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Dettaglio seduta n.179 del 28/02/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1546 presentata dai Consiglieri Avondo Montefalchesi, Sestero e Calligaro.
Risponde l'Assessore Brizio Gian Paolo.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Nella prima parte della risposta leggerò i dati forniti dagli uffici e poi aggiungerò al testo scritto predisposto alcune informazioni ulteriori che ritengo utile dare agli interroganti che toccano questo tema estremamente importante.
In data 22 marzo si è provveduto alla nomina dei vincitori dei concorsi per la seconda qualifica dirigenziale e nella stessa seduta di Giunta sono stati coperti per l'Assessorato alla sanità, come per gli altri Assessorati, tutti i posti di seconda qualifica dirigenziale previsti dalla L.R. n. 42/86. In totale sono stati assegnati n. 10 dirigenti: Eugenia Grillo, Nicoletta Vacca Orrù, Vincenzo Bianco, Walter Vescovi, Giuseppe Fornaro, Aldo Lodi, Carla Spagnuolo, Angelo Vivinetto, Anna Maria Costa Adriana Di Martino.
In data 11 luglio l'organico dell'Assessorato è stato potenziato con la nomina dei seguenti responsabili di servizio: Michele Di Padova, Servizio igiene ambientale De Giovanni Gian Cesare, Servizio farmaceutico Stefano Esposto, Personale sanitario e rappresentanze libere professioni Patrizia Camandona, Servizio formazione professionale sanitario.
Sempre nella stessa data, in seguito allo svuotamento di funzioni del Servizio affari generali, il dott. Giuseppe Galanzino, già responsabile di tale Servizio, è stato nominato responsabile del Servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle UU.SS.SS.LL.
Si precisa inoltre che il dott. Mario Valpreda, già responsabile del Servizio veterinario, continua a mantenere tale incarico.
In data 14 luglio 1988 sono poi stati individuati vicari e responsabili di settore nelle persone di: Giuseppe Galanzino, vicario e responsabile del Settore affari istituzionali, sanità, supporto, verifica e Servizio sanitario nazionale Michele Di Padova, vicario e responsabile del Settore sanità pubblica Angelo Vivinetto, vicario del Settore programmazione sanitaria Aldo Lodi, vicario e responsabile del Settore assistenza sanitaria Mario Valpreda, vicario e responsabile del Settore assistenza veterinaria Walter Vescovi, vicario e responsabile del Settore gestione risorse strumentarie e finanziarie Giuseppe Fornaro, vicario e responsabile del Settore personale sanitario Patrizia Camandona, vicario e responsabile del Settore formazione professionale sanitario.
Questi sono i dati ufficiali che corrispondono alla richiesta dell'Assessorato alla sanità dopo i concorsi della seconda dirigenza.
Mentre ho la parola vorrei dire che il problema del personale è in questo momento abbastanza grave. Ci troviamo con un organico complessivo di circa 2.800 unità su un organico previsto di quasi 3.600. C'è una carenza di oltre 800 unità complessive che non può non ripercuotersi anche sull'Assessorato alla sanità in ordine al quale era impostata l'interpellanza dei colleghi.
Naturalmente questa carenza esiste e si è cercato per la sanità di rispondere con una serie di comandi che in parte erano già in atto quando ho assunto l'Assessorato e che abbiamo continuato ad attuare per posizioni assolutamente necessarie.
Abbiamo una serie di concorsi interni riservati che si stanno svolgendo e che, malgrado la volontà di chiuderli tutti entro i tempi stabiliti impegneranno interamente l'anno 1989. Potremo incominciare ad avviare concorsi pubblici a latere, ma soltanto dall'alto al basso, quindi si possono prevedere concorsi pubblici a latere di quelli riservati che potranno avvenire nell'autunno e avviare successivamente concorsi per ricoprire i posti vuoti e di concerto la ristrutturazione e la riorganizzazione prevista dalla legge n. 42: un compito notevolmente complesso.
Nel frattempo abbiamo avviato tre iniziative: 1) una verifica interna, che si sta concludendo, delle effettive emergenze immediate 2) l'avvio con i sindacati di una trattativa sulla mobilità interna per superare le rigidità che non ci consentono di effettuare gli spostamenti con la necessaria tempestività utile a rispondere alle emergenze medesime 3) la valutazione di un provvedimento speciale che ci consenta contemporaneamente di sfondare (non sappiamo se possa essere legittimo, ma lo valuteremo con il Commissario di Governo) su alcune qualifiche perch ad esempio, siamo limitati anche nei comandi non potendoli attuare sotto l'ottavo livello. Ora provvederemo, con la proposta di legge sul contratto a modificare la norma e nel frattempo, poiché si sta già svolgendo il concorso al settimo livello, teoricamente si stanno liberando dei posti di sesto livello. Verificheremo se sarà possibile, in via eccezionale utilizzare lo strumento del comando (non del trasferimento definitivo perché non vogliamo incidere su questo livello) per la copertura di posti anche in sfondamento all'organico purché rimangano nel tetto complessivo del personale mancante. Non potendo avviare immediatamente la riorganizzazione e i concorsi per le ragioni a tutti note relative ad un accordo sindacale la cui attuazione dobbiamo concludere, stiamo cercando di trovare alcune vie straordinarie per corrispondere ad urgenti esigenze. In tutti gli Assessorati vi sono delle esigenze e delle carenze (mancano da 600 a 800 posti) particolarmente in Assessorati di punta, come la sanità l'ecologia, taluni settori dell'urbanistica, dell'industria, dell'energia che ora si trova a dover gestire la legge sul risparmio energetico appena approvata. Poiché abbiamo necessità di coprire alcuni posti, chiediamo una fase di flessibilità che non comprometta la sistemazione definitiva; questa fase di flessibilità la stiamo trattando con il sindacato e non appena avremo raggiunto un accordo, anche se non si concluderà con proposte legislative, mi farò carico di darne comunicazione o in I Commissione o in aula per tenere informati i Consiglieri dell'evolversi della situazione.
Per quello che riguarda la prima qualifica dirigenziale stiamo per partire, così come per il concorso per il passaggio dalla sesta alla settima qualifica. Quindi si cammina secondo i tempi che ci eravamo fissati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Ringrazio l'Assessore Brizio Gian Paolo per il quadro che ci ha tracciato sulla situazione del personale e sul ruolo dirigenziale all'interno dell'Assessorato alla sanità.
Detto questo, a nome dei colleghi chiedo scusa di una imprecisione che era contenuta all'interno dell'interpellanza. Non l'abbiamo fatto con malizia, spiegherò anche perché abbiamo scritto in quel modo. Avevamo individuato in un primo tempo che il dott. Frego fosse il Segretario particolare dell'Assessore Maccari. Successivamente in una deliberazione di Giunta abbiamo visto che il dott. Frego non è il Segretario particolare dell'Assessore Maccari.
Siamo stati forse un po' intempestivi nel predisporre questa interpellanza, nel senso che, avendo visto all'interno del Consiglio regionale quali sono le funzioni del dott. Frego, avevamo ricavato la sensazione precisa che fosse il Segretario particolare dell'Assessore Maccari: per questo motivo abbiamo dato questa definizione all'interno dell'interpellanza.
Successivamente abbiamo preso atto che il 22/3/1988 la Giunta incaricava il dott. Frego a svolgere una funzione molto specifica all'interno dell'Assessorato. In essa si diceva testualmente: "di comandare, per le considerazioni in premessa illustrate.., presso l'Assessorato regionale alla sanità - Servizio programmazione sanitaria, il dott. Frego Luciano".
Qui si pone una prima questione che vorrei sottoporre all'Assessore al personale.
A noi risulta che questo ruolo all'interno dell'Assessorato alla sanità il dott. Frego non lo abbia mai esercitato. Allora qui si tratta di capirci.
Chiederemo all'Assessore al personale di verificare questa situazione e cioè che un dipendente comandato presso l'Assessorato alla sanità per svolgere un ruolo specifico, importante e significativo, di fatto, in questi mesi ha svolto un ruolo improprio rispetto alla determinazione che la Giunta ha assunto. Quindi, chiediamo che la Giunta svolga un'indagine.
Questa è la prima questione.
Sulla seconda questione contenuta nell'interpellanza l'Assessore Brizio Gian Paolo ha sorvolato ignorandola. E' quella al terzo punto dell'interpellanza che, rispetto al riferimento che abbiamo fatto precedentemente, assume un valore ancora più significativo. In sostanza siamo preoccupati, fra le tante altre cose, di come questa consuetudine si vada delineando creando un grave precedente in ordine ad un ruolo improprio che viene svolto da personale di fiducia degli Assessori e di come questo possa portare a forme di sfiducia e di disaffezione da parte di coloro che a questi compiti sono istituzionalmente abilitati e preposti.
E' chiaro che questa affermazione aveva riferimento all'individuazione impropria, fatta da noi, del dott. Frego come Segretario particolare dell'Assessore Maccari, ma credo che oggi assuma una valenza ancora più importante.
Bisognerebbe compiere uno sforzo in questo senso anche alla luce del discorso che l'Assessore Brizio Gian Paolo ha fatto sulle carenze dell'organico, in particolare in alcuni settori delicati dell'Amministrazione regionale come la sanità e l'ambiente. Sotto questo punto di vista, carenze se ne registrano anche all'interno del Consiglio regionale.
Ci pare che quando si assegna il personale, attraverso il comando, si dovrebbe compiere ogni sforzo per cui alla collocazione precisa all'interno di un ruolo, questo ruolo venga effettivamente esercitato.
In sostanza, Assessore Brizio Gian Paolo, vorremmo che la Regione incominciasse a mettere un po' di ordine all'interno del personale dando coerenza tra le cose che si dicono nelle deliberazioni e le cose che concretamente si fanno.
Invito l'Assessore Brizio Gian Paolo a svolgere un'indagine per stabilire se la funzione svolta da questa persona è attinente alla volontà espressa dalla Giunta regionale. Se così non fosse, credo la Giunta ne debba trarre tutte le conseguenze del caso.
Se questa risposta non ci verrà data, solleveremo ulteriormente la questione in quest'aula, riservandoci qualche iniziativa. Crediamo che cose di questo tipo diano un segno non bello.
In questa fase stiamo discutendo della necessità di distinguere il ruolo degli amministratori pubblici da quello dell'apparato pubblico. Credo che fatti di questo tipo diano il segno di una volontà che va contro corrente. Per questo sollecitiamo l'Assessore a fare tutto quello che è necessario perché queste questioni non siano più tollerate all'interno dell'Amministrazione regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1646 del Consigliere Chiezzi inerente le modifiche alla L.R. n. 56/77


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 1646 presentata dal Consigliere Chiezzi che può avvalersi della facoltà di illustrarla.



CHIEZZI Giuseppe

L'interpellanza urgente che ho rivolto al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore era motivata da una recente iniziativa del Gruppo DC dell'1/2/1988, quando, in occasione di un documento di analisi sullo stato della Regione Piemonte, si svolse una conferenza stampa. Nel documento, che nell'interpellanza qualifico "fazioso", oltre ad osservazioni che risentono anche di un certo grado di immaginazione corrispondendo più a volontà o a sogni che a realtà, vi era un'affermazione che mi ha molto preoccupato. Si diceva infatti che va tutto bene (e questo è un po' onirico!), poi si passava all'elencazione di alcune iniziative tra le quali quella oggetto della mia interpellanza urgente. La preoccupazione nasce dal fatto che la DC in un documento, che esordisce affermando che uno degli errori fondamentali della amministrazioni di sinistra sarebbe stato quello della commistione tra attività politica e attività amministrativa, dichiara che su uno dei temi importanti di iniziativa politica amministrativa, quello relativo all'adeguamento della legge 56 o alle sue "sostanziali modifiche", è in atto la revisione di questa legge con le seguenti modalità: "L'Assessorato competente e una Commissione di esperti appositamente incaricata dal nostro Gruppo consiliare (DC) sta già lavorando a questi indirizzi".
L'affermazione è davvero preoccupante, nel senso che parrebbe di capire che la DC si è impossessata di questo argomento, ne fa un momento centrale della propria iniziativa politica e in modo autoritario indica che la revisione della legge 56 sarebbe fatta dall'Assessorato e dagli esperti della DC. Nell'interpellanza urgente si chiede se questo è vero, se è stato formalizzato in qualche modo, chi sono gli esperti nominati dalla DC (nomi e cognomi), se l'Assessorato ha messo in piedi una struttura di lavoro, se questa struttura è formata da esperti, se per combinazione questi esperti sono gli stessi nominati dalla DC; inoltre si solleva il problema della occupazione da parte della DC di questo tema, nel senso che si richiede se di questi gruppi di lavoro facciano parte anche rappresentanti esperti di altri Gruppi politici di maggioranza (di opposizione no di certo perché noi non siamo stati interpellati). Il tema quindi è di interesse, sia per fare chiarezza e distinzione tra ruolo politico di un Partito (anche se di maggioranza relativa) e la revisione della legge 56, che dev'essere invece di competenza della Giunta regionale e, se per caso si intende compiere un lavoro di revisione ampio e aperto a contributi delle forze politiche questi contributi devono venire da tutti i Partiti e non dalla sola DC.
Questa è la preoccupazione espressa nell'interpellanza.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente e colleghi, non ho alcuna difficoltà a rispondere a questa interpellanza urgente, perché credo nasca da un equivoco, ma non corrisponde assolutamente, in relazione alle preoccupazioni manifestate dal collega Chiezzi, alla realtà delle procedure che sono state messe in atto dalla Giunta con una deliberazione che in seguito richiamerò.
Per rispondere al Consigliere Chiezzi seguirò un mio filo logico e non l'ordine delle richieste contenute nell'interpellanza urgente del collega.
Innanzitutto, per l'ultimo punto dell'interpellanza, che riguardava le indicazioni del Piano di sviluppo, credo possa essere ormai considerato superato in quanto in sede di approvazione del Piano stesso è stato chiarito che si è trattato di un errore materiale e si è provveduto a modificare la parte delle politiche legislative che riguardano l'urbanistica. Quindi questa parte dell'interpellanza è da considerarsi superata nel momento in cui ho l'opportunità di rispondere al collega Chiezzi.
Per quanto riguarda l'attività della Giunta e dell'Assessorato, di riflessione e di valutazione attorno alla normativa regionale in materia di tutela ed uso del suolo, io devo richiamare al collega Chiezzi, ancorch certamente lo conosca, che in data 22/11/1988 la Giunta regionale ha approvato una propria deliberazione in proposito che, a seguito di precisazioni richieste dal Commissario di Governo, è poi divenuta esecutiva verso la metà di gennaio 1989; con questa deliberazione la Giunta regionale ha costituito una Commissione di studio presieduta dall'Assessore competente che dovrebbe "procedere in tempi brevi ad individuare gli elementi per la revisione e l'aggiornamento della legge regionale urbanistica da sottoporre alla Giunta regionale cui è riservata ogni decisione in ordine al successivo iter delle proposte stesse". Con riferimento ai compiti assegnati alla Commissione, va richiamato quindi il senso complessivo dell'interpellanza e delle preoccupazioni con la stessa espresse dal collega Chiezzi. Io sono tenuto al massimo della riservatezza sui lavori di questa Commissione, in quanto la stessa non ha il compito di terminare con una proposta formale e definitiva di legge, bensì quello di fornire elementi alla Giunta cui è demandata ogni decisione in ordine al successivo iter: o trasformazione in disegno di legge o individuazione di procedure attraverso cui arrivare a un disegno di legge.
La Commissione è formata da tutti i funzionari di seconda qualifica dirigenziale dei due Settori urbanistici dell'Assessorato; quindi dal dott.
Ezio Abatelli, dall'arch. Luciano Rolando, dall'ing. Aldo Migliore dall'arch. Giorgio Pozzi, dall'arch. Sarà, dall'ing. Ennio Rosso dall'arch. Mario Sampietro, dall'arch. Esposito, dall'ing. Ennio Castellani e da due dirigenti dell'Assessorato alla pianificazione territoriale (l'arch. Brunetti e l'arch. Giudice). Inoltre ne fanno parte due esperti esterni indicati dall'Assessore (il prof, arch. Giuseppe Abbate e l'avv.
Pier Paolo Golinelli). La Commissione ha cominciato a funzionare dopo la metà di gennaio, mentre era previsto che avviasse i propri lavori all'inizio di dicembre (la deliberazione infatti in un primo tempo non è stata vistata dal Commissario di Governo, come succede quasi sempre quando affidiamo incarichi esterni, per la difficoltà di applicare la normativa regionale che ci siamo dati e che è quasi inagibile), e di conseguenza ha cominciato a lavorare con un mese e mezzo di ritardo. Fino ad oggi ha tenuto sette riunioni ed è a buon punto nella considerazione dei problemi che il mandato della Giunta le ha assegnato; ritengo che rispetto ai tempi indicati dalla deliberazione, considerando il mese e mezzo di ritardo nell'avvio dei lavori, la Commissione sarà in grado di rassegnare le proprie valutazioni e le proprie proposte preliminari alla Giunta regionale entro il mese di aprile. Dopodiché spetterà alla Giunta regionale decidere cosa fare del materiale e delle proposte che saranno rassegnati dalla Commissione.
Dette queste cose, che costituiscono la risposta ai punti 4), 5) e 6) dell'interpellanza urgente presentata dal collega Chiezzi, posso procedere a rispondere all'oggetto principale dell'interpellanza stessa. Molto tranquillamente affermo che credo di mantenere un minimo di senso di responsabilità e che ho netta e chiara la distinzione tra il ruolo dei Partiti e dei Gruppi politici e il ruolo che mi compete, in quanto membro della Giunta, nell'assolvimento del compito che mi è stato demandato.
E sono particolarmente lieto di poter affermare che la Commissione ha capito ed accettato l'invito alla riservatezza per il lavoro che stiamo svolgendo.
Ammesso che volessi conoscere cosa pensa il Gruppo DC, cui appartengo in materia urbanistica, non credo di avere bisogno di doverlo fare attraverso strade tortuose in quanto che del Gruppo DC faccio parte purtroppo da tempo ("purtroppo" perché è passato tanto tempo!) e dal 1976 con altri colleghi, ho sempre seguito questa materia; non ho bisogno quindi di fare verifiche per sapere che cosa pensa il Gruppo DC. So invece che devo tenere conto, affrontando questa materia, delle opinioni più complessive della Giunta e delle opinioni complessive delle forze politiche e sociali della Regione. Siamo in una fase preliminare e questo confronto non è stato avviato; anzi, non ho ancora riferito nulla alla Giunta circa il lavoro svolto fino ad oggi e il mio Gruppo non sa proprio nulla di quanto questa Commissione ha fatto, delle modalità con cui sta operando delle valutazioni e delle proposte che si stanno configurando.
Credo che il collega Carletto abbia voluto semplicemente dire che c'è una Commissione nominata dalla Giunta che sta lavorando a proposte di aggiornamento e di modifica alla L.R. n. 56 e che il Gruppo DC autonomamente, come qualunque altro Gruppo può fare o ha fatto in questa o in altre materie, ha attivato un proprio gruppo di studio per l'approfondimento di questi problemi. D'altra parte, sono già giacenti proposte generali dall'inizio della legislatura presentate da altri Gruppi della maggioranza. Per esempio, il PLI è dall'inizio della legislatura che ha presentato, pur essendo Partito di maggioranza, un proprio documento di valutazione e di proposta per una revisione complessiva della L.R. n. 56.
Posso assicurare che non c'è alcun interscambio di lavoro e di considerazione con il gruppo costituito dalla DC, ai cui lavori non partecipo per correttezza, come non partecipa nessun altro membro della Commissione nominata dalla Giunta regionale. Il Gruppo DC sta procedendo nell'elaborazione di proprie idee e proposte che potranno essere poste a confronto con quelle della Giunta.
Posso garantire che questa è la situazione, ma non lo posso provare. O c'è ancora all'interno dell'assemblea e nei rapporti tra i Gruppi il rapporto di fiducia e la considerazione di quanto si afferma e dei comportamenti che si tengono, oppure nulla è dimostrabile; infatti, se io volessi, al di fuori della Commissione che presiedo per incarico della Giunta, intrattenere rapporti con altri consulenti, con il mio Gruppo o con altri Gruppi o persone, lo potrei fare senza che ciò possa essere avvertito. Posso assicurare che non l'ho fatto e non lo farò. Chi mi conosce sa che ho tanti difetti, ma che ho chiara la distinzione dei ruoli e che ho rispetto per le istituzioni. Quindi, sto operando secondo l'incarico ricevuto e credo che presto ci sarà la possibilità di un confronto aperto attraverso cui, alla luce del sole e in modo serio, ci si confronterà secondo le proprie opinioni e le proprie valutazioni in una materia, quella urbanistica, per la quale la Giunta è intenzionata in questa legislatura a pervenire a proposte concrete di modifica e di aggiornamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi, ringrazio l'Assessore per la risposta.
Evidentemente l'Assessore Genovese non ha partecipato alla stesura del documento della DC, altrimenti non sarebbero state scritte le cose che abbiamo letto.
Apprezziamo la differenza di atteggiamento e di intonazione tenuta dall'Assessore rispetto a quella espressa dal suo Gruppo, molto più invadente e onnicomprensiva.
Non abbiamo motivo di dubitare della correttezza del modo di agire dell'Assessore che ribadisce la necessità di tenere separata l'attività amministrativa, di cui è garante verso tutto il Consiglio, da impegni di carattere politico che l'Assessore Genovese spero continui ad avere. I membri della Commissione, a qualunque riferimento di carattere politico appartengano, sono tenuti professionalmente ad un comportamento serio e corretto. Quindi in questo momento gli esperti dell'Assessorato danno un contributo all'Assessorato e non alla DC. Per questo ci assicurano le parole dell'Assessore e non abbiamo motivo di dubitare.
Rimane una curiosità, che l'Assessore non ci ha tolto; poteva forse farlo, probabilmente non è in grado di farlo. La curiosità è di capire come sia formato questo gruppo di esperti della DC. Questo l'Assessore non lo sa, non gliel'hanno detto, non è stato informato...



CHIEZZI Giuseppe

CARLETTO



CHIEZZI Giuseppe

Non siamo in Russia. Hai capito! I membri li abbiamo scelti noi.



CHIEZZI Giuseppe

Carletto, sei tu che vuoi ricreare queste situazioni! Perlomeno parla dal tuo posto, non dai banchi della Presidenza.
Nel tuo documento hai scritto che hai una Commissione di esperti. Ho chiesto nell'interpellanza informazioni su questa Commissione di esperti.
Ora, tu di questa Commissione di esperti evidentemente ti vergogni, non hai nemmeno il coraggio di dire da chi è formata...



PICCO Giovanni

E' un'ingerenza stupida!



CHIEZZI Giuseppe

Non è un'ingerenza stupida, collega Picco. In un documento voi affermate che avete formato una Commissione di esperti.



CHIEZZI Giuseppe

CARLETTO



CHIEZZI Giuseppe

Ti dispiace?



