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Dettaglio seduta n.186 del 12/04/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PETRINI LUIGI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari dell'11, 25 e 26 febbraio 1988 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Dameri e Fracchia.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 21 e 28 marzo 1989 - in attuazione all'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 1117: "Convalida del Consigliere regionale Domenico Mercurio"


PRESIDENTE

Il punto 3) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1117: "Convalida del Consigliere regionale Domenico Mercurio".
In seguito alla relazione del Presidente della Giunta delle Elezioni possiamo procedere alla votazione della convalida del Consigliere Domenico Mercurio.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 favorevoli 31 schede bianche 1.
Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale e sarà trascritta nel processo verbale della seduta in corso.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione turistica

Esame progetto di legge n. 391: "Norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera ed extra-alberghiera in occasione dei Mondiali di calcio 1990" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 391, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Come i colleghi ricordano era stato votato l'art. 1, possiamo pertanto procedere alla votazione degli articoli successivi.
ART. 2 - Emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi: 1) al comma primo, le parole "alla realizzazione di nuove strutture" sono soppresse 2) al comma primo, dopo la parola "all'ampliamento" aggiungere le parole "e/o ristrutturazione" 3) dopo il primo comma aggiungere le parole: "relativamente ai campeggi e villaggi turistici nonché agli esercizi per la ristorazione, i progetti dovranno riguardare esclusivamente il miglioramento degli standard qualitativi e dei servizi".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, il più importante dei tre emendamenti è quello che propone di stralciare dalla legge la possibilità di realizzare delle nuove strutture alberghiere. La motivazione è duplice. Primo, è veramente un inganno scrivere che sia possibile, con i finanziamenti e i tempi a disposizione, realizzare nuove strutture alberghiere per i Mondiali del 1990. Non sarà possibile, nessun albergo sarà terminato entro tale data dal momento che i lavori prima di luglio o agosto non potranno iniziare.
In secondo luogo, è assolutamente inaccettabile che con la scusa dei Mondiali e il pretesto dell'urgenza si realizzino nuove strutture alberghiere in contrasto con tutte le normative di Piano regolatore. Sarà un ulteriore scempio di ogni programmazione e pianificazione che noi rifiutiamo con forza.
Gli altri due emendamenti sono minori, uno dei quali si propone di accentuare l'importanza delle ristrutturazioni delle strutture esistenti mentre l'altro tiene conto dei problemi relativi al miglioramento della qualità ambientale anche degli esercizi per la ristorazione di villaggi turistici e campeggi.
Approfitto, signor Presidente, per dire che una serie di altri emendamenti che ho presentato fanno riferimento alla volontà di seguire una strada nettamente diversa da quella proposta dalla Giunta, ad esempio riferendomi alle norme contenute in una legge della Regione Toscana. Alcune di queste norme sono riproposte in successivi emendamenti per significare che era possibile intraprendere una strada diversa. Vedendo però l'assoluta chiusura da parte della maggioranza sulle finalità e i contenuti di questa legge le dico subito che non insisterò oltre nella gran parte degli emendamenti che ho presentato perché mi sembra assolutamente inutile perdere del tempo, accalorarsi e spiegare a chi evidentemente non ha nessuna intenzione di accoglierli. Chiarirò di volta in volta le proposte ma gli emendamenti rimangono per la storia, tranne alcuni che illustrer più dettagliatamente, questo per sveltire i lavori ed evitare perdite di tempo per tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sull'emendamento n. 2 dove si dice "e/o ristrutturazione" penso che la Giunta, accogliendo in un certo senso la volontà estensiva, possa essere d'accordo.
Per quanto riguarda l'emendamento che sopprime le parole "alla realizzazione di nuove strutture" dobbiamo rifarci alla discussione dell'art. 1 in cui c'era la volontà di tutti, quindi anche del proponente di dare questa possibilità a tutti, sia agli interventi di un particolare taglio, sia agli interventi minori che possono essere ristrutturazioni ed interventi simili. Quindi il togliere la possibilità di realizzare nuove strutture è in contrasto con quello che è stato specificato nella discussione generale e cioè dare più fiato, più possibilità alla ricettività alberghiera di Torino e del Piemonte. Su questo penso che non ci siano possibilità e margini in quanto verrebbe svuotata la parte delle nuove strutture ricettive.
L'emendamento n. 3, dove si dice "campeggi e villaggi turistici nonch agli esercizi per la ristorazione, i progetti dovranno riguardare esclusivamente il miglioramento degli standard qualitativi e dei servizi" in parte è stato superato dalla nuova dizione dell'art. 1; quindi è difficile anche qui dare una esclusiva solo per il miglioramento degli standard qualitativi e dei servizi, perché in effetti si toglie la possibilità per quello che riguarda le nuove strutture. La Giunta è quindi disponibile per la proposta che amplia la ristrutturazione; invece c'è l'impossibilità oggettiva, perché verrebbe svuotata la parte di novità e di aggiunta di nuovi posti, se accedesse alla richiesta di "realizzazione di nuove strutture".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
E' respinto con 9 voti favorevoli e 25 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi: 1) l'art. 3 è soppresso e sostituito dal seguente nuovo art. 3: "Art. 3 - Presentazione dei progetti.
Entro e non oltre 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge gli interessati devono far pervenire il progetto alla Giunta regionale Assessorato all'urbanistica, nonché al Comune competente per territorio corredato dai seguenti documenti: progetto edilizio di massima in scala non inferiore a 1:100 atto probante la disponibilità degli immobili e aree interessate dagli interventi, ovvero l'assenso del proprietario degli immobili stessi se diverso dal richiedente estratto dello strumento urbanistico generale vigente, con precisazione del richiedente se l'opera sia compatibile o meno con le norme urbanistiche ed edilizie vigenti nel Comune interessato estratto di mappa catastale con l'individuazione della zona oggetto dell'intervento planimetria generale in scala 1:200 con sistemazione dell'area esterna (arredo vegetazionale, tipologia di recinzione, pavimentazione copertura, ecc.) e con l'indicazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria esistenti e di progetto idonea documentazione fotografica dello stato dell'area e dell'immobile per gli esercizi esistenti copia dell'autorizzazione all'esercizio commerciale e dell'iscrizione alla Camera di Commercio piano finanziario che deve essere articolato, per quanto riguarda i costi, con l'indicazione dei fattori di composizione, ivi inclusi la progettazione e l'IVA e per quanto riguarda le fonti di copertura, con le indicazioni delle risorse proprie del concessionario da impegnare nel progetto, dei rientri che si presume di realizzare e degli eventuali contributi pubblici apposita relazione che renda conto di: a) il numero degli occupati con i relativi costi nella fase di realizzazione e nella fase di gestione b) le eventuali attività di formazione e riqualificazione del personale c) le tecnologie innovative eventualmente utilizzate d) il rispetto della normativa relativa all'abolizione delle barriere architettoniche.
Ogni singolo progetto deve inoltre possedere le seguenti caratteristiche: nel caso di intervento in alberghi e residenze turistico-alberghiere tutte le camere e gli alloggi esistenti e di progetto dovranno essere dotati di locale bagno privato; in ogni caso dovranno prevedersi dotazioni di impianto ed attrezzature tali da far conseguire un livello di classifica di almeno tre stelle ai sensi delle leggi di classifica regionali nel caso di interventi in campeggi e villaggi turistici dovranno essere realizzate opere necessarie per la loro classificazione di almeno due stelle per le altre strutture previste all'art. 1 dovranno essere rispettati i requisiti previsti dalle leggi nazionali e regionali applicabili dovranno altresì essere rispettati gli standard per parcheggi di cui all'art. 18 legge 2/6/1967 n. 785, anche attraverso la realizzazione di opere ricavate in locali interrati. Qualora venga dimostrata l'impossibilità (per mancanza di disponibilità di aree o per motivi di natura tecnica, economica, idrogeologica o ambientale) di raggiungere le quantità minime previste, si potrà provvedere anche attraverso l'utilizzazione di aree o altri idonei locali posti nelle immediate adiacenze, eventualmente utilizzabili in forma associata con altre strutture ricettive, purché rispondano, complessivamente, agli standard sopra enunciati".
2) All'art. 3, comma primo, punto b), le parole da "di quali" sino al termine sono soppresse e sostituite dalle parole: "circa la compatibilità o meno dell'opera con le norme urbanistiche ed edilizie vigenti nel Comune interessato" 3) all'art. 3, comma primo, punto c), sostituire "a 1:500" con "a 1:100" 4) all'art. 3, comma secondo, dopo le parole "e lo trasmette" aggiungere le parole "acquisito il parere della Commissione igienico-edilizia" 5) all'art. 3, comma secondo, penultima riga, le parole: "ancorché in difformità dalle prescrizioni dello strumento urbanistico generale vigente" sono soppresse.
Emendamento presentato dai Consiglieri Santoni, Carletto, Gallarini Tapparo e Ferrara: 6) all'art. 3, comma secondo, dopo la parola "vigente" aggiungere le parole "e delle norme regolamentari".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, l'emendamento soppressivo e sostitutivo rientra nella proposta generale che il mio Gruppo suggeriva di intraprendere e di discutere, sulla falsariga della strada intrapresa dalla Regione Toscana e sulla quale non mi dilungo.
Invece prenderei qualche minuto per discutere l'art. 3 proposto dalla maggioranza. Innanzitutto ho avuto, non grazie all'attenzione del Consiglio, ma grazie ad iniziative di carattere individuale, a disposizione la deliberazione della Giunta municipale di Torino relativa agli alberghi.
Innanzitutto, per poter discutere, chiederei un primo chiarimento agli Assessori competenti. Nell'art. 3 della nostra legge c'è scritto che "entro e non oltre 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, i soggetti interessati presentano progetti edilizi al Comune competente, in conformità ai criteri di ciascun Comune per la presentazione di domande di concessione". Qui bisogna dire una prima cosa: che rapporto c'è con la procedura, che stiamo approvando, di questa legge che dice che bisogna presentare i progetti al Comune entro 60 giorni dall'approvazione della presente legge. Questa procedura come si imparenta con la procedura del decreto dei Mondiali e con la deliberazione della Giunta municipale di Torino che, prima che questa legge venga approvata, ha deliberato l'approvazione di alcuni progetti? Deliberazione nella quale si fa esplicito riferimento alla proposta di legge che stiamo discutendo? Secondo me questo è un chiarimento preliminare, assolutamente necessario da parte degli Assessori, perché bisogna capire quali sono le procedure per le domande degli alberghi. Ci sono tre provvedimenti amministrativi, tutti parlano dei Mondiali, tutti fissano scadenze. Non capisco se, in base alla legge che approviamo, i progetti dovranno essere presentati entro 60 giorni al Comune di Torino il quale li invierà alla Regione che poi li invierà al Ministero; oppure se è intenzione della Regione Piemonte fare qualcosa d'altro: accogliere, ad esempio, i progetti del Comune di Torino. Devono essere chiariti da parte degli Assessori a tutti i Consiglieri regionali i termini di questo problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente e colleghi, credo che per rispondere al Consigliere Chiezzi occorre dire che è davvero difficile, a questo punto, stabilire il grado di parentela che può esistere tra la nostra legge e la legge Carraro.
Peraltro ricordo ai colleghi che quando la proposta di legge è stata discussa in Commissione e licenziata dalla stessa da alcuni mesi nel testo che attualmente è all'esame del Consiglio, si riteneva, nella sostanza e di fronte all'incertezza della normativa statale (eravamo allora in presenza di decreti che si modificavano di tempo in tempo e l'ultimo è stato convertito in legge solamente alla fine dell'anno e pubblicato l'1 gennaio), che o i progetti sono urbanisticamente coerenti o, se non lo sono, possono utilizzare una normativa statale particolare (che non sappiamo con precisione quale sarà), oppure, se c'è, la legge regionale che consente, entro certi limiti da definire, una procedura accelerata di variante. Potrebbe anche essere che la legge regionale serva ai richiedenti ai fini della trasmissione, al Ministero interessato, dei progetti presentati dai Comuni piemontesi che intendono ricorrere ai finanziamenti statali.
Questo era lo schema che si aveva presente. A questo punto è ovvio che questa è una legge che non ha più riferimento stretto con la legge Carraro nel senso che gli operatori, che attraverso i Comuni hanno avanzato o stanno per avanzare richieste di finanziamento, hanno seguito la procedura Carraro. Tant'è vero che la maggioranza, per questo problema che è intervenuto, ha proposto un emendamento aggiuntivo (certamente discutibile) per l'introduzione di un nuovo articolo che prevede un collegamento con i progetti esaminati ed approvati sulla legge Carraro, ai fini di consentire agli stessi di utilizzare le procedure di deroga che sono previste dalla proposta per altri progetti e che possono essere presentati indipendentemente dal finanziamento statale.
Questa è una legge regionale che vale per un certo periodo di tempo per chi presenta le domande e con tutte le incongruenze che ha già rilevato il Consigliere Majorino sui tempi, per quanto riguarda la possibilità concreta di realizzare opere significative entro il 30 aprile; però è una legge che ha una sua autonomia, che consente di utilizzare solo delle procedure e non dà agevolazioni finanziarie per chi ritiene di presentare domande di ristrutturazione o di ampliamento o di realizzazione di nuove strutture entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore. Norma eccezionale comunque sempre legata alla scadenza dei Mondiali, ma non imparentata strettamente con le procedure e le agevolazioni della legge statale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore della precisazione anche se non ha chiarito molto.
Pare che questa legge derivi la sua urgenza da un'iniziativa del Comune di Torino. E' una legge ferma da sei mesi che improvvisamente viene accelerata in conseguenza di una deliberazione del Consiglio comunale di Torino nella quale si legge: "Si è comunque ritenuto necessario, anche in armonia con quanto contenuto nella proposta di legge regionale 'Norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera della Regione Piemonte'". Quindi è una deliberazione presa in funzione di questa legge. In questa deliberazione, nella quale si approvano dei progetti, è scritto che i progetti approvati dal Comune di Torino devono essere presentati al Ministero del Turismo e dello Spettacolo ed alla Regione entro il 13 aprile 1989.
Oggi siamo al 12 aprile. Questi progetti sono arrivati in Regione o no? Se sono arrivati sarebbe stato giusto esaminarli. Questi progetti arrivati in Regione dovrebbero poi essere inviati al Ministero entro il 13 aprile con un parere della Regione, come dice il decreto, "dal quale risulti la conformità dei medesimi alle finalità di programmi di sviluppo turistico" (terzo comma dell'art. 1 della legge di conversione n. 556).
Siamo dentro a questa procedura? La Regione ha espresso un parere visto che entro domani il Ministero deve avere questi progetti con il parere di merito della Regione Piemonte? Bisognerebbe capire se l'Assessorato (penso sia l'Assessorato al turismo perché si parla di parere conforme alle finalità di programmi e di sviluppo turistico) ha espresso questo parere; se non è così - e questo va chiarito - tutti i termini della nostra legge divergono da quelli previsti dal decreto e il Comune di Torino entro 60 giorni dall'approvazione della nostra legge dovrà inviare i progetti che ritiene meritevoli di essere accolti inserendosi nell'alveo della nostra legge.
Voglio capire se la nostra legge norma il comportamento dei Comuni oppure no, nel quale caso gli Assessori competenti devono informare, ora il Consiglio di cosa stanno facendo relativamente alla scadenza del 13 aprile - che è domani in relazione ai progetti che il Comune di Torino dovrebbe avere inviato alla Regione, perché è scritto nella deliberazione del Comune di Torino che saranno inviati alla Regione entro il 13 aprile.
Per chiarezza è possibile avere questa informazione?



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Questa informazione e questa risposta non l'ho data perché le richieste dei colleghi non vengono poste contemporaneamente. Di questo aspetto prima non hai assolutamente detto nulla.
E' una proposta di legge regionale che ha una sua autonomia e che doveva avere i caratteri tipici delle leggi, cioè di astrattezza e generalità.
La Commissione l'ha licenziata il 14 dicembre; perché non sia venuta in aula prima non dipende dalla Giunta: pertanto non sono in grado di rispondere. Quando è stata valutata e licenziata dalla Commissione la legge aveva i caratteri di generalità e di astrattezza, al di là del giudizio nel merito. Volerla oggi leggere in riferimento a una deliberazione del Comune di Torino, non è cosa corretta. Se si vuole chiedere perché invece contemporaneamente alla deliberazione del Comune di Torino, adottata nei termini finali di tempo previsti dalle scadenze nazionali, la nostra proposta di legge viene iscritta in Consiglio regionale, ugualmente non tocca rispondere alla Giunta: credo invece che debba rispondere la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Detto questo, però, la legge comunque mantiene la sua autonomia rispetto alla normativa statale, dato che nessuno di noi sa se altri Comuni del Piemonte hanno avanzato richiesta di finanziamento e proposte sulla legge Carraro; per esempio, il mio Comune era intenzionato fino a 15 giorni fa a presentare una domanda sulla legge Carraro, poi però ha rinunciato non essendo interessato direttamente ai Mondiali; ma non ha evitato la valutazione, non avendo strutture ricettive adeguate, ed esistendo una domanda. Al momento non sappiamo qual è la situazione in Piemonte. Con questa proposta di legge si vuole comunque, e indipendentemente dalle procedure che i Comuni hanno avviato per l'applicazione della legge statale, definire una procedura eccezionale per consentire la realizzazione o l'ammodernamento o il recupero o la ristrutturazione di edifici ad uso alberghiero ed extra-alberghiero. Non risulta che sia pervenuta al mio Assessorato (non so per quello del turismo, ma non credo) e alla Giunta alcuna richiesta di attestazione sulla conformità alle finalità dei programmi di sviluppo turistico, né per le proposte di Torino né per eventuali proposte che altri Comuni possano avere presentato. Questo riguarda una procedura che non possiamo mettere in atto noi; semmai sono i Comuni che devono valutarne la necessità, dato che è da interpretare anche la norma statale, che recita: "I progetti a carattere regionale...". La Regione non fa le proposte al Ministero - Consigliere Chiezzi - perché se non le arrivano non sa neanche se esistono; la legge statale contempla una procedura autonoma rispetto alla quale la Regione non ha nessun momento di intervento se non per i progetti che eventualmente le fossero trasmessi, in quanto ritenuti di carattere regionale, per il parere di conformità alle finalità dei programmi di sviluppo turistico. Quindi la Regione oggi non ha ricevuto nulla e non è in grado di dire se il Comune di Torino o altri Comuni della Regione dovevano richiedere, per opere di rilevanza regionale questa attestazione di conformità. Se hanno sbagliato procedura, ci riguarda i Comuni richiedenti, perché la legge Carraro ha una sua autonomia in cui noi non possiamo interferire. La proposta di legge regionale invece contempla scopi diversi per gli operatori e i Comuni della nostra Regione che potrebbero richiedere, nei tempi indicati e senza benefici finanziari la realizzazione delle opere ammesse anche attraverso procedure di deroga e di variante urbanistica. Vi è solo un collegamento tra questa proposta e la legge Carraro, che i Gruppi di maggioranza hanno presentato chiedendo l'inserimento di un articolo aggiuntivo, per realizzare l'estensione delle eventuali deroghe alle opere ammesse a finanziamento statale.



CHIEZZI Giuseppe

Allora è stato chiarito che nessun progetto di quelli deliberati dalla Giunta municipale è giunto alla Regione Piemonte. Anche l'Assessore Ripa conferma questo?



RIPA Franco, Assessore al turismo

Sì, lo confermo.



CHIEZZI Giuseppe

Allora qui si apre un nuovo preoccupante punto interrogativo perché, mi sembra fuor di dubbio, che alberghi di 60/100 stanze nella città di Torino siano interventi non di carattere nazionale, ma prettamente di interesse locale e regionale. Forse alcuni potrebbero avere interesse regionale, gli altri addirittura ancora inferiore.
Quindi mi sembra che il fatto che nessun progetto sia giunto in Regione in ottemperanza a quanto prevede il decreto cosiddetto sui Mondiali, ponga un grosso punto interrogativo sulla possibilità che la città di Torino possa accedere ai finanziamenti per i Mondiali attraverso l'apposita legge.
Mi viene da dire che se Torino ha deliberato l'approvazione di questi progetti e li ha spediti al Ministero senza inviarli alla Regione, senza il parere della Regione, ebbene si è fatta un'altra di quelle sortite curiose per le quali la Giunta municipale sta così spesso annaspando. Ci troviamo in una situazione nella quale, non essendoci parere della Regione, non sarà attivato il finanziamento in base al decreto dei Mondiali.
Questa è una di quelle affermazioni che tagliano la testa al toro: di cosa stiamo discutendo se la città di Torino non ha mandato i progetti da spedire al Ministero? Tutta questa accelerazione che mi sembra sia derivata dalla volontà delle forze politiche dei Gruppi di maggioranza di portare...



MARCHINI Sergio, Assessore al commercio

In un anno fare una leggina!



