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Dettaglio seduta n.194 del 31/05/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza del 3 marzo 1988 si intende approvato.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Interrogazione n. 1733 del Consigliere Pezzana inerente l'incarico di consulenza alla s.r.l. Labser di Milano


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1733 presentata dal Consigliere Pezzana.
Risponde l'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avevo già trattato parzialmente il tema in occasione della risposta all'interrogazione sui corsi-concorso, ma poiché è stata richiesta una puntualizzazione più completa fornirò un'ulteriore e più specifica risposta.
L'interrogazione presentata dal Consigliere Pezzana in data 22/3/1989 fa riferimento all'incarico di consulenza e progettazione dei Servizi e degli organici regionali affidato alla Labser s.r.l, con deliberazione GR n. 136-25334 del 6/12/1988.
Relativamente all'affidamento di consulenza in ordine a problemi di carattere organizzativo, occorre far riferimento alla normativa di cui alla L.R. n. 6/88 "Norme relative allo svolgimento di collaborazioni nell'ambito dell'attività dell'Amministrazione regionale".
Si è trattato di una legge ponderosa approvata dal Consiglio regionale a seguito di attenta riflessione e discussione, che il Governo ha esaminato favorevolmente e che ha introdotto elementi di sviluppo nella procedura per l'affidamento delle collaborazioni ritenute necessarie.
Detta legge non contempla lo svolgimento di una gara "vera e propria" per l'affidamento di collaborazioni (progettazioni, consulenze, ricerche incarichi) ma, senza richiami a procedure particolari, dispone (art. 3 comma ottavo) che l'Amministrazione regionale, in relazione al tipo di prestazione richiesta, alla professionalità necessaria ed all'eventuale urgenza di conseguire i risultati, potrà avvalersi di: a) enti strumentali della Regione e società a prevalente partecipazione regionale b) Università e Politecnico c) enti ed istituti scientifici di natura pubblica d) enti ed organismi, anche privati, di ricerca e di progettazione specializzati e) esperti o professionisti di notoria esperienza ed elevata capacità professionale iscritti in Albi professionali laddove necessario per lo svolgimento della collaborazione, da incaricarsi individualmente o collegialmente.
Il legislatore, secondo un concetto moderno che non soffra di eccessivi lacci burocratici, soprattutto quando si tratta di attività di carattere organizzativo, in presenza di prestazioni aventi specifiche peculiarità, ha svincolato l'Amministrazione regionale non solo dallo svolgimento di gare per l'affidamento degli incarichi, bensì anche dall'obbligo di interpellare, ove possibile, più persone o ditte qualora si intendesse procedere mediante trattativa privata. Ne è conferma l'abrogazione della lettera f) dell'art. 31 della L.R. 23/1/1984 n. 8, disposta con l'art. 12 della L.R. n. 6/88.
In altri termini il legislatore ha ritenuto che la necessità di avvalersi di "peculiari notorie competenze professionali", di "esperti particolarmente qualificati e specializzati" e "di specifiche conoscenze ed esperienze professionali" non potesse essere soddisfatta dall'espletamento di una gara e che l'individuazione di dette qualità potessero conseguire ad attenta valutazione dell'ente nell'ambito dell'attività discrezionale dello stesso.
Nella fattispecie, pur non disconoscendo la presenza nell'ambito regionale piemontese di società professionalmente qualificate, si è ritenuto che la Laser s.r.l. potesse più esaustivamente soddisfare le esigenze dell'Amministrazione in quanto la stessa: è una struttura specializzata in interventi organizzativi e di impostazione di sistemi di gestione per enti pubblici locali integra il contributo di docenti universitari e professionisti esperti del settore pubblico contempla nel proprio oggetto sociale attività di analisi e di progettazione finalizzate alle ristrutturazioni organizzative ed alla loro implementazione è presieduta e costituita da membri che la qualificano sotto l'aspetto sia dell'esperienza scientifica, di ricerca e studi universitari di cui sono portatori, sia dell'esperienza in innumerevoli interventi di riorganizzazione di enti pubblici.
Si richiamano a tale proposito gli interventi effettuati tra l'altro presso i Comuni di Novara, Monza, Pistoia, Verona, Ferrara, Vercelli Verbania, Cinisello Balsamo, Alessandria.
Non è da sottacere che il prof. Rebora, Presidente della Società, è docente dell'Università di Brescia e docente di "Organizzazione del lavoro nelle Amministrazioni Pubbliche", presso l'Università Bocconi.
Lo stesso, tra l'altro, è direttore scientifico della rivista "Azienda pubblica, teoria e problemi di management" e opera su problematiche attinenti al settore pubblico da circa dieci anni presso la Bocconi.
La scelta della Labser s.r.l., peraltro, è scaturita dopo aver attentamente valutato quali potessero essere gli apporti di altre società in materia di consulenza organizzativa riferita alla pubblica amministrazione.
C'è da rilevare a questo proposito che l'esperienza della Labser nel settore pubblico data da più tempo rispetto ad altre società, anche operanti in Piemonte, che godono certamente di qualificata esperienza in problemi organizzativi del settore privato, ma che solo di recente hanno dedicato la loro attenzione al settore pubblico.
Si evidenzia inoltre che con la deliberazione n. 136-25334 del 6/12/1988 non è stata demandata alla Labser s.r.l., la revisione dei servizi e degli organici regionali bensì è stato disposto un incarico di "collaborazione" finalizzato alla consulenza e progettazione in merito alla revisione dei servizi e degli organici regionali.
Detto incarico si è reso necessario in primo luogo al fine di dare completa attuazione in tempi brevi alla L.R. n. 42/86 "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte".
Tale obiettivo non sarebbe stato altrimenti possibile in presenza della complessità degli adempimenti da porre in essere e della esiguità del personale addetto alla funzione "organizzazione" del Settore organizzazione della Regione Piemonte.
Si sottolinea in proposito che i servizi attualmente individuati risultano ancora quelli determinati nell'anno 1979 e che parimenti gli organici risultano essere ancora quelli definiti nell'anno 1981.
Il supporto richiesto alla Labser s.r.l., nell'ambito di un progetto definito dal Settore organizzazione, è finalizzato alla razionalizzazione ed omogeneizzazione della lettura e dell'analisi metodologica dei questionari/ricognizione approntati dal Settore organizzazione e costituisce momento di confronto con realtà esterna all'Amministrazione regionale.
Si evidenzia che la collaborazione richiesta è ovviamente da ricondursi alla molteplicità degli adempimenti previsti e ricadenti sotto la direzione del Settore organizzazione.
Tale operazione, di vasta portata, non poteva (e non può) obiettivamente essere svolta completamente dal Settore organizzazione senza fruire di collaborazione, in quanto il personale dedicato alla riorganizzazione, seppure professionalmente qualificato, è - si ripete estremamente esiguo, consistendo in sole tre unità, ed essendo il restante personale del settore, comunque di limitata entità, già ampiamente utilizzato con specifici incarichi di lavoro nelle altre aree di attività presenti nel settore.
Gli adempimenti necessari avrebbero richiesto l'opera di almeno sei o sette analisti di organizzazione per la durata di un anno, analisti di cui l'Amministrazione non dispone e, appena possibile, si provvederà ad indire concorsi pubblici per analisti di organizzazione ed EDP.
Il settore organizzazione, seppure nella pochezza di risorse, come già detto, ha già provveduto direttamente alla: predisposizione di un questionario per l'analisi/ricognizione delle procedure e dei prodotti riferiti a ciascun settore diffusione del questionario con incontri diretti con la dirigenza regionale (responsabili di settore ed esperti di II qualifica dirigenziale) consulenza alla dirigenza regionale per l'elaborazione delle analisi predisposizione sulla base delle prime risultanze di un documento di linee generali della ristrutturazione.
Questo documento che è visto a fondo insieme ai consulenti sarà quanto prima portato all'esame della Giunta e del Consiglio per l'impostazione della soluzione della nuova organizzazione.
In tale fase, tra l'altro, sotto la direzione del Settore organizzazione si stanno effettuando le verifiche delle analisi svolte in collaborazione con la Labser che sono in avanzato stato di elaborazione.
In un quadro più generale, ma sempre riconducibile alla riorganizzazione in atto, il Settore organizzazione ha provveduto pure per: il provvedimento inerente la nuova metodologia di redazione e valutazione dei piani di lavoro, che abbiamo ampiamente semplificato l'attività di formazione in atto, soprattutto quella finalizzata ad introdurre elementi "di ruolo" più che quella specialistica in quanto ritenuta più rispondente a sviluppare le tematiche riguardanti nuove tecniche di gestione amministrativa. Tale linea di intervento riflette peraltro gli stessi indirizzi richiamati dal progetto FEPA, predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed al quale questa Amministrazione ha aderito con deliberazione del 27/9/1988 i provvedimenti mirati all'introduzione di criteri riferiti all'istituto della "produttività".
Tutta l'attività sopra riferita si inquadra in un processo di valorizzazione delle strutture che si sta perseguendo attraverso il Settore organizzazione, il quale si pone quale momento di raccordo.
Si inquadra, anche in quell'ottica, per l'importanza che riveste l'adesione al progetto FEPA. Il Settore organizzazione, con funzione di coordinamento, è intervenuto nella fase di addestramento e nella fase di elaborazione dei progetti di fattibilità che coinvolgono tre settori regionali, per i quali si provvederà a rendere noti i risultati al termine della sperimentazione.
Voglio aggiungere ancora due aspetti per ricapitolare. L'affidamento alla Labser è stato motivato dal suo collegamento stretto con l'Università Bocconi che rappresenta cosa c'è di meglio nel campo dello studio dell'organizzazione pubblica. L'Università locale è stata invece ampiamente coinvolta nel progetto di preparazione di formazione regionale della dirigenza dei corsi-concorso in atto.
I corsi-concorso interni si stanno rapidamente avviando; abbiamo bandito dopo nove anni il primo concorso pubblico per 29 posti di I dirigenza. Il bando è già stato approvato ed andrà in questi giorni in pubblicazione.
In questo quadro si è tenuto conto al massimo delle disponibilità sul terreno locale, sia della Scuola di amministrazione aziendale sia dell'Università e del Politecnico. Inoltre - e questo è stato confermato anche da un colloquio che ho avuto con gli Assessori del Comune e della Provincia di Torino e con il prof. Dianziani e il prof. Zich - che nel settore della pubblica amministrazione c'è purtroppo una carenza di specializzazione a livello universitario. Resta assodato comunque, e ci è stato confermato dal prof. Dianziani, che la Facoltà di Scienze politiche ha chiesto l'istituzione di una specializzazione di laurea nel settore della pubblica amministrazione, che attende di avere a livello ministeriale la relativa autorizzazione. A sostegno di questa iniziativa noi opereremo per quanto possibile soprattutto con la Provincia ed il Comune di Torino.
Con l'Università ed il Politecnico stiamo studiando l'iniziativa di una scuola di pubblica amministrazione che utilizzando appunto le risorse locali ci porti ad una specializzazione che oggi non c'è a livello torinese. Riteniamo necessaria ed utile questa iniziativa ad un livello alto. Talvolta il Consigliere Pezzana ci ha rimproverato di non avere a questo proposito ambizioni. Abbiamo questa ambizione e metteremo l'impegno perché si concreti un'iniziativa positiva.
Allo stato dei fatti, dovendo studiare rapidamente la riorganizzazione e contemporaneamente portare avanti i corsi-concorso della dirigenza abbiamo nella sostanza optato per una consulenza sulla riorganizzazione utilizzando il meglio, anche se non era piemontese; abbiamo invece utilizzato le risorse locali per i corsi-concorso facendolo con il massimo coinvolgimento possibile di quanto c'è al presente di piemontese nel settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Potrei dire di essere totalmente d'accordo con lui se questo dibattito si svolgesse non nella sala del Consiglio regionale del Piemonte ma in quello della Lombardia. Siccome siamo in Piemonte, sono molto preoccupato per il quadro molto ampio che l'Assessore ci ha fornito della situazione disastrosa in cui versa la Regione Piemonte (se sono vere le sue informazioni). Da quanto ha detto sembra che l'Università abbia dichiarato di non essere in grado nel modo più assoluto di assolvere a compiti che invece una società privata, la Labser s.r.l., di Milano, può assolvere ad alto livello. Sono d'accordo a rivalutare l'ambizione di avere il meglio nei servizi, ma se una società a responsabilità limitata, qual è la Labser di Milano, riesce a fornire alla Regione Piemonte degli strumenti che, a quanto dice l'Assessore, sono introvabili, su questo mi permetto di dissentire, perché la Scuola di amministrazione aziendale, per esempio, è totalmente in grado di fornire i servizi che la società milanese ha invece, per accordo con la Regione Piemonte, stabilito di fornire. Dissento da questa interpretazione e mi preoccupano le frasi che l'Assessore ha citato quando ha nominato il prof.
Dianzani. Si direbbe quasi che la Regione Piemonte, rispetto alla Regione Lombardia, sia una Regione di serie B che deve andare a Milano per trovare dei servizi, e non soltanto per la fuga di capitali o l'investimento di capitali piemontesi, perché 400 milioni oggi, 400 milioni domani, diventano dei capitali investiti in risorse non piemontesi.
Lasciamo pure da parte questa impostazione che potrebbe anche essere giudicata troppo regionalistica, ma questa è la spia di una situazione nella quale tutto va ripensato, se parte delle affermazioni che l'Assessore ha fatto sono veritiere. Va ripensata la funzione che la Scuola specializzata di amministrazione aziendale può fornire alla Regione Piemonte. Si chieda se questa scuola, che ha un certo costo per l'ente pubblico, non vada eliminata. Si prendano delle decisioni, perché se c'è e non serve allo scopo (affermazione sulla quale, come ho detto prima, avanzo dei grossi dubbi), serve per qualche cosa ma non per le cose importanti perché nel Consiglio di amministrazione della Labser ci sono professori della Bocconi, alla quale Università nessuno vuole togliere i meriti. Se però viene vista in questi termini dall'Assessore Brizio e dalla Regione Piemonte...



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

E' la più specializzata in quel settore.



PEZZANA Angelo

Stiamo parlando di quel settore e non di altri! Mi permetto di mettere in dubbio che la specializzazione dell'Università Bocconi sia realmente superiore a quanto può fornire il territorio piemontese.
D'accordo che i lacci burocratici devono essere eliminati, ma le trattative dirette con la società privata lombarda, quindi fuori territorio, mi fanno sorgere il dubbio che le cose non siano andate avanti in maniera netta, chiara e trasparente, perché, a mio avviso, non si giustifica - mi assumo la piena responsabilità di quanto dico che il territorio piemontese non sia in grado di fornire questo tipo di servizi.
Esprimo dei dubbi e mi piacerebbe che questi dubbi venissero chiariti magari nel corso di una discussione sulla base di un ordine del giorno che presenterò al Consiglio regionale. Ne parlavo poco fa con il Consigliere Bontempi, che è disposto a sottoscrivere tale ordine del giorno, perché non è più il momento di lasciare questi argomenti soltanto a livello di licitazione privata tra la Giunta regionale del Piemonte e una società privata milanese.
Il Consiglio regionale deve essere investito di questa responsabilità.
Dobbiamo capire se è vero che certe strutture e servizi mancano in Piemonte. Caro Assessore, non mi basta che lei venga a dire, usando il tempo futuro che siete in contatto con ... per studiare se riuscirete a .... Voglio sapere se allo stato attuale la Regione Piemonte è una Regione di serie B, oppure se può competere con una Regione confinante come è la Lombardia.
E' offensivo per l'Università torinese immaginare che alcuni docenti della Bocconi, che fanno parte di questa società privata, possano surclassare l'Università di Torino. Se la Regione Piemonte è costretta a dover usufruire di una società privata milanese, chiediamoci qual è il livello di preparazione tecnico-scientifica dell'Università di Torino.
Sebbene la risposta dell'Assessore Brizio sia stata molto ampia e descrittiva, ritengo che la reale domanda che deve porsi il Consiglio regionale del Piemonte è sul livello della ricerca scientifica e per quanto riguarda la strutturazione dei servizi reperibile nell'ambito della Regione Piemonte. Stando all'affermazione dell'Assessore Brizio, se le città di Novara, Vercelli, Alessandria e altre ancora si servono in Lombardia, quali sono gli utilizzatori dell'Università piemontese e dei suoi centri di servizi? E' il caso di chiuderli, risparmiamo denaro per investirlo in qualcos'altro? La domanda che ho posto ritengo non sia peregrina n' superficiale.
Ribadisco che presenterò al più presto un ordine del giorno perché si discuta in Consiglio regionale questa procedura che ritengo - è una mia opinione personale - inammissibile.


Argomento: Musei

Interrogazione n. 1359 dei Consiglieri Chiezzi, Bontempi, Guasso e Sestero inerente la riapertura del Museo di Scienze Naturali


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1359 presentata dai Consiglieri Chiezzi Bontempi, Guasso e Sestero.
Risponde l'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

I Consiglieri regionali Chiezzi, Bontempi, Guasso e Sestero hanno interpellato il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore al patrimonio per conoscere lo stato dei lavori finora eseguiti all'ex Ospedale San Giovanni nonché con quali modalità ed entro quali tempi saranno affidati i lavori finanziati dal FIO per 6 miliardi.
Con il contratto rep. n. 2194 del 27/9/1979 la Regione ha assunto in comodato l'immobile costituente l'antica sede dell'Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista e della Città di Torino per adibirlo a sede del Museo regionale di Scienze Naturali, con l'impegno di provvedere a propria cura e spese all'esecuzione dei lavori di ristrutturazione e di manutenzione occorrenti per rendere il compendio idoneo al predetto uso.
A tale fine, nel corso degli anni dal 1980 al 1988, sono state avviate e portate a termine consistenti opere di restauro dell'immobile, che hanno comportato una complessiva spesa di L. 15.939.667.180 o.f.c., di cui L.
6.516.727.362 finanziate con i fondi FIO 1984.
Gli interventi sinora ultimati, eseguiti in base a dodici contratti relativi ad altrettanti stralci del progetto generale di recupero, hanno consentito il consolidamento e il risanamento statico dell'intero complesso nonché la finitura completa, ad eccezione di parte del piano interrato della manica di Via Giolitti.
In tale manica potrà entro brevissimo tempo trovare idonea sistemazione una prima parte delle attività del Museo regionale, che vi saranno trasferite non appena il Comune di Torino avrà rilasciato il già richiesto certificato di agibilità.
Tuttavia, per conseguire la disponibilità di un più consistente insieme organico di ambienti, idoneo a consentire il razionale svolgimento delle funzioni del Museo, è necessario ancora provvedere al restauro e alla ristrutturazione di altre parti del compendio.
A tale scopo è stato redatto dai professionisti incaricati un altro progetto del complessivo importo di L. 14.086.200.000, relativo alle opere occorrenti per la finitura del piano interrato della manica di Via Giolitti e dei locali polivalenti nei cortili, per l'esecuzione della centrale termica a servizio dell'intero immobile nonché per il completo ripristino delle coperture della crociera, attualmente in stato di avanzato degrado.
Tale progetto è stato approvato dalla Giunta regionale con la deliberazione n. 78-23939 dell'11/10/1988.
Con la stessa deliberazione, essendo stata la Regione ammessa al finanziamento di cui alla legge 28/2/1986, n. 41 (FIO 1986) per l'importo di L. 6.000.000.000, da destinare alla sistemazione dell'antica sede dell'Ospedale San Giovanni, la Giunta ha disposto di dare corso all'esecuzione di un primo stralcio di tale progetto per un importo pari a quello finanziato e di procedere all'aggiudicazione delle relative opere mediante l'esperimento di gara a licitazione privata ai sensi della legge 8/8/1977, n. 584, riservandosi contestualmente la facoltà di fare ricorso alla procedura di cui all'art. 12 della legge 3/1/1978, n. 1 per l'eventuale affidamento dei lavori del secondo stralcio non ancora finanziato alla stessa ditta aggiudicataria delle opere del primo.
L'aggiudicazione degli interventi oggetto del primo stralcio è avvenuta in data 22/11/1988, il relativo contratto è stato stipulato il 15/12/1988 e la consegna dei lavori è stata effettuata il giorno successivo.
Non appena si renderanno disponibili ulteriori fondi si darà corso alle opere del secondo stralcio concernenti la finitura di un locale polivalente nei cortili ed il totale ripristino delle coperture della crociera che sono in particolare stato di degrado.
Per il completo recupero del compendio, oltre ai lavori di cui sopra dovranno ancora essere eseguite le opere di sistemazione e di finitura della crociera nonché quelle di ristrutturazione delle maniche di Via Accademia Albertina e di Via San Massimo per un presumibile importo di 15 miliardi.
Già al termine dei lavori previsti nell'appalto tuttora in corso potrà comunque essere ulteriormente estesa alle superfici recuperate l'attività museale di prossimo inizio.
Ribadisco ancora che la Giunta si è riservata la facoltà di fare ricorso alla procedura di cui alla legge n. 1/78 allo scopo di risolvere le incongruenze che sovente si vengono a verificare (ammesso che il finanziamento del FIO di quest'anno dovesse sopraggiungere prima dell'ultimazione dei lavori che sono ancora in corso) quando vi è una sovrapposizione di due o più imprese, fatto che provoca problemi dei quali noi ci siamo già resi conto in precedenza quando sono state estromesse imprese che già lavoravano sul posto. Ci siamo quanto meno riservati la possibilità di adire a questo disposto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, veniamo a sapere dalla risposta dell'Assessore che, ahimè!, la vicenda del Museo di Scienze Naturali è tutt'altro che conclusa, anzi, dalla risposta dell'Assessore non riusciamo nemmeno a capire se nonostante i notevoli investimenti già effettuati (circa 16 miliardi) se e in quali tempi la Regione, la Città di Torino, la comunità scientifica, possano disporre dell'apertura almeno parziale di questo Museo, per il quale si lavora ormai da dieci anni.
Il primo punto dell'interrogazione era relativo alle dichiarazioni rese dal Presidente Beltrami nel corso di un'intervista rilasciata nel giugno dell'anno scorso, nella quale si annunciava la prossima apertura di questo Museo (che invece non è avvenuta) e la disponibilità di nuovi finanziamenti. Alla nostra richiesta di conoscere le modalità di affidamento dei lavori l'Assessore ha risposto che l'affidamento dei nuovi lavori per una cifra pari a 6 miliardi è avvenuta attraverso una licitazione privata.
Nel corso di questi anni ci sono stati dodici contratti. Chiedo all'Assessore se si è trattato di dodici contratti generali con dodici ditte diverse o se è sempre una sola ditta che ha avuto l'aggiudicazione dei lavori. In più chiediamo se questa seconda aggiudicazione di 6 miliardi fa capo sempre alla stessa impresa che ha iniziato nel 1979 o no.
Questo l'Assessore non l'ha detto, ma potrebbe essere un elemento di valutazione per capire se c'è sempre la stessa organizzazione nel cantiere o se sono cambiate le organizzazioni di impresa nel cantiere. Chiedo cortesemente all'Assessore se è in grado di dare una risposta lampo in proposito, perché, dal momento che ha parlato di difficoltà di passaggio da un'impresa ad un'altra, vorrei capire quante imprese hanno lavorato all'interno di questo cantiere e se il cambio di impresa sia stato uno degli elementi di difficoltà di avanzamento dei lavori.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Ho qui la documentazione scritta che posso fornire ai colleghi interroganti. Si fa riferimento ad una serie di contratti dal 1980 al 1988 che sono con la stessa ditta.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene, e qual è la ditta che ha vinto l'ultimo appalto, quello di 6 miliardi?



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

E' sempre la stessa.



CHIEZZI Giuseppe

Le imprese quindi non sono cambiate, si tratta sempre della stessa impresa, per cui le difficoltà che sono sollevate sul fatto che ci siano cambiamenti di impresa in realtà non si sono attuate all'interno dei lavori di ristrutturazione che da dieci anni a questa parte vedono sempre la medesima impresa lavorare, quindi l'organizzazione del cantiere è sua, non ci sono difficoltà da questo punto di vista.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Vorrei precisare che prima di adire alla licitazione privata ci siamo preoccupati di provvedere a sgomberare il campo da ogni possibile interferenza dell'impresa che stava ultimando i lavori.



CHIEZZI Giuseppe

Però è la stessa che ha vinto la licitazione privata.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Sì, però noi ci siamo preoccupati sul piano concreto, invitando i progettisti, di sgomberare ogni possibile incongruenza e quindi la possibilità che l'impresa già esecutrice...



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei sapere con quale ribasso è stata vinta l'ultima gara d'appalto.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Con un ribasso dell'11,10%.



CHIEZZI Giuseppe

Questo era uno degli elementi che ci incuriosiva per il fatto che in uno dei contratti aggiuntivi stipulati con questa impresa mi sembra fossero stati fatti ribassi che sfioravano il 50%. Questo ci aveva preoccupato molto, adesso la stessa impresa ha concesso un ribasso dell'11%.
Il secondo aspetto è più di merito. L'Assessore ha dichiarato che la manica di Via Giolitti è terminata e quindi potrebbe essere messa in funzione non appena l'Amministrazione comunale di Torino darà la licenza di abitabilità. Successivamente però l'Assessore ha chiarito che tra i lavori per 6 miliardi finanziati dal FIO vi sono anche quelli relativi alla esecuzione della centrale termica.
Io mi chiedo come si fa ad aprire un'ala del palazzo se la centrale termica è ancora da costruire. Prego l'Assessore di chiarire questo fatto perché, se l'apertura di questa prima parte del Museo è solo subordinata alla licenza di abitabilità del Comune di Torino, invitiamo la Giunta ad agire presso il Comune di Torino perché rapidamente venga data la licenza di abitabilità. Ci chiediamo invece se è vera la seconda informazione che ha fornito l'Assessore ossia che la centrale termica dev'essere ancora costruita. L'Assessore dovrebbe chiarire i tempi di questi provvedimenti: licenza di abitabilità, costruzione della centrale termica e messa in funzione finalmente almeno di una parte del Museo di Scienze Naturali. Ci sembra un po' vaga l'informazione data dall'Assessore, vorremmo essere rassicurati in proposito.



PRESIDENTE

Propongo che l'Assessore faccia pervenire agli interroganti un'ulteriore integrazione alla risposta fornita in aula.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, è sufficiente che ci dica se il locale sarà riscaldato oppure se bisognerà aspettare la costruzione della centrale termica. In questo caso, dopo la dichiarazione resa un anno fa dal Presidente Beltrami che si sarebbe aperto al più presto il Museo di Scienze Naturali, dovremo veder passare ancora altri mesi.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Si tratta di scadenze compatibili con i tempi pubblici.



CHIEZZI Giuseppe

Voglio solamente sapere se la centrale termica è quella che servirà la manica di Via Giolitti oppure no. Se la centrale termica serve a riscaldare anche la manica di Via Giolitti, sono tutte storie quelle che ci dite e cioè che il Museo di Scienze Naturali sarà aperto al più presto. Non c'è bisogno di una Commissione, è sufficiente che l'Assessore ci dica che bisogna ancora costruire la centrale termica, dopodiché possiamo informare l'opinione pubblica che i tempi di apertura, anche parziale, di quel Museo sono purtroppo ancora troppo lunghi.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Non vorrei abusare del Regolamento, comunque devo dichiarare di non essere in questo momento in grado di dare una risposta precisa in quanto non ho visionato di persona i locali e non ho visto nei dettagli questo aspetto. A me sembra che la centrale termica sostituisca e raggruppi tutti i servizi che attualmente sono ripartiti in centraline. Mi riservo però di dare una risposta più puntuale o in un successivo intervento oppure per iscritto, così come peraltro mi sono impegnato a fare. Completerò quindi la risposta di oggi allegando la documentazione al prospetto di tutti gli appalti che sono stati eseguiti.
Sul particolare tecnico, della cui importanza mi rendo conto, non sono in grado in questo momento di dare una risposta precisa, però potrei esserlo anche fra cinque minuti, se vogliamo sospendere questa interrogazione e passare a quella successiva.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, è veramente sconfortante per noi vedere un livello di governo di questo genere. Si risponde ad un'interrogazione che concerne un'opera prestigiosa per la città, che dovrebbe essere messa in funzione al più presto, si risponde un anno dopo rispetto al periodo in cui è stata formulata la domanda e, a un anno di distanza, non si è in grado di rispondere in modo preciso, cioè il governo non sa dire se questo Museo sarà aperto oppure no. Questa era l'unica domanda di merito importante alla quale bisognava rispondere, ma, dopo un anno, si viene in aula a dire che non si sa che cosa succede all'interno di quel Museo.
E' sconfortante, signor Presidente.
Speriamo comunque che l'Assessore possa fornirci, per iscritto, la risposta in ordine alla parte mancante. Questo dimostra il livello, ahimè! piuttosto basso, di conoscenza della realtà da parte di questa Giunta.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione n. 231 dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente il finanziamento al Comune terremotato di Pertosa


