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Dettaglio seduta n.17 del 14/11/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 24 ottobre 1985 si intendono approvati.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Marchini e Santoni inerente la soppressione dei Tribunali in Piemonte


PRESIDENTE

Circa il punto 2) dell'o.d.g.; "Interrogazioni ed interpellanze", viene discussa l'interrogazione dei Consiglieri Marchini e Santoni inerente la soppressione dei Tribunali in Piemonte.
Risponde il Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In risposta all'interrogazione presentata dai Consiglieri Marchini e Santoni circa una prossima soppressione della sede del Tribunale di Pinerolo, da informazioni assunte mi viene detto che la notizia non ha allo stato attuale, alcun fondamento. Anzitutto credo che l'Autorità Centrale competente non potrà e non vorrà non considerare l'importanza che la sede giudiziaria pinerolese presenta anche in considerazione dell'estesa zona della sua circoscrizione.
Preciso che la Procura Generale presso la Corte d'Appello di Torino espressamente interpellata - ha affermato che la notizia della soppressione del Tribunale di Pinerolo non solo è infondata, ma, come già altre volte in precedenza, è da ritenersi dovuta esclusivamente a motivi di comprensibile per ora non giustificata preoccupazione di alcune categorie di cittadini (professionisti, commercianti, lavoratori in genere) che dalla presenza del Tribunale in città trovano sicurezza per la loro attività.
Aggiungo ancora che - come credo di poter trarre da alcune "relazioni" per l'inaugurazione degli anni giudiziari passati, ma di un passato molto recente - del Tribunale di Pinerolo si è parlato esclusivamente riguardo ad un maggior spazio da dare ad alcuni uffici (ad esempio acquisizione di nuovi locali per l'archivio), il che sta a significare ed a sottolineare la non secondaria importanza dello stesso, ma non, al contrario, la possibilità di una sua soppressione.
Da ultimo posso assicurare gli interroganti che lo stesso Procuratore Generale della Corte d'Appello di Torino, interpellato al riguardo, ha confermato la infondatezza della notizia.
La Giunta regionale è comunque costantemente disponibile ad intervenire nel caso che i colleghi interroganti rilevassero alte tensioni sull'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprime soddisfazione per la risposta del Presiden te della Giunta che rivela l'attenzione con cui il problema da noi sollevato è stato coltivato.
Colgo peraltro nelle argomentazioni da riferirsi ad altro ufficio che non la Presidenza che c'è una sottoconsiderazione delle preoccupazioni che hanno mosso il nostro Gruppo a proporre l'interrogazione.
Non si tratta di mormorii o preoccupazioni di categorie interessate cioè gli avvocati o il complesso di ufficiali giudiziari e cancellieri, ma queste notizie sono state tolte da dichiarazioni rese da responsabili istituzionali e di governo in occasioni non di secondario significato.
Peraltro la interpretazione autentica che viene data delle espressioni poco felici che in ordine al Tribunale di Pinerolo sono state rese in alcune sedi ci soddisfa e ci tranquillizza. Nell'occasione debbo ricordare insieme al collega Santoni, al Presidente della Giunta che l'attenzione peraltro sul problema non deve essere disattesa, nella misura in cui ogni volta che ci rechiamo nella nostra Provincia piemontese preoccupazioni di questa natura ne possiamo rilevare in tutte le cittadine sedi di Pretura e nelle città sedi di Tribunale. Ultimo caso è la vicenda paradossale della Pretura di Rivarolo che dopo essere stata ristrutturata con fondi dello Stato fino a diventare una delle Preture probabilmente più qualificate del nostro Paese si trova senza il cuore della Pretura, cioè senza Pretore, con la preoccupazione che questa Pretura venga cancellata dalla geografia giudiziaria del nostro Paese.
Quindi io la prego, insieme al collega Santoni, di essere molto attento a questa complessità del problema ad evitare che il nostro ed altri Gruppi debbano ritornare su questioni di questa natura a sottrarre tempo al Consiglio nella misura in cui un'iniziativa della Giunta più attenta e magari un rapporto diretto con gli amministratori locali pu tranquillizzarli in ordine a questo tipo di preoccupazioni.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente la legge sul volontariato