CHIEZZI Giuseppe

...di portare dopo sei mesi da quando era stata approvata in Commissione questa legge in relazione ai progetti approvati da Torino. Se però questi progetti non sono venuti in Regione e la Regione non ha dato il parere, sono progetti che ai fini dell'applicazione della legge n. 556 sui Mondiali sono privi di un atto specifico.
I progetti, o hanno rilievo nazionale o hanno rilievo regionale. La legge che stiamo applicando prevede un livello nazionale, nel qual caso si dice che è il Ministero che li valuta e che le Regioni devono esprimere il loro parere, sempre entro quel termine, sui progetti che arrivano al Ministero.
Adesso la città di Torino non ha mandato i progetti alla Regione. E' un po' difficile sostenere che sono di livello nazionale. E' difficile sostenere che un albergo in strada di Pianezza, di 100 stanze, sia un affare sul quale tutta la nazione debba concertare i propri giudizi. Quindi siamo in presenza della mancanza degli atti necessari ad inserire questi progetti correttamente nella procedura, per cui è veramente curiosa questa situazione. Rimane il fatto, però, che il collegamento tra la nostra legge la legge Carraro e la deliberazione della Giunta municipale, che l'Assessore Genovese lo nega o lo sfuma, dovrebbe esserci. Si possono negare dal punto di vista della volontà o dal punto di vista formale, ma quando nella deliberazione del Comune si cita questa legge e quando in fretta e furia la scorsa volta la maggioranza presenta un emendamento a questa legge che è strettamente correlato all'atto compiuto dalla Giunta municipale di approvazione dei progetti di alberghi, diventa difficile negare che non ci siano dei collegamenti.
Negli articoli successivi - ne parlo adesso così non ne parlo più dopo l'emendamento che avete presentato dice che se il Comune di Torino o un Comune presenterà dei progetti alla Regione, per questi progetti ci sarà licenza di violare tutte le previsioni urbanistiche dei Piani regolatori.
Quindi avete inserito voi stessi, ultimamente, un emendamento che collega la vostra legge, che l'Assessore Genovese dice di carattere generale e astratto, a un atto del Comune di Torino che, dopo averlo visto a me pare oltre tutto viziato da una palese illegittimità. Allora forse questa è una ciambella di salvataggio che avete lanciato al Comune di Torino, che ha approvato la possibilità di costruire alberghi, dove non si può, in applicazione del quarto comma della legge n. 1/78, così come previsto dalla legge Carraro.
Ma il quarto comma della legge n. 1/78 può essere applicato su aree per servizi validamente vincolate e per opere pubbliche, diverse tra loro, ma sempre all'interno del grande campo delle opere pubbliche: voi in questo modo, con questo emendamento, consentite l'approvazione di questi progetti anche presi in difformità dalla legislazione vigente, in quanto l'approvazione del progetto costituisce di per sé variante. Questi collegamenti ci sono, i più complicati, anche i più casuali, se volete. Ed è un vero peccato, colleghi, che la Regione Piemonte si presti a questo tipo di iniziativa. Questi progetti della città di Torino, sapete dove saranno realizzati? Penso sia veramente scandaloso che dopo tanti anni, nei quali abbiamo fatto molti discorsi di tutela dell'ambiente, di costruzione di un nuovo tipo di città, si costruiscano alberghi dove non dovrebbero essere costruiti.
Vi leggo dove saranno costruiti questi alberghi in base alla decisione della Giunta municipale e della Regione Piemonte: su un lotto di 7.448 mq destinato a parcheggi, asili nido e scuola materna su un lotto di 17.735 mq destinato ad asili nido, scuole materne scuole dell'obbligo, aree per spazi pubblici attrezzati per il gioco e lo sport in fascia di arretramento su un'area di 5.000 mq destinata a parco pubblico, urbano e territoriale, in parte in fascia di arretramento su un'area di 3.012 mq per parco pubblico, urbano e territoriale e in fascia di arretramento su un'area di 11.480 mq destinata a spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport su un'area di 8.000 mq destinata ad attrezzature di interesse pubblico.
Vedete che sono aree per lo più destinate a verde. Voi con la vostra legge permettete che queste aree, con la semplice approvazione di un progetto, passino da aree per il gioco, lo sport, il verde e per l'edilizia scolastica ad aree edificate per alberghi, con tutti i discorsi che si fanno sul nuovo ambiente urbano.
Di questi esempi ne vorrei approfondire solo uno che mi sembra emblematico: il progetto che propone di utilizzare un'area lungo la Dora in corso Regio Parco, per fare un albergo. Quest'area è vincolata ad attrezzature per il gioco e lo sport, asili nido e parcheggi. E' un'area preziosissima dal punto di vista urbano, è un'area che si pone al perimetro del centro storico, è in una zona con gravi carenze di edilizia scolastica.
Tante volte si sente dire che non ci sono più problemi di edilizia scolastica nella città di Torino: non è assolutamente vero. L'istituto tecnico "Avogadro" da anni non sa dove far svolgere la ginnastica ai propri allievi, non ha una palestra. Quest'area dista poche decine di metri dall'Istituto Avogadro. Davanti a quell'area poi è sita una scuola media che non ha aree a disposizione. Una di queste destinazioni era stata indicata dai Piani regolatori a servizio delle carenze croniche e gravissime di edilizia scolastica, per dare un luogo dove gli studenti dell'Avogadro possano esercitare l'educazione fisica, che adesso esercitano a chilometri di distanza. Questa era una prima destinazione: di uso pubblico, di interesse pubblico, "povera" dal punto di vista della valorizzazione economica.
In alternativa, è possibile immaginare un utilizzo dell'area più remunerativo? Penso di sì. Ad esempio, quest'area potrebbe essere destinata a parcheggio: si tratta infatti di un'area limitrofa al centro storico verso il quale è necessaria una decisa limitazione del traffico privato a beneficio del traffico pubblico, per vari problemi sia di carattere urbanistico che, a mio avviso soprattutto, igienico. Parlare però di limitazione al traffico nel centro storico non è possibile se non in presenza di un programma serio che preveda come accedere al centro storico e dato che la mobilità privata in questi ultimi anni è cresciuta a dismisura, in assenza di misure di potenziamento del settore di trasporto pubblico, ne deriva che uno dei perni fondamentali di una politica di riassetto urbano è quella di prevedere, anche nelle zone limitrofe al centro storico, se lo si vuole chiudere, aree a parcheggio.
Ebbene, questa è una delle poche preziosissime aree che potrebbero essere destinate, e dico anche valorizzate, dalla costruzione di un parcheggio. Se noi non utilizziamo queste aree sul perimetro del centro storico per dare ai cittadini la possibilità di parcheggiare le auto e con mezzi pubblici efficienti (ad esempio le navette) accedere al centro storico, sprechiamo delle aree preziosissime. Per prevedere cosa? Un albergo in deroga a tutte le norme senza un piano, con l'urgenza dei Mondiali, un albergo che non sarà mai finito per i Mondiali stessi? Non sta in piedi questa procedura. Si tratta di una procedura che consumerà le ultime aree a disposizione dei cittadini, a servizio dell'ambiente, soprattutto aree verdi. Il verde può essere invece una delle possibilità di sviluppo della città di Torino non solo dal punto di vista dei servizi forniti ai cittadini, ma anche per la creazione di un ambiente gradevole, igienicamente sano, che possa costituire un'attrattiva anche per gli investimenti. Proposte di distruggere 52.000 metri quadrati di terreni in zone preziose, senza un criterio, sotto l'egida di un'urgenza e con una legge che consentirà la violazione del PRG. Su questo articolo noi abbiamo gravissime critiche da fare, voteremo quindi contro senza insistere sul nostro emendamento.
Ultima considerazione.
Il terzo comma di questo articolo parla di aree soggette a vincolo in termini assolutamente generici. Ci sono vincoli di vario tipo e in vario modo dovrebbero essere trattati. Inoltre non si parla di aree soggette a vincoli che non siano di carattere regionale; non si menziona alcun tipo di procedura nei confronti del superamento di tali vincoli, quindi io rilevo che detto terzo comma è molto generico e pericoloso e non risolve, a mio avviso, alcun problema da quel punto di vista.
Con questo, signor Presidente, esaurisco la discussione dell'art. 3 vorrei però citare in ultimo una perla di questo articolo, laddove si dice che bisognerà dimostrare la congruità urbanistica dell'area in cui intervenire, ancorché in difformità dalle prescrizioni dello strumento urbanistico generale vigente. Per un'area a servizi che si sta uccidendo recitiamo una pietosa bugia: che è comunque congrua urbanisticamente! Certo doveva essere un giardino, un'area per il gioco e lo sport, ma basta dire che è congrua urbanisticamente anche se non si farà un giardino bensì un albergo. E' una vera e propria contraddizione, un non-senso dal punto di vista logico e pratico, ci manca solo più che diciate che sia in difformità di norme igieniche o della decenza. E' davvero una "perla" sulla quale è bene concentrare la nostra attenzione e rivela la pochezza di questa politica.
Ribadisco pertanto che il voto del Gruppo comunista sarà contrario all'art. 3.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Per l'economia dei tempi e dei contenuti del dibattito ritengo che alcuni passi degli interventi che sono stati svolti, sia pure ripetuti rispetto ad affermazioni già fatte in precedenza, non possano essere lasciati senza una presa di posizione da parte dei Gruppi; i casi sono due: o noi qui ci tappiamo le orecchie per non sentire, oppure se sentiamo dobbiamo anche dare conto dei comportamenti.
Il primo argomento riguarda il percorso rispetto alle procedure del Comune di Torino che è certamente più solerte della Regione, per quanto riguarda questa partita; ha avviato una procedura che è prevista dalla legge. Fortunatamente le procedure previste dalla legge non prevedono dei meccanismi di automatica interruzione, solo perché uno degli organi, quale potrebbe essere in questo caso la Regione, non esprimesse il proprio parere tempestivamente, quindi non vedo perché, pur essendo i progetti del Comune di Torino trasmessi nei tempi previsti (entro il 13 aprile) a Roma, non possano essere corredati successivamente del parere della Regione.
Dobbiamo acquisire questo come un dato scontato sul quale non è il caso di ritornare ogni volta perché altrimenti ci poniamo il problema esistenziale se facciamo bene a rimanere in aula a occuparci di questa vicenda oppure no.
Secondo argomento. Il contenuto di questa legge è normativo per un lato, è comportamentale per un altro; mette in condizione la Regione da un lato di dare delle prescrizioni rispetto ad un esercizio che è proprio relativo alla conferma o meno (dirò dopo perché "o meno") delle decisioni suggerite dai Comuni in ordine al superamento della destinazione d'uso dello strumento urbanistico, ma è altresì un provvedimento comportamentale che mette in condizione comunque l'organo regionale di determinarsi e di darsi dei propri metri di giudizio e di comportamento in ordine all'incentivazione dell'attività turistica.
All'interno di questo contenuto comportamentale ci sono delle valutazioni che sono espresse in un momento preciso, dal momento in cui perverranno i progetti alla Regione, dovranno essere espressi i giudizi.
Ovviamente il mutamento di destinazione d'uso pone problemi a tutti dal punto di vista di coscienza, di legittimità, per tutta una serie di questioni che possono riguardare il Comune di Torino e possono riguardare altre realtà. In particolare, per quanto riguarda il Comune di Torino trovano alcuni Consiglieri particolarmente sensibili perché su questi argomenti hanno consumato delle esperienze traumatiche, sulle quali non sono certo disposti a vendere (dovessero decidere di persona) e dare per scontata una variazione di area a servizi ad altri usi, supposto che quest'area sia veramente un'area bianca e siano decorsi i termini per cui possono essere invocate le scadenze note della decorrenza dei termini per i vincoli a servizio.
Questo tipo di problema ha una prima strozzatura politica della quale dobbiamo dare atto con onestà di intenti politici a livello comunale. A livello di questo organismo, che oggi decide di utilizzare in un certo modo alcune aree del proprio territorio, non dico che dobbiamo essere passivi nel senso di dare per scontata questa decisione, ma dobbiamo prendere atto che esiste una volontà di risolvere alcuni problemi in determinati modi, ad esempio, l'utilizzo di alcune aree già di servizi da destinare ad altri usi.
Nel nostro dispositivo legislativo alcuni problemi che possono creare come è stato evidenziato dal Consigliere Chiezzi dei problemi di assoluta non coerenza rispetto ad atteggiamenti del passato, sono evidenziati in alcuni passi successivi della legge; ad esempio, all'art. 4 dove si dice "non creare fabbisogni aggiuntivi di standard esterni all'area oggetto dell'intervento stesso e non gravare ecc.". Questo è uno di quei principi di comportamento del livello regionale di cui rivendico l'autenticità quindi rivendico come capace di determinare, anche rispetto ai comportamenti futuri della Regione, dei comportamenti che possono avere una loro coerenza, che mi auguro sia quella più rispondente rispetto alle esigenze della collettività.
Con questo spirito noi ci collochiamo nel votare la legge e quindi nel darle significatività anche rispetto agli obiettivi che si propone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Non avrei voluto intervenire, ma il collega Chiezzi ha riportato nella discussione su questo articolo e su questi emendamenti una parte del dibattito generale e una parte del dibattito su punti che ritroveremo negli articoli successivi. Ho l'impressione che questo sia il momento di dare alcune risposte alle domande avanzate dal collega Chiezzi.
Perché questa legge non è arrivata in aula prima? Il collega Chiezzi sa come me e meglio di me - che la formulazione dell'o.d.g. del Consiglio è affidata alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, non solo dei Gruppi di maggioranza, ma dei Gruppi presenti nel Consiglio regionale. Sarà stato certamente verbalizzato come da parte nostra ci sia stata una reiterazione di richiesta di iscrizione all'o.d.g., proprio per i tempi di questa legge.
Per altri provvedimenti legislativi ed amministrativi che si ritenevano più urgenti non è stato possibile iscrivere questa legge fino ad oggi anche con il consenso dei Gruppi di opposizione, e tra questi del Gruppo di cui fa parte il collega Chiezzi, che non ha mai ritenuto che questa proposta di legge fosse meritevole di iscrizione all'o.d.g. prima delle date odierne.
Per quanto riguarda i collegamenti di questa legge con le deliberazioni del Comune o comunque con l'attività del Consiglio comunale, credo che gli enti e le istituzioni abbiano una loro fisionomia specifica indipendente ed autonoma. Incominciamo a fare il nostro dovere assumendo questo provvedimento legislativo. Se altri enti faranno dei provvedimenti sbagliati, se altri enti non sapranno concludere positivamente gli iter che sono di loro competenza, è un problema che riguarda gli altri enti, noi dobbiamo fare il nostro dovere. Se poi questa legge servirà o meno, a fronte della capacità o dell'incapacità di altri enti, sarà affare di altri enti. Poi alla fine quando si tireranno le somme si dirà: "La Regione ha fatto il suo dovere, altri enti non hanno fatto il loro dovere".
Ha ragione l'Assessore Genovese quando, ricordandone l'iter, diceva che è una proposta di legge che quando è nata e quando è stata approvata dalla Commissione aveva una sua autonomia, era assolutamente sganciata da altri provvedimenti che allora non esistevano (e non si immaginava nemmeno se e come sarebbero esistiti) ed era indirizzata alla generalità delle possibilità e alla generalità dei cittadini. E' evidente che non possiamo far finta di non sapere oggi che altri provvedimenti di altri enti ci sono tant'è che è stato inserito come emendamento aggiuntivo il nuovo art. 7 che tende ad evitare che su progetti che hanno avuto già un iter secondo altri provvedimenti legislativi di carattere nazionale per poter fruire della normativa prevista in questa legge, si debbano ricominciare le procedure da capo.
Se hanno già seguito analoghe procedure in osservanza di legge nazionale sarebbe assurdo che per poter usufruire delle previsioni di questa legge si debba ricominciare l'iter, per cui si deve ripresentare deve tornare in Comune, deve tornare in Regione; tant'è vero che all'art. 7 (che chiediamo di introdurre con emendamento aggiuntivo) si dice che se certi progetti hanno già seguito l'iter previsto dalla legge Carraro e dal decreto sui Mondiali, è chiaro che non si ricomincia da zero, ma la Regione potrà applicare la previsione di cui all'art. 5 che richiederebbe, in assenza di questa norma, la ripresa dell'iter dal suo inizio, quindi presentazione, parere del Comune, ritorno in Regione, ecc.
E' chiaro che a questo punto era necessario creare una norma di collegamento, perché sarebbe stato strano e sbagliato dire che per i progetti che non avevano seguito quell'iter si poteva tranquillamente procedere alle varianti di cui all'art. 5. Per i progetti che invece avevano seguito l'iter della legge Carraro si doveva comunque ricominciare la procedura da capo e quindi duplicare certi passaggi che sono già previsti in quel provvedimento normativo.
L'ultima risposta è sulla destinazione delle aree. Non mi stanco di dire che per le aree citate dal collega Chiezzi quelle destinazioni erano date dal Piano regolatore del 1959 e, nella migliore delle ipotesi, dalla Variante 17 del 1975, il che significa che sono trascorsi quindici anni.
Allora, c'è una conseguenza di tipo normativo e c'è una conseguenza di tipo pratico e concreto. La conseguenza di tipo normativo mi sembra che ci dica che quei vincoli sono decaduti e che oggi ci sia una generica situazione di salvaguardia derivante dall'equiparazione di quelle aree alle aree di Comuni privi di strumento urbanistico, quindi c'è solo una generica salvaguardia e non c'è un vincolo di destinazione che è ampiamente decaduto per il decorso del termine. Questa è la prima considerazione di tipo tecnico-normativo.
Ma c'è anche una considerazione di tipo oggettivo e concreto. Credo che quelle destinazioni, che erano tali nella migliore delle ipotesi quindici anni fa, nella peggiore delle ipotesi trent'anni fa, perché dal Piano regolatore del 1959 sono trascorsi trent'anni, vadano obiettivamente riviste. Ma questa valutazione la deve fare il Comune e quindi è il Comune che dovrà dire sui singoli progetti se, al di là del vincolo esistente o non esistente, è ancora necessario quel tipo di area ai fini che erano stati previsti quindici o trent'anni fa, o se invece, proprio per la trasformazione globale delle aree interne alla cintura urbana, quelle destinazioni non siano più necessarie perché possono essere soddisfatte attraverso altre aree.
Credo, collega Chiezzi, che non sia un mistero per nessuno che la situazione della disponibilità di aree all'interno della cinta urbana oggi sia estremamente diversa da quanto fosse quindici anni fa o addirittura trent'anni fa. Ma questa è una valutazione che deve fare il Comune nella considerazione dei singoli progetti e cioè se sia compromissibile quell'area con un certo tipo di intervento, perché quella destinazione che era stata prevista quindici o trent'anni fa o non è più esistente o pu essere soddisfatta attraverso altre aree che forse in allora non erano disponibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, raccolgo l'invito del collega Picco quando ha detto che di fronte a certe argomentazioni se si hanno orecchie per sentire, poi bisogna anche intervenire. In effetti anche io non volevo più intervenire su questo argomento, che è stato già oggetto di ampie disquisizioni nel precedente Consiglio. Ma certe affermazioni fatte dal collega Chiezzi inducono a una risposta.
Credo che questa legge sia una legge modesta che riflette la modestia delle richieste. Mi sono dichiarato subito contrario ad un intervento di tipo risolutivo alberghiero che si prefigurasse nella richiesta da parte di sei edifici da costruire che non rispondono o non risponderanno alle esigenze lasciamo perdere il tempo che ormai è trascorso ed è passato - sei edifici modesti, un numero di camere del tutto risibile rispetto a quelle che dovrebbero essere le eventualità. Ma, anche qui, si parla di fantascienza perché in realtà questi alberghi non saranno pronti, quindi non avremo un numero di camere suppletivo per i Mondiali.
Vediamoli però in una dimensione di ammodernamento e di rinnovamento per la città di Torino. Quindi anche da questo punto di vista, e direi unicamente da questo punto di vista, la soluzione proposta da queste forze operative private è una proposta modesta che non porterà nessun cambiamento di rilievo dal punto di vista delle strutture alberghiere insufficienti quindi non darà nessuna indicazione di grande rilievo per un cambiamento della situazione deficitaria del turismo a Torino e in Piemonte.
Detto questo - credo che queste osservazioni siano condivisibili anche dal Gruppo comunista - mi chiedo però come il collega Chiezzi possa fare delle affermazioni che sono smentite dai fatti. Per esempio, il collega ha citato l'area del lungo Dora, largo Regio Parco, dietro corso Regina Margherita, area vista come una palestra per la scuola Avogadro. Che la scuola Avogadro abbia necessità di una palestra non lo metto in dubbio, io non lo so, do fiducia al collega Chiezzi quando fa questa affermazione, ma pensare che una palestra possa essere costruita lontano dalla scuola e obbligare poi gli studenti a uscirne, sicuramente accaldati, quindi con il rischio di prendersi una polmonite, credo sia una soluzione sbagliata proprio da un punto di vista sanitario. L'Avogadro avrà sicuramente problemi di spazi per una palestra, ma, come qualunque scuola, questi spazi deve trovarseli all'interno delle proprie strutture scolastiche e non andare a cercarli fuori dall'edificio scolastico.
Che poi ci sia bisogno di spazi per aule scolastiche, anche qui devo dire che forse le statistiche che ha il collega sono diverse da quelle che leggiamo sui giornali. Vista la realtà, siamo pieni di scuole, la natalità è decaduta in modo verticale, ci sono aule e professori che non sanno più a chi fare lezione, mi chiedo se non occorra invece un piano diverso di riutilizzo delle scuole già esistenti, anziché costruirne di nuove. L'idea poi di un parco come quello accanto alla Dora di largo Regio Parco non è stata una grande soluzione. Può darsi che lo sia, ma un parcheggio fatto lì mi chiedo come possa essere rispondente alla legge Tognoli. Il collega Chiezzi parla di un parcheggio sul lungo Dora davanti alla zona Italgas e Ceat, e parla di una navetta per il collegamento con il centro. Non esiste nessun tipo di navetta. L'auto, fino a prova contraria, al di là dei danni che può dare all'ambiente, è un mezzo di utilità pubblica, non è un mezzo punitivo. Ancora una volta c'è questa concezione dell'automobile non come mezzo utile per recarsi in qualche luogo e per svolgere determinate mansioni, ma è vista con un concetto di punizione per cui si deve lasciarla lontana dal punto che si deve raggiungere per usare poi altri mezzi. Fino a quando le navette non le vedo, mi chiedo quando mai saranno previste o prevedibili. A questo nessuno può dare risposta e intanto si parla soltanto di soluzioni che mirano a punire, a chiudere. C'è una legge nazionale, la legge Tognoli che se soltanto fosse applicata, vedrebbe risolto in gran parte il problema del traffico nelle grandi aree urbane.
Tutto questo porta alla riflessione che dicevo all'inizio: questa è una legge modesta, che riflette una richiesta e una domanda modesta, ed è priva di coraggio innovatore. Questo è un discorso che aveva fatto anche la classe imprenditoriale. Se a Torino per i Mondiali si sono previste queste sei soluzioni, che più o meno equivalgono a livello di portata, mi chiedo se Torino e la Regione hanno dentro di sé la volontà di arrivare a cambiamenti profondi che coinvolgano la cultura, il turismo, moltissime strutture sociali della città e della regione o se, invece, questo parlamento regionale si accontenta di queste leggi modeste che rispondono ad una domanda modesta. Questa domanda va rivolta non soltanto a quest'aula, ma va rivolta alle forze imprenditoriali che non hanno il coraggio di proporre.
Sul lungo Dora ci vorrebbe un grattacielo di venti piani dotato di tutte quelle strutture che fanno parte di una grande costruzione alberghiera, compresi i parcheggi. Ora, chi ha fatto il progetto e ha previsto ottanta camere, è un progettista miope che non ha capito le esigenze di quella zona. Quelle aree prima o poi saranno liberate, perché è impensabile che in un luogo industriale come quello dove hanno sede la Ceat, l'Italgas e la Società per il Gas di corso Regina Margherita possano pensare di continuare a rimanere lì in futuro. E' quindi una proposta miope alla quale la Regione darà una risposta miope. L'unica cosa che avremo di positivo sarà questa legge, sarà la possibilità da parte delle strutture alberghiere di potersi ammodernare, ristrutturare per avere una ricettività alberghiera per i Mondiali meno indecente di quella attuale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

Voglio dare al collega Chiezzi alcune precisazioni di carattere tecnico. Non possiamo conoscere il numero e il nome di chi ha presentato domanda, perché entro la data del 13 aprile si possono presentare direttamente al Ministero le domande, e la copia viene mandata in Regione entro quella data. Può darsi però che arrivino fra una decina di giorni copie delle domande con il timbro del 13.
Il parere non è preventivo, ma è successivo, quindi ci sarà il tempo di catalogare e collezionare le domande presentate entro il 13 aprile.
Ancora una precisazione. Pensiamo che, in via ipotetica, ci possano essere delle catene nazionali che hanno presentato direttamente la domanda al Ministero e non sono passate né attraverso l'Assessorato né attraverso la Regione.
Mi pare in parte fuorviante collegare la discussione di una legge regionale con le valutazioni di carattere comunale, perché non possiamo entrare nel merito della deliberazione del Comune per vedere se è stata congrua sulla scelta delle aree. Questo attiene alla sfera di autonomia di ogni ente di cui faceva prima cenno il collega Santoni. E' fuorviante discutere di una legge regionale collegandola con degli atti amministrativi autonomi di altre amministrazioni e soprattutto voler fare questa discussione collegando solo il problema Torino. Se questa legge sarà approvata, penso che avrà una valenza sul territorio regionale quindi non solo per il Comune di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, per comprendere il processo legislativo a cui stiamo lavorando ormai da due sedute consiliari, mi pare si debba concentrare l'attenzione con una correlazione fisica alla legge Carraro.
L'approvazione di questa nostra legge apre per un periodo di 60 giorni la possibilità di presentare domande a nuovi soggetti, quindi non ci saranno solo quattro o sei domande. Questa è una legge che viaggia parallelamente alla legge nazionale e apre per un certo periodo la possibilità di presentare le domande per nuove costruzioni ristrutturazioni, ecc. Questo è un elemento che dobbiamo rilevare altrimenti procediamo ad elaborare uno strumento legislativo non chiaro.
Credo che la città sia un corpo vivo, non può essere un corpo statico.
Certamente la preoccupazione che questa legge possa devastare, sconvolgere alcuni equilibri territoriali nel territorio è legittima. Tuttavia ritengo che il quadro che si è determinato in passato, ad esempio nella città di Torino (ma questa legge non è solo per la città di Torino), dovrebbe essere attenuato dalle griglie a maglia stretta che si sono poste in questo strumento legislativo. Dicevo all'Assessore della necessità di mettersi al lavoro per una legge specifica di sostegno e di supporto alla politica alberghiera collegata ad una spinta con respiro programmatorio per quanto riguarda la materia.
Nella sostanza voglio ribadire che stiamo costruendo uno strumento parallelo alla legge Carraro che apre per un certo periodo con delle maglie molto strette per chi vuole usarlo, quindi non è solo uno strumento mirato per i Mondiali di calcio (vedi la sanzione che proponiamo del raddoppio del pagamento degli oneri di urbanizzazione qualora si vada oltre i tempi previsti per i Mondiali).