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 231 presentata dai Consiglieri Valeri e Acotto.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Devo correttamente dire di aver riscoperto questa interrogazione solo nei giorni scorsi, a ciò sollecitato da una richiesta del Presidente del Consiglio che a sua volta doveva dare risposta ad istanza dei Consiglieri interroganti.
Ritengo che la risposta sia dovuta soprattutto dal momento che un autorevole organo di informazione locale titola questo problema "Irpinia sono spariti i 500 milioni di Vercelli". Di certo si sa a tutt'oggi che il Comitato di Vercelli non ha ricevuto risposte né dalla Regione Piemonte n dalla Regione Campania né dal Comune di Pertosa. Poi magari leggendo a fondo l'articolo si avverte che il problema è meno grave e meno dirompente di quello che può essere prospettato e rilevabile al di sotto della titolazione, ma in un momento nel quale c'è anche forse il gusto di lanciarsi su posizioni che attengono allo scandalo, a malgestione, questo è un ulteriore tassello che lascia perplessi relativamente ad un giudizio che può essere conferito sull'argomento anche se il non giudicare per me ha pur sempre valore.
Con i dati che ho raccolto cercherò di dare una risposta al problema che è sorto con le passate legislature, si è consumato con le stesse e che trova l'attuale Giunta a dover dare dei riscontri per quell'atto di obiettiva continuità gestionale e di responsabilità che nei tempi, al di là delle forme di gestione di governo, accompagnano il cammino delle istituzioni.
In risposta all'interrogazione presentata dai Consiglieri Valeri e Acotto è opportuna qualche precisazione più complessiva anche per fugare possibili ombre che poi si ritorcono complessivamente sulla Regione Piemonte e non sul governo di ieri che ha seguito questi problemi o sul governo di oggi che è chiamato a registrarne i risultati.
Intanto va detto che la Giunta regionale ebbe in gestione, attraverso il proprio Economo, fondi per complessive L. 1 miliardo, stanziati con tre diverse deliberazioni nel periodo 1980/1981. Di tali somme, utilizzate per acquisto attrezzature, invio autocolonne, prestazioni di lavoro, l'Economo ha reso gli opportuni rendiconti approvati dalla Giunta.
Sul problema specifico del raccordo con la Regione Campania, con deliberazione del 16/11/1982 la Giunta regionale, su richiesta del Comitato di solidarietà operante presso il Consiglio, decise il versamento alla Regione Campania della somma di L. 400 milioni motivando alquanto genericamente con la necessità di finanziare "la realizzazione dello studio finalizzato allo sviluppo delle zone terremotate".
La deliberazione, che non prevedeva obbligo di rendicontazione o convenzione di nessun genere, veniva trasmessa alla Regione Campania senza particolari specificazioni. La lettera del collega Sanlorenzo inviata al dott. Emilio De Feo, Presidente della Regione Campania, era del seguente tenore: "Nell'ambito delle iniziative di solidarietà assunte con la Regione Campania a favore delle zone colpite dal terremoto del 23/11/1980, la Giunta regionale ha, in data 16/11/1982, adottato una propria deliberazione con cui viene finanziata la realizzazione di uno studio finalizzato allo sviluppo delle zone terremotate.
Le trasmetto pertanto copia di tale deliberazione, approvata dal Commissario di Governo, al fine di permettere ai suoi uffici di adottare gli opportuni provvedimenti relativi al trasferimento della somma stanziata".
Elemento non trascurabile, ove si consideri che già molti mesi prima come rilevano gli stessi interroganti - si era avviata la collaborazione tra Comprensorio di Vercelli e Comune di Pertosa per la costruzione di un centro agroalimentare.
In realtà, di tale vicenda esistono almeno due versioni a seguito di incontro svoltosi a Napoli il 27/11/1981. "Relata refero", io non ho seguito questo argomento, sono dati raccolti presso gli archivi ricostruendo quanto è stato possibile e non ho altri elementi.
Una nota dell'Assessore ai trasporti del Comune di Vercelli dà per scontato che si sia provveduto a stralciare dal fondo destinato alla Campania la somma di 70 milioni per completare l'opera di Pertosa.
L'Assessore ai trasporti del Comune di Vercelli il 28/12/1981 così scrisse al Presidente del Comitato comprensoriale per gli aiuti nelle zone terremotate: "Si prega di portare a conoscenza dei membri del Comitato quanto segue.
In occasione della mia partecipazione alla riunione tenutasi presso la Regione Campania il 27/11/1981 in ordine all'oggetto emarginato, alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti degli altri Comitati costituitisi in Piemonte per gli interventi nelle zone terremotate (Novara, Biella Torino e Alessandria), comunico che tra i progetti esaminati è stata accettata ed autorizzata l'esecuzione dell'opera da realizzarsi nel Comune gemellato con Vercelli, anzi, si è provveduto a stralciare dal Fondo Interventi in Agricoltura altri 70 milioni richiesti dal Sindaco di Pertosa per il completamento dell'opera stessa.
Gli altri progetti esaminati riguardavano una porcilaia presentata dal Comune di Biella e uno studio per il potenziamento irriguo della zona del Comune di Torino, nonché uno studio per l'incremento zootecnico da parte del Comune di Alessandria.
A questo punto, unitamente alle dichiarazioni del Vicepresidente della Giunta regionale piemontese Sanlorenzo - continua la lettera dell'Assessorato di Vercelli - per quanto ci compete è stata ritenuta esaurita l'attività predisposta da questo Comitato in favore del Comune di Pertosa, restando a nostro carico soltanto l'erogazione del contributo così come convenzionato".
Un comunicato stampa ufficiale della Regione Campania lascia intendere che al di là dei 400 milioni stanziabili dalla Regione Piemonte, altri 50 saranno destinati a Pertosa. E' un comunicato a seguito di una riunione svoltasi con i rappresentanti della Regione e degli enti locali del Piemonte presso la Regione Campania per una verifica puntuale in ordine ad alcuni progetti predisposti per il decollo e lo sviluppo delle comunità del Salernitano con le quali il Piemonte ha realizzato un rapporto di gemellaggio dopo i primi interventi di assistenza e di soccorso.
Vi hanno preso parte il Presidente della Giunta regionale della Campania, Emilio De Feo, l'Assessore regionale all'industria, Gerardo Ritorto, il Vicepresidente della Giunta regionale del Piemonte, Dino Sanlorenzo, il Vicepresidente del Consiglio regionale Picco, il prof.
Manlio Rossi Doria della Facoltà di Agraria di Portici, amministratori degli enti locali interessati, sia del Piemonte che della Campania.
Sempre da tale comunicato risulta che "In ordine a tale progetto vi è già uno studio predisposto dal Centro di Portici, per il quale la Regione Piemonte ha disposto uno stanziamento di 400 milioni; un'apposita convenzione tra Piemonte, Campania e Centro di Portici consentirà di regolare i rapporti e gli interventi in maniera da partire subito possibilmente in gennaio, con l'attività di assistenza in agricoltura nei 15 Comuni gemellati. Si tratterà di mettere in piedi una struttura di circa 400 mq, per la conservazione prodotti, la loro manipolazione e per l'imbottigliamento dell'olio, di questo progetto si farà carico il comprensorio di Vercelli con 160 milioni, la Regione Piemonte interverrà con 50 milioni e la Camera di Commercio di Salerno con 10 milioni. A questi due progetti si aggiunge il progetto del Comprensorio di Biella", il progetto di Torino e altre valutazioni che attengono di per sé alla Conferenza Stampa.
Solamente nel 1983 la Giunta regionale riprendeva il problema, su sollecito del Comprensorio vercellese, chiedendo alla Regione Campania di destinare a Pertosa una "congrua somma" dei 400 milioni già liquidati dal Piemonte. Il che fa capire che il Piemonte non intende andare oltre ai 400 milioni stanziati e dice alla Regione Campania "utilizza di questa somma quanto ti occorre per perfezionare queste cose".
Esiste un'ulteriore lettera datata 23/2/1983 del collega Sanlorenzo allora Vicepresidente della Giunta: "Egregio Presidente, in riferimento alla mia lettera del 2 febbraio u.s., relativa al finanziamento a favore delle zone terremotate, il Presidente del Comprensorio di Vercelli ci ha ricordato l'impegno a suo tempo assunto nel corso di una riunione a Napoli presso gli uffici della Giunta regionale, circa la necessità di utilizzare parte delle somme da noi raccolte, e trasferite alla Regione Campania con deliberazione del 16/11/1982, per la costruzione e l'acquisto di impianti per la conservazione e la manipolazione di prodotti ortofrutticoli nel Comune di Pertosa. Poiché i lavori di costruzione della struttura di Pertosa stanno per terminare, e tenuto conto che, come da contratto, non sarà chiesta la revisione prezzi se il pagamento avverrà nei termini contrattuali (saldo della somma alla consegna 'chiavi in mano'), la prego di voler destinare per questa specifica iniziativa, che rientra sempre nel settore agricolo, una congrua somma. In tal caso il Presidente del Comprensorio di Vercelli e il Sindaco di Pertosa prenderanno accordi con i suoi uffici per gli adempimenti necessari. In attesa di cortese riscontro le invio i miei più cordiali saluti".
Parrebbe essere questa pietra miliare che segna una svolta interpretativa di ogni tipo di intenzione su questo argomento.
Mi avvio alla conclusione. Su questi argomenti non riesco ad improvvisare perché è vero che appartengono alla Regione, ma non mi appartengono come cronistoria e come vicenda vissuta.
Gli ultimi documenti in atti, relativi alla controversia per il problema di Pertosa, sono stati assegnati al Servizio legale della Regione per il carattere talvolta di diffida che gli stessi rivestono. Rilevo solo che da parte del Comune di Pertosa si è a suo tempo deliberato di richiedere la somma di L. 70 milioni alla sola Regione Campania - mi pare che questo sia un altro passaggio che dovrebbe togliere ogni possibilità di accesso a confronti che possono ritornare penalizzanti rispetto ad inadempienze da parte della Regione Piemonte così evidenziando la bontà della posizione in allora assunta dalla Giunta regionale del Piemonte.
In effetti - mi si consenta quest'ultimo richiamo - il Comune di Pertosa con una lettera del 17/5/1986 che titola "Impianto per lo stoccaggio, conservazione e trasformazione dei prodotti locali nel Comune di Pertosa" scrive al Presidente della Regione Piemonte, al Presidente della Regione Campania, alla Camera di Commercio di Vercelli, alla Camera di Commercio di Salerno, alla Cooperativa San Benedetto di Pertosa, al Comitato comprensoriale di Vercelli. Quindi, se la posta non ha avuto disguidi, gli atti e queste ultime notizie dovrebbero essere venuti in possesso del Comitato comprensoriale di Vercelli: "La Cooperativa San Benedetto in data 21/4/1986 ha notificato atto di diffida per preteso mancato adempimento da parte di questo Comune per l'assegnazione delle strutture costruite in Pertosa con il sovvenzionamento della Regione Piemonte, per l'impianto di cui in oggetto. A chiarimento del comportamento dell'Amministrazione comunale si precisa: 1) il manufatto, allo stato, non può essere giuridicamente consegnato a chicchessia, in quanto non collaudato e ciò perché mancano gli atti deliberativi da parte dell'Amministrazione comunale pro tempore di incarico di progettazione, direzione dei lavori e collaudo e manca la delibera di esproprio.
2) Solo nel gennaio 1986 la Cooperativa San Benedetto è stata iscritta nel registro prefettizio e quindi solo da tale epoca abilitata a qualsiasi funzione statutaria".
Il che vuol dire che il tutto è complicato da un insieme di cose che sono intervenute senza alcun titolo da parte di chi si era messo di mezzo, per carità non faccio nessuna ricaduta sulle responsabilità regionali.
"3) L'industria cui è destinato il manufatto, ope legis, è inquinante di prima categoria..." - questo è un ulteriore argomento e penso che su questo ci sia veramente da farci qualche pensierino "...e poiché all'epoca non venne previsto dalla passata Amministrazione nessuno degli accorgimenti tecnici voluti dalla legge esso non può entrare in funzione, se non dopo la costruzione di tali accorgimenti. In tali sensi l'Amministrazione comunale ha presentato i relativi progetti alla Regione Campania e ne ha di recente sollecitato l'approvazione" 4) L'Amministrazione comunale è subissata da atti di citazione per il pagamento di prestazioni professionali (indagini geologiche ed altro) e per il pagamento di attrezzature tecniche e di macchinari, per le quali non esiste agli atti alcuna delibera, né di Giunta, né di Consiglio, vistate dal Co.Re.Co.
Questo si è ritenuto doveroso chiarire a tutte le autorità in indirizzo ad evitare che potesse sorgere perplessità sulla volontà politica di questa Amministrazione che pur non condividendo l'impostazione dell'industria che certamente non potrà né aiutare né risolvere i problemi dell'agricoltura locale..." - direi che c'è un qualche cosa che lascia veramente perplessi e dà da pensare - "...intende completare l'opera e completati gli atti amministrativi, consegnarla ai cittadini di Pertosa, anche per rendere concreto atto di riconoscenza alla Regione Piemonte che generosamente ha destinato cospicue somme per la sua costruzione".
La lettera termina dicendo: "Per la realizzazione pratica di tali intendimenti, si invita la Regione Campania" - questo mi sembra un atto che ci deresponsabilizza da qualsiasi altro impegno "a voler concretamente disporre che riveda l'assegnazione dei 400 milioni al Centro di specializzazione e ricerche economiche agrarie dell'Università di Napoli, che allo stato non ha iniziato alcuno studio, nei sensi di detrarre da tale cifra i 70 milioni occorrenti per il completamento dell'opera anche in relazione alle leggi sanitarie".
C'è una fascia terminale dell'interrogazione, riguardante l'associazione dei fondi, che recita: "Per quanto riguarda il recupero dei denari dell'ex dipendente, dopo alcuni rinvii tecnici, il Tribunale Civile di Vercelli ha fissato la data del 16/6/1989 per la spedizione a sentenza; le determinazioni si dovrebbero conoscere entro il prossimo autunno. In quella sede la Regione ha chiesto il pagamento della somma di L. 15 milioni (sottratti al Comprensorio) e della somma relativa allo stipendio indebitamente percepito nel dicembre 1984; il tutto gravato da interessi legali e recupero per svalutazione".
Al momento non ho altri elementi, quanto ho è a disposizione dei colleghi interroganti; gli uffici della Regione, tutti, sono disponibili con i funzionari che sopravvivono a quei momenti per dare delle risposte puntuali ai problemi dagli stessi conosciuti. Mi augurerei che con questo argomento possa essere posta la parola "fine" a questa pratica che attraverso la titolazione di un articolo apparso sulla stampa del 13/5/1989, è apparsa estremamente impietosa, ingiusta e irriguardosa nei confronti della Regione Piemonte nel suo arco di presenza gestionale di questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Anche a nome del collega Acotto ringrazio il Presidente della Giunta per la minuziosa ricostruzione dei vari passaggi della pratica relativa agli aiuti al Comune di Pertosa e agli interventi della Regione Piemonte nel dopo terremoto.
Le esigenze, su cui noi riteniamo occorre fare chiarezza sono tre. La prima concerne il completamento dell'opera destinata come aiuto al Comune di Pertosa; la seconda riguarda il recupero della somma sottratta, sulla quale non ritornerò perché i chiarimenti dati dal Presidente chiariscono gli interrogativi che avevamo sollevato; la terza, ancora più corposa della prima, riguarda l'utilizzazione dei 400 milioni, stanziati dalla Regione Piemonte con la deliberazione citata dal Presidente della Giunta, che dovevano essere destinati dalla Regione Campania al finanziamento di un progetto di studio condotto dall'Istituto di scienze agrarie di Portici, ma che, come anche il Presidente Beltrami ha ricordato, non risulta siano stati spesi a tale scopo. Ritornerò su questo aspetto, che richiama alla mente gli interrogativi che hanno percorso e percorrono tuttora il nostro Paese, in ordine alla fine che hanno fatto gli aiuti inviati dopo il terremoto in Irpinia e nel Salernitano.
Per quanto riguarda il primo degli interrogativi proposti, inerente il completamento dell'intervento a Pertosa, credo che la ricostruzione della vicenda fatta dal Presidente sia da considerarsi esauriente. Da essa emerge che l'opera era stata decisa e progettata d'intesa tra il Comitato per gli aiuti della Regione Piemonte, la Regione Campania e i Comuni dell'area del Salernitano dati in assistenza alla Regione Piemonte; ma fu costruita senza il rispetto, da parte del Comune, di tutta una serie di procedure e di adempimenti del caso. Pare anche che non sia stata consegnata agli effettivi destinatari e non la si sia potuta utilizzare per gli scopi originariamente definiti. In effetti anche a Vercelli erano giunte voci sul fatto che invece che ad una Cooperativa il capannone fosse stato affidato a familiari ed amici di taluni amministratori locali.
Ciò non di meno, anche dai dati forniti questa mattina emerge che i 150 milioni, dati al Comune di Pertosa dal Comprensorio di Vercelli, furono effettivamente destinati alla costruzione di una struttura per la trasformazione di prodotti agricoli locali. Una struttura per cui, per per essere pagata interamente, erano necessari altri 70 milioni. Anche in questo caso la risposta data dal Presidente Beltrami mi pare sia da considerarsi esauriente. Si conferma che le intese raggiunte con la Regione Campania facevano carico a questa Regione dell'impegno di destinare 70 dei 400 milioni versati dal Piemonte al fine di completare i pagamenti alla ditta costruttrice e si constata che l'impegno non è mai stato onorato, tant'è che il Comune fu chiamato in causa davanti alla Magistratura per insolvenza.
Non si hanno notizie dell'esito di questa vicenda giudiziaria e quindi, non sappiamo in che modo l'accusa di insolvenza abbia eventualmente prodotto effetti e nei confronti di chi. Ma quel che è certo è che i 400 milioni dati alla Regione Campania non sono serviti né a finanziare il progetto della Facoltà di Agraria di Portici né sono stati utilizzati in parte per completare il pagamento dell'opera costruita a Pertosa, per cui l'interrogativo, il terzo e il più inquietante che poniamo, è questo: che fine hanno fatto i 400 milioni che la Regione Piemonte ha dato alla Regione Campania? Nella sua dichiarazione il Presidente della Giunta ha affermato che i 400 milioni erano stati dati senza obbligo di rendicontazione. Non so se l'obbligo della rendicontazione sia un obbligo derogabile. A me non risulta che le spese iscritte a bilancio, in questo caso sul capitolo n. 2395 del bilancio 1982, siano esentabili dall'obbligo della rendicontazione.
D'altra parte, al di là degli aspetti amministrativi e di garanzia contabile, restano comunque aperti gli interrogativi di natura politica e morale sollevati da questa anomala vicenda, e ad essi occorre dare una risposta chiara. Non si può concludere che uno stanziamento erogato con vincolo di destinazione scompaia nel nulla e permanga il dubbio di un suo uso distorto.
Da quella deliberazione sono trascorsi circa sette anni (era il mese di novembre 1982) e per chiudere effettivamente la partita occorre sciogliere questi dubbi. Se una risposta non fosse possibile darla, allora è chiaro che di tutto occorrerà investire la Magistratura, com'è previsto dal nostro ordinamento allorquando insorgono dubbi motivati sull'uso corretto delle risorse stanziate. Perciò invito la Giunta a non considerare chiuso l'oggetto dell'interrogazione. Se il Presidente è d'accordo, si potrebbe considerare non conclusa la risposta all'interrogazione, accompagnando tale decisione con l'apporto delle ulteriori verifiche necessarie per dire una parola conclusiva su questa inquietante vicenda.
Chiedo se è possibile avere una situazione, cioè la proposta che abbiamo avanzato se è presa in considerazione e se avrà un seguito altrimenti anticipiamo sin da ora che presenteremo immediatamente una nuova interrogazione urgente.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Lasciaci il tempo di riflettere su questa questione prima di dare una risposta. Per serietà verso il Consiglio, mi sono fatto carico di portare questo problema nell'ambito del palazzo per avvertire tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza. Dovrò purtroppo ricorrere anche ai precedenti amministratori che hanno evidentemente dimostrato di non seguire questa vicenda, vicenda che ho ereditata soltanto adesso, ma che, dal 1981 in poi, l'hanno vissuta altri. Davanti a questa proposta del collega Valeri, che implica addirittura altre responsabilità, non posso agire immediatamente sull'argomento. Dichiaro che mi farò carico di approfondirlo, di analizzare se esistessero addirittura elementi per i quali c'è del vuoto, del grigiore o del sospetto che attengono ad aspetti e a risvolti di carattere legale. La Giunta, evidentemente, non avrà alcuna riserva di passare gli atti ai livelli di tutela e di governo della Magistratura che avrà titolo per intervenire. Io avevo visto in maniera diversa questa vicenda, ho dovuto ricostruirla in quanto non l'avevo vissuta. E' evidente che non dico che farò quel che mi chiede il Consigliere Valeri, perché voglio approfondire la questione dal momento che non l'avevo vissuta, dopodiché...



VALERI Gilberto

La proposta che le abbiamo avanzato, al di là dei giudizi di merito, è di consentire che l'interrogazione non venga considerata esaurita, ma proprio a fronte di questa esigenza di ulteriori approfondimenti, venga considerata tuttora aperta.
E' d'accordo?



PRESIDENTE

Il Presidente Beltrami avrà bisogno, come ha dichiarato, di fare una riflessione per poter decidere se rispondere ulteriormente oppure lasciare la libertà al Consigliere di presentare un'altra interrogazione, se lo ritiene.



VALERI Gilberto

Ci verrà comunicato verbalmente o per iscritto?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

A titolo di responsabilità, le cose che hai detto sono serie e io intendo analizzarle e approfondirle con il Servizio legale e con coloro che si sono mossi nel tempo attorno a questo problema, quindi, se è il caso, anche con Sanlorenzo e gli altri che hanno gestito questa partita per potere poi trarre delle conclusioni. Risottolineo che, se emergessero elementi tali da rendere sospettoso, non dico infido, il governo di questa vicenda, non esiterò a passare gli atti, sentita la Giunta, a quei livelli di intervento che si renderanno necessari. Auspico che, dal 1986 ad oggi tra Comune e Regione Campania si sia posto termine a questa vicenda, perch altrimenti sarebbe davvero una posizione ingloriosa.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione n. 1745 dei Consiglieri Adduci, Bontempi e Bresso inerente le condizioni ambientali del Centro stampa della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Il Presidente Beltrami risponde ancora all'interrogazione n. 1745 presentata dai Consiglieri Adduci, Bontempi e Bresso.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono stati predisposti dal Servizio che segue questi particolari problemi, in termini pur sintetici ma ritengo esaurienti, tutti gli elementi operativi necessari per una adeguata risposta a questa interrogazione.
Gli aspetti più salienti, che investono le problematiche del Centro stampa, sono stati ripartiti, anche proprio in sintonia con il tipo della domanda, in tre capitoli essenziali: il primo è la produzione di rifiuti speciali, smaltimento e denuncia all'autorità provinciale; il secondo è l'ambiente di lavoro; il terzo è la tutela della salute degli operatori regionali.
Richiamato il fatto che il Centro stampa della Giunta regionale del Piemonte è ubicato nei sotterranei di Piazza Castello, devo dire che questi locali ospitano da sempre il Centro stampa, dalla nascita dell'Ente Regione e quindi dall'acquisizione dello stabile di Piazza Castello n. 165. In questo senso non siamo chiamati oggi a fare valutazioni di merito in ordine alla decisione di ospitare in quei locali il Centro stampa. Il fatto che si trovino sotto terra, per la funzione specifica rientra in una sfera squisitamente politica e amministrativa di chi ha compiuto le scelte.
Per quanto attiene alla produzione di rifiuti speciali, smaltimento e denuncia, in ordine alla legge n. 475 del novembre 1988, devo precisare che il Centro stampa produce una quantità di rifiuti di circa litri 250. Le condizioni previste dalla vigente legislazione sono state ampiamente soddisfatte con la totale diligenza e sollecitudine possibile. In particolare si è richiesto l'intervento dell'Università - Medicina del lavoro, Servizio di Tossicologia ed Epidemiologia industriale di Torino legato all'USSL n. 9, che ha proceduto alla effettuazione delle analisi necessarie, indispensabili per conoscere la natura e la quantità dei rifiuti prodotti. Questo in data 17/11/1988 e 28/12/1988.
Per quanto attiene all'ambiente di lavoro, in data 25/1/1989 il Settore affari amministrativi della Presidenza inoltrò all'Assessorato al patrimonio formale richiesta di intervento per ovviare a eventuali disfunzioni che si fossero verificate negli impianti di aerazione generale del Centro stampa e nell'impianto di aspirazione vapori della macchina brossuratrice.
La Giunta regionale con una deliberazione del 28/3/1989, esecutiva ai sensi di legge, ha affidato a trattativa privata per L. 2.772.000 la revisione degli impianti di aspirazione e trattamento aria nei locali del Centro stampa.
In data 9/5/1989 con nota richiamata l'Assessore al patrimonio ha disposto l'immediato inizio dei lavori stessi. Incaricata dell'esecuzione dei lavori è la ditta Ciriè Termica di Ciriè. Per quanto attiene all'impianto di aspirazione vapori della macchina brossuratrice, con la medesima deliberazione del 28/3/1989 la Giunta regionale ha dato corso alla sostituzione dell'impianto di aspirazione e filtraggio della macchina brossuratrice.
In data 9/5/1989 si è provveduto a richiedere all'Amministrazione provinciale, Assessorato all'ecologia, la regolare autorizzazione per lo stoccaggio dei rifiuti del Centro stampa. Si è individuata la ditta Bivi con sede in La Loggia, che è munita delle necessarie autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti per lo smaltimento dei rifiuti.
La Giunta regionale con deliberazione dell'1/3/1989 ha affidato alla stessa ditta un incarico per il ritiro, trasporto e smaltimento dei rifiuti, per una spesa presunta di 1 milione all'anno. La stessa ditta ha fornito gratuitamente alla Regione Piemonte il serbatoio con i requisiti di legge per il mantenimento dei rifiuti stessi.
Il Presidente della Giunta regionale ha provveduto nei termini previsti dalla legge ad inoltrare regolare denuncia alle competenti autorità provinciali della quantità e qualità dei rifiuti del Centro stampa al fine di aggiornare i dati catastali.
Il Centro stampa è stato dotato di apposito e regolamentare registro di carico e scarico, debitamente vidimato dagli uffici del Ministero delle Finanze secondo le direttive della vigente legislazione. L'Assessore al patrimonio ha disposto l'immediato inizio dei lavori stessi. La ditta incaricata è la Coral Impanti di Leinì, la spesa di L. 8.662.500.
Per quanto attiene la tutela della salute degli operatori regionali con deliberazione del 2/5/1989, esecutiva ai sensi di legge, la Giunta regionale ha disposto accertamenti medici con visite periodiche preventive previste dalla vigente legislazione sia per i diciassette operatori del Centro stampa che per tutto il personale regionale che opera in condizioni e situazioni nelle quali vi è presunzione di rischio professionale.
L'incarico per tale incombenza è stato affidato agli specialisti dell'Università - Medicina del lavoro che a brevissima scadenza concretizzeranno l'iter già instaurato dalla Regione Piemonte sin dal mese di gennaio 1989.
Auspico che questa risposta sia appagante la domanda dei Consiglieri interroganti. Mi augurerei che le molte aziende che vivono nel Piemonte abbiano affidato e prestato pari attenzione quale quella che ho ricordato oggi assunta dalla Regione Piemonte nei confronti di questa tenue dimensione della sua attività operativa. Aggiungo che, nel quadro di sistemazione di talune sedi o plessi regionali distribuiti sul territorio di Torino, nel progetto di recupero di taluni fabbricati dell'Istituto Buon Pastore, dato in comodato alla Regione Piemonte per il quale è già stata iniziata una prima parte di progettazione a livello di masterplan ed è stato di recente affidato l'incarico di progettazione definitiva, possa essere ospitato il Centro stampa all'interno di uno di quei fabbricati, per cui dovremmo aver risolto un problema che trae radici dalla nascita dello stesso Centro stampa, così come trae radici la sua individuazione da atti che non appartengono a questa Giunta e che si perdono nella notte dei tempi perché attengono ai momenti di scelta di quindici anni fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, il fatto che le scelte risalgano a dieci-quindici anni fa non giustifica il protrarsi di una situazione dannosa. Occorre porre rimedio anche ad eventuali scelte, forse giuste in quei momenti, ma rivelatesi con il tempo non molto adeguate. Il rifugiarsi continuamente nel passato non so fino a che punto possa giovare. Credo piuttosto che occorra affrontare i problemi, così come oggi si presentano, con la necessaria energia. Dico oggi perché la sensibilità ai problemi ambientali è, per fortuna, grazie anche alla nostra opera, in forte aumento.
Per quanto riguarda il merito della vicenda, prendo atto del fatto che alcuni lavori per rendere efficaci i sistemi di miglioramento ambientale del Centro (per quanto riguarda l'aerazione, ecc.) sono stati deliberati altri addirittura avviati.
Pregherei il Presidente di farci sapere, quando le opere saranno finite, come si presenta l'ambiente in base agli interventi effettuati.
Solo in un secondo momento si potrà dire se tutto è proceduto per il meglio, se le condizioni ambientali sono migliorate oppure vi è altro da fare.
Per quanto riguarda lo scarico dei liquami derivanti dalle lavorazioni fotografiche, dove andavano a finire tali liquami, Presidente?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Andavano dove li ha mandati chi gestiva allora!



ADDUCI Donato

Abbiamo presentato un'interrogazione, altrimenti i liquami continuerebbero ad andare dove non dovevano andare!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Io non vado a vedere se una macchina perde olio.



ADDUCI Donato

Fa male. Le dico pure che inquinano fortemente. Farebbe meglio ad incaricare qualcuno della verifica di questi fatti.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Appena l'ho saputo ho rimediato il giorno appresso.



ADDUCI Donato

Lei è Presidente di questa Regione da ormai quattro anni e quattro anni non sono pochi. Posso anche ammettere che nel passato vi siano state inadempienze, anche se quattro anni rispetto all'eternità sono nulla rispetto ai tempi nostri sono tanti e rispetto ai cittadini, che avvertono l'assenza della Regione, sono tantissimi. Quindi, per quattro anni quei liquami, scarto delle lavorazioni fotografiche, sono finiti in fognatura.
E' un fatto molto preoccupante che testimonia l'assoluta insensibilità di questa Giunta ad affrontare le tematiche ambientali. Lei dice: "Abbiamo fatto queste cose, ma nelle altre aziende cosa succede?". Dovete controllare voi cosa succede. Noi presentiamo interrogazioni su questi argomenti, però non otteniamo mai risposte adeguate.
La Regione dovrebbe essere additata ad esempio di correttezza nello smaltimento dei propri liquami. Così non è.
Ora - lei dice sono stati predisposti gli appositi contenitori e quindi i liquami verranno ritirati.
Presidente, avete dato l'incarico alla ditta Bivi che, se non sbaglio fu oggetto di una nostra interrogazione perché stoccava liquami a ridosso dell'abitazione di un cittadino che ha reclamato parecchie volte raggiungendo il massimo della disperazione. Adesso la ditta Bivi, da cinque-sei mesi, si è trasferita a La Loggia, forse converrebbe verificare che cosa succede lì. Comunque il problema si è avviato ad una soluzione giusta.


Argomento: Zootecnia

Interrogazione n. 1756 dei Consiglieri Acotto e Ferro inerente il divieto da parte della Regione Valle d'Aosta di introdurre ovini e caprini provenienti da altre regioni


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione n. 1756 presentata dai Consiglieri Acotto e Ferro.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Gli alpeggi della Valle d'Aosta tradizionalmente accolgono un certo numero di mandrie e greggi che passano l'inverno in Piemonte.
Per garantire l'imparzialità e la correttezza delle procedure per la relativa autorizzazione sanitaria, nel mese di agosto dello scorso anno i tecnici dei rispettivi Servizi veterinari regionali hanno stilato un protocollo di accordo che prevedeva che la sanità di base degli allevamenti di provenienza fosse scrupolosamente accertata e certificata.
Le modalità di attuazione del controllo veterinario erano state fissate in accordo con la normativa statale che regola la materia (vigente Regolamento di Polizia veterinaria e legge n. 615/64 e successive modificazioni).
Il provvedimento prevedeva tra l'altro che potessero essere trasferiti negli alpeggi valdostani soltanto capi bovini, ovini e caprini appartenenti a mandrie indenni o ufficialmente indenni da brucellosi.
Successivamente, e senza alcuna consultazione preventiva, la Regione Valle d'Aosta promulgava il provvedimento citato con il quale veniva proibita l'introduzione di ovini e caprini. E' inoltre in vigore una disposizione che limita l'introduzione di bovini ai soli capi provenienti da allevamenti ufficialmente indenni e che pertanto vieta l'accesso di animali vaccinati contro la brucellosi.
I provvedimenti citati, oltre ad essere immotivati sotto il profilo sanitario poiché nella regione Valle d'Aosta la brucellosi ha una diffusione gravissima (sono infetti l'8% dei capi, mentre in Piemonte la percentuale di infezione non arriva all'1%), impongono per la commercializzazione interregionale norme più restrittive di quelle previste per lo scambio internazionale (legge n. 397 del 30/4/1976).
Pertanto ho disposto che il Settore veterinario - il quale si sta adoperando in tal senso - prepari una documentazione di richiesta alla Regione Valle d'Aosta di una revisione delle disposizioni per consentire lo spostamento in alpeggio delle mandrie e delle greggi piemontesi accertatamente indenni da brucellosi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ringrazio l'Assessore per la risposta. E' un caso su cui si potrebbe aprire un'interessante discussione. E' il sintomo di un rapporto distorto fra due Regioni confinanti nelle quali c'è una malintesa autonomia che viene fatta valere contro un rapporto di libero passaggio e libera fruizione di una risorsa naturale, quale è quella delle erbe dei pascoli alpini; quindi non stiamo parlando del rapporto con l'agricoltura di fondo valle, con i campi coltivati, il fieno e via di questo passo. Se non altro c'è un problema di uso razionale delle risorse naturali che diversamente andrebbero disperse. Da questo punto di vista la presenza di greggi e di mandrie di ovini e di caprini nella Valle d'Aosta rappresenta un uso razionale di una risorsa di carattere naturale. La Valle d'Aosta invece fa valere una normativa - ed è questo il punto che voglio sottoporre all'attenzione della Giunta - chiaramente illegittima in quanto il provvedimento del Presidente della Giunta regionale valdostana è un provvedimento che non fa riferimento a norme di carattere sanitario. Il provvedimento prevede semplicemente il divieto dell'introduzione in Valle d'Aosta di capi ovini e caprini provenienti da altre regioni. Ben sappiamo che per spostare i capi interessati alla nostra discussione essi devono essere muniti di relativi certificati sanitari. Questo è previsto dalla normativa generale, ed è ovvio, nel senso che già i capi che venivano trasferiti dal Piemonte in altre regioni oppure i capi che dalla pianura devono essere trasferiti agli alpeggi estivi debbono essere accompagnati da questi certificati.
Il provvedimento del Presidente della Giunta regionale valdostana non poteva fare riferimento a quanto è già previsto dalla legge, ma ha fatto riferimento ad un principio che è assolutamente inaccettabile ed illegittimo: quello di impedire la possibilità dell'accesso in Valle d'Aosta di questi tipi di popolazioni caprine e ovine.
La sottolineatura che voglio fare alla Giunta, sotto questo profilo, è quella dell'opportunità, stante la non possibilità degli interessati, che sono allevatori di pecore e di capre nelle tipiche condizioni di una agricoltura che in questi campi sappiamo essere marginale da diversi punti di vista, per cui è difficile immaginare un'azione concertata da parte di questi soggetti per un ricorso nelle sedi opportune onde far decadere il provvedimento dal punto di vista della legittimità. Si richiede quindi un'azione specifica da parte della Regione, che vedrebbe leso un interesse quale quello del trasferimento di questi capi, tesa a far decadere nella sede competente - che penso sia il TAR il provvedimento della Giunta regionale della Valle d'Aosta.Se non è possibile una strada di questo genere quest'anno, la si tenga però presente per il prossimo anno perch questa vicenda è probabilmente destinata a durare. Se non è possibile comunque, compiere un percorso di questo tipo quest'anno, si tenti una via con un rapporto politico tecnico, come quello a cui ha accennato l'Assessore. Mi auguro che questa via offra la possibilità di affrontare almeno i casi specifici di monticazione, per le mandrie e le greggi presenti, lo stato sanitario e la località a cui queste greggi sono destinate.
Da questo punto di vista mi auguro che l'azione che l'Assessorato competente sta intraprendendo o ha intrapreso possa dare qualche risultato positivo, altrimenti avremo situazioni di difficoltà da parte di alcuni allevatori di pecore e di capre.
Tra parentesi, so di un allevatore di pecore che in questa situazione di difficoltà e di incertezza ha venduto tutta la mandria, ha chiuso e se ne è andato dal settore specifico. Dovremmo cercare di evitare che si verifichino questi episodi, anche perché rappresentano un danno alla nostra economia, alla nostra zootecnia nel comparto in questione e rappresentano difficoltà anche rispetto a quell'obiettivo generale, che rimane sempre valido, di fare in modo che attraverso l'agricoltura, sia pure l'agricoltura non altamente produttiva, rimanga in montagna il presidio dell'uomo. Da questo punto di vista, sono da incentivare e da sostenere gli interventi che tendono a conseguire questo tipo di obiettivo.


