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Dettaglio seduta n.198 del 29/06/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni e interpellanze" l'Assessore Maccari risponde all'interrogazione n. 1604 presentata dai Consiglieri Montefalchesi, Calligaro, Acotto, Sestero e Reburdo.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In riferimento all'interrogazione in oggetto si precisa quanto segue.
Come è noto il DM 10/2/1984 ha definito in applicazione dell'art. 1 comma quarto, del DPR n. 761/79 il profilo dell'educatore professionale riconoscendo quale titolo valido l'attestato di abilitazione rilasciato da scuole del Servizio sanitario o da scuole universitarie.
In assoluto vuoto di normativa statale (compete allo Stato ai sensi dell'art. 6, lett. q), legge n. 833/78 definire i programmi di studio e le modalità di svolgimento degli esami) è stato predisposto un progetto formativo che connota l'educatore professionale per gli interventi educativi individuali e di gruppo, mirati al recupero e allo sviluppo della potenzialità dei soggetti a rischio di emarginazione sociale e di devianze comportamentali. In modo particolare il progetto formativo regionale realizza una figura di educatore professionale impiegabile sia nel settore dell'handicap e delle malattie mentali che nel settore delle tossicodipendenze, della devianza, dei minori in stato di abbandono, degli adolescenti a rischio, evitando la moltiplicazione di modelli settoriali e parziali di formazione.
Alla tardiva o mancata codificazione statale si è sopperito per evitare le ricadute negative sui servizi attesa la non reperibilità sul mercato di personale avente i titoli validi per partecipare ai concorsi indetti dal Servizio sanitario regionale prima dell'assunzione dei citati provvedimenti.
I punti nodali dei provvedimenti regionali sono stati: 1) l'istituzione delle scuole nel Servizio sanitario nelle UU.SS.SS.LL.
n. 58 di Cuneo, n. 62 di Fossano, n. 70 di Alessandria e n. 76 di Casale 2) l'inserimento nella rete formativa regionale delle scuole per educatori già esistenti mediante il recepimento di un programma formativo unico e messa in atto di strumenti normativi utili a consentire la completa equipollenza dei titoli rilasciati dalle scuole in convenzione con le UU.SS.SS.LL. e dalle scuole direttamente gestite dal Servizio sanitario nazionale 3) la formazione omogenea per gli educatori ed uguale validità dei titoli ai fini della partecipazione ai concorsi negli enti pubblici e nelle UU.SS.SS.LL. evitando di rendere operativo un doppio binario formativo: uno di educatore specializzato per i servizi sociali e uno di educatore professionale per i servizi socio-sanitari.
Il piano annuale dei corsi per operatori sanitari, determinando il numero massimo di studenti da ammettere a ciascun corso e le sedi per la completa copertura del territorio regionale, ha previsto l'istituzione delle seguenti scuole nel Servizio sanitario: Fossano, Cuneo, Alessandria e Casale. Sono state inserite nella rete formativa regionale, mediante convenzioni in corso di attivazione con le UU.SS.SS.LL. di riferimento: la scuola per educatori della FIRAS di Torino la scuola per educatori già gestita dal Comune di Torino la scuola per educatori già gestita dal Comune di Novara.
Con deliberazione n. 693-532 del 19/1/1988 è stato predisposto il programma di riqualificazione e stabiliti i requisiti per l'accesso ai corsi per gli educatori in servizio ancorché privi del relativo titolo professionale.
L'USSL n. 24 di Collegno è stata autorizzata ad organizzare un corso di straordinaria riqualificazione per gli operatori non di ruolo del Servizio sanitario. Pertanto si portano a conoscenza degli interroganti le scuole oggi attivate nel territorio regionale e gli ambiti di competenza territoriale che risultano al momento attuale così definiti:



USSL TO VII, ente gestore FIRAS in convenzione con USSL TO VII con

l'aggregazione di UU.SS.SS.LL. da TO I a USSL n. 44



USSL TO VIII, ente gestore Comune di Torino in convenzione con USSL

TO VIII, UU.SS.SS.LL. aggregate: da TO I a USSL n. 44 USSL n. 51, ente gestore Comune di Novara, UU.SS.SS.LL. aggregate dalla n. 46 alla n. 57 USSL n. 58, ente gestore la stessa USSL n. 58 di Cuneo, UU.SS.SS.LL.
aggregate dalla n. 58 alla n. 67 USSL n. 62 di Fossano, ente gestore USSL n. 62 USSL n. 70, ente gestore USSL n. 70, UU.SS.SS.LL. aggregate nn. 68 69, 72, 73, 74, 75 e 70 USSL n. 76 di Casale Monferrato, ente gestore USSL n. 76 UU.SS.SS.LL. aggregate nn. 71, 45 e 76.
Per quanto attiene il problema dei fabbisogni del personale e la localizzazione delle sedi formative esso è uno dei più complessi da risolvere in funzione di variabili legate alla normativa statale e soffre di altre limitazioni gravi di cui le principali elencabili sono: 1) la capienza delle strutture di formazione limitata per obiettive difficoltà di formazione nei servizi 2) i vincoli normativi e di struttura della spesa sono legati alla legge finanziaria dello Stato e alle difficoltà di bilancio regionale.
Pertanto le leggi di Piano socio-sanitario si sono limitate a determinare le previsioni iniziali precisando che la rideterminazione dei fabbisogni e delle sedi territoriali deve essere inserita nell'aggiornamento annuale dei piani.
Tutto ciò viene puntualmente rispettato nella programmazione annuale dei corsi per operatori sanitari. Sembra pertanto contraddittorio da una parte richiamare la grande carenza di educatori professionali nelle strutture pubbliche (che presuppone una programmazione intensiva) e rivendicare contestualmente l'ancoraggio a quattro sedi formative, cioè alla presenza di cinque scuole soltanto nel territorio piemontese.
Per quanto attiene il riconoscimento del titolo di educatore specializzato previo apposito esame ai fini della partecipazione ai concorsi del ruolo sanitario, come è noto in data 4/5/1989 in Consiglio regionale si è concluso l'iter procedurale del disegno di legge: "Disciplina per il conseguimento del titolo di educatore professionale valido ai fini dell'ammissione ai concorsi nelle UU.SS.SS.LL.".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Non ritorno sulla cronica carenza di educatori, personale essenziale per molti servizi, nella nostra Regione, del resto lo ha già fatto l'Assessore. Rispetto a questa vicenda però ci sono due grossi problemi da affrontare, ad uno dei quali l'Assessore non ha risposto.
Il primo riguarda il finanziamento dei corsi. La Regione con la deliberazione n. 392-2437 del 20/2/1987 ha determinato i criteri di massima per il finanziamento dei corsi, stabilendo di rinviare a successivo provvedimento deliberativo la determinazione dei criteri di proporzionalità nell'imputazione della spesa degli oneri tra i fondi stanziati sul bilancio regionale a valere sull'art. 28 della L.R. n. 20/82, quindi socio assistenziale, e la quota del Fondo sanitario regionale a destinazione vincolata per la formazione professionale. Questo atto di imputazione della spesa sul bilancio regionale tra il socio-assistenziale e la sanità non è stato ancora assunto. Ciò ha determinato una incertezza sul finanziamento dei corsi.
Devo dare atto all'Assessore Maccari che per quanto riguarda la sanità cioè il Fondo sanitario regionale a destinazione vincolata per la formazione professionale, nel 1988 ha stanziato un miliardo. Così non è stato per il socio-assistenziale; peraltro il socio-assistenziale è il settore dove maggiormente operano gli educatori. Questo ha determinato incertezze già nel 1988 sulla possibilità di coprire gli oneri finanziari da parte delle scuole. Il permanere di queste incertezza determina anche grandi problemi rispetto alla programmazione dei corsi per il prossimo anno.
Quanto stanzia la Regione? Quanto stanziano l'Assessorato alla sanità e l'Assessorato all'assistenza per il socio-assistenziale? L'Assessore non ha risposto e pertanto ripropongo la domanda. Nella nostra interrogazione chiedevamo quando la Giunta farà questo atto di imputazione degli oneri perché è un elemento importante per quanto riguarda la possibilità di programmazione delle scuole.
L'altro aspetto è l'assenza di educatori professionali che è il titolo attraverso il quale si può partecipare ai concorsi degli enti pubblici. In Piemonte gli educatori che hanno frequentato le scuole di specializzazione negli anni scorsi hanno il titolo di educatore specializzato che non è valido per la partecipazione ai concorsi delle UU.SS.SS.LL. in quanto la legge prevede il titolo di educatore professionale.
La Regione ha tentato di ovviare a questo problema attraverso una legge regionale che permettesse il conseguimento del titolo di educatore professionale da parte degli educatori che hanno il titolo di educatore specializzato attraverso un esame. Mi risulta però che questa legge sia stata respinta dal Commissario del Governo con la motivazione che i titoli di studio non sono di competenza delle Regioni. Se questo è vero, è un problema che rimane irrisolto e bisogna tentare di capire se ci sono le condizioni per riapprovare la legge, il che permetterebbe di mettere a disposizione degli enti pubblici, che bandiscono concorsi per educatori (che normalmente vanno deserti), quell'area di educatori specializzati che oggi non possono parteciparvi. Se non è possibile riapprovare la legge bisogna tentare di intervenire a livello nazionale, intanto ipotizzando una riapprovazione di quel testo attraverso una proposta di legge al Parlamento e poi investirne il Ministero della Sanità (tra le varie Regioni ci sono situazioni non omogenee e contraddittorie) affinché sani con un provvedimento questo problema che come Regione abbiamo tentato di affrontare.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari comunica che all'interrogazione n. 1731 presentata dai Consiglieri Adduci, Bresso, Bontempi e Sestero inerente i fenomeni di luminescenza osservati in Piemonte e la riattivazione del Superphoenix farà pervenire risposta scritta.
Comunico inoltre che l'Assessore Vetrino darà risposta scritta all'interrogazione n. 1669 inerente la realizzazione di progetti da parte dell'Ente Parco naturale Orsiera-Rocciavrè presentata dal Consigliere Ala.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Interrogazione n. 1809 del Consigliere Ratti ed interrogazione n. 1830 dei Consiglieri Sestero, Avondo, Adduci e Calligaro inerenti la cessazione dell'attività del Consorzio M.B.A. Piemonte costituito per la realizzazione di un progetto di formazione e lavoro


PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani risponderà contestualmente all'interrogazione n.
1809 presentata dal Consigliere Ratti e all'interrogazione n. 1830 presentata dai Consiglieri Sestero, Avondo, Adduci e Calligaro.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

L'art. 15 della legge n. 41/86 (legge finanziaria), ai sensi del quale è stato finanziato il progetto "Allestimento e conservazione nei musei nelle biblioteche e negli archivi", prevedeva che i progetti avessero una durata minima di dodici mesi e massima di trentasei e che la loro realizzazione fosse affidata in concessione dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali ad imprese private.
Il Consorzio M.B.A. Piemonte è stato costituito dalla FIAT Engineering con il Nuovo Castoro per la realizzazione del progetto in questione, la cui durata, all'atto della concessione, fu stabilita in ventiquattro mesi.
La volontà di sciogliere o meno il Consorzio allo scadere del progetto finanziato dallo Stato dipende dalle scelte strategiche delle imprese consorziate.
La Regione Piemonte è comunque interessata al problema occupazionale di operatori che hanno acquisito professionalità in campi nuovi di intervento in materia di beni culturali, sia all'utilizzo dei dati raccolti, dei materiali prodotti, delle metodologie di rilevazione e di organizzazione dei dati, della strumentazione, cioè di quanto nell'art. 15 della legge n.
41/86 è denominato "bene rinveniente" che, ai sensi della legge stessa, è di proprietà dello Stato.
La Regione Piemonte, avendo a suo tempo impostato il progetto sulla base di attività svolte in convenzione con il Politecnico di Torino, ne fu proponente con il Politecnico stesso e con l'ENEA nell'ambito del perseguimento degli obiettivi programmatici di dotare la realtà regionale di strutture permanenti e di operatori qualificati per la conservazione dei beni culturali.
In considerazione di questo e in vista della creazione di un Centro regionale per la conservazione, come previsto dal Piano regionale di sviluppo, la Regione Piemonte, con lettera del Presidente della Giunta prot. n. 5463 del 20 luglio 1988, richiese al Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali di ottenere in uso, al termine del progetto ex art.
15 legge n. 41/86, dati, strumentazione e metodologie rinvenienti da utilizzarsi nell'ambito dell'istituendo Centro regionale per la conservazione.
Con lettera dell'Assessore regionale alla cultura al Ministro pro tempore per i Beni Culturali ed Ambientali del 6 marzo 1989, richiamando la precedente lettera, è stata confermata la disponibilità della Regione Piemonte ad assumere in gestione l'insieme dei beni rinvenienti dal progetto.
Nel contempo è stato fornito l'appoggio alla presentazione, da parte di un Consorzio promosso dalle Società S.p.S. e I.C.I.S., di un progetto occupazionale ai sensi della legge n. 160/88 per la "fornitura di servizi tecnici di diagnosi e raccolta dati ai fini della conservazione e della valorizzazione del patrimonio architettonico e monumentale in Piemonte" nell'ambito del quale potrebbero essere utilizzate professionalità ed esperienze conseguite con il progetto ex art. 15 legge n. 41/86.
L'intento è di reperire risorse finanziarie per il proseguimento di attività al fine di evitare la dispersione di risorse professionali formatesi presso il Consorzio M.B.A. in vista della loro organizzazione in una struttura operativa autonoma, capace di muoversi imprenditorialmente nel campo della diagnostica dei beni culturali e dei servizi di supporto alla progettazione di interventi.
Di questa potrebbero avvalersi le Sovrintendenze, la Regione, gli enti locali e i proprietari di beni culturali.
Parallelamente si intende esaminare la possibilità di istituire il Centro regionale per la conservazione, che dovrebbe essere una struttura agile con prevalenti funzioni di documentazione e di organizzazione dei servizi tecnico-scientifici di supporto all'attività di conservazione dei beni culturali e non svolgerebbe direttamente indagini conoscitive su ampia scala né interventi diagnostici complessi, ma li dovrebbe promuovere.
Su tali linee si è verificato il convergere di disponibilità da parte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, oltre che da parte dei soggetti proponenti a suo tempo e realizzatori del progetto "Allestimento e conservazione nei musei, nelle biblioteche e negli archivi" (ENEA Politecnico, FIAT Engineering).
Con questi è in corso di esame da parte degli uffici regionali la costituzione di un'Associazione che operi ai fini della conservazione e della documentazione dei beni culturali creando un Centro per la Conservazione e Documentazione. Attraverso una convenzione tra il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e l'Associazione verrebbero affidati al Centro i dati e la strumentazione rinvenienti dal progetto ex art. 15 legge n. 41/86.
Fuori dal tono assolutamente obiettivo, un pochino burocratico della risposta, la volontà politica si esprime con l'intenzione di non disperdere una messe di alti raccolti secondo i criteri più nuovi e utili alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Al di fuori della lettura burocratica del documento, ripeto, vi è l'interesse a favorire queste forze che hanno operato e hanno acquisito una forte professionalità a far "rendere" questa professionalità e, fin dove è possibile, a trasferire i vantaggi della stessa anche allo Stato e, più precisamente alla Regione.
Altro è il discorso dell'automatica assunzione da parte della Regione di responsabilità di continuazione di rapporti di lavoro, che di altri sono e che altri devono curare in primo luogo. Abbiamo già avuto in questi giorni un rapporto con i giovani che hanno lavorato e con alcune organizzazioni sindacali che li rappresentavano; la volontà è stata espressa nei termini in cui si è manifestata questa mattina. I percorsi non sono facilissimi, comunque certamente hanno l'interesse primo della Regione, che è quello di tutelare e di valorizzare i beni, i mezzi per difenderli, le professionalità che ne consentono la difesa; la Regione ovviamente, deve essere anche specificamente interessata alla tutela dell'occupazione, soprattutto quando questa è caratterizzata da una rilevante, specifica e moderna professionalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ratti.



RATTI Aldo

Ringrazio l'Assessore Nerviani per la puntualità con cui ha risposto.
Penso però che lui stesso non sia troppo soddisfatto della risposta che ha potuto e dovuto dare e che personalmente non mi lascia soddisfatto. Tutto questo lo dico con rammarico perché devo guardare la realtà.
Due anni fa utilizzando la legge De Michelis si è istituito in Piemonte il Consorzio M.B.A. che affrontava due problemi: quello di dare lavoro a giovani qualificati e quello della conservazione dei beni culturali. Per già quando è nato il progetto aveva un difetto di origine, cioè non si era studiato in quale modo questa iniziativa avrebbe potuto continuare. Questo è il punto debole di oggi, che vede soltanto la manifestazione di buone intenzioni, mentre la realtà è che un'iniziativa che ha dato dei risultati splendidi, che ha raccolto del materiale prezioso, è interrotta: settanta e più giovani qualificati, che hanno acquisito ulteriore professionalità in questi due anni, sono in attesa di sapere quale sarà il loro domani. Si verifica quindi che da buone intenzioni spesso nascono delle conseguenze che sono negative, perché in questi due anni probabilmente qualcuno di questi giovani avrebbe trovato una sistemazione definitiva di lavoro, che invece non ha potuto fare nella provvisorietà della sua sistemazione.
Questa è una realtà che non può lasciarci soddisfatti. Siamo partiti con delle buone intenzioni, ma adesso ci troviamo di fronte ad una realtà di mancanza di finanziamenti e anche, a mio avviso, di idee.
Ben venga da parte della Regione Piemonte l'istituzione del Centro regionale per la conservazione, ma su questo Centro - che mi pare di capire è soltanto nelle intenzioni della Giunta e in modo particolare dell'Assessore alla cultura - c'è già qualche cosa di concreto oppure questi giovani dovranno aspettare ancora prima che possa essere utilizzata la loro professionalità? L'Assessore Nerviani si è fatto carico di questo problema, e io mi auguro che lo voglia seguire con quell'attenzione con cui segue molti problemi, perché le realtà che noi dobbiamo affrontare sono due. In primo luogo, la conservazione dei nostri beni culturali che sono numerosi e in parte, purtroppo, abbandonati a se stessi; quando potremo conoscere i dati del lavoro svolto dal Consorzio M.B.A. potremo fare delle considerazioni precise (in questo momento non so di chi siano in possesso). La Regione ha scritto due lettere al Ministero però l'Assessore non ha detto se e quale riscontro hanno avuto. Queste lettere probabilmente sono ancora giacenti sulle scrivanie ministeriali e impediscono alla Regione di portare avanti il proprio discorso. Se queste lettere non hanno avuto riscontro da parte del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali non sappiamo neanche se la Regione potrà disporre del materiale della M.B.A., e dove questo andrà a finire! L'attività del Consorzio è cessata il 16 giugno, quindi bisogna sapere con urgenza che fine farà questo materiale, chi lo conserverà, chi lo utilizzerà, qual è la continuità che gli verrà data; se andrà alla Sovrintendenza o alla Regione, se il Ministero risponde! Chiedo un maggiore attivismo in questa materia, perché oltre all'argomento fondamentale della conservazione dei beni ambientali c'è l'utilizzo di settanta persone alle quali bisogna indicare se possono continuare su questa strada o se, avendo perso due anni di tempo per prepararsi, ora sono dei disoccupati che si riaffacciano sul mercato del lavoro.
Chiedo veramente che ci sia un interessamento particolare da parte della Regione che vedo direttamente responsabile nell'affrontare questi argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, concordo con quanto il Consigliere Ratti ha detto.
E' una questione che non va trascurata da parte della Regione: il termine era il 15 giugno, quindi il contratto è stato reciso. A questo punto credo che si debba fare il possibile per recuperare e conservare sia il patrimonio di formazione che il patrimonio dei beni che è stato costituito con risorse pubbliche. Gli interventi nel settore dei beni culturali e la legge inerente i giacimenti culturali non rispondevano a questa esigenza quindi devono essere sottratti all'episodicità e alla frantumazione. Il ruolo della Regione, rispetto a quello del Ministero, è di capire che cosa si mette in campo rispetto ai soggetti che hanno avuto l'affidamento di questa ricerca, ma anche esplorando tutte le possibilità di soluzioni che la Regione può favorire perché possa trovare sviluppo un progetto che rientra per le sue caratteristiche in attività che già la Regione su altri versanti fa abitualmente nel campo dei beni culturali.
Penso che sarebbe uno spreco se non si addivenisse ad una soluzione soprattutto se la Regione non riuscisse a trovare le forme con cui utilizzare queste risorse.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Nerviani per una precisazione.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Il personale è stato assunto con caratteristiche assolutamente privatistiche e la sovrapposizione del privato al pubblico non è proceduralmente un fatto corretto. I fondi però sono dello Stato che deve trarne il massimo dei vantaggi, ed è questo l'obiettivo che dobbiamo perseguire.
Io conosco le risorse di cui disponiamo: vedrò, d'intesa con la Sovrintendenza e con gli enti che ho già menzionato, di costruire questo Centro di conservazione. Il primo obiettivo è quello di tenere bene inventariato tutto quanto è stato raccolto con molta intelligenza e modernità. Confidare in questo Centro per l'assunzione del personale professionalizzato è assolutamente inopportuno, perché il Centro potrà contare su poche unità secondo un dato obiettivo.
Per gli elementi raccolti, l'iniziativa privata, che pure non va trascurata, che opera nei settori dei beni culturali, pare orientata ad assorbire un numero consistente di questi giovani. Ciò vuol dire che la professionalità non va allo Stato, ma resta comunque nel campo della produzione dei beni culturali e nella loro conservazione e tutela.
Inoltre intendo sollecitare i capoluoghi di Provincia e le Province perché prendano coscienza del lavoro che è stato svolto in quanto ne possano fruire, ma soprattutto avviino con loro iniziative, utilizzando i mezzi e possibilmente le persone, analoghe esplorazioni in coordinamento con la Regione e le Sovrintendenze; in sostanza, vorrei creare un mercato che sia estremamente produttivo. Questo è l'impegno che ho assunto con i giovani del Consorzio M.B.A. e che vorrei assolvere puntualmente. In buona sostanza, senza sovrapporre doveri dei privati al dovere dell'ente pubblico, tutta l'attenzione per questi giovani che ci deve essere da parte nostra c'è e, soprattutto, tutta l'attenzione per il bene che è stato acquisito.
I Ministri De Michelis e Bono Parrino nella recente conferenza stampa di presentazione dei risultati di questo lavoro hanno assicurato che sono state destinate nuove risorse alla continuazione del lavoro, quindi la nostra proposta di favorire questi Consorzi potrebbe trasformarsi nel tempo breve in una concreta realtà.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 1547 del Consigliere Ala inerente la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 1547 presentata dal Consigliere Ala cui risponde il Presidente della Giunta regionale.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In ordine all'interpellanza urgente n. 1547 presentata dal Consigliere Ala del Gruppo Lista verde - avente ad oggetto la pubblicazione di un supplemento straordinario al n. 44 del Bollettino Ufficiale recante il Piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti debbo precisare anzitutto che i "supplementi straordinari" del Bollettino Ufficiale non fanno parte della raccolta ufficiale del bollettino medesimo (ed in effetti sono fuori abbonamento, abbonamento che si differenzia in entità per la copertura dei numeri ordinari o per la copertura dei numeri ordinari e dei supplementi speciali). Essi sono infatti stampati a richiesta degli Assessorati per specifiche particolari esigenze di informazione ed i costi sono assunti fuori della ordinaria gestione del Bollettino Ufficiale (cioè non utilizzando i fondi iscritti al cap. 600 del bilancio). Il ricorso all'impostazione grafica del frontespizio del Bollettino Ufficiale e la qualificazione come "supplemento straordinario" dello stesso vengono utilizzati per poter godere - per le spese editoriali e postali - delle agevolazioni previste dalla legge per le stampe periodiche.
Quanto sopra premesso passo a rispondere ai singoli quesiti posti dall'interpellante: 1) in risposta al primo di tali quesiti posso informare che fatti salvi: la norma statutaria, la deliberazione della Giunta regionale n. 108-2043 in data 24/2/1976 e successive modificazioni (relativa alla distribuzione gratuita del Bollettino Ufficiale) e le clausole contrattuali per la stampa del Bollettino Ufficiale - non esistono disposizioni particolari per l'accesso di Consiglieri o Assessori alle pagine dell'organo di informazione ufficiale.
2) Quanto al secondo quesito posso assicurare l'interpellante che esistono alcuni precedenti di edizioni speciali del Bollettino Ufficiale in "supplemento straordinario" che - allo scopo di assicurare una più ampia conoscenza di informazioni ufficiali regionali - hanno fatto procedere a documenti ufficiali della Regione (leggi, regolamenti, deliberazioni piani) "premesse" o "presentazioni" illustrative del contenuto del documento, a firma di Assessori o del Presidente della Giunta regionale.
Vedansi in particolare: stato attuazione Piano socio-sanitario triennio 1982/1984, settembre 1985, con presentazione senza firma Piano socio-sanitario 1985/1987, edizione del mese di luglio 1985 con presentazione di Aldo Viglione e Sante Bajardi documento obiettivi e indirizzi per formazione secondo Piano regionale trasporti e viabilità, novembre 1987, con presentazione a firma Andrea Mignone.
3) Sulla terza domanda ritengo che possa essere riservato alle valutazioni dei singoli Assessori proponenti il giudizio sulla opportunità o meno di "premesse" illustrative dei documenti, stampati con il ricorso della tipografia del Bollettino Ufficiale.
4) Quanto al quarto rilievo, effettivamente va riconosciuto che la impaginazione del volume può avere ingenerato qualche confusione in chi non ha familiarità con le procedure di pubblicazione dei documenti regionali non tanto perché non si evinca chiaramente dal contesto del documento che la presentazione dell'Assessore sia solo da attribuirsi al medesimo e non a un provvedimento di Consiglio o di Giunta, quanto perché, a mio giudizio sarebbe stato opportuno riportare il testo della DGR n. 832/7331 e far precedere l'intervento assessorile con una qualificazione più puntuale di tale presenza (ad esempio parlando esplicitamente di "premessa" o "presentazione").
5) Delle osservazioni di cui sopra potrà tenersi conto in una eventuale edizione suppletiva del documento, nonché per futuri interventi in casi analoghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio il Presidente Beltrami della risposta, che era stata richiesta direttamente al Presidente, attenendo la materia alla pubblicazione del Bollettino Ufficiale.
Vorrei fare alcune puntualizzazioni in merito, partendo dal punto 5): interventi in casi analoghi, fortunatamente o sfortunatamente vi saranno.
Un supplemento, straordinario o meno, del Bollettino Ufficiale contenente il Piano regionale relativo ai servizi di smaltimento dovrà pur esserci visto che è questo il destino di questa Regione; vi sarà quindi l'occasione per fare meglio e per ovviare ad alcuni inconvenienti. Quindi ci sarà una prova d'appello.
Rispetto al punto 4) mi trovo soddisfatto perché le obiezioni sollevate dall'interrogante vengono sostanzialmente fatte proprie nella risposta. Si dice che l'impaginazione può avere ingenerato confusione, che la mancata pubblicazione della deliberazione del Consiglio regionale, che faceva proprio il Piano, è una mancanza eccessiva e abbastanza stravagante, in quanto chi possiede questo supplemento del bollettino è privo di un pezzo giuridicamente rilevante in materia di rifiuti, che era necessario (come io puntualizzavo) precisare che l'intervento e la presentazione dell'Assessore Cernetti al Piano per l'organizzazione dei servizi di smaltimento era e costituiva opinione personale dell'Assessore e quindi non era assolutamente un documento né di Giunta né di Consiglio.
Se consideriamo l'importanza che ha la grafica e l'impaginazione di un documento nel permettere a chi lo legga di distinguere quello che è legge o quello che è stato approvato rispetto a quello che è commento e opinione personale, un'estrema attenzione deve essere richiamo su questo il Presidente - la costante del rapporto tra l'istituzione regionale e i cittadini.
In questo documento - come avevo scritto nell'interpellanza - la distinzione di ruoli, di competenze e di fatti manca in maniera totale. La premessa dell'Assessore Cernetti, che definisco assolutamente fantasiosa comprende anche alcuni errori macroscopici: ad esempio, il fatto che i bacini non vengono indicati nel numero esatto di quanti ne ha approvati il Consiglio regionale (un emendamento in aula aveva sdoppiato un bacino per cui bisognava tenerne conto). Trovo fantasioso affermare che non sono previste megadiscariche in quanto, solo secondo l'Assessore, la discarica prevista a Poirino di 2 milioni di metri cubi è un piccolo impianto. Ma questa è interpretazione ampiamente personale.
Questa introduzione non già è un modello che cerca di illustrare e guidare alla lettura del documento, ma è di fatto una sorta di autoapologia. Che il Bollettino venga messo a disposizione degli Assessori per le proprie autoapologie, che tra l'altro vanno poi a incocciare nei provvedimenti dei Tribunali Amministrativi, naufragando miseramente, mi pare assolutamente eccessivo.
Sul fatto che non esistano disposizioni particolari per l'accesso degli Assessori e dei Consiglieri alle pagine del Bollettino e che esistano precedenti con premesse e relazioni illustrative di altri documenti regionali è certamente un'informazione che io avevo richiesto, ma non sminuisce la rilevanza di questo tentativo di captare l'ingenuità del lettore, essendo impossibile distinguere questo fascicolo dagli altri del Bollettino. Che poi lo si faccia in questa maniera per risparmiare sulle spese di spedizione, pensavo che queste cose non si facessero nelle istituzioni serie. Pensavo che la Regione questa cosa non facesse, e del resto io ritengo che il Piano dei siti fosse un atto dovuto, che la Regione non poteva non pubblicare. La Regione deve pubblicare questo piano perch rientra nei suoi obblighi statutari di informazione ai cittadini. Quindi il punto che resta da chiarire è perché debba essere stato pubblicato come supplemento straordinario piuttosto che invece come supplemento ordinario regolarmente inserito dentro la collezione effettiva dei Bollettini proprio perché si tratta di un atto di estrema rilevanza per il territorio regionale che non può essere considerato una cosa a parte, quasi un omissis, perché a questo punto il piano sul Bollettino Ufficiale diventa un volgare e semplice omissis che chi desidera conoscere deve andare a reperire, così come per le deliberazioni ordinarie.
Detto questo, cogliendo un minimo di ironia nell'affermazione in risposta alla terza domanda, laddove avendo io chiesto quale sia il suo parere in merito al comportamento dell'Assessore si risponde dicendo che i giudizi sull'opportunità sono rilasciati a ogni singolo Consigliere e a ogni singola forza politica, chiudo ringraziando di questa ironia, che condivido. La vicenda si può chiudere qui.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza n. 1790 dei Consiglieri Bontempi, Sestero, Staglian Carletto, Tapparo e Ala inerente la Scuola media statale "Aldo Passoni"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1790 presentata dai Consiglieri Bontempi Sestero, Staglianò, Carletto, Tapparo e Ala.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore all'istruzione

