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Dettaglio seduta n.19 del 21/11/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il processo verbale dell'adunanza consiliare antimeridiana del 7 novembre 1985 è stato distribuito ai Consiglieri prima della seduta e verrà posto in votazione nella prossima adunanza, mentre il processo verbale dell'adunanza consiliare pomeridiana del 7 novembre 1985 non è stato ancora stampato dal Centro Stampa, quindi verrà approvato successivamente.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza del Consigliere Reburdo inerente l'Istituto per ciechi di via Nizza ed interpellanza dei Consiglieri Sestero, Acotto, Bontempi e Marchiaro inerente la mostra per non vedenti - Istituto ciechi di via Nizza


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interpellanza del Consigliere Reburdo inerente l'Istituto per ciechi di via Nizza e l'interpellanza dei Consiglieri Sestero, Acotto, Bontempi e Marchiaro inerente la mostra per non vedenti Istituto ciechi di via Nizza.
Risponde ad entrambe l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

In esito all'interpellanza urgente presentata il 4/10/1985 dal Consigliere Reburdo inerente la "Mostra permanente delle attrezzature per handicappati prevista all'interno del complesso dell'Istituto Regionale Ciechi di Torino ed alla successiva interpellanza urgente presentata il 14/10/1985 inerente il medesimo problema a firma dei Consiglieri Sestero Acotto, Bontempi e Marchiaro ritengo utile precisare innanzitutto quanto segue.
L'Istituto Regionale dei Ciechi di Torino fu fondato e riconosciuto come Opera Pia nel 1877 con lo scopo di educare ed istruire i giovani ciechi e, possibilmente, anche di ricoverare i ciechi adulti.
Con R.D. n. 870 del 14/3/1926 l'Ente venne dichiarato istituto scolastico e posto alle dirette dipendenze del Ministero per l'Istruzione ritenendo che gli scopi di educazione ed istruzione fossero prevalenti rispetto a quelli assistenziali, peraltro mantenuti. Con il passare degli anni, in applicazione delle normative statali in materia di istruzione l'attività scolastica precedentemente garantita dall'Istituto è stata direttamente garantita dallo Stato mentre è stata aumentata l'attività assistenziale a favore dei non vedenti minori ed adulti. In considerazione di ciò, constatato che gli scopi di educazione e di istruzione dell'Istituto erano di fatto venuti meno perché assunti in via esclusiva dallo Stato mentre erano da considerarsi preminenti i fini assistenziali la Giunta regionale con D.P.G.R. del settembre 1978 dichiarava l'Istituto Regionale dei Ciechi di Torino Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza ai sensi della legge 6972 del 1980.
A seguito della richiesta di autoscioglimento avanzata da codesto Istituto, acquisita la documentazione necessaria, la Giunta regionale con provvedimento n. 97-41167 del 14/2/1985 estingueva l'Ente con passaggio di personale e patrimonio al Comune di Torino che già da tempo assolveva le incombenze socio-assistenziali dell'Istituto.
La deliberazione di estinzione veniva annullata dalla Commissione di Controllo in data 16/5/1985 e contro tale decisione la Giunta regionale ha inoltrato ricorso al T.A.R. affidando l'incarico di rappresentarla in giudizio all'avv. Carlo Ettore Maiorca (deliberazione n. 89-44890 del 20/6/1985).
Allo stato attuale l'Istituto Regionale dei Ciechi continua ad essere IPAB e come tale con totale autonomia gestionale e patrimoniale tant'è vero che la Giunta regionale ha in corso il provvedimento per l'autorizzazione all'accettazione di alcuni lasciti.
Pertanto la proposta avanzata dal Coordinamento Sanità ed Assistenza fra i coordinamenti di base di adibire parte dei locali dell'Istituto Regionale dei Ciechi alla realizzazione di una mostra permanente di ausili per handicappati dovrebbe più opportunamente essere esaminata con il legale rappresentante dell'IPAB e gli Enti locali direttamente coinvolti.
Voglio tuttavia andare oltre una risposta sostanzialmente tecnica in quanto ritengo che su temi così delicati e coinvolgenti persone, in particolare, i portatori di handicap, non si possa non assumere un atteggiamento di proposta Po1itica al fine anche di impedire che su problemi di questa natura si scateni la cosiddetta "lotta tra i poveri".
Mi rendo conto che la situazione attuale è solo la conseguenza di una gestione che dal 1979 ad oggi non a creato in buona sostanza alternative concrete. Devo riconoscere di avere un certo imbarazzo nel registrare che un Commissario straordinario, nominato dalla Giunta regionale nel 1978 (deliberazione n. 76-18136 del 19 dicembre) e riconfermato nel gennaio 1980 (deliberazione n. 19-26086 del 10 gennaio), con lo specifico mandato di esperire le incombenze concernenti lo scioglimento dell'Ente, a sette anni dalla sua nomina non abbia pienamente assolto l'incarico per il quale è stato nominato.
Devo peraltro dichiarare la mia perplessità ed il mio stupore circa l'atteggiamento dei proponenti l'interrogazione (il Gruppo comunista) ai quali è ben nota la complessità e la delicatezza di questa vicenda che ritengo avrebbe richiesto una maggiore sensibilità da parte dei proponenti.
Si parla a più riprese ed in tutti gli atti anche formali di "ex Istituto Regionale Ciechi" quando come abbiamo visto l'IPAB è tuttora esistente. A sette anni dalla nomina di un Commissario straordinario e di rapporti che il Commissario ha avuto con l'Amministrazione comunale di Torino siamo in una situazione di contenzioso grave e difficile (siamo davanti al T.A.R.) e con un'Amministrazione comunale che ha speso ingenti somme in locali che non sono di sua proprietà.
Per chi non trovasse questo sufficiente posso ancora dire che il progetto di ristrutturazione dei locali avviato ed oggi in fase di ultimazione, probabilmente con l'avallo del Commissario (dico probabilmente perché non ho degli elementi certi che mi facciano dire che il Commissario fosse d'accordo), si basa su un contratto di affitto di locali di proprietà dell'IPAB - Istituto Regionale Ciechi - di durata annuale rinnovabile tacitamente (come da deliberazione della Giunta municipale di Torino 21/5/1979 n. 7902433/08).
Il Comune di Torino quindi ha investito in questa struttura di proprietà dell'IPAB ingenti somme a fronte di un contratto di locazione annuale.
I suddetti locali ospitano attualmente la scuola superiore di servizi sociali, la scuola per educatori specializzati, la scuola per terapisti della riabilitazione, un centro socio-terapeutico, una comunità alloggio per ex tossicodipendenti; sono in fase di ultimazione i locali per la scuola materna e per un centro diurno per ragazzi handicappati.
Tutti questi servizi godono di spazi ampi e razionali mentre il Centro Regionale di Documentazione per non vedenti, la Biblioteca per non vedenti e gli uffici dell'Istituto Ciechi sono allocati in spazi angusti ed insufficienti, cioè i padroni di casa sono in soffitta.
Le perplessità non sono tanto sull'opportunità o meno che la Mostra permanente per le attrezzature degli handicappati sia allestita - rispetto alla quale sono pienamente consenziente ed anzi auspico possa trovare locali adeguati e definitivi ad opera dell'Amministrazione comunale quanto sul fatto che questo problema possa essere affrontato in termini di eliminazione fisica di un altro servizio.
Dall'epoca in cui ho assunto le deleghe attribuitemi dal Presidente della Giunta regionale ho inteso, sul tema dell'Istituto Ciechi approfondire e capire quali esiti potevano essere perseguiti. Ho assunto l'iniziativa di un incontro con il Comune di Torino e la Provincia. Ho incontrato il Commissario dell'Ente signora Giuseppina Bertone, ho incontrato la Preside della Scuola Media prof.ssa Lucia Scarsella; ho eseguito un sopralluogo.
Devo innanzitutto ammettere di essermi convinto dell'opportunità che la Scuola Media, ove unitamente al bambino non vedente sono inseriti bambini vedenti, deve potere proseguire la sua attività nell'edificio in cui è iniziata la sua esperienza. Questa esperienza, definita da esperti l'integrazione al contrario", è in linea con le leggi dello Stato n. 517 del 1977 e le circolari del Ministero relative all'integrazione scolastica degli alunni handicappati, la legge n. 833 del dicembre 1978, il Piano socio-sanitario regionale.
E', tra l'altro, un esempio fra i pochi sul territorio nazionale di "scuola particolarmente attrezzata" cui fa riferimento la circolare del Ministeri n. 258 del 22/9/1983, ripresa dalla circolare n. 250 del 3/9/1985 del Ministro della Pubblica Istruzione on. Falcucci.
Il mio collega del Comune ing. Porcellana, Assessore ai lavori pubblici, in risposta ad analoga interrogazione del Gruppo comunista in Consiglio comunale, con la verifica degli atti deliberativi della passata amministrazione non ha potuto non confermare che l'attuale collocazione della Scuola Media Statale per Ciechi in via Menabrea, nei locali della succursale della Scuola Elementare Silvio Pellico, non è che una soluzione transitoria, al fine di consentire una ristrutturazione dei locali precedentemente occupati, entro i quali, a ristrutturazione ultimata riprenderanno normalmente le lezioni.
Il fatto è peraltro previsto dalla deliberazione del Comune di Torino del 20/12/1984 n. 84-14476/31.
Io credo che non sarebbe opportuno che la Scuola Media Statale per Ciechi trovasse una collocazione diversa dai locali dell'Istituto Ciechi di via Nizza proprio in considerazione del fatto che esso è tuttora "IPAB Istituto Regionale dei Ciechi", stanti altresì le preoccupazioni che hanno mosso il Commissario di Governo ad annullare la deliberazione di autoscioglimento dell'Ente.
A mio avviso la situazione e la struttura consentono soluzioni non strumentali, ma che affrontino con serietà il problema con soluzioni rispettose e coerenti con le volontà dei fondatori seppure aggiornate all'epoca nella quale viviamo.
Mi rendo conto che la materia è quanto mai complessa e richiede un confronto reale fra gli enti istituzionali coinvolti per non complicare ancora di più una situazione già molto ingarbugliata.
Assumerò infatti ulteriori iniziative Po1itiche con l'Istituto Regionale dei Ciechi, il Comune di Torino, la Provincia di Torino, le organizzazioni di base per gli handicappati, per concretizzare soluzioni che, nel rispetto delle leggi, consentano il migliore utilizzo di questa struttura e diano garanzia per lo svolgimento delle funzioni assistenziali nei confronti dei non vedenti.
In tal senso mi attiverò presso l'Istituto Regionale Ciechi, il Commissario dell'Ente affinché tali iniziative trovino la necessaria disponibilità al confronto. Ribadisco comunque l'impegno di sollecitare il Comune di Torino a trovare una soluzione per la predisposizione della Mostra permanente che trova, ripeto, il mio totale assenso.
Non mancherò, infine, di tenere informata la Commissione consiliare competente circa l'evolversi della situazione e rispetto alle iniziative che verranno assunte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ho ascoltato con attenzione la risposta articolata dell'Assessore Carletto e per evitare di intromettermi in una tematica amministrativa complessa, ma che sarebbe anche interessante discutere in modo più approfondito, magari nella Commissione competente, vorrei attenermi per il momento alla questione che ritengo centrale di questa situazione.
Siamo di fronte ad un istituto che di fatto, per condizioni di evoluzione concettuale ed operativa dei servizi, è in larga parte svuotato delle sue competenze istituzionali e non per nulla ne è stato preso atto anche con successivi decreti.
La Giunta regionale giustamente aveva sostanzialmente confermato con un suo decreto che l'istituto poteva sempre di più assumere la caratteristica di un istituto per ciechi anche sui problemi più generali dell'handicap dei disabili. In questo senso c'è stata un'evoluzione anche operativa dell'Ente, tanto è vero che oggi in locali così ampi abbiamo visto via via inserire una serie di strutture e di iniziative innovative che l'Assessore ha elencato, non ultima la scuola per terapisti della riabilitazione e per educatori specializzati, per assistenti sociali ed anche una serie di esperienze più concrete come una piccola, comunità per handicappati.
Non condivido il giudizio dell'Assessore per quanto riguarda l'operato del Commissario nel merito dell'evoluzione dell'istituto, perch l'inserimento di nuove presenze che sostanziavano la presa d'atto del cambiamento della destinazione dell'istituto stesso ha di fatto dimostrato che pur essendo difficile operare in un contesto ambiguo di un Ente IPAB che esiste, ma che è in via di scioglimento, queste operazioni sono state fatte. Contemporaneamente si è intervenuti con alcune innovazioni, forse l'Assessore l'ha dimenticato, collaborando con l'Unione Ciechi, Sezione provinciale di Torino, che via via ha seguito i processi di evoluzione all'interno dell'istituto ed il fatto che oggi ci sia un centro regionale di documentazione, una biblioteca per non vedenti, sia pure ancora in una fase non sufficientemente ampia, sta già a dimostrare che anche da questo punto di vista delle operazioni di cambiamento di sostanza sono state fatte.
Per quanto concerne il problema della scuola speciale per ciechi è bene che i Consiglieri sappiano che su circa 100 allievi di questa scuola soltanto 6 sono praticamente non vedenti. Perché questo? Perché giustamente in questi anni, come concetto di carattere generale, si è cercato l'inserimento all'interno della scuola cosiddetta normale dei disabili. E' chiaro quindi che via via le scuole specializzate sono state praticamente superate. C'è stata una giustificazione, una motivazione un po' speciosa da parte della Preside della scuola la quale dice: "Noi stiamo facendo esattamente un'operazione al contrario; riusciamo a dimostrare che attorno ad un nucleo di non vedenti possiamo inserire ragazzi cosiddetti normali".
E' un processo alla rovescia e, mi pare, una forzatura, secondo un mio modesto parere, non accettabile. Il problema va quindi ridimensionato e visto sotto questi termini.
Le informazioni che ho assunto dalla Circoscrizione n. 8 confermano che è possibile inserire all'interno delle scuole cosiddette normali della Circoscrizione questi 6 non vedenti, se lì questi sono localizzati abitativamente.
Il ritorno della scuola in via Nizza lo ritengo una forzatura che potrebbe anche essere evitata. E' un'esperienza insufficiente e che come tale deve andare ad esaurimento o comunque, se proprio deve rimanere in piedi, sia fortemente ridimensionata.
Nel contempo abbiamo assistito al fatto che una serie di organizzazioni riunite sotto il Coordinamento Sanità ed Assistenza come movimenti di base (ho un elenco lunghissimo del quale fa parte anche l'Unione Italiana Ciechi della Sezione di Torino) ha elaborato una proposta di riutilizzo di locali largamente inutilizzati e vuoti, un utilizzo che tenta di rispondere da un lato all'esigenza di una presenza pluralistica sull'area dei disabili all'interno di questa struttura, non soltanto ciechi, ma una serie di altri inneschi più articolati che già sono avviati; dall'altro l'esigenza di un inserimento di una Mostra permanente dinamica all'interno di questa struttura che collegandosi già con il centro di documentazione e con la biblioteca dei non vedenti possa dare sostanza a questo uso Po1ivalente sempre nell'ambito dei disabili di questa struttura.
Al di là degli aspetti amministrativi quello che voglio sottolineare è che questa struttura già considerata come un punto di riferimento strategicamente collocata vicino ad un'area di ospedali e di altre attrezzature altamente specializzate, possa rappresentare forse il punto più interessante per avviare questa esperienza della Mostra permanente. Di questo mi fa agio anche una lettera che l'Assessore alla sicurezza sociale dell'Amministrazione provinciale di Torino ha mandato al Sindaco della città nella quale si sostiene esplicitamente la proposta del CSA ritenendola adeguata a rispondere ai problemi lì esistenti.
Ci si domanda allora perché il Comune di Torino ed anche la Regione sia pure con una disponibilità dell'Assessore a discutere del problema e sebbene egli abbia detto esplicitamente che è d'accordo sulla Mostra, siano orientati verso una collocazione diversa da quella di via Nizza 151. Mi sovviene un po' il dubbio che dietro a queste resistente ci siano delle visioni diverse e che quindi sia in discussione concettualmente il problema di un riutilizzo organico e pluralistico di quella struttura.
Ci sono concezioni diverse che dovranno essere confrontate. Per il momento rimango a questi livelli anche se è, secondo me, abbastanza discutibile e credo sia stata Po1iticamente una scelta giusta quella di riutilizzare un'IPAB che era in via di scioglimento con tutte le difficoltà che essa ha avuto per fini organici di una Po1itica di servizi sociali che rispondesse adeguatamente ad una serie di bisogni. Da questo punto di vista non ci sono dubbi, anche se le contraddizioni sono evidenti.
Mi ritengo evidentemente insoddisfatto, non in via pregiudiziale perch non è nel mio carattere fare pregiudizialmente queste affermazioni, perch ritengo che la proposta che il CSA ha fatto sia una proposta di alta responsabilità, nella misura in cui non trova un'adeguata risposta da parte delle istituzioni non solo certamente il Comune di Torino, ma anche l'Amministrazione regionale.
Si mettono in discussione quegli elementi collaborativi che queste associazioni hanno cercato di avviare non pregiudizialmente dal punto di vista Po1itico, ma che in qualche modo frustrano anni di lotte e di battaglie che trovano anche per alcuni errori del passato delle difficoltà ad essere operate.
Credevo che l'Assessore Carletto tenesse una posizione più articolata magari più vicina a quella del suo collega, Assessore Lucci, del Comune che non ha gettato ancora la spugna e tenta su questo problema un'iniziativa di confronto tra le parti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

A nome del Gruppo comunista dichiaro che prendiamo atto del tipo di risposta data dall'Assessore Carletto che è coerente dall'inizio alla fine.
E' un elemento di chiarezza perché in questo modo sappiamo come si colloca l'Amministrazione regionale perché questa è una storia esemplare delle difficoltà che si incontrano nel nostro Paese quando si vuole passare da forme e presenze che hanno un retroterra culturale storico e rilevante a delle modificazioni sostanziali che rispondano ad esigenze e concezioni culturali e scientifiche di tipo nuovo.
Assessore Carletto, non ci stupisce affatto che questa delibera sia stata bocciata. E' uno dei tanti pezzi che costituiscono questo mosaico di resistenze. Non ci stupisce affatto che la richiesta di eliminazione della scuola per ciechi speciale sia stata anche questa bocciata perché tutto questo sta in un insieme di difficoltà e di resistenze che trovano i loro momenti formali e burocratici per impedire delle trasformazioni.
Pertanto noi rivendichiamo completamente, senza nessuna preoccupazione la giustezza di come si è proceduto e di come, anche forse con qualche forzatura, si è voluto avviare una trasformazione profonda per arrivare ad un tipo di servizio assolutamente nuovo utilizzando delle risorse esistenti.
La logica del riutilizzo di questo complesso, fatta salva la caratterizzazione di servizio per i non vedenti, aveva una sua coerenza ed una logica complessiva. Si trattava cioè di una serie di servizi che costituisce territorialmente un Polo di valenza non solo cittadina ma regionale. Non è insignificante che ci sia una serie di scuole di specializzazione che operano su questo tipo di bisogno sociale e che questo si potesse intrecciare con i servizi esistenti ed anche con alcune comunità. Infatti l'ultimo pezzo di questo progetto riguardava la comunità degli handicappati; un'esperienza che rappresenta un passo avanti non solo per promuovere l'autonomia degli handicappati, ma anche per difendere questi ultimi dagli interessi delle ditte operanti in questo settore le quali, talvolta per la disinformazione, fanno i loro affari anche a danno di singoli individui.
Ci sono sì le resistenze burocratiche a questo progetto complessivo c'è stata però tutta una serie di battaglie, di iniziative, di pronunciamenti non solo dell'utenza, e credo non sia insignificante la collocazione di questa rispetto alla soluzione dei suoi problemi (siamo sempre tutti d'accordo nel dire che la possibilità di esprimersi dell'utenza organizzata è un termine di riferimento necessario anche per le istituzioni, ma in questo caso l'utenza viene assolutamente misconosciuta e non viene ascoltata come invece meriterebbe), ma anche di associazioni ed istituzioni, a partire dalla Circoscrizione, che si sono espresse a favore della Mostra delle tecnologie e delle apparecchiature per i portatori di handicap.
La risposta dell'Assessore Carletto non ci convince perch sostanzialmente accetta la soluzione per cui questa scuola, che è una scuola speciale e che ha quelle caratteristiche non connotate, non ha nessuna motivazione per inserirsi all'interno di questa struttura. Mi pare che la posizione dell'Assessore sia di non alterare la decisione presa negli ultimi tempi.
Speravamo che la Regione intervenisse in qualche misura non per una competenza diretta, ma perché interessata al progetto generale. Dobbiamo rilevare invece che c'è una chiusura maggiore di quella della Giunta comunale di Torino. Vorrei dire che il confronto proseguirà ancora in altre forme.
Ritengo invece necessario e lo chiedo che, visti i toni lievemente aggressivi, spero che l'aggettivo non sia offensivo, si riapra, poiché non si tratta di un caso limitato, ma di due concezioni diverse a confronto, il dibattito all'interno della Commissione competente.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interpellanza dei Consiglieri Ferro, Dameri e Acotto relativa al Piano agricolo nazionale


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza presentata dai Consiglieri Ferro, Dameri e Acotto relativa al Piano agricolo nazionale.
Risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, le preoccupazioni dei Consiglieri interpellanti circa l'esito delle numerosissime domande presentate dagli imprenditori agricoli piemontesi ai sensi della L.R. 63/78 sono condivisibili dalla Giunta e costituiranno elemento per un aperto dibattito e successive scelte Po1itiche coraggiose. La situazione delle citate domande al 30/6/1985 risulta infatti così statisticata dall'Assessorato all'agricoltura: domande presentate 71.716 per un importo di 2.293 miliardi; domande decadute per motivazioni varie 18.106 per un importo di L. 558.591.000.000; finanziate 28.814 per un importo di L. 694.680.000.000; da finanziare 25.409 per L.
885.667.000.000.
A queste pratiche formalmente inoltrate alla Regione in base ad una legge vigente altre migliaia se ne sarebbero aggiunte se nel luglio dell'84 per accordo unanime delle forze Po1itiche presenti nella Commissione non fosse stata impedita l'ulteriore presentazione sugli artt. 14, 15, 18, 20 23, 24, 29, 30, 31, 33, 34, 35, 36, 39, 44, 51 e 53 della citata L.R. n.
63.
Considerando poi che dal settore agricolo e forestale giungono per il tramite anche di documenti ufficiali delle organizzazioni professionali esigenze di interventi regionali che per essere efficaci dovranno essere adeguati allo spessore dei problemi da affrontare si comprenderà come sarà arduo per tutti trovare le ricette più adatte per la Po1itica agricola regionale.
Non si può inoltre prescindere nel formulare le linee di intervento regionale in agricoltura dalle normative della P.A.C. sia di quelle già in vigore come le quote latte ed il regolamento vitivinicolo, sia di quelle preannunciate nel rapporto che il Vicepresidente C.E.E. signor Andriessen ha recentemente reso pubblico.
Non può essere questa l'occasione per approfondire e discutere le scelte della P.A.C. che paiono più improntate ad esigenze di contenimento di bilancio che ad una vera strategia di rilancio dell'agricoltura comunitaria. Sta di fatto che con questa realtà ci dobbiamo confrontare e dopo aver combattuto le dovute battaglie per la difesa dei nostri legittimi interessi agricoli nazionali ci dovremo adeguare.
Il Piano agricolo nazionale proposto dal Ministro Pandolfi che fu oggetto di largo ed approfondito dibattito tra l'Amministrazione regionale e le forze sindacali e Po1itiche interessate può rappresentare un elemento di parziale riequilibrio rispetto alle decisioni comunitarie purché i provvedimenti previsti siano di entità congrua, di durata pluriennale e trovino nelle finalità a nelle modalità di gestione il massimo del consenso e dell'efficienza.
Per quanto attiene alla responsabilità dell'attuale Giunta il punto di riferimento resta il documento con cui le Regioni nel loro insieme hanno formulato le osservazioni all'allora progetto di Piano agricolo nazionale presentato il 30/11/1984 dal Ministro per l'Agricoltura e Foreste on.
Pandolfi. Non abbiamo ancora approfondito, poiché è pervenuto ufficialmente alla Regione negli ultimissimi giorni, il testo approvato dal CIPAA, n quindi possiamo giudicare se sono marginali le modifiche apportate alla bozza originaria. Non mancheremo senz'altro, come Regione Piemonte, di esprimere in concerto con le altre Amministrazioni regionali il nostro punto di vista, dopo aver effettuato il confronto a livello di Commissione ma il problema più attuale oggi in relazione alla situazione delle giacenze di pratiche citate in premessa e che condizionano largamente le eventuali indicazioni nuove provenienti sia dal livello comunitario, sia dal livello nazionale e dalle prossime scadenze per la formazione del bilancio 1986, si riferisce all'entità dei finanziamenti con cui le Regioni, e quindi la nostra, potranno fare affidamento per l'anno venturo, tenuto conto dell'avvenuta presentazione in Parlamento della legge finanziaria 1986.
Mentre infatti si prevedono tempi conteggiabili in mesi per l'approvazione definitiva se così avverrà da parte del Consiglio dei Ministri del progetto di Piano agricolo nazionale e per la successiva presentazione ed approvazione nei due rami del Parlamento delle relative leggi di attuazione, è all'esame delle Camere la legge finanziaria per il 1986 dove è prevista, tra l'altro, la cifra di L. 2.500 miliardi da destinare al citato Piano agricolo nazionale ed al Piano per la forestazione per l'anno di competenza 1686.
Proprio la preoccupazione espressa anche dagli interroganti di non avere a disposizione per l'86 i fondi disponibili per gli interventi regionali in agricoltura hanno indotto la Regione a farsi parte attiva nei confronti del Ministro per avere un incontro chiarificatore in materia.
Nell'incontro avuto si sono ottenute assicurazioni che speriamo si concretizzino sulla continuità dei flussi finanziari nei confronti delle Regioni anche per l'anno 1986 con le previsioni fatte dal Ministro di un importo di 2.878 miliardi per l'agricoltura da dare alle Regioni sulla legge pluriennale di spesa.
La legge finanziaria, lo ricordo, è in Parlamento e starà alla responsabile valutazione delle forze Po1itiche e parlamentari approvarla così come è iniziata la discussione, in un testo che tenga conto delle giuste esigenze delle Regioni.
Per quanto attiene alla responsabilità Po1itica della Giunta e dell'Assessore la questione continuerà ad essere seguita d'intesa con le Amministrazioni regionali con la dovuta massima attenzione e con il confronto e la continua informazione a livello di Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

La risposta dell'Assessore ci pare interessante e densa di significati sul piano Po1itico.
Un significato Po1itico che naturalmente sta nelle cifre che la Finanziaria assegna all'agricoltura, ma che soprattutto sta nel rapporto non chiaro e preoccupante che si dovrà instaurare tra la Finanziaria, il P.A.N, e le leggi di spesa.
Per quanto riguarda le cifre assegnate all'agricoltura mi pare che siano giuste le osservazioni che faceva poc'anzi l'Assessore e cioè che i 3.278 miliardi ai fini del fondo globale si riducono a 2.300/2.500 miliardi, di cui effettivamente spendibili subito sono 250 per l'A.I.M.A.
328 per i regolamenti C.E.E. e 150 per il fondo di solidarietà; in totale grosso modo, 1.000 miliardi. All'interno di questi l.000 miliardi ci pare esigua la cifra di 150 miliardi per il fondo di solidarietà perché solo in Piemonte, che è una delle Regioni meno colpite, comunque si calcola che i danni della recente siccità siano superiori a centinaia di miliardi.
Ma a parte questo, rimane il problema di come verranno spesi i 2.500 miliardi del fondo globale. Io trovo abbastanza generiche le assicurazioni del Ministro Pandolfi. L'esperienza delle leggi, finanziarie del passato dimostra che troppo spesso gli impegni previsti da parte del Ministero non seguono adeguate leggi di spesa, tanto che a fine anno le risorse finanziarie effettivamente spese sono di molto inferiori a quelle previste.
A questi accorgimenti deflazionistici fisiologici dei Governi finora succedutisi in questi cinque anni si aggiunge quest'anno l'impatto del P.A.N. e giova ricordare che le 25.409 pratiche da finanziare per quanto riguarda la nostra Regione sono in parte anche il frutto dello scorrimento dei finanziamenti che nel corso di questi cinque anni è avvenuto da parte dello Stato nei confronti della Regione.
Diceva l'Assessore Lombardi che il P.A.N. non è ancora stato approvato dal Parlamento e quindi si dice che non ha valore di legge, anche se qui siamo di fronte ad un'interpretazione del Ministro che pare di diverso orientamento, ma quand'anche esso avesse valore di legge nella stesura approvata dal C.I.P.A. non ci sono quelle integrazioni chieste unitariamente dalle Regioni che ne consentirebbero una corretta realizzazione sia per quanto riguarda gli obiettivi che per quanto riguarda l'attivazione degli strumenti e la finalizzazione corretta della spesa.
Il testo approvato dal C.I.P.A., diceva l'Assessore Lombardi, lo dobbiamo ancora valutare. Questo testo, rispetto alla precedente stesura del Ministro, consiste in una modifica complessiva di 30 righe che riguardano prevalentemente, anzi esclusivamente il Mezzogiorno.
Ne discende che le risorse del fondo comune o verranno solo parzialmente spese (non si capisce per quali Po1itiche, dal momento che il nuovo P.A.N. fa una svolta di 180 gradi rispetto al precedente) o più verosimilmente sarà il Ministro a decidere su questo o su quell'altro settore rompendo con un indirizzo passato dove c'era un'ossatura generale con il Quadrifoglio e le Regioni avevano un loro ruolo da esercitare e per quanto riguarda il Piemonte questo ruolo è stato, credo, esercitato fino in fondo.
Se la risposta dell'Assessore non si colloca al di qua di queste preoccupazioni credo non si possa non trarre le due conclusioni molto chiare ed evidenti a cui non ci si può sottrarre.
La prima è una constatazione. I coltivatori diretti subiranno un aggravo annuo di oneri sociali di 600 miliardi (più o meno mezzo milione a testa in più) e questi gli verranno chiesti presto, mentre i soldi che la Finanziaria assegna all'agricoltura non si sa quando verranno spesi. Per il Piemonte non è una bazzecola, sono qualcosa come 150/200 miliardi che in parte andranno nel congelatore.
La seconda, e concludo, non è edificante. Anche dalle vicende del P.A.N. si vede che il peso delle Regioni nel sistema istituzionale nostro lo si vuol far diminuire e non di poco.
Non è solo un'offensiva antiregionalista quella in atto. E' qualcosa di più, dove si mettono in discussione indirizzi e scelte che avevano un loro perno centrale nella programmazione. Di fronte a questi fatti, certo sta bene, quella che richiamava Lombardi, l'azione coordinata delle Regioni nei confronti del Ministro, cosa che è stata fatta in passato per quanto riguarda la stesura del P.A.N., cosa che deve essere fatta oggi; ma voglio anche dire che quest'azione coordinata delle Regioni finirebbe forse anche con l'essere sterile, se non si collega alla predisposizione di interventi nuovi che consentono un collegamento delle Regioni con il sistema delle autonomie più periferiche e questo significa, Assessore, deleghe.


Argomento: Formazione professionale

Interpellanza dei Consiglieri Valeri e Sestero inerente il progetto di formazione professionale conseguente all'insediamento della centrale nucleare


PRESIDENTE

Discutiamo, infine, l'interpellanza presentata dai Consiglieri Valeri e Sestero inerente il progetto di formazione professionale conseguente all'insediamento della centrale nucleare.
Risponde l'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

In merito al problema dell'insediamento nucleare nell'area di Trino Vercellese ed alle conseguenti questioni attinenti la formazione professionale per i profili professionali necessari all'attuazione dell'intervento, si può specificare quanto segue.
Da oltre un anno ormai l'Assessorato alla formazione professionale ha richiesto, nell'ambito della Consulta della Provincia di Vercelli per la formazione professionale, all'ENEL ed alle altre parti interessate, di quantificare i fabbisogni per livelli qualitativi di formazione. A tutt'oggi questi fabbisogni devono ancora essere compiutamente stimati per livello qualitativo e manca una proiezione attendibile relativamente alle esigenze di nuova occupazione.
Sulla base di quanto statuito nella convenzione Regione - ENEL che prevede una ricaduta occupazionale, senza peraltro averne definito con esattezza gli ambiti territoriali, questo Assessorato non può essere ancora nelle condizioni di identificare, mediante le sezioni degli Uffici di Collocamento interessati, i contingenti degli iscritti con caratteristiche conferenti alle esigenze ENEL. da inserire in un processo formativo.
Questo problema è tuttora aperto perché non si sono ancora realizzate le condizioni affinché i Comuni (o il Comune di Torino) siglino la convenzione con l'ENEL nella quale tra le altre questioni sono comprese le esigenze occupazionali del mercato del lavoro locale.
Per quanto attiene la possibilità dell'accesso di progetti mirati all'occupazione al F.S.E. ed al Fondo di Rotazione, si fa presente che gli stessi potranno essere inoltrati nel momento in cui si potrà essere nella condizione, di conoscere con una buona approssimazione l'entità dei fabbisogni.
Sono in corso, da parte dell'Assessorato, consultazioni con le forze economiche e con l'ENEL per addivenire ad una concreta valutazione dei fabbisogni aggiuntivi rispetto agli organici della committenza.
Il primo documento ENEL sui fabbisogni di personale nell'ambito della costruzione della centrale nucleare è stato consegnato agli uffici dell'Assessorato nella seconda quindicina di ottobre.
Successivamente, in data 13 novembre, è avvenuto un primo incontro con l'ENEL e la Provincia di Vercelli, nel corso del quale si è fatto un primo ragionamento sui fabbisogni formativi che dovranno attivarsi nel corso degli anni per la costruzione della centrale. Entro fine mese sarà aperto un tavolo allargato alle forze economiche locali interessate ai lavori di cantiere, con la partecipazione dell'ENEL e della Provincia di Vercelli con le quali si potranno individuare le effettive esigenze di formazione nell'ambito dell'attivazione e prima esecuzione del progetto.
I tempi per la presentazione dei progetti sono già ampiamente scaduti tuttavia questo Assessorato è comunque disponibile a valutare con il Ministero del Lavoro, in presenza dei requisiti sopra esposti, la possibilità di poter superare i limiti posti dalle regole procedurali per l'accesso al F.S.E.
Si fa presente infine che il programma esecutivo per la costruzione della centrale prevede per il primo triennio l'utilizzo soprattutto di qualifiche professionali legate alle opere di costruzione civile.
Solamente dal terzo anno dall'avvio del progetto si prevede l'utilizzo di qualifiche professionali più complesse appartenenti al comparto elettromeccanico.
In questa fase si stanno già progettando gli iter formativi inerenti questo comparto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Mi pare vada colto nella risposta data dall'Assessore il richiamo al ritardo, in gran parte attribuibile all'ENEL. circa l'ottemperamento a quanto disposto dalla convenzione dal protocollo d'intesa Regione - ENEL relativamente ai progetti di formazione professionale necessari a garantire che la prevista ricaduta sul territorio sia un fatto reale e non una pura enunciazione.
Credo infatti non sfugga a nessuno che il carattere della mano d'opera disponibile sul mercato del lavoro sia dell'area vercellese che dell'area casalese ed anche dell'area torinese intorno a Chivasso che può essere interessata più direttamente all'impiego nei lavori di costruzione della centrale in larga misura è una mano d'opera di carattere generico, non qualificata, non specializzata.
E' chiaro quindi che gli obiettivi di ricaduta economica e sociale sul territorio sono legati all'attuazione di progetti di formazione professionale che coinvolgano l'insieme del sistema formativo e che quindi vedano la Regione attivarsi non soltanto per quanto riguarda le proprie strutture collocate sul territorio, in questo caso il Centro di formazione professionale di Vercelli o il Centro di formazione professionale di Casale, ma anche le altre strutture formative esistenti sul territorio.
Questo ritardo, che è stato rilevato e che anche noi critichiamo pesantemente, per cui soltanto nella seconda metà di ottobre l'ENEL ha quantificato i propri fabbisogni, ha limitato l'iniziativa regionale, per è altrettanto vero che purtroppo questi ritardi non porteranno parallelamente ad un ritardo nell'avvio dei lavori di costruzione della centrale.
Abbiamo ricevuto in ritardo i dati sul fabbisogno quantitativo e qualitativo di mano d'opera, ma nel medesimo tempo, se sono corrette le informazioni che ho attinto dalle voci che circolano, a far tempo dalla fine del 1986 l'ENEL dice che vi sarà un fabbisogno di 1.000/1.200 addetti nel settore edilizio di costruzione delle opere civili.
E' chiaro che tra questi ci sono anche i manovali che non richiedono formazione particolare, però è un dato certo che la formazione di muratori ferraioli, carpentieri ed altre figure professionali necessarie alla costruzione di opere civili non si improvvisa nell'arco di poche settimane.
Per cui se effettivamente i tempi prospettati dall'ENEL (fine '86) verranno rispettati, il fatto che oggi non si sia ancora nelle condizioni di promuovere un progetto formativo, mi pare produca uno scarto tra disponibilità del mercato del lavoro a soddisfare le esigenze ed inizio dei lavori.
Il rischio sotto questo profilo sarà, se i lavori non verranno ritardati, che la ricaduta locale sarà parziale e ci sarà invece un ricorso più massiccio al trasfertismo e le ditte che assumeranno gli appalti provvederanno anche attraverso personale reclutato altrove, quindi anche al di fuori della nostra Regione.
In questo senso andava la nostra sollecitazione a vedere quanto meno non solo di accelerare i tempi di predisposizione di un progetto formativo non solo interessante le strutture regionali, ma l'insieme delle strutture formative esistenti sul territorio, ma anche l'opportunità di predisporre un progetto quadro schematico che per queste indeterminatezze che ancora esistevano però configurasse alla C.E.E., dandoci la possibilità di una richiesta di finanziamento sul Fondo Sociale, un progetto quadro al quale far seguire il più presto possibile, appena saremo nelle condizioni, il progetto specifico.
Avevamo accertato, sotto questo profilo, che vi erano le condizioni per presentare fuori sacco, anche al di là del termine del 15 settembre che è fissato nazionalmente per la presentazione dei progetti, questo progetto attivando il Ministero a presentarlo a Bruxelles prima che l'apposita Commissione avviasse l'istruttoria delle domande presentate Anche alla luce del fatto che tra i progetti finalizzati a questo non ve ne sono presentati dalla nostra Regione.
E' una critica che rivolgo certamente anche alla precedente Giunta, la quale ha scontato sicuramente questi ritardi, perché è chiaro che se l'ENEL ha consegnato i dati sul fabbisogno quali-quantitativo alla metà di ottobre era alquanto difficile presentare dei progetti definiti, però quanto meno sarebbe stato opportuno da parte di questa Giunta presentare un progetto quadro che noi abbiamo constatato essere possibile perché questo canale è già stato utilizzato in altre circostanze.
E' una sottolineatura importante se si tiene conto del fatto che nel programma finanziario della formazione professionale per il 1986 non esiste nulla a questo riguardo.
Sappiamo che esistono difficoltà di carattere finanziario a reggere già soltanto le attività in corso, per cui nel protocollo d'intesa è quanto mano controversa la parte relativa al finanziamento, per cui a maggiore ragione esisteva, a nostro giudizio, la necessità di farsi in quattro, mi si passi questo termine, per poter attingere al Fondo Sociale.
L'Assessore ha detto: "Manteniamo aperta questa possibilità"; io non so se sotto questo profilo si è ottenuta dal Ministero qualche garanzia perché se ci fosse sarebbe maggiormente tranquillizzante, ma se non abbiamo garanzie, e ho dei dubbi che si possa averle, ad istruttoria avviata in sede di Commissione C.E.E. noi non potremo più presentare per il 1986 nessun progetto, né questo né altri sul Fondo Sociale.
Il problema del finanziamento del progetto formativo ricadrà quindi interamente su di noi o quanto meno sulla nostra iniziativa; io credo che facendo leva anche sul ritardo con cui l'ENEL ha posto la Regione per operare, dovremo batterci, al di là delle interpretazioni letterali, perch a questo punto l'onere principale se lo assuma l'ENEL e le imprese interessate eventualmente, ma non certamente la Regione.
Però è chiaro che il quadro entro il quale ci muoveremo sarà più limitato e soprattutto, al di là di questi aspetti di carattere finanziario, il fatto preoccupante riguarda gli scarti tra la predisposizione all'avvio di un progetto formativo e l'avvio dei lavori della centrale per cui si corre il rischio che il mercato del lavoro non possa domani, a lavori iniziati, soddisfare le esigenze, imponendo quindi il ricorso al trasfertismo: problema, questo, che va valutato con tutta l'attenzione che merita, se non altro per accelerare al massimo quanto non è stato fatto in questi mesi.



