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Dettaglio seduta n.199 del 06/07/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1697.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è prioritario precisare che l'art. 1 della L.R. 18/1/1988 n. 3 prevede espressamente che i compensi lordi nella stessa fissati, sono dovuti per i concorsi "espletati successivamente all'entrata in vigore della legge 20/5/1985 n. 207".
Con la circolare dell'Assessore alla sanità del 28/1/1988 non si è quindi operata alcuna applicazione retroattiva, ma ci si è limitati a comunicare l'avvenuta pubblicazione della legge regionale ribadendo quanto previsto dalla stessa.
Per quanto concerne i criteri per le designazioni dei dipendenti regionali nelle Commissioni di concorso delle UU.SS.SS.LL., fermo restando che la qualifica minima che deve essere posseduta dai Commissari è stabilita, in relazione al tipo di concorso, dal Decreto ministeriale 30/1/1982, l'Assessorato alla sanità ha provveduto a regolamentare la materia prima con circolare interna dell'8/10/1986 e successivamente con circolare del 3/8/1987 inviata al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta regionale e a tutti gli Assessori.
L'opportunità di ampliare la rosa dei funzionari regionali designabili nelle Commissioni di cui trattasi e di introdurre, per quanto possibile, il principio della rotazione, era stata già ravvisata, tant'è che con la circolare del 3/8/1987 sopraccitata, anche al fine di assicurare una qualificata presenza di funzionari nelle Commissioni, l'Assessore alla sanità richiedeva di segnalare i nominativi di funzionari disponibili ed in possesso di specifica o attinente professionalità rispetto ai concorsi del comparto sanità.
I nominativi pervenuti sono stati inseriti nella rosa dei funzionari designabili.
Va rilevato comunque che la legge regionale di recente emanazione n. 10 del 23/1/1989 prevede in merito l'adozione di apposito regolamento, nel quale non potrà in ogni caso non tenersi conto, ai fini dell'individuazione dei dipendenti da nominare nelle citate Commissioni, della peculiarità dei concorsi del comparto sanità.
Anche per quanto concerne l'effettuazione della funzione di Commissario di concorso durante l'orario di servizio, va precisato che ciò era previsto dall'art. 3 della legge regionale n. 27 del 17/7/1986.
La stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica, nella circolare esplicativa del 30/12/1987 ha precisato che "l'attività di componente delle Commissioni giudicatrici di pubblico concorso è da considerarsi attività di servizio a tutti gli effetti".
In ogni caso, anche questo aspetto è stato superato dall'entrata in vigore della legge regionale n. 10 del 23/1/1989 che stabilisce all'art. 3 che "lo svolgimento dell'incarico deve avvenire fuori dall'orario di servizio oppure mediante impegno di recuperare le ore non lavorate presso la Regione entro i 90 giorni successivi all'assenza".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in effetti, dal momento in cui è stata presentata l'interrogazione ad oggi, alcuni aspetti sono cambiati ed in particolare la questione dell'espletamento dei concorsi in orario di servizio.
Vorrei però ricordare che la materia è estremamente delicata, in quanto investe le designazioni della Regione di propri dipendenti nei concorsi delle UU.SS.SS.LL. Concorsi per i quali la Regione designa un proprio rappresentante, quindi un dipendente.
La materia è estremamente delicata; i compensi, infatti, sono abbastanza elevati. Devo comunque riconoscere che il livello di consistenza economica è mediamente pari a quello delle altre Regioni; e quindi da parte della Regione Piemonte non c'è una normativa particolarmente favorevole. E' comunque un compenso abbastanza elevato; la legge n. 3/88 stabilisce che il dipendente designato nella Commissione di concorso quindi il rappresentante della Regione, ma anche tutti gli altri rappresentanti delle UU.SS.SS.LL.: credo che le Commissioni siano composte da sette-otto persone mediamente percepisca da un minimo di 300.000 lire a concorso ad un massimo di 900.000 lire: spesso i concorsi nelle UU.SS.SS.LL. si esauriscono in un giorno altri in due giorni, quindi non sono compensi bassi, ma abbastanza elevati.
Direi che la media per concorso è di circa 500.000 lire: per circa un migliaio di concorsi che si effettuano annualmente nelle UU.SS.SS.LL.
significa che la Regione deve erogare ai dipendenti che designa come rappresentanti nelle Commissioni di concorso, circa 500 milioni all'anno.
E' una somma tutt'altro che marginale, anche perché aggiuntiva allo stipendio, come del resto previsto dalla legge.
Il problema più grosso che abbiamo posto è relativo ai criteri con i quali vengono scelti i dipendenti da designare nelle Commissioni. Negli ultimi tempi c'è stato maggior coinvolgimento dei dipendenti, lo devo riconoscere, ma fino a qualche mese fa le designazioni venivano effettuate in modo del tutto discrezionale e con criteri che rasentavano il clientelismo. Questo ha creato una situazione di malcontento tra i dipendenti, perché spesso la discrezionalità sconfina in favoritismi e discriminazioni.
Vorrei riportare alcuni dati, parte dei quali non coinvolge l'Assessore Maccari, ma il suo predecessore. Nel 1986 il 75% dei concorsi delle UU.SS.SS.LL. sono stati espletati da otto funzionari regionali; questo significa che l'allora Assessore ha designato otto funzionari a svolgere il 75% dei concorsi e che mediamente, dei 500 milioni all'anno che la Regione eroga come compensi ai propri dipendenti per svolgere questa funzione, il 75% sono andati ad otto persone.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La normativa era diversa.



MONTEFALCHESI Corrado

Sì, ma già allora i compensi andavano dalle 80.000 lire alle 250.000 lire; erano sicuramente più bassi di adesso, ma quello che voglio dire è che il servizio non era gratis. Il meccanismo sostanzialmente è stato di questo tipo: si sono effettuate nomine di poche persone, il sopravvenire della legge n. 3/88 elevava di molto i compensi e stabiliva la retroattività: le otto persone hanno percepito mediamente, quali arretrati da 50 a 60/70 milioni oltre lo stipendio. Evidentemente, notizie di questo genere circolano fra i dipendenti e creano malcontento.
Devo dire che nel 1987 e, per i dati che ho, anche nel 1988, le cose sono leggermente cambiate: in questi due anni, circa il 50% dei concorsi sono stati svolti da diciassette-diciotto persone: c'è stato maggiore coinvolgimento, che però riteniamo ancora insufficiente. Noi chiediamo che sulla vicenda si intervenga stabilendo criteri e un metodo di gestione che permetta un coinvolgimento più ampio di dipendenti regionali. Essendo compensi aggiuntivi allo stipendio, bisogna fare in modo che alla fruizione di questi compensi, compatibilmente con le professionalità dei dipendenti rispetto ai concorsi da espletare, sia coinvolto il maggior numero possibile di dipendenti regionali. L'Assessore ha fatto riferimento a una circolare che rispetto alla situazione precedente ha parzialmente ampliato le designazioni, ma in modo che noi riteniamo ancora del tutto insufficiente. La nostra proposta è che ogni designazione di dipendenti regionali in altri enti (non ci sono soltanto i concorsi delle UU.SS.SS.LL., ci sono anche altre situazioni) abbia un'unica gestione attraverso la predisposizione di un regolamento apposito, che permetta il coinvolgimento del maggior numero possibile di dipendenti. Il problema per ora è risolto; però fino all'entrata in vigore della legge n. 10 - di quest'anno - dei dipendenti regionali espletavano i concorsi in orario di servizio, cumulando compensi elevati, con lo stipendio e con la trasferta.
Con la legge n. 10, attualmente i dipendenti regionali svolgono la funzione di Commissari di concorso fuori dall'orario di servizio o con l'obbligo di recuperare le ore.
C'è però un problema, Assessore. A noi risulta che i funzionari delle UU.SS.SS.LL., che con il dipendente regionale compongono le Commissioni di concorso, svolgano ancora la funzione di Commissari di concorso in orario di servizio. Se questo è vero, come a noi risulta, si tratta di una disparità inaccettabile e di una contraddizione da sanare. Non so se la legge n. 10 sia applicabile anche ai dipendenti delle UU.SS.SS.LL.
(probabilmente no); ma non è possibile che un dipendente regionale svolga la funzione di Commissario fuori dall'orario di servizio (o comunque con l'obbligo di recuperare le ore), e che altre sei o sette persone dipendenti delle UU.SS.SS.LL. che svolgano la stessa funzione durante l'orario di lavoro, cumulando compenso, stipendio normale e, magari, anche trasferta.



(Interruzione dell'Assessore Maccari)



MONTEFALCHESI Corrado

E' un problema da affrontare. Credo vada verificato se la Regione pu legiferare in materia, estendendo le norme della legge n. 10 relative a queste funzioni anche ai dipendenti delle UU.SS.SS.LL. Chiedo che l'Assessore verifichi la questione.
Retroattività. Certo, il dettato della legge prevede quanto l'Assessore ha detto. Credo però che la norma sia da interpretare: probabilmente, il Consiglio regionale nel momento dell'approvazione ha dato per scontato che di solito le norme contenute nelle leggi entrino in vigore nel momento in cui la stessa viene approvata e vistata dal Commissario di Governo. Credo sia sfuggito a molti che la norma contenuta al primo comma dell'art. 1 della legge n. 3, invece, era interpretabile in termini retroattivi. Se ci fosse stata chiarezza su questa possibile interpretazione, dubito che il Consiglio regionale avrebbe approvato una norma del genere.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza n. 1788 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi, Acotto, Dameri e Sestero inerente il documentario televisivo sull'AIDS


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1788.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In merito all'interpellanza di cui in oggetto si precisa: la deliberazione n. 91-26471 del 31/1/1989 relativa alla duplicazione e distribuzione del filmato di educazione sanitaria a supporto delle campagne anti AIDS è stata approvata dal Commissario di Governo in data 22/2/1989.
Si è già provveduto all'affidamento dell'incarico alla ditta Studio 8 di Milano per la distribuzione e la duplicazione delle cassette mediante stipula del contratto, che dovrebbe avvenire nel termine massimo di 20 giorni.
I tempi intercorsi sono stati quelli tecnici relativi alla pianificazione dell'audience televisivo e della identificazione degli enti e associazioni da coinvolgere per la campagna anti AIDS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, i tempi mi paiono un po' lunghi; su un tema di questa urgenza si poteva procedere con una qualche accelerazione. Lo stato attuale mi pare lasci intendere che nel giro di non molti giorni questo prodotto sarà circolazione. Al di là dell'utilizzo in emittenti televisive la pubblicizzazione non può avvenire solo con cassetta; probabilmente dovrebbe esserci qualche intervento di esperti nelle scuole o in altre sedi sociali.
Chiederei all'Assessore se è possibile avere il programma di utilizzo di questo strumento.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle sedute n. 140, 141, 142 143, 144, 145, 146, 147 verranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bontempi, Calligaro, Dameri, Martinetti, Minervini, Olivetti, Petrini Santoni, Staglianò.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 1178: "DGR n. 191-29648: Diritto allo studio universitario nell'ambito universitario. Definizione per A.A. 1989/90 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati, delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1178.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore all'istruzione

