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Dettaglio seduta n.191 del 04/05/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 1711 presentata dal Consigliere Ala, l'interrogazione n. 1716 presentata dai Consiglieri Adduci, Bontempi, Bresso, Calligaro e Montefalchesi e l'interrogazione n.
1738 presentata dai Consiglieri Adduci, Bontempi, Calligaro e Staglian tutte inerenti la nube tossica a Beinasco ed Orbassano.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come è noto nella notte tra il 7 e l'8 marzo si è verificato l'episodio di inquinamento acuto ambientale nell'area dello scalo ferroviario di Orbassano.
I dati risultanti dal monitoraggio attuato nella zona a partire dal dicembre 1988 da parte della ditta Castalia - sotto il controllo del Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco - ed assunti come valori di fondo e come parametri di riferimento, confermano l'episodio suddetto.
Il Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco effettuava successivamente dei controlli presso la strada di accesso allo stabilimento della Servizi Industriali, presso la stazione S.I. 2-Castalia e presso il piazzale dello scalo ferroviario di Orbassano.
Si sottolinea che i valori rilevati di idrocarburi aromatici (toluene e xilene) non possono essere considerati da soli responsabili dei fenomeni lamentati, ma sono comunque da ritenersi traccianti di emissioni provenienti da processi industriali della zona.
Successivamente a detti interventi, si sono svolti alcuni incontri tra tecnici, funzionari degli Assessorati regionali competenti e amministratori della zona, per definire un più incisivo sistema di monitoraggio capace di individuare esattamente l'origine dell'inquinamento.
In merito alla tutela della salute pubblica dall'inquinamento atmosferico, è nota la travagliata vita che ha tuttora il provvedimento adottato dalla Giunta regionale in data 13/12/1988, il quale prevede che in futuro vengano posti dei limiti alle emissioni dei nuovi insediamenti industriali (c'è un'impugnativa davanti al TAR).
Per quanto concerne invece lo smaltimento degli oli esausti, si fa presente che tale smaltimento è stato disciplinato dalla legge n. 475/88 recante disposizioni in materia di rifiuti industriali.
Si aggiunga che proprio in questi giorni è stata predisposta una deliberazione di Giunta con la quale si chiede l'erogazione ex lege n. 462 del 1986 - dei fondi assegnati dal Ministero della Sanità e destinati a favore dei Laboratori di sanità pubblica, per quanto riguarda il potenziamento delle attrezzature di indagine; mentre è stata trasmessa alla Programmazione Sanitaria di detto Ministero lettera con la quale - sempre in relazione alla citata legge "sul metanolo" - si chiede l'aumento delle piante organiche, relativamente ai Laboratori.
Proprio oggi, 4 maggio, a Beinasco avrà luogo una riunione fra gli organismi tecnici e amministrativi della zona per definire le modalità di un'ulteriore indagine sul fenomeno in argomento.
La documentazione, infine, risultante da precedenti indagini, è stata trasmessa al Pretore competente da parte dell'USSL di Orbassano.
Per quanto riguarda invece la situazione dei Laboratori di sanità pubblica è stata elaborata un'indicazione di piano che dovrebbe vedere entro il 1990, il finanziamento totale dei Laboratori e quindi la possibilità di avviare su tutto il territorio regionale la realizzazione dei sei Laboratori previsti.
Il Comune di Nichelino ha in corso la revisione del progetto: il preventivo di massima è di 5 miliardi, che saranno coperti con 1 miliardo già stanziato per il 1988 e per la residua parte con copertura finanziaria negli anni 1989 e 1990.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo non si possa che essere profondamente delusi di fronte a un modo di ragionare o, meglio, di non ragionare affatto su quanto è accaduto o sta accadendo, perché la vicenda non è ancora finita, ad Orbassano e dintorni.
I fatti sono noti. I lavoratori dello scalo ferroviario di Orbassano sono stati colpiti da una nube tossica; i cittadini di Beinasco e di Orbassano, che vivono nei dintorni, non hanno avuto sorte migliore, e vi sono stati ricoveri in ospedale. Fatto analogo è accaduto in data 9 aprile: altre 60 persone sono state colpite da esalazioni venefiche. Ma dall'Assessore Maccari riceviamo una risposta non adeguata alle giuste aspettative di quei cittadini costretti a vivere, ogni giorno, in una situazione di inquinamento atmosferico originato da industrie chimiche.
Ormai questo è stato accertato.
Dall'Assessore non abbiamo sentito quante industrie ci sono nei dintorni che potrebbero essere all'origine del fenomeno; non abbiamo avuto alcun dato su cui poter ragionare, n' avrebbe potuto essere diversamente.
La Giunta regionale, l'Assessore in particolare, è stata latitante. Tutto è stato abbandonato a se stesso, tanto che lo stesso Prefetto di Torino ha ritenuto di dover inviare una lettera al Presidente della Giunta regionale in cui sollecitava alcuni interventi.
Vorrei almeno sapere se a questa lettera, di cui non avete fatto cenno e che tenete ben nascosta, avete almeno risposto.
Il Prefetto vi chiedeva di consentire l'effettuazione di maggiori e più puntuali controlli delle emissioni nocive in atmosfera, di far fronte alla carenza di personale e di attrezzature che di fatto impediscono alle UU.SS.SS.LL. di intervenire con la necessaria efficacia e tempestività, di interessare il CRIAP e gli altri organi competenti dei gravi e delicati problemi che ormai quotidianamente colpiscono i cittadini del Piemonte.
Queste sono le richieste sostanziali che provengono anche dalla gente richieste che i cittadini che hanno compiuto una manifestazione davanti alla Prefettura rivolgono continuamente alle autorità, ma che purtroppo continuano a rimanere largamente inevase.
La responsabilità della Giunta regionale è dunque grande, ma la sua latitanza è evidente, tant'è che fra la gente si sta manifestando un certo scoraggiamento per cui non si sa più che cosa fare, non si sa a chi ricorrere e si sta instaurando una rassegnazione tra i cittadini costretti ad essere inquinati. Allora mi chiedo che senso ha che l'Assessore venga a dirci: "Si è fatta una riunione, se ne fa una oggi, se ne farà un'altra domani". Sì, di riunioni se ne fanno centomila e sappiamo anche che sono state assunte delle deliberazioni - l'ha detto l'Assessore - per chiedere maggiori finanziamenti, ma il fatto è un altro: il fatto è che in mancanza di un intervento, di una presenza attiva, responsabile, consapevole della Regione, tutte le richieste che si fanno hanno uno strano sapore.
L'Assessore Cernetti non c'è, ma quando ci sarà lo dirò anche a lei: che cosa fa? Evoca continuamente quella deliberazione in cui si chiedevano al Governo 12 miliardi per l'acquisto di centraline per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico. La evoca ad ogni occasione, ad ogni pie' sospinto, di qualunque argomento parli, e alla fine questo suo evocare continuamente quella deliberazione assume un po' il sapore di un rito apotropaico dell'inquinamento atmosferico. Di fatto, questo continuo evocare provvedimenti che non arrivano mai, che non hanno effetti pratici aggrava la situazione perché da un lato fa sperare che qualcosa migliori dall'altro non modifica nulla e la gente continua, purtroppo, ad essere inquinata.
Quindi, Assessore, il problema della nube tossica di Orbassano e dintorni è un problema di drammatica attualità. Peraltro non ci ha fornito dati su cui poter ragionare e con i quali informare meglio i cittadini che sono preoccupati di questo.
Noi sappiamo che anche la Regione Piemonte fu presente alla riunione del 16 marzo, quando la nube si era alzata per la prima volta in modo così disastroso e preoccupante. La Regione partecipò con un suo funzionario, ma partecipò all'inizio delle operazioni, perché poi, in quella stessa riunione, furono avviate alcune operazioni che si conclusero con un sopralluogo davanti alla Servizi Industriali dove, però, il funzionario della Regione Piemonte non è mai arrivato. Vorremo sapere che fine ha fatto durante il percorso. Anche questo è un problema che lei avrebbe dovuto forse prendere in considerazione, ma anche questa mancanza non aggiunge nulla a quanto già detto. La vostra latitanza è evidente, le responsabilità che avete sono gravi e, purtroppo, quello che mi spiace è che a rimetterci sia la salute dei cittadini e dei lavoratori di Orbassano e di Beinasco! Altro da aggiungere non ho, se non manifestare ancora il rammarico e l'amarezza per l'assoluta inconsistenza di questa Giunta regionale e per il suo disinteresse nei confronti della salute dei cittadini.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione n. 1732 del Consigliere Pezzana inerente la missione di personale regionale a Bruxelles


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1732 presentata dal Consigliere Pezzana, alla quale risponde l'Assessore Brizio.
Poiché si tratta di argomento riguardante persone, visto l'art. 43 del Regolamento consiliare, la Giunta ritiene si debba trattarlo in seduta segreta.



(Si svolge la seduta segreta)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Amerio, Bosio, Bresso, Bruciamacchie, Dardanello, Gallarini, Majorino Masaracchio, Mignone e Petrini.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetto di legge n. 484: "Disposizioni urgenti per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 484.
Relatore è il Consigliere Bara, che ha pertanto la parola.



BARA Giuseppe, relatore

A nome anche dei Consiglieri Ferro e Picco chiedo il rinvio in Commissione del suddetto progetto di legge.



PRESIDENTE

La richiesta è accolta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Signor Presidente, sapevo della proposta di rinvio in Commissione della legge e vorrei che l'aula valutasse attentamente l'opportunità di questo rinvio in Commissione perché questa legge è stata dichiarata urgente dalla Commissione, e urgente è per il territorio regionale.
Voglio rimarcare anche il fatto che la legge è passata all'unanimità in Commissione e mi pare sia da rimarcare, se non altro, come il primo caso in cui la Lista Verde ha appoggiato un provvedimento della Giunta regionale in materia di smaltimento dei rifiuti. E' una legge urgente di fatto e non perché è dichiarata urgente. Ritengo debba essere messa in votazione oggi in questo testo, quindi respingo e voterò contro se verrà formalizzata una proposta di rinvio in Commissione.
Questa legge va approvata così e le eventuali integrazioni (anch'io ho degli emendamenti ulteriori da proporre) devono essere rinviate ad un momento successivo, con la legge già operante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bara.



BARA Giuseppe

Signor Presidente, la legge che è stata approvata in Commissione viene completamente modificata dall'Assessore.
Se si approva il testo licenziato all'unanimità dalla Commissione siamo d'accordo, ma se si intende esaminare il testo completamente trasformato è bene che venga rinviato in Commissione. Comunque mi rimetto al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, sul disegno di legge presentato dalla Giunta in Commissione si è lavorato molto, in particolare il Consigliere Valeri, in modo da perfezionare quello che era un testo ritenuto carente.
In quella sede, il progetto di legge che è risultato dal lavoro compiuto collegialmente dalla Commissione è stato licenziato, come ricordava il Consigliere Ala, all'unanimità.
Oggi però, rispetto a questo progetto di legge licenziato all'unanimità dalla Commissione, la Giunta ha presentato una notevole serie di emendamenti. Mi chiedo quindi se sia agevole in questa sede affrontare gli emendamenti della Giunta nel modo snello, che implica ovviamente una riunione di lavoro in modo da pervenire ad un prodotto legislativo finale migliore.
Ritengo opportuno riportare il progetto di legge in Commissione, dove gli emendamenti presentati dalla Giunta possono essere valutati più attentamente.
Le preoccupazioni che mi pongo sono unicamente sulla validità del prodotto legislativo che noi licenzieremmo. Se vogliamo avviare in aula la discussione attorno agli emendamenti siamo liberi di farlo, credo però che la Commissione sia la sede in cui è più agevole lavorare da questo punto di vista.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Aderisco alla proposta fatta dal Presidente della VII Commissione Consigliere Bara. Non è che gli emendamenti siano stravolgenti della legge: in alcuni casi sono ampliativi; ad esempio, laddove si parla di discariche, noi riteniamo si possa parlare anche di impianti.
Il collega Valeri capisce l'importanza che assume il testo se dalle discariche il discorso si estende anche agli impianti, quali forni ed inceneritori. Ci pare che queste modifiche siano indubbiamente migliorative del disegno di legge presentato.
Ritengo quindi che la Commissione sia l'organismo più snello per valutare questi emendamenti e giungere poi in aula con un testo definitivo che può essere approvato con un procedimento molto più rapido.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la richiesta di rinvio in Commissione del progetto di legge n. 484.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La richiesta è approvata con 31 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 634 presentato dai Consiglieri Montefalchesi Adduci, Ala, Bontempi, Bresso e Staglianò relativo all'Interchim di Ciriè


