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Dettaglio seduta n.197 del 23/06/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Ferro Fracchia, Lombardi, Nerviani, Paris, Penasso, Picco e Villa.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 1126: "Programma di investimenti in opere edili ed acquisizione di attrezzature. Assegnazione alle UU.SS.SS.LL. della quota 1988 in conto capitale per L. 132.947.000.000 ed autorizzazione all'utilizzo delle somme ex art. 69 legge n. 833/78 per L. 41.690.578.000"


PRESIDENTE

Nella seduta di ieri eravamo rimasti al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1126, che è stata esaminata dalla V Commissione e licenziata all'unanimità dei Gruppi presenti. Essendo stata discussa in sede di Commissione l'Assessore non la illustra.
Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione arriva con notevole ritardo, pertanto sarebbe stato opportuno che l'Assessore avesse preso la parola per spiegare al Consiglio i motivi di un così lungo ritardo, oltre un anno.
Naturalmente deduco che le difficoltà saranno state tante nel predisporre il riparto. Di queste difficoltà non si è parlato in Commissione né in Consiglio. Mi risulta che in varie sedi del Partito a cui appartiene l'Assessore invece si è parlato.
Per dare un giudizio equilibrato delle politiche sanitarie perseguite bisogna basarsi sul criterio dei riferimenti programmatici che devono essere chiari e aggiornati, riferimenti programmatici che definiscano la destinazione d'uso di risorse mobilitate e mobilitabili nel tempo. Bisogna riferirsi alla spesa corrente, alla spesa per investimenti, alle politiche del personale.
I riferimenti programmatici in effetti non esistono; c'è una incapacità strutturale di varare un decente Piano sanitario nazionale. Esistono delle ipotesi fumose di riforma della riforma che contengono l'éscamotage di contenitori sanitari mastodontici (UU.SS.SS.LL. di 200/400 mila abitanti) e tutti sappiamo che questi maxi contenitori spesso sono pieni di nulla, se non di caos.
Dopo dieci anni si continua ad officiare il vecchio e stanco rito degli standard per posto letto. L'ospedale moderno è sede privilegiata e di elezione dei medici specialisti, le cui attività cominciano ben prima dell'ospedale, inteso come struttura fisica, e continuano ben dopo di esso.
Ne risulta un balletto sconcertante di cifre sul complesso di posti letto della Regione Piemonte.
E così il programma sugli standard è diventato un programma all'italiana, che non programma un bel niente. E' una semplice ipotesi della Giunta sugli standard, che rinvia a successivi non meglio precisati provvedimenti regionali di pianificazione dei posti letto e degli organici da distribuire fra i singoli presidi.
Dal punto di vista programmatico abbiamo un quadro desolante di deplorevoli mancanze di idee-guida.
In attesa del nuovo Piano si va avanti con il vecchio, prorogato, con i suoi pregi e difetti. Il vecchio Piano è largamente scaduto, è stato prorogato, in larga parte inapplicato e si continua a fare riferimento a questo Piano che è diventato quasi un feticcio ormai. Naturalmente si va avanti all'insegna della discrezionalità massima.
Per la spesa corrente abbiamo ricordato in quest'aula le sperequazioni esistenti fra le varie UU.SS.SS.LL. Non ci risulta che sia stato preso il minimo provvedimento per correre ai ripari. Non esiste una politica del personale (ne parleremo successivamente) e pensiamo alla spesa per gli investimenti con un notevole ritardo: una cifra considerevole di 170 e più miliardi è rimasta congelata per oltre un anno.
La spesa per gli investimenti impone immediatamente un interrogativo: investimenti per fare che cosa? Per perseguire quali obiettivi? E' liturgico e umoristico il riferimento alle opere qualificanti della politica di piano. Ma quale piano? Quello prorogato? Quello non aggiornato? Di quale piano si parla? Altrettanto liturgico e umoristico è il riferimento alle istanze e priorità delle US.SS.SS.LL., ai loro programmi di investimento. Ma quante UU.SS.SS.LL. hanno adempiuto al dovere istituzionale di predisporre i PAS triennali? Quante? La verità è che ci si presenta oggi un semplice collage di richieste in parte accolte, in parte respinte. C'è lo zampino dell'Assessorato, cioè della massima discrezionalità e del massimo di politica clientelare.
Prevale ancora una volta la famigerata distribuzione a pioggia con l'aggravante che la discrezionalità è massima e anche gli elementi di clientelismo non mancano. Un solo esempio: USSL di Orbassano. Il personale sanitario medico, insieme agli amministratori, ha definito con molto rigore precise priorità, ma queste sono state del tutto stravolte: priorità assolute sono scomparse, finanziamenti del tutto marginali e di carattere clientelare compaiono per la prima volta e servizi di decisiva importanza non decollano, servizi che erano pur stati considerati dal personale sanitario medico e dagli amministratori come servizi importanti. Ne cito uno: il servizio di recupero e di riabilitazione funzionale. Il primo Piano indicava la necessità per ogni USSL di dotarsi di almeno un centro, ma tutti sappiamo che l'attività di recupero e di riabilitazione funzionale avviene nella misura del 90% presso i servizi privati. Questo servizio è stato depennato, non è considerato una priorità, in compenso vengono fuori investimenti per attrezzature del tutto marginali rispetto alle effettive esigenze e agli effettivi fabbisogni.
Per l'edilizia, è vero che gli interventi previsti e assegnati concernono opere da completare e già avviate da molti anni, ma sorge qui un primo problema che riguarda i ritmi con cui le singole UU.SS.SS.LL.
utilizzano e molto spesso tengono bloccata e improduttiva una consistente mole di capitali che ricevono in assegnazione. Non vorremmo che le fabbriche dei nostri ospedali si rivelassero assai simili alla nota fabbrica del Duomo.
Riteniamo pertanto doveroso richiedere formalmente alla Giunta e all'Assessore alla sanità di fornire in tempi ragionevolmente brevi alla V Commissione e al Consiglio una relazione dettagliata USSL per USSL: 1) sulle assegnazioni attribuite per opere edili (ospedali poliambulatori, sedi distrettuali e di servizi di USSL) dal 1980 in poi 2) sullo stato reale di avanzamento dei lavori programmati, progettati e appaltati 3) sulle previsioni vincolanti di completamento a regime di dette opere.
Sorge anche la necessità di fare una più attenta e aggiornata valutazione in ordine alla convenienza attuale di continuare a riversare investimenti su ospedali già oggi palesemente anomali e di incerto e precario avvenire. Faccio riferimento all'ospedale dell'USSL n. 35 di Giaveno.
Per le attrezzature mi limito ad attirare la vostra attenzione su due questioni: la diagnostica strumentale e i Laboratori di sanità pubblica.
Diagnostica strumentale: mi limito per ovvie ragioni di tempo alla sola diagnostica strumentale di laboratorio d'analisi, anche perché è di fatto un settore trainante della cosiddetta "convenzionata esterna".
Al di là delle molte parole e delle montagne di carta che sono state prodotte dalla Commissione d'indagine sullo scandalo dei laboratori nonch delle solenni dichiarazioni d'intenti che sono risuonate in quest'aula, per la verità in un clima di sostanziale disinteresse della Giunta e dell'Assessore e di molti settori del Consiglio, ci sembra in ogni caso che una cosa fondamentale sia comunque emersa in modo molto chiaro. E' emerso che lo spazio consentito ai margini di manovra di singoli o gruppi di imprenditori privata è in realtà direttamente proporzionale al grado di inefficienza tecnica e operativa che viene troppo spesso colpevolmente tollerata nelle strutture pubbliche del settore nell'ambito differenziato delle singole UU.SS.SS.LL. territorialmente competenti.
E' anche parso chiaro ed evidente a tutti che tale patologico fenomeno ha da sempre e continua tuttora ad avere come epicentro la città di Torino e le sue dieci UU.SS.SS.LL. Ma c'è di più, risulta anche che nel 1988 la cosiddetta "convenzionata esterna", dopo una certa pausa nel 1987 sull'onda del blitz della Magistratura, ha gagliardamente ripreso a prosperare con ritmi intensissimi. Nella sola Torino sembra che vi sia stato un aumento di circa 15 miliardi di lire dal 1986 al 1988.
Ci saremmo aspettati quindi che la Giunta e l'Assessorato facessero degli investimenti oculati così come la gravità del momento imponeva. Che cosa dobbiamo invece constatare? Prendiamo come esempio tipo la USSL n. 1 di Torino: occorre precisare che in questa USSL subcomunale esistono ben sei strutture laboratoristiche pubbliche, di cui tre ospedaliere, del tutto esorbitanti per una popolazione di 96.000 abitanti. Qui, degli 800 milioni assegnati complessivamente a queste sei strutture pubbliche, ben 575 milioni sono stati devoluti a due soli ospedali, l'Oftalmico e il San Giovanni. Ci auguriamo comunque che dopo questi massicci investimenti i laboratori pubblici dell'Oftalmico e del San Giovanni avviino una più responsabile inversione di tendenza e riescano a risalire la china superando livelli di bassissima produttività.
Avanziamo a questo punto un'ulteriore richiesta formale all'Assessore cioè che venga fornito alla V Commissione e al Consiglio il quadro di raffronto sull'andamento dei carichi di lavoro dei laboratori pubblici delle singole UU.SS.SS.LL. della Regione, a cominciare da quelle di Torino negli anni 1986, 1987 e 1988 e contestualmente analogo quadro di raffronto sull'andamento del ricorso alla convenzionata esterna per la diagnostica strumentale complessiva, sempre per gli anni che ho citato.
Laboratori di sanità pubblica: si può dire che dopo l'inquietante emergenza "imprenditori privati disinvolti", la nostra Regione sia caduta nell'altrettanto grave emergenza "inquinamento ambientale". Per cercare di affrontare degnamente questa nuova e seria emergenza la nostra Regione dovrebbe contare su una rete di undici Laboratori di sanità pubblica, che tra l'altro abbiamo anche dotato di un'apposita legge di attuazione, legge che al presente non si sa quali risultati tecnico-operativi sia riuscita a conseguire.
L'attualissimo problema della cosiddetta nube di Orbassano lascia purtroppo intravedere vistose carenze operative dei rispettivi Laboratori di sanità pubblica territorialmente competenti in ordine alla necessaria individuazione e rimozione dei rischi da inquinamento.
Sono dati ed elementi di ragione che si commentano da soli; sorge quindi più che legittima la seguente preoccupante domanda: questa Giunta e questo Assessorato, nonché il suo competente, si fa per dire, Servizio hanno veramente intenzione di fare decollare una buona volta la rete regionale di Laboratori di sanità pubblica oppure no? La risposta appare scontata. Va da sé che riteniamo nostro legittimo dovere sottoporre alla Giunta e all'Assessore la nostra terza richiesta formale: predisporre e sottoporre al vaglio della V Commissione del Consiglio un ormai urgente programma organico finalizzato a rivitalizzare il personale qualificato e ad attivare investimenti in attrezzature tecnicamente adeguate per l'intera rete regionale dei Laboratori di sanità pubblica.
Chiediamo che gli investimenti vengano fatti in base a programmi chiari, programmi capaci di considerare organicamente e contestualmente i tempi d'attesa della gente presso i servizi sanitari, le cause dei tempi lunghi e il modo di abbreviarli. La politica degli investimenti deve essere oculata; le strutture e gli spazi fisici devono essere adeguati; il personale medico, paramedico, ausiliario ed amministrativo dev'essere sufficiente.
In sostanza non chiediamo cose trascendentali, ma indagini serie sui fabbisogni reali; equa distribuzione delle risorse; netta e chiara relazione tra potenzialità dei servizi ed effettiva resa.
Tutto questo non lo riscontriamo nel riparto del Fondo sanitario regionale di parte investimenti del 1988, per cui voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Non entrerò nei singoli aspetti della deliberazione, farò invece alcune osservazioni di carattere generale.
In altre occasioni abbiamo già sottolineato che la deliberazione arriva con ritardo rispetto alle attese che le UU.SS.SS.LL. hanno più volte manifestato, quindi è più che mai opportuno approvarla immediatamente.
Di fronte alle richieste avanzate dalle varie UU.SS.SS.LL. non era poi così semplice fare delle scelte che da un lato tenessero conto di una certa esigenza di equilibrio nella concessione di finanziamenti alle varie UU.SS.SS.LL. e dall'altro individuassero quelle priorità che in qualche modo è opportuno considerare in un provvedimento come questo.
E' chiaro che ogni scelta può essere rivista e ogni scelta esclude altre possibilità che magari sul piano di alcune logiche sembrerebbero più opportune.
Questo provvedimento è stato in qualche modo concordato, o quanto meno ha avuto l'assenso delle UU.SS.SS.LL. interessate, che non hanno presentato delle osservazioni in negativo rispetto alle assegnazioni che sono state a suo tempo comunicate, nella fase di passaggio tra l'approvazione della Giunta e l'attuale approvazione del Consiglio, come informazione da parte dell'Assessorato.
Non entro volutamente nel merito di questa o di quella scelta ritenendo che l'Assessorato abbia svolto un lavoro preliminare informativo sufficiente e soddisfacente.
Sicuramente alcune scelte più coraggiose potevano essere impostate, ma occorre anche fare riferimento alla dimensione dei fondi attualmente esistenti e alle richieste che ci sono pervenute. Quindi, pur con qualche riserva su singoli aspetti, mi pare che il provvedimento nella sua globalità sia utile, ragionevole e che vada nella direzione complessiva di consentire un miglioramento e un aumento della qualità dei servizi che le UU.SS.SS.LL. della Regione Piemonte saranno in grado di offrire con gli investimenti che vengono proposti.
Il voto del Gruppo DC è favorevole con la raccomandazione all'Assessorato di tenere conto delle osservazioni possibili nella definizione dei prossimi investimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Il Gruppo MSI-DN si astiene. Ho partecipato fino a pochi giorni fa al Comitato di gestione dell'USSL n. 3, che ha bisogno di attrezzature e di opere edili in modo rilevante, pertanto conosco molto bene il problema. Non ho partecipato ai lavori della Commissione dove forse sono state date specifiche giustificazioni, non conosco bene l'insieme delle necessità, non sono andata in profondità nel merito di questa deliberazione, quindi non diamo un voto favorevole, bensì di astensione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari per la replica.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Ho già avuto occasione di spiegare in Consiglio la motivazione del ritardo.
Le indicazioni delle UU.SS.SS.LL., in particolare di Torino, sono pervenute alla fine di ottobre dello scorso anno. Pertanto, l'adozione della deliberazione di riparto a novembre, quando le UU.SS.SS.LL. hanno il termine del 30 novembre per fare le loro variazioni, avrebbe comportato delle difficoltà nelle UU.SS.SS.LL. stesse con l'utilizzo della cifra al momento dell'assestamento che sarebbe avvenuto, come avviene generalmente a metà dell'anno dopo, cioè nel mese di giugno.
Non è da dimenticare che per il primo anno da quando esistono le UU.SS.SS.LL. - lo sottolineo - il bilancio preventivo è stato approvato entro il 31 dicembre dell'anno precedente. Noi avevamo fornito questa indicazione per dare così la possibilità, assumendo la deliberazione all'inizio del 1989, di usare immediatamente i soldi. Non siamo riusciti pertanto siamo in realtà in ritardo di qualche mese, ma non di un anno.
Quest'anno, con le UU.SS.SS.LL. torinesi assestate, avendo già raccolto il materiale, aspettiamo che il CIPE ci indichi la cifra per portare immediatamente in aula la deliberazione relativa al 1989.
Indubbiamente andare avanti a spizzichi è difficile, ma è difficile anche parlare di attuazione di una reale programmazione quando si hanno disponibili soltanto 100 miliardi circa, a fronte di un'esigenza urgente che tutti gli anni arriva a richieste che sono di sei-sette volte superiori (in linea di massima sono richieste urgenti di attrezzature, di sistemazione edilizia o di ampliamenti contingenti). Un ragionamento di programmazione più consistente si potrà fare con l'art. 20 e con il piano decennale.
Per i Laboratori di sanità pubblica abbiamo definito un piano di completamento fra il 1988 e il 1990 entro il quale portare a compimento i sei laboratori previsti. Nel 1988 abbiamo stanziato 6 miliardi e 100 milioni; nel 1989 dovremmo stanziare 6 miliardi e 800 milioni; nel 1990 6 miliardi. Dobbiamo però tenere conto che stiamo ragionando sulle cifre previste dai progetti iniziali, quindi vi potrà essere un aumento.
Non vorrei che quello che sto per dire fosse malamente interpretato, ma è inutile dare 6 miliardi ad un laboratorio quando non è in grado di spenderli durante l'anno. Ci sono laboratori che da anni ricevono investimenti, ma che sono totalmente fermi, per cui andiamo a tranche e dovremmo realizzarli nel giro di tre anni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione n. 1126, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli, 7 contrari e 3 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.
Dovremmo ora procedere alla votazione per l'immediata esecutività, ma poiché sono stato informato che un Gruppo non intende votarla, non è possibile dare l'immediata esecutività a questa deliberazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo di valutare l'opportunità di dare l'immediata esecutività a questa deliberazione. Non è una questione di cortesia o di scortesia o ancora di scelta politica, ma è una questione di operatività delle UU.SS.SS.LL. che per un fatto meramente tecnico rischiamo di ritardare di ulteriori venti giorni. A me pare che una riflessione su questo sia opportuna e consigliabile e in questo senso la sollecito.



PRESIDENTE

La Presidenza è talmente attenta a questa vicenda che - a parte il fatto che i Consiglieri presenti sono solo 28, quindi manca la prescritta maggioranza assoluta - un quarto d'ora fa ha avuto un colloquio con un Gruppo di opposizione, il quale mi ha detto che non intendeva nella maniera più assoluta votare, quindi non siamo assenti. Ci sono molti colleghi assenti, ma la Presidenza non lo è!



BERGOGLIO Emilia

Ringrazio la Presidenza. Io desideravo semplicemente che si sapesse che si tratta di una questione importante.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1164: "Ampliamento pianta organica provvisoria delle UU.SS.SS.LL. piemontesi Provvedimenti straordinari"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 1164 iscritta ieri all'o.d.g. Anche questa deliberazione è stata licenziata a maggioranza dalla V Commissione in data 20 giugno.
La parola all'Assessore Maccari, che intende illustrare la deliberazione.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Come è noto esiste una grandissima carenza di personale infermieristico negli ospedali. Per cercare di alleviare la situazione, l'Assessorato e il sottoscritto si sono indirizzati, nel mese di maggio, agli ospedali con una direttiva nella quale venivano date le seguenti indicazioni: 1) adibire il personale infermieristico esclusivamente alle mansioni del profilo professionale 2) privilegiare nell'ambito dei vari servizi ospedalieri i reparti di alta specialità 3) sospendere i nulla osta per le mobilità interregionali, se non per quelle per cui non sussistevano problemi all'interno dei reparti 4) adottare le procedure necessarie per la copertura dei posti vacanti sia nel profilo di ausiliario socio-sanitario che di socio-sanitario specializzato 5) assegnare ai reparti, agli ambulatori, ai servizi diagnostici e ai DEA un coadiutore e un assistente amministrativo per gli adempimenti amministrativi di reparto, allo scopo di alleviare il lavoro degli infermieri professionali, in quanto l'attività era impropria 6) assegnare con priorità alle Divisioni di medicina e di chirurgia, ai Pronto soccorsi e ai DEA, a supporto degli infermieri professionali ausiliari socio-sanitari e socio-sanitari specializzati.
In seguito a questa indicazione, si chiedeva anche una relazione tecnico-sanitaria per conoscere le necessità urgenti relative soltanto ai problemi dell'assistenza al letto del malato in corsia e in seguito alle indicazioni che sono venute dalle UU.SS.SS.LL. sede di ospedali si è provveduto a stendere il provvedimento oggi all'esame del Consiglio.
Il provvedimento è quindi relativo solo a un intervento urgente in una situazione di personale carente che si aggrava nei mesi estivi per il problema delle ferie ed è indirizzata solo a chi deve operare in corsia.
Penso vi sia stata consegnata copia della deliberazione della Giunta nella quale sono riportati i numeri su base regionale: vengono assunti 821 infermieri professionali, 651 dei quali sono coloro che si diplomano adesso. Da notare che questi 821 sono ampliamenti là dove erano necessari perché come è noto nella città di Torino oltre ai 130 ampliamenti che abbiamo dato esistono 927 posti liberi che possono essere messi a concorso ma purtroppo mancano le disponibilità di infermieri.
Con la presente deliberazione si autorizzano 1.119 ausiliari socio sanitari per sopperire alle carenze di personale infermieristico e per dare supporto agli infermieri professionali. Si autorizzano inoltre 541 posti tra coadiutore e assistente amministrativo per coprire i posti di reparto con una figura amministrativa che si occupi, ad esempio, della tenuta cartelle e di tutte quelle cose che generalmente in modo improprio fa un infermiere professionale, allo scopo di liberare il tempo in minuti di assistenza che vadano a disposizione del letto dell'ammalato, più alcuni casi urgenti degli Uffici Ticket e dell'Ufficio Stralcio dell'USSL di Torino.
Si tratta di un intervento urgente che dovrebbe essere operativo in reparto nel giro di 60 giorni. La preghiera che rivolgo al Consiglio è di rendere immediatamente esecutiva la deliberazione per poter avviare le assunzioni nel più breve tempo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, non si può essere in disaccordo con un provvedimento di questo genere, però perché arriviamo sempre all'emergenza? Quale programmazione si attua, quale uso razionale ottimale delle risorse si persegue, quali politiche del personale? La misura è straordinaria, a tampone e conterrà inevitabilmente elementi di improvvisazione. C'è da lavorare affinché l'ampliamento della pianta organica sia effettivo per tutte le figure professionali e da augurarsi che i tempi di ampliamento effettivo non siano troppo lunghi.
Invito però l'Assessore a fare una riflessione. Nello stato generale di disorganizzazione della sanità c'è il rischio di non ottenere benefici con il semplice inserimento di centinaia di figure di operatori. Bisogna cercare di avere una visione organica unitaria che metta in relazione organici, profili professionali, strutture, spazi fisici, attrezzature e apparecchiature, orari dei servizi.
Spesso gli organici sono adeguati, ma ci sono problemi di profili professionali, ci sono gli organici e mancano gli spazi fisici e le strutture, oppure non ci sono gli organici e ci sono invece le attrezzature e le apparecchiature. Comunque i servizi hanno un orario di funzionamento esiguo rispetto all'impiego delle risorse umane, finanziarie e tecnologiche che, bene o male, mettiamo in campo. Bisogna fare una riflessione approfondita su questo aspetto, altrimenti corriamo il rischio di riuscire ad ampliare la pianta organica senza ottenere una ricaduta adeguata in termini di efficienza dei servizi e di efficacia delle prestazioni.
Il discorso che cercavo di fare prima sugli investimenti era proprio nell'ottica di un impiego razionale e ottimale delle risorse umane professionali, tecniche e finanziarie. Vorremmo che l'Assessore accogliesse la nostra richiesta e pensasse a questo problema, che non è solo di politica del personale, ma anche di spesa corrente e di investimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, questo provvedimento ci trova soddisfatti e consenzienti, perché consente di impostare la soluzione dei problemi più urgenti che proprio in questi mesi sono stati oggetto di osservazioni, di critiche, di polemiche e di proposte.
L'aver portato all'attenzione e all'approvazione del Consiglio regionale un aumento consistente di organico per le UU.SS.SS.LL. nei settori che sono più carenti e più in difficoltà, quale quello degli infermieri professionali, degli operatori ausiliari e del personale amministrativo, consente alle UU.SS.SS.LL. stesse di affrontare meglio il discorso della ristrutturazione del personale e dell'affidamento dei compiti specifici a coloro che hanno le professionalità previste. Consente inoltre di liberare una serie di persone che, per ammissione e per dichiarazione degli stessi responsabili delle loro associazioni (mi riferisco agli infermieri professionali), svolgono oggi funzioni improprie o non totalmente legate alla loro qualifica. Si va quindi nella direzione di una razionale utilizzazione delle risorse umane e di un miglioramento complessivo della qualità dei servizi.
Questo è l'intendimento della Regione ed è la dimensione che vuole avere il provvedimento in esame, senza visioni trionfalistiche e senza attendersi soluzioni miracolose. Si va nella direzione di tentare di risolvere alcuni problemi reali e va quindi valutata positivamente la risposta che la Regione sta dando a tutta la serie di osservazioni e di momenti polemici, di confronto che in questi mesi sono emersi. Questi momenti di confronto li ha avuti la stessa Commissione con le rappresentanze delle categorie e dei sindacati. Non dico che questo provvedimento sia una conseguenza immediata e diretta, ma sicuramente va nella direzione richiesta da tutti gli operatori e in questo senso è un fatto altrettanto positivo.
E' giusto raccomandare alle UU.SS.SS.LL. che hanno l'ampliamento di pianta organica di procedere con la massima rapidità possibile alla copertura di questi posti, solo così le intenzioni della Regione troveranno un'immediata e concreta realizzazione, altrimenti rischiamo di fare dei provvedimenti solo teorici e non operativi.
C'è la possibilità di farlo: il provvedimento è stato predisposto tenendo conto delle richieste che le stesse UU.SS.SS.LL. hanno avanzato e del personale che si renderà disponibile con la prossima chiusura dei corsi di formazione per infermieri professionali.
Mi corre l'obbligo, signor Assessore, dato che oggi approviamo il provvedimento in Consiglio regionale, di suggerire una più attenta comunicazione ai mezzi di informazione perché non si verifichino più gli incidenti, del tutto casuali, immagino, che hanno dato per approvato dal Consiglio questo provvedimento già venerdì della scorsa settimana. Siamo stati rapidi e tempestivi, ma arriviamo una settimana dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, la collega Bergoglio mi ha preceduto in quello che volevo dire. La deliberazione in sé è da noi accettata, anche se tardiva.
Voglio mettere il punto su come è stata impostata la comunicazione dell'approvazione, signor Assessore, perché sabato 17 giugno (giorno prima delle elezioni) ho letto che il Consiglio regionale aveva approvato questo provvedimento; io ho pensato che ci fosse stata una seduta di Consiglio alla quale non avevo partecipato e durante la quale questa deliberazione era stata approvata.
E' una cosa che non credo si debba fare, Assessore. Capisco che una notizia del genere faccia effetto se letta varie volte e propagandata, ma non è il caso di fare queste battute. Ritengo che il Consiglio regionale debba agire più seriamente e in un altro modo.
Voglio fare una piccola considerazione sulla tabella dei posti assegnati, divisi per profilo e posizione funzionale. Dico che questo provvedimento è tardivo perché i posti di ausiliario socio-sanitario e di coadiutore amministrativo saranno sicuramente coperti prima delle ferie perché si procede attraverso le chiamate dell'Ufficio di collocamento. Gli infermieri professionali invece non li copriremo certo per l'estate.
Le graduatorie degli infermieri professionali hanno ancora qualcuno a disposizione? Io non credo; mi auguro veramente, questa volta, che la mia sia solo una polemica e che così sia, perché di questo abbiamo necessità.
Comunque, il nostro voto è chiaramente favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, qualcuno ha parlato di improvvisazione e di tardività. Direi che c'è stata qualche lieve imprecisione in questa terminologia perché è evidente che se non ci fosse stato il provvedimento del Ministro Donat-Cattin rispetto ai parametri niente si sarebbe fatto. Direi, anzi, che c'è stata una presa di posizione estremamente tempestiva da parte dell'Assessore, una accorta valutazione di tutti i numeri rispetto alle quattro categorie interessate e di una pronta messa in opera di un dispositivo di recupero di questa possibilità di aumento del personale che, viceversa, sarebbe rimasto un fatto puramente vano. Questa è soltanto una valutazione polemica.
Vorrei invece puntualizzare i due risvolti estremamente importanti di questo atto deliberativo, che sono i seguenti: da un lato c'è un salto di qualità che non siamo riusciti a fare prima, io compreso, per una serie di vicende in parte legate alla restrizione della possibilità dell'ampliamento del personale e in parte, forse, anche per una certa immaturità culturale.
Abbiamo parlato a lungo di budget, di rivalutazione reale, di efficienza ed efficacia dei servizi, dei costi. Ebbene, l'immettere finalmente degli impiegati amministrativi nei comparti sanitari e nelle divisioni, segna il primo passo di reale possibilità di un tipo di intervento di questo genere perché l'intervento a cui facevamo riferimento poc'anzi, ossia quello di una valutazione da parte di tutti i comparti della spesa come tale e dell'efficacia della spesa, non può avvenire se non attraverso un decentramento all'interno degli ospedali: questo è il salto culturale che si mette in atto con questa deliberazione senza parere, ma senza il parere mette in realtà la prima pietra di un movimento che altrimenti, malgrado i quintali di carta che abbiamo fatto scrivere sulla materia, non sarebbe mai iniziato e chissà quando sarebbe iniziato.
Il problema è che la Regione possa controllare che questo avvenga. Ho vissuto delle esperienze dolorose in passato, quando vi fu l'aumento del personale amministrativo per i DEA che venne poi risucchiato dalle amministrazioni delle UU.SS.SS.LL. ospedaliere in attività seppur assolutamente legittime ed importanti, ma che con i DEA non avevano nulla a che fare. Questa fu una delle cause del parziale fallimento dei dipartimenti di emergenza. E allora credo che qui non sia tanto la voglia o la capacità dell'Assessore che possono incidere sul controllo, ma bisogna che la Regione come tale (mi spiace che non ci sia l'Assessore al personale ad ascoltarmi) metta in grado l'Assessorato alla sanità di avere quelle presenze specifiche tali da passare dalle parole ai fatti, perch altrimenti, colleghi, giustamente ci lamenteremo che avremo avuto aumento del personale, che avremo messo in atto dei dispositivi e dei marchingegni intelligentissimi, culturalmente avanzati, progressisti nel vero senso della parola, ma poi in realtà non avremo le armi per poter controllare che questo avvenga e saremo "mazziati e cornuti!", avremo la scomparsa di 800 o 1.000 amministrativi e allora faremo tutti una pessima figura, Giunta e Consiglio, minoranze e maggioranze.
Bisogna quindi che la Regione si faccia carico di questa vicenda perché, come ebbi più volte occasione di dire, l'unico Assessorato che veramente incide, salvo pochi altri per qualche verso, dal punto di vista della gestione è l'Assessorato alla sanità. E non mi si venga a dire che costa troppo (ho sentito aleggiare anche questo), anzi, per la sanità ancora oggi si spende poco, forse si spenderà male, ma non credo poi tanto male.
L'altro elemento che volevo far notare e che credo estremamente importante, in una linea di recupero di buon senso, è quello di arrivare alla figura intermedia fra l'esecutivo semplice, l'ausiliario e l'infermiere professionale. Questo rimpolpamento degli ausiliari ci pone nella possibilità di partire con immediatezza, non appena la legislazione o il nuovo contratto ce lo consentiranno, per la riqualificazione di una larga aliquota di questo personale in termini di ausiliari specializzati ma che raggiungano i livelli culturali del cosiddetto ausiliario e dell'infermiere professionale che è previsto nelle linee contrattuali.
Credo che questa deliberazione abbia significati molto più importanti di quanto non appaiono semplicemente ad una prima impressione demagogica: si assumono 2.500 persone e tutti votano contenti e felici. Bisogna fare un'analisi precisa di che cosa vuol dire questa deliberazione che, secondo me, è importante non tanto per il numero quanto per i significati che assume.
Spero che vi sia la disponibilità a votare l'immediata esecutività perché credo che sarebbe un grosso peccato se non la votassimo per questo tipo di deliberazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 499: "Norme per l'attuazione dell'art. 9, commi secondo e terzo, della L.R. 27/1/1985, n. 5"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 499 relativo al personale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Passiamo pertanto all'esame di tale disegno di legge.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Brizio per una precisazione. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Intendo specificare che il progetto di legge n. 499, testé iscritto constava di due articoli sui quali c'era stata generale convergenza.