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 23 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 24 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 25 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 25 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli, 4 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi: 1) l'art. 4 è soppresso e sostituito con il seguente nuovo articolo 4: "Art. 4 - Interventi ammessi.
Per le finalità di cui al precedente art. 1 sono ammessi: a) l'ampliamento di strutture esistenti per il miglioramento dell'offerta turistico-ricettiva e dei servizi ad essa connessi, nonch l'adeguamento igienico funzionale fino al positivo assolvimento dei rapporti indicati nella tabella B b) l'aumento della capacità ricettiva di strutture esistenti con i seguenti limiti: 50 posti letto per gli esercizi che dispongano di una ricettività inferiore a tale capacità; il mancato raggiungimento di tale capacità minima comporta la inammissibilità del progetto 20% di aumento dei posti letto, fino ad un massimo di 100, per gli esercizi che dispongono di una ricettività superiore ai 50 c) il riuso, in funzione turistico-ricettiva, di immobili dismessi o adibiti ad altro uso consentendo, per i soli edifici in aree extraurbane ed ai soli fini dell'adeguamento igienico-funzionale, ampliamenti volumetrici fino ad un massimo del 20%. Non sono ammissibili progetti che non garantiscano una capacità ricettiva minima di 60 posti letto. Nel caso di edifici vincolati gli interventi di recupero edilizio a fini turistico ricettivi sono consentiti fino al restauro e risanamento conservativo nonché la riorganizzazione funzionale interna, fermi restando i caratteri architettonici e decorativi degli edifici d) gli interventi di miglioramento qualitativo nei campeggi e villaggi turistici finalizzati alla dotazione di idonee strutture di servizio o di natura igienico-sanitaria, senza che questo comporti aumento della capacità ricettiva e) gli interventi per l'adeguamento igienico funzionale degli esercizi di ristorazione sono consentiti a condizione che venga previsto il raggiungimento degli standard minimi di cui alla tabella B e comunque nel rispetto dei requisiti fissati dalla vigente legislazione.
Allegato B Requisiti tecnici, igienici e funzionali in funzione dei posti letto: dimensione minima delle camere compreso il bagno privato e corridoio di ingresso/disimpegno al netto dei muri 18 mq Hall 0,8 mq per posto letto Portineria, ricezione, cassa 0,2 mq Direzione, economato 0,3 mq Deposito bagagli 0,1 mq Sala TV 0,3 mq Bar 0,5 mq Sale comuni, superfici di servizio (corridoi, scale, impianti bagni comuni, ripostigli ai piani, ecc.) 7,5 mq Requisiti tecnici, igienici e funzionali in funzione dei posti ristorante se previsti: Cucina e celle frigo 1,2 mq per posto ristorante Cella rifiuti 0,1 mq Guardaroba 0,4 mq Toilette ristorante 0,3 mq Docce/spogliatoio personale 0,3 mq Magazzino pulizie 0,1 mq Magazzino alimenti 0,5 mq Magazzino stoviglie 0,2 mq Magazzino bevande 0,2 mq Servizi complementari 1,7 mq Dati sulla situazione esistente e di progetto: 1. Destinazione Urbanistica vigente Zona____ 2. Immobile vincolato legge 1089/39 : sì - no 2.1 Immobile in area legge 1497/39 : sì - no 2.2 Immobile in vincolo idrogeologico : sì - no 2.2 Altro vincolo :



PRGC Esistente Progetto

Superficie Lotto mq Volume mc Altezza ml Rapporto copertura Indice fondiario".
2) All'art. 4, comma primo, aggiungere: "d) valorizzare eventuali beni ambientali e monumentali esistenti" 3) all'art. 4 è aggiunto il punto: "e) prevedere l'abolizione delle barriere artchitettoniche".
Pongo in votazione l'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 23 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Ho chiesto la parola per evidenziare e giustificare il nostro voto contrario a questo articolo in quanto prevede per i progetti dei requisiti che sono assolutamente condivisibili, ma assolutamente inutili sul piano pratico. Che cosa vuol dire "i progetti devono essere compatibili con l'ambiente circostante?" Tutti siamo d'accordo a determinare dei progetti che siano compatibili. Di certo non potevate scrivere che siano incompatibili con l'ambiente circostante. Però di fatto non si capiscono i parametri di questa compatibilità. Il parametro che conosco è quello relativo agli strumenti urbanistici e questi progetti sono sicuramente incompatibili con i parametri di rispetto dell'ambiente noti e accertati.
Allora vuol dire che è una frase d'arte, assolutamente condivisibile, priva di risultati pratici, una foglia di fico messa su atti che assolutamente sono il contrario di quello che si afferma.



ROSSA ANGELO



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 6 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 4 bis - Valutazione dei progetti.
I progetti saranno valutati da una Commissione regionale che ne verificherà la rispondenza rispetto alle finalità della presente legge.
Tale Commissione, nominata dal Presidente della Giunta regionale, è composta da otto membri, e precisamente: dal Presidente della Giunta regionale o da un suo delegato, che la presiede, da quattro esperti nei settori della programmazione, dello sviluppo turistico, della pianificazione territoriale e dei beni ambientali e naturali, da un esperto del Corpo dei Vigili del Fuoco, e da un funzionario della Regione Piemonte con funzioni di segretario.
Le delibere della Commissione sono validamente assunte con la partecipazione alla seduta di almeno cinque membri.
La Commissione delibera a maggioranza dei membri presenti. In caso di parità prevale il voto del Presidente.
Ai lavori della Commissione è invitato a partecipare il Sindaco del Comune competente per territorio o un suo delegato.
Le valutazioni espresse dalla Commissione saranno comunicate alla Giunta regionale entro e non oltre 45 giorni dalla scadenza del termine di presentazione dei progetti. In mancanza di comunicazione entro tale termine, la valutazione sarà considerata positiva e la Giunta regionale procederà comunque secondo quanto stabilito dall'art. 6 della presente legge".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 24 contrari e 4 astensioni.
ART. 5 - Emendamento presentato dai Consiglieri Tapparo, Carletto, Ferrara Gallarini e Dardanello: 1) al comma primo, inserire dopo "la Giunta regionale", "sentita la Commissione consiliare competente".
Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, non siamo ancora arrivati ad una proposta di legge organica nonostante un accordo preso in quasi tutte le Commissioni, anche per motivi di ordine giuridico, di escludere nelle leggi le parole "sentita la Commissione". Questo perché la Commissione non è in grado di avere tutti gli elementi che costituiscono la decisione esecutiva del governo regionale. Quindi avevamo adottato la formula: "informata preventivamente la Commissione competente".
Chiedo alla Giunta di ritirare questo emendamento e di seguire questa norma di lavoro che ci siamo dati inter nos. D'altra parte, già ora molti Assessori, prima che un provvedimento sia esecutivo, informano la Commissione.
La Commissione non esprime pareri, ma prende atto delle informazioni che vengono date e la Giunta, come è suo diritto e dovere, definisce l'atto esecutivo.
Questa formula ha consentito, due mesi fa, di superare un'osservazione che ci veniva dal Commissario del Governo per una deliberazione per la quale il Commissario aveva chiesto il verbale della Commissione. Sappiamo che i verbali delle Commissioni non sono atti ufficiali, ma uno strumento di lavoro del Consiglio. Le Commissioni non decidono perché non hanno potere legislativo, le Commissioni riferiscono e l'aula ha il diritto e il dovere anche di stravolgere un provvedimento.
Considerato che il lavoro delle Commissioni resta un lavoro esclusivamente interno al Consiglio fino a quando non prenderemo delle decisioni diverse, propongo un emendamento con la formula "informata preventivamente la Commissione consiliare competente".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ritengo che la considerazione del collega Guasso sia accettabile, anche se volevamo caricare di più, in questa circostanza, il ruolo della Commissione. Tuttavia ritengo che la prassi, anche se non l'abbiamo ancora formalizzata, e dovremmo farlo, voglia oggi portarci in questa direzione.
Ritiro quindi l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 1) è pertanto ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Guasso nel testo seguente: "informata preventivamente la Commissione consiliare competente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi: 2) al comma primo, dopo le parole "la Giunta regionale" aggiungere le parole "sentito il CROP" 3) al comma primo, dopo le parole "la Giunta regionale" aggiungere le parole "sentito il CUR".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

I due emendamenti corrispondono alla necessità che la Giunta regionale quando si esprime, non compia un atto puramente politico. L'approvazione di un progetto, a questo punto, nella vostra legge ha unicamente una valenza politica, con tutto ciò che questo comporta in termini di discrezionalità di approfondimento dei progetti, di criteri per le scelte.
A noi pare questo un elemento inaccettabile e proponiamo due emendamenti che sottolineano la necessità di dare un supporto tecnico alla decisione politica. Tecnica e politica devono avere due ruoli autonomi, ma entrambi sono necessari ai fini della formazione corretta della decisione amministrativa.
Nel testo di legge manca qualsiasi supporto tecnico. Noi ne proponiamo due. Chiediamo alla maggioranza o alla Giunta se ritengono di accogliergli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Credo di dover dire che i supporti di cui avrebbe bisogno la Giunta non proceduralizzati nella proposta licenziata dalla Commissione possono essere altri e diversi. Ad esempio, sarebbe indispensabile il supporto di valutazione tecnica dell'Assessorato al turismo che non ha un ruolo preciso all'interno del CROP né all'interno del CUR. La Giunta ritiene che oltre agli organismi consultivi che hanno compiti di esprimere pareri, esistono le strutture della Regione.
Per quanto riguarda la parte più strettamente urbanistica, devo dire che laddove non è obbligatorio ai sensi della legge regionale di tutela ed uso del suolo, abbiamo già proceduto e stiamo procedendo a non chiedere sempre il parere del Comitato urbanistico regionale, bensì solo nei casi in cui si è obbligati per norma di legge. Ad esempio, per le modifiche ai regolamenti edilizi, l'istruttoria e il parere viene dato dai funzionari della Regione; e così in altri casi.
Credo che questo sia uno dei motivi che debba essere preso in attenta considerazione. Il Comitato urbanistico dovrebbe, in prospettiva, diventare un organismo che dà pareri su pratiche di significativa rilevanza e non sulle pratiche che possono essere benissimo istruite, valutate e proposte dalla struttura regionale.
Quindi, per quanto riguarda la proposta di legge, così come formulata non è che si intenda non ricorrere al parere tecnico; la Giunta si avvarrà di tutti i pareri tecnici, compreso, ove lo ritenga, quello facoltativamente sempre possibile degli organismi consultivi, ma certamente delle strutture regionali. Ciò, attraverso una struttura che dovrà essere immaginata apposta e che consenta la valutazione da parte di più Assessorati che sono interessati ad esprimere un giudizio tecnico in ordine ai progetti che saranno presentati.
Per questo motivo, quindi, e non perché si voglia dare una valutazione politica sui progetti, la Giunta ritiene di non poter accogliere gli emendamenti proposti e ritiene di sottoporsi dopo al giudizio politico del Consiglio regionale sulla base delle procedure che avvierà e di cui darà conto in sede di informazione alla Commissione consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Esprimo voto favorevole sia a questo emendamento, che richiama il parere del CROP, sia all'emendamento che tende a richiedere il parere del CUR. Siccome si tratta di una legge speciale mirata a produrre attrezzature alberghiere, ristrutturazioni, quanto sta scritto nell'art. 1 in occasione dei Mondiali di calcio, e queste nuove strutture o nuovi alberghi o nuove ristrutturazioni e altro, possono essere anche in contrasto con le prescrizioni urbanistiche, per questo motivo occorre questa saldatura con la struttura tecnica, il CROP e il CUR. proprio perch le approvazioni dei progetti possono essere in contrasto con i vincoli e le prescrizioni urbanistiche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

