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Dettaglio seduta n.170 del 21/12/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Devo constatare che il senso di responsabilità e del dovere diminuisce sempre più nei Consiglieri regionali del Piemonte. Deploro il fatto che ancora una volta, nonostante il Consiglio fosse convocato per le ore 9,30 alle ore 10,20 non ci sia il numero legale.
Procediamo comunque nell'esame dei punti iscritti all'o.d.g.; gli uffici competenti mi comunicano che in questo momento si è raggiunto il numero legale.
Riprendiamo i lavori con l'auspicio che si possano concludere questa sera, compatibilmente con le discussioni che devono essere tutte svolte e lasciando ampio spazio di intervento ai Consiglieri. Lo dico in apertura affinché ci sia una valutazione da parte dei Gruppi e della Giunta regionale; se riuscissimo a non protrarre ulteriormente i lavori, credo faremmo cosa utile e gradita a tutti.
Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 402, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Dopo la relazione del Consigliere Devecchi e gli interventi dei colleghi Reburdo e Tapparo, avevano chiesto di parlare su questo argomento i Consiglieri Chiezzi e Carletto.
Ha pertanto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge che stiamo discutendo è della massima importanza. La sua importanza deriva dal fatto che la Regione si impegna concretamente e attivamente in uno dei settori che, è fuori di dubbio, guideranno e condizioneranno lo sviluppo futuro della nostra società. Sappiamo come l'informazione sia un bene immateriale di carattere primario e sappiamo anche come, a questo punto di sviluppo e organizzazione della società, la circolazione delle informazioni sia determinante e abbisogni di infrastrutture. Così come un tempo per la circolazione delle merci è stato necessario approntare una rete di vie di comunicazione per i trasporti, oggi tale necessità si pone per la circolazione e il trasporto delle informazioni nelle loro varie nature: video, dati, scritti, voci.
Il problema del trasporto dell'informazione diventa quindi uno dei fattori della produzione: un vero e proprio elemento che ne condiziona la struttura, i contenuti e la stessa possibilità di stare in modo adeguato sul mercato. L'informazione non è solo legata al fattore produttivo, è anche uno dei fattori di promozione culturale e di crescita civile della società: giustamente, nella relazione che accompagna la legge, è scritto che le reti telematiche devono essere anche a servizio del singolo cittadino, in quanto fattori di elevamento della qualità della vita, per usare una terminologia molto sintetica.
C'è un altro elemento importante: il settore dell'informazione per come viene strutturato e infrastrutturato pone anche un problema di democrazia. Sappiamo come il concentramento di informazioni debba essere controllato democraticamente e possa dar luogo, ove questo non succeda, a fenomeni di involuzione della democrazia stessa. Ho richiamato questi elementi per ricordare con esempi concreti quanto sia importante il provvedimento che stiamo discutendo.
Su questo problema l'Italia è in ritardo rispetto ad altre nazioni europee, come la Francia e la Spagna, che sono già più attrezzate. Il Piemonte con questa iniziativa si pone all'avanguardia in Italia, forse anche giustamente e doverosamente, nel senso che in Piemonte, in generale lo sviluppo delle tecnologie, comprese quelle dell'informazione, è una necessità del settore industriale per stare sul mercato.
In questo quadro quale ruolo si configura per la Regione Piemonte? Innanzitutto è bene chiarire che, a partire dallo stato di cose esistente, non è detto che vi sia un solo tipo di sviluppo possibile del settore della telematica e della trasmissione dei dati. E' uno sviluppo che sicuramente sarà condizionato dai soggetti che entreranno con un ruolo dirigente e propositivo in questo settore.
La scelta, che si condivide senz'altro, è quella di un impegno diretto e concreto dell'ente pubblico, un intervento diretto della collettività attraverso le istituzioni democratiche, e quindi attraverso la Regione Piemonte, affinché questo sviluppo abbia dei contenuti elevati di interesse collettivo, di interesse pubblico.
Vediamo ora come concretamente si propone l'impegno della Regione. La proposta di legge contiene una relazione preliminare e un articolato. Tra la relazione preliminare e l'articolato, a mio avviso, ci sono alcune incongruità. Nella relazione si legge che sono in fase di studio le specifiche tecnologiche che devono essere ancora definite; è in fase di studio l'ipotesi formale di assetto proprietario della società che si vuole costituire; è in fase di studio l'analisi economico-finanziaria sui ritorni economici di tutta l'operazione. Siamo invece in una fase molto avanzata dal punto di vista dell'espressione della volontà politica (la stessa presentazione del disegno di legge e la relazione indicano che si è formata, consolidata e definita chiaramente una volontà politica di far assumere alla Regione un ruolo in questo settore, questo è molto chiaro ed esplicito e lo condividiamo). Dalla relazione si rileva come la fase di traduzione concreta di questa volontà politica in atti e scelte sia alla fase iniziale. Questo mi sembra molto comprensibile e ragionevole, nel senso che le tecnologie che saranno utilizzate, l'ipotesi dell'assetto proprietario e la stessa analisi di fattibilità economica sono in fase di studio. Quindi vi è una forte volontà politica, ma si è nelle fasi iniziali per la determinazione concreta di tutte le scelte che poi sosterranno concretamente questa volontà politica.
Nella relazione ci sono quindi degli aspetti di indeterminatezza seppure di grande apertura. Per esempio, sul ruolo dei partner chiamati a partecipare a questa società mista, si enumerano diversi soggetti che potrebbero o dovrebbero essere interessati ad assumere un ruolo, ma non si definiscono con esattezza né i soggetti né gli impegni concreti che questi soggetti dovranno assumere. Non vi è quindi nessuna indicazione precisa sugli impegni che questi soggetti assumeranno nella società. Può darsi che le cose non stiano così come ho detto, avendo letto la relazione; può darsi che la relazione non abbia riportato tutti gli elementi di giudizio che pure possono essere noti ai presentatori di questa proposta, ma nella relazione questi contenuti non ci sono e si è ancora nel vago.
Nell'articolato, molto tecnico e asciutto, si compiono delle scelte che sono in assoluta sintonia con la relazione e si compiono delle scelte politiche che possono e debbono essere già assunte ora. Le scelte politiche sono quelle di dare luogo a una società mista, di assumere una partecipazione minoritaria nella società mista e che questa società deve essere economica agendo sul mercato, confrontandosi con esso, essere efficiente. Sono tre scelte contenute nell'articolato che già ora possono essere compiute in coerenza con la relazione.
Inoltre, ci sono delle decisioni molto precise sulle quali è più difficile dare un giudizio positivo. Alcune scelte sono immotivate rispetto a quanto contenuto nella relazione. Ad esempio, l'impegno a partecipare a questa società con il 20% del capitale futuro per un importo complessivo di 2 miliardi non viene giustificato. E' difficile capire il perché di questo livello di impegno, dal momento che non si sa esattamente quanti siano gli altri partner e non si sa ancora quali impegni concreti di partecipazione abbiano assunto. Questo aspetto dell'articolato appare un po' precipitoso.
Un impegno di 2 miliardi può essere troppo o troppo poco. Ciò dipende dallo scioglimento dei nodi che nella relazione si dice che devono ancora essere sciolti.
Ritengo che la Regione Piemonte debba avere una grande determinazione in questo settore e ce l'ha approvando questa legge, ma deve avere anche una grande avvedutezza nel modo di operare. Questa avvedutezza deve trasformarsi innanzitutto in un ruolo effettivamente di governo e codirigente della questione con gli altri soggetti, che la Regione deve richiamare nella chiarezza alle responsabilità che devono assumere in questa società.
Ritengo che anticipare una scelta molto precisa e immotivata in questo senso depotenzi il ruolo della Regione che, espressa la volontà politica di costituire questa società, fatta la legge, è meglio che rimandi l'impegno concreto delle quote all'interno della società, successivamente all'esame delle possibilità concrete che il mercato offrirà sull'ipotesi di assetto proprietario, definito il quale si potranno assumere precisi impegni di carattere economico.
Ho perciò proposto un emendamento che stralcia l'indicazione precisa del livello di impegno economico all'interno della società. Mi sembra che questo dia più forza al ruolo della Regione nei confronti degli altri partner, che devono chiarire le proprie responsabilità.
In alternativa si potrebbero esplicitare in una relazione tutti gli elementi, ove ci fossero, di chiarimento del ruolo e del peso proprietario che altri partner hanno già deciso di assumere. In caso contrario, riterrei molto più corretto stralciare il preciso impegno di spesa.
Vengo ora a due elementi di contorno. Il primo elemento è il seguente.
Nella relazione si parla del tema del riequilibrio e si sostiene che lo sviluppo di questi servizi telematici alla persona, agli enti pubblici e alle imprese deve sostenere una programmazione rivolta al riequilibrio del territorio regionale. Sollevo questa questione solo perché quando discuteremo il piano di sviluppo, al quale questa relazione si riferisce il tema del riequilibrio sarà trattato in termini discutibili; questo richiamo sintetico in relazione è un po' ambiguo e non chiarisce i termini di questo riequilibrio.
Il secondo è il seguente. Si decide nuovamente di costituire una società mista per azioni e di parteciparvi come Regione Piemonte. A me risulta che il problema della partecipazione della Regione Piemonte in società per azioni sia un tema sul quale sarebbe bene riflettere per i ruoli assunti dalla Regione e sull'utilità di partecipare a queste società.
Mi sembra che ci siano grossi momenti di riflessione. Sarebbe bene, nel momento in cui decidiamo di partecipare ad una nuova società per azioni fare il punto della situazione relativamente alle esperienze positive e negative, perché è un settore importante. Si vuole proliferare questo tipo di intervento della Regione Piemonte all'interno di S.p.A. o no? In passato abbiamo avuto dei problemi.
In occasione di questo provvedimento sarebbe stato utile fare una riflessione anche su questo tema, riflessione che può portare anche a non contrastare, anzi, a convalidare questa decisione; sarebbe stata per un'occasione di riflessione più generale sul ruolo delle partecipazioni che ha la Regione Piemonte, tema che se non viene trattato in occasioni come questa difficilmente viene messo all'o.d.g.
Il tema lo sento fortemente, quindi se non riusciamo a trattarlo in questa occasione sarebbe veramente utile, in occasione della ridefinizione di alcuni provvedimenti collegati a questa legge, fare una discussione sulla partecipazione della Regione Piemonte alle società per azioni.
Un'ultima osservazione: in un recente numero del periodico del CSI dove viene riportata un'intervista proprio su questa legge, si parla, anche in collegamento allo sviluppo del sistema telematico, del problema dell'unificazione delle sedi della Regione Piemonte.
Di questo problema si è già discusso in Consiglio; in una intervista nei mesi scorsi il Presidente Beltrami ha fatto cenno alla ristrutturazione e unificazione delle sedi.
Vorrei chiedere alla Giunta una comunicazione in aula su come è stato affrontato il tema, con quali progetti e con quali proposte operative concrete si sta procedendo nella riunificazione delle sedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Intervengo per esprimere la posizione del Gruppo DC in ordine a questa partecipazione azionaria, ma anche per dare qualche risposta ai colleghi che, intervenendo ieri e questa mattina, hanno giustamente chiesto nelle loro osservazioni alcuni chiarimenti. Lo faccio perché questa partecipazione azionaria per lo sviluppo dei servizi telematici è una questione che ho seguito fin dal momento della sua nascita come Assessore all'organizzazione e al personale. E' quindi una prima risposta alla questione posta ieri dal collega Tapparo: perché l'Assessore Brizio segue questa questione e non la segue piuttosto un altro Assessore o il Presidente? L'idea di svolgere un ruolo di coordinamento in questo settore è nata nel mio Assessorato per mettere intorno al tavolo pubblico e privato e capire come la Regione - parlo di due anni fa poteva favorire la nascita e lo sviluppo di una rete telematica nella nostra Regione. L'ho fatto con la collaborazione di chi è responsabile del settore dell'informatica che ovviamente ha le professionalità e la competenza per seguire queste materie. Io non ho questa professionalità e non ho questa competenza, n l'avevo quando ero Assessore, ma certo avevo colto il ruolo strategico che in questa materia così delicata l'ente pubblico, la Regione in questo caso per la competenza e la titolarità che ha come ente di programmazione e di coordinamento, poteva svolgere in questo settore.
E' per questo motivo che l'Assessore Brizio ha continuato questo nostro impegno e oggi propone al Consiglio questa partecipazione azionaria. Con questo disegno di legge il Consiglio autorizza la Giunta regionale ad entrare in questa società. Do così qualche risposta al collega Chiezzi.
Noi autorizziamo a costituire la società; poi la società si costituirà definendo i partner oggi individuati, dai quali abbiamo avuto le disponibilità, e naturalmente verrà formalizzata, nero su bianco, nel momento della costituzione vera e propria di questa società. Quindi la Giunta parteciperà a questa società e la costituirà; successivamente si ritornerà in Consiglio con il provvedimento che sancisce la partecipazione.
Questi sono i passaggi e i tempi.
I partner certi sono anche indicati nella relazione fornita dal relatore, e sono l'Istituto Bancario San Paolo e la Cassa di Risparmio di Cuneo, i quali hanno già ufficialmente comunicato di essere intenzionati ad entrare in questa società. Confidiamo in altre adesioni, ma di questo parlerà l'Assessore, non voglio rubargli dello spazio.
Ricordo che quando siamo partiti con questa idea abbiamo interessato il sistema bancario torinese e piemontese, il sistema assicurativo, la Camera di Commercio e le organizzazioni imprenditoriali. Abbiamo agito in raccordo stretto con la SIP e ricordo di aver fatto questo ragionamento con l'allora Ministro delle Poste e Telecomunicazioni per capire se avrebbe consentito o meno la costituzione di questa società e la realizzazione di una rete telematica nella nostra Regione. Il colloquio fu positivo e fummo confortati dalla disponibilità del Ministro. Immediatamente parlammo con la SIP e creammo le condizioni per realizzare questa iniziativa, che ci pare una delle più qualificate (certo non l'unica) di questi ultimi anni.
Attraverso questa azione di coordinamento e di punto di riferimento che la Regione ha svolto e svolgerà in questa materia, potremo mettere intorno ad un unico tavolo il pubblico e il privato per realizzare una rete telematica al servizio del sistema pubblico e di quello privato. Con grande interesse abbiamo quindi contattato il sistema industriale attraverso le associazioni di categoria, l'API e l'Unione Industriale; sono stati distribuiti migliaia e migliaia di quesiti alle piccole e medie aziende per capire l'interesse del sistema industriale ad una iniziativa di questo tipo e le risposte che abbiamo avuto sono state confortanti; c'è stato un grandissimo ritorno di risposte ed è emerso un interesse forte del sistema produttivo della nostra regione, soprattutto da parte della piccola e media azienda, cioè di coloro che non hanno la forza di crearsi autonomamente delle strutture, come la FIAT o l'Olivetti. Un'iniziativa di questo tipo interessa sicuramente al sistema industriale piccolo e medio che, diversamente, non avrebbe la forza né economica né strutturale per darsi un servizio del genere.
Il collega Tapparo ieri diceva giustamente: "Non vorrei che questi 2 miliardi fossero 2 miliardi di risulta, e che alla fine l'iniziativa si sarebbe comunque realizzata prescindendo dalla presenza nella società della Regione". Nei fatti non è così. La Regione non ha avuto e non ha in questa società e in questa iniziativa un ruolo di risulta, ma ha un ruolo di coordinamento.
E' stata la Regione a proporre questa iniziativa alla SIP, al sistema bancario, al sistema imprenditoriale, al sistema pubblico e al sistema privato. Con la proposta di sottoscrivere il capitale per 2 miliardi quindi con una presenza rilevante all'interno della società, la Regione vuole ribadire il ruolo che intende giocare in questa iniziativa, che oggi è rilevante, ma che nei prossimi anni può diventarlo di più con lo sviluppo delle nuove tecnologie e con una serie di altre iniziative che nei prossimi anni riteniamo potranno essere messe in campo nella nostra regione da parte della SIP e di altri enti pubblici.
Riteniamo quindi doveroso chiedere alla Giunta e all'Assessore competente di realizzare questa iniziativa e di farla decollare; la SIP da mesi ha stanziato le risorse necessarie per realizzarla, quindi chiediamo alla Giunta di proseguire in questa iniziativa e di ritornare in Consiglio dopo aver definito i partner, con il provvedimento successivo.
Al collega Chiezzi voglio dire che il discorso sulle tecnologie si potrà affinare e definire meglio nel momento in cui sapremo quali saranno esattamente i partner che entreranno nella società. Oggi abbiamo delle disponibilità importanti e riteniamo che altri soggetti pubblici e privati potranno accedere a questa iniziativa; immaginiamo quindi che quando i partner saranno definiti potranno essere catalogate meglio le tecnologie e potremo fare il punto di una iniziativa che, ripeto, è partita da non molto, ma può, a mio giudizio, offrire in prospettiva un servizio importante alla collettività piemontese in un settore strategico; settore nel quale qualche volta l'ente pubblico ha un po' di soggezione ad entrare.
Noi invece non abbiamo avuto soggezione, anche se all'inizio eravamo un po' scettici; man mano che l'abbiamo approfondita e che ci si confrontava con i soggetti interessati a questa iniziativa, abbiamo colto questo spazio che ci pare importante e avanzato. Ringrazio la Giunta per aver sostenuto questa iniziativa di grande rilievo, dichiarando che il Gruppo DC voterà a favore di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

L'intervento del Capogruppo DC, a suo tempo presentatore del provvedimento, ha già fornito alcune risposte ai temi emersi nel dibattito.
Ritengo che l'importanza di questo argomento richieda ulteriori notazioni e risposte specifiche agli argomenti sollevati.
Il settore telematico è un settore strategico di grande importanza, in particolare per il Piemonte che ha sul terreno dell'innovazione un impegno rilevante, e costituisce una realtà significativa.
Senza seguire le enfatizzazioni di Tecnocity, abbiamo presente che la robotica in Piemonte è elemento portante della produzione più qualificata che l'innovazione è centrale in una regione industriale come la nostra e che la telematica ha la capacità di fornire l'informazione rapidamente a tutti ed è elemento di grande arricchimento per lo sviluppo economico.
In un settore strategico così importante, l'intervento della Regione come ente pubblico e come organo di programmazione e di propulsione è fatto di grande rilievo. Sotto questo aspetto v'è una generale convergenza di valutazione, tanto che questo tema è stato posto come centrale per lo sviluppo della regione e ne abbiamo fatto oggetto di uno dei progetti del Piano di sviluppo, legato al rilancio dell'economia e alla modernizzazione culturale.
L'avvio di questo progetto è di grande respiro e credo che non possa non essere visto come di particolare rilievo.
Oltre che un ruolo di propulsione, la partecipazione dell'ente pubblico può giocare anche un ruolo di garanzia. In questo senso voglio dare una prima risposta al Consigliere Reburdo, il quale si preoccupava che questo salto tecnologico potesse rimanere in mano di pochi. Proprio nella presenza della Regione invece vi è la garanzia che questa risorsa sarà a disposizione non soltanto degli enti locali, ma dell'intero sistema economico piemontese. Anche per quello che riguarda il tema della dislocazione territoriale si opererà per porre nelle medesime condizioni di accesso ad una rete telematica gestita e portata avanti da una società pubblica tutto il territorio piemontese e quindi tutti quelli che possano essere interessati a queste forme di valore aggiunto. Quindi la nostra presenza costituisce sotto questo profilo una garanzia.
La volontà politica e la determinazione sono fuori dubbio ed appaiono con chiarezza; siamo in una fase non definitiva per rispondere anche al Consigliere Chiezzi - ma siamo oltre la fase iniziale; la fase iniziale è stata in qualche modo superata perché è stato sciolto il nodo della disponibilità della SIP che per un certo momento ha costituito elemento di incertezza. La SIP invece, con estrema chiarezza, anche nella consultazione avvenuta in VIII Commissione, ha espresso una posizione molto netta di disponibilità, sia agli investimenti tecnici che rientrano nelle competenze della società SIP e che saranno effettuati per oltre 15 miliardi, sia per l'impegno a procedere, di concerto con altri enti, al loro utilizzo. Si è ottenuta la disponibilità non soltanto degli istituti di credito della capitale piemontese, ma anche delle Casse del restante territorio piemontese, fortemente interessate.
Siamo oltre la fase iniziale, anche se non siamo alla fase finale perché non sono ancora state quantizzate le varie partecipazioni, n' il capitale complessivo n' la forma esatta della società. Per le necessarie aperture ulteriori, che devono essere in qualche modo garantite e assicurate, occorre allo stesso tempo la riservatezza nelle informazioni e la necessaria apertura a tutti per poter usufruire di questo servizio.
Anche se non siamo alla fase iniziale, giustamente non siamo ancora alla fase finale. Ci è stato dato atto della determinazione, ci è stato fatto un invito all'avvedutezza, e ne terremo ben conto. Siamo convinti che la Regione può giocare nella vicenda un ruolo di governo procedendo negli incontri con una certa flessibilità, ma anche con quella nettezza che deve confermare la nostra determinazione.
Senza ripetere quanto è stato detto da tutti, c'è un generale consenso all'iniziativa che non può non essere da noi favorevolmente valutato. Nel merito del provvedimento riteniamo che esso debba essere approvato oggi prima della fine dell'esercizio, perché ciò ci consentirà di operare anche nelle more dell'approvazione di un bilancio che è comunque provvisorio.
D'altro canto, come giustamente osservava il Presidente, che ha avuto modo di conferire direttamente in proposito proprio a Torino con l'Amministratore delegato della SIP per avere ancora conferma dell'impegno in occasione della sua venuta nella nostra città, che questa volontà e questa determinazione nostra emergano è utile anche alla stessa SIP per dare priorità di intervento negli investimenti in Piemonte. Quindi a nostro avviso è utile che il provvedimento, anche se ha alcuni elementi di indeterminatezza, sia approvato.
Per quello che riguarda il testo definitivo, la ha Giunta tre emendamenti, uno dei quali accoglie parzialmente l'emendamento del Consigliere Chiezzi. Li illustro adesso perché completano il discorso generale.
Il primo emendamento è aggiuntivo ed è all'art. 1, ove viene indicata soltanto la denominazione: "rete telematica piemontese"; anche il terzo riguarda nuovamente la denominazione; quello che ha contenuto non nominalistico è invece l'emendamento all'art. 2, che concerne il tema sollevato dal Consigliere Chiezzi. Proponiamo di eliminare le parole "corrispondente al 20% del capitale sociale" lasciando peraltro "fino a 2 miliardi" perché fino a 2 miliardi c'è la disponibilità anche se l'uso pu essere inferiore. Questa disponibilità è utile a confermare la volontà della Regione e la disponibilità finanziaria sul fondo innovazione per muoverci nel concreto con le risorse necessarie.
Nello stesso tempo lasciamo una forma di indeterminatezza che però ci consente di essere flessibili nella trattativa che andremo a condurre per la formazione definitiva della società, nella quale cercheremo certamente di avere la più larga partecipazione del sistema creditizio e del sistema produttivo. Mi pare che questo nostro emendamento accolga parzialmente l'emendamento del Consigliere Chiezzi, almeno per la parte che, a nostro avviso, può essere accolta. Infatti, il riferimento ai 2 miliardi non pu essere evitato, seppure nella forma che va da 0 a 2 miliardi, perché la partecipazione sarà commisurata all'effettiva necessità di capitale e all'effettiva possibilità concreta dei partner di entrare nella società alle condizioni che nel concreto potranno emergere.
Data l'importanza della questione, concordo su osservazioni che sono state fornite e richieste anche dal Consigliere Reburdo, sulle quali in parte si è espresso anche il collega Carletto. Il passaggio alla formazione della società e le relative norme statutarie che potranno anche rispondere ad altre osservazioni formulate dal collega Reburdo si potranno vedere nel concreto, anche con un impegno da parte della Giunta di riferire alla Commissione competente sull'iter della questione man mano che essa si andrà concretando; il provvedimento potrà essere portato anche in aula qualora fossero necessari aggiustamenti sotto il profilo legislativo o emergesse la necessità di un'approvazione statutaria che potrà essere valutata soltanto in Commissione, dopo questa legge. Comunque, o in Commissione o in aula continueremo a fornire l'aggiornamento sul prosieguo della questione. Informazioni ne sono state date ampiamente in VIII Commissione, anche con dimostrazioni pratiche e attraverso un colloquio aperto con le direzioni delle banche e con la direzione della SIP, dalla quale è emersa la disponibilità concreta dei nostri partner a partecipare all'operazione.
Chiudo nella convinzione che il Consiglio approvi oggi un provvedimento di grande rilievo e di grande importanza. E' un provvedimento che denuncia una determinazione molto forte della Regione e, nello stesso tempo, la volontà di concludere un processo che per ora, me ne rendo conto, si sta solo avviando; siamo però verso la fase finale, la fase della concretezza quindi ben oltre la fase iniziale di avvio.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'articolato di questo disegno di legge.
ART. 1 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al primo comma, dopo le parole "alla costituzione di apposita Società per Azioni", aggiungere "denominata Rete Telematica Piemontese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al primo comma, dopo le parole "nominale di 2 miliardi di lire" eliminare le parole "corrispondente al 20% del capitale sociale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: eliminare le parole da "per un valore" sino alla fine sostituendole con "nella misura che sarà determinata da successivo provvedimento".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, ritiro questo emendamento perché i due emendamenti presentati dall'Assessore Brizio nella sostanza confermano quanto avevo proposto. Volevo solo accertarmi che sia accettato anche il secondo emendamento "fino a 2 miliardi".