AVONDO Giampiero

Non si è trattato di vera e propria convergenza.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Rettifico: la convergenza era da parte delle Organizzazioni sindacali e non delle forze politiche.
Abbiamo ritenuto di affrontare il tema della dirigenza inserendo l'art.
3 che consta di due commi. Dopo il licenziamento del disegno di legge da parte della Commissione, sono stati fatti degli approfondimenti e sono emerse delle riserve da parte del Gruppo comunista, cui ha fatto riferimento ieri il Consigliere Avondo, e successivamente delle proposte di emendamento, per cui il primo comma dell'art. 3 che tratta dell'allargamento della partecipazione ai concorsi per la seconda qualifica dirigenziale anche a coloro che non hanno i titoli, non appare al momento sufficientemente maturo. Allo scopo quindi di consentire l'approvazione degli artt. 1 e 2 e del secondo comma dell'art. 3, che allarga comunque la possibilità di partecipare nel tempo a concorsi per il passaggio dalla I alla II qualifica dirigenziale per coloro che abbiano conseguito l'idoneità ai futuri concorsi interni (che si potranno fare per quattordici persone dopo la modifica della legge sul contratto all'art. 57), abbiamo ritenuto di stralciare il primo comma dell'art. 3. Propongo pertanto un emendamento che dovrà essere formalmente votato perché la Commissione ha licenziato il testo dell'art. 3 nella sua interezza, sulla soppressione del primo comma dell'articolo stesso.
Tale precisazione è doverosa in quanto la relazione del Consigliere Martinetti fa riferimento a ciò che è avvenuto in sede di Commissione precedentemente a questa determinazione.