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto 5) dell'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 634, relativo all'Interchim di Ciriè.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, circa l'ordine del giorno relativo alla ditta Interchim di Ciriè, si ritiene di dover respingere quanto richiesto nel documento in esame in quanto l'autorizzazione di tale impianto, in base all'art. 7 della legge regionale n. 18, ricade nelle competenze della Provincia di Torino, la quale ha sempre agito secondo legge.
E' infatti noto che la Provincia, oltre ad esercitare le funzioni delegate, ha sempre regolarmente svolto la propria attività di controllo adottando per fatti specifici un atto di diffida e le conseguenti segnalazioni all'Autorità giudiziaria.
Ciò premesso, la Regione non ha motivo di esercitare il potere sostitutivo nei confronti di un ente che non risulta aver manifestato inerzia nella gestione amministrativa.
In merito poi a quanto citato nelle premesse dell'ordine del giorno, si ritiene di informare, per una corretta informazione su dati di fatto e non su supposizioni, che il 2/5/1988 la Provincia di Torino, con propria nota informava, a seguito di nostra specifica richiesta, che la ditta Interchim autorizzata dalla Regione Piemonte a: 1) trattamento di rifiuti per la produzione di clorurati organici e sintetici, pigmenti, materiali polimerici, solventi atossici ed inodori mastice, adesivi, sigillanti, insonorizzanti e materiale di base per la fabbricazione di linoleum e di moquette 2) trattamento mediante incenerimento di propri rifiuti speciali tossico nocivi provenienti esclusivamente dalle lavorazioni aveva ottenuto dalla Provincia di Torino, autorizzata dalla Regione Piemonte, proroga della succitata autorizzazione con deliberazione del 25/11/1986, nonché al suo rinnovo temporaneo fino all'1/3/1988 e ad un successivo rinnovo temporaneo sino al 30/9/1988.
La ditta Interchim eseguiva propria attività di produzione di coloranti organici, sintetici ed ausiliari, utilizzando materie prime, nonché rifiuti speciali tossico-nocivi conferiti da terzi per la produzione altresì di materiali di cui al punto 1).
Per quanto riguarda le operazioni di cui al punto 2), cioè l'incenerimento, si evidenzia che alle date dei sopralluoghi ispettivi del 20/1/1988 e del 5/2/1988 non risultavano operativamente iniziate. Quindi non c'era ancora l'incenerimento. Non vi erano allora notizie in merito ad una presunta attività di sperimentazione da eseguirsi presso il predetto impianto.
In merito alle operazioni di stoccaggio dei rifiuti in attesa del trattamento si precisa che il Servizio Vigilanza della Provincia di Torino ha rilevato delle irregolarità in tema di rispetto dell'autorizzazione per le quali sono state avviate le necessarie procedure amministrative del caso.
A seguito dei regolari rapporti di informazioni, si comunica inoltre che in data 7/12/1988 la Provincia ha ulteriormente prorogato l'autorizzazione per l'attività dell'inceneritore sino a tutto il 30/11/1989 dopo aver riscontrato con il proprio Comitato tecnico che l'impianto era conforme alle disposizioni normative.
Sempre in data 7/12/1988, con altro atto deliberativo veniva prorogata sino al 30/6/1989 l'attività di trattamento dei rifiuti di cui al punto a) pag. 1 - scheda 1 c.c., allegato A della deliberazione regionale, con un'ulteriore prescrizione che intima alla ditta di comunicare alla Provincia di Torino analisi e relazione tecnica su ogni partita di rifiuti riciclati indicando oltre alla qualità ed alla quantità anche i relativi bilanci di materia.
La Provincia ha espletato per tutto il 1988 e sino ad oggi la propria attività di controllo senza ritenere di dover adottare provvedimenti di diffida, sospensione o revoca.
La Regione dal canto suo ha richiesto il 12/4/1989 alla Provincia di esprimere le proprie valutazioni in merito ad eventuali provvedimenti da assumersi in ordine a quanto richiesto dal Comune di Ciriè nel proprio ordine del giorno del 6/3/1989.
Infine comunico che il Comitato tecnico regionale ha espresso un proprio parere con il quale vengono richieste integrazioni sulla valutazione di impatto ambientale, con riserva sugli aspetti sanitari ed epidemiologici dovuta alle reiterate assenze dell'esperto prof. Renga mentre invece nell'ordine del giorno presentato dai colleghi si fa riferimento al dott. Della Croce che è funzionario dell'Assessorato alla sanità, ma non è l'esperto in fatto di sanità. Ciò non toglie che le integrazioni siano state fatte anche per quanto riguarda la parte sanitaria ed epidemiologica logicamente con riserva perché mancava l'esperto che fra l'altro oggi ha dato le dimissioni proprio per l'impossibilità di essere presente in questo Comitato tecnico. Tale esperto era stato indicato dal PCI.
Il parere è stato inviato alla Provincia di Torino il 17/2/1989.
Per quanto riguarda la necessità di rilocalizzazione, la Regione, per esprimere il proprio parere in merito all'autorizzazione definitiva, aveva già chiesto, attraverso il proprio Comitato tecnico, una valutazione di impatto ambientale (la stessa sopraccitata) al fine di verificare se l'attuale area avesse i requisiti di idoneità. Pertanto il problema della rilocalizzazione è ben presente all'Assessorato che lo vede però non solo vincolato all'Interchim, ma a tutte le altre attività insediate sull'area industriale dell'ex-IPCA. E' infatti abbastanza diffuso l'atteggiamento di colpevolizzare lo smaltimento dei rifiuti rispetto a tutte le altre attività che, perché definite produttive, vengono spesso ignorate come fonti di inquinamento.
Ritengo pertanto che la Regione esaminerà con attenzione la valutazione di impatto ambientale con le integrazioni richieste e che, se l'esito sarà negativo, oltre a non dare il parere favorevole per un'autorizzazione definitiva si adopererà per richiedere alla ditta una possibile rilocalizzazione che verrà esaminata secondo le procedure del DPCM n. 377 cioè con la valutazione dell'impatto ambientale svolta dal Ministero per quanto riguarda gli impianti tossico-nocivi.
La ricerca del nuovo sito, trattandosi di iniziativa privata, non è compito della Regione, ma vede piuttosto coinvolti in prima persona i Comuni che gestiscono l'urbanizzazione dei loro territori. La Regione è comunque disponibile a collaborare con i propri mezzi alla soluzione del problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Quella dell'Interchim è una vicenda come altre di autorizzazioni provvisorie infinite, nel senso che l'autorizzazione originaria della Regione risale all'ottobre 1985 e il 7/12/1988 siamo ancora all'ultima autorizzazione provvisoria della Provincia per quanto riguarda l'attività di termodistruzione. Attività di termodistruzione che dai sopralluoghi effettuati nel gennaio-febbraio 1988 l'Assessore ha detto risultava non ancora in esercizio, ma che l'Interchim - lo abbiamo letto sugli organi di stampa - ha detto essere iniziata già da vari mesi. Queste sono dichiarazioni dell'Interchim, mai smentite peraltro.
Stiamo parlando di un'attività di trattamento ed incenerimento di rifiuti speciali, tossici e nocivi, cioè rifiuti altamente pericolosi per la salute pubblica. L'impianto sorge in mezzo alle abitazioni, a poche decine di metri da una scuola, e mentre avvengono le operazioni di carico e scarico dei rifiuti che vengono conferiti all'Interchim per essere presumibilmente, così almeno recita l'autorizzazione, "utilizzati nel ciclo produttivo per ricavarne altri prodotti", a pochi metri ci sono i bambini della scuola che giocano.
E' una situazione estremamente delicata; qui non si vuole almeno per quanto mi riguarda - fare la guerra sempre e comunque a tutti gli impianti, ritengo però che gli impianti di smaltimento e di incenerimento o si riesce a renderli compatibili con il territorio oppure le opposizioni saranno tali che non si riuscirà mai a costruirli e metterli in funzione.
Sicuramente, Assessore, un impianto per il trattamento e il successivo incenerimento di rifiuti tossici e nocivi che sorge in mezzo alle abitazioni civili non è il sito più idoneo per essere accettato.
Le inadempienze dell'Interchim sono documentate da un rapporto degli ispettori ecologi della Provincia che hanno effettuato un sopralluogo il 29/3/1988. In questo rapporto si evidenziava che numerose prescrizioni contenute nell'autorizzazione non vengono rispettate: fusti non immagazzinati correttamente, registri di carico e scarico non aggiornati e non completi di tutti i dati necessari, bolle e schede descrittive non conformi a quanto richiesto, mancanza del registro di carico e scarico dei prodotti derivanti dai trattamenti. Sono inadempienze gravissime! Gli ispettori ecologi così concludevano: "Allo stato attuale è quindi impossibile verificare se la ditta Interchim effettua unicamente le fasi e/o operazioni di smaltimento dei rifiuti previste dall'autorizzazione cioè il trattamento di rifiuti le cui sostanze possono essere utilizzate nell'ambito della produzione e il trattamento mediante incenerimento dei propri rifiuti speciali tossici e nocivi provenienti esclusivamente dalle proprie lavorazioni". In sostanza non si sa se l'Interchim non effettui in realtà un'attività di smaltimento dei rifiuti, per conto terzi, mascherata (come dicevano gli ispettori). Ci sono quindi violazioni e non si riesce a capire se è un'attività mascherata di smaltimento per conto terzi oppure se è l'attività prevista nelle autorizzazioni.
A mio parere, è evidente che l'Interchim effettua attività di smaltimento dei rifiuti per conto terzi mascherata attraverso l'acquisizione da terzi di rifiuti speciali tossici e nocivi utilizzati in presunte proprie lavorazioni e con il successivo incenerimento dei rifiuti che provengono dalle stesse lavorazioni.
E' facile dedurre, anche dal rapporto degli ispettori ecologi, che probabilmente si effettua un'attività di smaltimento dei rifiuti per conto terzi e non invece ciò che è previsto nelle autorizzazioni. E' altrettanto chiaro che si trattano rifiuti altamente pericolosi per la salute pubblica per i cittadini che vi abitano, per i bambini che frequentano la scuola situata vicino allo stabilimento. Lo studio di valutazione di impatto ambientale presentato dall'Interchim è assolutamente inadeguato e rispetto allo stesso vi è un parere del Comitato tecnico di inadeguatezza.
A me non interessa tanto disquisire se l'Interchim è tenuta, in base alla legge, a presentare o meno lo studio di valutazione di impatto ambientale, il problema è di verificare se l'impianto che sorge vicino a servizi pubblici è compatibile o meno.
Allo stato attuale, dopo ripetute autorizzazioni provvisorie, risulta chiaro che: 1) ci sono state delle violazioni rispetto alle prescrizioni che sono state documentate dal rapporto degli ispettori ecologi 2) c'è stata una proposta di valutazione di impatto ambientale assolutamente inadeguata e che, alla luce di questo, è necessario perlomeno andare alla sospensione immediata dell'autorizzazione.
Non possiamo continuare con autorizzazioni provvisorie, valutazioni di impatto ambientale insufficienti, richieste di integrazioni e poi accorgerci fra qualche anno che i danni sulla salute pubblica sono stati gravi. Ragionevolezza vuole che si vada perlomeno ad un'immediata sospensione dell'autorizzazione.
Assessore, le ricordo l'ordine del giorno del Comune di Ciriè che chiede di revocare l'autorizzazione provvisoria per l'inceneritore e l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio regionale il 21/5/1987, approvato anche da lei quando era Consigliere, con il quale si esprimevano preoccupazioni circa i rischi che possono derivare alla salute dei cittadini dalla vicinanza dell'inceneritore agli insediamenti civili e si impegnava la Giunta ad operare affinché venissero sospese le determinazioni per la messa in opera dell'inceneritore che - come dice l'Interchim - è già in funzione da alcuni mesi.
Con l'attuale ordine del giorno chiediamo la revoca dell'autorizzazione. La Regione, a norma dell'art. 17 del DPR n. 915/82 può sospendere o revocare l'autorizzazione se rileva che vi siano inosservanze. Le inosservanze ci sono, perché c'è una diffida della Provincia e un esposto alla Procura! Non solo, la revoca o perlomeno la sospensione dell'autorizzazione è motivata anche dalla deliberazione della Provincia del 7/12/1988 di proroga delle precedenti autorizzazioni, la quale prevede di autorizzare l'Interchim alla prosecuzione dell'attività di termodistruzione fino al 30/11/1989 e comunque sino al momento in cui dovesse essere espresso il parere non favorevole del Comitato tecnico in relazione allo studio di impatto ambientale. Tale studio è stato presentato, il Comitato tecnico ha espresso un parere allo stato attuale non favorevole...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ha chiesto delle integrazioni.



MONTEFALCHESI Corrado

Ha chiesto delle integrazioni esprimendo un giudizio non favorevole allo stato attuale; alla luce di questo si giustifica la revoca dell'autorizzazione o perlomeno l'immediata sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Questa vicenda è "singolare", come tante altre. Assessore Cernetti vorrei sapere cosa c'è sotto! Da due anni con pervicacia, costantemente abbiamo presentato interrogazioni sulla vicenda ed altrettanto pervicacemente da parte sua non abbiamo ottenuto risposte. Come mai, lei che è così loquace con i giornali, non ha mai risposto neanche ad una nostra interrogazione sulla vicenda? Però oggi sono contento perché è stata costretta a prendere in esame l'ordine del giorno.
Dal suo intervento devo dedurre che lei ragiona su due capisaldi fondamentali. Il primo è che l'Interchim tratti rifiuti propri sulla base dell'autorizzazione regionale; il secondo è che la Provincia di Torino abbia operato bene nei confronti dell'Interchim. Ebbene, entrambi gli elementi su cui ha basato la sua risposta secondo me non reggono. Primo: l'Interchim dovrebbe trattare rifiuti propri. Se ragioniamo un momento ci rendiamo conto che proprio qui sta l'inghippo. L'Interchim non tratta, o meglio, tratta rifiuti propri, ma essi da dove provengono? Il collega Montefalchesi diceva prima che probabilmente, io dico certamente quell'azienda smaltisce rifiuti per conto terzi, Assessore. Allora, se l'Interchim smaltisce rifiuti per conto terzi, noi vogliamo sapere dove vanno a finire quei rifiuti.
Gli ispettori della Provincia avevano rilevato, come ha detto il collega Montefalchesi, delle carenze nella tenuta dei registri. Qui sta il trucco: se i rifiuti in ingresso non vengono registrati, così come sarebbe necessario, non siamo più in grado di sapere quanta parte di rifiuti viene utilizzata per quelle sedicenti produzioni e quanta parte viene incenerita.
Oggettivamente quindi questa ditta diventa una smaltitrice di rifiuti. Se poi l'inceneritore non funziona, come lei ha detto, Assessore, a questo punto la vicenda diventa ancora più oscura: dove sono andati a finire tutti i rifiuti che sono entrati all'Interchim? Qualcuno deve rispondere a queste domande! Quindi, deve essere chiaro che l'Interchim tratta rifiuti propri, nel senso che non li acquista neanche per utilizzarli nelle sue produzioni, ma addirittura si fa pagare dalle ditte che li producono: di questo ho testimonianza. Conosco almeno una ditta produttrice di rifiuti che smaltisce all'Interchim.
Secondo: la Provincia di Torino ha agito bene, secondo l'Assessore. Ha agito bene, Assessore? Ha letto le autorizzazioni che la Provincia ha rilasciato? Se le avesse lette, forse non avrebbe dato un giudizio positivo sul modo di operare della Provincia di Torino. Le leggo Assessore, l'autorizzazione del 7/12/1988 relativa al trattamento dei rifiuti. Colleghi, sentite come ragiona la Provincia di Torino: "Rilevato che il parere espresso dal Comitato tecnico regionale rende necessaria l'effettuazione da parte della Provincia di altri riscontri ed approfondimenti tecnici" - quindi non sappiamo bene che cosa stia succedendo - "tenuto conto inoltre che dal sopralluogo effettuato dal Comitato tecnico provinciale in data 18 novembre u.s. è emersa la necessità di prescrivere alla ditta in oggetto un'ulteriore integrazione della registrazione relativa alla movimentazione e all'utilizzo dei rifiuti in ingresso consistente nell'indicazione per ogni singolo conferimento di rifiuti della sua destinazione sia per la parte avviata all'utilizzo sia per quella allo smaltimento".
Si ribadisce: "Non sappiamo cosa succede lì dentro"; tenuto conto di tutte queste carenze e del documento richiamato dal Consigliere Montefalchesi, cosa fa la Provincia di Torino? Secondo logica non dovrebbe autorizzare l'Interchim a continuare la propria attività. Invece no: la Provincia, ragionando al contrario, concede l'autorizzazione all'Interchim che si trova quasi in un centro abitato. Molte abitazioni sono a ridosso di quell'impianto e non lontano vi è l'Ospedale di Ciriè, ma ne ha già parlato il collega Montefalchesi.
Si potrebbe pensare che la deliberazione relativa al trattamento dei rifiuti sia un abbaglio, una svista della Provincia, se non ci fosse quella del 7 dicembre che autorizza la termodistruzione e che è stata concessa addirittura in forma retroattiva. Mi chiedo se sia legittimo autorizzare in tal modo un inceneritore, anche perché non si capisce più se ha funzionato o non ha funzionato. L'Interchim giura e dichiara che ha funzionato, voi dite che non ha funzionato, la Provincia l'autorizza, ma in forma retroattiva: è tutto molto singolare e strano; come l'autorizzazione stessa, d'altronde.
Anche in questa deliberazione si dice: "In attesa che il Comitato tecnico regionale si esprima in ordine allo studio sull'impatto ambientale e in attesa che venga acquisita l'ulteriore documentazione tecnica necessaria sull'Interchim..." ed anche con questa deliberazione la Provincia autorizza l'inceneritore a funzionare.
Assessore, non so se sono stato abbastanza chiaro. A me pare che le autorizzazioni siano illegittime, sicuramente sono inopportune e profondamente viziate da una mancanza di fondo che inficia la natura stessa dell'autorizzazione regionale (la prima). L'Interchim, infatti, è stata autorizzata a smaltire i rifiuti propri, ma io ho dimostrato che nessuno neanche la Provincia, è in grado di dire quali e quanti sono i rifiuti propri, da dove provengono, che fine fanno. Allora, quanto noi sosteniamo nel nostro ordine del giorno è fondato: sussistono tutti i presupposti per poter ricorrere all'art. 17 del DPR n. 915 e, quindi, sospendere l'autorizzazione o revocarla.
E' da valutare, infine, se non convenga istituire una Commissione che si renda conto del come la Provincia opera nel concedere le autorizzazioni: alla Servizi Industriali e all'Ecolinea di Leinì capita la stessa cosa.
Tutte le autorizzazioni provvisorie vengono rinnovate in toto cartaceamente, senza valutare la situazione reale di quelle aziende che tanti problemi creano ai cittadini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio che interviene in qualità di Consigliere.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo in qualità di Consigliere su questo argomento in quanto il Gruppo della DC a suo tempo aveva firmato un ordine del giorno ed io, come Consigliere, avevo presentato un'interrogazione che è giacente, secondo quanto Adduci ha detto.
Quello dell'Interchim è un problema grosso che è già stato ampiamente trattato e la soluzione finale non può che essere, se l'impianto ha validità, la sua rilocalizzazione. Questa è la richiesta che deve andare avanti.
In merito all'ordine del giorno e alla comunicazione dell'Assessore Cernetti voglio chiarire alcuni aspetti. Ho già detto che l'autorizzazione del 21/12/1985, poi modificata nel gennaio 1986, è stata nella sostanza un errore, perché si è andati a toccare uno stabilimento chimico che aveva una storia molto difficile. Non possiamo dimenticare che ci troviamo nello stabilimento ex-IPCA, cioè nello stabilimento nel quale sono morti di cancro 200 e più lavoratori, una delle più gravi sventure che si siano mai verificate nell'attività industriale. Oggi si fa una grossa battaglia sulla Valle Bormida, dove c'è l'ACNA di Cengio, che effettua produzioni analoghe a quelle dell'IPCA: l'ACNA di Cengio ha avuto meno della metà dei morti dell'IPCA per gli effetti cancerogeni delle lavorazioni sui lavoratori. Se oggi per risolvere il problema dell'ACNA si pensasse di fare là un riciclaggio dei rifiuti con tanto di inceneritore, sarebbe veramente la risposta meno adeguata, meno attenta, meno corrispondente alla situazione ambientale che si è creata. Poi, in ogni caso, là vi sarebbe un ente pubblico o qualcosa di diverso da un intervento invece privato che ha tutti i limiti di un intervento improvvisato e che non ha offerto alcuna garanzia idonea.
Voglio solo ricordare che il Comune di Ciriè non è mai stato d'accordo su questo insediamento, non ha concesso la relativa autorizzazione edilizia. E badate bene che l'autorizzazione regionale del 21/1/1986 stabilisce con chiarezza che l'avvio dell'impianto è "subordinato" all'autorizzazione edilizia del Comune. Autorizzazione che non è mai stata data, intorno alla quale c'è una causa aperta al TAR e c'è una problematica di vario genere molto importante. La trasformazione da industria di coloranti, che prima trattava l'anilina e gli intermedi con tutti i danni noti e poi i coloranti più innocui, in un'industria di trattamento di rifiuti è un passaggio che non è proponibile in quella localizzazione; non lo è per l'Interchim e non lo è anche per la Blotto. Concordo con l'Assessore che nella sua replica ha sollevato il problema di tutta l'area.
L'area ex-IPCA va nel suo complesso risanata e può essere dedicata ancora come prevedeva il Piano regolatore di Ciriè, ad attività non nocive: industriali od artigianali, ma non rinnovare l'esperienza di un'industria come quella precedente che causava danni gravissimi all'interno dello stabilimento, con un'industria che porta questi danni anche all'esterno dello stabilimento medesimo.
Il problema in qualche modo va risolto. Posso comprendere le preoccupazioni dell'Assessore nell'attuare una sostituzione alla Provincia che abbiamo delegato, perché in effetti è un atto pesante e che contraddice il discorso delle deleghe avviate, debbo però anche dire che la Provincia ha dato questa autorizzazione provvisoria non senza perplessità, basti leggere le date: l'autorizzazione scadeva il 30 settembre, è stata rinnovata il 7 dicembre e per due mesi si è stati in attesa di rinnovo.
Evidentemente il parere del Comitato tecnico regionale, a cui hanno fatto cenno sia l'interrogazione sia l'Assessore Cernetti, deve aver fatto riflettere. C'erano probabilmente le condizioni per non rinnovare almeno la parte della termodistruzione, che era la richiesta che veniva formulata dal Comune di Ciriè quando ci si era trovati intorno ad un tavolo nell'Assessorato all'ambiente.
Va riconosciuto che la Regione non è stata inerte, perché l'Assessore Cernetti è riuscita a far disporre dal Comitato tecnico regionale, pur nelle incertezze giuridiche che gli stessi interroganti hanno evidenziato e che io stesso ho citato, la richiesta di una valutazione di impatto ambientale che ha avuto i risultati illustrati; non vi è quindi stata inerzia della Regione. Il Comitato tecnico regionale ha fatto presente alla Provincia le carenze della valutazione e le difficoltà oggettive.
La Regione ha promosso anche due riunioni in Assessorato con la presenza dei gruppi ecologici locali e dei Consiglieri di opposizione interessati a questo problema: l'atteggiamento della Regione ha posto in evidenza e ha confermato tutte le preoccupazioni avanzate dalle popolazioni e da parte dell'Amministrazione comunale sulla sostanziale inidoneità di quel sito per quel tipo di lavorazione. E' una inidoneità che non può non apparire di tutta evidenza. Oltre che una inidoneità sociale - per usare il termine che è un'invenzione del nostro Assessore tutt'altro che priva di significato - c'è una inidoneità ambientale a che l'ex-IPCA si trasformi in uno stabilimento che tratta rifiuti tossici e nocivi a ridosso delle abitazioni.
E a scanso di malintesi od equivoci non si intende localmente "salvare l'impianto di trattamento". L'Amministrazione comunale, a quanto mi risulta, ha in corso un'azione pesante anche circa le merci che si stanno accumulando nelle aziende dell'area.
Credo che l'unica via sia quella di trovare una rilocalizzazione, se l'impianto poi funziona, perché l'impianto di termodistruzione ritengo abbia ragione l'Assessore ed è opinione che abbiamo espresso come forza politica anche nella realtà del Ciriacese non è mai entrato in attività produttiva. Si sono fatte delle prove, forse si tende ad accreditare così il fatto compiuto, ma nel corso dalle visite effettuate dagli organi di controllo, non è mai stato accertato né dichiarato il suo pieno funzionamento.
Ritengo che bisogna arrivare ad una rilocalizzazione e se la revoca è la strada per la rilocalizzazione, essa comunque compete alla Provincia alla quale noi possiamo suggerire tale decisione riservandoci solo ad un secondo tempo la possibilità di sostituirci alla Provincia.
La rilocalizzazione non può avvenire, a mio avviso, a Ciriè e non per una questione pregiudiziale, ma per una insufficienza di area. Una rilocalizzazione deve portare a distanze del tipo di quelle indicate dal DPR n. 915, cioè ad 1/2 chilometri dagli abitati, ma una distanza del genere è tecnicamente impossibile nella realtà di Ciriè. Il Comune è compreso tra il preparco della Mandria che arriva a Vastalla fino alla Stura ed il torrente Banna verso S. Carlo; tra Stura e Banna non c'è materialmente una sola località ove non ci sia a 100/200 metri un piccolo nucleo abitato, i famosi "diversi" dai quali proviene la denominazione di quella zona. Non c'è pertanto la possibilità tecnica.
Cerchiamo una soluzione diversa ed utilizziamo i dati oggettivi e pesanti per ottenere dalla Provincia un non-rinnovo, una sospensione od una revoca dell'autorizzazione.
Qual è il suggerimento sul terreno operativo? C'è una proposta di ordine del giorno, c'è stata una comunicazione dell'Assessore, c'è stato un ordine del giorno del 24/5/1987 approvato all'unanimità e a suo tempo siglato anche dall'Assessore Cernetti; abbiamo una serie di documenti di fronte a noi. Chiusa questa discussione affrontiamo il tema con i Gruppi consiliari, con il personale dell'Assessorato e l'Assessore e vediamo se si può stendere un documento unitario, come è avvenuto per il passato.
Mi pare ci siano le condizioni per giungervi se non ci si formalizza sulle parole e se si tiene conto che d'altra parte non è stato chiesto il nostro consenso quando è stato presentato il documento del PCI. Con un esame attento, anche alla luce della comunicazione dell'Assessore, la ricerca di un punto di incontro su un documento finale che può essere votato anche oggi stesso è possibile. A mio avviso, per avere peso e significato l'ordine del giorno deve risultare da una larga convergenza di tutte le forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

