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Dettaglio seduta n.2 del 02/07/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che i Gruppi consiliari hanno trasmesso l'elenco dei membri che formeranno la Giunta delle Elezioni, la Commissione Regolamento, la Commissione consultiva per le Nomine, ai sensi dell'art. 14 del Regolamento del Consiglio.
Giunta delle Elezioni D.C. Devecchi, Penasso P.C.I. Biazzi, Sestero P.S.I. Maccari MSI-DN Carazzoni P.R.I. Vetrino P.L.I. Santoni P.S.D.I. Benzi



LISTA VERDE C. Pezzana



LISTA VERDE Ala

D.P. Tridente Commissione Regolamento D.C. Brizio, Ottaviano, Ratti P.C.I. Bontempi, Dameri, Ferro P.S.I. Rossa, Tapparo MSI-DN Majorino P.R.I. Fracchia P.L.I. Turbiglio P.S.D.I. Cerutti



LISTA VERDE C. Pezzana



LISTA VERDE Ala

D.P. Tridente Commissione Consultiva Nomime D.C. Brizio, Nerviani, Petrini P.C.I. Avondo, Bontempi, Bruciamacchie P.S.I. Moretti, Croso MSI-DN Majorino P.R.I. Vetrino P.L.I. Marchini P.S.D.I. Mignone



LISTA VERDE C. Pezzana



LISTA VERDE Ala

D.P. Tridente


Argomento:

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che sono in congedo i Consiglieri: Santoni e Valeri.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle adunanze consiliari del 21 22, 25, 26 e 27 marzo 1985, non essendovi osservazioni, s'intendono approvati all'unanimità. Anche il processo verbale dell'adunanza consiliare del 17 giugno 1985 s'intende approvato, ma, con l'astensione dell'MSI-DN.
Al riguardo il Consigliere Carazzoni chiede di intervenire. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Comunico che rispetto alla precedente seduta del Consiglio regionale il nostro gruppo si asterrà perché sta valutando opportune misure, che proporremo nelle sedi più idonee, dato che è nostra convinzione che il Gruppo MSI-DN è rimasto vittima di una ingiustizia, la quale si potrà forse riparare in altra sede.



PRESIDENTE

Prendiamo atto della dichiarazione che, per altro, il Consigliere Carazzoni aveva già fatto al momento dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza. Il concetto della minoranza dovrebbe essere meglio specificato con una correzione allo Statuto e al Regolamento. I Gruppi hanno già proposto modifiche allo Statuto, che però finora non sono ancora state approvate, in quanto le Commissioni parlamentari non hanno mai risposto in proposito.
La Commissione Regolamento potrà formulare queste proposte.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto: Elezione del Presidente e della Giunta


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g.: Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto - Elezione del Presidente e della Giunta.
Alla Presidenza non è pervenuto nessuno documento statutario con il programma e le sottoscrizioni dei Consiglieri. Rilevo l'assenza di tale documento statutario, pertanto si potrebbe chiudere la vicenda. Pur tuttavia dobbiamo rilevare che ogni qualvolta ci si è trovati di fronte a situazioni siffatte, si sono aperte le dichiarazioni dei vari Gruppi che hanno espresso le loro opinioni rispetto al punto iscritto all'o.d.g.
Pertanto do la parola ai Gruppi consiliari. Chiede di parlare il Consigliere Bontempi, ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei conoscere l'ordine degli interventi. Poiché è in corso la trattativa per la formazione di un nuovo governo, sarebbe opportuno che coloro i quali hanno partecipato a queste trattative informino il Consiglio.



