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Dettaglio seduta n.184 del 06/04/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA ANGELO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che sono stati distribuiti i processi verbali delle adunanze consiliari dell'11, 25 e 26 febbraio 1988 e che saranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1727 dei Consiglieri Valeri, Guasso e Calligaro inerente la vertenza sindacale in atto alla ditta Magliola di Santhià


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1727 presentata dai Consiglieri Valeri Guasso e Calligaro.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

L'azienda Magliola Antonio e figli con sede in Santhià, nel Vercellese occupa attualmente circa 300 dipendenti e opera nella manutenzione e ristrutturazione di carrozze ferroviarie; l'azienda è particolarmente attrezzata per i lavori relativi alla rimozione delle coibentazioni in amianto nelle vetture ferroviarie nel cui settore è, per importanza, la seconda azienda in Italia.
Negli ultimi tempi le commesse provenienti dalle FF.SS., hanno avuto una caduta significativa di circa il 50% e l'azienda ha provveduto a ricercare una diversificazione di attività nel settore del trasporto privato diverso da quello su rotaia. Nonostante questi tentativi di diversificazione da parte dell'azienda, l'attività determinante dipende sempre dalle commesse FF.SS.
L'azienda ha inviato recentemente ventotto lettere di licenziamento giustificandole con la necessità di dover ridurre le maestranze in esubero a seguito della forte riduzione delle commesse FF.SS.
In data 29 marzo si è svolto presso l'Assessorato regionale al lavoro un incontro con l'azienda, il Sindaco di Santhià, le OO.SS., ed i rappresentanti del Consiglio di fabbrica. La proposta della Regione, che è stata positivamente accolta dal Sindaco di Santhià e dalle OO.SS., è per un ritiro dei licenziamenti indicati e la contestuale richiesta della CIGS che consentirebbe da un lato di attuare qualche prepensionamento e dall'altro di prendere un certo lasso di tempo per individuare alcuni canali di mobilità. La nostra proposta ha però registrato una posizione di non disponibilità da parte dell'azienda, motivata con la perplessità di intraprendere un percorso che potrebbe prefigurare per il futuro eccessivi vincoli per l'azienda, essendo la materia oggetto di un disegno di legge di riforma attualmente all'esame del Parlamento, ed inoltre dall'esigenza di avere delle certezze per quanto riguarda l'affidamento di commesse da parte delle FF.SS.
E' parso di dover rilevare che la posizione di chiusura adottata dall'azienda fosse da far ascrivere, più che al merito, all'assunzione, mi auguro, di una posizione di principio.
Da parte dell'Assessorato, quindi della Regione, si è ribadito in questo incontro l'impegno a perseguire tutte le vie per consentire intanto un favorevole accoglimento della richiesta di CIGS da parte del CIPI ed inoltre ad assumere tutte le opportune iniziative presso il Ministero dei Trasporti e la Direzione generale delle FF.SS., per consentire che nell'ambito della ripartizione delle commesse delle Ferrovie stesse, il patrimonio professionale e tecnologico dell'azienda possa essere adeguatamente valorizzato.
Di fronte alla richiesta della Regione i dirigenti dell'azienda presenti all'incontro hanno richiesto di aggiornare la trattativa, dovendo essi verificare con la proprietà l'ambito del loro mandato. Essendosi realizzata questa disponibilità ad una verifica con la proprietà sulla proposta avanzata nell'incontro del 29 marzo, ci siamo riaggiornati ad un successivo incontro che dovrebbe tenersi a data da concordare, comunque entro la metà di aprile, per cui gli incontri proseguiranno al fine di individuare le soluzioni più idonee a dirimere la situazione. Pertanto, la posizione inizialmente rigida dell'azienda Magliola potrebbe, nel successivo incontro di aprile, svilupparsi positivamente nei confronti dei ventotto licenziati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringraziamo l'Assessore della risposta e prendiamo atto che la proposta in essa contenuta è la stessa da noi sollecitata con l'interrogazione.
Quindi non possiamo che concordare con quanto sostenuto dalla Regione nel corso dell'incontro con le OO.SS., e l'azienda. Importante sarà vedere l'esito della parziale disponibilità manifestata dall'azienda.
Detto ciò, vogliamo ribadire due esigenze. In primo luogo, ci pare occorra non lasciare compiere soltanto all'azienda gli accertamenti, in sede di incontro con le FF.SS., in ordine alla distribuzione delle commesse, ma assumere come Regione un'iniziativa in tal senso.
La seconda esigenza riguarda il tipo di lavorazione che attualmente occupa una parte dei dipendenti della Magliola, ma che nello stesso tempo costituisce un serio problema ambientale. Mi riferisco alle operazioni di decoibentazione delle carrozze dall'amianto in esse contenuto. In sede locale, le preoccupazioni e gli allarmi sono già stati numerosi e di conseguenza, rispetto alla situazione di qualche mese fa, nel processo di lavorazione e di trattamento dell'amianto ricavato, sono state introdotte alcune modifiche abbastanza significative: lo stoccaggio del materiale prima realizzato in un capannone con il tetto sfondato e senza alcun riparo laterale, oggi pare giovarsi di alcuni correttivi, quali la copertura degli scarti di amianto con teloni plastici saldati e la umidificazione della zona di stoccaggio. Non ci risulta, però, che sia stato risolto il problema dello stoccaggio definitivo dell'amianto prelevato, per cui la richiesta che avanziamo è di porre attenzione, negli ulteriori incontri che vi saranno con l'azienda e con i sindacati, a questa problematica che, se non correttamente risolta, rischierebbe di aggiungere ulteriori elementi di difficoltà produttiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Esprimo il mio rammarico per il fatto che una vicenda quale quella della Magliola di Santhià sia stata esaminata in maniera così settoriale dall'Assessorato all'industria. E' certamente giusto, ma sull'argomento vi sono altre problematiche rilevanti, di competenza dell'Assessorato alla sanità e all'ambiente, alle quali non viene data risposta. Così come non viene data risposta ad altre interrogazioni sull'argomento. Soltanto la correlazione tra gli aspetti sanitari ed ambientali dei tipi di lavorazioni condotte dalla Magliola - il Consigliere Valeri ha cercato di metterlo in luce - e gli aspetti relativi ai problemi occupazionali, può permettere di capire qualcosa, di avere un'attenzione politica seria al riguardo.
E' una richiesta che rivolgo all'Assessore Cerchio, ma anche una sollecitazione all'Assessore Maccari, di trattare insieme queste materie proprio perché con un solo Assessore non è possibile risolvere il problema.
E' un invito che rivolgo al Vicepresidente della Giunta regionale: quello di far sì che vi siano anche le risposte sulle altre tematiche relative alla decoibentazione che riguardano gli altri Assessorati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

L'interrogazione del Consigliere Valeri è del 22 marzo, quindi di pochi giorni fa. Accogliendo un problema di emergenza, l'Assessorato all'industria aveva indetto il giorno 29 marzo questo incontro e mi pareva quindi giusto dare una prima risposta.
Mi rendo conto che esistono altri problemi drammatici sul versante industriale. Proprio in queste ore si sta esaminando la grossa partita dell'Amiantifera di Balangero, che mi auguro possa trovare una soluzione in termini occupazionali per quanto di mia competenza non disgiunta dall'interesse che l'Assessorato all'industria ha sul versante della ricaduta sull'Amiantifera, ma che indubbiamente investe anche altre competenze. Convengo quindi sulla necessità di fare sintonia su questo problema.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1506 dei Consiglieri Bontempi, Calligaro, Acotto e Sestero inerente la presa di posizione della Federazione Nazionale Medici di considerare "prestazione privata" la compilazione del modulo per il rilascio ed il rinnovo delle patenti di guida


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1506 presentata dai Consiglieri Bontempi, Calligaro, Acotto e Sestero.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La risposta a questa interrogazione è pronta dal mese di novembre 1988 ma per modalità di lavoro e, nelle ultime due sedute, per la mia assenza dovuta alla contemporanea convocazione del Consiglio Sanitario Nazionale solo oggi viene resa in aula.
L'interrogazione verte la compilazione del certificato medico ai fini della patente di guida per autoveicoli e motoveicoli.
Con il decreto di giugno 1988 il Ministro dei Trasporti, di concerto con il Ministro della Sanità, ha introdotto il certificato medico da rilasciarsi dal medico di famiglia a corredo della documentazione necessaria per il conseguimento, la conferma o la revisione della patente di guida di autoveicoli a motore.
Gli adempimenti a cui è tenuto il medico di fiducia, come si evince dalla lettura dell'art. 19 del DPR n. 289/87 che ha reso esecutivo l'Accordo collettivo nazionale della regolamentazione dei rapporti con medici di medicina generale, non comprendono il rilascio di certificazioni del tipo indicato.
Gli ultimi tre commi del citato art. 19 del DPR n. 289/87 prevedono comunque la possibilità che al medico possano essere affidati altri compiti, previa intesa con i Sindacati medici di categoria.
L'entità dei compensi relativi è definita secondo le modalità di cui all'art. 48 della legge n. 833, ossia con accordi convenzionali.
La norma finale n. 2 dello stesso Accordo collettivo nazionale ribadisce che eventuali provvedimenti legislativi che incidano sui rapporti convenzionali devono essere oggetto di esame tra le parti in apposite riunioni convocate dal Ministero della Sanità.
Da quanto sopra, si può evincere pertanto che la pretesa dei medici di essere retribuiti per la prestazione in contesto non è da considerarsi del tutto assurda.
Tale pretesa e le conseguenti tariffe vanno comunque esaminate nelle opportune sedi, così come è previsto dall'Accordo collettivo nazionale sopra specificato.
Il problema comunque è all'attenzione dei competenti organi ministeriali ai quali abbiamo già sollecitato l'emanazione di idonee disposizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio l'Assessore per la risposta che nel complesso non è soddisfacente, ma non per colpa sua. E' in atto una normativa che tende a mandare avanti una privatizzazione strisciante della sanità e c'è da chiedersi quante volte i cittadini paghino la sanità: prima attraverso l'esazione fiscale, poi attraverso continui ticket e balzelli, infine con il pagamento diretto di numerose prestazioni.
C'è un'assurda politica di surrettizia privatizzazione dei servizi pubblici! C'è da chiedersi quante spese sanitarie, sempre crescenti, sono oggi poste a carico del privato cittadino.
Spero che oggi si discuta un ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista sul decreto riguardante i ticket per i ricoveri, le analisi, gli esami e i farmaci.
E' una politica inaccettabile! Tutte le forze riformatrici, di qualsiasi partito fossero, hanno sempre sostenuto in passato che era necessario fiscalizzare la spesa sanitaria, stabilire eque entrate fiscali dalle quali attingere una quota per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale. I cittadini - soprattutto sempre gli stessi - non possono essere chiamati a pagare due, tre, quattro volte, mentre un'altra parte di cittadini non compie il proprio dovere fiscale e non è chiamata neppure a pagare una sola volta! Questo accade perché la spesa sanitaria rispetto al prodotto interno lordo nel nostro Paese non è superiore ad altri Paesi europei, anzi, è tra le più basse; semmai c'è un problema di efficacia e di efficienza della spesa e dei relativi servizi. Allora non è con i balzelli non è con una surrettizia privatizzazione del pubblico, che si risolvono problemi di questa portata, ma solo riorganizzando la sanità, adeguandola a parametri di efficacia e di efficienza, tagliando irrazionalità e sprechi.
In sostanza, si spende relativamente poco nel nostro Paese, ma si spende soprattutto male! C'è una bassa produttività sociale della spesa sanitaria. Bisogna introdurre nella sanità la cultura dei dati dell'efficienza dell'efficacia, della riorganizzazione, ma non si può procedere con il surrettizio trasferimento della spesa sanitaria ai singoli cittadini.
Per questo motivo, pur ringraziando l'Assessore per la cortese risposta, consideriamo questa politica nel suo complesso iniqua e sbagliata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazioni nn. 1601, 1602 e 1603 del Consigliere Ferro inerenti l'atrazina nei pozzi e negli acquedotti dei Comuni di Magliano Alfieri Priocca, Govone, Cherasco e Benevagienna


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde ora alle interrogazioni nn. 1601, 1602 e 1603 presentate dal Consigliere Ferro.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Sui problemi di inquinamento da erbicidi la Giunta regionale, con DGR n. 167-26975 del 23/2/1989, ha proposto al Consiglio un complesso di provvedimenti che dovranno avere attuazione e che corrispondono ad alcuni quesiti posti dalle interrogazioni in oggetto. Viene infatti proposto un piano organico, ai sensi dell'art. 18 del DPR n. 236/89, inteso a conseguire il rientro della presenza di erbicidi nelle acque nei valori massimi ammissibili nel periodo massimo di due anni, tenuto conto del DPR n. 49/89 e del Decreto interministeriale del 14 febbraio u.s.
Negli stessi giorni in cui venivano assunti questi provvedimenti è stata convocata, presso l'Assessorato alla sanità, una riunione con i responsabili dei Servizi di igiene pubblica delle UU.SS.SS.LL. piemontesi e con i Direttori delle Sezioni chimiche e mediche dei Laboratori di sanità pubblica che sono stati informati delle iniziative in preparazione e invitati ad intensificare i controlli sulle acque.
Nel provvedimento adottato dalla Giunta il 23 febbraio u.s. è stato in particolare stabilito che i Laboratori di sanità pubblica, in collaborazione con i Servizi di igiene pubblica, devono effettuare un sistematico controllo, con frequenza almeno trimestrale, degli acquedotti interessati alla deroga che sono quelli dei cinquantadue Comuni individuati dal Piano di risanamento.
Con la deliberazione sopraccitata è stato inoltre previsto che: la vendita ed ogni tipo di impiego di sostanze attive e diserbanti a base di atrazina è vietata sull'intero territorio regionale la vendita ed ogni tipo di impiego di sostanze attive diserbanti a base di simazina e bentazone è vietata nelle sole aree individuate nel Piano di intervento il controllo e la vigilanza in ordine ai divieti di cui sopra sono stati demandati ai Comuni e alle UU.SS.SS.LL. competenti per territorio i Servizi di sviluppo agricolo garantiscono l'assistenza tecnica agli operatori agricoli al fine di suggerire prodotti alternativi a quelli vietati ai trasgressori dei suddetti divieti si applicano le sanzioni stabilite dall'art. 15 del DL 14/2/1989 n. 49 alla spesa occorrente per la realizzazione degli interventi di miglioramento della qualità delle acque previsti dal Piano di intervento si farà fronte con le disponibilità derivanti a norma dell'art. 12 del citato DL n. 49/89.
L'Assessorato alla sanità ha in corso di perfezionamento delle convenzioni con l'Istituto di Igiene e con il Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino per garantire un adeguato supporto tecnico scientifico alle iniziative da assumere. Continua altresì, in collaborazione con le Unità Socio-Sanitarie Locali e il CSI Piemonte l'allestimento dell'anagrafe delle fonti di approvvigionamento idrico su tutto il territorio regionale.
Per quanto concerne la presenza di nitrati nelle acque potabili del Comune di Magliano Alfieri, dove è già cessato da tempo il rifornimento con le autobotti, risulta che è stato effettuato un collegamento tra la rete idrica del Comune di Vezza d'Alba e il serbatoio del Comune di Castellinaldo. Dal serbatoio del Comune di Castellinaldo l'acqua viene immessa nella rete idrica del Comune di Magliano Alfieri miscelandosi con quella preesistente di modo che la popolazione di Magliano Alfieri viene rifornita di acqua conforme ai parametri del DPR n. 236/88.
Per quanto riguarda infine i Comuni citati nelle interrogazioni, a causa della presenza di atrazina in concentrazione superiore a quella fissata dal DPR n. 236/88, fornisco sinteticamente alcuni elementi.
Nel Comune di Cherasco è prevista l'istallazione di un impianto di potabilizzazione delle acque in un periodo di circa un anno.
Nel Comune di Benevagienna sono previsti alcuni specifici ed immediati interventi di bonifica, ad esempio, l'impermeabilizzazione dei pozzi, nelle aree interessate.
Nel Comune di Priocca è prevista la trivellazione per un nuovo pozzo con lavori da completare presumibilmente nell'arco di quest'anno.
Inoltre, nella zona di Savigliano si prevede: Comune di Savigliano - installazione dell'impianto di potabilizzazione ed estensione della rete alle frazioni ancora non allacciate all'acquedotto pubblico: tempi previsti di circa due anni Comune di Racconigi - installazione di un impianto di potabilizzazione: tempi di circa sei mesi Comune di Vottignasco - completamento dell'acquedotto già iniziato: tempi di circa due anni Comune di Ruffia - completamento dell'acquedotto consortile con il Comune di Villanova Solaro: tempi di circa due anni Comune di Cavallerleone completamento nuovo acquedotto: tempi di circa un anno Comune di Monasterolo di Savigliano - impianto di potabilizzazione: tempi di circa quindici mesi Comune di Caramagna Piemonte - completamento dell'acquedotto iniziato nel 1987: tempi di circa un anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

La vera ragione dell'interrogazione è da ricondurre in particolare alle considerazioni che l'Assessore ha sviluppato nell'ultima parte del suo intervento, perché nella prima parte della sua risposta ha fatto riferimento al DPR n. 236/88 e al dibattito che in questa sede abbiamo sviluppato sull'applicazione in Piemonte di questo decreto, rispetto al quale abbiamo espresso diverse perplessità relativamente agli indirizzi che sono stati assunti dalla Giunta regionale.
Nell'ultima parte del suo intervento, invece, sono emersi degli impegni relativi agli interventi che si intendono fare nei singoli Comuni. In realtà, la risposta dell'Assessore và anche al di là delle cose chieste nel senso che noi avevamo chiesto di essere notiziati soprattutto in riferimento ai Comuni di Cherasco, Benevagienna, Magliano Alfieri (dove il problema è rappresentato anche dai nitrati) e Priocca. La risposta dell'Assessore ha invece toccato anche i problemi di altri Comuni (Caramagna Piemonte, Ruffia, ecc.). La risposta ha comunque tenuto conto soltanto di una parte dei trentadue Comuni piemontesi che hanno il problema dell'atrazina. Io mi dichiarerei soddisfatto della risposta se riuscissi a capire meglio che cosa si intende per impianti di potabilizzazione, sapere se vengono utilizzati carboni attivi o altro. Mentre si capisce che cosa significa "trivellazione di un nuovo pozzo", diventa difficile capire che cosa significa "potabilizzazione". E' chiaro che se fossimo di fronte ad una misura, seppure di emergenza, di potabilizzazione attraverso i carboni attivi, nutriremmo delle perplessità rispetto alle misure assunte. Gradirei quindi avere un chiarimento, se è concesso, da parte dell'Assessore rispetto al significato del termine "potabilizzazione".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non conosco le modalità tecniche, acquedotto per acquedotto. Ritengo si tratti probabilmente di un impianto di potabilizzazione a carboni attivi.
Mi riservo comunque di dare una comunicazione tecnica più precisa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 1615 del Consigliere Bruciamacchie inerente l'inquinamento dell'acquedotto del Comune di Alessandria


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interrogazione n. 1615 presentata dal Consigliere Bruciamacchie.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Nel 1988 sono state effettuate nel Comune di Alessandria diciassette analisi mirate alla ricerca degli erbicidi nelle acque destinate al consumo umano. Dall'acquedotto pubblico sono stati prelevati dieci campioni che non hanno evidenziato la minima presenza di erbicidi nelle acque.
Sono stati altresì analizzati sette campioni di acqua provenienti da pozzi privati. In un pozzo privato della frazione Valmadonna è stata accertata la presenza di 0,24 mg/litro di atrazina. In tutto il territorio dell'USSL n. 70, cioè nell'area territoriale limitrofa al Comune di Alessandria, sono state effettuate in totale quarantacinque analisi per la ricerca degli erbicidi nelle acque destinate al consumo umano.
Oltre al pozzo privato di cui sopra, è stata accertata la presenza di atrazina nell'acquedotto di Borgorotto con una concentrazione di 0,15 mg/litro e in un pozzo privato della frazione Retorto di Predosa con una concentrazione di 0,14 mg/litro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Mi sorge un dubbio, signor Assessore: non so se le è stata consegnata l'interrogazione che io ho presentato, nel senso che forse non ci riferiamo alla stessa, perché le cose che io chiedevo erano molto diverse e ben più corpose rispetto a quelle cui lei ha dato risposta. Non vorrei che gli uffici avessero dimenticato una parte della risposta che lei avrebbe dovuto darmi.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Manca la risposta relativa al punto c) della sua interrogazione in quanto si tratta di un problema di infrastrutture acquedottistiche che non riguarda purtroppo il mio Assessorato, bensì quello all'ambiente.



BRUCIAMACCHIE Mario

E' necessario trovare allora un raccordo a livello dei singoli Assessorati perché quando si risponde ad interrogazioni o interpellanze che coinvolgono le competenze di più Assessorati la risposta non può che essere unitaria. Infatti, in questa situazione sono costretto, per conoscere gli indici di inquinamento registrati in alcuni pozzi che alimentano l'acquedotto pubblico di Alessandria, a ripresentare l'interrogazione ad un suo collega. Mi chiedo se a livello degli Assessorati c'è un coordinamento indispensabile per dare una risposta esauriente! Voglio comunque illustrare brevemente l'interrogazione che ho presentato il 7/1/1989: verteva su alcuni dati rispetto ai quali anche la parte di risposta che l'Assessore ha testé dato risulta estremamente carente.
I dati rispetto ai quali chiedevo informazioni sono i seguenti: in alcuni pozzi che hanno alimentato in passato, ma ancora di recente l'acquedotto pubblico del Comune di Alessandria è stato rilevato un indice di inquinamento di varia natura piuttosto consistente. Io chiedevo di conoscere non tanto le sostanze presenti nell'acqua che sgorga dai rubinetti delle singole abitazioni, quanto le sostanze la cui presenza è stata accertata nella falda e quindi nel pozzo che alimenta l'acquedotto stesso. A me risulta, Assessore, che diversi pozzi pubblici del Comune di Alessandria siano stati chiusi e l'esempio concreto che posso portare è quello dell'industria Baratta di Alessandria, il cui stabilimento è stato chiuso ed è ora oggetto di un piano di bonifica, che ha contaminato con i suoi scarichi un numero consistente di pozzi che alimentano l'acquedotto del Comune di Alessandria.
E' a conoscenza di tutti che quell'acquedotto è in condizioni di fornire attualmente acqua sufficientemente garantita alla popolazione, ma non è stata data assolutamente risposta al quesito che le avevo posto. Non c'è nemmeno il riferimento ad altri pozzi pubblici dai quali si alimenta l'acquedotto di Alessandria, che sono leggermente più a monte, ma direttamente a valle della discarica individuata, di cui esiste anche un piano di bonifica, anzi di messa in sicurezza, che è quella di Castellazzo Bormida, dove si registra una situazione di estrema gravità (ancora non mi risulta che siano stati effettuati degli interventi): c'è una fuoriuscita di percolato che finisce direttamente nel torrente Bormida e che va a lambire, speriamo che mai raggiunga (le garanzie però non ci sono), i pozzi che sono i punti di alimentazione dell'acquedotto pubblico di Alessandria.
La situazione è di estrema gravità perché il rischio è che una città di 100 mila abitanti, in assenza di un intervento di bonifica per quanto riguarda i due punti di crisi, sebbene i piani siano stati in parte elaborati, in parte semplicemente abbozzati (Baraggia e Castellazzo Bormida), veda nel giro di poco tempo le sue fonti primarie di approvvigionamento contaminate da sostanze altamente tossiche e nocive.
Ritengo che la risposta fornita dall'Assessore non entri minimamente nel merito dei quesiti posti; la dobbiamo considerare come una "non risposta". Invito l'Assessore a coordinarsi con l'altro Assessore competente per fornire una risposta adeguata, perché si tratta non solo di dare soddisfazione a chi ha presentato l'interrogazione, ma di dare risposta a problemi estremamente concreti e seri che riguardano la città di Alessandria. Qui si innesta il discorso che si riferisce ad una possibile ricollocazione di tutti i pozzi e quindi investimenti necessari per realizzare queste opere.
Non voglio andare oltre, ma vorrei mantenere in vita la mia interrogazione onde avere in seguito una risposta completa.



PRESIDENTE

C'è la disponibilità dell'Assessore Maccari di far completare la risposta dall'Assessore Cernetti nel corso della prossima seduta.
Vorrei esprimere le condoglianze a nome dell'intero Consiglio all'Assessore Lombardi che la settimana scorsa è stato colpito da un gravissimo lutto per la scomparsa della madre.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Personale del servizio sanitario

Interpellanza n. 1595 del Consigliere Ala inerente l'Ospedale di Tortona: caso di mancata assistenza


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1595 presentata dal Consigliere Ala.
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

Preannuncio che non replicherò alla risposta dell'Assessore perché le caratteristiche dell'oggetto dell'interpellanza sono tali da non pormi nella condizione di replicare. Le informazioni che mi darà l'Assessore saranno poi oggetto di mia valutazione, ma non possiedo elementi al riguardo.
L'interpellanza chiede conto in merito ad una lettera pubblicata su "Giornale Nuovo" il 27 dicembre scorso, scritta dalla signora Lidia Guarco Setti di Tortona, relativa ai casi di mancata assistenza presso l'Ospedale di Tortona.
La signora (che si è anche rivolta al Difensore Civico della Regione Piemonte e che informa che al riguardo è in corso un procedimento giudiziario) segnalava di avere ricoverato la madre l'8 dicembre, con atroci dolori all'addome, al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Tortona, dove poi fu ricoverata nel Reparto Chirurgia. Leggo testualmente: "Dopo una visita sommaria, senza formulare diagnosi, il medico è sparito, non si è più visto in tutto il Reparto. I dolori non davano tregua alla mamma, per circa sette ore ho invocato un medico al suo capezzale. Alla fine ho solo potuto interpellarlo telefonicamente. In malo modo mi ha risposto di non metterla sul tragico, solo il giorno dopo si sarebbe provveduto. Alla mia richiesta di indirizzarmi ad un ospedale o clinica privata per esami d'urgenza e che mi sarei fatta carico di tutte le spese, mi fu risposto che di notte gli ospedali sono fermi. Verso le ore 3 del mattino, di mia iniziativa e sotto la mia responsabilità, con la Croce Rossa ho fatto trasferire la mamma all'Ospedale di Alessandria. Alle 6, due ore dopo il ricovero, tutti gli esami ed analisi erano pronti, ma purtroppo era troppo tardi per tentare di salvare la mamma. Ero disperata, accetto la morte anche l'errore umano, ma il menefreghismo, quando c'è di mezzo una vita no!".
Tralascio l'altra parte della lettera relativa alle iniziative seguenti.
Ho presentato l'interpellanza (così come ho presentato insieme ad altri Gruppi un'interpellanza relativa alle condizioni della Clinica di Robilante, sulla quale è intervenuta prima la Magistratura che una risposta della Regione) come cittadino che legge una lettera, senza prendere precedentemente contatto in alcun modo con la famiglia, ma solo per sapere se il caso è successo come descritto, quindi quali provvedimenti si intendono prendere, o se il caso non corrisponde a verità.
Non ho elementi in merito, ma come cittadino che legge una lettera del genere su un giornale ritengo opportuno chiedere conto a chi della sanità è responsabile nella Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Noi abbiamo assunto informazioni presso l'USSL n. 72 di Tortona che ci ha mandato una relazione circa lo svolgimento dei fatti, dal momento del ricovero della signora Rosa Tassara al momento delle sue dimissioni che erano state richieste dai familiari contro il parere dei sanitari dell'Ospedale.
Da parte della Direzione sanitaria dell'Ospedale sono stati contestati al medico di turno, in pronta disponibilità nella notte tra l'8 e il 9 dicembre 1987, addebiti in merito all'assistenza fornita alla citata paziente durante il ricovero e in conseguenza inflitta la sanzione disciplinare della censura.
Il Presidente dell'USSL ha inoltre trasmesso gli atti al Pretore di Tortona, per la valutazione di competenza, che ha avviato un'inchiesta tuttora in corso. Il tutto è in mano alla Magistratura.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Dameri, Mignone, Nerviani, Paris e Sestero.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.



