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Dettaglio seduta n.185 del 07/04/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA ANGELO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Contrariamente a quanto si era stabilito, proporrei di avviare il dibattito sui ticket, di passare quindi alla discussione sull'attività turistica e di concludere i lavori con l'esame della sentenza del TAR relativa al Piano regionale smaltimento rifiuti.
Chiede di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

ALA



PRESIDENTE

Dato che ieri non ho partecipato alla riunione dei Capigruppo, perch non sono stato informato, vorrei sapere qual è l'o.d.g. ufficiale della seduta di oggi.
Se vi sono delle inversioni, vorrei che formalmente venissero votate perché la proposta del Presidente può anche essere legittima, ma ritengo che vada votata se non è quella prevista dall'o.d.g. Ritengo anche, e ritengo che l'intelligenza di tutti i colleghi condivida questo punto di vista, che l'affrontare il tema dei ticket e degli alberghi impedisca concretamente di affrontare il problema del TAR e dei rifiuti.



PRESIDENTE

Per la verità, quando c'è stata la riunione dei Capigruppo ero impegnato altrove e ne ho ricevuto le conclusioni alle quali mi attengo rispettosamente.
Le conclusioni dei Capigruppo erano sì di portare a termine la legge sulle attività alberghiere, di passare alla questione dei ticket e di sviluppare la discussione sulla sentenza del TAR. sennonché ieri sera è emersa anche l'idea di una verifica ulteriore da parte della Giunta su alcuni aspetti.
Fino adesso però questi elementi non mi sono ancora arrivati, quindi comincerei con la discussione sui ticket.
La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Intervengo per dimostrare la poca obiettività della stampa nei nostri confronti, al punto che chiederei se il Presidente non ritiene di inviare una lettera al Direttore del giornale.
Di tutto quello che è avvenuto ieri in Regione, approvazione di una legge molto importante sul personale e inizio della discussione sulla legge degli alberghi, "La Stampa" riproduce una foto relativa ad una protesta con l'indicazione: "hanno interrotto i lavori del Consiglio!". Questo non è affatto vero.
Questo modo di trattare il Consiglio non è affatto obiettivo, quindi pregherei il Presidente di valutare se non sia il caso di chiedere al Direttore che almeno i lavori siano descritti così come avvengono.
Ci auguriamo che martedì prossimo, con l'avvento di una nuova testata ci sia una maggiore informazione. Perché questo modo d'agire nei nostri confronti è veramente poco serio.



PRESIDENTE

Senz'altro è doveroso da parte nostra, nel rispetto della libertà dell'informazione, richiamare l'attenzione sullo svolgimento reale dei lavori che avvengono in aula.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Comunicazione della Giunta regionale sui ticket sanitari e votazione ordini del giorno nn. 635, 636 e 637


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al dibattito in ordine alla questione dei ticket sanitari che verrà introdotto da una relazione dell'Assessore alla sanità Eugenio Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il decreto n. 111 si divide in due parti.
Una parte, la più consistente, è relativa alla riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale. L'intesa raggiunta nella riunione dei Capigruppo è di non mettere in discussione la parte della riorganizzazione del sistema sanitario, ma di affrontare il problema dei ticket.
Il decreto prevede il passaggio dal Fondo sanitario nazionale, con pagamento a "piè di lista" come avviene adesso, a un fondo sanitario interregionale gestito da un comitato composto dai rappresentanti delle Regioni; prevede il riordino delle UU.SS.SS.LL. con legge regionale, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione. Questa legge regionale dovrebbe prevedere l'istituzione di un apposito organismo per la ripartizione delle risorse alle UU.SS.SS.LL. con funzione di impulso e di direzione tecnica. Questa legge regionale dovrebbe prevedere la delimitazione delle UU.SS.SS.LL. tra 200 e 400.000 abitanti, escluse quelle coincidenti con le Comunità montane; dovrebbe prevedere la natura di azienda di servizi con personalità giuridica delle UU.SS.SS.LL.
l'individuazione dei Consigli di amministrazione che sostituirebbero l'attuale Comitato di gestione. Gli organi sarebbero quindi il Consiglio il Presidente e verrebbero introdotti il Direttore generale e il Collegio dei revisori. In base a questa indicazione, che al momento è molto generica perché rimanda tutto ad atti di specificazione successivi, il decreto prevede la creazione delle aziende ospedaliere con loro autonomia con Consigli di amministrazione propri e con personalità giuridica per gli ospedali al di sopra dei 500 posti letto o con 16 divisioni, gli istituti di ricovero e cure a carattere scientifico, gli ospedali pubblici di alta specializzazione (si suppone che l'alta specializzazione possa voler dire monospecializzazione per avere un riferimento più concreto alla situazione torinese) nonché gli ospedali clinicizzati. In più prevede la possibilità di affidare a società di gestione a prevalente capitale pubblico la gestione di alcuni istituti ospedalieri pubblici sulla base di convenzioni tipo, che dovrebbero essere predisposte dal Ministero della Sanità, e prevede, come già sancito da norme del 1987, l'istituzione di camere a pagamento, demandandone le modalità di gestione. Prevede poi le modalità di esercizio della libera professione all'interno degli ospedali e delle strutture ospedaliere dando la possibilità di riservare fino al 10% dei posti letto all'attività libera professionale all'interno degli ospedali.
Inoltre la determinazione del contingente del personale sanitario e tecnico negli ospedali per quanto riguarda le attività formative è prevista ogni anno entro il 30 settembre. Il numero delle convenzioni con i laboratori e le case di cura private non potrà essere superiore al numero esistente alla data di entrata in vigore del decreto.
Questa grosso modo è l'impostazione generale della riorganizzazione prevista dal decreto che non è stata ancora oggetto di dibattito né di alcun approfondimento perché non entra immediatamente in vigore, ma è rimandata ad un'attuazione seguente con una serie di atti da parte del Governo e del Parlamento.
In questi giorni l'attenzione si è concentrata sull'art. 6 relativo ai ticket.
Indubbiamente l'entrata in vigore improvvisa della norma ha comportato mille difficoltà nel sistema sanitario del Paese e quindi nel sistema piemontese, difficoltà dovute in prima istanza all'uso del decreto. Il decreto legge, per sua natura, entra in vigore il giorno dopo la sua approvazione e quindi questo decreto è entrato in vigore quando ancora le UU.SS.SS.LL. non ne conoscevano con certezza giuridica il contenuto certezza giuridica che poteva essere data dalla Gazzetta Ufficiale che pubblicava il decreto e non dall'articolo su il "Sole 24 Ore" che ne ha anticipato il contenuto di una settimana, quindi elemento di dibattito, ma non elemento di certezza giuridica sull'applicazione. Questo ha comportato indubbiamente notevoli difficoltà.
Ci sarebbero da fare valutazioni di ordine politico sulle modalità dei decreti legge, sul continuo ricorso ai decreti legge, ciascuno potrà poi dare conclusioni omogenee o diverse a seconda dell'area di militanza politica.
Questa è una norma finanziaria, non è una norma di sanità, è dovuta alla situazione della finanza pubblica nel Paese, situazione che conosciamo tutti, e ha avuto una traduzione in termini sanitari non sufficientemente chiara, probabilmente o non c'è stato il tempo per approfondire o la norma può essere stata varata più che da tecnici sanitari da tecnici finanziari il che ha comportato le difficoltà di cui abbiamo parlato. Per assurdo è più chiara, nella sua generalità, la linea indicativa dell'assetto generale che non la linea di applicazione dei ticket.
C'è stata una protesta. L'apparato sanitario si è trovato nella improvvisazione di applicare un decreto senza avere gli strumenti, con difficoltà operative e di interpretazione del contenuto delle singole norme.
In questa indeterminatezza, in questa incertezza, l'Assessorato si è in prima istanza rivolto alle UU.SS.SS.LL. chiedendo che l'applicazione del decreto fosse fatta con estremo buon senso, avendo come punto di riferimento principale la salute del paziente. Ho avuto modo di dire che la sanità non fallirebbe se non si incassasse qualche ticket nella incertezza di applicazione della norma, in particolare sui casi più eclatanti di tossicodipendenti e di malati di AIDS. L'Assessorato ha immediatamente inviato un fonogramma alle UU.SS.SS.LL. autorizzandole ad esentare tali soggetti dal pagamento dei ticket, sebbene la categoria non rientrasse fra quelle previste dal decreto. Pare che nel frattempo sia stato firmato il decreto che esenta i colpiti da AIDS da queste norme. La nostra è parsa un'interpretazione di buon senso anche se non era giuridicamente e strettamente confacente al testo del decreto.
Tutte le esenzioni che erano in atto valgono anche con questo decreto le categorie che erano esenti dalla spesa farmaceutica sono esenti anche da questi ticket.
Il sistema di esenzione cambierà dall'1 luglio, saranno esenti i cittadini cui sia riconosciuto lo stato di povertà, i titolari di pensione con reddito imponibile fino a 10 milioni, fino a 15 milioni con il coniuge a carico. E' chiarito nella norma del decreto che è esente il reddito dell'unità abitativa; comunque, anche se un cittadino ha una seconda residenza e paga l'affitto nella prima residenza è comunque esente perché è esente una unità abitativa. E' stato così chiarito il problema della seconda casa. Spesso i pensionati provenienti dai paesi natii mantengono la vecchia casa, ma queste non sono forme né di speculazione né di turismo.
Sempre dall'1 luglio sono esenti i titolari di pensioni sociali, i familiari a carico dei soggetti indicati nelle due precedenti indicazioni e naturalmente sono esenti tutte le patologie alle quali già ora veniva riconosciuta l'esenzione (diabete ed altre forme morbose).
Abbiamo avuto un primo incontro venerdì 31 marzo a Roma presso il Ministero con i tecnici delle Regioni. Ero l'unico Assessore regionale presente alla riunione (ero a Roma per altre riunioni), quell'incontro tecnico tutto sommato mi è servito per orientarmi nelle direttive da dare a livello regionale. Sono rimasto in contatto con le Regioni Toscana, Emilia Romagna e Liguria per definire possibilmente interpretazioni omogenee l'omogeneità, quando l'interpretazione è ampia, è difficile da mantenere tant'è vero che sono risultate norme diverse; pare che la Liguria abbia dato un termine di 30 giorni per i pagamenti, tuttavia si è cercato di dare un'interpretazione univoca.
Ho avuto una riunione con i Presidenti delle UU.SS.SS.LL. Il Piemonte è l'unica Regione che ha riunito le UU.SS.SS.LL. perché tutti hanno inviato una circolare. Un incontro vuol dire creare la possibilità di riportare la notizia sui giornali come è stata riportata, dando la possibilità a chi scrive di sottolineare tutti gli aspetti negativi che possono emergere o sottolineare in termini negativi anche cose positive. Abbiamo ritenuto opportuno farlo per dare la possibilità di un primo scambio sull'applicazione del decreto. Abbiamo chiarito che questa era una prima direttiva di chiarimento, alla quale probabilmente sarebbe seguito, dalle indicazioni che emergevano sul piano nazionale o da altre Regioni, un secondo chiarimento.
La direttiva è stata consegnata nei giorni scorsi ai Capigruppo e alla Commissione consiliare competente.
Non ritengo opportuno discutere sul contenuto della circolare, vorrei soltanto ricordare che l'Assessorato ha già richiesto al Ministero alcune precisazioni, condividendo in linea generale la necessità della partecipazione alla spesa sanitaria. E' però opportuno mirare in termini più esatti le prestazioni alle quali si deve dare un contributo finanziario e le diverse categorie che devono rimanere esenti.
Abbiamo chiesto al Ministero di limitare la diaria ospedaliera ai primi sette giorni di ricovero; c'è il problema di scaricare gli ospedali dell'onere dei ricoveri per le analisi. In certi reparti di chirurgia su cento ricoverati solo una sessantina vengono operati, gli altri quaranta non si sa bene perché finiscano in quei reparti.
Abbiamo chiesto l'emanazione di un tariffario unico nazionale con quantificazione economica per ogni esame diagnostico di laboratorio strumentale o radiologico per evitare l'incertezza di interpretazione o interpretazioni diverse tra Regione e Regione e tra le UU.SS.SS.LL.
Abbiamo chiesto un'elencazione dettagliata delle patologie da esentarsi dal pagamento dei ticket sia per quanto riguarda la diaria ospedaliera che la diagnostica, per esempio, i ricoveri per terapie intensive, ricoveri in unità coronariche, nei centri grandi ustionati e nelle dialisi, per gli interventi di alta chirurgia (trapianti, interventi neurochirurgici o cardiochirurgici) e per le patologie che per la loro cronicità richiedono lunghi periodi di ricovero o più ricoveri nel corso dell'anno.
Abbiamo anche chiesto per gli anziani ultrasettantacinquenni un'esenzione fino a 20 milioni di reddito. In linea di massima chi ha più di 75 anni ha costi più alti per vivere, perché ha bisogno di servizi che altre fasce di età non hanno. Per esempio, un anziano autosufficiente, se ricoverato in una casa di riposo, paga già una retta e, in caso di ricovero ospedaliero, si troverebbe a dover pagare, anche per un breve periodo, una doppia retta. Abbiamo chiesto per gli anziani non autosufficienti con più patologie ricoverati in case di riposo l'esenzione perché le varie patologie sono inerenti alla senescenza.
Il decreto dovrebbe essere modificato; lunedì ci dovrebbe essere un incontro a livello governativo per esaminare le modifiche da apportare.