A fronte dell'interpellanza urgente che è stata presentata relativamente alla sospettata soppressione della Scuola media statale "Aldo Passoni" attraverso gli uffici ho cercato di reperire, per informare puntualmente i Consiglieri interroganti, le motivazioni che stavano dietro alla volontà di soppressione che era attribuita al Provveditorato agli Studi e alla direzione della stessa Scuola media statale "Aldo Passoni".
La Preside dell'Istituto statale d'arte per il disegno di moda e del costume ha effettivamente avanzato istanza, non so se formale o meno, al Provveditorato agli Studi di Torino per la soppressione della Scuola media statale annessa all'istituto stesso. Le motivazioni sembrano essere le seguenti: la finalità della scuola annessa all'istituto sembra essere disattesa, dovrebbe essere l'unica scuola di Torino funzionante da vivaio dell'ISA, tuttavia nell'anno scolastico 1988/1989 su una quarantina di allievi licenziati dalle due classi III uno solo si è iscritto al primo anno dell'ISA.
La seconda motivazione è che la scuola non accoglie popolazione proveniente da tutta la città, ma costituisce invece una copia delle scuole medie della zona.
Per i locali che ospitano attualmente la scuola l'USSL locale ha dato l'agibilità per sole quattro classi, ma adesso ne funzionano sei.
La scuola non è provvista né di laboratori né di palestre; dispone per sei classi, più una ventina di persone adulte, di soli tre servizi interni e due esterni dove recentemente sono stati trovati oggetti che farebbero presupporre una difficoltà nel controllo della riservatezza della vita della scuola rispetto all'esterno.
Da quanto ho appreso dalla Preside, per l'anno scolastico 1989/1990 si prevedono 58 preiscrizioni, delle quali 20 sembrerebbero improprie, perch corrispondenti ad altrettante iscrizioni nelle scuole di zona con richiesta in subordine della scuola media annessa.
Da tale somma di considerazioni, la Preside ha proposto l'assorbimento della scuola media annessa all'ISA di Via Rocco Scotellaro in quanto le finalità della scuola stessa, istituzione unica a Torino, sono quelle di costituire il vivaio ISA e non dovrebbero ostacolare le esigenze di quartiere già peraltro fornite da scuole in grado di assolvere al servizio di scuola dell'obbligo o in subordine la soppressione della scuola considerando che l'ISA ha 400 allievi nelle varie sedi.
Più formale è la risposta ricevuta in questi giorni dal Provveditorato agli Studi competente: "Con riferimento alla richiesta formulata dalla S.V. relativamente all'oggetto si chiarisce che non si è iniziata alcuna procedura da parte di questo ufficio. In realtà è in corso un vivo dibattito fra le componenti della citata scuola originato dal fatto che nella stessa funzionano classi in numero molto inferiore a quello prescritto dalla recente legge n.
426/88, art. 2. Pertanto il timore di interventi di questa Amministrazione sul mantenimento dell'istituzione scolastica ha attivato il dibattito di cui si è detto.
Infine, va segnalato che il problema in generale della perdurante utilità delle scuole medie annesse agli Istituti di istruzione superiore (Conservatori musicali ed Istituti d'arte) è al vaglio dei competenti organi dell'Amministrazione centrale della Pubblica Istruzione".
Sintetizzando: la Preside è molto preoccupata per una serie di fattori e sul piano generale è messa in dubbio la validità del funzionamento di scuole di questo tipo che dovrebbero essere propedeutiche ad istituti superiori specializzati.
Nel contingente il Provveditore assicura che nessuna procedura destinata alla soppressione della scuola media di cui trattasi è stata avviata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio l'Assessore Nerviani. Il problema è circoscritto, ma ha avuto eco soprattutto tra i genitori e gli insegnanti in relazione al modo discutibile con cui i problemi reali, che sicuramente esistono per una scuola di questo tipo, sono stati usati da parte della Preside che ha intanto escluso la possibilità di verifiche e di dialogo con il corpo insegnante e con gli stessi genitori.
Le notizie date dall'Assessore Nerviani le conosco anche per via di un impegno personale legato al fatto che mia figlia è stata presente in quella scuola e sono confermate da quanto ho seguito ulteriormente, nel senso che la scuola non viene chiusa, si è avviata non una procedura formale di richiesta di chiusura, ma semmai una verifica più generale di questi plessi, tenendo presente peraltro che il modo per coordinarli correttamente con le scuole superiori d'arte è probabilmente quello di verificare i rispettivi programmi. Non è un caso, ad esempio, che non vengano presi, pur essendo ammessi, i maschi all'interno dell'Istituto statale d'arte.
Restano i problemi dei locali su cui l'ultima determinazione pare essere quella di una suddivisione del plesso scolastico. Non è la soluzione migliore e andrà verificato con il Comune quale soluzione idonea possa essere data. Nel mentre anche la questione delle preiscrizioni è stata riconosciuta legittima, per cui il problema della composizione delle classi per quest'anno sarà corretta. Mi riservo, dato che la vicenda è ancora in quiescenza, di riproporre i quesiti all'Assessore.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1729 del Consigliere Pezzana inerente la collocazione di un barcone sul Po a Torino


PRESIDENTE

Il Vicepresidente della Giunta Vetrino risponde ora all'interrogazione n. 1729 presentata dal Consigliere Pezzana.



PRESIDENTE

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Relativamente all'interrogazione rivolta dal Consigliere Pezzana si forniscono le seguenti informazioni sui dati risultanti presso gli uffici regionali.
Con deliberazione della Giunta regionale n. 18-1227 del 12/11/1985 è stata autorizzata, ai sensi dell'art. 82 del DPR n. 616, l'installazione di un natante sul Po in località Ponte Balbis, richiesta da Memoli Angelo, a seguito della presentazione di progetto redatto dall'ing. Rolle per installarvi il locale riunioni di un Circolo nautico.
In precedenza l'istanza era stata avanzata per sistemare il natante davanti al Borgo Medioevale ed in merito era stato formulato parere negativo con nota n. 276 del 5/6/1985. Sulla nuova localizzazione successivamente proposta, invece, sia gli uffici del Servizio beni ambientali della Regione Piemonte sia la Sovrintendenza non hanno ritenuto di dover formulare obiezioni, sotto il profilo paesistico, trattandosi di contesto non particolarmente qualificato dal punto di vista storico ambientale e suscettibile di accogliere, in forma temporanea e precaria una struttura che può contribuire alla fruizione del fiume.
Il problema degli scarichi, richiamato anche dall'interrogazione del Consigliere Pezzana, non rientra nelle competenze di questo Assessorato bensì del Comune di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio per la risposta il Vicepresidente Vetrino, ma dico subito che non posso dichiararmi soddisfatto perché non ha dato una spiegazione credibile, anzi non ha dato alcuna spiegazione del fatto che questo natante come lei lo ha chiamato abbia avuto il permesso di sistemarsi non davanti al Castello del Valentino, ma vicino al ponte delle Molinette: se era sbagliato da un lato era sbagliato anche dall'altro. Non mi sembra logico dire che un barcone - questa è la parola esatta per definire il natante possa rappresentare un danno all'immagine paesistica del fiume se ancorato davanti al Castello del Valentino, mentre invece abbia una valenza positiva se ancorato vicino a un ponte, a meno che sia dichiarato degradato il fiume Po intorno alla zona tra il ponte delle Molinette e il ponte Isabella. Se in quel tratto la situazione è giudicata passibile per qualsiasi tipo di installazione, allora non si esaminano nemmeno più i progetti.
Chiedo al Vicepresidente Vetrino di fornirmi tutta la documentazione che riguarda la via libera data a questo barcone, perché non credo che il Vicepresidente Vetrino l'abbia mai visto: ritenendola persona di buon gusto, per come veste, per come si muove e per tutte le sue infinite qualità estetiche, credo che se dovesse mai trovarsi di fronte a questo barcone inorridirebbe.
Avevo premesso nella mia interrogazione che sono d'accordissimo a far rivivere il fiume attraverso molte iniziative che aggreghino gente e che rendano il fiume vivibile anche la sera, ma non certo attraverso queste sistemazioni che hanno l'unico aspetto di deturpare l'ambiente e l'immagine, perché anche l'estetica ha la sua importanza. Se un bene paesistico deve essere tutelato, non capisco perché sia stato dato questo permesso. Oltretutto la persona che ha installato questo barcone ha provveduto subito a cementificare tutta la zona del Po intorno al barcone per poter parcheggiare la propria automobile davanti all'imbarcadero.
Tutto questo contrasta con le altre costruzioni e aziende simili sul fiume Po, che invece si comportano in maniera ben diversa. Non si capisce quindi perché a questa persona sia stata rilasciata questa licenza e in base a quali criteri.
Non solo non mi accontento di questa risposta, ma chiedendo la documentazione citata dal Vicepresidente, credo che andrò avanti nell'azione contro questa installazione che è una vergogna sia per il fiume Po che per noi cittadini.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Bergoglio, Bresso, Cerchio, Fassio, Mignone e Petrini, al quale facciamo gli auguri per una pronta guarigione.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, per quanto riguarda la proroga dei termini di validità della norma in materia di teleradiocomunicazioni, mi pare ci siano tre proposte di legge. La Commissione non ha ancora esaminato questi testi.
All'inizio della seduta di ieri ho informato la Commissione che erano arrivati questi disegni di legge, ma nessuno ha chiesto che fossero inseriti all'o.d.g. Per cui se il Consiglio li vuole esaminare mi pare necessario che si autorizzi la riunione della II Commissione affinché si possa esaminarli e licenziarli per il Consiglio.



PRESIDENTE

Infatti erano iscritti all'o.d.g. perché domani, 30 giugno, scadono.
Invito quindi la II Commissione a riunirsi nella pausa di pranzo per esaminare le proposte di legge affinché prima della conclusione della seduta consiliare odierna si possano approvare.



BONTEMPI Rinaldo

Scusi, signor Presidente, sempre in materia di informazione, questo è un pezzettino operativamente delicato, però ho notato con sorpresa che non è più iscritto all'o.d.g. il punto relativo alla legge sull'informazione quando in sede di Capigruppo avevamo convenuto di fare un pre-dibattito affinché si assumessero gli impegni per poi predisporre la legge. Noi vorremmo chiudere questa vicenda entro la fine di luglio.



PRESIDENTE

Consigliere Bontempi, c'è stato un errore materiale nella formulazione dell'o.d.g. del quale mi scuso. Comunque domani è convocata la Conferenza dei Capigruppo nella quale si stabilirà la data per svolgere questo dibattito.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno n. 677 sul problema dell'inquinamento atmosferico (rinvio)


PRESIDENTE

In merito all'ordine del giorno n. 677, di cui al punto 5) all'o.d.g.
è pervenuta attraverso telex la notizia ufficiale che il Governo avrebbe assunto un provvedimento di proroga che di fatto supera l'ordine del giorno che era stato presentato. Il testo recita: "(ANSA) - Roma, 28 giugno - Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge con cui vengono prorogati i termini di alcune disposizioni di legge: al 20 dicembre 1989 la scadenza della sanatoria per gli adempimenti connessi alla presentazione delle dichiarazioni IVA, IRPEG e ILOR degli enti soggetti a contabilità pubblica al 31 dicembre 1989 la riduzione delle imposte sugli spettacoli per i settori sportivo, cinematografico, teatrale, musicale e di intrattenimento al 31 dicembre 1989 l'approvazione del Piano regolatore generale e del Piano di recupero edilizio di Pozzuoli al 31 marzo 1990 l'emanazione del testo unico delle disposizioni legislative sugli interventi nelle zone terremotate del Mezzogiorno all'1 dicembre 1989 le disposizioni in materia di rifiuti industriali, di inquinamento atmosferico, con accelerazione, in questo caso, delle procedure per l'adozione delle linee guida e degli atti di indirizzo e coordinamento".
Rispetto a questa notizia invito l'Assessore Cernetti a dare dei chiarimenti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

A quanto consta agli uffici, il comunicato ANSA non risulta esatto per quanto riguarda le date. In effetti c'è stata una proroga, ma questa proroga è di un mese: di conseguenza il limite massimo consentito è quello del 31 luglio e non dicembre come dice il comunicato ANSA.
Queste sono le notizie arrivate in Assessorato dal Ministero in via ufficiosa, perché ufficialmente a noi non è ancora pervenuto nulla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, stante la situazione di incertezza per quanto riguarda le notizie, penso che non si possa approvare l'ordine del giorno presentato. Conviene invece valutare, alla luce di notizie più precise, le determinazioni che il Consiglio intenderà assumere anche in riferimento alle linee guida che il Ministero da un anno deve ancora definire. Se si volesse approvare l'ordine del giorno credo che bisognerebbe puntualizzarlo rispetto ai problemi emersi nel corso della discussione che abbiamo avuto in Commissione e rispetto alle inadempienze governative per valutare come vengono riparate o meno.



PRESIDENTE

Anche se la discordanza fra le date di scadenza (1 dicembre e 31 luglio) è importante, ritengo vi siano elementi tali per rinviare l'esame di questo ordine del giorno di una settimana per conoscere meglio le scadenze stabilite tenendo presente il comunicato ANSA e quanto ha detto l'Assessore Cernetti.
La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Sono d'accordo di rinviare di una settimana l'eventuale discussione e approvazione di questo ordine del giorno perché i dati comunicati dall'ANSA sono contraddittori. L'obiettivo che ci eravamo posti era comunque quello di prorogare momentaneamente questa scadenza. Sarà opportuno in questa settimana verificare al meglio le direttive che vengono dal Ministero per assumere eventualmente una nuova presa di posizione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Il resto dell'ordine del giorno lo vedremo alla luce delle informazioni più precise nella prossima riunione del Consiglio.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Difesa idrogeologica