FRACCHIA MARIO


Argomento: Parchi e riserve

Interpellanza n. 1124 dei Consiglieri Chiezzi e Bontempi inerente la ristrutturazione della Cascina "Le Vallere"


PRESIDENTE

Esaminiamo ancora l'interpellanza n. 1124 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Bontempi.
Risponde l'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con l'interpellanza in oggetto è stato chiesto di conoscere: 1) quali lavori sono stati sinora eseguiti nella Cascina "Le Vallere" e per quale importo complessivo 2) quando siano stati ultimati i lavori relativi ad ogni contratto di appalto 3) quali siano i motivi a causa dei quali non si sia neppure provveduto ad alloggiare un custode nella Cascina 4) quale sia lo stato di conservazione delle opere eseguite e se siano stati rilevati danni e di quale tipo 5) se sia stato predisposto un servizio di vigilanza ed a quali condizioni 6) quali siano le proposte di utilizzo della Cascina ed i tempi della loro attuazione.
Al riguardo si fa presente che nell'immobile denominato "Le Vallere" sono stati eseguiti: a) lavori di sistemazione del Parco b) lavori di forniture per l'arredo del Parco c) lavori di ristrutturazione e di restauro della Cascina.
La spesa sostenuta ammonta complessivamente a L. 2.817.889.630, oneri fiscali compresi, di cui L. 2.480.407.110 per lavori e L. 337.482.520 per onorari.
I lavori per la sistemazione del Parco, affidati con contratto n. 2276 del 7/11/1979, sono stati ultimati in data 31/8/1981; quelli per la fornitura dell'arredo del Parco sono stati affidati con contratto n. 3649 del 4/8/1981 e sono stati ultimati il 30/8/1981; i lavori di ristrutturazione e di restauro della Cascina sono stati affidati con contratto n. 4086 del 23/4/1982 e sono stati ultimati il 7/12/1985.
Il collaudo delle opere è stato ultimato in data 30/3/1987; l'Azienda regionale dei parchi suburbani, cui è affidata la gestione della Cascina nel corso del 1988 ha comunque provveduto alla manutenzione ordinaria del fabbricato, che si presenta oggi in buono stato di conservazione.
Dal mese di marzo 1988 sono stati presenti nel Parco due custodi (che abitano nella Cascina) messi a disposizione dall'Azienda regionale dei parchi suburbani; essi effettuano la vigilanza dell'area, che precedentemente veniva eseguita da un dipendente dell'Azienda stessa, con frequenza giornaliera.
Parte dei locali della Cascina sarà destinata ad attività direttamente gestite dal Servizio dei Parchi e in particolare dal "Centro di documentazione e di informazione sul Po e sui Parchi regionali", con possibilità di utilizzare i suddetti ambienti per mostre o manifestazioni di carattere ambientale, in particolare connesse al Po e al suo ambiente storico e naturale.
E' stato presentato, in merito, un progetto al Ministero dell'Ambiente per ottenere un apposito finanziamento statale; il 4/11/1988 la Giunta ha conferito all'arch. Volpiano l'incarico per la progettazione e la direzione dei lavori di architettura e predisposizione degli impianti e degli arredi per la realizzazione di un centro culturale, presso la Cascina, a prevalente funzione espositiva e di documentazione, avente ad oggetto la storia, la vita e la tutela del fiume Po.
Su tale materia, in ogni caso, la competenza specifica è dell'Assessorato alla pianificazione ed ai parchi, che è a disposizione per ulteriori chiarimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra quasi scontato esprimere la mia insoddisfazione per la risposta fornita dall'Assessore.
Sono due anni che i lavori di ristrutturazione della Cascina delle Vallere sita nell'ambito fluviale del Po, sono terminati con costi ingenti a carico della collettività (più di 2 miliardi) e di fronte ad una situazione di non utilizzo di una struttura risanata la risposta da parte dell'Assessore è che qualcosa si farà, ma qualcosa avrebbe dovuto essere fatto! L'Assessore Croso ha passato la palla al Vicepresidente Vetrino che dovrebbe essere, e io ne sono convinto, competente a sviluppare le attività all'interno di questa Cascina, ma l'Assessore Vetrino è assente. Qualche informazione l'Assessore Croso l'ha fornita, ma sono informazioni che non hanno delle scadenze e degli impegni precisi. Dopo due anni che una Cascina è ristrutturata, dire che è stato presentato l'anno scorso un progetto con una richiesta di finanziamento allo Stato per utilizzarla a Centro di documentazione è troppo poco! E' un patrimonio, in carico alla Regione Piemonte, che sta andando in malora o che comunque ha dei costi di gestione elevati per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria. Questo è un classico caso di inefficienza pubblica che va assolutamente superato! Non voglio fare il paragone con cosa succede in altre parti d'Italia ma recentemente si è visto il problema della ricostruzione a Napoli: soldi spesi, case costruite, ma i senzatetto attendono ancora l'assegnazione e per anni queste case restano vuote. Non facciamo questi paragoni, ma anche noi in Piemonte, per quanto riguarda questo caso, non possiamo che protestare di fronte all'inanità della Giunta. Non è ammissibile che si prosegua in questo modo! La destinazione della Cascina a Centro di documentazione per il Po è una delle destinazioni logiche e possibili, però si tratta di superare questa indeterminazione sui tempi e sui modi nei quali il Centro di documentazione sarà avviato, con quale personale e con quali finanziamenti.
Quindi, prego l'Assessore Croso di farsi interprete presso il Vicepresidente Vetrino affinché in Commissione venga a rendere una comunicazione sullo stato reale delle prospettive di utilizzo di questa Cascina, perché, al limite, se la Regione Piemonte non è in grado di determinare un utilizzo effettivo di questa Cascina, ci sono associazioni in Piemonte, in particolare a Torino, che aspettano delle sedi per svolgere la propria attività (il Museo dell'agricoltura, ad esempio, sta cercando una sede).
Il fatto che l'ente pubblico spende dei soldi per risanare degli edifici, ma li lascia vuoti per anni, è assolutamente inaccettabile!



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così esaurite.



(Una parte del pubblico si alza in piedi ostentando cartelli e urlando: "Occupazione, occupazione")



PRESIDENTE

Per favore, silenzio! In quest'aula il pubblico non può parlare n esporre cartelli! Sospendo la seduta e prego i vigili di far sgombrare l'aula dai signori che intralciano i lavori del Consiglio.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Questi signori sono sessanta infermieri del CTO che saranno licenziati mentre l'Assessore dice che manca personale! Questi signori sono presi in giro dall'Amministrazione comunale di Torino, dall'USSL n. 9 e dall'Assessore regionale alla sanità! Le cose stanno così, signor Presidente! Questi signori sono addetti alla sanità che chiedono di fare il proprio dovere!



(Applausi del pubblico all'indirizzo del Consigliere Staglianò e proteste nei confronti della Giunta regionale)



PRESIDENTE

Se non togliete immediatamente i cartelli obbligate la Presidenza a far sgombrare l'aula! Potete assistere ai lavori in silenzio e senza esporre cartelli! In democrazia si può far tutto usando un po' di buon senso.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che la sospensione della seduta vada utilizzata per verificare la possibilità immediata di un incontro per esaminare il problema che ci viene posto dai lavoratori.



PRESIDENTE

E' giunta in questo momento la seguente richiesta: "La scrivente Organizzazione Sindacale, rappresentante di base, chiede un incontro urgente con i Capigruppo sulla questione dei licenziamenti dell'USSL n. 9 di Torino".
Se i Capigruppo sono d'accordo sospendiamo la seduta in modo che i Capigruppo e l'Assessore possano ricevere una delegazione dei lavoratori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,05 riprende alle ore 11,10)



PETRINI LUIGI


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non essendo presente l'Assessore Mignone, l'esame del punto 4) all'o.d.g. è rinviato alla prossima seduta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto la parola, signor Presidente, per porre una questione che ha caratteri d'urgenza. Con una lettera che mi risulta sia arrivata un po' tardi rispetto a quando è stata spedita, il nostro Gruppo chiedeva che sulla base di un suo ordine del giorno, si desse un'informazione al Consiglio sulla questione sanità, in relazione ai ticket. Credo sia impossibile pensare che in due giorni di Consiglio, con quello che sta succedendo in Piemonte (anche dopo la riunione di ieri promossa dalla Giunta), non ci sia questa comunicazione e la relativa discussione.
Poiché la comunicazione e discussione sul passante ferroviario è rinviata alla prossima settimana a causa dell'assenza dell'Assessore occasione non prevista, propongo di collocare qui la discussione sui ticket. In ogni caso il nostro Gruppo (ovviamente preferiamo sentire le opinioni di altri Gruppi), insieme a DP e alla Lista Verde, ha predisposto una richiesta, ai sensi dell'art. 49, di inversione del punto all'o.d.g.
che ha come documento di base il nostro ordine del giorno, ma che riguarda ovviamente la comunicazione sullo stato della situazione e su come intende muoversi la Regione in ordine ai ticket.
Quindi, prima di porre in maniera formale la questione mi rivolgo ai Capigruppo salvo che ci sia una posizione contraria, nel qual caso presenteremo ai sensi del Regolamento del Consiglio regionale la richiesta formale - chiedo al Presidente se non sia il caso di fare una breve riunione con i Capigruppo per stabilire il nuovo ordine dei lavori alla luce di: a) non più presenza della comunicazione sul sottopasso b) necessità di discutere la questione dei ticket c) le questioni urgenti relative al personale.
E' necessario riallineare l'o.d.g. per poter introdurre la questione dei ticket.
Quindi, prima di avanzare formalmente la richiesta, ai sensi dell'art.
49, pongo la questione in maniera aperta ai colleghi, ai Capigruppo e alla Giunta e chiedo se non venga valutata l'opportunità di fare una riunione dei Capigruppo per valutare il da farsi.



PRESIDENTE

Siccome al piano superiore è in corso una seduta a cui deve partecipare l'Assessore, propongo di andare avanti sui punti iscritti all'o.d.g. e finito l'incontro, di convocare i Capigruppo.



BONTEMPI Rinaldo

L'Assessore deve dirci quando sarà disponibile per la riunione dei Capigruppo. C'è un problema di riallineamento dell'o.d.g. anche alla luce di altre questioni che vogliamo porre. Credo sia opportuno farla adesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Credo sia sempre imbarazzante, signor Presidente, dover affrontare in Consiglio delle inversioni, dei cambiamenti, delle novità, talune volte derivanti da problemi interni a quest'aula, talune volte derivanti da problemi esterni a quest'aula, che non sempre si capisce fino a che punto si riescano a risolvere qui e se questa sia la sede più giusta per farlo.
Se l'Assessore alla sanità ha qualche problema da affrontare e da risolvere con alcuni operatori sanitari, penso abbia titolo, rappresentando la Giunta ed il governo regionale, ad affrontare i problemi ed a risolverli.
Se l'Assessore vuole incontrare questa delegazione che chiede l'incontro, nel contempo si riuniscano i Capigruppo. Propongo di interrompere la seduta per 15 minuti, perché in questo arco di tempo si possano affrontare i problemi e decidere una strada per organizzare i lavori dell'aula. Nel frattempo, l'Assessore incontra gli operatori della sanità e poi riprenderemo i lavori sapendo dove si va a parare e che cosa si fa.



PRESIDENTE

Se non vi sono pareri contrari, sospendo la seduta per riprenderla alle ore 11,45 e convoco immediatamente i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 11,20 riprende alle ore 12)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ha stabilito il seguente ordine dei lavori: dapprima il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 361, inerente al riordino dei servizi di sviluppo e valorizzazione delle produzioni agricole, di cui al punto 6) all'o.d.g.
così come delle deliberazioni di cui ai punti 12) e 13), relative all'edilizia residenziale sovvenzionata; in seguito si passerà all'esame del progetto di legge n. 465: "Disciplina dello stato giuridico e del trattamento economico del personale regionale in attuazione dell'accordo sindacale di comparto, per il triennio 1985/1987", di cui al punto 9) all'o.d.g., e all'iscrizione all'o.d.g. della legge rinviata dal Governo relativa all'accordo intercompartimentale. Esaminati questi punti, i lavori saranno sospesi. Alla ripresa dei lavori verrà esaminato il progetto di legge n. 391 relativo alle norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera ed extra-alberghiera in occasione dei Mondiali di calcio 1990 di cui al punto 7) all'o.d.g. In seguito verrà iscritta una comunicazione della Giunta con relativo dibattito sui ticket.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala che non ha partecipato alla riunione dei Presidenti dei Gruppi. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Protesto soltanto per non essere stato neppure informato della riunione e di essere stato gabellato per andare ad un incontro al quale avrebbe dovuto partecipare anche la Giunta. L'incontro era solo con alcuni Consiglieri di opposizione e la Giunta non si è vista.



PRESIDENTE

La Giunta è riunita al secondo piano.



ALA Nemesio

Non dove eravamo noi con l'incontro della delegazione.



PRESIDENTE

Non si possono fare contemporaneamente due riunioni.



ALA Nemesio

Lo so, però potevo almeno essere informato che c'era la riunione dei Capigruppo in modo da scegliere se stare in un posto ad aspettare mezz'ora l'Assessore, mentre dall'altra parte si decide, e questo senza neanche saperlo.



PRESIDENTE

Solo per il rispetto della verità devo dire che è stato annunciato più volte in aula che sarebbero stati convocati i Capigruppo, quindi è presumibile che in questo caso l'aula faccia testo. Avendolo comunicato in aula, erano automaticamente convocati tutti i Presidenti dei Gruppi.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame progetto di legge n. 361: "Riordino dei servizi di sviluppo e valorizzazione delle produzioni agricole" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo all'esame del progetto di legge n. 361, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Dalla riunione dei Presidenti dei Gruppi è emerso che non dovrebbe svolgersi una grande discussione se lo spirito del richiedente e della Giunta è quello di rinviare in Commissione l'esame di questo progetto di legge.
Dopo l'intervento del Consigliere Ferro, che illustrerà le motivazioni per cui è stata richiesta questa iscrizione, vi sarà la replica dell'Assessore, tenendo conto che la volontà unanime è per il rinvio in Commissione.
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

In quest'ultima fase dei lavori il Consiglio regionale ha più volte dovuto occuparsi della questione dell'inquinamento delle acque.
L'emergenza derivata dal largo uso di diserbanti in agricoltura ha più volte imposto l'attenzione di noi tutti.
Si tratta di un insieme complesso di problemi di non facile soluzione che nella nostra Regione è reso ancora più acuto se si considera che il nostro sistema di approvvigionamento idrico si regge su presupposti molto fragili che lo rendono particolarmente esposto agli effetti dell'inquinamento.
Sino ad oggi abbiamo parlato di erbicidi e del loro carico di inquinamento; non è di poco conto l'uso di questi prodotti che, nel nostro Paese, è cresciuto mediamente del 6% l'anno. Nel 1980 si vendevano in Piemonte 1.480.000 chilogrammi di diserbanti; solo nel primo semestre del 1987 se ne sono venduti 1.477.000.
Quando si parla di inquinamento delle acque a me pare riduttivo ricondurre il problema ad una sorta di "emergenza atrazina". In diverse realtà del nostro territorio comincia a verificarsi un'altra emergenza: quella dei nitrati. A questo aggiungiamo il fatto che ogni anno vengono rilasciate nel territorio piemontese 67.000 tonnellate di azoto, di cui il 51% è rappresentato da fertilizzanti; così dicasi per i fosfati; il 30 delle 6.000 tonnellate/anno è di origine agricola.
Non voglio riprendere l'insieme delle considerazioni che abbiamo sviluppato nel corso di precedenti dibattiti, mi si consenta, però, di ricavare solo un'impressione: questi dibattiti, se visti nel complesso degli apporti degli interventi che ognuno ha potuto svolgere, non hanno avuto una loro linearità. Direi che in essi è stata posta in risalto, in due tempi distinti, la doppia faccia della medaglia.
Abbiamo avuto una prima fase in cui, soprattutto da parte della Regione, sono stati sollevati i problemi degli acquedotti, anzi la Giunta ha quantificato il bisogno di risorse per porre mano ad un nuovo sistema di acquedotti in 1.700 miliardi, e solo in una seconda fase dei nostri dibattiti è emerso con forza uno dei problemi veri, quello che sta all'origine dell'inquinamento: il rapporto tra agricoltura e ambiente. E se mi si consente, direi che è emerso con un po' di ritardo rispetto a quanto sta avvenendo in campo nazionale e alle decisioni che stanno per essere assunte.
Questa nostra proposta di legge è stata presentata un anno fa, è una proposta che avvertiva quanto si sta ponendo al centro del dibattito politico più generale. E' una proposta che, sotto l'ottica dell'organizzazione dei servizi di sviluppo in agricoltura, cerca di dare una risposta a due questioni essenziali: il rapporto tra agricoltura e ambiente e tra agricoltura e mercato. E' una proposta che abbiamo avanzato in tempo utile per consentire alla Giunta e alle altre forze politiche del Consiglio le opportune riflessioni e la possibilità di produrre proprie autonome iniziative nel campo legislativo.
Non sempre, però, i tempi della politica sono i tempi delle cose.
L'emergenza ambientale si è aggravata, il rapporto agricoltura-mercato si è reso sempre più complesso. In questo risiede una delle ragioni per cui abbiamo richiamato in aula la nostra proposta di legge, ma insieme a questa ragione ce ne sono altre che vanno considerate in materia di servizi di sviluppo agricolo in Piemonte. Abbiamo oggi dei segmenti di politica ognuno dei quali va avanti senza un sufficiente raccordo e coordinamento con gli altri: ne deriva, quindi, una dispersione di risorse senza che sia possibile quantificare e rendere ottimale il rapporto fra costi e benefici.
Abbiamo assistito al licenziamento di un programma di lotta fitopatologica che implica un investimento di 4 miliardi e mezzo l'anno e che ha dei grossi limiti, nel senso che esclude dalle iniziative finanziabili le Province, anzi le taglia fuori da ogni possibilità di produrre sul territorio un ruolo di raccordo. Di fatto, assegna tutte le competenze e le risorse alle associazioni di produttori.
Non è un mistero che l'ESAP volesse predisporre un regolamento tale da evitare il prevalere di interessi - mi si consenta - di bottega. L'ESAP chiedeva l'istituzione di Centri unici di lotta fitopatologica, non che ciascuno avesse il proprio centro. Il dottor Bruchi del Partito repubblicano in sede di consultazione ha confermato quello che già si sapeva: l'ESAP ha dovuto piegarsi alla volontà dell'Asprofrut, nel senso che tra l'ESAP e l'Asprofrut ha vinto l'Asprofrut che, come è noto, si opponeva ai Centri unici.
Noi qualche interrogativo ce lo poniamo. Ad esempio, ci chiediamo quanto in questi anni l'Asprofrut ha ricevuto dalla Regione: 6 o 7 miliardi? E per fare che cosa? Assistenza tecnica. Ma se si deve costruire un programma di lotta fitopatologica, forse vuol dire che la qualità dell'assistenza tecnica fornita, non solo dall'Asprofrut, non era delle migliori, delle più affidabili! Questi miliardi sono forse stati spesi per la sperimentazione? Certo è che se la sperimentazione dell'Asprofrut ha dato i risultati che ha dato con le pesche cosiddette "marie" ("maria clara", "maria serena", "maria bianca" e via di questo passo), le cosiddette pesche del prof. Bellini, è meglio lasciar perdere perché più che alla necessaria sperimentazione abbiamo assistito ad una specie di ossessiva diffusione di tutte le "marie" che il prof. Bellini inventava! Oggi l'Asprofrut spinge il "caco-mela", ma dopo l'esperienza delle "marie" c'è molta diffidenza fra i produttori: non si conoscono le prospettive di mercato, non esiste un programma graduale di sperimentazione e di diffusione.
Questo programma di lotta fitopatologica ha qualche grosso limite. Tra l'altro - non so se sia vero - ho sentito dire che ci sarebbe un'associazione che ha presentato un programma di lotta fitopatologica nel settore viticolo in cui è previsto l'uso di captano e di captanolo che sono prodotti vietati dal Ministero della Sanità. Questo programma ha quindi un grosso limite intrinseco.
A questo punto riteniamo che, proprio partendo da tutto questo, sia necessario riordinare le fila, dal momento che, considerando i fondi stanziati per la lotta integrata e i programmi definiti a livello nazionale per quanto riguarda il Mar Adriatico con la relativa suddivisione di risorse, tra le Regioni padane ci sono in tutto 35 miliardi annui che in qualche modo hanno una diretta connessione con i servizi di sviluppo. Se a questi aggiungiamo quello che è già previsto si spenderà nei prossimi tre anni, ossia 3,5 miliardi per la formazione professionale, 22 per l'assistenza tecnica, 13,5 per la lotta fitopatologica, arriviamo in tre anni ad una disponibilità di spesa di 74 miliardi, quasi 20 miliardi l'anno. A questo punto è legittimo chiedersi quale ricaduta potranno avere in termini di costi-benefici.
Noi non possiamo ignorare, d'altra parte, che il modo con cui vengono gestite oggi l'assistenza tecnica e la formazione professionale fanno sorgere molti dubbi e perplessità. Di qui la nostra proposta di legge che cerca di affrontare i problemi sia nel rapporto agricoltura-ambiente sia nel rapporto agricoltura-mercato.
Venendo molto brevemente all'illustrazione di merito, mi permetto di sottolineare i tre capisaldi su cui si regge la proposta di legge. Il primo, come risulta dall'art. 3, parte dal presupposto che occorre dare ai servizi di base un'interpretazione molto più estensiva e una configurazione molto più qualificata dell'attuale. Ne deriva che le organizzazioni agricole non potranno più beneficiare in futuro di contributi per una sola delle attività attinenti ai servizi di sviluppo; si dovranno invece prevedere progetti intersettoriali per almeno 150 aziende che prevedano l'utilizzazione di un pool di tecnici ad elevata specializzazione.
Il secondo riguarda i soggetti presentatori dei progetti. La nostra proposta fa una distinzione tra i progetti delle attività integrate di base, eventualmente collegate con la sperimentazione applicata, e i progetti di rilevanza regionale finalizzati anche alla promozione della ricerca applicata.
Infine, la valorizzazione delle produzioni agricole. Noi prevediamo certificazioni e marchi. La materia è complessa: si può seguire la strada intrapresa, per esempio, dalla Regione Veneto che nella sua legge 8/3/1988 n. 11, non stabilisce il riconoscimento di un marchio, ma si muove per ottenere il riconoscimento di un marchio, o quella della Puglia che con la legge regionale n. 8 del marzo 1988 adotta un marchio e ne chiede il riconoscimento. Naturalmente siamo aperti su questo tema a vagliare e valutare tutte le possibilità e le proposte che si faranno.
Più lineare e meno sofferta ci sembra poi la strada sulle certificazioni di qualità. Sia su questo aspetto che sugli altri contenuti della proposta di legge il nostro sforzo è stato quello di costruire un punto di partenza normativo ed organizzativo tale da rappresentare un salto di qualità. Credo che di questo avvertano il bisogno anche le altre forze politiche.



PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza ha ricevuto la seguente richiesta: "I sottoscritti Consiglieri regionali chiedono che il progetto di legge n. 361 sia riportato all'esame della III Commissione, ai sensi del quinto comma dell'art. 32 del Regolamento del Consiglio regionale, onde permetterne un approfondito esame".
Tale documento reca le firme dei Consiglieri Fracchia, Penasso, Villa e Devecchi.
L'Assessore intende in questa sede replicare? Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, non entrerò nel merito delle considerazioni svolte dal Consigliere Ferro perché la discussione porterebbe via molto tempo e comunque ci sarà l'occasione per poterlo fare sia all'interno del Consiglio che della Commissione quando ci sarà la possibilità di affrontare questo progetto di legge.
Mi limito ad osservare, affinché rimanga agli atti del Consiglio, che il sistema attualmente in vigore nella nostra Regione per quel che concerne i servizi di sviluppo in agricoltura è un sistema che trae le sue origini negli anni 1977-1978 e successivi, quindi vi è una linea di continuità fra l'attuale gestione dei servizi e la linea voluta da una maggioranza che era diversa dall'attuale.
Ho già detto che è vero che i tempi sono cambiati, ma è anche vero che era molto più facile costruire un sistema di assistenza tecnica forse più adeguato alle esigenze del mondo agricolo nel momento in cui questo si creava perché oggi dopo 10-15 anni di funzionalità è naturale che si siano create delle realtà che è molto difficile modificare. Sostanzialmente cioè, oggi si tratta di ristrutturare l'abitazione quando allora si poteva fare una casa nuova modellandola alle reali esigenze dell'agricoltura piemontese, per cui vorrei che fosse ben chiaro che quello che oggi ci troviamo a dover affrontare, quello di cui dispone il mondo agricolo in termini di assistenza tecnica, non è il frutto della volontà di questa maggioranza, ma è il frutto di decisioni che traggono le loro origini nei tempi a cui ho fatto riferimento, anche se sono state apportate delle modifiche, sono state fatte innovazioni laddove queste erano consentite perché quando le case sono costruite ognuna di esse acquisisce dei diritti ed è molto difficile modificare questi diritti acquisiti se non con la volontà di coloro che usufruiscono di questa realizzazione.
Circa i richiami qui fatti al piano fitopatologico, che non è ancora definitivo, non mi sento di entrare nel merito proprio perché si tratta di un atto che non è ancora definitivo.
Il discorso di accentuare l'attenzione su una sola realtà produttiva dove esiste una sola associazione, mi sembra un po' limitato. Ad esempio il discorso che l'ortofrutticoltura si può fare tenendo conto dei problemi oggettivi e non dei soggetti che affrontano i problemi stessi deve essere allargato anche alle altre produzioni: vitivinicola, cerealicola e zootecnica. Tutti settori che comunque hanno visto un aumento di intervento regionale sia come risorse finanziarie sia come risorse umane.
E' chiaro che tutto questo non è sufficiente, non è adeguato ai bisogni del mondo agricolo emersi in seguito alle ultime vicende, che comunque traggono le loro origini anche da situazioni del passato, rimane però un problema di fondo che è quello, sì, di dotare la struttura produttiva agricola della nostra Regione di servizi di sviluppo adeguati, ma anche che siano realmente proporzionati alle esigenze della stessa agricoltura. Non vorrei che andassimo a creare delle strutture burocratiche di supporto all'agricoltura che siano tali da richiedere risorse finanziarie così imponenti da non averne più disponibili per affrontare altri problemi legati all'agricoltura che sono altrettanto importanti e che richiedono di essere affrontati e risolti.
In sostanza, voglio dire che c'è una percentuale della spesa agricola che può andare ai servizi di sviluppo, ma oltre questa percentuale si vanno a creare condizioni di strutture che magari si consolidano e sono poi difficili da riconvertire, che queste sì sono di peso all'agricoltura. Non vorrei che anche nella nostra Regione o nel nostro Paese si dovessero fare delle riconversioni, delle rivoluzioni nel settore agricolo per andare a togliere tutta una serie di bardature e di apparati che si sono creati intorno all'azienda agricola e che in qualche caso possono essere di intralcio e di peso allo sviluppo dell'agricoltura stessa.
Quindi, con la disponibilità di affrontare nei momenti opportuni questi argomenti, vorrei informare il Consiglio che quello che stiamo facendo rappresenta una linea di continuità con le iniziative del passato, con le realizzazioni che si sono effettuate e che oggi in qualche caso andrebbero modificate, ma per la cui modifica è necessario il consenso del mondo agricolo, cosa che non era necessaria nel momento in cui si progettavano le nuove realizzazioni e la nuova costruzione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il rinvio in Commissione del progetto di legge n. 361 ai sensi del quinto comma dell'art. 32 del Regolamento interno consiliare.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposte di deliberazione n. 1067: "Art. 29 della legge n. 513/77. Autorizzazione al trasferimento in proprietà agli assegnatari richiedenti di alloggi di edilizia sovvenzionata. IACP di Alessandria" e n. 1072: "Modifica dell'art. 18 'Sanzioni' e inserimento dell'art. 18 bis 'Norme di sanatoria' nel Regolamento di attuazione degli interventi di Edilizia Residenziale Pubblica Sovvenzionata vigente. Direttive alla Commissione Regionale Verifica Programmi per l'esame dei programmi di intervento che evidenziano inadempienze procedurali e applicative di regolamenti e della normativa vigente" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito alle proposte di deliberazione n. 1067 e n. 1072, di cui ai punti 12) e 13) all'o.d.g., ha chiesto di parlare il Consigliere Ratti. Ne ha facoltà.