Prima di tutto debbo ringraziare la Conferenza dei Presidenti che ha consentito la discussione urgente della deliberazione, che consentirà agli studenti di presentare domande in tempo utile per fruire tempestivamente delle provvidenze che attraverso questa deliberazione potranno essere erogate.
L'orientamento è quello di confermare anche per il corrente anno le linee, con le opportune correzioni ripetutamente segnalate in Commissione che hanno segnato analoghi provvedimenti negli anni scorsi.
Debbo dire che avrei preferito che questa deliberazione potesse essere assunta in presenza di una nuova legge sul diritto allo studio, con il previsto trasferimento delle competenze ad un nuovo organismo che evitasse la delega al Comune di Torino, che finora non ha dato alcun rendiconto malgrado ripetute segnalazioni.
Al riguardo non mi sento in mora, in quanto la nuova legge sul diritto allo studio della Regione Piemonte è già stata presentata in Giunta, dalla stessa approvata nonché trasmessa al Presidente del Consiglio e alla Commissione competente. Attraverso la consultazione degli enti e dei soggetti interessati si sono raccolte utili indicazioni. La documentazione è pronta; la Commissione, con una sottocommissione tecnica, può iniziare a lavorare: se si troveranno le indispensabili intese in materia, ritengo che entro la fine dell'anno si possa portare all'esame del Consiglio il testo della nuova proposta per la gestione delle provvidenze relative al diritto allo studio.
In attesa che l'iter della proposta di legge sia completato, si riconferma la deliberazione dello scorso anno.
Recentemente si è manifestata una polemica riguardante un presunto diverso trattamento dei figli di lavoratori non dipendenti. Alcuni hanno ritenuto che nei loro confronti fosse stata attuata una discriminazione negativa e che si fossero violate norme legislative nazionali o addirittura costituzionali. Per questo motivo è stata apportata una correzione rispetto alla deliberazione dell'anno scorso, nel senso che non viene più raddoppiato il reddito da lavoro non dipendente nel conteggio di definizione dell'appartenenza alle diverse fasce, nel caso in cui non venisse presentato il giro d'affari.
Per l'esperienza acquisita in questi anni e anche per la possibilità di individuare il giro d'affari automaticamente senza necessità del controllo attraverso una dichiarazione esplicita, si è ritenuto opportuno non accentuare questo aspetto e non prevedere il raddoppio nel caso della mancata, esplicita dichiarazione del suddetto giro d'affari.
Il diverso trattamento dei redditi da lavoro dipendente rispetto a quelli da lavoro non dipendente, riteniamo che sia atto di sostanziale giustizia. E' vero che bisognerebbe valutare secondo le dichiarazioni rese attraverso i modelli previsti per la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, ma è altrettanto vero che se si facesse questo con ogni probabilità obiettivamente si finirebbe per favorire in modo indubitabile categorie che possono eludere controlli severi da parte degli uffici competenti alla verifica dei redditi.
Qualcuno sostiene che un diverso trattamento comporta discriminazione e lesione dei principi di equità, ma il principio della diversa valutazione del reddito, a seconda che provenga da lavoro dipendente o da altra fonte al fine di erogare benefici pubblici è ormai radicato nella legislazione nazionale. Cito un esempio per tutti: la legge n. 457/78, che per la determinazione del reddito, la formazione di graduatorie nonché la definizione dei limiti di reddito per l'assegnazione delle abitazioni degli IACP, prevede la riduzione dei redditi per lavoro dipendente al 75%; il successivo disposto della legge n. 94/82 riduce ulteriormente al 60% la quota di reddito dipendente da valutare ai predetti fini.
Credo di poter dire, amaramente, che un'applicazione rigidissima della lettura delle dichiarazioni IRPEF finirebbe per essere un atto di ingiustizia. Mi ritorna alla mente la sentenza latina "summum ius summa iniuria"; si finirebbe per danneggiare coloro che obiettivamente e riconosciutamente, anche se non documentariamente, hanno più bisogno di essere aiutati. Questa è l'interpretazione accettata nel tempo: da dieci anni la deliberazione è indirizzata in tal senso. Negli anni scorsi non c'è mai stato motivo di obiezione: un indirizzo consolidato è sì modificabile, ma con attenzione e prudenza. Prudenza che ho adottato cancellando la previsione del raddoppio, ma non il principio per cui i redditi vanno calcolati con attenzione. In questo caso, non si tratta di applicare delle imposte, ma di collocare in fasce maggiormente salvaguardate i soggetti presuntamente più interessati agli interventi e ai benefici previsti dallo Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Accolgo positivamente tutto ciò che è stato riveduto e corretto; in linea di massima l'impostazione della deliberazione soddisfa il pensiero politico del MSI-DN. Tuttavia, quanto disposto relativamente alla valutazione dei redditi relativi ai terreni, credo meriti qualche spiegazione. Infatti, è detto, giustamente, che verrà comunque calcolato un reddito non inferiore alla rendita dominicale ed agraria; ciò che non va è che la si moltiplichi per un coefficiente pari a 15, perché potrebbe trattarsi di terreni con un reddito inteso come giro d'affari (quindi un reddito di produttività), tale cioè da consentire non l'evasione, ma l'elusione di quelle tasse prescritte nei casi in cui si superino certi livelli. E' detto, inoltre, che per la valutazione della situazione economica verrà preso in considerazione, oltre al reddito dichiarato, ogni altro reddito eventualmente emergente da accertamenti predisposti dagli uffici finanziari. Immagino, però, che gli uffici finanziari, di fronte a proprietà di terreni non produttivi - tali da consentire una dichiarazione di giro d'affari - determinino di intervenire proprio per poter procedere alla valutazione: la moltiplicazione per il coefficiente 15 non mi pare giusta. Oltretutto, a cosa è affidato questo coefficiente? Le mie, sono considerazioni che faccio quale proprietario (fuori del territorio piemontese) di appezzamenti di terreno che vado coltivando trasferendovi, come costume antico di chi è attaccato alla propria terra addirittura parte del mio stipendio onde poter avere, nel tempo, un certo prodotto, con conseguente falcidia di risorse finanziarie nell'economia familiare.
Per queste considerazioni, mi pare che la valutazione su terreni che non producono, allo stato attuale, un reddito dichiarabile, non possa essere presa nella giusta considerazione; la moltiplicazione per il coefficiente 15 non mi pare adeguata.
Altra considerazione è sull'esclusione dal beneficio dell'assegno di studio e di altri servizi, degli studenti che si iscrivono ad un secondo corso di laurea - studenti che personalmente considero meritevoli di particolare attenzione. Non penso che questi studenti si iscrivano ad un secondo corso di laurea solo per possibilità economiche proprie o delle loro famiglie. Si tratta, invece, di un impegno culturale che va considerato con attenzione e premiato proprio per quello che rappresenta.
Per queste due considerazioni mi riservo di esprimere il voto sulla deliberazione, dopo la replica dell'Assessore. Nel caso in cui le sue spiegazioni non saranno convincenti, esprimerò voto di astensione sulla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quella che stiamo discutendo è una deliberazione assai parziale nel vasto ambito del diritto allo studio riguarda infatti soltanto la definizione di fasce di reddito per usufruire di alcuni benefici della legislazione sul diritto allo studio.
Un atto sostanzialmente amministrativo in una materia non di secondaria rilevanza, di cui si discute da tempo e con vivacità soprattutto per quanto riguarda la qualità e le forme del servizio. Materia che ha avuto in questi anni una dinamica propria sia nella legislazione delle varie Regioni sia in quella di livello nazionale, nel delineare forme e linee di sviluppo di una garanzia prevista dalla Costituzione, ma nella realtà non sempre soddisfatta fino in fondo.
Da una concezione ristretta del diritto allo studio si è passati a una concezione più ampia, in cui il diritto allo studio non è solo garanzia di sopravvivenza con alcuni sussidi, ma anche diritto alla qualità del complesso delle strutture formative. Personalmente non credo che la qualità del servizio complessivo delle strutture formative sia soddisfacente, in particolare a Torino dove permangono gravissime carenze edilizie nonostante lo sforzo degli ultimi anni da parte dell'attuale Rettorato per rispondere almeno al diritto di frequenza delle lezioni: qualità del servizio non soddisfatta per un'Università che non vede riconosciuto, da parte del potere centrale, il suo diritto ad essere un servizio di livello come spesso si dice, ma mai si fa - europeo.
Problemi edilizi, problemi di personale, problemi di dotazioni strumentali. Inoltre problemi di sviluppo territoriale, e quindi dell'Università tripolare ora approvata ma, a quanto mi risulta, al palo per mancanza di interventi successivi di sostegno del riconoscimento faticosamente ottenuto, delle tre sedi universitarie. A quel che ci risulta, al di là dell'impegno di alcune Amministrazioni locali, i tempi sono molto lunghi.
Per un confronto più ampio e specifico su quanto è inerente il diritto allo studio e il funzionamento dell'Università, forse varrà la pena affrontare l'insieme delle questioni in uno di quei famosi dibattiti, che non facciamo mai, sullo stato dell'arte e sulle linee di sviluppo.
Certo, è in cantiere una proposta di legge della Giunta sul diritto allo studio, già in consultazione, e in quella sede esprimeremo le nostre valutazioni. Anticipo però, che mi pare più una soluzione tendente a dare risposta a chi, da un po' di tempo, preme per andare in una determinata direzione che non una legge complessivamente rispondente ai problemi veri e concreti del diritto allo studio.
Questo atto amministrativo avrebbe avuto bisogno del parere della Commissione per il diritto allo studio, così determinata nel chiedere un ritorno di potere grosso modo nelle proprie mani per quanto riguarda la partita del diritto allo studio e così poco interessata ad affrontare la questione, che ha dato parere in ritardo! In realtà, per gran parte della materia contenuta nella deliberazione sostiene di non essere in grado di esprimere parere in mancanza di dati di bilancio. Quindi, è un parere che non è un parere; mi chiedo persino se nella seduta del 4 luglio vi fosse numero legale, e se questo possa considerarsi un atto formale. Penso che la firma del Presidente della Commissione garantisca una riunione, ma la sostanza rimane un nulla.
Nella dichiarazione di non essere in grado di esprimere parere in mancanza di dati di bilancio c'è però una qualche verità. I parametri vengono definiti in situazioni di vuoto pneumatico: il diritto allo studio è tradotto in risorse finanziarie. Conosciamo però il problema non secondario dell'impegno di risorse statali per il diritto allo studio: dato ormai drammatico, tant'è vero che la spesa per il diritto allo studio viene ampiamente integrata, nonostante lo stato di crisi delle finanze.
Uno degli articoli della legge sul diritto allo studio universitario parla di verifiche periodiche - due all'anno - tra la Commissione al diritto allo studio, la Giunta e la Commissione consiliare. Personalmente faccio parte della Commissione consiliare, ma non avendo mai partecipato a riunioni di questo genere, ritengo che in questi tre/quattro anni il lavoro di verifica previsto dalla legge non sia avvenuto.
Questo è lo stato di precarietà in cui approviamo un atto amministrativo. La deliberazione acquista interesse nel momento in cui in sede universitaria si è tentato di raddoppiare le tasse (tentativo poi rientrato); si può discutere sulle tasse, ma finché lo Stato non fa il suo dovere non capisco perché l'utenza debba continuare a pagare di tasca propria, visto che pagando le tasse paga pure i servizi che lo Stato eroga.
Il rettore Zich, per giustificare la scelta del Politecnico, si richiamò ad una consuetudine regionale, che sui giornali venne notificata con molta imprecisione; si tratta della valutazione del reddito da lavoro non dipendente.
L'Assessore diceva che la prassi regionale in materia ha durata decennale; io mi sono informata, ma la dicitura relativa compare nel 1986.
In precedenza, nel 1984/1985 comparivano altre espressioni, che si richiamavano alla necessità di utilizzare qualsiasi ed ogni strumento utile all'accertamento effettivo del reddito. A me risulta anche che ci fosse una certa prassi - come sempre c'è in questi casi - per cui se scandalosamente si presenta una denuncia dei redditi "vox populi" incredibile questa viene inviata a chi di dovere. Addirittura, queste pratiche vengono svolte dalle econome delle scuole elementari quando devono definire il costo della mensa scolastica: se il proprietario del negozio di lusso del quartiere si permette di presentare una denuncia dei redditi di 1.300.000 lire mensili per avere un esonero di 10.000 lire per la mensa, la denuncia dei redditi viene inoltrata dove dovuto. L'impegno del Comune di Torino, di anni addietro, per legare insieme tutti i dati ai fini degli accertamenti è stato annullato dal pentapartito.
L'attuale formulazione è quella che si è adottata nel 1986. Con ci non voglio dire che si sia scelta una strada sbagliata; c'è di fatto una presunzione di evasione: mi chiedo, comunque, se sia più immorale presumere un'evasione o riconoscere l'evasione per i grandi redditi in modo disinvolto come fa lo Stato italiano.
L'aver tolto il richiamo alla moltiplicazione del reddito per due, mi convince poco. Nella delibera rimane il seguente testo: "calcolando un reddito non inferiore al 20% del giro d'affari dichiarato"; il comma che scompare, invece, diceva: "nel caso in cui non venga dichiarato il giro d'affari". Il che vuol dire che è possibile non dichiarare il giro d'affari o che lo stesso non compaia, in dichiarazioni forfetarie: è possibile che quel 20% non si riesca a computare se può non comparire il giro d'affari.
Cade così l'ulteriore forma correttiva che la Giunta riteneva di dover inserire qualora la denuncia dei redditi fosse in forma tale da non permettere di accertare il giro d'affari.
Come ricordato dall'Assessore, in altri campi esistono meccanismi di riequilibro tra redditi da lavoro dipendente e redditi da lavoro autonomo.
Personalmente mi chiedo se in questi casi non si sia ceduto a pressioni che la stampa ha ampiamente evidenziato, dei rappresentanti di determinate categorie, per rendere di fatto impraticabile un criterio di giustizia.
Grosso modo, qualche correttivo sulla determinazione delle fasce di reddito è stato approvato, ma è molto più facile che usufruiscano del collegio e degli assegni universitari i figli di professionisti più difficilmente controllabili che non quelli di professioni controllate.
Ritengo che sarebbe stato meglio non cedere immediatamente alla protesta e trovare forme di garanzia per l'equità del riconoscimento al diritto allo studio, senza introdurre una dicitura che, da sola - senza il pezzo sottratto - mi pare non funzioni.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione di questo aspetto del diritto allo studio introduce pesantemente il tema dell'equità fiscale e dei problemi connessi al carattere spesso limitato dell'accertamento reale dei redditi.
Vorrei fare, invece, una breve considerazione sul significato e sul valore che assume l'atto che approveremo questa mattina, in Consiglio regionale.
L'intervento in servizi quali la mensa, il posto-letto e la borsa di studio, rappresenta una componente indispensabile per rendere massime le condizioni di utilizzo della formazione universitaria, in una situazione in cui le società industriali avanzate pongono il problema della valorizzazione, dell'utilizzo e delle potenzialità del loro capitale umano come un elemento strategico determinante per poter governare processi di innovazione e di cambiamento.
In questo senso credo che un reclutamento il più ampio possibile rappresenti una delle basi fondamentali per una società avanzata. La possibilità di rendere massima l'azione per favorire che i meriti e le capacità emergano adeguatamente, rappresenta uno dei comportamenti fondamentali per una società che si basa sempre di più sulla valorizzazione di quel bene immateriale che è la intelligenza e la creatività.
L'azione che stiamo svolgendo fa parte di un disegno ampio, e il renderlo efficace ci fa concorrere - con questo atto - a rendere massimo l'obiettivo di una selezione sul più ampio spettro possibile della nostra popolazione.
Sottolineo - e lo rifarò in sede di discussione del disegno di legge sulla riforma del diritto allo studio che se quanto stiamo discutendo ora anni addietro rappresentava il "cuore", la parte centrale del diritto allo studio, oggi dovrebbe avere sempre minore importanza: oggi, il diritto allo studio si dovrebbe materializzare sulla qualità della formazione sui caratteri della didattica, sull'opportunità di permettere i recuperi dei ritardi dovuti alle diverse basi formative di cui a volte dispongono i giovani nel momento dell'accesso all'Università.
Il nodo è grande; il dibattito introduce quale debba essere la metodologia da adottare nel far concorrere la collettività a coprire almeno per una parte del costo formativo e dei vari elementi accessori.
Abbiamo cifre di questo tipo: il ciclo normale di formazione di un giovane medico costa alla comunità 400 milioni di lire - con un prelievo fiscale che sappiamo essere molto squilibrato. Un giovane che si laurea in ingegneria (sono dati offerti dal rettore del Politecnico, professor Zich in un recente dibattito) costa sui 250/300 milioni. Si tratta di valori alti che, ovviamente, devono essere visti come investimento e non come spesa, come consumo. Tra l'altro, è fatto paradossale che nella contabilità nazionale questo tipo di spesa venga ancora considerata di consumo e non d'investimento, dando carattere distorto all'azione successiva. Per esempio, un intervento sull'innovazione tecnologica fa parte della voce "investimenti" della contabilità nazionale; un intervento per formare il nostro capitale umano viene ancora catalogato come spesa, come consumo ricorrente.
Credo che la collega Sestero abbia introdotto opportunamente questo tema, anche se probabilmente va collocato in dimensione diversa. Se avessimo un accertamento fiscale corretto ed efficace, e se volessimo applicare la logica di uno stato sociale veramente avanzato, dovremmo rendere gratuiti tutti i servizi e recuperarne il costo attraverso un'equilibrata leva fiscale. Non potendo essere così, anche per lo stato di crisi della spesa pubblica nelle società industriali avanzate, si ricorre ad un apporto via via più crescente da parte dei singoli soggetti.
Operazione attuata in un momento di crescita del lavoro autonomo, e di rendite interstiziali non sempre definibili con chiarezza. Fino a 20/30/40 anni fa i segmenti con cui si divideva la società per fasce di reddito erano molto ben identificati. Oggi i vari processi si mescolano tra loro presentando posizioni particolari. In questo senso, l'area del lavoro autonomo e determinate nicchie di rendita sono spesso aree di marginalità di reddito, provocate anche dai grandi processi di ristrutturazione delle industrie che hanno espulso dal lavoro dipendente molteplici quantità di lavoratori.
Il nostro stesso sistema fiscale è iniquo, soprattutto in una società che dispone del potente strumento dell'informatica; una società che sostanzialmente non riesce a giudicare in modo sufficientemente corretto il singolo reddito espresso. Tuttavia, oggi pensare ad un'azione automatica del tipo "raddoppiamo il reddito del lavoro autonomo", presupponendo in modo completo e generalizzato un'area di forte evasione, sarebbe un'ingiustizia rispetto a quei segmenti di reddito che nel lavoro autonomo hanno probabilmente trovato qualche forma di accesso, visti i grandi processi di ristrutturazione che hanno ristretto la quantità di lavoro dipendente disponibile nella nostra società.
La determinazione assunta nella deliberazione illustrata dall'Assessore già oggetto di dibattito in Commissione - credo sia la migliore possibile o la meno peggio, pur nell'ambito dei limiti che ho cercato brevemente di illustrare.
Il Gruppo socialista pertanto esprime voto favorevole alla deliberazione illustrata dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione sulla deliberazione che ci propone l'Assessore, inerente il diritto allo studio deve essere affrontata in modo più complessivo e generale - come in parte ha fatto la collega Sestero - considerando anche quantità e qualità dei servizi che l'ente pubblico offre agli studenti. Avremo comunque modo di dibattere questi problemi quanto prima, quando in Consiglio regionale giungerà la legge, oggi in fase di esame della Commissione. Sull'argomento il Gruppo repubblicano, particolarmente sensibile alla materia, aveva già ipotizzato alcune iniziative; avremo quindi motivo ed occasione di confronto nel valutare complessivamente la qualità e la quantità dei servizi che vengono offerti agli studenti.
Vorrei però entrare nel dettaglio della deliberazione, che mi pare abbia valenza politica di non scarso significato.
Prendiamo atto con soddisfazione della modificazione attuata dall'Assessore alla precedente deliberazione, abolendo l'automatismo indicato in precedenza del raddoppio automatico dei redditi da lavoro autonomo nel conteggio di definizione dell'appartenenza alle diverse fasce di reddito. Credo che quale reddito da lavoro autonomo debba intendersi anche quello di imprese minori: diversamente si attuerebbe una doppia discriminazione priva di alcun senso.
In passato questa deliberazione è sempre stata approvata con il voto del Gruppo repubblicano e di molti altri; ma per la fretta con la quale si affrontano i problemi, e non solo, le deliberazioni approvate in passato presentavano e presenterebbero oggi elementi di forte indisponibilità ad un voto favorevole. Difficoltà che si sarebbe presentata se la deliberazione fosse rimasta quella che era; in ogni caso, spero che la linea seguita oggi non continui negli anni futuri.
Non credo corretto stabilire che il reddito dei lavoratori autonomi e il reddito di imprese minori debba essere fissato dal rigido parametro del 20% del giro d'affari. E' una mostruosità: significa equiparare piccolissimi e grandi e qualunque tipo di settore, qualunque specie di attività ad una percentuale standard, non corrispondente all'attuale realtà economica. Per alcuni tipi di reddito il 20% del giro d'affari è livello basso rispetto all'effettiva redditività; in molti altri settori pretendere che si raggiunga il 20% del fatturato significa creare un'ingiustizia.
Occorre trovare altre formule, abbandonando affermazioni demagogiche secondo le quali vi è disponibilità dello Stato a favorire l'evasione dei grandi redditi: l'evasione non è sui grandi redditi, ma su tutta una sorta di sottobosco di redditi. Occorre individuare un sistema che garantisca equità fra i cittadini, che sia più istituzionale e meno improvvisato.
Affrontiamo il problema delle tasse universitarie. Il collega Tapparo sostiene che il costo del ciclo di formazione di uno studente universitario varia da 300 a 400 milioni. E' chiaro che una cifra del genere non pu essere imputata al singolo studente; è pur vero, però, che lo Stato nei confronti di chi frequenta l'Università fornisce una professionalità superiore, che non può essere facilmente liquidata dicendo: "Siamo tutti cittadini, paghiamo tutti le imposte e pertanto abbiamo tutti il diritto di questi servizi". Relativamente a servizi specifici, di grande portata rispetto a importanti prospettive future, le imposte universitarie devono essere adeguate. Naturalmente, a fronte di un aumento delle tasse, occorre offrire servizi adeguati da parte dello Stato.
L'Università Bocconi costa all'utenza circa 10 milioni all'anno, pur tuttavia è difficile entrarvi: è la qualità del servizio che deve orientarci, non il discorso delle tasse; occorre perseguire altre strade.
La collega Sestero ha detto che l'impegno del Comune è stato annullato dal pentapartito. Esiste un Consiglio tributario, ai sensi dell'art. 44 della legge sull'accertamento, che prevede che i Comuni vi partecipino.
Ogni dichiarazione di reddito viene presentata anche ai Comuni. Comuni che quando è stato creato il Consiglio tributario, sollevarono gran polverone parlando di grande fatto di democratizzazione. C'erano proposte politiche che prevedevano che vi fossero funzionari autorizzati a recarsi nelle portinerie dei palazzi per informarsi sui livelli di reddito. Quando si costituì il Consiglio tributario, chiesi al Comune di Torino di procedere a due tipi di accertamento: il primo prevedeva di accoppiare le liste dell'anagrafe con quelle di coloro che avevano presentato la dichiarazione dei redditi, al fine di individuare gli evasori totali. Il secondo prevedeva una verifica fiscale del Comune nei confronti dei contribuenti che chiedevano al Comune stesso particolari agevolazioni per servizi in genere. Nei confronti di questi soggetti il Comune aveva titolo e diritto a procedere ad accertamenti più precisi. La Giunta di sinistra rifiutò, e la partecipazione al Consiglio tributario è rimasta priva di qualunque significato.
Occorre procedere nel senso più istituzionale possibile, anche nei confronti degli studenti che vanno a chiedere particolari trattamenti rispetto alle tasse universitarie. Il Comune, che ne ha titolarità istituzionale, proceda ad accertamenti precisi e puntuali. E' l'unico modo serio di affrontare il problema: qualunque altro sistema, odioso ed inaccettabile come quello del raddoppio del fatturato ("patente" di evasione in un settore dove non tutti lo sono, anche se è lì che vi cova) è ancora modo empirico, profondamente sbagliato e quindi ingiusto.
Invito l'Assessore a prefigurare per gli anni futuri forme di controllo diverse da quelle contenute nella deliberazione che, pure malgrado tutto ha fatto un grande passo avanti rispetto alla deliberazione precedente.
Come già annunciato in Commissione, il Gruppo repubblicano darà voto favorevole.



ROSSA Angelo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia un bene che la deliberazione ci abbia permesso di discutere, anche se per sommi capi, una questione che tocca molto nel profondo non solo la vita del nostro ente, ma soprattutto la vita della società universitaria, la vita dei giovani che si preparano ad essere protagonisti della vita del nostro Paese.
L'importanza dell'argomento è emersa da una discussione che atteneva a principi, puntualizzati dalla collega Sestero, dal collega Ferrara e dal collega Tapparo. Su tali principi che attengono particolarmente alla qualità del servizio bisognerà ritornare sia in sede di Commissione sia quando in aula si discuterà della nuova legge sul diritto allo studio. E' da capire cosa si vuole intendere per servizio; se servizio soltanto strettamente legato alle mense, all'alloggio, alle varie facilitazioni contemplate dalla deliberazione, oppure servizio in senso più ampio, quello che più si accosta all'idea del diritto che hanno gli studenti: di poter studiare. Diritto costituzionale che investe anche per i meno abbienti meritevoli, affinché possano arrivare ai supremi vertici della vita scientifica, della ricerca culturale e dell'espressione intellettuale.
Credo che l'argomento dovrà essere maggiormente approfondito in sede di discussione della nuova legge, e accolto senso suggerito dalla deliberazione.
Altra questione di principio credo sia quella relativa alla metodologia con cui rendere possibile il diritto allo studio.
Ci sono inoltre le questioni accennate dal collega Masaracchio circa la seconda laurea: se ci fossero i fondi, penso che la sua sarebbe un'ottima proposta. E' chiaro tuttavia che sarebbe meglio intervenire prima per dare una laurea a tutti.
La riduzione dei coefficienti per quanto riguarda l'agricoltura, da 17 si è andati a 15, è giustificata dalla rivalutazione dei redditi sia domenicali sia agrari, ma su questo credo che l'Assessore potrà rispondere molto meglio di me.
Il parere della Commissione e l'accertamento dei redditi non fanno altro che ribadirci quanto la legge emanata fosse una legge sbagliata.
Credo sia questo il punto da cui partire per mutare la direzione intrapresa il 17/12/1980, quando è stata deliberata la legge n. 84. E già in allora il mio Gruppo sostenne che era una legge sbagliata. Lo constatiamo maggiormente adesso, - come accennato anche dal Consigliere Sestero - vista la prospettiva delle varie gemmazioni. Siamo quindi obbligati a una legge nuova.
Credo di non dovermi prolungare oltre, perché coloro che mi hanno preceduto hanno già toccato degli aspetti più importanti. Assicurando il voto favorevole della DC sottolineo l'esigenza che la nuova legge proposta dalla Giunta regionale, venga discussa nel modo migliore, per poter modificare la direzione di una strada imboccata in malo modo e che dovrà essere ripercorsa con novità. Chiedo all'Assessore la disponibilità ad un lavoro celere, per arrivare in aula con una normativa che segni l'ultimo anno di un regolamento legato alla legge del 1980, con prospettive nuove per quanto riguarda questo settore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore all'istruzione