Proseguimento esame progetto di legge n. 336: "Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici. Abrogazione L.R. n. 27/81"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede il proseguimento dell'esame del progetto di legge n. 336.
La relazione è già stata svolta la scorsa seduta dal Consigliere Picco.
Passiamo quindi alla discussione generale.
E' iscritto a parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Intervengo sulla discussione di carattere generale.
La proposta di legge che stiamo esaminando sostituisce la legge n. 27 del 1981, che a sua volta traeva origine dalla legge n. 57/79 di cui sostituiva gli artt. 10 e 11.
La legge regionale n. 57 era parte di quel corpo di leggi messo in atto per la tutela del nostro territorio. E' una leggina che però riguarda interventi su almeno metà del territorio piemontese, che riguarda centinaia di migliaia di nostri concittadini.
La legge n. 27 nel 1981 fu approvata all'unanimità, come lo fu prima la legge n. 57, di cui modificava due articoli. Si riuscì a trovare convergenze unitarie su questi problemi, che andavano ben oltre le maggioranze politiche, proprio perché problemi che stavano a cuore di tutto il Consiglio regionale.
Quando si approvò la legge n. 27 il funzionamento della legge n. 57 non era stato insoddisfacente. Infatti gli artt. 12 e 14 della legge n. 57: "Interventi in materia boschiva" avevano avuto questo andamento: nel 1980 furono presentate 382 istanze e nel 1981 in sospeso ce n'era una sola. Nel 1979 erano state presentate 214 istanze e ne erano state evase 200. Nel 1981, a metà anno, erano presentate 192 istanze e 87 erano già state evase prima della fine del mese di giugno. Sarebbe utile avere anche dei dati sull'andamento dell'applicazione della legge n. 27 in questi otto anni. Per cui positiva fu l'applicazione della legge n. 57 per quanto riguarda gli artt. 12 e 14, mentre più difficoltosa fu riscontrata l'applicazione degli artt. 10 e 11, che poi trovarono collocazione nella nuova legge n. 27.
Sorse allora l'esigenza di regolamentare a parte e in modo organico, con una legge a se stante, questa materia.
Ci fu un impegno di tutti i Gruppi dell'intercommissione - che era formata da II, III e VII Commissione, coordinatore il collega Marchini per snellire le procedure (era un'esigenza sentita allora da tutti) e di coniugare il necessario rigore con l'eliminazione degli appesantimenti burocratici non necessari, inutili e perciò controproducenti.
Quelle che il relatore ha chiamato alcune manchevolezze di ordine procedurale ed amministrativo, in effetti a me sembrano che siano soprattutto da ricondurre alla mancata applicazione delle norme innovative della legge n. 27.
Aggiungo che l'aver atteso otto anni per introdurre le modifiche forse è stato troppo. Per esempio, la legge n. 27 del 1981 è intervenuta meno di due anni dopo l'approvazione della legge n. 57, cioè in modo tempestivo. Si verificò che quei due articoli (10 e 11) non venivano applicati in modo adeguato e si intervenne. Si tentò di snellire le procedure con la legge n.
27, dopo meno di due anni. Forse ci voleva più coraggio nel modificare la stessa legge n. 27.
Allora si era voluto dare il massimo della fiducia e delle facoltà di decisione alla struttura regionale, nelle due articolazioni: Corpo forestale e Servizio geologico, a tutela del territorio.
Lo si fece introducendo il concetto di interventi di limitata entità (art. 7, primo comma, della vecchia legge n. 27) la cui valutazione veniva interamente lasciata alla discrezionalità degli uffici decentrati, in particolare il Corpo forestale.
L'altra innovazione fu l'unificazione e la semplificazione delle procedure, precisando che il sopralluogo dei diversi Servizi regionali doveva, di regola, essere fatto in modo contestuale. Questi erano due cardini su cui si erano imperniate le modifiche. Si evitò di irrigidire le innovazioni in norme tassative, perché si potevano vanificare gli obiettivi: per esempio, nel caso in cui non fosse possibile effettuare un sopralluogo in modo congiunto. A quanto mi consta personalmente in entrambi i settori l'esperienza è stata molto deludente, forse anche negativa. Non sono convinto che questo fosse inevitabile. Forse un comportamento diverso anche delle strutture, avrebbe potuto cogliere dei risultati molto più positivi, più rispondenti allo spirito della legge e alle esigenze della tutela del suolo senza appesantire di pastoie burocratiche gli operatori.
Purtroppo così non è stato e la proposta di legge, di fatto, prende atto e sanziona una situazione tutto sommato negativa. Nella sostanza si esprime una sorta di sfiducia nel comportamento di parte delle strutture regionali, si prende atto che non hanno funzionato come voleva il legislatore. A questo punto credo sia inevitabile introdurre ulteriori modifiche, perché non si può far pagare continuamente ai cittadini quelle che sono, di fatto, inefficienze della Pubblica Amministrazione.
Sottolineo, però, che sarebbe utile sapere qualcosa in più, in sede di replica l'Assessore lo potrà dire, sul numero delle pratiche giacenti, sui tempi richiesti per l'esame delle stesse, sul numero dei sopralluoghi congiunti, effettivamente svolti in modo congiunto, in questi ultimi otto anni ed altri dati relativi all'applicazione della legge.
Già nel 1981 si manifestarono molte diffidenze sulla discrezionalità lasciata alle strutture regionali. Purtroppo mi pare che non fossero del tutto infondate, anche se credo che un'area di discrezionalità vada comunque di nuovo lasciata. Diciamo tutti di voler responsabilizzare le strutture ed i servizi; in questo caso invece dobbiamo prendere atto che si va in una direzione diversa. Da una presa d'atto di una situazione negativa, occorre trarre indicazioni di lavoro per il futuro.
In questa legislatura probabilmente non avremo più la possibilità di verificare la portata delle innovazioni che vengono introdotte con questa proposta di legge. E' un peccato, forse occorreva partire prima per verificare tempestivamente le ripercussioni sul territorio delle nuove norme. Si è aspettato troppo, otto anni sono tanti per valutare l'incidenza della legge n. 27 ed apportare le modifiche necessarie. Occorre accelerare i tempi e seguire con maggiore attenzione l'incidenza che avranno le nuove norme nel futuro.
Chiudo il mio intervento ricordando che sarà opportuno emanare una circolare esplicativa, perché le nuove norme non sono di portata secondaria; circolare esplicativa da emettere nel più breve tempo possibile proprio per avviare rapidamente l'applicazione della nuova legge.
Richiamo inoltre l'attenzione della Giunta sulla portata che può avere la nuova legge nazionale n. 183 sulla difesa del suolo, in vigore dal maggio scorso. Questa legge ha indubbiamente molte lacune e mi pare che debordi in settori di competenza delle Regioni, non solo per quanto riguarda la tutela ambientale, ma anche per quanto riguarda le competenze in materia di cave e torbiere che la Costituzione attribuisce alle Regioni.
Però c'è un punto, relativo alla materia di cui discutiamo, che a me sembra positivo e di grande portata: all'art. 10, comma sesto, si dice che "le funzioni relative alla gestione del vincolo idrogeologico sono esercitate direttamente dalle Regioni". La dizione mi pare faccia pensare più che a una delega ad un vero e proprio trasferimento. Non è una cosa di poco conto per cui per l'applicazione di questa legge la circolare esplicativa dovrà tenere conto di questa che è una novità non di scarso rilievo nel nostro ordinamento. Mi pare che si vada oltre la delega e forse finalmente è possibile uscire dalle pastoie in cui ci trasciniamo da dieci anni per l'applicazione dell'art. 30 della nostra legge urbanistica (L.R. n. 56/77) dove sancivamo le procedure per ridefinire speditamente i vincoli idrogeologici, che risentono dell'estrema precarietà dovuta all'età: si tratta infatti di vincoli imposti con Regio Decreto sessantasei anni fa.
Con la L.R. n. 56/77 indicavamo già nel Presidente della Giunta, in subordine ai piani territoriali, la possibilità di ridefinire il vincolo idrogeologico sul territorio regionale e si valorizzò il ruolo dei Comuni che potevano ridefinire il vincolo idrogeologico in sede di adozione dei Piani regolatori. Ebbene, la norma statale ora operativa assume questi criteri, così non c'è più nemmeno necessità di adottare nuovi strumenti legislativi.
Occorre porre mani, da adesso, ad un lavoro di largo respiro: il riordino dei vincoli di carattere idrogeologico sul territorio del Piemonte; un'operazione che può subito essere avviata anche nel quadro della definizione della carta dei rischi. Abbiamo già il supporto legislativo regionale per cui tutto può essere avviato in brevissimo tempo.
Noi abbiamo presentato degli emendamenti al disegno di legge della Giunta a seguito degli incontri avuti con l'Assessore all'agricoltura e dopo un confronto con gli interlocutori naturali sul territorio, cioè l'UNCEM che rappresenta i Comuni montani, direttamente interessati alla ricaduta normativa di questa legge.
Gli emendamenti sono diversi; riguardano la gestione della delega. Noi pensiamo che non debba essere data solo ai Comuni, ma anche alle Comunità montane, laddove è possibile. Proponiamo l'istituzione di un servizio decentrato sul territorio; probabilmente la definizione più opportuna sarà a livello di area programma. Proponiamo l'introduzione di un istituto non del tutto nuovo nella nostra normativa, ma poco utilizzato: la perizia asseverata di parte per interventi di modesta rilevanza. Proponiamo anche l'esonero di alcuni oneri per quanto riguarda la prima abitazione dei residenti in zone montane, in particolare dell'onere di rimboschimento.
Francamente non ho mai capito perché chi costruisce in montagna, oltre ad avere oneri oggettivamente superiori rispetto a chi costruisce in pianura debba anche sottostare a questa sovrattassa. Se l'opera può essere dannosa per l'equilibrio idrogeologico, non si conceda l'autorizzazione, ma se questa si dà non capisco perché si debbano gravare le zone già disagiate di ulteriori sovrattasse.
Altro emendamento di rilievo riguarda la destinazione dei proventi delle ammende. E' un problema grande, è una proposta quasi provocatoria.
Secondo noi i proventi delle ammende derivanti da sanzioni per la violazione della legge devono andare ai Comuni e alle Comunità montane. Non si può ripetere l'errore che imputiamo allo Stato di delegare le funzioni senza un corrispondente trasferimento di risorse. La Regione rischia di comportarsi come lo Stato che trasferisce funzioni, competenze ed oneri senza risorse. Ci rendiamo conto che non è facile individuare un flusso di risorse a fronte di queste deleghe, ma almeno i proventi che derivano dalle sanzioni siano destinati agli enti locali che operano sul territorio gestendo la delega.
Altri emendamenti di minore rilievo verranno illustrati nel corso della discussione. Il denominatore comune è: snellimento delle procedure e valorizzazione degli enti locali nella gestione e nella tutela del territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi affrontiamo, dopo la relazione svolta tempo fa dal collega Picco, una modifica alla normativa sul vincolo idrogeologico che può apparire quasi un momento tecnico, mentre invece riveste una rilevante importanza perché tocca riflessi dell'operatività sul 50% del territorio regionale. Forse non fa notizia come lo Stadio o la Metropolitana, però si tratta di un provvedimento che già in Commissione aveva assorbito i Commissari competenti per molte sedute. E' un intervento complesso perché cerca di recuperare le correlazioni esistenti in materia. La normativa regionale precedente probabilmente non coglieva appieno tutte le interconnessioni che si determinavano con gli interventi in materia di vincolo idrogeologico.
L'articolato presentato alla discussione del Consiglio risente della complessità della materia, però non perde il contenuto e la natura politica che è rivolta a velocizzare l'operatività senza menomare la salvaguardia delle aree critiche del nostro territorio.
Dobbiamo intervenire sugli aspetti procedurali, dobbiamo conseguire dei perfezionamenti operativi, dobbiamo integrare la normativa con altri aspetti, ma non dobbiamo perdere di vista il riferimento di fondo che è quello di tenere conto di un orientamento che sappia rendere alti gli obiettivi di tutela dell'ambiente, di considerare il territorio come una risorsa irripetibile e di tenere conto dei riflessi indotti che un intervento in aree critiche della nostra Regione può determinare.
L'articolato è stato trattato nell'inverno scorso in Commissione, forse oggi andrebbe visto in rapporto con la nuova legge sulla difesa del suolo.
L'aspetto più rilevante che può suscitare preoccupazioni, ma che va invece adeguatamente valorizzato, è quello di una delega verso gli enti territoriali ad operare per alcune fasce dimensionalmente indicate dal disegno di legge e che vengono a dare all'operatore, che più è vicino nel territorio, degli spazi di autonomia che presuppongono che ci sia ormai una cultura diffusa, una sensibilità radicata sulla tutela e difesa dall'ambiente e di tutti i riflessi che si possono determinare nel caso di un utilizzo sbagliato.
Tra i fatti più rilevanti che si possono individuare, e che aveva suscitato discussioni, c'è la vigilanza, cioè il fatto che in una situazione più aperta proceduralmente non si determinino delle vie di fuga troppo facilmente praticabili.
E' stato ipotizzato un ruolo del Corpo forestale e della Polizia municipale per fasce di interventi di più corto raggio. E' stato inserito anche un ruolo delle guardie ecologiche, che oggi sono testimoni attivi sul territorio, per segnalare gli elementi di distorsione rispetto alla normativa e che molto spesso anticipano gli interventi dei Corpi di vigilanza. Il loro ruolo non è demagogico, politico, puramente inserito; i proponenti ritengono che sia un inserimento qualificante.
Ho visto molti emendamenti, spero che si possa lavorare in tempi sufficientemente rapidi, ma in modo da arrivare in profondità vista la complessità della materia.
Il Gruppo PSI ha partecipato attivamente in Commissione ai lavori di preparazione del disegno di legge che dal momento in cui è entrato in Commissione al momento in cui ne è uscito ha subìto notevoli affinamenti addirittura cambi radicali dell'impianto.
Spero che oggi si possa arrivare a compimento, anche se la discussione sarà serrata. Esprimo in anticipo l'orientamento favorevole a questo tipo di impianto. Siamo disponibili a valutare gli emendamenti dell'opposizione non perdendo di vista l'asse di riferimento che abbiamo voluto dare a questa revisione normativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Esprimo ampie riserve sul testo di legge in discussione. Da un lato vi è un'accresciuta sensibilità ambientale, che sottolinea la rilevanza che ha il problema del vincolo e dell'assetto idrogeologico dei nostri territori montani e, dall'altro, vi è la deregolamentazione selvaggia relativamente agli interventi all'interno di queste aree. Per quanto cerchi di leggere con attenzione, di ragionare sul testo e di non essere eccessivamente prevenuto rispetto alla sua stesura finale, prevale nettamente la seconda impostazione all'interno del disegno di legge. Così come vedo eccessivamente sottovalutati e sottostimati i problemi complessivi che sono legati agli interventi in queste aree. E' inutile che ogni anno, ogni sei mesi, l'opinione pubblica e tutti quanti ci mettiamo a deplorare e a batterci il petto di fronte alle montagne che franano, sul come e perché vi siano catastrofi, sul come e perché vi siano alluvioni quando poi, nell'elaborare un procedimento di legge, l'obiettivo principale sembra essere quello di permettere il maggior numero di interventi possibili nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico. Mirando cioè a far prevalere i diritti dei proprietari, che esistono e che sono legittimi rispetto al diritto complessivo e più generale non tanto e non solo della tutela paesistica ed ambientale di questi territori, quanto piuttosto quelli connessi con la protezione civile e la pubblica incolumità che questi interventi comportano.
Da questo punto di vista, già in Commissione richiamavo il fatto che un atteggiamento unicamente quantitativo rispetto alla delega ai Comuni e l'indifferenza rispetto alla individuazione di quali siano gli strumenti di cui i Comuni possono dotarsi (se sono in grado di dotarsi) rispetto alla valutazione di questi interventi, mi paiono essere punti molto preoccupanti dell'impianto complessivo della legge. Una legge che mira, di fatto, a sostenere che gli interventi di modesta entità sono - e tanto varrebbe dirlo con tutta schiettezza - ormai svincolati da qualsiasi considerazione di valutazione del rischio idrogeologico. Questo è il messaggio, al di là dell'effettivo testo, che il Consiglio regionale intende far trasparire alle comunità locali. E' un messaggio ampiamente pericoloso che non è molto dissimile da quello che si fece trasparire nell'esame della delega ai sensi della legge n. 431. Anche in quel caso, io ritengo, il messaggio che si desiderava lanciare era che un certo tipo di interventi, definito di modesta entità o di non particolare rilevanza, era di fatto deregolamentato. Questo aspetto si ritrova qui ora, con parametri quantitativi estremamente generici, quando ognuno di noi sa che in determinate zone sensibili della montagna il problema non è la superficie sulla quale si interviene o quanti metri cubi si modificano o si spostano: può bastare un metro cubo o un metro quadro! Vedere trattati in termini quantitativi problemi di questo genere credo sia un messaggio molto preoccupante, che viene proposto alla comunità piemontese: una sostanziale deregolamentazione.
Vi sono poi altri problemi sui quali occorrerebbe richiamare l'attenzione: dal concetto di bosco alla deregolamentazione delle strade agro-silvo-pastorali e la proposta di una normativa assai meno rigorosa per quanto riguarda, piaccia o non piaccia è un messaggio implicito, la pratica dei fuoristrada: ovvero l'abrogazione e il non richiamare la necessità di chiudere queste strade alla circolazione privata. Si propone, tra l'altro di garantire l'accesso a non meglio precisate strutture agrituristiche.
Queste ultime sono certamente meritevoli di attenzione e di sviluppo nelle zone svantaggiate del nostro territorio, ma d'altra parte questa proposta permette di fatto qualsiasi abuso. E così avremo strutture agrituristiche inventate appositamente per i "suzukisti" di annata o altre cose di questo genere, cose che questa legge ha già dentro di sé e a cui assisteremo nel futuro. C'è una crescita del fuoristradismo annunciata in questa legge così come vi sono alcune frane annunciate. La legge, a mio avviso, doveva essere impostata partendo dagli aspetti della tutela e dell'incolumità collettiva, e non dalle questioni puramente ed unicamente burocratiche.
I tempi, aspetto sul quale molto ci si è richiamati in questi mesi e in questi anni, sono sempre soggettivi, ma i tempi lunghi della Regione sono una incapacità regionale, non sono un obbligo previsto dalla legge. Per nello stesso tempo, non è raro ritrovare quelle pratiche e quelle procedure "ultraspedite" con cui in pochissimi mesi, per non dire giorni, tutto viene approvato e arrivano dieci pareri. A parte questo, invito i colleghi a rileggersi un'interrogazione presentata dal Gruppo DP rispetto ad una procedura relativa ad un intervento di escavazione, in cui addirittura i provvedimenti vengono visti prima di giungere all'Assessorato competente e sono già assegnati come fossero arrivati. La realtà è che i terreni montani sono considerati terreni marginali anche nella nostra politica.
D'altro lato, i tempi nel rilascio di certe autorizzazioni rispondono anche a valutazioni non di carattere tecnico, ma di carattere politico ed è pretestuoso richiamare questa procedura e la necessità di uno snellimento e di una maggiore rapidità nelle procedure per giungere così a deregolamentare e rendere più permissivi gli interventi nelle aree sottoposte a vincolo idrogeologico.
Il Gruppo della Lista Verde era disponibile ad una legge che rendesse più rapide queste autorizzazioni, che considerasse che la certezza, la rapidità, il rigore e la precisione nel rispetto dei tempi fosse un obbligo della Regione rispetto ai cittadini. E' una di quelle riforme istituzionali di fatto da compiere. Però, non possiamo essere disponibili ad una legge che accampando questi legittimi motivi insieme mette in campo altri interessi, altre questioni, una sorta di permissivismo che va controcorrente, contromano sia rispetto alle dichiarazioni di intenti di alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto sia rispetto alla normativa nazionale. Per non dire anche rispetto alla sensibilità crescente dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

L'oggetto di questa discussione generale è se la legge va cambiata completamente o se si pongono problemi di ritocco.
Siamo di fronte ad una legge sulla quale esistono dei giudizi decisamente negativi per quanto riguarda la sua gestione (mi riferisco alla L.R. n. 27/81) e il nostro Gruppo non ha aspettato oggi per dare giudizi di questo genere, ma per quanto riguarda la sua filosofia generale è stata apprezzata nelle stesse consultazioni. Non è un caso che durante le consultazioni, associazioni così diverse tra di loro, come l'Assocave e il WWF, insieme a Italia Nostra e Pro Natura, abbiano espresso sulla filosofia della legge n. 27 un giudizio positivo, ma questo non vuol dire che non bisogna sciogliere dei nodi, alcuni dei quali sono stati ricordati poc'anzi dal collega Biazzi.
Biazzi ha posto un problema nel momento in cui chiedeva, rispetto alla L.R. n. 27, i dati relativi alla gestione. E' interessante ricordare che il Corpo forestale dello Stato ha trattato 23.500 pratiche, ma se andiamo a vedere i tempi delle istruttorie, notiamo che non tutti i tempi sono uguali. La Provincia di Novara ha espletato il 35% delle pratiche, quindi i suoi tempi di istruttoria sono all'incirca il doppio di quelli della Provincia di Cuneo. C'è una ragione: in Provincia di Novara non ci sono strutture decentrate per i servizi di supporto, in Provincia di Cuneo invece sì. Insieme al problema delle deleghe c'è quindi quello dei servizi, del loro potenziamento e del loro decentramento.
Attorno alla questione del decentramento dei servizi, nella discussione degli emendamenti avremo modo di esprimere fino in fondo il nostro orientamento, anche di fronte ad un emendamento della Giunta che in qualche misura cerca di risistemare un problema che era stato accantonato in fase di discussione in Commissione.
Sulla proposta presentata dalla Giunta probabilmente ci sono le condizioni, per quanto riguarda i singoli articoli, di interloquire, e alla luce della mole degli emendamenti presentati dai vari Gruppi forse sarebbe stato meglio sviluppare una discussione in Commissione per giungere ad una definizione più sistematica del testo, ciò avrebbe consentito di risparmiare all'aula della fatica.
C'è però un aspetto che vale la pena sottolineare, mi riferisco all'art. 1. I primi commi dell'art. 1 non si capisce bene che riferimenti hanno con questa proposta di legge, mi riferisco soprattutto a quella parte in cui si definisce che cos'è un bosco. Si dice che un bosco è tale quando l'incidenza della chioma delle piante non è inferiore al 50% sino ai 1.600 metri, e del 25% oltre i 1.600 metri. Sarebbe facile fare delle battute su questa definizione, ci chiediamo come si fa a misurare simili percentuali forse si misurano ad occhio, il calcolo quindi è approssimativo e come tale molto soggettivo. Che poi le cose vengano lasciate molto alla soggettività con alcune forzature, lo si ricava dal fatto che non sono considerati bosco i castagneti. Se passa questa legge bisognerà abrogare nella lingua italiana tutte quelle frasi che associano il castagneto al bosco. Io ho consultato la terminologia forestale del prof. Bernetti, edita dall'Accademia italiana delle Scienze forestali e dal CNR. e nel termine bosco è compreso tutto, cioè cosa s'intende per bosco di produzione, per bosco artificiale, per bosco da seme, ma non ci sono termini che consentano di definire quelle realtà che sono bosco e che in questa legge sono considerate bosco. Comunque la verità è che in base all'art. 30 della L.R.
n. 56/77 è fatto divieto di costruire opere di urbanizzazione nel bosco; se c'è meno superficie considerata bosco esiste di più la possibilità di introdurre opere di urbanizzazione.
Credo che si avverta la pericolosità dell'affermazione che è inclusa nell'art. 1, perché si piange spesso sull'Amazzonia dolendoci di quello che capita, però qui siamo di fronte ad un'operazione che pone dei seri problemi per quanto riguarda le realtà forestali della nostra regione. Da questo punto di vista quindi si può dar ragione al prof. Bernetti e agli studiosi del CNR i quali in molte occasioni, ultimamente nelle lezioni tenutesi a Firenze, hanno precisato, e continuano a precisare, che il concetto di bosco è un concetto generico perché non può che essere posto in rapporto al territorio: più fragile è il territorio più restrittivo è il concetto di bosco. Ora qui, a supporto della tesi sostenuta dalla Giunta si dice che nel 1984 l'ISTAT nelle istruzioni per le rilevazioni dei dati forestali ha classificato il bosco come lo ha classificato la Giunta. Tutto questo è vero, ma quella classificazione è stata immediatamente superata dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste con le sue prescrizioni per la carta e l'Osservatorio forestale nazionale.
Durante la discussione chiederemo che questa parte dell'art. 1 che introduce il concetto di bosco venga abrogata. Da questo punto di vista le richieste che noi avanziamo sono confortate dai pareri espressi durante le consultazioni dall'IPLA e dai Servizi regionali che dipendono da altri Assessorati. Per molti aspetti, quindi, si tratta di dati che hanno un conforto tecnico-scientifico di una decisa valenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Prima di entrare nel merito, chiedo ai colleghi di valutare un'opportunità che potrebbe farci procedere più rapidamente, cioè di finire questa mattina con la replica. Abbiamo alcuni emendamenti che vorremmo rivedere alla luce anche di una maggiore compattezza e quindi dopo la pausa si potrebbe passare all'esame degli articoli. Questo potrebbe facilitare il discorso anche perché mi sembra che su questa legge, per come si è svolto il dibattito, si sia persa un'altra occasione. So che chi è intervenuto chi ha fatto la relazione e, credo, l'Assessore non formalmente siano partecipi ed attenti, ma è un po' anomalo che il nostro Gruppo abbia sentito il dovere di intervenire, credo non in maniera ripetitiva, perch l'intervento del Consigliere Biazzi ha toccato gli emendamenti chiave che delineano la nostra posizione, mentre quello del Consigliere Ferro ha toccato altri aspetti. Io addirittura ho chiesto di intervenire per ragioni di carattere più generale per collocare il ragionamento sulla legge e sulle norme, quindi sugli emendamenti all'interno di uno spunto di carattere più generale. Denuncio con qualche preoccupazione come neanche una legge di questo genere (che non è una legge enorme, non è neanche una bella legge e per certi aspetti l'abbiamo criticata anche fortemente) non stimoli, non riporti a galla una capacità più generale del Consiglio di stare su questioni che hanno carattere di sistema sia sul versante sociale (rapporto città-campagna) sia sul versante tematico (ambiente) e sia ancora sul versante istituzionale. Questo lo dico senza iattanza, ma con fermezza rinviando quindi all'acquisizione di consapevolezza del Consiglio di chi sta a sentire la portata della questione e quindi il dispiacere o comunque la delusione che viene quando si perdono occasioni di una qualche consistenza per traguardare, in un momento tra l'altro di notevole pressione da parte dei Comuni montani per quanto riguarda la loro organizzazione. Voglio ricordare che nei primi giorni del mese di giugno c'è stata un'importante manifestazione con la presenza di oltre duecento Sindaci dei Comuni montani, c'è stata una presenza non fortissima, ma di qualcuno della Regione; quella di oggi è una debolezza per come questo problema viene affrontato in Consiglio.
Detto questo cercherò di essere sintetico, ma non voglio lasciare nella penna, senza averne parlato, il tentativo di spiegare qual è il quadro dentro cui abbiamo collocato il lavoro su questa legge. Abbiamo interloquito con l'UNCEM e abbiamo trovato (magari un po' in extremis, si poteva far prima) anche un'attenzione da parte dell'Assessore, a me pare però che questo quadro generale vada colto. Noi ci troviamo in un momento in cui tutta la questione montagna deve essere riferita ad una impostazione di carattere più generale, di sistema e noi riteniamo che i tempi siano maturi e infatti stiamo facendo dei passi in quella direzione. Gli emendamenti che enunciava il Consigliere Biazzi sono dei punti fermi in quella direzione e siamo dell'avviso che dobbiamo produrre rilevanti novità nella politica verso la montagna. Quando parlo di rilevanti novità intendo rispetto a quello che o non si fa o viene fatto male oggi, ma anche nell'impostazione del passato che pure ci trovava talvolta d'accordo o comunque in quell'epoca abbastanza consenzienti.
Qual è il problema? Il problema credo sia quello di pensare in maniera molto aperta al nuovo scenario che si propone. E io lo esprimo così: i detentori di un capitale indispensabile per tutto il resto della collettività sono i territori montani e i suoi abitanti.
Dal punto di vista ambientale, il capitale acque, il capitale territorio, il capitale forestazione è un grande capitale di cui sono detentori i territori e la poca gente che è rimasta in montagna.
L'approccio a questo capitale viene denunciato, a volte retoricamente ma a volte con verità, dalle popolazioni montane come l'effetto di una spinta colonizzatrice da parte della città che, avendo bisogno di respirare (non si tratta di un bisogno inventato perché le falde si inquinano pertanto bisogna prendere l'acqua e canalizzarla), deve in un certo modo andare in montagna, quindi bisogna salvaguardare quel patrimonio a favore di tutti. Questo è giusto, ma se la questione è messa in questi termini ed è in questi termini per il grande capitale detenuto da quei territori e dalla poca gente rimasta, nella politica della montagna dobbiamo assumere delle novità, intanto una novità concettuale, che è quella che i vincoli o gli interventi verso la montagna diventano una priorità, a prescindere dallo scarso numero di abitanti e, se vogliamo, dallo scarso peso elettorale in termini di voti, e questa priorità deve essere tradotta in fatti. E i fatti - ecco un'altra novità che noi traduciamo - sono una legislazione specifica per la montagna, concetto a cui non eravamo arrivati. Come ordinamento istituzionale della montagna si è arrivati alla legge n. 1102, ma non si è mai arrivati, tenendo insieme gli effetti complessivi della programmazione, a considerare una legislazione specifica sulla montagna e noi riteniamo che debba essere posto questo problema.
Terza conseguenza, non di poco conto. Noi dobbiamo pensare che questa società, che produce molta ricchezza, in un'azione di governo che non viene esercitata e che vorremmo venisse esercitata a fini di redistribuzione di questa ricchezza, deve avere uno dei punti di riferimento essenziali nella montagna. Non aggressione ai beni della montagna, ma esplicite e formali politiche concordate di contropartite nei riguardi della montagna proprio per indurre quel forziere, quel capitale a mettere a disposizione, a produrre i suoi beni non solo per sé, ma anche per il resto della collettività. In altri termini arrivo a dire che quella vecchia boutade che veniva avanzata da parte dei rappresentanti delle Comunità montane e che veniva anche detta da noi, ma non veniva mai tradotta: "bisognerebbe pagarli perché rimanessero in montagna", noi dobbiamo tradurla così: "bisogna pagarli perché restino in montagna!".
Credo sia molto chiaro: vediamo come. Questa è la novità che differenzia dalla concezione del capitale che sta lì per tutti, dal pericolo dello scontro città-montagna (una fruizione colonizzatrice indispensabile, ma colonizzatrice rispetto alla montagna), una perdita strutturale intanto del primo capitale che è quello umano, non è la montagna, il capitale umano è il primo di tutti i capitali, quindi c'è necessità di politiche vere di riequilibrio e di redistribuzione. Questa società produce molta ricchezza, che è distribuita in maniera molto ineguale socialmente; per socialmente intendo la montagna e territorialmente in particolare la montagna. Un quadro di questo genere delinea molte opportunità. Il primo versante è quello dei parchi: ci vanno o non ci vanno i parchi in montagna? In merito a questo aspetto faremo una discussione. Io sostengo che ci vanno, ma che sia esplicito il fatto che ogni parco che si fa in montagna deve trovare, anche per raggiungere il consenso delle comunità, contropartite secche e specifiche per la montagna in termini di investimenti prioritari (la nostra legge lo dice, ma io credo se ne debba riparlare), in infrastrutture civili (pensiamo ai sistemi fognari e acquedottistici) e di investimenti specifici in agricoltura, in agriturismo e nel turismo stesso, al punto che è legittimo pensare di fare dei piani ad hoc per la montagna. In un convegno proposi - vedremo di parlarne quando discuteremo la legge proposta dall'UNCEM - un fondo investimenti per la montagna. Credo sia il caso di accedere a queste visioni, marcando una scelta, perché se la Regione non spende 10 miliardi sull'area di Torino vi sono altri soggetti forti che li possono spendere (il Comune, le forze economiche qui presenti); se la Regione non interviene in maniera intelligente e mirata in montagna non ci sono altri soggetti possono essercene altri in certe situazioni, ma rischiano di scassare da un'altra parte, possono essere cioè degli investimenti, soprattutto in certi casi, di nota aggressione e rapina, distruzione ambientale distruzione del territorio e poca resa per il tessuto che invece vogliamo mantenere in montagna.
Data questa configurazione generale, come si colloca la nostra manovra riguardo ad un altro capitolo della specificità, che è quello delle autorizzazioni e dei vincoli? E' un argomento già annunciato dal collega Biazzi e quindi io mi avvio alla conclusione del mio intervento, ma cercando di dargli la connotazione che la proposta di istituire questi servizi tecnici - chiamiamoli come vogliamo - a disposizione dei Comuni sia una proposta di grandissima portata perché per la prima volta si fa un intervento in materia ambientale non di puro vincolo, non di pura enunciazione, ma si investe nel capitale umano, quindi gente qualificata che coopera e contribuisce con il sistema di democrazia diffuso (Comuni e Comunità montane) ad autogovernare il territorio. E' anche una risposta, se volete, in termini evolutivi, seri alle questioni dell'autonomismo, che anche queste elezioni ci hanno rivelato essere presenti soprattutto nei territori montani. L'attenzione un po' in "zona Cesarini" che l'Assessore Lombardi ha manifestato per la proposta illustrata dal collega Biazzi la salutiamo positivamente. Devo dire però che in tutto questo tempo si sarebbe dovuto pensare alla legge strutturalmente così, cioè ad una legge come momento di delega, delega con strumenti, delega investendo lì, perch fare dei servizi vuol dire pagare, creare delle figure, che tra l'altro costituiranno quel presidio tecnico utile al territorio e all'operato delle amministrazioni, necessario per ricostituire la forza di una comunità che non può essere affidata alla casualità della progettazione, ma che deve essere in questi servizi a disposizione dei Comuni.
Anche gli altri emendamenti che il collega Biazzi ha enunciato stanno nella direzione esplicita di mirare a delle novità per segnalare ai territori montani, alle spinte autonomistiche che sono spesso disordinate ma hanno dei pezzi reali, per segnalare ai territori svantaggiati socialmente penalizzati rispetto ad altri territori, che la Regione non viene meno ad una sua funzione di politiche di riequilibrio. Le Regioni sono nate anche per questo: il riequilibrio all'interno del territorio nazionale, ma anche all'interno del territorio regionale e non a caso gli interlocutori principi delle Regioni non sono mai state le grandi aree (anche se dovrebbero esserlo di più), ma lo sono stati di più il contado le periferie e noi sosteniamo che lo sono state in particolare quelle montane.
Siamo partiti da una legge su cui c'è stata molta difficoltà di confronto e devo dire che agli inizi ci è parso davvero di capire ancora una volta che il tentativo fatto da parte dell'Amministrazione di delegare era per togliersi un problema difficilmente risolvibile, perché comunque lo schema centrale non andava più, perché la tutela deve essere accompagnata anche da forti elementi di riforma dello Stato. Un'altra cosa che dobbiamo cancellare dal nostro schema è quella che tutto ciò che dà apparenti garanzie, ma che è burocratizzato a livello centrale, è meglio di tutto quello che invece devi costruire, che non c'è, quindi non la delega libera e vuota, ma quello che devi costruire per rendere le comunità corresponsabili, verificabili e coordinabili anche dagli indirizzi a livello centrale e la Regione dovrebbe fare questo.
Dopo la replica dell'Assessore noi chiediamo di rivedere, nella pausa per il pranzo, gli emendamenti presentati. Noi crediamo in altri termini che se verrà attuato al più presto questo articolo che non dà ai Sindaci la grande incertezza che in questa fase possono avere, che è enorme, di interpretazione, che è di responsabilità, questa è la nostra valutazione ma vengono attuati questi servizi, un passo in avanti di sistema oltre che nello specifico potrà essere fatto. Per questo il Gruppo comunista si è impegnato, in una coerenza a quello che si era detto ai Sindaci quel giorno e a quello che intendiamo fare e proporre anche per gli anni futuri.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi per la replica.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi, questo disegno di legge è stato presentato dalla Giunta nel corso del 1987 ed è stato all'esame della Commissione per un anno e mezzo. Problemi diversi hanno creato questo ritardo, ma già fin dal 1987 la Giunta ritenne opportuno un intervento che modificasse la legge n. 27/81.
L'esigenza di tali modifiche nasceva dalla presa di coscienza, maturata nel confronto continuo con le Comunità montane e con i Comuni montani, di una lamentela generalizzata sul tipo di impostazione necessaria per arrivare all'autorizzazione prevista dalla legge n. 27. Quindi non è solo il frutto di un'analisi della Giunta, ma di un confronto avvenuto con le Comunità montane, con i Comuni montani e - mi si consenta - con le forze sociali e con i cittadini delle zone montane. A me piacerebbe che questa mattina ad assistere a questo confronto ci fossero quei duecento Sindaci che erano presenti alla manifestazione degli enti locali delle aree montane, perché potrebbero capire chi ritiene, chi acconsente, chi condivide l'impostazione lungamente reclamata dalle Comunità montane di poter essere interessate in pieno alla gestione del loro territorio, cioè ad una gestione che veda impegnate le comunità locali attraverso la pubblica istituzione nel governo del territorio sul quale loro abitano e non dover invece sottostare ad impostazioni che non li coinvolgono e che quindi spesso non vengono capite. La Giunta si rende conto che la macchina regionale non è completamente efficiente, non lo è solo in Piemonte, ma anche in altre Regioni italiane, nello Stato e nei Comuni. Nell'attesa e nello sforzo di rendere efficiente la macchina pubblica è importante rendersi conto di questa realtà e prendere i provvedimenti conseguenti.
Condivido completamente l'impostazione di carattere generale data dal collega Bontempi sul modo di affrontare i problemi delle zone montane l'esigenza di una priorità di interventi in funzione del riequilibrio perché essendo montanaro (ciò non significa che altri colleghi che vivono in pianura non possano avere la stessa sensibilità) sto vedendo che larga parte dei nostri Comuni montani stanno morendo. Non credo che la modifica della legge n. 27 crei le condizioni perché i Comuni montani vivano o muoiano, ma è comunque un tentativo per dare un'impostazione alla legislazione regionale che coinvolga i Comuni nella gestione del territorio che non è di secondaria importanza, perché quando un artigiano, un coltivatore, un produttore agricolo o un esercente di attività commerciale delle zone montane si trova ad operare in una situazione di estrema difficoltà economica e a questa aggiunge tutta una serie di remore di carattere autorizzativo per qualsiasi iniziativa e deve attendere per mesi non solo per l'inefficienza della macchina pubblica, ma per le difficoltà procedurali previste nelle disposizioni volute a Roma e a Torino, la volontà di rimanere si riduce ed aumenta il desiderio di trovare spazi situazioni e prospettive nuovi per il suo futuro e di chi sta dietro alla sua attività.
E' in questo contesto che deve essere vista la proposta di modifica della legge n. 27. Non è altro che la presa di coscienza delle richieste delle popolazioni locali, degli enti locali che li rappresentano per cercare di facilitare tutto quello che è necessario alla loro vita e al loro progresso economico e civile.
Ai sensi della legge n. 27, l'autorizzazione viene data attraverso un organismo dello Stato convenzionato con la Regione, che ha il compito di gestire per conto della Regione la legge n. 27. Credo che l'autorizzazione data dal Sindaco, in rappresentanza della comunità locale, possa avere almeno la stessa sensibilità e la stessa validità di un'autorizzazione che non è certamente il frutto di decisioni dell'Assessore, della Giunta o del Consiglio regionale, ma è decisione di un funzionario che magari risiede sul posto, che comunque non deve rispondere delle decisioni che assume alle popolazioni locali. Credo sia un modo corretto di rispondere alle valutazioni e alle esigenze delle popolazioni locali.
Il Consigliere Ala dice che in questa legge vengono fissati dei termini quantitativi, ma occorre dare certezza del diritto ai cittadini, non si pu lasciare nel vago che cos'è il bosco o che cosa non è. "Siccome c'è una persona che deve eventualmente sanzionare iniziative di vario genere lasciamo all'interpretazione del singolo che cos'è il bosco o che cosa non è il bosco". A me pare un metodo estremamente scorretto verso quella popolazione per la quale bisogna avere l'attenzione che il Consigliere Bontempi richiamava. Quindi, definire il bosco non significa altro che individuare in modo corretto quello che è bosco e quello che non lo è, ma lo fa la legge non il singolo funzionario.
Per quanto riguarda i termini quantitativi della terra smossa o dell'intervento sul territorio, occorre stabilire dei numeri. Sarà antipatico, ma è necessario, altrimenti chi è che stabilisce se l'intervento è soggetto o meno ad autorizzazione, se di un tipo o di un altro? Attualmente lo stabilisce un funzionario, mentre io credo debba essere la legge a stabilire il tipo di intervento soggetto ad autorizzazione.
Per quanto riguarda il problema delle strade, il Consigliere Ala deve sapere che il transito è vietato: era vietato dalla legge n. 27 e lo è tuttora da questa proposta. Non è vero che ci sarà una spinta all'aumento del motocross o dei fuoristrada, perché non c'è alcuna modificazione rispetto alla legge n. 27. Vorrei ricordare ai colleghi che non vi sono grandi modificazioni rispetto alla legge n. 27 che fu approvata in quest'aula all'unanimità. Le uniche due novità sono rappresentate dalla definizione di bosco, perché si è verificata l'esigenza di essere più precisi anche in termini quantitativi, e dalla delega nello spirito che ho richiamato prima alle comunità locali, ai Comuni, di un momento autorizzativo. Non tutte le autorizzazioni sono affidate al Comune: solo quelle che hanno un'incidenza modesta sulla modifica del territorio, perch le altre autorizzazioni continuano a seguire le procedure previste dalla legge n. 27. Non vedo quindi motivi per opporsi alla proposta della Giunta che tra l'altro è stata un anno e mezzo in Commissione, periodo nel quale c'era la possibilità di proporre emendamenti. Se gli emendamenti sono venuti in aula, li verificheremo in questa sede. Larga parte degli emendamenti migliorativi vengono accolti completamente o parzialmente mentre quelli che non vengono accolti non è che siano una modificazione dell'impostazione contenuta nella legge n. 27 approvata all'unanimità.
Per quel che concerne l'intervento nelle zone montane non è che dobbiamo inventare qualcosa di nuovo. Le comunità montane hanno i piani di sviluppo socio-economici approvati dalle Comunità montane e dalla Regione Piemonte. Il problema nel realizzare questi piani di sviluppo socio economico è quello delle risorse che certamente potrà trovare uno spazio diverso se l'impostazione enunciata dal collega Bontempi, che io condivido dovesse andare avanti nella politica complessiva della Regione Piemonte. E' stato detto che ci sono tempi diversi nell'approvazione delle pratiche. A me non risulta. Il collega Ferro ha detto che sono 23.000 le autorizzazioni rilasciate dal Corpo forestale e dovremmo fare l'analisi di come avvengono queste autorizzazioni, di quanto impegno burocratico, non concreto, non incidente sui veri problemi, impegno di tipo esclusivamente burocratico tanto da richiedere la sigla dell'Assessore all'agricoltura o dell'Assessore delegato e la firma del Presidente su 23.000 atti che possono anche solo riguardare la modifica di una curva di una strada interpoderale in zona montana. Che un tipo di intervento come questo debba partire da una comunità montana della nostra regione per poi arrivare al tavolo del responsabile centrale del Corpo forestale, dopo all'Assessore all'agricoltura e infine essere firmato dal Presidente della Giunta mi sembra veramente che non sia un modo di operare con efficacia e con efficienza. Se la legge verrà approvata questo sarà fatto dal Sindaco. E non è vero che il Sindaco è abbandonato a se stesso, perché il Sindaco darà l'autorizzazione qualora ritenga di avere le consulenze tecniche, le professionalità per poterlo fare, se ci saranno dei casi di dubbio potrà chiedere l'intervento del Corpo forestale e del Servizio geologico, quindi è prevista un'assistenza all'Amministrazione locale nella persona del Sindaco nei casi in cui quei 50 metri possano rappresentare un vero pericolo per la tutela del territorio. E proprio tenendo conto di un'impostazione che è venuta anche se tardivamente dal Gruppo comunista abbiamo presentato un emendamento che prevede l'istituzione di un servizio che tenga conto delle esigenze di consulenza e di supporto tecnico da parte dei Comuni.
Credo quindi di poter affermare che non è uno stravolgimento della legge n. 27, che ci sono solo due novità: maggiore precisione nell'individuare gli interventi, anche in termini quantitativi, necessari per la certezza del diritto del cittadino, per evitare un contenzioso che è molto vasto e che vede normalmente la Regione perdente con tutti gli oneri sia in termini di tempo che di denaro ad esso conseguenti e tenendo conto che chi ha la possibilità di rivolgersi al legale e quindi fare il ricorso nei confronti del provvedimento regionale normalmente non è il montanaro che opera in modeste forme economiche quale l'artigianato, l'agricoltura o il commercio, bensì proprio quelle iniziative di rapina che vanno ad incidere dall'esterno sulle nostre comunità locali. Costoro hanno la possibilità di ricorrere grazie alla consulenza di validi esperti contro eventuali errori della macchina regionale. Il povero montanaro chiamiamolo povero - quello che risiede sul posto, normalmente accetta le decisioni della Regione o di chi sanziona senza avere grossa capacità di opporvisi.
Questa legge va nella direzione di difendere coloro che risiedono in montagna e che hanno bisogno di essere difesi perché operano in condizioni più difficili di tutti gli altri cittadini che vivono e operano sul resto del territorio.