PRESIDENTE

Il Regolamento stabilisce che al Presidente spetta di ordinare gli interventi dei singoli Consiglieri in modo produttivo per i lavori dell'assemblea. Quindi, mi pare giusto che si acceda a qualche informazione se qualcuno ritiene di darla. Io non ho informazioni da dare.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendiamo atto innanzitutto che i rappresentanti della nuova maggioranza rifiutano di fornire indicazioni sullo stato attuale delle trattative.
Non resta altro che analizzare freddamente i risultati elettorali del 12 maggio scorso, dai quali vogliamo prendere le mosse per questo nostro intervento e che offrono tre inconfutabili elementi di valutazione.
Primo dato certo è, anzitutto, il limpido successo ottenuto dal MSI che aumenta i voti, in percentuale, in seggi. Passando dal 4% delle elezioni regionali 1980 al 5,5% di oggi, la Destra in Piemonte raggiunge e supera fatto "storico" perché mai prima d'ora verificatosi in una consultazione a carattere amministrativo - il risultato, già buono, delle ultime elezioni politiche; e si colloca, nello schieramento dei partiti, al quarto posto assoluto, alle spalle della D.C., del P.C.I., del PSI; ma davanti al PRI al PLI, al PSDI. Per il MSI la tendenza alla crescita si è manifestata in modo uniforme su tutto il territorio regionale con punte più accentuate nella provincia di Novara, dove abbiamo conquistato il nostro terzo seggio e registrato - con legittimo orgoglio anche campanilistico che i colleghi vorranno permetterci - l'exploit di Verbania, balzata al 12%, con una percentuale che è, per la Destra, la più alta di tutto il Piemonte.
Questo, dunque, è il primo risultato indiscusso delle recenti votazioni.
Secondo dato, altrettanto certo, è poi la cocente sconfitta riportata dal PCI che - rispetto al 1980 - perde il 3,7% dei propri suffragi e tre seggi, comprendendo il PDUP; e che soprattutto (questa ci sembra essere la constatazione più rimarchevole da evidenziare) si vede preclusa, da questo arretramento elettorale, la possibilità di continuare nell'esperienza delle "Giunte rosse". Possibilità alla quale noi abbiamo sempre guardato con confessata preoccupazione perché - a differenza delle realtà ormai consolidate nelle "isole" di tradizionale vocazione comunista, quali l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Umbria - il fatto d'avere un governo di sinistra egemonizzato dal PCI proprio qui in Piemonte, regione fortemente industrializzata, posta al centro dell'Europa comunitaria, ci appariva senza dubbio più eclatante e, al tempo stesso, più preoccupante, per il "modello" che, in Italia e fuori, si tentava di accreditare. Ora, per fortuna e con soddisfazione nostra, l'esperimento è troncato ed i comunisti sono rimasti a " riflettere su una sconfitta", come anche il collega Bontempi si è visto costretto a scrivere.
Questo, dunque, è il secondo elemento incontestabile offertoci dalle elezioni del 12 maggio.
E veniamo al punto, cioè al terzo ed ultimo dato, che è quello conseguito dai partiti della coalizione di governo centrale, democristiani socialisti, repubblicani, liberali e socialdemocratici. Sotto il titolo "Rafforzato il pentapartito", il Capogruppo democristiano, collega Brizio afferma - lo ha pubblicato l'ultimo numero di "Notizie" - che "poche volte un risultato elettorale è stato così netto ed ha fornito indicazioni più esplicite"; e che "la collaborazione pentapartita fra la DC e l'area socialista-laica è stata rafforzata da crescenti consensi". Sarà ... ma se non ci lasciamo prendere la mano dal trionfalismo, che potrebbe anche risultare immotivato, e ci limitiamo a scorrere le tabelle elettorali con quella freddezza che abbiamo voluto richiamare al principio del nostro intervento, noi allora ci accorgeremo che proprio la DC ha perduto il 2 dei voti ed un seggio; che il PSI ha perso 1'1,3% dei voti ed un seggio che il PSDI ha perso 1'1,3% dei voti; che il PLI ha perso lo 0,8% dei voti e che, in conclusione, a guadagnare in voti, in percentuale, in seggi è rimasto, delle cinque forze politiche, solo il PRI. Complessivamente sempre in raffronto al 1980 - il pentapartito è calato dal 61,9 al 58,5 scendendo da 37 a 36 seggi ... E non crediamo, pertanto, che sia il caso di cantare vittoria, perché in questa circostanza e lo abbiamo dimostrato tanto tripudio ci sembra essere del tutto fuori posto.
Pensiamo che questo debba necessariamente ammettersi come terzo elemento certo, presentato dall'ultima consultazione elettorale. Vero è che in democrazia a contare sono i numeri e che questi, al di là del ridimensionamento che abbiamo ritenuto di doverne fare, lasciano aperta (dobbiamo pur ammetterlo) la concreta possibilità di un cambio di maggioranza nella nostra Regione. Tuttavia, ben 50 giorni sono ormai trascorsi da quel 12 maggio ed in tanto tempo - nonostante l'indicazione esplicita di cui vagheggiava il collega Brizio - ancora il pentapartito non è giunto ad esprimere un governo ed a formulare un programma per il Piemonte. D'accordo, ci sono state di mezzo prima le elezioni referendarie e poi quelle presidenziali: ma ciò non toglie che se è vero che l'elettorato piemontese ha dato prova di voler "voltare pagina" con la bocciatura delle "Giunte rosse", è altrettanto vero che i cinque partiti della coalizione stanno dimostrando - come conferma l'inutile riunione di stamattina - la loro incapacità (o, perlomeno, la loro insensibilità) nel raccogliere prontamente il segnale nuovo scaturito dalle urne. Infatti dopo quasi due mesi inutilmente consumati, siamo tuttora nella fase delle trattative preliminari, intanto prigionieri di una situazione fortemente anomala, che presenta un esecutivo senza la pienezza dei suoi poteri nel quale siedono ben tre Assessori non più componenti di questa assemblea; e che addirittura ulteriormente prorogandosi la "prorogatio" (ci si scusi il bisticcio di parole) vede il Presidente del Consiglio essere contemporaneamente anche Presidente della Giunta: il che può forse solleticare le inclinazioni del collega Viglione, ma è senza dubbio inaccettabile sul piano istituzionale.
Altre forze politiche, ci riferiamo a quanto pubblicato questa mattina da "La Stampa", ci risultano essere già intervenute con una lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio per segnalare l'anomalia della situazione. Noi stessi contiamo di presentare, al termine di questa seduta un ordine del giorno che si propone di fare luce in ordine a quanto qui sta avvenendo e che, ripetiamo, in ogni caso è una situazione che non pu essere procrastinata ancora oltre.
Perché, allora, se la vittoria era tanto chiara ed il risultato così indicativo, tutto questo avviene? Perché, cinquanta giorni dopo, ci si deve ancora affidare ad indiscrezioni o ad illazioni giornalistiche per avere una qualche idea sulle forze politiche, sugli uomini, sui programmi che dovranno guidare e caratterizzare la quarta legislatura? Forse che è indice di rispetto nei confronti di questa assemblea e, più in generale, verso l'opinione pubblica esterna, condurre, non alla luce del sole, lunghi e poco chiari patteggiamenti che, ammesso che abbiano poi a sfociare in un accordo, verranno comunque a suggellare soltanto il completo svuotamento di questo Consiglio regionale? O che dobbiamo sempre essere noi rappresentanti per vostra definizione di una forza antidemocratica, a ricordavi che proprio in questo modo, cioè rimettendosi alla dittatura dei partiti, si mortificano e si sviliscono gli istituti democratici? Noi non osiamo insinuare che tanto ritardo sia dovuto a complicazioni insorte circa la spartizione dei posti da ricoprire e delle poltrone da occupare: lo sospettiamo, è vero, ma non siamo in grado di provarlo con riferimenti precisi.
Denunciamo, però, perché di questo abbiamo le prove, che la soluzione pentapartita alla Regione sia stata subordinata (e rimanga tuttora condizionata) ad un complicato equilibrismo i cui molteplici nodi si debbono prima sciogliere sullo scacchiere nazionale e in conseguenza degli assetti che verranno decisi per i grandi Comuni d'Italia, Torino, Milano Firenze, Roma e così via: ed è contro questo mercato che noi insorgiamo contro questi patteggiamenti, contro questa dimostrazione di insensibilità prendendo posizione avverso la sottovalutazione di tanti problemi drammatici ed urgenti di questa nostra regione, che restano nel frattempo trascurati ed irrisolti e sui quali già pesano questi giorni, queste settimane, questi mesi di sterili alchimie partitiche. Anche perché non vorremmo poi che, protraendosi ancora le trattative per dare vita alla nuova maggioranza ed incontrando un qualche ostacolo che ne ritardi la conclusione, qualcuno se ne venisse fuori con il suggerimento di un governo regionale di salute pubblica, attraverso il quale i comunisti, sonoramente battuti il 12 maggio, ritornerebbero in gioco.
E' un'ipotesi che può anche sembrare fantapolitica.
Ma chi, soltanto due mesi fa, avrebbe mai detto che Natta sarebbe stato ripescato da De Mita e che il PCI avrebbe potuto essere determinante per l'elezione del Presidente della Repubblica? E chi, soltanto dieci giorni addietro, si sarebbe sbilanciato ad ipotizzare che un simile compromesso tra comunisti e democristiani potrebbe ripetersi anche per la nomina del Presidente del Senato? Eppure, l'ambiguità della DC e la passività dei laici, oggi hanno reso possibile tutto questo, cioè offerto ai comunisti ormai sbandati ed in crisi, un insperato salvataggio.
Ecco, non vorremmo proprio che la storia si ripetesse anche qui.
Quindi, se le forze del pentapartito hanno davvero vinto le elezioni (così almeno si afferma) che si spiccino a presentarsi con un organigramma di governo definito e con programmi coerenti e concreti, sui quali certo non sarà fatto mancare il giudizio critico del MSI: ma lo facciano in fretta senza frapporre altri indugi, senza perdere ancora tempo: perché il Piemonte non può aspettare oltre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, ho apprezzato il suo sforzo di interpretare lo spirito della mia richiesta, che non è stata definita preventivamente in sede di conferenza di Capigruppo, ma che sta in quella che lei ha definito proficuità del dibattito e del dialogo tra le forze politiche in Consiglio. Non riteniamo che sia un grande precedente, in un delicato momento di passaggio come questo in cui si lavora per la formazione della nuova Giunta, il trasformare il Consiglio nella faticosissima ricerca di dire due parole o, peggio ancora, con ognuno che dice la sua. Credo che il parlarci dopo quasi due mesi dalla formazione di questa assemblea sia una delle condizioni democratiche di fondo per sapere da dove si parte (e io dico anche dove si arriva).
