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Dettaglio seduta n.196 del 22/06/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA Angelo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Desidero rivolgere un saluto ai colleghi, con i quali riprendiamo i lavori consiliari dopo la pausa elettorale, pausa che ha visto impegnati direttamente e indirettamente, i colleghi per la partecipazione alle elezioni del Parlamento Europeo. Sono ormai quindici giorni che l'attività del Consiglio si è fermata e oggi riprende concorrendo a dare il proprio contributo alla costruzione del grande edificio europeo a cui guardiamo con fiducia.
Possiamo ora iniziare i nostri lavori esaminando il punto 1) all'o.d.g.
che reca: "Approvazione verbali precedenti sedute". In merito a tale punto comunico che i processi verbali delle adunanze del 9, 16, 17, 22, 23 e 24 marzo, 13, 14, 19, 27, 28 e 29 aprile, 5 e 12 maggio 1988, non essendovi osservazioni, si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Devecchi, Ferro, Fracchia, Lombardi, Paris, Penasso e Villa.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 6, 8 e 13 giugno 1989 - in attuazione dell'art. 9 della L.R. n.
6/88 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento:

Sollecito risposta ad interpellanza


PRESIDENTE

Prima di esaminare il punto 3) dell'o.d.g. concernente l'esame del progetto di legge n. 496, ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro. Ha facoltà di intervenire.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto la parola per ricordare che il Gruppo comunista circa dieci giorni fa ha presentato un'interpellanza urgentissima sull'andamento del rilascio del tesserino di esenzione dal pagamento dei ticket, che sta avendo luogo nel caos più completo creando enormi disagi e malumori soprattutto tra la popolazione anziana (ma non solo tra la popolazione anziana).
Non vorrei, signor Presidente, che l'Assessore ci rispondesse tra qualche mese o l'anno prossimo. La richiesta è urgentissima. Questo iter burocratico per il rilascio dei tesserini di esenzione dal pagamento dei ticket sta avvenendo nel caos più completo. Non è accettabile una situazione di questo genere! E non è accettabile nemmeno che, a decreto reiterato, nessuno riesca ad interpretarlo. Il decreto ricorda che hanno diritto all'esenzione coloro che hanno la pensione di vecchiaia (60 anni per gli uomini, 55 per le donne), altri livelli di età per statali ed altre categorie. Risulta che chi non ha la pensione di vecchiaia e ha comunque redditi inferiori non è esente da ticket. Finalmente, dopo energiche proteste il Ministero degli Interni ha diramato una circolare nella quale si chiarisce che in effetti bisogna riferirsi alle fasce di reddito e non all'età. E' ineccepibile da questo punto di vista e nel suo errore, il decreto governativo. Quindi viene interpretato dal Ministero dell'Interno.
Vi sono poi incongruenze incredibili. Tutte le prestazioni di prevenzione sanitaria devono essere esenti da ticket, invece vi sono numerose UU.SS.SS.LL. che fanno pagare i ticket. Siccome il provvedimento risulta un errore clamoroso, compiendo il quale si è raggiunto il massimo di impopolarità con il minimo risultato, anzi, con un risultato nullo, noi chiediamo che rapidamente l'Assessore ci spieghi come va interpretato il decreto, veda come snellire questo iter burocratico che provoca code interminabili nelle circoscrizioni di Torino e non solo nelle circoscrizioni comunali di Torino e, più in generale, chiediamo che si riveda il decreto sui ticket che, ripeto, è scandaloso, largamente impopolare, i cui risultati sono pressoché nulli. Costa di più riscuotere i ticket che non il beneficio che le casse dello Stato ne ottengono.
Non vorremmo che la risposta dell'Assessore Maccari ci venisse data tra un anno. La situazione di disagio enorme e di malumore ha luogo in queste settimane, ed è in queste settimane che la Regione deve attivarsi rapidamente, cominciando con il dare una risposta alla nostra interpellanza, ma soprattutto prendendo misure serie e concrete che eliminino disagio e malumore.



PRESIDENTE

Mi farò interprete presso l'Assessore delle richieste che sono state avanzate e dei problemi che sono stati sollevati. D'altro canto i Capigruppo avevano concordato di iniziare i nostri lavori con l'esame del progetto di legge n. 496, sul rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1988, quindi non è stato possibile esaminare il problema che il collega ha sollevato. Me ne farò comunque carico nei confronti dell'Assessore e penso che alla prossima riunione il problema sarà oggetto di risposta da parte dell'Assessore.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame progetto di legge n. 496: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1988"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 496.
E' relatore il Consigliere Santoni, che ha facoltà di intervenire.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non si può non tener conto dovendo esaminare il consuntivo della gestione del bilancio 1988, della situazione di incertezza relativa alla definizione delle risorse annuali di competenza della Regione che ha caratterizzato tutto l'esercizio 1988 e ha avuto come conseguenza l'approvazione del bilancio di previsione nel mese di giugno e dell'assestamento del bilancio alla fine del mese di dicembre nella vana attesa dell'approvazione della nuova legge sulla finanza regionale.
Questo ritardo nell'approvazione di documenti contabili ha inciso sui tempi relativi alla gestione del bilancio, per cui a un incremento degli stanziamenti di spesa non sempre ha corrisposto un analogo andamento delle somme impegnate che, pur essendo aumentate in valore assoluto rispetto all'esercizio 1987, sono percentualmente inferiori rispetto al complesso delle risorse disponibili nei due esercizi. Queste ultime nel 1988 sono ammontate, in base agli accertamenti di entrata, a 6.285.359 milioni, cui si aggiunge l'avanzo finanziario ammontante a 780.234 milioni, con uno scarto per minori accertamenti di entrata di 203.777 milioni, pari al 3,14 dell'ammontare complessivo delle previsioni definitive di entrata. A queste disponibilità di risorse corrispondono accertamenti di spesa per 5.886.297 milioni, ed una massa di economie di spesa di 1.383.163 milioni, pari al 19,03% dell'ammontare delle previsioni finali di spesa, che confermano i disagi sopportati dalla gestione del bilancio per la situazione che si è precedentemente delineata. E' stato tale il riflesso negativo che si è ripercosso sulla spesa regionale, che quest'ultima, pur considerando le reimpostazioni dei fondi statali a destinazione vincolata ammontanti soltanto a 780.234 milioni come l'avanzo finanziario, ha utilizzato soltanto l'81,24% delle risorse a disposizione.
La situazione finanziaria che ne è risultata alla fine dell'anno di gestione del bilancio di previsione, è l'esistenza di un avanzo finanziario dell'ammontare di 1.212.970 milioni, il cui valore è peraltro puramente contabile, in quanto se raffrontato con i 1.293.111 milioni di economie dei fondi statali a destinazione vincolata a cui lo stesso avanzo finanziario deve fare da copertura finanziaria, vale a dire se raffrontato con le reimpostazioni, nella competenza dell'esercizio 1989, delle assegnazioni statali a destinazione vincolata non impegnate nel corso dell'esercizio 1988, si può constatare che esso appare insufficiente.
Lo scarso utilizzo delle risorse disponibili ha anche inciso sull'ammontare complessivo dei mutui che sono stati contratti i quali ammontano complessivamente a 90 miliardi sui 185 miliardi previsti a pareggio del bilancio; in quest'ottica, all'aspetto negativo della mancata utilizzazione della disponibilità di risorse, si contrappone quello positivo della conservazione di una maggior capacità di indebitamento della Regione per l'esercizio finanziario 1989. Lo scostamento complessivo delle entrate accertate dalle previsioni definitive è di 203.777 milioni, alla cui formazione concorrono oltre ai 95 miliardi determinati dalla mancata contrazione dei mutui, anche 18 miliardi di entrate tributarie proprie della Regione, 8.339 milioni di entrate extra-tributarie, e 80.437 milioni di contabilità speciali, di cui 76.427 milioni sono rappresentanti dalla quota capitale di precedenti mutui che non sono stati estinti anticipatamente, per essere convertiti in altri mutui a minor tasso d'ammortamento.
Delle entrate accertate è stato riscosso solo l'82,1% per 5.160.801 milioni e naturalmente il grosso delle somme rimaste da riscuotere, cioè dei residui attivi, è rappresentato dalle assegnazioni statali a destinazione vincolata per le quali i 953.564 milioni non riscossi rappresentano il 17,3%.
Nella realtà però la situazione è ben più grave, in quanto la suddetta cifra comprende sia la somma ancora da riscuotere del Fondo sanitario nazionale, che pur ammontando a 52.166 milioni rappresenta appena l'1,31 della quota del fondo di competenza della nostra Regione, vale a dire a 4.007.829 milioni, sia le somme ancora da riscuotere relative alle assegnazioni derivanti dalle altre leggi settoriali che a fronte del valore accertato di 1.506.357 milioni ammontano a 901.398 milioni pari al 59,84%.
In questa somma sono compresi: 438.857 milioni del FIO 1986; 164.688 milioni del Fondo sanitario nazionale per le spese correnti; 132.947 milioni del Fondo sanitario nazionale per le spese d'investimento; 48.648 milioni riguardanti l'agricoltura di cui 21.466 milioni relativi alle direttive CEE; 84.071 milioni provenienti dalla legge n. 151/81 relativa al settore trasporti; 16.270 milioni provenienti da leggi che finanziano iniziative nel settore dell'edilizia; 38.379 milioni provenienti dalla legge n. 308/82 sulle fonti energetiche rinnovabili e sul contenimento dei consumi energetici; 8 miliardi provenienti dalla legge n. 845/78 sulla qualificazione professionale; 2.250 milioni provenienti dalla legge n.
472/86 sulla protezione civile.
Somme da riscuotere sono relative anche alle entrate tributarie per 35.735 milioni, pari al 6,9% dell'ammontare complessivo; alle entrate extra tributarie per 41.326 milioni, di cui: 15.711 milioni sono interessi attivi maturati nel secondo semestre 1988; 11 miliardi riguardano somme da recuperare, di cui: 10 miliardi dall'ANAS ed 1 miliardo dalla SITO S.p.A.
12.788 milioni circa devono essere recuperati dalla CEE e sono relativi alla formazione professionale; 1.731 milioni derivano da canoni, rimborsi e proventi vari.
Sono rimasti da riscuotere anche i 90 miliardi dei mutui perfezionati nell'esercizio 1988 e non ancora utilizzati, il cui ammortamento ed i conseguenti oneri relativi hanno inizio dall'anno successivo a quello della stipulazione del mutuo.
La gestione dei residui esistenti all'inizio dell'esercizio 1988 presenta riscossioni pari al 40,26% per L. 562.482 milioni, somme da riscuotere rinviate all'esercizio successivo per 792.277 milioni, e minori accertamenti di entrata per 42.054 milioni.
Anche in questo caso la maggior quota di risorse ancora da riscuotere per 604.452 milioni deve provenire dallo Stato per assegnazioni a destinazione vincolata, mentre contribuiscono anche ad appesantire la gestione dei residui attivi i 144.538 milioni di proventi di mutui contratti e non ancora totalmente incassati, in quanto relativi alla realizzazione di determinati investimenti e riscuotibili soltanto a collaudo avvenuto delle opere. Nell'esercizio 1988 i residui attivi alla fine dell'esercizio si sono incrementati in valore assoluto del 37,23 rispetto a quelli esistenti alla chiusura dell'esercizio 1987. Ma l'incremento dei residui attivi, rispetto agli anni precedenti, si verifica anche nei confronti dell'ammontare complessivo degli accertamenti di entrata, infatti, come si rileva anche dal diagramma riportato nella relazione della Giunta regionale, i residui formatisi nell'esercizio 1988 rispetto agli accertamenti di entrata presentano un'impennata del 17,89 rispetto all'11,84% del 1985, al 15,43% del 1986 ed al leggero calo del 1987 con il 12,26%.
Nello stato di previsione della spesa, nonostante un incremento del 18,76% delle previsioni definitive rispetto a quelle dell'esercizio 1987 gli impegni di spesa, che hanno riguardato 5.886.297 milioni, presentano una flessione del 6,39%, che al netto della spesa sanitaria si incrementa ulteriormente all'11,39%. Le economie di stanziamento invece dopo un triennio di leggero calo, in quanto sono passate dal 14,56% al 13,60%, al 12,68%, nel 1988 presentano un incremento non indifferente, passando al 19,03% per 1.383.074 milioni, mentre al netto della spesa sanitaria, le economie di stanziamento, ammontanti a 1.021.570 milioni rappresentano il 36,51% delle previsioni definitive.
Considerate nell'ambito di ogni area, le economie di stanziamento dell'area di attività che ammontano a 16.942 milioni comprendono anche 4.476 milioni di economie, che si riferiscono alla spesa per il personale regionale, conseguenti probabilmente alla mancata attuazione di tutti i concorsi interni per il passaggio di qualifica funzionale ed al mancato recepimento del contratto di lavoro scaduto il 31/12/1987 e 9.829 milioni di economie riguardanti l'acquisto di beni e servizi, in relazione ai quali l'incerta e scarsa disponibilità delle risorse ha consigliato di assumere un atteggiamento di maggior austerità.
Nel settore agricoltura finanziato prevalentemente con fondi statali a destinazione vincolata i 185.389 milioni di economie di spese sono costituiti per 184.416 milioni da fondi statali non impegnati entro la fine dell'esercizio, che devono essere reimpostati nella competenza del bilancio per l'esercizio 1989.
Nell'area d'intervento n. 2 "Attività secondarie e terziarie" su 41.689 milioni di economie, 37.729 milioni sono fondi statali a destinazione vincolata da reimpostare nella competenza dell'esercizio 1989. Da rilevare inoltre che 36.264 milioni delle economie dell'area d'intervento n. 2 riguardano il settore dei trasporti pubblici.
Nell'area d'intervento n. 3 "Gestione ed assetto del territorio", le cui economie di spesa ammontano a 641.578 milioni, i fondi statali da reimpostare sono ben 627.332 milioni.
I settori dove si verificano le maggiori economie di spesa sono: il settore infrastrutture di acquedotti, fognature ed urbanizzazione primaria per 157.656 milioni; il settore protezione e risanamento delle acque per 273.420 milioni; l'edilizia residenziale pubblica per 56.716 milioni; lo smaltimento rifiuti solidi per 44.224 milioni.
Nell'area d'intervento n. 4 "Servizi sanitari e sociali" su 391.128 milioni di economie di spesa, ben 390.412 milioni sono fondi statali a destinazione vincolata da reimpostare nella competenza del bilancio per l'anno 1989; lo stesso dicasi per l'area d'intervento n. 5 "Formazione e cultura" nella quale ai 9.797 milioni di economie di spesa corrispondono 2.736 milioni di fondi statali a destinazione vincolata. Un esame più approfondito forse andrebbe fatto relativamente ai 7.389 milioni di economie relativi alla formazione professionale, che essendo quasi totalmente finanziata con fondi regionali costituisce una delle maggiori partite di spesa per le risorse liberamente disponibili della Regione.
Dalle tabelle fornite dall'Assessorato al bilancio appare anche che nell'esercizio 1988 la capacità di pagamento della Regione non ha raggiunto percentuali molto elevate, tant'è che su una massa di impegni di spesa per 1.776.344 milioni al netto della spesa sanitaria, le somme erogate sono pari solo al 74,58% per L. 1.324.846, mentre il 25,41%, vale a dire più di un quarto dell'impegnato, è andato ad incrementare la gestione dei residui passivi. Complessivamente tuttavia non si può non tener conto che i residui passivi che nell'esercizio 1987 avevano raggiunto il 9,14% degli impegni di spesa nell'esercizio 1988 presentano una tendenza alla diminuzione avendo raggiunto soltanto l'8,74%.
Le aree di intervento che presentano la maggior percentuale di residui passivi sono naturalmente l'agricoltura con il 46,42%, pari a 117.378 milioni delle somme impegnate, dovuta anche alla durata naturale del tempo necessario perché un intervento in agricoltura possa ritenersi ultimato per cui l'intero contributo non può essere erogato entro la fine dell'esercizio; la gestione ed assetto del territorio con il 32,81%, pari a 110.484 milioni delle somme impegnate, a causa anche del tempo occorrente per passare dalla fase della progettazione, e quindi dell'impegno di spesa a quella del collaudo delle opere pubbliche, non consente l'erogazione dell'intera somma impegnata entro la fine dell'esercizio. Naturalmente alla formazione dei residui passivi hanno concorso anche i ritardi nell'approvazione dei documenti contabili per cui non tutte le somme impegnate hanno potuto pervenire alla fase dell'erogazione prima della fine dell'esercizio; in questa situazione, è evidente che residui passivi anche di rilevante entità si siano formati in diversi settori appartenenti a tutte le aree d'intervento. Nella stessa area di attività ove le spese di funzionamento dell'apparato burocratico della Regione sono quasi esclusivamente spese di natura corrente, e sono finanziate con risorse regionali, si sono costituiti residui passivi per 33.502 milioni, pari al 16,51% delle somme impegnate, di cui 10.958 milioni sono relativi al programma per l'acquisto di beni e servizi. Nell'area d'intervento agricoltura i programmi che hanno dato luogo ad una notevole massa, in valore assoluto, i residui passivi sono: il programma di ammodernamento delle aziende agricole con 35.044 milioni; la zootecnica con 13.656 milioni; il programma di riordino fondiario e di valorizzazione delle zone collinari e montane con 18.221 milioni; l'assistenza alle aziende e cooperative agricole con 33.092 milioni.
Nell'area d'intervento n. 2 si sono costituiti residui passivi per 94.746 milioni, pari al 20,46% delle somme impegnate, peraltro inferiore del 3% circa a quelli formatisi nell'esercizio 1987; 75.602 milioni di questi residui passivi riguardano il settore dei trasporti pubblici e delle comunicazioni.
Nell'area d'intervento n. 3 dove la formazione dei residui passivi è stata peraltro inferiore del 9,73% rispetto a quelli formatisi nel 1987 presentano la massa di residui passivi più elevata, in valore assoluto, il programma per il turismo con 17.365 milioni ed il programma per il pronto intervento con 38.653 milioni.
Nell'area d'intervento n. 4, oltre ai residui relativi agli interventi per l'esercizio delle funzioni connesse all'attuazione del Servizio sanitario nazionale, che pur ammontando a 63.707 milioni rappresentano appena l'1,35% della quota del Fondo sanitario nazionale impegnata nell'esercizio 1988, spiccano i 34.046 milioni dei residui passivi relativi agli interventi per la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari di base.
Anche l'area d'intervento n. 5, la cui spesa ha natura essenzialmente corrente, ha risentito della situazione di incertezza e del conseguente ritardo nella definizione delle risorse disponibili, in quanto la formazione di residui passivi per 43.692 milioni, pari al 24,76% delle somme impegnate, presenta un incremento rispetto all'esercizio 1987 del 6,08%.
Per quanto riguarda la gestione dei residui passivi già esistenti all'inizio dell'esercizio 1988, i dati della Giunta regionale ci dicono che il 57%, pari a 352.111 milioni, dei 617.634 milioni di residui passivi esistenti, si è tradotta in pagamenti; che il 30,72%, pari a 189.796 milioni ha continuato a rimanere a residuo, e la rimanente quota, pari a 75.727 milioni, è stata considerata economia di spesa. Naturalmente quest'ultima quota si scompone ancora in somme ancora da pagare sugli stanziamenti del bilancio 1986 per 27.210 milioni, che ai sensi della legge di contabilità della Regione devono essere considerati perenti agli effetti amministrativi.
Un'altra parte, per 46.398 milioni, è relativa a fondi statali a destinazione vincolata, impegnati sui bilanci degli esercizi 1986 e 1987 e non pagati prima della chiusura dell'esercizio 1988, che devono essere reimpostati nella competenza del bilancio dell'anno in corso; rivestono pertanto la vera natura di economia di spesa i rimanenti 2.118 milioni.
Alla fine dell'esercizio 1988 i residui passivi ammontano dunque complessivamente a 705 miliardi, ed al netto di quelli relativi alla spesa sanitaria a 627.166 milioni, con un decremento in percentuale dei residui passivi di competenza, e confrontati con l'incremento delle somme impegnate; occorre ancora rilevare che hanno concorso alla formazione dei residui passivi anche i 90 miliardi di mutui a pareggio del bilancio che sono stati contratti ma non riscossi.
Questi sono dunque per sommi capi gli aspetti più importanti della gestione del bilancio di previsione per l'esercizio 1988 che, limitatamente alle sei aree d'intervento, è stata caratterizzata da un incremento degli stanziamenti di spesa del 16,16% che al netto della spesa sanitaria è divenuta del 18,91%; da un incremento degli impegni di spesa pari all'8,58 che però al netto delle somme impegnate per la spesa sanitaria si riduce all'1,14%; da un decremento di 2 miliardi delle economie di spesa finanziate con fondi regionali; da un incremento di 520 miliardi pari al 71,63% delle economie relative alle spese finanziate con fondi statali a destinazione vincolata.
Per verificare i risultati di questa gestione sulla complessa situazione patrimoniale della Regione dobbiamo anzitutto prendere in esame i riflessi sulle attività e sulle passività finanziarie. Circa le attività finanziarie la gestione si è avviata all'inizio dell'esercizio 1988 con una situazione finanziaria costituita dal fondo iniziale di cassa dell'ammontare di L. 1.054.737.437 e da residui attivi per 1.396.813.040.751 per un complesso di risorse ammontanti a 1.397.867.778.188. Nel corso dell'esercizio sono stati riscossi residui attivi provenienti dagli esercizi precedenti per 562.481.786.752 e ne sono stati eliminati per 42.054.065.609. Con i residui attivi formatisi durante l'esercizio per 1.124.558.476.951, alla chiusura dell'esercizio essi ammontano complessivamente a 1.916.835.665.341. Circa i movimenti di cassa durante l'esercizio si sono verificate riscossioni per 5.723.282.6.5.491 e pagamenti per 5.723.202.958.419 con un fondo finale di cassa di 1.134.384.509. La situazione finale delle attività finanziarie ammonta complessivamente quindi a 1.917.970.049.850 che confrontata con la situazione iniziale delle attività finanziarie, prima vista, la accresce di 520.102.271.662.
Relativamente alla situazione ed ai movimenti delle passività finanziarie, si può rilevare che all'inizio dell'esercizio 1988 i residui passivi presentavano una consistenza di 617.633.712.996. Nel corso dell'esercizio sono stati pagati residui passivi per 352.110.508.561 e sono stati mandati in economia residui passivi per 75.727.280.847.
Contemporaneamente nel corso dell'esercizio 1988 si sono costituiti residui passivi per 515.204.516.414, di modo che alla chiusura dell'esercizio i residui passivi ammontano complessivamente a 705.000.440.002, con un incremento delle passività finanziarie di 87.366.727.006. Complessivamente la situazione finanziaria si incrementa di 432.735.544.656.
Prendendo ora in considerazione le attività e le passività patrimoniali si può rilevare che la situazione ed i movimenti delle attività patrimoniali sono i seguenti: all'inizio dell'esercizio 1988 le attività patrimoniali ammontavano a 621.111.709.574 ed erano costituite da beni immobili per 83.695.072.796, dal demanio regionale per 472.970.598.600; da beni mobili per 43.993.525.078, da crediti, titoli di credito, attività diverse per 20.452.513.100. Con la gestione dell'esercizio 1988 si sono modificati i beni immobili il cui valore ha raggiunto 85.590.375.943; i beni mobili che si sono incrementati fino a raggiungere il valore di 46.915.471.853; i crediti, i titoli di credito e le attività diverse che si sono ridotti di 858 milioni assumendo il valore di 19.594.507.100.
L'ammontare complessivo delle attività patrimoniali alla chiusura dell'esercizio 1988 è dunque di 625.070.953.496 con un incremento rispetto alla situazione iniziale di 3.959.243.922.
La situazione delle passività patrimoniali all'inizio dell'esercizio 1988 era che esse presentavano una consistenza di 787.972.740.534 ed erano costituite da: debiti, mutui e prestiti per 679.156.122.403 e da residui passivi dichiarati perenti agli effetti amministrativi per 108.816.618.131.
Con la gestione dell'esercizio 1989 i debiti, mutui e prestiti si sono incrementati fino a raggiungere i 754.094.691.397 ed i residui passivi dichiarati perenti agli effetti amministrativi ammontano a 127.818.734.551.
Complessivamente alla fine dell'esercizio 1988 le passività patrimoniali ammontano a 881.913.425.948 con un incremento rispetto alla situazione iniziale di 93.940.685.414.
Con tali risultati la situazione complessiva delle attività e passività patrimoniali appare peggiorata per 89.981.441.492. Complessivamente la situazione patrimoniale generale della Regione Piemonte alla chiusura dell'esercizio 1988 presenta per le attività: un incremento delle attività finanziarie per 520.102.271.662 ed un incremento delle attività patrimoniali per 3.959.243.922 vale a dire un incremento complessivo di 524.061.515.584, mentre le passività presentano: un incremento delle passività finanziarie per 87.366.727.006 ed un incremento delle passività patrimoniali per 93.940.685.414 per un incremento complessivo di 181.307.412.420. Poiché l'incremento complessivo delle attività appare superiore all'incremento delle passività totali se ne deduce che la situazione economica generale della Regione è migliorata, con un saldo positivo di 342.754.103.164. Questi sono i riflessi della gestione dell'esercizio 1988 sulla situazione economica complessiva della Regione ma è evidente che nonostante essi siano positivi non ci si può compiacere dell'attività che li ha determinati dominata come abbiamo visto dall'incertezza della disponibilità delle risorse, dal conseguente ritardo nell'approvazione dei documenti contabili e dalla impossibilità di impegnare tutte le somme stanziate. Sono risultati che devono far riflettere sulla necessità della Regione di disporre di una legge sulla finanza regionale che ristabilisca quelle certezze e normi i rapporti finanziari che devono intercorrere tra Stato e Regioni e che devono indurre le Regioni ad operare unitariamente per poter disporre di una tale normativa.
In queste particolari situazioni la gestione di un bilancio le cui entrate dipendono essenzialmente dalla volontà di uno Stato che si manifesta con difficoltà, diventa sempre più difficile, ed è avendo presente tutte queste difficoltà che la I Commissione ha valutato positivamente lo sforzo compiuto dalla Giunta regionale per superarle ed ha approvato a maggioranza il rendiconto generale della gestione del bilancio per l'anno finanziario 1988 adottandolo anche all'approvazione di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Santoni è aperta la discussione generale che è relativa anche alla deliberazione inerente il rendiconto del Consiglio regionale dell'anno 1988.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esaminando il rendiconto non possiamo che rintracciare la conferma di quanto abbiamo detto non tanto tempo fa in quest'aula, precisamente alla fine di aprile, in occasione della discussione sul bilancio di previsione 1989: bilancio non chiuso in pareggio e ancora meno in pareggio è il bilancio che il Consiglio ha approvato come bilancio preventivo. Non è l'unica conferma che abbiamo trovato con il conto consuntivo. Un'altra l'abbiamo trovata nelle osservazioni che ha fatto il Commissario di Governo sul bilancio di previsione 1989. Potremmo dire che anche il Commissario di Governo ci ha dato pienamente ragione, anche se poi non ha tratto le conseguenze logiche e necessarie di quanto scrive. Leggo testualmente: "Circa avanzo di amministrazione applicato al bilancio su conto preventivo, il medesimo è inferiore alla totalità della somma contestualmente reimpostata in bilancio con vincolo di destinazione (ammette sostanzialmente che c'è un buco) mentre avanzo stesso risulta anche destinato alla copertura di talune spese correnti". Perciò il Commissario di Governo sa che l'avanzo non copre nemmeno tutti i fondi statali che si dovevano reimpostare; sa anche il Commissario di Governo che addirittura una parte viene sottratta per pagare spese correnti e di conseguenza sa che il bilancio non può essere in pareggio. "Ne consegue - continua il Commissario di Governo - che la quota parte delle predette reimpostazioni per circa 76 miliardi (noi dicevamo circa 80 miliardi), iscritti al capitolo x, risulta finanziata con proventi mutui a pareggio del bilancio anziché, come si doveva, con l'avanzo di amministrazione". Cioè scrive nero su bianco che si è violata la legge di contabilità. "In tale complessa situazione previsionale la Regione è tenuta a perseguire in corso esercizio necessario riequilibrio finanziario". Oltre all'omissione c'è anche l'ipocrisia, quando afferma che la Regione Piemonte in questo esercizio deve provvedere al riequilibrio del bilancio. Siccome il Commissario di Governo i conti li ha davanti, sa benissimo che un riequilibrio è praticamente impossibile e con ipocrisia dice: "Facciamo finta di niente e rimandiamo la 'grana' alla Regione Piemonte". Non mi pare il modo con cui rapportarsi a problemi così importanti e delicati, come le risorse finanziarie, senza le quali non si riesce nemmeno a garantire la sopravvivenza della Regione.
Di fronte a questi comportamenti che cosa dire? C'è l'ipocrisia del Governo, c'è l'ammissione palese del dissesto in cui si trova finanziariamente la Regione Piemonte. Cosa dire e fare? Occorre fare quello che avevamo proposto almeno un anno fa: un'iniziativa adeguata per uscire da questa situazione da parte della Regione Piemonte, che forse ha approfondito più di altre la situazione finanziaria ed economica del proprio bilancio, e un'iniziativa da parte di tutte le Regioni verso il Governo e il Parlamento, perché entrambi hanno responsabilità gravi per quanto riguarda la finanza delle Regioni e più in generale la finanza del sistema delle autonomie locali, che sono dissestate.
Se volessimo, potremmo ironizzare su alcuni fatti verificatisi in Consiglio un paio di mesi fa. Io non avevo capito perché non si volesse dire al Consiglio quello che ci ricorda il Commissario di Governo nella lettera al Presidente della Giunta. Quanto era già in mano alla Giunta non erano altro che dati che gli uffici avevano messo a disposizione perch fossero inseriti nel conto consuntivo, che per legge doveva essere presentato in Consiglio proprio quel giorno, al massimo il giorno dopo. Per cui la Giunta aveva già a disposizione i dati che noi chiedevamo fossero presentati al Consiglio. Puntualmente troviamo la verifica della sopravalutazione delle entrate e della sottovalutazione delle spese, per fare degli esempi.
Potremmo continuare. Abbiamo riscontrato un aumento patologico dei residui, sia passivi che attivi. Per i passivi imputiamo la responsabilità alla Giunta regionale, per quanto riguarda invece i residui attivi la responsabilità è soprattutto del Governo che non provvede all'erogazione delle risorse in modo tempestivo. Però non si può non constatare con preoccupazione il peggioramento della capacità di spesa e di pagamento da parte della Regione. Non tutto traspare dai conti presentati perché il meccanismo della cancellazione dei residui attraverso l'"artifizio", il mandare ad economia una serie di partite, viene ad attenuare quella che potrebbe essere la vera situazione nella capacità di spesa (di impegno e di pagamento) della Regione. Anche questo deve preoccuparci come pubblici amministratori.
Ma quelli che noi indichiamo come "artifizi", se non come "sotterfugi" hanno anche un altro risvolto sul risultato finanziario del bilancio. E' evidente che se si mandano ad economia spese che si dovranno poi sostenere se si mandano a residui perenti (senza una reimpostazione) residui che perenti non sono, cioè spese che comunque si dovranno affrontare perché gli impegni sostanziali sono stati assunti, evidentemente la forbice del disavanzo si allarga ancora di più. Mi ricorda il collega Avondo che sono 108 miliardi i residui perenti reimpostati, nel bilancio di previsione mi pare fossero 20-25 miliardi circa, cifra che riteniamo del tutto insufficiente rispetto alle esigenze che si presenteranno in questo esercizio e nel prossimo. Che cosa fare quindi? Il rendiconto è quello che è: lo specchio di quanto è successo nella Regione l'anno scorso.
Come Gruppo riteniamo, al di là del voto che diamo sul rendiconto, che non può che essere negativo, che entro luglio occorrerà prendere un'iniziativa. Noi faremo tutto quanto è in nostro potere per non lasciare che la situazione disastrata della Regione Piemonte passi sotto silenzio.
Aggiungo ancora, in questo confortato anche da altri colleghi, che ci troviamo di fronte ad un comportamento incomprensibile non solo da parte della Giunta della Regione Piemonte, ma anche di quelle di altre Regioni.
Non si è impostata alcuna iniziativa organica, a partire dalle sedi che sono ormai consolidate dei rapporti tra Governo e Regioni (per esempio, la Conferenza dei Presidenti), perché il problema della finanza regionale possa trovare uno sbocco positivo. Ci sembra che tutto sommato "si tiri a campare" e si aspetti solo la chiusura di questo ciclo amministrativo. E' una posizione inaccettabile. La situazione della Regione Piemonte è già disastrata e sicuramente peggiorerà se non ci saranno inversioni di tendenza per quanto riguarda il bilancio 1990. E' poco responsabile consegnare ai futuri amministratori un disastro, senza che ci sia stata un'iniziativa adeguata da parte di tutte le Regioni per contrastare un degrado che tutti ormai conoscono e che richiede un atteggiamento adeguato da parte di tutti.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, confesso subito che non poche difficoltà ho avuto nel tentativo di capire la dinamica operativa dell'esercizio finanziario del 1988, così come risulta dal rendiconto generale ora all'esame del Consiglio regionale, sia perché è davvero cosa improba districarsi tra le cifre da una posizione di assoluta estraneità amministrativa, sia perché la mancanza di una relazione politica di chiarimento contribuisce a rendere quasi impossibile un'effettiva compenetrazione della politica che il cosiddetto consuntivo rappresenta con i suoi dati numerici.
Una cosa però è chiara, e cioè che le modificazioni al bilancio di previsione su cui si sarebbe dovuto attagliare l'esercizio finanziario dello scorso anno sono state certamente notevoli. Ovviamente non mancano le giustificazioni, né reputo questa maggioranza responsabile al cento per cento di tutte le difficoltà che la politica regionale incontra nel contesto della più generale crisi dello Stato. La qual cosa, tuttavia, non esclude che una corretta amministrazione debba anzitutto attendere all'onestà di intenti dello strumento previsionale, soprattutto in funzione della sua fattibilità in aderenza a dati reali di riscontro consolidati.
In occasione del voto al bilancio di previsione 1988 io non ero ancora Consigliere regionale, e se vi fossi stato avrei certamente votato contro in termini di opposizione per la diversa impostazione che il Movimento Sociale Italiano ha dell'amministrazione dei pubblici interessi (come del resto hanno fatto i miei colleghi di Gruppo), ma anche perché si sa a priori che è invalsa ormai a sistema la politica delle difformità a volte macroscopiche tra previsione e rendiconto in ogni dove della pubblica amministrazione. Ciò non è dovuto, come si suole far credere, alla mancanza di adeguate risorse. Quella che manca è una politica di piano, la cosiddetta politica programmatica di cui ci si riempie tanto la bocca quando si vuole far credere che non esista la infausta politica del giorno dopo giorno, né l'arrivismo degli interessi settoriali cui il potere assessorile attende in termini di mera concorrenza partitica, cioè fra gli elementi che compongono la maggioranza.
Ma non voglio dilungarmi in questo senso, credo non ne valga la pena né mi pare si debba calcare l'invettiva politica per giustificare un dissenso in effetti noto per mille altri versi.
Valga di più uno sguardo alle voci che riguardano le entrate. Fra i titoli della cosiddetta competenza e gli accertamenti, le entrate denunciano una differenza di ben 203.777 milioni. Ciò è indice di un calcolo a suo tempo fatto con abbondante approssimazione, certamente voluto fidando sulla incertezza delle effettive risorse disponibili o di cui si sarebbe voluto o potuto disporre. Si tratta di una fetta assai consistente a fronte dei 6.490 miliardi circa che l'intera partita delle entrate porta.
Ma è ancor di più significativa questa differenza che gli accertamenti hanno dato di registrare se si pensa che ben 95 miliardi sono segnati alla voce mutui non contratti nel 1988. Ciò vuol dire che al momento del bilancio di previsione si è ripercorsa la tattica delle promesse, delle buone intenzioni verso investimenti sicuramente non percorribili nell'ambito di vantate progettualità. E come se non bastasse questo, ci sono 80,5 miliardi in meno nelle contabilità speciali. Un altro dato fortemente negativo, per quanto comprensibile, sono i circa 2 miliardi in meno nelle quote relative ai contributi statali per investimenti nel settore dell'edilizia, un settore la cui importanza è davvero rilevante se si pensa alla vasta gamma dell'economia produttiva che esso coinvolge oltre che alle problematiche d'ordine sociale che giustamente vi si configurano.
Anche le entrate extra-tributarie con i loro 8.338 milioni in meno rappresentano una nota assai negativa, a mio avviso non tanto per il loro ammanco nella cassa regionale, quanto per la supervalutazione che si è fatta di questa voce nel momento delle previsioni dei recuperi a carico di altri enti. E non è neppure accettabile, in definitiva, date le esperienze consolidate, che si abbiano errori di previsione di 500 - 600 - 800 - 400 milioni di lire su voci di partite che dovrebbero avere una più credibile oscillazione in rapporto all'accertamento, ed è oltretutto ridicolo che si prevedano quasi 21 miliardi in più fra tasse automobilistiche e concessioni regionali varie.
A fronte di tutto questo, fra gli accertamenti e le somme effettivamente riscosse il divario delle cifre di previsione si fa maggiore. Esso raggiunge, compresi i residui attivi del Fondo sanitario nazionale, la considerevole cifra di 1.072.392 milioni circa.
Come si vede si tratta di una situazione veramente appesantita che denuncia un malessere forse irreversibile dentro il quale non si calcola la enorme e paradossale quantità di risorse che costituiscono la incomprensibile politica dei residui perenti, le cui voci, a leggerle fanno capire tanti dei perché della crisi economica dello Stato nazionale e della fallimentare politica locale. Vedremo, a tal proposito, cosa ci potrà dare la ristrutturazione della pianta organica, giacché pare manchi allo stato attuale una capacità amministrativa a livello funzionale di supporto alle reiterate buone intenzioni degli apparati assessorili. Così è detto così si va dicendo. Vedremo come potremo fare con i controlli di gestione per i quali si sta approntando un apposito disegno di legge. Tutto questo vedremo nell'iter operativo del bilancio di previsione, or non è molto licenziato dalla maggioranza pentapartitica che governa la Regione.
Vedremo. Intanto sappiamo che non rimane molto tempo a tutti noi, e questo è certamente motivo di alibi per lo scaricabarile che si verifica alla fine di ogni tornata legislativa.
Ci troveremo certamente ancora una volta a dovere registrare chissà quali "economie" nelle spese, come se si trattasse veramente - stando alla lettera del termine "economia" di risparmi dovuti ad una oculata gestione degli investimenti.
Ma stiamo al rendiconto delle spese del bilancio 1988 che su una quadratura di L. 7.269.370 milioni l'incremento del 18,76% complessivo sul totale del 1987 non ha trovato la relativa copertura delle entrate. E' questa la ragione per la quale, contrariamente a quanto di solito si fa, ho voluto impostare questo mio intervento sulle entrate, tralasciando cioè le uscite che per i non investimenti riscontrati sono la chiara dimostrazione di una politica regionale del vivere come si può, è vero, ma in ogni caso curando quella parte dell'amministrazione che - fuori dall'ordinaria amministrazione - vale al mantenimento della credibilità politica di potere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, come ha già fatto il collega Biazzi, devo richiamare gli elementi di fondo che ci portano a svolgere una considerazione negativa rispetto al rendiconto 1988, come abbiamo avuto modo di dire nell'esame in Commissione. La discussione in Commissione ha consentito di sviluppare una serie di riflessioni attorno a due aspetti significativi. Un aspetto riguarda gli accrediti dello Stato rispetto a leggi finalizzate che vengono con lentezza. In questa direzione ricordo l'iniziativa complessiva che correttamente il Consigliere Biazzi ha posto e che andrebbe assunta da parte della Regione. Si pone il problema della capacità, possibilità e rapidità con cui si utilizzano i fondi per gli investimenti. Faccio riferimento al FIO che è criticabile e criticato, anche in quest'aula, non solo per il processo attraverso il quale si va a ripartire e utilizzare questi fondi su scala nazionale, ma anche per le scelte che vengono compiute dal Governo rispetto alle richieste e alle priorità che vengono fissate dalle Regioni. Si dice che i progetti che vengono presentati al FIO devono essere immediatamente cantierabili, ma se volessimo fare una ricerca all'interno del rendiconto generale 1988, scopriremmo che ci sono somme FIO teoricamente assegnate a questa Regione nel 1983 per opere immediatamente cantierabili e che oggi quei fondi sono soltanto più briciole. Nel senso che il decreto per quel finanziamento è stato assunto nel 1986 e oggi non sappiamo se i fondi sono stati attivati o non sono stati attivati. L'unica cosa che sappiamo è che non sono arrivati in moneta sonante alla Regione. E penso che questo ragionamento si possa fare anche per altre spese vincolate da parte dello Stato.
Allora qui si pone la questione che abbiamo avanzato nel bilancio preventivo per il 1989 della capacità, delle iniziative e delle forme che il governo regionale intende promuovere nei confronti dello Stato per riuscire a sveltire le procedure, per riuscire ad attivare i fondi finalizzati che vengono assegnati alla Regione.
Se i 1.300 miliardi di reimpostazioni venissero utilizzati in Piemonte metterebbero in moto un meccanismo di ripresa economica e produttiva.
Ho richiamato queste questioni anche perché se ne pone un'altra più diretta e più propria della Regione Piemonte all'interno di questo scenario generale e complessivo che abbiamo richiamato. Ed è quella della capacità di controllo, di verifica della gestione concreta che la struttura regionale riesce a garantire rispetto a questo tipo di ragionamento.
Abbiamo la sensazione che sia necessaria da un lato una rivisitazione delle leggi di spesa della Regione Piemonte, e dall'altro lato una capacità di controllo e di governo reale sulle iniziative che si decidono all'interno di quest'aula e nell'aula di Piazza Castello dove si riunisce la Giunta e sui fatti concreti che queste decisioni determinano. Ci pare necessario ragionare attorno alla macchina regionale e alla rispondenza di questa struttura rispetto alla volontà legislativa e alla volontà di governo della Regione Piemonte.
Queste riflessioni le svolge una forza di opposizione in questo Consiglio regionale, ma dovrebbero interessare in particolare le forze di maggioranza che invece ci paiono assenti. Come giustamente ha detto il Consigliere Biazzi, non è solo colpa della maggioranza, certo però che di colpe vostre ce ne sono. Sarebbe necessario uno sforzo per tirare fuori la testa, per riuscire a dimostrare di voler fare fino in fondo la nostra e la vostra parte in questa direzione.
Dobbiamo interrogarci se è colpa dei politici, se è colpa del modo in cui facciamo le leggi, se è colpa del modo in cui gestite il potere voi della Giunta e voi della maggioranza oppure se c'è qualche causa strutturale sul piano del funzionamento della macchina regionale a cui forse, è venuto il momento di porre mano. E mi riferisco al tema della riorganizzazione dell'Ente Regione. Quando parliamo di riorganizzazione parliamo di riconoscimento delle professionalità e dei ruoli del personale regionale all'interno di questa struttura, ma, nel momento in cui ragioniamo di riorganizzazione e di ristrutturazione, vorremmo discutere anche del modo con cui la struttura che mettiamo in piedi corrisponde ai bisogni e alle necessità della Regione Piemonte per dare risposte positive ai cittadini piemontesi.