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente la legge sul volontariato.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il sistema di sicurezza sociale piemontese è di tipo "misto", caratterizzato cioè, oltre che dall'intervento pubblico, da un rilevante apporto di volontariato, enti ed associazioni che svolgono in questo campo un ruolo fondamentale.
In questo ambito, la Regione ha un ruolo centrale di programmazione e coordinamento delle risorse esistenti, che va conciliato con il rispetto della libera iniziativa costituzionalmente garantita.
Va infatti difeso quel patrimonio elaborato dalle stesse organizzazioni e gruppi di volontariato che garantisca l'autonomia nell'ambito delle scelte programmatiche dell'Ente pubblico, che rifiuta "la delega" o "la supplenza" in un rapporto che lo veda né subordinato né antagonista ma complementare.
Il concorso del volontariato è essenziale nella società moderna per la carica innovatrice, per la spinta ideale che lo muove, per la difesa di valori di umanità e di solidarietà che esprime concretamente; è necessario però che questo ruolo non sia compresso né che venga utilizzato dall'Ente pubblico per coprire carenze di servizio e ciò in linea con la legge regionale.
Gli interventi regionali previsti dalla relativa L.R. 27.8.84 n. 44 "Valorizzazione e sviluppo del volontariato nel settore sanitario e socio assistenziale" ad oggi non sono stati tradotti in atti formali.
Il 24.1.1985 con deliberazione regionale n. 58-40552, è stato costituito un gruppo di lavoro composto da funzionari regionali, da funzionari delle UU.SS.SS.LL. e da rappresentanti di alcune delle più significative associazioni di volontariato sia sanitario che socio assistenziali operanti sul territorio regionale, per un approfondimento delle linee di intervento sia per quanto riguarda le incombenze dirette regionali, sia per quanto attiene alla direttiva da emanare alle UU.SS.SS.LL. secondo quanto previsto dall'art. 11 della sopraccitata legge.
Il gruppo di lavoro, in base a quanto disposto dall'art. 6 della L.R.
44/84 aveva provveduto a predisporre, per quelle associazioni che intendono direttamente concorrere al perseguimento degli obiettivi fissati dai piani zonali delle UU.SS.SS.LL. o, comunque, la loro attività comporti l'accesso alle strutture pubbliche e/o la necessità di rapporti con i servizi ed il personale dipendente delle UU.SS.SS.LL. stesse, i seguenti documenti: l) una scheda generale con le indicazioni dei requisiti minimi richiesti e delle modalità per accedere alla stipula di apposita convenzione prevista dal terzo comma dell'art. 6 della legge 2) uno schema-tipo di convenzione generale la cui ampiezza ed elasticità si traduca in sede locale in una maggior chiarezza ed uniformità di rapporti tra UU.SS.SS.LL. e le associazioni di volontariato 3) predisposizione di schemi di convenzione specifici per quelle associazioni, che per la loro particolare rilevanza e diffusione sul territorio regionale, richiedono maggiori precisazioni quali: uno schema-tipo di convenzione specifico per quanto riguarda il trasporto urgente infermi uno schema-tipo di convenzione specifico per quanto riguarda i donatori di sangue.
4) Secondo quanto previsto dall'art. 7 era stato discusso dal gruppo di lavoro e poi con funzionari del C.S.I. Piemonte, uno schema-tipo di rilevazione da fornire alle UU.SS.SS.LL. per il censimento delle risorse di volontariato presenti nel rispettivo territorio 5) in base a quanto stabilito dall'ultimo comma dell'art. 11, era stato infine predisposto uno schema di direttiva esplicativa della legge.
Il gruppo di lavoro non aveva ritenuto opportuno predisporre uno schema tipo di rilevazione per le organizzazioni a carattere regionale, come previsto dal primo comma dell'art. 11, riservandosi di attuare in un secondo momento tale adempimento in base sia alle indicazioni fornite dal censimento da parte delle stesse Associazioni interessate.
I sopraccitati adempimenti previsti dalla L.R. 44/84, come già indicato in premessa, ad oggi non sono stati tradotti in alcun atto formale da parte della Giunta regionale.
Nell'ottobre 1984 benché previsto dalla legge non si è avuto nel bilancio regionale alcun stanziamento.
Come previsto dalla legge si trattava di ridurre di 250 milioni il cap.
10350 "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali, risorse regionali" e istituire apposito capitolo con la denominazione "Fondo per interventi diretti o, per iniziativa di particolare significato, in concorso convenzionato con le UU.SS.SS.LL., in materia di volontariato con lo stanziamento di 250 milioni".
La suddetta somma è stata di fatto utilizzata nel riparto del fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali alle UU.SS.SS.LL.
Il decreto di variazione ha provveduto solo alla istituzione del capitolo senza alcuna iscrizione di somme.
Nel bilancio 1985 è previsto al cap. 10590 la somma di lire 250.000.000 tuttora né spesa né impegnata.
La mancanza di un quadro complessivo di intervento, i ritardi dovuti anche alle scadenze politiche, il conseguente scioglimento della Commissione consiliare preposta, la formazione della nuova Amministrazione regionale, hanno pesato profondamente sulla possibilità di spesa che la Regione avrebbe dovuto sostenere per la propria parte per il livello di intervento direttamente o, per iniziative di particolare significato e rilevanza, in concorso convenzionato con le UU.SS.SS.LL.
Ritengo che si debba procedere con la dovuta urgenza al censimento delle risorse di volontariato presenti nelle singole UU.SS.SS.LL. al fine di dare piena applicazione all'art. 10 della sopraccitata legge come previsto dal secondo comma dell'art. 7.
Tale adempimento di legge verrà attuato entro brevissimo tempo, appena le schede tipo saranno pronte e prestampate; al censimento, comunque, sarà data la Massima pubblicità compresa la pubblicazione di un comunicato su tutti i quotidiani e giornali locali.
Mentre va affermato il principio dell'utilizzo integrato e coordinato delle risorse disponibili sul territorio, va peraltro chiarito il tipo e la qualità del servizio prestato agli utenti in un quadro di reciproca complementarietà.
Di qui l'urgenza di definire in tempi brevi gli adempimenti previsti dalla legge regionale n. 44/84 che certamente richiederanno un grande sforzo di raccordo e di integrazione sia tra gli Assessorati più direttamente coinvolti, sanità ed assistenza, sia tra tutte le forze sociali e politiche operanti e presenti nella Regione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei annotare insistentemente due affermazioni fatte dall'Assessore Carletto. La prima: nessun atto formale è stato compiuto per la traduzione in concreta realtà della legge regionale n. 44.
La seconda: nessuno stanziamento di quelli indicati al momento della prima presentazione della legge, né di quelli promessi l'anno scorso in sede di discussione di bilancio è stato impiegato, nessuna somma è stata spesa e neppure impegnata.
L'Assessore Carletto è Assessore dal primo agosto. A lui non posso chiedere miracoli: so che ha già lavorato intensamente in questi mesi e ho visto che ha già messo in moto le procedure idonee all'applicazione della legge n. 44. Non posso però non rilevare che due anni sono passati senza che un provvedimento legislativo su cui tante parole si sono spese fosse messo in attuazione. A questo punto, che cosa posso dire? Superata la fase preparatoria, superate le prime difficoltà di applicazione della legge ritengo che sia proprio tempo di dare concretizzazione alle affermazioni che ripetutamente sono state fatte da parte di tutti in questa sede.
