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Dettaglio seduta n.174 del 26/01/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Invierò una lettera di richiamo al Presidente della Giunta, perché si faccia interprete presso gli Assessori affinché rispettino l'orario stabilito dall'o.d.g. per l'inizio dei lavori consiliari, perché quando si discutono le interrogazioni e le interpellanze a cui sono impegnati a rispondere devono essere presenti. Se vogliamo realizzare gli obiettivi prefissati bisogna mantenere la puntualità.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" l'Assessore Bianca Vetrino risponderà congiuntamente all'interpellanza n.
1492 e all'interrogazione n. 1519.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Mi dispiace che non sia presente il collega Ferrara, perché la mia risposta tiene conto delle richieste sia del Partito comunista sia del Consigliere Ferrara.
Questa comunicazione fa seguito all'incontro avvenuto ieri in II Commissione che ha toccato molti degli aspetti sottolineati dagli interpellanti.
Il problema è complesso perché da un lato riguarda i nostri rapporti all'interno della Giunta e del Consiglio e più in generale con la comunità istituzionale regionale, dall'altro riguarda i rapporti della Regione con la Conferenza interregionale dell'ambiente, della quale fanno parte il Presidente della Giunta e l'Assessore all'ambiente, i rapporti con le quattro Regioni interessate al problema dell'asta del Po ed infine i rapporti con il Ministero dell'Ambiente.
In particolare i Consiglieri del Partito comunista e il Consigliere Ferrara (che riceverà per iscritto il sunto di questa comunicazione) desideravano sapere quale fosse stata la posizione della Giunta nel corso dell'incontro avvenuto in sede ministeriale il 18 ottobre (ultima riunione della Conferenza interregionale). Preciso che, per quanto non faccia parte di questa Conferenza, partecipai a quella riunione perché tra i vari oggetti all'o.d.g. (il principale era la ripartizione dei fondi 1988 riferiti all'ambiente) vi era anche la decisione di avviare un piano di risanamento, tutela e valorizzazione del bacino idrografico del fiume Po denominato Master Plan. Il Ministro aveva avvertito l'esigenza di sentire oltre che gli Assessori all'ambiente anche gli Assessori alla pianificazione territoriale. Questo spiega la mia presenza nell'ambito di quella riunione.
La Conferenza deliberò il riparto fra le Regioni rappresentate nella Conferenza per il Po e il Ministero dell'Ambiente delle risorse finanziarie collocate alla lettera b) dell'art. 18 della legge 11/3/1988, n. 67, con riferimento alle diverse tipologie di intervento necessario per il risanamento del bacino idrografico del fiume. Questo finanziamento compare in una tabella allegata alla deliberazione che farò pervenire ai Consiglieri interroganti; i dati sono già noti e la cifra individuata nell'assestamento di bilancio dello Stato fu di 300 miliardi anziché 670 (e di qui tutte le proteste delle Regioni per il taglio drastico su questi fondi).
La Regione Piemonte ebbe in totale 61,5 miliardi ripartiti in quattro campi di intervento: interventi per la depurazione carichi organici, civili e produttivi: 36 miliardi interventi per abbattimento carichi zootecnici: 7 miliardi salvaguardia delle risorse potabili: 15 miliardi valorizzazione aree di pregio naturalistico: 3,5 miliardi. Faccio osservare che questa è la prima volta che compare nelle ripartizioni questa materia. Ciò spiega la linea nuova introdotta dal Ministero rispetto ai problemi del Po che poi si realizza anche attraverso la definizione del punto 2 della deliberazione, che considero estremamente importante, cioè l'avvio del Master Plan che ha tra i suoi obiettivi quello di definire un intervento di ordine globale attraverso una strategia sull'intero ecosistema fluviale che è l'obiettivo del nostro piano per il Progetto territoriale Operativo.
In quella riunione sia il Presidente Beltrami sia io stessa abbiamo osservato di fronte al Ministro che ci riconoscevamo in questa nuova filosofia del Ministero. Tra l'altro lo stesso Ministro condivise tutto il lavoro da noi svolto fin dal 1985 per avviare questo Progetto territoriale Operativo e disse che poteva essere un esempio anche per le altre Regioni.
E' emersa l'esigenza condivisa da tutti di affrontare i problemi del Po attraverso lo strumento di ordine generale chiamato Master Plan che si propone l'obiettivo di superare la programmazione urgente di primo intervento mediante la definizione di strategie e programmi di intervento integrati e finalizzati al risanamento e alla gestione delle risorse idriche, garantendo nel contempo le corrette interazioni tra la risorsa idrica stessa e le esigenze di tutela naturalistica ambientale con i fattori e le implicazioni derivanti dall'insieme delle attività socio economiche.
Gli obiettivi del nostro Progetto territoriale Operativo sono perfettamente coincidenti con questo Master Plan.
Da quella riunione in poi non abbiamo fatto molti passi avanti nel rapporto con il Ministero. La Regione ha cercato di riempire questo momento politico importante, mettendo in evidenza l'esigenza che attorno a questo problema ci sia innanzitutto il coinvolgimento, il coordinamento e il raccordo delle quattro Regioni interessate che possono diventare un interlocutore importante nei rapporti con il Ministero. Penso con terrore l'ho detto in Commissione e lo ripeto in quest'aula - all'idea che possa capitarci sulla testa un piano come quello del Bormida, cioè calato dall'alto con tutti i punti già definiti. Probabilmente in questo caso siamo in tempo per arrivare a definire una strategia anche regionale di intervento rispetto a questi temi.
E' stata svolta una riunione presso la Giunta regionale del Piemonte nei mesi scorsi di cui peraltro in parte avevo già riferito - presenti le altre Regioni. L'iniziativa fu apprezzata dalle Regioni che sono intervenute, quindi c'è la volontà di definire questo raccordo per collocarsi in modo serio nel rapporto con il Ministero, tra l'altro mettendo a disposizione dello stesso un patrimonio di esperienze e di conoscenze (penso al nostro sistema informativo territoriale che a volte ha difficoltà di finanziamenti), evitando al Ministero qualche spesa ulteriore rispetto ad incarichi per consulenze e monitoraggi. Occorre integrare le nostre risorse con quelle ministeriali.
Le Regioni prossimamente richiederanno al Ministero una specifica riunione con gli Assessori delle quattro Regioni interessate. Stiamo lavorando nel raccordo interregionale, prossimamente svolgeremo una riunione o a Bologna o a Venezia. Come Regione Piemonte abbiamo sollecitato l'intervento delle altre Regioni. Mi auguro che lo sforzo che stiamo facendo per garantire il coordinamento e la presenza regionale nei confronti del Ministero possa avere i suoi frutti.
L'interpellanza presentata dai Consiglieri del Gruppo comunista intendeva anche avere delle informazioni più specifiche rispetto ai 61,5 miliardi del fondo per l'ambiente che è stato attribuito per il 1988 alla Regione Piemonte che ai sensi della legge n. 67/88 ha dovuto mandare alla scadenza del 12 e 13 novembre i progetti, perché è solo sulla base di questi che ci verranno attribuiti i 61,5 miliardi.
So che l'Assessore Lombardi è stato richiesto nella Commissione Agricoltura di spiegare i criteri seguiti per individuare i progetti per l'abbattimento dei carichi zootecnici per 7 miliardi. Per quanto riguarda gli acquedotti e le depurazioni penso che anche l'Assessore Cernetti attraverso una comunicazione in Commissione, possa spiegare i criteri.
Peraltro, ci sono le deliberazioni attraverso le quali la Giunta ha provveduto a questi adempimenti, in cui sono compresi, oltre che i criteri anche i progetti inviati al Ministero.
Devo far osservare (l'ho già fatto ieri in II Commissione) che tutto sommato l'esperienza e l'elaborazione che abbiamo fatto in questi anni attraverso il FIO ci ha aiutati a presentare i progetti in tempo, perché di fatto i tempi dati dal Ministero dell'Ambiente, com'è noto, sono sempre molto stretti (30/45 giorni) per presentare i progetti, pena la perdita dei finanziamenti. Questa è un'arma molto efficace e il più delle volte siamo stati costretti a procedere molto speditamente. Obiettivamente da parte della Giunta, e sono io la prima a metterlo in evidenza, perché non ho mai difficoltà a collocarmi nei confronti del Consiglio e della Commissione, su questo tema sarebbe stato molto difficile dare un'informazione preventiva al Consiglio prima del 12 novembre.
Per quanto riguarda in particolare l'Assessorato che mi è attribuito abbiamo presentato due progetti per un totale di 3,5 miliardi. Il primo attiene al centro di documentazione sul Po e sui parchi regionali e un percorso didattico naturalistico attrezzato, che vorrei veramente avere il tempo di poter illustrare ai Commissari e ai membri del Consiglio perché si tratta di un bellissimo progetto che si colloca nell'ambito dell'informazione e della didattica e credo che potrebbe anche essere finanziato.
Il secondo progetto riguarda l'acquisizione e la valorizzazione di aree di particolare pregio naturalistico lungo il fiume Po. Una delle filosofie di ordine ministeriale infatti è proprio quella di indirizzare i Comuni verso l'acquisizione al patrimonio regionale o al patrimonio dello Stato di quelle parti di territorio più sensibile di cui avendo la proprietà sarebbe più facile la gestione e la valorizzazione.
Credo di aver risposto a tutte le domande.
Come ho detto ieri, la materia è di un interesse tale che determina degli stati di entusiasmo da parte di chi l'affronta e, francamente sentivo l'esigenza di trasferire questa materia alla Commissione, cosa che ieri è avvenuta. Attraverso il Progetto territoriale Operativo, che ha la sua strada, di ordine regolamentare e procedurale, avremo la possibilità di avviare anche a livello culturale un dibattito molto intenso perché il Consiglio regionale sia protagonista esso stesso di questi temi e quindi ne abbia assolutamente la titolarità e la proprietà.
Sono disponibile per la trasmissione dei documenti che si rendessero necessari, primo fra tutti la deliberazione della Conferenza interassessorile. Ieri in Commissione ho fornito una serie di documenti che sono disponibili evidentemente non soltanto per i membri di quella Commissione, ma dell'intero Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio la Vicepresidente Vetrino. Colgo l'occasione per dedurre dalla sua risposta un aspetto che noi approveremmo, cioè che la responsabilità della Giunta resta sempre collegiale, ma su questa partita è l'Assessore alla pianificazione territoriale a guidare e coordinare il lavoro della Giunta. Se il significato della risposta dell'Assessore Vetrino è questo, noi siamo d'accordo e lo motiviamo.
A nostro parere il prosieguo di questa intesa interregionale presenta qualche rischio. Non voglio per il momento parlare non ci siamo ancora arrivati, l'Assessore non ne ha fatto cenno, ma sarà bene parlarne - delle leggi giacenti in Parlamento, una anche di proposta del nostro Gruppo, che non ci soddisfano tanto, anche la nostra, meno ancora quelle del Governo per l'impianto istituzionale definitivo di questa intesa. Proprio perch avremo da discutere sulle leggi, l'importante è partire con il piede giusto il più possibile, che almeno ci renda possibile non avere le preoccupazioni che abbiamo oggi. Le esplico subito: che si riversi una grande quantità di denaro, un flusso forte di denaro, in un modo assolutamente svincolato o scisso da programmazione, da punti programmatici, anche svolti per approssimazioni successive, ma che abbiano saldamente in mente l'unione fondamentale che deve esserci tra territorio ed ambiente. Questo è il problema.
Le avvisaglie che io ho colto per un'informazione che non ho avuto qui se non oggi, ma che seguendo il problema mi è parso di cogliere, è che si sta mettendo in moto, come in tutte le cose che hanno una proiezione per il futuro molto lunga e che rappresentano uno dei grandi progetti di livello europeo e mondiale, lo è certamente quello del Po, si sta mettendo in moto in un sistema abbastanza destrutturato come il nostro, una corsa molto affannosa, io credo casuale addirittura, da cui guardarsi con estrema attenzione, di uffici studi, ditte, società, proposte le più varie, per intervenire su questo "benedetto" Po.
Al di là di quello che deve essere fatto tra le Regioni, a me sembra molto importante che ci siano due requisiti.
Primo: un elemento di conoscenza, trasparenza e controllabilità politica e sociale molto forte. Invito la Giunta a riflettere, noi ci rifletteremo, per stabilire modalità permanenti di informazione, intanto con il Consiglio come condizione perché sia un'informazione anche più vasta, di come vanno avanti le cose.
Secondo: che da parte della Regione si attesti una responsabilità collegiale della Giunta, ma - se mi è permessa la parola - con un play maker operativo che all'interno della Giunta abbia queste caratteristiche: territorio - insisto su questa parola come condizione di governo complessivo cu cui collocare anche gli interventi settoriali.
Credo di essere stato chiaro, a me sembra questo uno dei punti essenziali. Lo stesso Master Plan lo diceva già l'Assessore e io concordo non possiamo viverlo come un'attesa e ricezione di uno studio, ma con un forte protagonismo da parte delle Regioni e per quanto ci riguarda, essendo stato avviato dal 1985 e proseguito da questa Giunta, il lavoro del PTO credo che questo sia il punto di riferimento fondamentale.
Anche se la nostra preoccupazione, lo dico subito perché è giusto che nell'azione di stimolo e di pungolo che viene dall'opposizione questo sia sempre presente, è che mentre siamo contenti delle buoni intenzioni che sono state espresse (condivido il senso di entusiasmo che ha animato l'Assessore) poco o nulla si riesce a tradurre in realtà.
Le ragioni sono molte, sono certo la complessità della questione e degli interessi in gioco, sono anche, però, sul piano politico delle pericolose crepe, indecisioni o non convinzioni che percorrono la maggioranza.
Invito l'Assessore ad operare in campo molto aperto sui contenuti facendo la propria parte, ma chiedendo anche, attraverso l'informazione e la partecipazione del Consiglio, alle forze consiliari di fare la loro parte. Questo è assolutamente importante anche per come si va avanti. Sono stato abbastanza perplesso nel sapere, mesi fa, che la conduzione permanente del lavoro è affidata ad una Commissione tecnica, nella quale siamo rappresentati da un funzionario. Non ho niente contro i funzionari e contro le Commissioni tecniche, però il problema è quanto quella funzione sia rigorosamente e continuativamente accompagnata dalla presenza dell'intervento politico dei decisori.
Ad esempio, sulla ripartizione del fondo non ho alcuna osservazione particolare da fare, anzi chiedo all'Assessore Vetrino di farci avere copia scritta della risposta, però queste decisioni, queste priorità avrebbero potuto avere un segno o comunque un marchio di scelta maggiore se ci fosse stata una presenza maggiore e anche un rapporto più ricco con il Consiglio.
In questo senso ha fatto molto bene l'Assessore a citare il piano del Bormida, ma io dico che non va preso come esempio né il piano del Bormida né come la Giunta si è comportata per sei mesi inizialmente su questo piano lasciandolo dormire nel cassetto aspettando che un Ministro si muovesse! Questo è stato in realtà! L'abbiamo poi pagata questa cosa duramente nel prosieguo proprio perché fatta la dichiarazione di area a rischio è stata lasciata giacere nell'attesa che un Ministro e un Ministero operassero.
Qui, davvero, bisogna ricordare il caso Bormida per fare l'opposto e l'opposto è possibile farlo se l'alimentazione che viene dalla Regione oltre che quella concertativa degli accordi con le altre Regioni, è anche quella costruttiva, cioè capace di porre avanti dei fatti che si armonizzano con un disegno, ma riescono anche a caratterizzarlo. Ritengo molto significativo che sul Po ci siano due carte grosse da giocare, che sono collegate e non sono una subordinata all'altra, che sono il PTO e il parco. Queste sono le due carte che gioca la Regione con elementi di innovazione fortissimi a cui ricondurre, tra l'altro, perché c'è un problema di autorità, di riferimenti, di saperi, di capacità di operare con ben altra forza, perfino di altre Regioni più strutturate della nostra ad unità territoriale ed ambientale il lavoro sul Po.
L'Assessore ha citato il progetto del centro di documentazione sul Po ma non ha detto dove verrà allocato, forse alle Vallere, a proposito delle quali ricordo all'Assessore Vetrino che è giacente da mesi una nostra interrogazione. Siamo sconcertati, perché pur valutando positivamente questa scelta (ci pare una destinazione piuttosto naturale, perché pu avere senso il prosieguo del progetto parco), alla nostra interrogazione inerente le Vallere non è stata data risposta. Quando si tratta di problemi di questa portata pregherei il Presidente della Giunta e i suoi Assessori di avere un'attenzione particolare a coordinare risposte e atteggiamenti nei confronti di un Gruppo che si trova ad aver presentato un anno fa un'interrogazione sulle Vallere e oggi a conoscere una decisione per fortuna positiva. Non vediamo riconosciuta una funzione costituzionale essenziale che è stata quella dello stimolo e del pungolo o comunque della collocazione dell'opposizione. Lo dico perché in questa situazione di scoordinamento si rischia di inasprire o comunque assumere atteggiamenti tendenzialmente negativi, quando invece io concordo con l'Assessore che sulla partita Po se la Giunta mette nelle condizioni il Consiglio di stare sui problemi, di conoscerli tempestivamente, di dare anche il suo apporto di idee e di elaborazione e se accompagna questo a una capacità che non riscontriamo finora operativa, questa partita può diventare non un caso all'italiana, ma un interessante, ricco, suscettibile di grandi sviluppi progetto democraticamente condotto di risanamento e di salvaguardia di un ambiente irripetibile come è quello del Po.
Noi ci riserviamo di esaminare in quali forme (può essere quella dell'informazione in II Commissione in maniera permanente) poter avere questo confronto in tempi reali, senza comunque togliere nulla all'autonomia della Giunta, in modo che la stessa Giunta, quando andrà ai prossimi incontri per assumere delle decisioni, abbia avuto anche il confronto con le forze del Consiglio avendole prima informate sugli atti essenziali.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1465 del Consigliere Ala inerente la realizzazione della strada che conduce all'Alpe Devero


PRESIDENTE

Viene ora discussa l'interpellanza n. 1465 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Con l'interpellanza in oggetto il Consigliere Ala richiede di conoscere quali provvedimenti si intendano adottare, anche di tipo cautelare ai sensi dell'art. 9 della L.R. 56/77, al fine di impedire l'alterazione ambientale dell'area dell'Alpe Devero minacciata dalla costruzione di una strada di accesso e da opere di captazione delle acque a scopi idroelettrici da parte dell'ENEL.
Viene inoltre richiesto di ricostruire la complessa situazione autorizzativa e, in caso di conferma del fatto che non sono state rilasciate tutte le autorizzazioni dovute, quali interventi in sede giudiziaria di risarcimento del danno ambientale si intendano attuare.
In merito al primo quesito, connesso alla preoccupazione di ulteriori possibili interventi che procurino un degrado ambientale dell'Alpe Devero dev'essere ricordato che quest'area, essendo inserita nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, è attualmente soggetta alle disposizioni ed alle norme di salvaguardia della L.R. 43/75 e pertanto, di fatto, un altro procedimento di tipo cautelare risulterebbe inutile andando a sovrapporsi a norme che già vietano la costruzione di strade e alterazioni dell'ambiente naturale.
Il vero problema, che è in realtà quello centrale sollevato dall'interpellanza, è invece quello di riuscire a ricostruire l'intera vicenda dei provvedimenti autorizzativi rilasciati al fine di comprendere da un lato la legittimità degli interventi e delle opere già eseguite e dall'altro lato se non sia necessario procedere ad imporre opere di ripristino e ad attivare procedure per il danno ambientale e ciò ovviamente indipendentemente dal procedimento in corso di cui si sta occupando l'autorità giudiziaria.
Per quanto attiene al collegamento stradale, la situazione autorizzativa risulta essere la seguente: la strada in argomento, ricadente in parte all'esterno del perimetro del previsto parco naturale e in parte all'interno dell'area medesima, è stata autorizzata con provvedimenti comunali e regionali antecedenti all'entrata in vigore delle norme di tutela stabilite dalla L.R. 43/75 e dalla L.R. 46/85 per le aree inserite nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali. Infatti, con il decreto del Presidente della Giunta regionale n. 3552 del 27/4/1983 veniva approvato e finanziato il progetto stradale ai sensi delle normative in materia di opere pubbliche (L.R. 28/75), dichiarando i lavori medesimi di pubblica utilità, nonché urgenti ed indifferibili; con il decreto del Presidente della Giunta regionale n. 4792 del 14/6/1983 veniva concessa l'autorizzazione ai fini idrogeologici per l'opera in argomento; il Comune di Baceno, il cui territorio è interessato, con deliberazione del Consiglio comunale n. 38 del 25/5/1984 provvedeva all'approvazione del progetto esecutivo.
Ai fini della legge n. 1497/39 e della legge n. 431/85, la Sovrintendenza per i Beni ambientali ed architettonici di Torino ha espresso parere favorevole sulla compatibilità ambientale del collegamento stradale con nota n. 1434 del 3/2/1986. Il Ministero ai Beni culturali ed ambientali ha a sua volta autorizzato le opere stesse con nota n. 556-II-E del 13/2/1986.
Inoltre, sempre ai fini delle citate leggi (nn. 1497 e 431), la Giunta regionale con deliberazione n. 9/19999 del 7/4/1988 ha autorizzato la "perizia suppletiva e di variante ai lavori di completamento della strada Goglio - Alpe Devero (VIII Lotto)", riguardante il tratto stradale fino al ponte all'uscita della seconda galleria ricadente in parte all'interno del perimetro del previsto parco naturale.
I lavori attualmente in avanzata fase di realizzazione riguardano i due tornanti oltre il ponte all'uscita della seconda galleria, dunque interni all'area del previsto parco naturale. Tali tornanti a causa dell'elevata pendenza del versante vengono sostenuti con muri in cemento armato.
Il tratto stradale successivo si snoda su un tracciato pianeggiante a mezza costa per il quale è in corso la realizzazione della pista preliminare alla formazione della sede viaria ed interessa inoltre aree collocate ad una quota superiore ai 1.600 metri s.l.m. (legge Galasso).
Ne discende che il tratto stradale attualmente in esecuzione con le caratteristiche del manufatto anzidette interessa aree sottoposte a tutela ai sensi della legge n. 431/85 ed è stato autorizzato dalle richiamate deliberazioni ministeriali sulla base del progetto generale del collegamento stradale.
A seguito peraltro delle notizie di stampa con le quali si metteva in dubbio la legittimità delle concessioni edilizie del Comune di Baceno (le quali se dovessero risultare illegittime renderebbero di fatto nulla ogni altra autorizzazione), l'Assessorato alla pianificazione territoriale tramite il Settore parchi naturali, richiedeva l'intervento del Corpo Forestale dello Stato che, con nota del 28/11/1988, confermava che la situazione delle autorizzazioni risultava essere la seguente: a) concessione edilizia del Comune di Baceno n. 628 del 5/7/1984 relativa al completamento della strada di accesso alla frazione Devero da Cologno a Devero Balma Valle b) tutti gli atti relativi a tale concessione sono stati sottoposti a sequestro da parte dell'autorità giudiziaria.
Pertanto al fine di un'eventuale ingiunzione di ripristino è comunque necessario attendere l'evoluzione della vicenda dal punto di vista penale.
Per quanto attiene invece alle opere di captazione delle acque da parte dell'ENEL mediante la costruzione di canali di gronda, le stesse sono state autorizzate con deliberazione della Giunta regionale n. 14-5110 del 13/5/1986, ai sensi delle leggi nn. 1497/39 e 431/85, in quanto queste opere "non appaiono tali da alterare le caratteristiche ambientali delle località interessate se eseguite a regola d'arte": in base a tale valutazione pertanto le opere di captazione non risultano contrastanti con le norme di cui alla L.R. n. 43/75.
Devo aggiungere a questa risposta scritta, che è già di qualche giorno che da parte mia c'è stato un incontro recente con l'intero Consiglio comunale di Baceno che è venuto nel mio ufficio in massa accompagnato da Assessori provinciali e da membri della comunità montana che mi hanno rappresentato tutte le loro preoccupazioni per il sequestro dei documenti da parte dell'autorità giudiziaria. Nello stesso tempo la loro preoccupazione è anche per l'esigenza che le opere che sono in corso vengano portate a termine, perché prima finirà questa strada, prima ci sarà la possibilità di avviare delle opere di ripristino. Non conosco la zona (ho promesso agli amministratori una mia visita diretta considerata l'importanza dell'argomento) però effettivamente le fotografie inviatemi mi hanno lasciata preoccupata e perplessa. E' una strada in costruzione quindi andrà vista nella sua dimensione definitiva. Il Consigliere Ala conosce la situazione meglio di me, vediamo insieme cosa si può fare per risolvere un problema che preoccupa molto anche gli amministratori locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Due premesse prima di entrare nel merito.
Primo, raramente sono stato così insoddisfatto di una risposta dell'Assessore alla pianificazione territoriale. Non è la quantità di parole, ma è il loro contenuto. Ed ancora molte ve ne sarebbero da dire.
Secondo, ritengo opportuno riprendere un discorso che abbiamo fatto ieri in II Commissione: è possibile che una seria politica ambientalista la si possa fare soltanto con la Magistratura? L'ha detto ieri anche il collega Chiezzi, mentre parlavamo della revisione, in seguito alle note del Commissario del Governo, della legge in materia di tutela dei beni ambientali.
Il caso dell'Alpe Devero è un tipico caso di sostituzione della Magistratura, da un lato, e di gruppi di cittadini e le Associazioni ambientaliste, dall'altro, in merito ad una vicenda rispetto alla quale la posizione regionale è totalmente elusiva. Cosicché entrano in gioco ed occorre fare riferimento ad altre istanze: la Pretura di Domodossola, che ha sequestrato i documenti sostenendo che le concessioni edilizie sono state alterate con il correttore. Ho a mie mani tutti i documenti, i ricorsi e gli esposti presentati da Italia Nostra, Arona Nostra, WWF e CAI in merito alla vicenda.
Vi sono articoli di "Panorama" recenti, quindi non solo pubblicazioni ambientaliste, che richiamano abbondantemente il nome dell'attuale on.
Cerutti in tutta la vicenda. Si tratta di questione annosa, rispetto alla quale la risposta dell'Assessore fornisce una serie di elementi già ampiamente noti, ma non fornisce neppure tutti quelli che potevano essere forniti e non risponde neppure ad alcune questioni che erano poste, quali ad esempio, le previsioni del Piano regolatore di Baceno. Un conto è il ripristino della situazione allo stato precedente qualora si rilevassero delle vicende non corrette (ricordiamoci comunque che questo non verrebbe imposto dalla Regione, perché sarebbe demandato alle decisioni della Magistratura), un altro sono gli obblighi regionali rispetto al blocco dei lavori alla situazione attuale. Si può rimandare a dopo le decisioni relative al ripristino, però perché nel frattempo non si interviene sui lavori in corso? Questo è il problema immediato che veniva posto nell'interpellanza. Si può essere disposti ad attendere nel tempo discutere e ragionare sulle questioni che riguardano il ripristino e le responsabilità, però nel caso dell'alterazione di bellezze naturali e di un patrimonio ambientale il problema immediato è la tempestività. Ed è privo di rilevanza sostenere che le autorizzazioni e le concessioni sono precedenti al 1985. Vi sono state comunque troppe perizie di variante cambiamenti delle carte in tavola, furbizie varie.
L'Assessore Vetrino ha detto che forse ne so più di lei, ma francamente io non capisco più nulla nella quantità di complicazioni e di documenti. E' chiaro a chiunque, vedendo tanti documenti, che in questa vicenda qualcuno sta giocando in maniera non corretta: certe cose si intuiscono, si afferrano al volo le reticenze, le omissioni, le disinvolture. Perché sono troppi i cambiamenti di carte in tavola, gli articoli di giornali, le dichiarazioni. Si tratta di una situazione delicatissima in una zona di elevato valore ambientale. Ritroviamo l'ENEL. uno dei principali responsabili nel nostro Paese della distruzione del patrimonio ambientale troviamo una piccola stradina che va lassù che viene definita di rilevanza regionale e viene finanziata dalla Regione più che il raddoppio del ponte sul Po a Casale Monferrato (quasi che quell'opera fosse più rilevante di questa), abbiamo progetti che si arenano come quello relativo al miglioramento del trasporto con la funivia. Abbiamo, tra i principali responsabili, il Consiglio comunale di Baceno che addirittura sarebbe da definire spudorato nell'enunciare apertamente in atti del Comune quali sono le intenzioni del Comune medesimo e di altri imprenditori e gruppi rispetto alla vicenda: il Piano regolatore trasforma una strada agro-silvo-pastorale in una strada con parcheggi che si ingrandiscono e si spostano.
La risposta dell'Assessore è di un'incredibile delusione, è una risposta sconfortante. Se la Regione è in grado di dire solo questo rispetto alla vicenda, di fatto abdica ad ogni suo potere, spazio e ruolo.
Mi auguro che in tempi brevi giunga un ulteriore momento di risposta.
Più che una sollecita risposta in aula avrei preferito tempestive iniziative da parte della Giunta regionale. Occorreva assumere una deliberazione al riguardo e non dare una risposta in aula totalmente insoddisfacente.
Passerò tutta la documentazione all'Assessore anche se le Associazioni ambientaliste hanno già provveduto a fargliele avere. Vorrei capire perch alcuni di questi documenti non sono stati citati. E' stata citata l'autorizzazione ministeriale del 13/2/1986, però con quella nota il Ministero ai Beni culturali e ambientali invitava la Sovrintendenza a vigilare affinché la strada "non preluda ad una futura urbanizzazione della zona". Nel 1986 la Comunità montana Valle Antigorio - Formazza dà mandato per ricorrere al TAR affinché si escluda l'area del Devero dal piano dei parchi.
Nel maggio 1986 il Comune di Baceno presenta il progetto di piano regolatore generale in cui sono previste volumetrie agli edifici per circa 46.000 metri cubi, bonifiche ai prati della piana, impianti di risalita, un parcheggio di 25.000 metri quadri.
Il 12/9/1986 viene costituito un Consorzio per l'Alpe Devero di sviluppo agricolo. Tra le finalità ricorrono lo sviluppo sociale ed economico anche nell'ambito turistico.
E ricordo ancora l'intervento della Protezione Civile. Quindi, la situazione non è così semplice come è stato detto.
Chiedo all'Assessore se è d'accordo a fare la visita all'Alpe Devero insieme a me e ai membri della II Commissione.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Volentieri.