ROSSA Angelo



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Nel prendere atto della posizione dei Gruppi di minoranza, che si sono predisposti in tono costruttivo alla discussione del consuntivo 1988 vorrei dare alcune risposte più puntuali soprattutto per quanto riguarda talune osservazioni nate in quest'aula.
Abbiamo usato le tecniche che di fatto era prassi e consuetudine utilizzare nella predisposizione dei bilanci anche precedenti, ed abbiamo cercato di usare queste tecniche per chiudere il bilancio - nei modi possibili - a pareggio per poter svolgere i compiti istituzionali della Regione.
Per quanto riguarda invece la questione dei residui passivi credo di poter dire che non sono aumentati, ma, anzi, sono diminuiti per quanto riguarda la gestione di competenza.
Occorre considerare l'incremento del totale complessivo del bilancio e tener conto che 90 miliardi di residui sono originati da impegni a fronte della contrazione di mutui a ripiano del disavanzo 1987, ed infine i tempi occorsi per l'approvazione del bilancio 1988 e successive variazioni che hanno quindi permesso di impegnare l'80,97% degli stanziamenti del bilancio.
Per quanto riguarda i residui passivi, le somme più significative sono rappresentate dagli investimenti in opere pubbliche sia nel campo dell'agricoltura sia in quello della viabilità e dei trasporti, soprattutto nell'area n. 2.
Altre grosse quantità di residui si riscontrano sull'area n. 3 per i programmi relativi agli interventi per opere igieniche e di edilizia pubblica, per il programma per la sistemazione idrogeologica, per il programma per la protezione di risanamento delle acque, per il progetto per la tutela dell'ambiente naturale.
Tutte queste realizzazioni sono regolate da norme di complessa attuazione ed oltre ad avere tempi di esecuzione di svariati anni sono per lo più legate a finanziamenti statali la cui erogazione avviene con tempi e con modalità talora complessi e ad ogni caso non tempestive.
L'analisi dei residui dei programmi è evidenziata appunto nell'ultima parte della relazione del consuntivo che è nelle mani dei Consiglieri.
I residui attivi ammontano, quindi, a 1.916 miliardi, contro i 1.396 miliardi del bilancio 1987. Anche qui bisogna fare alcune considerazioni, e cioè l'incremento del valore complessivo del bilancio, i 90 miliardi di mutui tutti da incassare in quanto stipulati al 31 dicembre e gli oltre 164 miliardi assegnati dallo Stato per il Fondo sanitario nazionale, iscritti e non incassati, e soprattutto i 438 miliardi dei fondi FIO 1986.
L'elevato importo dei residui attivi, così come risulta dalla tabella della relazione, sono per la grande maggioranza relativi al titolo 2 (quote dei tributi statali) e si riferiscono cioè a somme che lo Stato eroga alla Regione su dimostrazione del loro utilizzo, e pertanto è la stessa difficoltà nella spesa che impedisce il recupero delle somme dallo Stato.
Nei confronti del consuntivo 1987 (come è già stato detto nella relazione) i residui attivi sono passati dal 12,25% al 17,89% delle somme accertate. Occorre però considerare che in effetti gli accertamenti sono anche essi aumentati del 17,82%.
Si può peraltro affermare che le proposte contenute nel bilancio di previsione per il 1988 sono state portate avanti in modo soddisfacente (lo dimostrano le alte percentuali di impegno dei fondi stanziati). In alcuni casi si è dovuto privilegiare l'impegno dei fondi regionali a fronte della complessità delle procedure e dei tempi lunghi legati all'utilizzo dei fondi a destinazione vincolata che, peraltro, con il meccanismo della reimpostazione, non vengono sottratti al loro utilizzo.
In sede di esame del consuntivo da parte della I Commissione si è anche discusso e si è focalizzata l'attenzione sulle somme in perenzione, così come in questa sede è stato fatto da parte del Consigliere Biazzi.
Tali somme si riferiscono a fondi regionali impegnati nei vari esercizi di competenza che, dopo essere stati conservati a residuo per due anni successivi, vengono quindi mandati in perenzione.
Allorché dette somme vengono reclamate dai creditori, la Giunta regionale, con un'apposita deliberazione, provvede al loro impegno sull'apposito capitolo dei fondi perenti e alla successiva erogazione.
L'ammontare complessivo dei fondi perenti figura nel conto generale del patrimonio che ciascun anno viene aumentato dai fondi che dal conto residui vanno in perenzione e diminuito dai pagamenti effettuati con le modalità su esposte.
Vorrei ricordare che nel 1988 sono stati pagati fondi perenti per circa 8 miliardi e quindi nel preventivo del 1989 ne sono stati inseriti 12 sulla base di un resoconto storico; non abbiamo ritenuto di aumentarle maggiormente, anche perché occorre notare che l'ammontare delle somme che vanno in perenzione non verrà del tutto poi reclamato dai creditori, in quanto derivano da impegni che sono stati assunti per iniziative che per le più svariate ragioni in parte non riusciranno ad avere seguito e ad essere portate a termine.



(Interruzione del Consigliere Biazzi)



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Su questa osservazione di carattere tecnico ci siamo soffermati anche in sede di Commissione e bisognerà verificare nei dettagli le ragioni per cui durante l'iter procedurale di queste deliberazioni di spesa non si è data attuazione ai provvedimenti.
Un'altra componente delle somme in perenzione è formata da quelle somme derivanti dai minori costi sostenuti nell'attuazione di iniziative che, non essendo state segnalate come economie, vengono riportate sui vari rendiconti.
Alcune iniziative sono in corso, infatti è in fase di elaborazione la revisione di alcuni articoli della legge di contabilità e in tale sede è allo studio anche la possibilità di introdurre una norma che riconduca l'ammontare dei fondi in perenzione ad un importo più realistico, così come peraltro è già stato anche suggerito dal Consigliere Biazzi.
Occorre peraltro tenere presente che ogni modifica della legge di contabilità regionale va inquadrata ed è vincolata dalle limitazioni contenute dalle leggi dello Stato.
A proposito delle rilevanti somme che si considerano, è altresì opportuno far notare che l'Assessorato alle finanze ha ripetutamente sollecitato gli uffici competenti, così come i vari Assessorati, a cercare di verificare e di ridurre l'ammontare dei residui tanto passivi che di quelli attivi.
E' stato detto di cercare una rivisitazione delle leggi di spesa, così come ha richiamato il Consigliere Avondo. Ebbene, noi crediamo che con l'iniziativa (già portata in sede di Commissione) della proposta di legge varata dalla Giunta sul controllo della gestione sarà possibile individuare nell'ambito delle somme perenti anche quelle iniziative che non sono state avviate, che non hanno potuto trovare una completa attuazione e che hanno subito dei ritardi e quindi delle modificazioni rispetto ai criteri con i quali erano stati decisi i relativi stanziamenti.
Credo quindi che il consuntivo che noi abbiamo presentato possa dare la possibilità, venendo approvato oggi, di presentare a tempi ravvicinati l'assestamento e successivamente il bilancio di previsione nel 1989 in tempi più realistici che ci permettano di svolgere il nostro ruolo con più attenzione.
Vorrei ancora fare alcune osservazioni e valutazioni in merito alle proposte che nel dibattito seppur breve di questa mattina sono emerse quella cioè di tentare un'iniziativa organica perché il problema della finanza regionale possa avere uno sbocco positivo. E' un tema sul quale il Consigliere Biazzi si è soffermato in tutti i dibattiti relativi al bilancio, sia per il preventivo che per quello consuntivo, in quest'aula peraltro nel convegno di Venezia sono state fatte le stesse osservazioni che sono state portate oggi circa le problematiche generali della finanza regionale (sono infatti documentate nel resoconto che abbiamo ricevuto in questi giorni dalla Conferenza delle Regioni svoltasi l'anno scorso a Venezia). Questa iniziativa deve essere intrapresa, era in animo ed era già stato suggerito da parte della I Commissione: organizzare un incontro fra tutte le Regioni e fare delle valutazioni in merito a questi problemi che sono comuni a tutte le Regioni italiane, perché dalle osservazioni che erano emerse nel corso del dibattito è stata riscontrata una situazione drammatica. A conclusione dell'iter di approvazione del bilancio consuntivo oggi all'esame del Consiglio deve essere assunto l'impegno da parte della Giunta regionale di avanzare in sede di Commissione la proposta di organizzare un convegno su queste tematiche; chiamo pertanto il Presidente della Giunta a farsi carico all'interno della Conferenza dei Presidenti di organizzare un convegno di carattere nazionale su queste tematiche.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 496.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 1160: "Rendiconto del Consiglio regionale per l'anno 1988 e relativi allegati"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1160, di cui al punto 4) all'o.d.g., legata alla legge testé votata.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 3 contrari.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno relativi alla situazione in Cina (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno relativi alla situazione in Cina comunico che gli stessi verranno esaminati nel corso della seduta di domani mattina.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno n. 349, n. 559, n. 568, n. 572, n. 618, n. 642 e n. 643 relativi alla realizzazione di impianti smaltimento rifiuti in vari Comuni della Regione


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei vari ordini del giorno relativi alla realizzazione di impianti smaltimento rifiuti in vari Comuni della Regione di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

In merito all'ordine del giorno n. 349 presentato dai Consiglieri Ferrara e Fracchia per la realizzazione di una piattaforma polifunzionale di smaltimento di rifiuti da localizzarsi nell'area del poligono militare situato a cavallo dei Comuni di S. Francesco al Campo, Lombardore e S.
Carlo Canavese è opportuno precisare che tutti i Comuni interessati, sia direttamente sia come contermini, hanno in più occasioni manifestato dissenso all'iniziativa.
L'Assessorato dal canto suo per lungo tempo non è venuto ufficialmente in possesso dello studio di massima proposto.
Tale studio non può comunque a nessun effetto essere considerato un progetto di massima, documento necessario per avviare gli opportuni contatti con le autorità militari interessate.
La proposta, dopo la presentazione, non ha più avuto alcuna sollecitazione da parte dei propositori e l'Assessorato ha ritenuto che ci fosse dovuto a due specifiche motivazioni tali da rendere improponibile la soluzione stessa.
Le due motivazioni sono: l'opposizione dei Comuni interessati e dei Comuni contermini in più occasioni manifestata e il fatto che l'area ricade nei 13 km di rispetto dell'Aeroporto di Caselle in base alle norme ICAO come esplicitamente segnalato dalla Direzione dell'Aeroporto e dal competente Ministero con esplicite diffide e conseguente invito al rispetto delle norme.
Preso atto di tali impossibilità si respinge l'ordine del giorno proposto per carenza dei presupposti operativi.
In merito all'ordine del giorno n. 618 presentato dai Consiglieri Avondo, Staglianò, Montefalchesi e Ala si fa presente quanto segue.
Premesso che quello della S.p.A. Pulinet di Gozzano (NO), da ubicarsi in Boca (NO), è un impianto di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali e tossico-nocivi e non una discarica, si precisa che fra i materiali stoccati non rientrano "materiali infiammabili ed esplodenti", se per tali materiali si intendono (né possono intendersi diversamente) quelli elencati nell'allegato IV del DPR n. 175 del 17/5/1988.
L'impianto, che non rientra nell'elenco delle attività industriali rischiose né in quello delle industrie insalubri e consiste, in sostanza di un capannone ove sono immagazzinati, con le dovute cautele, rifiuti tossici e nocivi secondo la classificazione del DPR n. 915 del 10/9/1982 e ammassati rifiuti speciali assimilabili agli urbani quali carta, cartoni involucri di plastica, imballaggi, sfridi di poliestere espanso, ecc., non ha evidenziato particolari rilievi sotto il profilo dell'impatto ambientale.
Il progetto dell'impianto è stato sottoposto anche all'esame del competente Comando provinciale dei Vigili del Fuoco, che non ha ritenuto di imporre speciali misure oltre quelle comuni a tutti gli impianti simili.
Prima che fosse concessa l'autorizzazione della Giunta regionale allo stoccaggio è stato disposto un sopralluogo - anche in conseguenza della preconcetta ostilità del Sindaco di Boca - per verificare la collocazione dell'impianto e ne è risultato che lo stesso sarà ubicato in zona classificata "industriale" del Comune di Boca, le abitazioni più vicine sono situate in un raggio sparso di 200 metri e l'approvvigionamento idrico non può essere compromesso dall'impianto perché lo stesso non è una discarica.
Nella zona - usata in passato come luogo di discariche abusive mancano infrastrutture primarie quali acquedotto e fognatura, ma tale situazione urbanistica irregolare non può pregiudicare, per quanto compete alla Regione, una corretta localizzazione in zona individuata come "industriale" dal locale PRG di un impianto di stoccaggio provvisorio di rifiuti classificati che ripeto - non è una discarica.
Nell'autorizzazione, infine, sono state previste tutte le necessarie cautele volte ad ovviare, per quanto attiene all'impianto, alla situazione di degrado urbanistico della zona di insediamento.
Per quanto riguarda il sito, proposto in alternativa, nessuna proposta è pervenuta all'Assessorato, ma da voci raccolte pare trattarsi di sito in altro Comune e si tornerebbe da capo.
Gli enti interessati sono ricorsi al TAR il quale non ha concesso loro con propria sentenza la sospensiva dell'atto.
Considerato che l'ordine del giorno proposto mette in discussione un atto amministrativo della Giunta, assunto in forza dei poteri che le sono propri, a seguito dell'espletamento delle procedure di legge, chiedo al Consiglio di respingere l'ordine del giorno proposto.
Ordine del giorno n. 642 firmato dai Consiglieri Valeri, Acotto e Ferro.
Il problema del Comune di Santhià ha più volte impegnato gli uffici che, in base agli indirizzi di politica regionale in merito allo smaltimento dei rifiuti urbani, hanno cercato di indirizzare lo stesso Comune verso forme consortili peraltro già previste dalla L.R. n. 46 del 1975 e riprese dai criteri generali del recente piano che si adeguavano alle indicazioni del decreto n. 559 relativo ai Piani di smaltimento dei rifiuti urbani.
E' d'altro canto risaputo che il Comune, dopo l'avvento del DPR n.
915/82, ha sempre preteso di agire autonomamente tanto che ha sempre operato con proprie ordinanze del Sindaco riaffermando in questo modo un proprio principio individualistico disconoscendo la programmazione regionale espressa allora con il Piano dei siti.
In proposito è bene ricordare che il Comune di Santhià non rispettando il Piano dei siti ha esteso la propria discarica su terreni vincolati dal piano stesso.
Nell'ultimo periodo, a seguito di presentazione dell'ennesimo progetto su aree previste nel Piano dei siti, al fine di raggiungere un accordo sull'annosa diatriba, si era consigliato il Comune di mettere il suo sito a disposizione del Consorzio Vercellese e di fare recepire dallo stesso il proprio progetto.
Tale situazione è stata rigettata dal Comune di Santhià che con propria nota nel 25/2/1989 ribadisce la propria indisponibilità a ricevere i rifiuti del Consorzio Vercellese e a rivendicare il preordinato sistema autarchico in contrasto con gli indirizzi nazionali e regionali.
Nel ribadire pertanto l'indisponibilità ad accettare politiche autonomistiche e pertanto riconfermando il parere negativo ad un'autorizzazione in testa al Comune di Santhià si propone al Consiglio di respingere l'ordine del giorno in oggetto.
Potrei aggiungere che, tutto sommato, la discarica di Santhià pu essere accolta e siamo disposti, dopo l'eventuale istruttoria tecnica e l'approvazione in sede di conferenza, a rilasciare l'autorizzazione, sempre che serva un consorzio di Comuni e non un Comune solo in quanto per provata esperienza l'Assessorato sa che discariche siffatte sono sempre antieconomiche e quasi sempre mal gestite. Pertanto l'Assessorato, se il Comune di Santhià è disposto a rivedere i propri criteri, prenderà in considerazione il progetto per l'autorizzazione.
Rispondo ora all'ordine del giorno n. 643 a firma dei Consiglieri Avondo, Valeri, Bosio, Biazzi e Ferro che riguarda la discarica di Ghemme.
La discarica di Ghemme è sempre stata oggetto di accese polemiche tanto che già nel periodo giugno-luglio dello scorso anno la Regione aveva richiesto alla Provincia una serie di controlli supplementari in ordine a indiscrezioni riportate dalla stampa locale.
A seguito di tali riscontri la Provincia di Novara aveva provveduto a notificare gli esiti alla competente autorità giudiziaria per l'accertamento delle ipotesi di violazione dell'autorizzazione.
La Pretura di Novara non si è ancora espressa in proposito; è però noto agli uffici che sono stati nominati dei periti per gli accertamenti del caso.
Sono noti i recenti casi di sospensione dell'attività della discarica di Ghemme da parte della Provincia di Novara che hanno suscitato la corale protesta di tutti i Comuni del Novarese che sollecitavano la Provincia a sospendere il provvedimento. Tale caso è stato ampiamente dibattuto in Giunta ed in Consiglio provinciale.
Dall'atto autorizzativo si evince peraltro che i provvedimenti assunti sono stati oggetto di numerosi riscontri tecnici effettuati da esperti nominati dall'Amministrazione provinciale e dalla verifica volumetrica che ha accertato che non vi fossero tra i volumi autorizzati e quelli realizzati o realizzanti sostanziali differenze (attuali mc 1.888.602 contro gli autorizzati mc 1.898.343 rispettivamente incidenti su di una superficie di 173.336 mc quadrati contro i 178.000 della prima autorizzazione).
Inoltre l'Amministrazione provinciale motiva il suo atto facendo una circostanziata disamina della situazione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e degli speciali assimilabili sul suo territorio rilevando che l'assoluta carenza di altri impianti aveva provocato numerose sollecitazioni da parte dei Sindaci e del Prefetto di Novara sull'opportunità di assicurare lo smaltimento dei rifiuti.
Non esistendo di fatto soluzioni alternative in riferimento alla grave situazione e valutato che l'approntamento della terza vasca in tempi successivi non era razionale rispetto all'intera organizzazione dell'impianto e non rilevando illegittimità nel rilasciare l'autorizzazione nella sua globalità, la Giunta provinciale ha ritenuto di poter adottare la deliberazione autorizzativa.
Ritengo di rilevare che la Provincia ha assunto il provvedimento valutando tutti gli aspetti argomentandoli in modo approfondito motivando anche l'eventuale eccesso di autonomia autorizzativa dettata più da situazioni reali e contingenti e dalla preoccupazione di dare una concreta possibilità di smaltimento dei rifiuti; situazione sempre più difficile da riscontrare e i recenti fatti di Milano lo dimostrano.
Sento in questa sede sovente sollecitare il problema dell'eccesso di autonomia da parte delle Province e la conseguente richiesta di revocare la delega e di esercitare i poteri sostitutivi mirati sempre a revocare atti autorizzativi che permettano bene o male di smaltire i rifiuti in luoghi conosciuti. Forse questo è dettato da una scarsa conoscenza dei problemi da parte della minoranza, che poi entra in contraddizione con se stessa quando i suoi Sindaci sono i primi ad invocare l'intervento della Regione per individuare luoghi di smaltimento, appena le ditte private a cui hanno affidato la raccolta sono in difficoltà.
Oggi c'è qui una delegazione di Comuni del Casalese, ennesima situazione che si ripete ad ogni Consiglio.
Pertanto non rilevando nel comportamento della Provincia di Novara inerzia o violazione di legge propongo al Consiglio di respingere l'ordine del giorno in argomento.
Ho già detto, in occasione di altri ordini del giorno, che la Regione non intende sostituirsi alle Province perché l'Assessorato all'ambiente è inadeguato a rispondere a tutte le richieste sull'ambiente, che sono aumentate in modo abnorme in quest'ultimo periodo. I suoi compiti sono tali che non se la sente di sostituirsi nell'espletamento di compiti ad altri livelli istituzionali.
Gli ordini del giorno n. 559, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Ferro e Bontempi, n. 568 presentato dai Consiglieri Carletto, Penasso, Paris Olivetti, Fassio e Picco, n. 572 presentato dal Consigliere Ala, li tratto unitamente in quanto hanno come oggetto il Piano di smaltimento dei rifiuti relativo alla zona di Poirino, Pralormo, Ceresole, Sommariva Perno, dove si chiede la modifica del piano per recepire le istanze di tale territorio sul quale sono state individuate alcune zone potenzialmente idonee. In proposito è già stata data ampia risposta nelle sedute del 7/4/1989 e del 18/4/1989, illustrando in tale occasione i principi generali che hanno informato la redazione del piano cioè che si arriva ad ottenere un efficace smaltimento se questo prevede un sistema integrato di metodologie che prevedono anche la discarica.
Per quanto concerne le zone in discussione, al di là di confermare che geologicamente le stesse presentano aree di sicura idoneità, è evidente leggendo il decreto n. 559, che prima di arrivare al rilascio di un'autorizzazione in fase di progettazione dovranno essere fatte tutte le indagini richieste dalle norme e, come prescrive il decreto stesso e l'art.
3 bis della legge n. 441, gli studi di valutazione di impatto ambientale.
Tale richiesta in fase di piano non può avere risposta. Mi sembra di capire che si fa confusione tra piano e progetto, che sono notoriamente due cose ben diverse, con livelli di approfondimento e con intendimenti ben diversi.
L'ipotizzare poi che su queste aree si vada a concentrare l'insieme di impianti previsti per i Comprensori di Torino, Cuneo, Asti ed Alessandria mi pare che si voglia far dire al piano cose che il piano non dice e che si voglia fare il processo alle intenzioni su quella che sarà la gestione del piano da parte del governo regionale. Posso comunque assicurarvi che questo non avverrà e che sarà posta particolare attenzione a non avere eccessive concentrazioni di impianti su una stessa zona.
Per quanto concerne i problemi del Chierese e di Poirino, al di là di confermare le previsioni di piano fatte sulle reali esigenze (e qui qualcuno dimentica che tali previsioni sono decennali, pertanto non è detto che debbano essere realizzate nella loro totalità nella prima fase attuativa), rimane il fatto che dal 5 ottobre, data del primo ordine del giorno, ad oggi il Consorzio Chierese non solo non ha portato un progetto ma mi risulta che non sia riuscito in questi nove mesi nemmeno ad individuare un'area per le necessità; e sfido qualunque esperto a dichiarare che in quella zona questo non sia possibile. In tutto questo tempo si sarebbe realizzata non solo una discarica di 2 milioni di mc Torino ha impiegato lo stesso tempo per realizzarne una di 4 milioni di mc ma si sarebbe potuto almeno risolvere il problema del luogo dove smaltire i rifiuti invece di chiederlo alla Regione, come stanno facendo alcuni Comuni del Consorzio. Non è quindi la pianificazione regionale incapace a risolvere i problemi, ma è l'incapacità amministrativa dei Comuni e dei loro Consorzi a non dare soluzione ai problemi.
Alcuni degli ordini del giorno citati richiamano l'impegno di incentivare e di promuovere la raccolta differenziata e il riutilizzo di materie; principi trattati dal piano e sui quali l'Assessorato prosegue la ricerca, nella quale sono coinvolte la CISPEL. l'IPLA, la Finpiemonte e la AMRR. al fine di rendere tali sistemi di smaltimento realmente operativi e concreti, senza peraltro ipotizzare percentuali di riciclaggio (60%), dato che non trova alcun riscontro reale.
Con tale ricerca e con l'attività degli uffici sono già stati predisposti criteri per la redazione dei piani territoriali, che hanno permesso di approvare diciassette piani territoriali di raccolta differenziata e di averne in corso di elaborazione ed approvazione altri quindici circa, con i quali si andrebbe a ricoprire il 70% di abitanti serviti dell'intero Piemonte.
Infine il Consigliere Ala, nel suo ordine del giorno n. 572, chiede oltre alla modifica delle zone del piano e all'incentivazione della raccolta differenziata, di individuare i sistemi per rendere pubbliche le procedure di autorizzazione.
Ritengo che con l'istituto delle conferenze previste dall'art. 3 bis e dalla legge n. 441, attivate dalla Regione, sia data ampia pubblicizzazione sulla localizzazione e sulla tipologia degli impianti. Partecipano infatti alla conferenza non solo il rappresentante designato del Comune sede dell'impianto, ma anche i singoli rappresentanti dei Comuni confinanti oltre a quelli delle UU.SS.SS.LL. e della Provincia. Tale sistema permette quindi la più ampia trasparenza sulle procedure e la partecipazione dei cittadini, attraverso i loro rappresentanti democraticamente eletti.
Tutto ciò premesso, invito il Consiglio a respingere gli ordini del giorno in argomento perché quanto richiesto è in contrasto con i criteri di governo che la Giunta regionale si è data in materia.
Gli altri ordini del giorno erano già stati oggetto del dibattito tenutosi in Consiglio sul Piano di smaltimento dei rifiuti.