Allora, all'Assessore Carletto chiedo l'impegno entro tre mesi di portarci una informazione precisa su quanto ulteriormente si è fatto e soprattutto chiedo che le somme che vanno a residuo quest'anno perché non sono spese non siano le uniche somme destinate al volontariato per gli anni prossimi ma a queste si aggiungano le naturali somme che devono essere stanziate ogni anno in applicazione della legge n. 44.
Della serietà e dell'impegno dell'Assessore Carletto non ho dubbi e quindi chiederei, successivamente, l'impegno ad una informazione dettagliata fra tre mesi in ordine a questo problema.


Argomento:

Risposta scritta a interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta alle seguenti interrogazioni: interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente il contributo all'Associazione Nazionale Famiglie dei caduti e dispersi in guerra interrogazione del Consigliere Mignone inerente l'inquinamento provocato dalla Ditta TRM di Acqui Terme interrogazione del Consigliere Bontempi inerente gli impianti di risalita a Pragelato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Avondo, Bergoglio, Bosio, Cerchio, Croso, Ferro, Guasso, Tapparo e Vetrino.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Gli elenchi delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 5 novembre 1985 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositati e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Nerviani e Quaglia inerente le richieste di risarcimento alle scuole della Regione per infortuni ai bambini


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto 2) dell'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" con la discussione dell' l'interrogazione dei Consiglieri Nerviani e Quaglia, inerente il risarcimento richiesto alle Scuole in conseguenza di incidenti avvenuti in ambito scolastico.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Le richieste di versamento delle somme anticipate dalla Pubblica Amministrazione per spese di spedalità, conseguenti a ricoveri per infortuni scolastici, fanno riferimento ad eventi verificatisi negli anni dal 1978 al 1983. Le ultime richieste, inviate in numero di 437, risalgono alla data del 27 gennaio 1985; in quella data si è unicamente provveduto a inoltrare, a mezzo lettera raccomandata RR. l'ennesimo sollecito a quelle scuole che risultavano inadempienti ai precedenti inviti di pagamento o la richiesta di fornire, sull'evento, informazioni più dettagliate. Il sollecito, in molti casi, si è reso indispensabile per evitare la prescrizione del relativo diritto al recupero delle somme anticipate.
Oggi restano in vita 240 pratiche: le altre 197 sono state liquidate o archiviate a seguito delle successive informazioni pervenute.
Tutte le richieste di rimborso delle spese ospedaliere, sono sempre state precedute dall'esame di ogni singola pratica, che scaturiva dalla segnalazione di ricovero e dalla indicazione della spesa quantificata dall'Ospedale ricoverante.
Si è sempre data prevalenza, nell'esame della documentazione, alle dichiarazioni di responsabilità sottoscritte, nella maggioranza dei casi dai genitori dell'alunno infortunato e, contemporaneamente, si è tenuta in conto l'età dell'allievo. Solo quando si appalesava presunzione di responsabilità, si è proceduto all'addebito.
Sulla fondatezza del diritto - obbligo di recuperare le somme corrispondenti alle spese di ricovero ospedaliero, l'Ufficio Rivalsa è stato confortato dal parere dell'Ufficio Legale che autorizzava l'azione di recupero.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Sono soddisfatto della sollecitudine dimostrata dall'Assessore Olivieri, meno assai del contenuto estremamente formale, peraltro corretto della risposta alla mia interrogazione. Se mi consente, nel brevissimo volgere di qualche minuto, le rappresento un caso esemplare che è possibile moltiplicare per 50 anche per 100. In una piccola scuola alla periferia di Novara in data 22/12/1983 durante l'intervallo un bambino facente parte di una classe di 15 alunni inciampa nel piede di un suo compagno o nella gamba di un tavolino e cade. Viene portato al Pronto Soccorso dove il medico senza neppure saturare la ferita applica un cerotto e dichiara che a suo avviso non esistono preoccupazioni; tuttavia, il padre del bambino è invitato a sottoscrivere una dichiarazione con la quale si solleva da responsabilità il medico. Il padre non intende sottoscrivere questa dichiarazione; così il bambino viene ricoverato in osservazione dove rimane per 6 giorni. Al settimo giorno viene rimandato a casa.
Due anni dopo la Regione invita la scuola e per essa l'insegnante presente al fatto a rimborsare alla Regione le spese di spedalità che sono state sostenute.
A mio avviso non esiste (poiché il caso era esemplare, dopo altre segnalazioni pervenute dai Sindacati della Scuola ho fatto una indagine seria, approfondita, di tipo personale) alcuna responsabilità da parte dell'insegnante. Questo è dimostrato, affermato non solo dal Direttore didattico, ma anche dai genitori. Non esiste nessuna parvenza di obiettiva responsabilità dell'insegnante che, serio, impegnato, presente, attento, ha soltanto potuto constatare un evento che non poteva essere evitato, un evento assolutamente accidentale.
La Regione non ha fatto altro che prendere carta e penna e rivolgere all'insegnante questo invito, questa ingiunzione, questa diffida a risarcire la Regione di una somma che si aggira intorno alle 700-800.000 lire.
Siccome questo non è un caso isolato come ho detto, ma è un caso che ripeto - è possibile moltiplicare per 100 (nella risposta l'Assessore Olivieri ci ha detto che sono state 437 le richieste di rimborso di questo tipo) il fatto diventa rilevante anche sotto il profilo legislativo.
Soprattutto va detto che non è vero che è stata fatta un'indagine preventiva prima di mandare la diffida. Questa è stata inviata in tempi accelerati per impedire che l'obbligo di rimborso cadesse in prescrizione.
Si può immaginare come reagiscano gli insegnanti, soprattutto quelli più seri, che sanno di non avere alcuna responsabilità, di fronte a queste cose.
Ora io ritengo che la Regione non debba aspettare che l'insegnante si giustifichi, che dimostri la non responsabilità dopo la diffida, ma che prima venga effettuata una istruttoria seria e successivamente, soltanto quando si è rilevata fondatamente la responsabilità dell'insegnante, che si debba mandare la diffida. Questo per evitare anche un giustificato panico fra gli insegnanti che notoriamente non hanno stipendi eccelsi e che di fronte a richieste di rimborso che qualche volta sono anche di qualche milione non possono non agitarsi e anche non reagire sapendo di essere a posto con se stessi e con gli altri.
Quello che chiedo all'Assessore 0livieri è di non lasciare cadere questa cosa, di dimostrare molta sensibilità al problema, di dare disposizioni perché non sia vista in termini burocratici, formali e che si tenga conto anche dell'orientamento - l'ho scritto nell'interrogazione non soltanto della giurisprudenza, ma anche della legislazione più recente che esclude l'applicazione della sanzione prima del completamento dell'istruttoria che deve essere fatta in termini rigorosi. Soltanto quando c'è dolo o colpa grave si può procedere, altrimenti, anche se la legge potesse essere interpretata in modo da portarci ad essere poco tolleranti bisogna operare con saggezza e buon modificare, alla luce dei nuovi indirizzi, le normative che sono attualmente in vigore.
Le assicuro, Assessore, che non si tratta di una cosa di poco conto per cui le sarei grato se dedicasse attenzione a questo problema e invitasse i funzionari a fare una riflessione più adeguata di quanto probabilmente non sia stata fatta finora.


