Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.187 del 18/04/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


ROSSA ANGELO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Amerio, Biazzi, Bosio e Cerchio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 4 aprile 1989 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale sulla sentenza del TAR relativa al piano regionale smaltimento rifiuti (seguito) e votazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g. riprendiamo la discussione sulla comunicazione della Giunta regionale in merito alla sentenza del TAR sul piano regionale smaltimento rifiuti.
Sono stati presentati alcuni ordini del giorno.
La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Assessore, prima di entrare nel vivo del mio intervento vorrei soffermarmi sulla sua comunicazione della settimana scorsa. Lei ha detto: "Nessun trionfalismo", rivolgendosi naturalmente alle opposizioni. Su questo siamo perfettamente d'accordo, Assessore, nessun trionfalismo nei confronti della decisione del TAR. Siamo perfettamente d'accordo perch questa decisione ha buttato il Piemonte, per quanto riguarda i rifiuti, nel caos ancora più forte di quanto già non fosse e certo non possiamo rallegrarcene.
Noi chiediamo però un po' di realismo, Assessore. Se lei e la Giunta aveste tenuto in considerazione le osservazioni e le argomentazioni portate dalle opposizioni, anche da parte nostra, quando è calato in aula il piano di smaltimento rifiuti da lei presentato, oggi non saremmo in questa situazione, perché qualche aggiustamento al piano avrebbe potuto essere fatto e qualche cosa in più di quanto non è stato fatto avrebbe potuto essere messo in atto.
Devo osservare, non per far polemica, che tutte le volte che l'opposizione parla lo fa solamente perché ha il diritto di parlare, ma poi non viene ascoltata, questa volta però il TAR ha ripreso le osservazioni delle opposizioni facendone oggetto di bocciatura del piano.
E arrivo al mio intervento.
L'enormemente mutato panorama del rifiuto tossico, e non solo a seguito dell'ultima sentenza del TAR che boccia il piano di smaltimento rifiuti, ci impone un'approfondita riflessione al fine di identificare con decisione quelle problematiche che sono state sottovalutate e che hanno generato questo provvedimento certamente drastico, ma che forse ci voleva.
Sin dai tempi della discussione sul piano dei siti, prima ancora della discussione fatta in quest'aula sulla discarica della Barricalla, avevamo evidenziato come in molti casi il piano presentasse ombre ed inopportunità.
Frettolosità ed una certa superficialità hanno gravato sulla scelta dei siti.
L'Italia e la Regione Piemonte, pur con gravi ritardi, hanno avuto direttive e provvedimenti in materia di stoccaggio dei rifiuti. Ciò che ci lascia perplessi è come sia potuto succedere che tali leggi venissero così scarsamente considerate nonché disattese in fase di identificazione delle aree che sarebbe stato possibile adibire a discarica. Si sono infatti violate le più importanti norme sulla distanza da zone abitate e da falde acquifere, sull'orografia, sulla provenienza dei venti, sulle attività agricole e spesso anche sulla sicurezza degli impianti.
Lo "stop" imposto dal recente provvedimento del TAR deve far meditare la Giunta regionale circa l'opportunità e l'urgenza di riesaminare in toto il piano che è stato bocciato, affrontando criticamente ad una ad una tutte le situazioni che possono presentarsi come zone a rischio.
La valutazione dell'impatto ambientale di un impianto richiede sempre nuovi e più severi parametri; non rispettarne anche solo uno vuol dire procedere coscientemente in una direzione inopportuna e gravida di spiacevoli conseguenze.
Riteniamo pertanto sia necessario istituire una commissione di esperti (come fece il Comune di Torino relativamente all'impianto Barricalla di Savonera) che sulla base delle normative vigenti appronti dettagliati rapporti sui siti identificabili come adatti. Solo dopo aver esaminato tali relazioni si potrà avere una risposta tecnica sull'affidabilità del luogo.
Per quanto concerne le discariche in funzione nonché quelle future, è bene inserire in un pacchetto di futuri provvedimenti un sistema affidabile di controllo degli impianti, ottenibile mediante un telerilevamento periodico, come già è stato fatto in via sperimentale con ottimi risultati dalla Regione Lazio. Ciò unito all'obbligo da parte di chi produce o smaltisce di fare denuncia alla Provincia o alla Regione (come previsto dalla legge n. 475/88, art. 3, terzo comma) in modo da avere sotto sorveglianza tutti gli impianti funzionanti. Si può facilmente immaginare che ciò comporterà una notevole responsabilità da parte degli enti preposti alla registrazione e al controllo sulla regolarità e sicurezza di tali impianti, secondo i dettami del DPR n. 915/82 e successive modifiche.
E' altrettanto evidente che la possibilità di effettuare un controllo capillare di tutti gli impianti in funzione e di quelli successivamente in disuso comporterebbe un dispiego di mezzi e di personale senza precedenti.
Su questo siamo d'accordo, ciò nondimeno non possiamo permetterci di trascurare l'esame di tali impianti a causa delle gravi ripercussioni che un errore o una irregolarità, se trascurati, avrebbero sull'ambiente e sulla salute del cittadino.
La Regione Lazio, nell'arco di tempo che corre tra il 1980 e il 1986 ha attuato una singolare indagine sperimentale su ben 51 discariche avvalendosi di metodologie e tecniche decisamente innovative.
Il campionamento periodico, infatti, veniva effettuato con un telerilevamento dell'area interessata, operando a bordo di un elicottero con apposite apparecchiature tra le quali figuravano alcune macchine fotografiche ed uno scanner termico. Ciò permetteva di visualizzare dettagliatamente l'orografia del sito, la presenza di fiumi, colture pascoli o case nei pressi della discarica, le eventuali erosioni del terreno, lo stato delle recinzioni, la presenza di bidoni o container non previsti dal permesso di stoccaggio e, tramite le apparecchiature a raggi ultravioletti, l'eventuale presenza di fenomeni sotterranei di combustione dei biogas e dava molte altre importanti informazioni.
I risultati forniti da quella indagine sono stati interessanti ed hanno evidenziato chiaramente tutte le situazioni non conformi alle leggi vigenti.
Questa metodologia permetterebbe di censire anche le discariche abusive, identificandole senza incertezze. Infatti molte sono le discariche abusive e moltissime sono ormai in disuso con altissimi pericoli di fuga di percolati, di incendi sotterranei dovuti ai biogas. Si tenga presente che, prima che si compiano processi di mineralizzazione e di inertizzazione dei rifiuti, possono intercorrere periodi di 20 o 30 anni durante i quali sono quanto mai indispensabili i controlli periodici al fine di scongiurare ogni pericolo.
In una Regione fortemente industrializzata come la nostra, sarebbe estremamente importante attuare un piano di censimento e controllo quanto più capillare e moderno possibile, mediante la creazione di una scheda personale di ogni discarica, attraverso la quale sia possibile ricostruire la storia.
Vorremmo che questa richiesta di riesame sia interpretata in senso propositivo da tutti al fine di rimediare alle passate leggerezze con nuove metodologie sia in fase di progetto e di deliberazione, sia nella successiva fase di gestione.
Oltre al telerilevamento occorre anche incentivare la raccolta differenziata e il successivo riciclaggio di materiali già esaminati nelle precedenti deliberazioni della Giunta. Questo, oltre che favorire il risparmio di materie prime diminuirebbe il volume totale dei rifiuti inutilizzabili e quindi da stoccare.
Pertanto occorre allargare i provvedimenti e le indagini al riguardo dei siti, tenendo in primo luogo in considerazione criteri di sicurezza e salute del cittadino, senza peraltro dimenticare quei vincoli legali che delineano ben chiaramente le caratteristiche necessarie sia del sito che dell'impianto. A ciò va unita un'opera di controllo e prevenzione che possa assicurare, sia nel periodo di esercizio che nei successivi anni, un monitoraggio costante ed esauriente che consenta di prevenire e circoscrivere rapidamente ogni possibile problema inerente un uso non corretto dell'impianto e il suo danneggiamento.
In ultimo, occorre gettare solidamente le basi di una seria e capillare opera di limitazione del rifiuto tramite la raccolta differenziata e del successivo riciclaggio, tramite leggi regionali e nazionali che, come nel caso delle borse di nylon, riducano al minimo lo spreco di materiali costosi ma dalla vita brevissima. E qui andremmo ad incidere direttamente sul confezionamento e sugli imballaggi che nel caso dell'80% dei beni di consumo rappresentano un enorme volume di rifiuto solido urbano.
La creazione di discariche è oggi una necessità insopprimibile di fronte alla quale non possiamo assolutamente tirarci indietro. Però per rispetto all'ambiente siamo obbligati ad operare in due direzioni, dobbiamo da un lato puntare su impianti sicuri localizzati in luoghi consoni e nel contempo creare le condizioni per costruirne il minor numero possibile. Le discariche non sono l'unica soluzione al problema, ma solamente un ripiego preferibile all'abusivismo incontrollato e agli impianti di termodistruzione che vanno limitati ed in alcuni casi ben specifici.
Il Movimento Sociale Italiano chiede pertanto un riesame completo del piano dei siti - d'altro canto il TAR dice la stessa cosa - e chiede che ciò sia accompagnato da una serie di proposte innovative onde renderlo il più possibile aggiornato ai tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Forse la settimana scorsa il clima era più teso e più coinvolgente di quanto lo sia oggi. Comunque, cerchiamo di vivacizzarlo, visto che questo appuntamento lo attendiamo dal maggio dello scorso anno. Ci dispiace dirlo e non ce ne rallegriamo affatto.
Il piano era una sorta di boomerang lanciato e sapevamo che sarebbe tornato prima o poi qui per motivi di illegittimità. Abbiamo fatto il possibile, sia direttamente sia attraverso il coinvolgimento dei comitati locali, delle associazioni ambientaliste e di alcune amministrazioni locali perché comitati, amministrazioni locali e cittadini si rendessero conto delle sue conseguenze e soprattutto delle procedure che si sarebbero messe in moto per approvarlo e per attuarlo non rispettose della correttezza dei rapporti tra cittadini e istituzioni, tra Regione ed enti locali e non rispettose del rapporto tra le normative previste dalla legge n. 441 e dal DPR n. 915 e l'attuazione del piano. Noi riteniamo devastante non la sentenza del TAR come è scritto nella relazione dell'Assessore letta la scorsa settimana, ma proprio questo piano, soprattutto rispetto alle procedure che stanno a monte dello stesso piano, parlo della correttezza e dei metodi da usare per la consultazione dei Comuni interessati, e risottolineo Comuni interessati (lett., b), art. 6, DPR n. 915), e della correttezza nel seguire le indicazioni della legge n. 441 e del decreto ministeriale n. 559 rispetto alle valutazioni di impatto ambientale e rispetto alle procedure per giungere a individuare e ad escludere i siti.
E' superfluo ricordare adesso le osservazioni procedurali e le pregiudiziali che sollevavano questi aspetti e che vennero tutte inesorabilmente bocciate dal voto compatto della maggioranza di pentapartito. Orbene, ritrovarle in buona parte riassunte, riprese e condivise dal Tribunale Amministrativo Regionale costituisce per noi non un motivo di soddisfazione, ma un motivo di grave preoccupazione. La vittoria significativa dell'opposizione dentro e soprattutto fuori di quest'aula non ci soddisfa affatto, anzi ci preoccupa enormemente e ci preoccupano enormemente le decisioni assunte dalla Giunta regionale nel voler ulteriormente sostenere questo piano, nel voler ricorrere al Consiglio di Stato e nel voler accusare la parte ambientalista di questo Consiglio che si è opposta al piano, di far decadere la raccolta differenziata ed altre proposte del genere. Questo mi pare ampiamente pretestuoso. Il voler intestardirsi a sostenere questo piano nella sua integrità sia nei confronti del TAR sia nei confronti del Consiglio di Stato, significa coscientemente, lucidamente, farlo affondare tutto. Nei confronti della popolazione piemontese e dell'opposizione si attua un vero e proprio ricatto, si impedisce a noi di essere uniti con la maggioranza nel sostegno delle poche cose buone del piano, ottenute per effetto della nostra opposizione di un anno fa circa in Commissione e in aula, come la raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti, che, come è stato ricordato, non erano molto presenti nel piano presentato dalla Giunta regionale, ma vennero inserite in seguito a pressioni e a impegni da parte di più forze politiche. Ora ci si viene a dire "o tutto o niente", ma questo non è un modo corretto di rivolgersi alla comunità piemontese. Per voler difendere una cartografia sbagliata e la scorrettezza procedurale continua sia nei confronti dei nostri regolamenti interni sia nei confronti degli enti locali non si può far decadere, anche quando non sarebbe necessario, quelle poche parti del piano che meritano di essere salvate.
Questo è stato l'atteggiamento procedurale seguito dalla Giunta di fronte al TAR. Sarebbe stato più corretto riconoscere l'evidente irregolarità di alcune parti per salvarne altre. Ed è di nuovo un suggerimento che non verrà accolto al Consiglio di Stato. Al Consiglio di Stato si vada a salvare la raccolta differenziata, si vada a salvare il carattere autarchico del piano, si vada a salvare il consorziamento dei Comuni e l'individuazione dei bacini d'utenza di questo meccanismo di smaltimento. Tutto questo non ha nulla di illegittimo, però si desista dal pensare che valga la pena e che sia lucido atteggiamento politico quello di voler salvare l'individuazione delle aree, di salvare la procedura della consultazione dei Comuni interessati e di voler salvare la parte relativa al rapporto tra l'individuazione delle aree e le conseguenze sui piani regolatori.
La sentenza lungimirante e obiettiva del TAR è troppo buona nei confronti del piano regionale perché dice chiaramente di fermarsi ad un motivo che da solo è assorbente e sufficiente e non prende in esame tutti gli altri motivi di illegittimità che erano contenuti nelle nostre osservazioni fatte in aula e che sono contenuti in numerosi altri ricorsi.
Questo è stato il primo ricorso, ve ne sono altri, come vi sono altri motivi ben più rilevanti. Il TAR si è fermato al problema urbanistico senza prendere in considerazione le conseguenze devastanti del piano rispetto all'individuazione delle aree dal punto di vista dell'impatto sanitario ed ambientale. Del resto una parte delle osservazioni erano già state redatte da me insieme ad altri due Consiglieri regionali che siedono alla mia destra e alla mia sinistra al Commissario di Governo e che riguardavano una serie di altri problemi, come la parte relativa al mancato parere del Comitato tecnico regionale, al mancato rispetto degli elementi di carattere territoriale delle zone individuate, la parte relativa alla forzatura sui regolamenti e sullo Statuto per la mancata consultazione dei Comuni.
I motivi di illegittimità sono tanti, ma ne è arrivato uno solo.
Sarebbe lungimirante capire che è ora di "voltare pagina", grande slogan della nostra Giunta in materia ambientale. Voltiamo il piano; su questo c'è l'accordo di tutto il Consiglio regionale, non aspettiamo altri mesi ricattando la comunità locale sulla mancanza di adeguati strumenti di pianificazione.
Si sono dette poi cose che non riesco a capire, per esempio, la discarica di Ghemme di cui si parlò l'altra volta chi l'ha autorizzata? L'opposizione, il Comune di Ghemme, Pro Natura, il WWF o la Regione? Ci si avvii sulle parti rimaste positive del piano, ci si avvii su altre procedure che la Giunta regionale ha individuato nell'ultimo periodo che sia pure migliorandole, possono trovare il consenso dell'opposizione; sono le decisioni relative ai transfrontalieri, le decisioni relative all'autarchia nello smaltimento dei rifiuti, sono le leggi in discussione in Commissione che in parte stanno arrivando in aula. Si riparta di qui.
Non è soltanto un problema di procedure, ma è una questione che riguarda i rapporti con le comunità e le popolazioni locali che non vanno ulteriormente lacerati. Continuano i bivacchi di persone e le manifestazioni in Piazza Castello sotto le finestre dell'Assessorato e davanti al Consiglio. Vogliamo questo per le popolazioni locali? Se qualcuno pensa che si possa procedere su una strada autoritaria e decisionista, secondo me si illude profondamente perché la questione dei rifiuti riguarda tutti. La popolazione ha capito che i rifiuti sono un problema grave e l'ha capito molto più di quanto non l'abbia capito la Giunta regionale.
Non è il primo piano che viene bocciato, perché la vicenda della Valle Bormida è un fallimento analogo come analoga è la vicenda del piano delle bonifiche. Il voltare pagina è l'unico atteggiamento possibile, insieme a quello di cambiare gli avvocati e i consulenti davanti al TAR. dato che si usano degli avvocati che come ambientalisti non apprezziamo affatto, al di là del fatto che si trovino da una parte o dall'altra. Si provi a scommettere sulla possibilità di una solidarietà regionale attorno a questo problema. Diversamente non intravedo altro che oggi il ricorso al Consiglio di Stato, tra tre, quattro, sei mesi un replay identico di questa seduta quando il Consiglio di Stato o il TAR rispetto ad un altro ricorso non faranno che ridire le stesse cose.
La Giunta regionale sa che sentenze più recenti dei tribunali amministrativi (sulle quali chiederò un pronunciamento insieme ad altri Capigruppo e in particolare al Capogruppo Majorino) stanno mettendo in discussione tutte le autorizzazioni provinciali rilasciate in data successiva al 31/12/1986. Il Comune di Torino ha sollevato moltissime obiezioni sulla vicenda della Barricalla. Le discariche private per i rifiuti solidi urbani sono diventate esplosive. Lo smaltimento della Zanoobia ha visto una latitanza regionale mostruosa, i Comuni erano soli e il Comitato tecnico non sapeva a chi rivolgersi. Più forze politiche hanno presentato vari ordini del giorno e almeno trenta interrogazioni in merito.
Tutte le autorizzazioni a partire dal mese di ottobre sono state rilasciate in base al piano. Stiamo trattando la piattaforma di incenerimento di Alessandria e del cosiddetto inceneritore di Moncalieri (cosiddetto perché un giorno è a Moncalieri, un altro giorno a La loggia e poi a Trofarello, a Nichelino, a Piossasco, al Gerbido, quindi è un inceneritore semovente. Visto che costa 63 miliardi potrebbe anche avere le ruote). C'è la vicenda del compostaggio della zona di Verbania e altre cose del genere rispetto alle quali le decisioni dovranno essere assunte. Per non perdere la faccia oggi non si può costringere la comunità piemontese a queste conseguenze, scomparire, non dare risposte né a noi (ma noi siamo secondari) né alla comunità.
E' possibile fermarsi e dire: "Ci siamo sbagliati. Le procedure da seguire sono altre". Questa è l'unica condizione per uscire senza uno scontro lacerante oggi - e noi abbiamo richiesto le dimissioni dell'Assessore e la richiesta verrà messa ai voti. Questa è l'unica condizione se non vogliamo ritrovarci tra sei mesi allo stesso identico punto con un accumulo di rifiuti di sei mesi in più, con ordinanze contrordinanze, con il TAR che diventa il vero assessore sulla materia. Se la Giunta pensa di delegare tutto ai comitati di cittadini da una parte e al TAR dall'altra, lo dica oppure dica che la materia torni in mano all'ammiraglio Francese e alla Protezione Civile. Ma anche questi non danno garanzie.
La vicenda di Rivalta Scrivia, dei bidoni quasi inceneriti della "bonifica" di Carbonara Scrivia sta a dimostrare come anche dall'altra parte sia altrettanto devastante e pericoloso mettersi nelle mani degli "emergenzialisti" della Protezione Civile della Castalia.
D'altra parte, piaccia o non piaccia, abbiamo solo purtroppo questa Giunta e questo Assessore. Ci auguriamo che questa Giunta e questo Assessore cambino politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'hanno già detto altri e lo dico anch'io: non mi fa per niente piacere stare qui a discutere del fallimento della politica regionale sui rifiuti.
Adesso che le frontiere per i rifiuti del Terzo Mondo sono chiuse anch'io, come il Commissario Francese, mi chiedo dove andranno a finire i rifiuti. La risposta che sono costretto a darmi non è per niente piacevole ed è che i rifiuti continueranno ad essere smaltiti in nero, in modo abusivo e illegale. Questo significa altro inquinamento, altre bombe ecologiche per i prossimi anni. Chi ha a cuore la tutela della salute pubblica, dell'ambiente e del territorio non può rallegrarsi del fallimento di una politica in un settore tanto importante, perché si tratta di fallimento e di inaffidabilità della Regione che giustificano e rafforzano l'opposizione delle popolazioni e degli enti locali. Un impianto di smaltimento di rifiuti non fa piacere a nessuno tanto più se è vicino alla propria abitazione, nonostante le garanzie sulla sicurezza.
Le popolazioni e gli enti locali ai quali chiediamo di ospitare sul proprio territorio impianti di smaltimento rifiuti vengono ogni giorno bombardati da notizie di inquinamenti diffusi e da segnali di inaffidabilità, intanto da parte di chi gestisce gli impianti, che hanno come obiettivo principale quello del guadagno e del profitto a scapito delle norme di sicurezza (gli esempi sono sotto gli occhi di tutti perch sono nella cronaca dei giornali e da parte dell'autorità che ha il compito del controllo perché ha poche strutture e poco personale).
L'obiettivo della Giunta, dichiarato e scritto in un documento, è di mandare i laboratori di sanità pubblica a regime, come personale, fra dieci anni. E queste sono le strutture che devono supportare le Province nei controlli. C'è poi una inaffidabilità nel rilascio delle autorizzazioni. In passato sono state concesse in gran parte senza controlli e sono state rinnovate a ciclostile. L'inaffidabilità determina sfiducia della gente nell'ente pubblico, sfiducia che si tramuta in opposizione a qualsiasi impianto. Così gli impianti non si costruiscono e così prosegue lo smaltimento selvaggio e incontrollato.
La maggioranza ha la volontà politica di uscire da questo circolo assurdo il cui risultato è appunto quello di perpetuare l'inquinamento? Questa è la domanda a cui dovete rispondere! Dovete rendervi conto voi che governate, e lei Assessore Cernetti, che se volete governare questo settore dovete recuperare credibilità e fiducia che la gente non ha più nei confronti del pubblico, dovete essere garanti della tutela dell'ambiente e della salute individuando strumenti di partecipazione delle popolazioni e degli enti locali alle scelte e strumenti di controllo anche straordinari.