PRESIDENTE

Tale emendamento è pertanto ritirato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: al terzo comma, dopo le parole "oneri relativi alla sottoscrizione di azioni", eliminare le parole "di apposita" ed aggiungere "della Società Rete Telematica Piemontese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la dichiarazione di voto è brevissima. E' una dichiarazione di voto favorevole in quanto gli elementi di dubbio e di critica che avevo sollevato sono stati accolti dall'Assessore Brizio.
Richiamo solo brevemente il fatto che nessun Consigliere, ma nemmeno l'Assessore, abbia fatto riferimento alla richiesta da me formulata di discutere in Consiglio - o attraverso una comunicazione della Giunta o altre forme - il problema della partecipazione della Regione Piemonte alle società per azioni, tema che mi sembra di grande rilevanza. Speravo potesse essere discussa in occasione della presentazione di questa legge ma chiederei degli impegni affinché il Consiglio regionale possa discutere su questo tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Anche il mio Gruppo voterà a favore del disegno di legge. Nelle indicazioni espresse dagli emendamenti questo provvedimento raccoglie quegli elementi di preoccupazione emersi dal dibattito e sono soddisfatto che l'Assessore abbia potuto riconoscerli e recepirli attraverso l'emendamento.
Voglio ribadire e sottolineare una raccomandazione. Facciamo in modo che questa partecipazione in settori innovativi della Regione non sia un fatto staccato dalle nostre politiche, dalle nostre priorità e dai nostri orientamenti, facciamo cioè in modo che la voce, la strategia e gli orientamenti che emergono dalle politiche che esprimiamo possano trovare all'interno di queste partecipazioni, un puntuale riscontro e non siano invece realtà nelle quali alla lunga si tende a disperdere e a sfocare quelle che sono le nostre priorità e le nostre impostazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Faccio una dichiarazione anche a nome del collega Ala.
Noi daremo un voto di astensione vigile su questo provvedimento apprezzando la replica dell'Assessore Brizio per avere garantito che la fase di attuazione di questo provvedimento terrà conto dell'importanza della proposta, ma anche della ambivalenza con il quale questo sviluppo tecnologico può confrontarsi rispetto ad una serie di problemi che ho evidenziato nel mio intervento.
Quindi, anche a nome del collega Ala, pur apprezzando complessivamente il provvedimento, daremo un'astensione che ci auguriamo solleciterà ancora di più l'Assessore ad interloquire in termini concreti sullo sviluppo di questo processo di applicazione. Come diceva giustamente il collega Tapparo, siamo di fronte ad un provvedimento di grande rilevanza strategica che merita attenzione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Confermo la disponibilità della Giunta a verificare, prima in sede di Commissione e poi in sede di Consiglio, la situazione degli enti strumentali e delle partecipazioni regionali, così come richiesto dal Consigliere Chiezzi nel suo intervento.
Si tratta di parlarne in sede di VIII Commissione per predisporre una documentazione sufficiente ad avviare un dibattito in sede di aula consiliare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo procedere alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame progetto di legge n. 231: "Istituzione dei Centri di iniziativa locale per l'impiego" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 231, di cui al punto 11) all'o.d.g., la cui iscrizione è stata richiesta ai sensi dell'art. 32 quarto comma, del Regolamento interno del Consiglio Regionale.
Poiché sono scaduti i termini, il Gruppo comunista attraverso un documento a firma dei Consiglieri Bontempi, Amerio, Calligaro, Guasso Dameri e Bruciamacchie, in base alla norma regolamentare, ha richiesto che questo argomento fosse iscritto all'o.d.g. della prima seduta consiliare e il Consiglio deve discuterlo entro 30 giorni. Ricordo che, sempre per norma regolamentare, su richiesta motivata della Commissione o di tre Consiglieri, il Consiglio può deliberare, con la maggioranza di 31 voti, di rinviare questo argomento in Commissione perché concluda o effettui l'esame e riferisca al Consiglio entro un termine massimo di 60 giorni. Questi sono i termini della questione.
Nel merito, do la parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Noi abbiamo chiesto il richiamo in aula di questa proposta di legge del nostro Gruppo, riguardante i Centri di iniziativa locale per l'impiego, non solo per il lungo ritardo della Giunta regionale nel predisporre l'annunciato disegno di legge sullo stesso argomento (ritardo durato all'incirca un anno, se non ricordo male, dalla data di presentazione della nostra proposta di legge), ma anche per segnalare un aspetto che si è ripetuto in più occasioni e che noi consideriamo di scarsa correttezza politica.
Che cosa è avvenuto? In occasione di questa proposta di legge, come di altre che poi dirò, si è per lungo tempo ignorata l'iniziativa di un Gruppo di opposizione per poi, dopo molto tempo, mediamente un anno, presentare un'iniziativa di maggioranza, grosso modo analoga, ampliamente pubblicizzata sui giornali come l'unica presente in Regione e sulla quale si era direttamente impegnata la Giunta.
Nel caso in questione (i Centri di iniziativa locale per l'impiego), a distanza di quasi un anno dalla presentazione della proposta di legge comunista, arriva in Commissione un disegno di legge della Giunta che, come tutti possono vedere, è molto simile a quello presentato un anno prima dal Gruppo comunista; pochi giorni dopo, su tutti i giornali, compare con evidenza una dichiarazione della Giunta e dell'Assessore con la quale si sostiene che la Giunta assume un'iniziativa, prima Regione in Italia, per creare delle strutture che tendono a favorire l'incontro fra domanda e offerta di lavoro sul territorio.
Questa ampia pubblicizzazione ignora totalmente come da un anno fosse giacente presso la IV Commissione un'analoga e precedente proposta di legge di un Gruppo di opposizione della quale non si fa alcuna menzione, alcun cenno.
Questo non riguarda solo i Centri di iniziativa locale per l'impiego analogo discorso si può fare per il fondo straordinario per l'occupazione e lo sviluppo, altra proposta di legge che risale ad un anno e mezzo fa e sulla quale recentemente la Giunta ha presentato un proprio disegno di legge, molto simile a quello del Gruppo comunista, anch'esso pubblicizzato ampiamente. La stessa cosa si è verificata in un altro Assessorato a proposito delle cooperative integrate e di solidarietà; la Giunta ha di nuovo presentato un disegno di legge successivo ad un'iniziativa dei Gruppi consiliari, compreso il Gruppo comunista. Anche in questo caso, il disegno di legge è stato ampiamente pubblicizzato ed è stato annunciato addirittura uno stanziamento di un miliardo da parte della Regione per le cooperative integrate, prima ancora che la legge venisse discussa.
Poniamo quindi, consentitecelo, un problema di costume politico. Da un lato, le proposte di un Gruppo di opposizione giacciono senza alcuna risposta per un anno e mezzo - questa è la media di attesa su più proposte di legge (ne ho citate tre, ma ce ne sono altre, come quella urgente riguardante il lavoro e l'occupazione) dall'altro, analoghe iniziative legislative della Giunta vengono pubblicizzate come se fossero le uniche esistenti e solamente appannaggio della maggioranza.
Ci sembra un costume che implica uno scarso rispetto dei rapporti tra maggioranza e opposizione, uno scarso riconoscimento dei ruoli che in quest'aula si giocano. Ecco perché abbiamo chiesto il richiamo in aula di questa proposta di legge, addirittura (così mi pare) prima della presentazione del disegno di legge della Giunta. Abbiamo però inteso mantenere la richiesta di richiamo in aula proprio perché ci pareva e ci pare necessario un chiarimento a questo proposito.
L'opposizione ha teso a dare un contributo anche propositivo in questa materia con diverse proposte di legge. Conosciamo bene i ruoli e sappiamo anche che la maggioranza dispone di più possibilità e canali per far fuoriuscire da quest'aula le proprie posizioni di quanti ne abbiano le forze di opposizione; riteniamo però che un minino di correttezza politica di riconoscimento dei ruoli e dei rapporti debba portarci a superare questo modo di agire.
Ecco la ragione per la quale abbiamo mantenuto la richiesta del richiamo in aula. Non insisteremo per la discussione in aula di questa legge, chiediamo però che ci sia un chiarimento a questo proposito e che si ripristino regole minime di rispetto che ci paiono essere state in più occasioni dimenticate o aggirate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, l'obiezione mossa dal Gruppo comunista in ordine alla questione dei disegni di legge, delle proposte di legge e alla loro pubblicizzazione mi tocca direttamente per quanto riguarda le cooperative di solidarietà sociale, il cui iter dovrebbe concludersi in aula oggi.
A suo tempo, venne presentato un disegno di legge dalla Giunta e anche un disegno di legge da parte di tutti i Gruppi; quasi contestualmente ci fu una pubblicizzazione sugli organi di stampa dell'uno e dell'altro testo. Ci fu una conferenza stampa di coloro che proposero il progetto di legge e quindi mi pare che la fattispecie richiamata dal collega Amerio non rientri nella realtà; forse sarà così per gli altri due casi citati, ma certamente non per questo, perché ci fu una serie di interventi attraverso gli organi di informazione che hanno consentito ai proponenti di esprimere le proprie posizioni.
Ho ritenuto doveroso correggere questo aspetto dell'intervento del Consigliere Amerio, che non mi sento di condividere, semplicemente per veridicità storica.
L'Assessore Cerchio risponderà rispetto al problema specifico del CILO che peraltro è calendarizzato ormai da tempo in IV Commissione e aspetta solo di essere discusso; il collega Amerio sa che la IV Commissione è intasata. L'o.d.g. di questa Commissione ha molteplici e complessi provvedimenti, sui quali le forze politiche giustamente si esercitano e si impegnano per cercare di trovare delle soluzioni non facili in materie che non sempre hanno nella Regione l'ente delegato a gestire determinate funzioni. Quindi cerchiamo di recuperare degli spazi con difficoltà, spazi che non sempre è facile recuperare soprattutto nei confronti del livello nazionale che tende a non consentire alla Regione la facoltà di calarsi all'interno di competenze non sempre sue. Certi ritardi sono quindi sicuramente dovuti a questa situazione.
Voglio però concludere con l'annotazione che quando si è iniziatori di proposte di legge o di disegni di legge e quindi si offre un provvedimento alla comunità piemontese è perché gli spazi esistono. Li abbiamo avuti noi come forza politica quando eravamo all'opposizione, penso sicuramente li abbia anche il Gruppo comunista, per portarli all'attenzione dei cittadini attraverso i mezzi di informazione, quelli che abbiamo sempre utilizzato tutti quanti (conferenze stampa o quant'altro).
Non ritengo sia giusto enfatizzare troppo l'aspetto secondo il quale chi ha la responsabilità di governo ha più voce sugli organi di informazione rispetto a chi è all'opposizione. Per esperienza diretta del nostro Gruppo, che ha fatto l'opposizione per dieci anni ed è tornato al governo nel 1985, posso dire che non è così.
Gli spazi per far conoscere le iniziative dei Gruppi, quando ci sono e sono di una certa rilevanza, esistono. Il Gruppo comunista è nelle condizioni e ha gli strumenti, come ha sempre avuto, per far conoscere le sue iniziative. Lascio all'Assessore Cerchio dare una risposta rispetto al problema specifico del CILO.
Sulle cooperative però mi pare che il collega Amerio possa condividere il giudizio che le cose sono andate in questo modo; anche il collega Tapparo partecipò a quel dibattito e lo ricorderà sicuramente. E' stato un dibattito interessante attraverso il quale tra l'altro (di questo possiamo esserne contenti) si è giunti ad un testo unitario che mi auguro verrà discusso in aula oggi, e che probabilmente riesce a dare una risposta concreta ai problemi che con quei disegni di legge trattavamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Non posso non esprimere un ringraziamento per l'opportunità che lo Statuto dà al Consiglio regionale di riproporre un'attenzione che va al di là del problema legato ad un progetto di legge, ovvero un progetto di legge di iniziativa del Gruppo comunista e uno della Giunta regionale in ordine al problema dei Centri di iniziativa locale per l'occupazione. Al collega Amerio, come del resto a me, è parsa giusta e corretta questa occasione per richiamare determinate metodologie e un corretto rapporto fra maggioranza e opposizione in ordine alla dinamica legislativa di questa assemblea.
L'occasione è rappresentata dai CILO, ma, come ha richiamato il collega Amerio, ci sono altre iniziative che spaziano sui vari settori dell'iniziativa legislativa di questa assemblea. Attraverso i Centri di iniziativa locale per l'occupazione si mira, in una situazione particolarmente difficile del mercato del lavoro in Piemonte, a creare condizioni per far decollare uno dei tanti tasselli allo scopo di contribuire al riequilibrio del mercato del lavoro. Mi pare che l'opposizione come la maggioranza convergano sull'opportunità di raggiungere l'obiettivo di avviare iniziative coordinate di politiche attive per il lavoro attraverso il contatto diretto con i disoccupati e soprattutto con i segmenti più deboli del mercato del lavoro che hanno aspettative diverse a seconda delle loro esigenze.
Legittimamente il Gruppo comunista, a termini di Statuto, ha richiamato in aula il suo progetto di legge presentato a fine marzo 1987, mentre a giugno 1988 è stato presentato quello della Giunta; il progetto di legge sul fondo straordinario per l'occupazione è stato presentato dal Gruppo comunista nel maggio 1987 e l'anno successivo è stato presentato quello della Giunta. Questi dati richiamano una convergenza di sostanza fra iniziative che sono state promosse - nessuno lo nega - per volontà del Gruppo comunista al quale il governo della Regione Piemonte ha inteso contribuire dando paternità a chi ha presentato per primo un progetto di legge.
Ritengo però doveroso sottolineare - mi pare giusto dirlo nel momento in cui ci stiamo avviando ormai verso la fase finale dei lavori di questa legislatura, poco più di un anno infatti ci separa dalla scadenza - lo diceva già il Consigliere Carletto, che memoria storica dimostra che ai Gruppi di opposizione non mancano certo le opportunità e le occasioni di presentare iniziative di legge. Ricordo che negli anni in cui io sedevo nei banchi del Consiglio regionale, essendo uno dei pochi strumenti del Consigliere quello della presentazione di proposte di legge e più banalmente, per alcuni versi, di interrogazioni ed interpellanze, ebbi modo di detenere il record assoluto in questa assemblea per le iniziative legislative che spaziavano dai maestri di sci ad altri argomenti.
Devo anche richiamare per memoria storica che alcuni anni fa, quando beneauguratamente o malauguratamente a seconda delle vicende temporali di ciascuno di noi, sedevo nei banchi dell'opposizione, ebbi modo più di una volta di scoprire che nello Statuto della Regione Piemonte, che è il nostro Vangelo, era previsto come istituto giuridico l'insabbiamento che si era consolidato nella prassi, cioè quell'istituto, applicato più di una volta, per cui nemmeno era possibile utilizzare lo strumento, pur previsto dal Regolamento e dallo Statuto, di richiamare in aula una proposta da mettere in discussione.
Le tante proposte di legge, che mi hanno permesso di detenere il record delle iniziative legislative, non hanno avuto il piacere di essere discusse nemmeno a termine di Regolamento in quest'aula.
Se questo l'ho dovuto richiamare per memoria storica, devo comunque rivolgere un ringraziamento al Gruppo comunista perché ha segnalato la lentezza cronica dell'iter legislativo per cui ciascuno di noi cerca di accelerare la realizzazione di strumenti che vadano alla sostanza del problema, quindi legiferare su un argomento perché abbia una ricaduta sul territorio.
Fatto questo riferimento per doverosa memoria storica, non posso che apprezzare il richiamo del Consigliere Amerio che ci permette di dire all'assemblea che oggi è compito della Commissione competente e dell'assemblea legislativa andare avanti perché la Giunta regionale, al di là del fatto di aver presentato dopo il Gruppo comunista alcuni progetti di legge in materia di politiche del lavoro, ha ripetutamente ricercato nel 1988 di dare un'accelerazione, ma è responsabilità dell'assemblea e non dell'esecutivo se non si è giunti, a fine 1988, ad avere alcuni strumenti di legge (CILO, fondo straordinario per l'occupazione, cooperative integrate e via dicendo). Tanto che con i limiti di un bilancio ingessato qual è quello degli enti locali, in specifico della Regione, proprio in sede di variazione del bilancio, in tempi non sospetti (sei mesi fa) abbiamo tutti insieme ricercato dei fondi da inserire a copertura non di tutto ciò che avremmo potuto fare nel 1988, ma nell'ultimo quadrimestre del 1988. Noi ci auguravamo che il progetto di legge sui Centri di iniziativa locale sull'occupazione e quello sul fondo straordinario per l'occupazione potessero diventare leggi in modo tale da poter spendere mezzo miliardo sui CILO e 3 miliardi sul Fondo straordinario per l'occupazione, ma che in realtà non spendiamo perché il limite ingessato di questa assemblea ha determinato che questi fondi, che pur con difficoltà maggioranza ed opposizione avevano tentato di individuare, non possono essere utilizzati.
Mi auguro che questo richiamo possa essere stimolo per l'assemblea per giungere nei primi mesi del 1989 ad una obiettiva soluzione del problema.
Il Consigliere Amerio ha detto che la proposta di legge sui CILO presentata dal Gruppo comunista grossolanamente ha analogia con il progetto di legge della Giunta. Noi abbiamo velleitariamente la presunzione di dire che quello della Giunta risponde in misura maggiore, ma proprio perché è datato in termini successivi e quindi si colloca su una posizione migliore.
Mi auguro che lo stimolo dato dal collega permetta a questa assemblea di sgessarsi perché come ha diritto il Gruppo comunista tutte le volte che presenta una proposta di legge di indire una conferenza stampa, come ha fatto ad esempio sul fondo straordinario per l'occupazione, mentre l'esecutivo regionale non l'ha fatto, è legittimo che l'abbia anche la Giunta regionale.
Ringrazio per questa opportunità nell'augurio che nelle prossime settimane i contenuti dei due progetti di legge, non essendoci motivi di merito conflittuali, possano fondersi per giungere all'obiettivo finale di dotare la Regione Piemonte di uno strumento legislativo che, comunque sia sarebbe il primo strumento legislativo di una Regione che norma in campo di Centri di iniziative per l'occupazione: merito dell'opposizione, merito modesto, anche dell'esecutivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Non è esattamente una dichiarazione di voto perché siamo in presenza di una prassi che postulerebbe, dopo la discussione generale, l'avvio dell'esame e successiva votazione dell'articolato.
Intendo sostanziare la proposta concreta, che era implicita nell'intervento del collega Amerio, di un non passaggio ai voti e quindi di un ritorno in Commissione della nostra proposta di legge. Questo dimostra lo scopo, che già il collega Amerio ha enunciato e che io vorrei riprecisare, di questo uso della procedura che ci è data dallo Statuto, per richiamare una questione che è assolutamente generale, molto più di quanto hanno colto, con un apparente fair play, ma in realtà con una discreta dose di stizzosità, l'Assessore Cerchio e il Capogruppo democristiano.
Il richiamo della nostra legge non era rivolto, caro Cerchio, contro di te e contro la Giunta, ma intendeva rilevare un problema. Anche su queste cose che sono di carattere generale si conferma una difficoltà enorme di comunicabilità tra di noi! Non è vero che abbiamo i mezzi, come opposizione,in particolare, per far conoscere le nostre opinioni; se abbiamo dovuto far questo è proprio perché non ci sono questi mezzi, quindi la polemica non è contro l'Assessore, perché mi permetto di dire che un Assessore e una Giunta hanno il diritto di proporre le leggi quando ritengono e, in una situazione ordinaria, hanno nient'altro di fare che illustrare le proprie proposte Devo dire che c'è stata una sfumatura nell'atteggiamento del Capogruppo Carletto, e in modo particolare dell'Assessore, che io definisco di piccola stizzosità o ripicca che non sta in piedi rispetto al senso di una questione che è generale e che è quella del lavoro del Consiglio, dei Gruppi e dei Consiglieri che lavorano, del legame necessario e indispensabile da stabilire tra lavoro e minimi elementi di conoscenza.
Questo è il punto! Ed è per questo che l'abbiamo rivolta all'Assessore perché riteniamo che laddove nessun onere ci sia da parte dell'Assessore sia chiaro che forse questioni di stile potrebbero garantire almeno il gioco democratico tra le forze politiche che lavorano rispetto a quelle che non lavorano Tant'è che noi in omaggio alla realtà che intanto si conosce e in omaggio a una dialettica più ricca, solitamente quando sviluppiamo iniziative preesistendo o essendo concomitanti iniziative di altri Gruppi o della Giunta, amiamo dirlo, proprio perché avendo lavorato ci interessa particolarmente, qualora ci siano delle distanze, confrontare i punti di merito differenti che sono quelli che interessano i cittadini e non la bolla di sapone, non il titolo. Se le cose sono addirittura simili insieme si può dare più forza al provvedimento per realizzarlo.
Quindi in questo senso, caro Cerchio, non vale richiamare il passato intanto perché era un po' diverso: mai come oggi le mozioni che abbiamo presentato e la predisposizione di leggi nel campo del lavoro sono il frutto di un impegno centrale. Noi abbiamo rilevato che la situazione è tale che anche solo gli elementi conoscitivi sono assolutamente inferiori allo sforzo, inadeguati, anche ingiusti. Per questo abbiamo voluto fare questo richiamo. Quindi non era tanto una polemica contro l'Assessore o contro altri, quanto l'indicazione di un problema e semmai - mi sia permesso di dirlo non per polemica - qualcosa si poteva cogliere, era una questione di stile. Tra l'altro fui io a sollevare la questione per il modo in cui fu commentata la presentazione del disegno di legge della Giunta. Fu scritto che era stata varata dalla Regione una legge in questo campo quindi si è fatta confusione tra l'iniziativa legislativa, giusta sacrosantamente, di cui veniva data informazione e invece l'attuazione e l'applicazione della legge stessa. Di tempo però ne è passato Ripeto, è questione di stile. Abbiamo bisogno di stile tra di noi? Non lo so. Per fare bene le battaglie ci sarebbe bisogno anche di questo intanto per dare modo, attraverso l'informazione, di selezionare un confronto sul merito invece che evocare stanche e inutili battaglie tra fantasmi che lanciano messaggi a casaccio e pure bolle di sapone.
Sulla questione dell'ingessatura, caro Cerchio, sono ancora più secco nel risponderti. C'è una maggioranza che in quanto tale ha i numeri e le condizioni per far passare i provvedimenti. Su provvedimenti come questo è abbastanza noto che in IV Commissione noi ci impegniamo attivamente, siamo presenti, cerchiamo di fare arrivare a buon fine le leggi. Se però, come in questo caso, i tempi di scarto tra la nostra presentazione e quella della Giunta oltre ad altre ragioni portano a ritardare provvedimenti che si auspicherebbero più rapidi, credo che la causa vada ritrovata all'interno non del Consiglio in generale, ma all'interno di una convinzione che magari è dell'Assessore, ma che forse non è così decisa, motivata, forte in tutta la maggioranza o tale da coinvolgere in tempi i più rapidi possibili l'emanazione di questi provvedimenti.
Nel chiedere esplicitamente che la nostra proposta di oggi ritorni nella sua sede naturale per poterne concludere l'esame e arrivare in aula ho voluto sollevare in maniera anomala questa questione per indicare un problema generale. Non sono assolutamente convinto, né per le risposte immediate né per la disattenzione che si ha verso questi problemi, che tra l'altro ben motivata (mi pare che le regole che stiano imperando siano altre); ne prendiamo atto, continuiamo a non accettarle, non pretendendo di conquistare chissà che cosa; non le accettiamo - come direbbe il giornalista Benedetto "arroccati" dietro ai nostri principi, arroccati dietro a principi che non sono solo nostri, ma di un consorzio più evolutivo e capace. Quindi noi siamo arroccati a queste cose, abbiamo ancora il vantaggio di avere un sistema democratico per...



