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Dettaglio seduta n.183 del 30/03/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


ROSSA ANGELO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle sedute del 28 gennaio e 4 febbraio 1989 si intendono approvati.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1222 dei Consiglieri Acotto e Valeri e interrogazione n. 1250 del Consigliere Villa, inerenti la Casa di Riposo di Saluggia


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) dell'o.d.g. che reca: "Interrogazioni e interpellanze".
L'Assessore Brizio risponde congiuntamente alle interrogazioni nn. 1222 e 1250 rispettivamente dei Consiglieri Acotto e Valeri e del Consigliere Villa riguardanti la Casa di Riposo di Saluggia.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

In riferimento alle interrogazioni n. 1250 e n. 1222 si comunica quanto segue.
La struttura comunale di Saluggia è gestita dall'USSL n. 39 di Chivasso, attualmente ha 45 posti-letto tutti occupati da persone prevalentemente non autosufficienti.
Nel 1988 le persone gravemente non autosufficienti erano 20.
Nel 1987 il personale addetto risultava composto da: 6 operatori di ruolo addetti alla persona 2 inservienti addetti ai servizi generali 2 persone in convenzione con una cooperativa per coprire i turni di notte.
Nel 1988 il personale addetto è stato incrementato da: 3 operatori di ruolo provenienti dal Comune di Fontanetto 1 operatore del Comune di Saluggia che supporta in permanenza uno dei sei operatori di ruolo in quanto ha il 70% di invalidità riconosciuta ed è in attesa di rientrare presso la sede del Comune di Saluggia. Si è verificato quindi nel 1988 un incremento del personale del 40%.
Inoltre è stata modificata la convenzione con la cooperativa. L'appalto è stato vinto da un'altra cooperativa che offre tre operatori presenti per turno e garantisce quindi l'equivalente di cinque operatori. Pertanto se teniamo conto di questo si ha il 60% di incremento del personale.
Il servizio di mensa, lavanderia e guardaroba, già appaltato nel 1987 continua ad essere appaltato nel 1988.
La provenienza degli ospiti è quella del territorio dell'USSL. Pochi ospiti provengono da fuori USSL. ma essendo inseriti da anni nella struttura risultano residenti nel Comune per gli effetti della legge sul domicilio di soccorso.
Il costo della retta nel 1986 era di L. 514.000 mensili, nel 1987 era di 592.000 mensili e nel 1988 di 1.016.000 mensili: è questo che ha motivato principalmente le due interrogazioni essendosi verificato un aumento intorno al 70%.
Detto costo rispecchiava nel 1988 il costo reale del servizio depurato della quota a carico del Fondo Sanitario Nazionale per l'applicazione delle deliberazioni regionali nn. 747/85 e 593/87.
L'USSL ha scelto di non differenziare le rette tra autosufficienti e non autosufficienti sia perché l'autosufficienza degli ospiti dichiarati tali risultava discutibile, sia per non differenziare troppo la retta tra gli ospiti della stessa struttura (L. 800.000/1.800.000).
Il presidio residenziale tutelare di cui si tratta è deputato infatti a rispondere ad esigenze socio-assistenziali continuative di persone con elevato livello di disabilità che non le rendono in grado di gestire personalmente o tramite la famiglia e/o servizio socio-assistenziale di base la vita quotidiana nei confronti della propria persona, della vita domestica e delle relazioni sociali.
La gestione della struttura è a carico dell'USSL che deve garantire una adeguata copertura finanziaria necessaria per assicurare il rispetto degli indirizzi e dei criteri del Piano socio-sanitario regionale.
I cittadini utenti del servizio ed i loro familiari tenuti agli alimenti devono, in base alla legislazione vigente, concorrere in rapporto alle loro condizioni economiche al costo del servizio.
In ogni caso l'USSL è tenuta a riservare alla loro disponibilità una quota di reddito per esigenze personali, ed afferma di effettuarlo.
Qualora il concorso dell'utente del servizio sia inadeguato a coprire il costo dello stesso, l'USSL interviene, con i fondi per la gestione dei servizi socio-assistenziali della LR n. 20/82 modificata ed integrata, a coprire la quota mancante Per quanto riguarda il pagamento degli arretrati l'USSL comunica di aver inoltrato le pratiche per la rivalsa a carico dei parenti tenuti agli alimenti per le morosità pregresse sulle rette praticate negli anni precedenti: era altro elemento che creava difficoltà.
L'aumento è motivato da un reale adeguamento delle strutture dovuto al fatto che ci si trova di fronte a tutti i non autosufficienti, quindi all'aumento del personale in particolare. La quota sanitaria è depurata in base alle norme vigenti. Terremo i contatti con l'USSL per verificare quale politica intende in proposito portare avanti.
In questi giorni sono stato a Casale e ho notato che la quota a carico degli utenti (800.000/1.000.000) oltre il supporto della quota sanitaria è un po' elevata: è una questione di attenzione nell'USSL del ricarico sul Fondo Sanitario Nazionale. Ribadiremo con circolare la necessità di dare piena applicazione alle deliberazioni regionali.
Occorre tener presente che il quadro sta tuttavia cambiando, perché con il nuovo decreto (se sarà trasformato in legge) il Fondo Sanitario non sarà più nazionale, ma diventerà un fondo interregionale e quindi saremo chiamati a dare copertura a livello regionale. Anche per la parte sanitaria quindi non saranno ammessi sconfinamenti che consentivano un uso della quota sanitaria corretto e completo.
Tuttavia come Assessorato opereremo sulle UU.SS.SS.LL. perché la normativa vigente di utilizzo dei fondi del Piano socio-sanitario per i non autosufficienti avvenga in modo pieno, e in questo caso sull'importo di L.
1.800.000, le 800.000 lire della quota sanitaria appaiono relativamente scarse.
Andremo a fare una ulteriore verifica in proposito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore per la risposta documentata, che conferma sostanzialmente le ragioni dell'interrogazione e delle proteste degli utenti e delle OO.SS., per un aumento delle rette spropositato e aggravato dall'esistenza di condizioni edilizie e di stato della Casa di riposo alquanto pietose.
Nella risposta, però, non c'è menzione di queste condizioni che rasentavano l'antigienicità della struttura, per cui pregherei l'Assessore di verificare tali aspetti.
Ci rende insoddisfatti anche l'atteggiamento tenuto dall'USSL di Chivasso per quel che riguarda la quota del Fondo Sanitario impiegato per il pagamento delle rette dei ricoverati ammalati, che pare assolutamente sottostimata rispetto alle reali esigenze. Dato che si riconosce che tutti i ricoverati sono da considerarsi non autosufficienti, occorre allora dare seguito alle indicazioni del Ministero di considerarli a carico del Servizio Sanitario Nazionale.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore all'assistenza

Abbiamo poi la nostra deliberazione del 66% che qui non sembra applicata. Adesso lo verifichiamo a fondo.



VALERI Gilberto

Allora prendo atto di questa prima risposta, ma invito l'Assessore a darci successivamente comunicazione scritta dell'esito di questa verifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

La struttura è praticamente scoppiata negli ultimi tempi; soprattutto circa le rette. Ad ogni modo, in parte concordo con quanto ha detto il Consigliere Valeri. Ringrazio l'Assessore, per la precisione e per alcuni convincimenti che ci ha fatto presenti che serviranno per riprendere in mano la questione e trovare una soluzione che sia più compatibile con le esigenze dei ricoverati e delle loro famiglie.
E' indubbio che là dove ci sono delle possibilità private di intervento devono essere sollecitate. E' chiaro, però, che là dove ci sono i non autosufficienti il Servizio Sanitario deve intervenire. E se c'è una zona d'ombra nella mia interrogazione, che d'altra parte ritengo era un po' difficile illuminare se non attraverso una lunga istruttoria, consiste nel ricercare come si è arrivati in pochissimo tempo a delle cifre così esorbitanti. A parte il romantico ricordo di tre suore che amministravano e gestivano molto bene tutta la struttura, io dubito che ci sia sempre stata nel passato oculatezza nella gestione di questo esercizio, per cui probabilmente si sono sommate certe esigenze e quindi di colpo ci si è trovati ad aumentare di un 70-80% le rette.
Questa è soprattutto la preoccupazione della popolazione di Saluggia e dei paesi vicini, che ha scombussolato coloro che gravitano su questa struttura assistenziale. Sarebbe una cosa interessante esaminare perché c'è stato un incremento molto forte negli ultimi anni, determinato da situazioni che si erano create, non penso con responsabilità penale, ma certamente politica. Occorre prestare attenzione al problema e individuare le soluzioni giuste da dare.


Argomento: Nomine

Interrogazione n. 1684 del Consigliere Ala inerente il Comitato paritetico regionale per i beni culturali


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 1684 alla quale risponde l'Assessore Nerviani.
Prima di dare la parola all'Assessore Nerviani desidero salutare gli alunni dell'Istituto Giulio che sono venuti in visita al Consiglio regionale per assistere ai nostri lavori che cominciano, di norma, con l'esame delle interrogazioni e delle interpellanze rivolte ai rappresentanti del governo regionale, dopodiché si passa alla discussione dei vari punti iscritti all'o.d.g.
Ha ora la parola l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Il Comitato paritetico regionale per i beni culturali è organismo istituito con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 805 del 3 dicembre 1975, titolato: "Organizzazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali", che negli anni passati è rimasto inattivato e che non ha funzionato particolarmente bene in quasi tutte le Regioni.
L'esigenza di ridefinire forme e organismi di coordinamento tra Stato e Regioni in materia di beni culturali è stata pertanto oggetto di attenzione nelle varie sedi di dibattito finalizzato alla predisposizione di nuove leggi statali in materia di tutela dei beni culturali e di riorganizzazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
La mancata convocazione in Piemonte del Comitato, per il quale la Regione ha nominato i propri rappresentanti esattamente un anno fa, pare pertanto derivare da uno scarso interesse, che sembra essere del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, ad attivare un organismo che appare poco rispondente alle esigenze di effettivo coordinamento.
Nel caso specifico, poiché la Presidenza del Comitato deve essere eletta dal Comitato stesso, si presume che il compito della prima convocazione spetti all'ufficio che deve assicurare le funzioni di segreteria. Questo, secondo quanto previsto dall'art. 35 del DPR 805/75 deve essere indicato con decreto del Ministro.
Si fa presente che agli uffici di questo Assessorato non risulta pervenuta al riguardo alcuna comunicazione da parte del Ministero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il Consigliere Ala è senza parole nel sentire queste storie di ordinaria burocrazia.
All'Assessore Nerviani rivolgo un unico appunto alla risposta, non essendoci responsabilità né da parte sua né del suo predecessore: la deliberazione di nomina da parte del Consiglio regionale non risale ad un anno fa, bensì a due anni fa, cioè al 9 aprile 1987. Questo per dire come il tempo passi! Resta comunque il fatto che la Presidenza della Giunta o lo stesso Assessore in questi due anni avrebbero potuto ricordare al Ministero questi fatti e invitarlo comunque a convocare, se non altro per dimostrarne l'esistenza, il Comitato. Ti chiedo quindi di inviare una lettera al Ministero, visto che non stiamo parlando di cose di poco conto, ma di beni culturali ed ambientali rispetto ai quali un'attenzione da parte dell'opinione pubblica e della Regione ritengo vi sia.
La Regione chiede finanziamenti al FIO e ad altri soggetti per le residenze sabaude e per altri monumenti della Regione; vara leggi, come quella relativa alle deleghe di competenze in materia della legge n. 431 che comunque riguardano questo insieme di memorie e tradizioni.
Ricordare i propri compiti al Governo non sarebbe male.


Argomento: Nomine

Interpellanza n. 1685 del Consigliere Ala inerente la mancata nomina dei membri del Consiglio d'amministrazione dell'Institute for Scientific Interchange ISI


PRESIDENTE

L'Assessore Nerviani risponde ancora all'interpellanza n. 1685 del Consigliere Ala.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Il Consigliere Ala ha tutte le ragioni, come altri colleghi che sono intervenuti nella materia, a manifestare il proprio disappunto, diciamo pure anche la protesta, perché non si è completato il Consiglio di amministrazione che avrebbe consentito alla Fondazione ISI di andare al di là della normale amministrazione.
Debbo tuttavia dire che non mi pare vi siano delle specifiche responsabilità né dell'Assessorato né della Giunta regionale, ma ci siano state difficoltà obiettive facilmente comprensibili per ritrovare un'intesa fra le forze politiche degli enti interessati e cioè la Regione Piemonte la Provincia e il Comune di Torino. In sostanza bisognava equilibrare le presenze di maggioranza e di opposizione all'interno di questo comitato. Il tempo della decisione è stato rinviato, per quanto mi è dato sapere, e alla fine ho promosso un'iniziativa che vedeva coinvolti i vertici della Provincia e del Comune di Torino e della Regione Piemonte perché la questione si potesse almeno istituzionalmente sbloccare.
In quella sede si è deciso, facendo anche una forzatura, di indicare non tanto le persone quanto i rappresentanti massimi, nella fattispecie delle tre istituzioni interessate nel Consiglio d'amministrazione perché lo stesso potesse funzionare.
Da allora vi sono stati gli svolgimenti naturali delle procedure: si è andati in Commissione Nomine dove sono riemersi nodi politici per cui si è deciso di scegliere una via breve anche se temporanea. Proprio "la necessità di non più rinviare - leggo la nota tecnica che ho sotto gli occhi - la designazione del rappresentante regionale, a dimostrazione del grande interesse che tutti dovremmo avere e che la Giunta regionale vuole avere per la fondazione ISI, ha spinto la Giunta su raccomandazione o autorizzazione della Commissione Nomine competente a deliberare con i poteri del Consiglio con immediata esecutività la nomina in via temporanea del massimo livello istituzionale nella persona del Presidente della Regione Piemonte, Vittorio Beltrami". Questo per quanto attiene alla Regione.
Anche gli altri enti fondatori hanno ritenuto opportuno nominare i propri vertici istituzionali nelle persone del Sindaco della Città di Torino, Maria Magnani Noya, e del Presidente della Provincia di Torina Nicoletta Casiraghi, e del Presidente della Cassa di Risparmio di Torino Enrico Filippi (la Cassa di Risparmio è stato il primo ente a indicare la persona che doveva entrare nel Consiglio d'amministrazione ISI).
In buona sostanza, siamo in ritardo, però la nomina attualmente è stata effettuata, si tratta di una nomina provvisoria in attesa di un'intesa politica più completa. Comunque il Consiglio d'amministrazione dovrebbe essere funzionante non appena sarà diventata definitivamente esecutiva la deliberazione della Giunta regionale con la quale è stato nominato nel Consiglio d'amministrazione della Fondazione ISI il Presidente della Regione Piemonte, Vittorio Beltrami.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ritengo opportuno sottolineare la tempestività di questa risposta visto che l'interpellanza risale a soltanto un mese fa.
Avevo già avuto notizia di una lettera dell'Assessore al riguardo ed avevo preso notizia di questa vicenda da una lettera inviata dal prof.
Regge su questo argomento. Su questa, come sull'altra vicenda del Comitato Paritetico, emergono i nodi della burocrazia in questo caso aggravati l'Assessore lo ha detto - da quelle storie che la popolazione e i cittadini chiamano della "lottizzazione partitocratica", definizione che normalmente viene data dei ritardi quando sono da addebitarsi alla spartizione di posti. La soluzione istituzionale proposta, se non altro, nasce dalle sollecitazioni non tanto del sottoscritto, quanto dallo stesso Istituto che dice sostanzialmente: "dopo che ci avete istituito, riconosciuto e finanziato, se non ci assicurate gli apparati direttivi e un Consiglio d'amministrazione, è ben difficile che noi possiamo operare". Quello che si scopre sempre è che è più difficile far funzionare gli organismi che abbiamo deciso di istituire piuttosto che di istituire gli stessi organismi o addirittura finanziarli.
Non so se la soluzione adottata - di cui mi compiaccio per la provvisorietà proprio per la sua procedura anomala sia o meno perfettamente conforme con la legge regionale sulle nomine. Spero che di questo argomento si possa poi, nella Commissione Nomine, ragionare con attenzione per giungere magari alla stessa soluzione che in linea di massima non mi pare tra le peggiori possibili. Però, mi augurerei che la soluzione adottata con procedura d'urgenza dalla Giunta regionale potesse trovare in tempi abbastanza brevi la possibilità di passare attraverso un percorso che veda anche la presenza della Commissione Nomine del Consiglio.
Dal punto di vista dell'equilibrio della composizione posso solo notare che con questa scelta istituzionale viene esclusa la minoranza, che è identica in tutti e tre gli enti di governo (Comune, Provincia e Regione).
Bisogna tener conto della rappresentanza delle forze politiche che sono minoranza nei tre Consigli. In questo modo ciò non viene garantito: è un aspetto negativo complessivo della scelta, anche se non posso in questo momento sostenere o individuare a quale ente spetti garantire la minoranza.
Richiamo la necessità di giungere ad una soluzione non temporanea, che passi attraverso una ratifica o una discussione nella Commissione Nomine o un voto del Consiglio che è la via più congrua per l'argomento.
Sottolineo infine che si è persa nuovamente l'occasione di essere tempestivi e capaci rispetto ad alcuni organismi come la Fondazione ISI che è un organismo scientifico, non è un ente classico della nostra burocrazia e del nostro modo di organizzare la società civile. Almeno rispetto a queste situazioni si sarebbe dovuto essere tempestivi e capaci di superare le pastoie dello scontro tra i partiti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1611 del Consigliere Pezzana inerente l'affidamento all'Università Bocconi di corsi di formazione per dipendenti regionali


PRESIDENTE

L'Assessore Brizio risponde all'interrogazione n. 1611 presentata dal Consigliere Pezzana.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

L'Amministrazione regionale sta svolgendo alcuni interventi di politica del personale rivolti a valorizzare la funzione dirigenziale che tanta parte ha nei processi di innovazione organizzativa e di ammodernamento: da una pubblica amministrazione, tradizionalmente orientata alle procedure, ad una pubblica amministrazione che privilegi l'orientamento e l'attenzione ai risultati e alle risposte all'utenza.
Va ricordato che già nell'aprile 1988 è stata istituita l'alta dirigenza con compiti e responsabilità di grande rilievo e che avviano quel processo, da più parti auspicato, di precisa definizione e distribuzione dei ruoli della dirigenza politica e di quella funzionariale.
Gradualmente i nuovi 65 settori, attuati concretamente con le nomine dei dirigenti di line e di staff di II qualifica dirigenziale, stanno operando secondo le linee di funzionamento che avviano la "direzione per obiettivi", tramite piani di lavoro per settori, approvati dalla Giunta regionale e verificati a fine anno per il raggiungimento dei risultati di struttura. Ci sono comunque dei problemi in questa fase di riorganizzazione perché nella pubblica amministrazione non esiste una cultura del lavoro di staff, e pertanto appare molto difficile l'inserimento positivo della dirigenza in questa specifica funzione.
La nostra Regione inoltre, che da alcuni anni collega l'applicazione dell'istituto della produttività alla "direzione per obiettivi" affinandone le tecniche e adeguandole alle esigenze della pubblica amministrazione, ha avviato già per l'anno 1988 oltre alla valutazione del rendimento di struttura anche quella del rendimento individuale. Si tratta peraltro di linee innovative di inversione alla tendenza dell'appiattimento che vengono definite anche con accordi sindacali di grande rilievo.
Nell'ente si stanno svolgendo, dopo otto anni di stasi nelle procedure di sviluppo del personale, concorsi interni per tutte le qualifiche e nei prossimi mesi, dopo cinque anni di blocco delle assunzioni, si procederà a concorsi pubblici per immettere nuovo personale (se lo permetteranno le strettoie che stanno emergendo con i decreti Pomicino che per ora non hanno toccato l'ente Regione!). Gravi sono infatti le carenze di organico dell'ente soprattutto nelle sedi di Torino.
In questo quadro si colloca l'intervento di formazione a ruolo e specialistico previsto per i corsi-concorsi di accesso alla prima qualifica dirigenziale.
L'organizzazione di tali corsi, la scelta dei contenuti nonché delle docenze sono stati adempimenti curati con particolare attenzione nelle varie fasi.
La procedura di corso-concorso per l'immissione di personale dirigenziale è certamente innovativa tra le forme di selezione dei candidati in quanto consente di valutare i concorrenti concretamente sui temi della qualificazione delle docenze e di valutarne le attitudini superando il concetto nozionistico di esame, tipico del tradizionale concorso. Tale risultato si realizza soprattutto con interventi che utilizzano aule di tipo seminariale con 20-25 persone, come quelle previste dal progetto di formazione.
L'orientamento dell'Assessorato è stato pertanto quello di avviare contatti con Università, enti e Società di rilievo nazionale per specifica esperienza su temi manageriali e specialistici inerenti la pubblica amministrazione.
Fra i primi contatti, oltre a quelli svolti con l'Università e il Politecnico di Torino anche tramite la Scuola di Amministrazione Aziendale si è evidenziato anche quello con l'Università Bocconi che ha notoria decennale esperienza nei temi della riorganizzazione e formazione per enti pubblici.
Ai docenti Bocconi, in questa fase delicata di revisione organizzativa è stata affidata una specifica consulenza per la ristrutturazione dei servizi regionali e per la determinazione di nuovi organici e profili professionali.
Le procedure di affidamento dell'intervento formativo previsto per il corso-concorso per dirigenti sono state articolate, secondo le normative vigenti, per parti di formazione manageriale e specialistica per i diversi profili professionali per cui si svolgono i concorsi (n. 11 profili).
Gli enti e le Società contattate sono state le seguenti: SDA Bocconi Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino, ELEA, SOI, IPSOA e ISPER.
Le procedure adottate sulla base di criteri di trasparenza e snellezza per l'affidamento dei corsi hanno tenuto conto principalmente della strutturazione dei programmi, in particolare della rispondenza degli stessi alle esigenze dell'ente e del corpo docente ritenuto più idoneo (per esperienza professionale e curriculum) alle caratteristiche dei profili di ogni singolo corso oltreché, fattore importante, della congruità della proposta economica.
Esse hanno comportato complessivamente una scelta che ha privilegiato le docenze universitarie e quelle di alto e notorio livello professionale.
Sono stati individuati l'Università e il Politecnico di Torino tramite la Scuola di Amministrazione Aziendale che svolge un ampio intervento formativo soprattutto per la parte manageriale e per il profilo amministrativo di notevole consistenza numerica.
E' stata individuata inoltre per la maggioranza dei profili e per quelli tecnici la ELEA che opera da anni anche nel settore pubblico con docenti di alta qualificazione.
Per alcuni profili specialistici sono stati individuati altresì la SOI e l'IPSOA per la particolare qualità della specifica proposta.
Il costo dei vari interventi di ruolo e specialistici complessivamente è contenuto: risulta un totale di L. 280.0000.000 circa per 126 giornate con un costo unitario medio per ogni giornata di formazione erogata di L.
2.280.000 che, raffrontato ai normali costi di mercato, risulta più che congruo anche in considerazione del fatto che è comprensivo di utilizzo aula, supporti didattici e predisposizione e stampa delle dispense. Il costo per ogni candidato (270 circa) si aggira su L. 1 milione.
L'organizzazione dei corsi risulta di conseguenza particolarmente agevole in quanto l'intervento congiunto di più enti di rilievo consente di svolgere tutti i corsi nell'arco di un mese e mezzo e quindi di effettuare con grande celerità le procedure concorsuali previste. La conclusione di tali concorsi è infatti premessa importante per realizzare ulteriori fasi della riorganizzazione di cui sopra.
Inoltre l'Amministrazione, come già per altre iniziative formative riguardanti altre qualifiche, coinvolgerà ampiamente i dirigenti regionali quali esperti e Presidenti delle Commissioni giudicatrici dei concorsi per il coordinamento tecnico dei corsi stessi.
L'Amministrazione regionale pertanto da un lato persegue l'iniziativa della ristrutturazione con l'apporto dell'Università Bocconi (al momento è l'unica Università che ha un Istituto che si occupa a fondo di pubblica amministrazione e che ha una specifica organizzazione in proposito) e dall'altro intende, come già precedentemente illustrato, valorizzare vieppiù il raccordo con l'Università e il Politecnico di Torino anche per quanto riguarda un progetto di istituzione con gli enti locali e le loro associazioni ANCI, UPI, Comune e Provincia di Torino, di una scuola regionale per la pubblica amministrazione che avrà certamente come elemento di riferimento anche l'Università.
Vi è altresì allo studio l'iniziativa di avviare anche su tale progetto il coinvolgimento dei privati, utenti della pubblica amministrazione, per realizzare un diretto raccordo fra enti pubblici, Università e Società.
Devo dire che per questi corsi-concorso l'interessamento della Regione ha attivato anche nell'Università sensibilità nuove al problema.
In tale contesto di studi e di ricerche non è escluso che emerga dall'Università di Torino la proposta di costituzione di uno specifico istituto di Amministrazione pubblica con conseguente indirizzo di laurea.
Sotto il profilo specifico dell'Amministrazione pubblica infatti c'è oggettivamente, a questo momento, una situazione di debolezza, almeno sul piano del prestigio e dell'organizzazione, ma anche proprio della presenza della scuola stessa nei confronti di Milano.
Per quanto riguarda il richiesto elenco degli incarichi, di cui al cap.
380 1986-1988, gli incarichi sono i seguenti: totale impegni: L. 1.946.429.026 così suddivisi: enti e Scuole con sede a Torino: 1.672.689.820 La prevalenza è data al CSI: 1.431.338.200 ANFOV (Informatica): 2.400.000 CSAO (Pubb. Ammin.): 2.885.000 ISPER: 26.738.800 POLITECNICO: 7.297.400 SOI: 124.661.000 UNIVERSITA': 2.277.000 VARI: 9.604.020 IPSOA: 66.488.400 enti e Scuole con sedi diverse, in prevalenza extra-Piemonte: 273.739.220.
Il triennio è stato caratterizzato da un massiccio impegno di spesa a favore del CSI per la realizzazione del piano di formazione per l'area informatica che è stato predisposto per i tre anni al fine di omogeneizzare la preparazione del personale regionale.
Per quanto concerne i corsi realizzati in occasione dei concorsi si precisa quanto segue: corso per il personale regionale di seconda qualifica funzionale: realizzato nel 1987 con risorse interne corso per il personale di quarta qualifica: realizzato nel 1987-1988 con risorse interne corso per il personale di settima qualifica: realizzato nel 1988 con affidamento alla SOI (costo compreso nel riepilogo precedente) corso per il personale di sesta qualifica: bilancio 1989 (non compreso nel presente rendiconto), affidamento alle Ditte IPSOA ed ELEA per un costo complessivo di circa 110 milioni corso-concorso per il personale di ottava qualifica: bilancio 1989 (non compreso nel presente rendiconto), affidamento alle Ditte: Scuola di Amministrazione Aziendale; ELEA; SOI ed IPSOA per un costo complessivo di circa 287 milioni.
In conclusione devo dire che l'utilizzo della Bocconi c'è stato e c'è per quello che riguarda l'organizzazione; l'utilizzo della Bocconi, pur interpellata, non c'è invece per quello che riguarda la formazione perch su questo terreno si è creata una sensibilità e un'attenzione diversa anche su iniziativa della Regione stessa.
Devo anche dire che per la verità questa è stata un'azione di sensibilità e di recupero della Regione perché in un primo tempo quando il collega Carletto aveva scritto nell'agosto 1988 alla Scuola di Amministrazione Aziendale prospettando il problema di un suo interessamento ai corsi-concorso c'era stata in proposito una risposta scritta negativa che è agli atti.
Noi ci siamo attivati con dei contatti intensi per sensibilizzare il mondo universitario sulla necessità di raggiungere una più alta specializzazione nel settore della pubblica amministrazione. Questo sta avvenendo. I corsi-concorso hanno un costo limitato e corretto e offrono per la gamma degli Istituti, tutti piemontesi, una completa garanzia di effettivo funzionamento. V'è poi anche l'apporto della dirigenza interna che segue questi lavori con attenzione, con un compito specifico cui ho fatto cenno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore per la sua lunga risposta e devo dire anche molto completa, ma non posso dirmi soddisfatto per i motivi che esporrò molto brevemente.
Intanto una premessa: in Piemonte c'è una pericolosa tendenza, una specie di razzismo regionale, per cui la mia interrogazione non voleva assolutamente mettere avanti una pretesa superiorità piemontese rispetto a Milano. Questo mi interessa specificarlo perché se la Bocconi è competente in alcuni settori in cui in Piemonte non esiste assolutamente alcuna risorsa culturale, mi sembra più che giusto rivolgersi alla Bocconi.
La mia interrogazione era più sottile: infatti non era tanto una critica al costo dell'operazione, alla spesa di 400 milioni, che poi è anche meno rispetto all'impegnativa, quanto sul fatto di riconoscere oggettivamente che se non esiste una scuola adatta per la preparazione di pubblici amministratori in Piemonte era più che giusto andare alla Bocconi di Milano. Credo però che questo non sia del tutto vero ed è per questo che dico che la risposta non mi ha soddisfatto. Infatti la domanda che era arrivata alla Scuola di Amministrazione Aziendale era formulata in modo tale che la stessa Scuola non aveva capito (e questo me lo hanno riferito proprio i dirigenti) l'esigenza che veniva dalla Regione; quando poi questa esigenza fu chiarita, la Scuola di Amministrazione Aziendale rispose che non solo era in grado di fornire questi servizi, ma che questi sono proprio l'oggetto dell'esistenza stessa della Scuola di Amministrazione Aziendale.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Forse c'è stata anche frettolosità nella risposta. A parte il fatto che riguarda un periodo che non gestivo io.



