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Dettaglio seduta n.173 del 18/01/89 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame progetto di legge n. 315: "Utilizzo del fondo per le opere di urbanizzazione finalizzato ad interventi regionali concernenti le chiese e gli altri edifici religiosi" (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Dovremmo proseguire l'esame del progetto di legge n. 315, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Sull'argomento chiede di intervenire il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.
CHIEZZI Innanzitutto chiedo che vengano distribuiti tutti gli emendamenti concordati all'interno delle forze di maggioranza del Consiglio regionale.
Nessun emendamento mi è stato sottoposto per l'esame e la discussione in forma preventiva.
In secondo luogo, osservo che è passato molto tempo dalla discussione avvenuta nel luglio 1988, interrotta in occasione dell'esame dell'art. 2 in quanto all'interno della maggioranza erano sorti dei dubbi su questa legge. Visto che la maggioranza ripropone la discussione di questa legge penso che sia stato raggiunto un accordo complessivo sulla struttura della legge da parte delle forze di maggioranza, accordo che è sostanziato probabilmente da un certo numero di emendamenti (non so quanti), che a mio avviso dovrebbero essere esaminati e illustrati in forma preventiva nel loro insieme.
Per una legge di questa portata, sulla quale c'è stata una rottura della maggioranza relativamente a problemi di impostazione generale della legge, mi sembra utile illustrare al Consiglio il quadro complessivo della legge modificata e passare solo successivamente a discutere gli emendamenti; altrimenti mi sembra che si perda di vista il nuovo filo logico che struttura questa legge. Richiedo la distribuzione degli emendamenti per esaminarli nel loro insieme e non singolarmente, non avendo partecipato alla rielaborazione della legge.



PRESIDENTE

La distribuzione degli emendamenti è in corso. La sua seconda richiesta mi sembra legittima, quindi dovrebbe esserci un'illustrazione per aprire la discussione.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Per il Gruppo comunista questa legge è stata seguita dalla collega Sestero, ma non è ancora qui e non è neanche certissimo che questa mattina riesca ad arrivare. Per questo motivo pongo la questione sul piano del "gentlemen agreement" per chiedere se sia il caso di esaminare questa legge, viste le osservazioni pertinenti al metodo che faceva il Consigliere Chiezzi.
Da lungo tempo questa legge va avanti, perciò non credo che qualche ora in più o in meno cambi le cose. La collega Sestero è l'unica del nostro Gruppo che ha avuto modo di esaminare gli emendamenti.



PRESIDENTE

Comprendo le ragioni che sono state portate, posso però dire che mentre da una parte c'è un patto tra gentiluomini, dall'altra c'è un impegno politico sulle scadenze che ci siamo dati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Santoni. Ne ha facoltà.
SANTONI Il punto successivo all'o.d.g. è un provvedimento legislativo che pu impegnare l'assemblea per non più di un'oretta. Potremmo eventualmente prenderlo in esame e consentire così al Gruppo comunista di poter intervenire nel merito del disegno di legge n. 315. Mi sembra una soluzione percorribile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani, già relatore del progetto di legge n. 315.
NERVIANI Vi sono due richieste con caratteristiche diverse, una del collega Chiezzi e l'altra del collega Capogruppo Bontempi.
Sulla richiesta di illustrazione preliminare degli emendamenti puntualmente rassegnati ai Gruppi parecchi giorni fa, non vi sono da parte nostra obiezioni di sorta, anche perché il provvedimento non è sostanzialmente modificato.
Per quanto riguarda la collega Sestero, nessuno più di me desidera che sia presente in aula. Ci disponiamo quindi ad attenderla per il tempo giusto consentito a fronte di una lunghissima attesa tollerante per questa legge, a fronte di un'informazione anticipata molto puntuale e a fronte anche di un'assicurazione di presenza, per la quale tutti abbiamo spostato impegni ed attività. Tale assicurazione è stata data ieri sera, tant'è che nella giornata di oggi, verso mezzogiorno, dovrebbe anche tenersi la VI Commissione con una relazione sulle nuove informazioni circa l'Università che interessano particolarmente la collega Sestero.
Quindi, in buona sostanza, se si tratta di aspettare un'ora, un'ora e mezza, nessuna obiezione; personalmente desidero che i colleghi più interessati al provvedimento legislativo siano presenti.
Tuttavia voglio sottolineare quante volte questa legge è stata rinviata, quante volte si è trovato un artificio in diversi momenti della nostra vita consiliare per spostare in avanti questa discussione. Credo che adesso sia giunto il tempo di onorare l'impegno di affrontarla con serietà e definitivamente.



PRESIDENTE

Nessuno più di me è intenzionato ad onorare gli impegni e a far rispettare il calendario che ci siamo dati, tant'è vero che, nella veste di Presidente, pur volendo accogliere le richieste che sono state fatte, ho ricordato che ci sono delle scadenze alle quali non possiamo sottrarci.
Tuttavia, sentita la proposta del Consigliere Santoni e la disponibilità del collega Nerviani, sospendo la discussione augurandomi che il discorso sulla cooperazione, pure importante, possa realmente risolversi in un'ora.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Cooperazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetti di legge nn. 292 e 287: "Norme in materia di cooperazione sociale"


PRESIDENTE

Passiamo dunque ad esaminare i progetti di legge nn. 292 e 287 in materia di cooperazione sociale, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Tapparo, che ha pertanto la parola.
TAPPARO, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, presento il frutto di un lavoro lungo e faticoso che ha assorbito quattordici sedute della IV Commissione consiliare.
Mi viene però fatto presente che i Consiglieri non dispongono della relazione di accompagnamento al testo unificato dei progetti di legge, che peraltro ho consegnato la settimana scorsa. Chiedo che si provveda a distribuirla.



PRESIDENTE

Nell'attesa che venga reperita la relazione, prego comunque il Consigliere Tapparo di cominciare ad illustrarla.
TAPPARO Signor Presidente, non vorrei che si ingenerasse un problema tra i colleghi che non hanno avuto l'opportunità di leggere la relazione, che tra l'altro deve rispondere all'unanimità dei presenti nella Commissione.



PRESIDENTE

Invito i colleghi a prestare attenzione alla relazione che farà il collega Tapparo, in attesa che venga distribuita quella ufficiale.
TAPPARO Signor Presidente, ritenendo che i colleghi avessero letto quella relazione, pensavo di illustrarla a braccio; non essendo così, mi limito a fare una lettura testuale di quanto avevo preparato in modo che i colleghi possano valutare l'eventuale correttezza, assonanza o non assonanza rispetto a quanto ci siamo detti in Commissione. Mi riservo una brevissima premessa per introdurre ai colleghi che non hanno seguito questi lavori che stiamo oggi per decidere.
STAGLIANO' Mancano i due Assessori competenti! BRIZIO, Assessore all'assistenza Un Assessore è presente, caro Staglianò! Tra l'altro, devo dire che l'esame di questo provvedimento era stato programmato per oggi pomeriggio.
STAGLIANO' L'Assessore Brizio ha ragione.
TAPPARO Si giunge oggi al punto conclusivo di un'iniziativa legislativa che tocca il problema di quella parte della società più debole, tendenzialmente esclusa dal lavoro o con grande difficoltà all'inserimento nel mondo del lavoro. Un invalido su due è disoccupato, e chi di questi invalidi lavora è sempre in posizione di marginalità e, in molte aziende, viene relegato nei reparti improduttivi. In Italia sono alcuni milioni i soggetti che vivono questa condizione.
La legge si caratterizza anche per l'ampliamento dell'area di quelli che vengono considerati i soggetti deboli, considerando anche coloro che sono portatori di un handicap sociale. Faccio una lettura testuale della relazione, proprio per l'inconveniente della non presenza del testo nonostante l'abbia consegnato la scorsa settimana.
Dopo un lungo, approfondito e complesso lavoro svolto dai Commissari della IV Commissione consiliare, si è giunti alla formulazione di un testo di legge unico relativo alle cooperative sociali, quale momento di sintesi fra due iniziative legislative: un disegno di legge della Giunta e una proposta di legge che aveva visto la firma di tutti i Gruppi ad eccezione del Gruppo DC.
Il testo che viene presentato ha saputo conciliare le due diverse visioni da cui scaturivano il disegno e la proposta di legge. L'iniziativa legislativa assume l'imprenditorialità collettiva espressa dalla forma cooperativistica, con modalità più o meno di elevata protezione e sostegno e un rapporto con il lavoro non simulato, ma misurato su livelli non marginali di relazione con il mercato, come una base idonea per un inserimento adeguato dei portatori di handicap nel mondo del lavoro attraverso tale inserimento, tende a concorrere al loro recupero e ad una piena ed autonoma cittadinanza sociale.
Nell'elaborare il presente testo, i legislatori sono stati pienamente consapevoli che questa forma di intervento a favore dei cittadini portatori di handicap non può che concorrere molto parzialmente ad affrontare il problema della crescente marginalizzazione economica, sociale e culturale di una parte della società, mentre cresce il benessere misurato sul tasso di incremento del prodotto interno lordo e sull'andamento del livello medio dei consumi. Sono dunque forme più strutturate e complesse di intervento sul mercato del lavoro dal lato della domanda e dal lato dell'offerta che possono concorrere a minimizzare la marginalizzazione dei cittadini più deboli per ragioni psico-fisiche e sociali.
Significativa appare l'indicazione di considerare beneficiari delle facilitazioni offerte dalla presente iniziativa legislativa tra i soggetti deboli i portatori di handicap, coloro che vengono segnalati dall'autorità giudiziaria (carcerati in regime di semilibertà, dimessi dal sistema carcerario) e dalle autorità preposte ai compiti di assistenza sociale (drogati e il più vasto spettro delle vecchie e nuove povertà). Per i drogati l'indicazione è precisa: possono cioè beneficiare di questo sostegno coloro che sono all'interno di una procedura di recupero (e lo evidenzio per brevità; nel testo della mia relazione non è stato posto, ma è precisato nell'articolo).
L'iniziativa legislativa gradua il sostegno alla facilitazione in base al maggiore o minore rapporto con il mercato per non offrire spazi alla finzione di un lavoro fittizio, un gioco protetto, e per accompagnare i soggetti beneficiari ad un confronto aperto con e nella società, trovando alle spalle un retroterra dato da un sostegno concreto del momento pubblico congiuntamente alla solidarietà attiva del privato sociale.
Le sedute della Commissione dedicate all'elaborazione del testo finale sono state quattordici più una serie di consultazioni con le forze sociali ed economiche interessate. La fase iniziale dei lavori è stata complessa trovandosi di fronte a due iniziative legislative di difficile confrontabilità e avendo tali iniziative due diversi modi di rapportarsi con il mercato, sia dal lato della domanda (mercato del lavoro) che dell'offerta (struttura dell'apparato e dei rapporti economici). Ha prevalso una responsabile volontà politica a produrre un testo integrato un contenitore ampio, con all'interno le diverse e anche lontane articolazioni della cooperazione sociale.
La proposta legislativa che oggi viene fatta si salda con armonia al modulo esistente di legislazione regionale in materia di cooperative di lavoro (in particolare con la L.R. n. 28/84, recentemente modificata, base degli interventi per favorire la crescita di imprenditorialità collettiva in un mercato del lavoro con ampi segmenti marginalizzati dal processo di sviluppo) e ne costituisce un ampliamento omogeneo dal versante dei portatori di handicap psichico, fisico e "sociale".
Proprio per tenere conto di tali articolazioni e dei diversi tipi di svantaggio, la proposta oggi presentata suddivide in tre tipi le cooperative sociali e gli interventi connessi: cooperative integrate (40% di soggetti handicappati sul totale dei soci con rapporto vincolato di volontari) per le quali sono previsti: il parziale reintegro degli oneri previdenziali ed assicurativi, ovvero una parziale fiscalizzazione degli oneri sociali; contributi a finanziamento dei progetti, formazione professionale, appalti. L'obiettivo è l'inserimento lavorativo regolarmente remunerato dei soggetti svantaggiati nell'attività della cooperativa stessa cooperative di solidarietà sociale, con una presenza del volontariato più alta trattandosi di soggetti più deboli. Per questi vengono dati tutti i meccanismi previsti in precedenza meno la fiscalizzazione degli oneri sociali, che è data solo al tipo di cooperative precedenti più esposto al rapporto con il mercato cooperative di servizi alla persona costituite da soggetti normali, con all'interno una percentuale libera di soggetti svantaggiati, per le quali è prevista solo l'agevolazione all'accesso alle commesse pubbliche e non alle altre forme di agevolazione, in quanto è più ridotto il tipo di intervento per i portatori di handicap. In questo caso, si tratta di cooperative che hanno come scopo l'impegno nel settore dei servizi educativi socio assistenziali e socio-culturali a favore di soggetti svantaggiati ed operano con dimostrata professionalità dei soci lavoratori.
La procedura di valutazione delle ammissibilità dei progetti connessi alle attività delle cooperative sociali si fonda non sull'opera di un comitato tecnico di valutazione, ma sulla piena responsabilizzazione della Giunta regionale che trova, nell'istituzione di un apposito registro delle cooperative sociali, un ausilio al proprio compito per evitare abusi o uso distorto delle facilitazioni e dei sostegni rivolti a rapportare realmente con la società economica e civile settori deboli della nostra società.
Va sottolineato che i tipi di intervento di sostegno sono stati delineati e diversamente utilizzati per le tre forme di cooperative sociali, in modo da esaltare la capacità di autogestione del gruppo di cittadini che si colloca nelle varie specifiche iniziative: l'accesso alle commesse pubbliche per costituire un volano di lavoro la fiscalizzazione parziale degli oneri sociali per elevare il livello di competitività il sostegno alla formazione e riqualificazione professionale per modificare le condizioni di distacco dei contenuti di professionalità tra normodotati e soggetti beneficiari del provvedimento il finanziamento dei progetti per minimizzare gli aspetti sfavorevoli nel processo produttivo (ad esempio, i vincoli ergonomici al lavoro per un portatore di handicap e quindi il finanziamento dell'impianto dell'attrezzatura, del macchinario perché siano adatti ad una prestazione normale da parte del portatore di handicap).
Questa proposta, se utilizzata con un orientamento rivolto ad una politica attiva del recupero degli handicappati attraverso il lavoro, pu costituire uno strumento attorno al quale si potranno determinare altri interventi legislativi più mirati che tendano ad intervenire su tutto lo spettro delle aree di difficoltà della nostra società.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Tapparo è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.
AMERIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci troviamo di fronte ad una legge laboriosa e complessa che ha richiesto un anno e mezzo di lavoro e numerose sedute in Commissione. Del resto, si misuravano in questo campo concezioni e culture assai diverse fra di loro. Non c'erano precedenti cui guardare nelle altre Regioni e manca ancora una legge quadro nazionale che dia orientamenti e indicazioni per la legislazione delle Regioni.
Il risultato raggiunto, dopo un anno e mezzo di lavoro, è complessivamente positivo; si è cercata, anche grazie all'impegno del nostro Gruppo, una sintesi ragionata, e non solo una sommatoria, di quanto vi era di positivo in queste culture ed esperienze diverse maturate negli anni nella nostra Regione.
Ricordo che un punto di svolta per accelerare e condurre positivamente in porto questo lavoro complesso è stata la proposta di legge regionale firmata da tutti i Gruppi laici presenti in questo Consiglio, presentata nel luglio 1987, alla quale ha fatto seguito, nel mese di settembre, il disegno di legge della Giunta. In sostanza, evidenziavano le due diverse concezioni che ispirano la cultura in materia presente in questa Regione.
Una prima concezione vede l'intervento sui soggetti svantaggiati come uno sforzo per coniugare l'inevitabile aspetto assistenziale con la promozione e il lavoro, in modo dinamico, tendendo cioè a ridurre il primo e a promuovere e incrementare, strada facendo, il secondo. Prevale nel giudizio l'esperienza della cooperazione integrata realizzata in Piemonte.
La seconda concezione che ispira invece il disegno di legge della Giunta vede una concezione prevalentemente assistenziale, mentre è in ombra l'intervento della promozione per il superamento dell'handicap e degli svantaggi attraverso l'inserimento lavorativo.
La sintesi trovata, che viene oggi presentata, si basa su due pilastri fondamentali. Il primo, attraverso la definizione di diverse tipologie di cooperative (cooperative integrate, cooperative di solidarietà e cooperative di servizi) e attraverso la regolamentazione delle varie tipologie. Quindi, una regolamentazione e una definizione del ruolo del volontariato; uno sforzo per la sua qualificazione; la richiesta di garanzie di qualità e titoli di servizi nei confronti dei soggetti svantaggiati, titoli richiesti alle cooperative integrate di solidarietà secondo la norma che prevede la cancellazione delle cooperative che entro due anni non abbiano iniziato un'attività.
Il primo pilastro di questa sintesi è una regolamentazione corretta di controlli e di verifiche delle diverse tipologie.
Il secondo pilastro consiste nella graduazione dei benefici della legge sulle diverse tipologie. I possibili benefici descritti nel testo che abbiamo di fronte, lo sgravio contributivo, l'accesso agevolato (nei limiti delle leggi vigenti che sono nazionali e non regionali), gli appalti, i contributi in conto capitale per l'avvio delle cooperative, l'utilizzo prioritario del Fondo sociale europeo sono accessibili per le cooperative integrate (cooperative composte per il 40% da soci svantaggiati). Solo alcuni di questi benefici sono accessibili per le cooperative aventi un numero minore di soci svantaggiati e che utilizzano maggiormente forme di collaborazione di volontariato; nessuno di questi benefici (eccetto l'accesso agevolato agli appalti) è accessibile da parte delle cooperative di servizi di persone normodotate che si rivolgono ad un'utenza composta di soggetti svantaggiati.
Quindi, controlli severi (almeno nelle intenzioni, e dovremmo vedere il risultato nella gestione) e graduazione dei benefici a seconda delle diverse tipologie hanno costituito il punto di incontro e di sintesi, per noi accettabile, perché non è una mera sommatoria di cultura e di esigenze diverse.
Va ancora annotato che ogni contributo alle cooperative viene concesso solo a fronte di documentazione delle spese sostenute. Questo aspetto, che dovrebbe apparire ovvio, non era scontato nel dibattito in Commissione.
Il secondo aspetto di rilievo è la nuova nozione di svantaggio o di handicap introdotta con l'art. 3 della legge. Si tende infatti a superare la nozione tradizionale di handicap fisico o psichico e si introduce una nozione più lata di svantaggio sociale. Si dice, infatti, che sono soggetti interessati a questa legge non solo gli invalidi fisici, psichici e sensoriali con residua capacità lavorativa e con invalidità non inferiore al 45%, ma anche quei soggetti in stato di temporanea o permanente emarginazione sociale segnalati dai servizi socio-assistenziali o sanitari degli enti locali, dalle UU.SS.SS.LL., dagli organi giudiziari.
Quindi si tende ad inserire una nozione nuova di svantaggio che deriva non dal classico handicap fisico o psichico, ma da una condizione di emarginazione sociale, sia che derivi da precedenti esperienze negative sia che derivi da una emarginazione professionale o tecnologica sul lavoro o da altre cause.
Le recenti ricerche dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro per il Piemonte ci dicono che, a fronte di una dinamica non negativa del mercato del lavoro torinese e piemontese, alcune aree sociali non solo non beneficiano di questa dinamica positiva, ma affondano ogni giorno di più coloro che hanno meno chance, che sono socialmente emarginati e che rischiano di trovarsi sempre più in una condizione di emarginazione irreversibile. L'introduzione di questa nozione costituisce una novità non di poco conto.
Non illudiamoci che attraverso questa legge si possa dare una risposta esaustiva al problema dello svantaggio fisico, psichico o sociale. Questa legge è un tassello importante, ma non è tutto. E' uno tra i primi tasselli in Italia: non lo sottovalutiamo, anzi, rivendichiamo il merito di aver dato un contributo, un apporto non indifferente, assieme ad altri Gruppi, per la costruzione di questa legge e per il superamento delle difficoltà che si frapponevano alla sua definizione. Questa legge è un tassello non esaustivo: ne servono altri; in particolare occorre provvedere alla riforma del collocamento obbligatorio e alla riforma della cassa integrazione, che prevede la mobilità dei lavoratori espulsi dalle aziende i quali, per età, per condizioni scolari o professionali, sono in una condizione temporanea di svantaggio sociale.
La riforma e l'ammodernamento del sistema di formazione professionale soprattutto per i soggetti svantaggiati e portatori di handicap, sono altri passi fondamentali in assenza dei quali diventa difficile pensare che una legge regionale in materia di cooperazione integrata e di solidarietà possa da sola risolvere i problemi che abbiamo di fronte.
Con questo senso del realismo noi abbiamo dato il nostro apporto.
Riterremmo utile che all'approvazione della legge si accompagnasse un atto del Consiglio regionale (potrebbe essere un ordine del giorno), che affronti gli altri problemi di cui ho parlato, sollecitando al Governo le necessarie disposizioni in ordine alla riforma del collocamento obbligatorio ed ad altre questioni che non sono di competenza regionale.
Quindi propongo un ordine del giorno per sollecitare al Governo una legge quadro in materia. Nel testo di legge vi sono alcune imprecisioni di carattere tecnico per la cui correzione sarà opportuno predisporre alcuni emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Signor Presidente, sottolineo alcuni punti, in particolare in materia di cooperazione sociale.
La valutazione di carattere generale non può che essere preoccupata e critica. Nel nostro Paese vi è grande incertezza da parte delle istituzioni e dei partiti di fronte alla domanda di partecipazione, di corresponsabilizzazione, di autogestione che proviene dalla società civile.
Basti pensare alla paralisi che sta vivendo il Parlamento e alla gravissima carenza legislativa da parte delle Regioni per favorire e valorizzare l'associazionismo democratico. In Parlamento giace da tempo una legge importante nel campo dell'associazionismo democratico, ma le forze politiche non l'hanno ancora esaminata. La stessa cosa succede nelle Regioni. Anche la nostra Regione è piena di contraddizioni in questo senso: ha uno Statuto avanzato e qualificato, che però non è mai stato attuato integralmente nelle parti qualificanti che riguardano i processi di partecipazione e di valorizzazione della società civile.
Abbiamo tentato in questi anni di fare un passo avanti con la legge sul volontariato in campo socio-sanitario, affrontando un tema rispetto al quale la società civile era notoriamente più avanzata delle istituzioni quasi spinti da questa esigenza, abbiamo approvato quella legge che, tra l'altro, è largamente inapplicata. In questo senso, richiamo il Presidente del Consiglio a verificare se, nell'applicazione della legge sul volontariato in campo socio-sanitario, si è opportunamente risposto ai vincoli ai quali la Giunta deve adeguarsi. Dopo parecchi anni dall'approvazione siamo ancora in assenza della relazione annuale al Consiglio sullo stato di applicazione di quella legge. A me pare questo un segno preoccupante, perché leggi qualificate dal punto di vista etico vengono sostanzialmente disapplicate dal quadro istituzionale.
E' giusta la polemica del Difensore Civico nei confronti dell'istituzione Regione che ha dimostrato che agli interventi legislativi in materia di partecipazione e di valorizzazione della società civile le istituzioni rispondono in modo disattento. Le istituzioni sono molto lontane dalle esigenze e dalle aspirazioni delle comunità locali.
La stessa osservazione vale nel campo dell'associazionismo democratico.
Ci siamo cimentati su questo problema al termine della passata legislatura, nell'affannoso svolgersi dell'ultima seduta consiliare; questo provvedimento era quasi definito, ma è passato in second'ordine rispetto ad altri provvedimenti che erano di interesse strutturale e di interesse partitico-istituzionale, per cui oggi siamo ancora in assenza di una legge in materia.
Quarto esempio. Siamo indietro rispetto ad altre Regioni nel definire una proposta di legge nel campo dell'educazione alla pace e allo sviluppo nonostante siano giacenti varie proposte di legge.
Quinto esempio. Esiste una legge regionale sulla cooperazione per disoccupati e cassintegrati, ma una verifica sullo stato di applicazione di quella legge, sui problemi inerenti la sua applicazione e sulla necessità di un suo adeguamento non è stata fatta.
Non vorrei che la legge che stiamo discutendo, che è una legge importante, venisse ancora una volta usata strumentalmente per coprire vuoti di capacità gestionale dei servizi sociali e non venisse considerata invece un elemento centrale nel processo di umanizzazione. Esprimo questa preoccupazione perché gli esempi che ho citato non sono soltanto da attribuire alla responsabilità precipua dell'istituzione e dei partiti che ne fanno parte, ma per quanto riguarda la legge della cooperazione lo stesso movimento cooperativo mi pare inadeguato dal punto di vista culturale.
E' la prima volta che in una legge regionale della cooperazione non è presente la lunga mano burocratica del movimento cooperativo.
Intendiamoci: credo che il movimento cooperativo sia essenziale e debba essere potenziato e favorito, però non attraverso imposizioni legislative come abbiamo visto nel campo della cooperazione agricola, dove anche andando contro la Costituzione si vincola il contributo della Regione al parere del movimento cooperativo. Questo è veramente distorcente dal punto di vista costituzionale.