Argomento: Veterinaria

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente il commercio clandestino di animali esotici in Piemonte


PRESIDENTE

L'Assessore Olivieri risponde all'interrogazione del Consigliere Pezzana inerente il commercio clandestino di animali esotici in Piemonte.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Il problema del commercio clandestino di animali esotici, che alimenta situazioni irregolari di detenzione è stato più volte segnalato.
Alcuni gravi episodi riportati dalla stampa hanno evidenziato i rischi notevoli che derivano dalle condizioni inadeguate in cui tali animali sono mantenuti, a dispetto delle esigenze del tutto particolari delle diverse specie.
Lo strumento indispensabile per riportare questa situazione sotto controllo è una normativa specifica che richiama gli organi addetti alla vigilanza (i Servizi Veterinari delle UU.SS.SS.LL.) ad adempimenti precisi fornendo gli strumenti affinché la loro attività nel settore possa svolgersi con l'efficacia necessaria.
Pertanto, l'Assessorato alla sanità ha già avviato un disegno di legge recante norme sulla detenzione, l'allevamento ed il commercio di animali esotici, che sarà tra breve presentato al Consiglio regionale. Si tratta di un documento legislativo che affronta gli aspetti di competenza regionale con l'esclusione cioè delle norme che regolano il commercio internazionale e l'importazione, disposte dallo Stato.
Tuttavia, è previsto che i possessori di animali esotici conservino i documenti attestanti la regolare importazione o provenienza nazionale.
La detenzione di animali esotici sarà subordinata al rilascio di autorizzazione, a seguito di parere favorevole di apposita Commissione regionale. Anche il commercio o l'allevamento per il commercio di animali esotici dovranno essere autorizzati ed è previsto l'obbligo di tenere aggiornato un registro di carico e scarico su cui riportare i movimenti commerciali.
Si ritiene pertanto che il provvedimento predisposto, tenendo conto della situazione obiettiva sulla base delle segnalazioni pervenute al Servizio Veterinario Regionale, potrà, con il suo contributo di chiarezza costituire un elemento importante per la risoluzione dei molteplici problemi legati alla detenzione di animali esotici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Sono parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore Olivieri.
Invito l'Assessore a che nel disegno di legge che il suo Assessorato predisporrà, mi auguro molto presto, si tenga conto del regolamento della C.E.E. che stabilisce in maniera molto chiara come deve essere regolamentato il commercio degli animali esotici. Non ho sentito però nelle parole dell'Assessore Olivieri un accenno alle sanzioni, soprattutto per quello che riguarda il commercio clandestino.
Ora, se è giusto preparare un registro per chi diciamo legalmente acquista e tiene in casa animali di tipo esotico, deve esserci anche prevista dal disegno di legge, una sanzione per chi invece di questi animali fa commercio non regolare. Mi sembra però che in questo disegno di legge, lo segnalo affinché venga incluso, manchi un accenno alle responsabilità, perché gli animali esotici e non, vengono troppo spesso considerati dei giocattoli da usare e da buttar via.
Ci deve essere anche una responsa-bilità per capire se questi animali hanno piena dignità di vivere in situazioni totalmente lontane dal loro habitat naturale.
Di questo vorrei fosse tenuto conto da parte dell'Assessore e rinvio ad altre eventuali osservazioni a quando sarà presentato in Consiglio il disegno di legge.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente la produzione e il riciclaggio di olii tossici