CHIEZZI Giuseppe

No, tutt'altro, avevamo la curiosità di sapere come era formata. Voi ci impedite di conoscerlo, evidentemente è una vostra Commissione segreta. Ben venga! Prendiamo atto che la Commissione della DC è una Commissione segreta della quale non intendete informare il Consiglio e questo in ossequio a tutte le dichiarazioni di democraticità di questo Gruppo diretto dal Capogruppo Carletto.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1230 dei Consiglieri Biazzi e Avondo inerente la ripresa dell'attività delle miniere aurifere di Pestarena


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1230 presentata dai Consiglieri Biazzi e Avondo.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'auspicata ripresa di attività della ex miniera d'oro, in frazione Pestarena di Macugnaga nel Novarese, è sempre connessa con la volontà del detentore della concessione.
Questi è la SIM (Società Italiana Miniere), azienda del Gruppo AGIP.
La SIM, fin dalla chiusura della miniera, provvede al controllo e alla manutenzione dei serbatoi in cemento armato, contenente i rifiuti velenosi della trascorsa gestione estrattiva. Nel medesimo periodo di tempo la SIM ha venduto vari edifici, allora al servizio della miniera, quindi ha ora in concessione solamente il giacimento (gallerie, tranne quella centrale sommerse dall'acqua) e la centralina elettrica, che forniva energia alle macchine della stessa miniera.
Alcuni favorevoli momenti al costo dell'oro estratto (grammi 7 per tonnellata di roccia) accesero delle speranze, subito sopite dalla danza dei costi al ribasso.
Accanto a detta incertezza è risaputo che gli attuali mezzi di estrazione, tecnologicamente più idonei, riducono i tempi di esportazione della roccia, aumentando per conseguenza la quantità di metallo estratto nel tempo. Detti mezzi però sono efficacissimi in miniera a cielo aperto o utilizzanti filoni di grande diametro. I filoni del Monte Rosa (quelli fino ad ora sfruttati) presentano diametri di circa 50 centimetri al massimo. Si può dedurre allora che a Pestarena i mezzi adottabili dovranno essere alquanto più modesti ed un carico di maestranze certamente più elevato. La percentuale modestissima di metallo, mezzi modesti e maestranze numerose darebbero un costo superiore ai ricavi.
Una grossa ditta come la SIM (organizzazione più complessa) otterrebbe dei risultati ancora più negativi ed è forse per tale motivo che la concessione non viene utilizzata.
La Ditta Cattaneo di Tronzano è ugualmente attiva per ottenere la concessione in argomento, ma va notato che fin dalla prima richiesta ha rivelato un ordine di interessi: prima la centralina e poi la miniera.
Comunque la Cattaneo parve giungere al successo attraverso la stipula di un contratto, che l'avrebbe associata alla stessa SIM.
Adesso la SIM, con una lettera al Distretto minerario di Torino, parla di scopi divergenti, che impedirebbero la stipula del contratto, ma non rinuncia nel contempo a chiedere, ai sensi della legge 6/10/1982 n. 752, un contributo di lire 80 milioni per ricerche, studi, rilievi geofisici e geochimici in Pestarena. Si tratta, a nostro avviso, di una cifra puramente simbolica, un guadagnar tempo, stante il fatto che una ricerca ex novo sull'entità del giacimento e sull'impatto ambientale ed igienico dovrebbe costare enormemente di più. Tuttavia si può anche pensare che la cifra di 80 milioni sia un segnale della SIM rivolto al Ministero e alla stessa AGIP in favore di una sua rinuncia alla concessione, necessaria per spianare la strada alla Cattaneo, ma non ad una soluzione del tutto convincente.
E' noto che la Cattaneo di già opera nell'Ossola per estrarre granito mentre in Lombardia detiene la concessione di una miniera, non ancora resa attiva con un benché minimo lavoro.
Nell'ottica aziendale anche una semplice proprietà di una concessione può essere un avallo al credito.
In realtà ci sembra che la Cattaneo possa progettare un'attività mineraria di ordine privatistico, come mezzi e metodi nonché organici ridotti, sufficienti a dare probabilmente in uno spazio ragionevole di tempo dei profitti. Tuttavia l'ottimismo cala di intensità pensando che l'aspirante alla concessione fa totale affidamento all'art. 9 della menzionata legge n. 752 la quale, modificata, prevede un contributo del 70 per le ricerche, il completo rinnovamento degli impianti e spese di esercizio per riprendere i lavori. Di contro sarebbe un errore non seguire con molta disponibilità e attenzione i progetti Cattaneo, specie se questi riuscirà intanto a dare inizio ai lavori di estrazione della miniera lombarda in concessione ormai da lungo tempo. Così facendo dimostrerebbe di meritare una certa fiducia per ottenere i consistenti contributi statali per ricerche e di prelievi in Pestarena.
In conclusione, le ditte che osino esporre dei propri capitali per gestire la miniera non ce ne sono, ma ciò non vuol dire che la Regione Piemonte debba obiettivamente rinunciare con le dovute garanzie a dare il proprio contributo, soprattutto il proprio appoggio, e, nell'ambito delle proprie competenze, alla ditta Cattaneo qualora ottenesse la concessione della miniera.
A detto fine l'Assessorato all'industria e al lavoro della Regione Piemonte sta in queste settimane sondando le vere intenzioni della Società Italiana Miniere, perché sarebbe una colpa non cercare tutte le soluzioni possibili in una zona obiettivamente tanto sacrificata da negativi eventi industriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore della risposta. Ho seguito con interesse le informazioni relative alla non eventuale redditività del filone d'oro di Pestarena. Io non so come stanno esattamente le cose. La Regione ha tenuto un convegno cinque-sei anni fa a Macugnaga per verificare quali possibilità c'erano di riavviare l'estrazione nella miniera di Pestarena; il convegno era stato interlocutorio. Però si sono fatte avanti delle ditte che affermano di essere disposte, nel quadro della normativa attuale che regolamenta lo sfruttamento delle miniere, a mettere in atto tutte le iniziative per riattivare la miniera stessa: questo mi pare il punto fondamentale su cui la Regione deve soffermarsi per verificare fino a che punto queste ditte sono disponibili ad intervenire. Questo ritengo sia il lato debole della risposta data dall'Assessore.
La ditta Cattaneo, che non è di Tronzano nel Vercellese ma è di Trontano nel Novarese (un po' di confusione è stata fatta), si dichiara disponibile, nel quadro della legislazione attuale, a riattivare quella miniera. Ebbene, la Regione convochi la società titolare della concessione e la società che si dichiara disponibile a subentrare per l'utilizzo della miniera. Si mettano le parti a confronto e si verifichino le possibilità di intervenire.
Nella risposta non ho sentito citare, per esempio, i 2 miliardi messi a disposizione dal Ministero per cominciare le verifiche per la riattivazione della miniera. Certo 80 milioni sono pochi - su questo sono d'accordo con l'Assessore - per completare gli studi e compiere una valutazione adeguata ma l'allora Ministro dell'Industria Zanone aveva messo a disposizione per questi studi ben 2 miliardi: che fine hanno fatto? Perché non sono stati utilizzati e per quale motivo? E perché ora si stanziano soltanto 80 milioni, dicendo che questi non saranno sufficienti, quando c'era una disponibilità finanziaria di ben 2 miliardi? Per questi motivi non sono soddisfatto della risposta della Giunta e dell'Assessore. Ci sono troppe questioni, sollevate nella nostra interrogazione, che non sono state chiarite, per cui invitiamo l'Assessore in tempi brevi, ad accertare fino in fondo come stanno veramente le cose.
A nostro avviso la risposta è interlocutoria, quindi ritorneremo sull'argomento per verificare che cosa farà la Giunta su una questione che può creare posti di lavoro in una zona disastrata, come le vallate dell'Ossola.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1258 presentata dal Consigliere Devecchi inerente lo stabilimento Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1258 presentata dal Consigliere Devecchi.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

In riferimento alla menzionata interrogazione sulla situazione aziendale e sulla situazione occupazionale delle Fabbricazioni Nucleari Gruppo ENI, localizzata a Bosco Marengo, posso attenermi ad alcuni passaggi che hanno visto la Regione Piemonte e l'Assessorato attenti ad una vicenda che è stata conseguenza dell'abbandono del nucleare a seguito del referendum, quindi della difficoltà delle maestranze ad avere ulteriori commesse e prosecuzione di attività nello stabilimento di Bosco Marengo.
Al riguardo ho personalmente incontrato la dirigenza ENEA a Roma nelle ultime settimane dello scorso anno per verificare la possibilità di un passaggio e quindi l'assorbimento delle maestranze dal Gruppo ENI-AGIP (cui fanno riferimento le Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo) all'ENEA attenendomi ad una recente comunicazione scritta dello stesso Presidente dell'ENEA, successivamente aggiornata da un'altra lettera di comunicazione da me sollecitata; tutte fanno riferimento all'ordine del giorno votato alla Camera dei Deputati nel luglio 1988. In base a tale pronunciamento l'ENI e l'ENEA stanno portando a termine un discorso che prevede l'ingresso dell'ENEA nelle Fabbricazioni Nucleari entro i primi mesi del 1989. In sostanza, dovremmo essere in "zona Cesarini" per registrare, spero nelle prossime settimane, la conclusione di questo percorso che ha visto rapportarsi l'ENI e l'ENEA per una soluzione ed un assorbimento da parte dell'ENEA delle maestranze delle Fabbricazioni Nucleari.
Nel frattempo, riconfermo l'avvenuto passaggio di tredici dipendenti dello stabilimento di Saluggia all'ENEA; erano dipendenti già distaccati e nei mesi scorsi sono stati incorporati a regime all'interno dello stabilimento di Saluggia, in termini propedeutici del passaggio definitivo di tutte le maestranze di Bosco Marengo all'ENEA.
Analoga procedura è prevista per i dipendenti dello stabilimento di Bosco Marengo, attualmente in Cassa integrazione guadagni, benché non equiparata a quella dei lavoratori di Montalto di Castro. Ovviamente la garanzia del posto di lavoro rende meno grave la differenza di trattamento tra i lavoratori delle due unità produttive in argomento. I funzionari dell'Assessorato al lavoro hanno sempre partecipato agli incontri presso la Provincia di Alessandria e presso il Ministero del Lavoro, agevolando detto risultato che mi auguro possa nelle prossime settimane determinare la conclusione di questo percorso. Ritengo di poter anticipare una conclusione positiva con l'assorbimento di tutte le maestranze in carico all'ENEA e con la ripresa anche ai fini dell'attività di aggiornamento delle maestranze tecnicamente specializzate che hanno necessità e diritto di avere un lavoro e di mantenere su questo settore un continuo aggiornamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore Cerchio per la risposta ampia ed esauriente che ha fornito.
Vorrei sottolineare le ultime espressioni che ha usato per auspicare una ripresa dell'attività delle ex Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo anche perché in questi ultimi tempi pare circolino nuovamente voci (non so fino a che punto veritiere) che si voglia istituire nel sito delle ex Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo un'altra delle discariche, un altro dei cimiteri di elefanti nella zona di Alessandria.
Mi auguro che l'attività dell'Assessorato sia ulteriormente rivolta affinché le maestranze altamente qualificate possano trovare occupazione in un'attività produttiva della zona.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interpellanza n. 1287 dei Consiglieri Bontempi, Acotto, Calligaro e Sestero inerente lo Studio Kinesiterapico Torinese


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1287 presentata dai Consiglieri Bontempi Acotto, Calligaro e Sestero.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Lo Studio Kinesiterapico Torinese di via Bardonecchia 133/A, Torino autorizzato all'esercizio di un ambulatorio per le prestazioni di ortopedia e fisiochinesiterapia, venne confermato nel rapporto convenzionale con il Servizio sanitario nazionale, ai sensi del DPR 16 maggio 1980 e 23 marzo 1988, n. 120, i quali hanno reso esecutivi gli accordi collettivi nazionali rispettivamente siglati negli anni 1980 e 1987 per l'erogazione di prestazioni ambulatoriali in regime di convenzionamento esterno.
Detti accordi prevedono un adeguamento tariffario delle prestazioni senza peraltro fissare tempi di esecuzione delle stesse.
Dalla relazione ispettiva effettuata presso il suddetto centro risulta che: le prenotazioni per le cure vengono effettuate in numero eccedente rispetto alle possibilità operative, soprattutto avuto riguardo al personale disponibile. Peraltro, i gestori riferiscono di operare di proposito le prenotazioni con una eccedenza cautelativa del 20%, giacch per esperienza, non tutti i prenotati si presentano poi per effettuare le cure. Il dato è attendibile per l'utenza in generale gli utenti in attesa delle cure sono numerosi e si affollano in angusto locale. Non si nota, peraltro, disagio apparente da parte dei medesimi nelle sale di trattamento non si è rilevato affollamento si è potuto constatare che i trattamenti di massaggio, chinesiterapia e rieducazione funzionale vengono effettuati dai terapisti e che alcune apparecchiature per l'erogazione di energie fisiche vengono utilizzate da operatori medici a rapporto part-time la durata dei trattamenti, stando a quanto risulta dai tabulati di prenotazione, è da ritenersi clinicamente insufficiente. Non si possono comunque sollevare rilievi al riguardo in quanto l'attuale accordo collettivo nazionale non fissa tempi di durata dei trattamenti la dotazione di apparecchiature è più che sufficiente.
Nella relazione ispettiva si afferma che il centro visitato presenta le caratteristiche di centri di fisioterapia e riabilitazione con idoneità ad agire terapeuticamente in questo ambito e che le strutture del centro stesso devono sottostare a vincoli convenzionali, non adatti a far superare modalità imprenditoriali limitate dalle esigenze di bilancio.
Non si ha notizia di denunce da parte della competente USSL per discordanze tra le richieste di pagamento e le prestazioni effettivamente praticate ai pazienti.
Da quanto sopra evidenziato non si ravvisano inadempienze tali da indurre ad adottare provvedimenti di sospensiva nel rapporto convenzionale con il suddetto S.K.T.
A completamento dell'informazione si dà notizia che presso il Ministero della Sanità sono in corso i lavori di revisione del nomenclatore delle prestazioni specialistiche in convenzionamento esterno intesi a determinare nuovi livelli tariffari rapportati ai tempi di esecuzione delle singole terapie, al fine di una più corretta ed uniforme applicazione degli accordi collettivi nazionali per le prestazioni in regime di convenzionamento esterno.



PRESIDENTE

La parola Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio l'Assessore per la risposta.
Evidentemente il Servizio ispettivo è stato più fortunato dei pazienti che si recano tutti i giorni per prestazioni di carattere riabilitativo allo studio S.K.T di via Bardonecchia.
Abbiamo parlato con alcuni di questi pazienti e risulta che vengono persi referti, saltano le prestazioni e gli organici risultano chiaramente inadeguati.
Tra l'altro l'Assessore ha detto che il Servizio ispettivo ha notato che c'è un numero di prenotazioni eccedente rispetto alle possibilità di effettuare le prestazioni da parte della struttura S.K.T, e che le prestazioni sono clinicamente insufficienti anche se a livello nazionale non si è ancora stabilita la durata delle prestazioni riabilitative.
Abbiamo voluto presentare questa interpellanza perché la nostra impressione, fondata anche sulla base delle risultanze della Commissione di inchiesta, ci dice che esiste una sorta di "corte dei miracoli" e che non tutti i convenzionati riescono ad effettuare le prestazioni secondo le regole più elementari.
E' vero che mancano strumenti di legge, e di ciò è responsabile la Giunta. Noi siamo ancora in attesa di una legge sui requisiti minimi dei laboratori di riabilitazione funzionale. Impegni solenni assunti dalla Giunta anni addietro sono stati tutt'altro che onorati. Attendiamo una politica di potenziamento dei servizi pubblici. Su "La Stampa" di oggi leggiamo un articolo esplicito: "Gravi carenze del servizio pubblico di fisioterapia. Prenotazioni bloccate. Tempi di attesa di mesi".
Quindi mancano le regole e in assenza delle regole lo stesso Servizio ispettivo può fare delle ispezioni molto generiche. Perciò bisogna darsi queste regole, esercitare un controllo serio, fare una politica di sviluppo dei servizi pubblici nel settore della riabilitazione funzionale.
E' noto che circa il 90% delle prestazioni vengono effettuate dalle strutture private. Al tempo stesso abbiamo il fondo per la spesa vincolata del 1986 che ha perlomeno due progetti inerenti le attività di riabilitazione funzionale che non impiega circa 15 miliardi di lire (5 per il progetto "Tutela della salute delle persone anziane" e più di 10 miliardi per le attività vere e proprie di riabilitazione funzionale).
Se aggiungiamo che lo stesso fondo per la spesa in conto capitale del 1988 non è stato ripartito, concludiamo amaramente che vi sono ingenti risorse immobilizzate, che per il fondo della spesa in conto capitale abbiamo perso un anno negli investimenti e al tempo stesso imperversa il privato.
Ripeto in questa sede che, se vi sono regole, chiari requisiti e se chiara è la funzione di controllo, si accetta il privato, soprattutto se è efficiente ed efficace.
Però ci troviamo di fronte a lamentele sistematiche da parte dei pazienti che si recano per avere le prestazioni di riabilitazione funzionale all'S.K.T. Sarà che il Servizio ispettivo è stato più fortunato, ma le cose, davvero, non funzionano. Probabilmente, non funzionano non solo all'S.K.T.
Ripeto, senza regole, senza requisiti, senza controlli c'è il rischio di attorniarsi di una sorta di "corte dei miracoli" in un'attività di decisiva importanza come quella della riabilitazione funzionale.
Per questo motivo ci dichiariamo profondamente insoddisfatti della risposta.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione n. 1333 del Consigliere Staglianò inerente l'inchiesta di ispezione presso il laboratorio convenzionato del P.K.T., di Torino


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde ancora all'interrogazione n. 1333 presentata dal Consigliere Staglianò.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il centro P.K.T. di via Angrogna, autorizzato all'esercizio di un ambulatorio per le prestazioni di ortopedia e fisiochinesiterapia, venne confermato nel rapporto convenzionale ai sensi del DPR del maggio 1980 e del DPR del marzo 1988, i quali hanno reso esecutivi gli accordi collettivi nazionali rispettivamente siglati nel 1980 e nel 1987 per l'erogazione di prestazioni ambulatoriali in regime di convenzionamento esterno.
Detti accordi prevedono un adeguamento tariffario delle prestazioni senza peraltro fissare tempi di esecuzione delle stesse.
Dalla relazione ispettiva effettuata presso il suddetto centro risulta che: le prenotazioni per le cure vengono effettuate in numero eccedente rispetto alle possibilità operative, soprattutto avuto riguardo al personale disponibile. Peraltro, i gestori riferiscono di operare di proposito alle prenotazioni con un'eccedenza cautelativa del 20%, giacch per esperienza, non tutti i prenotati si presentano per effettuare le cure gli utenti in attesa delle cure sono numerosi, ma non si nota peraltro disagio apparente da parte dei medesimi nelle sale di trattamento non si è rilevato affollamento. Soltanto una saletta, dotata di un apparecchio a quattro canali, è apparsa sovraffollata, ma i quattro pazienti che avevano appena effettuato il trattamento in gruppo apparivano soddisfatti per aver trascorso il tempo di terapia socializzando si è potuto constatare che i trattamenti di massaggio, chinesiterapia e rieducazione funzionale vengono effettuati dai terapisti e che alcune apparecchiature per l'erogazione di energie fisiche vengono utilizzate da operatori medici a part-time la durata dei trattamenti, stando a quanto risulta dai tabulati di prenotazione, è da ritenersi clinicamente insufficiente. Non si possono comunque sollevare rilievi a riguardo in quanto l'attuale accordo collettivo nazionale non fissa tempi di durata di trattamenti la dotazione di apparecchiature è più che sufficiente.
Nella relazione ispettiva, a conclusione, si afferma che il centro visitato presenta le caratteristiche di centri di fisioterapia e riabilitazione con idoneità ad agire terapeuticamente in questo ambito e che le strutture del centro stesso devono sottostare a vincoli convenzionali non adatti a far superare modalità imprenditoriali limitate dalle esigenze di bilancio.
Da quanto sopra evidenziato non si ravvisano inadempienze tali da indurre ad adottare provvedimenti di sospensiva nel rapporto convenzionale con il suddetto P.K.T.
A completamento dell'informazione si dà notizia che presso il Ministero della Sanità sono in corso i lavori di revisione del nomenclatore delle prestazioni specialistiche in convezionamento esterno intesi a determinare nuovi livelli tariffari rapportati ai tempi di esecuzione delle singole terapie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, l'interrogazione rivolta il 2 giugno dello scorso anno all'Assessore Maccari prendeva le mosse da un esposto presentato da un cittadino del capoluogo regionale, con il quale lamentava pesanti disagi nell'usufruire di questo servizio convenzionato di un laboratorio privato.
Quell'esposto lamentava puntualmente una serie di cose che non andavano bene tanto da indurre il Servizio ispettivo dell'Assessorato ad inviare un ispettore.
In un primo momento un ispettore inviato in quella sede declinava, per imprecisati motivi di salute, tant'è che l'Assessorato deve intervenire in fase successiva per nominare un altro ispettore. Pregherei l'Assessore di precisare, magari nel testo scritto che avrà la cortesia di consegnarmi quando questa ispezione è stata fatta, viste queste difficoltà addirittura a reperire gli ispettori.
Quindi potrebbe essere interessante sapere in maniera più circostanziata il momento in cui l'ispezione è stata fatta.
L'Assessore ha detto: sembrerebbe che tutto funziona. Personalmente non ho strumenti per andare a vedere con puntualità le cose che, quanto meno per il momento, andrebbero bene. Sostiene che non ci sono disagi apparenti.
Noi prendiamo atto di queste dichiarazioni e ci auguriamo che davvero le cose vadano come lei ha scritto. Noi ci permettiamo di dubitarne per le puntuali segnalazioni che sono giunte e continuano a giungere al riguardo.
I rilievi formulati dall'Assessorato non inducono l'Assessore a prendere provvedimenti nei confronti dell'ambulatorio convenzionato. Non facciamo che prenderne atto. Non mi dichiaro quindi al riguardo né soddisfatto n insoddisfatto. Pregherei soltanto l'Assessore, se possibile, di essere più preciso rispetto alla data che a nostro avviso ha qualche rilievo, e possibilmente, se non ci sono ostacoli di natura formale, conoscere la persona che ha effettuato questa ispezione perché le esperienze precedenti al riguardo hanno suscitato più di qualche perplessità.


Argomento: Fondi sanitari

Interrogazione n. 1435 del Consigliere Valeri inerente il Laboratorio di sanità pubblica dell'USSL n. 45 di Vercelli


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde ancora all'interrogazione n. 1435 presentata dal Consigliere Valeri.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il Comitato interministeriale per la programmazione economica con propria deliberazione del 28/1/1988 ha provveduto a ripartire le somme del Fondo Sanitario Nazionale, parte corrente anni 1986/1987 e parte conto capitale 1986, destinate alle necessità urgenti in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari (legge n. 462/86 cosiddetta "legge metanolo").
La quota assegnata alla nostra Regione solo per la parte in conto capitale per il 1986 è di L. 1.724.808.000; non sono stati assegnati fondi per la parte corrente per gli anni 1986/1987, fondi che risultano essere il doppio di quelli in conto capitale.
La cifra assegnata è notevolmente inferiore a quella richiesta, che era di 5 miliardi, ed anche alla cifra di 8 miliardi che fonti di stampa (Bollettino ISIS) indicavano come assegnata al Piemonte. L'utilizzo di tali fondi è subordinato però alla ultimazione delle procedure previste dall'art. 17 della legge 22/12/1984, n. 887 (legge finanziaria 1985). Il competente ufficio dell'Assessorato sta attivando le procedure per acquisire i fondi assegnati. Una volta disponibile la somma sarà ripartita tra tutti i laboratori e quindi anche quello dell'USSL n. 45, secondo criteri che tengono conto di: eventuali fondi già assegnati (ad esempio, al CSP di Asti a fronte di una richiesta di 450 milioni sono già stati assegnati 300 milioni) riparto proporzionato tra la quota complessiva a disposizione rispetto alla richiesta avanzata.
Si ritiene necessario che per il potenziamento dei Laboratori di sanità pubblica la Regione definisca un preciso programma che contempli non solo la parte strumentale, ma anche il personale e i locali. Occorre cioè che il Consiglio regionale approvi con la massima tempestività la legge sui laboratori (questa risposta è ferma da tempo e la legge sui laboratori non era ancora stata approvata).
Sul completamento dei laboratori sto predisponendo un piano che possa prevedere il completamento di tutti i laboratori entro il 1990 con coperture di tutti gli stanziamenti necessari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore delle notizie che ci ha dato e penso che esse meritassero forse un'attenzione maggiore da parte del Consiglio regionale.
Stiamo discutendo delle strutture indispensabili per conoscere quanto accade dal punto di vista ambientale e sanitario sul territorio.
L'Assessore ha confermato che la quota parte attribuita al Piemonte dei fondi della legge cosiddetta "metanolo" risulta esserci stata assegnata sin dal gennaio 1988. Da quella data ad oggi, tuttavia, la Regione Piemonte non è stata in grado di ottemperare alle procedure necessarie per ottenere la disponibilità effettiva dei 1.724 milioni assegnatici. Questo ritardo di oltre un anno è grave ed ingiustificato in quanto altre Regioni, quali la Toscana ad esempio, la loro quota parte l'hanno già incamerata da tempo e l'hanno addirittura già impegnata. Oggi pomeriggio è convocata la VII Commissione per discutere la proposta di deliberazione della Giunta in ordine alla qualità delle acque; in quella sede credo avremo modo di rilevare come i dati a disposizione non siano completi e neppure aggiornati, il tutto in ragione del fatto che le strutture di controllo e di analisi, quelle appunto dei laboratori, non sono nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle esigenze anche nuove che la realtà propone.
Il ritardo nell'attuazione del piano di potenziamento dei laboratori è oggi alla base delle difficoltà che sull'insieme del territorio regionale si verificano.
Nell'interrogazione erano state messe in evidenza in modo particolare le difficoltà di funzionamento del Laboratorio di sanità pubblica facente capo all'USSL n. 45. La situazione di difficoltà, però, riguarda l'insieme dei laboratori operanti nella Regione. Nella riunione di oggi pomeriggio ci sarà modo di ritornare più specificamente e concretamente su questa materia che ritengo decisiva, in quanto in assenza di strutture di controllo in grado di operare non dico in tempi reali, ma con uno scarto non eccessivo tra le esigenze di rilevamento e il rilevamento stesso, è impensabile parlare di messa in atto di un monitoraggio efficiente della qualità delle acque. Discuteremo in quella sede anche per ottenere una risposta più puntuale, perché l'Assessore non ha detto quando ritiene che il miliardo e 724 milioni messoci a disposizione dallo Stato potrà essere acquisito e impiegato.
Nell'interrogazione avevamo anche chiesto se per questo capitolo di spesa la Giunta era intenzionata a fare ciò che normalmente fa per l'agricoltura e per altri settori, ossia un'anticipazione di cassa atta a consentire, data l'urgenza drammatica dello stato dei laboratori e delle strutture di monitoraggio, l'utilizzo della somma messaci a disposizione.
La mancata risposta dell'Assessore oltre ad indurre forti preoccupazioni conferma la naturale propensione a rimanere, da parte della Giunta costantemente al di sotto delle esigenze di intervento.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 1622 del Consigliere Picco inerente il collegamento viabile Torino-Pinerolo