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, manca un minuto. La prego di concludere.
REBURDO Vedo che lei, caro Presidente, gestisce in modo burocratico questo Consiglio. Non sono assolutamente d'accordo sulla gestione burocratica del Consiglio, contrariamente a quanto dice il Capogruppo DC. La giustezza è sempre un fatto relativo.
Vorrei capire se questa legge, diversamente dalle altre leggi regionali in materie similari, sarà gestita con la correttezza istituzionale che richiede. La correttezza istituzionale vorrebbe che questo Consiglio fosse messo periodicamente nella condizione di verificare il livello di applicazione della legge, che non può che essere in una fase ancora largamente sperimentale. Chiederei al Presidente del Consiglio di attivare un'iniziativa per chiedere che la legge sul volontariato socio-sanitario venga integralmente applicata e che questo Consiglio possa finalmente com'è previsto nella legge, avere le relazioni annuali che fino ad ora sono state disattese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, colleghi Consiglieri, benché il clima di questa mattina in quest'aula non sia dei più attenti, ritengo che ci stiamo apprestando a discutere e ad approvare una legge di grande valore politico ed istituzionale. Sono intervenuti il relatore Tapparo, i colleghi Amerio e Reburdo, quindi non ritorno su alcuni concetti già espressi. Vorrei per soffermarmi su alcuni passaggi politici che hanno punteggiato il lungo e laborioso lavoro della IV Commissione.
Complessivamente noi giudichiamo positivo questo lavoro. E' stata una faticosa opera di sintesi che ha portato ad un primo risultato, ad una prima risposta ad esigenze fondamentali, che le esperienze sociali di cui la legge intende occuparsi attendevano da molto tempo.
Sono norme, colleghi, ispirate da quello che gli studiosi della materia definiscono "dei principi del diritto diseguale", e cioè dall'intervento da parte delle istituzioni democratiche a favore dei più deboli, per riportare tendenzialmente, attraverso il diritto diseguale, in una condizione di parità effettiva, soggetti che partono svantaggiati nella loro presenza sociale. Da questo punto di vista non possiamo non cogliere come, proprio negli anni di deregulation, negli anni di svuotamento di quell'embrione di stato sociale che si era costruito nel Paese nel decennio trascorso proprio negli anni in cui più forte e intenso è stato l'attacco ai diritti di cittadinanza, di queste esperienze di autorganizzazione dal basso per rispondere ai bisogni di lavoro, ai bisogni di servizi, hanno avuto una rilevanza crescente.
Ecco perché questa legge, a nostro avviso, può sostenere la solidarietà facendo, di questa parola impegnativa una cosa diversa dall'assistenzialismo. In Commissione, insieme ai colleghi che hanno seguito assiduamente il dibattito, ci siamo appassionati attorno al ruolo ad esempio, del volontariato; su questo punto c'è stato un passaggio di discrimine laddove, alla fine, la stragrande maggioranza dei Commissari ha convenuto che il volontariato va inteso come concorso complementare, non sostitutivo, di un intervento che va fatto in questo campo "con" le persone svantaggiate e non "sulle" persone svantaggiate. Queste semplici preposizioni, "con" e non "sulle", misurano la crescita civile e culturale che in questi vent'anni difficili è avvenuta nel nostro Paese.
E' stato un lavoro positivo che tuttavia ha avuto nella fase terminale quando sembrava che avessimo imboccato la dirittura di arrivo, uno strappo politico ed istituzionale. Noi di Democrazia Proletaria abbiamo voluto venisse sanzionato con una presa di posizione della Commissione ed è a verbale. Mi riferisco a quegli interventi che il sottoscritto non ha esitato a definire di natura lobbistica (al di là che la lobby potesse colorarsi di volta in volta del colore rosso o bianco, verde o tricolore).
Respingere questo tipo di interventi è per noi condizione imprescindibile per sostenere davvero i più deboli, i più bisognosi della solidarietà delle istituzioni democratiche.
Cito en passant, perché non voglio enfatizzarlo, quell'episodio di rozzo presenzialismo. Voglio però rimarcare la difficoltà di crescita che abbiamo, come istituzioni rappresentative, nel saper dialettizzare con istanze sociali legittime, quali quelle espresse anche da coloro che hanno ritenuto di intervenire in quel modo. Rozzo presenzialismo, perché tutti i Commissari sono a conoscenza delle difficoltà che animano, che vivono dentro le confederazioni, dentro le centrali cooperative. Da questo punto di vista, ogni Commissario è in grado (adulto e vaccinato) di poter dare delle interpretazioni; ciò nell'autonomia del nostro lavoro legislativo senza rozzi presenzialismi che possono inficiare il lavoro della IV Commissione che noi continuiamo a giudicare complessivamente positivo. Il risultato finale poteva essere ancora più positivo di quello che è stato.
Avremmo preferito, in altre parole, una legge più netta (come ad un certo punto era quasi sulla dirittura d'arrivo), una legge che intervenisse sulle cooperative integrate. Per questa ragione abbiamo presentato alcuni emendamenti, peraltro sottoscritti anche dai colleghi Montefalchesi e Reburdo, che ringrazio pubblicamente per aver condiviso i nostri propositi.
Due sono gli emendamenti che voglio citare in conclusione di questo intervento generale, riservandomi ovviamente di intervenire, se del caso più dettagliatamente nel corso del dibattito sull'articolato. Puntano a favorire davvero la cooperazione intrapresa dal basso, contrastando una logica meramente economica, direi economicistica, di concentrazione sui grandi numeri, per quanto riguarda il coinvolgimento dei soggetti svantaggiati, che vanno molto spesso a discapito del lavoro effettivo di integrazione sociale. Ecco perché noi abbiamo previsto che l'intervento regionale, a copertura degli oneri previdenziali, venga effettuato a scalare a sostegno delle cooperative più piccole, e così via via verso quelle più grosse, proprio per cercare di favorire le cooperative che privilegiano il lavoro sociale sulla dimensione economica ed economicistica dell'impresa, dimensione che pure è ovviamente essenziale.
Noi pensiamo che dalla discussione di merito dovremmo trarre le conclusioni, per quanto ci riguarda anche in termini di collocazione politica complessiva, sul testo di una legge che è ai blocchi di partenza e che, com'è noto, aveva anche la firma del sottoscritto.
Abbiamo la riprova che questa legge, che viene a conclusione, se c'è la volontà politica, può anticipare i tempi lunghissimi, eterni del legislatore nazionale. E' stata citata dal collega Amerio l'assenza di una legge quadro, cosa che però non ha impedito alla Regione Piemonte di legiferare in materia. I nostri tempi sono positivamente i più celeri, ma comunque in ritardo rispetto alla fatica e alle difficoltà che le esperienze sociali affrontano quotidianamente per dare davvero cittadinanza sociale a chi non potrà trovare posto fra gli "agnellidi" (e meno male!).
Ecco perché proponiamo un emendamento che sia a parziale recupero del ritardo per intervenire sugli oneri sociali già pagati per il 1988 dalle cooperative che operano da tempo nella nostra Regione, visto che i tempi troppo lunghi (benché celeri) del nostro operare hanno fatto sì che questa legge, attesa per l'anno passato, non potesse essere approvata entro la fine del 1988.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.
CARLETTO Intervengo volentieri e con soddisfazione come Capogruppo su questo provvedimento, soprattutto per esprimere il compiacimento del Gruppo DC per il lavoro fatto in questo periodo su questi disegni di legge e per la soluzione che ci auguriamo vada determinandosi. Diamo questo giudizio sulla base dell'esperienza fatta in Commissione, dove si sono approfondite le posizioni dei vari Gruppi.
La seconda ragione per cui sono soddisfatto è perché, essendo stato Assessore all'assistenza, ho lavorato su queste problematiche e quindi so quanto è importante un provvedimento di questo tipo per persone in difficoltà e quali risultati può loro offrire.
Il relatore ha ricordato che siamo partiti da due proposte, una della Giunta e una della gran parte delle forze politiche del Consiglio regionale. Altri colleghi hanno ricordato la differenza che le caratterizzava. La mia proposta di allora aveva un forte taglio socio assistenziale, mentre la proposta delle forze politiche era più orientata verso l'aspetto economico produttivo. E' per questo che abbiamo impiegato molto tempo, però non è stato tempo perso, ma è stato tempo impiegato bene.
Su questa differenza di impostazione ci si è dovuti confrontare. Un confronto a fondo con gli Assessori, prima con me e negli ultimi mesi con il collega Brizio, un confronto che ha determinato una scelta di equilibrio e noi, con soddisfazione, vediamo arrivare questo provvedimento in aula. Un equilibrio che non può essere sottaciuto o sottovalutato, un equilibrio tra gli aspetti economici, produttivi, occupazionali e gli aspetti socio assistenziali del provvedimento. Equilibrio che abbiamo raggiunto attraverso una serie di strumenti e di meccanismi, intanto nell'individuazione dei tipi di cooperative sulle quali si incentra il provvedimento e i provvedimenti che nel disegno di legge sono proposti, sul tipo di obiettivi che il disegno di legge si propone.
Nel caso delle cooperative integrate, l'obiettivo è l'inserimento lavorativo di persone handicappate, una delle questioni più gravi per le persone in difficoltà. Perché è facile stanziare risorse ed erogarle a queste persone; è facile fare programmi e progetti, che pur tropo spesso sono più teorici che pratici; è facile dire che vogliamo aiutare queste persone, ma quando si valutano gli strumenti per l'inserimento lavorativo delle persone handicappate, che è uno dei mezzi più importanti per ridare loro dignità, ci scontriamo con la realtà socio-economica che è quella che è.
Il sistema dell'impresa chiede di partecipare ai costi, ma chiede di non essere coinvolta nell'assunzione diretta di queste persone; gli strumenti e i meccanismi di legge del collocamento li conosciamo: non favoriscono questo tipo di inserimento, quindi la cooperazione pare essere lo strumento da attivare con forza per l'inserimento lavorativo delle persone handicappate. E le cooperative integrate, così come la legge propone, potrebbero raggiungere, a mio giudizio, se non completamente almeno in modo parziale ma incisivo questo obiettivo.
Il secondo tipo di cooperative sono le cooperative di solidarietà sociale per aiutare il reinserimento, oltre che lavorativo, anche sociale delle persone in difficoltà.
Il terzo tipo di cooperative sono le cooperative di servizio alla persona. Ci pare che il settore socio-assistenziale possa avere un decollo completo se lo strumento delle cooperative è attivo, presente e forte. Le cooperative e i servizi alla persona nei prossimi anni saranno quindi uno strumento per gestire una parte dei servizi socio-assistenziali che sul territorio regionale sono in via di attivazione o saranno attivati.
Dunque questo è un disegno di legge importante che, proprio perch investe due settori, dovrà essere gestito dagli Assessori al lavoro e all'assistenza. Mi pare che, con una gestione congiunta, oculata e forte si possano ottenere dei risultati importanti.
Vorrei contestare al collega e amico Staglianò quello che lui ha chiamato uno strappo; egli ha contestato l'intromissione delle centrali cooperative. Forse per quanto riguarda la forma ha ragione, lo abbiamo già detto in Commissione. La struttura dell'Assessorato, gli Assessori e le forze politiche hanno lavorato in raccordo con le centrali cooperative.
Credo che il primo dovere del legislatore che vuole fare delle leggi davvero in grado di incidere nella società e nel tessuto sociale sia quello di lavorare in collegamento forte con la società e con le sue espressioni.
Questo è il primato della politica e delle istituzioni che tutti richiamiamo, anche quando nella società, qualche volta magari giustamente si attaccano la classe e le istituzioni. Noi diciamo però che questo è il centro e il fulcro della democrazia. Non possiamo immaginare di fare un lavoro su un terreno così delicato, così difficile, dove gli equilibri sono così fragili, senza avere un collegamento forte con chi nella società opera in questo settore.
Quindi, mi sono scandalizzato nella forma e non nella sostanza e nel merito. Le centrali cooperative, siano bianche, rosse, verdi o gialle - non mi interessa - hanno collaborato con l'Assessorato, con le forze politiche e con la Commissione perché questa legge potesse essere approvata nel modo migliore.
Mi riservo di aggiungere alcuni elementi nelle dichiarazioni di voto volendo rimanere nei tempi regolamentari.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Brizio per la replica.
BRIZIO, Assessore all'assistenza La mia replica sarà quanto mai stringata, perché su questa legge è stato detto tutto; in Commissione l'ho seguita con il collega Cerchio trattandosi di una legge che interessa anche l'Assessorato al lavoro. Si sono confrontate pienamente due proposte, una venuta da un numero significativo di Gruppi politici, l'altra venuta dalla Giunta; è stato compiuto un lavoro significativo ed importante, sottolineato da tutti i Gruppi.
Certo, questo lavoro di approfondimento ha richiesto tempo, ci ha fatto lasciare anche indietro altre proposte di legge significative come quella del Fondo sull'occupazione che la IV Commissione dovrà recuperare. D'altro canto si trattava di tema complesso che doveva essere approfondito.
Come tutti hanno sottolineato si è giunti ad una sintesi positiva che accorpa nello stesso disegno di legge tutta la cooperazione a fini sociali tant'è che il titolo è stato modificato in questo senso ("cooperazione sociale") e va quindi ad integrare provvedimenti già esistenti per la cooperazione più specificatamente economica.
Sono state anche individuate le categorie nei tre gruppi previsti dall'art. 7: cooperative integrate, cooperative che chiameremo di solidarietà sociale perché è stato presentato un emendamento all'art. 7 da parte del Consigliere Staglianò, che corrisponde a un emendamento proposto anche da me e da altri colleghi di maggioranza, meramente tecnico.
V'è infatti un'evidente discordanza tra l'art. 2 e l'art. 7 che va sanata non soltanto all'art. 7, ma in tutto l'articolato per cui abbiamo presentato una premessa di emendamento che, se c'è l'accordo, vale per tutta la legge.
Sulla sostanza si può affermare che si tratta di una legge positiva.
Sarà operante nel 1989. Sui singoli emendamenti la Giunta si esprimerà via via, ma per il tipo di discussione su questa legge che ha molto coinvolto il Consiglio sia sotto il profilo dell'iniziativa legislativa sia sotto il profilo del dibattito in Commissione, vorrei dare alcune indicazioni.
L'emendamento che definisce le cooperative di solidarietà sociale è ovvio e quindi pienamente accettabile. Degli altri emendamenti, uno tende a fissare il margine di invalidità al 45% anziché al 50% in ottemperanza alle nuove disposizioni: anche su questo non posso che anticipare il consenso della Giunta.
C'è invece il problema sollevato in merito all'art. 10 e il problema finanziario cui ha fatto riferimento il Consigliere Staglianò. Valuto prima il problema finanziario perché la risposta purtroppo è negativa. Staglian dice che dobbiamo recuperare il 1988, però la legge purtroppo parte nel 1989. Abbiamo già portato lo stanziamento a un miliardo per il 1989 facendo uno sforzo, non abbiamo ancora approvato il bilancio di quest'anno ed abbiamo di fronte a noi delle difficoltà finanziarie non irrilevanti per cui pensare ad una norma transitoria che dia una retroattività alla legge non è accettabile e, al di là dell'indicazione politica che questa pu avere, non può essere accettata né nella sostanza né sotto il profilo di legittimità. Quindi per quanto riguarda gli emendamenti agli artt. 15 e 16 affermo fin d'ora che non li ritengo accettabili.
Ritengo invece che l'emendamento all'art. 10 possa essere oggetto di attenta valutazione, perché ripropone un problema che era stato ampiamente dibattuto in Commissione, avendo presente soprattutto che le categorie che vanno agevolate di fronte alla situazione economica che si va delineando ma anche per obiettivi scopi sociali, non sono tanto le megastrutture, le megacooperative, ma quelle cooperative di più ridotte dimensioni e di più agile struttura che potranno formarsi. Dobbiamo pensare non solo ad un intervento di sostegno sul passato, ed è il tema delle modifiche agli artt.
15 e 16, ma ad un ruolo di promozione che effettivamente aiuti a far rientrare nel mondo del lavoro i soggetti svantaggiati. Questo sarà assai più facile con le forme agili che la legge propone e quindi una graduazione può ritenersi valida. Tale graduazione può essere quella del 50, 40, 25 oppure quella del 45, 40, 30%. Prima di giungere alla votazione dell'art.
10, sarebbe utile una valutazione del relatore e dei Gruppi: più la percentuale è ridotta, meno rapidamente si utilizzano le risorse disponibili. Il problema della scarsità di fondi in relazione alle esigenze ci aveva anche fatto pensare, in una discussione con i nostri tecnici, di limitare i benefici fiscali solo alla lett., a), relativa alle cooperative integrate; in questo senso ho fatto "girare" tra i Gruppi informalmente, non una proposta concreta, ma un'ipotesi che mi pare non abbia al momento raccolto molti consensi. Se questa ipotesi venisse accettata dai Gruppi, io potrei proporre l'emendamento, in caso contrario non lo proporrò. Con l'approvazione di questa legge avremo uno strumento estremamente utile al sostegno dell'occupazione, soprattutto per i soggetti più svantaggiati, quindi è un provvedimento di significativo valore nel campo sociale e in quello del lavoro.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa. Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dal Consigliere Tapparo: al primo comma, lett., a), le parole "non inferiore al 50%" vengono sostituite dalle parole "non inferiore al 45%".
La parola al Consigliere Tapparo che lo illustra.
TAPPARO Questa esigenza è emersa in questi ultimi giorni in quanto sono in corso alcune modifiche significative nella gestione del collocamento essendo previsto, per le liste speciali di avviamento al lavoro dei portatori di handicap, un livello di invalidità del 45%. Per omogeneizzare la nostra legge con quelle che saranno le determinazioni della legge nazionale, è opportuna questa modifica che non scardina e non scompagina i caratteri della proposta, ma dà coerenza con la legislazione nazionale.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento.
Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Reburdo, Staglianò ed Ala: al punto b), prima riga, dopo la parola "permanente", aggiungere "(compresi i cittadini stranieri dei Paesi extracomunitari)".
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO La legge nazionale n. 943 affronta il problema dei cittadini stranieri e la legislazione regionale prevede che i servizi socio-assistenziali possano dare delle risposte agli stranieri che si trovano in condizione di invalidità o di emarginazione temporanea. Quindi sarebbe opportuno evidenziare questo aspetto e richiamare in modo preciso e puntuale i servizi a tenere presente anche questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ribadisco la rilevanza del problema dei cittadini stranieri dei Paesi extracomunitari. Tuttavia, vorrei sottolineare che questa legge, che è rivolta ai portatori di handicap psico-fisico, sensoriale e sociale prevede solo i cittadini stranieri che vengono segnalati dai servizi socio sanitari. Quando i servizi socio-assistenziali o gli organi giudiziari o per esempio, il giudice di vigilanza segnalano un cittadino extracomunitario in regime di semilibertà, scatta la possibilità di entrare in questa norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.
GUASSO Sono d'accordo con i colleghi che hanno fatto questa proposta. Sarebbe un fatto immediato. Siamo ancora in attesa che la Giunta presenti una proposta di legge complessiva su tutta la materia che riguarda l'emigrazione extracomunitaria. La Regione Piemonte ha preso in considerazione questa tematica in parte nella legge quadro regionale sui movimenti migratori, ma non in modo complessivo com'è necessario oggi.
Questi richiami consentono di avere una legge organica, sgravata di tante piccole questioni che sono state recepite nei confronti di questi lavoratori in altre leggi regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Vorrei rilevare che le caratteristiche e la portata sottolineata dal collega Tapparo sono le stesse dei presentatori dell'emendamento. Anche noi ci siamo posti il problema. Non è possibile, non fosse altro che per mere ragioni di diritto, equiparare i lavoratori stranieri extracomunitari in quanto tali a cittadini handicappati o non normodotati o svantaggiati.
Sarebbe inammissibile, sarebbe fare del razzismo. Il problema è invece un altro: occorre che nel testo legislativo sia richiamata la possibilità che all'interno di quella categoria svantaggiata possano essere presenti anche cittadini di Paesi extracomunitari. Questa è la portata dell'emendamento.
Il punto b) è espressamente indicato come non esclusivamente riservato ai cittadini italiani o ai cittadini dei Paesi comunitari. Mi pare che l'obiezione del collega Tapparo fosse ben presente ai presentatori dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.
CARLETTO I ragionamenti posti dai colleghi sono condivisibili, nel senso che le provvidenze e gli interventi previsti da questa legge si rivolgono a cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari che risiedono nella nostra regione. Evidenziare questo pezzo del ragionamento è riduttivo a fronte di una situazione di assoluta parità che si è determinata e si determina nella volontà del legislatore rispetto ai destinatari dei nostri servizi. Relativamente a questo problema, in fondo a questa legge scriviamo che la presente legge vale per i cittadini comunitari ed extracomunitari residenti nella nostra regione. Si dovrà studiare la formula precisa.
Anche se, a mio giudizio, evidenziamo un problema che non esiste e che pu essere interpretato come discrimine. I servizi e le leggi si rivolgono a tutti i cittadini residenti, agli italiani, ai comunitari e agli extracomunitari, quindi il fatto di scriverlo mi sembra negativo come impatto, come immagine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Proporrei di recuperare questo concetto soltanto in sede di relazione perché mi sembra difficile inserirlo nell'art. 3, in quanto già comprende gli organi giudiziari e gli organismi socio-assistenziali o sanitari che segnalano le situazioni di cittadini extracomunitari che si trovano in determinate condizioni. Nella relazione potremmo dire, come diciamo, che questo intervento vale anche per il portatore di handicap sociale.
Possiamo precisare che viene aperto senza discriminazione a tutti i cittadini in regime di semilibertà che rientrano nelle caratteristiche espresse dalla legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Non c'è dubbio, signor Presidente, che per l'inserimento dei cittadini extracomunitari nei benefici di questa legge si frappone innanzitutto il comportamento dell'autorità di polizia; la difficoltà proviene soprattutto da lì. Se è così, a maggior ragione è necessario e utile riaffermare il primato del legislativo sull'applicazione amministrativa, peraltro di un organismo che deve attenersi giustappunto alle disposizioni di legge.
In questo senso ribadisco le ragioni che ci hanno portato a presentare questo emendamento.
Da questo punto di vista la proposta del collega Carletto mi pare molto debole: noi non possiamo mettere al fondo di una legge quali sono i destinatari della nostra legge, nel senso che i destinatari delle leggi, in senso generale, sono stabiliti dalla Costituzione. Proponiamo di sottolineare, in un passaggio preciso della legge, questa necessità utilità, opportunità di forzare una serie di limitazioni che si determinano da parte degli organi amministrativi (in questo caso della pubblica sicurezza) e quindi di riaffermare in questo senso il principio della sovranità della nostra legge rispetto agli ostacoli amministrativi.
CARLETTO Se gli organi di polizia non segnalano, anche se noi scrivessimo.
STAGLIANO' Non c'è dubbio su questo. Ma il fatto che una Regione lo scriva espressamente in una sua legge è quanto meno un elemento culturale.
Intendevo sottolineare questo aspetto perché conveniamo che gli ostacoli risiedono lì; però se tutti quanti conveniamo che bisogna rimuovere quel tipo di ostacolo, a noi non pare inutile metterlo espressamente nel testo.
Signor Presidente, spero di avere chiarito ulteriormente le ragioni per le quali abbiamo presentato questo emendamento, auspicando che questi argomenti vengano presi in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Sono dispiaciuto del fatto che questo problema sia stato posto all'ultimo momento; è stata un'intuizione che è venuta grazie ad alcuni suggerimenti.
La legge n. 943 purtroppo non garantisce al cittadino extracomunitario l'assistenza sanitaria, se non nel caso in cui abbia un lavoro, quindi paghi gli oneri sociali e la quota della sanità; non ne ha diritto come non l'avrebbero i disoccupati, coloro che non pagano la quota della sanità. In questo caso, la legge n. 943 prevede l'assistenza sanitaria solo a quegli stranieri che pagano la quota per l'assistenza sanitaria.
Il problema è diverso sulla questione dei servizi socio-assistenziali dove invece anche la nostra legge regionale prevede un intervento a sostegno dei cittadini stranieri che si trovino in condizioni di particolare difficoltà. Poiché è materia delicata, chiedo se è possibile una sospensione di cinque minuti oppure di soprassedere su questo articolo in attesa di approfondire il problema, per evitare di assumere delle decisioni affrettate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Sono d'accordo sulla sospensione richiesta, anche per verificare la legge nazionale in materia. Volevo dare un suggerimento e mi riservo di trasformarlo in emendamento a verifica fatta. Proporrei semplicemente un articolo aggiuntivo che dica: "Le disposizioni della presente legge si applicano anche ai cittadini stranieri comunitari o extracomunitari legalmente presenti in Italia".



PRESIDENTE

Se i colleghi non hanno obiezioni, potremmo soprassedere sulla votazione dell'art. 3 e passare alla votazione dell'art. 4.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Torniamo all'esame dell'art. 3.
La parola al Consigliere Montefalchesi.
MONTEFALCHESI Sono firmatario dell'emendamento che ha sollevato il problema. Non credo che si possa inserire soltanto in questa legge una norma che riguardi i cittadini stranieri. Nella legge n. 28 sulla cooperazione una norma di questo genere non esiste. Quindi proporrei di non inserire nulla a questo proposito, mentre sarei per accogliere la proposta del Consigliere Tapparo e cioè che questo concetto venga inserito nella relazione e che l'Assessore competente, con una circolare interpretativa, dia i chiarimenti necessari.
Poiché giace in Commissione un disegno di legge presentato dall'Assessore Cerchio inerente i cittadini stranieri, nella discussione su quel disegno di legge si potrà affrontare tutta la problematica inerente ai cittadini stranieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Signor Presidente, al punto b) c'è un errore concettuale: sono citate le "Unità Socio-Sanitarie Locali" e i "servizi socio-assistenziali o sanitari". Proporrei di cambiare la definizione in "servizi socio assistenziali"; in questo modo si recupererebbe il fatto che nella ex legge n. 20 nei servizi socio-assistenziali è già possibile l'intervento per i cittadini stranieri e con l'integrazione dei servizi il problema sanitario verrebbe, sia pure indirettamente, recuperato. E' chiaro che la Giunta deve licenziare urgentemente la proposta di legge formulata dall'Assessore Cerchio per l'applicazione integrale della legge n. 943. In quell'occasione potremo intervenire. Se così viene interpretata la questione, ritiro l'emendamento che ho presentato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.
BRIZIO, Assessore all'assistenza C'è la disponibilità e l'impegno ad inserire nella circolare i chiarimenti necessari, nel senso che l'applicazione sia allargata ai cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari, come si è accennato all'inizio del dibattito sull'art. 3. Questo impegno può essere senz'altro assunto.
Ritengo che si possa adottare un emendamento alla seconda riga del punto b), nel quale si dirà: "segnalati dai servizi socio-sanitari". Se viene votato questo emendamento, si fa preciso riferimento alla normativa della legge n. 20 e con ciò il problema viene risolto.