PRESIDENTE

Ha pertanto la parola il Consigliere Martinetti per la relazione al progetto di legge n. 499.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Leggerò la relazione predisposta a conclusione della riunione della I Commissione. Anche dopo la precisazione dell'Assessore Brizio, penso di dover leggere la relazione nella sua interezza.
Le procedure concorsuali interne previste dall'art. 46 della L.R. n.
40/84 non hanno risolto compiutamente le esigenze organizzative dell'ente tant'è vero che si ritiene necessario, già sin da ora, individuare nuovi profili professionali diversi da quelli messi a concorso speciale.
Al fine di ovviare a tali esigenze, la Regione intende avvalersi delle procedure concorsuali previste dall'art. 9 della L.R. n. 5/81, che offre la possibilità di procedere per concorsi interni previa riqualificazione del personale interessato, qualora a seguito della ristrutturazione dell'ente emergano nuovi profili professionali.
In relazione a tale disposto, l'Amministrazione regionale per far fronte alle esigenze organizzative più urgenti e tenuto conto che i profili professionali per i quali sono stati espletati i concorsi speciali non hanno potuto recuperare tutte le professionalità esistenti, intende bandire concorsi interni riservati ai dipendenti in possesso di una qualificata e consolidata esperienza lavorativa, maturata nella qualifica immediatamente inferiore ai posti che saranno messi a concorso, ovvero a personale in possesso dei requisiti richiesti dalla vigente normativa regionale per l'accesso alle qualifiche messe a concorso (art. 1).
Peraltro, eseguita questa fase più urgente, a completamento di tutte le operazioni di ristrutturazione previste dalla L.R. n. 42/86 (individuazione dei servizi e delle unità operative organiche), si ritiene in ogni caso necessario utilizzare il medesimo strumento dei concorsi interni per far fronte alle necessità organizzative che ne emergeranno.
L'art. 2 del presente disegno di legge prevede che tali procedure concorsuali interne siano rivolte nei confronti del personale in possesso dei requisiti richiesti per l'accesso alle singole qualifiche regionali dall'ultimo accordo nazionale di lavoro, recepito con la legge approvata dal Consiglio regionale il 6 aprile u.s., oppure nei confronti di quei dipendenti che, in virtù di formale provvedimento della Giunta regionale già svolgono le funzioni proprie della qualifica immediatamente superiore a quella di inquadramento.
In tale ultima ipotesi, l'attribuzione dell'incarico di svolgere mansioni superiori dovrà necessariamente discendere da apposite analisi organizzative fondate sugli esiti della ristrutturazione.
E' importante evidenziare che il complesso delle operazioni concorsuali previste dagli artt. 1 e 2 dovrà avvenire sempre, in ogni caso, nell'ambito dei posti di dotazione organica disponibili e comunque tenute presenti le esigenze di reclutamento di nuovo personale dall'esterno dell'ente.
Il provvedimento legislativo oggi all'esame del Consiglio regionale prevede anche una norma di carattere transitorio (art. 3) volta a consentire ai dipendenti di I qualifica dirigenziale, anche se in possesso del solo diploma di istruzione secondaria di secondo grado, di partecipare ai concorsi interni per l'accesso alla II qualifica dirigenziale, a condizione peraltro che il loro inquadramento nella I dirigenziale sia avvenuto per effetto della norma di prima applicazione di cui all'art. 43 della L.R. n. 40/84 (risultassero cioè all'entrata in vigore di tale legge già nel livello apicale del ruolo regionale) e che attualmente svolgano per formale nomina della Giunta regionale, le funzioni dirigenziali di responsabile di un servizio regionale.
Il secondo comma dello stesso articolo prevede che le graduatorie dei concorsi di cui trattasi, così come quelle dei concorsi riservati, in corso di espletamento, per la I qualifica dirigenziale restino aperte e possano essere utilizzate per tre anni.
L'estensione ai suddetti dirigenti della possibilità di partecipare ai concorsi interni per titoli ed esami previsti dall'art. 8, terzo comma della L.R. n. 60/87, si rende opportuna tenuto presente, da un lato, che per la specificazione introdotta nella recente legge di recepimento del contratto di lavoro per i dipendenti regionali il numero dei posti che si rende possibile mettere a concorso interno è stato sensibilmente ampliato (tredici-quattordici posti invece dei quattro possibili, vigente la precedente normativa) e considerato, dall'altro lato, che, ove si negasse a tali dirigenti anche in questa fase la possibilità di concorrere per la II qualifica dirigenziale, gli stessi potrebbero dolersi di avere per il loro futuro preclusa ogni possibilità di avanzamento di carriera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è questo l'ennesimo disegno di legge riguardante il personale regionale. Al momento della discussione sul disegno di legge di recepimento del nuovo contratto già feci presente che con quell'atto non avremmo finito di continuare sulla strada, che questa Regione purtroppo da tempo propone, di reiterate leggine, di proposte di modifica a leggi precedenti per sanare situazioni che presentano difficoltà in una serie di settori. Non sarà l'ultima legge di questo tipo, perché lo stralcio di cui l'Assessore Brizio ha parlato all'art. 3 è foriero e condizione per la presentazione di un disegno di legge con lo specifico obiettivo di riguardare la dirigenza.
Il Consiglio regionale si trova a discutere disegni di legge che si accavallano l'un l'altro troppo frequentemente; abbiamo già votato quattro modifiche alla legge n. 42 e solo recentemente abbiamo votato la legge di recepimento del contratto, ma già stiamo intervenendo per modificare parti che erano scritte all'interno di quella legge.
Da tempo è aperto in questa Regione un problema che riguarda la capacità che, per responsabilità politiche, questa Amministrazione ha prodotto sugli avanzamenti di carriera e sulla sistemazione complessiva del personale regionale. Più volte abbiamo sollecitato la definizione di un quadro all'interno del quale, pur con i doppi o tripli salti mortali che si sono già prodotti e che si continua a produrre, si sappia dove si vuole arrivare. La mancanza di questo quadro di riferimento ha prodotto casi di ingiustizia nei confronti di funzionari che hanno fatto e continuano a fare il loro dovere e che da anni, per meccanismi strani e per un incredibile proliferare di leggi e leggine, non vedono riconosciuta la loro funzione.
Il problema è che procedimenti come quello messo in moto - e non mi riferisco solo a quest'ultimo disegno di legge - non consentono di volta in volta di rispondere alle esigenze vere della Regione. Di volta in volta si tende a dare una risposta a un problema emergente, si tende a non rendere trasparenti le questioni e quindi a trovare formule che tendono a recuperare tutto, ma che subito dopo, malgrado lo sforzo compiuto tralasciano parti che all'interno di quel determinato provvedimento non trovano risposta, quindi si ripropone un altro provvedimento che magari smentisce quello precedente.
Attorno agli anni 1982-1983 in occasione della votazione della famosa legge n. 40 si discusse a lungo sul titolo di studio. Sono tra coloro che ritengono che il titolo di studio non è tutto e che all'interno di un'amministrazione pubblica che da più di dieci anni non bandisce alcun concorso, questo non può essere l'unico riferimento; a questo punto occorrerebbe attivare un meccanismo che consenta di valutare la professionalità del personale regionale, ancorché privo di titolo di studio.
Da più di un anno e mezzo il Gruppo comunista ha chiesto alla Giunta regionale di individuare nei vari livelli le professionalità e i ruoli svolti dal personale regionale che, per i meccanismi che siamo o non siamo stati in grado di mettere in moto, non hanno potuto vedersi riconosciuta la funzione svolta all'interno dell'ente e che con deliberazioni "ad personam" si riconoscessero tali funzioni. Ciò forse avrebbe evitato tutte le ginnastiche che in questi ultimi mesi ed anni sono state messe in atto.
Ancora una volta si vuole proporre un disegno di legge di dubbia legittimità e di dubbia approvazione che introduce un meccanismo per risolvere alcuni casi, ma che, proprio perché non li esplicita e non li rende trasparenti, rischia di usare questi problemi veri e reali per lasciarne insoluti altri.
Nonostante che di queste questioni mi occupi da un po' di tempo, devo dire che fatico a stare dietro a tutte le norme che si vanno modificando; a questo punto bisognerebbe avere un computer per poter leggere tutto quanto si mette in moto, che poi si smonta il giorno dopo.
Questo disegno di legge è stato presentato con due articoli e la Commissione ha attivato la consultazione con le Organizzazioni sindacali sennonché l'Assessore Brizio ha presentato un emendamento aggiuntivo all'art. 3 che introduce un meccanismo che riguarda la dirigenza, anche qui con un metodo che la dice lunga sul modo con cui si lavora. Ieri in aula non è stato possibile iscrivere il disegno di legge all'o.d.g. perch mancavano i 31 voti e quell'episodio ha consigliato l'Assessore Brizio a soprassedere e a non insistere nel proporre l'intero art. 3 così come era formulato, tant'è vero che il primo comma verrebbe stralciato.
Non è stato l'atteggiamento in aula del Gruppo comunista ad avere determinato lo stralcio del primo comma dell'art. 3, ma è stata la reazione che un Gruppo di maggioranza ha avuto nei confronti dell'introduzione di quell'articolo nel disegno di legge, tra l'altro con delle motivazioni che non ci interessano più di tanto. L'art. 3 consentirebbe di recuperare una serie di situazioni, ma non consentirebbe di risolvere alcuni casi singoli.
Assessore Brizio, occorre un atto di coraggio da parte della Giunta sapendo che può essere l'urlo nel deserto, perché da questa Giunta, quando le abbiamo chiesto di assumersi le sue responsabilità in ordine ai problemi del personale, abbiamo ottenuto risposte poco edificanti nel senso che quando si è trattato di scegliere la strada per la nomina della dirigenza di questa Amministrazione, nomina che era prevista dalle leggi che questa Regione si era data in un certo modo e con un certo meccanismo, quel modo e quel meccanismo alla fine impedirono di dare soluzione ai problemi e noi stessi avevamo invitato la Giunta a farsi carico del problema della nomina della seconda dirigenza. Abbiamo quindi un giudizio da esprimere sul modo con cui si è nominata la seconda dirigenza. Caro Brizio, tu fai parte della maggioranza. Non eri seduto al banco degli Assessori, ma facevi parte della maggioranza. Comunque, non vogliamo riaprire una ferita, lasciamo perdere.
Noi proponiamo all'Assessore Brizio di assumere una decisione proponiamo di scegliere una strada diversa, quella che abbiamo proposto un anno e mezzo fa.
L'ufficio al personale, i singoli Assessori, la struttura del Consiglio regionale, sono in grado di dire quali sono le situazioni vere, le funzioni, i ruoli che all'interno dell'amministrazione pubblica vengono svolti dal personale il quale deve vedere riconosciuti questo ruolo e questa professionalità. Quindi la Giunta, sulla base di questa ricerca assume le deliberazioni "ad personam" e motiva le ragioni per le quali a quelle persone viene riconosciuto il livello superiore. L'Assessore Brizio mi risponderà che queste deliberazioni non sarebbero accolte, non sarebbero vistate dal Commissario di Governo. Allora, Assessore Brizio, dobbiamo metterci d'accordo. In questi mesi in Regione si sono fatte leggi e leggine che, dal punto di vista della legittimità, hanno sollevato i problemi che l'Assessore conosce e che i colleghi forse non sanno: decine di ricorsi ai vari livelli, dal TAR al Consiglio di Stato. Sono leggi che sono state vistate dal Commissario di Governo sulla base di rapporti che la Giunta regionale ha attivato nei confronti di chi di dovere. Allora, mi si deve dimostrare se è più serio continuare sulla strada del rapporto privilegiato (ma lasciamo perdere le definizioni) con il Governo e con il Commissario di Governo per ottenere visti su leggi e su leggine che sono al limite della legalità, questo lo si può dire, e che fanno a pugni con le normative nazionali e regionali, o non è meglio seguire l'altra strada più trasparente, più puntuale, più precisa, in grado di rispondere ai problemi di questa Regione che attendono di essere risolti. Assessore Brizio, le proponiamo di mettere in moto tutte le possibilità che anche lei ha dimostrato di avere nei confronti di chi di dovere per portare avanti questa linea, che è l'unica possibile per poter chiudere questo capitolo.
Se non viene scelta questa strada, questo disegno di legge non può, da parte nostra, essere condiviso perché non riusciamo a capire che cosa, al di là di quello che sappiamo, sta dietro. In sostanza, non vorremmo che con questo disegno di legge, che tende a dare risposta a problemi reali, si avviasse una cordata di cose che con quei problemi reali non hanno niente a che fare.
Per queste ragioni siamo contrari a questo disegno di legge. I colleghi socialisti hanno sollevato un problema sull'art. 3 e con il mantenimento del secondo comma forse i problemi che i colleghi socialisti volevano risolvere non saranno mai più risolti.
Ho fatto riferimento alla legge di recepimento del contratto approvata dal Consiglio regionale l'11 maggio. L'art. 5 di quella legge prevede norme per l'accesso alla Regione Piemonte. I commi secondo e undicesimo dell'art.
5 richiamano le caratteristiche che il personale deve avere per l'accesso ai livelli; all'art. 38 si esplicitano i requisiti per l'accesso alle qualifiche dirigenziali. Non sono innamorato di quel testo, però dico che non è serio né nei confronti del personale che aspetta il riconoscimento del ruolo che ha svolto finora all'interno dell'Amministrazione, né nei confronti del Consiglio regionale, cambiare le carte in tavola due mesi dopo quello che si è deciso.
Per queste ragioni, Assessore Brizio, la invito a considerare l'opportunità di seguire un'altra strada per dare risposta ai problemi reali della Regione. Quella che lei sta seguendo non è la strada giusta anzi è la strada che produrrà ulteriori mortificazioni per alcuni dipendenti, non porterà alla soluzione dei problemi e delle attese che qualcuno legittimamente attende.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo repubblicano ha apprezzato la proposta fatta dall'Assessore Brizio relativa a questa legge e all'emendamento abrogativo di una parte dell'art. 3, che di fatto vanifica alcune scelte che si sono fatte in passato.
L'intervento di Avondo ha riproposto il problema generale della politica della Regione Piemonte, nei confronti della propria struttura e nei confronti del personale. Questo intervento ha stimolato alcune riflessioni, portando alcuni problemi che sono già stati oggetto di nostri dibattiti sui singoli provvedimenti legislativi che hanno posto il Gruppo repubblicano in una posizione differenziata rispetto alle posizioni che si andavano determinando in quest'aula. Noi crediamo che quella posizione debba essere, oggi al termine della legislatura, confermata come posizione autonoma del PRI.
Noi siamo d'accordo con il Consigliere Avondo, e credo che sia una convinzione abbastanza generalizzata da parte di quasi tutti, almeno nell'enunciazione di principio, che il titolo di studio, se non è di per s un titolo sufficiente a determinare la capacità e i meriti di una persona è certamente qualcosa che è nel pacchetto di questa persona e deve essere tenuto nel giusto conto. Quindi il meccanismo degli avanzamenti di carriera nella Regione Piemonte deve essere riesaminato.
Il Gruppo repubblicano ha posto più volte il problema del ruolo dei dirigenti regionali. Abbiamo sempre detto che la funzione della struttura era una funzione amministrativa, che doveva differenziarsi in modo forte rispetto alla funzione politica e per differenziarsi in modo autorevole doveva fare riferimento nei suoi quadri dirigenti a persone che autorevolmente sapessero interfacciarsi alla classe politica. E' stato un grave errore del passato quello di aver ridotto il ruolo della dirigenza nella Regione facendo avanzare su ruoli che non sono propri la struttura politica, cioè gli Assessori. Questo è stato uno degli aspetti negativi che ha caratterizzato anche la Regione Piemonte e non solo la Regione Piemonte che deve essere recuperato.
Allora, alla luce di queste considerazioni, crediamo che questo provvedimento di legge sia da approvare per quanto riguarda la questione ordinaria di tutti i giorni, ma non può essere considerato qualcosa che si muove nella prospettiva di rinnovamento forte come noi riteniamo debba essere in ordine alla politica del personale.
Ci sono dei criteri generali che devono essere seguiti per gli avanzamenti di carriera, noi ne abbiamo indicati due in passato che non sono quelli seguiti fino ad oggi. C'è la scelta autonoma della Giunta la quale si assume la responsabilità di indicare meriti e capacità dei dipendenti e, assumendosi la responsabilità, ha titolo per poterlo fare; è una scelta che noi condividiamo, ma che la Giunta ha dimostrato di non essere capace a fare perché di fronte alle possibilità che si sono presentate in passato sulla dirigenza, ha scelto tutti, quindi ha dimostrato di essere incapace a fare questa scelta.
Quando la Giunta nella sua discrezionalità dà il massimo dei punteggi a tutti credo che non faccia una scelta, perché scoprire che tutti sono uguali non è una scelta vera. Questo primo elemento non può essere seguito.
Ce n'è un altro che noi abbiamo seguito e che abbiamo indicato in passato quello di individuare i meriti effettivi con i concorsi esterni all'Ente Regione in modo che diano maggiori caratteristiche e garanzie di professionalità. Fino ad oggi questo criterio è stato considerato illegittimo, ma io non credo che sia illegittimo, basterebbe organizzarlo in modo corretto; sostanzialmente però non lo si è voluto adottare perch non rientrava in una certa cultura della politica del personale negli enti pubblici.
Siamo alla fine della legislatura, quindi possiamo parlarne con un poco di serenità. Credo che sia opportuno fare un confronto serio e senza polemiche in questo Consiglio regionale, anche perché ritengo che il futuro complessivamente debba essere programmato. Se questa Regione ha qualche responsabilità in ordine ai problemi del personale, è difficile individuare le forze politiche che possono criticare le politiche seguite senza avere a loro volta responsabilità per le scelte sbagliate, che in qualche modo hanno determinato quelle che ci sono date.
Credo sia opportuna (non rispetto a questo provvedimento di legge, che forse è limitativo e comunque non consente di affrontare complessivamente il problema), in momenti che sarà la Giunta o l'Assessore o le forze politiche ad indicare, una seria riflessione senza pregiudiziali, senza condizionamenti di quella che deve essere la politica del personale.
Noi crediamo che una Regione abbia prospettive di successo se ha una classe politica adeguata, se ha una struttura sociale adeguata, se ha una burocrazia adeguata ai gravi problemi e questa burocrazia adeguata deve essere creata dalla classe politica. Una scelta di questo genere, una riflessione seria da parte delle forze politiche in Consiglio regionale sono opportune per modificare la politica seguita in passato, in tanti passati, per dare delle prospettive nuove. E' un confronto serio che possiamo fare, al di là di quelle che potranno essere le maggioranze a venire. Certamente è un confronto che, a nostro giudizio, potrebbe tornare a forte beneficio della Regione e dei suoi funzionari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Sui provvedimenti che attengono al personale temo ci sia il rischio di ripetere ogni volta le cose che pensiamo anche quando gli argomenti sono come questo provvedimento, di routine per attuare una politica. Temo che si finisca sempre per dire quello che diciamo in Commissione e in aula, cioè di mettere sotto accusa la politica del personale in questa Regione, in questa o in altre legislature. Questa è la conseguenza della frustrazione che esiste negli enti pubblici, una frustrazione che non si rileva solo in questa Regione o nel Consiglio regionale del Piemonte, ma che si rileva nel rapporto fra il dipendente pubblico, lo Stato e la sua organizzazione sul territorio, che è quel rapporto complesso e difficile che in questi anni fa discutere molto a livello nazionale e a livello regionale e che spesso mette a confronto responsabilità, inefficienze e colpe della burocrazia pubblica con l'impresa privata che è ritenuta più efficiente. Ma non voglio fare questo discorso troppo lungo e complesso, che non si pu risolvere con qualche battuta.
Il provvedimento che l'Assessore Brizio propone va nella direzione di attuare ciò che questa maggioranza ha immaginato si dovesse attuare in questo settore e in questa legislatura, per creare le condizioni perch all'inizio della prossima legislatura si possano avere delle strutture regionali più efficienti e in grado di meglio funzionare e di essere nella condizione di dare delle risposte più coerenti intanto agli amministratori poi alla società.
Il programma che la Giunta ha impostato all'inizio del 1986 e che mi ha visto personalmente responsabile del Settore personale fino al mese di ottobre dell'anno scorso, è un programma che si sta realizzando sul fronte della definizione e della collocazione nelle qualifiche e secondo i profili professionali di ogni dipendente attraverso una serie di concorsi interni.
E' stato inquadrato il livello apicale con la definizione della seconda qualifica dirigenziale; è stato approvato il precedente contratto e si sta parlando del nuovo; si sta facendo un lavoro di formazione importante ed è uno degli strumenti decisivi per far fare un salto di qualità alla burocrazia regionale.
Anche le Organizzazioni sindacali hanno capito che non solo attraverso la contrattualità forte su alcuni istituti fondamentali di tipo economico e di tipo giuridico si risolvono le loro questioni, ma si risolvono se ed in quanto l'ente riesce a trovare un assestamento organizzativo che consenta al dipendente regionale di essere collocato nella qualifica giusta e quindi di avere soddisfazione dal punto di vista giuridico e non solo economico per prendere il legittimo stipendio il giorno 27 del mese, cosa che accade regolarmente, ma anche trovando, rispetto alla propria professionalità possibilità di realizzazione e quindi di soddisfazione professionale. E' una componente che anche il sindacato ha colto in questi anni e che sta giustamente e legittimamente portando avanti. Voglio dire che non possiamo continuare ad avere dei dipendenti regionali che prendono lo stipendio e che sono collocati alla qualifica giusta, ma che sono frustrati, problema non ancora risolto in modo adeguato, ma che sta andando a soluzione.
Questo provvedimento va nel senso di realizzare entro questa legislatura le condizioni a cui facevo riferimento poco fa.
Ha ragione il Consigliere Ferrara nel dire che è inutile polemizzare su questi provvedimenti perché questo è un comparto complesso e difficile che ha bisogno non tanto di individuare responsabilità in altri, perch potremmo farlo noi rispetto alle Giunte di sinistra, ma di trovare le soluzioni perché la Regione abbia delle strutture agili e flessibili, sia dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista della soddisfazione di chi vi lavora, tali da consentire agli amministratori di poter operare con il conforto e l'assistenza di una burocrazia regionale responsabile in un rapporto, che a noi pare assolutamente irrinunciabile, in cui la classe politica, gli amministratori, danno gli indirizzi politici e i dipendenti la burocrazia, attuano tali indirizzi.
La Giunta bene ha fatto a presentare questa proposta. Il Gruppo DC la voterà augurandosi che entro il 1990 tutta la partita del personale vada a compimento. Chiediamo anche che, entro la fine della legislatura, si facciano i concorsi pubblici per quelle qualifiche e per quelle figure professionali di cui siamo carenti, in modo che la prossima legislatura possa partire con il piede giusto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto di parlare per esprimere talune considerazioni di carattere generale. Ho partecipato ai lavori di Commissione e mi sono reso conto che in questo provvedimento ci sono diversi problemi che hanno una storia nell'ambito delle vicende di rapporto - consentitemi di definirle così fra la burocrazia dell'istituto e la gestione politica dello stesso, tant'è vero che taluni ammiccamenti mi hanno lasciato piuttosto sconcertato, quasi come se avessi potuto o dovuto capire in quella occasione che trattavasi di un provvedimento atto a promuovere taluni funzionari od impiegati che hanno, non dico un privilegio o un occhio di riguardo di natura politica, ma certamente dei collegamenti con la struttura assessorile della Regione Piemonte.
Ho chiesto anche delle indicazioni precise al fine di vanificare questo cattivo pensiero indottomi dalla discussione allora in atto, ma le indicazioni, non dico per senso di omertà, ma per discrezione, non mi sono venute.
Di fronte a questo problema quindi l'opposizione del Gruppo MSI non pu calarsi nel particolare degli ammiccamenti, ma deve stare alla ragione delle cose, e la ragione delle cose sta nel fatto che il potere politico ha dei gravissimi ritardi sulla struttura amministrativa e sulla ristrutturazione dell'ente, tant'è che ci siamo trovati a recepire il contratto nazionale degli enti pubblici con circa tre anni di ritardo, un ritardo che ha giovato all'amministrazione della Regione anche in termini economici.
Ieri abbiamo tentato di affrontare un discorso sul bilancio consuntivo e, fra le altre cose, una grossa fetta del risparmio è stata evidenziata per quanto riguarda la spesa sul personale.
Non è che si possa risparmiare sul personale lesinandogli ciò che gli è dovuto: si risparmia sul personale quando non si applicano le regole che vigilano sulla gestione della pianta organica. Naturalmente questo grave ritardo pone ora l'Assessore al personale, Brizio, nella necessità di portare delle proposte. Staremo a vedere.
In qualità di rappresentante del Gruppo MSI, ma anche come sindacalista della CISNAL. non entro nel merito di come taluni impiegati abbiano potuto espletare mansioni di livello superiore, non entro nel merito degli sconcertanti ammiccamenti di natura politica: sto alle regole del gioco. La regola del gioco è che, quando per cinque anni o più, comunque per un certo periodo di tempo, il personale è assegnato a una mansione di livello superiore e svolge un'attività di qualifica superiore, deve avere il suo giusto riconoscimento, giammai può essere buttato alle ortiche attraverso un concorso che immetta "linfa nuova" a rivitalizzare la pubblica amministrazione. Anzitutto bisogna pensare di operare in favore del personale che ha delle ragioni pregresse acquisite, sempreché queste ragioni siano valutate attraverso un filtro che vada a riscontrare la qualità del servizio prestato. Vedremo che cosa dirà a chiarimento ulteriore l'Assessore Brizio a tal proposito.
Detto questo, si prefigura che il Gruppo MSI, per una questione fondamentale di principio, ancorquando sia in attesa di una ristrutturazione di tutta la pianta organica, magari attraverso una serie di conferenze cosiddette dei servizi, è favorevole al provvedimento. Per questo non ci esime dal far rilevare talune incongruenze che sono scritte nel testo della legge, certamente per ovviare. Si sarebbe potuto evitare di scrivere nel disegno di legge: "per sopperire alle esigenze organizzative più urgenti". Mi chiedo: urgenti da quando? Da adesso? Da quanto tempo la Giunta non ha avvertito l'urgenza di tali problemi? Si dice "entro otto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge", quindi è un'urgenza che va dilazionata da qui a otto mesi, che va a ridosso della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale. Mi si dirà che c'è la necessità di trovare il giusto lasso di tempo perché si possano espletare i concorsi. Ebbene, devo accettare questa necessità per non entrare in contraddizione con la questione di principio testé espressa però non posso, quale oppositore di questa maggioranza, non far rilevare che c'è una discrasia di termini tale da configurare anche una incongruenza di giudizio politico e quindi, come tale, un vero e proprio vizio ideologico. Mi spiego meglio: la Giunta regionale bandisce, a completamento dei concorsi speciali che non hanno potuto dare ragione né alle esigenze dell'istituto né alle urgenze pregresse, concorsi interni (per titoli ed esami) per nuovi profili professionali di VIII e VII qualifica funzionale per i quali i soli requisiti di accesso sono di tre tipi, e qui condividiamo pienamente. Ma al terzo comma dell'art. 1 è detto anche che i concorsi di cui al primo comma sono indetti "previa riqualificazione del personale". Ciò significa che il personale in questione, quello per il quale si bandiscono i "concorsi sanatoria", non è considerato riqualificato per via delle mansioni superiori espletate nella qualifica immediatamente inferiore, comunque con competenze specifiche tali da consentire l'avanzamento di qualifica seppure attraverso un concorso.
Mi pare che tutto quello che è scritto nel testo di legge sia quasi per giustificare la stessa proposta legislativa. Cosicché gli ammiccamenti che si sono avvertiti in sede di Commissione hanno un loro fondamento e una loro credibilità, sempre che l'Assessore Brizio non voglia sconfessarli anche se, fra l'altro, sono stati ampiamente giustificati dalla presa di posizione del Consigliere Bara che, in nome e per conto del Partito socialista, ha detto chiaramente che se l'art. 3, a mo' di emendamento fosse stato presentato, loro socialisti sarebbero stati contrari all'intero dispositivo legislativo, giacché alla fine dei conti "in questa legge ci sono delle cose che non si possono dire".
Assessore Brizio, sul piano del principio non siamo ostativi nei confronti del buon diritto dei lavoratori, convinti come siamo che ancorquando siano stati collocati in una mansione superiore per clientelismo politico, dopo cinque anni di attività, essi abbiano già acquisito quella professionalità che fa meritare loro l'avanzamento. Per una spiegazione e una dichiarazione politica da parte dell'Assessorato l'attendiamo, anche perché il nostro voto favorevole sia, quanto meno per la facciata, suffragato da una ragione di tipo ideologico-politico che soddisfi tutte le parti della contesa su questa controversa questione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Cercherò di dare brevemente una risposta completa alle osservazioni avanzate.
Per quanto riguarda il problema complessivo del personale, è inutile che io ripeta cose già dette ieri in occasione dell'approvazione della legge sui comandi. La situazione è nota, siamo in una fase di consistente assestamento del personale, i previsti concorsi interni vengono tutti effettuati secondo la scadenza che ci siamo dati, possiamo dire di avere mantenuto appieno la tabella di marcia che ci eravamo proposti. In luglio si concluderanno i concorsi interni per il passaggio dal VI al VII livello ed anche i concorsi interni per il passaggio alla prima dirigenza, mentre in autunno si faranno gli altri concorsi previsti.
E' vero che esiste una situazione interna la quale esige alcuni riconoscimenti di professionalità maturata, più ancora che di mansioni superiori svolte, e che non potevano trovare nel contesto legislativo la soluzione. Già era stato presentato un disegno di legge, ritirato perché ci fu la richiesta di allargare il provvedimento ad altre situazioni che emergevano. Il lungo esame con le Organizzazioni sindacali ci ha portati a proporre gli articoli 1 e 2, cioè alla soluzione che si ipotizza possibile esclusa la dirigenza. Riteniamo che questo disegno di legge sia da portare avanti sperando nel consenso di tutti.
Aggiungo, rispondendo al Consigliere Masaracchio, che non si tratta di ammiccamenti, ma del riconoscimento di una professionalità consolidata che va utilizzata; rispondendo poi ad Avondo dirò perché abbiamo scelto la strada della legge e non altre vie.
L'art. 3 è stato proposto perché il tema della dirigenza è da lungo tempo alla discussione con i sindacati. Lo abbiamo inserito in questo disegno di legge per cercare di compiere un'accelerazione di fronte alle modifiche che sono in atto, in particolare la modifica del nuovo contratto che consente di ampliare i posti da mettere a concorso per la seconda dirigenza. E' emerso un dissenso sulla possibilità di estendere ulteriormente questo intervento, per cui abbiamo ritirato la prima parte dell'articolo per riesaminarlo con maggiore attenzione.
Vorrei però aggiungere che i funzionari della prima dirigenza sono anche gli unici che non hanno ottenuto benefici da questo grande assestamento, perché una parte è passata alla seconda dirigenza, l'altra da una funzione apicale si è trovata a perdere tale funzione. E' un problema aperto e cassando il primo comma dell'art. 3 non possiamo affermare che esso non sussiste. Il problema sussiste; lo esamineremo nell'ambito di un provvedimento acconcio per la dirigenza; non so se sarà un provvedimento che anticiperà la ristrutturazione o se rientrerà in un discorso più completo che farò più avanti.
Con questo disegno di legge cerchiamo di premiare la professionalità.
La via che il Consigliere Avondo ci indica come via maestra l'abbiamo sondata, ma la riteniamo non percorribile.
Anche questo disegno di legge potrà incontrare in sede di approvazione delle difficoltà (l'ho già anticipato in Commissione). Non possiamo dire di avere la certezza della sua approvazione, faremo di tutto, come sempre, per ottenerla. E' chiaro che incontra delle difficoltà in un quadro che si è modificato con il contratto in discussione a livello nazionale.
Si potrebbe seguire la via delle deliberazioni singole, ma per l'ulteriore attribuzione di mansioni superiori ai sensi dell'art. 57.
Questa potrebbe essere la via successiva, ove il presente disegno di legge non avesse esito. Se il disegno di legge sarà approvato, si potrà dare a queste posizioni non solo il riconoscimento delle mansioni superiori, ma l'inquadramento superiore, che è cosa diversa.
Con il disegno di legge perseguiamo la strada dell'inquadramento superiore, ma se questo non sarà possibile cercheremo la via dell'attribuzione di mansioni superiori, che però necessita di un supporto molto misurato. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto la strada del disegno di legge.
Il mantenimento del secondo comma dell'art. 3 non blocca le prospettive, ma mi pare corretto perché quanto meno a coloro che già oggi hanno la possibilità di partecipare al concorso interno di seconda dirigenza si offrono possibilità che sono previste dal nuovo contratto: si propone soltanto l'applicazione delle norme del nuovo contratto a due concorsi di dirigenza in atto, compreso il concorso di IX livello che potrebbe creare delle disparità. Infatti il numero delle domande per alcuni profili è inferiore ai posti messi a concorso, mentre in altri profili le domande sono superiori ai posti. E' una norma che si pone comunque nel quadro dell'equità, che ha una sua validità e che non preclude, in occasione del riesame più complessivo della dirigenza, soluzioni diverse.
C'è il problema dei concorsi pubblici. Mentre espletiamo i concorsi interni, avviamo la realizzazione dei concorsi pubblici. Devo rispondere al collega Ferrara, che la Giunta ha già approvato il bando per un concorso pubblico per 29 posti di prima dirigenza. Questo concorso si effettuerà nell'autunno, quindi ci stiamo già muovendo; ci sarà la riserva per gli interni ed evidentemente bisognerà vedere nel concreto se c'è un mercato della dirigenza; oggi credo che le domande dall'esterno non siano tali da poter pensare a un rilevante rinsanguamento di dirigenza regionale.
Effettueremo concorsi pubblici non soltanto per la dirigenza, ma anche per tutte le altre qualifiche, e rispondo così anche al collega Carletto che ha dato questa indicazione. Dopo i concorsi per la prima dirigenza, bandiremo concorsi pubblici per l'ottava, la settima e la sesta qualifica entro l'anno e probabilmente anche per la qualifica successiva prima della fine della legislatura. Quando dico prima della fine della legislatura, non vorrei che qualcuno pensasse che lo facciamo per clientelismo, perch bandire i concorsi pubblici prima della fine della legislatura è un nostro dovere ai fini della sistemazione del personale. Certo, il problema del personale va affrontato in modo complessivo.
Ho avuto sollecitazioni dai colleghi Avondo, Ferrara e Carletto.
Stiamo studiando e portando avanti la ristrutturazione. Le linee di indirizzo andranno all'esame della Giunta in una delle prossime sedute e saranno portate ovviamente a conoscenza della competente Commissione consiliare; una proposta di ristrutturazione sarà formulata a settembre occorrerà il confronto a livello dei settori, a livello degli Assessorati a livello di Giunta e di Consiglio. La proporremo a settembre con l'obiettivo di approvare anche questa, prima della fine della legislatura.
Ci è ben presente il tema del personale come condizione dell'efficienza ed efficacia dell'azione regionale. Ci è anche molto presente la necessità di motivare il personale.
In questi mesi abbiamo lavorato intensamente sul fronte dell'espletamento dei concorsi e sul piano dei rapporti con il sindacato e con il personale, soprattutto con l'obiettivo di motivare il personale; di rafforzare e ricreare un rapporto fra ente e personale, perché solo dalla collaborazione corretta fra l'istituzione e la sua burocrazia può derivare un risultato positivo e un vantaggio per i cittadini. Vedo anch'io le incertezze di questo disegno di legge, tuttavia questa via è da percorrere per sistemare sul piano legislativo tutto il personale e per risolvere i successivi problemi con le conseguenti deliberazioni personali, le quali però, hanno dei limiti perché non toccano l'inquadramento, ma soltanto le mansioni. Questa strada invece persegue la via dell'inquadramento del personale che ha professionalità; se fallisce questa strada (speriamo di no!), rimane l'altra. Dovevamo doverosamente perseguire questa via per riconoscere il giusto al personale che ha lavorato in questi anni a livelli superiori, che ha acquisito una professionalità e che la mette a disposizione dell'ente. Ribadisco l'impegno della Giunta e mio personale nel portare all'esame del Consiglio, prima della fine della legislatura, la ristrutturazione dell'ente.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore per le dichiarazioni rese riguardanti tutto il personale, quindi anche quello che opera in Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per chiarire il modo in cui voteremo questo disegno di legge e per dire perché il Gruppo comunista, pur di fronte alle critiche pesanti di Avondo, sceglie con un po' di ottimismo la strada dell'astensione. L'ottimismo e le cose poco chiare ci lasciano in una posizione tra il caldo e il freddo. La mia preoccupazione personale è che, di questo passo, rischiamo di infilarci in una foresta dove non si troverà più la strada per uscire.
Un anno fa, l'allora Assessore Carletto e poi Brizio mi avevano convinto che, visto che dal 1980 non ci sono stati più concorsi, era necessario prendere il toro per le corna, recuperare quel tempo facendo celermente i concorsi interni per consentire un avanzamento di qualifica per tutti. Ci fu anche una discussione con il sindacato, il quale era d'accordo su un passo avanti automatico. Noi ne discutemmo all'interno del Gruppo, perché quella era una abnormità in rapporto alle leggi e ai regolamenti. Poi, si disse invece: "facciamo i concorsi subito, perch tutto il personale possa fare un passo avanti". Anzi, si disse che si doveva fare subito il concorso della seconda dirigenza, perché quello era il tappo che teneva chiusa la bottiglia, bisognava togliere quel tappo per fare uscire tutta la materia. Ci diceste anche che proprio per questa scelta, che era di sanatoria generale perché dal 1980 tutto era rimasto fermo, si sarebbero subito risolte le questioni di quei casi specifici, che non entravano in questo processo perché privi di titoli.
Con il compianto Presidente Viglione, in Ufficio di Presidenza del Consiglio, portammo avanti il discorso delle strutture con la proposta di sette deliberazioni di unità operative che corrispondevano a professionalità, a funzioni, a strutture e a compiti. Non per fare della polemica, ma l'Ufficio di Presidenza aspetta ancora adesso la risposta a quelle deliberazioni, una del febbraio 1987, le altre del febbraio 1988.
Poi si disse: "Risolviamo quelle situazioni che non stanno dentro questi meccanismi e andiamo ai concorsi pubblici, andiamo alla riorganizzazione dell'ente", cioè tutti avanti di un passo, soluzione delle situazioni anomale, via ai concorsi pubblici per mettere della linfa nuova riorganizzazione delle strutture e così via. Assessore Brizio, questo discorso non lo ritrovo più, faccio fatica a ritrovarlo. Per questo motivo ho detto che metto un po' di ottimismo nell'astenermi.
Non lo ritrovo quel discorso perché andiamo avanti con le deroghe e quando si deroga da una linea, anche se la giustificazione è valida, si inficia la linea.
Nel concorso in atto per la I dirigenza c'è una piccola deroga e qualcuno fa il doppio salto, non solo uno. Se non vado errato, nell'art. 2 di questo disegno di legge c'è un'altra deroga, cosicché qualcuno potrà fare due passaggi di livello; per questo non riesco a capire. L'ottimismo che ci porta ad astenerci vuole però combattere qualsiasi tentativo cosciente od incosciente, di strumentalizzare delle situazioni anomale per far passare altri problemi. Tu sai, Brizio, che quando parlo di situazioni anomale, mi riferisco a quei casi in cui la carriera è bloccata per mancanza di titoli di studio e parlo dei sottoqualificati, in rapporto ai loro profili professionali.
Queste sono le ragioni che non ci permettono di votare favorevolmente.
Vogliamo però dare ancora un'occasione all'Assessore, una carta per recuperare la linea che si era presentata un anno fa, quella che diceva che tutto il personale avrebbe fatto un passo avanti; che si sarebbero fatti i concorsi pubblici perché c'era bisogno, dall'alta dirigenza all'ultima qualifica, di linfa nuova; che era necessario ristrutturare l'ente con le unità operative organiche, con i servizi, con nuovi compiti e funzioni. E poiché il Consiglio regionale è più piccolo, le cose si toccano più con mano, ci siamo permessi di avviare questo processo per essere pronti, già alla fine del 1988, con proposte di riorganizzazione della struttura del Consiglio.
Se però si continua a derogare con altri piccoli colpi si inficia quella linea, sempre che quella sia una linea convinta e sostenuta fino in fondo. L'Assessore Brizio ha ben presente quella linea, però il governo regionale non è fatto solo da Brizio, ma di tanti componenti. Se non si segue quella strada, rischiamo molto sulla politica del personale rischiamo di non cogliere tutta la potenzialità e l'intelligenza del personale e di non collegare questa potenzialità e intelligenza ai processi di innovazione e di sviluppo tecnologico che abbiamo avviato nella nostra struttura. Se non sappiamo cogliere tutto questo, se non alimenteremo con forze nuove il personale, saremo sconfitti. Il Piemonte è l'unica Regione d'Italia che da mesi è priva del Servizio legislativo. Nessuno può venire in Consiglio a chiedere un parere legislativo perché il servizio non c'è più, è ridotto a due impiegate, una di VI ed una di IV livello. La linfa nuova, i concorsi pubblici, la ricerca di professionalità devono coprire queste situazioni, altrimenti non reggeremo più, il che vuol dire lo sfascio di tutti i settori.
Questa è la struttura che può completare l'opera istituzionale.
Per questi motivi, perché cerchiamo di usare l'ottimismo per risolvere i problemi, ci asteniamo su questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Mi pare che i problemi sottolineati dal Consigliere Guasso possano trovare nella dichiarazione dell'Assessore Brizio quelle risposte che sono nelle attese del nostro personale.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dalla Giunta regionale: il primo comma dell'art. 3 è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame proposta di deliberazione n. 1138: "DGR n. 48-28677 Attuazione degli artt. 2 e 3 della deliberazione del Consiglio regionale n. 824-6656 del 12/5/1988 relativa a 'Modalità e criteri di organizzazione del servizio mensa per il personale regionale - ex art. 48 L.R. 16/8/1984, n. 40'"


PRESIDENTE

Prima di passare alle nomine, esaminiamo la proposta di deliberazione n. 1138 relativa al servizio mensa per il personale, che è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Passiamo al punto 18) all'o.d.g. relativo alle nomine.
Ha chiesto la parola il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà



SESTERO Maria Grazia

Io e la collega Dameri dichiariamo di non partecipare al voto, perch su diciassette nomine compare solo il nome di una donna. Credo che questo modo di procedere tutto al maschile sul terreno delle nomine non sia più accettabile. Sollecitazioni sono state, da parte nostra, già fatte a tutti i Gruppi presenti in Consiglio, pertanto noi assumiamo questa prima posizione e presenteremo un provvedimento perché il criterio della parità cominci ad essere affermato anche all'interno del Consiglio regionale a partire dalle nomine.