A me non sono certamente sfuggite le differenze di valutazione fra quanto dichiarato dall'Assessore Cernetti e quanto dichiarato dall'Assessore Brizio, con la sua richiesta di giungere ad una stesura capace di raccogliere un'ampia maggioranza in quest'aula attorno ad alcune linee che, sia pure con alcune cautele, l'Assessore Brizio ha ripresentato.
Se andiamo a rivedere il passato non posso fare altro che riconoscere all'Amministrazione comunale di Ciriè e al collega Brizio un impegno ed un rigore nel seguire - sia pure con le ovvie e necessarie sfumature e forse in qualche caso non solo di sfumature si tratta - la vicenda cercando di mettere in primo piano due elementi, a mio avviso, importanti. In primo luogo la tutela della salute dei cittadini della frazione Borche, più in generale di Ciriè, e in secondo luogo (e questo mi pare che debba essere esteso e vorrei che fosse percepito da tutta la Regione) il fatto che non si può essere presi in giro.
La vicenda, ed è emerso anche recentemente in un dibattito al quale erano presenti il collega Brizio ed altri Consiglieri regionali a Ciriè, è tale da lasciare adito ai più grandi sospetti di illegittimità. Mi spiace dirlo, ci sono soggetti non solo privati, ma anche istituzionali, che attorno a questa vicenda fanno finta di non capire, di non accorgersi e di non vedere. Ritorna la vecchia storia delle "scimmiette". E le scimmiette in questa vicenda, ci sono di sicuro! La Regione e il Consiglio regionale non possono accettare, tacendo e subendo, una vicenda in cui il gioco delle parti e le ambiguità sono ormai troppo ampie; questo mi pare che possa essere il punto sul quale è pensabile, e io mi auguro di ritrovarmi con almeno una parte della maggioranza di quest'aula, un'intesa che metta un punto fermo ad una vicenda che si sta prolungando da troppo tempo.
Il collega Brizio ha anche detto che non vi è stata un'inerzia regionale. Io posso dire che nel passato, da parte della Regione, vi è stata una sostanziale attenzione nel rispetto delle parti, nel rispetto delle competenze, nel rispetto delle deleghe. Questa situazione per almeno a partire dal febbraio 1989, è precipitata al punto tale da non rendere più sostenibile l'attuale atteggiamento regionale. Se inerzia non vi è stata nel passato, in questo momento vi è. Infatti sta emergendo una situazione che sta diventando "classica" della Regione: situazione in cui si chiedono i monitoraggi, gli studi di impatto ambientale, integrazioni di nuovi elementi. Ma poi, in tutte le vicende, si arriva ad un momento in cui gli elementi a disposizione non possono più autorizzare momenti di rinvio. Sulla vicenda dell'Interchim siamo giunti proprio a questo punto nella più generosa delle ipotesi a favore della Regione, nel febbraio di quest'anno. Cioè, dal febbraio di quest'anno per chi vuole vedere non è più possibile in alcun modo nascondere la realtà delle cose! La realtà delle cose è quella che emerge dai tre interventi che mi hanno preceduto sommati insieme: un'azienda che non si sa quanti e quali rifiuti smaltisca e quindi quanti ne entrino e quanti ne escano, che non ha una contabilità dei rifiuti; una Provincia che, in base a documenti di questo genere che risalgono all'inizio del 1988, sta ancora ragionando e avviando - come ci dice l'Assessore Cernetti - procedure al fine di avere gli elementi di valutazione per (sono passati quattordici mesi!) un Comitato tecnico regionale che si è espresso reiteratamente sull'argomento.
Mi dispiace, caro Assessore, che non si possa dire che manca il prof.
Renga, perché non possiamo ridurre alla mancanza del prof. Renga la vicenda.
Nell'ordine del giorno sono ripercorse le vicende: "2 febbraio 1989: Verbale del Comitato tecnico regionale"; non si dice che manca il prof.
Renga, ma si dice che mancano: a) lo studio di valutazione dell'area soggetto all'impatto ambientale specialmente in relazione alla situazione anemologica, alle concentrazioni massime del pennacchio, alla zona di probabile ricaduta b) l'esame degli eventuali problemi della popolazione: stato sanitario effetto sull'attività della zona, reazioni della popolazione, deprezzamento dei terreni c) lo studio degli effetti sul suolo nelle aree soggette ad impatto: pratiche agronomiche, pascolo, silvicoltura, vegetazione spontanea esistente, effetti prevedibili per l'assorbimento dei microinquinanti d) lo studio degli effetti sulla fauna e sugli animali allevati a foraggio e) lo studio dei rischi dovuti a macro e microinquinanti per le persone residenti nell'area soggetta ad impatto ambientale f) la previsione quantificata della produzione annua di ceneri e scorie e l'indicazione delle località di conferimento.
Manca il prof. Renga o mancano queste cose nella valutazione di impatto ambientale? La valutazione di impatto ambientale, l'Interchim non la vuole produrre! Vuole invece produrre uno straccio di documento in cui tutti quegli elementi che costituiscono oggetto di valutazione sono totalmente assenti.
Dall'altra parte, ancora lo ricordava il collega Brizio, la vicenda dell'autorizzazione edilizia rimane totalmente aperta.
La valutazione di impatto ambientale è inesistente perché non la si è voluta produrre e si è voluto prendere in giro la gente e anche le istituzioni; i problemi rispetto alle autorizzazioni edilizie non vengono risolti così come non sono risolti da un anno e due mesi le questioni dei registri di carico e scarico. Queste sono infrazioni tali da richiedere la sospensione dell'autorizzazione, ma di fronte a tutte queste vicende si fa il gioco delle scimmiette! Emerge ormai una questione di credibilità delle istituzioni, e allora con quei soggetti che hanno a cuore un minimo di credibilità delle istituzioni deve avviarsi una riconsiderazione di tutto il caso. E questa riconsiderazione - è qui che si ferma in parte il collega Brizio, ma soprattutto che si arresta sbigottita la Giunta non può che partire dall'esame totale del modo con cui la Provincia di Torino ha finora gestito le deleghe di sua competenza.
Potrei sfidare l'Assessore - si parlava di documentazione nell'interrogazione precedente - a fornire a coloro che hanno sottoscritto l'ordine del giorno o a coloro che hanno firmato le diverse interrogazioni la copia dei registri di carico e scarico di questa azienda, cioè a dimostrarci che c'è un controllo provinciale sulla vicenda. C'è, ad esempio, una mia vecchia richiesta di parlare della lettera degli ispettori ecologi della Provincia di Torino. Questo non è mai avvenuto. Qui è chiaro e lampante il fatto che a livello provinciale non si controlla niente! E questo lo dicono i responsabili del Servizio, lo dice il Sindaco di Leinì lo dicono gli abitanti delle zone attorno agli impianti, lo dimostrano autorizzazioni scandalose perché qui siamo a livello di scandalo - in tutto il comparto: Ecolinea, Barricalla e via dicendo.
Questa è la situazione. E' normale che la Provincia di Torino abbia autorizzato e continui ad autorizzare ditte che definire chiacchierate è certamente un eufemismo.
C'è disponibilità ad un confronto serio, che metta al primo posto le questioni della salute e il non farsi prendere in giro? Ci sono forze politiche presenti in quest'aula disponibili a questo? Però occorre un chiarimento subito: la Regione può sospendere questa autorizzazione. Non meniamo storie, può sospendere! Non ho detto vuole o deve. Voglio almeno sia chiarito che può, perché questo prevede l'art. 17 del DPR n. 915. Al di là della necessità di continuare diplomaticamente a tenere qualche rapporto con la Provincia di Torino, la Regione può sospendere. Inoltre la Regione non deve dimenticare né far finta di non conoscere alcune sentenze recenti del TAR in merito all'ampiezza e al conferimento delle deleghe alle Province per quanto riguarda le leggi regionali n. 18 e n. 9. Anche questo si vuol far finta di non vedere: la vicenda della Gedis di Nichelino indica chiaramente che la Regione fa finta di non vedere le illegittimità manifeste nell'applicazione e soprattutto nell'interpretazione della legge regionale sui rifiuti che stanno dando insieme le Province e l'Assessorato competente della Regione. La vicenda è la stessa del Piano dei siti, ma è chiaro che le competenze autorizzative delle Province sono finite al 31/12/1986 ed è anche chiaro che prima o poi qualcuno dovrà dire qualcosa sul metodo inaugurato in questa Regione all'indomani dell'entrata in vigore del DPR n. 915 con autorizzazioni ad impianti totalmente inesistenti. Si è andati sempre avanti nello stesso modo, anche quando i progetti non c'erano, le localizzazioni non c'erano, le valutazioni di impatto ambientale non c'erano! Adesso si sostiene, e questa è un'interpretazione degna del Paese di Pulcinella, che si possa autorizzare un impianto fino a che non si dimostra che fa male. Anzi, visto che è già dimostrato che fa male, cerchiamo di dilazionare più in là possibile nel tempo il momento in cui lo scriveremo nero su bianco! Abbiamo una sorta di meccanismo per il quale non bisogna avere i documenti in regola per essere autorizzati: prima si è autorizzati e poi si producono i documenti. Anzi, il compito della Regione appare essere quello di diluire nel tempo la produzione dei documenti, in modo che intanto ti si possa lasciare lavorare, sapendo chiaramente che stai ingannando me e la popolazione piemontese. Se la Regione si presta a questo gioco degli inganni, allora sia chiaro che l'Interchim, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte hanno un intreccio di complicità, finalizzato ad ingannare e inquinare la popolazione piemontese, a partire da quella di Ciriè. Mi auguro però che i Consiglieri regionali non possano essere arruolati tutti nelle scimmiette, anche perché a Torino abbiamo abolito lo zoo e sarebbe ora deprecabile che ne costruissimo altri due, uno in via Maria Vittoria e l'altro in via Alfieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, attorno alla vicenda dell'IPCA la nostra Regione e la comunità del Ciriacese è stata toccata in modo drammatico molti anni dopo che questo processo degenerativo avesse potuto esplicare i suoi danni, la sua azione devastante sui lavoratori. Già il collega Brizio in precedenza citava il numero di dipendenti che morirono per quella vicenda, negli anni '60, alcuni ancora nei primi anni '70.
Questo problema, che è emerso allora e che oggi trova una concatenazione non solo psicologica attorno alla vicenda dell'Interchim merita di far sì che il Consiglio e il governo della Regione Piemonte possano trarre elementi di giudizio, esperienze, capacità di governo di questi processi.
La vicenda Interchim pone ancora una volta con grande evidenza il problema delle distanze di sicurezza. In una società con una strutturazione demografica molto articolata come la nostra, dove anche il governo dello sviluppo urbanistico ha lasciato a desiderare specie nei primi decenni del dopoguerra, evidentemente le distanze di sicurezza connesse ad una capacità di pianificazione territoriale urbanistica diventano un elemento chiave non solo per le industrie di trattamento dei rifiuti, ma anche per quelle del settore chimico e non solo chimico.
Un altro aspetto che si pone in evidenza è la dimensione delle unità produttive. E' certo che se pure più costose delle unità produttive di minore dimensione, quelle grandi permettono in qualche modo di rendere meno rilevanti alcuni fenomeni e poter raccordare meglio il problema del vincolo delle distanze di sicurezza.
E' un vecchio tema questo che occorre affrontare culturalmente: con impianti chimici di tali dimensioni non si possono recuperare le economie di scala.
Mi ripeto molto spesso su questo e mi scuso di autocitarmi, ma credo che vada fatta, una volta per tutte, una riflessione: così come è configurata la distribuzione demografica della nostra popolazione è difficile trovare localizzazioni ottimali per impianti chimici, anche che non trattino rifiuti.
Terzo aspetto: le tecnologie. Credo che occorra finalmente dedicare grandi attenzioni finanziarie delle politiche industriali ed economiche all'intervento sulle tecnologie. E' possibile, non è tutto inevitabile, è un problema di costi evidentemente, operare creando delle ricadute ambientali meno negative o comunque accettabili in certi casi.
Su questa vicenda credo non si possa accusare la Regione di inerzia certamente il Comitato tecnico ha trovato un'inadeguatezza degli elementi della valutazione di impatto ambientale che l'azienda ha fatto. Anche qui dovremmo trovare finalmente un meccanismo che ci permetta di capire come si possono condurre le valutazioni di impatto ambientale affinché possano offrire un margine di garanzia e di certezza.
Il Comitato tecnico ha chiesto un supplemento di indagine alla Provincia, perché noi non possiamo dialogare direttamente con quell'azienda ed è istituzionalmente la Provincia che ha queste competenze. Dobbiamo trovare un completamento di questi elementi della valutazione di impatto ambientale.
Va anche detto - l'ho colto dai giornali locali - che c'è una denuncia da parte della Provincia in Pretura e che quindi gli elementi aggiuntivi di valutazione di impatto ambientale che noi abbiamo chiesto alla Provincia probabilmente andranno direttamente alla Pretura di Ciriè. Certamente, per poter decidere in questa materia la Regione deve almeno avere queste integrazioni. Dobbiamo dare un minimo di oggettività ai nostri comportamenti, altrimenti i nostri comportamenti possono derivare da più o meno alte sollecitazioni che si determinano nella società, per la maggior parte legittime, ma che non si possono graduare con correttezza se non ci sono elementi tali da permetterci di giudicarle e valutarle.
A questo punto io credo che, avuti questi elementi, la Regione dovrà sollecitare la Provincia ad assumere determinazioni logiche e coerenti con quanto emerge dalla valutazione di impatto ambientale. In termini di valutazione personale, soggettiva, non altamente tecnica, comunque data dal buon senso e dalla reazione della comunità che vive attorno a questo stabilimento, credo si possa pensare ad una rilocalizzazione. Il collega Brizio ha detto: "rilocalizzazione sì, ma non a Ciriè perché non ci sono gli spazi".
Dobbiamo fare un ragionamento attorno a questi aspetti perché tante volte - non è il caso di Ciriè - processi di devastazione urbanistica non sono stati bloccati da taluni Comuni che hanno lasciato sviluppare i loro centri abitati in modo disordinato, a volte c'erano stabilimenti che erano nati isolati, ma che con il passare degli anni si sono visti costruire attorno degli stabili, dove andavano ad abitare operai e ceti meno abbienti, perché le categorie che avevano possibilità economiche diverse non andavano ovviamente ad acquistare un appartamento vicino ad uno stabilimento chimico. Molti casi di questo genere li abbiamo verificati non ultimo a Leinì proprio dove uno stabilimento, che era isolato, ha visto nascere, proprio per una politica urbanistica di un certo tipo, delle case intorno. Colleghi, le comunità si lamentano e chiedono circonvallazioni dei propri centri abitati perché gli attraversamenti sono critici, ma la gestione urbanistica è condotta in modo tale che dopo quindici anni queste circonvallazioni sono inutilizzabili per la funzione originaria perché è diventata una via cittadina.
Dobbiamo anche chiamare a responsabilità e non pensare sempre che un decentramento di per sé automatico alla comunità risolva tutti i problemi di sensibilità e di rapporti.
Dobbiamo sollecitare la Provincia ad integrare le determinazioni del Comitato tecnico che ha dato un parere negativo rispetto alle attività produttive che hanno tra l'altro un peso anche psicologico, perché lì era insediata un'azienda che ha avuto una storia drammatica. Pur con i fiorellini uno stabilimento chimico non può apparire come un fatto positivo (tra l'altro non è nemmeno così), pertanto è chiaro - mi rivolgo anche alla mia compagna di Partito, collega Cernetti - che dinnanzi a un'inerzia della Provincia noi dobbiamo valutare le possibilità che abbiamo di operare perché in presenza di un parere del Comitato tecnico di un certo tipo, che comporta l'assunzione di determinate decisioni da parte della Provincia tocca alla Regione utilizzare al massimo le sue competenze e le sue possibilità per intervenire in questa vicenda.
Se i presentatori dell'ordine del giorno acconsentono, avendo anche sentito il collega Brizio, propongo di valutare insieme questo documento al fine di recuperare una posizione unitaria anche attraverso una riscrittura dell'ordine del giorno. Ritengo sia possibile trovare una sintesi delle varie posizioni emerse dal dibattito che non mi paiono lontanissime e quindi giungere ad una determinazione che vede anche il mio Gruppo attento e sensibile a questo problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ho ascoltato attentamente tutti gli interventi e devo dire che non ho riscontrato grandi elementi di difformità rispetto a quanto già avevo relazionato. Vorrei esordire con un elemento di chiarezza: per quanto è possibile non intendo sostituirmi alle Province, né a quella di Torino n ad altre, che hanno compiti ben precisi e definiti. La Regione ne ha già tantissimi e con la legge n. 441 ne ha accentrati altri ancora per cui le è impossibile o quasi far fronte al carico che ha, figuriamoci quindi se pu assumere anche le restanti deleghe che ancora le Province hanno, ma qualora fosse dimostrata l'inerzia della Provincia, necessariamente si proporrà come dice la legge, il potere sostitutivo della Regione.
Oggi come oggi pur non essendoci su alcuni punti una convergenza di opinioni, di intenti, di giudizi, ancora non si rilevano questi elementi di gravità tali da rendere necessaria una sostituzione. Vorrei ribadire che la Provincia è organo di controllo, che si è mossa con ispezioni ed anche con denunce all'autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda i rinnovi, il fatto che li abbia concessi in modo reiterato è perché non ha rilevato elementi tali per decretare la sospensione. Ogni organo si deve assumere la responsabilità amministrativa del proprio operato. Ribadisco che la revoca dell'autorizzazione o la sospensione comunque spetta alla Provincia, se dal controllo emergono elementi tali che la giustifichino. Proprio in base a questo, già nella mia relazione dicevo che in data 12/4/1989 è stato richiesto alla Provincia di Torino di esprimere le proprie valutazioni in merito ai provvedimenti richiesti con un ordine del giorno del Comune di Ciriè, di sospensione dell'attività o di revoca dell'autorizzazione. Siamo anche in attesa delle integrazioni che sono state chieste per la VIA. In base a questi elementi giudicheremo.
Ho già fatto presente che per noi è di prima e prioritaria necessità la rilocalizzazione dell'Interchim, rispetto alla quale abbiamo fatto più di un incontro in Assessorato. Penso lo sappiate, quindi è inutile che ogni volta l'Assessore si pavoneggi per ciò che è stato fatto, sono stati svolti incontri a tutti i livelli: con la ditta, con i Comuni interessati, con la Provincia.
Solleciteremo la Provincia a prendere decisioni in merito qualora abbia gli elementi che le derivano dall'azione di controllo che la stessa Provincia esercita. Metteremo a disposizione i nostri mezzi per sollecitare la Provincia, ma anche per coinvolgere i Comuni che gestiscono l'urbanizzazione dei propri territori affinché si individui un sito per la rilocalizzazione di questa ditta, che trattandosi di ditta privata - lo ripeto - non spetta alla Regione.
Ritengo si possa addivenire ad un ordine del giorno unitario che unifichi gli elementi possibili e concreti per portare avanti un'azione tesa alla rilocalizzazione dell'Interchim pur senza che la Regione eserciti potere sostitutivo ed esautorizzi la Provincia togliendole deleghe e compiti che sono esclusivamente suoi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'ipotesi di mettersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione unitaria deve passare attraverso un chiarimento. Personalmente ritengo di poter accogliere la dichiarazione dell'Assessore di evitare di delegittimare la Provincia, ma l'ipotesi unitaria, Assessore, deve passare attraverso una richiesta alla Provincia perlomeno di sospendere l'autorizzazione con effetto immediato. Deve però esserci l'impegno della Giunta regionale, nel caso la Provincia non compia questo atto, a compierlo avvalendosi dei poteri previsti dall'art. 17 del DPR n. 915.
Solo su un meccanismo di questo tipo si può trovare una soluzione unitaria. Se invece la soluzione unitaria significa un impegno generico a sollecitare la Provincia a maggiori controlli ed eventualmente se accerta difformità o inadempienze a revocare, non ci sediamo neanche attorno ad un tavolo e sostanzialmente chiediamo di votare subito l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Sulla base della considerazione testé fatta dal Consigliere Montefalchesi e delle proposte fatte da Consiglieri non firmatari dell'ordine del giorno, propongo che chi ha lavorato attorno a questa questione verifichi rapidamente la possibilità di pervenire ad un documento unitario da porre in votazione entro la seduta odierna. In caso contrario porremo in votazione, sempre entro la seduta odierna, questo ordine del giorno.
Ritengo pertanto, non essendovi osservazioni, di sospendere questo punto con l'impegno di riprenderlo nell'ambito della seduta odierna o con un documento complessivo oppure con questo ordine del giorno.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati - Viabilità