PRESIDENTE

L'emendamento del Consigliere Reburdo è quindi ritirato.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore Brizio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 7 - Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: sostituire il punto b) del primo comma con: "b) Cooperative di solidarietà sociale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Amerio: al punto 1), dopo la parola "istituisce", aggiungere le parole "entro quattro mesi dall'entrata in vigore della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 7 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Emendamento presentato dai Consiglieri Montefalchesi, Reburdo e Staglianò: sostituire l'art. 10 con: "1. La Regione concede alle cooperative integrate iscritte alla sezione a) del Registro regionale della cooperazione sociale di cui al precedente art.
7 un contributo annuale a parziale copertura degli oneri previdenziali assistenziali di legge regolarmente versati all'INPS, per i soci lavoratori svantaggiati ed in misura pari a: 50% degli oneri per i primi dieci soci lavoratori svantaggiati 40% degli oneri per i soci lavoratori svantaggiati da 11 a 50 25% degli oneri per i soci lavoratori svantaggiati da 51 e oltre.
Tale contributo viene versato in due soluzioni di pagamento semestrali".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.
STAGLIANO' Signor Presidente, penso che questo sia un altro emendamento di qualche valore di fondo su cui forse vale la pena di soffermare la nostra attenzione e quella dell'Assessore. Nell'intervento generale ho provato a dire che, a nostro avviso, occorre intervenire per favorire soprattutto l'intervento "con" i soggetti svantaggiati per il loro reintegro sociale mettendo quindi in primo piano l'aspetto sociale ed in secondo piano senza negarlo - l'aspetto economico. Intervenire in questo senso per favorire una graduazione dell'intervento a vantaggio delle cooperative più piccole, che proprio in quanto tali possono intervenire meglio con i soggetti svantaggiati, ci pare coerente con la filosofia che privilegia l'intervento sociale rispetto ad un ragionamento meramente economico. La graduazione (si capisce benissimo guardando le percentuali) è a scalare. Si parla di un contributo annuale a parziale copertura degli oneri previdenziali e assistenziali regolarmente versati all'INPS. Su questo passaggio c'è stata discussione e piena adesione da parte di tutta la Commissione. Interveniamo sui contributi effettivamente versati all'INPS e non su quelli che dovrebbero essere e che sono sulla carta, perché sappiamo che su questo versante nel campo della cooperazione ci sono esperienze molto negative. Interveniamo sui contributi regolarmente versati all'INPS con una gradualità che nella nostra proposta prevede il 50% degli oneri per i primi dieci soci lavoratori svantaggiati; il 40% per i soci da 11 a 50 e il 25% per i soci da 51 in avanti. Abbiamo voluto tenere bassa quest'ultima percentuale per disincentivare i meccanismi di concentrazione economica perché l'economia di scala al riguardo non è il criterio più giusto per intervenire sulla materia. Dall'intervento generale dell'Assessore mi è parso di capire che c'è una disponibilità politica della Giunta a rapportarsi in termini positivi a queste argomentazioni. Auspico che ci sia convergenza su questo emendamento per praticare sul serio questo "diritto diseguale" su cui tutti quanti, a parole, diciamo di riconoscerci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Signor Presidente, concordo con l'emendamento testé illustrato. La ragione principale mi pare essere quella di favorire la creazione di strutture piccole o medie e non eccessivamente grandi. Penso agli aspetti di sostegno, di socializzazione, di inserimento al lavoro che richiedono un'attenzione e un impegno individualizzato e personalizzato sui soggetti svantaggiati e che quindi meglio si attagliano a strutture piccole o medie.
E' nello spirito della legge trovare le necessarie mediazioni tra gli aspetti assistenziali e quelli - lasciatemi usare una parola grossa manageriali di quella che è pur sempre un'impresa cooperativa. Credo che più difficilmente questo equilibrio si troverebbe senza sacrificare in una struttura eccessivamente grande la parte del sostegno individualizzato.
Questa è la ragione per la quale concordo con l'emendamento presentato che gradua la percentuale di fiscalizzazione contributiva dal primo al decimo soggetto svantaggiato dal 40% al 50%, dall'undicesimo al cinquantesimo conferma il 40%, oltre il cinquantesimo abbiamo il disincentivo che la porta al 25%. Se così va inteso, noi siamo d'accordo e lo votiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Faccio una precisazione a nome del Gruppo socialista su questo aspetto che di massima può essere valido ma che ha un elemento sul piano economico un po' riduttivo. Non si può pensare che un'attività imprenditoriale collettiva sia ottima nella piccola dimensione. E' il tipo di settore, di operatività, che potrà far variare la dimensione ottimale. Tuttavia credo che occorra, tenendo conto della limitatezza della nostra operatività accogliere questa impostazione, con la riserva che si potranno in seguito determinare delle esigenze dimensionali particolari connesse al tipo di attività delle cooperative. Non tutte le cooperative da dieci soci sono di per sé ottime; in certi settori potrebbe essere ottimale avere una dimensione di 50. In linea di principio ritengo che si possa accogliere questa proposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.
BRIZIO, Assessore all'assistenza Signor Presidente, colleghi, come avevo già detto nell'intervento generale, ritengo positivo l'emendamento perché va incontro a preoccupazioni largamente emerse nel dibattito in Commissione circa la necessità di non produrre un provvedimento che possa essere facilmente fagocitato da qualche grande struttura; questo tenuto conto della limitatezza dei fondi, non sufficientemente portati a costituire un elemento di incentivazione larga e diffusa in questo settore. Quindi la proposta è senz'altro valida e l'osservazione del Consigliere Tapparo giusta; essendo il provvedimento a scaglioni, ci pare una proposta accettabile e positiva. Credo che l'indicazione delle percentuali del 50 40 e 25% possa essere accettata, perché non dovrebbe discostarsi dalla media prevista del 40%. E' vero che c'è il 50% per le cooperative fino a dieci soci che probabilmente potranno costituire un numero rilevante, per l'abbattimento al 25% sugli altri casi dovrebbe compensare ampiamente e costituire quella disincentivazione a concentrazioni non ispirate a principi economici che comunque vanno rispettati.
Il parere della Giunta è favorevole e siamo per accettare l'emendamento così come proposto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Montefalchesi ha presentato il seguente emendamento all'emendamento Staglianò: aggiungere, dopo la parola "svantaggiati", le parole "nonché per i soggetti di cui al precedente art. 4, secondo comma".
La parola al Consigliere Montefalchesi.
MONTEFALCHESI Propongo un subemendamento all'emendamento precedentemente illustrato dal Consigliere Staglianò.
L'emendamento prevede che il parziale reintegro degli oneri sociali valga, oltre che per i soci svantaggiati, anche per i soggetti assunti in qualità di dipendenti, in quanto non hanno i requisiti giuridici per essere ammessi come soci all'interno della cooperativa. Poiché l'art. 10, così come formulato nella proposta di legge, e l'emendamento che abbiamo appena discusso prevedono soltanto il parziale reintegro per i soci, l'emendamento serve a chiarire che il reintegro vale, oltre che per i soci, anche per i lavoratori dipendenti assunti come lavoratori in quanto non hanno i requisiti di legge.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione il subemendamento presentato dal Consigliere Montefalchesi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò ed altri con la modifica testé approvata.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Emendamento presentato dal Consigliere Amerio: al punto 2), aggiungere "con un tetto massimo di L. 50 milioni per ciascun progetto".
La parola al Consigliere Amerio che lo illustra.
AMERIO Nel testo non è precisato il tetto massimo del contributo in conto capitale per le spese di avviamento di ciascuna cooperativa. E' solo detto che questo contributo non eccede l'80% delle spese ammissibili. Ma quante sono le spese ammissibili? Se una cooperativa presenta una lista di spese per avviamento di un miliardo, teoricamente dovremmo contribuire per 800 milioni, se non è precisato qual è il tetto massimo per ciascuno progetto. Ho ritenuto di predisporre un emendamento che chiarisse che al massimo le spese ammissibili sono di 50 milioni per ciascuna cooperativa e per ciascun progetto. Questo contributo non è ripetibile per la medesima cooperativa.
BRIZIO, Assessore all'assistenza La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Amerio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 11 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Emendamento presentato dal Consigliere Amerio: al punto 2), sostituire le parole "alla scadenza del secondo mese di vigenza della deliberazione della Giunta regionale di cui al comma terzo dell'art. 11", con le parole "alla scadenza del secondo mese dell'istituzione del Registro regionale della cooperazione sociale, di cui al precedente art. 7".
La parola al Consigliere Amerio che lo illustra.
AMERIO La scadenza per la presentazione delle domande è fissata alla fine del secondo mese dalla data della deliberazione della Giunta regionale, la quale stabilisce i criteri per la valutazione dei programmi.
Vi è un articolo della legge che impegna a istituire il Registro regionale delle cooperative integrate sociali, ma non dice entro quale termine deve essere istituito il Registro.
BRIZIO, Assessore all'assistenza Entro quattro mesi.
AMERIO Mi scusi, Assessore, le cooperative hanno due mesi di tempo per presentare le domande. In un altro articolo della legge sta scritto che presupposto perché una cooperativa possa presentare la domanda è che sia regolarmente iscritta al Registro regionale. Quindi i tempi devono collimare. Prima si istituisce il Registro regionale, così le cooperative assolvono alla condizione fondamentale per essere ammissibili, poi si dà un certo tempo entro il quale si possono presentare le domande.
Nell'emendamento ho previsto che le cooperative possano presentare le domande alla scadenza del secondo mese dal momento in cui è operante il Registro regionale.
Quindi le scadenze sarebbero: quattro mesi per istituire il Registro regionale, due mesi per presentare le domande; cinque mesi successivi per espletare la procedura. E siamo nell'anno 1989.
BRIZIO, Assessore all'assistenza L'emendamento è accolto dalla Giunta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: dopo il secondo comma aggiungere il seguente: "3. Per l'anno 1988, alle cooperative integrate iscritte alla sezione a) del Registro regionale della cooperazione sociale che ne presentino richiesta, documentata degli avvenuti pagamenti all'INPS nel 1988 all'atto della domanda di iscrizione all'albo, viene concesso un contributo straordinario in un'unica soluzione di pagamento pari al 30% del contributo previsto al precedente art. 10 della presente legge".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.
STAGLIANO' Su questo emendamento mi ero soffermato nell'intervento generale e l'Assessore aveva manifestato un primo orientamento, che inviterei caldamente a riconsiderare, nel senso che è stato già detto che questa legge arriva molto in ritardo. Era prevista l'approvazione di tale legge entro il 1988, cosa che sarebbe avvenuta se, fra l'altro, non fosse successa la disgrazia della morte del Presidente del Consiglio, Viglione.
Per l'anno finanziario 1988 era prevista un'uscita di 500 milioni.
A nostro avviso, proprio per sanare questi ritardi e per corrispondere ad un'esigenza effettiva e ad uscite regolarmente documentate, proponiamo che in un'unica soluzione venga dato il 30% del 40% degli oneri previdenziali obbligatori regolarmente versati all'INPS. Non sono in grado di quantificare la cifra in valore assoluto. Non è sicuramente altissima perché stiamo parlando di una percentuale già inferiore al 50% degli oneri previdenziali che sono stati già regolarmente versati.
Mi sono soffermato su questo aspetto tecnico non solo per evidenziare la limitatezza dell'intervento effettivo che poi viene praticato con l'emendamento, ma anche per sottolineare il valore di parziale risarcimento nei confronti di un settore che ha particolare bisogno della nostra attenzione, risarcimento per ritardi che sono imputabili al nostro procedere istituzionale, a nessuna volontà politica nella fattispecie, per un'uscita che era già preventivata nella quantità di 500 milioni per il 1988.
Sicuramente, accogliendo questo emendamento, si spende meno del mezzo miliardo previsto in uscita per il 1988, che sarebbe stato speso se la legge si fosse votata - com'era previsto - entro il mese di dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Sono d'accordo con l'emendamento proposto. Spiacerebbe se si rompesse questo metodo originale che porta oggi la Giunta ad accogliere tutti gli emendamenti proposti. Si tratta di un risarcimento. La legge è in discussione dal 1987 ed è rappresentata da ambedue i testi. Per il 1988 fu persino pubblicamente presentato dalla Giunta uno stanziamento di un miliardo. Fu poi realmente previsto mezzo miliardo perché eravamo ad anno inoltrato, a poche settimane dalla fine dell'anno; siamo ora ai primi di gennaio del 1989 per cui si risparmia almeno il mezzo miliardo a bilancio.
Indubbiamente il 30% di quanto le cooperative avrebbero dovuto ricevere ai soli fini del reintegro dei contributi previdenziali nel 1988 è di gran lunga inferiore al mezzo miliardo non utilizzato nel 1988, ma in qualche modo è dovuto perché la legge avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere ultimata entro l'anno 1988.
Non vedo quali controindicazioni possano esserci nel prevedere un recupero forfettizzato per le cooperative in misura inferiore ad un terzo di quanto effettivamente avrebbero dovuto percepire nel 1988.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ritengo molto importante quanto è stato detto; ricordo però che abbiamo sempre fatto valere il principio (legislativo) di non recuperare il pregresso. Il rischio che si corre è di questa natura.
In secondo luogo, chiedo che la Giunta faccia una dichiarazione di intenti in merito al miliardo stanziato. Qualora vedessimo che questa iniziativa legislativa è in grado di operare e si determinassero spazi ed esigenze finanziarie, chiedo che in sede di assestamento di bilancio si faccia uno sforzo al fine di rompere il tetto del miliardo, nel senso che se avremo delle domande valide per un miliardo e 300 milioni, una dichiarazione di intenti di disponibilità della Giunta permetterà in sede di assestamento di bilancio di recuperare gli spazi che si vengono ad aprire.
Per il primo caso, che è scisso da questo aspetto, credo di poter dire che abbiamo lavorato solertemente su questa legge. Introdurre il principio di andare sul pregresso è un'incognita nel modo di legiferare non solo per questa, ma anche per altre materie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.
BRIZIO, Assessore all'assistenza Il collega Staglianò mi ha invitato a riflettere ed io ho riflettuto.
Mi ero già espresso nella discussione generale circa l'inapplicabilità, a mio avviso, di questa norma anche nella tradizione in cui si è mosso questo Consiglio regionale. Ho ancora riflettuto perché riconosco che c'è stato purtroppo un ritardo e sarebbe stato positivo che la legge avesse avuto vigenza nel 1988, ma così non è stato. D'altro canto, anche se l'avessimo approvata negli ultimi giorni di dicembre, avremmo potuto darne validità soltanto per il 1989 perché le norme contabili ci avrebbero posto nell'impossibilità di usare, dopo il 30 novembre, queste risorse. Ci saremmo quindi trovati nella necessità di slittare all'anno successivo.
Per queste ragioni, sono spiacevolmente costretto a respingere questo emendamento. Non voglio comunque rompere l'atmosfera di collaborazione e di grande disponibilità dimostrata intorno a questo tema. Invito pertanto a ritirare l'emendamento e quello successivo all'art. 16, perché darebbero luogo ad uno schieramento che non ha sostanza di fronte alle norme nelle quali noi operiamo. Ci troviamo di fronte ad un problema prima di tutto finanziario: c'è una disponibilità di un miliardo, già impegnata sul futuro bilancio con particolare sacrificio perché lo stanziamento dell'anno precedente era stato fissato in 500 milioni e non in ragione di una prevista tardiva applicazione della legge. Inoltre, si attuerebbe di fatto una retroattività che non ha precedenti e che non mi sento, con tutta franchezza, di avallare su questo provvedimento, tenuto conto di un altro aspetto: con questo provvedimento finiremmo per dare un beneficio, se giusto, a una sola delle due categorie cui la legge fa riferimento, cioè soltanto a quella delle cooperative integrate che beneficiano del rimborso dei contributi e non all'altra categoria. Partiremmo quindi sbilanciati con un provvedimento che dà la retroattività dei benefici ad una sola delle categorie previste e non all'altra. Questa è un'osservazione di chiara sostanza. L'impegno che possiamo assumere è quello di verificare nel concreto quale successo avrà la legge, e noi speriamo sia molto! Se successo ci sarà, vi sarà prestata attenzione e quindi, di concerto con l'Assessore al lavoro, Cerchio, si valuterà la possibilità di ampliare le risorse. Questo consentirà, nello sviluppo, di allargare i benefici ad entrambe le categorie previste dalla legge e, nella sostanza, di andare a quel sostegno per il futuro che ne costituisce l'aspetto più importante e significativo.
Mi spiace quindi respingere questa proposta di emendamento, perch avrei voluto accettarle tutte, ma quelle relative all'art. 15 e all'art. 16 non sono accettabili. Tenuto conto però dello spirito complessivo ed anche mi auguro, di queste dichiarazioni, sarebbe molto apprezzato se ci fosse il ritiro di questi due emendamenti e non dovessimo quindi essere posti nella condizione di votare contro gli stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Ringrazio l'Assessore ed anche gli altri colleghi per le considerazioni che hanno voluto esprimere su questo argomento. Prendiamo in parola la Giunta sulla questione dei precedenti e su quella dell'effettiva attenzione ad applicare la legge.
A nostro avviso, esistevano ragioni sufficienti per risarcire parzialmente, per un valore assoluto tutto sommato limitato, le cooperative oggetto del nostro intervento. Acconsentiamo comunque a ritirare l'emendamento e quindi a verificare nel concreto come la Giunta si muoverà nell'applicazione effettiva della legge. Mi auguro in modo positivo.
Ritiro quindi gli emendamenti agli artt. 15 e 16.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale dell'art. 15.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, chiede la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.
AMERIO Dall'andamento della discussione si conferma che quella che esce è una buona legge e che lo sforzo è stato produttivo.
Si dovranno affrontare problemi di gestione di una legge innovativa che non ha precedenti, gestione che ci auguriamo venga fatta con gli stessi criteri che hanno ispirato i membri della Commissione e del Consiglio.
Prendiamo atto dell'impegno della Giunta a rivedere, con i prossimi bilanci, questi stanziamenti qualora, sulla base dell'esperienza, si rivelassero insufficienti.
Abbiamo preso in considerazione e razionalizzato le esperienze di questi anni, quindi cerchiamo di normarle e di incentivare quelle che ci paiono essere le migliori e le più produttive.
Certo, con questa legge non si esauriscono gli interventi per il sostegno e l'inserimento al lavoro delle fasce più svantaggiate e dei portatori di handicap.
Avevo proposto un ordine del giorno rivolto al Governo per chiedere in tempi celeri la riforma del collocamento obbligatorio e l'adozione, nelle politiche attive per l'impiego, di forme di sostegno ed incentivo al lavoro per le fasce più svantaggiate ed emarginate del mercato del lavoro.
Eventualmente potremmo predisporre questo documento nella seduta odierna a fianco della legge.
Il Consiglio, nonostante la complessità e la delicatezza della materia per la quale non sono mancate iniziative e forme di pressione che considero legittime, esperienze, culture e storie diverse, ha dimostrato la sua autonomia in questo campo. Questa autonomia deve essere salvaguardata.
Noi voteremo a favore della legge e proporremo, d'intesa con i colleghi, il testo di un ordine del giorno da inviare al Governo che accompagni questo provvedimento regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Il Gruppo socialista esprime voto favorevole a questa iniziativa legislativa che l'ha visto interprete con le altre forze presenti in Consiglio.
Vorrei solo fare alcune sottolineature.
Primo aspetto. Questa legge va a dare un sostegno a quegli interventi nei servizi sociali che però non possono essere visti come sostitutivi e surrogatori di carenze del momento pubblico, che deve esserci e, se è assente o carente, deve attuare iniziative apposite. Anche il privato sociale, che si può determinare con queste cooperative, può avere un ruolo importante.
Il secondo aspetto che questa legge pone in evidenza è che il volontariato ha un ruolo spiccato, ma sempre in un'azione di complementarietà che cerca sinergie e non cercando sovrapposizioni e sostituzioni.
Il terzo aspetto è che apre uno spazio nuovo sull'handicap sociale. Con questa legge i drogati, che vivono la loro condizione all'interno di una struttura di recupero, i giovani e i meno giovani che, in regime di semilibertà, sono molto vulnerabili quando fanno il reingresso nella società e non trovano i supporti necessari, hanno l'opportunità di agganciare una prospettiva di lavoro. Questa iniziativa legislativa ha sotto questo aspetto, un'apertura e una valenza estremamente importanti.
Saranno poi le energie della società che dovranno utilizzare questi spazi offerti dalla legge. Ultimo aspetto. Con questo atto si va ad aggiungere un'altra tessera a quel mosaico di interventi di politica attiva per il lavoro che già con la legge n. 28/84, recentemente modificata, si è costruito. Spero che i 50 milioni previsti per l'avviamento dell'iniziativa non suonino come una limitazione, perché fanno parte di quella omogeneizzazione che noi riteniamo utile ricercare con la normativa preesistente sulle cooperative normali. Per questi elementi e per gli altri già illustrati nella mia relazione, condividendo anche molti punti evidenziati dai colleghi, il Gruppo socialista riconferma il voto favorevole a questa importante legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, condizionavamo la collocazione finale sulla legge alla discussione di merito che è avvenuta e che giudichiamo positiva. Ci mi consente di fare una piccola annotazione di ordine generale. Quando c'è il clima giusto in questa sede, quando si ha la capacità e la disponibilità di ascoltare i reciproci argomenti, c'è sostanza politica. Su questa materia, anche per il lungo lavoro preparatorio, ciò è avvenuto, forse anche per l'attitudine, per le caratteristiche personali degli interlocutori che si sono messi a ragionare intorno al tavolo, prima in Commissione e poi qui oggi. In questo clima anche la discussione di merito ha consentito ulteriori miglioramenti al testo della legge licenziato dalla Commissione.
Possiamo dirci soddisfatti anche per un altro passaggio che en passant ho rilevato nell'intervento generale; mi riferisco alla forma con cui il legislatore regionale, per quanto ci riguarda, fa il proprio lavoro.
L'autonomia, la dignità del nostro operare ce la conquistiamo ogni giorno.
Da questo punto di vista, era ben lungi da noi, collega Carletto, mettere in discussione la legittimità della presenza sociale nel percorso formativo delle leggi di questa Regione.
Quello che ci interessa sottolineare, e su questo debbo dare atto ai colleghi di avere colto il senso vero della nostra obiezione prima in Commissione e poi qui oggi, è il modo con cui dobbiamo avere la sensibilità e la capacità di rapportarci, conquistandoci appunto ogni giorno autonomia e dignità, nel proporre leggi che valgano per tutti i cittadini e non soltanto per i cittadini che possono essere congiunturalmente organizzati ora in questo ora in quell'altro gruppo, al di là del fatto che quel gruppo sia il mio, il tuo o il suo.
In questo senso penso non sia stata nemmeno inutile la sottolineatura che ho ritenuto opportuno fare, che è stata colta nella giusta dimensione dai colleghi e dall'Assessore nel dibattito generale. Un piccolo rammarico per quella parte di risarcimento su cui ci siamo soffermati in ultimo nell'analisi dell'articolato. Naturalmente staremo con gli occhi aperti e con le unghie affilate, Assessore Cerchio e Assessore Brizio, nella definizione dei bilanci futuri; in altre parole, non mancheranno le verifiche.
Per tutte queste ragioni annuncio che voterò a favore di questa legge nell'auspicio che serva effettivamente a dare diritto di cittadinanza a quei settori che più hanno bisogno della nostra solidarietà e della nostra attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.
MINERVINI Farò un intervento, come sempre, molto breve per sottolineare e riaffermare il nostro voto favorevole a questa legge. D'altro canto, noi avevamo firmato un progetto di legge su cui la Commissione ha lavorato per tanto tempo. Ritengo che il nostro lavoro sia stato fatto con un pizzico di umanità, per non dire grande, perché questa è una legge che va al di là del senso politico, è una legge che ha molto di umano. Sull'argomento abbiamo sempre posto la nostra attenzione.
Condividiamo tutti i passi della legge, così com'è uscita dalla Commissione, per cui ribadisco il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.
CARLETTO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, pochissime parole non solo per dare il voto favorevole del Gruppo DC, ma per esprimere anche la soddisfazione nel vedere questo disegno di legge diventare legge della Regione. Certo la gestione richiamata dal collega Amerio è una parte fondamentale.
Siamo convinti che una gestione congiunta della legge da parte dei due Assessorati possa dare dei buoni risultati e possa offrire delle soluzioni dal punto di vista occupazionale e di reinserimento sociale a soggetti svantaggiati della nostra Regione.
Mi sembra una legge avanzata, anche se è stato lento il suo esame, ma il tempo impiegato non è stato tempo perso perché il lavoro che si è fatto in Commissione con tutte le forze politiche ha avuto il risultato di produrre una buona legge. Qualche volta in quest'aula prevale la tensione politica e qualche volta la strumentalità politica non solo da chi fa opposizione, ma anche da chi è in maggioranza. Qualche volta chi fa opposizione usa mettere il dito nella piaga oltre il lecito, determinando delle giuste reazioni da parte di chi ha il dovere e la responsabilità di governare questa Regione.
Mi pare che con questa legge si siano determinati dei rapporti politici molto buoni, che hanno come risultato e come effetto importante quello di produrre una legge sulla quale mi sembra tutti ci riconosciamo e che pu essere di effetto positivo per la nostra Regione, soprattutto per le fasce di cittadini in difficoltà.
Il collega Amerio richiamava l'esigenza di fare un ordine del giorno che accompagni questa legge, soprattutto per quanto riguarda l'esigenza di una legge quadro nazionale sull'assistenza. Collega e amico Amerio, il Gruppo DC è disponibilissimo a sottoscrivere un ordine del giorno di questo tipo. Voglio però dire che è pleonastico sottoscrivere un documento su questa questione: mi fa persino arrabbiare. Gli Assessori all'assistenza delle varie Regioni, quindi democristiani, comunisti, socialisti e così via, nei Consigli regionali.



(Voce proveniente dai banchi di sinistra: Chi è il Ministro?)



PRESIDENTE

CARLETTO



PRESIDENTE

Non è questione di Ministro: è questione di Parlamento. Ho già detto ieri, parlando della siderurgia, qual è il ruolo dei parlamentari, quelli di maggioranza e quelli dell'opposizione.



(Interruzione del Consigliere Calligaro)



PRESIDENTE

CARLETTO



PRESIDENTE

Calligaro, nelle tue guerre non hai capito che in questo momento c'è un clima sereno: non rovinarlo.
Volevo dire che siamo d'accordo su un richiamo al Parlamento e al Governo circa l'esigenza di varare una legge quadro sull'assistenza; ne abbiamo fatti a decine di questi richiami, ma a questo disegno di legge mi sembra francamente un po' inutile e pleonastico. Poi, se la maggioranza lo ritiene utile, il nostro Gruppo è d'accordo di sottoscriverlo.



PRESIDENTE

Le dichiarazioni di voto sono così concluse.
Procediamo pertanto alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 12) all'o.d.g.: "Nomine", ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto sulla nomina nel Consiglio di Amministrazione dello IACP di Torino del signor Vincenzo Femia (PSI). Ne ha facoltà.
BONTEMPI Signor Presidente, richiamo l'attenzione del Consiglio per una dichiarazione di voto in ordine alla nomina che ci viene sottoposta. In coerenza con la posizione che abbiamo assunto in sede di Commissione consultiva per le nomine, abbiamo il dovere, prima che si proceda a tale nomina, di segnalare i motivi della nostra contrarietà.
La proposta, passata a maggioranza in Commissione (tra l'altro non so perché dovrebbe essere la Giunta a segnalarlo, mi auguro che questo rientri nelle responsabilità della Giunta e che ne tenga conto), è di sostituire l'ex Presidente del Consorzio IACP, signor Ettore Altea, con il signor Vincenzo Femia.
Noi non abbiamo nulla contro il candidato proposto dal Partito socialista, ma dobbiamo rilevare che permane intatta la nostra contrarietà per ragioni di idoneità della candidatura a una Presidenza di quel tipo. Si concentrano qui due fatti. Il primo: il signor Femia fu già candidato per la Presidenza di una Unità Socio-Sanitaria del Comune di Torino, ma non venne nominato. Evidentemente la stessa maggioranza in quel caso aveva già delle ragioni per esprimere una non fiducia per una carica di quel genere.
Secondo: come abbiamo cercato di fare, oltre che nello spirito anche nella lettera della legge sulle nomine, rileviamo l'importanza dell'idoneità e delle capacità per guidare organismi che devono avere una loro autonomia.
Le vicende su questi enti, come sappiamo, riguardano tutti. La mutazione genetica che introducemmo con la legge era di garantire l'autonomia, pur nell'espressione del partito, da quelli che sono il partito, le segreterie i segretari di partito. A noi pare, ai fini di un contributo democratico a questa assemblea, che questa persona non abbia caratteristiche di autonomia. Con l'occasione voglio aggiungere un'esplicita denuncia per il modo in cui stanno andando le cose, e spero di richiamare l'attenzione di qualcuno presente in quest'aula. So che il collega Brizio, come Capogruppo insieme ad altri Capigruppo, si è battuto con molta coerenza in passato, ha sempre cercato di far valere un principio informatore molto forte, quello contenuto nell'ordine del giorno che votammo nel 1984 sull'incompatibilità della presenza dei segretari di partito negli enti di gestione. Non riguarda il signor Femia questa cosa e purtroppo non riguarda noi, quindi non ne abbiamo il dominio, ma riguarda quello che sta avvenendo pesantemente sulla scena torinese, non negli enti parco, non nell'associazione culturale di reduci da qualche battaglia partigiana, ma in enti come la SITAF, l'ATIVA, che dovrebbero teoricamente essere, come enti di emanazione pubblica, soggetti di indirizzo della Regione o degli enti e non quelli che determinano gli indirizzi e le scelte. Questo è il motivo strutturale (non vorrei ricordarlo pedagogicamente) oltre che un fattore di buon gusto. Ebbene, nella vita politica torinese, soprattutto in provincia, si è operato in maniera assolutamente disinvolta, credo anche modificando il Regolamento, tant'è vero che negli ultimi tempi abbiamo avuto un'alta concentrazione di segretari di partito in questi enti.
Certamente, non abbiamo un potere di intervento diretto; nelle nomine regionali abbiamo fatto valere la nostra presenza, ma quel clima e quel tentativo, certo imperfetto, ma con profondi significati, di distinguere i ruoli e di attribuire ad ognuno la propria parte è oggi pesantemente caducato da questi concreti comportamenti.
Per questo, oltre a fare questa dichiarazione di voto contraria alla proposta candidatura per quel tipo di ente, consegnando alla Giunta (che dovrà con un suo schema di delibera proporre il Presidente) queste considerazioni e quelle che usciranno dalla votazione, solleviamo tale questione. E' opportuno che la situazione che si sta verificando a Torino in alcuni enti sia cambiata, perché è contraria alle dichiarazioni ed allo spirito corretto di distinzione dei compiti per cui qui in passato ci siamo battuti, e qui in Regione su questa strada intendiamo ancora andare avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi, mi corre il dovere di intervenire, in quanto è stato chiamato in causa un candidato che appartiene al mio partito. Credo che le cose dette dal collega Bontempi siano importanti e credo che questo Consiglio abbia lavorato coerentemente negli anni passati per dare credibilità all'istituzione pubblica e far si che l'associazione dei gruppi dirigenti che operano nel settore pubblico sia la migliore possibile. Ovviamente vengono poste delle linee di demarcazione e di confine che non sono sempre facili in questa materia. Sul tema dell'idoneità e dell'autonomia, terreni complessi - come credo si possa convenire - non si può pensare che qualcuno possa ritenersi tutto da una parte e qualcun altro, magari in questo caso io o il mio Gruppo, tutto dall'altra. E' difficile in politica far prevalere concezioni manichee, è difficile comunque, e mi rendo conto che anche in questo passaggio ci sono delle difficoltà, probabilmente ci sono dei problemi che toccano la fascia del limite che noi abbiamo fissato per l'accettabilità. Mi attengo però al lavoro fatto con un'espressione a maggioranza della Commissione consultiva per le nomine. Non ero nella Commissione nomine. Non ero nella posizione che mi permettesse di verificare questi aspetti. Credo che la Commissione per le nomine abbia potuto valutare gli aspetti di idoneità e di autonomia che derivavano dalle varie nomine poste sul tappeto, dando un'espressione di voto a maggioranza e assumendosi ovviamente tutte le responsabilità politiche che tale indicazione fa derivare.
Da un lato mi attengo a questa espressione data a maggioranza, seppure mi dispiaccia, dall'altro dico che evidentemente il lavoro di rendere credibile, di selezionare in modo forte e adeguato i gruppi dirigenti, è un compito che io, almeno dalla posizione che in questi giorni ho assunto intendo percorrere nel modo più ampio possibile, tenendo conto però che non accetto che ci siano dei formichieri oggi e che magari non ci siano in altri momenti, in altre situazioni, in altri casi. Esistono situazioni complesse, probabilmente alcune le abbiamo in questo momento sotto la nostra autorevole espressione di voto, però c'è stato un organo di questo Consiglio che ha fatto tutto quanto doveva fare per arrivare ad una certa determinazione. Questa determinazione, lo ripeto, mi dispiace, è stata fatta a maggioranza, ma il mio Gruppo si attiene a tale indicazione.