E' difficile non riconoscere la realtà: ha ragione la collega Sestero quando ricorda che la previsione di raddoppio della valutazione del reddito, nel caso di mancata presentazione della dichiarazione del giro di affari, è innovazione introdotta nel 1986. Prima si prevedeva l'obbligo della dichiarazione del giro di affari, ma non si prevedeva il raddoppio del reddito denunciato in caso di mancata dichiarazione del giro di affari.
Debbo dire per pari tentativo di lettura corretta della realtà che la Commissione preposta all'esame delle domande presentate per fruire dei benefici derivanti da questa deliberazione ha dichiarato che dal 1986 al 1989 non si è mai attivato questo meccanismo e che quindi non si sono mai applicate di fatto le sanzioni segnalate nella deliberazione del 1986, del 1987 e del 1988.
Questa è un'ulteriore ragione che mi spinge, dopo le segnalazioni avvenute in Commissione, a cancellare la proposta del raddoppio del reddito denunciato nel caso di mancata segnalazione del giro di affari.
La competenza di qualche Consigliere, nominativamente del Consigliere Ferrara, ha segnalato come le cose si sono decisamente modificate negli anni, e che la lettura del giro d'affari attraverso la documentazione presentata è attualmente più possibile.
Altra ragione, più profonda perché tocca coloro che hanno propensione al Diritto oggettivo. Ho richiamato il pericolo che l'applicazione massima del diritto comporti spesso, come conseguenza, la massima ingiustizia tuttavia è difficile non riconoscere che le motivazioni del Consigliere Ferrara sono fondate e che anche il mio personale orientamento è quello di seguire la linea che il collega ha suggerito questa mattina. Tuttavia, nel contingente, la via che porta agli obiettivi posti dal Consigliere Ferrara porterebbe, purtroppo, contemporaneamente ad obiettivi non propriamente giusti; senza un concomitante correttivo e indirizzo per le Commissioni che lavorano in questo campo e senza la fornitura degli strumenti necessari per intervenire efficacemente a correggere i difetti di queste procedure, si farebbero utilizzare dei benefici soprattutto quelle categorie che, al momento attuale, dal punto di vista del controllo fiscale e per i dati che abbiamo a disposizione, sono sicuramente più privilegiate. Bisogna puntare all'obiettivo posto dal Consigliere Ferrara, tenendo conto del contingente e adeguandosi ad esso almeno ancora per quest'anno.
Se insieme trovassimo la forma di far coincidere il diritto più oggettivo con l'interesse sociale più proprio, penso che si farebbe la cosa positiva che finora non si è potuta realizzare.
Debbo ancora aggiungere, facendo una digressione di carattere personale, che probabilmente è cambiato il clima nel quale questa deliberazione è nata (circa otto anni fa), che gli spazi di evasione - lo dimostrano i gettiti all'erario dello Stato di questi ultimi tempi - si sono obiettivamente ridotti e che quindi le motivazioni di partenza hanno perso in gran misura la loro consistenza.
Al Consigliere Masaracchio debbo dire che la sua preoccupazione di tutelare anche coloro che puntano alla seconda laurea è apprezzabile, ma come ha detto il Consigliere Villa, noi dobbiamo preoccuparci soprattutto di coloro che tentano di accedere allo studio universitario puntando ad un primo livello di laurea, tenendo conto che per la seconda laurea è prevista la fruizione della VII fascia. E qui aggiungo una considerazione: per fortuna i margini di disoccupazione si riducono sempre di più anche per il settore dei laureati, e la richiesta di "cervelli" aumenta consistentemente nel nostro Paese e nella nostra regione, rispondendo a necessità obiettive già state fin troppo illustrate. Capisco poi gli interessi del Consigliere Masaracchio, ma l'applicazione del 15% per i redditi domenicali è un'applicazione vantaggiosa rispetto agli anni precedenti; siamo passati dal 17% al 15%: linea segnalata dalla legge Finanziaria che neppure le organizzazioni interessate all'argomento hanno contestato.
Alla collega Sestero rispondo che, obiettivamente, abbiamo grosse difficoltà con il Comune di Torino: è da nove-dieci anni che non riusciamo ad avere i rendiconti delle spese sostenute dall'Amministrazione torinese attraverso la delega della gestione del diritto allo studio. E' davvero penoso: può darsi che personalmente non sia così efficace, ho scritto e riscritto, ho ripetutamente telefonato, però i conti non ci sono mai stati forniti. Qualcosa deve cambiare, e devono essere altri i soggetti possibilmente più agili, a dover gestire la partita.
E' noto a tutti - e mi riferisco al Consigliere Tapparo che ringrazio per l'intervento puntuale - che è in pista a livello nazionale il progetto di legge per la modifica delle norme sul diritto allo studio e, come ho già illustrato, l'impegno nostro a modificare la legge regionale.
Non sono in mora: quello che dovevo fare è stato fatto e a settembre si può passare all'esame dettagliato, sulla base delle risultanze delle consultazioni del testo di legge, già presentato e depositato, e in parte discusso.
Per quanto attiene alla qualità del servizio, mi pare che l'impegno a migliorarlo sia abbondantemente scontato. Assicuro il Consiglio regionale che si stanno facendo gli sforzi massimi possibili per dotare di attrezzature, soprattutto di strutture, di sedi, per quanto di nostra competenza, l'università torinese, che da quest'anno è "università piemontese".
Finalmente (non abbiamo ancora avuto occasione di parlarne ma, mi auguro, lo faremo quanto prima) esiste un decentramento dell'università piemontese, a fronte di tanti scetticismi; anche in conseguenza del corposo e generalizzato impegno di quest'aula, il piano quadriennale per il decentramento universitario e per le nuove istituzioni di Facoltà universitarie in Italia è approvato, e aspetta soltanto le norme di procedura applicative ferme a causa della crisi di Governo. Mi auguro che queste vengano approvate in breve tempo e possano consentire la dotazione di personale insegnante ed ausiliario alle sedi decentrate delle università e che, in buona sostanza, possano consentire di dare vita all'università piemontese.
Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti. Assicuro la collega Sestero e il collega Ferrara, che hanno raccomandato interventi specifici modificatori, che su questi lavorerò per quanto mi sarà dato in termini di capacità e di tempo. Ai Consiglieri Villa e Tapparo rivolgo un ringraziamento particolare anche per il consenso esplicito dato all'iniziativa.



PRESIDENTE

La parola alla collega Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Essendo quello in discussione un atto amministrativo sostanzialmente ripetitivo, al di là di alcune questioni avremmo potuto dare voto di astensione, ma divenuta centrale la questione del reddito dei lavoratori autonomi, e poiché mi pare che le preoccupazioni per la tutela di questa categoria di cittadini, siano state più alte e numerose, credo sia necessario rappresentare anche una tutela dei lavoratori dipendenti.
Voglio fare una dichiarazione di voto che sia a tutela dei lavoratori dipendenti. Poiché le cifre non sono interminabili, ma molto limitate (2 miliardi e 200 milioni per assegno di studio, 450 milioni per borsa di studio), è chiaro che più sono coloro in condizione di concorrere attraverso i meccanismi della non denuncia fiscale, meno risorse restano per coloro che con il fisco sono in regola: i figli dei lavoratori dipendenti.
Ma c'è un altro problema ignorato, di cui voglio assumere la rappresentanza. Questi elementi di sostegno al diritto allo studio per molti cittadini non rappresentano possibilità reale e concreta di accedere agli istituti superiori: infatti il vero problema che impedisce a molti di accedere all'università ha due facce: il mantenimento di un figlio e il suo non reddito. Detto in altre parole, molti lavoratori dipendenti non sono in grado di iscrivere il figlio all'università perché hanno bisogno che incominci a produrre reddito. Nel nostro Paese esiste ancora questa categoria; le risorse impegnate per il diritto allo studio rappresentano certo la copertura piena del reddito mancato e del reddito necessario per il sostentamento di un figlio che prosegue gli studi.
Una serie di situazioni permettono di affermare che il diritto allo studio non è esercitato e riconosciuto appieno. Inoltre trovo ancora più strano il prevalente interesse affinché non si tocchi nulla delle procedure fiscali, in modo che la verifica dei redditi del lavoro autonomo non subisca nessun tipo di correzione. Sappiamo che in casi - certo non in tutti - si tratta di evasione (nel corso di un seminario tenuto tre anni fa era questo il problema al centro dell'attenzione degli esperti), però non si vuole toccare nulla di questo pezzo di società, che può facilmente evadere il fisco ed avere anche altri riconoscimenti.
Ricordo il rovello evidenziato da parte dell'allora Assessore Alberton sulla questione della giustizia, nel momento in cui si incominciò a discutere su come si poteva non aggiungere altra disuguaglianza attraverso sussidi che sono, poi, ben poca cosa. E' una questione etica, prima ancora che politica; apprezzo molto meno, invece, la disinvoltura con cui si tutelano categorie sociali che si sono mosse con forza, avendone gli strumenti (stampa e mezzi di informazione) per una cifra assai miserabile: un libero professionista o un commerciante che manda il proprio figlio all'università non ha certo bisogno di 1.600.000 lire all'anno: se ne ha bisogno è in stato fallimentare! Per questo esprimeremo voto contrario: vorremmo in questo modo tutelare gli interessi dei lavoratori dipendenti che pagano regolarmente le tasse e che rischiano di vedersi superare in graduatoria da evasori spregiudicati che non hanno neanche il pudore di lasciare questi 2 miliardi e 200 milioni a chi ne ha più bisogno. In Italia si parla di 40 mila miliardi di evasione da reddito non accertabile, da capitale e proprietà immobiliari; facendo una divisione nazionale, in Piemonte l'evasione è di 2 mila miliardi; è dato non indifferente: io voto perché si dia priorità ai lavoratori dipendenti. Con questa motivazione faziosa, di parte, esprimo il nostro voto contrario alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Avrei rinunciato alla dichiarazione di voto, ma visto che altri Gruppi hanno ritenuto opportuno di utilizzare questa possibilità, mi inserisco anch'io nel dibattito pur per sommi capi e per somme linee.
Come ha già detto il collega Villa, credo che il problema vada visto nella sua globalità, e che l'occasione della nuova legge sul diritto allo studio ci consentirà spazi di discussione più ampi e completi per rivedere l'intera partita del diritto allo studio. Partita che, come abbiamo sostenuto fin dall'inizio, così com'è stata impostata anni fa e come si è nel tempo evoluta non ha dato i risultati di razionalizzazione e di miglioramento qualitativo e quantitativo degli interventi che alcuni Gruppi, a suo tempo favorevoli a questo tipo di impostazione, si erano ripromessi e che altri Gruppi, tra cui la DC (che a questo tipo di impostazione non era favorevole) avevano preventivato.
Non per contrappormi a quanto detto dalla collega Sestero, ma il problema non è tanto la difesa di una categoria di lavoratori rispetto ad un'altra o una contrapposizione di interessi tra chi abbia più o meno diritto di avere i contributi per il diritto allo studio, ma è quello dell'equità reale degli interventi e delle prestazioni rispetto a situazioni di reale esigenza. Sappiamo bene che in tutte le categorie sociali, professionali e quante altre si vogliano immaginare, esiste la categoria delle persone oneste e perbene e quella delle persone che tra le maglie delle varie possibilità tirano a "fregare". Però non possiamo dare per scontato, istituzionalmente, che alcune categorie, solo per il fatto di essere in una certa situazione, siano fiscalmente "disoneste" ed altre fiscalmente oneste.
Non voglio andare oltre i termini di una dichiarazione di voto, ma credo sia giusto correggere alcune notizie apparse sui giornali, in cui si dice che nessuno aveva mai sollevato il problema della differenza di reddito tra categorie di lavoratori autonomi e di lavoratori dipendenti.
Ricordo ai colleghi (se qualcuno non si fida può controllare i verbali delle sedute di Consiglio e di Commissione nelle quali si è parlato di tali questioni) che fin dall'inizio, personalmente, avevo sollevato il problema della non giustificazione, a livello di principio, di una discriminazione tra categorie di lavoratori rispetto ai parametri di reddito che andavano previsti. Questo, ripeto, non per difendere a priori l'una o l'altra categoria, ma perché non possiamo dare per scontato che alcune categorie siano di per se stesse evasori ed altre siano di per se stesse dei regolari pagatori di tasse. Impostare in questo modo così i rapporti Stato istituzioni, Regione-cittadino, non mi pare possa produrre un rapporto di fiducia, di collaborazione, di onestà e di trasparenza nelle istituzioni e nei cittadini.
Avendo a suo tempo sollevato il problema, non ci scandalizza che oggi venga riproposto. Il problema si allarga al di là del diritto allo studio ad altre istituzioni. Chiediamo all'Assessore, pur consci dell'impegno già speso - per il precedente Assessore infatti c'era già stato un intervento di riduzione delle differenza tra le varie categorie - che si vada in direzione di un rapporto di fiducia totale nei confronti di tutti i cittadini, e che si stabiliscano regole e forme di verifica, per quanto possibile con gli strumenti a disposizione della Regione. Questo senza polemizzare su questa o quell'altra categoria.
Per gli sforzi, per il recepimento delle varie osservazioni l'intenzione di modifica complessiva della legge, l'impostazione complessiva della deliberazione di reale garanzia del diritto allo studio il Gruppo DC dà voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per dichiarazione di voto. Certamente non per fare polemica, devo ricordare all'Assessore Nerviani che le affermazioni valutate da diverse angolazioni finiscono con il non avere più il valore assoluto che si pensava di poter loro attribuire: l'applicazione del massimo diritto può veramente portare a massima ingiustizia. Però è anche vero che quando si introduce il potere della valutazione discrezionale, si corre il rischio di perseguire una strada di non certezza del diritto. Il diritto è diritto, non ci sono n valori massimi né valori minimi: esso va rispettato.
Nell'ambito di questo rispetto, la moltiplicazione del coefficiente per 15 è una ri-rivalutazione: i proprietari di terreni sono già tassati con rivalutazione in atto; la nuova applicazione rischia di non essere nel rispetto del diritto. Mi prefiguro coloro che hanno un appezzamento di terreno non coltivato, magari non coltivabile, in zone per le quali si parla di crisi del settore montagna. Ove invece si tratta di terreno coltivato, e in Piemonte ci sono vastissimi appezzamenti di terreno coltivato con altissime aliquote di reddito, questo discorso non è valido.
Il diritto dell'ente pubblico di fare osservare determinati livelli va applicato dove c'è riscontro obiettivo, e non certamente seguendo valutazioni opinabili.
Altra osservazione. Non ci sono coorti di studenti che hanno l'animo e capacità per attendere ad una seconda laurea. In funzione del limitato numero delle persone sotto questo aspetto meritevoli, si potrebbero considerare eventuali premi nei confronti di coloro che aumentano il livello culturale della classe dirigente: classe dirigente non è solo politica, ma anche chi acquisisce titoli culturali superiori da immettere nella società. Questo mio pensiero va ribadito anche in funzione del fatto che i riconoscimenti degli emolumenti, delle borse di studio, dei buoni mensa, ecc., sono anche in funzione dell'iter scolastico, quindi della carriera scolastica, numero degli esami sostenuti. Si tratta sempre di un numero non dico limitato, ma dimensionato di studenti che di certo non pu incidere significativamente sulle risorse stanziate; si eviterebbero quindi considerazioni di lana caprina fra prima laurea, che comunque va assicurata e garantita, e seconda laurea che, invece, non andrebbe guardata con il giusto occhio per le valutazioni di riconoscimento. Oltretutto, si "sbatte" scusate l'espressione - nella sesta fascia lo studente che si iscrive ad un corso di laurea per il conseguimento della seconda laurea. La sesta fascia comporta un onere di 7.700 lire per ogni pasto, senza considerare che magari si tratta di uno studente che con tanta volontà e appartenente ad una famiglia che può essere considerata, per il reddito che dichiara e che è riconosciuto, nella prima fascia (quella minore).
Sappiamo che presso l'Università di Torino, e specialmente al Politecnico, giungono studenti da molte regioni del Sud, con grande sacrificio delle loro famiglie, dove magari non ci sono alti redditi, ma quello minimo, che consente loro di poter affidare il figlio ad una scuola altamente riconosciuta per la sua qualità, nella speranza che nella vita possa ottenere qualcosa di più di quanto non offra la condizione economico sociale del Sud Italia in genere. D'altro canto, in linea di massima non sono del tutto contrario alla deliberazione; le perplessità sono rimaste tali, ma non sentendomi di votare contro, riconfermo quanto detto in attesa della replica dell'Assessore, quindi esprimo il voto di astensione del Gruppo del Movimento Sociale Italiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la dichiarazione di voto che mi accingo a svolgere è stata sollecitata dall'inquietante provocazione della collega Sestero, quando ha introdotto una questione etica accanto ad una politica. Allora, per sgombrare il campo dico che la deliberazione va approvata perché fa giustizia di una formale ingiustizia e di una velleità.
Una formale ingiustizia in quanto si presuppone l'evasione, mentre la velleità si concretizza nell'immaginare che attraverso questo strumento si rimedi ad un fenomeno che deve essere affrontato, come diceva il collega Ferrara, con ben altri strumenti e su ben altri scenari.
Non v'è però dubbio che la questione posta dalla collega Sestero, la questione etica, ci sia. E per un liberale è questione delicata e inquietante. Non vi è dubbio che rispetto all'Università, nel nostro Paese, non è cresciuto quel fenomeno tipico delle culture delle società borghesi, secondo le quali l'Università viene vista soprattutto come lo strumento della propria continuità - della classe borghese - e della propria trasformazione e del proprio arricchimento.
Badate amici, nei Paesi a cultura anglosassone e, oserei dire protestante e calvinista questo non è solo un valore etico, è un valore religioso. Per questi cittadini la ricchezza o per meglio dire la proprietà sono non solo realizzazioni terrene, ma anche prenotazioni religiose. In questo senso il borghese di cultura protestante ha un forte senso del dovere, individualista e non solidaristico nei confronti della società civile.
Quindi, per un liberale incallito, per un borghese convinto, vi è grande insoddisfazione nel constatare che nel nostro Paese i valori della borghesia sono recuperati, acquisiti e vissuti nella misura in cui sono strumenti e tecniche per il perseguimento della ricchezza del benessere: non sono però valori per la gestione del benessere e della ricchezza finalizzati non in termini solidaristici ma in termini di responsabilità e se mi consentite, di affermazione e di prenotazione della salvezza eterna.
Ho l'impressione che la non assunzione di livello di valori morali e magari religiosi (per chi ha fatto scelta di professione anche religiosa e non soltanto civile), non consenta agli stessi di svilupparsi nelle proprie ricchezze e potenzialità. Questo processo non ha trovato nel nostro Paese sufficienti stimoli e canali di attuazione da parte del legislatore. Mi riferisco alle sponsorizzazioni, che in una qualche misura sono un modo un po' banale e un po' esibizionista di realizzare la cultura antica di matrice protestante del dovere e della responsabilità individuale nei confronti della collettività. Qui lo si è un po' banalizzato, ma sostanzialmente il discorso si riconduce a questo valore per qualche verso antico. E' auspicabile che nella crisi di valori di questa società (crisi a mio avviso, più apparente che reale: è forte il ritorno alla religiosità qualche volta anche in forme improprie), la crisi delle ideologie riconduca al valore delle religioni, magari di quelle riformate, o delle novità di carattere etico che le religioni riformate hanno comportato nel nostro sistema; e che quindi ci sia un recupero, da parte di segmenti che beneficiano del sistema borghese, del loro ruolo di responsabilità nei confronti della collettività di cui fanno parte, ma soprattutto di quelle espressioni della società che rappresentano la loro continuità e la loro valorizzazione civile e religiosa.
Suggerisco all'Assessore di perseguire queste vie, al di là di quelle fiscaliste che vanno respinte perché inique e illegittime, e di immaginare occasioni per il recupero della responsabilità e della partecipazione responsabile della borghesia, nelle sue diverse articolazioni; esiste una borghesia ormai assestata anche nel sistema del reddito dipendente, non solo nel reddito autonomo. Non sarebbe male che la Regione Piemonte puntasse su questo versante; le statistiche pubblicate indicano il Piemonte ai vertici, in Italia, nelle poche occasioni di realizzazione di questo valore. Non è strano che il Piemonte, che ha visto entrare con Napoleone quel tanto che è arrivato in Italia come valore borghese, e che ha vissuto una condizione che si è rifatta per larga parte ai valori borghesi (quelli francesi, che sono di tradizione anglosassone) abbia più di altri risposto a questo tipo di aspettativa. Questo vuol dire che nella società piemontese uno zoccolo duro di vocazione e di valori borghesi, nel senso più compiuto del termine, e di religioso, esiste. Ho l'impressione che l'istituzione regionale su questo possa lavorare e ottenere molto; ha già ottenuto più di altre, probabilmente per capacità propria, ma soprattutto perché in Piemonte esiste un'antica tradizione borghese e liberale. Queste cose non si inventano da un giorno all'altro; una cosa è l'esibizionismo del milanese, una cosa è il senso etico della ricchezza e della proprietà che può avere un piemontese di antica tradizione liberale borghese.
Penso che su questo versante si possono recuperare non soltanto risorse, ma circuiti e rapporti nuovi tra la società civile e le istituzioni.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 12 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1179: Legge 9/8/86, n. 467 "Norme sul calendario scolastico. Parere della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n.
1179.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
La parola all'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore all'istruzione

La legge n. 467, che detta norme sul calendario scolastico, prevede che le Regioni esprimano parere in ordine all'organizzazione dello stesso. In sede di Commissione se ne è discusso due volte. La prima volta è parso fondatamente che il Consiglio regionale in qualche modo si disponesse ad assumere la sua decisione con una sorta di dipendenza, che di fatto era semplicemente preventiva, con gli organismi che debbono manifestare decisione finale in ordine all'argomento.
Richiamato dall'opposizione ad una procedura più rigorosa al riguardo nella settimana successiva ho rivisto la materia e riflettuto sulla stessa in termini assolutamente autonomi. E, con il consenso dei colleghi della Commissione consiliare e con il parere implicitamente favorevole della Giunta, ho proposto al Consiglio il calendario oggi all'esame dello stesso.
Visti i pochi secondi richiesti, leggo. Si prevede che l'inizio delle lezioni e delle attività didattiche sia il 21/9/1989 e che il termine delle stesse sia - come peraltro prevede l'ordinanza ministeriale 13/6/1990. E' prevista un'interruzione - oltre a quelle previste dal calendario tradizionale - per il 9/12/1989; un'interruzione per le vacanze natalizie dal 23 dicembre al 5 gennaio 1990 (tenendo conto che il 6 gennaio è festivo e il 7 gennaio è di domenica, l'interruzione è prevista dal 23 dicembre al 7 gennaio 1990). Le vacanze pasquali sono previste dal 12 aprile 1990 al 17 aprile 1990; vi è sospensione ancora delle lezioni il 30 aprile e il giorno della festa del Santo Patrono quando essa ricorra nel periodo di attività scolastica. I giorni di lezione, dunque, sono 203 nel primo caso, cioè della festività del Santo Patrono coincidente con l'attività scolastica e di 204 nel caso contrario.
Ho evitato di inserire - peraltro previsto e possibile - due ulteriori giorni a disposizione dei Provveditorati, in caso di emergenza o di situazioni di particolare gravità, ritenendo che se queste si dovessero verificare saranno le autorità civili competenti a decidere in materia.
Ritengo sia un calendario equilibrato, che raggiunge pressoché il massimo dell'utilizzo delle giornate di lezione possibili. Proposta ragionevole che la Commissione, peraltro, ha già ieri sera approvato.



