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Dettaglio seduta n.18 del 14/11/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento: Trasporti su ferro

Dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte e votazione del relativo ordine del giorno (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti inerente la soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte.
La parola al Consigliere Paris.
PARIS E' la prima volta che ho occasione di prendere la parola in questo Consiglio e la prendo su un argomento "terra terra" (anche perché i treni viaggiano sulla terra); questo però non sminuisce affatto l'importanza del problema perché penso che la gente apprezzi questi argomenti almeno quanto apprezza i problemi del Sudafrica o altri di eguale importanza ma che non toccano la nostra popolazione nella vita quotidiana.
Le valutazioni di carattere generale sui tagli dei cosiddetti rami secchi le hanno già fatte altri Consiglieri e per il mio Gruppo il collega Nerviani.
Io continuo però a chiedermi chi abbia segnalato al Ministero dei Trasporti e alla Direzione delle Ferrovie i criteri per l'individuazione di questi rami secchi: o si tratta di qualcuno che non sa contare, o si tratta di persona male informata o, peggio ancora, di qualcuno che ha qualche interesse da difendere; e questo sarebbe più grave.
Parlo come pendolare. Da quando sono nato abito a Bussoleno, in Val di Susa e da 39 anni faccio la vita del pendolare, quindi sono un difensore della utilità delle ferrovie, che non inquinano, che rendono dei servizi assai superiori rispetto alle strade congestionate.
Se la Ferrovia che collega Bussoleno a Susa è considerata un ramo secco perché i costi sono di gran lunga superiori ai ricavi, possiamo dire con tutta tranquillità che tutte le Ferrovie dello Stato sono di fatto un enorme albero secco, anzi, tutto ciò che costituisce servizio pubblico compresa la sanità, e che viene dato a prezzi politici è ramo secco da tagliare perché non rende, quindi sarebbe addirittura da sradicare.
Ma questa non è l'ottica con cui va visto il problema perché si parla di servizi e quindi tutto va visto sotto l'aspetto sociale e non soltanto sotto l'aspetto economico.
Se guardiamo il problema con l'ottica giusta e consideriamo che si tratta di un servizio sociale, abbiamo mille ragioni per aiutare l'Assessore Cerutti a sostenere di fronte al Governo, se lo riceverà, che tra le ferrovie da non sopprimere ci sono anche i sette chilometri e mezzo della Bussoleno-Susa; non soltanto perché Susa è sede di Ospedale, è la capitale della valle, ha una U.S.S.L., è sede di Pretura, è sede degli Uffici finanziari, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia stradale, del presidio militare (mi è piaciuta la preoccupazione con la quale qualcuno ha parlato delle esigenze del presidio della Nato).
Non solo, ma Susa sarà sede di futuri impianti sportivi che dovrebbero servire l'intera Valle e, soprattutto, su questo che è stato definito ramo secco, viaggiano normalmente ogni giorno nei due sensi circa 2000 persone di cui almeno 1400 studenti.
I dati che sono stati forniti dalle FF.SS. al Ministro si riferiscono certamente ai tre mesi estivi, periodo in cui non viaggiano gli studenti quindi effettivamente i viaggiatori scendono a 400-500.
Si è parlato della necessità di tagliare da qualche parte. Nel tratto Bussoleno-Susa è possibile abolire il treno e sostituirlo col pullman? Non è possibile, non ci sono alternative, perché vorrebbe dire nelle ore di andata e di ritorno dalle scuole, fare sfilare delle colonne di 10-12 pullman, il che è insostenibile, è pura follia. E' una strada già intasata che ci collega con la Francia attraverso il Traforo del Frejus, già vi transitano 1000 TIR al giorno e autocisterne, vere bombe chimiche.
Diceva prima il Consigliere Pezzana che nessun sacrificio è troppo grande quando si tratta di salvare una sola vita umana.
Qui si tratterebbe di creare i presupposti non per salvare vite umane ma per aumentare il già triste primato che ha la Val Susa negli incidenti.
E' inutile, quindi gli incidenti sono successi farisaicamente stracciarci le vesti dicendo che tutto poteva essere previsto! Si tratta in questo caso di una linea che serve realmente, che non ha alternative, quindi deve essere mantenuta.
Gli animi sono estremamente accesi e, se non si arriverà a una soluzione dettata dal buon senso, si verificheranno certamente problemi di ordine pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito di stamani ha illustrato in modo adeguato da un lato le istanze di livello locale e più in generale quella che deve essere la posizione della Regione Piemonte rispetto ad una decisione nazionale di politica economica e di politica dei trasporti. Credo di dover dire che anche questa vicenda si caratterizza come una tipica vicenda all'italiana in cui non si muove mai nulla, poi all'improvviso si apprende dai giornali o veniamo direttamente informati che starebbe maturando una certa decisione che avrebbe una forte rilevanza sulla situazione territoriale e sociale della nostra Regione.
La comunità viene ad apprendere di certe decisioni che sarebbero in itinere dagli organi di stampa e innesca il solito meccanismo all'italiana vale a dire "vediamo se attraverso la contrattazione e la mediazione riusciamo a spuntare qualche cosa. Chi parte da zero e chi parte da 100: vediamo se troviamo un punto di convergenza".
Io stesso, apprese dai giornali certe notizie, nel mese di settembre presentai una interrogazione all'Assessore, il quale in quel momento non aveva notizie certe e disse che avrebbe dato un'informazione in seguito.
Queste, purtroppo sono venute come già i giornali prefiguravano,ad agosto o settembre.
Va dato atto all'Assessore e alla Giunta Regionale di essersi subito mossi per cercare di essere interlocutori reali nel processo che si andava prefigurando. L'Assessore ci ha comunicato stamani che in realtà non ha potuto avere un confronto sui contenuti, sulle linee programmatiche, sui dati. La prima volta che fu convocato a Roma assieme ai colleghi di altre Regioni, gli unici elementi certi sono stati una cartina e l'elenco delle linee da sopprimere. Un po' poco per costruire un processo democratico di maturazione delle decisioni.
Credo che questi elementi vadano messi in evidenza non tanto per assumere atteggiamenti polemici o di rivendicazionismo o per colpevolizzare qualcuno o altri livelli, ma per sottolineare come questo sia un modo emblematico, all'italiana, di costruire i processi decisionali che vengono poi sempre conclusi sulla spinta umorale quando c'è tensione, quando la gente ha interesse a cavalcare i facili sentimenti; momenti che, per converso, non facilitano un lavoro ragionevole, serio, concreto e ponderato.
La Giunta ha agito con ponderatezza, con senso della misura, senza correre né troppo da una parte né troppo dall'altra e ha fatto bene ad attendere questo dibattito in Consiglio prima di annunciare alla comunità provvedimenti o decisioni od orientamenti.
L'Assessore ha detto che in alcuni casi non ha dato risposta perch aspettava di avere il conforto delle risultanze del dibattito consiliare senza lasciarsi suggestionare o condizionare oltre il lecito e il giusto da un mero campanilismo o anche solo dalle istanze dei casellanti che hanno paura di doversi spostare di alcuni chilometri. Noi riteniamo di dover ribadire il discorso sul riequilibrio territoriale: questo è ormai un patrimonio acquisito dal Consiglio, senza distinzione di parti politiche.
Invece se questo disegno "romano" passa, va contro il discorso sul riequilibrio territoriale. Si era anche stabilito un codice di comportamento fra Regione e l'azienda delle FF.SS., per un confronto coi problemi, prima di decidere, per riuscire a costruire un processo che fosse di comune vantaggio per la collettività. Cosi è stato per il Lingotto e il quadruplicamento in asse delle linee torinesi.
Invece così non è stato in questa vicenda.
Nel momento in cui il metodo diventa sostanza, ci sono degli aspetti che vanno tenuti presenti nel dibattito. Anche il discorso meramente economico, ancorché questo debba essere l'unico criterio che deve soprassedere quando si discute di trasporto pubblico, non quadra.
Sarà pur vero che con i tagli l'azienda ferroviaria risparmierà dei miliardi, ma in realtà questo carico di spesa non si sposta dal pubblico perché ci sarà qualche altro "pubblico" che dovrà sopportare i costi dei servizi sostitutivi.
Quindi, dal punto di vista strettamente economico questo ragionamento non si può portare oltre un certo limite. Inoltre, per quanto riguarda il trasporto pubblico delle persone devono essere tenute in conto le fasce di utenza dei lavoratori pendolari e degli studenti che provengono da aree marginali cui vanno garantite possibilità di uscire dall'isolamento.
Il provvedimento che viene prospettato presenta il fianco a molte osservazioni, a molti rilievi e critiche.
Ha fatto bene l'Assessore ad opporsi alla prospettata decisione del Ministero dei Trasporti. Vi sono ragioni di ordine metodologico che non possiamo condividere perché in questa materia le questioni di metodo diventano anche questioni di sostanza. Vi è tutto un ragionamento che è ripreso nel piano di sviluppo, nel piano dei trasporti che attiene ad un riequilibrio territoriale che non può essere vanificato da questa decisione.
Mi pare anche opportuno non limitarsi al discorso del "no" puro e semplice, ma dire che siamo disponibili ad un discorso di soluzioni graduali con introduzione di correttivi che riducono il deficit, elemento reale e che non è certamente tollerabile rispetto alle diverse linee singolarmente considerate.
E' un problema che attiene alla quantità di personale utilizzato, ed è un problema che attiene alla introduzione di elementi di innovazione, di ammodernamento che potrebbero consentire riduzione di costi di gestione una maggiore velocità di percorrenza, riduzione di passaggi a livello trasformazioni di stazioni in punti di fermata. In molti casi, la ferrovia ha perso utenza perché non ha saputo attuare una linea di ammodernamento non ha saputo diventare competitiva ad altri sistemi di trasporto.
Non cavalcherei la polemica della ferrovia rispetto all'autostrada rispetto al cemento perché mi sembra un vetero economismo che non ha ragione.
Noi crediamo che vi siano le condizioni perché si addivenga ad un ordine del giorno votato unitariamente dal Consiglio Regionale in cui vengano ribaditi questi principi.
Non ci sembrano condivisibili i criteri in base ai quali sono state fatte quelle proposte, poiché sembrano anche disomogenei, non applicati tutti nella stessa misura per tutte le Regioni.
Ci sembra di capire che ci sono Regioni di serie "A" e Regioni di serie "B".
Partendo da queste premesse, è opportuno chiedere la sospensione del provvedimento, dichiarando la disponibilità a discutere soluzioni tecniche ed organizzative che gradualmente consentano all'azienda ferroviaria di ridurre le passività con l'introduzione di quei meccanismi che posso velocizzare e quindi recuperare quote di utenza e ridurre i costi; da parte nostra, aggiornando il piano di sviluppo, consentendo maggiori interconnessioni.
Questo è il punto a cui dobbiamo arrivare: non alternatività, ma interconnessioni tra trasporto su gomma e trasporto su rotaia, quindi eliminando le duplicazioni,di modo che davvero si possa avere un sistema integrato dei trasporti.
Pare non sia possibile avere un incontro con il Ministero dei Trasporti prima del 21 prossimo; mi auguro che questa notizia possa esser smentita perché vogliamo avere un rapporto proficuo e costruttivo con gli enti dello Stato, diversamente ci sembrerebbe una presa di posizione unilaterale e inaccettabile.
Nel momento in cui lo Stato chiede dei sacrifici e noi siamo anche disponibili a farli, ci pare che una preclusione ad un incontro con le Regioni in cui siano prospettate le perplessità ma anche le proposte alternative e migliorative e i correttivi, sarebbe una posizione inaccettabile oltre che incomprensibile.
Mi auguro che vi possa essere questo positivo incontro tra la Regione e il Ministero, tale da consentire appunto un dialogo tra le articolazioni di uno stesso Stato, avendo come obiettivo comune quello di contribuire e di collaborare per migliorare la situazione complessiva della gente e del Paese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti per la replica.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Ringrazio tutti gli intervenuti nel dibattito, anche i colleghi della minoranza che hanno affrontato il tema spinoso del taglio delle linee a scarso traffico con estremo senso di responsabilità, consci che sono problemi di non facile risoluzione, ma che non possono neanche prestarsi a facile demagogia.
Ringrazio il Consigliere Bontempi che consiglia non rassegnazione, ma fermezza nell'incontro con il Governo, Staglianò che parla di esercizio del potere di potare, Ala che immagina quasi uno scontro fra strada e ferrovia.
Debbo dire ad Ala che con 25 milioni di mezzi che oggi circolano sulle strade non c'è possibilità di scontro fra strada e ferrovia, ma necessità di interventi radicali e di grande evoluzione sia per l'uno che per l'altro sistema.
Un sistema dei trasporti funzionante in una nazione è determinante e fondamentale per qualsiasi forma di sviluppo. In Italia quello delle Ferrovie è l'anello più debole di questo sistema. La mancanza di investimenti per anni ha provocato questo momento comatoso che si registra in una delle strutture più importanti della movimentazione delle persone e delle merci.
Noi abbiamo sollecitato un rapporto fra Stato e Regione e io spero che non venga disatteso da parte del Ministro il quale nella riunione di venerdì scorso si era impegnato ad incontrare le Regioni per discutere proposte che non fossero la semplice negazione dei tagli, ma un confronto articolato su singoli provvedimenti.
Dopo il dibattito di oggi l'Assessore, la Giunta e la delegazione consiliare potranno affrontare l'incontro con il Ministro e con i suoi funzionari in termini di analisi del problema e non soltanto in termini di slittamento dei tagli.
Se ciò non sarà possibile l'Assessore, anche solo col treno, con l'aereo o con qualunque altro mezzo andrà a presidiare il Ministero dei Trasporti per portare la voce del Consiglio, la voce dei Sindaci che abbiamo incontrato durante la pausa dei lavori di questo Consiglio e che giustamente rivendicano l'importanza ed il ruolo di queste strutture sul territorio.
Siamo convinti che non sono necessarie le forze dell'ordine schierate per mantenere ordine e democrazia, però è indubbio che quando la democrazia non si sviluppa attraverso il confronto e il dialogo la parte che non ha possibilità di confronto ha il diritto di agire con forme di protesta pur nei limiti che la democrazia consente.
C'è molto senso di responsabilità nelle dichiarazioni dei sindaci ma anche la ferma volontà di andare fino in fondo usando ogni forma di protesta civile per difendere quello che noi riteniamo debba essere difeso.
E' bene che il Ministro e il Governo sappiano che se questa possibilità di confronto non verrà riconosciuta la Regione non potrà che trovarsi da una parte.



PRESIDENTE

Si sta cercando di vedere di comporre un ordine del giorno che abbia carattere di unitarietà tra tutte le forze, cosa che auspico.
CARAZZONI Tanto per essere precisi, l'ordine del giorno sarà unitario se recherà le firme di tutti i Gruppi. Se qualche Gruppo dovesse essere discriminato non dite più che è un ordine del giorno unitario.
Mi riferisco al comportamento di qualche Capogruppo che veramente ha passato la misura.
BRIZIO I Gruppi di maggioranza presentano un proprio ordine del giorno. Sono disponibilissimi a confluire in un ordine del giorno unitario nel quale si ritrovino tutti, senza discriminazioni di alcun genere.



PRESIDENTE

In attesa che l'ordine del giorno sia formalizzato passiamo al punto successivo all'o.d.g.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 27: "Istituzione di una Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 19, sub b) dello Statuto"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 27 "Istituzione di una Commissione d'inchiesta, ai sensi dell'art. 19, sub b) dello Statuto".
La parola al relatore Signora Fassio Ottaviano.