Esame ordini del giorno nn. 372, 588 e 589 e mozione n. 575 concernenti la viabilità in Valle Susa (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno n. 372 del Consigliere Ala; n. 588 dei Consiglieri Carletto Paris, Marchini, Fracchia e Rossa; n. 589 dei Consiglieri Bontempi, Chiezzi e Guasso e della mozione n. 575 dei Consiglieri Bontempi, Chiezzi, Sestero Bresso e Guasso, concernenti la viabilità in Valle Susa.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Data l'assenza forzata dell'Assessore Mignone trattenuto a Roma per incarichi connessi ai Campionati Mondiali di calcio del 1990, ritengo che sarebbe utile rinviare questo punto in quanto l'argomento che è trattato negli ordini del giorno e nella mozione è estremamente complesso e coglie spunti generalissimi che vanno dalla questione dei finanziamenti alla questione della viabilità e al Piano socio-economico della Valle di Susa.
Ritengo che proprio per questa complessità sarebbe corretto che fossero presenti tutti gli Assessori competenti e in particolare, per una parte considerevole, l'Assessore Mignone.
Per quanto mi riguarda, sono nel corso di un iter di rapporto con le comunità locali per quanto riguarda la viabilità in Valle di Susa, quindi sarei in condizione di aggiornare l'assemblea rispetto ai primi adempimenti svolti dalla Conferenza, che tra l'altro avrà una riunione di Commissione molto importante lunedì prossimo, 8/5/1989.
La complessità dell'argomento esige da parte della Giunta una presenza più cospicua e risposte più opportune che io, per molte delle richieste che sono indicate negli ordini del giorno, non sono in condizione di dare anche perché non ho avuto purtroppo la possibilità di parlare con l'Assessore Mignone che non mi ha quindi nemmeno potuto dare qualche appunto rispetto agli argomenti di suo più specifico interesse.
Credo che, con l'accordo della Presidenza e dell'assemblea, si possa rinviare l'esame degli ordini del giorno alla seduta del Consiglio dell'11/5/1989, tenendo conto che per quanto riguarda la parte di mia stretta competenza, che riguarda la valutazione di impatto ambientale della Valle, sarebbe utile avere un momento interlocutorio e di approfondimento nell'ambito della Commissione competente onde avere giovedì prossimo la possibilità di discutere su soluzioni che potrebbero venire dalla riunione della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo il disappunto del Gruppo comunista sulla proposta di rinvio formulata dal Vicepresidente Vetrino che risulta essere l'unico Assessore presente e in grado di dare le informazioni di propria competenza.
Non è la prima volta che dobbiamo rilevare la grande disattenzione da parte di alcuni componenti della Giunta, dell'Assessore Mignone in particolare, sui problemi della Valle di Susa. Qualche mese fa vi è stata un'assemblea in Valle alla quale la Giunta regionale era assente. Quindi non siamo in presenza della prima disattenzione al problema.
Concordiamo con il Vicepresidente Vetrino che si tratta di un problema che va affrontato contestualmente nei vari settori, quindi non possiamo affrontarlo solo con la sua comunicazione. Ci rammarichiamo di questo fatto, perché c'è sempre qualcosa che viene prima dei problemi della Valle di Susa. Sono problemi molto complessi ed è inammissibile che, di fronte a un dibattito concordato, uno degli Assessori competenti non solo non venga ma non metta neanche in condizione chi è presente di svolgere la relazione.
Speriamo che nel dibattito dell'11 maggio prossimo si possa fare piena luce sulle posizioni della Giunta nei confronti della costruzione dell'autostrada della Valle di Susa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 413: "Interventi per la conservazione dell'equilibrio faunistico ed ambientale nelle aree istituite in parchi naturali, riserve naturali ed aree attrezzate regionali"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 413.
La parola al relatore, Consigliere Paris.