MONTEFALCHESI Corrado

Rinaldo, non hai bisogno di essere arroccato.



BONTEMPI Rinaldo

Forse non hai capito l'ironia. Bisogna capire il doppio taglio di questa parola. Lo so anch'io che il termine "arroccato" è tremendo, quando si dice arroccato è come dire operaio e antimodernista, è peggio che dire bandito, oggi, nella dialettica politica. Io invece le uso ancora queste parole per l'effetto reale che hanno: l'operaio è un operaio, l'arroccato è uno che è convinto, l'antimodernista è uno che è contro le "bufale" del modernismo, quindi c'è anche un senso di ironia perché l'arroccamento non è tale quando viene detto da uno come me che ha dimostrato come non ce l'avessi con Cerchio. Semmai sono sorpreso che Cerchio l'abbia avuta con noi.



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Bontempi che di fatto ha tirato le conclusioni quindi avevo ragione quando dicevo che sarebbe intervenuto per dichiarazione di voto, perché in questo caso specifico la sua richiesta è il rinvio del provvedimento in Commissione.
Il Regolamento prevede che il Consiglio possa deliberare a maggioranza degli assegnati il rinvio in Commissione su richiesta motivata di almeno tre Consiglieri, affinché la Commissione concluda o effettui l'esame e riferisca al Consiglio entro un termine fissato che non deve superare i 60 giorni.
Pongo pertanto in votazione la proposta di rinviare in IV Commissione il progetto di legge n. 231.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame progetti di legge n. 334: "Norme in materia di accesso alle informazioni e ai documenti amministrativi di carattere ambientale e riguardanti la modificazione del territorio e la salute dei cittadini ed istituzione dell'Ufficio del garante dell'attuazione del diritto di accesso" e n. 324: "Norme per il libero accesso alle informazioni ambientali"


PRESIDENTE

In merito al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge nn. 334 e 324, comunico che sono pervenute alla Presidenza due richieste, una del Consigliere Ala e l'altra del Consigliere Pezzana, il quale oltre ad avere chiesto congedo per la seduta odierna, ha fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio una lettera nella quale chiede il rinvio della discussione sul punto 12) all'o.d.g.
Chiedo al Consigliere Ala se ritiene di affrontare oggi l'argomento.



ALA Nemesio

La risposta è sì, e colgo l'occasione per far notare che la concomitanza di due proposte di legge sull'argomento, di cui una del collega Pezzana, ha provocato nella VII e nell'VIII Commissione e ora in aula notevoli ritardi per quanto riguarda questa proposta di legge.
Ritardi dovuti alle continue assenze del Consigliere Pezzana, per motivi che posso anche ritenere giustificati. Quindi ora non ritengo che vi siano motivi per rinviare la parte che mi riguarda. Voglio far presente che, così com'è strutturata, la mia proposta di legge investe le competenze della Presidenza della Giunta e dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
Trattandosi infatti di informazione, viene riconosciuta una centralità del Consiglio quale garante dell'informazione. Dall'altra parte - nel contempo si investono meccanismi di riorganizzazione degli Assessorati e della Giunta che non investono unicamente l'Assessorato all'ambiente.



PRESIDENTE

L'esame di questo punto è momentaneamente rinviato.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 593 relativo ai finanziamenti per la stampa periodica


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno relativo ai finanziamenti per la stampa periodica sottoscritto dai Consiglieri Martinetti, Carletto Dameri, Gallarini, Tapparo, Petrini, Dardanello, Santoni, Staglianò, Ala Majorino, Fracchia, Villa e Reburdo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che, nell'ambito o in attuazione degli atti legislativi complementari alla legge finanziaria 1989, risultano in preparazione provvedimenti che aggraverebbero fortemente le condizioni in cui opera la stampa periodica, in particolare quella cosiddetta minore o media che, allo stato dei fatti, è solida garanzia di pluralismo e di libera espressione popolare e delle molteplici formazioni sociali del nostro Paese considerato che le nuove normative in preparazione riguarderebbero: modifiche al vigente quadro delle tariffe postali e dei gruppi postali relativi, comportanti in qualche caso 'ritocchi' fino al 1000 d'aumento eliminazione dell'esenzione IVA, con introduzione della tariffa del 4 considerato che tale aggravio di oneri comporterebbe nella gestione della stampa periodica locale gravi difficoltà, in alcuni casi tali da impedire il proseguimento dell'attività editoriale ritenuto, come questo Consiglio ha più volte affermato, nello spirito della stessa norma statutaria (art. 8 dello Statuto), che l'informazione rappresenta presupposto fondamentale della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, oltre che strumento rilevante della formazione democratica osservato che appare inaccettabile un trattamento dal quale derivi, per i periodici locali, una sostanziale differenziazione rispetto ai quotidiani dei quali essi posseggono le caratteristiche fondamentali e con i quali contribuiscono a svolgere capillarmente un ruolo civile e culturale irrinunciabile sottolineato, per quanto concerne le tariffe postali, che le attuali difficoltà del servizio postale non sono per nulla imputabili alla stampa periodica e, per quanto riguarda l'IVA, che l'esenzione in materia peraltro praticata anche da altri Paesi europei, era stata concessa non molti mesi addietro a compenso della diminuzione delle provvidenze per l'editoria.
Quanto sopra premesso e s p r i m e piena solidarietà alle Associazioni della stampa periodica, che difendono le condizioni minime per poter svolgere nell'opinione pubblica italiana la loro specifica funzione, non secondaria ai fini dello sviluppo sociale e democratico del Paese c h i e d e al Parlamento e al Governo che, pur nel quadro di doverose misure per il risanamento della finanza pubblica, siano esclusi provvedimenti che ostacolino la vita della stampa periodica, a cui invece dovrebbe indirizzarsi, da parte dei poteri centrali, un'incisiva azione di sostegno in nome del ruolo ad esse affidato e più volte richiamato nel presente documento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 237: "Disciplina delle situazioni di incompatibilità con lo stato di dipendente regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 237, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Santoni, a cui do pertanto la parola.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge proposto all'esame dell'aula intende disciplinare le situazioni di incompatibilità con lo "status" di dipendente regionale.
La I Commissione ha valutato con grande attenzione il testo oggi proposto, consapevole che le questioni in esso poste sono di grande attualità ed attentamente valutate dall'opinione pubblica. La Commissione prima di licenziare il disegno di legge, ha voluto confrontarsi con i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali, che hanno concordato sull'esigenza, espressa dall'Amministrazione, di offrire il massimo di trasparenza in una materia che per sua natura può prestarsi a strumentalizzazioni nei confronti dell'apparato pubblico. I rappresentanti delle Organizzazioni sindacali hanno apprezzato il lavoro compiuto, al quale hanno peraltro contribuito nel corso di numerosi incontri tecnici con l'Amministrazione, anche se hanno manifestato alcune perplessità e divergenze.
Il disegno di legge risponde innanzitutto alla necessità di superare soprattutto nel senso di chiarire, la normativa in materia di incompatibilità del dipendente regionale, così come statuita all'art. 38 della LR n. 22/74. Quell'articolo, che riproduce parzialmente la normativa statale, non sembra più essere adeguato al ruolo svolto dalla Regione e dagli enti da essa dipendenti. D'altra parte a quella norma se ne sono sovrapposte altre, contenute nei contratti o in specifici atti legislativi della Regione, quali ad esempio la LR n. 10/85 sulle nomine di competenza regionale.
Il disegno di legge si propone dunque di sistematizzare in modo organico la normativa in materia, in modo da evitare il contenzioso interpretativo e per realizzare in concreto quella trasparenza prima richiamata. Per coglierne l'effettiva portata, occorre fare riferimento ad alcuni principi generali in tema di pubblico impiego. Infatti dallo "status" di impiegato pubblico derivano diritti e doveri nei confronti dell'organizzazione.
Tra i doveri dell'impiegato rientra quello dell'esclusività che comporta l'obbligo di dedicare interamente all'ufficio la propria attività lavorativa, intellettuale e materiale, senza distrarre le energie con lo svolgimento di attività estranee a quelle inerenti al pubblico impiego.
Tali attività lavorative - che si ricorda essere vietate come si desume anche dall'art. 60 del T.U. sull'ordinamento degli impiegati civili dello Stato, nonché dagli ordinamenti relativi a tutti i restanti rapporti di pubblico impiego, si concretizzano nell'esercizio di un commercio o industria ovvero di una professione o nell'assumere impieghi alle dipendenze di privati o di altri enti; inoltre si possono configurare come assunzione di cariche, ai sensi della normativa che le disciplina, in società o enti costituiti a fine di lucro. In tal senso, riprendendo quanto normato dal citato art. 60, si esprime il primo comma dell'art. 1 del disegno di legge.
Inoltre è altrettanto chiaro che il divieto di prestare altra attività lavorativa tende a sanzionare non solo la distrazione di energie fisiche e mentali all'attività lavorativa principale, ma anche quelle attività che sebbene in teoria potrebbero non configurarsi come vietate, concretamente incidono, quanto meno in via presuntiva, nell'esercizio delle funzioni cui il dipendente è addetto all'interno dell'organizzazione regionale. In altre parole, l'incompatibilità può configurarsi non solo nell'estrinsecazione di un'attività vietata, ma anche, e forse soprattutto, nello svolgimento di un'attività che si ponga in contrasto con i compiti d'ufficio del dipendente. In tal senso è da intendersi il terzo comma dell'art. 1 del disegno di legge laddove espressamente prevede il divieto di effettuare prestazioni di lavoro ovvero assumere incarichi a favore di terzi qualora ciò pregiudichi l'osservanza dell'orario di lavoro, oppure sia in contrasto con gli interessi della Regione, degli enti da questa dipendenti e delle società a partecipazione regionale o determini situazioni conflittuali rispetto alle funzioni esercitate nell'ambito dell'Amministrazione regionale.
Infine, essendo necessario ed opportuno che l'Amministrazione regionale sia posta nelle condizioni di poter verificare, al fine di poter adottare gli eventuali provvedimenti che si rendano necessari, che l'esercizio di attività estranee ai compiti d'ufficio sia conforme a quanto previsto dalla legge. Pertanto, l'art. 1, negli ultimi due commi, prevede espressamente i mezzi attraverso i quali l'ente viene messo in grado di compiere le valutazioni necessarie.
L'art. 2 prevede espressamente gli unici casi di deroga ai divieti posti dall'art. 1. Infatti, giova osservare come le situazioni configurate in tale articolo sicuramente sarebbero ricomprese nel divieto di accettare cariche in società o enti costituiti a fine di lucro. Peraltro, trattandosi di società o enti di particolare rilevanza, rispetto ai fini istituzionali dell'ente (la norma, infatti, si riferisce a cariche in società o enti la cui nomina sia riservata alla Regione ovvero ai quali lo Stato o la Regione partecipano o comunque contribuiscono), si può ritenere necessaria la presenza nella loro Amministrazione di dipendenti regionali.
Tali deroghe, comunemente ammesse nell'ambito del pubblico impiego (si veda in proposito l'art. 62 del T.U. sugli impiegati civili dello Stato ovvero il vigente art. 38 della LR n. 22/74), appaiono particolarmente significative sotto un duplice profilo. In primo luogo, in quanto si armonizzano con le disposizioni contenute nella LR n. 10/85 concernente le nomine di competenza regionale, laddove si precisa espressamente che l'accettazione di cariche in società o enti la cui nomina sia riservata alla Regione è sottoposta ai vincoli di cui alla LR n. 10/85 stessa.
Ovverosia, la disciplina dell'incompatibilità di cui al presente disegno di legge mantiene fermi i limiti previsti dalla legge regionale di carattere generale sulle nomine, ribadendo il principio che solo nei confronti di quelle nomine che tale legge indica come legittime, in relazione allo "status" di dipendente regionale (vedi art. 12, primo comma, n. 2, seconda parte) può esservi deroga al divieto di carattere generale di assumere cariche in società o enti costituiti a fine di lucro. In secondo luogo, in quanto è fatto espresso richiamo alla necessità di verificare l'assenza di situazioni conflittuali rispetto alle funzioni esercitate dal dipendente nell'ambito dell'Amministrazione regionale; tale riscontro è condizione ineludibile per poter procedere all'assunzione di provvedimenti di deroga ai divieti di carattere generale posti dall'art. 1 del presente disegno di legge.
Disciplinati in tal modo i divieti e le relative deroghe ai casi di incompatibilità, il disegno di legge proposto esamina alcuni casi particolari, introducendo un regime autorizzatorio (inteso come regime volto a rimuovere un ostacolo all'esercizio di determinate attività che il soggetto interessato di per sé avrebbe diritto a svolgere) rispetto all'assunzione di alcuni incarichi, analiticamente descritti al primo comma, punti a), b), c) e d), dell'art. 3, da parte del dipendente regionale.
Il regime autorizzatorio (che investe solo ed esclusivamente i casi previsti dall'art. 3 del disegno di legge e si concretizza nel rilascio preventivo ed espresso, da parte degli organi individuati dalla legge, di un nulla osta all'esercizio di alcune attività) realizza un duplice obiettivo. In primo luogo sancisce il potere dell'Amministrazione regionale di verificare, in forma espressa, la compatibilità di alcuni incarichi con lo "status" di dipendente regionale. In secondo luogo, afferma il principio che, qualora debitamente autorizzata, l'assunzione degli incarichi analiticamente descritti dalla norma è lecita.
A logico corollario di quanto sopra, ne discende il fatto che trattandosi di attività estranea ai compiti d'ufficio del dipendente, lo svolgimento di tali incarichi non può che avvenire al di fuori dell'orario di lavoro e non avvalendosi di strutture (mezzi e personale) regionali. Per contro, il dipendente ha diritto, in quanto attività lecita, a percepire i compensi derivanti dall'espletamento della stessa (si vedano in proposito il secondo, terzo e quarto comma dell'art. 3 in questione). Peraltro, al fine di evitare ingiuste sperequazioni tra il personale regionale, si ritiene opportuno che l'individuazione dei dipendenti da segnalare agli enti che facciano generica richiesta all'Amministrazione regionale di avvalersi della collaborazione di un dipendente della stessa per lo svolgimento di uno di quegli incarichi indicati all'art. 3, avvenga sulla base di uno specifico regolamento che garantisca da un lato l'individuazione di personale dotato di specifica professionalità, in relazione all'incarico da espletarsi, dall'altro una effettiva rotazione nello svolgimento degli stessi.
I successivi artt. 4, 5 e 6 disciplinano le modalità per il rilascio dell'autorizzazione all'assunzione degli incarichi previsti dall'art. 3. In linea di massima il provvedimento autorizzativo è di competenza della Giunta regionale (con l'assenso preventivo dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i dipendenti assegnati allo stesso), in quanto si ritiene tale organo il più indicato a compiere quelle valutazioni soprattutto in merito alla compatibilità rispetto agli interessi della Regione ed all'assenza di situazioni conflittuali, che il disegno di legge proposto pone quali condizioni necessarie al rilascio dell'autorizzazione in questione. Fa peraltro eccezione il caso previsto dall'art. 5 ("Incarichi per collaudi di opere pubbliche") laddove si prevede che tale competenza sia demandata al Presidente della Giunta regionale o Assessore suo delegato. Infatti, in questo specifico caso si è già in presenza di uno specifico regolamento (promulgato con DPGR del 24 aprile 1985, n. 3787) che, nel disciplinare le modalità di formazione e di tenuta dell'albo dei Collaudatori, previsto dall'art. 22 della LR 21/3/1984, n. 18 ("Legge generale in materia di opere e lavori pubblici"), individua, all'art. 10 nel Presidente della Commissione per la formazione e la tenuta di tale albo, ossia il Presidente della Giunta o Assessore suo delegato, il compito di indicare agli enti richiedenti i collaudatori di un'opera pubblica.
Il successivo art. 7 ("Incarichi su designazione delle Organizzazioni sindacali") chiarisce il rapporto tra incompatibilità ed esercizio dei diritti sindacali. La norma prevede che l'esercizio delle funzioni sindacali non è sottoposto, da parte dell'ente, ad alcun tipo di controllo sul merito dell'attività esercitata, purché tale esercizio avvenga all'interno della disciplina dettata sulle aspettative e i permessi sindacali. Nel caso di incarico assunto su designazione delle Organizzazioni sindacali e, pertanto, svolto avvalendosi della disciplina sopraccitata, l'Amministrazione regionale non ha il potere di sindacare in merito alle scelte operate dalle Organizzazioni sindacali stesse, dovendosi limitare a registrare, qualora formalmente corretta, l'assenza del dipendente per motivi connessi all'esercizio di diritti sindacali.
L'art. 8 ("Nomina a cariche in società o enti") rappresenta l'estrinsecazione, anche rispetto a tali fattispecie, del principio di carattere generale secondo il quale ogni tipo di attività che non rientra tra i normali compiti d'ufficio del dipendente regionale deve svolgersi al di fuori dell'orario di lavoro e comporta il diritto a percepire l'eventuale compenso. Significativa appare, peraltro, la previsione che solo in questo caso, stante la stessa relazione tra le funzioni cui viene incaricato il dipendente e l'interesse dell'ente, il dipendente stesso qualora ci sia inconciliabilità con un efficace esercizio delle funzioni espletate nell'ambito dell'Amministrazione regionale, possa essere posto in congedo straordinario non retribuito, ai sensi dell'art. 19, terzo comma della LR n. 74/79.
Gli artt. 9 e 10 definiscono compiutamente la disciplina generale delle situazioni di incompatibilità (intesa nel senso in cui si è detto) raccordandola con le altre norme, relative allo stato giuridico del personale regionale.
Infine, l'ultimo articolo prevede l'espressa abrogazione dell'unica norma che fino ad ora disciplinava l'intera materia relativa all'incompatibilità ossia l'art. 38 della LR n. 22/74 (così come integrato dalla LR n. 47/79), nonché - trattandosi di normativa di carattere generale di ogni altra norma, anche contenuta in leggi di settore, in contrasto con le disposizioni contenute nel presente disegno di legge.
Nel rassegnare al voto dell'aula il presente disegno di legge credo non vada sottaciuto lo sforzo di chiarezza compiuto, pur consapevole dei limiti che ancora possono permanere e che dovranno essere affrontati con una diversa normativa statale. Occorre infatti rendersi conto di quanto sia mutato il segno dell'intervento pubblico rispetto ai tempi del DPR n. 3/57 e da allora lo sforzo per innovare e chiarire va fatto tutto ed in tempi rapidi anche al fine di evitare le situazioni di fatto che possono rappresentare da una parte "sacche" di privilegio e dall'altra rendere difficile il lavoro di personale qualificato che oggi più che mai va mantenuto nella sfera pubblica.
La I Commissione nella seduta dell'1/7/1987, dopo i contatti con le Organizzazioni sindacali e gli approfondimenti di cui alla prima parte della presente relazione, ha approvato a maggioranza il disegno di legge in esame e ne raccomanda l'approvazione al Consiglio.
La I Commissione ha esaminato con attenzione questo progetto di legge al quale ha apportato gli emendamenti che ha ritenuto consentissero alla legge di essere più funzionale e comprensibile. Riteniamo sia uno strumento di chiarezza nel rapporto tra Regione e propri dipendenti che non potrà che essere utile proprio perché non ci siano situazioni di equivoco che, non conosciute, potrebbero danneggiare i dipendenti stessi. E' per questo motivo che la I Commissione ha approvato il progetto di legge e ne raccomanda l'approvazione all'aula.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Santoni è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questo disegno di legge, come già il collega Santoni ha ricordato, ha avuto vita complessa e difficile nel senso che viene oggi in aula dopo essere stato approvato il primo luglio dalla I Commissione. Certo, c'è stata la pausa feriale, ma subito dopo l'attività del Consiglio regionale è ripresa. E' vero che nel momento del licenziamento da parte della I Commissione c'era ancora l'esigenza di sentire da parte delle Organizzazioni sindacali se vi erano eventuali ulteriori proposte di modifica da apportare al disegno di legge.
Va detto per onestà che la relazione è stata predisposta da un ex collega del Consiglio regionale e che quindi il Consigliere Santoni non porta responsabilità in ordine alle cose che sono scritte in questa relazione, che riteniamo dia il segno delle preoccupazioni complessive che hanno portato a fatica questo disegno di legge in aula.
Questo disegno di legge è stato modificato in molte parti a seguito del confronto in Commissione, ma pur tuttavia, secondo noi, contiene ancora una serie di questioni che non ci convincono.
Si dice nella prima pagina della relazione: "Tra i doveri dell'impiegato rientra quello dell'esclusività che comporta l'obbligo di dedicare interamente all'ufficio la propria attività lavorativa intellettuale e materiale, senza distrarre le energie con lo svolgimento di attività estranee a quelle inerenti al pubblico impiego". Si tratta di affermazioni enfatizzate che richiamo perché danno il senso che percorre tutto il disegno di legge. Più avanti addirittura si dice: "Inoltre è altrettanto chiaro che il divieto di prestare altra attività lavorativa tende a sanzionare non solo la distrazione di energie fisiche e mentali all'attività lavorativa principale, ma anche quelle attività che sebbene in teoria potrebbero non configurarsi come vietate, concretamente incidono quanto meno in via presuntiva, nell'esercizio delle funzioni cui il dipendente è addetto all'interno dell'organizzazione regionale".
In altre parole, l'esercizio di attività incompatibile può configurarsi non solo nell'intrinsecazione di un'attività vietata, ma anche, e forse soprattutto, nello svolgimento di un'attività che si ponga in contrasto con i compiti d'ufficio del dipendente. In tal senso è da intendersi il terzo comma dell'art. 1 del disegno di legge che così recita: "E' altresì fatto divieto al personale dipendente della Regione di effettuare prestazioni di lavoro, ovvero assumere incarichi a favore di terzi qualora ciò pregiudichi l'osservanza dell'orario di lavoro, oppure sia in contrasto con gli interessi della Regione, degli enti da questa dipendenti e delle società a partecipazione regionale o determini situazioni conflittuali rispetto alle funzioni esercitate nell'ambito dell'Amministrazione regionale, tali ritenute dalla Giunta regionale".
Si pone qui un primo problema: o le attività sono vietate oppure non ci può essere una interpretazione, oltretutto di un soggetto, la Giunta regionale, che in modo esaustivo definisce le compatibilità o le incompatibilità in ordine alle funzioni da esercitare.
All'art. 4 si pone un problema che forse noi stessi abbiamo sottovalutato nel momento della discussione in Commissione. L'art. 4 sottotitolato: "Partecipazione a Commissioni", così recita: "La partecipazione alle Commissioni di cui alla lett. a) del precedente articolo è autorizzata dalla Giunta regionale (è quindi sempre la Giunta regionale il soggetto che determina la compatibilità o meno), con l'assenso preventivo dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i dipendenti assegnati allo stesso". Il problema che si pone è di decidere se l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale è in grado di applicare una legge così come lo è la Giunta, almeno per quanto riguarda il dipendente che opera in Consiglio regionale, quindi non vedo la necessità di un doppio passaggio, cioè che l'Ufficio di Presidenza dà un assenso preventivo dopodiché l'autorizzazione viene data da parte della Giunta. Ma c'è di più: sempre al primo comma dell'art. 4 si dice ancora: "La Giunta regionale, sulla base di apposito regolamento, può delegare l'esercizio della competenza di cui sopra al Presidente della stessa o ad un Assessore".
Voi capite che c'è qualche cosa che non funziona. La Giunta regionale sarebbe il tutto e pur dando la delega ad un Assessore, comunque all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, nemmeno per quanto riguarda il proprio personale, queste facoltà non vengono date.
L'art. 5, ultimo comma, reca: "Il Presidente della Giunta regionale ovvero un Assessore suo delegato, previo assenso preventivo dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i dipendenti assegnati allo stesso procede, valutata la compatibilità con lo stato di dipendente regionale ai sensi del precedente art. 3, all'individuazione del nominativo del dipendente da segnalare all'ente richiedente per la nomina a collaudatore scegliendolo fra quelli iscritti nell'apposito albo previsto dall'art. 22 della LR 21/3/1984, n. 18".
A questo proposito ci sarebbero molte cose da dire nel senso che vorremmo sapere se questo albo esiste e se è già in funzione, perché la sensazione che abbiamo è che questi albi, che la legge richiama come esigenza dell'organizzazione, non funzionino molto bene.
Porto un esempio concreto che non c'entra nulla con la discussione che stiamo svolgendo su questa legge. Mi riferisco alle lettere di queste ultime settimane inviate dalle Organizzazioni sindacali, che peraltro abbiamo avuto modo di leggere, in ordine alle metodologie con cui si autorizzano dipendenti della Regione Piemonte, in particolare dell'Assessorato alla sanità, a partecipare allo svolgimento di concorsi che pare essere questione che riguarda solo alcuni dipendenti, quelli cioè ritenuti idonei a poter svolgere questo tipo di funzione e di ruolo. Si tratta quindi di decidere che una volta predisposti gli elenchi, ci siano delle reali garanzie di rotazione in modo da garantire la partecipazione della stragrande maggioranza dei dipendenti e di tutti coloro comunque che sono in possesso dei requisiti necessari per poter svolgere queste competenze.
Infine, all'art. 7 c'è una questione che riguarda gli incarichi su designazione delle Organizzazioni sindacali che non sono riuscito a capire e vorrei dall'Assessore o da altri colleghi una spiegazione: "Qualora l'assunzione di incarichi conferiti dallo Stato o da enti pubblici compresa la Regione Piemonte, o di interesse pubblico, avvenga su designazione delle Organizzazioni Sindacali, il dipendente regionale, in deroga alle disposizioni di cui alla presente legge, non deve essere autorizzato dall'Amministrazione regionale. In tal caso trovano applicazione le disposizioni relative alla disciplina sulle aspettative e i permessi sindacali".
Forse sono io che non riesco a cogliere la questione, ma sulla base di criteri che ho richiamato e che la relazione si sforza di mettere in luce che sono criteri fondamentali, addirittura riguardano il pensiero del dipendente regionale (scusate la battuta), ritengo vi sia un'esigenza di controllo - se così va intesa - anche degli impegni, oppure sono solo quelli che riguardano un tipo di impegno che prevede il distacco o la messa in aspettativa del personale regionale? Se è così il problema che sto ponendo non ha senso, ma se riguarda, invece, più complessivamente tutta la partita, credo che qualche chiarimento rispetto a questa norma vada fornito nel senso che forse qui comunque esiste la necessità di esprimere da parte della Regione una valutazione in ordine al ruolo che viene richiesto al personale in questione.
Ho posto una serie di questioni, ma ce ne sarebbero tante altre. E' una legge che noi stessi abbiamo dimenticato strada facendo essendo passati sei mesi dall'ultima volta che l'abbiamo discussa, però a me pare che si tratti di questioni di un certo significato. Lo spirito complessivo della legge tende da un lato a garantire un controllo maggiore e dall'altro a dare più tranquillità al modo con cui si normano queste questioni all'interno dell'Amministrazione regionale. Ci pare però che lo sforzo compiuto in I Commissione che, ripeto, è pur stato positivo, lascia ancora una serie di debolezze o comunque di dubbie interpretazioni, il che ci fa dire che se non verranno chiarimenti precisi e puntuali, questo progetto di legge non potrà vedere il nostro assenso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Al di là di alcune questioni che il collega Avondo poneva e sulle quali l'Assessore darà qualche risposta, cercherò anch'io, in questa situazione un po' imbarazzante che vede in aula dei provvedimenti dei quali ero responsabile in veste di Assessore e rispetto ai quali adesso invece intervengo in qualità di Capogruppo della DC, di dare dei chiarimenti. Mi scuso con i colleghi, in particolare con l'Assessore Brizio, se qualche volta do risposte che dal punto di vista istituzionale competono più all'Assessore che non al sottoscritto.
Quello in esame tra l'altro è un provvedimento antichissimo, risale infatti all'1/7/1987; da un anno e mezzo è stato approvato dalla Commissione, ho avuto l'opportunità in più occasioni di chiederne l'iscrizione all'o.d.g. del Consiglio e di lamentarmi del fatto che ci fosse scarsa attenzione da parte del Consiglio su un provvedimento che a me invece pareva importante per migliorare le condizioni di trasparenza all'interno della Regione. Trasparenza nel senso che oggi questa materia è disciplinata dalla LR n. 22/74, normativa più rigida, più rigorosa e più restrittiva per il dipendente rispetto alla normativa statale che da allora ad oggi è intervenuta.
In questo anno e mezzo è circolata la convinzione, errata, che con questo provvedimento si limitassero le possibilità dei nostri dipendenti di svolgere delle funzioni al di fuori di quelle di dipendente della Regione.
E' un'interpretazione errata perché con questo provvedimento ci attestiamo sul livello di quello nazionale e quindi rendiamo coerente la legislazione regionale a quella nazionale alleggerendo alcune rigidità che oggi sono contenute nella LR n. 22/74. Le Organizzazioni sindacali su questo provvedimento avevano espresso alcune considerazioni nel corso della trattativa che feci come Assessore e nell'audizione che la I Commissione fece con le Organizzazioni sindacali; queste svolsero alcune osservazioni che furono accolte dalla Giunta e dalla Commissione, perciò ritengo che il testo così come è giunto in aula sia condiviso un po' da tutti. Immagino che non sia condiviso o comunque non sia visto bene da chi pensa all'interno di una legislazione non coerente fra il livello nazionale e quello regionale, di poter trovare degli spazi per le cosiddette furbizie.
Con l'approvazione di questo progetto di legge, ci auguriamo che il Governo lo approvi, le eventuali furbizie finiranno perché ci sono condizioni legislative tali da consentire che i dipendenti della Regione svolgano soltanto le funzioni loro consentite e non altre.
Da questo punto di vista credo che la Giunta, e per essa l'Assessore farà bene ad avviare, dopo che questo progetto di legge sarà diventato legge, qualche verifica a campione all'interno della Regione senza criminalizzare nessuno, senza turbare gli stati d'animo del personale attraverso indagini o inchieste fatte al mattino alle ore 8,15, come si fece una volta in questa Regione con un blitz che sapeva molto di atteggiamento poliziesco, ma che poi alla fine, purtroppo, dal punto di vista concreto, fruttò poco; l'unico fatto concreto è stato che l'allora Assessore è andato sui giornali ed è apparso apparire come il nuovo manager di questa Regione che doveva risolvere tutti i problemi.
Non sono questi i sistemi che noi richiamiamo.
Noi richiamiamo, Assessore, l'esigenza, ogni tanto, di far capire alla struttura regionale, come per tutti i lavoratori di questo mondo, che ci sono diritti, ma anche dei doveri, che ci sono delle cose che sono consentite ed altre che non lo sono, per cui quando i dipendenti regionali vanno a svolgere funzioni che esulano da quella di dipendente regionale devono comportarsi secondo la normativa vigente.
Il Consigliere Avondo ha sollevato, tra gli altri, il problema di come la Regione sceglie i suoi dipendenti per questi incarichi, dal collaudo alla partecipazione a Commissioni di concorso o quant'altro Da questo punto di vista alcuni passi avanti sono stati fatti in questi anni, ma bisogna farne qualcuno in più. Abbiamo fatto qualche passo avanti nella sanità, per esempio, dove fino a qualche anno fa le scelte venivano davvero fatte sulla base di indicazioni che l'Assessore dava, tenendo conto...



