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Dettaglio seduta n.20 del 28/11/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto l) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare antimeridiana del 7 novembre 1985 si intende approvato.
I processi verbali delle adunanze consiliari del 7 (pomeridiana) e 14 novembre 1985 sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna e saranno portati all'approvazione dei Consiglieri nella prossima riunione di Consiglio.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione del Consigliere Rossa inerente l'impianto di metanizzazione nell'Alessandrino


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Rossa inerente l'impianto di metanizzazione nell'Alessandrino. Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge regionale n. 44 del 23/4/1985 autorizza l'erogazione di contributi per la realizzazione di infrastrutture di interesse regionale per il trasporto del gas metano.
L'erogazione dei contributi è sottoposto alla condizione dell'approvazione da parte del Consiglio regionale del piano di metanizzazione.
Come è noto, nell'aprile dello scorso anno la SNAM aveva presentato il rapporto provvisorio del piano di metanizzazione previsto dalla convenzione ENI - Regione dell'8/3/1982.
In quell'occasione la Giunta, pur concordando in linea di massima con le ipotesi di sviluppo previste dal rapporto, aveva rilevato la mancanza di indicazioni per alcune aree del territorio regionale e di conseguenza aveva chiesto che anche per queste aree fossero date delle indicazioni sia pure di massima e/o di non immediata fattibilità.
In occasione della formazione del secondo piano regionale di sviluppo era stata effettuata con gli Enti locali una prima verifica degli interventi previsti dal rapporto provvisorio che ha permesso di evidenziarne la rispondenza di massima agli indirizzi di riequilibrio territoriale e di sviluppo del sistema socio-economico delle aree interessate.
Tali interventi sono stati pertanto inclusi nei programmi del secondo piano regionale di sviluppo, con la raccomandazione di procedere ad un'ulteriore e conclusiva verifica prima della copertura finanziaria del contributo regionale.
Il rapporto definitivo del piano di metanizzazione è stato consegnato nel marzo di quest'anno. Tale rapporto allo stato attuale è all'esame della VII Commissione consiliare che dovrebbe quanto prima trasmetterlo al Consiglio regionale per, la definitiva approvazione come prescritto dalla L.R. n. 44/1985.
Il giorno 19 di questo mese la VII Commissione ha effettuato la conclusiva verifica degli interventi previsti dal piano con gli Enti locali e le associazioni interessate.
Tale verifica ha consentito di evidenziare la sostanziale validità degli undici nuovi metanodotti proposti dal piano. Nel senso che tali opere rispondono nella sostanza alle esigenze di sviluppo socio-economico dei territori interessati, anche se in ordine al futuro sviluppo delle reti cittadine di distribuzione del metano esistono problemi ancora da risolvere: quali, ad esempio, la formazione di bacini di utenza con gestione unitaria delle diverse reti cittadine, la definizione di una convenzione-tipo per la concessione del servizio di distribuzione e la predisposizione di una normativa tecnica alla quale riferirsi per la progettazione e costruzione delle reti.
Si tratta di problemi che riguardano per lo più Comuni di modeste dimensioni e per i quali la gestione del servizio gas risulterebbe antieconomica se considerati come unità a se stanti.
In questa prima fase l'attenzione è stata principalmente rivolta all'individuazione di grandi aree per le quali la possibilità di disporre del gas metano nel breve tempo può determinare condizioni ottimali per lo sviluppo economico.
A questo proposito è quindi indispensabile che il Consiglio approvi al più presto possibile il piano regionale di metanizzazione consentendo così l'avvio immediato dei lavori di costruzione dei nuovi metanodotti destinati a servire le aree suddette. Anche perché se il piano non verrà approvato entro quest'anno, lo stanziamento di 4,3 miliardi previsto dalla L.R. n.
44/1985 andrà inutilizzato.
Per quanto riguarda la Provincia di Alessandria (di cui il Consigliere interrogante chiede in particolare), con la realizzazione degli interventi previsti dal piano regionale sarà di fatto possibile estendere il servizio del metano a circa 60 nuovi Comuni. Il totale provinciale, passerebbe quindi dagli attuali 50 a circa 110 Comuni serviti, mentre la popolazione servita passerebbe dall'attuale 72% a circa il 90%.
Per sostenere in concreto le iniziative degli Enti locali, sia della Provincia di Alessandria come di tutte le altre Province, volte a dotarsi del servizio di distribuzione del metano, la Regione ha allo studio le seguenti iniziative: 1) costituzione di uno "sportello di informazioni" che fornisca assistenza e consulenza agli Enti locali 2) elaborazione di una "convenzione-tipo" per la concessione del servizio di distribuzione del gas metano 3) definizione di una "normativa tecnica" di riferimento per la progettazione e costruzione delle reti cittadine.
E' pertanto da escludere, almeno in un immediato futuro, che la Regione possa intervenire con sostegni finanziari a favore della realizzazione delle reti cittadine, per le quali c'è la procedura della Cassa Depositi e Prestiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero ringraziare l'Assessore per le risposte puntuali che ha dato questa mattina alla mia interrogazione, la quale muoveva dalla necessità di imprimere al programma di metanizzazione un'accelerazione per realizzare una serie di obiettivi che lo stesso Assessore Maccari ha sottolineato.
Ci sono nella provincia di Alessandria alcune zone importanti del Basso Monferrato, dell'Alto Ovadese e della Val Curone che non sono assolutamente servite dalla rete di metanizzazione e che domandano di poterne essere interessate, non soltanto ai fini di un miglioramento delle condizioni di vita, ma anche ai fini di prospettive di sviluppo economico, considerata l'articolazione delle strutture produttive in prevalenza composta da piccole aziende artigiane. Sicuramente la metanizzazione può concorrere a dare una svolta alla crisi che colpisce alcune zone della provincia di Alessandria.
Auspico che il piano di metanizzazione venga al più presto approvato in Commissione e venga portato all'esame in aula perché si aprano finalmente le .prospettive alle quali guardano le nostre popolazioni.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Rossa inerente lo zuccherificio di Casei Gerola


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Rossa inerente lo zuccherificio di Casei Gerola. Risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, lo zuccherificio di Casei Gerola (Pavia) sia pure ubicato nella finitima Regione Lombardia rappresenta il punto di riferimento della bieticoltura piemontese e particolarmente alessandrina, non essendovi più nella nostra Regione alcun stabilimento per la trasformazione delle barbabietole da zucchero dopo la chiusura dell'impianto di Spinetta Marengo.
I dati relativi alla bieticoltura alessandrina sono significativi al riguardo: superficie coltivata: ha 3.816; - produzione: q.li 2.059.849 consegnati a Casei Gerola: q.li l.517.285 (73,66%) relativi ad ha 2.695 consegnati a Sarmato: q.li 542.564 (26,34%) relativi ad ha 1.121.
E' opportuno poi ricordare che a questa occorre aggiungere la produzione bieticola della provincia di Asti che è contenuta in circa ha 100 pari a q.li 45.700 di bietole, per la quasi totalità consegnate a Casei Gerola.
Le preoccupazioni del Consigliere Rossa sul futuro dello zuccherificio di Casei Gerola sono quindi condivise dalla Giunta poiché è evidente a tutti che uno smantellamento di quello stabilimento od un suo ridimensionamento a favore di altri zuccherifici comporterebbe un contraccolpo per l'economia agricola dalla parte dell'Alessandrino tradizionalmente vocata alla bieticoltura.
Come si saprà, però, il gruppo ex Montesi, proprietario di Casei, è attualmente a gestione commissariale, secondo i dettati della legge Prodi ed il Commissario dott. Marangoni è in trattative per cedere, seguendo le indicazioni del piano bieticolo - saccarifero, i nove stabilimenti del Centro Nord (Argelato, Bottrighe, Casei Gerola, Crevalcore, Fano, Finale Emilia, Mirandola, Pontelongo e Porto Tolle).
E' del tutto evidente che un acquisto da parte del gruppo Eridania che già controlla il 35% della produzione di zucchero dei citati stabilimenti avrebbe potuto creare una situazione di preminenza nel settore, tale da preoccupare tutti e non solo i produttori bieticoli.
La Regione, quindi, ha subito evidenziato queste legittime preoccupazioni al Ministro Pandolfi con un telegramma in data 14/10/1985 raccordando successivamente la propria azione con le istanze che pervenivano dalle associazioni bieticole e dalle organizzazioni professionali.
La situazione attuale, dopo lunghe trattative che hanno visto protagonista il Ministro e le diverse parti interessate alla vicenda, la si può desumere dalle dichiarazioni dello stesso on. Pandolfi alla Commissione Agricoltura della Camera del 20 novembre, nella quale annunciava l'invio al Commissario Straordinario di un'offerta formale per l'acquisto dei citati nove zuccherifici da parte della Società I.S.I. - Agroindustriale S.p.A.
Nella I.S.I. entrano a far parte la RIBS (36 miliardi); la Finbieticola, azienda controllata dai produttori bieticoli (42 miliardi) Eridania - Sadam - Cementi Zillo (42 miliardi) per cui la finanziaria interviene per il 30% e le altre due ciascuna per il 35%. Rimane fermo il patto di riscatto che le porterà ad avere ciascuno il 50%: in tal modo si realizzerà una parità assoluta tra privati ed organizzazioni dei bieticoltori. E' questo l'aspetto più qualificante dell'accordo: la partecipazione finanziaria dei bieticoltori particolarmente valida in un settore come questo dove c'è un'alta intensità finanziaria - 2 miliardi per addetto - e dove è necessario avere la certezza dell'approvvigionamento della materia prima.
La società in questione ha prodotto formale impegno al Ministro di applicare le indicazioni del piano bieticolo - saccarifero nazionale nella stesura attuale o in quella che dovesse essere aggiornata nelle competenti sedi istituzionali.
In particolare per Casei Gerola siamo a conoscenza di un piano di potenziamento e riammodernamento dello zuccherificio per un importo di L.
39 miliardi (3,5 nel 1986, 15,l nell'87, 17,4 nell'88 e 3 nel 1989) che dovrebbe consentire una buona competitività, nel settore saccarifero di quello stabilimento.
E' ovvio l'impegno della Giunta ed in particolare del sottoscritto e del collega Genovese nel seguire ed eventualmente intervenire perché gli accordi intercorsi vengano perfezionati con le maggiori garanzie possibili per i nostri bieticoltori, con il rammarico che andiamo ad interessarci di uno stabilimento che non ha sede nella nostra Regione, seppure confinante ma comunque non piemontese. E' purtroppo un problema di carattere generale troppe produzioni agricole piemontesi non vengono trasformate nella nostra Regione ma sono trasformate in Regioni limitrofe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Lombardi e prendo atto del fatto che la Giunta condivide le preoccupazioni sottolineate nell'interrogazione e che è disponibile ad attivarsi verso questo problema.
Il problema di un possibile trasferimento con la conseguente chiusura dello stabilimento di Casei Gerola è infatti abbastanza concreto. Questo è possibile nella misura in cui andranno avanti le trattative per l'acquisizione da parte dell'Eridania degli altri zuccherifici ed anche perché nel piano dell'Eridania c'è la prospettiva di spostare il conferimento delle barbabietole da Casei Gerola a Sarmato in provincia di Piacenza.
Questo è stato sottolineato anche dai dirigenti dell'azienda. Stiamo assistendo ad un lento processo di ritiro dell'industria di trasformazione delle bietole: alcuni anni fa ci fu la chiusura dello stabilimento di Spinetta Marengo ed il trasferimento a Casei Gerola, oggi si prospetta il pericolo di un altro trasferimento.
Questo produrrà degli effetti negativi sullo sviluppo della produzione di barbabietole che nell'Alessandrino ed in parte dell'Astigiano riveste particolare importanza qualitativa e quantitativa, perché si allunga il tragitto per il conferimento delle barbabietole a Sarmato.
Si rischia quindi di andare verso il ridimensionamento di questa produzione. Occorre pertanto valutare le iniziative opportune in favore della soluzione di questa vicenda.
Credo che ciò sia necessario, anche se l'azienda non ricade nell'ambito territoriale della Regione Piemonte, ma interessa economicamente le zone limitrofe che sono piemontesi e quindi auspico un'iniziativa da parte della Regione Piemonte di concerto con la Regione Lombardia per valutare quali prospettive sono realizzabili a salvaguardia dell'attività di trasformazione dello stabilimento. Non solo per risolvere il problema del conferimento delle barbabietole da parte dei bieticoltori, ma anche per risolvere il problema del personale permanente e di quello impiegato temporaneamente nel periodo della lavorazione.
Le associazioni bieticole sono disponibili ad intervenire gestendo anche il momento della trasformazione.
Nel rilevare questa disponibilità, nel rilevare che la Giunta, tramite l'Assessore Lombardi, condivide le preoccupazioni sottolineate nell'interrogazione, chiedo che si segua da .vicino questa vicenda e di concerto con gli Enti locali alessandrini ed astigiani, le Camere di Commercio e le associazioni dei bieticoltori, valutare gli interventi che occorre fare per salvaguardare l'attività di uno stabilimento nel quale vengono trasformate le barbabietole di tutto il Piemonte.


Argomento: Università

Interrogazione del Consigliere Nerviani ed interrogazione del Consigliere Cernetti inerenti i corsi liberi di medicina a Novara


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione del Consigliere Nerviani e l'interrogazione del Consigliere Cernetti inerenti i corsi liberi di medicina a Novara.
Risponde ad entrambe l'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in merito all'interrogazione presentata dal Consigliere Cernetti il 12 novembre ed in merito all'interro gazione presentata dal Consigliere Nerviani sui problemi connessi con i corsi di medicina a Novara si forniscono i seguenti elementi.
In effetti le dichiarazioni del prof. Filogamo espresse nell'incontro del 7 novembre a Vercelli e riportate dal quotidiano "La Stampa" l'8 novembre erano in contraddizione con quanto stabilito negli accordi precedenti da Regione - Università e Comitato di Novara; le stesse dichiarazioni hanno messo in subbuglio sia le Amministrazioni locali che gli studenti e creato non poco disagio alla Regione stessa che vedeva ufficialmente smentita una deliberazione assunta pochi giorni prima dal Consiglio di Facoltà di Medicina di Torino.
Successivamente, l'11 novembre vi è stato un incontro a Novara del Comitato novarese con i proff. Curtone e Nicola della Facoltà di Medicina nel corso del quale non solo si sono chiarite, rettificandole, le dichiarazioni del prof. Filogamo, ma si è fermamente riconfermato l'accordo sia nel suo contenuto che nello spirito.
I corsi quindi inizieranno il 6 gennaio 1986 nella forma prevista di: corsi liberi per quelli tenuti da docenti ospedalieri di Novara e, per gli altri, corsi seminariali, garantiti dalla presenza di un coordinatore o corsi tenuti da docenti singoli.
Mi preme comunque sottolineare che l'Assessorato ha seguito il problema, concorrendo alla sua definizione, non solo nella fase per così dire di emergenza, ma con l'impegno preciso di mantenersi in stretto contatto con le Amministrazioni provinciale, comunque e l'U.S.S.L. per un coordinamento delle iniziative e loro attuazione, ponendosi in qualche modo come garante dell'attuazione dell'accordo stesso.
In considerazione della situazione di partenza che la Giunta regionale registrava ad ottobre (con elementi di scoordinamento e conflittualità molto elevati) e delle soluzioni che oggi trovano attuazione; in relazione all'azione di promozione e di controllo esercitata dalla Regione, considero l'accordo una pagina, se non brillante, certamente positiva della Giunta regionale.
Si fa ancora presente che è in fase di costituzione il Comitato tecnico misto, previsto dall'accordo del 25 ottobre, che vedrà la presenza di quattro docenti universitari, di cui due di Torino e due di Novara, un rappresentanza di studenti, un rappresentante ciascuno per l'U.S.S.L. di Novara, l'Assessorato provinciale all'istruzione, l'Assessorato comunale all'istruzione, l'Assessorato regionale all'istruzione e l'Assessorato regionale alla sanità; trattandosi di un Comitato tecnico quasi certamente in rappresentanza degli Enti locali, saranno nominati dei funzionari.
Si preannuncia infine che l'Assessorato intende verificare le condizioni con gli Atenei e con le Amministrazioni provinciali e comunali di Alessandria, Novara e Vercelli per mettere a punto la costituzione di un Comitato tecnico scientifico che, sulla base del progetto regionale per l' "Istituzione di un nuovo Ateneo in Piemonte", definisca concretamente le modalità ed i contenuti didattici per l'attuazione del progetto stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi ritengo soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore. Raccomando, a questo punto, uno stretto contatto con il Ministero della Pubblica Istruzione perché si saltino i momenti locali e si vada alla definizione urgente del piano quadriennale per le Università in Italia e si tenga conto in questo della seconda Università del Piemonte, Università tripolare che abbiamo disegnato nei mesi scorsi proprio in questa sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la perplessità con la quale ho fatto l'interrogazione non è completamente fugata perché è indubbio che non è stata una pagina brillante - devo dirlo in modo chiaro - né per la Regione Piemonte, né per le Amministrazioni locali che hanno portato avanti la questione.
L'accordo ci lascia insoddisfatti; speriamo sia un avvio a qualcosa che dia maggiore garanzia e maggiore sicurezza agli studenti universitari ed alle loro famiglie, ma soprattutto vorremmo raccomandare all'Assessore una particolare attenzione perché non siano privilegiati interessi di categoria, interessi corporativi rispetto all'interesse vero e proprio che è quello culturale considerando tutte le implicanze sociali che un'Università comporta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente la morte dell'ex direttore della miniera di amianto di Balangero in seguito a malattia professionale


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dal Consigliere Pezzana inerente la morte dell'ex direttore della miniera di amianto di Balangero in seguito a malattia professionale.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consigliere Pezzana fa riferimento ad una situazione che, trattata in generale in Piemonte è senza dubbio preoccupante ed è quella della presenza in Piemonte della più alta concentrazione rispetto all'Italia dei lavoratori addetti all'industria dell'amianto, sia in tema di estrazione, sia in tema di lavorazione.
Credo sia a tutti noto come nella realtà dei fatti la pericolosità dell'amianto - che poi si traduce nella più parte dei casi quando vi siano interventi morbosi legati alla professionalità nell'asbestosi e ricerche di questi ultimi anni hanno dimostrato che vi è una relazione tra asbestosi e tumori della pleura (mesoteliomi) - la si ha non tanto a livello di industrie estrattive, quanto a livello di lavorazioni.
Nella zona di Balangero si estrae il crisolito che serve sia per l'estrazione della fibra, sia per quanto riguarda lo scarto per la lavorazione di pietrisco per strade o per altri manufatti.
In questa zona, nella realtà dei fatti, soprattutto negli anni immediatamente successivi alla guerra (fino al '75), vi è stata un'incidenza discretamente rilevante di casi di asbestosi e di casi di non meglio identificato allora "tumore pleuro polmonare" di cui con ogni verosomiglianza molti erano già mesoteliomi.
Negli ultimi anni vi è stata peraltro una riduzione e questo in rapporto anche alle precauzioni prese a livello aziendale rispetto al grosso problema della volatilità dell'amianto, il quale è estremamente leggero e non soltanto permea l'ambiente di lavoro, ma si diffonde anche a notevolissima distanza dai luoghi dell'estrazione.
I danni più rilevanti sono quelli che si riferiscono alla lavorazione ed in particolare per il Piemonte alla zona del Casalese, dove indubbiamente la percentuale, soprattutto di mesoteliomi e non tanto di asbestosi (anche perché può verificarsi il caso del mesotelioma senza la presenza di asbestosi), è notevolissima e travalica su tutti gli ambiti statistici la presenza di tumori analoghi nel resto della popolazione.
E' in corso attualmente un'indagine epidemiologica piuttosto complessa a livello della zona del Casalese proprio per verificare questa situazione di morbilità.
Io credo però che sarà opportuno, stante l'incidenza dei lavoratori esposti a rischio direttamente che sono il 37% circa della popolazione italiana, arrivare ad una trattazione e ad un lavoro conclusivo e complessivo per quanto concerne l'esposizione, e dei lavoratori e dei cittadini, all'amianto. I problemi sono molto complessi, sono legati soprattutto alla volatilità del materiale che rappresenta un ostacolo rilevante a mezzi di precauzione sicurissima.
Negli ultimi anni le aziende, sotto la pressione anche della Regione in favore di un'azione preventiva, hanno posto in essere dispositivi che tendono ad eliminare, purtroppo ritengo, nei limiti del possibile, questo rischio.
Credo che una rilevazione complessiva dei dati della situazione piemontese sia essenziale in modo da avere elementi precisi per potere poi intervenire ancora in modo più duro, non soltanto preventivo, ma eventualmente anche repressivo, verso tutte quelle lavorazioni che non presentassero le massime cautele di difesa sia per il lavoratore e sia per la popolazione. Aggiungo ancora che purtroppo non solo il direttore attuale, ma anche quello precedente morì per la stessa patologia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io mi chiedo come possa definirmi soddisfatto di una risposta che, come sempre, rimanda al futuro qualsiasi tipo di azione riguardo a problemi che, come ha detto l'Assessore Olivieri, sono presenti nella nostra Regione sin dal primo dopoguerra, cioè dall'inizio del secondo dopoguerra.
Su questo argomento io avevo già presentato un'interrogazione con risposta scritta all'Assessore Sartoris in data 26 luglio. L'Assessore Sartoris mi rispose il 17 settembre mandandomi una risposta estremamente tranquillizzante, che finiva dicendo: "In base agli studi in corso presso il Politecnico di Torino ed agli accertamenti del Laboratorio di Igiene Ambientale di Grugliasco, è da ritenere che possa ovviarsi ad ogni inconveniente durante la manipolazione del materiale con opportuni accorgimenti tecnici". Questa risposta sembrava che desse tutto per scontato. Invece ai giornali sono arrivate lettere firmate dalla maggior parte dei cittadini di Valle Fandaglia. Sono state pubblicate notizie terrificanti. Se i giornali hanno un senso, allora li si legge e li si prende anche per buoni, altrimenti mi sembra opportuno tutelarsi con delle denunce. "La Stampa" del 19 ottobre titolava: "Il cancro dell'amíanto ha ucciso il direttore della Cava di Balangero". L'Assessore Olivieri mi dice adesso che anche il precedente era morto per lo stesso motivo. In questo articolo de "La Stampa", peraltro non smentito, si legge che: "L'asbesto è una sostanza pericolosa, riconosciuta tale dai principali organismi mondiali che si interessano delle sostanze nocive usate dall'uomo... Il direttore morto sapeva che le micidiali, invisibili fibre di amianto avevano provocato, soltanto in Piemonte, migliaia di casi di asbestosi (la tipica malattia ai polmoni che colpisce quanti vengono a contatto con l'asbesto)".
Non bisogna dire che il problema è complicato, il problema è difficile bisogna risolverlo, vedremo in futuro.
E' vero che l'amministrazione non tocca alla Regione, ma allo Stato e l'U.S.S.L. deve controllare, quindi la competenza è regionale. Mi chiedo che tipo di controlli ha fatto l'U.S.S.L. quando addirittura persino il Sindaco ha risposto: "Tutto va bene, tutto è tranquillo", quando invece muoiono migliaia di persone di cancro dovuto all'amianto? Il Sindaco è una persona irresponsabile? A chi compete la tutela della salute dei cittadini? Ci sono nella miniera 250 lavoratori che hanno la prospettiva di licenziarsi e rimanere disoccupati o di morire di amianto, e questo interessa sia il direttore, sia l'ultimo operaio. Evidentemente la morte di un direttore fa più notizia di quella di un operaio, però in realtà tutti i lavoratori non solo rischiano, ma muoiono di cancro. Inoltre i residui che finiranno - come dichiarato - nella centrale di Trino sono pericolosi non solo nel momento del trattamento, ma anche a livello di trasporto perché la zona rimane avvelenata dal pulviscolo che si diffonde nell'aria.
I cittadini giustamente sono preoccupati ed hanno inviato un esposto al Ministero della Protezione Civile, al Procuratore della Repubblica di Torino, al Pretore di Ciriè, al giornale "La Stampa" e al Presidente del Consiglio.
I cittadini a chi devono rivolgersi se queste istituzioni non rispondono? Io credo che la Regione, attraverso gli organi competenti, in questo caso l'Assessorato, sia direttamente responsabile e non possa venire qui a dirci che il problema è serio, che il problema è importante, ma che deve essere rinviato, a quando? Di questo, mi dispiace, non mi accontento. Mi rendo anche conto per che l'insoddisfazione della risposta di un Consigliere non conta nulla perché in realtà quando io mi dichiaro insoddisfatto il problema rimane come prima a meno che l'Assessore abbia quella tale sensibilità che credo debba essere richiesta a chi ha questo tipo di responsabilità ed intervenga di sua iniziativa, con una comunicazione entro i limiti di tempo ovviamente comprensibili, ma che non mi rimandi al futuro quello che invece deve essere fatto adesso.
In questi mesi, durante i quali ho partecipato ai lavori del Consiglio regionale, mi è sembrato non sia una prassi abituale quella di un Assessore, al quale viene rivolta una dichiarazione di non soddisfazione da parte di un Consigliere, che si sente impegnato a capire i motivi della non soddisfazione, che non sono di carattere né ideologico, né di altro genere ma su dati concreti, per cui prende l'iniziativa lodevole di reintervenire in Consiglio senza bisogno di essere sollecitato. Io non voglio insegnare il mestiere a nessuno, è una richiesta che faccio molto umilmente come Consigliere: consiglio all'Assessore di intervenire fra qualche tempo naturalmente ristretto, senza bisogno di essere sollecitato per dire quali accorgimenti sono stati presi su una situazione che a detta di tutti, anche dell'Assessore, risulta gravissima, altrimenti le risposte orali alle interrogazioni scritte sono un gioco delle parti in cui ciascuno finge di fare il proprio ruolo, ma in realtà non producono nulla.
Invito pertanto l'Assessore Olivieri ad essere responsabile di fronte a questa situazione, esaminarla e al più presto reintervenire in Consiglio per rispondere su cosa si è fatto.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Rossa inerente i contributi per la ristrutturazione della casa (caso del signor Vittorio Taverna)