PRESIDENTE

Sulla relazione dell'Assessore Maccari è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di contenere i loro interventi tra i dieci e i quindici minuti.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, se dobbiamo fare un intervento molto breve, lo dobbiamo contenere in un tempo che forse è un decimo della coda che si deve fare per pagare i ticket.
Ringrazio l'Assessore per l'illustrazione che ha fatto. Mi sarei per aspettato una maggiore vivacità nell'affrontare un problema che da qualche giornale è stato definito, giustamente, una cialtroneria. "Il Manifesto" ha pubblicato, due giorni fa, un articolo di fondo firmato dall'on. Pintor intitolato "I cialtroni" con nomi e cognomi di chi sono i cialtroni. Avrei voluto leggere quell'articolo, non tanto per il linguaggio, probabilmente un po' pesante, ma per rapportare la pesantezza del linguaggio a quello che si sta sopportando da tempo nella sanità sul piano delle inefficienze degli sprechi, della occupazione del potere, della pesantezza con la quale le persone in difficoltà pagano lo sfascio a causa della non applicazione integrale della riforma sanitaria.
Non siamo di fronte al fallimento della riforma sanitaria, siamo di fronte al fallimento della gestione della riforma sanitaria. Questo fallimento ha delle responsabilità. Ritengo che le responsabilità stiano in una parte della classe medica, quella parte della classe medica che non ha accettato la trasparenza e il controllo democratico della gestione della sanità: una parte della classe medica, medici di base e medici ospedalieri ha lavorato perché non si applicasse la riforma sanitaria. C'è stata anche una responsabilità del potere politico centrale e periferico.
Non parlo del cosiddetto sistema dei partiti. Prendiamo l'esempio eclatante di Torino; è un esempio pauroso. Mi domando come possano stare all'interno dei Comitati di gestione le minoranze; mi domando se la responsabilità del potere politico non sia così grande da chiedere alle forze che gestiscono con l'obiettivo preciso dello sfascio della sanità una autocritica per cambiare nel profondo la situazione.
Quello dei ticket è l'ultimo atto che si è compiuto sulla gente seria voglio dire su quelle persone che non hanno intrallazzi o rapporti politici con i medici, sulle quali pesa un ritardo di intervento anche nei casi di urgenza. E' a tutti noto che il ritardo delle analisi è pauroso.
Recentemente ho aspettato due mesi e mezzo per sottopormi ad una ecotomografia. Se questo è successo a me, cittadino normale, pensiamo cosa può succedere ai cittadini che vivono soli, agli anziani, agli handicappati, ai disabili.
Quello dei ticket è l'atto finale di uno squallore morale senza precedenti; esiste uno spreco spaventoso nei farmaci, nella sanità c'è una speculazione incredibile e si è lasciato che questa speculazione avanzasse nella sanità pubblica si è lavorato per lo sfascio. Non possiamo dimenticare la Commissione di inchiesta sui laboratori d'analisi privati quando è scoppiato il caso nella città di Torino improvvisamente il numero delle analisi dei laboratori pubblici, che erano una minoranza rispetto a quelle praticate nei laboratori privati, è aumentato e c'è stata una caduta delle analisi nei laboratori privati. Quello non era forse un segnale che indicava un percorso da sviluppare? In quante situazioni pubbliche esiste personale medico e paramedico qualificato, volenteroso e disponibile, ma che è paralizzato dal sistema burocratico, dal sistema gestionale, dalla inefficienza? Ci sono strumenti tecnici e macchinari che rimangono nei magazzini inutilizzati o rotti per mesi. Questo è lo sfascio della sanità.
Ecco perché l'operazione ticket è di uno squallore morale senza precedenti. Possiamo inventare tutte le esenzioni che vogliamo, per Assessore Maccari, il normale cittadino è già sottoposto ad una miriade di malversazioni. In questi giorni l'INPS sta inviando ai pensionati continui moduli da compilare per le pensioni (l'INPS gestito dalle organizzazioni sindacali). I pensionati sono obbligati ad utilizzare i patronati per la compilazione dei moduli che dovrebbero essere semplici, ma che sono invece complicati; i patronati sindacali sono intasati; si fanno code all'INPS, si fanno code nei patronati, si fanno code ovunque. Una cosa dovrebbe funzionare: il fisco. Siccome il fisco è profondamente ingiusto perché non garantisce l'equità delle fasce di reddito, perché gli evasori fiscali vengono legalizzati in questo Paese, il discorso delle fasce di esenzione è un discorso per prendere in giro la gente. Verifichiamo ancora una volta che gli evasori fiscali "non hanno reddito" e hanno l'esenzione ticket e magari il loro vicino di casa che ha un reddito di 1 lira superiore al livello fissato paga i ticket. Questo è scandaloso! Quindi in un Paese dove c'è lo scandalo del fisco si aggiunge lo scandalo della politica dei ticket.
Mi chiedo se l'escamotage che è stato trovato per la riforma della sanità non sia l'ulteriore escamotage per ridare spazio e voce a quelle realtà che nella riforma sanitaria hanno operato perché si giungesse a questa situazione. Queste responsabilità non sono soltanto da addossare ad un Ministro fantasma arrogante e un po' incompetente, certo ad un Ministero che non si capisce se debba vivere o sopravvivere, ma sono dovute al pentapartito che approva nel Consiglio dei Ministri questi provvedimenti e che appena uscito dalle stanze del Consiglio da parte di suoi membri autorevoli vengono fatte dichiarazioni contrarie alle decisioni appena assunte. L'immoralità di questi atti e di questa gestione è palese. E' un problema etico e politico. Ritengo che l'articolo de "il Manifesto" abbia colpito nel segno: la cialtroneria nella politica è diventato in questi giorni un emblema e colpisce quelle fasce di popolazione che già sopportano la pesantezza della inefficienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, la protesta e l'indignazione sono generali.
Assistiamo ad un vero e proprio sussulto della coscienza civile del Paese.
Il Governo si è dichiarato disposto a piccole modifiche, noi diciamo che la logica, che ha ispirato il decreto governativo, va rifiutata e rigettata.
La stessa esposizione dell'Assessore è sotto tono. L'Assessore ci dice di aver proposto al Governo di attenuare gli effetti più iniqui e perversi del decreto. Mi pare che il decreto debba invece essere respinto e che sia necessario chiederne la revoca.
Si tratta di un provvedimento iniquo e odioso, colpisce il diritto dei cittadini alla salute, è un diritto fondamentale della Costituzione repubblicana. L'elemento di odiosità sta nel fatto che colpisce i cittadini più deboli, più svantaggiati e fa piazza pulita di qualsiasi concetto di solidarietà, perché impone una tassa sulla malattia. Colpisce soprattutto il lavoro dipendente che da solo sopporta un elevato prelievo di risorse per la sanità. Si stima che le risorse per la sanità provengono nella misura dell'80% dalle tasse pagate dal lavoro dipendente. Colpisce sempre gli stessi, tra l'altro, che ora sono costretti a pagare due volte per servizi destinati ad essere ancora più inefficienti.
Il decreto, in sostanza, dice ad una parte consistente dei cittadini "pagate di più ed inoltre sopportate un crescente disservizio della sanità". Si tratta di una nuova imposta, di una sovrattassa sulla degenza sugli esami, sulle analisi, sulle visite specialistiche, sui farmaci.
Abbiamo sostenuto che era opportuno fiscalizzare gli oneri sociali: si facciano pagare equamente le tasse ai cittadini e dalle entrate fiscali si traggano le risorse per finanziare il Servizio sanitario nazionale. Non si può continuare con una politica di continui balzelli, con una politica che fa pagare due volte a larga parte dei cittadini e al tempo stesso continuare ad erogare servizi inadeguati e inefficienti. Questo è il vero problema della sanità, non i ticket.
E' un provvedimento dannoso che precipita nel caos l'organizzazione sanitaria. La precipita nel caos come si è visto in queste settimane: si è dato il via ad una sorta di "fai da te, interpreta a tuo modo il decreto" e ciascuno lo interpreta a suo modo e stabilisce trattamenti difformi.
L'Italia si è vestita in sostanza con un vestito di arlecchino. E' tragicomica la riunione che si è svolta tra l'Assessorato alla sanità e i Presidente delle UU.SS.SS.LL., ma per colpa del decreto non dell'uno o dell'altro soggetto.
Chi lo sa interpretare? Nemmeno il Ministero. Di fronte a precisi quesiti nessuno sa rispondere. E' stato un provvedimento confuso e improvvisato che ha precipitato nel caos l'organizzazione sanitaria, ha determinato un rivolgimento della contabilità e dell'amministrazione della sanità; ha aumentato la burocrazia; ha aumentato il disagio degli utenti che sono costretti ad estenuanti procedure e pratiche burocratiche. E' un provvedimento inutile, non risana un bel niente.
Costerà di più riscuotere i ticket che non l'aumento delle entrate per lo Stato. Se si aggiunge a questo la disorganizzazione in cui precipita il Servizio sanitario nazionale ci si accorge che è un provvedimento sostanzialmente dannoso ai fini di una sanità più efficiente e più efficace.
E poi la disorganizzazione verrà determinata anche da un aumento dei ricoveri, altro che sfoltire le corsie ospedaliere! Si ricorrerà maggiormente ai ricoveri che risultano essere più convenienti tra l'altro dal punto di vista dell'esazione dei ticket. Perché chiedono dei ticket inferiori rispetto alle altre strutture e agli altri servizi sanitari? Diciamo la verità, il decreto è l'esatto contrario di ciò che era ed è necessario per la sanità nel nostro Paese.
Vediamo alcuni punti di cui si è discusso molto in queste settimane. E' davvero troppo elevata la spesa sanitaria nel nostro Paese? Se la confrontiamo con quella degli altri Paesi europei più avanzati, ci accorgiamo che rispetto al prodotto interno lordo noi spendiamo meno degli altri Paesi. Il vero problema è che spendendo meno spendiamo anche male vale a dire che la nostra organizzazione sanitaria non è efficiente, è caratterizzata da una forte disorganizzazione, da un forte scoordinamento e quindi la spesa sociale nel campo della sanità realizza una produttività sociale più bassa rispetto a quella di altri Paesi. Spendiamo meno e spendiamo soprattutto male.
C'è un problema di efficienza, di efficacia della spesa sanitaria, di riorganizzazione e riforma completa della sanità. Si possono fare proposte alternative. Quella che si pone in modo sempre più drammatico è la questione fiscale. Tutti devono pagare le tasse e dal pagamento equo delle tasse si traggano le risorse per alimentare i servizi dello Stato, a cominciare da quello sanitario.
Sappiamo che una parte del Paese elude questo elementare dovere del pagamento delle tasse, erode la base imponibile, evade il pagamento stesso.
Questa è la questione cruciale. Lo Stato sociale è in crisi, lo Stato sociale è in larga parte lo stato fiscale ed è in crisi non solo nel nostro Paese.
Le entrate sono inferiori alle spese e alle uscite. E allora questo è il nodo vero da affrontare e non affrontando questo si procede con una politica iniqua, inutile, dannosa, di continui balzelli che devono essere sopportati sempre dagli stessi cittadini. E chi evade il dovere fiscale chi elude il dovere fiscale è quello che non pagherà in effetti i ticket perché il suo reddito risulterà enormemente basso rispetto al reddito medio degli altri cittadini italiani.
Bisogna poi tagliare gli sprechi. Negli ospedali ci sono tantissime degenze inutili e comunque vi sono degenze mediamente troppo lunghe; il vero problema allora è dare efficienza ed efficacia alla struttura ospedaliera in modo da ridurre il periodo di degenza media. Bisogna ampliare la fascia degli orari, dei servizi, qualificare il personale motivarlo maggiormente, avvalersi di strutture di non ricovero, come il day hospital, le attività pre-ospedalizzazione, le dimissioni protette, bisogna rivedere il prontuario farmaceutico. Ma è ammissibile che un Paese come il nostro abbia la farmacopea più ricca del mondo (18 mila tipi di farmaci, 28 mila confezioni)? La Repubblica Federale Tedesca ha una farmacopea di 5 mila tipi di farmaci. Ve ne sono tantissimi di inutili quindi. Ma perch applicare i ticket sui farmaci e non cancellare dal prontuario i farmaci inutili e spesso dannosi? Perché non si fa questo? Perché c'è la lobby farmaceutica, perché esistono potenti interessi delle case farmaceutiche perché c'è una torta da spartirsi di ben 10 mila miliardi, tra l'altro destinata a crescere.
E poi, perché non realizzare il controllo sanitario sulle prescrizioni di farmaci, sugli esami, sulle analisi? Sappiamo - e lo ha detto persino la Commissione d'inchiesta sullo scandalo dei laboratori - che dal momento in cui tre anni fa si erano tolti i ticket dagli esami e dalle analisi, si è avuta una impennata di esami e di analisi, però laddove si è fatto il controllo sanitario sulle prescrizioni, c'è stato un abbattimento del 25 30%. Perché non lo si fa in modo automatico e generalizzato? Sappiamo che esiste un abuso nella prescrizione di tanti esami e di tante analisi; ma allora realizziamo un controllo serio, miriamo maggiormente questo importante strumento di diagnostica strumentale.
Non è applicando i ticket che si contiene a lungo andare il ricorso alla diagnostica strumentale: semmai è necessario realizzare un controllo automatico sulle prescrizioni.
Vi sono altri sprechi e ne ricordo uno che ci riguarda da vicino: la nostra Regione non ha ancora ripartito la somma del Fondo nazionale per gli investimenti per la parte di sua competenza. Abbiamo un ritardo negli investimenti che è di 17/18 mesi.
Immobilizzare risorse cospicue (150/170 miliardi) non è uno spreco? Avere una Regione che ancora oggi non riesce a spendere i soldi nella spesa vincolata nazionale 1986 non è un clamoroso spreco? Quanto costa alla Regione immobilizzare queste risorse? E non solo dal punto di vista finanziario, ma anche per il disagio dei cittadini. E poi vediamo sui giornali articoli di giusta protesta, di indignazione che descrivono la situazione in cui versano alcuni servizi.
E' necessario separare i ruoli tra politici e tecnici, tagliare con la lottizzazione, estromettere i rappresentanti dei partiti politici dalla gestione delle UU.SS.SS.LL. Siamo stati i primi a fare questa proposta.
Che cosa fa la Regione Piemonte? Abbiamo letto in questi giorni che altre Regioni si sono mosse: la Toscana ha assunto un provvedimento che esenta da ticket tutte le attività di medicina preventiva, quindi gli screening oncologici, la medicina del lavoro, tutte quelle attività e tutti quegli esami obbligatori che vengono effettuati per la profilassi delle infezioni che si possono trasmettere e diffondere. E così per la medicina preventiva nelle scuole.
L'Umbria, con un provvedimento immediatamente eseguibile della Giunta regionale, ha deciso che devono essere esentate da ticket tutte le attività di medicina preventiva e di igiene pubblica, medicina del lavoro, tutela materno-infantile (ivi compresa la legge n. 194), tutela della salute mentale, esami sierologici, immunologici, AIDS, medicina scolastica medicina sportiva, progetti-obiettivo del Piano sanitario regionale, "ci nel presupposto è scritto nella deliberazione - che il ticket può essere preteso esclusivamente per le prestazioni che vengono richieste dall'utente e non già per quelle attivate dai servizi". Presumo che l'Assessore conosca questo dispositivo di legge della Regione Umbria.
So che i Presidenti delle UU.SS.SS.LL. con un ordine del giorno in sostanza chiedono di sospendere l'applicazione dell'esazione dei ticket in attesa della conversione del decreto in Parlamento. Ho visto ordini del giorno di numerosissime UU.SS.SS.LL. del Piemonte. Noi stessi avevamo chiesto qualcosa di più di un'informazione, signor Assessore, o di un'interpretazione del decreto governativo. Avevamo chiesto che la Regione di concerto con le UU.SS.SS.LL., studiasse come riuscire a far sospendere il pagamento dei ticket, esercitando contestualmente una pressione politica sul Governo per la revoca del decreto.
Ultima considerazione. Si è detto che questo decreto è stato partorito da tecnici non competenti, incapaci e sprovveduti. Io non credo a tutto questo. C'è un disegno politico controriformatore lucido. In sostanza si dice che si vuol dimostrare che il Servizio sanitario nazionale è ingovernabile e quindi va smantellato per far posto a un ricco mercato di 50.000/70.000 miliardi di lire all'anno. Questo è il vero problema. Al tempo stesso si adotta un decreto che svuota definitivamente il ruolo degli enti locali, destinato a far precipitare ancora più in basso il Servizio sanitario nel nostro Paese. Eppure tutti insieme avevamo detto che lo Stato sociale deve essere aggiornato, riformato, non smantellato.
Ora siamo arrivati all'odiosa sovrattassa sulla malattia. A noi pare inaccettabile una situazione di questo genere. Siamo confortati in questo dal sussulto di indignazione che percorre in lungo e in largo tutto il nostro Paese.
Noi chiediamo esplicitamente alla Regione Piemonte non un'informazione o un'interpretazione del decreto, ma misure concrete, come quelle già prese da altre Regioni italiane. E una pressione politica, in questo caso sarebbe una pressione politica unitaria da parte di tutte le forze politiche di questo Consiglio, sul Governo perché il pasticcio non venga attenuato, ma rimediato revocando il provvedimento e affrontando i veri problemi che sono alla base di una scarsa efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale e che nulla hanno a che fare con l'esazione dei ticket.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Sembra quasi impossibile dover prendere la parola per discutere di una vicenda come questa, in particolare quella dei ticket, legata al decreto n.
111 che, a vagliarla bene, in questa Italia dove ormai c'è da aspettarsi di tutto, raggiunge nelle sue dimensioni quasi l'incredibile.
E torno a dire ancora una volta quello che credo di aver già detto in quest'aula altre volte, a proposito di altre vicende simili a questa. E cioè che a noi dell'opposizione di destra potrebbe quasi tornare comodo cavalcare la sacrosanta protesta dei cittadini in loro difesa, perch questo porta certo a cogliere il favore degli stessi, ma forse, anzi sicuramente, questa volta ne avremmo anche fatto volentieri a meno. Perch la vicenda che tutta l'Italia, e quindi anche il nostro Piemonte, sta vivendo in questi giorni, in uno stato di completa confusione e grande allarme per lo sfascio di questo Stato, tocca un bene prezioso e grande dei cittadini, e cioè la salute. Quella salute che se non vado errata (e non vado errata) la Costituzione all'art. 32 assicura agli italiani.
Assessore, ho letto attentamente la nota orientativa sull'applicazione dei ticket in Piemonte che lei ci ha distribuito ieri. L'ho letta e confesso che veramente non ne ho capito molto, anche perché forse quelle, e così d'altro canto deve essere, sono note che può meglio capire un tecnico alle quali logicamente sono indirizzate.
D'altro canto voglio rilevare che là dove il decreto che ha ispirato la sua nota ha già in sé grosse lacune di incomprensibilità che portano a maggiori grosse difficoltà di interpretazione prima, e di gestione poi, non si può pretendere che ciò che ne discende da esso sia comprensibile.
Detto questo, che mi pareva doveroso, anche per sottolineare che i documenti che vengono posti alla nostra attenzione sono da noi attentamente valutati, non mi soffermerò più di tanto sul suo documento per usare la facoltà che mi viene da questi banchi di chiarire la posizione della nostra forza politica a fronte di questa ultima, incredibile vicenda e per esprimere la nostra ferma condanna nei confronti della politica del Governo che necessariamente si ribalta sulla nostra Regione. Politica governativa che si dimostra ogni giorno di più incapace di bloccare gli sperperi e le evasioni, ma sempre pronta a colpire le fasce più deboli.
L'attuale decreto non fa altro, e qui forse ci ripetiamo, ma purtroppo non possiamo non farlo, che seguire la logica perpetuata da anni, contro la quale, per inciso, solo il Movimento Sociale Italiano si è battuto da sempre, e cioè quella di penalizzare il cittadino imponendogli una riforma sanitaria inefficiente con strutture inferiori a quelle del Terzo Mondo e il cui costo, giova sottolinearlo, è in proporzione in aumento rispetto al continuo scadere del servizio.
Non voglio entrare nel discorso globale della sanità. Mi auguro per che tra non molto ci sia il dibattito generale sulla sanità, e colgo l'occasione per chiedere ancora all'Assessore che si faccia un dibattito sulle tossicodipendenze. Penso che sarebbe l'ora di parlarne.
Per tornare ai ticket, noi chiediamo che sia ritirato il decreto, in particolare per la parte che riguarda la supertassa sulla salute, e ci auguriamo che qualora il Governo non prenda atto di questa realtà oggettiva sia il Parlamento a non farlo passare.
In questa ottica va il nostro ordine del giorno che esorta la Giunta a dare disposizioni alle UU.SS.SS.LL. e alle strutture convenzionate piemontesi affinché in attesa di nuove norme o della conversione in legge del decreto ministeriale, anche alla luce di quanto sta succedendo tra la gente, negli ospedali, nelle strutture sanitarie, diano disposizioni di sospendere l'esazione del ticket.
D'altro canto ci stiamo accorgendo che i partiti di maggioranza, che erano presenti con i loro Ministri quando questo decreto è stato deciso stanno facendo più o meno elegantemente delle belle marce indietro. Al di là del chiederci dove erano con i loro Ministri in quel momento e come mai oggi protestano, pensiamo che le nuove posizioni di quasi tutti i partiti di maggioranza dovrebbero aiutare facilmente la Giunta e quindi l'Assessore ad accettare l'impegno che il nostro ordine del giorno richiede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per l'esposizione che ha fatto. Credo sia stata opportuna la direttiva di chiarimento che ha specificato alcuni aspetti molto critici, che ha definito le esenzioni per le patologie estremamente gravi e complesse, anche per le implicazioni sociali come le tossicodipendenze, l'etilismo, l'AIDS.
Il valore della riforma sanitaria, i suoi principi di fondo non possono essere disconosciuti. La filosofia della prevenzione e il rapporto con il territorio costituiscono dei capisaldi che non possono essere dimenticati o marginalizzati e rappresentano dei fondamenti nella nostra cultura e nella nostra civiltà.
Il nostro è un Paese ricco. "Non ci troviamo - diceva questa mattina il Ministro Amato - nel Venezuela". Ieri facevo, per altre ragioni, l'esempio del Guatemala e del Paraguay. Siamo una società industriale avanzata, ma ahimè, una società industriale avanzata divisa in tronconi nella ricchezza la cosiddetta società dei due terzi: una parte molto forte, capace di cavalcare i processi di innovazione, ed una parte marginalizzata, debole.
Dobbiamo tenere conto di questi aspetti: l'Italia è la quinta potenza industriale del mondo, ma è una potenza con molte disuguaglianze e molte marginalizzazioni.
La funzione di chi vuole operare in un'assemblea elettiva e soprattutto di chi deve governare è quella di portare a sintesi, di non rendersi traduttore meccanico dell'espressione poliedrica di tante manifestazioni.
Accennavo ieri, in occasione della discussione sulla legge degli alberghi per i Mondiali '90, che per le varie spinte che sono state espresse, viviamo in una società neo-contrattualistica in cui agiscono tanti gruppi in concorrenza tra loro. Qui forse la situazione non è perfettamente calzante; però dobbiamo stare attenti a decodificare i messaggi per evitare che da una protesta, per certi aspetti legittima possano entrare in gioco altri interessi.
L'assunzione di questa decisione significa un po' arrendersi all'impotenza organizzativa del controllo; questi processi possono essere determinati da una struttura organizzativa adeguata, ma sono difficili, in un apparato ampio e complesso come è il Servizio sanitario nazionale, si passa perciò alla leva finanziaria. In genere è la denuncia esplicita di impotenza di un'operatività che probabilmente poteva avere anche altri spazi, ma quegli spazi sono resi difficili e contraddittori.
Lo Stato sociale è una delle conquiste più avanzate delle società industriali dell'Occidente, soprattutto quelle europee, in cui un forte contributo è stato dato dalle socialdemocrazie e dai movimenti socialisti europei che hanno considerato come una delle strategie primarie quella di far prevalere il prelievo fiscale su quello contributivo. Questo per la crisi fiscale delle società industriali avanzate è reso sempre più difficile, ma non possiamo pensare che attraverso questa operazione si diano delle picconate definitive allo Stato sociale, che non è erogatore di assistenza, ma dev'essere erogatore di buoni servizi, di servizi adeguati.
E' solo con i servizi adeguati che uno Stato sociale riesce a salvaguardare la solidarietà verso i più deboli, il diritto del cittadino alla salute, il non far pagare due volte quello che, più sfortunato, deve pagare anche un tributo per la sua condizione di salute.
In Italia la spesa sanitaria, misurata in rapporto al reddito nazionale, non è superiore a quella degli altri Paesi industrialmente avanzati. Questa operazione è stata misurata per recuperare 750 miliardi che rappresentano un millesimo circa del debito pubblico, quindi non è un'operazione dirompente che può riequilibrare i nostri conti. Si tratta di un significativo messaggio, occorre verificare che questo messaggio non vada in direzione dello smantellamento dello Stato sociale, ma si configuri come un processo di razionalizzazione.
Occorrerebbe interrogarsi, Assessore, se i ticket possono essere un contributo ad accrescere l'efficienza del sistema sanitario o se è solo una limatura di costi. Tutte le imprese, quando limano soltanto dal versante dei costi (fare meno fotocopie oppure ridurre il personale), in genere sono imprese destinate, dopo aver migliorato il conto aziendale, a non poter decollare. Non è questa la strada decisiva per poter recuperare il disavanzo. Occorre meglio rapportare i bisogni con standard dei servizi adeguati, con livelli accettabili di costi e benefici. E' questa la scommessa più grossa, non è quindi solo dal versante della limatura dei costi che si può ingenerare una scelta positiva.
Sarebbe interessante capire quanto costa in più alla Regione Piemonte la gestione del ticket, in termini di crescita burocratica e di impegno di risorse (in informatica e di gestione del personale, anche per sottrazione di personale da un servizio per un altro). Dovremmo anche tentare di valutare i tempi che la comunità dedica per le code che si formano, la pesantezza burocratica che il cittadino subisce per l'assistenza di un commercialista che lo aiuti a districarsi nella complessità della gestione che va dal rapporto con il fisco a tutte le altre manifestazioni che fanno diventare più onerosa e complessa l'operatività della singola famiglia.
Ci sono anche dei rischi. Sono circa dieci milioni i soggetti esentati.
L'Assessore ha già indicato l'intenzione di orientare la Regione verso una maggiore mira e attenzione di queste esenzioni. La Regione ha già praticato il meccanismo dell'esenzione nel campo del diritto allo studio universitario, ma non riuscì mai a dividere adeguatamente coloro che detenevano redditi insoddisfacenti, quindi titolari del diritto allo studio, e coloro che invece mascheravano i propri redditi attraverso un meccanismo fiscale che non permette di individuare le giuste linee di demarcazione.
I ticket sono stati l'innesco di un malessere generale. Non è tanto il problema dei ticket in sé e per sé, anche se complesso e per certi versi grave, a parte il vuoto di indicazione applicativa. Credo che potevano tentarsi altre vie. I ticket sono l'innesco di un malessere più generale per l'inadeguatezza del Servizio sanitario nazionale. Su questo occorre un impegno forte del momento pubblico a livello regionale, la chiave di volta passa attraverso un lavoro di maggior adeguatezza del servizio.
Ritengo che l'iniziativa vada ridefinita. I giornali di questa mattina ci dicono che c'è un gioco a livello nazionale, nessuno vuole avere responsabilità, tutti sono i primi a dire quali sono le cose da fare. Noi dobbiamo dire che occorre una ridefinizione dell'iniziativa, che va meglio mirata, ma va soprattutto collegata ad una migliore ridefinizione del servizio.
Occorre separare la funzione politica dalla funzione tecnico gestionale. Un Presidente di USSL non deve vedere come si archiviano le pratiche, ma deve occuparsi dei grandi indirizzi e dei controlli e lasciare alla struttura burocratica e gestionale il suo compito. Se la struttura non è adeguata, lo manifesterà dai risultati e la sanzione politica deriverà di conseguenza. Dobbiamo evitare le commistioni, dobbiamo fare in modo che la scelta delle apparecchiature la faccia il tecnico esperto, per esempio, la scelta delle apparecchiature biomediche.
Chiedo all'Assessore uno sforzo di indicazione, intanto in merito alla limitazione della diaria ospedaliera. L'Assessore parlava di sette giorni che mi pare un valore significativo. Occorre però andare ad un tariffario unico nazionale in cui vengano date indicazioni standard di costi, occorre definire meglio le esenzioni specie per certi tipi di patologie.
Vorrei soffermarmi sul problema degli anziani. Non possiamo pensare che il limite di reddito, così come è stato fissato, possa valere per gli anziani dove quel limite di reddito non è sufficiente ed occorre elevarlo in modo significativo. Occorre pensare anche agli anziani non autosufficienti ricoverati in case di riposo con diverse patologie per i quali l'esenzione deve essere totale.
Inoltre occorre porre con grande puntualità il problema del prontuario dei medicinali. Probabilmente sono troppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito in corso è importante, ma cade - come avviene spesso - nel quasi totale disinteresse dell'assemblea.
Il problema del ticket è un problema che si inserisce nel più grande problema del disavanzo dello Stato; problema al quale non si può non porre rimedio in tempi definiti e certi.
Il Governo attualmente in carica si è posto delle scadenze e ha fissato come obiettivo di giungere nel 1992, data mitica ormai nel nostro Paese all'azzeramento del deficit primario che oggi è di circa 34 mila miliardi.
E' un problema importante, grave e serio che deve essere affrontato con una politica di revisione e di controllo della spesa pubblica.
Il collega Calligaro faceva riferimento al concetto di solidarietà che in qualche modo è svuotato con i provvedimenti che abbiamo di fronte. Il concetto di solidarietà deve essere affrontato non in termini demagogici ma nella sua essenza vera. Solidarietà si ha quando non si scaricano sui più deboli certe spese del nostro Paese. Per fare questo occorre contenere il disavanzo pubblico, non si è solidali quando aumentando il disavanzo pubblico si scarica su tutti...