FASSIO Luigia

Ritengo di dover dare una comunicazione al Consiglio Regionale sull'operato della VIII Commissione (non essendo questo un disegno di legge). Illustro ora i fatti.
l. In data 8.10.1985 la proposta di tale deliberazione è stata assegnata all'VIII Commissione.
2. Il giorno 18.10 si riuniva per la prima volta la Commissione, sotto la Presidenza del Consigliere Valeri. Fu letta la proposta di deliberazione suddetta. Dopo ciò, essendosi allontanato il Presidente Valeri, in quanto interrogante, assumeva la Presidenza la sottoscritta, Consigliere Fassio Ottaviano.
Seguiva l'illustrazione della proposta da parte del Consigliere Majorino in quanto firmatario. Il Consigliere Marchini richiedeva un rinvio della discussione per consentire al suo gruppo una più attenta riflessione sull'argomento.
La Commissione accoglieva all'unanimità la proposta di rinvio aggiornando la discussione alla successiva seduta.
3. Il giorno 25.10 alle ore 15 si è nuovamente riunita l'VIII Commissione sotto la Presidenza del Consigliere Valeri, che immediatamente dopo si allontanava per la stessa ragione della precedente riunione.
Assumeva perciò la Presidenza la sottoscritta Consigliere Fassio Ottaviano Erano presenti i Consiglieri Ala, Bontempi, Brizio, Ferrara, Majorino Marchiaro, Marchini, Rossa e Staglianò.
Veniva ripreso l'esame della proposta di deliberazione n.27. Nella lunga discussione che ne seguiva, si inseriva un fatto nuovo: la lettura da parte del Consigliere Marchini di una lettera a lui inviata dall'Assessore Turbiglio. In essa l'Assessore comunicava di essere orientato "a richiedere un'audizione alla Commissione che verrà individuata dal Presidente del Consiglio, onde sottoporre all'esame della stessa la citata delibera (quella del 26.9.85 n.1) nello spirito della legge 65/78 e in particolare dell'art. 4".
Durante la discussione, sono emerse le seguenti due tesi: la prima, sostenuta dai Consiglieri della maggioranza, affermava che i criteri nella scelta dei consulenti da parte degli Assessori devono essere la professionalità e la fiducia. E tali criteri sembrano essere stati rispettati dall'Assessore Turbiglio, i fatti perciò non giustificano la costituzione di una commissione inquisitrice.
La lettera dell'Assessore Turbiglio va giudicata positivamente per la sua disponibilità; è pericoloso costituire un precedente su fatti di questo tipo.
Per queste ragioni i Consiglieri della maggioranza si sono dichiarati contrari alla proposta di una Commissione di inchiesta.
La seconda, sostenuta dai Consiglieri dell'opposizione, pur accettando il principio di un uso parsimonioso delle commissioni di inchiesta per evitare un ricorso indiscriminato ad esse, affermava che nella fattispecie si tratta di un fatto abbastanza grave, l'insabbiamento potrebbe provocare l'impressione nell'opinione pubblica di una rinuncia al dovere del controllo sull'operato di un Assessore.
Perciò i Consiglieri dell'opposizione si dichiaravano favorevoli alla costituzione di detta Commissione.
Favorevoli alla proposta di deliberazione n. 27: Voti 22.
Contrari: voti 34.
Astenuto: l.
Spero di avere interpretato esattamente i pareri dei membri della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Avv. Majorino.
MAJORINO Colleghi Consiglieri, prima di tutto una brevissima rettifica a quanto detto introducendo il suo intervento il relatore di maggioranza.
Il Regolamento prevede che sia i disegni di legge sia le proposte di deliberazione hanno il supporto di una relazione di maggioranza ed eventualmente di una o più relazioni di minoranza. Comunque, nella sostanza era una relazione di maggioranza.
Prima di illustrare la relazione scritta di minoranza, devo correggere un errore materiale nel quale siamo incorsi allorquando abbiamo presentato la proposta di deliberazione. Abbiamo rilevato che c'erano i presupposti della Commissione di inchiesta previsti dall'art. 58 del Regolamento in quanto nel replicare alla risposta data all'interrogazione, il Consigliere Valeri aveva esposto fatti che potevano ledere l'onorabilità dell'Assessore Turbiglio e avevamo soggiunto, oltre che avere testualmente riportato le dichiarazioni del Consigliere Valeri che erano e sono a nostro avviso fatti lesivi della onorabilità dell'Assessore Turbiglio, che c'è un indiretto riscontro oggettivo di questi fatti in quanto aveva dichiarato lo stesso Assessore che la scelta dei professionisti esterni era stata fatta con criteri di professionalità e di competenza, ma scegliendoli, non avendo reperito persone segnalate dagli Ordini professionali tra amici e conoscenti.
Rileggendo il testo stenografico abbiamo riscontrato che l'Assessore Turbiglio aveva parlato puramente e semplicemente di conoscenti. Siamo incorsi quindi in un errore materiale che peraltro non cambierà i termini della vicenda.
Fatto questo chiarimento illustro brevemente la relazione di minoranza già presentata in forma scritta rilevando puramente e semplicemente che la nostra proposta di deliberazione è sufficientemente motivata e trova il suo fondamento nell'art. 58 del Regolamento laddove si dice testualmente che allorquando nel corso di una discussione un Consigliere Regionale e quindi anche un Assessore, venga accusato di fatti che ledono la sua onorabilità si può richiedere la nomina di una Commissione di inchiesta la quale indaghi e giudichi il fondamento della accusa. Noi abbiamo colto che si era verificata la fattispecie regolamentare perché l'Assessore Turbiglio era stato accusato, usando la parola del Regolamento da parte del Consigliere Valeri, di fatti che oggettivamente ledevano e ledono secondo noi e secondo una lineare interpretazione delle dichiarazioni del Consigliere Valeri l'onorabilità dell'Assessore Turbiglio.
Il Consigliere Valeri nel dichiararsi insoddisfatto della risposta che gli era stata data in ordine ai criteri e in ordine ai motivi per cui erano stati scelti dei professionisti esterni anziché dei funzionari dell'Assessorato per sbrigare le pratiche relative al condono edilizio aveva motivato la sua insoddisfazione dicendo testualmente di aver constatato che tra gli affidatari dell'incarico vi è un "Consigliere liberale di Nichelino, un Assessore liberale di Novara, un Assessore liberale di Biella" e "tutti i restanti vengono considerati di area liberale".
In questa contestazione o accusa, per usare il linguaggio del Regolamento usato da Valeri nei confronti dell'Assessore Turbiglio, veniva contestato un caso da manuale di nepotismo politico perché si diceva in buona sostanza: "L'Assessore ha scelto in base al criterio della professionalità, della competenza e della capacità, però in questa categoria di persone dotata di capacità, professionalità e competenza, che si deve presumere fino a prova contraria, ha scelto, vedi la combinazione tutte le persone di area liberale".
A noi, che abbiamo firmato di impeto, ma meditamente nello stesso tempo la proposta di deliberazione, pare che ci si trovi di fronte a una contestazione nei confronti dell'Assessore di fatti che ledono la sua onorabilità. Ci saremmo aspettati che lo stesso Assessore dicesse: "Mi avvalgo dell'art. 58 del Regolamento e voglio la Commissione di Inchiesta".
Questo però non lo ha fatto, allora ci siamo resi noi parte diligente di chiedere questo chiarimento.
Dopo di che la proposta va in Commissione da parte della maggioranza che ha detto no in sede di Commissione referente alla Commissione di inchiesta, si oppone questo tipo di discorso. Non è opportuno, è sproporzionato rispetto all'episodio verificatosi in aula. Se poi fissassimo questo principio avremmo in futuro una proliferazione di commissioni di inchiesta per ogni e qualsiasi fatto marginale che viceversa, deve avere la sua sede, il suo alveo, negli strumenti normali di controllo che si chiamano interrogazione, interpellanza, mozione.
La tesi sulla quale si motiva il no della maggioranza alla Commissione di inchiesta a noi pare estremamente fragile. Noi chiedevamo solo di fare chiarezza.
Forse la parola "inchiesta" usata nel Regolamento ha suggestionato i Commissari della maggioranza della VIII Commissione. La parola "inchiesta" non significa niente di tragico. Nel vocabolario della lingua italiana alla parola "inchiesta" sta scritto l'investigazione" o "ricerca" per appurare lo svolgimento di certi avvenimenti allo stato di determinate situazioni.
Noi volevamo solo appurare lo svolgimento di questi avvenimenti, lo stato di determinate situazioni, volevamo fare chiarezza, quindi non c'era niente di tragico nell'avvalersi, per di più di una norma regolamentare votata all'unanimità nel 1980 allorquando è stato posto in essere questo Regolamento.
Concludo con una osservazione che è stata riferita puntualmente e precisamente dal relatore di maggioranza allorquando ha ricordato che in sede di Commissione si inseriva un fatto nuovo: la lettura da parte del Consigliere Marchini di una lettera a lui inviata dall'Assessore Turbiglio.
In essa l'Assessore riferisce un fatto realmente verificatosi in Commissione e cioè una comunicazione: "di essere orientato a richiedere una audizione alla Commissione che verrà individuata dal Presidente del Consiglio onde sottoporre all'esame della stessa la citata deliberazione".
Perché inventare allora una Commissione non prevista dal Regolamento che richiede lo stesso Assessore Turbiglio per sottoporre all'esame la citata deliberazione per dare chiarimenti, per appurare la verità rispetto alle contestazioni che venivano mosse? Si dovrebbe costituire una Commissione non prevista dal Regolamento, ma designandola. Allora quale Commissione? Una nuova Commissione, oppure una fra le otto già esistenti in base al Regolamento? Tanto vale avvalersi senza complessi della Commissione prevista dal Regolamento per chiarire e appurare questi fatti. Proprio con questo spirito chiediamo di chiarire puramente e semplicemente al di là della parola "inchiesta" che forse può avere un significato sinistro o tragico che ricorda i carabinieri, l'inquisizione! Niente affatto. E' una Commissione che deve chiarire, l'ha chiesta lo stesso Assessore Turbiglio, allora se non è la Commissione che chiede l'Assessore Turbiglio espressamente per bocca del Commissario Marchini in Commissione sia l'altra.
Concludo la relazione di minoranza con la quale ho cercato di essere estremamente obiettivo ed estremamente regolamentare e, su questo punto peraltro a nome del Gruppo, preannuncio e lascio al Consigliere Capogruppo Carazzoni, se del caso, nell'ulteriore corso del dibattito le più incisive le più pregnanti, le diverse considerazioni politiche. Ho cercato di sforzarmi, in quanto relatore di minoranza investito di illustrare una certa proposta, di essere asettico obiettivo, e strettamente regolamentare.