Registro questo fatto come novità non bella da parte dei rappresentanti dei partiti che - almeno dalle notizie dei giornali - siedono al cosiddetto tavolo delle trattative per la formazione di una ipotetica maggioranza, una maggioranza che non si è ancora formata ma che la volta scorsa con la nomina dell'Ufficio di Presidenza ha fatto valere sul piano dei numeri la sua forza. E' una novità non bella su cui credo ci sia poco da ridere per chiunque, né per chi registra questa che mi pare una ulteriore conferma di una situazione confusa, né per chi è protagonista di questa situazione. Ci aspettavamo stamattina qualche informazione, non ritenendo soddisfatta la condizione di informazione, di dibattito e di confronto tra le forze, a meno che non si voglia più avere il confronto tra le forze politiche, dalle semplici, contraddittorie e non precise informazioni giornalistiche.
Credo sia nostro dovere sottolineare questo fatto e questo legittima ancora di più il discorso che intendevo sviluppare.
La prima questione è sul fattore tempo. Sono ormai passati 50 giorni dal voto e noi per serietà e per onestà intellettuale non facciamo del fattore tempo una questione dirimente ed esclusiva. Ci rendiamo perfettamente conto che mettere in piedi una maggioranza richiede fatica, è una operazione complessa e non ci facciamo attrarre dalla suggestione molto facile di fischiare i falli ogni giorno o settimana che trascorre. Non è questo il discorso, però sul fattore tempo va fatto un ragionamento. Se il tempo scorre attraverso un metodo e una procedura che riesce a rivelare gli elementi di progresso e anche gli elementi di difficoltà, ma che comunque delinea una strada, da parte nostra non c'è un atteggiamento aprioristico e di semplicistica condanna sui ritardi.
L'impressione nostra però è che al fattore tempo si accoppiano questioni non risolte, i grandi problemi della nostra Regione. Oggi di fronte a Palazzo Lascaris c'era la rappresentanza degli inquilini delle case popolari; ci sono le questioni delle fabbriche, quelle dei servizi; ci sono leggi che devono essere riapprovate, ci sono questioni di funzionalità dell'Ente. Il percorso della discussione non è chiaro, non è pubblico addirittura, non abbiamo notizie.
Credo che dobbiamo cominciare ad essere molto preoccupati. Credo che il nostro giudizio, la nostra valutazione non possa mancare, proprio cercando di cogliere il senso di come sono passate queste settimane, di come le abbiamo vissute, di come cominciano a viverle anche i cittadini piemontesi.
Non posso non far risalire questa analisi preoccupata al punto di partenza. Dopo il voto che ha sanzionato una sconfitta del nostro partito in maniera non equivoca - l'abbiamo detto e scritto - c'è stata sul pentapartito una specie di partenza lanciata, ma dico drogata da un clima nazionale più che non da una analisi seria ed attenta dei problemi locali che le elezioni prospettavano a quasi tutte le forze che compongono il pentapartito. E' stato un clima nazionale, un "dover essere" più che una realtà che mettesse in moto reali processi. Non a caso oggi registriamo questa atmosfera strana di sottrazione di informazioni, un rallentamento quasi un momento di guado. L'operazione è partita in maniera lanciata, ma si sta arenando. Lo disse il nostro segretario regionale nella discussione sull'Ufficio di Presidenza: meglio sarebbe stato, ai fini della formazione di una maggioranza, avere più contezza e più coscienza dei problemi che il voto rivelava a molte forze.
Noi, pur intravedendo il quadro che si stava definendo, non abbiamo tentato manovre tattiche. Noi preferiamo che la nettezza, la chiarezza democratica, la chiarezza del responso degli elettori diano, a chi meno di noi è stato punito, l'occasione di giocare le sue chance.
Le chance come sono state giocate? Dall'analisi di una partenza lanciata, drogata, e di un momento di stallo derivano altre riflessioni. La prima. Se non vogliamo fare una semplicistica battaglia sui tempi (anche se registriamo il tempo che passa, i problemi che, a mano a mano che il tempo passa, diventano sempre più gravi), poniamo però una questione sul "come" in un documento del nostro partito. Queste condizioni generali, non poste da noi ma che attengono ad un dibattito, ad un confronto reale e produttivo per dar vita ad un governo per la comunità piemontese, non possono essere assolutamente sottaciute. Per noi si era importante il tempo, ma soprattutto il come e ponevamo due o tre condizioni generali. Intanto che la trattativa avvenisse qui e non a livello nazionale per due ragioni soprattutto perché una nuova maggioranza che nasce non può che partire da un forte slancio, da una forte ricerca, anche tormentata, sui programmi.
E' pensabile che l'accordo nazionale, qualora intervenga, possa farsi carico dei programmi per il Piemonte? E ancora. Perché non diciamo no ad una trattativa che, come sembra dalle notizie dei giornali, viene spostata di peso a Roma? Le Regioni devono tener conto del quadro nazionale, ma devono alimentarsi attraverso la vivacità, la realtà, la vitalità del confronto locale sulle questioni della nostra Regione, o se vogliamo, delle Regioni.
Questo confronto si sta invece spostando. Le difficoltà insorte attengono agli elementi di schieramento e di collocazione dei pesi delle forze politiche. Sono elementi che non ignoriamo perché facciamo politica da anni, ma che non possono essere messi con tanta disinvoltura avanti alle questioni dei contenuti, avanti ai programmi. Noi in questi cinquanta giorni abbiamo avuto grande difficoltà a capire quello che succedeva. I resoconti giornalistici saranno fedeli, ma, se sono fedeli, dirò che cosa mi portano a concludere. La forma ché rende autorevole una nuova compagine che si costituisce è quella che è in grado di misurarsi per la forza dei contenuti, per la forza delle idee che ad essi sottostanno, per la forza degli elementi politici che vengono portati in maniera aperta in un confronto con le forze politiche che può essere anche polemico e critico ma che produce alla fine qualche cosa.
Nel 1975 le sinistre andarono al governo della Regione Piemonte, sulla base di un vero successo elettorale, ma andarono, nonostante le difficoltà numeriche (che non pare avere questo ipotetico pentapartito) sullo slancio di una trattativa molto aperta con tutte le forze. Addirittura sulla base dell'individuazione di alcuni grandi capisaldi si cercò di determinare una maggioranza che partiva come maggioranza di sinistra e che aveva già queste caratteristiche.
Noi non abbiamo visto nulla di tutto questo e le cose stanno andando ben diversamente. Può apparire un po' "retro" questa denuncia? Può sembrare che ripetiamo i canoni classici del confronto democratico? Se è così accettiamo l'accusa. Noi ripetiamo i canoni classici del confronto democratico e riteniamo che quando si deroga a questo, qualcosa non funziona.
Concludendo dico che se le cose vanno come riferiscono i giornali visto che non c'è informazione ufficiale, trasparente e tale da metterci in condizione di valutare la situazione, stiamo all'informazione giornalistica. Non sarà un caso che in almeno venti articoli di giornale si siano avute indiscrezioni, anche contraddittorie, sul toto Assessori, e non si sia avuta una sola notizia sul programma.
Mi rendo conto che le questioni sono complesse, ma almeno si fosse dato un segno di marcia! Addirittura abbiamo avuto anticipazioni su quello che potrebbe essere il panorama del "sottogoverno", definizione che noi rifiutiamo nettamente.
Non abbiamo invece avuto quelle anticipazioni che riteniamo essere la base per un rapporto serio tra le forze politiche e tra queste e il cittadino.
Ma, è proprio vero che non si è parlato di programmi? Non mi importa tanto la conclusione, perché - voglio essere realista - le conclusioni sui nodi programmatici sono spesso difficili. L'esperienza ce lo insegna, ma il senso di marcia, su che cosa si vuole definire, sull'identità di una maggioranza, dopo cinquanta giorni a mio avviso dovrebbe essere dato. Fare i conti con i programmi non è solo un'operazione a tavolino, non basta teoricamente mettere insieme buone teste per determinare un programma.
Il programma vive nella realtà.
Il problema è politico e di come si è partiti, di quale approccio si è dato. Forse qualche incertezza di fondo, che l'altra volta abbiamo chiamato il sistema delle diffidenze, fa velo ad un lavoro lineare che dovrebbe essere svolto proprio a partire dalle cose e dai contenuti.
Sarebbe facile per un partito che, senza manovre tattiche, si predispone ad una seria opposizione, richiamare gli elementi di difficoltà di contenuto, di contrasti, ma su questo non voglio fare leva più di tanto.
Ricordo la legge sull'assistenza, sull'urbanistica, tutte vicende in cui le diverse formazioni politiche che davano vita ad una coalizione si sono scontrate e si sono confrontate sui programmi. Le grandi urgenze della nostra comunità, le questioni dell'occupazione, le questioni delle innovazioni istituzionali ai fini della trasparenza e ai fini del governo e del buon governo, la materia degli Enti locali, delle deleghe, le grandi emergenze dell'ambiente, la questione del come il pubblico si rapporta all'economia sono alcuni temi, ma ce ne sono molti altri. Su questi elementi speravo che ci fosse qualche indicazione. Altrimenti la conclusione diventa amara nel senso che poi l'opposizione può anche divertirsi. Io mi diverto perché in realtà i problemi non mutano di qualità, anzi la qualità tende a peggiorare.
Considero legittimo uno scontro sul nome del Sindaco del Comune di Torino tra due forze qui a Torino, mentre considero molto meno legittimo che questo scontro blocchi l'autonomia non solo formale, ma anche sostanziale delle altre istituzioni e che questo anello possa essere addirittura richiamato come congiunzione con anelli nazionali. Ho detto prima che questo metodo non è condivisibile, lo vogliamo dire senza iattanza ma con fermezza. Segni preoccupanti ci sono e devono preoccupare soprattutto chi sta lavorando.
Il nostro desiderio è quello di metterci davvero a lavorare. Noi comunisti abbiamo necessità di riflettere su quello che è avvenuto nella consultazione elettorale, sulla nostra identità, sul programma da rilanciare e lo vogliamo fare in condizioni possibili. Le condizioni possibili sono una assemblea che funzioni e sono un governo che operi in scelte su cui ci si debba confrontare.
Ma, se questo non avviene, se il risultato di questi cinquanta giorni è il silenzio accoppiato a qualche viaggio a Roma, io dico che le divisioni che sentivamo, su cui non vogliamo neanche lavorare più di tanto, rischiano di essere elementi fatti pesare su tutti. E' uno scaricare ancora una volta sulle istituzioni di problemi che non si ha la forza politica, il coraggio forse la sostanza per affrontarli completamente. Vorrei sperare che i fatti mi smentissero. La nostra forza, con fermezza e senza atteggiamenti distruttivi, deve potersi collocare in una prospettiva seria per far valere contenuti e obiettivi dall'opposizione. Noi temiamo che rispetto ai molti discorsi pre-elettorali e post-elettorali sulla svolta ci si trovi sì di fronte ad una svolta, ma ad una pesante svolta all'indietro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tridente