CALLIGARO Germano

Diglielo al Governo che fa leggi e leggine per 30 mila miliardi senza copertura!



FERRARA Franco

Sono d'accordo, Calligaro, è quello che sto dicendo. Il vero concetto di solidarietà è quello che elimina situazioni di disonestà oggettiva nei confronti di qualcuno: la prima di queste è il disavanzo che determina inflazione, che viene scaricata su tutti. Il concetto di solidarietà deve essere affrontato non soltanto con riferimento al problema dei ticket, che pure rappresenta una parte di questo concetto, ma c'è un concetto più generale che deve essere affrontato.
L'azione intrapresa dal Governo a nostro giudizio deve avere alcuni presupposti importanti, deve essere un'azione efficace, capace di incidere significativamente sul debito pubblico, deve avere una certa conseguibilità politica. E' inaccettabile il discorso che il Governo propone e regolarmente poi nelle sedi politiche o nelle sedi di singoli Ministri vengono criticate e smentite certe iniziative. Non possiamo più aspettare.
Quando qualcuno faceva riferimento al rinvio a dopo le elezioni europee per attuare i contenimenti necessari di spesa pubblica, dava un palese non senso dello Stato. I provvedimenti difficili si devono prendere anche nei momenti in cui si sta andando alle elezioni, sapendo che il popolo italiano è ormai adulto e sa anche valutare e giudicare se le cose sono fatte seriamente. Credo che in realtà questi ticket non vadano ad incidere sui meccanismi di spesa che devono essere contenuti.
Il collega Tapparo prima si chiedeva se i ticket rappresentano maggiore efficienza oppure una limatura di costi. Credo che non rappresentino n l'una né l'altra cosa, non c'è né maggiore efficienza né una limatura di costi, ma è soltanto un modo per recuperare ancora qualche cosa. Questa politica nell'azienda privata può essere giusta, perché la politica dell'azienda privata deve mirare all'aumento dei fatturati; in questo caso però è una politica negativa, perché non si devono aumentare il gettito, il recupero, le entrate a carico dei cittadini, ma dovrebbero essere individuate le spese.
Il Partito repubblicano ha approvato la politica dei ticket affermando che deve trattarsi di un provvedimento transitorio in attesa che si possa addivenire ad una definizione complessiva del meccanismo della spesa sanitaria nazionale.
Il decreto del Governo ha dato alcune indicazioni che possono essere significative ed importanti. Per esempio, i meccanismi perversi delle UU.SS.SS.LL. sono stati esaminati e oggi apprendiamo che il Governo ritiene che le stesse debbano avere una dimensione da 200 a 400 mila cittadini almeno. Noi lo abbiamo sostenuto con grande forza per le UU.SS.SS.LL. di Torino, ma inutilmente, presentando un ordine del giorno al Consiglio regionale dove chiedevamo di ridurre il numero delle UU.SS.SS.LL. a quattro o cinque, il che può rappresentare una maggiore efficienza da una parte e una minore spesa dall'altra. Questa nostra sollecitazione è stata sempre regolarmente respinta, oggi apprendiamo che qualche forza politica locale si è convertita a questa proposta, ne siamo contenti, e apprendiamo che anche il Governo ha fatto una scelta di questo genere.
Altre iniziative sono assunte e ci trovano consenzienti, per esempio sulla nuova gestione delle UU.SS.SS.LL. con un Consiglio di amministrazione politico, che si limita alla politica delle UU.SS.SS.LL. approvando i bilanci e facendo i programmi e non più attuando la gestione di tutti i giorni che viene affidata a un Direttore generale; analoga proposta era stata avanzata dal Partito repubblicano alcuni anni fa in Parlamento.
Altri problemi devono ancora essere individuati, quello del prontuario terapeutico che in Italia è certamente grande elemento di dispersione di risorse. Un prontuario terapeutico ampio, dove tutti i medicinali sono inseriti e dove tutti i medicinali sono mutuabili, di fatto determina una diseconomia forte se è rapportata alla situazione specifica in Italia della non brevettabilità dei prodotti medicinali. Non avere la brevettabilità dei prodotti medicinali significa non remunerare le spese di ricerca o comunque scaricare sull'aumento dei costi le spese di ricerca delle grandi industrie, che vedono le loro ricerche copiate a costo zero da piccole industrie le quali creano una situazione di conflittualità.
Alla luce di tutte le situazioni che ho detto, ritengo sia giustificata la protesta di questi giorni. E' incomprensibile che, nel momento in cui si fa scattare un provvedimento così importante, così impopolare, non ci sia nessuno che si sia adoperato per dare preventivamente precise norme di attuazione di questo provvedimento, che nessuno si sia adoperato per creare le condizioni perché questo provvedimento non determinasse una situazione di tensione nella popolazione, di disagio tra gli operatori, che nessuno si sia adoperato preventivamente e tempestivamente per dare delle indicazioni che potessero spiegare e rendere facile e meno caotica l'attuazione di questo provvedimento.
La situazione della sanità è delicata; vede comunque i cittadini in condizione di bisogno, qualunque sia la struttura che hanno di fronte anche se efficiente; una situazione che viene a sollecitare nuovi contributi ai cittadini in un sistema sanitario che non ha nessun aspetto migliorativo rispetto a quello precedente.
Non per facile polemica contro i ticket, ma per come è stato attuato questo provvedimento, crediamo che la protesta sia giustificata.
Apprezziamo l'iniziativa dell'Assessorato che si è adoperato tempestivamente per dare, per quanto di sua competenza, delle indicazioni sulla normativa. Per un Assessore che ha una competenza specifica in un certo settore, in un momento di emergenza, l'unica cosa da fare è di convocare i responsabili per cercare di normalizzare il modo di procedere.
Noi questo lo abbiamo apprezzato.
Speriamo che quanto contenuto nel decreto, non soltanto per quanto riguarda i ticket, dia spazio alle Regioni per affrontare concretamente i problemi della sanità, che non possono essere affrontati in modo improvvisato, casuale, non programmato. Si tratta di affrontare momenti di grande disagio per i cittadini più deboli, quindi a questi momenti di grande disagio l'ente pubblico deve rispondere con grande senso di responsabilità, con grande volontà di risolvere i problemi e non con l'improvvisazione come forse si è operato in questi ultimi giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia stato utile che anche il Consiglio regionale abbia cercato di entrare nel merito di provvedimenti che hanno colto di sorpresa e impreparato chi avrebbe dovuto applicarli, non tanto per colpa di questi soggetti, quanto per una certa difficoltà ad interpretare le norme così come i decreti le avevano in questa prima fase affrontate.
Ritengo quindi che sia stato utile il tentativo che già la V Commissione aveva fatto nella seduta di martedì, per capire quali difficoltà e quali soluzioni si potevano offrire in una fase transitoria che noi speriamo, come hanno già anche detto altri, trovi poi nella sua definitiva applicazione quei correttivi e quelle modifiche che abbiamo indicato e che sono frutto dell'esperienza concreta nell'applicazione di norme, che magari a tavolino sembrano utili, ma che nel concreto creano dei disagi che sono sproporzionati ai vantaggi che teoricamente si vogliono ricavare.
I problemi sono due: la razionalizzazione della spesa per eliminare aree di spreco, aree di abuso di prestazioni non sempre utili e non sempre necessarie la garanzia della tutela della salute, il diritto alle prestazioni dovute, ma non con l'ottica di dare tutto a tutti senza nessuna partecipazione.
Anche la salute è un elemento di tutela della vita, forse è il principio più importante. Come ci si attrezza per risparmiare per le esigenze della vita del cittadino, così si deve essere disposti per un impegno di spesa per la salute.
E' però difficile ritrovare negli ultimi provvedimenti una traduzione diretta di questi principi. Noi ci rendiamo conto che la sanità sta diventando una specie di buco nero, nel quale tutto si butta, nel quale i limiti di spesa non sono mai definiti né facilmente definibili; comunque il sistema sanitario così come è stato impostato dalla legge di riforma presenta delle difficoltà e delle carenze che non sono soltanto, come qualcuno in quest'aula ha detto, dovute a cattiva gestione, a scarsa capacità amministrativa o altre amenità di questo genere. In realtà esistono dei nodi strutturali di ricerca di responsabilità, di affidamento di responsabilità, di modifica dei meccanismi che devono essere affrontati se si vuole che questo sistema sia in grado di funzionare. Questa cosa è stata detta da più parti. Non so se i provvedimenti che sono stati presi oggi e quelli che verranno a regime nei prossimi mesi andranno nella direzione giusta. Abbiamo detto in più occasioni che non bisogna buttare sul tappeto provvedimenti che non sempre tra di loro sono coordinati qualche volta sono contraddittori, che rischiano di mettere un rattoppo peggiore del buco.
Il principio del contributo del cittadino è un principio che esiste in tutte le realtà europee; la partecipazione alla spesa è prevista. Quindi sotto un certo profilo, stracciarsi le vesti perché i ticket esistono mi sembra troppo limitativo e semplicistico. Il problema è di trovare il modo di applicare i ticket in modo corretto per risolvere i problemi e in modo che non sembrino provvedimenti tanto per colpire qua e là, tanto per dimostrare di aver affrontato la questione.
Credo che l'Assessore e l'Assessorato abbiano svolto correttamente il loro lavoro cercando di interpretare le norme emanate, cercando di chiarirle a chi deve applicarle. Non so se questo obiettivo sia stato del tutto raggiunto e non so se le osservazioni e le indicazioni date siano sufficienti a correggere il senso di disagio e di difficoltà che emerge.
La proposta di ordine del giorno che la maggioranza sta predisponendo chiede correzioni utili. Il ticket ospedaliero così generalizzato illimitato, con delle difficoltà interpretative ed applicative, dovrebbe essere rivisto, perché rischierebbe di diventare per certi aspetti penalizzante, per certi altri non scoraggiante dell'obiettivo che ci si pone, quello di evitare i ricoveri impropri, di evitare il ricorso ai facili ricoveri con pagamento di una cifra, che per alcuni versi è modesta se deve essere deterrente, e per altri è elevata se si riferisce a situazioni al di sopra di quelle previste in esenzione.
Occorre avere il coraggio di rivedere, anche se ci sono delle difficoltà di carattere istituzionale (detto con ironia), il discorso dei farmaci e il discorso delle prestazioni specialistiche e diagnostiche.
Siamo soliti individuare nel medico di base il referente principale, ma di fatto mettiamo in atto una serie di adempimenti diagnostici terapeutici e di analisi che vanno nella direzione di smembrare la prestazione, che vanno ad individuare una serie di referenti esterni per cui il medico di base diventa un passacarte deresponsabilizzato che passa la mano agli specialisti.
Dobbiamo anche rivalutare la funzione del medico di base, che è colui che cura e che interviene; dobbiamo a volte scoraggiare le analisi.
Certamente, in alcuni casi, un esame in più è sempre meglio che un esame in meno, a volte però la spesa sanitaria sale senza che ci sia una effettiva esigenza. Sugli interventi di cardiochirurgia, sui trapianti, la garanzia della prestazione complessiva deve essere data a tutti i cittadini. In questo senso qualche revisione dei ticket deve essere fatta.
Noi non siamo entusiasti di questi decreti, però ci rendiamo conto che bisogna incominciare da qualcosa. Forse il malcontento e la difficoltà servono per far riflettere. Non si vuole, come qualche giornale ha scritto penalizzare i più deboli (lasciamo stare altre affermazioni che sono insultanti e gratuite). Le fasce di esenzione ci sono, possono essere maggiorate e possono essere modificate; si vuole arrivare ad affidare a tutti la loro parte di responsabilità. Può anche darsi che questo sistema non sia il più indicato, ma è anche vero che da qualche parte bisogna incominciare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