PRESIDENTE

La discussione è aperta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, quando fu approvata la legge che toglieva rigidità al calendario scolastico, ci furono vari apprezzamenti: fu anche presentata come una delle riforme della scuola italiana. In effetti, l'aspetto dell'organizzazione dell'anno scolastico in rapporto ad esigenze ambientali in senso lato, era un elemento positivo. L'attribuzione di un parere decisivo alle Regioni, quali organi di governo complessivo di un territorio, nel definire l'organizzazione dell'anno scolastico, era anch'esso elemento di un qualche rilievo.
In realtà, la cosiddetta "riforma dell'organizzazione del calendario" si mostrò subito come questione a rischio di svilimento. Il dibattito apertosi sulla questione al momento di conferire i pareri era incentrato sul numero dei piani di scuola: se dovessero essere pochi o tanti. Il termine minimo dei 200 giorni fissati dal Ministero, era una dimensione che non aveva tetto; il tenere in considerazione le condizioni ambientali regionali poteva essere utile per garantire un diritto costituzionale quello del diritto allo studio - inteso in senso globale e complessivo; la possibilità di organizzare l'anno scolastico, per durata e per organizzazione nel tempo, eventualmente con l'allungamento del calendario scolastico, a seconda dei livelli (anche questo poteva e avrebbe dovuto essere un parametro) di produttività della scuola in una certa realtà regionale. Il dibattito vero invece si sviluppa fra chi difendeva le vacanze dei docenti e chi difendeva invece un diritto degli studenti.
Si disse che si trattava di un pezzo di riforma, ma da allora non ne è stata approvata nessun'altra. Tutti sappiamo che la produttività della scuola italiana è sempre più bassa; i tassi di selezione sono sempre più alti, e partono ormai dalla scuola dell'obbligo investendo anche la scuola elementare. L'abbandono scolastico si estende alla scuola superiore, per la quale è ancora previsto l'innalzamento a 16 anni dell'obbligo scolastico da attuare al più presto almeno per un'equiparazione con i sistemi scolastici europei. I tassi di selezione s'aggirano attorno al 30-40%: non si può certo dire che la scuola superiore svolga funzione di formazione delle classi dirigenti quando la frequenza tocca il 90% della popolazione in età scolare. Questo il quadro: nessuna riforma, degrado della produttività minima progressivamente negativo.
Sono convinta che il tempo-scuola sia una risorsa e una variabile fondamentale; più si evidenziano i problemi sociali alla base degli insuccessi e più si evidenziano le smagliature della società italiana: dal punto di vista culturale e sociale la scuola non è tutto, ma potrebbe essere uno strumento di ricomposizione. In alcuni casi, un tempo minimo è sufficiente per produrre e sapere; ma in altri casi il tempo minimo non basta, e lo dimostra l'estivo giro d'affari di miliardi delle ripetizioni tempo-scuola aggiuntivo per poter ottenere la promozione.
Sulla base di queste valutazioni credo che il tempo-scuola vada allungato. Inoltre, va spezzata la convenzione per cui a bassi salari corrisponde poco lavoro annuale, intesa non dichiarata e non scritta che tiene "insieme" la scuola, una delle tante forme di consenso elettorale su cui contano alcuni Partiti al Governo, in particolare del Partito che da sempre detiene il dicastero all'istruzione.
Siamo quindi insoddisfatti di questo stiracchiamento dei giorni.
Ricordo che nel 1986 vinse chi chiedeva duecento giorni "puri"; nel giro degli anni, un po' alla volta, abbiamo conquistato un giorno in più, in una lotta che di titanico non ha niente, ma ha molto di miserabile: ci siamo anche stufati, per un giorno in più di scuola, di mettere in campo risorse confronti, ecc.
Ma c'è un secondo elemento di valutazione che influirà sul nostro voto.
Al di là della questione di merito c'è la questione istituzionale, della partecipazione della Regione alla programmazione dell'attività scolastica espressa nel momento in cui deve esprimere il proprio parere. Ci siamo trovati di fronte ad una vicenda strana: inizialmente una deliberazione di Giunta prevedeva certi giorni di vacanza e una durata dell'anno scolastico di un certo tipo, deliberazione poi corretta dalla stessa Giunta secondo il calendario - che personalmente possedevo deciso dalla Sovrintendenza scolastica. Non so se i tempi della nostra approvazione si siano allungati, però le date inserite a modifica della prima deliberazione erano quelle che il Sovrintendente regionale aveva già deciso. In Italia siamo in una fase di ampio degrado, i pezzi di riforma si perdono per strada, e la Regione non ha più voce in capitolo e quasi non esiste più, però sarebbe meglio dirlo. A me pare una finzione: quando tutto è stato ormai deciso (i Consigli scolastici provinciali hanno dato il loro parere, il Sovrintendente scolastico ha già predisposto il calendario) la deliberazione viene modificata e impegniamo un Consiglio regionale a discutere e a formulare un parere plagiato. L'Assessore ha modificato la deliberazione secondo gli intenti del Sovrintendente. Non complichiamoci la vita, però non perdiamo tempo! Noi non esprimiamo alcuna volontà autonoma del Consiglio regionale quale rappresentante della popolazione piemontese ma traduciamo in un atto formale, irrilevante ed inefficace la volontà di un potere amministrativo monocratico statale che ci chiede di compiere questo adempimento. Per questi motivi non partecipiamo al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non si può non ricordare che si è giunti, durante lunghi anni di lotte sindacali fra gli insegnati e nel rapporto con le famiglie, ad ottenere che per quanto riguarda il calendario scolastico ci fosse una sorta di flessibilità e di varianti in rapporto al territorio nazionale, per via delle diverse situazioni regionali. Ci sembrava davvero di avere ottenuto il massimo, anche perché si pensava quanto meno, di poter articolare, attraverso gli organi collegiali, una partecipazione che alla fine non si è registrata. Lo scadimento del corpo docente di tutta la scuola passa attraverso l'iniquità e la nullità degli organi collegiali che non rappresentano alcunché di ciò che era stato definito come democrazia nella scuola. Dopodiché, la collega Sestero sostiene giustamente che quanto meno la Regione, intesa nel suo aspetto complessivo Consiglio regionale, Commissione - avrebbe dovuto affrontare questo problema, ma, "ovviamente", attraverso il filtro della partecipazione e di suggerimenti per non avere anche in questo campo una repubblica di sprovveduti. Attraverso il filtro degli aspetti locali e quindi le cointeressenze anche di natura economica, si sarebbe dovuto arrivare ad un minimo di credibilità di decisione sul calendario scolastico. Non si può ovviamente, provincia per provincia, avere un diverso orario e differente calendario scolastico. Ma nell'ambito della regione si sarebbe potuto, quantomeno, considerare se per caso non fosse stato più utile chiudere le scuole il 10 dicembre e riaprirle verso la fine di gennaio, recuperando gran quantità di assurdo impegno dei docenti a fare atto di presenza o a far finta di programmare. In tal modo le famiglie, in detto periodo, avrebbero la possibilità di avviare, anche attraverso la scuola (sebbene chiusa alle normali lezioni) i propri figli a quelle attività che la stagione consente. Mi riferisco, tanto per avere termini di riferimento precisi, alle settimane bianche. Quando ci fu crisi economica determinata dal blocco della erogazione del gas, del metano e del petrolio da parte dei Paesi Arabi, e si andava in giro a targhe alterne, a domeniche alterne e via di seguito, il grosso problema del riscaldamento suggeriva e dava forza alla tesi della chiusura delle scuole proprio tra il mese di dicembre e quello di gennaio. Ho accennato questo caso per indirizzare un utilizzo della scuola e del corpo docente nel miglior modo possibile, e per dare credito al concetto di flessibilità del calendario scolastico e delle varianti di tipo regionale. Ci troviamo invece di fronte a un calendario pressoché uniforme per tutta la Nazione, e di fronte a un atto dovuto, che va votato: altrimenti come si fa? La scuola deve avere la certezza di un calendario scolastico anche solo per quel poco di programmazione che vi si opera.
Con l'occasione, anche se l'argomento può sembrare non del tutto pertinente, rilevo che le argomentazioni che la collega Sestero ha fatto della classe docente non sono accettabili. Argomentazioni che partono da un modo sbagliato di concepire la classe dei docenti (oggi chiamati "lavoratori della scuola") nell'ambito di un lavoro calcolato ad ore e non come attività - non dico diversa o anomala fuori del contesto di ciò che il mondo del lavoro esige per quanto riguarda l'attività lavorativa. I docenti devono soddisfare l'esigenza primaria di formare nuovi cittadini; la loro attività di insegnamento ed educativa va valutata per quella che è, non per le ore di lavoro, né per le giornate che un calendario scolastico stabilisce. Su questo argomento si potrebbe parlare a lungo, ma finiremmo in tutta polemica sulle pensioni baby, che hanno scatenato putiferio e scandalo su quanto era riconosciuto agli insegnanti: potere andare in pensione dopo venti anni di attività stressante, sempre che si sia davvero insegnanti e si lavori davvero animati da quella che qualcuno crede sia ancora una missione.
Per questi aspetti, non dichiaro di essere contrario alla deliberazione: ci troviamo di fronte ad una necessità contingente: sottrarsi a questo dovere significherebbe, per quel che pensa un rappresentante del Movimento Sociale Italiano, una forma di protesta demagogica. Tuttavia, ciò che ho voluto esprimere è nel segno che "chissà che non si possa attivare, per il prossimo anno scolastico, una serie di rapporti e contatti, sollecitando i Consigli scolastici provinciali, i Distretti e i Collegi docenti ad impegnarsi veramente per offrire alla Regione indicazioni su cui operare, e valutazioni aderenti allo spirito e al principio che si configurano nella delega all'Istituto regionale di dover stabilire il calendario scolastico con una deliberazione".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani per la replica.



NERVIANI Enrico, Assessore all'istruzione

Molte delle considerazioni fatte dai colleghi, in particolare quelle della collega Sestero, mi trovano consenziente; il discorso si dovrebbe veramente allargare: l'aumento dell'età nella frequenza dell'obbligo nelle scuole, la necessità di un'organizzazione della scuola che veda una presenza più impegnata e più prolungata, una sostanziale e maggiore serietà dell'istituzione scolastica rispetto ai doveri che essa deve compiere. Non sono d'accordo sulla produttività, e lo dico con molta chiarezza, né mi sembra appropriato l'aggettivo "miserabile" che la collega Sestero ha utilizzato per quanto attiene alla deliberazione precedente. La produttività scolastica del nostro Paese è molto alta, ed è riconosciuto non da me, ma anche da studiosi, impegnati ad altissimo livello recentemente riunitosi in un convegno promosso dall'Unione Industriale di Biella, dove è stata esaltata la necessità di "una produzione di cervelli" più consistente di quanto non si abbia ora. E il confronto con altri Paesi occidentali non ha messo il nostro in condizione di inferiorità o dipendenza. Credo che la collega Sestero in cuor suo non possa non convenire sull'opportunità di una revisione di posizioni che portano ad un'eccessiva critica della nostra organizzazione scolastica; cionondimeno sono d'accordo su un maggiore impegno per dare alla scuola più tempo, più mezzi e più capacità di incidere nei processi di evoluzione della nostra società Per rendere chiari i rapporti voglio ricordare che "hony soit qui mal y pense": la mia dipendenza dalla Sovrintendenza scolastica, dall'organo monocratico è assolutamente inesistente, sia sul piano personale sia su quello istituzionale. La Sovrintendenza scolastica è stata contattata per conoscere gli indirizzi di massima, così come altre realtà sociali del Piemonte, per formulare un giudizio presentabile su base fondate; ma non credo che questo possa imputarsi a colpa dell'Assessore, che vuole presentare un calendario credibile e con un preventivo consenso, e che non sia una provocazione. Se dovessi ricominciare dall'inizio l'iter probabilmente lo rifarei.
Come confessato prima, la proposta della prima deliberazione non era formalmente puntuale; ne ho modificato il contenuto tenendo conto delle raccomandazioni dell'opposizione in Commissione. Colleghi dell'opposizione se c'è da cambiare qualcosa, lo si può proporre qui. E' il Consiglio l'organo deliberante: se si vuole anticipare l'anno scolastico, se si vogliono sopprimere dei "ponti", se si vuole portare a 205 giorni l'anno scolastico - li ho già portati a 204 giorni assumendomene la responsabilità lo si dica qui. Personalmente sono contrario, perché ritengo che la proposta formulata sia equilibrata rispetto alle necessità, alle intese e alle realtà delle altre Regioni del nostro Paese. Accetto le critiche sull'impianto generale, sull'opportunità di dare più serietà alla nostra organizzazione scolastica e accetto anche le critiche che attengono direttamente alla mia persona e all'esecutivo che rappresento; non vorrei tuttavia averne più di quante obiettivamente ne meriti; credo di portare al Consiglio un calendario scolastico misurato ed equilibrato, che tiene conto delle giuste osservazioni dell'opposizione delle quali mai, in tutta la mia attività amministrativa, mi sono dimenticato.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la deliberazione testé discussa il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 10 Consiglieri).
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 411: "Recepimento delle direttive CEE n. 79/409 e n. 85/411: Proposta di modificazioni ed integrazioni della L.R. n. 60/79". (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 411, sul quale la settimana scorsa è già stata fatta la discussione e ieri la VI Commissione ha discusso di questi problemi.
Pongo in votazione il rinvio dell'argomento in Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di sospendere i lavori per la pausa del pranzo, prevista per le ore 13,30, propongo al Consiglio di svolgere i punti 9) e 13) iscritti all'o.d.g. per i quali si prevede il rinvio in Commissione. Alla ripresa pomeridiana dei lavori proseguiremo l'esame del progetto di legge n. 336 di cui al punto 5) all'o.d.g.
Prevedo inoltre di convocare i Capigruppo alle ore 14,30, in merito alla decisione del Consiglio relativamente alla partecipazione alla riunione del Comitato Stato-Regioni sul problema della Valle Bormida. Con l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale, si era assunta una posizione molto precisa: si richiedeva che qualsiasi decisione fosse preventivamente sottoposta al riscontro ed alla valutazione del Consiglio regionale; nell'imminenza della convocazione del Comitato Stato-Regioni intendo sottoporre ai Capigruppo alcune valutazioni in ordine al nostro comportamento, così come richiesto anche da parte dell'Assessore. Inoltre potremmo approfittare per stilare l'o.d.g. della prossima seduta del Consiglio.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 434: "Divieto dell'uso dei fitofarmaci e dei diserbanti della I e II classe di tossicità all'interno dei centri abitati" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. prevede l'esame progetto di legge n. 434, per il quale si richiede il rinvio all'esame della Commissione competente.
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

La legge mi pare si illustri da sé. Essa, infatti, viene incontro ad una esigenza, diffusasi sempre più ampiamente, che si riflette nella crescente sensibilità ambientale delle popolazioni rispetto all'uso spesso incontrollato e comunque ingiustificato di diserbanti di prima e di seconda classe di tossicità all'interno dei centri abitati, i cui effetti dannosi aggrediscono in molti casi le stesse alberate cittadine, oltreché la salute dei cittadini.
Siamo ovviamente interessati a conoscere il parere della Giunta, che ci auguriamo sia positivo e tenga conto che si tratta di una legge diventata operante nella Regione Marche, anch'essa governata dal pentapartito, dopo l'avvenuto superamento del diniego governativo.
Infatti, sulla potestà regionale di normare la materia, il Governo si era opposto, ma la Corte Costituzionale ha respinto le eccezioni sollevate riconoscendo alla Regione Marche di legiferare in materia di salvaguardia sanitaria all'interno dei centri abitati.
Mi limito per ora a queste considerazioni, riservandomi di replicare ad eventuali osservazioni in merito formulate dai colleghi e dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Desidero precisare l'iter della proposta di rinvio del progetto di legge in Commissione.
Ai Consiglieri proponenti avevo fatto presente di aver inviato all'Assessorato alla sanità una richiesta di intervento e di parere in merito, invitandoli nello stesso tempi ad attendere una collocazione della Giunta, in particolare dell'Assessorato, sulla materia. Questo riconoscendo la validità e l'importanza del problema, che nella proposta di legge veniva sollevato più che per l'uso, per l'abuso di alcune sostanze.
La questione, per quanto mi consta, era ed è a questo livello procedurale: il lavoro della Commissione si era interrotto per queste ragioni. La questione è stata richiamata in aula dai colleghi: scelta per la quale non entro nel merito. Personalmente, ritengo ci sia ogni spazio, qualora i Consiglieri proponenti siano d'accordo, per rinviare la proposta in Commissione e discuterla con la necessaria e opportuna tranquillità nel merito ed eventualmente addivenire ad una proposta di intervento reale accoglibile almeno nelle intenzioni e in linea generale. Questa è la mia opinione e la mia proposta. Così com'è non siamo in grado di collocarci nel merito del progetto di legge. In Commissione si potrebbero valutare impostazioni di più ampia convergenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Concordo sul rinvio in Commissione per un ulteriore approfondimento.