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, l'interrogazione presentata dal Consigliere Rossa inerente i contributi per là ristrutturazione della casa (caso del signor Vittorio Taverna).
Per l'Assessore Genovese risponde il Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sostituisco l'Assessore Genovese momentaneamente impedito, il quale era oltretutto disponibile da almeno un paio di volte ad entrare in questo discorso del signor Vittorio Taverna e quindi dare la congrua risposta al collega interrogante.
Con riferimento a tale interrogazione inerente il bando pubblico di concorso per l'assegnazione dei contributi in conto capitale disposti dall'art. 2, decimo comma, della legge 25/3/1982, n. 94, si precisa quanto segue.
Il bando di concorso in argomento è stato approvato dalla Giunta regionale con i poteri del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, con deliberazione in data 6/4/1983 successivamente ratificata dal Consiglio stesso con provvedimento n. 418 del 27/7/1983.
Al fine della classificazione delle domande venivano individuati precisi criteri di priorità con relativi punteggi corrispondenti a condizioni soggettive dei richiedenti ed oggettive dell'immobile da acquistare, costruire o recuperare.
Per la formulazione della graduatoria provvisoria e la conseguente individuazione degli aventi diritto in relazione alle disponibilità finanziarie, veniva precisato che l'elenco doveva essere formulato sulla base delle dichiarazioni rilasciate dai richiedenti nel modello unificato di richiesta, fatte pertanto salve modifiche o eventuali arretramenti ed esclusioni che potevano derivare dal successivo accertamento dei requisiti e delle caratteristiche dichiarate.
Per quanto attiene allo specifico caso segnalato dal collega Rossa, si precisa che il signor Taverna ha presentato domanda in categoria recupero in data 28/7/1983, prot. n. 2917. All'atto della domanda il richiedente si era attribuito 18 punti di priorità così ripartiti: 1 punto per reddito complessivo familiare non superiore a L.
11.000.000 5 punti per l'intervento di recupero ubicato in zona A, centro storico 5 punti perché in possesso, al momento della domanda, di autorizzazione comunale per l'esecuzione dei lavori di recupero 4 punti perché l'intervento di recupero interessava tutti gli alloggi dello stabile 3 punti perché l'edificio oggetto di intervento era stato costruito prima del 1946 e non era stato ristrutturato dopo il 1960.
Poiché la documentazione allegata alla domanda non risultava completa ed esaustiva delle dichiarazioni rese, sono stati richiesti con note in data 6/3/1984, 10/7/1984 e 18/4/1985 gli elementi integrativi carenti al fine della convalida del punteggio provvisorio.
Tuttavia dall'esame dell'attestato comunale di localizzazione datato 27/3/1985 e dei certificati rilasciati dal Sindaco del Comune di Sale in data 6/8/1984 e in data 6/5/1985 è emerso che l'edificio oggetto dell'intervento - è costituito da un unico alloggio.
Poiché il bando attribuisce 4 punti di priorità esclusivamente nel caso di intervento di recupero interessante tutti gli alloggi di stabile con più alloggi è ovvio che, nel caso in esame, non è stato possibile confermare il punteggio predetto trattandosi di edificio unifamiliare.
Per le motivazioni avanti indicate in data 17/5/1985 è stato comunicato il declassamento della pratica a punteggio 14, punteggio primo escluso o di riserva.
Secondo il disposto della delibera di approvazione della graduatoria provvisoria, i soggetti inseriti nel punteggio primo escluso possono subentrare nel finanziamento in relazione alle disponibilità ulteriori o residue, purché confermino requisiti e caratteristiche, attraverso sorteggio pubblico qualora lo stanziamento disponibile non possa coprire tutte le richieste collocate nel punteggio medesimo.
Si segnala che con provvedimento n. 14/861 del 10/10/1985 la Giunta regionale ha deliberato di proporre al Consiglio di integrare la disponibilità finanziaria della categoria recupero con i fondi residui a consuntivo delle categorie acquisto e costruzione al fine di evitare il ricorso al sorteggio notarile per i richiedenti compresi nel punteggio di riserva (punti 14).
Non appena tale provvedimento sarà formalizzato ai sensi di legge, gli uffici provvederanno ad inviare a tutti i soggetti inseriti nel punteggio di riserva che hanno convalidato i requisiti e le caratteristiche dichiarate, comunicazione ufficiale di conferma del diritto al finanziamento; e ciò avverrà anche per il signor Taverna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ringrazio il Presidente della Giunta, anche a nome del signor Vittorio Taverna, per l'alto onore che gli ha fatto nel dare, anche a nome dell'Assessore, questa risposta.
Mi fa piacere rilevare che sarà possibile risolvere positivamente il problema soprattutto in relazione al fatto che la graduatoria provvisoria nella quale è compreso il signor Taverna avendo tutti i titoli per accedere al finanziamento, ha bisogno di una verifica per evitare interpretazioni o malintesi, come a me è parso sia avvenuto nella questione Taverna, che porta appunto l'interessato da una parte ad assumere degli impegni e dall'altra a verificare che questi impegni non sono più sorretti dai finanziamenti. in effetti gli alloggi erano due all'interno di un perimetro ben definito che necessitava di una ristrutturazione perimetrale, seppure la sistemazione riguardasse un solo alloggio.
Occorreva un maggior accertamento per precisare i limiti in cui si doveva muovere l'interessato.
Ho voluto sottolineare questo aspetto perché credo sia necessaria la massima chiarezza perché coloro che hanno diritto possano accedere ai contributi e coloro che non ce l'hanno non si trovino nella situazione in cui, dopo aver avviato una procedura, non debbano rivolgersi altrove con tutte le difficoltà che ciò comporta.
Sollecito risposta ad interrogazioni



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei fare presente con molto garbo alla Giunta perché tenga conto nel predisporre gli elenchi delle interrogazioni ed interpellanze alle quali è pronta a rispondere, del rapporto e del peso dei vari Gruppi perch non avvenga come oggi che non è stata data alcuna risposta ad interrogazioni del nostro Gruppo, pur essendone giacenti molte.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Presidente della Giunta, per quanto riguarda la pura formalità, vorrei dire che è possibile rispondere anche a più interrogazioni, solo se puntualmente alle ore 9,30 gli interroganti e gli interpellanti nonché gli Assessori, che sono tutti avvertiti precedentemente, si trovino in aula. La sostanza rimane. Si tratterà di valutare l'importanza dei problemi esposti nelle interrogazioni e nelle interpellanze.
Di questo se ne farà carico la Presidenza del Consiglio.
La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per una risposta che non è solo di cortesia.
Si tratta decisamente di un'osservazione valida. Devo dire che il meccanismo talvolta è un po' perverso perché dipende dalla possibilità di dare delle risposte immediate da parte degli Assessori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Sempre in merito alle interrogazioni ed alle interpellanze vorrei ricordare una mia interpellanza sulla questione delle antenne che riveste carattere di urgenza.
Il problema è che alcune UU.SS.SS.LL. si stanno muovendo per mettere in difficoltà radio e televisioni, non ultima quella di Chieri che è intervenuta sulla situazione di Pecetto.
Vorrei capire a che punto stanno gli adempimenti previsti dalla legge urbanistica e mi stupisco che non ci sia perlomeno stata inviata una risposta scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Vorrei ottenere un chiarimento. Non si è data risposta alle due interrogazioni relative ai contributi dell'INPS. Orbene, nell'ultima riunione dei Capigruppo, e i colleghi lo possono testimoniare, si era parlato di non dare una risposta a singole interrogazioni, ma di fare una comunicazione sul problema in modo che tutti quanti potessero intervenire.
Il Presidente della Giunta si era assentato in quel momento. Io vorrei capire se, non rispondendo stamattina, si intende dar luogo ad una comunicazione nel corso della prossima seduta oppure se si preferisce rimanere fermi alla strada della risposta alle interrogazioni.



PRESIDENTE

Stamane non è possibile fare specifiche comunicazioni, perch altrimenti non riusciamo ad esaminare l'ordine del giorno.



CARAZZONI Nino

Mi scusi, Presidente. Ripropongo in termini più espliciti e più chiari la questione che non è una questione di puntiglio e sottende evidentemente una certa situazione politica di cui abbiamo avuto conoscenza e siamo stati testimoni in uno scontro piuttosto acceso alla riunione dei Capigruppo fra il Presidente del Consiglio attuale, ex Presidente della Giunta, e l'attuale Presidente della Giunta.
Io vorrei sapere se la Giunta sulla questione dei contributi INPS intende rispondere semplicemente alle interrogazioni, che le sono pervenute oppure se intende fare una comunicazione per dare modo a tutti i Gruppi di intervenire sull'argomento.
Questo non lo voglio sapere da lei, Presidente del Consiglio - non è il caso che lei si disturbi - ma dal Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Il Presidente farà la comunicazione nella prossima seduta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Volevo ugualmente dire al collega Carazzoni che è da almeno un mese che ho raccolto degli elementi in merito a questa materia che oltretutto ha avuto un'evoluzione fino a ieri l'altro ancora non completata. Infatti è di questi giorni il decreto per lo slittamento del condono dell'Istituto della Previdenza Sociale per cui la disponibilità a dare la risposta l'ho avuta più volte, limitatamente agli aggiornamenti dell'epoca nella quale sarei stato chiamato a rispondere. Ero assente in quell'ultima fase, come ha sottolineato il collega Carazzoni, ma da sempre ho dichiarato la mia disponibilità sia a rispondere all'interrogazione sia a farne oggetto di una comunicazione. Nella riunione dei Capigruppo di lunedì potremmo convenire sull'una o sull'altra soluzione fissando comunque inequivocabilmente per il prossimo Consiglio una risposta su questo argomento.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, mi permetto di insistere sulla questione delle antenne perché vorrei sapere che cosa si intende fare.



PRESIDENTE

Una volta posta la questione dal punto di vista formale, spetta al Presidente della Giunta determinare se e quando rispondere. Ho già scritto una lettera in proposito. Questa è un'assemblea con un governo ed un parlamento. Se il governo non ritiene di rispondere ad un problema evidentemente paga il suo prezzo. Io ho il compito soltanto di rilevarlo comunque sul problema delle antenne non penso che il Presidente abbia difficoltà a rispondere.
La parola ancora al Presidente della Giunta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La risposta spetta all'Assessore Olivieri, il quale ha oltretutto pronto il regolamento, da portare in Giunta.
In questo momento non riesco a ritrovare il collega Olivieri. Assicuro il collega Reburdo che in mattinata stessa mi adopererò onde venga data una risposta all'interrogazione e soprattutto venga dato corso agli adempimenti di legge.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno, chiesto congedo i Consiglieri Avondo, Bergoglio Cordaro, Bresso, Fassio Ottaviano e Paris.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge , presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 19 novembre 1985 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L..R.
6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Comunicazioni della Giunta regionale in merito al Regolamento C.E.E. n. 219 - Fuori quota tessile del F.E.S.R. per Vercelli


PRESIDENTE

La parola ora al Presidente della Giunta regionale Beltrami per alcune comunicazioni.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, parlo in chiave sostitutiva del collega Genovese, purtroppo impedito, per problemi familiari, almeno per il momento, ad intervenire in aula. Mi auguro possa arrivare in prosieguo.
E' una comunicazione relativa all'assegnazione di una fuori quota tessile per la città di Vercelli sul Regolamento C.E.E. n. 219.
l) La C.E.E., nell'ambito del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, ha approvato un' "azione specifica" per contribuire all'eliminazione degli ostacoli allo sviluppo di nuove attività economiche in talune zone colpite dalla ristrutturazione dell'industria tessile e dell'abbigliamento.
In Piemonte è interessata la provincia di Vercelli, per la quale la Regione dovrà coordinare i programmi speciali di intervento e presentarli alla C.E.E. attraverso il Ministero dell'Industria per il relativo finanziamento.
Il programma speciale dovrà essere elaborato in conformità al piano di sviluppo regionale.
Ai sensi dell'art. 4 le operazioni finanziabili possono riguardare: a) sistemazione di siti industriali ed urbani, il riuso di stabilimenti inutilizzati b) investimenti delle PMI c) innovazione tecnologica d) elaborazione di analisi settoriali e) creazione di società di consulenza e di servizi comuni a più imprese.
I beneficiari potranno essere gli enti pubblici, le imprese ed organismi vari.
Il programma speciale dovrà essere finanziato congiuntamente dallo Stato membro e dalla Comunità (art. 5). La partecipazione comunitaria varia secondo il tipo di operazione.
Il contributo del Fondo sarà versato attraverso il Ministero dell'Industria a coloro che realizzeranno i programmi.
2) In questi giorni, dopo molte discussioni, il Ministero dell'Industria, di concerto con il Ministero del Mezzogiorno, ha firmato il decreto con il quale vengono stabilite le aree di intervento, la quota finanziaria riservata alle singole Regioni ed i criteri e le modalità per l'elaborazione e la presentazione dei programmi.
Zone di intervento. Inizialmente il Ministero dell'Industria, su conforme parere della C.E.E., aveva proposto di individuare i Comuni sulla base dei seguenti meccanismi: a) aree insufficientemente sviluppate del D.P.R. n. 902/1976 b) aree depresse della legge n. 614/1966 c) Comuni montani di cui alla legge n. 1102/1971 d) Comuni di cui alla legge regionale n. 21/1975, riguardante le aree industriali attrezzate.
In pratica, per la provincia di Vercelli, sarebbero rimasti fuori solo una quindicina di Comuni.
In seguito ai veti posti dal Ministero del Mezzogiorno, il decreto ha individuato le zone di intervento limitatamente ai Comuni di cui al D.P.R.
n. 902 ed alla legge n. 1102. Complessivamente i Comuni interessati sarebbero 111.
Fondi. Riservata una quota per il Mezzogiorno, i 57 milioni di ECU stanziati dal Regolamento sono stati suddivisi tra le varie province.
Al Piemonte, o meglio alla provincia di Vercelli, toccherebbero 10,54 milioni di ECU, equivalente a circa 15 miliardi di lire.
Di questi il 40% sarebbero destinati per l'agevolazione degli investimenti delle piccole e medie imprese ed il 60% per i programmi speciali di intervento.
Programmi di intervento. La Regione dovrà coordinare l'elaborazione dei programmi speciali di intervento, che saranno presentati alla C.E.E.
attraverso il Ministero dell'Industria.
Le proposte dovranno pervenire al Ministero entro quattro mesi dalla data di pubblicazione del decreto.
3) Non appena il decreto sarà vistato dalla Corte dei Conti il Ministero dell'Industria convocherà una riunione con le Regioni e i funzionari della C.E.E. per approfondire tutte le problematiche ancora aperte.
Nel frattempo l'Assessorato all'industria chiederà nuovamente agli enti ed alle associazioni che avevano già fatto pervenire proposte di elaborare i singoli progetti indicando soggetti, obiettivi, costi e tempi per la loro realizzazione.
Le proposte pervenute erano state presentate dalle Associazioni Industriali di Vercelli, Biella e Borgosesia, dal Comitato comprensoriale di Vercelli e dalla Tecnotex di Biella.
I programmi saranno quindi istruiti ed ulteriormente approfonditi e successivamente sarà elaborata una proposta complessiva da portare all'esame del Consiglio regionale.
Ho reso questa comunicazione a titolo di segnalazione. Mi riservo di distribuirne copia ai Capigruppo e, magari, con ogni più utile motivazione di procedere ad una rielaborazione della comunicazione stessa in chiave di approfondimento nella prossima seduta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Intervengo in merito all'o.d.g. Nell'ultima riunione dei Capigruppo il Presidente della Giunta regionale Beltrami aveva annunciato che sarebbe stata fatta una comunicazione sul viaggio di una delegazione del Consiglio in Argentina. Poiché credo si sia trattato di un viaggio di lavoro sono estremamente desideroso di conoscere i risultati concreti di questo viaggio, del lavoro che si è svolto. L'aveva chiesto proprio il Presidente Beltrami.



PRESIDENTE

Ritengo opportuno che questa comunicazione venga data dopo la discussione dell'ordine del giorno sull'OLP., iscritto ormai da quattro sedute. Se non vi sono opposizioni discutiamo prima l'ordine del giorno sull'OLP e poi sentiamo la comunicazione sul viaggio in Argentina.
Comunico che, secondo la linea che intendono seguire i Presidenti dei Gruppi, i lavori non verranno sospesi, ma proseguiranno fino ad esaurimento dell'o.d.g.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò sul riconoscimento ufficiale dell'OLP da parte del Governo italiano


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò sul riconoscimento ufficiale dell'OLP da parte del Governo italiano, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione di tale ordine del giorno.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come ha paventato più volte il Presidente Viglione a parziale consolazione dei ritardi accumulati dal dibattito sull'ordine del giorno presentato da Democrazia Proletaria, non manca settimana senza che dal Medio Oriente ci giunga un qualche allarme ed anche più di un monito. L'ultimo, in ordine di tempo, è il massacro all'Aeroporto di Malta. La pentola del Mediterraneo bolle e siamo sempre in tempo, purtroppo, per tentare di fare la nostra parte per evitare che salti in aria.
E' trascorso già più di un mese e mezzo dalla presentazione dell'ordine del giorno da me sottoscritto e molti fatti nuovi si sono accumulati, fatti di grande rilevanza politica. Ho insistito per la sua discussione, animato molto dalla convinzione che nei cittadini piemontesi è vivo non solo il ricordo della lotta per la liberazione e l'indipendenza nazionale nostra ma anche l'impegno per contribuire a costruire la pace nel mondo. E in Medio Oriente vi è in gioco pace, libertà e autodeterminazione dei popoli se non si vuole circoscrivere la voglia di quieto vivere a qualche crociera d'affari per promuovere il "made in Piemont" nei Paesi arabi.
Le istituzioni piemontesi hanno dimostrato sin qui, in più di una circostanza, sensibilità ed apertura alle ragioni della pace ed al senso di civile umanità che percorre il nostro popolo, ospitando nella nostra terra i feriti dell'atroce bombardamento di Beirut di due anni fa. Per parte nostra abbiamo cercato di contribuire al dialogo ed alla distensione alimentando, come Democrazia Proletaria, quella che abbiamo definito la "diplomazia dei popoli". Non più tardi di otto mesi fa, qui a Torino abbiamo messo intorno allo stesso tavolo, in un convegno internazionale di alto livello, israeliani del Movimento "Peace Now" e palestinesi dell'OLP perché discutessero e ricercassero insieme le vie politiche più giuste per risolvere il conflitto arabo - israeliano. Mi è gradito ricordare la circostanza oggi perché, in quell'occasione, la Regione Piemonte fu rappresentata dal Vicepresidente del Consiglio, Laura Marchiaro. Tutto questo per dire che il dibattito di oggi non parte a freddo, nonostante il rigore della temperatura ed anche la distrazione che mi pare di cogliere da parte di numerosi colleghi. Prima di firmare l'ordine del giorno, che avevo cominciato a scrivere, quando non era ancora iniziato il tremendo arrembaggio alla nave l'Achille Lauro", ho riflettuto molto. Mi sono domandato se era opportuno mettere il dito, proprio ora, nella piaga aperta della questione palestinese per chiedere al nostro Governo il riconoscimento ufficiale dell'OLP. Dalle discussioni, avute con i colleghi a più riprese nella conferenza dei Capigruppo, dal confronto con i miei compagni di partito così come dalla lettura dei più autorevoli commenti dei tanti "giorni dopo" (il bombardamento a Tunisi, 1"'Achille Lauro", il sequestro del Boeing israeliano a Malta) succedutesi dall'8 ottobre scorso ho solo tratto conferme: senza dare uno Stato ai palestinesi non pu esserci pace in Medio Oriente e neppure a casa nostra; senza dare un segno tangibile alla volontà di negoziato politico dell'OLP di Arafat, la lotta palestinese sarebbe affidata solo più alle azioni terroristiche.
Ma facciamo qualche passo indietro, seppure breve. Il primo atto di coraggio a noi richiesto è la serietà politica e possibilmente anche storica. In Medio Oriente il problema vero non è che esiste un popolo in più; quello palestinese o quello israeliano; è che esiste uno Stato in meno, quello palestinese. Questo è il nocciolo del groviglio medio orientale. Se non si risolve questo groviglio, ogni sforzo, ogni tentativo ogni furbizia, ogni ingiustizia, ogni ubbidienza passiva agli Stati Uniti sortirà soltanto l'effetto di prolungare le fiamme della guerra. Questa è la realtà. Conosco l'obiezione che viene fatta quando questi discorso vengono portati avanti: "Ma i palestinesi sono terroristi", viene detto dai dirigenti israeliani e ripetuto pappagallescamente da tanti altri. Ebbene questo, colleghi, è già un passo avanti rispetto a quello che diceva Golda Meir, la quale affermò fino alla fine dei suoi giorni che per lei i palestinesi nemmeno esistevano.
Ma riconoscere l'esistenza dei palestinesi non è ancora un atto politico: stiamo infatti parlando di un'entità etnica irrefutabile; la politica comincia, infatti, nel momento in cui ci si misura con le forme storiche attraverso cui quell'etnia si esprime. E' stato così con la creazione dello Stato di Israele; non potrà che essere così con la creazione di uno Stato palestinese.
Orbene, l'OLP è la rappresentanza che il popolo palestinese si è data e che è riconosciuta dai due terzi dei paesi di questa terra. Secondo i dati ufficiali del Ministero degli Esteri del nostro Paese, quindi una fonte attendibile, immagino, Presidente Beltrami, anche per il pentapartito, oggi sono 110 1 Paesi che riconoscono l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Sapete che l'ONU ha 159 membri; 110 Paesi significano quindi circa i due terzi dei Governi e dei Paesi dell'intero globo. E non solo. Vi sono poi 17 Paesi - tra cui purtroppo anche il nostro - che riconoscono l'OLP soltanto a metà; lo riconoscono, cioè, a livello di ufficio di collegamento o di ufficio di rappresentanza. In questo modo arriviamo ad un totale di 127 Paesi. E' esattamente il doppio dei Paesi che attualmente riconoscono ufficialmente lo Stato di Israele.
I cittadini di San Marino sono poche decine di migliaia, eppure dispongono di uno Stato, sovrano a tutti gli effetti, com'è giusto che sia.
I palestinesi sono quasi 5 milioni, sono stati cacciati - come ben si sa dalla loro terra e sono ridotti oggi al rango di profughi e di dispersi proprio come gli ebrei lo sono stati per secoli. Perché loro non dovrebbero disporre di uno Stato sovrano, che possa vivere in pace con tutti gli altri Stati della regione e quindi anche con lo Stato di Israele? E qui torniamo alla politica ed alla soluzione negoziale prospettata dall'accordo dell'11 febbraio scorso tra re Hussein di Giordania e Yasser Arafat, per la creazione di una confederazione giordano - palestinese nei territori della Cisgiordania ("la terra in cambio della pace", è stato definito l'accordo). Il quotidiano francese "Le Monde", sulla cui autorevolezza non ci piove nonostante le sue tormentate e più recenti vicende editoriali, mercoledì 9 ottobre, subito dopo il bombardamento del quartier generale dell'OLP a Tunisi ha scritto che l'obiettivo dei Phantom israeliani voleva essere il colpo di grazia all'ipotesi di una soluzione politica per la guerra israelo - palestinese. Le bombe con la stella di Davide dovevano riaccendere il terrorismo nelle sue forme più sanguinose insensate, crudeli, perdenti e disperate. Abu Nidal (quello che si spaccia come un capo palestinese e che è stato condannato a morte - è bene qui ricordarlo - dall'OLP) ha subito abboccato, anche per mettere in difficoltà la giusta iniziativa del Governo italiano (di Craxi e Andreotti, per la precisione) volta a sostenere il piano sulla Cisgiordania per assicurare un "mini" Stato ai palestinesi.
Più di una volta, colleghi, mi sono chiesto in questi anni chi ha paura della pace in Medio Oriente. La risposta può essere ricercata forse anche in queste aride cifre: Israele spende 1/3 del bilancio dello Stato per le spese militari un altro terzo è destinato alla copertura dei debiti contratti per il solo settore della difesa un terzo e più è completamente co-perto dagli Stati Uniti e, per conseguenza, con un'inflazione incontrollabile ed un debito estero che supera i 30 milioni di dollari. Ci troviamo, in sostanza, di fronte ad un conflitto strategico alimentato dalle superpotenze, che lì vi operano attraverso l'egemonismo sovietico nell'area siriana e le ingerenze pesantissime degli Stati Uniti d'America, superpotenze che dimostrano di avere tutto l'interesse a tenere acceso il focolaio. Il Presidente americano, Reagan, ha imposto di recente all'ONU la non partecipazione di Arafat alle celebrazioni del quarantesimo anniversario delle Nazioni Unite.
Ha così vinto un round, ma qualche osservatore ha già notato che rischia di perdere il match sul Medio Oriente, come si è premurato di ricordare ancora qualche giorno fa una mozione approvata dal Parlamento Europeo. La furbizia e l'arroganza non pagano. Da dieci anni a questa parte si succedono i piani americani per la regione senza mai comprendere la partecipazione palestinese alla realizzazione della pace. Ricordo il piano Jarring, così chiamato dal nome del mediatore dell'ONU: fu un piano fallito. Ricordo il piano Rogers, fallito anch'esso. Ricordo gli accordi di Camp David falliti, se si tiene conto del fatto che i nodi centrali dei contrasti medio orientali sono rimasti, esattamente e senza eccezione, tutti in piedi.
Altri piani falliranno e falliranno altre furbizie, come quella del primo ministro israeliano Shimon Peres che vorrebbe che il re giordano negoziasse da solo anche a nome di un popolo di 5 milioni di persone, come quello palestinese. Ed è un bene, noi diciamo, che Hussein abbia affermato ancora di recente con grande coraggio politico, il 5 di questo mese al giornale "La Repubblica" che "la pace è impossibile senza Arafat". Senza la presenza della rappresentanza dei palestinesi falliranno altri piani. Ma per fallire occorrerà che passi il tempo. Passando il tempo e non risolvendo la questione nel suo nodo centrale, scorrerà ancora il sangue che non è cosa alla quale ciascuno di noi, soprattutto chi ha maggiori responsabilità di governo del paese, può assistere superficialmente. Ne va a questo punto, della dignità, del ruolo attivo di pace e dell'efficacia di tale ruolo che il nostro Paese può svolgere.
La strada tracciata per fare questo c'è già. E' il sostegno alla ripresa del negoziato sul progetto di confederazione giordano palestinese. Che deve fare i conti, però, con la miopia di gran parte della leadership di Tel Aviv, non più compatta - per fortuna - in un'intransigenza antistorica e velleitaria. Mentre il Governo israeliano ha esultato stoltamente per la perdita di prestigio dell'OLP in seguito al dirottamento dell' "Achille Lauro", giocando sul "tanto peggio, tanto meglio", tipica di ogni ideologia militarista che in esso prevale, il movimento politico israeliano "Peace Now" (Pace adesso) ha manifestato davanti all'ufficio di Shimon Peres, per sollecitare i negoziati con re Hussein e Arafat. I cronisti hanno scritto che è stata una grande manifestazione. Contemporaneamente, però, gli ultrà conservatori del Likud e del Gush Emunim - Blocco della Fede - manifestavano con obiettivi opposti davanti al Parlamento di Gerusalemme, urlando che sarebbe stato un peccato mortale restituire la terra biblica di Giudea e Samaria (cioè i territori di Cisgiordania e di Gaza, popolati dalla stragrande maggioranza di semiti palestinesi).
La guerra eterna con gli arabi non può essere patrimonio - di questo ne siamo profondamente convinti - del popolo israeliano ed è sulla parte sensibile di essa che il ruolo di pace del nostro Paese va esercitato per accrescerne il peso e l'influenza. Ma per fare questo dobbiamo sottrarre l'Italia alle umiliazioni statunitensi (che trattano il nostro Paese come proprio cinquantaduesimo Stato) ed isolare gli avversari della soluzione politico - negoziale, i quali l'esprimono solo una "sconcertante cupidigia di servilismo", avrebbe detto Vittorio Emanuele Orlando.
Ciò vuol dire, colleghi, avere un pizzico di coraggio civile e politico in più del tonante Alberto Ronchey. L'opinion maker del "Corriere della Sera", sempre pronto a sfidare la classe operaia a misurarsi con il modello giapponese per far più grande la gloria del profitto, fugge come un codardo di fronte all'arroganza di Reagan sul balcone di casa nostra, nella base NATO di Sigonella. Non serve l'incauto attivismo - ha scritto Ronchey sul "Corriere" del 15 ottobre scorso - di una solitaria politica estera, quella della nazione d'Europa più esposta nel Mediterraneo, cioè l'Italia. Per una volta che gli onorevoli Craxi e Andreotti ne fanno una buona, c'è chi ha da ridire dal suo stesso versante.
Con tutto il rispetto per la categoria, più che fare gli uscieri sulle rotte del petrolio a noi non sarebbe dato, dicono i signori del giornalismo come l'editorialista del "Corsera". Ma senza un segno tempestivo di disponibilità e di incoraggiamento politico può prevalere il peggio, come ha dimostrato di capire il Presidente del Consiglio dei Ministri nel suo recente discorso davanti al Parlamento, che noi abbiamo voluto apprezzare e sottolineare.
Arafat ha giocato in questi anni il tutto per tutto sull'opzione politica senza ricevere ancora - sottolineo ancora, perché è un dato di speranza - nulla in cambio. Fino a quando potrà resistere, senza lasciare il campo incontrastato all'opzione disperata del terrorismo? Il problema palestinese non si risolverebbe neppure allora e si assisterebbe ad un ulteriore imbarbarimento dei metodi di lotta, fuori e dentro lo Stato di Israele, il quale non si salverebbe da questa spirale perversa. Per chi vuole intenderlo, dopo gli atti di pirateria internazionale di queste settimane, è chiaro come il sole che se c'è al mondo una persona che odia qualsiasi atto terroristico, questa persona è proprio Yasser Arafat. E ci per l'ovvio interesse politico, collega Vetrino - come ha riconosciuto lo stesso on. Craxi - di evitare qualsiasi iniziativa sul piano terroristico la quale non può che andare a danno della causa del suo popolo e a danno del suo lavoro paziente, faticoso, difficilissimo.
Dopo di che è evidente che in un grande, multiforme e complesso movimento di resistenza come quello palestinese, che non ha neppure un metro quadrato di terra liberata dove poter affondare saldamente i piedi vi sono errori, degenerazioni, cortocircuiti, piccoli gruppi e piccole bande che compiono anche atti terroristici. Come ha riconosciuto onestamente lo stesso Arafat all'inviato di un autorevole quotidiano italiano non più tardi di dieci giorni fa.
Ma perché, colleghi, nella Resistenza antifascista del nostro Paese può spiegarcelo per tutti qui Aldo Viglione o Athos Guasso o chi in quest'aula ha vissuto la Resistenza antifascista, forse che nella guerra patriottica di Liberazione del nostro Paese non vi furono errori di questo tipo o degenerazioni? Atti inutili e vittime che potevano essere risparmiate? Vi furono, ma non vi è persona di buon senso che non comprenda come riconoscere questo non significhi che si possa processare la guerra di Liberazione nazionale.
Mettetevi nei loro panni, se ci riuscite. Fallo anche tu, collega Pezzana, che davvero mi fa strano vederti con le penne del falco nell'appoggiare il raid israeliano su Tunisi. Mettetevi nei panni di questi diseredati che da 20-25 anni, da quando sono nate Al Fatah e l'OLP, hanno bussato a tutte le porte senza risultato: Tutte le porte gli sono state sbattute in faccia. Con che coraggio si può affermare: o essi seguono le vie diplomatiche, oppure...? Che cosa hanno fatto finora, a parte - l'ho già detto - alcuni errori anche gravi, che l'OLP ha sempre condannato? Ma lo sapete, colleghi, che alla Knesseth stanno discutendo di una legge in base alla quale viene comminato l'arresto per tre anni a qualsiasi cittadino israeliano che entri semplicemente in contatto con un palestinese? In qualsiasi paese ed in qualsiasi circostanza? Sono queste - lo dico con grande amarezza - le speranze di civiltà che sono cresciute nell'angoscia e nella fede dietro al filo spinato dei campi di sterminio nazisti? Ma lo sapete che Israele è l'unico Stato al mondo che non ha mai voluto definire formalmente sino ad ora i suoi confini? E tutti i legalitari strabici lo sanno che Israele, dalla sua fondazione ad oggi, cioè dal 1948 ha violato circa 170 risoluzioni dell'ONU, cioè di quello che è la sede del diritto internazionale? Il sostegno di Spadolini ad Israele ("un dovere morale", lo ha definito il Ministro della Difesa ad un giornale di Tel Aviv) ha tutto il sapore di una riparazione tardiva ai suoi scritti giovanili di elogio al Duce: ben venga la riparazione, purché non si giochi ad alimentare la guerra, tanto per far vedere a papà Reagan che anche noi abbiamo "i muscoli".
Questa è, dunque, la situazione, cari colleghi. Avviare la formazione del piccolo Stato cisgiordano e persuadere Israele che ne sarà - da questo atto politico e di saggezza storica - salvaguardato anziché in pericolo: questo dovrebbero fare gli Stati europei. Sarebbe il solo modo di dare una mano ad Arafat e a chi come lui vuole costruire uno sbocco negoziale alla crisi medio orientale, finendola con il terrorismo di piccoli gruppi di sbandati, così come la costituzione dello Stato di Israele fu il solo modo di chiudere con il terrorismo irredentista ebraico. Altro che velleità di "pace separata" con Hussein, come sembra pensare - con somma miopia - il leader laburista Shimon Peres.
Per tutte queste ragioni, Presidente e colleghi, proprio qui ed ora il riconoscimento dell'OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese e la riapertura del negoziato, con la C.E.E. parte attiva e l'OLP presente, può non allontanare le proposte di pace contenute nell'accordo Hussein - Arafat, apprezzate sin qui anche da quasi tutto il nostro Governo, oltre che dal buon senso politico di ogni persona dotata di umanità e di senso della storia. Si potrà spezzare al più presto, così, la terribile nemesi storica di un popolo (quello israeliano) vittima dei più tremendi crimini patiti dal genere umano, che diventa a sua volta carnefice di un altro popolo (quello palestinese), semita anch'esso, con gli stessi diritti ad autodeterminarsi e a costruirsi un futuro; un domani da non affidare ai Kalashnikov veri, con i quali i bambini palestinesi di Sabra e Chatila e di tanti altri campi profughi sono costretti a vivere, vedendo esercitare su di loro la violenza più cieca, e di questo gloriarsene i suoi autori.
Sono tali storie amare e gravi che occorre ricordare e tali situazioni che occorre rimuovere con soluzioni di pace e di completo riconoscimento dei diritti ciel popolo palestinese, sottraendosi, colleghi, al gioco sterile dei giri di parole che ho letto in qualche ordine del giorno consegnatoci stamane.
Voglio esprimere, per concludere, l'augurio sincero che questo Consiglio non resti sordo all'opportunità che oggi ha davanti a sé di affermare diritti universali per adoperarsi davvero come l'istituzione più alta della comunità piemontese che per la libertà del nostro popolo ha saputo dare le sue energie migliori. Da parte nostra, signor Presidente non ci fermeremo comunque, convinti come siamo della bontà di quel proverbio ebraico che può essere un buon ammonimento per tutti: "Il furbo le inventa tutte per tirarsi fuori dai pasticci nei quali il saggio non si sarebbe mai cacciato". Così dice l'adagio. Chissà che non sia un buon richiamo per tutti quelli che per trattare con i palestinesi senza Arafat si inventano interlocutori di comodo, con l'illusione di evitare la cruna dell'ago rappresentata dal riconoscimento dell'OLP, da cui la costruzione della pace nel Mediterraneo non potrà non passare.