PRESIDENTE

Con la replica dell'Assessore Lombardi si conclude la discussione generale sul progetto di legge n. 336.
L'esame dell'articolato avrà inizio alla ripresa dei lavori pomeridiani.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 336.
ART. 1 - Emendamento presentato dal Consigliere Ferro: le lettere a) e b) del secondo comma sono abrogate.
Emendamento presentato dal Consigliere Ala: al secondo comma, lettera b), il punto 1) è abrogato.
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Nell'illustrare questo emendamento riprendo le cose dette questa mattina, cioè nella legislazione nazionale non è definito che cos'è un bosco e i riferimenti che esistono per questa definizione li ritroviamo in uno studio fatto dall'ISTAT nelle istruzioni per la rilevazione dei dati forestali, in questo caso si parla di una insidenza del 50% (che la Giunta cerca di recepire e di introdurre in legge). Li ritroviamo anche per nelle disposizioni del Ministero dell'Agricoltura e Foreste per l'Osservatorio forestale nazionale, in questo caso si parla di una insidenza del 25%, addirittura nell'inventario forestale nazionale si parla di una insidenza del 20%. Quindi mi sembra abbastanza azzardato introdurre nel corpo di una legge regionale la definizione del bosco dal momento che a livello nazionale in legge non esiste tale definizione e dal momento che comunque, nelle interpretazioni che vengono date negli atti dello Stato si va da un 50% a un 20%.
Io continuo ad essere fermo nelle affermazioni che vengono fatte dal CNR e dal prof. Bernetti i quali sostengono che la definizione di bosco è in correlazione con il territorio: ci sono delle realtà collinari in cui anche un piccolo appezzamento coltivato a bosco deve essere inteso "bosco" indipendentemente dalla insidenza.
Voglio ancora sottolineare che se si arrivasse ad una definizione di "bosco" questa dovrebbe essere più pertinente alla legge n. 57 che non al progetto di legge in esame, il cui art. 1 ha dei riferimenti poco chiari con il corpo complessivo della legge, non solo per quanto riguarda il bosco, ma anche per quanto riguarda i punti c) e d), laddove si distingue che cosa si intende per modificazione d'uso del suolo e per trasformazione d'uso del suolo. Se noi andiamo a vedere il corpo della legge, questa distinzione non esiste più. Probabilmente sono fondate le nostre osservazioni, cioè che sia il termine bosco, sia i punti c) e d) "modificazione d'uso del suolo" e "trasformazione d'uso del suolo" più che riferirsi a questa legge, si riferiscono a terminologie che hanno attinenza con la L.R. n. 56/77. Se così è, dal momento che si menziona spesso di rivedere la legge n. 56, avrebbe più senso andare ad una risistemazione di queste definizioni nell'arco più complessivo della legislazione regionale e non all'interno di questo progetto di legge.
Per concludere, noi siamo del parere che la definizione di "bosco" debba essere eliminata dal corpo di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il mio emendamento propone di escludere una parte del secondo comma. E' un emendamento che vuole essere subordinato all'emendamento illustrato dal collega Ferro. Condivido appieno le cose dette da lui e voto a favore di quell'emendamento. In subordine, il mio emendamento vuole richiamare l'attenzione sul non considerare "bosco", all'interno di una definizione molto fantasiosa, quanto citato nella lettera a) del secondo comma: "appezzamenti di terreno di superficie inferiore a 5.000 mq". Qualora si volessero valutare le caratteristiche delle nostre montagne, vi sono particolari situazioni (già nell'intervento generale ho fatto cenno alla improponibilità di valutazioni di carattere quantitativo) quali piccole superfici boscate di limitate dimensioni ma di enorme rilevanza, sia per quanto riguarda l'assetto idrogeologico sia per l'assetto ambientale complessivo delle nostre montagne. So che la qualità è difficile e che si tratta di sensibilità giocate sul giudizio soggettivo, però questo tipo di deroga al concetto di bosco non ha motivo di esserci.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Nel corso del dibattito generale avevo motivato perché si ritiene di dover definire il concetto di "bosco", che non è una enunciazione fantasiosa, ma fa parte dell'unica definizione di "bosco" che è stata formulata in Italia da parte dell'ISTAT; non solo, ma è una formulazione che viene mitigata, perché per l'ISTAT è "bosco" ogni appezzamento superiore ai 5.000 mq e con il 50% di superficie coperta dalle chiome. Noi invece l'abbiamo mitigata in quanto per quel che riguarda le superfici a bosco ad altitudini superiori ai 1.600 metri, basta che le chiome coprano una superficie del 25% e non del 50% come dice l'ISTAT.
Tenendo pure conto delle considerazioni fatte dal collega Ala, abbiamo inserito il concetto che anche appezzamenti inferiori ai 5.000 mq sono ugualmente "bosco" se situati a distanza inferiore ai 100 metri. Allora a me pare strano che in zona montana boscata ci possano essere delle situazioni in cui esiste un bosco che può considerarsi tale inferiore ai 5.000 mq ad una distanza superiore dei 100 metri.
Ciò considerato riteniamo che sul piano tecnico sia una definizione che tiene conto dell'unica definizione ufficiale della legislazione o della regolamentazione italiana mitigata per gli aspetti che i colleghi Ferro e Ala evidenziavano, ma al di là di tutti questi problemi di natura tecnica (la qualità è un concetto personale) ho accentuato il fatto che è necessario dare certezza del diritto, anche perché l'individuazione di ci che è bosco e di ciò che non lo è bosco non è un giudizio lasciato ad amministratori pubblici che rispondono delle loro decisioni ai cittadini ma è lasciata a un apparato che potrebbe fare delle valutazioni enormemente difformi da un Comune all'altro. E' necessario pertanto che il concetto di bosco sia uniforme su tutto il territorio regionale e che dappertutto sia riconosciuto quello che è bosco, senza lasciare ad interpretazioni di carattere personale questa individuazione.
Per questi motivi e tenendo conto che questo concetto non va ad invadere il campo di un'eventuale legislazione urbanistica o di altra natura, ma vale solo ai fini di questa legge, cioè agli effetti della difesa del vincolo idrogeologico, la Giunta ritiene che questa definizione debba essere mantenuta in legge per dare certezza del diritto ai cittadini e per creare quella uniformità di individuazione del bosco che è fondamentale perché i cittadini della regione siano trattati tutti allo stesso modo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ferro.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: il primo comma è sostituito dal seguente: "Gli interventi di cui all'art. 1 si suddividono nelle seguenti categorie: a) interventi ed attività che comportino modificazione o trasformazione d'uso del suolo su aree non superiori a 5.000 mq o per volumi di scavo non superiori a 2.500 mc b) interventi con valori di area o di volume superiori ai limiti indicati nella categoria a) c) interventi riferiti a: 1) opere e lavori di competenza regionale o realizzati con il contributo regionale 2) opere e lavori pubblici o di interesse pubblico il cui importo a base d'asta dei lavori previsti nel progetto generale è superiore a 250 milioni di lire 3) attività estrattive, con esclusione di quelle disciplinate dalla L.R.
22/11/1978, n. 69 e successive modifiche ed integrazioni, comprese le relative discariche, strade di accesso ed opere accessorie all'attività estrattiva 4) impianti di risalita a fune e piste per la pratica dello sci, nonch le relative strade di accesso ed opere accessorie quali impianti di innevamento artificiale 5) bacini ed invasi idrici 6) impianti di smaltimento e deposito di rifiuti".
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma primo, aggiungere il seguente punto: "7) strade e piste ad uso agro-silvo-pastorale".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Seguendo le indicazioni del nostro Regolamento che indica saggiamente che si deve partire dagli emendamenti sostitutivi, illustro brevemente l'emendamento sostitutivo dell'intero primo comma.
Abbiamo ritenuto che fosse opportuno riscrivere il primo comma del progetto di legge in esame in quanto ci sembra che le categorie cui si fa riferimento siano nella sostanza tre: interventi su area inferiore a 5.000 mq, 2.500 mc; interventi su area superiore ai 5.000 mq, 2.500 mc; infine un gruppo di interventi, ben delimitati ed elencati nell'emendamento, che sono sei tipi di opere di competenza regionale: lavori pubblici, attività estrattive, impianti di risalita, bacini ed invasi idrici, impianti di smaltimento e deposito rifiuti.
Noi riteniamo che questo emendamento potrebbe già inglobare l'emendamento presentato a parte, che diventerebbe il punto 7) del gruppo di interventi complessivi e che dice: "strade e piste ad uso agro-silvo pastorale". Anziché sei, le categorie diventano sette. In questo caso cadrebbe l'emendamento presentato dal collega Chiezzi.
Non mi dilungo perché si tratta di una riscrittura della proposta presentata dalla Giunta, che servirà anche come riferimento per le modifiche successive all'art. 2 e ad altri articoli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta accoglie l'emendamento del Consigliere Biazzi che sostituisce il primo comma dell'art. 2, mentre non può accogliere l'emendamento del Consigliere Chiezzi, perché già questo tipo di opera è previsto che sia di competenza regionale quando supera i parametri stabiliti.
Nel dibattito generale ho ricordato che ci sono anche dei casi in cui per sistemare la curva di una strada vicinale occorre procedere all'iter che richiamavo. Quando la strada ha un'incidenza reale sulla situazione del territorio si prevede che ci sia l'autorizzazione che il Consigliere Chiezzi vuole raggiungere. Quando invece l'intervento è limitato anche su piste agro-silvo-pastorali riteniamo che la capacità di scelta debba essere affidata a livello locale. E' una questione di tempestività, di snellezza e riteniamo che le Amministrazioni comunali siano in grado di comprendere questo aspetto. Ciò dovrebbe far decadere gli emendamenti al primo comma dell'art. 2.



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'emendamento presentato dal Consigliere Ala: al primo comma, lettera b), il punto 3) è così riscritto: "3) attività estrattive, fatto salvo quanto disciplinato dalla L.R.
22/11/1978, n. 69 e successive modificazioni ed integrazioni, comprese le relative discariche, strade di accesso ed opere accessorie all'attività estrattiva".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

La differenza tra il mio emendamento e quello del Consigliere Biazzi come ho capito io anche in relazione ad un altro emendamento presentato ad un articolo successivo - è che a mio avviso con questa legge si tende a sottrarre alle attuali competenze degli uffici quelle di carattere geologico per trasferirle alle competenze del Servizio cave. Quindi, tutti i pareri ai sensi del vincolo idrogeologico vengono trasferiti all'Assessorato alle cave, cosicché il parere rilasciato dal Servizio cave diventa anche parere ai sensi della legge n. 27.
Personalmente non sono d'accordo e ritengo che il mantenere disgiunti i due servizi sia uno dei punti cardine della questione che permette di distinguere tra gli aspetti economici dell'attività estrattiva ed aspetti di altra natura, riguardanti caratteri generali che sono invece quelli normati o che erano normati dalla legge n. 27.
La diversa formulazione del punto 3, lettera c), secondo comma, mira pertanto a reinserire questa questione, fatto salvo quanto previsto dalla legge n. 69, e non con esclusione di quanto normato dalla legge n. 69 perché mi pare che - con l'attuale testo si finisca invece con il mantenere competenze sulle attività estrattive solamente per quelle che sono di carattere minerario e non più di cava. A me pare che la questione sia molto oscura in termini generali.
Se il progetto della maggioranza è di escludere la competenza del Servizio geologico su tutta la materia che riguarda le cave, presenterò un altro emendamento per mantenere la distinzione com'è ora.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Onestamente devo dire che non ho compreso le motivazioni del Consigliere Ala. D'altra parte l'emendamento non mi sembra diversificarsi molto dal comma previsto nell'articolato della Giunta e nell'emendamento del Consigliere Biazzi. Vorrei richiamare al Consigliere Ala l'art. 5 punto 5), laddove si dice: "Per le attività estrattive, cave e torbiere, di cui alla L.R. n. 69 comprese le relative discariche, strade di accesso ed opere accessorie, il provvedimento autorizzativo emesso in applicazione della stessa legge regionale, previa acquisizione e nel rispetto dei pareri espressi dagli organi tecnici indicati nel comma terzo dell'art. 2 costituisce anche autorizzazione ai fini della presente legge", il che significa che non c'è alcuna disgiunzione e gli organi tecnici sono tutti obbligatoriamente coinvolti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

L'emendamento era stato presentato sul testo originario del disegno di legge licenziato dalla Commissione. Se noi leggiamo quanto è scritto nel nostro emendamento al punto 3) si dice "attività estrattive con esclusione di quelle disciplinate dalla L.R. n. 69 e successive modificazioni ed integrazioni". Il collega Ala propone "attività estrattive fatto salvo quando disciplinato dalla L.R. n. 69 e successive modificazioni ed integrazioni". Noi diciamo "comprese le relative discariche, strade di accesso ed opere accessorie all'attività estrattiva". A noi sembra la stessa cosa; siamo d'accordo con l'interpretazione dell'Assessore Lombardi cioè che valgono tutte le disposizioni della L.R. n. 69 richiamate da entrambi gli emendamenti, per cui si devono acquisire i pareri previsti. Mi pare sia la stessa formulazione della vecchia legge n. 27. Se questa è l'interpretazione, mi pare non ci siano difformità, nella sostanza, tra i due emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se all'art. 2, così come predisposto con l'emendamento Biazzi, scriviamo che gli interventi si suddividono nelle seguenti categorie e al punto c) scriviamo "interventi riferiti ad attività estrattiva con esclusione di quelli disciplinati dalla legge n. 69", a mio avviso diciamo: "attività estrattiva soltanto di carattere minerario" proprio perché la legge n. 69 disciplina tutta l'attività estrattiva di cava. Se noi invece diciamo "attività estrattive con esclusione di" escludiamo da questo tipo di interventi l'attività estrattiva di cava. La formulazione "fatto salvo quanto disciplinato" significa correlare, a mio avviso, l'attività estrattiva di miniera sulla quale noi comunque possiamo esprimere parere ai sensi del vincolo idrogeologico e che quindi richiamiamo qui come competenza propria regionale non delegata, ma manteniamo all'interno di questa categoria di interventi punto 3), lettera c), anche quelli di cava.
Richiamo pertanto l'opportunità di non scrivere "con esclusione di", ma trovare una formulazione "fatto salvo", "in raccordo", "tenuto conto" o altre espressioni simili, perché un'interpretazione letterale mi pare escluda l'attività di cava dagli interventi che rimangono di competenza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Siamo d'accordo. Abbiamo stabilito che non muta assolutamente una procedura già in atto al proposito. Oggi l'argomento è oggetto di discussione, ma quando la legge uscirà di qui dovrà essere attuata ed applicata, e poiché questa materia investe interessi e diritti soggettivi diffusi, più è chiara meglio è. Non abbiamo nessun amore per quello che abbiamo scritto, abbiamo amore perché sia chiara la lettera rispetto alla sostanza che tutti hanno affermato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ripeto il concetto. Mi sembra che vogliamo dire le stesse cose così come sono state scritte sia nel testo licenziato dalla Commissione sia nell'emendamento comunista. A mio parere la situazione è chiara, non si muta il funzionamento conosciuto e di conseguenza le preoccupazioni del collega Ala possono essere superate da questa espressione che si traduce in un testo che mantiene la situazione così come la conosciamo oggi. Io sono per lasciare il testo originario, anche perché è stato studiato dal punto di vista tecnico.
Rilevo ora un aspetto di carattere generale. Gli emendamenti su questioni tecniche presentati in aula all'ultimo momento non offrono la possibilità di quegli approfondimenti che sono necessari per evitare di fare errori che può anche essere difficile giustificare da parte del Consiglio regionale e di chi propone la legge. Di conseguenza siccome tutti questi aspetti sono stati verificati e approfonditi dal punto di vista tecnico e poiché di questione tecnica si tratta, io ritengo di lasciare il testo così come è stato licenziato dalla Commissione con l'emendamento del Gruppo comunista, pur esprimendo la volontà di non andare a sconvolgere il funzionamento nella materia della legge n. 27.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero solo dichiarare che le preoccupazioni del Consigliere Ala sono reali ed effettive, insomma non è una questione di semantica, giacché quando si dice "con esclusione" si può anche intendere "fatto salvo ciò che è previsto da quanto si riferisce alla legge n. 69", però letteralmente significa che queste non entrano in tutte le attività estrattive di cui ci si sta interessando. Quindi bisognerebbe dire "comprese", cioè "attività estrattive comprese quelle disciplinate dalla legge".