ALA Nemesio

Inviterei alla visita anche i responsabili della Tutela ambiente montano, del CAI e i responsabili di Italia Nostra. Piacerebbe avere con noi la nostra comune amica, prof.ssa Mazzucchetti, che insieme al prof.
Orsi, è uno dei principali momenti di attenzione sulla vicenda.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1192 dei Consiglieri Calligaro, Amerio e Montefalchesi inerente la vertenza delle lavoratrici dell'impresa di pulizia che ha avuto l'appalto per l'anno 1987


PRESIDENTE

Viene ora discussa l'interrogazione n. 1192 presentata dai Consiglieri Calligaro, Amerio e Montefalchesi.
Risponde l'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al patrimonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa risposta era in calendario da tempo. Mi scuso per il ritardo con il quale viene data in aula.
Con questa interrogazione, rivolta al Presidente e al sottoscritto, i Consiglieri Calligaro, Amerio e Montefalchesi, chiedevano: 1) quali interventi sono stati fatti o si intendeva attivare per far sì che le ditte appaltatrici della pulizia nel 1987 corrispondessero ai dipendenti quanto ad essi spettante per il lavoro che avevano eseguito 2) quali criteri venivano seguiti nella definizione degli appalti 3) se non si riteneva che un ente pubblico quale la Regione dovesse pretendere, nei capitolati di appalto e nelle convenzioni, l'obbligo sancito per le ditte aggiudicatarie di garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori che saranno addetti ai lavori appaltati.
In ordine al quesito di cui al punto 1), si fa presente che l'Amministrazione, benché estranea in qualità di ente appaltante ai rapporti intercorrenti fra la ditta e i lavoratori della stessa, si è attivamente e ripetutamente adoperata perché al personale fossero garantiti la corresponsione delle retribuzioni e il versamento delle contribuzioni assicurative ed assistenziali di legge.
Non appena sono stati stipulati i contratti dell'aggiudicazione, è stata data notizia all'INAIL e all'INPS e all'Ispettorato del lavoro affinché tali enti (che sono preposti per legge alla verifica degli adempimenti) fossero in grado di effettuare i necessari controlli.
Più volte sono state indette delle riunioni con l'impresa, con le organizzazioni sindacali e con i dipendenti, alle quali sono personalmente intervenuto nel tentativo di comporre le vertenze con i lavoratori e di assicurare una scrupolosa osservanza degli obblighi della ditta nei confronti dell'Amministrazione appaltante e dei prestatori di lavoro.
L'impresa, nonostante gli accordi che di volta in volta venivano raggiunti e le assicurazioni fornite in tale occasione, ha persistito nell'inadempimento dei suoi doveri e a decorrere dalla fine del maggio scorso non ha più aderito alle convocazioni e agli inviti che quasi quotidianamente rivolgevamo sia telefonicamente sia telegraficamente.
In conseguenza di questo comportamento tenuto dalla ditta - che era una palese violazione delle norme contenute nei contratti di appalto a tutela dei diritti dei lavoratori dipendenti - la Giunta, con deliberazione n. 73 del 9 giugno, per la prima volta in questa Regione, ha disposto la risoluzione dei contratti medesimi con effetto dall'1 luglio u.s.
Si fa presente che, anche in ordine al quesito di cui al punto 3) relativo agli interventi per garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, in ogni convenzione disciplinante il servizio di pulizia degli edifici regionali è inserita da tempo una clausola la cui inosservanza si traduce in un inadempimento contrattuale che può quindi costituire, come nel caso che è avvenuto, motivo di risoluzione del contratto stesso.
Questo articolo del capitolato recita: "Il personale stesso dovrà essere in regola con le vigenti norme contrattuali di categoria, nonché con le vigenti norme legislative e ora regolamentari del servizio e dovrà avere assicurato il trattamento previsto dalle vigenti disposizioni di legge specialmente per quanto riguarda l'infortunistica, la previdenza ed ogni altra forma assicurativa".
Quindi, prima di addivenire alla risoluzione dei contratti, ancora in data 1/6/1988 è stato richiesto all'Ispettorato del Lavoro di effettuare degli accertamenti e di comunicare l'esito all'Amministrazione per gli eventuali provvedimenti conseguenti.
L'Ispettorato del Lavoro il 21 giugno ha fatto presente che la ditta nonostante gli inviti rivolti, non ha esibito i documenti atti a dimostrare l'avvenuto versamento dei contributi assicurativi per i propri dipendenti invitando conseguentemente la Regione a non disporre pagamenti in favore dell'impresa affinché la stessa non avesse documentato questo adempimento contributivo con l'avvenuto pagamento.
Pertanto, in attesa di questa necessaria dichiarazione liberatoria da parte dell'Ispettorato del Lavoro, l'Amministrazione regionale ha per ora sospeso il pagamento dei crediti ancora vantati dall'impresa per le prestazioni svolte, a garanzia del credito nei confronti dei lavoratori.
L'appalto del servizio di pulizia (oggetto dei contratti risolti) è stato affidato, a decorrere dall'1/7/1988, ad altre ditte le quali, in ossequio a quanto disposto dal contratto provinciale di lavoro e in osservanza ad un'espressa clausola in tal senso inserita nei contratti hanno assunto il personale dipendente della precedente ditta alle dipendenze delle ditte che avevano effettuato gli appalti sino a quel momento.
Infine, in merito al quesito n. 2), cioè quali criteri vengono seguiti nella definizione degli appalti, si precisa che all'aggiudicazione del servizio di pulizia degli uffici regionali si è sinora provveduto o a trattativa privata, se sussistenti le condizioni previste dall'art. 31 della L.R. n. 8/84, o mediante licitazione privata negli altri casi secondo il metodo stabilito dall'art. 29, lettera b), della citata legge, con presentazione di offerte prezzo e con l'aggiudicazione al concorrente che avesse richiesto il corrispettivo meno elevato. Tuttavia il deprecabile fenomeno della presentazione di offerte eccessivamente basse che negli ultimi anni ha sempre più diffusamente caratterizzato tutti i settori degli appalti, ha rivelato l'inadeguatezza di un metodo che consentendo l'affidamento del servizio a prezzi non congrui, può comportare (come la passata esperienza ci ha dimostrato) conseguenze negative sia per l'Amministrazione appaltante sia per gli stessi dipendenti delle imprese.
Abbiamo provveduto, pertanto, ad effettuare per l'anno 1989 delle licitazioni private, raggruppando per ogni provincia una licitazione unica anziché di diverse ditte. Abbiamo provveduto a fare un appalto per Torino città, uno per la provincia di Torino, uno per ognuna delle rimanenti province. Questo appalto ha dato dei risultati positivi: siamo riusciti a contenere il costo del 1988, pur in presenza di ribassi contenuti che variano dal 12 al 21%.
Crediamo di aver fatto un buon lavoro, avendo imposto condizioni di appalto che garantissero, attraverso i requisiti richiesti alle ditte, che gli inconvenienti che sono stati lamentati nel passato non dovessero più avvenire; oltre tutto abbiamo razionalizzato i lavori degli uffici che contro i 130 contratti da gestire, i 130 rapporti con le imprese, sono in presenza di soli sette contratti, con una responsabilità di aziende che hanno dovuto prestare delle sufficienti garanzie e aver dimostrato, da un punto di vista economico e finanziario, di avere tutte le caratteristiche per garantire e tutelare i diritti dei lavoratori dipendenti oltre che quelli dell'Amministrazione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

La risposta dell'Assessore Croso è stata positiva.
Invitiamo la Regione a svolgere un'azione sistematica di controllo delle imprese di pulizia. Tutti sappiamo che questa è una vera e propria giungla di imprese, dove pullulano pseudoimprese che non rispettano le leggi, i contratti e i diritti dei lavoratori e spesso non rispettano neanche i contratti con l'Amministrazione appaltante.
La tecnica è quella ricordata dall'Assessore: le offerte sono eccessivamente basse per essere affidabili e poi si gioca sul numero di ore, sugli organici, sulla qualità delle prestazioni.
Sarebbe di grande utilità avere un albo delle ditte da cui risultino requisiti e affidabilità. Non vorrei che questa ditta, che lavorava per la Regione Piemonte, lavorasse per qualche altro ente pubblico; per questo sarebbe utile avere un albo delle ditte da mettere a disposizione di tutti gli enti locali.
Dobbiamo essere molto rigorosi sui requisiti e sul rispetto pieno dei contratti dell'Amministrazione appaltante, delle leggi, dei contratti e dei diritti dei lavoratori.
Questa è la dimostrazione che i controlli possono essere effettuati estesi e possono coinvolgere lo stesso Ispettorato del Lavoro. In sostanza può esservi un corretto rapporto tra Amministrazione appaltante e ditta che ha vinto l'appalto e, qualora questa non rispetti le leggi e il contratto si proceda senza esitazione alla risoluzione del contratto stesso.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta alle seguenti interrogazioni: n. 1264 dei Consiglieri Biazzi, Bontempi e Guasso inerente la nuova Caserma di PS a Domodossola n. 1471 del Consigliere Ferro inerente il bacino artificiale di sbarramento sullo Stura nel Comune di Pietraporzio n. 1390 del Consigliere Bonino e n. 1393 dei Consiglieri Ferro e Guasso inerenti la linea FS Cuneo - Breil - Ventimiglia.
A proposito dell'interrogazione n. 1393 ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

D'accordo con il Consigliere Ferro riteniamo che di questa interrogazione possa essere sufficiente ricevere una risposta scritta, con la speranza che l'Assessore Mignone la consegni in tempi utili. Credo sia di interesse generale avere una risposta in merito a come ci si muove sulla linea ferroviaria di Cuneo-Ventimiglia. Colgo questa occasione per rivolgermi al Presidente della Giunta, visto che l'Assessore Mignone è assente, per sollecitare la Giunta a fornirci delle informazioni circa l'iniziativa che intende condurre in tempi brevissimi in merito al decreto legge che il Governo ha presentato al Senato in materia di trasporti pubblici.
Mi auguro che l'Assessore Mignone martedì scorso sia stato tra i protagonisti con gli altri Assessori regionali, provinciali e comunali della grande manifestazione che si è svolta a Roma di fronte al Senato per chiedere modifiche profonde a questo decreto che porterebbe tagli spaventosi su tutti i trasporti pubblici locali e sulle ferrovie in concessione, ad aumenti vertiginosi del costo dei biglietti, al raddoppio degli abbonamenti, creandoci delle situazioni drammatiche in un settore dove già a malapena reggiamo con i contributi statali per la salvaguardia di questi trasporti.
Considerato che i tempi sono stretti, considerato che probabilmente l'Assessore Mignone ha partecipato martedì a questa manifestazione di cui davano grande risalto i giornali di ieri, considerando che gli Assessori provinciali, comunali e regionali, sono stati ricevuti da tutti i Gruppi del Senato e dal Presidente della Commissione Trasporti del Senato per sottoporre delle richieste di modifiche sostanziali a questo decreto, mi interesserebbe in seguito, anche in sede di Commissione se non abbiamo il tempo di farlo in aula, sapere esattamente quale iniziativa è stata assunta dalla Regione Piemonte nel merito in accordo con le altre Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Dichiaro la disponibilità a dare una risposta a quanto ha sollevato il collega Guasso nell'interrogazione inerente la linea ferroviaria Cuneo Breil-Ventimiglia per la quale c'è già di certo la risposta dell'Assessore perché è passata attraverso l'Ufficio di Gabinetto, quindi penso che l'Assessore Mignone nei tempi brevi possa dire qualche cosa di certo attorno agli atteggiamenti che intende assumere la Regione.


Argomento:

Sollecito risposta a interrogazioni e interpellanze


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei fare una richiesta alla Presidenza del Consiglio regionale in merito alla questione delle interrogazioni ed interpellanze e richiamare l'attenzione del Presidente Beltrami per chiedere che nella prossima tornata di Consiglio la Giunta dia risposta all'interpellanza giacente ormai da quasi tre mesi in merito ad una vicenda che ormai ha dell'assurdo mi riferisco alla vicenda apparsa questa mattina sui giornali inerente la funzionaria Appiano che coinvolge anche il sottoscritto. Siccome sono state formulate accuse gravi nei confronti della funzionaria della Regione e anche indirettamente nei confronti del sottoscritto, chiedo che la Giunta chiarisca definitivamente questa vicenda che rischia di degenerare non solo all'esterno, ma certamente anche all'interno di quest'aula. Chiedo che la Giunta risponda la prossima settimana a questa interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo proprio perch all'inizio della seduta il Presidente del Consiglio giustamente ha richiamato gli Assessori e la Giunta ad essere presenti in occasione della discussione delle interrogazioni. In questo ambito solleciterei direttamente anche il Presidente del Consiglio, che è stato sensibile su questa questione, a fornire una risposta ad una interpellanza che ho fatto forse più di un anno fa relativamente ad una vicenda molto delicata.
La Giunta regionale per tre volte consecutive ha affidato la gestione del riscaldamento a una ditta senza fare una gara: tale ditta ha poi regolarmente subappaltato una parte del servizio ad altre ditte. La vicenda è sconcertante, ed è da un anno che aspetto risposta, prego il Presidente del Consiglio di sollecitare la Giunta in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Deve essere la quinta o la sesta volta che tra le interpellanze che si devono discutere appare una nostra interpellanza riguardante lo Studio Kinoterapico torinese che viene continuamente rinviata. Noi denunciamo gravissime irregolarità nel funzionamento di questo servizio privato.
Ricordo al Presidente che questa interpellanza è stata presentata nei primi giorni del mese di maggio dello scorso anno. E' un modo non corretto di procedere. Se inseriamo questa interpellanza nella lista di quelle che si discuteranno per ben cinque o sei volte, è bene che ad un certo punto si discutano; tra l'altro l'Assessore Maccari è presente.



PRESIDENTE

Credo che l'Assessore sia disponibile, ma data l'ora tarda è opportuno procedere ai punti iscritti all'o.d.g.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Dardanello, Marchini, Mignone e Pezzana.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Commemorazioni

c) Espressioni di cordoglio al Consigliere Mario Amerio


PRESIDENTE

A nome di tutto il Consiglio regionale desidero porgere al Consigliere Amerio, il quale in questi giorni ha avuto un lutto gravissimo con la scomparsa della mamma, le più sentite condoglianze. Sono momenti difficili in cui credo che senz'altro sia sentita la solidarietà umana dei colleghi di lavoro. Quindi lo faccio con grande affetto a nome di tutti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

d) Problema parcheggio auto in cortile e altri problemi connessi al funzionamento del Consiglio


PRESIDENTE

E' intenzione dell'Ufficio di Presidenza risolvere il problema dell'ingresso delle automobili nel cortile del palazzo vietandolo, se verrà trovata una soluzione adeguata, del tutto.
Inoltre, a proposito della necessità di aumentare il riscaldamento e del problema della cassetta di pronto soccorso, valuteremo insieme agli esperti che cosa fare.
Annuncio che nel corso della giornata ho intenzione di convocare la riunione dei Capigruppo per definire l'o.d.g. della prossima seduta, anche perché domani mattina avrà luogo l'incontro con la delegazione della Savoia.
Ricordo che alle ore 13,30, quando concluderemo la prima parte dei lavori, è prevista una riunione dei Presidenti delle Commissioni che si occupano dei problemi energetici per impostare la questione della futura Conferenza.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 1066: "Convalida del Consigliere regionale Ferruccio Dardanello"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 1066 relativa alla convalida del Consigliere regionale Ferruccio Dardanello.
In seguito alla relazione del Presidente della Giunta delle Elezioni possiamo procedere alla votazione della convalida del Consigliere regionale Ferruccio Dardanello.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 favorevoli 31 schede bianche 4.
Il Consiglio approva.
Alla votazione non ha partecipato il Consigliere Ferruccio Dardanello perché in congedo.
Comunico che copia della presente deliberazione sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale e sarà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame progetto di legge n. 315: "Utilizzo del fondo per le opere di urbanizzazione finalizzato ad interventi regionali concernenti le chiese e gli altri edifici religiosi"


PRESIDENTE

Esauriti gli adempimenti di cui al punto 4) all'o.d.g. possiamo riprendere l'esame del progetto di legge n. 315.
L'art. 1 era stato già esaminato e approvato. Passiamo pertanto all'art. 2 in merito al quale sono stati presentati diversi emendamenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, piuttosto che illustrare immediatamente gli emendamenti da me presentati, continuo a ritenere utile anche per consentire un più rapido esame degli emendamenti stessi, che venisse illustrato da parte della maggioranza il filo conduttore degli emendamenti da essa proposti a questa legge. Si tratta di sei o sette emendamenti importanti che fanno seguito a un accordo di maggioranza riterrei utile avere conto del significato e della ragione degli emendamenti presentati dalla maggioranza.