PRESIDENTE

La discussione è aperta.



ALA Nemesio

Signor Presidente, chiedo che venga distribuito ai Capigruppo il testo scritto della comunicazione dell'Assessore.



PRESIDENTE

Senz'altro.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, la richiesta avanzata dal Consigliere Ala mi pare fondata. Le risposte alle interpellanze e agli ordini del giorno che attendiamo da mesi finalmente sono arrivate. Però alcuni colleghi non presenti in aula prevedevano che si discutesse per ordine i punti iscritti all'o.d.g. e di conseguenza non hanno a disposizione il materiale relativo quindi è necessario un minimo di tempo per poter coordinare le idee. Per questa ragione invito l'Assessore Cernetti a fornire le risposte scritte alle varie istanze e di iniziare la discussione fra mezz'ora essendo stati tutti presi alla sprovvista.



PRESIDENTE

Credo che si possa accogliere questa proposta.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

A me va bene distribuire le risposte scritte. Faccio però presente che non tutto quello che qui è scritto ho ritenuto di espletare, e che ci sono anche delle aggiunte che qui non ci sono. In quanto al rispetto del tempo cerco di averne, vorrei che i Consiglieri avessero rispetto anche del tempo dell'Assessore che risponde nei tempi consentiti.



AVONDO Giampiero

La polemica la facciamo dopo, adesso non era ancora polemica, Assessore Cernetti!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Dovete capire che queste risposte richiedono da parte dell'Assessorato molte richieste presso i Comuni, presso la Provincia, per cui anch'io devo avere il tempo sufficiente per rispondere.



PRESIDENTE

Mi sembra che possa essere accolta la proposta di fornire le risposte scritte dell'Assessore Cernetti ai colleghi e di rinviare di mezz'ora la discussione per riprenderla verso le ore 13.


Argomento: Informazione

Esame progetto di legge n. 243: "Interventi per l'informazione locale in Piemonte" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 243, di cui al punto 9) all'o.d.g.
E' un progetto di legge presentato dai Consiglieri Dameri, Bontempi Adduci, Avondo e Sestero in data 15 aprile. L'iscrizione è stata chiesta in data 4 maggio, ai sensi dell'art. 32, quarto comma, del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A causa degli eventi elettorali non sono stato in grado di dare un contributo per ordinare e seguire i lavori precedentemente. Il senso del nostro richiamo in aula di questa legge è motivato dal fatto che dovremmo convenire con le altre forze politiche di sviluppare un vero dibattito propedeutico ed affrontarne le conseguenze legislative. In altri termini, a noi non interessa tanto richiamare una inadempienza, anche se c'è un problema di tempi, però il richiamo in aula era e rimane l'occasione (e in questo senso chiederei una valutazione nella prossima seduta dei Capigruppo) per fissare, essendo pendenti altre proposte di legge, un dibattito preliminare per varare una legge addirittura prima delle ferie che indichi la strada da prendere sulla questione dell'informazione locale.
Non dimentichiamo che abbiamo accumulato molti impegni in un convegno e nei rapporti che il Presidente stesso ha stimolato.
Chiedo di portare l'argomento alla Conferenza dei Capigruppo con la proposta di fissare il dibattito alla prossima seduta. Se questo sarà possibile credo che ne possa uscire qualche vantaggio costruttivo.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Bontempi per la precisazione dei termini con cui è stata fatta la richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 32 del Regolamento.
Mi sembra di poter interpretare il pensiero dei Capigruppo, quindi accolgo la richiesta di portare nella prossima riunione dei Capigruppo la questione per calendarizzarne la discussione. Del problema dell'informazione ci siamo fatti carico in più occasioni. Ricordo però che dovremmo risolvere anche il problema delle antenne televisive. Se non approviamo questo articolo di legge rischiamo di mettere in forse molti insediamenti televisivi.
Siamo ormai ad un mese dalle ferie e siamo sulla dirittura d'arrivo per quanto riguarda le scadenze del Consiglio regionale. Il quadro politico emerso dalle elezioni è tale da far pensare che non ci siano altri imprevisti. Sarà necessario che i Capigruppo prevedano di calendarizzare alcune scadenze; una serie di impegni assunti ci inducono a pensare che forse non sarà sufficiente una sola seduta consiliare alla settimana, ma ne occorreranno due. In questo quadro mi pare di poter accogliere la proposta del Consigliere Bontempi. La porteremo nella sede dei Capigruppo per calendarizzare tale discussione possibilmente prima delle ferie.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 494: "Comandi temporanei"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 494, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Martinetti che ha la parola.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

Signor Presidente e colleghi, l'attuale momento di transizione conseguente all'applicazione della L.R. 16/8/1984, n. 40, relativa al recepimento del contratto 1982/1984 e in particolare alle complessive vicende inerenti i tempi e i modi di espletamento dei concorsi speciali previsti dalla seconda all'ottava qualifica, ha portato ad una grave situazione di emergenza per quanto concerne il funzionamento delle strutture regionali. I concorsi interni, finalmente avviati a partire dal 1988, sono attualmente in corso e nonostante le procedure celeri adottate non potranno essere conclusi prima del giugno 1990. Si ricorda che essi vedono impegnati 2.451 dipendenti. Di conseguenza in varie qualifiche fino al termine delle operazioni concorsuali, non vi saranno - per le qualifiche III, IV e VI - posti disponibili nella dotazione organica prevista; e per altre qualifiche (in particolare VII e VIII) i posti disponibili non possono essere messi a concorso fino a quando non vengono effettuati i concorsi interni.
Le condizioni di emergenza dell'Amministrazione regionale risaltano chiaramente se si considera che sui 3.520 posti nella pianta organica, solo 2.670 sono occupati. Degli 850 disponibili, 376 riguardano le strutture centrali nelle quali pertanto il lavoro si svolge nelle condizioni di precarietà che tutti conoscono e lamentano.
La Giunta intende attuare già nei prossimi mesi concorsi pubblici per la VII e VIII qualifica. Anzi, per la I qualifica dirigenziale è già stato approvato il bando di concorso. Per le altre qualifiche invece, nonostante la disponibilità complessiva degli 850 posti su indicati, dati i meccanismi di scorrimento previsti, non sarà possibile fino a metà dell'anno prossimo.
Si è dovuto, pertanto, ricercare uno strumento che consenta di affrontare temporaneamente questa situazione che comporta condizioni di operatività della struttura regionale non più sostenibili. Tale strumento è stato individuato nell'istituto del comando temporaneo che dovrà essere ammesso, nelle qualifiche II, III, IV e VI, anche in soprannumero, data la particolare situazione già prima illustrata.
La I Commissione ha valutato attentamente la proposta della Giunta, non nascondendosi la problematicità di una soluzione che peraltro appare in questo momento l'unica percorribile. L'Assessore al personale ha dato ampia assicurazione circa la precisa volontà di un utilizzo estremamente corretto della proposta normativa straordinaria di cui la Giunta si avvarrà nella misura minima che sarà necessaria, tendendo ad occupare solo in parte la disponibilità già ridotta (complessivamente 85 posti) prevista dal disegno di legge.
La Commissione ha altresì chiesto l'impegno per un'informazione tempestiva e circostanziata circa i provvedimenti che saranno assunti in attuazione della legge nonché una relazione sulle condizioni in cui attualmente si esplicano situazioni preesistenti relative a comandi di personale, al fine di perseguire la corretta applicazione delle norme e dei provvedimenti assunti.
La Commissione, a maggioranza, ha ritenuto di approvare il disegno di legge nel testo emendato che si trasmette al Consiglio, sottolineando la reale emergenza che deve essere fronteggiata e prendendo atto, oltre che delle dichiarazione dell'Assessore, anche degli obiettivi vincoli che la legge stabilisce e precisamente la non possibilità di rinnovare i comandi adottati e l'indicazione di specifiche percentuali massime di utilizzo per qualifica dell'istituto previsto.
In questo spirito si propone al Consiglio l'approvazione del presente disegno di legge.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Martinetti è aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi, consentitemi di introdurre a proposito di questo progetto di legge una polemica e una valutazione diversa che l'opposizione comunista aveva già sollevato al momento della discussione del bilancio. Nel bilancio preventivo 1989 ci aveva colpito l'aumento spropositato delle risorse iscritte a bilancio per il pagamento di personale comandato temporaneamente presso la Regione (1 miliardo per il 1988 e 2 miliardi e mezzo per il 1989). Il fatto ci aveva insospettiti e maligni come siamo, avevamo proposto di ridurre la cifra e di destinare un miliardo e mezzo per qualche attività più redditizia. Il rifiuto della Giunta e della maggioranza al nostro emendamento lo ritroviamo in questo progetto di legge. In sostanza, al momento dell'approvazione del bilancio preventivo 1989 si rifiutò quella proposta di emendamento perché c'era in cantiere la predisposizione di questo progetto di legge.
Che caratteristiche ha questo progetto di legge? Che tipo di risposta intende dare ai problemi di funzionalità della struttura regionale? Devo ringraziare il relatore Martinetti per l'onestà intellettuale che lo caratterizza e che caratterizza la sua relazione, nel senso che nel primo periodo della stessa si dice che siamo in un momento di transizione in ordine all'applicazione della legge 16/8/1984, n. 40, e questo momento di transizione ha cinque anni e continua a "transitare". Questo fatto è grave e dovrebbe farci ragionare.
Nel frattempo è cambiato l'Assessore, pertanto dovremmo prendercela con quello precedente; ma quello precedente, essendosi trovato a cavallo tra una gestione e l'altra, potrebbe dire che la colpa è di quelli precedenti.
Non c'è possibilità di confronto reale su questa materia. Abbiamo governato noi, abbiamo sempre gestito noi il problema del personale, è chiaro che la colpa è del Gruppo comunista, però ora ci troviamo di fronte ad una questione di qualche rilievo. Dirò poi da cosa derivano le preoccupazioni del Gruppo comunista. Spero qualcuno mi ascolti. Se ciò non è possibile, pazienza. Resterà come testimonianza il fatto che, comunque abbiamo cercato di far ragionare.
Si dice che questa transizione è derivata dal fatto che non si sono potuti mettere in moto i meccanismi concorsuali della legge n. 42. Chissà quando, chissà come e chissà dove... I concorsi richiedono tempi lunghi, la definizione della nuova pianta organica non c'è, non si sa quando si farà però ci sono delle emergenze. L'Assessore Brizio dirà che la presenterà a settembre, ma di qui a settembre continua a non esserci, quindi potremo cominciare a discuterla solo quando sarà a nostre mani.
Si dice che c'è il procedimento dei concorsi speciali che non consente di corrispondere a necessità emergenti dell'Amministrazione regionale.
La prima questione che vogliamo capire è: dove si identificano queste necessità emergenti? Genericamente in tutti i settori della struttura regionale? L'Assessore Brizio durante la discussione in Commissione diceva che ci sono due, tre, quattro Settori che hanno carenze reali.
Vorremmo notizie precise nel corso della discussione in Consiglio regionale. L'Assessore Brizio dovrebbe dirci quali sono i Settori e gli Assessorati in cui si verifica questo tipo di carenza, in modo che sia possibile da parte dell'opposizione di controllare quello che fanno la maggioranza e il governo regionale e che ciò che oggi si definisce sia poi quello che viene eseguito, altrimenti diventa difficile qualsiasi ruolo.
In questo progetto di legge c'è un elemento che ci lascia perplessi.
Questa Giunta e questa maggioranza hanno eliminato la II qualifica nel momento in cui hanno varato la legge n. 42. Se avete ritenuto (non modificando le piante organiche e i livelli all'interno della legge n. 42) di eliminare questa qualifica, presumibilmente sulla base del fatto che è una qualifica che non ha più ragione d'essere all'interno dell'Amministrazione regionale, non capisco perché, eliminata all'interno della legge quadro, si introduce a livello di comando. C'è qualcuno con la II qualifica che deve venire in Regione? E, se non si fa la II qualifica non può venire? Sono in soprannumero la III, la IV e la VI qualifica perch la II non esiste più e quindi se non si fa il soprannumero non è possibile portare qui la gente. Data la particolare situazione, l'Assessore Brizio ci dirà quali sono le ragioni.
All'interno della relazione si dice ancora che l'unica strada percorribile in questo momento è quella del disegno di legge. Come Gruppo comunista ci siamo sentiti in dovere di avanzare una proposta alternativa di modifica della pianta organica prevista all'interno della legge n. 42 e avevamo anche detto che saremmo stati disponibili a farla passare nel giro di mezz'ora, se questo era il problema. Siccome la sensazione è che il problema non sia questo e che con questo disegno di legge si voglia tentare di dare delle risposte che con il funzionamento della struttura regionale hanno poco a che fare, si tratta allora di chiarire. In sostanza alternative ad un papocchio come questo erano possibili? Si è voluto seguire questa strada che non dà il segno della chiarezza, che non corrisponde ai bisogni della struttura regionale e che sostanzialmente lascia le cose come sono.
Colleghi, consentitemi una riflessione sul passato.
Noi prendiamo atto degli impegni che l'Assessore Brizio ha posto in essere e che il collega Martinetti ha correttamente richiamato, confermando che informerà la Commissione di tutti i passaggi. Alle spalle di questi comandi temporanei c'è però un pregresso, c'è una storia. Abbiamo tentato di ricostruire questa storia attraverso gli strumenti di cui disponiamo che non sono moltissimi. Abbiamo sfogliato i Bollettini Ufficiali della Regione Piemonte per esaminare le deliberazioni che la Giunta aveva assunto per cose analoghe. Non credo di sbagliare di molto: su una cinquantina di deliberazioni esaminate, quarantotto riguardano l'Assessorato alla sanità.
Sul funzionamento della macchina regionale, con particolare riferimento all'Assessorato alla sanità, in questo Consiglio abbiamo avuto modo di parlare ripetutamente. Abbiamo anche letto di ripetute prese di posizione anche pubbliche, dell'Assessore alla sanità che denunciava la carenza del personale e altro. Siamo andati a leggere quelle quarantotto deliberazioni (o quarantasei, comunque la cifra è attorno a queste dimensioni) per vedere se tali scelte corrispondevano alle esigenze dell'Assessorato alla sanità.
Inviterei i colleghi a leggere le motivazioni contenute in quelle deliberazioni. La stragrande maggioranza del personale è comandato temporaneamente dalle UU.SS.SS.LL. all'Assessorato regionale per definire il Piano regionale sanitario, nonostante che poco più di quindici giorni fa la sua presentazione sia stata di nuovo prorogata. Alcuni comandi superano l'anno.
Mi fermo qui, non vado oltre, non perché non posso, ma perché non voglio. Qui c'è gente con il titolo di geometra che ha grande esperienza nel controllo amministrativo e contabile di Unità Sanitaria Locale e nella deliberazione viene spostata con questa motivazione. Non vado oltre perch se aprissimo questo capitolo non lo chiuderemmo più.
Vorremmo evitare che tutto questo fosse il fiocco su un'operazione che ha quella origine e quella esperienza alle spalle. E' per questa ragione che noi siamo feroci oppositori a questi metodi e non vorremmo che alla vigilia di una campagna elettorale amministrativa e dello scadere del nostro mandato si facessero operazioni che con il funzionamento dell'Amministrazione regionale poco o nulla hanno a che fare. Questa è la ragione per la quale ci opponiamo con molta forza a questo disegno di legge.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi, ha facoltà di replicare l'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dovrò ripetere alcuni passaggi, d'altra parte l'intervento del collega Avondo è in qualche modo di ulteriore precisazione rispetto al dibattito ed al confronto che abbiamo già avuto in sede di approvazione del bilancio. Dovrò quindi reinquadrare il discorso sulla situazione oggettiva del personale. Noi stiamo svolgendo tutta una serie di concorsi interni che ci eravamo prefissati e abbiamo mantenuto completamente la tabella di marcia che avevo indicato quando si sono avviati questi concorsi.
Entro luglio si concluderà il concorso per il passaggio dalla VI qualifica alla VII; entro luglio si concluderà il corso-concorso per il passaggio dall'VIII alla IX. I precedenti concorsi sono stati effettuati.
Rimarranno, a settembre, da compiere i concorsi di passaggio dalla IV alla VI qualifica, dopodiché tutto il ciclo dei concorsi interni sarà concluso.
Nel contempo il concorso di seconda dirigenza si può aprire per quindici persone (anche qui concorso interno ampliato, per la modifica della legge di contratto, all'art. 57, approvata recentemente da questo Consiglio) e nello stesso tempo si può avviare un primo concorso pubblico per la prima dirigenza di ventinove posti con bando già approvato da parte della Giunta. Man mano che si conclude questa fase per i singoli livelli potremo avviare i relativi concorsi pubblici. Penso di indire ed effettuare concorsi pubblici per la VIII, la VII e la VI qualifica prima della fine della legislatura. Il discorso dell'espletamento dei concorsi e del ricorso al concorso pubblico sarà la linea normale senza quanto prefissato.
Mi si dice che si poteva agire di fronte ad un'emergenza con altre proposte, con altre impostazioni come la modifica dell'organico, e nel contempo mi si chiede, giustamente, di dare all'ente una struttura adeguata sotto il profilo amministrativo e gestionale. Mi pare di cogliere Consigliere Avondo, in queste due proposte una contraddizione. Non modifico oggi l'organico con delle operazioni che non hanno il substrato della proposta di riorganizzazione, ma arriverò alla proposta di modifica di organico in connessione con la proposta di ristrutturazione dell'ente che sarà portata dopo le vacanze all'esame del Consiglio. Sono sensibile nella sostanza alle indicazioni che mi vengono dalla maggioranza ripetutamente ma anche dall'opposizione e dal collega Avondo in particolare e mi impegno di portare sia la proposta di modifica della struttura organizzativa regionale, sia la proposta di modifica dell'organico, nella fase autunnale.
Però questa situazione di emergenza non è una posizione elettoralistica, ma è una posizione reale.
L'Assessore al personale, che ha scoperti circa ottocento posti rispetto all'organico vigente (che non può coprire per lo slittamento dei concorsi interni i quali non consentono l'espletamento di concorsi pubblici se non alla fine di questo iter), non sa come rispondere alle richieste che vengono da tutti gli Assessori. E' stato preminente nel passato il caso della sanità, anche perché la sanità poteva valersi di una situazione particolare a tutti nota: l'entroterra delle UU.SS.SS.LL. dalle quali prelevare il personale; per cui anche la norma che stabiliva che non si poteva andare sotto l'VIII qualifica la toccava molto meno degli altri Assessorati. Ci sono settori che hanno delle reali esigenze: l'Assessorato all'ecologia riceve le denunce di VIA e solo il ritiro di queste denunce crea una situazione di assoluta emergenza; l'Assessorato all'industria ha difficoltà a gestire la nuova legge per il rifinanziamento del risparmio energetico. L'Assessorato all'urbanistica si trova nella stessa difficoltà perché, per i Piani regolatori approvati dal CUR. non si possono predisporre le deliberazioni in quanto non c'è la copertura di quel livello. Ora se riusciamo a trovare nell'entroterra dei Comuni due o tre VI livelli, e ci sono specifiche indicazioni in questo senso, i quali possano temporaneamente coprire questo buco, faremmo un'operazione utile, che non pregiudicherebbe nulla e che darebbe una risposta puntuale ad un'emergenza precisa.
La legge ha soltanto questa finalità. Ci muoveremo su questi Assessorati. Ho preso un impegno e, se la legge passerà come mi auguro poiché dovrà essere uno strumento limpido, corretto e conforme a questi obiettivi, mi impegno a darne i dettagli di applicazione puntualmente, come è stato scritto nella relazione formulata dal Consigliere Martinetti.
Vedrete così se i comandi non andranno principalmente ai Settori che ho citato ed altri che hanno analoghe necessità.
Poiché è stata approvata dal Governo la legge di controllo, sto pensando per i Settori che hanno maggiori emergenze di portare avanti eventualmente dei progetti specifici con assunzioni a tempo determinato come è stato fatto in altre Regioni, Emilia compresa. Hanno precedenza i Settori dell'ecologia, dell'industria, nei quali quando vengono approvate leggi nazionali di rilievo, nascono esigenze particolari, alle quali noi non siamo in grado di rispondere tempestivamente.
Stiamo studiando tutte le vie possibili, questa è una via di emergenza che non scassa la struttura, non pregiudica l'assestamento che andremo a fare con la ristrutturazione, giacché si tratta di comandi limitati nel tempo.
La II qualifica l'abbiamo indicata perché c'è il discorso del soprannumero; è vero che non abbiamo II qualifiche in organico, ma potremmo trovare la disponibilità di una II qualifica da un ente locale e potrebbe essere utilizzata in soprannumero per lo svolgimento di talune funzioni e potremmo trovarci nella necessità di trovare solo quel livello. Non sarà neanche facile coprire gli ottanta posti che ci siamo fissati come tetto.
Non c'è nessun obiettivo men che limpido. Prego il Consigliere Avondo di prendere atto di questa mia precisazione. Così avverrà e, per quanto dipende da me, do ampia garanzia.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Disciplina delle professioni turistiche"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Disciplina delle professioni turistiche", di cui al punto 13) all'o.d.g.
Poiché il relatore è assente, il Consigliere Tapparo è delegato a riferire al Consiglio.



TAPPARO Giancarlo

Credo sia noto ai colleghi del Consiglio del rinvio da parte del Commissario del Governo e del recepimento nostro delle indicazioni che dava il Commissario del Governo. Quindi se non ci sono difficoltà, proporrei di dare per letta la relazione.



PRESIDENTE

Non vi sono altri Consiglieri che intendono intervenire.
L'Assessore non ha nulla da aggiungere essendo stato dibattuto l'argomento in sede di Commissione. Possiamo quindi procedere alla votazione dell'articolo modificato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Emendamento soppressivo proposto dalla VI Commissione: sopprimere l'art. 7 del vecchio testo rinviato dal Governo (di conseguenza viene mutata la numerazione progressiva dei successivi articoli).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 11 astenuti.
La parola al Consigliere Avondo per dichiarazione di voto.



AVONDO Giampiero

Daremo voto contrario al disegno di legge, non perché non ne condividiamo il contenuto e la filosofia, ma perché ribadiamo la ragione che ci aveva portato a dare voto contrario alla legge sui maestri di sci.
E' straordinario e incredibile che il Consiglio regionale predisponga una legge voluta dal legislatore nazionale con la legge quadro sul turismo si adegui a quelle norme legislative e che alla fine il Commissario del Governo e il Governo chiedano alle Regioni di non menzionare il disposto previsto nella legge quadro nazionale perché in contrasto con le normative internazionali! Nel dare il nostro voto contrario segnaliamo ulteriormente questa protesta nei confronti di una metodologia che rischia di mettere ancor più in cattiva luce la funzione autonoma delle Regioni.
Questo è il motivo del nostro voto contrario al disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Ricordo ai colleghi Consiglieri che in quell'occasione il MSI-DN espresse voto contrario perché non erano state accolte le osservazioni che il Commissario del Governo adesso ha fatte. Si giustifica quindi il nostro voto favorevole odierno; in quel momento non potevamo accettare i termini della reciprocità che erano stati evidenziati quasi a difendere la patria autarchica di una Regione che può fare da s' a difendere taluni privilegi che poi in effetti non sussistono. In quell'occasione accennai alla sentenza dell'Alta Corte di Giustizia della Comunità Europea contro quella legge quadro nazionale che prevedeva a suo tempo (non è più attuabile proprio per questa opposizione della CEE) i termini della reciprocità.
Questo è il motivo per il quale adesso siamo favorevoli alla legge naturalmente con piena soddisfazione, in quanto avevamo intuito che i termini legislativi dovevano essere rispettati appieno.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.



ROSSA Angelo


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno n. 349, n. 559, n. 568, n. 572, n. 618, n. 642 e n. 643 relativi alla realizzazione di impianti smaltimento rifiuti in vari Comuni della Regione (seguito)


PRESIDENTE

Avevamo l'impegno di valutare la possibilità di concludere l'esame degli ordini del giorno relativi alle discariche.
L'orientamento generale pare essere quello di esaminare questo argomento alla ripresa dei lavori oggi pomeriggio.
L'Assessore Cernetti ha qualche obiezione?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Oggi pomeriggio ho degli impegni istituzionali assai importanti. Per questo motivo, signor Presidente, l'avevo pregata di fare il possibile per concludere il dibattito sugli ordini del giorno relativi alle discariche entro questa mattina. Se non vi sono elementi ostativi a tale richiesta potrei soddisfare gli impegni già assunti in precedenza e assicurare la mia presenza alle ore 16,30.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Cernetti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prima di sospendere i lavori propongo al Consiglio di iscrivere all'o.d.g. i seguenti provvedimenti: proposta di deliberazione n. 1164: "Legge n. 109/88. Ampliamento pianta organica provvisoria delle UU.SS.SS.LL. piemontesi. Provvedimenti straordinari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 34 voti favorevoli.
Proposta di deliberazione n. 1138: "Attuazione degli artt. 2 e 3 della DCR n. 824-6656 del 12/5/1988, relativa a 'Modalità e criteri di organizzazione del servizio mensa per il personale regionale ex art. 48 L.R. 16/8/1984, n. 40'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 37 voti favorevoli.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Richiesta iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 499: "Norme per l'attuazione dell'art. 9, commi secondo e terzo, della L.R. 27/1/1981, n.