Argomento: Musei

Interrogazione n. 1359 - Precisazione dell'Assessore Croso


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Croso per un'ulteriore precisazione in merito all'interrogazione n. 1359 relativa al Museo di Scienze Naturali. Ne ha facoltà.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Signor Presidente, ho chiesto la parola per chiarire gli aspetti che erano rimasti in sospeso in merito all'interrogazione n. 1359 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Bontempi, Guasso e Sestero.
La centralina termica, attualmente già funzionante, serve la manica su Via Giolitti, quindi la manica ultimata è autosufficiente. Mentre la centrale termica, che sarà in costruzione con un prossimo lotto, sarà funzionale a tutto il compendio compreso anche l'Ospedale San Giovanni.
Non appena avremo il certificato di agibilità del Comune di Torino - e sarà nostra cura sollecitarlo saremo in grado di mettere a disposizione quei locali per il Museo delle Scienze. Di concorso con l'Assessore alla pubblica istruzione l'impegno è che prima della fine di questo mandato (quindi nei primi mesi del prossimo anno se non già nei mesi di novembre dicembre di quest'anno) riusciremo a trasferire la parte di Museo delle Scienze che si prevede di insediare nei locali ultimati.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore della precisazione.



PRESIDENTE

Con questa ultima precisazione si chiude il punto 2) dell'o.d.g.
"Interrogazioni e interpellanze".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Bosio, Bruciamacchie, Cerchio, Cernetti, Gallarini, Ratti, Ripa e Vetrino.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 2, 9 e 16 maggio 1989 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno sulla Valle Bormida (seguito)