PRESIDENTE

D'accordo.
La parola al Consigliere Nerviani, già relatore sul progetto di legge n. 315.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, in primo luogo mi consenta di esprimere a lei un vivissimo ringraziamento per avere onorato in maniera puntuale l'impegno che la scorsa seduta aveva assunto. Ringraziamento che peraltro intendo estendere anche ai colleghi Presidenti dei Gruppi di questo Consiglio regionale.
In secondo luogo ritengo di dover dire che la richiesta del Consigliere Chiezzi sia obiettivamente fondata e che sia dovere mio e dei colleghi presentatori della proposta di legge rispondere. Non mi pare di poter dire che esista una ratio nuova che dovrebbe presiedere in termini organici alla presentazione degli emendamenti. Diciamo che gli emendamenti, che poi non sono eccessivi ed eccezionali, hanno tenuto conto, in misura ritengo di qualche entità, del dibattito che si è svolto tempo fa in Consiglio regionale, dei contributi che sono venuti da tutti i Gruppi in quella sede e successivamente durante incontri informali che si sono verificati tra gli stessi; hanno tenuto conto di esigenze di sintesi che si pongono naturalmente in leggi così segnate da storie antiche, da preoccupazioni qualche volta anche da prevenzioni e da pregiudizi e talvolta da forti connotazioni, ideologiche forse è un termine improprio e troppo pesante, ma forti connotazioni di indirizzo culturale che sono proprie di ciascuno di noi.
Il tempo passato è stato occasione di riflessione, ma sono anche accaduti fatti nuovi. Per esempio, questa proposta di legge o meglio lo spirito che ha animato questa proposta di legge ha interessato altri Consigli regionali: è noto al collega Chiezzi che la Valle d'Aosta ha adottato una legge che consente al Consiglio regionale di intervenire addirittura direttamente nel finanziamento per la costruzione di edifici di culto. E' noto anche che la Regione Abruzzo ha approvato una legge che è così perentoria e definitiva su questa materia che al confronto la nostra per le finalità a cui guardano sia la nostra legge che quella abruzzese appare quasi inconsistente. Si tratta di due provvedimenti di legge (uno dell'estate scorsa, l'altro di qualche mese fa) che potrebbero confermare la volontà che si sta estendendo di chiarire la materia e di definire con precisione il ruolo che i Consigli regionali hanno in questo ambito legislativo.
Devo anche aggiungere con buona soddisfazione, ovviamente dal mio personale punto di vista e penso anche dei colleghi che hanno proposto all'approvazione questo schema di legge, che in questi ultimi mesi è stata approvata con legge l'intesa fra lo Stato e l'Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste del settimo giorno e con le Assemblee di Dio. Lo Stato si sta disponendo a recepire la volontà di intesa da qualunque comunità che, rispettando le leggi dello Stato, intenda porsi in un rapporto definito e chiaro in modo che l'attività anche culturale di educazione religiosa e l'esercizio del culto possano svolgersi in un quadro di certezza e di definita manifesta tolleranza.
Questi sono fatti interessanti che vanno annotati come non secondari.
Per quanto attiene invece al merito degli emendamenti, credo che lo sforzo per tenere conto delle considerazioni che sono state fatte in Consiglio e fuori dal Consiglio sia stato considerevole: in particolare all'art. 2, che ha suscitato tante perplessità per il dettaglio abbondante delle opere che sarebbero diventate destinatarie delle somme derivanti dagli oneri di urbanizzazione secondaria, dove queste opere si riducono considerevolmente. L'emendamento che proponiamo infatti parla di edifici di culto e di pertinenze che al culto specificamente si riferiscono. In questo modo si è puntualizzato nel senso richiesto, in particolare dall'opposizione comunista, opportunamente il tipo di opere che sono destinatarie dei benefici che la legge prevede.
Per quanto attiene all'art. 3 addirittura vi è stata una riformulazione che coglie nella sostanza lo spirito delle richieste che sono venute in Consiglio da molte parti. Si dice infatti che le aree per le attrezzature si individuano soltanto in presenza di domanda e che il Consiglio comunale deve motivatamente dichiarare l'individuazione delle aree richieste dalle confessioni religiose. Quindi c'è un'attività delle confessioni religiose un esame da parte del Consiglio comunale e una decisione finale fondatamente motivata.
Per quanto riguarda l'art. 4 è stato tolto un comma che era pure esso contestato e ritengo che l'averlo tolto significhi aderire sì ad una richiesta, ma obiettivamente forse anche evitare una forzatura che, tolto l'obbligo dell'8%, aveva poca ragione di essere. A proposito di questo vorrei ricordare che all'origine sia la proposta del compianto collega Viglione sia la nostra prevedevano la definizione dell'8% da destinare agli edifici religiosi e che con questa modifica non si prevede neppure un centesimo di obbligatorio per i Comuni, si richiama soltanto l'obbligo dei Comuni di non dimenticarsi di un'opera di urbanizzazione secondaria che non è - perdonate il bisticcio di parole - secondaria per la vita delle nostre comunità.
Alla fine vi è una norma transitoria che amplia il novero delle confessioni che possono essere interessate dalla legge in esame. Con l'art.
1 (già approvato) avevamo stabilito che potessero essere destinatarie delle provvidenze previste dalla legge soltanto le confessioni che avessero sottoscritto con lo Stato un'intesa, successivamente ratificata con provvedimento legislativo approvato dal Parlamento. Ora, è emersa una situazione incomprensibile; per esempio, alcune confessioni hanno già sottoscritto l'intesa e sono in attesa di approvazione (fra le altre, una comunità molto rilevante nella nostra storia come è la Comunità Israelitica). Con la norma transitoria finale che precede la norma finanziaria si sono volute recuperare tutte le confessioni religiose che abbiano definito con lo Stato l'intesa, ma che sono ancora in attesa dell'approvazione per legge. Anche in questo senso mi sembra di avere accolto le raccomandazioni che sono arrivate al Consiglio; in particolare il collega Majorino per una ragione di rigore intellettuale, forse in contrasto con la sua personale storia culturale, aveva sollevato il problema della possibile esclusione della Comunità Israelitica dalle provvidenza di questa legge. La raccomandazione di Majorino e di altri colleghi è stata accolta nella nostra proposta e mi auguro che l'atteggiamento possa essere di maggiore attenzione e disponibilità.
In conclusione, su questa legge abbiamo meditato a lungo. L'intenzione mia e dei colleghi Martinetti e Picco è stata di togliere le asprezze che in essa potevano essere ravvisate (anche se non erano nelle volontà) e di accogliere le indicazioni e le preoccupazioni emerse in sede di dibattito in Commissione e in aula. Vorremmo che ci fosse riconosciuta in fase preliminare la nostra volontà di intesa e la ricerca pulita di consequenzialità intellettuale nell'affrontare il problema. Può darsi che ci siano limiti personali di cultura e incrostazioni di ordine ideologico: credo ce ne siano pochi nella proposta che facciamo e proprio partendo da queste premesse mi auguro che il dibattito che seguirà sia sereno e produttivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, ho apprezzato le parole del collega Nerviani che tendono, su una materia complessa per le molte interconnessioni che ha anche di natura ideologica, a porre alcuni accenti significativi.
Tuttavia, nello sforzo che dobbiamo fare (negli emendamenti che sono stati presentati se ne trova traccia precisa; anch'io questa mattina ho presentato due emendamenti) occorre cercare di far sì che alle parole e alle intenzioni segua la capacità di materializzare con coerenza nell'atto legislativo quanto abbiamo detto.
Principalmente i nodi che emergono e che sono già stati oggetto di dibattito nelle dichiarazioni generali sono agli artt. 2 e 4 (all'art. 2 c'è uno sforzo significativo anche nell'emendamento presentato dall'Assessore Genovese).
Il cuore del problema è questo: non ci possono essere degli aspetti di confusione tra quella che è l'attività del culto e quello che è il ministero pastorale della Chiesa cattolica e delle varie Chiese. La mia proposta, che potrebbe apparire troppo grezza e violenta, è di dare ordine all'articolato (in questo caso all'art. 2). Ho presentato un emendamento che prevede l'eliminazione del punto c), cioè focalizzare con estrema chiarezza e nettezza che l'intervento di questa legge è rivolto agli specifici immobili destinati al culto con i connessi dati solo dal punto b) dell'art. 2. Sono disponibile a trovare una soluzione più morbida, ma che non perda di vista la necessità di demarcare con estrema chiarezza l'attività di culto dalle molteplici attività che i ministeri pastorali delle varie Chiese vengono a determinare.
Il secondo aspetto è la preoccupazione che si è manifestata nel dibattito preliminare sulle opere di nuova realizzazione onde evitare meccanismi che possano perdere quella capacità di controllo che si dovrebbe avere in un processo delicato come questo.
Infatti, il mio emendamento tenta di dare un'indicazione di questo tipo: visto che non ci troviamo in situazione di espansione demografica visto che non ci troviamo in situazione di forte movimento della popolazione, salvo nella prima e seconda cintura torinese, la possibilità di nuove opere deve essere strettamente connessa al verificarsi di incrementi di popolazione in certe aree ad aspetti demografici ben precisi che permettono di giustificare l'attuazione della nuova opera nei termini di riconoscimento dell'ammissibilità.
Rimossi questi aspetti, che però ritengo siano anche di principio credo che almeno da parte del nostro Gruppo si possa procedere abbastanza speditamente nel lavoro salvo alcuni aspetti di dettaglio.
Torno comunque a ribadire l'apprezzamento dell'intervento introduttivo svolto dall'Assessore Nerviani e la nostra piena disponibilità a trovare degli accordi ragionevoli che non ledano però le impostazioni di principio e il retroterra anche ideologico di cui ogni Gruppo presente in questo Consiglio è portatore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato con attenzione quanto ha dichiarato l'Assessore Nerviani. Devo dire che sono relativamente interessato a interloquire sulle proposte di modifica proposte che non mi paiono poi così sostanziali. Il primo elemento di preoccupazione che cresce in me è a proposito dell'emendamento al titolo del disegno di legge che, in qualche modo, viene a contrastare con il suo contenuto e con i soggetti interessati.
Un disegno di legge come questo avrebbe dovuto tenere conto di due questioni centrali: la prima riguarda i luoghi di culto delle confessioni religiose che sono garantite dal nuovo Concordato. In questo senso sarebbe stato più interessante ed organico puntare sul recupero degli edifici, in quanto beni storici ed ambientali, senza porre la questione dell'espansione di nuovi luoghi di culto, perché tra l'altro non si riesce neanche dal punto di vista economico ad affrontare questo problema. E' una legge che avrebbe dovuto puntare in particolare alla salvaguardia di quella realtà storica, culturale e ambientale che è in preoccupante stato di abbandono e che con questa legge non ha alcuna sostanziale possibilità di recupero oggettivo e generalizzato, per cui continueremo ad assistere al degrado di queste strutture.
La seconda questione, che tra l'altro è anche evidenziata dai nuovi strumenti legislativi presenti nel nostro Paese, riguarda il problema degli immigrati dai Paesi extracomunitari. La legge nazionale richiede o richiederebbe un organico impegno dei vari livelli istituzionali per la sua attuazione. In questa legge è previsto il problema di luoghi di culto in grado di rispondere a presenze massicce di nuove confessioni religiose, di nuovi culti che emergono nella nostra realtà e che avrebbe dovuto in qualche modo essere un elemento da acquisire all'interno del nostro disegno di legge.
Insisto su questa questione alla quale non si può rispondere con un eventuale ordine del giorno o dichiarazione di impegni susseguenti. Questo Paese è già pieno di impegni per il futuro. Stiamo assistendo in queste ore al fatto che il sindacato firmerà, quindi revocherà lo sciopero generale per un impegno a futura memoria, cioè per iniziative sulle quali il Governo si impegnerà dal 1990 in poi, ma questo è un Governo così precario da non sapere neanche quanti mesi o giorni durerà.
Vorrei cercare di capire con i colleghi Ala, Montefalchesi e Staglian con i quali ho lavorato su questa idea, se a fronte di questa oggettiva esigenza e del fatto che l'Assessore Cerchio ha in corso un provvedimento che ha già preannunciato da tempo volto a focalizzare gli impegni previsti dalla legge nazionale n. 943 rispetto alla tematica complessa degli immigrati extracomunitari nella nostra realtà, si assumeranno degli impegni con questo provvedimento che dovrà inevitabilmente essere trasversale perché nell'ambito della discussione sulla legge relativa alle cooperative sociali era emerso questo problema che si era detto avrebbe trovato risposta nel disegno di legge che l'Assessore Cerchio ha in corso di definizione.
Vorremmo capire se al di là delle parole e delle dichiarazioni in questo importante consesso istituzionale si assumono degli impegni precisi.
Il problema dei luoghi di culto e di aggregazione religiosa è stato inutilmente posto all'attenzione della nostra città e l'Assessore Cerchio è i Consiglieri che fanno parte della Consulta per l'immigrazione ne sono informati. Però, una Regione che intenda seriamente garantire l'integrazione e la preservazione degli elementi culturali e religiosi caratteristici della realtà immigratoria, dovrebbe affrontare questo problema. So benissimo che questa interlocuzione avverrà solo dal punto di vista dei grandi principi, per questo le istituzioni sono dei grandi principi scarsamente attuati: questo è il motivo per cui la gente sta lontana dalle istituzioni.
Vorrei capire se di fronte a queste richieste ci sarà un preciso impegno, che non smuoverà comunque la nostra posizione nei confronti di questo provvedimento che per essere onnicomprensivo, ma settorialmente onnicomprensivo, finisce con il non garantire né il recupero pieno degli edifici religiosi e di culto storico-ambientali che si stanno drammaticamente degradando né la risposta a qualche parziale, ma importantissimo problema, per dare un segnale concreto ai nuovi cittadini che vengono nel nostro Paese legalizzati da una legge dello Stato. Tante leggi statali, compresa la Costituzione, non sono applicate, ma questo fa parte della storia politica di questo Paese. Insieme ad altri colleghi ho cercato di spingere su questo sperando che ne vengano atti concreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'illustrazione svolta dal collega Nerviani sugli emendamenti proposti consente di convenire che gli emendamenti tengono conto, sia pure in maniera parziale e a nostro giudizio insufficiente, del dibattito svoltosi in precedenza su questa legge. Ne tengono conto in quanto sono stati attenuati alcuni nodi, ad esempio quelli relativi alla prevalenza che nell'originario disegno di legge veniva assegnata ad una confessione religiosa rispetto alle molte confessioni religiose presenti nel nostro Paese.
E' stato attenuato, seppure non risolto completamente, il problema di separare in modo preciso gli edifici per il culto dalle pertinenze dello stesso. Non è stato risolto (e su questo il nostro contrasto è netto) il problema di non vincolare questa legge, e le risorse che la stessa destina alla necessità da parte dei Comuni di prelevare le risorse in modo fisso meccanico, annuale, dalle poche risorse che sono a loro disposizione in quanto incassate come oneri di urbanizzazione secondaria. Su questo la nostra opposizione è netta. Non è giusto imporre ai Comuni un obbligo che se consente da un lato ai Comuni di svolgerlo in modo assolutamente formale e privo di conseguenze in quanto i Comuni debbono deliberare, ma possono anche deliberare quasi nulla, dall'altro lato sappiamo bene che questo obbligo in realtà dovrà essere soddisfatto in modo meccanico sulla base di percentuali matematiche degli introiti per le opere di urbanizzazione questo costringerà i Comuni in ulteriori rigidità finanziarie. Da questo punto di vista, pur apprezzando i miglioramenti introdotti, essendo per insufficienti, da un lato cercheremo di introdurre ulteriori miglioramenti in questa legge, dall'altro riproponiamo la nostra manovra alternativa attraverso gli emendamenti che abbiamo già presentato.
I punti fondamentali di questa manovra sono i seguenti: 1) riaffermare l'autonomia del Comune, avere fiducia che i Comuni hanno sempre trattato la materia della messa a disposizione dei cittadini dei luoghi per il culto con molta attenzione. Sappiamo che il Comune è l'istituzione più vicina ai cittadini e sappiamo che le esigenze dei cittadini, da questo punto di vista, hanno sempre trovato uno spazio nelle Amministrazioni comunali di qualunque colore esse fossero. Quindi abbiamo fiducia nella capacità dell'autonomia comunale di collegarsi a questa esigenza espressa dalla popolazione, dalle comunità locali e dalle comunità religiose. Quindi primo punto fondamentale: il Comune è sovrano in questa materia.
2) I Comuni predispongono dei programmi operativi per gli edifici per il culto (POEC) annuali e destinano risorse a questi programmi non sulla base di conteggi burocratici, meccanici, riferiti agli oneri di urbanizzazione che potrebbero anche essere del tutto insufficienti, ma secondo una politica di investimenti rivolta alla tutela del patrimonio storico architettonico, sulla base di richieste espresse dalle varie confessioni religiose. Un atto autonomo di volontà di politica amministrativa effettuato dai Comuni in collaborazione con le comunità locali.
3) La Regione, ove i Comuni deliberino i contributi, si accolla una percentuale della spesa con appositi capitoli di bilancio.
4) Destinare i finanziamenti in modo preciso alla conservazione, al restauro, al risanamento degli edifici esistenti secondo un ordine di priorità derivante dal valore e dall'importanza degli immobili.
Con la nostra proposta vogliamo concentrare risorse per salvare molti edifici per il culto che sono in cattive condizioni, perché la Curia non riesce a far fronte ai restauri e che costituiscono un patrimonio di carattere storico e culturale di tutti: credenti e non credenti.
Rimane aperta la questione relativa ai nuovi edifici per il culto, non tanto legata alle esigenze della confessione religiosa più praticata nel nostro Paese, la cattolica, quanto delle confessioni religiose degli immigrati dai Paesi extracomunitari. Il Gruppo comunista chiede che venga affrontata con una specifica legge sui problemi collegati all'immigrazione extracomunitaria. Tra l'altro sono richieste che sono sorte già da tempo ad esempio, nella città di Torino è già stata fatta più volte la richiesta di una moschea. Pertanto noi proponiamo questa manovra alternativa.
Gli emendamenti illustrati dal collega Nerviani, deduco da come si sta svolgendo la discussione, sono presentati non dalla maggioranza in modo stretto e rigoroso; sono emendamenti che seguono a consultazioni informali e colloqui con singoli Consiglieri regionali.
Il Consigliere Tapparo ha annunciato la presentazione di propri emendamenti (che non conosco e pregherei che venissero illustrati). Il Gruppo comunista è ben lieto che su una legge così importante e delicata ricca di problemi politici complessi, si trovi in quest'aula la maggioranza o le maggioranze - non è detto che debba sempre essere la stessa - che consentano di introdurre al testo di legge - sull'esame del quale vi è stata una così lunga sospensione - quei miglioramenti che a maggioranza saremo in grado di determinare. Lavoreremo nelle direzioni che ho esposto: 1) separare più nettamente gli edifici per il culto dalle pertinenze 2) sostituire ad un obbligo burocratico un'assunzione di responsabilità da parte dei Comuni in ordine agli investimenti da destinare agli edifici per il culto con congrue disponibilità finanziarie.
Se non ci sarà una chiusura da parte della maggioranza sul blocco degli emendamenti, ma una discussione a tutto campo, questo consentirà un confronto vero che potrà migliorare ed anche cambiare nettamente in alcuni punti il testo di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per brevità ma anche perché ne condivido spirito e sostanza, non ripeterò le cose dette da altri colleghi in particolare dal Consigliere Reburdo e or ora dal Consigliere Chiezzi sulla necessità di tutelare la più ampia libertà di culto e quindi di non limitare gli interventi ad una sola prevalente confessione religiosa; sulla necessità, quindi, di garantire in particolare e nel concreto l'esercizio del culto ebraico, musulmano e cristiano non cattolico.
Ciò detto, da una tribuna non credente o se volete quanto meno agnostica, voglio aggiungere (ed è questo il senso del mio intervento a questo punto del dibattito) che abbiamo ritenuto opportuno presentare solo tre emendamenti al testo legislativo propostoci. Tre proposte di modifica che si riferiscono ad un problema specifico che, se si vuole, esula dalla questione in senso stretto religiosa che in qualche modo il testo legislativo si propone di favorire, ma che riguarda un elemento di civiltà in generale per quanto riguarda tutta intera la nostra società.
Gli emendamenti, come avete potuto notare, si riferiscono alla necessità che anche in questo testo di legge sia previsto l'abbattimento delle barriere architettoniche che impediscono l'accesso per tutti quanti i cittadini anche in questi edifici.
La necessità di un intervento che elimini gli ostacoli al libero accesso per tutti quanti i cittadini a questi edifici, ci è stata segnalata dalle associazioni che più in particolare si occupano di questi problemi (mi riferisco alle associazioni che raccolgono i cittadini portatori di handicap), perché in verità noi tendiamo quasi sempre a non considerare nel nostro lavoro legislativo questa esigenza primaria che riguarda una parte debole della nostra società e che quindi in quanto tale ha maggiore bisogno della nostra attenzione.
Non voglio spendere troppe parole sull'argomento che dovrebbe essere addirittura scontato al nostro interno anche se, signor Presidente, mi consentirà di sottolineare che non è scontato nei fatti davvero per niente! Voglio qui per inciso ricordare che un anno e mezzo fa, nel luglio 1987 su iniziativa del sottoscritto e del Consigliere Montefalchesi e di altri Gruppi, approvammo all'unanimità un ordine del giorno con il quale si impegnava la Giunta regionale, in specifico l'Assessore Croso, a far sì che tutti gli edifici pubblici progressivamente venissero modificati per consentire l'accesso ai cittadini portatori di handicap. In questo senso denunciavamo le inadempienze in particolare dei capoluoghi di provincia che hanno gli strumenti anche tecnici per intervenire al riguardo e che si sono guardati bene dall'utilizzare, ad esempio, quei 500 miliardi stanziati dalla legge finanziaria 1987 proprio per realizzare questo tipo di intervento e in quell'ordine del giorno si dava mandato alla Giunta di commissariare ad acta, tanto per citare un caso emblematico, il capoluogo regionale. E' stato fatto? No! Chiudo l'inciso. In verità di questi problemi ci sciacquiamo la bocca e ci tranquillizziamo la coscienza, ma alla fine quando si tratta di operare tutto rimane nei cassetti. Sono particolarmente grato a quelle associazioni che hanno segnalato al sottoscritto, come penso a tutti gli altri Consiglieri, questa necessità e per averci quindi riportato all'attenzione il problema.
Tornando al testo di legge in esame, mi auguro che almeno su questi emendamenti ci sia l'adesione della stragrande maggioranza del Consiglio e in questo senso ne approfitto per dire che l'emendamento che ho firmato a mio nome è aperto ovviamente alla firma di tutti i colleghi che lo condividono. Auspico la condivisione da parte dell'Assessore, della Giunta e di tutti i Consiglieri.
Mi fermo qui, signor Presidente, perché ho voluto sottolineare questo aspetto specifico che ci pare di un qualche interesse e di una qualche importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, visto che sono passati diversi mesi da quando si è svolto il dibattito generale su questa legge, è opportuno fissare alcuni criteri che si erano dati in quella occasione.
Il Gruppo repubblicano aveva espresso complessivamente riserve e perplessità rispetto a questa legge, argomentandole con diverse angolature.
Noi avevamo espresso riserve rispetto al fatto che con una legge regionale si imponessero criteri ai Comuni per la formulazione dei rispettivi bilanci, perché è una cosa che ci infastidisce molto quando giunge da Roma a noi e che non dovremmo ribaltare verso i livelli inferiori delle autonomie. Soprattutto però ci sembrava che una scelta di questo genere andasse a creare, rispetto alla libera scelta e all'autonomia dei Comuni dei diritti soggettivi e delle attese rispetto a certe opere di urbanizzazione e non rispetto ad altre che ci sembra non giustificato.
Ritengo che individuare con legge qualche opera di urbanizzazione rispetto ad altre che non vengono indicate significhi riconoscere maggior forza ed importanza a certe opere di urbanizzazione.
Abbiamo dato un giudizio complessivamente critico rispetto alla valutazione politica di questo progetto di legge; ci sembra che per questo motivo debba essere corretto e rivisitato per alcuni aspetti. Noi presentammo già allora un emendamento in cui si chiedeva che questo sforzo fosse limitato al recupero artistico e culturale degli edifici dedicati al culto. Questo ci sembrava un orientamento condivisibile che va al di là delle fedi religiose, perché rappresenta un patrimonio di tutta la popolazione.
Mi riferisco ora all'emendamento Tapparo che fa un piccolo passo in avanti rispetto a questo problema perché parla non soltanto di recupero artistico e culturale, ma anche di individuazione nelle opere di urbanizzazione dei nuovi edifici là dove questi sono richiesti da nuovi insediamenti demografici che si determinano nelle realtà piemontesi.
Crediamo possa essere questo un argomento condivisibile anche se abbiamo una perplessità complessiva sull'indicazione di alcune opere di urbanizzazione e altre no. Si tratta di un elemento che va ad individuare un settore preciso, devo dire però che allora il punto a) dell'art. 2: "Gli immobili destinati al culto, anche se articolati in più edifici" debba essere limitato rispetto alla formulazione "là dove questi sono richiesti da incrementi demografici". Al punto b), che l'emendamento Tapparo lascia intatto, io chiedo che gli immobili facenti parte del sacro edificio anziché dire "destinati all'abitazione dei ministri", si dica "nei limiti delle necessità abitative dei ministri del culto". Deve essere chiaro che non si tratta di un edificio ampio dove si vive in una certa agiatezza, ad esempio con 200 camere, ma deve essere nei limiti delle necessità abitative del ministro del culto.
Ritengo che questo aspetto potrebbe rappresentare un elemento di mediazione, anche se io credo - presenterò un emendamento in questo senso che con l'art. 6, là dove si prevedono addirittura delle sanzioni, si dà una forza incredibile a questa legge, una forza che addirittura la snatura.
I tempi di erogazione dei contributi sono di gran lunga più stretti rispetto ai tempi di erogazione di contributi dati in ogni altra attività ad esempio la formazione professionale o l'artigianato. Ma qui addirittura si giunge alla sanzione, al superamento del Comune. Si dice infatti che se il Sindaco non segnala alla Regione nei 30 giorni dall'approvazione del bilancio le opere richieste, i soggetti richiedenti possono rivolgersi direttamente alla Regione.
Mi pare che si voglia rafforzare eccessivamente questa legge, quindi presenterò un emendamento al secondo comma dell'art. 6.