PEZZANA Angelo

Non è riferito a una persona singola, bensì all'istituzione Assessorato al personale.
Con la mia interrogazione chiedevo di capire i compiti della Regione.
Se a Torino e in Piemonte manca questo tipo di preparazione per avere una Pubblica Amministrazione che sia all'altezza dei compiti che i cittadini si aspettano (questo è un vecchio discorso, basti pensare alla Francia e alla tradizione che ha nella preparazione di manager pubblici di grande livello), dicevo se questa è una mancanza, allora nel frattempo si utilizza la Bocconi, ma la Regione deve preoccuparsi di attivare quelle istituzioni che già ci sono. Si è accennato all'Università che magari si darà da fare dopo aver sollevato questo caso. Dobbiamo porci il problema se esistono scuole che preparano pubblici amministratori di alto livello. Se la questione fosse rimasta lì mi sarei dichiarato parzialmente soddisfatto. In realtà quello che smentisce le buone intenzioni dell'Assessorato viene da una deliberazione del 6/12/1988 oggetto di una mia seconda interrogazione e qui avrei preferito che l'Assessore le unificasse anche se questa seconda interrogazione è del 22 marzo, quindi molto recente.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Non l'ho ancora vista.



PEZZANA Angelo

Se all'Assessore fosse stata sottoposta questa seconda interrogazione avrebbe visto che con deliberazione del 6 dicembre la Giunta regionale ha affidato alla Società a responsabilità limitata LAPSER di Milano un incarico di consulenza e progettazione "in merito alla revisione dei servizi e degli organici regionali per una spesa di quasi 400 milioni".
Anche in questo caso non è la spesa che mi interessa particolarmente perché se poi viene giustificata con il numero di partecipanti e con i costi effettivi del corso può andare benissimo, però mi chiedo di nuovo se in Piemonte, a Torino, non esiste una Società, tra l'altro io non conosco la Società LAPSER...



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

La LAPSER è della Bocconi. Mi pareva di aver detto nella risposta che la parte dell'organizzazione è stata affidata alla Bocconi perché l'abbiamo ritenuta, specificatamente in questo settore, la più preparata, l'unica che al momento ha la possibilità di dare un reale contributo, nonché il collegamento al progetto FEPA.



PEZZANA Angelo

Volevo questo tipo di risposta.
Se oggi per corsi di revisione dei servizi e degli organici regionali a Torino non esiste né Politecnico né Scuola di Amministrazione Aziendale n altre istituzioni in grado di preparare dei dirigenti, mi chiedo se non sia compito della Regione intervenire subito per sopperire a questa mancanza.
Altrimenti la Regione Piemonte cadrà sempre più in basso rispetto ad altre istituzioni che sono a Milano e alle quali si deve fare riferimento, non tanto per i 400 milioni che vanno a Milano piuttosto che a Torino perch giustamente devono essere destinati all'organismo più competente, ma se la Regione Piemonte non ha queste istituzioni competenti allora è opportuna una verifica, incontrando chi dirige queste istituzioni, delle funzioni che hanno. Se producono funzionari di basso livello o non al livello della Bocconi di Milano, il compito della Regione è di provvedere al più presto affinché questa situazione venga chiarita e in luogo vengano create istituzioni in grado di produrre funzionari e manager di questo livello.
Mi chiedo anche come mai non sia stata indetta una gara pubblica che forse ci faceva scoprire che esistono dei centri privati o semi-pubblici.
Nell'interrogazione chiedevo pure come mai la Regione non ha utilizzato i propri dirigenti da poco promossi alla massima dirigenza in qualità di Responsabile del Servizio organizzazione. Se questi funzionari hanno dato come indicazione, ancora una volta, la Bocconi di Milano, significa che un'analisi seria fatta dai dirigenti regionali ha dato dei risultati drammatici.
Io, in veste di Consigliere regionale, credo che sia opportuno invitare l'Assessore ad affrontare questo problema al più presto facendo degli incontri con queste istituzioni, dal Politecnico alla Scuola di Amministrazione Aziendale, per valutare come sopperire, perché se proprio la Regione deve rivolgersi a Milano per avere dei corsi qualificati, ci chiediamo cosa devono fare le aziende private! Questo significa che la Regione Piemonte è totalmente carente di strutture per creare una pubblica amministrazione di alto livello. Questa è l'unica spiegazione che giustifica l'andata a Milano, altrimenti mi domando cosa c'è dietro all'affidamento alla società Lapser e all'Università Bocconi! Se non c'è niente dietro, allora la situazione piemontese è grave! Se questa è la situazione della pubblica amministrazione, dato che non mi risulta che la Regione Piemonte sia un ente privato, ma un ente pubblico, allora deve occuparsi al più presto per uscire da una situazione che mette il Piemonte in una posizione riduttiva rispetto ad altre regioni.
Dico questo non perché il Piemonte deve essere più di un'altra, ma perch questa Regione deve poter fornire strutture e servizi ai cittadini che ci votano, per dire loro che noi svolgiamo il nostro compito con serietà. Non dobbiamo quindi limitarci a riconoscere le mancanze che oggettivamente ci sono, perché la Scuola di Amministrazione Aziendale mi risulta essere apprezzata e valutata non solo in Italia, ma da organismi internazionali che non a caso prepara manager a livello internazionale. Allora se è stata fatta questa valutazione, chiedo che la Giunta e l'Assessore mettano in atto al più presto quegli incontri tali per portare le Istituzioni locali a un livello che non obblighi più la Regione Piemonte e l'industria privata a rivolgersi altrove per avere dei dirigenti qualificati.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1592 presentata dai Consiglieri Acotto e Valeri inerente l'aeroporto di Cerrione


PRESIDENTE

L'Assessore Mignone risponde all'interrogazione n. 1592 dei Consiglieri Acotto e Valeri.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La società SACE, costituita nel 1962, ha provveduto alla costruzione in sede propria di tutte le infrastrutture esistenti dell'aeroporto di Biella Cerrione ed è abilitata a compiere direttamente attività connesse e complementari al trasporto aereo di qualsiasi tipo e specialità per incentivare i collegamenti aerei del Biellese e della Provincia di Vercelli.
La società ha la maggioranza di capitale pubblico (52%: Provincia di Vercelli, Regione Piemonte, Comune di Biella, ecc.) e la Regione Piemonte ne è entrata a far parte dal 1980 con il 15% del capitale azionario (LR n.
22/80).
Attualmente sull'aeroporto di Biella-Cerrione si svolgono tutte le attività di "aviazione generale" e nel 1985 si sono registrate ben 2.150 ore di volo, mentre la locale scuola di volo ha brevettato, sempre nel 1985, 45 allievi.
Il parco velivoli è composto da 31 aeromobili di cui 10 di proprietà del locale Aeroclub e 21 di privati.
Entro l'area aeroportuale svolge la propria attività anche un'importante società meccanica di revisione e riparazioni aeronautiche che oltre ad impiegare diverse unità lavorative è un importante riferimento e supporto per tutta l'attività di aviazione generale della Regione Piemonte e delle Regioni limitrofe.
A seguito dello sviluppo delle attività di aviazione commerciale di terzo livello in Italia, su tale aeroporto, al centro di un'area industriale di notevole importanza, si possono legittimamente prospettare anche tali attività commerciali previo l'adeguamento delle infrastrutture.
Il piano di potenziamento dell'aeroporto, per adeguarlo ad accogliere collegamenti aerei commerciali di terzo livello, è valutato in circa 8,5 miliardi di lire, di cui 4 miliardi già spesi.
Per completare tutte le opere necessarie e previste occorre quindi procedere ad un aumento di capitale per circa 4,5 miliardi di lire.
Nell'assemblea straordinaria degli Azionisti SACE, tenutasi il 24 gennaio scorso, è stato approvato all'unanimità l'aumento di capitale in argomento.
Tutti gli azionisti pubblici hanno manifestato l'interesse e l'intenzione che i lavori avviati siano convenientemente conclusi, ma si sono riservati di definire tempi e quantità della sottoscrizione azionaria di loro spettanza.
Si è inoltre dato mandato al Presidente della Società di avviare contatti con operatori privati per un loro maggiore impegno nel capitale della Società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ringrazio l'Assessore Mignone per la risposta ad un'interrogazione che traeva origine da notizie pervenute agli interroganti circa l'ipotesi di un aumento del capitale sociale della SACE.
Se ho inteso bene la risposta dell'Assessore, pare ci sia un impegno di massima da parte della Regione di cui non sono stati individuati né tempi né quantità. Le informazioni possono quindi essere considerate insufficienti. Questo deficit di informazione mi fa propendere per un giudizio non soddisfacente per quanto riguarda la risposta data. La nostra polemica potrebbe essere più appuntata sugli impegni o meno della Regione e sulla loro quantità in questa direzione giacché noi siamo, invece, in presenza di una discussione di carattere generale che è quella relativa alla funzione o meno di questo tipo di struttura aeroportuale.
Da questo punto di vista, il discorso relativo al terzo livello, ci pare molto fumoso, nel senso che per quanto riguarda il piano nazionale aeroportuale o dei trasporti non vediamo la possibilità di agganci, di connessioni concrete con questo tipo di nostre realtà locali.
D'altra parte debbo dire all'Assessore che un uso attento e calibrato dei termini nella sua risposta non ci impedisce di fare talune osservazioni. L'Assessore ha detto che si svolgono compiti di aviazione generale, ma se guardiamo il numero degli aerei che sono presenti, siamo di fronte ad una attività generica, se vogliamo esprimerci utilizzando il termine "aviazione generale" in maniera così lata da ricomprendere in essa anche tutta l'attività tipicamente amatoriale. Non voglio però fare della facile ironia su una situazione che potrebbe presentare chissà quali sviluppi per le prospettive, per le quali - almeno per quanto a nostra conoscenza - non ci sono elementi né a livello ministeriale né ad altri livelli competenti che ci lasciano intendere una serietà, se la vogliamo mettere in questi termini, circa la valutazione di una struttura di per s' così importante per quanto riguarda il territorio della Regione Piemonte.
Ciò detto ribadisco che l'interpellanza traeva origine dalla notizia che si era diffusa dell'aumento di capitale. Prendiamo atto che c'è stata la volontà dichiarata nel caso dell'assemblea dei soci da parte anche dei rappresentanti della Regione di andare nella direzione di questo aumento di capitale.
Naturalmente non possiamo dichiararci d'accordo perché abbiamo delle riserve di fondo per quanto riguarda il tipo di iniziativa così come sta sviluppandosi in quella zona.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1531 dei Consiglieri Sestero, Avondo e Adduci inerente la perforazione del Sacro Monte di Varallo per impiantare un ascensore e realizzare una conchiglia per concerti


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1531 presentata dai Consiglieri Sestero, Avondo e Adduci.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Rispondo per competenza non precisamente definita, nel senso che quanto meno è a scavalco con altri Assessorati, alla interrogazione della collega Sestero riguardante le notizie relative alla ipotesi di perforazione del Sacro Monte di Varallo per la realizzazione di un ascensore che dovrebbe portare dal piano al sommo di questa località nota per le sue bellezze artistiche ed ambientali.
L'interrogazione è stata presentata il 9 novembre 1988. Il tempo trascorso forse è molto, ma in parte è stato speso per avere notizie più precise di quelle che si avevano in prima battuta, anche se debbo dire che notizie assolutamente definitive non mi sento di darne oggi perché mancano ancora alcuni elementi che il Ministero non ci ha trasferito. In particolare l'interrogazione si riferisce al finanziamento di un progetto ex lege 11 marzo 1988, n. 67 per la perforazione del Sacro Monte di Varallo finalizzato all'impianto di un ascensore e alla realizzazione di una conchiglia per concerti.
In ordine all'argomento posso dire che gli Uffici dell'Assessorato alla cultura non sono ancora in possesso di copia del progetto in questione. Le informazioni che mi accingo a dare sono state raccolte attraverso contatti diversi avuti con il Ministero per i Beni Culturali, la riserva del Sacro Monte di Varallo e i progettisti.
Il progetto integrato per il restauro dei beni ambientali, monumentali ed artistici, e per il collegamento del Sacro Monte con la città di Varallo, è stato promosso dal Ministero per i Beni Culturali su iniziativa dell'Amministrazione comunale di Varallo, al fine di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge 11 marzo 1988, n. 67.
Attualmente il progetto è all'esame del Nucleo di valutazione del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica.
Il progetto prevede in primis il restauro dell'intero complesso del Sacro Monte (convento e Chiesa di Santa Maria delle Grazie) nonché la realizzazione delle infrastrutture necessarie, peraltro previste nel Piano naturalistico redatto dalla Regione.
Prevede, inoltre, il collegamento del Sacro Monte con la Città di Varallo, tramite la realizzazione di ascensori interni alla montagna. Alla base del Sacro Monte prevede invece la sistemazione dell'assetto viario e la realizzazione di parcheggi sotterranei.
Il progetto non prevede la realizzazione di una conchiglia per concerti, ma viene esplicitamente ipotizzato il riuso di un anfiteatro naturale già esistente e attualmente occupato da rovi e arbusti.
Il progetto è stato esaminato dalla Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici e dalla Soprintendenza per i beni artistici e storici che hanno formulato le osservazioni di competenza, recepite nella redazione definitiva del progetto.
Il primo lotto dei lavori prevede il finanziamento di una indagine conoscitiva generale, il restauro delle coperture di tutti gli edifici (lavoro preliminare indispensabile alla salvaguardia del patrimonio storico artistico) e interventi di restauro conservativo sul patrimonio figurativo idonei a bloccare il degrado in atto.
Si sottolinea che la direzione degli interventi di restauro sarà condotta dalle Soprintendenze che vaglieranno le priorità e le modalità di intervento.
La parte dell'intervento concernente le infrastrutture sarà invece gestita dal Comune di Varallo.
Io a questo punto posso soltanto impegnarmi, per quanto di mia e di nostra competenza, a vigilare perché l'operazione sia rispettosa dei valori culturali artistici e ambientali del complesso.
Esprimo peraltro attenzione e interesse all'operazione complessiva poiché sono certo che in larga misura questa possa rispondere a esigenze e ad aspettative della comunità di Varallo e della Val Sesia anche per le implicazioni di carattere occupazionale ed economico che essa comporta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

La risposta che l'Assessore ha dato, che è fatta di una serie di informazioni che confermano quanto veniva ipotizzato nell'interrogazione io la trovo assolutamente insoddisfacente. Che questo progetto esista, che sia all'attenzione del Ministero è cosa che tutti sanno. I dati e l'aggiunta di informazioni che l'Assessore ha fatto, confermano che se ne sono occupati soggetti diversi, compresa la Soprintendenza.
A noi invece interessava sapere come la Regione si pone di fronte a un progetto di questo genere che credo non sia estraneo alle competenze regionali.
La vicenda ha qualche elemento di stranezza. Siamo in un Paese dove i beni monumentali e architettonici crollano, dove da notizie di stampa - non si riesce neanche a censire i beni culturali, pur avendo speso miliardi affidando a privati il censimento, attraverso la legge cosiddetta dei "giacimenti culturali". E' cosa nota che le risorse per la conservazione del patrimonio architettonico storico che vengono impegnate sono limitatissime.
Io avrei voluto sentire una posizione dell'Assessore su un progetto che oltre alla conservazione dovuta delle strutture artistiche del Sacro Monte di Varallo, ipotizza soluzioni di percorso del Sacro Monte che io credo siano al di fuori di ogni sensato utilizzo dei beni culturali.
Bisognerebbe anche sapere che costi prevede questo progetto e come si sono espressi i vari soggetti. Al di là del Nucleo di valutazione che lo sta esaminando e al di là del fatto che è un progetto del Comune di Varallo, sarebbe opportuno sapere come si è espressa la Soprintendenza su un'ipotesi di questo genere: sull'efficacia, sulla sensatezza e sulla produttività di una spesa per costruire un percorso interno come l'ascensore e il parcheggio sotterraneo.
Questo avrei voluto sapere anche perché c'è un elemento che rappresenta inquietudine. Noi sappiamo che, al di là della programmazione regionale, il Sottosegretario Astori ha fatto un giro nelle Province piemontesi per distribuire i miliardi stanziati dal Governo per i beni architettonici e quindi c'è una gestione centralizzata affidata per il Piemonte al Sottosegretario Astori. La cosa che ci lascia qualche inquietudine è che il Sottosegretario ai beni culturali, Astori, è anche Sindaco di Varallo. Non vorrei che i soldi per quel famoso ascensore non sia difficile, per Astori trovarli, per un'opera che io continuo a ritenere non sia prioritaria nel panorama delle esigenze della Regione Piemonte.
Forse è perché ci sono le elezioni in vista; la campagna elettorale è aperta da tempo, tutti gli organi di stampa hanno informato qualche mese fa che questo Sottosegretario portava in giro i miliardi per il Piemonte: a Vercelli, a Novara, da tutte le parti.
Io ho dei dubbi su una gestione di questo tipo e al di là delle logiche che determinano una gestione come questa, c'è un problema istituzionale: su partite di questo genere non ci può essere un rapporto diretto Governo realtà locali gestite da un Sottosegretario, ma c'è la Regione che in qualche modo deve far valere le sue competenze, un suo ruolo di programmazione e non può invece essere estranea a questa faccenda! Allora io chiedo che la risposta dell'Assessore, magari non ora, ma in un'altra occasione, sia più precisa. Se la Regione Piemonte ritiene che sia giusto, ci dica quanto costa fare un ascensore e un parcheggio sotterraneo nel Sacro Monte di Varallo; se invece non condivide questo progetto sarebbe bene che questi fili diretti del Sindaco di un paese con le risorse centrali venissero spezzati almeno da un'iniziativa di programmazione e di valutazione della Regione Piemonte.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione n. 1702 del Consigliere Dardanello e interrogazione n. 1705 del Consigliere Fracchia inerenti la strada statale del Colle di Tenda


PRESIDENTE

L'Assessore Mignone risponderà ora congiuntamente all'interrogazione n.
1702 del Consigliere Dardanello e all'interrogazione n. 1705 del Consigliere Fracchia.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

L'Amministrazione regionale, che condivide le preoccupazioni dei Consiglieri interpellanti i quali, con il loro strumento consiliare, hanno messo in evidenza le difficoltà e i risvolti negativi per l'economia della zona, non appena è venuta a conoscenza dell'accaduto, cioè del crollo di parte di un lato della galleria sul colle di Tenda, ha provveduto immediatamente a richiedere con telegramma, data l'urgenza, un intervento della Direzione generale dell'ANAS, dei Ministri dei Lavori Pubblici e della Protezione Civile, affinché fossero adottate provvidenze straordinarie in termini di autorizzazioni e di finanziamenti per una rapida soluzione del problema e conseguente ripristino del traffico.
La direzione compartimentale ANAS di Torino ha provveduto in dato 8 marzo a fornire all'Assessorato una dettagliata relazione dell'esame dell'evento. E' noto che in quel tratto si stava procedendo ad eseguire dei lavori per realizzare una piazzola di interscambio per i mezzi. I tempi per la riapertura al traffico della galleria si prevedono in circa 40 giorni con tre turni di lavoro sulle 24 ore. Inoltre la procura della Repubblica in data 15 marzo ha sbloccato il cantiere che era stato messo sotto sequestro, per cui i lavori di sgombero delle macerie sono stati ripresi immediatamente.
Le Ferrovie dello Stato hanno predisposto, con decorrenza 12 marzo dieci corse giornaliere (cinque al mattino e cinque al pomeriggio), dalle ore 8,00 alle ore 19,00 ad intervalli di due ore circa per venti veicoli a corsa, per un totale di 200 veicoli al giorno.
Nonostante tutte le provvidenze su enunciate, quindi la realizzazione del treno navetta, l'avvio immediato dei lavori di sgombero, non si può che costatarne la loro insufficienza, anche se non si può che riconoscere che al momento è tutto quello che si può fare.
Ciò pone tuttavia in drammatica evidenza l'importanza vitale del collegamento in questione, non solo per la Provincia di Cuneo, ma per l'intera nazione. Importanza che solo in momenti drammatici come questo riesce ad emergere all'attenzione pubblica nazionale. E' invece noto come la Provincia di Cuneo e la Regione Piemonte da sempre convinte dell'importanza strategica di questo collegamento si stiano adoperando con iniziative progettuali e politiche affinché il Governo assuma iniziative adeguate per eliminare quella che è una vera e propria strozzatura nei collegamenti internazionali tra Italia e Francia.
In realtà oggi è urgente decidere se realizzare un nuovo e più moderno collegamento, scegliendo in modo definitivo tra le due opzioni prevalenti: da un lato il traforo del Ciriegia-Mercantour di cui esiste già il progetto di fattibilità studiato dalla SITRA, oggetto d'intesa anche con il Dipartimento delle Alpi marittime, da tempo consolidato, che però finora non risulta avere riscosso pari adesioni in sede nazionale francese, oppure un tunnel sostitutivo di base da Limone fino a Tenda intorno ai 900-1.000 metri di quota razionalmente collegato vuoi lato francese vuoi lato italiano, con adeguate bretelle di raccordo autostradale o superstradale al sistema autostradale costiero francese verso Nizza da un lato e verso il sistema autostradale italiano verso Cuneo dall'altro.
Quest'ultima soluzione qui rapidamente accennata per sommi capi è già stata oggetto di un primo positivo rapporto redatto insieme da tecnici italiani e francesi nominati dai rispettivi Governi nel gruppo tecnico all'uopo costituito dalla Commissione mista italo-francese per i problemi di frontiera cui hanno partecipato anche tecnici in rappresentanza delle Regioni Piemonte e Liguria e delle Province di Cuneo ed Imperia. Detto rapporto preliminare che ha visto la convergenza dei tecnici dei due Paesi su un ventaglio di possibili soluzioni tecniche è stato consegnato ufficialmente alla Commissione a novembre dello scorso anno.
La Giunta regionale continuerà ad attivarsi pertanto con i responsabili governativi affinché si possa rapidamente addivenire al protocollo d'intesa internazionale per la realizzazione di un nuovo tunnel sostitutivo del colle di Tenda e dei relativi collegamenti autostradali al sistema della grande viabilità italiana e francese lungo l'itinerario europeo E-72 di cui la direttrice del colle di Tenda fa parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello per l'interrogazione n. 1702.