La Giunta regionale approva gli strumenti urbanistici generali e tutti gli altri atti urbanistici e, per una serie di questi atti, non deve necessariamente ricorrere al parere di una Commissione consultiva: questa esprime parere obbligatorio in alcuni casi ed in altri solo facoltativamente, quando la Giunta lo richiede. La Giunta, qualora ritenesse di doverlo richiedere, può sempre farlo sulla base di una previsione di norma di legge che già esiste; altra cosa è renderlo obbligatorio quando invece su una serie di pratiche urbanistiche ben più importanti, già non è obbligatoriamente richiesto il parere del CUR. La Giunta intende far crescere e valorizzare la capacità di valutazione e di espressione di pareri della struttura regionale. Si tratta di un indirizzo generale che ha assunto l'Assessorato. Ciò non toglie che la Giunta possa anche decidere, a fronte di problemi complessi, di richiedere in termini aggiuntivi un parere facoltativo del CUR.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 27 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: 4) il comma secondo è soppresso.
La parola al Consigliere Chiezzi che lo illustra.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, con l'art. 5, in particolare con il secondo comma, la legge dal punto di vista della qualità tocca il suo punto più basso, tocca il fondo. Questo articolo infatti dice che l'approvazione dei progetti da parte della Giunta regionale (chissà con quali supporti, si vedrà) costituisce variante agli strumenti urbanistici, esenzione dall'obbligo di inserimento nel Programma pluriennale di attuazione e rilascio di autorizzazione, ove occorra, per la rimozione dei vincoli, non ben determinati, descritti all'art. 3.
Una prima osservazione, minore se volete. Con questo articolo dite che la costruzione di un nuovo edificio alberghiero (il più grande e il più bello possibile, secondo alcuni di noi) non deve essere inserito nel Programma pluriennale di attuazione. Questa è una dichiarazione implicita che si tratta di un'opera di interesse pubblico perché altrimenti un nuovo edificio su un'area ancora vincolata a servizi dovremmo inserirlo nel PPA ma voi avete votato contro all'esame, da parte del CROP, di questo tipo di edificio, per cui approvando questo articolo gli alberghi diventano gli unici manufatti che, pur essendo considerati da voi opere di interesse pubblico implicitamente, perché li togliete dall'inserimento in PPA, non ne chiedete poi il passaggio al parere del CROP. Per cui, dal punto di vista del PPA e del CROP, diventa più facile per un privato costruire un albergo che per un Comune costruire un acquedotto. Complimenti! L'altra osservazione riguarda la variante agli strumenti urbanistici.
Questo è l'unico caso di variante a strumenti urbanistici e di deroga a regolamenti edilizi al di fuori di ogni procedura di deposito, di pubblicazione, di contraddittorio tra Comune, privati, cittadini, Regione.
In questo modo modificate sia la legge n. 1/78 per la procedura di accelerazione delle opere pubbliche sia la legge regionale urbanistica n.
56. Oltre alla legge n. 56 modificate quella legge di procedura per l'accelerazione delle opere pubbliche che prevede, in caso di esecuzione di opere pubbliche, che una volta approvata l'opera pubblica, con la legge n.
1, ci sia una pubblicazione di 10 giorni.
Complimenti anche per il secondo risultato che ottenete. Sarà più difficile eseguire, anche dal punto di vista della variante agli strumenti urbanistici, un giardino al posto di un asilo nido rispetto all'esecuzione di un albergo da parte di un privato. Dal punto di vista qualitativo è un risultato tra i più bassi, è una cosa impresentabile. Con le mie poche forze cercherò di dire, nelle sedi successive in cui sarà esaminato questo progetto di legge, che mi sembra strano e poco legittimo, almeno dal punto di vista politico, rendere più difficile la costruzione di un giardino che quella di un albergo.
Senza dilungarmi oltre, riconfermo il voto contrario del Gruppo PCI all'art. 5.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 26 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dai Consiglieri Santoni, Carletto, Gallarini Tapparo e Ferrara: 5) al comma secondo, dopo le parole "strumenti urbanistici", sopprimere la virgola e aggiungere "e deroga ai regolamenti edilizi vigenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 5 contrari e 3 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Tapparo, Ferrara, Gallarini Nerviani e Carletto: 6) al comma terzo, sostituire "anni 15" con "anni 20".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: 1) al comma quarto, le parole "ridotte ad un terzo" sono soppresse.
L'emendamento viene ritirato dal proponente.
Emendamento presentato dai Consiglieri Tapparo, Carletto, Gallarini Ferrara e Santoni: 2) eliminare "ridotti ad un terzo" ed aggiungere prima di "gli oneri di urbanizzazione" "due volte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Tapparo, Santoni, Carletto Gallarini e Ferrara che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 7 - Progetti presentati ai sensi del DL 4/11/1988, n. 465 convertito con legge 30/12/1988, n. 556.
Ai progetti presentati e approvati ai sensi e con le procedure di cui al DL 4/11/1988, n. 465, convertito con legge 30/12/1988, n. 556 ed eventualmente trasmessi alla Regione, si applica, ove occorra, il disposto dell'art. 5 secondo comma, della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 7 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 7.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
Il nuovo art. 7 è approvato.
ART. 8 (ex art. 7) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Emendamento presentato dall'Assessore Genovese: nel titolo sono soppresse le parole "alberghiera ed extra alberghiera".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli, 1 contrario e 8 astensioni.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me parrebbe utile svolgere una dichiarazione di voto e sentire anche quelle dei colleghi. Il tema che abbiamo trattato è importante e merita un'attenzione che vada al di là di questa legge. Parlerò quindi non tenendo conto della sordità politica di quest'aula. La sordità politica, in tempi brevi, è un male incurabile, per la sordità politica può non durare nel tempo. Allora, le brevi considerazioni che farò vogliono inserirsi in un quadro non legato al fatto contingente che ha reso sordi molti di noi, vogliono guardare al futuro di questa Regione, alla politica e al fare politica non legati strettamente a questa legge.
E' una legge sugli alberghi e il Gruppo comunista vuole dire qualcosa su questo tema. Noi diciamo che questa legge non serve per il 1990.
Partiamo anche da un'altra considerazione (che poi altri colleghi come Picco, Santoni, Pezzana e gli Assessori hanno gentilmente ripreso) partiamo da un dato di fatto che è incontrovertibile.
A Torino da alcuni anni, in presenza di uno stock alberghiero di bassa qualità, c'è una diffusa tendenza alla diminuzione dell'utilizzazione degli alberghi esistenti. Questo ha generato preoccupazione nel settore economico alberghiero e preoccupazione nelle forze politiche che, di fronte a questa città che rischia un declino, si pongono il problema di come reagire e con quali proposte.
Il settore economico direttamente interessato ha paventato, anche in occasione della discussione di questa legge, la possibilità che si agisca dal lato dell'offerta con un incremento della stessa non correlato a specifiche politiche di potenziamento delle presenze, per turismo o per lavoro, nella città di Torino. Con questa legge, al di fuori di qualsiasi programma e di qualsiasi analisi, si produce un incremento nel settore medio-alto della struttura ricettiva torinese dell'ordine del 30-35%. Il Consigliere Pezzana dice: "è una cosa modesta, è un incremento modesto".
Darei invece questo tipo di valutazione: è un intervento modesto se lo si riferisce alla tipologia e alla qualità delle strutture alberghiere, nel senso che sono ancora strutture alberghiere di taglio non troppo grande e tutto sommato analoghe alle strutture alberghiere esistenti che non mutano con una forte caratterizzazione la qualità e la natura del sistema alberghiero esistente.
Da questo punto di vista l'aggettivo "modesto" può avere un suo significato ed essere condiviso: però, colleghi, questi interventi non sono modesti dal punto di vista della quantità e dello stock che viene immesso sul mercato. Un incremento del 30-35%, avvenuto al di fuori di qualsiasi programmazione, cosa rischia di produrre? Rischia di produrre un incremento di offerta che per i prossimi anni copre assolutamente il fabbisogno di Torino, cioè rischia di chiudere ogni altra attività, quindi non solo di mettere in difficoltà l'esistente, ma di pregiudicare il futuro. Da questo punto di vista sono preoccupato. Non è modesto un incremento del 30%. Che ripercussioni avrà? C'è il rischio che nuove iniziative collegate a seri programmi di riqualificazione della struttura alberghiera esistente non possano più ritrovare spazio, perché nel giro di breve tempo noi abbiamo incrementato troppo la dotazione di alberghi a Torino sia pure a livello basso.
Noi non siamo d'accordo con questo modo di procedere al di fuori dei programmi. Questa è la prima critica netta che facciamo a questa legge.
Colleghi, noi il 26 ottobre dello scorso anno abbiamo prodotto un documento con la proposta dei comunisti sugli alberghi.
Non abbiamo timore di leggere domani su qualche giornale che i comunisti hanno detto di no ai nuovi alberghi. Non abbiamo timore, intanto perché speriamo che questo non venga scritto, ma perché non corrisponde al nostro programma in questo settore. Il problema non è quello di dire no ai nuovi alberghi, per carità; dirò anche qualcosa sui grandi alberghi, come sono stato sollecitato da alcuni interventi. Il problema è quello di dire di no ad una edificazione, anche di modesta qualità, di strutture alberghiere per Torino in contrasto con le norme urbanistiche e i piani regolatori con la scusa e il pretesto dei Mondiali. Questo è quello a cui noi diciamo di no. Si incrementa l'offerta in modo nocivo per il settore alberghiero esistente, non la si qualifica, quindi si va contro la categoria degli albergatori. Si va contro gli interessi dei cittadini sottraendo aree al settore del verde mentre di verde c'è ancora bisogno dal punto di vista qualitativo e quantitativo. In questo modo si incrementano le strutture alberghiere e si peggiora l'ambiente sottraendo il verde! Per incrementare le attrattive di Torino, non pensate che il sistema ambientale del verde sia una delle leve potenti a disposizione di questa città per renderla più appetibile dal punto di vista turistico generale e dal punto di vista dell'insediamento di attività economiche? Torino, da questo punto di vista ha delle caratteristiche, per la morfologia del suo territorio eccezionali: l'area torinese è compresa tra due colline, ed è innervata da quattro fiumi. La collina torinese è ancora per buona parte salva, ci sono ancora grandi parchi dislocati in pianura, Stupinigi, La Mandria. Torino ha bisogno di aumentare il verde anche al suo interno. Una politica in questo senso, che non trascuri anche le aree piccole, è una politica forte sia dal punto di vista turistico generale sia di quello della promozione di attività economiche, che meglio si inseriscono all'interno di un ambiente urbano se questo, dal punto di vista qualitativo, è migliore di altri. Come pensate invece di recuperare anche attività economiche se offrite un panorama urbano di livello medio-basso accentuando il degrado dell'ambiente, contro le categorie economiche interessate? Qui il discorso va al di là della contingenza e guarda lontano. Noi addebitiamo questa scelta che ha compiuto la maggioranza a un ragionamento. Le Giunte di pentapartito hanno governato sinora producendo a nostro avviso poco pochissimo, come a Torino, e producendo grandi pasticci. Quando giungono delle proposte tese comunque a fare qualcosa, verifichiamo che queste proposte fanno riferimento al vecchio modello di sviluppo delle città. E' in questo senso che torniamo con la nostra critica politica e, anche sulla base delle esperienze che abbiamo fatto, a cercare delle linee alternative a questo modo di sviluppo. Siete stati immobili soprattutto a Torino e quando vi muovete cosa utilizzate? Avete nuove leve economiche di supporto a politiche del territorio? No. Perché con questa legge voi andate al di là di dove è sinora giunta la deregulation. Voi utilizzate le vecchie leve di sviluppo basate sull'acquisizione di rendite maturate sui terreni valorizzati dagli investimenti di tutti, che storicamente in Italia e a Torino sono stati il motore economico dello sviluppo delle città, la stessa industria ha utilizzato questa leva economica delle rendite parassitarie.
Ma questo momento di sviluppo è stato o no criticato ultimamente da varie parti? Non parliamo delle lotte nelle grandi città italiane, anche a Torino, contro quel modello di sviluppo che ha creato un ambiente invivibile, ma oggi abbiamo anche fatto salti in avanti dal punto di vista di una cultura nuova dello sviluppo (ne parlava il Consigliere Carletto nel suo intervento). Ma questa cultura nuova dello sviluppo voi la incardinate nuovamente sulle vecchie leve. Leve di valorizzazione dei terreni al di fuori di qualsiasi programma e di qualsiasi verifica delle esigenze urbane all'intorno delle aree oggetto di intervento. Fate sorgere edifici come funghi in luoghi casualmente scelti dagli interessi della speculazione edilizia. Ma è questo il modo di affrontare in termini nuovi il problema urbano e, all'interno del problema urbano, il problema degli alberghi? Noi riteniamo di no. E in questi ragionamenti noi riteniamo sia possibile un'alternativa di comportamento che deve essere fondata innanzitutto in un richiamo (che in questi anni è caduto, ma noi riproponiamo) al valore di governo che hanno gli atti di programmazione e di pianificazione. Senza programmi e piani non si fanno grandi cose a Torino.
E vengo al "grande albergo". I comunisti non sono contro i grandi alberghi, però dicono che affrontare questo tema in termini di semplicismo ideologico non risolve il problema. Il problema non è: c'è chi vuole il grande albergo e chi non lo vuole, sarebbe troppo facile. Il problema non è: ci sono i cattivi o gli incapaci che non vogliono il grande albergo.
Badate bene, se ci fosse una realtà economica che lo richiede ci sarebbero delle richieste precise di insediamento di grandi alberghi, ma il fatto è che il grande albergo non è ancora arrivato a Torino perché c'è una realtà economica che non ha consentito a grandi strutture di riconoscere come appetibile questa realtà. Non basta andare in giro per il mondo, vedere che a Parigi ci sono grandi alberghi e dire che li voglio anche a Torino, non basta questo. Si rimane nel regno dell'ideologia, nel riconoscere alla pura incapacità o alla non volontà di chi governa l'assenza di nuovi grandi alberghi a Torino. Nella città di Torino uno dei settori che può vedere un suo momento di sviluppo è il settore terziario. Nel settore terziario è il settore fieristico. Sul settore fieristico abbiamo fatto delle proposte perché Torino si attrezzi, dal punto di vista internazionale, con grandi strutture fieristiche, non al Lingotto: finalmente uno degli architetti che sta studiando il Piano regolatore l'ha detto a chiare lettere su "Repubblica". Lo sviluppo del settore alberghiero deve avvenire, ai massimi livelli di competizione italiana ed internazionale, in base ad un programma di sviluppo.
Per questo "sì" al grande albergo all'interno di un programma, ma "no" a questa politica spezzettata. Da questo punto di vista non possiamo solo fare appelli un po' provinciali: "vogliamo i grandi alberghi a Torino", ma cosa si fa per averli? Quando con questa legge si incrementa, a basso livello, del 30% lo stock e quando con due altri provvedimenti si prevedono 500/600 stanze al Lingotto e a Caselle un altro albergo di 300/400 stanze sommando queste cifre i giochi a Torino sono fatti.
Noi proponiamo altri modelli di sviluppo che tengano conto della realtà della categoria che non deve essere penalizzata e che leghino le grandi e nuove strutture a programmi relativi ad un nuovo moderno centro fieristico ed al miglioramento dell'ambiente e della qualità urbana facendo leva sullo sviluppo del verde.
Con questa legge tirate fuori i vecchi arnesi della rendita, invece noi riteniamo che questi vecchi arnesi soddisfino gli interessi generali.
Il rapporto pubblico-privato deve essere sviluppato in base a precisi programmi e piani; non può essere trattato caso per caso sulla base di spinte spontanee. Ma come si può pensare di decidere di fare un albergo a cinque stelle casualmente, sulla base di una finta urgenza e nel primo luogo che capita, in un luogo già destinato a servizi ancora utili. E' un modo sbagliato, si esaurisce il mercato, si compie una scelta casuale: è il vecchio modo di governare.
Noi pensiamo che sia possibile un'alternativa, verifichiamo che le forze che hanno governato a Torino in questi anni riproducono una proposta vecchia e sbagliata che aggraverà la situazione degli alberghi esistenti e la qualità della vita nell'ambiente cittadino e forse esaurirà del tutto ogni possibile salto di qualità del settore alberghiero. Non mi dilungo oltre, ho voluto solo fare qualche ragionamento aggiuntivo che guarda al 1990.
Confermo la nostra più netta opposizione a questa brutta operazione che sta per essere approvata, contro la quale il mio Gruppo si è battuto come ha potuto, contro la quale ci batteremo anche fuori di qui, non solo con i settori interessati, ma anche presso gli organi di controllo degli atti della Regione Piemonte con esposti contro questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ho chiesto la cortesia al Capogruppo Santoni - e lo ringrazio - di consentirmi di svolgere la dichiarazione di voto soprattutto in ragione dell'esigenza di riportare in sede di conclusione le motivazioni e le argomentazioni che hanno supportato la nostra proposta di legge e che per larga parte sono state oggetto di ripensamento, di rimessa in discussione e di ripiegamento sull'ipotesi sulla quale la Giunta si era collocata.
L'intervento del Consigliere Chiezzi mi fa esprimere rammarico per il fatto che questa leggina apra tante questioni intorno a una vicenda che appare marginale e ci costringe a chiuderle tutte un po' sinteticamente.
Forse dovremmo trovare occasione e tempo per svolgerli più puntualmente.
Allora, Consigliere Chiezzi, guardiamo e ragioniamo pure alto. La nostra proposta di legge era una provocazione. Il fatto stesso che abbiamo presentato pari pari il testo approvato dalla Regione Lombardia e la relazione era una provocazione al sistema politico, al sistema delle imprese e al sistema delle risorse piemontesi perché si misurassero con questo appuntamento.
Questa provocazione non ha sortito il risultato così come noi ce lo saremmo aspettato. Si tratta di capire a chi deve essere attribuita la responsabilità.
Certo, questa legge era una provocazione e immediatamente andava ad immaginare che c'era un percorso di favore rispetto alla nostra area, al territorio piemontese, rispetto alla proposta che poteva venir fatta sul piano turistico dalle altre aree più privilegiate. E su questo bisognerà pure riflettere un momento.
La nostra proposta a cosa tendeva? Tendeva sostanzialmente ad immaginare uno scenario sul quale, Consigliere Chiezzi, siamo assolutamente contrastanti e divergenti, uno scenario che sappia politicamente fare emergere le pulsazioni della società civile. Il Partito comunista in particolare è fermo alla programmazione nella lettura che ne avrebbe dato il Presidente Viglione e che identificava la programmazione come un affresco. Se qualcuno di voi conosce la tecnica dell'affresco, sa anche che di tutte le tecniche pittoriche è la più onerosa e quella che richiede maggior tempo: bisogna preparare i fondi adeguati, bisogna preparare i cartoni, bisogna puntonare. Noi immaginiamo che la società civile moderna non possa più aspettare i tempi dell'affresco per costruire la propria immagine, probabilmente ha bisogno di strumenti più sofisticati e più avanzati, probabilmente non la polaroid pret-à-porter usa e getta, ma qualcosa di più avanzato.
Noi immaginiamo che il politico nella società moderna debba collocarsi come colui che deve costruire un puzzle, non può disegnare lui: deve prendere atto che la società civile offre nella scatola del puzzle gli elementi del suo futuro, e li mette a disposizione del politico perché li sappia collocare in modo razionale e giusto nel tempo e nello spazio.
Quindi la capacità del politico è quella di cogliere quale di queste tessere, apparentemente scoordinate, debba assumere per prima e su questa mettere gli elementi per costruire le successive tessere, riuscendo a capire dalla lettura della prima tessera del puzzle se rappresenta un castello medievale o un'astronave. Ci vuole capacità di interpretazione e di immaginazione, non la sicumera del programmatore che rinuncia a produrre idee in proprio e a riconoscere le idee altrui.
E' questa la sfida, amici comunisti, che da un arco di forze vi viene posto; non è tanto l'aggettivo, non sono tanto alcune questioni che non abbiamo mai contestato al vostro Partito. E' capire se vogliamo misurarci su una società che si muove e pensa con il modello del 2000 o su una società che si ritiene ancora a disposizione del Palazzo, di una classe politica in grado di immaginare e pensare per lei. Non è più così, perché i tempi sono cambiati.
Noi immaginiamo che questa vicenda sia macroscopicamente evidente a Torino. La "Repubblica" di ieri scriveva della incapacità del sistema delle istituzioni di rispondere in termini di adeguamento e di modernizzazione ai servizi ad una città che vorrebbe qualcosa di più e di diverso. Noi riteniamo che a Torino questa esigenza sia più che altrove marcata, perch la monocultura torinese, in una qualche misura la provincializzazione esasperata di Torino, la tendenza degli interessi forti a collocare le insegne su altri castelli che non siano quelli torinesi, il trasferimento della funzione finanziaria del capitale torinese in altre sedi e non a Torino, rendono le emergenze, il far crescere le pulsazioni della società più difficili.
Gregotti ha detto sul Lingotto qualcosa di diverso anche rispetto alla spina di corso Inghilterra, è esattamente quanto ha detto l'amico Pezzana in questa sede, il quale sempre più si rivela un interprete molto puntuale e sensibile della società torinese. Poi ci lamentiamo e abbiamo un po' di invidia perché il Consigliere Pezzana ha più spazio di noi; però essendo solo, non avendo i filtri della mediazione politica, Pezzana esprime le esigenze reali della società, quindi trova spazio laddove si cerca di cogliere il senso e il volere della società civile. Gregotti dice che in corso Inghilterra, a prescindere da quello che si vuol fare, si devono fare i grattacieli perché si deve dare il senso forte di una società che vuole cambiare rispetto ad un passato che la vedeva appiattita in una funzione burocratica prima e di grande fabbrica poi. Non sappiamo se bisognerà costruire i grattacieli per far nascere la nuova Torino o basterà fare cose diverse, però l'esigenza è questa. L'architetto la disegna, io che faccio il politico la immagino, il sociologo la potrà descrivere, ma è questo il problema che abbiamo di fronte. E cosa c'entrano gli alberghi? Gli alberghi è stato riconosciuto da tutti - sono una tessera essenziale del puzzle di una Torino più avanzata e più moderna. Però ci si viene a dire che noi sbagliamo a mettere prima questa tessera anziché un'altra. Ho detto agli amici in Commissione che nostro Signore quando ha creato tutte le cose, ha dovuto porsi ad un certo punto il problema se creare prima l'uovo o la gallina. Difficilmente ha creato insieme l'uovo e la gallina.
Si richiama, come esigenza di complementarietà di iniziativa politica l'esigenza del centro fieristico. Il centro fieristico, lo sappiamo tutti e lo sanno anche i sordi, è in via di avvio. Il nostro Assessorato presenterà il disegno di legge in Giunta entro questo mese. Fermiamo gli alberghi in attesa che sia finito il centro fieristico? Fermiamo il centro fieristico in attesa che siano finiti gli alberghi? Questo mi sembra un modo un po' miope di ragionare e di pensare! Questa legge ci ha insegnato molte altre cose. La timidezza è del sistema politico. Questa non è una legge della maggioranza, è una legge proposta da un Gruppo. E' certo però che i tempi di risposta del sistema regionale, rispetto a questo, sono stati di gran lunga inferiori a quelli che la scommessa e la provocazione che noi intendevamo avviare avrebbero richiesto. Sarebbe stata una proposta e una provocazione se fosse stata approvata nella prima metà dell'anno '88; dopo è diventata una legge, come diceva giustamente il collega. Poteva diventare una legge nel senso pieno del termine generale ed astratto. Tempi ancora lunghi fanno sì che possa anche essere interpretata come uno strumento di sanatoria. Così non è, ma l'immagine finale non ci entusiasma molto. Mi spiace che questo sia avvenuto, bisogna ragionare.
Su questa vicenda ci sono stati atteggiamenti curiosi. Le categorie hanno dato un contributo. E' stato riconosciuto dal Gruppo comunista e dal Capogruppo Bontempi che la Commissione, in particolare il nostro Gruppo sono stati interpreti aperti di questioni che sono state poste.
Il disegno di legge è radicalmente cambiato. Le categorie hanno esposto questioni puntuali che sono state puntualmente registrate in termini di emendamenti.
Non esprimo giudizi sulla categoria, non ripeto quelli che sono stati fatti dal Sindaco di Torino; non mi competono né li condivido. Certo amici, la presa di posizione di una categoria ritarda il tempo della decisione, non condiziona la decisione, quando invece la può condizionare anzi, probabilmente la deve condizionare nella misura in cui gli argomenti che ci vengono dall'incontro con la società civile ci possono far riflettere sull'opportunità di un'iniziativa politica. Non può congelare il lavoro politico delle istituzioni, come è avvenuto. Questo è un segnale che lascio alla storia di questa istituzione come un'esperienza non bella e che non ci fa onore.
Le categorie hanno posto le loro questioni e noi avevamo il dovere preciso di governare le questioni che ci hanno posto in termini di assenso o di dissenso rispetto all'argomentazione. Il latitare rispetto alle argomentazioni non è un modo puntuale e serio di fare politica.
Perché per Torino ci voleva una legge straordinaria? Bisognava averla per due ordini di motivi. In primo luogo perché qui si continua a parlare di programmazione, e abbiamo detto che cos'è la programmazione; si continua a parlare di Piani regolatori e si dimentica che il Piano regolatore di Torino è del 1958. Da allora sono nati e morti bambini, sono nati e morti anziani.
Ho l'impressione che sia difficile rivedere il futuro di questa città con gli occhiali che vennero usati nel 1959; qualcosa sarà cambiato. Quindi l'identificazione di quelle aree con delle funzioni precise, come è stato detto in questa sede, è miope. La lettura nuova che deve essere fatta nel territorio torinese va fatta con un nuovo Piano regolatore.
Perché non si fa un Piano regolatore? Perché non si riesce ad approvare un PPA? L'Assessore Astengo non ha nessuna responsabilità su questo? Siamo la Regione sicuramente a più alto costo dal punto di vista delle procedure urbanistiche. In questo senso noi ritenevamo che il territorio piemontese e la realtà regionale piemontese avessero l'esigenza di una normazione straordinaria o speciale solo per consentirle di procedere negli stessi tempi in cui procedono le Regioni che non hanno sul loro territorio questa sciagura che è la legge n. 56.
Ma esistono altre condizioni, colleghi. Dobbiamo prendere atto che la nostra Regione è una Regione ad alto costo di insediamento turistico.
Anni fa è passato sui nostri banchi il progetto Sestriere nel quale la Società che promuove l'iniziativa ha contabilizzato in moneta il costo delle diseconomie piemontesi, il costo maggiore che ha un intervento di natura turistica, anche alberghiero in Piemonte rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale e agli altri Paesi; e lo aveva quantificato in 60 o 40 miliardi all'interno di un intervento di circa 200. Questo vuol dire che la nostra Regione è penalizzata rispetto a questi processi sullo scenario internazionale.
E' indubbio che la vocazione del Piemonte non è la vocazione dell'alta Valle d'Aosta dal punto di vista alpino e Torino non è una città d'arte dal punto di vista del centro storico. Quindi, se il processo turistico, non inteso tanto come settore e come risorse, ma come componente della vita civile nel suo complesso, deve essere valorizzato e provocato, è evidente che quelle diseconomie che sono state misurate in 40 miliardi in qualche misura vanno rimediate. Vanno rimediate evidentemente rimediando, per quanto possibile, agli handicap di natura programmatoria e di natura normativa che, rispetto a questo tipo di interventi, tendono a collocarsi.
Noi riteniamo che il Consiglio regionale faccia bene, e certamente lo farà il nostro Gruppo, ad esprimere un giudizio favorevole su questo disegno di legge, che è lontano da quello che noi abbiamo proposto (ma siamo lieti che ci venga riconosciuto che è ben diverso e migliore rispetto a quello che abbiamo proposto).
Riteniamo con questo di concorrere all'avvio di un processo di modernizzazione del sistema piemontese e torinese in particolare sul piano del turismo, ma in generale di mettere una prima tessera sul processo di modernizzazione e di adeguamento del sistema Torino e del sistema Piemonte.
Bisognerà pure che ci interroghiamo. Perché niente parte? Perché il sottopasso non parte? La penetrazione urbana che fine ha fatto? Lo chiedo ai colleghi che su questo avevano polemizzato.
Fin quando la città di Torino non risolve il problema dell'asse di penetrazione urbana, tutti i problemi che attengono alla viabilità probabilmente lasciano un buco nero. L'abbassamento della sede viaria è un problema rispetto al quale abbiamo l'impressione che tutto si sfumi.
Perché Torino è malata dell'incapacità di chiudere discorsi avviati? Probabilmente siamo tutti un po' presi da un vizio che dovrebbe essere solo giovanile o delle prime esperienze, quello del "coitus interruptus". Si è molto bravi ad enunciare i programmi, le idee, ma quando realizzarli significa prendere posizione con la propria partner, in questo caso il nostro partner è la società, ebbene, si preferisce non correre i rischi fino in fondo, si preferisce ritirarsi al momento culminante, evidentemente rinunciando al premio finale. Non è possibile che anche su un PPA, che è un atto di ordinaria amministrazione, perché sappiamo tutti che per larga parte vuol dire ricopiare semplicemente le domande che c'erano già nel vecchio PPA e integrarle, nasca una questione da tutta pagina sul giornale cittadino. Questo significa che esiste qualche malattia. La verità è questa. La classe politica, di cui faccio parte in modo probabilmente non sufficientemente degno, non riesce a chiudere le opzioni forti sulle quali si muove.
Noi riteniamo che sia dovere della maggioranza, almeno a livello regionale, cogliere l'invito che è venuto dal Partito comunista alla maggioranza torinese. E' stato chiesto da parte del Partito comunista di aiutarlo a misurarsi sugli scenari, sui programmi, sugli obiettivi per liberarlo dall'onere, dal quale lo abbiamo incaricato, di fare gli Sherlock Holmes delle deliberazioni.
Ritengo che questa legislatura, signor Presidente e soprattutto colleghi della maggioranza, abbia ancora tempo sufficiente per non eludere degli appuntamenti seri che la storia di questa città, di questa Regione ci pongono.
I liberali rifiutano quando si comincia a dire che "tanto questa legislatura è compiuta".
Questa legislatura ha ancora di fronte a sé la durata media di un governo nazionale. Devo dire, visto che l'attenzione continua a diminuire che i liberali non ritengono di consentire a che questa legislatura passi alla storia come un papato di transizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Poiché alcuni Gruppi, di sicuro il nostro, vorranno fare una dichiarazione di pari respiro dell'intervento di Marchini e siamo giunti ormai alle ore 13,20, chiedo al Presidente, se i colleghi sono d'accordo di sospendere i lavori e riprendere nel pomeriggio le dichiarazioni di voto su questa legge.



PRESIDENTE

Aderisco volentieri alla richiesta del collega Tapparo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,20 riprende alle ore 15,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prosegue l'esame del progetto di legge n. 391. Siamo in fase di dichiarazione di voto. Informo che dopo la votazione sul progetto di legge n. 391, verrà svolta da parte dell'Assessore Cernetti una comunicazione in merito alla sentenza del TAR relativa al Piano regionale di smaltimento dei rifiuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini. Ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Il Gruppo socialdemocratico esprime voto favorevole, senza però grandi entusiasmi. Avremmo ravvisato l'opportunità che si andasse ad una legge su questioni di fondo per quanto riguarda l'intervento nel settore nella nostra Regione, ma abbiamo anche colto la necessità di andare, seppur in modo estemporaneo, a cogliere il lasso di tempo dei 60 giorni per inserirsi nelle leggi nazionali e nei provvedimenti relativi ai Mondiali di calcio.
Quindi riteniamo che il Consiglio debba votare questa legge per non perdere questa opportunità, al di là degli emendamenti introdotti dalla maggioranza che hanno anche cercato di impedire che nelle maglie della legge ci fossero inserimenti di un certo tipo per beneficiare dei finanziamenti e per convertire le destinazioni d'uso.
Riteniamo che l'aumento del numero degli anni di vincolo e l'appesantimento degli oneri di urbanizzazione siano deterrenti in grado di impedire stravolgimenti rispetto allo scopo per cui la legge nazionale è nata e per cui il Consiglio regionale si è apprestato ad inserirsi attraverso una legge regionale.
Al di là comunque di questo, riteniamo che nel prossimo periodo - tra le forze della maggioranza c'è stato uno scambio di opinioni - vadano effettuati interventi di fondo che non riguardino in modo precipuo ed esclusivo la città di Torino. Come in molti altri settori e casi, se si scende dal teorico al pratico, si vede che le griglie sono tali per cui il capoluogo ha determinate potenzialità di beneficio, mentre la periferia non solo trova più difficoltà, ma molte volte non riesce ad inserirsi con pari dignità e con pari titolo rispetto al capoluogo. Riteniamo che si debba mettere mano ad una normativa che consenta una struttura di fondo che possa favorire insediamenti di un certo tipo. Questo sarà un tassello che dovremo collocare allorquando, prima dell'estate, secondo gli impegni che abbiamo preso, andremo a rivedere la legge regionale n. 56. Anche in quella occasione alcuni tasselli come quello relativo a queste strutture, potremo collocarlo in quella sede e potremo darci una normativa di fondo.
Ribadisco, a conclusione, il voto a favore di questa legge da parte del Gruppo PSDI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'iniziativa legislativa che stiamo portando al voto cerca di minimizzare i danni di un'operatività di emergenza. Certamente è migliorata rispetto alla proposta iniziale proprio per minimizzare alcuni danni a una logica di fare politica basata su un respiro che abbia alla base anche alcuni elementi di programmazione in una materia seria, dove c'è un rapporto tra l'attività economica alberghiera e il territorio. Sono i contenuti, le caratteristiche, le interrelazioni che si possono determinare che sono validi, altrimenti cadiamo - non vorrei usare le parole di Chiezzi - nel vecchio modello di sviluppo, in una logica che ha generato negli anni '50 e '60 uno sviluppo spontaneo che oggi non possiamo più permetterci, perché la risorsa territorio e la risorsa ambiente sono un elemento valido non solo per la qualità della vita, ma per l'aspetto positivo dell'economicità delle stesse attività economiche.
Ci muoviamo in un clima di emergenza. Avevo fatto l'esempio del Guatemala, dell'Honduras o del Paraguay. Dinnanzi ai Campionati del Mondo si parla persino di spostare le elezioni. Le situazioni di emergenza, e tra alcune ore ne discuteremo un'altra, quella del Piano di smaltimento dei rifiuti, non sempre sono generatrici di buoni strumenti e di buone iniziative. Non siamo in una situazione di guerra, ma appare una legislazione di guerra. Può essere, un momento, un episodio, un punto, ma non può fare testo, non può rappresentare una filosofia, almeno il mio Gruppo non la considera tale, non la abbraccerà in questo modo, la considera un pezzo di percorso significativo anche perché non vorremmo che venisse sbattuto il mostro in prima pagina, in questo caso il mostro sarebbe facile farlo apparire come la Regione, insensibile ai problemi del fare.
Questo strumento è una sponda al Decreto Carraro in qualche modo e pu essere utile in questo senso. Non so se con questa nostra legge si farà un solo albergo, forse si favoriranno alcune ristrutturazioni. Noi abbiamo voluto porre alcune griglie strette per evitare che fosse questa un'operazione legislativa di fondo e non legata all'emergenza dei Campionati del mondo, perché, per un'operazione legislativa di fondo vorremmo comportarci ed operare con altro respiro, con altra logica, con altri supporti.
Si apre un delicato rapporto con il sistema alberghiero piemontese.
L'operazione che si fa con il Decreto Carraro, anzi, particolarmente con questo decreto, viene a creare un rapporto con il sistema alberghiero che da parte nostra non può essere tutelato come una corporazione che intende essere difesa dall'ingresso di nuovi soggetti, ma certamente va tenuto conto che l'utilizzo ottimale degli impianti alberghieri rappresenta la validità di un apparato economico. Se le nostre industrie lavorassero con un utilizzo degli impianti al 40-50% farebbero poca strada, vivrebbero pochi anni; ad un certo punto, a forza di conti economici in rosso arriverebbe il momento della verità. Non può essere una politica spontanea thatcheriana, selvaggia, quella che regola il processo di determinazione della struttura alberghiera, occorre una politica di sintesi capace di rapportare la progettualità della Regione come volontà che esprime questa assemblea elettiva, come momento di sintesi di tanti interessi e non come portavoce di un interesse particolare di categoria o peggio ancora di soggetto specifico.
Rispetto ai primi momenti della discussione della legge tanta strada si è fatta, tante idee sono cambiate e tante sensibilità si sono modificate.
Ad un certo punto ho avuto paura di fare la figura di quel soldato giapponese rimasto isolato nelle foreste del Borneo a fare la guerra per l'Imperatore del Giappone. Anche se non ho capito, mi sono riconvertito in parte. Ho accettato questo strumento, ma come strumento momentaneo particolare, mirato, che non può scardinare quella che non considero una sciagura: la legge n. 56. Siccome qui c'è un patto di maggioranza tra cinque Partiti, frutto di una mediazione, noi socialisti, che siamo portatori di un pezzo significativo di quella cultura, anche in questa alleanza, nella discussione che faremo sulla legge n. 56 saremo portatori di questo tipo di cultura. Se non va bene, si ridiscute l'alleanza; se a qualcuno non va bene, evidentemente ci sono anche degli spazi di uscita legittima e onorevole.
In questo senso, questo strumento va visto, se non come un incidente di percorso, certamente come un pezzo circoscritto, un modulo particolare che non fa storia, che si isola, che entra in questa emergenza assurda dei Mondiali, vissuta come può viverla un Paese del Terzo Mondo e che va a salvaguardare alcune esigenze che possono anche essere utili al nostro Paese.
Abbiamo messo alcune griglie alla legge rispetto all'originaria determinazione. La proposta iniziale era dura da recepire, almeno per il mio Gruppo; così come è stata modificata si pensa che possa almeno ridurre gli spazi agli opportunismi, perché dobbiamo lasciare che venga in campo la vera imprenditorialità e non un'imprenditorialità rampante e d'assalto.
Abbiamo allungato i tempi della destinazione d'uso, abbiamo previsto delle sanzioni dure per chi non conclude i lavori a tempo debito e abbiamo detto con precisione che si tratta di un'iniziativa per i Mondiali circoscrivibile in quel periodo.
In questo senso, i filtri sono stati importanti e sono dei limiti a quella che Marchini definiva una "provocazione". Le provocazioni possono essere utili per suscitare discussioni, poi c'è il momento della verità momento in cui si mette la macchina in moto e, a quel punto, abbiamo deciso di dotarla di ruote adeguate agli obiettivi politici che pensavamo. Quindi un prodotto difficile; è un prodotto della maggioranza che viene a terra in questo modo; è completamente ridefinita; in questo senso c'è da parte del Gruppo socialista la piena lealtà, la piena adesione e il sostegno in sede di voto.