RATTI Aldo

La II Commissione aveva esaminato ed approvato a maggioranza le due deliberazioni, ma nella fase di trasmissione ci si è resi conto che era opportuna, anche tenendo conto delle osservazioni fatte recentemente dal Commissario del Governo sulla stesura delle deliberazioni, una riscrittura del testo. Pertanto chiediamo, d'accordo con l'Assessore, il rinvio in Commissione delle due deliberazioni perché possano essere approvate nella stesura definitiva.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il rinvio in Commissione delle due deliberazioni sopraspecificate, ai sensi dell'art. 32 del Regolamento interno consiliare.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme risultanti dalla disciplina prevista dall'accordo intercompartimentale, di cui all'art. 12 della legge quadro sul pubblico impiego 29/3/1983, relativo al triennio 1988/1990"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme risultanti dalla disciplina prevista dall'accordo intercompartimentale, di cui all'art. 12 della legge quadro sul pubblico impiego 29/3/1983, relativo al triennio 1988/1990".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Passiamo pertanto all'esame di tale legge.
Non essendovi interventi, passiamo alla votazione degli articoli su cui sono pervenute le osservazioni del Governo.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 465: "Disciplina dello stato giuridico e del trattamento economico del personale regionale in attuazione dell'accordo sindacale di comparto, per il triennio 1985/1987"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 465, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel presentare per l'approvazione al Consiglio il progetto di legge n. 465 non possiamo sottrarci dallo svolgere alcune considerazioni preliminari di fondo: siamo in notevolissimo ritardo, dal luglio 1987 siamo ad aprile 1989 il testo del progetto di legge ricalca quello dell'accordo nazionale in quanto alle Regioni non è legalmente consentito discostarsi il progetto di legge è praticamente un atto dovuto sulla questione dell'anzianità occorrerà presentare un altro progetto di legge stralcio che dovrà affrontare il recupero dell'anzianità degli ex docenti delle scuole di formazione professionale, così come gli accessi alla prima qualifica dirigenziale, non essendo possibile recepirli e regolamentarli in questa sede.
Constatato che le Regioni sono le ultime a recepire il contratto di lavoro, preso atto che la legge regionale, quindi anche quella della Regione Piemonte, non può fare altro che copiare la norma dello Stato riteniamo doveroso dare una sintesi sui contributi venuti in sede di I Commissione, recepiti per quanto possibile dalla Giunta attraverso l'Assessore Brizio, e quindi contenuti sotto forma di emendamento nel testo proposto al Consiglio regionale. Questo recepimento è dovuto, è urgente ma occorre altresì che sia seguito da atti di massima operatività, essendo questa fase successiva a quella dei concorsi interni e precedente la ristrutturazione dei servizi esistenti e l'introduzione, ad integrazione di nuovi servizi.
La Giunta si è impegnata a procedere con tempestività ed incisività al fine di aumentare i livelli di efficienza dei servizi, di produttività burocratico-amministrativa degli stessi, nonché di razionalità operativa di ascolto e di risposta da parte della struttura operativa della nostra Regione.
E' stata altresì recepita la richiesta-invito dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio tesa a razionalizzare i rapporti tra il personale del Consiglio, la Giunta dalla quale formalmente dipende, e l'Ufficio di Presidenza stesso, al quale per competenze pratico-funzionali sono demandate la programmazione di detto personale nonché la conoscenza delle esigenze e quindi dell'assegnazione pratica delle mansioni e delle funzioni relativamente all'apparato preposto al buon funzionamento del Palazzo del Consiglio regionale.
Sono state recepite altresì alcune indicazioni espresse in I Commissione e negli incontri con le forze sindacali, tese a personalizzare per quanto possibile le anonime norme del contratto nazionale alla nostra Regione, alle nostre esigenze, alle nostre peculiarità, alle nostre volontà e determinazioni.
Auspichiamo che il presente progetto di legge sia l'ultimo di un'era ormai superata e che dal prossimo recepimento la Regione possa definire in prima persona norme direttrici forti introducendo uno stravolgente ed ineludibile salto di qualità nel contratto della Pubblica Amministrazione se veramente intendiamo presentarci all'appuntamento europeo in condizioni di competitività, di pari efficienza e di produttività. Ribadiamo che oggi allo stato delle normative e delle procedure consentite, il progetto di legge 465, così com'è proposto, rappresenta il massimo dovuto.
Circa le innovazioni radicali dei prossimi contratti del pubblico impiego non possiamo non citare positivamente il decreto legge sul riordino delle UU.SS.SS.LL. che, oggetto di attenzione per quanto concerne la parte relativa ai ticket, condivisibile o meno, ma ininfluente circa la rivoluzione nelle UU.SS.SS.LL., introduce nella seconda parte principi e concetti sulla erogazione dei servizi pubblici, sui criteri di produttività, di efficienza, di responsabilità, di retribuzione, di contratti privatistici, di bilanci responsabili, di costi-standard relativi alle singole prestazioni, che dovranno essere recepiti nella cultura contrattuale pubblica del futuro del nostro Paese.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo premettere che è difficile, non solo per un Gruppo di opposizione ma credo per tutto il Consiglio Regionale, esaminare con così grave ritardo un progetto di legge che recepisce (ma sarebbe meglio dire trascrive) l'accordo nazionale siglato nel 1988.
Ci domandiamo qual è il ruolo che le sedi istituzionali hanno rispetto a problematiche di questo tipo, perché questo provvedimento riguarda sì il recepimento di una normativa contrattuale, ma è anche un provvedimento che dovrebbe consentire alle Regioni di determinare degli elementi propri, in sostanza questa legge dovrebbe corrispondere alle necessità interne dell'Ente.
Questa discussione non è nuova, ci ha già visti impegnati al momento del recepimento del contratto precedente, ma oggi assume un significato ancora più pregnante, nel senso che il Piemonte non ha ancora applicato il contratto precedente e oggi, a qualche mese di distanza dalla scadenza della validità prevista dal contratto, discute il recepimento di un contratto già scaduto.
Questa premessa è necessaria se non vogliamo fare della ginnastica oratoria che non produce alcun effetto ai fini di una normativa utile al funzionamento e al ruolo della macchina regionale. Infatti, con i colleghi del Gruppo comunista volevamo presentare in I Commissione - e non è detto che non lo faremo in aula un emendamento provocatorio.
Sarebbe stato corretto che la Regione esprimerò poi i giudizi di merito rispetto al progetto di legge in questione - avesse compiuto uno sforzo in quanto i vincoli, sui quali si dovrebbe discutere, esistevano anche al momento del recepimento del contratto precedente. Tuttavia, i colleghi ricorderanno che nel momento in cui applicammo il precedente contratto uno sforzo e un tentativo di aggiornare le indicazioni di carattere nazionale fu espresso.
L'emendamento provocatorio (non tanto) all'art. 1 sostituisce la parola "disciplina" con la parola "recepisce". In sostanza, si tratta di recepire gli accordi sottoscritti anche dai rappresentanti delle Regioni.
La tentazione di fare questo atto c'è per dimostrare al Governo che si tratta di decidere fra due strade. Se alla Regione compete soltanto il compito di recepire il contratto, non si capisce perché debba farlo con un atto legislativo e non con un atto amministrativo, così come fanno tutti gli altri enti locali che pure sono normati dallo stesso contratto. Se invece nello spirito generale il recepimento del contratto ha il significato di verificare la situazione all'interno delle singole Regioni per valutare il modo di tradurre gli elementi complessivi che il contratto nazionale ha stabilito, allora varrebbe la pena di cimentarsi sulla strada legislativa.
Il progetto di legge oggi in questione di questi sforzi innovativi non ne compie, nel senso che è la pura e semplice trascrizione del documento siglato a Roma. Allora, chiedo se sia stato corretto impiegare più di un anno e mezzo per recepire un contratto trascrivendolo semplicemente.
La discussione di questo disegno di legge non esime il Consiglio e in particolare il Gruppo comunista dallo svolgere una serie di riflessioni sulle norme del personale regionale dal 1984 in poi. Con la legge n. 40/84 ci si era sforzati di introdurre qualche elemento innovativo rispetto agli accordi siglati a livello nazionale che riguardavano le relazioni sindacali, il nodo dell'informazione, la costituzione delle conferenze di servizio all'interno dell'istituto regionale. Si erano definite le declaratorie delle qualifiche dirigenziali e in due articoli si era prevista la specificità che questa qualifica doveva promuovere all'interno dell'istituto regionale. Si erano inoltre introdotte le modalità per la selezione della dirigenza. C'era stata una lunga discussione in aula che si è poi ripetuta quando si trattò di modificare un articolo della L.R. n.
42/86 in ordine al corso-concorso per la dirigenza.
Ho voluto richiamare questo sforzo compiuto proprio perché si cercava di interpretare e di modellare sulla base delle nostre esigenze le norme contenute nel contratto nazionale. Dobbiamo però constatare che quella legge ha fatto una fine misera soprattutto per quanto riguarda le norme che ho definito innovative. La legge n. 40/84 demandava ad una legge regionale successiva la definizione della riorganizzazione degli uffici, ma anche quell'obiettivo ha avuto una fine misera nel senso che la maggioranza, con anni di ritardo, nel 1986 ha approvato la legge n. 42 (legge che a sua volta demandava ad atti successivi l'attuazione piena del processo riorganizzativo della Regione Piemonte). Anche di qui ricaviamo una lettura sconsolata del modo con cui complessivamente in questa Regione vengono gestiti i problemi del personale.
Non solo: in più articoli la L.R. n. 40/84 faceva riferimento alla definizione di un apposito regolamento per i concorsi, ma neanche questo regolamento, atto dovuto e richiamato nella legge, è stato fatto! E veniamo alla famosa legge n. 42/86 dal titolo spropositato "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte", la quale demanda ad un atto successivo la riorganizzazione dell'Ente e la definizione delle piante organiche: atto successivo che ad oggi non è dato conoscere e che probabilmente entro questa legislatura non sarà possibile vedere.
Quella legge però impegnava l'esecutivo in ordine ad alcuni adempimenti.
L'art. 11, all'ultimo comma, recitava: "Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, nell'ambito delle procedure di ristrutturazione previste dalla stessa, la Giunta regionale proporrà la verifica della dotazione organica complessiva dell'Ente". L'Assessore Brizio mi risponderà che una correzione della pianta organica si è determinata con la modifica apportata alla L.R. n. 42/86, ma quella non era una modifica nello spirito dell'art. 11.
L'art. 18, al penultimo comma, recita: "Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta da presentarsi entro il 31/12/1986, definirà con regolamento le aree di coordinamento corredato da un organigramma funzionale della struttura dirigenziale". Siamo in attesa di conoscere come questo comma è stato applicato.
All'art. 24, comma secondo, si dice: "Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, a norma del precedente art. 3, propone al Consiglio regionale la nuova articolazione dei settori in servizi".
Potrei continuare, ma credo che le argomentazioni siano già sufficienti per dire che la lettura di questo disegno di legge, nella formulazione presentata dalla Giunta, deve tenere conto del passato se si vuole capire l'atteggiamento della nostra forza di opposizione che rispetto a questo disegno di legge esprime la sua totale insoddisfazione. Visto che anche in questo disegno di legge che trascrive il contratto nazionale si leggono frasi come: "la Giunta farà", "si determinerà con successivo provvedimento" e via dicendo, ci chiediamo che tipo di volontà hanno questa maggioranza e questa Giunta.
Siamo sempre stati convinti della necessità di recuperare le potenzialità e le professionalità esistenti, ma questo può essere fatto a condizione che il personale sia collocato nelle posizioni giuste e con i riconoscimenti dovuti. Tenete presente che il precedente contratto l'abbiamo tradotto in norma con più di un anno di ritardo, che fatichiamo ad applicare il contratto precedente quando ormai il nuovo contratto è già scaduto, che siamo già nella fase di discussione del prossimo contratto! Con questo meccanismo il personale regionale, se confrontato con quello di altri enti, ha un danno economico, questo è un primo elemento innovativo che mette la Regione in una condizione inferiore rispetto agli enti locali nel senso che questi applicano il contratto con una norma amministrativa più rapida.
La seconda osservazione riguarda i meccanismi che sono previsti nel progetto di legge n. 465. Ho già detto che non esiste un articolo che non demandi a momenti successivi di individuazione di criteri, di determinazione, di istituzione, di definizione dei progetti, di programmi di schemi, e così via. E' mortificante che una Regione impieghi più di un anno per trascrivere e recepire norme siglate a Roma, è mortificante per il ruolo dell'istituzione e per il ruolo che i Consiglieri regionali sono chiamati a svolgere! Questo è un atto privo di senso e, come tale, va portato nelle sedi corrette o opportune per rivendicare la facoltà di proposta delle Regioni.
E' ora di smetterla con le trattative preventive con il Governo centrale per prevedere le cose che si trascriveranno! Siamo alla follia, passatemi questo termine! Noi ci sentiamo mortificati e dichiariamo la nostra totale insoddisfazione.
Avremmo voluto un disegno di legge diverso, un disegno di legge che traducesse la normativa nazionale secondo le esigenze del Piemonte, Regione che più di altre ha accumulato ritardi e che più di altre deve dare un segno tangibile di volontà. Se l'Assessore Brizio e la Giunta avessero voluto muoversi in questa direzione, avrebbero trovato il Gruppo comunista disponibile a discutere e ad approfondire questo tipo di volontà. Ma così non è stato, non si è fatta questa scelta. Si è persa una occasione Assessore Brizio, l'ultima di questa legislatura, per trovare una soluzione ai problemi pesanti che sta vivendo il personale.
Uno degli aspetti più negativi a cui assistiamo in questa Regione, ma forse la responsabilità non è soltanto della Giunta bensì del clima generale che si sta determinando, è rappresentato dal fatto che molti dipendenti hanno fatto scelte diverse, hanno deciso di andarsene e di abbandonare la Regione. Anche questo fatto dà il segno dell'incertezza dell'indeterminatezza del ruolo e della funzione che i dipendenti sono chiamati a svolgere.
Se la legge n. 42/86 è stata definita dal Consigliere Ferrara una legge non coraggiosa, non saprei quale termine potrebbe usare per definire questa: è una legge che non fa nulla, si ritrae, subisce.
In sostanza, si continua in una costante che non vuole la riorganizzazione dell'Ente e la valorizzazione delle professionalità.
Diamo atto all'Assessore Brizio della sua disponibilità e sensibilità rispetto alle questioni poste dal nostro Gruppo di opposizione, ma dobbiamo riconoscere che si trova invischiato in un meccanismo che fatica a dare risposta ai problemi reali di questa Regione. E' una costante che si sforza in modo occasionale e con molta approssimazione a rispondere alle attese di evoluzione di carriera che, proprio perché non si risolvono in modo complessivo ed in modo compiuto ad un livello più alto, sono più o meno motivate e rischiano di accentuare, se ce ne fosse ancora bisogno, quegli elementi di disaffezione verso ruoli anche significativi e importanti all'interno dell'Ente. Ruoli che sono invece la condizione fondamentale per contribuire, con la necessaria volontà politica, a risollevare le sorti di questo Ente voluto dalla Costituzione repubblicana che però ha subito in questi anni tanti e tali tentativi, addirittura la messa in atto di operazioni da parte di un neocentralismo rampante a livello nazionale che rischiano di sminuirne la portata e di mortificarne la possibilità di dare un contributo reale alla riforma complessiva dello Stato italiano.
Potrei fare altre riflessioni, ma avremo modo di farle nel corso della discussione e dell'esame degli emendamenti.
Alla fine di questo confronto valuteremo il nostro atteggiamento su questo disegno di legge che così come era formulato nella prima stesura ci lasciava totalmente insoddisfatti.
Con le modifiche che l'Assessore Brizio propone, le nostre insoddisfazioni non sono del tutto rimosse. Va comunque riconosciuto che c'è la volontà da parte dell'Assessore di dare una risposta positiva alle questioni che l'opposizione ha sollevato.
Ripeto che questa è davvero l'ultima occasione che ci viene offerta e forse valeva la pena di giocarla meglio. Non si è fatto, è mancata la volontà, dovrebbero rammaricarsi tutte le forze di questo Consiglio, e non solo la nostra, perché hanno perso un'occasione per dare risposte organiche ai problemi posti dalla struttura di questa Regione.



PRESIDENTE

In discussione generale non vi sono altri iscritti a parlare che il Consigliere Guasso del Gruppo PCI.
Pertanto, se non vi sono altre richieste di parola, ha facoltà di intervenire il Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, devo innanzitutto dire che sono un po' stupito che siano solo due Consiglieri comunisti ad affrontare una discussione di grande portata ed interesse come questa relativa alla legge di recepimento di un contratto di lavoro, anche se in ritardo e con tutte le osservazioni svolte dal collega Avondo che io condivido. Mi auguro che altri sentano questa necessità, non dico per assumere atti formali nei confronti della Giunta, ma perché - ha ragione Avondo - occasioni di discussione sul tema del personale prima della fine della legislatura non ne avremo più, se non nel caso in cui alcune delle normative indicate dalla L.R. n. 42/86 verranno portate all'esame del Consiglio, per quanto riguarda la struttura nel suo complesso.
Mi limito, seguendo lo schema del mio compagno e collega Avondo, che su questi problemi è molto più preparato di me, a cogliere questa occasione per sollevare solo due questioni che possono anche apparire particolari, ma che io ritengo stiano nel discorso complessivo, non stanno nel disegno di legge in discussione, questo è purtroppo sicuro, ma stanno nella realtà delle questioni cui dobbiamo dare delle risposte urgenti, immediate, prima che la situazione del personale diventi insostenibile.
Pur essendo un ottimista ad oltranza, ogni tanto mi rendo conto di vedere il diffondersi del caos e del disinteresse che è pericolosissimo nell'ambito di una struttura come la nostra.
Vengo alle due questioni: la prima è una questione - l'Assessore Brizio la conosce, la svolgo però in maniera più approfondita di quanto non abbia fatto in sede di I Commissione di prospettiva, la chiamo così, è una questione per il domani. Un domani che è già prossimo però, perché se non vado errato, superati i blocchi che venivano dal Governo, nei giorni scorsi se non addirittura ieri si è avviata la trattativa per il rinnovo del nuovo contratto di lavoro; ecco perché dico che è una questione del domani che è già dell'oggi.
La seconda questione - le cito ambedue subito perché si capisca dove voglio arrivare - già posta anch'essa in Commissione, ma voglio in questa sede una risposta dall'Assessore Brizio, la ripropongo qui perché pensavo si potesse affrontare in questa legge, ci stava con altre questioni sollevate dal collega Avondo. Essa è questione che io chiamo, in modo improprio, di sanatoria di situazioni gravi del personale non più sostenibili, o meglio di equa applicazione ed uso della giustizia, perch questa è la terminologia più propria.
Dobbiamo saper fare giustizia - se vogliamo essere dei politici che dirigono - di situazioni che sono sempre più inaccettabili.
Queste sono le due questioni. Poiché non è mia abitudine cogliere in fallo gli Assessori, avevo premesso in Commissione che avrei svolto tali questioni in aula. Vado pertanto a svolgerle.
Parto dalla prima che è, lo ripeto, una questione di prospettiva quella che ho chiamato di domani, ma che è già dell'oggi. Parlo in base all'esperienza personale, che credo ognuno di noi abbia fatto lavorando in Consiglio, mi auguro che tutti i Consiglieri regionali conoscano esattamente la situazione del personale del Consiglio perché la vivono tutti i giorni. Io vivo questa realtà nelle Commissioni, nei vari lavori nei contatti e, nel seguire la struttura del Consiglio in particolare, ma della Regione tutta, al di là dei ritardi che ha già ricordato il collega Avondo, mi pare di poter dire che la figura del dipendente regionale a tutti i livelli tende ad evolversi e a mutare.
Questa evoluzione e mutazione non è detto siano sempre positive. Se non affrontate in certi modi possono anche essere un arretramento in negativo.
Io ne colgo la parte positiva: si tratta di un'evoluzione e di una mutazione che vanno seguite, stimolate e sostenute.
D'altra parte, egregi colleghi, questa evoluzione e questa mutazione lo ricordava già Avondo - costituiscono un elemento importante per il futuro dello stesso Ente Regione in quanto tale. In quest'aula abbiamo dedicato tempo e sforzi, più volte abbiamo votato ordini del giorno per marcare il fatto che la Regione deve riformare se stessa. Nel febbraio 1982 noi tenemmo un convegno su questo titolo, scandalizzando un po' gli addetti ai lavori; infine nei mesi scorsi abbiamo detto che la Regione dev'essere investita da un ampio processo di autoriforma.
Ebbene, egregi colleghi, questo processo non può non considerare il fattore decisivo del personale! Nell'obiettivo di autoriforma della Regione non si può non considerare, per il suo rilancio, il fattore personale. Noi rischiamo di pretendere di far viaggiare un'automobile con tre ruote oppure senza motore, pur con tutte le velleità di governo che possono avere i politici.
Non si può pensare di assolvere ai compiti peculiari di un'assemblea legislativa, perché tale resta la Regione, senza una struttura funzionale ai compiti, Assessore Brizio. In proposito della struttura funzionale, non in rapporto ovviamente a questa legge, dico all'Assessore che si deve trattare di una struttura funzionale ai compiti assegnati all'assemblea legislativa. In quali modi ed entro quali tempi si pensa di definire strutture importanti quali i nuovi servizi e le nuove unità operative? Non si può aspettare la fine dei concorsi per poi vestire queste strutture con il risultato dei concorsi. Le case non si fanno partendo dai tetti, ma dalle fondamenta! Prima si stabilisce la struttura e in rapporto a quella struttura si orientano e si usano i concorsi; verrò poi a dire il perché.
Quando facciamo questo, Assessore Brizio? Ripeto che non si può pensare ad una autoriforma della Regione senza un personale che fa della professionalità il suo scopo fondamentale di essere.
Funzione e professionalità sono l'atto opposto della difesa della realtà presente oggi, cioè sono l'atto opposto del recepimento pari pari di un contratto dopo due anni.
Torno al merito. Di che tipo di evoluzione e mutazione trattasi? A questo proposito faccio solo qualche esempio limitato alle mie conoscenze che sono all'interno di questo Palazzo, perché non sono mai andato, in dieci anni, in un Assessorato; sarà giusto o sbagliato, non lo so, comunque non sono in grado di poter dire se questa evoluzione e mutazione stanno anche fuori, ma conoscendo i processi che sono in corso penso che ci avvenga anche fuori del Consiglio.
Questa evoluzione e questa mutazione hanno per me tre elementi fondamentali nuovi, ed altri che lo stesso Assessore, più specialista di me, potrà indicare.
Primo elemento, già presente oggi, ma ancor più domani: lo sviluppo ampio dei processi di informatizzazione e di "office automation". In Consiglio siamo all'ultimo pezzo del Piano triennale iniziato due anni fa di un ampio processo di informatizzazione. Questi processi spingono alla evoluzione, al mutamento della collocazione del dipendente. Faccio un esempio classico, quello più facile: ognuno di noi ricorderà quando nei Consigli comunali o provinciali i vecchi stenografi, con tanto di matita gomma e temperino, stenografavano velocemente; oggi invece vengono utilizzate macchine elettroniche chiamate "Michela". Talvolta mi capita di sentirmi chiedere, quando parlo di Michela, se si tratta di una dipendente.
Si tratta invece di una macchina, di un sistema moderno che ci invidiano molte Regioni italiane, il cui utilizzo necessita di un'altissima specializzazione.
Secondo elemento: i processi di informatizzazione e di office automation chiedono un ampio sviluppo della specializzazione collettiva e singola del personale e della formazione del personale. In Consiglio, ma ho visto che ciò avviene anche in Giunta, si sta esaminando il contesto complessivo di tutta l'iniziativa di formazione professionale che si è realizzata dal 1985 ad oggi sul personale anche dei Gruppi in rapporto a questi processi nuovi. L'Ufficio di Presidenza ha approvato la settimana scorsa l'ultima tratta di Piano di formazione professionale per il biennio 1989/1990.
Il terzo elemento, Assessore Brizio, riguarda l'avvio pur con gravi ritardi - era la questione che ponevo circa i servizi e le unità operative della definizione di nuove strutture funzionali e di organizzazione del lavoro adeguate ai compiti dell'Ente. Cito l'uso delle banche dati, a proposito delle quali un gruppo di nostri funzionari ha avuto ieri un confronto con la Regione Emilia Romagna (questo confronto è in positivo con il processo di avanzamento dell'utilizzo di strutture nuove e dell'organizzazione del lavoro); l'uso degli archivi unici; l'uso di nuove tecniche legislative: sono tutti elementi che stanno in questo processo di evoluzione e di mutazione del personale.
Questi ed altri elementi determinano nuovi profili professionali. Torno qui all'esempio dei nostri amici stenotipisti, ma ne posso fare altri: i referenti informatici, un profilo professionale del tutto nuovo. Ma ancora abbiamo bisogno, già è in parte in atto, ma ancora troppo lentamente, di un processo di sviluppo di un nuovo ruolo del personale delle Commissioni per avere una tecnica perfetta sul terreno legislativo, perché noi qui dobbiamo fare delle leggi e non dei comizi.
Questi profili nuovi entrano fortemente in contraddizione e contrasto non solo con la realtà di oggi e con la pratica che se ne fa, ma con tutta l'attuale normativa contrattuale e con il suo modo di applicarla: questa è l'osservazione critica alla legge svolta da Avondo. Il contrasto tra questi nuovi profili, nell'ambito dell'evoluzione e della qualificazione del personale, è in contrasto netto con la rigidità dei concorsi, ancorati soltanto all'anzianità e ai titoli. O superiamo questa contraddizione oppure resteremo in una palude da cui non usciremo mai, da cui tutti i processi di sviluppo verranno emarginati e sconfitti! Questa contraddizione penalizza la professionalità, sia quella vecchia che quella nuova, ne blocca lo sviluppo, premia la genericità, annulla le specializzazioni. Dato che noi non siamo un'industria privata dove ad un dipendente che si professionalizza e si specializza, che dirige dei gruppi di lavoro specifici, possiamo offrire una qualifica superiore o dare dei soldi in più, bisogna affrontare il problema da un altro verso, altrimenti chiudiamo per fallimento.
D'altra parte - lo ricordava anche Avondo - nelle rare occasioni dei concorsi che già abbiamo avuto, quando il giudizio di professionalità poteva e doveva essere colto, si è preferito far valere ancora una volta il criterio dell'anzianità, mi riferisco al concorso per la seconda qualifica dirigenziale.
Gli stessi concorsi in atto, che vanno fatti e terminati con celerità non risolvono questi problemi perché sono pieni di contraddizioni rischiano di diventare solo dei semplici miglioramenti economici. Sia chiaro, dare più soldi è sempre valido (io sono tra quelli che dicono: "pochi, maledetti, ma subito"), però questo non risolve la questione. I concorsi possono aggiungere problemi a problemi e dico questo, Assessore Brizio, lasciando per un attimo nel dimenticatoio alcune forzature o meglio contraddizioni che io, inesperto, leggendo qualche bando di concorso, ho trovato (in particolare nel bando che è in atto per il concorso dall'ottavo al nono livello). Ecco allora che è una questione di domani, rapportata ai nuovi contratti, al nuovo modo di interpretarli, al nuovo modo di applicarli, al nuovo modo di trattarli, ma è già questione di oggi che va affrontata prima che sia troppo tardi.
La seconda questione, che ho definito "necessità di far giustizia di situazioni abnormi", è il primo risultato, o meglio è dato già di oggi della contraddizione tra la norma "anzianità e titoli" e le effettive professionalità connesse alle funzioni che si svolgono, quelle che più comunemente nel "pourparler" degli addetti ai lavori vengono definite "mansioni superiori" riconosciute o meno (poi tornerò sul "riconosciute o meno"). Qui ci sono delle ingiustizie che vanno sanate, che forzando (seguendo le indicazioni date da Avondo) già in questa legge potevano essere risanate. Cosa voglio dire, l'Assessore lo sa meglio di me, ma altri forse non lo sanno. Parlo di specifiche, singole situazioni che vanno affrontate singolarmente perché hanno motivazioni precise e delimitate per ogni singolo. Si tratta di circa trentacinque situazioni su 3.000 dipendenti. Io conosco quelle del Consiglio e mi fermo a queste: sono due o tre al massimo (poi ci sono molti altri problemi nell'area del Consiglio in merito ai nuovi profili professionali). Sono casi di carriere bloccate perché senza titoli, che hanno però responsabilità e professionalità acquisita, di gruppi di lavoro importanti per il funzionamento della struttura. Tutto è importante qui, ma ognuno collocato in un contesto, in rapporto ai compiti e alle funzioni.
Vorrei fare tre esempi. La nostra struttura di resocontazione d'aula: ci è invidiata dalle altre Regioni, c'è la coda di delegazioni che vengono a vederla, alcuni funzionari di questo gruppo di lavoro sono chiamati a fare lezioni per insegnare ad altri, partecipano a congressi e presentano relazioni di merito. Ebbene, signori Consiglieri, questa struttura di resocontazione d'aula (che fornisce i nostri interventi da correggere) è retta da un settimo livello con carriera bloccata.
Abbiamo degli autisti di sesto livello, ma questa struttura è diretta da un settimo livello con carriera bloccata perché non ha titoli.
Il Consiglio da un anno e mezzo circa sta lavorando per darsi un archivio unico, cosa nuova e moderna, che richiede un'azienda moderna.
Ebbene, tutto il lavoro di questa difficile costruzione è affidato ad un settimo livello con carriera bloccata.
In tutti questi casi non c'è nemmeno il riconoscimento delle mansioni superiori, anzi, un altro caso di questa natura ha avuto il riconoscimento delle mansioni superiori tramite una sentenza del Tribunale e non come riconoscimento dell'Ente.
In questo contesto ci sono anche delle situazioni che io definisco di "sottoqualificati gravi". Potrei fare degli esempi che riguardano il Consiglio (vedasi certi servizi tecnici, l'ufficio che si occupa di informatica, i gruppi di lavoro per Comitati, Consulte, Centri, ecc.), ma non voglio allargare il campo perché ogni situazione deve avere la sua possibilità di sviluppo della carriera, ogni problema va affrontato nella sua specificità.
Le situazioni richiamate ad esempio, ma non sono le sole, vanno sanate in tempi brevi perché ormai sono diventate cancrenose. Vorrei ribadire che anche queste situazioni stanno esattamente nella prima questione che ho posto: la professionalità sia vecchia che nuova che si viene acquisendo.
Io sono già pensionato dell'INPS e tengo molto all'anzianità, anzi tengo persino all'anzianità di dieci anni come Consigliere regionale che forse sarà l'unica, per condizioni politiche particolari, che riuscirò ad avere. L'anzianità, l'esperienza sono elementi da tenere presenti, da valorizzare; i titoli di studio sono anch'essi importanti, vanno considerati, ma - egregi colleghi è la professionalità, è la specializzazione che è vincente! Solo con titoli e anzianità, ma senza professionalità e specializzazione, non si vince, si arretra, non avremo mai istituti funzionali e moderni! Sessant'anni fa i primi operai delle industrie manifatturiere si batterono per due cose importanti: l'indennità di licenziamento legata all'anzianità e le qualifiche. Furono conquiste dei lavoratori, ma lo furono anche per gli imprenditori che le accettarono e le misero in opera (in Europa la nostra è forse l'unica nazione in cui sono previste le indennità di anzianità, di licenziamento o di collocamento a riposo) perch anche per loro significavano la difesa della professionalità di quei lavoratori e di quei dipendenti, per non far scappare i migliori, per valorizzarli, per farli andare avanti, per mantenere nell'industria che veniva crescendo un alto livello di professionalità e di specializzazione.
Sono questioni attuali anche oggi: perdere sulla professionalità significa dare un colpo, attraverso questo atto, piuttosto pesante alla nostra istituzione che già soffre di altri problemi, ma se ha anche un personale condannato alla routine continua, senza un riconoscimento che poggi sulla professionalità e la specializzazione, saremo noi stessi ad affossare questa Regione prima ancora che si autoriformi.