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Pezzana, inerente la produzione e il riciclaggio di olii tossici.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Gli olii minerali, utilizzati come lubrificanti nei cicli produttivi possono essere fonte di rischio solo nel caso in cui contengano Idrocarburi Aromatici Policiclici e Composti Eterociclici e solo per alcuni di essi vi è un sufficiente indizio sperimentale di cancerogenicità, mentre per altri l'indizio è limitato.
La presenza di tali olii sul territorio piemontese deriva dal fatto che essi sono indispensabili per alcune lavorazioni quali, ad esempio: il decappaggio nell'industria meccanica le mescole per la produzione di gomme la tempra, la profilatura e la trafilatura dei metalli l'industria petrolchimica, ecc.
L'Assessorato alla sanità, già nel 1980, si era dato un primo strumento operativo con la stampa del "I Manuale per il riconoscimento dei rischi di cancerogenicità chimica negli ambienti di lavoro".
Tale pubblicazione, redatta in collaborazione con la Cattedra di Epidemiologia dei Tumori Umani dell'Università di Torino, contiene due schede relative ai Bifenili Policlorurati ed agli Idrocarburi Aromatici Policiclici.
Le schede suddette contengono le seguenti informazioni: CAS (numero convenzionale di riconoscimento delle sostanze chimiche) altri nomi chimici ed altri nomi commerciali e/o di comodo conosciuti; - usi sia considerandone la produzione sia l'utilizzazione categorie ISTAT relative ai settori produttivi di maggior utilizzo eventuale indicazione se la sostanza rientra tra quelle previste dal D.M. 17/14/1977 (classificazione e disciplina dell'imballaggio e delle etichettature delle sostanze e dei preparati pericolosi in attuazione delle direttive emanate dal Consiglio e dalla Commissione della Comunità Economica Europea aspetto della sostanza.
Tale strumento tecnico fornisce agli operatori del settore una omogenea metodologia di intervento che contempla le tappe fondamentali di un qualsiasi intervento di prevenzione primaria.
In sostanza, partendo dalla conoscenza del rischio, si passa attraverso la sua quantificazione arrivando alla sua eliminazione e/o limitazione agendo sia sull'ambiente sia sull'uomo in termini di rilievi ambientali e biologici atti a verificare e controllare l'insorgenza e lo stato di avanzamento delle patologie presenti.
Va ricordato che la normativa contenuta nel D.P.R. 904 del 10.9.1982 "Attuazione della Direttiva CEE n. 76/769 relativa alla immissione sul mercato ed all'uso di talune sostanze e preparati pericolosi" e nel Decreto del Ministro della Sanità del 9.2.1984 "Restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi in attuazione delle Direttive Comunitarie" vieta l'impiego di PCB (Policlorobifenili) e PCT (Policlorotrifenili) nei casi non indicati espressamente nella tabella allegata consentendo altresì l'impiego di prodotti che li contengano in concentrazioni non superiori allo 0,l% (1000 ppm).
Il servizio Igiene e Sicurezza del Lavoro della U.S.S.L. di Torino, in collaborazione con l'Autorità Giudiziaria, ha avviato indagini nel settore della rigenerazione degli olii esausti mirate sia alla protezione dei lavoratori addetti sia della popolazione.
In questo settore opera sul territorio, secondo quanto previsto dalle norme legislative sullo smaltimento e rigenerazione degli oli minerali esausti, una unica ditta, già oggetto di svariati interventi da parte sia dell'Autorità Giudiziaria che degli Organi di vigilanza delle UU.SS.SS.LL.
nonché del C.R.I.A.P. ed altri Enti.
La U.S.S.L. di Torino, a partire dall'indagine svolta presso l'Azienda rigeneratrice suddetta, ha esteso gli accertamenti alla principale ditta che esercita la raccolta di oli minerali esausti nonché alle aziende che conferiscono tali prodotti ai raccoglitori, individuate e scelte secondo il tipo di olio smaltito (oli da trasformatore, oli lubrorefrigeranti, ecc.) e su un campione di circa dieci aziende.
Da queste prime indagini, suffragate da analisi strumentali, è emerso che in un solo caso gli oli minerali prelevati presso la ditta rigeneratrice superavano la concentrazione massima ammessa di PCB dal D.P.R. 904/1982 e dal D.M. 9.2.1984 sopra citati.
Questo tipo di indagini sono purtroppo penalizzate dal fatto che esiste una rete di singoli raccoglitori che possono facilmente sfuggire ad un qualunque sistema di vigilanza oltre a non essere in grado di individuare le caratteristiche degli oli raccolti relativamente al possibile rischio di PCB e PCT.
Parallelamente sono state avviate indagini su circa 15 aziende che operano nel settore dei trattamenti termici riferite in particolare ai rischi da esposizione dei lavoratori dipendenti a PCB e PNA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) eventualmente contenuti negli oli di tempra.
Si è verificato che le ditte controllate di norma utilizzano prodotti che rientrano in quanto previsto dalla normativa vigente.
Pare opportuno rilevare che ultimamente la CEE ha emanato la Direttiva n. 85/467 del 1.10.1985 la quale vieta l'uso di PCB e PCT come prodotti in base e/o intermedi benché ne sia consentita la presenza come impurezza in concentrazione massima di 0,01% (100 ppm), concentrazione che corrisponde ad 1/10 del valore massimo consentito dalla normativa italiana.
Per quanto attiene al disposto dell'art. 216 del T.U.LL.SS, ogni Comune deve classificare le attività residenti nel proprio territorio in base ai disposti dei Decreti Ministeriali in materia di "Classificazione delle Industrie Insalubri".
Risulta che, attraverso il personale tecnico dei Servizi di Igiene Pubblica delle UU.SS.SS.LL., circa l'80% dei Comuni piemontesi ha provveduto a tale classificazione acquisendo elementi conoscitivi più precisi in merito ai cicli produttivi, alle sostanze usate ed ai sistemi di protezione presenti nelle aziende.
Tali conoscenze permettono la costruzione e la realizzazione da parte delle UU.SS.SS.LL., di programmi di intervento atti a garantire il rispetto delle norme di legge in materia di igiene e sicurezza sul lavoro e nell'ambiente di vita.
L'Assessorato alla sanità, contestualmente al coordinamento delle attività di prevenzione svolte dalle UU.SS.SS.LL. in materia, provvederà ad acquisire dal Ministero della sanità i dati derivanti dall'applicazione dell'Ordinanza Ministeriale 21.12.1985 "Effettuazione del censimento delle attività industriali comportanti il rischio di incidenti rilevanti rientranti nel campo di applicazione della Direttiva n. 82/501/CEE del 24.6.1982" e nel contempo solleciterà i Ministeri competenti affinché venga recepita celermente la Direttiva CEE n. 85/467 del 1.10.1985 e vengano assunti tutti quegli altri provvedimenti atti ad eliminare e/o limitare il rischio derivante dall'uso di sostanze tossiche nei cicli produttivi per la difesa della salute dèi cittadini e la tutela dell'ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Devo confessarle, egregio Assessore, che tutti i numeri che lei mi ha dato in questa esposizione, mi hanno creato un'enorme confusione, e ora non capisco se devo dirmi soddisfatto o totalmente insoddisfatto. Questa sicuramente è una carenza mia, ma credo possa anche essere una carenza sentita da tanti altri Consiglieri e dal pubblico presente.
Quando presentai questa interrogazione, mi basai su una ricerca fatta dal Pretore Guariniello.
Il Pretore Guariniello è ben noto da molti anni per essersi occupato della salute nell'ambiente di lavoro con estrema serietà e correttezza. Ora se quanto ha riscontrato il Pretore Guariniello, e qui mi permetto di leggere alcuni brevissimi stralci della sua indagine, è vero, la conclusione che si deve trarre da questa mia interrogazione e dalla sua risposta, è che qualcosa non funziona. Non so dirle se non funziona per leggi nazionali o se la Regione Piemonte non si è data degli organismi efficaci ed efficienti come quelli che sono naturalmente in mano a un Pretore, ma non possiamo fidarci, ad esempio, delle analisi che l'U.S.S.L.
ha fatto nei confronti della casa di cura privata Villa Ida e cito solo un episodio che è recente e che finirà in Tribunale.
La Regione non deve fidarsi alla cieca, ma deve approntare degli strumenti efficaci e questo era quanto chiedevo nella mia interrogazione.
Perché se Guariniello dice il falso, la Regione deve cautelarsi e difendersi attraverso tutti i sistemi concessi; se invece dice il vero, la situazione mi pare non sia tanto quella.
Può darsi però che lei magari concordi esattamente con quello che ho detto io: confesso che i numeri che mi sono piovuti addosso mi hanno un po' frastornato.
Vorrei, per permetterle di prendere appunti non su dei numeri, ma su dei concetti e su delle idee, rileggerle quanto esposto dal Pretore Guariniello e riportato su "La Stampa" del 20 ottobre: "In quasi tutti i campioni prelevati su diversi tipi di oli minerali (per autotrazione, usi industriali, impianti termici, oli rigenerati) sono state trovate percentuali allarmanti di PCB, policloruro bifenile, una sostanza cancerogena che ad alta temperatura sprigiona diossina.
Il PCB non è degradabile e tende ad accumularsi nell'ecosistema: la popolazione può assorbirlo attraverso l'alimentazione o la cute".
Già di per sé questa frase fa capire come i problemi connessi agli oli minerali riguardano anche il cancro che viene da tutti considerato il male del secolo.
Una volta non si aveva nemmeno il coraggio di pronunciare questa parola, però da qualche parte deve pur arrivare.
Continua Guariniello: "In Germania l'estate scorsa, dopo la scoperta di una presenza massiccia di PCB negli oli lubrificanti, è stato chiesto di vietare immediatamente la vendita e l'uso di tutti gli oli per motore ricavati da lubrificanti già sfruttati".
A mio parere questa è una direttiva che anche se non presa a livello nazionale, la Regione può valutare e prendere in considerazione per il compito legislativo che ricopre. Continua Guariniello, per quanto riguarda l'Italia: "In quelli usati negli impianti termici il PCB è risultato presente in 27 su 32 campioni esaminati. Nei 33 campioni di oli minerali esausti (quelli che vengono poi rigenerati) il PCB era presente in tutti i casi. Su 95 campioni di oli minerali per autotrazione in confezione originale, quelli che si comprano presso i distributori di benzina, il PCB era presente in 76 casi".
Secondo me queste dichiarazioni fatte dal Pretore Guariniello devono essere oggetto di un mutamento di posizione perché la Regione non pu richiamarsi a leggi di 8 o 5 anni fa, quando la cultura dell'ambiente anche dal punto di vista sanitario, si è mutata in questi ultimi anni, cioè quando considerazioni di tipo anche sanitario sono partite da un'impostazione di cultura differente sull'ecosistema.
Se la Regione ha interesse, e il suo Assessorato in particolare, a intervenire su una delle cause forse maggiori di questo problema, invito l'Assessore, richiamandomi alla mia qualifica di Consigliere per consigliarla, a parlare e a fidarsi di meno delle UU.SS.SS.LL.
Il mio Partito ha proposto un referendum per abrogarle, il che ovviamente a mio parere non sarebbe del tutto sbagliato.
La inviterei a parlare invece con il Pretore Guariniello che non essendo parte in causa e non avendo le mani in pasta ma negli oli, la mano che ritrae è molto più documentata, sincera e credibile di quella di un'eventuale inchiesta di una ditta, che va sempre a finire in un processo.
Non vorrei che questo capitasse ancora.
Mi dichiaro pertanto insoddisfatto di questa risposta, bench annuvolato da tutti i numeri che lei mi ha dato.
Richiesta di risposta ad interrogazione