VALERI Gilberto

Assessore, in merito non ha nulla da dire? La collega Bergoglio ha fatto una sua richiesta, accompagnandola con un giudizio di massima sulla proposta. Saremmo però interessati a conoscere almeno un parere di massima dell'Assessore, che serva a capire se questa breve discussione risolve o no il problema del parere dell'Assessorato.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In sede di Commissione illustrerò il parere fornitomi dai tecnici incaricati, parere che per il momento non sono stati in grado di produrre.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione del progetto di legge n. 434.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 367: "Istituzione del libretto radiologico" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al progetto di legge n. 367, di cui al punto 13) all'o.d.g.
vi è la richiesta di rinvio in Commissione.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ricordo che è pervenuto all'Assessore, al Presidente della Commissione e ai Consiglieri che ne fanno parte un documento sottoscritto da numerosi radiologi operanti in strutture ospedaliere e sanitarie piemontesi nel quale si sollecita l'adozione di un provvedimento di legge in merito al libretto radiologico, e si evidenziano i rischi per la salute della popolazione dovuti alla mancanza di uno strumento che permetta di controllare quantitativamente le radiografie cui vengono sottoposti i cittadini.
In Commissione l'Assessore Maccari aveva affermato che era intenzione dell'Assessorato prevedere l'adozione di un libretto sanitario personale generale. Noi chiediamo che all'interno del libretto sanitario regionale venga inserita la parte riguardante la radiologia.
Abbiamo richiamato la legge in aula poiché recentemente l'Assessore ha inviato al Presidente della Commissione una memoria del dott. Temporelli che adombra - nella parte finale - l'opportunità di un libretto radiologico, valutando altri tipi di soluzione.
Concordiamo con l'ipotesi di un libretto individuale, contenente la parte relativa alla radiologia; però chiediamo all'Assessore quali siano i tempi previsti: se ci sarà la possibilità di approvare l'istituzione del libretto generale nell'attuale legislatura, non abbiamo alcun problema a farvi confluire la parte inerente la radiografia; se invece si prevede di non affrontare la tematica in questa legislatura chiederemo che si proceda con l'ipotesi del libretto radiologico.
Siamo d'accordo al rinvio in Commissione, a patto che il libretto sanitario regionale venga presentato in tempi celeri e che ci sia la possibilità di approvarlo in questa legislatura.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Mi impegno a portare i risultati dei lavori preliminari in merito in Commissione e in aula nel prossimo autunno.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la richiesta di rinvio in Commissione del progetto di legge di n. 367.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
E' convocata la riunione dei Capigruppo alle ore 14,30 per la valutazione dell'o.d.g. della prossima seduta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,20 riprende alle ore 15,40)


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Difesa idrogeologica

Esame progetto di legge n. 336: "Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici. Abrogazione L.R. n. 27/81" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il punto 5) dell'o.d.g. reca: "Esame progetto di legge n. 336".
I primi due articoli di questo progetto di legge sono già stati esaminati la volta scorsa; procediamo, quindi, con l'esame dei seguenti articoli.
ART. 3 1) Emendamento presentato dal Consigliere Ferro: al comma primo, le parole "Il quale provvede all'emissione del provvedimento autorizzativo, sentita la Commissione Comunale Igienico Edilizia" sono soppresse.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Ferro, Chiezzi, Biazzi Acotto: al secondo comma, le parole: "in via straordinaria" dopo la frase "...oppure gli stessi lavori insistano su terreni boscati, può essere..." sono soppresse.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi, Ferro, Acotto: al termine del secondo comma aggiungere: "tale parere preventivo deve essere espresso entro 40 giorni".
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che l'approvazione dell'art. 2 richieda una riscrittura di quello che era il vecchio art. 3 che recepisca le modifiche già introdotte con l'art. 2, in particolare per quanto riguarda le procedure di rilascio dell'autorizzazione da parte del Sindaco o dell'ente delegante. Per quanto riguarda il primo comma ci sembra che dovrebbe essere riscritto in modo sostanziale, eventualmente utilizzando la norma del Regolamento che prevede il coordinamento delle norme in modo da evitare discordanze nell'approvazione degli articoli inserendo dopo le parole "Le domande relative agli interventi di cui alla categoria a), comma 1, dell'art. 2, sono indirizzate, corredate dalla documentazione di cui all'art. 6, al Sindaco del Comune ove sono previsti i lavori" quanto approvato, nella seduta scorsa, per l'art. 2.
Lascio alla Giunta perfezionare la dizione dell'articolo. Si tratta di trasferire pari pari dall'art. 2 all'art. 3, primo comma, le norme già votate dal Consiglio. Questo faciliterà inoltre la lettura della legge da parte degli operatori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta concorda con le indicazioni del collega Biazzi. Credo che trattandosi di aspetti procedurali, valga la pena inserire quanto già votato all'art. 2, comma 3, al comma 2 dell'art. 3. Se questa impostazione, di coordinamento del testo legislativo, viene accolta dal Consiglio, l'art. 3 sarebbe formulato tenendo conto dell'impostazione precedente, salvo l'ultima parte, già compresa nel testo approvato al punto 3 dell'art. 2.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ovviamente, l'emendamento presentato al comma 1) e al comma 2), sono ritirati.



PRESIDENTE

L'Assessore Lombardi presenta il seguente emendamento: 4) E' aggiunto il seguente nuovo secondo comma: "Quando è richiesto l'intervento di uno o entrambi gli organi tecnici di cui al comma precedente, le prescrizioni tecniche dettate dagli stessi organi sono vincolanti".
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Ferro: è aggiunto il seguente nuovo 3 comma: "Nel caso di interventi di modesta rilevanza, comportanti trasformazioni o modificazioni di uso del suolo su superfici non superiori a 250 metri quadrati e richiedenti un volume complessivo di scavi non superiore a 100 metri cubi, il richiedente può allegare alla domanda una perizia asseverata rilasciata da un professionista esperto nei problemi di assetto idrogeologico e stabilità dei versanti. Essa può essere sostitutiva, secondo una valutazione discrezionale dell'ente autorizzante, dei pareri di cui al comma 1".
6) Emendamento presentato dall'Assessore Lombardi: il secondo comma è soppresso.
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione dell'emendamento 5).



BIAZZI Guido

Per gli interventi di modesta rilevanza si allarga la possibilità di snellire il rilascio delle autorizzazioni. Si propone che per gli interventi che insistono su superfici non superiori a 250 metri quadri e che non comportano modifiche superiori ai 100 metri cubi, il richiedente può allegare alla domanda di rilascio dell'autorizzazione una perizia asseverata, rilasciata da un esperto in problemi di assetto idrogeologico e stabilità dei versanti. Questa sarà valutata, ovviamente da chi deve rilasciare l'autorizzazione, in particolare del Sindaco, e potrà sostituire a tutti gli effetti qualsiasi altro parere. Si potrebbero così snellire le procedure nel rilascio delle autorizzazioni, in particolare per quanto riguarda interventi di modesta rilevanza, uno degli obbiettivi di queste proposte di modifica.
Ricordo che su questi interventi si era insistito molto anche nell'approvazione della legge n. 27. I risultati allora furono piuttosto deludenti: non sempre i servizi regionali, diretti o indiretti, si sono comportati di conseguenza; anzi, molto spesso le procedure risultarono appesantite. In questo modo, pensiamo si possa contribuire all'accelerazione delle procedure stesse. Questo illustrato diventerebbe secondo le proposte fatte dalla Giunta, il nuovo terzo comma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta accoglie l'emendamento. Voglio però precisare che prima di quello presentato dal Consigliere Biazzi, c'è un emendamento aggiuntivo della Giunta al termine del primo comma dell'art. 3: dopo le parole "i Comuni possono richiedere l'intervento dell'organo forestale o geologico" aggiungiamo le parole "quando è richiesto l'intervento di uno o entrambi gli organi tecnici di cui al comma precedente, le prescrizioni tecniche dettate dagli stessi organi sono vincolanti". Dalla stesura precedente si poteva intendere che il Sindaco o l'Amministrazione dopo aver richiesto l'intervento tecnico degli organi preposti, avrebbero potuto farne un uso non corretto. Visto che si richiede l'intervento tecnico di uno o entrambi gli organi tecnici, è opportuno che le impostazioni degli stessi diventino vincolanti per il Comune affinché verifichino leggerezze nei confronti del lavoro svolto.



PRESIDENTE

Passiamo quindi alla votazione per alzata di mano dei seguenti emendamenti.
Emendamento n. 4) è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Emendamento n. 5) è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Emendamento n. 6) è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
L'Assessore Lombardi presenta il seguente emendamento: "Art. 3 bis - Interventi decentrati del Settore prevenzione del rischio geologico, metereologico e sismico.
Al fine di consentire l'espressione dei pareri preventivi di cui all'art.
3, comma 2, l'articolazione degli uffici regionali dovrà prevedere idonee forme e strumenti operativi al livello delle aree-programma, di cui alla L.R. n. 16/89.
Dal momento della istituzione di tali strumenti e/o forme, il parere preventivo di cui all'art. 3, comma 2, diventa obbligatorio".
I Consiglieri Biazzi, Ferro, Acotto presentano il seguente emendamento: dopo l'art. 3 è aggiunto il seguente nuovo articolo: "Art. 3 bis E' istituito, entro 6 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, un servizio a livello di area-programma, per adeguare il settore Prevenzione Rischio Geologico e Sismico e per il rilascio del parere preventivo di cui all'art. 3, comma 2.
A far data dall'istituzione del Servizio di cui al comma 1 il parere previsto all'art. 3, comma 2, deve essere sempre richiesto".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Riteniamo di dover sottolineare l'importanza di un emendamento di questo tipo perché introduce un'innovazione non di poco conto nel rapporto tra Regione e sue articolazioni e le comunità locali. Si tratta di arrivare in breve tempo all'istituzione degli ipotizzati servizi sul territorio, con riferimento all'area programma. Questo può rendere ancor più incisivi gli snellimenti delle procedure che introduciamo con questa legge. Questa innovazione permetterà anche di costruire rapporti diversi con le comunità montane, con le comunità locali e con gli operatori del settore.
Abbiamo ancora molto da fare; mi limito a sottolineare che con la Giunta il confronto su questo punto ci è sembrato positivo. Indichiamo come necessario fissare una data entro la quale il Servizio dovrà essere costituito, anche per un rapporto chiaro e corretto con gli enti locali.
Per la formulazione tecnica più adeguata ci rimettiamo al parere della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ritengo che i due emendamenti abbiano lo stesso obiettivo. Vi è per una differenza: l'emendamento del Consigliere Biazzi fissa un termine che accogliamo come obiettivo di impegno politico, ma che non credo valga la pena inserirlo nel testo di legge, in quanto non vi sono, ad oggi disposizioni legislative di carattere generale a monte, inerenti il personale, per poter concretizzare nel tempo previsto quanto indicato nell'emendamento.
L'emendamento della Giunta, alternativo a quello del Consigliere Biazzi, ha lo stesso significato, lo stesso impegno, ma evita, a mio modesto parere, di inserire in legge una scadenza che difficilmente potrà essere rispettata secondo i termini previsti dall'emendamento Biazzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Riteniamo assai importante l'istituzione di questo Servizio decentrato sul territorio. E' positivo che nella legge sia acquisito questo principio ma riteniamo altrettanto importante fissare dei termini, per un corretto rapporto verso la comunità. Se la Giunta insiste nel non porre termine temporali saremo in difficoltà in sede di votazione. Riteniamo la nostra una condizione necessaria, perché siamo al termine della legislatura. Pu trattarsi di sei mesi; se ne possono aggiungere altri tre, ci sembra per corretto da parte del Consiglio regionale indicare un termine preciso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La proposta di portare a nove mesi la data di previsione della costituzione di questi Servizi mi sembra più ragionevole. Il Consigliere Biazzi ha evidenziato che siamo al termine di una legislatura. "Entro nove mesi" può essere una scadenza che il Consiglio è in grado di rispettare.
Se esistono favorevoli condizioni di quadro generale non è detto che non li si possa costituire anche prima. Mi sembra che la scadenza di nove mesi possa essere accettata; se vi è volontà politica - d'altra parte viene espressa in altra parte dell'emendamento - si può arrivare alla costituzione reale di questi Servizi. Per cui presento un emendamento al precedente nostro, che aggiunge le parole: "dovrà prevedere entro nove mesi dall'entrata in vigore della legge".



BIAZZI Guido

Ritiriamo il nostro emendamento e prendiamo atto, con soddisfazione dell'impegno della Giunta.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi ed altri è così ritirato.
L'emendamento presentato dall'Assessore Lombardi è così modificato: "Interventi decentrati degli Uffici regionali.
Al fine di consentire l'espressione dei pareri preventivi di cui all'art.
3, comma 2, l'articolazione degli uffici regionali dovrà prevedere idonee forme e strumenti operativi al livello delle aree-programma, di cui alla L.R. n. 16/89".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 bis.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 31 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 3 bis è approvato.
ART. 4 Emendamento al 3 comma presentato dai Consiglieri Biazzi, Ferro e Avondo: aggiungere le parole "ed affisso all'Albo Pretorio del Comune per 30 giorni consecutivi".
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Riteniamo tratti di una pubblicizzazione che completa quella già prevista dalla legge, quando stabilisce: "Il provvedimento autorizzativo è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione". A questo comma noi proponiamo di aggiungere le seguenti parole: "ed affisso all'Albo Pretorio del Comune per 30 giorni successivi". Ci pare una forma di pubblicizzazione più completa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

In linea di principio si potrebbe anche concordare con l'impostazione del collega; l'affissione all'Albo Pretorio in aggiunta alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale comporta però un maggiore onere burocratico (spese postali e altro), e una valanga di carte di cui, probabilmente, in questo momento non ci rendiamo completamente conto.
I provvedimenti rilasciati dal Comune devono essere pubblicati, come recita la legge, all'Albo Pretorio; i provvedimenti e le autorizzazioni regionali, dovendo essere pubblicate sul Bollettino Ufficiale, non creano difficoltà di natura diversa, ivi compreso il lavoro necessario per questa procedura non significativa agli effetti della conoscenza di eventuali cittadini interessati.
La Giunta ritiene che i cittadini interessati a questi provvedimenti siano garantiti dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale, e pertanto non accoglie l'emendamento che chiede di pubblicare anche all'Albo Pretorio i provvedimenti autorizzativi di competenza della Giunta.



BIAZZI Guido

Il nostro intento era di sottolineare un'esigenza che ci sembrava derivasse anche dalle norme statali sulla pubblicità di taluni atti.
Prendiamo atto delle dichiarazioni della Giunta e ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri emendamenti si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 hanno risposto SI 28 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 1) Emendamento presentato dal Consigliere Adduci: al primo comma dopo "progetto" sostituire il punto con una virgola ed aggiungere ", acquisito il parere, nelle materie di rispettiva competenza, di uno o di entrambi gli organi tecnici di cui al comma 3 dell'art. 2" sopprimere da "E' tuttavia fatta..." fino a "precisati nel comma 3 dell'art. 2".
La parola al Consigliere Adduci per l'illustrazione.



ADDUCI Donato

E' presto detto, signor Presidente. A noi pare che la dizione del primo comma dell'art. 5: "E' tuttavia fatta salva la facoltà di richiedere il parere" debba essere modificata, diversamente ci troveremmo di fronte ad una procedura a dir poco anomala. Riteniamo, infatti, indispensabile che la verifica idrogeologica debba essere svolta sempre e solo dagli organi tecnici di cui originariamente all'art. 2, comma terzo, poi slittati ad altro articolo. Potremmo altrimenti trovarci di fronte a degli assurdi: il Servizio sanitario decide che occorre fare un ospedale: deve procedere alla verifica idrogeologica? O peggio: l'Assessore Mignone decide che occorre costruire una strada: l'Assessorato allora procede alla verifica sul vincolo idrogeologico? Chiediamo, perciò, che sia sempre acquisito il parere, nelle materie di rispettiva competenza, di uno o di entrambi gli organi tecnici di cui al comma terzo dell'art. 2.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta non ritiene così importante e determinante inserire quanto contenuto nell'emendamento presentato dal collega Adduci, perché si tratta di lavori eseguiti direttamente dalla Regione, quindi decisi da funzionari regionali - sempre che l'importo di detti lavori non superi i 500 milioni qualora si eccedesse tale cifra la regola non varrebbe. Quando il funzionario regionale decide il finanziamento di un'opera sanitaria, vi è certamente stata una valutazione di natura tecnica da parte di un progettista, un piano regolatore a monte: credo che le opere eseguite direttamente con finanziamenti regionali, o derivanti da leggi nazionali o comunitarie, siano garantite. Pertanto, stabilire che ogniqualvolta si tratti di finanziare una di queste opere (ribadisco che quando si finanzia un'opera alla base vi è un progetto) ci si avvale di professionalità specifiche e tecniche del settore, con una visione complessiva dei problemi, e stabilire che l'organismo tecnico debba effettuare una verifica idrogeologica, significa far funzionare la macchina regionale in modo non coordinato al proprio interno. Potrebbero comunque presentarsi situazioni per le quali la professionalità dell'apparato tecnico potrebbe non essere adeguata. Noi offriamo la possibilità di usufruire di uno o di entrambi gli organi tecnici preposti, ma farlo divenire un obbligo significa caricare chi esegue il lavoro e coloro che devono controllare, di funzioni ed oneri che quando possono essere evitati, non mi pare necessario rendere obbligatori. Sta all'organo proponente organo amministrativo politico, ma anche organo tecnico - valutare la necessità del parere di specialisti siccome siamo per snellire e per strumenti essenziali ed efficienti rendere obbligatorio il parere determina un carico non giustificato. La Giunta non ritiene di accettare l'emendamento: qualora l'organo tecnico responsabile non si senta all'altezza dell'opera ha comunque la possibilità di ricorrere ad organi tecnici specializzati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Siamo di fronte ad un emendamento chiave per la comprensione della filosofia che ispira la legge, filosofia che, devo dare atto all'Assessore ha illustrato bene e a sufficienza.
La personale filosofia, di segno nettamente opposto, la ritrovo in questo emendamento: le garanzie di carattere geologico occorre darle in ogni modo, affinché restino indipendenti e sottratte a quei servizi che hanno finalità diverse, quali quelle del fare una strada, un'opera, ecc. O noi riteniamo che gli aspetti geologici siano per certi versi oggettivi, e quindi preesistenti e vincolanti ad altre scelte, oppure accettiamo una sorta di deregolamentazione che sottopone gli aspetti geologici del territorio a contrattazioni e valutazioni di carattere politico, connesse con l'opportunità o meno di una certa opera. La geologia, comunque, piaccia o non piaccia, non appartiene a nostre scelte: le montagne "stanno su" o "vengono giù" non certo per deliberazione dei Consigli comunali o regionali.
Inoltre, una valutazione dell'Assessore è assolutamente indimostrabile: l'accettazione dell'emendamento presentato dal collega Adduci dimostrerebbe che la Regione funziona in modo non coordinato al proprio interno. E' la prima volta che sento affermare che la Giunta normalmente funzionerebbe al proprio interno in modo coordinato. Nonostante i diversi atteggiamenti su Piani regolatori, autostrade, ecc., prendo atto che le polemiche tra Assessorato alle cave ed Assessorato alla pianificazione territoriale le ho sognate io, così come quelle tra Assessorato alla sanità ed Assessorato all'ambiente. Proprio perché l'Assessorato ai trasporti ritiene che le strade vadano costruite comunque e che le questioni di carattere geologico siano intralci proposti da ambientalisti perversi e medioevaleggianti contrari all'asfalto, il Servizio geologico deve necessariamente collocarsi al di fuori di linee politiche e programmatiche e degli intenti del fare e del costruire dei singoli Assessorati.
L'emendamento presentato dal collega Adduci permette, in parte, di ricostruire una scala di priorità: la geologia viene prima della circonvallazione e prima dello svincolo autostradale. Per questi motivi il mio voto è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Spero che l'Assessore compia un ulteriore passo avanti e trasformi la "facoltà" in "necessità". Non si tratta di sfiducia nell'organizzazione della Regione: sarei ben contento se all'interno dei singoli Assessorati che hanno facoltà di proporre i progetti ci fossero dei geologi, ma non è così. Quindi, non sempre può essere avvertita la necessità di acquisire un parere strettamente tecnico.
Se, invece, inseriamo nella legge la "necessità" di acquisire un parere riguardante l'aspetto idrogeologico e forestale di un terreno ciò non pu che tornare utile alla possibilità di eseguire nel modo migliore l'intervento proposto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta non lo ritiene opportuno. Il Consigliere Ala ha fatto anche dell'ironia sulla mancata integrazione fra i vari momenti assessorili.
Certo, i problemi esistono; solo chi non fa riferimento alla realtà pu pensare che una macchina complessa quale quella regionale possa procedere sempre in modo coordinato senza momenti di difficoltà. Difficoltà che mi sembra sbagliato prevedere in legge; il termine "obbligatorio" significa che la "macchina", come risultato finale, non riuscirà mai ad ottenere un buon coordinamento. Risultato difficile, ma che bisogna tendere a raggiungere.
Ritengo che gli organi tecnici dell'Assessorato ai lavori pubblici dell'Assessorato alla sanità o dell'Assessorato all'agricoltura, ecc., non debbano essere messi in stato di accusa, in quanto insensibili e unicamente desiderosi di costruire strade, piste od ospedali; il loro ruolo è dare risposta ai bisogni dei cittadini. Se nel dare queste risposte è necessario dotarsi o usufruire dell'esperienza e della professionalità di organi specializzati, la legge lo consente. L'obbligo, mi sembra non in linea con l'obiettivo di un coordinamento, e caricherebbe inutilmente la macchina regionale di impegni di natura tecnica. Inoltre, laddove la presenza dello specialista sia necessaria, questa potrebbe non essere adeguata, per impegni non tecnici, ma burocratici, non indispensabili. E' questione di impostazione. Non è necessario che ogni progetto passi al vaglio del Servizio geologico; ci sono servizi regionali con professionalità, se non pari, almeno paragonabile a quella del Servizio geologico: non vedo perch i funzionari tecnici regionali debbano comunque sempre passare al vaglio del Servizio geologico: lo faranno nel momento in cui dovranno affrontare problemi che richiedono una presenza più specializzata. Prescrivere un obbligo in termini di legge è molto semplice, ma dobbiamo tener conto del lavoro che consegue; la macchina regionale è quella che è, l'organico è quello che è: prevedere in legge un qualcosa, senza possibilità tecniche o di tempo per affrontarlo, significa emanare leggi che rimangono largamente disattese.
Per queste motivazioni di carattere generale e particolare la Giunta mantiene l'articolo così come è stato licenziato dalla Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Vorrei fare una prima osservazione. L'articolo recita: "per le opere di lavori eseguiti direttamente dalla Regione o da questa finanziati in tutto o in parte"; si comprende quindi una grande quantità di opere pubbliche visto che la maggior parte gode di un piccolo finanziamento regionale.
Seconda osservazione. Grazie al un buon lavoro della Regione, è stata predisposta una cartina riportante le situazioni di frana in Piemonte: ne sono state censite oltre 5.000, la maggior parte delle quali sono state prodotte non dalle villette di cui si discuteva poco fa, ma proprio da quelle opere finanziate in tutto o in parte dalla Regione. Questa verità non riguarda solo il passato; abbiamo avuto recentemente casi assai interessanti che continuano a produrre gli stessi effetti. Non si può dire che c'è attenzione nella nostra cultura dei lavori pubblici, a tali questioni. Ahimè, non è vero! E la quantità di situazioni pericolose che si sono create a causa dei lavori pubblici, in particolare di tagli di strade e così via, sono tante. La cautela non mi pare affatto troppa, la prova è il censimento: 5.000 situazioni in buona parte prodotte da opere pubbliche, non sono cose da ridere. Pare di essere in un Paese in cui non ci sono problemi di questo genere. Il Parlamento ha testé approvato una legge sulla difesa del suolo, difesa inesistente nel nostro Paese. Sembra si parli di due Paesi diversi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Una battuta. Pur in presenza di un obbligo di verifica da parte degli organi tecnici, le frane sono avvenute, probabilmente per la smania di fare tutto: alla fine non si tengono nella dovuta considerazione i momenti di particolare pericolo.