PRESIDENTE

5"



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Chiedo venga iscritto all'o.d.g. il progetto di legge n. 499: "Norme per l'attuazione dell'art. 9, commi secondo e terzo, della L.R. 27/1/1981 n. 5".
Si tratta di un provvedimento che giace da più di un mese in Commissione; ha carattere di urgenza anche perché è stato impostato come soluzione al problema ben noto dei trentasette dipendenti più volte citato in quest'aula, e ha necessità di essere approvato nel corso della seduta di oggi o al limite di domani. Indipendentemente dal merito, chiedo all'opposizione la disponibilità ad iscriverlo all'o.d.g. con l'impegno di discuterlo domani.
In caso contrario, prego il Presidente di convocare i Capigruppo per iscrivere regolarmente tale provvedimento per poterlo discutere nella seduta di domani. Ciò costituirebbe un precedente, però ritengo rischioso fare slittare questo provvedimento alla seduta del 29 giugno prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Non costituisce un problema discutere domani questo provvedimento, il problema sta nel merito di questo disegno di legge che pur avendo le caratteristiche richiamate, l'Assessore Brizio ne ha dimenticato un pezzo.
Ieri mattina nel corso della consultazione delle Organizzazioni sindacali in sede di I Commissione, l'Assessore Brizio ha proposto un emendamento, che poi in verità sono diventati due, che aggiunge un nuovo articolo a tale provvedimento. Il nuovo articolo nel merito richiede una valutazione e il sottoscritto con il proprio collega di Gruppo, presenti in Commissione, hanno detto quello che ritenevano utile ed opportuno dire anche facendo presente all'Assessore Brizio che il Gruppo comunista su questo progetto di legge delicato ha la necessità di consultarsi.
L'Assessore Brizio e la maggioranza della Commissione invece hanno votato e l'hanno mandato immediatamente in aula richiedendone addirittura l'iscrizione e la discussione nelle giornate di oggi o di domani. Questo atteggiamento non lo possiamo condividere.
Per questa ragione, se l'Assessore Brizio ha queste necessità e queste urgenze, chiediamo che la maggioranza trovi i 31 voti per iscrivere il progetto di legge all'o.d.g.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Ieri mattina ho spiegato con chiarezza che gli artt. 1 e 2 rivestono carattere d'urgenza. L'art. 3 è stato inserito per non presentare un altro disegno di legge, perché c'è un'altra urgenza connessa allo svolgimento dei concorsi di II qualifica dirigenziale.
Per queste ragioni avevo chiesto che si chiudesse l'esame domani impregiudicato il fatto che l'opposizione del Gruppo comunista poteva anche emergere successivamente.
Non mi pare che ci sia stata un'esplicita e reiterata richiesta a sospendere la trattazione dell'art. 3. Non l'ho intesa in questo senso altrimenti me ne sarei fatto carico. Ho inteso che c'era una richiesta di ulteriore chiarimento e che la stessa potesse anche avvenire dopo la votazione della Commissione nella fase successiva. Non c'era assolutamente la volontà di non consentire al Gruppo comunista di esprimere la propria posizione.
Questo chiarimento lo do esplicitamente e pubblicamente in questa sede perché questi erano i miei intendimenti. Ognuno è responsabile delle proprie azioni. Se il Gruppo comunista ritiene di aderire alla richiesta che ancora una volta formulo dopo questo chiarimento, ne sono lieto.
Possiamo anche discuterne domani avendo il tempo di approfondire l'argomento. In caso contrario, come Assessore, non posso che prendere atto.



PRESIDENTE

L'esame del progetto di legge è rinviato a domani.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,25 riprende alle ore 15,15)


Argomento: Viabilità

Esame ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa e comunicazione della Giunta regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo con il punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa e una comunicazione della Giunta regionale.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



PRESIDENTE

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Attorno a questa vicenda c'è sufficiente informazione di stampa, mentre non abbiamo avuto finora molte occasioni di parlare ufficialmente della situazione venutasi a determinare.
Le informazioni più ufficiali sull'intera vicenda della Valle Susa (non soltanto quella che è venuta a determinarsi con il finanziamento) fanno riferimento alla Conferenza conoscitiva della quale molti Consiglieri regionali fanno parte, quindi finora in quella sede la Giunta ha avuto la possibilità di esprimere le sue valutazioni. L'ultima riunione si è svolta in occasione di un sopralluogo i cui risultati devono ancora formare oggetto di altra riunione che spero potrà avvenire lunedì.
Nel corso dell'iter di ordine straordinario di conoscenza e di partecipazione alla costruzione dell'autostrada della Valle Susa ci siamo trovati all'improvviso in una procedura che ha determinato un finanziamento straordinario che si colloca nell'ambito delle occasioni straordinarie che si determinano in questo Paese per effetto dei Mondiali.
Ad un certo punto, tramite la stampa, si è venuti a conoscenza che in ambito ministeriale si era deciso di finanziare velocemente alcuni tratti di autostrada che riguardavano quelli oggetto di attenzione da parte della Regione che, come i Consiglieri sanno, aveva deciso di avviare in via sperimentale una verifica del tracciato e dove possibile delle mitigazioni perché rendessero meno impattante questa grossa arteria che si colloca nella nostra valle.
Pensavamo di avere ancora tempo in quanto, fino a qualche giorno fa sembrava che il finanziamento fosse molto difficile (tant'è vero che esiste all'o.d.g. di questo Consiglio una serie di prese di posizione dei Partiti di maggioranza e di minoranza per accelerare il processo di finanziamento dell'autostrada). Nel corso di questo momento di studio, di elaborazione e di attesa rispetto ai finanziamenti, abbiamo avuto una notizia che credo debba essere interpretata come una buona notizia, nel senso che all'improvviso si è sbloccata una situazione di difficoltà finanziaria e una serie di miliardi arriveranno sul nostro territorio per l'avvio al completamento dell'autostrada.
Tutto questo va molto bene, sennonché questa autorizzazione porta con sé anche una procedura straordinaria quindi le autorizzazioni per i progetti stessi che superano, attraverso la conferenza dei servizi, tutte le procedure, tutti i pareri, tutte le autorizzazioni che in sede comunale e regionale dovrebbero essere attribuiti di fronte a progetti che si collocano su un territorio regionale e su un territorio comunale.
A questo proposito il 24 maggio si è tenuta una riunione a cui in linea regolamentare, ufficiale e giuridica avrebbe dovuto essere presente la Regione Piemonte, ma, per non si sa quale difficoltà di comunicazione nonostante l'uso del telefax che determina occasioni di incontro veloci, la Regione non è venuta a conoscenza di questa convocazione, tant'è vero che si è svolta una riunione, presenti i protagonisti dell'eventuale definizione di finanziamento per l'autostrada. In quella sede si sono ritenute valide le autorizzazioni sui progetti che la Regione Piemonte aveva dato nel passato, ai sensi di vari articoli di leggi che però in questo momento non ho appuntato; si sono ritenute valide autorizzazioni che, per deliberazione della Giunta, erano già intervenute e quindi sono state ritenute come espressione di volontà della Giunta; una espressione non aggiornata in quella sede, tuttavia convalidata da una deliberazione ufficiale che aveva tutti i crismi della ufficialità.
Di fronte a questa situazione abbastanza confusa, in cui si riscontra che l'assenza della Regione non è stata determinata dalla Regione, ma dalla frettolosità della convocazione, mentre abbiamo svolto e stiamo svolgendo delle indagini per conoscere i motivi di questa mancata convocazione (questa partita andrà verificata con il Ministero nella sede opportuna dove faremo valere le nostre rimostranze), abbiamo ritenuto di entrare operativamente in questo problema definendo un incontro con la società SITAF, che aveva partecipato all'incontro ed era perfettamente a conoscenza di come si erano svolti i fatti e in particolare che cosa si fosse definito nel corso di quella riunione. Peraltro la SITAF, con un telegramma di qualche giorno fa, aveva informato la Regione Piemonte che c'era stato questo finanziamento, definiva i tronchi che erano stati finanziati e ci informava anche che i lavori erano stati consegnati.
Nel corso dell'incontro con la SITAF, di fronte ad una situazione ormai definita, perché queste procedure superano tutti i gradi e tutte le competenze e diventano occasione per procedere senza tenere conto di questi gradi e di queste competenze, abbiamo concordato alcune possibilità di raccordo e di confronto molto stretto per quanto riguarda in particolare i tratti che sono stati finanziati e successivamente un accordo per quanto riguarda i tratti che saranno ancora da finanziare. Non è escluso che il finanziamento degli ultimi 10 chilometri possa avvenire velocemente e tempestivamente come è avvenuto per la tranche della quale stiamo parlando.



PRESIDENTE

L'Assessore Mignone ed io abbiamo inteso verificare, in occasione dell'incontro con la SITAF, quali fossero ancora le possibilità, di fronte ad una procedura definita, di far constare quell'interesse regionale rispetto ad un progetto di valutazione di impatto ambientale che noi avevamo richiesto alla SITAF e che la società aveva mandato relativamente ad un certo tratto; tra l'altro riportando un'altra serie di valutazioni che finora hanno formato oggetto di un semplice "pour parler" o di documenti interlocutori.
E' vero, la SITAF ha presentato una valutazione di impatto ambientale la Regione ha fatto conoscere le proprie intenzioni rispetto a quella valutazione, e la SITAF ha risposto con un documento interlocutorio, di cui i Consiglieri regionali sono a conoscenza. Da quel momento non ci sono state altre decisioni rispetto a possibilità di variare il tracciato, di mitigare, di introdurre una serie di verifiche del tracciato in senso concreto e non soltanto in senso intenzionale.
Questa procedura accelerata non esclude la possibilità per la Regione (Regione intesa in senso lato anche in rappresentanza degli enti istituzionali, dei Sindaci, delle Comunità montane, che di questa questione si occupano ogni giorno) di quelle verifiche di compatibilità che nella nostra valutazione venivano avanzate. La preoccupazione esiste soprattutto per la cava di Mocchie. In questo caso, essendo stato valutato - come mi ha ancora confermato l'Assessore Mignone - il progetto che comprendeva anche questa cava, l'autorizzazione supera anche l'autorizzazione che doveva venire, ai sensi della legge regionale n. 69 sulle cave. Quindi, questa cava è approvata ai sensi dell'autorizzazione che è avvenuta in sede ministeriale. La Conferenza conoscitiva deve scendere su un terreno molto più concreto, molto più operativo, per fare in modo che si verifichino le nostre osservazioni e che, nei casi ancora possibili, sia possibile variare il progetto attraverso varianti in corso d'opera ove si verifichino queste possibilità.
Abbiamo scritto anche una lettera all'ANAS, a firma del Presidente e dei due Assessori competenti, dove esplicitiamo questa nostra esigenza e questa nostra volontà. Siamo pronti, attraverso la nostra struttura tecnica, a metterci a disposizione di questo tavolo di lavoro operativo per le verifiche di ordine ambientale che saranno sicuramente necessarie.
Un altro accordo importante è stato definito in quella sede per quello che riguarda il tratto non ancora finanziato, gli ultimi 10 chilometri e l'autostrada che sarebbe finalmente progettata e speriamo venga presto realizzata, essendosi accentrata la nostra attenzione sulla valutazione di impatto ambientale proprio per questo tratto, in due punti delicati rispetto ai quali proponevamo delle modifiche e degli interventi sostanziosi. Volevamo avere dalla SITAF una risposta per capire come quanto meno sulle cose ancora da definire, ci possa essere un incontro con le aspettative della Regione rispetto a modifiche che sul progetto potrebbero e dovrebbero intervenire.
Nei documenti che in questi giorni si sono determinati e che hanno anche formato oggetto di prese di posizione del Partito comunista, in una lettera al Presidente della Giunta e agli Assessori competenti, si punta sulle procedure che sarebbero state individuate per quanto riguarda l'appalto e il finanziamento.
Ci troviamo di fronte ad una società per azioni i cui Consiglieri di amministrazione rispondono per il loro operato ai sensi del Codice Civile.
La Regione come si sa non fa parte di questa società. Ci sono degli enti pubblici e sicuramente il dovere della Regione è quello del controllo. Per in questa procedura di appalto una parte diretta della Regione non c'è stata. Anche noi abbiamo appreso dell'avvenuta assegnazione e consegna dei lavori da parte della SITAF attraverso questo telegramma. Si segna attraverso questi documenti, che il Consiglio di amministrazione di questa società è in parte formato da Segretari di partiti politici. Esprimo una valutazione di ordine personale, pure in un momento ufficiale come questo.
Tutti sanno le battaglie che abbiamo fatto in questa sede in occasione della legge sulle nomine, non soltanto per impedire la presenza dei Segretari dei partiti (che non abbiamo potuto escludere nel nostro disegno di legge perché poteva essere un'occasione di non legittimità dell'articolo stesso); tuttavia, esiste agli atti del Consiglio regionale un ordine del giorno che chiede alla sensibilità delle forze politiche di definire un comportamento per quanto riguarda le presenze nelle società che hanno configurazione pubblica nelle quali, effettivamente, la presenza di Segretari politici dovrebbe essere bandita ed esclusa nel modo più assoluto.
Non ho altro da aggiungere, lascio la parola all'Assessore Mignone che come me, ha vissuto in un pomeriggio questa storia di informazioni. Il nostro obiettivo è stato quello di recuperare, in una situazione abbastanza confusa, il ruolo regionale, che cercheremo di difendere di fronte a procedure accelerate che invece lo escludono. Nello stesso tempo terrei a mettere in evidenza che l'intenzione della Regione è quella di farsi coordinatrice assoluta dei rapporti con la SITAF anche in rappresentanza delle amministrazioni locali, Comuni e Comunità montane. La Conferenza conoscitiva è nata con lo scopo di creare un momento di coordinamento che rappresentasse un filtro ed una mediazione reale di tipo politico, oltre che operativo, per i progetti che ha affrontato e per il lavoro che ha svolto finora nei confronti della concessionaria che giustamente deve essere messa a confronto con la Regione e non lasciare i nostri Sindaci e i nostri rappresentanti locali di fronte ad un confronto, a volte molto difficile, per le difficoltà che si possono instaurare tra chi rappresenta una grande istituzione e chi rappresenta l'istituzione più piccola, in una situazione di obiettiva minoranza e di soggiacenza.
In questo senso è stata inviata la lettera ufficiale all'ANAS che prevede la nostra posizione. La Conferenza conoscitiva è stata convocata per lunedì pomeriggio. Avrei voluto convocarla per il pomeriggio di domani ma la coincidenza con la seduta di Consiglio non me l'ha consentito. Credo che quella di lunedì pomeriggio sia la sede effettiva nella quale possiamo recuperare anche le posizioni di questa giornata e definire quindi in assoluto la posizione della Regione nei confronti di questa storia.



ALA Nemesio

Vorrei conoscere l'elenco dei lavori sui quali la SITAF ha informato la Regione nell'incontro del 19 giugno.



ALA Nemesio

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



ALA Nemesio

Sono stati autorizzati i lavori e i relativi finanziamenti per i lotti 27, 29, 30, 31 tratto Rivoli, strada provinciale per Villardora, e nodo di Borgone tratto Chianocco-Condove.
La società ha altresì dichiarato che tale autorizzazione era comprensiva delle opere necessarie per il reperimento dei materiali quali le cave di Avigliana Teksid e di Condove Rovine di Mocchie.



ALA Nemesio

C'è il testo del decreto?



ALA Nemesio

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



ALA Nemesio

No, comunque queste sono notizie reali. La decisione ufficiale non l'abbiamo ancora.



ALA Nemesio

Il confronto fra la data con cui è stato convertito in legge il decreto, che tra l'altro prevede con un emendamento queste opere che non sono comprese nell'elenco delle opere di cui al decreto legge precedente, e la data del 19 non rende plausibile il fatto. Queste vicende non sono mai state oggetto di nessuna conferenza dei servizi, nel senso che solo l'emendamento al decreto, a mio avviso, le rende possibili.
Volevo sapere quando mai una conferenza dei servizi, con la presenza della Regione (che non c'è stata) o comunque con la presenza degli enti locali o dei soggetti chiamati nella vicenda della conferenza, ha avuto una condizione legislativa tale da dover esaminare le due cave, visto che il 24 maggio non mi risulta esistesse nessun decreto che comprendeva, come all'interno del decreto legge sui Mondiali, queste due cave.



ALA Nemesio

VETRINO Bianca , Vicepresidente della Giunta regionale



ALA Nemesio

Nella stessa sede è stato approvato questo progetto che comprendeva le cave, il 24 o il 29 di maggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il giorno 16 giugno di quest'anno il Capogruppo comunista Bontempi, unitamente al Consigliere Guasso e al sottoscritto, abbiamo scritto una lettera al Presidente della Giunta regionale e per conoscenza agli Assessori Vetrino e Mignone, nella quale, a fronte di informazioni giunte ai Consiglieri regionali da notizie stampa che, con procedure di assoluta urgenza e con finanziamenti di eccezionale rilevanza venivano finanziati i lavori dell'autostrada Valle Susa, esprimevamo la nostra preoccupazione di carattere generale sul ruolo finora assunto dalla Regione Piemonte in questa vicenda.
A fronte di avvenimenti di eccezionale portata, ancora una volta i Consiglieri regionali vengono informati di cosa sta succedendo da notizie stampa e non dal governo regionale. Inoltre, abbiamo visto dalle stesse notizie stampa che il ruolo della Regione è assolutamente inesistente.
Per questo abbiamo scritto una lettera nella quale denunciamo chiaramente questo nostro giudizio negativo sul ruolo assunto dalla Regione Piemonte. Esprimiamo anche un giudizio altrettanto negativo sulla Conferenza conoscitiva istituita dalla Regione Piemonte su richiesta del nostro Gruppo fatta circa un anno fa. Questa maggioranza ha impiegato quasi un anno per istituirla ed ora sta lavorando a ritmi e con contenuti di lavoro assolutamente insignificanti tanto che dal mese di marzo di quest'anno a tutt'oggi, nell'ambito di questa Conferenza conoscitiva, non è ancora stata presa alcuna decisione. In sede di conferenza abbiamo lamentato questo e abbiamo anche sottolineato che ci sentivamo a disagio (l'abbiamo anche ripetuto in Consiglio regionale) nel continuare a partecipare a lavori di una Conferenza nella quale non sentivamo il peso politico, l'autorevolezza delle proposte da parte del governo regionale.
Abbiamo scritto questa lettera appena conosciute le notizie stampa e giungiamo al Consiglio...



CHIEZZI Giuseppe

BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale



CHIEZZI Giuseppe

La lettera è pervenuta solo ieri sera e alle ore 19 vi ho risposto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, non sto dicendo che non avete risposto. Abbiamo scritto immediatamente e sapevamo che oggi dovevamo discutere i problemi della Valle Susa, ma arriviamo all'introduzione svolta dal Vicepresidente Vetrino in merito agli ultimi avvenimenti, quelli che più ci hanno allarmato.
Devo purtroppo dire, anche a nome dei colleghi del mio Gruppo firmatari di questa lettera, che il giudizio di grande preoccupazione, che abbiamo espresso a seguito di semplici notizie stampa il 16 giugno, purtroppo dobbiamo ripeterlo a seguito della comunicazione fatta dall'Assessore Vetrino.
Presidente Beltrami, noi continuiamo ad essere preoccupati perch sarebbe nell'interesse di tutti avere una Regione che governi; una Regione che venga considerata interlocutrice non solo dai Comuni, dalle comunità dalle associazioni ambientaliste, ma anche dalla società autostradale che deve costruire l'autostrada, anche dai livelli di governo superiori statali, dall'ANAS, dai Ministri.
Riteniamo che ci sia bisogno, per costruire bene questa autostrada, che la Regione si decida a governare questo problema. Invece, dalla comunicazione dell'Assessore Vetrino ancora una volta vediamo che la Regione non esiste nei fatti. Evidentemente a forza di non assumere ruoli politici, di fare solo da passacarte, succede che il Ministro non si ricorda neppure che la Reione Piemonte deve essere invitata alla Conferenza presso il Ministero dei Lavori Pubblici. E' una Conferenza nella quale si deve deliberare all'unanimità, ma la Regione - dice l'Assessore Vetrino non è stata invitata. Non vogliamo lasciar passare un fatto così grave senza capire come si sono sviluppate le procedure amministrative. Vogliamo quindi capire se il telegramma è partito, in che data è partito oppure se non è partito dal Ministero.
Io non so - Vicepresidente Vetrino - se la mancata presenza alla Conferenza dei servizi di uno dei soggetti chiamati a decidere non infici la legittimità di certe decisioni. La prego di verificare questo fatto perché se la Regione non è stata convocata, ho dubbi sulla liceità delle decisioni. Se la Regione è stata convocata, allora voglio capire questo telegramma, questo telefax dove è giunto e come mai non è stata resa nota questa convocazione ai responsabili politici o a loro delegati. Chiedo di fare una verifica puntuale e di rendere al più presto o in Consiglio regionale o in Commissione una comunicazione.
Siamo insoddisfatti e preoccupati per l'assenza di questo ruolo della Regione, che ancora oggi ha reso una comunicazione estremamente scarna debole, poco attenta, poco preoccupata di quello che sta succedendo.
Insomma, la Regione Piemonte non può assistere a questa vicenda con una relazione nella quale si descrive, grosso modo, quello che tutti hanno potuto leggere sui giornali, forse anche qualcosa di meno. Assessore Vetrino e Assessore Mignone, che in questa vicenda è uno degli illustri assenti perché dovrebbe essere l'Assessore che l'autostrada la segue metro per metro; invece ho rilevato in molti appuntamenti che ho avuto, sia in valle, sia in Commissione, che se l'Assessore Vetrino è presente con la sua buona volontà, l'Assessore Mignone invece troppo spesso è assente.
Il problema è che la Giunta regionale a parecchi giorni da queste decisioni afferma di non conoscere ancora le decisioni ufficiali.
Assessore Vetrino, sono passati giorni e giorni, è ben vero che nella SITAF non abbiamo dei rappresentanti, ma è anche vero che la Regione Piemonte dovrebbe essere un'autorevole interlocutrice ed avere la sensibilità politica di assumere immediatamente tutte le informazioni. Speravamo di essere informati sui progetti, le cave, i sistemi di affidamento dei lavori. Invece ancora oggi ho incontrato Sindaci della Valle Susa privi di informazioni sui progetti presentati. Ed intanto i funzionari SITAF convocano i proprietari per gli espropri. Il Sindaco di Chianocco, ad esempio, non sa che tipo di realizzazione è stata autorizzata sul proprio territorio; pare sia previsto uno svincolo a Chianocco perché l'autostrada lo ha detto il Vicepresidente Vetrino prevede anche il tratto fino a Chianocco, ma il Sindaco non è a conoscenza di tutto questo.
La Regione assuma un ruolo autorevole. Una delle preoccupazioni è la seguente: i progetti sono stati finanziati e i contratti con le imprese pare siano stati firmati. I contratti prevedono l'esecuzione di lavori in base ai progetti che pare siano i vecchi progetti, a cattivo inserimento ambientale, che sono stati sottoposi a critiche sia dagli studi SITAF, sia dalla verifica degli studi SITAF fatta dal gruppo tecnico regionale. Questi lavori sono stati affidati alle imprese con una procedura di estrema urgenza e rapidità. La Regione Piemonte ha competenze specifiche sul controllo degli appalti. Ricordo ancora una volta all'Assessore Mignone che il Gruppo comunista da tempo sollecita la Giunta affinché predisponga una banca dati sugli appalti. Non è esatta l'affermazione che ha fatto il Vicepresidente che la questione interessa fino a un certo punto. No, noi le chiediamo di rendere o in Commissione o in Consiglio una relazione precisa sulle modalità di affidamento di questi lavori, sui costi perché ci risulta che siano stati fatti dei contratti sulla base di un ribasso del 10% sul prezziario ANAS. Ci risulta anche che non molto tempo fa nella stessa zona siano stati affidati lavori a ditte, forse addirittura le stesse, con ribassi molto superiori.
Il problema è che i contratti prevedono l'esecuzione di progetti vecchi, progetti sui quali la Regione ha qualcosa da ridire. Ora i contratti sono firmati, in detti contratti c'è la clausola che questi progetti devono essere realizzati entro un anno, entro la metà del mese di maggio 1990, pena l'applicazione di una sanzione pecuniaria del 10%: questo è il contratto firmato dalle imprese. Dato che con l'economia non si pu scherzare, si devono rispettare i diritti di tutti, a questo punto cosa succede se la Regione, come noi sosteniamo, deve insistere per modificare e migliorare l'inserimento ambientale di questa autostrada e quindi se insiste per modificare i progetti? A questo punto la Regione Piemonte cosa intende fare? Propone alla SITAF di cambiare i progetti? Con quali conseguenze? Ecco perché la Regione doveva interessarsi delle procedure di affidamento dei lavori e metterle in discussione...



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Così mi accusano di turbativa.



CHIEZZI Giuseppe

No, la turbativa avviene prima, di solito le turbative d'asta sono tutte a priori, dopo non lo sono più, sono dei contratti aggiuntivi, caro Assessore Mignone. In ogni caso non ho assolutamente nominato questa parola. Ho chiesto alla Giunta di capire come sono stati affidati i lavori.
Se volete introdurre delle varianti ai progetti, vi trovate di fronte il problema che tra la SITAF e le imprese c'è un contratto per realizzare un altro progetto. Se i progetti vengono variati, va da sé che la scadenza di un anno non verrà assolutamente rispettata; già è una scadenza sulla quale ci sono moltissimi dubbi. Il lotto di Avigliana che è lungo pochi chilometri ha richiesto per l'esecuzione dei lavori quaranta mesi di tempo e i lavori non sono ancora terminati. Tutti questi lotti per diverse decine di chilometri e 350 miliardi hanno dodici mesi di tempo: già solo questo elemento fa capire quanto sia dubbia la possibilità di terminare in tempo.
Se però la variazione dei progetti induce un aumento del tempo necessario per eseguire l'opera, perché non penso che queste variazioni di progetti si possano fare in pochissimi giorni, ci vorranno due o tre mesi, anche perch bisogna...



PRESIDENTE

Le ricordo che sta per scadere il tempo a sua disposizione.