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Il 7 novembre scorso ho presentato un'interrogazione urgente alla Giunta sulla applicazione di quell'articolo della legge urbanistica che prevede la regolamentazione dell'impianto delle antenne radiotelevisive.
Siccome la scadenza è prossima, sollecito la Giunta affinché risponda a questa interrogazione per capire come si sta procedendo in una materia così complessa.



MACCARI Eugenio, Assessore all'urbanistica

Non ho ancora ricevuto il testo dell'interrogazione.



PRESIDENTE

Il testo dell'interrogazione è sicuramente già pervenuto alle Segreterie le quali provvederanno a recapitarlo a chi di dovere.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla soppressione di alcune linee ferroviarie in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo ora alla comunicazione dell'Assessore ai trasporti, Cerutti relativa al taglio dei rami secchi delle FFSS, in Piemonte.
Tale comunicazione assorbe le interrogazioni che sono state presentate su questo argomento e che ora elenco: interrogazione dei Consiglieri Acotto, Biazzi, Guasso, Avondo e Valeri inerente il taglio delle linee ferroviarie Biella-Novara, Biella Santhià e Novara-Romagnano Sesia-Varallo interrogazione dei Consiglieri Marchini e Paris inerente la soppressione del tronco ferroviario Bussoleno-Susa; - interrogazione del Consigliere Reburdo, inerente la soppressione di Km. 252,4 di ferrovie ritenute "superflue" da parte delle FFSS. in Piemonte interrogazione del Consigliere Cernetti, inerente la soppressione della linea ferroviaria Novara-Varallo.
E' stata scelta la via della comunicazione in modo da consentire a tutti i Gruppi di intervenire su un problema di eccezionale importanza.
Comunico inoltre che è stato presentato un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Bontempi, Rivalta, Biazzi e Dameri in merito a questo argomento.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, molte comunità del nostro territorio provinciale e le Organizzazioni sindacali sono in questo periodo impegnate e mobilitate di fronte a una serie di atti parlamentari e legislativi che il Governo nazionale intende compiere non solo in Piemonte ma in tutta Italia.
Per quanto ci riguarda limiteremo oggi alcune valutazioni al problema Piemonte e agli aspetti che lo vede direttamente interessato in decisioni ormai prossime.
In seguito all'informazione avvenuta ieri in Commissione e al mandato che la Giunta ha inteso darmi martedì scorso e dopo che il Consiglio regionale avrà assunto le sue decisioni incontrerò i Sindaci e le OO.SS.
L'Assessore non ha voluto cavalcare la facile tigre della protesta generalizzata anche perché mentre si addebitano al Governo e al suo rappresentante carenze e alcuni atti fondamentali di confronto è sembrato giusto valutare fino in fondo tutti gli aspetti prima di assumere decisioni che, per la loro valenza, hanno un notevole risalto all'esterno.
La soppressione delle linee a scarso traffico si inquadra nelle decisioni che a livello nazionale sono state assunte.
L'art. 8 della legge finanziaria 887 dello scorso anno, all'interno di un discorso di ristrutturazione generale, prevede un piano per la graduale soppressione delle linee di scarso traffico.
L'art. 18 della legge n. 210 di quest'anno che trasforma in Ente l'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato prescrive che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, il Ministro dei trasporti ridetermina con proprio decreto gli obblighi di servizio pubblico che ai sensi dei regolamenti CEE debbono essere mantenuti.
Con decreto ministeriale del 4 luglio 1985 il Ministro costituisce una Commissione indagine.
La Commissione venne nominata alla vigilia delle ferie e nell'arco di pochissimi mesi ha fornito al Ministero un'indagine completa su tutte le linee ferroviarie della Nazione. Questa indagine o è sommaria o è puramente indicativa, la ritengo comunque insufficiente a fornire elementi che tengano conto dei quattro aspetti fondamentali nelle quali si è voluta suddividere la classificazione: 1) rete commerciale 2) linee a scarso traffico ma che comunque devono essere mantenute per il servizio pubblico con onere a carico dei diversi enti interessati 3) linee a scarso traffico di interesse locale che risulteranno insopprimibili, eventualmente - si dice - d'intesa con le Regioni 4) linee a scarso traffico che devono essere soppresse.
Noi non possiamo non condividere l'obiettivo di fondo dello Stato in un quadro di contenimento della spesa pubblica che rischia di sconvolgere l'intera economia della Nazione e qualsiasi indice di sopportazione del disavanzo pubblico generale. Detto questo, non possiamo non rilevare le grosse riserve sul metodo che il Ministro ha usato nei confronti di questi obiettivi soprattutto rivolto alla razionalizzazione e al contenimento della spesa pubblica per quanto riguarda le linee ferroviarie che producono un debito annuo di diecimila miliardi.
Le Regioni hanno avuto le prime informazioni da notizie apparse sui giornali. Abbiamo avuto solo 15 giorni fa le indicazioni che riguardano la Regione Piemonte. Abbiamo cercato in questi 15 giorni, vista la totale assenza di documentazione di raccogliere una serie di dati fondamentali per consentire questo dibattito per meditare sulla validità o meno dei tagli gli aspetti economici e le rilevanze che i tagli possano determinare sul territorio in funzione delle scelte programmatiche e che la Regione ha già assunto coi Piani di sviluppo e di documenti di programmazione di cui si è dotata, come il Piano regionale dei trasporti.
Dobbiamo respingere i tempi e le procedure che sono state poste, cioè attuare, a partire dal 1 gennaio 1986, le soppressioni e procedure che prevedono sistemi sostitutivi all'attuale trasporto pubblico, visto che comunque la legge potrebbe consentire tre anni di tempo (uno è già passato ma due potrebbero essere utilizzati) per meglio affrontare il problema e per meglio capire alcune realtà del territorio.
Infine, non possiamo non sottolineare un'altra sperequazione che si è registrata: un parametro non uguale fra tutte le Regioni.
Se si vuole contenere la spesa pubblica, penso sia giusto mantenere lo stesso parametro in tutte le Regioni di Italia. Se i rami secchi esistono in Piemonte, a parità di disavanzo, i rami secchi dovrebbero essere tagliati anche sul resto del territorio nazionale.
Non ci sembra che questa procedura sia stata adottata viste le indicazioni che ci sono state fornite.
Questo è un ulteriore motivo di protesta e di non accettazione di queste procedure.
Infine, non possiamo non sottolineare il mancato confronto del Ministero con gli Enti territoriali e di conseguenza con la Regione che ancora oggi non è stato possibile avere.
A seguito della protesta generale delle Regioni sono state rinviate al giorno 21 di questo mese, le decisioni definitive e la firma del decreto da parte del Ministro.
Ci preoccupano alcune enunciazioni fatte dal Ministro nell'audizione tenuta al Senato della Repubblica presso la Commissione trasporti.
Venne evidenziato che su 8.300 km, della rete ferroviaria viene trasportato il 93% dei viaggiatori mentre sugli altri circa 8.000 km, il restante 7%.
Non vorremmo che questi dati servissero da motivo al Ministero oppure all'Azienda dei trasporti per ridurre il trasporto ferroviario sulle linee fondamentali, perché si verificherebbe una secca caduta del 93% il giorno in cui le linee di grande traffico non saranno più supportate dal traffico di raccolta e di drenaggio delle linee minori che fanno capo ai tronchi principali.
Vogliamo anche evidenziare l'aspetto economico, che è molto importante.
Per sanare un'azienda che produce un deficit di diecimila miliardi non ci sembra congruo il semplice taglio di 1.050 km, nella prima fase, e di 1.700 km, nella seconda fase pensando di aver così risolto il problema del disavanzo generale.
Un disavanzo così alto significa che esistono nell'Azienda ferroviaria dei mali più gravi e che di conseguenza occorre apportare dei rimedi molto più profondi.
Due cifre da sole sono sufficienti a sostenere questa tesi: il taglio di 1.050 km, che riguarda la prima fase, produrrebbe un risparmio alle Ferrovie dello Stato di 200 miliardi.
Non è tagliando drasticamente i rami secchi che si riesce a sanare il sistema ferroviario italiano.
Vorremmo presentare al Ministro un dato che riguarda la Regione Piemonte. Diecimila miliardi di disavanzo nazionale su 16.000 km, di rete significa un disavanzo di 625 milioni per chilometro.
I tagli della prima fase, che per il Piemonte interessano 252 km.
porterebbero ad un risparmio di 44 miliardi il che significa che il disavanzo prodotto dalle linee piemontesi è di 176 milioni per chilometro rispetto ai 625 milioni per chilometro della rete nazionale.
Se aggiungiamo i tagli della seconda fase, visto che è opportuno affrontare il discorso nell'insieme per non trovarci fra qualche mese a discutere della Biella-Santhià o di altre linee per il momento graziate dobbiamo dire che di 81 miliardi che verrebbero risparmiati nei tagli del Piemonte a fronte in questo caso di 503-504 chilometri, l'incidenza per chilometro di disavanzo scende a 160 milioni per chilometro avendo la seconda fase un'incidenza di 148 milioni per chilometro.
E' vero che questi dati non tengono conto dell'organizzazione centrale delle Ferrovie dello Stato, ma si riferiscono soltanto alla periferia.
Il grande salto fra i 600 e rotti milioni per chilometro rispetto ai 160 di media del Piemonte non sono sufficienti a dimostrare che la struttura impiegatizia, la struttura centralizzata delle Ferrovie viene ad incidere 500 milioni per chilometro di disavanzo.
Qual è il problema che ci riguarda? La Commissione tecnica ha fornito alcune indicazioni al Ministro, che le ha fatte proprie, che suddividono il territorio della Regione Piemonte in queste fasce e con queste linee.
Le linee commercialmente ritenute valide dal Ministero dei trasporti (lettera A) sono: il tratto da Modane a Torino e da Torino a Milano il tratto dal Sempione fino a Novara e la sua prosecuzione su Genova il tratto Torino-Trofarello-Asti-Alessandria e il tratto Torino Trofarello-Cuneo-Ceva-San Giuseppe di Cairo.