PEZZANA Angelo

Dato che abbiamo ricevuto due ordini del giorno, uno a firma del Gruppo comunista ed uno a firma del Gruppo democristiano, vorrei sapere come procede questa riunione: se si discute prima del primo ordine del giorno a firma Staglianò, oppure come vengono trattati gli altri due ordini del giorno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La discussione ora verte sull'ordine del giorno a firma Staglianò.
Naturalmente nel corso della discussione i Gruppi si possono collocare non solo con interventi, ma anche con posizioni scritte, con proposte di ordini del giorno.
Altri ordini del giorno sono stati presentati adesso ed altri ancora sono possibili. La Presidenza li raccoglierà, li distribuirà al momento in cui saranno consegnati ed alla fine si valuterà il modo di procedere. Al momento la discussione è aperta naturalmente sull'ordine del giorno di Democrazia Proletaria.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

In questo mio breve intervento mi fermerò soltanto sull'ordine del giorno del Consigliere Staglianò, anche se avendo già letto, perch distribuiti, gli ordini del giorno dei Gruppi comunista e democristiano penso che una discussione andrebbe fatta su tutte le posizioni che sono emerse dai vari Gruppi. Io l'ho chiesto alla Presidenza prima, la quale ha risposto che si discute sull'ordine del giorno presentato dal collega Staglianò.



PRESIDENTE

No. Si discute sul problema posto con l'ordine del giorno del Consigliere Staglianò.
I Gruppi liberamente possono chiedere di intervenire e possono presentare altri ordini del giorno.
Se lei vuole fare riferimento all'ordine del giorno del Consigliere Staglianò, faccia riferimento a quello.



PEZZANA Angelo

Intanto vorrei iniziare con una critica alla procedura della Presidenza perché ha aperto oggi 28 novembre la discussione su un ordine del giorno presentato l'8 ottobre, quindi mi sembra sia stato estremamente scorretto il rinvio per un mese e mezzo di un ordine del giorno che invece andava discusso subito.
L'ordine del giorno del collega Staglianò è stato poi modificato perch ne ha presentato un altro in data 5 novembre perché rispetto al primo ha qualche cambiamento.
Il collega Staglianò conoscerà benissimo la cronaca su questo argomento, ma non conosce la storia. In questo ha un buon maestro perché il leader del suo partito, l'on. Capanna, è un altro grande ignorante, quindi se lui ha imparato da Capanna devo dire che è un ottimo allievo.
Capanna su "Il Manifesto" ha indirizzato una lettera a Spadolini con una cronistoria degli avvenimenti in Medio Oriente, lettera alla quale giustamente Spadolini si è rifiutato di rispondere, perché se uno storico deve rispondere ad un lungo articolo che parla di storia deve riconoscere nella controparte almeno un minimo di conoscenza della storia.
Quindi in fatto di maestri il collega Staglianò è molto a posto dal suo punto di vista.
Il collega Staglianò ha detto: "Quando ho iniziato a scrivere non era ancora cominciato l'arrembaggio all'Achille Lauro". Mi chiedo come potesse l'8 ottobre, data del primo ordine del giorno, il collega Staglian scrivere al quarto punto: "Manifesta viva preoccupazione per l'innescarsi di nuove tensioni anche in conseguenza dell'inqualificabile atto di pirateria nei confronti dei passeggeri della nave italiana 'Achille Lauro' che potrebbero avere gravi conseguenze in tutta l'area del Mediterraneo".
Se, quando ha scritto questo ordine del giorno, sapeva già dell'Achille Lauro mentiva dicendo: "Quando ho iniziato a scrivere non era ancora cominciato l'arrembaggio all'Achille Lauro".
Dico "mentiva" per dire che forse non ricorda quanto aveva scritto nel primo ordine del giorno.
Non ricorda la storia quando fa le citazioni.
Golda Meir non ha mai detto che i palestinesi non esistevano, ha detto che non esistono come Stato, il che è ben differente.
Nel secondo ordine del giorno, presentato il 5 novembre, il collega Staglianò si accorge, ma in questo è in buona 'compagnia, perché se lui se ne è accorto, il Gruppo comunista non se ne è manco accorto.
Igor Staglianò dice nel secondo ordine del giorno (cosa che non era contenuta nel primo e lì forse c'è il suo senso di umanità a cui lui si richiama e ne prendo atto con soddisfazione): "Manifesta viva preoccupazione per l'innescarsi di nuove tensioni, anche in conseguenza dell'inqualificabile atto di pirateria nei confronti dei passeggeri della nave 'Achille Lauro' e del brutale assassinio del passeggero americano Leon Klinghoffer".
Nell'ordine del giorno comunista invece c'è un'affermazione a pag. 2 che non voglio definire perché si manifesta da sola: "Esprime il proprio apprezzamento dell'operato del ' Governo nella vicenda del sequestro della nave italiana 'Achille Lauro' che ha ottenuto la salvezza della vita dei cittadini sequestrati" e non fa nemmeno il nome del cittadino americano ebreo. Ricordiamoci che quelli che dovevano essere eliminati erano stati selezionati in base ai cognomi, quindi questa è una prassi evidentemente ritenuta civile ed i passeggeri della nave si sono salvati tutti.
Mi piacerebbe chiedere alla vedova di Leon Klinghoffer se suo marito è vivo a New York o se è sepolto in una bara Leggo e cito le cose che avete scritto, non faccio nessun processo alle intenzioni.
Igor Staglianò dice ancora che i palestinesi sono stati cacciati dalla loro terra.
Anche qui si ferma ai dati di cronaca e non alla storia, perché se oggi i palestinesi sono circa 3 milioni e mezzo, nel 1984 quando fu creato lo Stato di Israele coloro che non accettarono lo Stato di Israele e lasciarono Israele erano circa 500.000 ma non furono mai cacciati.perch Israele non cacciò mai nessun arabo, anzi, Ben Gurion e Vayzman nel loro pronunciamento di dichiarazione di indipendenza dello Stato dissero a tutti: "Rimanete qui, lavoreremo insieme".
Invece, 500.000 per loro scelta, non accettarono di rimanere in Israele e lasciarono lo Stato.
Questo invece di provocare un tentativo da parte degli Stati arabi circostanti (ricordiamoci che la Giordania è Palestina per l'80%) di quell'o- pera di reinserimento che si richiederebbe a degli Stati responsabili, come ha fatto l'Italia, per esempio, con i profughi che venivano dopo la guerra dallo Stato jugoslavo. Invece di reinserire queste persone, che in tutti questi anni in realtà sono vissute in baracche, sono stati armati e mantenuti in condizioni di profughi, volutamente, perch evidentemente si pensava ad un piano politico, come poi Arafat ha incarnato durante il prosieguo della sua azione politica.
Quindi, i popoli intorno a Israele potevano benissimo assorbire quei profughi che, per loro scelta, non avevano accettato di essere cittadini israeliani, quindi non sono stati cacciati da nessuno.
Io domani posso non accettare più di essere cittadino italiano ed andarmene in uno Stato in cui mi fa piacere vivere. Non mi caccia nessuno.
C'è una bella differenza tra essere espulsi e cacciati ed invece scegliere di non abitare più in uno Stato a conduzione che non mi va bene.
Questa è la storia, caro Staglianò, non è la cronaca che tu leggi sui giornali e da cui trai i tuoi commenti .tribunizi. Staglianò poi sembra espertissimo in tutto quello che riguarda l'OLP.
Su questo - devo dire francamente - mi limito alle informazioni che si leggono su "Le monde diplomatique" e sui vari giornali che trattano di problemi internazionali.
Il braccio destro di Arafat, Abbas, è quello che ha coordinato - ormai lo sanno tutti - il dirottamento dell'Achille Lauro, intendiamoci, non per fare del male ai cittadini italiani, perché Arafat e l'OLP amano gli italiani, amano il Governo italiano.
Lo credo, basta leggere i giornali e vediamo l'atteggiamento che ha il Governo italiano.
Però, ritenere che Arafat in questi vent'anni-sia stato l'alfiere della pace è di una mentalità cronachistica che non affronta i problemi reali oltretutto leggendo anche male i giornali, perché non mi sembra che Abbas faccia parte di un groppuscolo che vive a Tripoli o in Siria.
Se Arafat ha avuto, fino ad un mese e mezzo fa, come braccio destro Abbas, che dirige le organizzazioni terroristiche e gli attacchi è un aspetto che non è mai venuto fuori.
E' che i 4 o 5 dirottatori dell'Achille Lauro non erano lì per sequestrare la nave, ma per andare a fare una missione suicida e terroristica in un porto israeliano dove avrebbero fatto una strage di civili, come fa sempre l'OLP, o le affiliazioni più o meno riconosciute quando fanno attentati contro Israele o contro cittadini israeliani colpendo sempre obiettivi civili.
Tutto questo è avvenuto e non ha suscitato l'indignazione e la preoccupazione di nessuno, intanto perché era un porto israeliano.
Questo voglio rimarcarlo al collega Staglianò perché anche su questo non ha detto le cose come sono.
Non le ha dette nemmeno quando ha parlato di volontà di pace.
Mi rifaccio a dati di cronaca perché non sono ancora storia. Mi sembra che il premier laburista socialista di Israele, Shimon Peres, abbia offerto colloqui, possibilità di concessioni addirittura anche della Giudea e Samaria verso Hussein, verso Hassan, re del Marocco, ha chiesto colloqui con tutti.
Sadat - qui non lo ricorda nessuno - è stato il capo di Stato egiziano che ha fatto per primo la pace con Israele. E' stato assassinato, non certo dagli israeliani.
Allora chiediamoci se i capi di Governo, Bourghiba, Hassan, Hussein non abbiano di fronte a sé la prospettiva di essere eliminati immediatamente dopo il primo tentativo di pace con il premier che gli offre colloqui e dialoghi come sta facendo Shimon Peres. Che sia fallito l'accordo a Camp David lo dice il collega Staglianò.
L'accordo di Camp David è stato il trattato di pace fra Egitto e Israele. Israele, ed anche su questo evidentemente il collega Staglianò è poco informato, restituendo il Sinai, si è tolto la possibilità di avere dei giacimenti di petrolio che da soli coprivano interamente il prestito annuale, si può anche chiamare regalia, che gli Stati Uniti fanno ogni anno ad Israele.
Con l'estrazione di quel petrolio, Israele si sarebbe tolto il fastidio del debito con gli Stati Uniti.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Che si era preso con la guerra dei 6 giorni!



PEZZANA Angelo

Oltre a dirti non capace di storia, potrei anche dirti maleducato perché se tu hai la possibilità di esporre le tue idee senza essere interrotto, io pretendo che tu faccia altrettanto con me.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non puoi accusare gli altri di non conoscere la storia!



PRESIDENTE

Collega Staglianò, se posso interrompere in termini non maleducati capisco la vivacità e l'interesse di questo intervento, ma c'è anche la necessità di permettere all'assemblea di ascoltare con serenità quanto dice il collega Pezzana.
E' un cordiale richiamo.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Anch'io queste cose potevo rimproverartele mentre le dicevi. Mi sono diligentemente preso appunti e te le dico non interrompendoti, quindi esigo che tu non mi interrompa mentre te le dico.
Forse non solo la storia ti è poco familiare, ma anche la cronaca perché quando parli della Knesseth e della proposta di espellere o condannare a tre anni chiunque ha rapporti con gli arabi, anche lì non dici il vero.
Questa proposta è stata fatta dal rabbino Caane, che tutti conoscono come un estremista fascista e nazista, che Israele essendo una democrazia ha anche nel suo Parlamento.
Questa proposta è stata respinta con il 94% dei voti, quindi da parte anche dei partiti religiosi che io personalmente non posso certo amare, ma appunto perché Israele è una democrazia rispetto à tutti i Paesi circostanti, dove il concetto di democrazia evidentemente è qualcosa che appartiene ad un futuro lontanissimo, Israele ha un Parlamento dove ci sono tutti, comunisti, nazisti, come è nazista la proposta di condannare a tre anni chi ha rapporti di dialogo con gli arabi.
Questa proposta tu non l'hai ricordata, hai letto soltanto la premessa.
Tutte queste affermazioni fatte dal collega Staglianò per sostenere una legittimità di riconoscimento verso l'OLP non corrispondono né alla verità storica, né alla verità della cronaca. Allora invito i colleghi presenti di fare attenzione a quanto di demagogico può esserci in affermazioni che sanno soltanto di bassa cucina politica.
Come sa di cialtroneria l'affermazione o l'atto compiuto da Capanna nel diffondere alcuni scritti del sedicenne, diciassettenne Spadolini.
In base a questi criteri, credo che buona parte delle persone che hanno superato una certa età, non solo nel Parlamento italiano ma anche qui dentro, possono essere stati educati ed avere scritto diligentemente in tutte le riviste del Min. Cul. Pop, articoli di natura fascista Facciamo un processo? Benissimo, può anche essere questo un atteggiamento, ma allora Capanna non deve chiamare in ballo Spadolini, ma deve chiamare in ballo tutti, di cui ci danno notizia tantissimi volumi nelle biblioteche comunali e nazionali.
Facciamo un processo alla classe politica che, caduto il fascismo diventò comunista, democristiana e così via.



CARAZZONI Nino

Però lo ha fatto nella Repubblica Sociale.



MAJORINO Gaetano

E' importante il momento.



PEZZANA Angelo

Io non sto discutendo adesso se l'ha fatto nel '44 o nel '39.
Sicuramente sono scritti che io non posso condividere, ma se si parte da questo principio allora il leader di D.P., Mario Capanna, quando spaccava le teste agli studenti davanti alla Statale...



(Interruzione da parte del Consigliere Staglianò)



PEZZANA Angelo

Sì, faceva proprio quello. Tutti quelli del '68 se lo ricordano. Il movimento a cui faceva capo Capanna era chiamato dei katanghesi. Questa è una verità vicinissima e chiunque abbia studiato o vissuto quel periodo o è andato davanti alla Statale se lo ricorda e se lo ricordano soprattutto gli omosessuali che allora venivano chiamati "decadenti borghesi" da quella che era la sinistra rivoluzionaria, rappresentata da Capanna, allora mi chiedo che titolo abbia Capanna oggi per fare il maestro di democrazia e di tolleranza ad una persona come Spadolini.
Questi sono appunti che mi sono preso durante l'intervento del collega Staglianò. Perché? Non voglio entrare nel contenuto degli altri due ordini del giorno. Mi limito a quello presentato dal collega Staglianò, al quale devo dire, però, che mi dispiace molto la sua debole protesta.
Non credo che un Consigliere che presenti un ordine del giorno l'8 ottobre debba vederselo discutere il 28 novembre.
Su questo veramente sono molto critico, non tanto verso la Presidenza che ha deciso in questo modo, ma verso il collega Staglianò che ha accettato questo trascinarsi dell'ordine del giorno che, secondo me, andava invece giustamente imposto come discussione nel momento in cui era stato scritto.
Mi dispiace anche che l'abbia mo-dificato, anche se ritengo che le modifiche siano state un segno di umanità venuta dalla coscienza e dall'umanità del collega Staglianò.
Mi sembra che la questione sia non decorosa nell'iter e soprattutto falsa in tutte le affermazioni che il collega Staglianò ha fatto.
Per questo chiedo ai colleghi Consiglieri, al di là delle valutazioni umanitarie anche su punti estremamente condivisibili, che tutto questo non faccia parte di una valutazione del Consiglio perché le motivazioni addotte dal collega Staglianò sono da respingere in blocco.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche da parte nostra ci sarà un intervento che è da considerarsi breve rispetto alla complessità del problema ed alle cose che si dovrebbero dire in questa materia.
Farei una promessa. Il Gruppo liberale ha letto i vari ordini del giorno: li considera tutti insoddisfacenti e voterà solo qualche documento che faccia giustizia storica e politica di alcune cose, che sia cioè un arricchimento al dibattito e non una ripetizione più o meno ovattata, di luoghi comuni.
Sé così non sarà presenterà un proprio documento, una mozione preliminare con cui chiederà il non passaggio alla votazione degli ordini del giorno.
Questa vicenda non credo debba passare sotto silenzio; ho l'impressione, cioè, che si debba fare giustizia dello strumentalismo, del pressapochismo che qualche forza politica è tentata di gestire in quest'aula. Non è corretto, quindi, che un parlamento, 5 milioni di individui, consentano che si proceda per luoghi comuni e con mozioni che trovano la firma di tutti e si perpetua l'ignoranza sui fatti e sostanzialmente la latitanza politica.
Ho apprezzato l'intervento del Consigliere Pezzana che, guarda caso, è almeno concettualmente sulla linea che noi riteniamo di dover seguire su questo.
Il collega Pezzana ha fatto qualche considerazione di ordine storico io ne farò alcune di ordine costituzionale, perché quello di Staglianò mi pare un incidente di percorso.
Quando una forza politica come quella alla quale si rifà il collega Staglianò gioca sui luoghi comuni e sulle frasi ad effetto, dovrebbe evitare le occasioni di verifica che sembrano a quelle signore non giovanissime che, utilizzando artifizi e raggiri, riescono a far credere di avere un'età diversa e che dovrebbero avere la prudenza di non mettersi mai sotto i riflettori troppo spietati.
Per esempio, quelli che hanno come me alcuni denti finti dovrebbero evitare in corrispondenza della luce di wood perché si vede il buco. Questa dovrebbe essere una normale regola di prudenza che dovrebbe informarci tutti.
Quindi quell'incidente di percorso noi lo consideriamo un'occasione per fare un minimo di chiarezza. In primo luogo, che cos'è il riconoscimento dell'OLP, Staglianò? Il diritto internazionale è una specie di fantasma non esiste, perché ogni Stato si fa il suo diritto internazionale e chiede agli altri Paesi sostanzialmente di adeguarsi alle proprie normative nella misura in cui manca un'autorità internazionale.
Tuttavia, a grandi linee, il riconoscimento è la presa d'atto da parte di uno Stato che un altro Stato in qualche misura si configura a sua immagine e somiglianza.
Il riconoscimento non è legittimazione, attenzione! Uno Stato non ha bisogno di, essere riconosciuto da qualcuno. Uno Stato esiste nella misura in cui c'è un popolo organizzato su un territorio che si è dato un sistema di governo.
Quindi il riconoscimento non è una legittimazione. Quello Stato, conch non riconosciuto dall'Italia, ha il diritto di muoversi, di agire, di fare guerra, di fare pace, di imporre tasse e di prescrivere il servizio militare.
Il riconoscimento è soprattutto un giudizio politico sugli elementi di tipo politico - culturali, formativi giuridici sulla costituzione.
Quello che ci chiede Staglianò non è tanto di riconoscere una legittimazione a trattare di Arafat rispetto a coloro che da lui si sentono rappresentati, perché questa legittimazione di fatto esiste già.
Non esiste una questione palestinese; esiste una questione israeliana della quale la questione palestinese è una conseguenza, non è la causa.
Nessuno si sogna cose di questo genere.
Il riconoscimento significa, dal punto di vista giuridico, esprimere non un parere sulle cose storiche, su questo non si è pronunciato Capanna ma, per esempio, quello sul quale disturberò i colleghi per qualche minuto un giudizio e quindi un recepimento di un documento che noi sottoscriviamo alla Convenzione Nazionale Palestinese della Carta dell'OLP del '64 confermata nel '69 e poi, guarda caso, interpretata se mi consentite in termini ancora più recenti dai suoi redattori.
Ci avviamo evidentemente a dare un giudizio politico, non un giudizio storico, su un movimento che ha alla propria base una Carta costituzionale che dice alcune cose.
Ho l'impressione che il Consiglio non abbia prestato la dovuta attenzione all'intervento del collega Pezzana, che ci avrebbe aiutati a capire (cosa che io ho appreso per debito di Consigliere) che ci sono alcune carte geografiche abbastanza recenti, quelle degli ultimi due secoli, in cui uno Stato palestinese, da cui qualcuno è stato cacciato, non è mai esistito.
La carta geografica di cui si parla è una carta geografica in cui, per esempio, leggiamo "Turchia".
I palestinesi non rivendicano la propria autonomia nazionale, rivendica no la propria autonomia nazionale araba all'interno della quale collocano una specificazione palestinese.
Bene: sulla prima antica carta turca si sono sovrapposte una serie di righe sulle quali si sono collocati degli Stati arabi. La cosa curiosa - e Pezzana lo faceva notare - è che la diaspora palestinese non ha trovato collocazione né in termini giuridici né in.termini di convivenza civile in nessuno degli Stati arabi intorno ad Israele.
Chissà perché qui non si parla di "Settembre nero" e si parla di Sabra e Chatila.
I fatti di sangue più significativi contro i palestinesi non sono stati fatti dagli israeliani, ma sono stati fatti dai Paesi arabi.
E questo sta ad indicare che la questione attiene soprattutto al mondo arabo nel quale viene coinvolto Israele. Non è un problema sollevato da Israele che quindi ha messo il mondo arabo nelle condizioni di dover prendere delle determinazioni.
La questione storica non è la questione palestinese. La questione storica è la questione israeliana di come il mondo arabo, la cultura araba la civiltà araba rispondano alla convivenza con la tradizione, con i valori religiosi, etnici, di cultura ed anche politici, perché nella dichiarazione dell'OLP ci sono considerazioni anche politiche.
La questione palestinese sarà risolta nella misura in cui sarà risolta quella israeliana.
Non riteniamo soddisfacenti i documenti che sono stati presentati perché nessuno di questi è sufficientemente preciso su questo punto.
L'elemento di partenza, la chiave di volta nella soluzione del problema del Medio Oriente è il riconoscimento dello Stato di Israele da parte di tutti in confini certi: quello che è stato detto dal Consigliere Pezzana sulla rinuncia da parte di Israele al deserto laddove c'era la possibilità di ricavare un rendiconto (e parlando di ebrei sappiamo che è significativo chiedo scusa della battuta) ci fa pensare che non sia la dimensione territoriale il problema di Israele, ma la certezza dei propri confini.
Questo è il problema. Questi confini vengono dilatati o ristretti per una questione di difesa strategica, elastica.
Si è andati nel Libano per attaccare nel nido il punto di partenza del terrorismo che massacrava gli ebrei nella loro patria.
Questa è la verità storica.
Certo, posso capire che un movimento politico che usa il termine "imperialista" insieme a quello "sionista", che quindi si qualifica politicamente anche agli effetti interni, che presso alcune forze politiche abbia più apprezzamento perché fatto da tanti piccoli, poco ben vestiti mentre un altro tipo di soggetto che, guarda caso, è fatto anche dal risultato del meglio dell'intelligenza e della cultura europea degli ultimi secoli, disturbi un po'.
Il fatto curioso è che queste espressioni vengono anche da forze politiche che sono quelle che hanno prodotto nei confronti del problema israeliano, ma soprattutto del problema ebraico, le vicende più curiose.
Ripeto, sono un referente, non mi picco di conoscere la storia, ho solo letto alcune cose per questo dibattito.
La nascita di Israele nel secolo scorso è sorta come reazione alla persecuzione russa, non alla persecuzione nazista.
Mi dice qualcuno che dalla tradizione araba di Gerusalemme era nato per esempio, un plotone di S.S. che si è distinta nel mondo per la persecuzione nei confronti degli ebrei, quindi stiamo parlando di una questione di qualche età.
In sostanza, in termini di valori, il mondo arabo complessivamente deve accettare all'interno del proprio mondo l'esistenza di un'etnia come quella israeliana.
I confini, la quantità, la dimensione sono questioni da lasciare agli addetti ai lavori.
Questo valore però non è stato accettato da nessuno.
Qualcuno l'ha accettato, l'ha detto Pezzana: Sadat ci ha lasciato le penne: è la realtà vera.
Se le cose scritte nella Convenzione dell'OLP il collega Staglian ritiene di poterle sottoscrivere e di dare un giudizio positivo su un documento politico - costituzionale, vuol dire che tra noi c'è una distanza.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non devo riconoscerlo.