ACOTTO Ezio

Non c'erano concorsi!



CARLETTO Mario

Cosa vuol dire "non c'erano concorsi"?



ACOTTO Ezio

Dalla legge di sanatoria in avanti la sanità è rimasta ferma per anni a causa dei concorsi.



CARLETTO Mario

Ma io non ho detto che i concorsi c'erano nel 1942! Io non ho parlato di date. Io non ho parlato di legislature, ho detto che noi abbiamo visto delle situazioni in base alle quali effettivamente, per esempio nel settore della sanità, c'era un impegno particolare di qualche dipendente in queste Commissioni di concorso. E' certo che ciò è derivato dalla professionalità di queste persone, ma la professionalità è sempre stata in Regione il punto di riferimento fondamentale e quindi mai è successo, o raramente per sbaglio è successo, di aver mandato delle persone senza professionalità a far parte di Commissioni concorsuali. Ricordo di aver scritto, come Assessore al personale, una lettera al Presidente della Giunta e all'Assessore alla sanità di allora, in cui chiedevo che ci fosse una turnazione nel senso proprio richiesto dal collega Avondo sulla base di elenchi di dipendenti che hanno le professionalità per poter partecipare a Commissioni di concorso.
Ho citato la sanità perché è un settore dove, a partire dalle leggi di sanatoria, ci sono le Commissioni di concorso. La stessa cosa deve essere fatta, a mio giudizio, in altri settori; penso ad esempio ai collaudi.
L'Assessore al personale attiverà i colleghi Assessori competenti (il collega Mignone per quanto riguarda i collaudi) per predisporre gli elenchi e quindi garantire una rotazione, perché anch'io ritengo non sia appannaggio di un pezzo della Regione fare certe cose, perché ci sono altri dipendenti che hanno la stessa professionalità e lo stesso titolo di studio che, per il fatto che operano nelle strutture di un altro Assessorato magari non hanno mai avuto l'opportunità di esprimere la loro professionalità. E' quindi giusto fare questi elenchi di professionalità per poter affidare questi compiti attraverso una rotazione.
L'altra osservazione che il collega Avondo faceva rispetto all'art. 7 per quanto riguarda gli incarichi su designazione delle Organizzazioni sindacali, mi pare di poter dire - mi scusi l'Assessore Brizio se rispondo io che è una questione corretta nel senso che quando un dipendente assume un incarico in quanto rappresentante delle Organizzazioni sindacali va sul monte ore delle Organizzazioni sindacali. I colleghi sanno che le Organizzazioni sindacali hanno un monte ore loro assegnato che viene autogestito dalle tre sigle sindacali e quindi mi sembra corretto scriverlo nell'articolato in modo che si sappia che quando si svolge una di queste funzioni come rappresentanza sindacale si utilizza il monte ore assegnato alle Organizzazioni sindacali oppure si utilizza l'istituto dell'aspettativa.
La questione del conflitto posta dal Consigliere Avondo credo riguardi la Giunta.



AVONDO Giampiero

Il problema che io ho posto è un altro, cioè perché solo la Giunta? Addirittura si dice che per certi aspetti c'è un Assessore delegato invece, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, tanto per fare un esempio deve solo esprimere un parere.



CARLETTO Mario

Probabilmente questa questione nasce dal fatto che la gestione del personale del Consiglio è affidata all'Ufficio di Presidenza, anche se abbiamo un ruolo unico del personale.



FRACCHIA Mario

Scindiamoli questi due ruoli!



CARLETTO Mario

Questa è una scelta sulla quale ci si confronterà. C'è l'esigenza di avere un'unica politica del personale, collega Fracchia, finché resta il ruolo unico.
Sono d'accordo di scindere i due ruoli con il collega Fracchia che adesso è seduto su uno scalino più alto, ma se fra qualche tempo scenderà su uno scalino più basso forse dirà che è giusto che ci sia un ruolo unico.
Il ruolo unico garantisce una politica del personale univoca, bisogna quindi fare attenzione, è un problema delicato. Se lo scindessimo in due ruoli ci sarebbe il rischio, per tutta una serie di ragioni che non sto a spiegare, che si possano determinare non dico due status, ma quanto meno due politiche differenti con tutti gli effetti che ne conseguono. Sono dell'opinione, anche oggi che non sono più Assessore al personale, che è più opportuno un ruolo unico, con l'attenzione e il rispetto che la Giunta ha sempre avuto nei confronti dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio che nell'ambito delle sue competenze, ha potuto gestire per quanto riguarda gli aspetti quotidiani il personale che lavora in Consiglio.
Lascio all'Assessore valutare (non so se il Consigliere Avondo tradurrà questa richiesta in un emendamento) se ritiene l'Ufficio di Presidenza delegato a svolgere, per i dipendenti del Consiglio, questa funzione. Si tratta di obiezioni alle quali la Giunta può sicuramente rispondere.
Vorrei però richiamare i colleghi sul portato di tutto il provvedimento: un portato al quale annetto grande importanza perch consente davvero alla Giunta e all'Assessore al personale di disporre di una legislazione coerente tra il livello statuale e quello regionale per poter gestire questa parte della politica del personale che è delicata e che va gestita non solo con prudenza e buon senso, ma anche con incisività per evitare abusi.
E' un provvedimento che, finalmente dopo un anno e mezzo, giunge in aula e che noi voteremo con piacere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, questo disegno di legge tende a fare chiarezza in una situazione che presentava aree d'ombra e di incertezza dando finalmente a tutti i dipendenti elementi di riferimento certi che però non sono sufficienti se restano scollegati da un meccanismo di rispetto degli stessi. Questa è la chiave di volta altrimenti, trovandoci di fronte ad un sistema complesso del personale di cui è difficile cogliere il bandolo della matassa, non si riesce ad attuare un livello adeguato di rispetto della norma. In questo caso non possiamo solo essere soddisfatti della norma che probabilmente tecnicamente è soddisfacente rispetto agli obiettivi, ma dobbiamo anche pensare al livello di rispetto per poterla far diventare davvero un elemento valido.
Questa norma recupera, rispetto all'art. 28 della LR n. 22/74, una situazione di un certo qual disordine, mi si consenta questo eufemismo, e probabilmente con l'attuazione dei dettati di questo disegno di legge si arriverà a una situazione di chiarezza.
Così come è impostato diventa, non so se è corretto dirlo, più permissiva, certamente allarga le maglie, pur precisandole ed è un aspetto di per sé valido, anche se - ne siamo certi - così come è configurata la norma colpirà alcuni meccanismi di privilegio che si sono cristallizzati nel tempo. Questi meccanismi di privilegio possono trovare, senza avere un carattere punitivo dell'intervento, una loro armonizzazione all'interno dei dettati della norma che va a regolare, non solo con la norma stessa, ma anche con altri comportamenti, la partecipazione alle Commissioni di concorso e ai collaudi, legata alla professionalità e che deve avvenire a rotazione in modo da evitare il formarsi di caste o di meccanismi di privilegio particolare.
Devo anche sottolineare che non solo ci trovavamo in un ambiente legislativo basato sull'art. 38 della LR n. 22/74, ma eravamo anche in presenza di un riferimento importante e cioè il fatto che i contratti introducono il concetto di onnicomprensività del salario. Questo elemento è importante per evitare che si snaturino alcuni percorsi del personale di un ente pubblico, in questo caso dell'istituto regionale, per evitare spiacevoli situazioni di disuguaglianza, forse anche di discriminazione non voluta.
Il disegno di legge rappresenta un apporto rilevante per fare chiarezza. Dev'esserci però la volontà formale del rispetto dell'attuazione altrimenti si rischia di lasciare inalterata la situazione, ponendo probabilmente dei picchetti sul terreno, ma non recuperando quella situazione di disordine cui ho fatto cenno prima.
Il Gruppo socialista darà quindi voto favorevole a questo disegno di legge con la raccomandazione di tener conto che non si tratta solo di un problema di norma, ma anche di volontà di attuazione di adeguato livello.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio per la replica.



BRIZIO Gian Paolo, Assessore al personale

La replica sarà molto breve perché già il dibattito ha chiarito il significato di questo provvedimento. Il lungo iter in I Commissione (in quella fase ero in veste di Commissario e il Consigliere Carletto di Assessore) lo ha portato ad una definizione soddisfacente, come appare proprio dal dibattito odierno.
Si toglie un'area di incertezza molto grande, che ha un riflesso non soltanto per la gestione del personale, quindi per chi coprirà l'incarico pro tempore della gestione del personale come Assessore, ma che costituisce anche oggettivamente un elemento di chiarezza e di trasparenza utile per quanto riguarda le critiche che talvolta vengono fatte alla pubblica amministrazione.
A proposito delle osservazioni specifiche fatte sul problema degli incarichi, ho già detto ieri quando si parlava delle Commissioni di concorso (adesso il tema si allarga ai collaudi) che c'è la volontà di estendere gli incarichi a più dipendenti ed avviare le necessarie rotazioni a tutti i livelli avendo presente che, per i collaudi e per taluni tipi di intervento, è necessaria la formazione di un albo, e che comunque l'appartenenza a determinati uffici comporta un'esperienza professionale e una specializzazione della quale non si può non tenere conto.
Pur con questi limiti, il discorso deve comunque essere affrontato per arrivare ad una soluzione di allargamento con le garanzie della necessaria competenza e professionalità, che non è riconoscibile nel solo titolo di studio.
Per le osservazioni specifiche formulate, specialmente agli artt. 7 e 10, già il dibattito ha fornito delle risposte attraverso le dichiarazioni del Consigliere Carletto che è il proponente del disegno di legge.
L'art. 7 fa riferimento ad incarichi che vengono affidati su designazione delle Organizzazioni sindacali e quindi o riguardano il monte delle Organizzazioni sindacali o l'interessato si avvale dell'istituto dell'aspettativa.
Per quello che riguarda l'art. 10, il problema dell'onnicomprensività ed il legame alla legge approvata ieri, si deve avere presente che questo caso riguarda esclusivamente un problema di partecipazione come Regione presso altri enti, quindi l'osservazione del collega Avondo mi pare superata.
Per quello che riguarda l'art. 4 sono disponibile a valutare un emendamento in proposito che chiarisca l'utilizzo della figura dell'Ufficio di Presidenza per quello che concerne il Consiglio, perché se è vero che il ruolo è unico è anche vero che ci sono funzioni differenziate, per cui la disponibilità della Giunta a valutare questo emendamente esiste.
E' stato presentato un testo di emendamento, che presuppongo abbia il consenso di tutti, il quale prevede di sostituire il primo comma dell'art.
4 con il seguente: "La partecipazione alle Commissioni di cui alla lett. a) del precedente articolo è autorizzata dalla Giunta regionale. La Giunta regionale, sulla base di apposito regolamento, può delegare l'esercizio della competenza di cui sopra al Presidente della stessa o ad un Assessore ovvero all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i dipendenti assegnati allo stesso".
In definitiva, ritengo che si tratti di un provvedimento importante che fa chiarezza sia sotto il profilo gestionale sia sotto quello della trasparenza di comportamento della pubblica amministrazione, elemento non inutile in un momento come l'attuale.



PRESIDENTE

Ha chiesto ancora la parola il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Chiedo alla Presidenza di sospendere i lavori visto che sono in corso alcune riunioni.
Chiedo inoltre che si tenga una riunione dei Capigruppo durante la quale la Giunta relazioni sulle ultime vicende Promark, perché abbiamo all'o.d.g. il provvedimento di azzeramento e ricapitalizzazione del capitale sociale della Promark e sugli organi di informazione abbiamo rilevato che da parte della Provincia ci sono state delle difficoltà nell'approvare un provvedimento analogo.
Il Gruppo DC, come tutti gli altri Gruppi, ha l'esigenza di capire meglio i fatti delle ultime ore per poter assumere una decisione.



PRESIDENTE

Il Gruppo comunista ha fatto una richiesta analoga.
Se il Presidente Rossa e il Presidente Beltrami saranno d'accordo la riunione dei Capigruppo potrà svolgersi oggi pomeriggio prima dell'inizio dei lavori.
L'esame dell'articolato è pertanto rinviato alla sessione pomeridiana.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 16)



ROSSA Angelo



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo hanno lavorato bene e quindi il ritardo che si è accumulato lo recupereremo in termini di proposte concrete da inserire nella discussione.
Poiché è stata esaurita la discussione generale sul progetto di legge n. 237, procediamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dall'Assessore Brizio: il primo comma è sostituito dal seguente: "La partecipazione alle Commissioni di cui alla lett. a) del precedente articolo è autorizzata dalla Giunta regionale. La Giunta regionale, sulla base di apposito regolamento, può delegare l'esercizio della competenza di cui sopra al Presidente della stessa o ad un Assessore ovvero all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i dipendenti assegnati allo stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 334 (seguito e rinvio)


PRESIDENTE

Torniamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 334, la cui iscrizione è stata richiesta ai sensi dell'art. 32 quarto comma, del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Questa mattina il Consigliere Ala aveva chiesto un momentaneo rinvio.
Il Regolamento prevede che su richiesta motivata della Commissione o di tre Consiglieri il Consiglio può deliberare con la maggioranza degli assegnati di rinviare l'argomento in Commissione perché concluda o effettui l'esame e riferisca al Consiglio entro un termine fissato che non deve comunque superare i 60 giorni.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Vorrei sottoscrivere verbalmente, con altri due Consiglieri, questa proposta di rinvio. Intendo però brevemente motivare perché ho ritenuto opportuno, dopo tantissimo tempo che questa proposta era stata presentata richiamarla comunque in aula ed avviare questo tipo di procedura.
L'argomento questa mattina era stato introdotto e immediatamente sospeso. Desidererei la presenza in aula del Presidente della Giunta e del Presidente della Commissione competente proprio perché vorrei sottolineare come un provvedimento del genere rientri, a mio avviso, all'interno di quel processo di autoriforma che il Consiglio regionale intende attuare.
Il titolo della proposta di legge è molto lungo e vorrei che qualcuno ne trovasse uno più breve, ma richiama l'esigenza dell'attuazione concreta (per una dichiarazione di principio sarebbe stata sufficiente un ordine del giorno che sarebbe stato votato all'unanimità senza che nulla cambiasse) - dell'art. 14 della legge n. 349, che è la legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente. Una legge molto importante, che stabilisce anche il diritto di accesso all'informazione ambientale. Questa proposta di legge si propone di rendere effettivamente operante questa garanzia di accesso, chiarendo che le informazioni di carattere ambientale non riguardano soltanto l'Assessorato all'ambiente, ma una serie complessa di competenze: Assessorato alla sanità, Assessorato ai trasporti, Assessorato alla pianificazione territoriale, e come tale mette in moto un meccanismo di modificazione del modo di rapportarsi della Giunta nel suo complesso postula l'esigenza di "glasnost" rispetto ai cittadini.
Nella mia proposta di legge richiamavo un provvedimento di legge della passata legislatura a livello nazionale, dell'allora Governo Craxi, tra l'altro illustrato a Torino nel corso di una Conferenza dell'ANCI, a cui erano presenti alcuni Consiglieri regionali. In quella proposta di legge si richiama la necessità non solo di garantire il diritto di accesso, ma anche che questo diritto venga garantito attraverso alcune modificazioni incisive all'interno delle procedure seguite per determinare gli atti amministrativi da parte dei vari enti locali.
L'argomento del diritto di accesso e delle modifiche nelle procedure amministrative si colloca all'interno delle procedure di autoriforma che questa Regione aveva scelto. Si tratta di una materia delicata, tale da non poter essere di pura competenza della Giunta o demandata ai singoli Assessori. La proposta di legge, trattandosi di materia statutaria attribuisce pertanto all'Ufficio di Presidenza una sorta di controllo e garanzia su questa vicenda. E' cioè l'Ufficio di Presidenza che deve garantire e tutelare il diritto di accesso, che va dalla sanità ai problemi ambientali in senso stretto.
La parte successiva della proposta di legge cerca di individuare una figura che abbia le stesse prerogative del Difensore Civico e che sia in grado di articolare e rendere coerentemente possibile questo diritto all'accesso. Sono infiniti i casi in cui questo diritto all'accesso, che è sancito attualmente da varie leggi anche regionali, non viene assolutamente tutelato. I casi riguardano quanto previsto dall'articolo relativo al controllo partecipativo della legge n. 56, che viene in vari modi ostacolato dai Comuni e dal già citato art. 14 della legge n. 349. Dopo varie trattative, a seguito di un mio emendamento, questo diritto di accesso è presente anche nella LR n. 18, in attuazione del DPR n. 915, che contiene le prime norme relative allo smaltimento dei rifiuti.
Tutte queste norme sparse all'interno della nostra legislazione, sia regionale che nazionale, non hanno prodotto tangibili effetti di alcun genere, per cui ritengo necessaria una forma di garante che renda possibile e concreto questo diritto all'informazione. Il fatto che il garante debba essere previsto deriva dalla negativa esperienza legata alle uniche due Regioni, Lombardia e Lazio, che hanno normato il diritto all'accesso. Le leggi di queste due Regioni sono rimaste praticamente pure dichiarazioni di intenti che finiscono per annegare all'interno di complessissime trafile burocratiche tra il rapporto cittadino e pubblica amministrazione in merito ai diritti e all'accesso. Quindi non è il caso di ritornare sui dati dell'inquinamento radioattivo post-Chernobyl, che era il caso più rilevante quando venne prodotto questo testo di legge. Sugli attuali dati dall'inquinamento delle falde idriche ai dati relativi alle aziende a rischio o alle autorizzazioni alle discariche e ai trasporti di rifiuti, è necessario che la Regione, con un provvedimento di carattere statutario decida che d'ora in avanti il rapporto con i cittadini deve essere diverso.
Quindi raccomando questo testo, per una rapida discussione ed approvazione all'VIII Commissione, tenendo conto che la VII Commissione aveva già espresso parere favorevole su questo provvedimento, e all'Ufficio di Presidenza che prego di seguire attentamente questa vicenda. Qualora questa legge venga approvata, verrà investito direttamente della questione.
Chiedo pure di sottoscrivere con me la richiesta di rinvio alla Commissione competente ai Consiglieri Santoni e Montefalchesi.



