procedere all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 274.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione dell'Assessore Cerchio sul piano di ristrutturazione dello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ho annunciato, tramite lettera inviata a tutti i Capigruppo, che oggi l'Assessore Cerchio avrebbe svolto una comunicazione in ordine alla grave situazione occupazionale presso lo stabilimento Pirelli di Settimo Torinese.
La parola pertanto all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signori Consiglieri, ho ritenuto di proporre all'attenzione del Consiglio regionale questa comunicazione, data la dimensione del problema e di una serie di preoccupazioni che emergono.
In queste settimane sono stati realizzati intensi incontri con le parti sociali, l'azienda e le Organizzazioni sindacali in ordine al piano di ristrutturazione che la Pirelli ha presentato da tempo, ma che rischia di avere una certa accelerazione, soprattutto a seguito della quantità di possibili riduzioni di posti di lavoro in un'area particolare, quella torinese, e in particolare sul territorio di Settimo Torinese. Tale area ha già vissuto negli anni scorsi momenti non facili di livelli occupazionali anche legati alla nota vicenda della CEAT, nei confronti della quale ancora oggi esistono eccedenze di alcune centinaia di lavoratori di età medio alta, e quindi con difficile possibilità di rientro nel ciclo produttivo.
Questi sono i motivi che mi hanno indotto a richiedere la comunicazione. La situazione della Pirelli è seguita dall'Assessorato regionale fin dai primi mesi del 1988 quando, in un incontro con le Organizzazioni nazionali e territoriali del settore chimico, venimmo informati delle comunicazioni fatte dalla Pirelli al sindacato nazionale.
In sintesi, il piano di riorganizzazione e di ristrutturazione comunicato dall'azienda e poi sostanzialmente confermato negli incontri in sede di Ministero dell'Industria, prevede complessivamente la riduzione di 3.400 posti di lavoro, così articolati nei vari stabilimenti localizzati in alcune regioni d'Italia: stabilimento di Settimo torinese, un esubero di 600 addetti; altrettanti nello stabilimento di Milano, di Tivoli e in quello di Villafranca Tirrena.
A queste riduzioni, che assommano a 2.400 (600 per ogni stabilimento) bisogna aggiungere altri 1.000 prepensionamenti sulla cui attuazione esistono forti difficoltà, in quanto l'azienda Pirelli non ritiene di poter ricorrere, a causa dei costi, a questo strumento.
Il settore italiano pneumatici della Pirelli, dove si prevede l'abbandono sostanziale delle produzioni a basso valore aggiunto e a bassa tecnologia con una redistribuzione della produzione nei vari stabilimenti occupa complessivamente 9.500 addetti, di cui 7.400 in cinque stabilimenti di produzione. E precisamente: a Settimo Torinese 2.500 addetti; a Milano Bicocca 1.600; a Tivoli 1.300; a Villafranca Tirrena 1.100; a Valdarno (FI) 900 addetti.
I primi quattro stabilimenti indicati fabbricano pneumatici, mentre il quinto stabilimento realizza un componente dei pneumatici.
Nell'ultimo incontro realizzato presso il Ministero dell'Industria, il sindacato ha ritenuto le proposte della Pirelli insufficienti a rendere possibile un accordo; in particolare ha sottolineato, trovando adesioni non indifferenti anche da parte degli enti locali e delle rappresentanze regionali presenti, come le dismissioni di attività produttive debbano essere accompagnate da aumenti dei volumi delle produzioni che continuano e dallo sviluppo di nuove. La riduzione dell'attività produttiva e dell'occupazione nello stabilimento di Villafranca è fortemente in contrasto, vorrei dire incompatibile con le intenzioni governative di varare un piano straordinario di sviluppo economico ed industriale in Sicilia. Inoltre è necessario che sia definita la normativa inerente i prepensionamenti. Infine, è indispensabile la presenza delle Regioni agli incontri ministeriali; Regioni che in realtà, fino all'ultima riunione di qualche settimana fa, pur essendoci stata una sollecitazione da parte degli enti locali e delle stesse, non erano mai state convocate agli incontri ministeriali.
Nell'ultimo incontro presso il Ministero dell'Industria, il Ministero stesso ha annunciato finalmente che i prossimi incontri vedranno la presenza delle Regioni, anche se questa interpretazione suona tanto come dire "esistono impossibilità magari da parte governativa di affrontare e dare delle soluzioni in termini credibili alle eccedenze che vengono segnalate dall'azienda"; quindi finalmente vengono - ritengo di interpretarla in questo modo convocate anche le Regioni, perché siano parte attiva per produrre degli interventi possibili, scaricando in qualche misura delle responsabilità che noi certamente chiediamo, ma rispetto alle quali difficilmente abbiamo degli strumenti. Le Regioni coinvolte che verranno convocate sono quelle del Piemonte, della Lombardia, del Lazio della Toscana e della Sicilia, dove insistono gli attuali stabilimenti della Pirelli. Il Ministero ha annunciato questa prossima convocazione per esaminare i possibili interventi delle Regioni in questa situazione.
Inoltre, il Ministero dell'Industria ha sollecitato la Pirelli ad una maggiore aggressività sul mercato, che consenta un aumento della produzione e dell'occupazione, ed ha sottolineato la possibilità di interventi straordinari da parte del Governo, impegnandosi per una convocazione dopo il 31/5/1989; convocazione che a tutt'oggi non è arrivata perché, con le elezioni europee, è arrivata la crisi governativa. E' comunque certo che nelle prossime settimane si avrà la convocazione presso il Ministero dell'Industria, appena risolta (mi auguro celermente) la situazione della crisi di Governo.
Alla luce di quanto sopra, ed anche su sollecitazione sindacale, ho promosso un incontro con la dirigenza della Pirelli e con l'Amministrazione comunale di Settimo in sede regionale, che si è svolto il 23 giugno.
In questo incontro, e su sollecitazione della Regione, l'azienda ha precisato (questa è una piccola e breve positiva notizia che non risolve il problema ma sposta evidentemente i termini del problema e della riduzione) che, grazie all'attuale fase congiunturale favorevole, negli stabilimenti piemontesi la riduzione di addetti comincerà non dalla fine del 1989 o agli inizi del 1990 come indicato, ma gradualmente, in senso progressivo, dalla metà del 1990 in poi per concludersi entro il 1991.
Per contro, a fronte di questa indicazione, si apre un piccolo spiraglio con un leggero aumento di qualche decina di unità nell'altro stabilimento esistente a Settimo, quello dei "Veicoli industriali", dove l'azienda ha provveduto ad ingenti investimenti nei periodi scorsi.
L'occupazione, che attualmente è attestata sulle 460 unità, vedrà entro l'inizio del 1990 leggermente aumentare fino a poco più di 500 gli addetti con un prelievo dagli stessi organici di Settimo mediante mobilità.
Viceversa, nello stabilimento "Vettura" di Settimo, che mantiene un ruolo strategico, l'occupazione dovrebbe ridursi di circa 800 addetti, nonostante il previsto sviluppo della nuova linea "Sport" che la Pirelli sta facendo decollare.
Le difficoltà per il raggiungimento di un accordo risiedono ovviamente oltre che nel merito del piano, anche nell'attuale insufficienza legislativa relativa alla tutela del lavoro, nella mancata riforma della cassa integrazione speciale e nelle attuali disposizioni in merito ai prepensionamenti; questi sono obiettivamente degli ostacoli non indifferenti al possibile accordo fra le parti sociali.
La dimensione del problema - che insiste in un'area territoriale che ha già avuto, soprattutto in questi ultimi anni, dei pesanti cali occupazionali e che vedrà l'attuazione di questo piano Pirelli che, per quanto contrattato, presenterà probabilmente un numero di esuberi elevato impone un impegno forte ministeriale che intendo sollecitare richiedendo l'attuazione degli incontri previsti alla conclusione di questo momento di crisi governativa. In quella sede presenterò anche le iniziative regionali in materia di lavoro; gli interventi proposti in merito alle problematiche legislative di cui sopra; lo stesso disegno di legge regionale da pochi giorni licenziato dalla IV Commissione in tema di fondo straordinario per l'occupazione e quant'altro sia possibile, anche in un confronto all'interno della realtà del Consiglio regionale. Tutto questo considerata la dimensione del problema e data anche una possibile ricaduta negativa nei prossimi semestri di ulteriori centinaia e centinaia di lavoratori che verrebbero ad essere considerati un esubero all'interno di questa non già facile situazione dell'area metropolitana torinese.
Per ora mi fermo qui, avendo realizzato questa breve comunicazione ed esprimendo le preoccupazioni per l'accelerazione di un processo di riduzione degli esuberi, seppure smistato a metà del 1990. Questa non è certamente una soluzione positiva; è semmai l'occasione per avere alcuni mesi in più davanti, insieme alle Organizzazioni sindacali, le parti sociali e i Gruppi consiliari, per realizzare il massimo di sforzo comune per una partecipazione sempre più serrata ed un impegno con il nuovo Governo per seguire alcune modificazioni ulteriori nel piano di ristrutturazione Pirelli.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cerchio ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Il piano di ristrutturazione della Pirelli presentato alla fine del 1987 - inizio del 1988 va avanti e la sua ricaduta sui livelli occupazionali sarà particolarmente pesante.
Settimo con il suo stabilimento sarà penalizzato per centinaia e centinaia di unità lavorative, anche se a partire dalla metà del 1990. Ne parlammo già nel mese di febbraio 1988 in questa sede e successivamente ci furono numerosi incontri.
Il piano appare ineccepibile dal punto di vista di colui che dirige un'azienda, che bada a razionalizzare le produzioni, a raggiungere elevati livelli di profitto e così via.
Si abbandonano le produzioni a basso valore aggiunto che vengono trasferite in altri stabilimenti dislocati a livello internazionale. Quello che manca - ed è il motivo per cui noi diciamo che non è un piano industriale, ma è un piano di mera razionalizzazione - sono le nuove produzioni, le possibili produzioni ad alto valore aggiunto che la Pirelli potrebbe - noi diciamo dovrebbe attivare nel nostro Paese.
La Pirelli dovrebbe attivare nel nostro Paese un vero e proprio piano industriale, che preveda sì da una parte l'abbandono delle produzioni a più basso valore aggiunto, ma dall'altro dovrebbe prevedere appunto l'aspetto industriale, l'aspetto di politica industriale, di programmi industriali di nuove produzioni; dovrebbe anche perché - diciamo la verità - tutti i piani di ristrutturazione, a incominciare dalle più grandi imprese del nostro Paese, sono abbondantemente foraggiati dalle risorse pubbliche (legge sulla riconversione, legge sull'innovazione tecnologica, legge sulla ricerca, la Devito per il Mezzogiorno d'Italia, cassa integrazione prepensionamenti, formazione e riqualificazione professionale fiscalizzazione degli oneri sociali e via continuando). Un Governo minimamente autorevole dovrebbe indurre l'impresa a presentare un vero e proprio piano industriale, non di mera riduzione delle produzioni a più basso valore aggiunto.
Noi pensiamo che la Regione Piemonte debba premere politicamente sul Governo nazionale per indurre la Pirelli a presentare un vero e proprio piano industriale. Sappiamo che i costi, dal punto di vista occupazionale sono elevatissimi, ma bisognerebbe cercare nuove possibilità di investimento e di produzione, in modo tale da rendere meno pesante il bilancio occupazionale. Quindi invitiamo la Regione ad esercitare tutte le pressioni possibili nei confronti del Governo perché nella sede dell'incontro con le Regioni, con i sindacati e con la stessa impresa, il Governo abbia questa minima autorevolezza.
Siamo anche per mettere in guardia il Governo nazionale da politiche meridionaliste straccione, in base alle quali si chiudono gli impianti al nord o si ridimensionano drasticamente gli impianti al nord per mantenere una qualche attività senza prospettive al sud.
Siamo convinti fautori delle politiche meridionaliste, ma sappiamo distinguere tra politiche meridionaliste serie e politiche meridionaliste straccione in nome delle quali si chiudono gli impianti al nord, quelli produttivi ancora validi, per garantire la sopravvivenza di parte degli impianti al sud, parte degli impianti o comunque produzioni senza prospettiva industriale.
So che persino all'interno del movimento sindacale vi sono divisioni in questo senso. Di fronte al bilancio occupazionale destinato a subire un pesante salasso, le stesse Organizzazioni sindacali del Mezzogiorno d'Italia sono per dire che, possibilmente, questo salasso colpisca gli impianti del nord. In questo modo perdiamo sia al nord che al sud! Queste eccedenze - ammesso e non concesso che si realizzi un vero e proprio piano industriale - sono comunque ineliminabili. E' quindi un problema da affrontare con misure sociali. Bisogna insistere sui prepensionamenti nell'ambito della riforma della cassa integrazione speciale, perché se i costi dei prepensionamenti vengono scaricati sulle imprese, queste esercitano apertamente il ricatto. Poiché sono costi per le imprese, queste dicono: "Preferiamo licenziare i lavoratori". E' un ricatto non accettabile. Non è pensabile che i prepensionamenti vengano pagati solo con risorse pubbliche! Non è accettabile il ricatto dell'impresa che dice: "Per i mille lavoratori prepensionabili io attuo la misura del licenziamento, perché se li metto in prepensionamento sono costi aggiuntivi per l'impresa".
Ho ricordato che risorse pubbliche affluiscono in misura notevole presso tutte le imprese che realizzano le loro ristrutturazioni con i soldi di tutti noi; ebbene, queste imprese hanno l'obbligo nei confronti dello Stato di attuare i processi di ristrutturazione in tempi concordati sufficientemente lunghi, in modo tale che si possano affrontare i problemi delle eccedenze senza traumi sociali, con piani industriali seri che prevedano dismissioni da una parte, ma avvio di nuove attività dall'altra comunque, anche con costi a carico delle stesse imprese. Se i processi di ristrutturazione sono finanziati pienamente e totalmente dalle risorse pubbliche, non si riesce a capire come mai la Pirelli, il cui andamento di bilancio è tutt'altro che sfavorevole, non possa accollarsi una parte dei costi per mille prepensionamenti e ricatti le istituzioni, lo stesso Governo centrale, dicendo che senza un intervento di modifica dell'attuale legge dei prepensionamenti che accolli tutti gli oneri allo Stato, lei non vuole accollarsi oneri, passando quindi - ripeto alla politica del ricatto alla politica del licenziamento di ben mille lavoratori.
Insisto molto sul piano industriale e sui tempi di attuazione del processo di ristrutturazione, perché se i tempi sono sufficientemente lunghi può darsi che il processo di ristrutturazione possa avvenire senza traumi sociali; diversamente, i traumi sociali sono nell'ordine delle cose immediate che prima o poi saremo chiamati a fronteggiare. Insisto sul punto che la Regione prema politicamente sul Governo, perché non è accettabile a scatola chiusa il piano di ristrutturazione della Pirelli. Visto che lo Stato c'entra e le risorse pubbliche c'entrano - eccome c'entrano! - bene: la Pirelli concordi con il Governo italiano, con le Regioni, con i sindacati un piano di ristrutturazione - che di per sé è comunque doloroso ma lo concordi con politiche industriali in tempi sufficientemente lunghi, in modo tale da non aggiungere a seri problemi (Indesit, CEAT e così via) anche i problemi della Pirelli per lo stabilimento di Settimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando si fanno queste comunicazioni sui continui processi di trasformazione delle grandi industrie constatiamo tutta la nostra impotenza e la nostra impossibilità di incidere minimamente. Possiamo solo registrarli, prenderne atto o al massimo protestare per alcuni aspetti e alcuni fenomeni.
Nella gara in corso da alcuni anni da parte dei grandi gruppi nel presentare bilanci in forte attivo, in questa quantità di risorse che potrebbero essere utilizzate ai fini degli interessi economico-sociali della nostra collettività, abbiamo sempre un riferimento abbastanza oscuro.
Proprio in questi giorni l'ENEL dava comunicazione della strutturazione dei suoi prezzi per quanto riguarda l'utenza. Anche in questo caso si scopre, ad esempio, che la grande industria ha un'agevolazione per pagare il kwh (infatti lo paga 45 lire), mentre la piccolissima industria l'artigianato e i coltivatori diretti pagano 160 lire il kwh. Sono fenomeni che in qualche misura turbano: la grande industria paga metà del costo (mi pare che il costo sia sulle 60 lire) e la grande industria paga 45 lire; la grande industria paga al di sotto del costo di produzione della stessa Azienda monopolio nel settore della produzione elettrica. Tutto questo ci fa porre dei grossi interrogativi. Se a questo aggiungiamo il fatto che tutte le volte che si introduce qualche ammortizzatore sociale (i prepensionamenti sono un aspetto di questo tipo di politica praticata nel nostro Paese), troviamo anche delle resistenze da parte di questi grandi gruppi a praticare questo tipo di politica (che sono paracaduti sociali per evitare un grosso e doloroso effetto dei processi di trasformazione), ci troviamo veramente disarmati, amareggiati e impotenti dinnanzi a questi processi.
Questa mattina sono arrivati per l'ennesima volta quasi li conosciamo per nome, siamo diventati amici i cassintegrati della CEAT, il settore pneumatici in seguito assorbito dalla Pirelli. Sono ancora lì "in galleggiamento" dopo tanti anni, senza destino. Tra l'altro, la Pirelli è una delle aziende, come altre, che si lamentano del fatto che nel nord c'è un mercato del lavoro con forti tensioni per le assunzioni, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro tra i 18 e i 30 anni. I lavoratori della CEAT presenti questa mattina erano persone di 45 anni dequalificate questo tipo di risorsa umana potrebbe, per esempio, essere utilizzata con delle opportune politiche di riqualificazione, probabilmente in forma e in quantità particolari, ma non si tratta certo di persone da ghettizzare.
Se poi aggiungiamo anche l'elemento delle resistenze da parte delle grandi aziende al prepensionamento, dobbiamo veramente convenire che tocca a questo Consiglio dare, con la voce più alta possibile verso il nuovo Governo che si sta costituendo, un segnale, un'indicazione di grande cautela nell'elaborazione delle politiche industriali, soprattutto nell'elaborazione di quelle politiche di beneficio all'industrializzazione del Mezzogiorno, che sono sì necessarie, ma che non devono creare degli effetti sostanzialmente negativi in altre realtà, facendone pagare i costi alla comunità.
Siamo un po' come dei profeti disarmati, ma è nostro compito indicare e sollecitare al Governo il problema della riforma della legge sulla cassa integrazione. Noi ci eravamo attivati in questo senso, avevamo fatto un'azione verso tutti i Gruppi parlamentari e credo che anche questo dovrebbe essere uno dei punti importanti nell'agenda del nuovo Governo.
Sarebbe bene che da parte di questo Consiglio e dell'Assessorato si facessero le pressioni opportune sul Governo affinché questo tipo di riforma vada in agenda in modo prioritario.
Anche sulle politiche industriali non possiamo più assistere impassibili ad un processo di ristrutturazione che cerca di far premio sui benefici del Mezzogiorno (che devono essere benefici reali e non solo speculativi) e che, oltre ad avere tanti benefici (non ultimo quello del costo dell'energia elettrica), consentono alle aziende anche di rifiutare impunemente opportunità offerte dalla legislazione nazionale, per esempio quella in materia di prepensionamento.
Il Consiglio dovrà valutare l'opportunità di predisporre un ordine del giorno che sia un'indicazione al Governo per quanto riguarda le politiche industriali e il rapporto tra queste politiche e i continui processi di ristrutturazione delle grandi imprese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, vorrei ringraziare l'Assessore Cerchio per la tempestiva informazione, anche se era già nell'aria una situazione piuttosto pesante riferita a Settimo. Questa informazione non può non essere raccolta ed eventualmente portata per argomentazioni più puntuali in sede di IV Commissione.
Intanto vorrei prendere per buone le indicazioni fornite dai colleghi Calligaro e Tapparo, riferendomi anche a precedenti esperienze che questa Regione ha dovuto pagare quando le ristrutturazioni interessavano anche altre Regioni: un conto è l'occhio preciso e puntuale su problemi inerenti al Piemonte; quando le ristrutturazioni interessano anche altre Regioni invece, c'è sempre il pericolo che, o in un verso o nell'altro, queste riescano ad avere più ragioni di quante non ne abbia il Piemonte.
La raccomandazione che crediamo di poter fare è di partecipare alla riunione indetta dal Governo, tenendo però presente le esperienze negative che abbiamo avuto in Piemonte: mi riferisco in particolare alla Michelin alla Vernante Pennitalia e alla Saint Gobain di Savigliano, che hanno pagato lo scotto di una ristrutturazione che il Governo nazionale aveva voluto per ammodernare uno stabilimento nel Veneto. Quindi, non c'è soltanto un problema di Regioni settentrionali rispetto alle Regioni meridionali, ma un problema di ristrutturazione sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda la Pirelli di Settimo, credo anch'io che dovremmo cercare di prolungare il più possibile l'inizio della ristrutturazione affinché il discorso del prepensionamento possa ottenere risultati più positivi o perlomeno meno traumatici.
Credo sia opportuno tenere informata la IV Commissione sull'evolversi della situazione, sull'incontro avvenuto a livello nazionale e sulle notizie che, di volta in volta, potranno essere raccolte, affinch posizioni precise, ordini del giorno o iniziative possano essere assunte in tempi veloci.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio per la replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