DARDANELLO Ferruccio

Ringrazio l'Assessore per l'ampia delucidazione del problema relativo al colle di Tenda. Si tratta di una vicenda che sta ancora una volta a testimoniare la gravità della situazione di area della Provincia di Cuneo dramma che è nato in queste ultime settimane con la frana che ha chiuso una delle vie di uscita che la Provincia di Cuneo ha verso l'esterno, in particolar modo verso la Francia e verso la Liguria. Io sono un po' pessimista circa i 40 giorni, termine entro il quale l'ANAS si è impegnata con 3 turni giornalieri consecutivi di 8 ore, a risolvere questo problema.
Credo che purtroppo i tempi, se queste sono le notizie, dovranno ancora slittare di alcune settimane. L'augurio nostro è che entro questi 40 giorni si riesca a finire, ma ritengo sia un'utopia pensarlo.
Ciò significa che l'area della Provincia di Cuneo ha avuto quest'anno già un terremoto per quanto riguarda la mancanza di innevamento, avrà ancora un altro terremoto dovuto alla frana: qualche provvidenza quindi a quest'area ritengo sia opportuno andare a individuarla, perché "si aggiunge ferro alla campana", come si suol dire dalle nostre parti, e di conseguenza dovremo trovare delle soluzioni per dare a questa area che vive molto, per non dire quasi esclusivamente, sul terziario, sul turismo, la possibilità di guardare al domani con un certo ottimismo.
I progetti che si ipotizzano sono di grande interesse e di grande respiro: da anni si parla di queste realizzazioni, auguriamoci che si trovi nel breve o medio periodo una soluzione.
Chiedo ancora all'Assessore quali eventuali provvidenze la Regione Piemonte può pensare di individuare per dare fiato e sostegno a questo momento di difficoltà. Mi pare che la Regione Piemonte non abbia in questa occasione deliberato nulla, di conseguenza auspico che qualche provvidenza di supporto o di sostegno si possa reperire tra i fondi del nostro bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia per l'interrogazione n. 1705.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente e colleghi, anch'io ringrazio l'Assessore Mignone per la tempestività della risposta data in quanto si tratta di un problema drammatico per gli abitanti di quella zona e per la stessa economia di Cuneo città già colpita - come ha ricordato prima il collega Dardanello da questo inverno molto mite, ma assai negativo per gli operatori della neve.
Anch'io sono scettico per quanto riguarda il termine dei 40 giorni anche perché mi risulta che prima di iniziare i lavori che hanno portato alla frana, una perizia consegnata forse all'ANAS (di questo non sono sicuro) preannunciava questa stessa frana. Non se ne è quindi tenuto conto: se questo fosse vero sarebbe un fatto gravissimo, perché se una perizia di un ingegnere segnala l'alta probabilità che si verifichi una frana durante quel tipo di lavori bisogna tenerne conto. Era pertanto opportuno prendere altre precauzioni; noi siamo abituati a piangere sempre dopo che le disgrazie sono avvenute e non pensiamo alla prevenzione per evitare che certi episodi avvengano. Fornisco al Consiglio questa informazione con beneficio d'inventario, ma la notizia che mi è stata data dovrebbe essere certa.
Quanto annunciato dall'Assessore va portato avanti urgentemente: pensiamo infatti, ad esempio, se la galleria fosse crollata completamente cosa sarebbe successo per la Provincia di Cuneo. Si parla da troppi anni ormai di un secondo traforo, però si è ancora fermi. I francesi hanno poca volontà da quanto sembra di fare qualcosa, però non possiamo più assistere passivamente a questo isolamento.
Ricordo ad esempio che il raddoppio della autostrada Torino-Savona non va avanti per questioni campanilistiche: questo elemento rappresenta un grave danno specialmente in questo momento quando gran parte del traffico è deviato sul tragitto Ventimiglia - Savona Mondovì. Il non raddoppio del tratto Carmagnola-Altare della autostrada Torino-Savona comporta disguidi enormi, anche in giorni normali, perché in quel tratto è vietato il sorpasso.
Chiedo alla Giunta regionale, e per essa all'Assessore, di assumere l'impegno di portare avanti con l'Amministrazione provinciale di Cuneo e naturalmente anche con i francesi questo discorso. Era infatti previsto un incontro con i francesi della Regione del Sud per dare l'avvio a questi lavori, perché prima che siano terminati, trascorreranno almeno dieci anni.
Raccomando ancora all'Assessore in questo caso di seguire in modo particolare che i lavori proseguano e terminino davvero nei 40-45 giorni previsti, in modo che ai primi del mese di maggio possa esserci una circolazione sia pur non completamente libera, comunque parziale, per far aumentare il passaggio attuale di 200 autoveicoli rispetto ai 4-5.000 autoveicoli che passavano ogni giorno, prima della frana.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

La Segreteria del Gruppo PCI mi ha avvisato che oggi la Giunta avrebbe risposto a tre mie interrogazioni. Trattandosi di interrogazioni che riguardano questioni di inquinamento suppongo che la Giunta risponda attraverso l'Assessore Cernetti o l'Assessore Maccari.
Gradirei capire se le informazioni che la Giunta ha dato al mio Gruppo sono veritiere o meno, dal momento che non vedo né l'Assessore Cernetti n l'Assessore Maccari.



PRESIDENTE

L'Assessore Maccari è in congedo per impegni a Roma. L'Assessore Cernetti arriverà verso le ore 13, ma non sarà possibile invitarla a rispondere perché a quell'ora avremo già iniziato ad esaminare altri punti all'o.d.g.



FERRO Primo

Esprimo formalmente la mia protesta. Se la Giunta non è in grado di rispondere per ragioni di tempo o per impegni non si dice che risponderà altrimenti diventa una presa in giro nei confronti dei Consiglieri che sono qui ad aspettare che gli Assessori arrivino per rispondere alle interrogazioni.



PRESIDENTE

Mi farò carico di rappresentare alla Giunta la sua protesta.


Argomento: Musei

Interrogazione n. 1664 dei Consiglieri Sestero, Adduci e Avondo inerente il Museo Lombroso


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1664 presentata dai Consiglieri Sestero Adduci ed Avondo.
Risponde l'Assessore Nerviani.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

L'appello rivolto tramite il Comitato tecnico-scientifico del Centro Gianfranco Minguzzi di Bologna riapre una questione da tempo presente all'Assessorato che, come è noto, ha promosso nel 1985 in collaborazione con altri enti la Mostra "La Scienza e la colpa" che è stata la prima iniziativa di rilievo ad affrontare in tempi recenti il problema dei materiali del Museo Lombroso.
Già in quell'occasione si era iniziato a vagliare qualche idea circa una definitiva collocazione dei reperti attualmente conservati presso l'Istituto di Medicina Legale saggiando l'ipotesi di utilizzare come sede l'ex Ospedale psichiatrico di Collegno o altra istituzione analoga.
Mentre non si esclude che le trattative in proposito possano venire riprese, pare opportuno sottolineare che sono andate nel frattempo maturando le premesse per un'evoluzione ulteriore del problema a seguito di richiesta da parte dell'Accademia Italiana di Storia della Farmacia per impiantare a Torino un Museo storico dell'arte farmaceutica e a seguito delle questioni aperte dalla trasformazione in Museo di scienze naturali del palazzo dell'Ospedale Maggiore di Torino, i cui arredi antichi sono anch'essi in gran parte stati ritirati in magazzini.
Questo Assessorato sta attualmente progettando il riordino delle varie biblioteche della Facoltà e dell'Accademia di Medicina di Torino e all'interno di questo progetto sarebbe opportuno pensare ad una nuova sede dove riunire gli antichi fondi storici.
Di fronte a questo accumularsi di ipotesi ci si chiede quindi se non sia opportuno tornare a rilanciare l'idea, già prospettata in passato, di avviare a Torino un Museo generale della sanità in cui accanto ai materiali del Lombroso trovi spazio una documentazione più ampia.
Personalmente mi ritengo impegnato fin da ora a studiare la predisposizione di una sede idonea che ospiti le collezioni lombrosiane.
Colgo l'occasione per indirizzare un appello alla Città e alla Provincia di Torino perché provvedano (eventualmente in collaborazione con i Comuni della cintura metropolitana) allo studio di una soluzione congiunta.
Qualora non fosse possibile arrivare ad una soluzione apprezzabile in tempi ragionevoli, come estrema risorsa e solo in caso di perduranti difficoltà da parte dell'Istituto di Medicina Legale a mantenere la collocazione attuale delle raccolte lombrosiane nei propri locali, si potrebbe contemplare l'ipotesi di un temporaneo immagazzinamento dei materiali presso l'ex Ospedale S. Giovanni. Tuttavia mi rendo conto che tale soluzione difficilmente potrà considerarsi coerente sia con l'esigenza di dare un profilo adeguato all'iniziativa sia con i problemi posti dal compimento del Museo di scienze naturali, primo e centrale destinatario di questo stabile.
Mi rendo conto che le proposte sono ancora in una fase indefinita, ma è peraltro noto che il problema dei musei a Torino è un problema grosso e che quello del Lombroso è uno dei tanti a cui va, con ferma intenzione, la nostra attenzione, ma richiederà il tempo giusto per vedere una soluzione adeguata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sarei attesa una risposta diversa. Ho letto su "La Stampa" dell'altro giorno che sul problema dei musei piemontesi l'unico Assessore caratterizzato da dinamismo, capacità e decisione, è l'Assessore regionale. Devo dire che ero anche contenta che l'ente Regione in qualche modo si facesse carico di una situazione drammatica dal punto di vista museale. Continuiamo a non vedere l'apertura del Museo di Scienze Naturali: il Museo si arricchisce di dotazioni, il lavoro continua, ma è chiaro che lo scopo di un museo è aprirsi al pubblico e noi in questi ultimi anni non abbiamo più assistito a manifestazioni.
Inoltre, al di là della grancassa e delle promesse non vediamo i risultati dell'impresa, significativa anche questa, del Museo del Cinema.



NERVIANI Enrico, Assessore alla cultura

Sta per partire.



SESTERO Maria Grazia

Sono tutte cose che stanno per partire da troppo tempo, sembra di essere in una stazione! Ci sono le premesse, ci sono le ipotesi, ma una Amministrazione produce nel momento in cui apre il museo! Mi auguro che il mio ragionamento sia inutile e che il Museo del Cinema apra domani e ne sarò felice, però anche lì mi pare ci siano dei problemi. Ci sono per altre istituzioni minori, di cui si parla da tempo, come questa del Museo Lombroso, la cui urgenza è stata evidenziata.
Io mi auguravo che il dinamismo significasse tempi, risorse e certezze di avvio del museo, perché c'è il problema del reperimento oltre che della sede, anche degli investimenti; vedremo nel bilancio quali risorse stanzierà la Regione per far fede a questi impegni.
Una risposta che sottolinea solo che all'attenzione della Regione c'è questo problema, devo dire, con tutta l'amicizia per l'Assessore Nerviani che è una risposta assolutamente insoddisfacente! Mi augurerei che almeno come qualcuno ricordava prima, sotto scadenza elettorale un po' di voglia di inaugurare qualcosa ci fosse, ma temo purtroppo che neanche questo stimolo riesca a produrre dei risultati.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico che è stata data risposta scritta, da parte dell'Assessore Maccari, alle seguenti interrogazioni presentate dal Consigliere Reburdo: n. 1358 inerente l'inquinamento delle acque destinate al consumo umano nel Comune di Caluso n. 1670 inerente l'applicazione del risanamento del bestiame.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale relativa alla Indesit e risposta all'interrogazione n. 1476 dei Consiglieri Montefalchesi, Calligaro ed altri


PRESIDENTE

Ho proposto all'Assessore Cerchio, dato che è presente una rappresentanza di operai (una parte è già in aula, la restante è in attesa di potervi entrare), di trasformare la risposta all'interrogazione n. 1476 dei Consiglieri Montefalchesi, Calligaro, Staglianò, Bontempi, Ala ed Amerio, relativa ai problemi della Indesit, in comunicazione della Giunta cui seguirà un dibattito al quale potranno intervenire tutti i Gruppi.
Invito fin d'ora i Consiglieri a contenere i tempi dei loro interventi.
Ritengo importante cogliere questa occasione allo scopo di esprimere la posizione del Consiglio regionale in ordine a questo grave problema.
L'Assessore Cerchio, con i Capigruppo che vorranno partecipare, ha già concordato di ricevere successivamente gli operai nella Sala Viglione per discutere il problema che verrà affrontato previa discussione in aula.
Ha pertanto la parola l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Accolgo la proposta del Presidente del Consiglio di trasformare la risposta all'interrogazione n. 1476 in una comunicazione. Peraltro, per rispondere alle osservazioni di alcuni colleghi, ricordo che io ero presente alle ore 9,15, essendo convocata prima del Consiglio la IV Commissione su problemi insistenti il lavoro e l'occupazione, in particolare per la disamina di una deliberazione urgente relativa ad interventi CEE nell'area del Vercellese. Questo ho detto per memoria grafica.
Non ho difficoltà a ripercorrere, seppur telegraficamente, alcuni aspetti legati alla vicenda della Indesit e più in generale ad una situazione che si riferisce a decine di altre aziende, alcune delle quali si trovano in una situazione di grosso esubero relativamente ai livelli occupazionali, in alcuni casi tuttora drammaticamente vissuti giorno per giorno dai lavoratori, e nella fattispecie della Indesit in particolare dalle lavoratrici essendo, quella della Indesit, una occupazione prevalentemente femminile.
L'occasione di questa breve comunicazione ci dà l'opportunità di chiarire la posizione della Regione e di informare il Consiglio nel merito della intricata vicenda delle eccedenze Indesit. I colleghi sanno - è notizia di questi giorni - che un primo tassello atteso da troppo tempo ha avuto una cauta soluzione, mentre rimane aperto tutto il problema legato alla grande eccedenza, soprattutto per quanto riguarda lo sbocco definitivo in termini occupazionali dei lavoratori.
Pare quindi doveroso alla Regione ribadire che qualsiasi soluzione non può che richiedere tempi e misure che siano idonei e nella fattispecie della Indesit abbiamo sostenuto, come istituzione regionale, che solo l'applicazione della legge n. 675 viene considerata come misura efficace a collocare i lavoratori in una condizione non meramente assistenziale.
Come è noto ai colleghi, in data 21 marzo il CIPI ha accolto l'istanza di concessione di cassa integrazione straordinaria nei confronti di una ventina di aziende che insistono sul territorio piemontese, alcune delle quali registrano una situazione drammatica. La Indesit è una di queste un'altra è la CEAT che ha ottenuto il riconoscimento della CIGS dopo oltre sei mesi (dal settembre 1988), o ancora la Cirac del Gruppo Fabocar nei confronti della quale ci si batteva da quasi un anno (Organizzazioni sindacali, Consiglio di fabbrica, Regione) per l'ottenimento della CIGS per i due presidi insistenti sul territorio piemontese quello di Coazze e quello di Serravalle Sesia. Altre aziende hanno ottenuto l'integrazione salariale ai sensi della legge n. 143, che è stata in realtà accolta come subordinata alla richiesta iniziale dell'applicazione della legge n. 675.
Per l'istanza relativa alla Indesit, era necessario che il Ministero dell'Industria concedesse l'autorizzazione all'esercizio d'impresa scaduto nel settembre 1988.
E' ovvio, pur prendendo atto con moderata soddisfazione, che l'accoglimento dell'istanza (ex lege n. 143) è conseguente alla negata continuità di fatto dell'esercizio d'impresa, e permette, come passaggio propedeutico, la continuità retributiva ai lavoratori eccedenti.
La Regione Piemonte ritiene comunque che, accolta la domanda ai sensi della legge n. 143 (e l'ha dichiarato più di una volta anche con alcune provocazioni in incontri con delegazioni di Consiglieri regionali nelle scorse settimane), occorra con urgenti misure, magari con una decretazione d'urgenza se necessario, assicurare la continuità di prepensionamento oggi obiettivo necessario e irrinunciabile per perseguire qualunque concreta ipotesi di smaltimento delle eccedenze tuttora esistenti.
Circa alcune proposte variamente avanzate, oggetto di ripetuta attenzione da parte delle forze politiche e sindacali, si osserva che la Regione Piemonte più volte è stata promotrice e partecipe ad incontri nella sede della Commissione Grandi Eccedenze (Commissione straordinaria per le eccedenze) e del Ministero dell'Industria, oltre che di quello del Lavoro per proporre misure efficaci alla soluzione del problema indicato.
Al riguardo devo dire che su questo tema alcuni incontri, non ufficiali, realizzati con il sistema delle imprese in Piemonte, non hanno finora raggiunto quegli auspicati esiti che potrebbero essere ricercati e che abbiamo proposto in più occasioni alle associazioni imprenditoriali, di una convenzione fra le imprese che gravitano, nella fattispecie, nell'area territoriale del Pinerolese con la Commissione regionale per l'impiego al fine di avviare un programma di assunzione delle stesse maestranze.
Si è cercato di attivare questo discorso in un confronto partecipato da un lato con l'Unione Industriale e dall'altro lato con il sistema delle imprese. E' emersa una certa cautela, per non dire quasi indisponibilità del sistema delle imprese e dell'Unione Industriale: si sono dichiarati disponibili al confronto nel momento in cui vi saranno riferimenti certi e un'offerta da parte della Regione, nell'ipotesi che dovesse decollare lo strumento eccezionale previsto da più disegni di legge che attualmente in sede di IV Commissione abbiamo concordato poter confluire in un testo unitario, che crea un fondo straordinario per l'occupazione per incentivare il mondo imprenditoriale ad assumere persone ultraventinovenni (tale è il problema di migliaia di lavoratori in Piemonte). Questo strumento deve essere in grado di incentivare ulteriormente l'imprenditore privato ad assumere, come per i contratti di formazione-lavoro, persone che hanno ormai superato i 40 anni, la cosiddetta occupazione adulta, la fascia più debole del mercato del lavoro. Non si è ancora avuta finora una conferma positiva da parte del sistema delle imprese, anche se comunque non c'è mai stata una risposta negativa da parte dell'Unione Industriale o dell'Associazione delle Piccole imprese, che sono in attesa di capire come si sviluppa il quadro normativo non solo locale, ma anche nazionale.
Altre proposte, per concretizzarsi, hanno bisogno di reali disponibilità da parte delle Associazioni imprenditoriali e degli operatori economici che finora non hanno concluso accordi particolari Circa le misure, a livello governativo o a livello parlamentare (l'estensione della CIGS anche alle maestranze della ex Indesit e delle aziende citate prima), previste da provvedimenti legislativi che sono in fase di approvazione in sede nazionale, si rileva che obiettivamente il trattamento delle maestranze siderurgiche rientra in un pacchetto di misure convalidate a livello CEE e diventa tutt'oggi difficile capire quali sbocchi a livello nazionale possano essere attivati al riguardo. In proposito ricordo che nelle scorse settimane una delegazione della Regione Piemonte, accogliendo un invito del Consiglio regionale, si è recata presso il Sottosegretario al Lavoro, a Roma, che segue il problema della riforma della cassa integrazione e presso i Gruppi parlamentari, incontrati anche per capire in che misura possono essere previsti alcuni utilizzi di interventi nei confronti di migliaia di lavoratori che insistono sull'area territoriale piemontese.
Ad esempio, il prepensionamento a 50 anni ha come inderogabile presupposto, in base alla normativa nazionale vigente, il riconoscimento della crisi di settore da tempo operante, per esempio, per il settore della siderurgia, ma il riconoscimento della crisi di settore si attiva (come è ovviamente a voi noto e così varrebbe per il settore degli elettrodomestici insistente ad esempio per la Indesit), su istanza delle associazioni imprenditoriali interessate, evento che a tutt'oggi non si è ancora realizzato.
E' noto come i Gruppi nazionali di maggior peso in questo settore (Zanussi, Merloni, Candy) non ritengono ad oggi opportuna la richiesta rilevando in sostanza che il trend di mercato sia obiettivamente, al di là di queste situazioni drammatiche, migliorato dal 1981, ed essendosi purtroppo già riequilibrato per la crisi industriale e per le ristrutturazioni intervenute (Indesit, Rex, Zerowatt), richiamate dalle stesse associazioni imprenditoriali in rapporto domanda-offerta.
Purtroppo lo stato di crisi aziendale esclude il prepensionamento a 50 anni permettendo solo per ora l'utilizzo degli ammortizzatori sociali attualmente in corso L'istituzione regionale deve essere attenta e continuare a tallonare questa situazione che ha già registrato un intervento di integrazione salariale, ma non può non essere altrettanto attenta al passaggio successivo sia con gli strumenti eccezionali che debbono essere attivati con un intervento che non può non essere di livello governativo e parlamentare. Sottolineo in proposito la ridicola posizione in cui si è venuta a trovare la Commissione Grandi Eccedenze che non opera perché manca il riconoscimento legislativo che le affidi gli strumenti necessari per poter agire concretamente.
Riepilogo l'aggiornamento della situazione in atto: possiamo registrare il decollo, attraverso la decisione del CIPI del 21 marzo, del trattamento ex lege n. 143, ma c'è la necessità di proseguire a livello regionale, ma soprattutto di sollecitare il livello parlamentare e governativo, per assumere tutte le iniziative necessarie che certamente non potranno non vederci in prima linea insieme ai lavoratori e le Organizzazioni sindacali.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cerchio è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro.
Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, finalmente i lavoratori della Indesit dopo sette mesi senza una lira di integrazione salariale potranno godere della cassa integrazione straordinaria per un anno. Si è parlato di tassello da parte dell'Assessore, però è un tassello in via di esaurimento perché il 2 marzo 1989 sono già scaduti sei mesi di cassa integrazione.
Ammesso che sia stata concessa - e me lo auguro - il secondo semestre scatta automaticamente o no? Perché se non scatta automaticamente abbiamo i lavoratori della Indesit da 27/28 giorni senza cassa integrazione speciale.
Se scatta automaticamente abbiamo cinque mesi davanti a noi per ridurre non oso dire eliminare le grandi eccedenze, cioè i lavoratori che strutturalmente sono, di fatto, fuori dal processo produttivo senza alcuna possibilità di rientrarvi. Quindi permane drammatica la situazione, e il tempo di fronte a noi è limitatissimo.
Se poi pensiamo al fatto che il Governo non si muove, così come non si muove la Regione, si può dire che questo tempo è del tutto insignificante.
Se la Commissione Grandi Eccedenze da anni non si riunisce, non è stata capace di avviare un minimo di mobilità del lavoro, come possiamo pensare che eccedenze dell'ordine di migliaia di unità di lavoratori e di lavoratrici possano essere ridotte, ripeto, non oso dire eliminate, nel breve volgere di cinque mesi? Quindi la situazione permane drammatica, va affrontata con misure eccezionali, come abbiamo ripetutamente detto a tutti i livelli: a livello governativo centrale e a livello della Regione Piemonte.
Circa venti mesi fa in quest'aula abbiamo approvato un ordine del giorno che puntualmente stabiliva un percorso che se seguito concretamente da Regione e Governo, avrebbe consentito di ridurre in modo consistente le eccedenze di mano d'opera Indesit e non solo della Indesit.
Che cosa è stato fatto? Quasi due anni fa è stato approvato all'unanimità questo documento nel quale chiedevamo misure straordinarie al Governo, misure straordinarie che richiedono tempi lunghi di attuazione per rendere effettiva la mobilità del lavoro, per avere una quota garantita nel ricollocamento delle fasce deboli dei lavoratori. Se noi non introduciamo una quota garantita di ricollocamento delle fasce deboli queste saranno definitivamente espulse dal mercato del lavoro. Quindi la mobilità non basta stabilirla nelle misure di riforma della cassa integrazione, non basta scrivere mobilità perché si possa attuare! C'è un solo modo per attuare la mobilità: introdurre una quota garantita di ricollocamento per le fasce deboli. Questa misura non è stata presa e quindi la mobilità resterà scritta sulla carta, ammesso e non concesso che rapidamente si faccia la riforma della cassa integrazione.
Sappiamo che si fa uso e abuso dei contratti di formazione-lavoro sappiamo che gli ultraventinovenni sono definitivamente espulsi dal mercato del lavoro. A fianco, allora, dei contratti di formazione lavoro, che devono essere rivisti nella loro normativa, è importante stabilire misure di garanzia per le fasce più deboli dei lavoratori.
Resta aperto il problema del prepensionamento a 50 anni. In via transitoria per alcuni anni non chiediamo assistenza permanente, chiediamo di far fronte a situazioni di vera e propria emergenza sociale con misure straordinarie, transitorie però, come si è fatto per i lavoratori siderurgici e come si continuerà a fare.
Da questo punto di vista la situazione è preoccupante, signor Presidente. Il Governo non ha compiuto un solo passo nella direzione indicata all'unanimità dal Consiglio regionale circa venti mesi fa. Si sta muovendo anzi in tutt'altra direzione, una direzione opposta per cui si ritarda la riforma della cassa integrazione, non si sa bene se questa contenga il prepensionamento a 50 anni, anzi si sostiene che non dovrebbe esservi estensione alcuna del prepensionamento a 50 anni. Si parla genericamente di mobilità senza renderla effettiva determinando condizioni e approntando strumenti.
La situazione permane quindi drammatica, con un Governo che si muove in direzione opposta a quella che sarebbe assolutamente necessaria e indispensabile.
Abbiamo chiesto ripetutamente deroghe alle leggi; non si possono affrontare situazioni di vera e propria emergenza sociale senza poter derogare le leggi nazionali in determinate aree particolarmente colpite dal punto di vista sociale del nostro Paese. Abbiamo ripetutamente chiesto un raccordo tra la situazione drammatica dei lavoratori Indesit, CEAT ed altri, e le misure di riforma che si stanno discutendo. Non è possibile pensare di azzerare la situazione e partire con una riforma calata astrattamente dall'alto.
La riforma deve farsi carico delle piaghe sociali che sono state determinate dalla ristrutturazione industriale del nostro Paese. Deve saper partire da queste realtà drammatiche per indicare una linea di fuoriuscita ma così non è! E così non è anche perché la Regione è stata a guardare! Proviamo a vedere che cosa doveva fare la Regione e che non ha fatto: doveva coordinare gli enti locali (mi risulta che questo coordinamento non sia stato attuato) per vedere se era possibile per i posti di lavoro generici trovare un qualche sbocco ad una parte delle eccedenze strutturali Indesit e non solo Indesit; doveva attivare gli enti locali per attuare la legge n. 444 parzialmente attuata, attuata in modo insoddisfacente, e che se attuata senza gli inghippi noti a tutti gli amministratori, avrebbe potuto fruttare più posti di lavoro.
Questo coordinamento non è stato fatto. Pensa la Regione Piemonte di attuarlo? E quando? Ammesso e non concesso che scatti automaticamente il secondo semestre di cassa integrazione straordinaria, questa cesserà il 2 settembre di questo anno. Abbiamo cinque mesi di fronte. Si pensa di impiegare in modo mirato lo strumento della formazione professionale per una parte di questi lavoratori ai fini di un'effettiva mobilità del lavoro? Esistono programmi a questo proposito, progetti regionali particolarmente mirati agli ultraventinovenni, a quelle fasce più deboli della forza lavoro? Si pensa di attuare esperienze di lavoro autogestito e cooperativo? Può la Regione solo modificare la legge 28, riformarla e poi accorgersi che questa legge non funziona perché non vi sono servizi tali che insegnino ai lavoratori a trasformarsi da lavoratori dipendenti, in questo caso ex dipendenti, in soci delle cooperative? E' una critica che abbiamo fatto alla legge sulla cooperazione. Non basta fare una legge sulla cooperazione, bisogna anche renderla operante e ciò si fa se si predispongono tutti quei servizi che avviano gli ex lavoratori dipendenti sulla strada del lavoro autogestito e cooperativo.
Si parla da tempo del fondo straordinario per l'occupazione che dovrebbe essere particolarmente riferito alle fasce deboli del mercato del lavoro, cioè agli ultraventinovenni. Tra l'altro la Comunità Europea destina risorse al Piemonte per due aree particolarmente deindustrializzate: quella di Torino e quella del Verbano Cusio Ossola.
Esistono progetti da parte della Regione per utilizzare in tempi ragionevoli queste risorse o dovremo aspettare anni ed anni? Dovremo ripetere fra qualche anno la discussione che facciamo oggi anche sul Regolamento n. 219 della Comunità Europea sull'extra-quota tessile? Esistono le risorse, ma la capacità progettuale è misera, sia quella pubblica che privata, e spesso si fanno progetti solo per attingere alle risorse comunitarie. Ma se si pensa solo di attingere alle risorse comunitarie senza seri progetti, c'è il rischio di sprecare risorse pubbliche, risorse comunitarie. C'è il rischio di non sapere impiegare risorse disponibili oggi! In sostanza, signor Presidente, signor Assessore, il Governo non fa la sua parte, ma neanche la Regione Piemonte ha fatto la propria parte e intende farla. Se non fosse così, noi avremmo dovuto sentire da parte dell'Assessore al lavoro una diversa comunicazione in Consiglio, oggi. Non può raccontarci l'eterna storia del calvario dei lavoratori Indesit, CEAT e così via. Deve dire concretamente che cosa intende fare in tempi certi la Regione Piemonte! Siamo fermi al livello del Governo centrale e fermi a livello del Governo regionale. Di qui la nostra profonda e radicale insoddisfazione per una comunicazione che, dopo tutto quello che è accaduto, è desolante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la comunicazione dell'Assessore Cerchio fa per l'ennesima volta tornare in quest'aula il tema dei frutti delle ristrutturazioni, spesso selvagge, che sono avvenute negli anni passati nella nostra Regione.
Oggi siamo giunti ad una sorta di bivio, anche in Parlamento dove il disegno di legge n. 585 di riforma della cassa integrazione trova oggi una grande contesa sulla quale credo che questo Consiglio debba in qualche modo trovare occasione di schieramento e di espressione; tornerò su questo aspetto nel prosieguo del mio intervento.
Al momento per i lavoratori dell'Indesit e delle citate venti aziende il CIPI la scorsa settimana ha accolto la concessione della CIGS.
Naturalmente non si tratta ancora dell'erogazione perché è necessaria la formalizzazione di questo aspetto affinché i lavoratori possano - dobbiamo mantenere la pressione sul Governo affinché tutta la procedura possa arrivare a compimento - vedere erogati materialmente gli interventi previsti dalla cassa integrazione.
Oggi noi giochiamo una partita, da un lato altamente politica su questa materia, dall'altro fortemente compressa dai tempi. E' certo che per quanto riguarda la Commissione Grandi Eccedenze, strumento che poteva sembrare valido per intervenire sui frutti delle grandi ristrutturazioni, non abbiamo visto i risultati desiderati, ma non dobbiamo nemmeno mollare la presa sul tipo di intervento che dovrebbe svolgere tale Commissione.
C'è un passaggio molto importante. Tutti noi siamo convinti che un progetto per le aree in cui i problemi sono più gravi possa dare dei risultati, ma è difficile far nascere imprese, è difficile collocare attraverso rapporti di mercato questi tipi di eccedenze. E' duro e difficile, dobbiamo dircelo per non creare illusioni e per non sottostimare le difficoltà che avremo nell'operare in questo senso.
Sullo strumento a livello nazionale che è oggetto di discussione e resta troppo in ombra, è in atto uno scontro durissimo di principio che è di questo tipo: riformiamo sì la cassa integrazione, ma prevediamo che nei processi di trasformazione l'individuazione dei soggetti da mettere in cassa integrazione deve avvenire attraverso certe modalità e col rispetto di alcuni meccanismi. Ad esempio, non si può più scremare nella formazione delle eccedenze coloro che sono i più deboli all'interno delle aziende.
Questo è il primo principio stabilito nel disegno di legge.
Secondo principio, forte, è che, aprendo completamente alla possibilità di assunzione nominativa, si stabilisce quello che le Associazioni imprenditoriali e la Confindustria definiscono un "imponibile di manodopera". Sì, un imponibile di alcune categorie deboli che, avendo trasformato le assunzioni completamente in nominative, non potrebbero più beneficiare dei meccanismi di mercato anche se ci fosse uno sviluppo del prodotto interno lordo piemontese fortissimo. Se il tasso di incremento del nostro PIL andasse al 4 o 5%, questi soggetti non verrebbero più assunti dalle imprese e resterebbero a 40-45 anni nemmeno con la possibilità di ingresso nella pubblica amministrazione e non abbiamo disponibilità di alcuno strumento di intervento verso queste categorie. Non possiamo pensare di far fare loro l'impresa dandogli qualche aiuto. Questo è sbagliato perché le imprese che noi dobbiamo aiutare a nascere devono essere solide e capaci di stare sul mercato, una volta che abbiamo dato loro l'inerzia di partenza.
Il Consiglio regionale dovrebbe schierarsi su questa ipotesi: il Ministro Formica vuole emanare un decreto per togliere dalle pastoie di un iter lunghissimo il disegno di legge n. 585 di riforma della cassa integrazione ha. Questo decreto, che renderebbe immediatamente operativa la riforma della cassa integrazione, prevede che il 20% delle nuove assunzioni delle imprese venga attinto dalle categorie più deboli.
Questa è una chiave di volta per poter intervenire sulle fasce più deboli. Facciamo pure il progetto come competenza e responsabilità della Regione, ma non può passare attraverso questo progetto il miracolo di assorbire le eccedenze determinate dalle grande ristrutturazioni degli anni scorsi.
Il Fondo straordinario dell'occupazione potrebbe aiutarci. Un coordinamento degli enti locali è necessario per far sì che le imprese vengano stimolate. Gli stimoli ci sono: l'utilizzo della strumentazione urbanistica del governo del territorio da parte degli enti locali e della Regione è uno degli strumenti che deve raccordarsi con le politiche del lavoro. Dobbiamo anche rapportarci con le associazioni di categoria dobbiamo vedere l'intreccio con lo strumento della nostra formazione professionale, tutti i vari tasti che abbiamo a disposizione (la legge sulle cooperative ad esempio). Però anche se facessimo il migliore dei progetti con la maggiore determinazione e con il massimo di coesione politica, probabilmente non riusciremmo a portare a casa un risultato pieno. E' difficile, anche se ci impegniamo e dobbiamo impegnarci al meglio. Resta determinante la possibilità di una legislazione nazionale che possa intervenire realmente e fortemente sul problema delle fasce più deboli del mercato del lavoro.
Occorre anche denunciare, forse non tutti i colleghi lo sanno, il fatto che il Governo ha bocciato la nostra legge sulle cooperative sociali quindi uno strumento di intervento verso le categorie più deboli; è stato anche bocciato nei giorni scorsi l'intervento straordinario che avevamo previsto per l'impiego in lavori socialmente utili di detenuti in semi libertà.
Andiamo avanti quindi in un'operazione di pesante e continua centralizzazione di tutte le politiche, sapendo invece che abbiamo bisogno di "personalizzare" - si direbbe in gergo più tecnico - alle esigenze territoriali regionali le politiche nazionali che devono essere di quadro di indirizzo, di orientamento, ma che devono lasciare al livello regionale la possibilità di mirare meglio quelli che sono i problemi che abbiamo sul tappeto.
Chiedo al Consiglio regionale, se possibile, un'espressione di sostegno, attorno alla discussione al Parlamento del disegno di legge n.
585 di riforma della cassa integrazione, di quelle forze che oggi si stanno battendo per velocizzarne l'iter attraverso una decretazione d'urgenza e poter far così diventare operativo immediatamente l'intervento legislativo affinché se da un lato le assunzioni sono nominative per intero ormai dall'altro lato ci sia la possibilità anche per quelli che verrebbero comunque emarginati di avere un minimo di soglia, di speranza di entrare all'interno dei circuito.
E' certo che poi dovremmo impegnarci su un progetto, anche se non è facile. Questa mattina discutevamo del grande progetto di intervento comunitario nell'area tessile del Vercellese (Regolamento CEE n. 219) e vediamo che pur avendo a disposizione fondi cospicui, così come l'intervento comunitario prevedeva, abbiamo difficoltà di progettualità.
Non credo però si tratti di cattiva volontà o di opportunismo, non è facile destreggiarsi con la possibilità di far nascere nuovi posti di lavoro. Non è uno scherzo, non è facile far nascere nuove imprese vere, quelle che stanno sul mercato e hanno qualcosa da dire e non è facile creare dei servizi tali da rafforzare le imprese esistenti e quindi indurle ad aumentare l'occupazione. Certamente possiamo fare meglio, però non è facile, quindi anche una legislazione di intervento sul mercato del lavoro è essenziale per affrontare questa situazione di emergenza.
E' per questo motivo che sottolineo - spero di trovare la convergenza di altri Gruppi - la necessità che il Consiglio regionale si esprima e sostenga quelle forze che nello scontro in atto al Parlamento e anche all'interno della società tra i vari interessi sul problema della definizione rapida della riforma della cassa integrazione, propongono, per le assunzioni, la definizione di una quota che tenga conto delle categorie più deboli della nostra società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