PRESIDENTE

I Consiglieri Santoni, Montefalchesi e Staglianò sottoscrivono insieme al Consigliere Ala la richiesta formale di rinvio alla Commissione competente dell'esame del progetto di legge n. 334.
Pongo in votazione tale richiesta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 1021: "Criteri per l'assegnazione di personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale a seguito di soppressione di posto: art. 21, punto b), DPR 20/5/1987 n. 270"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 1021, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Il testo è stato licenziato a maggioranza dalla V Commissione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Olivetti. Ne ha facoltà.



OLIVETTI Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il testo che è stato presentato soddisfa le attese di una regolamentazione adeguata di una situazione che prima era lasciata ad un'interpretazione non sempre univoca di un testo di legge. Giustamente l'Assessorato alla sanità ha ritenuto opportuno regolamentare attraverso questa deliberazione le norme da seguire per l'assegnazione di posti che si siano resi vacanti dopo la soppressione di un servizio nell'ambito di una USSL.
Il punto più controverso di questa deliberazione, che mi pare per abbia alla fine soddisfatto le attese, era quello che nella sua primitiva stesura faceva riferimento a posti corrispondenti in altre UU.SS.SS.LL.
che per numero di popolazione assistita e consistenza del volume di attività della divisione del servizio fosse simile a quella di precedente appartenenza. E' parso giusto a livello della V Commissione modificare questi criteri e privilegiare in prima battuta soprattutto criteri che facessero riferimento alla professionalità e non solo o prevalentemente al numero della popolazione assistita, in quanto questa potrebbe essere ininfluente rispetto alla qualificazione professionale di chi opera in un posto nell'ambito di una USSL. In questi termini è già stata fatta la modificazione che recita esattamente: "nell'ambito di un posto di corrispondente profilo che per volume di attività e mansioni svolte dal dipendente, sia simile a quella di precedente appartenenza (e qui il riferimento passa dalla consistenza della popolazione alla qualificazione professionale) anche in relazione al bacino di utenza". E' evidente che dicendo "anche in relazione al bacino di utenza" non si vuole fare riferimento a un termine assoluto, bensì relativo, che può anche essere preso in considerazione, ma che non diventa più un punto di riferimento obbligato. Può accadere infatti che, per esempio, il bacino di utenza di una USSL dal punto di vista delle rilevazioni demografiche sia relativamente basso, mentre alla constatazione dei fatti potrebbe risultare invece molto alto. Mi spiego meglio: in una USSL dove ci sia un grosso movimento di transito turistico, la rilevazione della popolazione potrebbe fare riferimento ad un bacino di utenza ad esempio di 70 mila abitanti quando noi sappiamo che in quella USSL per lunghi periodi dell'anno magari sono presenti anche 200 mila persone, per cui il bacino d'utenza è un dato di riferimento molto relativo che si è voluto assolutamente sfumare.
Ritengo che questi termini possano essere accettabili. Anticipo qui delle critiche che forse verranno da altre parti, volte addirittura a sopprimere questo concetto. La sua soppressione non mi preoccuperebbe più di tanto perché ritengo che sia soprattutto la qualificazione professionale a dover essere presa in considerazione. Mi permetto di sottolineare che in questa proposta di deliberazione, per i casi in cui ci fosse più di un aspirante ad occupare il posto, è stata prevista una Commissione che risponde pienamente ai criteri di obiettività e di competenza che una simile Commissione deve avere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, la proposta di deliberazione della Giunta al Consiglio regionale n. 1021, che recita: "Criteri per l'assegnazione di personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale a seguito di soppressione di posto: art. 21, punto b), DPR 20/5/1987 n. 270", viene in discussione in quest'aula contemporaneamente ad una nota vicenda di cui hanno riferito ampiamente gli organi di informazione in queste settimane. I titoli sono molto significativi. "La Stampa" di una decina di giorni fa: "Il primario dimenticato in lista d'attesa"; "Stampa Sera", più o meno degli stessi giorni: "Non gli danno lavoro, lo pagano e basta; un ginecologo protesta". Questo avvenimento ha indotto un Consigliere repubblicano, un Consigliere democristiano, il Consigliere della Lista Verde Civica e alcuni Consiglieri comunisti, a presentare interpellanze urgentissime.
Il punto controverso della deliberazione è a pag. 4, punto 1): "Il personale messo in disponibilità per soppressione di posto è assegnato in un posto di corrispondente profilo, posizione funzionale, disciplina o qualificazione professionale, in altra USSL della Regione che per volume di attività e mansioni svolte, anche in relazione al bacino di utenza, sia simile a quella di precedente appartenenza". A noi pare che questa sia una forzatura incredibile del dispositivo previsto dal DPR e dal CCNL. E' vero che precedentemente la forzatura era ancora maggiore se si è pensato in V Commissione di apportare delle modifiche al testo della deliberazione. Al capoverso 7, per esempio, c'era una frase, che io riporto, molto significativa dello spirito con il quale si è affrontato un problema così delicato. La frase era: "nell'esercizio dei suoi poteri discrezionali", ma non possono esservi poteri discrezionali nell'applicare un decreto e un contratto nazionale. Al capoverso 8 si diceva più o meno la stessa cosa: "Trattandosi di esercizio di attività discrezionale", ma il dispositivo del decreto è molto chiaro.
La lett. b) dell'art. 21 del DPR n. 270/87 relativo all'assegnazione di personale a seguito di soppressione di posto recita: "Il dipendente ha diritto, in caso di soppressione del posto conseguente a vincoli legislativi ed indirizzi programmatici di piano in materia di organizzazione dei servizi delle UU.SS.SS.LL., al conferimento di altro posto di corrispondente profilo, posizione funzionale, disciplina ove prevista, vacante presso l'USSL di appartenenza". A noi pare che questa forzatura sia eccessiva. Abbiamo seri e fondati dubbi sulla sua legittimità; fanno testo il decreto e il contratto nazionale.
Il Difensore Civico in questi giorni si è pronunciato a proposito di questa controversia dicendo sostanzialmente che i criteri di posto corrispondente per numero di popolazione assistita e per consistenza del volume di attività della divisione o del servizio non c'entrano minimamente con il DPR. Il Difensore Civico continua dicendo che fanno testo il DPR e il contratto nazionale e che tale deliberazione è illegittima perch configura un eccesso di potere per illogicità manifesta. Restringe le possibilità, in sostanza, di trasferimento a strutture che per numero di popolazione e consistenza del volume di prestazioni siano simili a quella precedente.
E', tra l'altro, una misura comprensibilmente irrazionale: popolazione e volume di attività non possono costituire motivi selettivi, semmai motivi selettivi possono essere i titoli di carriera posseduti. Quindi c'è un parere nettamente contrario del Difensore Civico.
I criteri debbono esserci, non vi sono dubbi, e sono stabiliti dalla legge: titoli di carriera, titoli accademici, curriculum. E' comprensibile dire che si dà precedenza ad un primario che proviene da un ospedale di maggiori dimensioni? Sì. Che ha una casistica maggiore? Sì, ma in questo caso c'è un unico primario messo in mobilità e diversi sono i posti che gli possono essere assegnati. Tra l'altro questo primario ha dichiarato apertamente di essere disponibile ad un incarico anche temporaneo, che non gli è stato assegnato. Sappiamo che ha fatto ricorsi al Co.Re.Co., al TAR e alla stessa Procura della Repubblica, la quale ha aperto un'inchiesta.
Pensiamo allora che questi criteri generali stabiliti dalla deliberazione siano eccessivamente discrezionali, tali da forzare lo spirito e la lettera del DPR.
Non è accettabile una deliberazione di questo tipo perché discrimina: un apicale è apicale in una USSL piccola come lo è in una USSL grande. Non si può stabilire il principio che se lavorava in una USSL di 50 mila abitanti non potrà mai avere incarichi equivalenti in una USSL di 60 mila abitanti. E' irrazionale sostenere che chi ha una casistica bassa non pu avere una casistica alta. Questo dispositivo discrimina, ghettizza seleziona in base a criteri inaccettabili.
C'è di più, signor Presidente: offre una vera e propria copertura al mercato dei primariati. In tutti gli ambienti ospedalieri si sa con precisione chi avrà il primariato di ginecologia al Nuovo Martini e all'Ospedale di Moncalieri. Continua ad esserci un mercato dei primariati che non si può coprire in questo modo, per cui ad alcuni del giro tutto è dovuto, ad altri invece è impossibile accedere a posti di maggiore responsabilità o di equivalente responsabilità in strutture ospedaliere di maggiori dimensioni. Perlomeno dovremmo essere prudenti: verificare la fondatezza della legittimità di questa deliberazione, cosa che, secondo il Difensore Civico, non è. Ha detto infatti che questa deliberazione è chiaramente illegittima.
Noi vi invitiamo, per prudenza, a verificare la fondatezza delle vostre posizioni e di quelle del Difensore Civico e a discuterne la prossima volta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Informo il Consiglio che abbiamo presentato un emendamento formale, più chiaro dal punto di vista letterale, del punto 1) della deliberazione in oggetto, precisando che l'USSL di assegnazione deve essere simile a quella di precedente appartenenza, anche in relazione al bacino di utenza.
Intendo ribadire quanto già detto dal collega Olivetti, circa il significato che va dato alle precisazioni contenute in quello che è il punto controverso della deliberazione, cioè il punto 1), perché "tener conto anche del bacino di utenza" è un elemento aggiuntivo ed integrativo non vincolante. Non è pensabile e non è neppure corretto dal punto di vista istituzionale predisporre una deliberazione pensando a questo o a quel caso specifico perché altrimenti non si farebbero più deliberazioni di indirizzo e di criteri generali.
E' vero che c'è una lettera del Difensore Civico che si riferisce ad un caso specifico, in base al quale vengono fatte alcune valutazioni, ma nel merito di casi specifici personalmente non intendo entrare essendoci uffici responsabili di queste designazioni, anche per non confondere le competenze istituzionali del Consiglio con quelle che spettano ad altri organi della Regione o ad altri. E' un principio che è sempre bene salvaguardare per evitare confusioni di ruoli e di responsabilità.
A me pare che l'aver fissato dei criteri generali nella deliberazione così come ha già illustrato il collega Olivetti che a livello di Commissione ha fatto diverse proposte, a nostro avviso, migliorative del provvedimento - va nella direzione di individuare dei criteri aggiuntivi ovviamente nel caso che ci siano più concorrenti e, in tal caso prevarranno le caratteristiche di analogo bacino di utenza, qualificazione e casistica precedente. Queste caratteristiche non valgono in termini di un unico concorrente o di scelta fra più strutture concorrenti che, a nostro avviso, sono due problemi diversi. In ogni caso si tratta di una deliberazione che è posta all'approvazione del Consiglio; se poi ci saranno delle osservazioni nel merito della legittimità, potremo sempre rivedere la questione. Io terrei però separate le osservazioni sulla legittimità relegata a un caso singolo, da quelle che sono le considerazioni di carattere generale che la deliberazione pone all'attenzione del Consiglio.
Sono due problemi diversi e mi sembra opportuno suggerire di non mescolarli perché altrimenti il provvedimento non avrebbe la necessaria chiarezza e obiettività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari per la replica.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'intervento del Consigliere Calligaro ha capovolto le indicazioni contenute nella proposta di deliberazione. Il Consigliere Calligaro avrà avuto la possibilità di rilevare che oggi il DPR n. 270 dà alle Regioni la completa discrezionalità di mandare dove si vuole qualsiasi primario in mobilità. Questo dice il DPR n. 270: una totale discrezionalità che aprirebbe o potrebbe aprire il mercato dei primariati.



CALLIGARO Germano

E' già aperto!



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Può darsi che sia aperto, negli anni scorsi non ero Assessore, lo sono da quindici mesi e in questo periodo non si è aperto. Penso che sia aperto da molti anni e, se ci sono responsabilità assessorili, è giusto richiamarle anche nelle sedi opportune.
Il decreto dà un potere discrezionale alla Giunta o all'Assessore alla sanità eccessivo e che non potrebbe essere controllato se non attraverso uno strumento che riteniamo più democratico che fissa alcuni elementi indicativi, anche se è difficile trovare dei parametri. Questa è stata l'indicazione che ho assunto nel presentare tale proposta di deliberazione dapprima alla Giunta e poi in Consiglio.
L'eccessiva discrezionalità data dal DPR n. 270 alla Giunta regionale oggi si traduce, dall'altra sponda, da chi è in mobilità, nella tesi che si può scegliere dove si vuole andare. Con ciò aprendo una situazione difficilissima e ingovernabile che potrebbe portare a fatti terribilmente spiacevoli, ad esempio la chiusura di divisioni perché c'è la possibilità di andare in un ospedale più grande.
Questo sì che sarebbe un mercato organizzato! Tanto è vero che oggi sull'onda dei fenomeni esistenti in Piemonte, negli ambienti ospedalieri mi sono già state rivolte battute di questo tipo: "Chiudete il mio reparto perché voglio andare alla Chirurgia delle Molinette o all'Ostetricia del Sant'Anna".
Oggi ci sarebbe la possibilità di chiudere e di mandare! Non è vero quello che è stato affermato in aula e sui giornali che chi ha una divisione chiusa non può andare in una più importante. Certo, per i primari non ci sono più i concorsi, ma i trasferimenti. Non può però avere dei premi aggiuntivi nel senso che chi - per andare fuori da esempi che potrebbero essere troppo calzanti su casi particolari - ha una divisione di chirurgia chiusa perché fa quattro appendici e due ernie, non può avere il diritto di andare a un primariato delle Molinette dove si fanno migliaia di interventi all'anno.
Questa sarebbe una possibilità di mercato ingiusta e che stravolgerebbe tutto dando adito all'apertura di pastette e di combutte che invece con questa deliberazione si vogliono evitare.
Questa deliberazione non dà un potere discrezionale alla Giunta su casi particolari, ma è l'esercizio di un atto previsto dalla norma statale che prevede due anni di tempo per la collocazione. Non si tratta di un atto assunto dall'Assessore sulla base di scelte personali o di amicizie in ambienti primariali, ma da una Commissione, che è composta dall'Assessore o da un funzionario apicale da lui delegato, da tre membri appartenenti alle posizioni funzionali apicali del profilo professionale cui il dipendente o i dipendenti collocati in disponibilità appartengono, da un rappresentante designato dalle Organizzazioni sindacali dell'area medica, se trattasi di dipendenti medici, o dalle altre Organizzazioni sindacali firmatarie del contratto di lavoro, se trattasi di dipendenti dell'area non medica appartenenti allo stesso profilo professionale, posizione funzionale e disciplina, ove prevista, e da un funzionario dell'Assessorato con compiti di segreteria.
E' difficile stabilire dei parametri di riferimento. Vi abbiamo lavorato parecchio, ma qualche punto di riferimento bisogna pur darlo. In alcuni settori i punti di riferimento, al limite, possono essere più certi (il tipo di operazione e la quantità di interventi fatti); ad esempio nel campo dell'ostetricia possono essere dati il numero dei parti, il volume di attività del reparto e il bacino di utenza servito, ad essere valutati dalla Commissione. A mio avviso, bisogna comunque evitare che chi pu avere un reparto chiuso perché effettua ottanta interventi all'anno abbia diritto, solo perché la chiusura coincide con l'andata in pensione di un primario delle Molinette, ad andare in questo ospedale. I criteri sono quindi necessari.
La deliberazione si muove sulla linea esattamente opposta a quella indicata dal Consigliere Calligaro: si muove sulla linea della negazione del mercato dei primariati; autolimita il potere discrezionale della Giunta che oggi esiste, e pieno, dettato dalla norma statale; autolimita cercando di avere alcuni parametri di riferimento che possono essere considerati non perfetti, me ne rendo conto, però diventa anche difficile identificarli in modo perfetto. Questi parametri di riferimento, che sono valutati dalla Commissione, devono avere valore nei confronti di tutti coloro che vanno in mobilità, perché non vi siano scelte discrezionali, caso per caso, che aprirebbero difficoltà di gestione e a tutti i livelli, non solo primariale, possibilità di contenziosi continui o comunque di atti non del tutto trasparenti.
Questa è stata la scelta, che ha voluto fare la Giunta. Il caso particolare, sul quale sono state presentate interpellanze, credo sia opportuno dibatterlo in altro momento, anche se la risposta è già pronta per non dare adito a chi crede che le cose siano state fatte solo per una fotografia ad una persona.
Non è una norma con fotografia, ma vuole essere una norma generale che riguarda tutti i casi di mobilità che ci saranno nei prossimi anni in Regione.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
Passiamo pertanto all'esame del dispositivo.
E' stato presentato il seguente emendamento da parte del Consigliere Bergoglio: il punto 1) a pag. 2 e a pag. 4 è sostituito dal seguente: "Il personale messo in disponibilità per soppressione di posto è assegnato in un posto di corrispondente profilo, posizione funzionale, disciplina o qualificazione professionale in altra USSL della Regione che, per volume di attività e mansioni svolte dal dipendente, sia simile a quella di precedente appartenenza, anche in relazione al bacino di utenza".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Intervengo per sottoporre all'Assessore e al Presidente del Consiglio una questione che il collega Calligaro ha già sollevato che però non è stata oggetto di opportuna riflessione perché si tratta di questione squisitamente giuridica. Si fronteggiano interpretazioni molto diverse.
L'Assessore sostiene che il DPR n. 270 concede alla Giunta, nella persona dell'Assessore, il massimo di discrezionalità. Noi abbiamo potuto leggere un parere fornito dal Difensore Civico, ma qui più che del Difensore Civico si tratta di invocare la figura del dott. De Martino che sappiamo essere una persona particolarmente esperta nel campo del diritto, specie di quello sanitario, il quale sostiene una tesi opposta: fa notare al Consiglio regionale che si è in presenza di un atto che egli ritiene essere del tutto illegittimo. Se ci fosse una sorta di notaio di questa assemblea gli chiederei di sciogliere questo quesito. In questo momento ci poniamo un dubbio atroce: siamo o non siamo in presenza di un atto che ha caratteristiche di illegittimità? Sottopongo la questione alla Presidenza dell'assemblea perché riteniamo che il parere autorevole del dott. De Martino, esperto in specie del diritto sanitario, sia un parere che ci obbliga a compiere il gesto che diceva il collega Calligaro nel suo intervento in sede di discussione generale ciò votare contro un atto perché è illegittimo, dichiaratamente illegittimo secondo il parere del dott. De Martino.
E' quindi opportuno che l'Ufficio di Presidenza, o chi per esso, offra elementi di garanzia dal punto di vista della legittimità degli atti e dipani la questione offrendo lumi al riguardo.



PRESIDENTE

Per la verità ha già risposto l'Assessore in sede di replica a questa argomentazione del Consigliere Calligaro. L'Assessore ha fatto una riflessione giuridica; non è dello stesso parere del dott. De Martino circa la paventata illegittimità. La Giunta ha esaminato questo provvedimento alla luce anche di questo parere. Non sta all'Ufficio di Presidenza esaminarlo. Se comunque l'Assessore ritiene di ritornare sull'argomento riportando la riflessione che la Giunta ha fatto in materia giuridica, è autorizzato a farlo.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Credo che il Consigliere Acotto abbia rilevato che all'art 21 del DPR n. 270, punto b), si prevede che in via primaria - al secondo comma - il dipendente debba trovare collocazione nell'ambito della stessa USSL con procedure di mobilità ordinaria. Solo successivamente la Regione provvederà all'individuazione del posto vacante di altra USSL. come recita testualmente la stessa norma in questione al punto 3). Nel caso siano disponibili - come nella fattispecie - diversi posti vacanti, nulla dice la norma circa i criteri che l'amministrazione deve usare quando decide di assegnare il dipendente interessato a un posto piuttosto che a un altro.



CALLIGARO Germano

Comunque ha diritto ad un posto!



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Sì, questo è scontato! Nessuno lo nega!



CALLIGARO Germano

Sì, ma nemmeno un incarico temporaneo ha potuto avere quest'anno.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Il caso specifico lo possiamo trattare al di fuori di questo contesto.
E' meglio non mescolare queste cose. Occorre dire che noi abbiamo ricevuto la comunicazione il 26/10/1988, quaranta giorni fa! Invito il Consigliere Calligaro ad annotarlo e gli darò anche le fotocopie e tutto quanto ritiene opportuno avere. Prima lavorava nella stessa USSL con altre mansioni.
Nulla dice la norma, quando esistano diversi posti, su quali criteri debba usare l'Amministrazione nell'assegnare il dipendente a un posto o a un altro. C'è quindi discrezionalità piena, totale, che può essere usata anche in modo distorto da parte della Giunta.
Appare quindi ovvio che quando sia possibile scegliere fra più alternative non si possa che configurare che la scelta è di natura discrezionale, collega Calligaro, quando non ci sono parametri e punti di riferimento, in base al DPR n. 270, ma solo titoli e dal punto di vista del profilo professionale i primari sono tutti uguali. Allora proprio per questo motivo la Giunta regionale ha ritenuto di rimettere al Consiglio una proposta di criteri per una materia che è di rilevante delicatezza. Si è andati quindi al tentativo di individuare un punto di riferimento che non rendesse pienamente discrezionale la scelta della Giunta, ma la legasse a una Commissione di valutazione molto ampia, con un parametro di riferimento che è difficile tradurre in numeri precisi. Non credo però possano esservi parametri più validi di quelli che sono stati indicati, tenendo anche conto del fatto che la carriera di queste persone non finisce con questo atto.
Chi ha il posto in questo modo ha la pari dignità e possibilità di ottenere i trasferimenti come tutti gli altri dipendenti in Piemonte, ma non pu essere privilegiato solo perché si trova in un reparto che si chiude e avere il diritto di andare in un reparto che è cinquanta volte superiore! L'uso che voi sostenete rischia di essere un'operazione non solo discrezionale, ma distorta e ingiusta!