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1622 presentata dal Consigliere Picco.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Il collega Picco con l'interrogazione n. 1622 ripropone all'attenzione della Giunta e del Consiglio la questione di come affrontare i problemi dei collegamenti viari in modo rapido ed urgente tra Pinerolo e l'area retrostante la città di Torino.
In effetti, dopo che l'argomento tornò all'attenzione attraverso la proposta di un collegamento diretto di tipo superstradale fra Torino e Pinerolo, potrebbe apparire che vi sia stata una caduta di tensione. In realtà, a livello di uffici regionali e di Assessorato così non è stato perché abbiamo lavorato cercando intanto di realizzare degli interventi sulla viabilità esistente che consentissero (in modo seppur parziale) di affrontare la questione reale e grave dei collegamenti viari tra le due realtà, in attesa che si chiarisca meglio la situazione rispetto alla progettata e tuttora da definire ipotesi di collegamento superstradale o autostradale. Abbiamo avuto incontri con il Compartimento ANAS sollecitandolo a predisporre un'ipotesi progettuale che, pur mantenendo l'attuale assetto viario lungo le sue linee portanti, prevedesse una messa in sicurezza dell'asse e una sua velocizzazione. E' noto che l'ipotesi prevedeva l'abbattimento completo dei platani lungo la strada; ipotesi che non si è potuta percorrere. Pertanto siamo oggi di fronte ad una nuova ipotesi progettuale che ci è stata trasmessa dall'ANAS nelle scorse settimane per un importo complessivo di circa 12 miliardi di interventi sulla statale 23 tra Riva di Pinerolo e Candiolo. Ipotesi che, pur prevedendo ancora seppure parzialmente il taglio di alcuni alberi, in particolare nel tratto della carreggiata tra None ed Airasca, tuttavia ipotizza l'allargamento della sede attuale della statale e ai lati della statale 23 due strade che corrono in parallelo su entrambi i lati o su uno dei lati per consentire al traffico locale, da Comune a Comune, di utilizzare questa sede stradale, non interferendo rispetto al collegamento di più lungo percorso. Il progetto che è nelle more di esame ai sensi dell'art. 81 e che è stato anche inviato alla Sovrintendenza dei Beni Ambientali è ancora in fase istruttoria.
Come appare evidente è una soluzione intermedia, nel senso che probabilmente non rappresenta la soluzione definitiva, ma che già potrebbe consentire maggiore sicurezza per i veicoli che transitano lungo la statale 23, alleggerita dal traffico di carattere locale, e una velocizzazione delle percorrenze senza addivenire ad un nuovo vero e proprio percorso.
Per quanto riguarda la statale 589 occorre sollecitare l'ANAS a predisporre dei progetti che, pur mantenendo per larga parte l'attuale sede, completino il sistema delle circonvallazioni. Pensiamo, ad esempio ad alcuni paesi situati lungo la statale 589 che ne sono ancora attraversati pur mantenendo l'impianto attuale della statale stessa.
Per quanto riguarda l'inserimento nei piani, con comunicazione del marzo 1988 nel prospettare il secondo stralcio attuativo del piano triennale, avevamo proposto interventi sia sulla statale 23 che sulla statale 589. Recentemente abbiamo chiesto alla Direzione Generale dell'ANAS, al di là del discorso dei piani, ma comunque utilizzando il criterio dell'osmosi all'interno delle somme che sono a residuo, non impegnate quindi dall'ANAS, di prevedere interventi sulle due statali. In questo senso, abbiamo ulteriormente sollecitato il Compartimento di Torino a prevedere dei progetti di massima che possano essere inviati a Roma per le successive approvazioni.
In sintesi, non abbiamo dimenticato il problema dei collegamenti viari fra Pinerolo e Torino, ci siamo mossi soprattutto nell'ottica di sollecitare progetti che andassero a migliorare in modo innovativo la viabilità esistente. E' chiaro che dovremo ancora proseguire in questa azione, però da un lato abbiamo sollecitato il Compartimento ANAS di Torino a predisporre ipotesi progettuali di miglioramento delle attuali statali e dall'altro abbiamo chiesto alla Direzione Generale l'inserimento di progetti di miglioramento della viabilità esistente nella zona, all'interno delle procedure di osmosi previste dalla legge n. 531.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non è la prima volta che il Consiglio si occupa di questo argomento. Ho ritenuto di doverlo riproporre dopo una mia interpellanza urgente del luglio 1988.
Ringrazio l'Assessore per la risposta che mi pare orientata decisamente nell'impegno a tallonare - diciamo con molta onestà - l'ANAS ad essere conseguente ad impegni che peraltro sono previsti in termini di stanziamenti di investimenti che debbono essere utilizzati.
Assessore, credo che questo problema non possa rimanere ancora relegato tra le cose rispetto alle quali il ruolo di programmazione e progettuale della Regione si colloca in un atteggiamento quasi surrettizio, nel senso di venire attivato solo nella misura in cui sono carenti altri livelli operativi.
Il problema del collegamento metropolitano tra l'altro dovrebbe investire l'interesse non solo dei colleghi torinesi ma anche di tutti i Consiglieri regionali del Piemonte sud in quanto questo collegamento non è solo e proprio rivolto all'area di Pinerolo ma investe in larga misura una vastissima area del Cuneese. Se la Regione su questo versante non riesce a trasformare il proprio ruolo politico-programmatorio in un ruolo di supporto progettuale, ho l'impressione che questo argomento continui a rimbalzare tra una competenza e l'altra, tra un piccolo stanziamento e l'altro, non acquisendo di fatto quella dimensione di rilievo politico e programmatorio che, in termini politici, deve acquisire.
Sono lieto che l'ANAS si muove nella direzione di attrezzare la statale 23, perché il grado di compromissione rispetto al territorio richiede un'attenzione verso le comunità locali che non può essere ridotta solo a un problema di allargamento della sede stradale. Anzi, forse in alcuni casi il problema non è quello. Il problema vero è di mettere in condizione tutto il flusso di attività che si svolge su questo asse e di poter essere compatibile con un certo ruolo di collegamento diretto che comunque deve essere sopportato da questo asse.
Ricordo però all'Assessore che gli interventi sulla 589 nella stessa logica di razionalizzazione non sono possibili e quindi la proposta che ebbi già a fare nell'estate del 1988, cioè la progettazione di un vero e proprio asse parallelo alla 589 nel tratto circonvallazione di Orbassano circonvallazione di Pinerolo, debba essere una soluzione (progettualmente perlomeno) da verificare, se non da assumere immediatamente come impegno.
Si tratta di 9,5 chilometri che dalla circonvallazione di Piossasco collegano la circonvallazione nord di Pinerolo; si tratta di 9,5 chilometri che sono in parallelo alla 589 e che ovviamente non possono passare sulla stessa sede, devono passare sufficientemente staccati dietro alla cortina di stabilimenti che sono attestati sul versante ovest.
Questa soluzione, secondo il sottoscritto, ma credo oggettivamente, si impone come una vera alternativa ad un collegamento diretto. In questo senso prego l'Assessore di volere fare con la Provincia di Torino un minimo di coordinamento su queste iniziative, perché purtroppo dalle notizie che appaiono sui giornali troviamo delle contraddittorietà. Adesso questo nuovo asse, questo nuovo anello, che viene riproposto, giustamente, per giustificare e collegare anche il completamento dell'anello tangenziale, da quanto so, si sovrappone per una parte ad un'ipotesi sulla quale sta lavorando l'Amministrazione provinciale per un'alternativa alla statale 23 in corrispondenza della posizione Drosso, Volvera, Airasca. Mi pare che queste cose, per quanto ben venga la progettualità anche per verificare nel merito i problemi, debbano però avere un minimo di razionalizzazione e soprattutto di finalizzazione per investimenti che comunque sappiamo saranno molto pochi e si collocheranno nel tempo con una certa gradualità.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Dardanello, Martinetti e Sestero.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 31 gennaio e 7 febbraio 1989 - in attuazione dell'art. 7 secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla riforma della Cassa integrazione guadagni e alle Agenzie per l'impiego


PRESIDENTE

L'Assessore Cerchio svolgerà ora la comunicazione di cui al punto 4) all'o.d.g.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

I due ordini del giorno approvati a fine 1988, relativamente alla riforma della Cassa integrazione e alle Agenzie per l'impiego, si riferiscono a questioni di estrema rilevanza che, a seconda di come si struttureranno o decolleranno sia la riforma della Cassa integrazione che l'Agenzia per l'impiego, potranno rappresentare un aspetto significativo noi ci auguriamo migliorativo, della situazione attuale soprattutto in relazione al territorio regionale.
Vorrei richiamare quell'ordine del giorno anche per capire in che misura siano possibili confronti che possono avere incidenza nel rapporto che abbiamo sollecitato ai vari livelli, Ministero, Gruppi parlamentari Commissioni competenti.
Riassumo per sommi capi quella che, a mio avviso, dovrà essere la filosofia del disegno di legge di riforma presentato dal Ministro Formica ed approvato poco prima di Natale dal Senato della Repubblica. La riassumo affinché l'ordine del giorno non sia semplicemente una formalità, ma sia partecipato e di interesse per tutti.
Come sapete la Cassa integrazione di fronte a questa riforma non durerà in eterno, soprattutto perderà il carattere di "licenziamento occulto" che ha finito di assumere nel tempo. Se un'impresa avrà manodopera in eccedenza, dovrà esprimerlo chiaramente mettendo in mobilità i lavoratori.
Le assunzioni avverranno normalmente per chiamata nominativa, ovvero libera (come già ricordava l'ordine del giorno del 21/12/1988 approvato dal Consiglio regionale del Piemonte).
Il disegno di legge, come avete avuto modo di notare anche dall'informazione dei mass media, è stato duramente contestato dal mondo imprenditoriale che lo ha addirittura definito "di una gravità senza precedenti" e ne richiede una radicale modifica. In particolare nel mirino delle imprese sono la quota di assunzione obbligatoria, nel senso che il 20% dovrà essere riservato ai lavoratori appartenenti alle fasce svantaggiate.
Tra i punti più significativi del provvedimento vi è l'ambito di applicazione della Cassa integrazione straordinaria che viene esteso: alle imprese commerciali con più di 200 dipendenti alle imprese agricole in caso di ristrutturazioni alle stesse imprese edili impegnate nella realizzazione di grandi opere pubbliche, nel caso queste subiscano una interruzione dei lavori per motivi non imputabili all'impresa appaltatrice. Continuano ad essere escluse le aziende che occupano meno di 16 dipendenti.
La Cassa integrazione ordinaria invece si applicherà solo nei casi di sospensione dell'attività per cause di forza maggiore. Il fatto nuovo è che verrà estesa anche agli impiegati e ai quadri.
La grande innovazione sta però nella durata. Oggi è praticamente senza limiti, in futuro (sempre che il testo non venga cambiato alla Camera dei Deputati) il programma non potrà durare più di 12 mesi, in caso di crisi aziendale, e non più di 24 mesi, con la possibilità di due sole proroghe ciascuna di 12 mesi, in caso di ristrutturazione e di riconversione produttiva o di riorganizzazione.
Si attuerà la "cassa verde"; l'intervento straordinario potrà essere attivato anche per motivi ecologici ovvero quando l'attività produttiva è sospesa per tutelare la salute pubblica o salvaguardare il territorio.
Un capitolo particolarmente nuovo riguarda la mobilità e la costituzione di una speciale lista di collocamento che ha lo scopo di agevolare il reimpiego. Se l'impresa che viene ammessa al trattamento di integrazione salariale ritiene di non essere in grado di garantire il rientro di tutti i lavoratori sospesi, può collocare in mobilità quelli che risultano eccedenti. In questo caso il sindacato ha però la facoltà di richiedere un confronto con l'azienda per esaminare le cause che hanno determinato l'eccedenza del personale e soprattutto studiare le possibilità alternative di occupazione, utilizzando anche i contratti di solidarietà o forme di orario flessibile. Una volta posti in mobilità, per gli ex dipendenti si estingue il rapporto di lavoro sebbene questi potranno godere di un'indennità pari al 100% della Cassa integrazione il primo anno e l'80 negli anni successivi.
Infine il provvedimento detta nuove norme per quanto riguarda l'avviamento al lavoro. Fino ad oggi, in teoria, la regola è rappresentata dall'assunzione numerica mentre l'eccezione è rappresentata dalla chiamata nominativa. Ebbene, il disegno di legge ribalta sostanzialmente questa logica anche se i datori di lavoro dovranno riservare il 20% dei nuovi ingressi a disoccupati di lungo periodo, a quelli iscritti nelle liste di mobilità, insomma a tutti coloro che rientrano nella fascia dei lavoratori svantaggiati.
Sempre su questo piano la Commissione regionale per l'impiego ha facoltà di elevare fino al 30% tale quota riservata se l'impresa si trova in una zona ad alto tasso di disoccupazione.
Ho ritenuto utile riprendere almeno in termini di grandi titoli la filosofia del provvedimento nella sua globalità, per coinvolgere i colleghi che seguono direttamente in sede di IV Commissione questi temi, proprio per la valenza che ha sul territorio una riforma di questo genere. Viceversa l'iter parlamentare pare dover concedere alla riforma della Cassa integrazione un limite, che abbiamo con forza indicato nel documento approvato all'unanimità dal Consiglio regionale a fine dicembre. Mi riferisco alla mancata previsione di forme di pre-pensionamento a 50 anni forme che alleggerirebbero, soprattutto nel territorio regionale, in misura notevole il mercato del lavoro torinese e piemontese.
L'Assessorato regionale, secondo il mandato dell'ordine del giorno approvato alla fine del mese di dicembre 1988, ha riproposto la questione al Ministro del Lavoro, alle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera ai Gruppi parlamentari richiedendo un confronto. Ho inviato copia del documento approvato affinché i Gruppi parlamentari se ne facciano carico nei lavori della Commissione stessa.
Si sta inoltre attivando un rapporto con i Gruppi parlamentari perch in sede di adozione definitiva del provvedimento tengano in considerazione tali indicazioni.
Vi è una obiettiva difficoltà legata all'incastro di incontri fra i Gruppi parlamentari per proporre una data che veda una uniformità almeno di un certo numero di soggetti. La data indicativa, salvo verifica puntuale definibile nell'arco di 24/48 ore, è quella del 15 marzo. A quella data sarebbero disponibili il Ministero del Lavoro, alcuni Gruppi parlamentari e la Commissione Lavoro della Camera.
In giornata avremo l'indicazione di quei Gruppi parlamentari della Camera che non hanno ancora risposto e che sono pregati, attraverso i loro referenti regionali, di verificare la loro disponibilità all'incontro.
Devo dire che il Senatore Giugni, Presidente della Commissione, era stato il primo a mettersi in contatto con la Regione e gentilmente mi aveva riferito che il problema era all'esame della Camera dei Deputati.
Per quanto attiene l'attivazione dell'Agenzia del lavoro nel mese di dicembre ci siamo trovati di fronte a due schemi di decreto ministeriale per la nomina del direttore e la definizione della struttura. Regione e Commissione regionale per l'impiego erano tenute ad esprimere entro 10 giorni un parere perentorio.
La Commissione regionale per l'impiego, e di rimando la Giunta regionale del Piemonte che ne ha assunto la posizione, hanno espresso all'unanimità dissenso sul metodo con cui è stato richiesto dal Ministero del Lavoro il parere sullo schema di decreto citato, in quanto mancava il presupposto per l'espressione di tali pareri; presupposto rappresentato dal decreto interministeriale istitutivo dell'Agenzia per l'impiego, che logicamente e giuridicamente precede gli altri. Tale decreto non è stato a tutt'oggi trasmesso n' alla Commissione regionale per l'impiego n' alla Regione Piemonte.
Ciò nonostante la Commissione regionale per l'impiego del Piemonte ha ritenuto utile un lavoro esplorativo, logistico e di raccordo amministrativo in questa fase propositivo-istituzionale. Pertanto la Commissione regionale per l'impiego del Piemonte all'unanimità ha espresso parere favorevole alla proposta di nomina del direttore dell'Agenzia per l'impiego prospettata dal Ministero del Lavoro, al fine di avere nell'immediato un riferimento istituzionale certo.
La Commissione regionale per l'impiego del Piemonte all'unanimità ha invece espresso parere negativo sullo schema di decreto relativo alla struttura dell'Agenzia stessa perché prefigura, almeno da quanto si evince dalla consistenza degli organici proposti, un appesantimento rigido e burocratico.
La Commissione regionale per l'impiego del Piemonte nel ribadire l'urgenza dell'istituzione dell'Agenzia per l'impiego ha richiesto che la stessa si prefiguri: a) nella fase di avvio con carattere di sperimentalità e di flessibilità b) che gli esperti e le esperte che ne faranno parte debbano avere le caratteristiche di comprovata capacità professionale in materia di mercato del lavoro. Per tale personale si dovrà quindi attingere dal mondo accademico sociale, economico e istituzionale, anche nel rispetto delle pari opportunità c) l'Agenzia dovrà operare come già indicato nella deliberazione della Commissione regionale per l'impiego del 28/5/1988 in sinergia con le strutture già funzionanti in materia di mercato del lavoro.
Si è quindi ritenuta necessaria una decretazione organica, con i punti sopra indicati, che contemporaneamente definisca le direttive e le risorse finanziarie necessarie.
La deliberazione della Commissione regionale per l'impiego del Piemonte è per molti versi simile a quella assunta da quasi tutte le Commissioni regionali per l'impiego d'Italia. In quanto tale è stata trasmessa al Ministro del Lavoro.
Per altra via il coordinamento degli Assessorati al lavoro d'Italia ha sollecitato sui punti ribaditi più sopra il Ministro del Lavoro Formica ad un incontro collegiale, che non è ancora stato calendarizzato e che il coordinamento degli Assessori regionali da alcuni mesi sollecita con una particolare insistenza.
Ho avuto modo di constatare, in occasione della firma della convenzione fra la Regione Piemonte e il Ministero del Lavoro sull'Osservatorio nazionale del mercato del lavoro, che il Ministro Formica sembra irremovibile sulle sue decisioni in ordine a quanto detto. L'unico elemento di flessibilità, acquisito in via informale, è che il numero di operatori definito nel decreto è da considerarsi come massimo (questa è anche l'indicazione che le Commissioni regionali per l'impiego hanno dato e l'ordine del giorno approvato a fine dicembre ha indicato) e che spetti alla Commissione regionale definire ipotesi eventualmente più contenute.
L'ordine del giorno votato invitava la Regione ad incontrarsi con il Ministro del Lavoro per quanto riguarda l'Agenzia, ma questo incontro non è possibile attivarlo come singola Regione. Il Ministro non incontrerà singolarmente le venti Regioni. La coordinatrice degli Assessori al lavoro la collega dell'Emilia Romagna, sta da settimane proponendo questo incontro.
Mi è parso doveroso, se pur nei limiti della comunicazione, indicare anche i percorsi e i giudizi che l'esecutivo ha ritenuto di esprimere, per la rilevanza dei problemi e per le ricadute, che ci auguriamo positive, sul territorio in ordine alla riforma della Cassa integrazione e all'Agenzia per l'impiego.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cerchio è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

L'Assessore Cerchio anziché informare il Consiglio in merito agli adempimenti della Giunta previsti dai due ordini del giorno del 21 dicembre, approvati all'unanimità da questo Consiglio, ci ha spiegato il testo della legge in esame alla Camera sulla riforma della Cassa integrazione e ci ha rifatto la storia delle vicende recenti dell'Agenzia per l'impiego.
E' francamente sconcertante! Noi avevamo approvato il 21 dicembre questi due ordini del giorno. Quello sulla Cassa integrazione impegnava la Giunta a trasmettere immediatamente al Governo e al Parlamento l'ordine del giorno e a disporre urgentemente un incontro con il Ministero del Lavoro e con i Gruppi parlamentari.
Ora ci si dice che questo incontro ci sarà, se sarà confermato, il 15 marzo e cioè poco meno di tre mesi dopo.
Perché era urgente il 21 dicembre? Era urgente perché il Senato aveva cassato quella norma sul pre-pensionamento, ma era urgente anche perch scade ai primi di marzo il decreto sul pre-pensionamento (mi sembra che la data esatta sia il 5 marzo). E quindi verrà ripresentato, ma il modo come verrà ripresentato il decreto sul pre-pensionamento, sul quale sono in corso colloqui e un confronto tra sindacati e Governo, risulterà probabilmente, definitivo ai fini del testo del pre-pensionamento nella riforma della Cassa integrazione.
Si decide intorno al 5 marzo. A noi si prospetta l'incontro per discutere di questo argomento il 15 marzo e cioè dieci giorni dopo. Ecco perché era urgente il 21 dicembre fissare questo incontro con il Ministro e con i Gruppi parlamentari prima che si discutesse alla Camera dell'articolo sul pre-pensionamento, prima che si rinnovasse il decreto in scadenza sul pre-pensionamento, prima, cioè, della fine di febbraio, e non il 15 marzo! Ammesso che al 15 marzo questo incontro ci sia.
Il punto è che non siamo in presenza di un errore di percorso, perch questa è una vicenda che si ripete. I rinvii, le dilazioni, la non rispondenza agli impegni assunti dal Consiglio si ripetono di volta in volta, problema dopo problema. La Conferenza sulla siderurgia, sulla quale vi era un impegno formale e solenne del Consiglio regionale, è saltata, non si è mai fatta. E così accadde per le Partecipazioni Statali, ma la stessa cosa è accaduta con l'incontro che era previsto con il Presidente del Consiglio per il caso Indesit.
Ora lo stesso accade per la riforma della Cassa integrazione: si arriva bellamente dopo il tempo massimo.
E qui si pone il problema della serietà delle posizioni e degli adempimenti a cui la Giunta dovrebbe ottemperare e quindi della dignità stessa di questo Consiglio.
E' inutile discutere, confrontarci, assumere delle posizioni che impegnano l'esecutivo in determinate azioni, quando poi queste vengono sistematicamente disattese come ho appena dimostrato. Nel caso della Cassa integrazione è grottesco quello che accade, perché rischiamo di chiudere la porta della stalla quando i buoi sono ormai scappati.
Noi siamo assolutamente insoddisfatti della comunicazione dell'Assessore. Chiediamo che almeno si verifichi immediatamente la possibilità di anticipare l'incontro con il Ministero e con i Gruppi parlamentari e, per quanto riguarda l'Agenzia per l'impiego, chiediamo che si verifichi a che punto sono questi decreti, che a me risultava essere fermi al Tesoro fino a qualche giorno fa, per vedere quali iniziative sono possibili, in primo luogo per accelerarne l'iter, in secondo luogo per accertare che quella flessibilità sugli organici di cui qui si è parlato sia effettiva.
Pongo però in linea generale un problema di metodo ché è anche di sostanza. Che senso ha che questo Consiglio regionale discuta, si confronti, assuma delle posizioni, impegni la Giunta a fare determinate cose, quando poi sistematicamente queste non vengono fatte? Se dovremo decidere di non partecipare più ad alcuna posizione unitaria del Consiglio, neppure sui problemi di emergenza o di grande rilevanza, noi questa decisione la prenderemo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ancora una volta la discussione su un provvedimento che potrà avere effetti importanti sul nostro mercato del lavoro passa tra la distrazione.
Si tratta invece dell'indicazione di quei momenti di intervento sul mercato del lavoro che potrebbero affrontare i nodi di quelle sacche di disoccupati che nessun strumento di politica attiva del lavoro, sia regionale che nazionale, riesce a risolvere.
Forse, metodologicamente, dovremmo atteggiarci in modo diverso nell'affrontare gli ordini del giorno in questo Consiglio. Alla fine, si approvano rapidamente con una tendenziale unità attorno a questi elementi e dopo, strada facendo, ci troviamo gli ostacoli che avevamo delineato nell'ordine del giorno. Forse, nella seduta del 21 dicembre, alcune precauzioni o una discussione da parte della Giunta o alcune prudenze rispetto all'indicazione dell'ordine del giorno potevano essere opportune.
Noi dobbiamo certamente evitare che l'ordine del giorno sia un fatto che ci salvi la coscienza o serva magari ad avere un aspetto esterno parapropagandistico.
L'ordine del giorno è sostanzialmente una tabellina di marcia che ci diamo su alcuni argomenti e deve avere un grado di credibilità elevato.
Voglio ribadire ai colleghi presenti (alla pattuglia sparuta rimasta in aula) che questo Consiglio deve sostenere, perché sta subendo un forte attacco ancora da molti settori imprenditoriali, un meccanismo essenziale del nuovo disegno di legge. Questi lavoratori, che rappresentano delle eccedenze come le ha definite l'Assessore, non avrebbero possibilità di una ricollocazione sul mercato del lavoro guidato da meccanismi spontanei (nessuno infatti assume un quarantacinquenne dequalificato) e siccome ci sono delle barriere per l'assunzione anche nel pubblico impiego e non è possibile naturalmente prepensionare un quarantacinquenne, queste categorie di cittadini verrebbero ad avere delle limitazioni maggiori rispetto ai giovani. Noi abbiamo una legittima e giusta attenzione al problema dei giovani, ma abbiamo sempre detto che esiste anche quello di adulti dequalificati, non ancora prepensionabili, che nessuno vorrebbe. Il meccanismo della legge è questo: la Cassa integrazione ha un termine, ma nelle nuove assunzioni c'è una quota chiamiamola di "solidarietà" che viene bollata come imponibile di manodopera dalle organizzazioni imprenditoriali il noto 20% che può essere esteso al 30% in caso di intervento in particolari aree. E' un elemento importante. Politicamente il Consiglio regionale deve sostenere l'azione che si sta sviluppando in Parlamento per delineare questo provvedimento assai rilevante.
Anch'io ritengo, come il collega Amerio, che ci sia ancora il meccanismo in base al quale le Regioni vengono considerate un fatto residuale nei processi decisionali per cui potranno essere sentite, a giochi ormai fatti, forse per cambiare qualche virgola. Devo dire che mi ha preoccupato il sentir parlare di incontro con il Ministero del Lavoro speravo invece si potesse avere un incontro con il Ministro, perché magari parleremo con il dott. Cozzolino o altri alti funzionari del Ministero, che sono sì molto importanti, però non vorremmo che l'incontro si riducesse ad un rapporto con l'alta burocrazia del Ministero del Lavoro.
Ultimo passaggio: l'Agenzia per l'impiego.
Non possiamo piangere sul latte versato e cercare di chiudere i buoi nella stalla quando sono scappati. La Regione sull'Agenzia che si sta determinando deve individuare un percorso per evitare che la Commissione regionale per l'impiego sia sempre più ridotta a un duetto tra sindacati e imprenditori con qualche disturbo a volte provocato da noi Consiglieri regionali in questa Commissione. Dobbiamo pensare a questo strumento dicendo parole chiare sul ruolo che vogliamo giocare, sulle emergenze che vogliamo attivare. Se l'agenzia diventa un meccanismo aggiuntivo della contrattazione tra le due parti, dobbiamo dire che la sede idonea è quella di Via Fanti oppure qualche altro luogo in Torino. L'Agenzia deve essere uno strumento nel quale questa assemblea elettiva, momento di sintesi degli interessi organizzati ma anche inespressi, deve poter dire qualcosa.
Altrimenti noi avremmo da pagare a piè di lista qualche idea sulla formazione professionale, questo è il rischio che emerge da un processo che vede una sostanziale esclusione nei fatti del ruolo della Regione.
Ritengo che, sentita la comunicazione dell'Assessore, abbia fatto bene il collega Amerio a ricapitolare e ad evidenziare una serie di punti che potrebbero diventare una sorpresa, magari tra qualche mese; che si sappia che stanno per assumersi alcune determinazioni a livello di Parlamento che potrebbero avere una forte valenza per permetterci di affrontare alcuni problemi. Ahimè, in questo contesto, sottostimando alcune questioni di sacche di manodopera disoccupata, sparisce il carattere del pre pensionamento così come noi avevamo configurato.
Raccomando all'Assessore un metodo di lavoro che valga per tutti per quanto riguarda gli ordini del giorno. Occorre discutere, combattere ed assumere iniziative praticabili, che non siano solo "salvacoscienza" o espressioni del Consiglio che abbiano un aspetto di esteriorizzazione propagandistica. Dall'altro lato dobbiamo cercare di entrare nel gioco che si sta definendo a Roma, ma non a gioco avvenuto!