La vicenda della Pirelli, per la dimensione quantitativa che richiama ma che è emblematica soprattutto a fronte di una serie di sollecitazioni che nei mesi scorsi abbiamo realizzato con delegazioni del Consiglio regionale del Piemonte nell'incontro con i Gruppi parlamentari in ordine ad attese di decisioni normative - mi porta ad accogliere i suggerimenti proposti di un rafforzamento in sede di IV Commissione. Questo non solo nello specifico del caso Pirelli, che rientra, seppur per dimensioni grandi, nelle tante vertenze che in questi semestri abbiamo, molte volte quotidianamente, affrontato, ma anche per riprendere una tematica che nei mesi scorsi abbiamo affrontato con il Parlamento e con i Gruppi parlamentari in ordine alla normativa che in qualche misura deve essere funzionale per una soluzione ai problemi di possibili vertenze che potranno sorgere.


Argomento: Veterinaria

Esame progetto di legge n. 469: "Norme per l'allevamento e per la marchiatura obbligatoria dei cinghiali e dei relativi ibridi"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 469.
Di questo progetto di legge è relatore il Consigliere Olivetti, che ha facoltà di intervenire.



OLIVETTI Michele, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la proposta di legge licenziata all'unanimità in sede di V Commissione, sulle "Norme per l'allevamento e la marchiatura obbligatoria dei cinghiali e dei relativi ibridi", giunge alla discussione di questo Consiglio, inserendosi come uno dei momenti di intervento sull'ampio, più esteso e complesso problema che i cinghiali e i porcastri, cioè gli ibridi, hanno creato alla nostra regione.
I limiti della legge, che è solo relativa all'allevamento e alla marchiatura dei soggetti in allevamento, non devono essere comunque interpretati come fatto riduttivo rispetto all'importanza del provvedimento, in quanto è provvedimento volto a porre ordine in un settore che poteva contribuire, e che forse contribuisce ancora di fatto all'aggravamento del problema della presenza di questi animali non autoctoni nella nostra regione. Ciò con tutte le conseguenze negative che sul territorio questi elementi hanno portato anche nell'ambito dei parchi.
La Facoltà di Medicina Veterinaria (Dipartimento Produzione Animale Ispezione ed Igiene Veterinaria), su incarico della Giunta della Regione Piemonte, ha svolto un'indagine epidemiologica sul problema degli allevamenti nella nostra regione.
Da questa indagine è risultato che gli allevamenti presenti in Piemonte sono, almeno quelli noti ufficialmente, ben 265. Nell'ambito di questi allevamenti è stato possibile fare un censimento dei capi di cinghiali o di ibridi presenti, che ha condotto ad individuare, nell'ambito di 202 sui 265 allevamenti censiti, ben 1.285 capi. Con un'estrapolazione che può essere comunque colta con benefici di inventario, in quanto potrebbe matematicamente non corrispondere alla verifica sul reale, si può dire che nei 265 allevamenti esistenti nella nostra regione, e principalmente concentrati nelle province di Cuneo, di Torino, di Asti e di Alessandria in graduatoria decrescente, possono essere presenti ben 2.000 capi. Questi capi non sono tra l'altro sempre e solo cinghiali propriamente detti, ma come già accennato, sono anche degli ibridi dovuti all'incrocio con dei suini domestici, tanto che esistono delle caratteristiche che la Facoltà di Medicina Veterinaria ha ben individuato per distinguere un tipo dall'altro anche se successivi incroci di questi ibridi con i cinghiali tendono a far scomparire le caratteristiche proprie del suino domestico.
In base all'acquisizione di questi dati è parso opportuno portare avanti una legge che regolamentasse gli allevamenti e che soprattutto consentisse la marchiatura dei capi in allevamento, proprio perché non potesse verificarsi quel fenomeno deteriore che è stato definito la "Immissione abusiva ad opera di privati" di questi animali nel territorio.
Questo sia a scopo venatorio, sia a scopo di popolare con animali differenziati l'ambiente. Certamente questa immissione abusiva è stata oggetto di gravi denunce, in quanto è stata anche al centro di polemiche tra gli ambientalisti e i cacciatori. Gli stessi cacciatori sono stati accusati, in qualche maniera, di avere utilizzato questi allevamenti per l'immissione di questi capi nel territorio. Quindi, mettere ordine in tutta questa materia non è parso né ultroneo né inopportuno, anzi urgente. Per questo la legge è giunta alla discussione in Consiglio e mi limiterò, data l'importanza degli altri argomenti in discussione, a richiamare i principi informatori che l'hanno ispirata.
La legge tende a controllare e rendere obbligatoria la denuncia degli allevamenti e la verifica della consistenza degli allevamenti stessi; tende a controllare i movimenti e la destinazione degli animali attraverso l'istituzione di un apposito registro di allevamento, a ciò che non possa succedere che gli animali destinati prevalentemente all'uso e all'utilizzo in campo alimentare vengano invece utilizzati, come già prima dicevo distortamente, per l'immissione in parchi o in territorio libero.
Di conseguenza, il terzo principio individuato dalla legge è quello di identificare tutti gli animali presenti nell'allevamento con una marchiatura prima che essi compiano l'anno di età. La marchiatura è stata prevista con un tatuaggio auricolare, che deve essere fatto a cura dell'allevatore. Infine, la legge prevede una vigilanza su questi allevamenti sviluppata a cura dei Servizi veterinari delle UU.SS.SS.LL. e da parte delle Guardie venatorie provinciali.
L'ultimo articolo della legge prevede significative ed importanti sanzioni per tutti coloro che trasgrediranno alle norme di questa legge.
Sanzioni che non si limitano solo a livello pecuniario, con l'individuazione di penalità amministrative da 1 a 3 milioni, ma che comportano anche, laddove si tratti di recidiva, la revoca dell'autorizzazione rilasciata per l'allevamento a chi cura questi settori.
Con ciò mi pare di aver richiamato i punti essenziali della legge e invito tutti i Consiglieri ad approvarla, ripetendo in aula quell'unanimità che si è verificata in sede di V Commissione.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Olivetti è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci. Ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, siamo favorevoli a che la proposta di legge, recante "Norme per l'allevamento e la marchiatura obbligatoria dei cinghiali e dei relativi ibridi", sia approvata dal Consiglio.
Il provvedimento, per la verità, giunge con un po' di ritardo, perch la situazione sul territorio è diventata molto preoccupante: ha creato problemi seri agli agricoltori; ha creato, allo stesso tempo, problemi seri a chi si è battuto per la difesa e la valorizzazione di molte aree tutelate e destinate a parco. Le forze che hanno osteggiato, anche in modo abbastanza virulento, l'istituzione di parchi e addirittura la conservazione del patrimonio ambientale esistente in regione, si sono avvalse strumentalmente della presenza di cinghiali, o meglio, di ibridi all'interno di queste aree, per ostacolare la politica ambientale nella nostra regione.
Questo dei cinghiali era un pretesto, ma sicuramente il problema esiste e come tale va affrontato. Noi da tempo abbiamo denunciato la presenza di circa 290 allevamenti di ibridi; ne sono stati censiti 265 (mi auguro che non vi siano allevamenti clandestini) ed è importante che tutti i cinghiali presenti in quegli allevamenti vengano marchiati. E' soprattutto fondamentale che i Servizi veterinari delle UU.SS.SS.LL. e le Guardie venatorie della Provincia esercitino un controllo puntuale e costante su tali allevamenti, affinché tutte le procedure previste dalla presente legge vengano attuate celermente.
C'è però un problema. All'art. 5 si dice: "In caso di recidiva è prevista la revoca dell'autorizzazione all'allevamento, rilasciata ai sensi dell'art. 27 della L.R. n. 60 e successive integrazioni". "E' prevista la revoca" è una formulazione un tantino vaga; bisognerebbe dire: "In caso di recidiva, si revoca l'autorizzazione". E' facile concedere l'autorizzazione, ma poi diventa estremamente difficile revocarla. "In caso di recidiva è prevista...", va bene, ma dopo quante infrazioni ad un titolare di allevamento si revocherà l'autorizzazione? Invece prescrivendo che "in caso di recidiva si revoca l'autorizzazione", si introduce un serio deterrente.
Voteremo a favore di questa legge; chiediamo che essa segua una procedura d'urgenza ed auspichiamo che si provveda subito a marchiare gli ibridi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, aggiungo poche parole agli interventi che mi hanno preceduto. Voglio sottolineare che anche la Lista Verde ha contribuito e sottoscritto questa proposta di legge, quindi ne condivide l'urgenza. E' convinta che questo come altri provvedimenti votati da quest'aula, ad esempio quelli relativi al piano di abbattimento nei parchi, rappresenti un tentativo responsabile che il Consiglio e la comunità piemontese stanno cercando di fare con strumenti nuovi e, sotto certi aspetti, fantasiosi, al fine di ritornare ad un corretto rapporto dell'equilibrio faunistico all'interno della nostra regione. Questo è importante, perché, al di là delle molte cose che ci dividono sia rispetto ad opzioni di carattere filosofico-culturale sia rispetto ai problemi connessi con l'attività venatoria o il rapporto di grande complessità tra gli uomini e gli animali con questa legge c'è un punto di convergenza: la consapevolezza di tutti noi sul fatto che provvedimenti urgenti vadano adottati e perseguiti con lucidità e con coraggio.
Questo provvedimento, la cui iniziativa è nata da Consiglieri legati maggiormente al mondo dell'agricoltura, e da me subito sottoscritto, è per me significativo, in quanto con tale provvedimento il Consiglio regionale dà corpo e credito ad una serie di voci e di informazioni che da tempo si diffondono all'interno della comunità piemontese: il fatto che il crescente incremento di cinghiali all'interno delle campagne e dei parchi nasca anche da un'attività di allevamento abusivo e di lancio abusivo, che ha contribuito all'attuale squilibrio nella presenza di questi animali sul nostro territorio.
Questa legge, che introduce la necessità e l'opportunità di giungere al censimento e alla marchiatura di questi animali, riconosce indirettamente che questa attività vi è stata, o comunque che si può ragionevolmente supporre e considerare verosimile l'ipotesi che vi sia stata.
Per anni, il mondo ambientalista ha sostenuto questa tesi. Trovare ora un provvedimento legislativo che ritiene opportuno intervenire per normare l'allevamento dei cinghiali, è per me motivo particolarmente significativo di soddisfazione. Come lo è certamente il fatto che questa proposta di legge abbia trovato l'unanimità dei consensi all'interno del Consiglio regionale. Può essere momento importante nel proseguire un lavoro collettivo su una materia particolarmente delicata e rilevante della quale ci stiamo occupando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Come ha già annunciato il Consigliere Adduci, voteremo a favore di questa proposta di legge. Il fatto stesso che voteremo a favore mi consente alcune valutazioni, se volete un po' provocatorie, che vanno al di là di questa vicenda.
Oggi e tra qualche giorno saremo chiamati, come Consiglio regionale, a votare alcune proposte di legge: questa sui cinghiali, subito dopo quella sui tartufi e tra un po' di tempo una nuova proposta di legge che regola e disciplina lo sviluppo dell'agricoltura in Piemonte (parlo di quelle che conosco).
Ho la sensazione che, se si continua su questa strada, cioè di voler disciplinare problemi su cui esiste una microconflittualità, si alimenta ancora di più questa microconflittualità: si tratta di vedere se in un certo caso ha ragione l'agricoltore nomade o l'agricoltore stanziale.
Addirittura, per quanto riguarda i cinghiali, ci siamo sentiti dire dall'ENPA che i cinghiali vanno difesi. Poiché i cinghiali non hanno la parola, in difetto di natura è l'ENPA che li difende. Quindi, nell'ambito della conflittualità, in questo caso c'è un contrasto tra l'ENPA e i cacciatori.
Voglio dire che, se si continua su questa strada, finiamo con il configurare una Regione che certamente è un'espressione della democrazia intesa come organizzazione dei poteri, ma è un'espressione della democrazia che vola assai basso e costringe anche le stesse forze politiche a volare assai basso e ad immedesimarsi, in qualche misura, nei temi della microconflittualità che vengono avanti.
Credo opportuno, a questo punto, riflettere, perché sembra quasi (poi non è così) che il Piemonte sia una regione dove, tutto sommato, non ci sono grandi problemi, e i piccoli problemi sono queste frange, questi aspetti relativi ai cinghiali, alle api, ai tartufi, che sembrano essere quelli che assillano la nostra realtà. Sappiamo perfettamente che non è così. Sappiamo perfettamente che da questo punto di vista è forse necessario un tono un po' più alto da parte della Regione e dello stesso Consiglio regionale su problemi e prospettive del Piemonte, che credo siano di spessore diverso rispetto a quelli che ci troviamo davanti.
Voglio inoltre dire che, quando si presentano proposte come questa per carità, ripeto, voteremo a favore - bisogna anche fare attenzione a non alimentare eccessive fiducie sul fatto che queste proposte risolvano i problemi che abbiamo vissuto o che la gente ha vissuto sulla pelle della propria esperienza nel corso di questi ultimi periodi. Questa proposta di legge va bene, la voteremo, ma non si creda di risolvere il problema dei porcastri o il problema dei cinghiali clandestini semplicemente con una marchiatura. Gli allevamenti clandestini continueranno ad esistere e credo che il controllo sia un problema certamente non facile da risolvere.
Ho voluto sollevare questa questione sperando che possa essere oggetto di qualche riflessione da parte di qualcuno. Se qualcuno proverà a rifletterci sopra, probabilmente il mio intervento avrà avuto un significato, altrimenti pazienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io farò un breve intervento per dichiarare il voto favorevole del mio Gruppo.
Questa legge era attesa in modo particolare dal mondo agricolo per evidenti motivi che tutti conosciamo. Certamente questa legge, come ha detto il Consigliere Ferro, non è la panacea di tutti i mali, ma è un primo segnale per dare una certa regolamentazione. Bisogna fare molta attenzione agli allevamenti non autorizzati. Le UU.SS.SS.LL. dovranno effettuare i controlli con maggiore attenzione tramite i vigili sanitari, perché se ci sono ancora parecchi allevamenti clandestini dove i cinghiali non saranno marchiati, questo nostro sforzo di regolamentazione, che tende a diminuire la popolazione di questo animale nel territorio, non avrà successo. Quindi a questo primo passo dovrà seguirne un altro. Se non si procederà agli abbattimenti attraverso un provvedimento straordinario, si potrebbe eventualmente provvedere ad un abbattimento straordinario per diminuire questa popolazione, perché non illudiamoci di avere in tempi brevi il censimento della popolazione di cinghiali presenti in Piemonte. Pertanto si dovrà senz'altro fare il piano di abbattimento integrativo previsto dalla legge sulla caccia. Così facendo, il prossimo anno potremo trovarci in condizioni quasi ideali, senza dover sempre e soltanto ascoltare le lamentele dei contadini che hanno dei danni enormi. Ultimamente i cinghiali sono arrivati anche nel Roero, una zona dove non erano mai stati, e hanno dato persino l'assalto alle piantagioni di fragole, cosa inaudita! Questa proposta di legge darà senz'altro un primo contributo, però in tempi brevi bisogna provvedere ad una regolamentazione o a un provvedimento straordinario per un abbattimento selettivo, in modo da ridurre ulteriormente la presenza di porcastri nel nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non avevo alcuna intenzione di intervenire su questo argomento, ma le considerazioni fatte poco fa dal collega Fracchia consentono di far presente che il Consiglio regionale concretizzando quello che era stato il punto di vista di tutti emerso nell'ordine del giorno votato alla fine dell'estate scorsa, sul problema dei cinghiali ha già operato coerentemente con i principi enunciati e sposati da tutte le forze politiche in quella occasione. Il primo provvedimento è stato quello di pervenire ad una regolamentazione per il raggiungimento e la conservazione dell'equilibrio faunistico nelle zone a parco.
Con questa seconda leggina cerchiamo di evitare che gente senza scrupoli immetta sul territorio regionale, nei parchi o fuori dei parchi dei cinghiali che sono - lo ricordo ancora quelli che provocano l'80% dei danni registrati all'agricoltura piemontese da parte di selvatici negli anni trascorsi.
Voglio dire in questa occasione che abbiamo presentato, soltanto questa mattina, insieme al Presidente della VI Commissione, Villa, e al Consigliere Penasso, un'ulteriore proposta di legge per il contenimento dei cinghiali, perché - come diceva prima l'amico Fracchia - cerchiamo di fare in modo che non ne vengano introdotti altri, ma cerchiamo anche di ridurre in numero accettabile quelli che ci sono.
La proposta di legge prevede che la Giunta provinciale possa disporre i piani di abbattimento di questa specie, solo per i cinghiali, su richiesta dei Sindaci e su richiesta delle Comunità montane. Quindi, non è più un'imposizione dall'alto, ma è il volere della gente, dei Comuni che sono più vicini a questi problemi. Inoltre si prevede che venga data la possibilità di affiancare agli agenti venatori dei cacciatori del posto (e non i killer che arrivano da Torino), e che per due esercizi venatori ci sia una deroga della legge (che si riferisce al solo cinghiale) per la quale sia possibile aumentare il periodo di caccia al cinghiale e aumentare il carniere, non conteggiando i primi due capi abbattuti nel punteggio.
Con questo sistema, tra un anno, se Dio vuole, non dovremmo più avere richieste di aumenti di stanziamenti per gli indennizzi, ma avremo operato in modo da evitare il verificarsi di altri danni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Vorrei solo chiarire che la legge è stata fatta principalmente per motivi sanitari, di profilassi e di prevenzione della peste suina, nonch per il controllo degli allevamenti dei cinghiali. Quindi, non si pone come una legge intenzionata a risolvere tutti i problemi dei cinghiali clandestini o altri tipi di problemi che emergono sul territorio.
La Giunta accetta l'emendamento proposto dal Consigliere Adduci di sostituire le parole "è prevista" con le parole "in caso di recidiva, si procederà alla revoca".



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dalla Giunta regionale e dai Consiglieri Adduci, Ala, Bresso: al secondo comma, sostituire le parole "è prevista la" con le parole "si procede alla".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R. n. 37/86 concernente la disciplina della raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R. n. 37/86 concernente la disciplina della raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi", di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione a questa legge era già stata svolta nella precedente approvazione. Il Commissario del Governo l'ha rinviata per una migliore formulazione, in particolare dell'art. 4, ed una maggiore specificazione delle spese.
La Commissione ha riapprovato a maggioranza il testo della legge.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Viabilità

Esame ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa.
La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

La discussione si era avviata a seguito di una mozione complessa ed articolata. Questa mozione l'abbiamo ricondotta nell'ordine del giorno perché ci sono delle novità in rapporto alle questioni che sono venute maturando in queste settimane. Il punto di partenza era comunque la mozione comunista presentata nel novembre scorso; semmai l'ordine del giorno completa le questioni che già erano indicate nella mozione aggiornandole ai fatti nuovi che sono venuti maturando in queste ultime settimane.
Ho voluto dire questo per chiarire che non abbiamo inserito, ad un certo punto, qualcosa di abnorme o fuori dal mondo; se poi si vuole esaminare il nostro ordine del giorno più attentamente, questo è un altro discorso.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Come dice il Consigliere Guasso, l'ordine del giorno recupera molti degli argomenti che sono già stati oggetto di discussione; alcune richieste di impegno della Giunta sono già in corso, quando non addirittura esaurite.
Secondo me però si pone l'esigenza di altri interventi, rispetto ai quali è necessaria una valutazione della Giunta. Perché quando viene detto di proporre al Prefetto l'attuazione di misure di emergenza volte a salvaguardare l'incolumità, devo dire che può essere una cosa semplicissima, ma può anche essere una cosa della quale occorre un attimo discutere prima di impegnarci.