PRESIDENTE

Questa riflessione può essere ritenuta sufficiente per quanto riguarda la Presidenza ai fini della messa in votazione. Chiaramente i Gruppi possono tirare le conclusioni che desiderano al riguardo, però io ho il dovere, essendo questa deliberazione iscritta dai Presidenti dei Gruppi e dalla Presidenza, all'o.d.g. e non essendoci altre obiezioni, di passare all'esame e al voto del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Gli argomenti reiterati dell'Assessore non hanno assolutamente fugato i dubbi, che sono anche del sottoscritto, in merito alla legittimità e in relazione alle sottolineature fatte opportunamente dal Difensore Civico.
L'emendamento presentato dalla collega Bergoglio non modifica sostanzialmente quanto è già stato votato a maggioranza dalla V Commissione.
Proprio in relazione a questi dubbi profondi di legittimità nonché di insoddisfazione nel merito politico (ma non è questo secondo aspetto che più ci muove ad attuare questa nostra decisione), la prego, signor Presidente, di prendere nota che il sottoscritto non parteciperà alla votazione sulla deliberazione di modo che risulti chiara, anche dagli atti consiliari, la nostra nettissima presa di distanza nei confronti di una procedura che non ci convince per nulla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto per dichiarazione di voto.



ACOTTO Ezio

Non abbiamo intenzione di discettare sulla replica dell'Assessore che si basa su un principio invero abbastanza singolare che è quello che, non essendo previsto dalla legislazione nazionale alcun criterio, è consentito alla Regione di prevedere, a questo punto, qualsivoglia criterio. Ciò che non è espressamente vietato sarebbe consentito: questo è il principio su cui si muove il ragionamento giuridico dell'Assessore per contrastare la nostra tesi. Noi ci siamo preoccupati delle osservazioni fatte in maniera molto perentoria, cioè senza alcun dubbio, dal dott. De Martino, mentre i presupposti si basano sul ragionamento giuridico di cui sopra, ma non abbiamo alcuna intenzione di discettare a questo riguardo. Siamo invece fortemente preoccupati che la discussione non abbia assolutamente dipanato la questione dal punto di vista della legittimità dell'atto. Riteniamo che questo atto non potrà che avere un destino quanto meno incerto se non addirittura già definito, poiché si è partiti da un presupposto che è stato soggetto a critiche dal punto di vista della legittimità.
Per queste motivazioni neanche noi parteciperemo alla votazione di questa deliberazione né ovviamente dell'emendamento presentato.



(Il Gruppo comunista e il Consigliere Staglian abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Bergoglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto poiché in aula sono presenti soltanto 23 Consiglieri.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, chiedo una breve sospensione dei lavori del Consiglio per valutare la situazione e consultarci all'interno della maggioranza.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,05 riprende alle ore 17,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Poiché l'emendamento prima posto in votazione non è stato accolto l'Assessore Maccari presenta il seguente nuovo emendamento: al punto 1) del capoverso 10, dopo le parole "mansioni svolte", sono aggiunte le parole "dal dipendente" al punto 1) del primo comma del dispositivo, dopo le parole "mansioni svolte", sono aggiunte le parole "dal dipendente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.
Pongo infine in votazione la deliberazione il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 28 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.



(Il Gruppo PCI e il Consigliere Staglianò rientrano in aula)


Argomento: Zootecnia

Esame proposta di deliberazione n. 1025: "Approvazione del regolamento di attuazione della LR 14/7/1988, n. 35 - Istituzione del certificato di garanzia di produzione delle carni bovine" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 1025, di cui al punto 18) all'o.d.g.
Sono stati presentati degli emendamenti da parte dei Consiglieri Santoni e Bergoglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, diventa difficile capire la situazione, perché ieri alle ore 18 durante una pausa del dibattito sulla questione ACNA sono state iscritte all'o.d.g. e successivamente approvate alcune deliberazioni licenziate all'unanimità dalle Commissioni competenti.
Fu iscritta anche questa, ma data l'importanza di questo regolamento chiesi che tale deliberazione venisse rinviata all'esame della III Commissione per una valutazione della parte zootecnica. Ieri il Presidente dell'assemblea si disse d'accordo tant'è che non fu posta in votazione, mi aspettavo però, a questo punto, che il regolamento venisse portato in III Commissione sulla base di quella intesa. Oggi invece la ritroviamo in discussione in aula: non riesco a capire.



PRESIDENTE

Avevo dichiarato che dopo aver ascoltato sia l'Assessore Lombardi che l'Assessore Maccari avremmo valutato se rimandare la deliberazione in Commissione o portarla in aula. Colgo l'occasione per sentire l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'Assessore Lombardi è d'accordo che questa deliberazione sia posta in discussione e in votazione oggi ed io pure. Ci sono obiezioni?



BONTEMPI Rinaldo

Il problema è diverso. Siamo in presenza di un pronunciamento della III Commissione. Intende accogliere l'Assessore Maccari l'orientamento della III Commissione che si è pronunciata per il rinvio di questa deliberazione? Chiediamo alla Giunta se intende nei rapporti con le Commissioni e con il Consiglio ottemperare a questo. E' così, collega Ferro?



FERRO Primo

Ieri ho avanzato a nome del Gruppo comunista e in qualità di Vicepresidente della III Commissione la richiesta che questo Regolamento venisse portato in III Commissione. Il parere del Presidente dell'assemblea era positivo; non capisco quindi perché adesso, sulla base di una opinione espressa dall'esecutivo, si cambi parere.



PRESIDENTE

Consigliere Ferro, dopo un ulteriore approfondimento, il Presidente di questa assemblea propone il rinvio in III Commissione di questa deliberazione.



(Commenti da parte del Consigliere Bergoglio)



PRESIDENTE

La V Commissione ha già licenziato questo provvedimento, ma poiché la III Commissione non ha ancora potuto approfondirla è stato richiesto un esame particolare ed io ho ritenuto di poter aderire a questa richiesta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Intendo fare una proposta concreta perché altrimenti questi provvedimenti vanno avanti e indietro con scarsa produttività. Questa è una deliberazione che la V Commissione ha esaminato e licenziato - tengo a sottolinearlo - all'unanimità. La mia richiesta non è in contrasto con quella fatta dal Consigliere Ferro e cioè che quanto meno venga esaminata in una riunione congiunta delle Commissioni per evitare di fare più volte le stesse cose!



PRESIDENTE

La parola al Presidente della III Commissione, Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Accolgo questa proposta perché è consuetudine, quando c'è una richiesta da parte dei Gruppi di essere coinvolti, esprimere un parere, esaminare una proposta. Però sono preoccupatissimo perché siamo già in ritardo rispetto ai tempi che ci siamo dati; abbiamo le vacanze natalizie prossime e quindi per ben che vada, a metà gennaio riprenderemo questo provvedimento in aula.
Accetto questa proposta se c'è la volontà politica di esaminarla in Commissione domani mattina alle 9,30. Se abbiamo la capacità domani mattina di licenziare la deliberazione e riportarla quindi all'approvazione dell'aula nella giornata di domani, accolgo la richiesta di rinvio.
Dobbiamo renderci conto dell'esigenza impellente di applicare la legge n.
35/88: non dobbiamo ritardare per altri mesi.



PRESIDENTE

Consigliere Penasso, ritengo che la proposta possa essere accolta nella versione suggerita dalla collega Bergoglio e quindi le Commissioni III e V si riuniscono congiuntamente domani mattina.
Chiedo ai colleghi di fare un grosso sforzo per evitare che queste riunioni di Commissione ritardino l'avvio dei lavori.



PENASSO Alfredo

Accolgo l'invito del Presidente ed io domani mattina sarò presente alle ore 9.



PRESIDENTE

D'accordo, pertanto questa deliberazione è rinviata all'esame congiunto delle Commissioni III e V alle ore 9 di domani.
Ha chiesto ancora la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Non intervengo per fare una dichiarazione di voto, ma per cercare di mettere un po' di ordine. So che la V Commissione domani è convocata per un altro provvedimento, per cui ad un certo punto verrebbe integrata dai membri della III Commissione che alle 9 dovrebbero essere puntuali qui per discutere un regolamento di questo genere in cinque minuti perch altrimenti non esistono le condizioni per avviare i lavori. Questo non pu essere accolto. Ci vuole un minimo di dignità, perché non è detto che questa deliberazione venga licenziata domani!



PRESIDENTE

Pongo comunque in votazione la proposta di rinvio dell'esame di tale deliberazione alla III Commissione che lo farà, congiuntamente alla V domani mattina.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 433: "Nuova disciplina in materia di teleradiocomunicazioni"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 433, di cui al punto 22) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Ratti.



RATTI Aldo, relatore

La normativa vigente in materia di teleradiocomunicazioni ha generato non pochi problemi di applicazione, determinati in parte anche dalla difficoltà di rendere coerenti la localizzazione delle installazioni con la normativa urbanistica, ambientale e sanitaria vigenti.
La prolificazione di installazioni, come è noto, è abbastanza recente e la realizzazione degli impianti crea comunque difficoltà ai Comuni, che non dispongono di adeguate indicazioni negli strumenti urbanistici.
Gli strumenti urbanistici infatti, ad eccezione di rari esempi più recenti, come nel caso di Pecetto, non contengono specifiche disposizioni per la localizzazione di questo genere di impianti. La carenza è comprensibile, poiché le norme locali di livello regolamentare si limitano di solito a disciplinare le trasformazioni del suolo più comuni, e negli strumenti più vecchi sarebbe stato impossibile prevedere la diffusione degli impianti che si è verificata come conseguenza alla liberalizzazione introdotta nel settore dalla nota sentenza della Corte Costituzionale.
Constatata quindi anche la non completezza delle norme emanate finora dalla Regione per sopperire a queste carenze, si è ritenuto opportuno predisporre un nuovo e più organico testo legislativo, facendo chiarezza sulle competenze e sulle procedure autorizzative, e dando indicazioni di compatibilità urbanistica che consentano di valutare l'ammissibilità degli interventi.
In questo spirito, all'art. 1, il disegno di legge stabilisce che l'installazione o la modifica di impianti per teleradiocomunicazioni è subordinata a due autorizzazioni: una sanitaria, rilasciata dal Presidente della Giunta regionale, ed una edilizia, rilasciata dal Sindaco.
L'art. 2 fissa le disposizioni di natura sanitaria al cui controllo è preordinata l'autorizzazione rilasciata dal Presidente della Giunta regionale. Vengono confermate, nello stesso articolo, tutte le disposizioni procedurali e di merito finora emanate dalla Regione e finalizzate ai controlli di tipo sanitario ed ambientale. Si prevede l'indicazione di una fascia di rispetto.
L'art. 3 detta norme di natura urbanistica ed edilizia, ed è preordinato a colmare le lacune di natura regolamentare oggi presenti negli strumenti urbanistici.
Il primo comma dell'articolo stabilisce che l'installazione degli impianti e delle opere connesse è sottoposta solo ad autorizzazione edilizia, innovando alla disposizione attualmente in vigore, contenuta nell'art. 91 septies della LR n. 56/77, di incerta interpretazione.
Il secondo comma dell'articolo detta norme per superare l'accertata carenza di indicazioni negli strumenti urbanistici: si sostiene che tali impianti sono compatibili in ogni area o zona, a meno che lo strumento non preveda espressamente divieti o contenga indicazioni che tendano a confinarli in ambiti predeterminati.
L'ampiezza della disposizione è giustificata dalla scarsa rilevanza attribuibile alla maggior parte di questi impianti sotto il profilo urbanistico: si tratta per lo più di manufatti di piccole dimensioni il cui impatto di trasformazione del suolo, sotto il profilo urbanistico, è minimo, e pare quindi corretto prevederne "ex lege" la compatibilità in qualunque area, fatta comunque salva la facoltà di escluderli, motivandola in determinate parti del territorio, nella redazione dei nuovi Piani regolatori o di loro varianti.
I successivi articoli (che non sono ancora contenuti nel testo distribuito, ma dei quali la Giunta ha preannunciato già in Commissione la presentazione quali emendamenti aggiuntivi) danno indicazioni di natura procedurale, indicando nel Comune il riferimento primo per le domande prevedendo un rinvio rapido ai Comuni delle istanze già pervenute in Regione e non ancora definite, autorizzando fino al 30/6/1989 l'inoltro delle domande secondo la nuova normativa.
Si prevede infine l'abrogazione di ogni norma preesistente, a far capo dall'art. 91 septies della LR n. 56/77, e si prevede l'immediata entrata in vigore data la limitatezza dei tempi a disposizione.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Ratti è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema che dovrebbe essere affrontato da questa legge, senz'altro esiste, ma a giudizio del Gruppo comunista non viene affrontato in modo corretto dal disegno di legge, che più che dare una risposta positiva ai problemi esistenti, in effetti non fa altro che rimuovere il problema, con norme di confusa e, a mio parere, anche di dubbia legittimità.
Il problema a mio giudizio doveva essere risolto nell'ambito delle opere cosiddette di "urbanizzazione secondaria indotta" e, per altro verso all'interno del processo normale di pianificazione urbanistica del territorio comunale. Questo provvedimento, invece, si pone al di fuori di queste due logiche e predispone norme sulla cui legittimità ho parecchi dubbi, innanzitutto perché le opere in questione sono opere che hanno rilevanza urbanistica. Non sono d'accordo con quanto ha scritto e ripetuto il collega Ratti che si tratterebbe di opere con minimo impatto urbanistico. Questo è talmente non vero che la legge prevede che attorno a queste opere vengano istituite delle zone di salvaguardia "ex lege"; è evidente che un'opera per la quale si prevede una zona di salvaguardia è un'opera che ha un impatto sul territorio e sulla sua organizzazione.
Pertanto l'opera ha grossa rilevanza urbanistica e, come tale, dovrebbe essere trattata.
In secondo luogo, questa legge impone, al di fuori di un procedimento di pianificazione urbanistica, un vincolo di inedificabilità attorno a questi impianti, deciso dalla Giunta regionale, al di fuori di un processo di pianificazione, al di fuori quindi della possibilità da parte dei cittadini di presentare delle osservazioni, su un atto che produce una modificazione delle previsioni urbanistiche dei Comuni, introducendo dei vincoli per i privati che avranno i terreni sottoposti a nuovi vincoli di inedificabilità non previsti dal Piano regolatore.
Ho seri dubbi che un funzionario attento, nell'esaminare questa legge accetti che in modo anomalo e al di fuori dei normali e propri procedimenti di pianificazione urbanistica vengano introdotti in un Comune, da parte di una Giunta regionale, dei vincoli di inedificabilità.
Vi è un secondo elemento, a mio giudizio, di dubbia legittimità. In questo disegno di legge si prevede una norma curiosa, in base alla quale per i Comuni che hanno adempiuto alle previsioni della legge urbanistica n.
56/77 e che - io interpreto - si sono dotati di strumento urbanistico hanno la possibilità, all'interno dello strumento urbanistico stesso, di vietare la localizzazione di questi impianti in certe parti del loro territorio. Quindi c'è una sorta di controllo, di vincolo per i Comuni che si sono dotati dello strumento urbanistico, mentre invece per i Comuni che non hanno ottemperato a quanto avrebbero dovuto fare, e quindi non si sono dotati di strumento urbanistico, vi è una norma che dice che per questi Comuni le antenne e i loro impianti possono essere messi ovunque, in ogni parte del loro territorio! Questa è una disparità di trattamento, a mio parere, illegittima ed anche politicamente inopportuna. E' una sorta di premio ai Comuni inadempienti, ai quali si consente di continuare a non pianificare il territorio e ai quali si impongono meno vincoli di quelli che si impongono ai Comuni che hanno avuto l'accortezza di predisporre gli strumenti urbanistici.
Questa è una disparità di trattamento gravissima e ingiustificata oltre che, a mio parere, illegittima.
Faccio un'ultima osservazione, se volete più marginale, ma che pu avere il suo peso: nella legge si parla genericamente di "strumento urbanistico"; qualche funzionario attento potrebbe rimandare al mittente questa legge chiedendovi anche cosa intendete per "strumento urbanistico" perché di strumenti urbanistici ce ne sono tanti.
Non insisto oltre con queste osservazioni, che peraltro raramente vengono prese in considerazione da questa maggioranza; vedremo che fine farà questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

I problemi sollevati da questa legge sono molto complessi. Si è cercato in Commissione di esaminarli, così come nel passato, all'insegna dell'urgenza e della necessità di sanare e normare situazioni.
Vorrei soltanto richiamare, in senso positivo, all'interno della legge la questione della preminenza e dell'importanza attribuita alle disposizioni di carattere sanitario. La materia di questa legge affronta problemi dello stesso ordine e grado di quelli sollevati nel corso di tutti i dibattiti relativi all'elettrodotto Leinì-Piossasco, sui quali la Giunta regionale, gentile Vicepresidente, latita da troppo tempo, dopo che l'ENEL e i Tribunali hanno preso le loro decisioni. Comunque, questa preminenza nella legge è positiva; richiederebbe un altro livello di approfondimento e di riflessione e richiederebbe anche un approfondimento delle specifiche norme.
Ovvero, la nostra Regione in questo campo, nel quale ha indubbiamente una posizione più attenta di quella di quasi tutte le altre Regioni dovrebbe sviluppare un'iniziativa forte e coraggiosa, non soltanto rispetto alle radio di paese, ma anche ai grandi monopoli elettrici. Ed è altresì un aspetto positivo quello di considerare, per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti, la somma delle diverse radiazioni che si vengono a creare mettendo insieme più antenne.
Quella che invece è assolutamente non positiva in questo disegno di legge è la parte riguardante la materia più specificatamente urbanistica.
Infatti, si sottovalutano sia le conseguenze di insediamenti di questo tipo rispetto alla situazione circostante (consideriamo, ad esempio, che si creano di fatto delle aree sia di interferenza che di impedimento e si pongono pertanto dei vincoli, e questo aspetto non sembra sufficientemente seguito con attenzione), sia la complessa materia legata alla legge n. 431 e alla materia più specificatamente ambientale, non tanto e non solo per quanto riguarda il diritto di proprietà, ma la materia ambientale in quanto tale. Si sottovaluta totalmente il fatto che può trattarsi di manufatti di rilevante impatto ambientale e visivo: tutti sappiamo che queste antenne non sono facilmente occultabili.
A questo proposito, dire che ove non siano espressamente vietati - e non credo che nessun Piano regolatore abbia mai previsto il divieto dell'inserimento delle antenne questi interventi possono essere autorizzati, a me pare un modo troppo semplice e abbastanza superficiale di risolvere un problema, per quanto mi renda conto delle difficoltà che comporta risolvere questo, in riferimento alla legge n. 56 ed ai Piani regolatori, così come sono.
Però su questo è stato fatto uno scarsissimo, per non dire nullo approfondimento. Se da un lato, quindi, è da rimarcare il fatto che si siano sottolineati i problemi di carattere sanitario, dall'altro, poco o nulla è stato fatto per quanto riguarda i problemi urbanistici, ambientali e paesistici.
Mi rammarico poi del fatto che non si sia previsto a sufficienza quale sia il livello, a partire dal quale occorre richiedere l'autorizzazione.
Questo, non essendo scritto all'interno della legge, permetterà in futuro una certa evasione dall'obbligo per quanto questo stesso aspetto sia regolamentato, come è stato richiamato in Commissione, da deliberazioni della Giunta regionale di lettura estremamente difficile. Però anche questo problema non può essere eluso.
Con una legge del genere, tra l'altro, la Regione Piemonte di fatto impone a se stessa e a tutti i Comuni - e su questo bisognerebbe fare attenzione e trovare i modi per farlo - di verificare e controllare che siano effettivamente sottoposti ad autorizzazione questi impianti. E che quindi l'autorizzazione venga richiesta e i campi vengano verificati in tutte le situazioni, non solo a proposito di teleradiocomunicazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo rilevare che questo disegno di legge disciplina una materia con una normativa apparentemente burocratica, in realtà è un disegno di legge che disciplina l'esercizio di un diritto soggettivo primario garantito espressamente dall'art. 21 della Costituzione. L'installazione di impianti per le teleradiocomunicazioni è un diritto primario e nascente direttamente dall'art. 21 della Costituzione che disciplina, come è noto, la libertà di propagandare il proprio pensiero.
Qui si enuncia invece che per esercitare questo diritto sono necessarie due autorizzazioni: l'una del Presidente della Giunta regionale, l'altra del Sindaco.
L'autorizzazione del Presidente della Giunta regionale riguarda la materia sanitaria. L'art. 2 del disegno di legge, prima di parlare del contenuto di questa autorizzazione, dice infatti che "i criteri di tutela sanitaria e ambientale sono fissati dalla Giunta regionale con propria deliberazione". Si pone qui un primo dubbio di legittimità, prima ancora dei dubbi prospettati dal collega Chiezzi, perché se è vero, come è vero che questa materia si inquadra e nasce dall'art. 21 della Costituzione, non può essere una deliberazione della Giunta regionale che addita i criteri di tutela sanitaria e ambientale.
Mi rendo perfettamente conto che non era compito facile individuare dei criteri oggettivi in questa materia, però siccome sono previsti da una futura deliberazione, quindi si dovranno trovare prima ancora che il primo installatore faccia la domanda, io penso che ci sia un vizio di possibile legittimità perché questi criteri dovrebbero, anzi devono essere indicati non con deliberazione della Giunta regionale, cioè con provvedimento amministrativo, ma con legge.
Secondo dubbio di legittimità: una volta che siano enunciati questi criteri il Presidente della Giunta dovrà concedere l'autorizzazione con una congrua fascia di rispetto ai fini della tutela sanitaria e ambientale. E' evidente l'incidenza di questo provvedimento amministrativo sulle leggi urbanistiche. Quindi quale che sia il provvedimento in concreto che verrà assunto a seconda dei singoli casi per concedere l'autorizzazione e ogni qualvolta il provvedimento in concreto avrà in sé la previsione di una congrua fascia di rispetto, fatalmente ci troveremo di fronte a un provvedimento amministrativo che incide sulla legge regionale urbanistica.
Questo è il secondo dubbio, peraltro già svolto dal collega Chiezzi, sulla possibilità che un provvedimento amministrativo possa immutare o in ogni caso incidere sulla legge urbanistica.
Il terzo punto della disparità di trattamento fra Comuni con Piano regolatore e Comuni senza Piano regolatore è di tutta evidenza: non merita una parola di più. Qui c'è la violazione dell'art. 3 della Costituzione che stabilisce il principio dell'eguaglianza.
Questi dubbi di legittimità sono seri. Nella graduatoria è indubbiamente rilevante il primo, cioè che i criteri di tutela sanitaria e ambientale non possono essere determinati con delibera di Giunta, ma con provvedimento di legge.
Ci sono poi altre due osservazioni secondarie, comunque anch'esse di rilievo nel complesso della legge, che riguardano il fatto che non è stabilita quale delle due autorizzazioni debba venire prima: se quella del Presidente della Giunta o quella del Sindaco. Ai fini di snellire le procedure sarebbe stato utile prevederlo.
Infine manca (c'era nel primo testo, ma non è presente in quello definitivo) una norma transitoria che dica qualche cosa circa le autorizzazioni già rilasciate. Mi era stato detto che in concreto non ne sono state rilasciate. Se questa notizia è sicura non c'è bisogno della norma transitoria, ma se anche una sola autorizzazione prima d'ora è già stata rilasciata, siccome qui si tratta di una nuova disciplina, sarebbe bene dire nella norma transitoria che quelle già rilasciate mantengono il loro vigore, che vivono, questo ai fini della chiarezza e della certezza nei confronti dei destinatari della legge.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami per la replica.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In chiave di estrema sinteticità devo dire che arriviamo tutti alla conclusione che su questa legge se taluni avevano dei dubbi questi permangono. Vorrei dire che abbiamo tentato di non accrescerli e siamo davanti ad un disegno di legge che ad avviso di qualche collega lascia aperto parecchio spazio alla interpretazione. La nebulosità di questa norma non è ascrivibile a questo governo o a un altro, ma è l'assieme della materia che non è stato oggetto di regolamentazione da parte dello Stato con una sua normativa. La stranezza è data anche dal fatto che sia il Presidente della Giunta a dare una risposta su una materia che investe complessivamente l'urbanistica, la sanità e l'ambiente. Questa nebulosità risale al tempo nel quale è stata licenziata la prima legge (1984) e anche le delibere di regolamentazione che l'hanno seguita. Dal momento che si operava in stato di precarietà e di provvisorietà, dal 1984 in poi, alla fine di ogni anno, si era obbligati a tentare di dare una certa risposta per salvare le emittenti, i cittadini che ne fruivano, comunque un tipo di presenza che si è consolidata.
Era un aspetto tanto originale che addirittura la LR n. 56/77 in materia urbanistica non ne aveva fatto cenno, il che vuol dire che in effetti non era facile stabilire una regolamentazione.
Vorrei dire, senza presumere di aver fatto qualche cosa di interessante, che abbiamo tamponato una situazione rispetto al passato e ringrazio il collega Ala per averlo detto: questa normativa va a toccare quelle aree che nel passato erano trascurate, nella particolarità quelle che attengono al momento sanitario.
La verità è che la situazione continuerà a essere confusa, ma cerchiamo di catturare le responsabilità che (non dico neppure storicamente rispetto alla precedente amministrazione) toccano alla Regione proprio nell'assenza di una norma che sia generalizzata all'intero Paese. Nella legge urbanistica non se ne fa cenno, negli strumenti urbanistici vigenti i Comuni hanno sempre totalmente trascurato questo tipo di attività e di presenza, tranne il Comune di Pecetto che è investito più di ogni altro di questo problema.
Ai dubbi che ha sollevato il Consigliere Chiezzi in Commissione è stata data autorevole e tecnicamente competente e valida risposta. Parrebbe che le sue perplessità non siano state fugate; colgo l'occasione per registrare che il Consigliere Chiezzi vive ancora nel dubbio e con ogni probabilità questo lo accompagnerà sino alla votazione. Nemmeno noi siamo entusiasti di questa soluzione, ma la nostra fantasia non è riuscita a produrre di più. Se qualcuno può darci dei suggerimenti siamo disponibili ad accogliere tutte le sollecitazioni, ma mi pare che né in Commissione né in aula oggi ne siano emerse. Di fatto non diamo vita a nuove antenne o ad altre iniziative, certo la legge lo può anche prevedere, ma stiamo tentando di far vivere quelle che esistono per evitare che alla fine del mese, il giorno 31, il Sindaco di Pecetto per timore di un intervento della Magistratura abbia a chiudere, ad azzerare questi percorsi televisivi.
Questa è la preoccupazione che abbiamo, la spendiamo in un'iniziativa che è migliorativa rispetto alle precedenti edizioni. Addirittura per la parte che giustamente il Consigliere Majorino ha richiamato in ordine alle norme transitorie devo dire che ho presentato due emendamenti, che non ho inventato oggi, ma che sono il prodotto di indicazioni emerse all'interno della Commissione che ci eravamo riservati come Giunta di perfezionare con una proposta. Dovrebbero dare tranquillità ed evitare sovrapposizioni di domande, per quanto è possibile semplificare le cose e io ritengo, se non intervengono altre proposte che possano stare in piedi, che questa sia l'unica strada percorribile.
Gli emendamenti presentati costituiscono il nuovo art. 4 e il nuovo art. 5; per cui gli artt. 4 e 5 del progetto di legge che è a mano dei Consiglieri diventano artt. 6 e 7.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa dichiarazione di voto vale per tutti gli articoli e l'intero testo della legge.
Il nostro voto sarà di astensione per queste precise ragioni.
Dall'intervento del collega Chiezzi è emersa, neanche nella sua completezza, una preoccupazione, una riserva molto forte sugli aspetti di legittimità urbanistica.
Peraltro noi diamo atto al Presidente Beltrami di aver descritto un percorso reale, che è quello di una situazione in cui da tempo ci si trova di obiettiva difficoltà a regolamentare con una pressione da parte delle radio che sfocia sempre in proroghe date all'ultimo momento e che la dice lunga sulla difficoltà di riuscire a collocare una prassi di gestione amministrativa adeguata a problemi che si sono creati in mancanza della legge di regolamentazione nazionale e che scaricano sul livello regionale e urbanistico le responsabilità di questo etere selvaggio di cui noi abbiamo più volte accusato inerzie e connivenze ad altro livello, ma che non ci sentiamo sic et simpliciter di scaricare qui.
Per questo la nostra è un'astensione fortemente critica e preoccupata degli aspetti di legittimità, preoccupata che su questo non si riesca a distendere il passo e a trovare soluzioni più forti.
Con l'astensione intendiamo riconoscere che questo provvedimento è preso di nuovo in uno stato di necessità ed è anche frutto del lavoro svolto dai funzionari insieme agli operatori del settore, riconosciamo quindi questo dato di lealtà. Mi auguro solo che il distendersi di un lavoro più proficuo possa avvenire subito nei prossimi mesi, a cominciare dalle intenzioni che ha manifestato la Giunta di revisione della legge urbanistica. Si possono pensare molte cose e mi auguro che questo problema in quella collocazione possa essere affrontato meglio.