PRESIDENTE

Porteremo l'argomento alla Commissione Nomine.
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Texilia S.p.A. - Consiglio di amministrazione. Nomina di undici rappresentanti con voto limitato ai 2/3.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giancarlo Petrini, Luciano Boggio, Massimo Ghirlanda, P. Matteo Toffoli Gianluca Susta, Emanuele Giletti, Sergio James Spando, Mario Monteleone Angelo Salivotti, Paolo Gallana e Massimo Spuetta Coda (gli ultimi tre designati ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 8 della L.R. 18/2/1985, n.
10).
Texilia S.p.A. - Collegio sindacale. Nomina di un membro effettivo.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Ugo Mosca.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 8 di Torino. Nomina di un membro in sostituzione della signora Carla Mosso dimissionaria.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gian Furio Guslandi.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 53 di Arona. Nomina di un membro in sostituzione del signor Angelo Brustia dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuliano Subani.
Commissione tecnico-consultiva in materia di cave e torbiere.
Sostituzione del signor Marco Sertorio, dimissionario, membro effettivo esperto in materia giuridica.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Laura Faina.
Associazione nazionale Museo del cinema. Sostituzione del signor Lorenzo Ventavoli dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Marco Brunazzi.
APT delle Valli di Lanzo. Sostituzione del signor Cesare Giuliani dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Fantozzi.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, prima di procedere vorrei fare un riepilogo degli argomenti all'o.d.g. che sono ancora da esaminare. Abbiamo l'ordine del giorno sulla Cina; la conclusione del dibattito inerente la viabilità in Valle Susa, che era stato rinviato la scorsa seduta ed infine due questioni di carattere legislativo: il progetto di legge n. 434: "Divieto dell'uso dei fitofarmaci e dei diserbanti della I e II classe di tossicità all'interno dei centri abitati", di cui al punto 16) all'o.d.g., e il progetto di legge n. 411: "Recepimento delle direttive CEE n. 79/409 e n.
85/411: proposta di modificazioni ed integrazioni della L.R. n. 60/79 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia' e successive modifiche LL.RR. n. 38/85 e n. 22/88", entrambi iscritti ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
L'esame di questi ultimi provvedimenti ritengo possa essere molto rapido, pertanto sono dell'avviso di proseguire la discussione e di non accedere ad una sospensione dei lavori.
Dopo l'esame delle due richieste di iscrizione all'o.d.g. ai sensi dell'art. 32 del Regolamento, passeremo al punto relativo alla viabilità in Valle Susa, dopodiché potremo avviare il dibattito sulla Cina.
Se riteniamo invece che la questione cinese purtroppo è destinata, come leggiamo dai giornali, a peggiorare...



REBURDO Giuseppe

Ci sono già state le elezioni e ora non gliene frega più niente a nessuno!



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, questa è una provocazione! Sto invitando il Consiglio a discutere sul problema della Cina! Poiché però si tratta di un problema che purtroppo è destinato tragicamente a perpetuarsi, fra otto giorni saremo ancora in tempo a parlarne. Le assicuro comunque, Consigliere Reburdo, che non c'è alcun atteggiamento teso a far slittare all'infinito questo dibattito. Ritenevo - questo era il contenuto della mia proposta di esaminare dapprima i due provvedimenti che ho citato e poi avviare il dibattito sulla questione cinese. Se invece il Consiglio ritiene di sospendere i lavori per poi riprenderli dopo una breve pausa non ho alcuna obiezione da fare. Ritenevo si potesse procedere ad una seduta ininterrotta e quindi esaminare tutti i punti, ma non intendo andare contro la volontà del Consiglio.



REBURDO Giuseppe

Si era detto, la volta scorsa, che la questione cinese doveva essere discussa nell'ambito delle due sedute di questa settimana. Questo non sta avvenendo, per cui dichiaro il mio profondo dissenso rispetto al modo con il quale il Consiglio, per responsabilità non so di chi, è arrivato a questa situazione, perché questa è una delle questioni davvero gravi dal punto di vista etico. Dal punto di vista politico non me ne frega niente!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.



OLIVETTI Michele

Intervengo per richiamare l'opportunità che ci sia una regola comportamentale che rispetti, anche dal punto di vista igienico, la vita dei Consiglieri. Sarebbe opportuna una pausa di riflessione per tirare il fiato e per mangiare, sia pure in maniera molto parca, prima di riprendere i lavori, perché ad un certo momento, alla seconda giornata consecutiva di Consiglio, siamo affetti da una sindrome di "accelerite acuta" per concludere i lavori, in una qualche maniera, troppo in fretta, strozzando la discussione.
Al di là della preoccupazione etica per quello che succede in Cina caro collega, garantisco che nessuno, in questo Consiglio, si permette di fare battute o di sottrarsi a responsabilità. Quindi siamo di fronte ad una discussione che va affrontata con tutta la serietà che una situazione del genere impone all'uomo prima ancora che al Consigliere regionale. E' una discussione che va affrontata con tutta la calma del caso e non sminuita o comunque ridotta con delle battute che possono anche sembrare di dubbio gusto, visto che oggi abbiamo letto che altre quattordici persone sono state uccise, anzi assassinate da quel regime.



(Commenti del Consigliere Reburdo)



PRESIDENTE

La seduta è pertanto sospesa.
E' immediatamente convocata la Conferenza dei Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 13,25 riprende alle ore 14,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I lavori del pomeriggio si avviano con il dibattito sull'ordine del giorno relativo alla questione cinese.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei sapere quali sono le risultanze della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi circa l'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Si iniziano i lavori con il dibattito sulla questione cinese, dopodich si dovrebbero esaminare gli ordini del giorno relativi alla viabilità in Valle Susa e i due provvedimenti di cui è stata richiesta l'iscrizione all'o.d.g. ai sensi dell'art. 32 del Regolamento e dei quali ho dato notizia prima della sospensione. Probabilmente l'esame della proposta di legge relativa ai fitofarmaci dovrà essere rinviato, in quanto l'Assessore Maccari oggi pomeriggio è possibile che non sia presente.
Il secondo provvedimento, relativo alla caccia, ha più che altro lo scopo di significare che esiste questo problema, per il quale è opportuno che il Consiglio esprima la sua posizione almeno entro il mese di luglio.
L'o.d.g. della seduta di giovedì prossimo prevede invece l'esame della legge relativa al vincolo idrogeologico e successivamente l'esame della relazione del Difensore Civico e di tutte le altre deliberazioni che saranno da prendersi.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno relativi alla situazione in Cina


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 5) all'o.d.g. sulla questione cinese. E' stato presentato un ordine del giorno firmato da tutte le forze politiche prima della pausa elettorale.
A questo ordine del giorno è stato proposto, sempre a firma di tutte le forze politiche, un emendamento sostitutivo dell'ultimo comma.
Questo emendamento aggiorna la posizione del Consiglio regionale, che in quel momento era rispondente alla situazione e che dopo quanto è intervenuto successivamente è stato necessario aggiornare.
Vi era, in precedenza, un altro emendamento presentato dal Consigliere Reburdo, che però si può considerare assorbito da quello testé annunciato.
Sull'ordine del giorno unitario è aperta quindi la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ero restio a cominciare, però vorrei manifestare la mia indignazione non soltanto nei confronti delle atrocità che si stanno commettendo ancora in queste ore a Pechino da un regime totalitario dittatoriale, che non pu avere comprensione da parte di alcun democratico in nessuna parte del mondo, ma anche nei confronti dell'attenzione scadente che oggi si registra, perché, quando prima delle elezioni del 18 giugno avevamo giustamente composto l'ordine del giorno unitario, sembrava che ci fosse in quest'aula e nei dintorni un'attenzione morale, politica ed ideologica finalmente all'altezza della tragedia. Oggi invece l'aula è disattenta, i banchi del governo praticamente vuoti, se si escludono i volenterosi Mignone e Croso. L'attenzione ad un fatto così enorme, che sconvolge la coscienza dell'umanità intera, non può che essere sottolineata in apertura.
Intervengo pertanto per marcare la differenza se lo consentono i colleghi presenti - nel modo di partecipare da parte del sottoscritto, della parte che in questa sede rappresenta, a una tragedia storica di dimensioni enormi.
Signor Presidente, la volta scorsa ci siamo rifiutati di votare, come lei e una parte degli esponenti della maggioranza imprudentemente - se mi consente - proponevate di fare, senza spiegare le ragioni che pure possono essere diverse, ma che sottolineano la grande conquista di civiltà e un'acquisizione di valori universali, che portano la stragrande maggioranza delle forze a riconoscersi su un giudizio di fondo quale quello che abbiamo espresso nell'ordine del giorno unitario.
E' inaccettabile che oggi si faccia finta di discutere l'ordine del giorno di cui a nessuno o a pochissimi ormai importa, perché tanto le elezioni sono state fatte e le strumentalizzazioni a fini elettorali non sono più possibili. Penso che almeno i presenti abbiano l'interesse a discutere e ad approfondire l'argomento, ma non è quell'assemblea che per discutere di questi problemi deve presentarsi.
Ho voluto intervenire subito per manifestare il mio pensiero e quindi volgere sotto forma di mozione d'ordine questo brevissimo avvio di ragionamento. Mi rimetto al giudizio degli altri colleghi se è possibile procedere in queste condizioni, come a me non sembra francamente possibile.



PRESIDENTE

Il suo pensiero è sicuramente condivisibile, perché anch'io vorrei che a discutere di un problema così tragico fossimo tutti presenti. Non lo è stato prima, non lo è adesso un problema di carattere elettorale, anche perché non era questa la sede ove poter fare delle speculazioni. Purtroppo è un tragico problema che colpisce profondamente i nostri sentimenti.
La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Sono seriamente preoccupato, perché è la seconda volta in poco tempo che mi capita di essere d'accordo con il Consigliere Staglianò. Forse ci unisce la sindrome della solitudine! Questa mattina ero d'accordo con il Presidente quando aveva fatto una proposta in termini di efficacia del dibattito e aveva chiesto ai Capigruppo di esprimersi sulla eventualità di sospendere il Consiglio questa mattina, perché pur avendo fatto un buono ed intenso lavoro in questi due giorni, e proprio per questo motivo, si manifestavano, già in fine mattinata, evidenti segni di stanchezza giustificata e comprensibile.
Quindi il Presidente aveva proposto di sospendere, a quel punto, i lavori o meglio proseguire per chiudere l'ordinaria amministrazione e rinviare alla prossima seduta due argomenti che erano corposi ed importanti e che avrebbero coinvolto, speravamo e speriamo tuttora, gran parte dell'aula. Si è ritenuto, ed è stata interpretata, questa proposta come un modo di non voler più fare questo dibattito, perché essendosi svolte le elezioni non c'era più necessità, ma non era certamente questa l'intenzione del Presidente e della gran parte dell'aula. Se qualcuno ha pensato di poter strumentalizzare questo argomento a fini elettorali, credo che la risposta l'abbia avuta dal risultato elettorale che ha negato la possibilità che un argomento di tale importanza potesse essere utilizzato, in maniera spicciola, per questioni interne e non per affrontare, questo sì però, un nodo che rimane ancora irrisolto e che il problema Cina ha evidenziato ancora una volta. Il problema Cina non ha detto niente di nuovo. Non voglio entrare nel merito degli argomenti che poi dovranno essere oggetto della discussione.
Signor Presidente, io sono d'accordo con Staglianò, siccome non amo il suono della mia voce fine a se stesso, non mi sento veramente di procedere nel dibattito in queste condizioni. Anche senza giungere a soluzioni tecnico-regolamentari, basta guardarsi intorno per dire che non si pu andare avanti. Rimetto a lei questa valutazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me dispiace dover dire che quando istintivamente si pensa male degli altri, si ha alla fine ragione.
In effetti tutto quello che sta accadendo questo pomeriggio non è una cosa occasionale. E' la reiterata manifestazione di una non volontà, o meglio di una sottovalutazione dei problemi altrui. Ieri sera davanti al televisore in cerca di un qualche riposo (chi va avanti e indietro si stressa un "pochino" di più di quanto non accada agli altri che abitano a Torino) ho visto uno spezzone televisivo di quei tanti momenti di festa miliardaria italiana a premi: è stata fatta una bella domanda da premio ad un esperto di cose kennedyane sulla funzione che tale uomo politico americano assassinato nel nome di chissà che cosa, ha avuto nella società delle democrazie in difesa dei valori dell'uomo. Ho potuto così apprendere dalla viva voce di Kennedy una cosa che non sapevo egli avesse detto, questo concetto fondamentale: quando si attenta alla libertà di un solo individuo è come ammazzare la libertà di tutta l'umanità. Un elevato concetto davvero di umanitarismo, che io adesso ricordo per dire che la disattenzione dei colleghi Consiglieri regionali, di quelli che non sono qui presenti, qualunque sia il motivo per cui si trovano assenti, è proprio perché il discorso della libertà dell'individuo lo concepiscono o in termini storici, quando c'è da fare polemica fra noi per le cose che sono accadute nel recente passato in Italia, o in termini contingenti personali nel caso in cui ci si debba ricordare di ciò che è accaduto in Italia negli anni ruggenti dell'assassinio politico. Dimentichi e non curanti di ciò che potrebbe ancora oggi accaderci se certi fenomeni ci rigurgitassero addosso.
Premesso questo, come si fa a non ricordare, ancorquando non ci si voglia calare negli argomenti, che proprio il Presidente della Giunta regionale Beltrami, intervenendo sui tempi del dibattito sulla Cina, ha affermato che lo avremmo potuto tutti quanti affrontare nel momento in cui dopo avere espletato tutte le pratiche amministrative, avremmo potuto trovare lo spazio e il tempo per darci appuntamento in quest'aula che sarebbe stata affollata e pregna di tanto sussiego. Non voglio entrare nel merito di ciò che è occorso al Presidente della Giunta, ma il Presidente della Giunta, che si era impegnato in prima persona a dilazionare nel tempo l'occasione migliore di dibattito, non è presente.
Io dico che quando in una famiglia bisogna dimostrare che c'è tutta la credibilità necessaria per fronteggiare talune situazioni, i suoi componenti sono tutti presenti, come si suol dire, a fare cordata. Ora, le istituzioni non sono rappresentate soltanto dai Consiglieri regionali che trovano buona l'occasione per fare esercizio dialettico di dimostrazione delle proprie idee: le istituzioni in primis sono rappresentate dai componenti della Giunta che hanno la delega specifica non solo di amministrare le risorse finanziarie, ma anche di rappresentare le istituzioni. Quindi, l'appuntamento di oggi, che ci eravamo dati sin da quell'altra seduta del Consiglio, rinnovandocelo ancora una volta ieri, è un appuntamento istituzionale. Ebbene, le istituzioni oggi sono assenti.
E' vero che si potrebbe comunque dibattere l'argomento dei fatti che in Cina hanno determinato una svolta a ritroso del comunismo leninista marxista, ma è anche vero, vivaddio, che se dipendesse da noi rappresentanti del Movimento Sociale Italiano, si andrebbe fino in fondo.
L'altro ieri, parlando in metafora, ho detto: "vedremo scorrere il sangue in aula". In quale senso, in quali termini? Nel senso che bisogna scarnificare il problema fino all'osso, al fine di assumere un impegno politico democratico fra noi e dichiarare le nostre effettive buone intenzioni. Un discorso, questo, che fatto da un rappresentante della maggioranza sarebbe anche opinabile che la stampa domani lo portasse fuori da quest'aula...



MASARACCHIO Antonino

PETRINI



MASARACCHIO Antonino

Non porta niente la stampa.



MASARACCHIO Antonino

Va bene, vuol dire che non passereste la velina... Allora se non si passano le veline, quando è assente dal Consiglio la stampa, quello che si legge sui giornali chi lo fa pubblicare? Questa mattina, ad esempio, è stato fatto cenno anche ad una notizia che è stata addebitata all'Assessore alla sanità... Queste cose accadono. Noi, dalla parte in cui ci troviamo non possiamo far altro che osservare ciò che accade. Non siamo dentro. Poi se voi, stando dentro, avete motivi di giustificazione di tutto giustificate. Ma la verità è che oggi non c'è la volontà politica di dibattere il problema in questione, perché non è un problema che tocca. Pu toccare individualmente, sul piano morale personale. Per cui tutta la credibilità a ciò che ha detto il Presidente di questo Consiglio regionale alla sua etica e alla sua morale per le cose che ha creduto di dover dire ma, sul piano della collegialità di questa Giunta, non mi pare che ci sia qui un pentapartito che di fronte ai problemi della Cina abbia "mandato la cartolina precetto", quantomeno per snobbare coloro i quali, o da corvi o da condor, avrebbero potuto o potrebbero occasionalmente prendere buona la situazione per mostrare chissà quale democraticità acquisita. Si dice che noi del MSI siamo per la dittatura, per il regime forte, ammazziamo i bambini per mangiarceli, come si faceva durante il "ventennio", per cui non abbiamo alcuna credibilità...



(Commenti in aula)



MASARACCHIO Antonino

Ebbene, voi per non farci dire delle cose che non ci competono o che non abbiamo il diritto di sostenere, dovreste essere qui tutti presenti per fare i vostri discorsi, per mettere le mani avanti e dire: "La democrazia se c'è in Italia, la difendiamo noi, oltretutto abbiamo anche i titoli e i termini legislativi e governativi per poter esercitare tutte quelle pressioni che sono necessarie nei confronti della Cina, contrariamente a quanto ha fatto la stessa America che se n'è lavata le mani, al di là di ciò che attraverso la televisione dobbiamo sorbirci, e cioè che il pensiero democratico risiede fondamentalmente nella storia del meraviglioso popolo americano". La verità è che l'autentico pensiero democratico lo hanno liquidato anche loro, per interessi mercantili e commerciali.
Problemi molto affascinanti, signor Presidente, che avrebbero potuto darci veramente un momento di grande confronto. E allora? Giustamente è stato detto dal Consigliere Santoni e dal Consigliere Staglianò: è il caso che noi si faccia il dibattito, che ci si racconti a vicenda come la pensiamo? Ma poi, è veramente il caso che si approfondiscano i problemi quando non si ha fiducia reciproca? Perché il discorso del dibattito, oltre al fatto della denuncia per i delitti che vengono consumati in una terra lontana come se fosse niente, solo perché la gente là è a milioni di milioni, sarebbe stata un'occasione utile per trovare fra di noi un minimo comune denominatore di credibilità ed avviare un discorso di comprensione vicendevole che potesse portarci nel tempo a quella pacificazione che all'Italia occorre per determinare nel Mediterraneo, che non è l'ombelico del mondo né "il ventre marcio del mondo", come diceva Churchill, ancora una volta un indice di civiltà nei confronti di tutto il mondo, dove il problema umanitario è sempre più emergente. La Cina sì, però le democrazie consentono che si ammazzi dappertutto? E sono sempre i popoli più poveri, i meschini a dover pagare le spese, mentre la crapulenta economia dell'occidente marcia a gonfie vele, e magari nel tempo avrà bisogno dei cinesi che, sfollando, vengano qui a fare i paria o gli iloti, anche in Italia, come accade con la gente di colore.
Quindi mi associo alla richiesta di farne niente del dibattito sulla Cina. Votiamo l'ordine del giorno, che è stato stilato di già; affidiamolo alla credibilità della persona del Presidente Rossa, incaricandola di fare di tutto, visto che la stampa non ci attende ma ci disattende, affinch venga pubblicato con un minimo di serietà, perché non sia lasciato fra le righe degli atti perduti, così come sta per essere una "cosa perduta" il discorso della Cina non solo fra noi, ma anche nella cultura e nella più vasta mentalità degli italiani.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Il Consigliere Staglianò mi ha citato tra gli assenti quando sono stato fuori da quest'aula solo cinque minuti. Egli ha detto che la Giunta era presente con due Assessori, quando invece sono stato presente qui tutto il tempo e lo sono tuttora.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, non solo siamo in numero legale, ma siamo anche più numerosi di questa mattina. A questo punto mi pare che ci siano le condizioni per dare corso al nostro dibattito, quindi Consigliere Masaracchio tra l'alternativa di affidare al Presidente o di non fare la discussione, credo ci siano le condizioni tali per dare corso alla discussione dal momento che sono presenti tutti i Gruppi e quindi assolvere l'impegno che avevamo assunto quindici giorni fa.
Apro la discussione sulla questione cinese.
La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Vorrei ricordare che questa mattina noi non eravamo ancora in condizione di sapere se il dibattito fosse proseguito ininterrottamente o se si fosse programmata la pausa meridiana. Questo ha messo, logicamente i colleghi in una condizione di estrema incertezza. In secondo luogo faccio presente che ben otto Consiglieri della DC sono in congedo, tra essi ben quattro Assessori sono assenti per motivi istituzionali, non perché non intendano partecipare al dibattito o vogliano sottrarvisi o non sentano l'urgenza e la necessità di essere presenti in Consiglio. Gli Assessori stanno svolgendo in questo momento la loro funzione altrove perché chiamati da motivi istituzionali. Il Presidente della Giunta è arrivato ora e il Capogruppo della DC ha dovuto assentarsi per motivi di carattere personale.
Anche noi, che abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno, non per strumentalizzarlo ma per poter esprimere le nostre opinioni, preferiremmo discuterlo ad aula affollata e con le tribune affollate, però questo non ci è consentito, quindi propongo che si prosegua.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bonino. Ne ha facoltà.