PRESIDENTE

ALA



PRESIDENTE

Svolgo un intervento breve sulla materia, scontando da parte mia, dopo una lettura del decreto che ho potuto effettuare solo questa mattina, la difficoltà a cogliere totalmente le ripercussioni dell'applicazione di questo decreto legge sul territorio regionale in materia sia di qualità dell'assistenza sia per quanto riguarda il rapporto potere politico e gestione della sanità, che sono i due problemi principali messi in discussione dal decreto. Quanto si vede nel nostro Paese, nei primi tre giorni di avvio dell'applicazione del decreto, direi che è sufficiente per comprendere come quella parte che è stata immediatamente percepita dall'opinione pubblica rappresenti un attacco ai diritti del cittadino e del cittadino debole, quello malato, che è più debole degli altri perché la malattia si accompagna spesso ad altre condizioni di debolezza (come i bambini o gli anziani) e a condizioni di povertà, perché ci si rivolge alle strutture pubbliche. La percezione popolare di questi elementi è tale da chiarire che questo provvedimento non può che essere seriamente riconsiderato dalle forze politiche. Oppure si può scegliere (alcune interpretazioni di questo genere sono già emerse in interventi che mi hanno preceduto) e decidere che vi è un terzo, un quarto, un quinto o metà della nostra società che deve pagare per tutti e deve pagare i debiti degli altri.
L'ordine di grandezza dei ticket, da quanto è stato messo in luce dai quotidiani, è poi misera cosa: pare si tratti di 750 miliardi. Il regalo fatto a Raul Gardini per la Enimont è di 2 mila miliardi, tanto per citare un caso recente. Il regalo fatto per il crack dell'Ambrosiano e per la vicenda Calvi è di 1.000 miliardi circa e per il vecchio crack di Sindona in lire non rivalutate, era di circa 400 miliardi. Questo per dire quali sono le dimensioni. Questa cifra, se solo viene paragonata a quali sono gli interessi sul debito pubblico del nostro Paese e del nostro bilancio nazionale, è decisamente del tutto risibile; è del tutto risibile un simile dispiegamento di forze e di carri armati quasi per estrarre alle quote più deboli della nostra società qualche soldo ancora, in una maniera che ha semplicemente il vizio di essere ripetitiva all'infinito e priva di ogni fantasia.
Il Gruppo della Lista Verde fa una proposta molto semplice: 50 lire in più di benzina al litro. Si recupera la stessa identica cifra, si viaggia un po' di meno, si inquina un po' di meno. L'aumento di 50 lire della benzina è un meccanismo che sotto certi aspetti è ancora meno selettivo più indifferenziato. E poi è un'altra delle procedure normalmente adottate: riduce, sia pure in minima misura e per 15 giorni, il tasso di inquinamento del nostro Paese. Pertanto la Regione Piemonte faccia questa proposta: 50 lire di aumento del prezzo della benzina in cambio dell'abrogazione del ticket. Ritengo sia impossibile reperire qualche razionalità e logica nel definire le cifre, le percentuali, le esenzioni e cose di questo genere in un meccanismo macchinoso. Quando una persona viene ricoverata deve essere attenta di avere con sé il portafoglio, altrimenti la rimandano indietro a prenderselo. Meccanismi del genere sembrano dire - rispetto agli anziani "Per favore, morite presto: più presto morite, meno pagate". Il problema del ricovero ospedaliero a un tanto al giorno è un invito a morire presto e subito e a togliersi dai piedi, perché così almeno si risparmiano dei soldi.
E poi, tra l'altro, la favola che questo provvedimento contribuirebbe a ridurre i ricoveri ospedalieri. Qualsiasi medico sostiene che questo decreto è fatto in maniera sistematica per aumentare i ricoveri ospedalieri, perché è un decreto che fa in modo che il ticket per il ricovero ospedaliero e le analisi costi meno del ticket per le analisi sommate insieme. Se una persona si fa ricoverare tre giorni, alla fine paga meno. E allora si cerchi anche di capire che uno dei meccanismi da considerare quando si attuano iniziative di carattere fiscale, deve almeno essere quello che i costi per recuperare questo denaro siano inferiori alla quantità di denaro introitato. Pare che i nostri cari Ministri non abbiano fatto o non sappiano fare bene i conti. Ritengo che una procedura di questo genere alla fine, se va bene e facendo anche un'attenta valutazione dei costi, grosso modo si finanzi. Ma comporta tante uscite quante entrate: tende a diventare una partita di giro. E allora, perché farla soprattutto sui poveri? Ho poche cose da aggiungere, se non elementi ampiamente noti: la percentuale del reddito nel nostro Paese destinata alla salute è inferiore alla media europea. Vi sono semmai dei problemi su come si spende il denaro e non su quanto si spenda. Questi balzelli sono odiosi e la gente li percepisce come tali. L'opinione pubblica percepisce l'impotenza del Governo e delle forze che governano questo Paese nell'avviare una politica di risanamento economico. Ma tanto pagano sempre i soliti! Fatte queste premesse, le richieste e le prese di posizione che dovrebbero emergere con chiarezza da questa Regione sono le seguenti: 1) i ticket non si pagano fino alla conversione in legge del decreto altrimenti è anche lì del tutto casuale: quelli che si ammalano a partire dal primo aprile (che tra l'altro è un giorno classico per questi scherzi) si trovano il pesce e pagano di più, chi si ammalerà dopo probabilmente pagherà un po' di meno. Questa tra l'altro è una prassi costante.
2) Devono giungere indicazioni per altri meccanismi per prelievi fiscali o comunque per entrate di vario genere. Problema principale è tagliare le spese nei campi della distruzione ambientale e ce ne sono quanti bastano ci sono strade, autostrade, asfalto e cemento quanto bastano.
La gente della nostra Regione, infatti, pagherà i ticket per finanziare la costruzione dello stadio e delle varie infrastrutture per i Mondiali.
Sembrerà demagogia, ma con la sofferenza della gente si pagano i posti allo stadio e, soprattutto, si paga l'incapacità - parliamo solo di Torino - di una Giunta comunale di fare anche i conti dello stadio e di vendere la pubblicità.
Voglio brevemente parlare dell'altra parte rilevante del decreto, che è quella della modifica dell'art. 2 sul riordinamento delle Unità Sanitarie Locali e della parte relativa alle modifiche dell'organizzazione interna.
Non sono riuscito a chiarire, negli artt. 2 e 3, quale sarà nel futuro il ruolo delle forze politiche nel decidere il governo delle Unità Sanitarie Locali. Questo è il vero nodo: il potere e il controllo dei partiti sulla qualità e sulla gestione della salute. O si tocca questo nodo, oppure cambiare i nomi e cambiare i Comitati di gestione con qualcos'altro non comporta nessuna sostanziale modificazione, fino a che saranno le forze politiche a determinare e a decidere il destino, la qualità e la competenza di chi amministra le UU.SS.SS.LL. e senza ugualmente intervenire nel merito anche delle varie baronie e dei vari sistemi feudali che le categorie, in molte concrete realtà del nostro Paese, sono state capaci di mettere in piedi.
Il problema è il potere degli ordini professionali, il potere delle case farmaceutiche, il potere dei partiti sulla sanità: queste sono le questioni vere, se si vuole cambiare la qualità della gestione della salute nel nostro Paese. Per cui il problema non può che essere quello dell'elezione diretta, da parte dei cittadini, dei responsabili delle UU.SS.SS.LL. Elezione attraverso meccanismi di tipo elettorale: non che questo risolva il tutto, basta considerare gli Assessori alla sanità. Visto che si parla sempre più spesso di elezioni dirette e di rapporto tra cittadini e istituzioni, di qui si può cominciare se si vuole iniziare una modifica istituzionale nei rapporti nel nostro Paese.
Il Direttore delle UU.SS.SS.LL., i Presidenti delle UU.SS.SS.LL., degli ospedali, vengano eletti dai cittadini attraverso indicazioni di candidature singole, di singoli cittadini che si presentano a chiedere il voto di coloro che poi saranno i cittadini malati da loro assistiti.
Meccanismi di questo genere sono gli unici che possono cambiare in questo momento qualche cosa. Non i ticket e non il cambio di una etichetta su di una porta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Vorrei intervenire con un'osservazione e una domanda all'Assessore.
L'osservazione è diretta ai colleghi Consiglieri e ai Capigruppo: mi chiedo, ascoltando tutti gli interventi, se dibattiti di questo genere abbiano un senso o no. Questa non vuole essere una critica a quanto è stato detto dai singoli intervenuti, ma una critica alla metodicità nel preparare questi dibattiti.
Noi siamo intervenuti su un argomento che è di competenza statale. I discorsi sono stati fatti su problemi sanitari, tutti abbiamo espresso delle critiche, abbiamo espresso delle opinioni che non avranno nessun rilievo a livello regionale. Sull'informazione dell'Assessore si è intervenuti pochissimo.
Mi chiedo se impiegare tutta una mattina per ripetere cose che leggiamo tutti i giorni sui giornali, sia un investire bene il nostro tempo. Questo lo dico senza alcuna supponenza e con totale umiltà.
Chiedo che i Consiglieri facciano pressioni sui loro rispettivi Capigruppo affinché nel calendarizzare discussioni che coinvolgono intere giornate del nostro lavoro consiliare si esaminino con molta attenzione gli argomenti da discutere. Perché passare un'intera mattinata a dare consigli al Governo nazionale su come dovrebbe comportarsi su un decreto legge, su una legge nazionale, secondo me è perdere tempo, è investire una mattinata in parole che poi non producono assolutamente nulla.
E' un'osservazione che ritengo di dover fare in modo che chi vuole sentirla possa sentirla. Sarei anche curioso di sapere singolarmente cosa pensano i colleghi Consiglieri del tempo che hanno investito dalle 9,30 di questa mattina fino a mezzogiorno.



PEZZANA Angelo

MASARACCHIO



PEZZANA Angelo

Ma allora gli ordini del giorno a che cosa servono? Sono conclusivi del dibattito!



PEZZANA Angelo

Anche su questo sono intervenuto.
Non sto parlando né di ragione né di torto! Dico che molto sovente gli ordini del giorno sono delle forme per scaricarsi la coscienza. Forse il collega non ha mai sentito altri interventi fatti da me, per cui non sa che credo pochissimo negli ordini del giorno: sono pezzi di carta che tranquillizzano le coscienze poco pulite. Questo sia detto in generale e nessuno se l'abbia a male.



PEZZANA Angelo

MASARACCHIO



PEZZANA Angelo

Però bisogna leggerli attentamente per capire cosa vogliono dire.



PEZZANA Angelo

Se permetti, caro collega, questa è una pura presunzione. Ritieni che io non legga i documenti che mi pervengono? Può anche darsi che tu abbia ragione, però dovresti sottopormi prima a processo e poi dare una valutazione.



PEZZANA Angelo

MASARACCHIO



PEZZANA Angelo

Il nostro non lo hai letto!