GUASSO Nazzareno

Se lei ricorda, nella mozione di novembre parlavamo di contingentamento, quindi le due cose non sono molto nuove: sono nuove nella parte di precisazione della richiesta e della proposta.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Colleghi, a questo proposito si potrebbe avviare un dibattito rispetto al quale noi possiamo anche essere disponibili. Bisogna però tenere conto del fatto che c'è un'attività della Giunta in corso rispetto a questo problema, che è sfociata in una proposta alla SITAF di costituzione di un gruppo (gruppo che si è costituito, che si è incontrato, che sta lavorando e che entro la fine del mese dovrebbe portare i suoi risultati), con l'impegno da parte mia, nella mia qualità di Presidente della Conferenza conoscitiva, di fare, nei limiti del possibile, una riunione della Conferenza stessa ancora in questo mese o comunque nei primi giorni di agosto. Però, porre in votazione adesso questo ordine del giorno senza una consultazione tra il Presidente e gli Assessori più direttamente interessati, mi sembrerebbe intempestivo tenendo anche conto dell'orario nel quale ci collochiamo.
Questa cosa era da fare questa mattina o comunque, tenendo conto che abbiamo ancora una serie di riunioni convocate prima della fine del mese possiamo rimandarla alla prossima riunione, anche perché esiste, tra gli altri, una bozza di ordine del giorno della maggioranza che era diventata patrimonio comune di tutte le forze politiche. Di fronte a questo nuovo ordine del giorno del Gruppo comunista, la maggioranza potrebbe eventualmente rivedere il suo documento, nell'obiettivo, che mi sembrava abbastanza comune, di poter arrivare ad un ordine del giorno congiunto e definitivo rispetto a questo problema.
Alla fine del dibattito sul tema si era concordato un iter procedurale e di rapporto tra la Giunta, il gruppo di lavoro, la Comunità montana e la Conferenza conoscitiva, in modo da creare la possibilità di gestire insieme la procedura accelerata che ci siamo trovati di fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Da un lato, signor Presidente, non stupisce questa nuova richiesta di rinvio da parte di una Giunta - non so se dire di una maggioranza, ma senz'altro di una Giunta - che sul problema della Valle Susa, ormai da qualche mese, consideriamo latitante nei fatti. Ricordo, signor Presidente e colleghi, che siamo giunti al terzo rinvio di questo dibattito.
Il dibattito è stato rinviato diverse volte per l'assenza ora di un Assessore, ora di un altro. Nell'ultima riunione di Consiglio, in funzione di nuovi avvenimenti, abbiamo presentato un aggiornamento di tutte le nostre mozioni e ordini del giorno che è stato messo a disposizione di tutti i colleghi il 29 giugno: siamo al 13 luglio e gli amministratori regionali ci dicono di essere venuti solo ora a conoscenza di questo ordine del giorno del Gruppo comunista.
Che oggi si dovesse tenere un importante dibattito sul grande problema della Valle Susa era arcinoto da tempo! Mi risulta che questa mattina la radio abbia annunciato che il Consiglio regionale nella giornata di oggi si sarebbe finalmente occupato di questi problemi. Quindi riteniamo che questa sia, ancora una volta, una disattenzione da parte dell'Amministrazione regionale su questo tema. C'era tutto il tempo, se ci fosse stato l'interesse, per prendere visione del nostro ordine del giorno e dire in quest'aula che cosa la maggioranza ne pensa. Dato che l'ordine del giorno è innovativo solo per le questioni relative all'accelerazione delle procedure di finanziamento e di realizzazione collegate al decreto sui Mondiali, mi sembra sia facilmente esaminabile da parte della Giunta regionale e che si possa votarlo insieme agli altri ordini del giorno, quello della maggioranza e quello degli altri Gruppi.
Se il Presidente me lo consente, illustrerei l'ordine del giorno.
L'ordine del giorno si configura - l'intenzione del Gruppo comunista è questa - come un vero e proprio programma di governo relativamente all'obiettivo di giungere alla costruzione dell'autostrada in Valle Susa in tempi molto brevi e nelle migliori condizioni per quanto riguarda l'assetto ambientale e nell'ambito di un programma di sviluppo dell'economia della Valle Susa.
Speravamo in una relazione iniziale, ma l'Assessore Vetrino ha detto che non ci sarà alcuna relazione. Ci rammarichiamo che la Regione Piemonte non abbia potuto partecipare alla Conferenza dei servizi svoltasi presso il Ministero e gradiremmo sapere per quale motivo la Regione non è stata invitata e quale tipo di decisioni sono state prese in quella sede. Abbiamo anche sollevato il problema della legittimità di decisioni prese nella Conferenza, nella quale non erano inseriti all'ordine del giorno punti che poi sono stati trattati in assenza della Regione Piemonte. Con l'approvazione di questi punti, si è dato il via a procedure di estrema urgenza per il finanziamento e gli appalti di alcuni lotti dell'autostrada della Valle Susa. Ci rammarichiamo che neppure questa volta la Giunta regionale dia informazioni precise su questi avvenimenti.
Riteniamo, con il nostro ordine del giorno, di proporre un percorso di governo che faccia uscire la Regione da questa situazione di minorità rispetto ai Ministeri e di incapacità rispetto ai soggetti istituzionali (Comuni, Comunità montane e gli altri soggetti che si stanno interessando della costruzione dell'autostrada) per svolgere un ruolo di soggetto istituzionale competente e capace di governare questa vicenda.
Il Gruppo comunista ritiene non più proponibile la prosecuzione dei lavori della Conferenza conoscitiva regionale così come si sono svolti finora, in assenza sia di informazioni sugli atti compiuti ai vari livelli di decisione (Ministero e Regione) sia per la persistente mancanza di proposte di modifica dei tracciati.
Per questi motivi, il percorso di governo che proponiamo è il seguente: 1) che la Regione Piemonte convochi gli azionisti pubblici della SITAF.
In tutta la vicenda della costruzione dell'autostrada, l'unico soggetto che appare muoversi rapidamente, che appare prendere delle decisioni concrete ed operare, è la SITAF. A noi non pare che, specialmente in occasione dell'ultima vicenda dei finanziamenti, la SITAF abbia agito dando le massime garanzie di trasparenza per quanto riguarda l'affidamento dei lavori.
Riteniamo che la SITAF debba essere ricondotta al ruolo proprio di una società che costruisce autostrade, quindi una società che esegue decisioni le cui valenze politiche sono assunte dai soggetti responsabili (le istituzioni). Per fare questo, proponiamo che la Regione Piemonte cominci a discutere con gli azionisti pubblici della SITAF e che richieda loro attraverso i loro rappresentanti nella società, di acquisire tutti gli atti relativi agli ultimi affidamenti dei lavori, per conoscere in modo preciso le circostanze, le metodologie e le condizioni alle quali i lavori sono stati assegnati.
2) Proponiamo che questi dati confluiscano nella banca dati degli appalti che abbiamo richiesto diverse volte venga predisposta dalla Giunta regionale con urgenza. Ricordo che il Consiglio regionale aveva già approvato un documento in tal senso e che la Giunta regionale non ha ancora predisposto la banca dati regionale sugli appalti.
3) Chiediamo che agli azionisti pubblici della SITAF vengano illustrate le proposte di modifica al tracciato dell'autostrada che la Giunta regionale intende proporre ai Comuni e alla società SITAF. Riteniamo importante informare fin d'ora gli azionisti pubblici che è intenzione della Giunta regionale proporre modifiche per il miglioramento dell'inserimento ambientale dell'autostrada, in modo tale che gli azionisti della SITAF possano tempestivamente informare i rappresentanti da loro eletti nella società SITAF, al fine di garantire in sede di Consiglio di amministrazione che posizioni assunte da questi rappresentanti siano coerenti e in sintonia con le decisioni degli enti pubblici, in particolare della Regione.
4) Proponiamo di convocare subito (si diceva entro una settimana) ad un tavolo di coordinamento regionale tutti i soggetti interessati (Comuni Comunità Montana, SITAF, Associazioni ambientalistiche) e di definire, con il supporto del gruppo tecnico che ha lavorato, secondo il Gruppo comunista, bene, le modifiche ai progetti e le proposte per un nuovo piano degli inerti. Da questo tavolo è possibile dirigere in modo continuo i problemi relativi alla mitigazione degli impatti ambientali provocati dall'inserimento di questa struttura autostradale all'interno della valle.
Chiediamo che la Regione acquisisca presso l'ANAS e la Conferenza dei servizi (e questo è ancora un punto attuale perché nessuna illustrazione ci è stata data dagli Assessori oggi) tutti gli atti amministrativi relativi alla convocazione e allo svolgimento della Conferenza dei servizi, alla quale la Regione era assente.
5) Proponiamo di richiedere alla SITAF di informare in modo continuo un ufficio appositamente costituito. Riteniamo che la Giunta regionale debba istituire un ufficio per la Valle Susa, al quale la SITAF dovrebbe, con procedure di routine, mandare tutte le informazioni sulle decisioni, sulle iniziative, sulle opere intraprese. In questo modo riteniamo sia utile avere un ufficio preciso a disposizione delle Comunità montane e dei Comuni per ottenere tutte le informazioni che ora i Comuni e le Comunità montane non riescono ad avere.
La questione relativa all'intervento presso la SITAF affinché non iniziasse alcun lavoro nella cava in località Rovina di Mocchie, mi pare sia risolta dalla decisione autonoma della società SITAF, che ha rinunciato a questa iniziativa.
6) Proponiamo di chiedere alla SITAF l'elenco dei fornitori attuali di materiali inerti. Questa richiesta si giustifica per capire da quali cave vengono fornite gli inerti e per capire, in assenza di un piano cave, dove saranno reperiti in futuro gli inerti per la costruzione dell'autostrada.
7) Chiediamo di definire un progetto qualificato di sviluppo territoriale ambientale ed enumeriamo i punti fondamentali di questo progetto: 7.1) il recupero ambientale delle aree degradate, che già esistono in Valle Susa 7.2) il problema di valorizzare l'asta della Dora come uno degli elementi di promozione dello sviluppo economico, attraverso attività turistiche 7.3) gli interventi di carattere idrogeologico, relativamente alle emergenze che già sono state indicate dalla Comunità montana 7.4) il problema di definire aree per insediamenti industriali e di servizi anche terziari, razionalizzando e recuperando le aree che già sono state adibite a questi usi, e che oggi sono abbandonate 7.5) il completamento del sistema delle infrastrutture primarie 7.6) il problema di interventi coordinati per la valorizzazione turistica ambientale delle aree protette di Avigliana e dell'Orsiera-Rocciavrè 7.7) un progetto che organizzi percorsi turistici, dal percorso della Certosa all'Abbazia, percorsi naturalistici e alle aree archeologiche 7.8) gli interventi per la valorizzazione del patrimonio storico ed architettonico di abbazie e certose 7.9) il progetto del Museo di Valle da collocarsi a Susa, nel Castello della Marchesa, per il quale occorrono finanziamenti per completare opere di restauro e di ristrutturazione.
Chiediamo che la Regione faccia questo. Se la Regione ritiene di percorrere un'altra strada, chiediamo che fornisca alla Comunità montana i mezzi finanziari per la predisposizione di questo progetto.
Suggeriamo, inoltre, che la Regione Piemonte proponga al Prefetto l'adozione di misure di emergenza, volte a salvaguardare l'incolumità, la salute e la qualità della vita dei cittadini. Per questo chiediamo che si limitino i passaggi al Frejus; che si utilizzino in modo incentivato le fasce orarie notturne; che si selezionino i carichi con divieto di quelli pericolosi; che si definiscano fasce orarie più ampie per il transito locale e turistico e che si amplino gli orari dei servizi doganali.
Proponiamo che la Giunta chieda al Governo un impegno a finanziare e a realizzare rapidamente il potenziamento della linea ferroviaria Torino Frejus a partire dall'installazione del blocco automatico; installazione che procede molto a rilento, di cui si parla da molti anni, che è in funzione solo su certi tratti e che, se realizzato, potrebbe far passare il numero dei treni che transitano dalla valle dal numero di 120/130 al numero di 220/230. Questo vorrebbe dire assicurare un maggiore trasporto merci sul mezzo ferroviario, che specialmente in questo periodo potrebbe consentire una riduzione del trasporto merci su gomma.
Chiediamo, infine, che la Giunta proponga delle ipotesi di sviluppo collegate al programma di sviluppo illustrato precedentemente al punto 7) per la Società Consusa di cui la Regione è maggiore azionista.
Signor Presidente, come dicevo all'inizio, l'ordine del giorno si configura come un vero e proprio programma di governo per quanto riguarda i temi dell'autostrada.
Confermiamo che riteniamo assolutamente necessario a questo punto anche come forza di opposizione, non limitarci a fatti contingenti che pure esigono risposte, ma dare un contributo a chi governa perché il problema dell'autostrada non sia visto in modo estemporaneo, ma gestito con strutture e programmi che governino questa materia, che altrimenti viene governata - come è stato finora, a giudizio del Gruppo comunista - da una società che non ha il compito di governare i problemi, ma ha solo il compito di eseguire delle opere.
Per questi motivi, sottoponiamo l'ordine del giorno al Consiglio regionale chiedendone l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