PRESIDENTE

Vorrei aggiungere che la Presidenza del Consiglio sarà rispettosa delle scelte che vengono compiute e farà sì che l'immagine e il nome della Regione siano sempre limpidi come è nell'intento di tutti.
La parola al Consigliere Ala.
ALA Intervengo come Capogruppo e come componente della Commissione per le nomine, per quanto da molto tempo non vi partecipi, e per due motivi.
Primo: perché ha assunto il vezzo di essere riunita in concomitanza con la II Commissione e mi pare che sia più rilevante e utile la mia presenza in quest'ultima. Tengo comunque a precisare, diversamente da quanto detto dal Capogruppo socialista, che la Commissione nomine - e invito i Consiglieri a tenerne conto - fornisce delle indicazioni rispetto alle quali il Consiglio e ogni singolo Consigliere sono liberi di esprimersi come ritengono. La Commissione nomine infatti, ancor più dell'aula consiliare, rispecchia di fatto le indicazioni dei partiti. Dobbiamo purtroppo ammettere che le leggi che si è dato il Consiglio regionale in merito alle nomine e l'esistenza stessa della Commissione per le nomine non possono fornire sempre - e quindi caso per caso occorrerà valutare e i singoli Consiglieri dovranno valutare - garanzie in merito a quello che sta diventando sempre di più un puro adempimento formale, burocratico, ben lontano da quelli che erano gli intendimenti e lo spirito di coloro che nella passata legislatura - ritengo a larghissima maggioranza di questo Consiglio - votarono quella legge che l'attuale Commissione per le nomine ha trasformato in una sorta di feticcio burocratico, non tale da garantire i cittadini piemontesi.
Sul merito, considerato che ritengo che la mia posizione vada chiaramente espressa, invito la Presidenza del Consiglio a precisare che la Commissione per le nomine non rappresenta e non pone alcun vincolo ai Consiglieri. Personalmente dichiaro di non votare per il candidato proposto.



PRESIDENTE

Il Gruppo MSI-DN dichiara di non partecipare al voto.
Si proceda pertanto alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine.
Cooperativa artigiana di garanzia - Provincia di Torino Pinerolo CO.G.ART. - Consiglio di amministrazione. Sostituzione di un componente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pierluciano Paolini.
Comitato regionale per le opere pubbliche (CROP) - Sezione opere edili.
Sostituzione del signor Alberto Reale esperto dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giorgio Giani.
Consiglio regionale di sanità ed assistenza. Nomina di due esperti in sostituzione dei signori Michele Olivetti e Carmine Macchione dimissionari.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giovanni Piacenza e Giuseppe Cozza.
Azienda di promozione turistica APT delle Langhe e dei Roeri Collegio dei Revisori. Sostituzione del signor Piero Cirio dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Castellengo.
Commissione tecnica di vigilanza farmaceutica - Provincia di Torino.
Sostituzione della dr.ssa Paola Poliani dimissionaria.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gian Ilo Salico.
Consorzio IACP - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Ettore Altea dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vincenzo Femia.
Teatro Regio - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Luciano Baroni dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Quaglino.
Comitato di controllo sulle Province. Sostituzione del signor Giuseppe Rizzo membro effettivo deceduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pasquale Pappalardo.
Co.Re.Co. - Sezione decentrata di Asti. Sostituzione del signor Carlo Visone membro effettivo deceduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Franco Giancarlo Caracciolo.
IACP Torino - Consiglio di amministrazione. Sostituzione del signor Aldo Genta decaduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Filippo Arbore.
Commissione per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna.
Sostituzione della signora M. Paola Tripoli dimissionaria.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Maria Stefania Martini Facchini.
Comitato misto paritetico Regione - Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari. Sostituzione della signora Maria Laura Marchiaro membro effettivo decaduto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Chiezzi.
Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - Comitato tecnico-scientifico (L.R. 15/6/1979, n. 29). Nomina di un esperto in sostituzione del signor Mario Buri dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Rossi.
Consiglio nazionale per i beni culturali ed ambientali. Sostituzione rappresentante della Regione Piemonte.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Enrico Nerviani.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta pomeridiana dovrebbe cominciare con la comunicazione dell'Assessore Cernetti, che si sarebbe dovuta fare già questa mattina con il relativo dibattito. Mi riservo di verificare la situazione con i Capigruppo.
Per ora la seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13.45 riprende alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo hanno convenuto di dare la priorità alla comunicazione della Giunta regionale sull'inquinamento delle acque potabili di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore ai beni ambientali Questa mattina mi è stata esplicitamente richiesta una cortesia e una certa disponibilità. Ho detto a lei, signor Presidente, al mio Capogruppo e ai colleghi che oggi pomeriggio avremmo definito la riflessione iniziata questa mattina. Poiché questa riflessione è terminata con delle conclusioni precise, vorrei in questa sede manifestare il mio pensiero e avere anche le garanzie che alla riflessione di questa mattina seguano delle scelte precise nella prossima seduta. Questa è stata l'intesa fra galantuomini e che deve essere rispettata.



PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo si è convenuto che nella prossima seduta consiliare che si terrà il giorno 26 gennaio, dopo l'esame delle interrogazioni e interpellanze, si procederà all'esame del progetto di legge n. 315 inerente all'utilizzo del fondo per le opere di urbanizzazione finalizzato ad interventi regionali concernenti le chiese e gli altri edifici religiosi; successivamente si passerà alla discussione sul Piano di sviluppo.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Quello che il Presidente ha detto è corretto. Avevamo lasciato in sospeso questo punto perché la maggioranza si accordasse. Noi preferiremmo svolgere nella prossima seduta consiliare, che si terrà il giorno 26 gennaio, il dibattito e l'esame del progetto di legge n. 315 inerente all'utilizzo del fondo per le opere di urbanizzazione finalizzato ad interventi regionali concernenti le chiese e gli altri edifici religiosi e nei giorni 1 e 2 febbraio il dibattito sul Piano di sviluppo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Nerviani.
NERVIANI, Assessore ai beni ambientali La ringrazio, signor Presidente. Non c'era nessun desiderio di mancare di rispetto allontanandomi con stizza dal Consiglio. Semplicemente mi sembrava che le cose si mettessero in maniera lievemente provocatoria per quanto riguardava la posizione mia personale e del Gruppo, che troppe volte aveva dovuto, per ragioni diverse, accettare il rinvio della proposta di legge, la cui discussione era iniziata nel mese di luglio.
Questa mattina abbiamo nuovamente acceduto ad una richiesta di rinvio da parte del PCI per situazioni eccezionali. Mi sembrava davvero poco facilmente tollerabile che l'esigenza di un Gruppo finisse per incidere così pesantemente anche nella storia di questa legge, che sarebbe stata posposta alla discussione sul Piano di sviluppo, e quindi, conoscendo la realtà del Consiglio regionale, sarebbe probabilmente stata destinata a tempi non definibili.
Ciascuno di noi (questa mattina ho usato il termine "dignità", forse era troppo accentuato nella situazione specifica) è legato al lavoro che svolge e alla storia che costruisce, quindi vorrebbe un'attenzione adeguata. Non ho mai fatto questioni di alcun tipo in questa sede, però mi sembrava giusto accentuare il rispetto delle procedure.
So peraltro che il Piano di sviluppo è documento fondamentale per il Consiglio regionale e non intendo farlo slittare ulteriormente.
Questa mattina avevo detto che, se ci fosse stata una volontà non ostruzionistica da parte dei colleghi che non fossero sulla posizione da noi rappresentata sulla proposta di legge n. 315, si sarebbe potuto tranquillamente iniziare l'esame del progetto di legge n. 315; nel pomeriggio, si sarebbe potuto procedere immediatamente all'esame del Piano di sviluppo, questione che non dovrebbe richiedere intere giornate, dopo che si è già abbondantemente discusso a lungo sui principi.
Questa era la mia posizione, espressa al Presidente del Consiglio regionale, al Capogruppo e ai colleghi della maggioranza.
Mi è sembrato di vedere nelle decisioni dei Capigruppo posizioni lievemente diversificate rispetto a quelle che erano le nostre e le mie attese.
Se così fosse, non potrei che dichiarare la mia amarezza, ma le parole del Presidente del Consiglio regionale mi confortano e mi fanno sperare in una opportuna mediazione tra la necessità di trattare in tempi pressoch contemporanei la proposta di legge n. 315 e il Piano di sviluppo che da tempo sono in attesa di dibattito.



PRESIDENTE

Posso assicurare, Assessore Nerviani, che da parte di tutti i Capigruppo c'è stata una grande volontà di andare incontro alle due questioni aperte.
Ha chiesto la parola il collega Carletto, il quale potrà fornirci qualche elemento utile a sgombrare definitivamente il campo dagli interrogativi e dai dubbi. Ne ha facoltà.
CARLETTO Le preoccupazioni che il collega Nerviani ha proposto al Consiglio sono quelle che da tempo ho avuto l'opportunità di dire ai colleghi Capigruppo.
Ci pare, signor Presidente, di poter proporre, a nome della maggioranza e sperando che lei e anche gli altri Gruppi possiate aderire a questa proposta, di svolgere il dibattito sulle acque e la prossima settimana iniziare i lavori con l'esame del progetto di legge n. 315 relativo alle chiese; la settimana seguente, i giorni 1 e 2 febbraio, potranno essere dedicati alla discussione del Piano di sviluppo.
Con questa proposta la maggioranza ritiene di raccogliere le preoccupazioni e le indicazioni di tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

Vi sono altre osservazioni od obiezioni alla proposta avanzata dal Consigliere Carletto a nome della maggioranza? Poiché non vi sono obiezioni, la proposta è accolta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Comunicazione della Giunta regionale sull'inquinamento delle acque potabili


PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Cernetti per la comunicazione relativa all'inquinamento delle acque potabili, di cui al punto 8) all'o.d.g.
CERNETTI, Assessore all'ambiente Prima di riferire in merito agli ultimi fatti relativi all'attuazione delle procedure di proroga e deroga prevista dal DPR n. 236/88, giova richiamare i precedenti più rilevanti sull'annosa vicenda della presenza di residui di erbicidi nelle acque potabili.
Il Ministero della Sanità ha emanato ripetute ordinanze, sulla base dei pareri della Commissione tossicologica nazionale del Consiglio Superiore della sanità, nonché, da ultimo, previa consultazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, con le quali veniva consentito l'uso a fini potabili di acque contenenti residui di erbicidi superiori al valore limite di 0,1 microgrammi/litro fissato dalla CEE.
L'ultima ordinanza risale al 31 marzo 1988 con scadenza al 31 dicembre 1988, recentemente prorogata fino al 28 febbraio 1989, e consente l'impiego a scopo potabile d'acqua i cui livelli di atrazina, molinate e bentazone non siano superiori rispettivamente a 1, 4 e 16,5 microgrammi/litro.
Tali valori risultano inferiori a quelli indicati nelle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, per la valutazione del rischio della salute dei consumatori per le stesse sostanze, sono: 2 microgrammi/litro per l'atrazina; 7 microgrammi/litro per il molinate; 25 microgrammi/litro per il bentazone.
Con il DPR n. 236 è stata attuata la direttiva CEE n. 80/788 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, e sono stati stabiliti i relativi parametri di riferimento. Il citato DPR n. 236/88 nel prescrivere le misure per garantire la qualità delle acque destinate al consumo umano, ha attribuito alla competenza regionale una serie di adempimenti che vanno dagli interventi di emergenza all'adozione di piani per il risanamento e il miglioramento della qualità delle acque dall'individuazione delle aree di salvaguardia all'esercizio del potere di deroga.
Lo stesso DPR n. 236/88 prevedeva per gli acquedotti esistenti la possibilità di ottenere una proroga per l'osservanza dei parametri di qualità delle acque potabili. Tale proroga poteva essere richiesta sulla base di eccezionali motivi documentati e sulla base di un piano di miglioramento della qualità delle acque.
In assenza di norme tecniche di prima attuazione, che avrebbero dovuto essere emanate dallo Stato entro 60 giorni dall'entrata in vigore del DPR medesimo, con telegramma del 30/9/1988 il Ministro della Sanità precisava le informazioni, le documentazioni e i presupposti per richiedere la proroga, fissando al 31 ottobre il termine utile per la presentazione della documentazione; con successivo telegramma il Ministro dell'Ambiente confermava le indicazioni del Ministero della Sanità.
I tre Assessorati (ambiente, sanità e agricoltura) provvidero a predisporre la documentazione necessaria in vista di una serie di riunioni svoltesi a Roma tra i Ministeri della Sanità, dell'Ambiente, delle Politiche comunitarie e le Regioni interessate.
Detta comunicazione è stata via via integrata in relazione alle indicazioni fornite soprattutto da parte del Ministero dell'Ambiente che richiedeva un'approfondita conoscenza non solo degli interventi di emergenza, ma anche della situazione complessiva (carta tematica dell'uso del suolo con indicazione dell'impiego dei diserbanti nelle varie zone previsione delle indagini idrogeologiche mancanti, interventi già effettuati in materia di superamento delle situazioni di inquinamento, per citarne solo alcuni).
La richiesta di proroga per il Piemonte è stata avanzata per 53 Comuni ed è stata motivata dal fatto che le più recenti analisi eseguite nel corso del 1988, sebbene abbiano mostrato un miglioramento sostanziale rispetto all'anno precedente, evidenziano ancora delle aree a rischio in cui è stata riscontrata nelle acque potabili la presenza di residui di erbicidi.
Voglio richiamare il fatto che nel 1987 questi Comuni non erano 53, ma ben 222. Il miglioramento dell'anno 1988 è dovuto sia agli interventi correttivi attuati principalmente con i fondi stanziati dalla Protezione civile per opere di risanamento e ristrutturazione delle reti acquedottistiche, sia al fattore meteorico di ridotte precipitazioni.
Peraltro i dati rilevati nel 1988, a differenza dei dati del 1987 (quelli relativi ai 222 Comuni), si riferiscono essenzialmente agli acquedotti pubblici e si ha motivo di ritenere che il problema può emergere per altre zone servite da acquedotti privati in aree a rischio, dove le colture intensive hanno inquinato la prima falda.
Le province maggiormente interessate dall'inquinamento da bentazone risultano quelle di Novara, Vercelli e Alessandria, ove si estendono le colture intensive a riso.
Le province di Torino e di Asti risultano interessate solo in maniera marginale e per lo più della presenza di atrazina, mentre in provincia di Cuneo sono stati riscontrati diversi casi di inquinamento da atrazina e simazina, fenomeno che ha delle evidenti connessioni con la presenza diffusa di colture più o meno intensive a mais.
Dall'analisi globale dei dati risulta evidente che le maggiori forme di inquinamento sono provocate dall'atrazina e dal bentazone, senza sottovalutare la simazina; sono invece trascurabili gli inquinamenti da propazina e da molinate, anche perché il primo non è impiegato in maniera diffusa, mentre il secondo ha un rapido periodo di decadimento.
Più in generale, si può affermare che esistono due aree a rischio: la prima concernente il triangolo compreso tra le province di Novara, Vercelli e Alessandria, dove si sviluppa la coltura del riso; la seconda interessa in prevalenza la pianura cuneese, ove sono diffuse molte agenzie agricole di piccole e medie dimensioni nonché diversi allevamenti zootecnici.
La richiesta è stata accompagnata da un programma di intervento organico e articolato che, accanto alle schede concernenti gli interventi infrastrutturali urgenti per i 53 Comuni le cui acque superano i limiti di concentrazione fissati dalla legge per gli erbicidi, prevede un ventaglio di interventi integrati e fra loro correlati che riguardano diverse competenze assessorili con un corredo di cartine e di allegati sugli interventi già realizzati o in corso di realizzazione per il miglioramento della qualità delle acque nel territorio regionale.
Presupposto indispensabile per la corretta attuazione del programma è peraltro un'indagine approfondita sugli aspetti analitici infrastrutturali e agronomici. Dovranno infatti essere immediatamente avviate le ricerche in tema di pratiche agricole finalizzate alla prevenzione di inquinamenti sul suolo e sull'acqua, sulla persistenza e sulla dinamica degli effetti degli erbicidi nel tempo e sulla vulnerabilità degli acquiferi sotterranei.
Queste ricerche, per un importo complessivo di 1.200 milioni, erano state stanziate nel bilancio di previsione dello scorso anno, ma erano state tagliate per mancanza di fondi. Verrà altresì accelerata l'attuazione del controllo d'intesa già stipulato con le UU.SS.SS.LL. ai fini della conoscenza dei sistemi acquedottistici, onde disporre di tutti i dati anche sui pozzi privati, come richiesto dal Ministero dell'Ambiente.
Dovrà altresì essere avviato lo studio per l'aggiornamento del Piano regolatore generale degli acquedotti del Piemonte che completi il programma di massima già individuato dall'Assessorato per l'utilizzo corretto e coordinato delle risorse idriche a fini potabili. Anche qui, devo dire che sono già stati richiesti sul bilancio di previsione 250 milioni per l'aggiornamento del Piano regolatore degli acquedotti.
Gli interventi sono previsti a breve, medio e lungo termine, in una strategia congiunta tra gli Assessorati interessati, che deve vedere un'energica azione in campo agricolo specie nelle aree a rischio attraverso la lotta integrata, la rotazione nelle coltivazioni, la registrazione dell'uso dei diserbanti, il divieto dell'impiego in alcuni casi per gli erbicidi pericolosi, l'intensificazione dei controlli e dell'assistenza tecnica, nonché una campagna di informazione e sensibilizzazione dei produttori agricoli.
Va al proposito ricordato che già nell'approvazione della legge regionale sui laboratori di sanità pubblica, evidenziata nella relazione ai Ministeri, era stato inserito un emendamento della Giunta per un rafforzamento della strumentazione e del personale ai fini dell'effettuazione dei controlli in campo ambientale.
L'azione, in attesa delle norme nazionali che il Governo dovrà decidersi a emanare, potrà trovare forme di sperimentazione e di promozione anche in attuazione dell'ampio programma previsto nell'ambito delle Regioni padane.
L'onere relativo agli interventi a breve termine sugli acquedotti dei 53 Comuni (impianti di potabilizzazione con filtri a carboni attivi trivellazione di nuovi pozzi che peschino da falde più profonde estensione, potenziamento e ristrutturazione delle reti acquedottistiche che colleghino soprattutto le reti delle frazioni e dei nuclei abitati servite in genere da pozzi privati, alla rete acquedottistica dei Comuni) ammonta a circa 50 miliardi, di cui 20 trovano già una copertura finanziaria.
Accanto a tali oneri, vanno peraltro aggiunti quelli relativi agli interventi derivanti dalle indagini sui pozzi privati (non quantificabili perché ancora oggi non conosciamo il numero dei pozzi privati esistenti in Piemonte), nonché quelli per le indagini conoscitive già richiamate, il cui importo ammonta presumibilmente a 3 miliardi, oltre agli oneri derivanti dall'energica azione che verrà attivata in campo agricolo e la cui entità è evidenziata in particolare nel piano congiunto presentato dalle cinque Regioni dell'area padana.
Non è tutto. Merita al riguardo evidenziare che l'opera di risanamento di prima emergenza potrebbe essere vanificata se non venissero contestualmente avviati nelle aree a maggior rischio gli interventi programmati a medio periodo (interconnessione sistemi acquedottistici e utilizzazione nuove risorse), il cui costo è orientativamente stimato non inferiore ai 300 miliardi.
La Comunità Europea, come è noto, ha respinto la richiesta di proroga avanzata dall'Italia e in data 10/1/1989, in un incontro congiunto Governo Regioni cui ha partecipato la Regione Piemonte, il Governo ha ravvisato l'opportunità di emanare, sulla base degli artt. 15, 16 e 17 del DPR n.
236/88, informandone la Comunità Europea, un decreto che fissi i valori massimi ammissibili ai fini dell'attuazione delle deroghe da parte delle Regioni. In effetti, la discordanza tra i limiti indicati dall'OMS e quelli fissati dalla CEE, recepiti dallo Stato italiano, è così macroscopica (e nell'incontro Stato-Regioni ho messo in evidenza come gli amministratori e la popolazione abbiano il diritto di essere informati in modo chiaro ed ineccepibile e come non si possa giocare sui limiti fissati dall'OMS e quelli invece fissati dalla CEE), ancorché le finalità cui si riferiscono i parametri siano così diversi, che la stessa delegazione piemontese ha sollecitato un approfondimento e un chiarimento per non ingenerare confusioni e rendere poco efficace l'azione che verrà intrapresa sul versante della limitazione dei fitofarmaci e degli erbicidi in agricoltura e della sensibilizzazione dell'opinione pubblica e degli operatori agricoli.
Infatti il Governo dovrà, con proprio decreto, stabilire i limiti massimi ammissibili e le condizioni per l'esercizio delle deroghe unitamente alle misure di risanamento.
Il programma di intervento predisposto dalla Regione Piemonte ai fini della proroga si è ispirato, come già detto, alla logica del superamento della situazione di crisi non solo per i 53 Comuni, ma per tutte le aree a rischio del Piemonte, anche al fine di evitare il ripetersi di provvedimenti tampone che si sono moltiplicati da vari anni nel territorio regionale; ciò giustifica la richiesta al Governo di avviare le procedure di deroga. Esso infatti si configura attraverso gli interventi a lungo termine, nei vari campi, attraverso quelli che incidono sulle cause di inquinamento e sulle politiche di gestione delle risorse idriche, come strumento utile per il risanamento radicale della situazione di approvvigionamento idrico regionale. Non c'è infatti dubbio che le deroghe dovranno essere mirate ed attuate nei casi strettamente necessari e collegate all'azione di risanamento, nella quale deve rientrare anche il divieto dell'uso degli erbicidi nelle stesse zone interessate, almeno sino alla messa in funzione delle nuove opere sugli acquedotti.
Detto programma, con le opportune integrazioni anche recentemente richieste, è stato pertanto trasmesso ai competenti Dicasteri, quale presupposto indispensabile per l'applicazione della procedura di deroga in conformità alle indicazioni del Governo, emerse nella riunione del 10 gennaio sopra richiamata.
Aggiungo una breve comunicazione dell'ultima ora. Nell'incontro tecnico svoltosi a Roma nella giornata di ieri presso il Consiglio Superiore della Sanità, al quale ha partecipato il responsabile del Settore acquedotti dell'Assessorato all'ambiente, è emerso che: la Comunità Europea si è espressa favorevolmente sull'ipotesi di deroga (logicamente in vista del piano presentato) le procedure per l'attuazione della deroga sono state maggiormente precisate l'orientamento emerso a livello nazionale è quello di prevedere quale prima misura, il divieto dell'impiego dei diserbanti in zone omogenee interessate dall'inquinamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Sono contenta di avere sentito alcune cose interessanti nelle notizie dell'ultima ora forniteci dall'Assessore Cernetti, anche se nella replica ci potrà spiegare meglio cosa si intenda con "zone omogenee interessate dall'inquinamento". Nel mio intervento cercherò di dare un contributo visto che almeno questo verrà consentito alle Regioni di deciderlo sulla base delle rilevazioni effettuate. Ringrazio dell'informazione che è un elemento importante per il dibattito.
Come Gruppo abbiamo predisposto una mozione lunga ed articolata che oltre ad avere alcuni punti di contatto con le cose che ci sono state dette e le proposte di misure che l'Assessorato ha fatto o farà, contiene anche cose diverse o cose aggiuntive. Mi sforzerò quindi di sintetizzare questa posizione.
Intanto, riteniamo che il Governo non dovrebbe concedere deroghe o ulteriori rinvii all'entrata in vigore delle direttive CEE, il che d'altronde, non capisco che cosa significhi sia rispetto al documento che da come riportano i giornali, è stato votato ieri alla Camera, sia rispetto a quest'ultimo punto che ci è stato illustrato; mi domando, cioè, se è possibile sospendere subito l'utilizzo di diserbanti nelle zone interessate dall'inquinamento. E' evidente che il tempo di decadimento è di un certo numero di mesi a seconda delle sostanze; è altrettanto evidente però che con i provvedimenti illustrati dall'Assessore, è possibile fornire rapidamente, almeno in fase di emergenza, l'acqua alle collettività interessate. Quindi non mi pare che tecnicamente ci sia bisogno di un rinvio o di una deroga dell'entrata in vigore dei limiti. Riteniamo che sia possibile far fronte, sia pure con un impegno duro e arduo, alla situazione senza procedere ad ulteriori rinvii. Sarebbe un'occasione importante di intervento della Regione Piemonte perché ormai l'esplosione della questione ambientale non riguarda solo più i problemi relativi al territorio all'ambiente naturale, alla fauna e alla flora selvatica, ma riguarda in maniera sempre più drammatica la salute umana.
Credo che anche le ultime commemorazioni che ci siamo trovati a dover fare in quest'aula e che ci troviamo tutti individualmente a dover fare nei confronti di amici, ci dicono quanto ormai la piaga tumori colpisca, non solo più persone anziane, ma persone giovani e quanto questa piaga sia legata all'alimentazione e a ciò che beviamo. Le relazioni di causa-effetto sono discusse e discutibili nella loro entità, ma credo che nessuno scienziato e nessuna persona informata possa ragionevolmente negare che la relazione in quanto tale esiste anche se non ne conosciamo l'entità.
Di fronte alla popolazione piemontese, rinviare ulteriormente l'entrata in vigore di limiti (che già sono limiti e questo significa che si possono assorbire certe quantità di sostanze, sia pure molto basse) non è più accettabile e occorre fare uno sforzo per evitare una volta di più di dare una squallida dimostrazione dell'incapacità a garantire almeno le cose minime vitali. Tra le cose minime e vitali, se non ci sono l'aria e l'acqua, non sappiamo proprio che cosa ci possa essere.
Anche se il Governo approvasse una normativa di deroga e di proroga crediamo che il Piemonte debba rifiutarla.
Non abbiamo sottomano il programma della Giunta, quindi le nostre proposte sono sulla base di alcune informazioni che abbiamo cercato di mettere insieme. Riteniamo che non sia sensato pensare di risolvere il problema proponendo alla popolazione piemontese (è una proposta che avevamo fatto noi quindi non abbiamo niente in contrario) acquedotti che prendano l'acqua in montagna, quindi grandi sistemi acquedottistici o addirittura soluzioni rocambolesche, ma costosissime come quella della doppia canalizzazione dell'acqua potabile e non potabile, cosa che comporterebbe costi enormi non solo per l'ente Regione, ma anche per la popolazione.
Crediamo che quello degli acquedotti montani sia un pezzo della politica che non può prescindere dal risanamento dell'acqua della pianura l'altro non lo affronto nemmeno perché mi sembra non proponibile. A questo proposito, consideriamo fondamentale e importante l'ipotesi che oggi si fa di intervenire sull'emergenza, andando a scavare pozzi profondi per l'alimentazione umana. E' certamente una soluzione indispensabile in molte zone, ma deve anche essere una soluzione legata alla riserva assoluta delle falde per l'alimentazione umana, perché le falde profonde - dicono i tecnici hanno un tempo di ricarica che sfiora duemila anni. Attraverso l'uso delle acque profonde, finiamo per mettere in contatto le falde superficiali che sono inquinate con le falde profonde e, per giocarci l'ultima riserva di acqua che abbiamo a disposizione, corriamo rischi gravissimi.
In questo senso la nostra proposta articola una serie di misure; pu darsi che alcune siano nel piano: noi non le abbiamo lette, quindi diciamo la nostra opinione. Questa serie di misure tende ad evitare le possibili contaminazioni e a riservare l'acqua delle falde profonde per l'uso umano sapendo che costituisce, oggi finché non saremo riusciti a risanare la falda superficiale, la nostra unica chance per le zone che non sono servite da acqua di montagna e che non lo saranno per dieci, quindici anni.
Poiché molte industrie stanno prelevando acqua anche dalle falde profonde, occorre vietarne l'uso per usi industriali o per qualunque uso non potabile. In secondo luogo, questo è un altro compito dell'Assessore che cumula in sé anche la competenza delle cave, occorre vietare l'apertura di nuove cave che mettano allo scoperto le falde profonde. La questione delle cave è di grande importanza perché rappresenta la causa principale di messa in contatto e di apertura di una ferita attraverso la quale passa nel sottosuolo qualunque tipo di inquinante che raggiunge le falde profonde.
Soprattutto nella zona a sud di Torino le cave raggiungono ormai 50-60-70 metri, cioè la fascia in cui preleviamo l'acqua potabile e che riteniamo essere ancora buona. Queste precauzioni, insieme a quella di pozzi che non mettano in contatto la falda già inquinata, sono fondamentali; aggiungerei il controllo di tutte le perforazioni che, a scopo di ricerca, stanno facendo molti enti a vario titolo nella Pianura padana.
La seconda questione riguarda invece il risanamento delle falde superficiali. Perché le falde superficiali possano essere risanate si deve smettere di riversare sul terreno sostanze tossiche. Allora, il Governo invece di concedere rinvii delle norme CEE, a distanza di due anni dovrebbe impegnarsi nei prossimi due anni a mettere fuori mercato, quindi a bandire dal territorio italiano, tutte le sostanze incriminate e i principi chimici assimilati, nonché tutte quelle sostanze che, anche se oggi non sono in quantità superiore al limite nelle nostre falde, potrebbero esserlo domani a causa di un loro uso. E' inutile continuare a rinviare il tempo in cui la cosa andrà fatta. Quindi il Governo non deve preoccuparsi di rinviare i termini, ma deve cominciare a ripulire la superficie del terreno dalle sostanze che poi finiscono inevitabilmente nelle falde.
Per accelerare il processo di rifacimento delle falde con acqua pulita intanto occorre vietare subito - e sembra che si sia deciso anche a Roma e ne siamo contenti - l'uso delle sostanze inquinanti, almeno nei Comuni in cui gli acquedotti sono fuori norma o da cui si prevede derivi inquinamento. Inoltre, è necessario applicare la direttiva CEE per le fasce di rispetto, un po' allargate perché sono oggi troppo strette, in particolare anche per quanto riguarda i rifiuti tossici e nocivi, e non solo l'uso dei diserbanti, altrimenti troveremo nelle falde inquinanti industriali invece che quelli di origine agricola.
Terzo punto. Poiché l'alimentazione delle falde è fatta in buona parte attraverso i corsi d'acqua, si incominci a vietare - almeno in prossimità dei corsi d'acqua e noi diciamo nei limiti dei 150 metri dall'alveo di piena previsti dalla legge Galasso ad altri scopi di tutela - in tutta quella fascia l'uso di sostanze chimiche, in particolare dei diserbanti in questione, lungo le sponde di tutti i fiumi, non solo di un fiume. Questo consentirà di evitare di avere dell'acqua inquinata da erbicidi e da diserbanti nei fiumi e quindi evidentemente di farne entrare meno attraverso la ricarica dei fiumi nelle falde.
Se non vietiamo l'apertura di cave, che vanno fino a 50-60 metri, è inutile aprire dei pozzi per l'uso potabile, perché in ogni caso, quando verranno aperti, li troveremo nuovamente inquinati. Le cave sono lo strumento di messa in contatto delle falde profonde con gli inquinanti, in particolare con gli inquinanti agricoli. Il discorso delle cave va quindi affrontato; si sa che è più comodo, una volta fatto un buco, andare in profondità fin che si può, ma questo non è più possibile; occorre quindi un'ordinanza di urgenza sulle cave funzionanti, soprattutto su quelle che non hanno ancora raggiunto il punto in cui la falda è messa in contatto. E dove sono già aperte, occorre eliminare le attività agricole che usano diserbanti nel loro intorno, perché la falda aperta è una voragine nella quale finiscono tutti i diserbanti della zona. Questa è la principale causa di inquinamento delle falde profonde, quelle da cui continuiamo a pensare di poter attingere acqua potabile per i concittadini piemontesi.
Ci sono altri due punti molto importanti che voglio rilevare. Ci sono 53 Comuni che sanno di essere a rischio, tutti gli altri non sanno fino a che punto sono vicini o lontani dal rischio. La nota informazione ambientale, garantita dalla legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente che vari Consiglieri hanno auspicato, con dei progetti di legge, possa essere introdotta con legge nella Regione Piemonte (anche se non è obbligatorio aspettare una legge per informare i cittadini), come potrebbe essere fornita? Primo. Tutti i dati che verranno rilevati relativi alla qualità delle acque potabili vengano pubblicati Comune per Comune sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Secondo. Per ogni Comune vengano affissi all'Albo pretorio i dati relativi a quel Comune e, ad abundantiam, vengano affissi quelli dei Comuni vicini di modo che il cittadino, quando si trova nella zona di deroga o prossimo alla "zona Cesarini" di deroga, possa sapere se deve comprare l'acqua minerale o usufruire dell'acqua dell'acquedotto.
Poiché è evidente che tutte queste iniziative colpiscono gli interessi della popolazione agricola, bisognerebbe prevedere dei fondi in modo da indennizzare gli agricoltori che dovranno essere interdetti dall'uso di queste sostanze; diversamente, rischiamo che la buona volontà e le dichiarazioni fatte qui non si traducano poi in provvedimenti se non in misura talmente minima da non consentire di ottenere un risultato.
Concludo. Il nostro problema non è quello di metterci nella direzione di procurarci tutta l'acqua dalla montagna, con le tensioni e le difficoltà che avremmo, e neanche quella di adattarci a mantenere pulita quella poca acqua potabile che beviamo, usando acqua sporca per tutte le altre funzioni. L'obiettivo deve essere invece il mantenimento della purezza delle acque profonde, il risanamento dell'acqua di falda superficiale e necessariamente quella dei fiumi. Quindi questo non è un programma a lungo termine, perché in realtà sappiamo che ci sono dei tempi di decadimento di queste sostanze per cui, se da domani iniziassimo a non gettare acqua inquinata sui terreni quando si irriga, nell'arco di un anno tutti i parametri più elevati sarebbero probabilmente abbattuti e ci troveremmo in condizioni migliori. Ecco perché ci vuole la volontà politica e la disponibilità di risorse, non solo per sbarrare in montagna delle valli cosa che si potrebbe fare nei limiti dell'efficienza e dell'economia, ma per intervenire nel risanamento della pianura; quindi non accettiamo che si abbandonino le falde che da sempre sono state l'acquedotto meno costoso e più sicuro che sia mai esistito. Le falde sono l'acquedotto naturale che porta l'acqua dalla montagna direttamente a tutta la Pianura Padana, quindi il problema principale è quello di risanare l'acquedotto naturale che non possiamo abbandonare nelle mani degli inquinatori. E' difficile assumere una posizione coraggiosa che, rifiutando le deroghe, obblighi a una corsa contro il tempo per provvedere il minimo di acqua necessaria alle popolazioni colpite, però sarebbe grave concedere troppe deroghe, perch tra due anni, invece di avere 53 Comuni in crisi, rischiamo di averne 200.
Quindi, facciamo un programma per arrivare a risanare l'acquedotto naturale, e non solo per delle soluzioni tecniche che, come ben sappiamo sono sempre pericolose e non sicure.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Signor Presidente, ringrazio l'Assessore per la relazione resa al Consiglio.
Vorrei avere dei chiarimenti circa le proposte emerse dall'incontro avuto a Roma. Tra l'altro, le Regioni interessate a questo fenomeno hanno avuto notevoli difficoltà ad individuare una strategia per porsi in una posizione propositiva nei confronti del Governo che ha deciso, proprio per carenza delle Regioni, sulla testa degli enti locali. Questo è preoccupante e pare confermare il fatto che di questo problema non siamo ancora stati in grado di cogliere la complessità. La relazione esprime il punto di vista dell'Assessore all'ambiente e affronta problemi dell'agricoltura, della sanità e altri; quindi si evince la mancanza di globalità di proposta e di intervento da parte della Giunta e non soltanto dei settori di competenza dei singoli Assessori.
Ci sono altri problemi che emergono, sui quali forse sarebbe opportuno dire qualcosa di più. Giustamente nella relazione si evidenzia una difficoltà ad avere elementi conoscitivi. C'è una carenza delle pubbliche istituzioni, ad esempio delle UU.SS.SS.LL., ad organizzare una politica di monitoraggio che evidenzi la complessità del problema, ma che aggiorni anche lo stato dell'inquinamento. Questa carenza richiederebbe uno slancio nuovo nella politica programmatoria della Regione, in particolare nel nuovo Piano socio-sanitario che dovrebbe privilegiare le priorità di intervento.
Tale Piano, però, richiederebbe anche, per esempio, che la politica del settore agricolo sia più esplicita nel campo e chiarisca il ruolo che l'agricoltura svolge dal punto di vista dell'inquinamento, nonché le responsabilità che provengono da altri settori. C'è quindi l'esigenza di una politica agraria regionale in grado di attivare tutti quegli sforzi di orientamento e di proposta per dare la possibilità al mondo imprenditoriale agricolo di avere quel sostegno generale in un momento in cui tante cose anche nel mondo agricolo, debbono cambiare di fronte ai problemi nuovi che assume la questione ecologica; ciò per non lasciare solo sulle spalle del mondo imprenditoriale agricolo questo tipo di problema.
Questo è un altro aspetto che in qualche modo dimostra una preoccupante carenza. Chi vive fuori città si rende conto che qualunque idraulico di paese che vada a mettere pozzi d'irrigazione o pozzi per l'alimentazione idrica nelle case, laddove non esistono ancora acquedotti e ci sono ancora case isolate, da anni va alla ricerca di falde che sono sicuramente più profonde della seconda falda, sapendo che la prima e la seconda falda sono fortissimamente inquinate. Quindi abbiamo davanti a noi un quadro di sperimentazione pratica che ci dice come il problema sia grave da anni.
Manca una cultura in grado di recepire la gravità del momento, per cui la normale politica delle UU.SS.SS.LL. non è quella di occuparsi di questi problemi; in verità molte UU.SS.SS.LL. di periferia non si occupano neanche dei problemi centrali minimali che dovrebbero interessare la salute dei cittadini. La mancanza di cultura delle Amministrazioni comunali ha favorito ulteriormente un processo di degrado in questo senso. Lo diceva già la collega Bresso, ma io vorrei puntualizzare meglio, se fosse possibile. Il problema dell'inquinamento delle falde idriche ha una causa oggettiva nell'uso della chimica in agricoltura, ma mi pare difficile individuare nella pianura piemontese una zona più o meno a rischio. Questo è un altro problema che andrebbe valutato. Basti pensare ai terreni lungo l'asta del Po, e non solo, in particolare ai terreni argillosi di campagne ben lontane dai corsi d'acqua. La politica delle cave ha contribuito ad aggravare la situazione e continua ulteriormente ad aggravarla, tant'è vero che la Regione ha presentato (ma per il momento l'ha dimenticato) il piano cave del Po che va da Faule a Moncalieri; secondo questo piano l'asta del Po diventerebbe una gruviera, anzi, peggio di una gruviera perché si raddoppierebbe il corso d'acqua. Questo è un altro problema che si accumula a quello dell'inquinamento dei corsi d'acqua, anche di quelli che parrebbero marginali.
Chiediamo alle Province un quadro dei corsi d'acqua. Se le Province facessero almeno questo, sarebbero benemerite e potremmo rilevare come un certo tipo di piccole e medie industrie dalle produzioni inquinanti si siano dislocate nella pianura piemontese, cercando di porsi dove minore era il controllo, quindi negli interstizi delle zone agricole più progredite dove sono disseminate queste strutture che hanno accelerato il processo di degrado dei corsi d'acqua, anche di famosi corsi d'acqua che venivano utilizzati per le irrigazioni. L'inquinamento delle falde determina problemi per l'alimentazione umana e riguarda corsi d'acqua superficiali che sono inquinati in modo capillare. Le prime e seconde falde sono gravemente inquinate e sappiamo che vengono utilizzate in modo organico dai produttori agricoli per l'irrigazione. Quindi, all'inquinamento che si determina per le condizioni che ricordavo, si aggiunge il riciclo di acqua inquinata che lascia degli strascichi; quindi il processo di degrado è capillare, preoccupante e complesso, e le istituzioni, il Governo, il Parlamento non possono avere l'alibi della scarsa conoscenza per non assumere degli interventi precisi.
In questi giorni la Fondazione San Paolo ha tenuto un Convegno su clima ed effetto serra. Oggettivamente il problema esiste, si va verso una situazione di crescente e drammatico pericolo; non abbiamo tutte le conoscenze necessarie, però questo non può costituire un alibi per i politici per non intervenire. La politica, le istituzioni devono assumere dei provvedimenti in grado di prevenire un fenomeno le cui dimensioni non sono totalmente conosciute. Comunque è un fenomeno che aggraverà drammaticamente la situazione futura: sarebbero necessari degli interventi urgenti.
L'agricoltura sta lavorando all'interno di un sistema di prezzi protetti e garantiti, con tutti i problemi che questo comporta. Questo dà luogo ad uno sviluppo agricolo, in particolare nella nostra pianura, sempre più specializzato e sempre più monoculturale che, inevitabilmente, obbliga ad un'immissione crescente della chimica sia a livello di fertilizzazione che a livello di protezione delle colture. Questo sistema favorisce la crescita di eccedenze, quindi molte volte i prodotti agricoli vengono distrutti.
Non credete che si ponga la necessità di pensare ad una politica agraria che sia ecologicamente compatibile ed economicamente garantita per gli imprenditori agricoli e per i produttori agricoli? Vorrei sentire non solo dall'Assessore Cernetti, ma anche dalla Giunta come si intende procedere. Nel prossimo Piano socio-sanitario la conoscenza, quindi gli strumenti alle UU.SS.SS.LL. per favorire la conoscenza sul territorio, verranno privilegiati per garantire, sotto tutti i punti di vista, la natura e la salute dei cittadini? Rendiamoci conto che, laddove si pensa di definire le zone o i Comuni a rischio, non essendo questi sempre in zone omogenee, l'inquinamento che si determina in certi paesi, Comuni, acquedotti, probabilmente ha radici ben più lontane, in aree che non si prevedono a rischio, nelle quali vi è la sorgente primaria dell'inquinamento. Ecco perché, secondo me, non si può parlare di zone a rischio, ma di regioni a rischio, di più realtà a rischio. Occorre allora non una deroga, ma un intervento reale che incida nelle scelte. Vogliamo sì o no considerare il piano delle cave che la Giunta aveva presentato? Questo è un altro problema da risolvere, se non vogliamo arrivare al momento in cui si deve intervenire preventivamente, ma gli interventi non possono essere fatti. Questi problemi vanno ben al di là della pochezza dell'intervento governativo. Il Ministro Ruffolo mi fa anche tenerezza.
Ieri sera su "TG3" nel programma "Greenpeace", il Ministro ha espresso le proprie opinioni e si è trovato di fronte un industriale, il quale ha evidenziato la non disponibilità ad affrontare questi problemi con la dovuta coscienza.
Di fronte a questa complessità dei problemi, mi pare che ci sia una meschinità della politica che deve essere superata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROSSA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Masaracchio.
MASARACCHIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, consentitemi di farlo oggi giacché ieri non mi è parso il caso di intervenire, data la particolare circostanza del ricordo del compianto Carazzoni. Desidero ringraziare tutti loro della cortesia, che penso vada al di là del protocollo formale della politica, con la quale sono stato accolto in questo Consiglio.
Ringrazio anche il Presidente del nostro Gruppo, che mi ha dato il grazioso incarico di farmi intervenire sulla questione dell'inquinamento delle acque. E vengo subito all'argomento per dichiarare che non vorrei entrare nel merito di tutti i particolari fin qui sviscerati non soltanto nell'ambito del Consiglio regionale, e che sono ormai, a corredo della cultura, patrimonio di vasti interessi collettivi, anche attraverso tutto ciò che la pubblicistica di stampa ci va informando giorno per giorno.
Abbiamo anche letto la relazione dell'Assessore Maccari e ascoltata attentamente quella dell'Assessore Cernetti. Posso quindi affermare che anche noi condividiamo l'analisi sulla gravità della situazione dell'inquinamento delle acque potabili e delle falde acquifere nel nostro territorio; dico nostro sul piano nazionale, ma nostro anche sul piano locale, propriamente detto territoriale della Regione Piemonte.
Condividiamo, insomma, ogni analisi, condividiamo anche tutto ciò che si vorrà fare in futuro per sopperire a quanto non si è fatto nel passato.
Potremmo anche leggere riga per riga e dare per approvato tutto quello che è stato scritto e che si intende fare, ma, al di là di questa accondiscendenza e di ogni formale adesione, bisogna pur dire che il problema va visto anche sotto un'altra angolazione, perché vi è una problematica politica cui non è il caso di ovviare e di fronte alla quale occorre pure che si prenda una posizione critica, quanto meno da parte del MSI-DN.
Mi sono fatto una scaletta, tralasciando la preistoria di tutte le iniziative legislative "sciorinate" nel tempo senza che alla fine si sia attuato un bel niente sin dagli anni '60. Quindi tralasciamo ogni inadempimento e consideriamolo preistoria. Tralasciamo pure il 1978, che è il tempo della legge della riforma sanitaria nel contesto della quale era già previsto di intervenire doverosamente anche in materia di inquinamenti e di prevenzione degli stessi, prima cioè che peggiorassero le situazioni già critiche di molti settori, compreso quello delle acque: la famigerata direttiva CEE la cui disposizione venne recepita dal Presidente del Consiglio nel 1985; la legge n. 183 nel 1987; nel marzo del 1988 l'ordinanza ministeriale n. 101; il 13 aprile del 1988 l'ordinanza del Presidente della Giunta regionale del Piemonte; il 24 maggio 1988 il decreto del Presidente della Repubblica n. 236 (tanto vituperato, per altri versi tanto censurato dalla relazione dell'Assessore Maccari in sede di VII Commissione); il 13 settembre 1988 l'ordinanza n. 472 ad integrazione dell'ordinanza n. 101; il 22 settembre 1988 una sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea a seguito di un esposto della Pretura unificata di Torino e infine il 30 dicembre 1988 il Consiglio Superiore di Sanità si mette d'accordo - questo è il punto per il quale ho chiesto di intervenire - con il Ministro Donat Cattin che emana un'ulteriore sua ordinanza, proprio nella stessa giornata del "concordato" (si fa per dire) sul differimento del termine indicato all'art. 7 dell'ordinanza n. 101.
Dal 31 dicembre 1988 fino al 28 febbraio 1989 dovremmo avere questa proroga, che comunque è meglio definire deroga. Ma è accaduto che proprio ieri al Parlamento nazionale si sia svolto un dibattito piuttosto nutrito e che ha visto impegnate tutte le parti politiche con ordini del giorno interpellanze, documenti. Il Movimento Sociale Italiano ha presentato una mozione approvata a maggioranza, non importa se con un solo voto in più che pone l'alt a tutto il progetto ministeriale di rinvio e di deroga.
Questa nostra mozione, fra l'altro, non si pone in contrapposizione a un documento della maggioranza di pentapartito, per cui io mi chiedo come, di fronte a questo fatto politico tanto importante, si possa oggi venire in Consiglio regionale a chiedere di aderire al progetto di deroga, in quanto si sarebbe quasi pronti (finalmente, si dice), giacché si è provveduto ad approntare programmi di investimento e di intervento specifici per il risanamento nel territorio dei terreni e quindi delle acque potabili.
Io chiedo a me stesso in forma di interrogativo retorico, ma in effetti lo chiedo all'attenzione di chi ha responsabilità di governo di questa Regione Piemonte, se è concepibile che si possa ancora pensare di dilazionare nel tempo, da qui a due anni ancora, la situazione che desta gravi preoccupazioni e giusti allarmi, continuando a lasciar credere (una parola bisogna anche spenderla in favore dell'agricoltura e degli agricoltori) che siano proprio questi "malnati agricoltori" che stanno distruggendo le nostre acque, che inquinano le acque, facendo addirittura delle confusioni molto gravi.
Si legge fra le righe di taluni articoli apparsi sui giornali che l'atrazina buttata nelle risaia inquinerebbe le nostre acque, quando si sa che l'atrazina è un prodotto che si usa per i terreni asciutti coltivati a mais, giammai per i terreni umidi il cui prodotto, il riso, ne sarebbe distrutto, e non solo il prodotto dell'annata, ma addirittura per un periodo più lungo. Tutto questo va detto in difesa degli agricoltori, dato che il problema dei diserbanti usati in agricoltura è del tutto relativo inoltre c'è da dire che li si usano oculatamente soprattutto perché sono molto costosi. Ma non è tutto. Accade che la canalizzazione delle acque dei grandi fiumi, per via del cosiddetto processo di dilavamento che i terreni a mo' di filtro producono, costituisce un vero e proprio processo di pulizia dei veleni che il territorio subisce. Occorre quindi considerare che quello dell'estrazione dell'acqua potabile è un problema che riguarda anche la profondità dei pozzi. Si dice che i pozzi da incriminare sarebbero i cosiddetti "pozzi da mungimento". Io confesso che, per quanto mi diletti di talune cose che non riguardano la cultura, ma quanto meno la necessità di conoscere il significato delle parole, sono andato a cercare sul vocabolario questa parola, perché la prima immagine d'acchito, da scolaretto, mi era venuta sulla mammella di una mucca. Ho poi appreso che il mungimento può essere anche del terreno, quando lungo la penetrazione del pozzo ci sono delle falde, delle finestre, dei fori che poi fanno colare l'acqua alla base, nella grande falda sottostante a 90-100 metri di profondità. Si tratta quindi di un problema di investimenti, giacch occorrono risorse effettive da impiegare in questo settore.
Mi chiedo come si possa, a livello locale, programmare un'attività di risanamento di tale portata, quando è risaputo che si fa questione di lana caprina a livello governativo sulla grave problematica dell'economia nazionale che ha le sue dimensioni e quindi deve fare i conti con la legge finanziaria.