CHIEZZI Giuseppe

Quanti miliardi al minuto ho speso, signor Presidente? Qui si sta parlando di 700 miliardi, penso quindi di avere ancora qualche minuto per parlare dei miliardi che mi mancano ancora; è una cifra alta per cui la prego di non introdurre ulteriori elementi di burocrazia in questa Regione per una volta che si parla della Valle Susa, dopo tre rinvii.
Il problema è che occorre avviare una trattativa immediata con la SITAF affinché la collettività non abbia a patire danni dovuti a un affidamento precipitoso sulla base di progetti vecchi, non ritenuti validi dalla Regione Piemonte; non so se si possa estendere questa affermazione anche alla SITAF, visto che questa società ha fatto una valutazione di impatto ambientale in base alla quale quei progetti potevano essere migliorati. La richiesta che facciamo alla Giunta è di assumere un'iniziativa che raggiunga l'obiettivo affinché i progetti siano cambiati senza incremento dei costi per quanto riguarda la collettività.
Occorre cambiare modo di lavorare. Caro governo regionale, non siamo soddisfatti. Vediamo che i problemi precipitano e vengono prese decisioni sbagliate, c'è malcontento nella valle soprattutto a livello dei Sindaci.
Secondo noi, andare avanti in questo modo non è più possibile, dovete governare meglio, dovete impegnarvi di più e fissare un tavolo di coordinamento regionale al quale dedicare ore di lavoro e di impegno attrezzando strutture ed uffici regionali. Si decidano con forza le proposte per il miglioramento dell'impatto ambientale dell'autostrada perché sia fatto il piano delle cave e delle opere accessorie.
I Comuni devono avere nella Regione l'istituzione che li coordina, che formula loro delle proposte e che li sostiene nei confronti dei cittadini delle associazioni ambientaliste e delle imprese, per risolvere al meglio l'inserimento di questa autostrada.
Vi chiediamo di avere più autorevolezza e più decisione. Vi aspettiamo all'appuntamento di lunedì della Conferenza conoscitiva e chiediamo che in tale sede la Giunta esprima la volontà di agire e non solo di parlare.
Alla Conferenza vi siete presentati privi di programmi di lavoro; siamo anche andati a fare un sopralluogo, tutti i sopralluoghi vanno bene, ma occorre poi decidere. Non so se su questo la Giunta sia decisa e compatta perché in sede di conferenza più volte dall'Assessore Marchini ho sentito toni che non collimavano con quanto ho appena detto sulla necessità che la Regione assuma un ruolo propositivo verso i Comuni. I progetti vanno cambiati senza oneri aggiuntivi, vogliamo sentirlo dire dalla Regione Piemonte. La Regione Piemonte smetta di assumere il ruolo di "bella addormentata nella valle", si decida ad assumere la Valle Susa come uno dei propri impegni fondamentali. A me pare che in tutta questa vicenda l'unico soggetto che ha svolto il ruolo proprio di società costruttrice e il ruolo improprio di decisore politico sia stata la SITAF. C'è stato un vuoto politico, Assessore Vetrino: è stato il vuoto della Regione Piemonte. In politica come in natura i vuoti si riempiono e questo vuoto è stato riempito dalla SITAF. Aggiungo ancora una riflessione: è stato riempito dalla SITAF. Saremmo lieti di firmare, con l'Assessore Vetrino, un ordine del giorno con la richiesta di dimissioni di tutti i Segretari politici di partito dal Consiglio di amministrazione della SITAF. Nel Consiglio di amministrazione della SITAF si nominino uomini competenti, capaci e che abbiano interesse a capire come presto e bene si possa costruire un'autostrada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il sottoscritto ha già proposto alcune interrogazioni urgentissime per avere chiarimenti su una vicenda che lo lascia totalmente esterrefatto. E' una vicenda da galera e poiché la prosecuzione della stessa sarà di questo genere (vi sono già tutte le premesse, perché sia dal punto di vista amministrativo che dal punto di vista di rilevanza penale la vicenda non sta in piedi), vorrei brevemente riprendere l'argomento dall'inizio e poi sperare e pregare la Giunta regionale di uscirne in maniera consona al ruolo che dovrebbe avere la Regione, cioè uscirne, almeno sulle sedi amministrative rilevanti, battendo un colpo e dimostrando di esistere.
Tralascio di esaminare il decreto sui Mondiali, una delle cose maggiormente devastanti in materia ambientale perpetrata negli ultimi anni sul territorio nazionale, che non ha nulla a che vedere (l'Isola di Capri insegna assai meglio della Valle Susa) con le partite di calcio, ma piuttosto con il dare il via ad una legislazione di totale lassismo e totale emergenza. Si sbandierano nuove leggi sulla tutela del suolo. Ma ci vogliono anni per fare leggi di tutela e poi bastano cinque minuti per fare ampie leggi di deroga.
La vicenda delle elezioni europee è stata ancora maggiormente devastante. Il collega Chiezzi ricordava quanti miliardi al minuto costano le nostre parole. Ma io vorrei sapere quante tonnellate di cemento al minuto è costata al Piemonte e alla circoscrizione nord-ovest la campagna elettorale del Ministro Ferri, il quale ha battuto il collegio elettorale probabilmente avendo dietro di sé dei TIR carichi di cemento. E non con le automobili, ma con gli elicotteri, girava la nostra regione promettendo chilometri e chilometri di asfalto ovunque si posasse.
Detto questo, ritorno alle domande. Non ritengo possa essere possibile una Conferenza dei servizi in cui tutti erano assenti, non solo la Regione ma anche i Comuni e non so come, con una Conferenza dei servizi così congegnata, possano ritenersi legittimi i provvedimenti assunti. Anche perché mi pare di capire che l'approvazione assunta sia all'unanimità dei presenti e non all'unanimità dai soggetti che devono a qualche titolo rilasciare dei pareri. Non mi pare neanche vero quanto detto dall'Assessore Vetrino e me ne dolgo perché ho sempre apprezzato le sue comunicazioni. Ma questa volta, mi pare che abbia dovuto giocare un ruolo quanto mai difficile e abbia detto una serie di cose che non ritengo assolutamente esatte oltreché reticenti. Infatti, non conosco l'esistenza di pareri rilasciati dalla Regione, che in sede di conferenza sarebbero stati ritenuti validi, né rispetto alle cave di Avigliana, né rispetto alla cava di Mocchie, n'é ad altre cose. Certo c'è una deliberazione (sciagurata) della Giunta regionale che autorizzava i tracciati, prendendo in giro noi poveri Consiglieri che ci attardavamo nella Conferenza conoscitiva. Per non ricordo che esistano pareri, n' ai sensi della legge n. 27, n' ai sensi della legge n. 69, n' ai sensi della legge n. 431. Allora o la Regione andando alla Conferenza, può esprimere questi pareri in trenta secondi (credo lo possa fare), però se non ci va, quali sono i pezzi di carta che in sede di conferenza sono stati riconosciuti validi? Qui c'è qualcuno che racconta in giro delle cucche, per non dire altro. Non credo la Regione in questo caso, ma chi millanta di avere i pareri.
Un'altra osservazione. In primo luogo non capisco come la Regione ritenga opportuno esprimere il proprio rammarico. Secondo me, doveva fare qualcosa di più, visto che rammarico è un termine eufemistico, visto che non ritengo sia in alcun modo legittima una Conferenza del genere.
In secondo luogo, desidero vedere il decreto e dove si fa riferimento esplicito a questi benedetti lotti (27, 29, 30, 31) ed ancor di più alle opere connesse con il reperimento degli inerti. Anche perché io non le ho trovate scritte nel decreto legge dei Mondiali. L'unico appiglio è costituito da un emendamento approvato con una modifica in aula dal Partito delle autostrade che demanda a sua volta ad un decreto del Ministro dei Lavori Pubblici (che l'avrà certamente scritto in elicottero) l'individuazione delle altre opere. Però a quel punto, in termini di legittimità, la conversione in legge del decreto a me risulta risalire al 29 maggio. Quindi, non capisco come una Conferenza il 24 maggio potesse approvare progetti di opere diverse da quelle che costituivano l'allegato del decreto legge n. 121. La vicenda, pertanto, mette insieme una serie di cose che hanno dell'allucinante. Su questo non ritengo che il rammarico sia l'espressione più giusta.
Veniamo alla cava della rovina di Mocchie. Nelle ipotesi che sono circolate sui giornali, che sono le uniche in mio possesso, si parla di un prelievo di inerti per la durata di cinque anni per 6 milioni di metri cubi, poi forse ridotti a 3, se ho capito bene, per ammissione della stessa SITAF. La coltivazione - questo è un altro eufemismo, che si usa nel caso delle cave - copre un arco di tempo che va ben oltre il 15 maggio. Ora leggendo di nuovo il decreto, a me pare che i lavori debbano essere completati entro il 15 maggio 1990. Però gli inerti sono pensati e prelevati per lavori successivi al 15 maggio, perché questa è l'intenzione della SITAF dichiarata e scritta sui giornali: quella di utilizzare il decreto dei Mondiali per avere, con un colpo di mano, gli inerti per tutta l'autostrada. Anche questa cosa qui non sta assolutamente in piedi. A questo punto, un'unica cosa chiedo alla Regione: se sceglie e vuole scegliere di essere complice - faccio attenzione ormai quando uso le parole di questa vicenda che è illegittima dal punto di vista amministrativo, ma che probabilmente è anche qualcosa di più, venendo meno ai propri compiti rispetto ai cittadini piemontesi, sia per quanto riguarda la presenza nella Conferenza sia per la competenza a rilasciare certi pareri. Diversamente anche qui il cammino è già segnato: ricorsi al TAR. ricorsi alla Procura ricorsi alla Pretura, ecc. La storia, anche su questo punto, è già ampiamente scritta. Se poi, come dicevo all'inizio, i cari segretari dei partiti che siedono nella SITAF avranno qualche poco gradevole risvolto in sede giuridico-penale, viene da dire: ben venga. Se il modello di governo reale di fronte al colorarsi di verde di tutte le forze politiche è questa distribuzione di santini di cemento armato, di calcestruzzo e di asfalto allora - a contrastarle - vi saranno soltanto le procedure giuridiche, le procedure legali, le procedure penali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io mi auguravo che da parte della Giunta avvenisse una comunicazione e, perlomeno da parte dell'Assessore Vetrino, dell'Assessore Mignone e del Presidente della Giunta (anche se in questo momento non è presente), mi aspettavo una presa di posizione indignata. Forse non ci si rende abbastanza conto che la Regione è stata trattata come una cosa che non esiste, una nullità totale di fronte a uno dei più grossi investimenti che si stanno realizzando in questa regione negli ultimi tempi. La Regione è stata trattata non a pesci in faccia, ma è stato valutato che la Regione non esiste.
Mi auguravo che ci fosse almeno un po' di orgoglio da parte di questa Amministrazione tanto da avere una reazione indignata. Così non è! Assessori Vetrino e Mignone, vi chiedo formalmente di poter avere tutte le lettere di convocazione, per quanto riguarda la Conferenza, che sono arrivate alla Regione Piemonte. Sulla vicenda della Conferenza è bene che in sede amministrativa si tirino fuori tutte le carte per chiarirci fino in fondo, perché di tesi ne ho sentite molte. Ad esempio, una tesi dice che la Conferenza nazionale ha deciso il 24 maggio, un'altra dice che la Conferenza non ha deciso il 24, ma il giorno 24 è stata rinviata la vicenda della Valle Susa al 29; il giorno 29 è stata ulteriormente rinviata alla metà di giugno. Quindi pretendo di sapere come stanno realmente le cose. O mi si dà soddisfazione almeno sulle procedure oppure sono costretto a informarmi diversamente come stanno le cose.
Però, sulla vicenda dell'autostrada dobbiamo dire che gli ambientalisti e più in generale le associazioni, che da sempre sono stati contrari all'autostrada, erano entrati nell'ordine di idee che l'autostrada ormai si fa, e quindi la cosa migliore da fare è di tentare di mettere in atto tutte le misure che tendono a minimizzare l'impatto negativo dell'autostrada rispetto alla valle. Per questi motivi unanimemente il Consiglio regionale aveva richiesto lo studio di valutazione dell'impatto ambientale alla SITAF, da qui la costituzione del gruppo di lavoro regionale e di conseguenza le richieste di modificazione al tracciato, da qui una procedura che attraverso la Conferenza avevamo messo in atto con il coinvolgimento degli enti locali e delle associazioni per ottimizzare l'impatto negativo dell'autostrada nella valle. Mentre la procedura era in atto, sono state formulate da parte della Regione le richieste di variazione al tracciato in conseguenza dell'esame del gruppo di lavoro per lo studio di impatto ambientale; e il Presidente della SITAF (pare all'insaputa dello stesso Consiglio di amministrazione della SITAF, come si legge dai giornali) contratta finanziamenti sul decreto dei Mondiali e in due giorni decide di affidare i lavori alle ditte. Si segue una procedura totalmente clandestina dove a decidere sono solo due persone: il Presidente della SITAF e il Ministro. Procedure clandestine affinché nessuno sappia che con i finanziamenti c'è la possibilità dell'accelerazione e per mettere tutti di fronte al fatto compiuto, anche il Consiglio di amministrazione della SITAF, e per assegnare i lavori alle ditte.
Ormai non mi stupiscono più queste cose, però la logica vorrebbe che le decisioni importanti che presuppongono la mobilitazione di grosse risorse non vengano risolte solo da due persone. Il fatto più grave è che si è deciso in sedi extra-istituzionali. L'accenno fatto dall'Assessore Vetrino in merito ai Segretari di partito credo sia pertinente, ma anche molto preoccupante.
Ormai si decide in sedi in cui la Regione, gli enti locali, gli enti che dovranno gestire l'impatto di questa infrastruttura sul territorio vengono totalmente tagliati fuori. Assessori Vetrino e Mignone, pensare di sostituire la procedura che faticosamente avevamo messo in atto con una sorta di contrattazione in corso d'opera su una infrastruttura che deve essere realizzata in meno di un anno, è un'operazione del tutto illusoria è un'operazione in cui la Regione decide attraverso questa "foglia di fico", che è la contrattazione in corso d'opera, per coprire la totale subordinazione della Regione a decisioni prese altrove e per coprire la totale mancanza di capacità di interloquire su questa vicenda. L'esempio di totale nullità della Regione si verifica il 24 maggio quando la Conferenza nazionale avrebbe deciso, però voi fate il primo incontro ufficiale con la SITAF il 19 giugno, 25 giorni dopo venite a conoscenza di quella decisione.
Per quanto riguarda le procedure, premetto che farò in modo che ci siano quanti più ricorsi al TAR. alla Corte dei Conti e, se ci saranno delle questioni penali, anche alla Magistratura. Perché l'art. 2 del decreto Carraro stabilisce che alla Conferenza partecipano i rappresentanti dell'Amministrazione dello Stato, degli enti locali, comunque tenuti ad adottare atti d'intesa, nonché a rilasciare pareri, autorizzazioni approvazioni, nulla osta previsti dalle leggi statali e regionali. Il terzo comma dell'art. 2 recita: "L'approvazione assunta all'unanimità sostituisce ad ogni effetto atti d'intesa, i pareri e le autorizzazioni, approvazioni i nulla osta previsti dalle leggi statali e regionali".
In questa Conferenza mancava la Regione e mancavano gli enti locali e quindi non si può ritenere che la decisione assunta dalla Conferenza sia conforme, coerente con il dettato del decreto Carraro. Dal punto di vista delle procedure c'è una questione ancora più grave: in assenza della Regione e degli enti locali, la Conferenza decide di ritenere valide precedenti autorizzazioni e pareri favorevoli espressi sul tracciato dalla Regione e dagli enti locali. Sono il parere sul progetto esecutivo espresso dalla Regione con deliberazione nel mese di febbraio 1988, deliberazione oggetto di un ricorso del sottoscritto e dei Consiglieri Bresso e Ala deliberazione che in prima istanza il Commissario del Governo sospese appunto perché era in atto da parte della Regione una valutazione di impatto ambientale, deliberazione che, invece, divenne esecutiva per decorrenza dei termini, non per decisione del Commissario del Governo, ma perché nel frattempo il Commissario del Governo, non ricordo se venne trasferito o andò in pensione e non venne immediatamente sostituito quindi, nelle more del trapasso dei poteri tra un Commissario e l'altro, la deliberazione passò per decorrenza dei termini. Peraltro quel progetto esecutivo lasciava del tutto indeterminata la questione degli svincoli e la questione del raccordo con la viabilità ordinaria, e quindi un parere anche sul tracciato che non poteva ritenersi compiuto. Ma che dire di una Conferenza che decide che, per quanto riguarda l'accettazione di procedure straordinarie contenute in una legge del mese di maggio 1989, ritiene validi i pareri positivi espressi su un'altra legge e su un altro argomento un anno e mezzo prima? I pareri positivi sul tracciato espressi dalla Regione un anno e mezzo prima, che era la volontà d'intesa con il Ministero sul tracciato espresso nel mese di febbraio 1988 in applicazione del DPR n.
616, vengono ritenuti validi per quanto riguarda una legge e l'applicazione di procedure straordinarie di una legge emenata un anno e mezzo dopo.
Questo è il massimo dell'aberrazione istituzionale! Ma c'è di più. Nella deliberazione del mese di febbraio 1988 non si parla di piano di reperimento degli inerti, non si parla della cava di Mocchie e mi risulta, Assessore Mignone, che la Regione non ha mai affrontato la questione del reperimento degli inerti per quanto riguarda la Valle Susa. Se non è così e se invece la Regione ha affrontato e deliberato in qualche sede la questione del reperimento degli inerti, la Giunta lo deve dire. A me risulta che non è mai stata affrontata questa questione quindi la Conferenza come fa ad autorizzare l'apertura della cava di Mocchie quando la Regione e gli enti locali non si sono mai espressi? Anzi il Comune interessato si è espresso contro. Questa è del tutto abusiva! Credo ci siano una serie di stravolgimenti legislativi e istituzionali in questa vicenda. La Giunta deve dire se almeno contesta la procedura per quanto riguarda la cava, oppure, se non la contesta e quindi l'avalla perché ci sono e ci saranno delle responsabilità amministrative perch l'avallo di certe scelte significa anche assunzione di responsabilità.



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri di contenere il dibattito nell'alveo del confronto politico, anche se serrato.
La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cerco di accogliere l'invito che il Presidente del Consiglio ha formulato: cerchiamo di conservare a quest'aula la sua qualità di sede di confronto politico e non di occasione per lanciare messaggi ai quali tolgo l'aggettivo per evitare querele.
Certo, esistono strumenti non politici per affrontare queste questioni.
Chi ha scelto però la politica quale sede del confronto e del dibattito e quale strumento per affrontare i problemi, ha il dovere di fare politica lasciando che gli avvocati facciano gli avvocati e che i cittadini facciano i cittadini. Bisogna scegliere, perché altrimenti si crea grave imbarazzo a chi non ha questa facilità di evocare questi nuovi poteri della società che non sono più le istituzioni, ma sono, per esempio, i tribunali amministrativi regionali che sospendono e decidono dopo alcuni anni. Ognuno deve fare la sua parte e, allora, in questa sede si discute dei ruoli politici, delle responsabilità politiche e, a mio modo di vedere, non è corretto mettere in sudditanza psicologica l'Assessore competente con messaggi che, ripeto, meriterebbero, sotto altri paralleli, alcuni aggettivi.
Certo, il momento non è esaltante. Ma, caro Montefalchesi, questa Regione nella sua storia, nella sua cultura ha titoli per meritare qualcosa di più? Questa Regione ha espresso una classe politica che ha ritenuto che il Frejus non si dovesse fare, ignorando le carte. Questa Regione ha avuto una classe politica che ha detto che il Frejus non si doveva fare! Ricordiamolo questo! Gente che non conosceva la storia d'Europa e del mondo, altrimenti quella gente si chiederebbe perché Annibale è passato con gli elefanti da noi e non è passato, per esempio, sulla costa; è gente che non guarda né la carta geografica né legge i libri di storia. Quindi, una classe politica che è stata anche classe di governo e ha rifiutato il Frejus come strumento di modernizzazione del sistema Europa e che si è battuta fino all'ultimo contro la realizzazione dell'autostrada e che non ha fatto niente quando era al governo per minimizzare l'impatto di quell'autostrada sul territorio. Certamente la maggioranza attuale sarà criticabile, avrà dei limiti. Quando però presenteremo ai nostri nipoti le fotografie delle nostre e delle altrui responsabilità chi vincerà il confronto? Basterà guardare il viadotto di Chiomonte rispetto ai problemi che abbiamo adesso, basterà spostare l'autostada di 30 o 50 metri rispetto all'attuale sedime? Questo è il problema che affronta la Commissione che si occupa di tale questione! Chiediamoci se era il caso di fare il viadotto di Chiomonte che rimane a deturpare una valle nel suo aspetto più paesaggistico, dove confluiscono due valli che sono due storie e due mondi: la Savoia da una parte e il Delfinato dall'altra. Chi ha distrutto quella parte? Non è questa Giunta, non è questa maggioranza! E poi queste forze politiche pubblicano manifesti nei quali chiedono che vengano messe a disposizione con urgenza le risorse! Non faccio dei distinguo, ma non accetto che si evochino fantasmi e poteri impropri al dibattito politico da chi non ha titoli né culturali n politici per porre la questione in questi termini. Gli errori e le insufficienze della Regione in termini istituzionali ci sono e rimarranno ma certi toni, cari colleghi, non ve li potete permettere! Questo vale per il passato.
Per quanto riguarda il presente, io sono un Consigliere regionale della Valle Susa che ha anche visto, per esempio, quattro morti bruciati, uno attaccato all'altro, e se qualcuno di voi non ha mai visto un morto bruciato in un'autostrada, lo vada a vedere: diventa lungo così.., diventa lungo mezzo metro.



(Vive e reiterate proteste del Consigliere Reburdo)



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, non ha la parola.



MARCHINI Sergio

Dichiaro la mia totale soddisfazione per il fatto che finalmente si siano reperite le risorse per la soluzione di questo problema. Dico che non mi interessano i canali e le occasioni.



(Vive e reiterate proteste del Consigliere Reburdo)



MARCHINI Sergio

Esprimo soddisfazione per il fatto che si siano trovate le risorse, gli strumenti tecnici e i tempi per affrontare in termini definitivi questa questione, che, attraverso i ricorsi al TAR e il vostro perbenismo, il vostro tecnicismo da salotto, cari amici, l'autostrada sarebbe rimasta ancora ferma per altri dieci o quindici anni, dando da lavorare ad esperti consulenti e fattucchiere di ogni tipo. L'autostrada finalmente si fa e si conclude.



(Vive proteste dei Consiglieri Reburdo e Chiezzi)