PRESIDENTE

Le interrogazioni e le interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

I Presidenti dei Gruppi hanno convenuto che dopo l'esaurimento del punto 2) all'o.d.g. si procedesse ad un'ulteriore comunicazione in ordine al taglio dei cosiddetti rami secchi delle FFSS, in Piemonte da parte dell'Assessore ai trasporti.
L'Assessore Cerutti infatti relazionerà oggi sugli esiti dell'incontro avuto a Roma con il Ministro Signorile.
Egli si è fatto portavoce, a nome di tutto il Consiglio, della protesta degli Enti locali piemontesi.
I Capigruppo hanno stabilito di dedicare un'ora alla discussione di questa comunicazione. Successivamente inizieremo la discussione sulla mozione presentata dal Gruppo comunista sulle centrali nucleari.
Ritengo si possa procedere senza interrompere i lavori per la pausa per il pranzo, se non vi sono opposizioni da parte dei Capigruppo, perch spezzare i lavori significherebbe protrarli fino a tarda sera; inoltre ritengo che la discussione sul nucleare debba avere un unico filone.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine all'incontro svoltosi a Roma con il Ministro dei Trasporti Signorile in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte


PRESIDENTE

La parola pertanto all'Assessore Cerutti per alcune comunicazioni in ordine all'incontro avuto a Roma con il Ministro dei Trasporti Signorile circa il taglio dei cosiddetti rami secchi delle FFSS, in Piemonte.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in data 19 novembre abbiamo avuto un incontro con il Ministro dei Trasporti Signorile ed in quell'occasione ci è stato possibile presentare a lui ed ai suoi tecnici le risultanze sia del dibattito consiliare, sia degli incontri avuti con le popolazioni, i Sindaci, gli amministratori delle zone del Piemonte interessate al taglio di alcuni tratti di Ferrovie dello Stato.
Questo incontro ci ha visti impegnati dalle ore 10,30 dapprima con due tecnici incaricati dal Ministro, l'ing. Incalza e l'ing. Rizzotti successivamente con il Ministro, alle ore 15. Era presente anche una delegazione così composta: il collega Amerio, quattro senatori comunisti un senatore repubblicano, uno socialdemocratico, uno socialista, il Sindaco ed il Vicesindaco di Asti, il Vicepresidente della Provincia di Asti e tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL - CISL - UIL della zona di Asti. Questa delegazione fortunatamente e fortunosamente si è trovata dal Ministro e con lo stesso ha avuto poi la possibilità di dialogo.
Devo onestamente dire che la disponibilità all'incontro e al dialogo con il Ministro è stata di quelle più complete.
Noi abbiamo presentato le proposte seguendo il mandato del Consiglio regionale.
Abbiamo chiesto al Ministro di voler esaminare complessivamente la prima e la seconda fase per valutare, soprattutto in certe occasioni, la problematica e la continuità di alcune linee che se considerate in termini spezzati non avevano senso: vedi il caso della Casale - Asti - Alba - Cuneo Ventimiglia e della Casale - Milano, che davano un disegno, una continuità strategica ed una conferma al Piano regionale dei trasporti.
Abbiamo chiesto al Ministro, in sostituzione del taglio della Airasca Cuneo, il mantenimento delle linee Saluzzo - Savigliano, Ceva - Ormea Pinerolo - Torre Pellice, Susa - Bussoleno per un totale di 73 chilometri rispetto agli 87 che venivano tagliati.
Abbiamo chiesto il mantenimento della linea Chieri - Trofarello in quanto insistente sull'area metropolitana torinese. Lo stesso Ministro nella presentazione dei tagli necessari per la ristrutturazione delle Ferrovie dello Stato, aveva ritenuto opportunamente di rinviare l'esame più approfondito di tratti di ferrovia che cadono in aree metroPo1itane di una certa importanza (vedi la situazione di Torino).
Abbiamo chiesto ovviamente il mantenimento in esercizio della Asti Casale considerandola con l'Asti - Castagnole quale tratto di itinerario collegante con la Cuneo - Milano ed abbiamo chiesto la sperimentazione sulle linee Asti - Chivasso e Varallo - Vignale in una forma di gestione economica a cura di una società mista fra la Regione Piemonte e lo Stato.
Abbiamo chiesto infine la sospensione del provvedimento di sostituzione del servizio ferroviario sulle linee oggetto di sperimentazione fino alla costituzione di una società mista da definirsi comunque entro sei mesi.
Il Ministro ha accettato di considerare complessivamente la prima e la seconda fase soprattutto nei casi di linee ferroviarie che hanno una loro integrazione. Ha promesso di verificare tutta la serie dei dati e degli elementi forniti dalla Regione a supporto delle nostre tesi entro dieci giorni. Ha accettato la proposta di creare una società mista per la gestione mista di alcune linee.
In quest'ottica ha manifestato disponibilità a verificare la possibilità di emettere un decreto che posticipi i termini del provvedimento e che consenta di mettere a fuoco le problematiche connesse alla creazione della suddetta società mista.
Nella sostanza abbiamo detto al Ministro che se il provvedimento deve essere uguale per tutte le Regioni d'Italia, quello della Regione Piemonte venga preso con un'applicazione posticipata di sei mesi in modo da affrontare un discorso di organizzazione di questa società mista che è l'unica proposta alternativa prodotta dalle Regioni d'Italia.
Si è dichiarato disposto a firmare un protocollo d'intesa per la stesura non solo della convenzione, ma anche di definizione delle linee da gestire attraverso progetti mirati, non solo per l'area torinese, ma anche per l'area novarese ed astigiana.
Infine, è stata accolta una proposta che riteniamo estremamente interessante se sarà attuata per quanto concerne il risparmio sui costi di gestione per le linee soggette a tagli del Piemonte che ammontavano a circa 38 miliardi e cioè una gestione di tipo metroPo1itana leggera o di tramvia veloce che tenga conto della necessità di ridurre il personale, ora eccessivo, che è una delle cause dell'enorme deficit di queste linee.
Quanto vi ho detto è stato oggetto di dibattito e di valutazione con i funzionari dapprima sostenitori della tesi esclusivamente di carattere economico, perciò un'applicazione rigida sia delle disposizioni della legge finanziaria 1985 e successivamente della legge dell'istituzione dell'azienda, ponendo il Ministro nella condizione di assumere i provvedimenti del caso; successivamente, consapevoli della necessità invece di un ulteriore approfondimento, perciò di un eventuale rinvio ad una seconda fase, di una serie di linee che dovranno essere comunque oggetto di esame e di valutazione.
Il Ministro ha ragione, e noi gliene abbiamo dato atto, che diventa insostenibile una gestione di tipo ferroviario unica su tutti i tipi di linee: l'applicazione di parametri di personale e di costi di gestione, ad esempio, uguali per la linea Pinerolo - Torre Pellice e per la linea Torino Milano. E' indubbio che la differenza di passeggeri e di persone trasportate porta inevitabilmente un grosso deficit economico di gestione.
Abbiamo detto però al Ministro che se si vorrà guardare nell'ottica di salvaguardare la grande funzionalità che le reti ferroviarie hanno sul nostro territorio, occorre percorrere la strada che a fianco delle linee considerate commerciali o di interesse commerciale da parte dell'azienda la rete altrettanto importante e valida che è la rete regionale dei trasporti doveva essere in qualche modo gestita e non tagliata. Abbiamo anche fatto presente che tutto questo ha un grosso riscontro di carattere territoriale, convinti come siamo che l'attuale sistema viario già è in crisi per sopportare uno sviluppo continuo del mezzo su gomma e che quindi diventa difficile scaricare ancora sul sistema viario una serie di tagli e di pendolarismo che trova un giusto riscontro ed una giusta soluzione attraverso la gestione del trasporto ferroviario.
Debbo anche dire ai colleghi che ci sono già giunte attenzioni e disponibilità da parte delle stesse aziende che oggi gestiscono il trasporto su gomma per affrontare questa nuova esperienza di trasporto su rotaia.
C'è stata un'evoluzione della problematica dei trasporti che esula dal vecchio sistema del trasporto su gomma da una parte o ferrovia gestita dalle Ferrovie dall'altra, per cui si può riscontrare questa volontà di interconnessione e di gestione mista del trasporto.
Noi ci auguriamo che le proposte che abbiamo sottoposto ed avuto modo di confrontare con il Ministro ed i suoi tecnici possano in questi dieci giorni essere attentamente valutate. Non siamo andati a pietire alcunché al Ministro: siamo andati a portare proposte concrete. Di questo ce ne ha dato atto il Ministro.
Devo ringraziare sia il collega Amerio che ha partecipato con me a questo incontro, sia i deputati e i parlamentari piemontesi che hanno confermato con la loro presenza questo impegno amministrativo che la Regione sta compiendo a favore di questa struttura non secondaria del trasporto.
Auguriamoci che in questo contesto il Ministro sappia raccogliere quelle che sono delle serie proposte e delle possibilità operative che la Regione Piemonte ha dato su un problema tanto importante.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti è aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo ascoltato con attenzione la relazione dell'Assessore Cerutti. E' stata una relazione corretta rispetto all'andamento dell'incontro. Io ne do una valutazione forse un po' meno ottimistica, ma questo dipende dal taglio, dalla lettura che si può dare.
Noi esprimiamo una forte preoccupazione intorno a questa vicenda e pensiamo di essere interpreti delle ansie legittime delle popolazioni e degli amministratori locali che continuano a seguire con grande partecipazione questa tormentata vicenda.
Esprimiamo forti preoccupazioni per tre ordini di motivi.
Il primo ordine di motivi è dato dall'atteggiamento del Governo, non solo per quanto già denunciato e discusso nel precedente Consiglio regionale intorno all'assenza di un raccordo con le Regioni e persino di una informazione dei Comuni e delle Province interessate ai tagli, ma anche in seguito a vicende più recenti, e cioè l'incontro di cui l'Assessore ha poc'anzi riferito. In questo incontro infatti è stato dato, a nostro avviso, da parte del Ministero, un peso eccessivo alle motivazioni tecniche dei tagli, costruite tutte sull'esistente, sullo stato dell'arte per le Ferrovie. Così come si è manifestata una preoccupazione del Ministro Signorile a senso unico: tesa solo ad evitare rinvii, a poter tagliare oggi e "poi si vedrà". Si avvertiva - ci è parso - il peso delle decisioni del Tesoro nell'atteggiamento del Ministro dei Trasporti, decisioni che vincolano i finanziamenti ai tagli qui e adesso. Il secondo ordine di motivi è dato - ci consenta Assessore - dal modo come ci si è mossi fin qui, anche in Piemonte, con qualche ritardo e qualche sottovalutazione che sono stati alla base di sviluppi davvero inusuali, al punto che dopo l'ordine del giorno approvato quasi all'unanimità dal precedente Consiglio se non vi fosse stato l'incontro ottenuto dalla delegazione astigiana l'Assessore Cerutti avrebbe ben difficilmente potuto fare qui al Consiglio la comunicazione che abbiamo volentieri ascoltato, perché non si sarebbe neppure riusciti ad ottenere entro il 21, data ultima fissata prima di dare attuazione alla decisione dei tagli, l'incontro al Ministero dei trasporti.
Non voglio insistere su questo aspetto, ma credo sia emblematico di qualche sottovalutazione, di qualche ritardo da parte del governo regionale nel suo complesso ad affrontare una vicenda che invece merita il massimo di attenzione, di impegno, di autorevolezza della Giunta regionale.
Un terzo elemento di preoccupazione che deriva dai primi due è dato dai possibili sbocchi di questa vicenda. Si è appena aperto uno spiraglio intorno alla possibilità di valutare entro una decina di giorni l'ipotesi di un rinvio del dispositivo dei tagli o almeno di un rinvio della sua efficacia per sei mesi, perché dunque i tempi sono strettissimi. Il Ministro ha avanzato in più occasioni reiteratamente l'ipotesi intanto di tagliare tutte le linee e poi successivamente di discutere se si potesse decidere il ripristino di alcune di esse, perché i tempi sono davvero stretti, perché vi è il rischio concreto, se non ci si muove bene e subito consentiteci - un po' meglio di quanto è stato fatto finora, che passi davvero questa volta una linea cieca e sbagliata che risponde nel peggiore dei modi possibili al grande dissesto delle Ferrovie dello Stato.
I giornali di ieri riferivano che il Governo è riuscito a far precipitare la situazione delle Ferrovie proprio nell'ultimo decennio quello in cui sono stati investiti 53 mila miliardi nelle FF.SS., mentre il traffico su strada passava dal 47 al 63% e le Ferrovie perdevano un altro 5 7% sul traffico merci e su quello passeggeri.
E allora cosa fare in questa situazione? In primo luogo noi crediamo sia stato davvero provvidenziale che il Gruppo comunista alla Camera abbia presentato in X Commissione una risoluzione che chiede il blocco dei tagli, e al Ministro Signorile di riferire alla Camera; risoluzione che avanza al contempo precise proposte per soluzioni concrete e alternative ai tagli.
E' utile a tutto il Consiglio regionale che questa iniziativa sia venuta ora, ma è necessario che la Regione si muova rapidamente e con il massimo di impegno. Noi abbiamo a questo proposito presentato poc'anzi un ordine del giorno: in primo luogo occorre consolidare la nostra proposta quella che qui l'Assessore ha questa mattina illustrato ed occorre chiarire ancora che noi non vogliamo difendere tutto e comunque, ma piuttosto evitare il rischio della soppressione brutale di 250 Km di linee ferroviarie in Piemonte attraverso un profondo processo di ristrutturazione e di riqualificazione delle stesse sulla linea di un alleggerimento dei servizi anche attivando processi di mobilità del personale, di una modernizzazione di larga parte delle linee che si possono salvare, di un processo di automazione, di maggiore intermodalità, di una sua integrazione nel sistema dei trasporti regionali come asse di penetrazione veloce nel territorio; che occorre consolidare e chiarire meglio ancora la nostra proposta.
In secondo luogo diciamo che occorre confermare l'ipotesi - l'Assessore poc'anzi la richiamava - di andare a forme di partecipazione della Regione insieme allo Stato e all'Azienda da studiare con adeguati finanziamenti attivando da subito la Commissione mista a tre: Governo, Regione, Azienda capace di indicare anche le soluzioni alternative sulla linea di quanto ho detto poc'anzi: snellimento, modernizzazione, automazione, intermodalità.
In terzo luogo diciamo che occorre che la Regione avvii subito i lavori di questa Commissione coinvolgendo la II Commissione permanente del Consiglio e coordinando, ciò poteva forse essere fatto anche prima, i Comuni e le province interessati che debbono rispondere alle loro popolazioni, facendo questo tempestivamente almeno da ora in avanti. Ma soprattutto ciò che occorre in primissimo luogo è corroborare nei prossimi otto-dieci giorni lo spiraglio ancora precario che si è aperto per un rinvio, per un differimento dei tagli della prima tranche in Piemonte.
Questo, Assessore, è l'elemento decisivo per la credibilità delle nostre proposte, per la continuità delle trattative col Governo, per il rapporto di questa Regione con gli Enti locali e con le popolazioni interessate.
Non si può, non si deve dare alcun credito alle ipotesi alternative che sono pure venute da parte del Governo nell'incontro cui abbiamo insieme partecipato: "Ora tagliamo, poi se la Commissione indicherà la possibilità del ripristino di alcune tratte, vi garantiamo, facciamo una lettera, un accordo". No, non si può e non si deve, per rispetto di noi stessi e del Governo.
Il punto decisivo sta proprio qui: se cioè noi in questi otto-dieci giorni riusciremo a essere in grado di corroborare la nostra proposta di un rinvio alla seconda tranche, o di una sospensione dell'esecutività del provvedimento, e dell'immediata attivazione della Commissione di studio; in grado di dare corpo e sostanza alle proposte alternative.
Nell'ordine del giorno chiediamo che si intervenga subito con il massimo di autorevolezza e cioè ci rivolgiamo al Presidente della Giunta regionale perché nella trasmissione dell'ordine del giorno da noi presentato al Governo e alle Commissioni della Camera e del Senato si intervenga ulteriormente, perché soprattutto si ottenga in tempi strettissimi una audizione della Regione Piemonte presso le due Commissioni Trasporti della Camera e del Senato.
Ecco le cose da fare subito: l) mettere insieme e attivare la Commissione tecnica, farle prendere contatto con il Governo in stretto raccordo con la II Commissione consiliare, con i Sindaci, con i Presidenti delle Province 2) ottenere rapidamente l'incontro con le Commissioni Trasporti della Camera e del Senato.
Se si fanno queste cose subito, se si approva qui questa mattina l'ordine del giorno, se il Presidente della Giunta coordina direttamente gli sviluppi di questa vicenda, riferendone già al prossimo Consiglio regionale, allora realisticamente è forse possibile ottenere i risultati per i quali tutti ci muoviamo e che qui l'Assessore stamattina richiamava.
Non mancherà, se la Giunta si muoverà (almeno da adesso) in questo modo l'appoggio del nostro Gruppo.
Queste cose vanno però fatte rapidamente; e potevano - consentitecelo essere fatte anche prima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io non sono affatto convinto e certo che ciò che l'Assessore ha riferito possa avverarsi nel breve lasso di tempo di dieci giorni, come diceva giustamente il collega Amerio.
Dieci giorni per approfondire questo discorso sono piuttosto pochi. Mi pare però che l'Assessore avesse già fatto le sue osservazioni in un precedente incontro dove gli era stata data ampia assicurazione che le linee interessate del Piemonte Sud sarebbero state svincolate da questo provvedimento; nell'incontro successivo abbiamo saputo che improvvisamente erano state reinserite e ciò dimostra quanto la Commissione non tenga conto delle nostre considerazioni.
Mi auguro invece che in questi dieci giorni si prenda in considerazione la proposta formulata dal Consiglio regionale che a mio parere è valida e dà una soluzione.
Sono altresì lieto che solo la Regione Piemonte abbia portato delle proposte alternative perché queste hanno maggiore possibilità di essere prese in considerazione.
Sarebbe bene, quindi, che in questi dieci giorni la II Commissione permanente incontri più volte l'Assessore per escogitare qualcosa e trovare il modo di farsi ricevere ancora una volta dal Ministro Signorile.
Vorrei ancora fare un rilievo riguardo il fatto che l'Assessore, come ho sentito già dire ieri, si sia "accodato" - mi si passi il termine - alla delegazione di Asti. Questo è un po' un affronto al Consiglio regionale del Piemonte che aveva approvato un ordine del giorno all'unanimità col quale dava ampio mandato all'Assessore; che un Assessore regionale non riesca a farsi ricevere da un Ministro mi pare sia quanto meno una scorrettezza e non dico altro.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho mai avuto dubbi sulla disponibilità del Ministro, qualora logicamente gli fosse presentato un piano, come ha fatto bene la Regione Piemonte, , che non fosse solo un piano di opposizione ai tagli, ma che contenesse proposte alternative basate su necessità effettive e reali della popolazione, soprattutto di quella parte, lavoratori e studenti, che maggiormente utilizza le linee ferroviarie.
Il Ministro ha dimostrato ampiamente di essere attento non soltanto alle questioni meramente tecniche ed economiche, pure molto importanti soprattutto per una legge finanziaria (perché noi non possiamo essere contrari a dei tagli che vanno a ridurre le uscite per sanare il deficit pubblico e contemporaneamente rimproverare il Governo se il deficit pubblico non viene contenuto entro limiti accettabili), ma anche a questioni sociali ben precise, tant'è vero che in questo senso si è dimostrata la sua disponibilità. Abbiamo visto che non è teso soltanto ad evitare i rinvii e logicamente noi non siamo del parere che si debba proseguire già ad un blocco dei tagli, perché ho detto che i tagli sono indispensabili là dove si possono operare proprio per andare ad una riduzione delle spese e di conseguenza ad un contenimento del debito pubblico.
Si è rimproverato al Ministro che vuole praticamente i tagli qui e adesso. Ebbene, io penso che un po' più di qui e adesso in quella che è l'amministrazione dello Stato e l'amministrazione in genere a tutti i livelli sia qualcosa di estremamente positivo nel nostro Paese dove il verbo più coniugato è il verbo slittare.
Questo rinvio di sei mesi giunge estremamente provvidenziale soprattutto per quanto ci riguarda. Siamo convinti che l'Assessore abbia bene operato, che si debba continuare in questo senso, e come giustamente qui è stato detto da chi mi ha preceduto, attivare immediatamente una Commissione di studio per preparare basi concrete a questo che è un progetto alternativo e non abbiamo dubbio che, come si è operato da parte della Regione bene sino a qui, si continuerà ad operare per andare incontro a quelle che sono necessità insopprimibili della popolazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo prende atto con soddisfazione che l'Assessore si è fatto puntuale e preciso portatore presso il Ministro delle proposte concrete che erano state avanzate in quest'aula nel dibattito di giovedì scorso e mi pare che in questa maniera si sia in sostanza obbligato il Ministro anche a comprendere che deve rispettare le leggi dello Stato e in particolare le leggi che hanno per destinatari gli organi pubblici. In questo caso si tratta della legge 17/5/85, che avevo richiamato, che nel riformare e nel riordinare nel suo insieme l'Ente Ferrovie dello Stato prima di prendere decisioni che interessano le situazioni e le esigenze locali deve collegarsi, deve prenderle quindi di concerto, con la Regione, i Comuni, e le comunità interessate.
Però la risposta di una sospensione sicura di soli dieci giorni pare effettivamente, come è già stato osservato, inadeguata perché non si vede come in dieci giorni possano essere seriamente valutate le proposte avanzate e in particolare quella di arrivare a una gestione attraverso società miste di tre linee che erano destinate alla soppressione, che come è emerso nel dibattito di giovedì scorso, sono di un certo interesse.
E' opportuna la proposta dell'Assessore ai fini di fare meditare con un certo meccanismo questa proposta, cioè quella di ottenere una sospensione dell'attuazione del provvedimento, se dovrà essere dato un provvedimento generalizzato, quanto meno per la Regione Piemonte e in questa maniera si è dato anche modo al Ministro, se avrà la volontà Po1itica,.sia di valutare seriamente la nostra proposta relativa alle società miste, sia di potersi collocare nei confronti delle altre Regioni, emanando un provvedimento che nei confronti della Regione Piemonte venga mandato ad attuazione entro sei mesi, quindi con il tempo materiale di potere essere riveduto e modificato alla luce delle nostre proposte fatte.
Noi restiamo in attenta attesa di quanto andrà a verificarsi entro dieci giorni, pur manifestando e rimarcando il nostro scetticismo che in dieci giorni si possa arrivare a una seria presa in considerazione delle nostre proposte.
Peraltro è possibile, nell'arco di questo breve tempo, riportare come è stato suggerito previa una presa di posizione, una discussione in II Commissione, le nostre proposte più precise, più tecnicamente aggiornate in modo quanto meno da convincere il Ministro che è necessario arrivare a quella richiesta subordinata, che non è certo attuata come con un errore di fatto ha affermato la collega Cernetti dicendo di avere ottenuto la sospensione per sei mesi.
L'abbiamo proposta, penso che convenga lavorare su questa proposta a un eventuale decreto del Ministro, se proprio ritiene, pressato dalla legislazione vigente e dai tempi, di dovere emanare un decreto, ma che quanto meno per la Regione Piemonte, sospenda l'attuazione per sei mesi in modo da poter valutare le proposte del Piemonte che, come ha riferito l'Assessore è l'unica Regione che si è fatta nel concreto portatrice di proposte.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, debbo dire che l'incontro è avvenuto in circostanze particolari ma l'importante è che l'incontro sia avvenuto e che l'Assessore abbia potuto farsi portatore puntuale, come molti hanno sottolineato, delle posizioni assunte dal Consiglio regionale nella passata seduta.
L'Assessore ha portato avanti le impostazioni che qui erano state date e quindi, sotto questo aspetto, esprimiamo soddisfazione. Esprimiamo anche soddisfazione per il fatto che si sia potuto aprire uno spiraglio nel complesso dei provvedimenti e delle decisioni, anche se la preoccupazione rimane. Rimane perché il rinvio di dieci giorni nella decisione è un rinvio molto breve. Occorre che la proroga di sei mesi ci sia ed è importante che non si tratti soltanto di un rinvio dell'efficacia, ma del dispositivo tale da darci la possibilità di affrontare il problema delle soluzioni alternative con una tranquillità maggiore.
E' molto importante che ci sia un'azione puntuale. L'intervento di Amerio è stato certamente interessante, però mi permetto di far rilevare che purtroppo quanto è avvenuto, cioè il grande sforzo di ammodernamento delle Ferrovie dello Stato senza un aumento di economicità, è la riprova che comunque siamo in una fase di movimento nei trasporti, per cui talvolta se è necessario fare degli investimenti anche non immediatamente con rispondenza economica, il discorso complessivo dell'economicità non pu essere abbandonato.
Non credo che qui ci sia un Ministro del Tesoro cattivo che vuole tagliare ed un Ministro invece competente che non lo vuole fare.
Vi è invece una situazione difficile del bilancio dello Stato; vi è una necessità di razionalizzare che certo ci crea dei grossi problemi. E' molto giusto che noi, a livello piemontese, ci muoviamo con forza per difendere gli interessi delle nostre popolazioni. E' giusto anche che ci muoviamo con delle proposte, come sono state qui ipotizzate, di società miste, di intervento della Regione e dei privati portando avanti nella sostanza soluzioni alternative, laddove la Ferrovia dello Stato deve comunque ritirarsi.
In conclusione, ritengo che questi dieci giorni sono molto importanti e certo noi siamo d'accordo nell'invitare ancora la Giunta ad agire con la massima puntualità possibile e con puntuale presenza.
Non mi pare che si possa parlare di un ritardo della Giunta: in fondo l'Assessore Cerutti aveva già avuto un colloquio con il Ministro dei Trasporti in condizioni difficili; un'iniziativa del governo regionale piemontese c'è stata ed è stata portata avanti anche a livello di Commissione.
Siamo in presenza di difficoltà oggettive in una situazione complessa di fronte alla quale c'è una reazione del governo regionale piemontese perfettamente corrispondente a quelle che sono le istanze che emergono dalla popolazione e dal consiglio.
In quanto all'ordine del giorno sarà importante sentire cosa ne pensa anche il Governo. Noi riteniamo che tutto è già in fondo contenuto nell'ordine del giorno che è stato votato la settimana scorsa. Non abbiamo difficoltà, comunque, in linea di principio, ad approvare anche un nuovo documento, purché non vincoli tanto a passi stretti e precisi. Occorre quella elasticità di movimento necessaria da parte della Giunta nei contatti che avrà perché possa arrivare concretamente ai colloqui necessari per ottenere il rinvio di sei mesi, che sia possibilmente un rinvio della parte dispositiva con l'apertura ad un confronto serio sulle proposte che si stanno portando avanti a livello regionale.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare. Comunico che è stato distribuito un ordine del giorno presentato dal Gruppo PCI.
Ritengo si debba trovare un accordo tra i Gruppi per poter giungere ad un documento unitario anziché porre in votazione in questo momento l'ordine del giorno PCI.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo sul fatto che si possa raggiungere l'unitarietà su questo documento.
E' importante sapere se intendiamo con questo testo e con qualche integrazione concludere questo dibattito. Diamo importanza a questo perch occorre tenere molto vigile l'attenzione del Consiglio e vincolare a passi precisi quello che dobbiamo fare, perché non ci fidiamo tanto di promesse che non si sono ancora compiute.



PRESIDENTE

L'Assessore ha letto rapidamente questo ordine del giorno e spetta a lui o alla Giunta, comunque al suo Presidente, e ai Gruppi determinare se e come collocarsi rispetto a questo documento.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Devo dare delle doverose precisazioni in risposta ai colleghi, anche perché io non voglio essere ottimista oltre misura, ma neanche pessimista fuori luogo.
Ritengo compito di un Assessore essere realistico, riportando al proprio Consiglio una serie di fatti, di atti od altro.
Voglio tranquillizzare il Consigliere Fracchia che l'Assessore regionale non è stato a rimorchio della delegazione di Asti, che vi è giunta attraverso i suoi Ministri, così come l'Assessore vi è giunto attraverso i suoi.
Il fatto che la delegazione astigiana si sia trovata insieme a noi è stata una coincidenza.
Si è comunque arrivati attraverso il Governo sia da parte sia dall'altra. La conferma l'ho avuta lunedì pomeriggio alle ore 16.
La sommatoria comunque delle delegazioni ha consentito a parecchie persone di affrontare questo problema. Ritengo doveroso e giusto fare questa precisazione, collega Amerio; non è che il Gruppo comunista ha chiesto il blocco dei tagli; il Gruppo comunista, partendo da valutazioni riferite alla Sicilia, dove lamentava il taglio di 600 e più Km,. chiedeva che per lo sviluppo della Sicilia il Ministro rivedesse le sue posizioni il che è diverso dalla richiesta in senso generale del blocco dei tagli.
Vediamo, per quanto riguarda il Piemonte, come stanno le cose.
Certamente dieci giorni non sono sufficienti per avere una valutazione e una revisione dei problemi del Piemonte, però questi giorni il Ministro li ha presi, per assumere le seguenti decisioni: 1) lo scambio fra prima e seconda fase dell'Airasca - Cuneo che dovrebbe essere tagliata subito 2) il salvataggio, cioè lo spostamento attuale nella seconda fase perciò con maggior tempo di valutazione delle linee: Pinerolo - Torre Pellice, Saluzzo - Savigliano, Ceva - Ormea, Bussoleno - Susa.
Lo spostamento nella seconda fase non significa il salvataggio di queste linee, significa avere maggiore tempo per affrontarle e analizzarle nel contesto operativo.
La richiesta di valutazione per la linea Asti - Casale, nel contesto della direttrice Ventimiglia - Cuneo - Casale - Milano, comporta un'implicazione delle FF.SS. circa la possibilità di maggior utilizzo di una linea che è oggi penalizzata dal fatto che il traffico è interrotto: la Castagnole - Asti è fuori esercizio da quasi dieci anni ed è indubbio che il traffico per Milano o da Milano per Ventimiglia è costretto a ripiegare su Torino o su altre linee.
Questa è una valutazione che il Ministro dovrà fare nell'ambito dell'Azienda per capire se effettivamente quanto espresso dal nostro piano dei trasporti, quanto è stato evidenziato dagli amministratori astigiani perciò come realtà di asse portante del trasporto della mobilità di persone e di cose nel Piemonte, sia valido o meno.
Per quanto riguarda la terza valutazione, che è stata affidata al Ministro, quella riferita alla Trofarello - Chieri, noi abbiamo detto che è parte del territorio metroPo1itano di Torino e che se una modifica doveva essere fatta e deve essere fatta a questa linea è quella di consentire una penetrazione maggiore in Torino e pertanto consentire di fare Chieri Trofarello - Lingotto evitando una serie di difficoltà di trasbordo dei passeggeri che scoraggia anche l'utilizzo del mezzo ferroviario per mancanza di coincidenze proprio a Trofarello. Intendiamo mantenere questa linea in quel quadro di esercizio, come oggi avviene seppur in forma precaria, delle ferrovie in concessione e farne un unico pacchetto, quindi oltre che per la Trofarello - Chieri anche per la Torino - Ceres e la Canavesana.
Nella sostanza, ancorché vi è stata posta la possibilità di tagliare 87 Km immediatamente, la possibilità di sei mesi di slittamento del provvedimento per due linee, la Asti - Chivasso e la Varallo - Novara significa avere l'opportunità di affrontare nel concreto il problema di concerto tra Regione e Azienda ferroviaria e quindi poter dire a quelle popolazioni che qualsiasi atto che viene fatto è un atto provvisorio, ma che esiste nel concreto la possibilità di una gestione alternativa.
Io mi auguro che il Ministro accetti il pacchetto che noi abbiamo fornito: lo accetti sebbene abbia detto chiaramente, anche in presenza dei sindacati e dei colleghi della Commissione, che in primo luogo è un atto monocratico suo e che poteva fare a meno di sentire chicchessia perch questo era un mandato che il Parlamento gli aveva assegnato in funzione di due leggi.
Noi abbiamo cercato di evidenziare che quando si effettuano tagli di questo genere i problemi di carattere locale devono essere valutati.
In secondo luogo il Ministro ha detto, anche serenamente al sindacato che uno dei motivi per i quali esiste la perplessità, per quanto riguarda la Regione Piemonte, di rinviare di sei mesi l'applicazione del provvedimento, è dato dal fatto che vorrebbe azzerare un discorso soprattutto rivolto al personale.
Ha detto: "Non mi fido di un passaggio di gestione tra Stato e Regione mantenendo una struttura di personale che è quella che ha determinato il grande disavanzo, e che non vorremmo influisse su un passaggio di gestione di tipo diverso".
Questo per non creare privilegi per chicchessia, visto che da linee con presenza di 170 persone si passerà poi a delle linee con 4 o 5 persone, se si vuole gestire. Esiste un'unica preoccupazione - e lo dico onestamente di fronte a quanto ci spetta: non è tanto la scommessa, così come l'abbiamo chiamata, di gestire queste linee regionali in termini diversi e con caratteristiche diverse, ma è la mancanza di previsione finanziaria di investimenti, perché assumere la gestione della linea Chivasso - Asti non è un grosso problema, il vero problema è come abolire, o come trasformare 52 passaggi a livello che come minimo richiedono 5 o 6 miliardi di investimento.
Lo stesso discorso vale per la Novara - Varallo (al massimo potrebbe esserci un problema di interconnessione da Vignale a Novara per quanto riguarda la penetrazione nella città) dove ci sono 40 e più passaggi a livello.
Il Ministro ci ha fatto questa proposta: poiché questa riduzione finanziaria non è prevista per il 1986 come risparmio immediato delle FF.SS., cioè come elemento di quota per l'equilibrio finanziario l'utilizzo dei soldi che vengono risparmiati dalla Regione per via dei tagli per investimenti sulle linee piemontesi, anziché rimetterli nel ciclo di eventuali risparmi nazionali; in sostanza si tratta di trasformare facciamo l'ipotesi più assurda, il taglio dei 38 miliardi in investimenti per l'ammodernamento di queste linee.
E' una proposta positiva, perché anche soltanto operando un taglio di 70/80 Km sarebbe possibile disporre di 7/8 miliardi necessari per partire immediatamente a lavorare sulle linee che dovrebbero fare da campione.
Ci vorrà del tempo per poter ammodernare le linee, nel senso che per abolire dei passaggi a livello, montare quelli nuovi e fare altre operazioni forse qualche momento di black-out si presenterà, ma ritengo non sia la fine del mondo, in quel momento, far capire a Sindaci e amministratori che si sta voltando pagina, nel concreto, cioè con investimenti sulle linee per organizzare una nuova gestione del trasporto e con la necessità anche di reperire dei mezzi moderni che ovviamente non possono essere questi delle FF.SS.
Nell'ordine del giorno si richiede un'audizione da parte del Presidente della Giunta davanti alle Commissioni della Camera e del Senato. Sono d'accordo.
Ho l'impressione che quando andremo a incontrare le Commissioni, ad eccezione di atti o di comportamenti che maggioranza o minoranza in termini diversi assumeranno, ci sentiremo con ogni probabilità dire che il Ministro è delegato a questo e che nell'ambito del suo esercizio si assume la responsabilità dei tagli. Sono disponibile, come penso lo sia anche il Presidente della Giunta, ad affrontare e a richiedere immediatamente questo incontro.
Voglio ancora dire al collega Amerio circa la sua frase "poteva essere fatto prima o poteva essere fatto meglio" (mi consenta, come Assessore, non è per difendere me stesso) che nei confronti di atti di questo tipo che sono assunti dal Governo su atti votati dal Parlamento (se andate a vedere le votazioni noterete che erano tutti d'accordo per ricondurre questa situazione) e che vengono calati sulla testa della periferia, e qui per periferia intendo le Regioni, attraverso una informazione ridotta al lumicino, cioè un pezzo di carta con i tagli già elencati od altro, dando origine a una vasta agitazione, penso che come Regione e come Assessorato si sia fatto il possibile, attraverso l'elaborazione di controproposte e ritengo vi sia stato un intenso impegno Po1itico da parte del Consiglio regionale.
Magari non abbiamo inciso in scelte che purtroppo erano state assunte del Governo e dal Parlamento italiano, ma noi contiamo, proprio per la serietà che ha contraddistinto sempre la Po1itica dei trasporti di questa Regione, che l'ha vista prima Regione d'Italia a dotarsi di un piano dei trasporti e sempre controparte corretta nei confronti sia del Governo sia del Ministro, di poter anche questa volta evidenziare i propri problemi e ottenere quella giusta attenzione che è stata sollecitata da parte del Consiglio regionale e che soprattutto vede impegnate in questo momento con grande apprensione le comunità locali del nostro territorio.



PRESIDENTE

Se non vi fossero emendamenti all'ordine del giorno, tanto varrebbe porlo in votazione, ma, poiché emendamenti ne sono stati presentati proporrei che nel corso della discussione sulla mozione comunista sulle centrali nucleari le forze Po1itiche si incontrassero per valutare l'opportunità di arrivare ad un ordine del giorno unitario.
Ritengo infatti si possa nel frattempo predisporre un ordine del giorno che abbia caratteristiche unitarie e quindi tale da essere più forte verso il Governo ed il Parlamento.
A questo scopo si incontrino i Presidenti o i delegati dei Gruppi. Non essendovi opposizioni e prima di passare alla discussione della mozione sulle centrali nucleari, passiamo al punto successivo all'o.d.g.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Avondo, Bergoglio, Cerchio, Croso, Guasso, 0livieri, Pezzana, Ratti Staglianò, Tapparo e Vetrino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 12/11/1985 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/78 n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi energetici

Esame mozione presentata dai Consiglieri Bontempi, Bruciamacchie, Ferro Rivalta e Valeri sulle centrali nucleari


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame della mozione presentata dai Consiglieri Bontempi, Bruciamacchie, Ferro, Rivalta e Valeri sulle centrali nucleari.
La parola al Consigliere Rivalta per l'illustrazione.



RIVALTA Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il ricorso ad una mozione è sempre un fatto Po1itico di rilievo poiché la mozione è lo strumento per chiedere al Consiglio regionale di pronunciarsi su questioni di particolare importanza. E tali sono le questioni riguardanti la centrale nucleare poste nella nostra mozione.
Il significato Po1itico della presentazione di una mozione viene poi ampliato dal fatto che alla mozione si sia dovuto far ricorso per rompere il silenzio in cui il Consiglio è lasciato, su questioni rilevanti, da parte di una Giunta che non dà segni di voler informare, di voler chiarire le proprie posizioni in merito e confrontarsi sui compiti ed impegni che ad essa derivano.
Ed è proprio questo il comportamento tenuto da questa Giunta la quale non ha sentito a tutt'oggi la responsabilità di discutere in Consiglio del problema della centrale nucleare, dei problemi dell'energia, dei problemi in particolare che la centrale nucleare determina, di quella problematica cioè, che per la complessità e per l'entità materiale e culturale di cui è portatrice, è e sarà fra le più rilevanti, forse la più rilevante, fra quelle che la Regione è chiamata ad affrontare.
A tutt'oggi - e siamo a circa 4 mesi dalla sua formazione, a quasi 7 mesi dalle elezioni, a 8 mesi dallo scioglimento del precedente Consiglio questa Giunta non ha ancora fatto sapere se ha preso in attenzione un rilevante problema come quello della centrale nucleare, non ha fatto sapere quali sono gli atteggiamenti e le Po1itiche che intende assumere, in quali modi intenda dare al Consiglio regionale il ruolo che ad esso compete, in quale modo ritiene si debba governare questo non breve periodo di futura realizzazione dell'impianto, facendo partecipare alle decisioni, con piena conoscenza dei problemi e in piena trasparenza di comportamento, non solo il Consiglio ma anche le comunità locali.
Il particolare rilievo della questione "Centrale nucleare" non si è esaurito il 4 gennaio.
Non si sarebbe del tutto esaurito per questo Consiglio regionale neppure nel caso in cui il 4 gennaio si fosse considerato inammissibile la localizzazione della centrale nucleare sul territorio regionale: se le centrali nucleari sono, come sono tuttora, previste nella Po1itica energetica nazionale, per i problemi di ordine culturale e sociale e istituzionale che comportano, per gli strutturali indirizzi economici e processi tecnologici a cui sono connesse, per le dimensioni di spazio e di tempo con cui interagiscono con l'ambiente, per i problemi di sicurezza e di governo che determinano avrebbero comunque riproposto il dibattito in questo Consiglio e in questa Regione.
Ma certo la ragione del dibattito e il dibattito avrebbe avuto motivazioni meno dirette.
Il 4 gennaio scorso però - con convincimenti faticosamente acquisiti e per qualcuno, almeno, a sentire dai sussurri di un tempo e anche di oggi conseguiti anche attraverso un percorso costellato di incertezze e di dubbi - a larga maggioranza, sulla base di un giudizio di accettabilità dell'impianto nel territorio piemontese, abbiamo deciso la sua localizzazione scegliendo tra due siti possibili, Po1 e Po2.
A partire da quel momento la questione della centrale nucleare non solo ha perso di rilevanza, ma si è fatta sotto vari profili più acuta.
Si è passati ad una fase di predisposizione delle condizioni amministrative ed operative necessarie per dare avvio alla realizzazione della centrale che secondo le previsioni dovrebbe avvenire dopo che il nulla osta alla costruzione sia stato concesso, presumibilmente nella seconda parte dell'87. E le date qui hanno un'importanza notevole.
Si è ancora in una fase quindi di definizione dei termini con cui la centrale nucleare può essere realizzata.
Il quadro delle valutazioni e dei dati contenuti nel rapporto ENEL dell'84, in base ai quali si è ritenuto ammissibile l'insediamento della centrale e si è operata la scelta localizzativa, vengono ora sottoposti a verifica che si voglia o no dagli approfondimenti di indagine e dalle elaborazioni esecutive di progetto che questa nuova fase impone, e senza i quali approfondimenti ed elaborazioni non si potrà dar vita alla realizzazione.
Completamenti ed approfondimenti di quel quadro di valutazioni e di dati forniti nell'84 devono essere prodotti dall'ENEL sulla base delle prescrizioni dell'ENEA e delle raccomandazioni degli Atenei torinesi.
Sotto questo profilo, l'ENEL deve produrre il rapporto preliminare di sicurezza e il piano delle infrastrutture; deve sviluppare il programma di studi ambientali (fra tanti altri che sono stati richiesti dalla Regione dopo l'apporto degli Atenei). E cito il piano degli studi ambientali perché proprio l'impatto della centrale nucleare con l'ambiente, la diffusione di più di un metro cubo di acqua al secondo attraverso le torri di raffreddamento è un problema che in una qualche misura non è stato affrontato sufficientemente prima della decisione del 4 gennaio: è stato approcciato, è stato, per approssimazione, valutato sulla base di modelli matematici utilizzanti dati di altre parti dell'Europa, con l'impegno che su questa questione l'ENEL avrebbe proceduto a creare le condizioni di stima più puntuali della situazione, di questa situazione del bacino padano, catino chiuso fra le Alpi, dove scarsi sono i venti e gli inquinamenti stagnano.
Solo dopo questi ulteriori approfondimenti ed elaborazioni potrà essere dato da parte dell'ENEA il parere per il nulla osta alla costruzione.
Più in generale l'ENEL deve dare, a partire dal 4 gennaio, attuazione agli impegni assunti con la Regione, contenuti e sottoscritti nell'apposito verbale d'intesa, a cui io rimando tutti i colleghi.
La questione della centrale nucleare è entrata quindi in una fase estremamente delicata, in una fase dopo la quale non potrà esserci ritorno sulla decisione.
In questa fase di verifica, se le valutazioni in ordine alla qualificazione del sito contenute nel rapporto ENEL '84 erano probanti, e stante i fatti che sono avvenuti dopo il 4 gennaio, dico che è opportuna questa verifica della probità dei dati che l'ENEL ci aveva fornito. In questa fase si affrontano in termini puntuali tutti i problemi aperti e che insorgono per la realizzazione della centrale e si definiscono in relazione ad essi i modi concreti per affrontarli.
Se prima del 4 gennaio era stata operata una valutazione del quadro di ammissibilità o meno della centrale, tendente ad escludere impedimenti oggettivi e strutturali all'insediamento, ora si tratta di definire le condizioni attraverso le quali l'insediamento si può attuare nel rispetto effettivo delle disposizioni e degli indirizzi convenuti.
Non può sfuggire a nessuno l'importanza di questo periodo di lavoro sia per quanto concerne la verifica e la conferma dei dati di partenza, sia per quanto riguarda la ricerca delle soluzioni ai problemi aperti che devono essere il meno incidenti possibile sull'ambiente, sul territorio sull'economia e sulla vita sociale della zona.
Ove i dati di partenza non venissero confermati da questa fase di verifica e le nuove valutazioni fossero tali da rendere inaccettabili le centrali nucleari nel nostro territorio, bisognerà avere il coraggio di prenderne atto e trarne le conseguenze. Di qui l'estrema delicatezza del momento. E se ciò dovesse essere fatto, è necessario lo si faccia al più presto, direi subito, prima dell'avvio dei lavori di realizzazione che avverrà nell'87 inoltrato.
Se, come noi auspichiamo, tale eventualità non si porrà, ma dovrà essere comunque verificata, sarà comunque necessario che la Regione svolga appieno la sua funzione di interlocutore efficace e incisivo, non passivo nei confronti dell'ENEL. affinché le soluzioni progettuali che si stanno elaborando siano le meno pesanti per la comunità e il territorio.
Per loro natura istituzionale, la Regione e l'ENEL. pur operando nel quadro generale di quello che è individuato come l'interesse del Paese hanno ruoli specifici diversi. Il ruolo dell'ENEL in ultima istanza si specifica in quello di realizzare la centrale, quello della Regione in quello di governare la vita economica, sociale e culturale della comunità.
L'ENEL sta sempre più specializzando la sua azione, in ragione di questo suo specifico compito, sull'aspetto cantieristico e realizzativo. Il problema è passato ormai ai suoi centri di progettazione e di costruzione.
A discutere dei problemi della centrale per parte dell'ENEL sono ormai gli uomini che governano le commesse, quelli dei bulldozer, quelli degli stati di avanzamento. Il tempo della fase realizzativa è già cominciato.
Dico questo con tutto rispetto del loro ruolo e delle loro efficienti e determinate capacità, ma noi per il nostro ruolo dobbiamo essere altrettanto capaci, efficienti e puntuali. Dobbiamo infatti sapere che la ragione stessa dell'operare degli uomini che l'ENEL oggi ha messo in campo concentra la loro attenzione sulla realizzazione e sul rispetto dei programmi; non è a loro che possiamo affidare la definizione, o non solo a loro, dei problemi aperti e che di continuo si apriranno nel merito dell'interrelazione e dell'impatto di una cosa grande opera con l'ambiente con il territorio, con le attività economiche, con la vita sociale e culturale della comunità regionale e locale e che non è a loro che possiamo dare il compito di individuare i limiti inderogabili delle risposte che devono essere date.
E' questo invece un ruolo proprio delle competenze della Regione e degli Enti locali, delle assemblee elettive attraverso a cui queste istituzioni si esprimono.
La Regione, sotto questo profilo, non può pensare di aver esaurito i suoi compiti con la deliberazione del 4 gennaio. Non può fare come stanno facendo il Parlamento, il Governo, i Ministri e persino il Consiglio di amministrazione dell'ENEL che, ciascuno per propria competenza legislativa e burocratica prese le rispettive decisioni che a cascata hanno portato alla fase di predisposizione ed avvio della realizzazione della centrale hanno ritenuto concluso il loro compito, risolto il loro problema. Da quel momento il problema è divenuto di altri, dell'ufficio che segue la pratica.
La Regione deve denunciare questo fatto: la caduta di responsabilità che i vari organi dello Stato hanno mostrato attorno al problema della realizzazione della centrale nucleare. Intanto non deve comportarsi allo stesso modo e pensare che il problema non sia più suo; ma sia ora di altri magari della Provincia e dei Comuni, oppure sia ridotto al punto di poterlo seguire occasionalmente, saltuariamente, delegandolo ad un qualche Assessore.
La questione della centrale è di grande rilevanza; richiama la responsabilità complessiva della Regione, del Consiglio e della Giunta, e per questa, in primo luogo, del suo Presidente, che non abbiamo mai sentito prestare attenzione a questa questione (mi pare non la stia prestando nemmeno ora) e degli Assessori che per competenze hanno ruolo e dovere di intervento.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sei provocatore. Io sono qui e non mi sono mosso, anche se per bisogni di altro genere avrei dovuto sortire, abbi pazienza!