BONINO Guido

Non so se abbiamo deciso che il dibattito si possa fare, ma sottoscrivo l'interpretazione che ha voluto dare il Consigliere Devecchi sul perch l'aula non è così affollata come poteva prevedersi per questo dibattito che parte dall'iniziativa di un documento sottoscritto da tutte le forze politiche e del quale, come giustamente aveva richiesto il Consigliere Bosio nella precedente tornata, ogni forza politica voleva dare un'autentica lettura. Quindi più che un dibattito per chiarire all'esterno e quindi verso il popolo cinese la posizione del Consiglio regionale, è un dibattito al nostro interno, tra le forze politiche; un dibattito che cerca di interpretare il perché alcune cose sono successe (le interpretazioni credo che ogni forza politica sia libera di darle). Sono anche soddisfatto che questo dibattito avvenga dopo le elezioni, perché, fatto prima qualunque affermazione avrebbe potuto essere interpretata come atto strumentale, come volontà di fare propaganda elettorale, mentre ora, non avendo più queste preoccupazioni, se diamo un'interpretazione che non coincide, che non soddisfa le altre forze politiche, è perlomeno una scelta non strumentale, ma soltanto di opinione legittima e del tutto partitica più che personale.
Nel firmare quel documento la nostra forza politica, a differenza di altre componenti, non si è stupita moltissimo di quanto è avvenuto in Cina.
Non è un fatto che ci ha scandalizzati al punto di dire: "non ce lo aspettavamo", anzi, molti tra noi immaginavano di ora in ora cosa sarebbe successo, perché era del tutto imprevedibile che la Piazza Tienanmen fosse occupata - come è stata occupata - per così tanto tempo senza che niente succedesse. Molti si erano illusi che una parte della liberalizzazione economica fosse anche una nuova liberalizzazione democratica. Molti si erano illusi che permettere a qualche povero cinese di vendere qualche manciata di riso in più o qualche gallina o qualche pollo in più sul mercato libero fosse anche il raggiungimento della democrazia. Noi non lo avevamo creduto allora, non ci siamo stupiti moltissimo adesso. Certo siamo agghiacciati e stupiti dei fatti che sono avvenuti per l'enormità del gesto, perché qualunque dittatura, anche la più cinica, trova il modo per ottenere gli stessi risultati in modo meno eclatante.
Le dittature di destra nei Paesi dell'America Latina ne hanno combinate di cotte e di crude, ma molte volte hanno cercato di nascondere le forme di oppressione e gli assassini. In Cina invece addirittura, a parte il massacro avvenuto sulla grande Piazza, gli stadi vengono riempiti per assistere alle fucilazioni.
Può anche essere vero che è nella mentalità tipica di un popolo che ha una certa tradizione anche su queste cose, ma credo che comunque siano tradizioni e culture - seppur sono culture - che vanno respinte e condannate.
Quando si dice - lo riportavano ancora i giornali questa mattina - che il popolare Deng dichiara che: "Non dobbiamo avere un briciolo di pietà per nessuno", probabilmente fa parte di un modo di ragionare con il quale non possiamo convenire.
Un'altra sottolineatura, che ci preme fare a nome della DC, è che non vorremmo tanto soffermarci sulla differenza dei vari comunismi: abbiamo il comunismo cinese che è diverso dal comunismo polacco, che è ancora diverso dal comunismo russo, che è ancora un'altra cosa rispetto al comunismo albanese, che è ancora un'altra cosa rispetto al comunismo rumeno. Noi diciamo, tout court, che laddove esiste un partito comunista al potere è certamente concezione diversa rispetto ai partiti comunisti che non sono al potere. Non faccio riferimento al Partito comunista italiano che, non da ieri e non solo dai fatti cinesi, ha preso le distanze - se ho capito bene non si identifica neanche più in una strategia europea con gli altri partiti comunisti; ma non voglio neanche arrivare a dare queste interpretazioni, però noi non riusciamo ad individuare tante e così variegate sfumature che si dice esistano tra i vari comunismi.
Riteniamo (qualcuno ci dirà a torto, ma non riteniamo di sbagliare) che nell'ideologia e nella dottrina nata dal marxismo e dal leninismo le conseguenze non possono che essere queste.
Nel firmare quel documento ribadiamo che, così come nei momenti di dibattito anche in quest'aula tra la scelta dell'ambiente rispetto alla scelta dell'industria o rispetto alla scelta dello sviluppo economico abbiamo fatto la scelta dell'ambiente, riteniamo che anche su questa vicenda rispetto alle strategie dei governi che pur ci sono e che non ci trovano consenzienti, dobbiamo dire che rispetto alle ragioni dell'economia o delle economie debba valere la scelta delle ragioni della libertà, dei diritti civili e della democrazia.
La nostra firma a quel documento ha questo significato e niente di più.
Alcuni di noi hanno avuto recentemente la ventura di imbattersi in giovani cinesi all'interno e all'esterno di quel Paese. Credo che chiunque abbia avvicinato uno di questi personaggi in questi ultimi tempi sia rimasto stupito dalla dignità con la quale questi giovani si sono presentati nei confronti dell'opinione pubblica; essi hanno la fierezza di appartenere ad un popolo che ha grandissime tradizioni e la certezza di essere sulla strada giusta per far sì che quel miliardo e più di cittadini possa avere quello che in altri Paesi del mondo è un diritto acquisito.
Se questo dibattito doveva avere una dignità, questa non sta tanto nel numero dei presenti, ma credo che debba ritrovarsi nel modo in cui cerchiamo di affrontare questi problemi e nello spirito con il quale vogliamo avvicinarci alle tristi e tragiche vicende di quel Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Nonostante le difficoltà iniziali, il dibattito è partito bene. Debbo apprezzare il tono e la correttezza con i quali, sia pure nelle differenziazioni, il collega Bonino, a nome della DC, ha introdotto un argomento sicuramente non facile da affrontare in termini di equilibrio politico.
In questi giorni, a mio parere, stanno cambiando le cose in questo Paese dove si è dimostrato che il cittadino italiano, mentre è attento e sensibile a quello che avviene nel mondo, non è però disponibile a cadere nella rete delle più volgari strumentalizzazioni politiche, che in qualche settore del nostro Paese purtroppo si sono, nonostante tutto, tentate.
Credo sia giusto, non lo faccio per spirito polemico, ma addirittura con un po' di amarezza, perché non amo fare certe polemiche, però debbo constatare che rimane un punto dove la strumentalizzazione e il mercantilismo purtroppo anche dopo le elezioni segnano ancora, purtroppo in una parte del mondo cattolico limitata e ben definita, un processo continuo di strumentalizzazione, mi riferisco allo spot televisivo del giornale "Il sabato", dal quale mi dividono moltissime cose, ma del quale ho grande rispetto per la serietà giornalistica, che sta utilizzando questi avvenimenti a mo' di ampliamento del mercato. E' forse l'unico episodio l'unico neo di una situazione che dimostra che in questo Paese un salto politico si è fatto. La situazione che si è determinata dopo le elezioni deve essere a mio parere di lezione a certe aree socialiste o democristiane, penso non maggioritarie, che hanno cercato di forzare i termini di una situazione che invece si è dimostrata diversa. Basti pensare al ricco ed interessantissimo dibattito che si è svolto nel mondo cattolico che, al di là delle frange cui prima ho accennato, ha dimostrato una solidità morale e di etica che fa ben sperare per il futuro del nostro Paese.
Credo anche che sia estremamente importante rilevare come il dibattito non possa non fare i conti con la realtà ideologica che in qualche modo inficia ed organizza le nostre società. Io ebbi qui a dire, da pacifista lo dico e lo ripeto, che faceva senso sentire in questi anni da parte di ambedue i blocchi che da un parte si sviluppava l'idea del socialismo e quindi tutto quello che si faceva era in nome di un socialismo reale, per cui c'era solidarietà e progresso, dall'altra si operava in nome della libertà compiendo ambedue gli scempi, i genocidi, le oppressioni, gli assassini più gravi che ci siano stati nella storia e che dietro al monolitismo dei blocchi non ci stavano delle ideologie e dei valori, bensì degli interessi che andavano ben oltre le idee forza del socialismo o del capitalismo. Purtroppo i fatti della storia ci stanno dando ragione, ma questa non può essere una ragione attraverso la quale passa lo svilupparsi di un modernismo senza valori, di un modernismo che fa del pragmatismo e della lotta del potere il modo di essere e di operare nelle società e nei blocchi.
Questa crisi delle ideologie deve collocare la valorizzazione della realtà attraverso valori nuovi, che devono essere punti fondanti del modo di essere di un mondo diverso in grado di fare storia di fronte alle drammatiche contraddizioni nelle quali il mondo via via si trova. Basti pensare all'emergenza della fame, all'emergenza del sottosviluppo all'emergenza ambientale o a quella delle libertà dei cittadini e dei popoli, per capire la necessità del rilancio di forti idee, di idee forza che non possono essere che quelle di una solidarietà internazionale in grado di ripartire risorse, idee, cultura e potenzialità a servizio di tutti gli uomini e non a servizio soltanto di quel 25% dell'umanità che è gravemente responsabile del genocidio e della distruzione dei due terzi dell'umanità. Noi abbiamo delle gravi responsabilità.
In questo senso - entro più direttamente nell'argomento - è del tutto evidente che là dove vi sono grandi masse di uomini (India, Cina e altri Paesi), queste vengono organizzate attraverso regimi che si fondano su idealità del tutto teoriche. Ciò può essere un elemento di stimolo per considerarlo un laboratorio di un processo per fare emergere nuovi popoli in un contesto dove questi popoli sono sempre stati soggiogati dall'interesse di pochi, in particolare dallo scontro est-ovest.
L'enfatizzazione dell'emergere dei nuovi popoli è un fatto positivo, ma essa non può essere considerata acriticamente. Probabilmente degli errori sono stati compiuti quando si è pensato di contrapporre la realtà democratica dell'emergere del grande popolo dell'India a quanto stava avvenendo in Cina, quasi fosse in atto un puro scontro ideologico e non un tentativo di sperimentare un modo di essere nuovo per affrancarsi dai condizionamenti dei blocchi e dello sfruttamento economico, che ha la sua origine all'interno dei blocchi stessi. In questo senso, i processi di rinnovamento all'interno della Cina sono stati visti ed enfatizzati. Credo che dovremmo avere la capacità di considerare, ad esempio, come la grande esperienza della cosiddetta rivoluzione culturale debba essere vista per alcuni aspetti in modo estremamente interessante ed importante, in particolare nello svolgersi del suo primo anno di iniziativa, e che la successiva enfatizzazione invece non abbia tenuto conto che dopo un anno o un anno e mezzo vi era un processo di degenerazione, dove ha trovato le radici sostanziali l'attuale politica del gruppo dirigente della Cina di Deng.
Venendo poi alla quotidianità dei fatti (anche se non può essere slegata da un minimo tentativo di ragionamento), credo che i fatti di Piazza Tienanmen debbano essere considerati come l'unica opposizione forte ed organizzata nei confronti del regime denghista, che non ha le sue origini nel 4 maggio 1989, ma che già nel 1985 aveva avuto i suoi prodromi quando milioni di cinesi scesero in piazza contro l'aumento dei prezzi e delle importazioni eccessive dei prodotti del Giappone, proprio nel momento in cui la politica di Deng era al massimo della valorizzazione nella nostra società. Lo sfruttamento ideologico del cambiamento che stava avvenendo in Cina era enfatizzato perché si intravedeva, attraverso la politica di Deng la possibilità di un rovesciamento ideologico e culturale e si vedeva l'aprirsi di un immenso business per le nostre strutture produttive portandoci a considerare, in particolare nel settore industriale l'apertura di questo nuovo mercato uno spazio per gli interventi neocolonialisti, che sono la radice e la forza della nostra realtà.
Un altro problema, scoppiato recentemente, che faceva intravedere in Deng non l'uomo del rinnovamento, ma l'uomo del soffocamento, anche di quei valori che, pur non attuati, potevano costituire un forte stimolo, è quello del Tibet, genocidio sistematico di un popolo rispetto al quale si è fatto muro nei media più importanti del nostro Paese, dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti d'America, quasi a difendere l'immagine di un uomo che garantiva un business indispensabile per l'ulteriore salto della nostra economia.
La figura di Deng, che sicuramente avrà anche dei pregi, è perfettamente descritta nell'intervista di una sinologa francese: "Sta di fatto che quando Deng torna al potere promette di tutto, soprattutto la democrazia, per fare subito l'opposto. E' un uomo che ha sempre promesso quel che occorreva per strappare il potere e ne ha sempre usato a modo suo.
Non dimentichiamo che è stato fra i primi ad attaccare gli intellettuali dei cento fiori. Già allora ebbe un ruolo ambiguo. E' una personalità a suo modo straordinaria, che vede solo il proprio interesse. Deng Xiaoping è un imperatore". Anche questo dà la misura dei fatti drammatici che stanno avvenendo. Non è solo il problema di un massacro, ma è la messa in discussione di quelle idee anche interessanti che la rivoluzione maoista aveva determinato con un ritorno alle più oscure radici della deviazione della cultura cinese, dove l'esecuzione spettacolare diventa uno strumento da imperatore, da Mandarino, un qualche cosa che rimette in discussione il modo di essere, sia pure molto discutibile, del tentativo maoista che è stato in questi anni affrontato.
Questi ragionamenti mettono in discussione un certo modo di intendere l'ideologia, cioè come un qualcosa di statico, un qualcosa che deve essere difeso, perché se si mette in discussione c'è il pericolo di un suo crollo e invece la forza di un'ideologia è quella di essere in grado di mettersi continuamente in discussione, di verificarsi, di ripensarsi, di aggiornarsi, di cambiare. Spero questo sia l'interesse che suscita il dibattito in corso nei Paesi dell'est e come possano essere interessanti la discussione e le aperture che il Partito comunista almeno in Italia potrà portare avanti con il minor pragmatismo possibile, ma con il massimo dei valori possibili.
La Cina in questi anni, con la politica di Deng, sembrava sempre più vicina al modello di Hong Kong (almeno nelle aspirazioni se non nelle realizzazioni) e veniva dipinta dai media occidentali come l'unico esempio di comunismo riformabile, forse perché aveva ceduto del tutto al mercato e al liberalismo economico. Non sono piccoli atti che cambiano le cose, per veniva presentato come un sommovimento, come una messa in discussione, come un troncare con l'esperienza del passato e immettere all'interno del modello cinese non solo culture, sensibilità, spinte, parzialità ed esigenze di una politica di mercato, ma lo sposare un modello capitalistico, pensando che esso potesse essere trasferito tranquillamente in una realtà storica, culturale e sociale con una politica non consona.
Non si può pensare di trasferire modelli occidentali presso altre società si può pensare di confrontare i valori, si possono tentare degli approcci di discussione e non di imposizione, deve essere elemento di ricerca: il modello occidentale è il Modello con la m maiuscola. Esso è il frutto di una cultura, di una storia, di un processo, che vede, in altre culture e in altre storie, dei valori che si realizzano e si attuano attraverso processi e culture diversi, pur salvaguardando quelli che sono principi inalienabili, come quelli dei diritti degli uomini e dei popoli. Pensare però che la massima espressione della democrazia sia la nostra e che non siano possibili approcci di modelli democratici diversi, a me pare del tutto fuorviante e il tentativo che si è fatto su Deng fu anche questo.
Il Movimento degli studenti ha dimostrato che la Cina non si pu governare a lungo con i metodi autoritari del "denghismo". Penso che, in nessuna parte del mondo, questo possa avvenire con l'uso indiscriminato della pena di morte che è stata applicata inesorabilmente anche in questi anni di cosiddetto rinnovamento "denghista" con la repressione violenta dei movimenti nazionalisti.
Citavo il Tibet. Voglio ripetere qui che quella del Tibet è una questione importante, fra le tante, dei diritti dei popoli; voglio ricordare l'immenso imprigionamento dei dissidenti, con una repressione che probabilmente aveva soltanto il precedente dei primi anni della Rivoluzione culturale cinese.
Penso che da queste situazioni, da questi drammi, che non si possono neanche definire con le parole, siano da trarre almeno due considerazioni.
Quello che è avvenuto in Piazza Tienanmen, che si stava per completare con una saldatura fra la lotta degli studenti, al canto dell'Internazionale e alla centralità della libertà, e l'esigenza di democrazia e di partecipazione degli operai, è stato stroncato in modo così drammatico. Io credo che, senza trarre delle indicazioni di carattere generale, questi eventi straordinari, pur con la loro particolarità, non possono non essere legati strettamente al processo di rinnovamento che è stato avviato in Unione Sovietica e che si sta estendendo ad altri Paesi dell'Europa dell'est, per cui c'è qualcuno che dice che se Deng non avesse ricevuto Gorbaciov a Pechino ma fosse andato lui da Gorbaciov a Mosca probabilmente gli studenti, di fronte alla "perestrojka" e alla "glasnost", che in qualche modo sia pure ancora a livello di affermazione in larga parte Gorbaciov rappresenta, non avrebbero avuto la forza politica che la presenza di Gorbaciov ha dato loro per avviare questo tentativo di confronto con il potere autoritario e antiumanitario di Deng.
La seconda considerazione da fare però riguarda anche noi. La cosa più orribile alla quale si è potuto assistere nelle cosiddette società occidentali e democratiche non è stata tanto la strumentalizzazione (questi sono fatti umani: avvengono, ma si possono combattere), quanto il fatto che l'interesse economico ha prevalso sulla politica.
Di Andreotti ho un certo rispetto per la sua intelligenza e per la dinamicità che è riuscito a dare nella politica internazionale, pur nella costrizione dei condizionamenti appartenendo in modo quasi acritico ad un blocco che non si "dinamizza" nella ricerca di nuove aperture, ma le sue dichiarazioni sono parse, in quelle fasi, di un cinismo impressionante quasi inaspettato da un uomo di sensibilità come è Andreotti, il quale ha fatto delle affermazioni allucinanti. La prima è che siamo di fronte ad un fenomeno di massa, ma per la Cina è un fenomeno marginale. Anche se il 2 dei cinesi si mobilitasse, sarebbero venti milioni: certo sono tanti, ma i cinesi sono più di un miliardo. Questo pone chiaramente una questione di ordine pubblico ed allora bisogna comprendere che il regime di Deng deve in qualche modo, giostrare nei confronti di queste masse sapendo che esse sono nettamente minoritarie rispetto al corpo del popolo cinese. Questa mi pare un'affermazione inaccettabile dal punto di vista etico e probabilmente anche dal punto di vista politico.
Le altre affermazioni, gravissime, rientrano nell'ambito degli interessi economici. Non ripeto le battute che vi sono state la volta scorsa a proposito del fatto che non è stato approvato subito l'ordine del giorno, io mi rendo conto che gli accordi economici che i Paesi occidentali, prima il Giappone e poi l'Italia, hanno avviato con la Cina sono estremamente importanti e che quindi non è così semplice, con animo tranquillo, metterli in discussione. Io capisco questa ragione dell'economia, ma capisco di più e perseguo la ragione della politica, che deve essere in grado di prevalere sull'economia oppure di dare all'economia le coordinate dentro le quali agire nell'interesse generale e anche nell'interesse del profitto. Ci sono state delle condanne verbali altissime, dalle quali si poteva trarre la conclusione che il nostro Paese come molti altri, avrebbe dovuto dichiarare se non una guerra al regime di Deng perlomeno attivare il massimo delle sanzioni. Questa sarebbe stata la logica conseguenza delle dure condanne che si sono sviluppate, sarebbe stato del tutto naturale pensare a due atti: un atto di sospensione dei rapporti diplomatici attraverso la chiamata dell'ambasciatore, ma non di rottura di tali rapporti, e in secondo luogo la sospensione dei rapporti economici per garantire che perlomeno a quei ragazzi, a quei lavoratori che in Cina si erano fortemente battuti, fosse risparmiato o attenuato quello cui oggi stiamo assistendo.
Questi due atti non solo non sono stati assunti, ma addirittura si è teorizzato e si continua a teorizzare che sono due atti che non si possono compiere. Se vogliamo essere coerenti e se vogliamo far prevalere le ragioni della politica su quelle degli interessi dobbiamo dire che questi sono atti indispensabili che devono essere accompagnati da interventi di sostegno.
Per quanto riguarda la realtà piemontese, mi rendo conto che siamo "infognati" fino al collo rispetto a questa situazione. Non per nulla l'ing. Romiti, così settario nelle sue affermazioni politiche, ha messo immediatamente le mani avanti dicendo: "Badate bene: per la FIAT tutto continua come prima, nulla deve cambiare, la FIAT deve essere garantita nei suoi rapporti economici", ma a Torino oltre alla FIAT c'è anche il Gruppo Finanziario Tessile, l'Aeritalia e tutta una serie di industrie piccole e medie nel campo della componentistica che hanno avviato dei rapporti con la Cina. Mi rendo conto che questo è un problema che ci tocca da vicino, ma proprio perché tale, il Consiglio regionale non può esimersi dal discuterlo. Il problema della Cina, così lontano ma anche così vicino dal punto di vista dei diritti umani e politici, ci chiama alla coerenza nelle nostre decisioni e nelle nostre richieste.
Non vorrei che si ripetesse ciò che si è verificato nell'ordine del giorno sulla questione della riconversione dell'industria bellica, quando è stato chiesto al Governo che formulasse una legge rispetto a questo, ma che non attivasse alcuna iniziativa. E' interessante quindi capire se c'è un'ipotesi di questo tipo, perché non leggo chiaramente la richiesta presente nell'ordine del giorno. Non è tanto il problema di interrompere le forniture militari - dato che la Cina è il terzo o quarto Paese esportatore di armi nel mondo - quanto quello di sospendere i rapporti economici che noi dobbiamo richiedere nell'ordine del giorno. La Regione deve attivare alcune iniziative nei confronti di quegli imprenditori che hanno rapporti con la Cina, per capire se rispetto a questo problema si possono trovare delle risposte alternative o degli interventi che attenuino i contraccolpi che questa precisa richiesta politica dovrebbe comportare. Chiedo un formale intervento della Giunta su questo problema.
Propongo che si chieda al Governo di sospendere i rapporti economici fino a quando non siano ripristinate le condizioni minime di agibilità dei diritti dei cittadini cinesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, entro nel merito della questione che abbiamo oggi sul tavolo, benché non registri un grande miglioramento nella tensione morale e politica dell'aula rispetto a qualche minuto fa, quando ho sottolineato la disattenzione generale nella quale i nostri ragionamenti si svolgono, in nettissimo contrasto con l'importanza che la questione riveste.
Non sottolineerò più oltre lo smacco subito dagli strumentalizzatori a fini elettorali di una tragedia storica. Mi interessa sottolineare oggi l'insipienza ed il cinismo del Governo italiano.
Un'insipienza ed un cinismo su cui contano i carnefici della rivoluzione democratica che si stava svolgendo sulla Piazza Tienanmen nelle settimane scorse. Carnefici che hanno toccato, nella loro ferocia in questi giorni con l'esecuzione negli stadi con i colpi di pistola alla nuca degli operai e degli studenti che si ribellavano, i vertici della ferocia nazifascista.
Voglio sottolineare come è proprio sul cinismo e sull'insipienza politica dei governanti, quali quelli del nostro Paese, che sta facendo conto Deng Xiaoping, il quale penso sia utile citarlo testualmente, per quel poco che si sa dei misfatti che va compiendo in queste settimane, e non affidarsi agli interpreti del suo pensiero. Deng Xiaoping nei giorni scorsi stando alle informazioni riportate sugli organi di stampa internazionali - ha pronunciato un discorso per rafforzare la democrazia socialista e il sistema legale socialista, che grida vendetta a qualsiasi idea di giustizia fra gli uomini. Al di là di queste considerazioni stiamo alle parole di Deng: "Noi non abbiamo paura che il mondo esterno ci isoli anche se tutti rompessero le relazioni con noi, non ci importerebbe. Quando avremo stabilizzato la situazione politica e rilanciato l'economia, gli stranieri torneranno a bussare alla nostra porta" e conclude "il cielo non rischia di cascarci in testa".
Questa è la lucidità della follia storica che i governanti cinesi stanno compiendo.
E allora noi dobbiamo fare tutto ciò che è necessario - purtroppo la tensione che qui si manifesta sull'argomento non è un presupposto favorevole per fare tutto questo - per isolare questi governanti, questi dittatori. Dico ciò perché sono convinto dal profondo, Presidente e colleghi, che il peggior servizio che si possa rendere a tutti coloro che si battono per l'emancipazione e la libertà delle masse lavoratrici e popolari, e quindi a noi stessi, sia quello di negare l'evidenza e i dati di fatto. Noi ci troviamo di fronte ad una tragedia di dimensioni storiche e quindi c'è la necessità di un pensiero e di un ragionamento che vada oltre le bassezze della strumentalità. Ci troviamo di fronte alle vicende politiche istituzionali di un Paese del Terzo Mondo, con un miliardo di persone che vogliono mangiare, ma anche pensare; che vogliono il cibo, ma anche la libertà, cosa che è tutt'altro che scontata per un Paese con una storia di colonizzazione come la Cina.
Una tragedia di dimensioni storiche che ha segnato - penso ciascuno di noi lo abbia avvertito nel profondo oltre che nei contatti che ha potuto avere con altre persone in ogni ambiente - indelebilmente la storia del mondo. E questa tragedia - se mi consentite - è testimoniata da una contraddizione lancinante: carri armati che marciano trucidando studenti ed operai che li fronteggiavano a mani nude; carri armati che procedono guidati dai soldati al canto dell'Internazionale e studenti trucidati dai cingoli dei carri armati che dopo aver innalzato sulla Piazza, luogo della loro rivoluzione, la statua della libertà cantano anch'essi l'Internazionale.
Forse in questi piccoli e grandi episodi si condensano nodi storici che ci indicano come sia necessario non soltanto voltare pagina, ma cambiare registro, come si sforza di dire la mia piccola parte politica, pur tra contraddizioni innegabili, sin dalla sua nascita, undici anni or sono.
Si tratta, in altre parole, di cogliere il senso di quella statua della libertà in Piazza Tienanmen circondata dal canto dell'Internazionale degli studenti che la difendono. Si tratta di capire che la conquista dello Stato di diritto è un presupposto indispensabile per l'emancipazione, una conquista ineliminabile per la crescita della coscienza della libertà di tutti gli uomini e in particolare di quegli uomini che subiscono il costo di uno sviluppo capitalistico ed imperialistico che ne ha fatto soltanto merce.
Questo è il punto, ma bisogna aggiungere, signor Presidente, perch altrimenti sarebbe da parte nostra reticenza e mancanza di audacia politica, intellettuale, forse anche morale, che se lo Stato di diritto è un presupposto essenziale, quindi la tutela delle libertà individuali e l'organizzazione pluralistica delle espressioni politiche della società questo non può costituire le colonne d'Ercole della costruzione dell'emancipazione del mondo.
Penso che sulle porte dello Stato di diritto non ci sia scritto "hic sunt leones", come era per il mondo cognito dei nostri antenati, perch appunto, siamo ispirati dall'esigenza di ricercare le vie che stanno oltre quelle colonne d'Ercole, ma dobbiamo salvare le conquiste storiche fondamentali ottenute dal mondo cognito dell'umanità. In questo senso la conquista delle libertà dello Stato di diritto è una base senza la quale la barbarie è costantemente dietro l'angolo.
In questo senso, certo con esiti e vicende diverse, ma con un segno comune - e mi sento di dirlo in tutta coscienza proprio perché in questi anni abbiamo ricercato strade nuove per esplorare quello che sta oltre le colonne d'Ercole - si tratta di affermare, a nostro avviso, che ci troviamo di fronte ad un fallimento di un sistema di valori (sarebbe meglio dire disvalori) quale quello che è stato costruito nei Paesi del cosiddetto "socialismo reale", perché nelle stesse ore in cui guardavamo allucinati le immagini che ci provenivano da Pechino assistevamo anche a ciò che accadeva in Polonia, certo, in forme molto diverse, per alcuni aspetti radicalmente diverse, in ogni caso la sottolineatura che in un Paese cosiddetto "socialista" quelli che lo governavano erano la netta minoranza nella coscienza e nel voto del proprio popolo.
E' il fallimento di un sistema applicato, non certo il fallimento dei valori dell'uguaglianza e della solidarietà che hanno ispirato il pensiero socialista in questo secolo e direi anche nella costruzione delle stesse vicende storiche che si vanno rovesciando nel suo contrario, perché c'è un insopprimibile bisogno di partecipazione delle masse al potere, di costruzione democratica della società.
Bisogna rendersi conto, finalmente una volta per tutte, di fronte anche alle tentazioni autoritarie, presidenzialistiche, che anche nel nostro Paese vediamo serpeggiare e che per fortuna il risultato elettorale ha accantonato quanto meno per il momento, che il '68, quella rottura storica di irruzione di masse nuove alla ricerca della propria emancipazione e libertà, non è stata l'ultima fiammata di movimenti che crescono dal basso.
Si tratta di cogliere, guardando a quello che è avvenuto a Pechino in queste settimane, la tensione etica, politica, l'idealità straordinaria che è il contrario dell'individualismo rampante, della mercificazione dell'uomo che, invece, viene proposto come sistema di valori ultimo e definitivo dalla società capitalistica, così come oggi è strutturata.
Di fronte a questa sofferenza di una ricerca di strade nuove per l'emancipazione alla libertà di tutti gli uomini oppressi e di tutte le donne oppresse, non possiamo che denunciare con grande forza, con tutta la forza che abbiamo, l'ipocrisia degli estimatori di Deng, a cominciare da quel Larry Kissinger che lo ha sponsorizzato in tutte le stanze in cui ha potuto in questi anni.
Noi che siamo per legare il soddisfacimento dei bisogni alla tutela dei diritti, non possiamo che denunciare, proprio in queste circostanze l'ipocrisia di coloro i quali hanno fatto proprio il detto "denghista" del '76 che molti di voi ricordano. "Non importa - così diceva Deng Xiaoping se un gatto sia nero o sia rosso, basta che acchiappi.., i profitti", verrebbe da dire!