MARCHINI Sergio

Il riconoscimento significa questo. Vedi, Staglianò, allora c'è da suggerire a Capanna che anziché andare a lezione di storia, cosa che io non sono in grado di fare, probabilmente deve andare a lezione di diritto internazionale.
Il riconoscimento da parte di uno Stato significa convenire sugli obiettivi che quello Stato si prefigge.
Allora quello Stato che cosa intende realizzare? Noi daremo la nostra sottoscrizione ed il nostro voto ad un documento che faccia giustizia di due esigenze che esistono.
Non andiamo a ricercare le responsabilità storiche. La nostra generazione ha la responsabilità di risolvere un problema per cui, comunque siano nati questi 3 milioni di profughi-, questi uomini hanno diritto ad un habitat normale dell'uomo, quindi del cittadino, cioè uno Stato, un proprio territorio, una propria organizzazione sociale.
Questi cittadini, questi uomini hanno diritto ad ottenere che per loro maturi la condizione fisiologica del vivere dell'uomo all'interno di uno Stato.
Su questo non ci piove. Da parte liberale non c'è nessuna preoccupazione a sottoscrivere un documento che riconosca l'esigenza che un fenomeno, storicamente provocato e strumentalizzato, ha comunque provocato una realtà sociale ed umana alla quale bisogna porre rimedio. Probabilmente il problema "palestinese è un'invenzione della cultura anti-sionista diciamolo pure. Però, nel momento in cui esiste non si può fare il processo alle origini, ma si deve affrontare per quello che è in questo momento.
Quindi il fatto che debba nascere all'interno del sistema degli Stati arabo-israeliani del Medio Oriente un'area nella quale queste entità possono trovare la maturazione a livello di Stato ci trova assolutamente consenzienti.
Perché bisogna riflettere prima di utilizzare il termine "riconoscimento"? Perché significa convenire, per esempio, su quanto afferma l'art. 9 della Convenzione dell'OLP del '64, riletta nel '68, dove c'è scritto che "La lotta armata è l'unica via per la liberazione della Palestina". E' dunque una strategia, non una tattica.
Il popolo palestinese conferma, con la sua decisione risoluta ed irremovibile, di continuare la lotta armata e di marciare verso la rivoluzione popolare armata per la liberazione della sua patria e per la sua restituzione, di mantenere il suo diritto a vivere in essa la sua vita naturale, di esercitare il suo diritto all'autodefinizione ed alla sovranità.
L'art. 15 dice (questo forse piace a Staglianò): "La liberazione della Palestina, dal punto di vista arabo, è un dovere nazionale per respingere dalla patria araba l'invasione sionista imperialista e per la liquidazione in Palestina della presenza sionista".
Mi chiedo se si può decentemente presentare in Consiglio regionale un documento dove si chiede di convenire sui valori, che sono alla base di una qualunque organizzazione statuale (il riconoscimento si dà alle organizzazioni statuali), che afferma all'art. 15 che "La liberazione della Palestina, dal punto di vista arabo, è un dovere nazionale per respingere dalla grande patria araba l'invasione sionista imperialista e per la liquidazione in Palestina della presenza sionista".
Il termine "liquidare" sa tanto di soluzione finale. Probabilmente potrebbe anche passare attraverso il massacro integrale.
All'art. 20 si respinge totalmente la dichiarazione di Balfour che risale al 1917 in cui si dice testualmente: "La dichiarazione Balfour, il mandato britannico ed ogni loro conseguenza sono considerati nulli e perdono ogni validità" (e questo, per carità, può anche essere accettabile ogni organizzazione valuta come crede; la motivazione è però interessante).
Continua l'art. 20: "Le pretese circa legami storici o religiosi degli ebrei con la Palestina sono incompatibili con le realtà della storia e con i concetti fondamentali dello Stato". "L'ebraismo, che è una religione, non forma una nazionalità indipendente. Di conseguenza gli ebrei non formano un popolo con la propria identità distinta; essi sono cittadini degli Stati ai quali appartengono".
E, tanto perché non ci si illuda, all'art. 21 c'è scritto: "Mentre esprime la sua indipendenza per mezzo della rivoluzione palestinese armata il popolo arabo palestinese respinge tutte le soluzioni che propongano un surrogato alla liberazione di tutta la Palestina".
Questo è l'atto costitutivo dell'OLP. Io non mi sono perso a cercare di capire la responsabilità negli attentati o chi fosse Abbu Abbas, mi sono limitato a citare le fonti.
Si tratta di capire, sempre citando le fonti, se questo sia un documento dimenticato come è stato lo Statuto Albertino durante il periodo fascista, per esempio, qualcosa che è rimasto nei cassetti, ma che l'OLP non considera più né nel suo obiettivo, né nella sua strategia.
Ci sono alcune dichiarazioni significative che vorrei citare.
Nel 1980, Al Fatha che è il braccio organizzato armato dell'OLP, nel suo programma politico ha scritto: "Lo scopo di Al Fatha è quello di liberare la Palestina completamente e di liquidare l'entità sionista politicamente, economicamente, ideologicamente e culturalmente". "La lotta non avrà termine finché l'entità sionista non sarà liquidata e la Palestina liberata".
Nel 1981, Farroch Addumi capo del dipartimento politico dell'OLP, cioè l'organizzazione che si vuole riconoscere, scrive: "Abbiamo detto e ripetuto che rifiutiamo di riconoscere Israele. Questa è una politica immutabile e permanente".
Nel 1981, Nemmer Ammath, che è rappresentante dell'OLP in Italia quindi proprio nel Paese in cui avrebbe avuto interesse a sfumare i propri toni perché trova un terreno di cultura, di simpatie piuttosto diffuse dice: "L'unica alternativa di fronte alla rivoluzione palestinese è la lotta armata".
Nel 1981, Abbu Siad, numero due dell'OLP, a Radio Montecarlo ha dichiarato: "La violenza è la sola scelta. Solo con la violenza è possibile assicurare il ripristino dei pieni diritti arabi".
Nel 1981, Farroch Addumi a "Der Spiegel" ha dichiarato: "Non permetteremo mai ad Israele di vivere in pace. Non gli concederemo mai una totale sicurezza. Ogni israeliano deve e dovrà sentire che dietro ogni muro ci può essere un guerrigliero che lo prende di, mira".
Su questa frase concludiamo il nostro intervento dicendo che qualunque documento esca da questo Consiglio avrà il nostro voto nella misura in cui si preoccupi di contestare quest'ultima affermazione.
Noi lavoriamo sicuramente per far sì che la realtà palestinese, così come si è concretizzata nel tempo e nella storia, abbia una propria espressione statuale, ma questo può andare contestualmente con l'obiettivo che dobbiamo perseguire che ogni ebreo sia sicuro che al di là del muro non ci sia nessun guerrigliero che lo prenda di mira.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è innegabile, e noi gliene diamo atto volentieri, che l'intervento svolto dal Consigliere Staglianò al di là delle correzioni che dal punto di vista della cronaca e soprattutto dal punto di vista della storia il Consigliere Pezzana - a nostro avviso molto giustamente - ha ritenuto di apportare, è stato svolto con accenti appassionati, quasi sofferti, che con tutta franchezza non sono sembrati a noi sconfinare nel pressapochismo o addirittura nella cialtroneria.
Noi pensiamo però che questo dibattito debba essere portato avanti senza indulgere alla passionalità o perlomeno alle passioni.
Sgombriamo subito il terreno dalla tentazione (che sarebbe poi debolezza) di attribuire soverchia importanza al documento di Democrazia Proletaria, cui altri se ne sono aggiunti questa mattina, ponendolo e ponendoli a base di una discussione sulla politica estera italiana, in particolare di quella mediterranea: non è il caso e, soprattutto, non ci sembra rientrare tra le nostre competenze.
Invece andiamo direttamente al cuore del problema che, ridotto ai minimi termini, si identifica nella richiesta (o pretesa) che il Governo abbia (citiamo testualmente dalla mozione del Consigliere Staglianò) "a riconoscere ufficialmente l'OLP quale unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese, rendendo realizzabile.., il diritto dei palestinesi ad avere voce negli organismi internazionali che ricercano una soluzione negoziale al problema medio-orientale".
Su questo solo punto a noi pare che si debba discutere, tutte le altre parti del documento, ed in fondo tutti gli altri documenti da quello comunista a quello socialista a quello democristiano che qui sono arrivati altro non ci sembrano essere che un corollario all'assunto del riconoscimento ufficiale invocato per l'OLP.
Ma chi dice che Arafat ed i suoi amici abbiano davvero titolo per rappresentare gli interessi e le speranze della Palestina? E' vero che il collega Staglianò ci ha ricordato che 127 Paesi riconoscono ufficialmente l'OLP, ma la domanda ci sembra essere sempre di attualità e pertinente.
Perché il riconoscimento degli Stati può avvenire per tante altre ragioni alcune delle quali poi indicheremo, ma è ben lontano dal legittimare di per sé solo un'organizzazione che, a nostro avviso, deve avere certi caratteri di rappresentatività che noi contestiamo all'OLP.
Non è forse vero che l'OLP, divisa in sette, gruppi e bande, è soltanto un'organizzazione fabbricata artificialmente dall'alto, avente il solo scopo - lo ha ricordato bene il collega Marchini - di non riconoscere comunque l'esistenza di Israele, Stato giuridicamente costituito secondo il diritto internazionale? Non ha un programma, infatti, non un postulato, non una rivendicazione per quanto concerne il regime politico, il sistema economico, le strutture sociali sulle quali si dovrebbe fondare il nuovo Stato palestinese a nord del Giordano. Questa carenza non può giustificarsi con una tattica destinata ad unire tutte le genti palestinesi in un fronte comune nazionale contro il cosiddetto "imperialismo". E' piuttosto l'assenza di forze sociali e politiche differenziate all'interno dell'OLP di organizzazioni democratiche veramente popolari, di un qualsiasi mandato ricevuto "dal basso", che ha impedito l'emergere e la definizione di una qualunque iniziativa programmatica concreta dell'OLP.
Tanto per citare due esempi, una differenza fondamentale distingue l'OLP da movimenti come l'FLN algerino ed i Vietcong: questi, infatti hanno rappresentato, comunque li si voglia giudicare (il nostro giudizio è naturalmente critico), movimenti popolari di massa, nati da organizzazioni operaie ed intellettuali, da vaste entità contadine militanti, da una borghesia progressista. Al contrario, l'OLP è stata e continua ad essere un organismo dominato con le armi e con la violenza, con la sopraffazione da dirigenti che si pretendono guide esclusive del popolo palestinese.
Dirigenti, giova ricordarlo, in origine nominati dai Paesi islamici senza autentica e dimostrata base popolare, ancora oggi strumenti sempre pronti a mutar di campo, di propaganda e di azione politica al seguito di determinati Stati arabi contro altri Stati arabi. L'OLP è, dunque, simile ad una conchiglia vuota. Ha sempre significato qualcosa unicamente perch inquadra e paga formazioni armate, perché minaccia il terrorismo anche contro governanti, dirigenti, uomini politici arabi e uomini politici di altri Paesi. E qui può essere spiegato il largo riconoscimento che l'OLP ha avuto. Arafat ha sempre meno seguaci, sempre minor peso. Detiene, è vero le chiavi del tesoro dell'organizzazione (5 miliardi di dollari, secondo le ultime e più documentate rivelazioni), dispone ancora di una forza armata fanatica e ben addestrata, ma le migliaia di sostenitori di ieri sono diventate le poche centinaia di oggi. Il problema non è quello del riconoscimento da parte di 127 Paesi. E perché, allora, immaginare o fingere di credere che l'OLP, anzi, siamo precisi, una parte dell'OLP rappresenti tutto il popolo palestinese, quando l'intero organismo non è che un coacervo di formazioni terroristiche - gli ultimi fatti lo hanno chiaramente evidenziato - utilizzate da uomini che agiscono nella discordia più completa con i soli mezzi della forza e dell'azione violenta? Una cosa sta diventando sempre più chiara e sarà presto comunemente accettata: che la pace nel Medio Oriente potrà essere raggiunta solo quando sarà rimosso l'ostacolo incomodo dell'OLP. Cioè: si potranno appoggiare le tesi arabe; se ragionevoli e sensate; si dovrà sostenere il buon diritto dei palestinesi ad avere una propria patria, ferme restando tutte le garanzie di sicurezza e di sopravvivenza nei confronti dello Stato di Israele; sarà possibile avviare un confronto costruttivo tra i popoli del bacino medio-orientale solamente dimenticando l'OLP (altroché riconoscerlo ufficialmente, collega Staglianò) arbitrariamente considerato da troppi come portavoce della Palestina.
La pace, l'avvenire della Cisgiordania, la nascita di uno Stato palestinese federato con il regno hascemita, tutto può risolversi senza l'OLP, lacerata, divisa, costruita sulla violenza, sull'impotenza politica e sulla ferocia di gruppi impazziti e ne abbiamo avuto tragica dimostrazione proprio qualche giorno fa. Non pretendiamo certo che questo lo ammetta Democrazia Proletaria o la sinistra, per amor del cielo! Per diciamo che avrebbe dovuto capirlo, e già da tempo, il Presidente del Consiglio. E, con lui, tutti coloro i quali, trovandosi invischiati per.motivi economici con il mondo arabo, hanno continuato ad imporre all'Italia intera una politica estera ambigua ed equivoca (il caso Abbu Abbas è 11 a dimostrarlo) soltanto perché ciò tornava comodo ai loro affari.
Invece, grazie soprattutto ai machiavellismi di marca andreottiana o craxiana, siamo andati ad infognarci in una politica filo-olpista che se da un lato è valsa a procurarci i sospetti e le diffidenze degli alleati occidentali e di Israele, dall'altro non è servita a metterci al sicuro dal terrorismo dell'OLP, come provato dal direttamente dell' "Achille Lauro", a sua volta preceduto dagli attentati terroristici che, ancora di recente hanno trasformato Roma in un campo di battaglia per l'estremismo palestinese. E neppure il cadavere di un vecchio paralitico, assassinato a freddo e poi gettato in mare, è giunto ad aprire gli occhi ai tanti machiavelli di casa nostra. Anzi, Craxi - il Craxi dell'osceno paragone tra Mazzini ed Arafat, forse presta dimenticato, il Craxi applaudito da tutte le sinistre, comuni-sti in testa - ha avuto persino la spudoratezza di legittimare la lotta armata dell'OLP. Ha veramente compiuto, noi riteniamo un capolavoro di doppietta, di doppiogiochismo. Chi si era illuso che il PSI avesse compiuto la sua definitiva scelta democratica ed occidentale resta servito. Il discorso filo-arabo di Craxi (né valgono le successive ritrattazioni o le citazioni delle encicliche di Paolo VI!) riporta il PSI alle antiche ambiguità, al doppiogiochismo di sempre. Ma, nonostante tutto Craxi ed i socialisti sono stati salvati dai soci del pentapartito costretti come entro una camicia di Nesso a sostenere una formula politica ormai esaurita e, al di là delle composizioni formali, perennemente in crisi come dimostra la superficiale lettura dei giornali di questi ultimi giorni, da cui si ha notizia di un clima di conflittualità permanente tra il Presidente del Con-siglio Craxi ed il Segretario della Democrazia Cristiana De Mita.
Continuano così a rimanere contraddittori e sospetti i nostri indirizzi di politica estera, grazie ad un Presidente del Consiglio che è difensore della pace tra i popoli ed insieme teorico del terrorismo islamico; grazie ad un Ministro degli Esteri che è amico di Reagan e contemporaneamente simpatizzante di Arafat; grazie ad un Ministro della Difesa che non ha avuto soltanto, caro Pezzana, ripensamenti ideologici verso quello che è stato il suo passato di militante fascista, e militante fascista, nella Repubblica Sociale Italiana, ma li ha anche oggi, perché prima si dimette poi ritorna in carica, poi ancora torna a dimettersi.
Bene, davanti a tante ambiguità, noi diciamo chiaro e forte che una qualsiasi legittimazione dell'OLP sarebbe semplicemente assurda oltrech delittuosa: per l'Italia, per l'Europa e per l'Occidente. Perché c'è, è vero, una "questione palestinese", che deve pure venire risolta tenendo conto delle attese e delle speranze di un popolo, oggi disperso, che attende di riavere una patria, ma c'è, al tempo stesso, una "questione medio-orientale" che riguarda in primo luogo Israele, perché la posta in gioco è addirittura l'esistenza fisica e la sopravvivenza dello Stato ebraico, ma riguarda anche noi perché, se cade Israele, tutto l'Occidente è sconfitto nel Mediterraneo ed all'Italia non rimane che offrire le sue basi alla flotta russa, seguendo la strada già imboccata da Malta.
Sono poche considerazioni che noi abbiamo ritenuto di svolgere, ma che comunque ci paiono essere sufficienti per portarci alla conclusione che il documento del collega Staglianó di cui stiamo discutendo, ma anche i successivi ordini del giorno a firma dei Gruppi comunista e socialista documenti tutti tendenti ad auspicare il riconoscimento ufficiale dell'OLP vadano fermamente respinti. Ed è su questo piano che si orienterà il voto del Gruppo del Movimento Sociale Italiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo sia importante ed utile trattare nella sede del Consiglio problemi di politica internazionale. In un recente viaggio in Argentina, sul quale la Giunta presenterà una relazione nel prossimo Consiglio, abbiamo avuto il riconoscimento da parte del mondo politico argentino, che è uscito da una lunga fase di repressione delle libertà da parte di governi militari, del valore che assumono le iniziative, anche a livello regionale e comunali sui problemi internazionali. E' dunque necessario discutere della crisi medio-orientale e dei problemi del popolo palestinese. Sono problemi che hanno delle ripercussioni e dei riflessi immediati sulla nostra situazione.
Credo che il Consiglio lo debba esprimere a chiare lettere che l'interesse è di perseguire una strategia di pace in generale ed in particolare nel bacino del Mediterraneo.
Il riconoscimento dell'OLP non è un fatto a sé stante: va visto all'interno di questo obiettivo, va considerato se è producente per questo obiettivo o meno.
Oggi assistiamo, nel bacino del Mediterraneo, all'estendersi di tensioni e credo che queste tensioni taglino trasversalmente tutti gli interessi in gioco attorno alle vicende dell'area in cui si colloca l'Italia.
Noi abbiamo espresso, nell'ordine del giorno presentato dai Gruppi socialista e socialdemocratico, che per ridurre tale tensione sia importante dare al popolo palestinese il diritto all'autodeterminazione ricercare una soluzione pacifica e negoziale .e che vadano quindi condannate tutte quelle iniziative, dirette e indirette, che si muovono per togliere spazio a soluzioni pacifiche e negoziali.
Non credo che si possa adeguatamente, per i tempi a disposizione parlare del problema, che il collega Marchini ha trattato, del ruolo della nazione araba. E' un tema che tende a sfilacciarsi e a perdere di rilievo rispetto ai documenti che ha letto Marchini e che risalgono ad elaborazioni degli anni '50-'60 e forse anche prima.
L'organizzazione per la liberazione della Palestina ha problemi di rappresentatività di massa anche perché svolge un ruolo non facile all'interno delle aree palestinesi controllate dal Governo israeliano.
Comunque, per il peso che tale organismo ha, per gli indirizzi, per il grado di riconoscimento da altri Stati; per il rilievo che assume la sua diplomazia, può costituire un elemento importante a far sì che si possano ridurre (faccio un ragionamento capovolto rispetto a quello di Carazzoni) le tensioni nel bacino del Mediterraneo.
Va detto comunque con chiarezza che deve esistere un parallelismo ben chiaro tra il diritto all'esistenza dello Stato di Israele ed il diritto all'esistenza di uno Stato sovrano palestinese. Ha fatto bene re Hussein ad evitare di aprire un dialogo diretto, a farsi lui interprete delle aspettative del popolo palestinese, comprendendo che sarebbe una strada di corto respiro. Oggi assistiamo ad autentiche provocazioni che coinvolgono l'OLP. Sono le strategie che tagliano trasversalmente molti settori e molti paesi, che costringono l'OLP ad una difficile opera di inseguimento.
I più recenti prodotti di questa strategia, che tende a mantenere sotto tensione l'area medio-orientale e ad estenderla nel Mediterraneo, sono gli attentati al plastico a Roma, sono la reazione israeliana con il raid aereo sulla base dell'OLP in Tunisia (tra l'altro devo riconoscere che nel nostro documento c'è un errore perché si parla dell'OLP in generale, anziché della sede dell'OLP).
Non riteniamo che questa sia la strada più producente per la difesa come diciamo noi, del sacrosanto diritto di esistenza dello Stato di Israele. Ma la storia ci insegna che neppure la strada delle azioni che lo Stato di Israele ha compiuto con il raid su Tunisi può costituire un elemento valido a sconfiggere il terrorismo.
Quelle reazioni, la storia l'ha insegnato più volte, non servono a raggiungere gli obiettivi che apparentemente le originano.
La vicenda dell' "Achille Lauro" di cui riconosciamo - e lo indichiamo nel nostro documento - la validità e la correttezza del comportamento e del giudizio del Governo italiano, rappresenta uno degli elementi che esprimono una situazione veramente critica che non possiamo che condannare decisamente. Il dirottamento e l'inqualificabile massacro di Malta costituiscono un anello di chiusura di questi mesi tragici che hanno visto coinvolti il nostro ed altri Paesi del bacino del Mediterraneo.
Allora il riconoscimento sul quale si discute può costituire un elemento evidentemente non astratto, non da trattare in modo a sé stante.
Tuttavia riteniamo che il ruolo dell'OLP, ruolo dell'unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese, deve trovare una legittimazione solo con il rifiuto netto del terrorismo come azione politica ed il tentativo di controllare al massimo possibile quei settori della grande galassia arabo palestinese, più o meno sbandati, più o meno pilotati, che fanno del terrorismo la pratica politica principale.
In questo contesto e solo in questo contesto noi riteniamo che in tempi adeguati si debba andare al riconoscimento dell'OLP. La storia ci insegna altre cose. Non credo che ci siano abissali differenze tra questi fatti e i ricordi che qui sono, stati sollevati, vale a dire i nessi con altri movimenti e con pezzi di storia che sono alle nostre spalle, come il lontano problema dei Balcani.
Questo riconoscimento in un contesto particolare in cui il rifiuto del terrorismo come pratica politica quotidiana deve essere ben chiarito, pu aiutare a disinnescare la mina che via via si fa più grande e più pericolosa nel bacino del Mediterraneo ed attorno alla quale stanno giocando interessi cospicui di vari Stati.
Il Gruppo socialista, congiuntamente al Gruppo socialdemocratico presentano l'ordine del giorno dove vengono ricalcati i punti che ho brevemente trattato. Ovviamente ritengo che il Consiglio debba trovare una soluzione di sintesi e noi siamo aperti a ricercare questa soluzione che comunque salvaguardi i punti qualificanti che ho accennato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non voglio sminuire l'importanza dell'argomento né credo possano sorgere dubbi riguardo questa mia affermazione, considerato che i repubblicani sono stati in prima fila nell'ampio ed acceso dibattito che ha investito recentemente la vita politica nazionale. Vorrei unicamente sottolineare che ben altre sono le competenze e le funzioni dell'Ente Regione, - che non le questioni di politica estera ed internazionale, e ben altre le responsabilità di cui siamo investiti nei confronti della comunità piemontese.
Nel merito dell'ordine del giorno in discussione esprimiamo invece il nostro dissenso per lo spirito e soprattutto per il contenuto specifico.
Condividiamo ed apprezziamo senza riserve l'auspicio espresso circa una soluzione pacifica della crisi medio-orientale, che veda la convivenza pacifica dei popoli palestinese ed israeliano. Né abbiamo motivo di dubitare della sincerità di chiunque si faccia portavoce di tale nobile aspirazione.
Siamo tuttavia convinti che il mezzo o comunque l'iniziativa che ci si chiede di intraprendere non sia coerente al fine. In altre parole, non crediamo possibile una soluzione pacifica se non negoziata, né che si debbano prendere in considerazione quelle forze o parti che non accettino la via del negoziato. Si tratta, del resto, di un principio così fondamentale e largamente condiviso, colleghi Consiglieri, che il costituente ha ritenuto di inserirlo tra i principi basilari della nostra Costituzione. All'art. 11 infatti si dice tra l'altro che l'Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Farei torto alla vostra coscienza storica se vi ricordassi che l'OLP nata con l'intento di liberare la Palestina - e non contestiamo certo la legittima aspirazione di un popolo ad avere una patria - ritiene però di poter perseguire questo obiettivo, stando alla sua Carta fondamentale tuttora vigente - mediante la "liquidazione della presenza sionista". Vi è dunque una forte contraddizione, a mio avviso, con quell'auspicio di cui parlavo poco sopra. D'altra parte l'OLP non ha mai manifestato una seria volontà di ripudiare non dico la lotta armata, bensì il solo terrorismo quale strumento di lotta politica. Lungo tutta la sua storia ha quasi sempre attaccato obiettivi non militari, mietendo vittime innocenti nei più diversi Paesi del mondo. E' superfluo, credo, ricordarvi gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto l'Italia.
I repubblicani sono sempre stati assertori della linea della fermezza contro il terrorismo in tutte le sue forme. E questo non certo per lo scontro in sé, bensì per non permettere che chi vi faccia ricorso, trovando uno spiraglio o un segno di debolezza, non abbia a convincersi che un metodo, efferato e totalitario, sia anche vincente.
La lotta al terrorismo si deve quindi condurre non attraverso ammiccamenti a questa o quella frangia armata dell'una o dell'altra fazione, con l'intento inconfessabile ed implicito di ritagliarsi un piccolo santuario al riparo da attentati, ma prevenendolo e combattendolo con il coordinamento politico ed organizzativo di tutti i Paesi seriamente interessati ad una soluzione pacifica.
E' di martedì scorso un vertice a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio e i Ministri competenti per mettere a punto nuove misure atte a consentire un'avanzata sul fronte della lotta al terrorismo internazionale e certamente alla luce dei gravi fatti di Malta esprimiamo il nostro più vivo apprezzamento per il lavoro che il Governo ha intrapreso.
Sarebbe dunque in contrasto con una ferma volontà di lotta al terrorismo chiedere che si diano patenti di legittimità, più o meno consistenti o modulate, all'OLP o a chi per essa. Siamo d'altre parte convinti che qualunque iniziativa di politica mediterranea italiana debba essere intrapresa nell'ambito del sistema di alleanze di cui siamo parte integrante; in primis, in accordo con i Paesi della Comunità.
Ogni atteggiamento diverso sarebbe inesorabilmente esposto al rischio di diventare velleitario, considerato il peso ed il potere contrattuale dell'Italia in campo internazionale.
Del resto l'ordine del giorno che stiamo discutendo ci pare contenere degli indubbi elementi di ambiguità e di oscurità, qui condannando e là approvando uno stesso soggetto; esprimendo comprensione e partecipazione all'una ed all'altra parte, per avvenimenti di cui la prima è stata causa contro la seconda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da quando la discussione sulla questione medio-orientale è stata messa all'ordine del giorno e portata all'attenzione del Consiglio regionale della prima iniziativa del Consigliere Staglianò, una serie di gravissimi e tragici fatti si sono incaricati di dimostrarci l'estrema gravità ed urgenza di una soluzione della crisi stessa e delle tensioni che dal Medio Oriente dilagano ormai su tutto il Mediterraneo. In questo senso l'ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo ha inteso recepire questi elementi che riteniamo siano parti sostanziali di una riflessione della situazione medio-orientale.
La più recente e sanguinosa di queste vicende, quella del dirottamento del Boeing, già richiamata dai colleghi, concluso con una strage spaventosa sia per la quantità delle vittime innocenti stroncate sia per la escalation inaudita di violenze che le hanno caratterizzate, ci mostra come ad ogni nuovo atto c'è un crescendo di drammaticità e come la violenza, già da tempo endemica in varie aree del Mediterraneo, compia veri e propri salti di qualità. La figura del terrorista suicida, che era finora un fenomeno limitato al Libano, frutto dell'estrema disgregazione di quel Paese, si estende. Con il sangue sparso a Malta questa versione del terrorismo che ha la sua essenza, questa sì, nel fanatismo, varca quei confini, lambisce i nostri, si espande nel Mediterraneo.
La strage maltese è segnata da questo salto.di qualità. Non si dirotta più per ottenere una risonanza ad un messaggio, si dirotta anche per dire che non c'è difesa alcuna, che nulla è più garantito.
Cogliere questi elementi estremamente preoccupanti, capire come tende a degenerare l'intera situazione nell'area mediterranea non è finalizzato solo ad esprimere la più ferma condanna, ma ad attrezzare una lotta efficace del terrorismo da qualunque parte provenga, che coordini ed esalti la capacità di prevenzione degli atti terroristici di individuazione, di perseguimento dei terroristi e per mettere contestualmente in movimento volontà politiche coraggiose, capaci di ristabilire le regole della convivenza civile, diritti umani e nazionali, norme riconosciute e rispettate da tutti.
La necessità della soluzione negoziale e pacifica della questione medio orientale si fa più acuta e più ravvicinata come esigenza e richiede a tutti gli Stati capacità di iniziativa e determinazione di una volontà comune dei Paesi in questa direzione.
Per questo vogliamo ricordare come estremamente grave l'attacco israeliano al Quartier Generale dell'OLP a Tunisi, conseguito come risposta per noi inaccettabile al raid terroristico di Cipro, avvenuto in coincidenza con il massimo sforzo che stava avvenendo per far decollare una positiva iniziativa diplomatica dall'intesa giordano - palestinese.
Giacché, come ha ricordato il Presidente del Consiglio nel recente dibattito parlamentare, si è trattato non solo di un atto di aggressione ad uno Stato sovrano, ma soprattutto di un colpo micidiale inferto ad un disegno politico che, sia pure fra tante difficoltà di cui non sottovalutiamo assolutamente i contorni, sembrava poter offrire la carta di una credibile opzione negoziale.
Sulla vicenda dell' "Achille Lauro", sulla quale peraltro rimane aperta la questione sollevata dal nostro partito di un'inchiesta parlamentare che faccia piena e completa luce su tutti gli episodi che l'hanno segnata, mi limito a ribadire, come d'altronde torna nel nostro ordine del giorno l'apprezzamento di merito espresso ai massimi livelli del nostro partito per l'operato del Governo nelle diverse direzioni. Quello nel rispetto della difesa di quella che è la nostra collocazione di alleanza internazionale, della difesa dell'autonomia di iniziativa del nostro Paese del risultato concreto che è stato salvaguardato per quanto riguarda le vite innocenti che sono state salvate. Certamente non c'è nessun cinismo da parte nostra nel non ricordare la gravità ed esprimere anche la nostra solidarietà rispetto al cittadino americano che è stato brutalmente assassinato. Anche la necessità di un rafforzamento che è venuto da questo operato del Governo, di un rafforzamento del ruolo del nostro Paese per gli stessi contributi diplomatici che l'Italia può dare alla soluzione della questione medio-orientale.
Siamo convinti che questa soluzione passi attraverso l'individuazione l'isolamento e la sconfitta dei fautori del terrorismo. E da questo punto di vista vanno velocemente superate le inefficienze, denunciate dallo stesso Ministro degli Interni a seguito del vertice che è stato ricordato questa mattina, che derivano da responsabilità incrociate dei diversi Ministeri per una linea operativa e per misure preventive efficaci sul territorio nazionale. Non dimentichiamo che l'Italia è stata a più riprese e su diversi fronti teatro di una serie di atti estremamente gravi anche con la stipula, se necessario, di nuovi accordi di cooperazione internazionale contro il terrorismo.
Una lotta dura, strenua e vincente al terrorismo sulla quale nel nostro Paese abbiamo maturato essenziali successi e punti decisivi di unità tra le forze democratiche; ha però poi bisogno non solo di apparati di sicurezza efficienti, ma di una soluzione della crisi medio-orientale alle sue radici.
C'è dunque un'esigenza politica grande, nonostante e proprio per l'acuirsi di un'incisiva azione del nostro Paese e dell'Europa alfine di sostenere e stimolare un processo negoziale credibile.
In sua assenza, si perpetua una situazione gravissima che non rimane peraltro uguale a se stessa, che non si stabilizza nella sua gravità, ma degenera fino a deflagrare e che ha comunque come minimo due esiti intollerabili: l'accettazione per un'area vasta del mondo che insiste appunto sul Mediterraneo di un orrido quotidiano che sancisce la condizione di un popolo senza radici da 40 anni, quello palestinese espulso e martirizzato di un Paese in stato di guerra perenne, Israele, di un altro, il Libano ormai in uno stato di avanzata agonia la costante possibilità di un'estensione delle tensioni del Medio Oriente che non può essere considerata dai Paesi europei un cancro incurabile da circoscrivere e da tenere sotto controllo, ma che per non divenire fonte di instabilità globale deve trovare una soluzione negoziata pacifica e di prospettiva. All'interno e a fondamento della soluzione della questione medio-orientale sta la soluzione della questione palestinese.
Non è possibile, come emerge tuttora dagli orientamenti prevalenti nei circoli dirigenti di Israele e di Washington, esorcizzare e cancellare l'aspetto fondamentale della questione medio-orientale appunto quella palestinese.
Per noi è inaccettabile l'operazione di mistificazione della realtà di chi vuole occultare che il popolo palestinese, quello al quale viene negata una terra, una patria, uno Stato; davvero è difficile comprendere da chi si dice fautore di un'azione di pace, come giustamente faceva rilevare anche il Presidente del Consiglio alla Camera, tanto accanimento contro i palestinesi, cioè contro la parte più debole in questa contesa, tanta pervicacia per indebolire, per distruggere una rappresentanza politica l'OLP che è essenziale nella composizione pacifica della vicenda medio orientale.