PRESIDENTE

I due relatori hanno esposto le loro argomentazioni. Diamo ora inizio agli interventi sulla deliberazione proposta. Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.
ROSSA Non ho molto da aggiungere a quanto la collega Fassio Ottaviano ha detto nella sua relazione.
Ho già detto in Commissione, a nome del Gruppo socialista, di essere contrario alla istituzione della Commissione di inchiesta, prima di tutto per principio, perché ritengo che istituire una Commissione di inchiesta significhi una ammissione di responsabilità, il che potrebbe avere implicanze di altro genere.
Ritengo invece che questi problemi debbano essere tenuti su un terreno strettamente politico.
Ritengo che la questione vada ridimensionata e vista in modo "storicistico" (anche se i tempi non sono così lontani). Forse questa scelta è stata fatta con superficialità e ha portato chi ha sollevato il problema ad immaginare delle responsabilità per il carattere omogeneo che presentano le varie consulenze.
E' una scelta compiuta in un determinato momento e siamo ben lontani dal configurare delle responsabilità.
La risposta che do, anche a nome del Gruppo socialista, non vuole rappresentare la risposta della maggioranza, ma è la risposta autonoma di chi parte da queste considerazioni e trae questa conclusione.
In questo momento ritengo che si riporti il problema a quella dimensione che tutti i Gruppi, indipendentemente dalle posizioni a cui appartengono, sia di maggioranza o di opposizione, hanno espresso.
Il problema va sdrammatizzato, comunque non è di grande rilevanza, non ha nemmeno aspetti politici che in qualche modo possono sottendere ad altre posizioni. E' un problema sul quale non è necessario soffermarsi più di tanto.
Per queste ragioni il Gruppo socialista si dichiara contrario alla istituzione della Commissione di inchiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Devo dire che io avrei detto le stesse parole che ha detto il Consigliere Rossa. Evidentemente per certi Partiti il sentire nominare la Commissione di inchiesta vuol dire coprire molte cose, per cui la frase dispiace in tutte le accezioni.
Ritengo invece che per una persona onesta, convinta di quello che ha fatto, debba tornargli in soldoni nella propria cassa. Se non si ha timore di una inchiesta, non solo la si accetta, ma la si sollecita.
Dato che non mi è stato dato nessun elemento per cui debba pensare che ci fossero stati consulenti di altre parti politiche, mi sembra che il gesto compiuto dall'Assessore Turbiglio, non sia grave perché non mi sembra che rilevi mentalità mafiose o volontà lottizzatrice (dovremmo pensare ad un racket organizzato su tutto il territorio).
Se una forza di opposizione si scaglia contro una forma di lottizzazione che può andare dai mezzi di informazione a qualsiasi altra forma di potere politico che si estende grazie alle tessere (questo è il significato preciso della parola "lottizzazione") di fronte ad uno "scivolone" magari dettato dalla fretta di trovare i professionisti (nella prima esposizione si parlava del mese di agosto, invece i dati parlano di settembre inoltrato, quindi mese in cui tutti sono al lavoro).
Quello che leggiamo quotidianamente sui giornali, che provochi sdegno o no, è estremamente più grave, sono fatti che coinvolgono personaggi che sono stati anche alla guida della Giunta regionale, peraltro non grosse novità.
Questa questione - ripeto - diventa grave proprio per una questione di stile.
E' un campanello d'allarme di una volontà di ripetere o di fare propri criteri di valutazione che io non posso condividere.
Questo lo direi se questa posizione l'avesse assunta qualsiasi altro Assessore di qualsiasi altro tipo di Giunta.
Mi dispiace che l'Assessore Turbiglio abbia accettato una via di mezzo quasi un escamotage per rifiutare un criterio che appunto non deve impaurire, tranne chi evidentemente ha qualche cosa da nascondere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, colleghi, il PRI non è in linea di principio contrario alla costituzione di una Commissione di inchiesta, quando le Commissioni di inchiesta debbano entrare nel merito di situazioni che lasciano supporre concretamente o con qualche motivo di ragionevole certezza, situazioni non totalmente lecite.
Ci pare che la Commissione di inchiesta prevista dal Regolamento della Regione debba essere essenzialmente riferita a situazioni che lascino intravedere casi illeciti appunto. Nel caso specifico, anche sulla base delle informazioni ricevute dall'Assessore in Commissione, il PRI ha raggiunto il libero convincimento che si sia in presenza di una situazione criticabile forse, ma certamente non in presenza di atti illeciti, tali da giustificare la costituzione di una Commissione.
Credo che porre in essere Commissioni di inchiesta per casi di questo peso, di questo significato, sia in qualche modo svilire lo strumento stesso della Commissione di inchiesta che deve essere usato per casi più importanti, per casi che certamente hanno già caratterizzato gli enti pubblici torinesi e che avevano dimensioni, portata, responsabilità di gran lunga superiori.
Per questo motivo il PRI voterà contro la costituzione di questa Commissione, pur ritenendo che la vicenda avrebbe potuto avere una sviluppo diverso, certamente più gradito al Gruppo repubblicano ma anche più favorevole all'intera maggioranza e noi crediamo anche nell'interesse dell'immagine stessa dell'Assessore Turbiglio.
Votiamo contro la costituzione di questa Commissione e ci rammarichiamo che non si sia voluta scegliere un'altra via che pure era prevista dal Regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Cari Consiglieri, una breve considerazione per motivare il voto della Lista Verde. In Commissione, a cui avevo partecipato con saltuarietà, mi ero astenuto per concedermi una pausa di riflessione, per esaminare una vicenda che, in quel momento, non mi era ben chiara.
Nel frattempo ho maturato la decisione di votare a favore della proposta presentata dai Consiglieri del MSI, tenendo conto che, al di là del merito della vicenda, penso sia corretto che venga sottoposto ad inchiesta il comportamento degli amministratori pubblici, a qualsiasi Partito o qualsiasi Giunta appartengano, se si intravede il possibile non rispetto delle norme e delle leggi.
L'inchiesta proposta dal MSI è riconducibile ai termini descritti dal Consigliere Majorino. Non si tratta, quindi, di una Commissione immediatamente e volutamente accusatoria, ma di una Commissione che pu permettere ai Consiglieri e ai Gruppi di accertare e di documentare come si siano svolti i fatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Annuncio il voto favorevole alla istituzione della Commissione di inchiesta, in omaggio al principio elementare secondo cui dove c'è sospetto occorre accertare la verità, e mi auguro che il Consiglio la approvi.
Mi permetto di fare una osservazione a tutti i colleghi. Dove sono andati a finire i tutori della moralità? Mi riferisco in particolare ai repubblicani e ai liberali che ad ogni piè sospinto, nel pentapartito, se ne dichiarano difensori ad oltranza.
Intendo rilevare la debolezza politica di questa maggioranza, che, in ogni circostanza, fa il mucchio per paura di aprirsi alla critica. Si sdrammatizza ogni circostanza e si fa semplicemente conto sui numeri, non si ascoltano le ragioni e le opportunità che consigliano di dipanare la matassa e di dissipare ogni dubbio; poiché si ha la maggioranza numerica si può imporre al Consiglio quello che si vuole. Non è questa una testimonianza di forza politica. Mi sono permesso di sottolinearlo perch l'opinione pubblica anche questo deve sapere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE La posizione del Gruppo socialdemocratico sarà contraria alla proposta di una Commissione di inchiesta, non per una questione di maggioranza o di minoranza, perché credo che su questioni di principio non devono mai presiedere argomenti del genere, ma perché riteniamo che una Commissione di inchiesta sia oltre la misura del fatto che è stato oggetto di discussione.
Non diciamo che la Commissione di inchiesta non debba mai essere usata ma riteniamo che nella circostanza sarebbe, come ricordava il collega Ferrara, svilire questo strumento che invece deve avere un suo rilievo, una sia dignità etica e morale ancora prima che politica.
Ci pare che la vicenda possa essere ricondotta ad un incidente di percorso, circoscrivibile e limitato nel suo significato e che da questa non vadano tratti giudizi apocalittici sulla classe politica e sull'uso che la classe politica fa degli strumenti del potere.
Occorre avere il senso della misura delle questioni.
L'atteggiamento concreto del collega Turbiglio anche da parte nostra non è condivisibile, si poteva evitare, era rimediabile. Comunque non crediamo sia di gravità tale da arrivare addirittura ad una Commissione di inchiesta.
Vi sono in democrazia dei sistemi politici in cui vige un principio per cui l'uomo che fa politica, sia esso consigliere, assessore o presidente ha diritto ad un certo numero di persone e di un apparato burocratico amministrativo di sua fiducia per poter espletare i compiti che gli sono affidati.
Certo vi è un sistema di freni, di contrappesi, di garanzie che tutelano e garantiscono per evitare che vi siano deformazioni.
Sta nel senso di responsabilità degli amministratori abbinare anche serietà professionale. L'episodio va ricondotto alle sue dimensioni reali.
Siamo per far si che siano ridotti al minimo questi fenomeni e queste decisioni.
Ma si deve dare ad ogni cosa il suo peso. Credo sia condivisibile la posizione di chi dice di votare contro la proposta di una Commissione di inchiesta con la raccomandazione che vi debba sempre essere negli atti della P.A. il massimo di trasparenza e il minor ricorso possibile a forme che possono anche lontanamente adombrare la parvenza di affidamento di incarichi che possano avere il segno di qualche considerazione più benevola per persone che sono più o meno vicine.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Brizio.
BRIZIO La nostra posizione è quella che abbiamo già illustrato in Commissione.
Il tema delle consulenze è stato ampiamente dibattuto nella passata legislatura quando ci pareva dover registrare un eccessivo uso di questo strumento.
Abbiamo presentato una proposta di legge, che fu accolta con talune modifiche, per l'iscrizione in appositi articoli di bilancio delle consulenze in modo da poterne effettuare un controllo.
Il problema delle consulenze è importante, ma non possiamo pensare che il suo uso non possa essere consentito e non possa essere utilizzato quando è necessario.
Le consulenze richiedono a nostro avviso tre requisiti fondamentali; la necessità oggettiva che, nel caso specifico, è stata chiaramente illustrata dall'Assessore in risposta a un'interrogazione; la competenza professionale dell'incaricato e qui non c'è ragione di dubitare che questa condizione sia stata rispettata; infine, piaccia o non piaccia, il rapporto fiduciario che è discrezionale. Non ci sentiamo di sindacare una scelta discrezionale finché non ci risulti che ci siano alla base altre valutazioni.
Quanto sopra l'ho sostenuto in Commissione, anche se il Consigliere Marchiaro ha in quella sede affermato di non condividere questa posizione.
Il rapporto fiduciario è importante e, nel caso specifico, è venuto ora un chiarimento.
Tra l'altro si è detto che l'Assessore avrebbe parlato in aula di amici e conoscenti, ma è risultato che la parola "amici" non è stata pronunciata ed è stata usata soltanto la parola "conoscente" che indica in senso lato una conoscenza delle capacità e delle qualità del professionista.
Non ravvisiamo pertanto nello specifico le condizioni per la nomina di una Commissione di inchiesta. Non siamo contrari in assoluto o in generale alle Commissioni di inchiesta. Ne abbiamo fatto richiesta nella passata legislatura per grossi problemi, come quello dell'Istituto Cartografico o quello dell'applicazione della legge 194.
Non ci siamo mai persi peraltro dietro ad episodi che hanno sostanza marginale.
Il chiarimento sincero dell'Assessore dovrebbe essere pienamente sufficiente. Se l'Assessore ritiene di poter riferire nella Commissione VIII deputata all'esame delle consulenze (che non è una commissione di inchiesta) noi non abbiamo nulla da eccepire.
Non ravvisiamo nello stato dei fatti gli elementi per una Commissione di inchiesta alla cui base sta una presunzione di irregolarità che noi non riscontriamo e quindi il nostro voto sarà contrario anche perché non vogliamo che si crei un precedente, quello cioè di sindacare nel merito scelte discrezionali che gli amministratori compiono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Mi sembra che il dibattito e le notevoli difformità che sono state avanzate dalle forze politiche di maggioranza nelle motivazioni per il rifiuto della Commissione di inchiesta stiano a giustificare l'opportunità a questo punto, di votare favorevolmente la Commissione stessa. Noi non abbiamo nessuna difficoltà a riconfermare quanto abbiamo già detto in Commissione.
Riteniamo sia giusto fare un uso equilibrato di questo strumento. Per una serie di fatti successivi e di atteggiamenti permangono però elementi di incertezza, di dubbio, nel comportamento della Giunta rispetto al Consiglio e rispetto alla comunità.
Gli ultimi interventi hanno introdotto il discorso sul rapporto fiduciario, discorso che deve essere approfondito e che non può essere lasciato alla vaghezza di una motivazione difensiva per respingere la Commissione di inchiesta.
Avevamo sollevato una questione politica, è venuta poi da parte dell'Assessore una risposta di ammissione sia pure entro un certo quadro soprattutto dopo questa risposta rileviamo una incomprensibile inerzia incertezza da parte della Giunta ad affrontare la questione per il carattere emblematico e per le questioni di stile che richiamava Pezzana.
Anche noi siamo convinti che la questione non va ingigantita e che non si deve assumere un atteggiamento troppo grave, tuttavia l'Assessore e la Giunta avrebbero dovuto andare all'accertamento dei fatti posti alla base della richiesta della Commissione di inchiesta che avrebbe permesso di chiarire i dubbi.
Si rischia di essere deboli di fronte a richieste legittime e che danno la possibilità al governo regionale di spiegare il proprio comportamento.
Si fa mucchio, si chiude e questo è un segno di debolezza.
Segno di forza sarebbe invece di aprire e di stare alle regole che lo statuto stabilisce. L'analisi dei fatti avrebbe permesso di accertare se questo elemento di sospetto, cioè la appartenenza ad un partito, fosse anche accompagnato da elementi di competenza o se questa scelta non avrebbe potuto essere diversa.
Da questa analisi possono derivare conseguenze di un tipo o di un altro sul piano politico. Compete a tutti e a tutte le forze politiche fare questo scatto in avanti per diradare questi elementi di dubbio.
Per questo siamo convinti che sia giusto nominare una Commissione.
Abbiamo invitato le forze politiche di maggioranza a un ripensamento e oggi c'è modo e tempo per farlo, premettendo che, quando si parla di Commissione di inchiesta, non dobbiamo accertare i fatti complessi, ma accertare fatti per la tutela dell'onorabilità dell'Assessore. E' un fatto circoscritto che non abbiamo difficoltà ad ascrivere alla categoria degli errori, purché si abbia un atteggiamento soggettivo tale da dimostrare che non si ha nessun timore ad andare in una sede propria, che non ha carattere ultroneo per accertare i fatti e il perché si sono assunte certe determinazioni.
Sugli aspetti generali, competenze, regole, trasparenze, credo sia significativo il cammino che abbiamo tentato di fare in questi anni.
Non vorrei che mettendo tutto insieme, si dimentichi come il livello di guardia della credibilità complessiva delle istituzioni e dei Partiti è alto.
Il primo passo deve essere fatto dai Partiti anche a costo di essere a volte ingiusti con gli stessi, con se stessi.
Il rigore è condizione per poter affrontare passabilmente decisioni importanti sulle questioni che ci attengono. Nessuna petizione giustificazionista, non l'inerzia, non debolezza, non il mucchio dall'altra parte, ma esame dei fatti, addirittura coraggio del promuoverlo.
Questo è l'unico passo possibile. Si dice che per rimediare a queste cose bisogna cominciare di qui e di là, io dico che al Partito, al Gruppo consiliare, a chi opera nelle istituzioni compete di fare i primi passi.
Dobbiamo sottoporci ad un dibattito equilibrato, serio e franco su questa linea di garanzia, di credibilità che va assolutamente recuperata e che oggi a mio avviso non è sufficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Confessiamo di entrare in questo antipatico dibattito con un dichiarato senso di disagio, che ci è procurato non tanto dal dovere commentare un episodio, certo non qualificante ma in sé modesto, quanto invece dall'essere costretti ora a prendere posizione su fatti e su comportamenti che imprevisti, inattesi, inaccettabili, a questo episodio sono seguiti.
Ciò che è accaduto poteva con facilità trovare una sua limpida spiegazione o comunque una giustificazione abbastanza accettabile, solo che si fosse seguita la strada più semplice, la strada più piana, quella di un franco e di un pacato chiarimento di tutta quanta la vicenda.
L'Assessore Turbiglio, verso il quale teniamo a dichiarare - ed è una dichiarazione che faccio a titolo personale e a nome di tutto il gruppo che non siamo mossi da alcuna particolare animosità, avrebbe fatto meglio ad ammettere di essersi comportato con troppa leggerezza nell'affidare a professionisti, suoi conoscenti, in vista del condono edilizio, l'incarico di accertare se negli stabili, negli immobili di proprietà regionale ci fossero o no delle irregolarità.
La maggioranza dal canto suo avrebbe dovuto consentire, a nostro avviso, che in merito a questo affidamento venisse fatta piena luce, in modo che, fugato ogni sospetto, dissipata ogni ombra, se colpa non vi era stata, ciò potesse risultare nel modo più evidente possibile a tutela della persona chiamata in causa e dell'immagine della stessa maggioranza.
In fondo, riconoscere con onestà gli errori che si possono avere compiuti, e compiuti magari per ingenuità, non è soltanto indice di grandezza, di nobiltà di animo, ma è, il più delle volte, la tattica più producente che conviene seguire.
Al contrario, l'Assessore Turbiglio, pur avendo la possibilità di spiegarsi, di dare tutti i chiarimenti che gli venivano richiesti, ha scelto di tacere allorquando avrebbe avuto modo di far conoscere le proprie ragioni e la maggioranza, adesso arroccata su posizioni preconcette, per un malinteso spirito di corpo - lasciatemelo dire - si oppone a qualunque più approfondita chiarificazione di questa vicenda.
A questo punto però, visto come si sono messe le cose, anche noi siamo obbligati a sostenere con più durezza e con più convinzione le nostre opinioni, trasferendo la discussione (che avremmo preferito tenere circoscritta ad un episodio tutto sommato in sé banale) su un piano più propriamente politico.
Infatti, il comportamento dell'Assessore Turbiglio diventa adesso e proprio in conseguenza del modo in cui si è cercato di liquidare, di insabbiare questa faccenda, "il caso Turbiglio", un caso che investe la responsabilità di tutto il pentapartito e in primo luogo il rappresentante liberale in Giunta.
Riepiloghiamo i fatti. Lo ha già sommariamente fatto il collega Bontempi. Riprendiamo questo filo di discussione e nel riepilogo diciamo: 1) accusato da una interpellanza comunista e per la verità accusato neppure troppo velatamente di avere voluto favorire nell'assegnazione di questi incarichi per il condono edilizio, professionisti tutti di area liberale, l'Assessore Turbiglio nulla ha ritenuto, al momento, di dover replicare, tanto meno smentire, davanti a siffatta contestazione, davanti alle accuse che gli erano mosse: egli non si è levato come era augurabile che facesse e come noi stessi ci auguravamo che potesse fare, come era logico attendersi, egli non si è levato a chiedere la parola per fatto personale, perché, si dice, sorpreso nella buona fede. Accettiamo senza discutere questo tipo di interpretazione.
2) L'Assessore Turbiglio, discussa l'interpellanza, aveva comunque modo di spiegarsi, bastava che chiedesse l'applicazione dell'art. 58 del Regolamento, non lo ha fatto e ancora ci domandiamo perché. Per inesperienza? Accettiamo anche questa tesi.
3) Presentata la proposta di delibera del gruppo del Movimento Sociale Italiano, l'Assessore Turbiglio non ha pensato di dovere compiere la sola cosa che da lui, galantuomo quale è e quale riteniamo che sia, ci si poteva attendere e cioè che si levasse egli stesso a chiedere una indagine sul suo operato.
Nossignori, una volta di più l'Assessore Turbiglio è rimasto silenzioso.
Lo ha fatto, anche qui, non per calcolo, ma per ingenuità? Sta bene. Noi non abbiamo niente in contrario a sottoscrivere anche questa tesi. Adesso però vediamo di tirare le conclusioni che da quanto riepilogato sicuramente si possono trarre.
Abbiamo, da un lato, un Consigliere, il comunista Valeri, che ha formulato contestazioni, le quali se non provate potrebbero anche essere ritenute offensive; abbiamo, dall'altro lato, un Assessore, il liberale Turbiglio che, destinatario delle accuse, non ha ritenuto nei momenti e nelle sedi opportune, di dovere dare le chiarificazioni che gli erano richieste.
Se le cose stanno così, quale via migliore di una Commissione di indagine, quale strada diversa che non la nomina di una Commissione che sia messa in grado di accertare le cose come stanno, di venire a capo della verità? Si badi bene, noi non abbiamo chiesto, sollecitato la Commissione di indagine soltanto nei confronti dell'Assessore Turbiglio, ma anche e citiamo testualmente: "perché indaghi e giudichi il fondamento delle dichiarazioni rese dal Consigliere Valeri". Abbiamo pensato che questa fosse la soluzione migliore da sostenere e credevamo in tutta sincerità che la maggioranza, per prima, potesse dichiararsi d'accordo con noi.
Quale più propizia occasione per dare un concreto seguito alle dichiarazioni di principio sulla questione morale; alle dichiarazioni di principio sulla necessità di moralizzare la vita pubblica; alle questioni di principio sulla trasparenza degli atti compiuti, che proprio il pentapartito aveva sbandierato come suoi vessilli caratterizzanti all'inizio di questa legislatura? Invece no.
Invece non giunge, pur essendo mutate formule, alleanze, governo, alcun segnale di novità rispetto al passato. Ci si viene a dire, invece, ma soltanto adesso, che forse si potrebbe ascoltare l'Assessore in una Commissione, sia essa la I, l'VIII, o la Commissione Nomine, che in quella sede potrebbe dare tutti i chiarimenti richiesti.
Invece si sceglie di fare quadrato. Colleghi, noi ci domandiamo: fare quadrato con chi, a difesa di che cosa, se nulla come si sostiene c'è da nascondere? Ecco perché noi dobbiamo insistere. Dobbiamo insistere più ancora di quanto all'origine non fossimo determinati a farlo nella nostra inchiesta e lo facciamo senza il velo di alcuna animosità personale ma soltanto per amore di chiarezza e di giustizia, ignorando le premurose sollecitazioni dalle quali, nei giorni passati, i miei colleghi di gruppo ed io siamo stati circondati perché volessimo ammorbidire il nostro atteggiamento.
Per inciso - come è strana la vita - noi siamo sempre ignorati; della nostra esistenza non si prende conto quando si tratta di nominare l'Ufficio di Presidenza; noi non ci siamo, non esistiamo quando si tratta di distribuire incarichi di Presidente o di Vice Presidente nelle varie Commissioni; e poi all'improvviso ci vediamo fatti oggetto di tanta attenzione.
Su questa strada comunque noi non ci siamo. Continuate pure a respingere le nostre proposte, lo farete tra breve anche su questa proposta, ma se e quando riterrete di prenderci, dovrete prenderci così come siamo, per quelli che siamo, col rispetto per le nostre idee, per i nostri convincimenti, soprattutto per la nostra coerenza.
Se ripenso al trattamento indegno che avete dedicato alla nostra parte politica, che rappresenta il quarto partito in Piemonte, non dovrei mangiare solo chiodi per parlare duro... Neppure possiamo accettare la tesi di chi è venuto a dire adesso, che forse si, un errore è stato commesso ma, per carità si è sbagliato in buona fede, si è sbagliato per ingenuità per inesperienza. In politica però, purtroppo, pagano anche gli ingenui e gli inesperti. Del resto, già l'altra volta, ci siamo trovati davanti a un precedente analogo.
Fu quando venne discusso in quest'aula il caso Cernetti, poi ridimensionato in sede giudiziaria. Si accusò l'allora Assessore socialista di comportamento leggero ed arrogante, però riconoscendosi che si era così agito, soprattutto per inesperienza e con una buona dose di ingenuità.
In quella occasione, noi abbiamo detto le stesse cose che abbiamo ritenuto di dover ripetere oggi.
Insieme a noi, con più forza di noi, le dissero anche i democristiani anche i repubblicani, anche i liberali, i quali furono il primo gruppo politico a presentare un ordine del giorno, firmato anche dall'Ingegnere Turbiglio, per richiedere le dimissioni dall'esecutivo, poi in effetti ottenute, della Signora Cernetti.
Come pretendere a questo punto di farci usare due pesi e due misure? Ripetiamo adesso i medesimi concetti e sosteniamo le stesse richieste di un tempo.
E chiudiamo con questa domanda: perché anche altri coraggiosamente e coerentemente non riconfermano le posizioni che allora motivarono con tanta apparente convinzione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, preliminarmente debbo dare atto ai colleghi che sono intervenuti, delle grandi misure con cui è stata affrontata una materia che indubbiamente crea qualche preoccupazione di atteggiamento non solo politico ma anche culturale e di coscienza.
Il nostro Gruppo affronta questa discussione, partendo con la stessa nota del collega del MSI, con sentimenti di serenità per quello che attiene al merito, ma con sentimenti di fermezza per quanto attiene l'aspetto istituzionale e politico della vicenda.
La serenità, colleghi, attiene in primo luogo al personaggio, l'ing.
Antonio Turbiglio, Assessore, 65 anni, professionista conosciuto e affermato, lo attesta per esempio la sua dichiarazione dei redditi Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Cuneo. Non è un geometra di paese, arrivato alla politica in giovane età. E' un vecchio professionista affermato e che è arrivato alla politica per dare il suo contributo alle istituzioni.
L'ing. Antonio Turbiglio è per esempio il Consigliere regionale che ha rinunciato "sua sponte" alla candidatura già formalizzata al primo Collegio Senatoriale del PLI, che avrebbe comportato probabilmente la sua presenza in questo momento sui banchi del governo nazionale.
La serenità è anche sulla vicenda. Se, come noi auspichiamo, la Giunta riterrà di richiedere l'audizione nella Commissione competente, saranno prodotte in quella sede le documentazioni, che a Dio piacendo esistono, per cui questa consulenza è stato il risultato necessario di una indagine approfondita e dettagliata fatta presso tutti gli uffici competenti per verificare la possibilità da parte dell'istituzione regionale di provvedere attraverso propri funzionari agli incombenti di legge.
Serenità del contendere. La deliberazione è di poco significato, di poca importanza. Serenità nel valutarla, ma preoccupazione e quindi determinazione di ordine politico e istituzionale nell'affrontare le conseguenze di questa vicenda.
Serenità anche nel valutare l'atteggiamento dei proponenti di questa delibera.
Nella passata vicenda regionale di infortuni verbali ce ne sono stati uno di questi ha avuto come protagonista il Presidente della Giunta Viglione che aveva usato un termine improprio nei confronti di Montefalchesi che poi ha meritato la stima e l'apprezzamento di tutti.
Qualche fase infelice è scappata anche al sottoscritto che si è trovato in grave imbarazzo a sostenere una certa sua posizione.
Collega Carazzoni, io ho troppa stima per te per non sapere che questo nasce da un incidente verbale. La voglia di essere protagonisti in un dibattito che il regolamento costringe ad essere solo un dibattito fra interrogante e assessore, la voglia di essere presente in un dibattito stimolante come questo, ha fatto dire al gruppo del Movimento Sociale Italiano una frase di effetto che poi ha portato a coerenza di comportamento. Serenità anche nel valutare la posizione del Movimento Sociale Italiano.
Riconosciamo che non c'è alcunché di persecutorio, di intimidatorio, di ricattatorio - spero venga dato atto da parte del MSI - che il Gruppo liberale non ha ritenuto su questa questione di chiedere scontri di alcuna natura.
Ci si confronta sulle idee, nella responsabilità che assumiamo.
Le preoccupazioni nascono sulla questione istituzionale. Dicevo serenità sul merito perché a noi sembra che esista un canale elementare per affrontare il merito nella sede competente.
Il collega del MSI, firmatario della relazione di minoranza ha omesso di leggere completamente (o io non ho letto completamente in Commissione) il testo della lettera dell'Assessore Turbiglio rivolta al Gruppo.
L'orientamento sul quale si è atteggiato il nostro Assessore, di chiedere alla Giunta l'opportunità di riferire in Commissione competente rovescia come un guanto l'argomentazione del collega. La I Commissione o comunque la Commissione che si occupa del personale, che ai sensi della legge 65 del 78, art. 4, prevede che le consulenze di qualche rilievo devono avere l'esame della Commissione competente. Quindi, presenza di una competenza specifica, prevista in una legge specifica che ha per oggetto le competenze che rinvia alla specifica competenza di una Commissione evidentemente non si riesce a capire il senso di una Commissione di altra natura, se con questo non si vuole sollevare un problema di altra natura.