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Al punto 5) se si legge tutto l'articolato si va ad affrontare questo argomento. Invito il collega a leggere l'art. 5, punto 5).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, stavo riguardando l'art. 5, comma quinto, dove si dice "per le attività estrattive, cave e torbiere di cui alla L.R. n. 69 comprese le relative discariche, strade di accesso e opere accessorie, il provvedimento autorizzativo, emesso in autorizzazione della stessa legge regionale previa acquisizione e nel rispetto dei pareri espressi dagli organi tecnici indicati dall'art. 2, comma quarto (che credo siano i due organismi tecnici: Corpo forestale e Servizio geologico), costituisce anche autorizzazione ai fini della presente legge". Pare che si tenda all'unificazione delle procedure, fatti salvi però tutti i pareri tecnici che devono essere acquisiti e che sono di supporto al rilascio di entrambe le autorizzazioni, cioè alla formazione di entrambi gli atti: esercizio all'attività estrattiva e rilascio dell'autorizzazione ad intervenire in zone soggette a vincolo. Così lo interpretavo.



BONTEMPI Rinaldo

Con esclusione di quelle disciplinate dalla L.R. 22/11/1978, n. 69 e successive modificazioni ed integrazioni secondo quanto previsto dal successivo art. 5.



BIAZZI Guido

Ritengo che il suggerimento del collega Bontempi sia chiarificatore perché i due emendamenti, quello del Consigliere Ala e quello del Gruppo PCI, mi sembrano del tutto equivalenti. Se si vuole chiarire qualcosa in più richiamando quanto ci ricordava l'Assessore allora occorre dire qualcosa di diverso rispetto agli emendamenti che sono in esame.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Rimango dello stesso parere; sono questioni tecniche, aggiungere una parola in un momento di così breve riflessione non giustifica accettazioni che potrebbero modificare l'impostazione che è di natura tecnica. Bisogna tener presente che le autorizzazioni per le attività estrattive sono di competenza del Sindaco in base alla L.R. n. 69/78, quindi il testo deve essere riconfermato così com'è, pena creare delle confusioni su un problema molto delicato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Biazzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 1 contrario.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 17 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 24 contrari e 8 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: è aggiunto il seguente nuovo comma secondo: "I valori di cui alle lettere a) e b) si intendono calcolati sulla base del progetto generale dell'intervento complessivo e comprendono le opere accessorie e le varianti in corso d'opera".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

E' la riscrittura che abbiamo fatto del primo comma, la sostanza non muta.



PRESIDENTE

La Giunta lo accoglie.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: al comma secondo, le parole "è delegato al Sindaco del Comune nel cui territorio sono previsti i lavori, sentito il parere della Commissione comunale igienico-edilizia", sono sostituite dalle parole "è delegato al Comune sul cui territorio sono previsti i lavori. L'autorizzazione è rilasciata previo parere della Commissione comunale igienico-edilizia. Nel caso in cui i lavori interessano il territorio di più Comuni l'autorizzazione è rilasciata dal Presidente della Giunta regionale secondo le modalità di cui al comma quinto".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

L'emendamento propone di uniformare il dettato di questa legge a quanto già stabilito con la L.R. n. 56/77, modificata nel 1984, laddove si dice che l'esercizio delle funzioni è delegato non al Sindaco, ma all'ente Comune o Comunità montana.
Gradiremmo sentire il parere della Giunta. L'emendamento scaturisce dalla considerazione che noi abbiamo modificato la legge n. 56 delegando l'esercizio delle funzioni espropriative, all'art. 71, ai Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, alle Province, alle Comunità montane e ai Consorzi dei Comuni, in quanto pendeva allora una questione di legittimità costituzionale per quanto riguardava la delega effettuata dalla Regione al Sindaco e non all'ente. Il TAR del Piemonte, con l'ordinanza del marzo 1981, n. 109, aveva ritenuto infatti non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 71, nella parte in cui la delega di funzioni non viene fatta all'ente bensì ad un organo dell'ente in quel caso il Sindaco. Pure in questo caso sarebbe il Sindaco. Dubbio di costituzionalità che si fonda sul rilievo che l'organizzazione degli enti territoriali costituisce materia riservata alla competenza legislativa statale. Questa era la preoccupazione di fondo.
Non conosco l'esito che ha avuto la questione di legittimità presso la Corte, mi rimetto al giudizio della Giunta, ma mi sembrava opportuno richiamare il caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Noi siamo favorevoli a questo emendamento per le ragioni che ha enunciato il collega Biazzi, in quanto la delega non può essere conferita al Sindaco, ma all'ente.
Devo ricordare che allorquando pochi mesi fa si discuteva il disegno di legge in materia di beni culturali, ambientali e paesistici, avevo rilevato che c'erano due norme, a mio avviso, in apparente contraddizione tra di loro. La prima (divenne poi l'art. 13), trattando delle procedure autorizzative, subdelegava le procedure autorizzative correttamente ai Comuni. Quindi anche qui penso che in ogni caso la delega, visto che sulla delega di questa procedura autorizzativa noi siamo d'accordo e penso non solo noi, vada conferita ai Comuni.
La seconda norma in contraddizione con la prima era quella laddove si diceva, dopo aver subdelegato i Comuni, che l'autorizzazione sarebbe stata rilasciata o negata dal Sindaco. A me pare che questo non fosse solo un argomento formale, ma fosse carica di significato perché se la delega è al Comune, il provvedimento autorizzativo dovrebbe essere del Comune e quindi se non vado errato, del Consiglio comunale; se la delega è al Sindaco il provvedimento è del Sindaco.
In allora le osservazioni fatte non vennero tenute in quello che, a mio avviso, sarebbe stato di debito conto e non vennero nemmeno prese in considerazione dal Commissario del Governo, tant'è che è divenuta legge della Regione (legge n. 20 del 3/4/1989) che, a mio avviso, contiene questa contraddizione: subdelega ai Comuni e provvedimento autorizzativo (o non autorizzativo nel caso venga denegato) del Sindaco.
Penso sia necessario fare anche qui una riflessione. In ogni caso è opportuno accogliere l'emendamento del Consigliere Biazzi che delega ai Comuni però con un ulteriore chiarimento: una volta fissato nel testo di legge la delega al Comune, il provvedimento autorizzativo (o provvedimento che deneghi l'autorizzazione) da chi viene formato? Dal Consiglio comunale? Direi di sì, se le parole hanno un senso: se la delega va al Comune non deve essere provvedimento autonomo del Sindaco, sia pure sentita la Commissione igienico-edilizia. Non so però se l'emendamento del Consigliere Biazzi voleva andare anche in questo senso, ma penso che la conseguenza dovrebbe essere questa, perché se deleghiamo al Comune non capisco perché poi debba essere il Sindaco il quale, sentita la Commissione igienico-edilizia, nega o concede. Penso che in ogni caso un chiarimento vada dato. Nella legge sui beni ambientali era stato dato e diceva: "delega ai Comuni, ma il provvedimento è del Sindaco" e, secondo me, era una contraddizione, comunque chiariamo anche qui, tanto per sapere quale sarà il contenuto della legge sul punto autorizzativo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Le osservazioni del Consigliere Majorino mi spingerebbero a lasciare il testo così com'è, ma tra gli obiettivi di questa legge vi è quello di snellire le procedure, per cui se dicessimo "delega al Comune" ci significherebbe che ogni atto deve trovare approvazione attraverso una deliberazione del Consiglio comunale e quindi non raggiungeremmo l'obiettivo (o uno degli obiettivi) per il quale la legge viene proposta.
Se invece nello spirito dell'emendamento del Consigliere Biazzi si intende che la delega è al Comune, ma la competenza del rilascio dell'autorizzazione è del Sindaco, allora siamo d'accordo, perché si individua l'ente locale delegato e al suo interno l'organo che va a rilasciare l'autorizzazione. Se il Consigliere Biazzi concorda proporremmo una modifica al suo emendamento in cui viene delegato il Comune, ma l'autorizzazione viene rilasciata dal Sindaco, sentita la Commissione competente.



MAJORINO Gaetano

Lo stesso linguaggio della legge sui beni paesistici.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

In questa direzione sì, perché deleghiamo il Comune, però individuiamo l'organo dell'Amministrazione comunale che ha il compito di autorizzare senza fare una deliberazione del Consiglio comunale, altrimenti ritorneremmo al vecchio testo della legge n. 27, perché ci sono anche Comuni dove il Consiglio comunale può non effettuarsi per qualche mese, a volte ci sono delle crisi e di conseguenza i cittadini aspetterebbero più di quanto aspettano oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

L'emendamento era stato posto proprio per richiamare l'attenzione sulla questione che era aperta. L'obiettivo della legge è quello di snellire le procedure. Attribuire al Consiglio comunale il rilascio di questa autorizzazione significa appesantirle ancor di più. L'intenzione non era quella di attribuire al Consiglio comunale il rilascio dell'autorizzazione.
Se la Giunta ritiene che, con l'emendamento proposto, si dia risposta ad entrambi i problemi, per noi va bene, altrimenti potremmo ritirare l'emendamento e lasciare la delega ai Comuni con tutti i rischi che pu comportare, perché siamo coscienti che le procedure anziché semplificarsi andrebbero ad appesantirsi ulteriormente. Sono d'accordo con l'aggiunta che propone la Giunta.



PICCO Giovanni

Avrei qualche obiezione da fare in ordine al problema del riferimento all'art. 5. Non so che cosa ne pensi l'Assessore.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Credo proprio che ci sia un disguido in questo ultimo comma dell'emendamento che andrebbe soppresso perché può essere ripreso successivamente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Biazzi così modificato dall'Assessore Lombardi: al comma secondo, le parole "è delegato al Sindaco del Comune nel cui territorio sono previsti i lavori, sentito il parere della Commissione comunale igienico-edilizia", sono sostituite dalle parole "è delegato al Comune sul cui territorio sono previsti i lavori. L'autorizzazione è rilasciata dal Sindaco previo parere della Commissione comunale igienico edilizia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Adduci: al secondo comma, dopo le parole "Sindaco del Comune nel cui territorio sono previsti i lavori", aggiungere le parole "acquisita una relazione tecnico-amministrativa volta ad accertare la compatibilità dell'opera secondo quanto indicato all'art. 1, terzo comma, e contenente eventuali prescrizioni e condizioni cui subordinare il provvedimento autorizzativo. A tal fine, può avvalersi dell'organo forestale competente e del Settore prevenzione del rischio idrogeologico che sono tenuti ad esprimersi entro 40 giorni".
La parola al Consigliere Adduci che lo illustra.



ADDUCI Donato

Questo emendamento deve essere rapportato al punto 3) dell'art. 1 quando si dice che "l'esercizio delle attività e degli interventi di cui al primo comma è subordinato all'ottenimento di un provvedimento autorizzativo. Tale autorizzazione concerne esclusivamente la verifica della compatibilità tra l'equilibrio idrogeologico del territorio e gli effetti conseguenti alla realizzazione dell'intervento in progetto".
L'emendamento chiede che venga acquisita una relazione tecnico amministrativa che accerti la compatibilità dell'opera secondo le finalità che prima richiamavo. E' un emendamento che va a garanzia - innanzitutto del Sindaco che deve rilasciare un provvedimento, del cittadino, che quel provvedimento richiede, e garantisce, infine, un corretto inserimento del provvedimento stesso nel contesto dell'ambiente in cui esso si colloca.
Quindi è un supporto all'opera del Sindaco che, senza aver acquisito una relazione di carattere tecnico-amministrativa che accerti la compatibilità dell'opera, forse avrebbe qualche difficoltà a rilasciare il provvedimento.
L'emendamento va integrato con il problema della Commissione igienico edilizia. Proponiamo quindi che venga aggiunta la frase "sentito il parere della Commissione comunale igienico-edilizia".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Questa formulazione dà un'indicazione troppo precisa agli amministratori locali, perché credo che il Sindaco di un Comune non apponga delle firme semplicemente perché al mattino gliene è venuta voglia, ma avrà dei supporti tecnici di tipo diverso per cui prima di dare un'autorizzazione si doterà di prescrizioni e pareri tecnici. Ritengo pertanto che inserire questo in legge possa costituire una intromissione nell'autonomia, nel modo di gestire le cose da parte dell'Amministrazione locale, però siccome credo che questo documento sia opportuno e sia valido per la firma che il Sindaco deve apporre e considerato che si potrebbe anche verificare qualche caso in cui non ci sia completa comprensione della delicatezza dell'argomento, la Giunta accoglie questo emendamento.
Inoltre c'è da aggiungere che nell'accoglimento dell'emendamento precedente e nella dizione proposta inizialmente, successivamente corretta viene a proporsi un testo non accettabile perché ci sono delle ripetizioni.
Non so se questo possa far parte dell'azione che si può svolgere nella limatura del testo su questioni formali, però ritengo che si possa, siccome siamo ancora in fase di discussione sull'emendamento, formulare un testo dove non venga ripetuto che in un primo momento il Comune è delegato e poi anche il Sindaco è autorizzato, quindi che ci sia una formulazione dal punto di vista letterale più comprensibile per coloro che la legge dovranno applicarla.
Il secondo comma dovrebbe essere riscritto così: "Le funzioni relative agli interventi e alle attività comprese nella categoria a), di cui al precedente comma, sono delegate al Comune nel cui territorio sono previsti i lavori. Il rilascio dell'autorizzazione è attribuita al Sindaco, sentito il parere della Commissione", così come successivamente viene scritto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento così com'è stato definito.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi, Ferro e Chiezzi: è aggiunto il seguente nuovo terzo comma: "I Comuni possono deliberare di affidare alle Comunità montane di cui fanno parte la gestione della delega di cui al comma secondo".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

L'emendamento, al di là della formulazione di carattere tecnico che è possibile modificare, pone un problema che noi riteniamo di notevole rilievo: il coinvolgimento delle Comunità montane nella gestione delle funzioni relative al vincolo idrogeologico.
L'Assessore Lombardi nella replica diceva che lo sforzo della Giunta era di tenere conto anche di quanto emerso nella comunità regionale in questi anni di gestione della legge n. 27. L'Assessore Lombardi sa benissimo che tra le cose che sono emerse con forza nella comunità regionale in questi anni c'è la richiesta da parte delle Comunità montane e, tutto lascia presupporre, con l'accordo dei Comuni, di gestire direttamente le funzioni relative al vincolo idrogeologico.
Con questo emendamento poniamo il problema della gestione di questo vincolo da parte delle Comunità montane. Il vincolo idrogeologico insiste essenzialmente su aree montane. Tutti sappiamo come i Comuni montani spesso, se non quasi sempre, abbiano una dimensione molto ridotta, per cui hanno parecchie difficoltà a gestire funzioni complesse come quelle relative al rilascio delle autorizzazioni per quanto riguarda il vincolo idrogeologico. Tutti sappiamo come oltre il 90% dei Comuni montani abbiano affidato alle Comunità montane la redazione di Piani regolatori intercomunali di Comunità montana. Sappiamo tutti che la L.R. n. 56 stabilisce che con i Piani regolatori di Comunità montana si possono addirittura ridefinire i vincoli idrogeologici. Finora non è stato possibile applicare questa norma in quanto la legge nazionale non aveva trasferito le funzioni alle Regioni e di conseguenza le Regioni non potevano trasferirle ad altri enti. Dal 18 maggio scorso la legge nazionale ha trasferito alle Regioni, interamente e senza alcuna limitazione, le funzioni relative alla gestione del vincolo idrogeologico. A noi pare quindi che il coinvolgimento delle Comunità montane se era utile prima diventa necessario dopo la nuova legge sulla difesa del suolo. Questa è la sostanza della nostra proposta.
Quale formulazione adottare? I Comuni possono affidare la gestione alle Comunità montane. E' possibile questa formulazione? So che i Comuni, per esempio, possono affidare alle Comunità montane la stesura e la gestione dei Piani regolatori comunali, ed è qualcosa di più complicato della gestione del vincolo idrogeologico e del rilascio delle relative autorizzazioni.
A questo punto della legge si può ancora fare una distinzione: per i Comuni montani si può affidare la gestione alle Comunità montane, oppure lasciare loro la possibilità, da verificare localmente con gli interessati di gestire direttamente il vincolo.
E' un problema aperto e l'emendamento si propone di porlo all'attenzione del Consiglio regionale per trovare insieme la formulazione più idonea. Riteniamo che il coinvolgimento delle Comunità montane sia un problema da prendere in seria considerazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da parte del nostro Gruppo deve essere dato atto dell'onestà intellettuale del Consigliere Biazzi che ha illustrato i limiti della sua proposta nella misura in cui è curioso immaginare che in una legge di delega si dice che il delegato può decidere di affidare la gestione della delega. In materia di delega si deve usare lo stesso termine, il delegato delega a sua volta qualcun altro. Siccome è una questione politica, probabilmente non è questo il risultato cui vuole pervenire il collega Biazzi, ma è un qualche cosa di diverso che se non fosse in contrasto con lo spirito della presente legge forse potrebbe essere accettato. Quando si fa riferimento al termine "gestione" probabilmente ci si preoccupa di più di salvare il ruolo istituzionale dei Comuni, che sono i portatori dell'atto amministrativo dell'autorizzazione con una funzione sostanzialmente di supporto coordinato dalle Comunità montane. Anche questo aspetto mi preoccupa, perché noi riteniamo che questa sia una procedura di snellimento che deve continuare ad utilizzare tutti gli strumenti, i presidi e le cautele già utilizzate nel regime precedente.
Immaginare che a livello di Comunità montane nasca un qualche cosa di diverso vuol dire che nasce un qualche cosa di più, che tende evidentemente a non utilizzare più i pareri che venivano utilizzati precedentemente. Il Comune di Torino per elaborare una sua decisione si avvale di una serie di pareri più quelli della Commissione edilizia. Non capisco perché i Comuni montani dovrebbero volere qualcosa di più. Se noi affidiamo alle Comunità montane una funzione gestionale c'è il rischio di questo doppio inconveniente: da una parte il tentativo a non valersi fino in fondo degli strumenti già esistenti (Corpo forestale e Servizio geologico) e sostituirli con qualcosa di locale, ma questo, a mio modo di vedere diminuisce le garanzie, non le aumenta; dall'altra parte si immagina un ufficio che si sovrappone, dal punto di vista tecnico, a quelli già esistenti, quindi anche questo va contro lo spirito della presente legge nel senso che si aumentano le procedure anziché ridurle e semplificarle.
Quindi, pur apprezzando il senso e la preoccupazione che c'è alla base di questo, cioè immaginare che le Comunità montane debbano essere sempre oggetto di forte attenzione da parte nostra, devono esserlo nella misura in cui le si fa crescere per quello che sono, soprattutto enti di programmazione e di conduzione di servizi consortili. La delega alla Comunità montana - ritorniamo ad una questione superata - la fa assurgere a vero e proprio ente locale, non più a Consorzio, perché portatore di un potere, quello autorizzativo, che compete solo all'ente nel senso più proprio del termine con l'inconveniente grosso, signor Presidente, che l'autorizzazione e quindi il controllo passa alla Comunità montana, ma il Sindaco continua ad essere, ai sensi delle leggi, il responsabile di come l'intervento viene eseguito. Non è possibile liberare il Sindaco dalla responsabilità del controllo della correttezza dell'intervento, perch questo attiene al Sindaco quale ufficiale di Governo, non possiamo liberarlo da questo onere, però lo scarichiamo da quella che è la sua funzione propria della gestione dei processi territoriali almeno dal punto di vista formale. Se pensassimo, fermo restando la funzione formale ed istituzionale dei Comuni, alla nascita sul territorio di un sistema di servizi finalizzati alla migliore gestione della delega potrei essere d'accordo, però delle due l'una: o si costituiscono uffici che si sovrappongono all'esistente oppure si costituiscono uffici per non utilizzare l'esistente. Mi sembra che non sia questo lo spirito sul quale ragioniamo. Mi spiace per il dott. Coccolo, non si faccia su questo illusioni, che dovrà lavorare non più 24 ore al giorno, ma 24 più 4 perch ci saranno anche le trasferte di tipo formale e non sostanziale.
In questo senso, pur dando atto ai colleghi del Gruppo comunista e in particolare al collega Biazzi che ha illustrato l'emendamento che qui si coglie una questione aperta, devo dire che mi sembra una questione che non possa essere in alcun modo assunta nell'ambito della discussione che stiamo affrontando con questo emendamento che per ammissione dello stesso illustratore non fa giustizia di questo bisticcio che c'è tra una funzione istituzionale e una funzione gestionale. Il mio Gruppo, quindi, voterà contro questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, collocandomi a nome del Gruppo sull'emendamento Biazzi devo innanzitutto rilevare che il concetto espresso nel testo legislativo è equivoco, in quanto non si comprende bene, sotto il profilo legislativo, che cosa significhi facoltà di conferire alle Comunità montane la gestione della delega, perché il soggetto delegato è il Comune.
I casi sono due: o si entra nell'ordine di idee o il discorso dell'accettazione - e lo ha ampiamente trattato il collega Marchini e della finalità politica è diverso. Dire che i Comuni possono subdelegare alle Comunità montane è un concetto, sotto il profilo legislativo, chiaro e bisognerebbe ancora aggiungere in questa ipotesi che questa facoltà di subdelegare va conferita a tutti i Comuni che compongono una determinata Comunità montana e che la loro deliberazione deve essere unanime, perché è chiaro che un Comune delegato che fa parte di una determinata Comunità montana nello spirito di questo emendamento che non intenda concedere la subdelega non può evidentemente essere spogliato della delega che riceve dalla legge regionale. Naturalmente, una volta che si voglia intendere nello spirito l'emendamento come facoltà dei Comuni appartenenti a una determinata Comunità montana di subdelegare unanimi il potere autorizzativo, bisogna verificare due fattori estremamente dubbi a mio avviso: facoltà per il delegato di subdelegare e soprattutto facoltà e possibilità tecnica per la Comunità montana di esercitare una subdelega autorizzativa in questa materia. Su questo secondo punto faccio miei i dubbi esternati dal collega Marchini.
D'altro canto se riteniamo, e questo è già un notevole passo avanti rispetto alla precedente legge, di arrivare alla non concentrazione nel Presidente della Giunta regionale e negli uffici regionali, ad esercitare queste facoltà autorizzative e se arriviamo alla delega, mi pare che autorizziamo prettamente le autonomie dei Comuni, i quali Comuni sono quindi responsabili nell'ambito del loro territorio senza dovere avvalersi della subdelega, che in ogni caso dovrebbe essere unanime, di ogni Comune appartenente ad una determinata Comunità montana. D'altro canto non mi pare che la Comunità montana sotto il profilo gestionale, diciamo così in senso molto lato, sia un soggetto da estromettersi, proprio perché è stato approvato prima all'unanimità l'emendamento Adduci, quindi ormai fa parte della legge, laddove si dice che il Sindaco ha l'obbligo di acquisire - non ha la facoltà, ma l'obbligo una relazione tecnico-amministrativa volta ad accertare la compatibilità dell'opera e via dicendo. Questa acquisizione di relazione tecnico-amministrativa può essere chiesta indifferentemente a seconda della realtà locale a qualsiasi soggetto e nulla vieta che una richiesta di parere in senso improprio ai sensi di questa acquisizione possa anche essere rivolta alle Comunità montane. Per tutte queste ragioni non ci collochiamo in maniera favorevole a questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Anche il nostro Gruppo non si colloca favorevolmente sulla proposta del Gruppo comunista. Riteniamo su questo argomento di avere già più volte espresso la nostra opinione, comunque la riconfermiamo, anche se ci rendiamo conto che un certo processo evolutivo di riconoscimenti di ruoli alle Comunità montane ci dovrebbe indurre ad una politica più complessiva di strutturazione istituzionale che mettesse in condizione le Comunità montane di dare qualcosa di più dal punto di vista di elaborazione istruttoria e di espressione di pareri avvalendosi di competenze che possono essere presenti all'interno della struttura stessa.
Le Comunità montane sono soggetti di attività amministrative, sia pure normalmente affidate ai Comuni, ben chiaramente distinte in due grandi categorie: compiti di gestione da un lato e procedure autorizzative dall'altro. Se è scontato che sui compiti di gestione e di servizi (dalla neve agli scuolabus) ci siano tutte le condizioni per una funzione amministrativa subordinata espressa in questi organi di secondo grado da parte dei Comuni senza problemi di intreccio dal punto di vista della competenza istituzionale vera e propria, per quanto attiene invece alle procedure autorizzative, se pensiamo alla partecipazione ai ruoli della programmazione e ai ruoli della pianificazione urbanistica, già qui abbiamo l'inghippo, perché di fatto le Comunità montane non è che adottino o approvino i Piani regolatori: le Comunità montane si riferiscono sempre ai rispettivi Comuni. Quindi riteniamo che le funzioni amministrative autorizzative siano omologabili con i ruoli relativi sia alla programmazione sia alla pianificazione urbanistica; il che non esclude che l'istruttoria e i compiti di supporto di pareri, perché i Comuni possano esercitare la loro delega anche con il contributo delle Comunità montane possano rientrare in un'evoluzione successiva che investa il più complessivo problema di strutturazione, del quale ha già parlato questa mattina il Consigliere Bontempi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