PARIS Mario, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge che è sottoposta al nostro esame, che contiene le norme da porre in atto per raggiungere e conservare un giusto equilibrio faunistico ed ambientale nelle zone a parco, nelle riserve naturali e nelle aree attrezzate, è - a parer mio una buona legge.
Alla sua stesura hanno dato il loro contributo costruttivo tutte le forze politiche che - nel caso specifico - hanno saputo superare molte divergenze cosiddette "ideologiche" e trovare una formulazione comune, per cercare di affrontare con serietà e portare a soluzione il problema dell'attuale situazione di evidente squilibrio fra la presenza e la consistenza della fauna e la "compatibilità" della stessa con i territori interessati e con le attività economiche che su tali territori vengono svolte e che debbono poter essere proseguite e valorizzate.
Riaffermato il principio (e non poteva essere diverso, nel rispetto della legislazione nazionale in materia) che nelle zone a parco è vietata in ogni sua forma l'attività venatoria, il competente Assessorato ha elaborato un nuovo disegno di legge che, avendo recepito larga parte delle osservazioni e delle critiche emerse in sede di consultazione, si differenzia in modo sostanziale dal primo disegno di legge presentato alcuni mesi addietro.
Il nuovo disegno di legge, ulteriormente modificato e migliorato con il contributo di tutti i componenti della VII Commissione consiliare, è stato in pratica quasi integralmente riscritto.
Penso quindi che sia giusto dare atto all'Assessore competente e ai suoi funzionari della sensibilità e del realismo dimostrato, non incaponendosi su una impostazione "provocatoria" (così era stato definito il primo disegno di legge), ma accogliendo la tesi secondo la quale le soluzioni non debbono essere calate dall'alto, con una politica di imposizione, ma costruite con il confronto e con il concorso delle forze politiche e sociali presenti sul territorio. Tra gli interventi ritenuti necessari per raggiungere e conservare l'equilibrio faunistico ed ambientale nelle zone a parco sono indicati: a) gli abbattimenti selettivi b) le catture c) le reintroduzioni.
Nell'elencazione degli obiettivi che con questa politica si intendono raggiungere mi pare giusto sottolineare che le colture agricole (che sono poi l'espressione prima dell'attività umana come pure i pascoli e le superfici a bosco) non sono più viste esclusivamente come "elementi di rilievo del paesaggio", ma come "espressione di attività economica da tutelare, qualificare e valorizzare".
Da tale impostazione corretta consegue il principio secondo il quale occorre fare tutto ciò che è necessario per contenere i danni che a tali attività vengono arrecati dalla fauna e l'impegno di risarcire i danni che inevitabilmente, anche se in misura minore, continueranno a verificarsi.
Altro concetto importantissimo contenuto nella legge è quello secondo il quale occorre mantenere nella fauna uno stato sanitario tale da impedire l'insorgere di fenomeni patologici che possono arrecare danni al patrimonio faunistico, ivi compreso quello zootecnico, presente nelle aree protette e nelle aree limitrofe.
Qualificante e positiva è la norma che prevede, ove necessario l'eliminazione delle specie non autoctone.
Nell'art. 3, che fissa le tipologie degli interventi, mi pare importante sottolineare il principio secondo il quale gli abbattimenti quantitativi debbono essere fatti perché il numero delle varie specie di animali venga ad essere proporzionale, cioè in armonia con le potenzialità del territorio protetto.
Il principio di buon senso secondo il quale la natura non può e non deve essere difesa "a compartimenti stagni" trova in questo articolo un chiaro riconoscimento legislativo.
Dal punto di vista procedurale, le nuove norme prevedono che i piani di abbattimento debbano essere predisposti dagli enti di gestione del parco e presentati alla Giunta regionale e che la deliberazione che verrà adottata dalla Giunta debba essere accompagnata da relazioni scientifiche, dal parere favorevole dell'Istituto Nazionale di Biologia Animale e dal parere del Comitato tecnico-scientifico regionale.
E' importante rilevare che il piano di abbattimento deve contenere le valutazioni tecniche e ambientali riferite all'area protetta che giustificano la scelta della tipologia dell'intervento, l'individuazione dei territori, l'individuazione della specie e del numero complessivo di capi per ciascuna specie per la quale si richiede l'abbattimento.
In caso di inadempienza da parte degli enti di gestione dei parchi, il piano di abbattimento viene predisposto ed attuato dalla Regione.
L'esecuzione materiale dei piani di abbattimento viene affidata in via normale al personale di vigilanza dei parchi ed alle guardie venatorie delle Province che sono in possesso dei requisiti richiesti per l'uso delle armi consentite ed a seguito di verifica attitudinale di tali operatori.
In via straordinaria, con una norma transitoria avente efficacia fino al 31/12/1990, i predetti soggetti autorizzati all'abbattimento potranno essere coadiuvati da altre persone da individuarsi, a cura dell'Ente Parco fra i conduttori dei fondi e i residenti nelle zone interessate agli abbattimenti.
Queste persone verranno autorizzate specificatamente e temporalmente dall'Ente Parco per gli abbattimenti dei cinghiali e dei corvidi.
Sono grato a tutte le forze politiche che hanno concordato su questo mio emendamento che ha l'unico scopo - e lo voglio ripetere chiaramente di favorire un rapido e reale raggiungimento di una situazione di equilibrio faunistico di fronte allo stato di "emergenza cinghiali" riconosciuto con voto unanime alcuni mesi addietro dal Consiglio regionale.
Per quanto concerne le "reintroduzioni" credo di dovere commentare positivamente la norma secondo la quale l'intervento deve consistere in una reintroduzione, documentabile storicamente e compatibile biologicamente, e che non si deve trattare mai di semplice introduzione di specie animali non autoctone che è sempre vietata.
Sia per quanto riguarda gli abbattimenti che per ciò che concerne le catture ed i prelievi, nelle zone non ancora istituite a Parchi, ma soltanto inserite nel Piano regionale dei parchi, è prevista una specifica autorizzazione della Giunta regionale.
Qualche considerazione specifica è ancora necessaria per quanto riguarda l'art. 10 che fissa principi, criteri e modalità per il risarcimento dei danni.
Personalmente giudico ampiamente positive le norme che prevedono: a) il diritto di risarcimento da parte degli agricoltori che subiscono danni reali derivanti dalla distruzione totale o parziale dei raccolti o delle superfici a pascolo b) la presentazione della domanda di risarcimento sempre ed esclusivamente alle Amministrazioni provinciali per danni verificatisi nelle zone a parco (questo per eliminare la precedente situazione di palleggiamento di responsabilità) c) l'effettuazione del sopralluogo entro quindici giorni dal ricevimento della domanda di risarcimento d) il pagamento del danno accertato entro il termine di centottanta giorni dalla data della denuncia e) il pagamento degli interessi legali, a carico della Provincia, quando il danno è risarcito oltre i centottanta giorni.
Positivo è anche il mio giudizio sulla norma secondo la quale la ripartizione dei fondi alle Province deve avvenire secondo due parametri: in base alle richieste delle Province e sulla base dei danni accertati nell'anno precedente.
Chiunque - per mancata applicazione degli interventi tecnici previsti dalla legge che stiamo esaminando - provocherà compromissioni all'ambiente naturale che causino danno, alterandolo o distruggendolo tutto o in parte sarà chiamato a rispondere di tali danni sia per dolo che per colpa.
Con questa relazione ho cercato di illustrare gli aspetti qualificanti e positivi della nuova normativa.
Dal punto di vista finanziario è apprezzabile lo sforzo compiuto dalla Giunta che è riuscita a trovare tra le pieghe del bilancio una somma discretamente significativa (455 milioni per il 1989), ma purtroppo inadeguata per indennizzare anche i danni verificatisi negli anni pregressi, e mai indennizzati, nelle zone a parco, per il noto palleggiamento di responsabilità fra le Province e gli Enti Parco (d'altra parte originato da una legge regionale).
Il mio augurio e la mia richiesta sono di porre rimedio a queste carenze stanziando già in sede di assestamento del bilancio e negli esercizi a venire - anche sulla scorta delle domande di risarcimento che verranno presentate e dei relativi accertamenti - ulteriori fondi, in misura sufficiente per concretizzare gli ottimi principi contenuti in una legge che tutti insieme abbiamo costruito.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Paris è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci. Ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, eravamo preoccupati circa l'iter di questa legge perché era stata approvata in VII Commissione nella seduta del 14/2/1989 e poi non ne abbiamo più avuto notizie; nel contempo si verificavano situazioni molto preoccupanti, si sono verificati anche incidenti stradali ultimo quello accaduto a Cafasse non più di cinque o sei giorni fa, dove un'auto ha investito un cinghiale che era in mezzo alla strada e l'auto è andata fuori strada, per fortuna non ci sono state vittime.
Il Gruppo comunista ha sollecitato, con lettera, le Presidenze del Consiglio e della Giunta perché la legge giungesse in aula. Oggi la legge è giunta in aula e noi ne prendiamo atto con soddisfazione. Dobbiamo per rilevare che il riequilibrio faunistico non può essere affidato soltanto ad una legge come questa, per buona che sia, ma deve essere affrontato all'origine del proliferare di questi animali, che io non chiamo cinghiali ma porcastri: il cinghiale vive lontano dall'uomo, nei boschi ed è ben difficile che vada in mezzo alle strade a contatto con i centri abitati. Il problema reale in questa situazione è costituito dagli allevatori che allevano porcastri per scopi venatori o anche per altri scopi.



PARIS Mario

Mi scusi, Presidente, se mi è consentito voglio solo dire che è stata presentata una proposta di legge per un rigoroso controllo degli allevamenti di cinghiali.



ADDUCI Donato

Benissimo, questo è il problema di fondo. Questi allevamenti, che sono più di 200 in Piemonte, continuano a produrre animali che poi, per una ragione o per l'altra, "sfuggono" agli allevatori oppure vengono immessi nell'ambiente e a quel punto, data la loro estrema capacità di proliferare diventa difficile, se non impossibile, far fronte ai danni che causano.
Se si affronta il problema alla radice, con il passare del tempo un certo equilibrio naturale potrà essere raggiunto senza ricorrere alle guardie venatorie. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza che causa anche ingiustizie nei confronti di quei cittadini che a vario titolo ed in vario modo, vengono danneggiati. Facevo cenno ad un incidente stradale, ma ce ne sono tanti altri e quei danni non saranno risarciti. Abbiamo già discusso di un caso simile qualche anno fa in occasione di un'interrogazione.
I danni più rilevanti e più generalizzati però derivano ai contadini, i quali vedono distrutti i loro terreni. Chi ha avuto modo di andare sul posto oppure di vedere le fotografie che i contadini producono ha visto spettacoli desolanti di campi completamente devastati dai porcastri.
Questa legge in Commissione è stata ampiamente modificata; il collega Paris, che è uno dei promotori di questa iniziativa, ha mostrato ampia disponibilità nei confronti delle proposte avanzate dal nostro Gruppo e da altri Gruppi, per cui, tutto sommato, l'esito finale del lavoro fatto pu essere ritenuto soddisfacente.
Abbiamo avanzato qualche perplessità in merito alla norma transitoria però ci rendiamo conto che forse anche la norma transitoria ci consente di far fronte ad una situazione di emergenza che speriamo venga in qualche modo superata. Insistiamo però affinché la Giunta esamini rapidamente il problema di fondo, quello degli allevamenti di questi animali per evitare che specie non autoctone (che poi sono anche dannose dal punto di vista sanitario) invadano il territorio della regione.
Tenendo conto delle osservazioni fatte e dello stato di emergenza che si è creato, il Gruppo comunista voterà a favore della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è un vero peccato che questa legge, che noi condividiamo per la sua linearità, presenti un neo.
Noi la voteremo, ma saremo costretti ad astenerci sulla norma transitoria.
Affermato il principio che esistono alcune figure che devono realizzare gli abbattimenti, non si capisce perché per due anni debbano essere inseriti in queste figure i conduttori dei fondi. Il motivo potrebbe essere che nei primi due anni c'è l'emergenza, quindi insieme alle figure proposte bisogna inserirne altre; i conduttori dei fondi devono essere accompagnati dal personale di vigilanza delle aree protette, figure che non entrano nella norma transitoria. Allora è solo un tentativo per affermare il principio che anche il conduttore del fondo ha diritto ad operare per quanto riguarda gli abbattimenti. E' un neo di cui non si capisce la ratio.
Capisco che ci siano degli interessi particolari di alcune forze politiche e di alcune espressioni del movimento sindacale.
Pertanto, pur apprezzando la legge e condividendola, segnaliamo questo neo; rispetto all'art. 16 non chiamateci a condividere delle responsabilità che non abbiamo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, ha facoltà di replicare l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Nell'affrontare questa legge è difficile esprimere maggiore professionalità e maggior passione di quella che ha messo il nostro relatore. Sono qui ad appoggiare in toto il suo entusiasmo nel portare avanti questo provvedimento e devo dire che il Consigliere Paris ha veramente svolto il ruolo di relatore prendendo "a balia" un disegno di legge che è quasi come un figlio, nel farlo crescere, farlo maturare, nel vedere quali sono i punti di contrasto e nel valutare gli emendamenti.
Finalmente è arrivato in aula un documento che, da come si preannuncia potrà avere voto unanime.
Sono d'accordo con il Consigliere Adduci che il provvedimento è urgente. Devo dire che mentre la Commissione ha svolto un ruolo molto spedito nell'esaminarlo, c'è poi stato un lasso di tempo giustificabile dal fatto che eravamo alla ricerca della copertura finanziaria.
Il provvedimento è sì di emergenza, ma tende a portare a regime una situazione, tende a sollevare l'Amministrazione regionale da responsabilità molto pesanti e a ridurre la presenza eccessiva di cinghiali su un territorio che potrebbe contenerne molto meno. Si pensi che negli anni '50/'60 su una superficie di 3.000 ettari della Mandria, che era il doppio di quella attuale di competenza regionale, non vivevano più di 200/250 cervi, mentre al momento del censimento fatto a suo tempo vi era una presenza di 600/700 cervi. C'è una situazione di assoluto disequilibrio d'altra parte una visita alla Mandria è sufficiente per rendersi conto di quanto questo disequilibrio e questo peso eccessivo della fauna abbia interferito anche sulla qualità naturalistica di alcuni ambienti del nostro parco.
Un'altra osservazione positiva è sull'iter procedurale, che si raccorda al ruolo che ha svolto il relatore. La Giunta si è posta di fronte a questo provvedimento con estrema umiltà e non ho alcuna difficoltà ad ammettere che questo testo è profondamente diverso da quello che era stato presentato dalla Giunta. Questa è una materia nuova rispetto alla quale erano necessarie professionalità e competenze. Da parte di tutti i Gruppi sono venuti contributi determinanti che hanno consentito di definire un disegno di legge che ci auguriamo possa avere l'approvazione del Governo e che mettendo a regime gli abbattimenti selettivi, secondo le norme che sono state indicate, tolga la Giunta dall'impasse nella quale si è trovata l'anno scorso, così come era accaduto alle Giunte precedenti che a loro volta erano incappate in queste difficoltà attraverso una deliberazione che poteva essere un atto possibile, ma che purtroppo è stato oggetto di ricorsi interrompendo di conseguenza la volontà politica delle varie Giunte.
Questa legge, quindi, per i temi e per le norme che determina, ha in un certo senso un valore istituzionale. In questo senso il voto, che spero plebiscitario dell'assemblea, è ampiamente giustificato al di là del contenuto perché si va a cogliere un'emergenza che è diventata istituzionale. Non dimentichiamo infatti che il Presidente della Giunta è stato costretto a richiedere l'intervento del Prefetto, dobbiamo quindi renderci conto che stiamo cercando di valorizzare il nostro ruolo di amministratori regionali e di gestori del territorio.
L'impegno di spesa è stato ritenuto insufficiente, ma se consideriamo le difficoltà nelle quali ci troviamo, la somma stanziata di circa mezzo miliardo è comunque una cifra di avvio. E' auspicabile che nei prossimi anni possa essere aumentata, tuttavia tenendo conto che siamo in una situazione di emergenza, credo che per alcuni anni qualche problema continueremo ad averlo.
Al Consigliere Ferro rispondo che non credo che nella norma transitoria vi sia qualche interesse particolare, se non quello di garantire che la fase dell'emergenza sia gestita con la necessaria competenza e professionalità. Il Prefetto, quando ha deciso gli abbattimenti, è riuscito ad abbattere 126 cervi con tutto l'apparato di cui disponeva.
Non sono facili questi provvedimenti, ma questa legge, al di là delle emergenze, tende anche a sfruttare per quanto possibile le professionalità presenti sul territorio. Ritengo che l'articolo contenga una serie di cautele, ad esempio il fatto che queste persone dovranno avere una verifica attitudinale da parte della Direzione del Parco. Mi sembra quindi che l'articolo tolga ampiamente ogni possibilità di diffidenza. Chiedo al Gruppo comunista di ripensare la posizione espressa sull'art. 16; le leggi le vedremo nel loro svilupparsi e nel loro produrre effetti. Se su questo tema qualcosa non andrà bene lo sapremo subito: il mio tavolo e quello del Presidente della Giunta sono carichi di esposti su questa materia. C'è un controllo generale e approfondito per cui è nel nostro interesse produrre una legge nel miglior modo possibile.
Ringrazio il Consiglio regionale per l'attenzione che ha dedicato al provvedimento attraverso questa sollecitudine e mi auguro che tutti i Gruppi che fanno parte di questa assemblea vogliano portare il contributo del loro voto positivo.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Emendamento presentato dall'Assessore Vetrino: il terzo comma dell'art. 10 è così integrato: "Nel caso in cui l'Amministrazione provinciale competente non provveda all'accertamento dei danni, l'interessato può provvedere ad affidare l'incarico dell'accertamento ad un perito di parte che dovrà produrre perizia asseverata: i costi di perizia sono a carico del bilancio provinciale" al quinto comma dell'art. 10, dopo le parole "Gli stanziamenti di cui al presente comma non possono ricomprendere", sono aggiunte le parole "i costi di perizia di cui al precedente comma terzo e".
La parola all'Assessore Vetrino per l'illustrazione.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Questo emendamento garantisce il cittadino nel caso in cui la Provincia fosse inadempiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Intanto vorrei capire il significato delle parole "perizia asseverata".
Vorrei anche porre un'altra questione: sul piano della legittimità una cosa del genere sta in piedi? Può un privato cittadino diventare parte attiva e sostituirsi a una Provincia che si presume inadempiente avvalendosi di una perizia che viene poi pagata dai bilanci della Regione? Mi chiedo se tutto questo è legittimo visto che si sono ricordate le carte che arrivano sul tavolo non solo dell'Assessore, ma anche dei Consiglieri, dove spesso si fanno delle questioni di lana caprina proprio per ostacolare una politica di abbattimenti. Chiedo di riflettere anche al fine di evitare che la legge non ottenga l'approvazione del Governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Ritengo che questo emendamento sia necessario per dare ai cittadini quelle garanzie che indirettamente dobbiamo fornire loro.
Sulla questione della perizia asseverata ricordo che già attualmente la Provincia richiede al cittadino una perizia dei danni, e se non sono asseverate si tratta comunque di perizie, quindi questa è una prassi che già interviene.
La definizione dei danni è questione delicata perché a volte vengono denunciati anche un mese dopo e la Provincia aspetta addirittura sei o sette mesi prima di rilevarli. Dovremmo trovare qualche momento definito più formale, che non sia soltanto una lettera di richiesta. Credo che questo sia a tutto vantaggio della trasparenza nella quale deve svolgersi un'operazione di rimborso come questa. Chiedo al collega Paris il suo parere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Il mio personale augurio è che questa norma si scriva, ma che non debba mai essere applicata perché io sono per tutelare quelli che dicono la verità e non quelli che esagerano.
Quindi chiedo che si instaurino dei buoni rapporti con la Provincia perché sia la Provincia stessa con la sua équipe di tecnici a constatare e a quantificare i danni in tempo e che non sia soltanto l'agricoltore, che può anche essere disonesto, a denunciare l'entità del danno e dichiarare ad esempio, di aver subito danni per un milione di lire quando magari è la metà.
Se i cinghiali mangiano il granoturco ad agosto e il sopralluogo da parte dell'organo competente viene fatto quando c'è un metro di neve, come è possibile valutare il danno? Sulle perizie asseverate, è vero, in qualche caso si verificava già questa procedura. Adesso abbiamo una norma cautelativa per cui se la Provincia non valuta tempestivamente i danni, l'interessato può far fare una perizia, che è la Provincia a pagare, dato che il professionista non lavora per niente. Si tratta unicamente di una cautela.
Mi auguro che i rapporti tra la Regione e la Provincia siano buoni.
Certo, la Provincia potrà fare questo ragionamento: "visto che la Regione mi dà ulteriori incombenze, mi dia qualcosa per svolgere queste incombenze" e questa richiesta dovrà essere valutata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bara.