PRESIDENTE

A questo punto potremmo procedere all'esame dei vari emendamenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

La prima richiesta che avanzo è che vengano distribuiti gli emendamenti presentati che non sono ancora a conoscenza dei Consiglieri regionali, ad esempio quelli del Consigliere Tapparo.
Vorrei in secondo luogo sapere se sono stati presentati altri emendamenti dal Gruppo repubblicano, del quale ne conosco uno relativo ai beni culturali.
In terzo luogo, un'osservazione di carattere generale. L'esame di questi emendamenti deve essere molto attento perché la situazione è complessa. Noi abbiamo un gruppo di emendamenti, presentati prima degli emendamenti illustrati dal collega Nerviani, che in parte hanno ancora una loro logica, in parte sono superati qualora gli emendamenti del collega Nerviani vengano approvati. Ad esempio, l'emendamento che ha proposto il collega Tapparo è un emendamento che di per sé, in una logica di stretta maggioranza, non dovrebbe nemmeno essere presentato in quanto gli emendamenti Nerviani cancellano tutto il primo comma dell'art. 2. Chiedo se la maggioranza si ritrova sull'emendamento Nerviani oppure no.
Il problema che volevo illustrare al Presidente del Consiglio è questo: è molto importante l'ordine di esame degli emendamenti. Io chiedo che l'ordine sia tale da consentire il più ampio e libero confronto tra le forze politiche. Vi è un ordine di carattere burocratico che forse corrisponde all'ordine di data nella quale sono stati presentati. Può darsi che questo ordine di data non coincida con la massima libertà di discussione perché gli emendamenti sono strettamente collegati. Sarebbe quindi molto giusto che si proceda articolo per articolo all'illustrazione dei vari emendamenti e verificare su quali c'è concordanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi, l'emendamento sostitutivo delle lettere a), b) e c) dell'art. 2, presentato nel corso della discussione, parecchio tempo fa, aveva un significato di mediazione in quel momento, quando cioè pareva si andasse alla votazione.
Siccome la stessa materia è stata ripresa in considerazione da emendamenti successivamente proposti, in particolare da un emendamento presentato dai Consiglieri Nerviani, Marchini e altri, al momento ritiro quello da me presentato, riservandomi eventualmente di intervenire successivamente.



PRESIDENTE

Rispondo alla domanda che ha posto il collega Chiezzi: procederemo alla votazione degli emendamenti secondo la procedura fissata dall'art. 78 del Regolamento, il cui terzo comma recita: "La votazione di emendamenti ad un testo ha la precedenza su quella del testo stesso. Nel caso di presentazione di più emendamenti ad uno stesso testo, la discussione e la votazione hanno luogo nel seguente ordine: emendamenti soppressivi, sostitutivi, modificativi, aggiuntivi. Gli emendamenti ad un emendamento sono votati prima dello stesso. Contro gli emendamenti non sono ammesse la questione pregiudiziale o sospensiva".
Esaminiamo pertanto l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi all'emendamento sostitutivo all'art. 2 presentato dal Consigliere Nerviani: al termine dell'emendamento presentato dal Consigliere Nerviani aggiungere le parole "al culto".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Si tratta di precisare nel modo più chiaro possibile che stiamo parlando di edifici per il culto e di attività strettamente connesse al culto. Qualche passo in avanti l'ha fatto la proposta dell'emendamento Nerviani, perché è stato tolto tutto il primo comma dell'art. 2, però la dizione è ancora sfumata, permette ancora di non definire in modo chiaro la natura di queste attività connesse perché possono essere connesse dal punto di vista fisico, da quello funzionale o altro ancora. Specificare "connesse al culto" a nostro parere chiuderebbe la questione in modo preciso limitando l'obiettivo di questa legge agli edifici per il culto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Su questo aspetto importante del secondo articolo io ho presentato un emendamento che tende all'obiettivo che peraltro è anche raggiunto con l'emendamento del collega Chiezzi. Io vorrei renderlo ancora più certo: il collega Chiezzi ha indicato l'accettabilità di questa proposta qualora si parli di edifici di culto e le relative pertinenze destinate ad attività connesse al culto stesso.
Per avere il consenso più ampio possibile e fugare le preoccupazioni del collega Chiezzi, propongo, se il collega Nerviani e gli altri firmatari dell'emendamento lo concordano, di rafforzare il concetto parlando di pertinenze "strettamente destinate ad attività connesse al culto".
Ritengo sia una proposta accettabile perché eviterebbe interpretazioni molteplici di interventi. Rafforzare il concetto di pertinenze specificando che siano "strettamente" collegate a questa destinazione, serve a inquadrare meglio lo spirito dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino che illustra l'emendamento dallo stesso presentato, di cui do lettura: sopprimere nell'emendamento Nerviani le parole "destinate ad attività connesse".



MAJORINO Gaetano

Questo emendamento che sopprime le ultime quattro parole dell'emendamento dei Consiglieri Martinetti e Nerviani ha lo scopo di fermare l'articolo al punto in cui si interpreta il concetto di attrezzature di interesse comune di tipo religioso agli edifici di culto e relative pertinenze. In questa maniera, a mio avviso, non si complica il problema sotto il profilo interpretativo ai fini di individuare in sede di gestione della legge quali siano le pertinenze destinate alle attività connesse e nello stesso tempo si è coerenti con l'art. 21, punto 1) lettera b), della legge n. 56/77 che vuole essere interpretato da questo art. 2 così emendato. Siamo tutti d'accordo sugli edifici di culto e quindi ci si potrebbe fermare qui, perché come ho già avuto occasione di ricordare nel luglio scorso in sede di discussione generale sulla legge, le pertinenze sono quei beni mobili e immobili destinati in maniera permanente al servizio di un altro bene. E' un concetto tecnico-giuridico che risale al diritto romano, che ha avuto una sua elaborazione per ben duemila anni e sul quale concetto non ci sono dispute: la pertinenza segue necessariamente il principale. Quindi si può sostenere che ci si potrebbe fermare alle parole "agli edifici di culto"; in questo modo si dice una cosa esatta fondata, si possono aggiungere le pertinenze ad abbondanza se non ci si vuole fermare, perché conosciamo il concetto di pertinenza. Aggiungere l'espressione "destinate ad attività connesse" ci metterebbe, a mio avviso in un ginepraio, per meglio dire ci metterà, quando andrà gestita la legge in un ginepraio interpretativo perché non si capisce, per meglio dire è di difficile comprensione o per meglio dire ancora è di interpretazione molto soggettiva come individuare le attività connesse. Quindi, limitandosi agli edifici di culto e relative pertinenze si esprime un concetto valido e fondato e dal nostro punto di vista accettabile che non creerà complicazioni interpretative e questo è un aspetto molto importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, io credo sia necessario un chiarimento di fondo perché si danno interpretazioni diverse alle parole che sono contenute nella legge e se già nel momento in cui emaniamo una legge diamo delle interpretazioni diverse, io mi chiedo che cosa, in sede di pratica applicazione della legge, potrà succedere.
Mi pare di aver capito che le attività connesse agli edifici di culto debbono ritenersi tutte quelle attività che si definiscono di catechesi che io non sono in grado di stabilire fino a che punto si tratti di attività di catechesi, ma so per certo che si tratta di strutture che vanno al di là di quello che è l'edificio del culto e - come era detto nel testo precedente gli immobili facenti parte del sacro edificio. Ritengo debba trattarsi di un concetto più elastico e mi pare anche di avere inteso che con il suo emendamento il collega Tapparo facesse riferimento all'edificio di culto e quindi ritenesse attività connesse soltanto la sacrestia e l'alloggio del parroco. Sarebbe quindi opportuno chiarire questo aspetto in modo definitivo in maniera da trasferirlo nella legge affinché coloro che dovranno applicarla siano in grado di capire di che cosa parliamo, quali sono le strutture destinatarie di questa agevolazione. Ho paura altrimenti che ci si muova in una complessiva ambiguità, uno pensando una cosa, uno pensando a un'altra, varando di fatto una brutta legge.



PRESIDENTE

Il collega Ferrara ha posto una domanda che è molto pertinente, ma alla quale è molto difficile rispondere in maniera precisa, anche perché tale risposta potrebbe proiettarsi in un'angolazione che non coglie l'insieme di una espressione che può essere raccolta invece dalla legge. In qualità di Presidente del Consiglio non vorrei andare oltre, ma ho l'impressione che questa sia la difficoltà obiettiva di fronte alla quale si trova qualsiasi assemblea legislativa che ha il compito di trovare una sintesi che esprima i diversi stati d'animo e le varie sfaccettature che rappresentano l'espressione culturale di una comunità.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

E' il classico caso di quando si vuol fare un provvedimento per rispondere a tutto e si finisce invece con il rispondere a tutto e a niente. Se ci riferiamo agli edifici che hanno un valore storico ambientale e culturale è evidente che quando si parla di recupero siamo di fronte al fatto che c'è un corpo unico di molte realtà nel quale non ci pu essere che un recupero complessivo. Ci sono realtà in cui c'è la chiesa l'annesso oratorio, il salone parrocchiale, cioè un complesso e quindi è chiaro che in quel luogo si svolgono tutte le attività di catechesi. E' inevitabile quindi che questi debbano essere compresi, sarebbe difficile non farlo perché anche la parte che non riguarda la chiesa ha lo stesso valore storico-ambientale.
Se invece ci riferiamo alle nuove opere, qui casca l'asino, perché è chiaro che se parliamo delle attività di catechesi inevitabilmente si parla della struttura in quanto chiesa e degli edifici connessi che sono l'oratorio, il salone parrocchiale, le strutture per ospitare i gruppi di volontariato. Ecco perché insistevo nel proporre di limitare gli interventi dal punto di vista finanziario sul recupero. Se invece si amplia il discorso parlando di catechesi non può essere fatta distinzione tra la chiesa in quanto tale e le strutture ad essa connesse che fanno parte integrante delle attività di catechesi e di qualunque iniziativa di confessione religiosa seria e responsabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Reburdo che ha saputo individuare alcuni aspetti.
Visto che ci sono delle difficoltà di interpretazione di carattere generale e che è necessario fare una legge comprensibile, chiedo ai presentatori dell'emendamento se non sia più opportuno definire in modo puntuale quali sono le strutture che vengono inserite in questa legge anziché dare una definizione di carattere generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Sono d'accordo con l'impostazione tecnicamente corretta data dal collega Majorino. Per quanti sforzi facciamo per individuare una terminologia che delimiti e individui chiaramente quello che vogliamo dire credo che non riusciremo mai a trovare espressioni sufficientemente precise, delimitate e chiare che possano sostituire le espressioni che nella terminologia tecnico-giuridica sono ormai patrimonio consolidato.
Il collega Majorino ha già ricordato che la dizione "pertinenza" non ha un significato generico di uso comune, ma ha un significato tecnico giuridico consolidato, nel senso che sono ritenute "pertinenze" quegli edifici che sono posti a stretto, diretto ed esclusivo servizio dell'edificio principale.
Quindi, quando diciamo "edifici", perché il riferimento nella dizione così come è risultata è rispetto agli edifici e non alle attività individuiamo edifici destinati al culto e relative pertinenze. Usiamo una terminologia sotto il profilo giuridico corretta e sotto il profilo generale assolutamente precisa e non valicabile, perché non potranno essere ricompresi nella dizione "pertinenza" tutti gli edifici che indirettamente sono collegati al culto, ma che non sono posti a diretto servizio del culto. Le espressioni più brevi, ma più tecnicamente adeguate, sono quelle da adottare per non creare equivoci interpretativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, il problema difficile da risolvere deriva dal fatto che questa legge vuole collegare il contributo agli oneri di urbanizzazione. Tutti i problemi di interpretazione derivano da questa scelta che noi non condividiamo.
La dizione contenuta nel comma presentato dal collega Nerviani, letta senza collegarla agli articoli successivi della legge, sarebbe condivisibile. Infatti la legge urbanistica fa una separazione di merito fra le attrezzature di interesse comune di carattere religioso e gli edifici per il culto. Le attrezzature di interesse comune di carattere religioso da inserire nel Piano regolatore hanno un ambito più ampio dell'edificio per il culto che è inserito, solo esso, nelle opere di urbanizzazione secondaria. E' qui il nodo e il difetto di questa legge.
Nelle opere di urbanizzazione secondaria previste dalla legge sono inseriti gli edifici per il culto, ma non le attrezzature di interesse comune di carattere religioso. Non mi formalizzerei sull'estensione di queste attrezzature di interesse comune di carattere religioso; personalmente potrei anche largheggiare purché questo non significhi trasformare queste attrezzature di interesse comune in opere di urbanizzazione secondaria come è previsto invece dal secondo comma.
La discussione diventa dura su questo primo punto, per il fatto che questa legge confonde le pere con le mele. Questo è il difetto. Se l'impianto della legge rimane questo, il primo comma (non per cosa dice perché per me definire in quel modo le opere di interesse comune di carattere religioso va bene) deve essere riferito sin d'ora ai soli edifici per il culto. Una soluzione sarebbe di parlare di edifici per il culto l'altra soluzione - come proposto dal mio Gruppo - è di non lasciare la dizione "relative pertinenze", ma precisare che queste pertinenze devono essere collegate al culto. E' un elemento di chiarezza per i Comuni che esplicita che questa legge si rivolge agli edifici per il culto e ad attività strettamente connesse al culto. Le "relative pertinenze" portano molto lontano, è una formulazione troppo generica se collegata al secondo comma e soprattutto agli altri articoli, dove si afferma che negli oneri di urbanizzazione secondaria sono comprese tutte queste attrezzature. Se i Comuni facessero il conteggio di queste attrezzature ci sarebbe anche un incremento degli oneri di urbanizzazione secondaria a carico degli operatori. Questo è l'elemento di confusione che bisogna assolutamente superare. Chiedo che si precisi questo aspetto. Non è detto che il nostro emendamento sia il migliore, però ci sembra preferibile alla dizione "le relative pertinenze", troppo generica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come presentatori della proposta di legge, abbiamo meno preoccupazioni di coloro che hanno presentato emendamenti al nostro emendamento.
Sull'intervento del collega Chiezzi dovrei fare qualche ulteriore osservazione. Quando si è scelta la denominazione di "edifici di culto" nel momento in cui si è modificata nel 1984 la legge n. 56/77 credo, avendo letto il dibattito che si è svolto allora in Consiglio regionale, che si fosse usato quel termine riferendosi alle attrezzature religiose e non esclusivamente all'edificio fisico in cui tradizionalmente i cristiani pregano e altri credenti si riuniscono per innalzare inni al Signore o per ascoltare le prediche, le parole del pastore, del rappresentante della Chiesa, perché l'attrezzatura di tipo comune religiosa deve, per essere accolta nelle opere di urbanizzazione, avere una funzione sociale più ampia di quella che può essere vista nell'esclusivo edificio fisico del culto.
Lascerei da parte questa argomentazione e anche questa preoccupazione per dire che noi siamo disponibili ad accettare sia la proposta Majorino che limita il comma alle parole "e le relative pertinenze" e la proposta correttiva nostra che proviene sostanzialmente dal Gruppo comunista con ulteriori precisazioni del collega Tapparo. Quindi non ne facciamo una questione, conché per onestà si dica che per "pertinenze", al di là della lettura giuridica precisa che hanno fatto i colleghi Majorino e Santoni, si intenda l'abitazione del ministro del culto e i locali per lo svolgimento dell'attività di catechesi, di riunioni. Noi intendiamo mantenere fede alle parole che abbiamo dato. Se volete specificare "le relative pertinenze" con le parole che seguono, va bene. In questo particolare articolo, ricerchiamo la massima unità e intesa del Consiglio regionale.
Quindi la proposta del collega Chiezzi, anche se in alcuni aspetti è pleonastica, se è ulteriormente arricchita dall'osservazione del collega Tapparo, ci va bene così. Non abbiamo niente da nascondere, nessuna furbizia da attuare. Così come nelle scuole è prevista l'abitazione del custode, qui c'è quella del parroco.



(Commenti del Consigliere Reburdo)



NERVIANI Enrico

Mi auguro, collega Reburdo, che i musulmani ci possano entrare, non abbiamo alcuna incompatibilità sul piano culturale con i musulmani, te lo assicuro, vogliamo che ci sia il quadro legislativo complessivo che consenta un inserimento anche di queste comunità.
Signor Presidente, noi siamo quindi disposti a modificare il nostro emendamento, a presentarne uno conclusivo che assorba tutti gli altri accogliendo, tanto per intenderci, la proposta che recita: "e le relative pertinenze destinate ad attività connesse al culto stesso". Il collega Tapparo ha proposto di aggiungere anche il termine "strettamente": io credo veramente che sia molto pleonastico, però se è una preoccupazione aggiungiamo anche questa parola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Collega Nerviani, siccome il dubbio potrebbe apparire sull'attività connessa e il collega Majorino ha puntualizzato come "la pertinenza" viene intesa nel Codice Civile, io propongo: "pertinenza destinata al culto" cioè: "gli edifici di culto e le relative pertinenze destinate al culto stesso" e togliamo questa ombra che potrebbe emergere con le attività connesse.
Il collega Nerviani ha accettato anche di chiudere l'emendamento dopo "pertinenze" e questo credo che sia un'enfatizzazione, un qualcosa detto ad abundantiam che è di destinazione al culto.
Vorrei sentire cosa ne pensa il collega Majorino, dato che lui ha evidenziato la valenza del concetto di pertinenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo precisare che la lettera e lo spirito del mio emendamento è nel senso di pertinenze che devono necessariamente intendersi come pertinenze destinate al culto. Quanto dice il collega Tapparo mi va benissimo perché serve ancora una volta a rafforzare il concetto del mio emendamento. Su "gli edifici di culto" siamo tutti d'accordo, possiamo anche scrivere per precisarlo maggiormente "relative pertinenze" che devono intendersi nello spirito e nella lettera "pertinenze destinate al culto". In questo senso formalizzo e perfeziono il mio emendamento scrivendo "gli edifici di culto e le relative pertinenze destinate al culto", così non ci saranno più dubbi interpretativi e in sede di gestione della legge non si potrà uscire da questo seminato e da questi limiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Faccio una breve precisazione. Credo che anziché avviarci verso una soluzione positiva, ci stiamo avviando verso una soluzione negativa e ambigua. Dagli interventi svolti ognuno dice una cosa diversa.
L'intervento che ha fatto il Consigliere Nerviani è di una chiarezza e puntualità assoluta, perché ha detto che intende tutta una serie di attività non solo quella di culto in senso stretto. Qualcun altro intende esclusivamente le attività di culto. Se non si chiarisce questo punto faremo una pessima legge che non individua con precisione i destinatari della stessa. Ritengo quindi opportuno fare un approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Ho apprezzato quanto ha detto il Consigliere Nerviani circa l'esistenza di una comunanza d'intenti, relativamente ad una stesura non estensiva della norma in esame, restringendo la casistica alle attività indispensabili per l'esercizio del culto. Se è veramente questo l'intendimento del Gruppo democristiano credo sia possibile individuare delle dizioni che restringano, nella futura fase attuativa, l'area delle possibili interpretazioni dissonanti con gli intendimenti di questa assemblea legislativa.
A tale riguardo proporrei che si scrivesse: "pertinenze strettamente funzionali all'esercizio del culto", essendo evidente che le strutture necessarie all'esercizio della catechesi sono comprese in questa più puntuale definizione della norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, chiedo una breve sospensione per poter definire formalmente l'articolo.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,02, riprende alle ore 13,07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Proponiamo questa dizione: "sono attrezzature di interesse comune di tipo religioso gli edifici di culto e le pertinenze funzionali all'esercizio del culto stesso".



PRESIDENTE

Viene ritirato l'emendamento del Consigliere Chiezzi, mentre quello del Consigliere Majorino viene mantenuto.
Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 16 contrari e 13 astensioni.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Valeri ed altri all'emendamento Nerviani, il cui testo recita: sostituire le parole dopo "di culto" con "e le pertinenze funzionali all'esercizio del culto stesso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, ho alcune riserve rispetto a questo emendamento perché ho la profonda convinzione che si diano significati diversi da parte di alcuni Consiglieri presenti in quest'aula. Pertanto, rispetto a questa ambiguità il Gruppo repubblicano si astiene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Ci asteniamo in quanto rimane oscuro, sotto il profilo interpretativo il concetto di "pertinenze funzionali". Mentre pertinenze, esercizio del culto, edifici del culto, sono parole che hanno un preciso significato nell'ambito delle pertinenze individuare quali sono o possono essere quelle "funzionali" nell'esercizio del culto è una parola oscura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, il dibattito su questo punto è stato lungo e vi è stato anche un confronto politico. E' ammissibile che anche in base a questo confronto non tutti i dubbi possano essere stati rimossi. Chiedo al collega Ferrara se c'è una proposta alternativa a questo emendamento all'emendamento, altrimenti il confronto politico diventa difficile.
Infatti se da parte di una forza politica si dice soltanto, dopo circa un'ora di discussione, che non si è convinti di un testo senza proporne un altro, si mette in difficoltà tutti. Confrontiamoci sui testi, ne sono stati presentati due o tre, se ce n'è un quarto esaminiamolo, altrimenti il confronto politico diventa molto impacciato ed imbarazzante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