La comunicazione che l'Assessore ha fornito al Consiglio offre alle forze politiche l'occasione per una breve riflessione intorno alla situazione di questi lavoratori che non riescono a uscire da una situazione di marginalità creatasi per effetto delle grandi ristrutturazioni. Credo sia non solo dovere della Regione, ma un impegno in più occasioni manifestato da parte della Giunta e delle forze politiche quello di essere al fianco di questi lavoratori, perché la situazione nella quale si trovano è assolutamente inaccettabile.
Abbiamo avuto occasione di dire recentemente sia in IV Commissione che in qualche incontro, che oggi la fascia di lavoratori che soffre maggiori difficoltà non è tanto quella dei giovani, che hanno strumenti, come i contratti di formazione, che consentono loro, magari con difficoltà e a tempi non sempre ravvicinati, di entrare nel mondo del lavoro, ma è proprio quella alla quale appartengono questi lavoratori ex-CEAT, Indesit e via dicendo, che espulsi dal sistema produttivo non hanno condizioni per potervi rientrare se non in presenza di interventi straordinari del Governo e delle forze sociali.
Noi riteniamo che sia assolutamente indispensabile l'impegno della Regione, che peraltro c'è sempre stato: la Regione non è una controparte di questi lavoratori, è sempre stata al loro fianco.
Collega Calligaro, le cose che tu dicevi, e che io ho seguito con attenzione non si discostano molto questa è una battuta amara che faccio per dire quanto è difficile trovare delle soluzioni a problemi così complessi - dalle cose che dicevamo Brizio, io ed altri Consiglieri del Gruppo DC, quando eravamo all'opposizione e quando a governare era il Partito comunista. Questo dimostra quante difficoltà abbiamo, nonostante l'impegno, la buona volontà, i tentativi fatti in Commissione, nel trovare da parte del Governo l'accettazione di proposte, di regole e di indicazioni legislative che non sempre appartengono alla Regione, perch istituzionalmente non è la Regione l'ente deputato a legiferare in questa materia. Il nostro sforzo vuole creare condizioni tali da consentire il reinserimento nel mondo del lavoro di questa fascia di lavoratori condizioni che dovranno essere migliori rispetto a quelle che ha oggi il sistema industriale, altrimenti le imprese continueranno a fare contratti di formazione e sceglieranno esclusivamente i giovani.
La riforma della cassa integrazione a livello nazionale è uno strumento che attendiamo tutti. Ci auguriamo possa essere approvata dal Parlamento il più rapidamente possibile perché sicuramente in quella sede ci saranno gli strumenti per far fronte a queste e ad altre situazioni.
Il mio Gruppo e i Gruppi parlamentari del mio Partito sono impegnati a trovare una strada e una mediazione fra gli interessi contrastanti che esistono nel Paese; gli interessi di chi rappresenta il sistema imprenditoriale e gli interessi legittimi di chi rappresenta i lavoratori.
In questo lavoro di mediazione, la linea della DC è di estrema attenzione per non indebolire e penalizzare fasce di società che sono già deboli Se si riuscirà - sono certo che si riuscirà - in Parlamento a trovare questa mediazione, davvero potrà esserci una riforma della cassa integrazione in grado di dare risposte coerenti a queste situazioni.
Noi siamo lieti che il CIPI abbia approvato, per le situazioni note a tutti, un anno di cassa integrazione, però siamo consapevoli che settembre è dietro l'angolo e quindi non possiamo rallentare la tensione e l'impegno su questo fronte. Entro settembre debbono essere trovati degli strumenti per far sì che per i lavoratori del Piemonte, ma anche di altre Regioni (penso alla Commissione Grandi Eccedenze messa in piedi a livello ministeriale, con la presenza delle Regioni interessate, che finora ha prodotto poco, ma lo scenario nelle varie Regioni è articolato e complesso) vengano individuate delle strategie atte a risolvere in modo definitivo la loro situazione.
Oltre all'impegno della Giunta e del Consiglio ci dovrà essere una pressione da parte della Regione Piemonte sul Governo perché la Commissione Grandi Eccedenze proceda nell'individuazione di queste strategie e di questi strumenti. In questa Commissione sono presenti i sindacati, i rappresentanti delle imprese, i Ministeri, le Regioni, quindi occorre incidere sulla stessa perché produca qualche effetto e perché la riforma della cassa integrazione marci speditamente.
Una presa di posizione del Consiglio su questi fronti vedrà sicuramente la disponibilità del Gruppo DC.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, mentre parlava l'Assessore Cerchio ho colto fra le lavoratrici e i lavoratori che assistono alla seduta un sentimento di insofferenza per l'ennesima cronistoria di fatti noti ed arcinoti. Io non posso negare di condividere tale sentimento, anche perché quando l'Assessore dice che qualche primo risultato è stato ottenuto, ad esempio nell'erogazione della cassa integrazione per i lavoratori Indesit, le cose stanno come già opportunamente ricordava il collega Calligaro.
L'Assessore dimentica di evidenziare (non perché sia responsabilità sua diretta, ma per mettere tutti di fronte all'effettiva realtà delle cose quindi chiedere laddove è necessario il sostegno per ottenere quello che è giusto) che il Ministro Formica quando si tratta di firmare i decreti per l'erogazione della cassa integrazione ha improvvisamente la mano pesante talché i lavoratori dell'Indesit - e non solo loro - continuano a non avere questa benedetta firma e quindi quei benefici di legge che a loro spettano.
Assessore, la realtà è che da qualche mese lei ci bombarda settimanalmente con bollettini di vittoria sul fronte della ripresa occupazionale. Ogni settimana lei trova il modo di evidenziare la ripresa dell'economia piemontese, ripresa che ha la faccia che qui oggi in minima parte è rappresentata dai lavoratori che assistono alla seduta, ma sono almeno 15.000 i lavoratori che non rientrano in questa nuova ondata di ripresa, in queste nuove magnifiche sorti progressive del capitalismo nostrano. Sono gli scarti del processo di ristrutturazione selvaggio che è stato impostato e gestito dal padronato perché - collega Carletto - non è che si sono trovati questi lavoratori sulla strada, sono stati messi scelti scientificamente: gli invalidi, le donne, gli attivisti sindacali quelli che davano fastidio, quelli che non sono compatibili con la nuova religione del profitto ad ogni costo! Nei bollettini di vittoria settimanali dell'Assessorato al lavoro, non sono comprese - Assessore, mi consenta di dirlo - con la necessaria consapevolezza, con la necessaria chiarezza, con la necessaria determinazione, queste realtà, perché sono realtà scomode, che non hanno voce e su questo la responsabilità è di molti, anche delle Organizzazioni sindacali e i colleghi qui dentro sanno che io quando dico queste cose non le dico assolutamente con piacere, ma con qualche tristezza nel cuore nel constatare i ritardi delle Organizzazioni che dovrebbero rappresentare gli interessi dei lavoratori. Sono dimenticate perché dopo che è stato risolto si fa per dire - il problema della cassa integrazione alla FIAT, tutto è stato risolto, mentre invece nulla è stato risolto per quanto riguarda queste migliaia di famiglie, che stentano ad arrivare alla fine del mese e a condurre un'esistenza dignitosa.
Allora Assessore, nei bollettini di vittoria settimanali che lei diffonde per ogni dove sulla ripresa economica, presti un po' di attenzione anche a costoro, evidenzi costantemente, se è possibile, chi sta pagando questa ripresa! Non è soltanto una raccomandazione al suo buon cuore.
Noi diciamo basta! Diciamo basta con le cronistorie note e arcinote diciamo che la Regione Piemonte, come tutte le Regioni a statuto ordinario (questo noi lo sappiamo e dobbiamo dirlo a chi ci ascolta, per onestà nei confronti di noi stessi e di tutti), non ha grandi strumenti per intervenire sulla materia. Ma non è nemmeno vero, Assessore, come lei sa che nulla si può fare, perché ci sono le leve politiche, le leve istituzionali, ci sono gli strumenti, piccoli, che però possono essere attivati per riequilibrare la bilancia: questo è il punto.
Penso quindi che non si possa tacere nemmeno in questa circostanza.
Lei sa, Assessore Cerchio, che il sottoscritto non parla con lingua biforcuta a seconda del luogo in cui si trova a discutere. Queste cose le dicevo in piazza a None qualche settimana addietro in una manifestazione dei lavoratori e le ripeto qui: non è possibile che lei, come Presidente vicario della Commissione regionale per l'impiego, si lasci passare sotto il naso tutti i contratti di formazione lavoro che riguardano queste aziende inadempienti nei confronti dei più elementari doveri sociali e nei confronti degli accordi sindacali sottoscritti! Non è possibile che lei si lasci passare sotto il naso questi contratti di formazione lavoro ed apponga la sua firma senza muovere un dito o senza fare tutto quello che è necessario fare per usare questo strumento come elemento contrattuale nei confronti delle proprietà, nei confronti degli industriali che cantano vittoria e che lei volentieri amplifica attraverso i bollettini settimanali! Io penso che queste leve sono poche, minime, però indicano una volontà politica di perseguire davvero fino in fondo questo obiettivo di riequilibrio sociale, di non dimenticarci di quelli che sopportano di più il peso di queste ristrutturazioni che non sono mai neutre.
Assessore, lei mi darà atto che, per quanto riguarda il sottoscritto e la forza politica che qui rappresento, abbiamo sempre riconosciuto il suo attivismo sull'argomento. Però noi dobbiamo tirare le somme in questa sede di che cosa produce il suo attivismo su questo versante: ahinoi, non produce granché! Ho partecipato qualche settimana fa, insieme ad altri colleghi della IV Commissione Lavoro, all'ennesimo pellegrinaggio alla Camera dei Deputati per incontrare i vari Gruppi parlamentari in merito alla riforma della cassa integrazione e anche lì abbiamo ascoltato generiche disponibilità.
Dobbiamo fare fino in fondo, tutti quanti, la nostra parte e non possiamo quindi accontentarci di impegni generici per quanto riguarda l'accoglimento di quelle due proposte precise che avevamo avanzato sulla base dell'ordine del giorno votato all'unanimità da questa assemblea e cioè che la riforma della cassa integrazione preveda una sanatoria limitata nel tempo per questi lavoratori che non hanno prospettive, soprattutto i lavoratori con più anni di età, una sanatoria che quindi preveda forme di prepensionamento, e d'altra parte il riconoscimento per quanto riguarda la contribuzione pensionistica degli anni di disoccupazione speciale.
Su queste cose concrete, che possono alleviare le sofferenze noi abbiamo avuto impegni generici da parte dei Gruppi parlamentari, in particolare della maggioranza, perché non dimentichiamo che in questo Paese si governa con maggioranze e ci sono le opposizioni che fanno i controlli e il loro lavoro nelle assemblee parlamentari. Da parte della maggioranza noi abbiamo avuto pacche sulle spalle, bisogna dirlo ai lavoratori. Dobbiamo riuscire ad ottenere che qualche cosa di concreto si spunti sull'argomento.
Il collega Tapparo diceva: "l'assemblea dia sostegno al Ministro Formica".
Non è che il Ministro Formica meriti grandi sostegni in verità, forse non è il collegio - non voglio banalizzare e vi prego di perdonarmi - elettorale dell'on. Formica il Piemonte...



TAPPARO Giancarlo

Cosa c'entra?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ascolta, Tapparo: c'entra nel senso che i problemi che tu sottolinei opportunamente, su cui tu ti batti, in verità anche nel tuo stesso Partito nel Ministro Formica, riscontrano scarsissima attenzione, se è vero che i lavoratori della CEAT e dell'Indesit non riescono a parlare con questo Ministro. Magari si prendono i lavoratori della CEAT, ecco perché c'entra il collegio elettorale; il Ministro Formica magari insulta - stando alle testimonianze di più di un lavoratore - quelli che rompono le "balle" chiedo scusa per il termine, ma siccome lo ha usato un Ministro della Repubblica sarà permesso riportarlo a mo' di cronaca anche al sottoscritto.
C'entrano queste cose perché vuol dire che evidentemente si stenta ad istituire un rapporto con la società civile. Allora io non ho nulla in contrario a sostenere le battaglie, se il Ministro ritiene di intraprenderle, ma battaglie che possono andare nella direzione di risolvere questi problemi. Ma qui il decreto legge che tu auspichi, collega Tapparo, ha qualche trucchetto, perché è vero che gli industriali non vogliono questa riforma perché sono particolarmente contrari alla quota di assunzione obbligatoria per queste fasce di lavoratori, ma è vero che la riforma della cassa integrazione, come complessivamente è concepita, in verità rappresenta l'annullamento di questo ammortizzatore sociale, per tutta la "decalation" progressiva che si prevede nell'erogazione dell'integrazione salariale.
Per quanto ci riguarda non siamo indifferenti agli sforzi che possono provenire da tutte le direzioni per affrontare questi problemi, ma le cose le abbiamo sempre misurate e vogliamo continuare a misurarle sul concreto.
Allora il Ministro Formica sia un po' più tempestivo nel porre la sua firma a quello che ai lavoratori spetta e che il CIPI ha già decretato dopodiché, per quanto riguarda la riforma della CIG, penso che risulti qualificante una presa di posizione di questa assemblea, a sostegno o meno nei confronti di quello che si va discutendo a Roma, che affermi, ad avviso della nostra collocazione politica, la presenza in quella riforma di quei punti qualificanti che abbiamo voluto portare all'attenzione dei Gruppi parlamentari un mese fa.
Penso, signor Presidente e colleghi, che bisogna dirsela tutta la verità, almeno quel pezzo di verità che ciascuno di noi riesce ad afferrare! E la verità che io riesco ad afferrare è che: di questi lavoratori, di questi segmenti di società, ci sono ormai troppo poche istituzioni, troppo poche organizzazioni che intendono occuparsi. Penso che non siano indifferenti nemmeno quelle iniziative che possono apparire nell'immediato dei palliativi, ma che nel concreto possono alleviare le sofferenze e su cui la Regione Piemonte può fare anche la sua parte.
Possiamo assistere, Presidente, Assessore, a promesse mancate da parte degli enti locali per quanto riguarda l'intervento volto ad ottenere la dilazione di pagamento delle bollette della luce, del gas, dell'affitto tutte cose su cui solennemente le Amministrazioni si impegnano e poi, in verità, non si fanno, ma non è questa la soluzione del problema, Assessore Cerchio, soluzione che noi ricerchiamo per altre strade, perché nessun lavoratore, nessuna lavoratrice a 45-50 anni si sente finita e vuole essere messa ai margini! Noi ci battiamo perché questa gente possa avere lavoro, e sappiamo che da questo punto di vista bisogna attivare diversi strumenti: ad esempio, qualche strumento che è di natura strettamente sindacale.
E' nostra convinzione, e non da oggi (i colleghi più attenti su questo argomento ne ricordano le sottolineature sin dall'inizio della legislatura), che le eccedenze strutturali possono trovare una soluzione decorosa e giusta soltanto in una ridefinizione delle stesse strategie sindacali, cioè o il nostro Paese imbocca con decisione la strada della riduzione dell'orario di lavoro, della redistribuzione del lavoro, oppure noi avremo altre eccedenze, perché altre rivoluzioni tecnologiche si stanno annunciando e si stanno preparando per altri segmenti del mondo del lavoro magari impiegatizio, magari non con le caratteristiche sociali che abbiamo conosciuto agli inizi degli anni '80, ma che all'appuntamento del 1992 vedrà drammaticamente presente questo tipo di esigenza.
Ci sono quindi strumenti diversi fra cui qualcuno che non compete direttamente a noi, però pensiamo che le istituzioni democratiche debbano spendere tutto il loro peso per riequilibrare questa bilancia, per perseguire davvero questi obiettivi di giustizia sociale. In questo senso la prova del 9 per l'Assessore Cerchio è data da come gestirà la presidenza della Commissione regionale per l'impiego, quali provvedimenti concreti assumerà il suo governo per ottenere dal Parlamento quei miglioramenti alla legge di riforma senza i quali noi non possiamo, ovviamente, dare il nostro sostegno.
Non possiamo che rimarcare la nostra netta distanza da troppe promesse e troppe parole vuote.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola su un argomento così importante. Dico subito che è scontata l'adesione ai bisogni del mondo del lavoro da parte del MSI, ma mi corre l'obbligo di affermare che il nostro modo di concepire la problematica del lavoro è del tutto fuori da ogni forma di demagogia, quindi non ripeto le cose che non servono alcunché all'attesa dei lavoratori i quali chiedono lavoro.
Dico quello che è necessario affermare, per gli intendimenti politici di coloro i quali rappresentano la politica nazionale, anche in questo consesso.
Se la CIG nel tempo non fosse stata consumata per alimentare "le necessità degli imprenditori" noi oggi non ci troveremmo di fronte alla necessità di una revisione della legge. Delle enormi sostanze finanziarie sono state consumate per suffragare le richieste sempre più prepotenti dell'economia imprenditoriale. E quando mi esprimo in questo modo a proposito dell'economia imprenditoriale non è che voglia diniegare l'importanza che questa ha nel contesto di uno Stato occidentale. Dico che a tutti i livelli, grandi, piccoli e medi (compresa la FIAT, che ne ha fruito) la CIG ha rappresentato uno smantellamento delle sostanze dell'INPS, senza che lo Stato avesse programmato nei suoi bilanci stanziamenti ad hoc per non attingere denaro dagli stessi lavoratori almeno per quelle iniziative di mero sostegno alle aziende. Nel momento in cui un'azienda è minacciata di ridimensionamento, di smantellamento, delle condizioni critiche della propria produzione, avrebbe potuto accedere alla CIG e quindi ai contributi degli stessi lavoratori per ristrutturarsi nel mentre che i lavoratori si riqualificavano, e quindi attuare, nell'ambito di un'economia programmata quella mobilità che avrebbe consentito di evitare ciò che invece oggi ci si contrappone come se fossimo ancora una volta in quei periodi nefasti in cui l'abbattimento dei valori dell'economia industriale rappresentava addirittura la povertà e quindi lo smantellamento del potenziale della cosiddetta forza-lavoro. Quanto si potrebbe dire in questo contesto di ragionamento? Tuttavia non è poco ci che è qui detto con parole sincere ed oneste anche da parte di coloro i quali devono pur sostenere la parte dei difensori d'ufficio delle responsabilità governative.
I contratti di formazione. La CISNAL. che è il sindacato così poco creduto nell'ambito degli stessi lavoratori, non ha firmato l'accordo con la Confindustria per i contratti di formazione, perché sapeva che sarebbero stati uno sfruttamento dei lavoratori e quindi una non giusta collocazione di tutto il mondo del lavoro nell'ambito di quella problematica che riguarda anche la mobilità, la qualificazione e la riqualificazione.
Ultimamente a Torino ci si è inventato addirittura il contratto ad hoc per quelli che hanno superato i 30 anni di età, ma non certo per andare incontro alla risoluzione dei problemi della occupazione: sicuramente per soddisfare le esigenze della imprenditoria e, ripeto, nel nostro modo di concepire la problematica politica che va a confluire nei grandi problemi del mondo del lavoro, noi non consideriamo la imprenditoria come un fatto negativo, ma come un fatto estremamente positivo che caratterizza lo sviluppo economico dell'occidente, che è molto diverso da quello di altri Paesi, dove si sta cercando di risolvere gravi e annosi problemi (ci sono anche da quella parte) attraverso esperienze già consumate positivamente in occidente.
Sulla base di questi concetti io dico ben venga una riproposizione della cassa integrazione speciale e non speciale per consentire alle imprese che veramente vogliono ristrutturarsi, la ristrutturazione e quindi ai lavoratori in attesa di essere ricollocati, la riqualificazione e quindi una mobilità all'interno del mercato del lavoro.
Ma una cosa molto più importante non bisogna dimenticarla: che la Costituzione italiana vigente prevede fra i suoi articoli che riguardano i problemi del lavoro e dell'economia, che l'economia sia concepita a fini sociali. Cosa vuol dire concepire l'economia a fini sociali? E' un articolo della Costituzione come tanti altri che riguardano il mondo del lavoro che sta lì ad attendere chissà quale sole dell'avvenire perché sia integralmente applicato? No, significa che la libera imprenditoria, insieme alla politica di intervento dello Stato attraverso le Partecipazioni Statali, che non sono state inventate in questi quaranta e più anni di..
buona e sana democrazia, così come la si concepisce da più parti, ma che hanno una storia nel precedente periodo dello Stato italiano in cui si determinò che lo Stato partecipasse direttamente per intervenire presso quelle aziende entrate in crisi o magari solamente in fase di crisi minacciata o paventata. In questo modo, oltretutto, i problemi della partecipazione dei lavoratori attraverso il controllo dello Stato trovavano una loro risoluzione.
E che dire dell'altro articolo della Costituzione che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'azienda? E' un discorso che è stato anche accennato in termini critici poco fa, che potrebbe ovviare al grosso problema della non adeguata rappresentanza dei sindacati nei confronti degli interessi dei lavoratori.
Ora è vero che non possiamo pretendere che un'azienda vada in crisi senza creare n' sconquassi né scossoni nell'ambito dell'economia di un territorio, ma è anche vero che una giusta conduzione dei rapporti potrebbe avvisare per tempo il pericolo della chiusura di un'azienda e quindi della messa in cassa integrazione dei lavoratori per poi trasferirli nel mercato del lavoro che, ahimè, non ha capacità ricettive per loro.
Tutto questo è verissimo ma è anche vero che se i lavoratori partecipassero alla gestione delle aziende saprebbero da sé i pericoli che si corrono quando le aziende conducono la propria attività economica a titolo di speculazione in contrapposizione agli interessi della collettività e dello Stato e quindi dell'intera Nazione. Dopo di che l'auspicio per questi lavoratori è che loro trovino collocazione nell'ambito del mercato di questa Regione. Che Dio li aiuti perché la politica, è stato dichiarato, in termini critici e in termini non critici qui ed altrove, potrà far niente per loro. Purtroppo, visto che l'economia nazionale non ha una sua programmazione statale, possiamo anche dire che tutto ciò che si programma non è certo per evitare che ci siano queste crisi. Quindi che venga la casualità a soddisfare le esigenze di tante famiglie; ma per quel che riguarda l'impegno che si richiede oggi per una nuova civiltà e quindi per nuove dimensioni anche nel mondo dell'economia e della produzione, auspichiamo che si attuino quegli articoli della Costituzione che prevedono che l'economia abbia finalità sociali e che i lavoratori possono avere diretto rapporto nella gestione dell'azienda, così eviteremmo nel tempo di far chiacchiere e di sbrodolare demagogia mentre la crisi incombe pure attraverso le grandi ristrutturazioni che la Regione Piemonte subisce senza che si possa far niente.