PRESIDENTE

Passiamo dunque alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 4 - Procedure.
1. Le richieste di autorizzazione di cui agli articoli precedenti devono essere inoltrate al Sindaco del Comune ove verrà installato o modificato l'impianto anche per la parte di competenza della Regione alla quale il Sindaco invierà la relativa istanza corredata dai documenti elencati nella delibera di cui all'art. 2.
2. Per gli impianti esistenti, le richieste dovranno essere inoltrate entro e non oltre il 30/6/1989, salvo quanto previsto nel successivo art. 5".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 11 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Emendamento presentato dalla Giunta regionale che prevede il seguente nuovo articolo: "Art. 5 - Norme transitorie.
1. Le domande già pervenute alla Giunta regionale e non ancora definite ai sensi dell'art. 91 septies della LR n. 56/77 e successive modificazioni sono, con deliberazioni di Giunta, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, ripartite ed assegnate ai Comuni competenti.
2. Trascorso il termine di cui al precedente comma, gli aventi titolo, ai sensi della presente legge, possono rivolgersi direttamente ai Comuni di competenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 (ex art. 4) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 (ex art. 5) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, ha chiesto la parola il Consigliere Majorino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

I dubbi di legittimità enunciati e in particolare il dubbio relativo a quella norma, la quale prevede che i criteri oggettivi in materia di tutela sanitaria ambientale saranno determinati da provvedimento di Giunta anzich da legge, mi suggeriscono l'astensione sull'intero testo della legge. Mi rendo conto che la materia andava comunque disciplinata, però ci sono queste mine vaganti che caratterizzano il provvedimento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Cooperazione

Esame progetto di legge n. 446: "Integrazioni alla LR 21/6/1984, n. 28 Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e di lavoratori in Cassa integrazione guadagni o ex dipendenti da aziende in crisi in cooperative già formate o di nuova costituzione - Modificata ed integrata dalla LR 16/11/1988, n. 44"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 446, di cui al punto 24) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Penasso che dà per letta la relazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Si tratta di una modifica alla LR n. 28/84 che sposta i termini per la presentazione delle domande per il solo 1989: dal periodo 1-31 gennaio al periodo 1-31 marzo. Questo in conseguenza del ritardo con il quale la legge è entrata in vigore, dal momento che è stata rinviata dal Commissario di Governo e quindi ha dovuto essere riesaminata dal Consiglio. Ripeto che si tratta di una modifica tecnica in vigore per il solo 1989.
Il voto del Gruppo comunista sarà favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, possiamo procedere all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Emendamento presentato dai Consiglieri Avondo, Tapparo e Bonino che prevede il nuovo art. 1/bis: "Art. 1/bis - Norma interpretativa dell'art. 2 della LR 21/6/1984 n. 28 e successive modifiche ed integrazioni.
Le categorie di cui ai nn. 2), 3) e 4) della lett. a), comma primo dell'art. 2 della LR n. 28/84 e successive modifiche ed integrazioni si intendono considerate anche separatamente ed in alternativa alla categoria prevista al precedente numero 1)".
La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

La sostanza di questo emendamento è chiarificatrice di una parte del testo dell'art. 2. Il testo è scritto in modo poco comprensibile, quindi questo emendamento non fa altro che chiarire il concetto che forse, con una stesura più meditata, poteva essere chiarito direttamente all'art. 2.
Si tratta delle diverse tipologie di cooperative che possono accedere ai benefici previsti dalla legge. Dalla lettura del testo in effetti non si capisce esattamente se nel caso delle cooperative di giovani questa tipologia debba avere altre caratteristiche per poter accedere al fondo.
Questo emendamento lo chiarisce.
Certamente sarebbe stato preferibile modificare direttamente l'art. 2 in modo da avere una formulazione sola e chiara.
Capisco che si tratta di un emendamento tecnico, però il risultato è che avremo una formulazione non chiarissima dell'art. 2 e un'altra non chiarissima nella precisazione dell'art. 1/bis.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ritengo che non giovi scrivere all'interno di una legge un articolo interpretativo. Propongo pertanto di rinviare a domani l'esame di questa legge per predisporre una modifica dell'art. 2, perché altrimenti i fruitori della legge non sanno più come comportarsi. Non sono d'accordo a questa norma interpretativa. Domani si approverebbe ugualmente la legge modificando però l'art. 2.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

C'è una via molto più semplice. Nella trascrittura della vecchia normativa è stato commesso un errore in quanto tra i vari punti dell'art. 2 della legge n. 28 era previsto: "giovani disoccupati di età fra i 18 e i 29 anni e/o", nel progetto di legge invece è stata omessa la "/o". E' sufficiente quindi presentare un emendamento in questo senso per risolvere il problema.
Tra l'altro, siccome abbiamo stabilito che avremmo istituito una specie di sportello informativo per una lettura agile della legge che pubblicizzeremo attraverso un piccolo pieghevole nel quale daremo l'interpretazione autentica di questa legge, dobbiamo assolutamente approvare la legge oggi.



BONINO Guido

Sono d'accordo a modificare l'art. 2 nel senso indicato dall'Assessore senza quindi introdurre norme interpretative che non fanno altro che impasticciare la legge.
Ritiro quindi l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
Il Consigliere Tapparo ha presentato il seguente emendamento che prevede il nuovo art. 2: "Art. 2 1. All'art. 2, comma primo, lett. a), punto 1), della LR n. 28/84 e successive modifiche ed integrazioni, le parole 'cooperative e' vengono modificate in 'cooperative e/o'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 2.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 (ex art. 2) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 594 relativo alle carceri di Pinerolo


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno relativo alle carceri di Pinerolo che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi.
Il testo di tale ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'ampia ed unitaria mobilitazione popolare che si è sviluppata nella città e nella comunità pinerolese a difesa del presidio carcerario minacciato di chiusura da un decreto del Ministero di Grazia e Giustizia visto l'impegno delle istituzioni locali e delle forze politiche, sociali ed ecclesiali espresso a sostegno della lotta che per oltre 15 giorni hanno condotto i detenuti e che ha permesso di giungere al primo parziale risultato della sospensione dei trasferimenti concordando sulla necessità, chiaramente espressa dalla lotta dei detenuti di non considerare un 'ramo secco' un presidio che per intrinseche caratteristiche e specifica situazione può rappresentare (anche in forza della 'umanità' connessa alle dimensioni e al rapporto con la comunità circostante del carcere) un punto forte di applicazione di modalità innovative ed alternative nell'organizzazione carceraria vista l'esistenza di un progetto alternativo tradotto nel disegno di legge n. 296/87 dal titolo 'Impegno sperimentale di detenuti in semilibertà per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente' e attualmente giacente nelle competenti Commissioni i m p e g n a le competenti Commissioni consiliari ad avviare immediatamente l'esame, ai fini di una rapida approvazione, del disegno di legge stesso impegna altresì la Giunta regionale e l'Ufficio di Presidenza a chiedere urgentemente un incontro con il Ministro competente per far presente la volontà della Regione e la possibilità concreta della stessa, attraverso il progetto speciale, di intervenire positivamente per realizzare le condizioni di utilizzo alternativo del presidio stesso, ai fini della revoca del provvedimento di chiusura.
A tal fine inoltre i m p e g n a la Giunta regionale e l'Ufficio di Presidenza a chiedere urgentemente un'audizione alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e al Comitato Carceri della Camera anche per valutare la situazione degli altri presidi carcerari del Piemonte interessati al provvedimento di chiusura".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 38 voti favorevoli e un'astensione.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 595 relativo al carcere monregalese


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno inerente la difesa del presidio carcerario minacciato di chiusura nella comunità monregalese sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'ampia ed unitaria mobilitazione popolare che si è sviluppata nella comunità monregalese a difesa del presidio carcerario minacciato di chiusura da un decreto del Ministero di Grazia e Giustizia visto l'impegno delle istituzioni locali e delle forze politiche e sociali che hanno vivamente contestato tale ipotesi, che tra l'altro comporterebbe un danno non indifferente anche all'economia cittadina concordando sulla necessità di non eliminare un presidio che per intrinseche caratteristiche e specifica situazione può rappresentare (anche in forza della 'umanità' connessa alle dimensioni e al rapporto con la comunità circostante del carcere) un punto forte di applicazione di modalità innovative ed alternative nell'organizzazione carceraria vista l'esistenza di un progetto alternativo tradotto nel disegno di legge n. 296/87 dal titolo 'Impegno sperimentale di detenuti in semilibertà per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente' e attualmente giacente nelle competenti Commissioni i m p e g n a le competenti Commissioni consiliari ad avviare immediatamente l'esame, ai fini di una rapida approvazione, del disegno di legge stesso impegna altresì la Giunta regionale e l'Ufficio di Presidenza a chiedere urgentemente un incontro con il Ministro competente per far presente la volontà della Regione e la possibilità concreta della stessa, attraverso il progetto speciale, di intervenire positivamente per realizzare le condizioni di utilizzo alternativo del presidio stesso ai fini della revoca del provvedimento di chiusura.
A tal fine inoltre i m p e g n a la Giunta regionale e l'Ufficio di Presidenza a chiedere urgentemente un'audizione alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e al Comitato Carceri della Camera anche per valutare la situazione degli altri presidi carcerari del Piemonte interessati al provvedimento di chiusura".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno n. 596 relativo all'Agenzia del lavoro e n. 597 relativo alla Cassa integrazione guadagni


PRESIDENTE

Passiamo all'esame congiunto degli ordini del giorno nn. 596 e 597 relativi uno alla nomina dei direttori delle Agenzie per l'impiego, l'altro alla Cassa integrazione guadagni e al disegno di legge di riforma del Senato che non prevede alcuna ipotesi di prepensionamento a cinquant'anni.
La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Si tratta di due questioni piuttosto serie.
Per quanto riguarda il primo ordine del giorno, devo ricordare che a quasi due anni dalla legge istitutiva delle Agenzie per l'impiego siamo oggi in presenza della bozza dei decreti ministeriali che nominano i direttori di queste agenzie e istituiscono gli organici. Quindi si pu dire che siamo alla vigilia dell'effettiva istituzione delle Agenzie per l'impiego, tuttavia non sappiamo ancora che cosa queste Agenzie dovranno fare. Il Governo non ha emanato i previsti decreti che ne indicano gli scopi, l'operatività e il finanziamento eventuale, limitandosi a nominarne i direttori e a stabilirne gli organici. Organici che per il Piemonte sono stabiliti in 74 persone; il Consiglio discusse a suo tempo, sulla base di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i Gruppi, di queste Agenzie e decise unanimemente di proporre al Governo di varare Agenzie snelle, ma dell'organico stabilito dal Governo in 74 unità, la metà è inquadrata nel livello apicale con elevate remunerazioni. Il rischio è quello di creare un carrozzone riempito di organici, del quale viene nominato il direttore prima che si sappia che cosa deve fare, quali sono i suoi compiti e se avrà risorse a disposizione per realizzarli o meno. Giudico questo un atto grave. Si propone in questo ordine del giorno che il Consiglio dia mandato al Presidente della Giunta di non dare al Ministro del Lavoro il parere richiesto sui decreti, di chiedere invece che il Governo decreti sui compiti e le funzioni dell'Agenzia e dica quali sono le risorse disponibili e successivamente richieda il parere motivato alle Regioni.
Il secondo ordine del giorno è relativo al disegno di legge di riforma della Cassa integrazione che è all'esame del Senato. Da questo disegno di legge è scomparsa la norma sul prepensionamento a cinquant'anni. Norma che sollecitammo anche noi in Piemonte con atti unitari del Consiglio e delle Organizzazioni sindacali per chiudere le code delle ristrutturazioni industriali degli anni '80 con un atto di solidarietà verso i cassaintegrati a zero ore e non con un colpo di mannaia. Quello che si chiede è di intervenire immediatamente affinché questa norma di grande importanza venga reintrodotta.
Ambedue gli ordini del giorno impegnano la Giunta regionale a predisporre immediatamente un incontro con il Ministero del Lavoro e i Gruppi parlamentari, perché ormai è materia anche dei Gruppi parlamentari.
Questo impegno deve essere preso sul serio. Quindi immediatamente dopo le vacanze natalizie chiederemo alla Giunta e in particolare al Presidente Beltrami e all'Assessore Cerchio quando avverrà l'incontro al Ministero e con i Gruppi parlamentari.
E' questione che non si può prendere sotto gamba; i tempi sono stretti e bisogna davvero attivarsi rapidamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

In qualità di Assessore regionale al lavoro presiedo la Commissione regionale per l'impiego al posto del Ministro. Tale Commissione, ieri in seduta, ha esaminato le tematiche oggetto del primo ordine del giorno prendendo visione delle due bozze di decreto pervenute dal Ministero del Lavoro: una relativa agli organici, l'altra ad un'ipotesi di nomina del direttore. L'organico previsto per il Piemonte è di 74 dipendenti, che sommati a quelli di tutte le altre Regioni portano il totale ad alcune centinaia di persone che tra direttori (19 in Italia quante sono le Agenzie) ed esperti, che percepiscono una indennità significativa costerebbero circa 300 miliardi all'anno. Magari moltiplicano sul territorio alcuni fatti significativi, ma quello che a noi interessa, e che mi pare di cogliere nell'ordine del giorno presentato, è richiedere serenamente al Ministero che prima di addivenire ad un'ipotesi operativa di decreto di nomine e di organici definitivi, attui quanto stabilito all'art.
24 della legge n. 56 sul mercato del lavoro, individuando i compiti e definendo i limiti entro i quali queste Agenzie del lavoro, da anni attese devono collocarsi come strumento importante all'interno del mercato del lavoro.
Informo il Consiglio che la Commissione regionale per l'impiego si è aggiornata all'11 gennaio: ha quindi l'opportunità, attraverso il coordinamento degli Assessori regionali al lavoro ed anche attraverso il pronunciamento che la Commissione centrale per l'impiego vorrà esprimere essendo titolata in questo campo, di attivare un confronto con il Ministero.
Il secondo ordine del giorno ripropone un problema che riguarda circa 10 mila ex lavoratori, nel senso che sono in disoccupazione speciale, sul territorio regionale. Nel momento in cui in queste ore in sede legislativa il Senato sta approvando la modifica - da tempo attesa - della riforma della Cassa integrazione, per poi passare alla Camera, si richiede un'attenzione nei confronti di queste migliaia di lavoratori indicando la situazione peculiare della Regione Piemonte. E' vero che in Piemonte in questi ultimissimi tempi si è ridotta sensibilmente la Cassa integrazione ma questo non è il segnale di un andamento positivo del mercato del lavoro perché in sostanza migliaia di lavoratori passano dallo stadio di cassaintegrati a quello di disoccupati speciali che è l'ultimo stadio al di là del quale non ci sono prospettive.
Questo documento, che tra l'altro riprende un vecchio ordine del giorno del Consiglio regionale, dovrebbe essere inviato al coordinamento degli Assessori regionali al lavoro, perché, nel momento in cui si sta modificando la normativa sulla Cassa integrazione, si possa avere presente questo problema, che non è solo piemontese, ma che investe decine di migliaia di lavoratori in disoccupazione speciale in tutto il Paese.
Su entrambi gli ordini del giorno ribadisco l'attenzione della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione dapprima l'ordine del giorno n. 596, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto lo schema dei due decreti interministeriali relativi alla nomina dei direttori delle Agenzie per l'impiego e degli organici delle stesse atteso che tali decreti, che giungono a quasi due anni dalla legge n. 56/87 e configurano per il Piemonte un'Agenzia di ben 74 addetti, non sono stati a tutt'oggi preceduti dall'emanazione da parte del Ministro del Lavoro delle direttive generali per l'attività delle Agenzie, come previsto dal secondo comma dell'art. 24 della legge istitutiva, né dalle norme di funzionamento, come previsto dal terzo comma dello stesso articolo, né a quanto risulta dal parere della Commissione centrale per l'impiego, n dalla definizione dell'eventuale dotazione finanziaria delle Agenzie stesse, e neppure dal necessario decreto istitutivo considerato che ciò nonostante il Ministero del Lavoro ha richiesto ai governi regionali di esprimere il loro parere su detti decreti entro 10 giorni dall'inoltro degli stessi preso atto infine dell'unanime decisione della Commissione regionale per l'impiego del Piemonte del 20 dicembre u.s., che invita il Ministero a rinviare ogni deliberazione per adempiere in via preliminare a quanto previsto dall'art. 24 della citata legge istitutiva d e c i d e di invitare il Governo: a non assumere per ora alcuna determinazione relativamente ai decreti per i direttori e gli organici delle Agenzie ad emanare urgentemente e preliminarmente i decreti relativi all'attività e al funzionamento delle Agenzie, previo parere della Commissione centrale per l'impiego a richiedere a qual punto, e con tempi congrui, il parere delle Regioni r i c h i a m a nel merito la propria deliberazione i m p e g n a la Giunta regionale a prendere immediatamente contatto con il Ministero del Lavoro per sostenere le decisioni del Consiglio regionale e ad informarne successivamente il Consiglio stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 597, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che dal dibattito in corso al Senato sul disegno di legge di riforma della Cassa integrazione guadagni è emerso un testo che non contiene più alcuna ipotesi di prepensionamento a cinquant'anni (che era invece prevista nella prima stesura) considerato che tale misura, che tendeva a sanare gli effetti dei processi di ristrutturazione industriale degli anni '80 con un atto di solidarietà è a tutt'oggi necessaria, e soprattutto lo è per il Piemonte, e che in assenza di essa ci si deve attendere una nuova ondata di licenziamenti dei lavoratori da anni in CIGS a zero ore nella nostra regione preso atto inoltre che si va manifestando, soprattutto da parte industriale, una radicale contestazione di parti significative del provvedimento, e che ciò mette a rischio tutto l'iter della riforma e le stesse prospettive di una sua approvazione r i b a d i s c e l'importanza e l'urgenza della più sollecita conclusione dell'iter della riforma della CIGS l'esigenza che in detto provvedimento siano reinserite forme di prepensionamento a cinquant'anni la necessità che in questo contesto e per le stesse ragioni sia previsto anche il computo dell'anzianità di disoccupazione speciale ai soli fini contributivi e per quei lavoratori che potrebbero così raggiungere l'età pensionabile impegna la Giunta a trasmettere immediatamente a Governo e Parlamento il presente ordine del giorno e a predisporre urgentemente un incontro con il Ministro del Lavoro e con i Gruppi parlamentari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Poiché abbiamo esaurito l'esame degli argomenti iscritti all'o.d.g.
previsto per la seduta odierna, si tratta ora di iscrivere quei provvedimenti che i Presidenti dei Gruppi non avevano potuto inserire in quanto non licenziati dalle Commissioni competenti, ma sui quali si era concordato che sarebbero stati iscritti qualora licenziati dalle Commissioni in questi giorni, dei quali comunque tutti i Consiglieri erano notiziati dalla lettera di convocazione.
Il primo di questi punti è l'esame dei progetti di legge nn. 292 e 287: "Norme in materia di cooperazione sociale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non ho niente in contrario a iscrivere questo argomento, vorrei per fare presente che nell'economia dei lavori di questa sera darei nettamente la priorità all'iscrizione e alla votazione di provvedimenti su cui istituzionalmente è inderogabile l'approvazione. Cito ad esempio la proroga del Piano socio-sanitario, alla quale siamo duramente contrari, che è inderogabile e quindi va iscritta oggi.
La questione della nomina del Commissario della disciolta USSL 1/23 ha caratteristiche analoghe. Noi diamo i nostri voti per l'iscrizione di questi due argomenti e quando saranno iscritti (possiamo ancora farlo questa sera) motiveremo perché siamo contrari.
Sulla legge in materia di cooperazione sociale si è lavorato per mesi: che senso ha quindi non dare a questa legge uno sviluppo adeguato in una discussione da fare a gennaio? Si sono confrontate posizioni per mesi strozzarla qui è proprio il modo per non credere al lavoro legislativo.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la prima parte della sua proposta sono d'accordo per quanto riguarda invece la seconda parte vorrei sentire l'opinione dei partecipanti alla discussione della legge in oggetto.
Dal momento che non vedo obiezioni alla proposta Bontempi, l'esame dei progetti di legge nn. 292 e 287 è rinviato.
Propongo allora l'iscrizione del progetto di legge n. 450: "Ulteriore proroga del termine di validità del Piano socio-sanitaro della Regione Piemonte per il triennio 1985/1987".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Propongo inoltre di iscrivere il progetto di legge n. 447: "Nomina di un Commissario per la gestione dell'attività pendente della disciolta USSL 1/23 di Torino di cui alla LR 13/8/1986, n. 35".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Ancora in merito ad eventuali argomenti da iscrivere all'o.d.g. o dei quali occorre ultimare l'esame, informo il Consiglio che era stato rinviato ad oggi l'esame della deliberazione n. 1032 relativa al riconoscimento di calamità grave in ordine agli eventi dei mesi di maggio, giugno, luglio agosto e ottobre.
Vi sono inoltre due provvedimenti dei quali è stata chiesta l'iscrizione: il primo è la legge rinviata dal Governo relativa all'adeguamento delle piante organiche del personale degli enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali; il secondo è la proposta di deliberazione n. 1030: "Corsi di formazione professionale in agricoltura: anno formativo 1988/1989".
Questo è il quadro complessivo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, le valutazioni che noi possiamo dare sulla sua funzione di garanzia sono importanti e quindi la prego di essere molto attento a quello che le dico.
Lei, oggi, ha presieduto una riunione di Capigruppo in cui abbiamo concordato intese sulla base delle quali abbiamo definito un percorso che stiamo traducendo in pratica fedelmente.
Allora, per essere molto chiari, siccome i provvedimenti relativi alle calamità e ai parchi ci erano stati prospettati, noi possiamo anche accedere ad iscriverli, ma alla condizione precisa che domani mattina si tratti esclusivamente delle questioni che abbiamo riservato a domani mattina, ovvero la Commissione di inchiesta sui laboratori d'analisi e la Promark.