MARCHINI Sergio

Tra le tante ipotesi che ci sono di fare l'autostrada ce n'è una probabilmente quella che verrà realizzata non è l'ottima, ma è certo che nell'alta Valle Susa le decisioni SITAF sono state subite e accettate integralmente dalle Giunte di allora. Sulla bassa Valle Susa questa Giunta questa maggioranza, è riuscita ad avviare dei momenti di concertazione con gli enti locali e un minimo di riflessione da parte della SITAF lo si è ottenuto, unilaterale per una parte e dialettica per l'altra parte.
Sono convinto che questa partita sia ormai posta in termini drammatici che richiedono alla Giunta una capacità di movimentazione dei suoi strumenti giuridici e dei suoi ruoli politici che sono nulli o quasi avviando, in tempi molto stretti, procedure straordinarie. Ma per fare questo, cari colleghi, ci vuole dietro alla Giunta il sostegno istituzionale (non dico politico) del Consiglio. Però in quest'aula ci esercitiamo a dimostrare l'inesistenza dell'inesistente. Vorrei sapere come può crescere la credibilità delle istituzioni. Quando facevo l'opposizione cercavo di mantenere questa preoccupazione: qui si discute, fuori si opera e si rappresenta.
Esistono alcune questioni aperte sulle quali c'è lo spazio per soluzioni accettabili, non ottimali, in termini di variazioni in corso d'opera. Le questioni sulle quali ci stiamo confrontando (salvo quella di Bussoleno in ordine alla galleria rispetto al tracciato) sono tutte di ottimizzazioni del tracciato, non di non accettabilità del tracciato.
Cari amici, sono un valligiano, non sono uno di quelli che vanno in valle soltanto con il fuoristrada e il cane con gli occhi azzurri. Io mi preoccupo veramente della valle. Del fatto che la Val Cenischia sia stata sventrata, non gliene importa niente a nessuno; del fatto che il basamento dei forti della Maddalena siano stati disastrati e che gli antichi ruderi vengano asportati, non gliene importa niente a nessuno, e questo perché non sono sotto gli occhi di quei "fighetti" che girano con l'auto fuoristrada e con i cani con gli occhi azzurri, non essendo capaci di camminare a piedi.
Questi sono i termini della questione.
La bassa Valle Susa, per fortuna, non è una valle, ma un pezzo della Pianura Padana. Ho sempre rifiutato anche nel mio partito di essere considerato diverso da un torinese, perché l'area di Torino finisce a Susa basta guardarla dall'elicottero (ormai costa soltanto più un milione all'ora volare in elicottero per guardare la Valle Susa dall'alto). La Valle Susa, dal punto di vista morfologico, comincia da Susa verso il Frejus; da Susa a Torino, invece, è una pianura con delle montagne ai lati non è una valle, è una cosa diversa. Su questo tipo di territorio sarà opportuno affinare al massimo la nostra possibilità di intervento.
Prendiamo atto però che queste esercitazioni sui distinguo e sul perfezionismo hanno un grandissimo valore dal punto di vista sperimentale e culturale, e noi lo sosterremo fino al limite, ma hanno poca o nulla conseguenza sull'impatto reale di questa struttura sul territorio, perch non è stata fatta una sola questione in ordine all'equilibrio idrogeologico. Per esempio, mi piacerebbe sapere perché nessuno ha fatto la grande battaglia, che Bajardi aveva avviato, in ordine ad una garanzia di intervento, dell'equivalente del 30% se non vado errato, sul riassetto idrogeologico della valle come condizione per insediare il sistema autostradale. Questa è una battaglia di sistema che non attiene ai 30 metri più a sinistra o a destra, se non entra in gioco un elemento di particolare valore ambientale o un problema di carattere idrogeologico significativo come quello sul quale stavamo ragionando.
Ritengo, come piemontese, di dover esprimere soddisfazione per il fatto che questa questione giunge a conclusione. Mi rammarico, però, che ancora una volta la conclusione sia da Paese levantino, da venditore di tappeti.
Su questo non c'è dubbio. Ma a questo punto devo sapere se mi devo confrontare su questo problema da venditore di tappeti o, per quanto mi è possibile, da operatore politico. Ritengo di dovermi confrontare da operatore politico e non vado a controllare la marca del tappeto. Cerco per quanto possibile di muovermi nell'arte del possibile che è poi la politica non dell'opinabile né del censurabile né del sentenziabile che è arte che appartiene ad altra sede. L'arte del possibile è quella di sostenere almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo e per quanto riguarda il mio ruolo in Giunta, al massimo gli Assessori e gli staff tecnici che lavorano al loro fianco per ottenere un recupero di autorevolezza, per quello che è consentito, nei confronti dell'interlocutore esterno, che debbo dire non ho mai sentito e non ho mai visto così sordo come qui viene dipinto. Se gli amministratori della Valle Susa, i Sindaci non fossero stati sollecitati dalla nostra iniziativa della Conferenza o del tavolo di incontro, non avrebbero chiesto niente perché tutti i Sindaci della Valle Susa avevano presso la SITAF relazioni e accesso tali da poter risolvere i loro problemi nella loro ottica. Quindi non c'è sordità da parte della SITAF, forse c'è poca attenzione da parte degli enti locali a chiedere informazioni. Ho l'impressione che nei margini delle questioni che ancora sono definibili esista lo spazio tecnico e lo spazio politico, con la consapevolezza che questa autostrada viene discussa per quelli che ormai sono i suoi aspetti più banali e più residuali, perché gli elementi centrali (l'Alta Valle, il conoide di Chiomonte, l'intersecazione con la Val Cenischia, l'impatto con la Pianura Padana a Susa e non a Torino, il nodo di Avigliana, il nodo di Borgone) costituiscono i 9/10 delle conseguenze che questa autostrada ha sul territorio. Mi chiedo se abbia senso, rispetto alle conclusioni politiche, questo tipo di animosità su questa questione. Mi fa pensare che ci sia qualche forza politica che abbia intuito che in questo Paese si pu anche crescere sulla polemica e sulla strumentalizzazione a spese di chi cerca di essere meno strumentale e meno polemico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un argomento come questo meriterebbe una partecipazione più corale e meno strumentale.
Il tono di questo dibattito ci convince che è opportuno non sprecare eccessivi termini per evitare di presentarci ancora una volta scherzando ad appuntamenti con la storia delle trasformazioni della nostra Regione.
Abbiamo l'impressione che alcuni toni e alcuni modi di affrontare i problemi siano una pura esercitazione dialettica, ma che di fatto non rappresentino null'altro che un tentativo di coprire alibi oppure di collocarsi a difesa di scelte sbagliate e perpetuate non solo in termini di mancanza di intuizioni e di responsabilità, ma anche di quella pur necessaria esigenza di presenza istituzionale che, per quanto attiene agli aspetti progettuali, avrebbe dovuto indurre ad occuparsi del progetto dell'autostrada della Valle Susa almeno dieci anni fa, con progetti e soluzioni alternativi, per evitare di commettere quegli errori che per certi aspetti sono irreversibilmente non rimediabili.
Noi ci collochiamo nel dibattito plaudendo alla condizione del tutto eccezionale che presenta la disponibilità dei finanziamenti sui Mondiali del tutto eccezionale perché se altre Regioni ed altre città avessero utilizzato i finanziamenti che erano stati programmati, probabilmente questa disponibilità per l'utilizzazione di un collegamento internazionale non vi sarebbe stata. Dobbiamo forse a mancanze ed errori di altri se possiamo beneficiare di un finanziamento che è esistenziale della nostra condizione di sviluppo, perché non possiamo pensare che a fronte di una realizzazione iniziata si debba continuare a sprecare risorse ed energie a tutti i livelli, dal punto di vista istituzionale come dal punto di vista delle soluzioni operative, in una condizione di prospettive di sufficienza di finanziamenti, quindi di realizzazione di un'opera a termini non definibili.
Plaudiamo a questa condizione e, pur lamentando alcune inceppature sulle procedure, diciamo che occorre andare avanti ed essere convinti che questa condizione eccezionale rappresenta un fatto di non scarsa rilevanza che non possiamo pensare di collocare nel quadro di una delle tante condizioni dialettiche di rilievi formali sulle procedure oppure di sassi gettati in piccionaie o in grondaie, salvo poi ritirare la mano se ci si accorgesse che le procedure erano di fatto le uniche perseguibili e non vi erano alternative.
Per quanto riguarda i progetti, la Regione non ha purtroppo ultimato il suo ruolo, esiste un'esigenza di raccordo con le autonomie locali che non possiamo lasciare allo sbaraglio, affidabili alle sollecitazioni di estremo rigore ambientalistico oppure di estremo lassismo e fretta nella realizzazione che imporranno le imprese nel momento in cui dovranno concludere i lavori.
Dobbiamo renderci garanti di queste esigenze che sono sacrosante e rappresentano, per la qualità di vita in primis, ma anche per la qualità e l'utilità delle infrastrutture, un'esigenza fondamentale.
Esiste un problema di affinamento progettuale che attiene alla qualità intrinseca dell'impatto sul territorio, ma esistono alcuni nodi (il conoide di Bussoleno e il problema della cava di Condove, per gli aspetti geoambientali e, per quanto attiene agli aspetti funzionali, i nodi di Avigliana e di Susa) rispetto ai quali una maggiore attenzione delle istituzioni consentirebbe di avere con la società concessionaria quel rapporto di concertazione migliorativo che credo sia possibile fino al momento in cui l'opera viene effettivamente inaugurata.
Assessore Vetrino, dobbiamo registrare ritardi nell'apprestamento di progetti alternativi a seguito delle indicazioni date dal gruppo regionale di lavoro. Questo dobbiamo dirlo perché se sfuggiamo a questo tipo di confronto è come nascondersi dietro un dito. Pensiamo poi di dover fare derivare dal gruppo e dalla Conferenza conoscitiva risultati che non possono essere conseguibili. Se non ci si confronta su soluzioni progettuali alternative o su posizioni progettuali che derivano dalle indicazioni date dal gruppo di lavoro, vi confesso che, come partecipante alla Conferenza conoscitiva, non riesco a dare degli apporti solo in termini di denuncia di problematiche, salvo poi non saper indicare qual è la soluzione che si deve dare ai problemi. Quindi, scongiuro la Giunta di assumersi questo carico di impegno che è forse tardivo, ma non irrimediabilmente tale da non poter produrre risultati e metterci in condizione di avere uno scenario dell'attività della Conferenza conoscitiva, in rapporto anche alle esigenze espresse dagli enti locali che prefiguri, entro tre, quattro, cinque mesi al massimo, la proiezione dei nostri lavori, dopodiché credo che la Conferenza conoscitiva non abbia ragione di esistere e incomincia la fase di verifica dei risultati conseguiti.
Richiedo con forza questo impegno ritenendo che tutti gli aspetti che attengono alle procedure ed agli aspetti amministrativi, che non sono di competenza della Regione, non debbano costituire di per sé un motivo di disimpegno da parte di tutte le forze politiche a concorrere all'elevazione della qualità di questa progettualità.
Se qualche forza politica ritiene di doversi ripresentare a questi appuntamenti storici adducendo motivi che sono del tutto pretestuosi, ma comunque non sostanziali rispetto all'obiettivo del conseguimento di una qualità effettiva all'infrastruttura, noi dobbiamo dissociarci da questa posizione, anzi, denunciare l'inutilità di strumenti, quali quello della Conferenza conoscitiva, che ci siamo dati sul presupposto di una partecipazione di tutte le forze politiche e quindi di una capacità istituzionale nel governo di questo rapporto.
Riteniamo sia necessario evitare di ipotecare, con dichiarazioni del tutto improprie in questa sede, quella che può essere la correttezza di un'attività amministrativa, che diamo per scontato debba essere esercitata da chi la gestisce in modo corretto; perché è impensabile che esistano delle società per azioni o delle concessionarie che abbiamo dalle istituzioni l'avallo a gestire un rapporto di affidamento di lavori o un rapporto di gestione delle attività in concessione che debbano necessariamente rientrare nella discrezionalità o comunque nella non osservanza delle leggi. Noi riteniamo che questa partita riguardi le responsabilità degli organi e delle strutture cui sono preposti, ma non possiamo con questo sottrarci all'impegno che ci siamo dati di conseguire quella qualità che risponde alle esigenze delle autonomie locali, che avranno l'impatto maggiore con le infrastrutture, e complessivamente agli interessi dello sviluppo complessivo della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'introduzione del suo intervento il collega Marchini ha ammonito chi era intervenuto prima di lui in quanto aveva sottolineato che la questione non era solo politica, ma era anche e soprattutto una questione che avrebbe ben potuto interessare il giudice penale e il giudice amministrativo data la violazione di precise norme di legge e la scorrettezza di comportamenti amministrativi.
Dopo questa ammonizione ha detto che in definitiva si tratta di un problema a contenuto squisitamente politico e deve essere dibattuto solo nella competente sede politica, nella specie in quest'aula senza agitare i fantasmi dell'autorità giudiziaria. Ebbene, in linea di principio e in linea di massima posso anche essere d'accordo con questa affermazione solenne di Marchini, voglio dire che le questioni politiche si dibattono prima e davanti ad ogni cosa nella sede politica e poi, solo quando la sede politica non sia sufficiente, come ultima spiaggia, si accede alla sede giudiziaria. Però all'affermazione di principio fatta da Marchini è facile replicare che egli ha predicato bene, ma la Giunta alla quale appartiene in un'altra occasione molto rilevante, ha razzolato molto male. Allorquando il Piano smaltimento rifiuti fu totalmente annullato dal Tribunale amministrativo, nel dibattito politico che ne seguì in quest'aula la Giunta venne ammonita a considerare seriamente le censure che erano state mosse dal TAR e richiesta di modificarlo nella sede politica, accogliendo quello che modestamente e sommessamente e non solo modestamente e sommessamente avevano detto le opposizioni, ma la stessa Giunta credette bene di falciare la sede politica e di rivolgersi al Consiglio di Stato. Quindi, non veniamo a fare queste affermazioni di principio quando poi su una questione rilevante come il Piano smaltimento rifiuti si è creduto bene di fare il braccio di ferro e di andare al Consiglio di Stato. Fra l'altro a tutt'oggi non si sa che fine abbia fatto l'appello, se è stato fatto, e cosa stia accadendo visto che siamo al 22 giugno e i fatti di cui parliamo sono stati discussi verso fine marzo.
Fatta questa considerazione di massima, devo ricordare che l'Assessore Vetrino, a nome della Giunta, nella sua comunicazione che ha sviluppato in sostanza la nota che ci è stata distribuita, ci ha detto che in data 19 giugno c'era stato un incontro presso l'Assessorato ai trasporti e che in quella occasione la Giunta regionale ha appreso che il 24 maggio si era svolta la Conferenza dei servizi e che erano stati disposti i relativi finanziamenti inerenti ai tratti Rivoli e la strada provinciale per Villardora al tratto nodo di Borgone dell'autostrada in questione e che aveva appreso dalla SITAF che l'autorizzazione data dalla Conferenza dei servizi era comprensiva di tutte le opere necessarie per il reperimento dei materiali quali le cave di Avigliana. Pensavo che, dopo avere appreso questa notizia solo il 19 giugno quanto era accaduto in sede ministeriale il 24 maggio, l'Assessore, a nome della Giunta, ci dicesse che nella riunione del 19 giugno c'era stata una violenta protesta politica per quanto accaduto e per tutto quanto è passato sulla testa della Regione, la quale si vedeva e si vede ancora in questo momento superata dalla decisione della Conferenza dei servizi.
Non si tratta di formalismi, colleghi Consiglieri e colleghi della Giunta. Il decreto legge 1/4/1989 riguarda le opere che si possono eseguire, in via di eccezionale urgenza, superando e passando sopra ai Piani regolatori, alle leggi statali e regionali in materia urbanistica.
Tutto questo quindi avrebbe dovuto verificarsi con le garanzie procedimentali previste dal decreto legge Carraro, il quale recita che c'è una Conferenza dei servizi convocata dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un suo delegato, alla quale devono partecipare necessariamente come soggetti tutti i rappresentanti degli enti locali interessati. Quindi, avrebbero dovuto partecipare alla Conferenza del 24 maggio sia l'Assessore competente della Regione Piemonte sia i Sindaci dei Comuni interessati dal provvedimento che è stato preso.
Tutto questo non si è verificato e ci è stato detto che la comunicazione non era pervenuta alla Regione: è un fatto molto anomalo e molto strano. C'è di più. Il decreto legge Carraro dice chiarissimamente che per provvedimenti che in tale maniera superano leggi dello Stato, leggi delle Regioni, Piani regolatori, autorizzazioni, nulla osta e simili, tutti pilastri che devono presiedere all'attuazione di opere pubbliche, il provvedimento stesso va preso all'unanimità di quei soggetti interessati.
Evidentemente l'unanimità non c'è stata perché la Regione Piemonte non era presente e non era stata invitata.
Voglio ancora sottolineare che questi non sono formalismi. Questo provvedimento è passato sulla testa della Regione Piemonte, che evidentemente non è stata per nulla considerata; tuttavia ben venga quanto è stato disposto nella sede della Conferenza dei servizi, senza che la Regione Piemonte potesse interloquire e senza che i soggetti interessati non per una prassi generica di partecipazione, ma per un preciso disposto del decreto legge Carraro, avessero potuto partecipare. In questa situazione mi pare estremamente facilona, per non dire altro e per usare un eufemismo, la conclusione a cui è pervenuta la Giunta dicendo va bene, non siamo stati invitati alla Conferenza dei servizi, o forse non ci è pervenuto l'invito, comunque non abbiamo partecipato e quello che è stato deciso ben venga. Ora chi ha in pugno la situazione è la SITAF la quale con le imprese stipulerà i suoi appalti e si procederà in tal modo.
Noi non condividiamo assolutamente l'abbandono delle proprie prerogative da parte della Regione; sarebbe stata opportuna una nota di protesta politica, ma non solo una nota formale, ma una richiesta di riconvocazione della Conferenza dei servizi per poter in quella sede esprimere il proprio pensiero e previa convocazione del Consiglio regionale per sentire, in quella sede, la direttiva.
Circa un paio di mesi fa, quando si parlava del sottopasso di Porta Palazzo e si prevedeva che sarebbe stato mandato ad attuazione un certo progetto, si ricordò che in base al decreto legge Carraro il Sindaco di Torino avrebbe dovuto convocare la Conferenza dei servizi e, dopo la comunicazione dell'Assessore Mignone e dopo un breve dibattito in quest'aula, vi fu un impegno preciso e politico da parte della Giunta di sentire il Consiglio prima che l'Assessore Mignone si recasse alla Conferenza dei servizi per riferire l'atteggiamento della Regione. Quindi non si comprende perché questo atteggiamento non debba essere fatto ora, e se c'è stato lo scavalco era opportuno chiedere la riconvocazione della Conferenza per decidere sì sul recepimento degli oltre 700 miliardi, per decidere sì per l'esecuzione d'urgenza (approfittando del decreto dei Mondiali) dell'autostrada, ma anche collocando il nostro pensiero nell'intero dell'intera problematica.
Esprimiamo il nostro dissenso e censura di fronte al comportamento inerte della Giunta nell'affrontare grossi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi limito alle questioni di fondo che sono state richiamate dalla veemenza del Consigliere Marchini. Dal continuo aleggiare sul tema dell'autostrada vi è una contraddizione che vogliamo assolutamente sciogliere per rispiegare con il massimo di coerenza possibile la peculiarità di una posizione, spero non solo nostra ma anche di altre forze politiche, che non accetta la continua dicotomia perdente tra il solo "presto" e "bene". Da oltre un anno abbiamo riproposto in tutte le sedi sulla vicenda della Valle Susa, e non mi è difficile ricavare i presupposti di questa posizione nelle discussioni fatte in Consiglio nel 1983/1984, di percorrere una strada che mi sembra l'unica alla fine possibile per mantenere competenze e ruoli, quindi il senso della democrazia al suo posto: cioè coniugare il "presto", rispondendo rapidamente e bene ai problemi aperti, e il "bene", ossia il mantenimento rigoroso e costante dei ruoli, delle competenze quindi dell'asse democratico delle decisioni nelle sedi proprie.
Purtroppo questo non è accettato culturalmente e in maniera sufficiente, continua ad essere oggetto di diatribe e di demonizzazioni inaccettabili della coscienza critica che di fronte ad un'opera che si deve fare necessita di essere completata. La coscienza critica dell'opposizione tipica del sale della democrazia e la necessità di fare in modo che l'operazione costruttiva risponda ai canoni in primo luogo dei soggetti pubblici democratici che devono cooperare a dirigere e governare, in secondo luogo delle modalità e dei modi con cui si interviene, in terzo luogo della qualità del rapporto tra le costruzioni di un manufatto di questa portata con l'ambiente, sono tutti elementi essenziali. Noi continuiamo a ribadire che il moderno, il futuro non si guarda con occhi vecchi. E sono occhi molto vecchi tanto quelli che recriminano su cosa non è avvenuto, quindi non fanno i conti con la realtà, ma sono occhi altrettanto vecchi quelli che continuano a prendere a pretesto posizioni non solo legittime ma anche giuste assunte in passato rispetto a un disegno complessivo e ad usarle oggi per dimostrare che va bene qualunque cosa.
Per noi non va bene qualsiasi cosa, anzi, va male. E in questo caso va molto male che si sia adottata una decisione di questo tipo attraverso uno strumento straordinario. Gli strumenti straordinari sono da vedersi con molta cautela, sono dei ricatti nei risvolti istituzionali, democratici, e anche sostanziali. E questo strumento istituzionale straordinario (la Conferenza) ha preso una decisione nell'assenza della Regione. Questo è il punto chiave.
Nelle mie funzioni non c'è animosità, ma c'è fermezza. Sono molto polemico nei confronti del governo regionale che a questo passaggio è stato o assente o non reattivo. La questione fondamentale che abbiamo sempre posto nella nostra battaglia di opposizione è quella di dare impulso ad un ruolo essenziale per la Regione, ma anche per le convenienze complessive.
A questo punto ribadiamo che si possano ancora fare delle cose, che la partita non è chiusa, sol che l'approccio non sia rinunciatario. Si sta giocando una partita molto impari e i fatti lo dimostrano. Delle decisioni rilevanti vengono assunte ormai in centri esterni alle sedi democraticamente deputate, le conferenze stesse sono già un'anomalia, anche nel caso siano le sedi decisionali improprie romane. Perché mai un'opera che ricade interamente sul territorio piemontese, che necessita di finanziamenti consistenti, non dev'essere decisa da questa comunità? Non solo è stravolgente il fatto che questa decisione non sia attribuita alla comunità di riferimento e alla sua istituzione, ma addirittura che l'espressione attuale di questa comunità ne sia estromessa. Le cose stanno andando così anche sul piano di decisioni rilevanti.
Le società autostradali non le demonizzo a priori, ma nei loro confronti sono democraticamente e istituzionalmente prevenuto, perché non occupano un posto di esecutori o di attuatori, ma, per la carenza di altri poteri, occupano un posto di decisori o di "contractor" immediati scavalcando il livello istituzionale proprio. Questo non è un problema da poco. Nella immagine che ho dello Stato meno gestore, più ordinatore devono essere recuperate le funzioni di direzione, di orientamento e di decisione; la stessa procedura di validazione, che avverrà pur sempre in democrazia, da un rapporto fra interessi obiettivi e metodi che conseguono alla possibilità di entrare da più soggetti. Qui non è così, e poi ci lamentiamo se si scatenano preoccupazioni e dure proteste. E queste non vanno demonizzate. Nel momento in cui viene tagliata fuori questa istituzione elettiva, addirittura la Giunta e la sua rappresentanza, i cittadini che stanno fuori dalla finestra (non dalla prima o dalla seconda ma dei terzi doppi vetri) che cosa hanno da dire? Questo è il punto.
Mi limito ad un accenno di questo genere per significare che su questa partita, la più grossa che abbiamo in senso lato da governare e non da gestire, tutto quello che non è stato fatto deve essere usato come analisi oltre che nei termini della battaglia politica tra le forze contrapposte per chi opera per recuperare il possibile. Un'indicazione in positivo è quella di recuperare il possibile in termini di presenza di governo e di esplicitazione del duplice ruolo che abbiamo di contribuire a fare le cose ma di contribuire a farle nel rapporto democratico con i cittadini, con l'utenza, con gli interessi. Ad esempio, c'è un interesse specifico generale, che è stato anche premiato dalle elezioni, quello del verde, dei contenuti lati che riguardano l'ambiente a cui dobbiamo dare una grande attenzione non solo nelle parole, ma nei momenti operativi. Occorre molta attenzione a coniugare la questione ambientale con la questione dei poteri decisionali, di come si decide, con la vecchia e tradizionale questione democratica che una forza politica di sinistra non può che riaprire come la grande questione.
Stiamo assistendo in questi ultimi tempi - non lo dico come lamento, ma come constatazione - alla perdita degli effetti potenziali di costruzione di un sistema democratico diffuso. Le cosiddette "scorciatoie" in questo Paese che scavalcano i poteri democratici non sono degli elementi di ritardo e di blocco più che degli elementi di decisioni? Questo è un esempio di non governo nel nostro Paese.
Sulla questione dell'autostrada opereremo, ci muoveremo per fare in modo che anche in questa fase siano recuperati i passaggi a voto e perch il presto e bene vengano coniugati. Noi continuiamo a ritenere che questa è una scommessa grande di un pubblico credibile e, per quanto riguarda la Regione, credo sia anche l'esito di iniziative che sono state assunte.
Certo, occorre trovare una decisione. E' il vecchio discorso: da che parte stanno i nostri Assessori? Stanno dalla parte del Consiglio che, anche nelle componenti di opposizione, può dar loro forza e fiducia nel muoversi in una certa direzione, oppure, in omaggio alla debolezza istituzionale stanno dietro ai processi così come capitano? Se stanno dietro ai processi così come capitano si va sicuramente a perdere la fetta più importante della possibilità di dialettica interna ed istituzionale, anche con la stessa comunità, e si generano sicuramente le origini dei blocchi e delle fermate su cui poi non vale spendere molte parole. In altre parole, in uno Stato di cui non ci si fida più, non abbiamo solo cittadini pronti a prendere la maniglia dei profitti e delle ricadute degli interessi, ma abbiamo sempre più cittadini che non ci stanno. E nel momento in cui lo Stato stesso non garantisce questa affidabilità, mi schiero - devo dirlo come forza politica responsabile, forza di costruzione - dalla parte di quei cittadini senza nessuna incertezza. Questo per dire che lo scenario va aggiornato e va visto a ridosso di quello che è il nostro sistema e di quelle che sono le decisioni. Traducendo in concreto, l'operazione non pu avere gli attori che appaiono; deve ritornare l'attore principale che è questa Regione, nelle sue forme previste, che non sono solo la Conferenza ma sono i rapporti con le istituzioni locali e sono innanzitutto questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, più di dieci-quindici anni fa si era pensato al Frejus e oggi emerge con grande rilevanza la necessità di questo grande sistema di comunicazione per il Piemonte del quale il passaggio della Valle Susa è un punto essenziale, per evitare che la posizione non baricentrica del Piemonte e di Torino possa essere ulteriormente penalizzata. Guardando storicamente alle scelte di questi anni, in seguito si vedrà che l'operatività dei soggetti pubblici e parapubblici in questa Regione avranno lasciato qualche segno.
Il segno tangibile sarà dato dal fatto che le grandi ristrutturazioni economiche sono avvenute nella nostra Regione senza creare grandi o piccoli "Bronx" e dal fatto che questa Regione ha saputo darsi una politica dei parchi. E' un elemento fisicamente e qualitativamente tangibile.
Potremmo fare delle considerazioni amare sul sistema degli interessi che ha interagito nelle vicende dei trasporti. Il fatto che le ferrovie siano arrivate solo alcuni anni addietro a raddoppiare il sistema ferroviario da Torino all'attraversamento delle Alpi fa pensare evidentemente sulla capacità, sulla progettualità di uno Stato che non ha saputo o voluto forzare sul sistema di trasporto che invece si renderà sempre più importante ed essenziale per evitare la convulsione del trasporto su gomma.
Forse ci si potrebbe chiedere se era proprio il Frejus il punto ideale per il traforo o se non erano altri passaggi, o se occorreva pensare che l'Alta Valle Susa dovesse essere conservata come un patrimonio territoriale. Probabilmente il passaggio poteva essere fatto più in basso però oggi questa scelta si è determinata e credo che questa scelta sia utile per il sistema economico e sociale piemontese. Non lo dobbiamo vivere quasi come qualcosa che ci è caduto tra capo e collo a cui trovare un rimedio. Certo un fatto amaro si aggiunge in questa vicenda a tanti altri fatti amari per questo piccolo parlamento regionale: quello di vederci un po' by-passati e di veder menomata la funzione nostra, la funzione del momento pubblico a livello substatale.
Il Capogruppo comunista Bontempi accennava alla democrazia diffusa.
Credo sia una sfida per il futuro in un'Europa che va a ridurre quelle che sono le divisioni statuali e a valorizzare i momenti regionali di governo con una dimensione sovranazionale che potrà riequilibrare le distorsioni.
Quando avevamo incominciato a lavorare sulla Conferenza conoscitiva della Valle Susa e si era messo in piedi il gruppo di lavoro per la valutazione dell'impatto ambientale, la nostra ambizione era di minimizzare quelli che potevano essere gli effetti ambientali negativi sui problemi degli inerti, del rapporto con l'agricoltura, dell'assetto idrogeologico gli agricoltori spingevano l'autostrada verso il fiume, c'erano problemi di vincolo e quello di evitare l'intubamento del fiume che spingevano invece l'autostrada verso il territorio. Ha ragione il Consigliere Marchini quando dice che le grandi opere alla confluenza della Val Cenischia e della Valle Susa che arriva a Chiomonte, sono strutture di natura e di peso dirompenti rispetto all'effetto sul quale noi lavoriamo oggi. All'inizio si diceva di andare a prendere gli inerti nella collina morenica di Rivoli, certamente sbagliando, e quindi, sentendo l'operatività delle amministrazioni locali e della Regione, si ricercava un percorso e scelte per quanto riguarda gli inerti le meno devastanti per l'equilibrio ambientale.
In questo tipo di verifica del progetto, anche con le procedure accelerate che noi viviamo e che non possiamo demonizzare, ma che certo non devono stravolgere i rapporti istituzionali, credo esista uno spazio per ottenere delle variazioni, eventualmente in corso d'opera che ci permettano di portare a compimento quel tipo di lavoro che ci eravamo prefissi con la Conferenza conoscitiva e con il gruppo di studio della VIA nella bassa Valle Susa. Questo è un lavoro che dobbiamo fare. Non conosco a che livello sia il rapporto con la SITAF, ma mi è parso di capire dalla relazione dell'Assessore che non dovrebbero esserci difficoltà a portare a compimento questo lavoro, pur nell'ambito dell'accelerazione delle procedure per poter ottenere i finanziamenti.
Si può manifestare una soddisfazione da un lato per il fatto di poter completare l'opera, e dall'altro perché è utile questo asse di comunicazione per il quale possiamo esprimere un giudizio positivo. Non posso ritenermi soddisfatto invece per le modalità e per le opportunità che potevano derivare in una concertazione più alta di questa scelta. Mi chiedo se è giusto invalidare questa procedura sapendo che ci sono dei passaggi che suscitano perplessità, dubbi o anche qualcosa di più forte come alcuni colleghi hanno sottolineato. E' giusto invalidare questa procedura rinviando a tempi indeterminati la soluzione del problema? E' una situazione che dobbiamo risolvere non perché si è ingarbugliata, ma perch se sapremo averne delle ricadute, come per il Salone del libro, se sapremo dare radicamento alle iniziative, avrà un senso; se l'asse di comunicazione della Valle Susa è un tubo che by-passerà anche Torino, evidentemente ci saremo fatti autogoal con questa soluzione. Se però sapremo spostare il baricentro dell'Europa a favore del Piemonte attraverso questa soluzione credo che dovremmo essere preoccupati di rinviare a una data futura indeterminata la soluzione di un problema da risolvere necessariamente.
Non va premiato solo il fare, ma è la qualità del fare sia nelle modalità di attuazione sia nel carattere della realizzazione. Siamo in un periodo in cui l'esaltazione del fare sembra far premio su tutto, lo vediamo anche in altre aree del Piemonte. Questa assemblea elettiva, questo governo regionale devono essere impegnati ad esaltare la qualità del fare e della interazione dei diversi soggetti affinché le soluzioni siano le migliori.
Tra pochi minuti parleremo anche delle risposte che questa mattina l'Assessore Cernetti ha dato sugli ordini del giorno per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti. Anche in quel caso non è tanto il fare la soluzione, quanto la qualità del fare che deve essere contrassegnata da una concertazione tra i vari soggetti affinché l'azione abbia un senso e non sia semplicemente una finzione.
Pur considerando un'altra sconfitta del ruolo della Regione, oggi ci poniamo dinanzi a un passaggio che rischia di rinviare a un tempo indeterminato la soluzione di un problema che non è solo derivante da situazioni che si sono determinate in relazione al traforo del Frejus e alla circolazione, ma è la soluzione a un asse di comunicazione che, visto il ritardo di quello ferroviario, è essenziale per rendere, non solo a chiacchiere, ma in modo reale quello che diciamo del Piemonte: cerniera d'Europa, punto centrale dell'Europa. In questo senso la Giunta dovrebbe inquadrare il problema che oggi è all'attenzione di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Mignone per la replica.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

E' stato importante per il Consiglio regionale, nella prima seduta utile, affrontare questo argomento che è uno degli argomenti cardine in ordine alla politica dei trasporti non solo regionale, ma addirittura di rilievo internazionale.
Svolgerò alcune brevi considerazioni cercando di evitare il tono del "tribuno del popolo" e neanche quello del pubblico ministero, perché non ne sono peraltro in grado, e credo che il nostro compito sia diverso da questo; per cui chi ritiene di svolgere altre funzioni sarebbe bene che si dedicasse ad altra attività che non quella della politica.
Comincerò da due aspetti particolari che credo siano marginali rispetto alla discussione di oggi: la questione del Consiglio di amministrazione della SITAF. Posso anche condividere l'espressione, già ripresa peraltro dalla collega Vetrino, della non opportunità che ad esso partecipino segretari di partito o funzionari di partito, dipendenti regionali: posso avere opinioni concordi con quelle della collega Vetrino. E' un problema che noi abbiamo cercato, nella scorsa legislatura, di affrontare per quanto era possibile e credo che come Gruppo consiliare PSDI abbiamo rispettato questa norma e siamo favorevoli a tutte quelle iniziative che vanno nella direzione del rispetto dello spirito più che della legge sulle nomine.
L'altra questione riguarda le procedure attraverso le quali sono stati affidati i lavori. E' pur vero che siamo in presenza di denaro pubblico e quindi ciascun ente pubblico ha il dovere di verificare per quanto è nelle sue competenze (il che, quindi, non significa interferenza) che il denaro pubblico sia speso bene. Vi è comunque un limite anche in questa attività di controllo perché ci troviamo in presenza di una società affidataria dei lavori di costruzione (per conto dell'ANAS) dell'autostrada che ha seguito le procedure previste dalla legge sui Mondiali. Poi si può discutere sull'opportunità, validità e giustezza di queste procedure, tuttavia va ribadito che nell'affidamento dei lavori sono state seguite le procedure previste dalla legge sui Mondiali. I prezzi sono stati quelli applicati generalmente dall'ANAS, che si ritengono essere prezzi non di grande favore, sui quali è stato applicato l'ulteriore ribasso del 10% e per i quali vi è la previsione che, non rispettando i termini previsti dalla legge sui Mondiali, verrà applicata alle imprese affidatarie l'ulteriore penale del 10%, che credo sia un margine di tutto rispetto e che in quanto tale deve essere tenuto presente nelle nostre valutazioni.
Va anche precisato che l'ANAS ha una quota rilevante all'interno della S.p.A. SITAF; quindi, attraverso questa presenza, potrà valutare in modo più puntuale la possibilità di fare tutte le verifiche che riterrà opportune.
Fatte queste due precisazioni, è importante ribadire l'assoluta centralità del corridoio plurimodale nella politica dei trasporti a livello regionale e a livello europeo. Dobbiamo rapidamente mettere in atto tutti gli strumenti che consentono di dotare questo corridoio di un sistema di infrastrutture in grado di reggere il movimento delle merci e delle persone che nei prossimi anni si verrà a realizzare, perché il Piemonte con la Liguria è l'unica porta che ha l'Italia con gli altri Paesi comunitari.
Quindi, su questa porta, in particolare sull'asse della Valle Susa, vi saranno incrementi di traffico tali per cui (se non arriviamo in tempi rapidi ad infrastrutturare) su questo corridoio di un sistema integrato dei trasporti le penalizzazioni che già subisce la valle sarebbero insopportabili. Ciò vuol dire che vi è il problema della rapida realizzazione del completamento dell'autostrada che collega il traforo del Frejus con il sistema autostradale italiano e vanno purtroppo condannate tutte le azioni che negli ultimi dieci anni non hanno favorito la sua realizzazione.
Come nei precedenti dibattiti sull'argomento, colgo la sollecitazione affinché anche il sistema ferroviario dia una risposta adeguata al problema. Noi abbiamo ulteriormente sollecitato l'Ente FS affinché vengano completati i lavori sulla tratta ferroviaria e stiamo avviando un lavoro serio assieme a Barcellona e alla Rhone Alpes per cercare, sulla base anche di indicazioni che sono venute dai gruppi di lavoro del Consiglio della CO.TR.A.O. (abbiamo avuto un incontro a Torino ed un altro lo avremo il 29 giugno prossimo), di inserire il sistema italiano all'interno del sistema dell'alta velocità europea collegando Torino con Lione attraverso Chambery.
La Regione ha una particolare attenzione a queste problematiche perch in questa valle si inserisce un corridoio plurimodale, fondamentale nel sistema dei trasporti. La Giunta regionale su questo terreno non è stata disattenta, ma si è mossa con grande attenzione in tutte le sedi in cui era possibile: l'abbiamo fatto a livello regionale, a livello nazionale e nella sede autorevole della riunione del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa svoltasi a Colonia.
Tralascio altre considerazioni che abbiamo già affrontato quando si discussero ordini del giorno in merito alla Valle Susa. Mi pare che gli argomenti centrali della discussione di oggi stiano attorno a due argomenti: il problema dei finanziamenti e lo stato della progettazione esecutiva.
Per quanto riguarda il problema dei finanziamenti, credo sia importante aver acquisito le risorse finanziarie che ci consentono di ipotizzare una rapida conclusione della realizzazione di questa tratta autostradale. Tutti abbiamo fatto petizioni e ordini del giorno che andavano in questa direzione: perciò è importante intanto aver acquisito queste risorse che ammontano complessivamente a 757 miliardi, comprensive di quelle per lavori in appalto e delle somme a disposizione, su cui successivamente ritornerò.
Il fatto che per acquisire queste risorse si siano utilizzate le possibilità previste da una legge dello Stato a me non pare disdicevole, ma che anzi sia stato opportuno poter utilizzare la disponibilità prevista da una legge dello Stato. Infatti, come è stato ricordato, è stata utilizzata una norma della legge sui Mondiali in cui si prevede che l'ANAS è tenuta a dare assoluta priorità per lotti funzionali, alle ultimazioni relative agli interventi già programmati - questo sicuramente lo era - sugli itinerari di afflusso e servizio alle sedi di svolgimento dei campionati mondiali e che in questo caso si sia potuto utilizzare parte della somma a residuo dei bilanci dell'ANAS. Su questi residui ANAS si è molto parlato: una volta che si è trovata una norma che consente di sbloccarli, ci scandalizziamo! Va anche detto che quando si discusse nell'estate scorsa degli elenchi allegati al decreto legge sui Mondiali che già individuavano delle opere anche la Regione Piemonte sottolineò al Governo l'opportunità che all'interno di questo elenco fossero compresi i lavori di realizzazione della tratta Rivoli-Avigliana. La Regione non è stata latitante, si è mossa e già un anno fa aveva richiamato la possibilità che il Governo valutasse l'inseribilità di parte di questa opera all'interno del decreto legge sui Mondiali. E' pur vero che queste somme sono da anni a disposizione e che potevano essere utilizzate, ma va anche detto che quando il Governo nell'autunno 1987 presentò il secondo stralcio attuativo 1988/1990 del piano decennale erano previsti già allora 980 miliardi per il completamento della tratta Susa-Rivoli dell'autostrada. Piano che consegnato dal Governo in Parlamento, non ha mai avuto alcuna approvazione.
Come debbo anche ricordare che quando si tentò durante la discussione di alcune leggi finanziarie dello Stato, attraverso emendamenti, di sbloccare questi finanziamenti ANAS, ebbene, per varie ragioni, di partito, di correnti di partito - non voglio qui dire - questi emendamenti non furono accolti. Di certo il Partito comunista votò contro, non da solo, ma anche lui votò contro. Quindi, voglio dire che non è da oggi che si è lavorato per trovare soluzioni finanziarie a un problema che tutti riconosciamo essere vitale. Non sto a riprendere la questione che qualcuno prima dice che vuole i finanziamenti e poi ha lavorato per non volerli, perch comunque checché se ne dica - finisce per essere contro l'autostrada. E' un argomento che non voglio riprendere, però voglio dire che alcuni tentativi si fecero per sbloccare i residui passivi dell'ANAS e comunque non ci si riuscì; se questa volta, con questa legge, ci siamo riusciti credo che non si debba fare tanto scandalo e noi di ciò siamo contenti.
Veniamo all'altra questione. E' stata ricordata la questione della Conferenza dei servizi. Credo che le cose si debbano dire per i termini in cui esse stanno, nel senso che effettivamente la Regione Piemonte non ha partecipato ad una specifica seduta della Conferenza dei servizi in cui si è approvato il progetto. Nel senso che la Regione Piemonte fu convocata con telegramma alla Conferenza dei servizi del 24 maggio 1989 avendo iscritto all'o.d.g. una serie di argomenti fra i quali ve ne era uno che riguardava la Regione Piemonte e concerneva i progetti relativi ad alcuni svincoli sulla tangenziale. La sera prima della seduta ci venne comunicato telefonicamente che non era più necessaria la presenza della Regione perch non si sarebbero discussi i progetti di quegli svincoli. Per questo la Regione non partecipò a quella seduta. Tuttavia - ci si dice da parte dell'ANAS "per un disguido" - non fummo informati tempestivamente che in quella seduta fu aggiunto all'ultimo minuto un punto all'o.d.g. che riguardava questo progetto. Progetto che venne approvato prendendo atto dei pareri già espressi dalla Regione Piemonte ai sensi degli artt. 81 e 83 del DPR n. 616 che riguardano la positiva volontà di intesa della Regione e degli enti locali ai fini urbanistici. Si prese atto altresì del parere favorevole espresso anche ai sensi dell'art. 82: aspetto che attiene alla pianificazione territoriale; e quindi si diede atto di questo. Noi peraltro inviammo nei giorni successivi un telegramma nel quale chiedevamo chiarimenti rispetto a come si era tenuta la riunione della Conferenza dei servizi. Ci si dice che una interpretazione di questa Conferenza dei servizi sarebbe - la cito come interpretazione data da altri e non come mia che il parere si può anche acquisire in tempi successivi e comunque anche non con la presenza fisica dei soggetti interessati alla riunione. E' una interpretazione e come tale la prendo e la riferisco e su questo non mi addentro, posto che è vero che la Regione Piemonte comunque sul progetto esecutivo di tracciato autostradale tra Susa e Rivoli aveva già espresso positiva volontà di intesa ai sensi degli articoli del DPR n. 616 che in oggi è comunque l'unica normativa che disciplina i rapporti fra Regione e Stato in ordine all'approvazione dei progetti in questa materia, salvo quello che poi interviene ex novo dopo il DPCM del dicembre 1988. Ma qui stiamo parlando di cose antecedenti. Fra l'altro, si tratta di progetti approvati anche sulla base delle intese degli enti locali, perché anche su questo credo vada fatta chiarezza. Infatti viene sempre richiamato il fatto del rapporto con le comunità locali: rapporto che la Regione ha sempre tenuto in modo costante con le comunità locali, facendo insieme alle comunità locali da contraltare rispetto alle proposte della SITAF, tant'è che il progetto esecutivo che noi approvammo era subordinato ad una serie di prescrizioni che tenevano per larga parte, se non totalmente, conto delle proposte e delle indicazioni degli enti locali. Se poi qui c'è qualcuno che attraverso questo gruppo di lavoro vuole anche ipotizzare soluzioni in contrasto con le scelte degli enti locali, allora dobbiamo su questo fare chiarezza, perché non si può da un lato nasconderci e dire "ma noi vogliamo il rapporto con gli enti locali, quello che dicono loro ci va sempre bene" e poi dall'altro lato vogliamo fare delle scelte, anche di tracciato, che sono contro le scelte dell'ente locale. Sono anche disponibile a farlo, però su questo ci vuole un minimo di onestà intellettuale. Ho sempre detto, e qui lo ribadisco, che noi abbiamo un proficuo rapporto sviluppato con gli enti locali e cito i casi di Avigliana, cito il caso di Bussoleno, con i quali abbiamo lavorato per costruire delle soluzioni che andavano bene anche agli enti locali. Si vuole oggi dal livello regionale contrastare queste scelte? Benissimo. Lo si faccia, ma lo si sappia e lo si vada a dire agli enti locali, perché io fino a prova contraria, ho come organo democratico elettivo i Consigli comunali: poi sbaglieranno, per carità! Gli elettori sapranno far giustizia anche di questi amministratori che si ritiene non abbiano rispettato le volontà della popolazione. Questo anche per dire che quel progetto esecutivo approvato era un progetto confrontato con gli enti locali, che recepiva le indicazioni degli enti locali e che andava nella direzione delle scelte effettuate dagli enti locali. Comunque abbiamo, come ricordava anche la collega Vetrino, ribadito che noi - poiché stiamo lavorando e vogliamo lavorare seriamente nel gruppo di lavoro, nella Conferenza per la Valle Susa - vogliamo lavorare seriamente attorno alle opere di mitigazione, attorno alle modifiche di tracciato, attorno alle modifiche degli svincoli che riteniamo tutti assieme meno impattanti sul territorio.
Noi abbiamo anche dichiarato alla SITAF, all'ANAS e al Ministero dei Lavori Pubblici che ci riserviamo di richiedere delle modifiche anche in corso d'opera al tracciato e agli svincoli, che siano meno impattanti sul territorio. Questo vale per il tracciato e vale anche per il discorso della cava su cui la collega Vetrino si è già soffermata. Questo per dire che noi non abbiamo abbandonato il terreno di confronto, che noi con queste cose ci vogliamo misurare, nell'ottica del realizzare l'autostrada presto e bene.
Abbiamo ribadito in tutte le sedi che c'era un progetto esecutivo sul quale stiamo lavorando per apportarvi alcune modifiche riguardanti gli svincoli e il tracciato per una minore penalizzazione del territorio e per fare opere di mitigazione. Su questo progetto abbiamo avuto il consenso della società affidataria in concessione dei lavori di costruzione.
Per quanto riguarda il problema delle risorse, i lavori andati in appalto hanno un costo di 392 miliardi 908 milioni; le somme a disposizione sono 364 miliardi 381 milioni; come sapete sulle somme a disposizione si possono fare dei ragionamenti. Noi abbiamo detto che queste somme devono comprendere l'eventuale costo aggiuntivo, le modifiche di tracciato che proponiamo, le opere di mitigazione dell'impatto ambientale ivi comprese le barriere antirumore, le opere di piantumazione, le opere di regimazione idraulica che sono per noi un fatto importante e che peraltro abbiamo in parte già avviato utilizzando risorse regionali, perché sul rio Prebeck abbiamo già impegnato risorse regionali. In via prioritaria abbiamo anche avviato gli studi per il piano della Dora che comprendono le opere di regimazione idraulica e per le quali, dopo aver avuto il confronto con gli enti locali, vi è stato un sufficiente grado di consenso per la loro effettuazione.
Credo vi sia stato un ruolo attivo della Regione, e questo ruolo prosegue come ha ricordato la collega Vetrino. Lunedì prossimo vi sarà un'ulteriore riunione della Conferenza nella quale si incentrerà l'attenzione sui punti che già dalle prime risultanze riguardano i nodi andati in appalto quali: il nodo di Borgone, i lotti 27, 29, 30 e 31 nel tratto fra Villardora e Rivoli, i quali potranno essere suscettibili di modifiche. Questo per dire che non abbiamo addandonato il ruolo propositivo della Regione Piemonte, tant'è che abbiamo ipotizzato la realizzazione di un gruppo di lavoro permanente che sia da interfaccia, con gli enti locali della SITAF per fare in modo che l'opera venga fatta presto e bene.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei sapere se la Giunta ha espresso in qualche sede un parere positivo sulla cava.