PRESIDENTE

A questo punto potremmo assumere il dibattito e le conclusioni che verranno tratte dall'Assessore Cerchio come un impegno più significativo ed incisivo nei confronti dei livelli parlamentari e governativi per riuscire a dare una soluzione positiva a brevissimo tempo per le questioni che riguardano sia i lavoratori presenti sia la riforma del collocamento.
Assumere questa posizione potrebbe consentirci di superare l'incontro che avevamo previsto subito dopo il dibattito. Chiedo alla cortesia dei lavoratori se ritengono sufficiente questo impegno della Regione per non tornare ulteriormente alla discussione della questione.
Ringrazio i lavoratori per la bontà, l'impegno e l'attenzione con cui ci stanno vicini e vorrei assicurarli che noi facciamo altrettanto.
La parola all'Assessore Cerchio per la replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Vorrei ringraziare coloro che sono intervenuti utilizzando la risposta ad un'interrogazione trasformata in comunicazione.
Grazie per le cose dette anche se devo dire, senza offesa per chi le ha dette, compreso il sottoscritto, che c'è il rischio che coloro che stanno dalla parte del pubblico, e sono coloro che vivono direttamente e quotidianamente i problemi drammatici dell'occupazione, escano da questa sala senza avere grandi soddisfazioni, senza avere grandi testimonianze, se non l'approfondimento di aspetti nazionali, di aspetti locali, di futuribili aspirazioni o aspettative con quella insofferenza - alla quale faceva riferimento il collega Staglianò - che è la stessa mia insofferenza che molte volte si traduce, per un fatto caratteriale, anche in rabbia di fronte alla pochezza delle soluzioni che tutti insieme, istituzioni, forze politiche, Organizzazioni sindacali, lavoratori, consigli di fabbrica siamo in grado di "spuntare" in ordine a questo problema dei livelli occupazionali.
Io non posso non registrare, sempre per citare il mio amico Igor, che non avevo alcuna velleità di fare una cronistoria quanto meno originale perché di originalità certo ce n'è stata in questa vicenda di fronte ai vuoti, alle carenze e ai ritardi di chi era deputato a dare delle soluzioni. Ma è parso giusto all'Assessore, utilizzando un'interrogazione tradotta in comunicazione, di far sì che in qualche misura questa assemblea, e chi ne è attento osservatore dei lavori, potesse sapere soprattutto di fronte a sollecitazioni tradizionalmente inascoltate: la sordità pare essere una delle malattie più costanti all'interno del quadro istituzionale e anche all'interno della nostra realtà regionale.
Quale insofferenza e quale rabbia, ad esempio, ho provato solo una settimana fa quando una pattuglia molto misera, sia pur qualificata e rappresentativa, di Consiglieri regionali ha partecipato alla conferenza regionale sul ruolo e sull'impegno delle Partecipazioni Statali in Piemonte che rappresenta un grande tassello del dinamismo della nostra realtà regionale.
Quale insofferenza e quale rabbia proviamo ancora quando noi andiamo in delegazione a Roma, ottenendo ciò che il Consiglio regionale ci ha comandato di fare, cioè l'incontro al Ministero e con i Gruppi parlamentari per spiegare che all'unanimità questo Consiglio regionale ritiene che la cassa integrazione debba essere attivata in un certo senso, nel momento in cui l'iter tra la Camera e il Senato sta ulteriormente ritardando il decollo di alcune decisioni. Esiste scoraggiamento pur di fronte ad alcuni minimi risultati: per quanto riguarda il problema relativo alla contribuzione a cui si faceva riferimento a proposito della disoccupazione speciale, c'è la disponibilità del Governo attraverso il Sottosegretario che è in attesa di un emendamento che proprio la Regione Piemonte si è fatta carico di suggerire come possibilità di introdurre positivamente questo piccolo tassello che va a rispondere ad un mandato che questo Consiglio regionale, facendosi carico anche di altri problemi che non sono solo piemontesi, ha in qualche misura attivato.
Certo, io non sono uso, né sono particolarmente contento di emettere particolari bollettini trionfanti, perché mi rendo conto, gestendo un Assessorato che vive di emergenze quotidiane, come a fronte di una ripresa economica, che pur esiste, del sistema economico piemontese che registra anche, al di là di questi casi patologici, riduzioni significative di casse integrazioni negli ultimi anni, ci sia una situazione estremamente negativa per il mercato del lavoro: da una parte il sistema delle imprese, pur in mezzo alle difficoltà, riesce a trainare alcuni effetti economici dall'altra vengono penalizzate le fasce più deboli del mercato del lavoro che si trovano espulse dal ciclo produttivo senza avere obiettivamente alcuna capacità, titolarità, possibilità di rientrare all'interno del circuito positivo.
Certo, sarebbe molto più gradito all'Assessore e a questa Giunta nonché alla Regione Piemonte, riuscire quotidianamente a emettere dei comunicati o dei bollettini di vittoria, come è il caso di alcune settimane fa quando è stato risolto in termini strutturali il problema della Nilox di Ciriè. Anche questa è un'area territoriale drammatica, perché è una vallata. Stiamo facendo un mestiere che non è tipico di questa o di un'altra Giunta, cioè quello del procacciatore di imprenditore, perché la soluzione della Nilox l'abbiamo realizzata in quanto la Regione è andata a cercare l'acquirente e ha trovato la Gilardini che ha acquisito la titolarità della fabbrica.
Un altro mestiere che magari è improprio, ma che facciamo con piacere è quello che ci sta portando ad incontrare il più grosso commerciante mondiale di amianto per trovare una soluzione alla amiantifera di Balangero dove, da due mesi, non viene pagato lo stipendio da parte di un imprenditore che non si fa più trovare...



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

ADDUCI



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Avete inviato solo un telegramma finora!



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

E' arrivata ieri la risposta in inglese. Non ho grande capacità di tradurre tempestivamente, ma il mio professore di inglese, il collega Nerviani, me lo ha prontamente tradotto. Con questo telegramma il signor Petrov dice di accogliere l'incontro offerto dalla Regione.
Quindi mi auguro, anche per il collega Adduci, di dare nei prossimi giorni una soluzione in questo senso. Certo, potessimo quotidianamente emettere bollettini di questo genere saremmo più quieti.
Su questo versante posso registrare che c'è desolazione, ma non è la desolazione della comunicazione dell'Assessore, è quella delle istituzioni che insieme ai lavoratori a volte si trovano di fronte a muri difficilmente percorribili.
Io ritengo però, colleghi Consiglieri, che ciascuno di noi deve fare per quello che ci è dato fare, la nostra parte.
Pur avendo scarsa titolarità, per non dire nulla, in tema di politica industriale o di politiche del lavoro, la Regione Piemonte, il Consiglio regionale del Piemonte, è andato ad attivare in questi mesi alcune proposte che mi auguro possano trovare la conclusione anche attraverso la buona disponibilità da parte del Commissario di Governo avendo noi osato proporre, opposizione e maggioranza, strumenti di legge che, se diventeranno norme operanti sul territorio, rappresenteranno indubbiamente al di là del carico finanziario, una rivoluzione. Infatti, se noi fossimo in grado di proporre al mondo imprenditoriale degli incentivi tali per cui non si addivenga più all'assunzione di lavoratori sotto i 29 anni, ma all'assorbimento di manodopera quarantenne e cinquantenne, questa sarebbe una proposta rivoluzionaria che per la prima volta una Regione ha osato fare.
Ci sono però delle titolarità al di là delle quali è difficile andare.
Vi sono titolarità di carattere nazionale: il discorso della riforma della cassa integrazione è un problema che noi stimoliamo con ordini del giorno anche unitari. Se ne facessimo di meno, ma più incidenti, forse potremmo raggiungere alcuni risultati perché abbiamo degli obiettivi che siamo in grado di raggiungere.
Vi è il problema qui richiamato della Commissione Grandi Eccedenze. La Commissione Grandi Eccedenze è in realtà soltanto una sigla che non ha avuto nemmeno la traduzione in termini legislativi per darle struttura potere, titolarità e soprattutto intervento strutturale e finanziario. Ci sono le Regioni Piemonte e Campania (che con sei mesi di ritardo ha finalmente individuato i suoi rappresentanti, dando quindi modo alla Commissione di cominciare ad operare), ci sono i rappresentanti del Ministero e delle OO.SS., in sostanza le parti sociali che però non hanno titolo a intervenire se non si riconosce loro uno strumento anche di carattere normativo. A tal proposito propongo che alla Commissione Grandi Eccedenze si dia un riconoscimento legislativo, altrimenti è inutile avere una sigla che non ha alcuna titolarità e possibilità di operare.
Vi sono poi delle titolarità di carattere regionale molto scarse per individuare soluzioni efficaci a trovare sbocchi occupazionali a migliaia di lavoratori.
Non possiamo dire che non è sufficiente votare ordini del giorno per risolvere il problema; dobbiamo però pronunciarci su alcuni grandi capitoli quali sono stati quelli che abbiamo votato nelle ultime sedute del Consiglio regionale. Dobbiamo far sì che gli strumenti di legge che abbiamo osato proporre concludano il loro iter approvativo e abbiamo le coperture minime esistenziali sul piano finanziario. Non è più un problema che compete all'esecutivo in senso stretto, ma all'assemblea, cioè nel momento in cui alcune proposte di legge sul fondo straordinario per l'occupazione la opposizione, la Giunta, la maggioranza, le hanno avanzate, si tratta di comporre questo quadro e andare verso la definizione nell'auspicio - questo è un termine gentile, sarebbe meglio dire nella convinzione, perché se così non fosse sarebbero perdenti maggioranza e opposizione - che il bilancio della Regione che andrà ad essere approvato, pur con le ristrettezze e con le situazioni di bilancio ingessato, abbia quei cardini minimi per permettere che queste operazioni abbiano possibilità di sviluppo. Nei prossimi mesi, a bilancio approvato, potremo verificare la volontà politica di questa assemblea per dare una risposta per quanto è di competenza e di titolarità della Regione di fronte alle esigenze dei lavoratori.
Vi sono stati altri tasselli. Qualcuno ha introdotto quello della cooperazione: sono stati modificati alcuni strumenti di legge proprio per permettere una crescita sotto forma cooperativistica di attività imprenditoriali, ma non bisogna certo illudersi che l'aver fatto uno strumento di legge possa creare mentalità cooperative in chi non ne ha l'abitudine. C'è evidentemente la necessità da parte nostra, delle forze politiche e delle parti sociali, di creare queste condizioni magari facendosi parte diligente di quel coordinamento tanto richiamato degli enti locali, ma che in realtà stenta obiettivamente a realizzarsi. Quando io sono entrato un anno e mezzo fa in questo Assessorato che ha deleghe cosiddette emergenti in questa Regione, la mia prima preoccupazione era quella di convocare gli enti locali del Pinerolese: ebbene, sono arrivati soltanto quattro Comuni! Insistiamo su questa strada, nel frattempo l'emergenza è cresciuta, gli stessi enti locali, pur essendo ancora più scarsi di noi in termini di titolarità, avranno nel frattempo ulteriormente maturato una sensibilità, se non altro tallonati direttamente dalla pressione dei lavoratori, però rendiamoci conto obiettivamente che questa è la dimensione dei problemi che ci troviamo di fronte.
Vi è un'ultima notizia che mi pare si debba mettere nel conto nell'auspicio. Si tratta di un nuovo Regolamento CEE sui fondi strutturali (n. 2052) che ha proprio in questi giorni definito l'area della Provincia di Torino oltre a quella dell'Alto Novarese come aree deindustrializzate con interventi particolari finalizzati a progetti particolari. Entro il mese di aprile dovremmo indicare le linee di massima dei progetti di intervento sul territorio: sarà questo uno strumento su cui lavorare.
Nei prossimi giorni addiverremo come Assessorato regionale a un confronto con le categorie interessate, le Organizzazioni sindacali, il mondo imprenditoriale e il sistema delle imprese, per verificare le opportunità date dal nuovo strumento del Regolamento CEE n. 2052 che prevede interventi in quelle aree (sono una decina in tutta la realtà nazionale) in cui vi è stata negli ultimi dieci anni una caduta verticale del tasso di occupazione. Grazie a un intervento unitario operato in questi giorni a livello di CEE è stata riconosciuta la Provincia di Torino, quindi esclusa la città di Torino tutto il territorio della Provincia, con particolare incidenza in alcune aree (il Pinerolese può essere individuata come tale), e l'Alto Novarese proprio per la deindustrializzazione che in quest'aula è stata indicata.
Sono questi alcuni tasselli e strumenti che vedono il soggetto istituzionale regionale in prima linea per ricercare quelle soluzioni che alla scadenza dei cinque mesi indicati possono anche vedere un ulteriore salto in avanti di fronte ad una comunicazione dell'Assessore che non aveva certo, consentitemelo colleghi, velleità di essere originale, ma che è stata anche ripercorsa seppur in brevi termini proprio per cercare di far sì che non i soliti quattro Consiglieri regionali e occasionalmente l'Assessore pro tempore addetto ai lavori fossero coinvolti, ma perch tutto il Consiglio regionale nel momento in cui andrà ad approvare intanto il bilancio di previsione e andrà a prendere alcune determinazioni in ordine alle politiche sul mercato del lavoro o alle politiche industriali nei confronti dei quali comunque abbiamo scarse titolarità, abbia un supporto che in qualche misura venga dall'assemblea e non solo da qualche addetto ai lavori.



PRESIDENTE

Si conclude qui il dibattito che è stato molto importante, con la nuova presa di coscienza di realizzare un impegno mirato a raggiungere alcuni obiettivi precisi che sono la salvaguardia e la difesa delle condizioni di vita dei lavoratori che si trovano nella posizione più difficile e debole come quelli dell'Indesit.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Ferrara, Genovese, Lombardi, Maccari, Martinetti e Montefalchesi.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Richiesta di comunicazione della Giunta regionale in merito alla sentenza del TAR Piemonte relativa alla discarica di Ceresole d'Alba


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, questa mattina mi è giunta una notizia relativa ad una sentenza del TAR piemontese che si riferisce alla discarica di Ceresole d'Alba. Tale sentenza considera improponibile quel tipo di discarica e introduce una serie di considerazioni tali per cui il TAR annulla il Piano di smaltimento della Regione Piemonte. Se il problema è solo di una discarica è chiaro che siamo di fronte ad un fatto di ordinaria amministrazione; se siamo di fronte invece all'annullamento del piano di smaltimento (piano che ci ha fatto discutere per lungo tempo in questa sede ed essendo lo stesso l'ossatura attraverso cui si porta avanti la politica di smaltimento dei rifiuti in Piemonte) la Giunta non può esimersi non tanto da una comunicazione sulla sentenza quanto piuttosto da una comunicazione con la quale dica che tipo di politiche e di indirizzi intende portare avanti anche alla luce di questa sentenza.
Chiedo quindi che oggi pomeriggio, trattandosi di un problema la cui gravità non è di poco conto, la Giunta dia una comunicazione in merito alla questione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ero al telefono con il Presidente della Valle d'Aosta Rollandin per discutere in ordine al decreto fiscale emanato l'altro ieri, altro problema di estrema serietà: i terremoti si succedono gli uni agli altri e dobbiamo tentare di uscirne.
La collega Cernetti stamani ha fatto sapere che era impossibilitata a distaccarsi dall'Assessorato perché doveva affrontare alcuni problemi che erano tali da far sommergere taluni centri abitati di rifiuti urbani in quanto interventi o della Magistratura amministrativa o delle Amministrazioni pubbliche che hanno fatto sì che intere aree del Piemonte si siano trovate, dalla sera al mattino, prive della capacità di scaricare i rifiuti. Mi riferisco alla discarica di Ghemme e di altre ancora, al problema dei rifiuti ospedalieri, problemi che stanno sommergendoci e che stanno rendendo impossibile la vita dell'Assessorato. A questi si aggiungono i diversi pronunciamenti che negli ultimi tempi sono intervenuti da parte del TAR che parrebbero non in senso catastrofico, come mi è parso di rilevare poco fa, ma comunque di grande preoccupazione. Parrebbe che una certa interpretazione di queste sentenze del TAR. che sono ordinanze di sospensione dei nostri provvedimenti, siano limitate a taluni aspetti che attengono al settore urbanistico piuttosto che ad un complesso giudizio sugli elaborati proposti dalla Regione Piemonte. Non so come il Presidente del Consiglio intenda organizzare i lavori, comunque la Giunta è disponibile. Posso coscientemente dare l'assicurazione che l'Assessore è assente per gli stessi motivi per i quali il collega Ferro sollecita una definizione. Mi auguro che nell'immediato pomeriggio ci sia una risposta.
In mezzo a tutto, il TAR da due o tre giorni pare che abbia modificato non tanto l'atteggiamento generale, ma un modo di pronunciarsi che era decisamente negativo e catastrofico nei confronti della Regione negando la sospensiva a seguito dei mille ricorsi. Purtroppo una delle parti più impegnative che investono oggi l'attività della Regione Piemonte non è tanto il futuro del Piemonte quanto l'essere convenuti in giudizio in ragione di circa 800 cause di carattere amministrativo e di altro genere delle quali la nostra Regione è investita. E' un guasto, è il sistema che oggi procede così, ma accade che regolarmente non appena la Regione promuove una determinazione, a livello di Consiglio o di Giunta, il riversarsi del contenzioso, anche semplicemente amministrativo, è tale da sommergere ogni migliore intenzione. Dobbiamo darci delle norme comportamentali forzando forse la mano al sistema. Riterrei che il momento legislativo possa, per taluni versi, creare un momento di confronto nei confronti - scusate il bisticcio - del livello amministrativo di giudizio.
Questo lo stiamo facendo da quando il TAR ci ha negato la possibilità di blocco dell'introduzione in Piemonte dei rifiuti provenienti da altre Regioni. Era un provvedimento di relativa saggezza e di opportunità l'avevamo assunto, ma non è passato al TAR.
E' pendente presso il Consiglio regionale un disegno di legge che potrà costituire un giusto motivo di confronto e determinare in accrescimento di volontà l'indirizzo che la Regione intende assumere sull'argomento.
Mi auguro che nel pomeriggio le cose che stanno a cuore al Consigliere Ferro possano essere chiarite nelle forme e nei modi che determinerà il Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Vorrei fare osservare al Presidente che il problema che ho posto non è nel merito dei singoli ricorsi (600, 700 o 800 ricorsi che siano), cioè il tipo di giudizio che il TAR dà sui singoli ricorsi. Il problema che ho posto è un fatto nuovo che è emerso dalla sentenza del TAR in merito alla vicenda della discarica di Ceresole. Il TAR va oltre il giudizio di inammissibilità della discarica, ma parte dal presupposto che non è accettabile, di fatto quindi annulla, il piano di smaltimento, cioè va oltre un giudizio di merito su una questione circoscritta ed entra nel merito più generale del piano annullandolo. Si tratta pertanto di un giudizio ben diverso rispetto alle singole questioni ed è su questa base che io chiedevo una comunicazione della Giunta perché è chiaro che siamo di fronte a un fatto politico nuovo e quindi la Giunta deve dire come intende intervenire.



PRESIDENTE

Non appena arriverà l'Assessore Cernetti la informeremo. Per il momento c'è stata una prima risposta del Presidente della Giunta. Informeremo l'Assessore perché eventualmente prima della conclusione della giornata di oggi renda una comunicazione relativa allo stato della situazione che è stato determinato dalla sentenza del TAR. Valuteremo poi attraverso quali forme approfondire la questione, magari anche fuori dall'aula, ad esempio nella sede di Commissione ad hoc per capire se effettivamente le decisioni del TAR comportano l'annullamento del piano. Si tratterà di vedere se oggi l'Assessore avrà già elementi a sostegno, se non ci sono si tratterà di rinvenirli in qualche modo.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame progetto di legge n. 361: "Riordino dei servizi di sviluppo e valorizzazione delle produzioni agricole" (richiesta di iscrizione ai sensi dell'art. 32, quarto comma, del Regolamento Interno del Consiglio Regionale) - (rinvio)


PRESIDENTE

Poiché è in congedo l'Assessore Lombardi, il punto 4) all'o.d.g. è rinviato alla prossima riunione del Consiglio.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,20, riprende alle ore 15,20)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta sulla sentenza TAR inerente la discarica di Ceresole d'Alba (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito alla comunicazione della Giunta sulla sentenza del TAR. ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Questa mattina avevamo chiesto una comunicazione della Giunta verso la quale è stata espressa disponibilità. Vorremmo ora capire a quale ora la collochiamo.



PRESIDENTE

L'Assessore Cernetti mi ha detto che sta approfondendo il dispositivo della sentenza, non ha quindi elementi nuovi. Pertanto se deve fare una comunicazione per dire che sta approfondendo la questione e che si riserva di dare una comunicazione giovedì prossimo in Consiglio lo possiamo anche far dire da lei, ma da quello che mi ha detto non andremmo più in là di quello.



FERRO Primo

Ci vuole un po' di tempo per smaltire il ko!



PRESIDENTE

Non ha ancora potuto vedere il dispositivo della sentenza.
Se lei Consigliere Ferro si accontenta di quello che le dico io...



FERRO Primo

E' un po' poco!



PRESIDENTE

Possiamo procedere nell'esame degli altri punti all'o.d.g. e non appena l'Assessore avrà approfondito il dispositivo della sentenza con i suoi legali giovedì prossimo potrà fare una comunicazione più completa.



FERRO Primo

Mi scusi, Presidente, chiedo che verso le ore 17 l'Assessore renda una comunicazione. Da adesso alle ore 17 penso che l'Assessore abbia la possibilità di riordinare le idee e informare il Consiglio.



PRESIDENTE

Poiché è presente l'Assessore, ho il dovere di sentire la precisazione da parte dell'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ritengo che prima di informare correttamente il Consiglio io stessa debba essere informata. Ho ricevuto questa sentenza esattamente alle ore 15. I motivi sono svariati: è stata trasmessa venerdì, giorno in cui la posta viene ritirata, ci sono poi state di mezzo le vacanze pasquali, e infine questa mattina è stata smistata. Non ho ancora avuto il tempo non solo di leggerla, ma nemmeno di scorrerla, quindi io intendo leggerla attentamente e approfondirne il valore legale con il servizio ad hoc. Al momento pertanto non sono assolutamente nelle condizioni di informare il Consiglio.



PRESIDENTE

Mi sembra opportuno nell'interesse di tutti che l'informazione venga data alla luce dell'approfondimento che l'Assessore farà insieme ai funzionari. Propongo, quindi, che l'Assessore Cernetti si impegni giovedì prossimo a dare un'informazione al Consiglio.
Se siamo d'accordo possiamo procedere con i punti all'o.d.g.



FERRO Primo

Scusi, non dica "se siamo d'accordo". Io subisco, obtorto collo!



PRESIDENTE

Va bene, tolgo "se siamo d'accordo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, ho sentito le ragioni addotte dall'Assessore e non voglio muoverle alcun rimprovero, però la sentenza porta la data del 23 marzo 1989 ed era già nota sin dal giorno dopo a chi avendone notizia poteva prelevarne una copia. Sarebbe sufficiente una rapida lettura del dispositivo della sentenza per capire che il piano è stato interamente annullato, e lo dico senza trionfalismo, in occasione di un ricorso fatto dal Comune di Ceresole d'Alba; l'annullamento (come emerge da una rapida lettura della sentenza) è "erga omnes", non è riferito solamente al Comune di Ceresole d'Alba.
Non pretendo di surrogarmi all'Assessore, ma questa è l'informazione che risulta a chiare lettere. Il perché è spiegato nella motivazione e sempre senza trionfalismo, voglio ricordare che il nostro Gruppo aveva fatto una relazione di minoranza con certe osservazioni, alcune delle quali sono recepite dalla sentenza e anche allora ci siamo scontrati contro il muro del silenzio. Quando infatti dicevamo che questo piano era illegittimo e indicavamo i tre motivi di illegittimità non ci era stato replicato come e perché fosse errato il nostro ragionamento; ora abbiamo notato che è stato recepito.
Comunque la notizia ufficiale è che il piano è stato annullato e quindi se la comunicazione dell'Assessore verrà fatta giovedì prossimo, chiedo che la comunicazione finisca con le determinazioni da prendere in seguito all'annullamento del piano, perché l'annullamento è immediatamente esecutivo e questo crea grossi problemi che non ci fanno piacere perch incidono sugli interessi delle popolazioni del Piemonte.