E' vero che questa mattina nel dibattito generale ho espresso il concetto che questa legge era il frutto anche delle indicazioni delle popolazioni e degli enti locali montani. E' altrettanto vero però che, pur tenendo conto di questo aspetto, gli interventi dei Consiglieri Marchini Majorino e Picco, hanno evidenziato delle difficoltà anche di natura procedurale ad accogliere l'emendamento proposto dal Gruppo comunista.
In considerazione di queste motivazioni, cioè l'incertezza di questo tipo di impostazione, e tenendo altresì conto del fatto che comunque i Comuni possono avvalersi delle eventuali strutture tecniche superiori (auguriamoci che siano tali) delle Comunità montane, si ritiene, pur non dimenticando il fatto che è opportuno dare maggiore spazio di governo del territorio anche alle Comunità montane, di lasciare l'articolato così come è stato licenziato dalla Commissione che, d'altra parte, si era già posta più volte il problema se la delega dovesse andare alle Comunità montane o ai Comuni.
Fra le motivazioni che hanno spinto alla scelta dei Comuni, vi è anche il fatto che non tutti i Comuni toccati dal vincolo idrogeologico fanno parte di Comunità montane. Per queste esigenze di chiarezza e anche perch non vengono annullate le possibilità di usufruire delle competenze e degli strumenti tecnici delle Comunità montane, la Giunta propone di mantenere il testo originario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Francamente mi dispiaccio del non accoglimento di questo emendamento.
Le forme attraverso cui si è discusso sia da parte dell'Assessore che degli altri Gruppi non sono state offensive, nel senso che ci è stato dato atto di cogliere un problema enorme e reale, però continuo ad esprimere sul piano politico una delusione vera perché mi sembra che in questo caso avessimo tutte le condizioni per poter fare un salto in avanti che non era neanche assolutamente in disarmonia con quanto già prevedono altre leggi.
La stessa legge n. 56/77 prevede esplicitamente che, su volontà dei Comuni e su delega espressa dei Comuni, la formazione, l'adozione e la pubblicazione degli strumenti urbanistici vengano affidate alle Comunità montane che poi, tra l'altro, le gestiscono. Quello che si sta presentando sempre di più nell'ambito dei territori montani è un salto anche concettuale sul piano istituzionale.
Le Comunità montane sono state incerte nella loro vita per un determinato periodo. C'è stato il periodo della loro istituzione (legge n.
1102 del 1971) e quello in cui una programmazione che si pensava partisse a livello decentrato, che in Piemonte ha fatto passi in avanti significativi con i Comprensori, aveva messo leggermente tra parentesi il ruolo delle Comunità montane.
In realtà abbiamo poi trovato - mancando qualsiasi altro punto di riferimento aggregato e sappiamo quanto per governare sia decisivo avere riferimenti aggregati - un crescere e un consolidarsi abbastanza reale del ruolo delle Comunità montane di cui, se vogliamo, è espressione il loro organismo rappresentativo (l'UNCEM) che sta diventando l'interlocutore fisso, ben più di quanto sia l'ANCI che è sparita o l'URPP che è molto "carsica" (va su e giù, ogni tanto sparisce). Questo è avvenuto perché, a mio avviso, si è abbastanza consolidata - non voglio generalizzare - una coesistenza tra le dimensioni piccole dei Comuni montani, a volte in maniera tale da essere del tutto insufficienti per fare attività di una certa complessità che non sia tenere aperto il portone del Comune per dare qualche carta d'identità e il processo in atto di sostanziale affidamento e delega alle Comunità montane di funzioni di un certo tipo (pensiamo, ad esempio, alla raccolta rifiuti e ad altri servizi essenziali).
Nella formulazione ovviamente non c'era un obbligo, bensì la possibilità da parte dei Comuni di delegare perché c'è una fascia di Comuni piccoli all'interno delle Comunità montane che, di fronte a problemi rilevanti, possono essere in enorme difficoltà e che potrebbero essere aiutati da un conferimento e da una delega espressa alla Comunità montana.
Tra l'altro, credo che la prefigurazione (in questo mi interessano meno le disquisizioni istituzionali se sia un ente locale o non lo sia) di momenti forti di unità di gestione da parte dei Comuni e di compartecipazione alle scelte di programmazione, per quanto riguarda i territori montani, sia il modello della Comunità montana e credo che sempre più lo dovremo riconoscere. Mi stupisco quindi di alcune resistenze che mi appaiono vecchie, non mi sembrano il segno di quel nuovo di cui parlavamo questa mattina, proprio perché a Comuni come Moncenisio, dove è nato Marchini, o come Salza di Pinerolo, dove c'è il 40% di aumento per un Partito o per un altro perché i votanti passano da sette a undici (sono esempi limite, che tirano però altre realtà), credo che l'unica forma, in una fase di passaggio perché probabilmente il destino sarà quello di una unificazione comunale, sia quella di implementare molto il livello di loro consensuale affidamento di compiti e funzioni alla Comunità montana. Qui si tratta della gestione del vincolo idrogeologico, quindi fortemente correlata con l'attività di pianificazione urbanistica e con l'attività di pianificazione territoriale di tipo culturale ed ambientale. La reiezione della nostra proposta esclude l'avvaloramento di uno strumento maggiore più forte, più solido che probabilmente ha anche caratteristiche più operative per la Comunità montana. A nostro avviso, questo è uno sbaglio per cui esprimiamo delusione ed auspichiamo che il dibattito sulle riforme parta dalla ricognizione tranquilla e realistica dei nuovi livelli di aggregazione a cui è necessario rapportare sempre maggiori funzioni. Credo che le Comunità montane tutto sommato lo rappresentino. Ci sono problemi di divisione dei confini e di altro genere, però queste sono già una realtà solida, consistente, che ha una identità in montagna, e io vorrei parlare di politica in questo senso. Pertanto questa identità, qualora consensualmente validata e non di imperio, mi pare una strada più moderna di quella che la maggioranza vuole seguire.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi, Ferro e Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 25 contrari.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale: al comma terzo, prima riga, sostituire le parole "nella categoria b)", con le parole "nelle categorie b) e c)".
Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: il comma terzo è sostituito dal seguente: "Per gli interventi e le attività compresi nelle categorie b) e c) di cui al comma primo, il provvedimento autorizzativo è rilasciato dal Presidente della Giunta regionale visti i pareri istruttori emessi dall'Organo forestale competente e dal Settore prevenzione del rischio geologico meteorologico e sismico della Regione Piemonte".
La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

L'emendamento proposto dalla Giunta supera quello presentato dal Consigliere Biazzi sostitutivo del terzo comma, perché è conseguente all'approvazione dell'art. 2, primo comma, così come proposto dal Consigliere Biazzi, in quanto le opere non si dividono più nelle categorie a) e b), bensì nelle categorie a), b) e c). E' stato quindi necessario aggiungere anche la categoria c). Ritengo che l'emendamento del Consigliere Biazzi venga superato dall'emendamento della Giunta che è conseguente all'approvazione dell'emendamento Biazzi all'art. 2, primo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

L'unica distinzione è che noi semplificavamo ulteriormente metà del terzo comma, ma se tecnicamente la Giunta ritiene che questa sia la formulazione da adottare non abbiamo nulla da dire, pertanto ritiriamo l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Consigliere Biazzi è pertanto ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Ferro: al comma quinto, sono soppresse le parole "o accedere a strutture agrituristiche".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Proponiamo l'utilizzo di queste strade-piste ad uso agro-silvo pastorale secondo le vecchie previsioni della legge n. 27, che a noi sembrano conformi alle indicazioni di carattere nazionale, proprio perch l'utilizzo di queste vie di comunicazione deve essere sottoposto a regolamentazione. Dire "accedere a strutture agrituristiche" significa, di fatto, aprire la possibilità di utilizzare queste strade a chiunque, perch la dizione "accedere a strutture agrituristiche" può riguardare chiunque.
Nella formulazione si cancellano le limitazioni precedenti, per esempio, se non ricordo male, è sparita la facoltà della Giunta regionale di imporre la chiusura, qualora venisse ritenuta opportuna, con apposite chiudende. A noi sembra utile che per queste strutture venga delimitata la fruizione, pur avendo presenti le novità che possono intervenire a seguito del diffondersi dell'agriturismo.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dal Consigliere Ala: al comma quinto, le parole "o accedere a strutture agrituristiche" sono soppresse.
Emendamento presentato dai Consiglieri Marchini e Santoni: al comma quinto, dopo le parole "strutture agrituristiche" aggiungere le parole "agricole, produttive e turistico-ricettive all'interno di programmi di fruizione qualificata promossi dai Comuni e secondo i regolamenti da essi adottati".
La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Sono due emendamenti distinti fino ad un certo punto perché in realtà l'emendamento del Consigliere Marchini si pone in confronto con quello del Consigliere Biazzi. Ritengo quindi importante la decisione nel contesto dei due emendamenti anche se naturalmente ciascuno di essi deve essere votato in maniera autonoma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anche il mio emendamento è abrogativo perché non sono d'accordo che vengano consentiti gli accessi alle attività agricole al di fuori di un programma pensato dal Comune, tanto per chiarire anche sistematicamente come va collocato l'emendamento.
Mi rendo conto che l'emendamento che propone il nostro Gruppo è controcorrente rispetto ad una cultura consolidata che ritengo sia veramente superata e da respingere.
In primo luogo diciamo che il termine "piste" è del tutto improprio perché queste sono le uniche strade che si fanno in montagna. Non ne esistono altre. Quindi questa aggettivazione deve essere considerata per quello che è - qualora la disciplina rimanga quella in corso - cioè del permanere di una realtà di ghettizzazione di chi abita in queste aree montane. Questo è un aspetto sul quale prego i colleghi di ragionare.
L'altro è una concezione - consentitemi - "fascista" della natura.
Chissà perché gli utilizzatori della montagna - non mi riferisco ai locali che ci vivono e di questo ho già detto prima che cosa si pensa non possono che essere di due categorie: o i giovani dotati di tutte le attitudini fisiche, quindi in grado di frequentare queste zone, oppure i fuoristradisti. Esistono anche le persone normali che non sono nelle condizioni di salire agli alpeggi, perché le persone normali non hanno l'allenamento, non hanno l'attrezzatura, magari non hanno neanche la sensibilità per salire nelle aree montane servite da queste piste. Tra i giovani appassionati di montagna e i fuoristradisti (che poi fuori strada non vanno perché hanno paura), c'è tutto il resto del mondo che deve essere considerato.
A me sembra che aprire queste aree alla fruizione qualificata prevista da programmi gestiti dai Comuni possa conciliare l'esigenza di non ghettizzare gli operatori sul territorio, si parla cioè dei pochi presidi umani che ci sono su questi territori molto marginali. Non bisogna perpetuare la loro ghettizzazione, che è bene sappiate in che cosa consiste e che l'apertura delle strade non modifica: la ghettizzazione di gente che incomincia a lavorare alle 4 del mattino, che va a dormire alle 11 di sera e che è abbruttita da una serie di attività che sono belle e simpatiche viste nei film di Heidy, anche perché i film non hanno odore (i film sono a colori, qualche volta tridimensionali, ma non hanno odore). Quelle stesse cose se fossero viste in film con l'odore cambierebbero molto. Ebbene queste persone abbruttite da mesi di permanenza in queste condizioni di vita, qualora fossero continuamente messe a confronto con il resto del sistema - voglio dire dai visitatori - significherebbe magari - mi spiace usare dei termini che i miei compaesani potrebbero considerare offensivi essere tenute a una maggiore cura della persona, a una maggiore e diversa cura della casa. Questa è la realtà drammatica sulla quale ragioniamo.
Quindi non poniamoci sul problema del fuoristrada, ma poniamoci il problema se non è da considerarsi normale che così come gli abitanti delle fattorie in pianura hanno un rapporto normale, senza steccati, con gli altri cittadini, anche gli abitanti delle bergerie in montagna possono non avere degli steccati nel loro rapporto con il resto della comunità. E' una ghettizzazione che, a mio modo di vedere, va respinta e rifiutata.
Dal punto di vista dell'utilizzazione, ho già detto l'altra volta che c'è il fenomeno curioso di mezzi fuoristrada usati per andare sulle strade asfaltate con i cani dagli occhi azzurri. Queste mode, cari amici, sono un po' come quelle dei narcisi. Quando ero ragazzo c'era la mania di raccogliere i narcisi, poi quando la gente ha capito che i conigli non mangiavano i narcisi, hanno finito di raccogliere i narcisi e adesso nessuno più li raccoglie! Quindi bisogna avere un po' di fiducia nella capacità di decantazione dell'umanità. Questi ragazzi che girano con il fuoristrada, quando scopriranno che il loro fuoristrada va esattamente negli stessi posti dove va la Fiat 126 di Guasso, un giorno o l'altro si appassioneranno a qualcosa di diverso e la pianteranno di essere ridicoli! Mi rendo conto che questo emendamento è per certi versi un po' controcorrente. Libero la Giunta e la maggioranza da ogni eventuale sudditanza nei confronti di una proposta fatta da un Gruppo di maggioranza non è questo il problema, noi poniamo un problema che ci sembra reale.
Riteniamo che su queste strade debba essere consentito, all'interno di programmi di utilizzazione predisposti dai Comuni, magari valutati d'intesa con le Comunità montane, a tutti i cittadini, utilizzando gambe e polmoni normali, magari con 70 anni di età, di andare in montagna. Questo non deve essere riservato soltanto ad Ala fin quando anche lui un giorno o l'altro non sentirà qualche pressione sulla sinistra e poi gli sarà impedito. E perché gli deve essere impedito? Ci devono rispondere su queste cose. Se non è una concezione, se non fascista, un po' elitaria, aristocratica dell'ambiente, mi dicano di che cosa si tratta.



(Commenti del Consigliere Ala)



MARCHINI Sergio

Sono convinto, signor Presidente, colleghi Consiglieri, che laddove esiste l'ipotesi che alcuni alpeggi, alcuni terminali di queste strade possano anche essere oggetto di fruizione finalizzata all'acquisizione di prodotti dell'agricoltura, all'utilizzazione di strutture turistiche esistenti, conché i Comuni organizzino queste cose in modo adeguato problemi per l'ambiente non ce ne sono nel modo più assoluto, perché le piste l'ambiente lo disastrano quando vengono realizzate e non quando vengono utilizzate! Il fuoristradista - amico Ala - per abitudine fa la guardia, insieme al cane con gli occhi azzurri, al fuoristrada, non va in giro per i prati, si ferma lì e non si allontana dal manto stradale asfaltato o meno, oltre i sei-sette metri quasi che anche lui avesse una catena o un guinzaglio.
Sono convinto che i Comuni possano essere chiamati ad una forte responsabilizzazione. Esistono aree rispetto alle quali è possibile un accesso regolamentato, qualora l'area lo consenta, lo preveda e lo renda opportuno, per la fruizione di questi scenari e di questi modelli di vita ai quali siamo così affezionati, da parte di tutti i cittadini e non capisco perché debba essere riservato al sottocinquantenne allenato senza problemi di coronarie.
Così come mi pare normale che gli operatori sul territorio, gli agricoltori e in particolare quelli che conducono gli alpeggi, sappiano di vivere sempre in un contesto sociale, non in isole rispetto alle quali molte cose sono dimenticate e superate, comprese alcune norme di vita e di comportamento civile che - devo dire - nei nostri alpeggi non esistono. Se andate a vedere da vicino un alpeggio vi rendete conto che per un'antica cultura conflittuale tra il gestore dell'alpeggio, cioè il mandriano, e il proprietario dell'alpeggio, per un'antica lotta di classe, non si fa la manutenzione. Si possono vedere delle finestre alle quali non viene cambiato il vetro, si mette un pezzo di nylon o di cartone perché si dice che la sostituzione compete al padrone. In questi alpeggi piove dentro mentre basterebbe mettere in molti casi un nylon sul tetto, ma questo non si fa perché rimane viva l'antica e secolare diatriba su a chi competa quell'intervento minimo di manutenzione.
Non chiedo né solidarietà di maggioranza né solidarietà di Giunta su questa questione. Io ritengo che i tempi siano maturi per immaginare che gli affezionati del fuoristrada, così come a suo tempo gli affezionati dei narcisi, siano in grado di capire quali sono i limiti delle loro attività dei rischi e degli inconvenienti che competono gli usi non razionali del territorio e quindi in un certo senso si emendino.
Le norme sulle quali stiamo discutendo sono la testimonianza di quanto fosse arretrato il nostro patrimonio in termini ambientali. Queste norme sono state sancite negli anni in cui, colleghi Consiglieri, passavamo buona parte del nostro tempo a discutere su quale doveva essere il diametro dell'anello attraverso il quale passava la lumaca. Di discariche, fumi ed inquinamenti di altra natura non si discuteva, c'era il problema del diametro dell'anello attraverso il quale (non si tratta del cammello e del ricco) doveva passare la lumaca. Questo fa parte di una cultura un po' semplicistica che ci siamo lasciati alle spalle. Il territorio, l'ambiente si tutela ormai su ben altri versanti dai quali hanno voluto tenerci in qualche misura esclusi. Questa materia attiene - ripeto - ad una cultura rispetto ai problemi del territorio, superata e déjà-vu.
Se il collega Bontempi me lo consente, il mio rifiuto alla concezione litaria e supponente dell'ambiente mi ricorda uno dei primi episodi di conoscenza diretta che abbiamo avuto modo di fare io e lui (io ero il Gruppo comunista) quando mi ero opposto, per quanto mi era stato possibile all'approvazione di una serie di norme che riguardavano i beni ambientali proprio perché mi sembrava poco giusto che sulla vicenda dei funghi si lasciassero crescere degli steccati di separatezza tra i foranei e i cittadini. Questa cosa mi disturbava allora, sono passati più di dieci anni e continua a disturbarmi ancora adesso. Vi prego di scusarmi e, finché gli elettori lo consentiranno, sopportatemi come sono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Nel momento in cui si discusse questa legge in Commissione ricordo di essere stato io ad insistere perché si scrivesse che nelle piste ad uso agro-silvo-pastorale potessero transitare non soltanto i mezzi di vigilanza, ma anche coloro che avevano intenzione di andare a vedere se per caso c'era in alpeggio formaggio da comperare. Innanzitutto non bisogna fare il processo alle intenzioni, può anche essere che poi il formaggio assaggiato non sia di gradimento e non venga acquistato, però generalmente è abbastanza raro. E' perfettamente inutile fare delle leggi che cercano di creare in montagna delle strutture per l'agriturismo integrative del reddito agricolo se poi non si dà la possibilità al cittadino di raggiungerle a qualsiasi età. Se una coppia di pensionati sui 60-70 anni va fino ad un certo punto e poi deve lasciare la macchina perché finisce la cosiddetta "strada" e comincia la pista agro-silvo-pastorale, come fa? C'è un alpeggio dove poter andare a mangiare la polenta con il margaro e i due vecchietti non sono in grado di raggiungerlo perché hanno l'asma, devono rimanere lì e consentire magari ai motociclisti di proseguire attraverso i prati.
Ritengo necessario mantenere il testo proposto dalla Giunta perch anche la proposta del collega Marchini - nei confronti della quale non sono contrario per principio - mi crea un dubbio: se i Comuni poco sensibili non fanno questi programmi di fruizione qualificata e i relativi regolamenti va a finire che l'alpeggio, che per iniziativa propria si è attrezzato a dare un pasto caldo al turista, non può più esercitare la sua attività.
Cerchiamo di non creare un problema più grande di quello che è.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta non accoglie né l'emendamento del Gruppo comunista né quello del collega Marchini anche se ritiene che vi siano suggerimenti che dovrebbero trovare approfondimenti in altri strumenti legislativi laddove l'uso delle piste forestali viene ripreso e disciplinato, perché esiste veramente il problema di dare a chi opera nelle zone di alta montagna dove arrivano le piste agro-silvo-pastorali la possibilità di interloquire con la società nelle sue varie espressioni. In questo caso a questi operatori della montagna annulliamo delle possibilità di incontro personale, sociale ma anche di eventuale natura economica. Quindi esprimendo la volontà di fare opportune verifiche in merito a questi aspetti, la Giunta riconferma il testo così come è stato licenziato dalla Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi per dichiarazione di voto.



BIAZZI Guido

L'emendamento da noi presentato si propone di rendere più rigorosa la normativa. Noi, e l'abbiamo ripetuto nella discussione generale, siamo ovviamente favorevoli a qualsiasi intervento che favorisca la permanenza dell'uomo in montagna. Su questo non ci sono dubbi. Praticamente tutti gli emendamenti presentati vanno in questa direzione. Abbiamo presentato questo emendamento perché riteniamo necessario un certo rigore nell'utilizzare queste strutture viarie, che sono molto sui generis. Pensiamo alla sicurezza di coloro che praticano queste strutture viarie, per fare un esempio: non ci sono barriere, non ci sono protezioni, non è una strada normale, utilizzabile da tutti i cittadini. C'è la possibilità in caso di temporali di avere decine di cittadini in balìa delle intemperie, su strade che rischiano di diventare impraticabili. Questa è la preoccupazione che ci ha convinti a presentare l'emendamento. Noi condividiamo le esigenze di operare per garantire la permanenza dell'uomo in montagna. Non abbiamo voluto però dimenticare che ci sono altre responsabilità cui l'ente pubblico non può abdicare: garantire la sicurezza dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio per dichiarazione di voto.



MASARACCHIO Antonino

Desidero esprimere l'adesione all'emendamento del Consigliere Marchini.
Il Gruppo MSI-DN parte infatti dal presupposto che la montagna ha bisogno di essere vissuta e siamo anche convinti che in montagna non ci siano poi frotte di persone al sabato e alla domenica che, con i camion alla fascista come intendeva dire il Consigliere Marchini - tanto per fare le spedizioni popolari di fine settimana, vadano in montagna ad invadere le piste di montagna, magari con le cosiddette macchine fuoristrada. Voglio dire: quando ciò accadesse, noi avremmo una regolamentazione atta a disciplinare simile veicolità in montagna; i Comuni interverrebbero, come pure le Comunità montane. Per cui credo che aggiungere le parole "agricole produttive" e "turistico-ricettive" all'interno di programmi (tanto per salvare la filosofia di questa proposta di fruizione qualificata) promossi dai Comuni e secondo i regolamenti da essi adottati, contribuisca proprio al potenziamento di quella montagna che si lamenta vada spopolandosi appunto perché talune attività non sono più consentite. Il mulo non c'è più, i cavalli da montagna non li abbiamo, sul dorso di una capra o di un caprone non è possibile andarci, quindi è necessario che si veda nel tempo cosa può accadere. Da qui a un anno o due anni, da qui al prossimo futuro vedremo se sarà possibile introdurre un'attività motoria attraverso macchine che non siano solo quelle agricole e così via, per cui dopo saranno fatti i regolamenti.
Pertanto, al di là di qualunque affermazione piuttosto leziosa, il Gruppo del Movimento Sociale Italiano è d'accordo con questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Ferro.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 24 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 24 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Marchini e Santoni.
Chi è favore gole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 31 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Ala: al comma sesto, in coda sono aggiunte le seguenti parole: "Il Presidente della Giunta regionale può altresì subordinare l'autorizzazione relativa all'apertura di strade ad uso silvo-postorale e di piste forestali all'interdizione al traffico mediante l'installazione di apposite chiudende, purché venga costantemente garantito il passaggio ai soggetti aventi diritto".
La parola al Consigliere Ala che illustra tale emendamento.



ALA Nemesio

La formulazione di questo emendamento è integralmente ripresa dalla L.R. n. 27. Nel nuovo testo di legge questo elemento invece viene a mancare. Rispetto alla pratica, che già richiamavo nell'intervento iniziale, dei fuoristrada e di altre attività di questo genere mi pare estremamente necessario mantenere, e quindi scrivere in legge che vengono mantenute, le sbarre e le chiudende alle strade agro-silvo-pastorali. Una deregolamentazione, una rinuncia a questo meccanismo, per quanto molto poco limitante soprattutto rispetto alle moto, come è del tutto ovvio, è assai pericolosa. Mantenere le sbarre nelle strade agro-silvo-pastorali, cioè mantenere quella norma che la Regione aveva previsto con la L.R. n. 27 mi pare un elemento importante. Togliere questa norma significherebbe avere un orientamento diverso, un po' come dire che d'ora in avanti non vengono più messe le sbarre sulle strade agro-silvo-pastorali di montagna.
Propongo quindi di riprendere la dizione della L.R. n. 27, lasciando ovviamente alla discrezione del Presidente della Giunta regionale la decisione in merito, permettendogli di mantenere quei sistemi che interdicano al traffico motorizzato, non interessato a quella strada, di poter scorrazzare impunemente.
Credo bastino alcuni sopralluoghi in determinate zone del Piemonte, il sabato e la domenica, per vedere cosa significa già ora il traffico di fuoristrada e come, anche solo con piccoli segnali di disattenzione verso questo fenomeno, non si fa altro che ampliarlo maggiormente in futuro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