RIVALTA Luigi

Ti interessa discutere la questione della centrale?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mi interessa il dialogo garbato con tutti qui dentro.



RIVALTA Luigi

Sto mantenendo un dialogo del tutto garbato.



PRESIDENTE

Colleghi!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ripeto: sto rivedendo tutto quello che dicevi. Accidenti!



RIVALTA Luigi

Capisco, Beltrami, che l'attività della Giunta, per esperienza che ho fatto, sia un'attività che possa mettere davvero in difficoltà. Io non ho fatto nessun affronto a te. Ho solo chiesto che tu mi stia a sentire perché stavo dicendo che questo problema non può essere passato al vicino



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ti stavo ascoltando.



RIVALTA Luigi

Io sono contento che tu mi dica che mi stavi ascoltando.
Siamo quasi alla fine di novembre, è la prima volta che ne parliamo credo possa essere giusto chiedere l'attenzione della Giunta e degli Assessori. L'abbiamo fatto con una mozione e chiediamo anche che ci si presti l'attenzione che è dovuta. Poi ammetto che si possa firmare, si possa parlare con qualcuno e con un altro orecchio sentire, ma in quel momento io mi rivolgevo al Presidente, quindi temevo che neppure udisse. La realtà dei fatti è questa.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta stava seguendo, il Consigliere stava esprimendo le sue opinioni, non c'è null'altro da dire. Possiamo proseguire.



RIVALTA Luigi

Sono davvero contento che il Presidente abbia precisato che mi stava seguendo. Sono davvero contento, ma non perché seguisse me, ma perch seguisse l'argomento che stiamo trattando. L'impressione non era quella. Se mi sono sbagliato sono pronto a riconoscerlo, però è anche giusto che si riconosca che in quel momento l'impressione era che il Presidente stesse facendo altro. Ma chiudo, è finito qui.



PRESIDENTE

Stava prendendo appunti sulle cose che lei, Consigliere, stava dicendo.



RIVALTA Luigi

Benissimo, mi fa molto piacere. Mi permetto soltanto di dire, sulla base di questa interruzione, che se il comportamento è così reattivo ad una discussione che io credo di aver condotto finora in termini del tutto corretti diventa difficile discutere in questo Consiglio regionale.
La Regione deve rimanere l'interlocutore attivo e permanente del Governo, dei Ministri, del Consiglio di amministrazione dell'ENEL e dell'ENEA, in rappresentanza della comunità regionale e locale.
E qui voglio appuntare una particolare importanza che oggi ha il rapporto con l'ENEA.
All'ENEA compete il compito di svolgere l'istruttoria tecnica del progetto sulla base delle prescrizioni che essa stessa ha dato ai fini del rilascio del nulla osta alla costruzione.
Le prescrizioni che riguardano i problemi di sicurezza non interagiscono solo sull'impianto in quanto tale, ma con il suo inserimento ed impatto con l'ambiente (si vedano appunto le prescrizioni dell'ENEA) e richiedono che la soluzione dei problemi posti dall'esercizio della centrale ed in particolare quello delle scorie venga definito prima che si inizino i lavori di realizzazione. Sono questioni che sono state particolarmente alla nostra attenzione. Sono questioni che sono state, in larga misura, riproposte dallo stesso apporto degli Atenei torinesi.
E' necessario che venga rivendicato un rapporto di informazione e collaborazione tra ENEA, Regione e Comuni che abbia lo stesso spirito di collaborazione che si è avuto nella fase precedente al 4 gennaio con questo Ente.
Vogliamo sperare che il cambiamento dell'interlocutore ENEA con la Regione, che è avvenuto in questi passati mesi, non significhi un cambiamento di rotta. Quello che è certo è che senza una sollecitazione costante della Regione in questa direzione e senza una capacità scientifica e tecnica della Regione a colloquiare su questi temi con l'ENEA quel rapporto di collaborazione non si stabilirà, eppure è importantissimo perché proprio da questo rapporto di collaborazione, dal modo trasparente con cui verrà condotto, dalle informazioni che si deriveranno dipenderà il significato profondo di sostanza e non di puro e semplice atto burocratico del parere per il nulla osta della costruzione.
Dicevo che la Regione deve essere l'interlocutore permanente di queste istituzioni Po1itiche che ho citato e deve essere l'interlocutore permanente ed il controllore del rispetto dei patti sottoscritti nei confronti dell'apparato tecnico dell'ENEL. Deve, per gli aspetti di interrelazione e di impatto della centrale con l'ambiente ed il territorio saper proporre le linee di soluzione valide per la comunità e saper svolgere la funzione di garante degli interessi di questa.
Su questa strada si era posta la Giunta della passata legislatura dopo il 4 gennaio. Un lavoro che con l'ausilio di una struttura tecnica interna e con l'apporto degli Atenei si è svolto sino al momento della nomina della nuova Giunta, come dimostra la documentazione che alla nuova Giunta, nonch ai Capigruppo, è stata allora consegnata.
Non ci risulta, vorremmo sapere in merito, che quel lavoro sia continuato, che si sia dato slancio ai lavori della Commissione tecnica interna della Regione, slancio all'apporto degli Atenei. Abbiamo, anzi, la sensazione che qualcosa si stia sgretolando e smantellando attorno a questo lavoro tecnico e scientifico e che magari si preferisca ricevere le veline da parte degli Enti preposti alla costruzione ed alle forniture delle componenti l'impianto. Si ha la sensazione che alcuni Assessori, ed io sono pronto a ricredermi nel momento in cui ci saranno dimostrazioni di fatto non abbiano inteso la rilevanza dei problemi e della responsabilità che ne derivano, oppure avendole soppesate intendano defilarsi. E, certo, non è comodo gestire, governare una Po1itica così difficile e complessa come quella riguardante la centrale nucleare.
L'entità dei problemi che si pongono emerge con evidenza oltre dalle ragioni di verifica delle stesse valutazioni probanti per l'ammissibilità della centrale nucleare, anche dal confronto tecnico-scientifico che è stato condotto da gennaio a luglio, in riferimento ai contenuti del verbale d'intesa, dalle strutture operative della Regione che richiamavo prima e dagli Atenei in contraddittorio con l'ENEL.
A quelli già affrontati e delineati prima del 4 gennaio se ne sono aggiunti altri, più propriamente esecutivi e particolari, e sotto questo profilo era inevitabile ed anche previsto.
Quello che non era previsto è che problemi, che erano stati affrontati prima del 4 gennaio e per i quali era stata definita la consistenza e considerato sulla base di quelle valutazioni le possibilità concrete di affrontarli, si siano riaperti riprospettandosi in altra misura ed in altra natura.
Dapprima, ad esempio, il problema degli inerti necessari che era stato esaminato e discusso e che ripetutamente era stato ribadito da parte dell'ENEL che potesse essere, nel caso dell'insediamento a Trino, contenuto in limiti esigui. Gli inerti per la formazione dei terrapieni avrebbero potuto finanche essere ricavati dalle escavazioni in loco necessarie per la fondazione dell'impianto, o al massimo essere contenuti in l,5 milioni di metri cubi.
Ora gli inerti necessari (le cifre di prima erano contenute nei rapporti del 1984) dichiarati nei nuovi documenti presentati questa primavera dall'ENEL ammontano a 5-6 milioni di metri cubi.
E' ben vero che ciò deriva da un'esigenza tecnica di ridurre gli impatti sulla falda e da questo punto di vista la soluzione può essere ritenuta anche positiva.
Resta il fatto che i problemi degli inerti e delle falde erano stati entrambi posti fin dall'inizio dalla Regione all'attenzione dell'ENEL.
La soluzione prospettata dall'ENEL garantiva le soluzioni di entrambe le questioni con la minima esigenza di escavazione.
Questo tipo di soluzione divenne uno degli elementi che in maniera più evidente differenziavano gli impatti ambientali tra la Po1 e la Po2.
La scelta di Po1 è dipesa, credo, in grande misura, da questo fattore non trovando negli altri degli elementi di grande differenziazione. Credo siano più di uno i colleghi che pure in quella situazione erano tentati di scegliere Po2 e non l'hanno fatto, fra varie considerazioni, per questa determinante: che la scelta di Po1 avrebbe determinato di gran lunga meno esigenza di escavazione e quindi, sotto questo profilo, meno problemi ambientali indotti.
L'alleggerimento delle falde che io non esito a dire sia positivo si ribalta all'improvviso dopo la scelta già effettuata di Trino sul problema del reperimento degli inerti e sull'impatto ambientale che ciò determina e non è un problema di poco conto. E' un problema che abbiamo incominciato ad affrontare nei primi mesi dell'anno e che la Regione deve seguire con attenzione perché attorno a questa questione sono possibili grandi devastazioni dell'ambiente.
Intanto la prima attenzione, mossa dall'esigenza di escavazione, è stata rivolta al materiale che è contenuto nella zona della Partecipanza (Montarulo) che è inserita in un piano dei parchi. Credo che dobbiamo essere molto attenti a difendere le nostre scelte, soprattutto quando sono di difesa ambientale.
Attorno a questa questione sono aperte le corse anche di carattere speculativo che possono essere incentivate dall'entità delle escavazioni da produrre e da questo tipo di lavoro che davvero si presta per i suoi eventi anche occasionali a processi di carattere speculativo.
Altre questioni sono mutate. L'entità dell'occupazione del suolo agricolo. E' stato prospettato dall'ENEL. dopo la decisione del 4 gennaio che il numero degli ettari da espropriare non era solo all'incirca 300 o di poco superiore, ma era diventato di circa 600 ha, quasi raddoppiando la quantità di terreno agricolo da espropriare.
Ed anche qui se avessimo conosciuto valutazioni del genere prima del 4 gennaio certamente la quantità di terreno da espropriare, anche a parità di condizione.tra Po1 e Po2, avrebbe fatto sollevare qualche dubbio maggiore su Po1 stante la rilevanza dei terreni agricoli in questa zona. In questi 600 ha ce ne sono 140 che l'ENEL ha dichiarato per iscritto nei primi mesi di quest'anno di voler espropriare per far passare le condotte di adduzione e di restituzione dell'acqua di raffreddamento al Po. Io credo che qui davvero bisogna ancora e con puntualità prestare attenzione. Certo i canali di adduzione e di restituzione devono essere realizzati e costruiti, ma si tratta di realizzarli e di costruirli in modo che diano il minor impatto con la struttura agricola presente in quelle zone e che intanto non si esproprino i terreni: che venga dichiarato, garantito, controfirmato, a smentita delle lettere già inviate alla Regione, che l'uso di questi terreni non è sottoposto ad esproprio, caso mai a servitù come avviene in generale per tutte le condotte.
Ma voglio qui rilevare un altro fatto paradossale. Si tratta di una fascia di 100 metri per 14 km di lunghezza che è almeno, per la sua estensione, determinata da un vincolo di percorrere il territorio del Comune di Trino.
E' una questione che se non abbiamo affrontato prima dobbiamo, in qualche misura, considerare oggi. La decisione a Trino, in quella situazione burocratica amministrativa indicata dal Ministero ed accettata da noi, rende poi difficile adattare la realizzazione di un impianto che costerà migliaia di miliardi, che ha problematiche così consistenti come quello di una centrale nucleare, ad un territorio comunale.
Fare questo vuol dire condizionarci nella realizzazione di un'opera così rilevante a dei confini burocratici - amministrativi. Se si potesse scegliere, se si dovesse scegliere (ma qui è necessario un rapporto con gli altri Comuni) un altro percorso, la lunghezza del percorso non sarebbe di 14 km intanto, potrebbe consistentemente ridursi. Questo fatto, che qui richiamo, ci mette con tutta crudezza in evidenza una qualche forzatura nell'interpretazione del concetto "Comuni interessati". Mi permetto di dire qui persino una qualche fondatezza di sostanza sul ricorso che è stato fatto al T.A.R. da Enti locali ed istituzioni varie. Qui per una questione piccola, la pulce che si posa sull'elefante, emerge come davvero il problema non può essere riportato alle dimensioni di un confine comunale.
Non lo può in termini pratici, in termini operativi, non lo può nella sostanza della questione di fondo che la centrale nucleare richiede sostanza culturale, sostanza di atteggiamento, di convivenza della popolazione.
Ora, sulla questione dell'occupazione dei terreni agricoli, si prevede anche la necessità di un canale scolmatore. La questione era emersa negli ultimi incontri del mese di luglio. Un canale scolmatore per lo smaltimento delle acque meteoriche richiederà anche qui occupazione di altro terreno.
E' ritenuto - almeno dalle mie informazioni che non sono recentissime, sono di allora - da parte del rapporto tecnico-scientifico dell'Università non necessario e d'altra parte le acque meteoriche anche se convogliate ora da superfici asfaltate, certo estese e quindi con velocità di riflusso maggiore, erano acque che già prima defluivano nel comprensorio agricolo di Vercelli, che quindi possono trovare ancora per questa via organizzato il deflusso, il modo di smaltirsi.
Ed anche qui allora bisogna stare attenti a partire dal problema della difesa dei terreni agricoli, della riduzione al massimo della loro erosione che su questa questione non ci siano invenzioni strane, tra l'altro improvvisate fino a gennaio; il problema non appariva tale da richiedere il canale scolmatore, mentre ora, dopo pochi mesi, nasce anche questo problema.
Percorro rapidamente le questioni, non tanto per entrare nel merito, ma solo per richiamare ai colleghi, forse non tutti hanno letto le documentazioni fatte dal gruppo di lavoro della Regione, le varie questioni che sono emerse.
E' mutata anche la punta massima della presenza di manodopera che è passata da un'indicazione di 2.700 occupati contemporaneamente presenti nei periodi di punta sul cantiere e che ci era stata indicata nel rapporto del 1984 sulla base della quale avevamo fatto tutte le valutazioni di impatto sociale, territoriale, urbanistico con quel territorio, a 4.700 occupati quasi il doppio. Cresce quindi, almeno proporzionalmente, la presenza dei trasfertisti e comunque la presenza di quelle persone che, anche pendolari richiedono una capienza ricettiva da parte di quelle zone.
Le implicazioni sul piano sociale non sono di poco conto se si considera che il Comune più grande è Trino con 10.000 abitanti, mentre molti altri sono al di sotto dei 5.000 e qualcuno addirittura dei l.000 abitanti.
Si acuisce il problema della struttura ricettiva. Occorre trovare delle soluzioni che non siano temporanee, che non siano le tradizionali baracche nelle quali vengono alloggiati i lavoratori dei cantieri perché qui si tratta di un cantiere che durerà dieci anni, e non diciotto - venti mesi.
Le soluzioni pertanto dovranno essere il più estese possibile, di carattere stabile e la realizzazione di queste abitazioni di carattere stabile probabilmente ottenute attraverso il recupero degli abitati esistenti non utilizzati, deve anche fornire l'occasione per una reale trasformazione strutturale, qualitativa di questi abitati. Ma il problema sta diventando proprio anche per il cambiamento di queste cifre, assai più grande. Nessuno di noi si adombra per il fatto che cresca il numero assoluto degli occupati indotti da una centrale nucleare. Avevamo però proposto all'ENEL. la quale aveva voluto darci una dimostrazione della possibilità di rispondere a questa questione a Montalto di Castro, se lo ricorderà la collega Bresso quando con il Po1itecnico e gli Atenei visitammo quel cantiere, di contenere le punte massime proprio per ridurre al massimo i problemi di carattere sociale, urbanistico e funzionale.
L'ENEL ci aveva assicurato che la punta massima sarebbe stata 2.700 e questo dato non lo traeva da una stima improvvisata, ma dall'esperienza di Montalto di Castro. La gestione di questo cantiere, infatti, è informatizzata, per cui si conoscono le presenze che ci sono quotidianamente e l'esperienza di quel cantiere, come di altri che l'ENEL ha condotto in questi ultimi tempi, forniva tutte le condizioni per una valutazione approfondita quale doveva essere.
Dico anche qui, non apro la discussione, che la conoscenza di dati così difformi sulla presenza di punta degli occupati nel cantiere avrebbe potuto anche riaprire la questione tra Po1 e Po2, essendo significativamente diversa la struttura, la consistenza dei centri abitati dell'una zona rispetto all'altra.
C'è stato anche in questi mesi, dopo il 4 gennaio, un balletto sconcertante riguardante i costi della centrale nucleare e tenete presente che anche questa questione era stata una ragione del convincimento che ci eravamo indotti all'interno del Consiglio regionale per la scelta nucleare.
Ci erano stati mostrati vari conti che almeno sotto il profilo della convenienza economica indicavano come era necessario costruire centrali nucleari perché il costo del kw/h sarebbe stato significativamente inferiore ad altre produzioni salvo quella idroelettrica.
Ebbene, nei rapporti dell'84 il costo complessivo di costruzione della centrale nucleare era indicato in 3.300 miliardi; nella primavera dell'85 sui giornali, non attraverso le vie istituzionali, veniamo informati che questo costo non è congruente all'impegno di costruzione che l'Ansaldo deve fornire. Per la sola opera principale nucleare leggiamo che quel costo di 1.300 miliardi che era la parte relativa ai 3.300 indicati nel 1984 per l'Ansaldo era diventato improvvisamente 2.200 miliardi.
L'accordo che l'ENEL e l'Ansaldo hanno raggiunto è su delle posizioni molto vicine al prezzo originario dell'ENEL. di poco superiore a quei l.300 miliardi, ma sconcertante è il modo con cui questa questione dei costi si è espressa tra enti pubblici o a partecipazione pubblica e il modo con cui si è risolto. In questo caso l'Ansaldo che cosa ha fatto? Un tentativo e ha ritratto la mano appena qualcuno gli ha dato una bacchettata sopra o si sono trovate delle vie di accomodamento che non conosciamo? Sono stati ricondotti, come qualche giornale ha adombrato, dei costi su altre voci, su altri capitoli? Era giusto questo? Forse sì. Ma di che cosa si è trattato? Ora il costo complessivo della centrale nucleare è stato stimato e indicato dall'ENEL in una valutazione come data risposta al 31/12/1984 - è singolare questa data quattro giorni prima del momento in cui abbiamo deciso pensando che costasse 3.300 miliardi - intorno ai 5.000 miliardi. Ma si sa anche che il costo di investimento di questa centrale nucleare e lo si sa perché lo sta discutendo l'ENEL e queste notizie poi trapelano e da voci anche fondate, che il costo di investimento complessivo oggi è valutato in 10.000 miliardi tenuto conto degli interessi e delle revisioni prezzi.
Ma allora perché non dire tutte queste cose prima? Magari sono semplicemente da chiarire questi dati e magari il chiarimento era utile e opportuno ed avrebbe anche convinto, ma perché non dirle prima e tenerle taciute? c'è un'incertezza generale sull'attuazione del piano energetico dell'81. Vi ricorderete che la decisione regionale è avvenuta nel contesto di un programma che prevedeva la costruzione di quattro centrali nucleari e di quattro centrali tipo. Fra l'altro, questo problema certamente ha anche influito su questo balletto delle cifre e dei costi. L'incertezza nel costruire le quattro centrali nucleari rimette in discussione però non solo i costi. Oggi non appare fattibile quel programma di quattro centrali nucleari. Altre Regioni hanno risposto "no" ed io non entro nel merito della loro risposta. Si sa che le indagini tecniche condotte in altre Regioni, per esempio quella della Lombardia, hanno posto problemi seri gravi, che forse potranno mettere anche in discussione l'ammissibilità dell'insediamento della centrale in quella Regione.
Ma allora che senso ha, se non va avanti, se non si riavvia concretamente una Po1itica nucleare con qualche significato (e forse le quattro centrali erano davvero la soglia minima per dare significato ad una Po1itica nucleare), costruirne una a Trino? Se il problema nel nostro Paese è solo di ritrovare per altra via la produzione di energia elettrica che può dare una centrale nucleare di 2.000 megawatt, quella di Trino, allora credo si possa tranquillamente affermare che si possono davvero trovare tante altre vie, questo a livello di produzione, ed allora non ha neppure senso costruire la centrale di Trino.
Non ha senso per il problema dei costi che forse è emerso non con la trasparenza dovuta sulla questione dei costi e del dibattito Ansaldo ENEL. ma non ha senso sul piano della predisposizione della realizzazione di quell'atteggiamento culturale, di quell'atteggiamento di governo che è necessario per convivere con le centrali nucleari. La costruzione di una sola centrale nucleare di questo nuovo tipo a Trino, se così dovesse essere, rischia di far diventare il problema delle nuove generazioni delle centrali nucleari il problema di quel Comune. Semmai, se ci sarà responsabilità sufficiente di questa Regione, ma non il problema di un Paese, come invece deve essere la questione delle centrali nucleari per tutte le implicanze produttive, di gestione, di sicurezza, di tipo culturale che queste impongono.
Sono tutte questioni che sono emerse nel corso di questi mesi. Nessuna di queste, forse, ma io non ho elementi per dirlo, tale da farci cambiare parere sulla decisione di ammissibilità della centrale nucleare, ma certo sono questioni che non possono essere lasciate passare in silenzio e purtroppo siamo alla fine di novembre e si sta avvicinando ormai la fase sempre più irreversibile della realizzazione della centrale.
Sono emerse incertezze quindi su dati e valutazioni, io ho fornito alcuni esempi succintamente, prego i colleghi di andarseli a rivedere nelle documentazioni, capiranno anche il modo con cui sono emerse delle valutazioni che erano già state date, prima del 4 gennaio, per fondate.
Qui nasce una questione che non posso tacere - e nessuno spero mi voglia tacciare di provocatore perché non lo sono e non l'ho mai fatto - ed è il problema dell'affidabilità dell'ENEL: questo rapido mutare di valutazioni, dopo il 4 gennaio, qualche questione ce la pone. L'ENEL aveva prodotto il rapporto dell'84, sulla base di un lavoro che era durato circa un anno e mezzo. Ci era stato detto che per quel lavoro l'ENEL aveva speso circa 15 miliardi. Davvero c'è da chiedersi come nel giro di poche settimane dati che erano dati di valore, di fondo in quel rapporto siano mutati. Qual è stata allora la spesa successiva per fare le analisi giuste se quelle che erano costate 15 miliardi erano sbagliate? Se ci si era mossi con quell'impegno di spesa e con quel tempo non limitato per produrre dei dati sbagliati, il problema dell'affi-dabilità tecnica dell'ENEL emerge appieno.
E se non è un problema di affidabilità tecnica dell'ENEL? Se l'ENEL già sapeva che alcuni di quei dati erano mutati, perché ce l'ha taciuto? E qui nasce il problema dell'affidabilità dell'ENEL e di altri organismi dello Stato nel rapporto con l'istituzione regionale, nel rapporto fra le istituzioni pubbliche. Io credo che non siano problemi di piccolo cabotaggio questi. Credo non lo siano proprio perché le questioni della centrale nucleare ciascuno di noi, mi riferisco ai colleghi che erano qui il 4 gennaio e che hanno votato "sì" per la centrale nucleare, se le porteranno dietro per molto tempo, se le ritroveranno fin che faranno attività Po1itica, perché certo questi problemi dureranno, si evolveranno e c'è il timore che qualcuno anche incancrenisca nei prossimi dieci anni durante la realizzazione. La presenza di una centrale nucleare non si esaurisce, anzi, per qualche aspetto, si rilancia nel momento in cui entrerà in gestione. Ed allora questo problema dell'affidabilità etica di correttezza tra istituzioni dello Stato assume anche qui un rilievo non di carattere secondario. Voglio sperare che davvero si riescano a chiarire, se equivoci sono stati, quali sono questi equivoci e che si possa ricostruire un nuovo clima di fiducia, senza del quale credo non sia possibile a nessuno partecipare ancora ad un processo che richiede grande responsabilità.
Dal lavoro svolto è emersa poi una sempre maggiore difficoltà collaborativa con l'ENEL. Rifiuto di prendere in considerazione i problemi di collocazione e di impatto territoriale, funzionale e paesaggistico dell'impianto, che pure è un impegno che l'ENEL si è assunto nel verbale discutere con la Regione e non certo la progettazione della centrale nucleare, ma i problemi che mi permetto, con una troppo schematica definizione, dire di contorno, di inserimento, di architettura. E pensate un Po1o si costruirà nel Vercellese un impianto di dimensioni colossali rispetto a quelli che normalmente ci ritroviamo nel territorio. Non credo sia mai stato costruito un impianto di queste dimensioni nel territorio regionale. Le torri di raffreddamento sono alte 170 metri, qualche metro in più della Mole Antonelliana, per intenderci, solo che non finiscono a guglia, la sommità ha una superficie che, grosso modo, è quella di un campo da football. Ha la base convenientemente più larga. Credo che sia corretto per un'istituzione come la Regione porsi un problema che qualcuno ha considerato marginale e che qualcuno ha persino respinto quasi con derisione di come questo complesso così mastodontico, così visibile, così cruento in quell'ambiente fatto di pianure, debba essere visto sotto il profilo del suo inserimento, della sua qualità nel rapporto con il paesaggio, della sua qualità di tipo anche architettonico. Se penso che nel passato tutte le grandi operazioni di qualsiasi civiltà, in qualsiasi regime, sono state realizzate lasciando sul territorio i segni di una cultura, i segni di un livello culturale e pensate, per esempio, alla grande eredità culturale in termini architettonici che ci lascia la Chiesa del passato, in ogni Comune, in ogni comunello, e qui siamo in presenza di uno Stato che opera attraverso un intervento di realizzazione di un impianto che è eccezionale, che è singolare, che è delicato, che è anche mastodontico e ci si deride perché ci si pone il problema di vedere come questo si realizza almeno a qualche livello di compatibilità estetica culturale di inserimento ambientale? Ma è stato persino rifiutato di prendere in considerazione il problema degli effetti che la presenza della centrale dislocata in un certo modo, con le torri di raffreddamento in prossimità della strada delle Grange, quella che va a Vercelli, pu determinare nei periodi invernali, quando con la caduta delle pioggioline queste possono rapidamente condensarsi e gelare sulla strada.
Qui si è detto che non si può modificare, rigirare questa centrale sempre perché ci sono i confini del Comune di Trino che impediscono di trovare un altro impatto.
Ci sono stati ritardi e riluttanze nel fornire le informazioni necessarie alla Regione ed agli Atenei per poter valutare e partecipare alla definizione delle scelte. Di fronte a queste questioni a me pare sia necessario, se si vuole andare avanti, un impegno a fondo della Regione che affronti il problema complessivo della centrale nucleare: è necessario che oggi si definiscano nuove forme di governo ad un nuovo livello di qualità di incidenza nell'interlocuzione con l'ENEL e con l'ENEA per controllare quanto sta avvenendo.
Di qui le richieste di metodo di lavoro contenute nella nostra mozione.
Non chiediamo qui oggi di discutere i singoli e specifici problemi di merito. Io li ho richiamati solo per dare idea, senza poi entrare, al di là di qualche momento, nel merito per dare idea di quale problematica ci si trova di fronte.
Voglio solo aggiungere per titoli che ci si trova di fronte ai problemi della committenza, ai problemi dell'occupazione lavoro, della formazione professionale.
Nel verbale d'intesa abbiamo posto che la committenza deve avvenire in piena trasparenza, ma garantendo anche sollecitazioni, input positivi alla struttura economica produttiva regionale.
Sappiamo, per ragioni oggettive, che la parte principale nucleare sarà affidata per concessione, ma abbiamo sentito dire che anche la parte elettromeccanica sarà affidata per concessione, cioè anche per questa parte si rischia di avere, di fatto, una trattativa privata, coinvolgendo le strutture produttive regionali in subappalto, che è una delle questioni che è stata esclusa nelle trattative con l'ENEL e che è stata posta come cosa da evitare nel verbale d'intesa.
Di qui quindi le questioni di metodo che vengono poste nella nostra mozione che ritengo siano articolate con chiarezza. Hanno come fondamento quello di impegnare la Regione e la Giunta per quanto di sua competenza ad una presenza più attiva che è mancata in questi ultimi mesi su questa questione: a stabilire rapporti con il Consiglio perché tutto quello che avverrà deve avvenire in piena trasparenza; a stabilire precise responsabilità all'interno della Giunta.
Sollecitiamo il Presidente Beltrami ad assumere il ruolo di Presidente in primo luogo su una questione di così grande rilievo, forse quella di più grande rilievo che questa Regione deve affrontare e che svolga quindi la funzione di direzione e di coordinamento dell'apporto interdisciplinare necessario che all'interno della Giunta, sul piano Po1itico, deve essere fornito, sapendo che oggi il problema è assai meno problema di energia, è assai di più problema di altri settori.
Il problema dell'energia va oggi affrontato sugli altri indirizzi quelli che sono stati taciuti in questi mesi, ma che erano alla base e prioritari direi alla costruzione della centrale nucleare anche nel verbale d'intesa, cioè il risparmio, la diversificazione delle fonti, l'utilizzo delle fonti alternative, in particolare dell'idroelettrico e di altre forme come la cogenerazione, il metano e così via.
Il problema dell'energia ha tanti altri filoni su cui dispiegare il suo impegno. Quello della centrale nucleare sta diventando davvero un problema interdisciplinare che coglie degli aspetti di sostanza di vari Assessorati richiede un apporto di carattere collegiale ed una responsabilità primaria del suo Presidente.
Chiediamo ci sia un ampliamento della struttura tecnica regionale che deve seguire questi problemi che stanno crescendo e la cui natura sta diventando sempre più pesante; che si rilanci il rapporto con gli Atenei garantendo agli stessi, attraverso l'interlocuzione diretta della Regione con l'ENEL e con l'ENEA, di poter fare, sulla base di informazioni date tempestivamente e complete, tutto il loro lavoro.
Mi sembrano queste le ragioni fondamentali, ma non ho elencato tante altre che sono contenute nella mozione, per cui chiediamo alla Giunta di darci risposta. Termino qui per brevità, su questo argomento poi ci sarebbero e spero ci siano, impostato il lavoro, definito il metodo di lavoro, tante occasioni per venire nel merito, dicendo che il Gruppo comunista, almeno una parte consistente di esso, non si è rimangiata la decisione del 4 gennaio.
Già allora nel nostro Gruppo c'era chi era contrario, ma la parte consistente del Gruppo ha votato a favore il 4 gennaio ed è disposta a realizzare questo programma,solo nella misura in cui siano chiari i termini di lavoro, di confronto e di informazione. Senza questo e senza che l'impegno della Regione si fondi su capacità tecnico-scientifiche le più elevate possibili, noi ci disgiungeremo da questo problema, dalla responsabilità di questo problema, sino anche, se necessario, a schierarci a quel punto contro, perché la centrale nucleare si deve, si può costruire solo se ci sono le condizioni reali di controllo, le condizioni oggettive perché si costruisca senza provocare danni irreparabili all'ambiente ed alla comunità.
Se non ci sono queste condizioni, noi saremo contrari.



PRESIDENTE

Sulla mozione illustrata dal Consigliere Rivalta è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Vorrei fare un'osservazione: nell'ultima riunione dei Capigruppo ricordo perfettamente che si era detto, almeno come programma di massima che dopo l'introduzione da parte del proponente si sarebbe collocato l'intervento della Giunta. Penso che questo, ai fini dei successivi interventi, sia necessario.