MASARACCHIO Antonino

I topi!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sì, lui dice i topi, ma coloro i quali colgono della tragedia cinese soltanto l'opportunità di costruire un nuovo, grande, immenso mercato per i propri profitti non possono che essere dentro questa filosofia denghista.
Questi ipocriti estimatori sono famelici di fronte a un miliardo di potenziali consumatori, ma questa ipocrisia non ci appartiene, ci appartengono invece le sofferenze e quella ricerca autentica di strade nuove per la propria libertà che gli studenti e gli operai cinesi in queste settimane hanno voluto portare, con quella forma di lotta non violenta che noi abbiamo voluto fosse valorizzata nell'ordine del giorno che vogliamo votare e che è una lezione storica per tutti coloro i quali si battono per la costruzione della giustizia sociale.
Per concludere il mio intervento voglio riferirmi alle parole di uno di questi giovani cinesi, uno studente sopravvissuto al massacro di Piazza Tienanmen, il quale dopo aver pianto per il massacro dei suoi compagni si è interrogato con queste parole: "Pessimista? No, non sono pessimista perch ho visto il cuore del popolo e ho visto la speranza della Cina. Alcuni dei miei compagni sono morti, altri sono feriti e sanguinanti, io sono un superstite e so adesso come vivere: non devo dimenticare mai i miei compagni morti e so profondamente che tutte le persone del mondo ci capiscono e ci sostengono". Proprio per questo motivo abbiamo firmato e voteremo l'ordine del giorno proposto con lo spirito di sostenere la speranza della Cina, che è quella di dare un tetto, un pane, un lavoro diritti e libertà ad un miliardo di persone e a tutti questa è la speranza della Cina e del mondo - gli altri miliardi di persone in arrivo nelle loro condizioni, alcuni dei quali li abbiamo già in casa nostra, per quello che il nord del mondo ha saputo offrire al sud del mondo derubato delle sue risorse fondamentali. Una speranza che è cosa radicalmente diversa dall'iniettare un po' o un tanto di capitalismo nel Terzo Mondo, senza nemmeno le libertà politiche, come ha tentato di fare Deng, ma ricercando questa è la speranza che noi vogliamo animare e l'impegno che vogliamo mettere in questo percorso - le vie per un socialismo autogestionario antistatalistico, anticentralistico: un socialismo che sia davvero in coerenza tra le parole e i fatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che anche in presenza di tutti i sessanta Consiglieri regionali del Piemonte, schierati in aula oggi pomeriggio, per trattare questo problema importantissimo non avremmo potuto andare al di là di parlarci tra di noi. Ormai questa assemblea elettiva ha perso la capacità di comunicare con l'esterno, sostanzialmente stenta ad essere quel momento di rappresentanza degli interessi articolati della società. In qualche modo è un calo del livello di espressione democratica che dovrebbero avere le assemblee elettive. Diciamo delle cose importanti con grande passione e serietà, credo senza riserve mentali, ma ciò è simile a quel gruppo di poeti dilettanti che si trovano alla sera da qualcuno di loro per leggere le poesie. Dovremmo valutare come lasciare una traccia di questo nostro dibattito: è abbastanza difficile, certo che ognuno di noi può portare la sua esperienza, la sua sensibilità e cercare di collocarla in una dimensione politica.
La prima esperienza amara che io posso esprimere risale a tanti anni fa, all'inizio del 1974, quando il regime cinese, il Partito comunista cinese, fu uno dei primi a riconoscere il governo dittatoriale di Pinochet.
Quello fu un fatto, almeno allora per me, estremamente stupefacente e ricordo che una delegazione di sindacalisti cinesi in visita a Torino nel 1975, alle nostre domande su questo fatto, non seppe dare giustificazioni perché non considerava anomalo quel tipo di comportamento. In qualche modo questa espressione politica che reggeva il regime cinese interiorizzava un aspetto di indifferenza: se si appoggiava la lotta di liberazione di un Paese del Terzo Mondo era strumentale, mentre non faceva gioco esprimere solidarietà a quei cileni che morirono o desaparecido per difendere la libertà che in quel Paese si era conquistata, tra l'altro un Paese con lunghe tradizioni democratiche. Ricordo che, per il mio amore per la Spagna e per il mio modesto impegno contro il regime di Franco che da ragazzo ho fatto nella Federazione Giovanile Socialista, scoprii che le lotte dure dei minatori asturiani nel 1956 furono battute e piegate dal carbone polacco.
Anche questo fu uno dei fatti che mi stupirono maggiormente: io che pensavo che la solidarietà internazionale fosse un fatto radicato, una speranza venivo colpito duramente da questi elementi e ho capito anche che la ragion di Stato è impietosa e va avanti per la sua strada. La ragion di Stato fa oggi emergere tutta una serie di posizioni più o meno collegate ad interessi economici che hanno una vecchia storia. Tra l'altro, un fatto curioso è che un grande economista americano, il padre del neoliberismo, il maestro del "reaganismo", Milton Friedman, è stato un esaltatore di questo corso cinese e i "boys" della scuola economica di Chicago sono quelli che hanno retto l'economia, teoricamente ovviamente, del regime di Pinochet.
Quindi c'è una serie di intrecci che fanno pensare come ragion di Stato interessi economici e via dicendo, vanno a piallare le espressioni di democrazia per cui quando si tratta del sindacalismo polacco di Solidarnosc questo viene apprezzato, se si tratta invece di un sindacalismo che cerca di rivendicare che non ci siano due mondi democratici diversi (quello della fabbrica e quello fuori della fabbrica) questo tipo di sindacalismo non è più simpatico.
La lezione cinese, se è necessario ancora avere lezioni dopo tante tragedie che sono avvenute, serve a dirci che il corso della storia non pu essere fatto da un'avanguardia (l'avanguardia nel concetto del leninismo) che caratterizza una dimensione totalitaria del fare politica e che ha un naturale prodotto nella repressione.
Non ho dubbi a pensare che Deng e il gruppo dirigente che in questo momento hanno in mano la situazione siano tranquilli, non abbiano grandi problemi o grandi titubanze, hanno in sé incorporato questo modello totalitario perverso, non riformabile, perché per riformarsi deve passare attraverso molti bagni di sangue e il prodotto che ne viene fuori non pu essere la continuità rispetto a quel passato. E' questo tipo di impianto logico che deve essere battuto: è il fallimento del socialismo reale.
I giovani in Piazza Tienanmen alzavano la bandiera internazionalista e cantavano l'Internazionale, canto di grande solidarietà. Forse non conoscono altri inni, però credo che il messaggio sia completamente diverso dalla natura, dai caratteri e dalle espressioni di questi tipi di regime che si sono determinati. Probabilmente è la democrazia in forme diffuse che è l'antidoto reale, strutturale, per evitare il meccanismo della repressione, che è il prodotto del totalitarismo.
Prima ho sentito parlare di partecipazione delle masse al potere, ma questo è lo slogan del leninismo, solo che c'è un'avanguardia che interpreta la direzione di marcia di queste masse. Il punto difficile sta qui, nell'articolazione della democrazia, probabilmente la democrazia è più lenta ed è più difficile in una società complessa come quella attuale europea occidentale, che richiede dei tempi di decisione.
E' stato sbeffeggiato il presidenzialismo, che può essere anche criticato legittimamente, ma che sostanzialmente è la ricerca, in un sistema a democrazia diffusa, della capacità di coordinare le diverse decisioni dando delle risposte adeguate prima che i disoccupati siano morti di inedia oppure che i processi di innovazione si siano determinati.
Probabilmente questo concetto di presidenzialismo tocca anche la nostra struttura: forse occorre un potere maggiore di coordinamento e di decisione del Presidente della Regione, rispetto al frantumamento per Assessorati che magari non comunicano tra di loro. Mi stupisce che le politiche vengano determinate per ogni Ministero e non siano la sintesi espressa da un Presidente che non lo fa in modo autoritario, ma per dare espressione e forza alle decisioni che si vogliono prendere.
E' un salto forte quello che volevano gli studenti nella Piazza Tienanmen, più forte della "perestrojka" stessa, la quale è un'apertura che permette alla gente di poter esprimere i propri malumori. Qui c'è il passo reale della democrazia, cioè la richiesta di riconoscere strutture e forme organizzative pluralistiche. La democrazia si misura non tanto e non solo quando in una società viene lasciata una libera espressione, ma quando si permette di giocare un forte ruolo all'organizzazione di questa espressione e quando si accetta che questa articolazione di espressioni forti possa anche modificare chi detiene il potere ultimo. La sinistra europea non pu minimamente riconoscersi in questi percorsi; se ha ancora dei pezzi di storia che interagiscono con questi elementi, ma per quanto riguarda il socialismo riformista europeo credo non ci siano, questi vanno troncati rapidamente.
Dobbiamo esprimere solidarietà, forse qualcosa di più, a chi oggi è costretto a tenere la testa bassa. Nel 1930 a Canton sono state massacrate decine di migliaia di persone, veniva mozzato loro il capo e messo poi sui piedi dei cadaveri che venivano stesi nei campi: questa era la cultura cinese dei Mandarini.
Il nostro sforzo è diretto a far alzare la testa a questi giovani operai e disoccupati, che vengono ammazzati con un colpo in testa probabilmente per risparmiare le pallottole di un plotone di esecuzione.
La memoria storica non può essere cancellata, né quella del caso cinese né quella cilena né di altri casi. Non si può dimenticare, non si pu pensare di rimescolare tutto e poi essere di nuovo amici.
Di alcuni eventi ho un'amarezza profonda. Per ragioni culturali sono vicino ai problemi dell'America Latina. Non posso pensare che adesso, dopo tanti anni di regime di Pinochet, per coloro che hanno creato le condizioni perché ci potesse essere quella carneficina finisca tutto a tarallucci e vino! La memoria storica è un fatto importante. La pacificazione sociale si deve ritrovare attorno al riconoscimento degli errori, non si pu premiare chi ha commesso un errore.
Il messaggio che ci deriva dai fatti cinesi è forte ed alto. Non possiamo avere nulla in comune con quei meccanismi che hanno una natura totalitaria, con la pratica che il Partito comunista cinese ha espresso e che oggi legittima con le mattanze che vengono fatte. La memoria storica è quella che ci permette oggi, domani, dopodomani, in tutti i comportamenti di capire quelle che possono essere le ramificazioni, le riserve mentali, i distinguo, il non cogliere quali sono i meccanismi. Il passaggio è difficile, potremmo impantanarci in un discorso sul nostro livello di democrazia, potremmo dire che anche nelle nostre società occidentali democratiche, allorquando si determinano grandi processi di cambiamento, ci sono delle forze che cercano di rallentarlo.
La strategia della tensione in Italia credo sia una sottile e sofisticata azione per bloccare i processi di massa che si erano determinati. Però oggi deve essere chiarito che la natura totalitaria di quei regimi, la cultura che esprimono, il carattere e l'ideologia da cui traggono la linfa non possono avere nulla in comune per la costruzione, il rafforzamento e il miglioramento della nostra democrazia e deve essere un campanello d'allarme sempre pronto a suonare per esprimere questa solidarietà.
Concludo con il problema delle ragioni di Stato, degli interessi economici. Dopo i primi due o tre giorni della vicenda cinese un noto vignettista di "Repubblica" diceva: "Non ci interessa come vanno a finire i fatti in Cina, vogliamo solo sapere chi compra". Dinnanzi a questi fatti dobbiamo avere cautela e la dobbiamo generalizzare, perché ci troviamo dinnanzi ad una vicenda simile a quella di Pol Pot. Se non ha gli stessi caratteri (i teschi messi uno sull'altro), si tratta comunque di un fatto del genere. Un movimento di massa come quello che si è espresso in Cina pu essere evidentemente contrastato, ma non gli si può mandare i carri armati contro! Questo è il segno di una degenerazione profonda, di una visione del mantenimento del potere alla Pol Pot che non trova in noi nulla di comune e che deve essere condannato con precise espressioni. Vorremo sperare che il sistema economico abbia un minimo di sensibilità rispetto alla grande tragedia che vive il popolo cinese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo condiviso l'esigenza di fare un dibattito sugli avvenimenti cinesi per due motivi principali.
Il primo motivo è che un'assemblea elettiva rappresenta gli spiriti e le volontà di una popolazione e ci sono momenti in cui questa sua rappresentanza deve avere la forza, la capacità, l'autorevolezza morale per sollecitare slanci, scelte, orientamenti della popolazione. In questo caso in risposta agli atroci massacri di Piazza Tienanmen.
Il secondo motivo è perché, attraverso l'espressione in un ordine del giorno della volontà del Consiglio, possa arrivare al nostro Governo un orientamento rappresentativo che stimoli iniziative e prese di posizione.
Il primo obiettivo credo che lo abbiamo fallito nel senso che, come già dicevano alcuni colleghi, oggi non ci sono le condizioni perché il nostro dibattito possa rappresentare un punto di riferimento per la popolazione e quindi in qualche modo dare vita ad un moltiplicarsi di posizioni, di impegni concreti perché la repressione cinese abbia termine. Non ci sono le condizioni per raggiungere questo obiettivo; credo però importante, e condivido il fatto di farlo ora e non rinviarlo ulteriormente, che almeno un'espressione del Consiglio arrivi a chi - come il Governo - meglio di noi può rappresentare nelle relazioni internazionali scelte, decisioni e volontà di una popolazione. Questo è assolutamente urgente, perché da quando cominciammo a parlare (se non in quest'aula, nelle relazioni tra i Partiti e nella stesura dell'ordine del giorno sulla vicenda cinese) credo che la situazione sia peggiorata e si sia aggravata ulteriormente: le condanne a morte e le esecuzioni che sono avvenute in questi giorni testimoniano la forza e l'ottusa determinazione di un regime autoritario.
C'è l'obiettivo di interrompere almeno questa catena di morte il più presto possibile. Ogni giorno che passa siamo costretti a contare più morti quindi diventa urgente e non si può rinviare alcun gesto che ci auguriamo possa servire a determinare una modifica della situazione.
Noi condividiamo la richiesta presente nell'ordine del giorno, che ci sia un passo ufficiale forte del Governo italiano nei confronti del Governo di Pechino che rappresenti la nostra indignazione, la nostra condanna e la nostra richiesta di porre fine a questo massacro. Chiediamo contemporaneamente che il Governo interrompa, oltre alle relazioni commerciali e militari, ogni relazione economica con la Cina. La sanzione economica internazionale può essere infatti una condizione per costringere il Governo di Pechino a recedere da questa politica, sentendosi isolato ed anche danneggiato economicamente.
Il dibattito di oggi e la votazione dell'ordine del giorno serve a questo e credo sia necessario, perché troppi elementi di incertezza e di tiepidezza nell'affrontare questa forma di pressione, che noi riteniamo essenziale, si sono espressi in questi giorni. Ricordavano alcuni Consiglieri come una potenza mondiale di grande peso, quali gli Stati Uniti d'America, abbia espresso posizioni di tiepidezza, come del resto hanno fatto alcuni nostri governanti. Il nostro Governo infatti resta l'unico nel mondo occidentale a non avere preso una posizione determinata.
Fin da quando sono arrivate le prime notizie di quello che stava avvenendo sulla Piazza Tienanmen due domeniche fa, abbiamo espresso la nostra piena condanna di questa repressione.
Non ci siamo attardati. Purtroppo abbiamo dovuto registrare da parte di alcuni commentatori politici o in qualche forza politica, giustificazioni non dico politiche, mi pare persin fuori luogo richiamarle, ma neanche spiegazioni che, con argomentazioni di una facile etnologia giustificassero in qualche modo un diverso senso della vita e quindi della morte da parte di chi stava compiendo questo massacro. Così come non abbiamo condiviso ragionamenti che in qualche modo potessero presentarsi anche se sfumatamente giustificazionisti nel definire una cultura mandarinesca comunque presente nel potere cinese, come elemento di diversità che poteva anche produrre la barbarie.
Noi non abbiamo condiviso questi elementi, perché riteniamo che la Cina sia entrata a pieno titolo nell'epoca moderna anche per lo sviluppo della sua civiltà, quindi davanti ai nostri occhi non avevamo nient'altro che l'inaudita ferocia di un governo totalitario ed autoritario che sceglieva lo strumento della morte per risolvere una questione politica. Quindi la nostra condanna si è espressa piena, totale, completa. Abbiamo condannato e condanniamo, però vogliamo, forse per la vecchia abitudine in cui siamo cresciuti allo spirito critico, anche capire, che è cosa diversa dal giustificare. Noi non ce lo aspettavamo; ci pare semplice l'affermazione per cui a certe organizzazioni sociali corrisponde la violenza e il massacro. Non abbiamo di queste certezze e non abbiamo detto che ce lo aspettavamo perché il potere delle multinazionali non poteva fare diversamente. Non dividiamo il mondo tra il bene e il male e questo credo sia positivo per chi vuole esercitare la criticità fino in fondo; non diamo per scontato, non ci attardiamo, non vogliamo accettare facili spiegazioni e facili certezze. Personalmente continuo a non ritenere normale e scontato che un grande moto di indipendenza e di libertà, come quello che Khomeini è riuscito a provocare in Iran contro la dittatura dello Scià, dovesse evolversi in un regime incivile come quello che è stato realizzato.
Non c'è giudizio facile - lo dico con una battuta sulla religione "oppio dei popoli" che possa spiegare un fatto di questo genere; resta uno sviluppo imprevisto da analizzare. Questo per dire che, per quanto ne viene a ciascuno di noi di comprensione della realtà della storia, bisogna sforzarsi di intendere dove c'è stato il punto di rottura tra la civiltà e la barbarie e dove ci sono i nodi che creano le condizioni per sviluppi pesantemente negativi.
Si è detto molto sul processo di modernizzazione della Cina. E' un processo che dura da almeno dieci anni, con tempi di accelerazione diversi.
Di questo processo di modernizzazione Deng era l'animatore, se non anche il gestore in prima persona del potere, sicuramente l'autorità più forte, e questo processo di modernizzazione non può rappresentarsi ora, di fronte a siffatti accadimenti, come irresponsabile della scelta della violenza e del massacro.
In realtà quel processo di modernizzazione era un tentativo per rispondere a un problema gigantesco, cioè alla crisi di crescita di un Paese che ha un miliardo di abitanti, che è costituito di regioni diversissime fra di loro, un Paese che in quarant'anni ha strappato alla morte per fame questo miliardo di persone. La Cina aveva la necessità, per uscire da questa crisi, di accelerare la crescita, in una situazione in cui aveva problemi, solo negli ultimi tempi allentati, alle sue frontiere (ricordiamo gli anni di tensione con l'Unione Sovietica e la questione del Vietnam). In questo sforzo si è scelto di introdurre elementi di mercato in una società educata e fortemente caratterizzata da principi di egualitarismo, si è aperto fortemente all'iniziativa privata, si è sollecitata e ormai abbastanza estesa la presenza economica diretta degli stranieri (Giappone, Germania, Italia). Si è scelto di produrre disequilibrio nel panorama della Cina attraverso uno sviluppo accelerato delle fasce già industrializzate, cioè quelle costiere; si è introdotto in tutti i luoghi di lavoro un sistema di gerarchie; si sono introdotti gli incentivi alla produttività; tutto questo in un sistema che non conosceva né politica dei salari né politica dei prezzi.
L'inflazione che ne è scaturita e soprattutto gli squilibri di condizione economica e sociale che sono derivati, in breve tempo, in conflitto con la cultura egualitaristica che si era sviluppata nel periodo precedente, hanno introdotto lacerazioni, scosse, elementi di instabilità non da poco. Contemporaneamente si è proceduto a modernizzare il Paese anche su altri versanti, nel costume, nell'abbigliamento, nei fenomeni meno strutturali, adottando modelli occidentali se non addirittura americanizzati. Questo ammodernamento è stato esaltato dalla "Signora di ferro" che vedeva un destino neoliberista anche per la Cina, a negazione di diversità precedenti.
Tutto questo sforzo, questo tentativo di uscire dalla crisi di crescita è stato introdotto in un'organizzazione sociale prima e poi politica rigida, uno Stato a Partito unico in una struttura modellata secondo vecchi schemi totalitari di impronta ideologica molto forte, in un Paese che pretendeva, anche nel panorama dei Paesi comunisti mondiali, di rappresentare un modello autoctono di socialismo e di comunismo, cioè di avere una forte connotazione e quindi anche una forte presunzione di originalità e di dimensione culturale indipendenti da altri modelli.
Gli elementi di disarticolazione, di squilibrio, di lacerazione che tutto ciò ha comportato, esigevano una modernizzazione anche politica con l'introduzione di elementi di democrazia, di pluralismo politico e di libertà politiche.
Questo è un elemento che a noi pare di poter constatare con qualche fondatezza: la disparità tra un tipo di sviluppo economico e la situazione politica non poteva non avere ripercussioni. La protesta è nata proprio dall'esigenza di modernizzazione che è cresciuta negli ultimi anni in Cina.
Non si è voluto affrontare questo problema, la reazione rapida è stata un'altra: da parte degli uomini che attualmente hanno il potere in Cina si sono volute invece conservare le vecchie regole, salvaguardare logiche di poteri personali. Da queste analisi, che cerchiamo di fare senza certezze vogliamo capire, perché noi una scelta l'abbiamo fatta molto tempo fa, ed è quella della democrazia. Sul tema della democrazia si è svolto, non da oggi e non dall'immediato ieri, un nostro ruolo in Europa e nel mondo. E' un ruolo che abbiamo giocato nella progressiva differenziazione dagli altri Paesi socialisti, è stato un ruolo anche di stimolo verso gli altri Paesi socialisti, evidenziando come il percorso non potesse non comprendere anche l'elemento della democrazia. Per l'esperienza che noi abbiamo fatto in Italia siamo convinti di questo, tra l'altro anche l'elaborazione teorica checché si dica che il PCI conforta questa scelta, di Gramsci che non si può dire più internazionalista, non si può dire più leninista che è un'altra cosa, comprende questi elementi. Forse per questo la reazione da parte di tutto il nostro Partito è stata immediata agli avvenimenti cinesi: la comprensione di come lì si giocasse la partita delle libertà e della democrazia e come dalla parte del giusto fossero i giovani che chiedevano questo. Tale convinzione diffusa, che noi riteniamo anche di avere il merito di aver diffuso nel nostro elettorato e nella popolazione che ci segue con attenzione e con interesse, ha prodotto una mobilitazione immediata popolare - non lo dico come elemento di orgoglio - in cui c'erano prevalentemente i comunisti. Farebbe un errore chi pensasse che questo è accaduto perché è un problema dello schieramento comunista internazionale.
Noi non facciamo parte di questo schieramento: la nostra storia è un'altra le nostre posizioni attuali non lasciano adito a nessun giudizio di questo genere, ma il problema è un altro ed è quello per cui ci preoccupano certe indifferenze. La Cina è davvero vicina, non per motivi ideali o politici ma perché non c'è nel mondo contemporaneo avvenimento, sconquasso, dramma come è stato quello cinese che resti nei fatti indifferente e indipendente da avvenimenti, fatti e sviluppi nel resto del mondo.
C'è l'interdipendenza di tutti i Paesi del mondo: questa condizione richiede che ogni problema che si manifesti anche molto lontano venga assunto da altri Paesi per cui non ci può essere indifferenza. Abbiamo visto il ruolo positivo svolto da Gorbaciov, che abbiamo salutato con soddisfazione come svolta radicale nella politica dell'Unione Sovietica. Il ruolo giocato da Gorbaciov è un ruolo che pesa, che conta in tutte le realtà del mondo, così come gli accordi positivi raggiunti fra le due massime potenze. Ogni avvenimento che segni un traguardo di pace e di disarmo non può lasciare indifferente nessuno, così come ogni avvenimento ogni lacerazione nei conflitti tra Stati o interni agli Stati non lascia le cose in ogni Paese del mondo così come erano prima.
Questa è la novità della nostra epoca, non sono le immagini che con facilità e in tempo reale entrano nelle nostre case, ma i fatti che determinano le condizioni di vita, le possibilità e le connotazioni dello sviluppo di ogni realtà, anche se i fatti avvengono lontano.
Per questo non è un problema solo cinese, ma riguarda tutti. Lo strumento fondamentale che mi sarei augurata che il dibattito di oggi in Consiglio regionale potesse sollecitare nei confronti dei giovani cinesi vittime della barbarie e della violenza del potere era la solidarietà internazionale.
Abbiamo solidarizzato con i giovani in Piazza Tienanmen perché la manifestazione aveva un carattere nuovo e originale che noi condividiamo era cioè una manifestazione non violenta. Probabilmente non è nemmeno detto che questi giovani fossero così tranquilli nell'usare questa forma di lotta, sicuri che non ci sarebbero stati contraccolpi. Forse a noi poteva sembrare che non fossero più tempi da reazioni violente. Questa solidarietà va moltiplicata, non solo perché vittime di una repressione, ma perché in loro è riposta la possibilità di un futuro in cui la democrazia e la libertà siano comprese.
Il Consigliere Tapparo diceva: "Dalle dittature non si esce se non compagni di sangue", noi ci auguriamo invece che si possa anche in Cina uscire da una situazione di questo genere senza altro sangue, senza guerre civili. C'è stato un momento in cui i giornali quasi si auguravano che potesse scattare un conflitto interno armato, noi ci auguriamo invece che sia un'altra la strada percorribile: quella della non violenza, dello sviluppo, della libertà e della democrazia, ma per fare questo è necessario che ci sia una grande forza in tutti i Paesi del mondo per appoggiare questa scelta e per legare le mani a coloro che invece la violenza usano in queste forme disumane.
Nel Paese la speculazione resta un problema. Secondo me, il problema è se il mondo in cui noi viviamo, questo tipo di democrazia e di società, sia il migliore e l'unico dei mondi possibili o se, come dice Bobbio, non ci sia una grande questione di giustizia sociale, di scelta decisiva per la pace e per la non violenza che ha bisogno di chi la sostenga. Nessuno pu tranquillizzarsi nell'idea che noi viviamo felicemente nella migliore delle società in cui elementi negativi non ci sono. E' un quesito che resta aperto. Noi continuiamo a ricercare le strade per dare risposte e soluzioni a questo grande quesito del mondo moderno della giustizia sociale, del superamento delle differenze di condizioni in aree del mondo lontane, tra nord e sud, il superamento dei conflitti armati e dell'accettazione del disarmo e siamo lieti quando in questa ricerca non siamo soli, ma diventa una ricerca senza pregiudizi da parte di altre forze politiche.
Questo è l'elemento che ci caratterizza e credo che sarebbe riduttivo pensare che una tragedia di queste dimensioni, come seppur ho sentito dire ha avuto un effetto positivo per il PCI che ha accelerato la sua dislocazione e il suo mutamento. Questa è veramente una miseria; noi siamo convinti che questo mutamento lo stiamo esercitando da decenni e per questo motivo, al di là del pronunciamento delle assemblee elettive nei confronti del Governo perché rapidamente si esprima per assediare il governo cinese noi proseguiamo sul terreno della mobilitazione attraverso una raccolta di firme che abbiamo avviato, proprio perché quello della Cina non è un problema lontano, ma è un problema generale del mondo contemporaneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente e colleghi, chi quindici giorni fa, quando fu rinviata la discussione di questo ordine del giorno e l'approfondimento dei temi in esso contenuti, temeva che la discussione spostata ad oggi arrivasse fuori tempo purtroppo aveva torto. La questione cinese è sempre più che mai aperta e possiamo dire che è peggiorata drammaticamente, non solo perché quindici giorni fa il massacro avveniva per le strade e gratis mentre oggi avviene negli stadi e nelle caserme a pagamento, con il mantenimento di una tradizione disumana che vuol rimarcare attraverso la richiesta del pagamento delle munizioni servite per giustiziare l'imputato la responsabilizzazione fino in fondo, la sottolineatura della colpa dell'individuo e della sua famiglia, ma anche perché questo dramma ha lasciato e lascia aperti ancora spazi che, se vogliamo che il dibattito non sia soltanto una retorica celebrazione di luoghi comuni, devono essere chiusi e completati.
Certo, per molti aspetti la Cina è un Paese impenetrabile e non vogliamo fare l'errore di chi paragona semplicisticamente una situazione drammatica, diversa, complessa come quella cinese con situazioni a noi più vicine e conosciute. Già questo ci deve porre un primo quesito: perché dopo cinquant'anni di stabilizzazione di un sistema politico la Cina è ancora il Paese che è oggi, laddove anche nell'Estremo Oriente altre situazioni, se non uguali, diverse, comunque drammatiche, hanno trovato in qualche modo una via di soluzione in questi anni? Tra le non moltissime, ma certamente numerose immagini che ci sono pervenute dalla Cina in queste settimane, io ne ricordo una che mi ha particolarmente impressionato e che è stata ripetuta spesse volte dalle nostre reti televisive, ma non solo per questo la ricordo. E' l'immagine di quel giovane in camicia, a mani nude, nella piazza deserta, che fronteggia da solo una colonna di carri armati e si mette davanti al primo per non farlo passare e il comandante di quella colonna non ha il coraggio di proseguire, cerca di deviare, ma il ragazzo si sposta e rimane da solo a fronteggiare quel simbolo di violenza e di aggressione. Quell'immagine mi ha riportato alla mente un'altra immagine di molti anni fa. Ero molto più giovane, per non dire ragazzino, portavo i calzoni corti: nel 1956 a Budapest un altro ragazzo, che somigliava a questo anche se non aveva gli occhi a mandorla e la pelle gialla, apriva la camicia davanti al cannone di un carro armato. Allora la televisione non era così diffusa e quell'immagine ci è stata riportata più per via fotografica che televisiva ma c'era una drammatica somiglianza. Non è un caso che questi avvenimenti abbiano avuto attraverso queste due immagini un loro collegamento, un loro filo conduttore. Qui veniamo alla seconda domanda che non può essere sottaciuta in un dibattito come questo, ma non solo in quest'aula, bensì in generale: non è forse il sistema che in quei Paesi ha portato a questi risultati? Badate, cerco di tenere il più lontano possibile le strumentalizzazioni, non è il caso e certamente non è strumentalizzazione porre questa domanda in un Paese in cui il partito che porta ancora il nome "comunista" è su posizioni molto lontane da quei sistemi. Ma è la necessità di definire una volta per tutte con chiarezza cause e ragioni di fatti che si ripetono nella storia degli ultimi quarant'anni con drammatica regolarità e soprattutto di fronte anche a tentativi di spiegazioni che sinceramente non riescono a convincermi. Quando si dice che il comunismo cinese è un comunismo, anche questo è un discorso che fortunatamente i nostri colleghi comunisti in gran parte hanno superato anche se questo tipo di spiegazione viene ancora da quella parte politica. O ancora, e mi è sembrato veramente risibile, altro commento, se non sbaglio della Rossanda per cui di fatto l'aberrazione cinese non sarebbe che la conseguenza dell'introduzione in un sistema equilibrato di socialismo della variante corruttrice di elementi di capitalismo occidentale. Quest'ultima annotazione ha un qualche cosa di vero e ci deve far riflettere, perché se rovesciata sta a sottolineare un dato di cui io personalmente, e ritengo chi la pensa come me, sono profondamente convinto da anni, cioè il fatto che la libertà è un concetto indivisibile. Non si può dire che un Paese è libero se c'è la libertà economica o se comunque gli scambi mercantili sono improntati a una sorta di libertà, ma un Paese in cui permane e si mantiene un regime che non è democratico, un Paese in cui permane e si mantiene un sistema in cui non c'è la libertà di associazione, non c'è la pluralità dei partiti, non c'è la libertà di espressione politica, non è un Paese libero e non è nemmeno libero un Paese che ha istituzioni formalmente democratiche, ma che non consente la libera espressione dell'attività economica e mercantile, la libertà di espressione e di associazione. La libertà è un concetto indivisibile; tutte le volte che si è cercato di dividerlo, di individuare le libertà e di scegliere qualcuna tra queste si è finiti in un regime autoritario che spesso, se non sempre, ha portato a conclusioni di questo tipo.
L'esperienza cinese aveva aperto delle illusioni, io dico oramai, visti i risultati. Anche qui voglio portare una mia modestissima esperienza personale, di quando non molti anni fa, nel 1984, era venuta a Torino una delle prime delegazioni ufficiali della Repubblica Cinese guidata da un Ministro o Viceministro, le cariche non erano ancora molto ben chiare comunque era un soggetto politicamente rilevante nell'apparato governativo cinese, il quale con mia sorpresa, derivata soltanto dalla mia ignoranza perché c'era poco da sorprendersi, mi riferì a colazione di essere allora persona influente nell'apparato governativo cinese, ma fino a poco tempo prima detenuto nelle carceri cinesi, come vittima delle persecuzioni derivate dalla rivoluzione culturale di Mao e delle Guardie Rosse. Era stato incarcerato, era rimasto molto tempo in galera, dopodiché, passato quel regime, eliminata la Banda dei Quattro, questo signore è diventato una personalità del governo cinese. Per spiegare quelle che erano le aspirazioni dei governanti cinesi parlava della liberalizzazione delle attività economiche come strumento per far fronte alle necessità più immediate, ma anche come primo passo per aprire ad una ristrutturazione complessiva del sistema cinese che lo portasse ad essere anche democratico e non solo libero sotto il profilo mercantile ed economico. Per questo quando i moti dei giovani cinesi si sono sviluppati ho sperato che potesse essere quello il segnale che qualcosa di più si andava facendo in Cina e non l'ultimo disperato tentativo che di lì a poco sarebbe stato soffocato nel sangue.
Chiedendo scusa per l'inciso che ci ha portato un momento fuori strada torno al quesito fondamentale: se cioè il tipo di organizzazione sociale e politica sia necessariamente causa dei risultati drammatici che abbiamo visto. A questa domanda credo ormai tutti diano una risposta affermativa ma continuiamo a vivere in un ulteriore equivoco. Quando "l'Unità" di qualche tempo fa, forse per motivi più di polemica interna che di motivazioni di ordine generale, affermava che il Partito comunista cinese usurpa il titolo, ho avuto l'impressione che non facesse un servizio di chiarezza, a meno di voler confondere il significato dei termini.
Sulla stessa strada, ma con un taglio e con una passione degni di assoluta stima ed attenzione, mi è sembrato il prof. Asor Rosa con un bellissimo, anche se da me non interamente condiviso, articolo apparso su "Repubblica" del 16 giugno 1989, quando richiamando una definizione di Marx giovane dice: "Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi.
Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente". E' bello, ma è equivoco, riduce il termine ad una categoria morale, ad un'aspirazione tendenziale, ad una sorta di necessità continua di rivedere e di riformare, ma non dice che cosa deve rivedere e che cosa deve riformare o almeno qual è il sistema da cui bisogna partire.
Comunismo come liberalismo, come socialismo, non sono categorie morali sono categorie politiche, stanno ad indicare i mezzi attraverso cui si raggiungono dei risultati, non delle aspirazioni e quindi semplicemente i risultati.
Non paia troppo rozzo il mio discorso, cerco di renderlo il più elementare possibile anche per motivi di sintesi. Quando, per esempio esprimiamo il concetto di liberalismo - faccio questo esempio perché non mi è molto lontano - o di liberaldemocrazia sappiamo cosa vogliamo dire: non soltanto una generica aspirazione alla liberazione individuale dell'uomo ma dietro questo termine c'è un sistema che si fonda sulla libertà individuale, un sistema che fa riferimento alla scelta per istituzioni fondate sui principi dei costituzionalisti dell'800, da Montesquieu in avanti, un sistema fondato sul pluralismo politico, quindi dei partiti e delle associazioni, e un sistema economico che si regge e si fonda principalmente attraverso l'iniziativa dei cittadini e la proprietà privata dei mezzi di produzione. Siamo proprio all'ABC e quando si dice "comunismo" o "socialismo" come dottrina politica non si definisce un'aspirazione di giustizia, che può trovarci tutti concordi, si definisce un sistema politico, un modo di organizzare le istituzioni, l'economia e la società.
Anche qui, semplificando e brutalizzando, che cosa vuol dire? Vuol dire una scelta per quella che si chiamava una volta la libertà collettiva e non la libertà individuale, si definisce la scelta fondata sui principi del leninismo per un sistema fondato sul partito unico, per un'economia che si regge sull'iniziativa dello Stato e la proprietà pubblica dei mezzi di produzione, dopodiché su questi due grandi filoni possono esserci tutte le variazioni sul tema, ma fondamentalmente i sistemi sono questi.
Non faccio questo discorso per convincere i colleghi comunisti sulla necessità di cambiare nome - non è questo il problema, sono problemi vostri ma soltanto per capire di che cosa parliamo. Quando si pone a fondamento di una posizione e di una collocazione politica un'aspirazione "riformista", se vogliamo capire se siamo d'accordo o meno dobbiamo dire qual è il tipo di organizzazione politica, istituzionale, sociale ed economica che vogliamo migliorare, cioè qual è quella da cui si parte.
Quella liberaldemocratica o quella "comunista"? Chiariamo almeno questo dopodiché ognuno adotterà le sigle, i nomi e i termini che meglio riterrà non è questo il problema. Il problema è cercare di capire qual è la sostanza da cui partiamo. Per esempio, in alcuni interventi, in particolare quello del Consigliere Reburdo e in parte quello del Consigliere Staglian forse ho capito male io - questo non era estremamente chiaro, almeno il punto di partenza.
Proprio perché questi fatti di Paesi lontani ci consentano, ripeto senza avere appuntamenti devianti a breve, di fare un po' di approfondimento e di chiarezza tra noi e soprattutto ci consentano di capire se abbiamo soltanto genericamente delle aspirazioni, dei sentimenti comuni o se c'è qualche cosa di più, cioè se sappiamo che in comune c'è anche il sistema complessivo di base da cui partire insieme per migliorarlo, come tutti gli interventi, soprattutto in temi di grande rilievo e di ordine generale, dopo la premessa, l'analisi e la perorazione normalmente la dialettica tradizionale impone che l'intervento si chiuda con un pistolotto. Il mio sarà brevissimo e riprende sempre l'articolo di un professore che ho citato molto non per criticarlo, ma perché ho apprezzato molto questo articolo, quando dice: "se fossi stato in Cina mi sarei trovato sulla Piazza Tienanmen accanto ai giovani e agli operai cinesi e contro i carri armati di Deng". Sono con lui e molto più modestamente dico: "se fossi stato in Cina sarei stato al suo fianco a combattere dalla stessa parte". Chiariamoci però quei pochi, ma essenziali e basilari concetti che ho cercato un po' rozzamente di enunciare per sapere, caso mai (speriamo di no!) ci dovessimo trovare in quella situazione, oltre a chi combattere anche per cosa combattere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore ai movimenti migratori