MONTEFALCHESI Corrado

VETRINO Bianca , VIcepresidente della Giunta regionale



MONTEFALCHESI Corrado

Ai sensi della legge sulle cave, no.



PRESIDENTE

Il dibattito generale è concluso.
Mi è pervenuto un ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI. Propongo di rinviare a domani mattina l'esame di tutti gli ordini del giorno e di verificare se è possibile trovare un'intesa unitaria sulla Valle Susa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dovremmo ora concludere la discussione sulla relazione dell'Assessore Cernetti. In merito sono stati consegnati i documenti ai Consiglieri.
Ricordo che dovremmo esaminare la deliberazione che riguarda la sanità e successivamente la deliberazione relativa allo IACP. Poiché quest'ultima deliberazione non è ancora iscritta all'o.d.g., ne propongo l'iscrizione mentre il dibattito si potrebbe rinviare a domani.
Chiede la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Vorrei sapere se gli ordini del giorno relativi alla Valle Susa sono iscritti all'o.d.g.; quello del Gruppo MSI è stato presentato solo adesso quindi non è stato iscritto.



PRESIDENTE

Dato che c'è stato il dibattito si considera automaticamente iscritto.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, lei è attento ai nostri lavori e quindi si sarà reso conto che è ormai la quinta o sesta volta che in quest'aula è presente un gruppo di persone che attende una decisione del Consiglio regionale. Vorrei che si evitasse, dopo aver fatto venire queste persone numerose volte, di rimandarli ancora una volta a casa senza aver discusso il provvedimento.
Quindi proporrei che il punto 8) relativo alla vendita delle case IACP venga esaminato questa sera.



PRESIDENTE

Non ho difficoltà a che venga discusso il documento sullo IACP. Siccome però questo argomento richiede attenzione avevo proposto di porlo in discussione domani, però, se l'Assessore Genovese è d'accordo possiamo anche procedere ora.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia residenziale

Signor Presidente, i cittadini presenti sono destinatari della proposta e, mi auguro, di una decisione favorevole del Consiglio. Questa deliberazione è stata a lungo valutata in tutte le sedi; ne siamo tutti a conoscenza e non credo che comporterà una lunga discussione. Dopo una vicenda così travagliata credo sia arrivato il momento di una decisione questa sera.



PRESIDENTE

Prima di porre in votazione l'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione do la parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, il nostro sarà un intervento sintetico in cui rappresenteremo le ragioni della nostra collocazione.



PRESIDENTE

Possiamo anche invertire le due proposte ed assumere l'impegno di concludere in tempi ragionevoli la deliberazione e, successivamente concludere l'altra parte inerente le discariche.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 1165: "Autorizzazione allo IACP della Provincia di Torino per il trasferimento in proprietà di n. 2.600 alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata agli assegnatari richiedenti"


PRESIDENTE

Propongo pertanto l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 1165.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Passiamo all'esame della deliberazione testè iscritta.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia residenziale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi limito a dire che con questa deliberazione si propone al Consiglio da parte della Commissione che l'ha licenziata per l'aula e da parte della Giunta, che prima l'ha proposta, la cessione di 2.600 alloggi di proprietà dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino ai residenti in quartieri vari, dove le unità immobiliari sono già state alienate in percentuali superiori al 70% o in unità immobiliari la cui vendita è già compresa fra il 60% e 70% e nei quartieri della Falchera e di Mirafiori.
A fronte di questa autorizzazione alla cessione che si propone di dare all'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino è stato ricalcolato con maggiore attenzione l'ammontare degli alloggi complessivamente cedibili sul complesso della proprietà degli alloggi che sono in gestione all'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino; questi ammontano complessivamente a 3.403 alloggi, depurati da quelli che sono già in corso di vendita. Quindi rimarranno altri 803 alloggi cedibili da parte dell'Istituto e, secondo un impegno che ci siamo assunti nelle discussioni a cui, signor Presidente anche lei ha partecipato, segnaleremo, dopo la decisione del Consiglio su questa deliberazione, all'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino la necessità (non possiamo fare diversamente perché la decisione non tocca a noi) di prendere in considerazione le richieste avanzate da altri quartieri (Collegno, V Circoscrizione di Torino e altri quartieri) per definire ulteriormente le possibilità di cessione di alloggi sulla base delle propensioni che sono state manifestate dai cittadini in diversi quartieri dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino.
Con questa deliberazione quindi non si esaurisce la possibilità di cessione di alloggi. Probabilmente non c'è, stante i vincoli di legge, la possibilità di far fronte complessivamente a tutte le richieste e lo IACP dovrà fare delle scelte che gli competono ai sensi della legge n. 513.
Per parte nostra e da parte mia devo solo dire che, pur con tante difficoltà, siamo arrivati ad una decisione che penso positiva e che corrisponde ad esigenze da tempo manifestate e rispetto alle quali non siamo riusciti a dare una risposta immediata per una serie di difficoltà che gli interessati e i Consiglieri che seguono questi problemi già conoscono: difficoltà che nascono dal quadro normativo che abbiamo, dal funzionamento dell'Istituto di Torino e anche della Regione che non ha brillato per capacità di indirizzo e di scelta nel passato.
Nella deliberazione si dà una prima indicazione in merito alla destinazione dei fondi che saranno ricavati, individuandola nel ripiano dei disavanzi dell'Istituto. A fronte del deficit dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino è questa l'indicazione di una priorità scontata.
Mi auguro che la deliberazione venga approvata e da parte dell'Assessorato non si mancherà di riprendere i rapporti immediatamente con l'Istituto perché si completi la fase di valutazione per definire complessivamente, rispetto alle altre richieste emerse, il piano di cessioni che l'Istituto deve proporre alla Regione, che ha compiti meramente autorizzativi e di indicazione circa la destinazione delle somme che si ricaveranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il Gruppo DC aderisce all'impegno che la Giunta ha assunto per questo provvedimento, impegno che è stato a lungo discusso anche in sede di Commissione, e plaude alla conclusione di questa procedura che comunque si colloca in uno spirito e nell'indirizzo favorito dalla DC in sede nazionale anche con provvedimenti legislativi.
Noi chiediamo all'Assessorato che continui questo impegno nel favorire il processo di alienazione, non solo per poter utilizzare al meglio le risorse che si renderanno a disposizione, ma anche per conseguire quell'obiettivo di riqualificazione dei quartieri di edilizia popolare che rappresentano un obiettivo attraverso il quale passa la procedura dell'alienazione; qualificazione che vede i soggetti protagonisti e capaci di gestire un patrimonio in proprio e quindi è un obiettivo che si colloca in una prospettiva di rapporto delle famiglie nei confronti di questo patrimonio che è rispondente ad oggettivi interessi che non si collocano certo solo nella prospettiva demagogica di una aspirazione, ma che corrispondono ad una radicata posizione di valori che attengono alla proprietà della casa, alla tutela del rapporto del nucleo familiare con la proprietà della casa stessa.
Chiediamo che l'Assessorato sia presente per favorire ed accelerare al massimo le procedure perché temiamo che l'Istituto si trovi in difficoltà per quanto attiene alle strutture proprie di questa alienazione. Se fosse necessario un intervento della Regione perché queste procedure si accelerino il più possibile, chiediamo che l'Assessorato riferisca al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su questa vicenda i comunisti hanno avuto una sola voce e hanno fatto una sola proposta: siamo favorevoli alla vendita degli alloggi nell'ambito delle attuali previsioni di legge del 15% del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, nel rispetto delle leggi e dei diritti di tutti i cittadini.
Questa posizione l'abbiamo mantenuta coerentemente in tutte le assemblee dei quartieri che abbiamo tenuto in questi ultimi due anni nell'ambito degli IACP.
Una sola voce, una sola proposta: al quartiere Falchera, al quartiere Mirafiori sud, al quartiere delle Vallette, a Collegno, a Venaria, in decine e decine di assemblee abbiamo tenuto una posizione limpida. Da un anno lavoriamo affinché questa decisione, tutta politica, fosse portata a termine. In questo anno il Consiglio regionale ha chiesto al Consiglio di amministrazione dello IACP di muoversi, di fare un piano serio di vendita del patrimonio nell'ambito del 15%, analizzando le proprie proprietà, cosa che invece lo IACP non ha fatto. I Consiglieri regionali devono sapere che non esiste l'anagrafe del patrimonio dello IACP, che non sa quanti alloggi possiede. Potete rendervi conto delle conseguenze di questa incertezza sulle proprietà dello IACP. E' da un anno che sollecitiamo la Regione e il Consiglio di amministrazione dello IACP di superare questa situazione, ma non mi dilungo. Questa poteva essere un'occasione per dare un giudizio complessivo sull'attività dello IACP che è disastrosa, ma lasciamo stare per affrettare i tempi.
Il provvedimento che viene assunto dal Consiglio regionale risente delle gravissime carenze di gestione dello IACP che per tre o quattro volte ha spedito in Regione deliberazioni sbagliate che l'Assessore regionale ha dovuto rispedire indietro.
Giungiamo con estremo ritardo e tantissimi pasticci a fare una cosa che poteva essere fatta sei mesi fa, non scontentando nessuno e con tutti i crismi di legge, presentando una deliberazione forte, motivata sul piano tecnico e sul piano sociale. Tutto questo non è avvenuto.
Arriviamo un anno dopo con una deliberazione che è arrivata in Commissione soltanto ieri. E' una deliberazione che revoca la precedente perché i numeri degli alloggi da vendere cambiano un giorno sì e un giorno no.
Cari colleghi, perché diciamo che questa deliberazione è pasticciata? Intanto è una deliberazione nella quale la Regione Piemonte ha preso una certa distanza dalle conclusioni dello IACP. Infatti la Regione stanca di richiedere dei piani di vendita seri all'Istituto ad un certo punto prende atto di quello che l'Istituto dice. Però, come ha detto l'Assessore, non è che ci sia un'adesione convinta e ferma alle motivazioni dell'Istituto alla vendita. In effetti chiunque legga la deliberazione può vedere come le considerazioni siano estremamente povere, scarne e deboli. La legge invece chiede che il piano di vendita venga fatto seriamente e sia convincente sulle ragioni tecniche e sociali di questa decisione. Tutto questo non c'è.
Come comunisti a Torino siamo andati in tutti i quartieri a discutere.
Mentre noi chiedevamo piani seri in tutti i quartieri, in qualche quartiere qualcuno faceva dell'agitazione contro i comunisti con false accuse. Per fortuna la gente ha capito ed ha apprezzato la nostra posizione: non abbiamo alcun pregiudizio di carattere ideologico sul problema della proprietà della casa. Sarebbe strano che i comunisti, che per tradizione e convinzione appartengono al Partito che tutela le classi popolari e più deboli, si opponessero al fatto che all'interno delle classi più deboli ci sia un accesso alla proprietà. Noi siamo favorevoli che anche chi non ha tanti soldi possa avere la proprietà della casa, tanto più in un Paese in cui il 67% è proprietario della casa che abita. In un Paese nel quale lo Stato ha distribuito i soldi per costruire le case a tutti, anche a chi non lo meritava. Dal punto di vista "ideologico" siamo convinti che gli inquilini degli alloggi pubblici debbano poter accedere alla proprietà della casa. Se però vediamo che questo viene proposto rivolgendosi solo a certe situazioni e non ad altre, noi diciamo che questo non è giusto. I cittadini degli IACP hanno gli stessi diritti e dovrebbero essere trattati allo stesso modo. L'abbiamo detto a Falchera e a Mirafiori (quartieri oggetto del presente provvedimento), ma l'abbiamo detto anche alle Vallette e a Collegno. Pertanto abbiamo la coscienza a posto.
Questo provvedimento rimane un provvedimento pasticciato, i numeri che proponete e che avete cambiato all'ultima ora non soddisfano tutte le richieste; si crea una disparità di trattamento. Rendetevene conto, perch qui si vota e le cose vanno avanti. Però dopo i quartieri bisogna visitarli tutti e parlare alla gente. Quando li visiterete troverete qualcuno che vi dirà: "Ma noi chi siamo? Cittadini di serie B? Perché non ci siamo anche noi nel piano vendite?". In questa deliberazione ci sono soltanto alcuni quartieri e non altri. Peccato, perché si poteva fare un provvedimento di giustizia verso tutti, che tenesse conto del patrimonio edilizio, che lo analizzasse e facesse un piano di vendite rivolto a tutti. Invece non l'avete fatto, avete fatto agitazioni in certi quartieri, in altri, come le Vallette, il Presidente IACP Fimiani non si presenta a rispondere alle 1.400 firme che chiedono di acquistare l'alloggio, mentre noi siamo andati.
Solleviamo quindi questa ingiustizia.
Dal momento però che siamo e rimaniamo favorevoli all'accesso alla proprietà da parte degli inquilini degli IACP, daremo una vigile astensione sulla deliberazione. Noi continueremo a vigilare verso questi cittadini di Falchera e di Mirafiori. Inizia troppo tardi e in modo pasticciato una procedura che sarà ancora lunga, che prevedrà altri atti. Noi vigileremo qui e in Consiglio di amministrazione affinché non si facciano pasticci perché ci sarà poi il problema dei prezzi. Vogliamo che si dica chiaramente agli inquilini cosa acquisteranno e vogliamo tutelare il loro diritto di scegliere se acquistare o meno. Vigileremo che non ci siano discriminazioni e che le cose siano fatte secondo giustizia. La strada è ancora molto lunga. Saremo poi a fianco dei cittadini (che non sono presenti questa sera, ma che il Gruppo comunista considera presenti fisicamente in questa sede) degli altri quartieri che sono stati trascurati dal vostro provvedimento. Noi torneremo da loro, vi solleciteremo qui e solleciteremo il Consiglio di amministrazione perché un analogo provvedimento venga immediatamente preso anche per gli altri quartieri.
Questi sono i motivi in base ai quali diamo l'astensione a questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione, che è accolta dal Gruppo liberale con grande soddisfazione, rende giustizia dopo tredici anni a molti cittadini dei quartieri della Falchera e di Mirafiori.
Questa vicenda, collega Chiezzi, non è iniziata due anni fa, ma è iniziata con i contratti del 1974 e con le domande di riscatto presentate nei termini entro il 1976, ai sensi della vecchia legge n. 60. Il nostro Parlamento, nel periodo che noi liberali consideriamo il più infausto per la legislazione nazionale, di cui, non solo per questa vicenda, stiamo ancora pagando le conseguenze oggi, nel 1977 (è un anno che qualcuno dei colleghi forse ricorderà), in uno dei periodi più infausti votò la famosa e famigerata legge n. 513 che, attraverso un atto legislativo, andò a rimangiarsi quello che attraverso un atto contrattuale era stato promesso ai cittadini. Attraverso l'atto contrattuale della locazione si era promesso il riscatto: attraverso un provvedimento legislativo di un anno successivo si ponevano condizioni tali alla possibilità di riscatto che di fatto questo riscatto non poteva più avvenire.
Collega Chiezzi, se va a vedere gli atti parlamentari vedrà chi votò la famosa legge n. 513. Noi no e possiamo dirlo. Non solo. Ho partecipato alle assemblee al quartiere della Falchera e ricordo, per esempio, che alle assemblee della Falchera veniva il sen. Libertini a sostenere la giustezza della legge n. 513 e ci trovammo in disaccordo. Parlo di quasi dieci anni fa, non di due anni fa.
Non voglio fare polemica, voglio solo ricordare l'iter dei fatti e sono lieto che questa deliberazione possa finalmente trovare oggi il voto anche di altri colleghi che in passato rappresentavano e rappresentano Gruppi che erano di opinioni differenziate.
Ci si chiede perché arrivano prima gli abitanti della Falchera e di Mirafiori. C'è una motivazione di ordine storico. Questi cittadini avevano presentato le domande di riscatto, sempre ai sensi della vecchia legge n.
60, fin dal 1976 e non mi risulta che in allora ci fossero state altre domande di riscatto. Domande ne sono intervenute successivamente, alle quali credo, Assessore, si dovrà dare con provvedimenti successivi analoga positiva risposta.
C'è questa deliberazione, nel frattempo è stata emessa, forse il mese scorso, una sentenza della Cassazione che ha dato finalmente ragione a questi cittadini. Sono lieto che non solo in sede giudiziaria, ma anche in sede politica, si possa dare una risposta affermativa a un problema aperto da tredici lunghi anni, e sono lieto non solo perché si rende giustizia e si rispetta finalmente un atto contrattuale che, ripeto, ha un'anzianità più che decennale, ma perché crediamo che questa sia una scelta politicamente giusta. Crediamo che il patrimonio dello IACP sia un patrimonio non correttamente gestibile nelle attuali condizioni. Riteniamo sia giusto alienare una parte di quel patrimonio per consentire la manutenzione direttamente da parte dei cittadini proprietari e per poter reinvestire i fondi ricavati in altri alloggi di edilizia economico popolare.
Mi fermo qui perché ho promesso di fare una dichiarazione di voto stringata per poter arrivare in fretta alla votazione di questa deliberazione. Certamente sarei anch'io lieto che la gestione dello IACP fosse più agile e più scattante di quella che in passato è stata. Ricordo però al collega Chiezzi che questa gestione sarà forse un po' pachidermica le precedenti gestioni sono finite addirittura in tribunale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista manifesta la sua soddisfazione per la proposta di deliberazione che viene sottoposta al Consiglio. La soluzione raggiunta è il massimo possibile di una ricerca di equilibrio con l'articolazione delle richieste e dei bisogni espressi dalla collettività piemontese che usufruisce delle case dell'Istituto Autonomo Case Popolari.
Occorre seguire quello che sta avvenendo, da un lato perché avvenga in tempi rapidi in modo da capire il fenomeno dei 2.600 alloggi e capire la reattività di questa iniziativa, dall'altro lato per rendere visibile l'uso di queste risorse in una funzione finalizzata di compiti sociali del patrimonio pubblico di case.
Occorrerà lavorare alla ricerca di un piano generale di vendite occorre avere una conoscenza maggiore di questo patrimonio immobiliare pubblico. Spero che la legislazione nazionale possa avere quelle modifiche che permettano di ampliare la fascia del 15%, barriera probabilmente un po' stretta rispetto ai mutamenti sociali che si sono determinati e che viaggiano a velocità rapidissime: dieci anni in questi momenti possono essere i trenta, quarant'anni di altri periodi.
L'ipotesi degli 800 alloggi circa mi pare possa dare una risposta positiva a quelle che erano le legittime istanze. E' chiaro che c'è un problema di tempi, però non possiamo nemmeno pensare che i tempi possano mortificare l'esigenza di altri quartieri, di altre città in ordine a questa materia.
Sono convinto che questo passo iniziale fa sì che la Regione segua attentamente questo processo. Quello dei tempi è un grosso tema, oggi si avvia un passaggio. Non plaudiamo troppo oggi, se poi i tempi saranno lunghi, perché ci saranno gli accertamenti, una procedura molto complessa il piano che dovrà essere coerente con la finalizzazione delle risorse finanziarie che si recupereranno da queste politiche, l'attenzione nel dosaggio degli 800 alloggi per quanto riguarda le domande che sono state espresse da parte di altre zone e di altre città. Ovviamente, nel limite dell'autonomia dei diversi gruppi, delle articolazioni politiche, occorre pensare a una ridefinizione della legislazione nazionale, un po' datata rispetto alla grande evoluzione dell'assetto economico e sociale della realtà italiana e in particolare della realtà piemontese. Dunque, tempi rapidi, attenzione massima della Regione su questo tipo di esperimento e attenzione anche all'operatività generale dello IACP che richiede una progettualità per procedere successivamente alle altre alienazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto per collocare la posizione del Partito repubblicano rispetto a questo provvedimento.
Questo provvedimento lo giudichiamo molto favorevolmente, perché da sempre abbiamo sostenuto la necessità di procedere alla cessione, là dove era possibile, delle case agli inquilini per diversi motivi. La cultura della casa, molto diffusa nel nostro Paese, doveva essere portata ad ogni livello, quindi anche a quei cittadini che non avevano altre possibilità per acquisire un immobile e che avevano invece un'opportunità concreta rispetto all'edilizia pubblica dello IACP.
E' una necessità anche per i problemi economici del bilancio degli IACP. Sappiamo in quali gravi difficoltà si muove l'Istituto, quindi un'operazione di questo genere facilita il parziale risanamento del deficit dell'ente. Ha una valenza positiva anche sul piano della conservazione del patrimonio; là dove c'è un interesse specifico, una proprietà diretta rispetto a un certo bene, crediamo possa determinarsi una maggior volontà capacità e desiderio di manutenzione degli immobili. Siamo sempre stati favorevoli. L'unica cosa di cui possiamo forse dispiacerci è che la legge n. 513 pone dei limiti troppo ristretti rispetto alle opportunità che ci sono per muoversi in questo senso.
Visto che tutti siamo favorevoli ad iniziative di questo genere crediamo opportuno giungere in sede nazionale ad una modifica della legge per togliere alcuni limiti che oggi ci sono.
Sono pochi gli alloggi che si vendono. La legge impone dei vincoli, ma noi non abbiamo utilizzato tutti i margini consentiti dalla legge. C'è un impegno da parte della Giunta a muoversi per arrivare a saturare le disponibilità di legge e crediamo sia opportuno farlo in fretta, attraverso un programma, capace di dare attuazione a questa operazione.
Il Consigliere Chiezzi ha fatto alcune considerazioni che sono in parte condivisibili. Qualcosa non funziona e questo noi lo abbiamo sempre detto.
Ricordo che nel 1981 o 1982 avevamo posto il problema dell'anagrafe dello IACP e avevamo appreso dall'Assessore all'edilizia di allora che una consistente fetta degli occupanti gli alloggi non aveva i requisiti di legge per occuparli, che molti alloggi erano trattati in modo piuttosto disinvolto; forse qualcuno sta facendo qualche iniziativa sugli IACP che sono fuori Torino, che io non conosco direttamente, e che mettono in evidenza il modo disinvolto nell'amministrare questi beni. Ebbene, si tratta di riesaminare la gestione degli IACP.
Sull'onda di uno scandalo piuttosto rilevante che ha avuto un'eco in Consiglio regionale, noi ci eravamo avviati verso nuove norme capaci di amministrare meglio gli IACP. Il Gruppo repubblicano aveva presentato una proposta e mi pare che altri partiti avessero fatto altrettanto. La nostra proposta era per certi versi convergente; poi si è fermato tutto perché a livello nazionale pareva esserci un accordo per dare nuove norme e più agilità a questo Istituto. Tutto questo non è successo e la Giunta forse potrebbe far riemergere questi provvedimenti e avviare una riflessione con i Gruppi per valutare se, in assenza della normativa nazionale, possiamo a livello regionale approvare dei provvedimenti legislativi capaci di dare una maggior snellezza a questi Istituti.
Il Partito repubblicano conferma il voto favorevole a questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, nonostante i limiti di questo provvedimento, messi in evidenza da altri colleghi, noi esprimeremo voto favorevole in quanto in linea di principio, il MSI-DN non da oggi è favorevole. In tal senso giace al Parlamento un nostro disegno di legge ad hoc. E' favorevole ad una inserzione automatica, in tutti i contratti pregressi e preesistenti e in tutti quelli che verranno stipulati agli assegnatari, di una clausola che consente la facoltà di riscatto. Non dimenticando poi che la lettera e lo spirito della relazione che accompagnò la legge entrata in vigore nel 1936 istitutiva dell'edilizia residenziale e degli IACP, era nel senso di pervenirsi, a tempi non lontani, all'accesso alla proprietà degli alloggi di edilizia residenziale. Lo spirito della legge istitutiva degli IACP tuttora vigente, è stato ribadito nel Codice Civile del 1940, laddove si diceva testualmente che la funzione sociale della proprietà era anche diretta a renderla accessibile a tutti, principio richiamato testualmente e incorporato nella Costituzione repubblicana.
Quindi, nonostante i limiti, noi siamo favorevoli a questo provvedimento e ci duole che la legge n. 513 del 1977 ponga dei limiti invalicabili che vanno osservati. Tuttavia, pur votando dobbiamo fare qualche riserva di fondo. Ci duole che questo provvedimento non contenga un'autorizzazione di alienazione di tutti gli alloggi possibili, sia pure nei limiti della legislazione attuale. Per la verità, anche gli 803 alloggi in ordine ai quali c'è una riserva di autorizzazione, avrebbero potuto essere contenuti in questo provvedimento. Va sottolineato il comportamento provvedimentale contraddittorio e confuso degli IACP che, attraverso quattro o cinque deliberazioni di proposta, non riusciva a dare una corretta spiegazione del numero degli alloggi suscettibili di essere alienati in base alla vigente legislazione e non era in grado di indicare i requisiti richiesti dalla legge in ordine agli alloggi. Tutto ciò ha provocato richieste di chiarimenti da parte dell'Assessorato, quindi la responsabilità principale va attribuita all'Istituto Autonomo Case Popolari.
Un motivo concreto ed attuale che ci suggerisce - nonostante le ristrettezze del provvedimento, nonostante i suoi limiti - di votare a favore è dato dal fatto che in definitiva in ordine ai 2.600 alloggi, in ordine ai quali verrà consentita ed attuata l'alienazione e l'acquisizione in proprietà agli assegnatari, non ci sarà più quella gestione sostanzialmente fallimentare attuata dall'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino in ordine alla manutenzione ordinaria e straordinaria, quindi si toglierà un peso e un onere che veniva esercitato in maniera pessima dall'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino.
Quindi le ragioni di fondo, l'una di principio, principale e fondamentale, l'altra concreta e attuale, ci suggeriscono il voto favorevole, però, cogliendo l'impegno dell'Assessorato e quindi della Giunta, di pervenirsi in tempi i più brevi possibili ad una ulteriore autorizzazione, consentita dalla vigente legislazione, che riguarda altri 803 alloggi.



PRESIDENTE

Il dibattito generale è concluso.
Pongo in votazione la deliberazione n. 1165 il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno n. 349, n. 559, n. 568, n. 572, n. 618, n. 642 e n. 643 relativi alla realizzazione di impianti smaltimento rifiuti in vari Comuni della Regione (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ferrara che illustra l'ordine del giorno n.
349.