Se il merito lo si vuole conoscere, la Giunta "sua sponte" non avrà certamente difficoltà a mettere a disposizione nella sede competente gli elementi di merito di questa vicenda. Quindi nella I Commissione verranno esibite le copie dei fonogrammi, verranno esibite le lettere di rinuncia di rifiuto, tutta l'attività di valutazione preliminare che ha fatto il collega Turbiglio. Quindi, collega Carazzoni, dall'esame di merito non ci sottraiamo.
Un esame lo si fa o per conoscere o per fare qualcosa di diverso.
Se non è per conoscere, normalmente è per determinarsi in qualche misura. La conoscenza si acquisisce o per conoscenza o per un altro tipo di scopo.
Lo scopo viene fuori dal titolo della Commissione che viene suggerita: una Commissione di inchiesta.
A questo punto si pone il problema istituzionale che non coinvolge più il solo PLI, il solo collega Turbiglio, questa sola maggioranza. Si tratta di vedere se nelle pieghe del nostro Statuto, del nostro Regolamento esiste una curiosa funzione inquirente, attribuita al Consiglio attraverso la Commissione di inchiesta. "Inquirente" attiene alle persone, perch l'inchiesta per conoscenza non è una commissione inquirente, è una Commissione di inchiesta che vuole conoscere.
Qui evidentemente la conoscenza è in termini inquisitivi, quindi dobbiamo vedere se nel nostro Regolamento e nel nostro Statuto, la funzione inquisitrice esiste e qualora non esista se possiamo consentire un precedente che faccia accrescere l'ipotesi dell'esistenza di una funzione inquisitrice del Consiglio nei confronti della Giunta, dell'Assessore o di un qualunque Consigliere.
Cari amici, nella lettera del nostro Regolamento e del nostro Statuto questo è escluso o comunque non è precisato. Ritornando al mio vecchio mestiere di avvocato sono andato a leggere gli atti preparatori.
Su questo problema c'è stato un ricco dibattito che ci fa vergognare un po' tutti.
Se andate a vedere come ragionavano i 'patres conscripti' nel '70 avevano certamente più ricchezza di argomenti di quanti non ne abbiamo noi su argomenti di questo genere.
Ci sono interventi di Armella e di Zanone che vengono citati e riportati come valutazioni dei migliori costituzionalisti che abbiano onorato il nostro scenario giuridico, quindi erano probabilmente Consigli meno abborracciati di questo.
Su questo bisognerebbe riflettere. Quando si è posto il problema del significato che aveva sciogliere dal segreto di ufficio qualcuno, il Consigliere Armella ha chiesto che l'articolato dello Statuto venisse specificato per evitare che venisse inficiato di eccesso di potere perch scioglievamo dal segreto di ufficio persone estranee alla Regione.
L'interpretazione autentica dell'articolo è stata data dal collega Simonelli il quale ha chiarito che per Commissione di inchiesta si intendeva l'indagine soltanto all'interno delle questioni regionali, il che significava ovviamente che non si poneva neanche il problema che la Regione pensasse con un proprio Statuto di sciogliere dal segreto di ufficio qualcuno fuori dalla Regione.
A questo punto, allora, cari colleghi, mi pongo un interrogativo.
Le circostanze che vogliamo chiarire non sono di merito ma sono di altra natura e attengono, per esempio, ai documenti di appartenenza a un partito che sono nella tasca di qualcuno. Che tipo di strumento legittimo ha una Commissione di inchiesta per chiedere a qualche soggetto estraneo alla Regione se il personaggio Tizio fosse iscritto al PCI (come si vocifera di alcuni consulenti) o al PLI? Quindi, questa Commissione, se non le sono riconosciuti strumenti in grado di accertare fatti estranei alla Regione, non può essere utilizzata per questo. Quindi, Commissione di inchiesta che intende conoscere e non inquisire.
D'altra parte, nel lungo dibattito che è stato fatto a suo tempo si è fatto riferimento alla Carta Costituzionale, la quale discrimina questa materia agli articoli 82, 90 e 96 in modo estremamente chiaro.
La funzione di conoscenza è regolamentata dall'art. 82. La funzione inquirente nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e dei Ministri è regolamentata dagli articoli 90 e 96. Questo vuol dire che se ci fosse una ipotesi di possibilità del Consiglio di inquisire evidentemente lo Statuto avrebbe dovuto ritradurre in termini adeguati al nostro livello la ipotesi di messa in stato di accusa da parte del Consiglio regionale, dell'Assessore, della Giunta, del suo Presidente.
Questo non è avvenuto.
Siamo quindi in presenza, oltre che in una inopportunità sul merito (perché abbiamo la sede in cui esaminare queste questioni nella misura in cui a tutti i colleghi sia ritenuto opportuno fare chiarezza) di un limite chiaro di natura istituzionale che ci porta a ritenere non praticabile una Commissione di indagine tendente ad inquisire sull'operato di un Assessore o della Giunta nel suo complesso. Perché significherebbe introdurre nel nostro ordinamento regionale un istituto che non è previsto, né dallo Statuto, né dalle leggi di delega della Regione.
Questo è un argomento capzioso, fatto da un legale. Probabilmente meglio di noi l'avrebbe svolto il collega Santoni. Questo è un limite non giuridico ma di natura costituzionale, quindi di natura politica.
Concluderei sugli argomenti ultimi che ci portano a ritenere di chiedere al Consiglio un voto di non ammissibilità della proposta di deliberazione che ci viene sottoposta.
Per ragioni di ordine politico si intende il senso generale del termine, nell'interesse della collettività, della città.
Se nell'interesse della cosa pubblica ci sia l'interesse della cosa pubblica all'aprirsi di un varco di questo genere, cioè della funzione inquisitrice e non di accertamento.
Fatti gravi fanno si che questo Paese sia difficilmente governabile proprio perché in molti atteggiamenti di molti poteri dello Stato qualche volta si ha il dubbio che non si tende a conoscere la verità e a giudicare ma si tende a perseguire un preciso obiettivo politico attraverso lo strumento non corretto dell'accertamento della verità.
Il dibattito che è stato fatto al processo Zampini in questi giorni credo che il collega Santoni vorrà consentire con me - è stato proprio su questo tema: il problema nel quale è stato politicamente coinvolto un grosso personaggio torinese, il sindaco Novelli.
L'accertamento della verità deve essere in funzione della sanzione dell'accertamento della verità. Non può essere utilizzato per porre in essere difficoltà di ordine politico alle istituzioni. Ecco allora il senso politico, cari colleghi, che mi porta a insistere sulla mia richiesta: un accertamento della verità, che può essere perseguito attraverso strumenti ordinari, che sono la Commissione competente. Noi insieme a Turbiglio, per correttezza verso il Consiglio, abbiamo suggerito l'ipotesi della Commissione da individuarsi da parte del Presidente del Consiglio, perch per un gioco della sorte il Presidente della I Commissione è il collega Santoni. Quindi riteniamo corretto, qualora la Giunta ritenga di accedere a questo nostro suggerimento, che sia il Presidente del Consiglio a valutare (ma il Presidente del Consiglio è in altre faccende affaccendato) se sia la I Commissione da sola, o la I e l'VIII insieme, oppure l'VIII a valutare questa questione.
E' una questione di correttezza. La ricerca della verità perseguita in una sede non propria, ma artificiosa, inventata per l'occasione (non dico strumentale solo per rispetto ai colleghi) rischia di diventare una di quelle occasioni in cui la società non capisce più se la ricerca della verità è fatta per la ricerca della verità, oppure se la ricerca della verità è soltanto una ragione per mettere qualcuno in stato di accusa e impedirgli di operare.
Sappiamo bene che le istituzioni esecutive in questo momento sono tutte a sovranità limitata. Sappiamo bene che in questo Paese si è realizzato un sistema di rapporti fra i poteri dello stato per cui gli amministratori pubblici sono a sovranità limitata.
Se fossimo in atra sede, probabilmente, userei un altro termine, un termine che attiene all'istituto della libertà personale.
Dal punto di vista politico, riteniamo che non si possano mettere i responsabili dell'esecutivo regionale, la Giunta, i suoi Assessori e il suo Presidente, in una situazione di sovranità limitata. Noi su di loro abbiamo il controllo politico, altre sedi e altri soggetti hanno un altro tipo di controllo, noi non abbiamo alcun tipo di funzione inquisitrice.
Avevo preparato altre considerazioni che in ragione della stringatezza della misura e della serenità con cui è stato svolto questo dibattito mi sembra fuori luogo e di poco gusto coltivare.
Non si è polemizzato oltre misura sul fatto che questa vicenda investe una forza politica che ha tra i suoi valori la tutela della cosa pubblica i valori della società, delle istituzioni.
Non raccolgo questa questione al di là della provocazione che riguarda solo personalmente il sottoscritto e i miei colleghi presenti qui, perch non si pone con questo investire il nostro partito.
Devo però dire che molta acqua è passata sotto i ponti da quando al sottoscritto, all'ing. Turbiglio e all'ing. Bastianini sembrava giusto, e ci sembra giusto ancora, richiedere le dimissioni per un amministratore che usava il termine "compagni" e non cittadini.
Noi non abbiamo mai posto il problema dell'uso delle risorse regionali da parte della collega Cernetti. La collega Cernetti sa anche che per quanto attiene alla sua questione personale, per quanto mi è stato possibile ho anche cercato di essere prodigo di consigli che mi sembra siano stati utili. Devo però dire che noi non abbiamo mai posto il problema dei francobolli, ma abbiamo posto il problema di un tipo di stile e di comportamento.
Esistono i cittadini e non esistono i compagni destinatari delle comunicazioni dell'esecutivo.
La memoria storica ci riporta casi di delicatezza estrema che non hanno mai ritenuto motivato il procedere attraverso una prosecuzione in termini di inchiesta. Carità di patria mi porta a non indicarli specificatamente.
Un'ultima battuta ci vuole. A qualcuno che ci richiama al rigore, devo dire che il nostro Partito non ha nessun imbarazzo ad essere rappresentato in Giunta e ad avere come collega di Partito un Consigliere il quale non ha nessuna difficoltà a spiegare le modalità con cui ha individuato sul territorio professionisti disponibili ad assumere incarico poco retribuito ed estremamente oneroso.
Devo dire a quella forza politica, che ci rimprovera che non abbiamo questa difficoltà, che quella stessa forza politica non ha avuto alcun imbarazzo a reggere una maggioranza qui sui voti determinanti di colleghi che, mi spiace dirlo perché erano e continuano ad essere miei amici, ma per il gioco della sorte, erano alla sbarra in un procedimento penale contro questa istituzione.
A tranciare giudizi andiamoci tutti molto cauti. Qualcuno che ha messo qui i capelli grigi ha avuto modo di far ammenda di sue velleità giovani e comincia a mettere in queste questioni un po' di saggezza.
Con la voglia giovanilistica di non lasciar semplificare molto le cose ma anche con un po' di saggezza che ci viene dagli ormai troppi capelli grigi; il Gruppo liberale richiede chiarezza nell'interesse della istituzione (non dell'Assessore Turbiglio perché l'Assessore Turbiglio nelle sedi competenti spiegherà come, perché, dove e quando ha scelto in termini di consulenza).
Non a vantaggio dell'Assessore Turbiglio noi chiediamo che non venga fatta la Commissione di inchiesta, ma lo chiediamo nei confronti delle istituzioni.
Chi ha sempre vissuto del proprio lavoro, né garantito, né condizionato da un sistema burocratico, è comprensibile che abbia qualche difficoltà a capire che si rischia la faccia qualche volta e che anziché scegliere la persona migliore, bisogna scegliere la peggiore: l'importante è che questa sia anonima, nessuno, perché se il migliore è il vice sindaco di una grande città del Nord improvvisamente non si può più nominare perché altrimenti chissà che cosa succede. Le istituzioni però devono essere difese dal rischio che una questione di nessuna importanza, realizzata non per ingenuità (né ci piace questa costruzione che si vuole fare del nostro Assessore come di un personaggio sprovveduto, che viene dal cuneese timido) di una persona che si è trovata nella necessità di dover utilizzare il telefono per cercare dei professionisti, perché i canali tradizionali le lettere ai funzionari e ai Consigli dell'Ordine avevano dato tutte risposta negativa.
Perché non vogliamo la Commissione d'inchiesta almeno in questi termini. Perché un fatto di questo genere viene ingigantito agli effetti della pubblica opinione e caricato di valori negativi nei confronti della istituzione.
Il fatto che il collega Turbiglio riferisca in I Commissione non fa notizia. Nessuno lo sa, a nessuno interessa. Il fatto che nei confronti dell'Assessore Turbiglio venga richiesto di rispondere di fronte a una Commissione di inchiesta fa notizia, fa immagine, ma fa una immagine negativa che coinvolge nella specie l'Assessore Turbiglio, nella specie il Gruppo liberale, ma soprattutto la istituzione nel suo complesso.
Al di là di quello che può essere un interesse di parte, mi pare avere tentato di dimostrare un interesse della istituzione a respingere la proposta che ci viene dal MSI.
La sanzione per questa istituzione per il nostro Gruppo politico, per l'amico e collega Turbiglio in ordine a questa vicenda c'è già stata e non è recuperabile.
Qualunque spiegazione l'Assessore Turbiglio dia in I Commissione relativamente a questi fatti, ignobili titoli di alcuni giornali di periferia rimarranno lì congelati e non ci sarà nessuna rettifica, non verranno modificati in alcun modo.
Mi pare quindi che la pochezza della vicenda abbia trovato già la sua sanzione e abbia la sua possibilità di esplicazione nella sede competente.
L'istituzione non può avviarsi in una strada che non è prevista dal nostro Statuto, non è compatibile con gli elementi della Costituzione e a mio avviso è estremamente pericolosa nella misura in cui rischia di far saltare il quadro dei rapporti che devono valere all'interno delle assemblee parlamentari, in cui il tipo di responsabilità che l'esecutivo ha nei confronti dell'assemblea è una responsabilità meramente politica.
Le responsabilità di altra natura non attendono a questa sede.
Questa sede ha soltanto la possibilità di fare verifiche e indagini di natura politica. Quello che si vuole avviare è una questione diversa quindi su questa maggioranza, anticipo che il nostro Gruppo voterà per la dichiarazione di non ammissibilità della proposta del MSI.
Ringrazio i Gruppi che vorranno consentire su una posizione simile alla nostra e ringrazio tutti i colleghi per l'attenzione che hanno voluto dare alla delicatezza del problema e per la misura con la quale hanno svolto il dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Intendo avvalermi del diritto di replica che conterrò in tre minuti perché dopo tutto quanto è stato detto dal collega Marchini sulla ammissibilità regolamentare o politica della nostra richiesta devo replicare.
Quattro punti. Ha detto il collega Marchini che noi abbiamo assunto questa iniziativa per amore di protagonismo o perché l'iniziativa fa notizia. Questo devo smentirlo nella maniera più assoluta.
Ci siamo avvalsi di una norma del regolamento. Se esiste una norma del regolamento, non certo inventata da noi, che prevede la Commissione d'inchiesta allorquando un Consigliere regionale o l'Assessore venga accusato di fatti che ledono la sua onorabilità, sul presupposto della quale si può innestare una Commissione di inchiesta, non è certo per amore di protagonismo, ma per avvalerci del regolamento.
Secondo punto. I colleghi Ferrara e Brizio hanno detto che la nostra iniziativa è sproporzionata rispetto ai fatti, perché si potrebbe innestare una Commissione di inchiesta, ha detto il collega Ferrara quando si presuppongono fatti illeciti, ha detto il collega Brizio quando c'è una presunzione di irregolarità.
Nessuno di noi tre, Majorino, Carazzoni o Minervini Calandri nel sottoscrivere, nel formulare la proposta di delibera ha mai pensato a fatti illeciti o tanto meno a fatti di corruzione o fatti gravi.
Siamo convinti che i professionisti consulenti scelti dalla Giunta su segnalazione dell'Assessore Turbiglio siano dotati di professionalità e di competenza.
Ciò premesso volevamo chiarire, in base a quanto stabilisce la più volte citata norma del regolamento, se erano fondate o non erano fondate le contestazioni che il Consigliere Valeri ha mosso all'Assessore Turbiglio.
Nella passata legislatura istituimmo la Commissione di inchiesta soprattutto sul nostro impulso e su nostra richiesta per la faccenda dell'Istituto Cartografico dove c' era-no numerosissimi indizi numerosissime presunzioni di "mala gestio" che sfioravano responsabilità penale e, insieme ad altre forze politiche, l'abbiamo ottenuta.
Questa Commissione di inchiesta non è assolutamente quella prevista dall'art. 19. E' stata chiamata Commissione d'inchiesta, forse usurpando della espressione "inchiesta", ma è una Commissione diversa da quella Commissione di inchiesta che presuppone addirittura lo svincolo dei funzionari regionali e di enti che sono dell'apparato regionale, dal segreto d'ufficio.
E' una Commissione di inchiesta sui generis prevista a tutela della onorabilità di un Consigliere, in questo caso dell'Assessore, che pu innestarsi ogni qualvolta ci sia una accusa e secondo noi c'è stata in seguito alle espressioni e contestazioni del Consigliere Valeri, una contestazione che leda l'onorabilità di un Consigliere.
Ecco perché abbiamo assunto l'iniziativa. Siccome le espressioni usate dal Consigliere Valeri, anzi i fatti riferiti, erano di una certa gravità abbiamo voluto chiedere chiarimenti a riguardo e ci siamo avvalsi di questa particolare Commissione d'inchiesta che non ha nulla a che vedere con le Commissioni di inchiesta previste dallo Statuto.
Concludo rilevando la quasi esattezza della conclusione del relatore di minoranza il quale ha riferito puntualmente su tutto quanto era stato detto in sede di VIII Commissione e ha riferito il concetto che era stato espresso da noi proponenti divenuti minoranza in Commissione.
Ha scritto il relatore di maggioranza che l'insabbiamento potrebbe provocare l'impressione nell'opinione pubblica di una rinuncia al dovere del controllo sull'operato di un Assessore.
Questo è esattissimo, soltanto però è stato commesso un errore nel tempo usato per il verbo "provocare" e cioè: l'insabbiamento anzich "potrebbe provocare", fatalmente provocherà l'impressione nell'opinione pubblica di una rinuncia al dovere del controllo sull'operato di una Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta Regionale Ho ascoltato con attenzione il problema che trae la sua origine nell'esigenza di ottemperare ad una scadenza di una legge dello Stato: quella sul condono edilizio.
L'ho seguita con particolare apprensione per la difficile normativa sul condono, ed è cosa nota, oggetto di precisazioni, di riprecisazioni, di verifiche, di moduli tanti e tormentati, di interventi attraverso circolari di altri Ministeri, magari verso la fine della vicenda, talvolta spiazzanti impostazioni precedenti.
La stessa incertezza del rinvio di questi giorni che leggiamo sui giornali. Non so se è intervenuta oggi una determinazione. Il confronto a livello centrale è ancora piuttosto acceso. Si fronteggiano due tesi, l'una più sopportabile, più umana, l'atra più penalizzante, sotto il profilo economico.
Generale è stata ed è, la difficoltà nell'impatto con gli uffici del catasto, incapaci a dare una risposta alle molte istanze, alle code desolanti che in questi ultimi tempi attendevano fin dalle prime ore dell'alba presso le sedi dei catasti. Era possibile presentare la domanda entro novembre e la documentazione successivamente, molti però hanno preferito fare le due operazioni contestualmente ed il catasto si è rivelato intasato e addirittura a Torino sembrava ieri l'altro sul piede di promuovere uno sciopero.
Per l'ente pubblico la cosa è diventata addirittura più difficile, tra l'altro, perché non siamo i cosiddetti fratelli delle chiese separate dallo Stato, ma siamo articolazione dello Stato e pertanto non dovremmo pagare allo Stato centrale considerato che tali pagamenti non possono che avvenire con denaro proveniente dallo Stato stesso.
Su taluni interventi poi, esistono ulteriori difficoltà. Mi riferisco in particolare a quelli di accrescimento sul patrimonio del demanio. Cito un ambiente molto vicino al collega Carazzoni, il porto di Intra. In questo caso dovremmo chiedere il condono per un accrescimento fatto con denaro regionale, riservatoci pur anche dallo Stato, in ragione di oltre 5 miliardi.
Cito il BIT, proprietà del demanio, dove c'è stato ugualmente un accrescimento di valore e dove dovremmo proporre la denuncia per il condono: cito la manica nuova di Palazzo Reale dove l'accrescimento è stato piuttosto cospicuo.
Le difficoltà non sono solo per procedere alla richiesta del condono.
Nei confronti del demanio dobbiamo instaurare una particolare procedura ottenendo l'autorizzazione a intervenire in questo processo.
Il che allunga i tempi.
La Regione inoltre è più in difficoltà di altri perché i suoi fabbricati sono soggetti ai vincoli delle leggi del 1939 sui beni ambientali e monumentali per i quali sono state emanate disposizioni più rigorose e più vincolanti.
E non è facile stabilire il confronto tra il pre-esistente e l'accrescimento, oggetto del condono, se non rinvenendo progettazioni o dati catastali o di altro tipo non sempre rinvenibili, che comunque dovrebbero evidenziare la reale preesistenza.
Tra il personale regionale, tranne che per il Porto di Intra, non è stato possibile cogliere altri apporti e non certo per indisponibilità quanto per obiettiva fisica impossibilità per la complessità degli impegni e per un difficile accesso di aggiornamento alle sempre più modificate norme che regolamentano il catasto.
Ho detto che ho seguito personalmente questo processo in quanto se ci sarà inadempienza e se non ci sarà uno scorrimento, i risultati di tale inadempienza potrebbero essere due: l'uno economico per la Regione, l'altro giudiziale per il sottoscritto.
Quindi ho sentito il dovere di parlare e non solo per essere affettuosamente vicino a Turbiglio che ha la solidarietà mia e di tutta la Giunta, quanto per dire che quasi quasi avendolo frastornato, insistendo perché giungesse in tempo al traguardo delle scadenze, forse l'ho sospinto in un processo di accelerazione nel pieno dell'estate con le assenze comprensibili e pur dichiarate, con gli Ordini Professionali sguarniti facendogli perdere il sonno, a risolvere in termini un po' sbrigativi e raccogliticci il problema degli incarichi.
Mi è parso di capire però che al di là di quanto è stato detto tutti noi scartiamo la possibilità che possa sussistere dolo, scartiamo l'illecito, scartiamo un riferimento a qualsiasi ipotesi di reato.
Se il problema nel suo insieme o qualche singolo aspetto avesse ingenerato una diversa valutazione non avrei esitato, pur con umana sofferenza, a trarre le dovute conclusioni e rimettere gli atti a chi di dovere senza lasciare che questo avvenisse per iniziativa di altre forze presenti nel Consiglio regionale.
Devo poi ricordare, prima che ad altri, a me stesso che ho avuto l'impressione che più che al fatto in sé, la reazione del gruppo del MSI è seguita alla risposta data in aula da Turbiglio al "j'accuse" del collega Valeri, anche se è stato ampiamente sfrondato dal resoconto stenografico delle sedute.
Ci sono aspetti strani che se non fosse per la serietà della seduta potrebbero offrire spunti umoristici. Valeri accusa, Turbiglio dichiara la sua disponibilità a chiarire, ma non si difende. I colleghi del MSI che hanno sottoposto la richiesta della Commissione di inchiesta non accusano ma si preoccupano che le accuse di Valeri non abbiano ricevuto risposta.
Non difendono Turbiglio, pur ammettendo che la cosa in sé non è disastrante e allora propongono la Commissione di inchiesta quasi per difendere Turbiglio e ridargli il suo giusto spazio, la sua giusta collocazione a livello di dignità. Devo riconoscere per acuto e abile l'intervento di Majorino, quello di prima e quello a conclusione che l'avrei potuto forse fare anche mio e avrebbe costituito forse una esemplare risposta agli altri interventi. Nessuno se l'abbia a male, ma devo rilevare che alle risposte date in aula da Turbiglio, perché pare che molto del problema ruoti intorno a queste risposte visto che non ci sono altri agganci, altri appigli, sia stato dato un taglio da interpretarsi con triplice mediazione e mi scuso per la definizione. Tragico per certi aspetti, per essere sospinti a determinare ° cose in tempi brevi goliardico per altri e da ultimo per altri ancora infantile.
Certamente è stato spontaneo. Vogliamo adombrare un ruolo, per non dire un uomo, per essere stato spontaneo? Turbiglio è fatto così. Ieri l'altro chiedeva alla generosità del Consiglio regionale di approvare l'assestamento di bilancio.
E' un modo di domandare una cosa, quella di invocare la generosità degli interlocutori, piuttosto insolito nelle aule parlamentari, ma ritorno a dire: l'uomo è costruito così.
Si sente così tranquillo e non chiede come gli sarebbe stato tanto facile e sbrigativo di poter parlare con qualcuno in qualche Commissione pur di eliminare ogni successiva discussione.
Questo però non impedisce a me di richiedere ai colleghi di guardare con maggiore serenità al problema, pensando che la dimensione dei fatti nella loro intrinsecità, nella loro collocazione temporale, senza tentare con ciò di anticipare dei giudizi, non è neppure potenziale provocatore del cosiddetto risentimento della gente comune.
C'è un solo rischio che, con l'aria che tira, può sorgere a seguito della costituzione di una Commissione di inchiesta, perché checché se ne dica, nonostante i toni sfumati dell'ultimo intervento di Majorino, l'art.
19 dello Statuto della Regione è l'art. 19 richiamato dal Gruppo MSI per procedere alla costruzione di una Commissione di inchiesta ed è estremamente chiaro ed è valevole per questa Commissione di inchiesta cosa come era valso allora per la Commissione di inchiesta sul Cartografico.
Non c'è differenza. Nelle intenzioni di chi lo propone possono esserci delle differenze, ma nella lettura attenta della disposizione della norma la cosa può stare così.
E non può una Commissione di inchiesta, nonostante ogni migliore riduzione di effetto nell'incarico, essere giudicata come una Commissione di beneficenza oppure una raccolta di dame della carità.
E' pur sempre una Commissione di inchiesta e nell'opinione pubblica fa scattare la molla del sospetto, va aggiungersi ad altri più pesanti dilaceranti inchieste su Torino.
Io sono in sintonia con l'intervento di Bontempi il quale ha dichiarato che abbiamo toccato il livello di guardia.
L'Amministrazione della Regione ogni giorno che si muove ha alle spalle l'adombramento di un sospetto che qualcuno possa intervenire non sottraendo autonomia alla gestione della sua sovranità, ma quanto meno di accendere sospetti, di creare condizionamenti, per certi aspetti, di metterci in difficoltà.
E' una immagine della istituzione che tento di difendere, con senso di responsabilità. Non abbiamo cercato di invelenire il dibattito con reazioni rivolte a proporre altri stati di malessere, che pur potrebbero essere intervenuti in 15 anni di esistenza della Regione: dico 15 anni e non accenno a periodi di sorta.
La mia preoccupazione di non invelenire, di non creare lacerazioni, di non cercare altri riferimenti, purtroppo oggi non ha ritrovato nell'intervento del collega Carazzoni, che mai - lo dico con affetto per l'amicizia che ci lega - avevo ascoltato con tanta durezza interiore all'interno di questo Parlamento subalpino, così come ama chiamarlo il Presidente del Consiglio Viglione.
Proprio per averne tanto parlato, per avere sviscerato a fondo ogni argomento, tutto è noto, non c'è più nulla da scoprire. Oserei dire che questa è la classica tempesta nel bicchiere d'acqua.
La Giunta, in ogni modo non aderisce alla richiesta della Commissione di inchiesta; ma è disponibile ad aprire ogni più utile chiarimento, ogni più utile confronto e dialogo con la competente Commissione, così come è stato suggerito dal Capogruppo liberale Marchini.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Cernetti per dichiarazione di voto.
CERNETTI Avrei potuto non fare questa dichiarazione di voto e votare come avrei voluto.
Ma siccome faccio parte della maggioranza e non mi piacciono i franchi tiratori, che considero vili, voglio esprimere in modo palese ed inequivocabile la mia dichiarazione di voto. Dico la verità che questa vicenda mi solleva amarezza e disgusto e mi lascia ancora più perplessa di quanto già non fossi.
Si sono usati per l'Assessore Turbiglio e per l'allora Assessore Cernetti gli stessi aggettivi, le stesse espressioni: leggerezza ed ingenuità con conclusioni però ben diverse. L'ing. Turbiglio è Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Cuneo, è professionista affermato, mentre ero e rimango io una semplice insegnante. Forse questo però, doveva dare più attenuanti all'Assessore Cernetti che non all'Assessore Turbiglio. Non voglio entrare nel merito, non mi sembra che questo costituisca delle attenuanti a quella che io giudico una cosa non grave quella commessa dall'Assessore Turbiglio.
Il PLI a suo tempo aveva chiesto le mie dimissioni da Assessore perch non avevo il senso delle istituzioni. Oggi il Capogruppo Marchini ha detto che votando contro l'inchiesta, si difendono le istituzioni.
Non voglio commentare, però permettetemi di concludere che io sono stata condannata dai colleghi, assolta con formula piena dalla Magistratura ma quello che più mi gratifica è che ho avuto giustizia da un elettorato che non solo mi ha riconfermato la sua fiducia, ma me l'ha riconfermata con il 17% in più delle preferenze.
Siccome non sono vendicativa e da qualsiasi parte mi trovi, maggioranza o minoranza, ho comprensione per chi nell'esercizio delle funzioni pu sbagliare, se sbaglia con ingenuità e non in malafede, darò un voto di astensione.