ROSSA ANGELO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio il cui intervento vale anche come dichiarazione di voto. Invito il Consigliere, ma è un invito che estendo a tutti, a contenere l'intervento perché sarebbe opportuno concludere la discussione generale entro le ore 14.



MASARACCHIO Antonino

La ringrazio, signor Presidente, per avere chiarito il tipo di intervento che ho in animo di pronunciare.
In effetti non mi pare che ci si debba proprio calare nel contesto di quanto, come atto dovuto, questa Giunta propone al Consiglio di recepire dalla legge nazionale, perché il gravissimo ritardo con il quale viene recepito un documento nazionale sottoscritto da non tutti i sindacati dalla triplice sindacale, rappresenta l'effettiva non volontà di questa Giunta nel tempo di intervenire in ordine a tutti quei numerosi problemi che sono stati accennati, se non proprio rilevati, in quella relazione che la maggioranza, in occasione della presentazione della cosiddetta deliberazione programmatica, ci ha presentato in questa stessa aula di Consiglio. Era detto proprio fra le righe che era venuto il momento di denunciare gravissime inadempienze in ordine al rispetto della qualificazione del personale e quindi al rispetto di un riordino del rapporto fra i servizi che il personale gestisce.
In quella occasione mi sono permesso di fare rilevare che la questione poteva essere assunta come un atto di accusa verso gli amministratori della precedente tornata, che non erano certo quelli di oggi, anche se in questa Giunta di pentapartito vi fanno parte i rappresentanti del Partito socialista che in quell'altra tornata si trovavano insieme agli amministratori del Partito comunista del tempo.
Faccio rilevare che la CISNAL non ha concordato con il Governo questo contratto nazionale, poi alla fine è stata costretta ad apporvi una firma di convenienza proprio perché altrimenti nel gioco dei rapporti sindacali si rimane completamente tagliati fuori dalla rappresentatività sindacale ma a livello regionale ha chiesto, nell'occasione delle consultazioni a livello di I Commissione, a mezzo del sottoscritto e per nome e conto dei colleghi di Gruppo, di essere ascoltata: poi si è soprasseduto, anche perché di fronte al recepimento di un atto dovuto qualunque dibattito sarebbe stato cosa inutile o quasi, come perdere del tempo ai fini di espletare poi un'attività meramente propagandistica. Noi non abbiamo bisogno di dire a tutto l'apparato burocratico della Regione che il Partito del Movimento Sociale Italiano, il sindacato della CISNAL. concorda con le esigenze del personale. Ci sono le rappresentanze sindacali e aziendali quelle di ufficio, che hanno il compito e il dovere di mallevare tutte le questioni per la migliore produttività. Noi ci rivolgiamo agli amministratori, ai politici, che vengono a dirci con una breve e scarna relazione - e con ciò non addebito niente al Consigliere Gallarini che ha fatto la sua parte - che siamo di fronte a un gravissimo ritardo; ma omettono di dire che nel tempo che corre da qui alla fine della legislatura nulla potrà essere fatto di quello che in ogni caso nel bene e nel male il contratto nazionale prevede, per dare una regola nuova nel rapporto amministrativo, nel rapporto burocratico. Poche cose potranno essere fatte anzi, si attende - come è detto nella relazione del Consigliere Gallarini che la Regione abbia anche in questo caso un'autonomia di gestione tanto da potere - è detto esplicitamente - stravolgere le cose e fare "cose da pazzi" (come si dice nel gergo) per avere una migliore burocrazia e dare quell'input all'immagine politica dell'istituto Regione perché le sostanze della collettività vengano amministrate per la migliore produttività. Noi crediamo poco a questi gesti di grande risoluzione ancorquando abbiamo avuto modo di constatare tutta la disponibilità dell'Assessore Brizio in merito, quasi come a voler giustificare il grave ritardo, quasi come a voler giustificare le inadempienze in atto. Tant'è che lo abbiamo sollecitato a cambiare tutti quei verbi messi al futuro (non è vero collega Avondo?) in espressioni di presente storico. Sono stato io a chiedere specificatamente ciò. Perché il presente storico? Non perché con il presente la Giunta fosse stata messa nella necessità di operare da qui a domani, nel breve termine, ma perché con il presente storico si fosse determinato, sin dal recepimento di questo progetto (che poi rimane soltanto un progetto), che c'è comunque la volontà di attuare ciò che grosso modo (ancorché non sia condivisibile questo contratto nazionale) siamo capaci di dare alla struttura dello Stato, anche a livelli amministrativi periferici, una configurazione credibile tale da soddisfare pure le esigenze dei lavoratori. E' fermo e incontestabile il concetto che se il dipendente - chiamiamolo così con una sola parola - a qualunque livello appartenga è soddisfatto della propria produttività rende al meglio e rende il servizio che la collettività si attende. Per il momento non ci rimane che auspicare che, dopo il rinnovo, il Consiglio regionale, visto che siamo tutti convinti che da qui alla scadenza non saranno fatte quelle stravolgenti cose che sono state indicate come delibera d'intento, dovrà affrontare concretamente tutti i problemi che riguardano l'occupazione, i progetti finalizzati, il rapporto di lavoro a termine, le norme per l'accesso, la mobilità e anche le pari opportunità. Sono problematiche queste che qualificano, una volta che siano risolte positivamente e comunque con una certa credibilità, l'immagine politica e ridanno fiducia verso le istituzioni; quella fiducia verso le istituzioni che, l'abbiamo visto questa mattina per la presenza di una delegazione di lavoratori pro tempore dipendenti, va ad esaurirsi sempre di più. Una sfiducia verso le istituzioni che travolge e stravolge tutto al di là delle buone intenzioni poiché l'amministrazione insiste ancora nel carattere deleterio del clientelismo. Si paventa nel rapporto di questa mattina per quei sessanta dipendenti pro tempore dell'USSL n. 9 che il pasticciaccio che vi si sta operando in difformità ad una disposizione dell'Assessorato alla sanità sia dovuto ad un cambio di poltrona, da un Assessore che passa da una poltrona qualificata politicamente ad un'altra di diversa estrazione politica. Una cosa che se fosse vera sarebbe veramente sconcertante. Io non posso dire di più, altrimenti mi tradurrei in termini di ludibrio e non voglio che il mio intervento assuma questo carattere, ma è certo che talune cose vanno viste sotto questo aspetto. Tutto quello che in tal senso è stato detto nella relazione di maggioranza per il Piano programmatico regionale, e cioè che bisogna vedere in tutte le sedi, in tutti i posti di lavoro, come controllare questo fenomeno grave del clientelismo; insomma tutti codesti buoni propositi vanno verificati ancora quando non si sia in condizioni di applicare un contratto oggi soltanto recepito come atto dovuto, se si vuole veramente dare impulso a tutto quello che si va programmando per la prossima legislatura.
Per quanto riguarda la produttività e l'organizzazione del lavoro, non sono cose da niente; per esempio, i problemi dell'organizzazione del lavoro connessi ai carichi funzionali, la conferenza dei servizi, il problema del controllo attraverso la conferenza dei servizi in termini orizzontali e per la verifica dei livelli verticali; tutte cose che anche a livello di altri enti, e la Regione avrebbe dovuto dare l'esempio ai Comuni in questo senso sono disattese con gravi disfunzionalità da parte della Pubblica Amministrazione.
Io sono anche Consigliere comunale di Trecate e proprio l'altra sera è stato recepito questo patto fra i sindacati e il Governo, tout court, senza cambiare nulla, come se si fosse recepito il contratto che riguarda anche le amministrazioni che non sono il Comune di Trecate o più in generale i Comuni. Ho fatto rilevare in quella sede che il tutto andava considerato anche in riferimento ad un mio precedente ordine del giorno che avrebbe voluto indurre a rivedere i problemi di rapporto fra la Giunta e il personale in pianta organica, ma mi è stato risposto che in fondo in fondo gli atti dovuti trovano il tempo che trovano e che in ogni caso le risoluzioni saranno demandate al tempo in cui potranno essere gestite sul piano finanziario. Se questa è la valutazione che dà anche la Regione, io dico: quanto di più sarebbe accaduto sul piano politico se la Regione Piemonte si fosse data una aggiustata vera e propria attraverso questo patto di accordo sociale fra i sindacati e il Governo; quanto di più avremmo potuto realizzare, a livello locale, una politica del personale ai fini utili della buona amministrazione.
Non ci sono argomenti che possono essere sottovalutati. Per esempio gli accertamenti in materia di sicurezza, igiene, salubrità del lavoro; non certo per gli uffici della Presidenza oppure per gli uffici del comparto della Giunta, ma per tutta quella situazione che si verifica in giro e che non è controllata. Se sapeste in quali condizioni sono gli uffici d'Igiene nei vari Comuni, come sono trattati gli impiegati che devono stare in taluni sgabuzzini con una sedia a mezzo servizio fra loro e quanti altri vi si avvicendano occasionalmente. Sono cose di una tale importanza che avrebbero meritato un approfondimento diverso e quindi delle prese di posizione molto diverse da ciò che invece non si verifica con il recepimento da atto dovuto.
Ad ogni modo, lo ripeto, noi abbiamo letto gli emendamenti che l'Assessore ci presenta e li approviamo; ma non possiamo votare favorevolmente l'atto dovuto, ancorquando riconosciamo che non lo si pu contrastare in ogni senso, cosicché potremmo anche astenerci. Però, se ci astenessimo, avvalleremmo una politica dentro la quale, indipendentemente dalla volontà dell'attuale Giunta, si è costretti ad operare. Un atto di reazione e di contestazione va fatto e noi pensiamo di esprimerlo in tutta coerenza senza con ciò essere al cento per cento contrari alle deliberazioni che la Giunta ci propone. Verificheremo nel tempo, man mano che si svilupperà la contrattazione decentrata, quale potrà essere la nostra valutazione politico-sindacale, giacché attraverso di essa si potrà verificare l'effettiva volontà verso il bene e verso il meglio che questa Giunta, quanto meno a parole, ci assicura di voler perseguire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Anche se aspetti critici e rilevanti sono stati mossi in modo collaborativo e puntuale, talune osservazioni esigono da parte mia e della Giunta una puntualizzazione e lo farò in modo molto sintetico, ma completo data l'importanza dell'argomento.
Il ritardo con cui il provvedimento viene presentato è un fatto oggettivo, però dobbiamo dire con chiarezza che è stato in qualche misura concordato con le OO.SS., per consentire lo svolgimento di una serie di concorsi interni, concordati anch'essi con le OO.SS., i quali non avrebbero potuto avere iter completo e totale realizzazione, anzi avrebbero avuto sostanziali intralci se prima avessimo approvato il contratto. Questo è un fatto che considero molto importante e che deve essere tenuto ben presente.
Quindi abbiamo operato in una situazione di emergenza.
In merito al tipo del provvedimento, devo dire che questo è un mero recepimento del contratto nazionale. Il Consigliere Avondo ha svolto anche una provocazione affermando che in sostanza è una copiatura del contratto nazionale e che si potrebbe approvare con un articolo unico. Si è scelta la forma del mero recepimento perché siamo in una fase che non ci consente di avviare la riorganizzazione in modo puntuale e preciso prima della conclusione. Dovevamo passare attraverso questo tipo di provvedimento, non avremmo neanche potuto presentare un disegno di legge con un solo articolo perché ci sono le specificità della nostra situazione giuridica da evidenziare. Dobbiamo richiamare la legge n. 42/86 in taluni punti dobbiamo in altri aspetti consolidare i risultati ottenuti con i concorsi interni, quindi abbiamo scelto questa forma che - mi rendo conto - non è esaltante, ma è la forma che ci consente di buttare alle spalle la fase contrattuale che affrontiamo in ritardo e la fase concorsuale di sanatoria che è in svolgimento per portare avanti contemporaneamente la fase di riorganizzazione già allo studio. Darò poi i tempi sul complesso del nostro lavoro, secondo la strada che abbiamo scelto. Il testo di questo provvedimento può essere dimesso, come mero recepimento del contratto nazionale, però è un provvedimento assolutamente necessario e dovuto.
Che cosa stiamo facendo nel settore del personale? Ancor prima che assumessi l'incarico di Assessore al personale si sono svolti i concorsi relativi alla seconda qualifica dirigenziale. Con tutti i limiti che sono stati ricordati, comunque è stato garantito e coperto il più alto livello di dirigenza della Regione. Si sono poi concordati i concorsi interni con una tabella di marcia che finora è stata puntualmente osservata, nonostante lo scetticismo con cui da più parti era stata accolta; abbiamo completato nei termini di tempo fissati i concorsi interni per il passaggio dalla settima qualifica all'ottava, i bandi sono stati approvati, le Commissioni giudicatrici sono nominate; nel contempo va avanti la preparazione delle fasi successive dei concorsi.
Ritengo che tutti i concorsi, compreso quello di passaggio alla prima qualifica dirigenziale, si potranno svolgere entro l'anno e penso che questo sia importante.
E' stato sollevato dal Consigliere Guasso il problema dei trentasette dipendenti senza titolo di studio e con elevata professionalità. Il problema mi è ben presente e mi è talmente presente che quando ero Capogruppo, due anni fa, presentai con il Consigliere Quaglia una proposta di legge che però, in quel momento, non trovò consenso. Successivamente la Giunta presentò il disegno di legge n. 419, che doveva andare di concerto con quello del concorso interno per il passaggio alla prima dirigenza e che poi venne ritirato perché mancava l'assenso dei sindacati. Dirò poi qualcosa in proposito.
Allora nessuno credeva alla possibilità di approvazione della legge per l'accesso alla prima dirigenza; siamo riusciti, con impegno e volontà, a far approvare quel provvedimento. Credo che ci debba essere riconosciuta la volontà di affrontare e risolvere i problemi. Accantonammo la proposta che riguardava i trentasette dipendenti perché il sindacato intendeva fare un discorso più ampio, e noi abbiamo affrontato con i sindacati il discorso più ampio, abbiamo sondato Roma ed abbiamo presentato alle Organizzazioni sindacali un'altra proposta. Attendiamo risposta. Sia chiaro che intendiamo far approvare dalla Giunta questo provvedimento nelle forme possibili. Se passerà un provvedimento più ampio, bene; se invece ciò non sarà possibile certamente il provvedimento per questo gruppo di persone andrà avanti trattandosi di dipendenti la cui professionalità non è in discussione e che, tra l'altro, sono gli unici nel complesso dei concorsi interni che non hanno avuto l'opportunità di un passaggio al livello superiore. Questo è un impegno preciso, tassativo che intendo chiudere entro aprile, che ho già formulato in altra sede e che formulo anche in aula, visto che mi si dà l'occasione per farlo.
Ci sarà poi un altro provvedimento per affrontare l'emergenza che abbiamo di fronte a noi e che riguarda lo sconfinamento provvisorio nei comandi; anch'esso è all'attenzione delle Organizzazioni sindacali. Stiamo predisponendo il regolamento dei concorsi e intendiamo affrontare il problema della mobilità interna sul quale stiamo raggiungendo un accordo con il sindacato. Quello che stiamo portando avanti è quindi un discorso di assestamento e su questi provvedimenti ho posto alle OO.SS., il termine di fine aprile per la conclusione.
Dal mese di maggio inizieremo ad affrontare il problema della riorganizzazione e della ristrutturazione dell'Ente. Voglio dire con molta tranquillità che quello di oggi non sarà quindi l'ultimo appuntamento perché ci sono questi provvedimenti a breve termine che però non hanno la vastità e l'importanza dell'organizzazione dell'Ente; comunque, entro il 1989 la riorganizzazione, con il connesso completamento della legge n.
42/86, sarà matura e quindi portata all'esame del Consiglio.
Nel frattempo operiamo sul terreno della formazione interna.
Soprattutto in questa fase ci siamo legati ai corsi-concorsi, dove i corsi sono tassativamente previsti, ci siamo legati ai corsi preparatori, non finalizzati, tuttavia utili e direi che si sta facendo in ordine alla formazione un lavoro di un certo respiro e larghezza, e penso che questo non sfugga a nessuno.
Contemporaneamente portiamo avanti il discorso della riorganizzazione dell'Ente con la consulenza dell'Università Bocconi.
Come vedete, il problema è complesso, le esigenze sono molto diverse l'Ente è in movimento. Ci sono nuove professionalità - come giustamente ha detto Guasso - da reperire. Vi è anche l'esigenza di progetti specifici per le nuove funzioni regionali che emergono; mi riferisco, per esempio, al settore dell'ecologia dove scarseggia il personale qualificato. La necessità di progetti specifici è connessa con la necessità di porre alle spalle la fase contrattuale del recepimento del contratto e la fase dei concorsi interni.
Non ci siamo fermati, abbiamo continuato a lavorare; siamo nelle condizioni di poter affrontare la riorganizzazione dell'Ente nel modo migliore.
E' vero, si è parlato di disaffezione. Nessuno più di me è convinto per l'esperienza personale, professionale ed anche umana vissuta sul lavoro, che per avere dei risultati occorre avere un personale motivato occorre mettere il lavoratore nella condizione di dare il meglio di se stesso. Questa è mia convinzione precisa, ma d'altra parte il lavoro è un dovere e un diritto nella nostra Repubblica e il cittadino deve poterlo esplicare nelle condizioni migliori.
Devo dire però che ci sono nell'Ente delle difficoltà oggettive che dobbiamo superare, e io credo che con la fase di riorganizzazione saranno superate. Devo dire anche che il problema delle nuove professioni è complesso, qualche demotivazione si è creata nell'Amministrazione anche per il modo in cui si sono svolti i concorsi della seconda dirigenza e forse altre insoddisfazioni possono nascere. E' però necessario che l'individuo le superi perché non possiamo pensare che non si possano attuare delle correzioni. L'organismo di staff è nuovo, è importante, forse è stato misurato in modo troppo ampio rispetto alla nostra situazione regionale. La questione dell'abolizione degli uffici degli affari generali assessorili deve essere rivista, però la fase di incertezza di vita professionale deve anche essere superata: io penso sia superabile.
Si parla di esodo, ma non mi pare che in Regione ci sia molto esodo comunque, la mobilità deve essere accettata come regola in un pubblico impiego che deve essere più dinamico e capace. La mobilità può essere accettata perché, in fondo, cambiare attività, mutare posto di lavoro vuol dire arricchimento e non perdita di professionalità.
Per questo intendiamo bandire al più presto i concorsi pubblici. E' necessario rinsanguare con apporti nuovi l'Ente, abbiamo bisogno di rinsanguare la struttura burocratica della Regione per raggiungere quell'efficienza e quella funzionalità che vogliamo perseguire.
Potrei andare oltre, ma andrei troppo lontano e supererei i tempi che mi sono concessi, quindi chiudo qui il mio intervento dicendo con tranquillità che ci saranno altri appuntamenti, che con questo recepimento di contratto non chiudiamo la fase di intervento nella struttura burocratica, che, anzi, questo contratto è soltanto una tappa che ci mettiamo alle spalle, che vogliamo portare avanti il disegno di rafforzamento della struttura della Regione con determinazione ed impegno.
Faremo tutto quanto sarà possibile, compatibilmente con l'incertezza esistente nel quadro nazionale, per mantenere questi impegni e per arrivare alla fine della corrente legislatura con una proposta al Consiglio di riorganizzazione dell'Ente; sarà un'occasione di confronto nella quale tutti daranno il loro contributo per rafforzare la struttura burocratica regionale, elemento portatore della funzione istituzionale dell'Ente.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 465 relativo al personale regionale. La discussione generale si era conclusa con la replica dell'Assessore Brizio.
Passiamo pertanto all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dal Consigliere Avondo: alla quarta riga, comma primo, sostituire "può predisporre" con "predispone".
Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma secondo, le parole "avranno in linea di massima riferimento alle seguenti attività" sono sostituite dalle parole "interessano, in special modo, le seguenti attività".
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Si tratta di un emendamento che la Giunta accoglie sulla base della discussione svolta in Commissione. Chiedo però all'Assessore Brizio di accogliere anche la nostra proposta di modifica al primo comma, laddove si dice che "la Giunta può predisporre, sentite le OO.SS., ecc." nel senso di scrivere "predispone", in quanto si tratta di progetti finalizzati. Poich questa modifica nella sostanza viene proposta al seconda comma, noi chiediamo di ribadire questa volontà.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Non abbiamo alcuna difficoltà ad accogliere la proposta testé avanzata.



AVONDO Giampiero

Capisco che si è lavorato maggiormente sul secondo comma che è quello più descrittivo; nel caso del primo comma si tratterebbe, eliminando il termine "può", di dare più pregnanza alla volontà che l'Amministrazione mette in atto.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

D'accordo, faccio pertanto mia la proposta di emendamento al primo comma, quarta riga, dell'art. 3, illustrata dal Consigliere Avondo: sostituire le parole "può predisporre" con la parola "predispone".



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'emendamento al secondo comma di cui ho già dato lettura, proposto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: all'art. 5 viene aggiunto il seguente comma 17: "17. La lettera b) del primo comma dell'art. 13 della L.R. 17/12/1979, n.
74 è sostituita dalla seguente: b) età non inferiore agli anni 18 e non superiore ai 40. Per i candidati appartenenti a categorie per le quali leggi speciali prevedono deroghe, il limite massimo non può superare, anche in caso di cumulo di benefici, i quarantacinque anni di età".
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Vorrei che l'Assessore Brizio motivasse questo emendamento nel senso che si tratta di un nuovo comma in aggiunta all'art. 5.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Si tratta di un comma che rappresenta un adeguamento ad una norma di legge.