L'invito del collega Chiezzi ritenevo di averlo già esplicitato nel mio intervento generale dicendo che dovremmo tornare all'articolo originario del testo di legge, lasciando invariato il punto a), mentre al punto b) "immobili facenti parte del sacro edificio nei limiti delle necessità abitative dei ministri del culto e del personale di servizio", si dovrebbero individuare in modo puntuale le strutture che beneficeranno di questa legge: gli edifici per il culto e le abitazioni del personale e dei ministri del culto e basta. Non andiamo in una situazione che molto bene il collega Reburdo, con maggiore competenza e capacità, aveva individuato come attività di catechesi locali ricreativi, saloni di ricevimento e via dicendo. Forse altri diranno che l'attività di catechesi è molto meno.
Credo comunque che debba essere esclusa dicendo soltanto "gli edifici del culto e le pertinenze".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La dichiarazione del collega Ferrara fa seguito ad una richiesta precisa di un Gruppo politico di esplicitare in modo chiaro una proposta alternativa. Il Consigliere Ferrara l'ha esplicitata, se formalizzerà l'emendamento il Gruppo comunista lo voterà. Prego pertanto il Consigliere Ferrara di avanzare la proposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento all'emendamento all'art. 2 presentato dai Consiglieri Valeri ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 3 contrari e 6 astensioni.
Pongo quindi in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Nerviani così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 21 voti favorevoli, 5 contrari e 13 astensioni.
Passiamo ora all'esame del seguente emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al secondo comma, le parole "le attrezzature di cui al precedente comma" sono sostituite dalle parole "gli edifici per il culto".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Illustro questo emendamento che va al cuore del problema. Avevo detto in precedenza che forse era pleonastica la discussione sul primo comma e su cosa si dovesse intendere per attrezzature di interesse comune e che per quella dicitura poteva essere tollerabile anche uno spettro più ampio.
I problemi nascono dal fatto che questo secondo comma prevede che le attrezzature di interesse comune diventino opere di urbanizzazione secondaria. L'emendamento afferma che le opere di urbanizzazione secondaria sono gli edifici per il culto, così come scritto sulla legge regionale urbanistica n. 56/77. Noi non possiamo, colleghi, variare la legge urbanistica in questo modo, sono fatti molto delicati e complessi.
La legge urbanistica separa le attrezzature di interesse religioso dagli edifici per il culto; noi non possiamo fare altro, a meno di non imbastire una discussione di revisione della legge urbanistica su questo tema specifico. Dobbiamo garantire il rispetto della legge, non possiamo affermare che le opere di urbanizzazione secondaria di punto in bianco diventano altre cose rispetto a quelle previste dall'art. 51 della legge n.
56/77.
Quindi questo emendamento ripristina una condizione di chiarezza dal punto di vista urbanistico e di correttezza amministrativa, nel senso che se si vogliono cambiare le norme urbanistiche, si faccia una discussione ad hoc.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Non ritengo motivata la preoccupazione del collega Chiezzi, o meglio la ritengo esagerata in quanto qui si parla delle attrezzature di cui si è fatto menzione sopra e che abbiamo opportunamente specificato definendole "pertinenze funzionali all'esercizio del culto stesso".
Per continuare nella chiarezza che abbiamo cercato di avere nell'illustrazione della nostra posizione relativa al punto precedente, noi riteniamo che sia l'edificio in quanto tale, sia le sue pertinenze, sono attrezzature comuni di tipo religioso. Non capisco quindi la distinzione per la quale sarebbero destinatari di eventuali proventi dagli oneri di urbanizzazione solo le strutture religiose destinate al culto e non le relative pertinenze che abbiamo riconosciuto in termini chiari nel comma precedente. Andremo ulteriormente a ridurre il campo di azione. Teniamo conto anche del fatto che nel prosieguo della legge noi decidiamo di chiedere ai Comuni di elaborare un programma in ordine a questi interventi.
I Comuni destineranno quanto riterranno opportuno all'edificio di culto o alle pertinenze, o in termine sovrabbondante l'edificio di culto strettamente inteso e niente alle pertinenze. Saranno quindi i Comuni a decidere purché in via pregiudiziale non ci sia l'esclusione dalle opere di urbanizzazione (non già il cinematografo e tutte le altre strutture che sono state giustamente contestate) delle pertinenze collegate agli edifici di culto.
Abbiamo ristretto il campo, ma adesso così ristretto riteniamolo tutto degno di essere considerato opera di urbanizzazione.
Ritengo che questo ragionamento sia facilmente comprensibile ed anche obiettivamente accettabile da parte dell'opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Devo dire che a me sembra un falso problema, perché se ho ben capito il Consigliere Chiezzi vuole distinguere, per quanto riguarda l'individuazione ex art. 51 della legge n. 56/77, l'edificio strettamente destinato al culto, cioè la chiesa, tanto per esemplificare, con le pertinenze che sono state individuate al comma precedente. Mi sembra un falso problema, perch l'art. 51, oltre alla lettera m) che individua gli edifici di culto, ha anche una lettera n) che individua i centri sociali e via dicendo; ho quindi l'impressione che se noi escludessimo, per esempio, i locali destinati alla catechesi, questi rientrerebbero comunque sotto il profilo della lettera n). La lettera n) dell'art. 51 della L.R. n. 56/77 dice testualmente: "Centri sociali, civili, attrezzature pubbliche, culturali sanitarie, annonarie e sportive". Mi sembra quindi arduo dire che il centro sociale non connesso all'attività di culto rientri in questa previsione e i luoghi di catechesi, che sono sostanzialmente la stessa cosa, non rientrino.
E' per questa ragione che dico che si tratta di un falso problema, è soltanto un'esplicitazione, forse in un punto non idoneo, ma che nella sostanza delle cose non muta la valutazione e quindi la possibilità di qualificazione come opera di urbanizzazione secondaria. A me sembra una forzatura anche alla luce delle indicazioni della legge n. 56/77.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, la questione non è irrilevante. Il problema è questo: in astratto è vero che la legge urbanistica prevede come opere di urbanizzazione secondaria tutta una serie di attrezzature; il nodo è che noi con questa legge decidiamo di utilizzare dei finanziamenti e di stornarli per uno solo di questi tipi di opere di urbanizzazione secondaria. Questo è il dibattito che abbiamo fatto la scorsa volta nel corso del quale dicemmo che eravamo anche disponibili a esaminare questo aspetto, ma non per un solo soggetto privato e non per un solo tipo di opera di urbanizzazione secondaria. Facciamo una ripartizione per tutte le opere di urbanizzazione secondaria! Dato che questa proposta di legge invece privilegia un solo tipo di attrezzature con i conseguenti referenti di carattere amministrativo, riferirsi esclusivamente alla lettera m) edificio per il culto, è appena doveroso. Dal momento che quella che stiamo esaminando è una legge di finanziamento, con la quale non si fa urbanistica, se volete finanziare con gli oneri di urbanizzazione degli interventi, questi devono riferirsi all'edificio per il culto; altrimenti la contraddizione e forse anche la legittimità di attuare la legge n. 56 solo per parti e per soggetti potrebbe essere ancora più grave.



PRESIDENTE

La parola nuovamente al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Forse non ho capito io, ma a me sembra che il discorso che fa il collega Chiezzi sia già presente in altri articoli, mi riferisco alla parte relativa al finanziamento. Ritengo invece che questo comma confermi un'altra cosa e cioè la qualificazione di opera di urbanizzazione secondaria riferita a questo tipo, non riguarda il finanziamento, che c'è già.



CHIEZZI Giuseppe

Non possiamo leggere la legge a un comma per volta. Anche nella discussione precedente sul primo comma dell'art. 2 si era detto che poteva anche andar bene così come era scritto di per sé, ma non andava bene all'interno dei collegamenti che aveva con la legge. Questa legge separa le opere di urbanizzazione che non sono edifici per il culto.



SANTONI Fernando

Ma sono già normati dall'art. 51, lettera n), della legge n. 56/77!



CHIEZZI Giuseppe

Ma non norma questa legge. Bisogna allora fare una legge di finanziamento di tutte le opere di urbanizzazione secondaria! Oppure limitarsi agli edifici per il culto.



SANTONI Fernando

Ma questo è già fatto nell'altra parte dell'art. 2 laddove si dice che agli effetti dell'art. 3 sono individuate le pertinenze, non lo si fa con questo comma!



CHIEZZI Giuseppe

Legga il primo comma dell'art. 4, collega Santoni, dove c'è scritto che su tutte queste opere si danno i finanziamenti. Noi dobbiamo limitarci agli edifici per il culto!



SANTONI Fernando

Non ci capiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco che forse può dare un contributo a chiarire la questione.



PICCO Giovanni

Io non vorrei che si cominciasse l'esegesi delle definizioni in ordine a contenuti che sono ampiamente descritti nella legislazione nazionale ed anche in parte nella legislazione regionale. Il concetto di opera di urbanizzazione, lo ricordo al collega Chiezzi, non è da vedersi astrattamente e parzialmente solo rispetto al contenuto di questa legge che, vedi caso, integra le provvidenze di finanziamenti che si potrebbero attivare per la realizzazione delle opere stesse con una destinazione peraltro parziale e assai limitata, di risorse che derivano dagli oneri di urbanizzazione. Il problema del finanziamento delle opere di urbanizzazione è ben più ampio: investe le urbanizzazioni primarie con una specifica attribuzione di responsabilità ai soggetti attuatori delle trasformazioni urbanistiche (anche all'art. 45 della legge n. 56/77 è richiamato questo obbligo) e investe tutto il discorso relativo all'onerosità delle concessioni. Quindi il problema che qui affrontiamo è di destinazione di risorse pubbliche, perché tali sono nella misura in cui passano dai privati al Comune, per una finalizzazione che non è ad attrezzature che sono nell'alveo e nella sfera del privato con utilizzazioni speculative nell'ambito del reddito, ma ad attrezzature sì private che sono nell'alveo delle urbanizzazioni secondarie in quanto finalizzate a produrre effetti di servizio sociale, non effetti di reddito e di speculazione pubblica! Se il collega Chiezzi non coglie questo debbo davvero dispiacermene perch l'invocare a tutti gli effetti l'urbanizzazione secondaria invoca a tutti gli effetti la filosofia portante di questo provvedimento. Si tratta di destinare risorse pubbliche a finalità di costruzione di attività che non sono pubbliche in quanto tali, ma che rientrano nelle finalità pubbliche in quanto sono dichiarate a tutti gli effetti urbanizzazioni secondarie.
Altrimenti non capiremmo più perché dovremmo accanirci anche rispetto alle definizioni di edificio di culto con pertinenze o non pertinenze. Il complesso di queste attrezzature legittima ai fini della legislazione nazionale la destinazione di risorse che sono pubbliche pur rimanendo private ed in questo escludiamo i conventi che hanno una finalità di culto in quanto tale, come escludiamo tutti i centri studi che realizzano finalità anche di culto, occulto o non occulto, ma che comunque non rientrano nelle finalità di questo provvedimento.
Evitiamo quindi questa pretestuosità! Qui si tratta di dichiarare queste attrezzature, come è detto esplicitamente nel provvedimento, "opere di urbanizzazione secondaria" a tutti gli effetti che sono precipuamente quelle dell'orientamento di risorse che passano dalla mano privata alla mano pubblica la quale le riversa in specifico su attività private che potrebbero anche essere pubbliche perché in molti casi le chiese sono costruite su aree del Comune o con asservimento ad uso pubblico. Si tratta di destinarle ad attrezzature che comunque operano nella sfera delle finalità pubbliche e in quanto tale si giustifica il provvedimento stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, non entro nel merito di queste disquisizioni tra urbanisti. Sto parlando di un emendamento che non ho ancora letto, però ne ho capito lo spirito e penso quindi di potermi collocare. Delle due l'una o con questo emendamento rafforziamo un concetto privilegiando certe opere di urbanizzazione secondaria rispetto ad una situazione che prima non esisteva (in questo caso avrebbe senso quanto diceva il collega Chiezzi) oppure non si dice nulla, cioè è puramente irrilevante l'affermazione che queste opere sono di urbanizzazione secondaria, perché questa caratterizzazione è già prevista da altra legge. Non avrebbe significato confermare che si tratta di opere di urbanizzazione secondaria, perché lo dice già la legge n. 56/77. Mi pare che questo comma sia irrilevante e non determini nulla di nuovo se qualcosa di nuovo voleva determinare.
L'emendamento del collega Chiezzi ha lo stesso significato perch riconferma che gli edifici di culto sono opere di urbanizzazione secondaria. E' inutile riscriverlo perché è già previsto nella legge n.
56/77, come non ha assolutamente senso riprendere la parte relativa alle pertinenze, perché anch'essa è già compresa nelle opere di urbanizzazione secondaria.
Un elemento di chiarezza rispetto alle leggi e alle norme in generale sarebbe quello di abrogare completamente il secondo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei svolgere alcune considerazioni a sostegno della mia tesi. Con il secondo comma si fanno affermazioni in contrasto con la legge urbanistica.
Il comma proposto dalla legge cita in modo esplicito la lettera m) dell'art. 51 della L.R. n. 56/77 relativa alle opere di urbanizzazione secondaria. La lettera m) dice: edifici per il culto. La legge che stiamo esaminando dice invece che quella lettera m) non è più "edifici per il culto", ma quanto avete scritto al primo comma. Questo non può essere fatto sul piano logico e neppure sul piano politico perché è una modifica impropria alla legge urbanistica. E' inopportuno dal punto di vista politico in quanto si introduce un finanziamento a centri sociali di un certo tipo e non di altri. Non possiamo dire che la lettera m) dell'art.
51 della L.R. n. 56/77 comprende attrezzature diverse dagli edifici per il culto, perché la legge n. n. 56/77 è scritta così! C'è un contrasto di legge preciso. Quella opera di urbanizzazione secondaria è definita "edifici per il culto". Volete definire altre opere di urbanizzazione secondaria? Citate le lettere che volete, ma non potete scrivere questo.
Riproponiamo il nostro emendamento, ma se il collega Ferrara ne propone un altro che cancella tutto, voteremo il suo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Cominciamo ad avere le idee confuse. Ritengo che quand'anche fosse come vede il collega Chiezzi una modifica, sarebbe ampiamente motivata e tanto più facile da accettare in quanto riferendosi al comma precedente riduce il campo agli edifici per il culto e alle loro pertinenze funzionalmente connesse.
Collega Chiezzi, credo sia poco comprensibile questo atteggiamento preclusivo, per il quale tutti gli altri servizi dovrebbero essere ugualmente interessati dalla nostra iniziativa di normazione e che bisognerebbe rinviare questo argomento a quando la normazione sarà perfezionata, proponibile ed approvata. Vorrei che il collega Chiezzi rileggesse in termini neutrali gli atti del dibattito sull'art. 51 della legge n. 56/77 per scoprire nella ratio della legge la volontà di estrapolare questa specifica necessità (che non è presente solo in Piemonte, ma in tutta Italia) per renderla destinataria di un interesse che tutte le altre opere di urbanizzazione hanno e che questa, essendo riconosciuta tale, non ha. Gli altri soggetti interessati ad opere di urbanizzazione di fatto sono i Comuni e gli enti pubblici. Se sono dei privati il Comune stabilisce convenzioni dirette con questi e, se ammesso dalla legge n. 56/77, la loro richiesta viene inserita nel programma di iniziativa del Comune. Soltanto per le chiese non c'è alcun soggetto che può essere assimilato alle confessioni religiose o comunque ai soggetti che stiamo esaminando in questa circostanza.
Forse sarebbe ancora il caso di ricordare - come ha detto il collega Picco - che queste non sono attrezzature private, ma destinate al servizio pubblico, aperte, non limitabili ai cittadini che vogliono fruirne, pur accettando le norme che ciascuna di queste attrezzature si è data o ad essa è stata data dai soggetti che la dirigono. Ricordo inoltre che vi è la legge statale n. 222 del 20/5/1985, alla quale dobbiamo pur fare riferimento, che dice: "Gli impegni finanziari per la costruzione di edifici di culto e delle pertinenti opere parrocchiali sono determinati dalle autorità civili competenti secondo le disposizioni delle leggi n. 865 e n. 10" che sono le leggi specifiche relative agli oneri di urbanizzazione. Ma c'è un passo che dovrebbe tranquillizzare il collega Chiezzi: "Gli edifici di culto e le pertinenti opere parrocchiali di cui al primo comma, costruiti con contributi regionali e comunali, non possono essere sottratti alla loro destinazione neppure per effetto di alienazione se non sono decorsi venti anni dall'erogazione del contributo". Voglio dire che c'è anche una previsione nel senso che indichiamo noi e c'è la raccomandazione di utilizzare quegli oneri anche per queste finalità.
Quindi ci sentiamo, e nel piano dello spirito generale e nel piano della normativa nazionale e nella continuità della legge n. 56/77 e nella obiettiva realtà sociale in cui viviamo, ampiamente confortati nel sostenere la coerenza di questo comma che forse è persino pleonastico, ma che noi intendiamo sostenere e ribadire con il comma precedente.
Pertanto, signor Presidente, noi riteniamo di mantenere il testo così come è formulato nella nostra proposta di legge.



PRESIDENTE

Comunico che il Consigliere Ferrara ha presentato un emendamento abrogativo del secondo comma dell'art. 2.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo voterà a favore dell'emendamento soppressivo presentato dal collega Ferrara, in quanto il testo del secondo comma, così come è stato proposto dalla maggioranza ed è stato licenziato, non è altro che un'interpretazione antiletterale della lettera m) dell'art. 51 della legge urbanistica regionale. Infatti l'art. 51, lettera m), non viene toccato, né poteva esserlo, ma si dice che in relazione al disposto dell'art. 51, punto 2 lettera m), laddove si indicano puramente e semplicemente gli edifici per il culto come opere di urbanizzazione secondaria, le attrezzature di cui al precedente comma, cioè a dire gli edifici per il culto più le pertinenze con quella specificazione che è stata approvata, costituiscono opere di urbanizzazione secondaria.
Quindi, si interpreta in maniera decisamente antiletterale la lettera m) dell'art. 51, punto 2, della L.R. n. 56/77, il che, anche sotto il profilo della legittimità, non può essere assolutamente consentito.
Ma c'è di più! A parte questa considerazione, che a mio avviso è assorbente e preliminare ad ogni altra, qualora venisse approvato questo secondo comma si verificherebbe che le pertinenze vengono ad essere privilegiate rispetto ai soggetti indicati nella lettera n). Come già ho avuto occasione di dire espressamente nel mese di luglio in sede di discussione generale, questa è una sorta di legge speciale la quale pone in una posizione di privilegio gli edifici per il culto rispetto agli altri soggetti indicati nell'art. 51, punto 2, lettera n). Nell'ambito di questa legge speciale, non solo gli edifici per il culto, ma anche i centri sociali, civili, le attrezzature pubbliche, culturali, sanitarie, annonarie e sportive, indicati nella legge urbanistica, verrebbero, attraverso l'approvazione di questo comma, a trovarsi in una situazione di serie B rispetto alle pertinenze o attrezzature religiose che dir si voglia di cui a questa legge.
Ultimo argomento (ma di contorno rispetto a quello principale dell'interpretazione non consentita e antiletterale della legge urbanistica) è che questa legge in definitiva ha, nella sua parte principale, lo scopo di consentire questi prelievi nell'ambito dei contributi per le opere di urbanizzazione a favore degli edifici per il culto e in questa maniera si pretende di modificare la legge urbanistica.
Quindi, anche sotto questo profilo non può essere approvato questo secondo comma, e l'emendamento soppressivo ritengo sia la via più semplice e lineare per lasciare immutata la legge urbanistica senza altre complicanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi ci asterremo sull'emendamento Ferrara e spiego subito il perché. Avrebbero forse ragione i Consiglieri Majorino e Chiezzi se il testo dell'art. 2 fosse rimasto quello originario, cioè se fossero rimaste le lettere a), b) e c) perché effettivamente c'era un'estensione laddove si citavano "gli immobili adibiti all'esercizio pastorale e ad attività educative". Ma dal momento che noi abbiamo riportato tutta l'elencazione di cui alle ex lettere a), b) e c) alla semplice dizione "edifici di culto e pertinenze funzionali all'esercizio del culto" mi sembra che abbiamo riportato assolutamente la individuazione nei termini che la lettera m) non poteva scavalcare. Quando la lettera m) dell'art. 51 della legge 56/77 parla di edifici per il culto mi sembra che non possa intendere esclusivamente l'area strettamente destinata alla celebrazione della funzione religiosa, ma certamente anche quelle parti di immobili o immobili circostanti che sono considerate pertinenze. Il collega Majorino non potrà negare che quando si fa riferimento a un edificio - questo in termini di legge urbanistica o in generale di Codice Civile - si fa riferimento all'edificio e alle sue strette pertinenze, non soltanto al corpo o all'area strettamente destinata alla funzione principale. Quando parliamo per esempio di edificio pubblico penso che nessuno contesti che si parli degli uffici e magari anche dei garage sottostanti che fanno parte della pubblica funzione, ma che sono una tipica pertinenza dell'edificio. Quindi, a me sembra che in questa dizione non si vada a correre il rischio che è stato lamentato perché, se volete in questi termini è stato interpretato, il comma è addirittura pleonastico.
Per questi motivi ci asteniamo sull'emendamento proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, l'intervento svolto dal collega Santoni ha precisato, anche se siamo al limite della corretta interpretazione, il rapporto con la legge n. 56/77. Avendo tolto i punti a), b) e c), previsti nella prima stesura dell'art. 2, e parlando quindi di pertinenze nei termini illustrati poc'anzi dal collega Santoni, possiamo ritenere agibile la formulazione che ne è risultata, per cui anche il Gruppo socialista si asterrà sull'emendamento proposto dal collega Ferrara.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ferrara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli, 5 contrari e 23 astensioni.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Pongo infine in votazione il seguente emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al secondo comma, le parole "ad ogni effetto" sono soppresse.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 29 contrari.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si conclude a questo punto la prima parte dei lavori del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,10, riprende alle ore 15,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 315.
ART. 3 - Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: il titolo dell'art. 3 "Aree destinate alle attrezzature religiose" è sostituito con "Aree destinate ad edifici per il culto".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

E' altrettanto chiara la nostra posizione di mantenere il titolo così come è stato formulato; se qualche dubbio poteva sussistere per quanto riguardava la denominazione degli articoli precedenti, non mi pare che vi siano dubbi in questa particolare situazione in quanto si tratta di definire le aree. In questo caso le aree da definire debbono comprendere le attrezzature religiose in senso esteso. Quando si costruisce una scuola materna non si pensa soltanto all'edificio in cui i bambini si ritrovano ma si pensa a quanto è necessario per l'attività principale che si sviluppa all'interno della scuola materna in cui si svolgono gli insegnamenti.
Quindi non capisco l'opposizione ad una titolazione di questo tipo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 22 contrari e 4 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: l'art. 3 è sostituito dal seguente, che diventa il nuovo art. 2: "Le confessioni religiose possono avanzare al Comune, in fase di formazione e revisione degli strumenti urbanistici generali, le richieste di individuazione delle aree destinate ad edifici per il culto nell'ambito della dotazione complessiva di attrezzature per interesse comune assicurate ai sensi dell'art. 21, punto 10, L.R. n. 56/77.
Il Consiglio comunale decide con delibera motivata l'accoglimento o la reiezione delle richieste di cui al comma precedente".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Abbiamo presentato l'emendamento durante la scorsa seduta e lo manteniamo nonostante la presentazione, da parte del Consigliere Nerviani ed altri, di un nuovo art. 3. Spiego brevemente il motivo per il quale confermiamo la nostra dizione: la riteniamo preferibile in quanto ci sembra che in modo più chiaro e preciso metta in luce la reciproca autonomia nella quale deve essere trattata questa materia. Nel nostro articolo c'è scritto che le confessioni religiose possono avanzare al Comune le loro richieste quindi c'è una riproposizione di una libertà di iniziativa da parte delle confessioni religiose.
E' scritto poi con chiarezza che rimane ferma la possibilità del Comune di accogliere o respingere queste richieste fatte dalle confessioni religiose. Teniamo presente che le scelte urbanistiche sono un potere proprio del Comune. Può anche darsi che di fronte ad istanze che provengono da confessioni religiose ci possa essere un contrasto urbanistico nel merito della localizzazione richiesta.
L'art. 3 proposto dal collega Nerviani ed altri è meno chiaro e pu consentire una certa meccanicità tra l'istanza proposta dalla confessione religiosa e l'assegnazione di queste stesse aree specificatamente individuate sul Piano regolatore. Ci pare un elemento di poca chiarezza. La legge urbanistica è chiara, queste aree di attrezzature di interesse religioso devono trovare posto nel Piano regolatore, ma ci sembra giusto mantenere distinzione dei ruoli e libertà per il Comune di colloquiare con queste richieste, non di accettarle supinamente.



PRESIDENTE

Do lettura dell'emendamento presentato dal Consigliere Nerviani: l'art. 3 è sostituito dal seguente: "In fase di formazione e revisione degli strumenti urbanistici generali, le aree destinate ad accogliere le attrezzature religiose sono specificamente individuate, sulla base delle esigenze locali e delle istanze avanzate dalle confessioni religiose, nell'ambito della dotazione complessiva di attrezzature per interesse comune assicurate ai sensi dell'art. 21, punto 1), lettera b), della L.R. 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni.
Le aree di cui sopra sono assegnate, con deliberazione motivata del Consiglio comunale, alle varie confessioni religiose, in relazione alla loro consistenza".
La parola al Consigliere Nerviani per l'illustrazione dell'emendamento.