PEZZANA Angelo

Mi sembra che questo tipo di interruzioni non abbiano alcun riferimento con quanto stavo dicendo. Quindi riprendo il mio discorso. Se valutiamo attentamente come abbiamo passato questa mattina, al di là dei singoli interventi, che sono l'ennesima ripetizione su un argomento piuttosto che su un altro, non credo che abbiamo speso il nostro tempo in maniera utile.
Ma questa è una valutazione, è un'osservazione. Ve la do anche per tentare di cambiare il nostro modo di lavorare in questo Consiglio e fare delle cose più produttive.
Invece all'Assessore voglio domandare un chiarimento, anche per non fare un'interrogazione che poi magari va alle calende greche.
In questo documento, a firma dell'Assessore Maccari che ci è arrivato ieri, a pag. 6, dove si parla dell'art. 7 sulle esenzioni, a me sembra poco chiaro o direi proprio ambiguo il punto c) rispetto al punto b).
Sulle esenzioni il punto c) dice nel titolo: "Esenzioni parziali per forme morbose determinate". Quindi per dette esenzioni vale quanto già illustrato al precedente punto b). Il precedente punto b) ha come titolo: "Esenzioni totali per categorie di invalidi assimilati di cui alla normativa vigente".
Chiedo all'Assessore una spiegazione. Secondo il mio modo di ragionare se le esenzioni parziali rimandano al punto b), che riguarda le esenzioni totali, allora sono tutte esenzioni totali! Qual è la differenza tra le esenzioni parziali e le esenzioni totali rispetto a questi due capoversi?



PRESIDENTE

Si esaurisce a questo punto il dibattito generale. Se non vi sono altre richieste di parola, passiamo all'esame degli ordini del giorno relativi all'argomento che sono in ordine di presentazione: n. 635 del Gruppo comunista, n. 636 del Gruppo MSI-DN e n. 637 della maggioranza.
Il Consigliere Bontempi ha la parola per illustrare l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista.



BONTEMPI Rinaldo

Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che è assai simile a quello presentato dal Gruppo MSI-DN. Abbiamo letto con notevole sorpresa, invece l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Pur nei limiti ovvi delle competenze regionali, in questo momento una sintonia con quanto sta succedendo tra la gente avrebbe imposto un giudizio diverso sulla manovra contenuta nel decreto governativo. Oltre che una questione politica e di equità, vi è una questione di gestione tecnica, vi è l'esigenza di provvedere alla sospensione dell'esazione dei ticket.
Pare che il decreto verrà convertito con modifiche; le modifiche centrali riguarderanno la misura più ingiusta, quella percepita come la più odiosa, il ticket per il ricovero ospedaliero. Una misura sul piano amministrativo assurda, di profonda disparità. L'amministrazione ospedaliera in questi giorni era in difficilissime situazioni sul piano dei comportamenti e della gestione. La sospensione dell'esazione sarebbe un elemento di ordine e di certezza, sospendere l'esazione non vuol dire disobbedire alla legge che verrà, ma attendere la conversione del decreto da parte del Parlamento.
Questa è una proposta essenziale; noi ribadiamo il giudizio contenuto nel nostro ordine del giorno che politicamente è molto negativo nei confronti delle misure del Governo. Come atto politico chiediamo la revoca di quelle misure. Poiché nella dichiarazione il Ministro Donat Cattin rimandava la palla alle Regioni (non so con quale responsabilità), noi insistiamo perché la maggioranza consideri l'opportunità di un pronunciamento del Consiglio che impegni in tal senso l'operato della Giunta in raccordo con le articolazioni delle UU.SS.SS.LL.
Non capiamo perché, di fronte ad una situazione magmatica, confusa, in via di evoluzione, si debbano aggiungere le beffe ai danni. Le beffe sarebbero quelle di un decreto che verrà convertito in legge in modo diverso con un trattamento, per chi si è ammalato in questo periodo, di dovere pagare il ricovero ospedaliero con tutte le procedure seguenti di rimborso che rappresentano una sfiducia profonda dei cittadini verso la macchina pubblica che non si capisce più che cosa faccia. E' un atto di coraggio serio, in linea con quanto altre Giunte regionali e altre Giunte comunali hanno assunto, è un atto di coraggio non eccessivo, ma responsabile. Chiediamo alla maggioranza di modificare il proprio ordine del giorno almeno in questa parte.
Noi voteremo il nostro ordine del giorno e daremo anche un giudizio negativo sul decreto. Siamo stupiti della insensibilità registrata verso problemi che ci vengono posti in maniera così diffusa perché, al di là dell'entità dei ticket, rappresentano un mix di ingiustizia e di sfascio che viene fatto pagare attraverso una tassa ingiusta.
Chiediamo alla maggioranza se si può ritenere soddisfatta di un dibattito di questo genere o comunque di una presa in esame di una situazione attraverso la conferma dei particolari, dei ritocchi degli effetti mitigatori senza toccare il cuore del problema. Il cuore del problema è che almeno entro la conversione in legge del decreto non si pu esigere il ticket.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Majorino che illustra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI-DN.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il nostro ordine del giorno noi richiediamo alla Giunta un provvedimento concreto, immediato e indilazionabile, che dia preferisco leggere il testo del documento perch ogni parola è stata pesata e ha un suo significato nel contesto della richiesta "immediate istruzioni alle UU.SS.SS.LL. e a tutte le strutture sanitarie del Piemonte di sospendere l'esazione dei ticket di cui all'art.
6 del decreto legge, sin visto l'esito dell'eventuale legge di conversione del decreto legge stesso".
Come ha detto il collega Bontempi, che si è collocato con l'ordine del giorno del suo Gruppo anch'esso su queste conclusioni, si tratterebbe e si tratta di un atto di coraggio. Io aggiungo di un atto di coraggio politico qualora, come auspichiamo, si provveda in questo senso. Voglio per sottolineare che oltre che essere un atto di coraggio politico e manifestamente opportuno di fronte alla protesta popolare che si è manifestata anche in Piemonte contro questo balzello, sarebbe ed è anche un atto pienamente legittimo.
L'Assessore Maccari nel corso della sua comunicazione ha già preso implicitamente una posizione contraria ad una siffatta possibile richiesta quando ha detto che, in definitiva, si è trovato fra capo e collo il decreto legge e non ha potuto far altro che applicarlo perché anche le istituzioni sono soggette alle leggi. Questo era il suo concetto, però il discorso non è esattamente così, se si esamina con la lente di ingrandimento proprio questo contestato art. 6 del decreto legge.
Innanzitutto c'è una considerazione di fondo. L'interpretazione dell'art. 6 del decreto legge ha da essere, visto che è un decreto legge statale, unitario per l'intero territorio nazionale, per cui non si pu lasciare alle Regioni o alle UU.SS.SS.LL. la facoltà di dare interpretazioni diverse, perché saremmo ancora una volta nel caos legislativo; ma soprattutto non sono contenute nel decreto legge le forme e le modalità di attuazione relativamente all'applicazione delle quote di partecipazione alla spesa sanitaria. L'Assessore ha detto che la Regione Liguria, direi con un certo coraggio politico, ha deciso di sospendere l'esazione per trenta giorni. Noi lo chiediamo per sessanta giorni perch questo è il termine di conversione del decreto legge.
Questo sarebbe un atto legittimo. Il decreto legge recita al primo comma che "è dovuta una quota di partecipazione alla spesa nelle seguenti misure" (sono quelle note), ma non dice che dev'essere esatta immediatamente, nello stesso giorno in cui entra in vigore il decreto legge, a parte la considerazione che qui si è abusato ancora una volta della decretazione d'urgenza la quale, come sta scritto in tutti i testi di diritto costituzionale che leggono gli studenti del primo anno di giurisprudenza, deve intervenire allorquando un fatto imprevisto e imprevedibile esige un provvedimento legislativo. Nel caso di specie il fatto imprevisto e imprevedibile che si vorrebbe risolvere con il decreto legge è quello della spesa pubblica, di eliminare o attenuare il deficit attraverso una tassa sanitaria.
A parte comunque questa considerazione, il decreto legge stabilisce che è dovuta una quota, ma non dice che deve essere esatta, perché per l'esazione occorrono norme di attuazione sulle forme e sulle modalità dell'esazione stessa, le quali dovranno essere contenute, se questo contestatissimo art. 6 del decreto legge dovesse sopravvivere in sede di conversione, nella stessa legge di conversione oppure le norme dirette all'esazione dovranno essere contenute in un decreto ministeriale di attuazione della legge stessa.
Un'ultima considerazione per convincere della esattezza di quanto vado affermando. Allorquando viene istituita una nuova imposta, non si è mai verificato che la legge o il decreto legge preveda che l'imposta nuova vada in esazione nello stesso giorno o dal momento in cui è istituita.
Se per avventura venisse resuscitata la vecchia imposta di famiglia e istituita con un decreto legge che entrasse in vigore oggi, i soggetti comincerebbero a pagare con i ruoli esattoriali dal gennaio del 1990 e nessuna amministrazione centrale o periferica dello Stato si sognerebbe di dire che il decreto legge istituisce una nuova imposta che da oggi va in esazione. La questione in oggetto è la stessa: si tratta di una tassa, di un balzello contestatissimo, che presumibilmente, vista la presa di posizione anche delle forze politiche di maggioranza che si sono poste in chiave critica, verrà abolita, se non del tutto almeno in larga parte quindi non si vede perché debba essere mandata ad esazione. Il provvedimento che chiediamo non sarebbe "contra legem". E non potrebbe l'Assessore ipotizzare di ribellarsi a un decreto legge che nel bene o nel male esiste, perché rimanderebbe l'esazione, che non è prevista nel decreto legge temporalmente, a sessanta giorni dopo, il che sarebbe un provvedimento ragionevole che darebbe la possibilità di vedere come andrà a finire la legge di conversione.
Questo è il provvedimento concreto che chiediamo e che caldeggiamo. Lo ritengo ampiamente motivato - mi scuso se mi ripeto - in base alla considerazione che nessuna imposta, dal Regno d'Italia ai giorni nostri, è mai stata mandata in esazione nello stesso momento in cui è stata istituita.
Per quanto riguarda la richiesta che l'intero art. 6 del decreto venga abrogato o eventualmente modificato incisivamente ha gia parlato la collega Minervini. Il nostro atteggiamento in questa direzione è in "re ipsa", non l'abbiamo collocato nell'ordine del giorno proprio perché vuole essere solo mirato ad un provvedimento politicamente doveroso, coraggioso e soprattutto legittimo come ho ampiamente ed esaurientemente dimostrato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola passiamo all'esame degli ordini del giorno testé illustrati.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 635 presentato dal Gruppo PCI, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alla nuova raffica di ticket imposti dal recente decreto del Governo su tutta una serie di prestazioni sanitarie e sulla stessa degenza ospedaliera condividendo la generale protesta espressa dai cittadini e dagli stessi operatori sanitari contro un provvedimento che non risolve ed anzi aggrava i problemi non solo finanziari ma anche di funzionamento della sanità pubblica giudica l'imposizione dei ticket sulle prestazioni sanitarie e sui ricoveri ospedalieri un odioso gabello che colpisce il cittadino proprio nel momento in cui, perché malato, è debole ed in maggior stato di bisogno ritiene sia necessario ed urgente affrontare i problemi della spesa sanitaria e del funzionamento del servizio sanitario pubblico con un'organica serie di interventi che incida sugli sprechi, sulle speculazioni sui farmaci e sulle prestazioni, cancellando ad esempio dal prontuario farmaceutico i numerosi farmaci inutili e migliorando e potenziando i servizi chiede pertanto la revoca immediata del decreto ed invita il Parlamento ad assumere con rapidità misure di risanamento finanziario della spesa sanitaria con misure capaci di dare efficienza al servizio ponendo in primo piano le esigenze e i diritti dei cittadini i m p e g n a 1) la Giunta regionale ad operare con le UU.SS.SS.LL. al fine di ottenere l'immediata sospensione del pagamento dei ticket da parte dei cittadini almeno sino a che il Parlamento non avrà discusso il decreto in occasione dell'esame per la sua conversione in legge 2) a promuovere in tempi brevi un dibattito sullo stato della sanità in Piemonte, onde individuare problemi ed interventi diretti a garantire ai cittadini un più efficiente servizio sanitario pubblico".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 21 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 636 presentato dal Gruppo MSI-DN il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che l'art. 6 del DL 25/3/1989, n. 111 - istituendo inaccettabili tasse e balzelli nella materia sanitaria ed imponendo ticket addirittura sui ricoveri ospedalieri - da un canto è ben lungi dal risolvere, o dal sanare, o dall'alleviare i mali e le passività della sanità, e d'altro canto comporta disagi e penalizzazioni gravissime per tutti i cittadini, ma soprattutto per quelli appartenenti alle categorie socialmente più deboli e meno abbienti rilevato che il menzionato art. 6 del DL n. 111/89 è di difficile interpretazione e - soprattutto - di impossibile applicazione senza il supporto o di norme di attuazione le quali dovranno necessariamente essere contenute nella legge di conversione del decreto legge, sempreché e con che i due rami del Parlamento dovessero procedere alla conversione del contestatissimo decreto legge in questione; oppure - e quanto meno - senza il supporto di un Regolamento ministeriale di attuazione e di interpretazione ritenuto quindi che - in questa situazione - è manifestamente opportuno che non si proceda ad applicare nel territorio della Regione Piemonte le normative di cui all'art. 6 del decreto legge in questione i m p e g n a la Giunta regionale a dare immediate istruzioni alle UU.SS.SS.LL. e a tutte le strutture sanitarie del Piemonte di sospendere l'esazione dei ticket di cui all'art. 6 del decreto legge, sin visto l'esito dell'eventuale legge di conversione del decreto legge stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 21 voti favorevoli e 27 contrari.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 637 presentato dalla maggioranza, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte prendendo atto dell'impegno dell'Assessorato e del senso di responsabilità dimostrato nei confronti degli utenti, degli amministratori e degli operatori sanitari tutti, nell'emanare prontamente una direttiva di chiarimento in merito alle categorie e alle patologie esenti da ticket comprendendo anche le patologie di grande rilevanza sociale, quali: AIDS tossicodipendenze, etilismo, ecc.
riconfermando nel contempo l'esenzione dal ticket delle prestazioni direttamente inerenti alla prevenzione, come sancito dalla legge n. 833 per quanto attiene in specifico alla tutela materno-infantile, alla medicina del lavoro, alla cura e prevenzione delle malattie mentali, ecc.
prendendo atto delle difficoltà sia interpretative che applicative dell'art. 6 del DL n. 111/89 che hanno creato difficoltà nella gestione della sanità ed in particolare rendendosi conto degli ulteriori disagi derivati da questa incertezza all'utenza pur condividendo le linee generali di ispirazione del decreto del Ministro della Sanità, per quanto attiene al concorso dei cittadini alla spesa sanitaria attraverso l'introduzione dei ticket invita il Governo nazionale a rivedere il citato decreto all'art. 6 addivenendo ad una nuova formulazione più esaustiva si individuano alcuni criteri a cui fare riferimento per la nuova estensione 1) limitazione temporale della diaria ospedaliera 2) emanazione di una tabella chiarificativa degli esami raggruppati a seconda della fascia dei ticket da applicare 3) elencazione dettagliata delle patologie da esentarsi dal pagamento del ticket, sia per quanto attiene alla diaria ospedaliera che i ticket diagnostici, ad integrazione delle patologie di rilevanza sociale, quali: a) ricoveri in terapie intensive, unità coronariche, centro grandi ustionati, centri dialisi, ecc.
b) alcuni interventi di alta chirurgia quali trapianti, interventi cardiochirurgici o neurochirurgici c) patologie che per la loro cronicità richiedano o lunghi periodi di ricovero o plurimi ricoveri nel corso dell'anno 4) per quanto attiene agli anziani ultrasettantacinquenni una elevazione dell'attuale tetto di reddito per l'esenzione 5) nell'ottica di una previsione del mantenimento di una partecipazione alla spesa sanitaria dei cittadini facilitare e semplificare il pagamento dei ticket".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 26 voti favorevoli e 21 contrari.
Poiché i Capigruppo avevano stabilito che la seduta odierna avrebbe dovuto concludersi entro le ore 14, di fronte al fatto che realisticamente è immaginabile che si andrà oltre tale termine, stanti le questioni da esaminare, convoco la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi per definire il percorso da seguire.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,20 riprende alle ore 12,30)