TRIDENTE Alberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'impressione che ebbi della falsa partenza o di partenza drogata, come dice Bontempi, in occasione della costituzione dell'Ufficio di Presidenza, viene, ahimè, riconfermata in questa situazione che continuo a definire tale per usare un linguaggio diplomatico. Questa situazione perdurerà sino al mese di settembre, perch non credo sia possibile operare concretamente sulle cose prima di allora quindi l'esatta dimensione del tempo perduto non è solo di cinquanta giorni, ma di ben quattro mesi, un terzo dell'anno, un quindicesimo dell'intera legislatura.
Una riflessione dunque sul fatto che si è perso un terzo dell'anno e che si è perso un quindicesimo dell'intero mandato elettorale. Ci contribuisce a creare attorno al sistema dei partiti e al sistema democratico e istituzionale diffidenze, qualunquismo, quella scuola negativa di non partecipazione, di disinteresse, di distacco per incomprensione dei processi, dei fenomeni.
In questi giorni, dopo un iter drammatico e penoso, è riscoppiata un'altra brutta vicenda di questa nostra Regione: la sparizione o la minacciata sparizione di altri 3.000 posti di lavoro nel settore della "linea bianca" degli elettrodomestici.
Mi riferisco alla Indesit. Problemi drammatici per centinaia e migliaia di famiglie immigrate, scarsamente radicate nella regione sotto l'aspetto economico. Vi sono poi altri problemi come quello ricordato questa mattina degli inquilini dello IACP i cui rappresentanti erano all'ingresso di Palazzo Lascaris.
Sono molte le questioni e i problemi nei confronti dei quali questa assemblea ha acceso dei debiti nel corso della campagna elettorale e dovrà pur pagare in qualche momento. Ricordo che il Consigliere Capogruppo della DC, Brizio, all'inizio della nostra attività ha fatto alcune battute sul voto operaio.
Egli ha parlato di sconfitta della sinistra e dell'esaurimento della spinta progressista e di sinistra iniziata nel 1975 e ha detto che questo cambiamento rappresenta il rilancio del suo partito e del sistema dei partiti che stanno negoziando la nuova maggioranza.
Voglio ricordare a Brizio e a tutti noi che in presenza di onda bassa con milioni di disoccupati di cui decine di migliaia nella nostra regione si spiegano anche i risultati delle elezioni ai quali faceva riferimento il Consigliere Brizio.
Sicuramente questa calma, questo tempo che vi prendete per negoziare i posti rappresenta la conferma di una situazione di stallo e di difficoltà nei confronti del movimento operaio. Avete vinto nel modo come ricordavano i colleghi che mi hanno preceduto e ritenete di poter andare con calma perché la disoccupazione rappresenta l'ammortizzatore, la paralisi rappresenta in sostanza una classe operaia in difesa, non capace come nel 1975, di porre alle assemblee democratiche e rappresentative le giuste urgenze e le giuste sollecitazioni.
Il pentapartito quindi è un governo dei disoccupati, della paralisi sociale.
Su questa situazione vi permettete il lusso di giocare come state giocando. Noi abbiamo una buona dose di incredulità, fondata del resto rispetto alla capacità di agire del governo che si preannuncia. Avete perso quattro mesi per governare male. Noi preferiamo il rischio del mal governo quindi lo scontro, il confronto, il rapporto dialettico, alla paralisi all'assenza, all'empasse, all'imbarazzo di trovarci senza neppure sapere per quale motivo ci troviamo qui questa mattina.
Concludo ribadendo il nostro dissenso, la nostra ulteriore penosa impressione che si era partiti male con la nomina dell'Ufficio di Presidenza e che si continua peggio.
Non vorrei che il terzo dell'anno perduto fosse seguito da altri tempi perduti, da situazioni non affrontate e non risolte. Viviamo una situazione sociale, ferma, paralizzata, ma, atten-ti! perché la classe lavoratrice non è mai stata sconfitta in maniera definitiva.
Le forze democratiche e sociali progressiste di questa Regione rifaranno sentire la loro voce, quindi il governo che da questa assemblea verrà, non con il nostro appoggio, si affretti a sottrarre alla scuola del qualunquismo, del disinteresse, della non partecipazione, ulteriori elementi negativi che rappresentano l'attentato alle istituzioni democratiche e che escludono le forze sane del Paese e della Regione dalla costruzione di una Regione diversa, più avanzata, più progredita e più civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Rappresentando una forza molto piccola parlerò molto brevemente. E' difficile non essere d'accordo con chi critica queste lungaggini che le forze del pentapartito stanno impiegando per raggiungere un accordo tra di loro.
Si sarebbe dovuto parlare soprattutto usando la parola "lottizzazione".
Mi chiedo però con quale coraggio, con quale faccia qui dentro si debbano sentire richiami, peraltro giusti, ad una presunta autonomia della situazione regionale piemontese rispetto agli accordi che si stanno intrecciando a livello nazionale.
Quando si sono votati i rappresentanti regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica, la decisione sulla scelta dei tre candidati era stata presa a Roma e qui questo fatto era stato accettato come un dato scontato. Con questo l'autonomia regionale non veniva intaccata.
Mi chiedo oltretutto con quale coraggio un Consiglio regionale come quello piemontese si ostini ad escludere dall'Ufficio di Presidenza una forza legalmente rappresentata. Continuo a ripeterlo e continuerò a sottolinearlo perché credo che quando un Consigliere, a qualsiasi partito appartenga, si richiama alla democrazia, debba fare un esame di coscienza e guardare verso destra e riconoscere che vi è un rappresentate di un movimento, di un partito politico legalmente eletto dai cittadini. Questo secondo me, deve far riflettere. La democrazia di cui noi stiamo parlando è comunque una democrazia contagiata da qualche senso di autoritarismo che però non ha nulla a che vedere con la democrazia.
Queste sono osservazioni di carattere formale, ma credo che molto sovente la forma abbia poi una sostanza politica a cui ci si debba richiamare