AMERIO Mario

L'incontro con i Gruppi parlamentari era sicuramente praticabile nei due mesi trascorsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Esprimo innanzitutto il mio rammarico per la disattenzione, al di là di alcuni fedelissimi, con la quale il Consiglio regionale discute di questa vicenda. Qui non si sta parlando di un provvedimento qualunque o di una questione irrilevante, ma di problemi che toccano migliaia e migliaia di cittadini piemontesi che sono in Cassa integrazione o in disoccupazione speciale; stiamo parlando dei destini di migliaia di famiglie torinesi e piemontesi che hanno drammaticamente di fronte a loro il problema di come sbarcare il lunario quotidianamente. Salvo poi accorgerci, come Consiglio e come forze politiche, che i problemi esistono quando vengono a manifestare davanti a questo palazzo 200 o 300 persone, magari della Indesit, che pongono il problema di non avere la Cassa integrazione da alcuni mesi e quindi di non sapere con che cosa pagare la bolletta della luce o del gas o con che cosa andare a fare la spesa il giorno dopo. Ce ne accorgiamo soltanto in quelle occasioni e in quelle occasioni c'è la rincorsa di tutte le forze politiche, dei Consiglieri di tutti i Gruppi, a fare le promesse che sistematicamente poi non vengono mantenute.
Parliamo di cose importanti. Il 21/12/1988 quando approvammo l'ordine del giorno sulla riforma della Cassa integrazione dicemmo che se tale riforma non prevedrà anche il pre-pensionamento, migliaia di lavoratori in Cassa integrazione da vari anni (code dei processi di ristrutturazione avvenuti in passato) si troveranno in disoccupazione, senza nessun altro paracadute.
Rivendicavamo e rivendichiamo l'introduzione del pre-pensionamento per risolvere i problemi connessi alle code dei processi di ristrutturazione con un provvedimento non traumatico, cioè spegnendo la luce, ma utilizzando ad esempio il pre-pensionamento e quindi risolvendo questo problema in modo morbido.
La seconda questione è che ci siamo resi conto tante volte che a molti lavoratori che si trovano in disoccupazione speciale mancano solo alcuni mesi per avere diritto al pensionamento. Da qui la richiesta di riconoscere a tali lavoratori, in via transitoria ed eccezionale, la possibilità di utilizzare l'anzianità di disoccupazione speciale ai fini contributivi, in modo che possano raggiungere il periodo necessario per ottenere il pensionamento. Si risolverebbe quindi in modo morbido e non traumatico questo problema che tocca migliaia di cittadini torinesi e piemontesi.



MASARACCHIO Antonino

Ma i contributi chi dovrebbe versarli?



MONTEFALCHESI Corrado

I contributi li versa lo Stato.



MASARACCHIO Antonino

Va bene, ma bisogna dirle queste cose!



MONTEFALCHESI Corrado

Si tratta semplicemente di trovare delle soluzioni tecniche, perché in ogni caso i contributi devono essere versati dallo Stato.
Assodato che si tratta di un problema che merita maggiore attenzione di quella che sta dedicando il Consiglio in questo momento, credo che l'amarezza che traspariva dagli interventi dei colleghi Amerio e Tapparo ma che è molto presente anche nel sottoscritto, deriva dal fatto che noi in molte occasioni facciamo cose non inefficaci, ma totalmente inutili. Il 21 dicembre approvando questo ordine del giorno abbiamo fatto una cosa totalmente inutile e i contribuenti italiani ci pagano lo stipendio in molte occasioni per fare cose totalmente inutili. Spesso il Consiglio regionale invita la Giunta a chiedere un incontro ai Gruppi parlamentari e al Governo per far presente la necessità di modificare un provvedimento o una legge, però quando si approva all'unanimità una presa di posizione di questo genere, dopo tre mesi, verifichiamo che non solo non abbiamo inciso sul provvedimento, ma non c'è stato neanche l'incontro.
Assessore Cerchio e Presidente della Giunta, serietà vuole che quando la Giunta valuta che non riuscirà ad assolvere agli impegni che il Consiglio le demanda deve dire al Consiglio: "Possiamo approvare questo ordine del giorno, però sappiate che non solo non riusciremo ad incidere sulla legge, ma probabilmente non riusciremo neanche ad avere l'incontro".
Serietà vuole che questa mancanza di peso politico della Regione ad assolvere ai compiti che il Consiglio le demanda deve essere fatta presente. Oppure, su questioni importanti come questa, occorre più convinzione almeno nel perseguire l'obiettivo. Quando si dice che vogliamo parlare con il Governo, con il Governo vogliamo parlare in tempi politicamente utili e non sei mesi dopo. L'opposizione in questa legislatura e in quella precedente, quando gran parte delle forze che compongono questa maggioranza erano all'opposizione, fa un ragionamento: su questioni importanti come queste è bene che il Consiglio si esprima all'unanimità per dare maggiore forza alla Giunta, ma se dopo che il Consiglio si è espresso all'unanimità per dare maggiore forza alla Giunta non si riesce neanche ad ottenere un incontro con i Gruppi parlamentari possiamo spegnere la luce, almeno non consumiamo la corrente, perché le cose che facciamo non servono a niente. Dopodiché, Assessore, c'è anche un problema di correttezza di rapporto tra la Giunta e il Consiglio. Mi riferisco alla questione dell'Indesit.
Circa un mese fa durante la riunione con i 300 lavoratori dell'Indesit l'Assessore si arrabbiò. Credo che, se l'atteggiamento tra la Giunta e il Consiglio non è corretto, di quelle arrabbiature lei dovrà prendersene molte altre. In quell'occasione lei prese l'impegno di chiedere un incontro al Presidente del Consiglio dei Ministri in merito alla drammatica questione della Cassa integrazione dei lavoratori Indesit e di riferire in Consiglio entro 15 giorni sulle proposte della Giunta in merito al problema Indesit e del Pinerolese.
Comunicazioni circa un incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri non ne sono venute, né ho sentito la relazione dell'Assessore sugli impegni della Giunta in merito alla questione dell'Indesit e del Pinerolese.
A questo punto dobbiamo chiarire: 1) se dobbiamo fare cose totalmente inutili per buttare fumo in faccia alla gente, ma in questo caso il sottoscritto, come tutte le altre forze di opposizione, non sono disponibili 2) se vogliamo mantenere un rapporto di correttezza siamo per continuare ad approvare atti all'unanimità per dare maggiore forza alla Giunta. Questo ha un senso soltanto se la Giunta non considera gli ordini del giorno carta straccia da cestinare il giorno dopo quello dell'approvazione e se gli impegni che assume poi vengono realmente perseguiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Dovrei certamente tornare a quanto detto in occasione del dibattito sulla chiusura dell'Italsider. Oggi vedo che il collega Tapparo ed altri si sono adeguati a quanto avevo detto in quell'occasione constatando e dimostrando la non importanza e la non validità degli ordini del giorno che calano in quest'aula, sono discussi, votati e poi forse finiscono in un cassetto o forse chissà dove, comunque non hanno conseguenze. Allora parlavo di ordini del giorno rivolti al Parlamento, oggi parliamo di ordini del giorno che decidevano, auspicavano e impegnavano la Giunta a fare cose che non sono state fatte. Ho sentito che l'Assessore è stato impossibilitato, non da parte sua, ma da parte del Ministero. Voglio anche crederci, ma, Assessore, bisogna farsi valere nella vita altrimenti non si riesce a nulla. Oggi parliamo di Cassa integrazione, pre-pensionamenti cose che toccano i lavoratori del Piemonte, coloro che ci hanno mandato anche con il loro voto, su questi banchi. In questa sede siamo pochi e certo la nostra esigua presenza non potrebbe confortare i lavoratori che se ci vedessero penserebbero che noi dei loro problemi non ci interessiamo affatto.
A parte la polemica, vorrei dichiarare all'Assessore la disponibilità del Gruppo parlamentare della Camera del MSI-DN ad un incontro a Roma.
Prego quindi l'Assessore di comunicarci la data precisa e rinvio tutte le nostre considerazioni a un dibattito che probabilmente ci dovrà essere per informare il Consiglio di che cosa è stato detto in questi incontri e delle soluzioni che sono state prospettate.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Cerchio per la replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

In questa scarna seduta ho cercato di realizzare un minimo di attenzione affinché attorno a quegli ordini del giorno (che in genere in zona Cesarini in numero di tre, quattro, cinque in ogni seduta di Consiglio regionale sono presentati senza che nessuno sappia di che cosa in realtà si discuta) fossero responsabilmente coinvolti i membri dell'assemblea a seguito di una comunicazione (tra un cappuccino e una brioche) affinché si possa trovare un minimo comun denominatore ai fini di un incontro da richiedere al Ministro del Lavoro, on. Formica, al Presidente del Senato on. Spadolini, al Presidente della Camera dei Deputati, on. Nilde Jotti, ai Presidenti dei Gruppi parlamentari DC, PCI, PSI, MSI, PSDI, PRI, PLI Federalista Europeo, Sinistra Indipendente, Misto Verde, DP, di Camera e Senato.
Potrei rivolgermi al Consigliere "x", ma mi rivolgo a tutti i Consiglieri per dire che non si tratta di pochezza o di scarsa forza dell'istituzione regionale piemontese. Ho detto nella comunicazione che il coordinamento degli Assessori regionali da parte dell'Assessore dell'Emilia Romagna, comunista, certamente attento alla partecipazione e al coinvolgimento di tutti gli Assessori regionali al lavoro di tutte le forze politiche...



CALLIGARO Germano

Cosa c'entra l'Emilia Romagna?



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

...di centro, di destra, di sinistra, sta richiedendo al livello governativo, parlando a nome dei venti Assessori regionali al lavoro, un confronto giusto e legittimo.



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



PRESIDENTE

Collega Calligaro, per favore non interrompa l'Assessore!



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Tutto questo per dire che non c'è scarsità di peso politico, ma è il complesso della situazione. Caro Calligaro, ti invito a non gridare. Ho il microfono quindi ho la possibilità di parlare più forte perché ho un mezzo tecnico.



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Parliamo forte in piazza, in mezzo alla gente, in mezzo a quella società che ci ha votati e che ci penalizzerà nel momento in cui non saremo stati in grado di esercitare fino in fondo la nostra titolarità e il nostro mandato.
Ebbene, quel coordinamento, collega che dalla piazza eporediese porti la voce a Palazzo Lascaris, quel coordinamento, che mi pare abbia titolarità politica per rappresentare le istituzioni nate vent'anni fa con le Regioni, ha magari lo stesso peso politico, né più né meno, di quello che ha questo povero "trombone" di Assessore al lavoro, che è stato però in grado di dare al Consiglio regionale un'ipotesi di confronto con alcuni soggetti, la Commissione, il Ministero (non la burocrazia, ma il Sottosegretario che segue nella Commissione la riforma della Cassa integrazione) e alcuni Gruppi parlamentari che cortesemente si sono resi disponibili. Perché è difficile radunare venticinque persone in un solo giorno, a meno che il Consigliere Calligaro non sia disposto a fare quattordici viaggi da Torino a Roma per incontrare il Gruppo Federalista Europeo, la Sinistra indipendente, il Gruppo misto, il Gruppo DP e tutta l'altra insalata parlamentare.



MONTEFALCHESI Corrado

Sia messo a verbale "insalata parlamentare".



PRESIDENTE

Collega Assessore, cerchiamo di controllare i termini anche perch dobbiamo avere rispetto del Parlamento che è l'espressione sovrana di questo Paese.
La prego di avviarsi alla conclusione.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Vado ad incominciare. I colleghi sanno che la mia vivacità è sintomo di attenzione a questi problemi. Il 21 dicembre, quando voi votavate un ordine del giorno, sapevate che dopo due giorni avreste festeggiato il Santo Natale (Santo per me e laico per voi), sapevate che il Consiglio regionale avrebbe ripreso i lavori il 20 gennaio, sapevate che c'era almeno una moratoria di 15 giorni. Oggi 28 febbraio, un mese e quattro giorni da quella data operativa, vi diamo l'informazione di un incontro e non mi si dica che, a fronte delle non risposte del Governo o del Parlamento, questa è una risposta tardiva. E' la risposta che vi giunge per offrire un'occasione di confronto come occasione di confronto è quella che ho annunciato in IV Commissione; il 20 marzo si realizzerà la Conferenza regionale sulle Partecipazioni Statali. Almeno informatevi sul contenuto dei verbali!



(Interruzioni dai banchi del Gruppo comunista)



PRESIDENTE

Per favore, colleghi, non interrompete l'Assessore!



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Io do le mie risposte. Se volete scaricarvi la coscienza, fate come fanno alcuni Consiglieri che negli ordini del giorno cercano di non fare delle richieste impensabili. Per sposarsi bisogna essere in due; per ottenere un incontro è necessario che uno lo richieda e l'altro lo accolga.
Vi dico, con la serietà di chi su queste cose giorno per giorno si impegna, che vi è un'ipotesi di incontro con il Sottosegretario che segue in Commissione la riforma della Cassa integrazione e che vi è la disponibilità di alcuni Gruppi parlamentari, tanto che gli stessi Consiglieri che hanno qui parlato, e che io ringrazio, hanno dichiarato di attivarsi per far sì che in una data indicativa ci sia la possibilità di allargare quel confronto. Colgo anche l'occasione per dire che stiamo lavorando con difficoltà per impostare la Conferenza regionale sulle Partecipazioni Statali che si terrà il 20/3/1989.
Il Gruppo comunista e il Gruppo DP hanno concordato con l'Assessore che, indipendentemente dalla presenza dei Ministeri, noi avremmo tenuto una Conferenza sulle Partecipazioni Statali. I Ministeri sono stati invitati se verranno saranno bene accolti. Quindi non accettiamo questa accelerazione provocatoria quasi per scaricarsi la coscienza parlando con toni più elevati per dire in sostanza le cose su cui abbiamo convenuto e l'abbiamo convenuto in quell'ordine del giorno dove c'è sintonia piena e totale fra la posizione della Giunta regionale e quella dei Gruppi consiliari.
La data dell'incontro è indicata, vi è una disponibilità a confermarla nell'arco di 48 ore e ad invitare quei Gruppi consiliari, come ad esempio il Gruppo parlamentare comunista, che non hanno ancora risposto alla sollecitazione di un incontro con la Giunta sulla riforma della Cassa integrazione. Se l'incontro sarà fissato per il giorno 15 marzo, anche loro ci mettano una pezza e magari avremo anche la presenza del Gruppo parlamentare comunista.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 461: "Proroga fino al 30 aprile dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1989 autorizzato dalla L.R. 10/1/1989 n. 1" e votazione relative pregiudiziali di non passaggio all'esame dell'articolato


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 461, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il presente disegno di legge si autorizza la proroga dell'esercizio provvisorio del bilancio fino al 30 aprile 1989, termine ultimo previsto dalla legge di contabilità esercizio provvisorio già autorizzato con la L.R. 10/1/1989, n. 1.
La proroga è necessitata dall'assoluta incertezza in cui versano le Regioni circa l'effettiva consistenza delle disponibilità finanziarie che derivano, come è noto, in massima parte da trasferimenti dello Stato.
La riduzione in termini reali di tali trasferimenti non consentirebbe infatti di approntare un bilancio che non fosse puro strumento contabile sganciato dalle reali esigenze della Regione e che non garantirebbe neppure l'essenziale operatività dell'Ente.
A ciò si aggiunga che il Governo con DM n. 548/88, non convertito dal Parlamento, ha confermato a carico delle Regioni gli oneri sociali derivanti da attività degli apprendisti artigiani. Il contenuto di detto provvedimento è ora all'esame della Commissione Lavoro del Senato e sembra che verrà riproposto con modifiche non incidenti tuttavia sul punto più delicato per le Regioni.
L'onere per la Regione Piemonte sarebbe in tal caso di circa 90 miliardi per gli anni 1979/1988 con definitivo sfascio del già disastrato bilancio regionale. Per l'esercizio 1989 sarebbero da aggiungere ulteriori 12 miliardi, quindi la cifra complessiva andrebbe a 102 miliardi.
La I Commissione ha espresso alla Giunta grande preoccupazione per la situazione che si sta delineando invitando la stessa ad intraprendere, in collegamento con le altre Regioni, tutte le iniziative necessarie, ivi compreso il ricorso alla Corte Costituzionale, per modificare una situazione che fra i tagli ai trasferimenti e gli ulteriori oneri già ricordati, azzererebbe le disponibilità effettive della Regione e costringerebbe ad un bilancio totalmente vincolato con annullamento di ogni attività.
La Commissione ha altresì espresso la preoccupazione che l'esercizio 1989 trascorra in termini reali per un lungo periodo senza un documento contabile di riferimento, essendo l'esercizio provvisorio autorizzato sul bilancio assestato 1988, documento questo che, dato quanto già richiamato rischia di non avere più reale attinenza con la situazione finanziaria della Regione per l'anno in corso.
La Commissione ha tuttavia compreso le difficoltà esistenti e la sostanziale impossibilità da parte della Giunta di presentare un bilancio di previsione realistico nella situazione di incertezza che si è verificata e per questo ha approvato a maggioranza il disegno di legge di proroga raccomandandone l'adozione da parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo MSI ho steso una relazione di minoranza che illustrerò brevemente.
Al riguardo va subito detto che questo disegno di legge che tende a prorogare fino al termine massimo del 30 aprile 1989 il potere della Giunta di gestire le fette di un bilancio che è ancora nel grembo di Giove e che è tuttora un oggetto misterioso, è innanzitutto improponibile sotto il profilo strettamente istituzionale. Anche se (all'insegna di qualche marchingegno) il Governo finirà per dare il proprio placet violando una serie di principi di contabilità generale ampiamente consolidati. E qui veniamo al primo punto di improponibilità istituzionale di questo disegno di legge di proroga dell'esercizio provvisorio.
Questa improponibilità istituzionale è facilmente dimostrabile ricordando che è un principio noto. E' pacificamente acquisito che secondo il quale sussiste la legittimazione del ricorso all'esercizio provvisorio solamente allorquando motivi oggettivi, realmente esistenti, apprezzabili tecnici o politici, ad esempio crisi di Governo, non consentono al Governo stesso di vedere approvato in tempo utile il bilancio preventivo; di conseguenza la discussione sulla legge di bilancio è ancora in itinere tant'è che la proposta di legge che contiene il bilancio preventivo viene a costituire il necessario documento contabile di riferimento dell'esercizio provvisorio. Questa regola fondamentale è stata recentemente ribadita e ricordata nel convegno di Venezia sulle "Finanze regionali" dal Ministro Colombo, il quale (sicuramente più di me s'intende nella materia dei bilanci) ha ribadito questa regola: "Allorquando si ricorre all'esercizio provvisorio deve esserci peraltro il bilancio preventivo al quale ancorarsi e con il quale collegarsi in via provvisoria".
Quindi questa improponibilità istituzionale mi sembra di tutta evidenza anche se, non mi illudo, ci sarà un marchingegno tecnico da parte del Governo per approvare questa richiesta di proroga.
C'è anche un'altra considerazione di carattere politico che si risolve in una improponibilità di carattere politico. Non esiste il bilancio di previsione al quale ancorare l'esercizio provvisorio, però nella relazione fatta dal Consigliere Santoni non è stato indicato (avrebbe dovuto indicarlo a nome della Giunta e della maggioranza) quali sono i criteri sia pure di larga massima, che la Giunta vuole o vorrebbe seguire nelle impostazioni del bilancio preventivo 1989. Perché è chiaro che questi criteri, se sono stati esaminati nel corso di una riunione preliminare di Giunta, ci devono essere. Ebbene se fossero almeno palesati i criteri di massima dell'impostazione del bilancio 1989, ci sarebbe stato un documento politico di riferimento e si sarebbe potuto da parte delle opposizioni e da parte nostra dire che non ci può convincere il criterio politico di massima di impostazione del bilancio che è ancora nel grembo di Giove, per tuttavia esiste qualche cosa al quale l'esercizio provvisorio si ancora.
Quindi anche questa improponibilità, sotto il profilo politico, mi pare di tutta evidenza.
Voglio ricordare che in questo anomalo modo di procedere, un esercizio provvisorio, in questo caso senza la previa elaborazione del bilancio preventivo, la situazione è peggiorata rispetto agli altri due anni. Nel dicembre 1986, allorquando la Giunta richiese l'esercizio provvisorio, lo richiese presentando nel medesimo giorno il bilancio preventivo 1987 e la richiesta dell'esercizio provvisorio. D'accordo anche in allora non eravamo contenti, abbiamo detto manca il tempo materiale di esaminare il bilancio preventivo al quale si ancora l'esercizio provvisorio, ma la forma era salva. La stessa cosa è avvenuta nel mese di gennaio 1988, allorquando si è richiesta, nel mese di febbraio 1988, la proroga di un mese per l'esercizio provvisorio. Anche lì il bilancio preventivo 1988 era peraltro stato presentato sia pure tre o quattro giorni prima e dal nostro punto di vista venne fatta, non solo da noi, una censura nel merito perché la relazione al bilancio preventivo 1988, presentato tre giorni prima della presentazione del disegno di legge sull'esercizio provvisorio, non conteneva una relazione. Il bilancio non è altro che la trascrizione in termini contabili dell'indirizzo ed è il programma di un determinato governo. L'anno scorso a quest'epoca pretendevamo che una relazione politica illustrasse le fredde cifre di bilancio. Però almeno la forma era salva. E' stata salva al momento della richiesta dell'esercizio provvisorio 1988, al momento della richiesta dell'esercizio provvisorio 1987; c'era almeno il bilancio, senza relazione, con scarsi indicazioni, presentato solo qualche giorno prima in maniera tale che venne violato il principio in contraddittorio politico.
Oggi manca questo bilancio.
Siamo veramente stupefatti e ha dell'incredibile la teorizzazione che è stata fatta dal Consigliere Santoni di uno stato di necessità, il quale stato di necessità è la ragione - pare - se non unica principale, della richiesta di questa proroga. Ci ha detto - e si legge infatti puntualmente nella relazione - che la proroga è necessitata dall'assoluta incertezza in cui versano le Regioni circa l'effettiva consistenza della disponibilità finanziaria che deriva, come è noto, in massima parte da trasferimenti dello Stato. Questa affermazione ha dell'incredibile, non perché non sia vera, perché è notorio che si trascina da molti anni l'incertezza non solo legislativa, ma anche della disponibilità in cui versano le Regioni. Se questa proposizione è l'unica, come pare essere l'unica giustificazione della richiesta dell'esercizio provvisorio, allora da parte nostra concludiamo che il bilancio preventivo non verrà mai presentato se aspettiamo che venga meno questo stato di incertezza, perché forse solo nel prossimo bilancio preventivo (potrà essere nel 1990 o 1991, ad essere generosi) lo stato legislativo di incertezza in materia di finanza regionale sarà - auspichiamo cessato. Se proprio vogliamo individuare - e a nostro avviso questo è lo stato di necessità della richiesta della proroga uno stato di necessità, per usare le parole lette nella relazione di maggioranza, allora noi lo individuiamo nella impotenza della Giunta a generare un documento politico di primaria importanza qual è il bilancio.
Non credo che ci sia un'altra ragione seria, vera e reale al di fuori di questa testé denunciata.
In coerenza con le argomentazioni svolte e in coerenza con le considerazioni relative alla non proponibilità e politica e istituzionale della richiesta di proroga dell'esercizio provvisorio, il nostro Gruppo presenta una proposta di ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato. Siamo in ritardo di sei mesi. Siamo perfettamente d'accordo che il termine del 31 agosto previsto dallo Statuto è un termine meramente indicativo e ordinatorio. E' altrettanto noto che dall'Unità d'Italia ai giorni nostri non è mai stato presentato per tempo un bilancio preventivo. Il termine indicato dalle varie leggi è sempre slittato, quindi non è che contesto in maniera qualunquistica alla Giunta che il termine del 31 agosto non è stato osservato...