L'intervento del Consigliere Chiezzi, nel tentativo di recuperare una verginità su questo tema nei rapporti della Regione con tutte le strutture e le istituzioni che si occupano di problemi complessi, è abbastanza sconcertante.
Purtroppo scontiamo anni di non presenza su un rapporto costruttivo ed attivo. L'opportunità data dalla Conferenza conoscitiva, dal gruppo di lavoro, da una serie di rapporti abbastanza tempestivi, stabiliti sia con la società concessionaria sia con l'esterno, è da segnalare come primo caso di rapporto della Regione Piemonte rispetto ad una certa realizzazione. E' forse il secondo caso, perché c'è stato anche il problema della centrale nucleare che poi è andato in altre direzioni; comunque sulla realizzazione dell'infrastruttura autostradale, questo certamente è il primo caso.
Se alle opposizioni la palestra o lo scenario della Conferenza conoscitiva non dà sufficiente spazio politico, cerchiamo di capire che esiste anche, da parte dell'Assessorato della Regione, l'esigenza di strutturarsi. Direi però che non bisogna dare segni di insofferenza rispetto a questo rapporto, come è successo nelle ultime riunioni. Capisco che qualche ritardo anche rispetto a ciò che è successo a livello nazionale debba essere registrato e forse anche qualche non sufficiente tempestività della società che progetta e realizza nel fornire indicazioni e dimostrazioni di soluzioni alle sollecitazioni fatte in Conferenza, per adesso cerchiamo di preoccuparci innanzitutto dei programmi dei lavori di questa Conferenza.
A mio avviso, e credo anche da parte del Gruppo DC, esistono ancora grandi aspettative sul merito dell'utilità di questo rapporto e sulla possibilità di incidere realmente sui problemi che debbono essere affrontati. Credo di non dire delle cose nuove e quindi non voglio dilungarmi troppo su questo problema; raccomando comunque all'Assessore di assicurare alla nostra programmazione dei lavori la massima tempestività anche se ci rendiamo conto che non tutte le riunioni possono avere lo stesso spessore di contenuto per quanto attiene ai problemi da affrontare.
Debbo in questa sede segnalare - visto che si tratta di sottolineare l'esigenza riportata in discussione dal Gruppo comunista nell'apertura dell'intervento del Consigliere Chiezzi, e cioè l'esigenza di continuare a riunire la Conferenza conoscitiva e di continuare a stabilire questo rapporto con la società concessionaria e con le istituzioni - l'esistenza di grossi problemi che attengono alla natura dei beni archeologici ed ambientali della Valle Susa, che in questa fase debbono essere tenuti in grande attenzione e in grande considerazione.
Segnalo che la società Segusium, società degli studi storici ed artistici, che dal punto di vista scientifico e culturale è l'organo più qualificato per queste segnalazioni, ha alcuni problemi molto importanti ed anche urgenti da prospettare alla Regione. Richiederei dunque che, nella prossima riunione della Conferenza, la Segusium fosse ufficialmente sentita per aggiornare lo stato delle informazioni su alcune cose che stanno succedendo. Credo che questo sia un argomento di interesse per tutti i Gruppi politici e che debba quindi aggiungersi ai problemi che il collega Paris e altri Consiglieri regionali hanno già evidenziato e segnalato e che costituiranno, Assessore Vetrino, un dossier piuttosto pesante. Se sarà necessario riunirci anche ad agosto, ci riuniremo: non vi è alcun problema a seguire da vicino questi avvenimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Non voglio fare un vero e proprio intervento, in quanto mi riconosco totalmente nell'ordine del giorno illustrato dal Consigliere Chiezzi, per voglio intanto ribadire le mie profonde riserve e perplessità sulla correttezza dell'iter amministrativo di tutta la vicenda dell'autostrada legata alla Conferenza nazionale.
La seconda questione che vorrei sottolineare è che la Conferenza pu andare a chi stretta e a chi larga politicamente, però possiamo convenire tutti che non è accettabile che in questa Regione si istituisca una Conferenza su una materia di così grande rilevanza e che due Assessori, che hanno competenze fondamentali, non siano mai andati alle riunioni della stessa. O la Giunta ha intenzione di partecipare con gli Assessori e con le competenze necessarie per svolgere un lavoro proficuo, oppure l'Assessore Mignone o l'Assessore Cernetti hanno altre cose da fare; lo stesso discorso vale per i Consiglieri di opposizione che hanno altro da fare piuttosto che partecipare ad una Conferenza che sempre di più rischia di essere paravento dell'inerzia della Giunta. E' un problema politico che vorrei capire come sciogliere.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo alla votazione dei vari documenti presentati.
Comunico che sono stati ritirati gli ordini del giorno n. 588, firmato dai Consiglieri Paris, Marchini, Carletto, Fracchia e Rossa, e n. 676 firmato dai Consiglieri Majorino, Minervini e Masaracchio.
Pongo in votazione l'ordine del girono n. 372, presentato dal Consigliere Ala, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale sentita la relazione dell'Assessore Mignone sullo stato di avanzamento dei lavori dell'autostrada della Valle Susa e sui problemi e le iniziative concernenti la loro prosecuzione considerato che, nonostante un lavoro di progettazione che è costato sinora al pubblico contribuente oltre 8.000 milioni, la SITAF, che è anche proprietaria della STEF, ha deciso di affidare la progettazione esecutiva del tratto Rivoli-Susa alla società C.S.P. di Verona, con ulteriore spreco di denaro, sempre pubblico, come denunciato in più occasioni dalla stampa locale e nazionale considerato che dal 1973 ad oggi il costo previsto per la realizzazione dell'autostrada è lievitato fino a 2.056 miliardi, e non è dato sapere di quanto lieviterà ancora considerato che gli avvenimenti connessi con la realizzazione dell'autostrada fanno supporre o una grave incapacità di valutazione delle difficoltà inerenti la costruzione del collegamento autostradale, oppure una deliberata volontà di trarre un indebito beneficio economico dalla progettazione e costruzione dell'autostrada c h i e d e a) il blocco immediato di tutte le autorizzazioni relative al tratto Susa-Deveys e la sospensione con effetto immediato di eventuali lavori nel tratto Susa-Rivoli b) che vengano esibiti dalla SITAF i dati riguardanti i costi effettivi sopportati per la realizzazione delle opere in via di costruzione sullo stesso tratto, ed in particolare i quantitativi di calcestruzzo effettivamente impiegati, in modo da poter valutare la congruità del dato con quanto previsto nel progetto esecutivo approvato c) che in particolare venga fornita la documentazione progettuale relativa a tutte le strade di servizio previste per il proseguimento dei lavori in modo da poter definire la loro effettiva necessità, anche alla luce della particolare importanza paesaggistico-ambientale della zona di Chiomonte-Exilles d) che per tutto il tracciato da Rivoli a Deveys sia definito, prima che riprendano i lavori, il piano delle discariche e delle cave di prestito e) che ogni studio o valutazione di impatto ambientale venga predisposto secondo quanto previsto dalla direttiva CEE in materia e ricorrendo ad esperti e professionisti indipendenti dalla società SITAF e dalle altre società interessate alla realizzazione dell'autostrada f) che vengano forniti alla II Commissione consiliare copia dei pareri di competenza regionale e delle deliberazioni legate alla realizzazione dell'autostrada, comprese quelle relative alla L.R. n. 27 e alle leggi n.
431/85 e n. 1497/39 g) che l'autorizzazione di proseguimento dei lavori sia subordinata alla presentazione di uno studio di impatto ambientale sul percorso attuale e sulle eventuali alternative ancora possibili, e non una semplice O.P.A.
come proposto dalla SITAF per il solo tratto Susa-Rivoli".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 10 astensioni.
Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno n. 679, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Bontempi e Guasso, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della relazione della Giunta regionale sulla realizzazione dell'autostrada in Valle Susa con riferimento al finanziamento di 757 miliardi di cui 380 concessi secondo le procedure di eccezionale urgenza previste dal decreto per i Mondiali 1990 visto che la Giunta regionale non ha partecipato alla Conferenza dei servizi del 24/5/1989 nella quale sono stati approvati i finanziamenti dei progetti di tratti autostradali e di una cava in località Rovina di Mocchie in Comune di Condove ritenuto indispensabile che la Giunta regionale svolga in modo capace ed autorevole il ruolo di principale soggetto istituzionale competente in materia ritenuto inaccettabile proseguire i lavori della Conferenza conoscitiva regionale in un quadro di palese assenza di informazioni sugli atti amministrativi, dalle procedure e verbali di finanziamento alle procedure e contenuti dei contratti di appalto, e di persistente mancanza di concrete proposte sulle modifiche da apportate ai progetti per un migliore inserimento ambientale e sui contenuti di un piano per il reperimento degli inerti impegna la Giunta regionale 1) a convocare entro pochi giorni gli azionisti pubblici della SITAF: a) per invitarli ad acquisire tutti gli atti amministrativi relativi alle procedure di affidamento dei lavori, dalla scelta delle imprese ai ribassi d'asta a tutte le clausole contrattuali al fine di esprimere un giudizio sulla correttezza degli affidamenti e sulla congruità dei prezzi rispetto alla situazione di mercato; ad inserire questa raccolta di dati, in materia di controllo degli appalti, nella Banca dati degli appalti che non è stata ancora predisposta nonostante la volontà espressa in tal senso dal Consiglio regionale b) per informarli che sulla base dei lavori del gruppo regionale di verifica dello studio di impatto ambientale preparato dalla SITAF saranno proposte dalla Giunta regionale ai Comuni ed alla SITAF varianti ai progetti di varia importanza invitandoli ad assumere, anche attraverso i propri rappresentanti nel Consiglio di amministrazione, iniziative volte a garantire i miglioramenti di progetti per la salvaguardia dell'ambiente in un quadro di trasparenza procedurale, congruità dei prezzi complessivi controllo dei tempi di esecuzione 2) a convocare entro una settimana ad un tavolo di coordinamento regionale la Comunità montana della Bassa Valle Susa, i Sindaci dei Comuni la SITAF e le Associazioni ambientalistiche per: definire le modifiche ai progetti, chiedendo alla SITAF di predisporre i progetti esecutivi modificati in un mese definire un nuovo piano delle cave, elemento altamente dirompente nell'ambiente della valle definire e coordinare le misure di mitigazione dell'impatto ambientale e le misure compensative che la realizzazione dell'opera richiede 3) ad acquisire presso l'ANAS e la Conferenza dei servizi tutti gli atti amministrativi, compresi i verbali delle riunioni, relativi ai finanziamenti e progetti approvati e di renderli immediatamente disponibili ai Comuni e alla Comunità montana 4) a richiedere alla SITAF di informare in tempo reale un apposito Ufficio regionale per la Valle Susa di tutti gli atti, procedure decisioni, opere che vengono effettuati dalla stessa SITAF e/o dalle imprese aggiudicatarie durante il corso dei lavori; tale Ufficio per la Valle Susa sarà il permanente centro di informazione, coordinamento e sostegno organizzativo per i Comuni della valle e la Comunità montana 5) ad intervenire sulla SITAF affinché in ogni caso nessun lavoro venga iniziato relativamente alla realizzazione della cava in località Rovina di Mocchie nel Comune di Condove e di assumere in accordo con esso le iniziative che consentano al Comune di esercitare il proprio diritto di decisione in merito 6) a richiedere alla SITAF l'elenco dei fornitori attuali di materiali inerti con le rispettive quantità sinora fornite 7) a definire un progetto di qualificato sviluppo territoriale ed ambientale per la valle, i cui punti essenziali possono essere a) il recupero ambientale delle aree degradate b) l'uso e la valorizzazione ambientale di aree tra il fiume e autostrada (Parco fluviale) c) interventi idrogeologici, sulla base delle previsioni formulate dagli studi del Piano di bacino della Dora Riparia e sulle emergenze già individuate dalla Comunità montana d) definizione di aree per insediamenti industriali e per servizi intermodali e terziari, con razionalizzazione e recupero di aree già compromesse e) completamento del sistema delle infrastrutture primarie f) interventi per la valorizzazione turistica ed ambientale delle aree protette dei Laghi di Avigliana e dell'Orsiera-Rocciavrè g) progetto di organizzazione di percorsi turistici attrezzati (percorso delle certose e delle abbazie, percorsi naturalistici, itinerari archeologici, ecc.) h) interventi per la valorizzazione del patrimonio storico architettonico (abbazie, certose, ecc.) e realizzazione del progetto di Museo di Valle da collocarsi a Susa nel Castello della Marchesa Adelaide per il quale necessitano ulteriori finanziamenti per il completamento delle opere di restauro e di ristrutturazione in alternativa a fornire alla Comunità montana i mezzi finanziari per la predisposizione di tale progetto di sviluppo 8) a proporre al Prefetto l'adozione di misure d'emergenza volte a salvaguardare l'incolumità, la salute, la qualità della vita dei cittadini e in difesa dell'economia turistica della valle quali: a) la limitazione dei passaggi al Frejus con il blocco di nuovi contratti tra la SITAF e le società di autotrasporto b) l'utilizzo incentivato delle fasce orarie notturne c) la selezione dei carichi con divieto per quelli pericolosi d) la definizione di fasce orarie più ampie in cui il transito sia riservato al traffico locale e turistico e) l'ampliamento dell'orario dei servizi doganali 9) a chiedere al Governo che si impegni a finanziare e realizzare rapidamente il potenziamento della linea ferroviaria Torino-Frejus a partire dall'installazione del blocco automatico anche in vista dell'introduzione di misure speciali per il transito su ferro delle merci degli stessi mezzi gommati e in ogni caso di tutti i prodotti a rischio; a sollecitare alle Ferrovie dello Stato il potenziamento immediato della linea Torino-Modane per un maggior utilizzo ed efficienza dei servizi per il trasporto delle merci 10) a proporre ipotesi di sviluppo, legate ai programmi illustrati al punto 7), per la Società Consusa di cui la Regione è la maggiore azionista".
Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Vorrei fare una dichiarazione di voto sull'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, al quale non possiamo dare voto favorevole perché ho l'impressione che non sappia cogliere le novità stravolgenti verificatesi questa settimana. Fino a ieri facevamo un po' il discorso sul sesso degli angeli (progetti, studio, ecc.), ma mancavano i soldi, quindi discutevamo di una cosa inesistente.