PRESIDENTE

E' vero che si era ipotizzato questo programma. Onestamente però devo dire che questa ipotesi è stata poi scartata, nel senso che si era ritenuto di aprire la discussione in modo che l'Assessore, intervenendo per ultimo potesse dare delle risposte a tutti. Se intervenisse ora egli risponderebbe esclusivamente in parte e sarebbe poi obbligato ad intervenire nuovamente.
In ogni caso si era ritenuto di lasciare al Presidente la facoltà di decidere in un senso o nell'altro.
La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non c'è dubbio che la situazione piemontese è carica di problemi, ma ricca anche di possibilità e di sfide da raccogliere se ci faremo carico, tutti, di un rinnovato, serio e quotidiano impegno.
Dico subito che non siamo tra quelli che sanno sempre cosa bisognerebbe fare a casa altrui e che abbiamo soprattutto la grazia dei dubbi e della stessa complessità dei problemi.
Ma va altresì detto che è almeno da dieci anni che in Regione Piemonte si parla di energia e di centrali di produzione con dibattiti seri e che non siamo quindi alle prime battute o all'anno zero come qualcuno vorrebbe farci credere.
Così come non siamo, in materia nucleare, i primi della classe, essendo funzionanti, in due altre Regioni, il Lazio con Latina e Montalto di Castro (Viterbo) e l'Emilia Romagna con Caorso (Piacenza) tre centrali nucleari.
Durante la terza legislatura, l'8 giugno 1982 ed il 4 gennaio 1985 sono stati assunti forse gli atti Po1itici più rilevanti per volontà di tutte le forze Po1itiche - ad eccezione del PDUP - e cioè la scelta delle aree suscettibili di insediamento nucleare e la successiva localizzazione della centrale in Trino Vercellese, Comune che aveva espresso il suo assenso. Ciò sta a significare che la convivenza della comunità trinese con la centrale precedente (e più vecchia di costruzione) non aveva e non ha creato dei problemi a quella comunità.
Il Gruppo democristiano, pur dando il suo assenso, non vot l'insediamento a cuore leggero. Il nostro Gruppo, infatti, non è mai stato e non è per la scelta nucleare ad oltranza ed indiscriminata: all'unanimità, infatti, abbiamo espresso il diniego ad una seconda nuova centrale. Le esigenze ecologiche e la salvaguardia dell'incolumità dell'uomo e dell'integrità della natura fanno parte del patrimonio culturale e morale che ci caratterizza. Ma ciò non toglie che una delle strade obbligate attraverso cui puntare alla ripresa economica ed allo sviluppo della nostra Regione fosse appunto quella della centrale elettronucleare.
In queste condizioni, ritenemmo nostro preciso dovere esprimere un giudizio meditato e motivato, pur essendo allora in minoranza e quindi esclusi da atti di governo.
Infatti, a nostro avviso, non deve essere il singolo interesse a determinarci nella nostra scelta, bensì l'interesse generale della comunità, alla quale dobbiamo rispondere in termini di garanzia ambientale e di qualità della vita, ma anche e nello stesso tempo di sviluppo economico e quindi, nel nostro caso, di ripresa dell'economia piemontese creando, con la costruzione della centrale, effetti indotti di notevole portata sia nel settore produttivo (con le commesse industriali e conseguentemente, sui livelli di occupazione), sia nel settore socio economico delle zone circostanti l'impianto.
1) Votammo quindi a favore dell'insediamento della centrale nucleare per realismo ed obiettività, ma soprattutto perché non volevamo mancare a quel ruolo di "governo delle scelte" che il Consiglio aveva voluto assumere sin dall'inizio della vicenda, non demandando ad altri funzioni ad esso proprie. Infatti se non decideva il Consiglio regionale del Piemonte, entro i termini concessi dalla legge, dal momento della richiesta del Ministero dell'Industria, avrebbe deciso in sua vece il Comitato Interministeriale Programmazione Economica, togliendo quindi alla Regione ed agli Enti locali la funzione di governo e forse vanificando la possibilità, estremamente importante e significativa, di confrontarsi con l'ENEL. attraverso un'apposita convenzione, come invece è avvenuto, impegnando così l'Ente di Stato in una serie di precisi comportamenti a garanzia della sicurezza e della salute, della tutela dell'ambiente e delle necessità dell'agricoltura.
2) Perché siamo stati assistiti (con convenzione), nel corso dell'indagine, dall'Università e dal Po1itecnico piemontese per controllare, verificare ed integrare il lavoro e le informazioni dell'ENEL e per dare certezza dal punto di vista geologico, sismico, di sicurezza ed in generale all'impatto socio - sanitario - economico ed ambientale. Una "super Commissione" tecnico-scientifica ha sviscerato criticamente il rapporto di localizzazione presentato dall'ENEL. senza peraltro sovrapporsi all'operato dell'ENEA, Ente per legge competente per il controllo. E l'ENEL ha riconosciuto nella Regione un interlocutore con cui dovrà affrontare tutti i problemi derivanti dalla costruzione. L'ENEL inoltre si è impegnato ad investire in Piemonte nel settore idroelettrico tanti miliardi quanti ne investe nel nucleare. Il deficit energetico piemontese, con la centrale nucleare, con lo sviluppo della cogenerazione e del teleriscaldamento, con la diffusione della rete di metanizzazione e con nuovi impianti idroelettrici e con il ripristino degli impianti esistenti e non più in esercizio, dovrebbe quindi essere colmato.
3) Infatti, la nostra Regione ha un forte deficit energetico e quindi un'elevata importazione dall'estero. 4) Votammo a favore perché il Piano Energetico Nazionale ha come obiettivo la riduzione della dipendenza energetica italiana dalla fonte finora dominante: il petrolio. Così nel 1985 l'Italia sta ancora producendo il 65% della propria elettricità con il petrolio contro l'8% della Francia ed il 10% della Germania. E tutti sanno che il kw/h ricavato bruciando petrolio costa il triplo del nucleare.
Ancora recentemente il Ministro Altissimo ha ribadito l'economicità del nucleare rispetto alle altre fonti. Secondo valutazioni dell'ENEL il costo totale per kw/h dell'energia prodotta dai nuovi impianti nucleari risulta circa la metà di quella prodotta da impianti ad olio combustibile. Rispetto al carbone il risparmio è di circa un terzo.
5) Perché gli altri Paesi europei e mondiali accelerano a ritmi sostenuti i loro programmi di diversificazione del nucleare: basta pensare alla Francia che nell'84 ha il 58% dell'elettricità prodotta di fonte nucleare, la Germania il 23%, la Gran Bretagna il 18% contro il 3 dell'Italia. Infatti l'Italia spende decine di miliardi per importare idrocarburi da trasformare in elettricità oltre ad acquistare direttamente l'energia elettrica prodotta nelle centrali nucleari all'estero. Per il nostro Paese l'incidenza della bolletta energetica sulla bilancia dei pagamenti ammonterà, per il 1986, intorno ai 40 mila miliardi.
6) Perché non si poteva pensare all'utilizzo del carbone quando lo Stato ipotizzava un ridimensionamento del suo programma di utilizzo, senza contare che la centrale a carbone presenta anche dei grossi inconvenienti.
Produrre 10 miliardi di kw/h in una centrale a carbone significa consumare 3 milioni e mezzo di tonnellate di carbone immettendo nell'atmosfera tonnellate di anidride solforosa con conseguenti piogge acide ed anche rifiuti radioattivi più consistenti e pericolosi delle emissioni di una centrale nucleare controllata. Per questo è stato necessario rivolgersi anche ad impianti più potenti, come appunto la centrale nucleare, che potrà dare un contributo annuo fino a 12 miliardi di kw/h, che non copriranno comunque tutti i bisogni della nostra Regione (che superano i 17 miliardi).
7) Votammo, infine, a favore purché si instaurasse un serrato e costruttivo dialogo con le collettività più interessate all'insediamento.
Coinvolgendo attivamente nella fase di realizzazione della centrale gli Enti e le popolazioni locali, le organizzazioni degli imprenditori e i sindacati dei lavoratori. E resta ferma, ancora oggi, a nostro avviso, la regola della ricerca del consenso.
La mozione presentata dal Gruppo comunista ha lasciato diversi colleghi perplessi: il quotidiano "Il Manifesto" del 20 ottobre, riferendosi alla centrale di Trino, titolava: "Il nucleare è buono solo quando al governo c'è il Partito Comunista". Alcuni colleghi, Consiglieri di maggioranza commentavano: "Cambiando sedia si mo-difica per alcuni il modo di pensare".
Altri: che il Gruppo comunista cerchi degli alibi semplicistici per mutare atteggiamento? Stamani abbiamo sentito dal collega Rivalta dare una risposta chiara e cioè che il Gruppo comunista non muta atteggiamento.
So per esperienza, ormai consolidata, che in quest'aula c'è qualche volta disattenzione ed insofferenza verso chi prende la parola, quasi che chi tenta di dare un contributo parli solamente per il libro verbali e sia sopportato, nel migliore dei casi, con l'auspicio che l'intervento si concluda rapidamente.
Mi auguro invece che lo stesso Consiglio dimostri, come spesso accade di essere, un organismo vivo e partecipe alle diverse posizioni e non solamente una stanza di compensazione. C'è allora da presagire che all'inizio di questa quarta legislatura quest'aula, dalla quale esce l'autorità della legge, possa essere sempre più una sede ove ci si confronta costruttivamente, nell'interesse non solo della dialettica Po1itica, ma del sereno confronto tra le diverse forze Po1itiche che mirano sostanzialmente a risolvere i problemi concreti della gente del Piemonte abolendo gli steccati di diffidenza ed auspicando la collaborazione di tutti, senza la quale i programmi non hanno alcuna possibilità di realizzazione.
Occorre infatti uscire dalla prospettiva di decadenza e dall'apatia mobilitando tutte le energie esistenti in Piemonte e mettendole in grado di realizzare feconde collaborazioni e preziose sinergie.
Se quindi crediamo al dialogo o meglio al confronto, non si pu liquidare un problema come quello nucleare in alcune battute.
Vorrei quindi dire il pensiero del mio Gruppo al riguardo dei temi trattati dalla mozione e dal comunicato comunista che mirano sostanzialmente al controllo delle scelte e soprattutto ai processi di realizzazione dell'opera.
Ma detto questo va evidenziato come sia erroneo usare i termini contenuti in tale documento non solo perché risulta assente la comprensione e la disponibilità verso l'altrui pensiero, ma anche perché si dimentica che soltanto dal 6 agosto (e quindi solo da tre mesi) sono state assegnate le competenze ai singoli Assessori. Inoltre è fondamentale ricordare che i problemi ora sollevati esistevano ancora prima del 6 agosto e facevano carico a coloro i quali, oggi, forse dimenticano tutto un passato.
Personalmente penso che la mozione del Gruppo comunista ponga inoltre delle condizioni alla realizzazione della centrale nucleare mancando le quali l'assenso dato a suo tempo dal PCI all'insediamento potrebbe modificarsi sino a trasformarsi in netto rifiuto.
Le preoccupazioni o meglio le tre condizioni irrinunciabili, perché il parere del Gruppo comunista non muti, mi paiono.
l) l'involuzione della Po1itica energetica nazionale del Governo, che si manifesta con l'aggiornamento del Piano Energetico Nazionale 2) l'inerzia della Giunta regionale pentapartita che sfiora - dice il PCI in un suo comunicato - il disinteresse e che stamani chiede - con il collega Rivalta - di rompere il silenzio 3) il comportamento reticente ed in certi casi del tutto inaffidabile dell'ENEL.
La Po1itica energetica del Governo.
Non credo che tutte le ragioni positive che hanno indotto la stragrande maggioranza del Consiglio a decidere per la localizzazione della centrale nucleare in Piemonte scompaiano perché il programma del Piano Energetico Nazionale è in fase di aggiornamento.
Credo piuttosto, come ha affermato recentemente il Presidente della Commissione Industria, il sen. Rebecchini, che il Piano Energetico Nazionale resti sempre valido nella sua strategia, ma debba essere aggiornato in qualche suo aspetto, tenendo conto degli obiettivi raggiunti e di quelli mancati e soprattutto dell'evoluzione dell'economia energetica nel mondo.
L'attuale aggiornamento del Piano Energetico Nazionale (PEN), a quattro anni dalla sua approvazione, ripropone, per il settore elettrico, le medesime strategie di intervento fissate nel 1981. Le sole varianti significative riguardano la dimensione della nuova potenza da installare che risulta inferiore alla precedente, in ragione del ridotto ritmo di crescita dei consumi verificatosi negli anni passati.
La piena conferma dell'impostazione di base era d'altronde scontata visto che gli obiettivi del PEN sono tuttora fuori discussione: allentamento del vincolo petrolifero, diversificazione delle fonti energetiche, riduzione del costo di produzione, continuità ed affidabilità del servizio elettrico, recupero ambientale.
Appare pertanto indispensabile che il Parlamento approvi, senza ulteriori indugi, l'aggiornamento del Piano Energetico Nazionale ed inviti il Governo ad adottare tutte le iniziative utili per una sua immediata attuazione, In particolare, è necessario che, in base alle vigenti leggi il CIPE deliberi la localizzazione delle centrali nucleari in Lombardia ed in Puglia e delle centrali a carbone di Vado Ligure, Trieste, Piombino e Licata, insieme al rifinanziamento delle leggi sul risparmio energetico e sulla diversificazione delle fonti energetiche. Il tutto, ovviamente previa intesa con le Regioni interessate.
Certo vorremmo suggerire una maggiore reciproca informazione e collaborazione tra Stato e Regioni, tra grandi Enti nazionali e Regioni che parta già dalla fase.di impostazione dei programmi e non metta le Regioni sempre di fronte al fatto compiuto di progetti energetici calati dall'alto e presentati come immodificabili.
Sul piano nazionale ancora la decisione dell'ENEL di assegnare all'Ansaldo i primi l.400 miliardi della commessa elettronucleare di Trino sui 5.000 miliardi del costo totale di costruzione della nuova centrale è un risultato positivo e ricco di favorevoli sviluppi perché certamente attiverà opere civili, dove verranno utilizzati migliaia di lavoratori e metterà in moto un indotto nucleare che vedrà certamente coinvolte diverse aziende piemontesi.
Le opere civili inizieranno entro il luglio 1987 e la scadenza è stata fissata al maggio 1994 per l'entrata in funzione della centrale.
Sul problema sicurezza abbiamo appreso che l'edificio del reattore è una costruzione cilindrica in calcestruzzo armato del diametro di 43 metri e dell'altezza di 65. Sulla sommità questo contenitore "primario" è chiuso da una cuPo1a emisferica ed attorno al contenitore stesso verrà realizzata una seconda struttura cilindrica per garantire una doppia protezione, anche nell'ipotesi incidentale più gravosa per scongiurare il rilascio di radioattività all'esterno della centrale. La struttura è inoltre progettata per resistere al sisma ed all'eventuale caduta di aerei.
Ma la sicurezza delle centrali nucleari non è solo teorica, ma è dimostrata dall'esperienza. A tutt'oggi nel mondo sono in esercizio più di 300 centrali nucleari, alcune delle quali funzionano da più di venti anni.
Esse hanno raggiunto un'elevata sicurezza di funzionamento sebbene i guasti non siano mancati.
E' lecito affermare che le esperienze acquisite sui 300 impianti fino ad oggi realizzati hanno consentito alle tecniche di sicurezza di compiere notevoli progressi che permettono di guardare con fiducia all'utilizzazione di questo genere di impianti destinati a svolgere un ruolo fondamentale nel futuro scenario energetico.
Grazie al raggiungimento poi dell'accordo relativo ai costi di costruzione delle nuove centrali, l'economicità del nucleare rispetto alle altre fonti rimane confermata. Lo ha affermato il Ministro dell'Industria Altissimo fornendo in Commissione Industria della Camera risposte ai quesiti formulati nel corso del dibattito sull'aggiornamento del Piano Energetico Nazionale.
Allora il nostro preciso dovere non può che essere quello di proseguire per la strada intrapresa che sì comporta scelte difficili, ma responsabili e non più dilazionabili. Sull'inerzia della Giunta regionale va detto che l'affermazione non è rispondente al vero.
Per obiettività la Giunta regionale, già nella presentazione delle linee Po1itiche ed amministrative per la Regione, che hanno avuto il voto della maggioranza pentapartita, ha affermato che "viene assunto l'impegno di assicurare che la gestione dell'insediamento nucleare, deciso nella passata legislatura, sia accompagnato dal massimo rispetto degli impegni assunti, onde sia garantita la totale sicurezza dell'impianto, la massima tutela e salvaguardia sanitaria e dell'ambiente naturale, le esigenze dell'agricoltura, specificatamente con riferimento alle zone irrigue".
E già abbiamo appreso di interventi concreti per una Po1itica energetica che ricorre a fonti alternative.
Infatti abbiamo saputo che la Regione finanzierà interventi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ed alternative nel settore agricolo.
La delibera rientra nell'ottica del risparmio energetico e dimostra che la Regione è sin dal suo avvio sensibile al problema della ricerca e della produzione di fonti alternative anche nel settore agricolo.
Così come è già in Commissione, per iniziativa della Giunta, il piano di metanizzazione (sono state testé esperite le consultazioni) che sarà varato quanto prima per l'estensione ottimale dell'uso del gas naturale in Piemonte.
Si è votato in aula un ordine del giorno - tra l'altro concordato tra diverse forze Po1itiche - circa il diniego ad una seconda nuova centrale nucleare in Piemonte.
Sempre in aula e pure in Commissione abbiamo discusso per i conseguenti problemi di sicurezza il problema delle scorie e del materiale irraggiato della piscina di stoccaggio di Saluggia e dei prossimi smantellamenti di centrali chiedendo documentazione e chiarimenti per verificare lo stato della contaminazione ambientale della zona e perché soprattutto il problema venga affrontato in sede governativa e se del caso internazionale con la scelta dei siti più adatti e quindi più qualificati di fronte ad un sempre più evidente uso del nostro territorio regionale come localizzazione di parcheggio del materiale già irraggiato e del combustibile esaurito.
Sulla stessa centrale nucleare diversi sono stati i momenti in cui la Giunta regionale ha fermato la sua attenzione ed i suoi propositi per un corretto insediamento. Basterà ricordare: l) l'incontro con la delegazione del Comune di Trino 2) il confronto Giunta ed organizzazioni sindacali CGIL - CISL - UIL regionali 3) l'impegno ad una rapida ricostituzione del Comitato Regione - ENEL previsto nell'originaria complessiva convenzione fra i due Enti 4) che si sta operando per la ricostituzione della Commissione tecnica interna coinvolgendo tutti gli Assessorati.
Non vedo quindi, in pochi mesi di attività, cosa poteva fare di più l'attuale governo regionale ed in particolare l'Assessorato all'energia.
Data la molteplicità dei problemi vi è però l'esigenza, specie nella materia nucleare, che tocca ed interessa più Assessorati, di una collegialità della Giunta. Bisogna cioè avere la volontà di intensificare l'esercizio della collegialità, di renderla tanto operosa quanto proficua stimolando la progettualità regionale ed una feconda resa di produttività al servizio delle comunità interessate. Anche se, dal punto di vista del coordinamento e dell'indirizzo delle opportune azioni da porre in essere deve essere individuato, all'interno della Giunta, un interlocutore unico a livello Po1itico e tecnico, che riconduca ad unità le diverse e specifiche competenze che la costruzione della centrale sollecita e per la complessità e la consistenza dei problemi socio-economici e territoriali, di sicurezza di tutela ambientale che la realizzazione dell'impianto produrrà.
Sul comportamento inaffidabile dell'ENEL vorrei dire che esiste una convenzione intervenuta tra la Regione e l'ENEL che deve assicurare e garantire sulle misure che dovranno essere adottate per mitigare le conseguenze negative dell'impatto del cantiere sul territorio e sul regime idrico sotterraneo, durante il pluriennale periodo di costruzione dell'impianto, nonché quelle derivanti dall'esercizio della centrale.
Si tratta allora di operare celermente perché i problemi reali siano affrontati in concordia ed unità di intenti con gli Enti locali della zona interessata, al fine di sfruttare al meglio le enormi potenzialità di sviluppo che la centrale comporta e limitare ovviamente le conseguenze negative, innanzitutto collaborando correttamente per l'applicazione del verbale d'intesa tra Regione ed ENEL. che deve essere sviluppato (da entrambi i contraenti) in tutte le sue parti.
E' vero che circa il problema "insediamento centrale nucleare" l'iter procedurale, innescato dalla delibera del Consiglio regionale del 4 gennaio 1985 relativa alla scelta del sito, prosegue ai sensi dell'art. 5 della legge n. 393/75 con atti di competenza del Ministero dell'Industria dall'ENEA e dall'ENEL. ma i compiti della Regione non si sono esauriti.
Questi compiti andranno via via accentuandosi nel corso delle procedure insediative che seguiranno e che dovranno vedere, come affermavo precedentemente, la partecipazione attiva, nella fase di realizzazione della centrale, degli Enti e delle popolazioni locali, delle organizzazioni degli imprenditori, dei lavoratori e quindi dei sindacati.
Ho già detto che resta ferma per noi la regola della ricerca del consenso, quindi diventa fondamentale il problema dell'informazione non solo degli organi della Regione, ma dei Comuni e dei cittadini interessati che attualmente è purtroppo carente.
Così come dovremo richiamare l'ENEL al rispetto degli impegni che si è assunto sul problema fondamentale della sicurezza che lo stesso deve oggi riaffermare in modo chiaro. Dobbiamo cioè avere garanzia certa per le popolazioni interessate che le norme di sicurezza saranno pienamente soddisfatte.
In questa particolare materia rivendichiamo la centralità del Consiglio con le sue articolazioni. Infatti la VII Commissione deve essere coinvolta con la Giunta nelle varie fasi connesse all'insediamento ricostituendo il Comitato misto Giunta - Consiglio allargato ad Enti locali e ad Enti di Stato con una continua trasparente informazione (sulle varie fasi di insediamento) e con una prima verifica delle condizioni territoriali ed ambientali di insediamento della centrale coinvolgendo anche le altre Commissioni competenti.
Si potrà così discutere del problema di una maggiore quantità di inerti che è presumibile occorrano per un più alto rilevato su cui costruire la centrale, onde evitare interferenze con le falde idriche sotterranee, come quelle dell'accresciuta occupazione dei suoli agricoli (necessari per poter posare i canali di adduzione al Po, ma di cui sarebbe prevista la restituzione ai proprietari).
Al problema occupazionale: circa i dati sulle maestranze che verranno impiegate nella costruzione si è appreso in questi giorni che saranno occupati un centinaio di operai per il primo anno di costruzione per arrivare alle punte massime di circa 4.500 unità fra il quinto ed il settimo anno di costruzione. Certo queste forti variazioni della presenza di manodopera accresceranno i problemi di impatto sociale, ma se la Regione saprà governarli potremo concludere che il nucleare, al di là dell'indotto porta occupazione; così come per il problema degli alloggi per la manodopera con il recupero del patrimonio edilizio della zona che deve trovare particolare attenzione dall'Assessorato competente.
Alla definizione dei problemi relativi agli usi agricoli del suolo espropriato e di un sistema di garanzie degli interessi agricoli locali per cui sollecito sin d'ora una rapida consultazione con le organizzazioni agricole della Provincia di Vercelli.
Al problema delle risorse idriche, argomento che già sollecitavamo nel momento in cui si è approvato l'insediamento facendo presente che in quel comprensorio agricolo l'acqua è indispensabile e che non può essere sottratta agli stessi usi agricoli.
Alla necessaria predisposizione ed attuazione dei corsi di formazione professionale per la qualificazione della manodopera.
L'Assessore alla formazione professionale ha detto stamani in aula che sta attivamente occupandosi con una serie di incontri coinvolgendo l'ENEL.
i costruttori edili, i Centri regionali di formazione ed in collaborazione con la Provincia di Vercelli per delle obiettive previsioni in termini di qualità, quantità e tempi - in una parola le vere necessità - che consentano di far partire con previsioni serie gli stessi corsi di formazione.
Al trasparente e corretto governo delle commesse e degli appalti adoperando manodopera locale e privilegiando le imprese locali e piemontesi.
A definire con le Unità Socio-Sanitarie Locali interessate il progetto relativo alla sicurezza sanitaria. Dopo le convenzioni siglate tra ENEL.
ENEA e Regione Piemonte sono stati predisposti protocolli d'intesa fra Provincia di Vercelli ed ENEA per i lavori alla centrale di Trino, si sono aperti sportelli d'informazione a Vercelli. Si sono prese iniziative promosse dalla Camera di Commercio di Vercelli e dalla stessa Provincia di Vercelli e dal Comune di Trino. Ed è bene che nel governo dei problemi connessi all'insediamento elettronucleare la Giunta faccia conoscere il raccordo delle strutture della Regione con quelle che sono nate localmente onde evitare sfasature o duplici contemporanee inutili iniziative.
Ma la Regione, a mio avviso, dovrà soprattutto attivarsi celermente per ulteriori tre iniziative che riteniamo fondamentali: la ripresa del rapporto riattivando la convenzione con l'Università ed il Po1itecnico quali interlocutori tecnico-scientifici della Regione. La convenzione infatti è scaduta il 30 giugno scorso. Bisogna cioè utilizzare quale supporto tecnico-scientifico, altamente specializzato, le competenze dell'Università degli Studi e del Po1itecnico di Torino, oltre all'impiego delle nostre strutture e degli Enti strumentali regionali per tendere a sviluppare apporti propositivi sui temi di competenza regionale e per ottenere il massimo livello di garanzie possibili.
La definizione di un progetto territoriale operativo delle aree di impatto della centrale strumento di pianificazione e programmazione territoriale per la gestione coordinata del problema e delle risorse.
L'individuazione dei Comuni interessati alla costruzione della centrale nucleare limitrofi al sito, affinché si possa procedere alla ripartizione dei fondi previsti dalle leggi nazionali n. 8 del 1983 e n.
393 del 1975 e che ovviamente sono legati al progetto territoriale operativo.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo di aver dato, per quanto mi competeva, un modesto contributo al dibattito in questo Consiglio.
Resta comunque per noi auspicabile che le scelte che andremo a compiere siano sempre in grado di raggiungere il traguardo dell'affidabilità e della sicurezza per la salute dell'uomo e per l'ambiente; e che soprattutto queste opzioni possano esplicare i loro effetti positivi, quali occasioni di crescita quantitativa e qualitativa del nostro apparato produttivo ed occupazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente colleghi Consiglieri, torna in quest'aula il problema dell'energia nucleare dopo che se ne era già dibattuto poche settimane fa e già un'altra interrogazione ci dice che ancora ne riparleremo Si tratta evidentemente di una scelta molto importante che giustifica questa attenzione della Regione. Credo occorra valutare con molta attenzione queste interrogazioni, queste mozioni, anche per capire se il giudizio sulla centrale dato all'inizio dell'anno viene confermato oppure ha subito delle modifiche.
Il Partito Repubblicano è stato favorevole alla deliberazione del 4 gennaio sulla centrale nucleare, lo era anche prima di gennaio e lo è ancora oggi, non tanto perché questa centrale in qualche modo sopperiva alle carenze energetiche del Piemonte e non solo del Piemonte, ma perch riteneva questa scelta una scelta di sviluppo complessiva.
Sulla base di questo giudizio, che era quasi unanime del Consiglio regionale, è stata effettuata una scelta sul sito. Questa scelta è stata fatta sulla base di una documentazione dell'ENEL. dell'ENEA dell'Università e del Po1itecnico.
Io credevo e credo, anche se certe cose dette oggi cominciano a far venire un po' meno questa mia fiducia, che le scelte allora fossero state fatte con grande senso di responsabilità da parte di tutti, che fossero state valutate appieno tutte le implicazioni che quella scelta comportava che la deliberazione ed il giudizio finale fossero stati assunti su delle basi rigorose scientifiche che non potessero poi in qualche modo far venire meno o farsi rimangiare la scelta fatta.
Noi ritenevamo che si dovesse fare questa scelta per due ordini di ragioni: la prima era perché giudicavamo inopportuno un ulteriore rinvio.
Troppi rinvii si erano già fatti su questo problema, non soltanto quelli degli ultimi giorni, ma per esempio quelli dell'inizio degli anni '60 che non tutti erano basati su questioni nobili (il caso IpPo1ito). Quindi ritenevamo che questa scelta dovesse essere fatta e che l'Italia già si trovava in ritardo rispetto ad altre economie occidentali.
Inoltre ritenevamo che la prima centrale nucleare del Paese dovesse essere realizzata nel modo migliore possibile, con le maggiori garanzie con tutte le migliori precauzioni e le massime assicurazioni possibili.
Ebbene, se la mozione del Partito Comunista si muove in quest'ottica e cioè che la realizzazione della prima centrale nucleare avvenga nel modo migliore e con tutti gli accorgimenti tecnici necessari affinché non si determinino situazioni di pericolo, certamente troveremo dei punti di intesa e delle forme di collaborazione. Se altri sono gli obiettivi di questa mozione, è giusto ed opportuno un chiarimento complessivo.
Noi vogliamo credere che la prima ipotesi sia quella giusta e cioè che la mozione del Partito Comunista si muova in una prospettiva di migliore realizzazione possibile della centrale nucleare.
Passerò ora ad esaminare alcuni punti fondamentali della mozione.
Si parla molto delle inadempienze dell'ENEL. "Un comportamento - dice la mozione - tale da non permettere un rapporto di fiducia e da rendere più complesso un controllo".
Ho ascoltato con estrema attenzione la relazione del Consigliere Rivalta. Non ero certamente tra quelli che chiedevano di stringere i tempi e' di giungere alla fine della discussione perché ero interessato.
Il dibattito sulle centrali nucleari ha caratterizzato molta parte della precedente legislatura, io non ero presente in quest'aula e quindi con estrema attenzione ho seguito questo intervento. Devo dire che sono rimasto sconcertato perché ho sentito che il Consigliere Rivalta, allora Assessore preposto a questo settore, ha sollevato tutta una serie di problemi, fino a poco tempo fa mai sorti, tendenti a dimostrare l'inaffidabilità dell'ENEL.
L'ENEL prima ci ha dato una situazione, oggi in concreto ci fa trovare una situazione profondamente diversa.
In sostanza, una forma di diabolicità dell'ENEL e, se era in malafede ci ha portato ad una scelta sulla base di considerazioni errate. Se questo è vero, la condanna non è soltanto all'ENEL. Devo dire onestamente che non credo che l'ENEL sia un ente pubblico mefistofelico, che ci presenta una situazione per prendere una commessa, poi ci spiega che tutto è diverso. Mi auguro invece che le diversità emerse siano degli elementi oggettivi. Ma se così non fosse e se tutti questi elementi di novità rispetto alle scelte fatte sono dovuti ad una cattiva informazione o a studi preliminari non sufficientemente rigorosi, questo vuol dire non soltanto che l'ENEL è un ente inaffidabile, ma che la Regione Piemonte si è attorniata di altissimi studiosi che non erano in grado di valutare le cose fatte dall'ENEL; devo dire anche che l'intera classe Po1itica - non ne faccio solo una questione di Giunta - è stata incapace ad individuare la portata reale di importantissime scelte.
Non credo ci siano questa diabolicità complessiva dell'ENEL. ente perverso che vuole acquistare una commessa, dei luminari dell'Università e del Po1itecnico incapaci di valutare le cose ed una classe Po1itica inefficiente ed incapace che ha assunto e ha accettato cose che si sono dimostrate così diverse.
Vorrei sapere, e mi rivolgo al Consigliere Rivalta, se questa diabolicità dell'ENEL è nata il 1°agosto, perché fino ad agosto altri avevano responsabilità. Ora, leggendo la mozione del Partito Comunista certi adempimenti l'ENEL avrebbe dovuto assolverli entro tre mesi ed entro sei mesi, da gennaio circa, il che vuol dire entro marzo o entro giugno circa In quel periodo l'attuale Giunta non aveva titolo, anche perché non esisteva, per sollecitare o costituire in mora l'ENEL. E quindi, se sono vere tutte queste cose, credo che le responsabilità debbono essere individuate in chi in quel momento avrebbe potuto agire. Ma non voglio nemmeno considerare questo, perché vorrei assumere un atteggiamento costruttivo. Devo dire che probabilmente l'ENEL si è trovata di fronte ad una situazione di vacanza oggettiva, con una Giunta di fatto in scadenza e scaduta che stava solo aspettando i tempi tecnici per essere aggiornata ed una Giunta che si è appena insediata e che quindi comincerà adesso a prendere in esame questi problemi.
La mozione del Partito Comunista pone dei problemi reali e seri.
Anch'io credo che la Regione non debba avere chiuso il problema e cioè: "fatta la scelta qualcun altro dovrà gestirla"; la Regione dovrà stare molto attenta e vigile rispetto ai problemi della costruzione ed avere maggiore attenzione rispetto a quella che ha prestato prima.
C'è un altro elemento che emerge da questa mozione del Partito Comunista ed è la preoccupazione per un corretto e trasparente governo delle commesse e degli appalti.
Pur nei limiti delle competenze che la Regione ha in questa situazione che ormai non è più una competenza diretta sua, la preoccupazione esiste.
Esisteva eri, esiste oggi. Abbiamo visto, nella passata legislatura, come molte volte la gestione degli appalti non sempre sia andata in modo corretto e quindi mi pare giusto che per quanto è di sua competenza e per quanto possa fare, la Regione ponga in essere tutti quegli strumenti quegli accorgimenti per poter essere vigile rispetto a questo grosso appalto che si va realizzando.
Circa il rapporto tra la Regione, l'ENEL. l'Università ed il Po1itecnico noi crediamo, visto che non giudichiamo realistiche le affermazioni dateci da Rivalta sul totale stravolgimento di quelle che erano le previsioni, che questo rapporto abbia dato un risultato positivo che sia un rapporto che in qualche modo, sia pur tenendo conto delle modifiche che ci sono oggi rispetto al problema, debba essere ripristinato.
La Regione deve ancora avvalersi dell'assistenza altamente scientifica dell'Università e del Po1itecnico di Torino, che torna anche a vantaggio e a prestigio degli stessi che tengono ad essere un elemento scientifico di grosso riferimento per l'intero Paese.
La mozione, infine, impegna la Giunta per tutta una serie di atti.
Anche in questo caso vorrei capire meglio il senso delle cose che si dicono, perché in una parte viene affermato che si deve fare una verifica delle condizioni territoriali ed ambientali di insediamento della centrale e contemporaneamente si dice che entro novembre, cioè praticamente oggi deve essere predisposto il Progetto Territoriale Operativo. Mi pare ci sia una contraddizione in queste due considerazioni. Mi pare che la mozione del Partito Comunista, al di là di certi atteggiamenti strumentali che pur non possono non essere considerati, pone dei problemi seri ed importanti.
Credo si tratti concretamente di affrontare questi problemi, dopo che si è chiarita la disponibilità o ancora la posizione Po1itica favorevole di tutti alla costruzione di questa centrale nucleare, evidentemente do per scontato: realizzata nel modo più certo, più scientifico, più rigoroso sotto il profilo della sicurezza e di tutte le altre implicazioni che essa comporta.
Vorrei fare un'ultima considerazione rispetto all'intervento del Consigliere Rivalta che individua una sorta di indifferenza della Giunta anche con delle considerazioni che proprio sul piano etico cui lui faceva riferimento credo non possono essere accettate, al di là della pacatezza del tono dell'intervento e dell'esposizione.
Dichiarazioni relative, ad esempio, ad Assessori disinteressati che accettano veline da parte di qualcuno, non possono essere accolte e non ne vale il discorso di dire: "a meno che si dimostri che così non è" perché in un comportamento corretto e serio bisogna dimostrare il contrario.
Sono passati concretamente due mesi di governo. Non credo si possa individuare inefficienza da parte della Regione se in due mesi non si sono ancora attivate tutte le cose che si chiedono nella mozione. Certamente sono situazioni che devono essere poste sotto attento controllo della Regione. Mi pare che la situazione che stiamo affrontando è così delicata e seria che tutto, qualunque elemento, deve essere effettuato sotto il vigile controllo della Regione che deve continuare a svolgere un ruolo fondamentale. Credo che questo Consiglio regionale dovrebbe, su un argomento così importante, predisporre un ordine del giorno capace di ricostituire quella sostanziale unitarietà che ha caratterizzato la scelta fatta a gennaio e quindi ritengo opportuno, anziché procedere evidentemente se il Gruppo proponente è favorevole, quest'oggi ad un voto di questa mozione trasferire il dibattito all'interno dell'apposita Commissione perché si individui un ordine del giorno capace di ridare forza alla Regione, di ridarle quel ruolo centrale che ha avuto e che dovrà ancora avere nella costruzione della centrale, un ordine del giorno che possa riscontrare, mi auguro, un voto ancora unanime di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