(L'Assessore Turbiglio esce dall'aula)



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con il seguente esito: Presenti e votanti n. 48 Favorevoli n. 19 Consiglieri Contrari n. 27 Consiglieri Astenuti n. 2 Consiglieri


Argomento: Trasporti su ferro

Dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte e votazione relativo ordine del giorno (seguito)


PRESIDENTE

Comunico che mi è giunta una proposta di ordine del giorno firmato dai Consiglieri Brizio, Mignone, Bontempi, Marchini, Rossa, Staglianò, Ferrara Carazzoni e Benzi relativo alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte.
Gli altri o.d.g. sull'argomento si intendono ovviamente ritirati.
Metto in votazione tale o.d.g. e ne do lettura: "Il Consiglio Regionale del Piemonte s e n t i t a la comunicazione dell'Assessore Regionale ai Trasporti in ordine alle decisioni dell'Azienda F.S, e del Ministero dei Trasporti riguardante la soppressione di 252 km, della rete ferroviaria piemontese p r e o c c u p a t o delle notizie circa la possibilità di una ulteriore decisione di proseguire nel taglio di linee ferroviarie per completare il programma originario che riguardava oltre 500 km, di ferrovie nell'area piemontese c o n s i d e r a t o negativamente il mancato confronto tra Azienda F.S. e Regione sul merito dei provvedimenti, mutando così un atteggiamento - sinora tenuto di reciproca informazione e comune confronto sui problemi r i l e v a t o che per molte linee la decisione di soppressione contrasta fortemente con provvedimenti già in vita di attuazione volti all'ammodernamento ed al potenziamento delle stesse linee, e che il piano di soppressione pare, sul piano generale, in contrasto con le più volte affermate esigenze di potenziamento e di modernizzazione dell'intera rete ferroviaria nazionale (Piano generale dei Trasporti, Piano integrativo delle FF.SS., Piano Regionale dei Trasporti, legge di istituzione del nuovo ente delle FF.SS.) p r e o c c u p a t o del fatto che la metodologia seguita nell'individuazione delle linee da sopprimere da un lato è legata a meri criteri economici senza tener conto anche di una ragione territoriale e sociale, dall'altro ha evitato una qualunque forma di consultazione e confronto con le realtà locali, atte anche ad individuare soluzioni diversificate o intermedie, qualora riconosciute necessarie r i t e n u t o di ribadire la propria scelta per politiche volte al riequilibrio territoriale, alla tutela ambientale favorita da un privilegiato utilizzo del patrimonio ferroviario ed alla salvaguardia delle realtà periferiche come previsto dal Piano Regionale dei Trasporti e dal Piano di Sviluppo v a l u t a t i come parziali, disomogenei e non rispettosi nel principio della giusta distribuzione dei sacrifici fra tutte le Regioni interessate al piano della soppressione delle linee a scarso traffico i criteri che hanno portato alla individuazione delle reti da sopprimere c h i e d e al Ministro dei Trasporti la sospensione del provvedimento di soppressione di linee ferroviarie i n v i t a la Giunta Regionale a promuovere un confronto tra una delegazione di rappresentanti regionali con il Ministero dei Trasporti e l'Azienda FF.SS al fine di esaminare le singole proposte, anche quella dell'innovazione di forme sperimentali di esercizio e di gestione, in grado di dare una nuova funzionalità tecnico-economica alla rete di interesse locale i m p e g n a la Giunta Regionale ad assicurare una opportuna informazione ed un costante rapporto operativo con le comunità locali ed i suoi rappresentanti sugli indirizzi e sulle scelte che verranno assunte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 47 voti favorevoli, 1 contrario ed 1 astensione.