Collega Paris, la prima volta siamo partiti con la famosa mozione unanime di due anni fa, nella quale erano contenuti alcuni punti: 1) la richiesta del finanziamento che è arrivata adesso 2) avviare lo studio di valutazione di impatto ambientale 3) considerare la grande struttura che veniva avanzando nella Valle Susa non come fatto a s' stante, ma come qualcosa che si appoggiava nella valle indipendentemente dai problemi più complessivi e generali sul piano economico-sociale che la valle ha (questione che il Consigliere Marchini spesso ha sollevato) 4) i provvedimenti immediati di regolazione del traffico per avere il minore impatto possibile dato dal fatto che si stava finendo la parte alta ma non riuscivamo a finire la parte bassa.
La novità di oggi è che la collettività ha a disposizione 750 miliardi da spendere. Mancano però 170-200 miliardi, per cui virtualmente siamo di fronte, per la prima volta, alla messa a disposizione dei finanziamenti concreti e reali per fare quasi tutta l'autostrada nella parte bassa. Per la prima volta non discutiamo più di una cosa che è da venire, ma di come devono essere usati i 750 miliardi per i due lotti, avendo presente che manca il tratto minore al suo completamento.
Se nell'ordine del giorno non cogliamo la novità in assoluto di essere già all'assegnazione dei lavori alle imprese e non cogliamo l'occasione per rimettere insieme tutte le questioni che sono venute maturando consapevolmente in questi due anni in rapporto alla costruzione di questo tratto autostradale, il documento mi sembra debole e generico: non dà alla Giunta quella forza e quel potere di contrattazione che è necessario la Giunta abbia per governare tutto il processo. Nel leggere alcuni passaggi dell'ordine del giorno, mi pare che l'impegno del governo regionale attorno alle questioni connesse alla costruzione di quest'opera sia rivolto sul piano del rapporto opera-ambiente, nonché sul piano del rapporto opera struttura sociale ed economica - prospettive e futuro di questa valle. Noi non possiamo però lasciare nel dimenticatoio la questione della ferrovia questione che abbiamo richiamato cinquanta volte e via di questo passo. Noi abbiamo tentato in sostanza - Assessore Vetrino, mi rivolgo a lei perch più sovente l'abbiamo trovata nella discussione continua di queste settimane - di riproporre un programma e un'iniziativa organica nel momento in cui arrivano i finanziamenti, nel momento in cui non si parla più del sesso degli angeli, ma si è all'appalto dei due, quattro, cinque lotti (o quelli che sono), in rapporto all'uso dei 750 miliardi che sono stati stanziati a seguito del decreto dei Mondiali.
Per questo riteniamo debole l'ordine del giorno della maggioranza, cioè in arretrato rispetto alle novità. Questo ordine del giorno l'ha scritto l'Assessore Mignone, perché c'è ancora la correzione della bozza che ci è stata data venti giorni fa, ma in questi giorni sono avvenuti dei fatti del tutto nuovi che vanno colti con grande forza e che vanno così presentati dalla Giunta regionale alla valle e alla gente che chiede che l'autostrada sia fatta presto e bene. Questa autostrada non deve significare uno sconvolgimento totale, un aggravamento ulteriore della situazione socio economica della valle, ma deve rappresentare un punto di approdo attorno a cui si possa lavorare assieme verso altri indirizzi.
Per questi motivi, votiamo il nostro ordine del giorno e ho voluto significare perché diamo voto negativo all'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 679.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli e 21 contrari.
Passiamo infine alla votazione dell'ordine del giorno n. 681 sottoscritto dai Consiglieri Mignone, Vetrino, Marchini, Paris, Picco e Tapparo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentita la relazione della Giunta regionale sul completamento dell'autostrada in Valle Susa, collegante il traforo del Frejus al sistema autostradale italiano valuta positivamente la concessione di un finanziamento di 757 miliardi relativo alla realizzazione del tratto 'nodo di Borgone' e 'S. Ambrogio Rivoli' idoneo a consentire larga parte dei lavori nel collegamento Susa tangenziale di Torino impegna la Giunta regionale ad istituire una struttura operativa interna permanente, nonché ad accelerare i lavori della Conferenza per la Valle Susa, allo scopo di definire rapidamente le eventuali varianti ai progetti esecutivi approvati dalla Conferenza nazionale dei servizi, quali risulteranno dagli approfondimenti del gruppo di lavoro Regione-SITAF a definire, entro tale quadro, le misure di compensazione e di mitigazione dell'impatto, da finanziarsi con le somme a disposizione nell'ambito del finanziamento concesso all'ANAS ad individuare (d'intesa con le comunità locali della Valle Susa) nell'ambito del terzo Piano regionale di sviluppo, lo strumento di programmazione adeguato a promuovere il rilancio economico e lo sviluppo razionale della Valle Susa mediante la realizzazione del miglior inserimento dell'infrastruttura sul territorio a richiedere alla Commissione intergovernativa del Traforo del Frejus e alla società concessionaria l'assunzione di misure tendenti a favorire i transiti notturni, anche mediante agevolazioni tariffarie a chiedere all'Ente FS la predisposizione di provvedimenti urgenti di esercizio sulla linea Torino-Modane onde favorire il massimo utilizzo possibile della linea ferroviaria per l'instradamento dei traffici merci internazionali".
Ha chiesto di parlare l'Assessore Mignone in qualità di Consigliere per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per fare una brevissima dichiarazione di voto, perché - come è stato ricordato questo ordine del giorno era stato predisposto insieme alla collega Vetrino al termine del dibattito della seduta precedente. Noi riteniamo che sia un ordine del giorno ancora attuale perché, partendo dal riconoscimento positivo della concessione del finanziamento (che era uno dei problemi richiamato in tutti gli ordini del giorno che hanno dato origine alla discussione), dà in modo attuale delle risposte ai problemi urgenti che certamente abbiamo di fronte a noi. Non bisogna però allargare troppo il raggio delle questioni, altrimenti ricadremmo in quella critica in cui si ricadde giustamente quando si esaminò il progetto della Valle Bormida presentato dall'Ansaldo. Allora si disse: "Cosa c'entra il Museo di Marengo con l'ACNA di Cengio?". Non vorrei che anche qui finissimo nella stessa situazione.
In modo molto puntuale il nostro ordine del giorno ribadisce l'opportunità di accelerare l'istituzione di un gruppo di lavoro tecnico interno, che segua rapidamente passo passo assieme alla SITAF le opportune e necessarie modifiche, che anche noi riconosciamo necessarie, al tracciato e ad alcune sue parti, e segua il problema degli svincoli, così come è emerso dalla discussione sin qui sviluppatasi all'interno della Conferenza conoscitiva. Poiché noi abbiamo dichiarato che alcuni aspetti tecnici vanno rivisti e che vi è la disponibilità della società concessionaria bisogna che rapidamente il gruppo di lavoro tecnico definisca le varianti di tracciato e la sistemazione definitiva degli svincoli rispetto al progetto definitivo approvato dalla Conferenza dei servizi ed uno in precedenza approvato dalla Regione Piemonte, progetto che era già stato oggetto di una lunga e complessa opera di consultazione e di incontro con le Amministrazioni locali. Non è vero quindi che esse non sono mai state consultate sul progetto esecutivo approvato, poiché su di esso si sono confrontate per almeno tre anni.
Ribadiamo l'impegno a definire un momento attraverso il quale individuare uno strumento territoriale di programmazione socio-economica per attivare tutte quelle misure che favoriscono il rilancio della Valle Susa. Prendiamo posizione anche in ordine a due aspetti importanti come quello della limitazione, per quanto possibile, del traffico degli autocarri o comunque l'incentivazione dei transiti durante le ore notturne.
Al riguardo, la Giunta regionale non è stata inattiva, ma ha già fatto un incontro con le categorie degli autotrasportatori e con la stessa società SITAF alla presenza anche della Comunità montana, peraltro trovando grandi difficoltà da parte della FAI e della FITA ad acconsentire al contingentamento o ad alcune misure che in qualche modo frenassero lo sviluppo del trasporto merci su gomma, per come è oggi configurato il sistema complessivo del trasporto delle merci. Ciò nonostante, abbiamo scritto al Presidente della Commissione interministeriale perché si adottino misure di agevolazione tariffaria che consentano un uso notturno maggiore del Traforo del Frejus.
Inoltre abbiamo sollecitato anche le Ferrovie a proseguire e a completare rapidamente i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria.
Anche su questo va detto che purtroppo, dato il tipo di transiti che sono oggi sul traforo e che hanno grosso modo un raggio di circa 600 chilometri il transito su ferrovia ha dei tempi molto più lunghi, che risultano essere in oggi disincentivanti rispetto ad altri mezzi di trasporto. Come Giunta abbiamo fatto all'Ente FS questa richiesta: sappiamo che nel piano di interventi sulle infrastrutture delle FS, attualmente in discussione e sul quale entro fine mese daremo comunicazione al Consiglio, sono previsti 51 miliardi per ulteriori lavori che vanno in questa direzione.
Quindi, sul piano concreto, questo ordine del giorno ci pare riassumere le principali esigenze per questa autostrada che finalmente si fa, e che noi ribadiamo vogliamo si faccia bene, proseguendo in quel ruolo di governo che fino ad oggi la Giunta ha compiutamente esercitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, desidero annunciare il voto favorevole del Gruppo DC all'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Potrebbe apparire un fatto superfluo visto che anche i colleghi Paris e Picco hanno firmato, ma superfluo non è se, oltre a questa presa di responsabilità del mio Gruppo a favore di questo documento, si legano le motivazioni per le quali votiamo a favore di questo ordine del giorno e abbiamo votato contro quello presentato dal Gruppo comunista.
Votiamo a favore dell'ordine del giorno della maggioranza, perch riteniamo che il primo obiettivo della nostra Regione oggi sia quello di realizzare questa fondamentale arteria per inserire con un altro tassello il Piemonte nel contesto europeo. Riteniamo che sia ora di superare le parole, i pronunciamenti, i documenti, le prese di coscienza, le tavole rotonde su questioni rispetto alle quali solo la realizzazione di infrastrutture consente di dare gambe alle volontà. A noi pare dunque che si debba registrare con grande favore il fatto che finalmente (come diceva il collega Guasso) siano stati reperiti i fondi per completare l'arteria anche se al momento mancano 150-200 miliardi, una volta realizzato il tratto si troveranno, e quindi questa arteria si può considerare completata.
Dobbiamo però anche dire che, a nostro giudizio, il ritardo del Piemonte rispetto a tante altre Regioni del nostro Paese circa i finanziamenti nazionali ed europei deriva dal fatto che le forze politiche della nostra Regione, siano esse di maggioranza o di opposizione, raramente riescono a trovare un'unità di intenti nel trovare risorse per realizzare i problemi della nostra Regione. Registriamo che in Parlamento altre Regioni, quando si tratta di provvedimenti che le riguardano, le forze politiche (siano esse di maggioranza o di opposizione in quella realtà regionale) si trovano d'accordo per sostenere iniziative che portino risorse sul loro territorio. Raramente troviamo le forze politiche rappresentanti del Piemonte nel nostro Parlamento in un atteggiamento di coesione per portare risorse alla nostra Regione, affinché vengano date risposte a questioni così importanti. Quindi registriamo innanzitutto questo aspetto che ci preoccupa, perché forse nella nostra Regione, nella nostra città prevalgono questioni partitiche e di collocamento nelle istituzioni (maggioranza od opposizione) rispetto agli interessi più generali della collettività piemontese, che sono quelli di vedere risolti i problemi.
Poiché finalmente le risorse sono arrivate, diamo un giudizio fortemente positivo in ordine a questo fatto, che finalmente risponde ad un problema che abbiamo sul tavolo da vent'anni, rispetto al quale qualche forza politica ha sicuramente delle responsabilità. Questi ritardi non sono dovuti al fato, non sono dovuti a fatti accaduti in altre parti d'Italia ma sono dovuti a fatti accaduti nella nostra città e nella nostra Regione che hanno determinato un fortissimo ritardo nella realizzazione di un'arteria nodale per lo sviluppo del Piemonte, se crediamo in questo sviluppo e se crediamo che le infrastrutture siano uno snodo decisivo perché questo sviluppo vada avanti.
Quindi siamo favorevoli a che questa opera venga realizzata al più presto. Ci pare che in questo ordine del giorno ci siano le condizioni di garanzia per la Regione e per la popolazione piemontese che noi chiedevamo cioè il rapporto stretto con la SITAF, un rapporto coerente con l'ANAS, un impegno della Regione di raccordo con le comunità locali e con i cittadini della Valle Susa, con le loro espressioni nelle realtà locali, che ci dà delle garanzie dal punto di vista di uno sviluppo più complessivo di questa valle intorno a questa arteria e a questa realizzazione.
Ci pare che la Giunta, anche nelle affermazioni fatte dagli Assessori non solo oggi, ma anche nelle precedenti riunioni, ci dia tutte le garanzie perché questa realizzazione venga fatta nell'interesse del Piemonte, nel rispetto dei problemi ambientali, che noi abbiamo sempre ben presenti e che devono essere una discriminante rispetto alle scelte tecniche che devono essere assunte. Ritengo quindi che in questo ordine del giorno ci siano tutte le condizioni affinché la realizzazione avvenga secondo quanto noi, e non solo noi della DC, abbiamo chiesto in questi anni.
Non abbiamo votato il documento del Gruppo comunista, e ce ne dispiace perché ci pare davvero un documento che ha come premesse generali l'interesse a che quest'opera venga realizzata (e di questo siamo soddisfatti rendendo merito al Partito comunista di aver cambiato posizione rispetto ai decenni passati); tuttavia, non condividiamo tutte le zeppe che in questo ordine del giorno vengono messe, dal problema degli appalti perché qui c'è sempre il complesso di colpa o di inferiorità rispetto agli appalti che riappare in continuazione - a tutta una serie di paletti così vincolanti in un ordine del giorno.
Riteniamo che in un ordine del giorno debbano essere messe le linee direttrici sulle quali si vuole operare, salvo poi entrare, nei prossimi mesi, nei prossimi anni, nella fase attuativa progettuale realizzativa dell'opera! In definitiva, non siamo contrari a che queste cose vengano fatte; ci pare che il nostro ordine del giorno in linea generale le riassuma. Ma il voler mettere in un ordine del giorno: 1, 2, 2a, 2b, 2c ecc., ci pare il solito sistema e, se mi consentite, per certi versi una sorta di complesso di inferiorità in ordine ad una questione che viene governata ad alti livelli - e quindi con le prospettive che dicevamo, sulle quali sono convinto che il PCI sia d'accordo - oppure si scende al livello basso di voler stabilire oggi tutti i palettini che dovranno essere definiti nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Ci pare un modo vecchio, un modo stantìo, ma quello che ci preoccupa di più, oltre al vecchio, è che voglia dire rallentare ulteriormente una realizzazione di cui il Piemonte ha assolutamente bisogno, e ha bisogno subito.