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, era nell'auspicio di tutti di far entrare in aula i rappresentanti della Valle Bormida, con i quali ho parlato e mi hanno garantito di rispettare le regole del Consiglio. Questa disponibilità è sorretta dal concorso dei Capigruppo nell'elaborazione di un documento unitario che consente di facilitare i risultati conclusivi sulla vicenda.
Quindi mi sembra che ci siano le condizioni per riprendere l'esame degli ordini del giorno.
Entrando nel merito delle questioni che hanno impegnato e preoccupato la Regione e i cittadini della Valle Bormida di fronte ai gravissimi fatti accaduti nel corso della notte tra domenica e lunedì, dove è stato messo in atto attraverso una strategia del terrorismo un attentato che ha colpito contemporaneamente quattro centri degli stabilimenti Montedison, mi sia consentito esprimere la netta, ferma condanna del Consiglio regionale del Piemonte per quei gravissimi episodi che hanno avuto come obiettivo secondo una ovvia e doverosa interpretazione un attacco alle istituzioni al mondo del lavoro, ai problemi che la società discute, anche con vivacità e con forte passione, ma sempre animata da un grande spirito democratico di confronto civile e che abbiamo il dovere di ribadire come metodo per realizzare la soluzione dei problemi. Quindi una condanna del tentativo di intimidire attraverso la violenza; fortunatamente non ci sono state conseguenze sulle persone, però è una violenza che noi condanniamo senza indugio, perché è estranea ai metodi, al modo di pensare, al procedere della vita democratica che nel confronto civile si impegna a risolvere i problemi aperti.
Ritengo doveroso esprimere questa posizione e penso di interpretare il pensiero di tutto il Consiglio regionale nel chiedere che siano immediatamente perseguiti, isolati ed espulsi i criminali dal nostro modo di discutere e di portare avanti il dibattito per la soluzione dei problemi. Questa democrazia ha dimostrato di saper respingere ogni metodo che ha come obiettivo e come mezzo l'uso della violenza; sono certo che riusciremo a isolare i criminali che hanno tentato di mettere in atto una strategia della tensione e dell'aggressione, facendo prevalere le ragioni del dibattito democratico che è alla base dell'impegno della comunità piemontese e di questo Paese.
Mi hanno consegnato l'ordine del giorno firmato da tutte le forze politiche. E' sicuramente un importante contributo che rafforza l'immagine di una grande Regione come il Piemonte. Esprimo quindi la mia gratitudine ai Capigruppo.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, inizio anch'io dalla questione dell'attentato al traliccio, che ha suscitato in tutti preoccupazione e deplorazione. Mi sia permesso aggiungere un'ulteriore considerazione.
Quello che è avvenuto ci dà il segno della necessità di un imperativo categorico che dobbiamo recepire e che ci deve essere di guida anche in questo dibattito. Credo che il passo avanti che abbiamo compiuto negli ultimi minuti con questo ordine del giorno sia un passo avanti serio, una posizione non ambigua, non equivoca del sistema statuale della Regione sulla vicenda. Abbiamo alle spalle purtroppo lezioni ed esperienze di un passato non tanto lontano.
Il terreno di cultura per avventure del tipo di quelle che sono state giustamente qui deplorate, sanzionate e l'indecisione, l'incapacità dello Stato di corrispondere a bisogni diffusi, sacrosanti, è di non assumere la responsabilità di governare in senso positivo vicende come questa.
Le incertezze, la tortuosità dei percorsi, l'incomprensibilità degli esiti sono elementi di grande debolezza dello Stato e, nella debolezza e nella non credibilità dello Stato, crescono le condizioni per avventure che vanno battute, deplorate ed isolate. Certo, il primo dovere spetta a noi.
In questo ambito e con questo spirito credo ci si debba approcciare, in questo secondo turno della discussione, al problema e in breve cercher signor Presidente, di esporre la posizione del nostro Gruppo a ridosso delle decisioni che devono essere prese e di motivare l'adesione del nostro Gruppo, chiedendo inserzioni di punti essenziali che mi pare siano stati accolti dalle altre forze politiche.
Si diceva già l'altro giorno, e lo ripeto, che il nostro è un orientamento molto critico sulla risoluzione Stato-Regioni e sul comportamento della Giunta in questa ultima fase.
Le ragioni della nostra critica su quel documento sono essenzialmente due: 1) non esistono motivi sufficienti perché la Regione Piemonte venga coinvolta in un giudizio di approvazione del documento di intesa tra ACNA e Ministero dell'Ambiente, anzi, esistono motivi opposti. La Regione Piemonte non doveva approvare quel documento soprattutto per le ragioni che dir dopo 2) la risoluzione dei contenuti è ancora una volta generica e marginale.
In questa risoluzione viene del tutto troncata una linea che noi abbiamo cercato di sviluppare e di portare avanti in tutti questi mesi. Qual era questa linea? Detto molto schematicamente era quella di assegnare alle massime competenze, l'Università e il Politecnico, un ruolo centrale sulla valutazione di tutte le fonti inquinanti dell'ACNA, compresi gli impianti per poi decidere il da farsi, se chiuderla totalmente, parzialmente o come ho sentito dire sarcofagarla. Nella risoluzione, invece, non c'è più traccia di questa linea.
Il documento rappresenta quindi un arretramento grande, enorme incomprensibile rispetto alle proposte fatte oltre un anno fa che si sono via via affievolite e che ora sono sparite del tutto. La domanda che ci poniamo: è davvero venuta meno questa linea? C'è davvero questo arretramento? Questa situazione che credo non possa che essere confermativa, rende legittima una domanda: è ancora possibile oggi, dopo quello che ci sta alle spalle, stare dentro al percorso indicato dal Ministero dell'Ambiente e che la Giunta ha avallato? Noi crediamo di no. Lo diciamo con la serietà e la convinzione che ci deriva da una valutazione reale del suo sviluppo. E questo nostro no è derivato non solo dal giudizio che diamo della risoluzione, ma anche e soprattutto dalla nostra più ferma contrarietà all'accordo che il Ministro Ruffolo ha fatto con l'ACNA.
C'è chi lo ha chiamato "un accordo burla", non so se sia così, certo che la ricaduta e le sue conseguenze rischiano di essere davvero una burla.
Quello che in un percorso iniziale, se non capito, se non giustificato poteva avere cittadinanza, non l'ha più oggi nel momento in cui, dopo tutto questo tempo, i problemi si sono acuiti, le incomprensioni sono aumentate e la risoluzione dei problemi si è allontanata.
Credo vada assolutamente ribadito questo punto e non può essere sbandierato, come si è rischiato di fare in questo terreno di confusione come grande vittoria delle popolazioni della Valle Bormida. Qualcuno dice che il Ministro Ruffolo ha fatto chiudere l'ACNA. Sappiamo che non è così anzi, in Liguria proprio lo stesso Partito dice che finalmente (la versione è doppia) si è fatto un accordo che darà tutte le garanzie perché l'ACNA possa continuare a produrre e questa è una grande vittoria di chi ha difeso lo stabilimento. Ecco come nella confusione e nell'errore di fondo di questa risoluzione possono campare, coesistere due pezzi di un Partito diverso.
Voglio ricordare che gli sforzi che abbiamo fatto nei confronti del nostro Partito in Liguria sono stati grandi e hanno approdato a prime ed importanti conclusioni. L'ordine del giorno proposto dal nostro Gruppo consiliare in Liguria è stato respinto dalla maggioranza. Il documento poneva la questione della chiusura fino a rendere compatibile, solo qualora fosse stata resa compatibile, la lavorazione e l'impianto.
Voglio ricordare che in Liguria la Giunta pentapartito lo ha bocciato.
Noi non siamo teneri con la UIL dell'ACNA, il gioco del sindacato padronale è ormai scoperto tanto che le divaricazioni tra UIL e le altre Organizzazioni sindacali vengono finalmente alla luce. Ma c'è un punto su cui la UIL forse ha ragione: la chiusura in fondo è un atto unilaterale della fabbrica.
Crediamo, purtroppo, che questo sia vero. E' un atto a cui è stata costretta, più che dal Governo, dalle lotte della popolazione della valle ma è pur sempre un atto unilaterale.
Che così stiano le cose, purtroppo, è dimostrato dall'intesa tra il Ministro Ruffolo e l'ACNA.
Che cosa è inaccettabile di questa intesa? Tante cose, alcune cercher anche di dirle, ma una è di una gravità preliminare, taglia la testa al toro, è quella che riguarda il ruolo del pubblico e dello Stato che non c'è più.
Quello che si deve fare, signori Consiglieri, è tutto affidato all'ACNA. Il pubblico, che dovrebbe garantire le popolazioni, che ha questo compito costituzionale, il pubblico non c'è più. Il riferimento per le popolazioni diventa l'ACNA, quella stessa azienda che è inaffidabile per le popolazioni, e lo sanno, azienda che sino a ieri sera era considerata inaffidabile anche per il pubblico, come dimostrano i documenti del Comitato Stato-Regioni.
Ora, non si può accettare che lo Stato dica: "Mi tiro indietro qualunque sia il destino della fabbrica", lo Stato non può defilarsi, lo Stato deve fare la sua parte. Quando facciamo il discorso di uno Stato non gestore ma regolatore, vogliamo dire una cosa ben precisa, vogliamo dire che si può davvero gestire di meno, ma si deve regolare e governare di più non ci si può sottrarre soprattutto in questioni in cui lo scontro è fra interessi costituiti, sia pure legittimi, produttivi, e interessi vitali e primari che riguardano l'ambiente e la salute. Quindi la chiusura, così come si è definita per l'assenza dello Stato, è un arretramento rispetto al passato, non solo, ma consente persino di aggravare l'equivoco.
Insomma, il problema vero su cui tutti hanno diritto di avere risposte chiare e certe, è sapere se la fabbrica può produrre senza inquinare. Noi non ci siamo mai chiesti perché lo Stato a questo problema non ha mai dato una risposta; non ci siamo mai chiesti perché non si sono neanche compiuti gli atti propedeutici per saperlo. Si è preferita la strada tortuosa fatta di esperimenti (percolato, clorurati), si è coinvolta la Regione Piemonte su questa strada che è assurda e comunque non porta in nessuna parte, se non dove si è già con l'imperio e il dominio dell'ACNA. E' assurda perché non si ragiona sull'inquinamento, come vorremmo noi, ma si ragiona sulle conseguenze dell'inquinamento e questo è chiaro in almeno tre punti del documento. Primo punto: che cosa fare dei reflui. A lato del documento si discute se mandarli in Liguria, al mare o meno. Secondo, la dose di microinquinanti ammessa nel fiume. Questo è un ragionamento aberrante, inaccettabile in linea di principio, ma anche in linea di fatto.
Lo Stato in Valle Bormida non c'è; non c'è mai, non lo si vede. Gli elementi di sfiducia di fronte ad una partita che è diventata emblematica per tutto il nostro Paese, credo sia motivata soprattutto da quella che deve essere la funzione di governo e di regolazione, di rassicurazione e di riferimento di uno Stato che si alimenta delle tasse dei cittadini e rappresenta i cittadini. L'unica volta che lo si vede è quando manda la polizia, quando discute o decide le dosi di microinquinanti ammesse, le percentuali tollerate del male.
Infine la questione del Re-Sol. Se passa il Re-Sol, passa la logica incredibile di un intervento che è a valle dell'accumulo. Da un punto di vista istituzionale il Re-Sol non sta né in cielo né in terra. Per quanto riguarda questo impianto non si rispettano le leggi: è un intervento a valle dell'accumulo e un inceneritore deve sottostare alla valutazione di impatto ambientale e questo Stato, che manda la polizia e che decide sui microinquinanti e sul Re-Sol, è uno Stato che non rispetta le sue leggi.
Assessore Cernetti, che non vedo presente, ma io parlo come se ci fosse, approvando le linee di indirizzo dell'accordo Ruffolo-ACNA ha approvato tutto questo. Questo è sbagliato, è grave. Siamo preoccupati per quanto sta avvenendo e per le dimissioni del pubblico. Leggiamola bene questa intesa tra il Ministro Ruffolo e l'ACNA: non c'è lo Stato che garantisce, l'ACNA diventa garante per se stessa e per gli altri. Non ci sentiamo garantiti, la storia ce lo insegna, la realtà è davanti ai nostri occhi. Il lavoro è stato lungo e intenso da parte nostra, è consistito anche in tanti viaggi oltre i confini delle due regioni. Sono molto contento che, non era così all'inizio, i nostri compagni liguri stanno arrivando su una posizione del genere.
Cosa succede con l'ACNA che diventa garante? Intanto le popolazioni della valle verranno lasciate sole contro l'ACNA, è lo scenario centennale.
Io non so come si possa pensare di rimuovere le tensioni che si sono create in questi anni, se ci troveremo di nuovo di fronte a quello che non può non succedere. Ma c'è di più: se alla fine l'ACNA sarà costretta a chiudere con queste dimissioni del pubblico, a noi preoccupa la fine che faranno i lavoratori, nel senso che non saranno garantiti, l'assenza vuol dire anche conseguenze sotto questo profilo.
Noi abbiamo svolto il nostro ruolo, siamo contenti, molto contenti di trovare, quando l'abbiamo trovata, sensibilità nelle altre forze politiche che corrispondevano a questo ragionamento e a questa impostazione.
Dentro un pasticcio come è stato determinato non ci vogliamo stare e deve essere chiara la conclusione del nostro ragionamento. E' una conclusione che abbiamo cercato di far valere anche nelle ultime modificazioni accolte nell'ordine del giorno che ci sembrano espressione di una linea chiara e forte.
La prima è una conclusione politica a cui tutte le forze politiche devono in qualche misura sottoporsi. Il quesito è questo: l'ACNA deve chiudere definitivamente o no? La risposta a questo quesito è semplice, ma dev'essere articolata in due ragionamenti: non è provato se l'ACNA possa o meno essere resa compatibile con l'ambiente. Questo non è stato nemmeno tentato. La chiusura però si sta ormai dimostrando inevitabile per i troppi pasticci, per le tortuosità, l'incomprensibilità e i giochi che stanno sotto; troppi compromessi, troppe cose non chiare, troppi inganni, anche politici, la misura è davvero colma. E' tempo di dire basta, di dare una svolta; se non si recupera un percorso chiaro e lineare, non vediamo, allo stato dei fatti, per come è stata posta la questione nell'intesa, come possa essere risolta la questione.
Si deve fare una scelta politica chiara. Con i pasticci (non di governo, perché per governo intendo una funzione alta ed affidabile), con i pasticci di bassa caratura politico-amministrativa, non vogliamo stare. La lotta delle popolazioni ha fatto crescere tutti, ci ha fatto crescere nella convinzione. Abbiamo capito dalla lotta delle popolazioni, dalla loro capacità di tenuta, di mobilitazione e di iniziativa, che c'è una discriminante tra partiti, forze politiche e uomini politici che vogliono una prospettiva nel futuro e chi, invece, abbassa la testa e la sua dignità rispetto a forze che sembrano dominanti. Ebbene, la nostra scelta è chiara.
Ci hanno anche aiutati - non ho difficoltà a dirlo - lo stimolo, il pungolo, le critiche.
Non abbiamo dubbi ed è per questo che abbiamo contribuito con altre forze politiche a porre con molta determinazione, rispetto alla prima stesura, due punti: la questione della sconfessione del documento Stato Regioni, per le ragioni che ho detto prima, e l'introduzione delle richieste perché venga riproposta la questione degli impianti e della chiusura a tempo indeterminato. Questa è una strada forte, di dimensioni e di qualità adeguata alla gravità dei problemi. Non voglio aggravare con altre questioni, pur centrali, un dibattito che penso molti vogliano portare ad una conclusione positiva. Certo che, dopo tutto quello che è avvenuto, si pone il problema dell'Assessore Cernetti e del modo in cui si sono svolti gli incontri con Roma, con il Ministero. Lo lascio alla riflessione, ma è chiaro che un problema del genere dovete porlo, noi l'abbiamo sollevato per garanzia perché non prevalgano i giochi e la linearità sia poi creduta e credibile da tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi, inizio il mio intervento richiamandomi alle affermazioni che il Presidente Rossa ha fatto sugli atti di terrorismo dei giorni scorsi. Chiunque conosca il mondo ambientalista sa che azioni del genere non fanno parte della cultura e meno che mai della prassi del mondo ambientalista che è per sua natura non violento e pacifico.
Fatta questa osservazione, credo non basti una condanna generica agli ignoti attentatori, ma, proprio da parte di chi vive nel mondo ambientalista, credo occorra fare anche dell'autocritica perché, se certe azioni sono possibili, avvengono e possono essere, seppure in maniera molto leggera, attribuite ad una certa parte politica, occorre capire perch possono essere avvenute. Non vorrei interpretare con un'analisi mia un articolo di Angelo Panebianco pubblicato sul "Corriere della Sera" di ieri articolo che mi sembra molto utile proprio per capire e aggiungere argomenti al dibattito di questo Consiglio regionale.
Dice Panebianco: "Una colpa l'ambientalismo italiano ce l'ha: non avere impedito, nel cruciale momento di passaggio in cui l'ambientalismo da fenomeno di 'lite si trasformava in un fenomeno di massa, che esso venisse egemonizzato dall'ideologia italiana per eccellenza, il populismo (parola che circola sovente in questo Consiglio regionale e nel dibattito politico in Italia) e ha contagiato anche il mondo ambientale".
Panebianco alla fine del suo articolo, che non leggerò completamente ma che invito a leggere perché lo trovo molto lucido ed interessante pubblicato tra l'altro sul "Corriere della Sera", un organo non sospettato di essere difensore di tesi verdi o ambientaliste, conclude: "Esistono e sono sempre esistiti in questo Paese un populismo di governo, fonte di quasi tutti i nostri guai, e un populismo d'opposizione. Oggi esiste anche ultimo arrivato, un populismo ambientalista. E' un peccato, perché i problemi dell'ambiente sono troppo seri e troppo gravi per consentire che su di essi il monopolio della parola spetti ai soliti portavoce della tradizione ideologica italiana". Mi sembrano osservazioni fatte da una platea non sospetta per capire come oggi si sia arrivati, felicemente dico io, ad un ordine del giorno, pur non credendo molto a questi documenti che sovente sono pezzi di carta che giustificano e salvano l'anima, ma che vengono registrati e messi in un cassetto.
Questa volta invece, dato il momento gravissimo che si trova a vivere la popolazione della Valle Bormida, questo documento rafforzerà la posizione di lotta - lo sottolineo - perché se questa popolazione non avesse lottato fin dall'inizio in maniera così energica, sono convinto che le istituzioni che dovrebbero rappresentare i cittadini non si sarebbero mosse e non sarebbero arrivate al punto cui sono arrivate oggi.
Siamo arrivati ad un punto che ritengo molto positivo se si pensa che l'ultimo impegno di questo ordine del giorno recita: "Impegna altresì la Giunta ad attivarsi per permettere che anche i rappresentanti della popolazione locale siano ammessi a pieno titolo nel Comitato Stato Regioni". Quello che conta è il plurale, quindi non soltanto i Sindaci, ma i rappresentanti. Se le popolazioni della Valle Bormida hanno un'Associazione per la rinascita, che politicamente e a tutti i livelli li rappresenta, credo che oggi la stessa possa a pari titolo essere presente nel momento in cui si discute il destino della valle.
Non volevo continuare al di là di quanto ho detto finora, ma un obbligo e una forma di rispetto verso me stesso mi spinge a dire alcune cose sgradevoli.
Questo ordine del giorno è unitario, rafforzerà la lotta per il risanamento della Valle Bormida, servirà forse finalmente a chiudere l'ACNA. Invece, questo ordine del giorno non è affatto unitario. Mi stupisce che il collega Bontempi, sempre molto preciso, non si sia accorto che questo ordine del giorno non è unitario: manca la firma del Capogruppo repubblicano mentre c'è invece la firma del collega Fracchia, benemerito per tante lotte ambientaliste, che ha aggiunto tra parentesi "titolo personale". Secondo me, ciò non indebolisce l'ordine del giorno perché in realtà esprime la volontà di tutto il Consiglio regionale, tranne uno. E' comunque un documento forte. Stupisce invece che ci sia ancora una forza che in questo momento sta aderendo ad un cambiamento (si parla di polo laico, di federazioni tra Partiti che rappresentano la coscienza civile della nazione) e ci siano persone - mi riferisco al Capogruppo Ferrara che sono più arretrate del padrone della fabbrica che vogliono difendere (Gardini stesso dice di essere ambientalista e che voterà verde). Mi chiedo quale tipo di industriale, quale industria, quale progresso industriale, il Capogruppo repubblicano difenda ancora in questo Consiglio regionale, di fronte ad una posizione come questa che mi auguro non indebolisca l'ordine del giorno, ma che forse potrebbe anche farlo venendo a danno di tutte le rappresentanze istituzionali e non degli abitanti della Valle Bormida. Lo trovo incredibile, perché è arretrato rispetto alle stesse posizioni industriali che vengono espresse sui giornali sia della Confindustria che dell'Associazione degli Industriali. E' una posizione arretrata, non vorrei dire reazionaria. Questo ordine del giorno anomalo, perché non unitario, se non potrà essere esibito con tanta forza nei momenti in cui si discuterà con il Governo nazionale e potrà magari servire alla Regione Liguria per continuare a far girare i veleni verso il Piemonte, a qualcuno si potrà dire grazie per non averlo firmato.
Questo mi sentivo di dover dire perché i documenti bisogna leggerli attentamente per capire cosa vogliono esprimere le firme.
C'è però un dato di fatto importante. Questo Consiglio regionale si è espresso in un documento che poteva già essere pronto la settimana scorsa mi auguro che chi deve difendere la gente della Valle Bormida possa usarlo con tutta la forza che il documento comunque esprime.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega che mi ha preceduto ha fatto notare che si tratta di un ordine del giorno non unitario. E' vero, non è un ordine del giorno unitario in quanto, non io, ma la forza politica che rappresento non lo ha sottoscritto.
Vorrei entrare più nel merito non affrontando il problema degli attentati, non perché non li consideri importanti, anzi, sono molto gravi ma perché credo siano fatti che non toccano minimamente la vicenda dell'ACNA in sé e la vicenda portata avanti dalle popolazioni in modo assolutamente corretto e serio, quindi non può essere inquinato da confusioni di questo genere. Condivido le espressioni che sono state fatte però ritengo che sia quasi ridurre il ruolo di chi ha combattuto correttamente continuare a collegarlo con fatti che nulla hanno a che vedere.
Venendo nel merito, vorrei esprimere la posizione del Partito repubblicano, che è autonoma, posizione che non ha l'ambizione né la presunzione di essere l'espressione o l'interprete di qualcuno al di fuori del Partito stesso. Lasciamo questa ricerca di chi si rappresenta o meno a chi sente di essere rappresentante o espressione del nulla. Noi non ci addentriamo in queste indagini.
L'ordine del giorno che è stato firmato dai Capigruppo degli altri Partiti non ci trova consenzienti perché riteniamo non si sia posto minimamente il problema che a nostro giudizio è il problema centrale della vicenda, che già abbiamo cercato di indicare la volta scorsa, cioè i rapporti tra sviluppo ed ambiente.
Il collega Bontempi si è posto questo problema, l'ho apprezzato perch anche se su posizioni diverse, so che il collega Bontempi è persona seria che ha affrontato seriamente e con grande passione questo problema e che ha ottenuto il risultato che lui voleva, che non condivido, però gli riconosco di averlo affrontato in modo molto corretto.
Noi riteniamo che questo avrebbe dovuto essere il vero contenuto dell'ordine del giorno. Invece in esso si pongono solo dei problemi importanti, però contingenti, dell'oggi, non qualcosa di più ampio.
Crediamo che una Regione come il Piemonte venga meno al proprio ruolo se si limita a queste valutazioni. Anche sul contingente non sono d'accordo.
Ormai tutti citano le dichiarazioni che il Presidente dell'Enimont (che tra pochi giorni sarà la nuova proprietà dell'ACNA) ha fatto. Di quelle dichiarazioni si danno interpretazioni come: "tutti ormai siamo d'accordo sul fatto che l'ACNA dovrà essere chiusa", "non dobbiamo essere più realisti del re e chiedere che continui quando la stessa proprietà non lo vuole". Credo però che non dica questo il Presidente dell'Enimont, credo dica l'opposto.
Quelle dichiarazioni dicono che l'ACNA è un simbolo: "Noi ci siamo impegnati a metterla nelle condizioni giuste ambientali e sociali, ma se questo obiettivo non sarà possibile saranno prese tutte le decisioni necessarie". E' evidente che prima si cerchi, in tutti i modi, di creare le condizioni di possibilità ambientale, di legittimità ambientale, di non inquinamento dell'ACNA, e se questo non dovesse raggiungersi è chiaro che si chiude, nessuno sostiene il contrario. Nessuno ritiene che l'ACNA debba continuare ad essere un'azienda che produce soltanto inquinamento, che produce soltanto sporcizia in tutta la valle.
Il Presidente dell'Enimont si è posto il problema di fare grandi investimenti per raggiungere l'obiettivo del disinquinamento della produzione dell'ACNA. Credo che un imprenditore pubblico serio, che si ponga questo obiettivo con una ingentissima spesa lo faccia non per chiudere l'azienda fra un anno o due, ma perché ha la prospettiva concreta di raggiungere questo risultato e se questa prospettiva concreta esiste noi diciamo che deve essere aiutata, deve essere supportata. E' una scelta politica di grande portata. Si diceva che l'ACNA non può essere chiusa perché è un'azienda strategica nel gruppo. Credo che il Presidente dell'Enimont abbia smentito tutti dicendo che non ha nessuna valenza strategica questa azienda e che si può chiudere quando si vuole. Per il gruppo non è strategica, strategico è un altro elemento ed è un dato politico che qualcuno ha già posto e cioè le aziende possono vivere là dove è possibile renderle compatibili con l'ambiente e quindi gli sforzi devono essere fatti per renderle compatibili con l'ambiente.
Devo dire che, di fronte ad una nuova proprietà che si sta muovendo in questa prospettiva, dopo cento anni in cui nessuno ha fatto niente, con grandi responsabilità per tutti, questa nuova proprietà deve essere quanto meno sentita. Mi chiedo perché questa Regione, che sente sempre tutti, non abbia sentito anche Necci e la nuova proprietà dell'Enimont per sapere quali progetti e quali programmi ha. Questo sarebbe stato un elemento di chiarezza e di opportunità che avremmo dovuto perseguire.
Oggi si perde un'opportunità. La Regione Piemonte, con questi ordini del giorno che ignorano completamente il dato politico più forte, perde a nostro giudizio un ruolo importante. La Regione Piemonte, che vuole essere all'avanguardia nello sviluppo delle tecnologie e nella sfida a rendere compatibili l'ambiente e lo sviluppo, non sente la necessità di partecipare in modo più costruttivo a questa ricerca, non contrapponendosi a chi sta cercando di trovare una soluzione, anzi, non cercando di affiancarsi per supportare quelle iniziative sufficienti, utili, necessarie per raggiungere l'obiettivo importante che ci siamo posti. Questi sono i motivi per cui riteniamo di non poter aderire, nel merito, agli ordini del giorno che sono stati presentati. Ma ci sono altri motivi.
Oltre al merito, credo ci sia un problema sul piano istituzionale.
Nella parte finale dell'ordine del giorno si parla anche dei rappresentanti della popolazione e il collega Pezzana ci ha spiegato che cosa si intende per rappresentanti delle popolazioni. C'è il Comitato Stato-Regioni nel quale le istituzioni sono impegnate a risolvere i problemi. Mi chiedo se non sia estremamente grave, sul piano istituzionale, ma non solo sul piano istituzionale, che la Regione Piemonte non dia credito a se stessa nel rappresentare le popolazioni del Piemonte, soprattutto non dia credito ai Sindaci della zona nel rappresentare le popolazioni e chieda che a rappresentare le popolazioni siano associazioni spontanee che operano nella zona e che sono istituzionalmente irrilevanti. Questo sul piano istituzionale è un fatto molto grave perché si pone in dubbio il principio stesso della democrazia rappresentativa che è alla base del nostro sistema.
Qualcuno la volta scorsa mi ha detto che noi teniamo questa posizione per una valenza elettorale. Credo invece che si vada in una prospettiva esattamente antitetica. Non stiamo ricercando il consenso. L'ostilità con la quale è stato accolto l'intervento della volta scorsa e l'ostilità seppure più contenuta, verso questo mio intervento, che non vuole essere ostile nei confronti di nessuno, ma che cerca di affrontare il problema da un diverso punto di vista e in modo più corretto, questa ostilità non mi pare certamente il modo migliore per andare a cercare dei facili consensi elettorali. D'altronde il modo fazioso, scorretto, ingiusto con il quale si dà riscontro sulla stampa cittadina di questa posizione non è certamente pagante.
Noi non voteremo questo ordine del giorno per motivi di contenuto, di merito e sul piano istituzionale, avendo la convinzione che questo ordine del giorno è lungi dall'essere qualcosa di forte. Sarà indebolita la posizione del Piemonte rispetto al processo che è comunque avviato, dal quale la Regione Piemonte o resterà fuori o resterà dentro ma con una minore incidenza.
Questo giudizio sull'ordine del giorno e sulle forze politiche che lo presentano e lo votano non deve minimamente andare ad incidere su quella che è la posizione e l'esigenza che con grande forza e con grande diritto pongono i cittadini della Valle Bormida. E' una richiesta legittima, è una richiesta giusta che si può e si deve comprendere alla quale deve essere data a nostro giudizio una risposta altrettanto giusta e corretta. Noi crediamo che una risposta giusta e corretta non è quella che la Regione Piemonte sta dando oggi. La Regione Piemonte, a nostro giudizio, sta dando la risposta per la ricerca di un consenso facile. Noi crediamo invece che una risposta concreta debba individuare anche strade più difficili, ma cercando soluzioni più importanti. L'unica cosa che noi possiamo dire in questa situazione è che il Parito repubblicano nelle varie sedi istituzionali si adopererà perché la soluzione di questo problema sia una soluzione favorevole a quelle che sono le esigenze effettive della popolazione dell'ACNA, che sono il mantenimento di una fabbrica pulita ovvero, qualora questo non fosse possibile, la chiusura della fabbrica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, il collega Ferrara, nelle ultime sue parole, si è lasciato scappare un "lapsus" freudiano davvero clamoroso parlando della popolazione della Valle Bormida come la popolazione dell'ACNA. La popolazione della Valle Bormida è la popolazione avvelenata dall'ACNA, ma non voglio seguire il collega che mi ha preceduto sul suo ragionamento.
Siamo convinti da tempo, e ci siamo sforzati con tutta la nostra capacità di portare in Consiglio gli argomenti a dimostrazione che l'ACNA non può essere resa compatibile con l'ambiente circostante. Proprio gli incidenti delle settimane scorse dimostrano in maniera lampante (qualora ce ne fosse ancora bisogno) che quella fabbrica è cresciuta sui suoi rifiuti i veleni sgorgano dalle sue fondamenta. Su questo argomento penso non sia necessario, almeno da parte nostra, ritornare, così come non mi soffermeremo più di tanto - per non cadere nella trappola dei provocatori che vogliono essere messi al centro della riflessione e dell'attenzione delle istituzioni - sulla provocazione dei giorni scorsi che è giunta puntuale come la dichiarazione dei redditi.
I professionisti della provocazione hanno ripreso il loro lavoro, ma sono la forma più lontana dalla cultura ambientalista, non violenta, che lotta per la vita. E questo basti.
Noi qui siamo un'istituzione, ciascuno di noi si sforza di rappresentare le istanze della società civile, e pensiamo che sia possibile e necessario chiudere ogni varco ai professionisti della provocazione stando dalla parte dei bisogni della nostra gente.
Ripercorro brevissimamente un ragionamento che può essere utile dal momento in cui ci apprestiamo a votare un documento che può essere "utilmente" utilizzato dalla nostra gente e da noi stessi nei passi successivi che dovremo compiere per arrivare ad una conclusione definitiva di questa centenaria vicenda.
C'è stato nei mesi scorsi, signor Presidente e colleghi, un punto di forza nell'iniziativa della Regione Piemonte nei confronti del Ministero nei confronti della Confindustria e nei confronti di coloro i quali a Roma dettano i destini della nostra gente. Il punto di forza è stato il "rifiuto" della Regione Piemonte di corresponsabilizzarsi nella gestione di una cosa ingestibile. In questo senso ne abbiamo tutti avvertito i benefici: è stato importante e fondamentale che il protocollo del 19 settembre 1988 non abbia visto la firma del Piemonte, perché ha tenuto aperta, come era necessario, la ferita affinché il male possa essere estirpato.
Nei giorni scorsi, però, e precisamente tra il 19 e il 22 del mese di maggio, si è realizzato uno strappo in questa linea di condotta che noi avevamo ribadito il 27 aprile. Lo strappo è stato determinato dall'adesione ad un "accordo burla" elettorale. Allora, l'amarezza e l'esasperazione di giovedì scorso che hanno concluso una giornata di lavoro del Consiglio sono state la manifestazione della delusione motivata della gente della Valle Bormida per il comportamento del governo regionale o di sue componenti. Al riguardo - e vogliamo essere chiarissimi - non ha aiutato l'assenza reiterata nei lavori del Consiglio dell'Assessore Cernetti, che si è profusa in lodi sperticate, anche attraverso gli organi di informazione radiotelevisivi oltre che di stampa, per un accordo tra Ministero e Organizzazioni sindacali lontanissimo dagli impegni definiti all'unanimità alla fine di aprile in quest'aula. Naturalmente facciamo gli auguri più sinceri all'Assessore Cernetti di riprendersi se sta male. Non vogliamo però, signor Presidente, e la prego di ascoltarmi con attenzione, che si diffonda una strana "allergia da aula" che sembra contagiare in particolare alcuni settori socialisti, i quali si sentono investiti di qualche ruolo provvidenziale nel governo di questo Paese, possibilmente fatto al riparo dal confronto dialettico nelle aule parlamentari.
Ma voglio chiudere qui gli elementi di riferimento polemico, mi pare motivato, anche per come oggi siamo costretti a discutere.
Oggi ci apprestiamo a votare un documento che porta anche la firma del Gruppo DP. E' stato un parto faticoso, ne rivendichiamo quella parte di merito che pensiamo di poterci attribuire insieme alle altre forze di opposizione. In particolare nei punti laddove si dice di "non aderire al protocollo firmato tra Ministero e Organizzazioni sindacali", che ha avuto le lodi sperticate di qualche rappresentante del Governo e "a non sottoscrivere prima di ripassare dal Consiglio gli impegni che si stanno ridefinendo a Roma". Queste parole suonano a smentita all'Assessore Cernetti. Penso vada apprezzata, al riguardo, la sofferenza, la responsabilità politica del Capogruppo socialista nel firmare il documento che ci apprestiamo a votare. E per una volta, forse, il dolore può far bene.
Noi ci apprestiamo a votare questo documento in una seduta di Consiglio urgente richiesta da quindici Consiglieri regionali al termine della seduta scorsa, perché volevamo (e questo era possibile, ed è possibile, come si sta dimostrando oggi) riaffermare la centralità di questo Consiglio nell'affrontare con impegno questi problemi.
Signor Presidente e colleghi, tutti sappiamo che sui documenti si vigila che siano rispettati perché abbiamo visto che i documenti vengono anche disattesi come è avvenuto nei giorni scorsi. Noi naturalmente vigileremo, ma la nostra fiducia nel futuro è determinata soprattutto dalla coscienza, consapevolezza, convinzione profonda che la vigilanza sul rispetto degli impegni che qui assumiamo sarà fatta innanzitutto dalla gente della Valle Bormida. In questo senso è importante allora il fatto politico che oggi qui si realizza, cioè il tenere il piede in mezzo alla porta per evitare che la porta si chiuda in faccia all'esigenza di andare a fondo per arrivare alla chiusura definitiva di questa fabbrica. E allora il Ministro Ruffolo, che ha strombazzato il coinvolgimento della Regione Piemonte come dato nuovo e positivo, a suo avviso, mentre a nostro avviso radicalmente negativo, si disilluda. Il Ministro dell'Ambiente Ruffolo è Ministro sprecato e maestro impareggiabile della politica dell'apparenza.
Noi non ci daremo pace finché la fabbrica della morte la smetta di ammazzare, chiudendo per sempre i rubinetti del veleno, risanando e restituendo la vita ad una terra e ad una comunità che ha già pagato e troppo! Ho finito, signor Presidente. Penso che sia stato un passo falso la solidarietà mancata la settimana scorsa da parte di questo Consiglio alle forme di lotta non violenta delle popolazioni valbormidesi; forme di lotta non violente che sono l'unico baluardo contro i professionisti della provocazione, che sono entrati giustappunto all'opera, e, qualche giorno dopo, significativamente, quello che qui avveniva. Peccato che questa solidarietà sia mancata! Noi pensiamo che la strada maestra, la forza di questa lotta, sia nella serena determinazione che si legge negli occhi della gente di Valle Bormida che pretende e dovrà avere giustizia.
Da questo punto di vista, Consigliere Ferrara, lo Statuto della Regione Piemonte parla chiaro: non soltanto possiamo promuovere la più ampia partecipazione, e quindi in questo senso rivendichiamo fino in fondo quelle ultime righe dell'ordine del giorno che andiamo a votare, non soltanto abbiamo la possibilità di farlo, ma abbiamo il dovere di farlo, proprio perché istituzionalmente la Regione Piemonte è debole nei confronti con il Ministero, nei confronti anche con la Regione Liguria. La nostra forza ci può derivare, quasi esclusivamente, oltreché dalla nostra intelligenza politica, dalla nostra capacità di valorizzare gli elementi che qui ci uniscono, oltreché da tutte queste cose, dal fatto che la gente che vive questi problemi sia resa protagonista di una grande lotta che può essere di trasformazione del modello di sviluppo dominante che ha avvelenato uomini animali, ambiente e che - io penso grandi fette della società civile vada rifiutando sempre di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, crescono nella nostra società civile manifestazioni e orientamenti politici e sociali che possono modificare assetti politici e sistemi degli interessi, forme di strategia della tensione che possono avere origine diverse.
Gli attentati che sono avvenuti nei giorni scorsi rappresentano un pezzo e un segnale di un costume che, dopo gli anni oscuri '60 e '70 speravo fosse sparito completamente dalla cultura, dalla sottocultura dalla spazzatura presente nei sottofondi che cercano di inserirsi in una società civile che si sviluppa, che va avanti, che si misura con i nuovi problemi, che cerca di trovare un punto di equilibrio e di compatibilità tra sviluppo e ambiente accettabile per tutti i riflessi che questi possono avere.
Forse, come diceva il commentatore sul "Corriere della Sera", forme di populismo e di peronismo possono creare delle stonature dei processi sociali e politici che si determinano nella società, ma fanno parte anche della complessità di questi processi che non possono essere prefigurati o descritti da un sociologo in una lezione in un'aula universitaria.
Anche la mia parte politica, che rappresento, ha fatto dei sacrifici per arrivare a un documento unitario, perché ci fosse una voce largamente unitaria da questo Consiglio. Diciamo che il prezzo rispetto alle posizioni politiche che il mio Gruppo paga (non è giusto chiamarlo prezzo ma diciamo le limature, le ridefinizioni) è rivolto a considerare come un bene massimo da acquisire in questa giornata l'espressione unitaria, o largamente unitaria, del documento.
Intanto noi partiamo con il ribadire una scelta di fondo che abbiamo fatto (ricordo anche l'impeto e l'irruenza dell'Assessore Cernetti, mio compagno di Partito) nell'approvazione dell'ordine del giorno del 27 aprile 1989.
Come filo conduttore di tutto il nostro ragionamento richiamiamo il primo punto di questo ordine del giorno, come fatto significativo, come linea-guida, sapendo ovviamente che, strada facendo, ci possono essere dei percorsi che possono anche non essere rettilinei; abbiamo in qualche misura un riferimento.
Da parte dell'Assessore Cernetti c'è stata l'adesione al documento nel quale si parla di una presa d'atto dell'accordo tra l'ACNA, le Organizzazioni sindacali e il Ministero dell'Ambiente.
Va detto che questo documento - che può avere degli elementi discutibili e quindi l'abbiamo anche ribadito all'interno dell'ordine del giorno - ha rappresentato contingentemente e materialmente il punto di partenza della fermata totale dell'ACNA, con tutte le discussioni e quindi con tutti i distinguo che abbiamo indicato all'interno di questo ordine del giorno.
Nel dibattito di alcune settimane fa ancora sull'ACNA aleggiava il timore in quest'aula che alla nostra affermazione di una chiusura, così com'è espressa nel documento del 27 aprile, prevalesse una posizione molto forte di una chiusura a scacchiera esplicitata in forma ufficiale.
Probabilmente la nostra era una posizione minoritaria in quel momento e ci potevamo aspettare delle proposte e delle ipotesi che potevano avere prevalenza con la chiusura a scacchiera. C'è stata, invece, una fermata totale dell'ACNA.
Questo documento va ridefinito per alcuni aspetti. Credo occorra ribadire in modo più marcato la consequenzialità tra l'eventuale prosecuzione dell'ACNA con la totale compatibilità ambientale. Questo aspetto, che viene detto in apertura del documento d'intesa tra le Organizzazioni sindacali, l'ACNA e il Ministero, va detto in forme più marcate. Però esiste un orientamento espresso in quel senso.
Nel nostro ordine del giorno diciamo che non è nella correlazione tra la tenuta del percolato e il ciclo produttivo che va trovato un percorso.
Forse nel documento ci siamo dimenticati di parlare di microinquinanti mentre in quello del Sindacato, dell'ACNA e del Ministero dell'Ambiente si parla di microinquinanti. Ribadiamo con precisione che, scollegato dal meccanismo della tenuta dei percolati, ci sia un rapporto con i cicli produttivi sul problema dei microinquinanti. Abbiamo anche sottolineato che il Re-Sol, così com'è indicato, è insufficiente, perché va visto con i procedimenti autorizzativi della valutazione di impatto ambientale. Ci sono poi nel documento il problema del monitoraggio, quello del gruppo di lavoro permanente; quindi giustamente nel nostro ordine del giorno chiediamo una ridefinizione di alcuni passaggi.
In questo senso credo sia molto importante la sottolineatura dei cicli di produzione e dei microinquinanti. Nello spirito in cui noi diciamo le cose, si tratta di microinquinanti e non solo di inquinanti per un problema che rischia di sfuggire agli attuali controlli che la legge Merli permette di operare.
Sulla rimarcatura sui cicli di produzione noi facciamo un'operazione corretta che si salda alla ricerca di un punto di equilibrio fra sviluppo ed ambiente. Necci ha fatto una valutazione di mercato, non credo abbia fatto una valutazione da sognatore agli amanti del movimento verde. Semmai strumentalizza il movimento verde perché diventa un business il disinquinamento. Noi dobbiamo operare invece perché questa società possa produrre, ma in una situazione in cui preventivamente non si determina l'inquinamento, altrimenti diventa un affare per qualcuno; possiamo anche trovare degli "sponsor" che vengono ad esaltare dei problemi, poi c'è l'altro che manda le macchinette per disinquinare, fa un doppio affare: inquina e disinquina.
Nella valutazione di Necci si dice che i costi di vita dell'azienda devono essere compatibili: non si possono spendere 100.000 miliardi per tenere in vita l'ACNA, ma occorre trovare un rapporto logico di mercato non diretto solo allo stabilimento, ma visto anche nell'ambito del ciclo chimico e di tutta una serie di altri aspetti. Però c'è una soglia. Ponendo questo discorso, noi alziamo la barriera di una possibile convenienza di mercato, però obblighiamo alla ricerca di un punto di equilibrio tra ambiente e sviluppo con un meccanismo tendenzialmente di mercato costringiamo la proprietà a ragionare. Non credo, se i costi di compatibilità sono da marziani, possa ritenersi possibile tenere in vita l'azienda. Quindi l'affermazione di Necci è di un imprenditore accorto e non di un imprenditore propagandista. Noi ovviamente dobbiamo batterci affinché i vincoli ambientali siano di livello alto e adeguato.
Voglio sottolineare la prontezza della Giunta a indicare il nome dei rappresentanti della Regione, nel gruppo di lavoro, prontezza già recepita dal Ministero, al fine di stabilire alcuni aspetti fondamentali dei parametri, dei controlli, dei collegamenti con il ciclo produttivo.
Un'ultima considerazione su un passaggio che potrebbe sembrare populistico, propagandistico vicino alle elezioni. Mi riferisco all'ultima frase del nostro ordine del giorno. Noi vogliamo aprire alla società civile anche l'attività del Comitato Stato-Regioni, concependo la società civile come alta rappresentanza espressa soprattutto dai Comuni. In questo tipo di società, per adesso, nella sua configurazione istituzionale, la cellula della democrazia è ancora rappresentata dal Comune, specie nella configurazione della Valle Bormida dove vi sono piccoli Comuni. Se poi apriamo autonomamente (noi lo abbiamo lasciato in una forma generale) ai rappresentanti delle popolazioni, ritengo che abbiano prevalenza i Sindaci le Amministrazioni comunali come cellule della democrazia reale, perché di lì parte il meccanismo. Autonomamente poi questa comunità assumerà le sue determinazioni. Si parte dal presupposto che la cellula della democrazia è ancora rappresentata dal Comune, dal Consiglio comunale che si riunisce come momento di sintesi degli interessi diffusi all'interno della comunità.
Il mio Gruppo non ha paura di una democrazia diffusa; certamente è faticosa per arrivare alle decisioni. E' più difficile arrivare a una determinazione in una famiglia di venti persone che in un gruppo dove c'è una sola persona che decide.
I costi aggiuntivi che rendono più faticosa una decisione rendono poi quella decisione più valida, più accettata, più forte, più affilata, più determinata. In questo senso credo che si possano riconoscere come validi gli stimoli che vengono dal basso, come elemento di un processo decisionale complesso, faticoso, ma che è l'anima della nostra democrazia, che non pu vedere capovolto questo processo. Noi abbiamo lavorato in questa direzione limando anche alcune nostre posizioni, sperando che non vengano fatte speculazioni su queste limature, su questi sforzi, su questi sacrifici. Il bene comune che oggi riteniamo essere prevalente è che questa assemblea questo parlamento del Piemonte arrivi a una voce unica, forte, determinata per far sì che si possa trovare un ragionevole equilibrio tra ambiente e sviluppo, partendo dal presupposto che l'ambiente deve essere determinato con condizioni reali di vivibilità della comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei iniziare il mio intervento con un accenno agli attentati terroristici verificatisi non solo presso l'ACNA, ma anche presso altri stabilimenti della Montedison nella notte tra domenica e lunedì, ricordando non tanto - come è stato fatto da altri - gli articoli apparsi su "Corriere della Sera", che suonano estremamente ingenerosi e per molti versi anche falsificanti rispetto alla storia e all'esperienza del movimento ambientalista nel nostro Paese, quanto piuttosto un articolo molto più saggio che oggi compare su "La Stampa" a firma di Luigi Manconi, che evidenzia come nuovamente la nostra società debba confrontarsi con un'area sociale ineliminabile nelle democrazie occidentali avanzate e che questo prescinde dal poter addebitare ora agli uni ora agli altri, soprattutto in questo caso al movimento ambientalista, responsabilità dirette o indirette di quanto è accaduto.
Vorrei anche ricordare come il movimento ambientalista si sia caratterizzato nel nostro Paese per una notevole volontà pedagogica oltreché per una rigorosa volontà pacifista, che tra l'altro proprio nella vicenda relativa alla Valle Bormida e all'inquinamento dell'ACNA è stata esemplare. Uno sforzo disperato, lucido, coerente e determinato di convincere e persuadere gli altri interlocutori della giustezza del fondamento delle proprie ragioni sia in termini politici sia in termini scientifici. Documentare e chiarire, nel rispetto delle regole democratiche e delle forme di lotta democratica (gli scioperi e le manifestazioni, ivi compresa la non violenza e la pacifica dimostrazione di giovedì scorso in quest'aula). Rivendicare la necessità di far conoscere alle Regioni Piemonte e Liguria, a tutto il Paese (anche con una serie di manifestazioni all'esterno della vallata, ivi compreso l'accesso ai media alla radio, alla televisione, ai giornali) la situazione della valle, al fine di uscire dalla chiusura e dal ghetto nel quale la valle stessa era tenuta anche dal punto di vista dell'informazione.
Nei confronti dei pubblici poteri e delle istituzioni sempre e soltanto due richieste: effettuare i controlli e sapere che cosa sta succedendo.
Quindi, da un lato, la richiesta di funzionamento dello Stato per quanto riguarda l'inquinamento, i controlli, la salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente e, dall'altro lato, sempre la richiesta forte e pressante che il Governo esista, il Governo o quello che c'è, non un altro, perché la popolazione della Valle Bormida non ha mai chiesto un cambiamento di governo, non ha mai chiesto alcun tipo di rivoluzione, si accontenta molto banalmente di un pentapartito, di un Assessore e di un Ministro socialisti.
Tutto ciò può andare bene purché questo potere si scontri con i dati e una volta esaminatili decida, ne prenda atto e sugli stessi intervenga. E si governi.
Sono due richieste che rafforzano la democrazia e l'attuale nostro sistema democratico purché il sistema in un modo o nell'altro funzioni e rispetti per primo la legge. E' proprio qui l'elemento cruciale della vicenda, quando Ministero e Governo, non la settimana scorsa o quindici giorni fa, ma nei giorni caldi tra giugno, luglio e settembre 1988, con un vero golpe scelsero di abbandonare la strategia istituzionale prevista dal protocollo d'intesa tra le Regioni e il Governo per passare al meccanismo della contrattazione trilaterale (Ministero, ACNA e Organizzazioni sindacali), decidendo che la qualità della vita e dell'ambiente nella Valle Bormida era da trattarsi con l'azienda e il sindacato anziché con gli enti locali e con i cittadini. Da quella decisione si sta trascinando tutto ci che è successo dopo e il vero aspetto angoscioso e preoccupante è che la Regione Piemonte non sia in grado di modificare questa linea di tendenza di riportare all'interno del Comitato Stato-Regioni, del protocollo d'intesa e nel rapporto con la popolazione nell'ambito del Comitato Stato Regioni, la decisione se una fabbrica debba rimanere aperta o debba essere chiusa. L'ambiente non si risolve con le trattative sindacali o padronali.
Questo è l'aspetto più importante che dobbiamo rivendicare come strategia istituzionale.
Sul problema degli attentati, devo altresì richiamare le parole di Raoul Gardini, apparse sui giornali di stamani, il quale è il primo a riconoscere vecchie storie e vecchi modi di ragionare e di fare politica nel nostro Paese dietro questi attentati. Non ritengo che Gardini voti verde, il problema non mi interessa più di tanto, il vero problema è che non si può non sottolineare come Gardini rifiuti le interpretazioni più tendenziose e dietrologistiche nella vicenda degli attentati.
Altra questione che vorrei richiamare non è tanto la mancanza della firma di un Capogruppo di maggioranza quanto una sua affermazione: "il carattere contingente dell'ordine del giorno". Giovedì scorso ci siamo trovati in aula a riaffrontare in modo teso il problema della Valle Bormida perché si era verificato un avvenimento contingente. Però - come dichiar il Presidente Beltrami - l'avvenimento contingente era l'approvazione del documento del Comitato Stato-Regioni del 19 maggio 1989 da parte della Regione Piemonte. Ed è questo l'atto che stiamo compiendo oggi, una sorta di riparazione che ci siamo impegnati a fare con il migliore garbo possibile, anche se non possiamo dimenticare gli interventi dei colleghi Bonino e Fassio della scorsa settimana e quello che sarebbe potuto essere l'intervento del collega Fracchia, purtroppo assente per motivi istituzionali, che in spirito avrebbe detto le stesse cose; mi permetto di interpretarlo e gli chiedo scusa. Però siamo qui a compiere con tutto il garbo possibile una sorta di riparazione, di ricucitura di uno strappo contingente (mi auguro contingente) che si era verificato rispetto all'ordine del giorno unanimemente votato il 27 aprile.
E' con questo spirito che la Lista Verde accede all'ordine del giorno.
Chiunque può poi valutare quale era il contenuto dell'ordine del giorno presentato dalla Lista Verde il 25 maggio scorso, che diceva: "Impegna la Giunta regionale a revocare ogni e qualsiasi sottoscrizione anche implicita di qualunque documento che si ponga in contrasto con la lettera e lo spirito dell'o.d.g.". In questo ordine del giorno si parlava quindi di revoca, ora il concetto di revoca è scomparso, però direi che le forze di maggioranza, la popolazione della Valle Bormida e tutto il Consiglio credo e ripeto con il maggior garbo possibile, debbano essere consapevoli che con la giornata di oggi prendiamo una decisione che ci fa tornare indietro rispetto ad una strada che incautamente si stava imboccando. Quindi ripeto il garbo, la serenità nelle formulazioni che qui sono state adottate e che come tutti sappiamo sono state frutto di attenta limatura in più riunioni dei Capigruppo, però direi che è augurabile (si apprezzi l'eufemismo) che nel futuro vi sia più attenzione in questa vicenda da parte della Giunta regionale e che gli atti conseguenti a questo ordine del giorno siano con estrema rapidità visibili per quanto riguarda gli atti futuri e per quanto riguarda il coinvolgimento della Regione Piemonte in questa vicenda. Il collega Bonino lo ha detto bene la settimana scorsa e lo ha richiamato il collega Bontempi: questa è una chiusura unilaterale. E' una chiusura unilaterale decisa dalla direzione e come tale non può essere spacciata e non deve essere spacciata per una chiusura risultato di una qualche procedura istituzionale. E' semmai in buona parte il risultato della lotta e della mobilitazione, della maturità politica e culturale della popolazione della valle, altrimenti non sarebbe avvenuta. Dall'altra parte però bisogna essere estremamente lucidi nel valutare tutti i singoli atti.
In quel documento Ministero, ACNA e Organizzazioni sindacali con estrema lucidità vanno valutati altri fatti: 1) la chiusura viene adottata soltanto per procedere al contenimento del percolato. Si tratta quindi di una chiusura che non mette così come ha fatto unilateralmente l'azienda - assolutamente in discussione gli impianti e la loro qualità ambientale 2) dall'altra parte quel tipo di chiusura chiedeva in cambio una sorta di prezzo che qui giustamente diciamo inaccettabile, ed era l'impianto di recupero solfati. Noi questo dobbiamo continuare a ritenerlo inaccettabile e ritenere che tutta la procedura vada attentamente e compiutamente rivista.
Detto questo, non ritengo di avere altro da aggiungere se non due brevi cose.
A questo ordine del giorno manca un elemento e l'ho richiamato anche nell'ultima riunione dei Capigruppo ed è la questione della solidarietà mancata. Si è commesso un errore la settimana scorsa: l'errore, sia prima della votazione che ora, poteva essere riparato con altre formulazioni e con altri impegni da parte di questo Consiglio. Lo stesso collega Bonino in un successivo intervento, che poi concluse in maniera non condivisibile dal mio punto di vista, aveva però richiamato la sensibilità della Provincia di Cuneo rispetto a questa vicenda. Questa rimane una lacerazione aperta.
Invito ancora questo Consiglio, con un atto successivo di natura diversa da questo, a farsi carico del problema e dire due parole in merito al modo con cui è stato gestito l'ordine pubblico in Valle Bormida circa dieci giorni fa. Si può anche non usare la formulazione dell'ordine del giorno bocciato la settimana scorsa, ma il problema rimane e rimane soprattutto il problema della solidarietà umana.
L'altro punto è una caduta un minimo preoccupante in questo ordine del giorno e riguarda la formulazione là dove si parla di valutare gli apporti inquinanti dei cicli di produzione. E' certamente una parte rilevante della vicenda e non presente nel documento Ministero, ACNA e Organizzazioni sindacali, però questo può essere letto e apparire come ulteriore eccessiva attenzione alle posizioni delle Organizzazioni sindacali sul problema ACNA. Ritengo e voglio dirlo in chiusura di questo intervento, che noi non possiamo accedere ad un ragionamento che ritenga ancora necessari ulteriori elementi di informazione e di conoscenza sugli inquinanti nel fiume e nell'atmosfera. C'è certo un ritardo nel monitoraggio e nell'azione da parte degli enti preposti ai controlli e alle verifiche di tutta questa partita, però non possiamo nemmeno accedere ad una posizione che sostiene vanno ancora fatti altri studi e altre indagini. Si tratta di una posizione che sta emergendo di fronte all'incapacità dei governi di decidere, ed è la politica del monitoraggio infinito, cioè la politica che ritiene in materia ambientale di dovere sempre richiedere altri e altri studi per poter prendere le decisioni. Sull'ACNA, ora, è il momento della scelta politica che ritengo questa Regione abbia già fatto, una scelta politica per la quale sono già ampiamente disponibili tutti i dati necessari. Se pertanto si richiedono altri dati, li si chiede unicamente per motivi politici per dilazionare e rinviare le scelte, ma non certo più per motivi scientifici o di conoscenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome mio e dei colleghi Minervini e Masaracchio del Gruppo MSI-DN esprimo innanzitutto una dura e inesorabile condanna nei confronti degli attentati terroristici posti in essere da elementi irresponsabili che evidentemente e certissimamente non sono gli interpreti della volontà delle popolazioni della Valle Bormida non sono gli interpreti di quella lotta contro i veleni che le popolazioni in maniera seria e responsabile, vanno conducendo da anni. Però non posso non rilevare che se si è arrivati alla comparsa di provocatori di questo tipo ciò è anche dovuto al modo irresponsabile e al modo convulso e confuso con il quale è stata trattata questa dolorosa vicenda, a partire dal momento in cui la Valle Bormida è stata dichiarata zona ad elevato rischio ambientale; e a questo proposito se le contraddizioni e i comportamenti non responsabili sono imputabili ai pubblici poteri in particolare a quello ministeriale, va censurato anche il potere pubblico che è rappresentato dal governo regionale.
Espressa questa condanna, devo rilevare, come già a nome del Gruppo giovedì scorso ho messo in evidenza, che la Giunta ha tradito la lettera e lo spirito dell'ordine del giorno del 27 aprile 1989: allorquando la Giunta stessa e, per essa, il suo Assessore all'ambiente il 19 maggio 1989 in sede di Comitato di coordinamento Stato-Regioni ha espresso approvazione di linee, di indirizzi e di obiettivi del documento trilaterale del 18 maggio che era stato sottoscritto dall'ACNA, dalle Organizzazioni sindacali e dal Ministero dell'Ambiente. Documento che (nella scorsa seduta) ho definito a ragione "documento beffa", non dissimile da quel "provvedimento beffa" del Ministro Ruffolo di fine luglio 1988 che ha condotto ad una serie di verifiche, di approfondimenti, di accesso di tecnici, dopodiché si è proceduto alla riapertura della fabbrica dei veleni.
Documento trilaterale ACNA - Ministero - Organizzazioni sindacali sul quale non insisto più di tanto per delinearne il contenuto e dimostrarne (il che peraltro sarebbe facile) la non congruenza e la non attendibilità: anche perché al primo punto dell'odierno ordine del giorno "unitario", che sottoscrivono anche le forze di maggioranza (meno una), si dice testualmente che la Giunta è impegnata a non aderire al documento d'intesa trilaterale Ministero, ACNA, Organizzazioni sindacali, e nel contempo a richiederne la ridefinizione (quindi non modifiche o ritocchi di secondo ordine), ma la ridefinizione, il che significa che c'è una valutazione totale di insoddisfacimento anche da parte delle forze di maggioranza di quel documento trilaterale del 18 maggio.
Ed allora, se oggi nell'ordine del giorno che unitariamente voteremo si chiede la ridefinizione del documento trilaterale, che l'Assessore, a nome della Giunta, il giorno dopo la stipula dell'accordo trilaterale ha valutato con espressioni trionfalistiche, penso che si debba fare per intanto una meditazione sulla possibilità di permanenza nell'ambito della Giunta dell'Assessore Cernetti, il quale ha compromesso la Giunta allorquando vi ha aderito, in sede di coordinamento Stato-Regioni esprimendosi in chiave elogiativa nei confronti della convenzione trilaterale sulla cui inopportunità e sulla quale convenzione non possono non essere espressi giudizi negativi.
Fatta questa considerazione di fondo rilevo che noi del MSI-DN abbiamo firmato, senza eccessivo entusiasmo, l'odierno ordine del giorno considerandolo una sorta di compromesso pur di arrivare, come era necessario arrivare, ad un ordine del giorno unitario. Senza entusiasmo perché ci pare debole quell'affermazione iniziale ove si impegna la Giunta a non aderire al documento di intesa che, per la verità, era già stato approvato il 19 maggio dall'Assessore regionale all'ambiente; tuttavia lo abbiamo sottoscritto dando non un'interpretazione capziosa a questa espressione, ma piuttosto dando un'interpretazione oggettiva che dovrebbe emergere dalle stesse parole usate, nel senso che "non aderire" e chiedere "la ridefinizione" significa, in definitiva, smentire e revocare (come diceva il Consigliere Ala) il proprio assenso a questo contestatissimo documento.
Tutto sommato, questo ordine del giorno, anche se non esprime con la dovuta forza le nostre opinioni sulla materia, e dato che richiama l'ordine del giorno del 27 aprile 1989 che senza mezzi termini poneva la perentoria richiesta della chiusura cautelativa, verrà da noi votato.
E' stata fatta dal collega PRI Ferrara un'osservazione relativa al fatto che nell'ordine del giorno si pensa soltanto al contingente mentre non si prevede (a suo giudizio e alla luce di dichiarazioni che sono state rese da esponenti della Enimont le quali suonerebbero nel senso di volontà di riaprire, dopo la ripulitura dell'intero stabilimento, ammesso che sia possibile) una possibilità di riapertura a bandiere spiegate dell'ACNA.
Penso che procedendo con realismo nella realtà di questa vicenda, si debba prima di tutto puntare e tendere a realizzare una compatibilità ambientale come si richiese nell'ordine del giorno del 27 aprile.
La questione posta dal collega Ferrara è stata presa responsabilmente in considerazione da noi tutti in sede di confezione dell'ordine del giorno del 27 aprile laddove è stata chiesta la chiusura cautelare immediata dello stabilimento ACNA "fino a quando non verrà assicurata la prescritta compatibilità ambientale"; ed è chiaramente rilevante questo passo del verificarsi di una compatibilità ambientale che ha un ben determinato significato.
Approveremo l'ordine del giorno anche con riferimento all'ultimo inciso, laddove si impegna la Giunta ad attivarsi ai fini di permettere che anche i rappresentanti delle popolazioni locali siano ammessi a pieno titolo nel Comitato Stato-Regioni, accanto ai Sindaci che sono i rappresentanti naturali e istituzionali delle popolazioni: e in contraddittorio con quanto imprudentemente diceva il collega Ferrara (il quale asseriva che ci troviamo di fronte ad un'affermazione di principio che sarebbe sconvolgente, perché accanto alle istituzioni verrebbero ad esserci i rappresentanti dell'Associazione Valle Bormida), rilevo che questa affermazione è contestabile per diversissime ragioni. Perché se fosse esatto quello che dice Ferrara allora non si comprende perché i sindacati, in generale, che sono associazioni di mero fatto, vengono, non solo da oggi, a dialogare con le istituzioni. Al riguardo devo poi ricordare che da oltre quarant'anni la Carta Costituzionale anche su questo punto è stata disattesa in quanto i sindacati non hanno giuridico riconoscimento. Ma c'è di più. Lo Statuto della Regione Piemonte prevede espressamente la "partecipazione" dei sindacati, dei cittadini e delle popolazioni e tali soggetti possono addirittura essere capaci di proposta legislativa. Quindi se, come noi auspichiamo, come noi chiediamo in seguito a questo ordine del giorno, l'Associazione Valle Bormida (che raggruppa tutti gli interessi ed è l'esponente, il rappresentante di tutti gli interessi della lotta contro i veleni) siederà sullo stesso tavolo del coordinamento Stato-Regioni, mi pare sia cosa giusta e doverosa, senza che possa scandalizzare e senza che possa costituire un precedente contrario al sistema istituzionale. Quindi, nostra adesione completa e, naturalmente verificheremo che anche l'odierno ordine del giorno venga attuato punto per punto, parola per parola.
Devo concludere, anche per ribadire concetti che sono un po' naturali dei banchi e degli esponenti dell'opposizione, che sinceramente dopo la violazione da parte sua dell'ordine del giorno del 27 aprile 1989, non vedo come l'Assessore Cernetti possa ancora continuare a sedere sui banchi della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone che interviene in qualità di Consigliere.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche il Gruppo socialdemocratico ha sottoscritto la proposta di ordine del giorno, che mi auguro verrà votata con il più largo consenso possibile da parte del Consiglio regionale. Lo abbiamo sottoscritto perché lo riteniamo rappresentativo delle nostre posizioni che, sin dall'inizio e in modo coerente, abbiamo tenuto nei confronti di questa vicenda. E' una posizione di forte critica nei confronti dell'azienda per il suo secolare inquinamento dell'intera valle e critica anche sull'attuale dirigenza sulla sua volontà, oserei persino dire sulla sua capacità, di affrontare i problemi che sono stati posti recentemente. Pare a noi l'attuale dirigenza probabilmente non essere più in grado di controllare una macchina della quale ha perso il controllo e questo testimonia peraltro anche della pericolosità di questa macchina della quale non si riesce a giungere a ragione. Anche per questo siamo sempre stati dell'idea che non vi sia una possibilità tecnica di rendere compatibile l'azienda con l'ambiente, con l'esistenza nella valle degli abitanti, delle loro attività economiche quindi la soluzione che, senza tanti infingimenti, si dovrebbe coraggiosamente assumere è quella di una sua definitiva chiusura e non andare a chiusure mascherate, a scacchiera, per reparti, durante l'estate che sono cose che abbiamo visto non produrre alcun effetto.
Da questo punto di vista, questo ordine del giorno, nonostante abbia alcuni elementi che, a nostro avviso, potevano essere più precisi, è abbastanza rappresentativo delle posizioni che nella seduta di giovedì scorso avevamo cercato sommariamente di illustrare.
Vi è stato in questo ultimo periodo di tempo purtroppo il fatto deprecabile e condannabile dell'attentato in Val Cosseria che è certamente legato agli altri. Mette in evidenza un disegno criminoso che è del tutto estraneo alle popolazioni della Valle Bormida.
Nel momento in cui noi tutti assieme - lo ha ricordato per tutti anche il Presidente del Consiglio regionale - esprimiamo la più forte disapprovazione nei confronti di questi atti, dobbiamo peraltro aggiungere che sono atti del tutto estranei alla popolazione della Valle Bormida, che in nessun modo e neppure per inciso può essere ricondotta a forme di protesta assimilabili a quelle che si sono verificate nei giorni scorsi.
Dobbiamo anche dire che se vediamo sugli organi di informazione qualche correzione di tiro, ci fa piacere; invece non ci ha fatto piacere come nei primi giorni veniva riportata la notizia; cito il "Corriere della Sera" e il "Sole 24 Ore" che in prima pagina cercavano di abbinare questi eventi al movimento ecologista. Questo è un modo poco corretto di fare informazione a cui, tutto sommato, quegli articoli di fondo di oggi si cerca di porre un qualche rimedio. Credo che questo processo e questo abbinamento non debbano essere fatti. Chi lotta per la Valle Bormida ha persino detto: "noi siamo gli abitanti della Valle Bormida che lottiamo per la nostra salute e non vogliamo essere etichettati al limite neppure come ecologisti o ambientalisti".
Credo vada precisata un'affermazione fatta dal Consigliere Tapparo perché se non è precisata può provocare delle cattive interpretazioni. Chi lotta nella Valle Bormida certamente non è sponsorizzato da chi si occupa del business del disinquinamento; in realtà è un movimento che nasce da una considerazione reale di quella che è la situazione che, per molti aspetti è irreversibile.
Perché ci riconosciamo nell'ordine del giorno? Perché da questo documento viene un riconoscimento della scarsa affidabilità dell'azienda perché ha disatteso gli impegni, perché dimostra, con i fatti accaduti da aprile in avanti, che le cose che aveva detto di aver fatto non erano state fatte e che la famosa "barriera" che avrebbe evitato ulteriori inquinamenti, in realtà era un colabrodo, addirittura non esisteva.
Il Consigliere Tapparo ha fatto riferimento anche ai microinquinanti.
E' un problema grave che la stessa relazione Rolle mette in evidenza quindi non si tratta di scoprire una cosa nuova, ma di dare seguito a quella che è un'indicazione scientifica.
Si è fatto riferimento alla risoluzione. Certo, qualche elemento di ambiguità nel documento Stato-Regioni esiste, a prescindere dal fatto negativo che il Comitato Stato-Regioni viene chiamato ad esprimersi su un documento che ha già avuto un esame preventivo da parte dell'ACNA, del Sindacato e del Ministero. Su questo andrebbe richiamato anche il Ministero perché svolga in modo più pregnante un ruolo al di sopra delle parti.
Se questo ordine del giorno contribuisce a sciogliere alcune delle ambiguità rilevate, riteniamo che sia un passo avanti positivo, che come tale debba essere colto, specialmente laddove si fa riferimento all'impegno della Giunta regionale a ridefinire i contenuti di quel documento.
E' importante che questo ordine del giorno venga approvato perché pu contribuire a sciogliere queste ambiguità, ma soprattutto deve richiamare noi, e il Ministero dell'Ambiente in particolare, a svolgere il ruolo che l'ente pubblico deve svolgere in questa vicenda.
In questi giorni abbiamo sentito tante dichiarazioni entusiastiche rispetto all'accordo quadro che con l'Enimont si andrebbe a raggiungere in seguito all'impegno che l'Enimont assume in tema ambientale. Allora, il potere pubblico è autorevole nella misura in cui va a ridefinire un quadro programmatico che preveda l'impegno dell'industria chimica in tema ambientale, che ponga con forza alcuni punti nodali sui quali, in un rapporto collaborativo, vi debba essere anche la forza di dire che sta bene l'accordo quadro (che poi vuol dire in parte risorse pubbliche per realizzarlo). A fronte di questo impegno dello Stato ci deve essere da parte dell'industria la disponibilità a chiudere impianti come quello dell'ACNA che dimostrano la loro totale inaffidabilità e incompatibilità con l'ambiente.
Ricordavo la settimana scorsa che questa azienda ha assunto l'impegno a chiudere alcuni reparti che produrrebbero prodotti che contribuirebbero ad assottigliare ulteriormente la fascia dell'ozono. Ebbene, non capisco perché, se vi è davvero questa volontà e questo impegno, non si ritiene che il problema della Valle Bormida sia altrettanto importante come quello della fascia dell'ozono. Questo dimostra anche che questa azienda, se vuole, può su questo terreno fare molti più passi avanti di quelli che non abbia fatto, se è vero, come ha dichiarato, che quello di Cengio non è un impianto strategico. Un ruolo importante del pubblico sta proprio attorno a questo discorso: si fa un accordo generale che poi vuol dire impegno del denaro pubblico, perché i soldi che mette lo Stato sono dei contribuenti ivi compresi quelli della Valle Bormida, per sostenere la riconversione dell'industria chimica (pensiamo al famoso provvedimento degli sgravi fiscali concessi all'Enimont) e vi deve essere anche la richiesta di chiudere quegli impianti che non sono compatibili con l'ambiente come è quello dell'ACNA.
Se troveremo su questo ordine del giorno una larga convergenza avremo dato un contributo agli abitanti della Valle Bormida nel portare avanti con forza le loro sacrosante rivendicazioni, andando a ricreare un legame tra istituzioni e popolazione che è fondamentale per mantenere questo confronto a livello di democrazia, che noi abbiamo sempre espresso e che altri invece vorrebbero offuscare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente e colleghi, purtroppo ancora una volta mi trovo a non essere allineato con l'impostazione data a questo problema dal mio Gruppo.
La mia posizione non è di oggi né di ieri, ma è da sempre. Io non faccio questo né per motivi elettorali né per motivi esibizionistici, sono profondamente convinto di quello che faccio, pronto ad affrontare anche conseguenze disciplinari che dovessero venire dal mio Partito.
Detto questo, desidero brevemente illustrarvi i motivi per cui ho firmato questo ordine del giorno, naturalmente a titolo personale. Questo documento presenta sei punti importanti. Sulla premessa eravamo tutti d'accordo, chiedeva infatti l'immediata chiusura cautelativa dello stabilimento ACNA. Al primo punto si impegna la Giunta di non aderire al documento di intesa tra Ministero dell'Ambiente, ACNA ed Organizzazioni sindacali che è stato ripreso poi dal Comitato Stato-Regioni. Questo documento è un pataracchio che ha portato secondo me una risoluzione peggiore di quella del 3 agosto dell'anno scorso, perché allora si era ottenuta una chiusura (chiamiamola anche presa in giro) di 45 giorni.
Questa volta non si capisce se si tratta di una chiusura, di un'apertura di una pulizia straordinaria dopo le piogge di primavera; su questo punto non si può per nulla concordare con quanto è stato fatto.
Per quanto riguarda l'impianto Re-Sol penso che tutti siano d'accordo nel subordinarne la costruzione alla procedura di VIA. Oggi tale procedura è necessaria addirittura per la costruzione di un ponticello, figuriamoci quindi per un impianto di queste dimensioni con i problemi di impatto ambientale e di inquinamento che porterà; non si può esitare un attimo a non dare il via prima di non avere espletato la valutazione di impatto ambientale.
Si impegna poi la Giunta regionale a rivedere questo documento e a far sì che gli esperti dell'Università e del Politecnico operino per finalizzare l'attività del Comitato Stato-Regioni anche alla valutazione degli apporti inquinanti degli impianti. Si impegna la Giunta a non sottoscrivere il redigendo atto di impegno aggiuntivo senza la preventiva approvazione del Consiglio regionale. Si impegna infine la Giunta - su questo punto dissento completamente con il mio Capogruppo - che è più che logica l'ammissione nel Comitato Stato-Regioni della popolazione locale perché se siamo qui a discutere di questa vicenda dopo due anni il merito non è nostro, ma dei promotori che hanno iniziato alcuni anni or sono a fare questa battaglia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto di intervenire seppur brevemente non per aggiungere parole a questa kermesse oratoria che secondo le regole per cui anche quando si è in larga parte d'accordo si deve comunque intervenire, ma perché credo che il collega Ferrara abbia sollevato un problema a mio giudizio non sufficientemente ripreso nel dibattito; invece merita un approfondimento in ordine al rapporto tra sviluppo ed ambiente. I teoremi in questa materia sono vari, per cui non può esserci sviluppo senza inquinare, non può esserci tutela ambientale continuando sulla strada dello sviluppo e viceversa. Proprio mentre si discute di una situazione drammatica quale quella dell'ACNA credo sia necessario esprimersi anche su questo punto perché spesso e troppo spesso ci si nasconde dietro situazioni contingenti per non venire allo scoperto sui dati di fondo del problema. Credo sia opportuno in questa sede, proprio quando si discute dell'ACNA, affermare da parte del nostro Gruppo che industria non vuol dire inquinamento. Questa equivalenza a nostro modo di vedere è un falso perché, cari colleghi, anche nella vicenda ACNA è venuto fuori, grattando la vernice di superficie, una certa cultura antindustriale, per cui l'ACNA sarebbe nient'altro che la punta di un iceberg più grande e generalizzato. Quella cultura antindustriale consentitemi colleghi, che certamente non mette le bombe sotto i tralicci ma crea l'acqua all'interno della quale i pesci possono nuotare.
Identificando nella società industriale e quindi nelle sue espressioni concrete e visibili il nemico dell'ambiente e quindi il nemico dell'uomo senza poi dire che spesso i cultori di questa cultura scusate il bisticcio di parole - si ritrovano a cavalcare tutte le tigri, anche quando invece dei problemi dell'inquinamento si parla dei problemi dell'occupazione e allora si cambia giacca e si cavalca anche quella tigre.
Sono rimasto perplesso quando il collega Ala accennava incidentalmente (fatto assolutamente irrilevante in tutta la discussione) alla questione Gardini. Ho apprezzato molto quelle dichiarazioni e ci terrei che il signor Gardini votasse per il mio Partito. Purtroppo non credo sia così, ma mi sentirei onorato di un voto del genere proprio perché non ho quella cultura e perché ritengo che il fatto ACNA sia invece un fatto molto particolare e molto specifico. E proprio perché ritengo che ci possa essere sviluppo senza inquinamento il fatto ACNA è un fatto grave.
Il nostro Gruppo ha sottoscritto il documento quasi unitario proprio perché ACNA non vuol dire industria, ACNA non vuol dire sviluppo, è un fatto patologico, non è un fatto fisiologico dello sviluppo. Produrre in maniera pulita ha un costo, costa molto meno devastare i fiumi e il territorio, scaricare dove si ritiene, ma tutte le moderne civiltà industriali inseriscono questo costo tra i costi di produzione, come le materie prime e la forza lavoro. E' un costo di produzione che deve essere inserito anche da noi e deve farsi luogo all'interno della nostra società non una cultura antindustriale, ma una cultura fortemente e modernamente industriale che inserisce questo costo tra i costi di produzione.
Abbiamo sottoscritto il documento anche perché riteniamo che sia importante che in questo momento la posizione del Piemonte sia forte e per quanto possibile unitaria. Una posizione forte contro le furbizie di altri che pensano di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca, cioè pensano di poter avere salvaguardati i posti di lavoro e non avere l'inquinamento in casa. Una posizione forte della Regione Piemonte nel rapporto complesso con le autorità di governo, con le altre Regioni e con i sindacati.
Posizione forte in una situazione non facile per quanto riguarda l'ambiente e l'occupazione, ma che deve essere affrontata senza furbizie.
Mi fa piacere che nelle more di questa discussione sia intervenuta una dichiarazione del Presidente dell'Enimont che, per quanto ci riguarda apprezziamo e speriamo sia risolutiva, al di là dei documenti Stato Regioni. Se entro un anno l'azienda non viene messa al passo per quanto riguarda il rispetto ambientale, la stessa, al di là delle decisioni degli enti pubblici, dovrà chiudere, dovendosi poi trovare soluzioni diverse per quanto riguarda quel tipo di produzione e di occupazione.
E' un'affermazione che va nel senso che noi sommessamente indichiamo.
Ci deve essere lo sviluppo, ci deve essere la produzione, ma non ci si deve suicidare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per chiarire il pensiero del Gruppo DC sulla complessa ed articolata vicenda dell'ACNA e della Valle Bormida.
E' un problema sul quale si sono cimentati nei mesi scorsi alcuni miei autorevoli colleghi cercando di portare avanti la posizione del nostro Partito in una situazione di confronto con le altre forze politiche, non sempre facile, in quanto anche oggi, quando paradossalmente ci troviamo di fronte a un documento sostanzialmente unitario, nei vari interventi che si sono succeduti emergono differenti interpretazioni sullo stesso. Alcuni tendono ad enfatizzare la frase, la parola e il significato che nel momento in cui li hanno sottoscritti sono stati gli elementi che li hanno convinti a farlo; da altri parti si sono sentite invece enfatizzazioni che possono apparire non dico di segno opposto, ma certo non completamente in linea.
Non voglio dare la mia interpretazione rispetto alla firma che a nome del Gruppo DC ho apposto al documento, ma l'obiettivo politico che ci siamo posti, e che sicuramente era alla base del lavoro che il nostro Gruppo ha fatto la settimana scorsa e questa settimana, era quello di uscire da quest'aula con un documento unitario, per non indebolire la posizione del Piemonte nei confronti dei nostri interlocutori istituzionali (lo Stato e la Regione Liguria) e delle popolazioni locali che in questi mesi hanno atteso i pronunciamenti della Regione Piemonte.
Abbiamo lavorato per arrivare ad un testo unitario sapendo che, come sempre succede in politica, per arrivare all'unità occorre che ognuno dei soggetti rinunci ad un pezzo del proprio ragionamento, perché se si radicalizzano il confronto e lo scontro è chiaro che non si arriva all'unitarietà.
Vogliamo ringraziare per gli sforzi fatti i colleghi degli altri Gruppi, che ci auguriamo abbiano condiviso lo sforzo che ha fatto il Gruppo DC per offrire al Piemonte e alla Valle Bormida un documento unitario, che condividiamo a grandi linee e che ha come premessa il problema dello sviluppo e dell'ambiente.
La DC ritiene che nella società di oggi lo sviluppo deve tener conto dei problemi ambientali e che gli stessi non possono essere un freno per lo sviluppo. Riteniamo che oggi ci siano le condizioni tecnologiche e scientifiche affinché la produzione industriale si avvii ad essere definitivamente non inquinante. Riteniamo che non sia consentito a chi con la bandiera dell'ambiente ritiene di fare una politica, come diceva il collega Santoni, contro un sistema industriale, contro un sistema avanzato contro un contesto come quello italiano che è di Paese avanzato nel contesto mondiale.
Riteniamo che le condizioni ci siano, sono condizioni dure, sono condizioni difficili, sono condizioni nelle quali si determinano degli scontri come quelli che si sono determinati nella Valle Bormida tra chi difende il posto di lavoro e chi, giustamente, chiede di non avere più il territorio inquinato. Sono scontri che passano anche all'interno delle forze politiche, soprattutto all'interno delle grandi forze politiche, in cui c'è doppia preoccupazione, sull'uno e sull'altro dei due fronti. Questo è un problema di crescita culturale, di crescita di attenzione a questi problemi e soprattutto di fare tutti insieme uno sforzo per non consentire a chi ha fatto il furbo nel passato di continuare a farlo.
Collega Ferrara e collega Santoni, devo dire che avete ragione nel preoccuparvi della cultura antindustriale che qualche volta passa attraverso aree della nostra società e quindi non solo di alcune forze politiche. Ma è anche vero - e questo consentitemi di dirlo da imprenditore che qualche volta ci sono delle regole dell'impresa che non è facile rompere. Le regole dell'impresa sono quelle di avere come obiettivo il reddito, reddito legittimo, sacrosantamente legittimo, ma all'interno del quale, tra i costi, si trovano delle voci alle quali non siamo ancora tutti abituati e nei confronti delle quali ci sono tanti imprenditori (piccoli medi e grandi) avanzati che sono disposti a fare anche dei sacrifici rispetto al loro equilibrio economico per fare dei passi avanti rispetto a questi problemi; e ci sono anche imprenditori che questa scelta la fanno a fatica perché magari le loro condizioni di mercato sono difficili, perch hanno una concorrenzialità all'estero, soprattutto in certi paesi dove i problemi dell'inquinamento non hanno ancora raggiunto i livelli di attenzione che hanno raggiunto nel nostro Paese. Allora penso all'imprenditore italiano che deve sostenere la concorrenza di chi produce in paesi dove questi costi non ci sono; è vero che complessivamente il sistema della produzione è molto più attento a questi fenomeni rispetto a ieri, ma tutti insieme dobbiamo far fare il salto di qualità definitivo a questo problema e dobbiamo dire che come abbiamo scelto la strada per qualche produzione, non noi ma il sistema industriale ha scelto la strada di andare a produrre all'estero per problemi di costi di mano d'opera. Noi non possiamo consentire che continuino ad esserci sul nostro territorio delle produzioni rispetto alle quali la tecnologia e la scienza oggi non hanno ancora risolto il problema dell'inquinamento (sono convinto che lo risolverà domani) senza che questo ponga delle riflessioni alle forze politiche. Alla DC sicuramente queste riflessioni le ha poste e le pone.
Allora noi tentiamo faticosamente, ci rendiamo conto che è un percorso complesso, di concorrere a trovare e a ridefinire questo equilibrio tra sviluppo e ambiente che noi riteniamo si possa trovare. In questo senso l'interpretazione su questo ordine del giorno, a mio giudizio, è una interpretazione non del tipo che qualcuno paventava contro la Giunta e contro l'Assessore Cernetti. Non mi sento assolutamente di dire che questo documento sia un documento che è contro la Giunta, contro qualcuno, che smentisce l'Assessore; non è vero! E' un documento rispetto al quale il Consiglio regionale dà un percorso abbastanza definito, ci sono dei binari all'interno dei quali con questo ordine del giorno noi chiediamo che la Giunta rimanga, e quindi noi diciamo che la Giunta anche quando abbia dato come ci ha informato il Presidente la volta scorsa, una adesione al documento, è una adesione di massima, è una adesione che noi abbiamo interpretato di massima, sulla quale nulla vieta che il Consiglio regionale dia alla Giunta delle indicazioni all'interno delle quali poi ci si colloca in modo puntuale e in modo preciso. Non possiamo dimenticare che il Governo nazionale e il governo della Regione Piemonte hanno determinato due volte la chiusura dello stabilimento. Noi volevamo e vogliamo la chiusura dello stabilimento per fare tutte le verifiche puntuali che conosciamo.
Il governo regionale, ma soprattutto il Governo nazionale, ha determinato due chiusure dello stabilimento e non possiamo non registrare questo: non per difendere qualcuno, non ci interessa difendere qualcuno o accusare qualcun altro, ci interessa arrivare a soluzione rispetto ad un problema, quello dell'ACNA, che non può più essere accettato nelle condizioni in cui l'abbiamo vissuto in questi anni.
E' in questo senso che la DC ha posto la firma a questo ordine del giorno, che è un ordine del giorno di grande attenzione rispetto a questi problemi, è un ordine del giorno che tende ad eliminare le esasperazioni che si sono determinate, e qui voglio dire che c'è da parte della DC la solidarietà totale alle popolazioni per interventi che sono stati fatti dalle forze dell'ordine, in qualche passaggio non comprensibili. Noi non abbiamo votato l'ordine del giorno la settimana scorsa perché l'ordine del giorno sembrava essere già un giudizio definitivo. Noi riteniamo che da parte del Ministro degli Interni ci possa essere una verifica e un approfondimento in ordine a situazioni che si sono verificate e da parte della DC, ripeto, c'è la solidarietà alle popolazioni che hanno vissuto quei momenti certo non facili. C'è questa ultima vicenda degli attentati alla Montedison, ai tralicci, che certo ci preoccupa e che ci fa dire che oggi più di ieri dobbiamo, noi che operiamo nelle istituzioni, chiudere tutti gli spazi di non chiarezza, di non trasparenza su questi problemi per evitare che in questi spazi, anche se piccoli, si inseriscano delle manifestazioni di violenza che non possono essere accettate oggi dalle istituzioni e dal Paese. Su queste cose ci dobbiamo ritrovare e il riuscire oggi in quest'aula a votare un ordine del giorno praticamente all'unanimità è un ulteriore segno di attenzione in ordine alle vicende che si sono verificate negli ultimi giorni e di volontà dell'istituzione Regione Piemonte a dare un segnale preciso, un segnale chiaro.
Noi abbiamo firmato volentieri questo ordine del giorno, anche se non è l'ordine del giorno che avremmo voluto, ma abbiamo anche noi come altri Gruppi rinunciato ad alcuni pezzi per arrivare ad una scelta politica di unità. Un ordine del giorno che dà alla Giunta la strada sulla quale il Consiglio regionale ha chiesto che si muova; è una strada che non smentisce nessuno, e riteniamo che possa dare degli indirizzi chiari e precisi e che questi indirizzi chiari e precisi possano essere condivisi dalle popolazioni locali.
Popolazioni locali che hanno vissuto e stanno vivendo con grande tensione questa vicenda; e anche recenti volantini che hanno attaccato Sindaci di diversi Partiti rispetto al loro impegno e alle loro scelte.
Badate bene, amici e colleghi, sono segnali preoccupanti. Noi non possiamo consentire che Sindaci che sono impegnati tutti i giorni nella verifica di questi problemi, che sono in trincea su questi come su altri problemi possano essere oggetto di attacchi con dei volantini non meglio identificati e, anche per certi versi, irresponsabili. Noi dobbiamo anche su questo fronte richiamare l'impegno di tutti, e voglio farlo all'unità, a trovare momenti che ci uniscono piuttosto che momenti che ci dividono.
Siamo sempre stati uniti su questo problema e non si capiva, l'ho detto giovedì scorso, perché essendo tutti d'accordo sugli obiettivi non si potesse trovare, per cavilli sulle parole, per cavilli sulle virgole, per cavilli su come si interpretavano certe parole, l'unità su questo ordine del giorno. Il fatto di esserci riusciti è un segno di maturità, di impegno, di presa di coscienza perché questa Regione è davvero vicina a queste popolazioni e a questo problema.