PETRINI LUIGI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.



DARDANELLO Ferruccio

Signor Presidente, mentre dichiaro la mia astensione alla legge vorrei dare anche una motivazione al mio voto.
Non voglio fare una dissertazione su quanto si è detto sulla legge che ha visto il Consiglio impegnato in queste due ultime sedute. Vorrei fare alcune considerazioni che riguardano gli interventi dei colleghi Marchini Tapparo e Chiezzi.
Nell'emergenza assurda dei Mondiali, che ha visto la Regione Piemonte finora poco impegnata, questa legge ci ha visti divisi e diversamente disponibili ad affrontarla, ci ha visti terribilmente condizionati da quelli che potevano essere i suoi risultati, che purtroppo non so cosa porteranno dato l'esiguo spazio di tempo che ci divide di qui all'aprile 1990 per la realizzazione delle infrastrutture.
Il collega Tapparo diceva che in una società moderna quando un'industria è valorizzata solo al 40-50% non ha delle prospettive. Vorrei sottolineare la realtà di oggi dell'impiantistica degli alberghi all'interno della Regione Piemonte (non consideriamo soltanto la città di Torino perché è un caso a sé; questo è un Consiglio regionale, di conseguenza dobbiamo ragionare in un'ottica più generale).
Cito alcuni dati estremamente significativi: a Torino oggi sono disponibili 8.500 posti letto, di cui 3.087 in alberghi da due a cinque stelle e 2.070 circa in alberghi ad una stella. La percentuale di occupazione di queste infrastrutture, per quanto riguarda le camere, è del 57% e per quanto riguarda l'occupazione dei letti, mediamente nell'arco dell'anno, è del 44,7% circa. Di conseguenza c'è una disponibilità di massima di circa 5.000 posti letto che non sono giornalmente occupati all'interno dell'area torinese.
Per il Piemonte in generale le percentuali sono ancora più basse: per quanto riguarda l'occupazione delle camere siamo al 26% e per quanto riguarda l'occupazione dei letti siamo al 18%. Quindi, vi è un sottoutilizzo delle infrastrutture drammatico sia per quanto riguarda il Piemonte sia per quanto riguarda la città di Torino. Questo sottoutilizzo non potrà che essere indirizzato, se vi sarà d'ora in avanti una politica adeguata, alla valorizzazione delle infrastrutture che sono di supporto all'economia turistica, che finora è stata poco valorizzata e poco sostenuta.
Non si vuol fare un protezionismo alla corporazione delle attività alberghiere, questi sono dati estremamente significativi che l'emergenza mondiale certamente condizionerà, ma ci saranno quei picchi che ci sono in ogni località dove si parla di turismo o anche solo di utilizzo in generale. Certamente, la legge potrebbe condizionare in negativo questa realtà, ma potrebbe anche opportunamente - dice Marchini, non si sa se il buon Dio ha creato prima l'uovo o la gallina - prima creare delle infrastrutture e dopo i presupposti per utilizzarle. Qui la gallina c'è già, c'è bisogno dell'uovo perché abbiamo 5.000 posti letto da utilizzare di conseguenza ben vengano queste infrastrutture che daranno la possibilità innanzitutto di utilizzare in buona parte queste infrastrutture. Poi, se la politica che Regione Piemonte, Città di Torino e Provincia di Torino vorranno tutti insieme avviare per una valorizzazione completa del patrimonio ricettivo e turistico, che ha possibilità di esprimersi e di crescere, ma che non è ancora stato valutato appieno, credo che si potranno ottenere quei risultati che tutti vorremmo.
Credo che le griglie che sono state poste in qualche modo salvaguardino dagli opportunismi, da chi avrebbe sfruttato questa legge.
Comunque, a nome del mio Gruppo, mi astengo per i presupposti e per le motivazioni che ho testé detto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho colto una espressione molto significativa del Presidente del Gruppo socialista Tapparo, il quale ha dichiarato: "non so se questa legge consentirà di costruire anche un solo albergo". Mi pare che abbia veramente centrato il problema e nel contempo abbia rafforzato lo scetticismo del Gruppo MSI-DN che avevamo espresso in sede di discussione generale del disegno di legge. Scetticismo che partiva anche dalla considerazione che è stata svolta e accennata in un intervento di questa mattina, laddove si è detto in sostanza che è una legge modesta.
Scetticismo, legge modesta, impossibilità oggettiva di raggiungere lo scopo che si propone: in queste tre proposizioni si può sintetizzare, senza tante altre parole, quello che è questo disegno di legge.
Non voglio ripetere quanto ho detto in sede di discussione generale circa i tempi tecnici che avrà l'itinerario dell'attuazione di questo disegno di legge. I progetti edilizi, una volta che vengono approvati dalla Giunta regionale, ai sensi dell'art. 5, molto opportunamente, ormai entrati nell'ottica dell'impianto della legge, avrebbero dovuto poter essere approvati, quanto meno sentito il CUR. dato che, come ho avuto occasione di sottolineare in sede di collocazione su un emendamento, essendo una legge speciale che deroga a numerose normative della legge urbanistica vigente quello di sentire il CUR doveva essere un obbligo, non una facoltà della Giunta.
Chiusa questa parentesi, i tempi tecnici necessari per fare decollare quello che sarà il provvedimento finale della Giunta in ordine all'approvazione delle richieste di costruzione di nuovi alberghi o di ristrutturazioni o altro non consentiranno di raggiungere lo scopo che si propone la legge.
Lo scopo era enunciato nella relazione di presentazione del disegno di legge, è ribadito nell'art. 1, laddove si dice che questa legge deroga alle normative urbanistiche, a tutti i vincoli, perché per i Mondiali occorre avere, presto e bene, una certa ricettività. Questo scopo non si potrà raggiungere. Avevo messo in evidenza come il decollo avverrà al mese di novembre; sono stato sicuramente ottimista e vedremo se i fatti non ci avranno dato ragione. Ero stato ottimista perché ritenere che si possano costruire nuove strutture alberghiere, nuovi alberghi fra il novembre 1989 e l'aprile del 1990 è fare un discorso oggettivamente impossibile. Si consideri tanto più che l'Unione regionale delle Associazioni piemontesi albergatori, che non penso sia un'associazione sprovveduta, in sede di consultazione ha ricordato che, in base a questo disegno di legge in ordine al quale veniva consultata, c'è l'impossibilità oggettiva di realizzare progettazione e costruzioni di strutture alberghiere nello spazio di 15-20 mesi. Se io in allora ho detto che è impossibile realizzarle nell'arco di sei mesi, tanti ne decorrono dal novembre 1989, penso di essere stato ancora una volta in un'ottica di realismo.
La nostra osservazione di fondo estremamente modesta è ispirata al pragmatismo, è ispirata alla concretezza, è ispirata al voler antivedere la gestione di un determinato disegno di legge, era che "non raggiungerà i suoi scopi". Penso che siamo nel giusto. Né mi si dica che esistono progetti di legge provocazione, come li ha definiti il Consigliere Marchini; le provocazioni si fanno in altre maniere, attraverso le quali si può tendere ad un determinato risultato. Ma che un disegno di legge, che quindi diventa legge, in questo caso, per tutti gli operatori turistici del Piemonte, possa essere una provocazione mi pare che sia un'espressione quanto meno di fantasia e abnorme.
Al risultato di fornire nuove strutture ricettive in occasione dei Mondiali ritengo che non si possa con realismo pervenire; comunque lo verificheremo. Forse abbiamo torto. Vedremo nel marzo-aprile 1990, visto che la presente legislatura sarà ancora in corso, se avremo avuto ragione nel sapere antivedere quanto ho detto oppure se abbiamo avuto torto.
Al risultato modesto contenuto nella frase: "chissà se si potrà costruire almeno un albergo" si aggiunge e si aggiungerà nel tempo una scoordinata collocazione, se pur ci saranno, di nuovi alberghi, al di fuori di un piano di programmazione turistico-ricettiva.
Queste mi paiono considerazioni concrete che hanno il loro peso.
In conclusione, nonostante queste affermazioni che stanno a significare che lo scopo della legge non si raggiungerà, noi ci collocheremo in sede di voto con l'astensione su questa legge in quanto riteniamo che questa scorciatoia di cui al disegno di legge, che verrà approvato con il solo voto di assenso della maggioranza, consentirà quanto meno delle ristrutturazioni che in difetto non potrebbero, attraverso il meccanismo della vigente legge regionale urbanistica, essere attuate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Il Gruppo DC, attraverso l'intervento del collega Picco e del sottoscritto, ha fornito la sua posizione. Per maggior chiarezza annuncio che il voto della DC sarà favorevole. Qualcuno la definisce leggina, e qualcun altro la definisce anomala, straordinaria.
Nel nostro Paese purtroppo non sempre si fanno le programmazioni coerenti con questioni importanti, soprattutto con le emergenze. La vicenda dei Mondiali, non solo il problema degli alberghi per i Mondiali purtroppo lo dimostra. Lo dimostra per quanto riguarda gli stadi, le infrastrutture e l'organizzazione del territorio per accogliere una manifestazione, che pu piacere o non può piacere, può interessare o non può interessare, ma che certo porta a determinare delle condizioni di attenzione sul nostro Paese da tutto il mondo attraverso i mass media e attraverso un flusso di persone di carattere eccezionale, rispetto al quale un Paese moderno e avanzato come il nostro non può non preparare un'organizzazione seria, attenta e minuta tale da far uscire alla fine l'immagine di un Paese evoluto e non da Terzo Mondo.
Di fronte a queste emergenze anche per la capacità ricettiva soprattutto nelle aree interessate a questa manifestazione, c'è l'esigenza di interventi eccezionali per creare condizioni di accoglienza degne di un Paese civile del 2000. A questo si somma una situazione ricettiva alberghiera della nostra regione, ma in particolare della nostra città, che non è delle migliori. Condivido l'opinione di qualcuno quando dice che a Torino qualche albergo a cinque stelle potrebbe essere utile e potrebbe essere un'occasione per vivacizzare il turnover turistico. La situazione alberghiera non è carente nella qualità dei nostri alberghi o nelle medie di utilizzo delle camere durante la settimana e nei mesi dell'anno, ma è carente rispetto alle punte che si determinano attraverso manifestazioni varie e sicuramente per i Mondiali.
A Torino non possono essere svolti convegni importanti in molti periodi dell'anno perché la capacità ricettiva alberghiera è insufficiente ad accogliere tali manifestazioni.
Questa non può non essere una preoccupazione per le istituzioni.
Sappiamo che questo è un provvedimento eccezionale e straordinario, non strategico e chiediamo alla Giunta e all'Assessore Ripa un programma di intervento nel settore turistico che sia strategico per la nostra regione non solo nel settore alberghiero, perché la Regione Piemonte ha bisogno di programmi e progetti strategici più completi e più coerenti, meno legati al quotidiano e al contingente, ha bisogno di una struttura ricettiva soprattutto nelle punte che si determinano attraverso un'attività non solo di tipo turistico, ma anche di tipo culturale, scientifico, di tempo libero, di un Ente fiere che possa inserire Torino tra le città europee all'avanguardia. Questo secondo elemento ci fa dire che l'inserimento nella nostra città e nella nostra regione di nuove strutture alberghiere pu essere positivo, senza andare contro le legittime attese e le obiezioni degli imprenditori alberghieri.
Anch'io sono dell'opinione che con questa legge a Torino non si realizzeranno tanti alberghi, ma un numero di camere tale da non sbilanciare una gestione economicamente corretta del sistema alberghiero torinese e piemontese. A noi pare corretto questo intervento, così come oggi stiamo per approvarlo, seppure eccezionale, seppure straordinario seppure necessitante di una politica strategica che la Giunta vorrà predisporre nei prossimi mesi. E' corretto, grazie all'impegno del Consiglio regionale, della Giunta e delle forze politiche di maggioranza che hanno collaborato in Commissione prima e in aula poi. Ricordo che nell'ultima seduta consiliare, quando sospendemmo la discussione, invitai la Giunta, in particolare l'Assessore Genovese e all'Assessore Ripa, che voglio ringraziare a nome del Gruppo DC, ad approfondire ulteriormente alcuni aspetti della legge proprio per dare al provvedimento una chiara risposta ad una emergenza, per evitare le speculazioni che non vogliamo e che non possiamo accettare e per impedire che intorno alla legge si inseriscano tutti e possano emergere delle situazioni anomale di tipo speculativo. Ci pare che le griglie che sono state inserite nel disegno di legge siano sufficienti per dare queste garanzie.
Vogliamo il concorso di imprenditori seri, qualificati e ad alto livello che sappiano dare una risposta al problema della capacità ricettiva.
Non concordiamo con le obiezioni del Gruppo comunista e del Consigliere Chiezzi. La posizione del Gruppo comunista è riduttiva rispetto alle necessità della nostra regione e della nostra città. Dobbiamo saper guardare avanti, cercare di dare delle risposte ai problemi della società dobbiamo cercare di essere un'istituzione che non rincorre sempre i problemi, ma che cerca di anticiparli. Su questa questione mi pare che gli elementi portati un po' da tutti ci fanno dire che una risposta è necessario darla.
Certo, non siamo d'accordo nel semplificare lo scenario politico di questa città fra coloro che guardano alla modernità e coloro che invece sono fermi sulle idee del passato. Non ci sono delle forze politiche legate al modernismo e delle forze politiche legate a tutto ciò che è obsoleto.
Siamo una forza politica che tenta faticosamente di interpretare il complesso dei bisogni della società e che cerca, senza privilegiare un pezzo di società, di interpretarla tutta e proporre soluzioni complessive non di alcuni pezzi. Non usiamo il modernismo per spingere oltre il limite dell'accettabile una politica che lascia dietro di s' magari tanti cadaveri, quelli dei più deboli, di coloro che non hanno i microfoni per far sentire la loro voce e non hanno chi li sa difendere in questa o in altre aule istituzionali. Noi siamo per cercare di dare una risposta complessiva.
Questo provvedimento nella sua eccezionalità è legato ad un fatto straordinario come quello dei Mondiali, ma è legato anche alla situazione torinese e piemontese. E' un provvedimento che abbiamo affrontato in Commissione e in aula con fatica, con impegno, lo abbiamo voluto approfondire, abbiamo voluto capirne tutti gli aspetti. Il Gruppo DC ha incontrato gli operatori proprio perché voleva capire le loro ragioni. E' un provvedimento ormai assodato, è un provvedimento della maggioranza del Consiglio regionale, un provvedimento che ci pare corretto, quindi pu avere il voto del Gruppo DC.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale sulla sentenza del TAR relativa al Piano regionale smaltimento rifiuti


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g. che prevede un dibattito sulla comunicazione della Giunta regionale sulla sentenza del TAR relativa al Piano regionale smaltimento rifiuti.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la sentenza emessa dal TAR del Piemonte ci lascia meravigliati per la sua valenza integrale che riconosce al piano una efficacia di progetto con individuazione catastale dei terreni e loro conseguente possibilità di esproprio. Ci è parso cioè che il piano fosse considerato dal TAR come un programma di progetti puntuali, il che non è, e non può essere perché il significato del piano va universalmente inteso come strumento di programmazione e di pianificazione su grandi scale e documento di indirizzo con l'individuazione di metodi e criteri necessari per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, come esplicitamente indicato nel titolo del testo.
Il piano costituiva la prima definizione dell'adozione programmatoria regionale nel settore dello smaltimento dei rifiuti, finalizzata alla individuazione dei criteri, dei metodi e alla valutazione delle necessarie risorse finanziare.
E' sempre stato detto - e lo ribadisco - che è stato fatto nei tempi iugulatori che ci sono stati imposti per poter attingere alle risorse finanziarie che, senza piano, non era possibile avere.
Il piano si poneva come obiettivo l'organizzazione dei sistemi di smaltimento dei rifiuti garantendo il rispetto delle norme igienico sanitarie, la minimizzazione dell'impatto ambientale e l'ottimizzazione degli aspetti economici. Tre aspetti strettamente correlati tra di loro risultando chiaramente che l'ambiente rappresenta una risorsa e quindi un bene economico per lo sviluppo e l'eventuale sua compromissione comporta oltreché un danno economico, seri rischi per l'individuo.
Altro obiettivo fondamentale del piano era l'adozione di misure dirette e indirette volte a limitare la produzione dei rifiuti e a favorire il riciclaggio dei materiali, nonché il recupero di energia.
La proposta, comunque, come già dichiarato in questa sede e come riportato nel testo, era intesa come prima attuazione di un programma di attività riferita a dimensioni temporali più ampie, ma mirata ad identificare metodi e risorse finanziarie necessarie per concretizzarla.
Infatti la redazione definitiva di un piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti è un lavoro lungo e complesso, e la valutazione tecnica, ambientale ed economica delle varie soluzioni possibili non può prescindere da un'analisi approfondita e completa di tutti gli aspetti del problema.
Abbiamo pertanto cercato di affrontare il problema con realismo ed onestà in modo concreto, pur nei limiti denunciati, visti i tempi che il Ministero aveva fissati, pur ritenendo con questo atto di aver voluto innescare un processo orientato verso obiettivi di maggiore efficienza e salvaguardia ambientale.
Fu infatti usato il termine di "piano processo", sul quale molto si insistette, proprio perché si era ritenuto che lo stesso avesse bisogno di successivi momenti di verifica, approfondimento ed aggiornamento nel corso delle varie fasi di attuazione.
Tutto questo non è stato così inteso dal TAR che ha invece ritenuto di giudicare dando estremo rilievo all'aspetto urbanistico e non già a quello di organizzazione dei servizi di smaltimento.
In questa prima breve fase di attuazione, il piano è comunque servito ad ottenere, sulla legge n. 441, 71 miliardi e 200 milioni per l'adeguamento e il potenziamento di impianti esistenti e ad ottenere altri 44 miliardi sul FIO del 1986. Inoltre sono stati decretati per il Piemonte 37 miliardi e mezzo per la realizzazione di nuovi impianti e sono state presentate richieste sul FIO 1989 per 148 miliardi.
Tutto questo è stato reso possibile dalla presentazione, nei tempi stabiliti, del Piano di smaltimento.
Su questi ultimi che ho citato, cioè i 37 miliardi e mezzo già assegnati al Piemonte per i nuovi impianti e sui 148 miliardi che per il 1989 abbiamo richiesto al FIO, sempre per impianti di smaltimento, incombe però l'incertezza della possibilità di ottenere concretamente i fondi in quanto sono strettamente legati alle previsioni di piano, piano che adesso come sapete, ci è stato annullato. Sicché su tutti questi finanziamenti richiesti, in parte già assegnati, praticamente c'è un grosso punto interrogativo; per il momento rimangono congelati.
Pertanto progetti quali quelli delle discariche di Alba e Mondovì della piattaforma di Alessandria, dell'inceneritore di Torino sud, di compostaggio dell'Ovadese Valle Scrivia, tanto per citare i più importanti vengono per il momento bloccati.
Analogo destino mostrano le deliberazioni che approvarono i criteri di redazione e realizzazione dei progetti territoriali per la raccolta differenziata e i progetti conseguenti. La raccolta differenziata aveva avuto, fra l'altro, un grosso successo ed una grossa richiesta da parte dei Consorzi dei Comuni e dei Comuni singoli.
Resta così bloccata una delle iniziative, quella appunto sulla raccolta differenziata, sulle quali l'Assessorato con la collaborazione dell'IPLA e della CISPEL. stava lavorando concretamente per realizzare uno dei principi cardine del piano.
Ma i danni creati da una sentenza che sicuramente ha valutato con superficialità i problemi reali dello smaltimento dei rifiuti, non sono solo questi. Infatti come potrà ora la Giunta limitare le richieste dei privati nei confronti delle iniziative pubbliche, o pubbliche e private ben sapendo che queste ultime hanno comunque tempi di attivazione più lunghi e necessitano di finanziamenti pubblici? Quali strumenti avrà la Giunta per limitare la dimensione degli impianti che per le discariche era fissato in non più di 500.000 mc., qualora il progetto, tanto come impatto ambientale che tecnicamente, sia ineccepibile? In poche parole, se ci viene presentata un'altra discarica tipo quella di Ghemme di 2 milioni di mc., che sta rovinando la vita a tutti i paesi limitrofi, come potremo dire che non è possibile attivare l'impianto perché il piano ammette una discarica che non superi i 500.000 mc., visto che il piano è stato annullato? Come potrà essere regolamentato il rilascio delle autorizzazioni in base ad una programmata distribuzione territoriale nei confronti di concentrazioni di iniziative? Anche la distribuzione territoriale sarà difficile richiamarla, anche se ci presenteranno, per ipotesi, in una stessa zona una concentrazione di iniziative di discariche o di piano di smaltimento proprio perché con l'annullamento del piano è venuta meno la distribuzione razionale degli impianti sul territorio.
E' infatti questa una serie di interrogativi ai quali sarà difficile dare risposte coerenti ed avere motivazioni valide da contrapporre ad eventuali ricorsi da parte dei richiedenti in caso di diniego.
Lo smaltimento dei rifiuti è attualmente uno dei problemi più gravi, e la presenza del piano, anche se con i suoi limiti, era comunque un riferimento e, al di là delle inevitabili critiche, aveva ottenuto anche numerosi consensi, non ultimo quello del Ministero che mi ha autorizzato ad esprimere questo consenso in questa circostanza ed in questa sede. Infatti il nucleo che deve trasmettere il proprio parere al Comitato ha dato un parere positivo.
Il piano aveva infatti recepito il carattere di urgenza che giustamente informa le leggi nazionali, pur nella consapevolezza che l'urgenza comporta necessariamente tempi troppo brevi e di conseguenza un iter accelerato. Di questo si erano fatti carico, con un lavoro stressante, sia la Giunta che il Consiglio e si erano fatti carico nel compito, quasi impossibile, di stendere una programmazione dello smaltimento dei rifiuti nell'interesse dell'intera Regione che non scontrasse con gli intendimenti dei Comuni, che questo smaltimento troppo spesso ricusano nell'ambito del proprio territorio pur ritenendolo necessario ed indifferibile. In uno solo dei sessanta progetti valutati si è riscontrato che tutti i Comuni erano d'accordo e hanno detto sì; è capitato per il Consorzio di Alba-Bra; in genere i Comuni, sia il Comune principale che i Comuni limitrofi, si trovano su posizioni di rifiuto nei confronti dell'impianto di smaltimento.
Quindi è molto difficile programmare se al momento delle realizzazioni arrivano i no.
Con la certezza di aver agito nell'interesse della popolazione del Piemonte, la Giunta, con deliberazione approvata martedì 4 c.m., è ricorsa al Consiglio di Stato opponendosi ad una sentenza così devastante in un campo dove i pirati del rifiuto hanno già operato creando gravi danni che si possono quantificare nei circa 400 miliardi necessari per bonificare proprio quella parte del territorio inquinato dove uno scorretto e selvaggio smaltimento dei rifiuti ha avvelenato l'acqua e le sottostanti falde acquifere.
Questi pirati del rifiuto avranno d'ora in poi nuovo motivo per proseguire la loro attività.
Nessun Partito può fare del trionfalismo per questa operazione, perch si tratta di un provvedimento che viene a penalizzare l'intera popolazione della Regione Piemonte.
La Giunta ritiene comunque di continuare ad operare tenendo come riferimento alcuni principi cardine ed alcuni criteri fondamentali che il piano aveva recepito al suo interno, pur non disconoscendo l'estrema difficoltà che si è venuta a creare.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cernetti è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Di fronte alla comunicazione dell'Assessore Cernetti il meno che si possa dire è che noi siamo meravigliati. Bisogna leggerla la sentenza del TAR!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Io so ancora leggere!