Argomento: Petizioni - Problemi energetici

Esame petizione popolare relativa all'installazione in Piemonte della seconda centrale nucleare in Trino Vercellese (art. 105, terzo comma del Regolamento consiliare)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g.: "Esame petizione popolare relativa all'installazione in Piemonte della seconda centrale nucleare in Trino Vercellese (art. 105, terzo comma del Regolamento consiliare)".
Come voi sapete la petizione è stata presentata alla Presidenza del Consiglio della Regione Piemonte da parte di Democrazia Proletaria.
L'Ufficio di Presidenza, secondo quanto stabilisce il Regolamento, deve esaminare la ricevibilità e l'ammissibilità.
L'Ufficio di Presidenza ha valutato la proposta di petizione, l'ha dichiarata ricevibile, ma non l'ha dichiarata ammissibile. Se fosse stato unanime il giudizio sulla ammissibilità, la petizione sarebbe stata trasferita in Commissione, non essendovi invece questa unanimità è rimessa al Consiglio.
La petizione popolare propone: "Noi sottoscritti cittadini della Regione Piemonte in merito alla decisione presa dal Consiglio Regionale in data 4 gennaio 1985 sulla installazione della seconda centrale nucleare in località Trino Vercellese, riteniamo che tale decisione sia stata presa contro la volontà delle comunità interessate, ed inoltre senza una adeguata consultazione dei cittadini Piemontesi (contrariamente all'impegno preso dalla Presidenza della Regione nel 1979).
Chiediamo quindi che, su una scelta che compromette il futuro della salute, dell'ambiente, dell'occupazione e dell'economia di tutta la Regione, il Consiglio Regionale indica un referendum consultivo con il seguente quesito: 'Volete che sia abrogata la deliberazione del Consiglio Regionale del Piemonte in data 4 gennaio 1985, n. 786/C.R.77, inerente alla localizzazione del sito, presso il Comune di Trino Vercellese, per la costruzione della seconda centrale elettronucleare del Piemonte?"'.
L'Ufficio di Presidenza delibera: 1) di dichiarare ricevibile la petizione di cui sopra 2) di rimettere al Consiglio Regionale nella sua prima seduta, ai sensi dell'art. 105, terzo comma Regolamento, la decisione circa l'ammissibilità della stessa non essendo stato in merito raggiunto giudizio unanime dell'Ufficio di Presidenza.
Do pertanto lettura della lettera inviata: "Signor Presidente, il motivo che ci ha indotti a promuovere una petizione popolare per richiedere un referendum consultivo sulla decisione di installazione della seconda centrale nucleare a Trino Vercellese è crediamo, di tutta evidenza.
Eravamo e siamo convinti, per le gravi conseguenze negative che ne possono derivare, che una simile decisione non dovesse essere assunta.
Comunque eravamo e siamo convinti che non lo dovesse essere senza un'approfondita opera di informazione e di consultazione dei cittadini dimoranti o residenti nelle zone direttamente interessate.
Tutto ciò riaffermiamo anche se ci rendiamo conto della discutibilità formale della strada prescelta.
Tuttavia, poiché resta a nostro avviso la validità dell'iniziativa, che pensiamo possa essere condivisa dall'assemblea regionale o da buona parte di essa, auspichiamo che venga valutata non tanto in riferimento al disposto dell'art. 63 dello Statuto Regionale, quanto a quello dell'art.
64. Questo prevede infatti, come noto, sia pure in termini generali ma non per questo esclusivi, la consultazione popolare su materie di rilevante interesse.
E questa certamente lo è. Confidiamo quindi che l'assemblea stessa prima di decidere voglia rimettere alla Commissione competente la materia per un più approfondito esame. Dichiarandoci fin d'ora disposti, quali primi firmatari della petizione, ad eventuale interpello e discussione. La ringraziamo dell'attenzione". F.to: Loris Colombati F.to: Bianca Guidetti Serra Chiarito il significato della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza e del voto che deve essere dato sulla ammissibilità della petizione, di cui vi ho dato lettura, apro la discussione.
Chiede la parola il Consigliere Staglianò che pertanto può intervenire.
STAGLIANO' Signor Presidente, mi pare che la materia sia di un interesse tale che non possa essere risolta in maniera notarile. Entrerò nel merito del punto all'ordine del giorno che ci è stato sottoposto con alcune considerazioni preliminari.
La prima. Esattamente dopo 10 mesi e 10 giorni dal fatidico 4 gennaio 1985, sono tornati gli antinucleari davanti a Palazzo Lascaris, accolti in verità non con il rispetto dovuto da una istituzione democratica ad una mobilitazione popolare.
Questa mattina il palazzo pareva assediato: c'erano transenne da tutte le parti, mancavano solo i cavalli di frisia.
A manifestare c'erano però solo cittadini che hanno dato prova, in ripetute circostanze, di saper rispettare le regole della convivenza civile; quella accoglienza era davvero fuori luogo.
C'è stata una mobilitazione dal basso, di cui le 20.000 firme sono una pallida testimonianza, perché pensiamo che la insoddisfazione ed il malessere per la scelta nucleare è molto più diffuso di quei firmatari che pure non sono pochi per la forza che ha cercato di attivarli quale è oggi Democrazia Proletaria.
Entro immediatamente nel merito per manifestare il mio più profondo disappunto per l'inadeguatezza, davvero inconcepibile, degli strumenti della partecipazione democratica che la Regione Piemonte si è data, ente cosa importante e peraltro di così ravvicinata istituzione.
La Regione non prevede referendum consultivi se non per cambiare il nome o il territorio dei Comuni. E' un disappunto che manifesto in maniera non solo formale. L'impegno del mio Gruppo sarà di adoperarsi per superare queste inadeguatezze perché non è accettabile che su materie cosa importanti la gente non possa essere chiamata a pronunciarsi e a decidere.
Noi valuteremo tutte le forme oggi possibili perché questa consultazione venga fatta e farò anche delle proposte nel merito.
Vi risparmio il merito della questione nucleare perché ne discutiamo oramai quasi in ogni seduta e ne abbiamo discusso ancora oggi pomeriggio nell'incontro con gli antinuclearisti, ne parleremo sicuramente nella prossima seduta discutendo la mozione presentata dal Gruppo comunista.
Voglio richiamare soltanto alcuni ragionamenti sul grado di affidabilità dell'ENEL. e sull'inquietudine che percorre la società civile in particolare delle zone interessate.
Oggi il Capogruppo liberale Marchini ha parlato di ruolo insufficiente della Regione nell'ultimo anno e il Presidente della II Commissione permanente, il compagno Rivalta, ha dichiarato inaccettabile il comportamento dell'ENEL quando trucca i dati e mistifica le prospettive.
Lo stesso Assessore Maccari non mi pare granché soddisfatto del comportamento di questo Ente di Stato. Il grado di affidabilità dell'Enel sarebbe, per caso, la quantità dei terreni da espropriare, che poi sono una molla, per nulla secondaria, che muove le popolazioni del luogo? Sono i rilevati che non si sa dove prendere? Sono le strade e le infrastrutture che erano state preventivate in un modo e che si annunciano in un altro? Sono i costi dell'insediamento che secondo i calcoli attenti fatti dall'alto della sua autorevolezza scientifica dalla compagna Mercedes Bresso sul giornale "Nuova Ecologia", secondo cui, anziché a tremila miliardi, siamo arrivati a novemila miliardi? Ma su questo non mi dilungo perché sono questioni note. Invece voglio parlare dell'impegno disatteso della Regione per quanto riguarda l'informazione capillare e preventiva sull'installazione della centrale.
La consultazione dei cittadini è stata promessa sin dal 1979, dalla prima conferenza regionale sulla energia che fu fatta al Palazzo Madama di Torino.
L'informazione sulla scelta nucleare - è stato sottolineato da tutti anche dai Partiti di maggioranza è carente. Quella che i 20.000 cittadini ci sottopongono oggi è una autentica sfida di democrazia.
Ricorderete che da questo banco il primo agosto ho lanciato questa sfida alla maggioranza per verificare se davvero c'era disponibilità a sentire quello che la società ha da dire. Siamo al primo appuntamento di queste sfide concrete. La questione - a mio giudizio - non può essere esaminata soltanto in riferimento all'art. 63 dello Statuto, che ha tutte quelle carenze che rilevavo prima.
La lettera che il Presidente Viglione cortesemente ha letto poc'anzi indica una volontà politica precisa dei primi due firmatari, l'Avv. Bianca Guidetti Serra e l'Ingegnere dell'Enel, Loris Colombati; essi ci propongono di salvare la questione essenziale: i cittadini devono essere sentiti percorrendo tutte le strade, che oggi purtroppo sono limitate.
E si fa esplicito riferimento all'art. 64.
I primi due firmatari della lettera si sono dichiarati disponibili ad approfondire nelle sedi dovute la materia. La sede dovuta, a mio giudizio non può che essere la VIII Commissione permanente - Affari istituzionali della Regione - la quale può concordare modi, forme e tempi, che non possono essere molto stretti, colleghi consiglieri (30 giorni) per stabilire le forme attraverso cui i cittadini, anche aree circoscritte di cittadini, a cominciare dall'area Po l, un'area che riguarda ben 35 Comuni per un totale di 159 mila circa abitanti, e che va ben al di là di quell'unico assenso fin qui registrato del Comune di Trino Vercellese.
E' un problema esclusivo di volontà politica al quale non si pu sfuggire.
Occorre mettere mano finalmente alle carenze degli istituti della partecipazione.
Mi pare opportuno concludere questo dibattito con un ordine del giorno che io ho firmato con i colleghi Ala, Bontempi, Bresso, Pezzana sottoposto in verità a tutti i Capigruppo. Con l'ordine del giorno si propone di concludere questa discussione, una volta dichiarata l'ammissibilità, in maniera non esclusivamente notarile, cosa che si può fare brevissimamente ma in termini politici, perché la VIII Commissione venga investita della materia e studi rapidamente i modi attraverso cui i cittadini debbono essere coinvolti.
Per lealtà aggiungo che non accetteremo e non accetterò, come rappresentante di un Gruppo politico presente in questa assemblea, che su questa materia si finisca come la legge di iniziativa popolare contro i ticket sanitari. La questione, collega Brizio, sollevata con la petizione popolare dei 20.000 cittadini, non sarà rimovibile facilmente.
Mi auguro che da parte della D.C. come dagli altri Gruppi della maggioranza ci sia disponibilità a collocarsi su questo terreno.
Io ricorrerò sicuramente a tutti gli strumenti a mia disposizione adoperandomi per accrescere ed allargare il fronte politico che si appella a questi istituti, perché la questione non venga chiusa o socchiusa.
Ecco il dissenso, collega Brizio, con la nostra volontà di non accettare nessuna mediazione, nessuna tappa intermedia per coinvolgere nelle forme oggi possibili della gente sulla scelta nucleare che la Regione ha preso un anno fa e che la "maggioranza energetica" intende mantenere nonostante il dissenso delle comunità locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, durante la riunione con i rappresentanti del movimento antinucleare il Consigliere Marchini e l'Assessore all'Ecologia hanno fatto due affermazioni, secondo me identiche, che possono far capire la situazione reale per quanto riguarda il nucleare e cioè la scelta stabilita il 4 gennaio 1985 è irreversibile.
Questa affermazione, che è venuta da due persone autorevoli, quindi credibili, deve far capire agli antinucleari, ma direi anche al Consiglio che siamo di fronte ad una posizione irreversibile.
L'Assessore ha detto con molta sincerità che l'attuale Giunta non rappresenta altro che la continuità di quella precedente sulla questione nucleare. Su questa Giunta rappresenta la continuità di quella precedente c'è da chiedersi - e qui mi riferisco al lungo intervento del collega Rivalta - se quanto ha dichiarato Rivalta e cioè che dal 5 gennaio in poi ha scoperto tutte le deficienze dell'Enel e dell'Enea è vero e che quindi man mano che passano i giorni tutto quello che le forze antinucleari avevano sostenuto si dimostra vero.
Non voglio entrare nel merito e dare dei giudizi perché dovrebbero comprendere apprezzamenti sulle competenze. Il sentire due campane, non credere all'una e credere ciecamente all'altra può dimostrare una volontà di passione verso il nucleare tale che non solo acceca, ma fa diventare anche sordi.
Non aver sentito non solo le proteste degli antinucleari, ma i rapporti internazionali che venivano da tutti i Paesi che avevano già adottato il nucleare può essere sinonimo di sordità e di cecità.
Se questa Giunta rappresenta la continuità con quella precedente, io son d'accordo con il collega Staglianò: ho firmato l'ordine del giorno e ho chiesto che venissero aggiunti i tempi e cioè la Commissione decida entro 30 giorni per non lasciare giacere un progetto in una Commissione e lì rimanga per anni e magari per sempre.
La Commissione deve esprimersi in maniera approfondita, mi chiedo per dopo tutti questi anni gli amministratori regionali che cosa abbiano fatto quando sentivano parlare del nucleare e delle posizioni antinucleari.
C'è ancora bisogno di 30 giorni. Diamo fiducia all'VIII Commissione e auguriamoci che in 30 giorni riesca a capire quello che per anni si è rifiutata di sentire.
Sono d'accordo con il collega Staglianò: il fronte deve essere il più ampio possibile, senza farci illusioni che questo fronte improvvisamente si apra, quando è stato sempre chiuso e compatto.
Se il futuro sarà diverso, auguriamoci che il fronte si apra, ma non credo che si aprirà verso l'attuale maggioranza che su questo argomento non è solo compatta, ma è chiusa ai livelli massimi.
Avremo delle votazioni in aula in cui saremo in 18 contro 32 o cose del genere. Quest'aula rappresenta una maggioranza e una minoranza.
La nostra posizione - e vorrei dirlo anche per riaffermare una differenza di impostazione che ci contraddistingue nel vasto movimento antinucleare - è quella di attivare un referendum abrogativo, questo sì previsto nello Statuto, quindi non dando origine a nessuna ammissibilità fino a quando non si raggiunge tutto ciò che è previsto dal Regolamento.
Mi esprimo in favore della posizione, di attesa e di rinvio alla Commissione, ribadendo che il limite massimo deve essere quello di trenta giorni.
Le critiche che si possono fare alla presente Amministrazione che si richiama ad eventuali continuità non provocano più di tanto.
Sono cose che sappiamo tutti, ce le ripetiamo, siamo quasi arrivati al punto che non fanno nemmeno più notizia. Ci sarà da chiedersi se non valga la pena ridefinire il significato in democrazia di maggioranza e di opposizione, il significato del concetto di democrazia, quando una nuova maggioranza si propone quale continuità del lavoro della Giunta precedente di segno opposto.
Con questo concludo il mio intervento e ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che questo dibattito si stia avviando in una grande confusione.
Vengono riportate valutazioni e giudizi che si vogliono fa intervenire sulla materia in discussione.
Volentieri ho saltato il pranzo, (ho tanti difetti ma non quello della tavola, tanti amori ma non quello della tavola) cercando di capire e di costruire per me e per i colleghi.
Mi ritrovo in aula a vedermi ritorcere alcuni elementi di disponibilità a ragionare su queste cose.
Parliamo prima delle questioni che abbiamo sui nostri tavoli così ce la sbrighiamo subito: il documento sottopostoci non è procedibile perch auspica un referendum consultivo le cui modalità non sono previste dallo Statuto.
Collega Staglianò, il referendum consultivo è un momento dell'atto decisionale, non è successivo, semmai il referendum consultivo si inserisce all'interno di un processo decisionale, non si pone a posteriore per esprimere un giudizio.
Un altro argomento è stato proposto e alcune firme mi fanno veramente esprimere qualche preoccupazione su come questi nuovi amori per la democrazia diretta portino alcune forze politiche a firmare documenti forse al di là e al di fuori degli intendimenti che si perseguono.
Cari colleghi Ala, Staglianò, Bontempi, Bresso e Pezzana, posto che nel vostro documento prendete atto che mancano in materia di consultazione popolare metodi e strumenti che ne disciplinano lo svolgimento, mi pare evidente che fin quando non c'è una normativa regolamentare o legislativa questi tipi di attività non si possono svolgere.
Allora, mi dovete dire a cosa serve l'esame in Commissione.
STAGLIANO' Per istruirvi.
MARCHINI Caro Staglianò, devi imparare ad esprimerti in termini di assemblea legislativa, non di comitato di quartiere.
Io le licenze verbali le uso, perché ritengo che debbano servire a far crescere nei confronti dei colleghi la consapevolezza di quanto sta avvenendo su questa materia.
E il PCI, che si sente toccato da questa mia considerazione evidentemente capisce che riguarda il suo comportamento.
Se si parte dal presupposto che la consultazione popolare non è attivatile per mancanza di una normativa, io riconosco a me stesso il diritto, forse il dovere, di proporre subito una normativa sulla consultazione popolare.
Questa è una assemblea parlamentare, non è un circolo! Se qualcuno ritiene di rendere finalmente funzionanti gli strumenti di democrazia diretta quali sono quelli della consultazione popolare, per carità, si presenti davanti alle nostre Commissioni in tempi più stretti una proposta di legge che individui le modalità operative del principio statutario della consultazione popolare.
Quando si dice: "individuare entro 30 giorni le forme, i tempi e gli ambiti del recepimento dell'istanza di merito della petizione popolare che tende all'abrogazione della deliberazione regionale", evidentemente non si va a fare una analisi di ordine legi-slativo, statutario e regolamentare per interpretare quali possono essere le modalità con cui i cittadini possono attuare il principio statutario della consultazione popolare, si tratta invece di andare in Commissione a ragionare su come rendere possibile nel concreto una risposta positiva.
Le forze politiche che ritengono che il Consiglio regionale deve revocare la propria deliberazione hanno un potere molto semplice: la proposta di deliberazione al Consiglio. Non capisco perché ci si riconduca a degli artifizi raggiri - lo dichiaro pubblicamente e lo denuncio - con cui si continua a occupare arbitrariamente l'intelligenza della gente su alcuni problemi, in termini gratuiti e non produttivi, mentre a mio modo di vedere va mobilitata sugli aspetti costruttivi del problema.
Quando si dice che la decisione è , irreversibile, non esprimo un giudizio di valore, non dico che secondo me è irreversibile, prendo atto prima di tutto che la nostra deliberazione si colloca all'interno di un processo complesso fatto di atti successivi, per esempio, se in questo momento il Comune di Trino revocasse la propria adesione alla collocazione della centrale nucleare, secondo qualcuno questo vuol dire che la centrale nucleare non si fa più.
Che il provvedimento della Giunta regionale è nullo? Che la deliberazione CIPE diventa nulla? Essendo un atto complesso, gli atti che stanno a monte vengono recepiti e hanno la loro conseguenza e il loro risultato nell'atto finale.
Siccome la deliberazione regionale in questa vicenda si pone come un atto intermedio, non finale, anche se revochiamo la deliberazione, è irreversibile comunque la decisione finale del Governo in ordine alla centrale, a meno che il Governo ritenga di rivedere il proprio orientamento. Se vogliamo fare una battaglia contro la Centrale nucleare dobbiamo avere il coraggio di affrontarla nei termini in cui vanno affrontati.
Volete promuovere una consultazione popolare consultiva rispetto a una proposta di deliberazione? Allora, la strumentalizzazione viene fuori tutta. Qualcuno invece di cercare il consenso sulla base delle cose che fa, prima provoca il consenso e quando constata che esiste il consenso, fa le proprie proposte.
Invito a fare in termini chiari questa battaglia, dopo di che ci attesteremo.
Democrazia Proletaria presenti una deliberazione con cui si propone la abrogazione della deliberazione, dopo di che proponga una proposta di legge che disciplini la consultazione popolare.
A me pare che noi dobbiamo andare avanti nel merito del problema dobbiamo attrezzare la Regione. L'ho detto pubblicamente questa mattina: non sono né entusiasta, né soddisfatto del comportamento del governo regionale su questa materia nel corso dell'ultimo anno.
A me sembra che sia un lavoro politicamente più meritorio, più produttivo quello di concorrere tutti insieme, nel rispetto delle specifiche responsabilità, ad un lavoro di approfondimento di tutta la problematica che gli amici firmatari di questi documenti ci sottopongono nel merito.
Noi dobbiamo verificare in che misura le ragioni sulle quali abbiamo deliberato siano venute meno o siano divenute tali da non rendere più pensabile una seconda centrale nucleare in Piemonte.
Quindi noi dobbiamo inventare degli strumenti, dei comportamenti, dei metodi che ci mettano nelle condizioni di governare la centrale nucleare e dico per assurdo - per governarla anche in negativo.
Per arrivare agli atti di governo bisogna arrivare, cari amici, almeno agli atti di conoscenza del processo. Io non posso prendere evidentemente per oro colato quello che viene scritto e che viene detto.
Questo Consiglio e questa Giunta devono rendersi conto che esiste nella opinione pubblica insoddisfazione, preoccupazione comprensibili, ma in qualche misura anche giustificate, e devono rispondere a queste preoccupazioni in modo accettabile.
La decisione concreta del 24 dicembre e la decisione formale del 4 gennaio avevano raccolto l'apprezzamento sul piano del metodo della grande generalità delle forze politiche. Invito la Giunta ad avviare, in tempi molto stretti, metodi di lavoro che devono rispettare i due parametri che hanno reso originale e apprezzabile il lavoro della Regione nella terza legislatura, seconda dell'era nucleare.
La centralità del Consiglio non è una materia rispetto alla quale conventicole di persone, siano esse Assessori o meno, possano pensare di avere l'esclusivo monopolio della gestione.
Questa è una vicenda che deve investire la collettività a partire dal Consiglio attraverso tutte le sue articolazioni, che hanno il diritto di conoscere, di partecipare a tutti gli atti in assoluta trasparenza: situazione che non mi pare esista in questi giorni.
Noi riteniamo che il metodo di affidare al meglio della capacità scientifica esistente in Piemonte la verifica di tutto il materiale debba continuare anche nel corso di questa legislatura, nella fase di realizzazione e di gestione che è certamente la più delicata.
Una cosa è decidere sui pezzi di carta come abbiamo fatto nel 1984 e nel 1985, altra cosa è decidere sulla pelle della gente.
Il nostro gruppo chiede che si deliberi in termini di non ammissibilità della proposta di referendum consultivo e voterà contro la proposta dell'ordine del giorno.
Evidentemente se i colleghi riterranno di avviare un processo legislativo e propositivo in termini deliberativi che tenda a promuovere il problema sollevato dai firmatari della petizione, da parte del nostro Gruppo, pur essendoci totale dissenso sull'obiettivo che si vuole perseguire, ci sarà assoluta disponibilità di garantire in Commissione il massimo di apporto conoscitivo e tecnico conché si miri ad obiettivi precisi.
Non mi scandalizzerò se vedrò sui nostri tavoli una proposta di legge per l'avvio della procedura regolamentata della petizione popolare, non mi scandalizzerò se alcune forze politiche, motivandola adeguatamente o meno ci porteranno sui tavoli una proposta di deliberazione di revoca.
Mi batterò contro tutte e due queste ipotesi, la prima perché non ha carattere di generalità e di astrattezza rispetto al problema, ma è strumentale , la seconda perché improcedibile. In ogni caso il nostro gruppo non porrà alcuna riserva, né mentale né operativa, a che questi due provvedimenti, qualora ci vengano sottoposti, vengano esaminati nei tempi più stretti possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che sia scontato l'appoggio del mio Gruppo all'ordine del giorno precedentemente illustrato dal Consigliere Staglianò, che propone il passaggio della proposta di referendum abrogativo alla VIII Commissione, affinché i Commissari possano predisporre quelle forme utili ad indire una consultazione popolare, che attualmente non risulta ben disciplinata dallo Statuto e dal Regolamento della nostra Regione.
L'art. 64 non dice che la consultazione popolare debba necessariamente aver luogo prima dell'adozione del provvedimento legislativo della Regione.
Questa consultazione, così come si evince dallo Statuto, può anche essere sganciata da un provvedimento legislativo della Regione.
Può collocarsi prima, durante o anche dopo.
La consultazione popolare può esser sganciata dalla deliberazione assunta il 14 gennaio, come atto singolo.
Può o potrebbe riguardare la scelta in sé della fonte nucleare in Piemonte, quale scelta per produrre energia.
Quindi, non credo assolutamente esistano ostacoli normativi che impediscano il ricorso a questo articolo per indire - se il Consiglio regionale e i Consiglieri della maggioranza ne troveranno il coraggio - una consultazione popolare, limitata ad un'area del Piemonte, che può essere quella indicata dal collega Staglianò o un'altra, da meglio definire. Il rinvio della materia all'VIII Commissione si rivela, pertanto, utile e necessario, perché può permettere di individuare i modi, i tempi precisi le forme esatte, i Comuni effettivamente interessati nei quali attivare la consultazione.
Per questo è necessario il passaggio in Commissione.
Noi avevamo già rilevato, nelle procedure che avevano portato alla scelta del 4 gennaio, una mancanza di democrazia, ma il continuo rifiuto che oggi viene riproposto, alla ricerca di una qualche forma di consultazione continua ad essere uno dei tratti distintivi, una caratteristica della scelta in campo energetico.
Sul piano della democrazia e sul piano degli aspetti formali dei governi dell'Europa occidentale, assistiamo così a due gravi conseguenze: da un lato, le centrali nucleari portano alla diminuzione della democrazia dall'altro, portano ad una crescente militarizzazione del territorio militarizzazione del territorio che, per quanto riguarda il Piemonte incomincia proprio qui, da Via Alfieri, come ricordava il Consigliere Staglianò.
Così andò il 4 gennaio e, anche oggi, una assemblea democratica qual è questa ha davanti all'ingresso la polizia.
Dopo aver passato alla VIII Commissione l'ipotesi di una consultazione popolare, dovremmo poi promuovere la costituzione di una Commissione d'inchiesta, formata da esperti e valenti scienziati piemontesi e nazionali, affinché valutino se esistono estremi di reato nei dati forniti e nel comportamento tenuto dall'Enel.
Il Consigliere Rivalta ha rilevato che sono ormai troppi i dati mutati rispetto al mese di dicembre scorso. Su questi mutamenti, né l'attuale maggioranza né il cosiddetto "fronte nucleare" fornisce risposte con la sola eccezione, peraltro di difficile interpretazione, del PCI.
I Partiti che sostengono l'attuale maggioranza continuano a non dare risposte né in merito alle conseguenze dell'aumento degli inerti, né in merito ai nuovi dati sulle falde, né sulla possibilità dell'uso dell'acqua ai fini agricoli, in base ai nuovi dati emersi, né sul rapporto costi benefici e sul vero e reale valore del KWH che verrà prodotto. E non solo in questa sede non ci viene risposto.
Anche al Parlamento non viene data risposta a precise interrogazioni proposte da deputati e senatori sulla sicurezza e sul possibile rispetto delle prescrizioni dell'ENEA.
Riserve in merito ai costi di Trino Vercellese, dopo la decisione di indicare l'Ansaldo in ordine al primo pezzo della commessa, giungono proprio da un Consigliere di amministrazione dell'Enel, del PSI, il quale per primo ha rilevato che i 1400 miliardi sono una "balla".
Oltre alla crescente mancanza di democrazia e alla militarizzazione del territorio, mi pare che si incominci anche ad intravedere, da parte della maggioranza che oggi guida questa Regione, un atteggiamento filo-nucleare sempre più fideistico.
Lo sfilacciamento che gli antinucleari hanno rimproverato alla Giunta nel corso della riunione che si è tenuta nell'intervallo di oggi, si spiega in questo modo.
La scelta nucleare, almeno per il sito dell'area Po l, quindi nella zona del Comune di Trino Vercellese - non solo e non tanto la scelta nucleare generale per l'Italia - diventa una scelta che si vuole irreversibile perché si ha paura di vedere che cosa essa è diventata.
Non è più quella scelta, non esistono più quei dati in base ai quali era stata presa quella stessa scelta. Vorrei ricordare l'esperienza del quinto centro siderurgico di Gioia Tauro.
Lo sforzo delle forze ambientaliste e protezioniste è stato riconosciuto troppo tardi, tanto che quel territorio è ora distrutto con una spesa passiva per lo Stato che lascio ai Ministri competenti valutare nel dettaglio.