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non c'è mai stato un periodo dall'Unità d'Italia che ha fatto eccezione?



MAJORINO Gaetano

C'è sempre stato un ritardo perché è oggettivamente impossibile il termine entro il 30 giugno. A parte la battuta, sta di fatto che il termine statutario è il 31 agosto e oggi è il 28 febbraio, quindi c'è un ritardo cronico di ben sei mesi. Però l'Assessore Croso ci aveva detto che entro il 31 marzo presenterà il bilancio preventivo, quindi ben venga questo oggetto misterioso.
Come Gruppo di opposizione, in coerenza con l'impostazione delle ragioni esposte nella relazione di minoranza, riteniamo di presentare una proposta di ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato in quanto a tutt'oggi non è stato presentato il bilancio preventivo e in quanto la richiesta di proroga non è accompagnata da quella indicazione sia pure sommaria e di massima che ho illustrato a cui mi sono riferito dei criteri sui quali la Giunta intende fondare le scelte del bilancio preventivo 1989.
Un ordine del giorno sostanzialmente identico nelle conclusioni, il non passaggio all'esame dell'articolato, venne presentato l'anno scorso dal Gruppo comunista, che poi venne respinto dalla maggioranza; però l'anno scorso c'era - come ho già ricordato almeno il bilancio preventivo e si lamentava l'inesistenza di una relazione politica che interpretasse le cifre esposte nel bilancio. Ma oggi la situazione è ancora più deteriorata e ancora più arretrata, quindi questo ordine del giorno meriterebbe, solo per la mancanza assoluta di bilancio preventivo, un accoglimento. Confido che, quando i colleghi di maggioranza o i Capogruppo di maggioranza si collocheranno su questo ordine del giorno di non passaggio agli articoli non si limiteranno a tirar fuori il motivo sentimentale - come lo chiamo io ma importante, cioè a dire se non passa l'esercizio provvisorio non si pagheranno gli stipendi ai dipendenti. E' una considerazione che nasce dall'incapacità di avere provveduto al bilancio preventivo e non dalle osservazioni di chi come noi, forza di opposizione che responsabilmente dice, e per ragioni istituzionali e per ragioni politiche, l'esercizio provvisorio è totalmente improponibile.



PRESIDENTE

Sulle relazioni di maggioranza e di minoranza è aperta la discussione generale.
Chiede di intervenire il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, potremmo partire nell'esame di questo disegno di legge da una considerazione generale di ordine politico che riguarda il famoso documento del Gruppo della Democrazia Cristiana fatto circolare qualche giorno fa, in ordine all'attività della Giunta e della maggioranza e relativo allo sforzo compiuto da questa Giunta e da questa maggioranza sul rientro dei conti della Regione, per dire che il disegno di legge oggi in discussione è come una cartina di tornasole della discutibilità delle prese di posizione contenute in quel documento.
In sostanza, vi apprestate ad assumere una decisione che di fatto taglia di netto per un terzo dell'anno e del bilancio regionale la possibilità di governo e delle risorse della Regione. Non è la prima volta.
Come già il collega Majorino ha richiamato, questa volta la situazione è ancora più grave rispetto al 1988, nel senso che la proroga dell'esercizio provvisorio viene proposta in mancanza di qualsiasi ipotesi di bilancio della Regione Piemonte.
E questa condizione si determina alla luce di una situazione generale grave della finanza regionale che tutti conosciamo e che più volte in quest'aula abbiamo richiamato. E questa situazione è determinata dalle scelte che la Giunta regionale ha prodotto nel momento in cui ha impostato il bilancio 1988.
In sostanza, il bilancio 1988 aveva una manovra economico-finanziaria che si basava sostanzialmente sulla necessità di un taglio del 30% delle risorse disponibili dei singoli Assessori, delle singole aree di intervento. Operazione che noi criticammo, ma che la Giunta ci disse essere l'unica soluzione possibile. La criticammo nel merito perché ci pareva assurdo che, nel momento in cui ci fu l'esigenza di un taglio del 30% delle singole ripartizioni assessorili in bilancio, non si compiva nessuna scelta. Certo, occorreva fare i conti con le risorse disponibili, ma proprio per questo, era necessario affrontare un discorso di priorità per indirizzare quelle poche o tante risorse disponibili.
Alla base di questa nostra riflessione c'è questo dato. Con l'assestamento del bilancio 1988 si sono introdotte delle modifiche rispetto all'impostazione originaria che, appunto, ci hanno dimostrato che c'erano cose che non potevano tenere con quella scelta generica del taglio del 30% per i singoli Assessorati.
Nella discussione del bilancio preventivo 1988 da parte del Gruppo di opposizione comunista ci fu una disponibilità, una volontà; ci siamo fatti carico delle difficoltà della finanza regionale e abbiamo sollecitato le forze del Consiglio regionale, in particolare le forze di maggioranza e la Giunta, a compiere uno sforzo per definire all'interno delle poche risorse disponibili, ma prescindendo un po' anche da quelle, un bilancio dei fabbisogni minimi indispensabili di cui la Regione Piemonte necessitava.
Questa proposta avrebbe potuto rappresentare un momento di riflessione collettiva per il Consiglio regionale e un aiuto per la Giunta regionale in vista delle trattative che si sono aperte nella fase immediatamente successiva con il Governo nazionale. Sostanzialmente però non è stato possibile compierlo. E questo non perché sia mancata da parte dell'opposizione comunista la sollecitazione in I Commissione a discutere a trovare modi, forme, sedi per affrontare questa discussione, ma perch queste forme, queste sedi non sono state rese possibili. Quindi ci troviamo in questa condizione pesante.
C'è di più. Se leggiamo le osservazioni del Commissario del Governo sull'assestamento di bilancio si nota che sono tali da creare qualche perplessità. Dice quella nota: "...circa assestate previsioni entrata che avanzo 1987 applicato al bilancio, esame est inferiore at totalità reimpostazioni con vincolo destinazione, per cui Regione est tenuta at perseguire necessario riequilibrio finanziario fornendo altresì prospetto dimostrativo fondi statali vincolati non utilizzati in precedenti esercizi et relative reimpostazioni".
E va avanti perché le osservazioni del Commissario del Governo sono numerose. Ci paiono osservazioni di sostanza che lanciano qualche ombra sulla manovra finanziaria ed economica che la Regione Piemonte si appresta a fare.
Ci sono poi le considerazioni che correttamente il relatore ha prodotto al Consiglio regionale. Ci sarebbe bisogno di tutto in questa Regione fuorché il pensare che possa trascorrere un terzo del bilancio con spese che fanno riferimento a un anno precedente e ad un bilancio che ha avuto quel tipo di impostazione originaria, che ha conosciuto quel tipo di assestamento, al quale sono venute quelle osservazioni da parte del Commissario del Governo. C'è il rischio quindi di produrre un non governo del bilancio per il 1988 molto preoccupante anche in ordine alle urgenze reali della Regione.



PRESIDENTE

La invito a concludere, Consigliere.



AVONDO Giampiero

Abbia pazienza, Presidente. Le questioni sono rilevanti. Il rischio è che ancora una volta non si producano degli elementi di determinazione da parte della Giunta e della maggioranza in ordine alle priorità e alle emergenze del Piemonte. Queste sono questioni di sostanza rispetto alle quali è necessario considerare gli elementi di illegittimità che questa proroga produce.
I Consiglieri regionali sono venuti a conoscenza delle osservazioni del Commissario del Governo dopo l'approvazione del primo esercizio provvisorio. Noi diamo molta importanza a questo fatto, nel senso che se le avessimo conosciute prima della discussione svoltasi nel mese di dicembre per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio, la nostra opposizione non sarebbe stata quella che abbiamo esercitato qui. Le osservazioni del Commissario del Governo sono pesanti e quindi va assunta una determinazione.
Per queste ragioni anche noi presenteremo un ordine del giorno di non passaggio agli articoli. Crediamo, al di là della legittimità o illegittimità di questo atto, che l'esame concreto del bilancio preventivo per il 1989 si trascinerà dietro le non scelte compiute nel passato aggravate dal fatto che per quattro mesi si eserciterà una spesa che fa riferimento al bilancio passato che noi, ma anche il Commissario del Governo, abbiamo criticato.
Ultima questione. Abbiamo la sensazione che in questa materia manchi la volontà di scelta collegiale della Giunta e vi sia - consentitemelo qualche incapacità. Abbiamo passato in rassegna molto superficialmente il famoso malloppo delle 500 deliberazioni assunte dalla Giunta regionale il 28 o 29/12/1988. Ci pare anche questo un segno della difficoltà di governo.
In una situazione economico-finanziaria come quella attuale, ci pare che assumere 500 deliberazioni l'ultimo giorno utile per impegnare i fondi dia un segnale di non volontà collegiale del governo regionale di fare le scelte.



AVONDO Giampiero

VILLA



AVONDO Giampiero

E' una tradizione!



AVONDO Giampiero

Le tradizioni, collega Villa, le discutiamo in un altro momento: ora stiamo parlando delle tradizioni che state introducendo voi. Questa tradizione nel passato della Regione Piemonte non è riscontrabile con la formula che viene oggi usata ed è per questo che ci permettiamo di dire che è necessario...



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Stai usando un linguaggio moroteo perché il risultato è che anche allora c'era questa situazione.



AVONDO Giampiero

C'era allora questa situazione, ma credo non si sia mai arrivati all'esercizio provvisorio basato su nessun documento contabile. Voi oggi andate all'esercizio provvisorio su nessun documento contabile: la questione quindi cambia sostanzialmente! E' chiaro che ognuno può dare la valutazione che ritiene, ma questo è il dato indiscutibile da cui partire: di fatto viene autorizzato l'esercizio provvisorio su documenti contabili inesistenti, perché scaduti il 31/12/1988, con l'aggravante che il 29/12/1988 avete assunto 500 deliberazioni di impegno dei fondi che quella contabilità vi consentiva.
Per queste ragioni chiederemo il non passaggio agli articoli ai sensi del Regolamento interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

Intervengo per precisare che non ho potuto partecipare ai lavori della I Commissione di cui sono componente per un impegno politico sindacale in Sicilia e ne chiedo scusa. Se così non fosse stato, comunque in quella sede avrei esposto i motivi della mia opposizione al disegno di legge n. 461 che chiede di prorogare al 30/4/1989 l'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno in corso. Ebbene, alle argomentazioni del collega Majorino sul piano di valutazioni giuridico-istituzionali incontrovertibili, che condivido appieno, mi pare più che opportuno aggiungere talune altre osservazioni: le valutazioni politiche che sono solo adombrate nella relazione testé giuntaci dalla Presidenza della I Commissione. Già nella seconda metà del mese di dicembre 1988 il Consiglio regionale autorizzò ad "esercitare provvisoriamente, non oltre il 28/2/1989, il bilancio della Regione per l'anno in corso in ragione di un dodicesimo per mese dello stanziamento di ciascun capitolo di spesa e sempre che le autorizzazioni di spesa non fossero decadute il 31/12/1988"; così è detto. Tale provvedimento è stato esteso a beneficio degli enti dipendenti dalla Regione, quindi nel progetto della proroga viene coinvolta tutta l'attività amministrativa che promana dalla gestione del governo della Regione.
Gli argomenti adottati in quella occasione sono stati della medesima natura degli attuali e cioè l'assoluta incertezza della cosiddetta finanza regionale e i maggiori oneri a carico della Regione. Siamo arrivati alla resa dei conti e ciò lo si deve alla politica consumata dal sistema che ha tradotto lo Stato sociale in termini di dilatato assistenzialismo a tutti i livelli, tanto che il far politica è divenuto il mercato clientelare che sta alla base del grave dissesto finanziario dello Stato. Altro che ricondursi al dissesto finanziario dello Stato quando si temono i tagli o meglio, quando si sa già che i tagli ci saranno e con essi i maggiori oneri per la Regione.
Ricordo a tale proposito che per quanto riguarda gli investimenti per il risanamento delle acque potabili la fetta maggiore che dovrà essere pagata per questo risanamento, che ammonta complessivamente a circa 400 miliardi, è da addebitare alle Regioni che dovranno attingere ai fondi FIO.
Diciamo pertanto ciò che è giusto non sottacere: il progetto dei tagli e dei maggiori oneri oggi ha una paternità, si chiama De Mita; non c'è giornale che non abbia dedicato un'intera pagina alla politica del Governo centrale capeggiato da De Mita che determina pesanti tagli alla gestione della politica locale.
Non entro nel merito della opportunità di questi tagli: possono anche essere molto opportuni, però noi siamo qui nella condizione di contestarli oppure di non contestarli? Se siamo nella condizione di contestarli, il non presentare un bilancio in contestazione non è credibile e quindi non è credibile la richiesta della proroga che viene fatta. Ma questo progetto ha anche un padrino che si chiama Amato, per cui non mi pare che si possa venire qui ad elemosinare una richiesta in termini di opposizione minacciando addirittura un ricorso alla Corte Costituzionale. E' detto infatti nella relazione presentata dal Presidente della Commissione (evidentemente egli parla non solo a nome e per conto della Commissione, ma anche a nome e per conto della maggioranza tant'è che poi l'ultimo capoverso della relazione lo chiarisce ad ampie lettere) che bisogna comprendere nelle reazioni che il Consiglio regionale dovrà produrre sul piano politico il ricorso alla Corte Costituzionale per modificare una situazione che, fra tagli ai trasferimenti e ulteriori oneri già ricordati, azzererebbe la disponibilità effettiva della Regione e costringerebbe ad un bilancio totalmente vincolato con annullamento di ogni attività.
La verità è che non c'è proprio nulla da fare, visto che l'attuale Governo si regge sul patto politico di ridurre e tagliare la spesa pubblica, magari colpendo chi non ha tanta voce in capitolo nel contesto della geografia politica nazionale.
Quindi, che senso ha giustificare la richiesta della Giunta di prorogare al 30/4/1989 l'esercizio provvisorio del bilancio dell'anno in corso, già precedentemente prorogato a non oltre il 28/2/1989? Avrebbe un senso invece stendere un bilancio compatibile anzitutto con i programmi politici di cui si è espressione in questo governo regionale, fondando in misura maggiore l'opposizione con una relazione capace davvero di evidenziare la protesta in termini di credibilità e assumendosi una volta per tutte le responsabilità che si sposano a fini di potere, cioè senza demagogia. Non è più tempo di chiacchiere o di tiri alla fune. Tirare la coperta per non sentire freddo alla testa non vale più di tanto, ci si pu ammalare anche con i piedi freddi - scusate la battuta.
A conclusione aggiungo che durante il dibattito sul Piano di sviluppo noi ci eravamo permessi di dire che era un Piano demagogico perch elettoralistico, non suffragato da alcun elemento credibile sul piano delle risorse regionali e che ci saremmo visti all'appuntamento in occasione degli argomenti che si sarebbero dibattuti sul bilancio della Regione. Ci siamo, noi ci stiamo approntando ad ottenere un'ulteriore proroga che poi farà determinare una situazione di consuntivo e non più di preventivo, per cui anche il Piano di sviluppo, che dovrebbe dare il "la" ad una possibile credibilità produttiva per la risoluzione dei problemi della Regione, non sarà che fondato su quello che è il consuntivo in atto, in funzione dei grandi tagli e di tutti gli oneri che non so come si potranno sopportare se non si adirà alle richieste di nuove imposte anche attraverso la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami per la replica.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio i colleghi intervenuti per le verità che hanno proposto complessivamente alla riflessione di questo nostro parlamento regionale e sono le verità che oggi sono oggetto di riflessione di quasi tutti i Consigli regionali d'Italia, tranne quelli delle Regioni a Statuto speciale.
Stamani svolgo un ruolo di supplenza del collega Croso, che segue da vicino il settore del bilancio, purtroppo costretto a casa da un fastidioso malessere.
Devo dire con schiettezza che il ritardo non esalta mai n l'opposizione che ci censura né noi che siamo tirati per i capelli. Nel caso odierno è un ritardo - non per usare una frase che ricorre nei discorsi politici tanto sofferto. Ciò, comunque, non è consolante e mi auguro però che possa consentire, proprio perché si è venuto a creare per cause di forza maggiore, un approfondimento al bilancio, che verrà presentato a giorni alla Commissione del Consiglio, perché la fantasia della Giunta, che si è bloccata davanti a diaframmi, a mura del tutto invalicabili ed insuperabili, magari davanti al consesso potrà suggerire qualche cosa di più per dirci come possiamo fare laddove una situazione di carattere finanziario-economico, comune del resto a tutte le Regioni d'Italia, propone in chiave decisamente tragica questi momenti nei quali ci troviamo ad esaminare gli elaborati che costituiscono il supporto della nostra esistenza e della nostra attività.
Vorrei fare alcune precisazioni. La possibilità di fare riferimento al bilancio per l'anno precedente, non prevista dalla L.R. n. 55/81 "Norme di contabilità regionale", non è però esclusa - collega Majorino - dalla legge quadro in materia di contabilità regionale (legge n. 335/76), tant'è che vi hanno fatto ricorso non solo il Piemonte, ma anche altre Regioni italiane.



MAJORINO Gaetano

Il marchingegno di cui si è parlato.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