La Giunta non accoglie questo emendamento proprio sulla scorta dell'esperienza vissuta in applicazione della L.R. n. 27. Il giudizio che danno gli utenti, aventi titolo, delle piste agro-silvo-pastorali sulle chiudende è estremamente negativo. In primo luogo perché rappresentano una spesa, che però si può anche fare. Tra l'altro nessuno vieta ai proprietari e agli utenti di una strada privata di mettere le chiudende quindi se vi è un interesse da parte degli utenti di chiudere non è necessario normarlo perché è un diritto di carattere generale. Queste chiudende hanno evidenziato notevoli problemi perché, purtroppo, non tutti i cittadini che si recano a godere dei benefici della montagna sono talmente civili per rispettare le chiudende, tant'è vero che alcuni proprietari hanno dovuto sostituire più volte nell'arco dell'anno le chiudende stesse.
Pertanto, proprio per il rispetto dei residenti e di coloro che lavorano nelle zone montane, noi non possiamo chiedere a questi soggetti di vedersi danneggiare opere imposte da una legge. Credo non sia giusto imporre delle spese a dei residenti che vivono già in un ambiente difficile. Per tutelare un ambiente a beneficio di coloro che vanno a godere dei beni esistenti non penso che basti una transenna per rendere più civili coloro che non lo fossero.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 25 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Ferro: il comma decimo è sostituito dal seguente: "Salvo casi di forza maggiore, l'autorizzazione è rilasciata entro 60 giorni dalla data di presentazione della domanda, comprensiva di tutti gli atti previsti dalla deliberazione della Giunta regionale di cui all'art. 6.
Trascorso inutilmente detto termine, per gli interventi di cui alla categoria a) del comma primo, l'interessato può rivolgersi al Presidente della Giunta regionale, che provvede a sollecitare il Sindaco fissando il termine entro cui deve pronunciarsi. Trascorso tale termine il Presidente della Giunta regionale avoca a sé l'emissione dell'autorizzazione, che rilascia secondo le modalità previste al comma quarto del presente articolo".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Questo emendamento è in coerenza con la norma modificata in precedenza.
Non contiene innovazioni, è una riscrittura del vecchio comma decimo. Si tratta di rendere in modo chiaro i termini entro i quali il Comune deve rilasciare l'autorizzazione, trascorsi i quali il cittadino può rivolgersi al Presidente della Giunta regionale per chiedere l'applicazione dei poteri sostitutivi per il rilascio dell'autorizzazione stessa. E' una norma di procedura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, a nome del Gruppo MSI non concordo n sull'emendamento né sul testo del comma decimo. Qui si prevede una procedura del tutto anomala ed abnorme che forse potrebbe avere dignità all'interno di una diocesi, dove c'è la giurisdizione del vescovo e dove le procedure amministrative vengono trattate con un'azione sostanzialmente informale.
Non è degno di un testo legislativo porre prima di tutto il termine; ma dopo aver posto il termine congruo di 60 giorni entro il quale il Sindaco deve provvedere al rilascio, non si può ipotizzare che trascorso detto termine - quindi quando ci sarà un ritardo in materia - l'interessato possa rivolgersi informalmente al Presidente della Giunta il quale a sua volta (ecco perché sembra una procedura degna di una diocesi) si rivolge al Sindaco sollecitandolo a pronunciarsi entro un preciso termine temporale.
Dopodiché, trascorso il termine, il Presidente della Giunta avoca a s l'emissione del provvedimento, e in questo caso non so proprio come faccia legittimamente ad avocarlo. Se la legge regionale concede, come concede la delega ai Comuni, non si comprende perché di fronte a un ritardo nel compimento di un atto dovuto da parte del Sindaco, il Presidente della Giunta possa avocare a sé l'emanazione del provvedimento: quel provvedimento che la legge regionale ha delegato.
C'è di più (e intervengo sul comma undicesimo che è legato al decimo) ad un certo punto se il Sindaco persiste nei suoi ritardi, il Presidente della Giunta revoca la delega. Compie quindi un atto sicuramente illegittimo, perché lo Statuto della Regione Piemonte prevede che allorquando la legge regionale concede una delega al Comune, solo una legge regionale in senso inverso può revocarla. Infatti, l'ultimo comma dell'art.
67 dello Statuto recita: "La delega può essere revocata con legge proposta dalla Giunta regionale". Quindi questa procedura estremamente semplicistica, informale e anomala, non può essere condivisa.
Al riguardo, voglio ricordare che nel testo della legge n. 56 e anche in quello che era stato rivisto nel 1984, nei confronti del Sindaco che non provvede nei 60 giorni ad accogliere o, se del caso, a ritentare la domanda, si prevedeva una procedura che sotto il profilo amministrativo era precisa e corretta, non come questa procedura di tipo sostanzialmente familiare. Si prevedeva che, scaduti i termini, l'interessato che aveva fatto la domanda per l'autorizzazione in materia idrogeologica potesse proporre un formale ricorso al Presidente della Giunta il quale avrebbe invitato, con un suo provvedimento, il Sindaco a provvedere, dopodich avrebbe potuto nominare un Commissario ad acta. Questa è una procedura seria, non come l'altra fatta in famiglia.
La procedura prevista al comma decimo è inaccettabile. In luogo di questa ipotesi si potrebbe rimandare alla procedura più seria e tecnicamente apprezzabile prevista espressamente nell'art. 50 della L.R. n.
56/77.
Abbiamo segnalato l'opportunità di riflettere e soprattutto non abbiamo proposto un emendamento soppressivo. Invito la Giunta a pensare alla manifesta illegittimità di consentire, dopo la procedura in famiglia, come ultimo atto la revoca della delega, revoca che non può essere assolutamente data con provvedimento amministrativo del Presidente della Giunta, non perché lo dica io o lo sostenga io per amor di tesi o per delizia di ipotesi, ma perché è previsto espressamente dallo Statuto della Regione Piemonte.
Quindi sul testo del decimo comma e di conseguenza sull'intero testo dell'art. 2, se rimane questa formulazione, non potremo che votare contro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Diventa difficile legiferare senza avere di fronte il testo proposto.
Il Consigliere Majorino normalmente su questa materia fa delle proposte professionalmente molto fondate, ma se non sono presentate per iscritto diventa difficile capire in modo completo quali sono i termini della proposta stessa. A me sembra che fare le cose in famiglia non sia un male quando la famiglia è formata da cittadini e istituzioni che le rappresentano. Accogliendo l'emendamento del Consigliere Biazzi andiamo ad impostare una situazione che vede il cittadino garantito perché i tempi per il rilascio dell'autorizzazione sono certi e, qualora l'ente delegato all'autorizzazione non provvedesse, il cittadino senza fare ricorsi che comunque potrebbero stabilire un contenzioso, evidenzia al Presidente della Giunta questa carenza. Il Presidente della Giunta, dopo aver sollecitato il Sindaco competente, può sostituirsi qualora non vi sia risposta. Non mi sembra una procedura così contraria ad un sano rapporto con il cittadino.
Certo, potrebbe esserci una formulazione più valida e completa sul piano dell'impostazione amministrativa, però sarebbe opportuno conoscerla per iscritto anche se il Consigliere Majorino ha fatto riferimento all'art. 50 però siccome nessuno di noi ha tutti gli articoli di tutte le leggi regionali in mente, diventa difficile sapere cosa recita esattamente l'art.
50. Se il Consigliere Majorino presenta un emendamento che contenga gli stessi obiettivi, ma che sul piano giuridico-formale sia più rispettoso delle esigenze dei rapporti fra cittadini e Pubblica Amministrazione, penso che la Giunta e il Consiglio possano prenderlo in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Le osservazioni del Consigliere Majorino meritano una doverosa attenzione. La preoccupazione dell'emendamento è di garantire ai cittadini dopo un certo periodo di tempo, di avere una risposta dalla Pubblica Amministrazione, in questo caso dal Sindaco del Comune. Trascorso tale periodo va indicato il referente successivo a cui fare ricorso.
Il meccanismo è mutuato dall'art. 50 della L.R. n. 56/77 e da altri articoli analoghi che già esistono nel nostro ordinamento. C'è però una differenza non di poco conto e, per quanto ci riguarda, non casuale voluta; si tratta di valutarla. Infatti, l'art. 50 della legge n. 56 (la legge urbanistica) dopo aver indicato in 60 giorni il termine entro cui il Sindaco deve rilasciare la concessione, stabilisce: "Scaduti tali termini senza che il Sindaco si sia pronunciato, l'interessato può presentare ricorso al Presidente della Giunta regionale". Il ricorso va proposto entro un dato periodo di tempo. Nel termine di 15 giorni dal ricevimento del ricorso, il Presidente della Giunta regionale invita il Sindaco a pronunciarsi entro il termine perentorio di 15 giorni (e qui mi pare che siamo ancora nella analogia). La differenza dove incomincia? Quando una legge urbanistica dice: "In caso di persistente silenzio, il Presidente o la Giunta regionale provvede con proprio decreto immediatamente esecutivo alla nomina di un Commissario ad acta". Questa procedura, giustificata dalla rilevanza dell'intervento e dalla filosofia diversa della legge n.
56, comporta però procedure piuttosto lunghe.
Questo ci sembra in contrasto con l'impostazione generale di questa legge, che si propone di snellire le procedure e di dare certezza ai cittadini di avere risposta in tempi adeguati. E' per questo motivo che non è stata aggiunta all'emendamento la seconda parte.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici non possiamo che rimetterci al parere della Giunta. Riteniamo che vadano tenute in considerazione entrambe le esigenze: certezza nelle procedure, non sottovalutando le obiezioni avanzate dal Consigliere Majorino, e nello stesso tempo certezza di tempi nella risposta ai cittadini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Per quanto riguarda il comma decimo ritengo, pur tenendo conto della validità dell'impostazione suggerita dal Consigliere Majorino, di accogliere il testo proposto dall'emendamento del Gruppo comunista.
Dal momento che ho la parola dico che il comma undicesimo che recita: "In caso di ripetuti ritardi o quando vengono accertate altre irregolarità la Giunta può revocare la delega nei confronti del Sindaco inadempiente" deve essere modificato. Il termine "Sindaco" deve essere sostituito con "Comune", perché la delega è rivolta al Comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

A mio parere, potrebbe essere soppresso l'ultimo periodo dell'emendamento comunista per non modificare il comma undicesimo.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Il Consigliere Picco propone di estrapolare l'ultimo comma dell'emendamento del Gruppo comunista perché ritiene che la previsione di intervento del Presidente della Giunta sia contenuta nel comma undicesimo il quale si riferisce a ripetuti ritardi. In questo caso invece ci pu essere un atto sul quale vi è l'omissione da parte del Comune e per esso del Sindaco. Lascerei il testo della legge così come approvato dalla Commissione con la sostituzione proposta dall'emendamento del Consigliere Biazzi e modificando il comma undicesimo sostituendo la parola "Sindaco" con la parola "Comune". In questa direzione presentiamo subito l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ritiro l'emendamento al comma decimo, mentre mantengo l'emendamento soppressivo del comma undicesimo perché pur emendato con la parola "Comune" anziché "Sindaco", lo Statuto prevede che la delega può essere revocata solo con legge proposta dalla Giunta. Mantenete pure questo testo, tanto poi ci sarà chi lo rivedrà, però non si venga a parlare di statalismo, di centralismo e di persecuzione nei confronti delle Regioni!



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Ferro.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 2 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Majorino: il comma undicesimo è soppresso.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Abbiamo seguito con attenzione le osservazioni del Consigliere Majorino circa l'eventuale contrasto con lo Statuto che prevedrebbe la possibilità di revocare la delega solo attraverso una legge regionale. Chiediamo una risposta a queste osservazioni che ci sembrano di non poco conto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Lo Statuto prevede che una delega possa essere revocata solo con legge ma ora stiamo parlando di una legge che prevede la revoca di deleghe in caso di inadempienze, quindi la delega viene richiamata in base ad una legge, non in base ad un provvedimento amministrativo della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Può essere credibile l'affermazione dell'Assessore, però questa è una legge di intenti. La legge di revoca deve essere una legge ad hoc di revoca di quella delega. Sono due cose distinte. Questa è una legge di intenti e non si può con una legge di intenti revocare le deleghe. Nel caso in cui si vada alla revoca di una delega bisogna che in Consiglio si discuta sull'opportunità o meno di quella delega.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Il Consiglio affida al Presidente questo compito, però ci sono dei precedenti legislativi che sono stati approvati dal Consiglio e dal Commissario del Governo, infatti l'art. 7 della L.R. 7/5/1986, n. 18, dice esattamente le stesse cose.



MASARACCHIO Antonino

Democraticamente non ne siamo convinti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Majorino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli e 33 contrari.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale: al comma undicesimo, sostituire la parola "Sindaco" con la parola "Comune".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli, 3 contrari ed 1 astensione.
Ai sensi dell'art. 81 do lettura del testo coordinato formalmente del secondo comma dell'art. 2: "Le funzioni autorizzative relative agli interventi e alle attività compresi nella categoria a) di cui al comma primo sono delegate ai Comuni nel cui territorio sono previsti i lavori. L'autorizzazione è rilasciata dal Sindaco, sentito il parere della Commissione comunale igienico edilizia.., e acquisita ecc.".
Il Consiglio ne prende atto senza opposizioni all'unanimità.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Il proseguimento dell'esame del progetto di legge n. 336 è rinviato ad altra seduta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Propongo di rinviare l'esame del punto 5) all'o.d.g. sul problema dell'inquinamento atmosferico alla prossima seduta.
Propongo di rinviare alla prossima seduta anche il problema della viabilità in Valle Susa perché non è presente l'Assessore Mignone.
La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Il Consigliere Montefalchesi mi ha detto che in merito al problema della viabilità in Valle Susa ci sono delle notizie che sarebbe utile ci venissero fornite dal Vicepresidente Vetrino prima della chiusura della seduta. Pare siano notizie aggiornanti la situazione della materia in discussione.



PRESIDENTE

La sua richiesta è accolta.
Restano ancora da esaminare numerosi punti all'o.d.g.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, abbiamo presentato un ordine del giorno sul problema della discarica di S. Giorgio Canavese. Questa mattina tutti i Gruppi erano d'accordo nel far sì che il Consiglio regionale assumesse una determinazione in merito, conseguentemente ne chiediamo l'iscrizione all'o.d.g.



PRESIDENTE

Mi faccia pervenire una richiesta scritta.
Siccome non è presente l'Assessore competente potremmo esaminare questo problema nella riunione dei Capigruppo di domani programmando eventualmente la sua discussione per la prossima settimana.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, non sembrava così questa mattina, in quanto oggi si riuniva la Conferenza che doveva esaminare il progetto a cui l'ordine del giorno fa riferimento e quindi tutti i Gruppi presenti alla riunione hanno convenuto sull'opportunità di un pronunciamento dell'aula in merito essendo noti e arcinoti i motivi per cui quel progetto non poteva essere esaminato nella giornata odierna o comunque preso in esame dalla Conferenza così come stava avvenendo. Vorrei capire, signor Presidente, se i lavori dell'aula devono essere subordinati alla presenza o all'assenza dell'Assessore e se è lecito, vorrei chiedere come mai l'Assessore Cernetti non c'è, visto che questa mattina al confronto doveva esserci e non c'era e quindi il confronto non si è potuto fare. Oggi pomeriggio bisognava discutere l'ordine del giorno e non c'è, mi pare che sia una subordinazione eccessiva quella dell'aula alla presenza o all'assenza di un singolo Assessore, la prego quindi cortesemente, signor Presidente, di dirci qualcosa in merito, ma soprattutto vorrei sentire tutti i colleghi Capigruppo che questa mattina erano presenti alla riunione da lei presieduta con una delegazione dei cittadini di S. Giorgio Canavese dove si sono pronunciati in tutt'altro modo che con il silenzio vigente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su questo argomento come lei sa questa mattina alcuni Capigruppo hanno incontrato una delegazione dell'area S. Giusto - S. Giorgio Canavese che ha prospettato ai presenti le preoccupazioni in ordine ad un'ipotesi di individuazione di area su quel territorio per una discarica. Questo provvedimento è andato in Conferenza questa mattina alle ore 11 ed è stato oggetto nelle settimane scorse di interrogazioni, tra le quali una del Gruppo DC.
Questa mattina i Capigruppo presenti all'incontro hanno concordato di preparare un ordine del giorno da sottoporre al Consiglio regionale oggi pomeriggio per richiamare i problemi che erano stati sollevati dalle interrogazioni presentate dal mio Gruppo e da qualche altro Gruppo. E questa è la posizione che abbiamo concordato questa mattina nell'incontro con la delegazione di S. Giorgio e di S. Giusto Canavese. Quando è arrivata l'Assessore Cernetti, a nome del Gruppo DC avevo chiesto al Presidente della Giunta e all'Assessore competente il loro pensiero in ordine a questo ordine del giorno che noi intendevamo presentare, nel senso che non avendo avuto risposta alla nostra interrogazione intendevamo riproporre la questione attraverso questo ordine del giorno perché quei problemi a nostro giudizio rimangono tali. Finora da parte della Giunta non è venuta una risposta ai problemi sollevati nella nostra interrogazione. Il Presidente della Giunta e l'Assessore competente, alla mia richiesta, hanno chiesto di avere un periodo di tempo individuato in otto o dieci giorni per poter approfondire tutti gli aspetti tecnici relativi alla pratica e mi hanno garantito, credo che questa garanzia non sia ovviamente rivolta solo ad un Gruppo, ma a tutto il Consiglio regionale (comunque questa è una responsabilità che attiene alla Giunta, io rispondo per la mia parte politica), che su questa pratica la Giunta regionale non assumerà alcuna decisione senza prima avere risposto in aula alle questioni poste con la nostra interrogazione e che porremo nelle prossime settimane con questo ordine del giorno. La Giunta si è impegnata in questo senso. Allora, visto questo impegno della Giunta, siccome noi non riteniamo...



STAGLIANO' Gregorio Igor

In quale sede la Giunta si è impegnata?



CARLETTO Mario

Scusa, collega, segui il mio intervento: io ho detto che la Giunta ha assunto l'impegno con il mio Gruppo a mio preciso quesito.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' un fatto privato.



CARLETTO Mario

Ho detto prima che ritengo che l'impegno che la Giunta ha assunto nei confronti del mio Gruppo non sia riferito solo al mio Gruppo, ma è indubbiamente un impegno riferito all'aula, così credo. Comunque questa è una responsabilità della Giunta, quindi "ripasso la palla alla Giunta", ma per quanto mi riguarda rispetto alla mia interrogazione e alla mia volontà di concorrere alla presentazione di un ordine del giorno non ho problemi a rinviare di dieci giorni se ho la certezza, come ho, che la Giunta non compia degli atti in ordine a questa pratica in questo periodo. Non ho difficoltà ad accedere alla richiesta della Giunta, quindi a spostare questo problema di dieci giorni, d'altro canto la Giunta dal pronunciamento della Conferenza, che è di oggi, ha 120 giorni di tempo per esprimersi quindi ha tutto il tempo per approfondire. A questa richiesta della Giunta il mio Gruppo accede e acconsente ed è per questo che non abbiamo presentato l'ordine del giorno né siamo firmatari di altri ordini del giorno né intendiamo votare oggi la messa in discussione di un ordine del giorno in quanto l'impegno della Giunta ci pare molto chiaro e netto.
L'impegno è di non procedere su questa pratica, salvo il fatto di venire in aula nel giro di dieci, quindici giorni a riferire e quindi a dare risposte alle questioni poste nella nostra interrogazione e che volevamo porre nel nostro ordine del giorno, che peraltro la Giunta conosce.
Questa è la posizione del Gruppo DC. Non veniamo meno al nostro impegno e ai problemi che abbiamo sollevato con l'interrogazione e con l'ipotesi di ordine del giorno; accediamo alla richiesta della Giunta e attendiamo che la Giunta stessa nei termini fissati arrivi in aula e ci dia le risposte che noi attendiamo.



PRESIDENTE

Il collega Carletto ci ha informato dell'incontro avvenuto con il Presidente della Giunta e l'Assessore Cernetti. Il Presidente della Giunta potrà confermare quanto detto dal collega e dare ufficialità piena alla richiesta di rinvio di otto, dieci giorni.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

A livello fiduciario, l'annotazione testé resa dal Consigliere Carletto avrebbe potuto avere anche una sua giusta significazione verso i colleghi senza che io dovessi confermare quanto è stato detto. Giunti a questo punto, anche in ordine al procedere dei lavori, sono qui per recuperare le affermazioni che sono state rese dal Consigliere Carletto, sottolinearne la giustezza, la disponibilità della Giunta che si trova quasi sempre in curva allorquando è chiamata a dover stabilire delle determinazioni attorno all'individuazione di una discarica. Non si incontra mai entusiasmo di popolo quando si stabilisce una determinazione, ma per il momento gli atti stanno in questo modo: la Conferenza si è pronunciata su questo argomento e la Giunta ha davanti a sé un tempo congruo per dare una risposta.
Per un atto di rispetto dovuto ai lavori del Consiglio oltre che per le sollecitazioni che stamani sono intervenute da più parti, non ultimo dallo stesso Gruppo DC, la Giunta dichiara la sua disponibilità a non assumere atteggiamenti deliberativi fintanto che il Consiglio regionale non avrà definito il suo indirizzo all'interno dell'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, questa mattina lei ha presieduto l'incontro tra vari Gruppi del Consiglio e una delegazione dell'area interessata alla discarica. Da questo incontro sono emersi problemi preoccupanti. E' emerso ancora una volta che la Giunta è senza un piano, e in mancanza di questo piano imperversano le politiche e gli affari dei privati. In diversi l'hanno sostenuto questa mattina, comunque le politiche che presenta la Giunta non sono all'altezza di compiti che ormai riguardano una situazione di vera e propria emergenza.
Inoltre sono emersi altri fatti molto gravi. Il sito è considerato inidoneo, ciò nonostante continua a funzionare.



PRESIDENTE

Consigliere Calligaro, la prego di non entrare nel merito.



CALLIGARO Germano

Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che voi potete respingere ma permettetemi di fare due considerazioni.



(Proteste da parte del Presidente della Giunta regionale, Beltrami)



CALLIGARO Germano

Nemmeno una premessa è consentita? Lei fa continue premesse, Presidente Beltrami, e non arriva mai al nocciolo della questione!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non è vero.



CALLIGARO Germano

Invece sì, i suoi interventi sono solo premesse e non arriva mai al nocciolo della questione. Ha questa formidabile abilità di sfuggire ai problemi!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non stavo sfuggendo perché la Giunta stava determinando! E' l'intervento della gente che ci ha posto nella condizione di riflettere.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, finora è stata una giornata serena, cerchiamo di mantenerla tale fino al termine.
Consigliere Calligaro, la prego di attenersi all'ordine dei lavori.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, sito inidoneo e continua a funzionare una discarica abusiva! Il Presidente Beltrami ha detto che le popolazioni generalmente non esultano quando sono prese di mira da progetti quali le discariche; non è il caso che esultino proprio quelle popolazioni dove risulta essere inidoneo il sito e continua a funzionare una discarica abusiva, ma lasciamo perdere, tratteremo questa questione più avanti.
Noi abbiamo chiesto, e l'abbiamo ripetuto nell'incontro questa mattina che non si decida e prendiamo atto che la Giunta dice che non intende decidere. Noi chiediamo alla Giunta che si impegni a riferire alla prossima riunione di Consiglio una politica di piano di smaltimento dei rifiuti, e aggiungiamo una terza richiesta nella nostra interpellanza: quella di far cessare un'attività di smaltimento non autorizzata.
Noi continuiamo ad avere non poche preoccupazioni, perché questa mattina l'Assessore competente era assente, ci è stato detto che partecipava alla Conferenza, poi è risultato che non vi ha partecipato come non ha partecipato all'incontro con la delegazione delle popolazioni interessate. Spesso gli impegni anche solenni che vengono assunti in quest'aula generalmente sono disattesi o comunque quando vengono onorati ciò avviene in tempi terribilmente lunghi, troppo lunghi rispetto alla drammaticità dei problemi di cui stiamo parlando.
Questi sono i motivi per cui noi manteniamo il nostro ordine del giorno e sollecitiamo la Giunta a rispondere e ad affrontare in quest'aula, nella prossima riunione del Consiglio, un problema di questa portata.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetti di legge nn. 506 e 508: "Modifica e integrazione della L.R. 23/1/1989, n. 6 'Nuova disciplina in materia di teleradiocomunicazioni'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge nn. 506 e 508, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe, relatore

Questa modifica di legge, composta da un solo articolo, è stata approvata oggi pomeriggio dalla II Commissione sulla base di tre proposte fatte rispettivamente dal Gruppo comunista, dal Gruppo Misto e dal Gruppo PLI, che hanno trovato una identità unitaria in questo articolato di legge.
I colleghi sono a conoscenza del problema al quale siamo di fronte. In passato nell'ambito della legge urbanistica e delle sue modificazioni è stato compiuto il tentativo di avviare a regolamentazione il problema complesso, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista urbanistico e ambientale, delle antenne radiotelevisive e dei ripetitori che sono installati nella nostra regione.
Il tentativo di regolamentare in termini sanitari e ambientali questo problema cozza contro l'assenza di una legge nazionale per le radio e le TV private e pubbliche e di una regolamentazione sanitaria e ambientale di questo problema che avrebbe determinato la necessità di forti investimenti del settore privato. Personalmente sono contrario ai rinvii, però mi pare che in questo caso ciò sia indispensabile auspicando che nel frattempo intervenga una regolamentazione nazionale che permetta di applicare seriamente questo concetto che è previsto dalle nostre leggi regionali.
Colgo l'occasione per richiamare un problema. Se non siamo riusciti a regolamentare questa questione così delicata, la Regione ha comunque avuto la possibilità di compiere due operazioni: conoscere quanto esiste sul territorio ed affrontare i nuovi insediamenti sul territorio.
Chiedo al Presidente della Giunta, che ha le competenze in materia di coordinamento, di valutare la possibilità di censire gli impianti attualmente esistenti sul territorio, affinché si possa avere una conoscenza chiara della situazione al fine di affrontare il problema attraverso, ad esempio, una nuova legge sull'informazione regionale. Credo sarebbe importante avere un quadro di riferimento di questo genere per avviare un ragionamento.
Detto questo, propongo al Consiglio di approvare la dilazione di questa scadenza, prevista per domani, alla fine del 1989. Chiedo anche al Presidente del Consiglio di dichiarare l'urgenza di questa legge.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, possiamo passare alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Santoni, Dardanello e Dameri che prevede il seguente nuovo art. 2: "Art. 2 - La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 2.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 411: "Recepimento delle direttive CEE n. 79/409 e n. 85/411: proposta di modificazioni ed integrazioni della L.R. n. 60/79 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia' e successive modifiche LL.RR. n. 38/85 e n. 22/88" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 411, di cui al punto 11) all'o.d.g., la cui iscrizione è stata richiesta ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è spiacevole che si parli sempre di questo argomento, che non so per quale ragione da molti viene considerato tabù, all'ultimo momento quando è molto difficile pensare e si improvvisano cosiddette elaborazioni che rappresentano soltanto un grande stridio rispetto al buonsenso e a quelli che sono gli umori della gente comune, di quella che pensa all'antica, ma che ha comunque una tradizione e un certo tipo di cultura che in fondo si riallaccia alla cultura contadina forse non tanto ben vista in altri ambienti.
Occorre invece pensare serenamente a questi argomenti, perché fino ad oggi ci siamo riempiti la bocca di "Europa" (tutti i Partiti, nessuno escluso), però mi risulta che in Europa vanno tutti a caccia. Sarà regolamentata in un modo o nell'altro, ma stranamente l'unico Paese in cui si chiede di non andare più a caccia è l'Italia. Chissà perché! Forse non facciamo parte dell'Europa o forse sarebbe meglio che non ne facessimo parte perché molte cose ci dividono ancora dall'Europa.



(Interruzione del Consigliere Adduci)



OLIVIERI Aldo

Adduci, smettila di dire fesserie! Cerchiamo una volta tanto di ragionare in modo equo e tranquillo! E' un argomento serio, su cui vivono in Piemonte, totalmente, parzialmente o in modo più o meno marginale, circa 80 mila persone. Non mi pare quindi una cosa da buttare via o da mettere in un cesto! E' uno sport come tanti altri, molto meno pericoloso per la salute dell'uomo di altri sport, quindi dovremmo riflettere su molte altre attività sportive che uccidono l'uomo e non i passerotti! Sarebbe utile che si levassero delle voci contro attività che sono molto più pericolose.
Diciamoci le cose in faccia come sono in realtà! Signor Presidente, chiedo che si discuta con serietà di questo argomento e nei tempi dovuti, non facendo la solita manfrina per cui si arriva alla fine e non si risolve niente. Siamo qui per rappresentare non soltanto chi non vuole, ma anche chi vuole andare a caccia tranquillamente serenamente e senza distruggere nulla. Certo, sono io il primo a chiedere una regolamentazione precisa ed accorta, che sia a difesa della natura e delle specie che sono proprie del nostro territorio, ma che al contempo sia equilibrata e moderata. Il Consigliere Ala ha dichiarato ai giornali che è finita l'epoca dei "no". Spero che dietro le sue dichiarazioni ci sia davvero qualcosa e che finalmente si possa arrivare a discutere di questi problemi in armonia senza farne una questione praticamente non di dibattito, ma semplicemente di scontro...



ADDUCI Donato

C'è già una legge!



OLIVIERI Aldo

Quella non è una legge, è un aborto di legge! Sono già uscito una volta da quest'aula e proprio in occasione di quella legge! Signor Presidente, chiedo che si discuta dell'argomento in fretta e con serietà, perché ci sono decine di migliaia di persone che aspettano: le une per la loro attività sportiva, che per molti come me risale a cinquant'anni fa e forse più, e le altre per la loro fonte di vita e di lavoro.