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino chiede di intervenire. Ne ha facoltà.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pronuncerò punto per punto sulle questioni che sono all'ordine del giorno.
La petizione, prima di tutto, è in sé e per sé non proponibile perch il Consiglio regionale in base all'art. 60, richiamato nella stessa petizione, non può indire un referendum consultivo diretto ad abrogare una certa deliberazione, la cui irreversibilità nel senso enunciato dal collega Marchini mi pare che sia condivisibile in questo ulteriore senso e con questa ulteriore precisazione.
La deliberazione del gennaio 1985 sul piano istituzionale, quindi necessariamente anche sul piano politico, non è revocabile in quanto fa parte di un atto complesso nel senso che l'opinione espressa dal Consiglio regionale nel gennaio 1985 in ordine alla installazione della centrale nucleare a Trino Vercellese era un atto complesso che faceva parte di un determinato processo che è stato recepito dal Cipe, in sostanza dal Governo.
Quindi, sul piano istituzionale, chi potrebbe in ipotesi annullare o revocare la deliberazione del Consiglio regionale del 4 gennaio 1985 è solamente l'autorità governativa alla quale in ipotesi si possono rivolgere istanze, richieste, presso la quale si possono fare dei passi di natura politica da parte delle forze politiche che riterranno di farla.
Sul piano istituzionale è improponibile ed impossibile oggi parlare di una modifica di quella deliberazione.
Allorquando intervenimmo in seguito alla comunicazione dell'Assessore che chiariva le dichiarazioni rese dal Presidente dell'Enel, ing.
Corbellini, in ordine ad una possibile ed eventuale seconda centrale elettronucleare, esprimemmo tutti quanti un no a una seconda centrale elettronucleare, non foss'altro che per una ragione logica prima ancora che politica perché deve ancora essere mandata ad attuazione quella deliberata di Trino Vercellese. In quell'occasione avevo avuto modo di dire a nome del nostro Gruppo che, qualora nel corso dell'attuazione e della esecuzione dei lavori della centrale elettronucleare di Trino Vercellese - e siamo proprio in questa fase attuativa ed esecutiva della deliberazione - fossero emersi fatti nuovi, rilevanti, verificati dalla Regione tramite i suoi strumenti tecnici e i suoi consulenti (Università e Politecnico che furono consulenti della Regione nella fase pre-deliberativa), si sarebbe potuto deliberare a seconda del verificarsi di questi eventuali fatti nuovi e poi, senza abrogare la nostra deliberazione, perché fa parte di quel tale processo complesso confluito come atto finale nel provvedimento governativo, ma fare gli opportuni passi in senso attivo per impedire la prosecuzione della attuazione della centrale nucleare di Trino Vercellese.
Questo mi pare un atteggiamento responsabile ed è un problema che sussiste.
In questo momento non ci sono elementi noti o cogniti, tali da assumere una tale posizione anche perché questi elementi hanno non substrato ideologico o politico che può essere di una o di un'altra parte politica ma devono avere un substrato e un contenuto di carattere scientifico.
In questo senso la scelta è irreversibile. Sempre in teoria, la scelta potrebbe essere caducata e annullata da una pronunzia del TAR. oppure sempre in ipotesi teorica da un referendum abrogativo conché si raccolgano in Piemonte le cinquantamila firme.
Però penso che nella ipotesi in cui venisse emanata una sentenza di annullamento del TAR si dovrà vedere che cosa succederà sul piano istituzionale e sul piano della procedura (la Regione che sceglie Trino, il Cipe che acquisisce la deliberazione della Regione) e, nella ipotesi del referendum abrogativo, sempre che venissero raccolte le cinquantamila firme, ci sarebbe da esaminare se sia ammissibile.
Nella ipotesi di questo strumento che calasse in Consiglio regionale per essere dichiarato o meno ammissibile, ho già dato l'indicazione nostra il nostro modo di vedere.
Un referendum abrogativo sarebbe, a sua volta, improponibile in quanto colpirebbe nella ipotesi in cui si arrivasse ad una maggioranza dei piemontesi per l'abrogazione, solo la deliberazione del Consiglio regionale che di per sé non ha vita autonoma ma è ormai assorbita dalla deliberazione del Cipe.
Questo mi pare che sia un discorso non formalistico, ma istituzionale come in sostanza lo ha fatto il collega, Consigliere Marchini.
Vengo all'ordine del giorno che prelude a una immutazione del tiro della petizione popolare. In sostanza abbandoniamo la petizione in sé e per sé come strumento statutario perché ci rendiamo conto che non può avere percorso, ma intendiamo avvalerci di un altro strumento che è la consultazione popolare.
In questa sede non ritengo di dover prendere posizione, come invece ha fatto il collega Marchini sulla questione se sia ammissibile una consultazione popolare su un provvedimento che è già stato emanato e poi assorbito dalla deliberazione Cipe.
Ritengo che istituzionalmente e proceduralmente questo ordine del giorno non sia proponibile per queste ragioni: si chiede che l'VIII Commissione permanente del Consiglio individui entro un certo termine forme, tempi e modi per recepire l'istanza di merito.
Mi pare che ci sia la non proponibilità per la ragione che la consultazione popolare, prevista dallo Statuto, è già regolamentata dall'art. 99 del nostro Regolamento, dove si dice che: "Fino a quando non sia disciplinata con legge la consultazione di particolari categorie e settori di cui all'art. 64 dello Statuto, la definizione delle relative modalità è stabilita con deliberazione del Consiglio Regionale, a maggioranza assoluta dei componenti".
La deliberazione deve definire le modalità di una consultazione in generale e non le modalità di una determinata consultazione.
Evidentemente l'art. 99 non ha mai avuto modo, fino a questo momento di essere attuato attraverso una deliberazione del Consiglio regionale quindi l'ordine del giorno in sé e per sé non è proponibile.
Tuttavia c'è una richiesta formale e penso che la competenza propositiva tocchi alla Commissione Regolamento la quale, in mancanza di una legge, definisce, come dice il Regolamento, modalità della deliberazione ai fini di esaminare la proponibilità, l'avvio, la prosecuzione, l'effettività di una consultazione popolare.
Nel merito delle questioni siamo entrati in numerosissime occasioni, a partire dal 1979 all'ultima occasione pubblica in quest'aula.
Abbiamo chiarito oggi che se si verificheranno fatti nuovi che responsabilmente ci suggeriranno di fermare nelle forme, nelle sedi, con gli strumenti dovuti la prosecuzione dell'attuazione della centrale nucleare, noi saremo responsabilmente disponibili su questo ordine del giorno per le ragioni che ho detto.
Penso che vada dichiarata la non proponibilità, come non proponibile è la petizione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di intervenire il Consigliere Rossa.
ROSSA I problemi sollevati dall'ordine del giorno di Igor Staglianò e di altri Consiglieri sono due, uno di merito e l'altro di carattere procedurale. L'aspetto politico: molti cittadini chiedono che sia abrogata la deliberazione del Consiglio regionale del 4 gennaio 1985, inerente la localizzazione del sito presso il Comune di Trino.
Si parte dalla premessa che quella decisione è stata presa contro la volontà delle comunità interessate. Io non so bene in che misura le comunità interessate si sono espresse.
So che nel grande confronto, che ha preceduto e accompagnato il dibattito attorno all'area di Po 1 e di Po2, ci fu grande partecipazione da parte della gente.
A quel tempo ero Presidente della Provincia di Alessandria, mi feci carico di costituire un comitato di coordinamento, regolarmente nominato composto dai Consigli Comunali della zona Po 2 e della Provincia di Alessandria.
Ho cercato di estendere il discorso anche alla Provincia di Vercelli.
E' stato fatto qualche passo, ma non come si è operato ad Alessandria.
C'era disponibilità in partenza, ma poi ci fu addirittura una crisi nella Amministrazione di Trino Vercellese per una posizione discorde tra i socialisti, che hanno accusato e criticato il Sindaco di Trino per aver assunto delle posizioni senza aver consultato il Consiglio Comunale. Sta di fatto che il Consiglio comunale ha espresso la sua posizione. Credo che gli atti successivi, le consultazioni, non abbiano rappresentato nulla di traumatico per quel Consiglio comunale. Ciascuno si è assunto delle responsabilità.
Per quanto mi risulta, c'è stata un'ampia partecipazione ed una ampia discussione anche nella zona del Vercellese.
Abbiamo discusso con i colleghi della Provincia di Vercelli, del Comune di Trino e di altri Comuni vicini. Quindi mi sembra una forzatura dire che la decisione è stata presa contro la volontà delle comunità interessate.
Si poteva pensare "prima", di prendere certe decisioni, si potevano assumere delle iniziative che invece non sono state prese.
Ricordo che nell'area di Po 2 - e i colleghi alessandrini me ne possono dare atto - ci furono consultazioni popolari dappertutto. Aggiungo che io non fui favorevole alle consultazioni popolari, perché ritenevo che le posizioni che i Comuni assumevano erano già significative di quella rappresentanza.
Ci sono dei momenti importanti in cui si fa la consultazione. C'era quella tendenza in quelle zone e, pur criticamente, presi atto dei risultati con i quali si manifestava la posizione della gente.
Così ho preso atto delle posizioni che si sono manifestate a Trino e in quella zona.
Allora questa richiesta mi sembra tardiva, con tutto il rispetto per le 20.000 firme. Posso capire che gioca in un quadro politico diverso, che il PCI ieri ha assunto una posizione e oggi ne assume un'altra.
Io stesso, come Presidente della Provincia, potevo farmi promotore di una consultazione, ma in quella strada non ho mai voluto andare per convinzione, perché ritengo che le istituzioni abbiano un loro ruolo, una loro funzione.
Tuttavia, però, le cose sono andate avanti.
Ci fu una specie di rotta in cui un Comune dopo l'altro, senza distinzione di segni politici, sono andati alla consultazione.
Io non ho nemmeno partecipato alla consultazione che si fece a Sale, lo dichiaro pubblicamente, pur avendo espresso delle posizioni precise. Agli occhi di alcuni Comuni non ero sufficientemente nuclearista, agli occhi di altri ero non sufficientemente antinuclearista.
E' il destino di chi cerca di gestire una situazione difficile. La forzatura sta anche lì. Non mi scandalizzo.
Cambia un quadro politico ed è giusto che si riaggiustino i tiri. Sulla parte politica - ripeto - non sono d'accordo, non perché sono contrario alle consultazioni e ai referendum, ma perché vanno giudicati in rapporto alle situazioni, e in certi momenti paiono delle strumentalizzazioni politiche, che se possiamo evitare è meglio.
L'altro aspetto riguarda la procedura.
Mancano norme sui metodi e sugli strumenti. Mi metto dalla parte di chi rivela questa mancanza, mi farò carico insieme ai colleghi perché la Regione si dia questi strumenti.
Questa occasione deve indurci a individuare una Commissione che definisca questi strumenti e questi metodi per consentire, nel rispetto della legge, ai cittadini della Regione di poter indire una consultazione perché la gente deve poter esercitare i suoi diritti, secondo il dettato della Costituzione Repubblicana e dello Statuto regionale.
Ringrazio il Consigliere Staglianò di aver sollevato il problema. Il Gruppo socialista, ed io personalmente, ci faremo carico di questo impegno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Mignone ha chiesto di intervenire. Ha facoltà di parola.
MIGNONE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ritiene non ammissibile la petizione popolare testò presentata.
Come già ricordava il Presidente, non è tanto questione di discutere sulla centrale e sulle modalità applicative della deliberazione, problemi sui quali certamente avremo occasione e opportunità di discutere in concreto.
Dobbiamo questa sera decidere sul quesito che ci è stato posto e come è stato postò.
Il nostro Gruppo ritiene che la petizione sia inammissibile perch viene indicato al Consiglio regionale un referendum consultivo. Va subito detto che il referendum consultivo è un istituto che non è previsto n dallo Statuto né dal Regolamento per la materia che è oggetto della petizione promossa da Democrazia Popolare.
Nel testo poi parrebbe emergere una contraddizione laddove si dice: "volete che sia abrogata la deliberazione?", quindi facendo prefigurare un referendum abrogativo, che, come è stato detto, è improponibile.
Se invece si vuole dare alla richiesta la veste della consultazione popolare, anche qui cadiamo in una fattispecie che non è prevista, non è regolamentata.
Quindi non può avere corso ulteriore in Consiglio regionale, tanto più che, laddove è prevista, è prevista "per categorie particolari e per settori" della popolazione mentre la formulazione presentata pare rivolgersi alla totalità dei cittadini.
Quindi, così come è stato presentato il quesito, per le tipologie che configura, credo sia improponibile e quindi inammissibile da parte del Consiglio regionale.
Perché è stato formulato con delle ipotesi che non hanno un riscontro di percorribilità nello Statuto e nel Regolamento regionale? Come sottolineava Staglianò è stato presentato da un Avvocato e da un Ingegnere ed egli ne richiamava i titoli per far valere il peso che questi possono avere nel prefigurare degli itinerari.
Mi permetto di dire che o vi è stato un incidente di percorso nel senso che non si è approfondito l'iter regolamentare per conseguire la consultazione popolare oppure, come sosteneva ad esempio il collega Marchini, si dicono delle cose sapendo che non sono percorribili, ma tanto per "capire" il consenso.
Pertanto, è stata proposta una formulazione che non trova riscontro negli istituti regionali. Voglio ancora aggiungere che non è corretto e onesto nei confronti della Giunta precedente sostenere che non è stata fatta sufficiente informazione attorno a tale questione.
Credo invece che di informazioni, di riunioni, di incontri e di garanzie rispetto al versante informazione nella terza legislatura regionale ne siano state date in modo soddisfacente. Sulla informazione c'è qualcosa da fare. Dobbiamo recuperare il tempo perso. Nelle tre deliberazioni del Consiglio Regionale assunte dal 1982 al 1985, che hanno costituito l'itinerario attraverso il quale siamo giunti alla decisione del 4 gennaio, vi erano contenute delle indicazioni, delle raccomandazioni delle previsioni, degli incombenti a carico della Giunta Regionale dell'Enel, degli altri enti proprio sul versante della informazione alle popolazioni e agli enti locali.
Se verifichiamo che questa parte della deliberazione del Consiglio Regionale non è stata attuata, dobbiamo farci carico perché venga recuperata.
Il Consiglio deve essere più vigile in questa vicenda, nell'incalzare il Parlamento, il Governo. Vi sono per esempio delle previsioni PEN che il Governo ha disatteso.
Il Piemonte si è fatto carico della responsabilità e non vorremmo che il Governo, alla fine, premiasse gli inadempienti, cioè altre Regioni.
Dobbiamo svolgere una azione sul Governo e sul Parlamento perch vengano rispettate le indicazioni del PEN.
Dobbiamo svolgere inoltre un'azione sull'Enel perché dia informazioni corrette e, se vi sono state modificazioni di dati rispetto al mese di gennaio, ci diano tutte le spiegazioni in merito.
Richiamo il terzo elemento. Il Consiglio regionale deve sollecitare la Giunta perché svolga un ruolo propositivo, di controllo e di informazione maggiore di quello che sino ad oggi abbiamo riscontrato.
Sullo specifico, per queste ragioni noi riteniamo che non sia ammissibile la petizione e per le stesse ragioni voteremo contro l'ordine del giorno proposto dai Consiglieri Ala, Pezzana e dal Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è indubbio che la petizione sottoposta contiene, dal punto di vista formale quindi della sua ammissibilità, contraddizioni e incongruenze evidenti. La formulazione le evidenzia in quanto si richiama la petizione, in base all'art. 63 dello Statuto, e si propone un referendum consultivo, che, come è già stato ricordato, nel nostro Statuto riguarda solamente le istituzioni e non i Comuni, e poi di fatto la domanda si trasforma in referendum abrogativo e qui c'è la obiezione formale più consistente della improponibilità dello stesso in quanto la deliberazione in questione è stata presa come atto in esecuzione di una norma legislativa nazionale, cioè la individuazione e la localizzazione del sito sulla base della legge 393.
Quindi se volessimo limitarci ad una risposta, puramente formale, la proposta potrebbe concludersi qui, cioè condividendo la posizione del Presidente e dei due Vice Presidenti circa la non ammissibilità della petizione stessa.
Tuttavia, seppure in modo sintetico, voglio manifestare la nostra posizione che è quella che ritiene che la questione sollevata, seppure in modo improprio della petizione, non possa concludersi con una risposta solo di questo tipo.
In questa occasione dobbiamo evidenziare il carattere estremamente anacronistico che ha nel nostro Statuto l'istituto del referendum consultivo.
Credo che sia noto, invece, non solamente sulla base di idee, ma anche sulla base di esperienze concrete che sono state fatte da amministrazioni locali, su questioni di rilevante interesse con l'attivazione di momenti di referendum consultivi, di come assai più ampio e significativo possa essere l'uso di questo strumento, come momento di allargamento delle forme della vita partecipativa.
Le esperienze dimostrano che c'è un grado di ascolto e di interesse evidente; prendiamo l'occasione da questa situazione specifica per porcelo in termini positivi.
Questa è l'esperienza fatta anche da alcune amministrazioni che hanno attivato iniziative di questo tipo. Chiediamo l'impegno formale della Giunta di porre all'ordine del giorno la discussione della mozione presentata dal nostro Partito.
L'esperienza concreta della vicenda, su cui non intendo soffermarmi questa sera perché ritengo che meriti un dibattito assai più ampio e più attento di quello che è possibile determinare ora, ci dimostra come sia veramente essenziale condurre scelte di questo genere con un coinvolgimento e partecipazione della gente, che ha bisogno di strumenti specifici.
Voglio ricordare che nella precedente legislatura era stata presentata dal nostro Gruppo una proposta di legge per la istituzione del referendum consultivo.
Riproporremo l'istituzione di questo momento importante, così come è in via di predisposizione da parte del nostro Gruppo una legge sulla valutazione di impatto ambientale che ha come momento qualificante quello della consultazione delle popolazioni.
Sulla materia che è oggetto della petizione voglio sottolineare come anche attraverso questa strada impropria formalmente, si evidenzi quel ritardo e quella inerzia sempre più grave e colpevole della Giunta regionale in merito al governo della realizzazione dell'impianto di Trino che ha spinto il nostro Gruppo a presentare la mozione.
Credo che il fatto che ci troviamo a discutere della questione della Centrale nucleare, della grande rilevanza che ha nelle scelte di governo della nostra Regione, sulla base di una mozione del nostro Gruppo da una parte e di una petizione popolare dall'altra, la dice lunga sulla capacità di questa Giunta di proporsi in termini di governo rispetto a questo problema che ha un impatto socio-economico di rapporto con le popolazioni estremamente rilevante.
Voglio richiamare un dato che spiega la motivazione della nostra adesione all'ordine del giorno.
La nostra parte ha dato un contributo perché la fase preparatoria che portò alla decisione di gennaio si fondasse sul principio del ruolo di governo di controllo democratico alle amministrazioni pubbliche e alla Regione in primo luogo e dell'ausilio del supporto tecnico e scientifico garantito dagli Atenei.
Riteniamo che questi siano snodi assolutamente essenziali adesso che si tratta di determinare un processo di governo della decisione.
Credo che l'assoluto silenzio della Giunta sia estremamente colpevole.
La sua inerzia mette il Consiglio e i singoli Consiglieri in una condizione di impotenza inaccettabile rispetto ai compiti complessi dei quali dobbiamo rispondere alla comunità piemontese.
Ritengo che la discussione sul merito debba svolgersi più opportunamente nella prossima seduta con la messa all'ordine del giorno della nostra mozione.
Riteniamo che nell'ambito ristretto degli strumenti che Statuto e Regolamento prevedono si debba proporre che la VIII Commissione che ci pare la più propria esamini la possibilità di dare una risposta non puramente notarile e burocratica alla richiesta di partecipazione e alla richiesta di informazione che è venuta da 20.000 cittadini.
Questo è il senso della nostra adesione all'ordine del giorno. Non ci interessano i ragionamenti bizantini che abbiamo sentito fare e tanto meno le elezioni di Legulei un po' improvvisate.
Sarebbe invece estremamente utile un atteggiamento del Consiglio che consentisse alla VIII Commissione di esaminare la possibilità di dare una risposta a questo bisogno che è venuto seppure in modo improprio dimostrando non solo formalmente una disponibilità ad avere un conforto della amministrazione regionale nella attuazione concreta di una decisione così complicata.
Da questo punto di vista il significato va al di là delle eccezioni di carattere formale che sono state compiute.
Le esigenze sono due: riuscire a dare una risposta positiva alle questioni della informazione e della partecipazione riuscire a governare questa questione perché non pensiamo che questo Consiglio possa essere espropriato, come è stato dalla costituzione della Giunta in poi, del ruolo che gli compete.
Insistiamo per il massimo di collegialità della Giunta e per un rapporto costante tra la Giunta ed il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di essere estremamente sintetico ed essenziale. E' indubbio che la petizione è inammissibile.
Su questo giudizio convergono tutti anche gli stessi proponenti.
Non si spiegherebbero diversamente i primi titoli dell'ordine del giorno che è stato presentato.
Il referendum consultivo non è ammissibile e noi ci schiereremmo con un voto contrario alla sua ammissibilità per le ragioni che sono state espresse e che non voglio quindi ripetere.
Ci esprimiamo negativamente anche sull'ordine del giorno perché nella sostanza si tende ad utilizzare la firma sulla petizione come elemento per promuovere una consultazione popolare.
C'è stato un vizio d'origine nella presentazione della petizione, si è fatto credere ai cittadini che si poteva fare un referendum, cosa che invece non si può fare.
Quando si sbaglia bisogna accettare le conseguenze. Non si tratta quindi di dare voce ai firmatari i quali potranno seguire la questione attraverso le informazioni che non mancheranno e siamo tutti d'accordo che maggiori informazioni debbono essere fornite.
Non possiamo essere d'accordo su semplicistiche accuse di inerzia della Giunta la quale sta lavorando e non mancherà nel dibattito promosso dalla mozione comunista di esprimere le proprie posizioni, la propria collocazione,, il proprio punto di vista e di esprimere anche i termini della propria azione per portare avanti una deliberazione che è stata assunta a larga maggioranza, che deve essere attuata e intorno alla quale ripensamenti non sono oggi possibili perché non ci sono elementi per alimentarli.
Oggi si deve procedere certo non senza garantire i controlli nella gestione della formazione della centrale nucleare sulla quale ci siamo tutti impegnati.
Altri escamotage non hanno senso.