Dell'essenzialità del ruolo dell'OLP vi è piena consapevolezza nell'insieme del mondo arabo e voglio qui ricordare, anche perché è più recente l'appello estremamente significativo che Hussein nelle scorse settimane ha fatto al Parlamento del Lussemburgo per richiedere un ruolo attivo dei Paesi della C.E.E., richiamo che ha alzato nei confronti delle responsabilità degli Stati Uniti d'America, la necessità e la riproposta di una conferenza internazionale che prenda le mosse dall'accordo Arafat Hussein che è stato preparato nel febbraio scorso.
Questo pacchetto di iniziative, che sono il frutto di una stagione diplomatica assai positiva, mantiene, nonostante la recrudescenza delle tensioni, la sua validità e va pienamente attivato. In particolare, la conferenza internazionale e la riproposizione di quell'accordo Hussein Arafat che delinea un assetto statuale che pare in grado di soddisfare il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese in un quadro internazionale di sicurezza per gli Stati limitrofi e prima di tutto per Israele, il cui diritto all'esistenza come Stato è indubbiamente da noi assolutamente riconosciuto, un quadro internazionale di sicurezza fortemente garantito dall'Associazione Confederale con la Giordania.
All'interno di questo evidentemente vanno definiti i problemi confini di Israele.
Per gestire questo processo il problema della partecipazione e della rappresentanza palestinese non si può eludere. Cito un'espressione molto significativa del Presidente del Consiglio: "Non esistono concrete alter native ad una rappresentanza del popolo palestinese, da quella dell'OLP che è riconosciuta dalla maggioranza dei Paesi arabi e che la Giordania dal canto suo ha detto di porre come questione pregiudiziale, per affrontare il negoziato con Israele appunto per arrivare alla definizione di una pace".
Siamo d'accordo con l'affermazione che è stata fatta secondo la quale sarebbe azzardato e pericoloso immaginare scenari al di fuori di questa realtà.
L'intransigenza miope dei circoli dirigenti di Israele, e qui vanno sottolineate le differenziazioni che all'interno della stessa realtà israelitica si stanno conducendo da questo punto di vista, che si oppone a questo riconoscimento, non solo appare al di fuori del buon senso politico e dei dati acquisiti sulla base del diritto internazionale, ma rischia di chiudere inesorabilmente ogni varco ai tentativi di negoziato e di pace. Se si continua a disconoscere l'OLP, a considerarlo un'organizzazione terroristica, si rischia di non avere più alcun interlocutore credibile con cui trattare; si rischia, in questo caso, di dare forza al terrorismo. Non si può pretendere, lo diceva Craxi, che un'organizzazione politica che assume la rappresentanza di questa causa sia tolta di mezzo. Le potenze, le stesse forze che vogliono operare per la soluzione pacifica con chi potrebbero obiettivamente trattare? Bisogna sapere che se la porta della pace è resa troppo angusta, se i dirigenti palestinesi disposti a varcarla diventano sospetti agli occhi del loro popolo, se la loro moderazione anziché essere premiata viene punita, là loro posizione si fa precaria e la pressione in senso opposto diventa esplosiva. Mi sembra estremamente realistica e fondata la preoccupazione di commentatori internazionali che evidenziano il rischio dell'approssimarsi di un tempo in cui anche il più ostinato ricercatore della pace nel mondo arabo cederà alla disperazione.
Credo che quello non sarà un tempo buono per nessuno.
La riproposizione dell'equazione tra palestinesi e terroristi anzich aiutarci a combattere il terrorismo, individuandolo e circoscrivendo singoli atti e specifiche responsabilità, colpendo i responsabili autorizza, legittima gli autori di atti terroristici a richiamare un filo di continuità che rinvia sempre (questo rinvio non ha fondamento e non pu essere accettato) al problema palestinese nella sua globalità.
Credo si stabilisca in questo modo un nesso inaccettabile tra gli atti terroristici che vanno sconfitti ed il problema palestinese che va risolto sul piano del diritto e pacificamente. La promessa più efficace sul.terreno del diritto per isolare e combattere gli atti del terrorismo finisce dunque per dimostrarsi proprio il riconoscimento dell'OLP, il suo ancoraggio più solido possibile alle norme ed alle convenzioni che regolano i rapporti tra soggetti di diritto internazionale. Del resto, all'opposto di ciò che gli Stati Uniti, la stessa Israele, si sforzano di affermare, già oggi l'OLP come è stato peraltro già citato da altri colleghi, gode di uno status internazionale tale da rendere assurda ogni pretesa di bollarla come un'organizzazione terroristica.
Presso i Paesi arabi l'OLP è equiparata ad uno Stato sovrano ed al suo Presidente vengono riconosciute le prerogative di un capo di Stato.
L'equiparazione vale anche per le rappresentanze diplomatiche, assimilate a tutti gli effetti ad ambasciata. La Lega Araba riconosce all'OLP, fin dal 1974, la qualifica, di unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese e tale atteggiamento è seguito dalla quasi totalità dei Paesi non allineati e da quelli dell'Europa orientale. La differenza, rispetto ai Paesi arabi, consiste in una sfumatura in quanto rispetto all'equiparazione ad uno Stato sovrano si prende atto della mancanza di disponibilità di territorio. Presso i maggiori organi internazionali la posizione dell'OLP è la-seguente: l'ONU le riconosce lo status di osservatori permanente e come tale partecipa ai lavori dell'assemblea generale e di tutte le conferenze internazionali da essa organizzate. Idem presso numerose organizzazioni internazionali specializzate. Fra i Paesi della C.E.E. c'è chi ha già proceduto (la Grecia) al riconoscimento di status diplomatico della rappresentanza dell'OLP ad Atene. La posizione italiana nei confronti dell'OLP data dal 1974 quando una prima delegazione fu ricevuta alla Farnesina, quindi i contatti fra il nostro Paese e l'OLP si intensificarono soprattutto nel 1974 con la Presidenza di turno della Comunità Europea e con la Presidenza italiana all'ONU e da allora si è progressivamente rafforzato il riconoscimento di questa organizzazione, definita nel 1979 all'ONU dal Ministro Malfatti una forza politicamente rilevante del popolo palestinese. Quindi, con la dichiarazione di Venezia comune ai Paesi europei, secondo la quale il popolo palestinese deve essere messo in grado di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione, c'è già un atto in questo senso da parte dei Paesi europei. Infine, con gli incontri dei quali il Ministro degli Esteri riferì alla Commissione alla Camera nel dicembre 1984 con Arafat, nell'ambito di quella propizia stagione di iniziativa diplomatica nella quale nello stesso consiglio nazionale palestinese di Amman, il leader Arafat affermò, facendo i conti con contrasti e divisioni al suo interno, l'ipotesi di accordo con il re di Giordania Hussein. La stessa responsabilità della Presidenza di turno della Comunità Europea nel corso di quest'anno per il nostro Paese ha oggettivamente posto il nostro Paese e lo ha fatto individuare come un interlocutore per chi come il leader palestinese crede ed opera per il negoziato. Ora, alla luce degli ultimi avvenimenti, sono davvero maturi i tempi per uno sviluppo ulteriore dell'iniziativa italiana, di un passo significativo e forte per il nostro Paese, per una scelta analoga a quella compiuta dalla Grecia, e non a caso dalla Grecia, una giovane democrazia, un Paese, come il nostro mediterraneo. Se l'obiettivo che noi condividiamo è quello di lavorare come veniva anche detto nel dibattito alla Camera dall'on. Craxi, con equilibrio per favorire l'azione di tutti coloro che in tutti i campi negli Stati arabi, come in Israele, come nel movimento palestinese intendono muoversi in direzione di soluzioni pacifiche, se il problema è quello di aprire e di schiudere delle prospettive, c'è bisogno evidente di un'accelerazione dell'attività diplomatica, che renda credibile la linea della soluzione pacifica e negoziale, che tuteli la sicurezza di tutti gli Stati, ivi compreso naturalmente quello di Israele, che stabilizzi la realtà del Mediterraneo.
Noi per questo siamo convinti che la questione del riconoscimento ufficiale dell'OLP, quale unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese, sia un passaggio inevitabile per chi intende realmente operare per la pace in Medio Oriente.
Ci riconosciamo in molti dei punti contenuti nell'ordine del giorno presentato dai Gruppi socialista e socialdemocratico. Vedremo di lavorare sull'insieme delle proposte che sono contenute negli ordini del giorno.
Riteniamo tuttavia che i tempi adeguati, purtroppo non siamo noi a stabilirlo, è la, drammaticità della situazione che ce li pone, per quanto riguarda il riconoscimento ufficiale dell'OLP, siano estremamente ravvicinati.
Crediamo che questa sia la scelta che isola davvero gli autori del terrorismo e ridà forza ad una politica di mediazione in grado di affermare non le ragioni di un popolo solo, ma le ragioni della pace, della convivenza nella sicurezza, nell'autonomia e nell'autodeterminazione di tutti i popoli e Paesi del Medio Oriente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Anch'io vorrei esprimere la mia opinione.
E' già stato detto tutto e il contrario di tutto, quindi diventa produttivo inserirsi in un dibattito che non è solo delle aule delle istituzioni, ma è un dibattito che tocca moltissime realtà. Anzi, nel Paese c'è molta più attenzione e molta più disponibilità al dialogo ed al confronto che nelle istituzioni. Anche il dibattito di questa mattina ha dimostrato che certe velleità estremistiche dovrebbero essere tarpate proprio per far sì che attorno a questi problemi non ci siano troppe strumentalizzazioni.
Gli ordini del giorno che sono stati presentati danno un segnale importante di novità e di disponibilità al dialogo ed al confronto su un argomento estremamente delicato. Credo si debba partire da un dato acquisito e cioè che noi stiamo discutendo della situazione in Medio Oriente, area strategicamente importante sulla quale hanno l'occhio attento e vigile le grandi potenze, i principi che dominano il mondo ed un'area dentro la quale c'è un crogiolo di etnie, di religioni dove è difficile districarsi ed alla quale è difficile dare dei giudizi definitivi perch c'è un'evoluzione storica, sociale e culturale che procede molto rapidamente. In quest'area esiste anche un processo di integralismo religioso che si intreccia con la politica che la rende per molti aspetti esplosiva. E' un'area che non interessa solo più l'Iran, ma che ormai con fenomeni molto strani e complessi investe decisamente il Medio Oriente.
In queste considerazioni ci sono dei diritti che debbono essere salvaguardati, intanto il diritto dei popoli di autodeterminarsi, il diritto dei popoli ad avere spazi di sopravvivenza adeguata 'ai loro bisogni ed alla loro realtà storica, sociale e politica. Quindi, non si tratta di discutere se lo Stato di Israele ha diritto di esistere o meno: lo Stato di Israele esiste, il suo diritto va garantito sotto tutti i punti di vista, quindi il problema non è l'esistenza dello Stato di Israele che nessuno mette in discussione.
Sicuramente esiste un problema palestinese, quindi ci troviamo di fronte ad un popolo che pellegrina su diverse realtà, che vuole mantenere comunque una propria identità politica, sociale e culturale. E' un popolo che tra le popolazioni arabe è il più qualificato dal punto di vista culturale ed è anche un popolo che apre dei problemi di tensione nei suoi rapporti non solo dal punto di vista politico e militare, ma anche dal punto di vista culturale.
In molti Stati ed in molte situazioni si verifica un prevalere culturale e politico proprio per la preparazione che questo popolo ha nei confronti di altri gruppi dirigenti arabi.
Il diritto all'esistenza di Israele, ma anche del diritto ai palestinesi di avere una propria patria per poter esprimere fino in fondo la loro identità ed il loro modo di essere è sicuramente un altro diritto che deve essere garantito e sviluppato. D'altra parte noi sappiamo che in quell'area o in aree vicine, pensiamo al problema dell'Etiopia o dell'Eritrea, ci sono situazioni che aprono questioni molto delicate. Siamo alla prefigurazione di confini di Stato che molte volte non rappresentano la realtà storica e sociale di quelle situazioni e quindi sono confini più imposti che maturati.
Credo sia questo l'elemento attorno al quale si possa trovare un'ampia unità.
Si tratta di verificare come concretamente si possa dare gambe alla soluzione del problema medio-orientale e dentro di essa alla soluzione del problema palestinese che è dirimente rispetto a molte altre questioni.
Da qualche mese a questa parte l'OLP ed il suo massimo rappresentante Arafat non hanno dubbi nel condannare esplicitamente atti di terrorismo che avvengono e non perdono occasione per non cogliere un altro elemento: nella misura in cui si trascina nel tempo la non soluzione del problema palestinese è chiaro che diventa alquanto difficile mantenere la scommessa che Arafat ha fatto di portare l'OLP da una struttura più di carattere militare e di uso armato della sua identità e a diventare sempre di più una struttura di carattere politico e quindi di usare sempre di più l'arma della diplomazia.
Nel momento in cui questo problema si trascina nel tempo rende difficile e complesso lo svilupparsi politico della linea di Arafat. In questo senso, molte nazioni, compresa la nostra, hanno delle responsabilità, chi più e chi meno, nel non avere sufficientemente aiutato a sviluppare questa scelta.
Qualcuno ha ricordato la strada di Sabra e Chatila.
In quell'occasione, non tanto nelle istituzioni, ma nella realtà sociale, l'evidenza dei fatti era che se nel giro di poco tempo non si fosse risolto il problema del riconoscimento dell'OLP da un lato e dall'altro dell'avvio di un negoziato per risolvere il problema della patria ai palestinesi, inevitabilmente si sarebbero riaperte contraddizioni e sarebbero riemerse sfaccettature, sia pure marginali, di certe aree dell'OLP che, di fronte all'attuale, fallimento della politica di Arafat hanno la forza di riprendere rapporti armati, che evidentemente noi condanniamo proprio perché essi sono forieri di violenza. In questo senso lo Stato di Israele non è secondo a nessuno nel cercare di rispondere al colpo di spada con un altro colpo di spada invece di porgere l'altra guancia che dovrebbe loro dettare l'origine evangelica.
Non solo l'OLP è riconosciuto dalla maggioranza degli Stati dell'ONU (e questo non è di secondaria importanza), ma giace in Parlamento, e forse c'era già nella passata legislatura, una mozione che invitava il Governo al riconoscimento dell'OLP, mozione che era sottoscritta da parlamentari di quasi tutti i partiti che rappresentavano numericamente la maggioranza del Parlamento.
Esistono quindi le condizioni perché si proceda. Io non enfatizzerei il cambiamento di politica del Governo Craxi su queste cose, sono molto più prudente nell'enfatizzare queste scelte.
Non ho ancora capito se siano scelte di carattere tattico nello scontro politico che Craxi ha avviato all'interno della maggioranza o se siano cambiamenti e modificazioni del modo di essere del Governo. In questo senso i segnali fanno dire che l'Italia avrebbe tutte le condizioni politiche di maggioranza ed anche per certi aspetti di "credibilità" per assumere un'iniziativa più attiva che avvii da un lato l'immediato riconoscimento dell'OLP e dall'altro giochi un ruolo, l'Italia e l'Europa, proprio per arrivare attraverso il negoziato a garantire i diritti che nella prima parte del mio intervento accennavo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'argomento introdotto con l'ordine del giorno del Consigliere Staglianò, ma che credo non debba limitarsi ad esso perché per molti aspetti si sono aggiunti ulteriori elementi di riflessione, è un argomento di grande attualità, soprattutto di grande tristezza. Non è solo un fatto morale o sentimentale, ma è un fatto politico ed ideologico perché rappresenta, per una forza come la nostra che è per la pace, per la pacifica convivenza tra i popoli ed il dialogo, una sconfitta della ragione umana e politica.
Il Mediterraneo è un incrocio complesso in cui elementi culturali etnici, religiosi, politici, militari ed economici si intersecano e provocano uno stato di tensione e di confusione. In questa situazione l'Italia c'è non in modo marginale, come sembra trasparire da molte posizioni, ma in - un modo che ha rilievo e coinvolgimento. Gli avvenimenti non si svolgono lontano da noi. Forse siamo ancora troppo legati al ricordo delle invasioni medioevali e guardiamo con paura solo verso il nord, forse perché ci danno più sicurezza, a livello inconscio, le montagne, le Alpi che non lo scudo spaziale. Invece siamo nel mare aperto. Per carità, non torniamo alla questione della fedeltà o meno al Patto Atlantico. Altro è il problema! L'Italia non è una nazione ai margini delle zone calde: è appieno dentro le tensioni e i conflitti nel Mediterraneo. Non abbiamo forse ancora preso coscienza appieno di questo problema e ci stiamo disputando sulla storia come se fosse una questione, per carità, partecipata, ma che riguarda altri territori, altri Stati.
Mi soffermerei di più, invece, sulle vicende diplomatiche ed internazionali e sulla situazione diplomatica dell'Italia, suo malgrado coinvolta fino in fondo nella vicenda. Non si può essere Paese o terreno neutrale, un Paese in cui terroristi, affaristi, spie vengono, girano stabiliscono basi, si incontrano, preparano e fanno attentati.
Riconoscendo che abbiamo una situazione ed una posizione critica, che non è uguale a quella degli altri Paesi europei, dobbiamo interrompere questo andirivieni allegro e mi pare peraltro che le ultime decisioni del Governo vadano proprio in questa direzione. Dobbiamo avere un ruolo attivo più marcato. Nostro malgrado, non possiamo stare alla finestra.
L'accordo quadro per la pace in Medio Oriente, firmato a Camp David nel 1978, come è stato ricordato resta formalmente il cardine della posizione israeliana anche se l'attuale Governo con l'offerta a re Hussein di Giordania di un negoziato senza precondizione, come è definito, lascia intuire un certo avanzamento sulla strada di un pur sempre arduo accordo che superi opposte interpretazioni sui modi e sui tempi di realizzazione di un dispositivo palestinese, Tel Aviv rifacendosi alla risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sembra riconoscere il diritto alla piena autonomia degli abitanti della Cisgiordania e del territorio di Gaza. Ci attraverso l'insediamento di una definita autorità di autogoverno. Dopo Camp David altre iniziative si registrano per la ricerca di una soluzione definitiva. Il piano Reagan del 1982 prefigura un legame di tipo federativo tra l'entità palestinese ed il regno Semita, proposta respinta però da Israele mentre da parte araba non si è ripetuto il rifiuto subito opposto a Camp David. Anzi, contemporaneamente l'offerta araba si basava sul ritiro di Israele da tutti i territori occupati, sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente e sul principio - mi pare importante - di una pace fra tutti gli Stati della regione. Era questa una formula in codice di parte araba per indicare il riconoscimento di Israele, ma non citava la risoluzione 242 dell'ONU perché.questa considera i palestinesi solo come rifugiati. La posizione europea annunciata nella dichiarazione di Venezia del giugno 1980 si basava su cinque punti essenziali: il ritiro di Israele dai territori occupati il diritto all'esistenza ed alla sicurezza di tutti gli Stati il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione l'associazione dell'OLP al negoziato giustizia per tutti i popoli della regione.
La tenace inflessibilità delle parti ha consigliato il congelamento dell'iniziativa europea, cosicché, nel dicembre 1984, il Consiglio Europeo di Dublino ha rivolto un appello per negoziati diretti fra le parti (Stati arabi, Israele e popolo palestinese) affinché riconoscano reciprocamente la loro esistenza e i loro diritti.
Da questo quadro si desume che la crisi medio-orientale, nel cui contesto la controversia araba ed israeliana è una ma non la sola delle cause scatenanti, non costituisce un litigio privato: l'una e l'altra configurano invece una delle più ampie e complesse vicende internazionali i cui riflessi si riverberano ben oltre l'arco del Medio Oriente toccando interessi vitali di molte nazioni.
Dopo i terribili fatti di questi mesi l'impressione prevalente è che si stia attraversando una fase delicata nella quale sono in corso il riassetto ed il riesame delle posizioni di fondo, tanto in seno all'OLP, quanto alla Giordania. La recrudescenza del terrorismo internazionale e gli attentati palestinesi contro Israele, in atto da qualche mese, fuori e dentro i territori occupati, hanno portato all'indebolimento dei negoziati e ad un irrigidimento israeliano rispetto al processo di pace. L'atteggiamento di Israele da una parte, l'attivismo militare dell'OLP dall'altra l'oltranzismo intransigente della Siria dall'altra ancora, contribuiscono a rigettare al largo la navicella che sembrava potesse approdare prima o poi al porto della pace. L'intervento americano, un'America che per inciso comunque non può reggersi soltanto sul principio che pare guidare la sua azione cioè quello della superiorità prima di tutto, l'intervento americano nella vicenda dell'"Achille Lauro" ha provocato un'ulteriore perturbazione del precario stato di equilibrio dei rapporti tra le parti, tutto ciò con l'effetto di indebolire la posizione di Mubarak, all'interno dell'Egitto e di alimentare un clima anti-americano in tutto il mondo arabo allontanando la prospettiva di inserimento dell'OLP nel processo di distensione. E chi può con certezza negare che ci sia stato anche il gioco di convincere l'opinione pubblica che l'OLP è tutta una banda di terroristi ed invece finisce per rigettare per davvero, ottenendo l'effetto contrario, l'OLP nelle braccia dell'ala terroristica per toglierla dal gioco diplomatico cui sembrava avviata assieme alla Giordania? L'attività diplomatica ha portato ancora all'incontro sirio-giordano del 24 ottobre e registra il lavoro di Hussein per serrare attorno a sé le fila del campo arabo moderato e di pervenire ad un accordo che vincoli Arafat che avrebbe riconosciuto la sua insufficiente capacità di controllo sull'organizzazione ad aderire allo schema negoziale giordano: Resta da vedere se ciò riesce ad attenuare la diffidenza americana e le ostilità israeliane verso l'inclusione dell'OLP nel processo negoziale. Né il rinnovato accordo giordano-palestinese è in grado di dissipare l'immagine di confusione e di scarsa coesione che l'OLP ha fornito negli ultimi tempi sia nei vertici sia a livello operativo.
Infine, occorre tenere conto delle profonde divisioni del mondo arabo e, in particolare, delle divergenze che conservano le linee strategiche perseguire dalla Giordania e dalla Siria. Quindi il problema medio orientale evidenzia tutta la sua esplosiva pericolosità. Il conseguimento della pace nell'area mediterranea è di interesse vitale anche per l'Italia alla quale si impone di svolgere un ruolo attivo nella sua politica mediterranea in collaborazione con le altre nazioni dell'alleanza atlantica e della Comunità Europea. In tale contesto, la questione palestinese costituisce un problema alla cui soluzione resta un obiettivo essenziale e non eludibile.
L'azione italiana si ispira ai, principi della dichiarazione di Venezia del 1980 la cui validità è per noi rimasta inalterata e costantemente peraltro, ribadita dalla Comunità Europea.
In questo difficile momento storico occorre moltiplicare gli sforzi per restituire vigore e credibilità all'opzione negoziale e per attenuare le tensioni che si manifestano nell'area medio-orientale e si propagano in quella mediterranea. Soltanto così è inoltre possibile contrastare la nuova recrudescenza di terrorismo che l'Italia condanna in qualunque forma si manifesti e da qualsiasi parte provenga.
Va infine notato che sembra necessario rivedere ed aggiornare il ruolo dell'Italia nell'area mediterranea soprattutto alla luce di eventi che attengono direttamente alla sicurezza nazionale più che a quella dell'alleanza atlantica, l'appartenenza alla fedeltà della quale sono fuori discussione come invece qualche tardivo epigono e frontisti pentiti, dopo 40 anni di ritardo, vorrebbero far credere.
Probabilmente i nostri compiti istituzionali dovranno subire un adeguamento perché la vigilanza attiva è opportuno che venga estesa oltre i confini delle acque territoriali, non tanto per reprimere quanto per essere in grado di prevenire azioni che potrebbero riguardarci e coinvolgerci.
Un punto fermo resta per noi la corretta interpretazione della dichiarazione di Venezia del giugno 1980 per il semplice motivo che questa è la più realistica e la più equa tra le varie soluzioni della controversia medio-orientale, scaturita dall'assillante lavoro diplomatico fino al piano Reagan a partire da Campo David che, come Helsinki però, partorì due codici di lettura inconciliabili, come peraltro conferma, per quanto riguarda Israele, la figlia di Dajan nella biografia del padre facendo intuire la difficoltà di comporre i riflessi determinati dal sacrosanto riconoscimento tributato all'olocausto di un popolo permanentemente disperso.
La speranza si era ridestata con l'accordo di Amman del febbraio scorso, ma la prospettiva di una federazione giordano-palestinese già rivela una sua fragilità per l'incertezza dell'azione diplomatica americana, per le lotte interne dell'OLP, per l'opposizione della Siria in cui si rifrange il gioco dell'Unione Sovietica ed infine per il rifiuto di Israele a negoziare con l'OLP. La verità è che ancora nessuno possiede la ricetta per una soluzione stabile. Il mondo arabo, pur sposando in linea di principio la causa palestinese, è profondamente diviso. Si pensi ai contrasti tra Siria e Giordania, tra Siria e Iraq, tra Libia e Tunisia, tra Libia ed Egitto, tra Marocco ed Algeria. Anche se in Europa molti oscillano tra grandi polemiche sulla scarsa affidabilità dei Paesi arabi e buoni contratti per la fornitura di petrolio e l'esportazione di prodotti. Si pensi anche all'Arabia Saudita che finanzia lautamente l'OLP evitando per accuratamente di ospitarla e a tanti altri Stati che dal vertice arabo del 1974 riconoscono come legittima ed unica rappresentante dei palestinesi dimostrando però nei fatti di diffidarne.
Se è vero che l'Italia è legittimata a svolgere (noi diciamo di sì) un'incisiva azione diplomatica in una regione che appare sempre più un groviglio di tendenze e di passioni in cui non è facile muoversi, anche se animati dalle migliori intenzioni, allora dobbiamo capire, comprendere e sostenere i rischi che incontrano i Governi, compreso il nostro, quando per tutelare i loro interessi e per prevenire i conflitti debbono operare in quest'area. E questa consapevolezza dovrebbe evitare di strumentalizzare le questioni oggettivamente finendo per indebolire l'azione dell'Italia nel contesto internazionale.
Noi abbiamo raccolto queste nostre sommarie e succinte indicazioni nell'ordine del giorno che abbiamo presentato, di cui credo non debba essere fatto alcun uso strumentale perché rappresenta la posizione che il PSI ed il PSDI sostengono a livello di Internazionale Socialista. Siamo comunque aperti e disponibili a trovare quelle convergenze che consentano di trovare l'accordo di tutti su un ordine del giorno che contenga anche le posizioni che qui abbiamo espresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito in quest'aula mi pare che si sviluppi con una certa stanchezza ed una certa disattenzione nonostante il tema sia di profonda rilevanza, pur essendo, sotto certi aspetti, non di stretta competenza della nostra Regione.
Sono state dette cose tra di loro molto diverse. Esistono più storie, e questo è risaputo. La descrizione degli avvenimenti che caratterizzano la questione medio-orientale è stata fatta con toni e con riferimenti quasi inconciliabili tra di loro, il che è anche umano in quanto la storia non è una scienza esatta. Forse sarebbe necessario ritrovare, almeno per il nostro Paese, una maggiore unità ed una maggiore attenzione agli avvenimenti storici quali si sono sviluppati nel tempo. Non desidero comunque dare nessuna lezione di storia e non voglio svolgere nessuna digressione di questo tipo.
Non interessa, in questa sede, indagare sulle azioni che dovrebbe o potrebbe svolgere l'Italia nel Mediterraneo. Molte delle parole dette dagli uomini politici italiani ci sembrano su questo tema velleitarie e non in grado di tener conto di quanti vincoli, in campo internazionale, l'Italia abbia stretto o sia stata costretta ad accettare o abbia voluto accettare senza rendersene ben conto negli ultimi 30-40 anni. Non pensiamo che sia molto lo spazio libero ed autonomo di manovra del nostro Paese.
Per il popolo palestinese e per altri popoli quello che esiste è la loro sofferenza, la loro povertà, la loro mancanza di patria. E, al di là e al di sopra di atteggiamenti e schieramenti politici, ritengo debba essere riconosciuto un loro diritto all'autodeterminazione, il diritto alla loro esistenza ed all'esistenza di una patria in libera convivenza con i Paesi vicini e con gli altri popoli.
Per noi non è assolutamente in discussione il diritto del popolo palestinese ad avere un territorio, uno Stato ed una patria e che, in mancanza per ora e stante la situazione del popolo palestinese disperso tra più territori, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina possa legittimamente rappresentarlo. Sulle digressioni storiche fatte da alcuni Consiglieri vorrei ricordare che 200 anni fa sulle cartine geografiche non solo non esisteva la Palestina come Stato, non esisteva neppure l'Italia come Stato e che, per quanto riguarda la quasi totalità dei Paesi asiatici africani e dell'America Latina, quello che esisteva era il colonialismo dei Paesi europei, dell'uomo bianco. Allora, più che ripescare e rivedere la storia di 40-50 anni fa o la storia degli antichi romani che occupano Gerusalemme, si tratta di riconoscere come, su gran parte del mondo, si consumino le conseguenza della politica imperialista dei Paesi europei tra il '700, 1'800 e i primi del '900.
Ritengo che gran parte delle conseguenze attuali siano il risultato della politica degli uomini bianchi e dei Paesi europei, compreso il nord America. Questo è il punto di partenza per quanto riguarda l'attuale situazione mondiale, in cui convivono - accanto a forme di decolonizzazione anche nuove e subdole forme di colonizzazione.
A mio avviso, nella prassi diplomatica dei Paesi europei ed occidentali si è quasi sempre operata una distinzione tra riconoscimento degli Stati e le forme di governo, in modelli giuridico - costituzionali che questi hanno. Altrimenti, non si capisce perché ci sia ritrosia a riconoscere l'OLP ed invece si intrattengano rapporti diplomatici con altri Stati accusati di essere ancora più terroristi. Ugualmente si è sempre sorvolato nella nostra prassi diplomatica, spesso improntata ai principi della Realpolitik tra gli Stati e Governi che noi riconosciamo e la loro effettiva capacità di rappresentare le popolazioni che vivono in questi Stati. Noi riconosciamo Stati autoritari che non hanno quasi nessuna reale rappresentanza delle loro popolazioni ed abbiamo riconosciuto, ed è prassi internazionale ..riconoscere, anche Governi in esilio e quindi momentaneamente privi di territorio ed anche Governi o strutture che perseguono coscientemente e di fatto la lotta armata e forme di resistenza di questo tipo.
Il dibattito che è in corso, a Torino ed in Italia, sul riconoscimento della resistenza del popolo afghano mi pare rappresenti, sotto molti versi un possibile parallelismo rispetto alla situazione del popolo palestinese.
Alcuni aspetti che sono stati sottolineati dal collega Marchini, sul rapporto tra la lotta armata e la carta costitutiva dell'OLP, hanno, ad esempio, la loro effettiva radice nella lotta di liberazione del popolo dell'Algeria e nel fronte di liberazione nazionale algerino, si collocano cioè all'interno di un complesso momento, che non è ancora terminato e chissà quanto tempo durerà ancora e quanta sofferenza porterà con sé, che riguarda la liberazione e l'autodeterminazione delle nazionalità. Teniamo per di più conto che il concetto di nazionalità è un concetto in gran parte sviluppato all'interno della cultura europea (semmai noi l'abbiamo esportato) e che ha profondamente operato, negli ultimi tre secoli, ed è stato alla base della disgregazione dei grandi imperi e delle grandi unità territoriali, unificate sotto il possesso personale dei monarchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di essere breve considerata l'ora tarda in cui questo dibattito si conclude ed anche tenuto conto delle raccomandazioni che sono ripetutamente venute da molti Consiglieri questa mattina e nelle sedute precedenti. Ricordo l'accorato appello del Consigliere Guasso con il quale raccomandava una ripresa del dibattito nelle materie di più precisa competenza del Consiglio regionale ed implici-tamente raccomandava, come hanno raccomandato gli oratori di questa mattina, di evitare di uscire così abbondantemente dal campo che è di-nostra più stretta competenza.
Mi associo a quelle raccomandazioni e a quelle sollecitazioni ed anche all'indignazione di alcuni per il troppo tempo che a problemi non propriamente ed esclusivamente per competenza nostri si dedica.
Tuttavia i lavori ci impongono anche queste cose, soprattutto la proposta dell'ordine del giorno,insistentemente richiesta di dibattimento in questa sede dal collega Staglianò,ci impone di confrontarci sul tema.
Dico subito che ho apprezzato la passione con cui il Consigliere Staglianò ha affrontato il problema. A Carazzoni dico che è sembrato il suo intervento carico di sincerità e di passione per un popolo che soffre.
Detto questo, dico subito anche che questa caratteristica dell'intervento è l'unica positiva di tutta la vicenda portata alla discussione ed anche dell'ordine del giorno che ci è stato proposto.
Infatti se si voleva portare il Consiglio regionale ad un'unità di intenti perché il popolo palestinese avesse un riconoscimento ed un'attenzione da parte nostra, con la presentazione dell'ordine del giorno e nella premessa dell'intervento del Consigliere Staglianò si è totalmente mancato l'obiettivo. Nel suo intervento sono stati richiamati tutti i possibili elementi di rottura e di scontro, è stato scomodato un anti americanismo convinto e passionale, sono stati richiamati i passati politici giovanili presunti di Spadolini accusandolo subdolamente di fascismo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non presunto.