PRESIDENTE

Interpreto la sua richiesta come un impegno da sottoporre ai Capigruppo affinché entro il mese di luglio si possa procedere in merito.
La parola al Presidente della Commissione competente, Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Dall'esperienza abbiamo constatato che questa legge funziona poco, ma può essere vista in varie ottiche. Forse per qualcuno la legge funziona poco, nel senso che dovrebbe essere ancora più restrittiva; per altri invece si sono riscontrate situazioni tecnicamente impossibili, per cui mi auguro che le forze politiche concordino con la Giunta affinché nel giro di un mese sia possibile avere aggiustamenti tecnici che collimino con la filosofia che ha presieduto all'emanazione della legge. La legge però ha avuto un'attuazione che non è sembrata delle più brillanti. Proprio perch c'erano squilibri tecnici (basterebbe citare la questione del germano reale femmina che ci ha fatti andare su tutti i giornali del mondo), credo che nessuno si senta menomato nel proprio voto favorevole, se noi riprendiamo in mano la legge ed evitiamo che ci siano delle esagerazioni che evidentemente sono antinaturali e quasi risibili.
Concordo con quanto chiedeva il Consigliere Olivieri; spero che la Commissione cerchi in ogni modo di accelerare al massimo l'esame di questi problemi, perché negli stessi si inseriscono altri aspetti (cito, ad esempio, quello relativo ai cinghiali), per cui occorrerà per forza riconsiderare questa legge, osservare quali siano stati gli aspetti negativi e cercare di correggerli. Mi auguro che la Giunta ci presenti al più presto queste correzioni.
Pur avendo presentato un progetto di legge sono disponibile a ritirarlo per arrivare nel più breve tempo possibile a scongiurare quella disarmonia venatoria che purtroppo si è verificata in Piemonte quest'anno.



PRESIDENTE

Gli interventi dei Consiglieri Olivieri e Villa possono essere interpretati come una richiesta diretta a far sì che il Consiglio regionale possa procedere a queste modificazioni entro un tempo ragionevole. Ci vuol dire prima della pausa feriale perché altrimenti diventa inutile e possiamo rinviare alla stagione venatoria 1990/1991.



PRESIDENTE

SANTONI



PRESIDENTE

Entro i tempi che decideranno i Capigruppo cui compete l'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Collega Santoni, se i tempi sono quelli dell'esame in Commissione di questa proposta di legge attraverso un lavoro estenuante che porti oltre le ferie, vorrà dire che avremo perso un po' di tempo questa sera, ma non avremo risolto nulla. Quindi, o in Commissione o direttamente in aula ci si pronunci e si assumano le responsabilità che spettano alle forze politiche.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ci sono solo due strade conseguenti al richiamo regolamentare fatto dai proponenti della legge: l'inizio immediato della discussione su questa proposta di legge o il rinvio della stessa in Commissione a termini di Regolamento. E' legittimo chiedere che la Giunta esprima e produca una propria proposta. L'Assessore Cerchio è molto sensibile ai problemi venatori e attraverso i settimanali locali dice di avere sollecitato il Consiglio affinché riesamini l'argomento, per cui ci sono già una serie di opzioni in atto.
Tutte le altre strade, i tempi della Commissione e i tempi della Giunta per l'elaborazione di un progetto di legge, saranno decisi dalla Commissione e dalla Giunta stessa. Non so se la Giunta ha l'obiettivo di presentare un progetto di legge. Personalmente ho già proposto all'Assessore Ripa, proprio il giorno in cui venne nominato Assessore questo quesito, al quale non fornì risposte.
Sono disposto a discutere in merito ad aspetti tecnici, ma non lo sono a camuffare sotto aspetti tecnici quello che rappresenta un nuovo allargamento dello spazio dell'attività venatoria nella nostra regione.
Sono disposto a considerare il problema del germano reale femmina come un problema abbastanza originale presente nella legge, ma solo per escludere la caccia al germano reale maschio, l'unico modo per tenere unite le famiglie e per giungere alla parità dei sessi all'interno dell'attività venatoria. Anch'io sono convinto che non è che una stranezza quella del germano reale maschio come specie cacciabile.
Si dice che questa legge ha creato sconquassi e disastri, ma vorrei un bilancio serio, non i telegrammi o le lettere della Federcaccia dell'Arcicaccia, ecc. Qual è il soggetto che ci può fornire un bilancio oggettivo della stagione venatoria? Se sono la Federcaccia e l'Arcicaccia mi si permetta di dubitare. Se poi la stagione venatoria è stata disastrosa per i cacciatori e non per gli animali, è un punto a favore di questa legge, perché bisogna valutare l'effetto della stagione venatoria dal punto di vista degli animali e non dei cacciatori.
Il collega Olivieri dice che i Verdi non dicono solo più no. Questo vuol dire due cose.
Primo: i Verdi erano contenti che il Partito socialista avesse aderito ad una raccolta di firme referendarie e ad una proposta di legge di moratoria dell'attività venatoria. Forse, è in questo senso che si propone di modificare la legge regionale, allora ho equivocato e allora apprezzo il collega Olivieri se pensa di seguire e di proporre la moratoria dell'attività venatoria per il prossimo anno in regione. In questo caso ha ragione ad affermare che bisogna fare in fretta, altrimenti questi cominciano a sparare. Su questo punto ci siamo.
Secondo: io ritengo che la Lista Verde abbia seriamente contribuito alla realizzazione di una legge estremamente importante approvata da questa Regione, quella sui piani di abbattimento all'interno delle aree a parco.
E' quella la disponibilità del mondo ambientalista sulla materia fauna e sul riequilibrio faunistico, che non è disponibilità sull'attività venatoria; è, ad esempio, la disponibilità a firmare, con il collega Paris e con altri colleghi, la legge sul controllo degli allevamenti dei cinghiali nella nostra regione.
Sono queste le questioni. C'è la disponibilità a collaborare con una Giunta che metta al primo punto il problema del riequilibrio faunistico nelle aree a parco e nelle aree non a parco. Su questo ci sono i "sì" del mondo ambientalista, c'è un'assunzione di responsabilità, però il problema della fauna nella nostra regione non è quello dell'attività venatoria e questa distinzione rimane per me fondamentale. Gli emendamenti li abbiamo ancora nel cassetto, sono quelli dell'altra volta, ed abbiamo il tempo di prepararne altri. Molto probabilmente avremo modo di rivedere interamente la legge, se questo verrà deciso dalle altre forze politiche.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri che intendono intervenire a questo proposito a non fare già adesso il dibattito; mi preme che il dibattito venga fatto, per non è questa l'ora per farlo.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non è questo il momento di fare tale dibattito. Una discussione sulla richiesta di iscrizione all'o.d.g. di uno dei tre progetti di legge presentati mi pare già di per sé un elemento di difficoltà di discussione nel merito, nel senso che l'aula credo abbia il diritto, nel momento in cui dovesse accedere alla volontà di discutere questo argomento, di avere presente il complesso delle proposte che al Consiglio sono demandate.
Dal punto di vista del metodo credo ci sia la questione a cui faceva riferimento il collega Ala e che condivido. A questo punto c'è stato questo richiamo, consideriamolo un elemento di sollecitazione da parte dell'intero Consiglio regionale nel valutarlo, credo che il passaggio non possa che essere quello della ripresa di una verifica all'interno della Commissione.
Voglio dire che accanto alle tre proposte di legge esiste una lettera che il Gruppo comunista aveva inviato nella fase immediatamente successiva all'approvazione della legge da parte del Consiglio regionale in cui evidenziava l'opportunità di introdurre alcune correzioni molto limitate e quindi da questo punto di vista direi che gli elementi di ragionamento sono almeno quattro.
Devo però dire che in ordine alla valutazione complessiva il Consiglio regionale ha di fronte almeno un'altra necessità: per quanto mi consta, e da questo punto di vista vorrei avere il conforto anche da parte dei colleghi della VI Commissione e in particolare dal Presidente, l'unica volta che in Commissione VI si è discusso di questa questione alla presenza dell'Assessore, l'Assessore del tempo aveva espresso la indisponibilità da parte della Giunta regionale a discutere della questione.
Il primo problema è quindi quello di vedere se la Giunta regionale nel frattempo ha cambiato opinione. Un Gruppo di opposizione come quello comunista ritiene questa questione dirimente rispetto a qualsiasi possibilità di confronto e di discussione nel senso che il rischio da questo punto di vista sarebbe davvero quello di difficile incastro dei vari progetti che in questo momento il Consiglio si trova ad esaminare. E c'è una ragione politica nel senso che ad oggi il Gruppo comunista è venuto a questa questione in una sede ufficiale. La questione per quanto riguarda il governo regionale è di una indisponibilità a discutere e quindi vorremmo prioritariamente avere la soluzione di questo problema.
La seconda questione di un qualche significato è la necessità di conoscere nella realtà (è un dato che riguarda sia i favorevoli che i contrari e credo serva a tutti per una valutazione la più oggettiva possibile) l'esperienza fatta nella stagione venatoria trascorsa con la nuova legge voluta dal Consiglio regionale. Da questo punto di vista ritengo che questa valutazione non possa che essere data dal governo della Regione Piemonte. Mi permetto di suggerire che forse è il caso che questa espressione di valutazione sia il derivato di una valutazione della Giunta regionale, ma nello stesso tempo sentite anche le Amministrazioni provinciali.
Credo che queste siano le questioni minime, per noi basilari, rispetto alla disponibilità di aprire la discussione. Manca il presupposto di una volontà politica da parte del governo della Regione Piemonte che, ripeto l'unica volta che si è espresso, ha detto che era indisponibile a riaprire qualsiasi discorso e confronto. La seconda questione - lo ribadisco - è avere una valutazione da parte dell'organo di governo della Regione in ordine a cosa è avvenuto e quali sono stati i problemi che si sono posti nel corso della stagione venatoria 1988/1989.
Finisco il mio intervento con una battuta, che non vuole essere tanto una battuta. Rispetto a questo problema, come del resto per altri, ma in particolare su questo, viviamo una fase che ha elementi di delicatezza e sensibilità che attraversano trasversalmente i singoli Gruppi, che vede ciascuno di noi avere opinioni personali su queste questioni. Il governo regionale dovrebbe avere i nervi saldi e lasciare da parte il protagonismo.
Il protagonismo, in una questione delicata come quella di cui stiamo trattando, non ha ragion d'essere e se la Giunta regionale ha cambiato opinione credo sia più corretto esprimerla nelle sedi idonee e non facendo dichiarazioni ai giornali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, molte cose sono già state dette dal Consigliere Ala e dal Consigliere Avondo. Io dico che non abbiamo nulla da perdere a rifare la discussione in questa sede e in Commissione in merito ad un problema per il quale lo scorso anno dicemmo parole molto chiare, cioè che quella legge non era il massimo possibile in termini di equilibrio tecnico e di tutela della fauna selvatica nella nostra regione. Siccome avevamo il presentimento che quella legge fosse stata fatta esclusivamente per impedire la consultazione popolare, richiesta da 60 mila cittadini della regione Piemonte - l'avvio di questa discussione e la stessa presentazione delle proposte di legge ci hanno confermato pienamente il nostro presentimento - abbiamo conservato sotto chiave quel malloppo di emendamenti che a un certo punto accantonammo, perché sapevamo che prima della fine della legislatura qualche alfiere si sarebbe assunto la rappresentanza di queste esigenze, in maniera da catturarne la benevolenza elettorale. Lei stesso, signor Presidente, nei mesi scorsi ha venduto la pelle dell'orso (anche se di orsi non ce ne sono nella nostra regione) prima di caricare il fucile; ricordo di aver letto una sua intervista su un giornale alessandrino in cui aveva già venduto la modifica della legge approvata appena da un paio di mesi (mi riferisco allo scorso anno). Poi l'assemblea l'ha chiamato a migliori uffici, quindi aspetterò di conoscere la sua opinione quando entreremo nel merito.
Se si tratta di lavorare a quegli aggiustamenti tecnici circa le incongruenze determinate dalla fretta "vostra" di approvare una legge per impedire il referendum popolare "nostro", convengo sul fatto che il Regolamento debba essere rispettato e che le richieste legittime dei Consiglieri debbano essere prese in considerazione e in questo senso che vengano esaminate in Commissione per capire se, come mi è parso di intendere dalle parole del Presidente della VI Commissione, Consigliere Villa, si tratta di aggiustamenti tecnici, oppure come mi è parso di intendere dalle parole del Consigliere Olivieri riaprire la stura, magari alla domenica perché questo è un giorno particolare! Immagino già che il mese di agosto saremo tutti qui, accaldati, a discutere di questo. Ho parlato di agosto perché penso che le nostre intenzioni risultino sufficientemente chiare, se di questo si tratta, cioè riaprire la discussione rovesciando gli indirizzi dati. Vedo che il Presidente Rossa annuisce, il che mi fa intendere che ha ottime intenzioni il Presidente del Consiglio in questo caso. Io auspico che il Presidente stia davvero sulla sedia più alta del Consiglio in quella circostanza. Ripeto che se si tratta della volontà, come si evince chiaramente - vero, collega Olivieri? - di rovesciare l'indirizzo legislativo, praticato contraddittoriamente perch avevate l'ansia di far approvare una legge, su questo state sicuri che la nostra parte la faremo tutta quanta fino in fondo perché non abbiamo nulla da perdere. D'altra parte, non ci ha intimorito la pila di lettere minatorie di associazioni e cacciatori vari, che sono arrivate alla sede del Gruppo DP, che ci annunciavano trattamenti di particolare riguardo.
In questo senso liberamente affronteremo il confronto. Io auspico che la volontà maggioritaria di questo Consiglio sia quella di lavorare agli aggiustamenti tecnici relativi alle incongruenze tecniche della legge; se invece si tratta di ricominciare il "cinema" noi abbiamo già le bobine cariche, però auspico che oggi, se lo ritiene, oppure - forse è meglio all'avvio della discussione in Commissione, come ha già opportunamente osservato il Consigliere Avondo, il neo Assessore Ripa ci dica cosa intende fare il governo regionale. Per lui sarà un battesimo di fuoco, ma stia tranquillo perché le nostre doppiette sono scariche.
A mio avviso quindi sarebbe opportuno che la questione venisse rinviata in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Stante il fatto che questa fine legislatura rischia di distrarsi inutilmente su problemi che forse non hanno una rilevanza determinante rispetto al panorama dei problemi dei quali ci dobbiamo occupare seriamente, credo che i membri della VII Commissione sarebbero fortemente predisposti a coadiuvare i membri della VI Commissione su questo argomento non solo per sollevarli di un'incombenza, che potrebbe anche avere dei risvolti di protagonismo, ma perché riteniamo che il problema della caccia non possa essere sottratto totalmente alle competenze di un organismo qual è quello della VII Commissione, che è preposto ad occuparsi dei problemi dell'ambiente.
Questa proposta io l'avevo già formulata nella passata legislatura. Non facendo però parte della VII Commissione non ho avuto il piacere di poter entrare nel merito di questo argomento, ma facendone oggi parte con una quota di responsabilità avrei interesse che questo avvenisse, quindi se ci sono le condizioni per far sì che questo argomento venga affrontato congiuntamente dalle due Commissioni, io credo che sarebbe una proposta costruttiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto nuovamente la parola il Consigliere Olivieri. Ne ha facoltà.



OLIVIERI Aldo

Esistono tre proposte di legge, di tre partiti, di cui nessuna è stravolgente rispetto alla vecchia legge, sono semplicemente più razionali e tendono a riequilibrare un problema legislativo che è stato falsato per la fretta o perché si è andati puramente in polemica in cui l'ecologia e la protezione delle specie non c'entrano nulla, perché il dibattito è diventato strumentale. Questa è la sostanza delle cose ed è la mia opinione! Io non sono iscritto a nessuna associazione venatoria, non ho ricevuto lettere, non ho sentito nessuno, penso con la mia testa e parlo con la mia voce! Il mio è un partito libertario, ognuno la pensa come vuole e dice quello che gli pare! Certo, è l'unico partito che può tollerare un tipo come me, perché sono abituato a dire quello che penso, però visto che penso con la mia testa che è quella di un uomo ragionevolmente normale, la penso come molta gente. Questo non lo dico per orgoglio, ma è la verità. Pertanto chiedo, come il Regolamento prescrive, al di là di quello che può pensare l'Assessore o il governo regionale, che le tre proposte di legge vengano dibattute ed analizzate in sede di Commissione per arrivare ad una proposta, che magari è condivisa dall'Assessore il quale può eventualmente partecipare ai lavori delle Commissioni, così impara qualche cosa anche lui che non è mai andato a caccia, perché non c'è una cultura sola - collega Staglianò - ma ci sono tante culture. Ad un certo punto non bisogna più fare confusione di culture, ma occorre trovare un elemento armonico che tenda ad equilibrare il problema nella sua ragionevolezza. Nessuno qui vuole stravolgere niente, perché molte delle cose che dite voi, le dico anch'io, collega Staglianò! Non credere che io sia un perverso che è piovuto dall'inferno o dal paradiso! Tutt'altro: si tratta di fare delle proposte che siano ragionevoli, che tengano conto delle esigenze degli uni e degli altri, dell'ambiente, degli uomini che vogliono la caccia, di chi non vuole la caccia e così via, ma soprattutto praticando questo sport ai livelli in cui viene praticato in Europa e in quasi tutti i Paesi civili facendo delle valutazioni anche di confronto. Non bisogna dimenticare che questo tipo di sport, per tanti maledetto, in realtà potrebbe risolvere tante situazioni, per esempio quelle di regioni collinari od alpestri sulle quali vengono fuori espedienti stranissimi sul piano della proposta socio economica che in pratica non risolvono niente. Bisogna avere delle visioni che vadano al di là di quelli che sono i propri campi ristretti e pensare che si tratta di un'attività che in molti altri Paesi europei ha proprio lo scopo di potenziare determinate realtà socio-economiche che viceversa sarebbero assolutamente neglette e porrebbero quelle popolazioni in condizioni di assoluto sfavore. Si tratta di Paesi civilissimi quali l'Inghilterra e la Cecoslovacchia che non credo debbano imparare molto da noi sul piano di un'antica civiltà e di antiche culture. Nessuno qui vuole stravolgere, ma semplicemente porre dei rimedi ad una legge che è nata secondo me, forse con delle buone intenzioni, ma assolutamente monca e, per molti versi, incongrua. Si vada in Commissione, ma senza partire dal presupposto di fare le barricate con tremila emendamenti. Questo non vuol dire ragionare in termini di democrazia, bensì in termini di terrorismo psicologico o di mini-terrorismo politico, il che con la democrazia non ha proprio nulla a che spartire.



PRESIDENTE

Ritengo che con questo dibattito ci stiamo avviando al rinvio in Commissione di questa proposta di legge a termine dell'art. 32 del Regolamento. Ricordo che è necessaria la maggioranza assoluta del Consiglio; non vorrei però che alla fine non ci fossero i voti necessari perché altrimenti avremmo fatto una discussione senza alcun costrutto, a meno che non si intenda che si impegnano i Capigruppo a valutare lungo l'arco di questo mese di collocare la discussione sulla questione caccia recuperando le tre proposte di legge, ascoltando l'orientamento della Giunta e quindi saltando la fase della Commissione.
La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Voglio comunicare al Consiglio che da una settimana il Gruppo MSI ha fissato un impegno con i propri deputati alle ore 19 di questa sera.
Siccome ci teniamo a far iscrivere questa proposta di legge e poiché sono già le ore 19, chiedo che si passi subito alla votazione per l'iscrizione perché questa volta il nostro Gruppo ha delle esigenze alle quali non pu assolutamente venir meno.



PRESIDENTE

Se mi consentono i Consiglieri Adduci e Montefalchesi che avevano chiesto la parola, procediamo alla votazione per il rinvio in Commissione stante anche la richiesta del Consigliere Picco su cui si tratterà di valutare la legittimità.
Poiché i Consiglieri presenti sono solo 30 le determinazioni in merito a questo argomento sono rinviate alla prossima seduta del Consiglio.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1119: "USSL n. 50 di Gattinara Deliberazione dell'A.A.C. n. 21 del 2/9/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria del Laboratorio analisi clinico-chimiche e microbiologiche"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame delle deliberazioni licenziate all'unanimità dalle Commissioni competenti.
Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
1119.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1120: "USSL n. 68 di Asti Deliberazione dell'A.A.C. n. 8 del 29/4/1988 - Ampliamento pianta organica del Servizio di recupero e rieducazione funzionale"


PRESIDENTE

Il punto 14) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1120.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1122: "USSL n. 27 di Ciriè Deliberazione dell'A.A.C. n. 25 del 23/5/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria per la dotazione di operatori addetti al Poliambulatorio 'Tipo A' di Caselle Torinese"


PRESIDENTE

Il punto 15) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1122.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1124: "USSL n. 48 di Cossato Deliberazione dell'A.A.C. n. 11 del 28/4/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria per area tecnico-operativa di informazione ed epidemiologia"


PRESIDENTE

Il punto 16) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1124.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1125: "USSL n. 65 di Alba Deliberazione dell'A.A.C. n. 15 del 23/9/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria per il Servizio consultoriale e tossicodipendenze"


PRESIDENTE

Il punto 17) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1125.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1130: "USSL n. 34 di Orbassano Deliberazione dell'A.A.C. n. 34 del 21/7/1987 - Convenzione con l'Università degli Studi di Torino - Istituzione di nuovi servizi e divisioni e adeguamento organico"


PRESIDENTE

Il punto 18) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1130.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1131: "USSL n. 73 di Novi Ligure Deliberazione dell'A.A.C. n. 14 del 15/9/1988 - Ampliamento della pianta organica provvisoria per il Servizio tecnico autonomo"


PRESIDENTE

Il punto 19) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1131.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1132: "USSL n. 72 di Tortona Deliberazione dell'A.A.C. n. 16 del 26/11/1988 - Istituzione dell'antenna trasfusionale - Ampliamento pianta organica provvisoria"


PRESIDENTE

Il punto 20) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1132.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1133: "USSL n. 38 di Cuorgn Deliberazione dell'A.A.C. n. 6 del 27/4/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria del personale ospedaliero"


PRESIDENTE

Il punto 21) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1133.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1134: "USSL n. 58 di Cuneo Deliberazioni dell'A.A.C. n. 39 del 28/6/1988, n. 45 e n. 46 del 28/9/1988 - Ampliamento organico divisione di ostetricia e ginecologia, servizio di radiologia diagnostica e servizio di immunoematologia e trasfusionale"


PRESIDENTE

Il punto 22) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
1134.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1135: "USSL n. 40 di Ivrea Deliberazione dell'A.A.C. n. 17 del 23/5/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria"


PRESIDENTE

Il punto 23) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1135.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1136: "USSL n. 67 di Ceva Deliberazione dell'A.A.C. n. 22 del 29/7/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria mediante istituzione di posti per strutture e servizi finalizzati all'attuazione della legge n. 194/78"


PRESIDENTE

Il punto 24) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1136.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1139: "DGR n. 150-28779 'Proposta di integrazione del Regolamento di accesso al FSE e al Fondo di Rotazione approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 149-6437 dell'8/5/1986'"


PRESIDENTE

Il punto 25) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1139.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Viabilità

Comunicazione della Giunta regionale sul problema della viabilità in Valle Susa


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino, per una breve comunicazione sulla viabilità in Valle Susa.



PRESIDENTE

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Ho il dovere di informare i Consiglieri, a seguito degli accordi presi nell'ultima riunione del Consiglio regionale, che lunedì scorso si è svolta la Conferenza conoscitiva della Valle Susa.
Nel corso di tale Conferenza la Giunta ha comunicato tutte le notizie in suo possesso fino a quel momento circa la concessione di un finanziamento di 757 miliardi relativo alla realizzazione dei tratti di autostrada di cui tutti sono a conoscenza. Nella stessa sede ho anche sintetizzato le lettere che la Giunta aveva ritenuto di inviare, proprio a seguito di questa situazione, all'ANAS.
Rispetto a lunedì c'è una novità che è rappresentata da una lettera della SITAF, che è arrivata ieri alla Giunta, alla Presidenza della Conferenza conoscitiva oltreché - mi risulta - alla Comunità montana, con la quale detta società comunica che rinuncerebbe all'intervento sulla cava di Mocchie, preso atto delle difficoltà e delle resistenze che si sono verificate relativamente alla cava stessa, avendo trovato delle soluzioni alternative, utilizzando in via prioritaria i materiali derivati dallo scavo delle gallerie del terzo tronco in Alta Valle Susa stoccati nelle discariche autorizzate Giaglione e Clarea, e sul ricorso al disalveo controllato del torrente Cenischia. Quindi, il problema più grave che era venuto a determinarsi relativamente agli interventi accelerati per la costruzione dell'autostrada sembra essere risolto attraverso questa soluzione alternativa che peraltro la Giunta si è riservata di verificare ed analizzare più nel dettaglio.
C'è la disponibilità della SITAF a costituire il gruppo di lavoro di cui tutti conosciamo l'importanza e l'esigenza. Domani stesso avanzerò alla SITAF una proposta per la costituzione di questo gruppo; martedì prossimo proporrò, d'accordo con i colleghi della Giunta interessati, la costituzione dello stesso che dovrebbe lavorare congiuntamente ai tecnici della SITAF per valutare quelle correzioni al tracciato o comunque varianti che si rendessero necessarie. Tutto questo deve avvenire con molta velocità. Il gruppo dovrebbe lavorare tra il 5 e il 25 agosto, cosa difficile per le esigenze che hanno tutti, anche i nostri collaboratori, di fare le ferie, ma tuttavia, data l'importanza, c'è la disponibilità dei funzionari interessati a svolgere questo lavoro con celerità e con impegno.
E' una notizia importante perché alleggerisce le nostre responsabilità rispetto all'accelerazione che si è determinata. In ogni caso le nostre responsabilità non vengono meno perché, proprio per tener fede agli impegni che abbiamo preso in Consiglio attraverso la Conferenza conoscitiva occorrerà un maggiore impegno della Conferenza stessa, del gruppo tecnico della Giunta e del Consiglio per verificare il completamento dell'autostrada che deve avvenire, secondo gli impegni assunti, con il minor impatto ambientale possibile o comunque attraverso quelle correzioni che il gruppo di lavoro della Regione aveva individuato per determinare il minor impatto possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Prendo atto della comunicazione del Vicepresidente Vetrino e della messa in campo del gruppo tecnico di lavoro.
Chiedo però che la Giunta attivi subito un tavolo di trattativa che veda presenti la Giunta regionale, la Comunità montana e la SITAF per valutare il rapporto tra i vari progetti esecutivi e le osservazioni dello studio di valutazione di impatto ambientale. I tempi sono ormai d'oro, nel senso di miliardi perché ogni progetto e ogni modifica hanno dei costi.
Pertanto, se vogliamo ottenere il risultato, cui il Vicepresidente si richiamava, di avere dei progetti esecutivi coerenti con lo studio di VIA bisogna aprire subito questo tavolo di confronto e di trattativa fra Regione, Comunità montane e Società costruttrice perché le imprese hanno già i vecchi progetti su cui lavorare. I tempi sono quindi strettissimi.



GUASSO Nazzareno

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



GUASSO Nazzareno

Credo che il Consigliere Guasso parlando di un tavolo di trattativa intenda un tavolo tecnico che dovrà poi riferire e alla Giunta e al Consiglio e alla Conferenza conoscitiva.



GUASSO Nazzareno

Certo, deve essere necessariamente tecnico perché nessuno di noi è in grado di fare delle valutazioni adeguate su un tracciato autostradale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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