PENASSO Alfredo

Anche il regolamento sulle carni bovine!



BONTEMPI Rinaldo

Certo, ma la deliberazione è già iscritta e non necessita comunque di grandi sforzi.
Sulla questione dei corsi di formazione professionale in agricoltura ho obiezioni a iscriverla per una ragione molto fondata, nel senso che tutti i provvedimenti che riguardano i corsi di formazione professionale arrivano, chissà perché, all'ultimo momento e sono questioni invece che dovrebbero essere viste meglio nei giorni che chiudono la sessione.
Quindi la pregherei, signor Presidente, di attenersi ai provvedimenti che ci eravamo impegnati a votare durante la riunione dei Capigruppo con una traduzione che può essere immediata e con l'impegno di non porre più altre questioni per la giornata di domani.



PRESIDENTE

Convengo sull'intesa che è stata presa oggi dai Capigruppo i quali hanno anche individuato l'ora di conclusione di questa seduta che dovrebbe avvenire alle ore 20. Confermo il rispetto di queste intese e quindi domani mattina avrà inizio il dibattito sui risultati della Commissione di inchiesta sui laboratori di analisi, dopodiché si affronterà il problema Promark.
La questione dei corsi di formazione professionale in agricoltura verrà ripresa in considerazione domani.
La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono d'accordo con il percorso richiamato dal collega Bontempi. Domani mattina il provvedimento relativo alle carni bovine verrà esaminato congiuntamente dalla III e dalla V Commissione secondo gli impegni assunti e chiediamo che questa deliberazione venga in aula non appena ultimata questa ulteriore verifica sebbene la V Commissione l'avesse già licenziata.
Per riepilogare: domani mattina sono convocate alle ore 9,30 congiuntamente la III e la V Commissione, ma alle ore 9 la V Commissione è convocata per esaminare un provvedimento dell'Assessore Brizio che deve essere approvato dalla Giunta entro fine anno, ma che ha bisogno del parere della Commissione. Occorre quindi dare un congruo tempo alla V Commissione di procedere a questo adempimento, dopodiché si riunisce con la III Commissione per ultimare la verifica sul provvedimento relativo alle carni bovine, provvedimento che - ribadisco noi chiediamo giunga in aula.
Domani mattina chiederemo di iscrivere all'o.d.g. il provvedimento relativo alla Promark; l'Assessore Nerviani verificherà la questione dei corsi di formazione professionale in agricoltura. Noi non abbiamo niente in contrario al fatto che non venga iscritto salvo che questo non porti danno ai corsi: se porta danno ai corsi chiediamo che venga iscritto.
Esauriti questi provvedimenti, si può avviare il dibattito sulla Commissione d'inchiesta sui laboratori di analisi. Riteniamo che al limite in tre quarti d'ora questi provvedimenti si possano esaurire e si pu quindi procedere alla Commissione d'inchiesta.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Certo, verso le quattro del pomeriggio di domani!



CARLETTO Mario

Perché le quattro del pomeriggio?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non si era detto che era iscritto al primo punto? Mi spieghi perch questo dibattito dovrebbe svolgersi dopo?



CARLETTO Mario

Se ci sono dei problemi chiedo la convocazione dei Capigruppo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Prima di darle la parola vorrei dire che c'era la necessità di lavorare per esaurire il più possibile i punti che erano in discussione o da iscrivere e nello stesso tempo per consentirci di affrontare domani mattina il problema della Commissione d'inchiesta. Tra l'altro in precedenti riunioni dei Capigruppo e ancora nella riunione di oggi si era parlato dell'opportunità o meno di esaminare in questi giorni la questione della Commissione d'inchiesta sui laboratori.
Prego i Consiglieri di consentire l'iscrizione di quei provvedimenti che possono ancora essere esaminati oggi assumendoci l'impegno di cominciare i lavori domani mattina con il dibattito sulla Commissione d'inchiesta per proseguire su quei punti che riteniamo di non avere il tempo questa sera di affrontare. Domani i lavori potrebbero non essere interrotti per avere quindi la possibilità di valutare le risultanze delle Commissioni III e V in merito al provvedimento relativo alle carni bovine e la verifica dell'Assessore Nerviani della questione relativa ai corsi di formazione professionale in agricoltura. L'impegno dei Capigruppo era di concludere alle 20, mi pare ci siano ancora le condizioni per affrontare alcuni provvedimenti.
Propongo pertanto di iscrivere la deliberazione n. 1032: "Riconoscimento di calamità grave degli eventi dei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e ottobre ai fini dell'attuazione dell'intervento previsto dall'art. 2, lett.
d), e) ed f), della L..n. 38/78. Autorizzazione all'utilizzo del fondo costituito con DCR n. 572-9740 del 16/7/1987 e con DGR n. 60-17953 del 23/12/1987".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Propongo infine di iscrivere la legge rinviata dal Governo relativa a: "Adeguamento delle piante organiche del personale degli enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Il Consigliere Carletto aveva chiesto che si sospendessero i lavori per convocare i Capigruppo?



CARLETTO Mario

Volevo dire che domani mattina, mentre alle 9 sono riunite le due Commissioni, i Capigruppo potrebbero riunirsi per definire un percorso che ci consenta entro le ore 14, secondo gli impegni assunti, di concludere tutti gli argomenti, compresa la Commissione d'inchiesta. Mi sembra una proposta ragionevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

La proposta è ragionevole, se c'è l'intesa e l'impegno da parte di tutti di esaurire gli argomenti che abbiamo iscritto per domani entro le ore 14. Non vorrei che i tempi slittassero al punto da essere costretti a chiudere la seduta di domani avendo ancora in piedi dei provvedimenti legislativi. Quindi sarebbe opportuno che il Presidente, d'intesa con i Capigruppo, fissasse dei tempi (è indifferente cosa si fa prima o cosa si fa dopo) rigorosi per iniziare e chiudere gli argomenti.



PRESIDENTE

Se non ci sono obiezioni accolgo la proposta di convocare domani mattina la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi per ribadire i nostri impegni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 450: "Ulteriore proroga del termine di validità del Piano socio-sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1985-1987"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 450, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Bergoglio che ha pertanto la parola.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Desidero dare per letta la relazione che precisa e spiega le motivazioni per cui siamo tenuti a quello che è stato già definito un adempimento formale. A scanso di equivoci, è bene dire che nessuno è soddisfatto di dover ricorrere a questa procedura di slittamento e quindi non vorrei lasciare questa insoddisfazione soltanto ai Consiglieri rappresentanti dell'opposizione, ma vorrei associare anche quella dei Consiglieri della maggioranza e credo anche dell'Assessore.
La verità è che volendo fare un piano ragionato e ragionevole non è pensabile, nelle attuali condizioni normative nazionali in presenza di provvedimenti regionali in itinere, di riuscire a portare in tempi stretti un piano che non siamo in condizioni di portare perché dobbiamo rispettare le scadenze stabilite sia da leggi nazionali che da leggi regionali.
A giustificazione quindi del provvedimento, desidero ricordare che abbiamo tutta la procedura in itinere derivante dai decreti Donat Cattin di revisione degli standard ospedalieri per quanto riguarda le strutture e il personale.
Questo provvedimento ci pone degli obblighi e prevede tempi tecnici che vanno rispettati e che non possiamo adattare alle nostre esigenze di pianificatori regionali.
La seconda questione è legata ad un altro provvedimento sempre nazionale che comunque è per strada, cioè l'applicazione dell'attuale art.
20 della legge finanziaria, che si riferisce alla riconversione delle strutture per non autosufficienti. Anche questo avrà una sua procedura e prevedrà tempi tecnici che necessariamente hanno attinenza con il Piano socio-sanitario regionale.
La terza osservazione che mi sembra doveroso fare in questa sede per motivare il provvedimento è di ordine tecnico: la vera motivazione è il fatto che avendo approvato alcune settimane or sono le linee di indirizzo del Piano socio-sanitario dobbiamo, proprio in applicazione della vecchia legge di piano, rispettare i tempi tecnici dati alle UU.SS.SS.LL. per presentare le loro controdeduzioni ed osservazioni. Non potremmo quindi approvare un nuovo piano in pendenza di queste scadenze.
Vorrei assicurare i Consiglieri che nei prossimi mesi predisporremo tutti quegli strumenti che ci consentano di andare nei tempi previsti ad un'approvazione di norme precise, incisive e utili.
Questo non è soltanto un augurio di Natale, ma è una speranza e un impegno di lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, consideriamo sempre inaccettabile il metodo che segue la Giunta. Il piano 1985/1987 alla fine dell'anno 1987 era scaduto si fece soltanto nel maggio di quest'anno una proroga, ora si parla nuovamente di proroga.
In assenza di un lavoro serio di verifica dello stato di attuazione abbiamo denunciato l'assenza di una qualsiasi verifica dello stato di attuazione del piano in occasione della discussione sugli indirizzi di poche settimane fa.
Indirizzi che, come è noto, sono stati presentati senza consultazione poi sono stati modificati nel corso del dibattito. Continuiamo a non capire che cosa abbiano fatto i consulenti in questi anni: se hanno stabilito soltanto gli indirizzi è davvero poca cosa; se hanno predisposto una relazione sullo stato di attuazione, non l'abbiamo vista; se hanno lavorato sugli indirizzi di piano, la legge di piano e la deliberazione di quadro non le abbiamo viste ancora.
Prima nulla si legava agli standard, ora tutto si lega agli standard e ai provvedimenti, quali i decreti Donat Cattin.
Diciamo la verità: in questo modo la programmazione diventa una finzione, viene negata, calpestata l'idea, la cultura della programmazione.
Si procederà alla giornata come si sta procedendo, marcerà una sorta di legislazione speciale fatta di adeguamenti, ovviamente tutti urgenti, tutti improvvisati all'ultimo momento. Nel contempo senza orientamenti e senza una politica della spesa andremo avanti vivendo alla giornata.
Non si può davvero vivere alla giornata in una materia così complessa in una organizzazione così delicata come quella della sanità.
E' inutile che il Ministro denunci la scarsa predisposizione dei medici a far funzionare il servizio o denunci l'operato delle UU.SS.SS.LL. Vi sono precise responsabilità governative e regionali! Faccio pochissimi esempi. Abbiamo denunciato mesi addietro il carattere sperequativo del riparto del fondo sanitario regionale di spesa corrente, i meccanismi perversi che ci auguriamo vengano modificati. Dobbiamo constatare alla fine dell'anno 1988 che il riparto del fondo per la spesa in conto capitale (circa 120 miliardi) non è stato fatto e quindi gli investimenti salteranno per l'anno 1988.
Le UU.SS.SS.LL. non sanno quanto potranno spendere in investimenti per edilizia sanitaria, per apparecchiature ed attrezzature.
La spesa che doveva essere attuata a destinazione vincolata per l'anno 1986 è stata sbloccata pochi giorni fa e voglio ricordare che riguarda circa 38,5 miliardi: 2 per l'aggiornamento del personale; 5 per il progetto "Obiettivo tutela della salute materna e infantile"; 1,5 per la tutela della salute dei lavoratori; quasi 5 per la tutela sanitaria delle persone anziane; oltre 4 per la ricerca finalizzata; 3,5 per l'educazione sanitaria; 2.860 milioni per le tossicodipendenze (per questa emergenza che tutti consideriamo drammatica sono fermi ancora i fondi del 1986!); 2.335 milioni per la psichiatria; oltre 12 miliardi per la riabilitazione.
Un totale di quasi 40 miliardi che sono immobilizzati dal 1986: questo è il modo di procedere, di non governare la sanità nella nostra Regione! Questo modo di fare sconquassa la sanità; sono le scelte politiche nazionali e le scelte politiche sbagliate che si fanno in questa Regione non facendo quelle necessarie, che sconquassano la sanità! Questo è il motivo per il quale noi votiamo contro la proroga del piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, molti degli argomenti citati dal collega Calligaro mi trovano completamente d'accordo. Giudichiamo assolutamente ingiustificabile che a due anni dalla scadenza del Piano socio-sanitario non sia stato fatto alcun bilancio e che si proceda a tentoni. E' un ritardo che indica l'incapacità di governare adeguatamente questo settore cruciale della vita della nostra Regione. Non possiamo quindi che sottolineare con un voto negativo la nostra presa di distanza da questo metodo e da questi contenuti. Un Piano socio-sanitario che non sia preceduto da elementi di bilancio di cui si ha assoluta necessità per corrispondere davvero ai bisogni della nostra comunità lascia allo sbando questo settore e non fa altro che alimentare scandali negli scandali.
Domani mattina, finalmente, ci si potrà soffermare come l'argomento merita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Faccio una brevissima dichiarazione di voto. Annuncio il voto negativo del Gruppo MSI in quanto rilevo che anche al Piano socio-sanitario si applica la regola di esercizio provvisorio. Rimando alle considerazioni che ho svolto sul bilancio preventivo 1989 per dire di no all'esercizio provvisorio. Vige la regola costante di prorogare il vecchio e anche in questa materia si assiste ad una sorta di esercizio provvisorio. Per questa ragione il mio voto è negativo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 447: "Nomina di un Commissario per la gestione dell'attività pendente della disciolta USSL 1/23 di Torino di cui alla LR 13/8/1986, n. 35"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 447.
Relatore è il Consigliere Bergoglio che ha pertanto la parola.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Si tratta della nomina del Commissario ad hoc per la gestione dell'attività pendente dell'ex USSL 1/23 di Torino che è stata smembrata in dieci UU.SS.SS.LL. E' pertanto necessario nominare un Commissario che si occupi della liquidazione di tutte le partite pendenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

A un anno dal decentramento registriamo una manifesta incapacità decisionale e gestionale. Quanto ha detto il Consigliere Bergoglio è solo una parte della verità. La verità è che un ufficio stralcio per il decentramento dell'ex USSL 1/23 è stato assegnato all'USSL subcomunale n.
1, ha lavorato per un anno e non ha fatto assolutamente nulla. Il Co.Re.Co.
è costretto, per redigere il bilancio consuntivo 1987 che doveva essere presentato prima del mese di giugno di quest'anno, a nominare un Commissario ad acta! Questi sono i termini esatti della questione; per capire che l'attività liquidatoria risulta di notevoli dimensioni c'è voluto un anno! Per capire che l'attività in questione si configura con caratteristiche specificatamente tecniche c'è voluto un anno! Tra l'altro abbiamo notizie di una confusione generale di irregolarità di non poco conto che non possono non prevedere l'intervento della Magistratura. Per questo il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Protezione civile

Esame proposta di deliberazione n. 1032: "Riconoscimento di calamità grave degli eventi dei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e ottobre 1988 ai fini dell'attuazione dell'intervento previsto dall'art. 2, lett. d), e) ed f) della LR n. 38/78. Autorizzazione all'utilizzo del fondo costituito con DCR n. 572-C.R. 9740 del 16/7/1987 e con DGR n. 60-17953 del 23/2/1987"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 1032.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

E' una delle deliberazioni purtroppo ricorrenti nella nostra Regione che riguardano le calamità naturali.
Si cerca di riepilogare le calamità che vanno dal mese di maggio a quello di ottobre di quest'anno. Queste calamità gravi penso siano presenti ai colleghi grazie ai servizi televisivi e alle notizie giornalistiche per quanto è avvenuto in Valle di Susa, nel Pinerolese e nel Novarese.
Noi abbiamo qualche riserva per quanto riguarda la mappa. Ci sembra quasi una forzatura, per esempio, vedere dei singoli Comuni isolati in un contesto dove non sarebbero successe calamità naturali: in provincia di Novara c'è un solo Comune. Il Consiglio dovrebbe fare qualche riflessione più organica per quanto riguarda la delimitazione delle aree interessate da calamità naturali. Il rischio è di rincorrere altrimenti tutte le richieste. Riteniamo necessario e positivo dare una risposta in tempi accettabili ad esigenze che riteniamo siano verificate dagli uffici competenti, perché, come dicevano gli Assessori, sono ancora in sospeso le definizioni di anni precedenti per interventi altrettanto urgenti.
Per sottolineare la necessità di arrivare ad una puntualizzazione migliore delle procedure da seguire, il Gruppo si astiene su questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei soltanto sapere perch non viene riportata l'entità del danno arrecato, sarebbe bene conoscere lo stato di calamità accertato. Qui c'è un elenco su cui non compare l'entità effettiva del danno subito da ogni Comune e mi pare che possa essere di una qualche utilità conoscere anche questi parametri.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al pronto intervento

Ovviamente questa dichiarazione di calamità grave non interviene per quanto riguarda le opere pubbliche perché per queste si è già provveduto con la legge n. 38 né per quanto riguarda i danni all'agricoltura, per i quali si provvede con la legge n. 590. Questa dichiarazione di calamità grave serve per attivare il fondo speciale istituito d'intesa con le banche, le Province, le Camere di Commercio e la Regione per i danni alle aziende artigiane, commerciali e industriali, nonché per i danni ai fabbricati civili. Non abbiamo ancora le determinazioni quantitative perch è evidente che noi abbiamo avuto le segnalazioni non quantificate da parte degli enti locali e dei privati dei danni sommari subiti alle loro aziende e alle loro attività; soltanto per quanto riguarda l'area del Rivolese abbiamo già una segnalazione fatta dagli enti locali per 13 miliardi mentre per gli altri non abbiamo ancora indicazioni quantitative. Tuttavia debbo dire che la definizione di queste pratiche avverrà successivamente in quanto i privati faranno le richieste, poi ci saranno le verifiche da parte degli uffici tecnici. Quindi la Regione non assume le richieste così come vengono presentate, ma vi sarà una verifica di ordine tecnico; peraltro noi abbiamo risorse a disposizione che ci consentono di dare una risposta immediata alle esigenze rappresentate dagli uffici decentrati, mentre invece questo, come diceva anche il collega Biazzi, purtroppo non è possibile, ad esempio, per l'alluvione del 1987, perché pur avendo noi il quadro delle richieste lo Stato non ha ancora provveduto a ripartire le somme.
L'elenco dei Comuni viene redatto sulla base delle segnalazioni dei servizi decentrati e degli enti locali; per larga parte sono esigenze omogenee, anche se vi sono alcuni casi di Comuni singoli, ma in questi si sono verificate delle trombe d'aria che hanno degli effetti molto puntuali sul territorio.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione testé discussa il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 7 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 598 relativo al riconoscimento dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP)


PRESIDENTE

Propongo ancora al Consiglio di votare un ordine del giorno relativo al riconoscimento dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, che è stato firmato da quasi tutti i Gruppi.
Il testo di tale ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto con vivo interesse delle conclusioni cui è giunto il Consiglio nazionale palestinese nella sessione straordinaria svoltasi in Algeria nel mese scorso e delle conseguenti dichiarazioni svolte dall'assemblea dell'ONU di Ginevra il 14 dicembre u.s., dal Presidente dell'OLP, Yasser Arafat rilevato che, accettando le Risoluzioni nn. 242 e 338 dell'ONU che chiedono il ritiro delle forze israeliane dai territori conquistati nel 1967 con la guerra cosiddetta dei 'Sei giorni' in una situazione che veda 'rispetto e riconoscimento della sovranità, dell'integrità territoriale e dell'indipendenza di ogni Stato della regione e del suo diritto di vivere in pace entro frontiere sicure e riconosciute', il Parlamento in esilio del popolo palestinese ed il suo Presidente hanno, de facto, riconosciuto lo Stato d'Israele, imprimendo una positiva svolta di portata storica nelle posizioni sino ad ora assunte dalla massima Assise palestinese, che dovrà concludersi con il riconoscimento giuridico dello Stato d'Israele tenuto conto che la Risoluzione n. 181 delle Nazioni Unite sin dal 1947 decretava la nascita, in Medio Oriente, di due Stati, uno arabo ed uno ebraico, nella ex Palestina britannica, ed il loro diritto all'autodeterminazione sottolineata l'urgenza di giungere ad una Conferenza internazionale di pace sull'intricata questione meridionale, sotto il patrocinio delle Nazioni Unite e con la partecipazione di tutte le parti in causa nella Regione, per mettere fine allo stillicidio di morti quotidiane i n v i t a il Parlamento e il Governo italiano a riconoscere il nuovo Stato palestinese proclamato il 15 novembre 1988 ad Algeri, come vanno già facendo decine di altri Stati di tutto il mondo, e come atto politico concreto per giungere all'auspicata Conferenza internazionale di pace da svolgersi sulla base delle citate Risoluzioni nn. 181, 242 e 338 dell'ONU si impegna ad operare con tutte le proprie forze affinché la cultura della pace, della coesistenza e della tolleranza - anche attraverso la cooperazione economica e sociale cui il Piemonte si sforzerà di partecipare - si affermi finalmente in una delle regioni più tormentate del mondo, al fine di impedire che possa mai più ripetersi l'atroce dramma vissuto nell'ultimo mezzo secolo dai popoli ebraico e palestinese i n v i a il presente ordine del giorno alla Presidenza del nuovo Stato palestinese alla Presidenza dello Stato d'Israele, alla Presidenza del Parlamento europeo e a tutti gli organi di informazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli e 1 astensione.
Con questo si concludono i nostri lavori che riprenderanno domani alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,45)



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