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo telegraficamente e riprendendo l'ultima battuta del collega Santoni dico che per fortuna siamo in Italia e non abbiamo avuto il dramma di doverci fisicamente schierare accanto a questo o a quel giovane a mani nude contro le armi del regime cinese.
Prendo la parola per un dovere che devo assolvere quale Presidente della Consulta dei movimenti migratori, Consulta che si è riunita una quindicina di giorni fa, all'indomani dell'accelerazione delle vicende cinesi. Abbiamo sentito in termini unitari la necessità di esprimere come Consulta la solidarietà alle migliaia di giovani che venivano brutalmente colpite, solidarietà che abbiamo espresso attraverso una dichiarazione inviata alla Comunità cinese presente a Torino.
Non ripeto i giudizi e le valutazioni che alcune settimane fa abbiamo svolto in occasione di quella riunione, mi limiterò a riprendere un concetto di fondo che ha orizzontalmente espresso il giudizio dei membri della Consulta, allorquando quelle migliaia di giovani e di non giovani che sono stati presenza attiva in quelle piazze, non avendo più altri ideali a cui collegarsi di fronte alla caduta verticale di una filosofia dell'ideologia marxista, si sono aggrappati all'unica occasione di valori morali. Questo concetto è stato espresso in termini unitari. Di fronte alla caduta di un mito, della "religione marxista", del "credo comunista" noi abbiamo ritenuto di esprimere questa solidarietà, anche di fronte ad alcuni tentativi che in questi giorni o in questa sala qualcuno ha fatto ipotizzando di cambiare atteggiamento soltanto cambiando la sigla politica oppure facendo una pure importante autocritica dal punto di vista dell'analisi. A me paiono però necessari atti di maggiore coraggio per tradurre in termini pratici queste giuste ed apprezzate autocritiche.
Si sono appena consumate le elezioni politiche europee come elemento propedeutico e di avviamento alla scadenza del 1992, cioè il superamento dei confini per la libera circolazione in Europa di capitali, persone e merci. Ciò che avviene nei Paesi dell'est europeo, dalla Polonia all'Ungheria, alla Cecoslovacchia, non può non riproporre un'attenzione specifica e peculiare verso quei Paesi, che sono Europa, e verso le stesse proposte che la politica di Gorbaciov avanza in Unione Sovietica pur con tutte le prudenze e le contraddizioni che anche in queste settimane in termini di rapporti razziali avvengono in quel Paese.
Mi è parso quindi doveroso proporre la sintesi operativa del dibattito che è stato svolto in sede di Consulta e comunicare il giudizio che la Consulta ha espresso sui problemi migratori, soprattutto nella solidarietà alla comunità cinese che vive a Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Devo innanzitutto le mie scuse al Presidente della Giunta perché, non vedendolo al suo posto, mi sono espresso nei termini che non sto qui a ripetere, ma d'altro canto in quel momento nessuno ci diceva come sarebbero andate le presenze di lì a poco, anzi si lasciava intendere che le assenze si davano per scontate. Quindi ho fatto anche bene a dire, in quel momento, che non mi calavo nelle ragioni per le quali il Presidente della Giunta si trovava assente dall'aula.
Tuttavia, dopo avere espresso le scuse a Vittorio Beltrami, in questi termini, proprio per significare tutta la simpatia che sento di esprimergli, mi pare comunque che il clima denunciato da tutte le parti non sia cambiato in quest'aula. Quella tensione morale che sembrava potesse essere colta nel momento in cui nell'altra tornata di Consiglio si era presentato l'ordine del giorno che faticosamente era stato "cucito" durante tutta una mezza giornata, dai rappresentanti dei vari Gruppi, non mi pare sia stata ritrovata. Gli interventi ascoltati, che sono di tutto rispetto, dimostrano come in ogni caso, al di là della tensione morale che va indirizzata ai fatti della Cina, in Italia ci sia una volontà effettiva di stare al passo con i tempi, che sono quelli della ricerca della pace, in quanto nel mondo la pace non è esistita dopo il 1945, che è stata come la ripetizione di fatti storici accaduti nel passato.
Dopo la caduta di Napoleone, c'è stata la Restaurazione: sovrani e ministri europei (si parla della Banda dei Quattro in Cina) a mo' di banda si erano riuniti per dare un assetto credibile all'Europa, ma dopo abbiamo avuto tutto quello che è accaduto anche attraverso i Risorgimenti. Poi le "sante alleanze" ci hanno portato ad altri fatti storici che non hanno potuto evitare la I Guerra mondiale. Al termine della I Guerra mondiale altre "sante alleanze" avrebbero dovuto determinare nell'Europa e nel mondo la libertà, la democrazia, la giustizia, gli Stati sovrani, per il benessere della collettività, ma era già tutto prefigurato perché accadesse la II Guerra mondiale. E attraverso ciò che le cosiddette democrazie di tipo liberale hanno ammannito al mondo, ci troviamo ancora oggi a dover discutere in termini di ricerca del vero equilibrio delle democrazie, della pace, della libertà, nel mentre per profonde esigenze economiche i massacri nel mondo, attraverso tutte le etichette, si vanno ripetendo: nell'occidente, in oriente, nel America e in Africa. Questo per dimostrare che tutta la questione del comunismo, così come si sta sviluppando in termini evolutivi e involutivi, è direttamente collegabile con la Rivoluzione del 1917. Quella rivoluzione che in Russia non è che sia accaduta per niente o perché Carlo Marx insieme a Hengels avesse pensato di filosofia, staccandosi da Hegel che è la matrice sia del nazismo che del comunismo (tanto per indicare la via di destra e la via di sinistra); è accaduta perché in occidente la tensione morale attorno al socialismo aveva fatto cilecca! Una grossa cilecca, tant'è che oggi si fa troppo abuso del termine socialismo, addirittura lo si appella "socialismo reale" quando si vuol parlare del comunismo, dimenticando che tutta la vicenda storica del socialismo è un fatto culturale profondo dell'occidente e dell'Europa anzitutto della Francia e poi dell'Italia, che non fu meno alla Francia.
In Italia, subito dopo il 1918/1919, poteva accadere esattamente quello che è accaduto in Russia, in quanto l'esigenza della rivoluzione russa doveva essere portata oltre confine; doveva esplodere nel mondo. Ma in Italia a quel tempo fu fatta una scelta occidentale che in quel momento per le diatribe politiche fra il pluralismo di bella infausta memoria, ha determinato una condizione tale che ha portato proprio l'Italia ad avere poi il regime possibile, l'unico regime possibile dentro il quale, comunque la si pensi, si cercò di salvare tutto quello che poté essere salvato sul piano del rapporto, del mantenimento quanto meno della libertà economica e del controllo delle attività economiche, onde evitare che il comunismo avesse una sua mondiale ragione attraverso l'Italia. Da qui tutti gli equivoci che portano ad una controversia, quasi insanabile ed irreversibile, che fa porre gli uni contro gli altri, proprio in questa Italia dove, vivaddio, non è che sia accaduto o stia accadendo per niente che il Partito comunista sconfessi se stesso. Non è certo per parlare delle cose del Partito comunista, ma per far capire l'intendimento profondo che il MSI-DN vuole rappresentare nello sviluppo necessario del rapporto fra i partiti, verso l'acquisizione vera e concreta del pluralismo democratico. Ricordo che Occhetto ha parlato in termini chiari di spazzatura riferendosi al comunismo. Ha detto che tutta l'ideologia per la quale anche dopo il 1945 il Partito comunista ha agganciato il Partito socialista, costruendo una contrapposizione di intenti tali da attardare lo sviluppo del fenomeno della comprensione, è definibile spazzatura.
E' un discorso nel quale mi piacerebbe dilungarmi molto, ma so che alla fine potrei suscitare qualche reazione, non certo utile in questo momento.
Per adesso voglio leggere ciò che ha detto il leviatano del Partito comunista cinese, assassino e massacratore dei giovani, con il colpo alla nuca, facendo pagare addirittura ai familiari la pallottola. Nel "Quotidiano del Popolo" si legge che "la democrazia reclamata da studenti e popolazione non è solo sostanzialmente sbagliata, perché improntata ai principi della liberalizzazione borghese e copiata di sana pianta dal modello occidentale, ma anche utopica perché in Cina la democrazia pu svilupparsi solo gradualmente e comunque sempre sotto il segno del socialismo". Ed ancora: "la situazione si è talmente deteriorata da rendere indispensabile l'uso della forza per ripristinare l'ordine". E' in questo modo che il Partito comunista cinese ha condannato il popolo verso "un nuovo trionfo nel difendere il potere proletario". In un'altra parte si dice che "le figure di rilievo che hanno persistito nel difendere la liberalizzazione borghese si sono nascoste dietro le quinte mentre i delinquenti, teppisti ed altra spazzatura sociale si abbandonano apertamente agli atti di sabotaggio". Allora io mi chiedo: fa parte della fraseologia comunista usare il termine spazzatura, a seconda dei fatti? Anche in Italia abbiamo avuto lotte efferate contro la spazzatura borghese.
Il collega Santoni, riferendosi a concetti di democrazia di tipo liberale, ha pensato di far credere che comunque si possa trovare in Italia e in Europa una dimensione tale da poter superare il tutto attraverso il liberismo economico, e ha ricordato l'origine del liberismo economico, che non è così ravvicinata come egli ha detto, ma va fino al 1700, quando per abbattere i regimi fisiocratici, nel mentre si sviluppava la grande industria americana, si incominciava a concepire lo Stato come uno Stato di servizio, o dei servizi, attento soltanto ad offrire all'economia privata tutti gli strumenti per lo sviluppo della partecipazione e quindi del benessere. Sono concetti molto pericolosi, perché se non ci fossero stati da duecento anni a questa parte, questi concetti non sarebbe esplosa la rivoluzione marxista e leninista russa. Io dico che bisogna stare attenti a questi concetti che vorrebbero trovare una conciliazione per un nuovo tipo di democrazia; un nuovo tipo di democrazia può essere trovato veramente nella condanna più convinta del regime che oggi in Cina non ha più da rappresentare né sfilate di moda né modernismo all'americana; quelle sfilate di moda e quel modernismo all'americana che hanno tanto compiaciuto molti politici italiani. Non possiamo dimenticare quanta festa si è avuta quando Craxi ed Andreotti sono andati in Cina per constatare tutta l'evoluzione di tipo liberista, democratica, che avrebbe potuto avere uno sviluppo consequenziale, sempre che in Cina non ci fosse stato proprio il comunismo marxista-leninista.
Quindi non basta contrapporsi a quello che di negativo accade nei popoli che sono governati dal comunismo: è necessario abiurare il marxismo e il leninismo.
Tutto questo, da parte nostra, per significare che noi siamo con quegli studenti cinesi che non hanno trovato nella liberalizzazione economica la spinta di scendere in piazza, ma nella cultura, nelle radici della propria storia tradizionale, sempre viva nell'ambiente universitario. Gli studenti cinesi, scendendo in piazza, hanno voluto dimostrare che in Cina c'è un'esigenza profonda, non dico di occidentalizzarsi, ma quanto meno di realizzare il profondo bisogno di un rinnovamento pluralistico e democratico. Sembrava cosa fatta, invece non è stato così, anzi ora possiamo ancora dire che la Cina ridiventa un pericolo per tutto il mondo per cui auspichiamo che la perestrojka da una parte e la glasnost dall'altra parte siano davvero il movimento di smitizzazione del marxismo leninismo nei Paesi dell'Unione Sovietica, talmente reale da poter dare all'Europa, che arriva fino alla grande madre Russia, l'espansione necessaria che secoli di storia non hanno consentito attraverso quelle guerre nazionalistiche che hanno determinato il furore fra i popoli.
Con questi intendimenti, non importa se lo si creda o no, il MSI dichiara ufficialmente che è democraticamente pluralista, ma vuole lo Stato sempre attento e vigile, che non manchi mai la funzione centrale dello Stato contro ogni possibile pericoloso assalto eversivo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare dichiaro concluso il dibattito.
Pur cominciando con alcune legittime perplessità, il dibattito ha tuttavia fatto registrare un profondo impegno da parte di tutti i Gruppi politici presenti. Questo dibattito è stato doveroso e ha fatto onore alla Regione Piemonte per essersi collocata, seppur con un po' di ritardo, con l'impegno che è emerso dai contributi di tutti i Gruppi. Dovremo intensificare i nostri sforzi e quelli della comunità piemontese perché si alzi alto nel nostro Paese e nel mondo non solo la condanna, ma soprattutto il messaggio di pace, del rispetto della personalità umana, della libertà di cui possiamo andare fieri anche in questa Regione, che ha dato vita ad una grande lotta nel corso della Resistenza, nella quale ha sacrificato la propria giovinezza tanta gente. Questi grandi valori di libertà, di democrazia e di pace che hanno accompagnato e guidano la nostra gente, ci debbono rafforzare sempre di più oggi che portiamo un messaggio di impegno nella direzione europea e nel mondo intero. Questi valori appaiono grandi di fronte alla barbarie che abbiamo sotto gli occhi e che dovremo fare il possibile perché venga a cessare.
Il Consigliere Staglianò ha detto: "non ci cadrà il cielo addosso" però potrebbe cadere il mondo addosso a chi si comporta in questo modo.
Dovremo fare ogni sforzo perché l'umanità faccia sapere che non è il cielo ma è il mondo, è l'umanità che vuole sbarrare la strada alla continua barbarie che abbiamo sotto i nostri occhi.
Interpreto i sentimenti di tutti per dire che possiamo essere fieri di questo impegno e del grande senso di responsabilità che la Regione con questo dibattito ha oggi dimostrato. Il messaggio della Regione Piemonte è contenuto in un ordine del giorno che a suo tempo era già stato sottoscritto da tutti i Gruppi politici e che è stato aggiornato perché il dibattito è stato rinviato.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 673, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte apprese le notizie relative al massacro di studenti e di popolazione inerme compiuto dall'esercito del regime comunista cinese sulla Piazza Tienanmen di Pechino ed in altre città del Paese e l e v a la più ferma protesta per l'ennesima, brutale violazione dei diritti umani e civili di un popolo che manifestava per conquistare pacificamente libertà e democrazia e s p r i m e indignazione e condanna nei confronti del regime comunista cinese che si è rivelato incapace di rispondere, se non con le armi e con la strage, alle istanze dei manifestanti, perdendo di conseguenza, agli occhi del suo popolo e nei confronti dell'opinione pubblica democratica, ogni legittimazione ad esercitare il governo del Paese m a n i f e s t a la propria solidarietà ai movimenti studenteschi e popolari e a tutte le organizzazioni sociali che hanno saputo usare la lotta non violenta fino all'estremo sacrificio per esprimere le proprie idee ed aspirazioni e che si sforzano di promuovere in quel Paese il rinnovamento del sistema politico, economico e sociale c h i e d e al Governo italiano di assumere immediatamente un'iniziativa ufficiale perché il Governo cinese ponga fine alle barbare esecuzioni che sono testimonianza agghiacciante del carattere autoritario ed inumano assunto dal potere in Cina c h i e d e inoltre al Governo italiano di intraprendere le necessarie iniziative diplomatiche, politiche, economiche per far esprimere una forte pressione della comunità internazionale per arrestare la spirale di violenza attivando tutte le misure necessarie, a partire dall'interruzione delle forniture militari al fine di far cessare la repressione militare, di avviare il confronto civile e democratico sulle questioni poste dai manifestanti di Piazza Tienanmen e garantire in ogni fase del confronto il più rigoroso rispetto degli inalienabili diritti umani".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno concernente gli adempimenti per la presentazione delle domande di autorizzazione alle emissioni in atmosfera entro il termine del 30 giugno p.v. (rinvio)