AVONDO Giampiero

E' addirittura pleonastico.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Sì, ma si tratta del recepimento di una norma di legge, riteniamo quindi utile inserire questo nuovo comma all'art. 5 in quanto adegua la norma regionale a quella nazionale. E' l'ulteriore riscrittura di una norma che riteniamo utile per evitare equivoci.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma ventunesimo dell'art. 6, dopo le parole "Enti stessi", si aggiungono le parole "può essere disposto anche a tempo parziale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: l'art. 7 è soppresso e sostituito dal seguente: "1. La Regione, nell'intento di attivare misure e meccanismi che consentano una reale parità tra uomini e donne all'interno dell'Amministrazione individua, in sede di contrattazione decentrata, gli interventi che concretizzino vere e proprie azioni positive a favore delle lavoratrici anche attraverso iniziative di studio, ricerca e divulgazione.
2. A tal fine la Giunta regionale istituisce un apposito Comitato per la parità composto da rappresentanti dell'amministrazione e delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, con le finalità di proporre agli organi istituzionali piani di intervento finalizzati a creare effettive condizioni di pari opportunità. Il Comitato relaziona, almeno una volta all'anno, sulle condizioni oggettive in cui si trovano le lavoratrici rispetto alle attribuzioni, alle mansioni, alla partecipazione ai corsi di aggiornamento, ai nuovi ingressi.
3. Il Comitato di cui al comma secondo opererà in stretto collegamento con la Commissione per le pari opportunità istituita con L.R. 12/11/1986, n.
46".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma quarto, dopo le parole "da approvarsi dalla Giunta regionale", si aggiungono le parole: "che provvede, per quanto riguarda i programmi e progetti-obiettivo predisposti dalle strutture del Consiglio regionale, in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 8 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma terzo, dopo le parole "dalla Giunta regionale", sono aggiunte le seguenti parole "sentito, per quanto riguarda le specifiche esigenze del Consiglio regionale, l'Ufficio di Presidenza dello stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 11 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma sesto, dopo le parole "tenendo presenti i criteri indicati nel comma ottavo dell'art. 11", si aggiungono le seguenti parole "sentito per quanto riguarda le specifiche esigenze del Consiglio regionale l'Ufficio di Presidenza dello stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: il comma secondo è soppresso e sostituito dal seguente: "I permessi previsti dal presente articolo sono usufruiti sulla base dei criteri e con le modalità previste dall'art. 3 della legge regionale di recepimento dell'accordo intercompartimentale di cui all'art. 12 della legge 29/3/1983, n. 93 relativo al triennio 1988/1990 riapprovata dal Consiglio regionale in data 6/4/1989".
il comma terzo è soppresso.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

La non partecipazione alla riunione della Commissione mi pone in difficoltà. Non riesco a capire a cosa corrisponde questa modifica rispetto al testo scritto. Chiedo all'Assessore Brizio di illustrare l'emendamento.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Questo testo è in conformità all'accordo intercompartimentale: avendo modificato il testo dell'accordo intercompartimentale è necessario modificare anche questo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 19 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

L'art. 24 attiene all'informazione. L'osservazione riguarda l'ottavo comma dell'articolo laddove si dice "attraverso gli accordi decentrati previsti dal precedente art. 22, saranno definite le modalità e i tempi dell'informazione". Vorrei richiamare il Consiglio regionale e la Giunta ad un'osservazione che avevamo già svolto in Commissione che si riferiva alla formulazione contenuta nell'art. 4 della legge n. 40/84: "Nel rispetto delle competenze proprie degli organi istituzionali e al fine di ricercare ogni contributo di partecipazione al miglioramento e all'efficienza dei servizi, la Regione garantisce una costante e tempestiva informazione alle Organizzazioni sindacali sugli atti e sui provvedimenti che riguardano il personale, l'organizzazione del lavoro e il funzionamento dei servizi nonché i programmi e gli investimenti della Regione". L'ultimo comma dell'articolo recita: "Per le finalità di cui al primo comma si svolgono inoltre periodiche conferenze di servizio".
In Commissione si è detto che l'art. 24 non sostituisce l'art. 4 della legge n. 40/84, però credo che quella formulazione (ripropongo ciò che avevamo proposto in Commissione, che non abbiamo formalizzato in termini di emendamento avendo concordato che la Giunta avrebbe valutato gli emendamenti da accogliere), per quanto attiene all'aspetto dell'informazione, sia più pregnante.
Nello specifico, credo che l'ottavo comma dell'art. 24 sia da cassare in quanto rimanendo in vita l'art. 4 della legge n. 40/84 sono già previste le periodiche conferenze di servizio. Non capiamo pertanto perché debbano essere definite le modalità e i tempi dell'informazione con atti successivi. Secondo noi l'ottavo comma dovrebbe essere cancellato.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Non abbiamo proposto l'emendamento perché le conferenze di servizio previste dalla legge n. 40/84 riguardano l'interno della struttura, mentre l'ottavo comma è indirizzato all'informazione nei confronti delle Organizzazioni sindacali. L'abbiamo valutato con i nostri organi tecnici i quali hanno dato questa interpretazione. Per questa sola ragione non abbiamo accolto l'emendamento.



AVONDO Giampiero

Per la ragione espressa dall'Assessore Brizio, il nostro voto all'art.
24 sarà contrario.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 24.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 26 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 32 è approvato.
ART. 33 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 33 è approvato.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 34 è approvato.
ART. 35 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 35 è approvato.
ART. 36 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: all'art. 36 viene aggiunto il seguente comma secondo: "2. Per i dirigenti assegnati al Consiglio regionale, i provvedimenti di mobilità sono adottati, in conformità a quanto disposto al comma primo dalla Giunta regionale tenuto conto delle proposte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 36 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 36 è approvato.
ART. 37 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: il comma primo dell'art. 37 è soppresso e sostituito dal seguente: "1. I dirigenti sono responsabili dell'espletamento delle funzioni loro attribuite dalla L.R. 40/84 e L.R. 42/86, del perseguimento e del raggiungimento degli obiettivi, in termini di qualità, quantità e tempestività, nonché del buon andamento e della imparziabilità dell'azione delle strutture o delle attività cui sono preposti" dopo il comma primo viene aggiunto il seguente comma secondo: "2. In particolare sono responsabili: dell'osservanza delle direttive generali e dei programmi di massima formulati dagli organi competenti delle disposizioni da loro impartite del conseguimento dei risultati dell'azione della struttura o dell'attività cui sono preposti in termine di rapporto tra risultati proposti e risultati raggiunti, anche sotto l'aspetto dell'adeguatezza del grado di soddisfacimento dell'interesse pubblico, inerenti al settore affidato dell'elaborazione ed attuazione dei piani operativi" conseguentemente i commi successivi del medesimo articolo assumono la numerazione dal 3 al 7 dopo il comma settimo vengono aggiunti i commi seguenti: "8. Resta ferma per la dirigenza la responsabilità penale, civile amministrativa, contabile e disciplinare prevista per l'impiego pubblico.
9. L'esercizio della funzione dirigenziale comporta un impegno a tempo pieno e la disponibilità alla prestazione di orari di lavoro corrispondenti alle esigenze dei compiti da assolvere anche in rapporto al funzionamento degli organi regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 37 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 37 è approvato.
ART. 38 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 38 è approvato.
ART. 39 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 39 è approvato.
ART. 40 Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

L'art. 40 tratta delle strutture flessibili per l'attuazione di progetti.
Per incarico dell'Ufficio di Presidenza, nella sede della I Commissione ho posto una serie di emendamenti (che la Giunta ha accolto), uno dei quali era relativo a questo articolo. La risposta che ci è stata data dall'Assessore e dai suoi funzionari era che questo articolo "non è nient'altro che la riconferma dell'applicazione dell'art. 23, comma terzo della L.R. n. 42/86".
Io ho fatto rilevare (non vorrei modificare l'articolo, ma chiedo una risposta dell'Assessore) che già l'applicazione dell'art. 23, comma terzo della L. R. n. 42/86 sulla questione delle unità flessibili temporanee per progetti nell'ambito del Consiglio aveva creato il seguente problema: eventuali gruppi di lavoro o unità flessibili temporanei, da costituirsi per esigenze esclusive del Consiglio, devono necessariamente fare tutta la trafila che stabilisce l'art. 23 (proposta deliberazione della Giunta, e così via), oppure no? Può capitare infatti che una nostra Commissione senta la necessità, di fronte ad un problema, di istituire una unità flessibile per approfondire il problema; unità flessibile che si costituisce soltanto con il personale del Consiglio regionale, perché è questione specifica di esigenza del Consiglio. Seguendo tutta la trafila si prolungano i tempi decisionali. Io non voglio togliere alcun potere alla Giunta né voglio mettere in discussione il fatto che il personale sia un corpo organico unico che è diretto dall'Assessorato, però una questione di funzionalità in questo caso può sorgere.
Mi è stato risposto che potrebbe essere obbligatoria la deliberazione di Giunta qualora si trattasse di una nona qualifica-esperto che non ha lo stesso riconoscimento finanziario della nona qualifica-responsabile di servizio, per cui nel momento in cui le viene assegnata la responsabilità specifica di dirigere una unità flessibile ha diritto all'indennità per quel periodo. Non possiamo deciderlo noi perché non è il Consiglio che paga il funzionario e questo lo capisco; chiedo però all'Assessore l'impegno che, nel momento in cui si presenterà questa necessità, gli atti e i tempi burocratici siano ristretti al massimo, cioè il parere della Giunta deve essere quasi una cosa automatica rispetto alla proposta del Consiglio altrimenti si aggiungono ulteriori difficoltà al funzionamento della macchina.
Se l'Assessore dà, non a me, ma all'Ufficio di Presidenza, queste garanzie non proporremo alcun emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Posso dare senz'altro queste garanzie perché abbiamo approfondito l'argomento. Abbiamo anche valutato la possibilità di un emendamento, ma la legislazione regionale prevede il ruolo unico.
Non è quindi possibile accogliere in proposito l'emendamento.
Sul terreno operativo c'è l'intendimento di rispondere immediatamente adeguandosi a queste richieste. Ne parleremo nell'incontro previsto con l'Ufficio di Presidenza, anche per le questioni arretrate aperte, in modo da produrre un confronto rapido ed immediato e non un accantonamento di proposte che non è chiarificatore e non è utile ad alcuno.



GUASSO Nazzareno

La saggezza dell'Assessore ci porta ad astenerci sull'articolo, almeno per quanto riguarda la parte politica.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 40.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 40 è approvato.
ART. 41 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma sesto, le parole "le restanti ore saranno utilizzate" sono sostituite dalle parole "le restanti ore devono essere utilizzate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 41 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 41 è approvato.
ART. 42 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 42 è approvato.
ART. 43 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 43 è approvato.
ART. 44 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 44 è approvato.
ART. 45 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 45 è approvato.
ART. 46 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 46 è approvato.
ART. 47 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 47 è approvato.
ART. 48 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 48 è approvato.
ART. 49 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 49 è approvato.
ART. 50 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 50 è approvato.
ART. 51 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 51 è approvato.
ART. 52 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 52 è approvato.
ART. 53 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma primo, dopo le parole "la Giunta regionale", vengono aggiunte le seguenti parole "tenuto conto, per quanto riguarda le specifiche esigenze del Consiglio regionale, delle proposte dell'Ufficio di Presidenza dello stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 53 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 53 è approvato.
ART. 54 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 54 è approvato.
ART. 55 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 55 è approvato.
ART. 56 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 56 è approvato.
ART. 57 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al comma terzo, la locuzione "previsti dall'art. 8, comma terzo della L.R. n. 60/87" è sostituita dalla seguente: "comunque disponibili alla data prevista dall'art. 8, comma terzo, della L.R. n. 60/87".
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Chiedo all'Assessore di illustrare l'emendamento, perché essendo di carattere tecnico è di difficile comprensione.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Questo emendamento è di carattere tecnico: riguarda la seconda qualifica dirigenziale e tende a dare un'interpretazione più chiara e più lata alla validità della scadenza del primo anno per il concorso interno.
Attraverso questa norma si tende a considerare per la scadenza del primo anno i posti disponibili, come dice la legge, chiarendo che i posti disponibili sono quelli per i quali non c'è stata l'uscita puntuale, ma anche la sola dimissione data in quell'arco di tempo. E' un'interpretazione che può allargare il concorso interno dalla prima alla seconda qualifica dirigenziale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 8 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 57 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri.
L'art. 57 è approvato.
ART. 58 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 58 è approvato.
ART. 59 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 59 è approvato.
ART. 60 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 60 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Riconfermiamo l'insoddisfazione di fondo che ci ha reso critici rispetto a questo disegno di legge e che permane malgrado lo sforzo compiuto da parte dell'Assessore Brizio e della Giunta regionale di cogliere una serie di questioni sollevate da parte nostra e di altri colleghi nel corso della discussione in Commissione e malgrado gli emendamenti presentati dalla Giunta stessa al disegno di legge in esame.
Dobbiamo anche dire però che bisogna prendere atto di una situazione difficile che prescinde dall'analisi che oggi si è tesa a compiere, sia da parte del nostro Gruppo di opposizione sia di un altro Gruppo di opposizione in questo Consiglio regionale e dalla risposta che l'Assessore Brizio ha ritenuto di dare a noi in ordine ad una serie di osservazioni.
Questo dà il segno di quell'elemento di sfiducia che stamani abbiamo richiamato anche alla luce dei precedenti che il Consiglio regionale ha approvato. Proprio perché ci stiamo avviando alla fine della quarta legislatura della vita delle Regioni, dobbiamo essere consapevoli che un funzionamento efficiente della macchina regionale è condizione fondamentale come diceva giustamente il collega Guasso stamani - per iniziare davvero per porre le basi, per cimentarci con quel discorso di autoriforma che concordiamo tutti essere necessaria per questa istituzione. Così come si è sviluppata la discussione - certo, le spiegazioni e le contingenze possono essere sempre richiamate - comunque con questo livello di tensione o di attenzione, dimostra, se ce ne fosse bisogno, una difficoltà complessiva che l'istituto regionale ha nel far propria la consapevolezza del fatto che l'utilizzo al meglio della struttura regionale non è una condizione interdipendente, accessoria, a quel discorso più complessivo di autoriforma o di riforma che l'istituto regionale propone.
L'Assessore Brizio stamani, rispondendo nel merito delle questioni sollevate, ha teso a richiamare gli elementi di oggettività e di soggettività che hanno ritardato la messa in discussione e quindi l'approvazione di questo disegno di legge. Ha anche affermato, con molta onestà intellettuale, il fatto che siamo in una fase che non ci consente una vera riorganizzazione dell'Ente.
Noi crediamo, Assessore Brizio, che al pessimismo dell'intelligenza vada sostituito l'ottimismo della volontà!



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Questo c'è!



AVONDO Giampiero

Però bisogna essere in grado di tradurlo in termini concreti, nel senso che forse siamo in una fase che ha bisogno di porre mano ad una vera riorganizzazione della macchina regionale. Questa è la questione che noi poniamo con forza! A me pare che l'intervento puntuale, più di merito, che il collega Guasso ha sviluppato in quest'aula abbia dato spunti per una riflessione sulla quale forse sarebbe necessario avere modo, ancora nel corso di questa legislatura, di dare una risposta adeguata al livello che la vita della Regione Piemonte e delle Regioni in generale propone, non un livello qualsiasi pur di uscire, pur di dare una risposta ai problemi impellenti.
Occorre farsi carico delle questioni sollevate dal collega Guasso, avendo l'occhio, in termini progettuali e di capacità di inventiva, proiettato al futuro, a quello che noi vogliamo che questa Regione sia nella prossima legislatura e che avremmo voluto fosse già in quella che sta finendo, ma che purtroppo non siamo stati in grado di attuare.
L'Assessore Brizio ha detto che occasioni per un confronto più di merito ci saranno. Noi non siamo qui a dire che sfidiamo l'Assessore Brizio a consentirci questi confronti: saremo ancora qui, se queste occasioni ci verranno date, per fare fino in fondo la nostra parte.
Per queste considerazioni di carattere generale sul merito del disegno di legge malgrado le modifiche apportate in aula e sul clima in cui questa discussione si è collocata, non siamo in grado di andare al di là di un voto di astensione complessivo. Il voto di astensione è derivato non tanto da una contraddizione con i giudizi che abbiamo espresso, quanto ad un atto dovuto - qui sì davvero - ai dipendenti della Regione Piemonte. Questo è il significato che vogliamo dare al nostro voto di astensione, quindi non una lettura in termini politici, ma una lettura per quello che dev'essere, cioè il senso di responsabilità di un Gruppo di opposizione che pure ha detto quello che riteneva utile ed opportuno dire rispetto al disegno di legge in esame, ma che vuole da questo punto di vista farsi ancora una volta carico del senso di responsabilità che lo contraddistingue e non punire ulteriormente coloro che puniti lo sono stati già tanto in questa Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 391: "Norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera ed extra-alberghiera in occasione dei Mondiali di calcio 1990" e presentazione relative pregiudiziali di non passaggio all'esame degli articoli (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo ora l'esame del progetto di legge n. 391, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La discussione era stata avviata dalla relazione svolta dal Consigliere Ratti la scorsa seduta.
Comunico che sono pervenute all'Ufficio di Presidenza due pregiudiziali di non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge n. 391 presentate rispettivamente dal Gruppo MSI-DN e dal Gruppo PCI. Do lettura di tali documenti.
Pregiudiziale del Gruppo MSI-DN: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che i tempi tecnici necessari per l'attuazione delle previsioni normative del disegno di legge non consentiranno il raggiungimento dello scopo che il disegno di legge n. 391 si propone delibera il non passaggio all'esame dell'articolato".
Pregiudiziale del Gruppo PCI: "I sottoscritti Consiglieri regionali preso atto dei nuovi provvedimenti approvati in sede nazionale e locale relativi a misure urgenti e straordinarie per la realizzazione di strutture turistiche ricettive e tecnologiche per lo svolgimento dei campionati mondiali di calcio del 1990 e all'approvazione di specifici progetti da parte della Giunta municipale di Torino, pongono la questione pregiudiziale di non passaggio agli articoli per consentire un attento esame del quadro legislativo nazionale e propositivo sul piano locale nel quale il progetto di legge n. 391 si inserisce e dal quale trae le proprie ragioni".
A termini dell'art. 61 del Regolamento interno del Consiglio regionale è aperta la discussione su tali questioni pregiudiziali. Ricordo che pu parlare un oratore per ciascun Gruppo.
La parola al Consigliere Majorino che illustra il documento presentato dal Gruppo MSI-DN.