Per quanto riguarda l'istituzione di nuove Università, in sede di VI Commissione, abbiamo or ora appreso che il problema è sempre lo stesso cioè mancano i fondi. Quali fondi allora potranno essere assegnati alle Regioni, quali fondi potrà avere la Regione Piemonte, per risolvere il problema che ci interessa? La mozione del Movimento Sociale Italiano impegna il Governo a destinare il 10% dei fondi del piano agricolo nazionale all'agricoltura biologica e il 30% dei fondi dello stesso piano alla lotta integrata quella che riduce al minimo l'uso dei pesticidi. Ma ciò può bastare? Come è possibile pensare alla riduzione dell'uso dei pesticidi, se non si accentua la ricerca scientifica, la sola che potrebbe dare all'agricoltura nuovi prodotti. Questa è una grave noncuranza da parte delle autorità governative e penso che ci siano anche ragioni speculative di mercato, perché altrove è dal 1981 che vengono sostituiti erbicidi e pesticidi. Ad esempio, c'è l'ondax che viene usato largamente in Portogallo e in Spagna, dove pare si sia all'avanguardia per la pulizia delle acque. Noi ci siamo abituati nel tempo a pensare alla Spagna e al Portogallo, per via di determinate vicende politiche, come a zone relegate nel medioevo. Non se ne sapeva davvero niente? Adesso che anche i confini politici di quelle Nazioni sono stati aperti all'Europa, veniamo a scoprire che mentre noi cincischiavamo con grave superficialità politica, dagli anni '60 fino ad arrivare alle ultime risoluzioni del Ministero della Sanità, altrove venivano perfezionate le tecniche in modo tale che oggi ci si può fare concorrenza anche sul piano della qualità della vita.
Egregi colleghi Consiglieri, non si può dimenticare che tutto ciò che noi cerchiamo di salvare, per quanto riguarda l'acqua, fa parte di una questione legata alla produzione dell'agricoltura, per cui non si può dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte senza tener conto della risoluzione effettiva dei problemi. A conclusione del mio intervento preannuncio che è stato presentato dal nostro Gruppo un ordine del giorno sulla falsariga di quello che il Parlamento nazionale a maggioranza ha già approvato, con la speranza che il Consiglio sappia accoglierne opportunamente la proposta politica ed operativa in esso indicata, oltre alle riflessioni che mi è parso doveroso fare, con il pieno convincimento che è tempo che i problemi vengano risolti concretamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Io non posso che esprimere il mio disappunto per la limitatezza della relazione dell'Assessore. Dopo tante parole e tante vicende mi auguravo che in questa relazione fossero presenti almeno tre elementi, che invece non ho ritrovato.
Primo: i dati sull'attuazione dell'ordine del giorno che questa maggioranza, in un'aula abbandonata dalle opposizioni per un'altra vicenda con un vero colpo di mano approvò nel luglio 1987. Quell'ordine del giorno prevedeva le identiche cose che oggi l'Assessore ha promesso di fare.
Dunque, le promesse del 1987 rimangono tali e quali e si ripropongono adesso. Stando così le cose, ritengo che non sia credibile un nuovo ordine del giorno.
Seconda questione: non è stato fornito alcun elenco dei famosi 53 Comuni, per conoscere i quali si deve ricorrere ad un articolo di "Stampa Sera", che stila un elenco senza precisare né sostanze né limiti. Inoltre non sono stati resi mai pubblici documenti relativi all'inquinamento del 1987, né stato reso pubblico nessun documento relativo al 1988. Il numero di 53 o 56 Comuni, detto così, non vuol dire nulla se non viene specificato il tipo di acquedotti, qual è l'utenza servita, quali sono i limiti e i valori con cui si supera quanto prevede il DPR n. 236. Come piemontese come Consigliere non ho alcun elemento di valutazione.
Terza questione: se non mi si dà copia del piano che la Regione dice di avere presentato in parte o in tutto ai Ministeri competenti, perché venga trasmesso alla Comunità Europea, non ho ugualmente la possibilità di esprimere la mia valutazione.
Siamo di fronte a promesse ripetute oppure a documenti inesistenti in base ai quali valutare la questione. C'è dunque una mancata informazione non solo e non tanto nei confronti dei Consiglieri regionali, quanto piuttosto dei cittadini piemontesi. In altri termini, non si vuole dire ai cittadini piemontesi che cosa bevono, non si vogliono dire i risultati delle analisi del Laboratorio di sanità pubblica della Provincia di Cuneo che è quello che su questa vicenda pare aver lavorato meglio, che ha effettuato i prelievi ai rubinetti degli asili e delle scuole elementari per poter dire che cosa bevono i bambini, e questo perché i bambini sono una fascia estremamente a rischio. Questo non si dice, si resta nel vago così come di una parte dei Comuni non si dice se l'acquedotto è privato o pubblico. Ciò è scorretto rispetto alla popolazione piemontese e impedisce di avere una visione completa del fenomeno.
Non si parla poi dei metodi di rilevazione e di analisi; quante e dove sono state effettuate le analisi. Il DPR n. 236 fissava degli obblighi per le Regioni sulle campionature e sulla periodicità delle analisi: nulla di questo a noi è stato dato di conoscere.
Non è vero che i Comuni sono 56, sono molti di più: è sufficiente vedere la documentazione relativa alle analisi, disponibile presso l'Assessorato, per capire che non si tratta soltanto di 56 Comuni; che in alcuni casi la quantità di atrazina presente è 13 microgrammi anziché 0,1 microgrammi.
Inoltre, i dati sulla provincia di Vercelli praticamente non esistono per cui la provincia di Vercelli, diversamente da quella di Cuneo, diventa una provincia scarsamente o molto meno interessata al fenomeno. Dall'altra parte, l'inquinamento riguarda le falde e non il singolo pozzo.
L'inquinamento puntiforme ottenuto prendendo il singolo pozzo è illusorio.
Sotto di noi c'è un lago inquinato, ci sono corsi d'acqua inquinati. Piani di risanamento che prevedano di risanare una circonferenza intorno a un pozzo sono ridicoli. Qui si deve risanare un sistema molto complesso che raggruppa sostanzialmente tutta la pianura piemontese. Il fatto che un pozzo ci dia il valore x, quello a 3 km y e un altro ancora z, non ci deve far pensare che l'inquinamento sia burocraticamente circoscrivibile ai Comuni interessati. L'inquinamento è uno solo e si muove sotto tutta la pianura interessata. Le differenze, più che legate alla realtà delle falde sono legate alla diversità dei metodi analitici, a procedure seguite più rigorosamente da alcune UU.SS.SS.LL. rispetto ad altre. E poi non è assolutamente credibile che i Comuni siano scesi da 222 a 53, proprio perché i dati in mio possesso (l'Assessorato a questo riguardo non ha fornito i suoi) non sono omogenei su tutto il territorio regionale, anzi c'è una situazione in cui la provincia di Cuneo risulta più inquinata rispetto a due anni fa, mentre le zone del basso Vercellese e basso Novarese risultano meno inquinate. Probabilmente le differenze sono legate a metodi di analisi, ad approfondimento delle analisi. Io, per esempio partendo dall'esame delle varie province, continuo a mantenere le mie riserve sui metodi analitici della provincia di Alessandria; continuo ad esprimere la mia soddisfazione per la competenza e la precisione dei metodi analitici del LSP di Asti; sono perplesso e non so darmi una spiegazione sui ritardi e l'inadeguatezza del LSP di Vercelli, avendone conosciuto nel passato il rigore; ho visto un ottimo lavoro fatto in provincia di Cuneo e di Torino, anche se di quest'ultima non possiedo i dati relativi ad una zona di grossa presenza agricola quale il Chierese e il Poirinese. Se i dati cui ho fatto riferimento fossero stati forniti, la questione si sarebbe posta in altri termini. Il piano di risanamento che nessuno di noi ha visto - se non si vuole andare con la furbizia italica a trattare con la CEE - deve tenere conto della sentenza della Corte di Lussemburgo. Il risanamento deve riguardare le falde, ma nessun dato viene fornito sulle caratteristiche dei pozzi sui quali sono state fatte le analisi, per cui ci sono Comuni inquinati ma con falda a 3-10-80 metri. Qual è la profondità dei pozzi che ci hanno dato valori inquinati? Questi elementi non li conosciamo. Le questioni sulle cave sono correttissime e aprono il discorso sul fatto che sarebbe estremamente riduttivo e una sorta di truffa limitare al parametro 55 del DPR n. 236 il problema dell'inquinamento delle falde perché ormai tutta la zona è inquinata da trielina, tricloroetano, solventi clorurati, ecc., e non facciamo neanche più i campionamenti.
Emerge l'inquinamento agricolo poiché l'altro inquinamento è già stato rimosso. Ma ogni piano di risanamento deve prendere in esame tutti i parametri tossici previsti dal DPR n. 236 e non intervenire soltanto sul parametro 55. Deve inoltre intervenire non soltanto sull'industria e sull'agricoltura, ma anche sugli usi domestici e sul tempo libero, a partire dal WC-Net e continuando con chi cambia l'olio della macchina nel garage o nel cortile di casa. Non possiamo ridurre né ai pozzi né a cinque parametri un problema di enorme rilevanza. Un'ultima cosa con la quale voglio marcare la mia divergenza dalla Giunta e dall'opposizione comunista.
Andare a prendere l'acqua in alta montagna è un'operazione di colonizzazione della montagna. La montagna e i montanari non devono pagare con il prosciugamento dei corsi d'acqua quelle che sono le conseguenze del mondo urbanizzato, della città e delle grandi concentrazioni industriali.
Lo scontro sull'acqua nella nostra Regione sarà decisivo nei prossimi anni ma pensare che nell'inerzia generale paghino i montanari e che le risorse della montagna vengano rapinate, come materie prime di un paese del Terzo Mondo, vede il Gruppo Lista Verde profondamente e nettamente contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivetti.
OLIVETTI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ritenuto di dover intervenire nella discussione per l'interesse dell'argomento, che ripropone uno degli elementi fondamentali di quella che viene chiamata "la prevenzione primaria" e che, secondo gli orientamenti scientifici più aggiornati, dovrebbe costituire uno dei mezzi più efficaci per la prevenzione delle malattie.
L'igiene del suolo, delle acque e dell'aria costituisce il grosso blocco della prevenzione primaria e la presenza dell'acqua coincide con la presenza della vita biologia, costituendo uno degli elementi che meritano la massima attenzione.
Il problema che stiamo affrontando risente anche di un differenziato approccio a questo settore. Da sempre eravamo abituati, anche a livello di insegnamento universitario, ad affrontare i problemi a valle e mai a monte cercando cioè di rimuovere la causa dei problemi. Non a caso oggi parliamo non solo di una medicina di iniziativa, ma di un'igiene di iniziativa e non più di una medicina o di un'igiene di attesa, cioè attendere che prima succeda il danno e poi intervenire.
La discussione, in parte, si è incentrata sui problemi degli indici individuati come tossici nei contenuti di sostanze estranee nelle acque. E' un discorso molto difficile, perché ci troviamo di fronte a sostanze non ancora studiate, di cui non sappiamo gli effetti, delle quali sappiamo per alcune cose certe: che non hanno sicuramente una tossicità acuta e immediata; temiamo - anche giustificatamente o così presumiamo che invece abbiano una tossicità cronica o comunque che con l'accumulo possano manifestare effetti nocivi. Ma ciò non basta, perché dobbiamo tenere conto che queste sostanze possono fra di loro interagire e potenziare o al limite anche elidere gli effetti negativi che possono procurare, almeno sul piano di un discorso di speculazione scientifica. Per la gran maggioranza di queste sostanze non sappiamo quale sia il tempo di biodegradabilità come dimezzamento della loro presenza nel tempo; dobbiamo stare attenti soprattutto agli effetti sul lungo periodo che non possiamo verificare se non nel controllo nel tempo. A questo proposito, ricordo che il DDT risolse uno dei problemi più gravi dell'immediato dopoguerra.
L'enterovioformio risolse uno dei problemi più gravi delle diarree di tutta la popolazione dell'Europa e poi si scoprì che non erano biodegradabili e che come tali rimanevano sempre laddove erano stati introdotti. Giustamente ne venne vietato l'uso, perché non si sapeva quale ne fosse l'effetto a distanza di tempo anche se oggi, a quarant'anni dall'eliminazione del DDT e dell'enterovioformio, non abbiamo registrato una tossicità sul lungo periodo. Se oggi mi ritrovassi di fronte a quei problemi, riproporrei gli stessi interventi, perché con il senno di poi è sempre pericoloso ragionare. Per cui non stupisce che i limiti individuati dall'OMS risultino più elevati di quelli molto bassi individuati dalla CEE: è un diverso approccio ed è anche un diverso modo psicologico di vivere il problema che si sta affrontando.
Potrei concludere dicendo che su questo aspetto è sempre meglio peccare in prudenza che peccare in disinvoltura, per cui almeno in linea di tendenza preferirei i limiti indicati dalla CEE e non quelli indicati dall'OMS.
Sulla questione che in Italia, in base ai dati rilevati, ci siano 300 Comuni su tutto il territorio nazionale o ce ne siano solo 53 o 56 in Piemonte, mi pare che sia un dato non attendibile - sono d'accordo con il collega Ala - perché molti dei dati relativi ai Comuni a rischio fanno riferimento non solo, o non tanto o non esclusivamente a dosaggi precisi fatti nella ricerca della presenza di tossici nelle acque, ma fanno riferimento a calcoli di estrapolazione epidemiologica fatti in rapporto alla verifica del territorio, alla presenza degli animali all'utilizzazione di quel territorio in agricoltura e al consumo che in quel territorio può essere fatto di certe sostanze, traendone come conseguenza che quello possa essere un territorio a rischio. E' un modo di supplire alla carenza di analisi e di dati che costituiscono pur sempre il punto di riferimento più sicuro al quale bisogna tendere, con l'avvertenza che non bisogna solo limitarsi a quelle due o tre sostanze individuate, in quanto ben altre possono essere quelle presenti nelle acque. Non dobbiamo dimenticare che l'inquinamento che oggi viene riferito quasi preferenzialmente, con un atteggiamento anche un po' di rivalsa nei confronti dell'agricoltura, è un inquinamento che si giova degli scarichi industriali, degli scarichi artigianali ed anche degli scarichi civili e domestici.
Abbiamo parlato dei pozzi da cui si pesca l'acqua. Vorrei ricordare i pozzi perdenti nei quali gran parte della popolazione, soprattutto in territori sparsi fuori dai grossi concentrici abitati, continua a scaricare sostanze nocive di chissà quale natura e dei quali addirittura i Comuni non hanno neppure il censimento (o solo pochi Comuni l'hanno fatto; quello in cui mi trovo come amministratore certo ha fatto il censimento per individuarli); pozzi che, in qualche maniera, potrebbero essere modi di contrabbando di scarichi.
Il tempo è tiranno rispetto alle cose che vorrei dirvi, ma la Presidenza mi permetterà ancora di richiamare alcuni concetti.
Come medico vorrei puntualizzare il problema dei tumori in rapporto a queste sostanze. Non esiste una rapportualità diretta: esistono dei fattori che possono produrre la presenza di tumori. Si parlava - come ha fatto la collega Bresso - del rapporto tra alimentazione, bere e tumore, e devo dire che il rapporto esiste, ha un ampio margine di intervento. Però c'è differenza tra il constatare che nelle popolazioni che mangiano essenzialmente carne cotta alla brace il tumore dell'esofago e del colon è più frequente e dire che la carne alla brace è di per se stesso un fattore tumorale assoluto: si tratta di un cofattore tumorale che collabora con altri. Oggi, nel campo della medicina, stiamo assistendo alla regressione di tutte le malattie di carattere acuto infettivologico e quindi all'emergenza di rimbalzo di tutte le malattie multifattoriali di tipo degenerativo, fra le quali certamente va assumendo dimensioni preoccupanti quello dello sviluppo dei tumori.
Pertanto ritengo che quando si parla di deroghe o di proroghe è necessario fare una differenziazione. Non ho capito se si è fatta una chiara differenziazione fra questi due concetti. Infatti, mentre la proroga dice: "io prorogo, tu aspetta, non so quando mai provvederò a toglierti la proroga", la deroga invece è un qualche cosa che ha un significato temporale. Direi che delle due soluzioni, laddove siano rispettate le condizioni chiaramente indicate a pag. 2 della relazione dell'Assessore Cernetti, cioè che ci siano motivi eccezionali e che ci sia un piano preciso per intervenire e migliorare la situazione, le deroghe hanno una loro temporalità molto precisa.
Mi consenta il Presidente, nell'ultimo minuto a mia disposizione - e cercherò di non farmi rimproverare, cosa che mi rincrescerebbe moltissimo di fare un richiamo a quelli che sono i problemi che da questo lato si rimbalzano sul mondo dell'agricoltura.
Laddove si procedesse in maniera indiscriminata ad individuare solo in questo modo le responsabilità di un inquinamento che invece emerge da molti altri fattori (come ho anche cercato di illustrare), certamente andrebbe in crisi tutto un settore. Ad un certo momento, proprio questo settore avrebbe una crisi gravissima.
Voglio però affermare - e voglio che dal resoconto stenografico rimanga in maniera molto precisa - che laddove l'interesse sanitario, cioè la tutela della salute, venisse individuato come indispensabile correlazione al divieto dell'uso di certe sostanze, non vi è dubbio che deve essere privilegiata la salute. Quindi, si giunga pure anche al divieto dell'uso di queste sostanze laddove questa equazione fosse presente. Bisognerà allora valutare molto attentamente le conseguenze che emergeranno da questi divieti e mi pare di essere pienamente consenziente con quello che ha detto la collega Bresso nella chiusura del suo intervento. Non si può consentire che provvedimenti di questo tipo colpiscano l'intero settore agricolo dovremmo allora prevedere il riconoscimento di provvidenze o di risarcimenti rivolti a questo mondo in modo che non venga penalizzato sebbene per una causa che non si discute, cioè la salute di tutti i cittadini. Non solo. Tutti i giorni come medico, quando affronto la scelta decisionale di fare una prescrizione medica, debbo scegliere fra diecimila prodotti, tante sono le specialità registrate in Italia. Un agricoltore quando deve fare una scelta fra un fitofarmaco o un pesticida, deve scegliere fra trentamila prodotti. Come medico credo di avere una preparazione più aggiornata sull'uso di sostanze ad attività farmacologica di quella che può avere un contadino e vi garantisco che mi trovo spesso smarrito. Sono certo che il contadino si troverà più smarrito di me. Con questo voglio dire che bisogna richiamare l'industria a studiare prodotti alternativi che, annullando la tossicità degli attuali, garantiscano o si avvicinino al massimo agli effetti che gli attuali hanno per poter in questo aiutare l'opera dei contadini. Sono figlio di contadini e sono lieto di avere concluso così il mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono proprio le ultime parole usate dal collega Olivetti a farmi dire, all'avvio di questo breve intervento, che in materia di difesa della salute dei cittadini, che ha assoluta preminenza su qualsiasi altra considerazione, le toppe che si stanno mettendo ci allarmano. Se poi queste toppe hanno impronta miracolistica, come quelle - chiedo scusa ai credenti - del "senatore di Dio" Donat Cattin, queste toppe ci inquietano assai. Voglio ripetere quanto DP ha già detto ieri alla Camera dei Deputati al Ministro della Sanità.
Non vorremmo che l'on. Donat Cattin, dopo averci consigliato di evitare il rischio dell'AIDS astenendoci dal sesso, ci suggerisce di eliminare il problema atrazina astenendoci dal bere.
Voglio dire che, tra deroghe e proroghe, continuiamo ad imbottirci (perché questa è la realtà incontrovertibile) di sostanze dichiaratamente tossiche, mutagene, cancerogene.
Con questo voglio dire che la direttiva della CEE è da applicare senza alcun indugio. E noi denunciamo, senza mezzi termini, i ritardi della Regione Piemonte nell'intervento su questa materia, che già due anni fa occuparono l'attenzione di tutti noi, ma nulla di concreto è avvenuto sulle cause che determinano questi disastri. Sicuramente concorrono nell'inquinamento delle falde sotterranee molti fattori, a partire dalle attività economiche e antropiche in senso lato.
Per quanto riguarda le questioni che in specifico stiamo discutendo oggi, sappiamo che ci sono delle responsabilità precise relative alle attività agricole, quindi non intervenire sulle cause significa non avviare sul serio, sviluppando al massimo le potenzialità che al riguardo ci sono la lotta integrata e guidata.
Due anni fa in quest'aula l'Assessore Lombardi, che è attentissimo a questi problemi, ci confermava ciò che noi ci permettevamo di sottolineare in quella circostanza. Laddove la lotta guidata e integrata viene applicata in agricoltura, come è avvenuto nel Saluzzese o come avviene più diffusamente in Emilia Romagna, è stato possibile abbattere fino al 40-50 l'uso dei diserbanti in agricoltura; quindi rispetto a questo diciamo che non è stato fatto tutto il possibile.
Anche il problema dell'agricoltura biologica si continua a non voler affrontare di petto. Mi riferisco alla sperimentazione e allo sviluppo delle tecniche agricole che possono consentirci gradualmente di recuperare la sapienza contadina con l'uso di tutti i fattori naturali per trarre il nostro sostentamento quotidiano. Anche qui denunciamo un comportamento inaccettabile e passivo nei confronti della dittatura di Gardini et similia.
Sullo sviluppo dell'agricoltura biologica (punto qualificante anche della mozione comunista e citato dal collega del MSI), si va facendo strada, a livello culturale, la consapevolezza che bisogna intervenire, ma in verità i passi concreti che si fanno sono insufficienti. La sensibilità è cresciuta, senza alcun dubbio. Mi auguro che la mia richiesta di discutere in aula il progetto di legge n. 193 del dicembre 1986, relativo alle tecniche agricole biologiche, non resti soltanto una richiesta.
Conosco al riguardo l'obiezione dell'Assessore Lombardi, il quale dice che a livello nazionale si sta discutendo una legge quadro, quindi propone di aspettare che vengano "lumi da Roma".
Proprio stamani abbiamo discusso di un esempio positivo di volontà politica da parte di questo Consiglio nel superare anche i ritardi nazionali di fronte ad emergenze e bisogni sociali sentitissimi dalla nostra gente. Mi auguro che questo esempio positivo non rimanga l'unica rondine che non farà mai primavera per recuperare un rapporto credibile con la società civile. Auspichiamo che su questa tematica non si facciano battaglie campali, ma che si lavori con lo sforzo costante di pervenire rapidamente alla discussione per mettere o tirare (visto l'Intifada) la prima pietra contro la chimicizzazione dell'agricoltura. Penso che un intervento radicale sull'inquinamento delle acque sarà senz'altro più saggio dell'apertura di megacantieri per fare doppi acquedotti: uno per gli umani e uno per gli animali, come ho sentito vaneggiare da qualche Assessore. La saggezza sumerica di qualche migliaio di anni fa nell'uso di questa risorsa primaria senza alcun dubbio non abita nemmeno in affitto nel palazzo di Corso Regina Margherita a Torino, dove ha la sede l'Assessore alla sanità Maccari. Gli affari (Maccari fa quasi rima con affari) non sempre vanno d'accordo con la salute.
Giorgio Bocca ha aperto in questi giorni una campagna stampa su un quotidiano per abituarci al business dell'acqua e dell'aria. Un buon suggerimento quello di Bocca per gli Agnelli che, di fatto, sono entrati nel mercato delle acque minerali in attesa di entrare nel mercato "dell'aria in bottiglia". In verità, queste campagne stampa sono un buon auspicio per le battaglie ambientaliste in corso; ad esempio, gli strali di Bocca ci hanno portato fortuna sul nucleare. Anche questa volta, in relazione ad iniziative istituzionali annunciate di natura referendaria, la maggioranza di questo Paese non ascolterà il suono sonante da money dei cantori del commercio del patrimonio naturale, che è universale per definizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.
PARIS Signor Presidente e colleghi, ho ascoltato e letto con estrema attenzione il documento sottopostoci dall'Assessore Cernetti.
Pongo una serie di quesiti. Primo: mi chiedo, leggendo quello che sta scritto al quarto rigo, pag. 1, della relazione dell'Assessore dove si accenna all'"annosa vicenda della presenza nelle acque di residui e di erbicidi": è mai possibile che nelle acque potabili vi siano soltanto - o prevalentemente - residui di erbicidi, usati evidentemente dal settore agricolo, e non ci siano, o non si trovino, residui di tante altre sostanze velenose usate dall'industria (cromo, nichel, clorurati)? Io non sono un chimico, però ho operato professionalmente nel settore dell'infortunistica e delle malattie professionali e mi pare di ricordare che nell'industria la lista delle malattie professionali è assai nutrita, mentre nel settore agricolo è estremamente ridotta. Perché nelle nostre acque non si trovano residui, per esempio, delle sostanze usate dai privati cittadini che usano sostanze contenute nei discrostanti, nei dissolventi, per pulire i pavimenti, i water, le piastrelle, e cosi via? Non credo che si volatilizzino! Non se ne denuncia la presenza in queste acque, ma da qualche parte dovranno pure andare! Seconda osservazione: a pag. 1 si parla di "valori". Per quanto riguarda i valori per l'atrazina, il molinate e il bentazone, fissati dall'ordinanza del marzo 1988 e prorogati a fine febbraio di quest'anno gli stessi sono decisamente inferiori a quelli indicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Mi chiedo se ci siano validi elementi che ci consentono di sostenere che nell'Organizzazione Mondiale della Sanità operino degli incompetenti, oppure di sostenere che questi scienziati siano più o meno incompetenti dei tecnici del Ministero della Sanità italiano dei tecnici e dei politici della CEE; in ogni caso, troppa è la differenza dei parametri di riferimento.
Terza considerazione: alla pag. 3, in testa, si parla di "carta tematica dell'uso del suolo" con l'indicazione dell'impiego dei diserbanti.
Anche qui si parla solo di diserbanti usati dai contadini e non di altre sostanze. Sono accuse sempre con un unico imputato: ancora e sempre l'agricoltura e gli agricoltori. Questo non è giusto, e se qualcuno dirà poi che l'intervento di Paris è un "intervento settoriale", io non mi offendo. Anzi, ribadisco che è un intervento settoriale perché vuole rifiutare la criminalizzazione ripetuta di un settore che è forse il meno colpevole di tutti.
Quarta osservazione: si dice che gli elementi maggiormente inquinanti sono il bentazone, per la presenza nelle colture a riso nelle province di Novara, Vercelli e Alessandria, e l'atrazina, la simazina e il molinate nelle province di Cuneo e Torino dove ci sono ampie zone coltivate a mais.
Anche qui c'è un'indicazione a senso unico, perché si dice che dall'analisi globale dei dati risulta che le maggiori forme di inquinamento sono provocate da atrazina e bentazone. Io mi faccio una domanda: perché quando si parla di aree a rischio si cita sempre la pianura cuneese dove c'è presenza di allevamenti zootecnici? Ma signori miei, la geografia l'idrografia della nostra terra la conosciamo benissimo e sappiamo, per esempio, che l'acqua del Po a Torino non è che sia un'acqua potabile! Eppure quell'acqua così lurida, così sporca, che poi viene potabilizzata perché i torinesi possano berla, non arriva dal Colle di Tenda o dal Colle di Nava! Sappiamo che l'acqua sgorga dove nasce il Po. Allora, chi è che inquina il Po prima di Torino, a Moncalieri e Nichelino? Chi inquina la Dora Riparia a Collegno, ecc.? Non ci sono colture a riso in quelle zone non ci sono nella bassa Valle Susa grandi estensioni a mais o colture del genere.
Queste cose io me le chiedo: è possibile che se si potabilizza l'acqua del Po - e poi i torinesi la bevono - non si riesca a fare qualcosa per gli impianti, certamente molto più piccoli, di altri 53 Comuni piemontesi? Settima osservazione: a pag. 5, secondo capoverso, si parla di ricerche: "dovranno essere immediatamente avviate ricerche in tema di pratiche agricole". Avviamole pure le "pratiche agricole". E le altre pratiche? Quelle non agricole? Non ci sono o non si vogliono vedere? Ancora, alla stessa pagina, al penultimo capoverso, si parla di interventi a breve, a medio e lungo termine, e di azioni in campo agricolo, lotta integrata (mi sta bene) coltivazioni, registrazioni uso diserbanti, divieto impiego erbicidi, sensibilizzazione produttori agricoli. Va bene sensibilizziamoli pure: è nostro dovere. E la sensibilizzazione verso gli altri inquinatori, verso i veri inquinatori? In Valle Bormida, a Cengio, ci sono colture di riso, ci sono colture di mais o ci sono altri tipi di "colture" che hanno trasformato la Valle Bormida in una valle della morte? Io so che in Valle Susa e nel torrente Val Cenischia, che viene dalle pendici del Rocciamelone, le trote vivono! E lì ci sono allevamenti zootecnici, non c'è altro. "L'odor dla drugia a l'ha mai fait meuire gnun!".
La sensibilizzazione e la prevenzione delle quali parlava chiaramente il collega Olivetti, su chi fabbrica i prodotti chimici che poi gli agricoltori debbono usare, chi la fa? E i mezzi alternativi (faccio una parentesi sul riso) chi li fornisce? Li fornisce la Regione o le migliaia di mondine che c'erano anni addietro? Nona osservazione: si parla di impegni finanziari. Sono previsti, se ho letto bene, 3 miliardi per indagini conoscitive. Ma il bersaglio o l'oggetto di queste indagini conoscitive è ancora e sempre l'agricoltura sono gli agricoltori. Questo non mi pare logico. Alla Cromodora, alla famigerata fabbrica del cancro di Cirié, nessuna indagine conoscitiva? Certo, non ce n'è più bisogno, sappiamo già che certe lavorazioni ammazzano la gente. Chiedo, a me stesso e a tutti noi, alla nostra coscienza: esiste per caso una mafia delle ditte chimiche che ci impedisce di parlare? Questo non lo so.
Vengo alla considerazione finale, riferendomi a quello che sta scritto a pag. 8, ove si parla di azioni di risanamento e si dice che nell'"azione di risanamento" deve rientrare "anche" il divieto dell'uso di erbicidi.
"Anche" è una congiunzione. "Anche" vuol dire che si debbono fare "anche" altre azioni di risanamento o di prevenzione (e mi riferisco ancora all'intervento di Olivetti). Io vorrei che tutte queste azioni riguardassero "anche" l'agricoltura, ma non "solo" l'agricoltura. Gli agricoltori sono essi stessi le prime vittime dell'inquinamento che si dice provochino. Dato che questo non è un momento di polemiche, caro Staglian ma di un'azione concreta che mi auguro concorde per risolvere il problema e per tutelare la salute di tutti, in primo luogo quella degli agricoltori che sono i nutritori della società, concludo il mio intervento ringraziando innanzitutto l'Assessore per averci fornito questa relazione e per ciò che finora ha fatto; in secondo luogo faccio una calda esortazione all'amica Assessore Elettra Cernetti perché incarichi i tecnici dell'Assessorato di estendere il campo dell'indagine in altri settori, che sono i veri e primi responsabili dell'inquinamento. Poi ne riparleremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Signor Presidente, rilevo, trovandomi in ciò d'accordo con il collega Ala, che il Consiglio oggi non è stato posto in grado di affrontare la discussione con cognizione di causa. Non è stato neppure fornito l'elenco dei 53 Comuni detti a rischio in quanto hanno indici di potabilità delle acque superiori a quelli stabiliti dalla CEE. Questo elenco, fornito ai giornali, è ora negato ai Consiglieri. Ciò ha dell'incredibile.
CERNETTI, Assessore all'ambiente I Consiglieri possono venire in Assessorato dov'è a disposizione tutta la comunicazione, esattamente come fanno i giornalisti! VALERI Signor Presidente, le chiedo di ricordare all'Assessore che il diritto di informazione dei Consiglieri regionali è cosa completamente diversa da quella pur sacrosanta della stampa.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale E' stata una battuta! VALERI Ribadisco che, in quanto Consigliere, non sono stato posto in grado di conoscere neppure ciò che è stato passato ai giornali. E constato anche che non c'è dato di conoscere nemmeno il programma di intervento citato a pag. 4 e l'azione di risanamento citata a pag. 8 della relazione letta dall'Assessore, per cui anche in questo caso il Consiglio, al di là dei formali riconoscimenti al suo ruolo, non viene posto nelle condizioni di conoscere e quindi di valutare i contenuti del piano presentato al Ministero. Tale documento rimane un fatto puramente assessorile e di Giunta, sul quale il Consiglio non può pronunciarsi.
L'Assessore ha evitato altresì di illustrare cosa è stato fatto (se mai è stato fatto) per dare attuazione agli impegni che alla Giunta erano stati affidati dall'ordine del giorno votato dalla maggioranza il 13 luglio 1986 in occasione della prima emergenza acqua.
Nella relazione si parla di studi che è necessario far svolgere per conoscere lo stato reale delle falde acquifere, ma sono gli stessi che in quel documento erano già indicati e che adesso, ad un anno e mezzo di distanza, vengono promessi per la seconda volta.
Si potrebbe fare un lungo elenco di impegni disattesi, ma mi limito a due. In quell'ordine del giorno votato dalla maggioranza era compreso un impegno per il potenziamento delle strutture di analisi ed un altro relativo all'attuazione di uno specifico programma di vigilanza antinquinamento. Né l'uno né l'altro sono stati realizzati. La loro inattuazione, anzi, è causa delle carenze di analisi e di controllo lamentate per quanto riguarda alcune aree del Piemonte, in modo particolare Vercelli e il Vercellese, di cui riscontriamo che agli atti dell'Assessorato non esistono analisi complete ed aggiornate.
Sei mesi fa ricordo di aver presentato un'interrogazione nella quale affermavo che ad una mia richiesta di dati il direttore del Laboratorio di sanità pubblica dell'USSL n. 45 rispose di essere impossibilitato ad operare correttamente in quanto carente di strumentazione. In particolare di una macchina del costo di 38 milioni di lire, senza la quale non era possibile svolgere in tempi accettabili le analisi sulle acque di tutti i pozzi sottoposti al controllo del Laboratorio.
Sono trascorsi sei mesi e la mia interrogazione attende invano una risposta. Allo stesso modo il Laboratorio di sanità pubblica dell'USSL n.
45 di Vercelli è tuttora privo di quella macchina relativamente poco costosa. Non ci si può dunque stupire se i dati relativi alla provincia di Vercelli tardano, sono inattuali e incompleti. Di conseguenza si può anche presumere che il numero dei Comuni indicati a rischio sia sottostimato rispetto alla realtà.
Al riguardo, l'impressione che si ricava dalla lettura della relazione dell'Assessore è di una insufficiente consapevolezza dell'ampiezza dei rischi reali. Nel Vercellese risicolo, ad esempio, stando alle dichiarazioni del direttore del Laboratorio di sanità pubblica, tutte le falde freatiche superficiali, dalle quali attingono i pozzi privati, sono inquinate da atrazina o bentazone.
Parlare, come si fa nella relazione, "di possibile azione di risanamento dei pozzi privati", mi pare una pura velleità, considerato che nel solo Vercellese i pozzi privati che pescano a pochi metri di profondità, dalle cascine in particolare, si aggirano sulle 3 mila unità.
Nel contempo, però, occorre domandarsi se, a fronte di un inquinamento così ampio delle falde superficiali, sia possibile ritenere che l'individuazione in quell'area di cinque Comuni a rischio ci ponga al riparo da futuri effetti inquinanti più massicci.
E' detto giustamente nella relazione che abbiamo alle spalle un anno poco piovoso che ci ha favoriti, in quanto se il tempo fosse stato anche di poco meno asciutto sicuramente avremmo avuto un inquinamento più grave e diffuso. Allo stesso modo, alla luce dell'inquinamento delle prime falde superficiali che colpisce l'intera area vercellese, parlare di cinque singoli Comuni a rischio è sicuramente riduttivo. Infatti, un inquinamento di questa ampiezza, in assenza di adeguate misure di risanamento, pu provocare nei prossimi anni un incremento progressivo delle situazioni a rischio in quell'area. L'aspetto relativo agli interventi sugli acquedotti è l'unico punto sul quale nella relazione è contenuta un'indicazione di massima sufficientemente concreta. La stima - ne prendo atto, anche se non sono in grado di accertarne la veridicità - per intervenire sulla rete acquedottistica è nell'ordine dei 50 miliardi, 20 dei quali sarebbero già finanziati. Più in generale, si stima in 300 miliardi la spesa per acquisire nuove fonti di approvvigionamento idrico. Questa è l'unica parte con un riferimento minimamente concreto a possibile azione.
Per il resto, fatta eccezione per le reiterate promesse di studio già contenute nel documento di un anno e mezzo fa, che ho ricordato all'inizio non c'è nulla di sufficientemente approfondito ed operativo. Ciò vale anche per le misure volte ad aggredire le cause dell'inquinamento da pesticidi nelle aree a rischio.
La Regione Emilia Romagna, ad esempio, nei Comuni nei quali gli indici di inquinamento non superano la deroga governativa, ma sono però superiori agli indici CEE, ha proibito l'uso e la vendita dei quattro diserbanti.
Nella relazione dell'Assessore Cernetti non leggiamo nulla a questo riguardo. Noi chiediamo invece che si vada a questa proibizione e si attivino nel medesimo tempo le misure volte a favorire un'inversione del processo agricolo di chimizzazione, per le quali il nostro Gruppo ha presentato un'apposita mozione, che sollecitiamo venga discussa non questa sera in modo affrettato, in modo da consentirne un esame adeguato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.
MONTEFALCHESI Non avevo previsto di intervenire in questo dibattito, però, dopo aver ascoltato la relazione dell'Assessore, ho ritenuto opportuno farlo. Si è parlato delle sostanze più note che determinano l'inquinamento delle acque per il consumo alimentare: atrazina, bentazone, molinate e simazina. Ci sono però altre sostanze, Assessore Cernetti e Assessore Maccari, che determinano l'inquinamento delle acque destinate al consumo alimentare umano, di cui oggi non ho sentito cenno nella relazione dell'Assessore Cernetti. Ho la sensazione che all'interno della Giunta o la mano destra non sa cosa fa la sinistra e viceversa oppure c'è della reticenza. Da qualche tempo a questa parte leggo il Bollettino Ufficiale della Regione sul quale vengono pubblicate le deliberazioni assunte dalla Giunta. Ho scoperto che negli ultimi mesi sono state assunte sedici deliberazioni a firma dell'Assessore Maccari che riguardano 21 Comuni del Piemonte di deroga al DPR n. 236 che recepisce la direttiva CEE. Si tratta di sedici deliberazioni di deroga per la presenza di sostanze che non sono n atrazina né bentazone né molinate. Premetto che non sono un tecnico e quindi non conosco il grado di tossicità di queste sostanze, però se il DPR prevede che la misura massima ammissibile di queste sostanze nell'acqua è una, presumo che una ragione ci sia per porre quel limite, per cui ritengo che il superarlo ponga dei problemi. Le situazioni che sono oggetto di deroga sono quelle ove la presenza di nitrati e di manganese è in misura superiore ai limiti massimi ammissibili previsti dal DPR n. 236. In alcuni casi questi limiti massimi ammissibili sono superati abbondantemente.
Alcuni esempi: nel Comune di Quinto Vercellese, per quanto riguarda il manganese, si registra una misura di 0,137 milligrammi per litro. Il limite massimo ammesso dal DPR n. 236 è 0,05 milligrammi per litro, si supera quindi il valore ammesso di circa venticinque-ventisei volte. Ripeto, non conosco la tossicità del manganese e le ragioni per le quali il DPR ha posto questo limite, ma presumo che, dal momento che è stato posto un limite, una ragione ci sia. Nella sua comunicazione l'Assessore Cernetti avrebbe dovuto opportunamente trovare lo spazio per informare il Consiglio sulle deroghe e quindi sulle ragioni per le quali le stesse deroghe sono state date, oppure sarebbe stata opportuna una comunicazione dell'Assessore Maccari, visto che è firmatario delle deliberazioni. Questo significa instaurare rapporti corretti tra Giunta e Consiglio. Faccio altri esempi.
Comune di Collabbiano: manganese 0,129 milligrammi; acquedotto del Comune di Vercelli: manganese 0,103 milligrammi e nitrati; Consorzio dell'acquedotto San Martino (cinque Comuni): limite massimo ammesso 50 milligrammi, limite riscontrato 85 milligrammi. Vorrei conoscere innanzitutto le ragioni per le quali è stato posto il limite e in secondo luogo i motivi che hanno portato alla deroga. Ciò che mi rende perplesso è che in queste deliberazioni è scritto che la concentrazione riscontrata non determina pericolo per la salute pubblica. Ho fatto una verifica in alcuni dei 53 Comuni di cui parla l'Assessore (visto che l'Assessore ha già fornito i dati ai giornalisti presumo che i dati riportati dai giornali siano corretti) e ho scoperto che in alcuni di essi, ai quali è stata data la deroga e dove si dice che la presenza di queste sostanze non è nociva per la salute pubblica, si registra la compresenza di altre sostanze tossiche che superano i limiti previsti dal DPR n. 236. Per esempio, nei Comuni di Frassineto Po e di Cerano, oltre alla presenza, in limiti superiori a quelli indicati dalla legge, di manganese e di nitrati, che sono stati oggetto di deroga, ci sono sostanze quali atrazina, bentazone o molinate. Ritengo che, ai fini di valutare i pericoli per la salute pubblica, queste sostanze non possano essere valutate in modo separato sostanza per sostanza, perché la presenza di sostanze in eccesso assunte singolarmente può anche non determinare pericolo, ma se valutate globalmente possono determinare grossi pericoli. Secondo me è inaccettabile che nel Comune di Frassineto Po la presenza in eccesso di manganese non determini pericoli; magari, fra poco, ci sarà una deroga perché si considererà la presenza in eccesso di atrazina non pericolosa, valutando separatamente la tossicità delle sostanze. La tossicità delle sostanze dev'essere valutata globalmente rispetto alla salute pubblica. Il pericolo per la salute pubblica dev'essere valutato prendendo in considerazione tutte le sostanze presenti in modo associato.
Ho voluto dire queste cose affinché su questa materia il Presidente della Giunta.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Dimmi, caro.
MONTEFALCHESI La ringrazio del "caro", ma credo non ci sia molto da scherzare né da ridere. Su questa materia chiedo un'integrazione alla comunicazione dell'Assessore Cernetti da parte dell'Assessore Maccari.