PRESIDENTE

Prima di concludere queste due giornate di seduta, vorrei sottoporre all'esame del Consiglio un ordine del giorno relativo alla proroga dei termini della presentazione delle domande di autorizzazione alle emissioni in atmosfera, cui devono sottostare tutte le aziende entro il termine del 30 giugno 1989.
Questo ordine del giorno è stato firmato dai Consiglieri Dardanello Santoni, Carletto, Avondo, Tapparo, Minervini, Ferrara, Gallarini e Bonino.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Devo dare atto al collega Dardanello di essere stato sollecito propositore di questo problema, che è grande come una casa, perché riguarda un numero altissimo di aziende. Devo però anche dire che lo scenario in cui si è collocata questa mattina la presentazione di questo ordine del giorno che sollecita l'attenzione dell'assemblea, prevedeva la presenza di attori decisivi per assumere queste decisioni, vale a dire la Giunta e in particolare l'Assessore competente. Occupandomi oggi pomeriggio del problema, che pure conoscevo prima, ho visto che sono intercorse tra l'Assessore e le organizzazioni artigiane e imprenditoriali già varie fasi che riguardano una questione peraltro molto delicata, perché quella dello spostamento del termine non è ignoto a nessuno che si tratti di una questione delicata. Quella delle aziende escluse, soprattutto piccole, che non sono riuscite a presentare le domande, è una questione sì da affrontare, ma anche esaminando cosa si è fatto, cosa è avvenuto, quali sono le tipologie di aziende e via dicendo. Si tratta di informazioni che non sono a nostre mani e che quindi devono esserci fornite, inoltre è necessaria un'espressione di volontà da parte della Giunta.
Ribadiamo l'intenzione nostra di sollecitare - l'ordine del giorno aveva questo scopo - la presa in esame, entro i termini permessi (pochi giorni), della questione. La nostra forza di opposizione ha sostenuto e sostiene una nuova regolamentazione della materia a fini ambientali. Ripeto che deve esserci un soggetto che non c'è, mi riferisco all'Assessore: deve rendicontarci su quanto è avvenuto in questi mesi, deve darci le informazioni nonché esprimere la sua posizione. Non siamo in grado, per essere molto chiari, di assumere alcune determinazioni se non a vuoto.
L'unica possibilità, io sono per proporre una strada molto accelerata, è che l'Assessore venga in Commissione lunedì per informarci sullo stato della materia e sulle sue intenzioni. Ho visto schermaglie con imprenditori ed artigiani, vi sono richieste di incontro da parte degli artigiani; si stanno incrociando vari livelli per cui non possiamo andare al buio su una questione del genere. Non è responsabile andare al buio su tale questione noi comunque non ci andiamo e chiediamo anzi all'organo di governo di esprimersi, perché questa materia viene adesso in Consiglio, per commendevole sollecitazione ai Gruppi che sono stati completamente fuori dal processo di gestione di questa vicenda. C'è un governo che deve provvedere a ciò, un Assessorato e una struttura, non voglio fare polemiche, per cui non vado oltre. Dico soltanto che è strano che questa questione non ci venga presentata, almeno a livello di informazione dall'organo di governo, se è vero come sembra sia vero che siano oltre 76.000 le aziende che non saranno in grado di adempiere alla legge. E' un dovere di chi governa quello di informare il Consiglio perché sulla base delle informazioni ognuno assuma la sua posizione. Non può esserci il percorso inverso.
Noi abbiamo già compiuto un atto importante portando il problema alla sollecitazione dell'aula, se non fosse arrivato forse non se ne sarebbe parlato, grazie quindi a chi lo ha fatto, però a questo punto a nome del Gruppo comunista io chiedo che ci sia immediatamente, vale a dire anche lunedì visto il termine (noi siamo disponibili ad esserci), un passaggio dell'Assessore che riferisca in Commissione o ai Capigruppo (si veda quale sede scegliere) come stanno le cose per assumere determinazioni che possono anche essere differenziate. Può esserci anche una distinzione tra vari tipi di industrie; ci possono essere quei laboratori artigiani che per la loro dimensione non sono in grado di adempiere, per cui nei confronti di costoro la proroga è anche ragionevole. Né d'altra parte a questo punto mi sento di gettare la croce addosso al Presidente Beltrami se non ha queste informazioni perché è una cosa tipica dell'Assessorato, oggi l'Assessore non è presente, chiediamo pertanto che si individui una sede di raffronto consiliare (Commissione o altro) nei prossimi giorni per esaminare la vicenda e quindi assumere una posizione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E' stata invocata la presenza di attori e non di controfigure, devo dire che questo problema lo abbiamo seguito, forse anche con troppo entusiasmo, visto che il provvedimento che il TAR ha sospeso è un provvedimento che voleva significare una nota di particolare intuizione e sensibilità, quasi anticipatrice di quanto lo Stato avrebbe dovuto proporre. Lo Stato in effetti ha dato delle linee di indirizzo iniziali; si è riservato di comunicare i plafond e i limiti, però non l'ha mai fatto avrebbe dovuto affidare ruoli specifici alle Regioni ed anche questo non lo ha fatto. Direi quindi che l'Assessore con una sensibilità che forse gli è propria, qualcuno può dire magari eccessiva, così è stato detto almeno dai destinatari delle attenzioni (è stato detto autorevolmente all'assemblea dell'Unione Industriali, ho ascoltato di persona questa valutazione), ha promosso un provvedimento che il TAR ha sospeso. Non entro nel merito, io ho saputo del problema pochi minuti fa e ho provveduto a recuperare una cartella di documentazione, l'Assessore si è allontanato da Torino ed è pertanto irreperibile, un funzionario mi ha detto le cose che già conoscevo e altre non ha saputo aggiungerne. Circa il fatto che il TAR abbia sospeso questo provvedimento, l'intenzione della Giunta è quella di non arrivare ad un ulteriore contenzioso e quindi di non adire al Consiglio di Stato per cercare di ottenere un recupero - anche perché i tempi sono quelli che sono ma di aprire, piuttosto, con le stesse categorie un discorso per avvertire i limiti entro i quali sia possibile non appesantire oltre le condizioni, già di difficoltà, nelle quali si vengono a ritrovare 76.000 aziende, le quali devono presentare delle domande: potranno avere le loro confederazioni che offriranno degli schemi di domanda, ma non potranno dire nulla sui limiti.
Quindi, anche le stesse apparecchiature che dovrebbero essere utilizzate per abbattere questi limiti massimi che lo Stato dovrebbe definire, potrebbero essere di un tipo piuttosto che di un altro, posto che il mercato ne abbia una grande disponibilità.
Il Ministro all'Ambiente ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una bozza di decreto, che dovrebbe essere emanato dallo stesso che si colloca a metà strada sulla fissazione dei termini e gli altri adempimenti che dovrebbero essere assunti in questo tempo. Non mi consta che questa bozza di provvedimento sia stata assunta dal Governo, a meno che sia intervenuto nella seduta di oggi.
La Giunta da tempo aveva assunto una deliberazione, ormai resa esecutiva, per la pubblicazione sui giornali di un invito alle aziende di presentare, entro i termini di legge, le domande. Evidentemente esiste una grande difficoltà di carattere operativo, non è molto edificante che tutte queste aziende siano lasciate in tali condizioni.
Non ho difficoltà a che la collega Cernetti in tempi decisamente stretti, magari tenendo come potenzialità di espressione l'ordine del giorno depositato, sia messa nella condizione di dialogare con le forze sociali, avendo registrato che il Consiglio regionale ha espresso attraverso autorevoli interpreti, il disagio che è nell'aria, che è di tutti e che principalmente è anche della Giunta regionale che si troverebbe dalla sera alla mattina con 76.000 domande, posto che le debbano presentare tutte, quindi in evidente difficoltà.
Siamo disponibili a questo dialogo e per quanto ho potuto leggere superficialmente il decreto del Consiglio dei Ministri questo non fissa ancora i limiti di emissione, affida piuttosto dei ruoli che prima non erano ben configurati alle Regioni.
La disponibilità della Giunta è totale, non ci sono riserve mentali abbiamo l'intenzione di apparire persone che si comportano con equilibrio non sposando, in termini da esaurimento nervoso, l'una causa piuttosto che un'altra, ma cercando di dare una risposta pulita e non creando nel Paese delle tensioni, perché già ce ne sono troppe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei ringraziare pubblicamente il collega Dardanello per aver segnalato il problema e per avermi proposto la firma dell'ordine del giorno, ma il "grazie" al collega Dardanello finisce qui in quanto l'ordine del giorno, firmato da diversi Gruppi, chiede una proroga indeterminata e basta, che per quanto ci riguarda è inaccettabile. Dopodiché ho sentito le parole del Capogruppo comunista Bontempi e mi sono rincuorato: ha fatto una serie di obiezioni che avevamo in animo di proporre anche noi in aula quindi, in questo senso, è utile l'aggiustamento di tiro che è stato indicato.
Non ho firmato l'ordine del giorno per la vaghezza e per il messaggio complessivo che lo stesso trasmette. Per una volta che l'Assessore Cernetti ne fa una buona, subito si trova il modo per eluderla. A me pare che l'assenza dell'Assessore, oltre ad impedirmi di ricevere un ringraziamento, impedisce - cosa ben più importante - di conoscere qualche cosa di preciso, ad esempio la natura delle strozzature organizzative che pure sono a conoscenza di tutti, ma soprattutto la natura delle resistenze delle aziende o di una parte del mondo imprenditoriale a questo tipo di normativa, che per una volta prova a cercare di controllare le "porcherie" che immettiamo, con le nostre attività economiche, nel cosiddetto ecosistema.
L'assenza dell'Assessore mette nell'impossibilità pratica di procedere efficacemente in questo controllo. Non vorremmo che si prendessero a pretesto dei problemi, anche comprensibili, per inficiare il provvedimento perché questo è il messaggio politico che è stato trasmesso nei giorni scorsi da gran parte del mondo industriale. Penso di non forzare un bel niente se affermo questo. Non ho tutti i ritagli di giornale per fare le citazioni testuali, ma questo è il succo.
A me pare necessaria la proposta avanzata dal collega Bontempi poc'anzi: rinviare in Commissione l'argomento, avere un confronto ravvicinato con l'Assessore, che oggi non è possibile nonostante la buona volontà del Presidente Beltrami che prontamente ha cercato di recuperare il vuoto, senza riuscirci in verità, perché la natura delle questioni riguarda problemi molto precisi.
Sono già le 18,25, sto facendo fatica a concludere il mio intervento sale dal basso una voce insistente che dice "basta", rinviamo tutto in Commissione in modo da poterci confrontare con l'Assessore e capire se è un'inversione ad U rispetto ad un provvedimento giusto oppure se è una deviazione necessaria per seguire la linea retta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Capisco le difficoltà di alcuni colleghi nel leggere questo ordine del giorno e condivido quanto il collega Bontempi diceva sugli emendamenti che ha proposto, innanzitutto su quello di rimandare al massimo entro il 31/12/1989 l'impegno che decine di migliaia di aziende devono assumere. A me può star bene che venga ancora discusso ulteriormente in Commissione, ma la cosa che mi preoccupa è che il termine del 30 giugno è un termine ultimativo e se entro il 30 giugno queste decine di migliaia di aziende non avranno adempiuto andranno incontro a sanzioni di carattere finanziario e anche penale, in certi casi di grossa rilevanza. Di conseguenza, non credo che si possa attendere che la Commissione VII si riunisca; se si vuole avere un confronto con l'Assessore non dico che il confronto debba essere immediato, ma quasi. Questo anche solo per avere il tempo di poter inviare al Governo la volontà espressa in questo ordine del giorno: non possiamo certamente inviare l'1 luglio una richiesta di proroga del 30 giugno! Oltre a non conoscere ancora bene i parametri, il problema di fondo è che nella presentazione delle domande è necessario che vi sia da parte dei laboratori di analisi chimiche una determinata autorizzazione o perlomeno una chiarificazione. Con tutta la buona volontà che ci può essere stata da parte dei laboratori chimici del Piemonte, negli ultimi venti giorni o nei mesi passati, questi non sono stati in grado di effettuare i controlli forse anche per l'inadempienza di certi operatori che aspettano sempre l'ultimo minuto per risolvere i problemi e questo non va bene.
Probabilmente anche da parte delle stesse organizzazioni di categoria non si è dato sufficientemente peso, inizialmente, a quello che era il problema reale, per cui adesso anche solo dal punto di vista pratico è impossibile riuscire a risolvere queste 76.000 pratiche e ad oggi - ho avuto la conferma stamani - solamente il 10% delle aziende artigiane piemontesi è riuscito ad adempiere a quest'obbligo. Si tratta di decine di migliaia di operatori che rischiano pesantemente e credo quindi sia doveroso da parte nostra mandare un messaggio concreto e determinante al Governo. Credo che nelle altre Regioni italiane la situazione non sia poi diversa dalla nostra, di conseguenza è necessaria una presa di posizione della Regione.
Questi operatori sono ben disponibili ad adempiere a quella che sarà la legislazione, lo hanno dichiarato le stesse organizzazioni di categoria nella lettera che hanno inviato ai Capigruppo, nella quale hanno detto che le ditte artigiane pur volendo ottemperare alla normativa, non potranno presentare le domande perché la documentazione delle analisi chimiche non ha ancora potuto essere ultimata.
Sono d'accordo a sentire quanto dirà l'Assessore Cernetti, ma credo che questo incontro non possa essere rimandato oltre lunedì. Che lunedì al massimo parta questo documento con la richiesta di proroga.



PRESIDENTE

Normalmente la Commissione VII viene convocata il martedì. Oggi si è riunito il Consiglio dei Ministri: può anche darsi che sia stato approvato qualche decreto. Cerchiamo quindi di fare in modo che la VII Commissione si possa convocare per assumere una posizione ed inviarla al Ministero qualora non ci fossero già state delle decisioni. Pertanto ci orientiamo in questo modo per quanto riguarda tale argomento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.



DEVECCHI Armando

Intervengo per precisare che occorre senz'altro discutere martedì in Commissione l'ordine del giorno ed assumere tempestivamente i provvedimenti conseguenti. Mi è parso di capire che il Presidente ha detto che "ci si orienta in questa maniera, speriamo che sia possibile". Ora se è vero come è vero, e non ho motivo per metterlo in dubbio, che ci sono 76.000 aziende che attendono la nostra decisione, bisogna che ci sia un nostro impegno preciso perché l'argomento sia dibattuto e siano assunte decisioni entro martedì 27, perché la scadenza del 30 è troppo ravvicinata. Non si pu perdere altro tempo.



PRESIDENTE

Dire "ci si orienta" forse è troppo vago, allora dico che martedì sia convocata la VII Commissione alla quale parteciperà l'Assessore competente per esaminare questo argomento. Le dichiarazioni del Presidente della Giunta sono comunque tali da garantire che il governo regionale sarà presente alla riunione della Commissione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Olivetti. Ne ha facoltà.



OLIVETTI Michele

Signor Presidente, le chiedo scusa, però martedì la VII Commissione di fatto è già convocata e da sempre si constata l'impossibilità della partecipazione in VII Commissione degli Assessori in quanto contemporaneamente vi è lo svolgimento della riunione di Giunta. Di conseguenza, delle due l'una: o martedì la Giunta si prende l'impegno di rendere possibile la partecipazione dell'Assessore alla riunione di Commissione o si cerca una giornata diversa per la riunione. Non vorrei che si rinviasse da Ponzio a Pilato perché oltretutto abbiamo questo punto in discussione da quattro sedute. Non so, ma può diventare allucinante lavorare in VII Commissione in queste condizioni.



PRESIDENTE

Come ho detto prima, la dichiarazione del Presidente Beltrami ha fugato ogni dubbio: sarà presente direttamente l'Assessore o comunque sarà assicurata la presenza della Giunta qualora non potesse venire l'Assessore Cernetti.


Argomento: Viabilità

Esame ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa e comunicazione della Giunta regionale (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa.
E' stato distribuito un documento a tutti i Consiglieri.
La parola all'Assessore Mignone che riferisce in merito alla viabilità in Valle Susa.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Parlare della Valle Susa dal punto di vista istituzionale penso sia importante come parlare di problemi internazionali, quindi in aula ci dovrebbe essere una presenza maggiore.
Il documento che vi è stato sottoposto è una bozza di larga massima che riassume i nodi centrali su cui si è sviluppato il dibattito, fra l'altro recepisce una delle indicazioni dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI, e per altre parti riprende elementi contenuti nei precedenti ordini del giorno. E' un documento non definitivo, ma è un tentativo di riassumere i temi principali su cui si è sviluppato il dibattito. Peraltro abbiamo già avuto un incontro con la società SITAF per verificare la disponibilità a che le varianti di tracciato rese utili a seguito del lavoro del gruppo Regione-SITAF possano essere recepite. Lunedì prossimo si terrà la Conferenza conoscitiva della Valle Susa che potrà rappresentare un ulteriore passo conoscitivo utile. Pertanto, se lo si ritiene, si potrà discutere in altro momento. Lascio questa proposta alla valutazione del Consiglio.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni l'argomento viene rinviato ad altra seduta.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno relativo ad una gara di motonautica sul fiume Po


PRESIDENTE

Prima di sciogliere la seduta comunico che, ai sensi dell'art. 49 terzo comma, del Regolamento interno, è stata presentata da parte dei Consiglieri Montefalchesi, Tapparo, Staglianò e Ala, la richiesta di iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna di un ordine del giorno relativo ad una gara di motonautica sul fiume Po, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte avendo appreso di una competizione motonautica sul fiume Po nella zona di Moncalieri considerata la necessità di tutelare il corso del fiume Po e i diversi progetti realizzati e in corso che riguardano il fiume e le sue sponde ivi compresi il Parco delle Vallere e l'uso ricreativo del fiume considerato che molti cittadini amanti dello sport e della natura hanno ricostruito e contribuito a ricostruire un'altra immagine del Po i m p e g n a la Giunta regionale a revocare per quanto di sua competenza qualsiasi autorizzazione relativa a queste competizioni e di impegnarsi affinché gli altri enti locali insistenti lungo il corso del fiume Po facciano proprio questo atteggiamento".
Mi permetto di rilevare che questa richiesta, ancorché valida, sia comunque stata presentata in ritardo, visto che si parla di una revoca di autorizzazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

L'abbiamo presentata perché abbiamo saputo che il Presidente della Giunta aveva firmato il decreto.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In presenza del parere favorevole alla proposta da parte del Comune.



PRESIDENTE

Una discussione è necessaria.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Certo, l'argomento richiede una discussione. Si tratta però del parere favorevole del Comune di Moncalieri, Presidente, perché il Comune di Torino a cui era stata richiesta anche l'autorizzazione ha negato la medesima infatti si sono limitati al territorio di Moncalieri perché pare che in quella zona gli amministratori (tra l'altro il Sindaco si chiama Fiumara) amino la motonautica.
Data l'urgenza della questione e visto che la Regione è impegnata in prima persona nella realizzazione del parco, in una politica di recupero del fiume Po ad una funzione diversa da quella di ricettacolo degli scarichi di combustione delle benzine, è auspicabile che questo ordine del giorno venga votato. Ci dica subito il Presidente della Giunta se la nostra sollecitazione è giusta e quindi da accogliere oppure no.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Io non ho autorizzato la manifestazione.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che non c'è il numero legale e pertanto non è possibile procedere all'iscrizione di tale ordine del giorno.



MONTEFALCHESI Corrado

Non è la prima volta che nascono polemiche in merito a gare di motonautica sul fiume Po. Ricordo che due anni fa ci fu una manifestazione di protesta e la gara venne bloccata, quindi credo sia un atto poco responsabile da parte dell'Amministrazione regionale, alla luce di questi fatti precedenti, firmare l'autorizzazione di fatto a svolgere la manifestazione senza porsi minimamente il problema.



(Proteste del Presidente della Giunta regionale, Beltrami)


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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