MAJORINO Gaetano

Le ragioni della presentazione della nostra proposta di non passaggio all'articolato risiedono in queste considerazioni.
Il disegno di legge è stato licenziato il 14/12/1988 in assenza, penso proprio non casuale, dei proponenti del Gruppo liberale e contrariamente alla prassi costante in materia è stato designato relatore un Consigliere precisamente il collega Ratti, che non era proponente del disegno di legge.
Penso che queste non siano circostanze casuali, ma siano stati dei segnali esterni del sostanziale dissenso tra le forze di maggioranza che si era manifestato nel corso delle numerose sedute di Commissione.
Un altro riscontro di questo dissenso è dato dal fatto che pur essendosi in più occasioni (in Commissione e ancora questa mattina nella riunione dei Capigruppo) messa in evidenza da parte della maggioranza l'urgenza di addivenire alla discussione in aula, il testo di legge licenziato il 14 dicembre è pervenuto in aula solamente oggi (per la verità era già pervenuto il 30 marzo, comunque in sostanza dopo quattro mesi).
Fatta questa premessa, va ricordato - mi avvicino alla ragione sostanziale della proposta di non passaggio all'esame dell'articolato - che lo scopo di questo disegno di legge (che è un disegno di legge a termine) è quello di far sì che si venga incontro alle esigenze ricettive alberghiere (come si legge nella relazione di maggioranza del Consigliere Ratti) in occasione dei Mondiali di calcio del 1990, al fine di addivenire con una procedura abbreviata a realizzare nuove strutture, recuperare immobili dismessi, ampliare o ristrutturare. Oggi è il 6 aprile e ipotizzando che il disegno di legge venga approvato entrerà in vigore il 15 maggio considerati i consueti tempi tecnici. In base all'art. 3, primo comma, del disegno di legge, il 15 maggio scatteranno i 60 giorni affinché gli interessati possano presentare le domande per le nuove strutture, le ristrutturazioni, il recupero od altro, arrivando così al 15 luglio. Il 15 luglio, i Comuni che riceveranno le domande avranno a loro volta 30 giorni di tempo per selezionarle (come recita l'art. 3, secondo comma); qualora il Comune ritenga suscettibile di accoglimento tutte o alcune domande le trasmetterà alla Regione, quindi arriviamo al 15 agosto, anzi oltre perch il provvedimento del Comune dovrà essere vagliato dal Co.Re.Co. Scorrendo velocemente tutti gli altri termini previsti dalla legge c'è la previsione che la Giunta regionale nei 30 giorni successivi esamini i progetti trasmessi dai vari Comuni e, qualora li accolga, emani un provvedimento in tal senso che dovrà essere prima inviato al Co.Re.Co., e successivamente trasmesso ai Comuni interessati, i quali entro 30 giorni dovranno emanare le concessioni edilizie inerenti.
Mi sono dilungato in questi dettagli apparentemente burocratici, ma che tali non sono perché si tratta dei termini della legge, per concludere che con una previsione ottimistica (in quanto i termini di regola non vengono rispettati, talvolta anche per ragioni meritevoli di considerazione) si pu prevedere che al 30 novembre, momento in cui i richiedenti avranno le concessioni edilizie (quelle concessioni che questa legge vuole privilegiare in quanto potranno venire concesse anche in difformità degli strumenti urbanistici vigenti) potrà essere iniziata l'opera di costruzione o di ristrutturazione, la quale dovrà essere terminata entro il 30 aprile.
Arrivando solo oggi il disegno di legge in aula, per motivi di dissenso di fondo della maggioranza (altrimenti non si spiegherebbe perché un disegno di legge ritenuto "urgente", licenziato in dicembre, pervenga in aula soltanto quattro mesi dopo), ci troviamo di fronte a termini che non potranno essere rispettati o comunque all'emanazione da parte della Regione, come ultimo soggetto, dell'autorizzazione a porre in essere queste opere per i Mondiali che non potranno fatalmente essere ultimate entro il 30 aprile, a meno che il richiedente sia nel contempo anche un potentato economico, il quale può non badare a spese nel richiedere le imprese costruttrici che forse da fine novembre al 30 aprile riusciranno a realizzare l'opera. Si tratta, quindi, di una legge che, se approvata, si dirigerà solamente a determinati soggetti, sarà una legge ad hoc. A parte questa considerazione, la legge è già di per sé (dato il momento in cui viene in aula ed il momento in cui entrerà in vigore) vanificata in partenza.
Quindi, la considerazione prevalentemente tecnica e di previsione dell'attuazione della legge ci suggerisce di non passare all'esame dell'articolato.
Concludo l'illustrazione non senza osservare che i numerosi emendamenti presentati dovrebbero in ogni caso e in subordine, ove non si accedesse alla nostra richiesta, suggerire ragionevolmente il ritorno in Commissione anche per le ragioni addotte dal Consigliere Chiezzi in merito all'opportunità di esaminare in Commissione, insieme ai corposi emendamenti, anche la deliberazione del Comune di Torino che, come comunicano oggi i quotidiani, avrebbe provveduto ad autorizzazioni ai sensi della legge Carraro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, proviamo a ragionare e cerchiamo di evitare di farci trascinare nel marasma nel quale sta lavorando l'Amministrazione comunale di Torino, marasma che mi pare aleggi in qualche forma di pressione che ha portato questa legge in discussione nel nostro Consiglio.
Non facciamoci e non fatevi, soprattutto voi colleghi della maggioranza, trascinare in una situazione che probabilmente è giunta al panico da parte di un'Amministrazione che comincia a guardarsi indietro e ad accorgersi che la prova che deve superare tra qualche mese, tra un anno forse non è tanto in grado di superarla in funzione di cosa ha fatto in questi quattro anni.
E' una situazione di panico nota a tutti, i giornali la riportano.
Perché vi dico "non facciamoci e non fatevi trascinare in questa logica"? Ragioniamo. Il primo ragionamento che vi propongo di fare, e che non ho risolto appieno, è il seguente: al di là delle polemiche e delle scelte discutibili del Comune di Torino, questa legge a cosa serve? Guardate, colleghi, che la risposta non è così semplice. Vorrei riuscire a ragionare sull'utilità e la funzione di questa legge, ma per farlo ho bisogno di due elementi concreti e un atto di disponibilità politica.
Prima di elencare gli elementi concreti, faccio una breve premessa.
Questa legge è stata assegnata alla II Commissione quasi un anno fa esattamente il 22/6/1988.
Diciamo quindi che siamo in una situazione in cui si è perso moltissimo tempo. Il collega Majorino ricordava che dall'approvazione da parte della Commissione ad oggi sono già passati quattro mesi. Questa legge si inquadra in un iter amministrativo molto lungo. Per taluni sembrava addirittura abbandonato. Il fatto che questa legge sia richiamata in occasione di un'agitazione da parte del Comune di Torino e di dichiarazioni "tante cose non sono state fatte, ma adesso gli alberghi li facciamo", mi preoccupa e mi fa chiedere, alla luce di due elementi nuovi (sono questi i fatti concreti che chiedevo), di rimettere a fuoco la posizione della Regione Piemonte e di capire perché questa legge viene fatta, se viene fatta, e quale logica ha.
I due fatti nuovi sono i seguenti: 1) Il "Sole 24 Ore" di ieri ha ripercorso la vicenda del decreto per i Mondiali, decreto reiterato due o tre volte sempre con modifiche sostanziali o meno. Adesso siamo in presenza di un nuovo decreto che reca la data del 31 marzo. Questo decreto non è però noto ai Consiglieri regionali, i quali hanno discusso e licenziato il progetto di legge prima di questo decreto che qualcosa ha innovato. Bisognerebbe rivedere questa legge alla luce dell'ultimo decreto, quello di qualche giorno fa, quindi ritengo di chiedere formalmente o informalmente di poter discutere e vedere questo decreto insieme ai colleghi prima di passare all'esame di questa legge.
2) Il secondo elemento concreto che chiedo di conoscere è relativo alla ragione di questa "rapida" discussione della legge, che deriva dal fatto che la Giunta municipale di Torino ha approvato una deliberazione, in relazione con il decreto dei Mondiali, che non è nota, ed è una deliberazione in base alla quale, leggo sui giornali, vi è una stretta correlazione con la legge che stiamo discutendo.
Chiedo anche, prima di passare alla discussione, di avere da parte degli uffici del Consiglio regionale o della Giunta regionale questa documentazione: la ritengo assolutamente necessaria perché tante volte scambiandoci anche i ruoli ci accusiamo vicendevolmente di processi alle intenzioni, di parlare per sentito dire, di scarsa documentazione sui fatti dei quali si discute. E' una cosa che deve sempre essere evitata, anche se poi ciascuno di noi non riesce a farlo sempre.
In questo caso, però, penso che le polemiche si potrebbero sviluppare appieno se solo potessimo discutere e anche dividerci duramente, ma su dati di fatto concreti. Questa legge ha per titolo "Provvedimenti urgenti finalizzati allo svolgimento dei campionati mondiali di calcio 1990".
Ci sono due provvedimenti, uno nazionale e uno locale del Comune di Torino, che hanno lo stesso oggetto: sono finalizzati entrambi alla predisposizione di atti e di misure volti a soddisfare le esigenze in vista dei Mondiali 1990. Questi due provvedimenti, uno nazionale, l'altro locale sono ignoti ai Consiglieri regionali, non sono stati esaminati dalla Commissione competente; chiedo che questa documentazione venga fornita ai Consiglieri regionali.
Al di là della questione pregiudiziale che abbiamo presentato o dell'ordine del giorno di rinvio, la richiesta politica sulla quale chiedo di ragionare, al di là della forma della richiesta, è quella di una Commissione nella quale i due provvedimenti vengano analizzati per capire a cosa serve questa legge, perché a questo punto io non so più bene se serve o se non serve. Non so neppure bene, non conoscendo la deliberazione del Comune di Torino, se le decisioni del Comune di Torino siano del tutto indifferenti dall'approvazione di questa legge. Ho l'impressione che da parte del Comune di Torino ci sia una certa pressione verso l'Amministrazione regionale affinché non ostacoli quella che potrà magari essere una delle poche realizzazioni della Giunta di Torino; penso che se fosse chiarissimo questo elemento si disattiverebbe anche un legame particolarmente pernicioso per questa Giunta di farsi coinvolgere in una vicenda torinese che, per sentito dire, quindi lo dico, ma sottolineo che è per sentito dire, mi sembra abbia grossi livelli di illegittimità. Non vorrei in quest'aula mettermi a parlare di articoli di giornale in base ai quali mi pare di intravedere gravissime irregolarità di deliberazione da parte del Comune di Torino. Sarebbe molto meglio sedersi attorno a un tavolo, esaminare questa deliberazione, forse con l'aiuto dei tecnici di legislazione e di urbanistica che ci aiutino e confortino poi nella formazione della nostra opinione e tornare in Consiglio discutendo a carte scoperte su questa legge, la quale non mi pare comunque, da quello che ho letto, che sia ostativa ad alcun iter, legittimo o meno che sia, da parte della Giunta municipale che riguardi i finanziamenti di opere di interesse pubblico, ivi comprese le opere per la ricettività e l'accoglienza in occasione dei Mondiali di calcio 1990.
Questo è il senso politico di una richiesta che formalmente ho formulato come questione pregiudiziale di non passaggio ai voti e dal punto di vista politico sostanziale è una richiesta alla maggioranza di andare rapidamente ad un esame in Commissione dei due documenti che mancano.
Questa è la cortesia che chiedo ai colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Negli interventi dei colleghi richiedenti di non passaggio ai voti c'è una sorta di contraddizione interna che deve essere evidenziata. Sia nell'intervento di Majorino che in quello di Chiezzi si dice sostanzialmente di non perdere tempo oggi, 6 aprile 1989, su una legge che essendo finalizzata ai Mondiali di calcio del 1990 e prevedendo un termine di vigenza al 30 aprile 1990, non potrà essere applicata. Questa è la prima obiezione che si fa; con la seconda, che è una richiesta e non un'obiezione, si dice che è opportuno rivederla meglio in Commissione (Majorino) oppure acquisire ulteriori documenti (Chiezzi) e rivederla in un momento diverso. Un momento diverso che non può essere come quello del noto film "Ritorno al futuro", cioè tre mesi fa, ma è tra una settimana quindici giorni o un mese. Quindi in un momento ancor più ritardato di quello di oggi per esaminare una legge che, a detta degli stessi richiedenti, sarebbe inutile "già oggi".
Quando si fanno le richieste, è vero che in politica come in amore tutto è ammesso e tutto è possibile, però è anche legittimo, da parte di chi contrasta certe posizioni, far rilevare le contraddizioni che ci sono negli interventi non per amor di polemica, ma per sottolineare il fatto che gli interventi sono finalizzati allo scopo non dichiarato, ma legittimo, di contrastare un provvedimento legislativo attraverso strumenti che non sono la discussione nel merito di quel provvedimento legislativo. Questo è da tener presente come premessa a seguito delle obiezioni.
Un altro aspetto da sottolineare è il seguente: si è sussurrato a mezza bocca da parte del collega Chiezzi, a tutte lettere da parte del collega Majorino, che questa sarebbe una legge che porta un nome e cognome e che è finalizzata non ad un interesse complessivo di una pluralità di possibili utenti, come dovrebbero essere tutte le leggi, ma ad uno specifico o a pochi specifici interventi. Ricordo ai colleghi che questa proposta di legge, che ho presentato in un testo originario migliorato e modificato dalle Commissioni competenti, è stata da noi presentata oltre un anno fa quindi in tempi non sospetti, e se le Commissioni e il Consiglio avessero fatto il loro dovere di esaminarla, di approvarla o respingerla in tempi dovuti sarebbe entrata in vigore certamente in un momento più tempestivo di oggi. Per questo avrebbe fugato ogni sospetto. Mi pare strano che proprio coloro che legittimamente, perché avversavano il contenuto di questa legge hanno ritardato l'iter di approvazione oggi vengano a dire che coloro che la approvano, essendo arrivati in "articulo mortis", sarebbero responsabili di aver presentato una legge proprio per i tempi di approvazione finalizzata ad uno o a pochi interventi. Anche questa mi sembra una contraddizione che non è più polemico-lessicale, ma oggettiva. I provvedimenti, fortunatamente, portano delle date e queste date ci sono sulla presentazione della proposta di legge e sull'esame da parte della Commissione che, per quanto abbia dedicato molto tempo ed attenzione per valutare questo provvedimento, l'ha licenziata non "ieri", ma nel dicembre 1988.
Questo era opportuno dire perché non ci fossero scheletri chiusi da qualche parte che potessero comparire in quest'aula, perché voglio essere molto chiaro e preciso e non amo che situazioni non derivanti dai dati di merito, ma dalle circostanze di lentezza burocratica di esame e di approvazione dei provvedimenti legislativi, possano essere strumentalizzate e mal interpretate.
Entrando nel merito del provvedimento, Consiglieri Majorino e Chiezzi non so se sia inutile questa legge. Se è inutile servirà almeno a chiarire nel merito le posizioni rispetto ad un certo tipo di intervento, perché se questa legge sarà inutile credo che il Consiglio regionale a breve dovrà prendere in esame altri provvedimenti, perché non credo che "anche" in tema di alberghi debba vincere ancora una volta il "partito del non fare".
Allora chiariamoci nel merito! Abbiamo fatto tante discussioni su comunicazioni, su temi di ordine generale che non avevano per oggetto provvedimenti legislativi, facciamone ancora una che ha per oggetto un provvedimento legislativo che forse - non lo so - non servirà, ma quanto meno servirà a chiarire le posizioni dei singoli e dei Gruppi.
Il Consigliere Chiezzi dice "ci sono due provvedimenti che non conosciamo: il decreto sui Mondiali di calcio e la deliberazione della Giunta comunale". A me non pare, a meno che non siano intervenute modifiche che io non ho colto, che questo provvedimento sia collegato al decreto nazionale sui Mondiali o alla deliberazione della Giunta comunale. E' collegato all'avvenimento dei Mondiali, tant'è che quando il provvedimento è stato presentato non c'era in allora il decreto sui Mondiali e tanto meno c'era la deliberazione del Comune di Torino che è di pochi giorni fa.
Eppure è stato presentato perché aveva un suo scopo, un suo fine autonomo mirato e indirizzato a ottenere (speriamo che sia ancora possibile) un certo risultato.
In conclusione mi sembra che le argomentazioni poste abbiano da un lato uno scopo diverso da quello dichiarato, cioè lamentando l'estremo ritardo con cui questo provvedimento arriva in aula tendono a provocare un ulteriore ritardo nell'esame e nella discussione, dall'altro fanno riferimento a provvedimenti non conosciuti di cui si chiede alla Regione di fornire documentazione. Non essendo provvedimenti della Regione, non capisco come questa possa fornire la documentazione o reperirla meglio di quanto possano fare i singoli Consiglieri attraverso i propri Gruppi. Sono provvedimenti che non hanno una connessione formale e funzionale con il provvedimento in discussione. Il dato conoscitivo può essere importante può essere un fatto culturale, può essere un fatto di eventuali, possibili implicazioni a riferimenti ulteriori, ma non c'è un vincolo diretto che ci costringa a considerare i vari provvedimenti nello loro contestualità.
Ritengo pertanto che la richiesta presentata dai Consiglieri Majorino e Chiezzi, con due provvedimenti differenziati, non possa essere accolta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per collocarmi nell'ambito della dichiarazione di voto, così come è stato fatto dal Consigliere Santoni a nome dell'intera maggioranza.
E' una dichiarazione di voto sulla pregiudiziale che abbiamo proposto e che anche un altro Gruppo ha proposto circa il non passaggio agli articoli di questo progetto di legge.
Voglio subito dire al Consigliere Santoni, con la cortesia che merita e la fermezza che gli è dovuta, che noi non vogliamo nasconderci dietro a nessun dito: essendo fieramente contrari a questa legge, abbiamo cercato di ritardarla il più possibile perché ritenevamo e riteniamo tuttora che questo provvedimento sia più dannoso che utile. Questa è una dichiarazione chiara del nostro comportamento perché non sempre si possono - Consigliere Santoni richiamare le condizioni dei tornei dei cavalieri antichi; quei tornei si svolgevano in condizioni (da quello che ci hanno tramandato le cronache) assolutamente paritarie, talché l'uso nella lotta dei vari mezzi fossero essi la mazza, la lancia o la spada, era garantito da arbitri, e in genere il premio era di poco valore materiale, ma di alto valore simbolico.
La richiesta fatta in sede di Capogruppo dal Consigliere Carletto a nome della DC che questo provvedimento giungesse in aula così da chiarire le ragioni favorevoli o contrarie e quindi non si addivenisse ad un ritardo tale da impedirne la discussione, ha in sé un nucleo - oserei dire ontologico valido rispetto al paragone che ho fatto, ma non tiene conto della situazione di questi quattro anni. Se si arriva al confronto anche le buone ragioni che talvolta (non so se sempre, ma certo talvolta e in questo caso ne siamo molto convinti) vengono portate da altri Gruppi trovano una maggioranza che, a differenza del torneo paritario che richiamavo, fa valere leggi di forza e non leggi di ragione.
Per questo motivo abbiamo volutamente cercato di ritardarlo e di non farlo approvare. Mentre noi ci siamo comportati così abbiamo trovato - non ci ha fatto dispiacere e non ci è parso un gioco alle spalle di qualcuno molte e fondate perplessità nella stessa maggioranza. Anzi, se vogliamo dirla chiara, visto come sono andate le altre cose in Consiglio regionale la ragione principale dei ritardi è stata, insieme alla nostra chiara volontà di non approvare questa legge, che abbiamo dichiarato, una profonda divisione nella maggioranza alla quale non do tanto un peso strumentale quanto un peso più nobile, di convinzioni, cioè che mettere mano, in occasione sia pure dei Mondiali di calcio, ad una lesione profonda dell'ordinamento urbanistico, una partita da giocare al buio in presenza di qualsiasi tipo di iniziative, ha fatto sì che la maggioranza abbia tardato e abbia dovuto subire: non a caso oggi l'urgenza viene riproposta nel momento in cui, vedi caso, il torinocentrismo imperante nella piccola bacinella politica che stiamo diventando tutti ci spinge a doverla fare.
Nella maggioranza c'erano molte perplessità che, devo darne atto avevano persino portato, nella stesura della legge, a modifiche migliorative del primo testo, ma non al punto da giustificare questo provvedimento, non la teorica possibilità di un provvedimento. Abbiamo cercato di sostenere le nostre buone ragioni di contrarietà e quindi abbiamo lavorato prima di tutto per il ritardo, e in secondo luogo per la modifica, con due ragioni di fondo.
La prima è l'aggancio puntuale al decreto, perché un'altra cosa che va sfatata è che il Mondiale sia un valore in sé, è un avvenimento che si concreta in soldi dello Stato, i quali vanno usati al meglio e, in questo senso quindi, l'aggancio alla norma o al provvedimento che prevede l'erogazione dei fondi è una delle condizioni essenziali per agire amministrativamente o legislativamente su scala locale.
La seconda ragione è che continuiamo ad avere forti preoccupazioni soprattutto perché essendo passato il tempo si sarebbe potuto fare le cose che non si sono fatte.
In un documento che presentammo in Commissione e che non trovò, per la verità da parte di alcuni Commissari - non voglio fare divisioni strumentali, registro le cose come stanno e voi lo sapete - la contrarietà a priori, dicevamo sì ad una manovra che facilitasse, anche in deroga, le ristrutturazioni e gli ampliamenti, ma per i nuovi insediamenti, visto che la misura tra mercato esistente e futuro va tenuta, chiedevamo che si facesse un programma. Quel programma può anche entrare in deroga, ma solo dopo aver definito che cosa si vuole e si deve fare.
La legge continua, sotto questo profilo, ad essere invece una legge al buio, sia pur corretta, sia pur meno pericolosa di quanto fosse all'inizio anche se non ho difficoltà a dire che lo stesso modo con cui il primo propositore la sostenne non apparve ai nostri occhi, e non l'accogliemmo così, con la stessa negativa valenza che aveva la legge milanese e i suoi effetti. Mi pare che persino nel proponente ci fossero, forse per le sue caratteristiche e la sua natura, dubbi di sistema e convinzione di dover fare qualcosa, ma anche non piena convinzione che questo fosse lo strumento migliore. Fra i motivi dei ritardi potremmo anche metterci la tendenza a ragionare e a non imporre da parte del proponente.
Ribadito che noi non vorremmo si approvasse questa legge, mi limito a sottolineare la necessità di un rinvio di 15 giorni per prendere visione di un decreto che io non conosco, ma che anche molti altri Consiglieri non conoscono, e della deliberazione del Comune di Torino che pare essere stata l'elemento propulsivo finale per arrivare a questa discussione. Ritengo sia un atto opportuno di sovranità e di autonomia della Regione e non il contrario, collega Santoni. Mi limito a dire questo perché la mia affermazione può valere come quella che è l'esatto contrario, che non c'è qui tanto la preoccupazione, anzi saremmo caso mai preoccupati del contrario, della cultura del non-fare. Continua a rimanere il dilemma: che cosa si fa? Fare bene o fare male? Che è una cosa radicalmente diversa dalla questione fare non-fare.
Richiamo questo dato perché anche in questi giorni abbiamo avuto notizie giornalistiche di iniziative politiche in cui il comune denominatore è contro l'immobilismo, il fare comunque. Io non sono assolutamente d'accordo su questo! Credo che il fare debba essere sempre da parte di una pubblica amministrazione, commisurato al che cosa, al come e al fare bene o al fare male.
Dico "fare male" perché questa legge ha avuto l'iter che ha avuto, ha avuto le difficoltà e le perplessità che ha avuto, e in questo nessuno mi convincerà che sia meglio Milano di Torino, a Milano infatti hanno fatto un grande danno. Qui il nostro ruolo, quanto dicevo dei proponenti, una diversificazione della maggioranza, fanno sì che non abbiamo quello che è successo a Milano. A Milano ci sono 17.000 stanze in più bloccate da un ricorso dove è chiaramente rinvenibile che il doping dei Mondiali non provoca nuova ricettività alberghiera, se non in casi marginali, ma provoca una manovra estesa sulle aree che va dichiarata come tale e non spacciata per una manovra di tipo ricettivo ed alberghiero. Non è successo qui, per varie circostanze, quello che è successo a Milano e nessuno mi convincerà in questo provincialismo di ritorno, che è sempre meglio Milano, perch questa volta è stata meglio Torino. Nessuno però mi può convincere che vada bene quello che c'è ora o comunque che sia in qualche modo sufficiente il quadro. Non è un caso che il Comune a cui penso, da tempo o comunque in occasione del decreto, abbia fatto presenti richieste di nuovi insediamenti, abbia assunto una deliberazione e che oggi si limiti, mi pare di capire, sostanzialmente a chiedere che la Regione vari una legge che pu risolvergli qualche questione.
Questo non è un modo corretto di agire, non è un modo che difende la nostra sovranità. Aggiungo che nuovi insediamenti alberghieri, ove necessari (probabilmente alcuni sono necessari, lo abbiamo detto), sia in Torino che fuori Torino, devono rispondere ad un criterio valido in tutti i settori di innovazione, aggiunta, rinnovamento, in raccordo però con quello che c'è già e con la domanda prevedibile e potenziale.
Questa legge è in grado di dominare questa situazione? Io credo di no credo anzi che questa legge, nonostante sia stata un po' cambiata, abbia in sé i due danni peggiori: essere una lesione al sistema tale da essere poco motivata, anzi non motivata, in rapporto sia pure all'evento che sta diventando talmente importante che se davvero verranno rinviate le elezioni per i Mondiali io credo che almeno un po' di gente che si sente di aver perso definitivamente la faccia ci sia. Se per i Mondiali, sia pure di calcio, ci faranno rinviare o anticipare le elezioni, credo che alcuni di noi la valigetta la prenderanno perché c'è un principio di gerarchia nell'organizzazione delle persone: lo Stato viene prima delle manifestazioni, lo Stato le favorisce, lo Stato non sta dietro all'andazzo delle manifestazioni. Questa era la prima questione.
La seconda, da inarrendevoli quali siamo, è che vorremmo conoscere, e magari poi anche operare delle norme di tipo derogatorio, e l'abbiamo anche individuato nel primo documento, i fabbisogni prevedibili di qui a dieci anni, anche di qui ai Mondiali, ma soprattutto per il futuro, talché queste iniziative possano sussistere e non essere mere speculazioni! Noi ci battiamo contro le speculazioni perché la rendita fondiaria è una delle forme più arretrate di meccanismo di accumulazione economica.
Inoltre, non devono essere arrecati danni al tessuto esistente, perch qualche principio di giustizia si pone pure. Il tessuto alberghiero esistente si è messo in piedi con le vecchie leggi e con le sue forze.
Nuove leggi drogate (il doping di cui ho detto) di finanziamenti in occasione dei Mondiali devono tenerne conto. Non dico che devono lasciare tutto fermo, ma devono tenerne conto, altrimenti qualche principio di giustizia, valore che sembra desueto, ma ancora assolutamente valido per noi, va riaffermato.
Allora chiediamo alla cortesia dei colleghi che su questa legge non hanno mostrato una chiusura e che oggi mi sembra vogliano chiudere - stavo per dire nel segreto dell'urna, ma in questo caso non c'è - nella coscienza di riflettere sull'opportunità di rinviare ad un'ulteriore istruttoria questo provvedimento prima di vararlo e di vararlo meglio di quanto oggi sia, che per noi non è accettabile.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la prima richiesta di non passaggio agli articoli presentata dal Gruppo MSI-DN.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 17 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione la pregiudiziale presentata dal Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 17 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
E' dunque aperta la discussione generale sul progetto di legge n. 391.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, l'appello al buon senso non ha dato i frutti che speravo e quindi le richieste di carattere politico non hanno avuto seguito per la chiusura da parte della maggioranza, anche se forse non c'erano coscienze del tutto aliene dall'accedere alla nostra richiesta. Questo mi porta a dichiarare una profonda insoddisfazione e qui passo al settore che meno mi piace, quello in cui la politica si intravede meno, relativo alle questioni di carattere amministrativo-istituzionale sulle quali poi non sono neppure esperto, ma che sollevo perché come Consigliere regionale mi sento menomato dal comportamento della maggioranza. Non so se questa menomazione abbia dei risvolti amministrativi e possa dar luogo a ricorsi però sono costretto a sollevarla perché quando si sono spese tutte le proposte politiche e si trova sordità nei comportamenti, più che nelle intenzioni, ad un Consigliere regionale non rimane che provare a portare altri elementi, per quel che servono.
Signor Presidente, (mi rivolgo anche a lei perché è a lei e ai suoi uffici che ho fatto una richiesta), io mi ritengo menomato ed impossibilitato a svolgere il mio lavoro di critica ed esame di una legge per il fatto che, come Consigliere regionale, non dispongo di due atti amministrativi strettamente connessi con questa legge, ovvero il decreto del Governo per l'aumento della ricettività alberghiera ed una deliberazione - stando a notizie di stampa - della Giunta comunale di Torino che si collega strettamente alla nostra legge. Non le leggerò gli articoli che parlano di queste cose, sono un cittadino della Regione Piemonte e di Torino, leggo i giornali, svolgo il ruolo di Consigliere regionale, dalla stampa vengo informato che c'è un nuovo provvedimento governativo per gli alberghi votato 4 giorni fa a Roma che contiene talune innovazioni che non conosco; vengo informato che la Giunta di Torino finalmente farà gli alberghi ("Sei nuovi alberghi per il Mondiale", "Corsie di emergenza per i nuovi alberghi"), ebbene io non conosco questi provvedimenti e in quest'aula si impone di discutere una legge che è collegata a questi provvedimenti.
La mia protesta che carattere ha? Io non sono ancora così al corrente dei meccanismi istituzionali per capire se ho delle possibilità di difesa di questi miei diritti; l'ho chiesto alla maggioranza, mi sono rivolto anche al Presidente del Consiglio, il voto di maggioranza risponde di no siamo in democrazia quindi accetto queste cose, ma mi sembra di patire un'ingiustizia, signor Presidente. Mi verrebbe voglia di dire che non avete il diritto di costringere un Consigliere regionale a discutere senza fornirgli i documenti che ha chiesto in modo non illegittimo. Rimango molto contrariato ed imbarazzato. Devo fare forse un ricorso al Commissario del Governo? Voglio sottolineare questo imbarazzo da parte mia nell'affrontare una discussione di questo genere: mi avete impedito di conoscere i documenti a sostegno di questa legge. Non so se saltare il banco o altro, ma non faccio nulla di tutto questo, mi lamento e protesto vivacemente. Questo però ha un'altra brutta conseguenza che io volevo evitare perché mi dispiace poi sentirmi dire che parlo sulla base di un'informazione avuta a voce o dalla stampa, di un fatto che mi sembra di capire leggendo certi articoli di giornale. A questo punto devo intraprendere una strada che volevo davvero evitare, perché dire fesserie non piace a nessuno, nemmeno al sottoscritto. Per evitare quindi di dire fesserie bisogna documentarsi sugli originali e sugli atti amministrativi cosa che io non posso fare, però si dice, si legge, si sente dire. Il "sentito dire" a mio giudizio è grave. Perché questa legge è stata spinta con questa rapidità dopo che era stata quasi dimenticata? Il Comune di Torino non ha combinato niente, è nei pasticci, ha un mucchio di problemi e non interpella mai la Regione Piemonte per tutte le sue scelte. Segnalo anche le responsabilità di questa Giunta, più volte da noi addebitate, di non attivarsi verso il Consiglio e la Giunta municipale torinesi. Il Comune di Torino, che non ha mai avuto questo rapporto con la Regione Piemonte quando prendeva delle decisioni che riteneva di poter prendere senza consultare l'organismo di programmazione regionale, adesso si è mosso e per cercare di far vedere alla città che qualcosa è capace di fare assume una deliberazione con la quale pare che decida di approvare dei progetti di alberghi su aree che il Piano regolatore aveva a suo tempo destinato a servizi. Pare che questa deliberazione sia stata presa in funzione del decreto del Governo, che non conosco, che prevedeva la possibilità da parte dei Comuni di applicare il quarto comma dell'art. 1 della legge del 1978 per realizzare opere connesse ai Mondiali. Mi risulta che la deliberazione della Giunta municipale decida di applicare il quarto comma dell'art. 1 della legge del 1978 per le aree "già" vincolate a servizi, con i vincoli decaduti per la decorrenza dei cinque anni. Se così è, a mio modo di vedere siamo nella illegittimità più assoluta, perché il vecchio decreto, non l'ultimo, ma quello sul quale avevamo discusso prima di approvare la legge in Commissione, aveva una logica che a me pare diversa da questa: ritenevo fosse quella di attivare e concedere finanziamenti a tutte le opere in regola con il PRG, con i vincoli ambientali, monumentali, architettonici e archeologici, e che concedesse la possibilità, quando si tratta di opere pubbliche, di applicare il quarto comma dell'art. 1 laddove si pu applicare e cioè su aree con vincoli validi. In pratica il decreto diceva non so se lo dice ancora adesso - che il Comune invece di realizzare su un'area destinata a servizi un'opera pubblica (ad esempio un asilo nido) poteva anche decidere in via breve di realizzare un'altra opera pubblica ad esempio un giardino. Quindi, da opera pubblica a opera pubblica, su area vincolata a servizi non è necessaria una variante: la logica è che non variano le previsioni di programmazione e di sviluppo di una città se un Comune, nell'ambito del patrimonio di aree individuate a servizi, in base ad un obiettivo di sviluppo equilibrato e civile della città, sostituisce un servizio con un altro servizio su aree a ciò destinate. Qui la situazione è diversa, perché parrebbe che su queste aree invece i vincoli a servizio siano decaduti. Se i vincoli a servizio sono decaduti...



SANTONI Fernando

Questo non c'era sul giornale!



CHIEZZI Giuseppe

L'ho detto prima che mi avete costretto a parlare in base a quello che ho letto e ho sentito.



SANTONI Fernando

L'ho detto per sottolineare che conosci bene la deliberazione.



CHIEZZI Giuseppe

Non giochiamo, Santoni, siamo leali! Ho ripetuto due volte di non voler parlare di queste questioni perché preferivo sedermi ad un tavolo e avere uno scritto davanti. Adesso leggo sui giornali che c'è l'art. 1...



SANTONI Fernando

La conosci bene quella deliberazione!



CHIEZZI Giuseppe

Non conosco bene la deliberazione, ma sul giornale c'è scritto che c'è l'applicazione dell'art. 1 e poi elenca anche gli indirizzi! Siccome ho avuto la ventura di conoscere il destino di certe aree di Torino (quello che avevano nel Piano Regolatore del 1959 e quello che era stato ipotizzato nel Progetto preliminare del 1980), quando vedo che una Giunta comunale applica un determinato articolo e il giornale dice che l'ha applicato su una certa area, se è vero quel che ho letto, io dico che ha applicato una norma a mio giudizio inapplicabile. Ad esempio, consideriamo quell'area della ex fabbrica Silo, lungo la Dora, già destinata a parcheggio più asilo nido, ridestinata dal Progetto preliminare ad edilizia scolastica ed impianto sportivo, adesso su quella piccola area di poche migliaia di metri quadrati leggo che, in base all'applicazione del quarto comma dell'art. 1 si edificherà un albergo a quattro o cinque stelle, capite perché dico queste cose. Vorrei poter continuare in questo discorso in termini di correttezza assoluta, parlo per quel che ho letto e sentito. Se è così siamo nella più completa illegittimità. Per queste aree c'è una prassi di comportamento regolata dalla Regione Piemonte e praticata dal Comune di Torino che prevede sulle stesse aree una restrizione degli interventi ammissibili con l'applicazione dell'art. 85 della legge urbanistica. In tutta la città le aree con vincoli decaduti sono soggette a gravissime restrizioni tranne alcune aree privilegiate: quelle che sulla base del decreto e con un'interpretazione illegittima della Giunta municipale torinese vedono i proprietari delle stesse aree autorizzati a valorizzarle con un albergo a cinque stelle. La cosa è grave, come ricordava prima il collega Bontempi. Ciò vuol dire veramente seguire una strada illegittima (spero ci siano dei ricorsi). Vorrei esaminare la deliberazione e quando l'avrò esaminata non so se come Consiglio regionale o come Comune si riuscirà a fare qualcosa. E' gravissimo, è incomprensibile tutto questo.
Su altre aree mi pare - collega Santoni - che uno di questi alberghi finisca addirittura su un piano particolareggiato.



SANTONI Fernando

Conosci bene quella deliberazione!



CHIEZZI Giuseppe

No, non la conosco bene perché se la conoscessi bene andrei ben oltre! Se me ne date una copia posso anche sospendere l'intervento e andarmene.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, non raccolga!



CHIEZZI Giuseppe

Io non raccolgo, ma altri non devono seminare! Pare che un intervento si svolga all'interno di un Piano particolareggiato. Se così fosse, sarebbe interessante capire se questo intervento di ricettività alberghiera rientrasse nel Piano particolareggiato o meno. Questi elementi sono gravi perché intanto non si capisce se questa decisione della Giunta municipale di Torino ha come ulteriore chiave per queste speculazioni edilizie la nostra legge o meno.
E' qui il punto che sottolineavo nel mio intervento precedente. Se la nostra legge serve a sancire l'operatività di quelle scelte, faccio un tipo di opposizione che tiene conto anche di questi effetti; se non ce l'ha faccio un altro tipo di intervento: forse la stessa maggioranza alla Regione Piemonte ha un altro tipo di scelte politiche rispetto alla Città di Torino e propone delle leggi che non hanno nulla a che vedere con le scelte torinesi. Se è così, si tratta di capire perché c'è tanta urgenza a discutere questa legge.
Parliamo di alberghi. Intanto va detto che di tutti gli alberghi programmati non se ne finirà uno solo, perché iniziando i lavori nel mese di agosto di quest'anno non c'è alcuna possibilità di terminarli per fine aprile o maggio 1990. Quindi, se la nostra legge serve a ciò, l'obiettivo non è raggiungibile, lo dice il buon senso e lo dice l'esperienza. Non ce la farà nessuno e tutti lo sappiamo. Forse con una buona impresa, con finanziamenti pronti, con scarsi problemi sull'area, si potranno fare piccoli ampliamenti o ristrutturazioni, semplici da eseguire.
Quindi: 1) gli alberghi non si faranno 2) gli alberghi verranno fatti contro le norme urbanistiche. I due perni del decreto del Governo sono che gli alberghi vengano terminati entro l'aprile 1990 e che vengano costruiti rispettando le norme urbanistiche.
Tra l'altro, non conosco la posizione delle forze politiche al Parlamento su questo decreto, ma su questo il decreto è chiaro: le opere devono essere finite e le norme urbanistiche devono essere rispettate. I comportamenti della Giunta municipale di Torino e alcuni aspetti di questa legge, ammesso che sia una legge che serve per fare gli alberghi nel 1990 (come è scritto nel titolo) contrastano con la legge nazionale. Mi risulta che una volta emanato un provvedimento di carattere nazionale, gli utilizzatori dello stesso di solito possono ulteriormente restringere le maglie del provvedimento e non mi risulta, per la mia esperienza, che si possano allargare. Se c'è una legge quadro di carattere nazionale e una delega per fare delle leggi specifiche a livello regionale, le leggi a livello regionale devono stare nell'ambito della legge nazionale, non possono valicarla.
Ci troviamo qui in una situazione in cui un decreto, vista l'urgenza e l'emergenza, assegna dei confini di intervento: finire per il 1990 e rispettare le norme urbanistiche; poi c'è una legge regionale (che si richiama sempre allo stesso obiettivo, i Mondiali di calcio del 1990, e sta dentro questo decreto) che amplia le maglie, implicitamente per quanto riguarda la fine dei lavori, ed esplicitamente per l'inosservanza delle norme urbanistiche. Il decreto del Ministro Carraro non faceva violare le norme urbanistiche.