BARA Giuseppe

Sono d'accordo con la perizia asseverata, proporrei però, al fine di evitare una bocciatura da parte del Governo, di togliere le parole: "il pagamento è a carico del bilancio provinciale". Infatti, se si dovesse andare davanti al magistrato, queste spese si pagherebbero ugualmente.
Quindi sì alla perizia asseverata come garanzia, ma non impegniamo la Provincia al pagamento.



PARIS Mario

Noi non vorremmo dare del lavoro agli avvocati!



BARA Giuseppe

Ma non si tratta di dare lavoro agli avvocati, si tratta - e ha ragione Ferro - di non pagare tante perizie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Abbiamo qualche perplessità su una norma di questo genere, anche perch finora è rimasto irrisolto all'interno di questa assemblea il problema da noi posto in altre circostanze, circa l'attuazione della norma della vecchia legge Scelba istitutiva delle Regioni, che prevede la facoltà di assunzione dei poteri sostitutivi nei confronti degli enti delegati inadempienti. Ci pare assurdo che, mentre resta insoluto il problema di come la Regione garantisce un corretto esercizio delle deleghe da essa affidate agli enti locali, si pretenda di instaurare nuove normative destinate a provocare ulteriori incertezze e, probabilmente, un coacervo di ricorsi amministrativi nei confronti delle Province.
Ci pare molto più corretto che, allorquando si verifica una gestione errata, manchevole da parte degli enti delegati, la Regione assuma i previsti poteri sostitutivi.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Se togliamo quella parte vuol dire che poi pagherà la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Le cose dette da Paris sono significative da questo punto di vista perché se si vuole la perizia asseverata è perché la perizia semplice pu dire il falso.



PARIS Mario

Il senso è che si vuole il sopralluogo entro quindici giorni...



FERRO Primo

Ho capito benissimo. Tra l'altro Paris ha anche detto che se il danno ammonta a 500.000 lire non deve essere richiesto 1 milione. Ci siamo capiti.



PARIS Mario

Hai capito male, tu non puoi interpretare il mio pensiero. Volevo soltanto dire che fino a un danno...



FERRO Primo

Per risolvere questa situazione che sta diventando imbarazzante rispetto ad una proposta che era unitaria e dal momento che spuntano emendamenti che creano dei disagi, chiedo che la legge si approvi così com'è stata presentata e venga poi emanata una circolare esplicativa della Giunta per quanto riguarda le modalità di pagamento. Questo naturalmente vuol dire non entrare nel carico del bilancio provinciale, me ne rendo conto.



VALERI Gilberto

Non abbiamo capito l'atteggiamento della Giunta.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

L'atteggiamento della Giunta è di portare avanti questo emendamento perché già nella norma succede che la Provincia non paga nei termini o comunque paga molto tardi, non fa gli accertamenti. Viceversa questo è un modo per vincolare le Province a svolgere il loro ruolo entro quindici giorni sapendo che se non procedono entro questo termine si troveranno comunque le perizie asseverate con la richiesta di danni.



VALERI Gilberto

Invito a riflettere sul fatto che le perizie asseverate sono comunque perizie di parte e che la Regione con i propri denari paga conti prodotti da privati. Questo avrebbe dell'incredibile!



BARA Giuseppe

Le parole "perizia asseverata" significano che un professionista davanti a un cancelliere della Pretura dice: "Giuro che questa perizia è vera". Non interviene il giudizio del Tribunale o del Pretore.



VALERI Gilberto

Esatto, ed è di parte.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Va bene, ma c'è la responsabilità.



BARA Giuseppe

Sì, è vero, è di parte ma non possiamo scriverlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Mi pare di capire che così com'è formulata la proposta, la Provincia paga la perizia, vuol dire che la Provincia oltre al danno, che può ancora discutere, rimborsa all'agricoltore i soldi spesi per l'inefficienza della Provincia, per chiedere a un geometra di fare un sopralluogo per una perizia. Non vuol dire pagare il danno. Ditemi voi se vuol dire un'altra cosa "pagamento della perizia".



BARA Giuseppe

L'emendamento dice che l'interessato può provvedere ad affidare l'incarico dell'accertamento ad un perito di parte che dovrà produrre perizia asseverata. Il perito di parte può essere sempre chiamato a valutare l'entità del danno subito. In questi casi si dovrebbe fare l'accertamento tecnico-preventivo il che è diverso da quello che è scritto qui. L'accertamento tecnico-preventivo si fa chiedendo al Pretore o al Presidente del Tribunale di nominare un perito. Scritto però in questo modo significa che qualsiasi parte può rivolgersi ad un perito perché accerti l'entità del danno. Tra l'altro non è nemmeno specificato il tipo di perito: è un perito agrario? Credo sia opportuno ritirare questo emendamento. In ogni caso io non lo voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

C'è un problema di dubbia legittimità perché nei confronti della Provincia non si può istituire la sanzione: se entro quindici giorni non si adempie c'è la perizia e il carico della perizia è sul bilancio della Provincia. Questo è un effetto sanzionatorio. Sulla Provincia possono essere esercitati i poteri sostitutivi e non sanzionatori, è quindi un problema di dubbia legittimità. Se questo problema lo si risolve caricando sul bilancio regionale non ha più senso l'emendamento e può valere una circolare esplicativa. Chiedo pertanto alla Giunta di ritirare l'emendamento per questa dubbia legittimità e di risolvere la questione con una circolare esplicativa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, probabilmente qui equivochiamo o non abbiamo chiarito il senso dell'emendamento, il quale tende semplicemente a sostituire l'accertamento con un atto di parte che, in assenza dell'accertamento da parte dell'Amministrazione provinciale, deve essere riconosciuto legittimo e opportuno. Probabilmente occorre rileggere l'emendamento agli effetti che ha la perizia sulla liquidazione, che è cosa diversa. La liquidazione del danno non è il pagamento della cifra indicata nella perizia, perché il danno descritto nella perizia nella quantificazione finale può anche essere diverso.
L'accertamento del fatto che è stata abbattuta una pianta o che è stata asportata una fila di patate o lo fa la Provincia o lo fa il privato. La preoccupazione che mi pare di aver colto in alcuni colleghi è che questo vada anche a ricadere automaticamente sulla liquidazione del danno, cosa che non è. Accertato che è stato distrutto un certo bene, il pagamento del danno segue un'istruttoria normale di valutazione di quanto vale quel bene ma sull'accertamento storico che è avvenuto un fatto, la Provincia viene messa in mora e le si dice: "o lo fai entro quindici giorni oppure prendi atto che il fatto è avvenuto da una perizia asseverata". Allora, se ci limitiamo a dire che il fatto è avvenuto, la perizia è sicuramente affidabile, perché mentre io posso immaginare che il perito sbagli nelle valutazioni, sicuramente giura che il fatto storico che descrive è avvenuto.
Collega Valeri, la perizia non deve essere considerata la base che determina automaticamente il risarcimento. Il perito probabilmente farà anche la valutazione del danno, se riterrà di farla, ma non è questo che interessa alla Giunta. La Giunta ritiene semplicemente che venga registrato il fatto attraverso una perizia giurata, quindi il perito giura che ha visto un campo di patate arato dai cinghiali. Sicuramente sarebbe passibile di denuncia se questo non fosse avvenuto.
Secondo me lo strumento è affidabile ed accettabile, però occorre specificarlo in modo diverso. Forse il parallelismo è troppo rigido: è probabile che la liquidazione del danno della Provincia sia parametrizzato puntualmente sull'accertamento della Provincia stessa. Probabilmente la relazione dell'incaricato della Provincia constata il fatto e quantifica il danno e l'Amministrazione provinciale liquida come da verbale del proprio esperto. In questo caso, non bisogna dare alla perizia valenza di elemento sul quale la Provincia liquida il danno, ma semplicemente prendere atto che il danno è stato arrecato. La valutazione del danno, il quantum, la Provincia lo liquiderà con criteri di altra natura. In questo senso, sarei a ritenere praticabile l'emendamento conché fosse integrato con la specificazione che la perizia è solo agli effetti dell'accertamento del fatto avvenuto. La valutazione del danno conseguente al fatto è rimessa ai criteri ordinari di valutazione da parte di un debitore; la Provincia sulla scorta della perizia, riconoscerà quel danno in 1.000 lire o in 100 lire utilizzando dei propri parametri di valutazione sulla quale il privato potrà discutere; potrà discutere soltanto sull'entità del danno, non sul fatto che il danno è avvenuto o meno. La perizia mi pare lo strumento utilizzabile per accertare il fatto, non è uno strumento che possiamo considerare la base della liquidazione del danno.
Sicuramente non deve partire l'automatismo e il parallelismo tra l'accertamento che fa la Provincia e la valutazione monetaria del danno che è stato accertato. La perizia deve limitarsi ad accertare il danno, se ritiene fa anche una valutazione del danno, ma la Provincia non può essere in alcun modo condizionata né vincolata dalla valutazione economica del danno che ha constatato.
Penso di avere interpretato, almeno in parte, le preoccupazioni del Consigliere Valeri che mi vedono consenziente in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Il collega Marchini ha colto il senso della mia osservazione. Essa però non mi pare superata o risolta dallo sforzo di approfondimento compiuto. Se la perizia asseverata, di cui si parla nell'emendamento, è da considerarsi perizia di parte, questa non può essere considerata vincolante per l'Amministrazione provinciale, cui compete di determinare l'entità dell'eventuale risarcimento. Se su questo siamo d'accordo, a me pare che l'emendamento rischi di tradursi unicamente in un appesantimento finanziario e in un rischio di crescente contenzioso amministrativo, senza che ciò produca alcunché di utile ai fini di rimuovere le cause dei ritardi o dei mancati pagamenti da parte delle Province. Infatti, se riconosciamo che la perizia asseverata privata non può essere la base su cui si pu determinare l'entità dei danni da risarcire da parte delle Province, è evidente che resta invariato l'obbligo per queste di procedere agli accertamenti che la legge vigente richiede.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Ma questo avviene.



VALERI Gilberto

Se deve comunque avvenire, mi sapete dire la ragione per cui all'accertamento, che comunque la Provincia dovrà fare, occorra frapporre pagamenti documentati dalla semplice perizia di parte, ancorché asseverata prodotta dal titolare del fondo? Francamente non riesco a vederne la ragione. Il vero nodo da sciogliere è quello di indurre le Province ad ottemperare tempestivamente ai contenuti delle norme ad esse delegate. Ma questo obiettivo non lo si raggiunge mettendo a carico del bilancio provinciale il pagamento delle perizie asseverate. Il problema è politico e amministrativo ed involge le strutture che le Province sono state in grado di darsi per la gestione di queste deleghe. Questo è il quesito a cui occorre dare risposta. Se queste strutture sono adeguate, allora il problema che ne consegue è tutto politico e concerne la capacità o meno delle Province di garantirne il funzionamento. Ma se la risposta circa l'adeguatezza delle strutture è negativa, non si può pensare di riempire il vuoto lasciato dalle carenze funzionali dandolo in appalto ai privati.
Oltretutto ciò solleverebbe seri dubbi di legittimità.
Questa è la domanda, attendiamo una risposta, sulla base della quale eventualmente svolgeremo un'ulteriore riflessione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Credo che questa norma sia necessaria per garantire uno dei presupposti di questa legge, cioè l'efficienza della sua gestione, altrimenti ripiombiamo nelle difficoltà che abbiamo nei rapporti con le Province e con coloro che sono danneggiati. Se ci sono queste riserve, queste paure che l'infliggere questa norma all'Amministrazione provinciale possa addirittura apparire come incostituzionale, non vorrei che questa legge urgente finisse per avere sul suo cammino un intoppo che magari risolviamo in altro modo.
Certo, questo era un modo per garantire l'efficienza. In questo momento abbiamo una richiesta della Provincia di Torino di risarcimento di 2 miliardi di danni, verificati con perizie, tra l'altro alcuni non quantificati.



VALERI Gilberto

Il punto è lì!