ALA Nemesio

Signor Presidente chiedo la parola.



PRESIDENTE

Solo per brevi considerazioni, altrimenti diamo luogo ad un dibattito.



ALA Nemesio

Nulla vieta al Consiglio di mettere in votazione l'iscrizione di questo punto all'o.d.g., anzi se trovo due Consiglieri che mi appoggiano lo propongo.
Le considerazioni svolte dal collega Majorino sono rilevanti. Il piano è stato bocciato nella sua interezza. Vi sono altri provvedimenti adottati dalla Giunta regionale in base ai quali sono stati richiesti finanziamenti al FIO relativi all'attuazione di questo piano e ciò apre un ulteriore contenzioso. Abbiamo l'inceneritore cosiddetto di Moncalieri, dico "cosiddetto" perché forse non è localizzato a Moncalieri, ma a Trofarello a La Loggia, Nichelino, Piossasco o chissà dove; abbiamo l'impianto di compostaggio della zona del Verbano Cusio Ossola; abbiamo la piattaforma polifunzionale presso Alessandria; abbiamo tutti questi provvedimenti che discendono da questo piano e che erano stati sviluppati con estrema baldanza dalla Giunta regionale.
Il sottoscritto aveva redatto un esposto al Commissario di Governo sul Piano regionale di smaltimento, trova accolti dal TAR quegli stessi motivi che avevo ugualmente sottoposto all'aula pregandola che venissero tenuti in debita considerazione. Ora c'è un provvedimento che riguarda tutti: la Regione è senza Piano, il che ci imporrebbe di fermarci subito e di ragionare su questa vicenda.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame progetto di legge n. 426: "Modificazioni ed integrazioni alla LR n. 37/86 concernente la disciplina della raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 426 di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Fracchia che ha pertanto la parola.



FRACCHIA Mario, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo due stagioni dall'entrata in vigore della LR n. 37/86 che disciplina la raccolta dei tartufi, sono emersi alcuni problemi che al momento dell'emanazione non erano ancora ben focalizzati.
Il progetto di legge che ci apprestiamo a discutere darà certamente una risposta positiva a quei problemi, rendendo ancora più incisiva l'azione regionale a favore del tartufo e della tartuficoltura piemontese.
Il progetto di legge è composto di 4 articoli, l'ultimo dei quali riguarda la parte finanziaria.
L'art. 1 tratta la problematica della confisca del prodotto avvenuta per violazione accertata. Detta modifica si è resa necessaria data la natura del prodotto, perché se si usavano le normali procedure dei sequestri non aveva alcuna importanza la confisca del bene che sarebbe andato distrutto.
La nuova norma prevede invece la vendita immediata del prodotto e l'accantonamento del valore in denaro realizzato in attesa dei provvedimenti del Presidente della Giunta regionale.
L'art. 2 tratta l'incremento delle piante tartufigene attraverso la distribuzione a prezzo ridotto di piante portatrici di micorrize di idonee specie di tartufo, destinate sia alla costituzione e potenziamento di tartufaie, sia al collocamento a dimora su terreni aperti alla libera ricerca.
Naturalmente le piante fornite dovranno provenire da vivai regionali o da vivai autorizzati che diano la massima garanzia di qualità. Si è reso opportuno inserire questo vincolo perché ultimamente si era verificato il caso di produttori di piante vocate che, anziché portare vantaggio, hanno arrecato danno.
In questo articolo sono inoltre previste concessioni di contributi a favore di Province, Comuni ed enti per l'organizzazione e lo svolgimento di fiere, mostre, manifestazioni, convegni riguardanti il tartufo e la tartuficoltura.
L'art. 3 è il più importante perché favorisce i proprietari di terreni che non sono interessati al problema e quindi non agevolano la raccolta del tartufo.
E' noto che l'interesse dei cercatori di tartufi e quello dei proprietari dei terreni dove sono radicate piante tartufigene sono spesso contrastanti, tanto che talvolta si manifestano situazioni di intolleranza tra le due categorie.
Con la concessione dell'indennità prevista si mira a suscitare nel proprietario o nel possessore interesse alla conservazione delle piante arboree di accertata capacità tartufigena ed, anzi, all'incremento del loro numero con vantaggio proprio dei cercatori e, in definitiva, della produzione tartuficola in generale.
Condizione indispensabile per l'ottenimento dell'indennità è il permesso alla libera raccolta ove gli alberi sono radicati.
Il problema è stato posto perché la legge prevede la costituzione delle riserve. A queste riserve naturalmente aderiscono in gran parte solo i proprietari dei terreni, quindi i cosiddetti "hobbisti", che sono moltissimi, in mancanza di una soluzione, non avrebbero potuto andare alla ricerca di tartufi. Con questo si spera che i proprietari non interessati lascino liberi i terreni e favoriscano le piante tartufigene in modo che gli "hobbisti", che sono la maggior parte dei ricercatori di tartufi possano tranquillamente coltivare il loro "hobby".
La concessione dell'indennità contribuisce a demotivare la tendenza di quei proprietari, che mal tollerano l'accesso dei cercatori nei loro terreni, ad abbattere le piante per eliminare in modo drastico ogni motivo di contenzioso.
Termina qui la relazione, ma per non intervenire successivamente svolgo una breve dichiarazione di voto ed insieme una raccomandazione all'Assessore che mi spiace sia assente.
Nelle zone dove il raccolto è abbondante e l'attenzione è molto viva (Provincia di Cuneo, Provincia di Asti e parte della Provincia di Torino) sono sorti dei problemi per la commercializzazione che non sono di facile soluzione e che riguardano la gestione fiscale della vendita di tali prodotti. Non è un problema che può risolvere la Regione, perché non pu legiferare in materia finanziaria, ma la raccomandazione che faccio all'Assessore è di intervenire presso il Ministero affinché trovi una soluzione che consenta la regolarizzazione dei mercati dei tartufi che attualmente è incerta e sfiora non diciamo il contrabbando perché non esiste, ma la massima illegalità.
Il Gruppo repubblicano voterà a favore della legge in esame.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Fracchia è aperta la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Non credo che su questo progetto di legge sia necessario spendere molte parole nel merito. E' una delle cosiddette leggi minori che il Consiglio approva, una di quelle leggi che al massimo possono suscitare gli interessi non dico dei degustatori, perché in questo caso credo avremmo un dibattito più nutrito, ma l'interesse degli addetti ai lavori che, come è noto, non sono molti.
Questa proposta di legge - lo diceva già il relatore - corregge e puntualizza la legge n. 37 che il Consiglio approvò nel 1986, una legge su cui noi nutrimmo grosse perplessità. A due anni di distanza il Consiglio regionale modifica o sente il bisogno di modificare una propria legge ritoccandola in alcuni particolari.
Dirò solo alcune cose sulle proposte di modifica, mi preme però fare un ragionamento più generale.
Noi tutti spesso in quest'aula o quando siamo chiamati a discuterne altrove, siamo tra quelli che si pronunciano sulla crisi delle Regioni.
In quest'aula non molto tempo fa abbiamo sviluppato un interessante dibattito sulla crisi delle Regioni e della Regione Piemonte in particolare nel quadro della disciplina dell'attuale ordinamento. Una delle ragioni della crisi, certo non decisiva, ma tuttavia non irrilevante, sta nella produzione legislativa che come Regione ci diamo: troppe leggi e spesso il prodotto legislativo - consentitemi di dire - è scadente; indirizzi e norme proprie di atti amministrativi e di regolamenti che vengono trasformati in leggi; leggi che poi a volte non vengono rispettate.
La legge sui tartufi è un po' come la legge sulla tutela della fauna minore e della flora, anzi entra ancora più nel dettaglio. Sappiamo però in partenza che questa legge non sarà rispettata e che per molti aspetti è quasi inapplicabile.
Sono tanti coloro che non hanno rispettato l'art. 5, quello che parla degli orari e dei periodi di raccolta, eppure noi abbiamo solennemente votato in Consiglio regionale l'art. 5! Gli orari - pensate un po' durante i quali si possono andare a raccogliere i tartufi! Noi abbiamo deciso queste cose! Quanti sono coloro che non hanno rispettato questo articolo? Ovviamente non si sa con esattezza, ma si presume molti.
Quante sanzioni sono state prodotte contro quelli che non hanno rispettato l'art. 8, punto b), la raccolta senza cane? I cosiddetti bracconieri esistono.
Quante sanzioni? Non si sa. Probabilmente nessuna e addirittura avrei dei dubbi ad introdurre delle sanzioni di questo genere.
Voglio dire che a volte noi regolamentiamo in modo minuzioso le cose al punto di andare contro gli usi e le tradizioni per poi lasciare che venga usato - mi si consenta un po' di buon senso nell'applicazione della legge.
Allora mi chiedo se il buon senso più che lasciare che venga usato da altri nell'applicare la legge non sarebbe opportuno lo usassimo noi nel fare la legge.
Abbiamo delle leggi, come questa, solennemente declamatorie nelle finalità, ma che ripeto sappiamo perfettamente non essere rispettate. Se così è, in questo caso forse è meglio essere meno declamatori e centrare i problemi veri.
Io so che le cosiddette associazioni dei raccoglitori - e insisto nel dire le cosiddette, perché ce ne sono alcune che son vere, altre lo sono un po' meno - per tanto tempo hanno fatto discutere se il tartufo bianco guardate un po' qual'è l'oggetto del contendere di questa Regione! - delle nostre zone bisogna chiamarlo "tartufo d'Alba o tartufo del Piemonte". Si è discusso per tanto tempo attorno a questo tema "assillante". Capirete che grande problema! Ci si anima e si discute su una questione così vitale! Si perdono giorni, si fanno convegni, vi è stato il "grande" convegno di Alba con 32 presenti, per dibattere questioni come queste.
Dicevo che la legge 37 va contro le tradizioni, gli usi e i costumi.
Anche qui, cerchiamo di essere seri! Vogliamo veramente credere che qualcuno attiverà i punti 1) e 2) dell'art. 2? E in particolare il punto 1)? Lo stesso dicasi per l'art. 3. Ma da che mondo è mondo, nessuno dei raccoglitori ha mai svelato il segreto di quali sono le piante tartufigene e i luoghi in cui va alla ricerca del tartufo! Da che mondo è mondo è così! Non vado a dire al mio vicino: "guarda che quelle sono piante tartufigene" perché possa andare lui a raccogliere i tartufi.
Noi invece scriviamo che bisogna dire quali sono le piante tartufigene! Non solo, ma vogliamo dare degli indennizzi per rendere di dominio pubblico cose che nella tradizione sono un segreto. E le Commissioni comunali per l'agricoltura, che nelle zone tartufigene dovrebbero riunirsi io penso per cose un po' più importanti, su segnalazione dei raccoglitori dovrebbero riunirsi per indicare le piante che danno il tartufo? Allora io di fronte a queste cose dico solo: cerchiamo di essere più seri!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia per la replica in assenza dell'Assessore competente.



FRACCHIA Mario

Il collega, nonché concittadino, Ferro, è stato un po' disfattista.
Sugli orari, ad esempio, ha detto un'imprecisione perché la Regione Piemonte è l'unica Regione che, proprio rispettando la tradizione, permette la raccolta nelle ore notturne. La legge nazionale lasciava questa facoltà e la Regione Piemonte ha voluto mantenere questa tradizione.
Sul punto relativo alle sanzioni non saprei cosa rispondere. Non è colpa della Regione se gli organi preposti (Guardie forestali, Carabinieri Vigili urbani, Polizia) non controllano chi raccoglie i tartufi senza cane.
Questa è una risposta polemica: la Regione non ha gli strumenti per poter far rispettare la legge, a parte le Guardie forestali, che comunque non sono dipendenti regionali.
Concordo con il collega Ferro quando dice che il "trifolao" non dice a nessuno dove trova i tartufi, però questa esigenza è proprio nata dai trifolao che hanno dovuto ammettere dove andavano a raccogliere i tartufi perché parecchi proprietari avevano deciso di tagliare le piante. Hanno svelato il segreto pur di salvare queste piante, d'altronde se le tagliavano il loro segreto non sarebbe servito più a nessuno.
Su questo punto la penso in maniera completamente opposta all'amico Ferro perché è un'esigenza nata proprio su richiesta dei trifolao che si trovavano spiazzati da diversi contadini proprietari di alberi in zone molto vocate per prodotti tartufigeni che avevano deciso di abbattere queste piante.
Sulla questione del nome da assegnare al tartufo, di cui si è parlato nel convegno di Alba con i 32 partecipanti (anzi erano solo 30, perché gli altri due eravamo io e Ferro in qualità di addetti ai lavori), sul dilemma Piemonte o Alba, per me non c'era alcun problema perché da sempre ci sono nomi che sono abbinati a qualcosa: tartufo vuol dire Alba in tutto il mondo. Era comunque una discussione puramente inutile.
In conclusione, non per polemizzare con il collega Ferro, ma non vedo le grosse critiche che l'amico Ferro ha fatto a questa legge.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'articolato del progetto di legge n.
426.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dal Consigliere Fracchia: alle parole "bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1988" sostituire le parole: "bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1989".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 9 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Iscrizione argomento all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame del successivo punto 6) propongo di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna l'esame della proposta di deliberazione n. 1096 relativa al Regolamento CEE n. 219 del 1984 aggiornamento del programma speciale per la Provincia di Vercelli.
Si tratta di una deliberazione che dev'essere iscritta e successivamente approvata nella giornata di oggi, pena la perdita dei finanziamenti. C'è l'intesa di tutte le forze politiche ad iscrivere tale provvedimento all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Non appena rientrerà in aula l'Assessore Cerchio, che procederà all'illustrazione di detta deliberazione, la stessa verrà esaminata e quindi approvata.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 953: "Deliberazione Giunta regionale n. 12-22350 'LR 43/75, art. 2. Modificazioni al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali'"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 953.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la parola per mozione d'ordine. Chiedo che si proceda in seduta segreta perché ho ricevuto come altri colleghi una lettera trasmessa dal Presidente del Consiglio sulla quale è assolutamente indispensabile svolgere delle considerazioni e trattandosi di persona penso sia necessario procedere in seduta segreta.
La lettera del Presidente è datata 25 gennaio 1989 e trasmette la lettera di una persona nel merito di questo provvedimento. Dato che devo svolgere delle considerazioni riguardanti questa persona ritengo opportuno che si proceda in seduta segreta.



PRESIDENTE

D'accordo. Si proceda pertanto, ai sensi dell'art. 43, ultimo comma del Regolamento alla seduta segreta.



(Si svolge la seduta segreta dalle ore 16,10 alle ore 16,40)