NERVIANI Enrico

Fino a prova contraria devo aggiungere una battuta che forse non avrei fatto senza questa interpretazione: penso che molti nostri politici hanno ascendenze comuni a quelle di Spadolini e gli stessi allignano in tutti i Gruppi politici. Sarebbe il caso di non parlarne affatto perché si potrebbe incorrere in qualche infelice incidente Si è accusato il pacifico Consigliere Pezzana di coprirsi delle penne del falco. Ritengo che anche questa sia stata una piccola provocazione conoscendo l'espressione egli intendimenti ripetutamente manifestati dal Consigliere Pezzana. In sostanza, si è adottata, vicino alla passionalità del tono e probabilmente anche vicino all'espressione sincera dei sentimenti, tutta la retorica un po' scorata che atteggiamenti parziali hanno suggerito ad alcuni in questi ultimi anni sulla questione palestinese.
C'è un dato certo da cui parto per non accettare e non approvare il documento proposto dal collega Staglianò. E' la contraddizione nei termini che è implicita nello stesso. Emerge laddove si annota che si deve "condannare coloro che nell'ambito dell'OLP e di altre organizzazioni hanno istigato ed operato il sequestro della nave e l'assassinio" riconoscendo che all'interno dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina vi sono stati movimenti, persone, gruppi che in qualche modo si sono resi responsabili di una sollecitazione in senso terroristico.
Con questa premessa, fatto questo riconoscimento obiettivo che va nel senso delle annotazioni successivamente fatte dai Consiglieri Pezzana Macchini, Carazzoni ed altri, osservo che l'ordine del giorno proposto è "tout court" il riconoscimento dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Quanto meno, bisognava essere molto più prudenti nell'impostazione dell'ordine del giorno e le cose anche per l'amico Staglianò sarebbero state più semplici.
Debbo aggiungere che vi sono delle condizioni che sono per noi inaccettabili e che sono le considerazioni fatte in ordine alle prospettive di pace. Il Consigliere Staglianò dice che non c'è pace neppure in casa nostra nel momento in cui non si riconosce l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina adombrando la possibilità, nel caso di un non riconoscimento, della continuazione del terrorismo palestinese anche in casa nostra ed anche nei Paesi che non sono direttamente interessati alla problematica palestinese.
Non possiamo accettare questo principio così come non possiamo accettare la necessità della conseguenza del terrorismo al mancato immediato riconoscimento dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.



(Interruzione da parte di un Consigliere)



NERVIANI Enrico

Consigliere Staglianò, ti ho ascoltato per tutto il tempo con molta correttezza e con molto rispetto, non mi sono permesso in nessun momento di distrarmi, quindi pregherei di avere lo stesso riguardo nei confronti del Gruppo democristiano.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Io non ho interrotto.



NERVIANI Enrico

Allora il richiamo è per Bontempi. Probabilmente questa mattina si sarebbe dovuto evitare di entrare nel la lettura storica degli eventi di questi ultimi anni. Ha ragione il Consigliere Ala che ha annotato come ultimo intervento che è pericolosa la lettura della storia in termini assoluti soprattutto quando è recente e soprattutto quando ha i connotati della storia arabo-palestinese. E' così complessa da non consentirci un giudizio definitivo e sereno. Noi dobbiamo guardare a questo problema come ad un problema che attiene soprattutto all'Italia, un problema che ci impone interventi in ordine alla sicurezza del nostro Paese, che ci impone di valutare i fatti sotto il profilo economico per i riflessi che ci sono nel nostro Paese, che ci impone di affermare delle posizioni che sono nel senso del fondamento principale della Costituzione italiana, che guarda essenzialmente alla pace, alla convivenza serena fra i popoli. Una lettura fatta, come è stata fatta questa mattina, porta invitabilmente agli scontri ed alle divisioni e credo che alla fine non serva neppure agli scopi che si prefiggono coloro che si muovono per dare al popolo palestinese una patria e la pace che anch'esso ricerca e che anch'esso alla fine merita.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che, sbrigativamente assieme ad altri, è stato definito generico. Il Consigliere Staglianò ha parlato di gioco sterile e di giri di parole. Il nostro ordine del giorno è molto preciso ed in poche parole posso chiarirlo.
Si è fatto riferimento ai fatti più recenti, obiettivi, a quelli che abbiamo davanti ai nostri occhi, che non possono essere discussi perch quelli sono dati storici inconfutabili: l'uccisione, recriminata pesantemente da noi di alcuni israeliani a Cipro, il raid di rappresaglia del Governo israeliano, il sequestro dell' "Achille Lauro", il dirottamento ed il massacro avvenuto sull'aereo egiziano in questi giorni. Questo è stato il riferimento e si è detto con molta chiarezza che noi siamo contro e proviamo disgusto per tutti coloro che esportano le loro tensioni e traducono in atti di violenza che neppure la ferocia più antica ci ha fatto finora conoscere. Siamo contro alla rappresaglia di Stato che indiscriminatamente colpisce il popolo da cui possono essere usciti i terroristi. Siamo favorevoli come metodo, come volontà e come filosofia di fondo al negoziato che deve svolgersi in condizioni di sicurezza per tutti.
Il nostro obiettivo che traspare dall'ordine del giorno è quello di una pace vera e fondata sul diritto, una pace che l'Italia, nelle sue articolazioni democratiche, maggioranza e minoranza, maggioranza ed opposizione, ha difeso in questi 40 anni della nostra storia. Abbiamo detto che vogliamo il riconoscimento dello Stato palestinese, riconoscimento che può avvenire sulla premessa di alcune condizioni. Quali sono le condizioni che richiamiamo nell'ordine del giorno? Sono le condizioni per le quali viene abbandonata dichiaratamente, definitivamente e senza nessuna incertezza ogni forma diretta di appoggio al terrorismo da parte dell'OLP.
Siamo favorevoli al riconoscimento dell'OLP nel momento in cui abbiamo da parte dell'Organizzazione stessa la dichiarazione esplicita della sua disponibilità a riconoscere l'esistenza dello Stato di Israele; siamo disponibili ad un superamento delle obiezioni che vengono fatte per il riconoscimento dell'OLP nel momento in cui l'OLP proponga credibilmente la legittimità della sua rappresentanza pacifica del popolo palestinese ed offra condizioni certe per un suo riconoscimento ufficiale.
La nostra proposta non è intransigente, è disponibile alla mediazione che è necessaria in queste cose. E' una proposta realistica. Non possiamo neppure in questo Paese, imporre un riconoscimento senza che sia maturata complessivamente nella nostra realtà civile una disponibilità a questo. Se ci guardiamo attorno e consideriamo,il dibattito che è avvenuto questa mattina vediamo che ci sono obiettivi ed ostacoli anche perla nostra diplomazia a muoversi in tempi brevi verso il riconoscimento definitivo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Riteniamo che non si possa non tener conto di questa realtà importante e considerevole nella vita dei Paesi del Mediterraneo, ma riteniamo anche che non si possa, come ha detto giustamente il Consigliere Mignone, pensare ad una nostra azione individuale senza che essa sia collegata ai Paesi dell'Europa, in particolare e possibilmente ai Paesi che si riconoscono fermamente nell'alleanza atlantica.
In sostanza, voglio dire all'amico Staglianò e a tutti coloro che sono intervenuti questa mattina che dobbiamo avere in questi dibattiti delle bussole chiare dove il nord è letto con estrema facilità. A questo nord vorrei che si riferissero anche gli ordini del giorno e si facesse un ordine del giorno complessivo e il più unitario possibile.
Questo "nord" dovrebbe essere caratterizzato dall'affermazione della necessità della soluzione negoziale, dall'affermazione dell'indispensabilità dei valori della pace nel Mediterraneo, al riconoscimento di uno Stato che comunque esiste e che credo meriti la nostra particolare attenzione per quanto già è stato detto qui ripetutamente anche per tutte le sofferenze assurde di questi ultimi anni della storia europea.
Un ordine del giorno che quindi riconosca la prospettiva dello Stato palestinese, che passi anche attraverso una presa d'atto della realtà dell'OLP purché questa esca definitivamente da una storia tortuosa, che si è dibattuta fra terrorismo, intransigenza araba e ricerca di un diritto internazionale su cui fondare le proprie prospettive.
Quindi il nostro orientamento 'è per un riconoscimento per ora condizionato: siamo per un governo che operi con una diplomazia paziente collegato agli alleati europei. Il nostro ordine del giorno può essere accusato di genericità,- ma questi sono i suoi connotati principali e la genericità è anche il prodotto di un tentativo di mediazione che facciamo appassionatamente ritenendo positivo il lavoro che si fa per la pace, con la ricerca delle intese più vaste possibili anche all'interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei fosse accolto l'invito della Presidenza del Consiglio per un incontro immediato per verificare le possibilità di convergenza sugli ordini del giorno.
Chiedo se è possibile programmare il lavoro dell'assemblea entro le ore 15,45 perché mi debbo assentare per motivi inderogabili.
Mentre ho la parola e visto che il collega Nerviani ha parlato di nord e di bussola di orientamento, vorrei dire ché al confronto tra i Gruppi occorre andare con la massima chiarezza. Noi auspicheremmo che in quella sede si potesse convergere sul nostro ordine del giorno. Peraltro, noi ci riconosciamo anche nei tratti essenziali di quello presentato dal Gruppo DP che è stato anche occasione per discutere di questo argomento.
Abbiamo letto con molto interesse i punti dispositivi dell'ordine del giorno dei Gruppi PSI e PSDI e le motivazioni che lo hanno illustrato negli interventi dei Consiglieri Tapparo e Mignone, ci paiono convincenti ed asseverative. C'è quindi una disponibilità del nostro Gruppo a convergere sui punti essenziali di questo ordine del giorno perché ci paiono tra l'altro rappresentativi di una buona qualità di chiusura del nostro dibattito, e di una forza maggiore per dare quel contributo che abbiamo inteso dare con questo dibattito al problema della pace e del Medio Oriente.
Questa dichiarazione serve a determinare, anche da parte del Gruppo comunista, un nord ed una bussola di orientamento.



PRESIDENTE

Sospenderei questa parte che riguarda gli ordini del giorno in attesa che i rappresentanti dei Gruppi stilino un ordine del giorno comune.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Comprendo la richiesta di una sospensione o perlomeno di un'integrazione ai lavori dell'aula da parte di un ristretto gruppo per concordare sui vari documenti presentati. Ciò non di meno, voglio esprimere tutta la mia sorpresa nel vedere che la maggioranza non ha presentato documenti.
Ne abbiamo uno dei socialisti e dei socialdemocratici, un altro dei democristiani, non risultano presentati ordini del giorno del Partito Repubblicano e del Partito Liberale. Questo è molto strano, è una cosa che non capisco e che non depone certo a favore della coesione di questa maggioranza.
Ugualmente mi sembra strana la richiesta del Capogruppo comunista di vedere se vi è la possibilità di arrivare ad un ordine del giorno unitario.
Non stiamo a prenderci in giro e non stiamo a perdere tempo.