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Praticamente no. Con queste norme non dovrebbero più avvenire queste cose; comunque lasciamo: "entro quindici giorni", la Provincia continuerà a farci questo tipo di richieste. Il contenzioso vero è tra noi e la Provincia, oltre che con gli agricoltori, naturalmente.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Presidente del Consiglio che interviene in qualità di Consigliere.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dai banchi del Consiglio chiedo di esprimere le mie impressioni e qualche preoccupazione in ordine a questo emendamento.
Ho l'impressione che questo emendamento forzi la situazione nei confronti delle Province, cioè metta le Province nella condizione di dover accettare una situazione che lede, in qualche misura, la loro sovranità e la loro autonomia. Per questo occorre trovare una forma che le alleggerisca anche perché alla fine potrebbe essere non legittimo dal punto di vista costituzionale. Per esperienza so che in genere le Province ricorrono al Servizio agricolo regionale. Più volte mi sono preoccupato di trovare il modo di accelerare le pratiche degli accertamenti e mi sono sentito dire che il Servizio agricolo regionale ha dei problemi, quindi i ritardi ci sono. Questo lo dico perché l'emendamento ribalta completamente la situazione e non vorrei che la Provincia dicesse che il problema non è solo suo, ma è anche del Servizio agricolo regionale.
Suggerirei di dire, se fosse possibile, che l'interessato può, dandone previa comunicazione alla Provincia, affidare ad un perito di parte l'incarico di verificare i danni. Se la Provincia è informata, dovrà provvedere altrimenti dovrà ammettere che a quindici giorni dall'evento il danno comincia ad essere non più riconoscibile. E' giusto che l'agricoltore sia tutelato nei suoi diritti, può succedere che dopo un mese il perito dica che il danno non è quello denunciato, in questo modo si aprirebbero dei contenziosi.
Suggerirei anche di aggiungere che viene riconosciuto alla Provincia il diritto di avvalersi di consulenti. Se questo diritto fosse sancito, la Provincia potrebbe avvalersi di consulenti e qualora vi rinunciasse è evidente che il privato avrebbe la possibilità di affidare la perizia del danno entro quindici giorni dall'evento, dopo averne dato comunicazione alla Provincia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchini che interviene in qualità di Consigliere.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel primo corso di diritto civile ci spiegano la differenza fra una legge e una norma. La norma è una consuetudine che regola i rapporti tra i consociati (ce ne sono di diverso tipo, la cavalleria che fa cedere il passo alle donne, c'è la buona educazione che fa salutare le persone), poi ci sono le leggi che hanno la caratteristica della "sanzione" che si pone a carico di qualcuno non per penalizzare, ma per far rispettare la legge. Quindi alla Provincia si pone una sanzione non in termini di criminalizzazione, ma semplicemente per obbligarla a rispettare la legge oppure ad accettare la sanzione. Perché se non si sanziona, una legge rimane una pura petizione di principio.
Qui esiste un bene che dev'essere tutelato e questo emendamento, a mio avviso, tutela il diritto del privato danneggiato ad essere messo nelle condizioni di utilizzare il bene danneggiato a una certa data.
L'agricoltore deve essere libero, alla data che si riterrà opportuno stabilire, di utilizzare il bene, tenendo presente che un fondo agricolo è destinato a coltura che nei nostri climi non è come sul livello tropicale dove crescono gli alberi tutto l'anno. Le colture nei nostri paesi cominciano alla fine di febbraio e cessano all'inizio di ottobre, quindi il tempo diventa prezioso. Il che vuol dire che al quindicesimo giorno se il privato decide di rimettere in circolo il proprio fondo ha il diritto di farlo; noi dobbiamo tutelare il diritto del proprietario al quindicesimo giorno (se non va bene scriviamo al trentesimo) a riutilizzare il proprio fondo. La messa in mora, più che una sanzione nei confronti della Provincia, è un riconoscimento del diritto del proprietario di disporre del proprio bene quando è decorso un certo termine che si è ritenuto di dover considerare disponibile per la Provincia agli effetti della verifica.
Questa preoccupazione c'è e non possiamo uscire da quest'aula lasciando ancora incerto il diritto del proprietario di riutilizzare il fondo ad una certa data. Per riutilizzare il fondo bisogna accertare i fatti che verranno presi in esame successivamente. La strada rettilinea non è quella della perizia di parte, ma è quella della consulenza tecnica preventiva; in sostanza ci vorrebbe un ricorso del privato al Pretore competente chiedendogli di fare l'accertamento tecnico preventivo della causa che ci sarà successivamente. Quindi, prima il ricorso al Pretore, il quale autorizza e nomina il perito, si fa la perizia, dopodiché la causa.
In questo caso la Giunta ha suggerito una soluzione che mi sembra stia a metà strada fra le due questioni, si dice: il privato rammostra i fatti attraverso una perizia asseverata, la valutazione della quantità e della qualità dei fatti competerà alla Provincia che utilizzerà i meccanismi che riterrà (poi il privato sarà libero di ritenere il risarcimento congruo o non congruo), la Provincia valuterà il danno, così come è accertato dal perito, e lo liquiderà. La sanzione nei confronti della Provincia è lo strumento che dobbiamo introdurre per trasformare una pura petizione di principio in una norma che produce un effettivo processo, quello cioè che al quindicesimo giorno queste questioni sono chiuse. L'obiettivo è che al quindicesimo giorno il terreno torni nella disponibilità dell'agricoltore che quindi può tornare a seminare e zappare.
C'è poi il problema a valle. Con questa soluzione abbiamo l'accertamento che un fatto è avvenuto; la perizia del professionista è a forte rischio, perché così come la interpretiamo noi si limita a descrivere che sono avvenuti dei fatti e che sono stati misurati fatti che sono facilmente provabili qualora siano diversi o contrari, quindi il professionista è a rischio di denuncia penale.
La Provincia, in termini istituzionali, non deve pagare la perizia. La deve pagare il privato? Il privato sicuramente no. Allora, si tratta di capire chi la deve pagare. Probabilmente l'inserimento in legge di questa sanzione fa emergere quello che diceva il collega Valeri. La Provincia ci dirà che non è in condizioni di rispettare il quindicesimo giorno se non viene messa nelle condizioni di gestire la delega stessa, quindi chiederà alla Regione risorse e personale. A quel punto la Provincia potrà dire alla Regione: "io cerco di gestire le deleghe che mi dai, se però ciò significa che devo pagare 200.000 lire per ogni perizia privata, o mi metti nelle condizioni di gestire la delega oppure la rifiuto".
Dobbiamo chiarire questa vicenda. Non possiamo immaginare che il diritto del cittadino di poter disporre del proprio bene sia messo in discussione dal fatto che non sappiamo se la Provincia è in grado o meno di gestire la delega. La Provincia deve gestire la delega. Se non lo può fare perché non ha le strutture e le risorse, la Regione dovrà provvedere. Per se le risorse e le strutture le ha e non provvede, va sanzionata.
Questo problema tra la Regione e la Provincia è un problema che non attiene all'articolato. L'articolato deve prevedere la sanzione, perché è una sanzione che è comunque lo scarico di un costo che sarebbe illegittimo se messo a carico del proprietario; è sì una sanzione nei confronti della Provincia, ma è anche un riconoscimento al privato che non deve pagare di tasca sua l'esercizio del proprio diritto. Sarebbe paradossale. Quindi è sicuro che il costo deve essere ascritto non al privato che va risarcito ma a chi deve risarcire, cioè alla parte pubblica.
La parte pubblica questo costo lo dovrà pagare, o pagando le perizie dei privati o aumentando il personale che effettua le verifiche sul terreno. Questo non ha niente a che fare con la legge; è un aspetto politico di un elemento legislativo che va introdotto.
La possibilità di provare i fatti attraverso perizia asseverata a carico dell'Amministrazione provinciale è un aspetto giuridico che a mio modo di vedere va mantenuto; evidentemente a valle si tratta di capire come azzeriamo questo costo o come lo manteniamo. Le Province ci chiederanno i soldi o per aumentare il personale o per pagare le perizie, di qui non si esce. E' certo che da questa normazione perlomeno il privato il quindicesimo giorno avrà il terreno libero e lo utilizzerà. Questo è il nostro primo dovere di legislatori, perché le leggi le facciamo in primo luogo per i cittadini. Sono poi i sistemi dei poteri ad organizzarsi al proprio interno per garantire il soddisfacimento economico nei confronti del cittadino. Questo emendamento è importantissimo perché pone una questione fondamentale.
Il quindicesimo giorno il cittadino deve essere libero di riutilizzare il proprio bene; il costo di questa attività che il cittadino deve poter realizzare deve ricadere evidentemente o sul titolare della delega o sul destinatario della delega. Mettiamoci d'accordo tra di noi, questa questione va risolta politicamente. Se le Province ci dicono che non hanno personale, vediamo di rispondere a questo tipo di esigenza, se invece si riterrà che alla fine sarà meglio pagare parcelle, invece di pagare del personale, ebbene, si farà una scelta, ma questo non ha niente a che fare con la questione che abbiamo sui nostri tavoli che questo emendamento affronta con molta lucidità, salvo peraltro la correzione formale per chiarire che la perizia tende solo ad accertare il fatto e non tende cioè a valutare il fatto che verrà valutato nei termini della quantificazione pecuniaria con i canali classici con cui si valutano i danni dopo il sopralluogo. La perizia del perito che accerta lo stato di un'auto danneggiata non stabilisce l'indennizzo che verrà pagato, ma prende semplicemente atto che l'auto il giorno tale aveva un parafango rotto. In altra sede verrà stabilito quanto vale il danno. Posta questa questione mi sembra insuperabile. Nelle istituzioni succede che su delle questioni marginali vengono poste delle questioni di grande valore: questa è una questione di grande valore. Il cittadino deve essere messo nelle condizioni di disporre del proprio bene, non deve pagare i ritardi o gli scollamenti tra le istituzioni che sono preposte a queste questioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Quanto detto dal Consigliere Marchini rende vano quanto volevo dire io desidero però fare una precisazione. L'obiettivo che ci poniamo con l'introduzione di questa norma è la certezza dell'accertamento del danno in tempo utile. E' risaputo che gli enti pubblici che devono applicare determinate norme non sempre sono tempestivi e il cittadino finisce per essere beffato due volte. L'introduzione di questo principio mi pare sacrosanto per dare certezza. Se dopo un incidente di macchina il perito della controparte non fa il sopralluogo in tempo utile, faccio una fotografia della mia macchina, la faccio riparare e poi si discuterà in sede di assicurazione. Non aspetto sei mesi per far riparare la macchina.
Questo, per analogia, può valere anche in questo caso.
Il testo proposto dalla Giunta mi pare chiaro, ha un preciso obiettivo e mi pare che debba essere accettato così com'è stato proposto. Se poi la Provincia avrà delle difficoltà ce lo comunicherà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, probabilmente è utile una pausa per riflettere sulla questione che è stata posta. Tra l'altro, l'emendamento ci dà anche l'occasione per riflettere su uno dei cardini della legge.
Condivido le esigenze che sono alla base dell'emendamento, cioè la necessità di garantire il diritto di entrare nel pieno possesso e utilizzo del bene da parte di chi ha subito dei danni e di ottenere però, nel più breve tempo possibile, il risarcimento dei danni. Sono le due questioni con le quali ci si scontra da sempre nell'applicazione delle norme che regolano il risarcimento dei danni nelle aree limitrofe ai parchi.
In questo senso l'emendamento che propone una perizia asseverata dà sicuramente una risposta alla certezza di entrare in possesso in breve tempo del bene. Dopo quindici giorni l'interessato può rivolgersi a un perito di parte.
Aggiungo che il ricorso a questo istituto giuridico è abbastanza praticato anche nell'ordinamento regionale, mutuato o meno dallo Stato. Per esempio, in merito ai buoni casa la liquidazione è demandata ad una perizia asseverata per quanto riguarda la determinazione degli oneri ammessi a contributo. Certo, rimane sempre il diritto della Regione di compiere qualsiasi controllo e di entrare nel merito della perizia, quindi è un istituto giuridico già largamente praticato, però non è questo il punto da contestare.
Condivido il fatto che occorre dare certezza all'agricoltore di poter rientrare in possesso del bene nel più breve tempo possibile, anche se è solo una parte del problema. Il vero problema sorge quando - mi riferisco alla stesura dell'emendamento - si stabilisce che la perizia asseverata deve essere pagata dall'Amministrazione provinciale. A mia memoria i casi di perizie asseverate richieste da una parte sono di massima a carico dei privati (ad esempio, il buono casa lo paga il destinatario del buono stesso). E' vero che ci troviamo di fronte a fattispecie diverse.
Ho forti dubbi che sia possibile da parte della Regione addossare ad un altro ente, anche delegatario, un onere di questo tipo. Non aggiungo nulla a quanto diceva il Consigliere Ferro e accolgo la sostanza della proposta cioè dare certezza al privato. Questa è una prima questione che discende dall'applicazione della legge sui parchi.
L'altra grossa questione, che ci perseguita da sempre, è relativa alla tempestività del risarcimento dei danni. Le proposte presentate non danno una risposta adeguata a questo problema, proprio per i tempi che vengono previsti: forse occorre innovare radicalmente per dare una risposta a questa e ad altre esigenze fondamentali. Una risposta seria e tempestiva consolida il ruolo della Regione per la tutela delle aree protette che oggettivamente finora ha comportato essenzialmente dei vincoli su gruppi di cittadini.
Siamo in presenza di danni ormai ricorrenti (c'è una casistica consolidata di quello che avviene nelle aree limitrofe). Occorre rinnovare più radicalmente: utilizziamo la pausa per trovare la soluzione. Per esempio, perché non stabiliamo una norma che preveda sulla base di perizie asseverate delle anticipazioni sul risarcimento dei danni da erogare in tempi ragionevoli, dopo poche settimane? In presenza o dell'accertamento della Provincia o di una perizia asseverata, possiamo introdurre un meccanismo che preveda anche una tempestività nell'erogazione del risarcimento, eventualmente come anticipazione dell'80 o 90%. Ci sono casi in cui i danni ricorrono da 10-12 anni per cui si riesce facilmente a valutarne l'entità.
Richiamo anche un altro aspetto che mi ha ricordato il collega Avondo.
Con questa normativa indubbiamente introduciamo all'interno della nostra attività una contraddizione che consiste nel fatto che normiamo diversamente un danno che deriva da fauna selvatica a seconda di dove si determina, per cui nelle altre zone del Piemonte dove i danni sono di gran lunga più consistenti si manterrebbe la vecchia normativa. Ho voluto ricordare questo aspetto per rifletterci durante la pausa.



PRESIDENTE

Penso che non sia possibile sospendere i lavori, ma con questo non intendo dire che i problemi non debbano essere affrontati con la dovuta calma.
La parola al Consigliere Bara.



BARA Giuseppe

Sono d'accordo con la tesi del Consigliere Marchini, però ha ragione anche il collega Valeri quando parla di una certa garanzia. Mi pare che si possa giungere a contemperare le due richieste con questa proposta di emendamento integrativo al terzo comma dell'art. 10: "Nel caso in cui l'Amministrazione provinciale competente non provveda all'accertamento dei danni entro dieci giorni dalla messa in mora da parte del danneggiato, lo stesso può richiedere al Pretore territorialmente competente l'accertamento tecnico-preventivo i cui costi sono a carico della Provincia inadempiente".
Abbiamo così la sicurezza che il perito è nominato non dalla parte, ma dal Pretore, quindi la fotografia del danno reale, e mi pare anche la sicurezza della Provincia di non dover pagare inutilmente qualche perito.
Per venire incontro all'amico Paris, propongo di indicare "Pretore territorialmente competente" così gli agricoltori danneggiati si rivolgeranno al Pretore più vicino.



MARCHINI Sergio

Che è Torino! Il Pretore della Valle di Susa è quello di Torino, dal primo giugno.



BARA Giuseppe

Per evitare di andare a Torino noi diciamo che è competente il Pretore del territorio nel quale si sono verificati i danni.



MARCHINI Sergio

La Valle di Susa ha come Pretore quello di Torino.



BARA Giuseppe

Sì, ma c'è comunque la sezione distaccata. E' il meglio che si possa fare.



MARCHINI Sergio

Collega, non possiamo scrivere in legge un diritto che il cittadino ha perché io sono libero, il giorno dopo che i cinghiali vengono a mangiarmi le patate, di fare il mio ricorso al Pretore e tu mi paghi le spese!



BARA Giuseppe

Non è vero! Perché dell'accertamento tecnico-preventivo non si pagano le spese, si pagano soltanto se l'interessato inizia il procedimento di cognizione, perché il procedimento tecnico-preventivo è sempre di parte.



MARCHINI Sergio

Ma paghi le spese!



BARA Giuseppe

No, non pago le spese, le pago solo se inizia il procedimento di cognizione!



MARCHINI Sergio

Collega, tu mi insegni che il consulente tecnico chiede novanta giorni e fissa lui la data dell'inizio delle operazioni per la valutazione del danno.



BARA Giuseppe

Questo articolo ha lo scopo di sollecitare la Provincia, così non possiamo fare niente!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo di sospendere l'esame di questa legge, proseguendo sugli altri punti all'o.d.g. per valutare attentamente le varie posizioni emerse su un problema che dev'essere affrontato con la serietà di tutte le questioni che hanno diretta attinenza con gli interessi e con la gestione degli enti in rapporto agli interessi. Noi abbiamo formulato la proposta dell'anticipazione. E' una proposta praticabile?



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Ho raccolto tutte le proposte che sono venute, per cui ritengo di rinviare l'esame di questo articolo alla ripresa dei lavori pomeridiani.



PRESIDENTE

Sospendiamo quindi i lavori per una breve pausa perché l'intento sarebbe quello di chiudere la seduta entro le ore 14,30.
Prima di sospendere i lavori ringrazio gli stenotipisti del Consiglio regionale che nonostante lo sforzo cui erano sottoposti avevano accettato di procedere alla resocontazione della seduta senza interruzione.
I lavori sono pertanto sospesi.



(La seduta, sospesa alle ore 14,20 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame dell'art. 10 del progetto di legge n. 413.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Il tempo che abbiamo speso questa mattina su questo emendamento apparentemente semplice è stato ben impiegato perché ha messo il dito su una difficoltà che in questi anni abbiamo spesso riscontrato e che ci ha portato a volte a momenti di conflittualità reale con le popolazioni che avevano subito danni e con le Province con le quali i rapporti non sempre sono chiari.
Ho fatto tesoro delle diverse osservazioni pervenute e ho riscritto l'art. 10 che potrebbe presentarsi nel modo seguente: "I danni causati alle coltivazioni agricole e ai pascoli dall'azione della fauna selvatica nelle aree istituite a parco, riserve naturali o aree attrezzate regionali, sono risarciti a favore degli agricoltori e degli aventi titoli dalla Provincia territorialmente interessata.
Il proprietario o il conduttore, ai fini del risarcimento di cui al comma precedente, è tenuto a segnalare tempestivamente i danni al Presidente della Provincia in funzione di una corretta verifica e quantificazione del danno. I danni non tempestivamente segnalati non sono risarcibili.
La Provincia provvede ad effettuare l'accertamento dei danni di cui al presente articolo entro quindici giorni dalla segnalazione di cui al comma precedente. Trascorsi quindici giorni, l'interessato può provvedere previa comunicazione alla Provincia interessata, ad affidare l'incarico dell'accertamento ad un perito di parte iscritto all'Albo dei consulenti tecnici, che dovrà produrre perizia asseverata. I danni riconosciuti risarcibili a seguito di istruttoria della Provincia devono essere liquidati dalla Provincia stessa entro centottanta giorni dalla data dell'accertamento. Trascorso tale termine sono dovuti gli interessi legali di cui risponde direttamente la Provincia con il proprio bilancio".
Ci è parso di poter accogliere il contributo suggestivo e interessante proprio ai fini dell'efficienza, che veniva dal Consigliere Biazzi introducendo la seguente frase, che deve ancora trovare una migliore formulazione: "A seguito delle verifiche istruttorie possono essere erogati anticipi sui danni riconosciuti come liquidabili nella misura massima del 50%".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Più si parla, più saltano fuori i problemi.
Intanto mi pare inopportuno togliere l'inciso "in ogni caso" perché è un'affermazione che comunque debbono essere risarciti i danni.
Al punto 2), si parla di tempestività. Per la Provincia la tempestività è quindici giorni, qual è la tempestività per l'interessato? Da questa lacuna può derivare anche un contenzioso, pertanto proporrei di scrivere "tempestivamente e non oltre dieci giorni", altrimenti ad un certo momento un danneggiato presenta la denuncia al sesto giorno e qualcuno potrebbe dire che non è tempestiva. Anche qui si può innestare un problema di interpretazione diversa. Evitiamo i possibili equivoci e interpretazioni di comodo da una parte e dall'altra.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Accolgo la modifica, propongo però di sopprimere le parole "in ogni caso".