PRESIDENTE

Consigliere, la invito ad avviarsi alle conclusioni, in quanto il tempo assegnatole è già stato superato.



CHIEZZI Giuseppe

Rimane solo più il tempo da rispettare! Mi tolga la parola e io smetto di parlare.



PRESIDENTE

Non le ho tolto la parola. Il Presidente di turno le aveva assegnato un tempo di quindici minuti che è stato largamente superato. Per questo motivo l'ho invitata a concludere.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, se mi consente in pochi minuti vorrei finire con il parlare degli alberghi. Il Gruppo PCI in Commissione ha sollevato questo problema; ci siamo anche interessati ed attivati per approfondire i problemi del settore e siamo consapevoli che occorrerebbe da parte della Regione Piemonte una politica verso i problemi del settore alberghiero; ne siamo convinti.
Politica che non c'è, non esiste: questo lo hanno detto tutti i rappresentanti delle Associazioni albergatori di varie tendenze. Non esiste una programmazione turistica, non esiste una politica verso il settore alberghiero, che ha dei problemi, sia a livello nazionale sia a livello regionale.
Se avete interesse, vi porto via qualche minuto dicendovi che mi sono informato e ho cercato di tirare delle considerazioni sulla base di qualche dato.
Intanto qual è la situazione nazionale all'interno della quale ogni Regione deve svolgere la propria politica? A livello nazionale il numero di presenze negli alberghi è passato da 165 milioni di presenze nel 1980 a 188 milioni di presenze nel 1988, con un incremento del 14%. A livello nazionale c'è un numero di posti letto pari a 1.600.000, di questi circa la metà è in alberghi a una stella.
C'è una grossa carenza e dequalificazione del sistema alberghiero italiano, al punto che sulla rivista "Costruire" di qualche mese fa si citava una indagine (indagine che viene svolta tutti gli anni da una giuria internazionale dell'Usa Institutional Investor) su come si sviluppa il settore alberghiero nei vari Paesi. Questo articolo sosteneva che l'Italia sta progressivamente dequalificando il proprio patrimonio alberghiero.
Il presidente della Federazione Albergatori, Colombo, la Federazione che aderisce alla Confcommercio, in occasione di questa corsa a costruire alberghi in vista dei Mondiali ha contestato questa linea di tendenza. Ha detto che i problemi nel settore alberghiero non sono quelli di costruire alberghi per i 15 giorni dei Mondiali (che è una scelta assolutamente antieconomica) e ha segnalato il fatto che in presenza di uno stock alberghiero così formato (un numero di stanze forse non piccolo, ma certo molto spezzettato, ed in parte molto dequalificato) una politica verso il settore alberghiero dovrebbe innanzitutto tendere alla qualificazione delle strutture esistenti, qualificazione sia dal punto di vista del prodotto edilizio che dei servizi offerti all'interno degli alberghi. Gli alberghi stanno in tutto il mondo cercando di offrire, oltre al dormire, anche altri servizi.
Occorre una politica alberghiera a livello nazionale che preveda delle incentivazioni al settore economico esistente, cioè una politica che parta da questa scelta di fondo, che poi è scelta di investimenti, di facilitazioni, di incentivazioni, di Piani regolatori che la sostengano e che dovrebbe essere la scelta politica prioritaria.
C'è il problema di mettere in rapporto i finanziamenti al settore con quelli di altri settori economici; il Presidente della FAIAT lamenta una grossa disparità di trattamento tra le sovvenzioni nel settore dell'industria, dell'agricoltura e altri settori rispetto a quelle del settore alberghiero. Si lamenta anche che in occasione di calamità altri settori vengano immediatamente premiati e quello alberghiero no.
Mi è venuta in mente la deliberazione della Giunta regionale con la quale si assegnava un miliardo per la calamità neve: questa deliberazione prevedeva dei contributi alle attività alberghiere? C'è qualcuno che mi sa rispondere? Assessore Vetrino: la deliberazione con la quale avete dato un miliardo di contributi per la calamità neve prevedeva anche contributi ad esercizi alberghieri o solo agli esercizi degli impianti a fune? Sarebbe importante sapere questo. Certo che se non lo fosse sarebbe grave. Avrebbe allora ragione chi pone, a livello anche nazionale, il problema che il settore alberghiero è lasciato privo di sostegno.
C'è poi un altro problema di fondo a livello nazionale, quello della collocazione del settore alberghiero che oggi è all'interno della Confcommercio. C'è un tentativo della Confindustria - ricordatevi queste parole perché poi nella deliberazione del Comune di Torino ci sono dei legami con quello che sta succedendo - che da tempo cerca di riportare sotto la propria influenza il settore alberghiero.
Si è svolto a Taormina - collega Ferrara il 10 maggio 1986 un convegno indetto dalla Confindustria dal titolo "Turismo per lo sviluppo". Mi rivolgo al collega Ferrara perché è un manager, lavora all'interno dell'industria, sostiene la legge sugli alberghi e io sto facendo un ragionamento sugli alberghi. Che la discussione di questa legge "inutile" sia almeno utile per fare un dibattito sugli alberghi! Cerco di portare modestissimi contributi, ho speso qualche ora a leggere certe cose, se interessa ai colleghi le racconto, in quanto il problema è delicato. La Confindustria in questo convegno ha posto chiaramente il problema: il settore alberghiero e del turismo deve assumere il ruolo che ha assunto il settore industriale negli anni passati soprattutto come capacità di impiego di manodopera. E c'è uno scontro tra la Confindustria e l'Associazione albergatori (che fa capo alla Confcommercio), perché la Confindustria critica la politica sia a livello governativo generale sia a livello settoriale. Siamo perciò in presenza di un delicato conflitto su "chi" deve dirigere la politica degli alberghi. Fino ad ora la politica a livello di associazione, quindi di "industria" privata ed "industria" alberghiera ha fatto capo al settore organizzato della Confcommercio. Ora c'è un altro settore organizzato, quello industriale, che vede nel settore turistico da un lato il settore che può rendere meno acuto sul piano sociale il problema delle espulsioni di manodopera dal settore industriale che avvengono in funzione di tanti fattori, non solo delle nuove tecnologie, e dall'altro come settore di investimenti che hanno un grosso ritorno di utile. Siamo qui in mezzo. Non penso che sia indifferente per il decisore politico conoscere questo livello di confronto tra gli attori sociali e decidere che ruolo vuole assumere, anzi il ruolo del decisore politico è proprio quello di conoscere questi problemi e decidere quindi come affrontarli.
La Confindustria in quel convegno ha detto che ci vogliono grandi progetti. La Confindustria in questo settore ha una capacità economica di intervento, in base anche ad una visione internazionale, di altissimo livello e decide di impegnarsi a suo modo in un Paese che ha bisogno di riqualificare la propria struttura alberghiera. Ora tutto questo preoccupa a livello nazionale, la categoria degli albergatori che ha costruito quei patrimoni di risorse, di capitali, di investimenti, di capacità organizzative che storicamente hanno formato l'ossatura alberghiera in Italia e che ora versano nello stato che ho descritto.
A livello locale in che situazione siamo? Rispetto ai parametri nazionali, Torino nel 1980 ha avuto 795.000 presenze, nel 1988 sono state 848.000, un incremento del 6% rispetto ad un incremento del 14% di carattere nazionale. Non sono un addetto ai lavori, ma osservo che non siamo tanto distanti da un trend che mi sembra comprensibile nel senso che la città di Torino storicamente ha un deficit di attrattiva turistica rispetto a molte altre città italiane, quindi questo dato verifica il fatto che l'incremento è inferiore a quello medio italiano. A partire da questa situazione si dovrebbero innestare i discorsi su come tendere ad uno sviluppo delle presenze. A Torino ci sono 11.800 posti letto, il 41% dei quali in alberghi ad una stella; da questo punto di vista possiamo dire che lo stock alberghiero a Torino ha livelli leggermente migliori dello stock medio a livello nazionale, cioè la percentuale di locande è inferiore di circa il 10%, però continua ad essere uno stock di tutto rilievo: il 41 del patrimonio. A Torino sia l'URAPAS sia l'AIAT sia l'Assoturismo hanno chiesto una programmazione del settore; chiedono di cominciare la riqualificazione a partire dalle strutture esistenti, quindi chiedono provvedimenti rivolti alla categoria. Hanno manifestato in tutte le sedi nazionale e locale, questa loro fortissima preoccupazione: che l'ingresso di attività economiche tese ad incrementare l'offerta alberghiera da parte di gruppi potenti, senza una politica rivolta alle strutture alberghiere esistenti, non farà altro che creare un'eccedenza di offerta, e se l'eccedenza di offerta è reale - cioè se si faranno gli alberghi e non dei complessi edilizi che saranno adibiti a qualcos'altro - sarà a danno delle attività esistenti che andranno fuori mercato ed entreranno in crisi. E questo va evitato.
Consideriamo le attività a tre e quattro stelle: a Torino ci sono circa 3.000 stanze di questa tipologia. Se la Giunta di Torino e la Regione Piemonte (se viene approvata questa legge) fanno in modo che si realizzino altre 1.000 stanze, che si collocheranno in quella fascia, vuol dire un incremento del 30% dell'offerta; ma la domanda è ferma, anzi negli ultimi due anni la domanda di occupazione di camere a tre o quattro stelle ha un trend negativo. Introdurre un'offerta del 30% in più vorrà dire che se questa offerta è più qualificata e più ricca di servizi andrà a svantaggio degli alberghi esistenti con grave crisi. Siamo quindi in presenza di una dilatazione dell'offerta senza una politica.
E qui c'è un altro nodo politico. Di fronte a questa situazione le forze politiche come si atteggiano? Nel congresso del PCI stiamo cercando di delineare i nostri programmi e di introdurre delle alternative alle proposte fin qui condotte; ciascuno di noi, settore per settore, si pone il problema dell'alternativa. Ora, perché nel settore degli alberghi deve essere pacifico che questo settore si deve ristrutturare a danno delle categorie economiche che oggi lo eserciscono? La legge del "vinca il più forte", del mercato libero in mano ai gruppi più forti che entrano ed eliminano chi c'è già ma è più debole, è una logica che deve essere assolutamente accettata? E' la terribile logica, ferrea, ma da accettare del capitalismo? Bisogna per forza andare dietro a queste tendenze o no? Io dico no. Dico che una città come Torino e la Regione Piemonte, in presenza di una disponibilità di stock alberghiero elevata, in presenza di categorie non "parassitarie" come gli esercenti di alberghi, dovrebbero proporre una politica di qualificazione dell'esistente, innanzitutto, poi certo di incremento, ma legato ad una seria politica del turismo. Non di un incremento legato alla volontà di valorizzare determinate aree o alla volontà di gruppi, di carattere multinazionale, che effettuano semplicemente un investimento al di là della situazione economica esistente. Le forze politiche devono fare questo discorso e partire da un legame non di tipo corporativo, perché non bisogna credere a tutto quello che dicono gli albergatori e se ci sono delle carenze vanno superate, ma vanno superate con un progetto. Allora il progetto esige che la Regione predisponga i programmi, ed esige che quando si fanno i nuovi alberghi (noi siamo per costruire i nuovi alberghi), si facciano in base a dei programmi urbanistici di sviluppo della città. Ci stupisce quindi che invece con la vostra legge, ed il Comune di Torino con le sue deliberazioni, si propongano alberghi contro la categoria, il che è abbastanza grave.
Intervenite contro la categoria, contro il Piano regolatore, contro la legge cui vi appellate relativa ai Mondiali 1990 e, aggiungo, anche contro i cittadini e la città, perché fare gli alberghi in aree che erano destinate a servizi vuol dire farli nei posti più sbagliati per l'ambiente urbano. Non mi sembra questo il modo di affrontare il problema, a danno degli attuali operatori economici, scegliendo semplicemente di sostenere i gruppi economici più forti. Uno di questi hotel fa capo a gruppi economici di grandissimo peso. Non si introduce in questo settore, con la scusa dell'urgenza, con un decreto male interpretato e violando il Piano regolatore, il 30% in più di stanze senza evitare dei danni e senza produrre da parte nostra una vigorosa opposizione.
Signor Presidente, rimando tutte le altre osservazioni che volevo fare alla discussione sugli emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consigliere Chiezzi mi ha detto adesso "ti ho aperto la strada", ma ne ha aperte talmente tante che francamente non ho capito quale sceglie. Guardando anche la poca attenzione, direi quasi zero, che ha quest'aula di fronte a questo argomento, bisogna restringere i propri argomenti e cercare di farsi capire: io non ho capito qual è la posizione del PCI, se non dire che questi alberghi non vanno bene, ma che cos'è che voi vorreste in cambio? E' un insieme di frasi, di cose altamente condivisibili, avete detto che bisogna accontentare la categoria degli albergatori, senza però bere quello che dicono loro; dite: "facciamo così", ma anche: "facciamo colà" per cui io francamente - Consigliere Chiezzi - non ho capito qual è la sua posizione o quella del suo Gruppo.
Non vorrei però entrare nello specifico e ritengo opportuno, per essere breve davvero, dare un contributo di osservazione che non nasce tanto dall'analisi specifica punto per punto della proposta di legge, ma da una osservazione perché altrimenti non ne verremo mai a capo.
Gli albergatori giustamente temono che, di fronte al calo del turismo che c'è in Piemonte o a Torino, la realizzazione di 6-8 alberghi possa creare una situazione di grave disagio economico. Questa è una preoccupazione che sicuramente c'è, e io la condivido in pieno.
D'altra parte non capisco nemmeno la posizione del Consigliere Chiezzi che ha deprecato questa soluzione che ha definito di tipo capitalistico; io la ritengo una soluzione del tutto di basso livello rispetto a quello che invece, ha bisogno questa Regione e questa città.
Ho letto i giornali e le ipotesi di costruire nuovi alberghi in Via Pianezza e in Via Chiesa della Salute (uno di 80 camera, l'altro di 65) sono soluzioni che da un lato giustamente sono criticate dagli albergatori attuali che vedono una sovrapposizione di strutture paragonabili a quelle già esistenti, con una domanda in calo anziché in salita, dall'altro questa città e questa Regione hanno bisogno di quello che nessuno dice realmente: l'intervento dei grandi gruppi multinazionali, capitalistici, che fanno gli investimenti per avere grandi profitti. Grandi profitti che porterebbero a Torino non dico 10, ma almeno 1, 2 o 3 grandissimi alberghi con 800/1.000 stanze e strutture tali per cui finalmente a Torino sia possibile ospitare grandi incontri e congressi! Oggi perché cala il turismo? Perché se un Partito vuole fare un congresso a Torino non può farlo dal momento che non ci sono le strutture alberghiere. Con 10 mila posti letto la recettività anche di buon livello a Torino è talmente bassa che nessuna grossa struttura organizzerà mai un congresso a Torino. E non è vero che li fanno solo a Venezia, a Firenze, a Palermo o a Roma, perché li fanno a Milano e io escludo che Milano sia una città dove un congresso di medici internazionali possa trovare cose più interessanti che non a Torino. Certo, Venezia è unica, ma chi organizza questi convegni, internazionali ed anche nazionali, guarda anche a delle finalità di lavoro produttivo che Torino potrebbe benissimo conciliare con l'immagine turistica poco sfruttata, ma con un livello invece ottimo di accoglienza. Questo non c'è oggi. Non c'è una struttura alberghiera perch ogni volta che si dice: "Si fa l'Hilton" o "si fa lo Sheraton", c'è una levata di scudi da parte di tutti ed ancora da parte del Consigliere Chiezzi oggi! Avete fatto un congresso in cui avete detto: "Siamo moderni e abbracciamo il moderno" e poi oggi sento parlare di uso capitalistico, di parassitismo. Ma, Consigliere Chiezzi, dove esiste il parassitismo? Se a Torino ci fosse uno Sheraton tutti gli albergatori torinesi ne avrebbero vantaggio perché arriverebbero valanghe di persone senza i mezzi per andare allo Sheraton, ma che andrebbero al congresso organizzato nello Sheraton come capita in tutte le città. Se si cerca a Francoforte o a Ginevra, tutto l'anno, una camera a 30/40 mila lire non si trova perché sono tutte piene sono pieni anche gli Sheraton che tirano i congressi, tirano il grande turismo di livello che è poi quello che tira il turismo successivo. A Torino questo non potrà mai avvenire perché c'è questa demonizzazione del grande capitale. Una società, ma anche un privato, il signor Forte che ha investito in Inghilterra negli alberghi - Consigliere Chiezzi - crede che l'abbia fatto perché era un immigrato e voleva risarcire la classe operaia da cui proveniva? L'ha fatto perché ha valutato che per fare i soldi bisogna fare investimenti e il denaro pulito nasce dagli investimenti! Il profitto non è sempre parassitario, non è sempre sporco, può anche esserlo ma in questi casi sarebbe semplicemente un investimento altamente produttivo, perché di fronte ad esempi di città europee, ma anche italiane dove si sono fatti i grandi alberghi, c'è stato un traino di turismo incredibile! Leggeremo fra uno, due o tre anni che Torino dal 6 è passato al 5 e al 4% di incremento delle presenze perché qui non verrà mai nessuno il turismo nasce solo dai grandi eventi congressuali. Questi a Torino non si fanno perché non c'è lo spazio, non c'è la ricettività, ma non per quanto riguarda i posti letto: tra l'altro, parlare di posti letto secondo me si deve fare quando si parla di ospedali, di ospizi e non di alberghi.
Io non vado in un albergo per trovare un posto letto: vado per trovare secondo le mie disponibilità finanziarie, un posto gradevole, a prezzi accessibili; e tutto questo avviene nei grandissimi alberghi. Infatti quando si partecipa ad un congresso si pagano prezzi inferiori a quelli di un albergo a due stelle. Questa è la realtà! Le grosse compagnie di viaggio quando organizzano grandi convegni spuntano prezzi stracciati.
Negli hotel Hilton di tutto il mondo una camera costa 300/400.000 lire, ma se si partecipa invece ad un convegno costa soltanto 60.000 lire. Quindi la funzione di questi grandi alberghi non è quella di uccidere i piccoli esistenti, ma di attirare un grande flusso turistico che significa poi benessere per tutti e soprattutto per i piccoli alberghi che sarebbero interessati a rinnovarsi, a riqualificarsi, cosa che invece oggi non fanno perché giustamente quando fanno i conti li vedono quasi in rosso, se non addirittura in rosso deciso. Allora noi abbiamo, stante questa demagogia imperante, le strutture alberghiere che non si rinnovano perché non avendo i soldi per investire rimangono quelle che sono: fatiscenti, vecchie brutte e di cattivo gusto. Inoltre non vi sono leggi od iniziative, anche solo dei permessi. A me risulta che diverse grandi compagnie abbiano cercato di investire a Torino, ma gli è sempre stato detto di no per svariati motivi. In altre città si possono fare, nei centri storici bellissimi grattacieli, qui da noi è proibito! Ci sono dappertutto, in tutto il mondo, anche - permettetemi ancora questa vecchia battuta, ma non lo dico seriamente - dall'altra parte, si vedono degli alberghi bellissimi dove la gente va volentieri, ma qui non ci sono! Ma questa Regione è nata ieri? Sono decenni ormai di lavoro, perch ogni volta bisogna dire che noi siamo indietro, che non ci abbiamo ancora pensato, ma pensiamoci, una volta per tutte! Non l'avete fatto voi nei vostri dieci anni, non l'ha fatto questa Giunta in questi cinque? Chi è che deve pensarci? Bisogna dire: signori Hilton, Sheraton o "come vi chiamate" venite a Torino e fate un grande albergo da 2.000 posti che abbia recettività congressuale...



CHIEZZI Giuseppe

In un luogo adatto.



PEZZANA Angelo

Collega Chiezzi, per quanto riguarda i luoghi adatti le ricordo che ci sono delle opinioni autorevolissime che trovano, per esempio, che un grattacielo di cristallo nero inserito accanto una casa del '600 stia benissimo. Tutte le opinioni sul luogo adatto sono discutibili. Per esempio, ho letto che il grande albergo che doveva essere fatto sulla Dora non va bene perché è a ridosso del fiume, ma chi l'ha detto? Strasburgo è piena di alberghi a ridosso dei fiumi, anche perché Strasburgo è tutta percorsa da fiumi. Cosa vuol dire che sia a ridosso di un fiume? Non va bene? Cos'è che disturba, forse il rumore dell'acqua? La puzza, dite voi? Ma allora parliamo di inquinamento e questo è un altro discorso.
Io non capisco veramente come si possa parlare per quattro ore di alberghi senza dire l'unica cosa indispensabile: invitiamo le grandi compagnie alberghiere ad aprire degli esercizi a Torino. Questo nell'interesse non solo della città, della Regione e del turismo, ma soprattutto degli albergatori (Confesercenti a sinistra, Confqualcosaltro a destra) che non fanno altro che discutere di ideologia quando i loro conti vanno male! Questo, secondo me, è l'unico discorso che una Regione a livello legislativo dovrebbe fare e un Comune dovrebbe fare. Non usare questi criteri ancora vecchi di parassitismo, capitalismo, ma tutto questo non c'entra niente! Se Chiezzi mi dicesse che l'Hilton vuol buttare giù Palazzo Madama per fare un grattacielo, direi subito di no, che bisogna bloccarlo ma se la proposta è ragionevole e giusta, e io credo che sia interesse proprio da parte di chi investe fare proposte ragionevoli, perché non prenderla in esame? Chiezzi si è scagliato per due ore in Commissione l'altro giorno contro il progetto (finora è soltanto un progetto che io ho avuto occasione di vedere) a strada Cartman. Lo cito brevemente anche se non c'entra con gli alberghi...



CHIEZZI Giuseppe

Finalmente abbiamo uno che ha visto il progetto Cartman!