Non vi siete resi conto che la questione dei rifiuti non si gestisce e non si governa andando contro la gente. Una discarica difficilmente la si impone alla gente, bisogna riuscire a fargliela accettare, e allora occorre una grande attenzione alle localizzazioni. Non si possono mettere gli impianti in mezzo alle abitazioni, bisogna delimitare con precisione i siti. Con il piano avete fatto l'esatto contrario indicando zone amplissime e indistinte. E poi, Assessore, con umiltà, senza arroganza, deve rendersi conto che occorre far crescere il ruolo di partecipazione e di controllo dei cittadini, degli enti locali, dei comitati, delle associazioni sia nella fase di predisposizione del piano sia nella fase di attuazione.
Perché, Assessore e colleghi, non si può pensare che le popolazioni, gli enti locali, i comitati, le associazioni possano dotarsi di propri tecnici di fiducia scelti da loro per la fase di predisposizione delle procedure di approvazione di un impianto e per la fase di controllo dell'impianto in esercizio, pagati, per esempio, dall'ente pubblico? Ma anche sotto l'aspetto della partecipazione e del controllo da parte della popolazione, nella gestione delle conferenze, Assessore, avete fatto l'esatto contrario, avete disincentivato la partecipazione, avete creato nuove diffidenze nella popolazione. Le conferenze - ha ragione Ala sono state gestite in modo autoritario. Le conferenze sono servite, è vero, per assumere alcune decisioni, ma ciò è avvenuto a scapito della chiarezza procedurale, dell'informazione e della partecipazione consapevole delle popolazioni e degli enti locali interessati. Non sono parole mie, ma sono parole di un membro dimissionario della conferenza.
Farò un solo esempio, quello dell'impianto di stoccaggio per i rifiuti tossici e nocivi in località Boca. Quando la popolazione e gli enti locali fanno presente alla Regione che a 60 metri dal luogo in cui si vuole localizzare l'impianto ci sono delle abitazioni e dei pozzi privati per l'approvvigionamento dell'acqua per l'alimentazione, la Regione non pu rispondere che quelle abitazioni sono abusive perché sorgono su aree che il piano regolatore prevede come aree agricole e aree industriali. E' una risposta assurda che non tiene conto del condono edilizio e che pertanto quella abusività probabilmente è già in via di condono.
Le forze politiche locali in un documento scrivono giustamente che la bocciatura del piano dal TAR sta a dimostrare ancora una volta come sia deficitaria e frutto di improvvisazione la politica regionale in materia di rifiuti e chiedono che per quello specifico impianto la Regione revochi tutte le autorizzazioni concesse alla ditta titolare della richiesta. Quel documento è stato firmato dai rappresentanti provinciali della Democrazia cristiana, del Partito Socialdemocratico, del Partito comunista, di Democrazia proletaria, dal rappresentante provinciale e dal rappresentante locale del Partito socialista.
Assessore, quando si risponde in quel modo alla popolazione che pone delle questioni serie, l'unico risultato è quello di creare più diffidenza e più opposizione.
E non potete dire che tutta la colpa è del TAR. Se il TAR ha colpa, è quella di aver detto le cose che in quest'aula sono state dette da molti Consiglieri di opposizione nel momento dell'approvazione del piano. Noi l'avevamo detto che quel piano non poteva andare avanti e voi vi rifiutate di prendere atto che avete costruito un piano che non sta in piedi.
E' anche ingiusto buttare tutte le colpe addosso all'Assessore. Va riconosciuto che i problemi sono complicatissimi in questo settore probabilmente, anzi sicuramente, il personale è insufficiente. Allora, se ci sono difficoltà, se le forze sono insufficienti, non solo questo non vi giustifica, ma rende ancora più riprovevole l'atteggiamento di rifiuto delle proposte che in questa sede all'epoca dell'approvazione del piano e anche in seguito l'opposizione aveva avanzato.
Non c'è nessuna disponibilità a ripensare criticamente, a correggere gli errori fatti in merito al piano e alla gestione delle conferenze e questo vostro atteggiamento non può che giustificare la richiesta di dimissioni.
Rispondo ad una osservazione che il Consigliere Tapparo aveva fatto la scorsa settimana. Gli do atto che, come Presidente della VII Commissione ha tentato di introdurre dei miglioramenti, in qualche caso con il contributo determinante delle forze di opposizione. Devo dire di essere d'accordo con lui su molte cose. C'è però una contraddizione per il fatto che l'Assessore, peraltro dello stesso suo Partito, ha fallito, quindi il fallimento è della Regione, è di questa maggioranza, non solo sul terreno del piano, ma anche sul metodo della gestione. Se vi rifiutate di ammettere che degli errori sono stati commessi, la richiesta di dimissioni non è che la naturale conseguenza. Se siete invece disposti a riconoscere e a correggere gli errori, dovete rifare il piano in modo credibile, ponendo come obiettivo primario la riduzione dei rifiuti. Occorre anche concordare sull'obiettivo della gestione, delle conferenze in modo da favorire la partecipazione e il coinvolgimento delle popolazioni, senza autoritarismi.
Se siete disposti a correggere gli errori credo che in quest'aula e all'esterno potrete trovare delle disponibilità a collaborare per la stesura di un altro piano e per favorire la gestione di questo settore estremamente complicato che, proprio per questo, richiede il concorso di tutte le forze di quest'aula ed esterne a quest'aula, favorendo la partecipazione delle popolazioni, delle associazioni e dei comitati. Un impianto corretto può essere controllato da chiunque, anche da un comitato che sorge perché non vuole che l'impianto sia localizzato proprio lì. La Regione quindi dica al comitato: individua i tuoi tecnici, li pago io e se l'impianto è fatto bene controllami tu. O si fa questo, Assessore, oppure questa partita non si governa. Continuano a governarla quelli che vogliono farne un business.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, signor Assessore e colleghi, che la Giunta, il governo di questa Regione abbiano la piena responsabilità politica e amministrativa di questo piano non ci sono dubbi, quindi sono responsabili anche del fallimento del medesimo. Ho sentito tutti gli interventi, devo dire pochissimi da parte della maggioranza, quasi tutti infatti sono venuti dall'opposizione. Questo mi ha fatto riflettere e credere che la Giunta non abbia nemmeno voluto intervenire per difendere una politica nella quale evidentemente crede, perché se ha presentato un ricorso vuol dire che ha fiducia nel piano che ha preparato.
Non vorrei ripetere cose che già sono state dette. Cercherò di andare al di là di quelle che sono le responsabilità individuate da alcuni Gruppi nell'Assessore in modo specifico perché, se si chiedono le dimissioni dell'Assessore è perché si ritiene che l'Assessore debba rispondere con un gesto politico. Non voglio affrontare il mio intervento a questo livello ma cercare di capire che cosa non funziona nello strumento Regione.
Sono molto belle le intenzioni che esprimeva poc'anzi il collega Montefalchesi di ascoltare le popolazioni e di coinvolgere tutti. Sono cose che andrebbero fatte sempre su qualunque argomento, ma, nel momento in cui un piano predisposto dall'Assessorato viene respinto, tutte le discussioni svolte in quest'aula - non è la prima volta infatti che si parla di questo argomento - devono comunque indicare delle responsabilità. Vale quindi la pena di individuarle. Intendo riferirmi all'IPLA, l'Istituto per le Piante da Legno e Ambiente, che ha svolto per questo piano, cito dal contratto: "la stima della produzione e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, fanghi urbani e inerti civili, la stima della produzione e smaltimento di rifiuti speciali provenienti da strutture sanitarie, lo studio territoriale e ambientale, il coordinamento e la stesura dell'insieme del piano".
Mi sembra un incarico non da poco, per il quale l'Assessore Cernetti è responsabile politico. Se l'Assessore desse le dimissioni subentrerebbe un altro Assessore, ma in realtà chi ha preparato questo piano è l'IPLA, uno di quegli enti strumentali di cui la Regione si è dotata, come la Promark tanto per parlare di un altro carrozzone mangiasoldi.
Mi permetto di ricordare che la Regione Piemonte ha finanziato questo progetto con 1 miliardo e 200 milioni. Non si tratta quindi di una cifra di poco conto, è un impegno finanziario più che notevole.
Se l'IPLA ha prodotto questi risultati, dovremmo chiederci a che punto siamo in Regione con questi enti che rappresentano soltanto dei pozzi senza fondo dove la Regione investe miliardi per produrre poi dei risultati come questo.
Per quanto riguarda l'IPLA c'è un'inchiesta giudiziaria in corso dell'Ufficio istruzione della Procura della Repubblica ed è in modo specifico nelle mani del dott. Sandrelli. Si tratta di un'inchiesta che riguarda l'attività svolta dall'IPLA, in particolare per il lavoro condotto in merito al piano per i rifiuti. L'IPLA e i suoi legali rappresentanti fino a prova contraria, sono da considerarsi naturalmente innocenti. Il fatto di questa inchiesta però non dovrebbe sfuggire a noi Consiglieri perché se c'è un'inchiesta, è un segnale e qualche cosa che non funziona deve pur esistere. Non si tratta di una questione del tutto nuova perch proprio in merito a questa vicenda io il 25/5/1988 avevo interrogato peraltro senza ricevere risposta alcuna; anche il Consigliere Bergoglio il 3/12/1987 aveva interrogato il Presidente della Giunta. Queste interrogazioni avrebbero dovuto perlomeno far riflettere la responsabile politica di questo Assessorato.
Quale ruolo tocca a noi Consiglieri regionali di fronte a questi enti che si sono rivelati dei veri e propri scatoloni mangiasoldi, senza produrre dei dati concreti sui quali l'Assessorato deve potersi basare nello svolgere i propri compiti? Ci siamo trovati di fronte ad appalti tripli, a sub-appalti che vanno avanti all'infinito. Se si analizza come si è mossa l'IPLA nell'investire il miliardo e 200 milioni non si possono non notare questi passaggi infiniti, e l'Assessore Cernetti, o chi l'ha preceduta che aveva commissionato il lavoro, si trova in una situazione in cui non può operare nessun controllo su chi realmente ha svolto il lavoro commissionato.
Cito alcuni dati tecnici molto interessanti. Per realizzare il piano dei rifiuti e il catasto regionale l'ente ha dovuto assumere tre nuove persone, ha ampliato uffici, archivi, sale riunioni e ha dovuto acquistare una strumentazione specifica per questo scopo.
Invece di commissionare a chi già possiede strutture idonee per svolgere questo ruolo, la Regione l'ha affidato ad un ente che per poterlo svolgere ha dovuto affidarsi a strutture esterne dovendole pagare a sua volta.
Alcuni componenti del Consiglio di amministrazione dell'IPLA, i signori Sasso, Liabel, Zeppetella, Terzolo, Andreasi e Clerico, il 30/5/1988 hanno scritto una lettera a due Gruppi politici, Partito comunista e Democrazia proletaria, e al Presidente del Consiglio regionale. Sarebbe interessante capire come mai questi signori hanno scritto soltanto a due Gruppi politici. Visto che i rappresentati si lamentano della lottizzazione questi signori di fronte ai rilievi critici, che venivano mossi da parte di alcuni Consiglieri all'ente che loro rappresentavano, dovevano farne partecipi non soltanto i Partiti che li avevano nominati, ma soprattutto gli altri, se avevano delle buone ragioni da difendere e non soltanto da richiedere un aiuto.
Che cosa dicevano i signori che ho appena nominato? Cito: "L'IPLA è un prestigioso istituto, conosciuto ed apprezzato anche all'estero, che onora il Piemonte nei confronti delle altre Regioni italiane e che, comunque, non potrebbe essere vantaggiosamente sostituito da una qualsivoglia struttura amministrativa e non scientifica né tanto meno da professionisti privati singoli od associati".
Cari colleghi dei vari Partiti che create questi enti strumentali, che nominate i vostri rappresentanti nei Consigli di amministrazione verificate se le persone che avete nominato sono adatte alla nomina o se invece tutto questo rientra nel solito discorso di enti che devono investire il denaro regionale e cercate di capire se hanno ragione i signori Sasso, Liabel, Zeppetella, Terzolo, Andreasi e Clerico, immagino comunisti e demoproletari, ma, di fronte al silenzio degli altri, se tutti gli altri nominati da questo Consiglio regionale non abbiano poi creato così come tutti hanno dichiarato in quest'aula, soprattutto i colleghi dell'opposizione, un piano che fa schifo.
Se hanno creato un piano che fa schifo come è possibile che l'IPLA sia quell'istituto che loro dicono di cui io ho citato fra virgolette le opinioni? E' una domanda che non rivolgo a me stesso, ma a voi che li avete nominati e che ricevete lettere così confidenziali sulle quali dovrete convenire, perché se non ne convenite dovreste sollevare dall'incarico le persone che voi avete nominato.
Il Consigliere Bergoglio ha presentato un'interrogazione molto pesante a proposito di questo rilievo. Non la leggo perché è fatta da un altro Consigliere, ma immagino che intervenendo su problemi che riguardano l'IPLA ne siate a conoscenza. Il Consigliere Bergoglio ha chiesto la risposta scritta alla sua interrogazione, pertanto non potrò mai sapere cosa ne pensa la Giunta. Chiedo formalmente alla collega se mi farà avere sempreché l'abbia ricevuta, la risposta scritta per sapere cosa rispondeva la "sua" Giunta ai rilievi molto pesanti che lei faceva sulla conduzione dell'IPLA.
Sempre a proposito del prestigio a cui si riferivano i nominati PCI e DP nel Consiglio di amministrazione dell'IPLA ricordo un dato storico. Nel lontano 1982 la Regione aveva dato incarico all'IPLA e all'Istituto di Biologia della selvaggina l'incarico di preparare la carta delle vocazioni faunistiche della Regione Piemonte, che avrebbe dovuto essere pronta per contratto nel 1984. Non è mai uscita, la Giunta di allora aveva stanziato un finanziamento, che fu dato; l'allora Assessore Moretti disse che la carta era quasi pronta e stava per essere distribuita, però mi risulta che non sia mai stata distribuita e sarebbe interessante capire come sono stati spesi quei soldi. Il documento finale non è stato prodotto e oggi questa carta delle vocazioni faunistiche della Regione Piemonte non è ancora stata prodotta.
Questo è il caso IPLA. C'è il caso Promark e tutte le altre cose che la Regione continua a finanziare pur essendo dimostrato da tutti che sono soltanto dei carrozzoni mangiasoldi. E queste sono le collaborazioni di cui si avvale l'Ente Regione.
Partendo da un'affermazione della collega Bresso quando citava alcuni risultati positivi ottenuti dalla Regione Lombardia, mi chiedo come mai l'Assessore Cernetti, comportandosi in maniera completamente opposta da come si auguravano altri colleghi dell'opposizione, non si sia rivolta a strutture private che in altri luoghi d'Italia (in modo specifico in Lombardia) hanno dimostrato di sapere realizzare i piani e i progetti. Il Piemonte si affida invece all'IPLA che le produce un carrozzone mangiasoldi e la espone per due sedute di Consiglio regionale ad ascoltare affermazioni che preferirebbe sentire in toni molto diversi.
Perché questa Regione continua a fare affidamento su questi carrozzoni pubblici? Solo per il fatto che sono pubblici e quindi devono garantire dalle speculazioni, dai parassitismi, dai profitti, così come tutto un linguaggio arcaico continua a ripetersi e riprodursi in quest'aula. Questi incarichi esterni vengono distribuiti a personaggi incapaci che poi danno luogo ad appalti e sub-appalti all'infinito.
Sono domande che rivolgo all'Assessore Cernetti, ma che rivolgo anche ai colleghi presenti altrimenti qui ci troviamo a fare osservazioni rituali, a riaffermare, anche solo verbalmente, un rituale dove si rimprovera l'Assessore da parte dell'opposizione per avere dimostrato tutte le sue incapacità e da parte della Giunta o dei Consiglieri di maggioranza un timido tentativo di difesa e il rituale è sempre lo stesso sia che si parli di rifiuti sia che si parli di altri argomenti. Invece bisogna andare alla radice dei problemi e capire come certe strutture che questa Regione ha creato siano in realtà inutili, dannose e che contribuiscono soltanto alla cattiva gestione del denaro pubblico. Ecco dove il pubblico interviene, ma allora il tono degli interventi che dovremmo sentire soprattutto da parte dell'opposizione, dovrebbe essere completamente diverso da quello che invece sentiamo in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Egregi Consiglieri, stavo riflettendo che sarebbe stato meglio se avessi comunicato al Presidente l'intenzione di non intervenire più, non soltanto perché tutto quello che è stato detto fino ad ora esaurisce lo spazio delle problematiche in contrapposizione a quanto la Giunta esprime con il suo atteggiamento di passività, quasi di rassegnazione, ma anche perché nasconde un dato che è molto specioso in politica, cioè a dire che tutto è dovuto e tutto è scontato. Non avrei voluto prendere la parola anche perché le puntualizzazioni espresse l'altro giorno dal collega Majorino e testé dalla collega Minervini rappresentano efficacemente la posizione del Gruppo MSI di fronte a questo argomento. Però mi è presente e martellante la scena che nel mese di marzo ho vissuto in prima persona nel Comune di Orta, dove si è svolto un importante Convegno intitolato "Di ambiente si vive", organizzato dall'Associazione Industriali di Novara dagli artigiani, dai commercianti e dagli agricoltori del Novarese. In quella sede, a parte le relazioni di alto valore scientifico ascoltate proprio l'Assessore Cernetti (che qui ha chiesto di non adire ad alcun trionfalismo) con una certa pregnanza politica rappresentata così come le era dovuto in quel momento, cioè con forza e convinzione fra quegli industriali (forse per molti versi ha fatto anche bene ad esprimersi in quel modo, ma per altri non certamente), ha voluto dimostrare che l'impegno politico della Regione Piemonte, quindi dell'amministrazione di questa Regione, rappresentato da lei come Assessore in termini molto precisi andava difeso perché oltretutto rappresentava ("rappresentava" perché il piano è stato bocciato dal TAR) quanto di meglio si potesse organizzare per soddisfare le esigenze della produzione.
E' vero, Assessore Cernetti? Non mi dilungo sulle altre sue affermazioni, ma è certo che in quel momento il trionfalismo veniva dalla sua parte. Un trionfalismo che mi ha lasciato, dato che conosco le condizioni politiche in cui vive questa maggioranza di governo regionale piuttosto perplesso. Però è bene anche dire che dalla parte degli industriali, degli imprenditori, di coloro i quali comunque nell'assenza assoluta di una gestione politica del problema si affidano al business così come è stato testé detto, gli indirizzi di una politica per supplire alle carenze della gestione politica delle cose sono venuti, e sono venuti con estrema determinazione.
Ricordo che il Presidente degli industriali di Novara addirittura, dopo avere fatto il panegirico di rito al piano, ricordando che anche in alto loco il piano è stato definito lodevole, ha detto che in fondo il problema sollevato dal Presidente del Censis è questo: nell'opinione pubblica la criminalizzazione dei siti sta diventando un concetto dilatato disastroso e riferendosi a ciò ha prospettato la possibilità che l'imprenditoria intervenga in collaborazione perché sia realizzato ciò che l'amministrazione pubblica non sa realizzare. Stringi, stringi, il concetto era questo.
Abbiamo anche appreso che in questi giorni in provincia di Novara, dove esistono problemi per la presenza di discariche molto discusse e contestate, ci sono talune iniziative che potrebbero risolvere l'impatto fra l'amministrazione politica e la necessità comunque di collocare i rifiuti solidi urbani e gli altri anche inquinanti attraverso la creazione di società di collaborazione mista fra ente locale e privato.
Pare che in quel di Marano Ticino, in località a cavallo con il territorio di Mezzomerico, questo problema sia stato già affrontato e potrebbe essere risolutivo per una svolta definitiva.
Ora mi chiedo, come mai si è provveduto a fare un piano che non è un piano dei siti, ma un piano-processo, come è stato definito, che è una regola generale, una impostazione di cornice? Perché su questa impostazione di cornice non si è provveduto a tutto ciò che è necessario, non soltanto per il giusto e migliore coinvolgimento della pubblica opinione, ma anche attraverso gli esami che necessariamente sul territorio vanno fatti, in ottemperanza al piano cosiddetto VIA (Valorizzazione Impatto Ambientale)? Come mai, alla fine, dopo tanti anni e dopo aver dimenticato che c'è una direttiva CEE ben precisa, che si sarebbe dovuta rispettare, si è venuti con un piano-processo tutto da definire e si è andati in giro a dire che la Regione aveva realizzato quanto di sua competenza, ma senza determinare i siti? A che serve avere delle leggi quadro dello Stato, avere delle direttive della CEE, quando la Regione poi, approntando le sue leggine quanto meno non provvede ai regolamenti di attuazione onde attuare tutta quella serie di provvedimenti che nella scelta, per stare nell'argomento dei siti, non sconcertino la pubblica opinione? All'Assessore Cernetti - e mi spiace di dover fare queste considerazioni ad usum delphini, cioè a dire proprio per l'utilità di una politica di campanile - ricordo quello che è accaduto ad Oleggio, dove la Sirtis, una grossa azienda di investimenti, è stata al centro di grosse polemiche per la discarica del Motto-Grizza. Gli industriali non producono soltanto ciò che sono i prodotti per il consumo, gli industriali oggi sono tali anche nel settore delle discariche che, per l'appunto, rappresentano proprio un'attività economica di enorme importanza sul piano degli interessi locali. Ci ricordiamo di quel "premio di produzione" che la Regione andava propagandando fra i Comuni? Ora, se noi ci ricordiamo di questo dobbiamo dire che i Comuni accondiscendono, prima ancora di sapere che cosa ne possa pensare la collettività che amministrano, alla localizzazione del sito nel proprio territorio perché vogliono compartecipare a grossi interessi economici: non voglio dire a titolo personale da parte dei Sindaci oppure degli Assessori locali. Non voglio suscitare termini di scandalo, come è esploso in quest'aula l'altro ieri per evitare che alla fine qualcuno possa gridare "la registrazione! Che sia in luogo asciutto e sicuro. Non deve deteriorarsi il nastro della registrazione".