PARIS Mario

Sono d'accordo.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione il nuovo emendamento presentato dalla Giunta il cui testo recita: al primo comma sono soppresse le parole "in ogni caso" al secondo comma dopo le parole "segnalare tempestivamente" sono aggiunte le parole "entro dieci giorni", e dopo le parole "tempestivamente segnalati" sono aggiunte le parole "entro detto termine" al terzo comma sono aggiunte le parole "trascorsi quindici giorni l'interessato può provvedere, previa comunicazione alla Provincia competente, ad affidare l'incarico dell'accertamento ad un perito di parte iscritto all'Albo dei consulenti tecnici che dovrà produrre perizia asseverata" al quarto comma, dopo le parole "i danni riconosciuti risarcibili" aggiungere le parole "a seguito di istruttoria della Provincia". Allo stesso comma, dopo le parole "dalla Provincia" aggiungere la parola "stessa". Il quarto comma è così integrato: "a seguito delle verifiche istruttorie possono essere erogati dalla Provincia anticipi sui danni riconosciuti come liquidabili nella misura massima del 50%".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Emendamento tecnico presentato dalla Giunta regionale: la denominazione del capitolo di bilancio, al primo comma, è così modificata: "Stanziamenti per risarcimenti derivanti da danni alle produzioni agricole ed ai pascoli provocati dalla fauna selvatica all'interno delle aree protette a norma della L.R. 4/6/1975, n. 43".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Chiedo all'Assessore al bilancio un accertamento che riguarda il cap.
12500. Forse la memoria mi tradisce, ma se non ricordo male erano disponibili 700 milioni. Chiedo quindi se è stata fatta una variazione.



BIAZZI Guido

CROSO, Assessore al bilancio



BIAZZI Guido

La cifra esatta è di 455 milioni.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 14 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Emendamento presentato dai Consiglieri Paris, Bara e Penasso: al secondo comma, quarta riga, dopo le parole "conduttori di fondi" aggiungere le parole "e tra i residenti nei Comuni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 17 voti favorevoli e 13 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 16 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 22 ha risposto NO 1 si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di esaminare il punto 8) all'o.d.g. recante: "Esame progetto di legge n. 467", informo che il punto immediatamente successivo da esaminare è il punto 10) all'o.d.g. che reca: "Esame progetto di legge n. 474", ma l'Assessore Genovese mi ha fatto presente l'urgenza del punto 12) che prevede l'esame del progetto di legge n. 479. Poiché i punti possono essere tra loro controversi chiedo se non sia il caso di dare la precedenza al punto 12) sapendo che gli altri punti all'o.d.g. verranno discussi nella riunione di giovedì prossimo. Ho fatto questa comunicazione, ben sapendo che sono tenuto a rispettare l'ordine cronologico dei punti iscritti all'o.d.g. Se non ci sono altre valutazioni possiamo procedere all'esame del progetto di legge n. 467.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Beni demaniali e patrimoniali - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 467: "Modifiche ed integrazioni della L.R. 13/1/1981, n. 2 'Norme per la disciplina della contabilità, l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle Unità Socio-Sanitarie Locali'"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 467, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Mi limito a sintetizzare i motivi per cui viene presentato con una certa urgenza questo testo per la votazione in Consiglio regionale.
In particolare si tratta di modificare l'importo di cui all'art. 70 della L.R. n. 2/81 per quanto si riferisce alle forniture e alle opere rispetto ai limiti massimi di spesa fissati per la trattativa diretta.
Questa norma, che è già stata adottata da quasi tutte le Regioni d'Italia, consente alle UU.SS.SS.LL. di spendere più celermente, quindi va nella logica dello snellimento delle procedure. E' prevista la possibilità di deliberare con urgenza da parte del Comitato di gestione per le materie di competenza dell'assemblea. E' un articolo che rischierà di essere in vigore per poco tempo, in quanto le nuove leggi nazionali comporteranno ulteriori modifiche, ma in attesa che entrino in vigore definitivamente si è ritenuto opportuno apportare questa modifica, ancorché sia provvisoria e transitoria.
L'art. 3 va nella direzione di modificare, attraverso opportune misure extra-contabili, la contabilità delle UU.SS.SS.LL. aumentando i dati a disposizione (ad esempio, analisi di costo) ai fini della valutazione dei costi.
L'art. 4 sancisce le norme transitorie per il riparto del Fondo sanitario nazionale. Anche questo articolo di fatto è in fase di modifica transitoria, in quanto le nuove norme che sono già state varate dal Ministero della Sanità e i decreti collegati andranno a definire diversamente l'intero discorso del Fondo sanitario. Comunque, nella fase attuale, per evitare difficoltà alle UU.SS.SS.LL. per quanto riguarda la predisposizione dei bilanci, si è ritenuto opportuno mantenere ugualmente la modifica di cui all'art. 4.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Bergoglio è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, illustro le obiezioni che facciamo a questo progetto di legge che motivano il nostro "no" alla sua approvazione.
Non mettiamo in discussione la materia in sé, sempre discutibile e controversa, dell'aggiornamento delle cifre, sia pure in ECU e in riferimento alla legge nazionale citata, ai fini della trattativa privata.
Non è di questa materia che vogliamo trattare quanto, invece, di un istituto nuovo che con questa legge viene introdotto e che finora non esisteva presso le UU.SS.SS.LL. Mi riferisco all'istituto ben conosciuto in tutti gli enti locali, in primis nei Comuni, della ratifica delle deliberazioni della Giunta comunale.
La legge relativa a Comuni e Province consente di adottare nella nota formula "stante l'urgenza salvo ratifica" la stragrande maggioranza delle deliberazioni degli enti locali che pertanto vengono trasmesse semplicemente per la ratifica agli organi assembleari (Consigli comunali e provinciali).
Da questo punto di vista è nota la protesta dei Consigli comunali e provinciali nei confronti delle Giunte che utilizzando in maniera eccessiva questo istituto creano una situazione di pianificazione del ruolo dell'organo deliberante che è il Consiglio comunale.
Questo ragionamento può essere trasferito con forti analogie agli organi istituzionali del Servizio Sanitario Nazionale, in questo caso le assemblee delle UU.SS.SS.LL. rispetto ai Comitati di gestione. C'è però una differenza sostanziale: le assemblee delle associazioni intercomunali già oggi hanno poteri molto ristretti. Come sappiamo infatti i poteri sono in ordine all'approvazione del bilancio preventivo e consuntivo, alle trasformazioni significative della pianta organica, all'approvazione di convenzioni, non tutte, per quanto riguarda le strutture private. Questi sostanzialmente sono i poteri rimessi oggi dalla legge alle assemblee delle associazioni intercomunali.
Noi, obiettivamente, con questa legge andiamo a vanificare anche questi poteri, perché rendiamo possibile, su queste materie, l'approvazione da parte del Comitato di gestione nella formula nota "stante urgenza, salvo ratifica" anche i provvedimenti che ho richiamato.
Si potrebbe sostenere, in linea generale, che una prudenza procedurale potrebbe consigliarvi di adottare un sistema di questo genere, ma - ahimè la limitatezza dei poteri riservati alle assemblee e un uso ormai consolidato dell'istituto della ratifica stante l'urgenza, che non depone a favore dell'applicazione dello stesso in una situazione di rarità delle competenze delle assemblee, ci portano a dire che questo provvedimento di fatto toglie completamente qualsiasi significato alle assemblee medesime.
Pertanto la nostra posizione su questo punto specifico della legge è negativa e tale da consigliarci di assumere un atteggiamento negativo per quanto riguarda l'intero provvedimento.
Rassegnando queste nostre considerazioni e riflessioni all'attenzione di tutti i Consiglieri, pensiamo che l'argomento che abbiamo sollevato non sia di poco conto e sia tale da indurre almeno delle perplessità nei colleghi. Se queste perplessità si tradurranno in un atteggiamento non positivo in ordine alla legge noi ne saremo lieti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La competenza della deliberazione d'urgenza è stata data a seguito degli inghippi che si sono determinati nell'attività delle UU.SS.SS.LL. per il fatto che le assemblee si riuniscono un paio di volte all'anno.
L'intervallo è troppo lungo per cui ci è parso opportuno dotare le UU.SS.SS.LL. degli stessi poteri che vigono negli altri enti locali territoriali: Comune, Provincia, Regione.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame progetto di legge n. 474: "Disciplina per il conseguimento del titolo di educatore professionale valido ai fini delle ammissioni ai concorsi delle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 474.
La parola al relatore, Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Sottolineo l'importanza di questo progetto di legge perché siamo di fronte ad una carenza elevata di personale in questo settore e il provvedimento, sia pure nei limiti che ha questa singola legge, va nella direzione di fare comunque chiarezza, definendo profili e standard professionali onde consentire la messa a regime di una serie di figure professionali che operano in questo delicato settore che sta un po' a scavalco tra la sanità e l'assistenza, in particolare per quanto riguarda la salute mentale, la tossicodipendenza, la progettazione nel campo dell'educazione per i soggetti a rischio e così via.
In questo senso quindi l'aver stabilito quali sono i titoli validi nel conseguimento della qualifica di educatore professionale per consentire la messa in concorso dei vari posti presso le UU.SS.SS.LL. consente sicuramente di andare verso una fase di riorganizzazione e di attivazione meno precaria di un servizio che è piuttosto importante.
Questo provvedimento rappresenta una giusta soluzione in questo settore che negli ultimi giorni ha mostrato le carenze del personale ausiliario del settore sanità e servizi in genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

L'argomento in s' meriterebbe ben altra trattazione, seppure il provvedimento sia abbastanza circoscritto, relativo alla figura dell'educatore professionale per servizi di particolare delicatezza, quali tossicodipendenze, psichiatria, handicap.
Noi rileviamo l'importanza dell'argomento, ma su questo atto legislativo specifico ci asteniamo, poiché non è stato possibile aprire quel necessario confronto chiamato in termini burocratici soltanto consultazione, perché l'argomento meritava di essere affrontato e discusso nell'ambito di un rapporto con la realtà piemontese che consentisse di far emergere le situazioni di forte carenza di questi servizi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 655 relativo ai livelli occupazionali della SISMA di Villadossola


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 655, a firma dei Consiglieri Santoni, Carletto, Biazzi, Ferrara, Tapparo e Staglianò, relativo ai livelli occupazionali della SISMA di Villadossola, il cui testo recita: "Il mantenimento dei livelli occupazionali della SISMA di Villadossola e la garanzia della sua continuità produttiva sono elementi di grande importanza all'interno della grave crisi industriale ed occupazionale dell'Ossola e del Verbano Cusio Ossola preso atto che sono stati esperiti gli atti preliminari alla cessione della SISMA a gruppi privati visto che la decisione definitiva è riservata al Ministro delle Partecipazioni Statali, Fracanzani, il quale si è impegnato, prima di assumerla, a risentire la Regione Piemonte e una rappresentanza delle amministrazioni locali e delle organizzazioni sindacali.
Il Consiglio regionale del Piemonte chiede al Ministro delle Partecipazioni Statali, Fracanzani: di ricevere urgentemente, come da impegni assunti e confermati in data 4/5/1989 alla sollecitazione della Giunta regionale inviata in data 2/5/1989, una rappresentanza della Regione Piemonte prima di prendere una decisione definitiva per quanto riguarda il futuro assetto proprietario e produttivo della SISMA di Villadossola di assumere la suddetta decisione sulla base di proposte che prevedano investimenti sufficienti a garantire la continuità del ciclo produttivo (dall'acciaieria ai prodotti finiti) e gli interventi non più rinviabili a tutela dell'ambiente di chiarire gli impegni per quanto riguarda il futuro delle centrali idroelettriche ed il loro inserimento nel ciclo produttivo.
Il Consiglio regionale ritiene che i suddetti punti devono costituire parte integrante di un accordo preventivo da stipulare tra le parti prima della cessione dell'azienda e chiede al Ministro delle Partecipazioni Statali Fracanzani, di farsi garante del mantenimento degli impegni assunti con i suddetti accordi da parte dell'assegnataria pere quanto riguarda, in particolare, gli investimenti, la continuità produttiva ed il mantenimento dei livelli occupazionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 654 relativo all'Interchim di Ciriè (seguito)


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 654, firmato da tutti i Gruppi, relativo alla questione dell'Interchim di Ciriè, di cui si è discusso questa mattina e il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte viste le problematiche emerse in seno alle autorizzazioni ex DPR n. 915/82 in capo alla ditta Interchim S.p.A., di Ciriè visto l'ordine del giorno approvato dal Comune di Ciriè il 6/3/1989 considerato che le proroghe autorizzative rilasciate dalla Provincia di Torino in ordine alle deleghe ad essa concesse con L.R. n. 18/86 sono state assunte in ordine alla propria autonomia gestionale preso atto che l'attività di controllo su tale impianto è stata svolta dalla Provincia di Torino con l'adozione di atti conseguenti condividendo le perplessità sulla localizzazione dell'impianto, peraltro già emerse in seno al Comitato tecnico regionale che ha richiesto documenti tecnici di valutazione richiamato l'ordine del giorno approvato da questo Consiglio regionale il 21/5/1987 considerato che attualmente non esistono le condizioni per l'esercizio del potere sostitutivo da parte della Regione anche se si ritiene sia proponibile la sospensione delle autorizzazioni i m p e g n a la Giunta regionale: a richiedere alla Provincia di Torino, in ordine alle risultanze delle specifiche azioni di controllo e verifica, di valutare l'opportunità di adottare, in merito alle autorizzazioni rilasciate, provvedimenti di sospensione e/o di revoca delle autorizzazioni stesse, riservandosi la Regione, ove dovessero sussistere inerzie da parte della Provincia medesima, i poteri sostitutivi previsti dall'art. 17 del DPR n. 915/82 ad esaminare con il Comune di Ciriè, la Provincia di Torino e la ditta Interchim la possibilità di una rilocalizzazione degli impianti che sarà valutata secondo le disposizioni di legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 479: "Contributo straordinario al Consorzio regionale fra gli Istituti Autonomi per le Case Popolari del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 479. Questo punto era già stato esaminato in Consiglio e poi sospeso.
La relazione è stata svolta dal Consigliere Ratti nel corso della passata seduta.
E' pertanto aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ho già reso la scorsa volta la dichiarazione della contrarietà del Gruppo comunista a finanziare questo Istituto. Rimarco soltanto che il tempo continua a passare e nessuno degli impegni presi vengono, che io sappia, onorati nel senso che delle audizioni, pur promesse, non si sa nulla. Ricordo ai Consiglieri che stanno per votare questo provvedimento che si dà un contributo a un Consorzio che ha una dozzina di dipendenti e una ventina di membri del Consiglio d'amministrazione e Collegio dei Sindaci. E' veramente una cosa indegna: non si può mantenere una struttura così squilibrata! Cento milioni dei 500 di cui alla presente legge andranno a pagare i gettoni di presenza di questo Consiglio d'amministrazione. Siamo per lo scioglimento di questo Consiglio e contro questi contributi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'edilizia residenziale

La discussione è già avvenuta, ma di fronte alla lapidarietà, che richiede almeno qualche precisazione, del collega Chiezzi vorrei di nuovo ricordare, avendolo già fatto in Commissione e in Consiglio regionale, che l'ipotesi di scioglimento del CRIACP è stata solo recentemente formulata all'interno di questo consesso. La Giunta si riserva una valutazione sul futuro del Consorzio e come è stato formalmente dichiarato in Commissione e in Consiglio, nell'anno si prenderanno decisioni in ordine o all'eventuale trasformazione o all'eventuale scioglimento del Consorzio; mentre la decisione che oggi si assume attraverso questo disegno di legge è rivolta ad assicurargli continuità di ruolo e di funzioni, svolte anche per la Regione, fin quando non sarà presa una decisione nel merito.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 27 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 1067: "DGR n. 45-26425 - Art. 29 della legge n. 513/77. Autorizzazione al trasferimento in proprietà agli assegnatari richiedenti di alloggi di edilizia sovvenzionata. IACP di Alessandria"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1067.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli e 10 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 1072: "DGR n. 110-26609. Modifica al Regolamento per l'attuazione degli interventi finanziati con i fondi della legge 5/8/1978, n. 457, approvato con DCR n. 727-4119 del 24/3/1988"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1072, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 10 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame proposta di deliberazione n. 1112: "DGR n. 161-27355 Progetto 'Alpi e Cultura' - Valorizzazione del patrimonio documentario del Piemonte montano"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1112, di cui al punto 15) dell'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,10)



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