PEZZANA Angelo

Sì, l'ho visto. Me lo hanno portato a vedere e ci ho passato due ore sopra. Comunque l'hanno visto anche gli altri, solo che non si dice perch non sta bene.
Ripeto, io l'ho visto e mi sembra una cosa intelligente. Si dice che si fa un ghetto per anziani, ma non è vero. Gli anziani hanno moltissimi problemi che non possono più risolvere stando in una città che è diventata una metropoli piena di violenza e dove tutto è difficile.
La vera violenza da ghetto, oggi, per gli anziani è quella di prenderli e sbatterli negli ospizi (non chiamiamoli in altri termini eufemistici).
Questa è l'unica vera violenza che si fa contro gli anziani. Mentre se si crea una struttura che non è da ricchi (ho visto anche i costi progettuali), è una cosa media, come andare a finire la propria pensione a Sanremo, dove vanno tutti, anche pensionati dello Stato. Il miliardario non va a trascorrere gli ultimi anni a Laigueglia piuttosto che a Ospedaletti ci va chi ha tenuto qualche soldo da parte, ma il ricco che tu temevi, la "speculazione", non va da quelle parti, anzi è molto ben servito a casa sua! Se verrà realizzato in quel modo, mi sembra un progetto intelligente per dare delle strutture di servizio a molte persone anziane che riunite insieme possono, ad esempio, andare al cinema, fare dello sport e così via.
Una persona anziana oggi che voglia uscire, passeggiare, far dello sport, o va a stare in campagna e si chiude - perché poi essendo anziano non guida più l'automobile o non l'ha mai guidata, o ha problemi di mobilità - o vi rinuncia.
Ci sono tantissimi esempi in Francia e in America: sono state costruite queste piccole città (che poi sono di qualche migliaio di abitanti, non di più) pensate per rendere più gradevole la vita delle persone che hanno necessità fisiche, motrici, diverse dalle nostre.
Quindi non è un ghetto! Chiezzi dice che viene distrutto un pezzo di collina, a me non sembra: andiamo a vedere, può anche darsi che sia vero ma di fronte al progetto in sé, nelle parole di Chiezzi emergeva questa critica del ghetto, dello sfruttamento, invece non è vero niente! Al limite valutiamo se veramente non si tratti di una speculazione selvaggia che si nasconde dietro a questa immagine. Chiezzi diceva, a riguardo degli alberghi, di assicurarsi che non sia una scusa per creare complessi residenziali. Io non ho mai trovato un Hilton che con la scusa di fare un albergo abbia costruito un condominio, non credo che una catena internazionale che ha un nome da difendere vada a perdere la sua reputazione in questo modo.
Abbiamo una funzione legislativa per cui possiamo anche garantire che come viene data una concessione, può anche essere tolta.
Secondo me, l'ottica in cui dovremmo porci noi, sia come legislatori che come Comune, come politici, è quella di uscire finalmente, non dico nemmeno da questo provincialismo che ci caratterizza, ma da questa vista corta per cui qualunque cosa viene fatta crea sospetto.
Io vorrei veramente questo, ma so che non capiterà perché tutti i progetti che arrivano in questa città annegano, perché c'è sempre qualcuno che ha qualche interesse a non farli andare avanti. E' un peccato perch quando parleremo di turismo e citeremo i dati oggi citati da Chiezzi che si è informato svolgendo un egregio lavoro - fra un anno o due diranno che il dato è ulteriormente calato, che il turismo non viene a Torino - ci chiederemo ancora come mai, ma non si capisce invece che la prima cosa da fare è dare quel segnale che inizi l'apertura di questa Regione, di questa città, alla modernità.
Ecco, finora di modernità qui se ne è vista ben poca. Non lo sto dicendo personalmente a Chiezzi, dico però che nei dieci anni in cui voi avete governato avreste potuto dare questo segnale, ma non lo sta dando neanche questa Giunta, quindi non sto difendendo la Giunta né sto difendendo questa maggioranza anche in Comune.
Per concludere, inviterei, se è possibile, ma dubito stante i timori (timori che peraltro io non ho mai capito bene come mai condizionassero così profondamente questa Giunta, forse sarà per la mia poca esperienza di amministrazioni locali), ad avere il coraggio di mirare più in alto e non discutere se realizzare un albergo in Via Pianezza piuttosto che in Via Chiesa della Salute che sostituisce od è identico all'albergo già esistente. Non vale la pena di coinvolgere Comune e Regione in questo progetto che vale proprio poco.
Il segnale che deve dare, invece, l'istituzione pubblica deve essere molto più alto, toccherà poi ai privati realizzarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Il mio Gruppo non è ancora intervenuto, e lo fa ora, su questo argomento perché voleva cercare di capire le argomentazioni che da varie parti sono state proposte in ordine a questo disegno di legge che è stato analizzato dal Gruppo DC con attenzione, preoccupati come siamo di non "cavalcare la tigre" o di non fare di un argomento così delicato come quello della ricettività alberghiera nella nostra Regione una landa da Far West.
E questa è una delle ragioni per le quali forse abbiamo dato l'impressione, come Gruppo, di non sposare a scatola chiusa la proposta, se pur interessante, che i colleghi Marchini e Santoni hanno presentato alla Commissione e al Consiglio regionale parecchi mesi fa, ma senza neanche porci nella condizione di argomentare su problemi così delicati e così complessi con la stessa tecnica che ha usato il Gruppo comunista. Noi siamo convinti che su questi problemi, come su tutti i problemi della società, si debba fare ogni sforzo per guardare avanti e per trovare delle soluzioni che anticipino il futuro senza per questo essere cavalli rampanti spregiudicati che sposano le soluzioni a seconda delle spinte che in quel momento emergono da qualche parte di società.
Noi abbiamo sentito con attenzione le argomentazioni degli albergatori di Torino e del Piemonte, ben consci che essi hanno dei legittimi interessi da difendere e che nelle loro argomentazioni questi interessi sono sicuramente e doverosamente presenti. Questo non ci stupisce, fa parte del gioco delle rappresentanze sociali, ma lo abbiamo tenuto presente quando abbiamo sentito le argomentazioni che gli albergatori ci hanno sottoposto che sono del tipo: "A Torino c'è un'occupazione media del 70% delle camere lungo la settimana, nei weekend solo del 30% e quindi non si capisce perch a Torino si debbano fare nuovi alberghi e se non sia meglio intervenire su quelli esistenti perché di nuovi non ce n'è bisogno o ce n'è bisogno in modo molto limitato e marginale".
Queste sono le argomentazioni che abbiamo sentito, che teniamo nel debito conto e condividiamo in parte, perché noi abbiamo il dovere e la responsabilità come pubblici amministratori di farci carico dei problemi complessivi del Piemonte. Questi problemi sono in parte quelli che il collega Pezzana richiamava, sottraendoli quindi alla mia argomentazione, di questo però non mi rammarico, anzi lo ringrazio. Il problema principale è che a Torino non si fanno convegni internazionali per mancanza di ricettività alberghiera; a Torino non si fanno convegni importanti perch mancano le strutture per fare questi convegni. Quando si parla allora di Centro fieristico e di Ente fiere, quando si parla di ricettività alberghiera, quando si dice di mettere in moto degli strumenti che consentano di portare a Torino un'attenzione internazionale intorno a queste questioni, si parla di una politica del turismo complessiva della nostra Regione che - e mi riferisco all'amico e collega Ripa che ha assunto questa responsabilità da poche settimane - guardi a questi problemi con un'attenzione rivolta di più al futuro che non a dare delle risposte al quotidiano (il quotidiano deve avere delle risposte, ma queste non possono esaurire tutte le ricchezze e le potenzialità che la Regione deve mettere in moto non solo e non tanto di risorse proprie, quanto di sistema e di sinergie tra il pubblico ed il privato). A Torino ed in Piemonte si devono creare le condizioni perché i convegni internazionali si organizzino perché il Salone dell'Automobile non vada a Bologna, come sono andate in altre città importanti manifestazioni fieristiche che in passato si svolgevano nella nostra città e nella nostra Regione. La nostra cultura dello sviluppo non è contro l'ambiente, non è contro le fasce di marginalità della società, è una cultura che deve tener conto di tutte le compatibilità e che può dare sbocchi e prospettive interessanti alla nostra città e alla nostra Regione.
Noi abbiamo ragionato in questa ottica su questo disegno di legge e abbiamo affermato che la Regione Piemonte e sicuramente la città di Torino hanno bisogno di strumenti e di risposte ad un problema rispetto al quale forse sarebbe più utile una strategia complessiva ed articolata da parte della Regione, cioè una politica intorno alla ricettività alberghiera di Torino e del Piemonte, cosa alla quale noi guardiamo con attenzione e ci auguriamo che la Giunta regionale nei prossimi mesi vorrà proporci, ma che abbiamo visto anche in una funzione immediata legata al discorso dei Mondiali ed al decreto Carraro. E' un'occasione limitata nel tempo, è un'occasione precisa e definita nella cui direzione va il disegno di legge che è in discussione. Gli emendamenti che la maggioranza ha proposto in queste ore vanno nel senso di limitare l'intervento a questa fascia di strutture in un periodo di tempo definito per evitare che ci siano i fatti speculativi che qualcuno paventava e che io non mi sento di escludere, ma che tento di bloccare senza con questo impedire che la legge venga approvata e che tutti gli aspetti positivi che può mettere in cantiere nella nostra città vengano sviluppati.
La posizione del Gruppo DC è che si facciano le cose seriamente.
C'è un decreto emanato dal Governo a firma del Ministro Carraro relativo ai Mondiali e ci sono delle esigenze di questa città che non ci paiono enormi, ma che devono essere giustamente calibrate e il Comune di Torino nella sua deliberazione le ha calibrate anche dal punto di vista della quantità in modo abbastanza coerente. Noi diciamo che, a fianco del decreto Carraro, che opera sul fronte dei finanziamenti, ci può essere da parte della Regione un provvedimento di tipo squisitamente urbanistico legato agli aspetti di politica turistica alberghiera che consenta di superare le difficoltà normative in campo urbanistico che possono implicare valutazioni negative rispetto a queste proposte e quindi impedire realizzazioni che siano coerenti con le iniziative dei Comuni e con la politica regionale. C'è una situazione, non mi interessa quale, qui non è questione di nomi, cognomi, di via o di corso, o di città, può essere a Torino, a Vercelli, ad Alessandria, in via tale o in corso tal altro, a me interessa dire che oggi, a fronte di queste esigenze della città di Torino e della Regione Piemonte, se c'è un'area che è ritenuta compatibile dal Comune e dalla Regione e se per quest'area ostano dei problemi urbanistici o regolamentari, in questa determinata fase della vita della nostra Regione, si possa intervenire con un provvedimento che elimini queste difficoltà e queste barriere. Noi riteniamo che valga la pena di pagare questo piccolo prezzo sul piano urbanistico e regolamentare, se prezzo lo si vuol chiamare (anche se secondo me prezzo non è perché c'è un giudizio dei Comuni e della Regione), per consentire la realizzazione di opere nella nostra città e nella nostra Regione di cui c'è bisogno.
Il provvedimento in oggetto dev'essere inquadrato in questo modo ed è in questo modo che il Gruppo DC, ma credo anche la maggioranza di questo Consiglio, l'ha valutato e considerato. Dico di più: nell'emendamento abbiamo ulteriormente irrigidito l'aspetto del vincolo di destinazione portandolo da 15 a 20 anni, assumendo un atto di merito che è anche politico per significare la volontà di questa maggioranza di non consentire operazioni di speculazione. Quando in un altro emendamento abbiamo proposto di aumentare, rispetto alle opere non completate alla data prevista dal decreto Carraro, la quota delle opere di urbanizzazione che i titolari della concessione dovranno pagare all'ente pubblico, significhiamo la volontà politica che non vogliamo concedere varianti agli aspetti urbanistici e normativi per operazioni a lungo termine, ma per operazioni legate alla questione dei Mondiali.
Noi aggiungiamo, Assessore Genovese e Presidente della Giunta, un altro elemento che è emerso nella discussione di oggi e le considerazioni svolte dai colleghi Majorino e Chiezzi lo hanno richiamato in termini positivi, mi pare quindi che questa sia una questione sulla quale valga la pena di soffermarsi un momento, motiverò in seguito la richiesta di sospensione di discussione di questo disegno di legge per rinviarlo a domani mattina, per consentire alla Giunta e agli Assessori competenti di approfondire gli aspetti procedurali del decreto Carraro e di questa legge per avere delle procedure unificate, per accorciare quei tempi che il collega Majorino ha puntualmente richiamato e che portavano nel suo conteggio al mese di luglio e al mese di agosto, altrimenti il senso di questa legge cade.
Sono d'accordo con il collega Santoni quando ha richiamato l'incoerenza di motivazioni in ordine ai tempi: siamo in ritardo, chiediamo di andare in Commissione; bisogna capire se siamo in ritardo e cerchiamo di confrontarci in breve tempo o se invece siamo in ritardo e cerchiamo di affossare completamente questa legge proseguendo nel ritardo e ritornando in Commissione sapendo che ciò vuol dire perdere altri venti giorni. Noi invece chiediamo all'Assessore e alla Giunta se è possibile, entro domani mattina, avere delle valutazioni della Giunta in ordine a questo disegno di legge e in ordine ad una coerenza con il decreto Carraro per quanto riguarda gli aspetti delle procedure in modo che siano unificate e per quant'altro è necessario approfondire e rendere coerente, in modo che con questo disegno di legge si possano favorire quelle realizzazioni di insediamenti alberghieri che le città del Piemonte e la Regione riterranno coerenti con le griglie che nella legge sono presenti. E' una legge che deve favorire piuttosto che intralciare e creare ulteriori difficoltà a quelle che già sono presenti a proposito dei Mondiali.
Assessore Genovese, non vorremmo ripetere esperienze che non sono proprie di questa istituzione dove si cerca di favorire certe iniziative mettendo in piedi degli atti che anziché favorire complicano le procedure e i meccanismi e anziché fare chiarezza fanno confusione.



CARLETTO Mario

GENOVESE, Assessore all'urbanistica



CARLETTO Mario

Vorrei capire perché sono tirato in ballo in ordine alla confusione.



CARLETTO Mario

Scusi, Assessore, forse non mi sono spiegato a sufficienza. Il problema non è che lei o la Giunta avete introdotto confusione, ho detto che siccome in questa istituzione si fanno quasi sempre cose serie e ben fatte che facilitano, rispetto agli obiettivi che ci diamo, le soluzioni e i percorsi e facciamo degli atti che sono sempre o quasi sempre coerenti vorremmo che anche in questo caso non si facesse una legge che anzich favorire complicasse le cose.
Per questa considerazione, chiedo, a nome della maggioranza, alla Giunta e agli Assessori competenti se non è possibile approfondire nelle prossime ore questi aspetti di coerenza e di procedure per riprendere domani mattina la discussione su questo disegno di legge e procedere quindi alla sua approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Visto che il collega Carletto ha espresso la posizione del Gruppo DC mi sembra doveroso a questo punto del dibattito, oltre all'indicazione del rinvio per un ulteriore approfondimento, che il mio Gruppo possa esprimere una posizione di massima.
Se i Mondiali fossero stati assegnati al Guatemala o al Paraguay si sarebbero determinati certi processi, in questo modo abusando di luoghi comuni che questi Paesi dell'America Latina si sono guadagnati a livello di fama (il Paraguay sta uscendo faticosamente dall'oppressione di una dittatura feroce durata quarant'anni). Quando però si ipotizza che le elezioni non possono avere corso in periodo normale perché ci sono i Mondiali di calcio mi viene da pensare al Guatemala o al Paraguay, ma probabilmente facendo un'offesa a questi Paesi. Effettivamente ci troviamo dinnanzi ad una situazione dove il "fare" sta facendo premio sulla qualità del fare. L'inerzia è un elemento negativo per qualsiasi funzione di governo, ma non è solo il fare che rappresenta un premio o una valorizzazione del comportamento di un'amministrazione o di un governo; è la qualità del fare, è l'indirizzo che si dà.
Viviamo tra l'altro in una fase neocontrattualistica in cui tutti i gruppi sono in concorrenza tra loro e cercano di far pesare di più una funzione di guida, di sintesi, di orientamento della funzione dello Stato dell'autorità pubblica, che in questa situazione, così stiracchiata da tutte le parti, rischia di venire ulteriormente meno: infatti è drammatico il calo della funzione di progettazione di governo e di politiche da parte del momento pubblico.
Sulla ricettività alberghiera è tutto vero quello che il collega Pezzana diceva, cioè che si devono fare degli investimenti che siano di trascinamento al turismo, però bisogna fare attenzione perché gli stessi imprenditori ci parlano del concetto di buon utilizzo degli impianti: se si fa un investimento su un impianto che viene utilizzato poco, l'impresa che lo ha realizzato e che è incardinata su questa politica, nel lungo periodo subirà dei danni per quanto riguarda la gestione e la redditività di questo tipo di impresa, quindi con limiti di capitalizzazione e con incapacità a procedere in politiche innovative. Dobbiamo stare attenti tra la necessità di non avere prima la gente che vuole i posti, quindi una domanda già predeterminata, ma avere la capacità di trascinamento attraverso una politica. Dovrebbe quindi essere una politica che conosce l'impianto della struttura alberghiera piemontese per non lasciare solo al mercato di determinare questi processi e guidarli in qualche modo. Se lasciassimo il tutto ad un meccanismo spontaneo, ci troveremmo da un lato dei benefici e dall'altro la fascia della piccola imprenditorialità alberghiera che viene danneggiata. Il collega Carletto ricordava qual è l'utilizzazione media degli alberghi in Torino, ma se questa utilizzazione media si abbassa, chi vive in quell'albergo alla fine del suo esercizio avrà un bilancio in difficoltà; se questa difficoltà si ripete nel medio periodo si avrà la chiusura. Non vorremmo avere qui, magari fra tre anni, i dipendenti degli alberghi che protestano perché bisognerà chiudere alcune di queste entità.
Mi pare ci siano delle non comprensioni tra il decreto dei Mondiali (teso a finanziare degli interventi infrastrutturali pubblici per rendere più agibile la vita turistica e i trasporti delle varie città) e il decreto Carraro che non è stato concepito solo per i Mondiali, infatti ha una validità di 24 mesi, non c'è una scadenza (il 14 scade la presentazione delle domande con tutti i progetti bollati), quindi è un fatto di cui non possiamo non tenere conto.
Sono due cose diverse il provvedimento Carraro e il decreto per i Mondiali: sono due strumenti che viaggiano parallelamente, ma il provvedimento Carraro ha una proiezione che va al di là dei Mondiali, è a 24 mesi dalla data del 14 aprile.
Noi presentiamo un provvedimento che dovrebbe servire in una emergenza a favorire un processo che mirando ai Mondiali tenda a dare alcune risposte. Dobbiamo attrezzarlo in questo modo, i tempi sono passati e forse era un provvedimento che aveva bisogno di svilupparsi in precedenza.
Devo dire che è una brutta legge così come è concepita, certamente deve fare i conti con il quadro urbanistico congelante in cui veniamo ad operare e quindi si rapporta a questa situazione.
Ci troviamo quindi dinnanzi ad un provvedimento che, a mio parere, se fosse ancora possibile, dovrebbe essere disarticolato tra un provvedimento mirato per i Mondiali sull'area di Torino e un provvedimento strutturale da pensare in base a una conoscenza adeguata del sistema turistico piemontese ad una politica che esprimiamo e ad una legge di supporto a questa politica. Dovrebbero essere due strumenti: uno progettuale e l'altro di emergenza. Quello di emergenza deve essere fatto a prova che i furbi non entrino dentro, allora occorre dare un termine preciso e la sanzione non deve essere ridicola, ma chi va oltre, quindi utilizza questa legge manipolativamente, sa che deve pagare duramente, altrimenti usa altri strumenti. Ad esempio, e ciò è possibile, la legge Carraro che prevede sostanzialmente quegli spazi a livello di vincoli urbanistici, basta leggere il disposto in questo senso. Non si capisce perché si debba invece pretendere da un provvedimento di questo genere che sia aperto, cioè se l'albergo viene finito dopo due anni dai Mondiali, si pagherà soltanto una piccola penale, qualche decina di milioni. E' una brutta legge, ma dobbiamo intanto cercare di vincolare fortemente la destinazione d'uso, dire che non si tratta di un provvedimento "anche" per i Mondiali, ma del provvedimento per i Mondiali, perché l'altro tipo di provvedimento deve ancora nascere e deve essere basato su una politica che vogliamo esprimere e non su una emergenza, altrimenti qui diventa una maglia troppo larga e potremmo vedere domani mattina sul Lago d'Orta o sul Lago Maggiore l'ipotesi di uno Sheraton e non magari a Torino con questo tipo di meccanismo.
Terzo aspetto. Ci deve essere un minimo di ruolo della Regione in questa vicenda. Il minimo ruolo della Regione è quello di far entrare una maggiore attenzione delle nostre politiche. Gli emendamenti che la maggioranza ha presentato mi sembrano forti e tali da contenere azioni speculative perché chi vuole atteggiarsi in un certo modo utilizzi la legge Carraro oppure una strada ordinaria oppure ancora aspetti che la Regione si doti di uno strumento legislativo non nato in modo affrettato che rappresenti il supporto a una pianificazione nella politica alberghiera che non richiede anni, richiede al massimo dei mesi se c'è la volontà politica di farla, come credo ci sia.
Credo sia positivo quanto diceva il collega Carletto, di cercare le interconnessioni tra i vari momenti per evitare confusioni. E' anche paradossale che il Comune di Torino in tutti i momenti di emergenza, alla fine di un suo processo decisionale, venga quasi a dire - diciamocelo francamente - che il timore di un "ricatto" di opinione pubblica per cui viene buttata in prima pagina la Regione quale colpevole del blocco di un'iniziativa che è in corso - i giornali da tre giorni la indicano a caratteri cubitali - ha giocato e ha avuto un peso in questa vicenda non indifferente. Noi dobbiamo invece riuscire a dimostrare che questa Regione c'è su questi appuntamenti, evita che siano i furbi ad inserirsi in questi appuntamenti, predisporre uno strumento mirato, diciamo limitato probabilmente anche inadeguato per la rapidità con cui lo si definisce rispetto al respiro largo, e poi solennemente dichiara qui che intende avviare un'iniziativa politica di più ampio respiro che si colleghi ai problemi più generali dell'assetto turistico.
In questo senso se in questa nottata la Giunta vorrà vedere queste interconnessioni, ben venga, è utile, perché noi vogliamo fare questo atto non nasce nel modo migliore, vogliamo arrivare al suo compimento, non ci dovrà essere mai nessuno che dice che la Regione ha bloccato qualcosa, ma non vuole fare autogol, cioè la Regione non vuole sostanzialmente creare un meccanismo che tra l'altro impatta su un principio di equità, perché ci sono anche altre realtà della nostra città che vorrebbero pensare di poter utilizzare aree oggi destinate a servizi di cui oggi qualcuno beneficia ed altri no, anzi hanno il gravame di questa situazione. Dobbiamo cercare di assumere un'iniziativa che sia molto equilibrata, che salvaguardi il principio di equità, che tenga conto che c'è un insieme di interessi che interagiscono e che occorre trovare come momento pubblico un aspetto, il punto di equilibrio in sostanza. Io credo che si possa nell'Azienda Piemonte trovare questo punto di equilibrio.
Ho voluto dire questo perché pensavo che il collega Carletto desse questa indicazione metodologica per la nottata alla Giunta, ma visto che ha fatto una dichiarazione più ampia mi sono permesso anch'io di delineare l'impianto generale.
Devo comunque sottolineare che speravo su questa vicenda dei Mondiali che potessimo non essere magari i quinti in graduatoria a livello mondiale in termini di prodotto interno lordo, ma che almeno superassimo il Guatemala ed il Paraguay.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo gli interventi dei colleghi Carletto e Tapparo, vorrei soltanto dire, non tanto perché ieri sera ho guardato le partite alla televisione e ho avuto motivi di soddisfazione, che dalla situazione complessiva, non di ieri sera, ma della città e della regione, ho tratto motivi di forte auspicio che i campionati del mondo di calcio del 1990 saranno campionati fortunati perché se esiste un minimo di legge di compensazione tutti i danni che hanno già provocato i campionati del mondo nel nostro Paese devono pur avere una compensazione e spero che questa sia una grossa prestazione della Nazionale il prossimo anno che giocherà, forse, anche a Torino. Quindi alla luce di queste considerazioni, credo sia opportuno non fare ulteriori danni per non stravincere i campionati del mondo, ma contenerli. Un modo per contenerli è fermarci un momento. Su questa legge c'è stata una proposta, avanzata dal Consigliere Carletto e concordata tra i Gruppi della maggioranza, di riflessione per essere sicuri che lo strumento che andiamo ad approvare sia agevolativo rispetto ad un processo che si vuole instaurare, che il Comune di Torino ha avviato e che la Regione non deve ostacolare.
Signor Presidente, in base a queste considerazioni, rimando a domani il mio intervento convinto che si faccia qualche cosa; l'unico auspicio che posso fare è che questa notte porti consiglio affinché domani mattina ci sia la certezza che stiamo approvando uno strumento legislativo utile alla realizzazione di alcuni programmi, e non creare motivi di arresto ad un programma prefigurato dal Comune di Torino.



PRESIDENTE

Non illudiamoci che questa sera, nonostante la buona volontà, sia facile approfondire le questioni perché molti sono gli impegni.
C'è la richiesta del Consigliere Chiezzi di essere messo nelle condizioni di conoscere il decreto e la deliberazione del Comune di Torino.
Noi discutiamo una legge che non può essere messa in relazione ad un atto pur importante del Comune, ma è comunque un fatto che avviene nell'ambito della Regione la quale ha il dovere di legiferare a livello regionale.
Cercherò di attivarmi per conoscere il decreto, ma non nella frenesia dell'impegno notturno.
Inoltre, ricordo che domani mattina c'è l'impegno dei Capigruppo a discutere la questione sui ticket e la situazione determinata dalla sentenza del TAR in merito al Piano dei siti di smaltimento dei rifiuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Santoni. Ne ha facoltà.



SANTONI Fernando

La preoccupazione del collega Carletto, che è anche la mia, è che valutasse la Giunta se il nostro provvedimento legislativo potesse essere utilizzato erga omnes e che quindi certe procedure già attivate per altre strade non dovessero essere ripetute attraverso le procedure previste dal nostro provvedimento legislativo. Questa è una preoccupazione e la valutazione più compiuta credo potrà essere fatta entro domani.
Ho chiesto di intervenire soltanto per aggiungere delle brevissime cose agli argomenti che in sede forse impropria ho già espresso su questo provvedimento normativo questa sera. Innanzitutto è da chiarire che quando parliamo di possibilità di superamento dei vincoli urbanistici ed edilizi per quanto riguarda in particolare la città di Torino (ci siamo sempre riferiti alla situazione che avrà il maggiore impatto da una eventualità e possibilità di questo tipo) ricordiamo che essa vive ancora sugli strumenti urbanistici del 1959, quindi estremamente vecchi e superati. Certamente hanno ancora oggi un riflesso operativo in mancanza di strumenti più recenti, ma mi pare che proprio il decorso del tempo abbia fatto cadere quei vincoli. Ci sono delle situazioni di salvaguardia diverse dai vincoli. I vincoli hanno una scadenza temporale proprio per evitare che il privato che ha un terreno vincolato possa rimanere vincolato senza poterlo utilizzare, ma senza che questo gli sia espropriato e venga utilizzato ai fini previsti dallo strumento urbanistico a tempo indeterminato. Quindi questi vincoli dopo un certo numero di anni vengono a decadere. E' chiaro che non decade la salvaguardia perché questi terreni possono comunque essere utilizzati una volta caduti i vincoli, però non deve esserci un'indicazione di utilizzazione differenziata di quelle superfici, quindi siamo in regime di salvaguardia e non di vincolo. Voi comprendete come il superare, attraverso possibilità normative diverse, una situazione ormai superata dai tempi e dalla norma sia un fatto che si imponga, quasi laddove non si vadano a violare scelte urbanistiche fatte dalle Amministrazioni comunali in tempi recenti, che quindi rispecchiano necessità e realtà attuali, ma semplicemente si superino gli ostacoli di tipo tecnico che non hanno in gran parte più alcuna rispondenza con la realtà attuale. Ma questo non lo facciamo automaticamente, perché sarà pur sempre il Comune interessato che dovrà decidere, caso per caso, se in quella specifica situazione può essere superata la situazione di salvaguardia di cui parlavo prima.
Una seconda e ultima considerazione la faccio in ordine al discorso più generale che molti colleghi hanno introdotto, quello della politica turistico-alberghiera. Va bene tutto, è tutto giusto ed è tutto vero quello che è stato detto, non vorrei però che cadessimo nell'errore dell'insolubile quesito che coinvolge il noto "uovo" e la nota "gallina" vale a dire: non c'è espansione turistica a Torino perché manca la ricettività e manca la ricettività perché non c'è un adeguato flusso turistico a Torino. Credo che da questo circolo vizioso una volta per tutte bisogna uscire. Sono convinto con molte cose che ha già detto il Consigliere Pezzana, cioè che un'adeguata politica di incremento e di ricezione alberghiera è già di per sé una politica di incremento turistico.
Chi ha avuto la disgrazia di organizzare, per esempio, un congresso a Torino, come è capitato a me di organizzare un congresso nazionale del mio Partito non molti anni fa, si è reso conto che soltanto l'ottimismo della volontà ci aveva portato a convincere i nostri organi nazionali a portare il nostro congresso nazionale a Torino perché c'era una situazione difficile.
Se questo tipo di aspetto può essere superato attraverso interventi adeguati sulla politica alberghiera, credo che già di per sé questo possa essere uno stimolo a quel turismo congressuale di cui tutti parlano dopodiché grandi interventi in questo settore non se ne vedono o quando si tenta di farli ci sono limiti estremamente oggettivi.
Credo che una traccia di questa politica la Regione l'abbia già delineata nel momento in cui ha individuato la politica del nuovo centro fieristico e internazionale e annesso centro congressi nella nostra città.
Non stiamo ragionando nel deserto: mi sembra che indirizzi precisi in questo settore ci siano già e altri possono venire.
Siamo convinti che verranno dal neo Assessore al turismo, Ripa, che è socialista come lo erano i precedenti Assessori al turismo di questa Regione, ma non solo in questa maggioranza, anche in altre maggioranze quindi probabilmente il nuovo Assessore saprà fare di più e meglio di quanto sono riusciti a fare i suoi predecessori, perché non sarebbe spettato a noi, forza politica pur di maggioranza in questo Consiglio presentare una proposta di legge in questa materia, una proposta di legge settoriale brutta - come diceva il Consigliere Tapparo - limitata, con indirizzi miopi: certamente ci sarebbe piaciuto poter presentare una proposta di grande respiro turistico. Forse non spetta a noi e ci auguriamo che colui al quale spetta possa proporre al Consiglio regionale questo tipo di interventi.



PRESIDENTE

Ritengo si possa accogliere la proposta, largamente condivisa, di sospendere la discussione.
Chiedo alla Giunta se ritiene di poter stare dentro i tempi previsti che a me paiono estremamente ristretti, di qui a domani mattina. Io ritengo debbano essere più ampi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, proprio per stare dentro ai tempi, ritengo che sarebbe utile iniziare i lavori di domani, avendo delimitato l'oggetto, con la questione dei ticket. Se gli alberghi hanno urgenza, la questione dei ticket ha una prevalenza sociale assoluta e voi lo sapete meglio di me.
D'altra parte è un argomento che non prenderà tanto tempo perché noi svolgeremo un unico intervento. E' una richiesta precisa, fondata sul fatto che questo argomento non è stato affrontato oggi perché è stato deciso di rinviarlo a domani. Se vogliamo metterlo in graduazione di urgenza rispetto al Piano dei siti, viene prima la breve discussione sui ticket in cui comunque qui siamo informati di cosa vuol fare la Regione e assumiamo le posizioni che riteniamo. Dopo, se si è pronti, c'è tutto il tempo per esaminare la legge.



BONTEMPI Rinaldo

MARCHINI, Assessore al commercio



BONTEMPI Rinaldo

Se questa legge va rinviata, non va rinviata per problemi di tempi, ma di opportunità. Non sono i tempi che fanno rinviare questa legge, ma le opportunità. La maggioranza dovrà decidere se c'è l'opportunità e la convenienza politica per il rinvio. Non mi pare si possa accettare che siano i tempi a far sì che domani non si prosegua l'esame di questa legge.
Bisogna riflettere molto sul piano dell'opportunità, ma non accetterei...



BONTEMPI Rinaldo

Non accetteresti strettoie ostruzionistiche, ho capito!



PRESIDENTE

Sulla base di quanto ha detto l'Assessore Marchini, la maggioranza valuti l'aspetto di opportunità. Se viene valutata l'opportunità che la discussione prosegua, domani mattina alle ore 9,30 proseguirà la discussione su questo progetto di legge.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo fatto una variante nell'ordine dei lavori che non è in conflitto con la discussione di questo argomento, signor Presidente, mi scusi!



PRESIDENTE

E' lo stesso, Consigliere Bontempi! Si prosegue la discussione su questa legge, dopodiché si affronteranno la questione dei ticket e del Piano dei siti.



BONTEMPI Rinaldo

Va bene, Presidente, domani mattina vedremo cosa fare.



PRESIDENTE

No, Consigliere Bontempi. Se domani mattina la maggioranza dirà che è necessaria una riflessione politica, esamineremo dapprima la questione dei ticket e successivamente la legge. Se viceversa la maggioranza sarà in condizioni di proseguire la discussione, cercheremo di contenerne i tempi il più possibile e solo successivamente passeremo alle questioni dei ticket e Piano dei siti.



BONTEMPI Rinaldo

Lei ha delineato un percorso che ha una sua logica, ma che verificheremo domani mattina alla luce anche delle presenze in aula.



PRESIDENTE

Invito tutti i Gruppi ad essere presenti alle ore 9,30.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1114: "Deliberazione della Giunta regionale 134-27678 in deroga all'art. 4 del Regolamento n. 149 - C.R. 6437 dell'8/5/1986 di accesso al Fondo Sociale Europeo e al Fondo di Rotazione"


PRESIDENTE

Prima di sciogliere la seduta, propongo al Consiglio di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 1114. Tale deliberazione è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione competente e ha carattere di urgenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritta all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomento all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'o.d.g. la legge rinviata dal Governo relativa alla disciplina dell'insegnamento dello sci in Piemonte.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritta all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



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