FERRO Primo

Non lo metto in dubbio, a volte l'Assessore non è in grado di sentire!



PRESIDENTE

Vi prego di non fare un dialogo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, noi siamo qui per dialogare!



PRESIDENTE

In quest'aula chi esercita il diritto di parola non può essere interrotto.



FERRO Primo

Talvolta le interruzioni servono.
Bisogna leggere la sentenza del TAR. ma non da sola, bensì insieme ai verbali del dibattito che sul Piano di smaltimento noi sviluppammo in quest'aula circa un anno fa. Se la sentenza del TAR la si legge da sola si possono ricavare delle conclusioni in materia di diritto che - ahimè l'Assessore Cernetti non riesce a capire, perché dice che è stupita del fatto che il TAR si sia pronunciato su una materia di carattere urbanistico che era attinente al Piano di smaltimento. Pazienza se non riesce a capirlo, ma rimarremmo pur tuttavia sempre all'interno di una questione di diritto.
Occorre leggere la sentenza del TAR - lo ripeto - insieme al dibattito di allora, perché la questione non è di interpretazione del diritto: se sono più fondate le motivazioni del Comune di Ceresole d'Alba (anch'esso probabilmente considerato devastante perché la sentenza del TAR viene considerata tale) o le motivazioni di centinaia di Comuni che sono ricorsi al TAR. ritengo anch'essi considerati devastanti perché a questo punto devono essere paragonati al TAR. Occorre leggere questa sentenza per capire non solo se siano fondate le motivazioni del Comune di Ceresole o le controdeduzioni della Giunta. La materia non è una questione di diritto: è una materia politica e le conclusioni che si devono ricavare sono conclusioni politiche! Se leggiamo il ricorso del Comune di Ceresole d'Alba, abbiamo modo di vedere che, anche sul piano temporale, è articolato in due parti. La prima parte presenta le motivazioni tipiche dei ricorsi di questo genere, è uno dei tanti ricorsi al TAR dei tanti Comuni che hanno presentato un ricorso e su cui, almeno una volta alla settimana, il TAR è costretto a pronunciarsi, per cui ritengo che il TAR conosca molto bene la materia, anche perché a questa incombenza non può sottrarsi.
Sarebbe interessante capire quanti sono questi ricorsi. Il numero esatto non lo so, ma sarebbe importante saperlo.
Non ci voleva molto a capire che la Giunta durante il dibattito di un anno fa almeno una parte di questi ricorsi li considerava "nella borsa della spesa". Pensate che anche uno come me, che non ha certo il dono della profezia, un anno fa in aula diceva (scusate se mi cito, non lo farò più) che "domani i Comuni potranno tranquillamente impugnare il piano e avranno con ogni probabilità la possibilità di avere ragione proprio perché si indicono soluzioni pasticciate". Ma non sono stato il solo a dire queste cose allora. Le ho dette perché ero in buona compagnia con colleghi dell'opposizione, ma anche con colleghi della maggioranza che, chiamati a votare, lo hanno votato con la certezza che quel piano non avrebbe fatto tanta strada. Descrivo il panorama di allora: un'opposizione fermamente convinta a non votarlo e una maggioranza con molti dubbi.
Bisogna leggere le stringenti argomentazioni del collega Marchini, che non credo giocasse sui banchi dell'opposizione. E la Giunta? Era un gioco a scaricabarile. Non interessa ricordare l'ostinata caparbietà della Cernetti e la sua sostanziale solitudine di allora (non so se oggi è ancora sola, lo valuteremo), quello che mi preme rilevare è che quella solitudine che di fatto si fiutava da mezze frasi e dal modo con cui venivano accolti gli interventi dell'Assessore Cernetti, non si traduceva in atti politici coerenti, trasparenti ed espliciti per la sostanziale sfiducia che di fatto aleggiava nei confronti dell'Assessore all'ambiente. Piuttosto di produrre un caso politico dagli sbocchi incerti, si è preferito far viaggiare un piano folle illudendosi, con l'impudenza assunta a nuova regola del diritto, che alla fine questa impudenza avrebbe vinto, anche se produceva qualche guasto.
In questo non c'è la sola responsabilità del sempre più solitario Assessore Cernetti, c'è una responsabilità superiore, c'è una responsabilità politica primaria della Giunta. Questa responsabilità è tanto più grande se si considera l'atteggiamento di allora del nostro Gruppo e degli altri Gruppi di opposizione. Il nostro non era un insensibile atteggiamento, sono stati ricordati i finanziamenti della legge n. 441, il piano che non stava in piedi, tant'è che allora noi chiedemmo di votare un piano che circoscrivesse pochi siti con una valenza di due anni e davano la nostra disponibilità ad approfondire e rendere dignitoso il piano decennale.
Di fronte a quanto chiedevamo allora c'è il muro del silenzio. Tutti sapevamo dove andavamo a parare: una mole immensa di ricorsi al TAR. Già da questo c'è una conclusione politica da trarre: si può parlare di una vera e propria sollevazione dei Comuni interessati. Alcuni ricorsi sono stati respinti, altri accolti, su altri il TAR deve ancora pronunciarsi.
Chiedo alla Giunta, allora così ostinata nella sua cinica illusione se, dopo quanto è successo quest'anno, dopo la sollevazione di tanti Comuni, l'autorità istituzionale della Regione intesa come espressione alta del sistema delle autonomie nei suoi rapporti con i Comuni si è rafforzata o si è indebolita.
La risposta è scontata. Con questo piano abbiamo portato allo sbaraglio la Regione, abbiamo esposto la Regione ai giudizi che conosciamo e che ritroviamo nelle considerazioni sviluppate a sostegno delle motivazioni dei ricorrenti e negli apprezzamenti pesanti sulla Regione.
Ritorniamo al ricorso del Comune di Ceresole che si svolge in due fasi.
Nella prima si usano argomenti ordinari, si dice che c'è una violazione all'art. 40 dello Statuto, nel senso che la Giunta non poteva deliberare con i poteri straordinari del Consiglio, e si dice che c'è stata violazione all'art. 8 della legge n. 18, nel senso che prima di dare l'autorizzazione a privati bisognava rispettare la priorità del Comune circa la sua disponibilità. Il nostro Gruppo ha indicato in una lettera al Presidente del Consiglio, in data 27 maggio 1988, le inosservanze di cui era stata viziata la deliberazione sul piano: sono le inosservanze che vengono rilevate dal Comune di Ceresole nel momento in cui ha deciso il ricorso al TAR. Sempre il Comune di Ceresole, nelle osservazioni di carattere generale, dice che nel piano le zone A) e B) erano troppo vaste e comprendevano pozzi che alimentano acquedotti, aree con vincolo paesistico ecc. Mi guardo bene dal considerare la consistenza giuridica di queste argomentazioni. Credo che il Comune di Ceresole, probabilmente dopo aver letto il piano, abbia voluto rafforzare queste osservazioni, tant'è vero che con un atto notificato a parte ha aggiunto altre motivazioni. Quali sono le motivazioni aggiunte? Il Comune di Ceresole sostiene che nell'individuazione delle zone A) e B) non si rispetta l'art. 6 del DPR n.
915; sostiene che il legislatore nazionale per zone A) e B) dell'art. 6 intendeva due cose diverse: da un lato aree vaste e dall'altro propri siti puntuali da ricavare nell'area vasta. Il Comune aggiunge che se le cose stanno così, tutto il castello del piano crolla. Si violano gli artt. 5 e 6 della legge n. 18, si violano le leggi che disciplinano la materia urbanistica e - aggiungiamo noi la conferenza si pronuncia su richieste che hanno un supporto giuridico ed amministrativo quanto meno carente.
Ho la presunzione di dire che il Comune di Ceresole, sollevando quest'ultimo problema, non ha fatto altro che trascinare davanti al TAR un'interpretazione della legge che in questo Consiglio non è passata inosservata e che è stata oggetto di interventi puntuali. C'è l'intervento di un collega di Consiglio nel dibattito di allora che dice: "E' stato dichiarato dal Capogruppo liberale che, comunque, così com'è, questa deliberazione è impraticabile per i vincoli che impone. La proposta è quasi una follia, ma tanto è contro la legge per cui non verrà applicata e cadrà automaticamente. Si attribuisce al legislatore nazionale la presunzione di voler imporre variante agli strumenti urbanistici per zone vaste. Non pensiamo che il legislatore nazionale potesse ignorare queste conseguenze.
Per questo non ci ha convinto la strada seguita dalla Giunta".
Continuava: "Se prendiamo l'art. 3/bis, comma secondo, abbiamo una chiave di lettura molto chiara per quanto riguarda l'interpretazione. Un legislatore che ha fatto dei riferimenti molto puntuali da una parte chiede alla Regione di adottare dei piani di carattere generale, dall'altra di individuare delle zone idonee in modo puntuale, facendo dei richiami a delle procedure molto semplificate, ma che da una parte continuano a garantire le competenze del Comune e dall'altra le competenze della Regione. Non riusciamo a capire perché si sia voluto verificare fino in fondo un'altra strada, non si capisce perché si vogliono imporre a decine di Comuni dei vincoli non dovuti e non necessari".
Queste frasi - ripeto - non sono mie, non sono di oggi, sono di un anno fa, sono cose dette in quest'aula dal collega del Gruppo Comunista, Biazzi.
Anche altri colleghi si erano soffermati a lungo su questo punto dell'interpretazione della legge n. 441 e dell'art. 6 del decreto 915 tant'è che presentammo una pregiudiziale prima di passare al voto della deliberazione, che formalmente diceva le cose che sono state oggetto di valutazione da parte del TAR.
Certamente, il peso delle parole in quest'aula è quello che è. C'era motivo per riflettere, c'era allora tempo per la Giunta per correggere ed evitare le cose a cui successivamente abbiamo assistito. C'era la necessità di superare una condizione politica. Dai banchi della maggioranza quasi tutti parlavano male del piano, ma poi lo avete votato.
I motivi assunti dal Comune di Ceresole nella seconda fase del suo ricorso sono gli stessi che in quest'aula un anno fa erano stati portati avanti con preoccupazione da diversi Consiglieri.
E' significativo che la sentenza del TAR. che annulla il piano, sorvoli sui primi due motivi del ricorso, sfiori il terzo motivo e prenda in considerazione i motivi aggiuntivi, quelli sollevati tra i tanti dal collega Biazzi; anzi, il corpo della sentenza si regge sulle motivazioni aggiunte che il Comune di Ceresole ha espresso, che sono quelle avanzate un anno fa in questa sede da diversi Consiglieri.
C'è un passo della sentenza del TAR interessante, dove dice: "Ciò che conta è che le zone a cui si attribuisce l'effetto di variante devono avere il carattere delle zone di cui all'art. 6 del DPR n. 915 e cioè devono essere dei siti, secondo la terminologia della legge n. 18. L'effetto di variante aggiunge il TAR - è logicamente ammissibile solo in presenza di una puntuale identificazione di aree che siano chiaramente individuate attraverso i rispettivi dati catastali".
Conclude il TAR: "Il primo dei motivi aggiunti al ricorso coglie il segno dal momento che si sono individuati i siti con territori di esuberante ed indeterminata superficie, attribuendo al tutto un effetto di variante che sconvolge integralmente e inutilmente la pianificazione territoriale a livello comunale".
La conclusione di queste mie considerazioni è chiara.
C'è un filo lineare, persin troppo chiaro, tra le cose che qui vennero dette un anno fa e la sentenza del TAR.
Per altro verso la Giunta invece un anno fa ha fatto una scelta e, pur di difenderla a ogni costo, ha inventato le arzigogolature più impensate.
In materia di rifiuti ha assunto due decisioni, questo bisogna dirlo.
La prima, il Piano delle bonifiche, il Ministero lo ha bocciato perch considerato non idoneo. Non capisco questi conforti del Ministero oggi rispetto al piano attuale, quando al Ministero dell'Ambiente i funzionari dicono che il TAR Piemonte ha ragione. Io non capisco da dove arrivano certi conforti. Il Piano delle bonifiche, grande decisione di questa Giunta, è considerato non idoneo dal Ministero dell'Ambiente.
La seconda, il Piano di smaltimento. E le cose sono andate come sono andate.
Qui sorge un problema politico su questi fatti. Fatti accomunati ad altri a cui abbiamo assistito in questi anni. Ci si deve chiedere se non siamo di fronte a una manifesta incapacità della Giunta ad esercitare la propria funzione di governo. Il nostro non è un dubbio, comincia a diventare una certezza, frutto di una convinzione maturata sulla base dei fatti di questi ultimi periodi.
Mi guardo bene dall'allargare l'orizzonte ad altri settori, rimaniamo ai rifiuti. Sono convinto che questa questione è diventata in tutti questi anni una materia oggettivamente sempre più delicata. E' una materia indubbiamente difficile da governare. Ma, nel corso di questo anno, si è compiuto un capolavoro; siete riusciti a trasformare una materia delicata e difficile da governare in un disastro. Allora non capisco perché si dice che la sentenza del TAR è una sentenza devastante. Devastanti siete stati voi, nel momento in cui avete assunto le decisioni che avete assunto.
Il ricorso al Consiglio di Stato, per le vicende che lo hanno preceduto, per i problemi che sono stati sollevati nel corso di quest'anno prima nel dibattito in Consiglio, poi nel ricorso di numerosi Comuni e nelle tante manifestazioni di lotta locali che si sono succedute in diverse realtà piemontesi (non uso mai le parole forti), costituisce un atto di sfida e di provocazione, non solo nei confronti della nostra parte politica, che qui è costretta a subirne tanti, ma nei confronti di decine e decine di Comuni che credevano e speravano che, dopo la sentenza del TAR.
quanto meno la Giunta sarebbe ricorsa alla ragione o per meglio dire alla ragionevolezza.
Il ricorso quindi non è altro che un atto di rabbia, di impotenza e di inquietudine di fronte agli ostacoli che sulla politica dei rifiuti voi avete frapposto. Noi avevamo definito questo piano "un piano pasticcio" qualche giornale lo ha definito "un piano pasticcio pasticciato". Da questo punto di vista, nel momento in cui arriviamo a un ricorso al Consiglio di Stato, di aggettivi per quanto riguarda il termine pasticcio se ne possono aggiungere altri.
Il ricorso al Consiglio di Stato dobbiamo chiederci che cosa rappresenta. Intanto, è un ricorso di fronte a un piano bocciato dal TAR.
quindi un piano che non è operante. L'unica cosa su cui sono d'accordo con la collega Cernetti è che il piano è inoperante. Su tutto il resto non sono d'accordo.
Questo piano inoperante apre un contenzioso non indifferente. La stessa legittimità di decisione della conferenza è discutibile. Sono d'accordo con chi dice: "se non si convoca la conferenza si rischiano le omissioni di atti di ufficio", perché la conferenza è istituita non in base al piano, ma in base alla legge n. 441. Sono d'accordo su questo, ma mi chiedo se, in assenza di un piano, la conferenza può decidere. Secondo me no. La conferenza è all'interno della legge n. 441. La legge n. 441 prevede una serie di sequenze, prevede il piano, dopodiché prevede l'individuazione dei siti, dopodiché di fronte a progetti che vengono presentati in conferenza questi progetti vengono valutati alla luce appunto di quello che è il piano e dell'individuazione dei siti puntuali.
Se così è, le considerazioni di poc'anzi dell'Assessore Cernetti, che dipinge un quadro catastrofico per cui in Piemonte, in assenza del piano avremo le discariche di 2.000.000 di metri cubi, che riprodurranno tante Ghemme e via di questo passo, non sono vere; non sono vere perché nel merito la conferenza non può decidere in assenza del piano, proprio perch la legge n. 441 va letta nella propria complessità e non si può considerare la conferenza come una estrapolazione rispetto al contesto generale della legge.
A parte queste considerazioni, c'è da dire che intanto non si sa quando il Consiglio di Stato deciderà e, sin quando non deciderà, saremo nella situazione in cui il piano è inoperante. Ma ammettiamo pure che, nel momento in cui il Consiglio di Stato decide, venga per prima cosa esaminato il danno e quindi rimetta in gioco il piano.
Però, ci sono poi delle questioni di merito sulle quali il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi. Sono del parere che non potrà non dare ragione al TAR e non dare ragione a quelli che già un anno fa dicevano che quella roba lì non sta in piedi.
Allora, se così è, ci chiediamo se l'Assessore all'ambiente deve rimanere al suo posto, per le ragioni che ho detto prima. Ovviamente, sarà l'Assessore all'ambiente a farsi l'esame di coscienza e decidere, o quanto meno sarà la maggioranza.
In questa fase probabilmente ci sono ancora degli elementi di discrezionalità da parte della maggioranza e dell'Assessore all'ambiente a decidere rispetto alle nostre richieste. Ma se il Consiglio di Stato dà ragione al TAR. a quel punto, signori, le dimissioni non possono più essere eluse e non si può continuare a scherzare. Non si può continuare a pensare che tutto qui sia possibile senza calcolare i danni e i disastri che si producono sul territorio piemontese.
Se c'è un minimo di onestà intellettuale, forse vale la pena pensarci in tempo. Già un anno fa ve lo dicevamo. Abbiamo un anno di ritardo. Noi abbiamo presentato una mozione che per il momento affronta la questione del percorso da affrontare, non il ricorso al Consiglio di Stato, ma l'avvio in questa fase di un piano puntuale che abbia una valenza di due anni per quanto riguarda i siti e l'avvio successivo dell'istruttoria necessaria a definire i siti più puntuali. E' un ordine del giorno che abbiamo presentato proprio per evitare il ricorso al Consiglio di Stato. Vi chiediamo di valutarlo con onestà intellettuale, fermo restando che nel merito, per quanto riguarda gli altri aspetti relativi al piano interverranno altri colleghi. Però se il dibattito di oggi va in una certa direzione, quella che noi non vorremmo, e se domani il Consiglio di Stato si pronuncia come noi prevediamo, a quel punto, signori, le dimissioni non sono più eludibili.



ROSSA ANGELO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, il nostro Gruppo si colloca con grande senso di responsabilità rispetto a questa sentenza, non la sottovaluta ma nemmeno la enuncia con annotazioni di sopravalutazione rispetto ai contenuti. Si tratta di uno dei tanti ricorsi che sortiscono in una delle tante sentenze del TAR che poi vengono corrette.
La non sottovalutazione del provvedimento ovviamente si colloca nella proiezione che ha enunciato l'Assessore, che di fatto questo pronunciamento pone, nei confronti dei soggetti privati e nei confronti di una certa continuità nelle decisioni, in ordine all'erogazione dei finanziamenti delle difficoltà.
Oggettivamente non vedo il motivo per il quale il Ministero dell'Ambiente dovrebbe sospendere un giudizio complessivamente positivo che aveva dato sul piano, quindi una serie di attivazioni in ordine ai programmi di attivazione e di risorse, e non vedo perché i principi che sono enunciati nel piano debbano costituire un dirottamento nelle politiche di comportamento della Regione nei confronti dei soggetti privati.
Sui principi. Qui si è stati molto bravi nel sottolineare le carenze le improvvisazioni in ordine alla stesura, però nessuno, credo, si è schierato, anche nel dibattito che vi era stato sul piano, sulla bontà dei principi e sull'esigenza comunque di seguire una certa strada in ordine a una successione di processi che non possono solo essere definiti nelle parole discarica, impianto di smaltimento, pretrattamento, ecc., ma devono essere supportati da una serie di comportamenti da parte delle istituzioni e dei soggetti preposti.
Il nocciolo della questione è legato ad un problema molto preciso: quello dello smaltimento con discariche dei rifiuti urbani. Questo è uno dei grandi pericoli e dei grandi problemi. Ferro lo definiva un problema delicato. E' un problema irrisolto che sconta una serie di politiche perseguite con non sufficiente chiarezza, anche negli anni passati, e che ovviamente nella fase iniziale di questo piano non si poteva pensare di presentare in termini di precisa definizione del problema dello smaltimento.
Il problema della discarica, vecchio stile senza preselezione, senza pretrattamento, senza un minimo di diminuzione dei carichi da mettere a stoccaggio per aspettare lo smaltimento finale, continua ad essere uno dei problemi che se non viene risolto, non si può pensare di risolverlo solo all'interno di una procedura formale o di una stesura formale del piano. E' un problema che, se non è risolto, produrrà sempre più effetti gravi rispetto all'impatto sul territorio, all'impatto ambientale, ai rischi di gravi alterazioni degli equilibri, perché è impensabile che esistano sul territorio regionale dei siti che sono indenni da qualsiasi possibilità di alterazione e dei siti che possano assorbire i rifiuti senza effetti, come purtroppo si è pensato per troppo tempo.
Voglio però ricordare che i principi che abbiamo affermato approvando il piano, pur anche con connotazioni critiche rispetto ai contenuti dello stesso, si basavano su quattro riferimenti fondamentali e quattro fasi. La programmazione settoriale da un lato era basata sulla idoneità della qualità pedologica dei siti, che è uno degli argomenti che la sentenza del TAR non mette in discussione in quanto tale, anche se qualche annotazione traspare sul grado e sullo spessore di perfezione in ordine alla definizione precisa di queste qualità.
La seconda grossa componente riguardava la dislocazione territoriale in funzione dell'organizzazione della raccolta e di alternative sullo smaltimento finale. Certo che se l'alternativa dello smaltimento finale è solo e sempre la discarica, senza alcun tipo di garanzia sullo smaltimento finale, non v'è dubbio che le preoccupazioni che aleggiano e che si riproducono in sentenze, in ricorsi, ecc, continueranno a perpetuarsi.
La terza componente riguardava invece la verifica progettuale, quindi l'ubicazione da decidersi con la corresponsabilità degli enti locali in sede di conferenza, in ordine al problema della dimensione che preoccupa particolarmente l'Assessore. E' certamente uno dei principi rispetto ai quali riteniamo di non dover aver soggezione rispetto alla sentenza del TAR per poter continuare a rispettarla (è stato detto che non si deve superare la soglia dei 500 mila metri cubi).
La quarta componente è quella dei cosiddetti programmi di smaltimento con gli investimenti degli impianti e tutto ciò che attiene all'organizzazione logistica delle strutture preposte alla raccolta, alla preselezione, ecc.
La sentenza si colloca su due di queste componenti: quella relativa all'idoneità dei siti e quella relativa alla dislocazione, sui quali aspetti ritengo che alcune correzioni e alcuni aggiustamenti, in ordine a come sono presentate le scelte che vengono indicate nel piano, possono anche essere apportati. Perché non credo che si possa pensare di ricorrere al Consiglio di Stato per poi in difetti o parziali o totali riproporre il documento tale e quale senza alcuna modificazione, però credo che su queste due componenti si possano operare dei progressi. Certamente non credo che su un piano programma settoriale, quale quello dei siti, si possa pensare che vi siano delle precisazioni in ordine all'ubicazione, in ordine ai dimensionamenti, in ordine alla progettualità, in ordine anche all'organizzazione logistica propria che, evidentemente, nel piano non è affrontata con quella compiutezza che potrebbe avere nella misura in cui scelte che non dipendono dalla Regione, ma dipendono dall'entità territoriale, venissero esplicitate.
Pensiamo che su questo versante ci si possa collocare con senso di responsabilità anche attendendosi eventualmente dal Consiglio di Stato dei pronunciamenti che possono non essere totalmente favorevoli ed in toto in senso assolutorio, ma non dobbiamo con questo pensare che la programmazione settoriale della Regione Piemonte in ordine ai rifiuti solidi sia all'anno zero e quindi ci si debba arrendere per affrontare una fase di maggiore precisione, di maggiore puntualità rispetto ai siti che non potrebbe che rivolgersi totalmente contro la possibilità operativa della Regione.
Credo che si debba considerare che non basta rivendicare la dimensione politica di questi provvedimenti per compiacersi del tanto peggio e tanto meglio: dobbiamo renderci conto che se la situazione va affrontata, la dimensione politica esige delle soluzioni anche formalmente praticabili e quindi anche una collocazione responsabile rispetto a come la programmazione settoriale viene ribaltata, ad esempio, dallo Stato sulle Regioni con degli atteggiamenti che, in molti casi, sono piuttosto sconcertanti.
Scorrevo proprio oggi, per informazione, la recente legge Tognoli sui parcheggi e vedevo come ancora una volta questa procedura disinvolta delle variazioni agli strumenti urbanistici viene invocata come se fosse qualcosa che, dal punto di vista anche delle procedure formali, non dovesse esigere un minimo di coerenza rispetto agli ordinamenti giuridici che ci presiedono.
Assessore Cernetti, chiedo da parte sua un minimo di attenzione.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Chiedo scusa, ma abbiamo una delegazione di Viarigi che vuole essere ricevuta.
E' estremamente difficile in questo contesto ricevere comitati esterni relativi ad una unica discarica. Da parte mia sarei portata a fare una breve sospensione per ricevere la delegazione che è venuta fin da Viarigi.