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Cercherò di parlare poco come i Consiglieri Pezzana e Tridente che mi hanno preceduto, senza ripetermi, ma condividendoli.
Ricordo soltanto brevemente che i problemi dell'occupazione nelle attese e nel tempo che sta passando, si complicano. Penso anche che finirà per diventare un ritornello, sul quale qualcuno ironizzerà prima o poi, il problema del degrado ambientale. Ricordo anche un dato certo di questa nuova legislatura regionale, che si è concretizzato con la vittoria e il successo politico ed elettorale delle nuove forze che hanno parlato per ultime l'altra volta. Credo che tutti noi, senza metterci d'accordo parliamo per ultimi per una sorta di deferenza nei confronti dei grandi partiti e dell'assemblea. Forse sarebbe il caso, prima o poi, di parlare per primi e non sempre per ultimi.
Vorrei ricordare a coloro che cercano di costituire una maggioranza che vi sono i programmi di cui non abbiamo assolutamente sentito parlare finora. Vi sono anche problemi del degrado ambientale, i problemi del fosforo, i problemi dei pesticidi, il problema del dissesto idrogeologico.
Se leggiamo anche solo "La Stampa" di Torino, giornale non particolarmente attento a questi problemi, abbiamo modo di registrare come ogni giorno frana qualche cosa da qualche parte, brucia qualche cosa da un'altra, o si verifica qualche incidente.
Collegando i problemi ambientali con quelli del lavoro, segnalo che in questi ultimi tempi è uscito un libro interessantissimo di un pretore del lavoro, libro che consiglio alla lettura dei colleghi.
Si perde tempo, ma la popolazione del Piemonte non può aspettare i partiti, infatti continua a lavorare e ad organizzarsi su quanto le sta a cuore. Ho partecipato domenica ad un eccezionale convegno sui problemi del nucleare a Borgo d'Ale dove ho sentito (spero che il Comitato dei Comuni interessati ne faccia pervenire gli atti) parole illuminanti e quanto mai significative da parte di un personaggio di primo piano del mondo scientifico italiano e internazionale, il prof. Tullio Regge, che ha criticato aspramente, sia pure con linguaggio scientifico, la scelta compiuta da questa assemblea pochi mesi or sono circa l'installazione della centrale nucleare.
Vorrei chiudere con una frase tratta da un testo che è lontano dalla nostra cultura occidentale, una frase attribuita a Lao Tse, al libro di Tao Te Ching sulla non azione: "con la non azione, non vi è nulla che si compia", quello che sotto certi aspetti sta accadendo. Senza sottoscriverla in pieno dovremmo valutare anche gli aspetti positivi della non azione di questo Consiglio regionale. Se i partiti, così come sono organizzati e strutturati in Italia in alcune circostanze stanno zitti e tranquilli per un po' di tempo, la gente scopre come è accaduto a Borgo d'Ale, che pu organizzarsi e lavorare da sola, riprendere il proprio diritto di parola senza aspettare i suoi rappresentanti. L'unico fatto è che con la non azione prosegue l'inquinamento del mare, la moltiplicazione e la proliferazione dei sacchetti di plastica, il dissesto idrogeologico della nostra regione. Vanno avanti anche moltissime altre cose, ma per questa volta mi limito a ricordare questi aspetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele

Il mio partito è del parere che il problema della trattativa debba essere affrontato in questa assemblea.
La trattativa è in corso ma, per la complessità dei problemi che sono sul tappeto, richiede un'impostazione programmatica con riferimento alla grave situazione economica della Regione. E' ben presente il problema occupazionale come quello ambientale. Non è vero, come viene detto, che le delegazioni non discutono dell'impostazione programmatica. Esistono punti di riferimento che hanno una loro ragione politica di fondo. Occorre verificarla con le forze che comporranno la maggioranza. In questi giorni le delegazioni dei partiti si sono incontrate per affrontare questi punti.
E' una maggioranza di pentapartito nella sua diversità.
Noi, poiché crediamo nella democrazia, crediamo anche che sia possibile trovare il modo per porre le forze politiche di fronte alle loro responsabilità, impegnandole fino alla soluzione dei.problemi e non improvvisando.
E' stata sollevata la posizione anomala del Presidente del Consiglio che è anche Presidente della Giunta regionale. E' una situazione in prorogatio, prevista nel diritto amministrativo, quindi non è una posizione di autoritarismo. D'altra parte la Giunta attualmente è composta di due Assessori, non rieletti in Regione, ma eletti in Comune, di un Assessore non rieletto né - in Regione né in Comune e che non partecipa ai lavori della Giunta, quindi di fronte a questa situazione occorre essere responsabili.
Voglio rispondere al Consigliere Bontempi che siamo altrettanto impegnati nel confronto con le altre forze politiche sul programma di questa assemblea, tenendo conto che la posizione da sempre assunta dal nostro partito è quella della centralità del Consiglio.
Questo l'abbiamo sostenuto in sede di discussione del Piano di sviluppo. Non c'è da parte nostra nessuna ragione per voler ritardare la discussione sul programma attorno al quale si comporrà la maggioranza.
Personalmente mi farò portatore delle proposte avanzate in questa sede presso il mio partito per sollecitarlo a portare il programma in Consiglio regionale con celerità.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il clima di oggi è particolare, ma credo che questo fatto non debba essere eccessivamente drammatizzato.
Il Consigliere Carazzoni ha voluto riprendere i risultati elettorali in cortese polemica con l'intervento da me svolto a nome della DC nel corso della precedente seduta d'insediamento consiliare.
In realtà, in quell'occasione avevo ritenuto di chiarire come sia mutato il clima rispetto al passato, dopo il 12 maggio, quando gli elettori hanno detto due "no" chiari e due "sì" chiari. Un "no" chiaro al sorpasso comunista nei confronti della DC; un "no" chiaro alle Giunte di sinistra (in quest'aula infatti non ci sono più i numeri per comporre una Giunta di sinistra: la maggioranza che aveva 33 Consiglieri è scesa a 29): un "sì" evidente e chiaro alle forze del pentapartito; un "sì" altrettanto chiaro nell'ambito del pentapartito alla DC.
Non si può fare soltanto il raffronto con il 1980, c'è una storia che si muove; il pentapartito nel 1983 era sceso al 55%, nel 1984 era rimasto sulle stesse posizioni del 1983 con un piccolissimo passo avanti.
L'avanzata del pentapartito rispetto alle ultime consultazioni in Piemonte è un dato importante che lo rende sostanzialmente stabile rispetto all'80 (36 Consiglieri contro 37 rispetto al 1980) e crea le condizioni per quella svolta amministrativa e politica la cui necessità era da tempo avvertita anche da parte degli elettori.
Da questa svolta nasce l'esigenza di partire con chiarezza, con la volontà politica di raggiungere un accordo tra le forze del pentapartito di prendere coscienza che il cambiamento è nei fatti.
Con le altre forze del pentapartito abbiamo posto le basi di un accordo politico.
Si è avviata una trattativa che ha già creato le condizioni per nominare l'Ufficio di Presidenza una nomina non provvisoria, come per esempio è avvenuto nel 1980 quando la maggioranza di sinistra era ancora in piedi.
Ci sono degli episodi che dimostrano come la volontà politica di raggiungere l'obiettivo è forte e marcata e su questo terreno c'è un notevole impegno della DC come delle altre forze politiche del pentapartito.
E' una svolta di non poco conto. Dopo dieci anni di governo delle Giunte di sinistra ci troviamo di fronte a problemi di rilievo, anche perché alla svolta si è voluto dare un allargamento, una visione complessiva, la si è affrontata ai livelli principali, quello della città di Torino, quello della Provincia, oltre al livello della Regione contestualmente.
Siamo consapevoli della difficile situazione economica del Piemonte. La qualità della vita in questi anni è peggiorata, la situazione del Piemonte si è fatta più complessa: esaminarla in modo non semplicistico ha richiesto e richiede dei tempi più lunghi.
Il fattore tempo è importante, ma non può essere l'unico determinante per il raggiungimento di un accordo politico, accordo che dovrà essere essenzialmente operativo, efficace e dovrà consentire stabilità di governo e capacità di affrontare senza incertezze i problemi.
Noi abbiamo sempre diffidato dell'efficientismo verbale, abbiamo sempre visto con sospetto scadenzari troppo netti (puntualmente disattesi).
Riteniamo che sia necessario approfondire i problemi con puntualità ,e correttezza nel momento in cui debbono essere approfonditi. Siamo d'accordo, il tempo non deve essere perduto, e si devono accelerare per quanto possibile le trattative in modo da dare al Piemonte, alla città di Torino, a tutte le realtà locali organismi efficienti e rappresentativi.
Dobbiamo tuttavia rilevare che altrove non si cammina più forte, anche là dove ci sono maggioranze molto nette che consentirebbero di marciare speditamente.
Non siamo in presenza di rinvii o di trattative arenate o spostate a livelli diversi. La trattativa prosegue ed esige delle puntualizzazioni, è una trattativa larga che per la sua complessità e per i livelli che interessa ha dei momenti di accelerazione ed altri di freno.
Non c'è un rinvio a Roma della trattativa; la trattativa proseguirà nella nostra realtà locale, ci sono incontri tra le delegazioni che possono utilmente avvenire in località diverse per ciascuna fase e per ciascuna puntualizzazione.
Noi ci auguriamo che nella realtà locale la trattativa sarà sollecitamente risolta.
Non dimentichiamo i contenuti, anzi, a latere degli altri problemi è andata avanti la discussione su un documento comune e di base per i tre livelli.
Quindi anche i contenuti vengono affrontati 'nella loro complessità nella loro difficoltà e con impegno da parte delle forze del pentapartito.
Non c'è quindi nessuna volontà di rinviare "sine die" la conclusione delle trattative, anzi, c'è la volontà di accelerarle.
Vi sono questioni nodali che metterebbero sul tappeto e che troverebbero dinanzi a sé anche altre forze politiche che dovessero affrontare realisticamente in questo momento la, questione della formazione di una maggioranza.
Sono nodi che vanno sciolti in modo da garantire un accordo serio e duraturo. Dal risultato del 12 maggio è venuto un particolare orientamento da parte degli elettori; la richiesta di stabilità.
Noi infatti vogliamo dare stabilità all'accordo politico, per parte nostra cerchiamo di perseguire con impegno questo obiettivo, che, crediamo avrà l'assenso delle forze politiche del pentapartito.
Non c'è ambiguità nel nostro atteggiamento.
Se v'è una forza politica che ha puntato sulla formula dell'alleanza democratica del pentapartito, anche nella fase pre-elettorale, questa forza è senza dubbio la DC.
I problemi sono complessi e difficili ma noi li portiamo avanti con la convinzione di poterli risolvere. Ho detto, intervenendo nella scorsa seduta, che di fronte a noi c'è una strada in salita; lo sappiamo, ne abbiamo consapevolezza, conosciamo i problemi di fondo del mondo del lavoro.
Non è stata il 12 maggio sconfitta la classe operaia che è largamente rappresentata dalla nostra forza politica. La verità è che l'avvenire che abbiamo di fronte deve essere affrontato in modo diverso e in modo adeguato al momento che viviamo.