E' alquanto difficile richiamare l'attenzione di coloro che hanno deciso di compiere una scelta nucleare anche in Piemonte, perché gli argomento che normalmente vengono portati a discapito di chi si è opposto nell'istituzione e nella società a questo tipo di scelta parlano di un rifiuto che gli antinucleari hanno del processo e dello sviluppo tecnologico, dell'arretratezza culturale e scientifica che li caratterizza del fatto che essi non tengono conto che per stare al passo dei tempi e della modernità bisogna stare dentro un sistema che ha acquisito una logica di questo tipo.
Sono argomentazioni di natura generale che ritengo modestamente molto discutibili.
Se i compagni del Gruppo comunista me lo permettono, vorrei fare una battuta: mi ha fatto piacere leggere, nella mozione che è stata presentata argomentazioni che già tempo fa, insieme al compagno Montefalchesi, avevo portato avanti in questo Consiglio e che nell'indifferenza generale erano state scartate perché considerate valutazioni che in qualche modo mettevano il carro davanti ai buoi, nel senso che eravamo di fronte a dati, a situazioni che non potevano assumere il dato di pessimismo che invece poi è contenuto - perché è un dato oggettivo - nella mozione presentata dal Gruppo comunista.
Il fatto che siano stati colti questi elementi di contraddizione rispetto ad una scelta compiuta è sicuramente un dato di riflessione molto importante che si è avviato nel partito più importante della sinistra, che tocca anche le fondamenta, nei confronti delle scelte di prospettiva per la società che parevano ormai essere acquisite e non più discutibili.
Il dibattito in corso nel Partito Comunista e non solo in questo, ma anche nel sindacato, in questi tempi di tesi e di congressi, sta a significare che si doveva assumere un'opposizione ad una scelta che non ci pareva coerente con un corretto, giusto ed equilibrato sviluppo della società.
Anche nella stessa CGIL ormai sono a confronto per il prossimo congresso due tesi nette e distinte; c'è uno schieramento forte all'interno della CGIL e della CISL per ripensare ad una scelta che è stata compiuta e questo significa che il fatto che in qualche modo alcuni pionieri hanno cercato di opporsi a questa logica incomincia ad incidere non soltanto nella società e nella coscienza della gente, ma anche là dove ci sono i poteri istituzionali e sociali che contano in questo Paese e rispetto ai quali un'istituzione come là Regione non può certamente chiudere gli occhi.
Si è ampliata l'area di opposizione ed anche di alternativa all'installazione della centrale nucleare ed alla logica che sta dietro a questo.
Vorrei richiamare un dato che forse è stato tranquillamente dimenticato: due mesi dopo la scelta nucleare del Consiglio regionale, il 24 marzo se non erro, c'è stata una grande manifestazione da Crescentino a Trino che ha portato in piazza uno spaccato di società.
In quell'occasione avevamo detto, purtroppo poco ascoltati, che 11 non c'erano solo i contestatori di professione, ma c'erano contadini, operai intellettuali, tecnici, anche settori Po1itici (erano presenti gli antinucleari del PCI) e questo stava a dimostrare che si avviava un processo di visualizzazione di un'opposizione che cresceva e veniva avanti.
I motivi che possono essere ribaditi in questo Consiglio, in questa legislatura, grazie anche alla mozione presentata dal Gruppo PCI, forse ci permettono, non dico di aggiornare le posizioni, ma di ripuntualizzare gli elementi che stanno dietro a questa opposizione.
Questi elementi sono tanti ed io non avrei tante certezze, come mi pareva di leggere nell'intervento del Consigliere Petrini, perché ormai a livello scientifico e a livello Po1itico c'è il fiorire di un'analisi, di una valutazione, non dell'ineluttabilità della scelta di carattere nucleare, ma degli elementi di contraddizione che essa apre e quindi dei processi di ripensamento che sono in atto anche in quelle società che parevano avere acquisito definitivamente la logica nucleare o filonucleare.
Potremmo portare qui fior fiore di citazioni, di studi e di ricerche per dimostrare e quindi respingere con forza il fatto che da una parte c'è il progresso e la modernità e dall'altra c'è chi guarda indietro e vuol tornare all'età della pietra.
In questo senso stupisce che anche nel mondo industriale, torinese in modo particolare, ci sia questa miopia intellettuale da far sì che acriticamente si sposi la scelta della centrale nucleare con i relativi investimenti che essa comporta, senza valutare eventuali proposte alternative.
Vorrei richiamare il fatto anche per sollecitare l'Assessore all'agricoltura, che vedo molto attento giustamente, che questa centrale nucleare inserita in un'area a così alta e qualificata vocazione agricola è sostanzialmente un intervento in alternativa a questa vocazione che le organizzazioni contadine in questi anni hanno difeso e con le unghie e con i denti hanno difeso il terreno disponibile alla coltivazione dopo la distruzione di intere aree che hanno marginalizzato, anche dal punto di vista della dimensione produttiva, la stessa agricoltura.
E' una scelta che va nel senso opposto a quelle di equilibrato sviluppo tra industria ed agricoltura e quindi anche in piena contraddizione dal punto di vista dell'impatto ambientale. Non per nulla se si parla con qualsiasi produttore agricolo, non solo di quella zona e non solo risicoltore, ma anche frutticoltore e viticoltore di aree contigue ed anche più lontane, si capisce che c'è una valutazione attenta della pericolosità e dell'inaccettabilità di quel tipo di scelta, che lede profondamente gli interessi del mondo produttivo agricolo, non solo per il terreno che viene portato via, ma per le conseguenze che esso determina.
Vorrei fare altre considerazioni per quello che mi è possibile, sulla base anche di informazioni e di contatti che abbiamo nel mondo della ricerca e della scienza, perché anche noi, checché se ne dica, abbiamo di questi rapporti e di questi contatti, come ad esempio con Tullio Regge questo per dire che in un certo modo per noi diventa inaccettabile essere contrapposti agli altri che sono il futuro dicendo che rappresentiamo il passato.
Dal punto di vista tecnologico, ormai è acquisito, e vorrei che questo fosse tenuto presente, che l'energia nucleare ha delle caratteristiche che la rendono una tecnologia praticamente inflessibile, nel senso che una volta messa a punto ed applicata diventa difficile e costoso tenerla sotto controllo.
Le dimostrazioni sono evidenti a tutti.
Negli Stati Uniti si sono aperte delle contraddizioni e ci sono stati anche dei ripensamenti. Gli USA hanno realizzato ormai la supremazia nucleare in campo militare, non hanno più le pretese della Francia che utilizza il nucleare civile per costruirsi il suo deterrente atomico autonomo (vedi le centrali autofertilizzanti). Mitterrand ha in testa, poi siano i compagni socialisti a confutarlo, invece una ragione Po1itica dell'Europa ben precisa, quella di un'Europa nuclearmente forte ed attrezzata all'interno della quale la Francia detiene l'egemonia.
Anche se si tratta di un compagno socialista noi non accettiamo questa impostazione.
Questo tipo di tecnologia ha caratteristiche che sono a tutti conosciute: gli alti costi, il lungo tempo di approntamento per il suo funzionamento (si parla di sette anni, ma sicuramente si andrà oltre i dieci), le enormi dimensioni degli impianti, la dipendenza da infrastrutture molto specialistiche, tutti elementi che consolidano una tecnologia molto rigida.
Questo fa sì che, quale che sia il tipo di problema Po1itico, economico o sociale generato dalla tecnologia, ben poco rispetto ai problemi che si aprono può essere fatto per ricorrere ai ripari di errori probabili che sono capitati da tante parti e che non possono essere affrontati proprio per questa caratterizzazione di tecnologia applicata.
Infatti, qualunque provvedimento che vada appena oltre i controlli creati ad hoc è destinato a rilevarsi costoso e lento da attuare.
In questo senso gli inadempimenti dell'ENEL sono anche in parte spiegabili: è chiaro che gli elementi di sicurezza che giustamente vengono chiesti, gli interventi di controllo su questa tecnologia, per non essere dominati dalla stessa, richiedono investimenti ulteriori che aumentano costi ed impegni ed allora chi gestisce questa partita è chiaro che oppone resistenza, barricandosi soltanto dietro gli interessi di carattere economico, a questa situazione.
Consiglierei, a chi non ne ha avuto l'opportunità, di leggere il libro edito dagli Editori Riuniti, pubblicato da un ricercatore dell'Istituto di politica di tecnologia dell'Università di Aston a Birmingham, nel quale tra l'altro si afferma che l'inflessibilità della tecnologia nucleare fa sì che nella sua progettazione è molto probabile che si verifichino errori destinati ad avere un costo molto alto.
Quindi bisogna sfatare, e credo sia stato fatto e detto già molto concretamente, il problema del costo. Il costo della centrale nucleare di Trino Vercellese non è dei 4.000 miliardi come era stato detto, poi successivamente dei 5.400 detto dall'ENEL. sicuramente degli 8.000 a fine costruzione, ma ormai si parla di cifre che vanno ben oltre i 10.000 miliardi.
E questo è un problema che deve essere attentamente valutato. Tutto ci conferma che ci sono due argomenti, almeno, contro l'energia nucleare: la tecnologia non può essere sottoposta a controllo Po1itico e le denunce contenute nella mozione del PCI fanno agio su documentazioni precise, su fatti che avvengono in tutte le parti del mondo ed il suo sviluppo comporta rischi assai maggiori delle normali innovazioni tecnologiche.
Questi sono problemi ed aspetti indiscutibili per i quali noi chiediamo ci sia un ulteriore avanzamento della riflessione sugli stessi.
Il caso dell'energia nucleare poi è più serio di altri, perché finora le decisioni su questa tecnologia sono state considerate perfettamente normali e paragonabili a quelle di qualunque altro investimento in campo tecnologico. Cosa dimostratasi sostanzialmente non vera.
La tecnologia nucleare comporta rischi che sono del tutto incompatibili con quelli caratteristici di altre iniziative tecnologiche.
E' poi destino che si commettano degli errori ogni giorno ed in ogni modo in un'innovazione tecnica cosa complessa come quella dell'energia nucleare.
E' chiaro quindi che questi errori sono possibili e presentano dei costi per essere affrontati.
Quello che distingue veramente l'energia nucleare dalle altre scoperte tecnologiche non è l'esistenza di preconcetti, qualcuno dice anche di pii desideri, soltanto di cattive gestioni, di previsioni sbagliate o semplicemente di sfortuna, ma il costo straordinariamente alto che questi errori hanno comportato ed è stato dimostrato da pubblicazioni ed analisi in particolare degli Stati Uniti e dall'America, dove questo è stato messo in un'evidenza provocatoria.
Le decisioni riguardo nuove tecnologie come l'energia nucleare vengono prese quindi inevitabilmente in condizioni di grande incertezza e di ignoranza; se prevale la tecnica sulla Po1itica è chiaro che siamo obbligati a prendere decisioni di fronte a questo.
Quando si prendono decisioni in condizioni di ignoranza dovrebbero essere preferite le opzioni con un basso tempo di risposta alle correzioni.
Vorrei ancora soffermarmi sul problema del costo. Già si è discusso in questo Consiglio di problemi connessi ai costi della centrale e sono andato a rivedere sia quella pubblicistica, sia le innovazioni della stessa rispetto a questi elementi.
Recentissimi studi parlano di costi economici così elevati da rendere man mano praticamente impossibile, per mantenere la cosiddetta competitività del costo dell'energia prodotta dal nucleare rispetto ad altri tipi di energia, affrontare in modo serio e responsabile e sufficientemente "garantito" gli errori che comportano costi maggiori.
E gli errori sono sempre più pericolosamente messi in evidenza nella misura in cui l'esperienza di anni delle centrali nucleari ci permette di poter cogliere con maggiore attenzione questi errori; se li vogliamo prevenire nella nostra appena avviata esperienza, dobbiamo sapere che ci comporta un incremento di costi che non rende più competitiva l'energia nucleare sotto molti punti di vista.
Vorrei ancora insistere su un tasto che ci è particolarmente caro perché è un tasto che noi non intendiamo venga ulteriormente pigiato e cioè il discorso della cosiddetta modernità. Vorrei dire che, secondo noi e secondo eminenti studiosi, maggiore modernità sostanziale è quella che si basa sul risparmio energetico, sull'intervento in settori come la cogenerazione, il teleriscaldamento, il ponte di calore e sulle fonti pulite e rinnovabili come quelle idroelettriche inutilizzate, le geotermiche, le solari fotovoltaiche, eoliche, di biomassa, ecc., indirizzi che potrebbero, se utilizzati in alternativa, creare in Italia centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, contrariamente alle centrali nucleari che non daranno per ognuna più di 300-350 posti di lavoro.
Risparmio energetico e fonti rinnovabili, molteplici, piccole fittamente distribuite sul territorio, sono simbolo ed affermazione concreta di una democrazia reale, diffusa sul territorio, nella possibilità di gestione diretta dell'economia e delle risorse da parte dei cittadini.
Ed in questo senso vorrei richiamare l'attenzione dell'Assessore e della Giunta su una proposta che è stata non considerata sufficientemente cioè quella che è stata presentata in occasione del dibattito sulla centrale nucleare dal Comitato Piemontese per il controllo popolare sulle scelte energetiche che prospettava alcune ipotesi di alternativa affinch il piano energetico regionale rispondesse in termini concreti e coerenti al discorso di impostazione generale. Sostanzialmente, infatti, se lo vogliamo sintetizzare dal punto di vista economicistico, come si può pensare di spendere oltre 10.000 miliardi per l'energia nucleare e contemporaneamente continuare a sostenere che altrettanti investimenti verranno fatti nel settore delle cosiddette energie alternative, quando esistono problemi di deficit pubblico? Oggettivamente, dal punto di vista del bilancio statale e degli enti pubblici, questa scelta nucleare è in chiara netta alternativa a qualunque possibilità dì serio investimento nel settore delle energie alternative.
Ecco perché noi diciamo che in fondo questa scelta non ci pare accettabile e vorremmo in questa occasione risollecitare quello che è questa volta un po' più che adombrato nella mozione del Gruppo comunista un tentativo non tanto di difendere le scelte che sono state fatte acriticamente, ma di porsi di fronte agli elementi nuovi che sono emersi.
Ad esempio, il fatto, noi l'avevamo modestamente pensato e detto sommessamente, non con il senno di poi, che questi Enti di Stato, in particolare l'ENEL. cercano di fare i loro interessi e la scelta - ho scartato questa ipotesi - che è stata fatta nella nuova proposta del Piano Energetico Nazionale, il suo aggiornamento, le proposte fatte da Altissimo stanno nella logica di più mercato, cioè stanno nella logica di dire sostanzialmente: il primo obiettivo è quello di creare le condizioni per poter appianare il deficit dell'ENEL e dell'ENI.
A tutto questo va sacrificato il resto e quindi lasciamo libero spazio alla libera iniziativa, diamo il meno possibile controlli e possibilità di interventi, perché in questo modo il nostro obiettivo non è tanto quello di rispondere in termini sufficientemente seri ai problemi energetici, ma è quello di rispondere da un lato ad un'idea Po1itica, quella della cosiddetta liberalizzazione tout-court del mercato e dall'altro all'idea di realizzare l'obiettivo del cosiddetto risanamento, a spese generali dell'interesse dei cittadini, del bilancio dello Stato e degli Enti locali.
Questo lo vorremmo ribadire anche in questa sede, perché all'interno della discussione che è in corso in qualche modo questo problema deve essere posto.
Vorrei fare un'ultima considerazione.
Si tratta di un problema anche culturale, ideale, non più economicistico, perché anche le idee ed i progetti di società contano in queste scelte, queste non sono scelte eminentemente economicistiche, ma scelte che stanno dentro ad una logica di società che si vuole costruire o riaffermare. Se si vuole mantenere un controllo Po1itico sulla tecnologia e quindi riappropriarsi del diritto di decidere da parte dell'istituzione delle forze Po1itiche, dei cittadini; se vogliamo essere in grado di fare le scelte giuste per la nostra tecnologia (e badate che non diciamo "no" ad una tecnologia perché rifiutiamo la tecnologia tout-court, noi contrapponiamo ad un tipo di tecnologia un altro tipo di tecnologia e vi sono eminenti scienziati e ricercatori che hanno lo stesso diritto di cittadinanza di altri ricercatori e scienziati che stanno da questa parte) se la tecnologia deve servire agli interessi dell'uomo e questi non devono essere dominati dalla tecnologia (questo è il tipo di società che modestamente noi intuiamo), credo che dovremmo fare tutti lo sforzo per evitare l'uso e l'impiego di quelle tecnologie non flessibili che ci costringono ad uniformarci ai loro imperativi e non si lasciano plasmare secondo i fini e gli interessi reali dell'uomo.
Questo non è un pistolotto finale, ma è una considerazione oggettiva bisogna cercare di dominare una società sempre più tecnologicamente avanzata che tenta di prevaricare quelli che sono gli interessi reali dei cittadini.
Questo tipo di logica di sviluppo, che caratterizza i Paesi industriali dell'Est e dell'Ovest, rende impossibile ai due terzi del umanità di sopravvenire e di assumere un ruolo paritario a quello degli altri Paesi.
Nella misura in cui si dà spazio a questo tipo di sviluppo è chiaro che questo è alternativo alla logica di un diverso rapporto tra il Nord ed il Sud del mondo.
Non è un discorso campato in aria, ma un discorso attorno al quale - e non voglio fare delle accuse a nessuno - si tratta di fare una riflessione più attenta sulle prospettive e sulle incidenze che questi problemi e queste scelte hanno anche nei confronti di questioni planetarie che ci toccano sempre più da vicino.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a dieci mesi dall'approvazione della delibera che ha dato il nulla osta alla costruzione della centrale nucleare di Trino Vercellese la mozione che il mio partito, il PCI, ha presentato ci obbliga ad affrontare alcuni nodi fondamentali: da un lato, i dati di conoscenza iniziali forniti dall'ENEL non corrispondono più alla realtà delle cose, né gli impegni che l'ENEL si era assunti hanno trovato ad oggi, una qualche concreta e seria attuazione; dall'altro il Piano Energetico Nazionale, che era a fondamento della decisione assunta dal nostro Consiglio regionale, è da aggiornare, si dice con un eufemismo, in realtà è da rifare anche se le scelte nazionali di Po1itica energetica sono identiche a quelle proposte da quell'arcaico, ormai, piano.
Dieci anni fa il Piano Energetico prevedeva la costruzione di ben 62 centrali nucleari ed ipotizzava, per il 1985, consumi elettrici nell'ordine di 290/340 miliardi di kw/h.
In realtà i kw/h richiesti in rete, nonostante il comportamento dell'ENEL teso a favorire il massimo dei consumi per giustificare le sue stesse previsioni - valga un solo esempio: ricordiamo tutti che nel giro di qualche anno si è passati dall'obbligo di spegnere i lampioni in modo alternato per le vie delle città e dei paesi, all'accensione di tutti i lampioni, al permanere della disposizione che costringe i Comuni ad installare un punto-luce ogni 50 metri soltanto, lungo le strade di nuova elettrificazione - nonostante questo comportamento dell'ENEL. dicevo, nel 1984 i kw/h richiesti in rete sono stati solo 190 miliardi. Gli altri 100 o 150 miliardi di kw/h non sono entrati nel libro degli sprechi dell'ENEL.
proprio come, per nostra fortuna, le decine di centrali nucleari allora previste.
Naturalmente un così madornale errore di previsione è del tutto irrilevante per l'ENEL tanto che, per quanto riguarda il cosiddetto aggiornamento, si ripropone la stessa filosofia: previsione sovradimensionata dei consumi costruzione di grandi impianti nucleari e a carbone risorse impegnate per 51 mila miliardi, nello stesso momento in cui la legge finanziaria obbliga a tassare gli studenti, a tagliare i rami ritenuti secchi delle ferrovie, a tassare odiosamente la malattia, a demolire, insomma, lo Stato sociale destinazione di un misero 1% del totale degli investimenti alle ricerche relative al risparmio energetico ed alle fonti rinnovabili, e se ne capisce benissimo il perché: se durante i dieci anni passati l'ENEL avesse posto in atto una seria Po1itica di ricerca scientifica nei settori del risparmio e delle fonti rinnovabili, oggi l'errore di previsione non sarebbe stato del 30-35%, ma ben del 50-60%, con le conseguenze che ognuno può immaginare.
Ma tant'è: stiamo discutendo degli enormi problemi legati alla costruzione di una nuova centrale nucleare a Trino Vercellese nonostante il parco elettrico nazionale risulti eccedente rispetto ai fabbisogni attuali e sufficiente per molti anni ancora.
E' singolare e fa impressione rilevare che come per gli armamenti anche per le centrali nucleari non sembra esservi alcuna preoccupazione, nel nostro Paese, circa la convenienza economica delle risorse impiegate.
Questo Ente, imperterrito, continua a riproporre le sue scelte che vengono puntualmente accettate, mentre sulle considerazioni di sicurezza delle centrali, sui danni alla salute dei lavoratori e delle popolazioni sull'impatto ambientale, sulla sistemazione delle scorie radioattive, sulla stessa convenienza della scelta si preferisce chiudere un occhio, anzi tutti e due.
Di fronte a questa realtà non può stupire molto la non veridicità dei dati e delle situazioni prospettati dall'ENEL in ordine: alla valutazione dei costi; - al fabbisogno di inerti all'occupazione del suolo agricolo; - all'abbassamento delle falde acquifere all'accrescimento dei problemi di impatto ambientale ed altro ancora.
Tale non veridicità dei dati e delle situazioni è una diretta conseguenza del modo stesso di operare dell'ENEL che però non è un agire intrinsecamente perverso o casuale, ma un modo di essere, una necessità di fondo derivante, come vedremo, dal contesto entro il quale si collocano scelte di questa natura. E' pur vero, però, che tale comportamento emerge con maggiore o minore evidenza e si afferma con più o meno vigore a seconda degli interlocutori e delle fasi del processo di installazione della centrale, e questo è il senso più intimo della mozione presentata dal PCI.
Dobbiamo avere ben chiaro, comunque, che una megacentrale è di per se stessa potere concentrato e le difficoltà che incominciano ad avvertirsi sempre più pesantemente nella carenza di rapporti democratici tra l'ENEL.
la Regione e gli altri Enti finalizzati a trovare soluzioni concordi ai problemi di impatto ambientale ad esempio, rientrano nella logica nucleare che postula un modo verticistico di governare e di imporre le decisioni, al di là degli schemi democratici del passato.
D'altra parte la stessa legge 8/83, non potendo giustificare i disposti in essa contenuti, deve imporli. Non con il ricorso alla forza bruta, per ora, ma già non può fare a meno di ricorrere a metodi, al limite della costituzionalità, che monetizzano il danno sanitario, territoriale ambientale. Ed intanto, fin d'ora, ogni potere decisionale è sottratto alle autonomie locali su cui pur si fonda la democrazia nel nostro sistema statuale.
E' noto, del resto, che per almeno 60 anni le installazioni nucleari gli strumenti, le operazioni dovranno sottostare ad un controllo rigorosissimo. Il fatto che l'Italia sia il Paese delle dighe che crollano dei disastri ambientali dovuti al perdurare di qualsiasi condizione atmosferica, delle centrali nucleari site in prossimità dei Po1igoni militari di tiro, dei materiali radioattivi che vengono persi per le vie dei paesi, delle scorie che giacciono abbandonate nei piazzali, il fatto che l'Italia sia tutto questo, ma anche il Paese che, mentre frana, sfratta il Servizio Geologico Nazionale (la notizia è di questa mattina) e si potrebbe continuare a lungo, contribuisce sì ad allontanare dal nostro modo di pensare quotidiano qualsiasi idea di controllo globale, ma allo stesso tempo evidenzia con urgenza la necessità di un controllo rigido delle installazioni nucleari e dei depositi di scorie per un numero indefinito di anni.
Allora tutti i problemi legati alla nuclearizzazione della società problemi che diventeranno tanto più pressanti quanto più la società sarà nuclearizzata, possono essere affrontati da uno Stato democratico in cui volontà diverse concorrono a determinare decisioni? Oppure tutto ciò non presuppone un potere statale che, ad un certo punto della nuclearizzazione del territorio, della scienza, della società dovrà imporre per forza e con la forza la nuclearizzazione della Po1itica o, se si preferisce, la stabilità atomica? Per quanto riguarda le scorie radioattive, poi, la situazione è drammatica, mi limiterò a porre solo qualche domanda: a quante generazioni serve una centrale atomica? A questa domanda io so rispondere: ad una generazione.
A quante generazioni lasciamo le scorie nucleari? A questa domanda io so rispondere: a 3.000 generazioni.
In che modo le sostanze radioattive possono raggiungere l'aria l'acqua, l'uomo? Io non so rispondere.
In che modo si concentrano nella catena alimentare? Non so rispondere.
Esistono in Italia siti idonei per un deposito finale? Non lo so.
Quando potrà ripetersi uno di quei terremoti che, ogni tanto colpiscono il nostro Paese? Non lo so.
Possiamo noi escludere che generazioni future possano involontariamente entrare in contatto con un deposito di scorie radioattive, per esempio durante una ricerca di materie prime o di fonti idriche? Io non me la sento.
E' possibile prevedere, ora, tutti gli avvenimenti sociali e naturali che potrebbero minacciare la stabilità di un deposito finale? Non lo so.
E' moralmente giustificabile una tecnologia che faccia sorgere tante incertezze? La mozione presentata dal mio partito va verso una direzione giusta direzione che poi è l'unica possibile per chi ha creduto e forse continua a credere nella giustezza della scelta fatta ed oggi responsabilmente, si preoccupa vedendo già cedere in più punti il quadro all'interno del quale aveva collocato la scelta iniziale.
Ci troviamo in quella situazione detta "dilemma del controllo". Alcuni di noi ritengono di essere in grado di far sì che la tecnologia nucleare possa essere assoggettata alla loro volontà per evitarne le conseguenze indesiderabili.
Personalmente non ho questa fiducia anche per una ragione molto semplice: la tecnologia nucleare, sia essa bellica o civile, è intrinsecamente infida; quando sarebbe facile intervenire per correggerla non se ne vede la necessità, quando appare evidente la necessità di correggerla diventa difficile, dispendioso e, spesso, impossibile farlo.
Nel caso in discussione, poi, occorreranno, nella migliore delle ipotesi, dieci anni per vedere se abbiamo deciso bene o no, ma allora non sarà più possibile correggere gran che. Anche gli errori nella previsione della capacità energetica e del ricorso alle energie alternative risulteranno maggiori da qui a dieci anni, peraltro un esempio in passato lo abbiamo già avuto.
Intanto, però, saranno stati spesi almeno 10 mila miliardi ed allora le nostre decisioni di oggi influenzeranno artificiosamente, oltre che la direzione del pensiero scientifico e delle applicazioni tecnologiche ad esso conseguenti, la stessa pianificazione. In tali circostanze, "decidere la costruzione di una centrale nucleare diventa allora non un atto di previsione, ma un atto di fede, basato su linee di condotta. I responsabili della produzione di elettricità devono, quindi, sforzarsi di assicurare che la domanda di elettricità nei prossimi dieci anni aumenti ad un livello tale da giustificare l'introduzione della nuova centrale" (Patterson, The Fissile Society, Earth Resources, pag. 44).
Ora, responsabile della produzione di elettricità da noi è l'ENEL. cioè quello stesso Ente che ha interesse a concludere l'affare nucleare e questo spiega non solo l'attendibilità dei dati forniti e che vorrà fornire, ma getta anche una certa luce sui minacciosi spauracchi dei black-out e sulla reale volontà, o possibilità, di questo Ente a ricorrere a fonti energetiche alternative.
E così le decisioni dell'ENEL avranno sempre la precedenza non solo sul processo economico del sistema, ma anche sul ruolo sociale dello stesso: "La tecnologia prende il sopravvento e riproduce se stessa, secondo i suoi propri criteri introversi", per dirla ancora con il Patterson.
Tutto ciò senza contare poi che i tempi per valutare gli effetti della nostra decisione sulla salute e sull'ambiente sono molto più lunghi: i dati relativi agli effetti di un'analoga decisione, relativa alla centrale nucleare del Garigliano, sono disponibili solo oggi, sia pure in modo parziale: sono stati distribuiti ad ognuno di voi questa mattina e parlano anzi piangono da soli; chiedo che questi dati facciano parte integrante di questa mozione.
E' pur vero però che oggi non si tratta di decidere se dare il via o no alla costruzione della centrale di Trino Vercellese, ma mi auguro che questa discussione non sia ininfluente sulle scelte future che certamente saremo ancora chiamati a compiere e che serva comunque ad impedire garrule dichiarazioni come quelle rese dall'Assessore all'ambiente giorni fa al TG3 sul contratto ENEL - Ansaldo, dichiarazioni che, superficiali e generiche come sono state, hanno "l'insostenibile pesantezza del non essere" per parafrasare il titolo di un noto romanzo.
Intanto, e se proprio si intende perseverare senz'ombra di resipiscenza nella scelta fatta, si impegni la Giunta ad assumere, come la mozione del PCI richiede, tutte le precauzioni oggi possibili da assumere nella costruzione della centrale e si adoperi, se ci riesce, a far si che tutti gli impegni presi dall'ENEL siano, per quanto possibile, rispettati.
Ed allora la Giunta incominci a pretendere che tutti gli adempimenti richiamati alla nostra attenzione questa mattina dal Comitato Scelte Energetiche siano rispettati essi per primi. Occorre cioè: dimostrare la rappresentatività della rosa dei venti della stazione di Trino per il regime anemologico del sito completare le indagini ecologiche in modo da disporre di osservazioni sull'intero ciclo stagionale valutare l'impatto radiologico associato ai rilasci dell'edificio trattamento effluenti radioattivi fornire adeguata valutazione dell'effetto delle calme e di eventuali perturbazioni dovute alla presenza delle torri sulla capacità dispersiva dell'atmosfera, ai fini delle previsioni di impatto radiologico fornire, d'accordo con l'autorità competente, soluzioni a lungo termine (oltre i cinque anni) per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi solidi definire, d'accordo con l'autorità competente, le scelte per la gestione del combustibile irraggiato, in armonia con la prassi seguita dai Paesi più avanzati definire gli obiettivi di progetto anche per gli eventi accidentali più gravosi di quelli considerati nell'analisi attuale dimostrare la fattibilità di interventi capaci di ricondurre, in caso di rottura di un serbatoio di decadimento dei gas radioattivi, al soddisfacimento dei corrispondenti obiettivi di progetto pervenire ad una precisa definizione tecnica delle misure che, oltre a rispondere adeguatamente alle esigenze dell'impianto e a quelle del rigoroso rispetto della legge 319/75, assicurino il soddisfacimento degli altri usi dell'acqua fornire dati sulla caratterizzazione spettrale del rumore provocato dalle torri di raffreddamento fornire dati e valutazioni necessarie per poter pervenire ad un giudizio tecnicamente fondato sulla possibilità che si verifichino effetti sanitari legati all'esercizio delle torri chiarire gli aspetti idrogeologici rilevanti per la valutazione dei percorsi degli scarichi radioattivi liquidi e delle corrispondenti vie di esposizione eseguire misure ed indagini atte a quantificare l'effetto dell'immissione di inquinanti chimici nel Po, specialmente nei periodi di magra indicare i lineamenti generali che intende seguire nella fase dello smaltimento dell'impianto.
Queste richieste, si badi, non sono del Comitato Scelte Energetiche, n sono nostre, degli antinucleari, ma precise indicazioni fornite dal Ministero della Sanità con lettera del 29 ottobre 1984 all'ENEA.
Credo, concludendo, che sarebbe irresponsabile da parte mia non riconoscere pienamente la fondatezza delle esigenze poste dalla mozione presentata dal mio partito e delle altre prima esposte, pur non condividendo la genesi dell'atto che tali esigenze ci porta oggi a dover fermamente richiamare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, va innanzitutto ricordato che il Consiglio regionale è arrivato alla scelta del sito puntuale in Trino Vercellese, avvenuta il 4 gennaio 1985 ed alla precedente deliberazione dell'8 giugno 1982, la quale alternativamente dichiarava e decideva per la fattibilità alternativa nell'area Po1 e Po2, dopo una serie di complesse procedure previste da leggi dello Stato e da deliberazioni del CIPE.
Complesse procedure che hanno coinvolto due Enti di Stato (ENEL ed ENEA) Ministero della Sanità, dell'Agricoltura e dell'Industria, oltreché, in via di consultazione, tutte le popolazioni interessate in quanto ricordo, come ricordano i colleghi che facevano parte della Commissione mista Giunta Consiglio, che questa Commissione fu in realtà itinerante e si recò infatti in tutte le località interessate. Complesse procedure che hanno portato a laboriose indagini sul territorio.
La Regione, per mandato del Consiglio, controllò siffatta situazione mediante una convenzione con l'Università ed il Po1itecnico, che funzionarono quindi come fiduciari della Regione, in buona sostanza come consulenti tecnici della Regione e come controllori delle operazioni di indagine tecnica che andava compiendo l'ENEL.
Siamo quindi arrivati alla scelta finale con un supporto tecnico che era favorevole all'installazione alternativamente e indifferentemente dal lato tecnico all'area Po1 e all'area Po2. A queste conclusioni sulla fattibilità nell'una o nell'altra area va ricordato che è pervenuto sì l'Ente di Stato ENEL. ma è anche pervenuto il gruppo di lavoro dell'Università e del Po1itecnico, cioè il nostro fiduciario, il nostro mandatario.
Quindi, oggi, se c'è, come si legge nella mozione del Gruppo comunista un mutamento di dati e di situazioni e ci si vuole riferire, come ci si riferisce, a rilevanti dati tecnici che non furono prospettati con fedeltà dall'ENEL. allora bisogna dire con realismo che hanno fallito il loro compito di controllori dell'ENEL e di nostri consulenti tecnici e di fiduciari della Regione anche i gruppi di lavoro dell'Università e del Po1itecnico.
Sinceramente è singolare e, se mi si consente, insospettisce che tutta questa serie di circostanziate denunce di questioni di fatto tecniche di cui l'ENEL non avrebbe tenuto conto, e quindi non avrebbero tenuto i nostri mandatari fiduciari dell'Università e del Po1itecnico, in maniera da scuotere il rapporto di fiducia, avvenga solo oggi e che allorquando il collega Rivalta faceva parte del governo regionale in qualità di Assessore non si sia accorto non dico di tutte le situazioni denunciate, ma almeno anche di una sola e non abbia enunciato questa situazione di sfiducia, sia pure con riferimento anche ad uno solo degli episodi denunciati nei confronti dell'ENEL.
Fatta questa premessa e questa necessaria ed evidente osservazione, va rilevato come da parte del nostro Gruppo sia sempre stato motivato, in tutte le occasioni, a partire da quel primo Consiglio aperto del 19-20 ottobre 1979 fino ad arrivare a tutte le prese di posizione in aula nel corso della terza legislatura, il nostro "sì" al nucleare a condizione espressa e rimarcata della salvaguardia del territorio e della salute delle popolazioni ed alla condizione di una coordinata attuazione, in sede di Piano Energetico Nazionale, delle fonti integrative ed alternative.
Nel condizionare pregiudizialmente il nostro "sì" all'installazione della centrale nucleare in Piemonte, nel condizionarlo alla salvaguardia del territorio e delle popolazioni interessate, da un canto è una cosa ovvia e d'altro canto enunciavamo un principio che domina le scelte Po1itico - legislative della materia, quale risulta dalla legge n. 393/75 che è la legge base in materia, la quale legge prevede delle complesse procedure tecniche, il che sta a significare che prima di arrivare ad una decisione in favore all'installazione della centrale occorre tenere presente la necessità di cautele doverose che salvaguardino la salute delle popolazioni e la sopravvivenza, è il caso di dire, del territorio.
Dopo avere puntualizzato questa presa di posizione nostra ed avere precisato come e perché venisse condizionato, proprio nello spirito della scelta Po1itico - legislativa che era stata fatta a monte, va ora rilevato che per quanto riguarda la situazione denunciata nella mozione del Gruppo comunista il processo della fase attuativa, che è quello che giustamente preoccupa i firmatari della mozione e preoccupa e ha sempre preoccupato anche noi, quando ponevamo quelle tali premesse e quelle tali condizioni che ho enunciato, va indubbiamente ed attivamente seguito dalla Regione così come si seguì la fase istruttoria tecnica e decisoria. E questo obbligo di seguire anche la fase attuativa in tutto il suo dettaglio non è poi un obbligo che lo si propone, per così dire, come scelta, è un obbligo sicuramente istituzionale e questo emerge da due considerazioni.
Prima considerazione: va rispettato lo spirito della legge n. 393/75 quella che ha innestato le procedure preparatorie che si sono già svolte e che espressamente prevede l'elaborazione del progetto di massima dell'impianto (qui siamo proprio in questa fase ed è uno degli aspetti di preoccupazione della mozione in discussione), attraverso un complesso iter che farà sì che il progetto vada finalisticamente all'esame del Ministro dell'Industria, per il nulla osta o meno, che va predisposto dall'ENEL.
corredato da una complessa documentazione tecnica e che passa poi attraverso un'altra complessa procedura al vaglio, sempre prima del nulla osta, dell'altro Ente di Stato,ENEA, dello stesso Ministro dell'Industria e che ha come passaggio obbligato anche la Regione. Infatti l'art. 5 della legge n. 393/75 prevede che in questo complesso meccanismo della fase attuativa che precede il nulla osta o il non nulla osta del Ministro anche la Regione sia interlocutrice e sia coinvolta. Quindi, quando noi concordiamo nel richiedere, nell'insistere e nel caldeggiare che la Regione segua e controlli anche la fase attuativa, chiediamo l'attuazione di un dovere istituzionale.
Tutto questo può avvenire sia attraverso un controllo delle scelte Po1itiche che va facendo l'ENEL in questa fase di predisposizione del progetto della centrale e sia attraverso un controllo scientifico che pu evidentemente venire attuato solamente attraverso un rinnovo della convenzione con l'Università e con il Po1itecnico.
La seconda considerazione riguarda il rispetto e l'adempimento al protocollo d'intesa Regione - ENEL che venne firmato all'inizio della seconda fase. Se si legge questo protocollo si vede come opportunamente nello spirito sempre della legge che prevedeva quelle tali cautele doverose nella fase della scelta e dell'attuazione, venne convenuta una serie numerosissima e complessa di obblighi da parte dell'ENEL che riguardano i vincoli e i requisiti esterni dei cantieri di costruzione, l'urbanizzazione primaria e secondaria, l'istruzione professionale, la scelta delle persone che dovranno essere occupate nella costruzione della centrale, con particolare privilegio dei Comuni nei quali è installata la centrale obblighi che l'ENEL si è assunti, evidentemente liberamente, con la Regione nello spirito e nel quadro della legge per passare alla fase attuativa.
Sotto questo profilo questi complessi obblighi che riguardano la fase attuativa e che indubbiamente devono essere rispettati viene superata la parte finale della mozione comunista, laddove vengono indicate alla Giunta le prese di posizione che si dovrebbero tenere. Penso sarebbe molto più facile, questo noi lo sosteniamo e lo chiediamo, che si inviti la Giunta regionale a fare osservare scrupolosamente il protocollo d'intesa accanto al rifacimento della convenzione Università - Politecnico per seguire sotto il profilo strettamente scientifico, i lavori.
Da quanto ho detto con estrema sintesi deriva quella che è la presa di posizione del nostro Gruppo sulla mozione presentata dal Gruppo comunista.
La nostra posizione sarà di astensione. Perché? Astensione sulla premessa sulla motivazione e sul preambolo della mozione in quanto troppo di parte ed in quanto contiene valutazioni di fatto che riteniamo debbano essere scientificamente verificate.
Ecco qui la necessità del gruppo di lavoro Università - Politecnico.
Indubbiamente se è esatto tutto quanto sta scritto nel preambolo e nella motivazione bisognerà porre molta attenzione in questa fase di attuazione della centrale nei rapporti con l'ENEL.
Astensione però anche sulla parte finale propositiva della mozione, in quanto una parte delle richieste non ci paiono condivisibili laddove si vogliono coinvolgere i Sindaci dei Comuni interessati, i quali dovrebbero costituire uno strano ed abnorme comitato, ma anche perché sono richieste eccessivamente dettagliate e che, per la verità, sono contenute nel protocollo d'intesa. Penso che ove la mozione prevedesse il richiamo puro e semplice al protocollo d'intesa e ai numerosissimi obblighi responsabili che l'ENEL si è assunti sarebbe sufficiente.
Pur preannunciando però l'astensione con le motivazioni che ho detto dobbiamo dire che noi condividiamo lo spirito della parte propositiva, cioè di quanto si va richiedendo alla Giunta, in quanto se lo spirito, come pare di cogliere, è quello di far sì che la Regione controlli Po1iticamente e scientificamente la fase attuativa, allora, proprio per quanto abbiamo finora detto e ricordato circa le nostre prese di posizione, questo spirito della mozione non può non trovarci perfettamente d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non credo sia questa la sede per ribadire ancora una volta in dettaglio le nostre convinzioni pro o contro la costruzione di centrali nucleari in Italia, ed in maniera più specifica contro la costruzione di quella di Trino, anche se, siccome tutti lo hanno fatto, mi troverò costretta a riassumere in alcune poche proposizioni, per memoria, almeno il fatto che la nostra discussione, che verte sul problema del controllo di questo processo insediativo da parte della Regione Piemonte, si colloca tuttavia su uno zoccolo di perplessità crescenti sulle scelte energetiche in sede di Piano Energetico Nazionale.
Anzitutto, vorrei ricordare che non è vero come molti Consiglieri hanno sostenuto che la scelta nucleare è moderna. Siamo in realtà di fronte ormai ad una tecnologia matura in via di rapida obsolescenza a causa dei guasti ambientali presenti e futuri che comporta e del conseguente continuo aumento della regulation in tutti i Paesi che significa aumenti di costi rigidità di gestione, continue interruzioni e, quindi, scarsa redditività di questa tecnologia. Nessuno ormai considera nel mondo la produzione di energia dal nucleare come una scelta definitiva o anche di lungo periodo ma al massimo come una parentesi il più possibile breve da cui uscire al più presto in direzione delle energie rinnovabili e pulite che sono quindi le sole moderne, nel senso vero del termine, e che saranno le sole ad offrire in futuro possibilità di espansione anche di tipo commerciale su altri mercati.
Non è vero, in secondo luogo, che la pericolosità del nucleare sia sotto controllo. Questo è un falso che continuiamo a sentire e a sentirci presentare. Ovunque nel mondo i vecchi limiti di sicurezza, le vecchie dosi considerate accettabili per le popolazioni vengono rimesse in discussione.
Quindi il problema non è quello di fissarsi sulle dosi stabilite una volta per tutte, ma è quello di accettare il fatto che esista un'evoluzione scientifica continua su conoscenze che nessuno di noi possiede, neanche il mondo scientifico in maniera definitiva.
Molti scienziati ritengono che non abbia senso parlare di dose minima e che qualunque dose sia potenzialmente pericolosa data l'estrema variabilità degli effetti rilevati sperimentalmente. Questo significa, in parole povere, che le certezze che i documenti ENEL e i responsabili locali e nazionali della Politica energetica propongono alla popolazione sono in realtà delle non certezze in continua revisione sul piano scientifico. Non siamo quindi in grado di garantire nulla alle popolazioni locali ed è inutile venire a dire che le garanzie devono venire dagli scienziati dell'Università e del Politecnico: lo possono fare perché nessuno è in grado di farlo. Ciò vale anche per il problema dei rifiuti, anch'esso irrisolto a livello mondiale e dietro cui si profila fra l'altro, e lo vorrei ricordare, inquietante l'uso per fini bellici del plutonio in essi contenuto, in particolare nelle barre esaurite. Prova che la distinzione tra nucleare di guerra e nucleare di pace è irrisoria e che le generose intuizioni dei movimenti pacifisti hanno più fondamento scientifico di tanti cauti distinguo.
Non è vero, infine, che il nucleare è meno costoso. I dati su cui si basano i confronti sono sbagliati, non comprendono i costi site-dependent non comprendono gli interessi enormi sugli enormi e crescenti capitali investiti e tenuti immobilizzati per dieci anni (ma poi vedremo alla fine quanti saranno gli anni davvero), non considerano i costi futuri di custodia dei rifiuti (mai nessuno li ha considerati, non ho mai visto una cifra in questo senso) e di smantellamento delle centrali, tanto pagheranno le collettività e le generazioni future; non considerano le continue fermate delle centrali nucleari che pure sono rilevabili dalle statistiche internazionali ed anche da quelle nostrane; basta chiedere; non considerano, inoltre, i costi che deriveranno dalla necessità di adeguarci a regulation progressivamente sempre più rigide. Si consideri che i costi negli USA sono aumentati da l.000 a 2.000 dollari (kw/h installato e si parla in certi casi anche di 7.000 dollari) dopo l'incidente di Three Miles Island e con la continua modifica delle regulation. Siccome i 1.000 dollari a kw/h installato sono di fatto le cifre che l'ENEL ci ha fornito ci significa o che i nostri livelli di sicurezza sono pre - Three Miles Island oppure, più probabilmente, perché sulla sicurezza l'ENEA controllo ne fa che i costi si moltiplicheranno in corso d'opera per due, tre, quattro o più volte.
Colleghi Consiglieri, questa è la cornice che mi pareva imprescindibile ricordare entro cui dobbiamo dipingere il quadro che la mozione del Partito Comunista ci richiede. Ci sono state delle scelte a diversi livelli poich si tratta di una procedura complessa che abbiamo discusso e continueremo a discutere. Ma anche su questo fatto delle procedure complesse dovremo ritornare in sede culturale, perché non è possibile che una procedura complessa significhi che solo l'ultimo ha potere di decidere.
Qui bisogna ridiscutere tutto perché altrimenti è del tutto inutile prendere decisioni se sulle stesse può ritornare solo l'ultimo che decide e non anche tutti coloro che a questo processo decisionale hanno contribuito.
Ma c'è oggi un problema di verifica delle procedure individuate allora come le più corrette per assicurare la popolazione piemontese del nostro continuo ed attento controllo su tutta la vicenda. Nessuno può sottrarsi a questo dovere. Se errori sono stati fatti essi sono il prodotto di scelte democraticamente compiute da assemblee rappresentative della volontà popolare. Però il problema è che queste scelte sono state compiute sulla base di due convinzioni. Anzitutto che l'Ente di Stato delegato alla costruzione della centrale e quello delegato al controllo degli aspetti relativi alla sicurezza (ricordo che l'ENEA non è delegata al controllo degli aspetti relativi all'ambiente e che quindi questo controllo dobbiamo assicurarlo noi) fossero attendibili, sia per quanto riguarda gli aspetti scientifici (qualità e veridicità delle informazioni fornite), sia per quanto riguarda il mantenimento degli impegni presi in sede di convenzione con la Regione e con gli Enti locali, sia per quanto riguarda il continuo adeguamento delle regolazioni alle evoluzioni in atto nel mondo occidentale.
Il secondo luogo, che lo strumento di cui la Regione Piemonte si era dotata per verificare gli studi compiuti dall'ENEL e per approfondire gli aspetti relativi all'impatto sull'ambiente e sulle comunità locali, e cioè il gruppo di lavoro degli Atenei, fosse messo in grado di lavorare sia dagli Enti di Stato sia dal suo stesso committente regionale. Ora, nessuna di queste due condizioni si è verificata, in particolare dopo la decisione del 4 gennaio.
Il compagno Rivalta vi ha illustrato in dettaglio gli inadempimenti, le scorrettezze, le informazioni incomplete o sbagliate fornite dall'ENEL e poi rettificate a processo decisionale di scelta del sito compiuto. Ci sono fondate ragioni per ritenere che la disponibilità completa dell'informazione sui due siti avrebbe spostato la scelta regionale o forse indotto a ripensamenti sulla stessa opportunità di localizzare la centrale in Piemonte. La situazione, compiuta la scelta, non ha fatto che peggiorare. Praticamente nessuno degli approfondimenti, fondamentali peraltro, imposti dall'ENEA all'ENEL e concordati in sede di convenzione è stato compiuto e consegnato, a meno che la Giunta non tenga accuratamente nascosto tutto sia alle Commissioni competenti sia agli Atenei. Nulla finora è arrivato: ne deduciamo che l'ENEL non ha consegnato nulla.
In totale assenza del rapporto preliminare di sicurezza, che deve ancora essere consegnato e del relativo decreto di autorizzazione alla costruzione da parte del Ministero dell'Industria, che non c'è, si procede alla commessa all'Ansaldo e si dà inizio ai lavori. Eppure molti di voi ricorderanno chele prescrizioni ENEA riguardavano aspetti centrali e non marginali per la sicurezza e l'impatto ambientale.
Per quanto riguarda il rapporto con l'Università ed il Politecnico vorrei portare la mia esperienza diretta avendo fatto parte, sia come responsabile del rapporto socio-economico sia come corresponsabile del coordinamento del rapporto finale e della valutazione dell'impatto ambientale. Non è affatto vero che il rapporto con la Regione sia stato tutto rose e fiori. In realtà ci sono stati momenti in cui addirittura si voleva rinunciare all'incarico tanta era la disattenzione che dall'insieme della Regione veniva.
Devo dire che l'Assessore Rivalta è stato l'unico vero interlocutore che gli Atenei hanno avuto in questo processo. L'unico vero interlocutore che si è preoccupato di ascoltare, leggere, riflettere su quello che veniva scritto. Perché molte delle cose nei confronti delle quali si dice: "non ci avete detto", noi le abbiamo dette, ma non spettava a noi decidere, n spettava a noi, perché ci è stato esplicitamente chiesto di non farlo scegliere fra i due siti. Le cose che noi abbiamo detto, le cose che dall'ENEL non venivano fuori, le cose che mancavano, i dubbi su certi dati sono stati tutti resi noti, ci sono state riunioni. Ma chi veniva a queste riunioni? Chi ascoltava che cosa dicevamo? Non si può rigettare su di noi il fatto che le cose dette e scritte pochissimi le hanno ascoltate ed ancora meno ci hanno riflettuto, a quanto pare.
Sono convinta che solo nei momenti, e sono stati pochi, in cui c'è stato uno stretto coordinamento fra l'attività scientifica degli Atenei ed il controllo Po1itico del processo da parte della Regione, si è riusciti a svolgere un buon lavoro.
Le difficoltà sono state molte e abbiamo spesso dovuto denunciare i ritardi, ma poi i responsabili politici avrebbero dovuto intervenire. La lentezza con cui l'ENEL consegnava i materiali ha tra l'altro reso oggettivamente difficile tutto il processo informativo alla Regione stessa ed agli Enti locali. Quindi, solo quando la direzione politica di questo rapporto era saldamente assicurata, si è riusciti a mantenere il controllo del processo. L'attività degli Atenei ha comunque permesso di evidenziare carenze e difetti degli studi ENEL e di imporre cautele ed approfondimenti.
Molte delle poche cose positive che sono venute fuori da questo processo sono state il prodotto di questa attività congiunta quando si è realizzata. Ma questo tipo di controllo è ancora più importante per il futuro, perché senza la messa a punto di un'efficiente rete di monitoraggio sotto il controllo degli Enti locali e del mondo scientifici piemontese in modo che ogni punta non venga annullata nelle medie, come si tende purtroppo a fare, non saremo in grado di assicurare le garanzie che pure abbiamo promesso alle popolazioni. Cioè che i rischi fossero ridotti al minimo, che l'impatto sull'ambiente fosse contenuto (non certo eliminato perché non è comunque possibile), che ciò che verrà fatto sia conforme agli impegni presi e che nel contempo, cosa ancora più importante, ogni nuova acquisizione scientifica che consenta modifiche migliorative sia messa in atto.
Gli ultimi mesi di lavoro però hanno dimostrato che le caratteristiche dell'offerta (e cioè l'analisi da parte degli Atenei e degli uffici regionali della situazione dell'offerta di lavoro, di abitazioni, di servizi, di fabbisogni di tutti i tipi, il problema degli inerti) sono state definite dalla Regione e dagli Atenei con notevole precisione ed accuratezza. Quello che slitta continuamente, in un modo che sfiora il ridicolo, sono le caratteristiche della domanda per cui noi conosciamo perfettamente la struttura dell'offerta, ma non conosciamo le caratteristiche della domanda, quasi che fossimo di fronte ad un progetto accademico della centrale e non ad un progetto a lungo studiato e scientificamente attendibile.
In sostanza non si conosce a tutt'oggi, a parte qualche voce, quanti saranno davvero gli addetti o almeno una previsione attendibile, quanti saranno i fabbisogni di materiali, non si conosce il low out della centrale, non si conoscono tante altre cose.
Man mano che il processo decisionale avanza le caratteristiche dell'oggetto in discussione sfumano nell'incertezza. Se vogliamo tirare davvero tutte le conseguenze di questa esperienza dovremo chiedere, ed io formalmente chiedo di pensarci, che venga rifatta la valutazione di impatto ambientale sulla base di una caratterizzazione del progetto che sia un po' più credibile e soprattutto che sia definita.
Nei prossimi dieci anni la centrale sarà prima di tutto un enorme cantiere su cui si verificherà la capacità della Regione e degli Enti locali di controllare gli effetti ambientale e sociali dirompenti di questo tipo di attività. Esistono degli strumenti, delle capacità, una cultura che permettono di non ripetere gli errori del passato quando ogni intervento sul territorio provocava gravissime ferite al territorio stesso ed all'ambiente, ma occorre che questi strumenti e questa cultura siano adoperati tempestivamente e non dimenticati.
Trascorsi poi i dieci anni la centrale sarà un oggetto misterioso e pericoloso per tanta parte della popolazione. Anche qui se non avremo messo a punto strumenti di controllo e di conoscenza degli effetti e di informazione tempestiva e puntuale alle popolazioni, avremo fallito nei nostri compiti istituzionali. Una delle ragioni per cui molti cittadini sempre di più, si oppongono a tutti gli interventi a potenziale impatto sull'ambiente e sulla salute è da ricercare, a mio avviso, nella pessima immagine che ha il sistema Italia nel suo complesso. Nel nostro Paese i cittadini hanno imparato a diffidare di tutto e di tutti. La capacità di assicurare la gestione dei sistemi complessi e di garantire il rispetto delle norme dettate per minimizzare gli impatti negativi è giustamente messa in dubbio dagli avvenimenti che si susseguono. La faciloneria l'approssimazione, la scorretta informazione o la carenza di informazione il preoccuparsi più della facciata che della sostanza, sono la norma del rapporto cittadini - istituzioni e cittadini - grandi enti pubblici.
Non c'è da stupirsi che nessuno più si fidi delle affermazioni e delle assicurazioni che provengono da questo sistema e questo è un problema che dobbiamo affrontare tutti se vogliamo mantenere un minimo di credibilità delle istituzioni.
Io voterò, colleghi Consiglieri, a favore di quei punti della mozione del PCI che richiedono un approfondimento ed un controllo del processo perché sono convinta che sulla capacità di gestire questo complesso processo, la cui scelta continuo comunque a non condividere, si giochi la credibilità della nostra istituzione. Non si può lanciare una sfida, e lo dico particolarmente a quelli che l'hanno voluta lanciare, prendere coscientemente dei rischi e poi abbandonare la gestione di tutto nelle mani di chi ha dato così cattiva prova della propria affidabilità.
Quale che sia la posizione di principio dobbiamo oggi assicurare ai nostri concittadini che non ci tireremo indietro, che assumeremo fino in fondo la responsabilità di garantire il massimo di controllo scientifico ma anche politico del processo insediativo, anche quando ciò comporterà ammettere di avere sbagliato. Pronti anche a tornare sulle nostre decisioni, se questo impegno che abbiamo preso, che riconfermiamo, che dobbiamo riconfermare, si rivelasse impossibile da mantenere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, a me sembra che dal punto di partenza di questo dibattito relativo alla mozione del PCI, illustrata dal collega Rivalta avente come obiettivo la discussione nel merito del procedimento del lavoro e delle metodologie intorno alla costruzione della centrale, al momento in cui proseguono gli interventi ci sia stato man mano uno slittamento verso posizioni che, anziché configurarsi come posizioni dirette a discutere nel merito delle procedure, si configurino sempre di più come posizioni dirette a ribadire principi e pregiudiziali che sono stati oggetto di dibattito in questi anni. E' vero. A me sembra che, nonostante gli sforzi compiuti dal collega Rivalta, la questione di trasferire il problema dal merito alle questioni di principio già traspariva, però poi ha avuto uno sviluppo ulteriore. I vari interventi dei colleghi del PCI mi portano a dire che il PCI ha cambiato radicalmente posizione rispetto ad un anno fa.



BRIZIO Gian Paolo

La sta cambiando.