PRESIDENTE

Spiego ora il significato del voto.
La ricevibilità è già stata dichiarata, quindi non vi è motivo di voto.
Invece il voto è sull'ammissibilità.
La deliberazione dell'Ufficio di Presidenza riguarda esclusivamente la ammissibilità, quindi passa al voto del Consiglio.
Pongo ai voti per alzata di mano l'ammissibilità di tale petizione.
E' respinta con il seguente esito: Presenti e votanti n. 38 Favorevoli all'ammissibilità n. 0 Consiglieri Contrari n. 33 Consiglieri Astenuti n. 5 Consiglieri Dichiaro pertanto che la "Petizione popolare relativa all'installazione in Piemonte della seconda centrale nucleare in Trino Vercellese" non è ammissibile.
Propongo l'iscrizione all'o.d.g. del documento firmato dai Consiglieri Staglianò, Ala, Bontempi, Bresso e Pezzana relativo alla petizione popolare relativa all'installazione in Piemonte della seconda centrale nucleare a Trino Vercellese.
Chiede la parola il Consigliere Marchini.
MARCHINI Faccio una proposta di ordine metodologico e conciliativa.
Chiedo che l'ordine del giorno venga iscritto perché un argomento di questa natura è legato alle vicende di oggi e deve accedere a un momento conclusivo.
Suggerisco ai propositori di concordare su uno slittamento alla fine del dibattito sulla mozione comunista.
Mi pare che dividere il Consiglio su una materia così delicata prima del dibattito sui contenuti, sui metodi propostici dal PCI, significa chiudere gli spazi alla ricerca di metodologie e momenti che, nel documento che concluderà il prossimo Consiglio regionale, rendono possibile nel concreto la partecipazione popolare nel modo più ampio.
Probabilmente più quelli che pensano di soccombere hanno interesse a questo voto che non quelli che pensano di prevalere. Ho l'impressione che un voto che attiene al metodo di governo sia bene assumerlo anche insieme alle altre questioni, senza con questo dire che l'ordine del giorno deve essere inserito all'interno del documento finale.
Ha una sua autonomia, una sua legittimazione. Mi sembrerebbe per abbastanza curioso dare l'impressione che noi siamo tutti contrari o favorevoli a delle forme di partecipazione, di consultazione e poi magari nel documento che voteremo nella prossima seduta consiliare di giovedì ribaltiamo completamente questa posizione con il documento operativo che sicuramente dovremo fare.
E' una modesta riflessione molto artigianale senza la presunzione di essere né machiavellica né persuasiva.
Questo è un argomento sul quale è opportuno riflettere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, mi dichiaro contrario all'iscrizione dell'ordine del giorno perché nelle dichiarazioni che abbiamo fatto abbiamo già dato un giudizio.
Piuttosto di iscriverlo per poi dire che non siamo d'accordo preferisco esprimere subito la mia opinione.
Noi abbiamo dichiarato inammissibile la richiesta con la votazione precedente, allora non vi sembra che ci sia una contraddizione tra la non ammissibilità e l'ordine del giorno?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, normalmente quando un argomento viene discusso e tutti si sono espressi sull'ordine del giorno oltre che sulla ammissibilità, l'ordine del giorno è di fatto iscritto.
Capisco la sua preoccupazione. Quando per esempio respingiamo un articolo di una legge, ma siamo preoccupati di introdurre gli elementi processuali, procedurali per affrontare un certo problema che in un emendamento non è stato toccato, non abbiamo bisogno di iscriverlo all'ordine del giorno, ma lo votiamo tranquillamente. Quindi l'applicazione rigorosa, formale sua, di fronte alla accettazione non meritava il mio intervento, ma se si fa i rigoristi e non i rigorosi, io chiedo che si applichi la prassi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. di tale documento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo quindi in votazione tale ordine del giorno e ne do lettura: "Il Consiglio Regionale in seguito ad approfondita discussione, avvenuta nella seduta odierna nel merito della petizione popolare relativa all'installazione in Piemonte della seconda centrale nucleare a Trino Vercellese p r e s o a t t o della delibera dell'Ufficio di Presidenza di dichiarare ricevibile la petizione suddetta e contestualmente la non ammissibilità della stessa v i s t e le richieste avanzate dai primi due firmatari della petizione popolare rivolta a prendere in considerazione l'istituto della consultazione popolare c o n s i d e r a t a l'opportunità di raccogliere l'istanza di merito contenuta nella petizione, peraltro rafforzata dalle carenze di informazione registrate sin qui in relazione alla attuazione della deliberazione del Consiglio Regionale in data 4 gennaio 1985 r i l e v a t o che l'art. 64 dello Statuto regionale prevede la possibilità di deliberare consultazioni popolari r a v v i s a t o che in materia di consultazione popolare non sono ancora stati definiti metodi e strumenti che ne disciplinino lo svolgimento i m p e g n a la VIII Commissione permanente del Consiglio ad individuare entro 30 giorni le modalità, le forme, i tempi e gli ambiti di recepimento dell'istanza di merito della petizione, attraverso il ricorso alla consultazione popolare prevista dall'art. 64 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 12 voti favorevoli e 25 contrari.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 40: "Definizione di criteri e modalità provvisori per la determinazione di garanzie finanziarie al fine di assicurare il corretto svolgimento delle operazioni di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che reca: Esame proposta di deliberazione n.40: "Definizione di criteri e modalità provvisori per la determinazione di garanzie finanziarie al fine di assicurare il corretto svolgimento delle operazioni di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 47: "Approvazione ex novo programma di utilizzo del fondo sanitario regionale di parte corrente per l'anno 1985 Quota a destinazione vincolata ex art. 17 della legge 22/12/1984, n. 887"


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 47: "Approvazione ex novo programma di utilizzo del fondo sanitario regionale di parte corrente per l'anno 1985 - Quota a destinazione vincolata ex art. 17 della legge 22/12/1984, n. 887".
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 35 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 48: "Programma di utilizzo della quota parte del fondo di sviluppo, per l'anno 1985, ex art. 8 del Decreto del Ministro della Sanità del 9/7/1985"


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 48: "Programma di utilizzo della quota parte del fondo di sviluppo, per l'anno 1985, ex art. 8 del Decreto del Ministro della Sanità del 9/7/1985".
Anche il testo di tale deliberazione è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 20 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione nn. 3-19: "Legge 457/78, art. 26: Programma suppletivo di localizzazione delle abitazioni rurali da finanziare con l'assegnazione dell'art. 21 quinquies della legge 28/3/1982 n. 94. Adozione da parte della Giunta Regionale con i poteri del Consiglio (art. 40 Statuto). Parziale modificazione della precedente D.G.R. n. 118-43543 del 30/4/1985 di adozione con i poteri del Consiglio Regionale del programma suppletivo di localizzazione delle abitazioni rurali"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. l'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione nn. 3-19: "Legge 457/78, art. 26: Programma suppletivo di localizzazione delle abitazioni rurali da finanziare con l'assegnazione dell'art. 21 quinquies della legge 28/3/1982 n. 94. Adozione da parte della Giunta Regionale con i poteri del Consiglio (art. 40 Statuto). Parziale modificazione della precedente D.G.R. n. 118-43543 del 30/4/1985 di adozione con i poteri del Consiglio Regionale del programma suppletivo di localizzazione delle abitazioni rurali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione tale documento il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli ed una astensione.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 43: "Legge 457/78, completamento terzo e quarto biennio. Individuazione cooperative edilizie, imprese di costruzione e loro consorzi a cui attribuire i finanziamenti previsti dalla succitata legge 457/78, relativi programmi di edilizia agevolata nuove costruzioni in esecuzione a quanto disposto art. 14 L.R. n. 76/79"


PRESIDENTE

Propongo inoltre di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 43: "Legge 457/78, completamento terzo e quarto biennio. Individuazione cooperative edilizie, imprese di costruzione e loro consorzi a cui attribuire i finanziamenti previsti dalla succitata legge 457/78, relativi programmi di edilizia agevolata nuove costruzioni in esecuzione a quanto disposto art. 14 L.R. n. 76/79".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 33 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 51: "Approvazione del bando pubblico di concorso per l'assegnazione dei contributi individuali in conto capitale disposti dalla legge 5/4/1985, n. 118 e dalla legge 25/3/1982, n. 94"


PRESIDENTE

Propongo infine di iscrivere all'o.d.g. l'esame della proposta della deliberazione n. 51: "Approvazione del bando pubblico di concorso per l'assegnazione dei contributi individuali in conto capitale disposti dalla legge 5/4/1985, n. 118 e dalla legge 25/3/1982, n. 94".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli ed 1 astensione.
Comunico infine che il Consiglio verrà convocato per giovedì 21 novembre.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.20)



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