PRESIDENTE

Su questo argomento sono stati presentati alcuni ordini del giorno.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 658 presentato dai Consiglieri Bontempi e Ferro.
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Intervengo motivando le ragioni per cui ritiriamo il nostro ordine del giorno e anche per sviluppare una brevissima riflessione attorno al problema che è stato al centro del dibattito di oggi.
Mi riferisco soprattutto agli attentati. Quando gli attentati non hanno dei firmatari diventa difficile capire chi ne sono gli autori. Si fanno delle ipotesi; in questa sede alcune ipotesi le abbiamo sentite. C'è tutta una cultura antindustriale che ha una propria storia che risale al luddismo, che risale al nichilismo, quindi c'è un potenziale elemento di cultura qui dentro, ma se si risale alla storia, ci sono altre storie. Per esempio, la storia delle lotte bracciantili nella Pianura padana ci dimostrano che spesso i latifondisti facevano bruciare i pagliai per dimostrare che gli autori di quei fatti erano i braccianti; quindi rispetto all'attentato al traliccio, se ci sono i responsabili, questi devono essere cercati da una parte e dall'altra.
Noi ritiriamo l'ordine del giorno però ci chiediamo se quello che andremo a votare sarà un ordine del giorno che servirà a qualcosa. Questo è un interrogativo serio che dobbiamo porci, perché in passato un ordine del giorno importante lo abbiamo approvato, dopodiché c'è stato un atteggiamento dell'Assessore, qui più volte ribadito, che di fatto ha individuato un percorso che era completamente diverso dall'ordine del giorno approvato. A questo punto riteniamo che non ci siano più ragioni per dare delle deleghe alla Giunta per operare in coerenza (si presume) con l'indirizzo espresso dal Consiglio, perché deleghe di questo genere e percorsi di questo tipo sono già stati smentiti.
Il problema non è tanto quello di "rafforzare" l'operato della Regione nel momento in cui andrà alla trattativa con il Ministro Ruffolo perch "non ci crediamo più". L'elemento che ci porta a votare questo ordine del giorno è nel fatto che prima o poi avremo un dibattito parlamentare; e questo ordine del giorno unitario da parte della Regione Piemonte è auspicabile che venga speso nel dibattito parlamentare in modo da rivedere completamente il percorso portato avanti fino ad oggi da parte del Ministro Ruffolo. Quindi noi questo ordine del giorno lo assegniamo al Parlamento perché venga data forza, all'interno del Parlamento, a quella posizione politica che noi abbiamo espresso e che vogliamo ribadire ancora oggi.
Certo l'ordine del giorno che viene approvato oggi è un ordine del giorno travagliato, per il fatto stesso che il Presidente del Gruppo DC dice che non vuole suonare sfiducia all'Assessore Cernetti; ma il fatto stesso che lo dica adombra il dubbio che la sfiducia esiste. Di fatto per come il testo viene formulato, anche se non è esplicitata, per chi capisca la logica politica, all'interno la sfiducia esiste. Ma questo problema lo vedremo in un'altra sede nel momento in cui discuteremo la mozione di sfiducia che il nostro Gruppo presenta per quanto riguarda sia l'Assessore che l'intera Giunta.
Vogliamo sottolineare che all'interno di questo ordine del giorno ci sono punti fermi e qualificanti che noi, come Gruppo comunista, abbiamo suggerito e che ritroviamo, dopo aver affrontato un dibattito in sede di Capigruppo, all'interno dell'ordine del giorno stesso.



PRESIDENTE

Con questa dichiarazione è quindi ritirato l'ordine del giorno n. 658.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 659 firmato dai Consiglieri Ala Reburdo, Montefalchesi e Staglianò.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Dopo aver ascoltato il collega Ferro sarei tentato di fare un'ulteriore dichiarazione di voto, così come dopo aver sentito altri interventi, perch questo è ciò che è avvenuto un attimo fa. Ma non la faccio. Ritiro quindi anche a nome degli altri firmatari, l'ordine del giorno. Rimane a futura memoria come lettura agli atti dell'interpretazione di quello che dovrebbe approvare la Regione Piemonte in materia.



PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 660 firmato dai Consiglieri Reburdo Staglianò, Ala e Montefalchesi.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ho appreso, soltanto alla fine, che questo dibattito era finalizzato alle dichiarazioni di voto, cosa che all'apertura della seduta non era stato detto.



PRESIDENTE

Il dibattito generale si è svolto la seduta scorsa, quindi si doveva passare alla votazione.



REBURDO Giuseppe

L'altra volta, secondo me, non si era concluso.
Per quanto riguarda questo ordine del giorno debbo dire che noi non lo riterremo. A nome di tutti i firmatari informo il Consiglio che per il momento non ne chiediamo la votazione, quindi l'ordine del giorno rimane depositato in Consiglio e il dibattito rimane aperto. In questo nostro ordine del giorno abbiamo evidenziato un problema che, con superficialità incredibile, il Capogruppo liberale e altri Capigruppo sia pure in modo articolato hanno colto denunciando una certa parte dell'ambientalismo come ambientalismo fondamentalista e quindi oppositore di uno sviluppo prettamente industrialistico.
Il problema che abbiamo davanti a noi non è quello dello sviluppo industriale, ma di uno sviluppo globale che si faccia carico di questioni strettamente connesse tra di loro che non possono escludere la centralità della persona umana e la salvaguardia della natura e dell'ambiente questioni che non possono ignorare che oggi viviamo i frutti di un industrialismo selvaggio che ha escluso alte potenzialità di sviluppo mettendo ai margini il settore primario con tutte le conseguenze che ne sono derivate. Probabilmente il vecchio sta in chi continua a sciacquarsi la bocca con i problemi dell'industrialismo senza farsene carico in modo reale e autentico.
Nel nostro ordine del giorno abbiamo ripreso un punto fondamentale che era già compreso nel documento del Comitato di coordinamento degli enti locali della Valle Bormida e dell'Associazione per la rinascita della Valle Bormida approvato il 22 maggio che, con intelligenza, sensibilità e modernità, avevano chiesto che si discutesse del problema del risanamento a partire dalla chiusura dell'ACNA e, parallelamente, in modo integrato della chiusura, del risanamento del piano di sviluppo alternativo agli aspetti occupazionali dati dall'ACNA. Quindi certe forze politiche sono pregate di aprire le orecchie e le loro intelligenze per capire che non hanno a che fare né con dei populisti né con della gente superficiale che non sa farsi carico dei problemi complessivi della società. Questo modo di affrontare i problemi, dal punto di vista politico, è un modo vetero e inaccettabile sotto tutti gli aspetti.
Nel nostro ordine del giorno richiamiamo un elemento centrale del documento del Comitato di coordinamento degli enti locali e dell'Associazione per la rinascita della Valle Bormida, ovvero, per quanto riguarda gli stanziamenti per il piano di risanamento della valle (che tra l'altro sono stati promessi, ma non sono mai stati definiti; anche questo è un modo di fare politica molto vetero), chiediamo che questi soldi vengano finalizzati a due obiettivi: all'avvio di opere di bonifica dell'area su cui sorge lo stabilimento alla concreta realizzazione di realtà occupazionale alternativa per gli operai attualmente impiegati presso l'ACNA.
A me pare questo il cuore del problema, che però non è ripreso con sufficiente forza dal documento che è stato unitariamente definito. Quindi per marcare questo tipo di esigenza, per dimostrare che noi non diamo la delega per la gestione di questo documento ad una Giunta che ha dimostrato di non essere coerente con le indicazioni del Consiglio regionale, laddove ha autorizzato l'Assessore Cernetti a dare un assenso quando questo ruolo era preceduto da un documento vincolante del Consiglio regionale, proprio per mantenere un'attenzione criticamente vigile sulla non affidabilità dei gestori del documento che andremo ad approvare, noi manteniamo questo ordine del giorno avanti al Consiglio, non ne chiediamo la votazione oggi soprassedendo ad un'esigenza unitaria che noi manteniamo, ma che, con molta lealtà, il Capogruppo della DC ha messo in discussione quando ha fatto le affermazioni che ha fatto, cose che sono state invece trascurate dagli altri rappresentanti della maggioranza.
Quindi in questo senso non è un ritiro, ma una richiesta, in questo momento, di non passaggio in votazione.



PRESIDENTE

La Presidenza prende atto di questa dichiarazione. Verificheremo i termini, secondo il Regolamento, per dare una risposta adeguata al Consigliere Reburdo.
Passiamo ora all'ordine del giorno che il Consigliere Majorino ha presentato in sostituzione di quello ritirato.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo per dichiarare che il nostro nuovo ordine del giorno viene ritirato anche se, come ho già detto nell'intervento, le espressioni che si colgono nell'ordine del giorno unitario sono più affievolite rispetto alle espressioni propositive del nostro documento, nel quale esprimevamo dissenso al protocollo d'intesa del 18 maggio 1989. Riteniamo che questo concetto, sia pure con eufemismi e con parole diverse degne del "dottor Sottile", sia riprodotto nell'ordine del giorno della maggioranza, laddove si dice che si impegna la Giunta a non aderire al documento (cui l'Assessore aveva aderito) e si chiede la ridefinizione, che significa il totale rifacimento. E questa espressione, sia pure eufemistica, ci conforta, perché significa dissenso rispetto all'operato dell'Assessore significa sconfessione dell'operato stesso.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 662 viene ritirato dai proponenti.
Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno che reca le firme di quasi tutti i Gruppi del Consiglio regionale, del quale do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte, a seguito dell'ampia discussione svoltasi il 25 maggio 1989, richiamando e riaffermando integralmente l'ordine del giorno del 27 aprile 1989 in cui si chiede, al primo punto 'l'immediata chiusura cautelativa dell'intero stabilimento ACNA fino a quando, e se verrà, assicurata la prescritta compatibilità ambientale' impegna la Giunta a non aderire al documento d'intesa fra Ministero dell'Ambiente, ACNA Organizzazioni sindacali e a chiederne la ridefinizione impegna la Giunta a richiedere nuovamente la sospensione dell'iter autorizzativo per la costruzione dell'impianto Re-Sol subordinato alla procedura di VIA impegna la Giunta a proporre la revisione del documento Stato-Regioni e ad operare affinch nell'atto aggiuntivo vengano valutati gli apporti inquinanti dei cicli di produzione impegna la Giunta a far sì che gli esperti dell'Università e del Politecnico designati dalla Regione Piemonte nel gruppo di lavoro Stato-Regioni operino per finalizzare l'attività del Comitato non solo al controllo delle opere previste nella fermata, ma alla valutazione degli apporti inquinanti degli impianti impegna la Giunta a non sottoscrivere, senza la preventiva approvazione del Consiglio regionale, il redigendo atto di impegno aggiuntivo, integrativo rispetto a quello del 16 settembre 1988 impegna altresì la Giunta ad attivarsi per permettere che anche rappresentanti della popolazione locale siano ammessi a pieno titolo nel Comitato Stato-Regioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 43 voti favorevoli e 1 contrario.
E' pervenuto alla Presidenza un altro ordine del giorno sull'argomento presentato dal Consigliere Ferrara che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Presidenza del Consiglio a definire entro pochi giorni un incontro con il Presidente dell'Enimont per conoscere le iniziative del gruppo in ordine all'ACNA".



PEZZANA Angelo

Questo documento non è iscritto all'o.d.g., pertanto non può essere discusso.



PRESIDENTE

Chiedo alla cortesia dei Gruppi di iscrivere questo documento e quindi di discuterlo.



PEZZANA Angelo

Non siamo in un salotto laddove si può chiedere una cortesia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



PEZZANA Angelo

Si deve osservare il Regolamento. Ma visto che siamo in un salotto gradirei avere del the con dei pasticcini!



PRESIDENTE

Consigliere Pezzana la prego, ho dato la parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, non sono abituato a prendere il the con i pasticcini, che è nella cultura di altri...



PEZZANA Angelo

Osservare il Regolamento sì, però. Non può parlare perché il suo documento non è stato iscritto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Consigliere Pezzana, dal momento che l'argomento dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ferrara è legato all'ACNA, ritengo che possa essere illustrato.



(Proteste dei Consiglieri Montefalchesi Staglianò e Pezzana)



PRESIDENTE

Consiglieri, avevo chiesto alla cortesia del Consiglio di valutare la possibilità di discutere anche l'ordine del giorno del Consigliere Ferrara.



STAGLIANO' Gregorio Igor

A norma di Regolamento però!



PRESIDENTE

Certamente.
Ha ora la parola il Consigliere Ferrara che ci dirà il motivo della sua proposta di ordine del giorno.



FERRARA Franco

A norma di Regolamento, ho diritto di presentare un ordine del giorno a conclusione di discussioni avvenute in Consiglio regionale. Ci sono comunque dei precedenti. Molte volte sono stati votati ordini del giorno non iscritti e coloro che oggi urlano sono proprio quelli che chiedono di votare tutti gli ordini del giorno. Trovo molto curioso tutto questo, ma oltre a trovare curioso il modo in cui viene respinta la mia richiesta, non capisco la sostanza. Mi chiedo per quale motivo non si vuole sentire il Presidente dell'Enimont ad illustrare le iniziative che lo stesso ha dichiarato di voler assumere.
Signor Presidente, valuti lei se la mia richiesta è a norma di Regolamento. Se non lo è, le chiedo comunque di porre ai voti la richiesta di iscrizione all'o.d.g. di questo documento. Se verrà respinta, chiedo che si prenda poi atto di questo atteggiamento che deve valere in futuro per tutte le situazioni analoghe che avranno a verificarsi.



PRESIDENTE

Accolgo la sua richiesta di porre ai voti l'iscrizione dell'ordine del giorno da lei presentato. Su tale richiesta, a norma di Regolamento possono intervenire un oratore a favore e uno contro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala che parlerà a favore. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Dobbiamo riportare questa vicenda entro le procedure regolamentari.
Il collega Ferrara non ha presentato alcun documento sulla questione ACNA e quindi ha ora ampiamente ragione a presentarne uno, sono d'altronde note le sue posizioni sulla vicenda. Ciò però non gli nega il diritto di presentare ordini del giorno. Chiedo e sollecito la messa in votazione dell'iscrizione all'o.d.g. e fin d'ora dichiaro che voterò a favore proprio perché rappresenta, a stretti termini di Regolamento, un oggetto pertinente all'attuale discussione. Le parole del Presidente dell'Enimont sono state richiamate da più persone, quindi l'oggetto dell'ordine del giorno del Consigliere Ferrara si colloca in modo corretto nella nostra procedura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare contro il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Le ragioni del nostro voto contrario non sono determinate dalla pertinenza, ma dal fatto che attorno a questa vicenda c'è un'esperienza consolidata e si tratta di un'esperienza che va in qualche misura rispettata. In passato quando l'ACNA aveva qualcosa da dirci chiedeva l'incontro alla Regione e gli incontri chiesti dall'ACNA noi non li abbiamo mai rifiutati. Era l'ACNA che aveva cose da dirci rispetto alle quali voleva informarci. Noi siamo del parere che questo tipo di percorso consolidato per quanto riguarda il passato, debba rimanere anche per quanto riguarda il futuro. Se l'Enimont ha qualcosa di estremamente importante da dirci, batta un colpo, non è necessario che sia la Regione a chiedere l'incontro, anche perché una richiesta di incontro da parte della Regione forse indebolirebbe lo stesso ordine del giorno che abbiamo votato. Non vogliamo tagliare i ponti con l'Enimont, ma se hanno qualcosa da dirci devono essere loro a chiederlo.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'iscrizione all'o.d.g. del documento presentato dal Consigliere Ferrara. Ricordo che l'iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g. deve essere approvata a maggioranza assoluta, ovvero deve avere 31 voti favorevoli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono favorevoli 25 Consiglieri e contrari 10 Consiglieri, pertanto l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ferrara non è iscritto.
Prima di concludere la prima parte dei lavori comunico che l'Ufficio di Presidenza valuterà il documento presentato dal Consigliere Reburdo ed altri nel senso di una raccomandazione perché diversamente si tratterà di verificare, a termini di Regolamento, come possa essere interpretato.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,30 riprende alle ore 15,30)


Argomento: Viabilità

Esame ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame degli ordini del giorno sulla viabilità in Valle Susa, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

In sede di II Commissione si era avviato un primo esame degli ordini del giorno, poi si era deciso di riparlarne in aula.
La scorsa settimana avevo predisposto una bozza di ordine del giorno che ho consegnato ai Capigruppo e ai Consiglieri interessati, sulla quale ragionare.
Venerdì scorso vi è stato un sopralluogo in Valle Susa (era presente il Vicepresidente Vetrino), dal quale possono essere emerse ulteriori considerazioni.
Vista l'assenza del Vicepresidente Vetrino, del Presidente e del Vicepresidente della Commissione, sarebbe utile rinviare ulteriormente l'esame di questi ordini del giorno.
L'esecutivo ha avuto un incontro con la società e con la Comunità montana per cominciare ad esaminare alcuni problemi legati alle agevolazioni tariffarie per i TIR e ai carichi pericolosi.
Se si ritiene opportuna la presenza del Vicepresidente Vetrino propongo di soprassedere nell'esame degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi, anche a seguito del sopralluogo che abbiamo effettuato la scorsa settimana, dal quale sono emerse diverse circostanze urgenti sulle quali occorre prendere una decisione, a nome del Gruppo sostengo l'ipotesi di discutere oggi i vari ordini del giorno perché mi pare che aspettare la presenza di tutti gli Assessori interessati porti a dilazionare nei tempi delle decisioni che sono molto urgenti.
Quindi, privilegerei un dibattito sui vari ordini del giorno e la loro eventuale composizione in uno solo rispetto alla presenza di tutti i componenti della Giunta interessati alla questione perché in Valle Susa ci sono urgenti decisioni da prendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Non vorrei non essere in sintonia con il Gruppo, però ritengo che la presenza del Vicepresidente Vetrino sia un elemento non ininfluente.
Il dibattito e le decisioni devono essere assunte anche integrando il testo dell'ordine del giorno distribuito la scorsa settimana, in quanto mi risulta che durante il sopralluogo siano intervenuti fatti nuovi che devono trovare accoglimento nell'ordine del giorno stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Noi avevamo pensato ad un passaggio in Commissione. La II Commissione però è carica di lavoro perché sta completando il dibattito sulla legge delle piste e degli impianti a fune e purtroppo mercoledì scorso erano presenti soltanto quattro Consiglieri. Pertanto, un passaggio in Commissione è da escludersi. Oltretutto c'era una convocazione per oggi che avremmo tenuto lo stesso nonostante l'assenza del Presidente e del Vicepresidente, perché avevamo il mandato di poterla fare, però oggi c'è seduta di Consiglio.
L'eventuale rinvio va valutato, visto che i tempi si prolungano e i problemi si accumulano. Ne cito uno, quello emerso nel sopralluogo di venerdì. Da anni diciamo che i due nodi più importanti, oltre a tutto il tratto autostradale nella parte bassa, sono Avigliana e Borgone dove non si vede lavorare un solo uomo. Ci sono i soldi, l'appalto è stato fatto, per mi dicono che solo ogni tanto si vede passare una gru. E' l'ANAS che si è assunta l'incarico di fare la variante a Borgone. Se la maggioranza decide di rinviare a giovedì prossimo è una decisione che non condividiamo e che ci viene imposta, ma dobbiamo ricordare che alcune questioni sono inderogabili. Non capisco come l'ANAS, che pretende puntualmente il versamento dei soldi, che incassa i soldi della Regione, possa decidere di fare i lavori dove vuole e non dove sono più urgenti.
Ho citato l'urgenza, ma il collega Chiezzi, che più di me ha seguito il sopralluogo anche sul piano tecnico, potrebbe citare altre questioni. Non vorrei che lo slittamento di una settimana ci portasse a riparlarne chissà quando. Più il tempo passa, più la stagione migliora e più veniamo travolti da migliaia e migliaia di TIR che viaggiano su e giù per la valle. La Giunta dovrebbe almeno incominciare ad avviare un'iniziativa, tra l'altro credo l'abbia già assunta, ma è necessario rinnovarla con grande forza e con pressione tali da obbligare le Aziende di Stato a fare il loro mestiere. L'ANAS è un'azienda che deve fare le strade e deve farle dove sono prioritarie.
Avremmo preferito chiudere qui perché, oltre alle questioni che si sono viste e riaggiornate, se ce ne sono, la nostra posizione ha espresso anche una mozione che impegna la Giunta su una serie di questioni di grandissima importanza, come il raccordo da farsi nei passaggi futuri dei mezzi pesanti e non pesanti, e lo sblocco di altre situazioni drammatiche.
E' una pressione necessaria per ottenere i finanziamenti, perché se la finanziaria 1989 fa la fine di quella del 1988, il tratto di autostrada Rivoli-Bardonecchia ce lo possiamo sognare. Non possiamo rimandare tale questione. Altrimenti dovremo fare le barricate e far ribaltare dall'altra parte migliaia e migliaia di TIR! Non so come ne verremmo drammaticamente fuori! Noi siamo nella condizione di discutere oggi l'argomento; capisco che il Vicepresidente Vetrino presiede la Conferenza della Valle Susa, ma il collega Mignone è in grado di affrontare questioni che stanno al centro degli ordini del giorno. Noi insistiamo perché la discussione avvenga, se però la Presidenza, la maggioranza e la Giunta ritengono che l'argomento vada rinviato, decidano di rinviarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso che su un argomento di questo genere c'è materia per fare tre ordini del giorno: due rapidi e uno che richiede più tempo per la discussione. Quando noi presentammo il nostro ordine del giorno il suo significato era questo: lavorare, operare impegnarci tutti insieme perché da Roma arrivino i fondi per il totale completamento dell'autostrada; quindi era un problema esclusivamente di reperire finanziamenti per il completamento dell'autostrada. Il secondo argomento, cui ha accennato il collega Chiezzi (ed è quello che meriterebbe un ordine del giorno a parte e che dovrebbe poter trovare una soluzione abbastanza rapida), è quello dell'accelerazione dei lavori per il completamento della tangenziale di Borgone e la definizione dello svincolo di Avigliana, del by-pass di Avigliana, che sono i due punti neri, i due punti cruciali dei quali abbiamo già parlato molte altre volte.
Il terzo problema, che è stato poi inserito e ha connessioni con l'istituzione di questa Conferenza permanente sull'impatto ambientale richiede un discorso molto più lungo e molto più articolato, perché mentre qualche parte politica è convinta che il tracciato determinato dopo le consultazioni degli enti locali sia, salvo piccole correzioni, quello da portare avanti (e ripeto quello che dissi la scorsa settimana, anche per non dare la sensazione a Roma che uno voglia una cosa e qualcun altro voglia l'altra, perché questo non fa altro che indebolire la nostra forza di richiesta di contrattazione), vi sono altri che invece pensano che tutto debba essere ridiscusso in base a quella valutazione di impatto ambientale che non doveva essere applicata a questa autostrada, ma avrebbe dovuto costituire una prova campione per le strutture viarie che si sarebbero dovute costruire successivamente.
Quindi se è per discutere subito la formulazione di un testo comune sulla necessità di accelerare i lavori ai nodi di Borgone e di Avigliana siamo disponibili, se c'è da fare l'ordine del giorno subito per richiedere finanziamenti (l'importante è che ce li diano) siamo disponibili a farlo subito, ma per tutti gli altri aspetti, proprio per problemi di valutazione di impatto ambientale, anche io concordo con chi chiede la presenza dell'Assessore Vetrino.



PRESIDENTE

La Giunta mi informa che sarebbe propensa a rinviare l'argomento alla prossima settimana, alla presenza dell'Assessore Vetrino che è competente per i problemi di impatto ambientale. D'altro canto anche il collega Paris intervenendo ha espresso disponibilità a trattare l'argomento, ma, per quanto riguarda i problemi della valutazione di impatto ambientale, ritiene opportuna la presenza dell'Assessore Vetrino.
Separare quindi la discussione in due tranche non aiuta a realizzare quell'incisività che dovrebbe essere realizzata in una sola discussione che ha presente tutti gli aspetti di questo problema. A questo punto rinviamo l'argomento con l'impegno di discuterlo giovedì prossimo.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 1113: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della deliberazione della Giunta regionale n. 147-27542 del 21/3/1989 - Fondazione Istituto per l'Interscambio Scientifico - ISI Nomina del rappresentante della Regione nel Consiglio di amministrazione" e presentazione pregiudiziale di non passaggio all'esame della deliberazione


PRESIDENTE

Il punto punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1113.
Si tratta di una deliberazione che dobbiamo ratificare. E' stata presentata una proposta di ordine del giorno di non passaggio all'esame della deliberazione, a norma dell'art. 61 del Regolamento, a firma dei colleghi Majorino, Minervini e Masaracchio.
E' una questione pregiudiziale sulla quale il Consigliere Majorino ha facoltà di intervenire.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho sollevato la questione innanzitutto per un principio di osservanza dello Statuto, poi c'è una seconda ragione che esporrò dopo.
La deliberazione è del 21/3/1989, è stata presa con i poteri del Consiglio e riguarda la designazione del Presidente della Giunta a componente del Consiglio di amministrazione dell'ISI.
Dico subito che sorvolo sulla questione dell'urgenza, anche se la questione meriterebbe una riflessione o per meglio dire merita di essere enunciata.
Perché sorvolo intanto sulla questione dell'urgenza, urgenza del tutto inesistente? Perché l'atto di costituzione dell'ISI è del 26/2/1988, e nello Statuto, contestualmente elaborato, si prevede che ciascuno dei soci fondatori, quindi anche la Regione, designi il suo rappresentante. Si arriva al 21/3/1989 quando si dice che è urgente designare il rappresentante.
Passiamo comunque sulla considerazione della sostanziale inesistenza dell'urgenza.
La questione che pongo è in questi termini. La deliberazione d'urgenza è del 21 marzo e viene sottoposta al Consiglio regionale per l'esame ed il voto per la prima volta solamente oggi 31 maggio, anche se era calendarizzata all'o.d.g. il 4, l'11 e il 25 maggio e che per motivi diversi non è stata esaminata. Ma questo non è il nodo sul quale innester il mio ragionamento finale.
Dopo la questione dell'urgenza, inesistente, rilevo che lo Statuto prevede all'art. 40 che le deliberazioni d'urgenza sono sottoposte al Consiglio, per la ratifica, nella sua prima successiva seduta, da tenersi non oltre i sessanta giorni. Dopo il 21 marzo, data della deliberazione d'urgenza, si sono tenute le sedute del 30 marzo, del 18 e 19 aprile 1989 durante le quali non solo la deliberazione d'urgenza non è stata sottoposta all'esame del Consiglio per la sua ratifica o non ratifica, ma non è stata neanche inserita all'o.d.g. Fatto questo rilievo, vengo al nodo del problema. Il 21 marzo deliberazione d'urgenza, 31 maggio sottoposizione per la prima volta al Consiglio regionale, quindi oltre i sessanta giorni, di conseguenza la deliberazione non può essere ratificata se non violando manifestamente l'art. 40 dello Statuto.
L'interpretazione lineare, così come è esposta, è di tutta evidenza. Se lo Statuto dice che la deliberazione d'urgenza va sottoposta entro i sessanta giorni all'esame del Consiglio regionale, oggi siamo oltre questo termine e il discorso potrebbe chiudersi.
Però intendo rilevare che su questa problematica (a mio ricordo sicuramente nel corso di questa legislatura) c'è già stata, il giorno 24 maggio 1988, un'ampia discussione in occasione della deliberazione sul Piano di smaltimento dei rifiuti, quella che è stata fracassata dal TAR.
Il giorno 24 maggio (secondo giorno di discussione della deliberazione) il Consigliere Montefalchesi ebbe a sollevare la questione facendo presente e denunciando questa considerazione. Egli ha detto: "Signori Consiglieri signor Presidente - rivolgendosi al compianto Presidente Viglione oggi 24 maggio 1988, il sessantunesimo giorno, si dovrebbe votare la deliberazione e rilevo che siamo oltre i sessanta giorni". La replica del Presidente Viglione (che aveva anche un certo fondamento e che riuscì a galvanizzare l'assemblea) fu in questi termini: "Attenzione, lo Statuto dice che la deliberazione d'urgenza deve essere sottoposta al Consiglio, nella sua prima seduta" anche in quel caso non era la prima "da tenersi non oltre i sessanta giorni"; e rilevò - sempre in merito alla deliberazione dello smaltimento dei rifiuti - che il giorno 23 maggio 1988, cioè nel sessantesimo giorno, la deliberazione era sottoposta alla discussione del Consiglio. "Se poi - soggiunse - si vota il sessantunesimo giorno, non si calpesta lo Statuto perché la deliberazione d'urgenza è stata sottoposta all'esame e alla discussione del Consiglio".
Mi pare, quindi, che sull'art. 40 dello Statuto, peraltro abbastanza chiaro nel suo contenuto, c'è già stata un'interpretazione. Io e la collega Minervini in quei giorni eravamo assenti per legittimo impedimento, quindi non partecipammo a quella discussione, però si è arrivati a questa conclusione. Ecco il principio interpretativo enunciato: per rispettare il termine dei sessanta giorni è sufficiente che il Consiglio prenda in esame discuta, la deliberazione entro il sessantesimo giorno. Invece la deliberazione viene presa in esame oggi, al settantesimo giorno, quindi penso che non ci sia una ragione perché si possa legittimamente ratificarla.
Concludo facendo una breve considerazione. La ragione che ci ha sospinti a mettere in evidenza la tardività deriva dal fatto che il nostro Gruppo, in materia di nomine, è sempre stato discriminato. Non che pretendessimo di far parte del Consiglio di amministrazione dell'ISI, ma siccome fin dal mese di giugno 1985 è sempre stato discriminato, anche per le nomine dei componenti dei Co.Re.Co., il che è particolarmente grave perché le nomine di quei componenti rappresentano un'opera di controllo. La maggioranza dice che è un problema delle minoranze; le minoranze dicono: facciamo noi (l'asso piglia tutto). Questo è il discorso di fondo. Allora ho aspettato la prima opportunità per fare una questione di principio perché qui si tratta di osservare lo Statuto.
In conclusione, se oggi il Consiglio esamina questa deliberazione, la esamina il settantesimo giorno, fuori termine calpestando lo Statuto.
Spero che ancora una volta non prevalga solo la forza dei grandi numeri, ma prevalga la serietà e l'esame obiettivo della questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Il collega Majorino si riferisce evidentemente alla norma statutaria all'art. 40, comma terzo, che recita: "Le deliberazioni sono sottoposte al Consiglio, per la ratifica, nella sua prima successiva seduta, da tenersi non oltre sessanta giorni". Io vorrei ricordare al collega Majorino che esistono già precedenti contrari all'impostazione da lui data, in quanto questo termine è stato ritenuto in più occasioni dal Consiglio regionale del Piemonte come termine indicativo ma non perentorio. Inoltre l'argomento è iscritto all'o.d.g. del Consiglio da più di un mese, quindi entro i sessanta giorni, e non credo si possa imputare al Consiglio il mancato esame essendo stato lo stesso Consiglio, nella sua autorità, con unanime volontà, a determinare il ritardo nell'assunzione della relativa deliberazione. Né si può imputare alla Giunta che ha addirittura deliberato entro i termini utili.
La norma statutaria, a mio avviso, richiede soltanto che le deliberazioni assunte con i poteri del Consiglio siano ad esso "sottoposte" per la ratifica nella sua prima successiva seduta; e credo che la Presidenza del Consiglio, iscrivendolo nei tempi utili, abbia assolto a questo mandato. Sempre l'art. 40, ultimo comma, recita: "Il Consiglio, ove neghi la ratifica o modifichi la deliberazione della Giunta, adotta i necessari provvedimenti nei riguardi dei rapporti giuridici sorti sulla base delle deliberazioni non ratificate o modificate" e credo che ci porti a concludere che è indispensabile un pronunciamento sulla deliberazione e quindi è comunque indispensabile un voto del Consiglio regionale. Anche a voler concedere tutto (alla tesi del Consigliere Majorino), tra la scadenza del sessantesimo giorno, che era il 20 maggio e la data odierna, che è quella di ratifica, nessuna riunione del Consiglio di amministrazione dell'ISI è avvenuta, pertanto non sono possibili ricorsi contro provvedimenti del Consiglio di amministrazione stesso che non ha adottato nessun provvedimento. Quindi, dopo che avevamo parlato anche in Commissione Nomine di questo argomento, sarei per l'esame della deliberazione perché, a mio avviso, comunque un pronunciamento del Consiglio in questa fase ci deve essere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, non trascuro l'obiezione che ha fatto il Consigliere Majorino sui tempi e vorrei collocarla in un ragionamento che mi preme fare.
L'ISI è stato costituito più di un anno fa. Ancora adesso il Consigliere Petrini confermava che per un anno è stato paralizzato in quanto un Istituto che non ha Consiglio di amministrazione non fa niente, e questo è scontato.
Credo fossero previste risorse per il suo funzionamento, evidentemente non sono state utilizzate e l'ISI non ha funzionato. E questo dopo che la maggioranza, con qualche arroganza nel momento in cui si è discusso dello Statuto e della composizione del Consiglio di amministrazione, ha voluto un Consiglio di amministrazione composto da rappresentanti esclusivamente della maggioranza in tutti e tre gli enti che compongono la fondazione, un rappresentante per il Comune, uno per la Provincia e uno per la Regione.
Noi su questo facemmo opposizione presentando anche un emendamento in cui si chiedeva non tanto di aumentare il numero dei membri del Consiglio di amministrazione, ma adottando una soluzione che per altre fondazioni la maggioranza aveva proposto, che era quella di una nomina confortata dal voto dei due terzi del Consiglio; soluzione proposta come garante di un'intesa per le nomine, ad esempio, per la Fondazione Firpo. In questo caso neanche questa soluzione fu accettata. Per noi era già riduttiva, ma la proponemmo pensando che trovasse il consenso della maggioranza. E la maggioranza si arrogò il diritto di fare tre nomine secche in rappresentanza della maggioranza. Passa un anno, quindi la maggioranza era in grado di operare in proprio.
Dopo che avete ritenuto fosse prerogativa esclusiva della maggioranza di tre istituzioni la nomina del Consiglio di amministrazione, in un anno non siete riusciti, all'interno dei cinque Partiti di maggioranza, a trovare i nomi. Avevate voluto che fosse tutto affare vostro, e i tre nomi non si sono trovati! La soluzione dei tre vertici poteva aver senso all'inizio, come soluzione immediata per mettere l'Istituto in grado di operare in una fase che poteva essere breve. Vorrei ricordare che la legge sulle nomine parla di personaggio di rappresentanza, competente, pertinente, con le caratteristiche per governare un ente scientifico come questo. A un anno di distanza, una nomina burocratica, perché non si chiede di essere presente nella gestione dell'ISI ai tre vertici, è un dato che testimonia una disattenzione totale per il funzionamento di un ente scientifico e di ricerca di questo tipo e anche qualche sciatteria nell'affrontare questo problema. Dal momento che Tecnocity, sviluppo industriale, ricerca scientifica sono bandiere che sembrano esclusivamente vostre, non dimenticando che l'ISI ha fin dall'inizio della sua fondazione un progetto per lo studio di alternative energetiche (su cui non so addentrarmi perch non sono una competente), questa grande attenzione per la ricerca, per la scienza, per lo sviluppo scientifico vi ha invece portati a tenere fermo un ente per un anno e, ancora adesso, avete qualche difficoltà di fronte all'obiezione che ritengo giusta e fondata sui tempi.
Un'ultima nota. Mi pare anche strano che, conoscendo questo tipo di obiezione, non si sia provveduto a fare una cosa facile e rapida, una nuova deliberazione di Giunta.
Mi chiedo se in tutto questo sommarsi di vicende non ci sia una volontà precisa di non mettere in condizione di funzionare un ente come questo.
Credo sia assolutamente necessario trovare la soluzione e che questo Consiglio di amministrazione lottizzato in questo modo (un PSI, un PLI e un DC, che sono i tre vertici) non duri in eternità in carica, perché se le Giunte sono state fatte a Roma e poi le Giunte nominano anche i Consigli di amministrazione, la proiezione a livelli diversi dell'occupazione del potere è persino ammirevole.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Premesso che la Giunta regionale ha sempre rivolto ogni tipo di consentita attenzione all'ISI per il ruolo che svolge, per aspetti che attengono a prestigio e non semplicemente a facciata o reclamizzazione del prodotto, non è che la non nomina dei candidati che sono passati recentemente abbia paralizzato l'Istituto. L'ISI stava entrando in un momento estremamente critico, per cui Tullio Regge ha chiesto che in un modo o nell'altro si uscisse e si determinassero gli incarichi. Sino ad allora, l'ISI, che ha regolarmente funzionato, è vissuto alla luce delle disponibilità di una precedente struttura, fatta in termini non formalmente sottoposti a riconoscimento di personalità giuridica, come è intervenuto per questa società della quale stiamo parlando, e quindi non ha avuto assolutamente alcun danno da questa mancata designazione.
Devo ancora dire, non tanto a correzione di quanto ha testé detto la collega Sestero, ma come perfezionamento, che l'ISI sta conducendo delle serie indagini attorno ai superconduttori e non attorno ai problemi energetici che sono legati all'Ignitor, l'altra associazione di ricerca scientifica che ha ugualmente sede all'interno di Villa Gualino.
L'ISI ha continuato nei suoi studi, ha una ricca produzione di ricerca che ha reclamizzato in ogni modo anche con produzione libraria in diverse lingue.
Non ci siamo mai preoccupati all'interno delle designazioni e delle destinazioni di avere un gioco di potere, prova ne è che a reggere questa assicurazione abbiamo guardato a personaggio di tutta affidabilità sotto il profilo scientifico, senza andare a ricercare le sue origini, le sue aspirazioni o le sue simpatie, tant'è che l'attuale Presidente dell'ISI è candidato per il PCI alle elezioni europee. Queste cose le devo dire per un omaggio alla verità e non evidentemente in chiave conflittuale e polemica.
Abbiamo trattato questo problema con distacco guardando ai fini e cercando di raggiungere risultati elevati, alti e abbiamo affidato la Presidenza ad un candidato senza richiedere né la tessera né l'appartenenza né la sua origine nel suo percorso. Nel suo percorso c'è una candidatura politica per il PCI alle elezioni europee, ma questo non sposta la scelta.
Noi continuiamo a guardare non solo con simpatia, ma con il dovuto e totale rispetto all'attuale Presidente perché ha titoli di ogni tipo.
Quando c'è stata questa sollecitazione, abbiamo convenuto, ed era implicito l'assenso delle forze politiche, un'individuazione avente carattere di estrema provvisorietà per coprire il sistema e l'organizzazione nel reperire ai tre livelli di governo territoriale i destinatari di questa delega, con carattere di provvisorietà affidando all'interno delle componenti la capacità di individuare una rappresentanza da affidare alla minoranza. Ho dichiarato a tutte lettere per la Regione di essere assolutamente disponibile ad andarmene via con immediatezza, non appena si fosse raggiunto questo accordo. Tale accordo ho sollecitato ancora di recente, mi sono mosso nei giorni scorsi.
Vi sono due cose diverse: l'una, il merito delle scelte e della gestione; l'altra, la legittimità di questa deliberazione. Ho fatto la prima puntualizzazione perché era dovuta; in quanto alla legittimità della deliberazione, devo semplicemente dire, come ricorda con autorevolezza il Consigliere Petrini, che la Giunta non può fare di più di quello che è chiamata a fare né può disattendere, non dico l'insufficienza di un'assemblea parlamentare, ma il compito di coprire il vuoto dovuto ad altri impegni dell'assemblea parlamentare che non hanno consentito, pur avendolo rassegnato con immediatezza al Consiglio regionale, l'esame di questo provvedimento. Provvedimento che è risultato calendarizzato il 4 l'11 e il 25 maggio 1989. Teoricamente nei giorni scorsi avremmo dovuto discutere, anziché dei grossi temi che erano trainanti e stavano stravolgendo il Consiglio regionale, questo provvedimento.
Questa puntualizzazione è in risposta alla proposta di ordine del giorno. La Giunta regionale, fatte ovviamente salve le competenze del Consiglio in ordine alla verifica dell'esistenza dei presupposti di legge (art. 40 dello Statuto, commi primo e secondo), ha adempiuto tempestivamente e correttamente a quanto prescritto dallo Statuto stesso e ha avviato la documentazione in termini che erano del tutto sopportabili alla nostra assemblea. La norma statutaria (terzo comma, art. 40) richiede soltanto che "le deliberazioni assunte con i poteri del Consiglio siano sottoposte al Consiglio stesso per la ratifica nella sua prima successiva seduta da tenersi non oltre sessanta giorni". Noi riteniamo di averla sottoposta nel senso che è stata iscritta in tempi utili, regolarmente all'interno di un ordine del giorno.