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ho detto in luogo sicuro, non ho detto asciutto.



MASARACCHIO Antonino

E' vero che enormi interessi locali non vanno individuati soltanto nell'industria delle discariche oppure negli interessi industriali che hanno il torto di produrre insieme ai cittadini materiali che potrebbero essere buttati non si sa dove, forse sulla luna? E' vero che in tutto questo affare delle discariche manca la gestione politica. E' la gestione politica dell'Assessorato regionale che è mancata nel momento in cui si è dato quel piano che non è un piano dei siti, ma è un piano-processo, come si compiace di sostenere la Giunta.
E poi c'è anche il piano dell'IPLA, le cui conniventi responsabilità sono moltissime. In una situazione di questo genere si è dimenticato che si sarebbe dovuto anzitutto valorizzare il territorio, salvaguardarlo proteggerlo. Io penso che di fronte a una siffatta politica le popolazioni non avrebbero avuto nulla da recriminare, poiché in fondo esse stesse sono produttrici.
Ricordavo poco fa la discarica di Oleggio che, per l'opposizione del Movimento Sociale Italiano, intransigente in quel Comune, oggi è chiusa, ma per dire che non è finita quella partita perché la Sirtis non copre...



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



MASARACCHIO Antonino

Ho colto l'interruzione. Il Movimento Sociale Italiano e il Comitato va bene così? Gli altri in quella occasione si sono accodati. E' vero, in altre occasioni siete stati i primi, ma questa volta si sono tutti accodati al MSI e adesso lasciano correre.
In quella discarica, la cui questione rimane ancora aperta, sebbene chiusa, non è stata ancora effettuata la piantumazione da parte dell'azienda concessionaria. Lei sa, signor Presidente, perch precedentemente in quella collina tanto amena che guarda Oleggio c'era una cava per materiale inerte? Ora viene anche il dubbio, siccome la concessione della cava fu data dallo stesso Sindaco in altro tempo, che tutto sia un progetto. Ecco perché poi nasce la reazione. Prima si dà la concessione della cava in modo da scavare la buca e fare la fossa, una volta avuta la fossa, dato che bisogna ripristinare ecologicamente la scenografia del territorio, ecco che si attua la discarica, non curandosi però di tutto ciò che ne può venire dalle storture dell'uso del suolo così consumate.
Io non sono d'accordo nel chiedere le dimissioni all'Assessore Cernetti. A me piacerebbe che ciascun Assessore si dimettesse vista la stanca in cui vive questa amministrazione regionale. Ma so che in fondo al posto dell'Assessore Cernetti andrebbe un altro Assessore e non sarebbe certamente un personaggio del PCI né di DP né un rappresentante dei Verdi sarebbe un altro socialista; un altro socialista che, incagliato nella situazione di una maggioranza così formata, alla fine ci farebbe un altro piano dei rifiuti, bloccherebbe il ricorso a chi di dovere per cercare di sconfessare la sentenza del TAR? No di certo. Oltretutto abbiamo visto che in altre occasioni l'Assessore Cernetti è stata molto ligia nel presentare le dimissioni quando è accaduto in questo stesso Consiglio che qualcosa le si imputava, non dico a torto e manco a ragione, per cui non penso che il problema possa essere risolto con le sue dimissioni.
Credo che il problema possa essere risolto partendo dal fatto che il piano-processo deve ancora essere definito nella scelta dei siti. E il processo per la scelta dei siti, anche per quello che stabiliscono le normative comunitarie, ha tutto uno svolgimento che, se ottemperato potrebbe soddisfare le esigenze della produzione, le esigenze della collettività e anche le esigenze degli enti locali; sempreché si voglia accogliere l'offerta dell'industria ad essere compartecipe con le proprie risorse finanziarie. Perché se non si vogliono fare i consorzi per smaltire i loro prodotti o per depurarli e selezionarli prima di andarli a buttare in una discarica, almeno si coinvolgano gli imprenditori attraverso il diretto controllo degli enti locali, dato che le UU.SS.SS.LL., come è stato detto, non hanno i mezzi per poter intervenire, né la volontà, visto lo sfascio che le UU.SS.SS.LL. oggi attraversano.
Quindi penso che una buona politica anzitutto è tornare a far politica perché la cosiddetta politica delle cose si gestisce se si ha una vera e propria ideologia di fronte ai problemi. Io che rappresento il MSI, che pensa di essere un Partito tutto orientato verso la programmazione delle problematiche, mi auspico che dalla stanca in cui si vive in questa amministrazione regionale se ne venga fuori con una presa di coscienza politica dei veri problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, mi chiedo se nella documentazione che è stata inviata al TAR sia stata allegata anche una video-cassetta del dibattito sul piano dei siti. Probabilmente qualcuno l'ha fatto in via clandestina quindi il Presidente della II Sezione del TAR ha potuto vedere come questo piano è stato approvato espropriando i Consiglieri regionali del dato conoscitivo emerso nella Commissione ed uscito dalla Commissione stessa e che, a votazione effettuata, molti Consiglieri di maggioranza, che hanno votato ad occhi chiusi, sono corsi immediatamente ad individuare sulle cartine relative ai loro collegi elettorali in quali luoghi avevano deciso di individuare le aree entro le quali dovevano essere individuati i siti.
Quindi il Presidente della II Sezione del TAR per la prima volta ha avuto non solo la documentazione scritta, ma anche la documentazione visiva.
Questo ci dà il quadro entro il quale si è collocato dal punto di vista procedurale ed istituzionale il piano che avrebbe dovuto segnare una svolta innovativa nella politica della Regione nel campo dell'ambiente.
Penso che ci sia una responsabilità collettiva della Giunta e dei Consiglieri di maggioranza, i quali hanno approvato un piano non applicando correttamente il Regolamento del Consiglio regionale che prevede la consultazione e la diffusione di tutta la documentazione informativa affinché la consultazione sia appunto un momento democratico e non la rappresentazione di posizioni individuali. Posizioni che i Sindaci intervenuti alle consultazioni, hanno portato non avendo avuto la documentazione necessaria per poter informare i propri Consigli comunali e per poter arrivare alla consultazione con quegli elementi istituzionali che sono previsti dal nostro Regolamento.
Lei, signor Presidente, è sempre molto attento a difendere questo importante quadro istituzionale garante del sistema democratico, ma se c'è un caso in cui non c'è stata nessuna garanzia dell'espressione democratica della consultazione su un problema importantissimo come quello del piano dei siti, è proprio questo. Quindi, avrebbe dovuto essere immediatamente colto dalla sensibilità della Presidenza del Consiglio che avrebbe dovuto allora rinviare la discussione sul piano dei siti e permettere la consultazione democratica.
Non solo, l'Assessore Cernetti ha sollecitato l'esame del piano in Commissione avvertendo che se non si fossero mantenuti i tempi previsti dal decreto Ruffolo, il Piemonte sarebbe stato escluso dai finanziamenti quindi la responsabilità dell'esclusione sarebbe stata di chi avesse intralciato un rapido iter del piano. Alla fine si è poi dimostrato che questo non era assolutamente vero, infatti poche Regioni erano state nei termini e la ripartizione dei fondi non è avvenuta secondo questo criterio.
Se l'Assessore Cernetti e la Giunta a quel tempo avessero colto fino in fondo il problema non avrebbero giocato la propria credibilità politica e non avrebbero giocato la credibilità tecnica degli enti strumentali della Regione che erano stati coinvolti nella formulazione del piano.
Un personaggio che brilla più per la sua assenza dal Consiglio regionale che per la sua presenza ha detto che un ente strumentale della Regione, che si ritiene serio, è corresponsabile dello sfascio nel quale si è venuto a trovare il piano. Io sostengo invece che l'IPLA sia stato coinvolto con notevole ritardo, che gli sono stati dati dei termini molto stretti che non gli hanno permesso di elaborare fino in fondo la proposta quindi è una responsabilità aggravata quella della Giunta che, appunto, ha giocato sull'immagine di un ente che aveva invece dimostrato, con qualche contraddizione, di poter essere seriamente utilizzato per una consulenza e per attività tecnico-scientifica.
Ebbene, il piano presentato in Commissione era di una carenza estrema.
Noi osservammo che il piano puntava sull'emergenza e che trascurava il breve, il medio e il lungo termine. Sulla raccolta differenziata c'erano poche righe, mentre la nostra battaglia in Commissione fu proprio per sollecitare la Giunta ad accentuare la raccolta differenziata; fu portata successivamente un'aggiunta al piano a dimostrazione del fatto che non avevano lavorato in modo populistico come usa dire l'Assessore Cernetti quando non ha argomentazioni per ribattere alle nostre osservazioni.
Abbiamo lavorato in termini costruttivi coscienti di un'emergenza grave dei rifiuti e consapevoli che l'emergenza non si poteva affrontare con soli interventi straordinari, ma che dovevano essere parallelamente e immediatamente attuati con la dovuta pregnanza sia tecnica che finanziaria interventi a medio e a lungo termine per uscire dall'emergenza e per non crearne successivamente un'altra. Ci è stato ribattuto che questo era difficile farlo, ce ne rendiamo conto, sappiamo che c'è una cultura in molti Comuni non adeguata, che molte Amministrazioni comunali preferiscono aumentare le tariffe piuttosto di attivare i consorzi e attivare la raccolta differenziata. La Regione però, dal punto di vista politico finanziario ed operativo, avrebbe dovuto sollecitare e corresponsabilizzare i Comuni da un lato per dare il via alla costituzione di organismi istituzionali come i consorzi e dall'altro per attivare gli interventi tecnici, finanziari e legislativi per uscire dalla politica del giorno per giorno sulla quale la Giunta si è caratterizzata e per impostare atti di prospettiva.
La Giunta, invece di spingere l'Assessore Cernetti ad attivare il ricorso dopo la sentenza del TAR. avrebbe dovuto dire: "Il piano non esiste più, mettiamoci nella condizione di riformularne un altro".
In questo caso la Giunta sarebbe stata facilitata dal nostro lavoro di opposizione (non mi riferisco al lavoro di coloro che in aula votano i provvedimenti e poi nelle assemblee locali si battono contro la discarica).
La nostra azione di opposizione costruttiva cerca di corresponsabilizzare i cittadini, tant'è vero che sono sorti sul territorio regionale decine e decine di comitati che affrontano con grande serietà il problema dei rifiuti, autoresponsabilizzandosi molto di più delle cosiddette istituzioni locali, regionali e nazionali; molti Comuni sono stati obbligati, grazie alla mobilitazione delle popolazioni, ad assumere nei Consigli comunali deliberazioni con precisi impegni. Quindi c'era una potenzialità maggiore per ripensare seriamente ad un piano frutto di un lavoro tecnico legislativo e partecipativo, unica garanzia per garantire un intervento non populistico e strumentale.
Noi abbiamo lavorato per favorire la nascita dei comitati.
Personalmente ho seguito alcune realtà pacifiste che lavorano dal basso in termini di democrazia diretta e non con la mediazione del Partito o dell'istituzione. Ho visto nei cittadini crescere quel senso di responsabilità che non ho visto nella Giunta regionale, nella maggioranza e in molte forze politiche della nostra Regione. La gente si è resa conto di questo problema e si è resa anche conto di non avere degli interlocutori sufficientemente seri e credibili con i quali avviare una scommessa. La partita dei rifiuti è una scommessa molto grande, molto importante che si può vincere se vi è la credibilità collettiva.
Avrei potuto portare qui decine di documenti e di deliberazioni di Comuni che messi insieme e inseriti in un computer, attraverso una elaborazione, potrebbero costituire il vero piano per i rifiuti. Quello sarebbe il piano, non quello che si vuole difendere a tutti i costi e che tanti guai ha determinato nella società piemontese.
Assessore Cernetti, le propongo di prendere tutti gli ordini del giorno, i documenti, le deliberazioni, scritti e votati dai comitati di opposizione al piano e dai Comuni, di metterli insieme e vedrà che avrà un piano sicuramente più serio di quello formulato dalla Giunta e che giustamente il TAR ha bocciato.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Valeri, al quale seguiranno le repliche dell'Assessore ed eventualmente del Presidente Beltrami a conclusione della discussione generale, vorrei farle notare, Consigliere Reburdo, che la Presidenza si è attenuta e si attiene sempre scrupolosamente al rispetto della procedura che viene definita dai Capigruppo e che non intende assolutamente invadere competenze che sono prerogativa del governo regionale in questo caso, ma intende anche difendere allo stesso tempo le proprie.
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, credo che la sentenza con cui il TAR ha annullato il piano di smaltimento dei rifiuti rappresenti la sanzione giuridico-amministrativa all'erroneità degli indirizzi assunti dalla Giunta in questo settore. Per molti versi si tratta di una sanzione ex-post, rispetto al fallimento che questi indirizzi hanno già registrato nei fatti.
Sotto questo profilo anche l'eventuale successo del ricorso al Consiglio di Stato, preannunciato dalla Giunta, potrà forse consentire alla Giunta di ripristinare il suo piano, ma, certamente, non potrà rimuovere le manchevolezze che esso contiene. Credo che queste manchevolezze finiranno per risultare aggravate dalla difesa pervicace e irrazionale delle scelte che la Giunta e la maggioranza hanno voluto compiere e dal loro rifiuto pregiudiziale delle proposte, delle indicazioni e dei suggerimenti migliorativi formulati dall'opposizione. Manchevolezze, mi spiace che non sia presente il Consigliere Pezzana, di natura tutta politica e, quindi, in alcun modo imputabile all'IPLA. Non credo che il volgere in senso scandalistico l'apporto dell'IPLA alla formazione del piano possa servire ad assolvere la Giunta dalle proprie responsabilità. Se vogliamo ragionare sul rapporto instauratosi in tale circostanza tra Regione e strutture di supporto tecnico-scientifico per la formazione del piano, occorre essere per intanto precisi sulle cifre. L'ammontare complessivo degli oneri dovuto alle consulenze è stato, Assessore Cernetti mi corregga se sbaglio, di un miliardo, più IVA. Di questo miliardo ricordiamo che 490 milioni sono andati alla FIAT Engeneering. Può darsi che al collega Pezzana la FIAT Engeneering sia meno indigesta degli enti strumentali della Regione, ma questo è un dato di fatto che farebbe bene a cogliere. Dei 510 milioni rimasti all'IPLA, una parte è stata utilizzata per pagare le consulenze richieste al Politecnico e alle Università di Torino e di Pavia.
Il tentativo di attribuire la paternità del piano all'IPLA è avventato.
L'IPLA ha avuto il compito di predisporre gli studi e gli elaborati tecnici del piano, ma i criteri e gli indirizzi del piano stesso li hanno decisi la Giunta e l'Assessore competente. Di conseguenza la Giunta ha predisposto questi studi e questi elaborati sulla base dei dati oggettivamente raccoglibili nell'arco limitato dei sei mesi di tempo disponibili scontando il fatto, quindi, che il massimo di specificazione realizzabile delle analisi concernenti le aree cosiddette potenzialmente idonee, non poteva che essere condizionato dai vincoli temporali posti dalla Giunta. La decisione di saltare la fase degli studi e delle verifiche puntuali necessarie per pervenire ad una individuazione meno generica dei siti, è stata, dunque, una diretta conseguenza della decisione dell'Assessore e della Giunta di assumere rigidamente i vincoli temporali posti dalla legge n. 441. Vincoli che in realtà si sono rivelati molto meno rigidi di come la Giunta li ha voluti strutturalmente intendere e sulla base dei quali ha giustificato la scelta di aree potenzialmente idonee di dimensioni molto ampie, che hanno giustamente sollevato le reazioni e i ricorsi che hanno portato alla sentenza del TAR.
Se tutto ciò è vero, come credo sia vero, perché non smentibile da alcun diverso elemento di fatto, occorre anche aggiungere che le ragioni giuridico-amministrative dell'annullamento del piano sentenziato dal TAR investono soltanto una parte dei problemi che stanno oggi sul tavolo della Regione attinenti in larga misura le questioni di gestione di quel piano e la politica condotta in questi mesi dall'Assessorato.
Per fare un esempio corretto. Credo debba fare riflettere il fatto che in questi mesi non sia andato avanti, neppure in misura parziale, quel processo di consorziamento dei Comuni che, stando appunto al piano, avrebbe dovuto costituire la spina dorsale del sistema di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Dopo aver indicato con il piano gli ambiti geografici dei bacini di altezza, sulla base dei quali i Comuni avrebbero dovuto costituire i consorzi, non si è fatto assolutamente nulla per promuovere e governare un processo che non poteva essere e non può tuttora essere lasciato alla spontanea iniziativa dei 1.209 Comuni in cui è suddiviso il Piemonte. Ma si è andati più in là. Mentre, cioè, non si è portato avanti il processo di consorziamento, l'Assessorato ha operato assumendo il consorziamento come limite rigido e invalicabile delle possibilità di iniziativa dei Comuni. Cosa intendo dire? Che a Comuni come quello di Santhià, che da due anni hanno presentato, corredata della dovuta documentazione di studi geomorfologici, la richiesta di ampliamento della discarica di rifiuti solidi urbani, la Regione Piemonte non ha, finora neppure formalmente risposto, limitandosi, nei contatti telefonici e personali cercati dal Comune, a dichiarare che la richiesta non era neppure presa in considerazione, come in effetti così è stato finora, perch occorreva prima costituire il consorzio. In sostanza ai Comuni che non sanno dove collocare i rifiuti, ma si attivano per predisporre delle soluzioni, invece di aiutarli gli si risponde che non si tocca nulla fintanto non saranno costituiti i consorzi. Perciò, per contribuire a rimuovere simili assurdi comportamenti, abbiamo presentato uno specifico ordine del giorno, di cui chiederemo il voto al termine di questa discussione, con cui chiediamo che il Consiglio impegni la Giunta, fatte salve le ovvie verifiche tecniche dei progetti, ad approvare al più presto la richiesta presentata dal Comune di Santhià.
Nel mentre si sono penalizzati i Comuni con questo genere di blocco delle loro iniziative, il sovradimensionamento delle previsioni di piano per quanto concerne le aree cosiddette potenzialmente idonee, ha consentito ai privati, in quanto liberi da qualsiasi obbligo, di attendere la costituzione dei consorzi, di riversarsi sul territorio a cercare le cave in disuso o aree a basso costo per progettare le iniziative da loro ritenute più opportune e vantaggiose, magari allettando gli amministratori locali interessati, facendo loro balenare chissà quali regalie e vantaggi.
Questo è il risultato ottenuto da questo tipo di piano e dalla gestione dello stesso fattane dalla Giunta! Tutto questo accade - lo ripeto mentre i Comuni sono bloccati! Si vadano a vedere, sono cresciute e si possono contare a decine, le richieste delle società private che costruiscono le discariche, mentre ai Comuni la legge attribuisce la responsabilità primaria di governare lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Che giudizio si può dare di un tale comportamento? Credo non sia neppure possibile parlare di governo inadeguato dei problemi, bensì di vero e proprio "sgoverno". Questa è la ragione della nostra richiesta di dimissioni dell'Assessore Cernetti, quale atto politico sanzionatorio di quanto sta accadendo.
Gli esempi che potremmo aggiungere per documentare questo tipo di degrado dei problemi sono molti altri, mi limito però a indicare brevissimamente solo altri due. Ieri sera ho partecipato a Ghemme ad una affollata assemblea su questi problemi, durante la quale il rappresentante dell'Associazione Industriali di Novara ha lamentato vivacemente la mancata risposta della Regione alle esigenze dell'apparato industriale, il quale oggi si trova sovrastato da problemi che da solo non riesce a risolvere data la loro entità e complessità. Gli ho fatto presente che il Gruppo comunista aveva, nei mesi scorsi, presentato una proposta di legge, mirante ad affrontare la materia dello smaltimento e del ritrattamento dei rifiuti industriali, attraverso la formazione di un'agenzia regionale, a maggioranza pubblica, con la partecipazione del capitale privato e l'apporto tecnico e scientifico dei centri specializzati in questo campo.
La risposta data dalla Giunta è stata, però, del tutto negativa. Ed anche la maggioranza ha seguito pedissequamente questo orientamento frapponendo un diniego quasi pregiudiziale alla nostra proposta con i risultati disastrosi che ora sono sotto gli occhi di tutti.
L'ultimo esempio riguarda la megadiscarica per rifiuti solidi urbani di Ghemme le cui procedure autorizzative sono state gestite dall'Amministrazione provinciale di Novara in difformità delle norme legislative che fissano i criteri per l'esercizio delle deleghe regionali in materia. Alcune parti, infatti, della megadiscarica da due milioni di metri cubi di Ghemme, sono state costruite in palese e riconosciuta difformità al progetto originario. Ciò non di meno l'Amministrazione provinciale ha ritenuto di approvare in sanatoria i lavori che la ditta privata aveva ormai ultimato. E' da notare che lo stesso Assessorato regionale, prima della deliberazione in questione, aveva chiesto alla Provincia di Novara di restituire la pratica alla Regione in quanto dopo l'entrata in vigore della legge n. 441 e della legge regionale n. 9 la competenza per l'autorizzazione dei nuovi lavori non era più da intendersi affidata alla Provincia. Ma l'Amministrazione provinciale di Novara ha fatto orecchie da mercante e l'Assessorato regionale, non sappiamo sulla base di quali nuove valutazioni, ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco. Questa spiega e giustifica l'ordine del giorno che abbiamo presentato e di cui chiediamo il voto a conclusione di questa discussione con il quale si impegna la Giunta all'assunzione dei poteri sostitutivi nei confronti dell'Amministrazione provinciale di Novara.
A tutto ciò desidero aggiungere che, della discarica da due milioni di metri cubi in questione, i Comuni e le popolazioni interessate non hanno ancora avuto, ad oggi, la soddisfazione di conoscere l'esito di una sola analisi dei percolati! Il che è tanto più grave se si considera che l'Amministrazione provinciale di Milano, sin da un anno fa, aveva segnalato all'Amministrazione provinciale di Novara che, a suo giudizio, nella discarica di Ghemme erano stati portati rifiuti non assimilabili agli urbani.
Sono anche circolate voci, da verificare ovviamente, che, sotto l'argine della prima vasca della discarica, sono stati interrati numerosi bidoni di sostanze tossico-nocive. Tutto questo non pare abbia finora indotto la Provincia di Novara a far compiere analisi e verifiche dei percolati della discarica, onde verificarne la composizione ed evitare rischi di inquinamento delle falde acquifere sottostanti.
Queste considerazioni ci portano a sottolineare che il problema dello smaltimento dei rifiuti, oltre agli aspetti normativi e autorizzativi riconducibili all'Assessorato regionale all'ambiente, ha molteplici interconnessioni, riguardanti altri Assessorati, in primo luogo quello alla sanità. Questa capacità di intervento coordinato, che è del tutto assente nell'operato della Giunta, costituisce un ulteriore motivo di sfiducia verso la politica condotta in questi mesi e in questi anni dalla Giunta stessa, e sulla sua assoluta incapacità di assicurare un governo all'altezza dei problemi ambientali.