ROSSA Angelo

A me pare invece di poter dire che l'ha già cambiata; ha cambiato posizione nel momento in cui ha presentato questa mozione e nel momento in cui ha scelto la strada del dibattito in aula, anziché, per esempio, e questo poteva farlo il collega Rivalta, giacché è Presidente della II Commissione, convocare l'Assessore competente alla riunione della II Commissione e porre i problemi che egli ha posto in termini di procedura.
Io però ho l'impressione che si sia, da parte del PCI, ritenuta giusta la scelta di svolgere questo dibattito perché al termine dello stesso si possa ufficializzare una posizione che rispetto ad un anno fa è radicalmente cambiata. Questa è la valutazione che do anche a nome del Gruppo socialista; la do io, certamente, ma mi pare sia sorretta dai fatti.
Desidero intervenire in questo dibattito portando una posizione che ho sostenuto nel passato e che intendo ribadire qui e che non intende sottostare alla posizione fortemente pessimistica con cui il collega Rivalta ha presentato la mozione del PCI, quando un anno fa si era assunta invece una posizione fortemente ottimistica portando cioè una posizione realista.
Il discorso è aperto e mi sembra che non si possa con troppa superficialità dire che nessuno in questa Giunta se n'è occupato, n l'Assessore, che nessuno sta seguendo questi problemi, perché mi pare si faccia sicuramente un torto a coloro che hanno questa responsabilità e che seguono questa vicenda con impegno ed attenzione.
Questo problema esisteva già un anno fa.
Si tratta naturalmente oggi di vedere se effettivamente i dati allora evidenziati nei diversi studi corrispondono ancora e quindi constatare quali modifiche sono intervenute, ma io non mi sorprendo se alcuni dati si sono modificati.
Semmai sono motivi di un approfondimento.
Non mi sorprendo perché so benissimo che ci sono delle aree di imprevisioni che possono cambiare le valutazioni circa il procedere nell'attività.
Questo però non deve, io credo, far cambiare la posizione.
Non escludo anche una valutazione di carattere politico elettorale che può portare, anzi, che ha già portato, a mio parere, il PCI a modificare questa posizione.
La scelta è stata compiuta. Non penso che in qualche modo, per responsabilità di qualche dato che non corrisponde o per questioni che debbono essere ulteriormente chiarite, si possa, a questo punto, modificare radicalmente tutta la situazione.
Questo, a mio parere, sta fuori da ogni ragionevole comportamento anche per rispetto ai nostri interlocutori.
Non mi domando nemmeno se queste cose potevano anche essere immaginate perché fanno parte di ogni iniziativa diretta a realizzare degli insediamenti, per di più quando si tratta dell'insediamento di una centrale elettronucleare.
Però mi pare che tra il dire che l'ENEL è risultata inaffidabile, come se non fosse un Ente di Stato, ma qualche cosa da esorcizzare, e il dire che ci siamo sbagliati, ci sia una differenza troppo significativa. Ed allora vorrei ridimensionare questo discorso portandolo lungo una linea di ragionevolezza.
Il problema che abbiamo di fronte non lo scopriamo adesso. Rispetto alle cifre sulle quali si discuteva, in termini di 4.000 o 4.500 miliardi di investimento per l'insediamento della centrale, sapevamo che si sarebbe andati molto al di là di questi costi, tenuto conto di tutta una serie di fattori.
Sapevamo anche che cosa significava l'insediamento elettronucleare, in una zona come quella di Trino, oppure della Po2, una costruzione ciclopica un qualche cosa sicuramente nuovo rispetto alle costruzioni che sono state fatte in Piemonte.
Di questo, signori Consiglieri, avevamo coscienza. Ne avevano coscienza le stesse popolazioni. Certo, mi si dirà che i dati sono lievitati, sono lievitate anche le previsioni della stessa occupazione, si capisce. Questo è un motivo in più perché sia necessario attivarci in modo più incisivo per avere sempre sotto controllo questa situazione, perché la gente che deve lavorare non può soffermarsi a valutare quegli aspetti che attengono agli indirizzi e che spettano a chi ha queste responsabilità, cioè a noi.
Queste cose le abbiamo sempre dette. Io credo che, per esempio, sia auspicabile che si realizzi un rapporto più stretto tra Regione ed Enti locali; un rapporto che a suo tempo nella zona Po2 abbiamo realizzato, un rapporto al di là delle risultanze a cui si è arrivati, che ha messo in atto un tessuto democratico del quale hanno potuto prendere atto tutti coloro che si sono occupati in Regione negli scorsi anni di questo problema: dall'allora Vicepresidente della Giunta, Rivalta, al Presidente della Commissione competente, collega Marchini.
E' un problema che è stato valutato e che sarà valutato ulteriormente dagli Enti locali.
Certamente, da parte nostra, credo possa risultare utile e positivo stimolare gli Enti locali - e questo ho l'impressione non sia stato fatto prima di realizzare un rapporto più stretto di collaborazione tra Enti locali e Regione - per fare ciascuno la propria parte, sapendo che l'ENEL fa la sua, sapendo che certamente, avendo avuto la responsabilità di costruire la centrale, essa deve lavorare per costruire questa centrale ed occorre dare atto all'onestà ed alla buona fede di chi lavora, anche dalla parte dell'Ente di Stato che, senza invocare il fatto che esso sia un Ente di Stato, ha una sua logica.
Semmai si tratterà di verificare se la buona volontà e l'impegno di questi non debordino da quelli che sono i problemi principali su cui noi vogliamo che ci si muova.
E questi problemi sono stati tracciati da quando si è stabilita quella convenzione con l'Università ed il Po1itecnico, che mi pare presente nell'impegno dell'Assessorato e che naturalmente deve essere attivata al massimo, perché siamo in una fase delicata.
Questo non ci può fare dire che da allora non si è più saputo niente che da questa Giunta, come è stato detto da parte del collega Rivalta, non si danno segni di vita, né si conoscono i comportamenti.
Mi pare sia un atteggiamento piuttosto arbitrario, interpretativo di una posizione che soggiace ad una posizione di carattere Po1itico più generale rispetto alle questioni interne, alle questioni di procedura, alle cose sulle quali, credo, una Commissione o due Commissioni congiunte avrebbero o avranno, io credo che debbano avere, la possibilità di discutere.
Al termine di questo dibattito sarà opportuno stabilire qual è la sede nella quale poi, al di fuori del dibattito più generale, si andrà a concretizzare un'iniziativa o delle iniziative dirette a far sì che la Regione tenga, come è nostra intenzione, sotto controllo questa situazione.
A supporto di questa iniziativa credo che potremo sicuramente avvalerci del contributo dell'ENEA che, pur essendo un Ente di Stato ed in qualche caso scambiato ingiustamente con un altro Ente di Stato, è tuttavia un Ente di cui abbiamo potuto verificare l'autonomia, per far sì che le cose che abbiamo deciso, che avete deciso, che sono state decise, e che restano un atto fondamentale di questa Regione, proseguano; per far sì che la gente sia salvaguardata; per evitare che si scivoli in un dibattito di principio sul quale si è tanto discusso e sul quale si sta discutendo, non solo in Italia o nella nostra Regione, ma nel mondo intero e che vede anche contrapporsi le posizioni di eminenti scienziati a favore di una tesi o dell'altra.
A suo tempo il Parlamento italiano ha ritenuto che il nucleare dovesse far parte di quella gamma di fonti diversificate verso le quali il nostro Paese si è orientato e verso le quali sta impegnando le sue risorse.
Abbiamo fatto comprendere, attraverso un grande movimento, che non era il caso di andare alla realizzazione di numerose centrali, come in un primo tempo nel Piano Energetico si prevedeva, ma alla realizzazione di quelle necessarie.
Abbiamo sostenuto che quella parte di centrali poteva concorrere in una determinata percentuale al soddisfacimento del nostro fabbisogno energetico.
Quando si tratta di nucleare tutte le questioni sono delicate e difficili, però io credo che in fondo sia possibile, realizzando tutte quelle garanzie, anche gestire il nucleare. Il problema della gestione è difficile e delicato, in ogni caso però credo che la scelta compiuta sia stata ragionevole e responsabile, una scelta che nel rispetto della realizzazione del Piano Energetico si poneva dalla parte di chi ha presente i problemi del Paese e delle popolazioni.
Si tratta di un'azienda diversa da tutte le altre, un'azienda che richiede un grosso impegno che deve essere costante e portato a termine.
Il problema deve essere visto in questi termini, senza scivolare in quello che è un rischio di autolesionismo dove si invoca il tutto negativo rispetto ad un Paese dove, invece, secondo me, ci sono anche dei fatti positivi.
Al di là delle legittime preoccupazioni, verso le quali siamo attenti e sensibili, che sono espresse dalla gente, credo non sia possibile in qualche modo capovolgere o modificare un atteggiamento che è stato assunto in piena libertà, in piena autonomia, con profonda convinzione circa un anno fa.
Rilevata l'esistenza di queste difficoltà, credo comunque che questo dibattito, se si svilupperà in una sede nella quale potranno concretizzarsi alcuni elementi tangibili del procedere, avrà un significato positivo proprio per rafforzare quegli aspetti che possono essere stati trascurati in modo da garantire la nostra gente, da assicurare che il lavoro di costruzione va avanti, da adempiere agli impegni che questa Regione ha assunto davanti al Governo ed al Paese e da dare un importante contributo nell'ambito dell'approvvigionamento energetico, in modo che il nostro Paese possa operare quella svolta che gli consenta di superare l'attuale stato di crisi e di difficoltà e realizzare, con i grandi Paesi avanzati, quella società che non vogliamo essere una società orwelliana, ma una società umana che si avvale insieme con l'uomo delle tecnologie più avanzate che siano gestite e controllate per il bene e l'interesse della collettività nazionale.



RIVALTA Luigi

Sei un antinucleare pentito.



ROSSA Angelo

No, non sono pentito, tant'è vero che la mia posizione è abbastanza leggibile nelle zone da cui provengo, dove è stata contestata dagli anti e dai pro, perché è il destino che capita a coloro che devono gestire dei problemi difficili e che io ho cercato di fare nel migliore dei modi secondo quelle che sono le esigenze locali e nazionali:



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Parlare, a questo punto del dibattito, è difficile per due ordini di motivi: primo, perché bisogna parlare dopo gli antinuclearisti pentiti (mentre noi, invece, ci augureremmo che fossero molti i nuclearisti pentiti); secondo, perché i colleghi che in quest'aula hanno, prima di me espresso punti di vista contrari all'insediamento della centrale nucleare nella zona Po1 hanno con abbondanza di dati e di argomentazioni elencato tutti quei motivi che ci rendono molto perplessi e dubbiosi sulla scelta che questa assemblea ha operato il 4 gennaio di quest'anno. Del resto alcune di queste nostre preoccupazioni, e questo credo vada fatto immediatamente rimarcare, le abbiamo ritrovate anche nel lungo, esauriente e direi anche preoccupato, intervento tenuto dall'ex Assessore Rivalta che noi ricordiamo come un tenace sostenitore di quella scelta. Ma che sappiamo anche essere un tenace sostenitore ed oggi ne abbiamo avuto una conferma di un certo modo di operare e di gestire questa scelta.
Mentre anticipo la mia astensione in merito alla mozione presentata dal PCI per una serie di motivi che illustrerò dopo, non posso però fare a meno di apprezzare la tenacia con cui tuttora Rivalta rivendica la possibilità (a mio avviso, una pura possibilità teorica, una sorta di illusione e questo sarà il tempo a dimostrarla) di una gestione democratica accompagnata da uno stretto controllo politico e scientifico da parte delle istituzioni locali coinvolte, di questo tipo di processo e di insediamento.
E' una specie di sfida tra noi - piccoli - e gli altri, i nucleari grandi. A noi pare, e questo lo ha sottolineato anche la collega Bresso che sia praticamente impossibile una via democratica alla scelta nucleare.



MARCHINI Sergio

C'erano i socialisti al governo.



ALA Nemesio

Non ho detto una via socialista, ho detto che non è possibile una via democratica al nucleare. Ritengo, per essere chiaro, che non sia democratica né la scelta operata dai Paesi dell'Est europeo, né quella operata dal socialismo mitterrandiano in Francia e neanche quella operata dai pentapartiti italiani e, mi rammarico una volta di più, con l'appoggio di consistenti forze della sinistra e del sindacato.
Il vero problema che si agita nella mozione, a nostro parere, riguarda in primo luogo più che le forze antinucleari le forze nucleari. Noi siamo qui ad attendere che finalmente la Giunta si esprima in merito a questo problema. Su questo condividiamo le perplessità e le preoccupazioni che sono emerse da più interventi. Perché la responsabilità di gestire il processo dell'insediamento della centrale compete a coloro che questa scelta hanno operato e noi ci auguriamo che, se non altro, il controllo scientifico e politico venga attuato con il massimo rigore. Attendiamo preoccupati, per vedere come e se la Regione è all'altezza, è capace di gestire questo processo. Perché noi abbiamo un dubbio, un dubbio che qui viene assai raramente preso in considerazione, il dubbio sul valore delle convenzioni, sul valore dei verbali d'intesa. Quale valore giuridico, quale potere reale ha in mano la Regione, hanno in mano gli Enti locali, rispetto all'ENEL. rispetto ai grandi Enti di Stato? Le nostre perplessità riguardano un assenso strappato fornendo dati che, se non falsi, è comunque esatto definire, se non altro, approssimativi, imprecisi. Soprattutto per l'assenso dato al sito Po1, caro Rossa. Perché se i dati fossero stati più corretti, probabilmente si sarebbe scelto il sito Po2 e tu allora saresti rimasto antinucleare.
L'inaffidabilità dell'ENEL ed il non rispetto degli accordi presi, fino a che punto tutto questo è possibile e compatibile con le convenzioni e i verbali d'intesa? Io mi chiedo: quante volte l'ENEL deve non rispettare gli accordi presi perché da parte della controparte, cioè della Regione o degli Enti locali che hanno firmato quei verbali e quelle convenzioni, scatti un meccanismo di rigetto e di rifiuto, si decida che non è più il caso di mantenere ancora in piedi quelle convenzioni? Sembra una questione tra due innamorati, che innamorati lo sono sempre meno. Quante volte l'innamorato che continua a mantenersi fedele, deve essere tradito dall'altro perch dica: "adesso basta, non ne voglio più sapere"? Lo si tradisce un giorno lo si tradisce un altro. Quante volte? Cioè, qual è il livello al quale si deve giungere perché la misura sia colma? Quante gocce ci vanno prima che il vaso trabocchi? Dipende dall'amore che si ha; dal livello di responsabilità e di dignità di un'assemblea che è messa continuamente di fronte a fatti compiuti e a modifiche nel corso dell'attuazione, da parte di uno dei due contraenti di un accordo che dovrebbe essere invece basato sul rispetto reciproco.
E' un problema di potere. Il potere dell'ENEL è enormemente più grande del potere della Regione ed ancor più del potere del Comune di Trino Vercellese, come il Comune di Montalto di Castro, del resto, ha già avuto ampiamente modo di verificare.
Per quanto riguarda poi la scarsa attendibilità dei dati, elemento cui hanno fatto riferimento, sia pure in modo diverso, sia il Consigliere Majorino che il Consigliere Ferrara (che si sono chiesti "qual era la preparazione, la competenza ed il livello scientifico del Po1itecnico e dei vari esperti e professori che hanno seguito il processo per la Regione") occorre ricordare che proprio il Po1itecnico si è accorto e ha messo in luce certi fatti. Basterebbe andarsi a rileggere, per esempio, la documentazione fornita dal Consigliere Rivalta alla fine del suo mandato relativa all'attività del gruppo di lavoro "Centrale elettronucleare Piemonte Trino". Giorno per giorno è possibile seguire l'aprirsi delle prime preoccupazioni, del primo divario, delle prime modifiche. Gli inerti aumentano settimana dopo settimana, la falda continua ad alzarsi e tutta un'altra serie di cose poco per volta viene messa in luce. Il problema è quello della distanza tra un ENEL che dispone di ben 15 miliardi per rilevare i dati e te li presenta tutti belli impacchettati ed, invece, le disponibilità finanziarie della Regione ed ancor più dei Comuni, che finiscono con il trovarsi schiacciati, costretti ad un'accettazione di tipo fideistico di questi dati, da prendere per buoni "a scatola chiusa". Gli esperti dell'ENEL producono degli enormi libroni ricchi di dati e dall'altra parte si rimane annichiliti da questa quantità di sapere e di scienza.
L'accettazione, quindi, è di tipo fideistico, più che scientifico. Ci sono voluti alcuni mesi perché il Politecnico e la Commissione mista della Regione riuscissero, almeno in parte, ad aprire qualche spiraglio, a dimostrare che alcune cose non "quadravano". Nelle riunioni di luglio sono stati chiesti ulteriori approfondimenti; è stato detto che alcune documentazioni non erano sufficientemente chiare, i metodi utilizzati per giungere ai risultati erano spesso da rivedere e doveva esserne dimostrata l'attendibilità in maniera più precisa.
Il problema del tempo è un problema fondamentale nel caso del nucleare.
Vorrei ricordare che anche il Ministero della sanità ha chiesto in un suo documento al Governo "di attuare ogni opportuna iniziativa nei confronti del Dicastero dell'Industria ed Artigianato, affinché il limite di tempo previsto dall'art. 40 del D.P.R. n. 185 venga ulteriormente ampliato, in considerazione della mole, della specificità e dell'alto contenuto tecnologico della documentazione che l'ENEL è tenuta a presentare". Questo documento è allegato alle prescrizioni ENEA che spero ogni Consigliere possieda. Risale al 29 ottobre 1984. Già in quella data il Ministero della Sanità faceva rilevare che il tempo - credo di 60 giorni - disponibile per esaminare la documentazione dell'ENEL ed altre documentazioni in merito era ridicolo. Così pure gli Atenei, la cui Commissione tra l'altro non lavorava a tempo pieno, hanno avuto bisogno di alcuni mesi per esaminare la documentazione ENEL. però alla fine qualche cosa che non funzionava lo hanno trovato.
Noi diamo un giudizio sostanzialmente favorevole, pur nella nostra astensione, al fatto che la Commissione ritorni, perché è l'unico strumento con il quale la Regione può controllare quello che succede, può avere una possibilità, per quanto minima, di controllo su quello che l'ENEL. l'ENEA l'Ansaldo, la Fiat-TTG ed altre aziende fanno sul territorio della Po1; ci vorrà del tempo. La disparità delle forze in campo, nonostante qui si tratti di una Regione, è ancora enormemente a favore dell'ENEL e dei grandi Enti di Stato.
E ricorderei di non sottovalutare il problema delle scorie e del plutonio, del rapporto tra nucleare di pace e nucleare militare. Quando si parla della Francia, è questo l'elemento che si dimentica sempre: la scelta nucleare francese non si giustifica all'interno di una scelta di tipo energetico, di diversificazione delle fonti energetiche si giustifica soltanto all'interno di una scelta militare strategica, in cui si ritiene necessario possedere una forza autonoma di dissuasione nucleare.
Centomila anni fa nella nostra pianura in mezzo ai ghiacci si aggirava l'uomo di Neanderthal. Il plutonio, che viene prodotto dalle centrali nucleari, quindi anche dalla Po1, ha una durata durante la quale deve rimanere isolato rispetto all'ambiente circostante di circa - dico circa perché, ovviamente, nessuno lo ha mai esaminato bene - 400.000 anni, cioè quattro volte la distanza di tempo che ci separa dall'uomo di Neanderthal.
Non esistendo una tecnologia sicura al 100% - e questi sono dati americani è inevitabile che una parte di plutonio venga liberata nell'ambiente nel corso del trattamento o in altri momenti. Ricordiamo che quest'estate è stata segnalata la presenza di plutonio nell'acquedotto della città di New York. Nell'acquedotto della città di Torino ci sono tante altre sostanze cadmio, cromo esavalente, ma non pare ci sia ancora il plutonio.
E' stato stimato che se l'industria nucleare americana continuerà ad espandersi ai tassi con i quali si è espansa fino ad ora e se si riuscirà a contenere il suo plutonio isolato rispetto all'ambiente con un'efficienza del 99,99% è un miracolo. E i Gruppi laici presenti nel Consiglio non dovrebbero ritenere umanamente possibile un'efficienza del 99,99%! Forse la DC e i Gruppi cattolici sì, ma i laici no. Comunque, negli Stati Uniti con la quantità di plutonio già oggi esistente e con una garanzia del 99,99 sono stati previsti 500.000 casi di cancro al Po1mone, per ogni anno, a partire dal 2020 per i successivi 50 anni. Questo perché, e l'abbiamo visto parlando di Saluggia, il problema del nucleare e della centrale in Po1 non si limita a Trino. Il materiale gira per l'Italia, gira per l'Europa, si perde, qualcosa fuoriesce.
Coloro che si sono occupati, per esempio, della nuova centrale in progettazione in Lombardia (nella zona di Viadana - San Benedetto Po) hanno messo in luce l'inattendibilità dei dati ENEL sull'impatto radiologico, in cui venivano previsti soltanto gli impatti legati al contatto e all'inalazione, ma non veniva previsto l'impatto radiologico derivante dall'ingresso di materiale di questo tipo nella catena alimentare. Già la collega Bresso ha messo in luce come tutti questi dati, anche sperimentali diano valori quanto mai disomogenei e che quindi medie statistiche siano quanto mai inaffidabili.
Vorrei, in conclusione, rassicurare il collega Rossa sulle posizioni del PCI rispetto alla scelta nucleare ed al piano energetico. Proprio su "Manifesto" di oggi è possibile leggere che i Gruppi parlamentari del PCI pare stiano per approvare, sia pure con alcune defezioni al loro interno l'aggiornamento del P.E.N. Finché rimane questo aggancio è chiaro che la centrale di Trino continua ad essere una costruzione realizzabile, perch finché non vengono messe in discussione le scelte del Piano Energetico da parte del PCI e, me lo auguro, anche da parte di altre forze politiche e sociali, è quanto mai difficile ritornare indietro e rivedere la scelta che è stata compiuta in Piemonte. E' per questo che della mozione presentata dal PCI quello che mi rende più perplesso è proprio l'inizio. Aveva ugualmente suscitato in me perplessità l'intervista rilasciata da Rivalta nel mese di giugno ed apparsa sull'"Unità". Anche in quella sede si accusava il Governo (o, per maggiore precisione, il CIPE) per non essere ancora intervenuto sulla localizzazione delle altre centrali nucleari previste dal P.E.N.
Vorrei ricordare ai colleghi comunisti che proprio qui sta la vera contraddizione della scelta energetica nucleare: da un lato, si rivendica correttamente la necessità di un'estrema democrazia, un estremo controllo e partecipazione sulle scelte, però dall'altro lato si finisce quasi con l'invitare il CIPE ad effettuare autoritariamente (e questo desiderio circonda vasti strati anche degli altri partiti e soprattutto del PSI, come si può arguire leggendo le cronache della Commissione Industria) la scelta.
Proprio qui, tra autoritarismo, democrazia e partecipazione popolare il solco, riguardo alle centrali nucleari, si allarga ed approfondisce sempre più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio sarà un intervento abbastanza breve, perché credo sia più importante fermarsi sui contenuti della mozione all'origine del dibattito e sul suo significato Po1itico che non riprendere in modo complessivo tutta la tematica che ha sotteso alla scelta che il 4 gennaio scorso questo Consiglio regionale, sia pure in modo dibattuto e controverso, ha comunque compiuto. Certo era inevitabile che reintrodurre in quest'aula un argomento che avesse al suo centro il problema della realizzazione della centrale elettronucleare non poteva non far riprendere argomenti e spunti del dibattito che in questi anni è proseguito in ordine alla scelta che è stata fatta.
Tutto sommato, è stato anche positivo il richiamare questo argomento nell'aula, perché effettivamente dopo il 4 gennaio il dibattito sì era andato un po' frantumando in una pluralità di sedi e di soggetti in modo sparpagliato e frammentato con delle sovrapposizioni e delle incomprensioni fra i vari livelli. Invece è stato bene cercare di eliminare tali incomprensioni per ricondurre nella sua sede più propria ed unitaria un dibattito che non deve sfuggire di mano alla Regione nel suo complesso: essa deve invece proseguire con maggiore sollecitudine in quel suo ruolo di guida e di governo di questa scelta.
Quindi, credo sia stato molto opportuno tornare a dare una centralità di controllo e di scelta al Consiglio regionale, ora che gli aspetti tecnici, o perlomeno quelli operativi, paiono diventare quelli prevalenti.
Certamente occorre avere in primo piano questi aspetti, però credo che non basti soltanto svolgere un ruolo di mediatori o anche di mera risposta alle sollecitazioni del mondo complessivo degli operatori che si muovono attorno a questa scelta; piuttosto occorre riportare all'interno di quest'aula una capacità di controllo delle scelte.
A dire il vero anche noi, come partito che fa parte della maggioranza avremmo certo preferito che ad introdurre il dibattito su questo argomento fosse stata un'iniziativa della Giunta. In ogni caso certamente ha fatto bene, o comunque ha fatto la sua parte o il suo dovere, il Gruppo comunista nel presentare questa mozione, dando modo ed occasione alle forze politiche presenti in Consiglio di confrontarsi rispetto a quelli che sono i vari livelli e gradi di attuazione di quella scelta che il Consiglio regionale nella terza legislatura ha fatto. In ogni caso, sul piano generale rispetto agli interventi contrari che abbiamo ascoltato, ritengo che vadano fatte alcune precisazioni, utili a meglio chiarire quali sono i termini della questione.
Intanto, nessuna forza politica ha detto mai in quest'aula che l'unica scelta che dev'essere fatta è quella del nucleare, tant'è che abbiamo sempre sviluppato una serie di motivazioni articolate, per cui insieme alla scelta nucleare venivano indicate altre scelte e raccomandazioni, da quelle del risparmio energetico a quelle delle fonti rinnovabili, che facevano capire come la volontà prevalente della Regione fosse quella di accompagnare la scelta energetica nucleare con altre scelte, nella direzione di evitare un "tutto nucleare". Io credo che non sia nella tradizione di questo Consiglio regionale e nei suoi dibattiti una posizione, anche da parte di chi era favorevole, orientata verso il "tutto nucleare". Né credo sia corretto dire che si è sostenuto essere questa scelta comunque l'optimum. Noi sappiamo che non è certamente l'optimum delle scelte ed abbiamo detto che è una scelta in un certo senso necessaria in questo momento, nella misura in cui vi è un deficit di energia cui occorre dare delle risposte; altre soluzioni, che sono state pur prospettate ma che non sono ancora pronte dal punto di vista dell'affidabilità circa la loro utilizzazione, sono ancora lontane.
Queste precisazioni sono importanti per definire il quadro più corretto ed articolato di quella che è stata la scelta e l'indicazione regionale quindi non una scelta esclusivamente pro nucleare, ma questa con tanti altri progetti; vedi il risparmio energetico, ad esempio, e i contributi che la Regione ha previsto per il piano di metanizzazione, ormai giunto ad una fase di realizzazione, almeno dal punto di vista programmatorio abbastanza avanzata.
Abbiamo sempre detto che era una scelta problematica e che comportava una serie di rischi e di difficoltà e quindi era una scelta che andava guidata, controllata e seguita.
Sul problema energetico anche noi siamo per dire che ogni livello istituzionale deve fare la sua parte e quindi occorre ché anche il Parlamento ed il Governo svolgano appieno il loro ruolo, ad esempio nell'andare a definire un aggiornamento del Piano Energetico Nazionale che tenga conto dei fatti che in questi quattro anni sono avvenuti, perch certo noi non vorremmo in questo panorama passare poi come l'unica Regione che ha fino in fondo compiuto il proprio dovere. La Regione Piemonte si è comportata in modo serio e ha cercato di svolgere un ruolo di governo fino in fondo.
Occorre quindi che il Governo, rispetto alle indicazioni del P.E.N. che prevedevano anche la realizzazione di altre centrali nucleari, svolga fino in fondo la sua parte. E la Regione deve procedere con sollecitudine anche per le parti che non riguardano il nucleare, comunque previste.
Il senso di questo dibattito deve essere quello di dare comunque forza a noi ed alla Giunta perché vengano pienamente realizzati i contenuti dell'ordine del giorno del 4 gennaio ed il protocollo d'intesa fra l'ENEL e la Regione affinché vengano effettuate le verifiche sulla base delle quali noi avevamo anche radicato il nostro consenso a questa scelta.
Vi sono cose che in questi due mesi si dovevano fare e non sono state fatte. Io credo viceversa che dal giorno dopo il 4 gennaio alcune cose sono state fatte. Se si ritiene che non siano state fatte in modo rapido e sollecito, allora anche noi siamo perché vi sia una spinta ed un'accelerazione in questa direzione e soprattutto svolgendo un ruolo di guida, di controllo costante e diuturno, senza delegare ad altri, ma svolgendo noi come Consiglio e come Giunta fino in fondo il nostro ruolo.
Ad esempio, per le verifiche sull'impatto ambientale, per quanto riguarda soprattutto il problema dell'irrigazione, perché questo era un aspetto cardine del processo tramite il quale la Regione Piemonte individuava il sito puntuale. Ed in questo quadro certo ci sta anche il rinnovo della convenzione con l'Università ed il Politecnico. Questo è un altro punto nodale, perché con questi istituti scientifici noi abbiamo costruito questa scelta avendo un supporto scientifico rigoroso che ha dimostrato come questa scelta non fosse incompatibile con il nostro territorio e come avesse una sua validità tecnico-scientifica.
Si devono comunque evitare confusioni di ruolo: la parte scientifica faccia la parte scientifica, il Po1itico faccia il politico.
Si deve certo evitare che il Po1itico faccia delle pressioni sulla scienza. Sono anche però perché la scienza non camuffi per tale quelle che sono invece delle valutazioni personali o delle valutazioni di tipo politico.
In sintesi, noi siamo perché si dia piena attuazione alla scelta che il 4 gennaio abbiamo fatto, che si verifichino tutte le condizioni che noi ponevamo come premessa a quell'ordine del giorno e quelle che soggiacciono al protocollo d'intesa ENEL - Regione, perché erano due pre-requisiti che stavano alla base di quella che poi è diventata la nostra scelta.
Occorre quindi che ci sia una capacità di controllo e di governo molto forte. Per quanto riguarda la mozione che ha introdotto il dibattito in quest'aula devo dire che dagli interventi (anche da parte di quelli del Gruppo proponente) sono emersi due modi diversi di leggere questo documento.
Uno è quello del collega Rivalta in cui vi è una connotazione certamente critica e problematica dei fatti avvenuti il 4 gennaio: questo rientra nel pieno delle sue funzioni, ma che comunque era un intervento che si collocava in una volontà del Gruppo comunista del contribuire a governare questa scelta.
Mi pare, cioè, che si ponesse comunque nella continuità di quella volontà espressa il 4 gennaio favorevole alla realizzazione della centrale elettronucleare in Piemonte.
L'altro modo di lettura, e cito il collega Adduci per uno, ma anche altri, è in chiave contraria a questo tipo di scelta.
Questo è un elemento di riflessione che tutti dobbiamo avere presente perché se ciò rappresentasse la volontà prevalente del Gruppo comunista di mutare la sua posizione rispetto a quella tenuta il 4 gennaio, certo ci avrebbe un risvolto politico preoccupante. Se invece l'orientamento prevalente di questo documento è quello di richiamare l'attenzione sui contenuti e sugli adempimenti della Regione, io credo che siano aspetti condivisibili. Se questo documento deve essere letto come una sollecitazione perché vi sia comunque da parte della Regione una capacità di quella che noi tutti abbiamo chiamato di governo della scelta, ebbene noi lo leggiamo in termini positivi, perché credo che su questo problema sia anche difficile schierarsi in buoni ed in cattivi e che non sia neanche corretto e forse neanche opportuno Po1iticamente individuare i cattivi da una parte ed i buoni dall'altra.
Credo che in questo processo vi sia necessità di un grado di compattezza molto forte di tutto il Consiglio regionale, che non si possa giocare ad escludere alcune forze politiche dalla crescita complessiva di questo processo, perché dobbiamo - per primi noi facenti parte della maggioranza - essere coscienti che questo comporterebbe una serie di difficoltà, di problemi e di ritardi che si andrebbero ad aggiungere a quelli che già oggettivamente stanno nella natura di questa realtà.
Bisogna avere coscienza della problematicità di questa scelta che chiede una grande capacità di controllo e di governo, che il Consiglio regionale sarà tanto più in grado di avere nella misura in cui vi sarà una grande convergenza di forze attorno a questa scelta, tale da dare anche più forza alla Regione nel momento in cui andrà a confrontarsi con gli altri enti pubblici o non pubblici, e con le amministrazioni locali.
Noi vogliamo leggere i contenuti della mozione presentata dal Gruppo comunista in questa chiave, che non deve suonare come divisione acritica in due mondi, ma che deve essere invece vista, almeno nella sua parte propositiva e di contenuto, come un contributo ad una comune crescita di convinzione attorno a tale scelta.
Per quanto riguarda l'immediato io credo sarebbe opportuno, sull'ordine del giorno presentato dal PCI a conclusione di questo dibattito, andare nell'apposita Commissione consiliare, in cui vi sia in modo più concreto la possibilità di fare delle verifiche su quello che è lo stato di attuazione sulle iniziative che sono in corso, sugli adempimenti e sul loro stato di realizzazione rispetto alle cose indicate nell'ordine del giorno del 4 gennaio e nel protocollo ENEL - Regione.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei inizialmente sottolineare che l'accusa di inerzia, contenuta nell'illustrazione fatta dal Consigliere Rivalta nei confronti della Giunta, non era - e per questo io la riprendo - una pura accusa di carattere propagandistico, così credo debba essere colta e richiamata, ma la premessa per condurre all'analisi delle cose che non sono state fatte e delle proposte che debbono essere esaminate, discusse e varate per far fronte ai problemi che ci stanno davanti. Del resto, la difesa che è venuta in alcuni interventi è stata più una difesa d'ufficio che una difesa convinta, anche perché effettivamente questa inerzia c'è stata e non credo sia puramente imputabile al problema del tempo.
Vorrei ricordare, e Petrini che è molto più anziano di me di quest'aula sicuramente se lo ricorda, momenti infuocati anche a ridosso del Ferragosto, attraverso i quali l'esecutivo ha operato ed in alcuni casi ha costretto anche il Consiglio a misurarsi ed a confrontarsi. Allora mi pare che il fatto dei tre mesi non possa essere considerato una giustificazione almeno dal nostro punto di vista, ma vorrei aggiungere, anche perché mi pare sia individuabile e questa considerazione la rivolgo all'intera maggioranza, che questa riflessione sull'inerzia dovrebbe fare propria e non lasciare soltanto alla Giunta perché mi pare che tale carenza ha origine proprio negli atti costitutivi di questa Giunta. Voglio dire che ha un padrinaggio politico amministrativo (padrinaggio lo dico in termine positivo, benevolo e non padrinaggio politico programmatico).
Vorrei ricordare che nel documento che è stato presentato a questo consesso da parte della Giunta su 49 pagine erano 15 le righe dedicate al problema del nucleare e del tutto generiche e indeterminate.
Rispetto ad un problema che, al di là della polemica sui costi che avrà il nucleare, sicuramente avrà un rilievo di carattere economico finanziario che supererà i 10 mila miliardi, se consideriamo l'equivalente di investimenti in energie rinnovabili ed alternative, credo non sia un problema specifico che abbia una rilevanza di questa natura, quindi quanto meno ci si consenta di rilevare che 15 righe su 49 pagine sono il segno di una pericolosa sottovalutazione (non è per rifarmi a concezioni deterministiche, ma ogni atteggiamento ha sempre delle ragioni).
Io credo che questa inerzia e questi ritardi da parte della Giunta hanno origini Po1itiche e programmatiche che sono ricavabili all'interno stesso del come è stato definito il quadro di riferimento programmatico della medesima. Del resto, vorrei dire che un rilievo oggettivo a questa inerzia, a questi ritardi è venuto all'unanimità dallo stesso Consiglio comunale di Trino il quale, con il voto di tutti i Gruppi, un mese fa ha votato un documento nel quale è indicata una serie corposa di adempimenti ai quali la Giunta non aveva fino ad allora fatto fronte e tuttora si è soltanto nella fase di verifica e di discussione di quel documento con gli amministratori trinesi.
Queste inadempienze sono ancora più preoccupanti alla luce delle inadempienze governative in materia di attuazione e di aggiornamento del Piano Energetico Nazionale ed in ordine alla definizione ed alla conduzione di una Politica energetica degna di questo nome, soprattutto l'incapacità che si è dimostrata non soltanto a portare a compimento alcune delle prescrizioni del P.E.N., ma soprattutto l'incapacità, che è ricavabile dal progetto di aggiornamento del medesimo Piano Energetico presentato dal Ministro Altissimo, di attuare una Po1itica energetica complessiva di cui il nucleare è soltanto una parte e neanche la principale.
Vorrei ricordare sotto questo profilo il discorso della ricerca e della sperimentazione, ma soprattutto vorrei far notare che è un esempio quasi madornale, mentre il Piano Energetico Nazionale indicava come primo obiettivo quello del risparmio energetico, il documento di aggiornamento del P.E.N. stesso cancella quell'obiettivo e gli stanziamenti relativi.
Le considerazioni che noi facevamo sono anche alla luce di questo vuoto di quadro di riferimento all'interno del quale ci si trova ad operare e che presuppone uno scatto di capacità di governo ancora più alto da parte di una Regione che ha operato in Italia questo tipo di scelta.
Questi aspetti non possono essere considerati inincidenti nel valutare e nell'atteggiarci poi rispetto alle singole parti del Piano Energetico Nazionale di cui una è il nucleare.
A questo riguardo alcuni interventi hanno posto in modo interrogativo (il Capogruppo socialista addirittura lo ha affermato) il fatto che ci ritroveremmo di fronte ad un cambiamento di rotta da parte del Partito Comunista facendo riferimento in questo caso sia alla mozione sia al documento del Comitato regionale del nostro partito.
Sotto questo profilo, e mi pareva lo rilevasse correttamente il collega Petrini, non vi è un mutamento di atteggiamento da parte del Partito Comunista, ma uno sviluppo logico di una posizione che noi abbiamo assunto sin dall'inizio sulla questione nucleare in Piemonte ed uno sviluppo logico in ragione alle premesse che noi ponemmo al nostro operare e come Gruppo consiliare e come Assessori comunisti all'interno dell'allora maggioranza di sinistra rispetto alle condizioni per l'insediamento nucleare in Piemonte, uno sviluppo logico anche in ragione delle giuste preoccupazioni sollevate dalle novità rispetto alle precedenti valutazioni. Novità che peraltro non è vero, collega Ferrara, che fossero sconosciute prima d'ora.
Vorrei dire che le novità che si riferiscono al problema degli inerti, al problema delle punte occupazionali quasi raddoppiate, al problema dell'occupazione molto più ampia del suolo agricolo, sono novità che sono venute emergendo nei mesi scorsi e rispetto alle quali addirittura vi è stata una serie di incontri tra l'Assessorato alla pianificazione territoriale diretto da Rivalta, il Comitato tecnico-scientifico e l'ENEL.
Questi incontri, dei quali sono stati redatti i verbali che sono acquisibili a dimostrazione del lavoro di approfondimento fatto culminarono in una lettera inviata dall'Assessore Rivalta all'ENEL nella quale era indicata una serie di punti sui quali era necessaria una riverifica delle valutazioni delle indagini.
Mi risulta che l'ENEL stia predisponendo un documento di aggiornamento rispetto alle valutazioni che furono alla base della scelta che quest'aula ha compiuto.
Mi auguro che questo documento possa essere consegnato al governo regionale ed agli organi consiliari nel più breve tempo possibile in modo da essere nelle condizioni di aprire un confronto a questo riguardo.
Al di là di queste considerazioni vorrei dire che questo atteggiamento che chiamerei di rigore, nel far seguire alle parole i fatti sia stato un po' la guida dell'atteggiamento seguito sin dal nascere del problema, dal '79 in avanti.
Quando si pretese di far fare all'ENEL delle indagini e delle analisi serie non fu, collega Ferrara, un escamotage per ritardare (l'inaffidabilità dei dati che in un primo tempo l'ENEL fornì fu ammessa da tutti i soggetti interessati), ma fu la pretesa di non voler decidere alla fine della seconda legislatura sulla base di dati che erano assolutamente inaffidabili ed inattendibili e di pretendere che l'ENEL facesse ciò che non aveva fatto in precedenza e che ha fatto dimostrando, anche con dati presentanti realtà diverse, che quelle esigenze che ponemmo non erano esigenze infondate o un escamotage rivolto a cercare di evitare il confronto nel merito e quindi il voto sulla scelta o meno del nucleare nella nostra Regione.
Lo stesso atteggiamento lo si è avuto quando si è voluto dotare la Regione, con l'intesa di tutti i Gruppi, di una struttura tecnico scientifica in grado di interloquire con l'ENEL. utilizzando le più alte competenze tecnico-scientifiche disponibili nella nostra Regione.
E' stata la stessa che ha condotto a dibattere, a formulare con l'ENEL un protocollo d'intesa in cui è elencata una serie di condizioni.
La stessa deliberazione con cui il 4 gennaio si è votata la localizzazione nel sito Po1 della centrale in Piemonte diceva citando il verbale d'intesa: "con il quale la Regione ha inteso predisporre preventivamente la localizzazione definitiva della centrale, il complesso delle garanzie a tutela degli interessi e delle aspettative regionali e locali collegate all'insediamento in materia di usi ed infrastrutturazione del suolo, usi delle acque, e ricadute economiche ed occupazionali, misure di salvaguardia per la sicurezza e la protezione sanitaria ed ambientale ed ancora l'informazione".
Anche in quel dibattito sottolineammo la scelta di oggi. Si sollecita un più intenso controllo dell'importantissima fase progettuale dell'impianto e mi si scuserà se citerò me stesso e cioè l'intervento che feci a nome del Gruppo a proposito del documento programmatico di questa Giunta. Su questo problema dissi: "per cui è chiaro che gli obblighi conseguenti a quegli impegni non si prospettano alla stregua di semplici adempimenti formali od accessori, bensì come precisi terreni di verifica della praticabilità delle scelte compiute e delle loro condizioni di fattibilità".
Cosa c'è di differenza rispetto a quanto oggi si afferma in ordine al fatto che è chiaro che se vengono meno quelle condizioni l'atteggiamento deve cambiare? E' stato rilevato giustamente nel dibattito, che quindi l'esigenza che poniamo non è una sfiducia a priori alla possibilità di governare questi processi, ma è invece la pretesa di attivare gli atti, le procedure, le iniziative e le scelte necessarie a garantire un reale governo di questi problemi.
Noi crediamo che questo governo, sia a livello di soluzioni tecniche dei problemi, sia a livello dei problemi di assetto Po1itico istituzionale di questo governo, del raccordo tra i diversi livelli di strutturazione del governo regionale, di cui probabilmente un senso e un'idea l'avremo all'interno della risposta che ci darà l'Assessore Maccari.
L'Assessore Maccari parlerà naturalmente a nome della Giunta, ma io vorrei ricordare che il governo di questi problemi, gli aspetti energetici sono soltanto una parte, investono l'assetto sul territorio, investono la formazione professionale di cui ancora questa mattina ne abbiamo parlato investono quegli altri problemi dell'impatto ambientale, che richiedono un governo intersettoriale, interassessorile, una capacità effettiva di raccordo tra le diverse parti componenti la Regione e tra i diversi livelli della Regione con la Provincia e con i Comuni.
Noi pensiamo che sia possibile garantire questo governo e le proposte che sono contenute nella mozione vanno in questa direzione.
Sono, a nostro avviso, la condizione per garantirlo.
Ora vorrei fare a questo riguardo una considerazione che va al di là dell'atteggiamento che assumerà la Giunta e si riferisce anche ad atteggiamenti e a proposizioni che abbiamo ascoltato in altri interventi.
Al di là delle opzioni ideologiche che affiorano ogni qualvolta si dibatte del nucleare circa la possibilità o meno di raccordare lo sviluppo scientifico e tecnologico con la salvaguardia dell'uomo e dell'ambiente, io credo che un punto critico pare emergere ed è emerso in questo dibattito nell'opzione di sfiducia o meno sulla capacità di governare e di controllare i processi sempre più complessi che sono connessi all'applicazione delle conquiste scientifiche ed alle problematiche produttive ed al soddisfacimento in forme anche non tradizionali di esigenze umane elementari.
Emerge una dichiarata sfiducia nella capacità di ridurre questi complessi problemi a coerenza o a non incompatibilità radicale con la salvaguardia delle condizioni di sopravvivenza anche future. Credo che una posizione di questo genere, di sfiducia, pur muovendo da premesse di valore sicuramente apprezzabile ed in larga parte condivisibili, rischierebbe di essere velleitaria e paralizzante rispetto al divenire dei problemi. Ed è anche questa una delle giustificazioni delle ragioni della scelta compiuta dal nostro Gruppo con gli altri Gruppi il 4 gennaio e della riconferma di questa scelta nell'introduzione fatta da Rivalta oltre che nella mozione.
Però è fuor di dubbio che questa governabilità di processi complessi è difficile e pone dei problemi molto più alti rispetto al governo di un problema tradizionale, di un problema, chiamiamolo, di ordinaria amministrazione: impone che realmente un governo di questo genere si realizzi, anche perché in caso contrario diventa evidente, per tutti, non soltanto per noi, che se questi processi si dimostrassero ingovernabili, i dati non fossero forniti, la verifica delle scelte non fosse possibile rispetto ai problemi di impatto ambientale, di sicurezza, ecc., che venendo meno alcune di queste condizioni essenziali ed irrinunciabili, sarebbe una sottovalutazione grave se ci si ritraesse dalla responsabilità di ripronunciarsi ed in questo caso negativamente sapendo che la non governabilità dei processi non è un fatto automatico, non è un fatto inevitabile, l'ingovernabilità si fonda o su un non corretto rapporto dell'ENEL o dell'ENEA, nei confronti della Regione o su una non nostra adeguata capacità di governo di questi problemi. Non sono questioni irrisolvibili. A maggiore ragione, nel caso si dimostrassero tali non rimarrebbe altra strada che quella di prenderne atto.
Noi abbiamo cercato di ricondurre nella mozione questi problemi che sono anche di indirizzo, di modo d'essere più generale nei confronti della problematica energetica e nucleare; abbiamo cercato.di sintetizzarli e di ridurli a quindici punti concreti, pensiamo anche abbastanza chiari, che non costituiscono una mera sollecitazione a fare, ma che costituicono delle proposte concrete sulle quali noi pensiamo e ci auguriamo che alla fine ci si pronunci.
Sono emerse nel corso del dibattito alcune significative convergenze.
Personalmente ho apprezzato il rigore e la precisione di richiami concreti contenuti nell'intervento di Petrini e nel merito delle scelte di governo da compiere e per quanto riguarda il modo di approcciarsi mi pare che in generale anche i colleghi della maggioranza, da ultimo in modo particolare il collega e compagno Mignone, abbiano correttamente configurato un terreno di confronto.
Un terreno di confronto, però, mi sentirei di aggiungere, in questa sede.
Abbiamo indicato quattro capitoli fondamentali.
Il primo si riferisce alla necessità di una riverifica complessiva con l'ENEL delle condizioni materiali dell'insediamento e a questo riguardo l'ENEL stesso sta predisponendo un documento che potrà essere d'ausilio a questo riguardo, comunque la costruzione di un quadro di affidabilità e di correttezza di rapporti tra ENEL. ENEA, Regione Piemonte ed Enti locali interessati.
Il secondo capitolo si riferisce alla strumentazione tecnico scientifica per mettere in condizioni la Regione, gli Enti locali e l'intera comunità regionale di poter gestire questo rapporto in modo corretto, quindi di poterlo gestire non in termini puramente metodologici e formali, ma nel merito concreto ed in modo particolare la questione che poniamo è quella del rinnovo in termini soddisfacenti della convenzione con gli Atenei, oltre che naturalmente legato a questo punto quello della costruzione di alcune condizioni elementari di governo politico istituzionale sia a proposito della collegialità di Giunta, sia a proposito, delle strutture operative che al più alto livello e senza discriminazioni consentono di realizzare a livello operativo ed organizzativo questa intersettorialità delle strutture regionali ed all'interno di questo le forme di raccordo con il sistema delle autonomie locali.
Da ultimo il grande capitolo che io sintetizzando chiamo delle energie rinnovabili, cioè di quell'equivalente di investimenti rispetto al quale peraltro alcune problematiche già si pongono. Mi riferisco al progetto in Val Sesia che pone problematiche di impatto ambientale, che pone interrogativi dal punto di vista dei costi. Discutiamo giustamente dei costi del nucleare, ma se sono veri i dati forniti in Val Sesia ci vorrebbero 300 milioni per produrre 30.000 kw di potenza. Proviamo a rapportare questi dati a quelli della centrale nucleare da 2.000 megawatt ed avremo la dimensione economica finanziaria necessaria per sostituire al nucleare impianti idroelettrici di quel genere.
Esiste già una problematica e a maggiore ragione è necessario operare anche in termini progettuali e sotto questo profilo noi proponiamo che la convenzione con gli Atenei venga estesa anche a questo comparto di problemi, perché è chiaro che a discutere dell'impatto ambientale in Val Sesia non potranno andare i Consiglieri, gli Assessori e neanche i funzionari della Regione. Occorre porsi ad un livello scientifico adeguato così come occorre anche attivare rapidamente quel Comitato misto cui si fa richiamo per definire il programma degli investimenti in questo settore.
Abbiamo definito un insieme di scelte concrete che occorre compiere che costituisce un insieme organico; lo sforzo che abbiamo compiuto è quello non di appiccicare iniziative episodiche o frammentarie, ma quello di costruire un approccio organico di governo da parte della Regione, con cui chiediamo di confrontarsi in quest'aula.
I giornali hanno dato notizia che vi era stata una Giunta monotematica proprio per approfondire le problematiche contenute nella nostra mozione non mancheranno quindi alla Giunta gli argomenti, li ascolteremo con attenzione. Ci auguriamo però che questo approccio di confronto e non di contrapposizione riesca a concretizzarsi e quindi si riesca a dare uno sbocco concreto e positivo a questo nostro dibattito e che la centralità del Consiglio, da varie parti richiamata, possa esprimersi in concreto, non soltanto come organizzazione di un dibattito e presentazione di desiderata o di sollecitazioni, ma possa concretamente formalizzarsi in un voto su scelte concrete che questo Consiglio indica al governo della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la vita dell'istituzione parlamentare ha delle caratteristiche che vanno colte nelle loro valenze positive 'e negative. Ad esempio, il parlare tra i primi significa avere più argomenti da svolgere e quindi più spazio alla fantasia ed alla proposta; parlare per ultimi compete evidentemente una rinuncia a ripetere cose già dette, ma anche responsabilità di cercare di incominciare a concorrere ad un processo di conclusione, di raccolta di quanto è avvenuto.
E a questo io cercherò di attenermi.
Innanzitutto, come Gruppo liberale, posto che altri Gruppi l'hanno fatto, riteniamo di dover esprimere un giudizio di natura Po1itica non sul documento del PCI, ma sull'iniziativa del PCI. Bene, noi consideriamo l'iniziativa del PCI apprezzabile e tale che rende onore allo stesso partito e spiego brevemente perché.
Probabilmente, in assenza di fatti, obiettivi ritardi della Giunta nel suo complesso, non diciamo se quella scadente o quella scaduta, e comunque a comportamenti non trasparenti dell'ENEL. il PCI avrebbe potuto vivere di rendita ed aspettare che questo capitale di malcontento che questo determinava crescesse in banca e lucrarci sopra: aspettare il momento giusto in cui questo capitale di malessere fosse arrivato al limite di rottura e diventare interlocutore istituzionale della protesta popolare dell'insofferenza, dei dubbi della gente, delle categorie e perché no anche degli operatori economici interessati, perché anche di questo probabilmente dovremo parlare.
Bene, il PCI mi pare che su questo invece abbia tenuto un comportamento che una volta di più lo conferma ancora che noi lo consideriamo, laddove non entrano in gioco vicende di altra natura, un partito che ha forte il senso dello Stato e qui in Piemonte ha dimostrato forte il senso del governo. Perché questa è stata anche la logica che ha determinato il comportamento del PCI nella passata legislatura e per giudicare questo comportamento, in questa sede, non possiamo non ricordare che il PCI stesso per questo tipo di obiettivo ha pagato un prezzo pesante.
Il PCI, nella terza legislatura, ha deciso di pagare il prezzo che comporta essere partito di governo: essere partito di governo vuol dire concorrere, gestire ed armonizzare le scelte della società, ma certamente non mettersi in antitesi alla logica della vita della società per puro calcolo di parte.
E prezzi il PCI li ha pagati in termini di immagini ed in termini elettorali. E quindi io, ripeto, considero politicamente molto significativo, molto positivo, che il PCI anziché attendere di poter lucrare sulla rendita di consensi negativi ovviamente abbia assunto l'iniziativa di aprire un dibattito per rimettere le carte in tavola e sostanzialmente per riproporsi come soggetto se non promotore certamente attivo della gestione della vicenda nucleare. Mi pare questo un modo di comportarsi verso la gente molto più corretto di quanto non faccia qualche mestatore di comodo che in questa sede è fuori. Si fa apprezzare sempre di più la saggezza dei Greci che ci avevano insegnato a diffidare delle degenerazioni della democrazia che quando diventano demagogia sono uso della democrazia contro il popolo. E a qualche persona seduta tra il pubblico direi di diffidare delle pacche sulle spalle da parte dei politici. Le pacche sulle spalle dei politici non sono un gesto di simpatia, sono un gesto di una cultura calabro-lucana.
Sgombrato il campo dalle interpretazioni che io do dell'iniziativa politica comunista...