(Commenti del Consigliere Bresso)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto. Prendo atto che non è stato possibile approfondire di più la tematica sottesa a questo primo comma. I colleghi Adduci e Bresso, hanno messo in evidenza, fra le altre cose, come in effetti qui si stiano normando fattispecie completamente diverse. Posso arrivare a comprendere l'affermazione dell'Assessore per quanto riguarda le opere e i lavori eseguiti direttamente dalla Regione: in questo caso, forse, si può anche concordare sul fatto che i Servizi regionali che istruiscono le pratiche predispongono i progetti e poi curano l'esecuzione delle opere abbiano le dovute competenze per seguire in modo accurato i lavori. Ma quando accanto a questi casi, ben delimitati, e su cui la Regione garantisce in proprio noi mettiamo "opere e lavori finanziati in tutto e in parte dalla Regione" lo spettro si allarga enormemente. Voglio dire: basta il contributo del 5 sull'ammontare dei lavori per far scattare tale norma? Ricordo che la Regione finanzia opere con contributi a volte limitati. Con questa dizione verrebbero ad essere sottratti a qualsiasi rigoroso controllo le opere eseguite anche da privati. Ma io vado più in là.
Invece di snellire le procedure e sgravarsi da incombenze non necessarie e non dovute, se allarghiamo lo spettro a questi tipi di opere migliaia all'anno - i Servizi regionali dovranno farsi carico di verificare se le opere, i progetti e i lavori sono congrui all'intervento sul territorio, secondo la formulazione del comma 1). Ecco perché penso che occorra arrivare ad una distinzione tra le fattispecie qui previste. La posizione dell'Assessore può essere comprensibile relativamente ad opere e lavori eseguiti direttamente dalla Regione. In realtà stiamo allargando il campo in modo molto pericoloso che alla fine può ritorcersi, con gravi incombenze, sui Servizi stessi della Regione.
Potremmo predisporre un emendamento sostitutivo a quello presentato dal Consigliere Adduci, cogliendo l'esigenza, che mi pare sarebbe utile per tutti, di un momento di riflessione sul problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, l'emendamento formulato dal Consigliere Adduci non è accoglibile. Devo evidenziare che i lavori finanziati in tutto o in parte sono lavori che passano al vaglio dell'apparato tecnico regionale, con progetto e collaudo; di conseguenza c'è controllo pubblico. Se si ritiene che una formulazione migliore possa trovare le garanzie che alcuni colleghi richiedono, la Giunta può concordare un testo diverso, ma in questo momento non vedo quale altra formulazione dell'articolo possa raggiungere risultati di snellezza procedurale tramite il non obbligo per tutte le opere, tenendo conto, anche, che il vincolo idrogeologico è assai esteso, con situazioni di particolare rischio ed altre di rischio ben inferiore, spesso inesistente. L'obbligo, per tutte le opere, di passare al vaglio dell'organo tecnico, significa disperdere mezzi per l'approfondimento di quelle situazioni che veramente lo richiedono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, esaminando il problema alla luce di quanto è stato detto, parrebbe opportuno togliere l'inciso "da questa finanziati in tutta o in parte"; effettivamente, nella categoria degli interventi finanziati in tutto o in parte dalla Regione, ve ne sono di carattere pubblico, ma anche privato. Non si comprende perché debba esserci disparità di trattamento fra soggetti privati che hanno ottenuto finanziamento totale o parziale, e soggetti privati che non ne hanno goduto. I soggetti privati che prevedono interventi senza finanziamento totale o parziale soggiacciono alle regole previste dagli artt. 3 e 4; i soggetti privati che hanno ottenuto il finanziamento invece, si trovano in posizione particolare ed i loro interventi sono equiparati alle opere eseguite direttamente dalla Regione.
Mi pare ci sia non solo disparità di trattamento, ma anche una sorta di confusione nell'equiparare i diversi tipi di intervento (della Regione, dei soggetti pubblici, e dei soggetti privati finanziati in tutto o in parte).
Penso che la norma dovrebbe essere, sotto questo profilo, più chiara.



PRESIDENTE

E' stato presentato un emendamento sostitutivo, 1 bis, dai Consiglieri Adduci, Bresso, Biazzi: sopprimere le parole "o da questa finanziati in tutto o in parte".
Quindi viene ritirato l'emendamento 1).



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Trattandosi del testo di una legge tecnica, ogni modifica comporta problemi di riferimenti sul piano legislativo. Rimane il problema per una serie di interventi, per esempio quelli delle Comunità montane, che dovrebbero sottostare a una serie di accertamenti non necessari che comporterebbero un inutile appesantimento.
Le Comunità montane, per esempio, destinatarie del Regolamento n. 1401 usufruiranno dell'opera degli organi tecnici specializzati quando vi siano reali esigenze; lasciamo a loro la responsabilità.
Non credo, onestamente che scienza e sensibilità siano concentrate solo in alcune sedi e che in altre, invece, ci sia solo desiderio di rovinare e distruggere. Credo che gli amministratori locali delle zone montane del Piemonte abbiano questa sensibilità: diamo loro fiducia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Per sgombrare il campo da eventuali malintesi, faccio mia l'ultima parte delle considerazioni sviluppate poc'anzi dall'Assessore Lombardi. Pur tuttavia, si pongono dei problemi: farò un esempio per rendere l'idea.
Nelle opere finanziate dalla Regione ci sono anche, ad esempio, quelle previste dalla legge n. 63, alcune delle quali rientrano in categorie per le quali l'autorizzazione viene demandata ai Sindaci. Nel momento in cui lasciamo il testo così com'è, corriamo il rischio - senza successivi chiarimenti - di una doppia istruttoria: del Sindaco, sulla base degli articoli approvati poc'anzi e poi, in quanto opera finanziata dalla Regione, all'istruttoria alla quale la Regione non può sottrarsi.
Mi rendo conto che è difficile discutere cose di questo genere in aula.
Pregherei l'Assessore di riflettere un attimo ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, sospendere i lavori per cinque minuti per valutare attentamente a cosa andiamo incontro. Trovo abbastanza convincente l'emendamento predisposto dal Consigliere Adduci nel momento in cui individua un'unica categoria, quella dell'opera eseguita direttamente dalla Regione; in ambito di "finanziato" c'è pericolo di doppie istruttorie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Tenendo conto di tutte le considerazioni ed anche dell'aspetto evidenziato dal Consigliere Ferro, la Giunta propone un emendamento che dopo le parole "in parte", aggiunga le parole "a favore di Enti pubblici".
Cadrebbero i problemi sollevati dal Consigliere Ferro e alcune perplessità espresse da altri Consiglieri.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dall'Assessore Lombardi è così formulato: all'art. 5, primo comma, dopo le parole "in parte" aggiungere "a favore di enti pubblici".
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Prendo atto del fatto che le mie osservazioni sono state recepite. Mi permetto però di insistere sull'emendamento presentato dal Consigliere Adduci relativo alla questione "dell'acquisito parere". Questo non tanto per le motivazioni polemiche espresse dal Consigliere Ala poc'anzi (voglio evitare qualunque venatura di carattere polemico), ma perché pertinenti con la relazione del Consigliere Picco in apertura di discussione sulla proposta di legge, laddove avanzava l'esigenza di uno sportello unico. Di fatto l'emendamento restringe l'area di intervento (per quanto riguarda i pareri); si presume che fino ad oggi oberati di lavoro talvolta per valutazioni - mi si passi il termine - superficiali, possano prestare maggiore attenzione alle sole categorie di intervento per le quali viene richiesto il loro parere. A questo punto, secondo me, nulla osta che il parere diventi obbligatorio e si recepisca - naturalmente non in legge ma in sede di riorganizzazione dei servizi - quelle che il Consigliere Picco chiamava "esigenze di sportello unico".



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta mantiene la posizione e con l'emendamento proposto fa fronte ai rilievi mossi soprattutto dal Consigliere Ferro che, effettivamente avrebbero potuto creare confusione. L'unico intervento consentito è quello sull'ente pubblico.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 1) bis.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Lombardi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E'approvato con 24 voti favorevoli, 9 astensioni, 1 Consigliere non partecipa al voto.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Picco: al terzo comma, dopo le parole "milioni di lire" sostituire il testo con le seguenti: "Per le opere ed i lavori di cui all'art. 2 della L.R. n.
54/75 e successive modificazioni, comunque finanziati è sempre applicata la procedura del presente articolo".
La parola al Consigliere Picco che lo illustra.



PICCO Giovanni

La proposta vuole introdurre maggiore chiarezza di testo; non credo meriti un'illustrazione specifica. Chiedo venga accolta per evitare equivoci con il riferimento fatto a queste opere dalla legge n. 54.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli e 7 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
4) Emendamento presentato dal Consigliere Ala: il quinto comma è abrogato.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Si tratta di una questione assai importante, sulla quale sarebbe necessaria maggiore attenzione da parte del Consiglio. Se qualcuno seguisse il procedere della legge si accorgerebbe di come, riga dopo riga, comma dopo comma, questa rappresenti una sorta di vanificazione e deregolamentazione. E' il sottoporre la geologia alla politica e a maggioranze consiliari di ogni ordine e grado.
Nel caso specifico, poi, significa sottoporre ai diversi settori regionali, alle loro finalità e obiettivi, quella che a mio avviso dovrebbe rimanere elemento prioritario nell'azione regionale: l'attenzione ai vincoli di carattere idrogeologico. Vincoli che non abbiamo voluto noi anche se, in parte, li abbiamo prodotti con la nostra attività. Si tratta spesso di vincoli di carattere oggettivo sul territorio.
Il comma 5 tocca uno dei contenziosi più ricorrenti nella nostra regione, quello relativo all'attività maggiormente distruttiva del territorio, svolta da cave e torbiere, valutata dal Servizio competente regionale come pura attività commerciale. L'obiettivo principale è "farla" al più presto possibile e più che si può. Finora, il Servizio geologico permetteva perlomeno di mettere in campo questioni che non potevano essere sottoposte agli interessi commerciali.
Di fatto, trasferire queste competenze a un altro specifico Servizio regionale c'è un comma ad hoc - contrassegna la chiara scelta di campo che compie la legge: riconoscere a chi si occupa di cave competenza di parere in materia geologica invece di mantenerlo distinto con istruttoria a parte e autonoma. Ed occorre sottolineare che la Commissione tecnico consultiva cave e torbiere rappresenta uno dei peggiori - non ho alcuna difficoltà a dirlo - momenti dell'attività della Regione, ed a questa si delega il parere! Voglio ricordare un'altra legge predisposta dall'allora Assessore che prevedeva normative identiche a queste e che per di più attribuiva al Servizio cave anche il parere ai sensi delle leggi n. 1497 e n. 431. Questo sempre nell'ottica della snellezza e dell'assalto del territorio da attuare il più in fretta possibile. Questo che stiamo esaminando rappresenta uno dei punti più bassi e pericolosi della legge. Pericoloso come atteggiamento culturale ed anche, potenzialmente, per gli effetti che può avere per il territorio regionale. Non vi è altra soluzione che l'abrogazione del comma mantenendo l'attuale stato di cose. Non si può affermare che si tratta di cose impossibili, che aggraverebbero chissà cosa; finora i due pareri, del Servizio cave e quello Geologico, hanno rappresentato momenti totalmente distinti dell'attività regionale. Non che gli esiti siano stati eccezionali e brillanti, ma qualche garanzia in più veniva pur sempre data: la speranza che qualcosa funzionasse meglio, che qualche prescrizione, cautela o modifica progettuale venisse posta, finora era prevista.
Chiedo quindi - d'altra parte tutti i miei emendamenti sono stati in questa direzione - che si ripristino le condizioni dell'attuale legge regionale n. 27.
Aggiungo: "La Giunta non accoglie".



PRESIDENTE

Consigliere Ala, non spetta a lei dare risposte.



ALA Nemesio

Posso snellire il dibattito dicendo che la Giunta non accoglie e che gli altri Assessori e Consiglieri di maggioranza mugugnano e tacciono...



PRESIDENTE

Consigliere Ala, la prego di mantenere la calma.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

La mia richiesta di parola è conseguente a quanto abbiamo già detto discutendo dell'art. 2. Vorrei capire il senso e la portata del 5 comma dell'art. 5, e se è vero quanto afferma il collega Ala, ovvero se il parere della Commissione consultiva o di altri del Settore cave, sostituisce il parere del Servizio geologico e del Corpo forestale dello Stato. Mi pare questo il punto centrale.
Inoltre, chiedo di conoscere la portata della dizione "previa acquisizione e nel rispetto dei pareri espressi dagli organi tecnici indicati nel comma 4" - Corpo forestale dello Stato e Servizio geologico ovvero se i pareri debbano comunque essere acquisiti e, ovviamente rispettati integralmente.
Se questa è la portata dell'emendamento, prima di rilasciare l'autorizzazione occorre acquisire tali pareri, ma quando si rilascia l'autorizzazione i pareri che in precedenza venivano chiesti con diverse procedure sono già stati acquisiti. Questo è il punto da chiarire. Da una lettura, forse non del tutto attenta, l'interpretazione che ne ho ricavato è questa: i pareri devono essere rilasciati ed osservati. Se invece c'è un'altra interpretazione è bene sia chiarita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore alla agricoltura

Gli aspetti importanti del problema sono già stati evidenziati dal Consigliere Biazzi.
Personalmente intendo respingere le accuse del collega Ala secondo le quali vi sarebbe qui un Partito, o comunque una posizione, che va all'assalto del territorio: quando questa legge entrerà in vigore i fatti potranno dimostrare che non è vero. Ritengo che le posizioni, o comunque le valutazioni, del collega Ala costituiscano un processo alle intenzioni non accettabile. Si tratta di una legge estremamente tecnica, che deve essere molto approfondita. L'abrogazione del comma 5, dell'art. 5 raggiungerebbe un risultato opposto a quello sottolineato dal Consigliere Ala; desidererei ci fosse maggiore approfondimento del testo della legge.
In mancanza del comma 5 le attività estrattive non dovrebbero obbligatoriamente acquisire e rispettare i pareri degli Organi forestale e geologico. In concreto, si raggiungerebbe quindi un risultato opposto agli obiettivi che il Consigliere Ala si pone. Visto che i suoi obiettivi sono anche i nostri, pur con procedura diversa, preciso che il testo, così com'è, difende proprio le esigenze che il collega Ala evidenziava. La Giunta, pertanto, respinge l'emendamento presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

C'è un punto del comma 5 che mi lascia perplesso.
In sostanza il comma 5 prevede che il provvedimento autorizzativo emesso in applicazione della legge sulle cave costituisce autorizzazione ai fini della presente legge. Vorrei sapere quale effetto tecnico-giuridico può avere l'inciso "previa acquisizione nel rispetto dei pareri espressi dagli organi tecnici indicati dal comma 3 dell'art. 2". Il provvedimento autorizzativo ai sensi della legge n. 69, automaticamente costituisce autorizzazione ai fini della presente legge. A questo punto, l'acquisizione dei pareri espressi dagli organi tecnici di cui a questa legge, è successiva al provvedimento autorizzativo ai sensi della legge n. 69, che incidenza possono avere questi pareri?



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Se non c'è parere preventivo dell'Organo geologico non può essere rilasciata autorizzazione ai sensi della legge n. 69.



MAJORINO Gaetano

Prendo atto dell'interpretazione dell'Assessore; secondo me, però, il tenore letterale non è quello. Se la sua interpretazione è questa, è altro discorso.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ritengo che il testo sia chiaro; si dice che per le attività estrattive di cui alla legge n. 69, comprese le relative discariche, strade di accesso ed opere accessorie, il provvedimento autorizzativo, emesso in applicazione della stessa legge regionale, può essere emesso previa acquisizione e nel rispetto dei pareri espressi dagli organi tecnici.



MAJORINO Gaetano

Prendo atto della specificazione, che a me, comunque, non pare così chiara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Se c'è accordo si potrebbe formalizzare un emendamento in analogia con quanto stabilito dalla L.R. n. 56/77 per quanto riguarda la concessione che il Sindaco può rilasciare previa acquisizione dei pareri richiesti per gli interventi in zone soggette a vincolo idrogeologico. Per le attività estrattive di cui alla legge n. 69, comprese le discariche, strade di accesso ed opere accessorie, il provvedimento autorizzativo deve essere emesso previa acquisizione e nel rispetto dei pareri espressi dagli organi tecnici indicati nel comma 4. In questo modo si ha la certezza che il rilascio dell'atto finale per l'apertura delle cave, così come quello della concessione edilizia, è comprensivo di tutti i pareri, che devono essere acquisiti in precedenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Se altri Consiglieri intendono presentare questo emendamento lo facciano: personalmente mantengo il mio. Illustrando un emendamento all'art. 2, anticipai quello in discussione spiegando come fosse correlato ad un altro emendamento presentato in merito al primo comma, lett., b), sub punto 3, dove si escludevano le attività normate dalla legge n. 69. Al comma successivo dell'art. 3 si dice "per gli interventi e le attività comprese nella categoria B di cui al comma primo, il provvedimento autorizzativo, ecc.". Non si deve ritenere che non sappia leggere i commi delle leggi (prendo atto che si è rimarcato il fatto che io non sappia leggere l'articolato della legge). Invito piuttosto a correlare tra di loro il comma in cui si escludono gli interventi di cui alla legge n. 69 con un altro punto che tratta della stessa materia. Se a cascata si correla tutto quanto nascono pasticci in termini lessicali. Confortati dal quadro complessivo della legge, che continuo a ritenere essere di deregolamentazione, e considerando il fatto che la procedura qui richiamata rappresenta da anni una sorta di impegno programmatico da parte del Servizio cave, non posso far altro che mantenere il mio emendamento ed usare questo intervento come dichiarazione di voto, quand'anche solitaria sull'emendamento in discussione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 4) presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 1 voto favorevole, 17 contrari e 9 astenuti.
Pongo in votazione l'emendamento 5) presentato dai Consiglieri Biazzi e Adduci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Majorino e Masaracchio: è soppresso il comma secondo.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Ferro: al comma secondo dell'art. 7 dopo la parola "regionale" aggiungere "statale o della CEE".
3) Emendamento presentato dal Consigliere Ferro: il comma terzo dell'art. 7 è soppresso e sostituito dalla seguente frase: "E' concesso l'esonero dal deposito cauzionale nel caso di interventi di modificazione che costituiscano mera manutenzione, restaurazione e/o ristrutturazione di opere esistenti".
La parola al Consigliere Majorino che illustra il primo emendamento.