A queste si è aggiunta una serie di percorrenze che, secondo le valutazioni della Commissione tecnica rientrano nella lettera B), quelle linee cioè che non sono considerate commercialmente valide ma che debbono essere mantenute perché di supporto alla grande rete oppure perché connesse a problemi di protezione civile o di sicurezza militare e sono: il tratto Aosta-Chivasso (linea interregionale) il tratto Domodossola-Borgomanero-Novara e Arona-Santhià la linea Castelrosso-Casale Popolo Mortara la Vercelli Valenza la Asti-Acqui la Alessandria-Ovada la Carmagnola-Bra-Bastia-Mondovl la Fossano-Madonna dell'Olmo-Mondovì e la Madonna dell'Olmo-Limone.
Queste linee non dovrebbero essere soggette, neanche nella seconda fase, a tagli. Rimangono perciò in predicato le seguenti linee: la Varallo-Romagnano-Vignale la Biella.-Novara la Biella-Santhià la Bussoleno-Susa la Pinerolo-Torre Pellice l'Airasca-Saluzzo-Madonna dell'Olmo-Cuneo la Saluzzo-Savigliano la Cavallermaggiore-Bra-Castagnole-Asti la Castagnole-Nizza-Monferrato-Cantalupo la Asti-Chivasso la Asti-Casale Monferrato la Ceva-Ormea.
Tutte queste linee potrebbero essere tagliate. Il Ministro sostiene che queste linee vengono soppresse per quanto riguarda il trasporto delle persone, ma vengono sostenute per il trasporto merci, tesi che non posso condividere, perché il trasporto delle merci significa il mantenimento della struttura ferroviaria e del personale. Allora nessun risparmio potrebbe essere addebitato a trasporti sostitutivi visto che il maggior onere finanziario deriva da questo aspetto. In sostanza ci troviamo di fronte alla cancellazione sistematica di questi tratti e di questa rete ferroviaria che hanno una loro valenza sulle problematiche e sugli aspetti economici del territorio.
Noi riteniamo di formulare al Ministro soluzioni alternative ai semplici tagli delle reti ferroviarie. A fronte di un disavanzo di 44 miliardi e 626 milioni, riferito alla prima fase sui 252 chilometri oggetto del taglio attuale, ben 26 miliardi e 170 milioni sono riferiti a personale in servizio solo delle linee ferroviarie. Per esempio, la linea Pinerolo Torre Pellice, per citarne una conosciuta da parecchi colleghi, che ha una lunghezza di 16,5 chilometri, è gestita con 108 persone.
E' indubbio che una linea con una rilevanza così alta di personale porti a un disavanzo impressionante.
Allora andremo al confronto con il Ministro con una serie di dati e di rilevamenti che i funzionari dell'Assessorato hanno raccolto e che doverosamente ringrazio.
Nella classificazione della Commissione si parla "di linee che si rende necessario esercitare in attesa della definizione di alcuni grandi progetti infrastrutturali".
Non possiamo ignorare due grandi realtà che riguardano il Piemonte.
Questa mattina discutiamo su un progetto rilevante che dovrebbe realizzarsi sul territorio della Regione Piemonte. Allora, certi tagli in un territorio direttamente interessato da una Centrale nucleare evidentemente ignorano queste indicazioni.
E' mancato il confronto con la Regione Piemonte, quindi si è ignorato che la Regione Piemonte si è data una strategia attraverso atti fondamentali di programmazione.
Sottolineeremo innanzitutto questo aspetto fondamentale con il Governo con il Ministro. Cioè, che la nostra struttura viabile e ferroviaria si basa su due capisaldi fondamentali: il collettore viabile generale che avvolge il Piemonte, molto articolato sul territorio, il collettore ferroviario, che è meno articolato, ma che comunque raggiunge dei capisaldi (vedi Biella e Saluzzo); inoltre il grosso asse di penetrazione centrale che attraversa tutta la regione e che trova nell'asse viario fondamentale il discorso già in atto e in fase di attuazione (che riguarda la linea Asti Cuneo oggi limitata ad Asti-Isola d'Asti) che trova nella linea ferroviaria il collegamento essenziale, che vede Cuneo, Fossano, Cavallermaggiore Castagnole, Asti, Casale Monferrato come spina per raggiungere l'area milanese, se non si vuole che la linea di Cuneo debba circumnavigare la Regione Piemonte per raggiungere il milanese.
Voi capite che i collegamenti fondamentali di Cuneo debbono essere garantiti.
Il tratto Airasca-Cuneo può trovare una sostituzione o una alternativa? In questo disegno rimane escluso Saluzzo.
A questo punto non possiamo ignorare il collegamento fondamentale Saluzzo-Savigliano che si porta su una dorsale riconosciuta di grande traffico e pertanto commercialmente valida. Non possiamo ignorare alcune linee che riguardano il cuneese, per esempio, la Ceva-Ormea, che addirittura era in predicato uno o due anni fa per un collegamento interregionale con la Liguria e con Imperia.
Non possiamo ignorare la situazione in cui viene a trovarsi la Pinerolo Torre Pellice e non possiamo ignorare la situazione in cui viene a trovarsi la Bussoleno-Susa (tratto di 7,5 chilometri).
Nella mia qualità di Assessore non voglio andare al confronto con il Ministro per dire che la Regione Piemonte non vuole assolutamente i tagli.
Ritengo invece opportuna un'analisi seria con un discorso che da un lato preveda magari il taglio di circa 64 chilometri di una linea che potrebbe essere sostituita, a fronte del mantenimento di tratti essenziali come quello di Ceva-Ormea (35 chilometri); di Pinerolo-Torre Pellice (17 chilometri); di Savigliano-Saluzzo (15 chilometri) per un totale di 67 chilometri più la Bussoleno-Susa di 7,5 chilometri.
Non si tratta solo di fare un discorso sui chilometri o dei gatteggiamenti, ma si tratta di riconoscere la realtà di queste linee che collegano le nostre valli e che hanno una grossa rilevanza nell'economia di quelle zone, già povere e già depauperate, per una serie di problemi che riguardano altri settori e altre realtà economiche.
L'alternativa al sistema ferroviario con il sistema su gomma non è così semplice, come prevede il Ministero. Sono problemi che riguardano la sicurezza, la viabilità, non facili da superare stante la situazione delle strade. Si tratta di mantenere gli orari delle percorrenze perché non vogliamo che i lavoratori o gli studenti pendolari debbano allungare i tempi di percorrenza.
Ci chiediamo se queste linee non rientrino in quelle comprese alla lettera C) delle quali chiediamo il mantenimento o condizioni alternative.
Faremo anche presente al Ministro l'opportunità di rivedere certi orari che possono determinare il disavanzo.
Forse mantenere certe linee dove transitano treni alle quattro di mattino o a mezzanotte con un solo passeggero non ne vale la pena, ma converrebbe concentrare il trasporto nei momenti di punta e magari iniziare con qualche pullman un sistema integrato di trasporto tra ferrovia e rotaia, in attesa, comunque, dell'ammodernamento.
Sempre con l'obiettivo di diminuire il costo d'esercizio si potrebbero mantenere delle situazioni senza la miriade di capistazione e vice capistazione o altro personale, con notevole risparmio di personale.
Abbiamo in atto un importante progetto di razionalizzazione dei trasporti per l'area metropolitana torinese.
La Regione Piemonte è stata attiva protagonista nei confronti delle Ferrovie dello Stato per quanto riguarda il quadruplicamento del nodo centrale di Torino e ha attivato unitamente alle Ferrovie dello Stato il sistema incrociato delle fermate per dare maggior mobilità al pendolarismo sull'area metropolitana.
La Regione Piemonte ha presentato al FIO il progetto per il recupero delle linee in concessione (Torino-Ceres quest'anno, la canavesana l'anno prossimo).
In questo quadro le Ferrovie dello Stato non possono ignorare lo sforzo che la Regione intende compiere per raggiungere l'obiettivo di un sistema integrato di trasporti tra ferrovie in concessione, Ferrovie dello Stato metropolitana (sperando che il Comune di Torino riesca a realizzarla) comunque tutto trasporto pubblico e privato in superficie.
Il tratto Trofarello-Chieri ha subito un miglioramento sostanziale (manca soltanto un intervento su un piccolo ponte per renderlo altamente efficiente). E' una linea che rientra nel contesto del trasporto urbano metropolitano. E' una linea che avrà un futuro sicuramente non limitato a Trofarello, ma che dovrebbe vedere una attestazione al Lingotto dove ci auguriamo possa essere realizzato l'inter-scambio con una linea metropolitana.
Ovviamente di fronte ad un progetto che ci vedrà impegnati anche nella gestione di queste linee, noi chiederemo al Ministro di darci la possibilità di abolire o di trasformare su questa linea i passaggi a livello non automatizzati che pesano enormemente sulla gestione ferroviaria.
Il discorso degli investimenti è una scommessa nei confronti di una gestione Regione-Stato o Regione-Stato Provincia che intendiamo sperimentare su due linee che rientrano in questo quadro, la linea Varallo Novara e la Asti-Chivasso.
Quest'ultima, grazie a investimenti fatti dallo Stato in questi ultimi tempi per circa 30 miliardi, ha una struttura ferroviaria di prim'ordine purtroppo non a conduzione elettrica, ma a diesel che però nulla toglie alla validità dell'asse ferroviario. La Varallo-Novara, purtroppo non ha mai visto interventi finalizzati al miglioramento dell'asse ferroviario e dei tanti passaggi a livello che incontra.
Noi chiediamo al Ministro una reale politica di recupero economico dimostrando che si possono gestire le ferrovie con la stessa economicità con la quale si esercita il trasporto su gomma.
Chiediamo al Ministro gli investimenti necessari per abolire alcune strutture se vogliamo gestire con efficacia il trasporto.
Vi leggo alcuni dati: la Varallo, dicono i dati forniti dalle Ferrovie dello Stato, produce un deficit di 6 miliardi e 600 milioni la Asti-Chivasso produce un disavanzo di 6 miliardi e 810 milioni in totale 13 miliardi e 419 milioni su queste due linee.
Di questi 13 miliardi e 419 milioni ben 10 miliardi e 70 milioni sono dovuti al costo del personale, cioè più dell' 80%.
I trasporti sostitutivi su queste due linee, da valutazioni da noi formulate, vengono a costare 3 miliardi e 81 milioni.