ADDUCI Donato

Spiega meglio cosa vuol dire calabro-lucano.



MARCHINI Sergio

Io dico che le pacche sulle spalle date dai politici sottendono sempre ad un rapporto di tipo privilegiato, che sa di poco trasparente, troppo amicale. Non mi riferisco a te tra l'altro, se fosse presente la persona direi anche a chi mi riferisco. Dico che il rapporto politico è un rapporto difficile, anche con i propri adepti, che difficilmente si traduce con la gente in rapporti amicali, perché nei confronti della gente rispetto alla quale dobbiamo prendere delle decisioni il consenso non può evidentemente mai essere totale, perché tra chi decide ed il destinatario delle decisioni esisterà sempre un margine di non consenso che può consentire un rapporto di rispetto, ma non un rapporto amicale da pacca sulle spalle. Il rapporto da pacca sulle spalle è tipico di un rapporto paternalistico o di altra natura, non è un rapporto Po1itico, non mi piace sostanzialmente.
E mi mette molto in diffidenza quando le vedo usare. Quando poi questo tipo di rapporti amicale porta degli studenti a dirci, per esempio, che gli investimenti nella centrale nucleare non sono correlati ad investimenti per l'istruzione, per la cultura o per la formazione e, guarda caso, sono sempre questi personaggi che fanno dire a loro queste cose, mi fa pensare come questi personaggi oltre a dare pacche sulle spalle sappiano anche fuorviare le migliori intelligenze, perché un rappresentante degli studenti che è uno dei capi del movimento studentesco che non capisca - e poi ve li ricorderò a chi sta interloquendo adesso - che l'investimento sulla centrale nucleare è soprattutto un investimento nei cervelli, almeno noi l'abbiamo concepita così...



BRESSO Mercedes

Non è vero.



MARCHINI Sergio

Mi pare che tu sei stata una destinataria di questo investimento sui cervelli, se non vado errato, almeno che io abbia capito male. Se non vado errato, mi pare che tu sia una destinataria degli investimenti sui cervelli che la Regione ha fatto; la Regione, sulla centrale nucleare, in questo momento, ha speso dei soldi solo a favore dei cervelli. Quindi questi personaggi se sono anche in grado di far credere alla gente che ci sia contraddizione tra l'investimento nelle alte tecnologie e gli investimenti nelle strutture della cultura e della ricerca, vuol dire veramente che abbiamo della politica una concezione molto diversa.
Mi rendo conto che i miei complimenti al PCI mettono in imbarazzo alcuni comunisti. Prendiamo peraltro atto che questo è un tipo di problema che taglia in orizzontale tutti i partiti e quindi noi piccoli partiti abbiamo qualche difficoltà ad avere all'interno delle posizioni differenziate perché siamo talmente pochi che per la legge dei grandi numeri è quasi impossibile, devo però dire che al 4 gennaio sia pure in un Gruppo minimale come il nostro un Consigliere liberale ritenne bene di non votare secondo l'orientamento del Gruppo, quindi non si tratta di prendere posizione a favore o contro la posizione espressa dagli altri appartenenti allo stesso Gruppo.
Ma perché insisto sulla posizione del PCI? Perché mi pare che il dibattito di oggi sostanzialmente debba avere come risultato finale la ricomposizione di un patto di lealtà di comportamento tra forze Po1itiche Consiglio e Giunta, di questo si tratta.
Ho l'impressione, che gli oggetti non siano materia odierna, li affronteremo e li discuteremo nelle sedi opportune con gli strumenti giusti. Ho l'impressione che oggi o si ricostituisce un patto franco di collaborazione istituzionale, oppure evidentemente ognuno di noi dovrà pensare di percorrere su questa strada quella che riterrà più opportuna ricercando il proprio tornaconto sul piano dei consensi, sul piano del governo e dove lo riterrà più opportuno.
Ma perché ritorno ancora alla posizione comunista? Le proprie relazioni al problema dei cervelli? E' stato detto giustamente in parecchie sedi e oggi che Rivalta è stato certamente uno dei protagonisti di questa vicenda, direi uno dei protagonisti sofferti nella misura in cui si è fatto portatore di una scelta difficile. Devo dire che qualcosa forse ci ha accomunati e cioè il fatto che la nostra presa di posizione era insieme una decisione ed una scommessa. La decisione era rispetto alle cose che avevamo davanti, i documenti, gli argomenti, i dati, quanto ci veniva riferito, questa era la decisione; la scommessa era quella che partiva da una convinzione che per non ha portato a decisioni, quella cioè che una società moderna non pu fare un salto, e come se qualcuno volesse diventare ingegnere senza fare il liceo scientifico, non può una società nella sua corsa verso il futuro verso le guerre o le paci stellari (non ho ancora capito bene cosa siano) saltare completamente un'era nella conoscenza della sperimentazione addirittura del modo di coesistere con taluni processi come sono quelli nucleari. Non può fare questo salto. Sarebbe come pretendere di misurarsi con le equazioni di qualsiasi grado senza conoscere l'abc della matematica e dell'aritmetica.
Quindi è un passaggio delicato, per certi versi sofferto, che la nostra classe politica ha fatto, consapevole che la nostra società ed in particolare quella piemontese fortemente industrializzata dovesse pagare anche su, questo piano un prezzo alla propria maturazione prima culturale e scientifica che, consentitemi, energetica.
La nostra scommessa era però che da questa esperienza ne uscissimo tutti arricchiti. Ne uscisse certamente arricchito il bilancio dello Stato con la riduzione della bolletta energetica; ne uscisse arricchita l'economia piemontese attraverso una serie di commesse certamente non insignificanti; che ne fosse in una qualche misura ridotta la preoccupazione di ordine occupazionale, ma anche che ne uscisse arricchita la nostra capacità di classe politica di misurarsi con i temi complessi di una società industriale avanzata o come meglio si vuol dire con una società post-industriale.
I temi che ci pone il PCI oggi sostanzialmente tornano ad essere questi: come può la Regione, come deve quindi la Regione, governare questa scelta, porsi al centro di questi processi, prima per se stessa, prima come istituzione, poi a favore dei cittadini e delle esigenze, dei bisogni e delle domande che gli stessi pongono.
Non sono certamente, consentitemi, solo gli argomenti che sono stati espressi dal PCI nella sua mozione la dilatazione dei costi, le punte del personale impiegato diverse da quelle previste, l'uso di aree in regime di proprietà ENEL. anziché di servitù, ad aver messo il PCI nell'esigenza di fare chiarezza su questo.
Questi sono certamente argomenti importanti, ma ritengo, ed in questo faccio mia la preoccupazione del PCI, l'esigenza di riappropriarci del problema nel suo complesso. Perché è certo, io l'ho detto in un'altra sede non polemizzo, io non sono soddisfatto come Consigliere ed anche come rappresentante di Gruppo di come il Consiglio e probabilmente la Regione si trovata ad essere perché non so se è la protagonista responsabile o la vittima di una certa situazione. Certamente, l'ha già detto qualcuno, le tensioni degli anni '83-'84 nell'85 sono cadute e lo dico con molta franchezza e con parole molto semplici, tutto sa molto di "passata la festa, gabbato lo santo": questa impressione è diffusa. Passa anche questa penso, attraverso tutti i partiti.
Perché questo cessi, a mio modo di vedere, bisogna rispondere all'obiezione che ci ha posto il collega Ala: dov'è il potere della Regione? Abbiamo gli strumenti politici? Abbiamo quelli giuridici che avevamo fino al 4 gennaio 1985 che non abbiamo più? A questo interrogativo io ritengo di dover rispondere come aveva risposto in qualche occasione il Presidente da sempre, non so bene dove, ma da sempre Presidente (ho l'impressione che Viglione quando è nato l'han fatto Presidente dell'Associazione di infanti del suo paese o qualcosa del genere), il Presidente Viglione della Giunta passata ebbe a dire una volta che i Parlamenti hanno i poteri che si costruiscono. Se ci aspettiamo che su questi problemi arrivi una patente del Ministro Altissimo o di qualche altro Ministro che ci tuteli e ci abiliti a fare qualcosa, probabilmente penso veramente che su questa vicenda dobbiamo chiudere solo e semplicemente sul piano territoriale operativo che, guarda caso, noi ci siamo inventati come strumento di intervento.
Ho invece l'impressione che nella misura in cui noi recuperiamo la capacità di governare questo processo e governare questo processo significa soprattutto riporci nei confronti dei nostri interlocutori almeno e per prima del governo centrale sullo stesso piano con autorevolezza, gli spazi del nostro potere si ampliano certamente e noi diciamo probabilmente fino a soddisfazione degli obiettivi che ci poniamo.
Per fare questo mi pare quindi che bisogna per un momento abbandonare un po' il contenuto e ritornare al metodo. Alla decisione sulla centrale nucleare siamo pervenuti a larga maggioranza su un metodo del quale eravamo certi, sul contenuto qualcuno aveva qualche riserva, ma probabilmente proprio in omaggio al metodo ha anche accettato alcune questioni di contenuto.
Il metodo che ha caratterizzato i lavori nella terza legislatura è stato quello di riconoscere che questo non è un problema dell'esecutivo cioè di chi gestisce, ma un problema della collettività e quindi del Consiglio che lo esprime. Per cui mi pare che dobbiamo lavorare a che venga recuperata la centralità, ma non la centralità decisionale che non è abbastanza, la centralità operativa e conoscitiva del Consiglio. Non basta che il Consiglio venga chiamato alla fine a ratificare una delibera, non è questa la centralità del Consiglio. La centralità del Consiglio significa a nostro modo d'essere, essere presenti a tutte le fasi di questa vicenda fin dalle prime battute, non soltanto al momento conclusivo quando ci si viene a dire che "non è stato possibile", "si è fatto il possibile" "tuttavia...", sappiamo bene come vanno queste cose. Quindi centralità del Consiglio, a mio modo di vedere, significa far sì che le forze Po1itiche e quindi la società nel suo complesso nelle stesse rappresentate siano presenti con pari dignità in ogni fase di questo particolare processo.
Voi mi direte, cari amici, che questo è un dato acquisito, che basterebbe prendere i documenti della passata legislatura e riproporli piè pari. Non è così, perché la fase di decisione atteneva ad un problema complesso e che quindi in una qualche misura rendeva possibile una valutazione, se mi consentite, più globale, meno specificata, meno dettagliata, rispetto alla quale noi avevamo inventato dei meccanismi di comportamento.
Questa fase che è più specifica e più articolata probabilmente richiede che anche il rapporto Giunta - Consiglio e dei due detti richiamati nei confronti dei terzi siano diversi da quelli passati. Non mi sembrano riproponibili tout court dei metodi seguiti fino ad ora. La filosofia della stessa dev'essere ribadita e riaffermata, probabilmente i metodi devono essere diversi.
Altrettanto dicasi del nostro rapporto con l'Università. Io sono tra i non molti che hanno creduto in questa soluzione.
Vedi, collega Bresso, è bello fare dei nomi, riconosco al collega Rivalta la capacità di gestire in modo intelligente dei processi complessi e visto che ormai stiamo facendo il processo alla terza legislatura qualche tuo compagno ti potrà dire gli sforzi fatti, anche dal sottoscritto, per dare a Rivalta un ruolo anche maggiore di quello che ha avuto in questa vicenda.
Devo anche dire però che se il passaggio attraverso la convenzione con l'Università ed il politecnico è stato possibile è stato merito del Consiglio, non della Giunta, perché se non c'era il documento redatto dal Consiglio non so se nella prima estate dell'83 saremmo arrivati alla convenzione con l'Università. Per cui paternità di primogeniture sono difficilmente distribuibili, collega Bresso. Basta che tu vada a prendere le date dei documenti trasmessi dal Consiglio alla Giunta e i tempi che ci sono voluti per formalizzare la convenzione; basta che tu vada a vedere i testi riscritti nelle ultime 24 ore e ti rendi conto che da parte di una parte della Giunta la volontà di fare la convenzione con l'Università non c'era più.
Quindi abbiamo fatto ognuno la propria parte nella funzione che il gioco della sorte ci ha dato da svolgere, anche se riconosco, non è fuori luogo e l'ho ripetuto anche in questa sede, che alcuni personaggi hanno capacità specifiche e certamente il collega Rivalta nella terza legislatura ha dimostrato su queste questioni, lo ripeto a costo di essere noioso, di avere una capacità di gestire processi complessi, in particolare questo, se mi consentite anche con una professionalità oltre che con un'intelligenza politica che certamente tutti gli invidiano.
Lo stesso rapporto con l'Università ed il politecnico, cari amici, non è ripresentabile con una convenzione tout court. Perché la convenzione che abbiamo fatto nella passata legislatura tendeva a far rileggere, a far seguire in termini dialettici da parte dell'Università e del politecnico le analisi dell'ENEL e a rileggerceli in termini critici e tutto si riduceva sostanzialmente ad un parere finale non vincolante, tant'è che questo parere non è uscito, ha dovuto essere completato, come mi pareva fosse giusto, dall'assunzione di responsabilità politica rispetto alle conseguenze che comportavano la soluzione in positivo e quale delle due soluzioni in positivo. Nel caso in ispecie io penso che bisognerà inventare anche qui dei meccanismi diversi, che rendano produttivo questo lavoro in funzione dei singoli momenti, delle singole situazioni. Un processo di questa natura in una qualche misura così separato com'era stato nella terza legislatura lo vedo, cari colleghi, caro Presidente, poco produttivo rispetto ai fatti che abbiamo davanti; è probabile che ci si dovrà muovere non più con un'armata quadrata, una specie di falange macedone, come era la convenzione con l'Università che si muoveva in tempi certi, in una qualche misura su materia certa avendo i tempi e gli spazi su cui muoversi.
Questa falange noi non la vogliamo disconoscere, in nessuna delle sue componenti, e qui vorrei anche dire che respingo nel modo più assoluto che nei nostri rapporti con l'Università intervengano valutazioni di parte possiamo essere soddisfatti del lavoro compiuto, possiamo non esserlo. Non possiamo certo imputare il risultato del lavoro alla tessera di partito di coloro che l'hanno redatto. Quindi rifiutiamo, anche qualora dovessero emergere, giudizi di comodo rispetto a questi partner, così come li rifiutiamo anche nei confronti dei funzionari. Questo non vale per la Giunta passata, vale in genere nei rapporti tra i politici e la struttura.
Noi non siamo capiservizio, non siamo dirigenti o capiufficio, ci avvaliamo di una struttura, dobbiamo farla lavorare al meglio, non dobbiamo pretendere però che sia in una qualche misura la nostra espressione. Questo vale per il nostro personale e soprattutto anche per l'Università ed il Politecnico.
Ma tornando al mio ragionamento, ho l'impressione che fermo questo principio che nessuna delle decisioni che andiamo ad assumere o delle cose che dobbiamo esaminare possa essere fatta senza la più alta consulenza che possiamo rinvenire sul nostro territorio, ritengo che ci voglia un tempo di meditazione per individuare i metodi e gli strumenti per utilizzare queste valenze. La Giunta certamente, anzi è probabile che incomincerà a dare alcune indicazioni. E' per questo che io mi sono permesso e mi permetto adesso di pensare ad un ordine del giorno interlocutorio rispetto a questa discussione. Un ordine del giorno cioè che recuperi due principi di cui si è molto parlato e si parla molto che però da molto non hanno attuazione: la centralità del Consiglio ed il ruolo dell'Università. Quindi io propongo proporrò, nella misura in cui ci sia un sufficiente consenso perché è inutile misurarcisi e contrapporcisi su delle vicende, ma sottoporr all'esame dei colleghi un ordine del giorno che si limiti a prendere atto di questo: che non si può procedere se non riconoscendo la centralità del Consiglio e recuperando il rapporto con l'Università ed il Politecnico.
Come queste due cose centrali, perché i fatti politici sono questi vengono attuate cioè le norme di attuazione a questo nostro disciplinare io suggerisco che vengano demandate ad una fase di lavoro che è la VII Commissione. Dico subito che la VII Com-missione potrà evidentemente essere integrata dalla II Commissione perché la materia che stiamo affrontando è soprattutto di natura territoriale. Non ho scritto nell'ordine del giorno II e VII perché mi sembrerebbe giusto non riproporre i dualismi tra Commissioni che nella passata legislatura molti problemi hanno creato, ho scritto: "d'intesa con...", lasciando quindi al Presidente della VII Commissione di attivare insieme ai colleghi le modalità di collaborazione però far nascere una partnership in una materia di questa delicatezza è, se mi consentite, piuttosto pericoloso.
Io non so quale sarà l'atteggiamento dei proponenti la mozione. Devo dire che la mozione comunista mi trova consenziente in molte sue parti.
Devo però dire che se noi chiudiamo il dibattito a questa fase, questo nostro dibattito probabilmente non produce quel tipo di risultato che vorrei producesse. Perché se un limite ha la mozione comunista è di non affrontare questo aspetto del problema. Se notate nel testo si impegna sempre la Giunta; l'unico richiamo che fa alla funzione del Consiglio è proprio in relazione a quel modo d'essere del Consiglio che nella passata legislatura l'ha visto mortificato, cioè il Comitato misto. Il Comitato misto ENEL - ENEA - Consiglio regionale e Giunta è stato un luogo in cui sostanzialmente il ruolo del Consiglio non si è mai potuto esprimere perché c'è buona norma che nei rapporti in cui sono coinvolti altri soggetti esterni, un minimo di prudenza e di senso dello Stato ci porta a riconoscere nel Presidente della Giunta, nell'Assessore competente, al massimo, ma non avveniva nel mio caso, nel Presidente della Commissione gli interlocutori qualificati. Quindi proprio quella è una sede in cui il rapporto Giunta - Consiglio si era probabilmente articolato nel modo non ottimale.
Se quindi noi, pur purgandola, passassimo all'approvazione della mozione comunista, lasceremmo aperti, se mi consentite, i problemi veri che sono di come fare lavorare insieme Giunta e Consiglio, direi, anzi Consiglio e Giunta e di come recuperare e rilanciare i nostri rapporti con l'Università ed il Po1itecnico.
Se quindi concordassimo su una linea di comportamento di questo genere probabilmente potremmo pervenire nel giro di una decina di giorni ad un documento - cornice di metodo all'interno del quale ognuno di noi è in grado di conoscere fin d'ora quali saranno le sue possibilità di iniziativa, di intervento, di comportamento politico. Mi sembra questo fondamentale, soprattutto nei confronti dell'opposizione. Ho l'impressione che dopo un dibattito come questo bisogna dire al PCI che in questa vicenda si torna ad un rapporto come c'è stato nella terza legislatura di pari dignità tra Consiglio e Giunta e quindi il tuo è un rapporto di questo genere, oppure si dice al PCI che è una gestione che la Giunta rivendica e quindi tu PCI vieni rimesso nelle condizioni di giocare il ruolo che ti è congeniale e dovuto di forza di opposizione.
Mi pare che questo sia un nodo politico che vada sciolto, soprattutto per correttezza nei confronti del PCI proprio, se mi consentite, anche in omaggio ed in risposta alla correttezza con cui ha voluto affrontare questo problema in questa sede, e lo dico ancora una volta, senza giocare sulla rendita che la disinformazione, la strumentalizzazione di alcune questioni marginali avrebbero probabilmente creato a suo vantaggio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho seguito con molta attenzione un dibattito che, a mio avviso, è stato altamente costruttivo e conferma che c'è una piena continuità istituzionale tra le scelte fatte il 4 gennaio 1985 dopo un lungo e complesso processo di lavoro e la linea di lavoro della maggioranza di oggi. E' indubbiamente una politica difficile e complessa quella della centrale e giustamente è stato rilevato da tutte le forze politiche che la Regione deve mantenere un ruolo di interlocutore permanente, con l'ENEL. l'ENEA e con gli Enti locali interessati e che deve avere la centralità di governo della materia.
Bene ha operato nella scelta del 4 gennaio la Giunta passata. Quella Giunta non ha bisogno di essere difesa, ma dopo le cose che ho sentito dire dal Consigliere Rivalta, mi pare sia bene riaffermare la giustezza di quella scelta.
Sono state affermate, da parte del Consigliere Rivalta, delle cose che ci potrebbero portare a concludere, forse un po' facilmente, che la Giunta passata avesse sbagliato. Ha portato una serie di dubbi e di incertezze che potrebbero farci concludere che la Giunta il 4 gennaio sbagliò perché non conosceva a sufficienza le cose; credeva in certi punti che poi non erano così; le sono state dette cose che poi non si sono rilevate tali; si pensava che il P.E.N. fosse una cosa ed invece il Piano Energetico Nazionale è tutto sbagliato; si pensava che decollassero le altre centrali mentre le altre centrali non decollano; quindi diventa una misura sbagliata scegliere di farne solo una a Trino. In questo caso si potevano suggerire altre soluzioni, perché è stato detto che non avrebbe senso costruirne una sola. Nasce un problema, è stato affermato, di affidabilità dell'ENEL; non so se questo problema è nato dopo il 4 gennaio 1985 o se è nato dopo il 12 maggio 1985. Non credo sia da parte nostra imputabile - non sarebbe corretto e giusto - all'ENEL un reato di circonvenzione di incapace, di avere aggirato nelle scelte ed avere obbligato a scelte sbagliate, né mi pare giusto e corretto accusare di ingenuità chi pur con un supporto scientifico non aveva capito le dimensioni del problema. Rivalta ha fatto molte considerazioni che indubbiamente ci fanno pensare e devo dire che personalmente mi mettono anche in allarme perché tutte le considerazioni fatte mi auguro possano servirmi affinché al termine dell'incarico di Giunta in questo settore non possa io diventare un nuclearista pentito visto che il pentitismo è una sindrome che coglie diversi settori oggi, il che potrebbe essere una prova di onestà intellettuale, però sia il pentitismo che altre forme di dissociazione mi farebbero autoconsiderare su un piano di fallimento politico.
La discussione che è stata vasta ed approfondita ha preso inizio da una mozione presentata dal Partito Comunista che rappresenta nella sua specificità, nella sua enucleazione, un deciso contributo all'approfondimento della problematica e mi pare di dover cogliere nel documento del Partito Comunista tutta una lunga serie di aspetti positivi validi in questa nuova fase di approfondimento del problema. Si è chiusa la fase di scelta del sito e si apre una grande fase, a mio avviso, più difficile da governare, perché esige una governabilità più complessa, che può essere orientata su due grandi filoni: il primo grande filone di governabilità è relativo alla caratteristica dell'impianto, alla caratteristica nucleare, ed è un settore di governabilità sul quale la Regione non ha capacità autonome all'interno di valutazione, ma deve, per quanto riguarda la sicurezza a centrale funzionante (mi riferisco, in modo particolare, a questa e non alla sicurezza dell'apparato di formazione del cantiere), all'impatto ambientale, al controllo scientifico, al monitoraggio ambientale, alla radio-protezione, al piano di emergenza esigere una capacità di governare processi nucleari che va al di là delle possibilità e delle capacità che esprime l'Ente Regione e quindi su questo settore non possiamo che avere una piena collaborazione, ricercandola dell'ENEA e, accettandola, degli Atenei e tutto sommato anche da parte della stessa ENEL con tutte le verifiche alle quali dobbiamo sottoporre le sue indicazioni. Chi ha già i capelli grigi come me ricorderà che negli anni '50 per concludersi poi all'inizio degli anni '60 fu fatta da tutti una grande battaglia per la nazionalizzazione dell'energia elettrica, in nome di un controllo democratico di tutta la politica dell'energia nel Paese. In modo particolare, si trattava dei grandi settori privati produttori di energia. A mio avviso, oggi, esistendo questo grande Ente di Stato e potendosi avvalere della collaborazione di altri Enti di Stato che sono preposti alla sicurezza nel settore nucleare, non mi pare corretto che si tratti l'ENEL come un bandito inquinatore clandestino che cerca di venire ad inquinare una parte del Piemonte. Esistono certamente dei problemi. Abbiamo gli strumenti, a mio avviso, da mettere in movimento.
Abbiamo però anche una collaborazione con l'ENEA e con gli Atenei, in modo particolare sul piano scientifico, ai quali dobbiamo in una buona misura affidarci, se non vogliamo sempre applicare criteri di interpretazione ideologica di tutti i fenomeni che abbiamo sul tavolo da esaminare.
Il secondo grande filone di governabilità è un settore più tradizionale che comporta grandi problemi per l'enorme dimensione dell'investimento e che è il settore relativo all'impatto sociale ed all'impatto economico dell'insediamento.
Questi impatti derivano proprio dalla mole dell'impianto indipendentemente dalla sua tipologia.
Questo - lo osservava giustamente Valeri - è un problema di governabilità con processi anche difficili.
Su questo piano, a mio avviso, possiamo essere più preparati, perché è un settore più di competenza nostra, dove abbiamo capacità interne alla Regione e dove abbiamo possibilità di collaborazione con gli altri enti territoriali interessati.
Bene ha fatto la Regione a scegliere e a decidere. Non dovremmo essere pentiti e rimpiangere il fatto che la Regione Piemonte ha avuto queste capacità di scelta.
Al limite, se dobbiamo usare forse dei termini caduti in disuso, ci potrebbe fare onore essere riusciti a scegliere, tenendo conto dei meccanismi previsti dal P.E.N.; se non scelgono le Regioni, sceglie il CIPE. E, a mio avviso, è giusto che ci sia questo meccanismo di sostituzione. Il paese democratico deve essere anche capace a decidere, a scegliere ed attuare. E' un problema di efficienza, non di efficientismo.
E' un problema di efficienza che una democrazia industriale e solida, quale riteniamo sia la nostra, deve avere.
Come loro sanno, i meccanismi di indecisione di scelta, i meccanismi di incertezza, i meccanismi di remora, rischiano in molti settori di bloccare tutta l'attività pubblica. Io infatti mi trovo purtroppo a reggere un Assessorato dove i meccanismi di ricorso al T.A.R., su qualsiasi tipo di discarica e di qualsiasi personaggio, mi mettono in crisi e bloccano tutta la politica regionale dei siti, di smaltimento rifiuti, di discariche tutte quelle cose che noi dibattiamo, stiliamo in documenti, elaboriamo in programmi e poi non riusciamo a tradurre in realtà. Purtroppo i meccanismi di blocco rischiano anche di andare su altri fronti.
Senz'altro sarà purtroppo oggetto anche di nostra preoccupazione l'esame dell'importo equivalente di investimento dell'ENEL in Piemonte sul comparto idroelettrico.
La società si è sviluppata in modo che alcune cose si vogliono e si vogliono anche subito. Le discariche tutti le vogliono, ma devono sempre essere da un'altra parte in linea di massima e visto che il Comune che si chiama "altra parte" in Piemonte non c'è, diventa difficile collocarle e così per i giusti timori, come giusti timori in base a quanto emerge dai giornali ci possono essere anche sulla centrale nucleare e sui bacini idroelettrici dopo quanto è successo due mesi fa in Val di Fiemme, diventa difficile oggi collocare anche i bacini idroelettrici. Quindi, è giusto che ci siano dei meccanismi sostitutivi dell'incapacità di decisione.
D'altronde un Piano Energetico Nazionale deve avere delle possibilità in s di essere attuato. Noi ci troviamo, in Piemonte, ad avere messo giustamente in moto dei meccanismi e ci troveremo avvantaggiati rispetto ad altre Regioni, dove molto probabilmente le scelte scaleranno per decisione del CIPE, anche in tutte le difficoltà di governo che oggi sottolineiamo; ci troveremo più capaci, più pronti a gestire l'operazione, anche se oggi le difficoltà possono sembrare, non dico insormontabili, ma comunque grandi perché da una parte abbiamo l'ENEL che movendosi su un piano di iniziativa imprenditoriale cammina con un passo che è molto più spedito di quello dell'ente pubblico e noi dobbiamo adattarci non tanto al passo dell'ENEL.
ma dobbiamo adattarci ad un passo più veloce che è più consono a quello che oggi ci richiede un intervento del settore pubblico in una società industriale. Il processo di governo che giustamente è stato già iniziato nella scorsa legislatura con i meccanismi che erano stati posti in essere deve continuare.
Deve continuare modificato perché cambiano i problemi che si hanno sul tavolo.
Dai problemi della scelta del sito si è passati ai problemi della realizzazione i quali comportano la necessità di essere seguiti in modo costante, in modo puntuale, in modo permanente e dalla Regione e da tutto il sistema degli Enti locali interessati all'impianto nucleare.
E' per questo motivo che la Giunta ha delineato ipotesi che saranno formalizzate e sottoposte al vaglio delle sedi competenti. Queste ipotesi sono: la necessità di un Comitato misto a livello istituzionale che preveda la partecipazione del Consiglio, della Giunta regionale, del Comune di Trino, dell'ANCI e di altri enti territoriali interessati, che sia la sede istituzionale unica e ciò anche per evitare che nell'affrontare il problema "centrale nucleare" ogni ente territoriale si ritenga autorizzato, creando una confusione istituzionale ed operativa, ad essere interlocutore e ad avviare iniziative disgiunte l'una dall'altra (magari nello stesso settore) ed in questo modo poter permettere all'ENEL di gestire, davanti ad una serie di interlocutori in ordine sparso, le cose come crede più opportuno.
Questo Comitato potrebbe essere integrato dagli Atenei, dall'ENEA e dall'ENEL. Integrato dagli Atenei, tenendo conto che con gli Atenei più che ad un rinnovo di convenzione è bene andare ad una nuova convenzione e probabilmente dovranno cambiare anche gli oggetti della convenzione e visto che c'è una legge regionale che regola le consulenze e i rapporti esterni è anche bene che la Regione metta allo studio l'adeguamento della struttura regionale alle necessità che la centrale pone.
Questo Comitato naturalmente tiene conto del fatto che la Regione ha i suoi organi istituzionali (Consiglio, Giunta e Commissioni) che per competenze specifiche sono sedi di dibattito.
L'altra ipotesi in realtà non è un'ipotesi, ma una riconferma del Comitato ENEL - Giunta regionale, che era già stato messo in piedi nella scorsa legislatura.
Al di là di questa fase più istituzionale, più politica, si apre un grande ventaglio di necessità operative e le modalità con cui si mettono in piedi le strutture operative coinvolgono le possibilità di lavorare bene o determinano le assenze di governo dai problemi.
Per questo, riprendendo anche tutto il lavoro positivo che è stato svolto dal Comitato creato appositamente, è opportuno giungere alla creazione, all'interno della struttura regionale, di un'unità flessibile con una parte di funzionari regionali e con l'ausilio di funzionari di altri Enti (ENEL ed ENEA) e con l'apporto degli Atenei. Questa unità flessibile potrebbe essere distinta grosso modo su tre linee operative.
La prima linea è la formazione del P.T.O. (Piano Territoriale Operativo) che è previsto dalla legge regionale; piano territoriale la cui proposta la Giunta formulerà e porterà nelle sedi adatte. Questo piano diventa lo strumento indispensabile per andare a facilitare anche l'identificazione dei Comuni interessati alla legge n. 8 e comunque per governare il territorio in questo arco di dieci anni.
Una seconda linea (rimango schematico su queste cose che approfondiremo naturalmente nelle Commissioni competenti) è questa: nella formazione del P.T.O, ci deve essere un raccordo permanente con la Provincia o le Province interessate e con i Comuni interessati e quindi il modo di lavorare deve essere unico, non deve assolutamente essere un qualcosa che viene formulato in sede regionale e calato dall'alto sul territorio. La stessa modalità di interconnessione di lavoro fra Enti locali e Regione ci deve essere per la Commissione Lavoro e Formazione professionale, linea su cui si sta già muovendo l'Assessore Alberton.
La terza linea è la Commissione Sanità, anche questa di carattere misto.
Una quarta Commissione, sempre all'interno dell'unità flessibile, è la Commissione che governa il sistema delle acque.
La quinta branca di lavoro è l'informazione. In questo settore già in passato la Giunta precedente si basava sul gruppo di lavoro presso l'Ufficio Stampa della Giunta e si potrebbe continuare in questa direzione.
Avrebbe tre canali di lavoro: un settore di informazione sugli abitanti in termini più generali, uno più specifico nei confronti degli amministratori e delle forze sociali ed uno ancora più preciso nei confronti delle categorie economiche produttive del sistema dell'impresa, da realizzare magari in contatto con l'ENEL nello sportello informativo che l'ENEL stesso per convenzione deve mettere in piedi.
Queste sono, grosso modo, le linee che la Giunta sottopone oggi, ma sottoporrà nelle sedi adatte per organizzare il lavoro di questi anni.
Dando queste indicazioni naturalmente si riconferma pienamente la volontà di avere la più ampia partecipazione di tutti i soggetti che sono coinvolti alla realizzazione del nucleare e di coinvolgere, cosa già fatta nel passato, tutte le forze politiche nel processo istruttorio e nel confronto che deve essere serrato tra le istituzioni locali e gli enti centrali nella convinzione che sia l'atteggiamento di responsabilità politica e sia l'atteggiamento partecipativo ed anche di coesione nella procedura di qualificazione dei siti possono permettere alla Regione l'esercizio di quel ruolo di governo che era già stato conquistato precedentemente.
E' in questo quadro che dall'inizio di dicembre inizieremo un rapporto stretto di verifica con l'ENEL incominciando dai problemi più contingenti non direi più urgenti, ma più contingenti, i cui studi in parte sono già stati abbozzati (entro il mese di novembre ci verrà consegnata ulteriore documentazione) che riguardano il fabbisogno degli inerti, che veniva ricordato questa mattina, nella diversità di dimensione da un milione e mezzo a cinque, forse sei milioni di metri cubi; il problema dei trasporti il problema della viabilità; i problemi del programma dei lavori di cantiere; il problema del fabbisogno della manodopera; l'avvio della discussione sulla parte idroelettrica ed il problema degli alloggi per i trasfertisti.
Contemporaneamente andremo ad approfondire il settore della sicurezza pretendendo dall'ENEL quelle parti che erano già in ritardo di consegna alla Giunta precedente e che non sono ancora state consegnate a tutt'oggi.
I punti più urgenti da approfondire sono il rapporto preliminare di sicurezza e la valutazione dell'impatto ambientale che però non vuol dire rimettere in discussione sempre tutto, ma vuol dire anche sapere valutare correggere e procedere nella realizzazione di quanto predisposto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, qualche breve annotazione che non serve assolutamente a completare il già ampio intervento, se pur raccolto nella semplicità dell'esposizione, dell'Assessore Maccari.
Devo al Consiglio regionale il grazie cordiale per la ricchezza della discussione con apporti pur espressi magari in diverso modo con finalità contingenti ovvero con riferirsi a principi informatori diversi anche all'interno degli stessi Gruppi consiliari.
Concordo su larga parte dei suggerimenti introdotti nel nostro Parlamentino, soprattutto quando pulitamente e non strumentalmente gli stessi possono rendersi utili per la nostra comunità regionale, senza per che ogni volta possiamo essere chiamati al rinnovo dei voti battesimali riconfermando la nostra fedeltà alla collegialità della Giunta, alla centralità del Consiglio in un raccordo corretto tra il governo regionale il parlamento regionale e le sue articolazioni, Commissioni e i diversi livelli partecipativi. Non solo: è impossibile non convenire sull'interlocutore unico, così come è stato tratteggiato stamani ed ampiamente ripreso poco fa da Maccari. Certamente i temi che dovremo affrontare non sono pochi. Non vorrei ripetere le cose già dette da Maccari, né vorrei però chiudermi in uno sbrigativissimo intervento che potrebbe far capire di allontanarci di più dal problema. Per cui ritengo, e lo sottolineo, che è intenzione della Giunta - l'ha testé detto Maccari di riprendere il più presto possibile gli incontri tecnici tra l'ENEL. le strutture operative della Regione ed il Comitato tecnico scientifico degli Atenei la cui convenzione, è stato risottilineato, è scaduta il 30 giugno 1985.
Vi sono temi di grosso interesse, quali quelli dell'idrogeologia della geotecnica, uso del suolo e delle acque, delle cave e reperimento degli inerti, sicurezza, radio-protezione, studi ambientali, monitoraggio territorio, ambiente, abitazione ed infrastrutture, economia, lavoro e formazione professionale. Sono stati ampiamente trattati nei diversi interventi e li ha ripresi poco fa l'Assessore. Bisognerà comunque riprendere il più presto questi incontri tra l'ENEL e l'ENEA stabilendo anche delle modalità nei diversi comportamenti rifacendoci ad una convenzione intervenuta ed ampliando, se del caso, gli aspetti particolari di questi incontri, richiedendo all'ENEL di fornire la documentazione e l'informazione delle caratteristiche quali - quantitative delle principali variabili ambientali, economiche, territoriali ed occupazionali, così come richiesto negli incontri che sono intervenuti con la precedente Giunta nel mese di luglio. Si tratta di una documentazione essenziale per un programma di studi ambientali.
Per quanto riguarda l'idrogeologia, a seguito delle scelte progettuali compiute in merito alla definizione della quota zero dell'impianto con la conseguente previsione di un rilevato di circa otto o nove metri di altezza rispetto al precedente, per l'idrografia di superficie con riguardo alla sistemazione idraulica ed allo smaltimento delle acque meteoriche e per la realizzazione condotta da e per il Po pare decisamente opportuno (sono temi richiamati stamani dal collega Petrini) qualche approfondimento per realizzare le sperimentazioni di rilascio dei bacini idrici durante un periodo di magra in corrispondenza del periodo irriguo; realizzare un sistema di rilevamento idrografico fisso per le rilevazioni necessarie.
Cave e torbiere, in riferimento ai materiali inerti: si tratta indubbiamente di un grosso tema che investe tra le altre la cava di Lucebio, comporta la predisposizione della griglia di riferimento per la definizione nel previsto piano del Parco della Partecipanza di questa cava delle caratteristiche di recupero e di ripristino ambientale. Occorrerà sollecitare la realizzazione di una prova sperimentale per verificare la fattibilità sanitaria dell'utilizzo dei materiali inerti della miniera amiantifera di Balangero con l'apporto delle strutture sanitarie preposte.
Ancora: penso che due aspetti essenziali alla risoluzione del problema attengano alla rete di monitoraggio ed al sistema informativo: sono essenziali vuoi per la raccolta, vuoi per la diffusione dei dati e potrebbero legarsi anche agli altri aspetti che attengono al settore della radiologia definendo una rete di rinnovamento più snella, estesa su un'area più vasta.
Il problema della protezione sanitaria indubbiamente c'è. Esistono quattro UU.SS.SS.LL. che convergono nella zona, converrà attivarle in modo tale che le stesse vengano maggiormente coinvolte verso una più giusta ed utile risposta alla grande dimensione che questo tema va assumendo nel Paese predisponendo al più presto poi una specifica indagine epidemiologica riferita alla popolazione della zona. Ci sono problemi che attengono alla protezione ambientale ed altri ancora alla stabilità ed alla viabilità e trasporti. Il problema dell'abitazione, attesa la dimensione della crescita previsionale che è stata stamani indicata, non è certamente trascurabile.
Altri temi che saranno oggetto di attenzione della Giunta sono quelli che innegabilmente, attesa l'ampia superficie, riguardano l'uso del suolo agricolo con una serie di proposizioni, di intese, di approfondimenti e quanto meno con uno specifico accordo con l'ENEL.
Altri problemi attengono ancora alle infrastrutture ed al cantiere alla committenza per la dovuta informazione e per un corretto raccordo con la Regione e con gli Enti preposti ai problemi dell'occupazione, del lavoro, della formazione professionale.
Li ho detti quasi sinotticamente, quasi come se dovessi richiamare un indice delle cose proprio per dire che questi problemi ci sono, esistono sono noti al governo della Regione. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per costruzione umana, per intima vocazione cerco di collocarmi sempre nella condizione di non fare del protagonismo, di misurarmi con discrezione, quasi con paura dei problemi, anche di quelli meno robusti, figurarsi su questo argomento, pur nella sua relativa novità se è vero come è stato richiamato oggi esistono nel mondo almeno trecento esperienze in atto e poi perché ognuno di noi ha una sua carica di emotività e di sensibilità. Per cui non nascondo di essere stato toccato stamani dal richiamo di Rivalta alle chiese del passato, non solo per essere cresciuto all'ombra dei campanili, ma perché il tema in sé era affascinante allorquando proponeva questo tipo di costruzioni collegate rapportando l'impianto ambientale nel nuovo complesso di Trino. Così come sempre riferito all'ambiente ero rimasto impressionato qualche tempo fa da una motivazione, penso di qualche movimento, nella quale si affermava che i giovani tornano alla natura pensando di ritrovarvi una chiesa.
Le dimensioni del problema, le riserve, i conflitti, il fatto che la nostra Regione ha detto "sì", mentre altre quattro hanno detto "no", i molti aspetti in positivo ed in negativo, le ansie, le paure, i bisogni non possono che farci riflettere più volte, maturare di più, affinare la presenza. Però non possono attraverso l'individuazione, peraltro sempre correggibile, di smagliature del sistema, siano esse possibili non entusiasmi o non diligenze, oppure forzature degli enti nazionali invertire il senso della marcia, dire un "no" per una scelta che ieri è stata compiuta da un ampio ventaglio di forze politiche e di forze sociali del Paese. Tra l'altro all'esterno uno spostamento o una diminuzione di consensi non sarebbe compreso, mentre la gente che è assai più attenta ai problemi della società ha capito che questa scelta coraggiosa del nostro Piemonte è costata anche qualche rinuncia, per taluni è stata sofferta.
Valeri ha richiamato con cifre la dimensione di questo impianto rapportato alla somma ed alle dimensioni degli impianti tradizionali, che dovrebbero essere chiamati a pareggiarlo ed innegabilmente ha risottolineato che questa era l'unica strada nel Piemonte. E se altre Regioni non hanno avuto pari o uguale coraggio non è che noi possiamo esercitare nei loro confronti il potere sostitutivo. I prossimi mesi saranno decisivi e noi intendiamo, almeno esprimiamo la volontà di intervenire su questo problema, rispettosi della dignità delle componenti sociali del Piemonte che il Consiglio regionale riesce ad esprimere e a rappresentare ricercando le forme, le occasioni, l'occupazione di ogni più utile spazio perché a questa occasione che io oserei definire storica, a questa scelta quasi unanime del nostro Parlamentino sia affidata la più ampia trasparenza senza irresponsabilmente arroccarci nell'isolamento della cittadella del governo.