PRESIDENTE

Riprende la seduta pubblica.
Ha chiesto la parola l'Assessore Vetrino. Ne ha facoltà.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Il Consigliere Chiezzi ha parlato di un'annosa questione che trae origini da un errore in cui incorse il CUR allorché approvò per zona destinata a residenza un'area che, ai sensi della deliberazione del 1985 era stata invece inclusa nel Parco del Po. Tra l'altro, è stata ricordata l'interpellanza che dette origine in sede di Consiglio a un dibattito al quale rispose l'Assessore Maccari (successivamente ripreso dall'Assessore Genovese). Dopo questo errore, peraltro giustificabile tenendo conto che i funzionari nell'ambito del CUR avrebbero dovuto riferire rispetto all'impossibilità che tale area potesse essere individuata come residenziale essendo intervenuta nel frattempo la deliberazione di salvaguardia, il Comune di San Mauro Torinese decise su questa previsione del Piano Regolatore, approvato dalla Giunta regionale, di definire l'intervento che i Consiglieri che hanno seguito la pratica conoscono. Di fronte a questo errore la Giunta cercò di porre rimedio stralciando l'area dal Piano dei parchi, per consentire quindi la possibilità di un intervento.
Il problema venne considerato dalla Giunta con particolare attenzione nel senso che proprio in questa sede da parte dell'Assessorato alla pianificazione territoriale, di fronte ad alcune esigenze che si erano determinate di apportare in continuazione degli stralci al Piano dei parchi, si dichiarò che nessuna deliberazione di stralcio sarebbe stata fatta se non in presenza del disegno di legge che regolamentasse la delimitazione e istituisse il Parco stesso. Anche rispetto a questa deliberazione urgente, sollecitata dal Comune di San Mauro, la Giunta ebbe la volontà di procrastinare e quindi di far aspettare gli amministratori di San Mauro e secondo gli impegni presi presentò il disegno di legge del tratto che riguarda in particolare questa zona di San Mauro e successivamente presentò la deliberazione di stralcio. Quindi l'atteggiamento della Giunta, che aveva preso coscienza di un errore involontario che si era determinato nell'ambito della sede del CUR. fu assolutamente coerente: presa di coscienza dell'errore, definizione del disegno di legge istitutivo del Parco che riguarda quest'area di San Mauro deliberazione della Giunta regionale che tendeva ad accelerare per quanto possibile quegli effetti che pure il disegno di legge avrebbe potuto provocare, ma che per la lentezza che hanno i disegni di legge nel procedere non erano compatibili con le esigenze di celerità indicate dal Comune di San Mauro.
Si frapporrà questo identico problema per esempio per il Parco di Stupinigi, rispetto al quale la Giunta ha presentato un disegno di legge (che ieri è stato consultato con tutti gli interessati), ma i tempi necessari al Comune di Candiolo per portare al proprio strumento urbanistico la variazione, che dovrà consentire alla Fondazione per il cancro di disporre del progetto per la costituzione di questo istituto saranno tali per cui ancora una volta la Giunta sarà costretta a predisporre una deliberazione di stralcio per consentire celermente questo intervento. La situazione è assimilabile, nel senso che se questo Consiglio fosse in condizione di approvare domani il disegno di legge del Parco di Stupinigi non saremmo nella necessità di predisporre la deliberazione.
Voglio dimostrare che le urgenze che appaiono tali finiscono poi per apparire molto meno urgenti, perché noi abbiamo assunto una deliberazione stralcio che è rimasta sui banchi della Commissione consiliare e nei meandri in cui permangono a volte le nostre deliberazioni e i nostri disegni di legge dal mese di luglio a tutt'oggi.
Nello stesso tempo, ciò non ha impedito al Comune di San Mauro Torinese di continuare a reiterare alla Giunta la sua richiesta e di predisporre una serie di ordini del giorno e di deliberazioni nei quali il Comune di San Mauro all'unanimità - lo sottolineo ribadisce l'esigenza di avere lo stralcio per poter procedere in questi insediamenti rispetto ai quali esistono dei finanziamenti.
Il lungo tempo intercorso ha fatto ritornare ripetutamente la Giunta su questi aspetti, anche perché la Giunta è stata a sua volta sollecitata dalle Associazioni ambientalistiche a rivedere la sua volontà di stralcio valutata non opportuna soprattutto in previsione della prevista legge di istituzione del Parco fluviale del Po. In particolare, quando la presente deliberazione era iscritta all'o.d.g. del Consiglio regionale di alcune settimane fa, perveniva all'Assessore Genovese, alla sottoscritta e al Presidente della Giunta un telegramma da parte della neonata Associazione del Po, la quale chiedeva un rinvio della deliberazione a quando fosse predisposto ed approvato da parte del Consiglio il disegno di legge di istituzione del Parco fluviale del Po.
La Giunta ha incontrato alcuni giorni fa l'Associazione, la quale ha ribadito il proprio interesse alla costituzione del Parco fluviale del Po e ci ha consigliato a non interporre degli insediamenti rispetto ad una zona che a loro avviso possiede ancora le caratteristiche per essere salvaguardata e non essere oggetto di ulteriori insediamenti. Nello stesso tempo, il Comune di San Mauro ha continuato a riformulare la sua richiesta e la decisione della Giunta, a questo punto, sarebbe quella di procedere nell'approvazione di questa deliberazione del Consiglio regionale, in quanto sotto il profilo paesaggistico non si ritiene che i nuovi insediamenti previsti possano nuocere ad un paesaggio che per la verità oggi è già profondamente compromesso. Stiamo parlando di un'area nella quale - ancora questa mattina ho voluto visitare quest'area il 95% del territorio è compromesso e non si vede quindi come possa ulteriormente essere compromessa una zona che rispetto alla fascia vera e propria del Po resta comunque salvaguardata, perché la linea della nuova perimetrazione verrebbe in questo caso a coincidere con un canale che diventa quasi una linea naturale di demarcazione rispetto all'abitato e rispetto all'area del fiume che ancora esiste oltre questo canale.
Queste sono le considerazioni che abbiamo voluto portare e rispetto alle quali riteniamo di avere l'approvazione da parte del Consiglio regionale.
Non avrei altro da aggiungere, sono evidentemente disponibile a confrontarmi ancora con i Consiglieri che in più di un'occasione hanno avuto l'opportunità di illustrare le loro posizioni diverse nel momento in cui si discusse in Commissione rispetto a questo problema.
La garanzia essenziale è che il disegno di legge che noi abbiamo presentato per l'approvazione del Consiglio regionale riguardante questa zona evidentemente riperimetra l'area sulla base della deliberazione odierna. C'è quindi una volontà politica che è individuata non soltanto in questa deliberazione, ma fa riferimento anche ad un disegno di legge approvato dalla Giunta e che noi speriamo possa presto essere approvato anche dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Non ritornerò sulle polemiche di cui si è parlato in precedenza proprio per non creare pasticci e confusioni nelle cose che decidiamo.
Sollecito l'Assessore a guardare le carte relative alle due riperimetrazioni che sono allegate alla deliberazione.
Poco fa l'Assessore ha detto che quest'area è già in larga parte compromessa e che quindi ha un senso la sua esclusione dalla vecchia perimetrazione del Parco del Po. Ora però la cartografia che ci viene fornita come pezza d'appoggio di questa proposta di modifica in realtà sembra comportare un'attuale urbanizzazione di quest'area molto piccola diciamo 1/5 dell'area stessa.
L'Assessore ha detto di aver visitato ancora questa mattina l'area che a suo avviso è già tutta riempita. Io non ho avuto la stessa impressione può darsi che mi sia sbagliata io, siccome però questa questione è stata sul tappeto per un tempo molto lungo, ha provocato grosse questioni fra Giunta, Consiglio, CUR e Comune di San Mauro, chiedo che la nuova cartografia, sulla base della quale ci viene chiesto di modificare la decisione di inserimento di questa fascia nel Piano del Parco del Po, fosse aggiornata, cioè illustrasse la situazione reale e quindi giustificasse in qualche modo le cose che l'Assessore ha detto. La cartografia che abbiamo in mano non giustifica affatto, giustifica caso mai le posizioni finora sostenute sia dal nostro che da altri Gruppi e dalle stesse associazioni ambientaliste. Probabilmente la realtà del territorio (la carta non è il territorio, è una delle prime cose che i geografi ci hanno insegnato per chi ha studiato geografia) è diversa sia da quella descritta dall'Assessore, sia da quella che i miei occhi favorevoli al Parco hanno visto. E' probabile che non sia tutta l'area, ma ne sia compromessa una parte.
Chiederei che questa decisione fosse presa avendo disponibili almeno due cose: lo stato di occupazione di quest'area con le reali costruzioni che ci sono attualmente e le previsioni di queste famose due case di cui si parla che dovrebbero costituire la ragione dell'urgenza del Comune di San Mauro. Questo per sapere fin dove si prevede, con i famosi programmi finanziati, l'edificazione dell'area stessa, perché altrimenti mi sembra che una volta di più discutiamo su qualcosa di non attendibile, approviamo un atto sulla cui base chiunque voglia esaminare che cosa abbiamo approvato potrebbe legittimamente ritenere che abbiamo di fatto tolto un'area consistente, contigua a un'area chiaramente a verde, dal Parco del Po senza giustificazione.
Le decisioni in questa materia, che per una serie di ragioni è diventata molto calda e oggetto di contenzioso rilevante, dovrebbero essere prese sulla base di una cartografia aggiornata che ci dia lo stato reale della situazione, che giustifichi quanto, magari del tutto legittimamente l'Assessore ha qui sostenuto. La realtà nessuno di noi vuole negarla, ma almeno sappiamo che cosa stiamo facendo.
Siccome non parliamo di astrazioni, ma di un territorio reale, il confronto su tale situazione dovrebbe avvenire. Nel merito della questione noi abbiamo sempre detto che, a nostro avviso e per quello che eravamo capaci di vedere con gli occhi, esisteva ancora una parte di quel territorio che meritava di essere salvaguardata e quindi lo stralcio poteva essere contenuto alla situazione reale eventualmente, che peraltro nelle nostre perimetrazioni dei parchi non è sempre obbligatorio che non ci siano. Anzi, in molte perimetrazioni dei parchi ci sono delle aree edificate, quindi il fatto che una parte dell'area sia edificato non osta a che sia dentro il Parco del Po, almeno temporaneamente. La questione riguarda in ogni caso solo la nuova edificazione e, a nostro avviso, una modifica la più ridotta possibile, contenuta sulla base delle costruzioni eventualmente già approvate e finanziate, doveva essere apportata in sede di modifica generale, se e dove ritenuta necessaria, sulla base del PTO e delle considerazioni complessive che verranno fatte sulla tratta del Po che giustificassero sulla base di un disegno generale le modifiche proposte in cui poteva rientrare anche questa.
Non eravamo totalmente contrari ad una modifica che ritenevamo dovesse essere la minima possibile; ritenevamo che questa modifica fosse troppo ampia e soprattutto che dovesse stare in modo contestuale all'approvazione del Parco del Po.
Si dice che queste sono posizioni troppo rigide, ma ricordiamo che per esempio la DC sta sostenendo che ogni nuova legge sui parchi dovrebbe essere posposta ad una modifica generale della legge istitutiva dei parchi.
Da questo punto di vista, la situazione relativa a tutta la partita parchi è difficile, irrigidita da alcune posizioni che noi non condividiamo e che riteniamo preoccupanti. Quindi, la difesa dello "status quo" finché non si chiarisce l'insieme degli attacchi che in questo momento vengono portati alla politica dei parchi ci pare nettamente preferibile. La stessa opinione l'hanno le Associazioni ambientaliste e l'Associazione costituita appositamente sul Parco del Po che vogliono sapere esattamente se questa proposta di parco va avanti, come va avanti e quali le eventuali modifiche complessive. Se fosse solo questa modifica si potrebbe dire che è un piccolo scotto da pagare all'istituzione del Parco del Po, ma non sappiamo cosa verrà fuori dalla legge istitutiva del Parco del Po. Riteniamo quindi che soltanto dall'insieme delle valutazioni si potrà decidere. Comunque anche eventuali altre modifiche, proposte o richieste in sede di consultazione, devono essere fondate su una cartografia attendibile. Ogni soggetto, Comune, cittadino o la stessa Giunta, che propone una modifica lo deve fare sulla base di una documentazione chiara e comprensibile altrimenti è da circa un anno che discutiamo su quello che si è andato a vedere e l'impressione che si è avuta. Se questa è la cartografia reale non ci si può dire che quest'area è compromessa quando è già quasi tutta ingombra, ma la si vuole comunque liberare. Ci si dimostri qual è effettivamente l'area ingombra, altrimenti non capisco il merito di quello che andiamo a decidere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Questa vicenda pare interessare solo a pochi. Per quanto mi riguarda già in Commissione ho espresso parere contrario a questa deliberazione e lo stesso atteggiamento ho assunto nel corso del recente incontro tra l'Assessorato alla pianificazione territoriale e i rappresentanti delle Associazioni ambientaliste e dell'Associazione costituitasi sul Parco del Po. Anche in quella sede mi trovai in compagnia di pochi colleghi dell'Assessore Vetrino e del Consigliere Chiezzi, quindi ritengo che la vicenda interessi solo una parte delle forze consiliari.
Richiamo alcuni punti che suscitano perplessità. Le Associazioni ambientaliste hanno prodotto un'ulteriore documentazione, sollecitata dalla stessa Giunta, in merito alla rilevanza dell'area. Complessivamente emerge una descrizione diversa dell'area tra i vari soggetti; forse la VII Commissione consiliare avrebbe dovuto recarsi sul sito per prendere contezza delle caratteristiche dell'area. Di quest'area, infatti, si danno diverse descrizioni; abbiamo un meccanismo che fa sì che vi sia la completa indeterminatezza su come si siano realmente svolti i fatti, ed è difficile capire di chi sia l'errore che ha richiamato la Vicepresidente. Qui pare non trattarsi di errori, ma di due decisioni scientemente prese sull'argomento in modo contrastante! Ed è di estrema reticenza il disposto della deliberazione che dice: "considerato che in tale piano è stato inclusa l'area denominata fascia fluviale del Po e che all'interno di tale area ricade una zona in Comune di S. Mauro destinata ad edilizia residenziale pubblica". Ecco pertanto delinearsi le conseguenze, se non si dice qual è la consequenzialità dei fatti: l'area è diventata di edilizia residenziale pubblica "dopo" l'approvazione della deliberazione da parte del Consiglio regionale, e pertanto la delibera che qui deve essere abrogata è quella di approvazione del Piano Regolatore per la parte che riguarda quest'area, perché se c'è una consequenzialità cronologica negli adempimenti si deve ritenere errore l'adempimento successivo, non quello precedente.
Costituisce poi aggravante il fatto che la Giunta regionale per premunirsi abbia, in tempi successivi, varato un disegno di legge che non prevede più quest'area. Si tratta, tra l'altro, di una dubbia legittimazione, perché l'unico atto a disposizione della Giunta regionale sul parco era la deliberazione del marzo 1985, quindi se abroghiamo ora quella planimetria non è chiaro il motivo per cui si predispone un disegno di legge che considera già avvenuto questo provvedimento, che viene adottato prima ancora che questo provvedimento venga approvato.
Vogliamo nuovamente andare a vele spiegate contro la bocciatura del TAR? Lo si faccia! E' chiaro che qui le Associazioni ambientaliste sono state prese in giro. I procedimenti amministrativi in materia diventano l'unico strumento di legalità in mano alle Associazioni ambientaliste e ai cittadini.
Costituisce un'altra aggravante, che riguarda anche la linearità del comportamento del PCI, la decisione adottata all'unanimità dal Consiglio comunale di San Mauro: è un fatto grave che qualcuno dovrebbe spiegare, non certo la Lista verde. Ci si presenta a chiedere questa abrogazione con una deliberazione che trasuda reticenza da tutte le parti, che cerca di negare una serie di fatti evidenti: lo scontro politico tra Assessorati, lo scontro politico tra forze politiche e tra interessi tra loro contrapposti che adesso si vogliono risolvere come se fosse esistito un errore.
Quand'anche ci fosse un errore - tengo a ribadirlo - l'errore è stato del Comitato Urbanistico Regionale e dell'Assessorato all'urbanistica, ed è quel provvedimento che va modificato! Ritengo, inoltre, che mai nessuno ha risposto con sufficienti argomentazioni in merito alla possibilità di reperire altre aree all'interno del Comune di San Mauro relativamente alla necessità di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Non ho gli elementi per valutare se questa necessità esiste perch nessuno mi ha fornito elementi in proposito. Le dichiarazioni del Comune di San Mauro sembrano direttamente finalizzate allo svincolo dell'area più che a fornire elementi fattuali di documentazione sulla tensione abitativa esistente nel Comune. Comunque, n' l'Assessorato alla pianificazione territoriale n' quello all'urbanistica n' il Comune di San Mauro hanno mai preso in considerazione - mi risulta - l'ipotesi di reperire altre aree sulle quali edificare questi alloggi e mai nessuno ha ritenuto opportuno proporre procedure le più rapide possibili, capaci di modificare le aree rispetto all'attuale previsione di Piano Regolatore del Comune per edificare questi alloggi. Si è voluto, da un lato, negare l'evidenza sulla successione delle vicende (questa, secondo me, è una responsabilità della Giunta regionale in primis), dall'altro lato, da parte del Comune di San Mauro, si sono volute evitare in ogni modo soluzioni diverse che salvaguardassero i due interessi in gioco: da un lato la tutela della fascia fluviale del Po e dall'altro lato l'esigenza, per me tutta da dimostrare e comunque non dimostrata agli atti, della necessità di reperire aree per nuovi alloggi. Secondo me, nella zona di San Mauro erano possibili soluzioni diverse che salvaguardassero contestualmente i due interessi: questo non si è voluto fare. E' una scelta politica precisa rispetto allo sbocconcellamento, pezzo per pezzo, di uno dei progetti politici di maggiore respiro e di maggiore rilevanza che si era data e che si è anche recentemente data, con il Piano regionale di sviluppo, questa maggioranza e di per s' l'intero Consiglio. La vicenda San Mauro è emblematica, proprio perché erano possibili soluzioni alternative. Non si tratta più del Po Sangone che è un oggetto ingombrante che già esiste e non si poteva spostare, non abbiamo a che vedere con un ponte, bensì con alcuni condominii e pertanto con qualcosa che può essere diversamente localizzato.
Direi che questo costituisce un pericolosissimo precedente, quasi da solo capace di affondare il Parco fluviale del Po di fronte ad analoghe richieste da parte di soggetti che, a questo punto, si sentiranno legittimati a proporre in ogni Comune che ricade nella fascia fluviale soprattutto perché la cronologia è tale da legittimare interventi successivi all'adozione della deliberazione del marzo 1985. E, da oggi, non esiste più alcuna certezza di cartografia e di planimetria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il Gruppo della DC voterà a favore di questo provvedimento, ma credo di interpretare una esigenza reale rispetto al dibattito in atto, cercando di fare chiarezza su alcune questioni che stanno a monte e a valle del provvedimento che stiamo per votare.
A monte respingo un certo metodo di oggettività basato solo sul provvedimento formale: l'oggettività va riscontrata in una serie di verifiche che possono denunciare delle imperfezioni e dei limiti nel provvedimento formale ed esigono - in questo ha ragione il Consigliere Ala una tempestività nel correggerlo, qualora non sia stata assunta nel contesto dei contenuti del provvedimento formale una pienezza di certezze in merito agli obiettivi che il provvedimento formale stesso voleva conseguire.
Credo, però, che si debba rivendicare in questa vicenda anche la dimensione della processualità delle decisioni, non solo il riferimento ad un fideismo presunto rispetto al quale comunque quel provvedimento doveva essere difeso ed era perfetto.
Ora, sulla perfettibilità del provvedimento - mi riferisco ovviamente alla frettolosa deliberazione assunta nel 1985 sulla perimetrazione delle aree da destinare successivamente a parco si possono operare due tipi di difese. La prima, di carattere più propriamente politico, è stata rivendicata dal Consigliere Ala che ha affermato l'esigenza di difendere ad ogni costo ciò che è rimasto rispetto al contesto di urbanizzazione che cresce attorno ad alcuni biotipi e ad alcune realtà naturali ancora integre.
L'altra difesa attiene più propriamente al merito, cioè di che cosa ci si occupa quando si porta avanti una politica positiva sul versante della riqualificazione e dell'attivazione di un contenuto progettuale anche rispetto alla politica dei parchi e quindi si deve cercare in ogni modo di non attestarsi solo al contenuto più propriamente formale, ma di approfondirlo nel merito e nei contenuti.
Su questi due versanti - e qui mi rivolgo alla Giunta e all'Assessorato qualcosa purtroppo in questo periodo si è interrotto. Lo debbo dire con molta onestà altrimenti rischiamo di dover solo dare coperture ad aspetti sui quali non è l'incidentalità o l'errore a preoccuparci, perché tutto sommato questi hanno un momento di verità: è sufficiente che ci sia solo un ricorso sulla legittimità di un atto, dopodiché bisognerà decidere se deve essere annullato l'uno o l'altro. A noi preoccupa come di fatto poi venga gestita questa politica di attivazione e di perfezionamento degli atti perché ci stiamo avviando ad una fase finale della legislatura nella quale rischiamo ancora una volta di assumere per scontate decisioni che si sono assunte un po' frettosolamente nel 1985 e che possono portarci ad una altrettanto frettolosa definizione di contenuti che non corrispondono poi realmente, alle esigenze né della politica degli obiettivi né della politica del riscontro della processualità delle decisioni.
Sul discorso della processualità delle decisioni, io dico che il Comune di San Mauro ha diritto, a fronte di una deliberazione del Consiglio comunale, di dire qual è la propria opinione in ordine alla riorganizzazione e all'assunzione anche di certe responsabilità per la tutela del proprio territorio.
Questo, Assessore, è un dilemma che si pone oggi a fronte di una consistente delimitazione di aree a parco nei tre settori del Parco fluviale del Po, dal Monviso fino ai confini con la Lombardia, e soprattutto si pone per il Progetto Territoriale Operativo, che verrà in un momento nel quale la conflittualità rispetto all'efficacia sugli strumenti urbanistici comunali sarà più dirompente se non siamo capaci di controllarne, in termini di accordi e di decisioni assunte responsabilmente a tutti i livelli, una sufficiente armonizzazione.
Ritengo di dover dire queste cose perché non vorremmo che cominciasse la politica del "tam tam" per cui solo perché alcune associazioni che sono più brave di altre ad attivarsi sotto il profilo promozionale dicono certe cose, noi si debba comunque assecondarle e se non si è presenti a certi appuntamenti non si è per la politica della salvaguardia dell'ambiente e per la politica dei parchi.
Noi lo siamo, però non vorremmo ricadere, ripeto, nella trappola delle delimitazioni frettolose, della non verifica del merito e nella trasposizione pari pari di decisioni assunte dal Consiglio regionale circa l'adeguamento dei primi piani territoriali comprensoriali alla legge Galasso; oggi rischiamo di trasferire queste stesse delimitazioni estese vincolistiche al PTO o alla delimitazione successiva dei parchi.
Questa trasposizione automatica senza entrare nel merito e senza il riconoscimento di un contributo processuale delle decisioni anche da parte degli enti locali, non trova d'accordo la Democrazia Cristiana e quindi su questo, Assessore, dobbiamo confrontarci e cercare di entrare nel merito delle decisioni.
Con tutto ciò riteniamo che questo provvedimento possa essere assunto con senso di responsabilità rispetto agli obiettivi che si vogliono conseguire, però anche con un richiamo al Comune di San Mauro, per la progettualità che conseguirà alle decisioni di insediamento dell'edilizia popolare, ad avere attenzioni particolari, perché io non penso che non si possano conciliare esigenze di salvaguardia dell'ambiente con esigenze di insediamento, di urbanizzazione; in fondo quanti capolavori sono stati fatti anche sulle rive dei fiumi? Non si vede perché qui dovrebbe venir fuori un disfacimento o una totale sopraffazione delle caratteristiche naturali solo perché si insedia l'edilizia popolare. Certo, si esige in questo caso una progettualità con tutte le attenzioni che vanno dalla geologia alla valutazione dell'impatto ambientale che può vedere la Regione come soggetto veramente attivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi, credo che il problema che stiamo trattando in questo momento apra il dibattito sulla filosofia dell'intervento di costruzione del Parco fluviale del Po.
Dobbiamo anche riconoscere, e in certi casi ci fa comodo riconoscerlo che la dialettica con i Comuni, che in fondo rappresentano ancora una cellula di base della democrazia, specie quando il Comune è di piccola o media dimensione (anche l'associazionismo svolge una funzione rilevante), è molto importante e vediamo, ad esempio, per quanto riguarda i problemi legati al piano di smaltimento dei rifiuti e alle scelte dei siti, quanta attenzione mostriamo - almeno alcuni mostrano - alle decisioni e alle scelte che le assemblee comunali determinano.
Nel 1985 è stata assunta una giusta, importante e coraggiosa posizione per quanto riguarda la scelta di salvaguardia generale. Certamente è stato tracciato un confine che ovviamente può avere tutti i limiti che hanno i confini quando non ci sono degli elementi chiari, precisi, netti per delineare cartograficamente questi ambiti. Tuttavia mi pare che la scelta sia stata molto importante; evidentemente era una scelta che richiedeva come collegamento naturale, nell'arco di tempo per cui si era prefissato il vincolo (cinque anni), la definizione ultima che poteva anche essere diversa da quella indicata allora.
Quello fu il momento iniziale di salvaguardia, lasciando la progettualità all'approfondimento nella materia, un approfondimento certamente complesso e attorno a questo punto specifico di San Mauro probabilmente, abbiamo già svolto un preliminare di dibattito sul tipo di approccio da dare a quello che io spero sia nei prossimi mesi l'intervento per la determinazione e la definizione del Parco fluviale del Po.
Sarebbe stato ottimale avere dei tempi rapidi nel processo di definizione del parco fluviale per cui questo problema non si sarebbe posto, invece si è posto e certamente noi sappiamo che corriamo dei grossi rischi. Esiste una cultura, chiamiamola così per essere benevoli, tesa all'urbanizzazione del Po (probabilmente non in aperta campagna) e questa forte spinta rappresenta un pericolo costante per una politica attenta a ciò che esprime il Parco fluviale del Po.
Non siamo nella determinazione che già la VII Commissione ha assunto licenziando a maggioranza il provvedimento, io credo che non siamo dalla parte di coloro che sono all'interno di un disegno di urbanizzazione della fascia del Po, interessi e culture che sono forti e che sono il principale nemico della costruzione di un corretto piano fluviale.
E' stato rilevato un problema cartografico che avevamo vissuto in precedenza, perché già in Commissione avevamo espresso molti dubbi.
L'Assessore ha detto che sostanzialmente la parte di intervento è minima rispetto al retinato di cui alla cartografia; è un cuneo al di là di un canale, già noto perché ci aveva costretto a lunghe discussioni, oltre il quale fino alla riva del fiume, c'è una fascia omogenea, significativa dal punto di vista della salvaguardia. In questo caso si tratterebbe soltanto di un cuneo, ma dovremmo capire, quando andremo a definire il confine generale del parco fluviale nell'area metropolitana torinese, come atteggiarci, perché il confine del 1985 è stato un confine di massima, di principio per poter lavorare, per evitare che ci fossero delle compromissioni.
Quindi io credo non sia giusto un congelamento di tutte le situazioni anche quelle non significative. Ci siamo anche detti in Commissione l'Assessore lo ha espresso con chiarezza - che questa era l'ultima volta quasi l'ultimo peccato perché presto si sarebbe definito il parco.
Avevamo già assolto questo compito di deroga nei confronti del depuratore di Brandizzo, di un pezzo dello svincolo di Chivasso e del ponte di San Mauro. Ci siamo trovati dinnanzi a quest'ultima richiesta, non c'è una marea di richieste analoghe. C'è la volontà politica, almeno nel mio Gruppo la si esprime solennemente qui, di andare a definire entro questa legislatura il Parco fluviale del Po e quindi non ci troviamo dinnanzi a una diga che potrebbe cedere e snaturare quello che è l'impianto, il disegno originario, la cultura, la filosofia, i valori, la politica che si vuole esprimere con questo parco fluviale.
Chiedo all'Assessore di valutare la possibilità di un rinvio breve (di ore, di minuti, se è il caso anche subito), in modo da avere una risposta o addirittura definire con chiarezza il problema lasciando tutti tranquilli non facendo delle guerre per sbaglio. Possiamo anche farlo la prossima seduta, se fosse necessario, però è chiaro che se la sua indicazione è di tale natura il problema mi sembra minimale. E' un problema di principio però qui non ci troviamo con 77 richieste analoghe che premono in Commissione e quindi c'è il rischio di bloccare un progetto. C'è in prospettiva immediata l'intervento di pianificazione sul parco fluviale: questa è la prospettiva.
Non ho ragione di dubitare, al di là dei limiti che ci possono essere nel tempo dell'operatività, che si vuole intervenire. La richiesta della DC di viaggiare di concerto con la ridefinizione dell'impianto normativo generale sulla politica dei parchi e poi la definizione dei parchi specifici, tra i quali il Parco del Po, ha una priorità in assoluto.
Se l'Assessore volesse dare una chiarificazione immediata in termini cartografici per dire che rispetto alla indicazione del retinato sulla carta a 1:25.000 com'era originariamente, perché è stata ingrandita ritengo semplicemente con una fotocopiatrice, la definizione ultima è diversa perché è un cuneo reale, non avremo difficoltà in assoluto. Così in casi analoghi quando andremo a definire i confini definitivi del Parco fluviale del Po almeno noi come Gruppo socialista non avremo dubbi che non si entra in cunei dell'abitato; si deve tenere un impianto omogeneo territoriale perché solo così ha un senso. Anche se nei nostri parchi vi sono delle zone abitate, è necessario comunque minimizzare le presenze di queste zone all'interno dei parchi.
C'è quindi un'adesione molto favorevole del Gruppo socialista tuttavia il nostro voto sarebbe meglio confortato se potesse esserci data tranquillità ed anche la collega Bresso ha detto che se cartograficamente fosse stato chiarito quell'elemento avrebbe potuto esserci un altro approccio da parte sua. E' necessaria una pausa di riflessione, di minuti di ore o addirittura il rinvio alla prossima seduta, per fare chiarezza e per giungere ad una definizione che ci lasci tranquilli perché vogliamo operare con consapevolezza per la costruzione di una positiva politica per i parchi e in particolare per il Parco fluviale del Po.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, ha facoltà di replicare l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Per corrispondere alle richieste che sono venute sia dal Consigliere Bresso che dal Consigliere Tapparo, se prima di fare la breve replica che intendo fare il Presidente volesse cortesemente sospendere o comunque dare la possibilità ai quattro Consiglieri che hanno dimostrato più attenzione a questo problema di considerare la cartografia che abbiamo oggi a disposizione che è quella sulla quale abbiamo lavorato, probabilmente potremmo sciogliere molti dei dubbi che sono stati posti in questa fase.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 1096: "Regolamento CEE 219/84. Aggiornamento programma speciale per la Provincia di Vercelli"


PRESIDENTE

Anziché interrompere i lavori del Consiglio, propongo d'intesa con l'Assessore Cerchio - di sospendere l'esame del provvedimento relativo ai parchi e di procedere all'esame della proposta di deliberazione n. 1096 iscritta in precedenza e rinviata in attesa del rientro in aula dell'Assessore.
Ha pertanto la parola l'Assessore Cerchio per illustrare tale proposta di deliberazione.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

In base al Regolamento CEE n. 219 del 1984 si istituisce un'azione comunitaria particolare e specifica, mirata allo sviluppo regionale soprattutto per contribuire ad eliminare gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo di nuove attività economiche in una zona qual è quella del Vercellese che è stata negli anni scorsi particolarmente colpita dalla ristrutturazione, soprattutto dell'industria tessile e dell'abbigliamento.
Il Regolamento CEE n. 219, che prevede interventi con fondi CEE, necessita di essere esaminato e approvato entro il mese di marzo di quest'anno per effetto di una scadenza legata alla fine del mese.
In sede di IV Commissione stamani i colleghi hanno esaminato questo che è in realtà un aggiornamento di carattere finanziario stante la situazione che ha visto negli anni precedenti alcune rinunce da parte di soggetti proponenti i progetti e quindi di attività già previste per gli anni 1987/1988 non tutte decollate.
Nella sostanza non si cambia il programma presentato, ma si effettua un aggiornamento nel senso che sono spostate somme al 1989 per effetto di alcuni progetti non decollati oppure di altri progetti che, pur se partiti hanno previsto alcuni esborsi finanziari differenti in modificazione e in aumento secondo il progetto iniziale.
Si tratta di una iniziativa che noi riteniamo significativa e importante, che mira soprattutto ad indirizzare interventi con il contributo finanziario della CEE oltre che dei soggetti interessati (intervento 50% CEE) che mira a far decollare in un'area particolarmente colpita negli anni precedenti dalla ristrutturazione industriale, in particolare dell'industria tessile, il recupero di siti industriali degradati ed altri progetti.
Noi ci auguriamo che questo percorso sia utile soprattutto a creare nuove condizioni di imprenditorialità e di sviluppo.



PRESIDENTE

Sulla illustrazione dell'Assessore Cerchio è aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Il Gruppo comunista lamenta i notevoli ritardi accumulati nell'approvazione, ai sensi del Regolamento CEE n. 219, dei relativi progetti di cui è titolare la Regione Piemonte. Il Regolamento è stato approvato cinque anni fa, domani scadrà. Per la terza volta siamo costretti ad approvare una serie di progetti, che sono tra l'altro enormemente cambiati, pur di non perdere le risorse della Comunità Europea.
Eppure si sapeva che sarebbe scaduto, alcune cose onestamente non si sapevano, soprattutto le risorse residue che venivano assegnate ai progetti della Regione Piemonte.
Abbiamo lamentato fin dall'inizio della vicenda la scarsa capacità progettuale sia di enti o istituti pubblici sia dei privati. Siamo in una situazione paradossale in cui esistono le risorse che sono messe a disposizione per il cosiddetto Fuori quota tessile, peraltro non indifferenti, e che non riusciamo ad utilizzare adeguatamente. C'è stato scoordinamento, c'è il rischio di impiegare malamente risorse comunitarie e persino di sperperare una parte di queste. Teniamone conto anche di fronte ai progetti per le aree siderurgiche: se avremo qualche finanziamento lo dovremo impiegare nelle aree deindustrializzate.
Ci troviamo di fronte a soggetti attuatori che hanno rinunciato a dare corso ai progetti, altri che hanno denunciato un minore assorbimento di spese rispetto alle previsioni iniziali: questo è un fatto positivo perch nel corso dell'opera se ci si accorge che possono essere sufficienti minori risorse è giusto farlo presente, è giusto impiegare queste risorse per altri progetti e altre attività.
In altri casi, nel corso dell'esperienza ci si è accorti dell'opportunità di un diverso e quindi maggiore dimensionamento.
Ci troviamo di fronte ad un Regolamento che è modificato radicalmente: il grosso delle risorse verrà impiegato per progetti di recupero dei siti industriali degradati. Non è il caso di farne un dramma, questo non pu essere detto in sede comunitaria se non si vuole sottostare al lunghissimo iter che ha richiesto qualche anno. Si tratta di correggere le maggiori incongruenze e di farne tesoro per le prossime occasioni.
Cito alcune incongruenze. Per il BIC (strumento di decisiva importanza ai fini della creazione di aziende, di posti di lavoro, di attività produttive o di servizio) spendiamo 3 miliardi delle risorse: è poco abbiamo assegnato a tale strumento grande importanza, quindi dovrebbe avere una cifra maggiore.
Questa mattina in Commissione abbiamo ricordato che andiamo avanti con vecchi progetti. Quello che riguarda l'analisi delle opportunità di sviluppo della piccola e media impresa, connessa alla realizzazione di grandi progetti di investimento infrastrutturale, al primo capoverso continuava a recitare (poi siamo stati tutti d'accordo di modificarlo) nel seguente modo: "Il progetto trae spunto dalle opportunità di sviluppo del tessuto produttivo connesso con la realizzazione della centrale nucleare di Trino". La modifica è: "connesso con la realizzazione di interventi energetici alternativi all'impianto nucleare precedentemente previsto".
Continuiamo ad avere il progetto dell'Unione Cooperative di Vercelli il cui costo complessivo è di L. 1.132 milioni (progetto tra i più costosi), che presenta una qualche impronta di carattere clientelare, anche se per la verità nel corso dell'approvazione del Programma speciale per la Provincia di Vercelli si era dimezzato il contributo. In quella sede avevamo ricordato che l'Unione Cooperative a Vercelli non esiste (di fatto è ubicata nella sede della CISL) e che le cooperative associate sono poche.
Vediamo in questo progetto un'impronta chiaramente clientelare, anche se ripeto l'altra volta avevamo strappato un risultato che a nostro avviso non è di poco conto.
Così a proposito delle operazioni di recupero delle aree industriali degradate. Questa mattina in Commissione il collega Valeri ha messo sull'avviso tutti i Commissari sul rischio che si corre con queste operazioni, operazioni puramente immobiliari e quindi rischiose nel senso che potrebbero essere rifiutate dal mercato. Aveva più senso attrezzare le aree e animarle dal punto di vista economico - produttivo più che svolgere attività di carattere immobiliare.
Nel complesso sono state apportate modifiche che già precedentemente ci soddisfacevano e ci soddisfano, ma in noi è vivo il senso di responsabilità, più che il parere favorevole rispetto al programma, di non perdere questa occasione, di non perdere queste risorse rilevanti e di utilizzarle nel modo migliore possibile traendone il necessario insegnamento per futuri trasferimenti di risorse pubbliche o comunitarie alla Regione Piemonte per progetti di reindustrializzazione. E' il caso dell'industria siderurgica, delle aree a prevalenza siderurgica e degli stessi trasferimenti che avremo a seguito delle pesanti deindustrializzazioni sopportate dalla Provincia di Torino e dall'Alto Novarese. Emerge una scarsa capacità progettuale sia del soggetto pubblico che di quello privato, per cui paradossalmente a fronte di risorse disponibili non sempre noi riusciamo ad impiegarle nel modo più congruo spesso si manifestano incongruità rilevanti, rischi di non poco conto e spreco di risorse.
Il nostro voto è favorevole con tutte le riserve che ho espresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Già la scorsa volta noi avevamo dato voto favorevole alla deliberazione. Lo ridiamo, però chiediamo che non ci sia sempre tanta fretta nel votare provvedimenti così importanti, anche perché molte volte occorre valutarli e conoscerli a fondo.
Chiediamo anche - un po' per polemica, ma anche per dire la verità che errori come quelli a pag. 27 del progetto, laddove si riparla della centrale nucleare di Trino (che non faremo), non siano ripetuti. Sono cose che potranno avere poca importanza, ma ci fanno pensare ad una minima attenzione da parte degli estensori o di chi ci presenta la deliberazione.
Il voto del Gruppo MSI-DN è favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola ha facoltà di replicare l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, registro con favore le adesioni, con motivazioni peraltro articolate, dei Gruppi consiliari che hanno inteso intervenire in ordine a questa proposta di deliberazione che realizza un aggiornamento del programma speciale localizzato per la Provincia di Vercelli.
Devo registrare dei pregressi che sono stati attivati, non presente l'Assessore Cerchio, nel percorso precedente alla applicazione del Regolamento CEE n. 219, ma devo anche rilevare - come ho fatto stamani nella sede della IV Commissione - come la preoccupazione della Giunta per far sì che in occasione della seduta del Consiglio regionale fissata per oggi 30 marzo si esaminasse questo provvedimento, ha visto positivamente accolta da parte di tutti i Gruppi l'opportunità di convocare la Commissione e di iscrivere all'o.d.g. la deliberazione.
Questi ritardi sono sostanzialmente dovuti a una serie di incertezze che noi siamo stati costretti come Regione e come Assessorato a subire a seguito delle incerte decisioni o determinazioni del quantum finanziario che non ci è stato tempestivamente comunicato né da parte del Ministero dell'Industria come riferente nazionale né da parte della CEE. Queste informazioni sono state ottenute grazie alla buona volontà della Giunta regionale che quasi quotidianamente in modi non certo molto istituzionali ma telefonici, ha sollecitato ai soggetti competenti, in particolare al Ministero, la determinazione di queste risorse residue, in modo tale da poter ridisegnare l'aggiornamento di carattere finanziario.
Devo peraltro dire, al di là del giusto accoglimento di alcune modifiche suggerite dalla Commissione per correggere errori dovuti alla fretta nella rideterminazione dell'aggiornamento del Regolamento CEE n.
219, che giungiamo a questa approvazione avendo l'Assessorato competente inviato schema di deliberazione il 23 dicembre 1988, quindi tre mesi or sono; avendo la Giunta assunto una ventina di giorni fa la conseguente deliberazione ed essendosi preoccupato, l'Assessore competente, stante il fatto che eravamo alla vigilia dell'ultima seduta utile del Consiglio regionale, di chiedere alla cortesia dell'assemblea di iscrivere la deliberazione all'o.d.g. dopo averla confrontata in sede di IV Commissione.
Ho spiegato stamani come pur di fronte a questa disponibilità, c'è da auspicare che non si spendano male i fondi che i finanziamenti CEE indicano come possibili interventi sia in ordine alla ipotesi qui richiamata e certo importante dei siti industriali degradati con le localizzazioni previste per i Comuni di Vercelli, Biella e Comune di Varallo, sia per gli altri interventi.
Se 3 miliardi al collega Calligaro possono sembrare pochi per il BIC devo dire che quanto meno dagli iniziali 600 milioni che si ipotizzavano almeno nella lettura frettolosa di stamani, siamo giunti, dopo una attenta verifica, a questa cifra. Se i miliardi fossero di più evidentemente sarebbe lieto anche l'Assessore, ma ritengo che in un anno, per un progetto pure importante come il BIC, lo stanziamento di tre miliardi sia comunque una cifra significativa, anche se sarebbe stato certamente auspicabile averne ancora di più.
Nella dimensione di questa breve replica mi è parso giusto cogliere gli aspetti positivi dell'adesione del Consiglio regionale entro i termini stabiliti, pur con le osservazioni indicate, a questa opportunità.
L'auspicio è che l'anno che ci separa dal marzo 1990 possa vedere il decollo di questi interventi che, come è a voi tutti noto, sono soprattutto finalizzati a fare emergere dalla ristrutturazione dell'industria tessile del Vercellese alcune opportunità che ci auguriamo possano essere colte fino in fondo.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione ai sensi dell'art. 49 della legge n. 62/53.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1068: "USSL n. 43 di Torre Pellice Deliberazione del Consiglio della Comunità Montana n. 40 del 5/7/1988 Ampliamento della pianta organica per posti finalizzati all'attuazione delle leggi n. 180/78, n. 685/75 e n. 405/75"