MAJORINO Gaetano

Al 1 comma dell'art. 7 si prevede, molto opportunamente, un deposito cauzionale a garanzia della corretta esecuzione delle opere autorizzate.
Non si comprende perché al 2 comma vadano esentate dal prestare questa garanzia le opere realizzate con il concorso finanziario regionale e quelle finalizzate all'esclusiva valorizzazione agro-silvo-pastorale quasi che i soggetti che eseguono queste opere possano considerarsi al di sopra di ogni sospetto.
Se lo scopo della cauzione è una garanzia per la corretta esecuzione delle opere non si vede perché questi soggetti vadano esentati; è opportuno, invece, che al comma 3 si preveda la concessione dell'esonero anzi, secondo un emendamento presentato mi pare che debba essere concesso nel caso di interventi di modesta rilevanza.
Effettivamente, se interventi di modesta rilevanza dovessero non essere correttamente eseguiti, sarà facile ripristinare in coerenza con il provvedimento autorizzativo. Noi abbiamo chiesto la soppressione.
Nell'illustrare l'emendamento, rilevo che l'esenzione, che a nostro avviso va senz'altro pronunziata per le opere realizzate con il concorso finanziario regionale e per quelle finalizzate all'esclusiva valorizzazione agro-silvo-pastorale, riguarda anche le attività estrattive, per le quali si applicano le norme previste dalla legge n. 69.
In questo momento non ricordo tali norme e quindi se vi fosse prevista una cauzione; a questo punto il nostro emendamento riguarderebbe la prima parte della norma, ma se la legge 69 non prevedesse un sistema di cauzioni dovrebbe poter investire anche le attività estrattive.



PRESIDENTE

La parola il Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Il mio emendamento al comma 2 è talmente minimo che si illustra da sé.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Sempre per brevità - ma non vorrei dare la sensazione di non voler motivare il non accoglimento o accoglimento - dico al collega Majorino che la seconda parte del suo ragionamento è fondata, in quanto la legge n. 69 prevede il versamento di una cauzione. Per quanto concerne la prima parte sembrerebbe illogico che la Regione richieda il versamento di una cauzione al soggetto che realizza un'opera approvata e finanziata dalla Regione; se l'opera non venisse realizzata in conformità a quanto approvato dalla Regione, il finanziamento non verrebbe concesso: la penalizzazione sarebbe ben più grave del versamento della cauzione. Di conseguenza, trattandosi di opere con autorizzazione preventiva della Regione e collaudo al termine dei lavori, riteniamo ci siano le garanzie perché il lavoro venga eseguito secondo quanto approvato dalla Regione. Eventuali problemi potrebbero provenire dal settore privato, che opera in regime di estrema libertà, pur dovendo sottostare ad autorizzazione comunale: per quel che concerne il livello regionale il problema non esiste.
Per quanto concerne l'emendamento del collega Ferro, rilevo che anche i finanziamenti previsti da leggi statali o dalla Comunità devono avere lo stesso trattamento di quelli regionali.
Accolgo quindi l'emendamento del collega Ferro e non quello del collega Majorino per le motivazioni che ho cercato di illustrare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 1) dei Consiglieri Majorino e Masaracchio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento 2) presentato dal Consigliere Ferro.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 2 astensioni.
Il Consigliere Ferro ha la parola per illustrare l'emendamento 3).



FERRO Primo

Mi sembra improprio scrivere in un testo di legge che può essere concesso l'esonero dal deposito cauzionale nel caso di interventi di modesta rilevanza: o è concesso o non lo è; questi elementi di discrezionalità non li capisco. La nostra proposta è nel senso di dire che è concesso l'esonero dal deposito cauzionale in alcuni casi ben specifici di mera manutenzione, di restaurazione o ristrutturazione di opere esistenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ritengo sia opportuno prevedere la possibilità, e non l'automaticità dell'esenzione per opere minori, anche se di nuova costruzione. Il collega Ferro, con il proprio emendamento, prevede automaticamente l'esonero per opere di manutenzione, restaurazione o ristrutturazione, ma possono esserci opere di restaurazione, manutenzione e soprattutto ristrutturazione di dimensioni maggiori di nuove opere - pensiamo ad un muro di cinta o a una recinzione nuova. Per cui lasciare questa possibilità al soggetto titolare della competenza, mi pare un'impostazione che responsabilizza, senza creare automatismi che potrebbero rivelarsi ingiusti nei confronti di opere con qualificazioni diverse; ripeto, possono esserci ristrutturazioni di rilievo superiore di una nuova costruzione.
La Giunta mantiene il testo come licenziato dalla Commissione.



FERRO Primo

Se le cose stanno nei termini posti dall'Assessore, è chiaro che lo spirito del mio emendamento decade. Vorrei però dei chiarimenti da chi più esperto di me in materia urbanistica: per ristrutturazione credo s'intenda che possa essere alterata la collocazione dei singoli vani e le volumetrie.
Mi pare che per ristrutturazione si intendano cose di questo genere e non costruzioni ex novo.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Credo che la differenza sia talmente minima da non richiedere ulteriori approfondimenti. Non si pone soltanto una questione urbanistica, ma una questione di carattere generale. Ristrutturare un fabbricato, può anche avere il significato indicato dal collega Ferro ma, nel caso di opere pubbliche o private, anche una strada può essere ristrutturata; la manutenzione di una strada può comportare interventi più sconvolgenti di una recinzione o un muro di cinta.



FERRO Primo

Io parlo di opere esistenti.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Sì, anche la strada esiste già, ma potrebbero esserci interventi che incidono di più sulla situazione ambientale che non una nuova recinzione o un nuovo muro di cinta. Rimango dell'opinione, anche per le valutazioni e gli approfondimenti tecnici che sono stati fatti in sede di Commissione, di mantenere il testo così.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Ferro che non è accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 21 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il problema che solleviamo si riferisce al comma 1, dove si stabilisce l'entità della cauzione, che dev'essere "proporzionale a L. 2 milioni per ogni ettaro di terreno interessato dalla modificazione o dalla trasformazione, e comunque non inferiore a lire 1 milione, a garanzia della corretta esecuzione delle opere autorizzate. L'ammontare della cauzione è stabilito nel provvedimento autorizzativo". A me sembra un metro di misura insufficiente: 2 milioni di cauzione per un ettaro può significare una somma irrisoria, a seconda dei tipi di interventi. Già in precedenza credo si prevedesse la facoltà del Presidente della Giunta regionale di adeguarla. In questo caso occorre dire: il Presidente della Giunta regionale o il Sindaco, con decisione motivata, può aumentare la cauzione.
Senza una cauzione adeguata potremmo trovarci di fronte a disastri che potrebbero comportare interventi costosissimi per l'ente pubblico. Mi pare che questa opportunità debba essere recuperata: può essere inserita al comma 1, oppure in un comma autonomo. Ci sembra una garanzia essenziale per la tutela dell'interesse pubblico; 2 milioni di cauzione per interventi su dieci mila metri quadri possono essere insufficienti.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Collega Biazzi, in base alla L. n. 27 vi è stato un aumento che tiene conto della svalutazione intervenuta nel periodo trascorso. Manterrei il testo licenziato dalla Commissione. Se in sede di Commissione il rilievo fosse stato più discusso, avrebbe potuto essere meglio valutato. In questa sede, tenendo conto dell'aumento conteggiato in rapporto alle previsioni della L. n. 27, la Giunta ritiene di mantenere il testo originario licenziato in Commissione.



BIAZZI Guido

Intervengo per dichiarazione di voto. Voteremo contro questo articolo: non capiamo, infatti, il motivo per cui non si è voluto inserire una norma di garanzia e di autotutela dell'ente pubblico. Prendiamo atto che il deposito cauzionale è stato aumentato da 1 milione e mezzo a 2 milioni, ma ciò è avvenuto dopo otto anni; si copre a mala pena il tasso d'inflazione.
Non riteniamo, comunque, che il deposito cauzionale debba indiscriminatamente essere aumentato; probabilmente per la generalità dei casi, può essere sufficiente una cauzione di 1 milione in linea forfetaria e 2 milioni per ettaro, ma riteniamo che buona parte degli interventi che investono 10 mila mq, possano creare danni ben oltre i 2 milioni. Basta pensare che cosa costa ricostruire un semplice muretto a secco di 100 mt.
si tratta di qualche decina di milioni. Proponevamo che fosse lasciata alla libera determinazione o del Presidente della Giunta regionale o del Sindaco la possibilità di aumentare, con decisione motivata, il deposito cauzionale. Francamente non riusciamo a capire il perché non si è voluta accogliere una modifica semplicemente ragionevole. Pertanto votiamo contro.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 Il Consigliere Biazzi presenta il seguente emendamento: 1) al primo comma, dopo le parole: "Gli interventi autorizzati a termine della presente legge", aggiungere: "esclusi quelli relativi all'abitazione di residenti classificati tra i tipi: A/3 (abitazioni di tipo economico) A/4 (abitazioni di tipo popolare) A/5 (abitazioni di tipo ultrapopolare) A/6 (abitazione di tipo rurale), A/7 (abitazioni in villini).
Le somme non incassate, saranno corrisposte dalla Regione mediante prelievo dai fondi ordinari e successivo versamento sull'apposito capitolo di bilancio riguardante le opere di forestazione".
2) Emendamento presentato dall'Assessore Lombardi: All'art. 8, comma 4, alla lettera c), sono aggiunte le seguenti parole: "o costruzione di nuova edificazione a carattere uni-bifamiliare a condizione che il titolare sia residente nel Comune sede dell'intervento".
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

La dizione è brutta, ma copiata integralmente dal modulo 740, laddove si elencano i tipi di abitazione. Si escludono quelle di lusso che anche noi riteniamo necessario escludere dall'esenzione. Il testo dell'emendamento non è bellissimo, però è un'indicazione, già codificata per escludere le abitazioni di lusso.
E' uno degli emendamenti su cui c'è stato un confronto con la Giunta che l'ha accettato nella sostanza.
Siamo partiti, nel formulare questo emendamento, da una constatazione: chi costruisce in montagna ha oggettivamente oneri aggiuntivi rispetto a chi costruisce in pianura. Inoltre, chiedere l'autorizzazione a costruire in zone soggette a vincolo comporta l'adeguamento alle prescrizioni, che significa ulteriori oneri. O l'intervento non si autorizza, perché pu costituire un pericolo, oppure sì; in questo caso non riusciamo a capire perché coloro che abitano in montagna debbano essere sottoposti ad una ulteriore soprattassa, che contrasta con tutte le declamazioni a favore del mantenimento della presenza dell'uomo in montagna. Da qui la proposta avanzata su cui abbiamo incontrato il consenso della Giunta. Si tratta di dare un segnale di inversione di tendenza, cioè di esonerare da oneri aggiuntivi almeno coloro che costruiscono la casa per sé o per il figlio.
La formulazione, presa tale e quale dalla dizione del modulo 740, che a sua volta mutua una disposizione di carattere nazionale, ha lo scopo di non permettere l'esonero per abitazioni di lusso; formulazione che evidentemente, dal punto di vista tecnico può essere ritoccata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

A noi sembra di aver recepito gli obiettivi previsti dall'emendamento del Consigliere Biazzi attraverso la formulazione proposta come emendamento al 4 comma, laddove si parla di deroghe, perché ci pare si inserisca meglio nel testo complessivo della legge.
Riteniamo di mantenere questo tipo di formulazione perché quella del Consigliere Biazzi creerebbe grosse difficoltà sul piano applicativo: l'accatastamento e la qualifica degli alloggi o delle costruzioni avviene in tempi molto successivi, di conseguenza non vi sarebbe la possibilità di individuare la classificazione dell'appartamento. Mi auguro che in montagna ci siano residenti che possano dotarsi di alloggi aventi caratteristiche superiori all'edilizia popolare o di qualificazione inferiore. A noi interessa che l'esonero venga rilasciato ai residenti che si costruiscono la casa in zona montana.
Mi sembrerebbe non del tutto accettabile un'impostazione che penalizzi coloro che in zona montana volessero costruirsi un alloggio aventi caratteristiche diverse da quelle di modesta abitazione. Rimane comune l'obiettivo del Consigliere Biazzi di derogare dal pagamento i residenti: chi si costruisce la casa in montagna ha già costi superiori, sono illogici ulteriori costi pretesi dall'ente pubblico. Naturalmente, per evitare speculazioni di seconde case o problemi di questa natura, si parla di alloggi uni-bifamiliari di residenti; mi sembra che ci siano sufficienti garanzie perché non avvengano speculazioni di alcun tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Assai meno favorevole del collega Biazzi all'emendamento dell'Assessore Lombardi, e non concordo neanche con quello del collega; di fatto, con rarissime eccezioni se si considera l'elenco di cui all'art. 4 - sono d'accordo, ovviamente su interventi volti alla valorizzazione agro-silvo pastorale del territorio non si capisce perché non si debba essere sottoposti all'obbligo di rimboschimento se si realizzano opere o lavori pubblici che comportano il taglio di alberi che, comunque, si tagliano sempre. Nel caso di ristrutturazioni che prevedano tagli di alberi, non vedo perché non debba essere sottoposta a ripristini, men che meno l'attività estrattiva di cava, per la quale, a mio avviso, la nostra legge è totalmente insufficiente per quanto riguarda la questione del ripristino.
Anche se previsto avviene anni e anni dopo l'esaurimento dell'attività di cava; sarebbe opportuno che, nel frattempo, venisse ripiantato un certo numero di alberi. Il problema della produzione di ossigeno non esiste solo in Amazzonia; anzi, l'ossigeno che gli amazzonici dovrebbero produrre è per noi, che lo consumiamo. Non sono favorevole nemmeno all'emendamento del collega Biazzi; sia quest'ultimo che quello dell'Assessore Lombardi finiscono di fatto per eliminare ogni motivo di pagamento dell'indennità di rimboschimento, salvo che per seconde case. Sono favorevolissima a che le seconde case paghino, ma di fatto si riduce di molto l'ambito, il comma infatti, recita: "per le seconde case direttamente costruite da un non residente". Non si considera il fatto che seconde case possano essere costruite da un residente e vendute a un non residente, il che potrebbe comportare una distorsione del mercato: tutte le seconde case sarebbero formalmente costruite da residenti e poi trasferite a non residenti. Per fortuna si tratta di pochi soldi, altrimenti la distorsione si produrrebbe immediatamente. La norma che pure costituisce - forse una piccola vessazione, deve però essere applicata rigorosamente. Tutti diciamo che gli alberi non vanno tagliati e che, quando tagliati, vanno ripiantati dopodiché, però, esentiamo quasi tutti, chi per una ragione chi per l'altra, dall'obbligo di farlo. Si eliminino totalmente i vincoli e si dica che "non ce ne frega niente" degli alberi. Capisco le motivazioni ideali dell'aiutare i montanari, ma gli alberi in montagna hanno un duplice scopo: oltreché produzione di ossigeno anche di tutela dei versanti. Così è e così deve continuare ad essere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

A me pare che il principio in discussione, tra l'altro ne riprende un altro a lungo dibattuto nel momento in cui furono modificate alcune norme della legge n. 56, e cioè il ripristino ecologico ambientale, sia principio serio ed importante sul quale non dobbiamo dividerci. Non credo che per questioni che attengono l'esonero di alcune componenti rispetto ad altre ci debba essere uno scavalcamento di demagogia al punto da venir meno all'affermazione radicata del principio del ripristino e del rimboschimento. Credo sia, questo, un lato positivo della legge, anche se non dobbiamo nascondercelo, forse presenterà qualche problema di effettiva gestione. Come Gruppo siamo favorevoli a tale principio e vogliamo con forza che sia affermato e permanga nella legge.
Naturalmente siamo d'accordo sull'emendamento presentato dall'Assessore, di particolare attenzione alla popolazione residente in Comuni montani, anche se non ci nascondiamo che, dal punto di vista applicativo e di gestione qualche difficoltà potrà insorgere.
D'altra parte, nel momento in cui affermiamo questo principio con forza e intendiamo venga salvaguardato, non dobbiamo pensare che la popolazione residente in montagna, in quanto tale, sia costituita da impresari e speculatori. E' costituita da operatori del territorio montano a vario titolo, con professionalità varie; ci sarà anche qualche rara presenza di attività speculativa, ma in linea generale non dimentichiamo che la popolazione che vive in montagna è presente nelle istituzioni e ad essa è affidata la difficoltà di gestione del proprio rapporto anche rispetto alla norma che viene affermata.
E' norma valida; è giusto sia stemperata nell'impatto con la popolazione residente. Presenta problemi e difficoltà di gestione che non possiamo tacere, e rispetto alle quali, d'altra parte, dobbiamo pensare vi siano successive verifiche in sede di applicazione della legge stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Credo che il problema sia un altro: non si tratta di agevolare, cosa peraltro possibile e sotto certi aspetti talvolta auspicabile, le popolazioni montane che devono intervenire in qualche modo sul territorio o qualche cittadino residente in quei Comuni che vuol costruirsi una casa. Il problema è che andiamo incontro ad una deforestazione continua e costante occorre conservare il patrimonio boschivo. A questi fini, se vogliamo favorire chi, essendo residente, vuole costruirsi un'abitazione, lo dobbiamo fare con altri strumenti, certamente non consentendogli di non operare l'intervento di rimboschimento. Questi due principi devono essere contemperati e salvaguardati in eguale misura. Il rimboschimento dev'essere salvaguardato: se si tagliano delle piante bisognerà ripiantarle altrimenti ogni nostro ordine del giorno o petizione sulla salvaguardia dell'ambiente, sulla carta riciclata, sulla conservazione del patrimonio boschivo, diventa pura declamazione. In alternativa, dobbiamo trovare un sistema di surroga.
Avevamo predisposto un emendamento in cui si stabiliva che le somme non incassate grazie a queste agevolazioni sarebbero state corrisposte dalla Regione, mediante prelievo dai fondi ordinari e successivo versamento sull'apposito capitolo di bilancio riguardante le opere di forestazione.
Questo faceva salvi tutti e due i momenti: non è possibile affermare che intendiamo salvaguardare il principio della forestazione e poi derogare allo stesso. O si trova un altro sistema che impegni la Regione ad intervenire laddove si introducono agevolazioni ai cittadini residenti oppure la norma a mio avviso è completamente da respingere.



(Scambio di apostrofi tra i Consiglieri Marchini e Bresso)



PRESIDENTE

Per favore colleghi, gli scambi di opinione sono sicuramente importanti, ma vi prego di moderare i termini!



BRESSO Mercedes

Gli alberi devono rimanere in Amazzonia. Marchini sostiene che siamo addirittura aggrediti dagli alberi!



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vi prego! La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Intervengo sull'emendamento da me presentato e su quello dell'Assessore. E' innanzitutto necessaria una precisazione di carattere formale: non che sia particolarmente affezionato alla mia proposta, ma rileggendola in parallelo a quella della Giunta, mi sono quasi convinto che è quella che rispecchia meglio la situazione. Si normerebbe in questo modo: "gli interventi autorizzati a termine della presente legge, esclusi quelli relativi all'abitazione .., purché mono o bifamigliare". In questo modo diventa chiaro che individuiamo puntualmente le abitazioni esonerate da questi oneri, escludendo le abitazioni di lusso. Non mi scandalizza che qualche residente in montagna possa permettersi un'abitazione di lusso. Non sono tantissimi, è fuori dubbio, ma ci sono; non vedo per quale motivo ci si debba meravigliare o dire che non esistono; se vengono individuati, a me sembra che con questa norma, sperimentale, si debbano escludere.
Nell'applicazione vedremo cosa succederà. Proprio perché sperimentale mi sembra che non si debbano esonerare le abitazioni di lusso, altrimenti si pone il problema dell'allargamento delle esenzioni; per esempio degli insediamenti di tipo artigianale, ecc.



PICCO Giovanni

Un insediamento artigianale produce reddito.