PRESIDENTE

Se mi consentite faccio una considerazione sulla scorta di quanto diceva il Consigliere Carletto.
La settimana scorsa in Regione, con la collaborazione del CSI, sono stati presentati i lavori della banca dati che collega la Regione all'Europa, al Parlamento e al Senato. E' veramente un qualche cosa di avanzato, che è stato osservato ed apprezzato anche da altre Regioni. Ho ascoltato poc'anzi l'intervento del Consigliere Carletto che richiamava questo aspetto.
Sono state fatte quindici giorni fa le elezioni per il Parlamento europeo che ci collegano sempre di più in Europa e credo si possano raccogliere questi elementi; da parte mia penso quasi di poterlo fare presentandoli alla prossima riunione dei Capigruppo per vedere se eventualmente è possibile realizzare qualche sede, qualche momento di incontro ai vari livelli. Si tratta di vedere se fare un incontro di tutte le nostre rappresentanze europee, parlamentari, senatoriali, oppure se distinguerle articolando vari incontri.
Se i colleghi lo ritengono, mi farei carico di portare questa tematica all'attenzione dei Capigruppo; in seguito si tratterà di valutare le sedi idonee. Mi sembra questa un'iniziativa che può essere realizzata nell'interesse del Piemonte.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 681 presentato dalla maggioranza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Restano da discutere i punti 8), 9), 11) e 12) all'o.d.g.
Propongo il rinvio dei punti 8), 9) e 11).
In merito al punto 8) all'o.d.g., relativo all'esame del progetto di legge n. 243: "Interventi per l'informazione locale in Piemonte" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 32, quarto comma, del Regolamento interno del Consiglio regionale), ha chiesto la parola il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

In questi giorni un gruppo di lavoro ha ripreso a lavorare intorno alla legge dell'informazione. Noi consideriamo già questo un risultato della nostra iniziativa di questi mesi, che ha premuto nei confronti del Consiglio e della Giunta perché si riprendesse l'esame di questo disegno di legge.
La nostra posizione è questa: riteniamo un risultato il fatto che si sia ripreso a lavorare in Commissione per arrivare alla definizione di una legge. Mi pare che, dalla fase iniziale di presentazione, sia cresciuta rispetto ai diversi Gruppi politici la convinzione che l'impostazione corretta per affrontare questo tema è quella di considerare gli strumenti di informazione locale un patrimonio importante per la nostra Regione e contemporaneamente delle vere e proprie imprese nei confronti delle quali è necessario intervenire con una politica strutturale di servizi e non con una politica di contributi. Registriamo questo come primo dato, che mi pare si stia diffondendo nell'opinione dei Gruppi politici e che salutiamo favorevolmente perché era la nostra posizione iniziale.
Nella riunione di questo gruppo di lavoro c'è stato l'impegno ad arrivare alla definizione di una legge entro il mese di luglio. Di fronte a questa disponibilità anche da parte degli altri Gruppi, e speriamo anche da parte della Giunta, esprimiamo la seguente posizione: lasciamo questo punto iscritto all'o.d.g. (non chiediamo una discussione adesso) verificheremo, sulla base dell'andamento dei lavori di questa Commissione l'effettiva volontà di arrivare ad una legge da parte del Consiglio dopodiché, se questo non si verificasse, torneremo a riproporre la nostra proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, intervengo in merito al rinvio del punto 9) all'o.d.g. relativo alla localizzazione di una discarica nel Comune di S.
Giusto Canavese.
Desidero che la sua proposta, qualora intendesse mantenerla, venga votata dall'assemblea, perché ritengo che l'esame di questo punto e una comunicazione della Giunta siano opportuni ed urgenti.
Vi sono stati incontri della Giunta e dei Capigruppo con l'Amministrazione comunale, i cittadini e i Comitati della zona. Il problema è di estrema rilevanza, ma non lo voglio illustrare ora, perché il mio è un intervento puramente procedurale.
Ritengo pertanto che l'argomento non debba essere rinviato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

La Giunta ha ricevuto i rappresentanti del Comitato spontaneo contro la discarica di S. Giusto Canavese e non posso che ripetere quello che ho loro anticipato questa mattina.
In questi giorni sto valutando ed approfondendo i risultati emersi dalla Conferenza, tenendo attentamente conto di tutti gli elementi dopodiché la Giunta ha 120 giorni, da quando è stato presentato il progetto, per deliberare l'assenso o il diniego. Ripeto: oggi come oggi non posso anticipare niente, perché sto approfondendo tutti gli elementi emersi dalla Conferenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A me sembra che il problema resti come è stato posto. C'era l'impegno del Presidente della Giunta, che ha fatto desistere dalla messa in votazione dell'ordine del giorno da parte del Consiglio (che può dettare indirizzi e vincoli politici alla Giunta), di comunicare, sulla base dei risultati di un'istruttoria, quali erano gli orientamenti e di attenersi ad un dibattito in Consiglio.
Vorrei una conferma, altrimenti è davvero il caso di votarlo adesso.
Se queste risultanze ci vengono messe a disposizione per il dibattito e c'è la possibilità di esprimersi da parte del Consiglio prima che la Giunta dia l'approvazione bene, altrimenti votiamo l'ordine del giorno. Nel momento in cui i Consiglieri pongono con un ordine del giorno un vincolo o un indirizzo politico come tale...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Scusa, Bontempi, è in istruttoria. Questo non è possibile. Cosa vuoi che porti qui prima di aver valutato...



BONTEMPI Rinaldo

Ho detto "se" i risultati dell'istruttoria vengono portati qui...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non è possibile.



BONTEMPI Rinaldo

Se non ci dai l'occasione di intervenire su questo...



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Mi pare che sulla questione sollevata dal Consigliere Ala ci fossimo intesi due settimane fa con il Presidente della Giunta, che aveva assunto un impegno preciso in questi termini.
La Giunta ha 120 giorni per decidere; l'Assessorato sta facendo gli approfondimenti tecnici - come ha riconfermato l'Assessore - che però non sono completi. L'Assessore ci ha comunicato che non è in grado di fornirci gli elementi sulla base dei quali assumerà la decisione.
Non stiamo discutendo gli ordini del giorno pendenti perché c'è l'impegno che, prima di assumere la decisione, la Giunta informerà il Consiglio, in modo che le forze politiche ne siano a conoscenza, in particolare se la decisione sarà di un certo tipo piuttosto che di un altro.
Lasciamo perdere il merito, che attiene alla Giunta, ma il Consiglio nel momento in cui si autocensura, nel senso che si autolimita e non discute gli ordini del giorno, non assume una posizione perché ritiene che prima di assumerla sia giusto che la Giunta approfondisca secondo le intenzioni che il Presidente ha espresso in quel Consiglio.
Quindi, maggioranza ed opposizione hanno accondisceso alla richiesta del Presidente della Giunta e attendono di essere informati. L'Assessore dice che oggi non è in grado di farlo: quando lo sarà, sicuramente informerà il Consiglio.
A nome del Gruppo DC accedo alla proposta del Presidente del Consiglio non perché non ci sia il tempo (il tempo per lavorare c'è, possiamo lavorare anche fino a mezzanotte), ma perché, se la Giunta non è in grado di fornirci gli elementi, non so su cosa discutiamo.
Pertanto chiedo il rinvio della discussione al momento in cui la Giunta sarà in grado di fornire gli approfondimenti che sta facendo.