CHIEZZI Giuseppe

Il Regolamento dice "nella prima seduta", ma qui ne sono passate quattro.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ma noi l'abbiamo trasmessa, abbiate pazienza! Affidandola a chi ha responsabilità di organizzazione degli ordini del giorno. Non mi riferisco al Presidente del Consiglio. Non potevamo fare di più; se il Consiglio non adempie a quanto sopra nei termini statutari, non sembra a giudizio non solo degli uffici ma anche di esperti consultati (abbiamo consultato cattedratici su questo argomento per mero scrupolo) che ne discenda, ipso facto, come conseguenza l'inefficacia del provvedimento della Giunta dopo il sessantesimo giorno. Confortano in queste interpretazioni le seguenti altre considerazioni: è da svolgersi entro tale scadenza da tenersi non oltre sessanta giorni e non alla determinazione del Consiglio qualunque essa sia. Questo non è scritto da alcuna parte. Il termine è comunque da considerarsi ordinatorio e non perentorio, esso infatti è senza sanzione per il suo mancato rispetto. In ogni caso un provvedimento consiliare va adottato anche oltre il sessantesimo giorno perché il successivo quarto comma dell'art. 40 dello Statuto prevede in caso di negata ratifica o di modifica della deliberazione della Giunta regionale che siano adottati i necessari provvedimenti nei riguardi dei rapporti giuridici sorti sulla base delle deliberazioni non ratificate o modificate. Sembrerebbe ancora veramente anomalo che, in presenza di un provvedimento della Giunta considerato caducato, il Consiglio non solo provvedesse a disciplinarne gli effetti per il periodo di vigenza, ma disponesse eventualmente su un nuovo provvedimento della Giunta che reiterasse il primo.
Ancora, con riferimento alle normative costituzionali relative alla surroga di taluni organi da parte di altri organi per ragioni di urgenza per esempio il caso richiamato dei decreti legge, non pare positiva la prassi della reiterazione di provvedimenti aventi carattere surrogatorio.
Infine, per alcuni provvedimenti del passato che si ritrovano in analoga difficoltà, il problema ha avuto autorevoli precedenti senza discussione in soluzione analoghe (ci sono autorevoli precedenti a cavallo del 1983).
Concludo dicendo che anche a voler tutto concedere alla tesi contraria tra la scadenza del sessantesimo giorno (20 maggio) e la data odierna di ratifica, nessuna riunione del Consiglio di amministrazione dell'ISI è avvenuta e pertanto non sono possibili ricorsi contro il provvedimento del Consiglio di amministrazione stesso, che non ne ha adottati.
Io riterrei che alla luce di queste argomentazioni l'assemblea abbia tutti i titoli, non solo quelli di convenienza e di opportunità, per non dare luogo all'approvazione del proposto ordine del giorno di non passaggio alla votazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, chiedo la parola.



PRESIDENTE

Sono spiacente, collega, ma a norma di Regolamento è ammesso un solo intervento per Gruppo in merito alle questioni pregiudiziali.
Se non vi sono altre richieste di parola, pongo in votazione per alzata di mano la pregiudiziale di non passaggio all'esame della deliberazione.



CHIEZZI Giuseppe

Volevo dire, perché rimanga a verbale, che a mio giudizio si viola lo Statuto perché questa non è la prima seduta del Consiglio regionale nella quale si doveva effettuare la ratifica.



PETRINI Luigi

Ma era iscritta all'o.d.g., è il Consiglio che non ha potuto esaminarla.



CHIEZZI Giuseppe

Non mi interessa dire che la responsabilità è della Giunta o di qualcun altro, dico soltanto che lo Statuto prevede che venga sottoposta al Consiglio, e non ai Capigruppo, nella sua prima seduta. Dato che verifico che questa non è la prima seduta...



PETRINI Luigi

Ma se il Consiglio nella sua autorevolezza decide di non esaminarla non è colpa di nessuno.



CHIEZZI Giuseppe

Il Consiglio è l'aula, collega Petrini, non è la Conferenza dei Capigruppo! Mi sembra che stiamo violando lo Statuto. Sono più preoccupato delle violazioni dello Statuto che non della ratifica di una deliberazione.



PRESIDENTE

A me non pare che ci troviamo di fronte ad una violazione dello Statuto. Voglio invocare la tesi che sostenne il nostro amato Presidente Aldo Viglione quando un anno fa a proposito di un problema analogo disse che era necessario che la ratifica fosse iscritta all'o.d.g. nei termini stabiliti dallo Statuto.



CHIEZZI Giuseppe

Condivido pienamente questa interpretazione, infatti i termini stabiliti dallo Statuto per quel che riguarda l'iscrizione sono stati rispettati, anche se non si è ratificato entro i sessanta giorni; mi sentirei in quel caso di dire che non si è violato lo Statuto, ma in questo caso la deliberazione non è stata sottoposta al Consiglio, bensì ai Capigruppo.



PRESIDENTE

Era comunque iscritta all'o.d.g. del Consiglio regionale.



CHIEZZI Giuseppe

Ma non era iscritta alla prima seduta del Consiglio: è questo il punto signor Presidente! Lo Statuto fissa le regole del confronto e deve essere valido per tutti: maggioranza ed opposizione. Violare queste regole non è bene! Nella prima seduta non è stata presentata in Consiglio regionale per l'iscrizione all'o.d.g. ed è palesemente una violazione questa, signor Presidente! La Giunta regionale lo deliberi di nuovo con urgenza e la porti alla prima seduta di Consiglio, in questo modo non si viola lo Statuto. Perch mai si dovrebbe violare lo Statuto per una deliberazione che fra una settimana può tornare in aula?



PRESIDENTE

A me pare che ci stiamo soffermando su un cavillo.



CHIEZZI Giuseppe

Si tratta di una norma che regola i lavori di quest'aula.



PRESIDENTE

Su questo sono d'accordo, ritengo però che il richiamo insistente ad una questione assuma più un carattere politico che non un semplice richiamo al rispetto dello Statuto.



CHIEZZI Giuseppe

Questa è una sua illazione!



PRESIDENTE

Non sono illazioni, questa è la mia interpretazione!



CHIEZZI Giuseppe

Lo dice lei, per me ha valore unicamente lo Statuto.



PRESIDENTE

Non ricordo in questo momento con precisione se la ratifica di questa deliberazione sia stata iscritta nella prima o nella seduta successiva, in ogni caso sarà stata iscritta nel momento in cui è pervenuta alla Presidenza del Consiglio; occorrerebbe andare a vedere quando è pervenuta.
D'altro canto questa Presidenza redige l'o.d.g. in collaborazione con i Capigruppo.



MAJORINO Gaetano

Visto che lei, signor Presidente, si pone una domanda, le rispondo che in data 30 marzo 1989, ovvero la prima seduta del Consiglio regionale dopo l'assunzione della deliberazione da parte della Giunta, la ratifica della stessa non era iscritta all'o.d.g. Così dicasi per le sedute del 6, 7, 18 e 19 aprile 1989. Tale ratifica compare per la prima volta nell'o.d.g. della seduta del 27 aprile.



PRESIDENTE

Ritengo comunque che convenga ugualmente proseguire, perlomeno effettuare la messa in votazione della proposta pregiudiziale rispetto alla quale il Consiglio, nella sua sovranità, è libero di decidere.
Pongo pertanto in votazione la questione pregiudiziale di non passaggio all'esame della deliberazione presentata dal Consigliere Majorino ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio respinge con 10 voti favorevoli, 21 contrari e 4 astensioni.
Si proceda pertanto all'esame della deliberazione. Trattandosi però della votazione di una persona, nel caso specifico il Presidente della Giunta Vittorio Beltrami, occorre procedere alla votazione attraverso la scheda.
Pertanto si distribuiscano le schede per la votazione, dopodiché si passerà all'esame di un ordine del giorno inerente l'ISI.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: BELTRAMI Vittorio n. 24 schede bianche n. 5 schede nulle n. 11 non hanno partecipato alla votazione n. 3.
Dichiaro ratificata la deliberazione della Giunta regionale n. 147 27542 del 21/3/1989 con cui viene nominato il signor Vittorio Beltrami rappresentante della Regione nel Consiglio di amministrazione dell'Istituto per l'Interscambio Scientifico.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 18) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.



STEF - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Mario

Eydallin dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Bruno Salis.
Comitato interministeriale ex art. 15 legge 21/5/1981, n. 240. Nomina rappresentante regionale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Marchini.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 8 di Torino. Nomina di un membro in sostituzione della signora Carla Mosso dimissionaria.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. La deliberazione non può essere assunta in quanto il nominando non ha riportato voti sufficienti.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 53 di Arona. Nomina di un membro in sostituzione del signor Angelo Brustia dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. La deliberazione non può essere assunta in quanto il nominando non ha riportato voti sufficienti.
Consiglio Sanitario Nazionale. Nomina di un rappresentante regionale supplente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. La deliberazione non può essere assunta in quanto il nominando non ha riportato voti sufficienti.



ESAP - Collegio sindacale. Nomina del Presidente.

E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giancarlo Sironi.
Cooperativa artigiana di garanzia - Provincia di Vercelli - Consiglio di amministrazione. Nomina di due componenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Carlo Camaschella e Federico Ragazzoni.
Cooperativa artigiana di garanzia - Provincia di Vercelli. Nomina del Presidente del Collegio sindacale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Roberto Magni.
Associazione regionale allevatori del Piemonte (ARAP) - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luigi Balzola.
Consorzio insediamenti produttivi di Rivoli - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Augusto Tuzza.
Parco naturale dei Laghi di Avigliana - Consiglio direttivo.
Sostituzione della signora Laura Castagneri esperto botanico dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Paola Tomassone.
Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand - Consiglio direttivo.
Sostituzione del signor Pietro Simonelli decaduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Raffaele Corbo.
Commissione tecnico-consultiva in materia di cave e torbiere.
Sostituzione del signor Bignami membro supplente dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Dario Stroppiana.
Consiglio regionale di sanità ed assistenza. Sostituzione del signor Giuseppe Romagnoli esperto (deceduto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pier Vittorio Frediani.
Cooperativa artigiana di garanzia - Provincia di AL Acqui Terme Consiglio di amministrazione. Sostituzione della signora Silvia Camiciotti dimissionaria.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Biagio Migliardi.
Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione. Sostituzione del Consigliere Enrico Nerviani dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Guido Bonino.
Commissione regionale per la cooperazione. Sostituzione del Consigliere Enrico Nerviani dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Carletto.
Comitato di controllo sugli atti degli enti locali - Sezione decentrata di Pinerolo. Sostituzione del signor Pappalardo membro effettivo dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Priotto.
Commissione regionale per l'impiego (art. 4, legge 19/12/1984, n.
863). Nomina di due membri effettivi e due membri supplenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giancarlo Tapparo e Mario Amerio quali membri effettivi e i signori Sergio Marchini e Igor Staglianò quali membri supplenti.


Argomento: Nomine

Esame ordine del giorno n. 656 inerente la nomina del rappresentante della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione dell'ISI


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 656 inerente l'ISI firmato dai Consiglieri Carletto, Bontempi, Mercurio, Tapparo e Santoni.
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Il voto del Gruppo PCI è favorevole. Sono però in attesa della stesura dattiloscritta di un altro ordine del giorno che per una parte attiene alla rappresentanza pluralistica, comprese le minoranze, e per un'altra parte richiede che - come dichiarato dal Presidente della Giunta la nomina fatta oggi sia assolutamente temporanea e da sostituire con una nomina effettiva nel più breve tempo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Non partecipiamo al voto per una ragione nota, ma nonostante questa non partecipazione, ancora una volta senza ripetere l'ormai storica motivazione che non partecipiamo perché anche in questa legislatura siamo sempre stati discriminati nelle nomine, cogliamo lo spirito di questo ordine del giorno e, qualora fosse non riferito solo all'ISI, ma di carattere generale, lo voteremmo e poi veglieremmo sulla sua attuazione. Quando si dice che anche le minoranze hanno il diritto-dovere - io lo chiamo diritto-dovere politico di essere partecipi nell'alveo di queste nomine di carattere istituzionale, noi ben volentieri lo voteremmo, ma siccome si parla di minoranze e c'è la riserva mentale di escluderci non lo possiamo votare.



PETRINI Luigi

Vi siete esclusi e autoesclusi.



MAJORINO Gaetano

Non posso non cogliere l'interferenza del collega Petrini che dice che noi ci siamo esclusi e autoesclusi. Come ricorderete, fin dalle prime nomine che riguardavano i componenti del Comitato di controllo, quindi una funzione che per sua natura è tipicamente istituzionale, noi siamo stati sistematicamente esclusi, come pure nelle successive nomine nonostante le proposte si riferissero a persone con specifica competenza nella singola materia.
Noi siamo stati esclusi, siamo stati discriminati, non posso fare altro che ripetere la nostra protesta. E' assurdo dire che nell'ISI dovranno entrare anche le minoranze quando poi noi veniamo esclusi, considerato che la nostra minoranza non è seconda a nessuno né come consistenza né come atti propositivi nell'ambito del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Dichiaro di non partecipare al voto dell'ordine del giorno. Sia pure con accenti diversi non posso che rimarcare che quando si parla di opposizioni si parla solo e sempre di alcuni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione dell'ordine del giorno n. 656, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle posizioni espresse dalle forze politiche nell'ambito della Commissione Nomine del 10 maggio 1989 in ordine alla nomina del rappresentante della Regione nel Consiglio di amministrazione dell'ISI i m p e g n a la Giunta regionale a ricercare, nel quadro delle rappresentanze societarie di Regione, Provincia di Torino e Comune di Torino, le necessarie intese per garantire la presenza delle minoranze nel Consiglio di amministrazione dell'Istituto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
A nome del Gruppo comunista il Consigliere Sestero ha presentato l'ordine del giorno prima annunciato.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono lieto che questa proposta introduca non tanto il ruolo, ma un momento di promozione di questa soluzione affidandola anche al Presidente del Consiglio come raccordo istituzionale fra i tre livelli delle istituzioni presenti sul territorio (Comune, Provincia, Regione).
Alla collega Sestero vorrei dire che questo ordine del giorno mi parrebbe un eccesso di zelo, in quanto il mio inserimento già era stato oggetto di un accordo che, se pur non sottoscritto e non formalizzato, era nell'aria ed era stato convenuto fra le diverse forze politiche allorquando si era detto che venissero designati i tre livelli di governo per dare copertura alla gestione e si procedesse poi ad una definizione che fosse rispettosa del ruolo delle minoranze.
Sono ancora rispettoso delle motivazioni che mi hanno indotto contro voglia ad accettare questo mandato e quindi sono senz'altro, per quanto attiene alla mia persona, a dover tenere nel giusto debito conto, dando quindi una risposta di collocazione all'interno del Consiglio, ad una espressione della minoranza per cui se queste dichiarazioni sono verbalizzate hanno titolo per sostituire qualsiasi ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente Beltrami del suo intervento.
Per la parte che impegna il Presidente del Consiglio, credo di poter assumere l'impegno di provvedere, in tempi rapidi, non appena sarà trovata una soluzione alla nomina in modo che dia definitiva stabilità ai vertici di questo organismo. E' un impegno che penso di poter assumere con tutta l'attenzione che la questione necessita.
A questo punto chiedo alla collega Sestero se ritiene sufficiente acquisendo agli atti l'ordine del giorno, sia la dichiarazione del Presidente della Giunta che la mia disponibilità a dare corso in tempi rapidi alla soluzione del problema, quindi se possiamo superare l'aspetto formale della votazione sul secondo ordine del giorno presentato a nome del Gruppo PCI.
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, devo dire che avrei preferito un'espressione di voto del Consiglio in quanto sarebbe stato un impegno formalmente più preciso era un problema di tempo per trovare una soluzione su un unico ordine del giorno, perché mi pare che nel merito delle questioni non ci siano problemi, ci ha impedito di arrivare a una stesura che comprendesse le due esigenze legate ai due ordini del giorno.
Potrei dire, per non rinunciare alla polemica, che impegni verbali in quest'aula ne sono stati espressi molti e non sempre gli impegni verbali sono stati rispettati. Non voglio però testimoniare un eccesso di sfiducia su una questione che tocca anche un impegno personale del Presidente della Giunta, che credo non abbia neanche tempo e disponibilità a governare un istituto come questo, quindi prendiamo atto di questo impegno. Mi auguro che non accada come su altre questioni che l'impegno non venga rispettato.
Ritiriamo l'ordine del giorno.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. le seguenti proposte di deliberazione urgenti: n. 1126: "Programma di investimenti in opere edili ed acquisizione di attrezzature. Assegnazione alle UU.SS.SS.LL. della quota 1988 in conto capitale per L. 132.947.000.000 ed autorizzazione all'utilizzo delle somme ex art. 69 legge n. 833/78 per L. 41.690.578.000" n. 1127: "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alla L.R. 23/8/1982, n. 20. Assegnazione di fondi in termini di cassa alle UU.SS.SS.LL. per l'anno 1989. Spesa di L. 16.742.675.000 di cui L.
12.562.675.000 sul cap. 10340 e L. 4.180.000.000 sul cap. 10350 del bilancio per l'anno 1989".
Ha chiesto la parola il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Il Gruppo PCI è un po' in difficoltà rispetto alla richiesta di iscrizione che ci viene dal Presidente del Consiglio e dall'Assessore Brizio. Credo che la maggioranza non abbia i numeri sufficienti per iscrivere queste due deliberazioni. Questo è molto grave. E' già avvenuto in Commissione due volte che la maggioranza non aveva i numeri.
Ieri mattina so che sono stati fatti dei pescaggi di Consiglieri che erano nei paraggi, non membri della Commissione. E' molto grave che su questa deliberazione la maggioranza non sia in grado, prima in Commissione e adesso in aula, di avere il numero di Consiglieri sufficiente. E' una deliberazione relativa all'assegnazione dei fondi per l'attività socio assistenziale delle UU.SS.SS.LL. che è essenziale.
Episodi di questo tipo danno un segnale molto netto del disinteresse che questa maggioranza e questa Giunta hanno nei confronti di questo tipo di problematiche.
Signor Presidente, vorrei far presente che si tratta di servizi fondamentali, che non possono essere interrotti, nei confronti di minori anziani, portatori di handicap, di cui così poco si parla, e quando se ne parla in questa assemblea c'è sempre molta disattenzione. Lo ripeto perch oggi su determinate tematiche c'è un'attenzione e una mobilitazione alta della gente, come sulla vicenda della Valle Bormida, alla quale si dedica attenzione da parte dei Gruppi politici e di tutto il Consiglio. Su questi temi, invece, che pagano un po' meno dal punto di vista dell'immagine e forse dal punto di vista elettorale, c'è una minore attenzione da parte dell'assemblea. Ci sono dei miei compagni che, giustamente, stanno considerando che questa maggioranza dovrebbe garantire la presenza che oggi porterebbe all'esame del Consiglio questa deliberazione, quindi la maggioranza dovrebbe consentire con i suoi voti di esprimere questo voto.
Dette queste cose e le diremo anche fuori di qui con molta chiarezza e con molta nettezza - noi daremo il nostro voto perché possa essere iscritta questa deliberazione. Ciò non fa venir meno nessuna delle considerazioni che ho fatto prima. Sarà ingenuità politica, ma continuo a credere nei valori del far politica, continuo a credere che è un atto di responsabilità da parte nostra di preoccuparci non tanto di questa maggioranza assolutamente no, di questa Giunta ancora meno, non tanto delle UU.SS.SS.LL., quanto della gente a cui questi servizi sono diretti e che non può vedere interrotta, come accadrebbe se fosse solo per la responsabilità di questa maggioranza, l'erogazione dei servizi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Su una delle osservazioni fatte testé dal Consigliere Dameri mi riservo di intervenire in sede di discussione del provvedimento e non in sede di iscrizione all'o.d.g.
La Commissione ha licenziato il provvedimento in modo corretto vista l'impossibilità la scorsa settimana per mancanza del numero legale.
Sul ruolo di garanzia del Consiglio e dei Consiglieri rispetto al funzionamento delle istituzioni interverrò successivamente.
Credo sia importante passare immediatamente alla votazione per l'iscrizione all'o.d.g. di queste deliberazioni che, come abbiamo sostenuto, sono urgenti e quindi richiedono un gesto di responsabilità da parte di tutto il Consiglio. Chiedo anche l'immediata esecutività del provvedimento qualora venisse iscritto ed approvato.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione per l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 1126.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Passiamo ora alla votazione per l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 1127.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Spesa socio - assistenziale

Esame proposta di deliberazione n. 1127: "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alla L.R. 23/8/1982, n. 20. Assegnazione di fondi in termini di cassa alle UU.SS.SS.LL. per l'anno 1989. Spesa di L. 16.742.675.000 di cui L. 12.562.675.000 sul cap. 10340 e L. 4.180.000.000 sul cap. 10350 del bilancio per l'anno 1989"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 1127.
La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Si tratta di un provvedimento di ordinaria amministrazione che, sulla base dei criteri che sono stati a suo tempo definiti, assegna alle UU.SS.SS.LL. i fondi necessari per l'esercizio della funzione di assistenza e per la gestione della funzione di assistenza.
E' stato sottolineato in quest'aula il ruolo dei rappresentanti dell'opposizione per garantire la funzionalità del Consiglio. Per analogia dovrebbe essere fatto lo stesso discorso per quanto si riferisce alle Commissioni. Credo sia utile e doveroso ribadire in questa sede un principio fondamentale per ogni funzionalità di istituzione democratica e quali sono i Consigli democraticamente eletti. Non a caso parlo di istituzioni democratiche e di Consigli democraticamente eletti, perch tutti i Consiglieri e tutte le forze politiche presenti in quest'aula hanno il dovere morale e politico di fare il massimo sforzo e di dare il massimo impegno per garantire un funzionamento corretto, snello e adeguato delle istituzioni. Non è un appannaggio della maggioranza la garanzia di funzionalità del Consiglio regionale o delle Commissioni, non è appannaggio delle opposizioni e merito delle opposizioni il garantirlo quasi che fosse una gentile concessione. E' responsabilità di tutti in quanto siamo stati mandati tutti qui dai cittadini per far funzionare questa istituzione.
Potrei fare un lungo elenco di occasioni nelle quali il Gruppo DC nelle passate tornate quando c'era un'altra maggioranza nella Giunta regionale, ha garantito il funzionamento delle Commissioni consiliari e di quest'aula. Leggerò, non appena avrò il verbale, le dichiarazioni del Capogruppo Bontempi rese in un'occasione in cui il Gruppo DC, l'unica volta in cinque anni (dal 1980 al 1985), abbandonò l'aula facendo venir meno il numero legale. In quell'occasione ci sentimmo ripetere con altre parole ma con lo stesso concetto le stesse cose che sto dicendo io ora.
Allora, si possono anche innestare delle polemiche su questi temi, per sono polemiche inutili e sterili.
La Commissione regionale, da me presieduta in questo momento, cerca di portare avanti un confronto serio ed attento su tutti i problemi; non è certo responsabilità né della maggioranza né del Presidente temporaneo della Commissione se alcuni Gruppi ritengono più utile, più produttivo e più confacente al dialogo, non partecipare alle Commissioni. E' una loro scelta, non entro nel merito; non la condivido perché ritengo che non sia un modo corretto di portare avanti il ruolo di opposizione. Questa è una mia opinione personale che, però, ho il diritto e dovere di esprimere in quest'aula. Farò poi pervenire alla Presidenza del Consiglio l'elenco delle riunioni della V Commissione, durante le quali la maggioranza dei presenti è stata garantita nella scorsa tornata di questo Consiglio dalla presenza determinante ed essenziale del Gruppo DC.
Vorrei che questo spunto fosse utile anche ai rappresentanti del Gruppo comunista perché possano trarne un utile motivo di riflessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, non intendo replicare a questa lezione di stile che ogni volta che si discute di queste tematiche la professoressa Bergoglio ci impartisce. Credo che non ci sia bisogno di dare lezione a nessuno, siamo tutti più o meno adulti e vaccinati. Vorrei però tornare su un punto. C'è stato un uso politico, fuori da quest'aula, e credo sia politicamente giusto dire che il numero legale nelle Commissioni e nel Consiglio è un dovere primario da garantirsi da parte della maggioranza. Questo non vuol dire affatto che i Gruppi di minoranza non debbano svolgere un loro ruolo.
Che non si debba partecipare a Commissioni e a cose di questo genere non lo abbiamo detto e per quanto ci è possibile non lo facciamo, ma che il numero legale va garantito dalla maggioranza vorrei fosse chiaro a tutti.
Detto questo, nel merito della deliberazione n. 1127 relativa ai fondi per la gestione dei servizi socio-assistenziali ci asterremo. Mi dispiace che ne discutiamo in assenza dell'Assessore Brizio.
I parametri, a cui la deliberazione si ispira per quanto riguarda la suddivisione dei fondi, sono di ordine meccanico. Si tratta, tra l'altro dell'assegnazione della prima tranche dei fondi.
Con l'espressione di questo voto di astensione ci auguriamo di avere l'opportunità di una discussione complessiva sulla gestione dei fondi socio assistenziali che sono scarsi. Abbiamo già sollevato una polemica e avanzato delle proposte alternative nel corso della discussione sul bilancio. Mi spiace di intervenire in assenza dell'Assessore, perché temo che non sarà raccolto ciò che dico in sua assenza. In ordine ai fondi socio assistenziali occorre una destinazione maggiormente mirata alla qualificazione dei servizi alternativi al ricovero.
Siamo stati insistenti su questo punto nel passato e lo saremo molto di più nei prossimi tempi e, in particolare, pensiamo che la destinazione delle cifre per i servizi socio-assistenziali debba avvenire sulla base di progetti finalizzati, quindi una spesa meno routinaria, meno burocratica una spesa che tenda a spingere la promozione delle UU.SS.SS.LL. per quei servizi, per quelle modalità di intervento in un settore che metta al centro la persona, i suoi bisogni, quindi puntando sui servizi alternativi al ricovero piuttosto che sulle strutture.
Mi auguro di avere altre occasioni per discutere di queste questioni soprattutto in sede di definizione del prossimo Piano socio-sanitario regionale, se verrà. Ripeto, c'è una dose di ingenuità, anzi, la presunzione che si faccia un giorno o l'altro questo Piano e che di questo si possa discutere in termini di politiche per vedere come è possibile enfatizzare la promozionalità degli interventi alternativi al ricovero su tutti i settori: minori, anziani, portatori di handicap.
In questo senso oggi ci collochiamo con un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, molto brevemente per ribadire che il MSI ha una impostazione del tutto diversa da quella di tutti quanti i Partiti per quanto riguarda, nel settore della sanità, il problema dell'assistenza, tant'è che nei confronti della legge n. 20 abbiamo espresso parere contrario. Ma senza entrare nel merito della dialettica che ci induce a contrapporci alla politica dell'assistenza, diciamo pure fra virgolette "sanitaria", che è partita sui grandi canali del clientelare modo di far politica locale, oggi questo problema è diventato un argomento di grande confusione che, nell'ambito dello sconquasso delle cosiddette "unità sanitarie locali", rappresenta l'indice a volte anche del malcostume generale.
Ci rendiamo conto che le esigenze del popolo che merita comunque di essere assistito sono tante, tante e gravi, ma da parte del MSI, che è una forza di opposizione con delle proposte precise, votare oggi un pacchetto di cifre da destinare alle Unità sanitarie locali, stralciate dal bilancio cui noi abbiamo votato contro, è quanto meno, o sarebbe quanto meno un atto di irresponsabilità politica. Faccio notare, ad esempio, che alle Unità sanitarie locali di Torino sono destinate somme tutte uguali fra di loro: L. 336.156.400 (Torino I, Torino II, Torino III, Torino IV, Torino VI Torino VIII e così via di seguito). Ciò significa che la distribuzione è stata fatta secondo un parametro matematico: 16 miliardi e 742 milioni sono i soldi da destinare a tutte le Unità sanitarie locali, ebbene, stabiliamo (così si sarà detto) un parametro sulla quantità della popolazione e diamo almeno questi soldi perché siamo in ritardo nei confronti di tutto il problema delle Unità sanitarie locali. Consentitemi di dire che questo non è un modo credibile di gestire la cosa pubblica! Allora io mi chiedo: visto che si fa un gran parlare della crisi dell'assistenza sanitaria dello sconquasso delle UU.SS.SS.LL., visto che i propositi non mancano quando bisogna votare favorevolmente un bilancio regionale, quali sono stati gli elementi raccolti per avere interventi mirati nei confronti delle realtà esistenti nelle UU.SS.SS.LL.? Ci si chiede: quali sono le esigenze locali in questo momento maggiormente credibili e più urgenti? Di fronte a queste considerazioni, il Gruppo MSI ovviamente dovrebbe esprimere un netto voto contrario, però gli equivoci che potrebbero esserci addebitati sarebbero tanti, quindi, dando un minimo di suffragio e di credibilità, per l'attesa che c'è a proposito del problema delle UU.SS.SS.LL. che dovrà essere affrontato in maniera più concreta da qui a poco in questo Consiglio, noi ora benevolmente dichiariamo, pur sapendo che l'astensione è comunque un voto contrario, di astenerci, nella speranza che la nostra opposizione o il tipo di opposizione che facciamo a questa Giunta, almeno per questa volta, serva alla buona causa. Il Gruppo MSI è davvero stanco di fare il gioco dei numeri in un consesso che molte volte è frettoloso e che spesso deve registrare atti di questo genere, non dettagliati nemmeno in Commissione né esaminati come avrebbero dovuto essere per il merito che essi investono.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione testé discussa il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 10 astensioni.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1110: "Ratifica DGR n. 1-28629 dell'11/5/1989. Determinazione degli standard del personale ospedaliero Decreto Ministero della Sanità in data 13/9/1988 ex artt. 1 e 2 della legge 8/4/1988 n. 109. Adozione con i poteri del Consiglio regionale ex art. 40 dello Statuto"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1110.
Ha chiesto la parola il Consigliere Minervini. Ne ha facoltà.