PRESIDENTE

Si è conclusa la discussione generale sulla comunicazione dell'Assessore Cernetti.
Ha ora la parola l'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, gli argomenti portati nel corso di questo dibattito e di quello precedente sullo smaltimento dei rifiuti sono stati tanti e i colleghi mi scuseranno se non entrerò nei particolari e non risponderò a tutti.
Ringrazio tutti i colleghi dell'opposizione che sono intervenuti con misura, con equilibrio portando considerazioni delle quali in parte sarà tenuto conto.
Anche nel piano era stato tenuto conto di molte proposte tant'è vero che la scelta delle zone A) e B), la eliminazione di aree che non derivava dalla sovrapposizione delle carte informatiche e la raccolta differenziata erano suggerimenti che la Giunta aveva accolto. Mentre mi indigno quando il gioco diventa demagogico, scorretto e lesivo nei confronti dell'istituzione di cui i Consiglieri di maggioranza e di minoranza fanno parte. Ma su questo non intendo soffermarmi e spero di poter imputare questo comportamento scorretto ad irruenze giovanili che potrebbero essere riconosciute proprio da chi lo ha tenuto. Mi rivolgo ad una persona, quella stessa che, incontrandomi sugli scalini che vanno alla mensa, mi ha detto: "Brava per la deliberazione delle emissioni in atmosfera", quindi è persona che non crede a tutto ciò che dice.
Rispetto gli interventi che vengono da sponde opposte se hanno elementi di credibilità, se però sono così esagerati e così strumentalizzati da perdere questi elementi di credibilità, mi lasciano perplessa anche se sono abituata al gioco politico a livello regionale. E per dare un'idea delle esagerazioni ricordo che si è parlato di centinaia di Comuni che avrebbero fatto ricorso al TAR e di una popolazione unanimemente sollevata contro il piano di smaltimento dei rifiuti.
I ricorsi presentati dai Comuni sono esattamente 12, comprensivi di 15 Comuni su 1.209, pari all'1%. I ricorsi sono dei Comuni di Caluso, Fiano Boca, Cavallisio, Cureggio e Maggiora (che l'hanno presentato tutti e quattro insieme), Carmagnola, San Giorgio Canavese, Foglizzo, San Giusto Agliè, Barge, Castello D'Annone, Cerro Tanaro e Ceresole d'Alba.
Il Comune più grande è Carmagnola con 24.000 abitanti, mentre ci sono piccolissimi Comuni come Cerro Tanaro che hanno meno di 500 abitanti. La somma della popolazione che è ricorsa al TAR è grosso modo l'1% della popolazione piemontese, esattamente gli abitanti sommano a 60.319 sulla popolazione di 4.500.000.
Di fronte a queste cifre vorrei che ci si rendesse conto della strumentalizzazione e della esagerazione che in materia è stata fatta.
Ai 12 ricorsi che comprendono 15 Comuni, se ne sono aggiunti altri 16 presentati da aziende private, da associazioni e da gruppi. E mi sembra veramente poca cosa.
Devo ringraziare i Consiglieri e gli Assessori che nel dibattito mi hanno appoggiata: è un appoggio indispensabile per proseguire su un cammino così difficile, così accidentato come quello dell'ambiente. Il piano di smaltimento è qualcosa di estremamente complesso, l'ho provato sulla mia pelle. E' logico che dialettica e sfumature diverse ci siano anche all'interno della maggioranza. Non ho mai preteso che, oltre ad approvare quanto proponevo, tutti si appiattissero sul mio encefalogramma.
Non intendo ribadire punto per punto la sentenza del TAR. è compito del Consiglio di Stato, come non intendo rispondere a tutti gli interventi svolti in aula. Alcune osservazioni però le devo ribadire.
Ho già detto che il TAR ha dato un'importanza decisamente eccessiva all'aspetto urbanistico, aspetto che può presentare dei margini di perplessità, così come li presenta la legge n. 441 dove stabilisce che le zone vanno sopra agli strumenti urbanistici. In questo senso è consigliabile rivedere la parte urbanistica.
Sia l'Assessorato che l'IPLA, che con noi ha redatto il piano, hanno continuato gli studi, gli approfondimenti e gli incontri, proprio perch avevo precisato in aula che questo era un piano-processo affrettato e che perciò andava rivisto e ritoccato sulla base dei suggerimenti dati qui ritocchi che potranno essere apportati.
Rispondo ai punti principali che sono stati trattati dai vari colleghi nei loro interventi. Sottolineo per chiarezza che la legge ci chiedeva di individuare nel piano le zone con 2 km di raggio e non i siti (su queste cose ho passato le nottate), quindi non si può pretendere che la Regione faccia un programma di progetti puntuali che individuino i siti. Voglio ricordare che un precedente piano dei siti era fallito, quando il PCI era al governo di questa Regione. Non intendo certo accusare quella maggioranza, così come non deve essere accusata questa maggioranza.
Perché i siti sono stati bocciati? Ricordate che su 140 siti individuati dall'alto di quell'apparecchio, che qualcuno ha riproposto, ne sono stati scelti 14. Di questi 14 in uno solo è sorto l'impianto di smaltimento, la Barricalla, contestato. Quindi, alla luce di questa esperienza e non solo della normativa nazionale, abbiamo individuato, come la legge nazionale ci chiedeva, le zone e non i siti. Insomma, colleghi voi sapete quanto è difficile programmare in questo settore per qualsiasi Giunta di qualsiasi colore in quanto poi gli enti locali hanno problemi sia per l'impatto diretto con l'elettorato sia perché un sito ideale non esiste dato che non siamo nel deserto del Sahara ma in una regione fittamente abitata e ricca di acqua, per cui o l'impianto sorgerà vicino alle case o non sarà rispettata la distanza dalle autostrade o, nel migliore dei casi ci sarà una falda acquifera superficiale. In sostanza trovare un sito ideale in una zona ideale non è possibile.
A questo si aggiunge la prevenzione delle popolazioni per il fatto che non garantiamo i controlli necessari. Non illudiamoci, sono stati chiesti dei controlli speciali, suppletivi, ma la Regione con gli strumenti che ha non è nemmeno in grado di fare i controlli necessari. La domanda che dobbiamo porci è questa: è preferibile versare i rifiuti in discariche controllate oppure è preferibile continuare a versare i rifiuti in modo selvaggio? Non dobbiamo scegliere tra il bene e l'ottimo, ma dobbiamo scegliere tra il male e il male minore. Se continuiamo a versare in modo selvaggio i rifiuti poi sulle nostre tavole avremo i frutti di una terra avvelenata e berremo un'acqua non più potabile per l'avvelenamento delle falde.
Capisco che è molto più facile parlare dal banco dei Consiglieri perch si possono dire tante cose. Ora che parlo dal banco della Giunta e devo governare questo processo, non posso più dire solo delle belle parole, ma devo entrare nel concreto dei problemi e delle situazioni.
Sarebbe disonesto pretendere che con un colpo di bacchetta magica potessi risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti e facessi diventare potabili tutte le falde acquifere inquinate.



(Interruzioni da parte del Consigliere Staglianò)