BONTEMPI Rinaldo

La Giunta si impegna, nei termini annunciati dal Presidente Beltrami, a portare la sua opinione e le sue risultanze preventivamente all'assunzione della decisione, mettendola a confronto con l'opinione dei Gruppi che si sono già espressi nell'ordine del giorno?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Dubito che da un punto di vista legale ed istituzionale io possa portare in Consiglio un procedimento che è in istruttoria.



BONTEMPI Rinaldo

Non chiediamo gli atti istruttori, ma chiediamo, dopo aver visto gli atti istruttori e averli sommariamente illustrati...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Come si concluderà l'istruttoria? Quando verrà portata in Giunta la deliberazione di provvedimento o di diniego?



BONTEMPI Rinaldo

Il Presidente Beltrami ha detto: "Prima di decidere in Giunta vi informerò sullo stato delle cose e sul nostro orientamento".



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vi informerò, se questo è regolamentare o meno.



BONTEMPI Rinaldo

Se metti in dubbio che sia regolamentare, votiamo adesso l'ordine del giorno. Siamo d'accordo di darti un vincolo preventivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che, rispetto alle considerazioni svolte sia dal collega Carletto che dal nostro Capogruppo Bontempi, non esistano problemi, in quanto la Conferenza non esprime un parere, la Conferenza non vota: nella Conferenza vengono unicamente espressi dei pronunciamenti da parte di coloro che vi partecipano.
Dopodiché, sulla base delle risultanze dei pronunciamenti (quindi non del voto, ma delle risultanze dei pronunciamenti), la Giunta decide. E' già capitato in Conferenza: attorno ad una certa vicenda c'erano nove pronunciamenti contrari e nessuno a favore, e la Giunta ha deciso in modo favorevole. Questo dimostra che, in qualche misura, la decisione che la Giunta assume è del tutto autonoma rispetto a quella che può essere assunta in sede di Conferenza. Da questo punto di vista, mi pare che le osservazioni svolte dai colleghi Bontempi e Carletto abbiano piena legittimità, anche per quanto riguarda gli aspetti di ordine procedurale.



PRESIDENTE

Mi pare di poter dire che si potrà discutere quando interverranno pronunciamenti di carattere politico; per il momento ci sono state espressioni di carattere "parapolitico" o tecnico (parlo della Conferenza).
Tuttavia il Consiglio ha tutti i diritti di poter conoscere la posizione della Giunta; c'è stato comunque un impegno da parte del Presidente della Giunta ad illustrare la posizione della Giunta prima dell'attuazione delle decisioni.
Il problema, semmai, sta in questi termini: quando ho detto che manca il tempo - intanto devo dire che effettivamente il tempo è ridotto ed è tiranno - mi riferivo anche al fatto che non possiamo assicurare che, se non lo discutiamo oggi, lo discuteremo giovedì prossimo. Infatti, se alla luce degli approfondimenti, giovedì prossimo non saremo in grado di avere gli elementi per discuterlo, saremo costretti a rinviarlo ulteriormente.
Questo è il punto. Bisogna intendersi sul momento in cui sarà discusso in Consiglio, e il momento deve essere comunque prima delle decisioni che la Giunta assumerà. Il momento potrà essere giovedì prossimo, fra quindici o quaranta giorni, dobbiamo però avere la consapevolezza che il momento non può essere scadenziato già ora, perché è sotto giudizio rispetto all'approfondimento necessario che la Giunta dovrà fare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, lei ha cercato di sintetizzare quello che è stato il dibattito sinora, ribadendo cioè che prima della decisione dell'Assessore il Consiglio dovrà avere la possibilità di esprimere un orientamento su questo aspetto. Questa è un'ipotesi.
L'altra ipotesi è quella che il Consiglio discuta dopo l'assunzione della decisione: se la decisione è negativa, cade la ragione del contendere; se è positiva, cioè se la Giunta ha assunto un parere favorevole, il dibattito può assumere posizioni di orientamento e di principio su un atto amministrativo già portato alle sue normali conseguenze.
Quindi, dobbiamo solo stabilire - è un fatto estremamente chiaro, forse l'Assessore ci può aiutare in questo senso che, se è preventivo, è chiaro che questo Consiglio esprimerà un orientamento; in seguito, la Conferenza che ha un carattere consultivo e quindi può avere anche quei pareri negativi, così come è stato articolato nel procedimento delle Conferenze darà ancora la piena autonomia decisionale all'Assessore, il quale valuterà autonomamente questo aspetto. Dobbiamo uscire fuori da questo nodo con estrema chiarezza. Ripeto: se è preventivo, ci sarà un orientamento che emergerà dal Consiglio e poi l'Assessore farà le sue scelte; se è successivo, sappiamo che nel caso negativo cade la ragione di discutere.
Nel caso positivo, per cui l'atto sarà già stato firmato e portato avanti (perché non credo che la deliberazione di individuazione dei siti venga in approvazione in Consiglio), potremo discutere sulla bontà o meno di quell'atto ed esprimere un giudizio politico sull'assunzione di una decisione amministrativa. Mi paiono due percorsi con valore completamente diverso. Bisogna capire quello che si vuole percorrere. Lei, Presidente aveva sintetizzato ed espresso l'idea, come aveva espresso anche il Presidente Beltrami, che fosse preventivo. Dobbiamo capire perché assume un carattere diverso ed una valenza diversa, pur avendo l'Assessore la piena autonomia nell'assunzione della decisione per quanto riguarda l'individuazione del sito dopo che ha subìto tutta la procedura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, non è molto frequente che io condivida le preoccupazioni estemporanee - chiedo scusa dell'aggettivo - dell'Assessore Cernetti, ma questa volta le condivido tutte. Qui si stanno accavallando due questioni che hanno portato lei, signor Presidente, a usare dei termini che io ritengo istituzionalmente assolutamente inaccettabili.
La procedura di decisione della Giunta è autonoma e separata rispetto al confronto che il Consiglio intende sviluppare agli effetti propositivi di orientamento che sono del Consiglio. Quindi il preventivo vuol dire che viene fatto prima in senso temporale, non in senso logico e funzionale.
Dobbiamo stare molto attenti a questo, e mi rivolgo soprattutto alla maggioranza, perché se passa il principio che una decisione ha preventivamente un ordine del giorno che orienti ed impegni la Giunta a decidere in un certo modo, voglio sapere quali altre decisioni di questa natura non seguiranno poi questo canale. Perché se sulla discarica di S.
Giusto si ritiene che ci debba essere un preventivo orientamento e una preventiva decisione del Consiglio sulla quale la Giunta è sovrana (si fa per dire, ma sappiamo tutti che i Re ormai non contano più niente, neanche quelli che regnano), è abbastanza normale che altri seguano l'esempio.
Quindi stiamo attenti soprattutto nella verbalizzazione, nei nostri comportamenti successivi a cercare di non venir meno, come Giunta, ad un appuntamento, cioè quello di rappresentare al Consiglio questa tematica quando sarà maturata ai livelli che si ritiene opportuni che siano portati a conoscenza del Consiglio per l'opportuno dibattito.
Evitiamo però di agganciare questo alla procedura decisionale, che è di competenza della Giunta. Non che questo mi disturbi; però, per una serie di coincidenze non volute, se non teniamo ben distinto questo, soprattutto nei termini in cui si concluderà il dibattito che sicuramente si avvierà verso questa direzione, rischiamo di creare un precedente per cui sostanzialmente, la decisione della Giunta (che è di sua stretta competenza), ha a monte un pronunciamento del Consiglio sulla stessa materia in termini orientativi rispetto alla decisione.
Quindi accetto il preventivo nella misura in cui c'è un impegno a dare una comunicazione in itinere; ma questa non è neanche un dovere: è semplicemente una valutazione di opportunità da parte della Giunta che in tempi stretti si farà questa informativa.
Non avrei detto, per esempio, "prima di decidere": lo faccio il più presto possibile, spero di riuscire a farlo prima, mi attivo per farlo prima, ma non dico che lo farò, perché faccio passare un principio per cui prima della decisione, si avvia e si conclude un dibattito che qualcuno ha ritenuto di sollevare su una materia affidata dalla Giunta.
Qui non entro in polemica con nessun collega, faccio una riflessione per il sottoscritto. Poiché possiamo immaginare che il percorso sia quello che abbiamo individuato, ci sarà sicuramente l'esame dell'ordine del giorno quando la materia sarà sufficientemente maturata da consentire un atteggiarsi della Giunta. Occorre però che stiamo attenti ad evitare che questo atteggiarsi della Giunta prefiguri da parte del Consiglio un orientamento sull'operato definitivo della Giunta. Questo non per la vicenda in s', che mi pare anche di capire per certi avrà un prosieguo abbastanza rettilineo, ma perché su questo immaginiamo di dare al Consiglio (non dico alle forze di opposizione) uno strumento con cui sarà chiamato a pronunciarsi preventivamente su tutte le decisioni della Giunta su questa materia.
Quindi un richiamo semplicemente alla misura mia, prima di tutto, e degli altri colleghi, all'attenzione rigorosa sui termini che useremo nell'affrontare questo passaggio; in particolare, l'ordine del giorno che concluderà questo dibattito dovrà essere molto attento ad esprimere una valutazione del Consiglio su questa problematica, ma a non inserirsi all'interno delle competenze della Giunta (non in ordine all'oggetto e al merito), al fine di evitare che, letta dall'esterno, si possa immaginare che si sia adottata la prassi (che è questione di particolare importanza e di particolare interesse dal punto di vista della pubblica opinione) per cui sostanzialmente possano essere anticipatamente valutate in Consiglio.
Questo significherebbe bloccare il lavoro della Conferenza significherebbe bloccare i lavori dei servizi, significherebbe bloccare la capacità di lavoro anche manuale della Giunta.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Ala, vorrei far presente che sul piano strettamente istituzionale il collega Marchini ha senz'altro ragione ma c'è anche un piano politico.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Volevo richiamare il fatto che ci troviamo in momento improprio di discussione procedurale: se rinviare o meno un ordine del giorno che è già iscritto all'o.d.g. della seduta.
Volevo fare alcune premesse. Esistono sull'argomento interrogazioni ed interpellanze presentate dai Gruppi, e ritengo che la sede più propria in cui la Giunta regionale e l'Assessore competente possono intervenire e dare risposta su un procedimento in itinere e attualmente in istruttoria sia quello più proprio delle interpellanze e delle interrogazioni.
Noto di passaggio, con rammarico, che l'Assessorato all'ambiente ha risposto ad interrogazioni e a problemi sollevati (un caso è quello della Pulinet, ma se ne possono citare altri) sempre dopo aver preso le decisioni, senza nemmeno fornire quelle informazioni, non coperte da nessun riserbo, relative alle date dell'istruttoria e ad altri elementi di informazioni che avrebbero potuto essere dati.
Quindi, il momento proprio, se l'Assessorato ritiene di dare informazioni su questa vicenda, consiste nel rispondere alle interrogazioni. L'ordine del giorno non è infatti un elemento surrettizio di una interrogazione: è qualcos'altro.
I 120 giorni della Giunta regionale per deliberare non sono tanti quanti appaiono: partono, per legge, dalla presentazione del progetto da parte di chi intende realizzare l'impianto di smaltimento. Non mi è noto quando questo è avvenuto, ma è da presumersi che dei 120 giorni ne restino ben pochi, probabilmente qualche manciata di settimane.
Al di là dell'istruttoria e della Conferenza - e qui desidero tranquillizzare il collega Marchini - l'argomento che viene posto all'attenzione del Consiglio è un caso con alcuni aspetti anomali e particolari che prescindono dagli aspetti formali dell'istruttoria.
Non voglio entrare nel merito dell'ordine del giorno, ma qui si ha un consorzio che propone un sito all'esterno del territorio del consorzio come sede della propria discarica e che propone un sito già respinto dal TAR per una discarica di rifiuti speciali ed all'esterno delle aree individuate dal nostro piano per l'organizzazione dei servizi di smaltimento. L'ordine del giorno, pertanto, affronta altre materie: se i consorzi possono individuare i siti all'esterno degli ambiti territoriali di loro competenza, se si possono proporre siti già bocciati, se si possono proporre siti al di fuori delle aree individuate dal piano. Queste non sono questioni connesse con l'accertamento, da parte di una Conferenza, della regolarità dell'impianto e della sua compatibilità con l'ambiente. Sono questioni tipicamente politiche.



PRESIDENTE

Consigliere Ala, la invito a stare dentro la questione di procedura altrimenti apriamo il dibattito.