NERVIANI Enrico

Intervengo per dovere di confronto democratico perché l'articolo è molto chiaro. Vorrei tuttavia ricordare che si è giunti a questa formulazione attraverso numerosi passaggi che prevedevano un vincolo molto più specifico per il Comune, addirittura un numero di metri quadri. Per trovare un'intesa che di fatto in questo momento è nell'aria, abbiamo formulato l'articolo come appare nel testo.
Il collega Chiezzi sostiene che le confessioni religiose possono presentare istanze, ma questa autorizzazione alla presentazione di istanze da parte delle confessioni religiose mi pare un eccesso di concessionismo che non dovrebbe essere presente da nessuna parte, tanto meno in questa legge. Noi diciamo che i Comuni, nel momento in cui predispongono gli strumenti urbanistici o li sottopongono a revisione, tengono conto delle istanze autonomamente individuate dai singoli Comuni e delle richieste avanzate dalle confessioni religiose e in termini assolutamente autonomi peraltro non potrebbe essere diversamente stabiliscono come, dove e se fatti salvi gli obblighi che derivano da altre leggi, individuare aree destinate ad attrezzature religiose.
Questo dato mi pare assolutamente chiaro: diritto delle confessioni di presentare istanze e libertà e piena autonomia dei Comuni di individuare nell'ambito degli obblighi delle leggi, eventuali istanze che non fossero avanzate attraverso domande formali.
Quindi, da parte nostra almeno, riteniamo che questa formulazione possa essere mantenuta e che possa valere almeno tanto quanto quella proposta dal collega Chiezzi e dal suo Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La demarcazione tra i due emendamenti è sottile. Siccome però entrambi gli emendamenti hanno una loro fisionomia, a me pare di dover cogliere che in definitiva l'emendamento Chiezzi si colloca in quella che è l'ottica di questo disegno di legge. Cioè a dire: noi abbiamo colto - e penso che questo sia un dato di fatto non contestabile - che questo disegno di legge tende a privilegiare gli edifici di culto rispetto agli altri soggetti indicati sotto il titolo "opere di urbanizzazione secondaria" e allora se gli edifici di culto vengono, attraverso questa legge, ad avere una sorta di privilegio, se questo è il fine del disegno di legge, tanto vale che abbiano una preminenza nel collocarsi in questa fase di formazione e revisione degli strumenti urbanistici generali e che quindi abbiano maggior rilievo gli edifici per il culto. In sostanza le confessioni religiose che stanno alle loro spalle avanzano al Comune le loro istanze e quanto ritengono opportuno di segnalare in questa sede di formazione dello strumento urbanistico. Con l'emendamento Chiezzi si mette in evidenza questa istanza, questa legittimazione ad intervenire in fase di formazione rispetto invece all'altro testo in cui si parla anche delle esigenze delle confessioni religiose, ma in maniera più subordinata e sfumata. Mi pare quindi che si inquadra meglio, al punto in cui siamo nello spirito della legge, l'emendamento Chiezzi al quale noi siamo favorevoli.
C'è poi un'altra osservazione di fondo che ci lascia perplessi nell'emendamento Nerviani, laddove si dice che "il Consiglio comunale decide tenuta presente la consistenza delle varie confessioni religiose".
Qui torniamo ad un discorso già fatto a proposito dell'art. 2 da parte del Consigliere Ferrara che ha espresso dubbi e perplessità sul contenuto della normativa.
Sinceramente non riesco a comprendere come ad un certo momento possa esserci un criterio oggettivo nell'individuare da parte del Consiglio comunale la consistenza della confessione religiosa, che non si sa bene in che senso e con quale parametro possa essere valutata. Mi pare inoltre che la parola "consistenza" possa dare adito ad un'eccessiva discrezionalità.
Quindi non solo per questo, ma soprattutto per i ragionamenti preliminari che ho fatto, fra le due proposte di emendamento - che sono sottilmente differenti, ma c'è comunque una differenza che si coglie - noi ci sentiamo più portati all'emendamento Chiezzi che mette in maggiore rilievo la legittimazione all'istanza in questa materia delle confessioni religiose quali che siano, si intende.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento all'emendamento Nerviani: dopo le parole "esigenze locali e" sostituire la parola "delle" con "valutate le".
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Siamo ben disponibili ad accettare la proposta di emendamento all'emendamento del collega Ferrara. Non tanto perché ve ne sia necessità in quanto riteniamo che la lettera sia sufficientemente chiara, ma per smentire con ulteriore esplicitazione preoccupazioni che dovessero essere presenti nella valutazione dei colleghi. Quindi è un segno di attenzione e di disponibilità.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi ha presentato il seguente emendamento all'emendamento Nerviani: le parole "in relazione alla loro consistenza" sono soppresse.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

La ragione dell'emendamento sta nel fatto che il riferirsi in modo meccanico a certe percentuali di presenza del culto ci sembra vincolante per la realtà locale. Può darsi che non ci sia alcuna percentuale significativa in atto, ma che ci sia un bisogno reale da soddisfare. Legare la presenza di questi servizi all'interno di uno strumento urbanistico in funzione di una percentuale di presenza della pratica di una certa confessione religiosa ci sembra limitativo: meglio lasciare ai Comuni la scelta di valutare lo spazio di cui ciascuna confessione religiosa ha bisogno. Sappiamo che le scelte aderiranno alla realtà, non potranno essere in contrasto con la realtà, mentre potrebbe esserci un contrasto tra un bisogno effettivo e una percentuale, tolta giustamente dal vecchio disegno di legge, che però rimane sullo sfondo. Ci sembra sbagliato: lasciamo libertà ai Comuni di rispondere alle reali esigenze che emergono in ciascuna comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Noi non accettiamo questa preoccupazione perché ci sembra appena doveroso segnalare ai Comuni interessati questa linea di indirizzo che peraltro è discutibile. Per quanto riguarda le confessioni religiose il computo non è e non può essere assolutamente definito, però il principio per il quale una comunità che ha più bisogni debba essere privilegiata, mi pare che sia un principio da sostenere. E si badi che anche questo termine non è riferito alla realtà nazionale o regionale, ma alla realtà locale e addirittura può essere interpretata in un senso tutto specifico e cioè a dire che in una zona di una città in cui già sono presenti insediamenti della religione più stabilizzata si può dare un occhio particolare alla comunità che invece risulta essere in condizioni di particolare necessità.
Quindi questo principio della consistenza e della proporzionalità mi sembra difficile da contestare anche se si può teorizzare l'autonomia dei Comuni a stabilire di volta in volta a chi dare le aree. Le aree si danno in relazione alle istanze verificate, alle necessità esistenti, alla consistenza delle comunità che richiedono e nella autonomia con decisione motivata. Mi sembra davvero che ci siano tutte le indicazioni per scelte sostanziate da consistenti motivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Io vorrei sostenere invece, contrariamente al collega Nerviani, la necessità di eliminare l'elemento della consistenza, perché è assolutamente generico e non determinabile. Cosa vuol dire la consistenza di una confessione religiosa? Può essere un criterio storico, cioè la presenza da tempo di aderenti a una fede. Non ritengo possa essere un elemento demografico, perché non credo siano previsti censimenti di fedi religiose in un Paese retto da una Costituzione che non fa di questo un elemento di discriminazione tra i cittadini. Però se l'elemento può essere storico allora è fuori discussione che l'adesione non è verificabile, io credo sia giusto non verificarla. Il problema non lo pongo io, colleghi: i vescovi lamentano una crisi di pratica religiosa e dicono che su una popolazione battezzata, che può essere un punto di riferimento, solo una percentuale bassa è praticante. E' problema che pone la Chiesa, di una crisi di utilizzo delle strutture religiose. Comunque non è computabile questo fatto. Se non può essere computabile nel momento, può restare la questione dell'insediamento storico di quella fede e di quel culto. Ma qui allora si apre una contraddizione, perché in termini molto semplificati in una determinata realtà ci possono essere, proprio per motivi storici, tutte le strutture di servizio per la pratica di un culto e ci può essere invece il problema di servire nuovi culti, quindi di prevedere, affiancate alle strutture religiose già esistenti, altre strutture per altre fedi.
In questo caso non può valere il criterio della consistenza o dell'insediamento storico di una certa fede religiosa. A me pare che non sia neanche gestibile sostanzialmente, se non per un richiamo a un consolidato storico che la religione cattolica ha sicuramente in Italia e che nessuno vuole mettere in discussione.
E' però la forzatura di uno stato di fatto che non è utilizzabile ai fini di una legge che invece deve determinare contributi, riconoscimenti entità finanziarie da attribuire a varie presenze, per cui proprio perch questo elemento non ha efficacia deve essere eliminato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione il primo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 20 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione l'emendamento all'emendamento Nerviani presentato dal Consigliere Ferrara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 39 voti favorevoli e 1 contrario.
Sulla proposta di emendamento dei Consiglieri Chiezzi ed altri, ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, vorrei fare una breve dichiarazione di voto per sostenere il nostro emendamento ricordando ai colleghi che nello stesso si parla di assegnazione di aree. E' un emendamento che configura un atto amministrativo diverso dall'individuazione nel Piano regolatore delle aree per i servizi religiosi. Con il primo emendamento abbiamo deciso di prevedere nei Piani regolatori le aree per servizi religiosi, con il secondo emendamento parliamo di assegnazione di aree, cioè dell'atto amministrativo con il quale concretamente la disponibilità di un'area viene assegnata ad una confessione religiosa. Noi subordiniamo e vincoliamo l'assegnazione dell'area alla consistenza della confessione religiosa, il che vuol dire che se venisse approvato ed applicato questo comma, una confessione religiosa che ha pochissima consistenza o ne ha meno di un'altra non può vedersi assegnate le aree. E' una discriminazione, non possiamo vincolare l'assegnazione alle percentuali di presenza di una consistenza. Dobbiamo garantire l'assegnazione anche a confessioni religiose di piccolissima consistenza. Occorre stare attenti parlando di assegnazione di aree in funzione della consistenza. Può avere un senso prevedere delle aree in funzione della consistenza su un Piano regolatore ma nell'assegnazione tutte le confessioni religiose potenzialmente devono essere assegnatarie di un'area a prescindere dalla loro consistenza.



PRESIDENTE

Il Consigliere Tapparo ha presentato il seguente emendamento all'emendamento Nerviani: sostituire la parola "consistenza" con la parola "presenza".
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Questa discussione è la comprova del fatto che l'osservazione è valutata attentamente. Vorrei sottolineare che anche il cambiamento avvenuto dalla prima stesura a questo emendamento, passando da "proporzionalmente alla loro consistenza" a "in relazione alla loro consistenza", è un segno della volontà di andare in questa direzione. Nulla è più lontano dalle nostre intenzioni come proponenti dal voler escludere che una confessione per la sua scarsa o minore consistenza non abbia un'assegnazione di area, se la richiede. Nel momento in cui si assegnano le aree che sono state determinate nel Piano regolatore indiscriminatamente come fabbisogno di aree per attrezzature religiose, sembra a noi abbastanza ovvio che fra gli elementi di valutazione possa esserci anche la consistenza, perché, ad esempio, la richiesta di assegnazione di aree nel Comune di Torre Pellice terrà conto del fatto che la popolazione di quella zona in gran parte segue la confessione valdese. Se in una cittadina c'è una comunità di modesta consistenza, storicamente, dal momento che si pu constatare dai bisogni enunciati e dalle richieste fatte, mi pare logico che si tenga conto della consistenza nell'assegnazione. La consistenza è il termine più vago che si è trovato per dire che il Comune tiene conto di una presenza, di una consistenza, di un'esigenza, di una necessità. Questo è il concetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

A me pare che il concetto di consistenza sia squisitamente quantitativo. Siccome non credo che, come nelle organizzazioni sindacali anche nelle confessioni religiose ci sia il tesseramento e non credo che valga la valutazione di carattere generale che ci possono dare gli indicatori dei manuali geografici, dove si dice che la popolazione cattolica è il 98% dell'intera popolazione italiana, occorre fare riferimento a un fatto di dinamismo, di vita e di operatività. Pur essendo difficile trovare l'indicazione precisa mi pare che sia meno sbagliato forse non più giusto nel senso che è difficile parlare di riferimento giusto in questa materia complessa, parlare di presenza piuttosto che di consistenza. Il concetto di presenza è la capacità di dare espressione al proprio modo d'essere, alla propria attività e mi sembra più corretto altrimenti rischiamo, in una accessione così schematica, di emarginare nei fatti quelle dinamiche realtà confessionali presenti nel territorio.
Il mio emendamento non vuol essere dirompente rispetto alla costruzione che si è fatta con l'emendamento sostitutivo del collega Nerviani, ma pu cautelarci meglio rispetto all'operatività dei Comuni in questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il collega Martinetti, a nome del Gruppo, ha già espresso il significato del testo da noi proposto.
Dalle proposte di alcuni colleghi - non da quella del collega Tapparo rilevo che si vorrebbe emendare il nostro testo per ammettere tutte le confessioni all'assegnazione delle aree. E' bene che ci confrontiamo. Noi non riteniamo che vi siano le condizioni oggettive nel disporre di un patrimonio pubblico per accontentare tutte le presenze che possono esserci in una certa realtà, tanto più se questa è una microrealtà, come può essere quella comunale. Se fosse una realtà regionale o sovracomunale potremmo anche pensare di contemperare questo concetto, ma indubbiamente nella realtà comunale non è possibile.
Credo che il riferimento alla consistenza debba essere fatto salvo e se il collega Tapparo è d'accordo il concetto di consistenza si potrebbe associare a quello di presenza, nel senso di ammettere come unico criterio non solo la quantità - come il collega Tapparo teme - ma anche la presenza come elemento di qualificazione. Proporrei come mediazione che si parlasse di presenza e consistenza: eviteremmo ogni dubbio. Però, perché sia molto chiaro, ciò che è da evitare è il sospetto che si debba parlare di assegnazione a tutte le confessioni. Se è questo il tipo di confronto evidentemente non ci siamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Noi avevamo presentato un emendamento soppressivo dell'ultima frase dell'articolo originale.
Credo che disquisire tra proporzionalità e presenza sia una cosa - se mi permettete il termine - abbastanza dissacrante rispetto ai propositi di questo progetto di legge.
Il problema, purtroppo, è già stato risolto quando si è approvato l'art. 1, articolo che ha in se stesso elementi di grande discriminazione così come lo è in parte il Concordato, anche se poi si può concordare che si tratta di uno strumento valido.
L'art. 1 inficia la possibilità di questa legge di incidere in termini non strumentali, ma reali nella società e nella comunità. Credo pertanto che per lasciare spazio all'autonomia del Comune, così tanto enfatizzata a seconda dei momenti e delle necessità, sia opportuno sopprimere questo ultimo comma. E' del tutto evidente che, stante il vincolo del primo articolo a definire "le confessioni religiose che ivi operano", il Comune che si appresta a destinare delle aree inevitabilmente non può che tenere conto dell'elemento della presenza, e poi se non c'è presenza non c'è neanche attivazione della richiesta. Ritengo sia del tutto superfluo questo ultimo comma. Se non si approvasse il nostro emendamento, saremmo favorevoli alla proposta del Capogruppo socialista Tapparo che riteniamo stia dentro la ratio della legge e lascia in qualche modo al Comune quel minimo di autonomia per assumere le decisioni conseguenti, senza doverlo vincolare legislativamente quasi che noi come Regione fossimo preoccupati che i Comuni non eseguano fino in fondo disposizioni di legge che dovrebbero essere articolate di più a livello locale a seconda delle sensibilità e delle esigenze. Quindi, io sono a perorare la causa che venga cancellato l'ultimo comma e in via del tutto subordinata la proposta del collega Tapparo che sta nella logica di una legge che, non nella filosofia ma così come si è attualizzata, io non condivido.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che non dobbiamo fornire dati assolutamente e strettamente vincolanti ai Comuni che faranno ottimo esercizio dei loro poteri discrezionali, ma un'indicazione quanto meno di parametri di riferimento a cui ancorarsi per fare questo tipo di valutazione, ritengo sia corretto introdurla.
Ho provato a scrivere un testo che, da qualche rapida consultazione, mi è sembrato possa trovare un certo apprezzamento e che è nella strada già indicata dal collega Picco.
Questo testo propone di sostituire la dizione "in relazione alla loro consistenza" con "valutata la loro consistenza, la presenza sociale e le esigenze per l'esercizio del culto".



REBURDO Giuseppe

Facciamo il censimento?



SANTONI Fernando

Non è possibile ancorare il tutto a un dato esclusivamente numerico e non possiamo fare il censimento, ma un dato della presenza in termini quantitativi anche se individuata con dati induttivi, quindi non attraverso un censimento, bisognerà pur farla! L'individuazione di vari parametri dà al Comune la possibilità di orientarsi attraverso non un dato strettamente numerico che come tale non è possibile individuare se non in termini induttivi, ma dà un ventaglio di parametri che consentono di ottemperare a quelle esigenze che sono emerse dagli interventi. Quindi, un dato quantitativo, un dato qualitativo e un dato di reali esigenze per l'esercizio del culto.
Voglio fare un esempio: se una confessione religiosa di quelle considerate dal presente disegno di legge, perché non dobbiamo dimenticare che sono quelle considerate, pur non avendo una grandissima presenza, per è assolutamente sfornita di luoghi per l'esercizio del culto, il terzo parametro ci starà a dire che oltre al dato quantitativo giocherà anche la necessità che ci sia almeno una presenza come edifici di culto, per cui potrà concorrere all'assegnazione di queste aree. Mi sembra che siano parametri ragionevoli.



PRESIDENTE

Siccome vi sono diverse proposte di emendamento, chiedo ai proponenti di esprimere una valutazione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, io non intendo ritirare il mio emendamento. Ritengo che la possibilità di sintesi espressa dal termine "presenza" possa assorbire quanto è stato detto, garantendo ampiamente le preoccupazioni che sono state espresse circa l'elemento quantitativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Vi è una situazione nuova determinata dalla presenza di tre emendamenti: uno presentato dal nostro Gruppo che prevede di togliere la dizione "in relazione alla loro consistenza"; uno presentato dal collega Tapparo che sostituisce la parola "consistenza" con "presenza". Il collega Santoni presenta un emendamento sul quale non siamo d'accordo: porre troppi parametri alla fine vuol dire non porne nessuno senza contare che il criterio di come vengono gestiti questi parametri è molto difficile da determinare. Noi ritiriamo il nostro emendamento e votiamo a favore dell'emendamento del Consigliere Tapparo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Riteniamo anche in questo caso di poter accedere alla posizione del Consigliere Santoni che è più articolata di quella espressa dal collega Tapparo.
Per il passaggio successivo possiamo collocarci sulla proposta avanzata dal Consigliere Tapparo con il suo emendamento.
Quando, insieme ad altri colleghi, abbiamo previsto di introdurre il termine "consistenza" non vi davamo una accezione rigidamente quantitativa.
Credo che si possa intendere tutto quanto è stato illustrato oggi in aula.
Tuttavia vorrei manifestare questo pensiero: tutta la legge, malgrado le considerazioni che ha fatto il Consigliere Reburdo, è ispirata ad una volontà di normazione della problematica e anche al rispetto delle confessioni minori. Debbo dire, riferendomi a culture che devono essere rappresentate più specificamente fuori, che siamo tutori delle minoranze e crediamo anche di aver recuperato errori che sono stati compiuti nella storia e nei quali, con la sensibilità maturata di oggi, non ci riconosciamo più. Va anche ricordato il pericolo inverso, cioè pensare ad una volontà involontariamente punitiva per coloro che sono invece la consistente maggioranza e che rappresentano la stragrande sensibilità di tutti noi. La preoccupazione continua di voler privilegiare il singolo, il gruppo eccezionale, il gruppo che è arrivato l'altro ieri e che non abbiamo verificato, è positiva, ma dobbiamo ricordare che stiamo legiferando per la comunità piemontese e dobbiamo tener conto delle sue consistenze, delle sue realtà più rappresentative, perché ci confrontiamo con un 90% che ha determinate sensibilità e un 10% che è articolato in tante altre sensibilità. Metto in evidenza questo dato, perché poi fuori di qui, per intenderci alla sensibilità del mondo cattolico, alla realtà cattolica facciamo privilegiato riferimento e allora questo elemento va tenuto presente, altrimenti non affrontiamo la realtà così come essa si rappresenta.
Se le preoccupazioni sono quelle di non tener conto di realtà minori e per evitare qualsiasi equivoco su questa partita siamo disponibili ad accettare la correzione del collega Santoni, ma se c'è una posizione intransigente del collega Tapparo, siamo disponibili a trovare una sintesi sul suo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino

La discussione su questi emendamenti da farsi o da non farsi è diventata un po' capziosa, per cui premetto che da buon cattolico professante e praticante quale credo di essere (senza offesa per alcuno) penso che ogni forzatura nei riguardi di un dispositivo legislativo di questa natura, ancor quando diretta a difesa delle maggiori presenze religiose, di culto, quelle che si vogliono definire più consistenti o più qualificate, alla fine inevitabilmente contribuisca ad inficiare lo stesso loro intrinseco valore. Ciò soprattutto se si tiene conto che siamo nel pieno imperversare del laicismo.
Sono perfettamente convinto che, una volta approvato l'emendamento nei termini ora comunicati dal collega Nerviani, potrà accadere che chiunque volesse essere a sua volta capzioso, non importa a quali finalità, avrebbe ben d'onde di affermare che la Regione Piemonte ha inteso quanto meno emanare una disposizione a favore di un preciso indirizzo confessionale.
Ribadisco allora che - dato il momento di estrema laicità in cui ci troviamo a dover vivere - tutte, dico tutte, le spinte che contribuiscono alla grande inversione in atto verso il recupero della cultura della Nazione attraverso i valori spirituali e religiosi di cui ogni culto è portatore, meritano di essere espresse, rappresentate e vissute con coerenza. Per cui quando si dice "valutate le istanze che vengono avanzate", è chiaro che si intende evitare qualsiasi aprioristica discriminazione, affidando alla responsabilità dei Consigli comunali l'individuazione di ogni concreto elemento di valenza delle istanze che vengono avanzate, ovviamente in ordine alla consistenza e alla qualità della presenza sul posto.
Per tali considerazioni facciamo nostro, come Gruppo, l'emendamento che è stato presentato dal Gruppo comunista, dichiarando sin da adesso che voteremo contro al subemendamento democristiano che recita: "in relazione alla loro consistenza". Ciò per la salvaguardia di quei principi morali che in ogni caso una legge deve avere chiari e netti perché mai si dia adito ad artificiosi attacchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Il nostro emendamento proponeva la soppressione dell'ultima frase dell'articolo originario. L'articolo è stato cambiato, però permane questa valutazione della richiesta di ripartizione secondo la proporzionalità quindi il nostro emendamento viene attivato sull'emendamento complessivo dell'art. 3 che in qualche modo combacia nella sostanza con l'emendamento presentato dal collega Chiezzi e fatto proprio dal Gruppo MSI. Manteniamo l'emendamento perché non riguarda soltanto il problema della consistenza ma l'ultimo comma dell'articolo così emendato nel suo insieme.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi ed Ala, che propone di sopprimere l'ultima frase dell'art. 3.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 20 contrari e 5 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Masaracchio che propone di sopprimere al secondo comma dell'emendamento Nerviani la frase "in relazione alla loro consistenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 20 voti favorevoli e 26 contrari.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Tapparo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astensioni.
Pongo infine in votazione l'emendamento complessivo presentato dal Consigliere Nerviani.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 3 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamenti presentati dal Consigliere Chiezzi: l'art. 4 è soppresso.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi che prevede un nuovo art. 4: "Art. 4 - Procedure ed erogazione dei contributi.
I legali rappresentanti di ciascuna confessione religiosa presentano al Sindaco del Comune i progetti delle opere per le quali si chiedono i contributi, per l'esame di competenza.
Il Comune inserisce gli interventi di cui al primo comma nel Programma operativo delle opere pubbliche e trasmette copia della delibera di assegnazione del contributo alla Giunta regionale per l'inserimento nel programma pluriennale di intervento, entro il 30 aprile di ciascun anno.
La Giunta regionale provvede entro il 30 giugno successivo alla predisposizione e all'aggiornamento di un programma triennale di intervento e del relativo stralcio annuale da sottoporre al Consiglio per l'approvazione entro il 31 luglio.
L'erogazione dell'80% del contributo regionale avviene entro 60 giorni dall'approvazione del programma annuale di intervento da parte del Consiglio regionale.
Il saldo è erogato alla presentazione del certificato di regolare esecuzione dei lavori.
I contributi sono revocati se i lavori non vengono iniziati entro 18 mesi dall'erogazione del contributo, salvo che il ritardo sia dovuto a documentate cause di forza maggiore".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi proponiamo la sostituzione dell'art. 4 con un nuovo articolo che spero renda conto a tutti della reale volontà di affrontare il problema degli edifici per il culto contenuto nella nostra proposta. I nostri emendamenti prefigurano una strada diversa da quella proposta dalla maggioranza per contribuire alla risoluzione di un problema che consideriamo urgente ed importante: quello relativo al mantenimento, al restauro e alla valorizzazione degli edifici per il culto grande patrimonio della storia d'Italia e non solo dei credenti.
Noi critichiamo molto questo progetto di legge proprio sull'art. 4 perché immiserisce il problema del restauro e della valorizzazione degli edifici per il culto. Infatti prendendo in considerazione questo patrimonio storico e architettonico e di valore anche religioso per chi ha fede, lo degrada, se così si può dire, a un livello piattamente burocratico obbligando i Comuni a deliberare un contributo legato ad una quota degli oneri di urbanizzazione. Ci pare troppo poco sul piano quantitativo del merito e troppo sul piano politico della limitazione dell'autonomia comunale: non è questo il modo di affrontare i problemi, lo dimostrano tantissimi Comuni che hanno deliberato a favore degli interventi di restauro e di risanamento degli edifici religiosi ben altro che le quote di urbanizzazione secondaria che può essere un rivolo che si può ridurre a zero. Questo articolo quindi può addirittura creare delle illusioni, forse può consentire a qualcuno di spuntare qualche titolo sui giornali che, a dire il vero, sono già stati spuntati in precedenza, perché prima che questa legge arrivasse in Consiglio c'è già qualcuno che se ne è appropriato.