Noi siamo impegnati a fare tutto il possibile perché il nostro lavoro sia positivo e costruttivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, poche considerazioni a nome del Gruppo PSDI. E' evidente che questa è una seduta di transizione verso una prossima seduta in cui - auspichiamo - si possa giungere alla definizione degli assetti istituzionali del Consiglio regionale, secondo quel desiderio che è comune a tutte le forze politiche di dare il più presto possibile con le garanzie dei contenuti e della stabilità, un esecutivo alla Regione Piemonte.
Dall'analisi del voto è emersa l'indicazione abbastanza netta dell'opportunità di una diversa maggioranza al governo della Regione: questa sta più che nei numeri (i numeri potrebbero prestarsi a diverse interpretazioni; l'analisi potrebbe essere su chi ha perso di meno anzich su chi ha vinto di più) nella valutazione qualitativa che del voto si deve dare.
E' emersa con chiarezza e con nettezza l'indicazione dell'elettorato verso un diverso assetto di maggioranza all'interno della Regione Piemonte.
Responsabilmente si è indicato subito lo schieramento che si vuole prefigurare, quindi non c'è stata né una falsa partenza né una fuga in avanti, ma un'indicazione precisa alla quale occorre dare sostanza sia in ordine ai contenuti programmatici che in ordine agli assetti degli organi istitutivi della Regione.
Il secondo elemento di riflessione è che non è vero che non si siano affrontati i temi programmatici. Noi comunque abbiamo sempre ritenuto che su questi occorre realizzare la convergenza nel quadro di una convergenza di forze politiche poiché questa è già stata dichiarata.
Sui programmi si è lavorato ma non si è ancora in grado oggi di presentare un programma dettagliato e completo per il futuro del Piemonte anche se alcune indicazioni, alcuni punti fermi si sono già posti.
Per quello che attiene a noi, il Gruppo del PSDI ha indicato i temi attorno ai quali realizzare delle politiche regionali e sono quello della qualità della vita nelle grandi città, quello dei giovani e dell'occupazione per la parte di competenza regionale.
Credo che vada con molta chiarezza valutato il potere delle Regioni in ordine a queste materie perché molte volte si fa carico alle Regioni di soluzioni che purtroppo non sono di loro competenza. Altri punti sono: il sistema complessivo della formazione pro fessionale che può svolgere un ruolo strategico in questa fase di transizione; un radicamento più forte del Piemonte nell'Europa; il riequilibrio territoriale piemontese; il problema della montagna e della collina.
Questi sono i temi che dovranno costituire l'asse portante delle politiche programmatiche della Regione.
Elaborazioni sono in corso per arrivare ad una puntuale definizione.
Anche il nostro Gruppo auspica che si arrivi presto alla soluzione degli assetti dell'esecutivo e quindi a dare un governo alla Regione Piemonte.
Credo peraltro che non si debba demonizzare il fatto che vi sia una serie di livelli che si incrociano fra di loro che portano inevitabilmente un rallentamento nella soluzione in Regione che era l'Ente che per primo poteva trovare una sua definizione. Credo che l'autonomia regionale sia comunque salvaguardata, anche se vi è un riferimento ad altri livelli istituzionali, ad altri Enti nel cercare una risposta complessiva.
Anche noi non vediamo con molto favore il rinvio in altre sedi della soluzione della Regione Piemonte, né francamente ci piace, però non ci scandalizziamo perché in altre situazioni la stessa logica viene portata avanti da altri partiti che qui la contestano. Questo fa parte della vita democratica del nostro Paese.
Anche noi siamo per ribadire la necessità dell'urgenza nel dare una risposta al problema del governo della Regione.
Un'ultima brevissima annotazione rispetto al caso che è stato sollevato con vigore qui ed anche in altre sedi. Si è detto che una stessa persona ricopre un duplice incarico. Credo che occorra fare riferimento ad una situazione di transitorietà e di eccezionalità. Vi è da parte di tutti l'auspicio di una pronta soluzione in termini di opportunità, ancorché sul piano della legittimità non vi siano contro-indicazioni. Tanto più che una diversa risposta comporterebbe la decadenza complessiva dell'attuale Giunta, il che vorrebbe dire introdurre un elemento di ingovernabilità, una soluzione commissariale che non è né ai voti né negli auspici di nessuno.
L'auspicio è invece quello di definire quanto prima gli assetti di governo e noi lavoriamo in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intanto vorrei rifiutare l'affermazione di chi ha interpretato la riunione di questa mattina come sede nella quale vengono fornite delle informazioni o delle notizie rispetto alle trattative che si stanno svolgendo presso le sedi politiche in ordine alla formazione di una maggioranza. Siamo stati convocati questa mattina, come è scritto nell'o.d.g., per eleggere il Presidente della Giunta e l'esecutivo regionale che dovrà governare questa Regione nei prossimi tempi.
Il Presidente del Consiglio ci ha comunicato che non essendogli pervenuto a norma dello Statuto il documento propedeutico al dibattito sulla formazione della maggioranza, non ci sono le condizioni per esaminare oggi l'o.d.g.
Quella di oggi deve essere invece una riunione nella quale le forze politiche che compongono il Consiglio possono dare la loro valutazione politica di questa situazione, possono fare delle proposte, possono dare dei suggerimenti, possono valutare politicamente lo stato della situazione.
Il PRI, alla luce della situazione attuale e tenuto conto dei risultati elettorali, che sono quelli che determinano le maggioranze, riconferma il proprio convinto apprezzamento per l'orientamento ad una formazione di Giunta tra i partiti che compongono la maggioranza del Governo nazionale.
Ho detto nella scorsa seduta del Consiglio regionale che il passo successivo ad una dichiarazione di questo genere era quello di definire un quadro programmatico adeguato ai gravi problemi della Città, della Provincia e della Regione e che in tale direzione dovessero essere orientati i massimi sforzi dei cinque partiti nel corso degli incontri.
Debbo dire, rassicurando in questo senso il PCI, che il quadro programmatico è ad uno stadio avanzato. E' stata preoccupazione di tutti di definire le linee di intervento generali rispetto alle quali avviare i progetti settoriali. Certo, non è facile comporre un programma che tenga conto delle posizioni, a volte rigide, a volte meno rigide, dei programmi dei singoli cinque partiti.
Teniamo conto che alcuni partiti fino allo scorso mese di marzo hanno fatto parte di maggioranze diverse e che hanno preso negli anni passati posizioni impegnative su problemi importanti che differivano rispetto alle posizioni dei partiti con cui adesso si trovano a comporre la maggioranza.
Mi auguro che nel giro di pochi giorni si possa presentare in Consiglio il documento ed eleggere il Presidente e la Giunta. Questo quadro è in fase di preparazione. Qualche difficoltà a pervenire velocemente ad un documento era comprensibile, credo però che se ci saranno delle rigidità, dovranno essere smussate nell'interesse superiore di poter dare a questa Regione presto un governo ed un programma credibile e realizzabile. Ci sono dai problemi di struttura, ed è giusto, che ci siano, non soltanto per quanto riguarda i vertici, ma anche per quanto riguarda i cosiddetti sottovertici o il cosiddetto sottogoverno. E' vero che una Regione fa politica e realizza i suoi programmi attraverso i suoi organi istituzionali, ma è anche vero che li realizza attraverso tutti quegli organi che l'aiutano a raggiungere le sue politiche e i suoi,progetti. E' giusto che i criteri che si adottano nella scelta dei vertici a livello istituzionale, vengano adottati anche nella scelta degli uomini che dovranno guidare i cosiddetti sottovertici. Abbiamo votato recentemente in Consiglio un disegno di legge sulle nomine.
Volete che una nuova maggioranza non tenga conto che esiste una legge in proposito, non verifichi se quei criteri di professionalità, di competenza che sono necessari per ricoprire certi vertici siano adeguati?