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Collega Staglianò, la smetta con le sue irruenze giovanili. Non ho la bacchetta magica pertanto ho bisogno di tempo per poter contribuire a risolvere i problemi più gravi dell'inquinamento. E' riconosciuto che l'Assessorato all'ambiente (anche se in determinate sedi mi si spara addosso) ha sempre lavorato con estrema serietà ed impegno e per dimostrarlo cito alcuni provvedimenti, la deliberazione sull'emissione in atmosfera che pone il Piemonte al primo posto in materia, la deliberazione proposta assieme con altri Assessorati che vieta in modo drastico e senza mezzi termini l'uso dell'atrazina e del bentazone in Piemonte, il piano degli acquedotti presentati dal Governo, l'impegno continuo per il risanamento della Valle Bormida e del Po. Personalmente non ho mai scherzato. Sono convinta che l'onestà intellettuale stia tanto al di là quanto al di qua dei banchi dei Consiglieri.
Per primi abbiamo denunciato i limiti del piano di smaltimento, che comunque ci è servito per ottenere i finanziamenti per le ristrutturazioni quindi non è stato n' un libro dei sogni n' un piano inutile. Sono tutt'oggi validi gli indirizzi e i principi fondamentali di quel piano, la suddivisione del territorio, la raccolta differenziata, il consorziamento dei Comuni (che è però estremamente difficile). Quando mi è stato assegnato questo Assessorato, potevo optare per altri Assessorati più tranquilli, tra l'altro non lesivi della salute personale dell'Assessore e l'ho scelto nella consapevolezza di poter dare un contributo per risolvere i problemi della Regione Piemonte.
Il lavoro è stato intenso e serio e, lungi dal voler alzare bandiera bianca come mi è stato consigliato, cercherò di proseguire con la consueta attività che non viene attenuata dalle attuali delusioni.
E' stato di conforto per me quando, nell'aggiornarmi per dare la risposta, ho constatato che solo l'1% dei Comuni, corrispondente a poco più dell'1% della popolazione, ha ricorso il che mi fa sperare ad una inversione di tendenza. Sapete che, non appena si propone un impianto di smaltimento o l'ipotesi di un impianto di smaltimento, sorge un comitato spontaneo capeggiato in genere dagli amministratori locali che si oppone.
Questo piano di smaltimento avrà certo delle lacune, ma contiene comunque, come è stato conosciuto dall'opposizione, degli indirizzi e dei principi importanti e validi, in effetti più che la contrapposizione ha visto una posizione favorevole da parte del 99% della popolazione e delle categorie.
Per quanto si riferisce al Comune di Ghemme la Giunta ha chiesto: 1) il controllo dei rifiuti che a Ghemme venivano sversati 2) il collaudo in corso d'opera quando ci giunse notizia che la vasca veniva fatta non secondo tutte le indicazioni date dal Comitato tecnico 3) la revoca da parte della Provincia dell'autorizzazione della terza vasca.
Ancora pochi giorni fa ho chiesto all'Assessore provinciale competente il libero accesso per il Comitato. Questo per dire che nei confronti dei Comitati sono sempre stata favorevole; in molti casi, come per la Barricalla, sono stati proposti dalla Giunta, che è convinta che se le cose vengono fatte bene non si deve temere il controllo dei cittadini il che, da un punto di vista garantista, è doveroso.
Quindi il numero di Comuni che hanno ricorso al TAR è molto relativo e corrisponde all'1% della popolazione. Questo mi fa sperare in un'inversione di tendenza e in una crescita della coscienza ambientale che porterà a capire che i rifiuti vanno correttamente smaltiti perché questo è il servizio pubblico di cui abbisogna la popolazione che molte volte viene strumentalizzata da interessi di gruppi, di categorie o di singoli.
Sono convinta che soltanto con una stretta collaborazione fra amministratori e popolazione potremmo andare a risolvere i problemi gravi dell'ambiente in modo che la continua procrastinazione non porti ad un punto di non ritorno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Dopo questo intervento tanto interessante, vorrei aggiungere qualche breve riflessione. L'intervento molto articolato ha toccato molti punti e ha dato delle risposte, pur senza entrare ora, a conclusione di un dibattito, nel merito delle sentenze depositate il 23 marzo scorso in ordine ai ricorsi inoltrati da soggetti diversi nei confronti della deliberazione regionale del 24/5/1988. Le diverse sentenze, sostanzialmente ripetitive in diritto, hanno disposto l'annullamento in toto del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento e rifiuti. Sono sentenze che taluno ha definito discutibili; certamente sono clamorose per il loro contenuto e per gli effetti, specie per quelli, per così dire "metagiuridici", che occuperanno, come stanno occupando il tempo di questo Consiglio nei prossimi giorni, buona parte della complessa vicenda politica amministrativa che riguarda la vita degli enti piemontesi, in primo luogo nella sede regionale per le dirette competenze dell'istituzione, ma certamente anche fra gli enti infraregionali per le connesse derivate attribuzioni.
La situazione è tale che, al di là delle posizioni, della giustezza e degli errori, delle scelte intervenute della loro condanna o della loro difesa, queste sentenze propongono al Piemonte giornate estremamente pesanti su una materia che tocca estremi di totale gravità. Da qui le dichiarazioni accoratamente preoccupate dell'Assessore regionale per l'ecologia, ma direi complessivamente al di là del tono o della sfumatura delle prese di posizione dei diversi colleghi che sono intervenuti in questo dibattito.
E' stato sinteticamente ricordato il ragionamento svolto dal TAR piemontese a base delle recenti sentenze. Il consesso, per dirla nel modo più semplice e più breve, ritiene che la pianificazione territoriale in materia di smaltimento rifiuti si risolva esclusivamente in una puntuale identificazione dei siti sui quali dovranno collocarsi i singoli impianti di smaltimento, non essendo ammessa - ai sensi del DPR 915 più volte richiamato in quest'aula e della successiva legge 441 del 1987 distinzione alcuna tra zone e siti. Ne consegue l'inammissibilità di un vincolo di natura urbanistica che si riverberi su areali smisurati quantunque la Regione nel dispositivo del ricordato atto consiliare avesse dichiarato limitata alle cosiddette zone b) l'efficacia sostitutiva della pianificazione comunale.
Null'altra argomentazione il consesso prende in considerazione per motivare l'atto, né i pretesi vizi procedurali, connessi alle consultazioni svolte, né le pretese carenze tecniche inerenti gli accertamenti geologici o, più in generale, pedologici, giustificanti la scelta degli areali.
E' dunque quella del pronunciamento del TAR di queste sentenze una questione interpretativa di stretto diritto che sarà, e viene, affrontata nell'opportuna sede inoltrando tempestivo appello con istanza di sospensione del provvedimento impugnato poiché per un lato tale interpretazione non è che una delle tante possibili in ordine a un tessuto normativo che non è di certo dei più chiari; per altro lato è evidente il danno immediato rilevante che ora scaturisce in connessione ai finanziamenti erogabili.
E' pacifico che la Regione non possa che chiedere la sospensiva del provvedimento del TAR; se dovessimo conseguire questo risultato l'Assessore l'ha più volte ripetuto in questa sede nel suo intervento di replica - dovrebbero poter intervenire degli aggiustamenti che parrebbe siano estremamente indispensabili per la sopravvivenza di questo piano.
Questa interpretazione sarà affrontata, il danno c'è e il tutto è stato forse promosso e accelerato in connessione ai finanziamenti che avrebbero potuto essere erogati, che sono stati causa e forse fonte di accelerazione stante l'enorme massa dei bisogni del Piemonte.
Il piano era passato in tempo utile, direi in curva, per essere accolto dal Governo al fine di ottenere gli stanziamenti (complessivamente circa mille miliardi in un decennio). Nessuna irregolarità aveva sollevato il Commissario di Governo, da qui la sensazione che non ci fossero troppi ostacoli nell'affrontare un'emergenza di cui si discute da tanti anni pur pensando che non saremmo stati certamente in grado di contenere le molte spinte che di solito si animano a seguito di questi provvedimenti.
In verità il tentativo di contemperare le cause, i bisogni e i fini ha dato luogo ad una deliberazione obiettivamente complessa e difficile. Anche quello che è stato definito l'escamotage consiliare indirizzato al contemperamento delle ovvie e ormai consuete proteste dei Comuni, che è consistito nell'individuazione di una sola categoria di areali, definiti allo stesso titolo potenzialmente idonei al recepimento di impianti di smaltimento, ma poi suddivisi in zone A) e B) dalle medesime caratteristiche oggettive di dimensione (grosso modo uguale), è stato visto, usato e strumentalizzato da chi ha ritenuto di sostenere la tesi rigoristica, che è poi stata fatta propria dal collegio proposto alla custodia dell'autonomia pianificatoria delle autonomie locali.
Credo peraltro discutibile oggi dare luogo a motivi di doglianza verso il metodo seguito che corrisponde ad una logica programmatoria di piano processo, non immediatamente vincolato e senza effetti espropriativi largamente accettabili in argomento, tant'è vero che tutta la filosofia del piano è indirizzata in tal senso e lo stesso TAR si spinge a considerare probabile tale volontà del decisore regionale, salvo poi appellarsi alla rigidità della formula letterale seguita e del connesso richiamo normativo per giustificare la durezza, il rigore, la rigidità del suo operato.
Chi parla sta vivendo giornate non facili, di certo giornate tormentate: la indefinibilità dei ruoli, ruoli che divengono certi solo quando si tratta di essere caricati di penalizzazioni, la confusione tra la delega costituzionale e l'insorgente sospetto di una sua strumentalizzazione operativa, il difficile collocarsi su materia trascurata per decenni, ignorata e oggi riscoperta attraverso irruente disperazione. Fra leggi statali e regionali e decreti, cui fare riferimento, non è certo facile destreggiarsi neppure per il TAR. tant'è vero che sulla interpretazione di una legge fondamentale, qual è la legge n. 18, che trasferiva la delega delle autorizzazioni dalla Regione alle Province, le Sezioni del TAR si sono pronunciate in maniera difforme nel volgere di pochi mesi, così almeno traspare leggendo le motivazioni rese dal giudice estensore della sentenza a proposito di un disposto che invalida l'autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Torino alla Gedis impresa cui sono stati affidati due anni fa i lavori della discarica di Nichelino. Un intrico di norme dunque, disseminate talvolta come trappole.
Si vuole con esse salvaguardare l'autonomia degli enti locali e nello stesso tempo accelerare le procedure, addossare poi alla Regione il compito di stabilire dove e come insediare impianti o discariche salvo poi dare corda ai ricorsi dei Comuni che non vogliono discariche nei loro territori.
In questo rimpallo di competenze anche le precedenti Giunte avevano dovuto rinunciare al proprio piano dei siti, laddove su quelli individuati caratterizzati da una scelta finale di una ventina, alla fine appena una dozzina venivano approvati e neppure dopo realizzati.
Non sto a dire che non siamo all'anno zero, che siano addebitabili anche ad altri taluni risultati, siamo in un pluridecennale immondezzaio che esplode di volta in volta e che investe zone d'ombra quale quelle di oggi, ma ha investito nel passato, anche fuori di quest'aula, non pochi silenzi se è vero che ci siamo trovati in una provincia come l'Alessandrino dove, nel giro di pochi giorni, a Casale Monferrato la Protezione Civile ha dovuto ricorrere all'erogazione dell'acqua, realizzando in dieci giorni 12 chilometri di tubazioni e poi riscoprendo, ignorate da tutti per anni discariche distribuite in ogni luogo sul territorio.
Non ritengo che noi possiamo stabilire riscontri di carattere conflittuale. Non intendo assolutamente farne, né ritengo che l'oggettiva carenza di piano determini oggi conseguenze più gravi di quelle già riscontrate nella realtà per la mancanza di impianti. C'è chi potrà dirci che sotto questo punto di vista il piano, lungi dall'accelerare la realizzazione dei nuovi impianti, diventava semmai comodo pretesto per un'accesa conflittualità e nello stesso tempo rappresentava la giustificazione dei molti dinieghi sinora formulati dall'apposita conferenza regionale (si fa per dire, perché non è la conferenza che si pronuncia su queste cose, ma esprime semplicemente delle valutazioni e degli orientamenti avverso istanze di autorizzazione specie se avanzate da privati).
Semmai è proprio sotto quest'altro punto di vista che il piano dovrebbe raccordarsi a questa riflessione nei suoi presupposti di validità temporale specie a breve termine, basati su impianti che ogni giorno diventano sempre più esauriti, con Comuni rivolti alla totale disperazione (ancora oggi abbiamo ricevuto delle rappresentanze) nella sua singolare repulsione dell'impianto cosiddetto in conto terzi, avendo ricercato nuovi passaggi che talvolta non vengono previsti neppure dalla legge statale nel progressivo accentramento nella mano pubblica dell'intero sistema smaltitorio del rifiuto urbano, per la diffusa convinzione che il monopolio pubblico sia preferibile alla gestione, anche privatistica e concorrenziale, di attività tecnologiche complesse verso le quali il ruolo pubblico dovrebbe manifestarsi prevalentemente nell'esercizio del controllo e non della gestione.
Concludo ricordando una nota che mi è stata fornita dal Servizio legislativo regionale. Potrebbe sembrare un paradosso, ma questo è quanto è venuto a determinarsi anche a seguito di questa sentenza. Per la mancanza del cosiddetto piano, non solo non viene impedita all'apposita conferenza regionale di esprimere pareri e valutazioni sulle istanze di autorizzazione e di seguito alla Giunta regionale di deliberare in piena legittimità, ma consente altresì di licenziare progetti che venivano precedentemente respinti invocando aspetti prescrittivi e largamente discutibili del piano ora cassato. D'altro canto le specifiche progettuali operative dei singoli impianti di smaltimento rifiuti sono dettagliatamente indicate nella deliberazione interministeriale del 27/7/1984 ed il riscontro delle medesime nei fatti e sul sito prospettato in quei progetti può e deve condurre a mio avviso alla sollecita approvazione degli stessi, in assenza di un processo pianificatorio di coordinamento degli interventi.
Purtroppo sappiamo bene quanto prevalgono sul tema valutazioni e considerazioni ultronee agli aspetti tecnici e, quel che è più grave, di interesse generale al governo razionale ed efficiente di questa complessa tematica ambientale. Da una situazione sempre più grave ed aggrovigliata a mio avviso, si potrà uscire solo evitando emozioni, grossi momenti conflittuali, contese inutili ed evitando per quanto è possibile provvedimenti ordinatori d'emergenza, anche se dovremmo inventarne qualcuno, che saranno poi certamente impugnati. Non più tardi di ieri un giudice competente su un certo territorio del Piemonte invocava un'ordinanza urgente e contingibile sull'art. 12 del DPR 915 per consentire ad una ampia plaga di qualche decina di migliaia di abitanti di poter procedere alle discariche.
Esiste la tentazione di ricominciare ex novo. Sarebbe però un errore seguire questa strada perché il piano presenta comunque, nonostante ogni aspetto critico e la sua scarnificazione, anche altri aspetti di approccio sistematico.
Il riflessivo intervento di replica dell'Assessore Cernetti con il recupero di taluni spazi migliorativi integrativi del problema pare possa esprimere qualche cosa di interessante. Raccoglie almeno qualcuna delle molte stimolazioni qui intervenute. Dimostra come l'Assessore, se talvolta viene isolato, non vuole esserlo ed apre come le è congeniale all'approccio, alla partecipazione, al dialogo in uno sforzo che con questo mio intervento la Giunta intende riconoscere al nostro Assessore in un impegno che assume oggi nei confronti della comunità regionale.



PRESIDENTE

Si conclude con la replica del Presidente della Giunta regionale la discussione generale sul piano regionale di smaltimento dei rifiuti.
Passiamo pertanto all'esame dei diversi ordini del giorno presentati sull'argomento.
La parola al Consigliere Ferro che illustra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista.



FERRO Primo

Devo innanzitutto dire che noi insistiamo a proporre il nostro ordine del giorno senza introdurre nessuna modifica perché ci è parso di scorgere dal dibattito e dalle conclusioni della Giunta, in particolare dell'Assessore Cernetti, motivazioni che rafforzano gli indirizzi che in esso indichiamo.
L'Assessore Cernetti forse ha parlato per venti minuti, ma il senso del suo intervento è di una calorosa e appassionata difesa del proprio operato tale da non aprire spazi nuovi. Più che guardare al futuro guarda al passato. L'Assessore dice: "in fondo ho fatto bene, potevo fare qualcos'altro, invece ho scelto di fare l'Assessore all'ambiente", come se si trattasse di scelte personali. Arriviamo a questo punto della politica! Dice ancora: "voi mi chiedete le dimissioni, ma, parliamoci chiaro, me le chiedete per finta perché c'è il gioco delle parti".
Non c'è alcun gioco delle parti, non ci sono finte richieste di dimissioni perché qualcuno ad un certo punto deve fare questo. Alla luce delle conclusioni dell'Assessore siamo costretti a dire che non abbiamo scherzato prima e non scherziamo neanche adesso, per cui, prima di discutere gli ordini del giorno in cui si chiedono le dimissioni dell'Assessore, chiedo ancora alla Giunta di prestare attenzione al nostro ordine del giorno che abbiamo presentato e che è il primo in discussione (eventualmente proponendo degli emendamenti) dove si parla di siti.
Devo anche dire che non mi risulta che i ricorsi al TAR siano così pochi. Siamo di fronte a un ragionamento quanto meno infelice, perché si dice: "sono quindici Comuni, l'1% dei Comuni del Piemonte, quindi tutto va bene perché gli altri 999 e rotti Comuni non protestano". Se poi li prendiamo a livello mondiale, figuriamoci, siamo di fronte a una dimensione molecolare! Intanto mi risulta che i Comuni interessati sono 120, quindi se vogliamo fare delle percentuali le dobbiamo fare sui 120. Nell'elenco fatto dall'Assessore non ho sentito citare, per esempio, i Comuni di Sommariva Bosco, Poirino, Villanova, Cellarengo, Valfenera, Dusino San Michele Prolormo che hanno presentato ricorso al TAR.
Molto probabilmente le cose non stanno nel modo in cui ce le ha illustrate l'Assessore e, se vogliamo proporre il problema in termini di percentuali, vedremo come le percentuali sono ben altre.
Riconosco all'Assessore una certa ingenuità quando dice: "che cosa pretendete se non siamo neanche in grado di fare i controlli necessari?".
E' una situazione di fatto, ma quando qui qualcuno due anni fa chiedeva delle strumentazioni e proponeva la benedetta agenzia, che cosa si rispondeva? Ha un bel dire il Presidente che bisogna rimuovere le passionalità e fare un discorso sereno, ma dietro il dibattito di oggi c'è una carica politica che è frutto di un dibattito che è andato avanti due anni rispetto al quale abbiamo trovato da parte della maggioranza un muro di gomma e a questo punto gli elementi di passionalità e anche di emotività politica sono giustificati da parte di quelle forze politiche che nel corso di questi anni non hanno fatto altro che presentare proposte che hanno per trovato un atteggiamento rigidamente negativo da parte della Giunta.
Nell'intervento del Presidente c'è una timida apertura perché si parla di aggiustamenti. Non si tratta di limare, ma di modificare molto. Il ragionamento, che viene fatto all'interno della sentenza del TAR che secondo me ha una validità notevole, consiste nel fatto che la legge regionale 18 esiste, non è stata abrogata, ma oggi in Piemonte è quasi inapplicata. La legge regionale 18 è successiva all'art. 6 del DPR 915 siamo noi, attraverso la legge regionale 18, che abbiamo trasformato le zone A) e B) del DPR 915 in siti. Quando l'Assessore Cernetti dice che è ora di smetterla di chiamarli siti, bisogna ricordarle che la legge 18 esiste e che il termine sito è all'interno della legge 18; e siccome il piano di smaltimento è una deliberazione che recepisce la legge 18, e non è un atto legislativo, è chiaro che non possiamo stravolgere in una deliberazione ciò che abbiamo scritto nella legge. Allora, o si abrogava la legge 18 e allora si poteva fare tutto un altro percorso, ma dal momento in cui non la si è abrogata, giustamente viene ricordato dal TAR che quando si parla di zone si deve parlare di siti.
Se si vogliono apportare delle modifiche (non ho capito quali siano) non bisogna pensare a modifiche di poca importanza. Il Presidente ha parlato di aggiustamenti in termini generici. Che cosa vuol dire? Vuol dire votare un ordine del giorno che è come una specie di cambiale in bianco? Parla di vaghe dichiarazioni, di caute e timide aperture che però non trovano nel dibattito di oggi né proposte né percorsi perché all'interno della maggioranza, e dal dibattito è risultato, ci sono delle profonde divisioni. Siccome queste divisioni continuano ad esserci, si arriva a dire nell'ordine del giorno della maggioranza che bisogna rivedere i caratteri territoriali delle zone A) e B). Che cosa significa? Pu significare tutto come può significare niente, siamo di fronte quindi ad affermazioni molto generiche e non affidabili.
A noi pare quindi che continui ad avere tutta la sua valenza, sia sul piano politico sia sul piano della rigorosità delle procedure, il nostro ordine del giorno. Siamo disponibili a discutere in un confronto su eventuali emendamenti, ma insistiamo nel presentarlo perché indica dei percorsi chiari. Insistiamo perché riteniamo che il Consiglio regionale, al di là delle polemiche di questi due anni, meriti un pronunciamento chiaro attorno ad una vicenda che ha turbato tutte le forze politiche, compresi noi. Nessuno si compiace che il TAR abbia annullato il piano di smaltimento. Allora per uscire con una posizione chiara occorre che il confronto diventi più stringente e consenta quindi al Consiglio regionale di pronunciarsi attorno a indirizzi chiari, certi e tali da non consentire più nel futuro una discrezionalità politica che francamente la Giunta su questa materia non merita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Illustro brevemente l'ordine del giorno che ho firmato con i colleghi Staglianò, Adduci, Reburdo, Ala, Montefalchesi e Avondo.
Noi manteniamo questo ordine del giorno che porta tra i punti dispositivi la richiesta di dimissioni dell'Assessore all'ambiente e un impegno della Giunta a non opporre ricorso al Consiglio di Stato e a presentare un nuovo piano come viene specificato nei tre punti che sono già stati illustrati nel corso di questa riunione, che si basano sul coinvolgimento di enti locali, popolazioni e associazioni nella fase di predisposizione del nuovo piano, e che individuano interventi volti a limitare la produzione dei rifiuti, interventi volti al recupero, alla raccolta differenziata e al riciclaggio delle materie seconde; ai due punti centrali del piano deve seguire un dispositivo per gli aspetti relativi allo smaltimento.
Vorrei rilevare un fatto che è avvenuto e che si sancisce con l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e firmato dal collega Tapparo come primo firmatario. Il piano è stato totalmente non rispettato, perché il 90 delle autorizzazioni, come ha ricordato il collega Tapparo, sono state date in violazione di quanto stabilito dal piano, cioè al di fuori delle aree stabilite dal piano. In secondo luogo la proposta della maggioranza è di cancellare, anche in maniera definitiva, l'esistenza di queste aree, di fatto togliendo le aree A) e B), quindi eliminando ogni indicazione territoriale. Il che significa che l'unico scopo, finalmente rivelato, di questo piano era quello di farsi dare dal Ministero dei soldi e non quello di organizzare la raccolta dei rifiuti in Piemonte.
L'obiettivo unico di farsi dare dei soldi l'Assessore l'ha raggiunto quindi ha ricorso al TAR. Al limite non gliene importa nulla perché sta dando le autorizzazioni completamente al di fuori del piano e così continuerà. Che cosa importa se il Consiglio di Stato bocciasse anche il piano? Questa è la logica con cui si fa ogni politica di pianificazione da queste parti, in particolare per quanto riguarda la materia dei rifiuti.
Credo che si rinforzino le nostre ragioni per chiedere le dimissioni dell'Assessore che aderisce a un documento che sancisce in maniera definitiva l'abbandono del documento di piano declassato a strumento per chiedere dei soldi. A maggior ragione ribadiamo la nostra convinzione che un piano debba essere fatto con un vero coinvolgimento delle popolazioni interessate, non quel ridicolo e finto coinvolgimento che è avvenuto quando si è approvato il piano, unico passaggio per evitare che siano sempre tutti contrari. E' vero che non tutti i Comuni hanno fatto ricorso (anche se a noi risulta che siano di più). Probabilmente molti Comuni devono essere stati rassicurati che quelle aree erano state indicate per dimostrare al Ministro che c'era un piano. Anche se non tutti i Comuni ricorrono subito saranno comunque tutti contrari al momento in cui verranno individuati fisicamente come possibile luogo di localizzazione di un impianto di smaltimento. Ed è logico, perché l'Assessore ha ammesso che la Regione non è in grado di fare neanche i controlli ordinari, figuriamoci quelli straordinari!, quindi è giusto che a fronte di queste dichiarazioni nessun Comune si sogni di dare il proprio assenso a una localizzazione. Quindi il piano non c'è, non c'è di fatto, non ci sarà neanche di diritto se si approva l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e si andrà avanti come sempre cercando di dare una botta sulla testa dei più deboli, sperando che non riescano a reagire con sufficiente violenza da impedire la localizzazione. Se la impediscono si proverà con qualcun altro sperando di trovare qualcuno più debole.
Se questa è una politica di piano seria in materia di rifiuti, le nostre richieste di dimissioni si giustificano proprio da questo dibattito e da queste risposte, quindi le manteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI-DN.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, accingendomi a illustrare brevissimamente l'ordine del giorno proposto dal nostro Gruppo rilevo innanzitutto che l'Assessore Cernetti nel fare il conto e nell'additare le percentuali (peraltro inesatte) dei Comuni che hanno fatto il ricorso al TAR. ha, in definitiva, teso a minimizzare la protesta che si è levata però il discorso non è quello di accertare se i Comuni ricorrenti siano stati 12 o 15, se la percentuale sia dell'1%, del 10% o del 15%; il discorso è un altro - e questo è il punto di partenza del dibattito (che venne messo in luce, sia pure con considerazioni non condivisibili, dal Presidente). Il punto di partenza consiste nella circostanza che il piano è stato totalmente annullato dal TAR. e che sia stato annullato attraverso un provvedimento sicuramente erga omnes, su richiesta del Comune di Ceresole d'Alba o di altri Comuni, o di altri soggetti, non ha nessuna importanza.
Quindi: c'è questo dato incontestabile di un piano che non esiste più sin dal giorno della pubblicazione della sentenza (cioè a dire da circa un mese) e non esistendo più il piano c'è un vuoto normativo, c'è una paralisi nella materia, perché evidentemente nessun provvedimento - a decorrere dal giorno della pubblicazione della sentenza del TAR - può essere preso in forza della deliberazione che è stata annullata.
Ho poi ascoltato, con un certo stupore, le argomentazioni svolte dal Presidente a censura della sentenza del TAR. Perché con un certo stupore? Legittimamente - e dal suo punto di vista, signor Presidente - lei ha messo in evidenza le ragioni per cui la sentenza non sarebbe valida in quanto meritevole, a sua volta, di censure, tant'è che la Giunta ha ritenuto di ricorrere al Consiglio di Stato. E qui è il punto del nostro ordine del giorno, cioè il ricorso al Consiglio di Stato.
Che cosa diciamo nel nostro ordine del giorno? Diciamo che la decisione di appellare avverso la sentenza del TAR (che è poi il nocciolo di tutto il contendere di tutta la discussione che si protrae da parecchie ore) costituisce un fatto a nostro avviso politicamente irresponsabile in quanto si risolve in un salto nel buio: è infatti un salto nel buio l'instaurarsi di un braccio di ferro sul piano non politico ma sul piano giuridico attraverso il ricorso all'autorità giudiziaria. E allora vediamo le cose con realismo, perché - considerato che lei, Presidente, ha detto: "Questa sentenza del TAR non regge", e l'Assessore Cernetti ha soggiunto: "Regge ancora di meno perché è sballata" (forse non è stato usato questo termine ma il concetto era questo) - vediamo che cosa accadrà se ci si incammina a fare il braccio di ferro con l'autorità giudiziaria che ha annullato il piano. Succede che ancora per parecchi mesi (a voler essere ottimisti) ci sarà il vuoto normativo, ci sarà un piano smaltimento rifiuti radicalmente nullo, inutilizzabile e sostanzialmente inesistente.
E poi, quali le conclusioni visto che il piano è stato annullato non incidentalmente, dal Pretore di Moncalieri o dal Pretore di Cuorgn (piccole autorità giudiziarie) ma dal TAR. e con una corposa motivazione? Che cosa potrà verificarsi? Se mi si consente, accadrà presumibilmente che il Consiglio di Stato confermerà (questa è una ipotesi che riteniamo molto verosimile) l'annullamento. E tutto ciò si verificherà fra diversi mesi mentre continuerà a persistere il vuoto normativo con tutti i conseguenti maggiori danni; e ciò perché in quel momento in cui prevedibilmente si arriverà ad una conferma dell'annullamento del piano, le dimissioni non solo dell'Assessore ma della Giunta sarebbero doverose, di fronte a un secondo grosso scivolone del genere. E continueremo a trovarci, fra diversi mesi, di fronte alla persistenza del vuoto normativo in materia; inoltre di fronte alle grosse difficoltà, in quel momento, a dover porre riparo al piano.
Ecco perché noi chiediamo con senso di realismo di non appellare al Consiglio di Stato.