PRESIDENTE

Se le cose stanno in questi termini, proprio perché mi sembra corretto che al dibattito sia presente l'Assessore, terminato l'intervento del Consigliere Picco potremmo sospendere la seduta per pochi minuti.



PICCO Giovanni

Aderisco a questo programma e concludo raccomandando che, in ordine al problema delle procedure urbanistiche, sul quale problema la Giunta aveva dato una interpretazione di accettazione del principio espresso dalla legge n. 441, senza peraltro preoccuparsi di definire un minimo di procedure per poterla però applicare, ci sia attenzione su questo argomento. Perché poi c'è il rischio di incorrere nei ricorsi perché la notorietà relativa agli espropri, oppure la notorietà relativa al provvedimento di variazione dello strumento urbanistico non è stata sufficientemente resa nota ai proprietari, è un pericolo incombente. Tra l'altro, è uno degli aspetti che la sentenza non affronta nel merito e in modo preciso perché forse l'imputazione è più da farsi al legislatore nazionale che non al legislatore regionale, però non nascondiamoci dietro ad un dito. Se questo problema aleggia tra i problemi di gestione, una volta acquisito il parere delle conferenze, una volta acquisito il parere dei Comuni ed i Comuni debbono procedere ovviamente a volte con trattative bonarie, ma a volte anche con trattative non bonarie per la definizione puntuale di questi siti, credo che il problema delle procedure amministrative sia un problema che comunque debba avere da parte del legislatore regionale un minimo di considerazione. Non è materia sulla quale è necessario legiferare, ma è necessario semplicemente proporsi un minimo di rispetto delle procedure normalmente seguite in altre circostanze in modo che anche per ciò che concerne l'attuazione di questo piano non possano poi insorgere ulteriori complicazioni.
Concludo auspicando che il ricorso che la Giunta regionale ha deciso il 4 aprile al Consiglio di Stato possa avere esito favorevole, però mi preoccuperei di attrezzarmi con una serie di adeguamenti del provvedimento in ordine ad eventuali piccole correzioni di rotta per quanto attiene sia agli aspetti di contenuto e sia agli aspetti procedurali perché questa vicenda si chiuda nel più breve tempo possibile, e la programmazione settoriale e gli investimenti che sono in attesa di finanziamento possano avere quanto prima risultati positivi.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per consentire all'Assessore Cernetti e ai Capigruppo di partecipare all'incontro con la delegazione di Viarigi.



(La seduta, sospesa alle ore 17,30 riprende alle ore 17,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguono le dichiarazioni di voto sul progetto di legge n. 391.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, Assessore e colleghi Consiglieri, il TAR si è comportato in maniera devastante, ha sicuramente valutato con superficialità la materia dello smaltimento dei rifiuti.
Queste proposizioni, quelle che precedono e quelle successive, che sono dell'Assessore Cernetti, costituiscono certamente il contenuto dell'appello proposto inopportunamente dalla Giunta al Consiglio di Stato. Ma noi non pensavamo di essere venuti in quest'aula oggi per sentire, anziché una comunicazione, le censure che i difensori designati dalla Regione Piemonte ai fini di predisporre l'appello avverso la decisione del TAR del Piemonte hanno steso nel loro atto difensivo.
Il problema era e rimane, come è già stato messo in luce in precedenza dal collega Ferro, per l'opposizione di sinistra, eminentemente politico. E allora di fronte alla sentenza del TAR. che annulla totalmente il Piano di smaltimento, occorre, Assessore, una certa umiltà politica. Che cosa intendiamo per umiltà? Significa prendere atto di una decisione del Tribunale Amministrativo Regionale che è immediatamente esecutiva e che annulla il piano. Quindi in questo momento il piano non esiste, anzi, fin dal momento della pubblicazione della sentenza del TAR il piano non esiste.
E ora attraverso il meccanismo processuale si va sicuramente incontro a un salto nel buio. Perché che cosa potrà, sempre sul piano dell'ipotesi verificarsi? Potrà verificarsi che il Consiglio di Stato nei prossimi giorni si avvalga - il che peraltro è estremamente difficile - della facoltà di sospendere l'esecutività della sentenza del TAR. dopodich deciderà nei consueti tempi tecnici che vanno dai tre ai quattro anni oppure non sospenderà - come è ragionevolmente prevedibile in questa materia - la sentenza del TAR e deciderà nell'arco di un anno. Durante tale periodo, un anno o più anni, si rimarrà con un piano annullato, quindi senza la possibilità di poter operare in questo settore.
Quindi l'unica via politicamente opportuna, seria e responsabile da seguire era quella di adeguarsi alle direttive del TAR. direttive che erano contenute in quella parte della motivazione laddove ha annullato l'intero piano e che in buona sostanza - è detto in una parola - concernevano l'errore commesso dal provvedimento deliberativo d'urgenza, fatto poi proprio molto irritualmente dal Consiglio e nonostante le osservazioni da noi fatte, e non solo da noi, in ordine alla manifesta illegittimità del provvedimento di urgenza; in sostanza diceva che le zone sono state indicate in maniera generica, manca il sito puntuale. Questo è in sintesi il concetto. Comunque non voglio addentrarmi ulteriormente ad esaminare la motivazione contenuta nella sentenza del TAR.
Il piano è stato annullato, quindi quale era l'unico provvedimento serio da prendere per non fare un salto nel buio. Ne ho accennato prima quello cioè di rimanere in uno stato di incertezza per parecchi mesi, anzi per anni, sulla vigenza o non vigenza del piano. L'unico provvedimento era di adeguarsi a quelle che sono state le considerazioni fatte dal TAR e che erano già fatte proprie in quest'aula, erano state esternate da parte di tutte le opposizioni e, anche da parte nostra con una relazione di minoranza, con valenza prevalentemente politica, senza addentrarci in considerazioni strettamente giuridiche, non essendo questa un'aula di tribunale, avevamo messo in evidenza non solo l'illegittimità del ricorso alla procedura d'urgenza, ma avevamo messo in evidenza quello che poi è stato uno dei motivi del ricorso al TAR da parte del Comune di Ceresole d'Alba, cioè la mancata consultazione dei Comuni e delle Province interessate. E poi avevamo anche accennato a quello che poi è stato il nocciolo della motivazione del regolamento, cioè alla mancata individuazione dei siti puntuali.
In questo ambito e dopo questa premessa, ho colto l'affermazione del collega Picco il quale, responsabilmente, ha affermato che, pur proponendosi l'appello al Consiglio di Stato, tuttavia sarebbe bene nel frattempo adeguare e modificare il piano stesso perché effettivamente ha ad avviso del collega Picco, Consigliere appartenente alla maggioranza delle lacune, dei difetti da colmare.
Ho apprezzato questa considerazione che però non è, sul piano pratico fattibile perché o si provvede a queste modifiche, nel senso di adeguare il piano alle censure del Consiglio di Stato, oppure il piano, peraltro già annullato, non può essere modificato fino alla decisione del Consiglio di Stato. Dal giorno della pubblicazione della sentenza del TAR siamo all'anno zero, il piano non esiste.
Mi si potrebbe obiettare che se dobbiamo modificarlo nel senso voluto dal TAR. che era poi il senso voluto dalle opposizioni presenti in quest'aula allorquando venne approvato il piano, che erano anche le osservazioni contenute in alcune dichiarazioni rese da taluni oratori di maggioranza, per arrivare al medio tempore, si potrebbe ricorrere di fronte al piano che non esiste più perché è stato annullato (e mi rendo conto dei tempi tecnici necessari per adeguarlo e modificarlo nel senso che ho accennato), nel frattempo non si rimarrebbe in una situazione di totale incertezza, ma, se ben applicata, se ben dosata, supplirebbe a questa delicata materia la facoltà del Presidente della Giunta prevista dall'art.
12 del DPR 915, di emanare provvedimenti contingibili e urgenti per quei siti ove già siano collocate discariche ad evitare che la discarica eventualmente già in atto non debba fermarsi provocando, se li provoca (questo è un esame che dovrebbe essere fatto responsabilmente in sede di emanazione del provvedimento contingibile e urgente) dei danni.
Il nostro atteggiamento è per un no al salto nel buio dell'appello al Consiglio di Stato per tutte le ragioni che ho enunciato e per la situazione di danno che potrebbe verificarsi. Nel contempo siamo per un provvedimento della Giunta, la quale si orienti a una modifica di questo piano nel senso additato dal TAR. tenute presenti - questa volta sì - tutte le osservazioni dei Comuni e delle Province interessate e, se ci si consente, di tutte le osservazioni che da parte nostra, ma anche da parte degli altri Gruppi di opposizione (si leggano i verbali della seduta di circa un anno fa del Consiglio), sono state rese.
Riteniamo che in questo momento il primo e più saggio provvedimento sia quello di rinunziare all'appello al Consiglio di Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, fra le tante diversità fra noi e l'Assessore Cernetti c'è forse una cosa che ci accomuna: la franchezza del linguaggio e con franchezza dico subito all'Assessore: "Assessore, si arrenda, alzi bandiera bianca, dichiari fallimento".



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Me ne guardo bene.



STAGLIANO' Gregorio Igor

"Quello votato ieri, a notte fonda - non sono pazzo, sto leggendo una citazione del 25 maggio 1988 - senza la partecipazione al voto di tutta l'opposizione è un provvedimento illegittimo di cui DP, con un esposto al Commissario di Governo, chiede l'immediato annullamento. Si è trattato dell'ultimo atto di una commedia degli inganni a danno di circa 120 Comuni piemontesi individuati come sede di possibili discariche ed impianti di termodistruzione che si vedrebbero mutare di imperio i propri piani regolatori per ospitare rifiuti. Non soltanto si è saltata la consultazione, obbligatoria per legge, degli enti locali interessati agli insediamenti e non è stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale degli impianti programmati, come prescritto dalle leggi nazionali e regionali vigenti, ma si è addirittura giunti a cambiare letteralmente le carte in tavola, modificando all'ultimo momento la cartografia per l'individuazione dei siti, discussa e approvata nella Commissione consiliare competente".
Ancora: "L'emergenza rifiuti in Piemonte, dopo sei anni di ritardi dall'entrata in vigore del DPR 915 del 1982, continua così ad essere affrontata con prevaricazioni e superficialità inaccettabili da una maggioranza sconnessa, come testimoniano le aperte perplessità manifestate in aula dall'Assessore all'urbanistica Genovese e le critiche esplicite del Capogruppo liberale Marchini ai socialisti, i quali socialisti con ricatti e iattanza trattano la questione rifiuti come un loro affare privato aprendo la strada agli affari sulla compravendita dei terreni che verranno offerti per impiantare discariche ed inceneritori".
Questo è quanto affermava, signor Presidente, mi riferisco al collega Rossa allora Capogruppo socialista, il giorno dopo la sua appassionata difesa dell'indifendibile in quest'aula, come è stato dimostrato dal giudizio del TAR. Penso che basterebbero solo queste parole, non per dire tristemente, frustrandoci per l'esigenza di essere comunque qui e testimoniare la nostra presenza e il nostro impegno: "l'avevamo detto" perché è triste su questi argomenti assistere a come viene perso il tempo a come l'emergenza venga aggravata dall'assenza di un qualsivoglia governo del problema.
Potrei fermarmi qui, ma voglio aggiungere altre due citazioni, sempre dal resoconto del 24 maggio 1988.
"Ieri l'Assessore Genovese con molto coraggio ed onestà intellettuale ha evidenziato addirittura i rischi di legittimità della procedura che viene attuata; oggi abbiamo sentito il collega Tapparo (intanto diventato Capogruppo) interpretare in maniera diversa da quella da cui siamo partiti l'intera procedura che è stata attuata per arrivare a questa forzatura". A quel piano che avete voluto imporre, per fortuna però non ci siete riusciti! Questa la seconda citazione: "Voglio sottolineare sotto il profilo politico il ruolo giocato dal Consigliere Picco, il quale al di là del tono, come al solito molto urbano, del suo argomentare, è andato a testa bassa contro ogni incertezza, contro ogni dubbio, contro ogni possibilità di prendere di petto alcune delle questioni salienti che sono state poste dall'interno della maggioranza stessa, quindi abbiamo sentito dire - al di là del tono urbano - che l'Assessore Genovese sarebbe 'impreparato' (impreparato a giudizio del suo collega di Partito), impreparato sulla cogenza o meno delle carte che costituiscono parte integrante della deliberazione" (e che il TAR ha confermato essere parte integrante).
Abbiamo sentito dal collega Picco un anno fa, oggi un po' ammorbidito ma nella sostanza intangibile, definire il collega Marchini "eccessivamente pignolo" nell'evidenziare alcune questioni di non secondaria importanza. Il Consigliere Tapparo è stato definito dal collega Picco addirittura "infelice".
Concludevo queste considerazioni dicendo che l'infelicità è una condizione molto diffusa qui dentro. Sicuramente il sottoscritto non è felice a dover rifare sempre gli stessi discorsi perché la realtà è più dura di tutte le parole che possiamo dire. Penso, signor Presidente, che i giudici del TAR abbiano letto - come auspicavamo negli esposti che presentarono il Gruppo comunista, il MSI-DN, DP, il Gruppo verde i resoconti del dibattito del 23 e 24 maggio 1988.C'è da auspicare che il Consiglio di Stato si informi altrettanto bene sul dibattito che stiamo facendo oggi, perché si continua pervicacemente a non misurarsi con la sostanza delle questioni che già altri colleghi hanno richiamato prima di me, laddove continuate ad ostinarvi a non precisare quali sono questi benedetti siti puntuali.
Oggi qui abbiamo la popolazione di Viarigi, ma sono almeno 120 le popolazioni nelle loro medesime condizioni; potenzialmente la loro parrocchia, la casa del Comune, la loro camera da letto può essere sito di discarica, sulla base delle deliberazioni assunte dai vostri voti e senza la partecipazione dell'opposizione. Non la voglio fare più lunga perch davvero le parole sono stanche.
Abbiamo presentato, con un gruppo di colleghi, un ordine del giorno che mi auguro sia già in circolazione nell'aula con il quale chiediamo espressamente le dimissioni dell'Assessore all'ambiente. Si dimetta seduta stante, Assessore, e ringrazi, prima di andarsene, il suo collega di Giunta e compagno di Partito Maccari per quello che le ha consegnato, quando lei ha preso questo incarico, certamente non molto soddisfacente quanto meno sotto il profilo umano, perché sono da condividere alcune sue fatiche.
Ringrazi l'Assessore Maccari per tutto quello che non ha fatto in due anni nell'Assessorato che ha retto prima di lei, per i pasticci che ha combinato. Però, andandovene, provvedete a mettere al lavoro gli uffici per la definizione di un altro piano, fatto con tutti i crismi di legge consultando finalmente gli enti locali, facendo tutte quelle cose che l'opposizione, nel suo ruolo parlamentare, ha cercato di sollecitare prima in Commissione e poi in aula un anno fa. Non c'è da perdere tempo. Non siamo per nulla soddisfatti del fatto che una emergenza, quale questa dei rifiuti, non venga governata da alcuno, perché mentre noi siamo qui e parliamo, e fuori sta piovendo, ci sarà senz'altro qualche autocisterna carica di rifiuti tossici e nocivi che ha aperto il rubinetto scaricando i suoi veleni nelle strade per finire dove noi sappiamo. Siccome la natura dell'emergenza è questa, non perdete altro tempo.
Penso si possa credere che per l'approvazione della deliberazione di Giunta, come ci è stato detto dall'Assessore, con la quale il governo piemontese è ricorso al Consiglio di Stato, i socialisti abbiano posto una questione di fiducia. Sono tali e tanti i ricatti incrociati all'interno di questa maggioranza che non ci stupisce che l'esito sia sempre scontato...



STAGLIANO' Gregorio Igor

BARA



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non permettiamo più che ci ingiuri. Non puoi buttare fango su tutti.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Tu mi confermi così, Bara. Sto dando dei giudizi politici.



(Vibrate proteste da parte del Consigliere Bara e altri)



STAGLIANO' Gregorio Igor

BARA



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, ci dice che facciamo affari! Devi confermare quello che dici.



PRESIDENTE

Collega Staglianò, non usi questi termini che, pur avendo un significato politico, possono avere altri significati di cui legittimamente ci si può risentire.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, c'è da credere - e Bara mi conferma - che qualche pressione deve essere stata fatta sotto il profilo politico.



PRESIDENTE

Non la interpreti così perché non è in questi termini.



PRESIDENTE

BARA



PRESIDENTE

Chiedo formalmente che gli atti vengano mandati alla Procura della Repubblica e prego che sia messo a verbale. Sono socialista e sono onesto quanto te!



PRESIDENTE

Collega Bara, prenderemo nota della sua dichiarazione.
Collega Staglianò, la invito a mantenersi nei termini del galateo politico.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Avevo concluso, signor Presidente. Voglio soltanto aggiungere alle richieste del collega Bara di inviare alla Procura della Repubblica oltreché il resoconto stenografico, anche quello magnetofonico e possibilmente quello video perché non abbiamo nulla da nascondere, nemmeno le nostre espressioni facciali.
Stavo concludendo dicendo che l'Assessore Cernetti avrà posto una questione di fiducia nella Giunta. Non ci meraviglia se questo è avvenuto perché essendo stato appaltato questo argomento ad un Partito (perch questa è la storia; Bara si arrabbia, ma questa è la storia)...



(Interruzioni del Consigliere Bara)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, devo aggiungere ancora tre parole, però se Bara continua così, domani mattina sarò ancora qui. Mi pare ci sia spazio per intervenire anche per il Gruppo socialista, per Bara, per il Capogruppo per lei, signor Presidente.
Se sto dicendo delle falsità, dei fatti indimostrabili sull'Assessorato all'ambiente, che è retto da quattro anni abbondanti in questa Regione dal Partito socialista e che non ha dato prova sulla materia di saper governare alcunché mentre l'emergenza cresce, mi smentiscano Bara, il Capogruppo socialista e quanti altri vogliano smentirmi.



(Interruzioni del Consigliere Bara e altri)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Che poi, signor Presidente, la Giunta solidalmente copra questi fallimenti, che sono sotto gli occhi di tutti, sono fatti della Giunta, del governo, sono comportamenti politici che l'opinione pubblica, i cittadini possono giudicare come e quando vogliono.
E' stato posto un problema di fiducia, noi non abbiamo da aggiungere che queste parole: evidentemente all'atto pratico, alla prova dei fatti l'Assessore non può avere la nostra fiducia. Questa no! Quindi chiediamo che l'ordine del giorno presentato possa essere discusso e votato entro questa seduta, possibilmente non soltanto da noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Presidente della Giunta regionale Beltrami per una dichiarazione. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, più che una dichiarazione si tratta di una richiesta. Chiedo che gli Uffici della Presidenza acquisiscano i nastri della registrazione di questo dibattito, in particolare dell'intervento del Consigliere Staglianò, per assicurarne la debita conservazione, perch chiunque fosse interessato alla loro utilizzazione per qualsivoglia motivazione lo possa fare con la dovuta tranquillità.



PRESIDENTE

I nastri saranno certamente acquisiti.



CHIEZZI Giuseppe

Perché gli altri nastri si buttano?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non si buttano, ma questi chiedo che vengano conservati con ogni garanzia. Lo voglio dire con la debita tranquillità.



PRESIDENTE

C'è la resocontazione fatta dagli stenotipisti e ci sono le registrazioni su nastro che vengono acquisite agli atti.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Nessuno può impedire alla Giunta di avanzare questo tipo di richiesta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

BONTEMPI



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Presidente, non avviene normalmente che qui si resoconti e si tengano i verbali? E' normale che i dibattiti in Consiglio siano completamente registrati ai fini degli atti consiliari.



PRESIDENTE

E' stata fatta una richiesta specifica e io ho dato le dovute assicurazioni.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Preciso che siano conservati in luogo sicuro e presso la Presidenza.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

BONTEMPI



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E' cosa che normalmente si fa, anche perché sarebbe grave se gli altri dibattiti venissero conservati in luogo insicuro. C'è un luogo insicuro per gli altri dibattiti?