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 391: "Norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera ed extra-alberghiera in occasione dei Mondiali di calcio 1990" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo hanno ritenuto di proseguire la discussione del progetto di legge n. 391 presumibilmente fino alle ore 13,30. Verrà esaminato l'art. 1 con i relativi emendamenti.
Il Consiglio sarà riconvocato mercoledì 12 aprile alle ore 9,30 per proseguire l'esame dell'articolato del progetto di legge n. 391, quindi l'Assessore Cernetti farà una comunicazione in merito al Piano dei siti.
Riprendiamo pertanto la discussione del progetto di legge n. 391, di cui al punto 7) all'o.d.g.
ART. 1 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Consigliere Chiezzi: all'art. 1, comma primo, la parola "anche" è soppressa.
2) Dai Consiglieri Tapparo, Ferrara, Gallarini e Carletto: all'art. 1, comma primo, eliminare dopo "derivanti" la parola "anche".
3) Dal Consigliere Chiezzi: all'art. 1, comma primo, le parole "l'incremento della ricettività turistica ad uso alberghiero ed extra-alberghiero" sono soppresse e sostituite con le parole "lo sviluppo e la qualificazione delle strutture turistico-ricettive".
4) Dal Consigliere Chiezzi: all'art. 1, comma primo, le parole da "anche superando" sino al termine sono soppresse.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dei propri emendamenti.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, prendendo atto degli accordi intervenuti tra i Capigruppo per far concludere la seduta entro le ore 13,30 e limitandoci alla discussione dell'art. 1, evito di fare considerazioni di carattere generale a seguito del dibattito di ieri e mi limito in modo stringato al merito degli emendamenti.
L'emendamento comune è motivato dal fatto di riferire questa legge solo ai Mondiali e di non estenderla. Gli altri due emendamenti che sono presentati dal sottoscritto, il primo, relativo a sostituire la dizione "l'incremento della ricettività turistica ad uso alberghiero ed extra alberghiero" con "lo sviluppo e la qualificazione delle strutture turistico ricettive", deriva dalla volontà nell'art. 1 di dare l'indicazione di una legge che non è puramente quantitativa, quindi legata all'incremento della ricettività turistica, bensì una legge che tende ad introdurre il concetto di sviluppo e qualificazione anziché di incremento.
Secondo punto. Nel testo di legge della maggioranza si parla di uso alberghiero ed extra-alberghiero. Mi pare preferibile estendere il concetto alle strutture turistico-ricettive perché vi è una carenza in questa legge in quanto la dizione prevista dalla maggioranza di uso alberghiero ed extra alberghiero non trova poi nel corpo della legge alcuna indicazione per quanto riguarda il settore extra-alberghiero. Quindi c'è una contraddizione all'interno della legge presentata dalla maggioranza che parla di strutture extra-alberghiere che non vengono poi citate in alcun modo successivamente.
Negli emendamenti successivi da me presentati si propone invece un'attenzione anche alle strutture extra-alberghiere. Questo emendamento vuole già sottendere che in questa legge si parlerà di strutture turistico ricettive, terminologia più ampia perché noi vogliamo anche comprendere gli esercizi di ristorazione, i campeggi, ecc., quindi assumerebbe un valore più esteso e più congruo, se legato agli emendamenti successivi che ho presentato in cui si parla anche di strutture ricettive di ristorazione che questa legge non prevede.
L'ultimo emendamento è il tema sul quale non voglio soffermarmi, perch avremo modo di discuterne negli altri articoli; si tratta di evitare che con questa legge si superino le normative urbanistiche, fatto non previsto dalla legge Carraro, mentre la legge della maggioranza propone di superare con una leggina tutti gli strumenti e le leggi di piano.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome della Giunta credo di poter dire che non ci sono difficoltà ad accogliere il primo emendamento presentato dal collega Chiezzi e quello presentato dal collega Tapparo ed altri, che consistono nella soppressione del termine "anche" all'art. 1, e ciò per precisare meglio che la legge comunque ha riferimento allo svolgimento dei Campionati mondiali. Quindi, sia sul primo emendamento presentato dai Gruppi della maggioranza che su quello presentato dal Consigliere Chiezzi la Giunta è favorevole all'accoglimento.
La Giunta è altresì favorevole, per le motivazioni che ha già spiegato il Consigliere Chiezzi, all'accoglimento del secondo emendamento che è stato illustrato e che consiste nella sostituzione dell'obiettivo di previsione "dell'incremento della ricettività" con la sua qualificazione o meglio con "lo sviluppo della ricettività", e con la precisazione dell'oggetto e quindi del riferimento in generale alla ricettività turistico-ricettiva. Quindi sui primi due emendamenti che sono stati illustrati dal collega Chiezzi e su quello analogo del collega Tapparo la Giunta è d'accordo.
Il terzo emendamento, che è quello più importante, non è stato di fatto illustrato dal collega Chiezzi dicendo che si avrà modo di ritornarci discutendo il complesso della legge, ma è chiaro che è proprio su questo che la Giunta deve esprimersi perché è l'emendamento centrale che poi ritorna anche per altri articoli della proposta di legge licenziata dalla Commissione e che di fatto mette in discussione il contenuto e l'obiettivo della legge.
Sul complesso degli emendamenti, chiedendo scusa al Presidente, dovr dire alcune cose che non ho detto nel corso della discussione e quindi non sarò brevissimo; ma non posso neanche farmi dire che sono stato sommario nell'esprimere la valutazione della Giunta, senza motivarla.
Nel contesto degli emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi alcuni, come questo, riguardano la cancellazione dalla proposta di legge di ogni previsione di variante collegata all'approvazione dei progetti da parte della Giunta regionale.



CHIEZZI Giuseppe

Mi scusi, Assessore, ho detto che non ho illustrato questa seconda parte. Volevo dire che il superamento delle normative urbanistiche, un nodo che senz'altro ci divide, può anche non essere scritto nel primo articolo perché sono gli articoli successivi che diranno se c'è la variante; è superfluo; se vedete bene, la finalità di ampliare e di qualificare le strutture ricettive in vista dei Mondiali è la finalità dell'art. 1; non è necessario che nell'art. 1 sia detto "lo faremo con certe varianti" perch è scritto negli articoli successivi. Anche passando dalla parte delle idee della maggioranza, non è necessario scrivere questo nel primo articolo.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Chiarito questo devo ricordare alla mia memoria e a quella dei membri della II Commissione consiliare che questo problema in modo identico posso dire che sotto un aspetto formale di stesura della legge è anche accettabile è stato sollevato già dal collega Chiezzi in sede di Commissione e la Commissione ha ritenuto di mantenere questa dizione a maggioranza anche sull'art. 1.
In ogni caso siccome il problema è stato riproposto su questo articolo credo di dovermi esprimere a nome della Giunta nel merito dell'emendamento soppressivo che è stato proposto. Ora, se da questa proposta di legge comunque la si valuti, viene cancellata la possibilità o la previsione di superamento della normativa urbanistica, a condizioni che poi illustrer ciò significherebbe esattamente abrogare una legge prima ancora che venga discussa ed approvata; infatti cadrebbe ogni senso di questa legge, perch se non collegata ad una procedura di tipo urbanistico, che può essere diversamente valutata, sarebbe del tutto inutile. Infatti, la legge direbbe solo che si possono fare gli alberghi. Ma questo è già consentito; il fatto che gli alberghi e le strutture turistico-ricettive si possano fare non ha bisogno di un'ulteriore legge regionale. Credo proprio che questo attenga già alle possibilità che sono date agli operatori e agli enti locali di valutare richieste ed opportunità. Ripeto che la legge sarebbe di fatto abrogata, prima di essere discussa e prima di essere votata, se si cancellasse ogni suo collegamento con una procedura urbanistica. Questa è la prima precisazione che credo di dover fare.
Altra cosa invece è valutare la portata della normativa e delle procedure urbanistiche che vengono introdotte con la proposta di legge licenziata a maggioranza dalla Commissione.
Su questo devo fare due o tre valutazioni, con una premessa.
Non credo in generale, per quanto da me dipende e per gli indirizzi che sono stati assunti dalla Giunta in materia, di essere un sostenitore di normative di carattere speciale in materia urbanistica. Non ho mai fatto proposte di questo genere su materie in cui tutte le Regioni o quasi tutte hanno introdotto, per accelerare le procedure, una legislazione speciale.
Faccio un esempio per tutti: l'edilizia residenziale pubblica. Non ho mai fatto proposte in questo senso perché credo che bisogna definire invece delle regole generali diverse in campo urbanistico, cosa che stiamo valutando all'interno delle proposte di modifica della legge regionale di "Tutela ed uso del suolo"; regole diverse, e non speciali, che consentano alla Regione e ai Comuni di disporre di procedure più agili e più snelle e di tempi accettabili di attuazione dei programmi di trasformazione.
Contesto invece che questa legge, pur di carattere eccezionale, non preveda una regola ed una procedura urbanistica. Non è collegata alla legge Carraro o a leggi di livello nazionale, ma al problema dei Mondiali e quando è stata discussa in Commissione (come è stato ricordato ieri soprattutto dal collega Majorino, per quanto riguarda i tempi) e poi licenziata intendeva avere ciò che la legge deve assicurare, cioè un carattere di generalità e di astrattezza e quindi non era calibrata o misurata sulle proposte di uno o dell'altro Comune. Questo significato ora risulta meno evidente per la mancata discussione, che continuo a non comprendere, in tempi normali all'interno del Consiglio regionale. In Commissione si è a lungo discusso se la procedura di variante urbanistica dovesse essere a carattere ampio o delimitato con precisione. Alla fine la maggioranza della Commissione, avendo personalmente sostenuto opinioni anche diverse ma poi avendo accettato che fosse preferibile non inoltrarsi in una strada difficile di definizione dei casi e dei limiti di possibili varianti urbanistiche, ha deciso di stabilire una regola secondo cui la valutazione spetterà alla Giunta, a cui è riservata l'approvazione degli strumenti urbanistici e delle loro varianti e, in questo caso, di una proposta di variante urbanistica con una procedura particolare che la collega alla presentazione di un progetto di intervento edilizio.
In questo caso la procedura è diversa: il Comune deve certificare la congruità urbanistica ancorché l'intervento sia proposto in difformità con le prescrizioni dello strumento generale urbanistico.
Il problema che si è posto in Commissione è il seguente: la Giunta approva o non approva queste richieste di variante che arriveranno congiuntamente ad un intervento progettuale edilizio preciso? Io ho qualche perplessità sulla capacità di scegliere, di approvare o non approvare da parte della Giunta; ma questo è un problema che si pone già ordinariamente, sia pure all'interno di una procedura diversa, quando si deve decidere se un Piano regolatore, una variante a un Piano regolatore un Piano particolareggiato in variante deve essere accolto o deve essere restituito per una rielaborazione totale, parziale o con osservazioni.
Questo è un problema di scelta nel merito che comunque già c'è e che in più, rispetto alla procedura che qui è prevista, prevede il parere obbligatorio del CUR. in questo caso non previsto. Quindi rimette ad un diverso tipo di valutazione la scelta che la Giunta regionale deve effettuare per accogliere o non accogliere una proposta di variante urbanistica.
Personalmente so che questa è una procedura eccezionale e che crea dei problemi, ma credo che la volontà della Giunta sia quella di esercitare comunque, se una legge di questo tipo viene approvata dal Consiglio regionale, i propri poteri di valutazione discrezionale e di merito in ordine alle proposte di variante urbanistica che dovessero pervenire a seguito dell'entrata in vigore di una legge.
A conclusione ripeto che la norma, pur discutibile, aveva il significato della generalità e dell'astrattezza, che non deve perdere nel momento della discussione; nessuno di noi sa se altri Comuni del Piemonte oltre Torino, hanno presentato domande di ammissione ai contributi della legge Carraro che ha una sua autonomia anche per quanto riguarda le possibilità di modifica urbanistica che possono avvenire con una procedura diversa, e cioè in forza del quarto comma dell'art. 1 della legge n. 1/78.
Mentre questo strumento aveva delle finalità diverse: quelle di non esaurire la possibilità di ottenere varianti solo in presenza di finanziamenti statali e di consentire che in previsione dei Mondiali siano possibili anche altri interventi, magari meno significativi, più limitati di ristrutturazione, di recupero, di ampliamento o anche di nuovo intervento.
La cancellazione (lo dico per chiarezza, ma credo che sia elementarmente comprensibile), attraverso una serie di emendamenti, di ogni possibilità di superamento di vincoli urbanistici significherebbe abrogare la legge prima di iniziare a discuterla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, Assessore, in merito alla proposta di emendamento del Consigliere Chiezzi, voglio richiamare l'attenzione sulla nostra normativa del 1981 e del 1985 in materia di struttura alberghiera ed extra alberghiera.
Forse in questo contesto, visto che è mirato ai Campionati mondiali e visto che è orientato alle strutture alberghiere, si potrebbe pensare che campeggi e villaggi non entrino in questo tipo di iniziativa e l'extra alberghiero si riferisce ai campeggi e ai villaggi. Spero che con questa norma non si pensi di creare sul Lago Maggiore o sul Lago d'Orta villaggi o campeggi. E' una cosa molto mirata. Il Gruppo socialista pensa che probabilmente bisognerà mettere mano ad un intervento più generale e programmato di politica nel settore alberghiero ed extra-alberghiero, ma questa ha una finalità più limitata. Quindi o nel testo rimangono le parole "alberghiero ed extra-alberghiero" oppure auspicherei l'eliminazione delle parole "extra-alberghiero".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Sinceramente in questo momento non ricordavo con esattezza la nostra legge di settore. Nel concreto e nella sostanza mi sembra che non abbiamo voluto escludere la possibilità di realizzazione di campeggi e di strutture non alberghiere fisse. Proprio per i tempi ristretti potrebbe risultare per quanto diceva ieri il Consigliere Majorino, che alcune strutture che non siano rigidamente alberghiere ma che possono servire ai Mondiali possano essere attuate.
Sul piano urbanistico voglio ricordare che per le strutture di carattere extra-alberghiero, se non sbaglio, è già prevista nella normativa regionale una possibilità di variante, anche se seguiva i criteri delle varianti di tipo territoriale e non di tipo urbanistico (legge di settore).
Quindi su questo aspetto di sostanza che ha sollevato il collega Tapparo cioè a dire se devono essere comprese o meno anche le strutture che la nostra legislazione regionale definisce come extra-alberghiere, lascio che si esprima l'Assessore Ripa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Sono d'accordo con il Consigliere Tapparo che è comunque auspicabile che non ci siano neppure richieste nel senso da lui citato. Mi sembra per che restringere il campo di applicazione, anche se poi sarà esclusivamente quello delle strutture alberghiere, come diceva il Consigliere Chiezzi, sia limitativo e non solo per quanto riguarda eventuali precari, campeggi o villaggi, ma anche per quanto riguarda le strutture di ristorazione che mi sembrano quelle a cui fa anche riferimento la dizione per l'extra alberghiero. Quindi forse l'ipotesi migliore è quella di lasciare la dizione così com'è nel testo originario. Però vorrei sapere se su questo concorda l'Assessore Ripa o se è di opinione diversa; nel qual caso mi adeguerò a quella che sarà la sua opinione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

La dizione dell'emendamento all'art. 1 mi pare in contrasto con lo spirito che aleggiava ieri in questa discussione, cioè sembrava che si volesse restringere e soprattutto sembrava che si volessero evitare delle operazioni che non fossero finalizzate all'alberghiero e all'extra alberghiero.
La dizione "strutture turistico-ricettive" è così vaga che pu comprendere anche colui che costruisce un condominio e poi affitta gli alloggi per le ferie. Bisognerebbe tornare alla dizione che è presente in tutte le leggi regionali. La parola "alberghiero" sappiamo tutti che cosa vuole dire e sappiamo che nelle parole "extra-alberghiero" sono compresi i campeggi, i villaggi turistici, gli ostelli, le case per ferie e i residence.
Per quello che riguarda l'osservazione del collega Santoni, la ristorazione non è compresa nell'extra-alberghiero, quindi secondo le nostre leggi non è fatta questa previsione.
Si potrebbe al massimo aggiungere "lo sviluppo e la qualificazione", ma sarebbe più semplice, anche per chi dovrà gestire la legge, uscire dalla genericità e, soprattutto per interpretare la legge in modo corretto e per gestirla meglio, sarebbe bene lasciare "le strutture alberghiere ed extra alberghiere", in quanto c'è già una casistica precisa più chiara di quello che può essere genericamente chiamato "struttura turistico-ricettiva", che avrebbe bisogno di un'ulteriore interpretazione.
Su questo punto, se l'Assessore Genovese è d'accordo, possiamo aggiungere "lo sviluppo e la qualificazione", ma nella quantificazione visto che c'è già questa specifica precisa nelle nostre leggi, lasciare le parole "alberghiere ed extra-alberghiere" che è molto più semplice e facile da gestire.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Escludendo esplicitamente i residence e quindi dicendo "extra alberghiero, con l'esclusione dei residence", perché diversamente rischieremmo forte, in quanto il vincolo di destinazione d'uso consente il mutamento di destinazione d'uso anche per quelli che non sorgono come residence, ma che possono essere trasformati dopo i Mondiali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Sono d'accordo con le preoccupazioni dell'Assessore Genovese. Se andiamo in questa direzione ed escludiamo i residence, e a maggior ragione per l'osservazione dell'Assessore Genovese escludiamo le case per le vacanze, perché il passo tra il residence e l'appartamento è tanto, la casa per le vacanze, l'appartamento è tanto, meno x, se ci imbarchiamo in una esclusione, sottolineiamo invece l'espressa volontà per tutto il resto.
Quindi forse è più prudente lasciare così com'è: è uno strumento interpretativo principe della norma, quindi lasciamo la dizione così com'è sapendo che la Giunta non autorizzerà e non approverà progetti che vadano nella direzione temuta dall'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, vorrei dire che la preoccupazione in questo caso non attiene al momento della valutazione della decisione della Giunta, perch qualora non lo chiarissimo, essendo queste opere vincolate come destinazione d'uso, i mutamenti d'uso nell'ambito della destinazione d'uso sono ammessi e quindi può avvenire successivamente la trasformazione. Per maggior chiarezza, siccome è difficile escludere, è meglio citare ciò che è consentito. Diciamo "le strutture alberghiere e quelle consentite".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ratti.