(Interruzione da parte del Consigliere Bresso)



MAJORINO Gaetano

Adesso veniamo all'esame dell'ordine del giorno della maggioranza.
Con riferimento a tale ordine del giorno noi chiediamo che non si proceda all'appello al Consiglio di Stato, e chiediamo che si predisponga con realismo, una nuova proposta di piano la quale tenga conto delle censure del TAR del Piemonte relativamente alle zone A) e B), che sono quelle principalmente censurate e dalle quali censure è poi derivato l'annullamento dell'intero piano; e quindi si formuli una nuova proposta coinvolgendo i Comuni, così come d'altro canto prevede la legge, (l'art. 5 della legge n. 18 prevede infatti questo coinvolgimento).
Non è poi dato di comprendere perché da un lato la Giunta attraverso le parole dell'Assessore Cernetti - persiste nel dire: "il piano non si tocca"; e d'altro canto l'ordine del giorno della maggioranza preveda un impegno per la Giunta di modificare il piano relativamente ai caratteri territoriali del piano stesso, con particolare riguardo alla zonizzazione A) e B), e al vincolo urbanistico relativo.
E' stato osservato (mi pare dal Consigliere Ferro) come questa proposizione sia estremamente generica e come non si possa aderire a una siffatta richiesta anche per la mancanza di un suo preciso contenuto. Ed io ricordo che la modifica dell'aspetto relativo ai caratteri territoriali del piano è, in definitiva, l'oggetto sul quale si è soffermato il Tribunale Amministrativo e sul quale con diffusa, congrua ed esatta motivazione si è proceduto all'accoglimento del ricorso e all'annullamento dell'intero piano.
In conclusione, se una valutazione si vuole dare a questo concetto esposto nell'ordine del giorno della maggioranza, non si può non rilevare come ci si incammini - in definitiva - su quelle che sono state le richieste (anche nostre) di modificare il piano: certo che sarebbe necessario conoscere il contenuto di siffatte modifiche; ma la realtà è che, paradossalmente, da un canto si difende il piano e si censura la sentenza del TAR dicendosi "andiamo a vele spiegate al Consiglio di Stato perché abbiamo la certezza che la sentenza del TAR sarà annullata e che quindi il piano rivivrà nella sua interezza" e dall'altro canto e nello stesso tempo si dice "però sarebbe opportuno che la Giunta indipendentemente dall'appello al Consiglio di Stato modificasse l'aspetto delle zonizzazioni A) e B)"; modificasse cioè quelle normative del piano che hanno costituito oggetto di censura da parte del TAR e che hanno costituito la premessa dell'annullamento del piano stesso.
Appare evidente che questo comportamento è quantomeno sconcertante e contraddittorio; per cui noi rimaniamo collocati per l'accoglimento del nostro ordine del giorno e per la reiezione di quello della maggioranza.



DAMERI SILVANA



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno. Il primo nell'ordine di presentazione è quello firmato dai Consiglieri Tapparo, Gallarini, Santoni Carletto e Ferrara.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei fare notare all'assemblea la anomalia in cui ci troviamo in questo momento conclusivo di una vicenda importante che ha rilevanti effetti esterni. Viste da una parte o dall'altra le decisioni da assumere dopo la pronuncia del TAR. sono di grosso rilievo. Noto una assenza impressionante di confronto sugli ordini del giorno presentati dal nostro Gruppo e su quelli affini con i quali si chiede qualcosa di molto preciso non cervellotico, non per una ragione di schieramento di parte, e questo postula che ci sia una collocazione adeguata della maggioranza. Altrimenti le conclusioni che ancora una volta dobbiamo trarre sono le più sconfortanti e, mi permetta signor Presidente, le più abilitanti a un conflitto cieco.
E' un problema grande, difficile da affrontare, che riguarda tutta la comunità piemontese, che ha radici profonde nel passato e un avvenire assai oscuro e incerto, quindi non sarebbe giusto mantenere uno schema conflittuale. Tutto questo starebbe in piedi se, oltre alle cose che hanno detto il Presidente e l'Assessore, si sviluppasse un confronto reale sulle proposte e se al confronto reale partecipassero i soggetti protagonisti che sono i Gruppi e innanzitutto i Gruppi della maggioranza che hanno proposto un documento.
Non ho difficoltà, invece di fare una dichiarazione di voto conclusiva sul nostro ordine del giorno, ad usare questi pochi minuti per ulteriormente illustrare le ragioni del nostro documento, siamo anche disponibili ad esaminare eventuali emendamenti che siano conformi al senso del nostro ordine del giorno. Non troviamo questa conformità, anzi troviamo una soluzione non ben comprensibile nell'ordine del giorno di maggioranza.
Ciò che poniamo in maniera secca, lasciando tutte le premesse, è la ripresentazione del piano per ragioni molteplici. Prima di tutto c'è una pronuncia del TAR che non si è sviluppata su meri motivi di legittimità di contorno, ma ha centrato il cuore di uno dei problemi di cui discutemmo a lungo in quest'aula un anno fa quando venne approvato il piano. In secondo luogo c'è il rischio di uno scenario non accettabile, quello di fare a meno del piano perché tanto le autorizzazioni vengono date man mano attraverso le conferenze. Oltreché essere una tecnica implicita non accettabile (I Consiglieri devono essere messi in grado di giudicare sugli atti generali che il governo compie e il piano è l'atto generale) è anche assai obliqua e in ogni caso non fonte di certezze. Se per voi vale l'opportunità di una modifica degli aspetti urbanistici, va resa come ripresentazione del piano con una riconsiderazione degli aspetti urbanistici.
L'ordine del giorno della maggioranza potrebbe evitare di confermare che l'impostazione del piano cassato va bene e contiene una frase che è abbastanza equivoca: "considera opportuno nella dimensione del piano processo di apportare modificazioni", quando invece l'atto da fare in corrispondenza della pronuncia del TAR è la ripresentazione del piano con le modifiche che saranno ritenute opportune anche per stare in sintonia con quanto diceva l'Assessore.
L'Assessore Cernetti ha una tecnica nel rivolgersi al Consiglio che colpisce chi, come me, è poco disponibile a caricare sulle persone le responsabilità complessive. La passione politica e l'accaloramento non sono un difetto, però, parafrasando il titolo di un pezzo teatrale che tutti ricorderanno, devo dire che "il dubbio non si addice ad Elettra". Il dubbio dovrebbe venire dal fatto che nella fase di approvazione del piano, tutte le opposizioni rilevarono i limiti del piano e indicarono un percorso che se fosse stato confrontato e convenuto insieme all'Assessore e alla maggioranza, avrebbe dato solidità al piano stesso. Noi parlavamo di gradualità che si basava sull'individuazione precisa del primo livello dei siti, sui quali il consenso si era già raggiunto e le analisi e gli studi davano sufficienti motivi di certezza, per poi passare ad un secondo stadio. Il piano finì in una sarabanda, all'ultimo momento vennero stralciate delle aree e nessuno fu in grado di capire esattamente quali sarebbero state le conseguenze. Questo è stato uno dei pochi atti di un certo peso, se non l'unico atto, assunto da questa Giunta e il fatto che detto piano sia stato annullato dal Tribunale amministrativo richiede una ripresentazione. Poi si possono difendere, secondo il proprio punto di vista, gli impegni, il lavoro; anch'io tendo a non sottovalutare queste cose, però il problema è che siamo di fronte ad un fatto politico e amministrativo produttivo di conseguenze, e noi vorremmo che lo fosse perché un piano praticabile dopo tutte le vicende difficili dello smaltimento dei rifiuti, è un obiettivo.
Quello che ci interessa è che la maggioranza si assuma l'impegno della ripresentazione del piano entro trenta giorni, sulla base delle esperienze delle conferenze e della pronuncia del TAR. Un ripensamento e una riverifica è necessaria. Allora, la Giunta e la maggioranza si assumano la responsabilità di questo impegno a termini brevi, perfezionando il lavoro già fatto, magari recuperando le cose che non erano pronte allora. Risulta e questo è stato oggetto di una nostra interrogazione - che per vicende incomprensibili da parte dei cittadini, c'è stato un ritardo di nove mesi nel pagamento di una borsa di studio, per cui uno studio geologico rispetto al piano non ha potuto in allora essere utilizzato. Credo che queste parti determinanti come strumenti di conoscenza in una ripresentazione e revisione del piano dovrebbero essere riconsiderate così come i rapporti con i Comuni che nel frattempo sono andati avanti e forse hanno fatto conoscere meglio la situazione rispetto a un anno prima.
La caparbietà e la resistenza oltre ogni limite alla ragione, sia pure apprezzabile per le motivazioni personali che riconosciamo all'Assessore Cernetti, ci richiede di porre la questione politica della idoneità di chi guida l'Assessorato a poter continuare a farlo, parlo di idoneità, non cattiva volontà, non di disonestà intellettuale. Sono stati usati termini sbagliati. In politica ci sono degli aspetti che attengono ai fatti e sono l'idoneità o la non idoneità, e l'idoneità la misuriamo anche nel sapersi muovere di fronte a passaggi clamorosi che sono stati riportati dalla stampa piemontese e non solo da quella piemontese.
Formuliamo quindi alla maggioranza e alla Giunta la richiesta di rivedere la propria posizione o aderendo al nostro ordine del giorno o riscrivendolo includendovi l'impegno della ripresentazione. Se non muteranno le condizioni noi in quest'aula e nelle forme possibili rimanifesteremo la profonda insoddisfazione e ci opporremo e non sarà caro Beltrami - un conflitto a priori, ma sarà un conflitto a posteriori che sarà necessario per dare un giudizio rispetto a un Assessore, rispetto a una Giunta, rispetto a una maggioranza, i quali in quattro anni, nonostante le mille parole spese, non intendono accogliere nei fatti le buone ragioni dell'opposizione. La prova esterna c'è e sarebbe utile riconoscerla.
Diversamente daremo un giudizio politico pesante anche sull'interprete di questa vicenda, cioè sull'Assessore Cernetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo per illustrare l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che per una parte del piano potremmo arrivare in periodi successivi alla determinazione di compiere delle modifiche, ma oggi, nel suo carattere generale, può sembrare ancora agibile, per esempio, la struttura delle discariche, la scelta dei tre tipi di tecnologie, i caratteri di questi tipi di tecnologie, la raccolta differenziata, che non ha ancora avuto un decollo significativo ma che comunque è presente.
Il meccanismo di funzionamento del piano era che veniva data al Consorzio l'indicazione di determinare il sito puntiforme sulla carta geografica dando un orientamento di priorità di un'area che doveva essere la prima (visto che non potevamo fare un'individuazione diretta analitica non avendo la possibilità di un'indagine idrogeologica del territorio piemontese molto puntuale).
Questo aspetto, che probabilmente è sfuggito per alcuni elementi perch le domande dei Consorzi e dei privati sono fuoriuscite dalle aree (e questo è un elemento ovviamente di limiti di questo anno di esperienza), ci porta a fare delle riflessioni.
Ma oggi, dopo un anno di esperienza del piano, a prescindere dalla sentenza del TAR. credo che autonomamente e legittimamente possiamo arrivare a una determinazione che è quella di ritenere che la suddivisione in aree A) e B) e con il vincolo urbanistico per queste aree non è significativa per il processo decisorio che i Consorzi devono fare per l'individuazione del sito. Il senso di questo documento che oggi viene ad impattare con la decisione del TAR è in questa direzione.
Riteniamo opportuno, e credo che non sia una sottigliezza da dimenticare dopo un anno di applicazione del piano, di modificare l'aspetto relativo ai caratteri territoriali; in particolare i caratteri territoriali li valuteremo; potrebbe essere il carattere dei bacini, la configurazione il problema dei sottobacini. Proprio oggi abbiamo avuto con la zona del Canavese un confronto sulla difficoltà di divisioni dei sottobacini.
Era stato detto che è un piano non rigido, non predeterminato, che si può autoregolare nel tempo. Oggi arriviamo ad una prima tappa di questa autoregolazione del piano ed è quella dell'aspetto territoriale che ha un punto particolare, che è quello delle aree potenzialmente idonee, aree di primo passaggio nella verifica dei Consorzi, nella ricerca di un punto idoneo per l'individuazione del sito di un impianto tecnologico per lo smaltimento dei rifiuti. Presto o tardi, dovendo gestire una complessità della individuazione dei siti da parte dei Consorzi e delle domande dei privati per lo smaltimento dei rifiuti industriali, si sarebbe dovuto comunque fare una precisazione su questo punto. L'Assessore ha sottolineato ampiamente che è un piano processo, proprio perché l'esperienza in questa materia è scarsa, l'operatività è nuova quindi avevamo bisogno di uno strumento di questo genere. Forse queste aree potevano essere riquadrate tagliando fuori le aree urbanizzate e non avere una tratteggiatura grossolana. La carta automatica ci dava degli orientamenti di massima sull'idoneità dei suoli: argilla, aree non alluvionali; siamo andati a restringere questo tipo di indicazione delle carte automatiche che altrimenti era 1/3 dell'intero territorio regionale, sono state aree vaste e il meccanismo era che la comunità decideva collegialmente, com'è l'espressione di un Consorzio, nell'individuare qual era il sito di verifica non di determinazione, perché poi scattava la conferenza, c'era la verifica di carattere idrogeologico di quel punto di cui non si avevano conoscenze, potevano venir fuori delle determinazioni contrarie, e quella prima indicazione saltava e se ne passava a un'altra; e così per varie successioni e tentativi si arrivava, se non fortunatamente in prima, magari alla seconda o quarta battuta. Oggi diciamo che la sovrastruttura della definizione di aree A) e B), del vincolo urbanistico per la B) non serve ci rendiamo conto in quest'anno di esperienza che non serve a far andare avanti il processo decisorio. Non è che a questo punto ritirando questo aspetto blocchiamo l'operatività del piano, non è vero. Ci siamo resi conto che probabilmente il piano stava andando avanti per conto suo senza tener conto di questi caratteri. Un aspetto è diretto e preciso: aree A) e B) poi si dice che si lavora su alcuni aspetti territoriali. Possiamo anche individuare le sottodivisioni dei bacini non idonei rispetto a un'esperienza che proprio oggi con il grande bacino canavesano e chivassese è emersa.
Questo è il senso dell'ordine del giorno che richiama un punto che, a mio parere, poteva essere naturale, probabilmente anche al di fuori di ricorsi e anche al di fuori di sentenze del TAR.
Sulle discariche, sulle scelte tecnologiche, sulla raccolta differenziata, sulla zonizzazione di massima, che probabilmente necessita di aggiustamenti il piano vive; viene solo estrapolata la valenza urbanistica e il rilievo delle zone A) e B).