PRESIDENTE

Il tentativo di mediare c'è sempre stato. Può darsi che riesca o non riesca.
Il governo regionale non è interessato alla vicenda palestinese ed israeliana se non nella misura in cui il Consigliere regionale fa parte di un Gruppo politico.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame legge rinviata dal Governo: "Aumenti in materia di tasse di concessioni regionali"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. l'esame della legge rinviata dal Governo: "Aumenti in materia di tasse di concessioni regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Questa legge non era prevista all'o.d.g. Vorremmo presentare un nuovo emendamento che riguarda le tasse sui pescatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ieri in sede di Commissione si è concordato a maggioranza di portare in aula la ripresa della legge con l'abolizione del secondo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Durante la votazione precedente avevo votato contro gli aumenti delle tasse. Riconfermo il mio voto contrario anche se è stato depennato il paragrafo relativo ai quindicenni.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Gli importi delle tasse di concessione regionali, stabiliti dalla tariffa allegata alla legge regionale 6/3/1980, n. 13 e successive modificazioni ed integrazioni, sono aumentati del 2T%.
Gli aumenti previsti, nella misura di cui al primo comma, sono applicati anche agli importi delle altre tasse, soprattasse e contributi indicati nella tariffa stessa.
Gli importi derivanti dagli aumenti suddetti sono arrotondati alle mille lire superiori, ad eccezione di quelli relativi a tasse e contributi da determinarsi in relazione a quantità variabili, per i quali l'arrotondamento va operato sul totale della tassa o del contributo".
Il Consigliere Biazzi ha formalizzato ora l'emendamento che ha annunciato di cui vi do lettura: all'art. 1 è aggiunto il nuovo secondo comma: "Sono escluse dagli aumenti previsti al primo comma le tasse sulle concessioni di pesca di cui ai punti.., dell'allegato".
Qual è il parere della Giunta? La parola all'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore ai tributi

L'introduzione dell'esenzione ai quindicenni era stata convenuta in aula ed aveva dimostrato tutte le possibilità nelle quali la Giunta poteva aderire alle richieste. A questo punto la Giunta non può accettare questo emendamento.
Vorrei soltanto precisare che l'aumento del gettito che deriva dalla pesca si può concretizzare in 731 milioni e mezzo dei quali 465 sono per le tasse e 266 ritornano al settore che li ridistribuisce in opere riguardanti la pesca.
L'aumento è soltanto di 5.500 lire. Comunque, poiché c'è il rischio che questa legge venga di nuovo rinviata da parte del Commissario di Governo e poiché queste cifre sono già impostate nel bilancio la Giunta ritiene di non poter accettare l'emendamento, quindi lo respinge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, il nostro Gruppo conviene sull'opportunità di non introdurre una variazione che riproporrebbe semplicemente, sotto altra forma, quanto il Governo ha già respinto nella legge, in modo tale da non renderne possibile, anzi probabile, un ulteriore rigetto.
Questo lo diciamo per onestà intellettuale, non ci sentiamo di condividere neppure noi l'emendamento formulato dal Gruppo comunista, fermo restando che il nostro giudizio globale sulla legge sarà negativo esattamente come è stato in prima istanza. Prendiamo però atto che sulla questione l'atteggiamento del Governo è stato fermo, intransigente e chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, anche durante la discussione sulla legge in Consiglia si disse: "Siamo intransigenti". Allora, avevamo chiesto semplicemente il rinvio di una settimana, perché la materia era complessa e delicata ed intendevamo dare una risposta appropriata. Tocca almeno 40 tasse regionali.
Non fu accettata la nostra proposta e adesso, dopo un mese, la legge è rinviata dal Commissario del Governo e si riparte dall'inizio.
Quella rigidità si è ritorta contro gli interessi della Regione. Allora si sosteneva - penso con fondatezza - che i tempi erano limitati per dare attuazione alla legge. Dopo un mese questi margini si saranno annullati.
Noi siamo sempre convinti che questa imposizione è sbagliata nel metodo e nel merito, come abbiamo chiarito nella precedente discussione, perché si insiste di nuovo su un'area impositiva che negli ultimi anni ha già avuto un incremento di oltre il 100096. In particolare, per quanto riguarda i pescatori, sono tre anni che continuiamo ad aumentare le tasse sulle concessioni e stiamo arrivando a livelli insostenibili.
Si arriva ormai a 32.000 lire per le tasse che fanno capo alla Regione.
Inoltre numerose associazioni volontarie per autofinanziarsi e per svolgere un'attività che è di particolare rilievo ed interesse per la collettività come la tutela dell'ambiente, devono imporre nuovi oneri agli associati. Si superano così facilmente le 50.000 lire per ogni pescatore.
Noi pensiamo che questa sia una posizione della Giunta profondamente sbagliata, perché va a colpire uno sport di massa che tutela il territorio e perché colpisce anche l'attività di varie associazioni di pescatori che svolgono sul territorio un'attività sicuramente meritoria per la collettività.
Noi daremo di nuovo voto contrario alla proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Se noi avessimo rinviato l'esame della legge come chiedeva il collega Biazzi saremmo arrivati alla fine dell'anno senza aver assunto i provvedimenti.
La meditazione non ci avrebbe comunque portato alla modifica che invece è emersa in aula.
Riteniamo che il progetto di legge presentato possa essere votato con urgenza e naturalmente voteremo a favore dello stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, desidero ribadire l'espressione favorevole del Gruppo socialista a questa legge nonostante il fatto che la stessa non abbia ottenuto l'approvazione del Commissario di Governo nei termini in cui l'avevamo suggerita, circa l'esenzione dal pagamento della tassa per i giovani fino a 15 anni.
Dico "nonostante" perché di fronte alla posizione del Commissario di Governo non possiamo proporre altre soluzioni o dare indicazioni diverse.
Purtroppo non c'è altra soluzione che quella di accettare questa posizione.
Aggiungo però che il Gruppo socialista nell'esprimere voto favorevole ritiene di poter dedicare una particolare attenzione a questa materia come anche ad altre materie, perché vengano sempre più a combinarsi il pieno e libero esercizio delle attività sportive con l'incidenza del loro costo.
Parlo della pesca, della caccia e di altre attività rilevanti.
La nostra posizione è di adesione e di sostegno anche se non siamo riusciti a realizzare quell'impegno che ci eravamo assunti.
Siamo contrari all'emendamento proposto dal Consigliere Biazzi e favorevoli alla legge così come è stata ripresentata.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 1 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La tassa di abilitazione all'esercizio professionale prevista dall'art. 1 della legge regionale 11/1/1984, n, l, è aumentata del 20%".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Gli aumenti di cui agli articoli precedenti decorrono dall'1/1/1986".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

Esame deliberazione n. 58: "Rappresentante della Regione Piemonte in seno al Consiglio Nazionale di Sanità. Nomina dell'Assessore regionale alla sanità Aldo Olivieri"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'esame della deliberazione n. 58: "Rappresentante della Regione Piemonte in seno al Consiglio Nazionale di Sanità. Nomina dell'Assessore regionale alla sanità Aldo Olivieri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.



(L'Assessore Olivieri esce dall'aula)



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Lo scrutinio segreto ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 44 ha riportato voti: Olivieri Aldo n. 28 schede bianche n. 13 schede nulle n. 3 Nomino pertanto rappresentante effettivo della Regione Piemonte in seno al Consiglio Nazionale di Sanità l'Assessore regionale Aldo Olivieri.
Il testo della deliberazione riportante l'esito di tale votazione verrà trasmesso ai Consiglieri e riportato nel processo verbale.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Esame deliberazione n. 55: "Modifica della composizione della delegazione di esperti ex art. 39 legge 23/12/1978, n. 833"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'esame della deliberazione n. 55: "Modifica della composizione della delegazione di esperti ex art. 39 legge 23/12/1978, n. 833".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.



(Gli Assessori Olivieri e Alberton escono dall'aula)



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Lo scrutinio segreto ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 41 hanno riportato voti: Alberton Ezio n. 26 Olivieri Aldo n. 25 Tapparo Giancarlo n. 2 schede bianche n. 11 schede nulle n. 2 Proclamo eletti gli Assessori regionali Ezio Alberton e Aldo Olivieri.
Il testo della deliberazione riportante l'esito di tale votazione verrà trasmesso ai Consiglieri e riportato nel processo verbale.


Argomento: Nomine

Esame deliberazione n. 59: "Individuazione ai sensi dell'art. 9 della L.R. 10/85 per le nomine in incarichi di particolare rilievo"


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'o.d.g. l'esame della deliberazione n.
59: "Individuazione ai sensi dell'art. 9 della L.R. 10/85 per le nomine in incarichi di particolare rilievo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 43 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno relativo alle somme stanziate dall'Italia per gli interventi straordinari contro la fame nel mondo


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'esame dell'ordine del giorno relativo alle somme stanziate dall'Italia per gli interventi straordinari contro la fame nel mondo, firmato dai Consiglieri Bosio, Adduci, Bresso Marchiaro, Bontempi, Sestero e Dameri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Credo vi siano buoni argomenti per chiedere che un ordine del giorno di questa importanza non venga schiacciato a ridosso di un'imminente votazione su un argomento che è stato oggetto di discussione tutta la mattinata e di importanza tale quanto quello dell'OLP: L'altra considerazione è che in questo ordine del giorno si parla di una riunione tenutasi il 31 ottobre fra le Regioni ed il Sottosegretario Forte, di cui noi Consiglieri, a meno che mi sia sfuggito, non siamo stati informati.
Se non sono stati informati i Consiglieri presumo che anche la Regione Piemonte non sia stata informata.
Quindi ci mancano elementi di conoscenza su quanto è avvenuto tra il Sottosegretario Forté e la Regione Piemonte, per cui non possiamo esprimerci.
Proprio perché mi sembra di avvilire un ordine del giorno così importante, chiederei al Gruppo comunista se è d'accordo di riscrivere l'ordine del giorno in un momento in cui ci sia lo spazio dovuto per discuterlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura

Signor Presidente, colleghi, l'argomento all'o.d.g. è importante e merita un dibattito.
A noi sembra importante concordare insieme una linea e immediatamente dare luogo ad iniziative perché - come diciamo chiaramente nell'ordine del giorno - la Giunta regionale, in accordo con il Consiglio, dovrebbe entro il mese di gennaio (i tempi sono strettissimi anche a livello nazionale perché la legge prevedeva 18 mesi di gestione e sono trascorsi quasi i due terzi del tempo) assumere degli impegni precisi e svolgere un coordinamento tra gli Enti locali e privati per organizzare le proposte e i progetti che la Regione Piemonte può presentare al Sottosegretario Forte per la gestione della legge.
Questo è il nostro obiettivo principale. Pertanto, se lo si ritiene opportuno, si può iscrivere all'o.d.g. della prossima seduta questo tema purché non si vada oltre una settimana.
Questa è la prima osservazione che volevamo fare. Concordiamo quindi con ciò che gli altri Gruppi decideranno.
La seconda questione è che a noi preme davvero l'adesione unanime del Consiglio perché l'unanimità su una questione di questo tipo non solo pu rendere più spediti i lavori, ma anche più efficaci le iniziative che prendiamo.
La terza questione riguarda l'incontro con il Sottosegretario Forte.
Anche noi siamo stupiti che la Regione, ammesso che sia stata informata non abbia partecipato all'importante riunione del 31 ottobre che ha consentito di coordinare con il Sottosegretario Forte le possibili iniziative da svolgere con gli Enti locali nelle singole Regioni.
Su questo chiediamo alla Giunta un chiarimento. L'ultimo punto che vorrei accennare è di pura illustrazione rinviando - se lo ritenete - la discussione alla prossima seduta. Noi pensiamo che il Centro studi e documentazione che è stato istituito tra gli Enti locali principali del Piemonte, l'Università ed il Politecnico sia un punto di riferimento importante per svolgere un effettivo coordinamento tra le diverse iniziative che in Piemonte si stanno organizzando e sviluppando affinché si arrivi ad un incontro, possibilmente entro gennaio, con il Sottosegretario Forte ed alla presentazione organica dei progetti degli Enti locali del Piemonte e dei soggetti privati in appoggio alle popolazioni africane che soffrono di un'emergenza endemica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Dichiariamo il nostro assenso all'ordine del giorno.
Nel mese di dicembre il Consiglio regionale sarà particolarmente impegnato per la discussione dei documenti finanziarie programmatici.
Dobbiamo essere seri e dire che vediamo difficile là possibilità di dedicare uno spazio adeguato ad un dibattito del genere.
La Giunta ha ricevuto delle richieste di chiarimento alle quali potrà rispondere nelle successive riunioni. Ritengo che il documento possa essere votato e noi siamo disponibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Un dibattito sugli interventi straordinari contro la fame nel mondo sarebbe auspicabile, anche perché di questo problema rischiamo di parlarne come se fosse qualcosa di molto lontano, mentre è un tema angoscioso per tutti.
Tuttavia è consigliabile procedere e forse il suggerimento di approvare questo ordine del giorno può rientrare in un discorso di concretezza: oggi non è possibile discutere l'ordine del giorno, ma questo perché la possibilità ci sarà nel momento in cui sarà impegnata la Giunta a presentare proposte e ad individuare iniziative.
Credo che possiamo approvare l'ordine del giorno perché siamo di fronte ad un'emergenza che dura da molto tempo.
Deve però venire il momento per poter approfondire questo discorso e per valutare concretamente il tipo di partecipazione e di impegno che la comunità, regionale, la Regione e le articolazioni che si muovono al suo interno, possono assumere.
Credo vi sia la necessità di svolgere un lavoro specifico in questo settore per tendere quella mano di cui c'è tanto bisogno soprattutto in alcune aree del mondo che soffrono del terribile flagello della fame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Prima ho fatto una domanda che adesso per giustificare il mio "no" vorrei chiarire.
Nell'ordine del giorno comunista ci sono tre righe che danno per scontato qualcosa che non lo è; si dice "in considerazione di nuovi spazi offerti all'iniziativa degli Enti locali, spazi peraltro già verificati nella recente riunione del 31 ottobre svoltasi fra le Regioni ed il Sottosegretario Forte...".
Allora, o siamo tenuti all'oscuro di un incontro tra le Regioni ed il Sottosegretario Forte, oppure questo incontro non è avvenuto.
Se mancano questi elementi si finisce per votare un ordine del giorno che è nobile negli intenti, ma che in realtà non se ne fa nulla.
La Giunta potrà rispondere sul perché non ha riferito o perché non ha partecipato all'incontro con il Sottosegretario Forte, però visto che l'argomento dell'ordine del giorno è estremamente importante perché le Regioni e gli Enti locali saranno fatti carico di responsabilità nei confronti del problema della fame nel mondo, votarlo adesso e metterlo da parte significa rinviare la polemica e non valutare appieno l'importanza di un argomento simile.
Quindi, pur essendo d'accordo sull'argomento non sono disponibile a votarlo in questo momento.
Sarò obbligato a votare "no" anche se di fronte ad un argomento che mi coinvolge molto.
Se votassi "sì", almeno questa è la mia valutazione, ne sarei molto poco coinvolto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta non può sentirsi in colpa se si è eccessivamente attivata su questa argomento.
Ho avuto dei contatti con parlamentari di parti politiche non legate all'attuale formula governativa del Piemonte, i quali mi hanno aggiornato ed hanno introdotto un discorso estremamente serio attorno a questo argomento.
Sono dell'avviso che, per recuperare il tempo che è intercorso per attivare ulteriormente una presenza della Giunta anche con un resoconto o con momenti propositivi verso il Consiglio regionale, oggi si debba procedere alla votazione dell'ordine del giorno, il quale è rafforzativo di una scelta che mi pare condivisa da larghi strati del Consiglio regionale.
Dopodiché la Giunta non ha nessuna difficoltà, sentiti i Capigruppo, di stabilire nelle formule e nei modi migliori che il Consiglio vorrà suggerire, un ulteriore raccordo con il Consiglio regionale per definire linee, soluzioni, atteggiamenti ed atti propositivi che servono a tradurre operativamente questo ordine del giorno.
Poiché è stato detto che abbiamo perso non poco tempo, convengo che è il caso di poterlo affrontare con la votazione. Forse altri elementi li avrebbe potuti dare l'Assessore Genovese, che è in questo momento assente.
C'è comunque l'impegno della Giunta di rendersi interprete del voto cheil Consiglio regionale a larga maggioranza ha sollecitato e di tradurlo in aspetti e momenti di concretezza.



PEZZANA Angelo

C'è stato l'incontro con il Sottosegretario Forte?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Dovrei sentire l'Assessore Genovese che non riesco ora a reperire.
Non formalizziamoci però su un incontro se c'è stato o non c'è stato.
Tutte le Regioni d'Italia hanno convenuto che si procedesse in un certo modo riconoscendo la squisitezza di scelte, proposte ed atteggiamenti.
Se adesso trasformiamo un aspetto .di sostanza in una ricerca di atti formali, allora casca l'asino e non riusciremmo a tradurre in atti di serietà una scelta che è stata condivisa in tutta Italia.



PRESIDENTE

Dopo la dichiarazione del Presidente della Giunta su quanto ha fatto la Giunta stessa, non resta che votare l'ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione alle somme rilevanti stanziate dall'Italia sia per la cooperazione allo sviluppo, sia per l'applicazione nei prossimi 18 mesi della legge n. 73 per gli interventi straordinari' contro la fame nel mondo in considerazione dei nuovi spazi offerti all'iniziativa degli Enti locali, spazi peraltro già verificati nella recente riunione del 31 ottobre svoltasi fra le Regioni ed il Sottosegretario Forte i m p e g n a la Giunta - di concerto con il Consiglio regionale - a porre in essere tutte le iniziative utili a promuovere, nel pieno rispetto dello spirito e della lettera delle leggi n. 38 e n. 73, il coordinamento del complesso delle iniziative pubbliche e private finalizzate alla cooperazione ed allo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo caratterizzati da emergenza endemica e da alti tassi di mortalità, avvalendosi, per queste iniziative, anche del Centro di studi e documentazione per la cooperazione e lo sviluppo istitui to con delibera del Consiglio il 26/3/1985 i m p e g n a altresì la Giunta regionale sulla scorta delle indicazioni concertate nel già citato incontro tra le Regioni ed il Sottosegretario, a presentare entro gennaio un progetto di iniziative coerenti e tali da coinvolgere la comunità piemontese in un'azione ideale e concreta per una nuova politica di cooperazione internazionale fra Nord e Sud".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 40 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.


Argomento: Emigrazione

Comunicazione della Giunta regionale sul viaggio effettuato in Argentina da alcuni Consiglieri (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo alla comunicazione della Giunta regionale in ordine al viaggio effettuato in Argentina da alcuni Consiglieri.
La parola al Vicepresidente della Giunta, signora Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta sarebbe dell'opinione di rinviare questa comunicazione alla prossima seduta. L'orientamento dei quattro delegati piemontesi che hanno partecipato alla Conferenza Internazionale sull'Emigrazione svoltasi in Argentina nei giorni scorsi era quello di rendere comunicazione ed esito della loro missione già in questa stessa seduta.
Abbiamo però convenuto, dopo esserci tra di noi riuniti, che sarebbe stato più importante ed anche più corretto se questa comunicazione fosse stata fatta seguire da una relazione sintetica sui lavori che i quattro delegati hanno svolto durante il loro viaggio.
Disponiamo di una cospicua documentazione di vario genere, di una rassegna stampa, tutti documenti che possiamo fornire ai Gruppi.
Abbiamo anche qualche proposta da fare perché il lavoro fatto ci ha portato a considerare una realtà che merita di essere considerata, poi il Consiglio regionale prenderà le decisioni che riterrà di prendere.
Vorremmo che questa comunicazione fosse anticipata da questa relazione.
Nei primi giorni della prossima settimana i Gruppi riceveranno la relazione.
Il ritardo è anche dovuto al fatto che non ci sono pervenuti i documenti della Conferenza che abbiamo votato nella riunione conclusiva a Buenos Aires alla presenza di Alfonsin e del Governo italiano.
Anche se dovessero arrivare siamo in grado ugualmente di darne il contenuto e di riferire al Consiglio sulle risultanze della Conferenza.
La Regione Piemonte è stata assente in questi anni nei rapporti diretti con l'Argentina, credo però che in questi giorni abbiamo avuto la possibilità di recuperare quell'assenza ed abbiamo ancora il tempo per dimostrare la nostra attenzione verso la comunità piemontese che in Argentina è numerosissima (è la seconda comunità italiana dopo quella calabrese) per la responsabilità che abbiamo verso quei nostri connazionali.



PRESIDENTE

Sospendo i lavori per un quarto d'ora in attesa che gli ordini del giorno sul riconoscimento dell'OLP vengano possibilmente unificati.



(La seduta, sospesa alle ore 15, riprende alle ore 15,30)


Argomento: Questioni internazionali

Ordini del giorno sul riconoscimento ufficiale dell'OLP da parte del Governo italiano (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Ci siamo resi disponibili, come avevamo annunciato in aula, a verificare i contenuti dei diversi documenti per arrivare ad un documento unitario. Siamo stati più volte richiamati al fatto che erano in corso, tra l'altro con una procedura non del tutto corretta, riunioni dei Gruppi della maggioranza, quindi noi chiediamo che si possa svolgere il confronto fra i presentatori dei diversi ordini del giorno che non è ancora avvenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Chiedo che tutti gli ordini del giorno vengano votati separatamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ribadisco quanto ha detto poc'anzi la collega Dameri. Non siamo stati contattati da alcuno, anzi c'è stato un nostro tentativo di partecipare ad un incontro. Vorrei sapere se c'è una disponibilità ancora a che l'incontro si svolga oppure no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

L'incontro per me resta valido ed è da farsi. A meno che non si ritenga di dare lettura degli ordini del giorno, che sono stati modificati, come quello che ho presentato io ed aprire subito la discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sia chiaro che i modi attraverso cui si possono svolgere i confronti sono vari. Quello a cui ricorriamo solitamente è quello di confrontarsi sui vari documenti. Visto che questo non è avvenuto, noi non crediamo sia opportuno che il Consiglio si interrompa nuovamente. Il confronto pu avvenire anche in aula. Non avendo potuto partecipare alle riunioni nelle quali pensavamo di essere coinvolti come gli altri Gruppi, riteniamo che si debba svolgere il confronto in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, alla luce degli interventi di questa mattina siamo pervenuti ad alcune modifiche. Se i colleghi lo consentono darei lettura del documento modificato. Il documento viene presentato dai Gruppi socialista e socialdemocratico. Vi aderisce il Gruppo della DC.



CARAZZONI Nino

Di chi è il documento ?



BRIZIO Gian Paolo

Vi aderisce la DC



CARAZZONI Nino

Tre Gruppi della maggioranza su cinque?