PRESIDENTE

Le ricordo, collega, che sta per scadere il termine regolamentare.
MONTEFALCHESI Presidente, la prego di valutare a proposito dei tempi.



PRESIDENTE

Ho già valutato quello che lei sta per dirmi.
MONTEFALCHESI Prendo atto che lei è in grado di leggere nel pensiero, però voglio lo stesso rammentarle i tempi degli interventi che lei svolgeva in qualità di Capogruppo socialista.



PRESIDENTE

Faccio ammenda; in questo momento però ho il dovere di far rispettare i tempi.
MONTEFALCHESI In secondo luogo, vorrei ricordarle che, a norma di Regolamento, lei può anche togliermi la parola, però è bene che si sappia che di un Gruppo possono chiedere la parola non solo tre Consiglieri ma anche tutti i Consiglieri. Ci sono rigidità e rigidità.



PRESIDENTE

Collega Montefalchesi, intendo far rispettare i tempi per consentire a tutti di intervenire.
MONTEFALCHESI Finisco il mio intervento in 20 secondi, però voglio dire che la questione dei tempi va valutata perlomeno in modo elastico.
Dicevo che la comunicazione fatta dall'Assessore Cernetti va integrata con una comunicazione dell'Assessore Maccari per spiegare le ragioni per le quali sono state date queste deroghe e in base a che cosa si giudica la presenza di queste sostanze non nocive per la salute pubblica; inoltre va valutato in quali Comuni c'è compresenza di queste sostanze con altre e la valutazione va fatta in modo associato fra tutte le sostanze e non sostanza per sostanza.
Altrimenti, cari Assessori, se la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra, è chiaro che attraverso atti distinti questa Giunta, prima o poi, potrebbe rendersi colpevole di attentato alla salute pubblica dando deroghe in modo separato sostanza per sostanza, con tutto quello che ne pu conseguire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.
OLIVIERI Signor Presidente, potrei essere d'accordo con tutti e con nessuno perché su questa materia si fa molta poesia. Si fa la "città del sole" come abbiamo già fatto sull'energia atomica, senza tener presente che in questo momento in Piemonte c'è un debito di energia elettrica del 10-12%.
Il giorno in cui la Francia chiuderà i rubinetti, andremo a lume di candela. Questo è un inciso, ma ogni tanto è bene ricordare certe cose.
MONTEFALCHESI Prima di Chernobyl dicevate che l'energia atomica era sicura.
OLIVIERI Tanto, di qui a qualche anno, andrai avanti ad atomi anche tu, quando ti diranno che quel tipo di energia è sicura, altrimenti andrai a candele.
A prescindere da questo, vorrei chiedere all'Assessore Cernetti che fine hanno fatto le iniziative che avevo preso tre anni fa e che consistevano nel doppio trattamento con filtri a carbone attivo e con raggi ultravioletti. Allora sostenevo il principio, che d'altro canto ho sempre sostenuto, ma che ritengo sostengano tutti gli uomini di buon senso, che con gli editti non si governa. Purtroppo la società è quello che è, il progresso - che non è civiltà - va avanti per conto suo, alla faccia di Montefalchesi! Purtroppo vi sono interventi fitosanitari che verranno usati per anni fino a che non si troveranno suppletivi non inquinanti, per cui bisogna provvedere a risanare le acque inquinate. I modi sono due: o si va a captare dove al massimo c'è l'inquinamento da piogge acide (quindi modestissimo) nei bacini montani oppure si deve procedere al risanamento delle acque di falda, rimanendo certo in sospeso il problema degli approvvigionamenti privati che vanno sostituiti con gli acquedotti.
Avevo insistito molto sul trattamento con raggi ultravioletti e con carboni attivi. Tra l'altro mi piacerebbe conoscere gli sviluppi in atto delle granulometrie, perché il boom dell'ecologia ha permesso a molte industrie, chiamiamole surrettizie, di fare dei guadagni folli e molte volte in modi che nella realtà dei fatti sono piuttosto scorretti, mentre questa è una materia delicatissima.
Il trattamento doppio permette di distruggere quanto rimane nell'acqua filtrata di sostanze organiche, quindi di raggiungere un abbattimento totale dei residui. Questo è importante, perché i costi dei sistemi a filtri implicano rigenerazioni continue e quindi oneri molto pesanti per gli enti locali senza un'eliminazione totale dei residui. Dico questo perché si paventa il fatto che possa aumentare il costo delle acque potabilizzate. Ripeto, qui a distanza di anni, che non dobbiamo farci illusioni: dobbiamo rigenerare le acque, perché l'inquinamento andrà avanti per decenni, checché vogliamo, checché diciamo, checché dica l'Emilia checché dicano altri. Sono pie illusioni. Dobbiamo mettere in atto provvedimenti che ci permettano di recuperare la salubrità delle acque che senza dubbio, è fondamentale, facendo però attenzione a sfatare alcune leggende. L'altro giorno ho visto dei servizi alla televisione assolutamente disinformanti. Già la medicina ippocratica insegnava che qualsiasi principio, che pure è medicamentoso, diventa tossico a determinati livelli: il problema è di mantenersi nei livelli compatibili con la salute dell'uomo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, quanto è stato presentato dall'Assessore deve essere posto come l'elemento di un'azione più complessiva di cui si devono vedere rapidamente i termini, perché la comunità piemontese percepisca la svolta e colga le garanzie che si vengono a determinare con delle scelte appropriate. Se non vogliamo avanzare con una navigazione a vista, che pu essere solo del piccolo cabotaggio, deve emergere la messa in atto di una politica generale delle acque, una politica agricola che è uno dei cardini collega Paris, non l'elemento cruciale di questo problema.
L'Assessorato si è impegnato nel settore dell'agricoltura biologica della frutticoltura. Probabilmente bisogna estendere questo tipo di impegno.
Vorrei sapere a che punto è l'intervento delle bonifiche, discusso mesi addietro, che, producendo dei percolati che non sono trattenuti o recuperati, costituiscono un elemento grave.
Si criticano l'agricoltura e l'industria, ma c'è anche il sommerso, il sommerso del bricolage, di chi butta nel tombino l'olio delle auto; vi è il lavoro nero che non sottostà ad alcun controllo, che usa solventi particolari e oli inerti che poi finiscono nei tombini. Sommando duecentomila soggetti che operano nel sommerso, che una volta la settimana fanno un'operazione del genere, risultano circa ventimila immissioni anonime nel tombino, che non sono controllabili da una politica attenta nei confronti dell'industria, dell'agricoltura e così via.
Occorre conoscere, non solo per la funzione di governo, ma anche per la funzione di controllo. Non credo che le indagini conoscitive siano il toccasana; l'indagine conoscitiva è il mattone, la base, l'architrave dove si costruisce un sistema informativo permanente, che via via cerca di ampliarsi sul territorio, partendo dalle aree di emergenza, ma che deve costituire quella diffusione di sensori che danno in tempo reale informazioni per la sicurezza della nostra comunità. Tutto questo occorre farlo con interventi e con tecnologie le più appropriate e le più morbide possibili, cercando di evitare di minimizzare il grande affare del disinquinamento, del trattare sempre tutte le cose a valle. Bisogna cercare di anticipare sulla politica delle acque, sulle politiche agricole, sulle bonifiche, sulle politiche nel settore industriale, tenendo conto del sommerso che nella nostra Regione è estremamente alto, soprattutto nelle zone di grande concentrazione urbana.
Solo così si può dare credibilità alla deroga che l'Assessore ha posto nella sua relazione e nell'ordine del giorno. Si può anche accettare che sia logica questa visione articolata della deroga, con durate diverse per aree e per Comuni che richiedono interventi diversi mirati per il risanamento, e controlli estremamente articolati. Le tecnologie utilizzate sono state elencate dalla relazione dell'Assessore: impianti di potabilizzazione, trivellazione di nuovi pozzi e potenziamento della rete degli acquedotti.
Occorre valutare rapidamente gli esiti che derivano da queste scelte e dagli interventi per moderare l'uso di sostanze in agricoltura e in altri settori.
Raccomanderei, come primo aspetto, di ridurre al minimo la perforazione dei pozzi di falde profonde, perché così facendo intacchiamo un grande patrimonio rischiando di mettere in contatto le falde superficiali con quelle profonde. Il bacino del Piemonte è uno dei più ricchi d'Europa, è un patrimonio che si è costituito nei secoli che non possiamo intaccare in modo così superficiale.
L'altro aspetto. Le soluzioni artificiali (gli impianti di potabilizzazione, di trivellazione e di potenziamento della rete acquedotti) non facciano uscire dall'emergenza facendo perdere di peso l'iniziativa vera del risanamento delle acque superficiali e sotterranee.
Dobbiamo saper cogliere l'emergenza della situazione, la spinta l'accettazione di certi fatti e di certe decisioni per avviare una grande operazione di bonifica strutturale che sappia collegarsi ai diversi settori che interagiscono nell'economia della società. Sarebbe una sconfitta al nostro "modellino" se, ridotta l'emergenza, fatti diventare tredici, poi sette, poi due i Comuni in emergenza, si perdesse la tensione per intervenire in questa materia. Queste sono le mie due raccomandazioni.
Il modello di deroga collegato ad un'articolazione e ad interventi mirati per il risanamento con adeguati controlli e che tendano a vederne gli esiti e poi a condizionare i tempi della deroga con questi esiti pu essere accettabile, credo sia un percorso forse obbligato, ma deve essere vestito da questa dimensione politica: avviare realmente una forte politica delle acque, una forte politica nel settore dell'agricoltura, un'azione che prosegua nel settore delle bonifiche. Abbiamo iniziato con l'individuazione di circa venti interventi, ma sappiamo che ci sono oltre cento aree di emergenza reale che producono percolato e che quindi sono fattori di inquinamento, magari non di atrazina, ma certamente di altre sostanze ugualmente dannose alla nostra salute che, probabilmente, si fissano e perdono in tempi molto più lunghi il loro effetto negativo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri iscritti a parlare, hanno facoltà di replicare gli Assessori competenti.
Ha ora la parola l'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ruberò poco tempo ai colleghi perché di questi problemi in Consiglio se n'è già parlato e molti concetti che oggi sono stati portati all'attenzione del Consiglio sono già agli atti; intervengo anche perché non si possa dire che l'Assessore all'agricoltura non ha niente da dire in merito ai problemi che sono stati evidenziati in altre occasioni e anche in questa.
Desidero ricordare al Consiglio - cosa che non è stata fatta da nessun collega - che questa direttiva comunitaria è stata recepita da tre Paesi su dodici all'interno della Comunità. Paesi come la Francia, la Germania l'Inghilterra, o hanno respinto la direttiva o non ne hanno dato applicazione. Allora, si pone un problema di fondo: questi Paesi sono meno attenti alle esigenze della salute pubblica dei loro cittadini oppure tenendo conto della reale situazione ed esigenza sanitaria dei cittadini e rendendosi conto della situazione, sono stati più prudenti del nostro Paese nel recepire una direttiva che persegue obiettivi condivisibili, ma che non possono che essere raggiunti con la dovuta gradualità e preparazione? Parlo di gradualità perché l'agricoltura è un'attività economica. Le aziende agricole del Piemonte e d'Italia devono confrontarsi sul mercato europeo. Se invece di 50 quintali di mais per ettaro, non potendo usare determinate sostanze che aiutano la produzione, ne producono 40 contribuiscono ad aumentare il deficit alimentare del nostro Paese che invece di essere di 15 mila miliardi, diventerà di 30 mila miliardi importeremo dei prodotti che vengono messi a disposizione dei consumatori in Paesi dove queste normative non sono vigenti e così facendo non tuteliamo né l'economia né la salute dei cittadini. I problemi relativi alle produzioni agricole, perché siano affrontati con la serietà dovuta e non con demagogia, devono essere affrontati con regole comuni, almeno all'interno della CEE, altrimenti rischiamo di chiudere le nostre aziende agricole e di offrire la possibilità di una maggiore esportazione ad aziende agricole di Paesi che invece producono con sistemi che noi non consentiamo, quindi si creerebbe una disparità economica che renderebbe impossibile il mantenimento di una reale produzione agricola nel nostro Paese.
I problemi sono tanti; non dimentichiamo quello degli estrogeni e la lunga battaglia fatta a suo tempo; la battaglia attuale fra gli Stati Uniti d'America e il Mercato Comune Europeo; le ritorsioni. Sono problemi di tali dimensioni che devono essere affrontati con regole comuni almeno all'interno di un grande mercato qual è appunto il Mercato Comune Europeo.
E' chiaro - l'ha detto bene il collega Olivetti e l'hanno ripetuto altri colleghi - che l'agricoltura non può porsi in contraddizione con le esigenze della pubblica salubrità. Dobbiamo riferirci a problemi che abbiano certezza scientifica e a valutazioni derivanti da posizioni contrastanti nello stesso mondo scientifico. Sono stati richiamati i parametri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che sappiamo fare riferimento a Paesi del Terzo Mondo che hanno situazioni sociali molto diverse dalle nostre; i parametri degli Stati Uniti d'America sono completamente diversi dai nostri in quanto decine di volte superiori.
Quindi si creano problemi sul mercato che devono essere tenuti nell'opportuna considerazione. Ha ragione il collega Olivieri nel dire che non si governa con editti. Bisogna creare le condizioni perché le aziende agricole, i cittadini possano osservare le regole che la pubblica istituzione intende darsi per creare le condizioni di un reale sviluppo nella tranquillità e dei produttori e dei consumatori.
Noi non siamo stati fermi a guardare quello che succede. La Regione ha portato avanti una serie di iniziative che sono già state dibattute in quest'aula e portate a conoscenza dei colleghi. Da due anni ormai i corsi di formazione professionale interessano migliaia e migliaia di produttori agricoli. Chiederei alla sensibilità dei colleghi di non ritenere la categoria dei produttori agricoli impreparata e insensibile. E' una categoria alla pari di tutte le altre categorie produttive della Regione e i mezzi per una maggiore informazione.
STAGLIANO' Non siete gli unici ad essere sensibili.



PRESIDENTE

LOMBARDI, Assessore all'agricoltura



PRESIDENTE

No, però mi sembra che si dia un taglio tale per cui pare quasi che questa sia una categoria insensibile, incapace di capire i problemi, che continua ad usare prodotti costosissimi per piacere personale. Non è così.
I corsi professionali hanno come argomento principale l'uso delle sostanze chimiche in agricoltura. Sono centinaia di corsi che coinvolgono migliaia di persone. Gli argomenti vengono approfonditi dai tecnici. Il mondo agricolo potrà essere parzialmente impreparato, ma il mondo scientifico, le Università non è che abbiano creato dei tecnici che oggi siano in grado di dare delle indicazioni precise al mondo agricolo. Allora, bisogna usare gli strumenti che si hanno.
Ho già detto che da tempo sono stati avviati ai corsi laureati diplomati presso l'Istituto CIFTA a Minoprio, che è al servizio di tutte le regioni dell'Italia settentrionale. Vengono preparati dei tecnici che oggi purtroppo non esistono. Non è facile portare a conoscenza dei produttori agricoli argomenti così delicati, così specialistici; ci vogliono le professionalità e gli strumenti necessari per questi approfondimenti.
Questo si sta facendo, i corsi vengono svolti, vengono date le opportune informazioni, non dimenticando che ci sono le leggi; se le leggi non vengono osservate, è inutile continuare a farne delle altre sapendo che non verranno osservate.
Per il coltivatore che usa prodotti antiparassitari la legge prevede la partecipazione ad un corso con esame finale per dotarsi di un patentino.
Quindi i produttori agricoli già oggi sono selezionati; da anni nella nostra regione sono in atto queste iniziative, così come sono in atto iniziative per l'assistenza tecnica. La Regione Piemonte spende 10 miliardi all'anno per l'assistenza tecnica e li spende attraverso i centri di assistenza, le aziende agricole, le associazioni dei produttori, le centrali cooperative. In questo modo si creano le condizioni per avere le informazioni e l'assistenza tecnica, in questo modo si è verificato in questa Regione quello che diceva il collega Staglianò. Ad esempio, le iniziative nell'area della frutticoltura e della vitivinicoltura hanno permesso la riduzione percentuale più elevata d'Italia degli antiparassitari. Ho già detto in quest'aula che una grande azienda italiana di prodotti per l'infanzia ha stipulato un contratto con un'azienda piemontese per garantirsi la frutta con residui chimici tranquillizzanti quindi con garanzia. Quindi non è vero che il Piemonte sia indietro su questa questione.
E, come è stato richiamato dalla collega Cernetti, gli Assessorati all'agricoltura delle Regioni della Pianura padana hanno presentato ai Ministri dell'Ambiente, dell'Agricoltura e della Sanità un piano di ulteriori interventi per quanto riguarda gli allevamenti, il problema del diserbo, i residui delle lavorazioni, quindi tutti gli aspetti che toccano la realtà agricola nelle sue varie fasi produttive inerenti al settore dell'inquinamento. Sono stati pure quantificati i costi, quindi ritengo che non siamo stati fermi; già la Giunta precedente, e questa ancor di più perché i problemi si sono ulteriormente evidenziati, hanno operato affinch l'agricoltura piemontese possa svolgere il proprio ruolo con la dovuta capacità concorrenziale sul mercato, ma avendo ben chiari i problemi dell'inquinamento.
Mi auguro che le prossime discussioni avvengano su quello che è stato fatto e sulle proposte per fare di più e in maniera diversa.
Collega Staglianò, sulla questione dell'agricoltura biologica ci vuole serietà. Per garantire i consumatori circa la produzione biologica occorre una legge quadro. Non può essere biologico in Piemonte quello che in Lombardia non lo è. Poiché per i prodotti non esistono barriere, questi non possono avere caratteristiche diverse da un mercato all'altro. Perch questa linea sia credibile e non sia soltanto un'iniziativa del momento occorre che i consumatori siano garantiti da una legge quadro nazionale. Da quel momento certamente il Piemonte si muoverà; per quanto è stato possibile le aziende agricole che già svolgono un'attività di agricoltura biologica hanno avuto priorità di attenzione circa l'applicazione delle leggi esistenti. Quindi esiste questa sensibilità, esistono i programmi sono già in atto alcune attività. Credo si possa dire che la Giunta si sta muovendo trovando largo consenso tra i produttori agricoli piemontesi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla sanità Intervengo per due chiarimenti, tra i quali uno richiesto dal Consigliere Montefalchesi sulle deroghe per alcune acque con manganese e ferro. Ci sono molte componenti nel giudizio di potabilità; l'esame non lo fa l'Assessore, ma i tecnici. Tra queste componenti esiste la tossicità e c'è anche il gradimento. Il ferro, il manganese rientrano nel gradimento ma non nella tossicità. Il ferro determina l'acqua rossa, il problema di gradimento è di palato, di presentazione di colore, ma non è un fenomeno di tossicità. Quindi, prima di procurare allarmismi facili, credo che le cose vadano riportate alla loro giusta dimensione.
Nonostante questo, devo dire che le deroghe sono fatte per periodi molto brevi per permettere la sistemazione degli acquedotti. In questi casi, quando non c'è un problema di tossicità, le cisterne determinano un rischio maggiore, perché magari i recipienti non sono perfettamente puliti quindi il rischio di tossicità può essere maggiore.
MONTEFALCHESI Ci sono alcune deroghe sui nitrati.
MACCARI, Assessore alla sanità Consigliere Montefalchesi, non sono un premio Nobel, come lei, di tutto e tanto meno di questo.
MONTEFALCHESI Il fatto che ho chiesto un chiarimento non autorizza a prendere in giro nessuno! Questa non è una risposta: è un insulto! MACCARI, Assessore alla sanità Non essendo "tuttologo", mi atterrò solamente agli apporti tecnici. Se i tecnici mi danno questa indicazione, non la metto in discussione; la potrò, eventualmente, richiamare in sede di verifica o di cambiamento qualora gli errori siano riconosciuti da parte del Consiglio o dell'autorità competente.
MONTEFALCHESI Questa è una risposta: quella di prima era quasi un insulto.
MACCARI, Assessore alla sanità Relativamente alle altre cose emerse non per rimanere nel campo degli insulti visto che c'è stato l'accostamento di "Maccari affari" che fa anche rima a proposito di una dizione forse riportata non correttamente - citavo i grandi studiosi dei problemi dell'umanità del domani che vedono la risorsa acqua sempre più limitata, quindi la necessità di usarla in termini più precisi. Nel futuro, secondo gli studiosi, si andrà su due reti di acquedotto, una per uso umano, l'altra per uso industriale o dei servizi civili, in quanto oggi la molta acqua potabile viene dispersa; i sistemi di potabilizzazione sono costosi e gravano su una quantità di acqua che per il 95% è utilizzata per usi non umani. Questa non è un'indicazione dell'Assessore alla sanità, ma degli studiosi dei problemi del domani, che prevedono appunto una doppia rete di adduzione.
L'interpretazione dei dati quantitativi e le differenze fra CEE e OMS credo che ormai siano abbastanza noti. Per esempio, l'Australia e la Gran Bretagna, che indubbiamente non sono Paesi ai limiti della civiltà, hanno livelli molto superiori a quelli indicati dalla CEE. D'altronde, la stessa direttiva CEE non ha un grandissimo supporto scientifico alle spalle; è dimostrato, purtroppo, che la direttiva ammette limiti superiori per i prodotti chimici, come l'arsenico, il cromo o il piombo, che non sono usati in agricoltura e i cui effetti - è stato riscontrato sono cancerogeni.
Quindi, quanto indicato dalla CEE viene messo in discussione, non per essere cassato, ma per richiedere un supporto scientifico maggiore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti che conclude il dibattito.
CERNETTI, Assessore all'ambiente Signor Presidente e colleghi, risponderò brevemente con la sincerità che penso mi riconosciate, anche se questa sincerità va a scapito di un certo fair play che non è certo la mia specialità. Considerato che mi farete questo sconto, proprio in vista della sincerità con la quale in genere rispondo, dovrei cominciare, sempre in base al fair play, con il ringraziare gli intervenuti, non tutti, ma coloro che hanno dato un apporto effettivo al dibattito e di conseguenza anche una proposta di soluzione da adottare. Non ringrazio invece coloro che, come sempre, cedono a tentazioni di strumentalizzazione. Dirò quali sono gli interventi che ho apprezzato in modo particolare.
La comunicazione svolta oggi dalla Giunta non è una relazione, né tanto meno un riassunto del programma di interventi che è stato presentato ai Dicasteri interessati a nome del Presidente della Giunta e degli Assessori all'ambiente, alla sanità e all'agricoltura, e che ancora non ha avuto il vaglio della Giunta. Attendo questo vaglio per presentarlo al Presidente della VII Commissione e al Consiglio. Si voleva una comunicazione tempestiva.