BRESSO Mercedes

Ammetti che i Comuni hanno ragione, e allora non fai il ricorso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Benché faticosa questa coda ulteriore non è stata del tutto inutile.
Penso che sia opportuno fare una dichiarazione di voto complessiva sui documenti che sono stati presentati, dopodiché si procederà al voto separato dei singoli provvedimenti.
Il collega Tapparo si è sforzato ancora una volta di ricercare vie d'uscita ai pasticci che la maggioranza, di cui lui fa parte, determina in quest'aula. Pasticci perché leggo le sue parole come una riconsiderazione per certi versi profonda dell'impianto di piano. Dopo che si ritocca questo e quell'altro, mi domando che cosa esiste se non l'esigenza di onore della Giunta di non dichiarare fallimento, quello che abbiamo a gran voce richiesto.
Da una parte Tapparo afferma questo, dall'altra introduce degli elementi nell'ordine del giorno, di cui è primo firmatario, addirittura peggiorativi, quanto meno potenzialmente peggiorativi, laddove la revoca della zonizzazione A) e B) e il relativo vincolo urbanistico apre la strada a qualsiasi interpretazione arbitraria da parte degli organi di governo nella concessione delle autorizzazioni richieste. Questo è tutt'altro che il governo, secondo procedure certe, democraticamente verificate, di un'emergenza che - siamo consapevoli - non può essere lasciata a se stessa.
Nonostante gli sforzi del Capogruppo socialista, siamo di nuovo ai pasticci. Non mi convince questa soluzione.
Voglio aggiungere un ulteriore ragionamento anche per le cose che ci siamo detti non solo oggi, ma la volta precedente.
Tanto per cominciare, voglio dire che la comprensione per le difficoltà umane dell'Assessore nel dominare l'argomento non è sufficiente. Penso che Elettra Cernetti sia consapevole che è una comprensione sincera da parte del sottoscritto, tuttavia è questa comprensione a farci riconsiderare un giudizio pesantemente negativo sull'operato della Giunta di cui l'Assessore Cernetti è titolare per quanto riguarda l'argomento specifico.
Siccome l'Assessore Cernetti fa parte di un Gruppo politico determinato, siccome il sottoscritto ha fatto rilievi politici precisi, è opportuno spendere qualche altra parola sul pandemonio (si fa per dire, ma era l'ira di Bara) suscitato la settimana scorsa dall'intervento del sottoscritto, suscitato, Elettra Cernetti, non dalla irruenza giovanile, ma dall'indignazione politica del sottoscritto nei confronti di scelte politiche.
Voglio aggiungere che da parte del sottoscritto non c'è nessun dubbio circa l'onestà intellettuale e personale della titolare dell'Assessorato.
Se li avessi li direi, come ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti i colleghi in quest'aula.
Su questo vorrei richiamare l'attenzione perché le parole di Tapparo mi inducono a richiamare la vostra attenzione su questo passaggio. Ho parlato di meccanismi politici istituzionali attraverso cui può aprirsi la strada all'emergenza pubblica e agli affari privati. Dicevo che i socialisti hanno trattato la questione rifiuti con iattanza e arroganza.
Per il "De Voto-Oli", due studiosi di linguistica eccelsi del nostro Paese, iattanza è "ostentazione di presunta superiorità e sicurezza" arroganza è "senso di superiorità nei confronti del prossimo che si manifesta con un costante disdegno e una irritante altezzosità".
Cos'altro è se non costante disdegno nei confronti del prossimo ed irritante altezzosità il comportamento politico di un Assessore che passa a carro armato con la bruta forza dei numeri, undici mesi fa, su ogni argomentazione critica? Anche oggi non ho visto una riconsiderazione profonda, vera delle ragioni di una scelta sbagliata.
Un anno fa su 14 interventi di merito, svolti tra il 23 e il 24 maggio solo un intervento è risultato una adesione entusiastica alla proposta dell'Assessore Cernetti, quella del suo Capogruppo, attuale Presidente del Consiglio, che in questo momento non mi ascolta, ma penso leggerà il resoconto stenografico. Dubbi e perplessità da parte di tutti gli altri compresi quelli del suo compagno di Partito Tapparo, che anche oggi in maniera molto elegante e sottile ha riproposto, e colleghi di maggioranza come Marchini e Genovese.
Non c'è bisogno di ripercorrere tutti i passaggi del ragionamento svolto la settimana scorsa, basta sottolineare che quando si affrontano questioni che muovono risorse enormi, appetite da avventurieri senza scrupoli, come qui dentro abbiamo dovuto più volte discutere a proposito della FER Rifiuti, bisogna attrezzarsi, Assessore, bisogna attenersi scrupolosamente alle procedure democratiche, di cui la consultazione degli enti locali è parte imprendiscindibile, che non c'è stata né viene prospettata per le modifiche che pur si ammette fra i denti di dover apportare e occorre garantirsi anche l'effettività delle decisioni assunte.
Altrimenti succede esattamente quello che è avvenuto quest'anno che i buoi scappano da tutte le parti.
Sulla mancata consultazione degli enti locali abbiamo già detto.
A proposito di rigorosa effettività delle scelte vorrei spiegarmi con un esempio. Per combattere la grande depressione degli anni '30, nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, il Presidente Franklin Roosevelt chiuse tutte le banche degli Stati Uniti per quattro giorni; nessuno ebbe denaro eccetto quello che ciascuno si trovava nelle proprie tasche o nella propria borsetta. Nessuno si aspettava e si aspetta tanta prontezza di riflessi da parte del governo piemontese rispetto ad una emergenza che per quanto riguarda lo specifico è paragonabile davvero alla grande depressione, nessuno si aspettava e si aspetta tanta prontezza, ma non possiamo accontentarci nemmeno - questo è il punto su cui inviterei l'Assessore a ragionare - che a qualche "grand commis" (si fa per dire) del palazzo o chi per lui siano consegnate le chiavi di qualche sportello amico per tutti gli usi che vorranno farne. E quale migliore chiave per accedere agli arcani misteri dei siti puntuali che tracciare a casaccio - possiamo ben dirlo - su scala 1-250.000 aree potenzialmente idonee allo smaltimento comprensive di municipi, di oratori oltre che dell'aperta campagna? Non è così che si "apre" la strada ad ogni possibile furberia, pasticcio business. Quando avremmo elementi per dire chi e come sta percorrendo o ha percorso la strada aperta non mancheremo di denunciarlo, Assessore e colleghi, qui dentro ed altrove.
Quanto agli affari, anche su questo bisogna essere precisi, già consegnati alla cronaca, mi sia consentito, l'inciso Barricalla non è certo una pagina gloriosa di governo di un problema vero e drammatico: lo smaltimento dei rifiuti industriali. Un ottimo affare Barricalla, lo è stato per gli azionisti al cui capo c'era fino a non molto tempo fa l'Assessore al Verde del Comune di Torino, il socialista Marzano, il quale al di là del nome, è tutt'altro che un marziano nel senso che vive e opera in mezzo a voi, cari compagni socialisti.
Un affare pessimo quello di Barricalla. Voglio spiegarmi con esempi in relazione agli strappi che sono stati portati in tutti questi anni in quest'aula e non solo a proposito del governo di una emergenza; un affare pessimo Barricalla invece per la salute degli abitanti di Savonera e delle Vallette.
A questo punto devo aggiungere, signor Presidente, che so benissimo - e voglio essere chiaro anche su questo - che non tutti i socialisti hanno pari responsabilità e mi scuso se ho dato l'impressione la settimana scorsa di voler fare di tutti un'erba e un fascio.
L'Assessore Cernetti, ad esempio, deve ringraziare del disastro il suo compagno di Partito, Maccari. Mi attengo a questa legislatura perché potrei fare gli esempi di Calsolaro e degli Assessori socialisti che si sono avvicendati da una quindicina d'anni e più all'Assessorato. Dovrebbe ringraziare il suo predecessore immediato per l'eredità fallimentare.
Giancarlo Tapparo come Presidente della VII Commissione ha apportato miglioramenti apprezzabili e apprezzati anche dal sottoscritto che non hanno modificato la sostanza di un piano inaccettabile, costato la bella cifra di 1 miliardo e 200 milioni di lire. E sappiamo bene che ci troviamo di fronte ad un dato incontrovertibile: l'Assessorato all'ambiente è retto come dicevo incidentalmente, da tempo immemorabile dal Partito socialista.
E' un chiodo fisso quello dell'Assessorato all'ambiente e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, una colonna portante socialista per ogni coalizione di governo, come lo sono, "si parva licet", gli Interni per la Democrazia Cristiana a livello nazionale.
Per concludere, signor Presidente, sono contento se la Procura della Repubblica vorrà leggere queste nostre osservazioni politiche, anzi cogliendo l'occasione vorremmo suggerire ai giudici un'indagine a tappeto attraverso gli uffici catastali e tributari sulla compravendita dei terreni nelle aree potenzialmente idonee ad ospitare rifiuti, per conoscere da vicino un fenomeno di sicuro interesse. Gli esiti di queste indagini non li conosco, non ho nemmeno a disposizione gli uffici tributari e catastali, ma potrebbe essere un indizio interessante.
Quanto alla denuncia degli illeciti di cui verremo a conoscenza, non mancheremo di esporli alla Magistratura come abbiamo sempre fatto in questi anni, mai vedendo - e sfido chiunque a dimostrare il contrario - lucciole per lanterne, come è documentabile.
Alla Procura, vorrei dirlo per inciso, oltre al resoconto e ai nastri mi auguro sia inviata anche la videoregistrazione, come già proponevo mercoledì scorso. I giudici potranno verificare "de visu" per l'appunto quanta poca paura mi hanno messo le minacce e le intimidazioni subìte. Non è la prima volta d'altronde che questo capita. Ricordo che nell'autunno '80, davanti alla FIAT, in un'assemblea di 6.000 operai di Rivalta, un onorevole socialista, assurto alle cronache nazionali non solo politiche al termine del mio intervento sulle doppiezze degli esponenti del PSI che guidavano le trattative sindacali (ricordate, Presidente e colleghi, la celeberrima frase di Benvenuto durante i 35 giorni il quale, mentre con una mano firmava l'accordo, con la lingua urlava: "o molla la FIAT o la FIAT molla!"?), quell'onorevole, dicevo, mi ringhiò minacciosamente che avevo tirato troppo la corda.
Come si vede non ho rinunciato a professare le mie idee, a sbagliare naturalmente e a condurre le nostre battaglie per una politica pulita. E' risaputo d'altronde che la medaglietta parlamentare non è un vaccino contro la mascalzonaggine, come ci ha spiegato l'on. Craxi qualche settimana fa.
Quanto al futuro, a proposito di minacce, dalla ghigliottina al diniego del saluto c'è un'ampia gamma di interventi possibili a mio danno. C'è da augurarsi che anche il collega Bara, che mi ascolta attentamente, ora che si è calmato, si affidi con fiducia alle armi della critica politica come io mi sto sforzando di fare. Ho comunque provveduto, anche a scapito di scandalizzare il Presidente Beltrami, a prendere accordi con il barista per mettere al fresco in frigo gli atti delle due sedute.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sei ripetitivo di quello che ha già detto Masaracchio. Io non ho detto di metterli al fresco, ma di conservarli in luogo sicuro!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Una piccola postilla finale, signor Presidente, a commento del dibattito.
Abbiamo assistito anche oggi ad un capolavoro di linguaggio trasversale, stile cupola, del solito Pezzana, il quale (picciotto, va e fa!) viene e se ne va. Mi dispiace dire queste cose perché avrei preferito che Angelo Pezzana fosse qui, che mi interrompesse, si difendesse o comunque commentasse. Il solito Pezzana, insostituibile croceverdina scusa, Ala, per le possibili confusioni cromatiche - anziché crocerossina degli atti più squallidi di questo pentapartito. E' un giudizio politico.
Lui parla d'altro anziché del piano dei rifiuti, tanto per cambiare attacca tutto quello che puzza di pubblico, quindi potenzialmente controllabile, quali sono anche gli enti strumentali. Anche questa volta ci sono sotto tiro loro - guarda un po' in quanto tali, citando a sproposito esempi di altre Regioni, quali la Lombardia, dove per l'appunto l'esempio da lui citato è esattamente pubblico, una società formata dalla Regione dalla Provincia e dal Comune di Milano.
Questo per dire che non c'è nulla di nuovo sotto il sole: tutto il potere ai privati e simili i quali naturalmente stanno dando un'ottima prova al buco di Porta Palazzo e anche allo Stadio della Continassa. E questo mi pare d'obbligo essendo stata chiamata in causa la mia forza politica addirittura dal 1982, quando, ahinoi!, non eravamo ancora qui.
Quanto alle lettere cosiddette confidenziali, citate fuori contesto e fuori luogo, confidenziali queste lettere lo sono talmente che lui ne entra in possesso facilmente, senza bisogno - c'è da credere - di ricorrere ai servizi del Mossad.
Come è triste vedere ridotto questo collega a patetico lettore di veline, predisposte non si sa bene da chi. I radicali torinesi - e lo dico con grande amarezza - meritavano forse qualcosa di più in quest'aula!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Intendo illustrare la mia dichiarazione di voto sul primo ordine del giorno posto in votazione.
Non ritengo sia pertinente una replica dei Consiglieri, che non è prevista dal Regolamento, a quanto dichiarato dagli Assessori, non ho fatti personali da rinvangare se non da sostenere che non mi trovo assolutamente concorde sul numero e sull'entità burocraticamente individuata dei Comuni o delle realtà piemontesi che si sono opposte e si oppongono al piano.
Inoltre, essendo forza di minoranza, sono convinto che problemi di legittimità, una volta che sono posti e sono accolti, comunque travalicano e superano il numero delle persone che lo hanno proposto.
Intere organizzazioni di categoria, anche ampiamente rappresentate dalla maggioranza, come la Coldiretti, hanno partecipato e coadiuvato ai ricorsi e visto che la zona del Poirinese ha visto uniti comitati spontanei, amministrazioni comunali e associazioni di categoria agricole ritengo che siano elementi significativi nel delineare un quadro politico di opposizione al piano molto più che non il calcolo burocratico di quanti Comuni hanno ricorso. Nelle consultazioni tutto il piano veniva giocato sullo scambio tra il consenso della maggioranza della popolazione piemontese alla quale si disse che i rifiuti se li sarebbero sorbiti gli altri e l'opposizione di quella parte di Comuni e di popolazioni locali come Poirino e dintorni che si trovarono scaraventati i rifiuti di un milione di persone sulla propria comunità locale di 15-20.000 persone.
Questi meccanismi in un sistema di consenso basato sui grandi numeri possono ottenere formalmente da un lato il consenso di maggioranza e dall'altro un'opposizione vera e sostanziale perché con questo piano si intaccano profondamente i rapporti tra emergenza ambientale e democrazia.
Questo è il nodo centrale sul quale dovremmo riflettere.
La proposta che avevo fatto, in alternativa alla richiesta di dimissioni dell'Assessore, era di accettare il fatto di aver commesso degli errori salvando la parte di piano che ha il consenso di quasi tutto il Consiglio.
Però questo deve essere fatto in maniera chiara. Un conto è salvare la raccolta differenziata e la divisione in bacini di utenza e il carattere autarchico del piano, un altro conto è dire con chiarezza che la procedura dell'individuazione delle aree è fasulla (il rapporto con gli enti locali il rapporto con le norme statali e le disposizioni interministeriali rispetto alle procedure di individuazione, il rapporto con l'art. 6 del DPR 915). Fui io, non me ne vogliate, a introdurre in quest'aula il principio che le aree, una volta identificate come aree potenzialmente idonee potevano essere divise in aree A) e in aree B). E' chiaro che individuarle aree A) e B) in un piano così congegnato è un elemento che ha reso addirittura più facile al TAR l'annullamento di questo piano.
Il Consiglio regionale ritiene che tra la lettera A) e la lettera B) vi sia una differenza sul rapporto con i Comuni, ma il TAR non segue questo percorso.
Allora, si chiarisca che cosa si considera fallito in quel piano se non si vuole accettare un ulteriore fallimento a breve termine.
Scritto così l'ordine del giorno della maggioranza non è certamente condivisibile, mentre invece lo è l'ordine del giorno del Movimento Sociale che dice in maniera esplicita di abbandonare questo e di presentarne uno nuovo. Io addirittura propongo che si dica al Consiglio di Stato: "permetteteci di salvare 50 pagine", perché rimanga qualcosa in piedi, di abbandonare alcune affermazioni pretestuose quale quella che il piano serve per bloccare le richieste di nuove discariche e di nuovi impianti. La Regione, prima dell'annullamento del TAR. ha autorizzato impianti di smaltimento in zone non individuate dal piano e stava per farlo nel caso di Viarigi. Il Comune di Viarigi è andato in conferenza, si discusse tutto essendo in un'area assolutamente non individuata nel piano; altri impianti hanno seguito la stessa strada. Il piano non veniva rispettato dalla Regione per quanto riguardava le aree e la Regione diceva sì o no indipendentemente da queste aree, tolto i progetti approvati nella prima conferenza, quelli relativi alla richiesta di finanziamenti con fondi FIO.
Dopodiché il piano non è servito a nulla; serve per dire no, per rafforzare un no quando si vuole dire no, ma non è servito per dire no quando si è voluto dire sì. Gran parte della politica regionale nell'ultimo anno è avvenuta in difformità dal piano, al di fuori del piano e comunque non si voleva considerare cogente il piano né per dire sì, che era giusto, né per dire no.
Un'ultima precisazione rispetto al voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal PCI. E' un ordine del giorno che non tiene conto di tutto quello che era possibile tenere in conto; comunque, in un meccanismo in cui non c'è rapporto fra maggioranza ed opposizione, non c'è neanche il minimo di ascolto, prevalgono, e io valuto positivamente la cosa, i grandi elementi di uniformità fra i tre ordini del giorno presentati dalle forze di opposizione. Apriremmo un lungo discorso se analizzassimo approcci tra di loro diversi sotto alcuni aspetti, ma che convergono in maniera istituzionale. L'opposizione si trova a dover convergere per cercare di salvare una politica, una pianificazione, qualcosa rispetto ai gravi rischi che corrono il territorio e la popolazione piemontese.