FERRARA Franco

Signor Presidente, il Gruppo repubblicano due anni fa aveva presentato un ordine del giorno in relazione a quella che era e, ahimè, lo è tuttora una grave emergenza ambientale, quella dei rifiuti e degli scarichi allegando allo stesso una proposta, una ipotesi relativamente ad un'area ben definita della nostra provincia.
Tutti sappiamo quali sono le situazioni gravi e drammatiche delle discariche di Torino, ormai abbondantemente sature da diversi anni.
Ci eravamo sforzati di individuare una proposta in qualche modo percorribile e risolutiva rispetto a questi problemi e l'abbiamo trasmessa all'Assessore. Oggi l'Assessore ci ha dato delle risposte, ma non ci hanno soddisfatto completamente. Si dice che non è stata presa in considerazione perché tutti i Comuni limitrofi interessati hanno espresso parere negativo.
Credo che per l'individuazione dei siti occorra superare le valutazioni dei Comuni interessati per il semplice motivo che probabilmente nessun Comune sarà disponibile ad una scelta di questo genere. Quindi, se la motivazione è questa, mi sembrerebbe una motivazione non sufficiente.
In effetti c'è un'altra motivazione indicata dall'Assessore che invece mi pare più pregnante ed è quella del limite posto dalla vicinanza con l'Aeroporto di Caselle (vicinanza che poi non è così vicina). Ci sono delle norme che vanificano questa nostra proposta. Avremmo meritato maggiore attenzione, al di là della possibilità concreta, perché se sovrapponiamo le varie carte che sono state allegate ai Piani di sviluppo sui vincoli esistenti sul nostro territorio, si scopre che le aree libere per cose di questo genere sono limitatissime. Questa era una soluzione in qualche misura percorribile.
Alla luce di questa considerazione (e non dell'altra considerazione che riteniamo non giusta), il Gruppo repubblicano non può far altro che prendere atto dell'oggettiva improponibilità di questo nostro ordine del giorno, quindi lo ritira.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Cosa dire dopo l'intervento di questa mattina dell'Assessore Cernetti che non aggiunge nulla di nuovo al quadro che già conoscevamo e che sui diversi ordini del giorno risponde negativamente? Mi riferisco al nostro ordine del giorno relativo alle zone di Poirino e Pralormo, ma nella risposta dell'Assessore noto una serie di risposte negative su tutte le questioni sollevate. In particolare, si dice che criteri scientifici che avrebbero dovuto presiedere all'individuazione del sito ci sarà tempo per adottarli, ovvero quando si dovrà rispondere a proposte o richieste di insediamento delle discariche, inoltre che la concentrazione di impianti paventata potrà essere diluita nell'arco di dieci anni e non è detto che debba essere realizzata immediatamente. Credo sia superfluo ogni commento.
Constato invece che la questione delle discariche per gli urbani e gli industriali si manifesta sempre più come la più grande emergenza del Piemonte. In questo campo non si riesce a varare un provvedimento. Piano delle bonifiche, piano di smaltimento, deliberazione sull'emissione dei fumi in atmosfera, tutti i provvedimenti varati incontrano regolarmente l'ostilità diffusa delle popolazioni e delle Amministrazioni locali prima e il veto degli organi di controllo poi. Ormai sono anni che andiamo avanti così.
In questa situazione, che mi risulta non avere riscontro in altre Regioni, continuiamo a fare conferenze per autorizzare questo o quell'impianto; tutti però non rispondono, come vorrebbe la legge istitutiva, alle linee del piano, perché il piano non c'è, continuiamo ad assumere deliberazioni di autorizzazione opinabili sul piano della legittimità perché si sa già che verranno contestate; soprattutto siamo travolti giorno dopo giorno da un'emergenza che non si sa assolutamente come affrontare, che si aggrava e si aggroviglia ogni giorno che passa.
Questa mattina con il Presidente della Giunta e l'Assessore Cernetti discutevamo con alcuni Comuni su un problema immediato e contingente, che fortunatamente adesso viene tamponato, ma solo per pochi giorni...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Tamponato per merito della Regione, Consigliere Amerio, non tamponato per merito dell'inerzia dei Consorzi.



AMERIO Mario

Arrivo rapidamente alle responsabilità.
I maggiori e i più importanti provvedimenti, nonostante la netta e documentata ostilità dell'opposizione, presi senza la consultazione adeguata degli enti locali e delle popolazioni (e il TAR in merito al Piano di smaltimento lo ha ampiamente argomentato), sono stati tutti respinti.
Inoltre, visto il perdurare delle conferenze condotte in questo modo, ci porta solo ad avvitare i problemi su se stessi. Se non vediamo questo, è evidente che finiamo per scaricare tutte le responsabilità sui piccoli Comuni o sui Consorzi di Comuni; i quali non sono esenti da responsabilità inerzia, in qualche caso lassismo, voglia di sopravvivere giorno per giorno senza voler affrontare i problemi seriamente.
E' così, però c'è una responsabilità prima, più grande di quella dei comunelli di 200 o 1.000 abitanti e anche dei Consorzi di Comuni. E' la responsabilità dell'Ente Regione che avrebbe dovuto fornire un quadro generale serio e indirizzi programmatici di riferimento chiari per gli enti locali e le popolazioni, assunti con criteri scientifici, non contestabili in un rapporto di informazione e di confronto con gli enti locali per sperimentare coraggiosamente strade nuove, a partire da quella della raccolta differenziata e del riciclaggio e che non deve scegliere invece la strada dell'interramento e dei grandi impianti di termodistruzione; che deve mettere a disposizione degli enti locali, dei Comuni e dei Consorzi in una fase cruciale come questa, un'attività di consulenza legale amministrativa, tecnica, che deve fornire un supporto per potersi muovere in modo nuovo. Non è stato fatto nulla di tutto questo e in questo quadro ci sono anche responsabilità, talora rilevanti, dei Comuni e dei Consorzi.
Ma bisogna guardare alla responsabilità principale non foss'altro perch siamo nella sede di Consiglio regionale.
Non ho altro da aggiungere per quanto riguarda il nostro ordine del giorno. Si commenta da sé, come si commentano da sole le risposte dell'Assessore.
Cogliendo una frase dell'Assessore, che parlando oggi con i responsabili di sette-otto Comuni li invitava ad assumersi le responsabilità e alla collaborazione, invito la Giunta e l'Assessore Cernetti a non insistere su una politica che sottrae al Consiglio il confronto su questo tema, a non insistere per il ricorso al Consiglio di Stato sul Piano di smaltimento, ricorso prodotto solo in questi ultimi giorni, dopo che sono trascorsi altri due mesi di tempo in questa situazione, a non voler reiterare comportamenti di questa natura, ma a disporsi invece, come già avevamo chiesto, a presentare alcune proposte di modifica del piano, a tornare a discutere in Commissione per individuare anche alla luce dell'esperienza concreta, le modifiche a partire dalla vicenda di Poirino e di Pralormo della concentrazione di impianti per urbani e industriali, che non riteniamo si possa prevedere in quell'area tornare a ragionare in Commissione. Se c'è la volontà di fare tutto questo la forma si può trovare immediatamente; se invece non c'è la volontà respingete gli ordini del giorno che proponiamo e continuate ad assumervi da soli e intera tutta la responsabilità della pessima conduzione di una vicenda così importante per la popolazione del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assessore Cernetti e del Presidente della Giunta sull'intervento del Consigliere Amerio, che credo rifletta abbastanza le posizioni del nostro Gruppo e la collocazione rispetto alla quale ci siamo collocati con la presentazione degli ordini del giorno. Mi spiace che questa volta dobbiamo riconoscerci in una posizione espressa dalla minoranza - ma non ci sono reticenze a farlo - su un problema di emergenza che diventa sempre più grave e rispetto al quale con preoccupazione constatiamo come ci si trovi di fronte ad una serie di atti eccessivamente cartacei, ma non sufficientemente convincenti dal punto di vista della soluzione dei problemi.
Assessore, noi non siamo d'accordo sulla posizione politica di respingere totalmente questi ordini del giorno. Se la posizione è questa noi chiediamo di stralciare il nostro ordine del giorno; lo ritiriamo e cerchiamo di collocarci in una posizione costruttiva nel discutere nel merito delle proposte che possono anche essere formalmente non accettabili dall'esecutivo, che però richiedono una discussione di merito, un approfondimento specifico.
Nel nostro ordine del giorno vi erano tre punti che riguardavano la famosa questione dei Comuni attorno a Poirino.
Un primo punto riguardava le componenti relative al piano. Sappiamo adesso della presentazione del ricorso, non abbiamo avuto una comunicazione ufficiale sulla presentazione del ricorso e vorremmo conoscerne le motivazioni e i contenuti e vorremmo poter concorrere a determinare rispetto al piano, un esito positivo; abbiamo sempre sostenuto che il piano non poteva che rappresentare un momento di definizione istituzionale che presupponeva una serie di approfondimenti tecnici ed operativi rispetto ai quali non trovavano risposta solo nel piano le soluzioni dei problemi però, per potere sbloccare la vicenda giuridica del piano, probabilmente esiste l'esigenza di dare alcune assicurazioni in ordine ai contenuti di questo documento per consentirne un'efficacia, anche solo ai fini dell'attivazione dei finanziamenti statali.
Un secondo punto riguardava il discorso concentrazione e distanza degli abitati. Non si tratta di apportare modificazioni al piano, però quando parliamo in un documento destinato ad essere comprensibile rispetto all'esterno, dobbiamo pur dire che la Regione assume sul problema della distanza degli abitati e della non concentrazione delle determinazioni.
Queste determinazioni vanno esplicitate. Non sappiamo come lo si possa dire, ma dobbiamo dirlo, non è possibile eludere questo confronto.
Un terzo problema riguarda la raccolta differenziata che è uno dei presupposti ad una nostra profonda convinzione (fino agli inferi, se così si può dire) che riguarda il problema dell'impiantistica. Le discariche non risolveranno i problemi dei rifiuti dell'area metropolitana. Se non ci decidiamo a convocare la Conferenza dei servizi per definire la localizzazione dell'impianto previsto nel piano, siamo noi i primi a non credere all'efficacia del piano, perché veniamo meno ad uno dei presupposti di riferimento fondamentali e strategici rispetto ai quali il Consiglio, la Giunta, tutti hanno vocato le proprie convinzioni a questa ipotesi progettuale che presentava tutti i limiti che sono a tutti noti.
Su questi tre contenuti relativi allo sblocco della situazione piano al problema della localizzazione delle discariche in termini di garanzie e alla raccolta differenziata noi chiederemmo un approfondimento, ma non accettiamo la repulsa dell'ordine del giorno come risposta politica ad un provvedimento che, per quanto limitato nella stesura formale, conteneva dei presupposti di proposta politica e costruttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, all'inizio ho seguito con scarso interesse il dibattito sui rifiuti perché, a partire dalla relazione dell'Assessore, era cominciato malissimo. Malissimo per il tono solito della Giunta di assoluta indisponibilità ad affrontare ed esaminare i problemi.
Ora devo invece dire e non posso fare a meno di rimarcare l'estrema importanza dell'intervento del Consigliere Picco, perché per la prima volta scorgo un interlocutore serio all'interno della maggioranza, una forza politica con la quale forse si può effettivamente ripartire, ora che l'emergenza è arrivata a un punto incredibile, ripartire non per approvare o votare un ordine del giorno purché sia o vedersi bocciare un ordine del giorno purché sia, ma per definire finalmente le condizioni che permettono di affrontare con la necessaria solidarietà un problema che finora la Giunta regionale non è stata in grado in alcun modo di risolvere.
Quindi, non posso che non accogliere favorevolmente l'atteggiamento espresso dal collega Picco, vedendovi presenti problemi che toccano il carattere generale della materia, che investono il piano, la raccolta differenziata e numerosi altri problemi che solo in parte gli ordini del giorno riuscivano a cogliere, proprio per la loro settorialità e speficifità, in quanto individuavano dei meccanismi che erano attuatori di una politica o di una non politica in materia. Quindi ritengo vi siano due strade percorribili: una è quella solita, ok bocciate tutto, andate avanti come dei bulldozer così come potete, non capiti più niente e ognuno si assuma le proprie responsabilità. Ora però c'è un'altra strada, e questo è un dato politico per me di estrema rilevanza. In questo quadro non ci tengo particolarmente a vedere affondati i miei ordini del giorno, uno dei quali (quello relativo al Consorzio del Chierese) è sostanzialmente identico a quello presentato dai colleghi democristiani. Quindi un ripensamento collettivo della materia, sia su questa che su tante altre vicende che si sono accumulate, mi trova ampiamente d'accordo, proprio perché vedo per la prima volta una possibilità di una nuova politica nel campo dello smaltimento dei rifiuti.
Per chiudere, desidero soltanto ricordare che non è affatto esatta una delle affermazioni contenute nella relazione dell'Assessore in materia di informazione verso i Consiglieri regionali, ai quali non viene neanche fornita la fotocopia del calendario delle Conferenze e ci si sente rispondere dai responsabili del servizio che tale calendario è affisso all'albo pretorio e che, se lo si desidera, "lo si vada a copiare a mano".
Questo è lo stile dell'informazione, è il rapporto che, sul problema rifiuti, sta nascendo tra Assessorato e Consiglieri di opposizione! L'informazione non è la Conferenza, ma è qualcosa d'altro: una battaglia politica affinché la Regione abbia un rapporto trasparente e corretto nei confronti dei cittadini. Gli o.d.g. delle Conferenze posso anche copiarli a mano e inviarli con il telefax a tutti i giornali locali.
Però sarebbe molto più semplice che la Giunta regionale desse una comunicazione pubblica delle Conferenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, credo siano importanti queste occasioni, anche se un po' affrettate perché in coda al dibattito. Dopo oltre un anno di esperienza dall'elaborazione del Piano regionale di smaltimento dei rifiuti, sia il governo regionale sia l'Assessore sia i Consiglieri hanno da riflettere su questa vicenda.
Penso sia ingiusto scaricare sull'incapacità dei Comuni e dei Consorzi la gestione di questi processi. La materia è complessa, delicata, quindi dopo un anno possiamo anche arrivare ad alcuni approfondimenti.
L'Assessore ha detto che si sta lavorando in Assessorato per portare avanti l'ipotesi di praticare in qualche forma, se non in un fronte unico la raccolta differenziata; il problema è l'area del riciclaggio. Inviterei tutti ad una riflessione collettiva. E' la dimensione grande dei bacini che blocca l'operatività. Per esempio, il bacino del Chierese, che ha un segmento di Torino a suo carico di 350/400 mila abitanti, evidentemente ha difficoltà a trovare con tranquillità ed autonomia la soluzione al problema. Sono convinto che dimensioni più piccole e ovviamente con un vincolo, soprattutto per i rifiuti urbani, ai Comuni appartenenti a quell'area territoriale di non poter trovare soluzioni alternative porta rapidamente a una determinazione di sito e di individuazione e di attuazione dello smaltimento.
Voglio dare un contributo all'Assessore dicendo che se da un lato per Poirino si è parlato di una individuazione di un sito nelle aree potenzialmente idonee, così come sono state delineate nella cartografia del piano, dall'altro lato sono frequenti proposte, da parte dei Consorzi, di siti in prima battuta fuori dalle aree potenzialmente idonee. Allora, o abbiamo fatto un esercizio che non è servito a nulla in sede di elaborazione del piano (e può essere un fatto comprensibile) oppure dobbiamo considerare tutte le richieste fuori dall'indicazione di area potenzialmente idonea.
Tra l'altro il Consigliere Ferrara aveva proposto l'area di S.
Francesco al Campo; ora quella proposta è caduta perché Torino è riuscita a darsi una soluzione che per quattro-cinque anni può essere sufficiente. E' comprensibile la reazione di quella piccola comunità che si vede sostenere il peso di un bacino enorme sul suo territorio, deprezzandolo per quanto riguarda le caratteristiche economiche e sociali. Voglio anche dire che in quell'area, sul poligono di tiro, c'è un vincolo della Sovrintendenza ai beni archeologici. Questa poteva essere una limitazione. Vincolo sempre più frequente nel nostro territorio con il quale dobbiamo interagire.
Questa è un'occasione buona per fare queste verifiche, probabilmente c'è la necessità di ripensare alla dimensione ottimale di bacino; per una dimensione migliore possiamo chiamare responsabilità più precise e più dirette dei Comuni; per una macro dimensione è difficile chiedere il sacrificio di un piccolo Comune che si deve far carico magari di un'area di 600 mila abitanti, pagando un sacrificio di devastamento delle caratteristiche sociali di vita; pensiamo ai camion che devono percorrere quelle strade. Quindi sono comprensibili le reazioni degli abitanti. Non sono comprensibili invece quando sono una rinuncia ad assumere delle responsabilità per un bacino a dimensione più idonea.
Negli anni '70 questi bacini erano stati delineati, ma non si era fatto molto. Bisogna tener conto che sono cambiati i tempi, le emergenze sono nuove e più incalzanti, anche la cultura degli amministratori locali si è ridefinita in questi dieci anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, la discussione che si sta sviluppando, traendo origine dalla presentazione di una serie di ordini del giorno che riguardano le questioni inerenti l'impatto che il Piano regionale per il trattamento dei rifiuti sta proponendo sul territorio piemontese, è tale da far considerare al Consiglio l'opportunità di una discussione più ampia sul Piano regionale dei rifiuti.
Per parte nostra, nel momento in cui facciamo questo tipo di considerazione, non possiamo che sanzionare il fallimento della politica regionale.
Vorremmo trovare il modo, la sede, una forma che consenta al governo regionale di esprimere fino in fondo il suo ruolo, come d'altra parte questi ordini del giorno, seppure parzialmente rappresentanti l'intero territorio piemontese, perché si riferiscono a diverse aree e a diverse zone, stanno sostanzialmente significando.
Dal punto di vista della strumentalità politica si potrebbe anche scegliere l'altra strada e dire: "Chiediamo che siano messi ai voti gli ordini del giorno, dopodiché registriamo la volontà del Consiglio in questa azione". Questo atteggiamento ci sembra però in contrasto con lo spirito che invece ci ha animato nella predisposizione almeno dei documenti di cui sono anche firmatario.
L'invito che rivolgo è di aderire ad una valutazione di ordine politico complessivo che mi pare di aver colto nel dibattito del Consiglio, di chiedere alla Giunta la disponibilità ad individuare una sede in cui ci sia la possibilità di approfondimento in ordine agli elementi che fanno dire che il piano non funziona e di trovare gli aggiustamenti necessari per far fronte alle emergenze.
Noi saremmo dell'idea di soprassedere alla votazione degli ordini del giorno se ci fosse questa disponibilità. Questa è la proposta del Gruppo comunista. Naturalmente vorremo avere da parte della Giunta una disponibilità in questo senso e in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi del Gruppo MSI-DN eravamo molto perplessi se partecipare al voto di tutti questi ordini del giorno in quanto li riteniamo in questo momento non proponibili o non opportuni in quanto tre ordini del giorno espressamente, altri implicitamente presuppongono l'esistenza di un Piano di smaltimento dei rifiuti, che in questo momento invece non esiste perché è stato annullato e cassato dal TAR.
Però, superando questa perplessità, in particolare alla luce della proposta del Consigliere Avondo di soprassedere alla votazione, recediamo da quella che era l'intenzione originaria di non partecipare a votare ordini del giorno in questo momento improponibili e inutili. Però la proposta, a cui noi aderiamo, di soprassedere alla votazione sarebbe cosa politicamente migliore e più opportuna. Qualora, invece, si dovesse votare riteniamo di poter recepire nella lettera e nello spirito tutti gli ordini del giorno proposti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Senza entrare nel merito di ogni singolo ordine del giorno, vorrei ricordare - ma è storia recente che è pleonastico il ricordarlo - che la Giunta si è già impegnata, su un ordine del giorno votato dal Consiglio, di rivedere alcune parti del Piano di smaltimento e in modo particolare quelle che riguardano le zone, approfondendo determinati principi quali, ad esempio, la raccolta differenziata, lo smaltimento dei rifiuti industriali che il piano non ha sufficientemente sviluppato. Più di una volta ho detto che il tempo nel quale l'Assessorato ha lavorato è limitatissimo. Questo impegno la Giunta lo sta approfondendo e studiando anche con l'IPLA. E' il problema che sottoponevo al Presidente Beltrami questa mattina.
Abbiamo bisogno di determinate consulenze per questo approfondimento perché non possiamo prenderci impegni con ordini del giorno, se poi non ci mettiamo in grado di approfondire con adeguate consulenze che presuppongono adeguati finanziamenti. Posso prendere impegni di spesa secondo i soldi che ho in tasca, ma se di soldi in tasca non ne ho perché non me ne danno questi impegni vengono meno. E approfitto di questa occasione per rivolgere anche a lei, signor Presidente, un appello perché certi impegni possano essere rispettati e non disattesi. L'Assessorato sta studiando e approfondendo assieme all'IPLA, che con noi ha collaborato nella stesura del piano, i principi e i concetti contenuti negli ordini del giorno.
Questo piano offre occasioni di approfondimento e propone diversità di vedute, così come quando, appena costruita una casa, si vede il modo diverso in cui poteva essere fatta.
Negli ordini del giorno ci sono proposte di difficile o impossibile attuazione; ad esempio, quando si chiede alla Regione di individuare il sito per lo smaltimento. Ripeto che l'individuazione del sito tocca al Consorzio, mentre alla Regione compete l'individuazione delle zone.
Chiedere all'Assessorato di individuare il sito comporta l'esercizio del potere sostitutivo, ma sappiamo che il potere sostitutivo lo possiamo applicare soltanto quando è dimostrata l'incapacità o l'inattività del Consorzio stesso.
Qualche riflessione sulla raccolta differenziata. Siamo assolutamente disponibili e dobbiamo incentivarla; anche su questo la risposta l'ho data anche questo è uno dei principi fondamentali che stiamo approfondendo per ridurre le discariche e gli impianti di smaltimento.
Per quanto riguarda la distanza dei mille metri dai centri abitati vorrei rispondere al Consigliere Picco che questa è una normativa tecnica che il Ministero sta in questi giorni elaborando per definire distanze ben precise, non solo rispetto agli abitati che in questo caso interessano molto meno, ma anche rispetto agli approvvigionamenti idrici. Sappiamo che parecchie volte il no a determinati impianti di smaltimento e a discariche è motivato dai punti di approvvigionamento idrico esistenti nelle vicinanze.
Ringrazio tutti per lo spirito che mi è parso di cogliere in questa discussione; anche il Consigliere Avondo, viste le sue precedenti prese di posizione, mi è sembrato più disponibile. Alla disponibilità rispondo sempre nei limiti del possibile, con la disponibilità. Vorrei sottolineare che sono problemi della Giunta e non del Consiglio, ma i miei limiti di disponibilità non possono che essere rapportati all'enormità del lavoro e all'esiguità assoluta delle strutture necessarie per rispondere a questo lavoro. Voi parlate della mia indisponibilità a dare informazioni. Io le informazioni le do nell'ambito del possibile, sempre che non comportino ulteriore aggravio di lavoro. Se con tre funzionari siamo costretti a badare a dieci fuochi diversi, la comunicazione diventa quasi impossibile così come diventa estremamente difficile il fair play perché sono tutte cose che richiedono molto tempo. Non c'è seduta di Consiglio in cui non si presenti un comitato per chiedere spiegazioni o informazioni su luoghi dove sia possibile smaltire rifiuti. E' lavoro che si aggiunge al lavoro che obbliga a immergersi nell'emergenza quotidiana che molte volte è antitetica all'azione preventiva indispensabile per evitare l'emergenza futura.
Il Consigliere Bontempi diceva che "il dubbio non si addice ad Elettra". Bontempi non mi ha capita. A me si addice troppo il dubbio, non è che non lo prenda in considerazione. Sono convinta che anche voi sapete esattamente come l'Assessorato all'ambiente sia strutturato in modo minimale e assolutamente e totalmente insufficiente per poter rispondere a questa emergenza quotidiana ed eccezionale.
Collega Ferrara, è giusto che non basta l'opposizione dei Comuni.
Infatti, in molti casi, nonostante il dissenso dei Comuni, è stata data comunque l'autorizzazione alla discarica. La verità è che lo studio presentato dal Partito repubblicano (che in linea di massima approvavamo perché noi siamo interessati alle discariche) ha trovato un ostacolo in quei 13 km di distanza obbligatori dell'ICAO, contro i quali non è stato possibile far niente. La ringrazio comunque di aver capito e di aver ritirato l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno n. 349, n. 568 e n. 572 sono pertanto ritirati.
Restano in discussione gli ordini del giorno n. 559, n. 618, n. 642 e n. 643.
La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Tentavo di trovare una soluzione che vada al di là degli ordini del giorno.
Per quanto riguarda il nostro ordine del giorno, il collega Picco aveva già annunciato che l'avremmo ritirato anche perché su questa materia riteniamo sia utile fare qualche ragionamento per definire alcune soluzioni in modo più puntuale.
Mi sembrerebbe positivo concludere il dibattito di oggi con un breve ordine del giorno che con i colleghi di maggioranza e di opposizione abbiamo tentato di stilare e sul quale mi pare di capire che anche la Giunta concordi. A mio modo di vedere potrebbe avviare un periodo di verifiche e di approfondimenti: "Il Consiglio regionale a fronte della crescente emergenza rifiuti, alla luce del contrastato iter del Piano regionale di smaltimento, nonché della discussione avvenuta in data odierna sui diversi ordini del giorno in materia considerato che il Piano smaltimento rifiuti aveva dichiaratamente le caratteristiche del piano-processo impegna la Giunta ad una verifica e aggiornamento di tutta la materia relativa allo smaltimento dei rifiuti, riavviando sul Piano di smaltimento un confronto e le conseguenti determinazioni nelle competenti Commissioni consiliari".
Chiediamo alla Giunta un'ipotesi di aggiornamento del piano, quindi la formulazione di una proposta alle forze politiche del Consiglio alla luce delle osservazioni emerse in questo dibattito, alcune delle quali vale la pena valutare ed approfondire. Chiediamo la presenza dell'Assessore competente in Commissione per riavviare un ragionamento su queste problematiche in modo che il piano, proprio per le caratteristiche che aveva e che ha, possa essere aggiornato e possano essere recepite le indicazioni emerse nel dibattito.
A nome del Gruppo DC firmo l'ordine del giorno che consegnerò al Presidente. Se i colleghi degli altri Gruppi ritengono di approvarlo potrebbe essere l'occasione per entrare nel merito, non solo attraverso gli ordini del giorno presentati dai vari Gruppi, ma attraverso un confronto di merito alla luce dell'esperienza di quest'anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Continuo a segnalare e a prendere atto dello sviluppo di questa discussione. Mi permetto di fare due chiose sull'ordine del giorno proposto dal Capogruppo democristiano e una sull'eufemismo di un verbo da lui utilizzato. Il verbo che bisogna considerare in termini eufemistici, ma lui essendo un Capogruppo di maggioranza deve ricorrere ai termini eufemistici è: "aggiornare" il piano. Il verbo aggiornare è certo un eufemismo comunque va bene lo stesso. Cerchiamo di fare un piano.
I due problemi più sostanziali sono i tempi di questa operazione.
Vorrei che il Consiglio fosse più chiaro e preciso, visto che stiamo parlando di un'emergenza, considerando che in Commissione occorre andare prima dell'estate. Questa è la condizione per aggiungere questo. Non ho detto domani, ma che l'avvio sia prima delle vacanze.
Il punto successivo: sono andato alla Presidenza a chiarire che consideravo ritirato l'ordine del giorno relativo a Poirino, ma non quello relativo alla Pulinet. E' chiaro, infatti, che la vicenda di Poirino, in questa maniera, trova un possibile iter di soluzione e di ripensamento.
Questo invece non si può dire per la vicenda della Pulinet di Boca. Il problema sollevato dall'ordine del giorno della Pulinet di Boca rimane in tutta la sua completezza, tal quale. Per cui a questo punto vorrei che le due vicende venissero ampiamente disgiunte. L'ordine del giorno con quella precisazione di sostanza relativa ai tempi e quella puramente accademica relativa agli eufemismi, riguarda il da farsi e la pianificazione, non riguarda i provvedimenti già adottati.
Sottoscrivo con questa aggiunta dei tempi l'ordine del giorno, ma il problema Boca a mio avviso deve ancora essere affrontato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Un breve intervento solo per dire che credo che siamo tutti d'accordo con l'ultima affermazione del collega Ala. La riunione ha un senso se possiamo farla rapidamente; quindi deve essere calendarizzata prima dell'inizio delle vacanze. Sono per inserire questa richiesta nell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la consueta sincerità, che molte volte in politica è controproducente - me ne rendo conto vorrei dire che arrivata alla mia età non intendo modificare il mio comportamento e il mio carattere. Voglio precisare che un confronto ha senso se c'è a monte un approfondimento. Il nostro è un piano-processo e, proprio per questo avevamo preventivato con l'IPLA una serie di consulenze nel corso di tre anni per approfondire tutti quei principi direttivi del piano del quale ho già parlato e non sto a ripetere. Un approfondimento su una problematica così complessa richiede un tempo che va oltre il periodo che intercorre di qui alle ferie e richiede anche i fondi necessari per le consulenze.
Quindi, confermo tutta la disponibilità da parte della Giunta ad arrivare ad un confronto dopo che queste problematiche siano state approfondite anche noi abbiamo urgenza di concludere in tempi brevi, però non possiamo accettare limiti che se li accettassi questa sera sarebbe poco serio, per cui anche il confronto sarebbe fatto solo di parole e non sui fatti.
Pertanto, compatibilmente con le disponibilità di tempo e finanziarie, la Giunta si impegna nel rispetto dell'ordine del giorno proposto dalla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Cerco di essere altrettanto chiaro. Noi abbiamo un problema politico grande, ce l'ha l'Assessore, ce l'ha la Giunta, ce l'ha il Consiglio. Si sta componendo da parte del Consiglio, e non della maggioranza, un atto che avvia di nuovo, poi vedremo i fatti, una possibilità ed è chiaro che questo atto deve essere fatto presto. Noi crediamo che in sede di confronto vadano determinati gli approfondimenti, gli aggiornamenti, come mettere mano all'aggiornamento del piano. Sono convinto che l'Assessore abbia ragione. Non si può aggiornare il piano senza gli studi e questi studi devono essere finanziabili. Dobbiamo però stabilire quali studi, quali priorità, quali percorsi e allora il confronto serve subito o abbastanza presto. Noi la intendiamo in questo senso, non nel senso che l'Assessore debba presentare gli studi finanziari. E' chiaro che il piano non si fa in tempo breve, il tempo è poco, ma a noi parrebbe molto utile, nel momento in cui il Consiglio partecipa al confronto, non certo alla cogestione, fissare un incontro entro il 15 luglio Se questo è possibile, determineremo poi i passi successivi e il tempo necessario.
Non voglio ingabbiare in una maglia assurda l'operato dell'Assessore però è opportuno che ci si intenda nel confronto per sapere dove andiamo a parare. Se la cosa non produrrà frutti, vuol dire che ritorneremo divisi ma se produrrà frutti, si farà un passo in avanti. Se la maggioranza accetta questo, si potrebbe votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, pare anche a me che questa ipotesi consentirebbe di risolvere il problema nella sostanza. C'è un piano-processo sul quale occorre fare il punto della situazione per aggiornarlo e avviare alcune politiche su obiettivi concordati e definiti. In questa fase c'è l'esigenza di ritrovarci in Commissione per discutere nel merito dei problemi. Nel frattempo la Giunta, nella sua autonomia, definirà processi, consulenze metodologie che poi proporrà al Consiglio al momento opportuno. Mi pare che questo percorso possa essere accettato e il mio Gruppo lo immagina tale.



PRESIDENTE

Mi permetto un'osservazione sulla definizione del piano, che proporrei di denominare piano dinamico.
Possiamo procedere alla votazione dell'ordine del giorno n. 675 così com'è stato letto dal Consigliere Carletto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli e 1 contrario.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,50)



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