RATTI Aldo

Signor Presidente, siccome segue un emendamento della maggioranza per l'inserimento di un nuovo articolo, all'art. 7, che cita il decreto Carraro, vorrei far presente che quel decreto parla esplicitamente "di realizzazione di strutture turistiche ricettive e tecnologiche connesse alle imminenti manifestazioni sportive". Allora, se poi vogliamo inserire un articolo che ci ricollega con il decreto Carraro, converrebbe usare le stesse espressioni che sono contenute in quel decreto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

Vorrei dire al relatore che se in proposito c'è la paura che si facciano operazioni diverse, il lasciare il generico "turistico-ricettive" è proprio nella direzione opposta di quello che si vuol fare. L'emendamento voleva restringere, oppure l'emendamento voleva allargare queste possibilità? Se noi lasciamo "turistico-ricettive" è generico: c'entra tutto e c'entrano anche i residence (non so che cosa si abbia contro i residence). Se li vogliamo elencare, va bene, altrimenti entrano per forza i residence. Se lasciamo "turistico-ricettive" è talmente generico che c'entrano anche quelli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho evitato, in occasione dell'illustrazione di questi emendamenti all'art. 1, un'illustrazione molto diffusa della logica dei nostri emendamenti, perché mi sembrava che la discussione volesse essere molto stringata per poter fare ancora alcune deliberazioni di Consiglio e chiudere entro le ore 13,30. Questo però ha portato ad un'illustrazione parziale anche di questo emendamento che in realtà dovrebbe essere collegato ai successivi che ho presentato.
Adesso la questione sorta sul problema se questa legge si applica agli alberghi o anche a qualcos'altro non è di poco conto. A me parrebbe che vista l'ora e visto che intanto questa legge si chiuderà mercoledì, sia meglio sospendere l'esame dell'art. 1. Penso che nessuno ci perda niente nel senso che abbiamo già condotto un tratto di discussione e la prossima volta, all'apertura, ricominciamo di qui. Posso illustrare tutta la serie dei miei emendamenti, risparmiando così anche del tempo e chiarendoci tutti la portata di questa legge. Potrei dire che nella vostra legge preferirei togliere "extra-alberghiero", mentre dentro la mia proposta di legge manterrei "turistico-ricettivo". Dovrei solo spiegare il perché.
Se vogliamo chiudere alle 13,30, cambiamo programmi, visto che non c'è alcuna manovra dilatoria da parte di nessuno. Anche se non votiamo l'art.
1, penso che non succeda niente.



PRESIDENTE

Avevamo la previsione di chiudere i lavori alle 13,30 pensando ottimisticamente di votare l'art. 1 di questo progetto di legge e quello sui maestri di sci. Visto che la discussione è avviata, e questo è importante, potremmo riprenderla mercoledì mattina.
Chiedo agli Assessori Genovese e Ripa se sono in grado di darmi una risposta su questa questione.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, dobbiamo intenderci. Sono i Capigruppo e l'Ufficio di Presidenza che devono dire se accettano o meno la proposta del Consigliere Chiezzi. Se dobbiamo chiudere la discussione sugli emendamenti sull'art. 1, la Giunta è in grado di farlo. Sulla richiesta di soprassedere e andare alla prossima seduta non deve rispondere la Giunta. Era un accordo tra i Capigruppo.



PRESIDENTE

Se siamo in grado, manteniamo l'impegno di votare l'art. 1.



BONTEMPI Rinaldo

Noi non abbiamo impegni in bianco quando affrontiamo un articolato.
Sorgono dei problemi veri sui limiti di applicabilità di un articolo quindi sull'identità della legge.
Noi abbiamo posto dei problemi sul tappeto. Chiezzi li ha motivati.
Sono forzature che non si capiscono.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Noi non vogliamo forzare nessuno, chiediamo solo che rispondano i Capigruppo.



PRESIDENTE

Collega Bontempi, la Giunta è in grado di dare le risposte.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, ho partecipato all'esame di questa legge in II Commissione. Questo aspetto dei limiti di applicazione della legge non è mai emerso in Commissione. Allora, siccome questo è uno dei punti centrali della legge, la Giunta può anche essere pronta a dare le risposte che ritiene, la maggioranza può anche avere una sua posizione definita, io come Consigliere, e credo anche il Gruppo comunista, ritengo di dover chiedere un momento di riflessione per approfondire questo aspetto e questo significa che è conveniente spostare la votazione dell'art. 1 alla prossima settimana.
Questo è l'aspetto, la Giunta può essere anche pronta, però un elemento così importante, non emerso in Commissione, merita da parte di tutti i Gruppi, da parte di tutti i Consiglieri una riflessione.
Chiedo come Consigliere, ma anche a nome del Gruppo comunista, di poter fare questo approfondimento su un aspetto centrale della legge.



SANTONI Fernando

Se è soddisfacente per tutti possiamo chiudere, altrimenti non chiudiamo!



PRESIDENTE

La questione posta dal Consigliere Montefalchesi è diversa da quella che è stata posta dal Consigliere Chiezzi.
Dato che mi pareva di aver capito che gli Assessori Genovese e Ripa sono disponibili a dare questa risposta positiva su questo punto, chiederei di procedere. Si apre dunque la discussione e si va avanti sull'art. 1.
La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

Noi siamo in grado di dare una dizione precisa, ma possiamo anche soprassedere se vogliamo approfondire l'argomento. Non abbiamo la possibilità di forzare i termini.



PRESIDENTE

Gli Assessori Ripa e Genovese propongono il seguente emendamento: 5) all'art. 1, dopo "alberghiero" sopprimere "ed extra-alberghiero" e sostituire con "di campeggi, villaggi turistici, ostelli della giovent case per ferie".
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Le ragioni per le quali non abbiamo proseguito l'esame oggi potevano essere fondate, ovvero bisognava verificare il decreto Carraro e la deliberazione del Comune di Torino in modo che si potesse avviare una discussione più approfondita. Questo articolo mi pare non abbia alcun riferimento rispetto agli strumenti che si vogliono verificare. Non si tratta di approfondire qualche cosa che merita uno studio su altre questioni, ma di chiarire le idee tra di noi. Mi chiedo se non sia questa la sede per chiarire le idee; se voi dite che questo approfondimento comporta otto ore di dibattito allora è difficile capire come andranno a finire gli impegni assunti per mercoledì prossimo. Se si tratta per soltanto di un approfondimento rispetto a quello che si vuol dire, avendo tutti quanti la volontà di chiarire davvero, ritengo ci siano le condizioni per chiudere l'art. 1 piuttosto in fretta e mantenere gli impegni assunti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Sono dell'opinione che sia necessario il rinvio alla prossima seduta ai fini di approfondire le questioni che sono emerse nell'arco di pochi minuti. Abbiamo assistito infatti prima alla presa di posizione motivata dell'Assessore Genovese sull'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, che tende a sostituire le parole "La Regione Piemonte promuove l'incremento della ricettività turistica a uso alberghiero e ad uso extra alberghiero" con la seguente espressione: "La Regione Piemonte promuove lo sviluppo e la qualificazione delle strutture turistico-ricettive". Poi l'Assessore Ripa, in disaccordo sostanziale con l'Assessore Genovese, ha detto che non andava bene; allora è stata proposta l'altra dizione che esclude i residence. Si è passati ancora all'altra opinione dell'elencazione tassativa, nella quale non risultavano più i residence che l'Assessore Ripa tendeva in un primo tempo ad escludere. In ordine a quella proposta chiedo quale sottile distinzione ci sia fra i residence e le case per ferie.
In questo quadro di opinioni che si sono differenziate nell'arco di pochi minuti, visto che è pacifico che dall'art. 2 in avanti si tornerà a parlare in quest'aula mercoledì mattina, penso che una piccola riflessione occorra per capire se sia meglio la dizione generica "strutture alberghiere ed extra-alberghiere", che era quella che ad un certo momento della discussione veniva caldeggiata, oppure se sia meglio l'elencazione tassativa, che non offre spazio quindi alla Giunta in sede di approvazione dei progetti. Si dovrà vedere nell'ambito di questa elencazione tassativa quello che andrà bene. Circa le case per ferie o per vacanze, che mi pare siano sinonimi, penso che in ordine al significato esatto letterale, almeno per quanto mi riguarda, occorra fare qualche piccola riflessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, questa mattina il collega Fracchia ha svolto un intervento significativo in ordine al modo in cui gli organi di informazione riferiscono dei nostri lavori. In chiusura di questa seduta dobbiamo porci questo problema, indipendentemente da come i resoconti vengono trasferiti all'esterno; quindi se la credibilità della nostra posizione di maggioranza è quella che questa legge deve proseguire, questo articolo lo si può votare.
Nel merito dobbiamo dire che ci riconosciamo nella posizione dell'Assessore Genovese. Se vi sono delle obiezioni correttive, così come è stato concordato tra i due Assessori per escludere comunque posizioni di stravolgimento dei contenuti della legge, non vedo quale pausa di riflessione questo debba comportare. Quindi la prego, signor Presidente, di voler mettere in votazione l'emendamento degli Assessori. Dichiaro che noi siamo disposti a votarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo innanzitutto di poter vedere l'emendamento scritto. La questione è che non è mai stato affrontato chiaramente in Commissione il problema delle opere ammissibili in base al termine "extra-alberghiero". Si tratta di riflessioni tutte collegate a quella svolta dall'Assessore Genovese poco fa nei confronti del residence. Se parliamo di alberghi tutti sappiamo di cosa si parla; se questa legge vuole incentivare a suo modo e qualificare l'attività alberghiera tutti sappiamo di cosa si parla, ma se con questa legge ufficialmente, quindi non dando spazio ai furbi come diceva ieri il collega Santoni, si autorizzano procedure eccezionali deroghe alle norme edilizie e urbanistiche per strutture edilizie i cui confini di destinazione e funzione non sono ben determinati, come ad esempio i residence, parliamo d'altro. Il residence - dice l'Assessore Genovese - dev'essere escluso. Sono d'accordo; sarebbe ben strano che un'attività che ha un prevalente carattere immobiliare e non alberghiero come è il residence, debba avere i suoi spazi nelle città, in base all'urgenza dei Mondiali. Mi pare che passare ad altre strutture che non siano alberghi esiga sempre un raffronto di questo tipo. L'Assessore Ripa propone la dizione "case per ferie" che a mio parere è estremamente vaga e sicuramente non è collegata all'esercizio di attività alberghiera perch non presuppone una struttura di gestione e del personale simile all'albergo. E' una dizione molto vaga, si avvicina di più ad un'ipotesi di residence, non mi sembra che sia la struttura per la quale sia utile prevedere urgenze e deroghe alle norme urbanistiche.
Analoga considerazione va fatta nei confronti dei villaggi turistici.
Che senso ha per i Mondiali del 1990 autorizzare eventualmente una lottizzazione di un terreno libero in luogo ameno semplicemente scrivendo nell'intestazione del progetto che trattasi di villaggio turistico e quindi rientra in queste normative speciali? Mi sembra inaccettabile! Mentre la terminologia alberghiera è chiara e probabilmente nella vostra legge dovrebbe essere l'unica a essere mantenuta, le altre mi sembrano proprio inopportune.
Vi è poi un altro campo che la vostra legge non prevede, quello della ristorazione. Nei nostri emendamenti lo abbiamo ripreso perché, se vengono avviate iniziative volte a meglio qualificare questo settore, si tratterà di iniziative che saranno molto utili ai Mondiali. Questa è una carenza della vostra legge che nei nostri emendamenti viene superata. Quindi il nodo, signor Presidente, non è piccolo ed è un vero peccato non poterlo discutere, perché in una legge elencare in dettaglio le opere ammesse è uno dei lavori legislativi più delicati, da non fare in fretta, perché si passa dalla generalità agli elenchi, che sono difficili e delicati da fare.
Per parlare di case per vacanze bisognerebbe avere una normativa che faccia capire a tutti che cosa si vota, quindi è il tipico lavoro legislativo da fare con calma ed attenzione. Per questo motivo avevamo chiesto se non era più logico rinviare, a meno che sia una questione di principio, un puntiglio (incomprensibile) il votare oggi l'art. 1. Mi sembra ci siano le condizioni perché la Giunta rifletta su questo elenco verifichi se l'elenco va fatto e spieghi anche cosa intende per "villaggio turistico", quali caratteristiche ha un villaggio turistico dal punto di vista della consistenza edilizia e della gestione. Sono questioni che in quest'aula non possono essere trattate, non so se in qualche legge o in qualche regolamento siano normate le caratteristiche di queste strutture edilizie; se lo sono, è giusto che i Consiglieri regionali, visto che la proposta è di un minuto fa, possano consultare queste norme ed esprimere la loro contrarietà o il loro assenso. Questo non può essere fatto, ma se vogliamo farlo sospendiamo dieci minuti e diciamo agli uffici che ci forniscano le definizioni. Non è che la minoranza voglia ritardare l'iter se avete deciso di approvare la legge, l'approverete. La qualità della legge che oggi produciamo è molto bassa e si presta all'azione di chi degli alberghi importa nulla. Evitiamo di aprire, solo per fretta e puntiglio, la possibilità di scrivere delle normative sulle quali si possono innescare operazioni che questo Consiglio regionale, magari nella sua unanimità, non vuole consentire. Perché correre il rischio di scrivere norme che non funzionano? Chiedo se, giunti a quest'ora, non valga la pena evitare ripicche e questioni di puntiglio che sono nocive nell'interesse di tutti.



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, nonostante le sue sollecitazioni a maggiori chiarimenti mi pare ci siano le condizioni affinché l'art. 1 possa essere votato in quanto la Giunta ha dato una risposta.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, da parte mia non c'è alcuna intenzione ostruzionistica sulla legge, nel senso che se la maggioranza intende approvare oggi l'art. 1, si approva l'art. 1. Però è emerso un elemento che non era stato precedentemente affrontato, sviscerato e discusso in Commissione, il quale necessita di un approfondimento. Per questo motivo avevo proposto di sospendere la seduta e di riprendere l'esame della legge mercoledì prossimo. Invece, si vuole per forza approvare l'art. 1. Allora si approva l'art. 1 però dopo aver fatto gli approfondimenti necessari dopo aver sviscerato le questioni fino in fondo.
Il prossimo anno ci saranno i Mondiali, ci sarà un afflusso di persone a Torino, è necessario adeguare le strutture ricettive per accogliere queste persone in sovrappiù, in quanto le strutture esistenti sono insufficienti. Ci saranno persone che verranno da fuori regione o addirittura da altri paesi e a queste persone sono destinate le strutture ricettive che si dovranno costruire. Mi spiegate qual è la persona che viene da fuori regione o da altri paesi a Torino per vedere i Mondiali e che in tale occasione si costruisce una casa per ferie? Non capisco, una persona viene dalla Svizzera in occasione dei Mondiali per costruirsi una casa per ferie a Torino? Gradirei avere una spiegazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1) presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 2) presentato dai Consiglieri Tapparo Ferrara, Gallarini e Carletto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Sull'emendamento n. 5) presentato dagli Assessori Ripa e Genovese chiede di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

FERRO



PRESIDENTE

Per determinarmi nel voto vorrei che la Giunta desse un'interpretazione, sulla base del Codice Civile, di che cosa si intende per "case per ferie".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ripa.



RIPA Franco, Assessore al turismo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, gli antichi dicevano che lo sconosciuto fa sempre paura, quindi se abbiamo un attimo di tempo e di pazienza per leggere cosa vuol dire "casa per ferie" leggiamo il disposto legislativo regionale: "Sono case per ferie le strutture ricettive attrezzate per il soggiorno temporaneo di persone o gruppi non residenti nel Comune sede della casa per ferie e gestite al di fuori di normali canali commerciali da enti pubblici e associazioni o enti religiosi operanti senza scopo di lucro per il conseguimento di finalità sociali culturali, assistenziali, religiose o sportive nonché da enti o aziende per il soggiorno dei propri dipendenti e loro familiari". Mi sembra quindi che siamo al di fuori di quelle che erano le paure.