ROSSA ANGELO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, intervengo per fare una dichiarazione tanto per venire fuori dagli equivoci. Non ho capito se la Giunta abbia avuto assicurazione che il Consiglio di Stato sia pronto ad autorizzare il piano.
Questa dovrebbe essere l'ipotesi. Di norma il Consiglio di Stato per emanare una sentenza può perdere anche un anno quindi nel caso in cui si attenda l'approvazione del piano da parte del Consiglio di Stato, fra un anno, la volontà della Giunta mi pare sia proprio quella di non avere un piano.
La proposta di ripresentare il piano, non di ritirare il piano varrebbe alla Giunta, nel tempo di meno di trenta giorni, di riaprire il dibattito sul presupposto di tutto ciò che il piano merita di aver salvato con l'aggiunta di quegli aggiustamenti che possano consentire all'amministrazione pubblica di procedere all'individuazione dei siti e di attivare tutto il processo di coinvolgimento della imprenditoria privata a mettere del proprio in liquidità per attuare delle piattaforme. Se i piani dei siti per lo stoccaggio di quantità modeste suscitano scandalo, le piattaforme in ciascuna provincia potrebbero ovviare ad ogni problema.
Assessore Cernetti, non è poi così difficile individuare nel territorio contrade che non rappresentino motivo di scandalo o di sollevazione da parte dell'opinione pubblica. Penso alle baragge dove l'esercito va a fare le sue esercitazioni paramilitari o comunque parabelliche in terreni adatti alle scorribande dei carri armati dei bersaglieri e degli alpini. Quindi delle grandi piattaforme collocate in ciascuna provincia con il coinvolgimento dell'imprenditoria privata che deve metterci del proprio in liquidità e in apparato potrebbero costituire nella regione Piemonte qualche cosa di positivo.
La domanda è specifica: la Giunta ha avuto assicurazione che da qui a poco il Consiglio di Stato liberi il piano e lo approvi? Se la Giunta non ha questa assicurazione, il non aderire alla richiesta di ripresentazione del piano significa che la Giunta non vuole alcun piano.



BONTEMPI Rinaldo

I soldi per il piano sono già stati assegnati?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ho detto esattamente e scritto che sono stati dati soprattutto i fondi sulle ristrutturazioni. Non solo abbiamo già avuto i fondi, ma tutte le ristrutturazioni sono iniziate, come l'inceneritore di Mergozzo. Mentre gli altri richiesti con il FIO e sull'articolo per i nuovi impianti quelli vengono sospesi perché il piano non c'è più.



BONTEMPI Rinaldo

Conviene ripresentare il piano.



BRESSO Mercedes

Se il Consiglio di Stato aspetta un anno, noi siamo senza soldi.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione per appello nominale degli ordini del giorno in ordine di presentazione.
Iniziamo con l'ordine del giorno n. 640 presentato dai Consiglieri Bontempi, Amerio, Bruciamacchie, Bresso, Ferro, Valeri ed altri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la sentenza del TAR del Piemonte, II Sezione, con la quale si annulla la deliberazione del Consiglio regionale del Piemonte del 24/5/1988 recante il titolo 'Legge 29/10/1987, n. 441, artt. 1/ter e 3. Approvazione del piano dei servizi di smaltimento dei rifiuti e relativi allegati' rilevato che il corpo centrale delle motivazioni addotte dal TAR per sostenere l'annullamento sono da ricondurre al fatto che le zone individuate ai sensi dell'art. 6 del DPR 915 per avere l'effetto di variante devono avere le caratteristiche di siti chiaramente individuati attraverso i rispettivi dati catastali rilevato che, sempre secondo il TAR. la vastità delle zone individuate nel piano di smaltimento attribuisce ai territori un effetto di variante che sconvolge integralmente e inutilmente la pianificazione territoriale a livello comunale visti i contenuti, gli obiettivi e gli allegati del piano di smaltimento e considerata la sua articolazione temporale che consente la definizione e la realizzazione di un piano a breve termine (due anni) con l'individuazione di siti puntuali in grado di rimuovere le osservazioni del TAR. la definizione e la realizzazione di un piano a medio e lungo termine (due cinque anni, cinque-dieci anni) per il quale nei prossimi due anni dovranno essere individuati i siti idonei per gli impianti di smaltimento i m p e g n a la Giunta a recepire le motivazioni del TAR e a presentare entro 30 giorni un nuovo piano che, oltre a definire meglio l'organizzazione della gestione dei rifiuti e in particolare di quelli tossici e nocivi, individui i siti puntuali da attivare nel breve termine e, affinando con l'apporto dei Comuni l'analisi territoriale per l'individuazione successiva di nuovi siti, rimuova le ragioni di fondo che sono state alla base dell'annullamento".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 16 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo all'ordine del giorno n. 641 presentato dai Consiglieri Staglianò, Adduci, Ala, Montefalchesi, Bresso ed altri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la sentenza n. 208/89 della II Sezione del TAR per il Piemonte, che in data 23/3/1989 ha annullato il piano dei servizi di smaltimento dei rifiuti della Regione Piemonte rilevato che la sentenza del TAR ha messo a nudo l'incapacità della Regione Piemonte a gestire il problema dei rifiuti, urbani e industriali prodotti in Piemonte, e, dichiarando l'illegittimità del piano, ne ha evidenziato le insufficienze progettuali considerato che anche su altri problemi ambientali che assillano il Piemonte, quali il disinquinamento della Valle Bormida, è calato un velo di silenzio, e la Regione, nella più totale assenza propositiva e/o progettuale, ha delegato, di fatto, la soluzione del problema agli esperti del Ministero e della Regione Liguria, mentre anche il 'Piano di bonifica dei siti contaminati dai rifiuti' risulta bloccato presso il Ministero per l'Ambiente a causa di insufficienze progettuali simili a quelle che hanno portato all'annullamento del piano per lo smaltimento dei rifiuti tenuto conto che le motivazioni che hanno portato all'annullamento del piano erano state individuate ed esplicitate da numerosi Consiglieri durante il dibattito il Consiglio regionale e da varie associazioni ambientaliste poiché l'Assessore all'ambiente della Regione ha dimostrato di non avere capacità di direzione politica e di gestione operativa di un problema così complesso e importante il Consiglio regionale del Piemonte ritiene che possa essere considerata completamente fallita la politica regionale in materia di ambiente e in particolare di gestione del problema rifiuti chiede le dimissioni dell'Assessore all'ambiente i m p e g n a la Giunta a ripresentare al più presto un nuovo piano per lo smaltimento dei rifiuti che recepisca le osservazioni del TAR. prevedendo in via prioritaria: 1) il massimo coinvolgimento di enti locali, popolazioni e associazioni sia nella fase di predisposizione che di attuazione del piano 2) l'avvio di interventi volti alla limitazione delle produzioni di rifiuti 3) l'adozione di linee programmatiche di incentivo concreto alle raccolte differenziate dei rifiuti, al recupero e riciclaggio delle materie seconde, l'organizzazione di un sistema regionale di raccolta e di smaltimento coerente con i principi generali di tutela dell'ambiente, di salvaguardia della salute pubblica e di risparmio delle risorse".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 12 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo all'ordine del giorno n. 645 presentato dai Consiglieri Majorino, Minervini e Masaracchio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la sentenza 23/3/1989 del TAR del Piemonte con la quale è stato annullato il piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti approvato - a maggioranza - con deliberazione consiliare 24/5/1988, n. 832 rilevato che la motivazione della sentenza del TAR ha recepito a fondamento del dichiarato annullamento del piano - le precise osservazioni e le approfondite considerazioni svolte nell'aula consiliare (in sede di discussione del piano) dalle opposizioni e contenute, segnatamente, nella relazione di minoranza 21/5/1988 del Gruppo MSI-DN considerato che - a prescindere dai condivisibili e seriamente attendibili motivi esposti dal TAR a sostegno dell'annullamento del piano - costituisce un autentico e (politicamente) irresponsabile salto nel buio l'instaurare un braccio di ferro con l'autorità giudiziaria amministrativa, con l'impugnare al Consiglio di Stato la sentenza del TAR: segnatamente perch pendente il giudizio rimarrà un vuoto normativo nella materia dello smaltimento dei rifiuti; mentre il presumibile e largamente ipotizzabile rigetto dell'appello provocherà sul vuoto normativo e sulla problematica dello smaltimento rifiuti danni incalcolabili considerato che, in questa situazione, l'unica responsabile e seria strada da imboccare è quella di una incisiva modifica del piano annullato impegna la Giunta regionale 1) a rinunciare all'appello proposto al Consiglio di Stato avverso la sentenza del TAR del Piemonte che ha annullato il piano regionale di smaltimento dei rifiuti 2) a formulare una nuova proposta di piano la quale tenga conto delle censure contenute nella motivazione della sentenza del TAR: e - in particolare - individui i siti idonei per lo smaltimento dei rifiuti, in maniera precisa, dettagliata e puntuale 3) a formulare tale nuova proposta, tenendosi rigorosamente presente quanto dispone l'art. 5 della L.R. n. 18/86 in punto a coinvolgimento - in guisa di previo parere consultivo - dei Comuni e delle Province interessate".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 17 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Si proceda infine alla votazione dell'ordine del giorno n. 646 presentato dai Consiglieri Tapparo, Gallarini, Santoni, Carletto e Ferrara.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

All'ordine del giorno della maggioranza vorremmo proporre un emendamento che si ricollega alla notizia data dall'Assessore Cernetti, che ha precisato che quella parte di fondi che allora motivò l'approvazione urgente del piano non verrebbe più data in quanto il piano ora non c'è più.
Non essendoci più il piano, salvo il caso teorico di un'immediata pronuncia favorevole da parte del Consiglio di Stato, vorremmo sapere quante risorse per la politica degli scarichi verremmo a perdere.
Il nostro emendamento si inserisce nell'ordine del giorno della maggioranza, dopo il punto in cui si parla della revisione delle parti urbanistiche, e impegna la Giunta a ripresentare il piano al fine di poter accedere ai finanziamenti statali. Nel contempo vorremmo che fossero quantificate le risorse che vanno perse. E' un punto cruciale.



PRESIDENTE

Su questa proposta di emendamento chiede la parola il Consigliere Masaracchio. Ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Credo di aver titolo di esprimere l'adesione a questo emendamento perché esso riflette pienamente la proposta che avevo già fatto a nome del Gruppo MSI.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Faccio una precisazione. Nella mia relazione iniziale che avevo steso per scritto e che è depositata presso l'Ufficio Stampa, oltre a parlare dei fondi già assegnati per la ristrutturazione, dicevo: "Inoltre sono stati decretati per il Piemonte 37 miliardi e 500 milioni per la realizzazione di nuovi impianti e sono stati parimenti presentate richieste al FIO 1989 per 148 miliardi. Su questi ultimi incombe però l'incertezza della possibilità di ottenere concretamente i fondi in quanto...". Essendo questi finanziamenti per nuovi impianti già stati assegnati alla Regione con decreto, l'erogazione avviene alla presentazione dei progetti. La Giunta nel frattempo fa ricorso al Consiglio di Stato per la sospensiva della sentenza del TAR e vedrà di apportare gli aggiustamenti necessari prima che il Consiglio di Stato decida nel merito. L'emendamento non è accolto.



(Proteste dai banchi dei Consiglieri)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto sull'emendamento.



BONTEMPI Rinaldo

L'Assessore ha controdedotto rispetto al nostro emendamento con una spiegazione che è tautologica perché ha confermato che la dazione dei 37 miliardi avviene su presentazione dei progetti. Questo riconferma la necessità di ripresentare il piano. I progetti conseguenti permetteranno di accedere alle risorse. Se non si vuole fare questo atto minimo e conseguente dobbiamo trarne la conclusione che si opererà senza piano e che i progetti derivanti dal piano non potranno essere finanziati e quindi si perderanno almeno 40 miliardi di risorse per fare le nuove discariche.
Peggior frittata non si poteva fare! Questo è il nostro giudizio.



PRESIDENTE

Dal momento che l'emendamento presentato dal Consigliere Bontempi non è stato accolto da alcuni dei proponenti l'ordine del giorno non può essere posto in votazione.
Si proceda pertanto alla votazione dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considera l'impianto generale del piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti sostanzialmente valido ribadisce che si tratta di un piano-processo e quindi suscettibile di aggiustamenti e puntualizzazioni considera opportuno, dopo una fase di applicazione di quasi un anno del piano, modificare l'aspetto relativo ai caratteri territoriali del piano stesso e in particolare la zonizzazione A) e B) e il vincolo urbanistico relativo ritiene che il ricorso al Consiglio di Stato debba essere accompagnato da tali decisioni sollecita il governo regionale a predisporre tali emendamenti alla deliberazione di approvazione del piano sottoponendoli al voto del Consiglio regionale riconferma la propria fiducia all'Assessore Cernetti ed al suo operato".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri.
L'ordine del giorno è approvato.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, intendo far rilevare che sono protocollati due ordini del giorno relativi alle discariche.



PRESIDENTE

E' vero, ma riguardano aspetti specifici. Questi ordini del giorno li sottoporrò alla Conferenza dei Capigruppo per stabilire il percorso da seguire.



VALERI Gilberto

Le comunicazioni della Giunta, da cui ha preso avvio questo dibattito a termini di Regolamento, non precludono la presentazione di alcun ordine del giorno, né generale, né particolare.
All'apertura della prossima seduta dovranno essere messi in discussione.



PRESIDENTE

Caro collega, bisognerà pur parlarne, non si può mettere in votazione un ordine del giorno che richiama in parte la questione del piano, ma in specifico due siti.
La invito a consentire di parlarne in una prossima riunione!



VALERI Gilberto

Mi consenta, Presidente, il piano è un documento generale che comprende il particolare. La possibilità di intervenire sul particolare mi pare ovvia.



PRESIDENTE

A questo punto, dovremmo tenere aperta la discussione, perché che non si può mettere in votazione soltanto un documento.



VALERI Gilberto

Allora la invito a tenere formalmente aperta la discussione.



PRESIDENTE

No, la chiudo qui e sottoporrò i due ordini del giorno alla Conferenza dei Capigruppo che convocherò nei prossimi giorni.
Propongo ora di votare l'ordine del giorno che riguarda i kurdi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Uno degli ordini del giorno in questione risale al mese di gennaio 1989. Signor Presidente, consentirà che quattro Gruppi politici di questo Consiglio che sottoscrivono un ordine del giorno e lo presentano nel mese di gennaio e che richiede la revoca della deliberazione assunta dalla Giunta regionale in ordine ad una questione, come lei dice, specifica possano legittimamente richiedere, a conclusione di un dibattito che ha riguardato queste questioni specifiche, la messa in discussione e la votazione di questo ordine del giorno. Questa è la questione pregiudiziale che poniamo.
Nel frattempo si sono aggiunti altri ordini del giorno.
Lei non può pensare che la conclusione di un dibattito comporti come conseguenza il fatto che quegli ordini del giorno, che riguardano questioni specifiche, siano di per s' superati.



PRESIDENTE

Io non ho detto questo!



AVONDO Giampiero

Allora, se non ha detto questo, le chiedo formalmente che domani alla ripresa dei nostri lavori vengano posti in votazione questi ordini del giorno.



PRESIDENTE

Io ho detto che avrei sottoposto alla Conferenza dei Capigruppo la questione degli ordini del giorno, perché non li ritengo superati.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, un Consigliere regionale ha la sua autorità e la sua autonomia che lei deve salvaguardare. Questa non è una proposta di iscrizione di qualcosa di nuovo all'o.d.g. ma, a conclusione del dibattito questi sono ordini del giorno che vertono sulla stessa materia, quindi lei è pregato di considerare che questi ordini del giorno domani mattina vengano messi in discussione, altrimenti lei in questo momento sta violando il Regolamento del Consiglio regionale!



PRESIDENTE

Siccome la notte porta consiglio, le darò una risposta precisa domani mattina.
Poiché non abbiamo concluso i lavori, propongo di approvare l'ordine del giorno relativo ai kurdi.



AVONDO Giampiero

I Capigruppo hanno approvato l'ordine del giorno dei kurdi?



PRESIDENTE

L'hanno approvato all'unanimità.



AVONDO Giampiero

All'unanimità di chi?



BONTEMPI Rinaldo

Scusi, signor Presidente, questa questione interessa tutti e riguarda le violazioni al Regolamento.
Accettiamo che la notte porti consiglio, noi però già le anticipiamo che, come il Regolamento prevede, tutti gli ordini del giorno attinenti ad una determinata materia sono naturalmente sottoposti all'aula per la relativa votazione. Se lei corrisponde a questo, non avrà violato il Regolamento, altrimenti...



PRESIDENTE

Infatti, sottopongo alla votazione questo ordine del giorno perché è all'unanimità. Se uno soltanto mi dicesse che non è d'accordo lo ritiro.



BONTEMPI Rinaldo

Invece no, non è così!



PRESIDENTE

Collega Bontempi, lo ritiro perché probabilmente comporterebbe due ore di discussione. Se siamo d'accordo lo possiamo anche discutere, ma questo richiede due ore. L'ordine del giorno relativo ai kurdi invece è all'unanimità, per cui ritengo vi siano le condizioni per approvarlo senza fare una discussione.



BONTEMPI Rinaldo

E' una temporanea inserzione di un ordine del giorno pacifico nel corso del completamento del voto di ordini del giorno attinenti allo smaltimento dei rifiuti. Va bene. Allora votiamo l'ordine del giorno dei kurdi?



PRESIDENTE

Sì, votiamo questo ordine del giorno e domani mattina, a termini di Regolamento, darò la risposta sui due ordini del giorno relativi a questioni specifiche dello smaltimento dei rifiuti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 644 sul problema dei kurdi


PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 644 sul problema dei kurdi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nel primo anniversario del bombardamento, con prodotti chimici, della città kurda di Helabia esprime dura condanna per il massacro perpetrato dal governo iracheno nei confronti del popolo kurdo, facendo ricorso all'uso di armi chimiche, alle esecuzioni sommarie, alla deportazione e alla creazione di campi di concentramento di quelle popolazioni chiede al Parlamento italiano di esprimere analoga condanna e di fare pressioni affinché il problema kurdo sia inserito nelle trattative fra Iran e Iraq ed affinché appoggi la richiesta di una presenza di una delegazione kurda alle trattative relative alla messa al bando e al controllo della produzione, commercio ed utilizzo delle armi chimiche chiede al Parlamento italiano di organizzare una delegazione composta dalle forze politiche, da uomini di scienze e di legge, che si rechi nel Kurdistan dell'Iraq per verificare il rispetto dei diritti umani, l'uso di armi chimiche e delle uccisioni e distruzioni chiede al Governo italiano di organizzare l'invio di aiuti umanitari ai profughi kurdi nei campi della Turchia e dell'Iran impegna la Giunta regionale ad appoggiare e finanziare iniziative in Piemonte volte a far conoscere la cultura e la lotta del popolo kurdo per conquistare uno Stato libero e indipendente ad organizzare l'invio di aiuti umanitari (ospedale da campo, medicinali attrezzature, viveri) ai profughi nei campi profughi ad organizzare le cure in ospedali piemontesi per cittadini kurdi feriti a dedicare alcune pagine del prossimo numero della rivista della Regione (Notizie Piemonte) alla cultura, storia e lotta del popolo kurdo s o l l e c i t a le forze politiche, morali, culturali e sociali della Regione a voler esprimere la loro personale protesta al Governo iracheno per gli eccidi e l'uso di armi chimiche nei confronti del popolo kurdo porge i propri saluti ai partecipanti alla festa di Nawroz, festa nazionale del popolo kurdo che si svolge oggi nella nostra regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Il Consiglio è convocato per domani mattina alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,30)



< torna indietro