MINERVINI Marta

Il Gruppo MSI si sarebbe astenuto sulla deliberazione in oggetto perch la consideriamo tutto sommato un atto dovuto, sapendo che, se questa deliberazione non fosse stata votata, avremmo rischiato il commissariamento. Ci saremmo astenuti, riservandoci naturalmente le nostre considerazioni, rinviandole al Piano socio-sanitario laddove potremo davvero vedere come questo decreto sarà applicato, sempre che il Piano socio-sanitario sarà discusso da noi in questa legislatura, come mi auguro.
Ma noi oggi votiamo contro questa deliberazione in segno di protesta protesta per il ritardo sui tempi con cui questa deliberazione è giunta in aula e perché è stata assunta con i poteri della Giunta. Non riusciamo a capire perché cose importanti, quando si sa che sono importanti, quando si sa che hanno un determinato lasso di tempo utile per essere votate arrivano sempre all'ultimo momento. Chissà perché scatta sempre il momento in cui non riusciamo a votare e a questo punto la Giunta deve assumere la deliberazione con i poteri di urgenza. Non riusciamo a capire perch avviene questo e noi non siamo d'accordo. Pertanto il nostro voto, che sarebbe stato di astensione, diventa contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Innanzitutto va ricordato, lo diceva la collega Minervini, che il provvedimento viene preso in ritardo: la deliberazione è stata adottata con i poteri del Consiglio. L'Assessore ci spiegherà le motivazioni. Questo è un aspetto importante, ma non fondamentale. L'aspetto fondamentale mi pare un altro: su questa deliberazione per la determinazione degli standard del personale ospedaliero non si può sostenere che la consultazione sia stata oltremodo difficile. E' stata impossibile. La situazione attuale è sconosciuta, i ruoli del personale sono stati aggiornati otto anni fa.
Nessuno sa quali sono le esigenze manifestate dalle singole UU.SS.SS.LL.
quindi la determinazione della Regione non è confrontabile né con la situazione reale attuale né con le esigenze manifestate dalle UU.SS.SS.LL.
E' stato detto: "Ci siamo tenuti larghi nella determinazione complessiva dei posti letto ospedalieri e dei relativi organici". E si rinvia la rideterminazione, in questo caso dei posti letto della rete dei presidi ospedalieri e degli organici per ogni singola USSL. allo strumento di piano.
Questa maggioranza è nelle condizioni di adottare lo strumento di piano prima delle elezioni amministrative del 1990? Il Piano 1985/1987 è stato prorogato nel maggio 1988 a tutto l'anno 1988, dopodiché nei primi mesi di quest'anno si è prorogato alla fine di settembre di quest'anno, per la verità una prima proposta di legge sosteneva che la proroga valeva fino all'entrata in vigore del Piano 1989/1991, poi si è voluto fissare un termine (settembre di quest'anno). Nel disegno di legge del Piano non si vede questa redistribuzione, bisognerà aspettare gli allegati, visto che non adotteremo più una deliberazione quadro. I delegificatori sono costretti nuovamente a legificare. Si era detto di delegificare tutto, fare la legge di piano e poi le deliberazioni quadro e le deliberazioni monografiche, invece ci si muove in un'altra direzione. E' interminabile l'iter di definizione del Piano 1989/1991, la deliberazione quadro non si prenderà più; quando si dice che sarà il Piano a ridistribuire i posti letto e i relativi organici penso ci si riferisca inevitabilmente agli allegati. Questi allegati esistono o non esistono? Non lo sappiamo. Allora è stata presa questa deliberazione sugli standard senza la minima trasparenza. Abbiamo l'impressione che si proceda alla cieca.
Queste sono le motivazioni specifiche in base alle quali votiamo contro, ma vi sono anche motivazioni di carattere generale.
Il decreto 13/9/1988 riguarda solo il personale ospedaliero. Perch solo il personale ospedaliero? E' un decreto che pare fatto su misura per inserire migliaia di medici disoccupati negli ospedali, ma gli organici medici non sono sottodimensionati. Da questo inserimento disordinato la sanità italiana non ricaverà alcun miglioramento. In questo caso specifico i presidi ospedalieri non ricaveranno alcun miglioramento nel loro funzionamento. E' un decreto fatto su misura per i medici disoccupati. Lo si dica allora! Naturalmente il decreto non poteva non prevedere un incremento rilevante degli organici degli infermieri professionali. C'è una cronica carenza, ormai drammatica, di questa figura professionale sulla quale si basa larga parte del sistema sanitario nazionale. Peccato però che queste figure professionali non esistano, non possono essere formate in pochi anni, di conseguenza riempiremo gli ospedali di medici e mancherà la figura, già oggi estremamente carente, degli infermieri professionali.
E' un decreto astratto perché si riferisce ad incrementi di una figura professionale che non potranno avere luogo nei prossimi anni; si tratta di un decreto astratto perché non si sa bene chi lo finanzierà e quando.
Questi sono motivi di carattere generale che rafforzano le motivazioni specifiche in base alle quali il nostro voto è negativo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 12 contrari.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno relativi alla realizzazione di impianti smaltimento rifiuti in vari Comuni della Regione ed esame progetto di legge n. 484: "Disposizioni urgenti per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti" (rinvio)


PRESIDENTE

Propongo di rinviare i punti 8) e 9) all'o.d.g. alla prossima seduta del Consiglio.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Impiego sperimentale di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all'esterno per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Impiego sperimentale di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all'esterno per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente".
Il relatore Consigliere Bonino dà per letta la sua relazione.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 1029: "Autorizzazione allo IACP della Provincia di Torino per il trasferimento in proprietà di n. 2.600 alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata agli assegnatari richiedenti" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 11) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1029.
Mi sembra sia auspicio di tutti il rinvio di questo punto all'o.d.g.
data l'ora tarda, quindi se i colleghi sono d'accordo tale punto all'o.d.g.
viene rinviato alla prossima settimana.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame progetto di legge n. 459: "Modifica alla L.R. 12/4/1988, n. 16 recante ulteriore proroga della durata delle utenze di acqua pubblica avente per oggetto le piccole derivazioni"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 459.
Di questo progetto di legge è relatore il Consigliere Paris, il quale mi informa che poiché il testo è stato licenziato all'unanimità dalla competente Commissione, se i colleghi non hanno nulla in contrario, darebbe per letta la relazione.
Visto che non vi sono obiezioni da parte dei colleghi, pongo in votazione per appello nominale tale progetto di legge, che consta di un unico articolo.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame progetto di legge n. 466: "Predisposizione della rete dei servizi per la prevenzione e la cura del diabete mellito nella Regione Piemonte in attuazione della legge 16/3/1987, n. 115" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 466.
Il Consigliere Devecchi propone di rinviare l'esame di tale argomento alla prossima settimana, se gli altri colleghi acconsentono rinviamo anche questo punto alla prossima seduta.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1116: "Piano dei corsi per operatori sanitari. Anno scolastico 1989/1990"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1116, di cui al punto 14) all'o.d.g.



(Interruzioni dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Collega Avondo, siamo rimasti sereni fino ad ora, vediamo di mantenere la serenità e concludere la serata nel modo migliore.
Per quanto riguarda l'Assessore Cernetti sono in grado di fornirvi il certificato medico.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Questa deliberazione viene proposta ogni anno per i corsi degli operatori sanitari nelle diverse UU.SS.LL.LL.
Come sapete gli iscritti sono stati 1.750, l'anno 1988/1989 è stato l'anno più numeroso, siamo sul raddoppio o quasi rispetto agli anni passati. Con il piano che presentiamo speriamo di arrivare ai 2.010 preventivati, in modo da poter diplomare alla fine dei tre anni (ci auguriamo anche che aumenti la percentuale che oggi è del 60% essendo la mortalità scolastica dei due primi anni del 20% grosso modo ogni anno) 1.200 infermieri che sarebbero quasi il doppio dei 651 attuali. Per cui nel giro di sei, sette anni dovremmo coprire tutte le necessità sul territorio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo è uno dei principali problemi della sanità, non solo in Piemonte ma nel Paese. E' una carenza cronica, ormai drammatica, di figure professionali come quella dell'infermiere professionale.
Ci troviamo di fronte ad un piano di formazione di ordinaria amministrazione, come se questa emergenza non esistesse, invece si pu riscontrare, dalla denuncia ripetuta da parte dei servizi sanitari in generale, ospedali, ambulatori, che sono sottodimensionati, per ciò che riguarda questa figura e questo profilo professionale, in un modo preoccupante. Mi pare poi ottimistica la stima dei 1.200 diplomati nel triennio, probabilmente saranno molti di meno. Sappiamo che il corso è particolarmente duro, molto selettivo, è difficile riuscire ad avviare ai corsi di formazione giovani che arrivino al diploma. L'ordinaria amministrazione mi pare debba essere messa assolutamente in disparte e si debba compiere uno sforzo eccezionale in questa direzione. Eccezionale e possibile, tra l'altro, perché una sanità come quella piemontese che spende ormai quasi 5.000 miliardi di lire non può dire che non riesce a trovare risorse per compiere uno sforzo formativo di carattere eccezionale e fronteggiare la situazione drammatica che sta vivendo.
Innanzitutto bisogna fare un grosso sforzo per reclutare più giovani pensiamo che si possa reclutare più giovani se si aumenta l'assegno di studio e se si toglie il tetto di reddito familiare di 35 milioni di lire.
Sappiamo che questa è solo una parte del problema, il grosso riguarda una problematica di carattere generale e nazionale perché è la prospettiva che manca. Il lavoro è certo, ma deve essere svolto in piena coscienza, è particolarmente duro, è retribuito in modo tutt'altro che soddisfacente ed è privo di sbocchi di carriera. Allora bisogna rimuovere gli ostacoli che stanno al di là del reclutamento. Un reclutamento maggiore sarà possibile soltanto se si rimuoveranno gli ostacoli di carattere generale, da rendere ambita questa professione, che sia ben retribuita, riconosciuta nella sua professionalità, con possibilità di sbocchi di carriera, magari avviando i corsi post-diploma di scuola media superiore.
Noi non intravediamo un grande sforzo in quello che ha detto l'Assessore. Mi pare ottimistico, tra l'altro, pensare che si possa nel giro di sei-sette anni colmare questa drammatica lacuna anche alla luce dei provvedimenti assunti dal Ministro Donat-Cattin nel settembre dello scorso anno. Si aumenta in modo rilevante l'organico degli infermieri professionali, ma questi non ci sono, e se ci si vorrà adeguare ai nuovi standard, bisognerà compiere davvero uno sforzo eccezionale in questa direzione.
La Giunta e in particolare l'Assessore non avvertono la drammaticità della situazione. Escono con proposte, a dir poco estemporanee, corrette e rettificate dall'Assessore successivamente in varie sedi, ma non smentite.
Occorre uno sforzo capace di stare al passo con l'entità e la gravità del problema.
Questo provvedimento riguarda figure di ausiliari che entrano nei servizi sanitari in modo da sgravare i compiti impropri di queste figure professionali, questa misura immediata può avere qualche efficacia, ma è priva di prospettiva. Solo in parte il problema è riferito alla Regione perché sappiamo che non è sufficiente aumentare l'assegno di studio per reclutare più giovani. E' la prospettiva che spaventa. Un triennio particolarmente duro, selettivo per un lavoro mal retribuito, in condizioni pesanti se svolto in piena coscienza. Quindi la Regione può essere assolta per la parte che le compete, però non può essere assolta in generale. Sono proposte estemporanee, nessuno sforzo, si va avanti all'insegna dell'ordinaria amministrazione su una questione che pare decisiva oggi come oggi per l'intero Servizio sanitario nazionale.
Non si può nemmeno chiamare in causa la ristrettezza di risorse. Una sanità pubblica che abbia a disposizione 5 mila miliardi di lire in un anno non può accampare scuse di sorta. Le risorse ci sono; i provvedimenti per sono di ordinaria amministrazione e di conseguenza il nostro voto è assolutamente contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Michele

A volte si parla di questo argomento con una conoscenza assai superficiale del problema. Non ci si rende conto che dietro a questa materia esistono alcune motivazioni molto più antiche, pesanti altre e di difficile superamento indipendentemente dalla volontà o dei singoli o delle istituzioni. Questo per vari ordini di motivi: alcuni ascrivibili ad una carenza legislativa di fondo, che è quella che lega l'ammissione degli allievi alle scuole infermieristiche al completamento del secondo anno della scuola media superiore; per cui, in linea di massima, si ha un coinvolgimento di una categoria di bocciati o di rimandati nel terzo anno quindi con una mortalità scolastica durante il corso infermieristico altissima. E questo è il grande errore di base.
L'altro aspetto è la carenza di un'equipollenza del titolo di studio rispetto a scolarità con lo stesso numero di anni che aprono altre vie quali quelle universitarie rispetto ad uno sviluppo di carriera che invece viene preclusa a questi studenti.
E non possiamo illuderci che, aumentando gli assegni oltre misura e soprattutto andando verso quei livelli sociali (cui ci si rifà superando il tetto familiare di 35 milioni), si trovino adepti nuovi rispetto a questo tipo di immissione nelle scuole. E' risibile. Potrebbe esserci una marginalità dell'1-2-3%, ma questo non risolve sicuramente i problemi.
Scusami, Calligaro, la tua è un'interpretazione un po' dilettantesca del problema.
Vi è poi un altro fatto. Io provai, quando ero presidente, a raddoppiare il numero degli iscritti, perché mi trovai già una situazione molto collassata. Purtroppo avemmo una scarsissima presenza e l'aumento di questa massa di adepti assolutamente inadatta a sostenere un trend che indubbiamente è pesante e faticoso, perché si tratta di veri infermieri professionali. Il termine "paramedico" è giusto perché il soggetto affianca il medico ad un livello professionale alto. Il dramma è sorto per l'errore dei sindacati che volevano aumentare, sotto la specie del miglioramento dell'assistenza all'ammalato, in modo surrettizio solo le retribuzioni professionali, quando quasi tutti gli altri Paesi della CEE hanno mantenuto la figura del vecchio infermiere generico, dell'ausiliario infermiere, come dice Cirino Pomicino, che svolge egregiamente una funzione di mansionario intermedia, molto utile negli ospedali, e che permette agli infermieri professionali di svolgere le funzioni ad alto livello; funzioni che spesse volte, oggigiorno, non possono essere mantenute, perché sono poco più di quelle di uno "scopino". Bisogna avere il coraggio di dire queste cose.
Allora sarebbe meglio che il Consiglio regionale coralmente indipendentemente dalle divisioni, si facesse promotore di una proposta di legge, perché la proposta dell'ausiliario infermiere professionale di Cirino Pomicino venga stralciata, in modo che con corsi di sette-otto-nove mesi si recuperi il buon senso antico dell'infermiere generico, dando queste preparazioni non in mano agli ospedali (perché c'è troppo pubblico nella vita di ognuno di noi), ma alla Croce Verde, alla Croce Rossa, le quali in tre-quattro-cinque anni hanno la possibilità di ricreare questa figura che ci permetta di supplire alle carenze di base, che sono quelle maggiormente sentite negli ospedali. Queste sono le soluzioni pratiche elementari da portare avanti. Sarebbe una follia se non le portassimo avanti o non le portassero avanti a Roma.
Oggi anche i sindacati hanno capito l'errore che era stato fatto a suo tempo e sono disponibili a cooperare in una battaglia di questo genere che nasce soltanto dalla conoscenza dei problemi e dal buon senso, cosa di cui molte volte ci dimentichiamo. Non si può fare di più, non possiamo intasare gli ospedali con migliaia di gente per cui i poveri ammalati si trovano da una parte gli studenti, dall'altra gli universitari e gli specializzandi dall'altra ancora gli infermieri. E' un turn-over folle, uno sciamare da alveare in una corsia di ospedale. C'è anche il rispetto per gli ammalati gli ospedali non sono in grado di supportare per tre anni questa preparazione pratica considerato anche il grande turbamento per l'ammalato che ha bisogno di tranquillità, di serenità. Ci vuole coscienza professionale, anche di modesto livello, standardizzata, ma che ritengo estremamente importante. Quindi più di tanto credo che oggi umanamente non si possa fare. E temo purtroppo che anche gli sforzi fatti verranno in parte elusi proprio perché la motivazione non c'è più. Purtroppo la motivazione è soltanto monetaria, come il Consigliere Calligaro diceva, ed è molto triste. Purtroppo in questa materia se non c'è una motivazione che non sia monetaria l'assistenza rischia di essere quella che non vorremmo vedere. Preferisco una motivazione con un più basso titolo di studio in una infermiera generica, che risponda a determinati assunti, che garantisca perlomeno un rapporto con l'ammalato, un rapporto fra persone e non un rapporto con uno che fa una professione e che potrebbe farne un'altra qualsiasi, quella del meccanico, quella del ciclista, quella dell'artigiano.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione test discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 16 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Difesa idrogeologica

Esame progetto di legge n. 336: "Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici. Abrogazione L.R. n. 27/81" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 15) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 336 di cui è relatore il Consigliere Picco.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, se lei consente e se i Consiglieri condividono propongo che il relatore Picco faccia la relazione su questo argomento quindi si sospendano i lavori del Consiglio in modo che la settimana prossima si concluda questo argomento.



PRESIDENTE

Accolgo la sua proposta e nell'accoglierla comunico che questa è anche la richiesta dell'Assessore Lombardi, il quale mi ha chiesto se oggi saremmo stati in grado di discutere il progetto di legge n. 336. La questione agricoltura nel tempo è stata trascurata. E l'aver trascurato una materia così importante ci ha fatto capire che ci sono state e ci sono parecchie cose che non funzionano. Quindi, se non vi sono obiezioni, il Consigliere Picco svolge la relazione con l'impegno di proseguire la discussione sull'argomento la prossima settimana.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che per noi manca uno degli interlocutori diretti di questa legge il Consigliere Biazzi, che non può udire la relazione, se la relazione è scritta può essere consegnata senza neppure leggerla così risparmiamo anche i cinque minuti. Non siamo interessati a udire una relazione, visto che uno dei nostri compagni non c'è, e se la relazione è scritta venga consegnata.



PRESIDENTE

Ascoltare la relazione interessa a tutti; faremo arrivare al Consigliere Biazzi la relazione affinché possa vederla concretamente.
La parola al relatore, Consigliere Picco.



PICCO Giovanni, relatore

Credo di aver diritto a leggere la relazione, non perché questo comporti alcun protagonismo essendo la relazione scritta, ma per dare importanza ad un provvedimento atteso che deve essere collocato in priorità rispetto ad altri provvedimenti; non credo abbia tutto ciò influenza rispetto alla presenza o meno di un Consigliere regionale in aula, perch la dignità del provvedimento permane in tutta la sua realtà. Sottolineo l'importanza di un'iniziativa della Giunta nel presentare questo provvedimento anche perché non solo riguarda in larga misura il mondo agricolo, ma riguarda tutta la realtà morfologica del territorio piemontese che, come sappiamo, è caratterizzato dalla presenza della montagna e della collina. Tutto il sistema autorizzativo che sta all'interno delle zone sottoposte a vincolo idrogeologico è un problema che riguarda tutti i cittadini, ed in quanto tale il provvedimento è importante.
Il secondo ordine di importanza è dato dalla cosiddetta "vertenza dello sportello unico regionale"; lo sottolineo perché è uno degli argomenti che in questa legislatura la Giunta si era proposta di affrontare e lo sarà nella misura in cui una serie di provvedimenti come questi vengono rivisitati su come sono collocate le autorizzazioni per altri provvedimenti legislativi nazionali. La legge deve essere recuperata in una proiezione maggiore rispetto agli ambiti territoriali dei territori interessati.
Il terzo ordine di importanza riguarda l'utilizzazione delle strutture delle risorse professionali regionali delle quali parleremo nel seguito della relazione.
La legge regionale 12/8/1981, n. 27, se da un lato si è rivelata tecnicamente idonea a disciplinare correttamente gli interventi sul territorio regionale sottoposto al vincolo per scopi idrogeologici permettendo di contenere entro limiti accettabili le azioni alteratrici sui fragili equilibri dei rilievi montani, inevitabilmente connesse alle azioni dell'uomo sull'ambiente, nondimeno in sei anni di applicazione ha dimostrato alcune manchevolezze di ordine procedurale e amministrativo tali da rendere spesso lento e macchinoso lo svolgimento del procedimento autorizzativo.
Il disegno di legge in esame è motivato principalmente dall'esigenza di trovare soluzioni che, senza nulla togliere al rigore tecnico, consentano sviluppi più rapidi delle istruttorie con vantaggio sia degli utenti sia della pubblica amministrazione. Ma anche di conseguire perfezionamenti operativi, alla luce dell'esperienza acquisita, e di meglio integrare le norme in materia di vincolo idrogeologico con le disposizioni di altri provvedimenti legislativi cercando, dove possibile, di sintetizzare in un unico atto i diversi momenti autorizzativi.
Un altro aspetto innovativo è l'avvio di un processo di delega verso gli enti territoriali dando inizio a un decentramento delle decisioni nel settore, con la gradualità e la ponderatezza necessarie ad evitare un repentino carico di compiti e di responsabilità dell'ente delegato.
Il disegno di legge, dopo aver definito chiaramente gli ambiti di applicazione fugando ambiguità ed incertezze (art. 1), prevede infatti (art. 2) di delegare ai Comuni, nel cui ambito territoriale sono previsti i lavori, il rilascio delle autorizzazioni alle modificazioni del suolo per tutti quegli interventi la cui valutazione delle conseguenze sull'assetto idrogeologico non richiede, di norma, professionalità necessariamente specializzata in campo geologico e forestale.
All'art. 3 è previsto che possa essere chiesto il parere degli uffici tecnici regionali quando gli interventi presentino rilevante complessità tecnica nei riguardi dell'assetto idrogeologico territoriale, oppure insistano su terreni boscati, e ciò allo scopo di dare un valido supporto specializzato alle decisioni del Sindaco.
Alla Regione vengono riservati i provvedimenti autorizzativi per quelle opere e lavori che, per la loro mole o per la loro particolare natura richiedono maggiori approfondimenti tecnici e specialistici.
Nello stesso art. 2, allo scopo di conseguire uno standard generale degli interventi e di facilitare meglio le valutazioni nei loro riflessi idrogeologici, è stata prevista la possibilità alla Giunta regionale di stabilire norme tecniche e di fissare caratteristiche costruttive generali alle quali gli interventi devono essere conformati.
Gli artt. 3 e 4 contengono le procedure per il rilascio delle autorizzazioni rispettivamente di competenza del Sindaco e del Presidente della Giunta.
Le norme dell'art. 5, in materia di lavori eseguiti direttamente dalla Regione o da questa finanziati in tutto o in parte, prevedono di affidare l'istruttoria tecnica al Servizio regionale che esegue o istruisce tecnicamente il progetto. Ciò nella fondata presunzione che gli uffici tecnici regionali possiedano la competenza e le professionalità idonee per valutare questi aspetti di maggiore rilevanza.
Non è esclusa la possibilità di richiedere il parere degli organi geologici forestali ogni volta che ciò sia ritenuto necessario od opportuno.
La norma contribuirà indubbiamente a ridurre i tempi spesso molto lunghi che intercorrono tra l'epoca di progettazione e quella di inizio dei lavori per tutte le opere di minore importanza che non richiedono particolari approfondimenti specialistici in materia geologica e forestale.
Le disposizioni si riferiscono infatti ai soli lavori di importo non superiore a 500 milioni, con l'eccezione dei lavori di sistemazione idrogeologica per i quali si prescinde da ogni limite di importo.
In materia generale di opere pubbliche, lo stesso art. 5 fa riferimento alle normative dell'art. 5 della L.R. n. 37, prescrivendo tuttavia l'acquisizione dei pareri degli organi geologici e forestali e chiarendo in modo definitivo il significato di una disposizione che aveva sollevato numerose incertezze.
Sempre l'art. 5 prevede l'obbligatorietà dell'acquisizione e del rispetto dei pareri degli organi tecnici in materia di cave e torbiere riunendo in un unico atto i provvedimenti autorizzativi relativi all'esercizio dell'attività e in compatibilità con i vincoli idrogeologici.
Sull'art. 5 c'è un piccolo problema, che attiene all'interpretazione con riferimento alla legge n. 54, che affronteremo nell'esame degli emendamenti.
L'art. 6 demanda alla Giunta regionale il compito di definire la documentazione da allegare.
Tralascio i discorsi all'art. 7 sulla cauzione.
L'art. 8 prevede che ogni modificazione del suolo comporti l'obbligo di rimboschire un'area pari a dieci volte quella modificata qualora si tratti di bosco, o uguale all'area stessa in caso di altre colture ed è prevista in alternativa la possibilità del versamento del corrispettivo del rimboschimento, maggiorato del 20%, su apposito capitolo del bilancio regionale. Per evidenti fini di uniformità è stato previsto che l'ammontare unitario del corrispettivo di rimboschimento venga determinato periodicamente ed aggiornato dalla Giunta regionale.
E' indubbio che certi interventi sul territorio hanno scarsa rilevanza nei riguardi dell'assetto idrogeologico e assai opportunamente l'art. 10 prevede per questi l'esenzione dall'autorizzazione. Alcune precisazioni, le accenno brevemente, richiederebbero le opere edilizie che non sono state specificatamente citate, ma vedo che sono oggetto di richiamo della problematica anche da parte dell'Assessore Genovese in ordine alla possibilità di richiamo delle cosiddette autorizzazioni sul patrimonio edilizio esistente.
L'art. 11 tratta della vigilanza, che viene affidata al Corpo forestale dello Stato e alla Polizia municipale del Comune ove si svolgono i lavori con la partecipazione delle Guardie ecologiche.
Pur senza porre limitazioni agli organi di sorveglianza nello stesso articolo è delimitato l'ambito "normale" dell'azione di sorveglianza dei due organi, dove è precisato che le attribuzioni del Corpo forestale riguardano in particolare i lavori la cui autorizzazione è di competenza del Presidente della Giunta regionale, quella della Polizia municipale i lavori la cui autorizzazione è di competenza del Sindaco.
La norma è ispirata dalla presunzione che la Polizia municipale ha modo di conoscere agevolmente i termini delle autorizzazioni rilasciate dal Sindaco, mentre, di contro, il Corpo forestale conosce a fondo gli interventi di competenza del Presidente della Giunta regionale, lavori per i quali (almeno allo stato attuale dei rapporti convenzionali tra Regione e Corpo forestale) ha eseguito l'istruttoria.
All'art. 12 sono definite le sanzioni amministrative per le violazioni alla promulganda legge (si tratta forse di precisare chi è il soggetto della determinazione di queste sanzioni), con riferimento all'art. 24 del RDL 3267/1923.
La determinazione della sanzione è stata svincolata da calcoli soggettivi e da riferimenti al costo dei lavori, cosa che con la legge attualmente in vigore aveva in qualche caso dato origine a incertezze e difformità.
L'art. 13 fa riferimento alle norme ed ai principi di cui al Capo 7 della legge 24/11/1981, n. 689, per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni.
Infine l'art. 14 abroga la L.R. 12/8/1981, n. 27, sostituita da quella in esame.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il provvedimento ha un'importanza non secondaria. Il provvedimento è stato oggetto di un confronto con i livelli istituzionali anche superiori, non come livello di importanza gerarchico-istituzionale ma superiore in quanto associazione di Comuni, le Comunità montane. E' in atto un confronto sulla problematica di adeguamento di questi livelli istituzionali o para-istituzionali ai compiti che sono qui previsti e credo che il grosso salto di importanza sia determinato dalla delega che viene affidata ai Comuni, delega che senza rinunciare alle prerogative di propria competenza istituisce un capitolo nuovo di rapporti con la comunità piemontese e auspichiamo un capitolo nuovo di benefici a ricaduta sui cittadini che debbono sottostare a queste richieste di autorizzazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

La relazione del Consigliere Picco fa riferimento ad alcuni emendamenti all'art. 5. Non ho capito bene se sono emendamenti del relatore o della Giunta. In ogni caso mi pare ci fosse un impegno da parte dell'Assessore a produrre qualche emendamento rispetto alla questione relativa allo sportello unico e rispetto al decentramento del servizio geologico sul territorio. Sarebbe importante poter avere gli emendamenti già predisposti in modo da dare la possibilità ad ogni Gruppo politico di valutarli e nella prossima riunione di Consiglio, nel momento in cui l'articolato verrà posto in discussione, di collocarsi come meglio ritengono.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Vi sono emendamenti presentati dalla Giunta, dall'Assessore al commercio e dall'Assessore all'urbanistica. Sono tutti a disposizione e credo che la Presidenza li possa consegnare ai colleghi.
La Giunta si è assunta questo compito, ma l'ha portato avanti in un confronto informale con i Gruppi che proponevano queste determinate esigenze. Per cui il lavoro non è solo frutto delle indicazioni della Giunta, ma è frutto di un lavoro svolto tra la Giunta e i Gruppi interessati.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Lombardi del suo intervento e lo assicuro che la Presidenza si farà carico di distribuire ai colleghi le varie proposte.
Giovedì prossimo, dopo l'introduzione del Consigliere Picco, avremo modo di confrontarci su tutte le proposte.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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