ALA Nemesio

Dicevo che queste sono questioni tipicamente politiche che appartengono al Consiglio, perché si tratta di indirizzi generali di politica relativa allo smaltimento dei rifiuti. Non è un caso normale o simile, come diceva il collega Marchini, agli altri impianti. Abbiamo a che fare con scelte che sono tipicamente da ricondursi nell'ambito politico, perché comunque vada e sia regolare un impianto, pensare che si possono autorizzare impianti al di fuori dell'area di pertinenza dei consorzi è decisione politica, che il piano dei siti non ha mai preso.
Credo che il Consiglio regionale possa dire che questa cosa è pregiudiziale, perché si tratta di una questione di ammissibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, chiedo allora che si faccia il dibattito perché non si può continuare così! Noi stiamo discutendo semplicemente sul fatto di affrontare o meno l'ordine del giorno. I discorsi di merito, a mio giudizio, in questa fase o si fanno - e li facciamo tutti - altrimenti non li fa nessuno.
C'è un'intesa raggiunta quindici giorni fa sulla quale richiamo la Giunta ad assumersi le sue responsabilità, altrimenti non si capisce più nulla qui dentro! Credo che il collega Marchini abbia ragione perché, al di là di quello che argomentava il Consigliere Ala, è un problema di responsabilità istituzionale. Poiché la decisione non compete al Consiglio ma compete alla Giunta, Consigliere Ala, noi non possiamo giocare sulle cose, perché se ne parliamo è un problema politico rilevante, ma non puoi disconoscere il fatto che la responsabilità istituzionale della decisione è della Giunta la quale poi, quando ha deciso in un modo o nell'altro, si assume le responsabilità politiche delle sue decisioni, perché altrimenti facciamo un minestrone per cui non riusciamo più a capire nulla.
Ha ragione l'Assessore Cernetti quando dice che la responsabilità è della Giunta. Nessuno immagina di spogliare la responsabilità della Giunta con ordini del giorno che poi alla fine - se mi consente, Assessore Cernetti, la sua preoccupazione mi sembra eccessiva rispetto all'autonomia di decisione della Giunta lasciano il tempo che trovano, se non per i riflessi politici che possono avere; ripeto: dal punto di vista istituzionale, mi pare che lascino il tempo che trovano. E' chiaro allora che la responsabilità è della Giunta, tant'è vero che ha la facoltà di assumere una decisione in coerenza o in contrasto con la decisione della Conferenza. Quindi la decisione della Conferenza è ininfluente.
Quello che si è concordato quindici giorni fa è questo: in questo Consiglio ci sono degli ordini del giorno che giacciono da tempo e che potevano essere discussi quindici giorni fa o la settimana scorsa; perch non vengono discussi quest'oggi? Perché i Gruppi consiliari, interloquendo con la Giunta, sono arrivati quindici giorni fa ad un'intesa. Non è un'intesa che condiziona le decisioni della Giunta: è una richiesta di informazione che il Consiglio chiede alla Giunta e all'Assessore su una questione che è di interesse del Consiglio, tant'è che ci sono degli ordini del giorno.
Mi pare che ciò sia corretto istituzionalmente e chiaro dal punto di vista politico, quindi non capisco perché da parte della Giunta ci si ostini. L'intesa è di non discutere gli ordini del giorno fintanto che la Giunta non farà una comunicazione su questo, dicendoci quali sono le indicazioni che emergono dagli approfondimenti tecnici che l'Assessore ha detto che sta facendo. Dopodiché il Consiglio, nella sua autonomia, e le forze politiche sono libere di assumere tutte le iniziative che vogliono.
I Gruppi consiliari non si sentono certamente condizionati rispetto alle decisioni che la Giunta assumerà in ordine a questa questione, quindi sono poi liberi di fare quello che vogliono (dichiarazioni, prese di posizioni ordini del giorno, conferenze stampa piuttosto che interrogazioni). Ma non è questo il problema. I due livelli sono diversi e c'è un gentlemen agreement in questo Consiglio, deciso quindici giorni fa, in base al quale la Giunta ha detto che non assumerà decisioni senza informare il Consiglio.
Mi sembra questa una cosa corretta, che non contrasta dal punto di vista istituzionale rispetto alla responsabilità della Giunta di assumersi la sua decisione, secondo quello che la stessa ritiene di fare. Stiamo parlando da un'ora e rischiamo di parlare un'altra ora su una questione che è abbastanza semplice e chiara. Nessuna forza politica, meno che mai la nostra, vuole condizionare la Giunta: vuole solo essere informata su quello che si ritiene una pratica stia determinando. Non chiediamo altro.
Mi pare ci siano le condizioni - se la Giunta riconferma l'impegno di quindici giorni fa - per non continuare in una discussione inutile e sterile, ma semmai per rivederci al momento che la Giunta riterrà di farci la comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Chiedo scusa ai colleghi; purtroppo, quando è stata avviata questa discussione, ero uscito un momento e poi mi sembrava un po' provocatorio rientrare.
Mi permetterei solo di dire che la volta scorsa pervenimmo al risultato, che altri colleghi hanno ricordato in aula, di non passare alla votazione di ordini del giorno che, nella buona o nella cattiva sorte avrebbero comunque condizionato le risultanze finali del discorso. Questo può essere un discorso interessante, perché questa assemblea è sovrana nelle determinazioni, negli indirizzi, ecc.; però, in un momento nel quale la Giunta si trova già a dover superare non poche difficoltà (e queste ci sono, senza recuperare il discorso che già tentai di fare la volta scorsa) è indubbio che la sospensione e poi la bocciatura da parte del TAR del Piano dei siti ha creato delle difficoltà di vero sconquasso, privilegiando talune aree, condannandone altre, creando il vuoto e quindi determinando condizioni per le quali è estremamente difficile governare. Che poi il tutto sia partito da premesse che avrebbero potuto essere affrontate in maniera diversa, questo mi pare che non appartenga al dialogo di questa sera (dico dialogo perché noi non l'abbiamo interrotto).
Chi parla in questo momento è qui per confermare quanto è stato detto la volta scorsa, non per scongiurare il pericolo di una votazione, e per ricreare il clima e le condizioni entro le quali operare nel rispetto della normativa: la legge n. 441, all'art. 8, prevede espressamente che questo ruolo appartenga a chi ha responsabilità di governo. Io ritengo che in ogni momento e con qualsiasi espressione di governo non si debbano n' si possano creare condizionamenti per cui viene meno l'esercizio di una peculiare responsabilità e attività che è demandata per norma legislativa.
E' pacifico che la Giunta non assumerà una decisione - l'ha ricordato poco fa il collega Carletto - senza prima avere assicurato al Consiglio nelle forme e nei modi che le circostanze possono suggerire, a quale determinazione la stessa è avviata. Mi pare che questo sia ancora in sintonia con quanto è stato detto la volta scorsa.
Ritengo di risottolineare gli aspetti anche esistenziali che normalmente, come responsabili di governo, noi incontriamo ogni qualvolta dobbiamo stabilire l'individuazione di un sito di discarica.
E' un problema estremamente serio: supereremo anche questo, come abbiamo superato gli altri. Però il senso di responsabilità comune ci metterà in condizione di capire che le discariche dovranno pure essere fatte da qualche parte. Ed allora, poiché la legge prevede che nella fase prossima si concordino con le comunità locali orientamenti, indirizzi e localizzazioni, sono convinto che in un contatto costruttivo con le comunità locali noi recupereremo delle posizioni che siano di respiro sopportabile e tali da fugare tensioni, paure e problemi esistenziali.
Il Consiglio ha tutti i titoli per dare delle sollecitazioni, degli indirizzi, degli orientamenti e per richiedere delle informazioni. Non sono nelle condizioni di poter anticipare alcunché, però posso dire che la Giunta regionale non potrà che tener conto di tutto un complesso di circostanze che si muovono in questa vicenda, dagli aspetti tecnici che la Conferenza ha affrontato nei tempi che la legge consente, agli altri aspetti che attengono alle tensioni locali, alle motivate indicazioni sollevate e sollecitate alla Giunta stessa. Complessivamente, faremo il nostro dovere con senso di responsabilità, nel rispetto delle norme, delle persone, delle popolazioni, delle loro vocazioni e delle leggi.
Ritorno, a nome dei colleghi della Giunta, a riassumere la determinazione di non arrivare a conclusioni di sorta senza avere informato attraverso gli opportuni canali il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei segnalare che siamo titolari di un ordine del giorno; abbiamo acceduto all'ipotesi (che per la verità è stata in qualche modo convenuta con la Giunta) del rinvio della messa in votazione dello stesso, il quale per quanto vale l'ordine del giorno, esprime la nostra posizione: in quel luogo la discarica non si deve fare. Non muteremo la nostra opinione, anzi siamo in grado di votarla adesso.
Abbiamo acceduto al rinvio, perché non ci sembra male che questo non sia un atto solo dell'opposizione, ma sia un atto che convinca il Consiglio sulla base dell'incrocio delle informazioni con le deduzioni istruttorie.
Prendo per buono l'impegno del Presidente Beltrami, che vorrei fosse interpretato nella sua autentica ragione, cioè che la decisione verrà assunta dopo un'informazione. Il che vuol dire che manteniamo l'ordine del giorno per sottoporlo al voto, come orientamento politico di cui si deve tenere conto.
Tutto questo deve però avvenire nei tempi utili di riunione del Consiglio. Abbiamo davanti una pausa estiva, che non si profila brevissima per tante altre ragioni; quindi sarebbe bene, visto che il lavoro istruttorio della Conferenza è già finito, accelerare le informazioni portarle qui a tempi brevi (in ogni caso prima della pausa estiva) altrimenti corriamo il rischio di trovarci di fronte ad un'impossibilità tecnica di informarci, a tempi che scadono, a norme cogenti. Quindi, per una volta, vorrei vederne l'aspetto costruttivo.
Di solito si è a criticare ed accusare la Giunta per i fatti compiuti qui c'è stata una sollecitazione di opportunità ad intervenire; l'abbiamo fatto: dateci l'occasione di poterlo fare. Per essere più sicuro, chiedo il mantenimento dell'ordine del giorno e che, durante la prossima seduta vengano esposte le conclusioni della Conferenza; ciò, in ogni caso, prima della fine di luglio, altrimenti saremo costretti a metterlo in votazione.
Speriamo di avere il consenso ampio che altri hanno manifestato.



PRESIDENTE

Siamo in grado di acquisire agli atti l'impegno di parlarne prima della pausa feriale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1162: "Recepimento dell'intesa tra la Regione Piemonte e le Organizzazioni sindacali - Parziale modifica ed integrazione alla deliberazione 892 - C.R. 12795 del 21/9/1988"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 1162, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, votiamo a favore della deliberazione che recepisce l'intesa tra la Regione Piemonte e le Organizzazioni sindacali. Non possiamo però non rilevare che si recepiscono alcuni punti: l'erogazione a tutti gli allievi, senza discriminazione di reddito e per la durata effettiva dei corsi, dell'assegno di studio; il rimborso delle spese di viaggio per l'esplicazione di tirocini o di altre attività didattiche non presenti nella sede formativa; l'indennità di una tantum per l'acquisto dei libri.
Ricordo che abbiamo presentato una proposta di deliberazione che proponeva il raddoppio dell'assegno di studio.
E' di questi giorni la notizia riportata sui giornali con toni drammatici: dovremo importare da altri Paesi capitale umano che abbia preparazione di formazione professionale nel campo infermieristico.
Abbiamo discusso, in occasione del programma dei corsi, dell'esigenza di dare un incentivo consistente all'azione di reclutamento di giovani per i corsi di formazione professionale. Mi spiace non ci sia il collega Olivieri questa sera, ma voglio dire che anche noi avevamo compreso perfettamente che non c'è solo il problema del reclutamento, bensì quello dello status professionale, dello status sociale degli infermieri professionali, dell'utilizzo di questi infermieri professionali per compiti impropri.
Sono tutti problemi riguardanti un'organizzazione dei servizi caotica che rende sempre più pesante la funzione dell'infermiere professionale: la bassa remunerazione, la carenza di aggiornamento, la mancanza di possibilità di carriera, la scarsa motivazione per un complesso di condizioni di particolare disagio. Siamo però ad insistere sul punto "incentivi consistenti al reclutamento", perché questo è nelle possibilità della Regione Piemonte; gli altri problemi sono cosa molto più complessa e riguardano la collocazione congrua nell'organizzazione sanitaria di questa decisiva figura professionale (l'infermiere professionale) e l'istituzione di una figura intermedia di aiuto infermiere che liberi gli infermieri da incombenze che non sono proprie della loro funzione. E' inoltre necessario l'adeguamento degli organici anche delle figure impiegatizie e amministrative, onde evitare che i pochi infermieri professionali siano costretti a sottostare anche a funzioni impiegatizie ed amministrative tutt'altro che proprie della loro figura professionale.
In altre sedi bisognerà sottolineare l'importanza della piena valorizzazione di questa figura professionale in termini di remunerazione aggiornamento professionale e sbocco di carriera, perché solo così si ridà una forte motivazione a queste figure professionali. In questa sede sono possibili non tante cose: una delle cose che è possibile realizzare in questa sede è quella di consistenti, considerevoli (se è necessario) incentivi al reclutamento degli infermieri professionali.
Il nostro parere non può che essere favorevole, ma è poca cosa. Tra l'altro si parla tanto di unificazione europea, sono numerose le normative della Comunità Europea nel campo della sanità e alcune sono mirate con estrema precisione e sono estremamente congrue alla figura professionale dell'infermiere.
Non solo come Regione Piemonte, ma come Paese, mettiamoci in sintonia con queste normative comunitarie e facciamo a livello regionale ciò che è possibile fare: questo è un primo passo. Inoltre pensiamo a raddoppiare l'assegno di studio, cioè compiamo tutto quello che è nelle nostre possibilità per fronteggiare una situazione di vera e propria emergenza.
Come ho già detto, è di questi giorni la notizia, su tutti i giornali, che dovremo ricorrere a figure professionali non del nostro Paese, perch ahimè - a quanto pare sarebbe caduta definitivamente la motivazione e bisognerebbe insistere sul fatto delle condizioni, degli sbocchi, delle prospettive di questa figura professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

In base al quadro descritto dal collega Calligaro, e convenendo che questo nuovo accordo, recuperato con i sindacati, elimina una struttura vorrei chiedere all'Assessore se c'è un impegno da parte sua e della maggioranza a discutere, entro breve tempo (credo che varrebbe la pena di pensarci per l'inizio del prossimo anno), la nostra deliberazione come punto di partenza.
La nostra deliberazione - come diceva il collega Calligaro raddoppia ecc.; certamente ci sono dei problemi di bilancio, me ne rendo conto, ma è anche questione di scelte. Volevo sapere dall'Assessore se c'è la disponibilità a confrontarsi su un livello più elevato, da parte della maggioranza e della Commissione; se è così, il nostro voto è favorevole all'emendazione positiva di un errore precedente, ma lascia vivere una proposta in cui crediamo e rispetto alla quale dobbiamo ancora confrontarci.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questo è un problema di trattativa sindacale. Quindi, crederei più opportuno riservarlo alla trattativa sindacale, per non essere accusato di...



BONTEMPI Rinaldo

Capisco che c'è anche questo corno del problema, però la trattativa sindacale mi sembra superata, essendoci un'iniziativa consiliare (poi il merito può essere quello, diverso o meno), essendoci una deliberazione dove (al rovescio del solito) la Giunta si accorda con i sindacati e poi porta in Consiglio l'approvazione. Qui invece si arriverebbe ad una possibile posizione del Consiglio (un Gruppo a nome del Consiglio l'ha già espressa) rispetto alla quale la Giunta deve fare la trattativa. A me interessa solo sapere, poi vedremo le modalità, se su questa nostra deliberazione c'è la disponibilità a lavorare; poi si potrà anche avere il confronto con i sindacati, magari nel mese di settembre. Per noi è una questione cruciale.
Abbiamo proposto una certa deliberazione in cui crediamo e che oggi non abbandoniamo, ma che intendiamo riproporre mentre approviamo questa.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Vorrei ricordare che quest'anno nel settore la Regione ha fatto un grossissimo sforzo. Ricordate le cifre che si davano prima; con questa deliberazione, abolendo il tetto dei 35 milioni, che non era un tetto basso e che non trovava riscontro in nessun tipo di scuola, neanche all'Università, siamo arrivati a riconoscerlo a tutti.



BONTEMPI Rinaldo

Questa non è una scuola, comunque.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Sono ragazzi di circa 17 anni, come gli altri, quindi c'è anche un problema di equità generale. Comunque, compatibilmente con il quadro delle risorse, che non è un problema solo di Assessorato ma è un problema di istituzione, esamineremo tutte le possibilità per poter migliorare la situazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,50)



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