NERVIANI Enrico

Questa affermazione la respingo nettamente.



CHIEZZI Giuseppe

Collega Nerviani, se vuoi perdere altro tempo, cosa che io vorrei evitare di fare, ti posso illustrare lo stralcio stampa che è contenuto nella cartella che ho sotto mano!



NERVIANI Enrico

E' semplicemente una provocazione, perché questo non è mai stato fatto.



CHIEZZI Giuseppe

Vado allora ad illustrare lo stralcio stampa di cui ho detto al collega Nerviani perché è troppo che lui mi dica che questa è semplicemente una provocazione. Leggo i titoli: "Una proposta di legge della DC regionale" tratto da "Il Verbano Cusio Ossola" del 14/11/1987.



NERVIANI Enrico

E' un articolo di critica alla legge: è un articolo a firma comunista!



CHIEZZI Giuseppe

"Chiese da non perdere: anche la Regione ci pensa" (Il Risveglio popolare); Il Saviglianese: "Dalla Regione - Iniziative regionali per gli edifici religiosi"; "Proposta della DC in Regione sugli oneri di urbanizzazione per edifici religiosi: prevede facilitazioni e specifici contributi regionali" (Il Monte Rosa di Varallo). Il Nord di Novara: "Iniziative regionali per edifici religiosi"; "Proposta della Democrazia Cristiana fissa all'8% la quota da destinare a questo scopo".



(Proteste dai banchi della Democrazia Cristiana)



CHIEZZI Giuseppe

Ora questo 8% non c'è più, non so se è questo che vi innervosisce così tanto.



PRESIDENTE

Collega Chiezzi, la prego di illustrare l'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Smetto di leggere le altre decine di inserti di stralcio stampa che dimostrano come di questa legge si siano appropriati alcuni Consiglieri di un Gruppo di questo Consiglio prima che essa fosse discussa.
L'art. 4 che prevede l'obbligo dei Comuni di prelevare dei fondi dagli oneri di urbanizzazione a ben vedere può creare solo delle illusioni. Senza la volontà politica amministrativa del Comune non può essere deliberato alcunché.
La nostra manovra propone che i rappresentanti delle confessioni religiose presentino dei progetti, delle opere che vogliono eseguire di restauro e risanamento delle chiese; che il Comune valuti questi progetti e li inserisca in un programma di realizzazione di opere pubbliche e con deliberazione assegni un contributo a queste confessioni religiose. Il Comune invia poi tale deliberazione alla Regione la quale entro due mesi approva un programma triennale di contributi a sostegno dei contributi emanati dal Comuni. I contributi vengono revocati se i lavori non vengono iniziati.
Capite, colleghi, che questo modo di procedere non elude il problema anzi, secondo noi, lo affronta nella piena responsabilità dei Comuni che non vengono così vincolati burocraticamente ad approvare un deliberazione ogni anno con la quale destinare una parte dei fondi provenienti dagli oneri di urbanizzazione che può essere, al limite, zero, ma impegna i Comuni ad affrontare il problema con investimenti congrui rispetto ai progetti presentati dalle varie confessioni religiose: quindi programma ad hoc, programma operativo per edifici per il culto, finanziamenti specifici collegati alle reali esigenze della comunità.
Il problema viene così affrontato al di là di meccanismi automatici e burocratici che deresponsabilizzano il Comune, creandogli solo dei problemi. Noi riteniamo di facilitare quei Comuni che vogliono impegnarsi in questo settore: li facilitiamo perché a valle dell'intervento comunale prevediamo un sostegno della Regione.
Con questo ho concluso l'illustrazione della prima parte degli emendamenti presentati dal Gruppo comunista all'art. 4.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione il primo l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 28 contrari e 3 astensioni.
Pongo in votazione il secondo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 28 contrari e 3 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma primo, terza riga, le parole "n. 10, è annualmente" sono sostituite dalle parole "n. 10, può essere annualmente".
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma secondo, le parole "tale quota è", sono sostituite dalle parole "tale quota può essere".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, sono due emendamenti che vogliono affermare il principio di sovranità del Comune. E' il Comune che deve decidere questo atto, che deve essere preso non in forza di legge. L'autonomia e la responsabilità del Comune vanno affermate, quindi si propone di sostituire all'obbligo la facoltà del Comune di assumere queste deliberazioni. Non c'è bisogno di sprecare tante parole per illustrare degli emendamenti che riportano al potere del Comune un atto di sua competenza. Gradirei sentire il parere dei colleghi e non ricevere solo un voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Dirò pochissime cose non per volontà di non colloquiare con il collega Chiezzi, ma perché proprio all'inizio del dibattito avevo affermato che uno degli aspetti negativi era la limitazione dei Comuni. Pertanto sono favorevole agli emendamenti proposti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Siamo favorevoli agli emendamenti presentati che prevedono la facoltà e non l'obbligo dei Comuni di provvedere a questi accantonamenti. Con l'accoglimento auspicabile di tali emendamenti non viene violata l'autonomia dei Comuni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione il terzo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 25 contrari.
Pongo in votazione il quarto emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 18 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma secondo, le parole "e della consistenza delle confessioni religiose richiedenti" sono soppresse.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento viene confermato per il fatto che in precedenza il Consiglio regionale ha approvato un emendamento che sostituiva alla parola "consistenza" la parola "presenza". Anche in questo caso si potrebbe sostituire alla parola "consistenza" la parola "presenza".



PRESIDENTE

Il relatore desidera intervenire?



CHIEZZI Giuseppe

La maggioranza con i voti vince sempre, ma non con gli argomenti. Non ho illustrato l'emendamento perché davo per scontato che se il Consiglio regionale ha deciso che le aree vengono distribuite in funzione della presenza delle varie confessioni religiose, anche i contributi vengono distribuiti in funzione della presenza delle varie confessioni religiose.
E' una questione di coerenza interna alla legge. In una stessa legge non si può avere disparità di trattamento. Se si è deciso che l'elemento di riferimento è la presenza, la presenza deve rimanere l'elemento di riferimento per l'assegnazione delle aree e per l'erogazione dei contributi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Insieme alla incongruenza di riprendere un termine che è già mutato in un articolo precedente, riteniamo che in questo secondo comma dell'art. 4 le parole "della consistenza" siano superflue, perché l'articolo potrebbe correre così: "tale quota è definita annualmente dal Consiglio comunale con adeguata motivazione, tenuto conto delle domande corredate di programmi anche pluriennali presentati ai sensi del successivo art. 5 dalle confessioni religiose richiedenti". Non c'entrano più né la consistenza n la presenza, perché non si può prendere in considerazione una cosa che non esiste. Il Comune eroga i contributi sulla base di programmi annuali o pluriennali presentati dai richiedenti e non da coloro che non esistono.
Forse non è questo il senso e chiedo scusa, ma non vorrei che discutessimo di lana caprina su una parola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Mi pare, colleghi, che qui il problema sia notevolmente diverso rispetto a quello precedente, allorquando si trattava di dimensionare le assegnazioni in relazione alla consistenza di ciascuna confessione. Qui si tratta di dire che nel momento in cui il Consiglio comunale determina la quota tiene conto della consistenza delle domande, cioè se un anno c'è nessuno che chiede o c'è solo uno che chiede la quota sarà più bassa, se un anno le richieste sono molte, la consistenza è tanta e quindi la quota determinata sarà maggiore.



GUASSO Nazzareno

Avevo capito bene. Sono quindi dell'idea di togliere la parola "consistenza" perché se i contributi si commisurano sulla base della consistenza e non dei programmi, la questione è più complessa.
Manteniamo quindi il nostro emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, capisco che si ricerchi una relazione tra quanto è stato modificato prima e il termine che si vuole usare in questa nuova situazione, ma siamo in presenza di elementi lievemente diversi. Prima ci si doveva preoccupare, o ci si è preoccupati a mio avviso in termini esagerati, ma comunque accettati - di dare a tutti la possibilità di trovare uno spazio, una superficie in cui fare insistere la costruzione fisica della propria fede. Qui si tratta di sostenere non solo chi arriva ora, ma anche chi da tempo è presente sul territorio. E dell'uno e dell'altro è possibile fare una valutazione in termini quantitativi e quindi di consistenza in modo molto più preciso: la manutenzione, il recupero, il restauro, il risanamento, fanno riferimento a dei dati fisici, quantificabili in termini precisi. In questo caso quindi il termine consistenza ha un valore assai più motivato e giustificato di quanto non avesse prima. Per questo chiedo ai colleghi, soprattutto a coloro con i quali ho confrontato la proposta di legge, di mantenere il termine "consistenza".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Mi rivolgo al collega Nerviani (stiamo facendo un lavoro che è più di Commissione): si tratta della consistenza delle strutture già esistenti sul territorio?



NERVIANI Enrico

Delle confessioni che si esprimono anche con le strutture.



FERRARA Franco

A mio parere ha lo stesso significato dell'art. 1 e quindi avrebbe senso parlare di presenza. Quanto ha esposto il collega Nerviani è diverso oggettivamente, quindi è espresso male, perché parlare di consistenza delle confessioni ha il senso della presenza di cittadini che professano certe confessioni religiose, mentre invece mi pare di avere capito che si intenda della consistenza fisica sul territorio. Se è così ha un senso.



NERVIANI Enrico

Potrebbe essere "la consistenza della presenza delle confessioni religiose".
Se volete lo propongo come emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che qualche elemento di oscurità ci sia. Comunque provo a leggere questo comma, perché mi pare che le domande corredate di programmi anche pluriennali siano le domande delle confessioni religiose, ovviamente non il programma del Comune. Se i programmi hanno già una loro definizione di fabbisogno, ci possono essere delle confessioni e non ce ne sono magari altre che richiedono alcunché.
Mi sembra addirittura pleonastico che, al di là della richiesta della confessione, si faccia riferimento a un criterio di ripartizione di consistenze, perché nel momento in cui il Comune ha le richieste, se si pensa alle necessità di un insediamento di un edificio, la domanda avrà già questo riferimento di fabbisogno e quindi il Comune autonomamente determinerà l'entità della quota. Ritengo che introdurre il criterio di selezione o di distribuzione in base alla consistenza sia pleonastico rispetto ad un'esigenza che sarà maturata in una domanda sulla quale il Comune modellerà la risposta che è in grado di dare, sia che si tratti di una confessione religiosa consistente o non consistente. Se c'è una domanda precisa con fabbisogno espresso è su questa che il Comune, in base alle sue possibilità, determinerà la quota. Mi parrebbe sbagliato introdurre un elemento per cui il Comune dice sì ad una confessione perch consistente e no ad un'altra, anche se ha fatto domanda, perché non è consistente. Di fronte a tante domande, privilegiare le più grosse sarebbe un elemento di discriminazione che non credo sia nelle intenzioni. La domanda che esprime un grande fabbisogno evidentemente si riferisce ad una struttura significativa, ma il Comune deve modellare le sue risposte sia che si tratti di una confessione grande o di una confessione piccola.
Tutto questo per dire che mi pare ininfluente la seconda parte. Mi pare superfluo richiamare questo elemento dal momento che è già stato richiamato il principio della presenza sul territorio e si è riconosciuta la domanda per determinare la quota impegnata dal Comune.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAMERI



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli, 16 contrari e 8 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi e Ala: al comma secondo, ultima riga, dopo la parola "consistenza" sostituire alle parole "delle confessioni religiose" le parola "dei culti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 27 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Sestero: sostituire la parola "consistenza" con la parola "presenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 17 contrari e 11 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: al comma terzo, le parole "nonché in opere di nuova realizzazione" sono soppresse.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 24 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al comma terzo, dopo le parole "di ristrutturazione e ampliamento" aggiungere le parole "eliminazione totale o parziale delle barriere architettoniche che sono di ostacolo alla vita di relazione dei minorati ai sensi del DPR n. 384/78 (Regolamento concernente norme di attuazione dell'art. 27 della legge 30/3/1971, n. 118, in favore degli invalidi civili in materia di barriere architettoniche e di trasporti pubblici)".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, si tratta dell'unico argomento su cui richiamo l'attenzione dei colleghi e del relatore, cioè l'eliminazione totale o parziale delle barriere architettoniche come contributo reale ad un'opera che tutti noi definiamo di civiltà, ma che rimane costantemente ignorata negli atti concreti che si compiono per applicare le leggi dello Stato come nel caso di specie.
Non penso che sull'argomento specifico sia il caso di ritornarci. Mi auguro che tutti condividano questa problematica e quindi accolgano favorevolmente l'emendamento da me proposto e quelli che a questo sono raccordati per sanare la grave lacuna nel testo che ci è stato sottoposto all'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Ringrazio il collega Staglianò, perché ritengo che l'emendamento non sia soltanto accoglibile, ma anche raccomandabile.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: aggiungere, dopo la parola "realizzazione", le parole "Le opere di nuova realizzazione sono ammissibili solo se poste in aree territoriali che presentino significativi incrementi di popolazione. Fanno eccezione al rapporto con gli incrementi di popolazione le iniziative connesse al culto degli immigrati dei Paesi extracomunitari".
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questa mattina all'apertura dei lavori avevo accennato alla preoccupazione che vuol essere raccolta con l'emendamento che ho proposto cioè che in una fase di stabilità demografica della nostra Regione, con spostamenti abbastanza relativi, occorre pensare che il nuovo che si pu determinare da questi processi è strettamente correlato a manifestazioni di crescita di popolazione significative, proprio perché nella nostra struttura territoriale si è già determinata una rete di presenze dei culti significativa.
Mi rendo conto però che l'ultima parte, quella riferita al culto degli immigrati dei Paesi extracomunitari, viene a cadere in base a quanto approvato con l'art. 1. Propongo quindi di ritornare al mio emendamento originario che si conclude con le parole "incrementi di popolazione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Sulla prima parte dell'emendamento non siamo d'accordo per le cose già dette dal collega Chiezzi.
Sono intenzionato a fare mia la seconda parte dell'emendamento del Consigliere Tapparo, anche se è in contrasto con l'art. 1. Secondo me deve essere accolta perché da più di tre mesi l'Assessore Cerchio non riesce a far passare in Giunta la nuova legge sui lavoratori immigrati extracomunitari. Per questo motivo lo faccio mio e propongo che sia votato da tutti i Gruppi. Nel momento in cui andrà in porto questa legge (che è ferma da dicembre e della quale ho visto lo schema iniziale preparato dall'Assessore Cerchio alla fine di novembre) noi potremo emendare questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Ringrazio il collega Tapparo perché ha interpretato, con la prima parte dell'emendamento, preoccupazioni di altri Gruppi (sintetizzandole in una proposta accettabile) e perché, fatta menzione del problema del quale nessuno di noi intende dimenticarsi, ha convenuto sul problema di coerenza rispetto all'art. 1, ma soprattutto sul problema costituito dalla difficile interpretazione ed applicazione della seconda parte del suo emendamento e ha riconosciuto la difficoltà di iniziative che conseguono a questa affermazione di principio legislativo.
Per quanto concerne il Gruppo DC annuncio il voto favorevole all'emendamento proposto dal collega Tapparo che termina alle parole "incrementi di popolazione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Sottoscrivo totalmente le posizioni espresse dal collega Guasso rispetto alla seconda parte dell'emendamento Tapparo, tra l'altro ritrovandovi, sia pure espresse in modo diverso, tesi già sostenute, sia oggi da altri colleghi sia la volta precedente, in merito ai problemi soprattutto religiosi, delle popolazioni extracomunitarie. Credo che il collega Guasso non abbia alcuna difficoltà a che io sottoscriva questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

A nome del Gruppo MSI mi associo a quanto detto dal collega Guasso perché riteniamo che sia l'espressione della solidarietà che anche questo Consiglio deve avere nei confronti dei cittadini stranieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Sono perplesso su questo emendamento e pertanto mi asterrò.
Mi pare che al di là delle buone intenzioni del collega questo emendamento sia a doppio taglio, perché è vero che consente l'erogazione delle quote contributo per le nuove opere laddove ci sono dei nuovi insediamenti, ma per le situazioni di demografia stabilizzata congela la situazione esistente, limitando la possibilità di finanziare la costruzione di nuove sedi di culto, nuove come culto, ma vecchie come situazioni di insediamento e di mutazione demografica.
Al di là delle buone intenzioni apre qualche rischio per cui preferisco astenermi.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Tapparo che ne ha ritirato la seconda parte.
Pertanto l'emendamento definitivo è il seguente: aggiungere dopo la parola "realizzazione", le parole "Le opere di nuova realizzazione sono ammissibili solo se poste in aree territoriali che presentino significativi incrementi di popolazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli, 13 contrari e 5 astensioni.
Pongo quindi in votazione la seconda parte dell'emendamento Tapparo che è stata ritirata dal proponente, ma ripresentata dai Consiglieri Guasso, Ala e Minervini, il cui testo recita: aggiungere le parole: "Fanno eccezione al rapporto con gli incrementi di popolazione le iniziative connesse al culto degli immigrati dei Paesi extracomunitari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 18 voti contrari e 6 astensioni.
Esaminiamo ora due emendamenti di uguale contenuto, uno presentato dai Consiglieri Chiezzi, Sestero e Avondo, l'altro dai Consiglieri Nerviani Martinetti ed altri: il quarto comma dell'art. 4 è soppresso.
Chi è favorevole al primo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Chi è favorevole al secondo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Sospendo a questo punto l'esame del progetto di legge n. 315 che verrà ripreso nella seduta di giovedì prossimo, durante la quale non verranno discusse interrogazioni e interpellanze.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno nn. 612 e 613 a conclusione del dibattito sulla siderurgia


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno a conclusione del dibattito sulla siderurgia. Oltre a quelli già presentati ne è pervenuto uno sottoscritto da tutti i Capigruppo.
Ricordo che erano stati presentati due ordini del giorno, uno a firma dei Consigliere Minervini, Majorino e Masaracchio, l'altro a firma dei Consiglieri Chiezzi, Minervini, Calligaro e Montefalchesi. Chiedo pertanto ai proponenti, in presenza di un documento unitario, se tali ordini del giorno si intendono superati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Il secondo ordine del giorno che riguarda le aree siderurgiche dismesse, sottoscritto dai Consiglieri Minervini, Chiezzi ed altri, non viene ritirato. E' stato ritirato soltanto il primo ordine del giorno quello che recava le firme dei Consiglieri del Gruppo MSI. Pertanto l'ordine del giorno presentato in seguito, a firma Minervini, Chiezzi ed altri, dev'essere posto in votazione.



PRESIDENTE

Do lettura dell'ordine del giorno n. 613 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Minervini, Calligaro e Montefalchesi: "Il Consiglio regionale del Piemonte tenuto conto che nell'affrontare il problema della produzione siderurgica viene ventilata l'ipotesi della cessazione dell'attività in vari stabilimenti ribadita la volontà di contrastare in ogni modo tale prospettiva impegna la Giunta regionale 1) a battersi per impedire lo smantellamento di un importante e valido settore produttivo 2) ad attuare tutte le iniziative dirette ed indirette volte ad impedire la formazione e la crescita di qualsivoglia interesse speculativo sulle suddette aree industriali 3) a non approvare in alcun modo la modificazione dell'attuale destinazione d'uso delle aree interessate che devono mantenere una destinazione per insediamenti produttivi e per servizi pubblici".
A mio avviso l'ordine del giorno sottoscritto da tutti i Gruppi del Consiglio comprende anche la parte cui si riferisce l'ordine del giorno di cui ho dato lettura che pertanto ritengo possa essere ritirato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Masaracchio. Ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Anche noi siamo dell'opinione che le intenzioni di questo ordine del giorno siano state recepite dal documento che reca le firme di tutti i rappresentanti dei Gruppi di maggioranza, però è vero anche che questo ordine del giorno, nato dall'iniziativa del Gruppo MSI, rimarca in maniera molto specifica la volontà di non approvare in alcun modo la modificazione dell'attuale destinazione d'uso delle aree interessate, cosa che non è altrettanto ben dettagliata nel documento della maggioranza. Cosicch visto che questo documento non è in contrasto con l'altro, anzi, seppure in termini dialettici la sua impostazione può essere riscontrata tra le righe dell'altro, riteniamo più che opportuno che il nostro ordine del giorno venga votato, non fosse altro che per verificare l'effettiva volontà dei colleghi Consiglieri, indipendentemente dalle posizioni politiche, su questo problema che ci pare fondamentale.