BRIZIO Gian Paolo

Il penultimo punto dell'ordine del giorno che è stato aggiunto si riferisce al testo approvato alla Camera dei Deputati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La mia dichiarazione sarà brevissima.
Dopo le modifiche che sono state apportate al documento noi siamo disponibili a convergere sul testo presentato dal Consigliere Rossa. Si tratta di un documento che riflette la mozione presentata dal pentapartito alla Camera e nel quale dovrebbero riconoscersi tutte le forze politiche.
In ogni caso aderiamo a questo ordine del giorno e ritiriamo quello presentato dal Gruppo DC.
Ritengo che non si debba e non si possa fare nessuna strumentalizzazione o qualche tentativo di creare divisione tra la maggioranza, che non esistono. Si tratta di un documento che riguarda oltretutto una situazione internazionale. Noi aderiamo a questo documento perché riteniamo ci rappresenti. Altre forze politiche faranno autonomamente le valutazioni che riterranno. Ritiriamo pertanto il nostro documento e confluiamo su quello che è stato annunciato dal Consigliere Rossa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo già in altre occasioni aveva fatto emergere l'esigenza che avvertiva di trovare qualche metro con cui capire quali sono le competenze di questa assemblea rispetto a competenze tipiche di altri livelli.
Non stupirà che la nostra forza politica, ma penso anche altre forze politiche, ritengano di utilizzare questo argomento per segnare questo limite. A noi sembra rischioso dal punto di vista dell'economia dei lavori ma soprattutto avvilente dal punto di vista del dibattito che un'assemblea un parlamento finisca per essere la sede di rilettura più o meno fedele di quanto si fa in altre sedi, riproponendolo in termini più o meno pressapochistici, più o meno abborracciati.
Signor Presidente, siccome noi non ce la sentiamo di concorrere a decidere i destini del Mediterraneo, riteniamo di dover segnare questa nostra preoccupazione con una non partecipazione al voto sul documento.
Forse sarebbe stato più opportuno orientarci immediatamente come ci era sembrato con la predisposizione di una mozione di natura preliminare con la richiesta di non messa ai voti dei documenti proposti.
Siccome questi sono processi che richiedono un approccio graduale, ci sembra di dover testimoniare anche per la storia di questa nostra istituzione il fatto che noi non riteniamo di entrare nel momento della votazione, cioè dell'espressione di giudizio sul documento.
Abbiamo partecipato al dibattito, abbiamo espresso le nostre.valutazioni sui problemi e sui comportamenti.
Riteniamo che questa non sia una sede deputata a deliberare in materia un'assemblea deve esercitare i poteri che ha. Siccome noi non siamo titolari di politica estera, probabilmente abbiamo toccato il tetto non sfondabile, secondo il punto di vista del Gruppo liberale, dei limiti posti, non limiti giuridico - politici, bensì limiti di decenza, se mi consentite, ai dibattiti che avviamo. La nostra posizione probabilmente è sbagliata, noi siamo portatori del dubbio e sappiamo che all'interno di tutto quello che facciamo c'è un elemento d'errore.
Poiché una parte di quello che facciamo è viziata dall'errore tipico del comportamento umano, nella misura in cui il nostro comportamento fosse sbagliato, è produttivo di qualche ragione di riflessione che dovrà probabilmente presiedere agli argomenti che portiamo in questa sede e a come affrontiamo questi argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, anch'io vorrei fare una dichiarazione molto breve in ordine agli ordini del giorno che verranno votati quest'oggi in Consiglio.
Si tratta indubbiamente di argomenti di eccezionale rilevanza politica, che hanno rappresentato argomento di ampia discussione e di polemica nelle settimane e nei mesi scorsi e che hanno visto un confronto importante conclusosi in qualche modo nella sede istituzionale adeguata ed opportuna del Parlamento italiano che ha competenze e responsabilità specifiche sull'argomento.
Ci troviamo in una sede istituzionale che ha responsabilità di altra natura. Riteniamo sia opportuno, essendo questo un organismo politico affrontare anche delle questioni politiche, ma quando le questioni politiche di carattere generale e al di fuori delle competenze dell'organo regionale sono assorbenti rispetto a tutto il dibattito sui problemi di competenza, riteniamo che ci si stia comportando in modo non condivisibile almeno da parte del Gruppo repubblicano.
Per questo motivo anche il Gruppo repubblicano, rispetto a questi ordini del giorno, dichiara che non parteciperà al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Sono pericolose le affermazioni dei colleghi Marchini e Ferrara. In base al loro criterio si dovrebbero valutare gli ordini del giorno prossimi, formulati da qualunque Gruppo, e stabilire quali sono gli argomenti che hanno attinenza con la Regione Piemonte e quali non ce l'hanno. Se l'ordine del giorno proposto dal collega Staglianò è stato sopravanzato da altri ordini del giorno, alcuni raggruppati in uno solo come quello che ha annunciato il collega Rossa, anche se sovente dichiaro di non partecipare alle votazioni, io sento invece l'importanza politica di dovermi esprimere sugli ordini del giorno. Ho letto con attenzione sia quello del collega Staglianò, che quello democristiano, quello comunista e quello socialista e socialdemocratico e devo dire che per i motivi che questa mattina molto lucidamente il collega Marchini ha elencato non posso far altro che votare contro tutti questi ordini del giorno perché gli stessi non tengono conto di quello che è stabilito nello Statuto dell'OLP.
Non vorrei tirare in ballo qualcosa che magari al Presidente pu dispiacere, come per esempio l'episodio di Capucci. Una cosa sono le dichiarazioni di intenti, una cosa sono le-azioni e, in questo caso, gli Statuti.
Che un'assemblea di Consiglieri come questa nel redigere i propri ordini del giorno non abbia tenuto conto dello Statuto della parte in causa, l'OLP, mi sembra irragionevole o semmai riconducibile a quelle battaglie di parte politica a cui si richiamava il collega Marchini, che qui non dovrebbero essere di casa, non avrebbero motivo di esistere proprio perché riproducono esattamente quelle discussioni politiche che avvengono nelle sedi dei partiti o nel Parlamento nazionale.
Malgrado queste osservazioni, il fatto che nessun ordine del giorno abbia tenuto conto che l'OLP è un'organizzazione militare che ha nel suo Statuto la distruzione completa di Israele, ma si sia invece tenuto conto delle volontà di pace, delle dichiarazioni, delle colombe, insomma di tutta quella mercanzia che fa parte della propaganda pacifista, che ormai noi ben conosciamo da 40 anni ma che ha avuto come risultati le invasioni degli altri Stati, i massacri, tutto sempre ricoperto da un bellissimo disegno picassiano, mi sembra sia un'ipocrisia.
Dichiaro che darò voto contrario a questi ordini del giorno proprio perché non tengono conto di aspetti che per .dei legislatori dovrebbero essere essenziali, cioè lo Statuto dell'OLP che parla chiaro. Non voglio ripetere quello che ha detto benissimo il collega Marchini. Allora chi vota questi ordini del giorno vota per il riconoscimento. Sarà questione di tempi, il collega Staglianò lo vuole domani mattina, i colleghi del PCI dopodomani, gli altri colleghi magari tra un mese.
Le condizioni ben precise si attuano non facendo dichiarazioni di pace che ben conosciamo, ma cambiando lo Statuto, riconoscendo lo Stato di Israele, cioè cambiando quelle che sono le basi alle quali una persona che anche si dica volenterosa di pace per entrambe le parti contendenti possa riferirsi.
Io non posso riferirmi democraticamente, onestamente, ad una forza come l'OLP che ha nel suo Statuto dichiarazioni di sterminio di 5 milioni di persone. Ci vuole un bel coraggio ad iscrivere degli ordini del giorno come questi.
Per questo motivo voterò contro tutti gli ordini del giorno presentati da quello del collega Staglianò a quello unificato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Intendo denunciare lo strumentalismo della maggioranza, la quale per tentare di occultare le proprie divisioni interne cerca appigli impropri.
In questo Consiglio, all'inizio della legislatura, durante la prima seduta a cui ho partecipato, il 1° agosto scorso, è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno di apprezzamento della carta dei diritti dell'uomo e di riprovazione per le sue violazioni; agli inizi di settembre è stato approvato un ordine del giorno sulla condanna dell'apartheid. Se, perci la maggioranza ha paura ad ogni piè sospinto di dimostrare le proprie divisioni, ce lo dica, ma non è accettabile che essa si arrampichi sui vetri della pertinenza degli argomenti da trattare.
Viene attaccato, in ogni circostanza, il ruolo dell'opposizione, quando è ormai evidente, rileggendo gli atti di questa assemblea, che l'attività del Consiglio viene tenuta in vita esclusivamente dalle iniziative dell'opposizione. Se fosse dipeso dalla maggioranza, i Consigli nell'ultimo mese e mezzo non sarebbero stati nemmeno convocati. In questa assemblea della Fiat e dei suoi risvolti regionali, nazionali ed internazionali se ne è parlato per iniziativa dell'opposizione; della morte di una sedicenne all'Ospedale S. Anna, della tutela della libera scelta della donna e della maternità se ne è parlato per iniziativa dell'opposizione. E così via.
Questo intendo denunciare, perché ci troviamo di fronte ad un attacco politico delle prerogative di ciascun Consigliere e di ciascun Gruppo.
Nel merito specifico della questione che oggi abbiamo affrontato, penso che occorra davvero mantenere quella serenità a cui cercavo di appellarmi inizialmente illustrando l'ordine del giorno presentato dal mio Gruppo.
Riguarda la volontà di cogliere i processi politici che sono in atto nel momento in cui essi si realizzano. E' stato richiamato lo Statuto dell'OLP più o meno a sproposito, ma non voglio riprendere tutti i temi che sono stati toccati. Quello che è chiaro è che non si vuole tenere conto delle dichiarazioni politiche più recenti fatte ad Amman dall'Esecutivo nazionale palestinese, il quale si è detto disponibile a dichiarare contestualmente il riconoscimento dello Stato di Israele e l'affermazione di una propria identità statuale. A proposito della legittimità del riconoscimento dell'OLP, il collega Marchini usa troppa saccenza, parlando di argomenti che forse nemmeno conosce bene. Sicuramente si confonde. Infatti, il Consiglio nazionale palestinese è un organismo di natura parlamentare che in quanto tale, raccoglie le espressioni politiche diverse che compongono un popolo. Ed è qui l'intelligenza politica che dovremmo saper dimostrare tutti quanti, dal più piccolo Comune fino alla più alta istituzione del nostro Paese. Dovremmo avere la maturità politica di collocarci in rapporto ai processi ed anche alle lotte politiche che dentro un Parlamento, in questo caso palestinese, si svolgono.
Del primo ordine del giorno dei Gruppi socialista e socialdemocratico che non contiene tutte le istanze ed i passaggi contenuti nel mio ordine del giorno, ne ho apprezzato l'esposizione del collega Tapparo. Ma quello che ci è stato prospettato è semplicemente un pasticcio che cerca di mettere assieme cose che assieme non possono stare. Si intende continuare a portare avanti una finzione, svicolando dalla cruna dell'ago da cui occorre passare per costruire la pace in Medio Oriente. Occorre fare i conti con la rappresentanza che un popolo ha deciso di darsi, con tutte le contraddizioni che questa si porta dietro.
L'ordine del giorno unificato che viene prospettato non può essere minimamente accoglibile da parte mia. Mi riservo, quindi, di chiedere la votazione punto per punto del documento di DP presentato all'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, dei cinque minuti concessimi per dichiarazione di voto, io ne spenderò la metà, credo, per manifestare l'avvilimento che è mio personale, ma che è condiviso da tutto il Gruppo MSI, sulla conduzione sullo svolgimento e sulla conclusione di questa seduta. E' semplicemente indecorosa.
Quando si è accettato, quando tutti i Capigruppo sono stati concordi nell'accettare, che venisse portato in quest'aula il problema del riconoscimento ufficiale dell'OLP, ci si poteva collocare di fronte a questo tema su posizioni diverse, come ci si è andati collocando, ci si pu pronunciare in termini favorevoli, ci si può pronunciare, come noi abbiamo fatto, in termini contrari, ma non si può affrontare un problema di questa dimensione, affrontare un problema che è così tragico perché comporta veramente l'esistenza fisica, la vita di migliaia e migliaia di persone così come il Consiglio regionale del Piemonte stamane, e non credo per colpa nostra, ha fatto.
Vi sono argomenti seri che vanno trattati, se li si decide di trattare con la dovuta serietà. Abbiamo invece assistito ad un dibattito che è andato via via sfilacciandosi dopo i primi appassionati interventi che abbiamo riconosciuto essere di altre parti politiche sino alla conclusione temporanea intervenuta all'incirca due ore e mezzo fa, quando si sono sospesi i lavori del Consiglio per cercare di unificare i documenti presentati da parte della maggioranza o da parte di alcune forze politiche della maggioranza.
Esistevano difatti un documento di DP, un documento del PCI e sono venuti poi ad aggiungersi i documenti di tre Gruppi di maggioranza.
Sulla richiesta di interruzione si è insistito per oltre due ore e mezzo, siamo arrivati da una seduta che ha avuto inizio abbastanza regolarmente, alle 9,30 alle 16,10 per trovare che cosa? Per trovarci messi di fronte ad un documento ancora parziale, che non rispecchia l'orientamento di tutta la maggioranza, perché è firmato soltanto da democristiani, da socialisti e da socialdemocratici. Nel constatare questo io non intendo fare, collega Brizio,alcuna strumentalizzazione. Prendo atto di come si sono svolti i fatti, prendo atto delle posizioni differenziate ed espresse in modo differenziato da Ferrara e da Marchini. E allora devo dire che personalmente non trovo del tutto errata la tesi svolta da Marchini che questi documenti potrebbero essere anche considerati improponibili perché esulano completamente - e mi sono permesso di dirlo in sede di intervento - da quelle che sono le competenze strette della Regione. Però, questo principio lo si sarebbe dovuto far valere anche in altre occasioni e-non lo si può invocare od accettare soltanto in questa.
Deciso di affrontare l'argomento, bisogna stare al gioco, e questo è veramente un gioco condotto avanti sino a quest'ora, e prendere posizione.
Non staremo a rifare tutta la storia dell'OLP che abbiamo cercato di delineare dal nostro punto di vista, secondo le nostre idee, stamattina.
Diciamo semplicemente che siamo contrari al documento di DP, che prendiamo però in considerazione esprimendo un voto contrario.
Siamo contrari al documento del Gruppo, comunista, che prendiamo per in considerazione esprimendo un voto negativo.
Non partecipiamo invece alla votazione del terzo documento, espressione di una parte della maggioranza, perché siamo- veramente indignati per il modo come si è arrivati a condurre questa seduta.
Quindi non voteremo sul documento di tre Gruppi della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel mio intervento ho detto che noi volevamo votare il nostro ordine del giorno, quindi sapevamo che sarebbe stata improbabile una conclusione unitaria a tutti i costi.
Ritenevamo però utile un confronto che mettesse in grado tutti di potere seguire con la dovuta attenzione i percorsi attraverso i quali si potesse arrivare a delle intese. Il senso del confronto è il sale della democrazia è il sale che nella democrazia è fondamentale del rapporto tra i Gruppi. E' veramente strano, ma cercherò anche di darvi una spiegazione perché non sono sprovveduto. E' strano che il nostro Gruppo, che aveva addirittura manifestato la disponibilità a concordare sui punti dispositivi essenziali del testo elaborato dai Gruppi socialista e socialdemocratico, non sia stato messo nelle condizioni di potere partecipare a questo confronto.
Questo è un elemento che ci preoccupa per il suo risvolto vero. Ad un certo punto rispetto all'enunciazione che ogni Gruppo ha fatto delle sue posizioni, anziché partire da quelle per arrivare e delle intese, ha prevalso una grande preoccupazione, un'eccessiva preoccupazione. I frutti poi si 'sono visti: una chiusura della maggioranza, tant'è vero che si è riunita la maggioranza e poi sappiamo che non viene presentato un documento della maggioranza, quindi c'è una contraddizione che mi sembra clamorosa.
Comunque, il terreno possibile di confronto non c'è stato. Questo è un punto preliminare e ce ne dispiace, soprattutto perché i dibattiti sono un insieme di documenti iniziali, di interventi e poi di conclusioni. Ho detto che noi ricavavamo dagli interventi dei compagni Tapparo e Mignone gli elementi interpretativi e rafforzativi di quanto in quel documento era scritto.
Per quanto ha detto, a nome del Gruppo comunista, la compagna Dameri c'era larga disponibilità ad ottenere un traguardo unitario con le altre forze che fossero state disponibili. Questo rischia di rendere molto oscuro, poco decifrabile e poco serio il senso stesso dei dibattiti.
A che cosa servono gli interventi se poi non c'è un terreno di passaggio da quegli interventi a conclusioni se il confronto non viene messo a disposizione dell'opinione degli altri? Considero anche grave che due Gruppi della maggioranza anziché registrare,come sarebbe stato serio e normale, che non erano d'accordo sulle conclusioni degli altri tre Gruppi della maggioranza hanno invocato questioni di metodo. Intanto serietà vorrebbe che le questioni di metodo venissero poste prima e non dopo. E' comodo dire: "non siamo d'accordo sul metodo", quando il merito non è soddisfacente.
Sarebbe opportuno fare una valutazione sui metodi e sulle modalità di inserimento dei dibattiti di carattere internazionale. Vorrei ricordare che questa regola non è mai valsa, non è mai stata invocata, anzi se quando noi eravamo in maggioranza avessimo osato proporre tali questioni, saremmo stati accusati di strumentalità per evitare guai alla maggioranza. Non l'abbiamo mai fatto. Ricordo che dall'80 in poi il martello veniva usato sistematicamente sull'argomento internazionale. Ricordo i dibattiti sull'America Latina, sulla Polonia sull'Afghanistan, che venivano usati con grande strumentalità. Allora ci si sarebbe scandalizzati profondamente se noi avessimo fatto osservazioni sul tempo più ristretto. Allora, oggi non è serio dire una cosa che è diversa dalla realtà, dire che il Gruppo repubblicano ed il Gruppo liberale facenti parte di questa maggioranza, non aderiscono all'ordine del giorno per questioni di metodo quando le questioni sono di merito. Se ristabiliamo questi punti, comunque, non viene recuperato il senso profondo di irritazione.
Sono costretto ad improvvisare sulla proposta che ha la firma del PSI del PSDI e l'assenso della DC. Noi riteniamo che ci sia uno scarto fra il primo documento e le dichiarazioni rese, che ne sono state supporto, e le conclusioni.
C'è un punto rilevante, mi permetto di dire, ed è quello del giudizio del Governo. L'aver sottratto questo punto rende una differenza apprezzabile nel merito. Per la nostra posizione, che abbiamo assunto a livello nazionale e che ribadiamo qui, quel punto dovrebbe esserci.
Ci interesserebbe sapere, per esempio, dai Gruppi socialista e socialdemocratico, quali sono le ragioni per cui è stato levato e se non intendono ripristinarlo. Registriamo il fatto che su questo atto la maggioranza è divisa.
Sulle questioni internazionali non c'è da menarne più tanto scandalo.
Allora è bene non farci fare troppa ginnastica, è bene dire le cose come stanno ed esporsi per quello che sono. Ha più comprensibilità democratica questo atteggiamento che non i raggiri e le cause fasulle.
Rilanciando la questione del giudizio, punto che esisteva a cui avevamo dato grande importanza, il nostro atteggiamento ci spinge a votare il nostro ordine del giorno, a considerare con rammarico l'occasione perduta non da noi, ma fatta perdere a noi e forse ad altri, di convergere su una posizione che sarebbe stata più forte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

E' questa una conclusione laboriosa e faticata, forse non brillante però non mi sentirei di dire che è la prima volta che ciò avviene. Abbiamo affrontato dibattiti molto importanti, di politica estera che non si sono conclusi nella giornata con la votazione di un ordine del giorno, ma con un rinvio a sedute successive proprio per trovare un'ampia convergenza dei Gruppi. Altre volte ogni Gruppo ha votato il proprio ordine del giorno. Non c'è quindi niente di nuovo e niente di particolare se la confluenza della maggioranza è parziale.
Non v'è stata la possibilità di un confronto più stretto nella fase preparatoria, anche perché si è deciso di votare oggi un documento anzich attuare quel rinvio che avrebbe forse consentito una più soppesata e più attenta valutazione dei vari documenti. Il nostro Gruppo, che è mosso da grande senso di responsabilità, ha ritenuto di cogliere tutto quello che era possibile per raggiungere una certa convergenza: purtroppo non si è potuto trattare una convergenza più ampia. Siamo mossi da grande senso di responsabilità, non rinunciamo a portare nel documento alcune modifiche sostanziali, inevitabili. Riteniamo di aver lavorato seriamente per giungere ad un accordo più ampio, ma non è stato possibile.
Il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Esprimo disagio nel rileggere tutti questi ordini del giorno che sembrano troppo furbi, troppo lunghi, troppo attenti a soppesare tanti distinguo, quando molto probabilmente sarebbe stato meglio per l'assemblea non incorrere nel "pasticcio" che si è verificato ieri in Provincia. Su queste cose, non è possibile agire con linearità e chiarezza se si subordina il dibattito alle pure e semplici esigenze di politica interna e di mantenimento di determinate maggioranze e di determinati equilibri.
Gli aspetti fondamentali restano, al di là delle parole scritte in questi ordini del giorno: il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese come di tutti gli altri popoli, la considerazione delle sofferenze che determinate situazioni causano alle popolazioni, agli uomini, alle donne, ai bambini.
Questo deve venire prima di tutti i piccoli e meschini giochi di equilibrio per mantenere in piedi determinate coalizioni. Se guardiamo alla storia dei nostri Paesi, alla storia dell'Europa ed al ruolo che ha giocato nel mondo penso che non abbiamo nulla da insegnare né per quanto riguarda il passato, né per quanto riguarda l'immediato presente, dato il profondo coinvolgimento dell'Italia nel destino del mondo, per quanto riguarda la nostra appartenenza a blocchi, a schieramenti precostituiti, a logiche di dominio e per il ruolo del nostro Paese nel commercio e nel traffico delle armi.
Non abbiamo molto da insegnare, anzi ben poco, se non nulla, per quanto riguarda questa ricerca, questo sforzo che determinati popoli sostengono per affermare il diritto all'esistenza.
Una volta detto che è giusto richiedere che i popoli che vivono nella zona della Palestina, Israele ed il popolo palestinese, abbiano diritto reciproco a riconoscersi e ad esistere con confini e territori stabiliti e garantiti da leggi e normative internazionali, per quanto riguarda le dichiarazioni di voto, voterò favorevolmente i punti in cui si afferma questo, ma mi asterrò laddove, con atteggiamento poco responsabile, si cerca- di dare troppi insegnamenti- ad un popolo che non credo abbia nulla da imparare, almeno da noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Voterò a favore dei documenti di DP e del Gruppo comunista e voter contro il documento presentato dai Gruppi socialista e socialdemocratico.
Avrei votato a .favore se il documento fosse rimasto nella stesura originaria.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto passiamo alla votazione dei documenti che sono giunti alla Presidenza.
Informo il Consiglio che durante la votazione possono essere presentati emendamenti ai documenti finora giuntimi.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Il nostro sforzo è stato sin dall'inizio quello di cercare di far convergere il massimo delle forze su quei punti che ritenevamo irrinunciabili come l'autodeterminazione del popolo palestinese.
Proseguendo in questo tentativo, intendo ritirare il mio ordine del giorno e presentare degli emendamenti che ritengo qualificanti al documento del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

Prendo atto quindi che l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò è stato testé ritirato.
Possiamo pertanto passare alla votazione dell'ordine del giorno presentato dai Gruppo comunista, al quale sono stati proposti degli emendamenti da parte del Consigliere Staglianò, che vi leggo: 1) al quarto comma dopo le parole "contro il quartier generale dell'OLP che," sopprimere il resto del comma ed aggiungere: "puntando a decapitare il vertice dell'OLP, rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo del negoziato politico e diplomatico in corso, volto a ricercare una soluzione alla crisi in Medio Oriente attraverso il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e la costituzione di uno Stato Federativo giordano-palestinese;" 2) all'ottavo comma sopprimere le parole "sviluppando coerentemente l'azione svolta.dal 1974 ad oggi" ed aggiungere dopo le parole "popolo palestinese": "sviluppando coerentemente l'azione svolta dal 1974 ad oggi e rendendo...".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono approvati.



(I Consiglieri Ferrara e Fracchia escono dall'aula e non partecipano alla votazione)



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno nel testo modificato. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte e s p r i m e la più ferma condanna del grave atto di terrorismo del dirottamento del Boeing 737 egiziano operato da gruppi fanatici che agiscono consapevolmente contro il processo di pace, collocandosi con la barbarie dei loro atti al di fuori delle regole elementari della convivenza civile, tra i popoli e tra gli uomini r i b a d i s c e che mai, in nessun modo, atti di terrorismo possono trovare giustificazione politica, né attenuazione dell'azione repressiva s o l l e c i t a una pronta iniziativa da parte del Governo per una serie di misure preventive atte ad individuare e a bloccare i fautori di atti terroristici anche attraverso nuovi accordi di cooperazione internazionale e v i d e n z i a la drammatica escalation di tensione che si è determinata nell'area del Medio oriente e su tutto il Mediterraneo negli ultimi mesi, in particolare con l'incursione militare israeliana a Tunisi contro il quartier generale dell'OLP che, puntando a decapitare il vertice dell'OLP, rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo del negoziato politico e diplomatico in corso volto a ricercare 'una soluzione alla crisi in Medio Oriente attraverso il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e la costituzione di uno Stato Federativo giordano-palestinese e s p r i m e il proprio apprezzamento all'operato del Governo nella vicenda del sequestro della nave italiana 'Achille Lauro', che ha ottenuto la salvezza della vita di cittadini sequestrati, che ha garantito, nel rispetto delle alleanze internazionali, la sovranità e l'autonomia dell'iniziativa dell'Italia r i t i e n e inaccettabile e controproducente per gli interessi della pace la posizione di coloro che, identificando la maggioranza dell'OLP, guidata da Yasser Arafat, come direttamente responsabile di atti di terrorismo internazionale rischia di chiudere ogni spazio alla possibilità del popolo palestinese - legittimamente impegnato nella lotta in Cisgiordania per liberare i territori occupati da 18 anni da Israele, 'territori arabi abitati da popolazioni arabe - di essere protagonista di un'efficace soluzione negoziata che parta dal riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele e del diritto dei palestinesi alla propria patria a u s p i c a un'iniziativa del nostro Paese tesa a favorire ' l'azione di tutti coloro che, in tutti i campi negli Stati arabi come in Israele come nel movimento palestinese intendano muoversi in direzione di soluzioni pacifiche', per una conclusione della crisi medio-orientale che riconosca il diritto del popolo palestinese alla propria autodeterminazione ed alla propria rivendicazione nazionale ed il diritto dello Stato di Israele alla propria sicurezza c h i e d e al Governo italiano di riconoscere ufficialmente l'OLP quale unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese, sviluppando coerentemente l'azione svolta dal 1974 ad oggi e rendendo realizzabili, con questo atto già compiuto da numerose nazioni democratiche, dalla grande maggioranza degli Stati arabi, posto come condizione preliminare al negoziato con Israele da Paesi come la Giordania - che ha elaborato con l'OLP un'ipotesi di soluzione statuale attraverso la costituzione di uno Stato Federativo giordano-palestinese - i .diritto dei palestinesi ad un pieno riconoscimento negli organismi internazionali anche al fine di rafforzare la ricerca della soluzione negoziale del problema medio-orientale i n v i a il presente ordine del giorno al Segretario Generale delle Nazioni Unite, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri al Consiglio Nazionale Palestinese, alla rappresentanza italiana dell'OLP all'Ambasciata dello Stato di Israele. Ne dispone l'inoltro immediato agli organi di informazione e la pubblicazione sul prossimo numero di 'Notizie' della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 17 voti favorevoli e 32 contrari.
Passiamo ora al documento dei Gruppi socialista e socialdemocratico al quale sono state apportate delle modifiche.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Noi chiediamo che dopo le parole "la validità del comportamento" siano aggiunte le parole "e di giudizio".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ringrazio il collega Bontempi per la proposta che ha fatto e che permette di dare una risposta alla critica che aveva fatto nel suo intervento.
Mi sono consultato con il collega Mignone e riteniamo di dire che non è possibile da parte, nostra accettare questo suggerimento perché il documento è frutto di un consistente lavoro dopo aver superato una serie di difficoltà.
Sono stati usati degli aggettivi molto rilevanti, anche pesanti, sullo svolgimento del dibattito che da un lato 'mostrano gli stati d'animo, ma dall'altro credo facciano onore a questa assemblea che ha discusso di un problema di grande rilevanza e ha rivelato la genuinità e l'autenticità delle posizioni politiche dei Gruppi. Non si tratta di menare scandalo. Il collega Brizio ha rilevato che già in altre occasioni è stata rinviata la conclusione di un dibattito.
Il documento sta raccogliendo l'adesione della DC, del PSDI e del PSI ed interpreta lo stato d'animo che è nella nostra comunità, che è tra di noi ed interpreta nel modo giusto la situazione perché mentre riconosce il diritto del popolo palestinese, afferma anche il diritto del popolo israeliano di vivere in pace; riconosce l'impegno e lo sforzo del Governo in questa vicenda perché nell'area del Mediterraneo si arrivi finalmente ad una prospettiva di pace alla quale il nostro Paese è più che interessato come lo è tutta l'Europa.
Qui stanno le ragioni, signor Presidente, per le quali questo documento, nonostante gli appelli a più larghe convergenze, non può essere modificato nemmeno di una virgola.
Noi crediamo di rappresentare così le attese della comunità piemontese e di prestare un grande servizio al grosso impegno di pace nel quale il nostro Paese è impegnato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che per molti versi questo sia uno scenario nuovo. Noi abbiamo presentato un emendamento squisitamente di merito su un punto importante.
Ho sentito moltissime chiacchiere, moltissime parole, ma non una risposta a questo punto. Questo fatto dimostra ulteriormente che si poteva forse fare un'operazione di grande interesse nel merito delle questioni, nel merito politico di un problema che ha occupato gli italiani, la vita politica e l'opinione pubblica per lungo tempo. Oggi, non ci viene risposta dal Capogruppo socialista, ma si dice sostanzialmente: "Guardate, non abbiamo messo quel punto perché ci hanno obbligati a levarlo". Questa è la vera motivazione.
Di fronte a questo fatto, considerando che la lesione in termini di confronto è stata addirittura aumentata, non diminuita, crediamo, non so se i compagni socialisti siano d'accodo, che su questa valutazione hanno riportato un bel successo. Eravamo disponibili ad astenerci. Non si è discusso con noi. Dopo le motivazioni del collega Rossa, per protesta contro questo comportamento, noi dichiariamo di non partecipare al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Dichiaro che la Lista Verde Civica non parteciperà al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Dichiaro che il Gruppo MSI-DN non parteciperà al voto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, ponga in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Bontempi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 22 contrari e 2 astensioni.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno nel testo originario presentato dai Gruppi socialista e socialdemocratico al quale ha aderito il Gruppo DC.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte e s p r i m e la più ferma condanna del criminale atto terroristico compiuto da un gruppo di assassini arabo-palestinesi contro l'aereo di linea egiziano dirottato su Malta e sfociato nel tragico massacro di tanti inermi cittadini r i l e v a con angoscia il ripetersi di questa ondata di violenza e di terrorismo che coinvolge tutti i Paesi del Mediterraneo, con chiaro obiettivo di minare irreversibilmente i tentativi di realizzare in questa area l'avvio di un processo di convivenza pacifica r i c o r d a il gravissimo fatto dell "Achille Lauro', nel quale è stato assassinato un cittadino americano, nonostante tutti gli sforzi realizzati dal Governo italiano che è riuscito à salvare la vita a centinaia di persone e gli attentati terroristici al plastico avvenuti nei mesi scorsi a Roma contro locali pubblici e sedi di ambasciate nei quali sono stati coinvolti anche semplici cittadini c o n v i n t o che la via per sconfiggere la violenza ed il terrorismo non sia-quella di percorrere la stessa strada della rappresaglia, di cui il recente raid dell'aviazione israeliana all'OLP in Tunisia ne è un'altra prova, che non trova comunque giustificazione, anche nell'intento di salvaguardare il legittimo diritto inalienabile di Israele alla propria esistenza come Stato r i b a d i s c e la necessità di perseguire in tutti i modi la via dei rapporti pacifici fra tutte le forze in gioco nel bacino del Mediterraneo c o n s i d e r a che la soluzione alla perdurante situazione di tensione, di terrorismo e di guerra che via via si presenta in Medio Oriente e che oggi tende ad estendersi, possa trovare soluzione solamente con il riconoscimento concreto del diritto del popolo palestinese alla propria autodeterminazione, nel rispetto dell'esistenza dello Stato di Israele r i t i e n e che l'OLP possa costituire il rappresentante legittimo e riconosciuto del popolo palestinese e delle sue istanze e per tale ragione tale processo va sostenuto affinché l'OLP possa interpretare in modo adeguato il proprio ruolo, costituendo l'elemento di coagulo e di espressione del popolo palestinese, più autentico ed autonomo da interessi particolari di singoli Stati e potenze; ma per rendere legittima tale rappresentanza l'OLP deve ripudiare ogni forma di terrorismo e deve farsi attivo promotore di un controllo serrato dell'attività di quelle frange criminali arabo palestinesi che praticano il terrorismo, considerando tale forma di lotta controproducente per gli interessi e gli obiettivi del popolo palestinese e riconoscere la legittimità dell'esistenza dello Stato di Israele ed il pieno diritto ad esistere chiede al Governo italiano, di cui riconosce la validità di comportamento nella vicenda dell "Achille Lauro' e negli ultimi casi di terrorismo avvenuti nel bacino del Mediterraneo di continuare ad operare affinch l'OLP possa sempre di più costituire l'elemento di riconosciuta rappresentanza del popolo palestinese, sino ad arrivare, in tempi adeguati al riconoscimento ufficiale dell'OLP da parte dell'Italia auspica inoltre che nel quadro del regolamento globale di pace, che interessa tutti gli Stati della regione, mettendo in rilievo la necessità di realizzare il più alto concorso e la più costruttiva convergenza internazionale, l'Italia potrà favorire ogni sforzo tendente a facilitare una soluzione giusta della crisi, valorizzando comunque e sempre l'opzione del negoziato, che riguarda principalmente Israele e la Giordania ed anche la Siria e l'Egitto, con un'associazione nelle forme adeguate dell'OLP, che potrà svolgere appieno il suo ruolo in tale processo solo se seguirà senza riserva la via del negoziato politico i n v i a il presente ordine del giorno al Segretario Generale dell'ONU, al Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, al Ministro degli Esteri, agli Ambasciatori degli USA ed Israele, alla rappresentanza dell'OLP in Italia, oltre che ai quotidiani ed ai notiziari televisivi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato cori 26 voti favorevoli, 1 contrario e 3 astensioni.
Convoco la conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari e comunico infine che il Consiglio verrà convocato a domicilio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,55)



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