PRESIDENTE

Il punto 7) dell'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1068.
Non essendoci richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1069: "USSL n. 35 di Giaveno Deliberazione dell'A.A.C., n. 6/A dell'8/4/1988 - Ampliamento pianta organica provvisoria mediante istituzione di nuovi posti ai sensi delle leggi n. 405/75, n. 685/75 e n. 194/78"


PRESIDENTE

Il punto 8) dell'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1069.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1048: "Formazione Professionale approvazione del Programma di attività dell'Istituto Texilia S.p.A., di Biella per l'anno 1988/1989"


PRESIDENTE

Il punto 15) dell'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1048.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 1031: "Adesione della Regione Piemonte in qualità di socio-fondatore, al Consorzio per la Ricerca e l'Educazione Permanente - Torino (COREP TORINO), con sede presso il Politecnico di Torino. Impegno di spesa L. 50.000.000 (cap. 780/79)"


PRESIDENTE

Il punto 16) dell'o.d.g. prevede l'esame proposta di deliberazione n.
1031.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione (il Consigliere Bresso non partecipa alla votazione).


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 1050: "Modifiche ed integrazioni alla convenzione-quadro Regione-enti per la gestione dei corsi di formazione professionale"


PRESIDENTE

Il punto 17) dell'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1050.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 953: "Deliberazione Giunta regionale n. 12-22350 'LR 43/75, art. 2. Modificazioni al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 953.
Emendamento presentato dall'Assessore Vetrino: al quarto periodo della premessa aggiungere: "e che la documentazione cartografica allegata alla deliberazione n. 878 C.R. 3974 del 22 marzo 1985 non corrispondeva al reale stato di compromissione edilizia dell'area".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 10 contrari.
Prima di passare alla votazione della deliberazione così emendata ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Esprimiamo il nostro voto contrario a questa deliberazione.
Il nostro Gruppo aveva chiesto delle spiegazioni che solo in parte ci sono state fornite. In particolare abbiamo rilevato che il Piano Regolatore, approvato successivamente all'inserimento di quell'area nel Piano dei Parchi, non comprende solo l'area che in questo momento si sta stralciando, ma prevede addirittura l'espansione di una zona di escavazione attualmente esistente. Riteniamo quindi che sia ancora pendente una questione che riguarda quella zona di escavazione e che comporterà un'ulteriore richiesta di modifica del confine del Parco, oppure c'è incompatibilità fra le due decisioni.
Pertanto, la procedura scelta di ritenere valida l'approvazione del Piano Regolatore di San Mauro invece di iniziare una procedura per modificare quella decisione è sbagliata, non accettabile.
Poiché riteniamo che il mantenimento di quell'area a verde sia una buona scelta piuttosto che riempirla di abitazioni e poiché tutta la procedura porta di fatto a mangiare quel pezzo specifico del Parco del Po dimostrando la pervicace volontà del Comune di San Mauro di non rispettare la decisione di inserire quell'area, anche quella al di là del canale, nel Parco del Po, non ci pare che meriti attenzione la richiesta di modifica specifica. Anzi, il Comune di San Mauro dovrebbe essere invitato a modificare il proprio Piano Regolatore che non doveva essergli approvato in quei termini e facendo presente che c'è una questione tutt'altro che piccola e irrilevante da considerare. A nostro parere è stata un po' leggera l'accettazione di questa richiesta di modifica del Piano del Parco e quindi non può essere approvata.
Il Comune di San Mauro deve essere invitato a rivedere non solo questa parte, ma anche quella al di là del canale che è zona di escavazione approvata dentro i confini del parco.



PRESIDENTE

La parola per dichiarazione di voto al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Colgo l'occasione per ringraziare l'Assessore Vetrino del fatto che viene qui a difendere e a giustificare scelte tra l'altro non sue, quelle delle quali stiamo discutendo.
Ho poche cose da aggiungere a questa dichiarazione di voto che rimane contraria. Vi sono comunque gli elementi - e mi premurerò di proporre una indagine conoscitiva sulla vicenda da parte della II Commissione - tali da rendere sempre più evidente non già gli errori, ma piuttosto una chiara volontà dell'Amministrazione comunale di aggirare e vanificare la decisione assunta dal Consiglio regionale nel marzo 1985. Tutta la vicenda non pu essere trattata in questa maniera perché abbiamo a che fare con un Comune che, a mio avviso, è dotato di una pianificazione urbanistica comunale che è scientemente e coscientemente in contrasto con le decisioni regionali.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 28 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame ordini del giorno relativi alla LR "Norme in materia di beni culturali, ambientali e paesistici", approvata il 28 febbraio 1989 (rinvio)


PRESIDENTE

L'Assessore Vetrino propone di rinviare l'esame del punto 9) all'o.d.g.
ad altra seduta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Viabilità

Comunicazione della Giunta regionale sul progetto del sottopasso di Porta Palazzo - Comune di Torino (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 10) dell'o.d.g. viene rinviato perché l'Assessore Mignone si è recato urgentemente nell'Albese dove una fuga di gas ha provocato il crollo di una casa che ha causato la morte di tre persone.
La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, siamo a conoscenza del motivo dell'assenza dell'Assessore Mignone, intendo però affermare che la vicenda del sottopasso di Porta Palazzo deve vedere una chiusura e per questo chieder che la prossima volta l'Assessore Mignone ci dica che la vicenda è chiusa ufficialmente.
Visto che l'Assessore Mignone nella prossima seduta consiliare dovrebbe fare una comunicazione sui lavori del passante ferroviario, come è stato chiesto dai Capigruppo, potrebbe usare questa comunicazione facendo un cappello sulla questione del sottopasso di Porta Palazzo. Questa è la proposta che faccio alla Giunta da portare all'Assessore Mignone per la prossima volta.



PRESIDENTE

D'accordo.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 288: "Modificazioni alla LR 7 settembre 1987, n. 50 'Istituzione della Riserva naturale speciale della Garzaia di Bosco Marengo'"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 11) dell'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 288.
Relatore è il Consigliere Ala che ha quindi la parola.



ALA Nemesio, relatore

Egregi Consiglieri, se il Consiglio regionale accetta di considerare per letta la relazione vorrei limitarmi ad una breve illustrazione: questo progetto di legge riguarda l'ampliamento, in seguito ad un ordine del giorno votato circa un anno e mezzo fa dal Consiglio regionale, della Riserva naturale speciale della Garzaia di Bosco Marengo.
La proposta di legge ridefinisce una nuova planimetria dell'ampliamento e prevede una modificazione della denominazione della Riserva, che non occupa soltanto più terreni nel Comune di Bosco Marengo. La Commissione pertanto nonostante la proposta originaria contenesse questo nome - ha ritenuto opportuno chiamarla "Riserva naturale speciale del torrente Orba".
Questo progetto di legge è stato licenziato all'unanimità dalla VII Commissione ed ha ottenuto un sostanziale parere favorevole da parte dei Comuni consultati che, tra l'altro, hanno suggerito (suggerimento accolto dalla VII Commissione) l'inserimento di un'altra area collocata più a sud nel Comune di Predosa. Mi auguro che anche il Consiglio regionale, con l'accoglimento di un emendamento che è stato proposto da altri Consiglieri e che mi trova favorevole, approvi all'unanimità questo ampliamento.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Picco, Devecchi, Bruciamacchie e Paris che prevede il seguente nuovo articolo: "ART. 3 - Esercizio della pesca.
Nelle aree oggetto di ampliamento dei confini della Riserva naturale speciale della Garzaia di Bosco Marengo, definiti nella presente legge, è ammesso l'esercizio della pesca".
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
Trattandosi di un nuovo articolo occorre procedere alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
Il nuovo art. 3 è approvato.
ART. 4 (ex art. 3) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Non essendovi richieste di parola per dichiarazione di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 391: "Norme a sostegno della promozione ed incentivazione della ricettività turistica alberghiera ed extra-alberghiera in occasione dei Mondiali di calcio 1990" (rinvio)


PRESIDENTE

Prima di passare al successivo punto all'o.d.g., in relazione alla tragedia di Castellinaldo, pregherei i colleghi della zona di Alba e di Cuneo di voler esprimere la solidarietà e la partecipazione del Consiglio regionale alla tragedia che ha colpito le famiglie di questo Comune della nostra Regione.
Passiamo ora al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 391.
Relatore è il Consigliere Ratti che ha pertanto la parola.



RATTI Aldo, relatore

L'iniziativa del presente progetto di legge è motivata sostanzialmente dalla richiesta esplicita della FIFA di intraprendere, in occasione dello svolgimento dei Mondiali di calcio del 1990, opportuni provvedimenti affinché sia assicurata un'adeguata disponibilità di posti letto e per quanto possibile sia favorita un'accelerazione della fase realizzativa delle strutture ricettive alberghiere occorrenti.
L'iniziativa, che ricalca analoghi provvedimenti di altre Regioni già approvati dallo Stato, si configura come provvedimento a carattere straordinario sia per la validità giuridica ed istituzionale, sia per i tempi di attuazione previsti per la stessa e si propone di sfruttare l'occasione dei Mondiali di calcio del 1990 per stimolare una promozione della capacità ricettiva che recuperi le gravi carenze di questo settore.
L'attuazione del provvedimento si inserisce nel già sperimentato filone della collaborazione tra privati ed enti pubblici e prevede la realizzazione di un elenco di opere in tempi rapidi, approvato sulla base di criteri di priorità con oggetti e procedure trasparenti capaci di rispondere alla domanda sia in termini quantitativi che qualitativi. Il provvedimento non prevede, a differenza di quanto stabilito da altre Regioni, agevolazioni finanziarie, ma solo agevolazioni procedurali.
L'art. 1, che individua le finalità della legge, contiene i criteri sopraindicati e chiarisce che le procedure per realizzare gli interventi in esame, attivabili su tutto il territorio regionale, consentono di superare difformità o carenze delle prescrizioni urbanistiche e regolamentari vigenti nei singoli Comuni.
L'art. 2 stabilisce che i progetti edilizi possono riguardare sia nuove strutture, sia il recupero di immobili dismessi, sia l'ampliamento di strutture esistenti.
L'art. 3 stabilisce procedure rapide e trasparenti per la presentazione dei progetti edilizi. Stante l'eccezionalità del provvedimento, si chiarisce che i termini indicati al primo e al secondo comma dell'articolo sono perentori. L'articolo pone inoltre il Comune nella condizione di scegliere quali richieste rispondono alle finalità della legge scremando fin dall'inizio le richieste non motivate. Solo i progetti ammessi dall'Amministrazione comunale, debitamente motivati, sono inoltrati alla Regione per la definitiva approvazione.
Gli artt. 4 e 5 prevedono i criteri con cui dovrà essere valutata l'ammissibilità dei progetti e le procedure di competenza della Regione per procedere all'approvazione dell'elenco degli interventi ammessi.
Sono contenuti in questo articolo le agevolazioni procedurali previste per le operazioni di incentivazione: le opere approvate dalla Giunta regionale costituiscono variante agli strumenti urbanistici, sono esentate dall'obbligo di inserimento in PPA e in caso di interventi ricadenti in aree vincolate il cui controllo sia competenza della Regione l'autorizzazione regionale è ricompresa nel provvedimento di approvazione.
Viene stabilita infine, a garanzia del mantenimento di destinazione d'uso futura a fini ricettivi, l'apposizione sulle opere così realizzate del vincolo di destinazione alberghiera per quindici anni ai sensi dell'art. 8 della legge 17 maggio 1983 n. 217.
L'art. 6 stabilisce infine le procedure di rilascio della concessione edilizia da parte del Sindaco dopo l'approvazione da parte della Regione.
Il secondo comma, tenendo conto dello spirito della legge che è quello di porre il sistema ricettivo regionale in grado di funzionare per l'occasione dei Mondiali di calcio, stabilisce un meccanismo di rilascio della concessione con procedura di silenzio-assenso.
L'articolo stabilisce infine per lo stesso motivo un arco di tempo per la realizzazione dei lavori sensibilmente ridotto rispetto a quello ordinariamente previsto dalla legge e prevede ancora, ad ulteriore garanzia, il pagamento di una sanzione al Comune nel caso che i lavori non siano ultimati entro il 30/4/1990.
L'ultimo articolo, stante l'urgenza di innescare il complesso procedimento previsto, dichiara la legge di immediata esecutività.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Ratti è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Il mio Gruppo non ha obiettato sul fatto che fosse svolta la relazione dal relatore Ratti, che ringrazio, e quindi fino a questo punto le cose si sono svolte nel senso che noi condividiamo. Su questo provvedimento ci sono, come è noto, non solo delle posizioni non unanimi, ma anche valutazioni in ordine agli obiettivi di questo provvedimento che vanno ben oltre gli argomenti finora affrontati, nel senso che è un provvedimento urgente per un certo verso perché si aggancia al provvedimento dei Mondiali ed ha una impostazione che può sembrare parziale, ma che invece è finalizzato a una strategia più complessiva, quella di adeguare la capacità ricettiva turistico-alberghiera della nostra Regione, in particolare della città di Torino, alle esigenze moderne.
Credo di interpretare anche le volontà dei colleghi di maggioranza e dico che c'è bisogno di un momento di approfondimento sul provvedimento perché è necessario migliorarlo in modo che sia più efficace rispetto agli obiettivi. Le chiedo, quindi, signor Presidente, di interrompere il dibattito su questo provvedimento e di rinviarlo al primo punto dell'o.d.g.
della prossima seduta, in quanto ai sensi di Regolamento, avendone iniziato la discussione, tale argomento andrebbe esaminato quale primo punto. Pertanto la prossima settimana si affronterà il provvedimento secondo gli impegni assunti dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.



PRESIDENTE

Non essendovi obiezioni alla richiesta testé formulata dal Consigliere Carletto, l'esame di questo provvedimento viene rinviato alla prossima seduta, non iscritto però al primo punto in quanto era già stato rinviato l'esame del progetto di legge n. 361 relativo al riordino dei servizi di sviluppo e valorizzazione dei prodotti agricoli.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni - Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame progetto di legge n. 412: "Modifica alla LR 16/8/1984, n. 39 'Norme concernenti l'esercizio di controllo regionale sugli atti degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico con personalità giuridica di carattere pubblico"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al successivo punto 13) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 412.
Relatore è il Consigliere Devecchi che ha quindi la parola.



DEVECCHI Armando, relatore

Do per letta gran parte della relazione. Mi limito semplicemente a ricordare che si tratta, con l'articolo unico di questo progetto di legge di riportare al Comitato Regionale di Controllo la capacità di controllare nella legittimità e nel merito gli atti che riguardano l'INRCA (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani). Fino ad oggi questo controllo veniva esercitato dalla Giunta regionale attraverso una procedura molto lunga e macchinosa, quindi praticamente si propone di riportare il controllo alla stessa stregua delle UU.SS.SS.LL. e degli altri enti ospedalieri.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 448: "Integrazione alla LR 18/8/1988, n. 37 'Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1987' - Approvazione Rendiconto Parco Naturale dell'Alpe Veglia"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 448.
La relazione del Consigliere Martinetti viene data per letta.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

In primo luogo, vorrei motivare il voto di astensione del Gruppo PCI.
Questo progetto di legge, che è stato esaminato dalla Commissione competente molto tempo fa, giunge in aula con notevole ritardo. Inoltre leggendo il rendiconto scopriamo (come evidenziato nel corso della seduta precedente da un'interpellanza del collega Ala che chiedeva alla Giunta notizie in ordine alla vendita da parte dell'ENEL di una serie di immobili) che era previsto uno stanziamento di 300 milioni per acquisto ristrutturazione ed acquisizione di immobili dell'ENEL. che è finito a residuo. Infatti, nel 1988 l'ENEL ha messo all'asta di beni immobiliari che possiede nel Parco Alpe Veglia, pare senza aver fatto alcuna segnalazione alla Giunta regionale, per cui i fondi che erano stanziati in preventivo sono andati a residuo.
L'Assessore dovrà rispondere anche ad una nostra interpellanza che non è stato possibile unificare con quella del Consigliere Ala.
Queste sono le ragioni che ci portano a dire che sul piano della funzionalità il Parco Alpe Veglia lascia molto a desiderare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Le osservazioni svolte dal Consigliere Avondo sulle difficoltà nell'analisi della gestione dell'attività del Parco naturale Alpe Veglia riconducono al problema, da noi più volte sollecitato in questi ultimi anni, di affrontare complessivamente i problemi di gestione dei parchi.
Ricordo che durante la discussione del bilancio dello scorso anno avevo sollecitato l'Assessore a fare il punto della situazione, perché quello sollevato dal Consigliere Avondo è solo un caso, ma ce ne sono molti altri.
Tipico e unitario per tutti è il problema della differenza tra le capacità effettive di spesa e le disponibilità di spesa. C'è sempre un divario tra le disponibilità che risultano sempre inferiori a quanto si richiede e la capacità di spendere che risulta inferiore alle pur modeste possibilità di spesa.
La politica dei parchi sta riducendosi al lumicino. O affrontiamo il problema dei parchi in termini unitari e il Consiglio regionale fa una verifica sulla loro attività oppure la gestione di questo bene, a cui a parole si assegna un ruolo rilevante, va ad esaurimento o rientra nella più banale ed ordinaria amministrazione.
L'IRES ha svolto una ricerca sull'utilizzo dei parchi, ma è ormai giunta l'ora di smetterla con le osservazioni puntuali su cosa non va in un parco o nell'altro e affrontare il discorso unitariamente, anche perch risulta che l'attività della Giunta volta ad unificare gli enti Parco stia andando avanti, ma in quest'aula non se ne è mai parlato. Ci sono proteste da parte di Comuni e Comunità montane che hanno sentito che da parte della Giunta ci sono delle intenzioni; noi stessi come Consiglieri regionali siamo stati sollecitati e ci sono state richieste informazioni. Smettiamola con iniziative che non sono rese di dominio del Consiglio regionale e non possono essere discusse! Smettiamo anche di fare osservazioni volta per volta su singole questioni e si metta all'o.d.g. il problema dei parchi (se il problema interessa ancora alla Giunta, perché se interessa solo all'Assessore Vetrino rimaniamo al punto di partenza). O la Giunta si fa carico di questo come uno dei problemi qualificanti l'azione regionale oppure anche in sede di bilancio dovremo prendere dei provvedimenti, a livello di dichiarazioni, senz'altro non positivi nei confronti dell'attività della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il collega Avondo in precedenza ha richiamato una mia recente interpellanza sull'argomento. Vorrei fosse messo a verbale, a mo' di censura, che non ho sentito nella risposta dell'Assessore alla mia interpellanza alcun cenno al fatto che era stata stanziata questa somma. Il non aver spiegato perché questo fatto non si fosse verificato, ma l'aver dato di fatto una risposta che faceva intendere che la questione fosse stata condotta senza alcuna presenza e con disattenzione da parte della Regione non è corretto, perché disattenzione non c'era stata: i soldi erano stati iscritti a bilancio! La notizia dell'iscrizione della non spesa non era stata data nel corso della risposta all'interpellanza, non è stata data alcuna notizia in merito! Questo è un fatto censurabile!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

In primo luogo, vorrei ricordare al Consigliere Chiezzi che esiste in discussione presso la Commissione VII un disegno di legge, accompagnato da un'amplissima relazione, che soddisfa le esigenze più volte richiamate dal Consiglio.
Mi si dice che il collega Chiezzi ne è stato informato. Il problema, a questo punto, diventa esclusivamente finanziario. Il disegno di legge è formato da tre parti sostanziali, una di queste riguarda la gestione dei parchi alla quale evidentemente si ricollegherà non solo la gestione finanziaria, ma anche quella della gestione delle varie attività del Parco.
E' un disegno di legge che riguarda la politica dei parchi nel suo complesso, ma non è una modificazione della legge dei parchi, sia chiaro perché la legge 43 istitutiva dei parchi resta quella che è stata concepita nel 1975 ed è tuttora attuale. Si tratta di nuove norme che si sono rese indispensabili proprio a seguito della verifica di dieci anni di attività per cui è necessario apportare alcune correzioni.
Devo dire molto candidamente al Consigliere Ala che - tra l'altro non ho esaminato questo disegno di legge che viene, come loro sanno, presentato dall'Assessorato al bilancio - non mi ricordavo perfettamente che nel Parco del quale trattiamo fossero stanziati i 300 milioni che avrebbero potuto essere destinati a questi eventuali interventi. Per quanto riguarda quindi la risposta a quell'interpellanza valgono le precisazioni che sono state date.
Non potremo più fruire di quelle disponibilità finanziarie per i parchi perché dal 1987 al 1989 purtroppo il bilancio regionale nel suo complesso è andato via via scemando ed evidentemente stiamo parlando della gestione ordinaria, non della parte di discrezionalità anche soltanto sulla gestione ordinaria andremo nel 1989, d'altra parte la proposta che ha approvato la Giunta è in questo senso, ad una ulteriore diminuzione delle disponibilità dei parchi.
Questo non è dovuto ad una cattiva scelta, ma al fatto che dal 1985 ad oggi il numero dei parchi è aumentato ed è diminuita nel contempo la disponibilità del bilancio nel suo complesso, in particolare rispetto alla partita parchi.
Occorre fare una riflessione e avere il coraggio di non finanziare più la spesa storica, come peraltro ci siamo avviati a fare in questi anni, ed effettuare verifiche puntuali rispetto a quei parchi che non hanno speso.
Mi riferisco in particolare agli anni 1986 e 1987, perché nel 1988 la situazione è cambiata e nel 1989 cambierà ancora perché riceveranno appena l'indispensabile per sopravvivere. E' meglio dirlo subito: purtroppo la situazione è questa e ciò vale non soltanto per l'Assessorato ai parchi, ma anche per tutti gli altri Assessorati! Se il dibattito che veniva richiesto dal Consigliere Chiezzi è già in corso nella comunità e si sta rivelando estremamente difficile. Era prevedibile che una modifica sostanziale degli enti di gestione ed una riduzione drastica delle rappresentanze potesse determinare da parte della comunità un'alzata di scudi, soprattutto da parte di coloro che adesso fanno parte dei Consigli di Amministrazione dei Parchi. Si tratta per l'ho scritto anche recentemente - di una proposta aperta: quello che ha recepito la Giunta in questi anni è stato trasferito negli articoli del disegno di legge. Può darsi che la Giunta si sia sbagliata nel predisporre questo strumento, ma io ritengo che quanto meno costituisca una base importante per un confronto. Bisognerà poi avere anche il coraggio, se siamo convinti, visto che queste cose le diciamo un po' tutti, di fare delle scelte impopolari che possono non piacere a tutti, perché sicuramente questa è una proposta che non piace a tutti, ma devo dire che insieme alle molte critiche ci sono stati anche molti apprezzamenti e guarda caso gli apprezzamenti vengono proprio da quei Consigli di Amministrazione che nella comunità regionale funzionano di più.
Abbiamo di fronte un anno di dibattito e di confronto su questa legge.
Sarà un'occasione per andare, soprattutto quando affronteremo gli articoli che si riferiscono più specificatamente alla gestione, alla verifica puntuale della gestione stessa in quei riferimenti finanziari che sono stati richiamati.
In questo senso penso che non ci sia stata latitanza da parte della Giunta sulla politica dei parchi. Abbiamo presentato non so quanti nuovi parchi in questi quattro anni; abbiamo presentato il Parco fluviale del Po attraverso quattro disegni di legge; abbiamo presentato e approvato la pianta organica dei Parchi che vorrei far constatare non si è trattato di una cosa semplice; abbiamo presentato il disegno di riordino della politica dei parchi.
Francamente non so più cosa fare.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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