RIPA Franco, Assessore al turismo

BRESSO



RIPA Franco, Assessore al turismo

Scusi, Assessore, la destinazione per residenti richiede una modifica di destinazione e come tale deve essere approvata?



RIPA Franco, Assessore al turismo

Vorrei solo terminare il mio intervento. Onde evitare confusioni o non conoscenze basterebbe richiamarci alla legge 15/4/1985, n. 31 e il grande spauracchio è tutto chiarito. Quindi l'emendamento n. 5) viene così integrato: all'art. 1, dopo "alberghiero" sopprimere "ed extra-alberghiero" e sostituire con "di campeggi, villaggi turistici, ostelli della giovent case per ferie, di cui alle leggi regionali 31/8/1979 n. 54, 16/6/1981 n.
21 e 15/4/1985 n. 31".



PRESIDENTE

Vengono inoltre presentati dal Consigliere Chiezzi i seguenti subemendamenti all'emendamento n. 5): 6) all'art. 1, le parole "villaggi turistici" sono soppresse 7) all'art. 1, le parole "case per ferie" sono soppresse.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dei subemendamenti.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, propongo la soppressione da questa legge delle parole "case per ferie". Avendo sentito da parte dell'Assessore la lettura dell'art. 1 della legge regionale n. 31 del 1985 mi chiedo che cosa potranno essere queste case per ferie che noi autorizziamo in procedura speciale e, verificato cosa potranno essere vorrei capire se servono per i Mondiali 1990 o no.
Sono delle strutture ricettive per il soggiorno temporaneo di gruppi non residenti nel Comune gestiti al di fuori di normali canali commerciali e già lascia molti dubbi una struttura gestita al di fuori di canali commerciali che sia collegata all'attività dei Mondiali. Queste case sono rette da enti pubblici, associazioni o enti religiosi (quindi un ente religioso sulla base di questa legge organizza la presenza ai Mondiali?) per il conseguimento di finalità sociali, culturali, assistenziali religiose o sportive nonché da enti o aziende per il soggiorno dei propri dipendenti e familiari. Ad esempio, strutture dell'Azienda Elettrica per il soggiorno dei dipendenti. Altro esempio: la FIAT ha delle strutture ricettive per i propri dipendenti che soggiornano a prezzi convenzionati.
Ora si vuole sostenere che questo tipo di intervento sarà autorizzato perché a Torino si svolgeranno i Mondiali? Dato che a Torino si svolgeranno i Mondiali ci sarà l'Azienda Acquedotto Municipale che decide di acquistare un terreno e di costruire una casa per ferie? Vedete colleghi, associazioni senza scopo di lucro e case per ferie a questo punto non hanno nessuna attinenza con i Mondiali. Mi rivolgo all'Assessore Vetrino perché per analogia mi viene in mente una cosa.
Parlando di queste case per ferie, quindi strutture ricettive, gestite magari al di fuori dei normali canali commerciali, queste villette sparse qua e là, mi viene in mente il Villaggio Cartman di cui abbiamo discusso quindici giorni fa: il Consigliere Pezzana diceva che era un'ottima cosa.
Guardate, colleghi, che il villaggio Cartman se viene proposto da un'associazione senza scopo di lucro e sulla base di un impegno a gestirlo al di fuori dei canali commerciali e presenta il progetto ai sensi di questa legge quel progetto sarà approvato in variante alle normative di Piano regolatore. Come fate ad estendere in questo modo la possibilità di lottizzazione di terreni anche sulla collina torinese per non parlare delle colline più pregiate dei nostri laghi o in certe zone di montagna! Per questo, signor Presidente, noi proponiamo che su questo ci sia un voto; vogliamo chiarire all'esterno la nostra posizione e le conseguenze dell'inserimento di strutture che con gli alberghi non hanno nulla a che vedere in una legge che voi affermate essere riferita all'incremento della ricettività alberghiera. Vi invitiamo a sopprimere questa previsione di case per ferie, vi invitiamo a cancellarla, perché non ha nessuna attinenza con i Mondiali e si presta ad ipotesi di utilizzazione e lottizzazione di terreni oggi vincolati ad altri usi o servizi. Quindi, le zone a verde pubblico, a verde privato diventano immediatamente zone nelle quali è possibile presentare un progetto di lottizzazione. Mi rivolgo a tutti i Consiglieri, a tutti gli Assessori, agli Assessori competenti in materia di pianificazione territoriale e urbanistica: volete fare una legge che vi porterà domani sul vostro tavolo lottizzazioni di aree collinari e lacustri con la scusa dei Mondiali? Evitiamo questa cosa, limitatevi a gestire il problema degli alberghi e non quello della casa per ferie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Dobbiamo toglierci dalla giungla dei sospetti. Ho l'impressione che rischiamo di gettare sulla credibilità delle cose e sulle parole che spendiamo delle ombre pesanti, insinuazioni sulla volontà di voler stravolgere i contenuti della legge.
L'Assessore Genovese aveva accettato l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi che proponeva di eliminare le parole "extra alberghiero" per sostituirle con il riferimento dell'incentivo. Poi la posizione del Gruppo comunista si è totalmente ribaltata per cui questa dizione, che poteva andar bene, non andava più bene. Ci collochiamo allora in un'ipotesi diversa.
L'ipotesi diversa è venuta fuori non su un riferimento che, ripeto, è altrettanto positivo visto che aggiungeremo un art. 7 che fa espresso riferimento al provvedimento governativo, ma siamo andati nella direzione della precisazione dei contenuti relativi alle strutture extra-alberghiere (supposto che sulle alberghiere nessuno abbia dei dubbi o delle riserve).
Gli emendamenti proposti sulle strutture extra-alberghiere dagli Assessori vanno nella direzione di una individuazione di strutture che siano verso fasce sociali a non reddito o a basso reddito o perlomeno fasce sociali che sono tutelabili o accoglibili all'interno di organizzazioni, quali sono quelle citate nella legge del 1985.
Il riferimento al villaggio turistico mi pare che non debba necessariamente essere inteso come una lottizzazione a villette. Non vedo il perché si vuole stravolgere questo contenuto. Ricordo che comunque esiste il filtro sia a livello del Comune sia a livello della Regione sul merito di queste iniziative; quindi il temere o vedere all'interno di ogni definizione uno stravolgimento del contenuto della legge è assurdo. Chiedo che, con responsabilità, si vada alla votazione. Voglio anche chiarire che se voto "villaggio turistico" o voto "casa per ferie", voto nella precisa direzione di favorire strutture non a reddito, ma strutture rivolte verso quelle classi sociali che si appoggiano ad organizzazioni associative.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento n. 6) presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 30 contrari.
Pongo in votazione il subemendamento n. 7) presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 29 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento n. 5) presentato dagli Assessori Ripa e Genovese.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 15 contrari.
Torniamo all'emendamento n. 3) presentato dal Consigliere Chiezzi.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

La Giunta è d'accordo a sostituire la parola "l'incremento" con le parole "lo sviluppo e la qualificazione".



PRESIDENTE

La Giunta ha quindi riformulato il seguente emendamento: 8) all'art. 1, il termine "l'incremento" è soppresso e sostituito dalle parole "lo sviluppo e la qualificazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3) presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astensioni.
Pongo infine in votazione l'emendamento n. 4) presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Prima di passare alla votazione dell'art. 1 ha la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'art. 1 fissa le finalità di questa legge, è importante quindi mettere in luce, prima di votarlo, le finalità di questo articolo.
Da qualche anno a questa parte e in modo sempre più pressante assieme all'opinione pubblica del Paese, ci stiamo rendendo conto che le attività produttive che si sono sviluppate in questo Paese, similmente agli altri Paesi industrializzati, hanno posto un grave problema di rapporto tra lo sviluppo delle attività dell'uomo, le più varie, e la situazione dell'ambiente in cui l'uomo vive.
Adesso non voglio ampliare molto il campo di questa riflessione: voglio limitarlo al campo proprio di questa legge. Parlerò quindi in modo specifico delle conseguenze che una legge con queste finalità può avere nei confronti del problema ambientale, che pare a tutti molto importante riferite al settore di specifica competenza, che è quello delle attività di edificazione del suolo.
Di fronte a disastri di vario tipo (parliamo di grossi disastri come ad esempio, la frana di Agrigento) ricordo che vengono denunciati sui giornali i guasti provocati dalla distruzione delle coste, del paesaggio delle parti più belle del nostro Paese da parte di attività edilizie incontrollate. Ricordo, per essere più pertinente e guardare alla realtà che ci circonda, i guasti che ha prodotto uno sviluppo delle città non collegato a forme di programmazione e di pianificazione adeguate.
Quando si affrontano temi di questo genere o in conseguenza di emergenze, come i crolli, oppure in conseguenza di emergenze di carattere sociale, come l'invivibilità delle città, viene sempre da chiedere: come mai è accaduto tutto questo? Si pone la domanda se questo Paese non poteva essere costruito in modo diverso e ci si interroga quali snodi hanno permesso al Paese di intraprendere questa direzione di sviluppo e se a nessuno sia mai venuto in mente di proporre altre strade per lo sviluppo.
Vedendo il disastro ambientale del Paese, penso che tutti noi ci poniamo il problema di fare qualcosa di diverso. Fare però qualcosa di diverso non era possibile quando si è invece deciso di costruire nella Valle dei Templi di Agrigento o di distruggere con l'edificazione incontrollata le coste? Possibile che non ci fossero gli strumenti? Possibile che nessun amministratore nel momento in cui si decideva non abbia potuto contrastare questo tipo di sviluppo? Adesso su questo tipo di sviluppo e sui suoi guasti non c'è nessuno che, a livello di governo e di forze politiche, non ne denunci le carenze.
Ma, allora, denunciare seriamente le carenze di quel tipo di sviluppo vuol dire almeno far tesoro dell'esperienza negativa fatta, analizzare i meccanismi, legislativi, normativi e di interpretazione delle norme attraverso i quali quell'esperienza ha potuto realizzarsi e trarne le debite conseguenze.
Abbiamo una legge che nell'articolo così come è stato scritto, consente l'edificazione del territorio. Ora, non siamo bambini e non siamo nati ieri ed il Consigliere Picco sicuramente non è un bambino, non è nato ieri e si occupa di queste questioni da tempo. Sentito l'intervento del collega Picco mi è venuta in mente questa domanda: ma dove vivi? Come si possono fare interventi di questo genere, riferiti ad un articolo che, a me pare leggendolo con l'occhio dell'amministratore, chiaramente consente la possibilità delle più varie ed estese interpretazioni e delle più varie ed estese iniziative di carattere immobiliare. Mi viene in mente che forse nessun amministratore, nel momento in cui anno per anno si è costruito malamente nei posti sbagliati, aveva a disposizione delle leggi che avevano per finalità la distruzione del territorio; probabilmente erano leggi che interpretate in modo diverso, avrebbero consentito una edificazione ed uno sviluppo del Paese più rispettoso dell'ambiente.
Allora, se diciamo che l'ambiente deve essere messo al primo posto dobbiamo essere coerenti; invece con l'art. 1 torniamo nell'Italia delle speculazioni selvagge, dell'abusivismo, del mancato controllo del territorio, perché consente di attivare iniziative edilizie in contrasto con i Piani regolatori. Questo è il primo punto. Ma questo evidentemente non turba nessuno in quest'aula. Ma stiamo attenti perché poi andiamo a fare dichiarazioni di maniera sull'ambiente: questo è il momento in cui le istituzioni e i Governi stanno decidendo un fatto che avrà delle conseguenze negative sul territorio.
Costruire al di fuori dei Piani regolatori, con procedure spicce colleghi, è quello che si è sempre fatto quando sono stati procurati i danni all'ambiente. Diciamo che l'esempio più chiaro è l'abusivismo edilizio, il "costruisco dove voglio", poi ci sono tutti gli altri attacchi all'ambiente naturale e all'ambiente urbano costituiti dal costruire al di fuori dei piani.
Ebbene, voi con questa legge decidete che, da qui al 1990, si potrà costruire contro le indicazioni di Piano regolatore presentando semplicemente un progetto e, approvandolo, si ottiene la modifica del Piano regolatore.
Guardate che è un atto gravissimo. Non è un atto di poco conto.
Si dice: però il provvedimento è "temporaneo". Anche vent'anni fa venne approvata la famosa legge ponte, era un provvedimento temporaneo che durava un anno, ma in quell'anno è successo il grosso dei guasti di cui ci lamentiamo, a Torino e altrove. A Torino sono state rilasciate 5.000 licenze edilizie in contrasto con il Piano regolatore in quel periodo temporaneo.
Quindi il fatto che sia un provvedimento temporaneo non basta a scaricarsi la coscienza se si consentono interventi edilizi contro i Piani regolatori.
Chi potrà fare questo? C'è una bella differenza tra indicare solo le attività alberghiere o anche altre attività con diverso consumo del territorio e diverse strutture edilizie quali le attività relative a case a villaggi turistici, a lottizzazioni. Il Consigliere Picco dice "ma perch è una lottizzazione?". Ma perché sarà una lottizzazione, perché sarà un utilizzo del terreno che dal punto di vista progettuale non sarà distinguibile da una qualsiasi lottizzazione se non per la mancanza di recinzioni progettate tra i singoli lotti. Di recinzioni ce ne sarà una sola che contorna il tutto, però il prodotto edilizio che noi autorizziamo se questo articolo passa e questa legge passa, sarà un prodotto edilizio di casette, le une vicino alle altre in luoghi qualunque, anche in aree vincolate.
Ci rendiamo conto delle conseguenze di questa legge? Certo si può dire che poi si controllerà! Ma si è controllato finora? Il "poi si controllerà" non è proprio il ragionamento in base al quale le attività edilizie si sono svolte sul territorio senza un minino di criterio. Questo è il punto fondamentale.
Noi cosa abbiamo proposto? Vedete, come finalità di questa legge noi abbiamo proposto un emendamento che proponeva lo sviluppo e la qualificazione di strutture turistico-ricettive.
La portata della nostra proposta va legata al fatto che le iniziative edilizie che potranno avviarsi con questa legge non possono concludersi nel tempo utile per migliorare la ricettività in occasione dei Mondiali 1990, a meno che non si riferiscano ad interventi di ristrutturazione e piccoli ampliamenti.
Allora non c'è, Consigliere Picco, contraddizione nella nostra proposta, perché la nostra proposta legislativa tende ad ampliare la legge ad altri servizi, come la ristorazione, ma a limitarne l'efficacia alla qualificazione delle strutture esistenti e all'ampliamento delle strutture esistenti.
Dato che è chiaro a tutti che un'iniziativa immobiliare avviata oggi per costruire un albergo di cento e più camere non può aver termine nel prossimo anno, noi abbiamo teso a fare una proposta di legge che ampliasse la sfera di influenza al tipo di strutture turistico-ricettive, ma ne limitasse l'applicabilità alle strutture turistico-ricettive esistenti e al miglioramento dei loro servizi ed eventualmente ad ampliamenti nel settore alberghiero.
Ho detto queste cose perché rimanga almeno agli atti che, a mio avviso ancora una volta, nel momento in cui si può passare dai soliti pianti del coccodrillo o delle ipocrite lamentazioni sui danni all'ambiente a fatti concreti, non si intende farlo. Dopo la votazione di questo articolo dirò: "si poteva fare qualcosa".
Vorrei solo che a questo punto sia chiaro che si può ancora fare qualche cosa; dopo non si potrà più. Quando arriveranno i progetti di lottizzazione in contrasto con i Piani regolatori, a quel punto, cari colleghi, l'ammucchiata degli "amici dell'ambiente" sarà difficile sostenerla, perché se nel passato tutti si sono dimenticati dei ruoli svolti ed è difficile fare la cernita di chi si opponeva e di chi ha favorito certi interventi, adesso sul tavolo è stata posta la questione ambientale con forza e tutti noi siamo attenti a vedere, quando si prendono delle decisioni, in quale direzione si va. Noi diciamo che la decisione che sta per essere presa va in una direzione di attacco all'ambiente naturale e all'ambiente urbano; qui si attacca la qualità delle città perché con questa legge, che è in violazione dei programmi di sviluppo dei Comuni dotati di Piano regolatore, si consentiranno degli interventi che sul piano pratico peggioreranno l'ambiente urbano sul quale diciamo che occorre cambiare strada. Quando si tratta di cambiare strada sul serio chissà perché, non si riesce mai a farlo, le forze che lo propongono restano in minoranza: questo è uno dei problemi dell'ambiente che va risolto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,20)



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