BIAZZI Guido

Si è scelta la strada di limitarsi ad alcune categorie: siamo di fronte ad un onere ingiustamente penalizzante. A me pare giusto escludere da questo esonero coloro che possono permettersi la costruzione di un'abitazione di lusso. Non credo sia impossibile definire una terminologia in cui si stabilisca che le abitazioni di lusso sono escluse dall'esonero.
Per questo sono ancora "affezionato" alla mia proposta più che a quella della Giunta. Inoltre, nella proposta della Giunta si dice, al punto c) comma quarto "dall'obbligo di rimboschimento e dal versamento del corrispettivo si deroga quando la modificazione o trasformazione riguarda interventi costituenti mera ristrutturazione o manutenzione di opere esistenti" e si aggiunge "o costruzione di nuova edificazione a carattere uni-bifamiliare a condizione che il titolare sia residente nel Comune sede dell'intervento". Ritengo che il mio emendamento sia più chiaro. Potremmo domandarci perché chi costruisce la propria prima casa in condominio debba essere discriminato rispetto agli altri. A livello sperimentale dovremmo ancorarci ad una formulazione che sia la più.rigorosa e limitativa possibile.
Chiedo al Consiglio un ripensamento; la formulazione della Giunta pu essere interpretata nel senso che qualsiasi edificazione, purché a carattere uni-bifamiliare, ripetuta anche dieci volte, possa essere esonerata.
Concludendo devo dare una risposta ad alcune contraddizioni emerse anche in "seno al popolo". Non credo che la proposta non debba essere accettata, perché gli alberi non devono essere abbattuti. Non sempre gli interventi in montagna avvengono dove ci sono alberi. Spesso, in zone non soggette a vincolo idrogeologico, per esempio in pianura, pur in presenza di alberi questi interventi avvengono senza alcuna limitazione. Inoltre nel 90% dei casi, gli interessati pagano la cauzione sia che abbattano o non abbattano alberi, senza procedere a rimboschimento. E' norma che si è rivelata inefficace. Unica cosa rimasta è la soprattassa, che chi abita in montagna deve comunque pagare. Questa norma risale a sessantesei anni fa.
Probabilmente, allora, parte dei dissesti del nostro bel Paese derivava da interventi nelle cosiddette zone sottoposte a vincolo idrogeologico, per cui si imponeva a coloro che vi intervenivano di versare una somma a un fondo comune nazionale da utilizzare per interventi di sistemazione dei dissesti.
Il sostenere adesso che la causa dei dissesti del nostro bel Paese deriva da qualche casa costruita in montagna, mi pare che sia perlomeno una forzatura. Anche quella può essere causa di dissesto. Però negli ultimi quattro anni, in Consiglio regionale ho sentito di disastri enormi profondi, incredibili, che hanno ben altre cause, altro che la casetta costruita in montagna. Pensiamo ai danni creati dai rifiuti, dalle acque inquinate, dall'atrazina. A me sembra che la norma ci colleghi in modo serio alla realtà. Partendo dalla necessità di mantenere l'uomo in montagna non penalizziamo inutilmente la sua permanenza.



PRESIDENTE

La parola al collega Marchini, in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per esprimere voto negativo nei confronti dell'emendamento proposto e per fare un brevissimo ragionamento a motivazione di tale voto. Ciò anche al fine di non consentire che questi dibattiti continuino sulla falsariga di luoghi comuni e della supponenza dei topi di città soprattutto a quelli di memoria corta di insegnare a vivere ai topi di campagna. Il mio intervento è su una linea di approccio più sereno, razionale e integrato a queste problematiche di quanto non siano state le conclusioni del collega Biazzi.
Prima questione gli alberi in montagna. Mi dispiace per la collega Bresso (forse è giovane o forse ha poca memoria) ma un'immagine ideale della montagna è con meno alberi di adesso; la montagna che tu ricordi - se hai l'età per ricordare - è una montagna con meno alberi. Le trasformazioni e i rischi che corre l'ambiente montano non sono nella fascia occupata dagli alberi; le trasformazioni socio-economiche avvenute hanno indirettamente interessato proprio la fascia boschiva, nel senso che sono state abbandonate le colture unifamiliari, e soprattutto la pastorizia legata ai piccoli nuclei montani. Il risultato è che l'area interessante il bosco spontaneo che va dagli 800 ai 1500, 1600 metri è completamente spopolata. E' una fascia in cui non c'è più nessuno. I prati alla Heidy tanto per intenderci, pieni di funghi non esistono più, non perché non ci siano i funghi, ma perché non si vedono più, coperti come sono da erbacce ormai degenerate, sovrastate dagli alberi. Il mondo che si tende a difendere non c'è più, è aggredito e messo in discussione da alberi che hanno determinato un sottobosco non corretto. Il che ha comportato boschi molte volte degradati, di poco pregio economico. Siamo in presenza di una deforestazione selvaggia, spontanea e selvaggia che bisognerebbe controllare ai fini della tutela del territorio e dell'ambiente umano e in una qualche misura anche della sicurezza del territorio. I rischi si sono spostati su altri settori; collega, il tono polemico del mio intervento è per cercare di spostare la nostra attenzione in relazione ad altre leggi per esempio quelle sulle piste da sci, inerenti aree veramente a forte rischio. La montagna rischia, ma non in queste aree; rischia, per esempio perché sono saltati i sistemi idrogeologici, il contenimento delle acque ma soprattutto perché è saltato un modello comportamentale. L'area montana a fortissimo rischio, secondo me, è quella delicatissima di cerniera tra la fine del sistema arborato e quello non più arborato, occupato dagli alpeggi. Forse la collega non sa che gli alpeggi non sono in prossimità di alberi: dove ci sono alberi l'erba non è buona, le mucche, cui non piace producono latte cattivo; le mucche pascolano dove ci sono pini. Nessuno mai in quest'aula né in altra sede, né la Coltivatori Diretti, né altri hanno provato a ragionare sul processo speculativo, e attuato in aree che, invece di essere occupate com'era nella tradizione, dalla monticazione estiva dei residenti a 1.500 metri e a 1.200 metri, sono oggetto di operazioni che hanno, sotto sotto, finalità di investimento. Vi sono capitalisti esistono anche capitalisti con imprese agricole significative - che dalla gestione, affidata a persone povere, di queste aree si arricchiscono a dismisura. Quando si ha un alpeggio con 400 o 500 mucche vi posso assicurare che non si lavora in perdita. Bene, in quelle aree, monticate oltre a quanto il terreno è in grado di consentire, si creano le origini dei grandi dissesti. Dove passano pecore in misura superiore a quante ne può contenere il territorio, si crea una serie di fessurazioni; e soprattutto, viene messo in discussione il delicato elemento di prima difesa del sistema sottostante, consolidatosi nel tempo attraverso i licheni ed altre erbe rare e povere.
Nel produrre leggi serie, di impianto, cerchiamo di non limitarci ad alcuni luoghi comuni cui siamo affezionati, del tipo "se tracciando una pista di sci e abbattiamo cento alberi ne dobbiamo piantare diecimila".
Questa è una fesseria; non si sa dove piantare questi diecimila alberi! Non c'è nessun posto dove si possono piantare alberi se, naturalmente, non sono cresciuti in cinquant'anni di abbandono della montagna. Dove non ci sono è perché lì gli alberi non crescono, è inutile piantarli, è solo buttare via soldi. Quando si interviene in montagna, se si ritiene di dover pagare un corrispettivo ambientale, bisogna avere un progetto di intervento a ventaglio, che consideri diverse ipotesi di intervento. Non vedo perch ci si debba far carico di piantare alberi e non, per esempio, di ricostruire le briglie, che si faceva nei secoli passati. Chi interviene in montagna, indubbiamente, determina elementi di degrado ambientale: bisogna che passi e rimanga fermo il principio che il degrado in montagna non si paga ma si compensa con interventi sul territorio. L'intervento compensativo non deve essere considerato sempre e solo quello sull'impianto arboreo; significherebbe fare un intervento di cui la montagna non ha assolutamente bisogno. La montagna ha bisogno di molte altre cose.
Chiediamo a coloro che in montagna determinano, con il loro intervento situazioni di degrado ambientale (che comunque fanno pagare dei prezzi al territorio) di concorrere a rimediare, cercando però di non fossilizzarsi su questioni che - consentimi, collega Bresso - non sono più attuali. L'ho detto in altre occasioni. Un veterinario mi disse, a suo tempo "la questione ambientale in montagna è stata vinta da un signore che si chiama Liquigas".



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Marchini del suo intervento, per la conoscenza profonda che gli deriva non solo dalla teoria, ma dalla frequentazione della vita e realtà della montagna. Il suo intervento è sicuramente un contributo all'arricchimento del dibattito in merito a questi problemi.
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

La discussione è andata totalmente al di là del contesto in cui era collocata; che si sia di fronte a una veloce deforestazione della montagna non l'ha mai sostenuto alcuno. (E annoto che ho insegnato per parecchi anni Economia agraria, e quindi lo so benissimo). Il discorso, completamente diverso, non riguarda solo la questione della manutenzione dei boschi questione reale e se qualcuno ne proponesse una discussione potremmo affrontarla stanziando opportuni finanziamenti. Volevo fare notare che la norma non riguarda solo la montagna. La norma riguarda le aree sottoposte a vincolo idrogeologico, e quindi non solo in montagna, ma anche in tanta parte della collina, dove la situazione non è affatto quella di cui parla il collega Marchini, e il bosco ha bisogno di essere risanato. Inoltre, non credo che la norma preveda il rimboschimento parallelamente a dove è stato effettuato il taglio. Nessuno ha detto che gli alberi vadano ripiantati esattamente lì, gli alberi vanno piantati - punto. Sul fatto che ci sia maggiore necessità di alberi in pianura e in collina che in montagna sono d'accordo (sto parlando del Piemonte, perché in tutto il Mezzogiorno, in tutto l'Appennino c'è bisogno di alberi anche in montagna). Nel caso del Piemonte concordo che in montagna di alberi ne abbiamo non a sufficienza ma certo non siamo in diminuzione. Resta il fatto che questa norma non ha senso se viene ridotta a niente. Si potrebbe dire che la norma serve, solo a "tirare su" un po' di soldi per piantare degli alberi. Secondo me, una qualunque norma che serva a piantare degli alberi, ovunque essi vengano piantati, nell'attuale situazione mondiale, e italiana in particolare, è utile. Concordo con il Consigliere Marchini: nessuno, scientificamente, pu dire che la montagna piemontese sia in decremento di alberi; nessuno lo ha mai sostenuto e mai, io, intenderei sostenerlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ritiro l'emendamento 2) e propongo il seguente emendamento 3): "o costruzione di nuova abitazione a carattere uni-bifamiliare, escluse quelle di lusso, a condizione che il titolare sia residente nel Comune sede dell'intervento". Credo che in tal caso possa essere ritirato l'emendamento presentato dal Gruppo comunista.



BIAZZI Guido

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 3) proposto dall'Assessore Lombardi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 2 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 8 così emendato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti 1) Emendamento presentato dal Consigliere Ala: il primo comma è abrogato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 8 contrari.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Adduci: all'art. 10, primo comma, lett., a) dopo "gli interventi di manutenzione" sopprimere l'inciso ", anche straordinaria,".
La parola al Consigliere Adduci per l'illustrazione.



ADDUCI Donato

Non sono soggetti all'autorizzazione di cui all'art. 1, gli interventi di manutenzione, va bene; però che debbano essere sottratti all'autorizzazione anche gli interventi di manutenzione straordinaria non è consigliabile, perché trattandosi di risistemare strade, piste agro-silvo pastorali, ferrovie ed altre strutture relative al sistema di trasporto, si possono avere interventi di tipo un po' ampio che forse meritano di essere autorizzate. Pertanto chiediamo che venga soppresso l'inciso "anche straordinaria".



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta non accoglie. Rifare un muro di sostegno o l'asfaltatura costituisce lavoro di manutenzione straordinaria senza riflessi sull'assetto idrogeologico.
Si è sufficientemente tutelati già prevedendo la necessità dell'autorizzazione in caso di ampliamenti della sezione o di rettificazione del tracciato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 20 contrari e 2 astenuti.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Santoni e Marchini: dopo le parole "trasporto pubblico" aggiungere le parole "ivi compresi gli impianti funiviari e di risalita".
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astensioni.
4) Emendamento presentato dall'Assessore Genovese: all'art. 10, al termine del primo comma, è aggiunto il seguente punto: "d) le opere di cui alla lett., g), art 56 L.R. n. 56/77 e successive modifiche ed integrazioni, quali le recinzioni delle aree di pertinenza degli edifici esistenti, e gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia di edifici esistenti, purché tutti i predetti interventi non comportino un volume di scavo superiore a 50 mc.".
Pongo pertanto in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presente e votanti 30 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi, Ferro e Acotto: il comma 2 è soppresso.
La parola al Consigliere Biazzi che lo illustra.



BIAZZI Guido

Il secondo comma, di cui si propone l'abrogazione, recita: "Le attribuzioni del Corpo forestale riguardano in particolare i lavori la cui autorizzazione è di competenza del Presidente della Giunta regionale quelle della Polizia municipale i lavori la cui autorizzazione è di competenza del Sindaco".
Le motivazioni dell'emendamento sono tre: 1) innanzitutto la formulazione: mi sembra troppo ambigua per quanto riguarda interventi relativi a violazione di legge 2) mi sembra utile e opportuna la concorrenza di più organismi nella vigilanza per quanto riguarda gli interventi sul territorio; che sullo stesso territorio possano accertare le violazioni sia la Polizia municipale che il Corpo forestale, non fa male a nessuno 3) allarghiamo e duplichiamo la competenza per quanto riguarda le Guardie ecologiche, che possono andare sempre e ovunque.
Mi pare non opportuno distinguere queste competenze. Semmai si potrebbe aggiungere (questo può essere fatto al primo comma) le parole "Corpo Forestale dello Stato e Polizia municipale secondo le proprie competenze territoriali". La Polizia municipale non può controllare il territorio di un altro Comune, ma è opportuno mantenere la concorrenza nella vigilanza da parte del Corpo forestale, anche perché riconosciamo che le guardie ecologiche, volontarie, possono andare ovunque. Mi sembrerebbe più chiara l'eliminazione di questo comma; non ne verrebbero alterati la struttura e il rigore nella vigilanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta ritiene che la formulazione proposta al Consiglio non escluda il controllo di tutti gli organi con competenze di controllo in qualsiasi direzione. E' un'impostazione di scelta preferenziale: chi ha compiuto l'istruttoria deve vigilare anche sui lavori svolti. Sarebbe difficile per un organo vigilare sui lavori di cui non ha visto il progetto.
La Giunta mantiene il testo originario, eventualmente precisando che non è escluso il controllo da parte di alcun organo sull'applicazione della legge. E' una indicazione preferenziale: la Polizia municipale controlla i lavori rilasciati dalla competenza comunale (dal Sindaco), il Corpo forestale controlla i lavori rilasciati e autorizzati dal Presidente della Regione. Questo non vieta, però, che l'uno e l'altro possano effettuare controlli diversi qualora lo ritengano opportuno.
Per quel che riguarda la Polizia municipale c'è il vincolo della competenza territoriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Non vorrei si andasse contro una norma di legge: l'art. 13 della Legge n. 689/81 stabilisce che "il Corpo Forestale dello Stato ha il compito di esercitare vigilanza e provvede conseguentemente in caso di violazione su tutto il territorio nazionale e per ogni tipo di provvedimento rilasciato" quindi non spetta al Consiglio regionale normare in modo specifico. Non v'è nulla da particolareggiare, ci sono dei compiti stabiliti per legge e ad essa occorrerà attenersi. Ritengo quindi che una normativa di questo genere possa, come mi auguro, fare invalidare questa legge regionale.



PRESIDENTE

Vi sono ripensamenti, Assessore?



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

No. Il Consigliere Adduci deve considerare il fatto che attraverso la nostra legge regionale non si vieta nulla ad alcuno: il nostro indirizzo è che i lavori autorizzati dal Comune vengano seguiti in maniera specifica dalla Polizia Municipale, e che quelli autorizzati dal Presidente della Giunta regionale vengano seguiti in modo particolare dal Corpo Forestale.
E' una questione di indirizzo; non vi è alcun divieto al Corpo Forestale di controllare i lavori autorizzati dal Sindaco, così come per la Polizia Municipale di controllare i lavori autorizzati dal Presidente della Giunta regionale. E' norma di indirizzo che, a mio modesto parere, può essere inserita in una legge anch'essa di indirizzo.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione per alzata di mano l'emendamento presentato dai Consiglieri Adduci e altri che non è stato accolto dalla Giunta.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 21 contrari e 2 astensioni.
Si proceda quindi alla votazione per appello nominale dell'art. 11.
Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Acotto: il comma 4 è sostituito dal seguente nuovo comma: "I proventi derivanti dalle sanzioni sono introitati nei bilanci dei Comuni in cui sono accertate le violazioni alla presente legge".
La parola al Consigliere Biazzi per la illustrazione.



BIAZZI Guido

E' un emendamento con il quale pensavamo di poter sviluppare un confronto su un punto molto qualificante: il rapporto con gli enti destinatari della delega. Noi affidiamo agli Enti locali nuovi compiti senza fornire loro un parallelo flusso di risorse. Il nostro è un tentativo per attenuare questo handicap. Secondo noi i proventi delle sanzioni devono essere lasciati agli enti su cui insistono le opere compiute in difformità dalla normativa.
Vorrei porre un'altra questione in merito al comma terzo, laddove si dice "l'inizio dei lavori autorizzati senza l'avvenuto versamento del deposito cauzionale o il mancato versamento dell'importo corrispettivo del rimboschimento, ove richiesto, comporta la sanzione amministrativa da L.
100.000 a L. 400.000".
Si possono fare due osservazioni. Primo, se il deposito cauzionale è molto consistente può essere comodo dilazionare il versamento del deposito stesso. La seconda osservazione riguarda il problema di cosa succede se il versamento non viene effettuato. A me sembra che ci sia una lacuna nella proposta. Se non viene immediatamente effettuato il versamento occorre introdurre l'istituto del blocco dei lavori, fino alla regolarizzazione della posizione. Questo diventa indispensabile, altrimenti uno paga L.
100.000 o al massimo L. 400.000, ma il deposito cauzionale si guarda bene dal versarlo, se non c'è come sanzione il blocco dei lavori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta invita il Consigliere Biazzi ad esprimere una proposta sul punto 3.
Per quanto concerne il punto 1 è importante un ritorno ai Comuni delle entrate dei proventi derivanti da eventuale sanzione, ma più che da un dispositivo di legge questo può avvenire attraverso scelte politiche conseguenti. Sarei molto preoccupato nell'inserire questa formulazione perché la sanzione normalmente significa, e in alta percentuale, il contenzioso. Qualora i problemi siano di particolare gravità, ci siamo preoccupati di dotare i Comuni di strumenti tecnici con la professionalità necessaria. Si verificherebbe, diversamente, uno scoordinamento nel seguire l'iter della sanzione e l'impreparazione delle Amministrazioni locali; un servizio unico a livello regionale sul piano del contenzioso riuscirebbe a seguire questo aspetto sul territorio regionale in modo uniforme e corretto. Non credo opportuno l'inserimento, pur condividendo l'obiettivo che può essere raggiunto con un'assegnazione di fondi derivanti dalle sanzioni al settore della forestazione.
Concordo invece sugli aspetti e sui dubbi sollevati sul punto 3) pregherei il Consigliere Biazzi di formulare un emendamento aggiuntivo o sostitutivo che crei le condizioni di controllo sugli aspetti di pericolo che evidenziava.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento 1) presentato dai Consiglieri Biazzi e Acotto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 21 contrari e 2 astensioni.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: dopo le parole "ove richiesto, comporta", aggiungere "oltre alla sospensione dei lavori fino alla regolarizzazione della posizione...,".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Vi è infine un emendamento che prevede il nuovo art. 14/bis presentato dall'Assessore Lombardi: "Art. 14 bis - Norma transitoria - Le istanze presentate ai sensi della L.R. n. 27/81, e non concluse alla data di entrata in vigore della presente legge vengono definite con la modalità e le procedure previste dalla stessa L.R. n. 27/81, salva la possibilità per gli interessati di chiederne l'annullamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 14/bis.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 14/bis è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Non faccio una vera e propria dichiarazione di voto perché il tempo è poco. Il confronto è stato serrato e in parte proficuo, ma si poteva fare molto di più. Purtroppo, per carenze della maggioranza e della Giunta non si è potuto fare il salto di qualità che auspicavamo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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