PRESIDENTE

Vorrei farle notare, collega, che a mio parere nell'ordine del giorno sottoscritto da tutti i Gruppi è presente la parte cui si riferisce l'ordine del giorno Chiezzi-Minervini, precisamente all'ultimo comma laddove si dice "Il Consiglio regionale invita la Giunta, in tale contesto coordinando gli enti Locali interessati, ad operare per una finalizzazione delle aree dismesse e delle eventuali risorse ricavabili ad attività economiche qualificate e coerenti con gli indirizzi di ammodernamento e potenziamento dell'apparato produttivo piemontese".
Ritengo si possa aderire a questo ordine del giorno, perché o è inteso come una raccomandazione oppure si mette il Consiglio regionale di fronte ad una posizione che in fondo è stata assorbita da un altro documento. Dico ancora che occorre essere rispettosi delle decisioni autonome degli enti locali.
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Il Gruppo comunista ritiene di dover mantenere il primo ordine del giorno: è più pregnante sulla questione delle aree. Questa questione è stata ripresa nell'ordine del giorno successivo, ma in modo più generico.
Tra l'altro la parte che ha letto il Presidente l'ho scritta io, ma era un modo per trovare una convergenza fra tutte le forze politiche presenti in quanto ha un significato se il documento viene votato all'unanimità. Sul primo è evidente che si manifestano naturali distinzioni e differenze quindi siamo per mantenerlo e votarlo, ma soprattutto per votare all'unanimità il secondo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno n. 613 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Minervini, Calligaro e Montefalchesi di cui ho dato lettura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 12 voti favorevoli, 19 contrari e 1 astensione.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 612 che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la relazione dell'Assessore al lavoro, industria ed energia che denuncia la gravissima situazione della siderurgia piemontese dopo le decisioni assunte dal Governo di anticipare ulteriori chiusure impiantistiche che renderebbero irreversibile il processo di destrutturazione del polo torinese, mentre per il polo ossolano permane una situazione di assoluta incertezza tenuto conto del successivo dibattito fa proprie le precise richieste al Governo e alle Partecipazioni Statali emerse in tale occasione: 1) revoca definitiva di qualsiasi decisione di chiusura della parte di laminazione a freddo dello stabilimento Italsider di Torino, alla luce del ruolo strategico che riveste questa produzione nell'area torinese e dei risultati positivi conseguiti finora; realizzazione della seconda linea di elettrozincatura e di tutte le integrazioni impiantistiche ripetutamente richieste 2) integrazione dello stabilimento Italsider nel gruppo Ilva 3) rispetto dell'impegno assunto dal Ministro delle Partecipazioni Statali di assicurare allo stabilimento ex Sisma di Villadossola continuità produttiva, completa di 'lavorazioni a caldo e lavorazioni a freddo', e i massimi livelli occupazionali possibili 4) stanziamento immediato degli investimenti previsti per lo stabilimento Tass di Torino, per svilupparlo a livello di primario centro europeo di laminazione a freddo di acciaio Inox di qualità: obiettivo per cui lo stabilimento ha tutte le potenzialità 5) certezza di continuità produttiva di tutte le produzioni attuali degli stabilimenti Alessio di La Loggia, TD ed ITA di Racconigi 6) completamento degli investimenti già avviati per lo stabilimento Italsider di Novi Ligure, al fine di farlo diventare il principale punto di riferimento produttivo della laminazione di acciaio per stampaggio auto ed elettrodomestici del nord Italia.
Il Consiglio regionale inoltre osserva che il mancato accoglimento di tali richieste, accompagnato dai numerosi problemi aperti circa la presenza delle Partecipazioni Statali in Piemonte, ripetutamente fatti oggetto dell'attenzione di questo Consiglio, costituirebbe una riprova di estrema gravità della strategia di disinvestimenti delle Partecipazioni Statali nella nostra Regione.
Il Consiglio regionale pertanto invita: i parlamentari piemontesi ad un energico e solidale impegno sui problemi della siderurgia piemontese e ad una permanente attenzione alla strategia delle Partecipazioni Statali in Piemonte la Giunta e una delegazione del Consiglio regionale ad incontrare urgentemente il Presidente del Consiglio per ribadire con la massima determinazione le richieste della Regione la Giunta alla realizzazione, entro i primi di marzo 1989, della Conferenza regionale sulle Partecipazioni Statali in Piemonte, la quale dovrà affrontare prioritariamente il problema della siderurgia a partecipazione statale.
E si rende disponibile a sostenere, anche attraverso l'impegno dei propri gruppi, la Giunta regionale in ogni incontro ed iniziativa utile a realizzare gli obiettivi espressi nel presente ordine del giorno.
Il Consiglio regionale infine invita la Giunta a predisporre urgentemente, di concerto con l'IRI e la SPI progetti di reindustrializzazione e riqualificazione professionale per le aree torinese ed ossolana colpite dalla crisi siderurgica, al fine di concorrere all'utilizzo dei fondi messi a disposizione dal Governo a tali scopi con i recenti provvedimenti la Giunta, in tale contesto, coordinando gli enti locali interessati ad operare per una finalizzazione delle aree dismesse e delle eventuali risorse ricavabili ad attività economiche qualificate e coerenti con gli indirizzi di ammodernamento e potenziamento dell'apparato produttivo piemontese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc. - Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame ordini del giorno nn. 614 e 617 concernenti interventi a favore dei centri di sport invernali colpiti dalla mancanza di neve nella stagione invernale 1988/1989


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno concernenti gli interventi a favore dei centri di sport invernali colpiti dalla mancanza di neve nella stagione invernale 1988/1989, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Sono stati presentati due documenti: uno da parte dei Gruppi di maggioranza, l'altro del Gruppo comunista.
Ha chiesto la parola il Consigliere Masaracchio. Ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Dichiaro il voto favorevole del Gruppo MSI-DN ad entrambi gli ordini del giorno. Il documento presentato dal Gruppo comunista fa cenno all'agriturismo in montagna che è un argomento che non viene specificamente trattato nell'ordine del giorno della maggioranza. Merita pertanto un voto favorevole appunto perché diventa più completo l'argomento per il quale ci interessiamo.
Con l'occasione dico che l'intervento che noi andiamo ad operare in favore della montagna che si trova in condizioni disastrate per la mancanza di neve deve far riflettere sulla necessità di interventi operativi molto più incisivi dato che la montagna, al di là dell'aspetto stagionale, è un settore che può dare ancora un'alta produttività se opportunamente ciclata nell'ambito di un'economia più vasta e riguardo ai molti aspetti della società che insiste a vivervi anziché spopolarla. In particolare esprimo l'auspicio che per quanto concerne il comma relativo allo stanziamento dei fondi straordinari "per favorire la ripresa delle attività economiche nelle aree colpite, nonché l'adeguamento delle strutture e dei servizi in modo da far fronte alla concorrenza internazionale", si tenga presente quanto è accaduto nell'ultima riunione di consultazione con i sindacati di Novara per le questioni dell'Alto Novarese, non soltanto perché l'Alto Novarese ha una situazione particolare nell'ambito di un contesto più generale della montagna piemontese, ma quanto perché proprio attraverso la crisi dell'Alto Novarese è evidente che tutto ciò che riguarda gli interventi di natura ordinaria o di ordinaria amministrazione non possono essere considerati risolutivi. Sarebbero da considerare risolutivi per una qualificazione dell'intervento della Regione, interventi che sappiano enucleare un complesso di iniziative che ad hoc vadano ad affrontare i reali ed effettivi problemi, in una parola risolutivi della locale grave crisi economica.
Per quanto riguarda la concorrenza internazionale, è giusto che alla vigilia delle elezioni europee, anche attraverso le iniziative della Regione, si vada a studiare ciò che è necessario per un coinvolgimento delle iniziative della CEE (questa Europa verso la quale tutti rivolgiamo ansiosi e desiderosi di migliore destino, il nostro sguardo politico) perché venga chiamata in causa per dare una mano all'Italia che nel settore della montagna soffre davvero, al di là della grave crisi che in termini riduttivi la si definisce stagionale.
Con questi intendimenti dichiaro che il Gruppo MSI-DN è favorevole ad entrambi gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, la proposta di ordine del giorno avanzata dal Gruppo comunista deriva da alcuni elementi di difficoltà di comprensione della seduta precedente del Consiglio regionale, durante la quale ci era parso di capire che si delegava alla Giunta di verificare e di attuare quanto contenuto all'interno dell'ordine del giorno presentato allora. Questa è la prima ragione per la quale ci siamo premuniti di presentare un nostro ordine del giorno.
Come i colleghi avranno constatato, la Giunta nel frattempo ha attuato quella decisione, nel senso che ha approvato un ordine del giorno simile a quello presentato in aula facendolo proprio. Ma c'è di più, gli Assessori regionali del Piemonte, del Veneto e della Lombardia, si sono incontrati e hanno sollecitato un incontro con il Ministro Carraro per verificare le disponibilità del Governo in ordine ad alcune delle questioni che erano elencate in quell'ordine del giorno.
A questo punto, al di là dell'impostazione narrativa dell'ordine del giorno, noi ci limitiamo a richiedere due cose: 1) il Consiglio regionale sollecita urgenti e straordinari interventi da parte del Governo centrale e regionale al fine di attenuare gli effetti sociali, occupazionali ed economici che la situazione ha determinato; in sostanza deleghiamo alla Giunta le cose che, da quanto abbiamo capito, ha già in atto. Da questo punto di vista ci parrebbe illogico che il Consiglio regionale elencasse le cose che la Giunta dovrebbe fare, visto che le ha già approvate.
2) La seconda questione, elemento di novità rispetto all'ordine del giorno precedente della maggioranza, è di impegnare la Giunta regionale alla predisposizione di un piano straordinario finalizzato alla ripresa e al rilancio economico e sociale dei territori interessati. E' un aspetto che era contenuto tra le righe dell'ordine del giorno precedente, ma che noi abbiamo inteso esplicitare meglio, nel senso che noi crediamo, anche per l'elemento contenuto nella narrativa dell'ordine del giorno della maggioranza, opportuno produrre qualche elemento di riflessione in ordine agli interventi anche strutturali che nella nostra Regione si determinano nelle stazioni di sport invernali. Per dirla con una battuta e per concludere, è chiaro che se gli impianti di risalita o le piste si realizzano tra i 900 e i 1.300 metri, forse quando la neve c'è lì c'è anche in Piazza Castello! Il piano che chiediamo la Giunta predisponga deve fare il punto della situazione e all'interno di questo discorso decidere quali iniziative attuare.
Questo è lo spirito con il quale il nostro ordine del giorno ha un taglio diverso rispetto a quello della maggioranza perché crediamo che essendo trascorsa una settimana e avendo messo in moto una serie di iniziative da parte della Giunta non sia corretto da parte del Consiglio fare un'elencazione puntuale di cose che alla fine puntuali non sarebbero nel senso che o manca qualcosa o c'è qualcosa che non sarà possibile realizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi, l'ora è tarda e penso che la voglia che abbiamo di ascoltare a questo punto sia molto scarsa. Di conseguenza cercherò di contenermi nella trattazione di un argomento che meriterebbe più di una considerazione per come è sorta e per come ci è stata presentata. D'altra parte, i colleghi Capigruppo che hanno partecipato alla riunione della scorsa settimana hanno potuto cogliere un certo fastidio da parte del sottoscritto per toni particolarmente accalorati da parte di un nostro collega in merito alle disgrazie che colpirebbero gli operatori economici della nostra regione non protetti, in questa fase particolarmente, da nostro Signore che dà la pioggia, la neve e via dicendo.
Al collega Paris (che la volta scorsa diceva che il sottoscritto parla come un libro stampato) vorrei dire che quando parlo come un libro stampato come sto per fare - di solito lo cito espressamente.
Oggi vi cito un autore e un testo che è distante moltissimo dalle mie convinzioni politiche, economiche e sociali, ma di fronte alle furberie di operatori economici che accampano argomenti inconsistenti mi è venuta voglia di intonare l'inno al capitalismo.
Vi leggo da un saggio di Max Weber, "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo", un breve passo dal quale si può trarre qualche spunto di riflessione anche per il nostro argomento. Max Weber scrive in questo saggio, che risale alla fine del secolo scorso, che "la 'auri sacra fames' (la bramosia di denaro) è antica come la storia dell'umanità a noi conosciuta. Ma noi vedremo che coloro che si abbandonarono senza ritegno al suo impulso (come quel capitano olandese che per il guadagno avrebbe navigato attraverso l'inferno anche se avesse dovuto abbruciacchiare la vela) non furono affatto i rappresentanti di quella coscienza da cui uscì il moderno spirito capitalistico come fenomeno di masse. Guadagno senza scrupoli, non frenato da alcuna norma interiore, ce n'è stato in tutti i tempi dove e quando ce ne fu la possibilità, come la guerra e la pirateria così anche il commercio non legato da norme nelle relazioni con gli stranieri era libero da ogni vincolo. La morale esterna permetteva ciò che tra fratelli era proibito. E come esteriormente considerato fu abituale il guadagno capitalistico in quanto avventura in tutte le costituzioni economiche che avevano tali oggetti patrimoniali ed offrivano possibilità di valorizzarli con il guadagno (la commenda, l'appalto di imposte, il prestito di Stato, il finanziamento di guerra e di corti principesche e di impieghi), così si ebbe dappertutto quella coscienza da avventurieri che irride ai limiti dell'etica. L'assoluta e cosciente mancanza di scrupoli nella bramosia di guadagno coesistette spesso con il più stretto e rigoroso attaccamento alla tradizione. E con il rompersi della tradizione, con la penetrazione più o meno forte del commercio libero anche all'interno delle organizzazioni sociali, tal novità non venne eticamente affermata ed espressa, ma solo di fatto tollerata e trattata o come eticamente indifferente od anche come spiacevole, ma purtroppo inevitabile. Questa condotta fu appunto uno degli ostacoli interiori più forti, contro i quali urtò dappertutto l'adattamento degli uomini ai presupposti di una economia borghese capitalistica bene ordinata".
Gli operatori di cui siamo costretti a trattare qui a quest'ora tarda e con questa scarsa voglia di ascoltarci, sono senz'altro assimilabili agli avventurieri di cui parla Weber. Per essere più precisi, in verità, sono assimilabili ai predoni della diligenza.
Penso che risulti chiaro il ragionamento ed il mio pensiero. Noi siamo tutt'altro, colleghi, che indifferenti ai problemi della montagna tutt'altro che indifferenti alle questioni di sviluppo di queste aree particolarmente difficili per la vita degli uomini. Noi siamo per insofferenti nei confronti dei furbastri, pronti a chiedere provvidenze per tutto: prima per la neve che manca, e poi quando la neve, che il buon Dio ci manderà finalmente abbondante, per chiedere provvidenze per i danni della neve. Se si volesse davvero fare cosa seria - e non è necessario pensarla come Max Weber che pure è un pensatore di grande prestigio e spessore - basterebbe fare una cosa sola: battersi per realizzare una sorta di cassa neve, come hanno gli edili che appunto si chiama "cassa edile", in cui concorrono imprenditori e tutte le parti sociali per affrontare quelle congiunture atmosferiche che possono essere particolarmente difficili. Se viceversa invece si vuole succhiare tutto il succhiabile ecco che spuntano i furbastri e anche qualche collega qui troppo compiacente con i furbastri come abbiamo avuto modo di verificare nella seduta dei Capigruppo la settimana scorsa.
Per tutte queste ragioni, signor Presidente, e chiedendo venia a tutti voi per il tempo che vi ho preso, il sottoscritto non parteciperà al voto su questo argomento benché ci paia che l'ordine del giorno del Gruppo comunista ridimensioni alquanto la portata della vicenda, ma in ogni caso la pelle è stata già venduta di quest'orso che doveva ancora essere preso in quest'aula, attraverso il messaggio che si è voluto trasmettere a livello regionale e a livello nazionale per cui anche la Regione Piemonte è sensibile alle disgrazie atmosferiche di operatori che in quanto tali dovrebbero assumersi qualche volta almeno il rischio delle proprie azioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Dopo avere sentito l'intervento del collega Staglianò ritengo di dover dire una parola di adesione all'ordine del giorno che abbiamo contribuito a formare, anche per esprimere e portare in questo Consiglio la voce di una provincia che da questa contingenza particolare è duramente colpita e per fare qualche obiezione all'impostazione che abbiamo or ora sentito.
Ho partecipato con altri colleghi ad una importante riunione di operatori, non solo commerciali, alberghieri o turistici, ma anche operatori politici, amministratori pubblici, amministratori delle nostre Comunità montane e delle nostre Valli. Per l'esperienza che ho di un comprensorio e di una provincia dove la montagna è prevalente, ho avuto la sensazione che quanto si è fatto in campo turistico, le iniziative che si sono realizzate non sono certamente tutte né la maggior parte da catalogarsi in quel tipo di speculazione che mi sembra il collega Staglian abbia voluto illustrare e delineare con un giudizio così negativo. Noi dobbiamo all'iniziativa turistica (che in molti casi gli stessi montanari le stesse popolazioni delle vallate hanno portato avanti nelle nostre zone) se quelle montagne e quelle vallate non sono state del tutto abbandonate.
In sostanza ci sono i problemi territoriali e speculativi che sono emersi dal discorso del collega Staglianò, e ci sono anche i problemi di carattere socio-economico, organizzativo e strutturale che sono emersi nei discorsi del collega Avondo e di altri. Però resta il fatto che una stagione invernale come questa ha portato, in determinate situazioni, a condizioni di estrema gravità e noi non troviamo affatto fuori luogo che gli operatori e le comunità interessate facciano presente alle istituzioni la loro grave situazione e chiedano di sensibilizzare le istituzioni politiche, amministrative e governative superiori a tenere presente una situazione particolarmente grave.
E' per questo che noi aderiamo all'ordine del giorno che è stato concordato e speriamo veramente che, nel modo più razionale e più logico possibile, di queste situazioni si tenga conto.



PRESIDENTE

La parola per la replica al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

I due ordini del giorno presentati sollecitano iniziative e questo è conveniente alla comunità regionale. Mi auguro che gli operatori del settore non abbiano a dover registrare l'intervento del collega Staglian perché è veramente dissacrante di tutto un processo di iniziativa privata che talvolta ha grossi riferimenti alla speculazione, ma che spesso ha saputo tenacemente dare delle risposte ai bisogni e alle istanze della popolazione creando anche posti di lavoro e stimolando l'attività produttiva.
Non voglio dissacrare i riferimenti ai "sacri" testi ai quali si è riferito il collega Staglianò, però mi parrebbe che questo richiamo sia dovuto a chi ha responsabilità di governo all'interno del territorio regionale.
Collega Avondo, nell'ultima seduta il Consiglio regionale ritenne di non avere fisicamente i tempi per dare luogo all'approvazione di un ordine del giorno.
La Giunta che era da più parti sollecitata e a sua volta aveva dato luogo ad incontri con le categorie e con le parti interessate, che non sono solo gli imprenditori, ma sono le Comunità montane, i Comuni, sono coloro i quali operano sulla montagna, ha votato un suo ordine del giorno nell'ultima seduta di Giunta che nella sostanza impegna la Giunta ad una serie di adempimenti che era già stata fatta propria da precedenti amministrazioni nel 1981. Tenta inoltre di dare le uniche, vere risposte possibili al problema del momento, rinviando la parte propositiva finale del vostro ordine del giorno al contenuto del Piano di sviluppo, laddove alla voce "bacini turistici" si danno autorevoli richiami a impostazioni generali che attengono al rilancio del settore.
Gli Assessori delle Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto si sono riuniti ieri a Milano e hanno espresso un ordine del giorno che, in larga massima, ripropone i contenuti di quello approvato dalla Giunta, che nella sostanza è quello proposto oggi dalla maggioranza del Consiglio. Raccomando ovviamente la votazione dell'ordine del giorno alla maggioranza, ma ritengo che larga parte del documento comunista non debba essere trascurata, almeno nelle intenzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro per dichiarazione di voto.



FERRO Primo

Voterò contro questo ordine del giorno non per una ragione di merito ma per ragioni di rispetto delle forze politiche che dovrebbero essere valutate.
Voglio ricordare che c'è stata una riunione a Cuneo a cui hanno partecipato diversi Consiglieri regionali che poi si sono fatti promotori di questo ordine del giorno; successivamente c'è stata una riunione presso la sede della Giunta a cui erano presenti alcuni firmatari e altri Consiglieri regionali, tra i quali il sottoscritto che ha seguito attentamente questo problema. Nel corso delle due riunioni sono state avanzate numerose richieste rispetto alle quali i firmatari di questo ordine del giorno, senza interpellare gli altri che hanno partecipato alle due riunioni, hanno deciso di filtrare queste richieste, rendendole compatibili con quella che può essere una logica di maggioranza (per non disturbare il manovratore!). Rispetto a tutto questo, cari signori, io il pacchetto fatto non lo accetto, quindi non voterò a favore di un ordine del giorno che da un lato non risponde al complesso delle richieste avanzate e non le dibatte, e nello stesso tempo cerca, in qualche misura, di emarginare una forza politica che su questo terreno quantomeno nel corso di questo periodo si è impegnata.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 614 presentato dai Gruppi di maggioranza, il cui testo recita: "Considerato che la perdurante assenza di precipitazioni e le relativamente alte temperature che hanno caratterizzato la stagione invernale 1988/1989 hanno determinato una mancanza di neve pressoché totale sull'arco alpino piemontese, facendo venir meno la materia prima su cui si basa l'attività di oltre 80 centri di sport invernali e arrecando un grave pregiudizio economico alle zone alpine interessate considerato che il turismo invernale costituisce una importante e irrinunciabile risorsa delle località montane in cui si sviluppa, che comporta benefici effetti in termini economici, sociali ed occupazionali e si configura anche in Piemonte come settore di esportazione di servizi verso l'estero, che contribuisce al riequilibrio della bilancia commerciale considerato che in primo luogo per le aziende di trasporto a fune ma anche per le aziende ricettive, commerciali e di servizi e per coloro che esercitano attività professionali la mancanza di neve ha comportato una parziale o totale inattività, con una rilevantissima perdita di introiti a fronte di spese già sostenute per gli investimenti, per gli approvvigionamenti, per i contratti e per il personale preso atto che molte aziende che operano nei centri di sport invernali, già provate da un decennio di stagioni particolarmente avare di precipitazioni ed esposte alla concorrenza internazionale e delle Regioni a Statuto speciale, rischiano di non essere in grado di far fronte agli impegni finanziari assunti e di non poter continuare la propria attività ritenuto che l'eccezionale situazione atmosferica renda necessaria l'adozione di interventi, analoghi a quelli adottati in occasione di particolari calamità naturali, per attenuare gli effetti economici sociali ed occupazionali degli eventi calamitosi e per favorire la ripresa economica dei territori colpiti il Consiglio regionale c h i e d e al Governo l'adozione di appositi provvedimenti urgenti per attenuare gli effetti economici, sociali ed occupazionali del mancato innevamento nei centri turistici invernali del Piemonte nella stagione 1988/1989 e per favorire la ripresa delle attività economiche nei territori colpiti prevedendo in particolare: l'estensione alle aziende turistiche, commerciali e di servizio operanti nei territori considerati ed in particolare alle aziende esercenti trasporti a fune, della fiscalizzazione degli oneri sociali, secondo le previsioni già contenute nella proposta per la legge finanziaria dello Stato per il 1989 l'applicazione in via straordinaria ai lavoratori, anche stagionali dipendenti da tutte le aziende colpite dalla mancanza di neve e sospesi dal lavoro o lavoranti ad orario ridotto in dipendenza dai citati eventi atmosferici, del trattamento di integrazione salariale di cui alla legge n.
164/75 nonché del trattamento per gli assegni familiari (cassa integrazione ordinaria) la costituzione in via ordinaria di un sistema di integrazione salariale per i lavoratori dipendenti delle aziende che operano nel settore del turismo invernale, particolarmente soggette agli andamenti atmosferici la sospensione del pagamento dell'IVA relativa all'ultimo periodo di imposta 1988 e al primo periodo di imposta 1989, mensili di dicembre e gennaio e trimestrali IV 1988 e I 1989 e l'esenzione dal pagamento dell'imposta comunale per l'esercizio delle attività produttive per i soggetti colpiti con corrispondente compensazione dell'imposta ai Comuni da parte dello Stato lo stanziamento dei fondi straordinari per favorire la ripresa delle attività economiche nelle aree colpite, nonché l'adeguamento delle strutture e dei servizi in modo da far fronte alla concorrenza internazionale i m p e g n a la Giunta regionale a definire con urgenza una mappa dettagliata dei Comuni dell'arco alpino piemontese e una scheda delle aziende dei centri turistici di sport invernali colpiti dalla situazione di calamità e a predisporre e presentare con urgenza al Consiglio regionale un programma di interventi di competenza della Regione per attenuare nel breve periodo gli effetti economici sociali ed occupazionali causati dagli eventi atmosferici ad attivarsi presso gli Istituti di credito al fine di consentire agevolazioni finanziarie alle imprese colpite, ivi compreso lo slittamento dei ratei di mutuo a favorire nel medio periodo la ripresa delle attività economiche e la riorganizzazione dei centri turistici di sport invernali, con riferimento agli aspetti normativi, finanziari, organizzativi e promozionali.
Si impegna ad esaminare in tempi rapidi il disegno di legge n. 252 'Disciplina degli impianti funiviari in servizio pubblico per il trasporto di persone e delle piste per la pratica dello sci' e le proposte contenute nel programma di interventi sul breve e sul medio periodo che verrà presentato dalla Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli, 3 contrari e 6 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 617 presentato dal Gruppo comunista, il cui testo recita: "Considerato che: il turismo rappresenta, per molte località alpine del Piemonte, una importante e significativa risorsa, da un lato poiché costituisce fonte di integrazione economica per molti nuclei familiari e dall'altro per il ricco e diffuso sistema di attività aziendali e di servizio ad esso collegate questo sistema, trova nel turismo, ed in particolare in quello invernale, le ragioni di un'attività economica, che consente a molti cittadini di sviluppare in montagna la loro attività occupazionale, creando importanti sinergie con le attività propriamente agricolo-pastorali che complessivamente consentono anche per questa via di mantenere viva e radicata un'attività più complessa di difesa degli ambienti rurali e di difesa più generale del territorio con benefici effetti per l'intero sistema territoriale della Regione la mancanza di neve ha determinato una situazione di grave crisi per molte imprese che vedono nel turismo invernale una importante e decisiva quota di entrata considerato che per molte di tali aziende la mancanza di neve ha comportato una parziale o totale inattività, con una rilevantissima perdita di introiti a fronte di impegni di spesa già contratti per investimenti approvvigionamenti e per il personale considerato che ad una stagione avara di precipitazioni nevose va aggiunta la concorrenza che in tale attività viene esercitata dalle stazioni invernali delle nazioni confinanti oltre a quella delle Regioni a Statuto speciale considerato che questa situazione rischia di mettere l'intero sistema turistico-invernale piemontese in grande difficoltà e di portare non poche aziende alla cessazione dell'attività consapevole di tutto ciò, il Consiglio regionale sollecita urgenti e straordinari interventi da parte del Governo centrale e regionale, al fine di attenuare gli effetti sociali-occupazionali ed economici che la situazione ha determinato i m p e g n a la Giunta regionale alla predisposizione di un piano straordinario finalizzato alla ripresa e al rilancio economico e sociale dei territori interessati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 12 voti favorevoli e 30 contrari.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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