PRESIDENTE

Sono tutti sicuri.
E' iscritto a parlare il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Speriamo che i nastri siano tutti conservati in luogo sicuro, non solo quelli del collega Staglianò.
Dopo questa pausa divertente - si fa per dire divertente devo dire che a parte questo momento di ilarità, sono molto meno divertita della situazione - devo dire che come Consigliere di una Regione che nel resto d'Italia è sempre stata considerata una delle Regioni capofila del buon governo, dell'autonomia e della capacità di governo, ed essendo io una federalista regionale convinta, sono sempre più umiliata da queste vicende ambientali che, ormai da parecchi anni, da quando sono in questo Consiglio comunque, ci coinvolgono; sono umiliata dal vedere come ci sia uno iato enorme, un abisso sempre più grande fra l'immagine di capacità ed efficienza, perché per fortuna nostra le informazioni circolano lentamente sulla tragica realtà della politica per l'ambiente in Piemonte.
Questo dibattito, non per colpa delle opposizioni, finirà per ripetere un dibattito che abbiamo fatto circa un anno fa quando si discusse il piano in questione cancellato dal TAR e ci costringe a ribadire una serie di considerazioni che facemmo allora nel lungo dibattito in Commissione e in aula sul modo completamente sbagliato in cui viene gestita in generale la politica per l'ambiente in questa Regione e in particolare questo aspetto della politica per l'ambiente.
Intanto trovo molto scorretto da parte dell'Assessore questo continuo rifugiarsi, come già fece allora, dietro il Ministero dell'Ambiente e spesso addirittura dietro il Ministro, citando continuamente affermazioni inviti, pareri, giudizi che verrebbero dal Ministero dell'Ambiente, senza che si sappia se si tratta di atti ufficiali, di lettere, di discorsi personali fra l'Assessore, il Ministro o qualche funzionario, sempre coprendo in qualche modo le proprie scelte politiche dietro pareri ed opinioni del Ministero, inviti pressanti, ecc. Anch'io periodicamente, per le mie attività professionali, frequento il Ministero dell'Ambiente. Ma io ho informazioni completamente diverse, anche a proposito del giudizio sulla legittimità di questo documento di piano. Non vado oltre perché non è il caso di raccontarci in quest'aula che cosa ci hanno detto i funzionari del Ministero per l'Ambiente.
A me non risulta che i giudizi siano di questo tipo, comunque pregherei l'Assessore, d'ora in poi, quando vuole citare un giudizio del Ministero dell'Ambiente, di citare la fonte ufficiale, una lettera o una deliberazione o qualche altra fonte che sia verificabile.
Poi possiamo non essere d'accordo con il giudizio del Ministero dell'Ambiente, ma saremmo contenti di non essere sempre soggetti a questo strano ricatto, "il Ministro dice che..., il Ministero non ci dà...", ecc.
Il piano, a nostro avviso, è sbagliato e deve essere rifatto. Ho firmato anch'io l'ordine del giorno che richiede le dimissioni dell'Assessore. Dopo la lunga vicenda che è stata gestita dall'Assessore Cernetti, rivendicata in questa sede oggi con totale condivisione del proprio operato, credo che non si debba ricorrere al Consiglio di Stato che il piano debba essere rifatto e che questo piano non debba essere rifatto dall'Assessore Cernetti, perché abbiamo sentito una volta di più che l'Assessore Cernetti ritiene di avere operato bene. Io non ritengo sia stato fatto bene e mi pare che i Consiglieri dell'opposizione e probabilmente, anche molti della maggioranza che non hanno spesso il coraggio di esprimersi in quest'aula, ma lo fanno poi fuori, ritengono che non sia fatto bene, quindi la nostra richiesta è che l'Assessore si dimetta e consenta finalmente di avviare un'elaborazione di un piano serio che si occupi della questione dei rifiuti.
Sono costretta a ribadire rapidamente quali sono secondo noi i punti irrinunciabili di un buon piano che affronti la questione dei rifiuti. Con l'occasione questo piano potrebbe recuperare quell'orrida cosa, anch'essa bocciata, che è il piano per le bonifiche che fa parte della stessa materia e quindi potrebbe correttamente stare in un documento unico che coordini l'azione di risanamento e la nuova azione di prevenzione. Un piano che si occupi dei rifiuti, deve intanto affrontare correttamente sia la questione dei rifiuti urbani sia quella dei rifiuti industriali. Ricordo che il piano bocciato dal TAR trascura nella quasi totalità la questione drammatica dei rifiuti industriali. In questo senso c'è una proposta del Gruppo comunista che, a nostro avviso, potrebbe affrontare correttamente la questione dei rifiuti industriali attraverso l'istituzione di un'agenzia che abbia il compito precipuo della riduzione del recupero dei rifiuti industriali intervenendo sui produttori dei rifiuti nel momento in cui conferiscono a una struttura di smaltimento il rifiuto. Quindi interagendo con le imprese per lavorare sull'analisi dei rifiuti e sulla possibilità dello loro riduzione.
Per quanto riguarda lo strumento dell'agenzia (peraltro ne è dotata la Lombardia e a nostro avviso funziona abbastanza bene) potrebbe utilmente essere adattato anche alla gestione della questione dei rifiuti urbani. La questione di questi rifiuti continua ad essere affrontata dalla parte sbagliata. E' ben vero che il documento nella parte descritta parla della raccolta differenziata, della necessità di ridurre i rifiuti e così via, ma a parte le parole, è stato poi elaborato un progetto per la raccolta differenziata che è miseramente finanziato. E' inutile pensare di affrontare - e l'ha visto anche oggi l'Assessore con la delegazione che abbiamo ricevuto - la questione dei rifiuti urbani in questa Regione in questo Paese, con la cultura nuova che si sta sviluppando e con le domande nuove che stanno emergendo, se non si parte dalla questione a monte della riduzione dei rifiuti. Quindi la politica di questo piano, il cuore finanziario di questo documento di piano doveva e dovrà essere questa politica. Ricordo quando l'Assessore diceva che i fondi sono sulle discariche o sugli inceneritori, perché il Ministero dà i soldi sugli inceneritori e sulle discariche quindi su quelli bisogna prendere e metterlo nel documento.
Ebbene, una delle ragioni per cui le Regioni esistono è quella di essere degli interlocutori e non dei servi dei Ministeri. Allora, se i soldi stanziati e i finanziamenti previsti non erano adeguati ad una politica diversa che la Regione voleva fare, bastava contrastare in termini politici il Ministro sul modo in cui erano stati distribuiti i soldi per gli interventi nel campo dei rifiuti. Quindi il cuore della politica deve essere la riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata. Ma il cuore della politica vuole anche dire che bisogna dare soldi e gambe per organizzarla. Il modo per organizzarla correttamente non è quello di essere sempre contro tutta la comunità piemontese, ma di fare queste cose in collaborazione con la comunità piemontese. Stia tranquillo l'Assessore che, se comincia a riunire i Comuni, magari anche per le aree che erano state definite troppo grandi, per avviare dei programmi che riducano i rifiuti e che producano la raccolta differenziata, e in quel contesto per individuare delle soluzioni di sito per stoccare e trattare, recuperare in parte i rifiuti, in quel contesto sarà più facile trovare una soluzione anche in termini di sito. Naturalmente le dimensioni del sito e le caratteristiche del piano devono essere diverse. Abbiamo intanto perso un anno e mezzo da quando il piano è uscito, molto poco o niente si è fatto, e nell'illusione di fare in fretta continuiamo a perdere altro tempo. Le politiche sbagliate rallentano e non accelerano. La grande illusione, di questi anni di gestione dell'emergenza in modo sbagliato, è stata quella di poter passare sulla testa della gente attraverso norme che bypassano le popolazioni, annullando gli strumenti urbanistici. Abbiamo testé discusso una legge che annulla gli strumenti urbanistici per fare stupidi alberghi per i Mondiali. Chiunque voglia fare degli alberghi se li può fare e li fa secondo gli strumenti urbanistici. Figuriamoci se non c'è lo spazio nel Piano regolatore per fare degli alberghi! Lo abbiamo rifatto per i rifiuti.
Tutte le leggi che partono dalle necessità di risolvere una questione di emergenza ormai fanno piazza pulita della volontà delle popolazioni locali e degli strumenti urbanistici, illudendosi di passare sulla testa delle popolazioni, ottenendone un durissimo rifiuto, cozzando contro l'opposizione e dovendo poi tornare indietro.
Se l'Assessore ci dice che non vuole tornare indietro, sappia che la conclusione finale sarà che si romperà la testa.
Abbiamo sentito addirittura delle minacce da parte dell'Assessore.
L'Assessore ci ha detto: se il piano non va avanti, se non posso avere i finanziamenti per le strutture pubbliche, sono obbligata a dare l'autorizzazione ai privati. Qui siamo a livello di minaccia. Lei Assessore, non è obbligata a niente, lei risponde di ogni autorizzazione che dà a privati o a pubblici; quindi se le autorizzazioni che sarebbe obbligata a dare non sono corrette e rappresentano impianti che lei ritiene non adeguati, non capisco chi obbliga la Giunta a dare le autorizzazioni.
Su queste cose bisogna che ci sia chiarezza. Queste minacce sono assurde e inaccettabili.
Anche il ricatto dei soldi, che sembra essere sempre il ricatto più forte, non funziona. Ricordo che quando si è discusso del bilancio consuntivo, abbiamo notato che il settore ambientale è uno dei tre settori che ha minore capacità di spesa, che accaparra soldi, ma non riesce a spenderli. Allora la questione è di avere dei programmi che consentano quando i soldi arrivano, di spenderli. Il risultato di questo modo di procedere, anche se i soldi arrivano, è che non si possono spendere perch nel frattempo i piani sono stati bocciati, o comunque perché con l'opposizione delle popolazioni non si può andare avanti. D'altronde l'Assessore stesso ci ha detto che probabilmente ci saranno dei finanziamenti possibili sui fondi FIO. Vorrà dire che rifaremo il piano e chiederemo dei finanziamenti sugli stanziamenti successivi. Nel frattempo è meglio avviare programmi poco costosi e in raccordo con le popolazioni che tendano ad avviare la raccolta differenziata, piuttosto che tentare di fare sulla testa della gente delle inutili discariche.
Non ho capito che cosa voleva dire il Consigliere Picco con "le piccole correzioni di rotta". Ribadisco che questo piano è da mettere nel cestino.
Di recente ho anche riguardato i quantitativi relativi ai rifiuti. E' molto strano che il Piemonte avrebbe il 15% di rifiuti industriali rispetto alle stime della Lombardia. Credo che anche qui gli elementi che avevamo messo in evidenza di non affidabilità tecnica del piano dovrebbero essere rivisti ed essere oggetto di riflessione. Ho l'impressione che tutto l'impianto su cui si regge il piano non sia accettabile e non sia serio.
C'è l'accordo di tutto il Gruppo comunista sulla necessità di seguire questa procedura: 1) sostituire l'Assessore perché l'Assessore ha preso la responsabilità di quello che è stato fatto, quello che è stato fatto non va, porta la Regione in un vicolo cieco (la Giunta può poi decidere se vuole cambiare tutta se stessa perché condivide il parere dell'Assessore) 2) il nuovo Assessore avvii un piano serio a partire da quei tre criteri che dicevo: affrontare la questione dei rifiuti industriali, avviare la raccolta differenziata, la riduzione dei rifiuti e contestualmente, in accordo con le popolazioni interessate, individuare i siti per smaltire ci che non può essere recuperato, ma secondo l'obiettivo che noi peraltro avevamo indicato di un obiettivo di riduzione dei rifiuti non del 5% ma del 40%, il che è tecnicamente fattibile. Non sto a ridare gli elementi, ma è tecnicamente e scientificamente dimostrato che questo obiettivo può essere realizzato. Noi non abbiamo nessuna fiducia che possa essere realizzato da questo Assessore e da questa Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci troviamo di fronte a un problema tra i più complessi di questa legislatura. L'emergenza dei rifiuti, evidentemente, ha messo alla prova le nostre capacità di elaborazione e di governo.
Credo che tutte le forze all'interno del Consiglio abbiano dato il meglio di se stesse. E' il giudizio politico legittimo da parte di tutti però evidentemente non può arrivare a una specie di condanna o lapidazione.
L'intervento del collega Staglianò mi ha colpito personalmente, tra l'altro proprio in una materia dove credo di aver dato nei lavori in Commissione su questo piano un contributo piccolino, ma con alcuni punti di rilievo. E' l'accusa generica che coinvolge un gruppo dirigente nel suo complesso mettendo in imbarazzo chi, come me e come altri colleghi in Consiglio, crede di compiere seriamente il suo lavoro. Se ci sono dei casi che sono stati rilevati, degli illeciti, andavano denunciati e vanno denunciati, noi non li copriremo, anzi, siamo perché ci siano delle denunce specifiche se vengono individuati dei fatti abnormi, e da parte nostra ci sarà l'attenzione dovuta perché non vogliamo coprire nulla e nessuno di qualsiasi colore, appartenenza e qualsiasi amicizia possa avere.
Credo ci sia stata da parte del collega Staglianò una ingenerosa individuazione di responsabilità. Poi, se ci fossero delle responsabilità vanno precisate e da parte mia sarò il primo ad essere puntuale, preciso e deciso attorno a denunce specifiche.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Due anni persi non sono una responsabilità?



TAPPARO Giancarlo

Ma questa è di natura politica, Consigliere Staglianò, non dobbiamo confondere, perché una cosa è la responsabilità politica e ci sarà poi il corpo elettorale che darà un giudizio sulle responsabilità politiche. Pu anche darsi che il corpo della società non dia questo giudizio, perché il nostro sistema funziona così in quanto non ha altri meccanismi di funzionamento. Quindi le responsabilità, se sono di natura politica, vanno in una certa dimensione, se sono di natura specifica, penale, particolare da parte nostra, da parte del Gruppo socialista non ci sarà nessuna copertura, anzi, vogliamo in questa materia essere estremamente rigorosi perché si tratta di materia nella quale non devono inserirsi delle venature pericolose. Sappiamo che in materia di smaltimento dei rifiuti interessi della criminalità organizzata potrebbero vedere un grande affare. Dobbiamo chiudere tutti gli spazi, dobbiamo essere estremamente rigorosi, da parte nostra, lo saremo. Se hai qualcosa in mano evidenzialo e portalo nelle sedi adeguate, noi non lo copriremo, anzi, saremo per ringraziarti se riesci ad evidenziare delle situazioni, ovviamente circoscritte, specifiche e ben calibrate. Non possono essere solo delle intuizioni.
Per quanto riguarda le responsabilità politiche dirò adesso la mia parte. Intanto su questa elaborazione: l'emergenza, i limiti della legge n.
441, tutta una serie di situazioni, la decisione della Giunta di velocizzare, di essere tra le prime Regioni ad intervenire, può essere una decisione giusta o sbagliata. Probabilmente anch'io avevo valutato che forse si potevano allargare i tempi per avere più possibilità di approfondire le aree, le analisi. E' stata una decisione assunta nella battaglia per ridurre l'inceneritore programmato da 1.200 tonnellate (che speravo diventasse da 300 tonnellate che era la soglia indicata, ma anche nella battaglia mi è sfuggito ed è rimasto di 600 tonnellate per Torino sud), modestamente credo di aver dato un apporto non trascurabile Le discariche massime da 500 mila metri cubi sono state un apporto che è stato espresso sia in sede di elaborazione di Commissione sia in aula da parte dei colleghi della maggioranza, tra i quali c'ero io.
La riduzione della dimensione delle aree è stata una battaglia che ho condotto all'interno della Commissione e ho detto nella mia dichiarazione di voto che ritenevo le aree troppo grandi per poter aver quel processo di partecipazione con la comunità in modo da rendere più facilmente accoglibili le decisioni sulla individuazione dei siti.
Il piano della raccolta differenziata, che è stato inserito in un secondo momento, è stato inserito anche su sollecitazione mia modestamente, ed ha arricchito il Piano di smaltimento dei rifiuti.
Le conferenze che non dovevano avere solo il Comune interessato al sito, ma anche i Comuni limitrofi, sono state modestamente un apporto anche mio.
Il ripristino dei 2 mila metri come distanza di sicurezza delle discariche 2 C), che poi è passato dopo tanto tempo in aula, è stato un mio apporto.
Non c'è una operazione cercando di parare situazioni abnormi, cercando di falsare gli ambiti per favorire magari chissà quali operazioni speculative o indicibili: c'è stato un apporto serio. Personalmente non sono rimasto completamente soddisfatto di questo piano e l'ho dichiarato ho capito che è in atto una situazione particolare, con dei vincoli particolari, forse, in altre circostanze, tutti l'avremmo condotto in modo migliore.
Ora ci troviamo nella situazione di garantire l'operatività dello smaltimento dei rifiuti e dell'organizzazione di questo sistema, e questo è il nodo perché le autobotti continueranno a scaricare fino a quando non ci sarà un sistema strutturato che permetta lo smaltimento. A quel punto la sanzione dovrebbe essere quattro volte superiore per chi continua ad operare in quel modo.
Il ricorso al Consiglio di Stato l'abbiamo fatto convinti della bontà dello strumento, pensando che l'organo superiore della magistratura amministrativa ci possa dare ragione. Può darsi, è una scelta che nella responsabilità politica la Giunta assume nella sua collegialità su proposta dell'Assessore. Certamente è una scelta complessa, rischiosa, però la Giunta se ne assume la responsabilità. Come appartenente a un Gruppo di maggioranza devo dire che noi sosteniamo questa scelta, cercando di dare comunque qualche suggerimento.
Il paradosso sta nel fatto che noi abbiamo costruito uno strumento che avesse un vincolo forte, perché abbiamo detto: nelle aree potenzialmente idonee noi diamo questa forza, ma poi abbiamo visto che le domande arrivavano da altre zone. Per esempio, Viarigi non c'è. In pratica abbiamo costruito un meccanismo che poi è diventato una trappola, ed è stato il punto di attacco per i ricorsi dei Comuni.
Noi abbiamo creato un meccanismo di quel genere che poi non ci è servito. Ho fatto l'esempio di Viarigi, ma molti altri casi non sono finiti lì, nemmeno prioritariamente. Avremmo potuto dire ai privati e ai consorzi: "prima verificate le aree che abbiamo individuato, l'agibilità (perché non avevamo ancora la possibilità di dire che erano aree già tutte buone, non avevamo gli strumenti, ad esempio, per l'analisi idrogeologica) poi, in seconda, in terza o in quarta battuta andate fuori da quelle aree".
Ovviamente Viarigi non ci sarebbe in questa prima battuta. Si cerca la sistemazione di un inceneritore di Torino-sud e si è andati a finire a Trofarello che, a una verifica, non è nella zona prioritaria.
Quindi noi abbiamo costruito uno strumento forte, la legge n. 441 ci dava questa autorità e l'Assessore dice che c'è una legge nazionale che ci copre in questo senso, però l'abbiamo costruito senza poi utilizzarlo a fondo. Oggi, se noi annullassimo la validità di vincolo, e lasciassimo lo strumento operativo così com'è, non succederebbe proprio nulla perché le domande continuerebbero ad arrivare in ordine sparso senza seguire la gerarchia della priorità di area e si andrebbe avanti.
Il suggerimento modesto che tenterei di dare, con tutti i limiti che può avere, è quello di valutare se è possibile in qualche modo annullare la validità di vincolo perché non ci è servito a nulla; potremmo adesso valutare le carte al 250.000, così come sono tratteggiate, potremmo anche pensare a una cartografia al 50.000 che escluda i centri abitati, per anche qui non si individua il sito e il piano non parla di siti.
In giro leggo articoli e sento conferenze, dibattiti in cui si parla di siti, ma il sito lo doveva individuare il consorzio di un certo bacino. In quel punto si faceva una verifica con la conferenza, la conferenza doveva valutare se quel punto era agibile o meno, se non era agibile si andava a verificare in un altro punto e così per reciproche e successive valutazioni si andava ad individuare finalmente il sito. Il TAR. quando parla di sito a mio parere, fa un po' di confusione in questo senso confondendo le nostre aree potenzialmente idonee con i siti, dove non ci sono i siti.
Si è deciso politicamente di non individuare dei siti in questo piano.
E' un problema di lettura, c'è molta confusione su questo aspetto.
Voglio dire che le aree potenzialmente idonee hanno una procedura per individuare i siti, che prevede che i consorzi all'interno dei bacini ne facciano l'indicazione preferibilmente nelle aree potenzialmente idonee.
Così non è avvenuto, e questo probabilmente è un problema di valutazione politica nell'ambito della gestione dell'Assessorato. Su questo ho meno elementi anche perché non abbiamo avuto un rapporto vicino con le conferenze. Questo l'ho lamentato perché poteva servire ad avere una visibilità più ampia da parte della Commissione ambiente sull'andamento delle conferenze.
Non ci dovrebbe essere la paura che spariscano o non arrivino i finanziamenti perché si fa un'operazione di questo genere. Non credo nemmeno che il Ministero vada a disattivare i finanziamenti alla Regione.
Non credevo nemmeno che arrivando in ritardo non sarebbero arrivati i finanziamenti. Le consultazioni sono state fatte probabilmente in una forma troppo ampia, poco coinvolgente, i bacini erano troppo grandi, quindi è stato possibile. Oggi non possiamo più piangere sul latte versato, dobbiamo evitare che si smaltisca in modo scorretto, dobbiamo vedere cosa possiamo salvare.
Credo che l'impianto generale del Piano smaltimento dei rifiuti possa essere di per sé valido. Forse c'è un problema di dimensione dei bacini forse c'è un problema di ridefinizione delle aree. Se si rispettano le procedure, quando arriva un'indicazione si incomincia ad andare nelle aree potenzialmente idonee ad individuare i siti, e poi in seconda, in terza, in quarta battuta si va fuori area. Viarigi sarebbe fuori, perché ci sono le zone nell'Astigiano, nell'Alessandrino e nel Cuneese dove ci sarebbe questa prima battuta.
Questa è la procedura indicata nel piano, non è inventata! E ha una validità. Se togliamo il vincolo di variante agli strumenti urbanistici per aree vaste, se non succede nulla alla validità e all'operatività del piano se non succede nulla dal lato dei finanziamenti, credo che blocchiamo quello che è stato l'attacco più forte che il TAR ha fatto al nostro piano che è partito dalla denuncia, dal ricorso fatto dal Comune.
Le dimissioni dell'Assessore Cernetti. E' facile sparacchiare, ma quando uno deve decidere non ha compito facile. Voi sapete che non sono stato tenero con la mia collega di Partito, l'Assessore Cernetti, ho elencato i punti d'attacco quando ero Presidente della Commissione ambiente e in quest'aula. Sarà poi una libera scelta dell'Assessore, ovviamente valutare questi aspetti, però io credo che non si può fare una condanna sulla operatività politica. Voi potete chiedere legittimamente che si risponda degli errori commessi, potete sottolineare che probabilmente la decisione poteva essere presa in un senso diverso; fa parte del legittimo necessario e sempre più forte ruolo della minoranza, dell'opposizione.
Però, evidentemente, non si può arrivare a forme di criminalizzazione di chi assume queste decisioni.
Anch'io sono stato critico. Ho cercato di dare un contributo costruttivo in questo senso. Ovviamente, il nostro Gruppo difenderà l'Assessore anche se dirà "attenzione, siamo in una situazione d'allarme siamo ormai al limite, siamo ormai in zona Cesarini per poter prendere delle decisioni valide, quindi stiamo attenti!". Ovviamente dal dire questo ad acconsentire alla richiesta di dimissioni dell'Assessore Cernetti, passa un abisso diametralmente dal lato opposto.
Mi fermo qui, anche se sono stati introdotti altri spunti, per esempio dal collega Ferro con la sua solita preparazione e puntualizzazione, per credo che si possa disinnescare il problema andando a modificare quell'aspetto, considerando questo piano un piano-processo a cui, strada facendo, apportare quegli affinamenti che lo renderebbero più forte. Non è nato come un pacchetto definitivo, è nato come un piano-processo, e in questo piano-processo avremmo potuto fare degli affinamenti.
Avevo detto nella dichiarazione di voto che gli affinamenti, a mio parere, erano: definire delle zone più piccole, avere la capacità di considerare le aree in forme diverse con la successione che avevo detto e dare alle conferenze un carattere di programma di questi interventi.
Quindi credo che il dibattito non finisca questa sera. Sono stati presentati degli ordini del giorno. Da parte nostra cercheremo di preparare con la maggioranza un ordine del giorno. Faccio una raccomandazione alla Giunta e all'Assessore perché valutino se non vi siano degli elementi per evitare una contrapposizione frontale nel ricorso al Consiglio di Stato che, in caso di sconfitta, ci metterebbe in forte difficoltà.
Credo che ci sia ancora un passaggio intermedio che probabilmente va valutato. Comunque se la Giunta ritiene di assumere in modo determinante questa strada evidentemente noi accompagneremo tale decisione lealmente.



PRESIDENTE

Vi sono ancora cinque iscritti a parlare, ma considerata l'ora potremmo sospendere il dibattito riservandoci di riprenderlo nella seduta di martedì prossimo alle ore 14,30. In quella sede esamineremo anche i diversi ordini del giorno presentati.


Argomento: Università

Esame ordine del giorno n. 639 inerente l'istituzione della seconda Università in Piemonte


PRESIDENTE

E' pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno relativo al problema della seconda Università in Piemonte, firmato da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a conoscenza che in questi giorni il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato sta discutendo del piano quadriennale per l'Università sapendo che sono stati attribuiti al Consiglio regionale mutamenti di orientamento rispetto alla proposta di piano per la seconda Università in Piemonte approvata dal Consiglio stesso r i c o n f e r m a che la proposta della Regione Piemonte resta immutata in ordine alla presenza delle varie Facoltà nei tre poli (Novara, Alessandria e Vercelli) e cioè: Novara: Facoltà di Medicina, Facoltà di Farmacia, Facoltà di Economia e commercio Alessandria: Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Facoltà di Scienze politiche, Facoltà di Giurisprudenza Vercelli: Facoltà di Ingegneria, Facoltà di Lettere e filosofia.
I n v i a tale ordine del giorno al Presidente del Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ed ai Capigruppo dei Partiti in tale sede".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche della L.R. 13/8/1979, n. 41, concernente la disciplina dell'insegnamento dello sci in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche della L.R. 13/8/1979, n. 41, concernente la disciplina dell'insegnamento dello sci in Piemonte", di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al Presidente della VI Commissione, Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Il provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla VI Commissione.
La legge regionale in materia è stata rinviata con alcune osservazioni da parte del Commissario del Governo. La VI Commissione ha accolto tali osservazioni eliminando la pariteticità che era stata inserita nella prima stesura della legge e ripropone al Consiglio il testo che è stato licenziato all'unanimità. Nella sostanza si tratta di sopprimere l'ultimo comma dell'art. 6.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, si proceda alla votazione dell'articolo modificato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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