(Interruzioni)



PRESIDENTE

CERNETTI, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Nella relazione è detto chiaramente che c'era una settimana di tempo per presentare il piano. Il piano era già stato presentato nel mese di ottobre, ma è stato giudicato non mirato all'emergenza; ne è stato presentato un altro alla fine di novembre, ma tutti i piani presentati dalla Regione sono stati bocciati. Abbiamo dovuto, nel giro di una settimana, approntare un piano. Nessun Consigliere dell'opposizione ha messo in evidenza la tempestività della comunicazione. Quando le comunicazioni sono tempestive, quando i programmi di intervento sono tempestivi, tutto l'iter dell'informazione rimane alle spalle ed è un iter che si deve espletare dopo e non si può fare prima. O rispondo a criteri di ordinaria amministrazione oppure rispondo a criteri di assoluta emergenza e tempestività. Le due cose insieme non possono essere date, pertanto la stampa li ha avuti, perché i giornalisti sono venuti personalmente a prendere i dati in Assessorato. Chi di queste informazioni aveva bisogno trovava accoglienza, disponibilità e tutti i dati a disposizione. I dati verranno consegnati dopo che sarà espletato questo iter che a me rimane alle spalle proprio per assecondare l'emergenza che in modo giaculatorio ci è imposta in questo caso. Pertanto, non era possibile entrare nel merito di un programma che non era ancora stato preso in considerazione. Si deve almeno dare atto della comunicazione che è stata tempestiva.
L'intervento che più ho apprezzato per le cose dette positive e propositive, perché molte volte è facile fare delle enunciazioni, meno facile è tradurre le enunciazioni in fatti concreti, è stato quello della collega Bresso, che ritengo sia stata la principale autrice della mozione del PCI. Concordo su molti punti di quella mozione e dico quali sono stati i punti che più ho apprezzato. E' stato detto che si devono tenere in conto le zone omogenee più che i singoli Comuni. Sono perfettamente d'accordo e il Presidente della Giunta, insieme all'Assessore Maccari, ricorderà che io avevo apportato delle osservazioni all'ordinanza che recepiva, per i 222 Comuni, il decreto dell'on. Donat Cattin; avevo detto che non potevamo individuare singoli Comuni. Non si può infatti dire che l'atrazina è vietata in un Comune piuttosto che in un altro, quando la distanza tra loro è di soli 2 chilometri. Avevo dichiarato che una corretta ordinanza avrebbe dovuto tenere conto di zone omogenee nelle quali vietare i diserbanti, perché non era possibile dare disposizioni, come sono state date, a macchia di leopardo. Non solo ero d'accordo su questo, ma anche sui suggerimenti circa i pozzi e cioè che i pozzi che suggono l'acqua da falde profonde vanno riservati alla potabilità. Indubbiamente questa risoluzione verrà tenuta in considerazione e ne ho già discusso con i miei funzionari.



PRESIDENTE

Altrettanto interessante è l'osservazione sulle cave. Il nostro piano cave tiene conto del fatto che le cave inquinano; il piano cave non è in contrasto con l'Assessore all'ambiente (visto che l'Assessore alle cave è la stessa persona).
Sono anche perfettamente d'accordo sull'informazione ai cittadini anzi, è stato uno degli argomenti principali che ho portato nell'incontro Governo-Regioni; è un'informazione a tutti i cittadini e io ho insistito che non si poteva dare perché avrebbe ingenerato confusione anche tra di noi. Per quanto riguarda, ad esempio, il bentazone, i valori della CEE sono di ben 250 volte superiori a quelli dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. E pur partendo, come giustamente diceva il Consigliere Olivetti, da approcci diversi, ciò non toglie che approcci diversi li può conoscere Olivetti, li posso conoscere io adesso che devo addentrarmi nel problema ma non li può conoscere la popolazione.
Gli amministratori, talvolta colpevolmente, tendono a tranquillizzare la popolazione, che si rifà ai limiti posti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, però si deve tenere conto dell'accumulo delle sostanze perché l'atrazina va ad aggiungersi al bentazone. Sono d'accordo che un tempo imputata era la sola industria, mentre adesso imputata è l'agricoltura. Adesso si parla solo di atrazina, bentazone, molinate, ma non si parla più di trielina. Ci sono anche moltissimi pozzi inquinati da trielina, quindi l'inquinamento deriva dall'agricoltura, ma deriva anche dall'industria. Questi inquinanti si sommano poi nel tempo, perché un conto è bere l'acqua una volta o un giorno, e un conto è berla per anni quindi tutti questi inquinanti li assorbiamo tutti i giorni, non fosse altro che respirando l'aria inquinata. A mio avviso, per quanto riguarda la salute della popolazione è dunque meglio essere eccessivamente cauti piuttosto che eccessivamente permissivi.
L'informazione ai cittadini che è stata oggetto del mio intervento deve essere assolutamente data e l'ho anche scritto su un giornale locale.
Ritengo colpevoli certe tranquillità date in assoluto dai Sindaci che dicono: "Qui l'acqua è buona", dove si sa, come nel Novarese e nel Vercellese, soprattutto nelle zone risicole, nelle zone coltivate a mais e da allevamento, che la prima falda è generalmente inquinata.
Rispondo al Consigliere Valeri, ma l'ho detto anche nella relazione a pag. 3. Il numero dei 220 pozzi deriva da un'analisi effettuata sui pozzi pubblici e sui pozzi privati, mentre il n. 53 dei Comuni deriva da un'analisi fatta solo sui pozzi pubblici. Non è stato possibile avere tutte le analisi relative ai pozzi privati.
L'informazione è indispensabile ai cittadini purché sia scevra dal terrorismo ecologico del quale molti si compiacciono, e scevra da colpevoli tranquillizzazioni che hanno quasi lo scopo di essere un alibi, come a dire: "Continuiamo pure così, che va tutto bene".
Finalmente oggi si incomincia a prendere coscienza e la popolazione premerà sugli amministratori per mettere in atto tutti quei provvedimenti che fino ad ora - e ne sono perfettamente consapevole - non sono stati messi in atto o che si è appena iniziato a mettere in atto.
In questo senso, vorrei mettere l'accento sui finanziamenti. Né i Sindaci né la Regione devono illudersi che tutti i finanziamenti arrivino dal Governo, il quale ci ha detto chiaramente che è stata consentita la "canalizzazione di risorse già allocate". Quindi la Regione, ma anche i Comuni, devono prevedere nei loro bilanci stanziamenti a favore degli acquedotti che devono rappresentare scelte prioritarie. Su questo bisogna essere però molto chiari, perché ognuno poi si illude che i problemi siano risolti non al proprio livello, ma al livello immediatamente superiore.
Quindi ritengo indispensabile questa informazione ai cittadini.
Il Ministro Ruffolo e il Ministro Donat Cattin hanno detto che il Governo si farà carico di una campagna di informazione prima di tutto ai cittadini e poi agli agricoltori, visto che in questo momento è l'agricoltura la grande imputata, anche se sono convinta che non sia solo l'agricoltura la grande imputata. Gli agricoltori devono convincersi della necessità di un nuovo modo di fare agricoltura; non devono sentirsi criminalizzati, ma guidati e assistiti attraverso una precisa assistenza tecnica.
Sono d'accordo sulla necessità di evitare - l'ha detto anche il Presidente della VII Commissione, Tapparo - trivellazioni di nuovi pozzi che non farebbero che inquinare le falde. Oggi c'è la brutta abitudine di fenestrare i pozzi e quando un pozzo è fenestrato l'inquinamento della prima falda passa alla seconda, poi alla terza e così via. Quindi bisogna estremamente ridurre o addirittura eliminare la trivellazione di nuovi pozzi.



PRESIDENTE

La prego di riassumere, Assessore Cernetti, perché ha già superato i dieci minuti.
CERNETTI, Assessore all'ambiente Signor Presidente, lei non può impormi dei tempi stretti perché io ho un compito e un impegno molto oneroso. Qualcuno ha detto che fare parti uguali tra disuguali è la più grave ingiustizia.
Il piano è stato presentato da tre Assessori, Cernetti, Lombardi e Maccari, ognuno per il proprio settore. Era invalsa l'abitudine di caricare all'Assessore all'ambiente tutto lo scibile umano, nonostante che quello che era stato promesso anni fa non è stato fatto, di cui logicamente non rispondo. Ringrazio chi ha distinto queste responsabilità. Gli Assessori sono intervenuti ognuno per il proprio settore, quindi per quanto riguarda le analisi non bisogna rivolgersi all'Assessore Cernetti, ma all'Assessore Maccari (il quale farà presenti le difficoltà dei Laboratori provinciali di igiene e delle UU.SS.SS.LL. che non sono in grado di svolgere tutti i lavori).
Circa i 53 Comuni, devo dire al Consigliere Ala che ha scoperto l'acqua calda! Lo dico già nella mia relazione a pag. 3, che sono ben più di 53 i Comuni interessati, perché mentre il numero di 220 derivava dalle indagini su pozzi privati e pubblici, il numero di 53 risente solo dell'indagine sui pozzi pubblici.
Il programma prevede un risanamento complessivo delle acque quindi non soltanto per ciò che riguarda atrazina, molinate, ma anche altri pesticidi o comunque inquinanti pericolosi in agricoltura e gli inquinanti provenienti dalle industrie.
Al Consigliere Olivetti, di cui ho apprezzato l'intervento, devo dire che la differenza tra deroga e proroga è che la proroga è un allungamento nel tempo per tutti, mentre la deroga è l'eccezione fatta in alcuni casi.
Un decreto, che verrà approvato a fine febbraio dai Ministeri competenti darà i limiti precisi. La deroga verrà data dalle Regioni che prenderanno in considerazione le zone, una ad una, e sarà una deroga articolata sui tipi di inquinanti e sui tempi.
Quanto alla proposta di rifiutare la deroga, preciso che la deroga deve durare il tempo strettamente necessario per realizzare le opere di intervento immediato e un monitoraggio continuo. Non approvo quanto è parso emergere dal Governo, e cioè che la deroga deve essere data a tutti i Comuni che hanno i limiti superiori a quelli indicati dalla CEE e deve permettere alle falde di rigenerarsi automaticamente. Questo non è possibile. Il Consigliere Olivetti ha detto bene: non conosciamo ancora i tempi di questa rigenerazione. Il Ministro Ruffolo la indica in un tempo dai cinque ai dieci anni; il Consigliere Bresso dice un anno; il prof.
Civita, presente alla Fondazione San Paolo, parla di quindici anni per risanare le falde. Noi non possiamo dire alla gente di aspettare quindici dieci o cinque anni e neanche soltanto un anno per bere quell'acqua.
Dall'oggi al domani non è possibile il risanamento. La deroga è indispensabile nelle more tra la situazione attuale e l'attuazione degli interventi che porteranno ad un piano complessivo.
Quanto al fatto che la Regione non ha fatto niente (c'è sempre chi cede alle solite tentazioni) dal 1987 ad oggi - a parte il fatto che non mi si può far carico di tutto quanto è avvenuto dalla preistoria - informo che l'Assessorato all'ambiente ha previsto: 42 miliardi relativamente ai progetti finanziati dai fondi della Protezione Civile; 60 miliardi per gli acquedotti (art. 17 della legge finanziaria); 70 miliardi sulla legge per la depurazione del Po. Questi non sono, come qualcuno ha detto, degli affari, ma sono iniziative che prevedono a monte una progettazione, una strategia ben precisa di ciò che si deve approvare oppure respingere, un esame dei progetti che hanno impegnato l'Assessorato all'ambiente in un lavoro fino allo spasimo.
L'Assessorato all'ambiente ha presentato il progetto di monitoraggio delle acque che prevede un intervento a lungo termine che metterà, almeno per dieci anni, il Piemonte in salvaguardia o in garanzia di qualità e di quantità delle acque (spesa 1.700 miliardi) e ha predisposto un disegno di legge sull'uso plurimo delle acque, che riguarda fra l'altro anche i pozzi fenestrati, e un disegno di legge sulla tutela delle acque sotterranee. Per quanto riguarda la depurazione siamo intervenuti per centinaia di miliardi.
Gli altri interventi sono stati chiariti dagli altri Assessori.
Voglio, in conclusione, ribadire che la Giunta ha lavorato in modo coordinato, al di là del gioco delle parti, anche se a volte può sembrare che si portino avanti interessi diversi. Non è così. Occorre abituarsi a un nuovo modo di fare agricoltura, il che, in determinati settori, incontrerà delle resistenze. Basti pensare che in tutti gli incontri avuti con il Governo, anche in quello di ieri con il Ministro della Sanità, è mancata la presenza del Ministro all'Agricoltura, Mannino. Ho deprecato questa assenza davanti a ben cinque Ministri, perché era assente uno dei principali interlocutori.
Concludo dicendo che la politica della Giunta, e in particolare del mio Assessorato, è prevalentemente diretta al risanamento delle acque perch questa è indubbiamente un'emergenza. Spero di avere la collaborazione di tutti. Ho apprezzato la proposta propositiva che è venuta dalla mozione comunista e che mi vede concorde su molti aspetti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sono stati presentati quattro ordini del giorno che ho provveduto a far distribuire. Ho potuto constatare che tra gli stessi ci sono distanze che sovente sono di pedana, però ci sono aspetti e contenuti, rilevati anche dall'Assessore, che possono essere verificati e confrontati. Visto che siamo giunti a un'ora in cui non è possibile aprire una discussione intorno alle soluzioni da dare al dibattito, propongo di rinviare l'esame degli ordini del giorno alla Commissione competente o ai Capigruppo oppure di rinviare la conclusione del dibattito ad altra giornata del Consiglio per concludere una serie di questioni ancora aperte. Occorre anche dare spazio alla discussione, seppur contenuta, di un ordine del giorno che riguarda l'emergenza neve.
Sull'ordine dei lavori chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.
ALA Non so se è una proposta concreta quella di rinviare l'illustrazione la discussione e la votazione degli ordini del giorno sul problema delle acque. Se termina qui la seduta, condivido la proposta di rinvio a giovedì prossimo, purché la prossima seduta riprenda da questo punto e non secondo quanto propone il Capogruppo democristiano con l'esame della legge sulle chiese. Si deve iniziare la discussione sulle acque; diversamente, sono contrario ad ogni rinvio. Successe in questo modo nel 1987 e poi finì che il pentapartito si votò l'ordine del giorno sulle acque nel momento che ritenne opportuno, due mesi dopo la discussione. Quello è stato un precedente estremamente pericoloso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Signor Presidente, siamo ormai alle ore 19,45, quasi due ore dopo il termine previsto per la conclusione di questa seduta. Non è questione di neve, ma di nebbia. Tra l'altro, diversi esponenti della maggioranza e dell'opposizione sono già assenti perché a quest'ora e dopo due giorni di seduta è plausibilmente difficile - giusto o no essere presenti a ranghi completi. Mi pare quindi non realistica e del tutto motivata un'opposizione ad una tale proposta.
Il dibattito non lo possiamo chiudere, inoltre chiudiamo, senza averlo dibattuto, l'argomento neve, di cui pure siamo i primi a riconoscere l'emergenza. Credo che l'assemblea debba pronunciarsi su questo. Ritengo assolutamente infondato un ragionamento secondo il quale, dopo un'intera giornata di dibattito, la questione acque sparisce, come uso dire carsicamente nel senso che poi non la vediamo più e chissà quando riapparirà; in compenso, quasi senza discussione, si dovrebbe approvare un ordine del giorno sull'emergenza neve. Noi non siamo disponibili.
Sull'emergenza neve le nostre proposte al Parlamento e gli impegni devono essere i più seri e meditati possibile e anche incisivi rispetto alle esigenze delle zone colpite.
Quindi credo sia possibile sospendere il Consiglio e rinviare la conclusione del dibattito sulla questione delle acque alla prossima seduta non come primo punto dell'o.d.g. perché, dal momento che ne abbiamo discusso lungamente, credo che abbia diritto di essere iscritta al primo punto la proposta di legge sulle chiese.
Circa l'emergenza neve invece e le relative determinazioni, la mia proposta, come ho già anticipato ai colleghi, è di mandare immediatamente un segnale alle comunità e alle zone colpite con l'ordine del giorno che l'Assessore Moretti ha illustrato nella sede dei Capigruppo e che i Consiglieri hanno potuto leggere solamente questa mattina. Informerei anche le comunità interessate, con un telegramma, che la Giunta chiede al Parlamento di intervenire immediatamente, come è scritto nell'ordine del giorno, e lo informa che la prossima settimana verrà discusso e votato un documento di merito sui provvedimenti da assumere. Tra l'altro, vorrei riservarmi un esame attento di questo ordine del giorno; alcune proposte sono condivisibili, altre vorrei verificarle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.
CARLETTO Signor Presidente, vorrei rispondere all'amico Ala. Il fatto che ci sia un accumulo di ordini del giorno da approvare nasce dal fatto che gli argomenti che affrontiamo sono molti e che su tutti sono stati presentati degli ordini del giorno. L'ordine del giorno è un atto importante perch segna le posizioni politiche. E' anche una scelta della maggioranza quella di tentare, dove è possibile, di proporre ordini del giorno unitari. La maggioranza potrebbe seguire l'altra strada e presentare un proprio ordine del giorno; così si farebbe in fretta e non ci sarebbe la necessità di rinviare.
Spero che l'atteggiamento della maggioranza sia apprezzato. Noi continueremo a lavorare su questa strada per cercare di dare a questi ordini del giorno una forza maggiore. Questo richiede da parte dei Gruppi di maggioranza e di opposizione un po' di tolleranza e di pazienza rispetto ai tempi di formulazione e di votazione.
Sulla questione neve mi rimetto alla Giunta. Ho detto all'Assessore Moretti che siamo qui per votare l'ordine del giorno, perché sappiamo che è un problema grave ed urgente. Mi rendo conto che sono ormai le ore 19,50 e ci sono problemi di trasporto e aspetti logistici che non possono essere dimenticati. Se la Giunta è d'accordo di assumere in proprio un'iniziativa nei confronti del Governo, anticipando i punti centrali dell'ordine del giorno, soprattutto sulle iniziative che chiediamo al Governo e al Parlamento, dicendo che comunque è in itinere l'approvazione di un ordine del giorno che verrà inviato nei prossimi giorni, noi accettiamo questa decisione. Se la Giunta invece ritiene che si debba votare questa sera l'ordine del giorno, inviterei il Presidente del Consiglio a farlo con rapidità perché sono ormai le ore 19,55.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.
MORETTI, Assessore al turismo Colleghi, non vorrei apparire come colui che vuol porre un problema in termini urgenti per non volerlo discutere. La Giunta è stata sollecitata a presentare delle proposte anche con telegrammi delle Comunità montane e dei Capigruppo.
I problemi sono stati discussi con tempestività, abbiamo avuto anche la presenza del Sottosegretario che ci ha dato indicazioni per mettere a punto un ordine del giorno. Questa sera è tardi per affrontare un dibattito che non può essere limitato ai danni della neve, ma che deve essere allargato alle ragioni che causano alcune passività nelle attività degli impianti di risalita. Nell'ordine del giorno c'è l'impegno della Giunta a portare delle proposte. I parlamentari piemontesi, lombardi e veneti hanno presentato al Parlamento un'interrogazione sul problema specifico, però un ordine del giorno del Consiglio regionale ha più forza politica. Con questo non voglio dire che un ordine del giorno della Giunta non abbia un effetto politico però un ordine del giorno del Consiglio regionale avrebbe più effetto. E' un ordine del giorno che deve avere il consenso di tutti. La Giunta è del parere di ricercare questi consensi sulla proposta, pertanto si fa carico di presentare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dardanello.
DARDANELLO Mi rendo conto che l'ora è tardissima e che ci sono determinate assenze che a quest'ora possono giustificare certe prese di posizione. Ritengo però che il problema sia importante e che all'opinione pubblica, alle 50 mila aziende e ai 100 mila operatori del Piemonte non possiamo dire che c'è la nebbia, che alcuni di noi hanno preferito assentarsi, che probabilmente alcuni di noi hanno impegni familiari, non mandando avanti un documento importante che testimonia la drammaticità del momento che sta vivendo l'economia turistica, ricettiva, commerciale ed occupazionale del Piemonte.
Sarebbe quasi uno scollamento da quella che è la realtà. Di conseguenza non mi sembra opportuno che il Consiglio regionale, per alleviarsi un momento dai problemi di un inverno nebbioso e tardivo, rimandi alla prossima seduta un argomento come questo, al quale sono interessate tante aziende turistiche. Il Piemonte è la regione più colpita da questo fenomeno; a questo proposito si stanno attivando i parlamentari del Piemonte, della Lombardia e del Veneto come pure Consigli regionali di altre regioni meno colpite della nostra. Qui invece, perché l'ora è tarda, probabilmente perché l'argomento non era iscritto all'o.d.g. o per altri cavilli che si vogliono inventare, noi rimandiamo alla prossima settimana o fra quindici giorni, quando magari alcune aziende saranno fallite, un ordine del giorno che con un po' di buona volontà si potrebbe anche celermente discutere ed eventualmente approvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO La via percorribile e più sensata penso sia quella che la Giunta, in via d'urgenza tramite telegramma, come è stato suggerito, prospetti al Governo queste problematiche. La prossima volta potremo, a seconda delle proposte che farà la Giunta, che presumibilmente saranno quelle di cui all'ordine del giorno già firmato dalla maggioranza, eventualmente limarle perfezionarle e, a seconda dei casi, ampliarle. Il telegramma mi pare un segnale più che efficiente, anche se non è un ordine del giorno del Consiglio e del governo regionale. Anche perché mi pare di avere colto almeno per quanto ci riguarda e penso anche da parte di altri colleghi dell'opposizione, che alcune di queste proposte siano ampiamente condivisibili.
Sulla questione dell'acqua siamo perfettamente d'accordo che nella prossima seduta, o prima o dopo la discussione sul disegno di legge relativo alle chiese, si concludano gli ordini del giorno relativi.
Mi permetto di ricordare al Presidente che sul suo banco c'è l'ordine del giorno sulla siderurgia che vede prima firmataria la collega Minervini.
Noi insistiamo affinché, non questa sera ma giovedì prossimo, nel pacchetto degli ordini del giorno entri anche questo, visto che la siderurgia non è certo un argomento di lieve momento, e si concluda anche su questo punto l'o.d.g. Riepilogando, gli argomenti sono: siderurgia, acqua e questione neve.



PRESIDENTE

Vorrei dire ai colleghi, e in modo particolare mi rivolgo al collega Dardanello, che abbiamo tutti piena consapevolezza dell'urgenza e della drammaticità della situazione. Siamo pienamente sensibili che il problema tocca una larga parte dell'economia, come il problema della siderurgia e dell'acqua. C'è obiettivamente la necessità di rinviare perché la discussione è ancora in corso. Mi sembra che sull'ordine del giorno ci sia l'intenzione di aprire una discussione che porterà i Gruppi ad una collocazione ben precisa. La discussione avverrà quindi tra pochi giorni.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Beltrami. Ne ha facoltà.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a quest'ora mi pare si debba veramente tentare di chiudere i lavori. Sono tormentato tra la valutazione dello stato d'animo di taluni dei proponenti gli ordini del giorno (coloro i quali si sono resi oltretutto interpreti dei voti e delle istanze) e le situazioni tragiche in talune aree di questo nostro Piemonte che, ripeto, è la regione più colpita.
Non ripeto cose note, però devo, non dico mediare, ma cercare di valutare le possibilità di uno sbocco reale da questa situazione.
Mi pare, realisticamente, di cogliere il senso dei diversi interventi cioè che questa sera non riusciamo ad esprimere un ordine del giorno. La Giunta si è mossa con tempestività. Si è resa interprete di certi stati d'animo, di certe tensioni e di certe situazioni veramente disastrate.
Domani mattina la Giunta si riunirà; quanto meno tenteremo un certo percorso che potrebbe essere quello - sentito il parere dei colleghi, non avendo la possibilità autoritariamente di decidere - di fare un ordine del giorno della Giunta stessa, che poi il Consiglio regionale nella seduta successiva valuterà; nel contempo tenteremo di attivare i percorsi più utili per dare delle risposte tempestive ai bisogni della gente.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.05)



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