I marchingegni se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Noi l'abbiamo trovato, quindi abbiamo dovuto anche tentare di usarlo.
Il riferimento al bilancio dell'anno precedente ha trovato una contemperazione nell'aver previsto, non solo la limitazione a un dodicesimo per mese, ma anche l'esclusione, garanzia per l'organo deliberante, della possibilità di gestione di quelle poste che vengono fissate con leggi di bilancio.
Un esercizio così provvisorio di fatto limita, ma è comunque anche un atto di rispetto verso chi controlla a tutti i livelli la gestione alle sole spese obbligatorie.
Non si richiede pertanto al Consiglio di sottoscrivere una cambiale in bianco né facciamo forzature o leva sul fatto del pagare o meno gli stipendi, perché sulle scelte di fondo ci sarà spazio per il confronto nelle prossime settimane. D'altronde queste scelte, nella buona o nella cattiva sorte, hanno già preceduto il dibattito che ha portato all'approvazione del Piano regionale di sviluppo.
Evidentemente siamo in ritardo, non posso che riconoscerlo, anche davanti ai termini statutari (che alla fine non sono mai stati rispettati magari hanno avuto delle accelerazioni), ma esiste una consolidata tradizione sotto questo aspetto e se ci spiazza oggi per un maggior ritardo ha avuto certamente sottolineature di certezze negli anni trascorsi.
D'altro canto ad oggi, tra le Regioni che si sono incontrate qualche giorno fa a Bologna per discutere sul problema degli artigiani, la sola Emilia Romagna ha il bilancio approvato, altre lo hanno visto in Giunta altre sono nella stessa nostra condizione.
A determinare il ritardo hanno contribuito una serie di circostanze che ripropongono in termine drammatico la posizione delle Regioni rispetto alla loro possibilità di essere all'interno della comunità.
Non è stata, ad esempio, estranea l'incertezza in ordine alla sanatoria fiscale di Regioni ed enti locali, sulla quale si pensava che ci potessero essere delle possibilità di scorrimento e che poi non sono intervenute.
Non diamo responsabilità ad altri sulla tardiva approvazione dell'assestamento 1988, la responsabilità è nostra e solamente nostra. Lo stesso assestamento ci è stato restituito con le annotazioni che ha richiamato il collega Avondo alla vigilia di Natale e ha comportato un'accelerazione di presentazione delle deliberazioni nella fase finale proprio per non creare altri sconquassi e altre difficoltà di gestione che hanno toccato non complessivamente il numero che è stato riferito, vi si sono accostate, distaccandosi forse di 50 o di 100 da autorevoli precedenti che intercorrevano nel passato nella corsa di fine d'anno. Questo con tutti i tipi di gestione che hanno presieduto la Regione.
Vi è stato un argomento che mi pare non possa non essere preso, non tanto per giustificazione, ma per richiamo a come ci troviamo a muoverci su questo argomento: l'indeterminatezza sull'ammontare dei trasferimenti statali anche per quanto attiene il fondo comune. Sia chiaro che l'ultimo fondo comune è stato definitivamente fissato alla fine del mese di gennaio 1989, quindi non potevamo inventare dati che non possedevamo, potevamo accostarci su un piano di approssimazione.
Vi sono poi altre questioni che riguardano molte Regioni italiane collegate ai bilanci preventivi: mi riferisco al problema dei contributi degli artigiani nei confronti di INPS e INAIL. rispetto al quale vi è un acceso confronto con lo Stato centrale. Tale confronto vede oggi le Regioni perdenti, anche se il decreto legge, che regolamenta il recupero del debito (per il Piemonte aggirantesi su una cifra di 90 miliardi distribuiti nell'arco di tre anni e quindi insistente per una parte anche sul 1989) dovrebbe essere trasformato in legge dal Parlamento entro la giornata di domani, ultima data utile per la sua conversione. Su questa vicenda le Regioni hanno fatto fronte comune: intendono, se del caso, adire la Corte Costituzionale; intendono comunque fare blocco per non accettare questa imposizione che, posto che abbia una sua radice di giustezza, non è stata oggetto, non dico di contrattazione, ma di verifica nella complessità dei dati con l'insieme delle Regioni comportando un impegno che va ad investire le Regioni stesse complessivamente per oltre 500 miliardi.
Vi è da ultimo il richiesto, proposto e ricercato contenimento della spesa, che appartiene - è vero - ad una politica del Governo, ma che sta falcidiando le possibilità di spesa della Regione Piemonte e delle Regioni in genere sol che si pensi quanto interviene sul piano per il finanziamento del settore dell'area dei trasporti, laddove l'abbattimento del conferimento rapportato ad un calcolo di inflazione e ad altri riferimenti di carattere tecnico-finanziario comporta di fatto una riduzione dei conferimenti per la Regione Piemonte di circa 25 miliardi sul bilancio di quest'anno. Poiché si tratta di spese vincolate bisognerà decisamente procedere a dei tagli, per cui il grosso sforzo di fantasia, che dovremmo sviluppare insieme, non sarà tanto quello di capire che cosa si debba fare per tutelare un settore, quanto piuttosto per non aggredirlo in chiave di eccessiva pesantezza.
Di converso emerge che si è progressivamente ridotto il peso della spesa regionale rispetto al complesso della spesa pubblica. La spesa corrente delle Regioni, compresa quella sanitaria, dopo il 1983 non ha registrato aumenti, anzi, i trasferimenti correnti dallo Stato alle Regioni dopo il 1983 hanno ridotto decisamente la loro incidenza sul prodotto interno lordo indebolendo ulteriormente la possibilità di intervento delle Regioni.
L'analisi dell'evoluzione delle tendenze della finanza regionale pone complessivamente in luce l'esigenza di provvedere tempestivamente alle riforme di un sistema che sotto ogni aspetto non risponde più alle esigenze di una moderna e democratica organizzazione istituzionale. Non v'è dubbio che vi sia stato un vuoto ingenerato dalla decadenza della legge n. 356 a partire dal 1981; siamo ormai all'ottavo anno entro il quale lo Stato non pone le Regioni nella condizione di poter programmare e impostare con saggezza il presente, non dico il futuro a tempo indeterminato: abbiamo dovuto aspettare la ricaduta delle scelte impostate attraverso la legge finanziaria senza avere le certezze di determinazione che insorgevano in allora con la legge n. 271/70, legge che annualmente conferiva alle Regioni delle risorse accresciute dal tasso di inflazione e maturate da altri ingredienti complessivi che come fattori comportavano certezze che noi quest'anno non possiamo avere.
Si è avviato in questi ultimi anni un ampio confronto tra Governo e Regioni. Abbiamo nei giorni scorsi avuto dal Ministro Maccanico conferma del suo decreto legge che prevede la presenza delle Regioni entro la comunità nazionale con alcuni riferimenti che si rivolgono all'aspetto di carattere finanziario.
Il nostro bilancio di fatto è inquadrato per le grandi linee, è definito; siamo in quella fase che è certamente la più difficile che attiene alla potatura, alla limatura delle possibilità di presenza su una somma di risorse libere che viene ogni anno ulteriormente ridotta e quindi nella impossibilità fisica di sprigionare fantasia o inventiva che vada al di là di quanto si rende necessario, ma mai dismettendo una nota, se non di ottimismo, di relativa speranza. Il bilancio si aggirerà su 8 mila miliardi di lire e di questi circa 5.500 miliardi (2/3) saranno assorbiti dalla spesa sanitaria, il che mette decisamente in evidenza quanta costrizione vi sia nell'operato della Regione. Fa dire ancora una volta (tranne i Presidenti delle Regioni a Statuto speciale) alla comunità nazionale: la Toscana, l'Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia, che il loro schiacciamento sul fondo del ruolo istituzionale, le troppe smagliature del sistema che stanno vanificando la loro stessa ragion d'essere, riducendo al di là della molta fantasia che taluni esprimono, gli spazi operativi dicono che le Regioni oggi hanno un percorso di vita impraticabile estremamente costretto e questo è comune al Piemonte (che presenta con un certo ritardo l'esercizio provvisorio quindi lo stesso bilancio) e alle altre Regioni d'Italia.
Veramente siamo ad una svolta che ci fa sentire il senso della tragedia, talvolta l'impotenza nonostante una certa aggressività, con la quale i Presidenti di tutte le Regioni si rivolgono al Governo su questo argomento.
Voglio dire che la speranza è legata a taluni aspetti che sono contenuti nel decreto di riforma delle Regioni, nella parte che investe la finanza regionale laddove si aprono spazi a quei tributi propri che sono: la capacità impositiva che è stata richiamata. Bisognerà poi pensare che complessivamente il problema non lo si risolve con allegria, perché è più facile dire da noi che è giusto, che possiamo imporre dei nuovi balzelli diventa poi meno facile individuare gli spazi ove introdurli e soprattutto avvertire quale reale possibilità ha il gettito fiscale di essere accresciuto per stabilire queste compensazioni.
Una novità che forse potrebbe darci un po' di spazio, se questo provvedimento venisse approvato in fretta, è quella relativa alle spese vincolate per settore che dovrebbero, con questa riforma, essere spogliate delle riserve ed essere raccolte in un solo contenitore, quello stabilito dal fondo comune, per il momento fatti salvi i conferimenti che attengono al fondo sanitario nazionale e per il fondo nazionale dei trasporti che però sono e devono essere ugualmente avviati verso questo grosso contenitore unico per tutta la spesa regionale. Ci darà forse spazi, ci darà la possibilità di mutuare qualcosa in più di oggi? Apre per evidentemente le paratoie ad altri dissesti, sol che si pensi la crescita non più contenuta, della parte sanitaria. Darebbe ancora una speranza il fatto che verrebbe stabilito all'interno della finanziaria regionale un provvedimento attraverso il quale possono essere confortati i progetti legati ai Piani di sviluppo quindi dare, pur con un dosaggio prudenziale alle singole Regioni la possibilità di spendere legando la spesa alle volontà che hanno espresso attraverso il loro dotarsi di strumenti di carattere programmatorio.
Da ultimo questa riforma consentirebbe l'accesso alle Regioni e alle Province autonome alla Cassa Depositi e Prestiti. Questo mi pare che non sia cosa da poco, perché consentirebbe qualche boccata di ossigeno.
Abbiamo riflettuto non poco sulle osservazioni che il Commissario del Governo ha rivolto, restituendo la legge a nome del Governo il giorno 22/12/1988. Sono cose che si stanno trascinando con tutti i bilanci e sono annotazioni che ritualmente vengono accresciute mentre il Governo approva il bilancio. Il che vuol dire che non determina uno stato conflittuale, ma registra una situazione che è di grossa lacerazione del tessuto sociale delle potenzialità finanziarie delle stesse Regioni e mette la comunità nazionale nella condizione di registrare questo stato traumatico entro il quale si trovano a dover vivere le Regioni. Perché se veramente ci fossimo spiazzati decisamente rispetto alla norma, il Governo non avrebbe approvato. Prende atto, ci sollecita, ci sprona a rimontare, ma sa che noi non possiamo rimontare perché non possiamo battere moneta in proprio e non abbiamo altre possibilità impositive; e il resto è il gioco di quella coperta che tirata da una parte e dall'altra comunque è sempre stretta e ci lascia scoperti da più parti.
Il problema del 30% delle risorse dell'anno scorso, cioè dell'abbattimento intervenuto del 30%, è non tanto una sottolineatura di volontà politica quanto una registrazione del venir meno di talune risorse in queste dimensioni, da parte delle Regioni. Però un venir meno di risorse (30%) che abbiamo "con fantasia piemontese" recuperato quando ci è stato possibile successivamente nell'immediata nota di variazione, altrimenti non avremo assicurato la sopravvivenza dei diversi corsi di formazione professionale, che ci sono sul territorio italiano, che verranno toccati insieme, con l'assunzione di responsabilità.
Mi disse un funzionario di quel settore l'anno scorso quando tentai di chiudere un corso professionale: "Nella vita della Regione sono stati chiusi due soli corsi, uno l'ha chiuso Tapparo e l'altro l'ha chiuso lei".
Li ho chiusi io l'anno scorso. Ma regolarmente sollevarono contestazioni e proteste le parti politiche, i sindacati, gli utenti e quant'altri ci sono di mezzo.
Quindi la mancata reimpostazione è la solita tecnica che si usa per tentare di far quadrare il bilancio. Avondo, tu che sei qui da molto tempo sai che è sempre stato fatto, continuiamo a fare così nonostante i richiami del Commissario del Governo e sin tanto che lo Stato ci dà la possibilità di poter vivere.



PRESIDENTE

Con la replica del Presidente della Giunta si chiude la discussione generale e contestualmente la prima parte del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,30 riprende alle ore 15,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prima di passare all'esame dell'articolato occorre discutere le due pregiudiziali, presentate una dal Gruppo MSI-DN, l'altra dal Gruppo comunista.
Ha quindi la parola per l'illustrazione della prima pregiudiziale il Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ritengo di avere già ampiamente illustrato la proposta di ordine del giorno di non passaggio all'articolato dell'esercizio provvisorio allorquando ho diffusamente illustrato il testo della relazione di minoranza.
In sintesi, la proposta di ordine del giorno di non passare all'esame dell'articolato poggia su quelli che erano i pilastri del nostro ragionamento politico-istituzionale fatto nel contesto della relazione di minoranza, ovvero l'improponibilità del disegno di legge per un motivo istituzionale, perché il disegno di legge sull'esercizio provvisorio non ha il suo precedente logico e politico in una presentazione del testo del bilancio preventivo e, in secondo luogo, anche volendosi superare la questione del non esame del disegno di legge dell'esercizio provvisorio perché non esiste il bilancio preventivo, non c'è nemmeno quel minimo indispensabile di una relazione di maggioranza del disegno di legge che richiede la proroga per l'esercizio provvisorio nella quale relazione vengano additati, almeno sommariamente, i principi cui si ispirerà la Giunta nel presentare e nell'elaborare il bilancio 1989.
Queste due ragioni di improponibilità istituzionale e politica strettamente connesse stanno alla base della nostra proposta di ordine del giorno di non passare all'esame del disegno di legge della norma che prevede la proroga dell'esercizio provvisorio sino al 30 aprile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo per l'illustrazione della pregiudiziale presentata dal Gruppo comunista.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò brevissimo nel senso che nella discussione di questa mattina abbiamo già dato una spiegazione diffusa del contenuto dell'ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge n. 461.
A nostro avviso, il disegno di legge è palesemente in contrasto con le norme e i principi che regolano la contabilità pubblica, mancando la proposta di bilancio di previsione per il 1989, presupposto indispensabile per innescare il meccanismo dell'esercizio provvisorio.
La seconda considerazione di sostanza che ci porta a richiedere il non passaggio all'esame degli articoli è che la richiesta di esercizio provvisorio fa riferimento al bilancio assestato al 1988 sul quale, come richiamavo questa mattina, il Commissario del Governo, con nota del 22/12/1988, rilevava significative osservazioni critiche.
Pertanto ci sono le condizioni per richiedere il non passaggio al voto del disegno di legge e, in tempi brevissimi, la predisposizione del bilancio preventivo del 1989.
D'altro canto il Presidente della Giunta ha riconosciuto il ritardo in questa direzione e ha anche detto che il bilancio preventivo sarebbe definito da parte della Giunta e quindi la nostra richiesta ci pare legittima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Mi avvalgo del Regolamento del Consiglio regionale per chiedere che la votazione venga effettuata per appello nominale.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale di entrambi i documenti.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri.
Tali pregiudiziali sono quindi respinte.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 461.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo la parola per una dichiarazione di voto valida per tutta la legge, se così si può chiamare questo provvedimento, che consegue a quello che già è stato detto nell'intervento del Consigliere Avondo. Esprimiamo una critica molto forte ad un complesso di inadempienze che hanno portato in quattro anni al record assoluto di non aver mai fatto altro che esercizi provvisori, ma con dentro un record ancora particolare di essere riusciti a far due volte un esercizio provvisorio su dei commenti vecchi. Neanche quindi, su una proposta.
Voglio dire con molta fermezza che chi regge la Giunta, gli Assessori e i componenti dei Gruppi di maggioranza, debbono rendersi conto che siamo ai limiti delle situazioni di legalità amministrativa che un tempo erano appannaggio solo delle peggiori regioni del sud.
Il Piemonte si è rapidamente allineato su quegli standard. Una ricerca dell'Istituto Cattaneo di Bologna del 1985 (quel giorno fummo tutti stupiti da tale affermazione) dava la Regione Piemonte, che a quei tempi non era nella sua fase più alta, al quarto posto negli indicatori di efficienza.
Questa ricerca è stata condotta dall'Istituto Cattaneo anche con la partecipazione di un gruppo americano di sociologi e di politologi.
Ma, al di là di questi confronti, resta il fatto che non c'è nessuna plausibile scusante, al di là delle cose di maniera che si devono dire per potersi difendere quando non si ha assolutamente intenzione o si hanno le condizioni privilegiate di non pagare mai il fio delle inadempienze.
Questa Giunta non ha mai affrontato una decisione rilevante e ha caratterizzato un'apparente stabilità di questo istituto, della sua formula politica, del suo governo, attraverso un immobilismo che più andiamo avanti più si vede.
Dato che questo immobilismo ha un'interfaccia per cui non si riesce a trovare mai il bandolo per avere un confronto che porti o preluda a decisioni di qualche efficacia, credo che la valutazione che si deve dare da parte dell'opposizione, non faziosa ma realistica, è della impossibilità di accettare di essere corresponsabili di manovre le cui responsabilità ricadono tutte su chi opera, o meglio su chi non opera, all'insegna di questo cabotaggio del quotidiano. Purtroppo il bilancio ne è la dimostrazione.
Abbiamo approvato il Piano di sviluppo, anzi, l'avete approvato perch eravamo del tutto contrari; si è affermato in quella occasione che il Piano di sviluppo avrebbe nelle sue linee fondamentali caratterizzato l'attività concreta della Regione, ma dalla sua approvazione un mese fa non si è trovato il modo di tradurlo in una proposta di bilancio. Al punto che siamo in presenza di un documento vecchio con tutte le osservazioni di illegittimità che abbiamo fatto.
Certo, vi sarebbe facile rispondere che il Piano non era traducibile! Delle due una, o le manovre che qui vengono offerte come intenzioni amministrative di azioni, di politiche sono dei passaggi rituali, e noi riteniamo che sia così, oppure tutto quello che succede pare che non conti.
E non conta al punto che siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo di una politica di bilancio, ritardata da tanti fattori e assolutamente non affrontata, neanche quando si è alle strette; l'altr'anno si tentò, forse troppo generosamente, un'operazione propositiva da parte dell'opposizione che però non ha avuto eco.
Voglio solo ricordare un fatto. Passò un emendamento al bilancio dell'altr'anno, attualissimo, che riguardava la dotazione del parco pubblico delle marmitte catalitiche. Cito quell'emendamento perché è rimasto lettera morta, così come è rimasta lettera morta la manovra sui bisogni essenziali che avevamo ipotizzato.
Nella sostanza, tutto quello che in quella data, costretti dal tempo si era verso mezzanotte o più, si tentò in questo Consiglio è rimasto lettera morta, ma anziché servire da lezione le cose sono peggiorate.
Quindi il nostro giudizio è molto critico. Tutte le battaglie che fa l'opposizione, non dico che siano tutte giuste, vengono incapsulate in un giudizio di ritualità, tant'è vero che nessuno reagisce mai. Per segnare questo profondo disaccordo, questo disappunto e questa critica politica non è assolutamente sufficiente il voto negativo. Noi lo manifesteremo attraverso la non partecipazione al voto, non associandoci ad una decisione la cui responsabilità ricade su chi governa e chi lascia governare, si fa per dire, in questo modo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Anch'io, come il collega Bontempi, farò una dichiarazione di voto sull'art. 1 che varrà anche per gli altri articoli e di conseguenza sull'intero testo della legge.
Devo innanzitutto rilevare che a mio parere il collega Bontempi è stato troppo generoso quando poco fa ha detto che siamo ai limiti della legalità amministrativa. Non siamo ai limiti, penso che sia stata vistosamente violata la legalità amministrativa. Ormai è chiaro che è stato elevato a sistema quello di ricorrere all'esercizio provvisorio, è la terza volta che si richiede l'esercizio provvisorio ed è la terza volta che all'ottenimento dell'esercizio provvisorio segue la richiesta di proroga, quindi abbiamo avuto ben sei leggi che concernono la richiesta dell'esercizio provvisorio e la richiesta della proroga. Quando nel marzo-aprile 1990 il Presidente del Consiglio regionale terrà la conferenza stampa e indicherà il numero delle leggi che sono state approvate vorrà almeno togliere dal numero le otto leggi (ci sarà naturalmente l'esercizio provvisorio del 1990 e la relativa proroga) concernenti gli esercizi provvisori. Non penso infatti che tali leggi possano entrare nel peso complessivo dell'attività legislativa del Consiglio regionale del Piemonte.
Quanto meno, in occasione delle altre richieste di esercizio provvisorio, come ho già sottolineato questa mattina, la forma era salva perché, sia pure qualche giorno prima o nel medesimo giorno, era stato presentato il bilancio preventivo, quindi c'era l'addentellato cui l'esercizio provvisorio si voleva riferire.
Il nostro assunto di non proponibilità di questa proroga all'esercizio provvisorio si rafforza anche alla luce delle osservazioni fatte in questo momento e di quelle contenute nella relazione di minoranza che ho illustrato questa mattina.
Ritenendo non proponibile, per le ragioni istituzionali e politiche che ho ampiamente illustrato, la presentazione e la proposizione di questo disegno di legge, la conseguenza è che non possiamo partecipare alla votazione. La non partecipazione al voto si irrobustisce anche alla luce delle considerazioni svolte dalla nostra opposizione, ma anche dall'opposizione di sinistra, argomentazioni pesanti, corpose istituzionalmente e costituzionalmente valide, per dimostrare la non proponibilità di questo disegno di legge, per dimostrare l'opportunità del non passaggio agli articoli.
Ingenuamente questa mattina dicevo che speravo non si rispondesse che non è possibile non esaminare e approvare il disegno di legge perché si fermerebbe l'intera macchina regionale. Avevo invece espresso l'invito a portare delle argomentazioni, almeno uno straccio di argomentazioni. Invece qui ci si basa solo sulla forza dei grandi numeri, si pensa che tanto c'è un margine per cui è perfettamente inutile il contraddittorio e la dialettica.
Non solo per questo, ma anche per questo, noi non partecipiamo al voto.
Questa ultima considerazione della non dialettica e del non contraddittorio rafforza l'espressione con la quale ho chiuso questa mattina l'illustrazione della relazione di minoranza. Dico la verità che nell'esporla mi sembrava una battuta ad effetto, viceversa dopo aver visto il comportamento di non dialettica e non contraddittorio della maggioranza penso di potere ribadire che se, per la terza volta, si arriva alla richiesta dell'esercizio provvisorio senza, questa volta, il previo bilancio preventivo è perché da parte della Giunta esiste una vera e propria impotenza politica a proporre il documento fondamentale della vita di una Regione qual è il bilancio.



(I Gruppi PCI e MSI-DN abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola si proceda alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.



(I Gruppi PCI e MSI-DN rientrano in aula)


Argomento: Cave e torbiere

Esame proposta di deliberazione n. 834: "Aggiornamento della disciplina per l'estrazione di materiale litoide da alvei idrici di competenza regionale. Provvedimenti" e votazione relativa pregiudiziale di rinvio alla Commissione competente


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 834, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Vorrei porre una questione pregiudiziale. Con i colleghi Montefalchesi e Staglianò presento un ordine del giorno per il rinvio in Commissione della proposta di deliberazione n. 834.
I motivi di tale richiesta nascono non tanto dalle competenze dell'Assessorato ai trasporti quanto da competenze più generali della Giunta per il contrasto esistente tra questo provvedimento e il Piano regionale di sviluppo che abbiamo approvato recentemente, soprattutto per la parte relativa al Parco fluviale del Po.
Vi do lettura dell'ordine del giorno: "Considerato che la predetta deliberazione appare in contrasto con i contenuti del Piano regionale di sviluppo recentemente approvato dal Consiglio regionale ed in contrasto con altre decisioni del Consiglio per quanto riguarda l'istituzione del Parco fluviale del Po e in particolare per la relazione tra questo provvedimento e l'attività di estrazione in alveo e lungo le sponde fluviali del Po e dei suoi affluenti, ai sensi del quinto comma dell'art. 32 del Regolamento se ne chiede il rinvio alla competente Commissione consiliare".
Vorrei fare una breve divagazione sulla quale richiamo i tre Gruppi politici in Consiglio, PSI, PRI e PCI, che nei giorni scorsi hanno preso attraverso loro autorevoli esponenti, posizione a favore dell'istituzione del Parco fluviale del Po. Ricordo gli interventi di ieri del Capogruppo socialista, alla presenza del Presidente del Consiglio, e di altri autorevoli esponenti di quel Partito. In giorni precedenti, nel corso di un'altra manifestazione pubblica, il Vicepresidente della Giunta regionale e il Capogruppo comunista (mi limito a questi solo per parlare di persone presenti in quest'aula) si sono dichiarati a favore del Parco fluviale del Po. Ebbene, in tutte le dichiarazioni di questi esponenti politici è intervenuto come elemento cruciale dell'attuale "vicenda Po" il problema dell'escavazione. A mio avviso, pare in stridente contrasto con queste prese di posizione il contenuto del provvedimento che si vuole ora adottare. Un provvedimento che nasce sulla scia di vecchie vicende, vecchi meccanismi e vecchi contesti.
Il rinvio in Commissione dovrebbe essere tale da permettere una rilettura del provvedimento in raccordo con il Piano regionale di sviluppo e con la proposta di Parco fluviale del Po. Il dire ora prevengo l'obiezione - che comunque questo tipo di attività di escavazione non si esercita nel Po in quanto tale, ma in gran parte solo sui corsi d'acqua di competenza regionale, mi pare un'osservazione debole in quanto il problema del Po è un problema di bacino, un problema di complessità rispetto al quale anche provvedimenti come questi devono essere raccordati.
Il rinvio in Commissione mi pare il meccanismo e lo strumento più utile per una rilettura del provvedimento in un contesto più generale.
Mi auguro che le forze politiche presenti in quest'aula tengano conto di questa richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi, la pregiudiziale ha fondatezza proprio per le caratteristiche che l'Assessore ha mantenuto al suo provvedimento. E' vero, il provvedimento riguarda competenze regionali che non giungono fino all'estrazione nell'ambito dell'alveo del fiume Po, però è anche vero che la Regione rinnova questo regolamento a dieci anni dal regolamento precedente e lo rinnova in modo parziale, segnando una frattura tra le modalità di estrazione del materiale litoide da alvei di competenza regionale e l'attività del Magistrato per il Po. E' un errore di fondo grave che noi abbiamo già sollevato in Commissione, di cui l'Assessore non si è fatto carico e ha imposto, con il consenso della maggioranza, la stesura di un testo che, rispetto al testo di dieci anni fa, è arretrato.
L'Assessore non ha sentito le ragioni della minoranza e ha scelto, senza dare ascolto alle nostre ragioni, di eliminare il raccordo tra l'attività regionale e quella del Magistrato del Po compiendo, a nostro giudizio, un passo indietro dal punto di vista disciplinare e culturale.
Si sa che una politica delle acque deve essere unitaria. Sembra ben strano che nel 1989 si torni agli orticelli regionali, al grande orto dello Stato, ognuno decide per sé, mentre il raccordo c'è ed è netto. Proprio su questo noi abbiamo proposto un emendamento, signor Presidente, per reintrodurre un raccordo tra l'attività regionale e quella del Magistrato del Po.
Oltre a questo, vi è un altro motivo di fondo che si riferisce al Parco del Po; il Gruppo comunista ha proposto una legge ed è impegnato in modo totale e completo su questo tema e proprio per questo ritiene di dover fare una battaglia affinché questo provvedimento sia in sintonia con le moderne esigenze che sulla politica delle acque si pongono.
Sul tema del Po è nata un'associazione che tende anch'essa a promuovere la formazione rapida di un parco dalle sorgenti fino al confine della regione. Ci sembra opportuno a questo punto invitare l'Assessore a ripensare ai propri comportamenti perché ci pare che abbia un po' sottovalutato questo problema e l'abbia trattato in termini molto amministrativi e poco politici. Invece il tema è di grande rilievo politico, e uno di questi rilievi politici è proprio la necessità di una disciplina unitaria dell'estrazione del materiale litoide sui corsi d'acqua piemontesi. Non facciamo un provvedimento limitato alle competenze regionali, ma attiviamoci affinché ci sia una politica unitaria delle acque.
Per questo l'ordine del giorno ci pare congruo e meritevole di sostegno da parte nostra.