BONTEMPI Rinaldo

La legge che abbiamo votato, di cui tu sei stata relatrice, stabilisce che i vertici degli enti strumentali siano di emanazione della Giunta quindi quello è un atto posteriore agli accordi politici.



VETRINO Bianca

Penso che in un disegno generale quando si portano avanti problemi di professionalità e di competenza possa essere una indicazione generale data ai gruppi che poi dovranno gestire queste cose. Quindi i problemi di strutture ci sono, ci saranno ancora, verranno certamente risolti, verranno però risolti quando ci sarà l'accordo sul piano programmatico. Questo è fondamentale. Appena i programmi saranno stati predisposti, questi vertici verranno definiti tenendo conto delle indicazioni che provengono dai risultati elettorali, nel quadro complessivo della situazione e di tutti quegli elementi di valutazione politica locale e nazionale che sono a tal fine necessari. Il ritardo esiste, è un ritardo di cinquanta giorni, questo è un ritardo nazionale generale. Se a Bologna, a Roma, a Milano, a Venezia è già stato eletto il Sindaco o il Presidente della Giunta, va bene. Noi siamo in ritardo, ma andiamo a verificare i motivi per cui c'è questo ritardo nazionale.
Forse sarebbe interessante fare un dibattito su queste cose visto che le Regioni sono quelle che soffrono dei ritardi nazionali, parlare in termini di comprensione di questo ritardo non significa non sottovalutare l'importanza della cogenza dei problemi del Piemonte, sono problemi occupazionali dei quali il Consigliere Moretti ed altri hanno parlato, ma sono anche problemi sociali, colleghi Consiglieri.
Questa mattina mentre entravo in Consiglio sono stata avvicinata da un signore il quale mi ha chiesto un contributo per un bambino in gravi condizioni di salute che dovrebbe andare all'estero per un intervento chirurgico. So che c'è un'emittente privata che sta facendo una colletta per raccogliere la somma necessaria. Io mi domando se è ammissibile che in una regione come il Piemonte per salvare un bambino si debba ricorrere alla carità pubblica.
Credo che i problemi di carattere sociale in questa regione sono ancora molti, dunque, il compito che attende un esecutivo regionale è immane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che la seduta di questa mattina non sia del tutto senza significato. In primo luogo ritengo che quanto è stato detto ci debba far riflettere sull'opportunità di introdurre, in tempi evidentemente non sospetti dal punto di vista politico, una precisazione, una novella allo Statuto che preveda che, in mancanza del documento programmatico previsto per la nomina del Presidente della Giunta e della Giunta, si debba procedere all'o.d.g. e all'aggiornamento della seduta. Posto che i padri statutari hanno stabilito che il momento di formazione della proposta non è nel Consiglio, ma fuori del Consiglio, sembra curioso voler attribuire un potere di dibattito all'assemblea mentre manca alla stessa il potere di iniziativa.
Questa esperienza deve farci riflettere - lo ribadisco non in termini strumentali - sull'opportunità di considerare che non si possa procedere ad una discussione se manca l'elemento di partenza della discussione, cioè il documento.
Detto questo, condividendo il disagio che è in tutti noi per la situazione anomala in cui si trova il Presidente Viglione che presiede l'organo di governo ed anche l'organo di controllo del governo, cioè il Consiglio, dobbiamo prendere atto che questa nostra giovane democrazia, in particolare quella regionale, soffre di queste caratteristiche situazioni di anomalia che si sono concretate anche a livello nazionale e sono state più oggetto di considerazioni più o meno chiacchierate che non di problemi Istituzionali e politici. E' un problema che dovrà essere risolto in termini immediati.
Ritengo che questa anomalia ai vertici debba essere 'un elemento di stimolo alle forze politiche per giungere ad una soluzione la più sollecita e costruttiva possibile.' Si è ritornati sul giudizio del voto. In effetti, quanto più riflettiamo sul voto tanto più diventa comprensibile la difficoltà a far partire la quarta legislatura. In effetti è curioso che i due accorpamenti che sono stati protagonisti negli anni dal 1975 al 1985 escano alcuni sconfitti come il PCI ed altri ridimensionati, cioè il pentapartito.
Bisogna registrare il fatto nuovo che è rappresentato da forze non ascrivibili all'uno e all'altro campo, semplicisticamente: i due Gruppi Verdi e DP, che attengono ad una novità nella società, ad una effervescenza nuova che va registrata dalle forze tradizionali. La sconfitta il PCI non l'ha avuta a favore del pentapartito, ma l'ha avuta all'interno di un travaglio della società che ha espresso dei protagonisti nuovi.
Ho qualche difficoltà ad ascrivere questi voti come voti comunisti andati all'amico Pezzana. L'amico Pezzana ha preso i voti dell'opinione pubblica in forza delle sue proposte, delle sue proposizioni, delle sue istanze. Mi sembra difficile ascrivere ad un patrimonio precedente acquisito al PCI o al pentapartito il risultato di questa novità. Forse bisogna uscire dal giudizio sul voto del 12 maggio individuando semplicemente i due vecchi protagonisti, ma individuando la novità di questi elementi nuovi che pongono degli interrogativi, dei problemi ai quali il complesso della classe politica e della società devono dare risposte. Indubbiamente il giudizio sul voto non può non fare emergere come il pentapartito si trovi a dover affrontare una situazione difficile e anomala dal punto di vista non solo politico e sociale, ma anche dei rapporti politici. Indubbiamente il pentapartito esce ridimensionato per un Consigliere e differenziato all'interno della composizione delle sue forze rispetto alla proposta originaria, così come la sinistra si è differenziata e rivalutata. Di qui nasce il giudizio e il dibattito che c'è stato sul comportamento della maggioranza in "fieri". Debbo ringraziare il rappresentante del PCI e degli altri Gruppi per la misura con cui hanno condotto il dibattito nei confronti di questa maggioranza in "fieri", hanno fatto, come è loro preciso dovere, sollecitazione al rispetto dei tempi, ci hanno richiamati all'esigenza di avviare il dibattito programmatico ed in qualche misura di anticiparlo rispetto ai termini statutari.
L'intervento del Consigliere Bontempi mi sembra abbia voluto dire che non si vogliono conoscere le anticipazioni dei programmi, tanto e soltanto per capire se una maggioranza si sta formando o meno, ma si vuole incominciare a misurare le controdeduzioni rispetto al progetto politico che incomincia ad emergere dalla società e dai partiti che intendono interpretarlo. Questa aspettativa da parte dell'opposizione è legittima e travalica i livelli istituzionali e consiliari del problema. Il pentapartito ha il dovere di dare risposte sollecite anche nell'anticipazione dei contenuti e dei programmi.
Per quanto mi consta, devo dire che le delegazioni si sono orientate a comunicare le tracce del cappello-programma rispetto alle tre istituzioni contestualmente ad una soluzione di massima, rispetto alle strutture delle Giunte e dei tre livelli. Questo vuol dire quindi che una prima bozza di programma verrà consegnata alle forze politiche in tempi molto prossimi, ma soprattutto lontani e separati rispetto al momento istituzionale del Consiglio per dare evidentemente alle forze politiche il tempo per la dovuta riflessione.
Ha detto il Consigliere Bontempi che facciamo politica da molti anni.
Si ripetono i rituali di ogni nuova legislatura, le composizioni delle maggioranze, i programmi, gli accordi, i condizionamenti nazionali, le situazioni di compattaggio rispetto a situazioni uniformi o non uniformi a livello nazionale. Dico con franchezza: stiamo molto attenti. La gente ha occhi per vedere, orecchie per sentire, ha cuore per immaginare e il cervello per capire.
Il pentapartito noi tra i primi l'abbiamo costruito, voluto e difeso non come somma di cinque partiti, ma come volontà di riformare il Paese in termini progressisti di profonda trasformazione. Sappiamo anche che il pentapartito è una formula politica alla quale aderiscono cinque partiti che evidentemente vi aderiscono in modo diverso per obiettivi simili ma non identici. Sappiamo anche che all'interno delle forze politiche esiste un'interpretazione diversa del pentapartito.
Noi diciamo che questa formula politica, che crediamo sia destinata a governare la nostra generazione, continua ad avere la legittimazione politica e soprattutto una funzione storica, nella misura in cui non degradi a riedizione di formule politiche di governo che nel passato si sono consumate non sui programmi, non sugli uomini, ma sui metodi.
Al di là di questo Consiglio la quarta legislatura in alcune situazioni incomincia a mostrare la corda rispetto alla caduta della tensione morale e politica anche nel pentapartito. Non mi riferisco alla Regione Piemonte non mi riferisco né alla città di Torino, né alla Provincia di Torino, ma ad alcuni esempi in cui questa formula politica incomincia a mostrare la corda, per esempio sulla questione morale. Sono segnali per cui c'è da temere, se non stanno tutti molti attenti, maggioranza ed opposizione.
Mi pare che la genuinità di una proposta politica interessi sia la maggioranza che la gestisce, sia l'opposizione che con la stessa si confronta. La genuinità della proposta politica che noi abbiamo concorso a formulare deve essere conservata, salvaguardata, difesa e contrastata nella misura in cui l'opposizione lo ritenga, ma certamente non si possono lasciare passare con indifferenza dei sintomi significativi di caduta della tensione politica, ideale e morale che noi ritenevamo dovesse essere patrimonio del pentapartito.
La nostra forza politica quindi dà un'adesione convinta al lavoro che si sta facendo, che vi prego di credere con assoluta serenità è molto avanzato, , anzi, le linee 'portanti del programma sono concluse. Non esistono grandi problemi sugli assetti di Giunta, nella misura in cui non esistono problemi locali, ma esistono problemi di coordinamento dell'assetto locale rispetto ad alcune legittime ambizioni di qualche partito di vedersi remunerato sul piano nazionale. Non esiste neanche un problema di concorrenza sui quadri locali: c'è un problema di compattazione generale.
Confido quindi che il lavoro che le delegazioni stanno svolgendo sia prossimo ad un risultato. In caso diverso, la nostra forza politica denuncerà pubblicamente i ritardi e le responsabilità dei ritardi qualora li ritenesse non compatibili al rispetto dovuto alle istituzioni.
Non c'è stata nessuna devoluzione della questione piemontese e torinese al livello romano. Torino non è una provincia isolata dall'intero Paese tra Torino e Roma c'è un'ora di tempo. Quindi è probabile, per non dire utile, che ci siano delle occasioni e delle sedi di analisi di questi problemi che non si identificano con la segreteria provinciale o regionale di questo o di quel partito, ma si possono anche concretizzare in sedi diverse. In termini formali però non c'è stata né la richiesta né la rinupcia dei livelli competenti di partiti del pentapartito a risolvere il problema nei confronti di alcun livello o responsabile nazionale.
Ringrazio l'opposizione per la misura con cui ha fatto una sollecitazione e per avere espresso la consapevolezza, con una maturità politica che la onora, delle difficoltà. E' evidente che siamo di fronte ad una formula politica che non esce trionfalmente dalle elezioni, ma che si trova di fronte ad una problematica complessa che non abbiamo ereditato dal governo delle sinistre, ma che ci viene dalla storia della Regione degli ultimi dieci anni. Sono problemi difficili, sono problemi complessi. Se ci sarà uno sforzo di proposta da parte della maggioranza, come certamente ci sarà, e se ci sarà un perdurare della disponibilità dell'opposizione a svolgere la sua funzione di stimolo, con la consapevolezza che il momento è delicato ed importante non tanto per le nostre persone e per le nostre forze politiche, ma per la società, spero e confido che la quarta legislatura sia coerente e in linea con le tradizioni del Piemonte. Noi faremo la nostra parte e siamo certi che tutti quanti faranno la loro.



PRESIDENTE

Sono concluse le dichiarazioni dei Gruppi.
Vorrei chiarire alcuni aspetti della vicenda che è stata accennata e portata a conoscenza attraverso una lettera del Gruppo comunista e un ordine del giorno del MSI-DN. All'interno dell'esecutivo esiste, almeno per cinque membri, una posizione anomala. Non si tratta di una posizione antigiuridica ma, per quanto gli esperti riteniamo invece che esiste l'equilibrio nelle forze politiche.
Mi riservo di affrontare questo tema con i Gruppi consiliari per trovare una soluzione all'interno dell'esecutivo. Oggi mi trovo nella stessa condizione in cui si trova l'on. Cossiga, ma Cossiga ha Pertini che lo aiuta, io non ho neanche un Pertini che mi aiuta! Ne sarei felicissimo.
Datemi un Pertini e io sarò prontissimo! Sono condizioni storiche in cui stranamente, mi trovo ormai da sedici anni. Tocca sempre a me! Voi mi avete offerto il modo di riflettere, questa riflessione io la riporterò in voi. Visto che ormai si parla di istituzionalizzare tutto sempre, di rendere questi processi attraverso tutte le forze politiche anche questo problema, che non è soltanto del Presidente, ma è generale troverà una soluzione. Accolgo le vostre sollecitazioni, anzi, le rendo più pressanti verso chi dovrebbe comporre il governo della Regione e mi auguro di poter finalmente proclamare che una Giunta è stata eletta ed un governo è reso operante.
In questi giorni inizierò le consultazioni con voi. Da oggi esercito il potere che mi deriva dall'art. 6 del Regolamento e da oggi il mio vicario provvede a sostituirmi nella veste di Presidente del Consiglio.
Vi ringrazio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12)



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