PRESIDENTE

Siamo giunti al termine del dibattito.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi, ma credo lo capiranno, se nel momento in cui prendo la parola per definire una nostra proposta per come muoverci a conclusione di questo lungo dibattito su un tema da tutti riconosciuto cruciale, farò valutazioni che attengono anche al modo con cui diversamente da quanto avevamo richiesto, ma noi accondiscendenti, quindi non è polemica questa, abbiamo stamani accolto di svolgere i nostri lavori.
Noi avevamo chiesto, in sede di Capigruppo, e nessuna aveva obiettato che dopo l'illustrazione della mozione ci fosse l'immediata collocazione della Giunta.
Così non è avvenuto e credo sia stato ragionevole, lo ritengo perfino proficuo, utile alle indicazioni del come procedere e delle valutazioni che verranno fatte.
Per quanto concerne il come procedere, il Consigliere Marchini ha avanzato una proposta al termine di un intervento che a me è parso risentire ampiamente del fatto di aver vissuto in prima persona il complesso lavoro degli anni scorsi. Un intervento che ha proposto sostanzialmente un immediato ordine del giorno che raccogliesse alcune delle indicazioni del dibattito ed anche alcune delle indicazioni contenute nella mozione per poi passare ad una fase successiva di elaborazione di un documento in sede di VII Commissione.
Io dico che noi preferiamo un'altra strada che può portare - mi auguro a risultati utili e per risultati utili noi intendiamo quelli di una pronuncia la più forte possibile del Consiglio su impegni molto precisi a ridosso delle urgenze e dei gravi problemi che qui sono stati trattati.
L'altra strada è quella di mantenimento della nostra mozione, della non richiesta di metterla ai voti oggi, dell'affidare, credo, più propriamente ai Gruppi, non alle sedi di Commissione, perché resta in vita anche proceduralmente un atto del Consiglio, affidare ai Gruppi, loro delegati loro esperti insomma, la stesura qualora ce ne siano le condizioni di un documento impegnativo e preciso dei futuri atti da compiere sul quale qualora noi lo ritenessimo soddisfacente (noi faremmo in modo che sia soddisfacente) vorremmo ritrovarci, potremmo votarlo e quindi ritirare la nostra mozione.
Ritengo, in altre parole, con questo dire che noi ci fidiamo di quello che abbiamo sentito qui segnatamente da alcuni Gruppi. Ci fidiamo della serietà e della coerenza, dell'impegno con cui alcuni di questi Gruppi hanno ritenuto, almeno parzialmente, non pretendiamo al 100%, di convenire sulla necessità di lavorare e di impegnare Giunta e Consiglio su certi temi. Quindi non c'è bisogno di un ordine del giorno generico. A mio avviso, sarebbe un modo non chiaro di chiudere una vicenda che peraltro non è chiusa e devo dire non è chiusa soprattutto, e mi spiace dirlo, non vorrei francamente venisse letta come una prevenzione, dalla replica della Giunta. Sono stato colpito ed insoddisfatto di questa replica e mi è sembrato che il modo semplicistico per alcuni versi e per altri versi molto approssimativo con cui è stata affrontata la questione almeno in un contrasto evidente nell'intervento dell'Assessore Maccari tra una prima parte molto più di getto che consideriamo non solo nei confronti nostri, ma nei confronti di tutti per alcuni passaggi profondamente lesiva di idea e di convinzione di confronto, con una seconda parte in cui si è manifestata una disponibilità, che peraltro ho confusamente recepito, a dar vita ad alcuni impegni.
Devo dire che questa insoddisfazione nasce e potrà avere ripercussioni perché qui non è più il momento di giocare con le parole. Credo sia il momento, per la serietà dei problemi e la gravità delle questioni, di cimentarsi certo con i fatti, ma anche con l'indicazione più chiara, ferma io dico convinta, dei passaggi da attuare per arrivare a produrre dei risultati che a detta dello stesso Presidente debbono ancora essere avviati, visto che lo stesso Presidente ci ha detto: "Riprenderemo i contatti con l'ENEL".
Sono contento se la nostra mozione è servita o può servire almeno a questo. Certo è che sulla chiarezza possiamo misurare i livelli di collaborazione che il Gruppo comunista può prestare per questa fase in cui il nostro ruolo di opposizione è assicurato, garantito, anche nella sua funzione critica, di stimolo, ma oggi le repliche della Giunta ci hanno messo in grande perplessità nel dover dare acriticamente questo tipo di collaborazione. E proprio per le ragioni che ha detto Valeri e che prima ha illustrato Rivalta e lo dico anche a chi continua pregiudizialmente ad essere contrario, anche motivatamente, alle centrali.
Noi abbiamo scelto, fin dall'altra legislatura, di percorrere una via stretta, ma anche una sperimentazione in avanti di fiducia sulla possibilità di gestire, con il massimo compatibile di trasparenza democratica, di rapporto con le popolazioni, con la cultura scientifica insieme alla comunità piemontese e nella piena autorevolezza e dignità delle istituzioni, un processo di grande portata.
Questa scommessa noi la facciamo a condizione che ci siano altri a farla con noi perché oggi la nostra mutata collocazione, il fatto che siamo andati all'opposizione, il ruolo del nostro partito non è più stato considerato, ebbene, ce lo permettono.
Questo è il punto e io dico che scegliere tra i grandi boiardi di Stato e la gente per noi non ha problemi, abbiamo larga sfiducia che il sistema attuale che non faccia lo scatto che diceva Valeri, che non riproponga un impegno anche di fantasia, certo di coraggio, ma anche di precisione Presidente, delle istituzioni, ci faccia soccombere di fronte ad altre logiche. Io non sto qui a discutere la legittimità di quelle logiche; certo sono logiche diverse e badate non c'è niente di peggio per questa assemblea che dopo aver deciso di vedere solo più l'atteggiamento di blandizie, di pacche, tanto per riprendere un aspetto sottolineato da Marchini, o di accordo come se nulla dovesse più tornare qui, nulla dovesse essere discusso, che decisa una cosa questa dovesse andare avanti senza più il vigile occhio critico della democrazia, bene, non c'è niente più di questo che ci troverà contrari.
Allora, questo bisogna metterselo bene in testa, scusate se lo dico così, questa è la nostra posizione ed è una posizione che non è arroccata noi abbiamo fiducia che in questo Consiglio questo scatto e qualche elemento ci è venuto anche da interventi dei Gruppi, perché qui ne va di molte cose, certo ne va anche delle decisioni.
Cos'è oggi decidere? Certo, c'è una strada che è quella di decidere avendo d'accordo qualcuno, pochi di numero, molto potenti, giustamente allocati; c'è un altro sistema che, secondo me, non passa, ed anche l'attribuzione che è stata fatta qualcuno l'ha colta con intelligenza nostra, "avete cambiato idea", "siete dall'altra parte", "strumentali", ma voi credete davvero ché giovi o non giovi invece rifondare su queste cose che sono anche di grandissima portata, noi diciamo istituzionale per tutta la collettività, elementi di patto in avanti di costruzione di autorevolezza e di governo? Ecco, noi con la mozione abbiamo chiesto governo della questione nucleare. Noi adesso ci attendiamo dai Gruppi, e chiediamo anche esplicitamente che ci sia un raccordo maggiore nella maggioranza tra Giunta e Gruppi, che con credibilità questi impegni vengano mantenuti.
Se questo avverrà, quindici giorni sono sufficienti. Noi abbiamo la volontà di contribuire a determinare le condizioni di questo governo. Se percepiremo o se capiremo che questo è un proforma, è un foglio di carta di un Consiglio e i comportamenti ritornano quelli di prima e se ci è soddisfacente rispondere ad una vecchia decisione e ad alcuni grandi referenti, piuttosto che ai problemi che ha la comunità piemontese, che abbiamo anche noi personalmente, allora la lettura di questa nostra iniziativa della mozione sarà quella che ha detto nella conclusione del suo intervento il compagno Rivalta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi avevamo proposto, come aveva detto il collega Marchini, una via di conclusione formalmente diversa che era quella di approvare un ordine del giorno di rinvio del tema alla Commissione per vedere in quella sede se era possibile trovare le convergenze necessarie per la predisposizione di un documento finale comune.
Siamo convinti che l'operazione debba essere portata avanti nella sostanza. Non siamo certamente per fare delle scelte tra boiardi di Stato e la gente, noi siamo per la gente, ma siamo naturalmente anche per la realizzazione dell'opera con le garanzie che a suo tempo erano state fissate.
Naturalmente anche l'ipotesi che Bontempi propone tesa a giungere ad un confronto tra i Gruppi per concludere entro un certo tempo, breve se possibile, e per verificare se vi sono le possibilità di una convergenza nel merito, è una scelta che noi possiamo certamente accettare. Si cambia solo la sede, anziché tornare in Commissione, si va ai referenti dei gruppi o agli esperti nel settore. Siamo disponibili a misurarci su questo terreno se c'è la convergenza anche degli altri Gruppi di maggioranza che credo senz'altro ci sarà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Il Gruppo socialista è favorevole a questa proposta.
Anch'io avevo indicato l'ipotesi di una discussione in Commissione, e in sé medesima questa ipotesi già raccoglieva una volontà che il PSI intende evidenziare, quella cioè di un impegno più incisivo.
Sono però d'accordo con la proposta che è stata fatta e prendo atto della disponibilità espressa dal Gruppo comunista per un impegno diretto a realizzare un incisivo intervento da parte della Regione. Questo ci trova pienamente disponibili, perché riteniamo che il problema è importante e il dibattito ha messo in luce, di fronte alle scelte compiute, la necessità di interventi più significativi di controllo; d'altro canto l'Assessore Maccari ha recepito e ha manifestato, insieme al Presidente Beltrami, la sua disponibilità. Anche noi siamo sensibili ai problemi della gente, non intendiamo compiere delle scelte alternative tra la gente; e non parlerei di boiardi, ma di manager di Stato, i quali però possono anche svolgere una funzione molto impersonale rispetto a quelli che sono i problemi della gente. Voglio dire che noi ci facciamo carico dei problemi della gente, dei problemi dell'organizzazione dello Stato e della società nella quale la gente vive, per far si che le cose alle quali tendiamo si realizzino senza nocumento soprattutto delle popolazioni locali.
Ribadiamo pertanto la nostra piena disponibilità ad un approfondimento alla definizione nel merito di quelle che sono le procedure, per realizzare il meglio dell'impegno che sicuramente è richiesto a tutte le forze politiche di questa Regione, perché le soluzioni vadano nel senso delle attese della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La materia torna all'esame dei Gruppi. Tutti hanno chiaro il significato di questa decisione, in se stessa non è anomala per quanto riguarda l'esame da parte dei Gruppi, ma è anomala per altre considerazioni che io non posso fare in qualità di Presidente.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine all'incontro svoltosi a Roma con il Ministro dei Trasporti Signorile in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

In merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte sono stati presentati due ordini del giorno: il primo è firmato dai Consiglieri Bontempi, Amerio, Bosio, Biazzi e Manfredini ed il secondo dai Consiglieri Brizio, Marchini, Mignone, Ferrara e Rossa.
Chiedo se si è approdati alla redazione di un documento unitario, come auspicavamo stamani.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, francamente non abbiamo capito perché non si sia arrivati ad un documento comune in quanto i due ordini del giorno sono identici tranne che per due punti.
Il primo punto riguarda il primo paragrafo, dove si dice "in ordine al taglio dei cosiddetti rami secchi previsto dalla riforma dell'Azienda FF.SS. approvata dal Parlamento". Qui, a nostro modo di vedere, c'è un'inesattezza; la legge istitutiva del nuovo Ente FF.SS. non ci sembra che parli mai di tagli dei rami secchi, noi non abbiamo trovato nessun punto in cui si faccia riferimento ad un taglio delle ferrovie. L'art. 1 dice: "L'Ente succede a tutti i rapporti attivi e passivi, già di pertinenza dell'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato..." e l'art. 2 fa una casistica dei compiti della nuova azienda che dovrà ristrutturarsi, riorganizzarsi come tutti noi abbiamo sostenuto in questo Consiglio, ma non si parla mai di tagli dei rami secchi per cui riteniamo sia un'inesattezza che non ha motivo di essere compresa in un ordine del giorno del Consiglio regionale.
Se invece chi l'ha steso ci fa vedere la norma che prevede il taglio dei rami secchi, allora ne discuteremo e ne prenderemo eventualmente atto.
L'altro punto riguarda l'ultimo punto della prima pagina laddove si dice: "Impegna il Presidente della Giunta regionale di concerto con il Presidente del Consiglio a nome di tutta l'assemblea - e fin qui siamo d'accordo - a formalizzare il rapporto con la rappresentanza parlamentare piemontese per significare al Parlamento e nelle sedi competenti la posizione del Consiglio regionale". Noi invece proponevamo una dizione diversa e cioè: "A prendere contatto con le competenti Commissioni delle Camere ed ottenere in tempi utili un'audizione per significare al Parlamento la posizione del Consiglio regionale".
Noi non abbiamo molto chiara la dizione dell'ordine del giorno della maggioranza. Innanzitutto vorremmo sapere cosa significa "nelle sedi competenti"; non riusciamo neanche a capire che senso possa avere un incontro con i parlamentari piemontesi, se questo non è finalizzato allo sbocco nella sede naturale in cui questi parlamentari operano che è il Parlamento nelle sue articolazioni che sono appunto le Commissioni parlamentari. E noi pensiamo che data la dimensione del problema e i pericoli sottolineati dalla relazione dell'Assessore e dagli interventi di stamattina, che i tagli possono scattare da qui a pochi giorni; noi pensiamo che occorre invece, e questo ci sembrava anche il senso del dibattito, non solo quello di stamani, ma anche quello svolto nella seduta precedente, investire su questa problematica così importante e che ha scadenze così urgenti tutti gli organi centrali dello Stato, il Parlamento nelle sue articolazioni che sono le Commissioni parlamentari, proprio per avere questo rapporto utile con una sede istituzionale dove con ogni probabilità si arriverà comunque a discutere di questo problema, noi non diciamo solo grazie all'iniziativa presa dal nostro Gruppo, ma pensiamo grazie anche all'iniziativa di altri Gruppi e ci sembra opportuno che le Commissioni apprendano direttamente dalla Regione quelle che sono le nostre valutazioni, senza escludere, anzi noi le abbiamo sollecitate, le altre istanze centrali dello Stato, il Ministero, l'Azienda FFSS, e così via. E' per questo che noi non riusciamo a capire perché non si riesca a trovare un accordo su un punto che noi riteniamo conseguente alle discussioni che ci sono state nell'ambito del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, poiché sono io che ho suggerito queste due dizioni cioè un arricchimento nella prima parte ed un emendamento nella seconda parte, mi sembra doveroso intervenire per spiegarne meglio i significati.
A me sembra che sia l'uno sia l'altro ci consentano di completare l'ordine del giorno e dare ad esso una destinazione precisa.
Il primo punto consente di completare un discorso di riorganizzazione e di ristrutturazione, come stabilisce la legge. E' vero comunque che la legge non parla di rami secchi...



ROSSA Angelo

MANFREDINI



ROSSA Angelo

La legge parla di nuove linee.



ROSSA Angelo

Nuove linee e poi, banalizzando, si è detto rami secchi.
La legge dice queste cose, almeno a me sembra che dica così. E quindi in gergo, in un linguaggio comune, si parla di rami secchi.
Poiché il Parlamento ha espresso la sua valutazione positiva in ordine alla legge di riforma dell'Azienda ferroviaria, credo sia giusto richiamare questo impegno, anche per evitare che si possano interpretare queste sospensioni come l'iniziativa di un Ministro che un bel mattino si è alzato e ha deciso di tagliare.
Bisogna essere obiettivi e questa è la ragione per cui io ho introdotto questa modifica che, a mio avviso, è un arricchimento, un completamento.
La seconda proposta invece è un emendamento. Poiché l'Assessore Cerutti e la Giunta tengono i rapporti direttamente con il Ministro e con l'Azienda ferroviaria, non mi sembra opportuno il chiedere udienza ai due Presidenti della Camera e del Senato, perché parrebbe voler giocare su troppi tavoli con il rischio di non poter ottenere i giusti risultati.
E la ragione per cui ho introdotto questo emendamento è quella di interloquire costantemente con il Ministro.
Il Parlamento viene investito attraverso un incontro con i deputati piemontesi, i quali debbono provvedere a loro volta ad incontrarsi e comunicare con gli organi del Parlamento, le Commissioni, i Presidenti, nei confronti dei quali noi siamo disponibili, io credo, a dare tutta la nostra partecipazione per risolvere positivamente il problema del quale trattiamo.
Non ho inteso togliere nulla, ma non approvo l'ambiguità presente in quel capoverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il nostro Gruppo voterà a favore dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Spiace anche a noi che non si sia raggiunto un accordo e speriamo ancora di trovare la possibilità di realizzarlo. Certo, ci rendiamo conto che l'unanimità del Consiglio su un documento dà forza alla Giunta e al Consiglio regionale complessivamente, nel momento in cui va a confrontarsi a livello nazionale su queste cose.
Ha ragione il collega Biazzi quando dice che per larga parte i due ordini del giorno sono simili e speriamo si possa trovare il margine di convergenza.
Rispetto alle due questioni che poneva Biazzi, sulle quali vi è divergenza, credo che il richiamo alla legge di riforma dell'Azienda sia comunque un elemento che può essere mantenuto in questo ordine del giorno nel senso che occorre comunque dire che questa decisione è all'interno di un processo, per cui questo decreto (al di là di ogni considerazione) comunque non è un fatto peregrino o isolato.
Si potrebbe richiamare sì la legge finanziaria, ma si può credo richiamare anche la legge di riforma dell'Azienda, là dove all'art. 18 prescrive che entro sei mesi dalla data di sua entrata in vigore il Ministro dei Trasporti ridetermina gli obblighi di servizio pubblico che debbono essere mantenuti nei confronti dell'Ente. Si potrebbe magari smorzare i toni dicendo: "tra l'altro". E' un inciso questo che comunque ha una sua ragione d'essere all'interno di questo ordine del giorno.
Vi potrebbe essere l'assenso del Gruppo comunista su questo inciso.
Rispetto alla seconda questione, credo che nei fatti le due posizioni non siano divergenti, nel senso che l'ordine del giorno del Gruppo comunista fa un richiamo diretto al Parlamento ed alle sue articolazioni (le Commissioni parlamentari della Camera e del Senato), però allo stesso risultato tende a pervenire anche l'ordine del giorno che abbiamo presentato noi, seppure in un modo diverso.
Nel senso che noi diciamo di muoverci attraverso i parlamentari piemontesi nelle loro sedi competenti e quindi i parlamentari stessi è ovvio che si muoveranno nelle sedi delle Commissioni parlamentari della Camera e del Senato.
Nella sostanza gli elementi di diversità sono meno rilevanti di quanto possa apparire nella stesura.
Penso si possa trovare un comune terreno di lavoro per giungere ad un pronunciamento unanime del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Dichiaro la nostra disponibilità a verificare in tempi brevissimi un'ipotesi di intesa che dovrebbe dare ulteriore forza alla volontà che questo Consiglio regionale esprime in ordine al problema.
Insieme a questa disponibilità rimane tuttavia la ferma adesione a quanto hanno affermato Mignone e, in particolare, essendo stato il primo "interlocutore" dell'ordine del giorno comunista, il collega Rossa: egli aggiungendo, arricchendo, come ha detto lui, il testo dell'ordine del giorno non ha affatto travisato la legge a cui si è fatto riferimento; l'ha soltanto arricchita di elementi più chiari che poi sono quelli su cui si è effettivamente sviluppato il dibattito in questa sede, dibattito che ha privilegiato il problema dei tagli rispetto a quello generale e complessivo che in altri momenti invece è stato affrontato. Quindi solidarietà nella sostanza al collega Rossa per la sua dichiarazione e, in particolare, per la proposta di mutamento dell'ultimo punto in cui vi è un richiamo alla formalizzazione del rapporto con la rappresentanza parlamentare piemontese.
Si tratta forse di intenderci sul significato che si vuole dare a questa definizione, ma pensiamo che la proposta sia del tutto fondata e corretta e che con un minimo di chiarimento possa alla fine, opportunamente sistemata essere accolta anche dagli altri Gruppi. Insistiamo su questo nostro impegno a trovare una sintesi del Consiglio regionale e chiediamo quindi al Presidente Viglione di procedere nell'o.d.g. mentre i Gruppi tenteranno una mediazione definitiva.



PRESIDENTE

I Consiglieri delegati dai Gruppi per questo argomento, insieme all'Assessore Cerutti, possono riunirsi per trovare un accordo unitario sull'ordine del giorno.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Norme generali sull'agricoltura

Esame ordine del giorno proposto dalla III Commissione consiliare sulla comunicazione della Commissione delle Comunità Europee "Prospettive per la politica agraria comune"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame dell'ordine del giorno proposto dalla III Commissione consiliare sulla comunicazione della Commissione delle Comunità Europee "Prospettive per la politica agraria comune".
Pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la comunicazione della Commissione delle Comunità Europee 'Prospettive per la politica agraria comune dell'agosto '85 che prospetta la necessità di una svolta della ventennale esperienza comunitaria in materia di agricoltura ed avanza proposte innovatrici di rilievo in questo decisivo settore della politica comunitaria; considerato che appare sempre più urgente superare un mero regime di prezzi non rispondente alle realtà economiche e finanziarie attuali e che premia di fatto una politica produttivistica ed eccedentaria in molti comparti, avulsa da interventi finalizzati alla qualità dei prodotti sottolineando come, mentre si propone di assegnare un ruolo crescente al mercato, va salvaguardata l'occupazione in agricoltura e la tenuta del tessuto sociale nelle zone rurali, fondate sulla presenza e la valorizzazione dell'impresa familiare diretto - coltivatrice auspicando una nuova fase della politica comunitaria agricola capace di modificare contestualmente la politica dei prezzi e di avviare riforme strutturali rilevando la necessità anche in questo settore di una politica da parte dei Paesi europei verso i Paesi in via di sviluppo che contribuisca a creare la loro capacità di autonoma crescita ed autosufficienza c o n d i v i d e le analisi e le considerazioni contenute nel documento 'Prospettive per la politica agraria comune. Sottolinea l'opportunità politica di approfondire le indicazioni rivolte a ridurre progressivamente il livello dei prezzi con riferimento al mercato mondiale, rivedere il sistema delle quote, riconsiderare la politica commerciale in modo da non intenderla come semplice allocazione delle eccedenze. Ritiene qualificante, ai fini di una nuova politica agraria comune, indirizzare le risorse verso la realizzazione di una politica ambientale, di pieno sviluppo regionale, di forme di sostegno ai redditi nelle zone svantaggiate, di sviluppo di produzioni alternative, di piani integrati regionali intersettoriali il cui obiettivo sia quello di superare gli squilibri territoriali e settoriali all'interno della Comunità a u s p i c a che la comunicazione della Commissione delle Comunità Europee venga discussa e recepita dal Parlamento Europeo come indirizzo della Comunità da sottoporre e far assumere al Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura.
Al fine di superare una situazione di fatto che ha visto l'Europa agricola muoversi con due velocità fa voti affinché le pur giuste indicazioni di integrazioni di reddito per le zone svantaggiate e i richiami ad una più attenta politica ambientale siano valutati nel quadro di una nuova politica economica che parta dalla revisione del criterio delle quote di produzione e contemporaneamente all'estensione dei Progetti Integrali Mediterranei come modello metodologico ed operativo intersettoriale capace di introdurre una Po1itica di programmazione che tenga conto del complesso di aspetti e di fattori produttivi, territoriali ambientali ed intersettoriali che contrassegnano l'agricoltura europea i m p e g n a la III Commissione consiliare ad assumere le iniziative necessarie e più opportune rivolte a sostenere le linee espresse nel presente ordine del giorno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 44: "U.S.S.L. n. 43 di Torre Pellice Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione della legge 13/5/1978, n. 180"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 44: "U.S.S.L. n. 43 di Torre Pellice - Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione della legge 13/5/1978 n. 180".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 45: "U.S.S.L. n. 55 di Verbania Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione delle leggi 22/12/1975, n. 685, 13/5/1978, n. 180 e 22/5/1978, n. 194"


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 45: "U.S.S.L. n. 55 di Verbania - Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione delle leggi 22/12/1975, n. 685, 13/5/1978, n.
180 e 22/5/1978, n. 194".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 46: "U.S.S.L. n. 52 di Galliate Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione della legge 29/7/1975, n. 405"


PRESIDENTE

Il punto 11) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 46: "U.S.S.L. n. 52 - Ampliamento della pianta organica provvisoria per l'attuazione della legge 29/7/1975, n. 405".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 39: "D.P.R. n. 915/82. Prescrizioni generali in materia di smaltimento dei rifiuti provenienti da ospedali case di cura ed affini, non assimilabili agli urbani"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 39: "D.P.R. n. 915/82. Prescrizioni generali in materia di smaltimento dei rifiuti provenienti da ospedali, case di cura ed affini non assimilabili agli urbani".
La parola al relatore, Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Do per letta la relazione data l'ora.
Poiché la Commissione ha rassegnato all'unanimità la deliberazione in oggetto, ne auspico l'approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Non abbiamo nessuna difficoltà per questo, in quanto le osservazioni che avevamo proposto sono state accettate.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 contrario.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 41: "D.P.R. n. 915/82. Programma di collaborazione tra Regione ed Università degli Studi di Torino Politecnico di Torino - Enti strumentali - Consiglio Nazionale delle Ricerche, per l'attuazione delle competenze attribuite alla Regione ai sensi dell'art. 6 del D.P.R. n. 915/82 in materia di smaltimento dei rifiuti"


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 41: "D.P.R. n. 915/82. Programma di collaborazione tra Regione ed Università degli Studi di Torino - Politecnico di Torino - Enti strumentali Consiglio Nazionale delle Ricerche, per l'attuazione delle competenze attribuire alla Regione ai sensi dell'art. 6 del D.P.R. n. 915/82 in materia di smaltimento dei rifiuti". Su tale deliberazione sono stati presentati alcuni emendamenti da parte dei Consiglieri Bresso, Ferro e Valeri: l) nono comma, pag. 2, dopo le parole "di approvare" sopprimere "un programma generale" e sostituire con: "un primo programma": 2) nono comma, pag. 2, dopo "D.P.R. n. 915/82" aggiungere: "Un piano generale comprendente studi e ricerche tesi al riciclo, riutilizzazione e/o recupero energetico dei rifiuti, in ottemperanza ai dettami del D.P.R. n.
915/82, art, l, comma e), verrà presentato entro tre mesi" 3) undicesimo comma, pag. 2, sopprimere le parole: "l'attuazione dei" e sostituirle con: "L'individuazione dei progetti di ricerca coerenti con i" 4) dodicesimo comma, pag. 2, sopprimere l'intero comma e sostituirlo con il seguente: "Le convenzioni, da stipularsi per dare attuazione al presente programma, saranno deliberate dal Consiglio regionale su proposta della Giunta" 5) allegato l, primo comma della pag. 4, seconda riga, dopo la parola "funzionario" sopprimere le parole "responsabile per" e sostituirle con le seguenti: "incaricato di seguire" 6) allegato 1, primo comma della pag. 4, dopo le parole "programma specifico di attività" sopprimere da "che assume..." sino al termine del comma, ovvero sino a "del lavoro" 7) allegato l, sesto comma della pag. 4, sopprimere l'intero sesto comma e sostituirlo nel modo seguente: "L'attuazione dei singoli programmi specifici di attività ed il coordinamento operativo tra Regione ed Enti interessati alla ricerca" 8) allegato l, primo comma della pag. 5, alla seconda riga, dopo le parole "un gruppo di" sopprimere le parole "coordinamento tecnico" e sostituirle con "lavoro" 9) alla quarta riga, dopo le parole "attività svolte;" sopprimere le parole "sovrintendere allo" e sostituirle con "seguire lo" 10) allegato 1, secondo comma della pag. 5, alla quarta riga, dopo le parole "designati per" sopprimere le parole "il coordinamento" e sostituirle con "seguire l'attuazione" 11) allegato l, terzo comma della pag. 5, sopprimere l'intero terzo comma, da "Qualora..." a "deliberativo".
L'emendamento n. 4 non è stato accolto dalla Giunta.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela dell'ambiente

Questo emendamento non viene accettato, ma ne viene presentato uno da parte della Giunta che ora formalizzerò e consegnerò alla Presidenza che recita: al dodicesimo comma, pag. 2, sopprimere l'intero comma e sostituirlo con il seguente: "Le bozze di convenzione, i programmi annuali ed i relativi impegni di spesa verranno, quindi, approvati con successive deliberazioni della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente".



PRESIDENTE

L'emendamento n. 4 si intende pertanto ritirato e sostituito da quello presentato dall'Assessore Maccari. La parola ora al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Siamo in dichiarazione di voto e comunico che voterò a favore.
Devo però fare rilevare alcune considerazioni. Questa deliberazione è passata a maggioranza anche perché sostanzialmente c'è stata qualche difficoltà a capire bene a cosa serve questa convenzione.
Scusate la brevità e la brutalità del linguaggio e qui siamo esattamente al problema della centrale nucleare. Si fa una convenzione che secondo qualcuno viene interpretata come diretta a predisporre un lavoro propedeutico al lavoro degli uffici, secondo qualcun altro servirà al lavoro degli uffici. Io ho l'impressione che nelle convenzioni l'Assessore dovrà pure decidere, sciogliere questo dilemma che c'è nella formulazione della deliberazione.
Bene, io ritengo che in questa materia non ci sia più niente da scrivere, è stato scritto tutto, si tratta di applicare quello che è stato scritto, ma non di fare esperienza e ricerca sulle pratiche sottoposte all'esame dell'Assessorato, ma decidere sulle pratiche sottoposte all'esame dell'Assessorato che è una cosa un po' diversa. Per cui suggerisco all'Assessore di voler avviare delle convenzioni che puntino di più a coinvolgere non l'Università tout court nella sua majestatis, ma operatori a livello universitario, a livello concreto, responsabilizzandoli per all'interno di gruppi operativi divisi per settori che esaminino le pratiche, parlandoci in termini non aulici, ma di questo si tratta. Perch a questo punto noi potremmo imputare al gruppo di lavoro X dei tempi di esame delle pratiche; è un po' difficile invece, in base a questa convenzione, imputare all'Università i ritardi del procedere della macchina burocratica della Regione. D'altra parte se noi non sciogliamo questo tipo di nodo non riusciamo a capire se avremo una summa teologica su tutti i problemi scritta dall'Università, depositata magari fra tre anni oppure se abbiamo, quello che io suggerisco, la creazione di gruppi di lavoro integrati: funzionari regionali e ricercatori dell'Università, che sulle singole pratiche facciano insieme lavoro decisorio per la Regione e lavoro di ricerca per l'Università. Mi pare che questo sia lo sbocco al quale dobbiamo avviarci. A questo punto probabilmente bisognerà chiedere all'Università di indicare ricercatori e docenti specifici per ogni argomento specifico, altrimenti rischiamo che attraverso uno strumento di maggiore consapevolezza scientifica della materia noi sostanzialmente andiamo a creare grande disordine e grandi incertezze in ordine al lavoro gestionale dell'Assessorato.
Ecco, a me sembra che questa deliberazione debba essere gestita e governata in questo senso: far supportare il lavoro degli uffici da quanto di meglio riusciamo a trovare a livello però, a questo punto, di consulenza, non di ricerca. Qui è il vecchio nodo dei nostri rapporti con l'Università. L'Università è un ente di ricerca, non è un ente di consulenza. In questo caso, invece, deve fare un lavoro di consulenza, non un lavoro di ricerca, perché se per ogni singola pratica l'Università va a fare un lavoro di ricerca noi non licenziamo più nessuna pratica e quindi del lavoro di consulenza non può essere chiamato responsabile l'Università ma ogni singolo ricercatore impegnato sulla questione specifica.
Brevi considerazioni, egregio Assessore, per invitarla, almeno dal mio punto di vista, molto modesto anche nei numeri, a voler considerare questa preoccupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Facendo seguito ad alcune perplessità, non espresse solo dal sottoscritto nella sede della Commissione competente, e pur apprezzando che alcuni degli emendamenti proposti da altri colleghi hanno, se non altro smussato alcuni aspetti della deliberazione medesima, il mio voto di astensione è motivato soprattutto dal fatto che, se da un lato la deliberazione fa espresso riferimento all'art. 6 del D.P.R. n. 915 dall'altro lato però non recepisce - nei diversi progetti di ricerca che vengono avviati attraverso questa convenzione - tutta una serie di tematiche relative al trattamento dei rifiuti, quali il riciclaggio, la raccolta differenziata e la riduzione stessa dei rifiuti. Eppure, proprio questi aspetti vengono espressamente richiamati dall'art. 6 del D.P.R. n.
915. E' prevista una successiva deliberazione che terrà conto di questi aspetti. Aspetteremo. Da un lato, le ricerche proposte sono degne di interesse, dall'altra parte, però, ricoprono un campo troppo circoscritto e delimitato (e tutto interno allo smaltimento finale dei rifiuti), mentre nessun progetto viene avviato nelle diverse fasi a monte, proprio quelle fasi che rivestono - nel vasto campo della trattazione dei rifiuti - un ruolo "strategico".



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione gli emendamenti presentati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine all'incontro svoltosi a Roma con il Ministro dei Trasporti Signorile in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo all'ordine del giorno conclusivo del dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Cerutti inerenti la soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Abbiamo trovato un'intesa.
Mi corre l'obbligo di dire, perché è stato richiesto da un Gruppo (in particolare dal collega Biazzi), che una delle finalità che devono perseguire i parlamentari piemontesi è quella di ottenere un'audizione presso la Commissione competente della Camera.
Questo è il senso e l'accezione intima dell'ultima proposizione.
L'intesa è stata sottoscritta da tutti i Gruppi Politici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Vorrei fare una proposta di modifica formale, ma anche un po' sostanziale circa l'uso del verbo conseguire: viene detto "tagli che conseguono a", "conseguenti a", io invece direi, dato che li contestiamo di usare il condizionale e cioè: "che dovrebbero conseguire a".



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte a s c o l t a t a la comunicazione dell'Assessore ai trasporti sull'incontro avuto con il Ministro Signorile in ordine all'ipotesi di soppressione di alcune linee ferroviarie nella Regione Piemonte che dovrebbe conseguire alla riforma dell'Azienda delle FFSS, ed agli indirizzi finanziari del Governo preso atto dell'impegno del Ministro di fornire una risposta definitiva alle proposte della Regione entro 10-15 giorni r i b a d i t o che la questione centrale oggi si conferma essere la sospensione temporale del provvedimento che sancisce i 'tagli' come condizione per: l'attivazione immediata di una Commissione tecnica mista fra Governo Azienda e Regione, per mettere a punto progetti sostitutivi, finalizzati ad una profonda ristrutturazione e modernizzazione del servizio ed all'abbattimento dei costi la parallela predisposizione di modelli innovativi di gestione, anche prevedendo, per alcune tratte, forme di partecipazione della Regione c o n f e r m a t a l'importanza per tutta la comunità piemontese di concludere con un risultato positivo il confronto avviato con il Governo ed insieme i tempi strettissimi entro i quali le decisioni verranno prese i m p e g n a il Presidente della Giunta regionale (di concerto con il Presidente del Consiglio e a nome di tutta l'assemblea) a formalizzare il rapporto con i parlamentari piemontesi perché rappresentino in Parlamento e nelle Commissioni competenti la posizione del Consiglio regionale del Piemonte inoltre il Presidente e l'Assessore competente ad attivare subito la Commissione tecnica e a promuovere i primi contatti con il Ministero e l'Azienda, in collegamento con la II Commissione consiliare inoltre il Presidente e l'Assessore a definire forme di informazione degli Enti locali interessati infine il Presidente e l'Assessore competente a riferire al Consiglio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 36 voti favorevoli e 2 astensioni.
Comunico, infine, che il Consiglio verrà convocato per il giorno 28 novembre prossimo.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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