PRESIDENTE

Informo che il riferimento contenuto nell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ala non è al quinto comma dell'art. 32 del Regolamento bensì all'art. 61 in materia di questioni preliminari.
Se non vi sono altri interventi da parte dei Gruppi, ha facoltà di replicare l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa discussione si è già sviluppata in Commissione. Poiché è da alcuni mesi che questo provvedimento giace all'attenzione del Consiglio - non dimentichiamo che questo provvedimento è stato licenziato a novembre andare a porre oggi una questione procedurale, nel momento in cui si discute, mi pare perlomeno un po' strano. In ogni caso credo che il riferimento nell'ordine del giorno al Parco fluviale del Po sia fuori luogo. Con questa deliberazione si precisano alcuni aspetti di una procedura meramente amministrativa che riguarda l'estrazione di materiale nei corsi d'acqua di competenza regionale non classificati, che non c'entrano niente con il Po. Ciò vuol dire che questa attività non riguarda corsi d'acqua come il Tanaro, il Belbo, il Bormida, lo Scrivia, la Dora, il Toce: riguarda solo piccoli corsi d'acqua, quelli esclusi dalla competenza statale.
Debbo dire inoltre che l'adeguamento che facciamo è di carattere amministrativo derivanteci dall'applicazione di una sentenza della Corte Costituzionale rispetto a chi ha diritto ad esigere il canone di concessione. In realtà questo provvedimento è stato approntato per recepire le risultanze di una sentenza della Corte Costituzionale.
E non è vero che questa deliberazione è un passo indietro o, a dire con benevolenza, uguale al precedente provvedimento, perché - e questo elemento è stato fatto rilevare anche in sede di Commissione - mentre la deliberazione del 1978 faceva riferimento all'attività estrattiva, come attività economica, noi in questo caso poniamo questa attività come attività che serve anche per il buon regime idraulico dei corsi d'acqua.
Non sarà un grande passo avanti, ma non è certamente né un passo indietro né lo stare a come eravamo prima, se si vuole essere coerenti.
Credo che oggi vi siano le condizioni perché questo provvedimento possa utilmente essere discusso dall'aula e quindi l'opinione della Giunta è di procedere nell'esame del provvedimento, considerato anche che molte volte si fa confusione fra quella che è l'attività estrattiva in alveo e quelle che sono le cave; infatti probabilmente l'errore, i guasti maggiori sono stati fatti dall'attività di cava che è una cosa diversa rispetto all'estrazione di materiale litoide dagli alvei che viene disciplinata con questo provvedimento. Certo, bisogna trovare dei raccordi, ma questi si stanno facendo perché i piani di bacino si stanno studiando e si stanno approfondendo, non sono degli atti che si possono assumere in due giorni e noi ne abbiamo anche già avviati, se poi parleremo di questo potrò anche dare qualche elemento di conoscenza ulteriore.
Aggiungo ancora che in realtà - e le tabelle con i dati che ho fornito ai colleghi della Commissione lo evidenziano - non è questa un'attività di grande rilevanza, perché i quantitativi estratti credo dimostrino che siamo di fronte a minime quantità e che davvero vengono rilasciate dagli uffici decentrati con grande attenzione ed oculatezza e con grande parsimonia.
Il Consiglio è sovrano. Voglio comunque che risulti chiaro, poich siamo di fronte a più richiami del Commissario di Governo, che la Giunta fino in fondo il suo compito lo ha adempiuto, e se vi sono delle inadempienze queste attengono ad altri organi della Regione.
A parte questo, in Commissione abbiamo sviscerato la materia in modo tale che davvero penso si possa utilmente procedere all'esame del provvedimento.
Credo sia anche giusto cercare di avviare un'opera di raccordo. Ad esempio, il Gruppo comunista ha presentato alcuni emendamenti. Su uno in particolare si può anche trovare un accordo, che va in direzione del raccordarsi con le attività che vengono svolte da altri soggetti. Per preciso che si tratta di attività del tutto distinte e menzionare il problema del Po a questi fini mi sembra un po' forzato.
Quindi la Giunta ritiene che vi siano le condizioni per poter procedere nell'esame del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, Assessore, capisco che ci sia una cultura all'estrazione selvaggia e ci sia anche la cultura a demonizzare qualsiasi forma di attività di estrazione di materiali litoidi. Evidentemente questi due estremi non sono giustificabili rispetto ad una società che vuole mantenere l'equilibrio dell'assetto territoriale e che cerca di dare anche delle compatibilità rispetto ai processi economici che si determinano.
Comprendo e accetto l'impostazione che l'Assessore dà (non ho partecipato ai lavori in Commissione quindi non so l'approfondimento che è avvenuto), mi pare però che si tratti di una procedura amministrativa frutto, questo stimolo di arrivare oggi al compimento di questo atto, dei richiami del Commissario del Governo. Esprimo però la preoccupazione che dinnanzi a un fiorire di sensibilità, di proposte, di cui l'Assessore Vetrino è testimone, che vanno a porre la necessità di una visione d'insieme degli interventi sul territorio nel rapporto tra ambiente e territorio, in particolare sul problema del fiume Po, si proceda a scacchiera senza che ci sia una linea guida. La mia preoccupazione è per l'insufficiente raccordo tra i diversi comportamenti, le diverse azioni e le strategie che ci diamo.
In questo senso, visti gli emendamenti presentati dal Gruppo PCI sottolineo la mia perplessità dinnanzi a questo procedere a compartimenti stagni in una situazione che richiede invece un comportamento sistemico.
Il nostro Gruppo respinge la proposta di ordine del giorno, pur comprendendo le motivazioni che vengono proposte dal collega Ala e richiama la Giunta alla necessità di dare una maggiore visione d'insieme, a forzare sui raccordi altrimenti, dinnanzi ad un'altra emergenza procedurale amministrativa, troveremo un altro comportamento, magari più pesante rispetto a questo, che assume degli aspetti e dei caratteri se non marginali certamente non dirompenti sulle strategie e sugli equilibri in materia di tutela ambientale e di politica per il Po.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 28 contrari e 3 astensioni.
Passiamo pertanto all'esame del dispositivo della deliberazione n. 834.
Sono stati presentati alcuni emendamenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: a pag. 2, dopo il settimo comma, aggiungere: "Le attività estrattive saranno gestite in modo organico compatibilmente con l'ambiente e concordando con il Magistrato per il Po univoche modalità di intervento per le attività di competenza dello Stato nell'ambito regionale".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, questo emendamento si riferisce alle osservazioni che ho svolto in precedenza, relative alla necessità di rafforzare e qualificare il raccordo tra l'attività che regola le modalità di estrazione del materiale litoide dagli alvei di competenza regionale a tutta l'attività di estrazione del materiale litoide, in particolare quella curata dal Magistrato per il Po. Le acque dei fiumi minori confluiscono nelle acque dei fiumi maggiori; sappiamo che il regime delle acque è unitario, non è possibile oggi proporre una nuova normativa che separi artificiosamente un problema che è di carattere unitario. Come si cava il materiale litoide dagli alvei è un problema da affrontare in un modo solo poi questo modo sarà regolato sull'alveo piccolo, sull'alveo medio sull'alveo grande, però questo raccordo va mantenuto. Ho proposto questa dizione che chiede di gestire in modo organico, con il Magistrato per il Po, questo tipo di estrazione di materiale litoide.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Nei comportamenti concreti tra gli uffici decentrati regionali e gli uffici decentrati operativi del Magistrato per il Po vi è sempre stata prima per fattori organici, oggi per un fattore di sensibilità - una collaborazione e uno scambio di informazioni e di modalità operative fra entrambe le istituzioni.
Peraltro già l'operare assieme all'interno della Conferenza interregionale per il piano di bacino del Po, istituita anni fa presso il Magistrato per il Po, ha comportato un comune scambio di esperienza.
Tuttavia anche per i ragionamenti politici che sono stati fatti, mi pare che l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi possa essere accolto.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: a pag. 3, quinto comma, eliminare la parola "soprattutto".
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: a pag. 3, ottavo comma, dopo la parola "riguardata" aggiungere la parola "esclusivamente".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, i due emendamenti tendono a chiarire il fatto che questi interventi di rimozione dagli alvei dei corsi d'acqua di materiale litoide devono corrispondere chiaramente a motivazioni di regimazione idraulica.
I dati che ci ha fornito l'Assessore relativi all'entità dell'attività svolta in questo settore dimostrano chiaramente come sia persino difficile immaginare lo svolgimento di questa attività a fini di lucro. C'è un'attività molto minuta, molto spezzettata che forse trova la sua ragione economica in modo non chiaramente determinabile, nel senso che probabilmente ci sono delle occasioni e delle modalità di intervento che permettono anche dal punto di vista economico di renderlo appetibile; per direi che la molla che deve muovere questi interventi non è quella del profitto, ma quella della tutela e del miglioramento del regime idraulico.
Allora, l'eliminazione della parola "soprattutto" e l'aggiunta della parola "esclusivamente" tende a privilegiare nettamente in questi interventi l'aspetto della tutela del regime idraulico e la più netta separazione e privilegio dell'intervento a fini idraulici rispetto alle altre motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Dichiaro il mio voto favorevole ai due emendamenti, soprattutto a quello che dice "esclusivamente", pur considerando che di per sé vengono inseriti in un provvedimento che, di fatto, delega ai singoli operatori economici l'avvio delle procedure per l'attività di escavazione e per l'autorizzazione. Tutta la vicenda connessa con l'attività di escavazione in alveo di cui ci stiamo occupando non discende quindi da uno studio sul corso d'acqua, dal quale a sua volta discende l'individuazione neutra (fatta al di fuori degli operatori economici) di quale e quanto materiale possa essere estratto. Questo emendamento dunque, pur essendo un significativo passo avanti, rimane ben lontano da una impostazione corretta della materia anche se condivido l'intenzione di intervenire ad emendare un testo, anche quando questo non regge dal punto di vista del suo inquadramento generale.
Il secondo motivo che mi fa limitare il voto favorevole è basato sul concetto e sul valore che al termine "regimazione idraulica" viene solitamente attribuito.
Anche qui il rapporto con il Magistrato per il Po viene opportuno considerato che gran parte dell'attività del Magistrato per il Po viene giustificata come regimazione idraulica. Nell'attuale prassi del Ministero dei Lavori Pubblici e dintorni fino alle Regioni, il concetto di regimazione idraulica è un concetto estremamente pericoloso e normalmente giocato contro la tutela ambientale e contro quella che la legge del 1904 sulle acque chiamava "la libertà dei fiumi e il diritto di vivere dei fiumi". Qui stiamo parlando invece di eutanasia, cioè dell'uccisione lenta e indolore dei fiumi. La regimazione idraulica in sé è il concetto sbagliato o che viene comunque gestito in maniera sbagliata da parte degli enti pubblici. Nonostante tutto, legare unicamente alla regimazione idraulica l'attività di escavazione è già un passo avanti rispetto a legarlo alle motivazioni di carattere economico, per cui voto a favore dell'emendamento.
Volevo soltanto sottolineare che sempre di eutanasia si tratta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Vorrei ricordare al Consigliere Ala che, piaccia o non piaccia, questo comunque discende dall'applicazione della normativa dello Stato e quella può anche non andare bene. Comunque noi le leggi dello Stato siamo per interpretarle ed anche per applicarle.
Rispetto agli emendamenti proposti dal collega Chiezzi, mi pare che rispetto alle prime dichiarazioni di alcuni colleghi in questo momento si mette in evidenza come questo provvedimento, pur con la sua limitatezza, in ogni caso rappresenta un'inversione in tendenza rispetto al provvedimento del 1978 e traguarda più o meno finalità diverse.
Per queste ragioni la Giunta ritiene che l'emendamento sia accoglibile togliendo la dizione "soprattutto".
Ritiene invece di non dover accogliere l'altro avverbio "esclusivamente" perché ci sembra una ridondanza e una sorta di forzatura.
Quindi sì al primo emendamento e no al secondo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione il secondo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 23 voti contrari e 3 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: - a pag. 3, dopo il comma ottavo, aggiungere: "L'Amministrazione regionale prima del rilascio dell'autorizzazione approverà i piani parziali di estrazione di materiale, per tratti dell'asta dei torrenti e fiumi interessati dall'estrazione a fini idraulici, da aggiornare in funzione delle variazioni delle situazioni idrauliche".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, è un emendamento che si propone di rinvigorire ed arricchire la fase di predisposizione tecnica di riferimento per gli interventi. E' una parte, anche questa, che ci sembrava un po' carente. La arricchiamo perciò con un paio di emendamenti che cercano di aiutare l'intervento a svolgersi nell'ambito di un piano più complessivo, e gli uffici preposti a vagliare gli interventi e poi a controllare come si sono svolti, a lavorare sulla base di una minima documentazione tecnica che consenta di agire in modo più certo e maggiormente documentato.
E' un emendamento teso ad arricchire la documentazione tecnica necessaria per lo svolgimento degli interventi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

La Giunta ritiene di non poter accogliere questo emendamento perch nella parte che abbiamo già approvato diamo atto che questa disposizione è fatta in attesa di poter avere gli elementi generali derivanti dai piani di bacino. Piani di bacino che non è vero - come è stato detto da qualche parte - che non abbiamo avviato, in realtà a partire dal '75 fino ai primi anni '80 la Regione ha avviato, sulla base di aspetti metodologici consolidati, studi per il torrente Rea e lo Stura del Monferrato, nonch l'elaborazione di ulteriori piani di bacino che riguardano la Doria Riparia, il Sesia, il Toce, il Bormida e lo Scrivia-Curone. In più attraverso la legge n. 53/82, sono stati definiti all'interno del piano di bacino del Po ulteriori approfondimenti per redigere dei piani di bacino, e riguardano intanto la Dora Riparia e il Sesia per i quali si è già completata la fase conoscitiva, mentre si stanno avviando le procedure per affidare lo studio per predisporre i piani di bacino del Tanaro, del Pellice e del Chisone.
Quindi l'Amministrazione regionale si è attivata per cercare di dotarsi della rete completa dei piani di bacino. E' chiaro che questa è una procedura lunga, che ha dei tempi anche diluiti.
Allora credo che nell'attesa di questi piani, che, comunque, per elementi conoscitivi già raggiunti rappresentano elementi di riferimento per gli ex Geni civili, non si possa bloccare del tutto la pur minima attività estrattiva. Per queste ragioni la Giunta non è d'accordo sull'emendamento proposto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 15 voti favorevoli e 21 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: a pag. 4, primo comma, cancellare le parole "tanto ripetitive che saltuarie".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

E' una dizione a mio giudizio incomprensibile, perché gli interventi sono o ripetitivi o saltuari. Nominarli entrambi mi sembra proprio solo confusionario, quindi propongo di eliminare questa dizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Assessore, sono una persona molto pignola, perciò intervengo.
Per ben tre volte le ho chiesto in Commissione di chiarire che cosa vuol dire la frase: "ai fini del procedimento autorizzativo, le richieste tanto ripetitive che saltuarie sono suddivise in tre distinte fasce", ma non mi è mai stata data una risposta.
Quali sono le richieste ripetitive e quali sono le richieste saltuarie? Chiedo per chiarezza e per un rapporto di serietà e di correttezza tra la Giunta, il Consiglio e i Consiglieri che votano questo documento una risposta da parte dell'Assessore.
Chiedo inoltre al Presidente del Consiglio, che è garante dei lavori di quest'aula, che la Giunta fornisca dei chiarimenti sul significato delle cose che stanno scritte nelle deliberazioni. Non credo di essere più intelligente della media delle persone che dovranno gestire questo documento, credo però di non essere neanche molto al di sotto, in termini di intelligenza, della media delle persone che dovranno gestire questo documento e quindi presumo che se non capisco io che cosa vuol dire questo credo che sia abbastanza difficile che anche gli interlocutori esterni capiscano cosa significhi. O ci sono sotto intenzioni non chiare, non dette, oppure si chiarisca in modo più esplicito questa frase e che cosa significa questa dizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Desidero spendere anch'io due parole per esporre questo concetto.
Al di là della legittima e giusta richiesta del Consigliere Montefalchesi, che chiede di avere una spiegazione del significato della parola "ripetitiva" e della parola "saltuaria", mi pare che con questo inciso "richieste tanto ripetitive che saltuarie" si viene a creare una categoria, una distinzione, una sottodistinzione inutile che in sede pratica potrà dare luogo a dubbi interpretativi.
Qui si dice: "ai fini del procedimento autorizzativo, le richieste sono suddivise in tre distinte fasce" e poi ci sono la prima fascia che comprende le richieste per quantitativi superiori a 2.000 mc. e via dicendo.
Ci sono tre fasce che sono l'oggetto della richiesta. Mi pare, al di là del significato preciso di quelle due parole, che la sottodistinzione sia perfettamente inutile, semmai potrà dare luogo a dubbi o confusioni interpretativi, quindi la proposta di eliminarle dev'essere condivisa e penso che il pensiero del proponente fosse nel senso da me indicato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Un conto è dire che non ho dato risposte, un altro è dire che forse non sono stato chiaro. Non è vero che non abbiamo dato o tentato di dare delle risposte in Commissione, forse non siamo stati chiari o non abbiamo spiegato a sufficienza e questo è un altro elemento di valutazione. Credo non si debba neanche fare della dietrologia che, tra l'altro, a me è diventata antipatica dopo che i cremlinologi hanno sempre sbagliato le previsioni. Prego quindi i colleghi Consiglieri di evitare di fare della dietrologia.
E' una pura questione di lessico. In realtà questo inciso fa riferimento a due tipi di attività che si svolgono in questa materia, nel senso che vi sono delle attività che si svolgono in modo del tutto saltuario, occasionale, una volta per sempre. Vi sono invece attività estrattive, che vengono svolte da soggetti che hanno un impianto fisso in alveo, e che si svolgono in modo ripetitivo, quando cioè vi è stato il ripascimento della ghiaia perché vi è stato un trasporto alluvionale attività quindi che si ripetono perché nello stesso punto si possono verificare negli anni delle situazioni ricorrenti che giustificano ai fini idraulici l'attività estrattiva.
L'inciso che abbiamo introdotto ha voluto indicare quali sono le due categorie cui si fa riferimento di norma nel consentire le autorizzazioni: è in altre parole una esplicitazione. Che ci sia questo inciso o che non ci sia non rappresenta un fatto sconvolgente, però a noi pare opportuno mantenerlo per indicare le varie tipologie di attività estrattiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, l'Assessore Mignone ha risposto, devo dare atto che finalmente ha risposto e mi ha messo in grado di capire di cosa si parla; però lo si capisce se si legge la risposta dell'Assessore Mignone avendo davanti il testo che lo stesso Assessore ha proposto in discussione alla II Commissione, che non è il testo che oggi stiamo discutendo. Se leggiamo il testo originario possiamo notare che la frase di introduzione alla descrizione dei tre tipi di intervento non comprendeva la dizione "tanto ripetitive che saltuarie", ed era come il mio emendamento chiede che ora diventi. L'emendamento infatti riporta la frase introduttiva a quella che aveva proposto l'Assessore Mignone. Nel documento originario che se viene accolto il mio emendamento viene riconfermato, si distinguevano tre fasce a proposito delle quali si diceva che nella prima quella superiore ai 2.000 metri cubi, erano compresi gli interventi tanto ripetitivi che saltuari; le altre due fasce - sta qui la differenza comprendevano interventi soltanto saltuari.
L'Assessore Mignone ha spiegato che differenza c'è tra gli interventi ripetitivi e quelli saltuari: l'elemento che contraddistingue questa differenza - almeno l'ho capita in questo modo consiste nel fatto che in caso di interventi ripetitivi ci possono essere impianti fissi che vengono posti sul luogo, ad esempio anche in attesa di depositi di materiale che nel corso degli anni si è verificato che ci sono stati. Nel provvedimento proposto dall'Assessore Mignone si dava un'ipotesi nella quale gli impianti fissi fossero collocati sopra i 2.000 metri cubi, mentre gli impianti saltuari erano impianti per cavazioni dell'ordine dei 2.000 metri cubi o meno. Con questo emendamento, che non ricordo chi presentò in Commissione si rende possibile di fatto l'installazione di impianti di estrazione in alveo anche per interventi molto piccoli, che rimarrebbero in alveo in attesa dell'alluvione successiva. Questa è la differenza tra una dizione e l'altra. A me pare a questo punto che invece il testo originario, quindi quello che riafferma l'emendamento presentato adesso, fosse più chiaro e tutelasse maggiormente le modalità di estrazione di questo materiale.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 19 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: a pag. 5, dopo il primo comma, aggiungere: "La domanda deve essere corredata da relazioni sul regime idraulico e sull'assetto geomorfologico".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, questo è il secondo emendamento teso a introdurre, nella documentazione a corredo della domanda, elementi di analisi della situazione del regime idraulico e dell'assetto geomorfologico. Questo aspetto a nostro parere è di assoluta importanza.
Sappiamo che l'importanza degli interventi di rimozione di materiale in alveo non sono proporzionali alla quantità di materiale che viene estratto bensì alla morfologia del territorio e dell'alveo e del suo regime idraulico. Da questo ne deriva senza dubbio che interventi anche piccoli e modesti dal punto di vista quantitativo possono avere degli effetti qualitativi giganteschi e dirompenti. Pensiamo soltanto alle esondazioni e ai danni che vengono provocati in occasione di alluvioni da situazioni che morfologicamente possono essere poco appariscenti. Ci sembra quindi che corredare le domande con relazioni sul regime idraulico e sull'assetto geomorfologico sia davvero il minimo per consentire un esame di merito accurato delle stesse domande e la loro eventuale autorizzazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

La Giunta ritiene di non dover accogliere l'emendamento proposto perché già la documentazione richiesta per questi interventi è molto consistente e come già è emerso dal dibattito l'attività estrattiva nei corpi idrici di competenza regionale è molto e sempre più ridotta in questi ultimi anni, soprattutto in riferimento agli interventi di modestissima entità. In aggiunta, occorre tenere presente che gli uffici decentrati dei Servizi opere pubbliche hanno già documentazione e conoscenza amplissima dei luoghi in cui si vanno a proporre le attività estrattive, per cui questa valutazione è già di competenza di uffici decentrati, i quali hanno gli elementi conoscitivi per valutare l'attività estrattiva alla luce del regime idraulico del corso d'acqua interessato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 20 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: a pag. 6, terzo comma, punto a), aggiungere: "Un rappresentante della Sovrintendenza ai beni ambientali".
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Va precisato che l'autorizzazione viene data dagli uffici regionali soltanto dopo che è stato acquisito il parere ai sensi della legge n. 431 per cui riteniamo che le garanzie ci siano già tutte. Mi pare sia un appesantimento che non ha alcun effetto pratico ai fini della tutela perché questa avviene già nella misura in cui l'autorizzazione viene rilasciata soltanto dopo che è stato acquisito il parere ai sensi della legge n. 431.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 22 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dall'Assessore Mignone: a pag. 8, comma nono, dopo le parole "Assessore delegato in materia" aggiungere le parole "nonché all'Intendenza di Finanza, competente per territorio, per l'eventuale costituzione di parte civile".
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

E' l'accoglimento di un suggerimento pervenuto dal Commissario del Governo, il quale ci ha fatto rilevare l'opportunità che il verbale debba essere mandato anche all'Intendenza di Finanza per l'eventuale costituzione di parte civile. L'emendamento mi pare accoglibile perché tra l'altro rafforza anche il potere di controllo e di vigilanza da parte della Magistratura.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Mignone.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: nel documento "Disciplinare di autorizzazione", al punto 8), nona riga, dopo le parole "al pagamento" aggiungere le parole "del doppio".
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

La Giunta non accoglie l'emendamento perché esistono dubbi sulla validità giuridica del provvedimento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astensioni.
Pongo ora in votazione la deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 12 contrari.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dovremmo ora discutere il punto 7) all'o.d.g.
informo però che il Consigliere Staglianò, oggi pomeriggio assente per impegni, aveva richiesto di rinviare a domani l'esame del progetto di legge n. 193.
Inoltre gli Assessori Lombardi e Cernetti, anch'essi assenti per impegni, hanno fatto analoga richiesta per i punti 8) e 9) all'o.d.g.
Chiede di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Il rinvio dell'esame delle deliberazioni nn. 907 e 938 di cui al punto 9) all'o.d.g. deve essere posto in votazione. Io non sono d'accordo.
Tale deliberazione giace da mesi, ha avuto ampio consenso in Commissione da parte di tutte le forze politiche. E' già stata rinviata due volte per l'assenza dell'Assessore, pertanto vorrei che almeno venisse votato il rinvio.
L'Assessore oggi ci convoca in Commissione per la deliberazione sulle acque, i Consiglieri diligenti - poiché ritengono che sia un provvedimento di rilevante importanza - vanno e discutono (poi votano contro, ma comunque discutono). Visto che questa deliberazione è un provvedimento sollecitato dal Comune di Torino e che ha avuto in Commissione un ampio esame e il voto favorevole di gran parte delle forze politiche, poiché al riguardo è in corso un'indagine conoscitiva, ritengo che un nuovo rinvio non sia motivato.



PRESIDENTE

Consigliere Ala, le chiedo di consentire di rinviare a domani la votazione di tale deliberazione e le garantisco che mi impegno affinch tale compito nella giornata di domani sia adempiuto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

A me sembra che il Consigliere Ala abbia perfettamente ragione. Questa deliberazione è sostanzialmente derivante da due deliberazioni di iniziativa consiliare. Quindi, visto che la Commissione l'ha approvata all'unanimità non vedo quali problemi ci siano. Credo non ci sia neanche discussione, si tratta soltanto di votarla. E' una deliberazione di iniziativa consiliare votata all'unanimità in Commissione e, come tutte le deliberazioni licenziate all'unanimità, viene approvata in un attimo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Dobbiamo ritenere che se l'Assessore Cernetti si è allontanato dall'aula sarà per ragioni certamente importanti; d'altra parte le ragioni che hanno addotto i colleghi a sollecitare l'approvazione della deliberazione ci trovano perfettamente allineati.
Si tratta di un argomento sul quale, come è stato ricordato, esistono grosse perplessità: un provvedimento formale del 1985 ha permesso la possibilità di derogare rispetto a norme nazionali. Quindi la revoca di questo provvedimento fa giustizia di una serie di perplessità che esistono sulla eventuale, possibile, ulteriore applicazione di questo provvedimento anche se - la materia è però discussa - sono intervenute successivamente modificazioni della legislazione nazionale e quindi anche di quella regionale perché recepiti con una nostra legge che di fatto dovrebbero escludere queste eventualità.
L'argomento è certamente serio ed importante. Se il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio sono d'accordo credo che si possa votare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Non ho molto da aggiungere a quanto detto dai colleghi Montefalchesi e Picco. Colgo però l'occasione per dire che oggi siamo stati convocati urgentemente per la deliberazione che la Giunta intende assumere sulla questione dell'atrazina e credo ne discuteremo domani in Consiglio. Ci sono altre urgenze che richiedono in aula la presenza dell'Assessore Cernetti e della Giunta.
Sulla questione del piano di smaltimento dei rifiuti mi risulta che il TAR ha espresso un orientamento ben preciso; su questo terreno in Piemonte si è inoperanti, con tutto quello che ne consegue per quanto riguarda le domande e le autorizzazioni. Il piano delle bonifiche mi pare sia stato considerato non idoneo dal Ministero dell'Ambiente. Sappiamo che è in corso a livello nazionale un lavoro rivolto alla revisione del piano di risanamento della Valle Bormida; sappiamo che c'è stata una riunione dei Sindaci con la Giunta: per carità nulla da eccepire sul fatto che la Giunta si incontri con i Sindaci, sarebbe però opportuno, su una materia non indifferente come questa, avere in questa sede un confronto anche per capire che tipo di orientamento intende assumere la Giunta su questi problemi. Ho notato in più circostanze l'assenza dell'Assessore Cernetti presumo sia per motivi di salute, sarebbe però opportuno arrivare prima o poi ad un confronto su queste cose.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Non vorrei ripetere quanto i colleghi hanno detto, però il problema delle distanze di sicurezza dalle discariche di rifiuti speciali e tossico nocivi è emerso l'anno scorso attorno alla vicenda Barricalla. Sono stato presentatore iniziale della possibilità di ripristinare quelle che erano le distanze di sicurezza che avevamo approvato nell'ultima seduta della legislatura passata.
Le chiediamo, signor Presidente, di fare tutto il possibile perch domani questo punto possa trovare finalmente il compimento definitivo del suo iter dopo che è stato discusso e approvato in Commissione.
Ritengo opportuna la presenza dell'Assessore, visto che si tratta di fare un atto che orienti la politica di localizzazione di siti per rifiuti industriali. Se lo vogliamo fare adesso si può fare, però mi sembra una menomazione farlo in assenza dell'Assessore.
Chiedo al Presidente della Giunta di fare in modo che domani l'Assessore competente possa essere presente, visto che ha seguito questa materia; se il Presidente della Giunta ritiene invece che si possa procedere autonomamente e che lui possa rispondere e intervenire nel dibattito che si determinerà su questo provvedimento che viene posto in discussione, per me va bene. Però ci deve essere una dialettica adeguata perché ciò che stiamo per approvare condiziona la politica di individuazione dei siti di un'importante parte della politica di smaltimento dei rifiuti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non è che la Giunta sia indifferente davanti a questo problema; la Giunta conveniva sulla proposta operativa fatta dal Presidente del Consiglio di portare l'argomento a domani mattina quando fosse presente la collega Cernetti. I Consiglieri maggiormente coinvolti in questo discorso rispetto all'attività propositiva hanno insistito affinché si discutesse oggi e la Giunta ha dichiarato la sua disponibilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto nuovamente la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Vorrei sottolineare la rilevanza che ha l'atto di ripristino che stiamo per fare. Se lo vogliamo votare così senza un minimo di discussione per me va bene, però ritengo che un minimo di coinvolgimento sia opportuno.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposte di deliberazione nn. 907 e 938: "Revoca della deliberazione del Consiglio regionale n. 905/4001 del 26/3/1985 recante 'Integrazione al Piano dei siti e adeguamento del Piano stesso alle disposizioni per la prima applicazione dell'art. 4 del DPR n. 915/82 concernente lo smaltimento dei rifiuti. Deliberazione 27/7/1984 del Comitato interministeriale di cui all'art. 5 del DPR n. 915/82'"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame delle deliberazioni nn. 907 e 938, di cui al punto 9) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di tutela dei beni culturali, ambientali e paesistici" e presentazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di tutela dei beni culturali, ambientali e paesistici".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo se una discussione del genere possa essere svolta a quest'ora con i limiti soggettivi che vediamo.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Picco.



PICCO Giovanni, relatore

La relazione a questo provvedimento legislativo di riesame della legge non sarà lunga, perché si tratta di prendere posizione da parte del Consiglio sulle osservazioni fatte dal Commissario del Governo.
Constatato che le stesse non riguardano i principi informativi della legge approvata dal Consiglio regionale, ma consistono in osservazioni utili ad una più chiara formulazione delle norme, anche in rapporto ad altre leggi nazionali vigenti, si è proceduto alla correzione, integrazione e nuova formulazione dell'articolato.
Per quanto riguarda il rilievo di cui al punto 1), considerato anche quanto già disposto dall'art. 60 della L.R. n. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni, si propone l'abrogazione dell'intero art. 15 e la conseguente modifica della numerazione degli articoli successivi.
Per quanto riguarda il rilievo di cui al punto 2), accogliendo l'osservazione del Governo, si propone di modificare l'art. 16 riservando alla Giunta regionale la possibilità di assumere, in base alle leggi vigenti, proprie determinazioni, qualora riscontri che le autorizzazioni comunali siano suscettibili di determinare gravi alterazioni o deturpazioni ambientali informandone la competente Commissione consiliare. Ciò al fine di garantire, pur nel rispetto della subdelega, una corretta tutela dei beni ambientali essendo la Regione titolare della delega a questo scopo attribuitale dallo Stato con l'art. 82 del DPR n. 616.
Si è inoltre ritenuto opportuno, per analogia di ruoli che la Regione intende riservarsi, compattare in un unico articolo (ora art. 15) i disposti dell'ex art. 17 integrandolo con l'ex art. 16 e modificandone la rubrica in "Poteri cautelari".
Per quanto riguarda i rilievi di cui ai punti 3) e 4), accogliendo le osservazioni del Governo, si è proceduto ad integrare i commi ottavo e nono dell'ex art. 18 ora "Art. 16 - Vigilanza e sanzioni" con l'esplicito riferimento ai disposti della legge n. 47/85 ed eliminando la dizione relativa ai soggetti "pubblici o privati", suscettibili di determinare confusione nella corretta applicazione del disposto rivolto a confermare e specificare la competenza attribuita per delega all'Amministrazione regionale dall'art. 82 del DPR n. 616.
Si è inoltre proceduto ad integrare il comma sesto dello stesso art. 18 con l'esplicito riferimento alla legge n. 689/81, art. 9, in ossequio all'osservazione conclusiva della citata nota del Governo.
Nell'occasione, per chiarezza di applicazione del disposto, si è cancellata la parola "altresì" erroneamente rimasta, nel corso dell'elaborazione del testo e delle successive modifiche in sede di Commissione consiliare, del comma secondo dell'art. 13, in evidente contrasto con quanto disposto nel testo dell'articolo stesso al comma primo.
L'ex art. 20, ora "Art. 18 - Norma finanziaria" è stato aggiornato con i dati dell'anno ormai in corso e successivi.
La II Commissione ha esaminato le proposte elencate licenziando a maggioranza il testo allegato e ne raccomanda la sollecita approvazione da parte dell'aula.
Debbo rilevare che nel corso della discussione si sono evidenziati anche altri contenuti della legge che potrebbero essere oggetto di eventuali emendamenti. Riteniamo che, avendo assunto l'Assessorato l'impegno di avviare sollecitamente la gestione a regime della legge stessa, fosse prevalente questo obiettivo rispetto all'obiettivo di apportare alla legge stessa correzioni che potrebbero rivelarsi nei loro effetti di difficoltà o negativi durante la prima fase di applicazione della legge stessa. Quindi segnalo questi problemi. Peraltro vi è una diffusa opinione a farne eventuale oggetto di segnalazione e di emendamenti in una fase successiva, perché l'ordine del giorno che è stato predisposto e distribuito dalla Giunta propone al Consiglio di avviare una fase operativa di contatto con i Comuni, di pubblicizzare i suoi contenuti, di responsabilizzare i Comuni. Non vorremmo che si inserissero in questa fase che già presenta le sue difficoltà, altri problemi di divisione rispetto all'interpretazione degli obiettivi della legge stessa.
Riteniamo che questa legge di emendamenti debba essere sollecitamente approvata affinché possa trovare immediatamente i suoi effetti positivi nella realtà regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Picco è aperta la discussione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voteremo contro questa legge così come motivammo in occasione della prima approvazione da parte del Consiglio regionale.
Il rinvio del Commissario del Governo è stato motivato anche da rilievi che avevamo svolto in occasione della prima discussione di cui non si era tenuto conto. Per sveltire l'esame della legge sulla quale i Gruppi politici si sono già ampiamente espressi, chiedo all'Assessore relativamente a tre emendamenti che ho ormai formalmente già presentato, se intende accoglierne qualcuno evitando di illustrarli perché sono emendamenti estremamente chiari e riprendono in parte discussioni già fatte. Quindi, per accedere ad una rapida discussione su questa legge rinuncio all'illustrazione degli emendamenti. Chiedo all'Assessore se intende accoglierli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Il primo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi attiene ad un argomento che ha rappresentato nel corso della discussione, sia in sede di Commissione consiliare e sia anche in sede di aula, un confronto molto serrato e abbastanza polemico tra la Giunta e il Gruppo PCI.
A questo punto credo sia inutile riprendere una discussione che è stata approfondita pur riconoscendo a questo emendamento il valore che deve avere perché non dimentichiamo che nel corso della Commissione abbiamo valutato anche tutti i rischi che potevano derivare dall'accoglienza nell'ambito delle cose ammissibili della ristrutturazione edilizia. Ritengo però che a questo punto il dibattito possa essere esaurito, quindi la Giunta non è d'accordo sull'emendamento all'art. 13.
Per quanto riguarda invece gli emendamenti all'art. 15, il primo riguarda il primo comma. Il Consigliere Chiezzi prevede di rafforzare questo adempimento comunale annuale attraverso una relazione con un elenco dettagliato e descrittivo degli interventi autorizzati; poiché credo che anche per i Comuni questa relazione possa essere un momento di sintesi documentaria, ritengo che sia una cosa che si possa accogliere, tra l'altro non appesantisce assolutamente il lavoro dei Comuni perché, ripeto, è bene anche per loro definire questa sintesi.
Per quanto riguarda la parola "persistente" devo dire che sotto il profilo lessicale questo aggettivo era persino antipatico, quindi penso che si possono accettare entrambi perché contribuiscono a rendere più chiaro l'art. 15. Pertanto si toglie la parola "persistente". Diventa difficile verificare l'inadempienza: il Comune le cose o le fa o non le fa. Il grado della persistenza può tra l'altro diventare molto discrezionale, quindi credo che la correzione proposta sia opportuna.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli articoli modificati.
ART. 11 - Emendamento presentato dai Consiglieri Picco e Bonino: al punto 1 b), sopprimere le parole "vigenti alla data di entrata in vigore della legge 8/8/1985, n. 431".
La parola al Consigliere Picco che lo illustra.



PICCO Giovanni

L'argomento è tutt'altro che trascurabile e privo di importanza.
Come ho già detto e preannunciato in sede di relazione questo, come altri argomenti, potrebbero essere oggetto di successivo esame ed approfondimento con una proposta sufficientemente articolata e circostanziata.
Il Gruppo DC si riserva di farne oggetto di una successiva riproposizione al Consiglio e per ora ritira l'emendamento presentato.



PRESIDENTE

Tale emendamento è pertanto ritirato.
ART. 13 - Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma primo, lettera b), le parole "ristrutturazioni edilizie" sino al punto e virgola sono soppresse.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 18 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 13.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 13 è approvato.
ART. 15 - Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: alla fine del primo comma aggiungere: "comprendente l'elenco dettagliato e descritto degli interventi autorizzati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma terzo, la parola "persistente" è soppressa.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Majorino: l'art. 15 è sostituito dal seguente: "Ogni cittadino - singolarmente o quale rappresentante di una associazione o di una organizzazione sociale - può segnalare alla Giunta regionale - ai fini di prospettare l'opportunità di emanare i provvedimenti previsti dal secondo comma dell'art. 16 - quelle autorizzazioni comunali che appaiono suscettibili di determinare gravi ed irreversibili alterazioni o deturpazioni ambientali.
Con riferimento alla procedura autorizzativa di cui all'art. 13 è consentito l'esercizio delle facoltà previste dall'art. 60, primo comma L.R. 5/12/1977, n. 56 e successive modificazioni".
La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione.



MAJORINO Gaetano

Il testo originario dell'art. 15 è stato censurato dal Commissario del Governo in quanto si è ritenuto che la forma del ricorso al Presidente della Giunta dal titolo "Controllo partecipativo" non fosse ammissibile.
Come ho avuto occasione di rilevare in Commissione è una censura molto strana perché il testo di quell'emendamento, che era mio e del Consigliere Ala, in sede di prima lettura della legge era stato ripreso con le medesime parole e le medesime espressioni dall'art. 60 della legge urbanistica con il titolo "Controllo partecipativo" che consentiva questo ricorso gerarchico improprio.
D'accordo con la censura del Commissario del Governo, d'accordo nel senso che evidentemente non ripropongo un emendamento né chiedo che rimanga il medesimo testo per fare un braccio di ferro su una questione che è di principio, ma che non riguarda l'intero impianto della legge. Con l'emendamento ho riscritto il testo dell'art. 15 mantenendo il titolo "Controllo partecipativo" con riferimento alla nuova formulazione dell'art.
16, quindi le censure che erano state mosse dal Commissario del Governo al testo originario, dove si prevedeva un certo ricorso gerarchico improprio sono svuotate di contenuto adesso, perché si consente, con questo emendamento, un generico potere di prospettazione alla Giunta regionale di assumere quei provvedimenti che il nuovo testo dell'art. 16 a sua volta accogliendo la censura governativa, riformula. Quindi ritengo che qui non possano più esserci problemi tecnici, giuridici e legislativi che possano ostare all'esercizio di questo potere che, se vogliamo, è un potere che già è nella realtà delle cose; "quisque de populo" può sempre segnalare alla Giunta l'opportunità di assumersi certi provvedimenti. Qui viene formalizzato ai fini di mettere in evidenza e in luce il concetto del controllo partecipativo. Quindi insisto nell'emendamento che mi pare pienamente legittimo, anche perché si riferisce al nuovo testo dell'art.
16.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Come lo stesso proponente ha richiesto, questa è un'opzione consentita al cittadino che comunque in ogni modo ha. E devo dire che il cittadino oggi largamente usufruisce di questa libertà di sottoporre alla Giunta, ai Gruppi consiliari, alle forze politiche, presunte inadempienze o comunque segnalazioni di interventi che parrebbero non corretti rispetto alle norme vigenti.
Mi sembra francamente che proprio tenendo conto della stessa ammissione del Consigliere proponente, sia effettivamente una cosa superflua, perch viene prevista una libertà di intervento che comunque in questo stato democratico è largamente consentita.
Quindi sarei dell'idea di non accogliere l'emendamento perché mi sembra che appesantisca sotto il profilo del testo e non consenta niente di più di quello che già effettivamente avviene.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Majorino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 18 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 15.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 16 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 18 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Non essendo stato in aula quando vi è stata la discussione, intervengo adesso per mettere a verbale i motivi del mio voto contrario.
Fondamentalmente la legge è tornata all'esame del Consiglio regionale perché il Commissario del Governo ha respinto tutte quelle parti della legge, che in precedenza erano state approvate, che riguardavano la possibilità, da parte della Regione, di esercitare forme di controllo sull'attuazione della subdelega agli enti locali. Questo è il motivo più rilevante.
Alcune delle motivazioni addotte dal Commissario del Governo, per quanto mi riguarda, appaiono del tutto pretestuose.
Avrei voluto che, sull'argomento, l'intero Consiglio, soprattutto in Commissione, riflettesse di più sulle innovazioni di carattere normativo che l'accettazione di queste osservazioni comporta, per quanto riguarda la nostra attività regionale.
Invece (accogliendo in buona parte, pur prendendo atto del fatto che anche alcuni settori della maggioranza hanno cercato di limitare la dirompenza delle osservazioni del Commissario del Governo) ha accettato una limitazione delle competenze regionali anche in materia di attività urbanistica e non solo per quanto attiene alla materia specificatamente paesistica. E tutto questo mi sembra estremamente preoccupante. Mi sembra ugualmente preoccupante il fatto che il Commissario del Governo abbia sottovalutato gli aspetti tipici della tutela paesistica e abbia trattato questa materia con un atteggiamento totalmente burocratico e basato su una riduzione della materia paesistica alla materia urbanistica. Il fatto inoltre che una parte delle osservazioni riguardassero anche la pubblicità degli atti, l'accesso e il controllo sugli atti da parte dei cittadini mi sembra preoccupante soprattutto quando con fatica, da parte del nostro Parlamento e da parte del Governo e soprattutto da parte del Ministero dell'Ambiente, si avviano procedure quali quelle contenute nella legge n.
349, che prevedono una maggiore trasparenza ed accesso agli atti in materia ambientale.
L'aspetto diventa ancora più grave per il fatto che la Commissione prima e il Consiglio oggi non hanno ritenuto utile riconsiderare la portata e l'ampiezza delle subdeleghe ai Comuni, proprio in conseguenza del venir meno di gran parte degli elementi in base ai quali si era ritenuta possibile questa subdelega, ovvero proprio la possibilità comunque di un controllo e di un successivo intervento. Ora gran parte di questa subdelega viene praticamente ad essere data alla cieca.
Questi sono i motivi ulteriori per i quali esprimo voto negativo a questo provvedimento di legge. Già avevo votato no alla legge in quanto tale, ma ora vi aggiungo questi elementi di considerazione che derivano da un giudizio fortemente negativo dell'atteggiamento del Commissario del Governo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 18 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Legati a questa legge vi sono due ordini del giorno, già a mani dei Consiglieri, uno del 13/10/1988 presentato dal Gruppo comunista e l'altro del febbraio 1989 della maggioranza. Se non vi sono obiezioni, propongo di rinviarne l'esame a domani mattina.
Poiché non vi sono osservazioni, possiamo passare al punto 12) all'o.d.g.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Sulle condizioni di salubrità dell'aula


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi rivolgo alla Presidenza del Consiglio.
Quindici giorni fa si svolse un dibattito sulle condizioni di salubrità di questa stessa aula. In quell'occasione sottolineai l'aspetto di nocività del campanello situato nel corridoio principale che il Presidente sovente mette in funzione. Su tale questione non intendo demordere nel senso che ritengo sia davvero un elemento nocivo per l'udito di coloro che transitano nel corridoio. Chiedo quindi alla Presidenza del Consiglio di assumere provvedimenti, altrimenti mi vedrò costretto a dare corso a quanto avevo annunciato ovvero un esposto a chi di dovere per danneggiamento della salute collettiva.



PRESIDENTE

Consigliere Montefalchesi, le comunico che l'Ufficio di Presidenza ha già assunto la determinazione di sostituire i campanelli con segnali luminosi che non recheranno alcun disturbo all'udito. Si tratta ora di individuare la ditta idonea perché non vorremmo correre il rischio di installare un sistema che sia poi nocivo alla vista. Non è questione che si può risolvere quindi in un giorno.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Ufficio di Presidenza e ne prendo atto.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 454: "Norme risultanti dalla disciplina prevista dall'accordo intercompartimentale, di cui all'art. 12 della legge quadro sul pubblico impiego 29/3/1983, n. 93, relativo al triennio 1988/1990"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 454, di cui al punto 12) all'o.d.g., il cui testo è stato licenziato all'unanimità dalla I Commissione.
Relatore è il Consigliere Gallarini che dà per letta la relazione.
E' aperta quindi la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Questo disegno di legge riguarda il recepimento da parte della Regione Piemonte dell'accordo intercompartimentale della legge quadro sul pubblico impiego. Come già abbiamo fatto in Commissione, intendiamo ripercorrere anche in aula una riflessione in ordine all'art. 2 di tale disegno di legge che riguarda la formazione del personale. Chiedo naturalmente scusa ai colleghi che hanno partecipato ai lavori della I Commissione, ma ritengo si tratti di una questione rilevante e significativa. L'art. 2 riconferma una serie di esigenze che l'amministrazione pubblica nel suo complesso si propone nei riguardi della formazione del personale, crediamo che qui si tratti davvero di compiere una svolta dal punto di vista del governo concreto di questa norma. Si tratta di passare dalle parole ai fatti. Basta leggere i bilanci (non quello non presentato per il 1989) precedenti e non soltanto quelli di questa Amministrazione per renderci conto che le voci iscritte a bilancio preventivo per la formazione del personale in buona parte vanno a finire nei residui. Da questo punto di vista crediamo che, al di là della occasionale determinazione da parte dell'Amministrazione regionale di determinare momenti formativi per il personale, c'è la necessità di una programmazione e di un salto di qualità da questo punto di vista.
La questione va affrontata anche, così come prescrive l'art. 2, con forme permanenti di intervento per la formazione, l'aggiornamento, la qualificazione, la riqualificazione, la riconversione e la specializzazione del personale, garantendo le pari opportunità.
Sono questioni importanti e significative sulle quali è necessario non seguire il corso degli eventi senza produrre elementi di intervento programmato.
Al punto 4) dell'art. 2 si riconferma che le attività di aggiornamento qualificazione e riqualificazione si concludono con l'accertamento dell'avvenuto conseguimento di un significativo accrescimento della professionalità del singolo dipendente e costituiranno ad ogni effetto titolo di servizio da valutare secondo le norme in materia di ordinamento del personale. Ci pare che l'affermazione del fatto che va valutato l'accrescimento della professionalità con la partecipazione del dipendente alla formazione professionale sia una questione significativa.
Abbiamo già sollecitato l'Assessore Brizio Gian Paolo a considerare l'opportunità, per quanto riguarda i livelli alti del personale regionale di accedere, con proposte che possono essere concordate, a questa istituzione (di cui la Regione è partecipe come socio fondatore) costituita con l'Università di Torino, nel senso che è possibile definire corsi finalizzati alle esigenze che l'Amministrazione regionale di volta in volta può determinare. L'adesione a questa istituzione è un elemento generale di attenzione della Regione alla formazione professionale in generale.
Vorremmo ci fosse anche la possibilità di una definizione di corsi di formazione professionale che abbiano le caratteristiche per rispondere ai bisogni dell'amministrazione pubblica. Mi pare che in questa Regione ci siano gravi carenze sulla formazione del personale, tanto è vero che qualche settimana fa abbiamo discusso attorno alla necessità di richiedere ad un istituto esterno un contributo. E' necessario considerare questa esigenza più complessiva all'interno di una politica recuperando un ritardo storico che non riguarda soltanto questa Giunta regionale e questa maggioranza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio Gian Paolo per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

Assicuro il collega Avondo che il problema è alla nostra attenzione come ho già affermato in Commissione dove si è parlato di questo a lungo.
Naturalmente ci sono due fasi: la fase breve relativa allo svolgimento dei concorsi e dei corsi-concorso, nella quale andremo già a fare delle scelte e poi ci muoveremo nell'ottica di partecipare, laddove abbiamo una presenza con l'Università di Torino, ai corsi-concorsi. Lo faremo per quanto possibile, adesso però abbiamo una fase a tempi brevissimi che ci sta vincolando, ma la linea di prospettiva è ben presente e sarà condotta avanti.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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