Ammesso che si debba affrontare il costo del trasporto sostitutivo, si ritiene che la gestione non preveda tutto questo personale per due scelte fondamentali: 1) gestione con criteri già in atto sulle linee europee, in particolare quelle svizzere dove le stazioni ferroviarie sono autentiche fermate 2) l'automatizzazione dei passaggi a livello.
In queste due linee ci sono 80 passaggi a livello. L'automatizzazione di un passaggio a livello ha un costo dai 60 ai 100 milioni. L'investimento si aggira attorno agli 8 miliardi che non sono una gran cifra visti i ritorni economici che, a differenza della strada, la ferrovia consente.
Non è escluso che gli 80 passaggi a livello non possano essere sistematicamente trasformati in passaggi a livello automatizzati. Occorrerà qualche cavalcavia o qualche sottopasso in particolare nei punti cruciali.
Questo si potrà valutare con un esame più approfondito.
Se lo Stato consentirà questi finanziamenti, si potrà avviare questo progetto, che ha le caratteristiche delle linee tranviarie, su queste due linee a titolo sperimentale.
Questo consente il mantenimento delle linee per l'economia di quelle zone.
In sostanza, è un collegamento a navetta, magari con tratti ferroviari divisi a metà in modo che percorrenze di 50/60 chilometri possano essere ridotte a 20/25 chilometri con una pendolarità di circa mezz'ora o al massimo di un'ora.
Il Ministro non può pensare che un tale progetto possa essere affrontato entro il 21 novembre e che l'avvio della sperimentazione debba avvenire con strumenti sostitutivi, già dal 1 gennaio prossimo.
La Giunta chiede al Consiglio un mandato ad impegnarsi per la difesa di alcune linee sulle quali abbiamo basato la strategia del trasporto di merci e di persone; per il mantenimento delle linee terminali che ho citato per quanto riguarda la possibilità di interventi per passare dalla prima fase alla fase successiva, magari con una gestione regionale, ma sicuramente senza alcuna possibilità di trasporto sostitutivo immediato (comunque a partire dal 1 gennaio 1986); per il mantenimento di una linea in concessione come la Trofarello-Chieri, inserita in un discorso articolato dell'area metropolitana torinese; per il mantenimento e la sperimentazione sulle linee in Val Sesia e Chivasso-Asti.
La Regione Piemonte è disposta a dimostrare che la ferrovia non è meno valida del trasporto su gomma se gestita con correttezza e supportata da finanziamenti adeguati.
Non possiamo non far rilevare al Ministro che il meccanismo legato alla gomma ha certi aspetti di grande rilevanza, anche se difficilmente quantificabili, in termini di inquinamento, di sicurezza, di costi per il mantenimento delle strade e per l'ammodernamento degli autobus.
La disponibilità della Regione Piemonte potrebbe rappresentare una svolta radicale nel concetto del trasporto pubblico come campione per tutta la Nazione italiana.
Queste proposte non sono soltanto un semplice atto di protesta da portare al Ministro per gli obiettivi che intende percorrere che riconosciamo validi, ma che non possiamo condividere nella sostanza.
Una delegazione del Consiglio regionale potrebbe affiancarsi al Presidente e all'Assessore nell'incontro a Roma, anche per dare un maggior peso della rappresentanza della comunità piemontese. In un confronto successivo con i sindaci e con le comunità di valle potremmo riferire gli obiettivi raggiunti e, se sarà il caso, avviare atti di contestazione e di protesta per salvare quello che riteniamo doveroso salvare in quest'ottica che intendiamo proporre e che ha grandi valenze di tipo economico.
Noi riteniamo che queste proposte possano essere accolte e inserite in un Ordine del giorno del Consiglio regionale (l'Ordine del giorno del PCI raccoglie già una serie di proposte) da approvare possibilmente all'unanimità per,dare maggiore peso e maggior consistenza al rapporto con il Governo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire subito che ho colto nell'esposizione dell'Assessore Cerutti alcune novità nell'analisi rispetto a quello che è emerso nei giorni scorsi o alla qualità del dibattito su questo tema.
Non possiamo che compiacerci. Esporrò in maniera analitica le posizioni del nostro Gruppo. A nostro avviso permane uno scarto, anche logico, tra premesse condivisibili e dati nuovi ed interessanti (il dato della perdita a chilometro raffrontato tra le linee o rami secchi e le perdite che gravano sull'intero sistema su quel 93%).
Se partiamo da queste premesse fondamentali le deduzioni che dobbiamo trarre sono più nette e più chiare. Cercherò di spiegarmi.
Abbiamo una ragione di carattere generale per una ferma e decisa apposizione alla politica dei tagli. Questa è anche una posizione nazionale.
Il 15 ottobre il Dipartimento economico della Direzione del PCI si è espresso con molta chiarezza affermando tra l'altro che la battaglia contro il ridimensionamento ferroviario è un momento decisivo della strategia dei comunisti per un rinnovato sistema dei trasporti.
Il nostro no è supportato dalle informazioni dell'Assessore. La prima ragione per cui questa logica non sta in piedi e non è condivisibile è che non ha alcun senso giudicare se una linea ferroviaria è o meno un ramo secco partendo dal rapporto costi-ricavi. Questo rapporto deriva infatti dalle condizioni attuali dell'esercizio e non costituisce un parametro assoluto.
Abbiamo visto che in altri Paesi, ma anche in Italia, linee a scarso traffico si sono rese appetibili, convenienti, produttive con condizioni di esercizio moderne e con interventi per la loro riqualificazione e modernizzazione.
Ci sono inoltre delle linee cosiddette secche e in questo senso non pu essere assolutamente compresa né con la ragione né con senso politico la semplicistica operazione dei tagli. Sono linee che lo Stato deve mantenere per dovere di servizio specie verso aree marginali, verso aree che non hanno alternative valide di trasporto.
C'è in tutti la consapevolezza che una linea non può essere giudicata da sola, isolatamente, ma in rapporto ai flussi di traffico complessivi sull'intera rete.
La seconda ragione del nostro no è ancora più forte e più netta.
Decine di anni di emarginazione hanno portato il sistema ferroviario a condizioni di crisi e di arretratezza: 16.000 km, nostri contro i 34.000 della Francia, i 27.000 della Germania, la velocità commerciale più bassa la bassissima incidenza delle merci; - il disavanzo di 10.000 miliardi. Un'azione di risparmio, se non si vuole mistificare, necessita di aggredire alla base e alla radice la questione dell'azienda, della sua produttività, della sua riqualificazione, del suo rilancio.
Tra l'altro i tagli porterebbero, come dice l'Assessore, ad un costo non minore di quello che graverebbe sulla mano pubblica in senso globale con servizi automobilistici sostitutivi. E' una manovra assurda e sbagliata: 10.000 miliardi di disavanzo, alti costi, bassa produttività addirittura dove il traffico è maggiore (in quella fascia di 8.000 km, al 93% di frequenza).
Dobbiamo soprattutto reagire all'atteggiamento schizofrenico che sta assumendo in certi campi la politica governativa.
Abbiamo visto contraddizioni enormi tra legge finanziaria e misure di settore, per esempio nella sanità.
Questa linea è diversa e opposta a quella enucleata nel Piano generale dei trasporti che noi comunisti abbiamo largamente condiviso, linea che si basava sul rilancio della funzione del ferro in una prospettiva ampia.
Quella di oggi è la logica della finanziaria, che chiamiamo iniqua e miope in un'impostazione che ci pare sbagliata anche mistificante.
Nel comportamento del Ministro troviamo i condizionamenti ad una specie di passaparola che alcuni rappresentanti del Governo hanno dato, secondo cui il taglio comunque accreditava un'immagine.
A noi però non interessa accreditare un'immagine quando le logiche portano a risultati sbagliati, a noi interessa una politica seria, allora vogliamo un'altra logica, una logica di rilancio di investimenti, di riorganizzazione, di sperimentazione di nuove condizioni d'esercizio.
Siamo interessati a discorsi di produttività.
Riteniamo che il taglio alla spesa pubblica improduttiva sia un caposaldo, ma non ci facciamo accalappiare dalle mistificazioni.
Credo che si debba introdurre un altro discorso.
L'Assessorato e le istituzioni locali hanno avviato un lavoro serio concreto, non ideologico sul problema, ma una seria politica deve tener conto di tutti i fattori in campo e necessita scelte nette.
Come è possibile prendersela con quelle località, fare i duri con chi non è forte, quando lo stesso Governo ha previsto ingenti investimenti sulle strade? Ricordo solo un capitolo significativo: 1.000 miliardi per le arterie di penetrazione veloce nelle città a fronte del reale problema del traffico urbano e con soluzioni assolutamente non condivisibili intanto perché ci paiono nient'altro che sprechi, e poi perché il far affluire più gente e più velocemente all'interno di una città già congestionata vuol dire complicare enormemente i problemi del traffico.
Noi ostacoleremo, perché lo giudichiamo sbagliato oltre che squassante sul piano dell'organizzazione della città, il progetto della sopravia.
Non possiamo come sempre, tenere le cose separate.
Hanno senso una programmazione compléssiva e scelte nette.
Tagliare le ferrovie da un lato e mandare avanti questi investimenti sbagliati è un modo di governare non basato sul consenso e sulla fiducia dei cittadini, ma sullo stato dei fatti, magari sulla politica delle lobby più forti.
Terza questione: il rapporto che è venuto in essere con la comunità. E' una questione democratica generale. Certo, i livelli responsabili devono decidere di più e meglio, ma la forza di chi decide è data dalla chiarezza e dalla serietà con cui espone i dati, dalla coerenza nel confronto, dalla capacità di costruire anche attorno ad obiettivi non necessariamente elargitori o assistenziali un consenso motivato.
Questo vuol dire avere un rapporto di fiducia con la gente.
Rifiuto il semplicismo che alberga in alcuni per cui le scelte antipopolari la gente non le capirà mai. Non è piuttosto vero che la gente non si fida? Non è piuttosto vero che proprio perché i dati vengono cambiati, gli elementi su cui si prendono le decisioni non si sa mai esattamente quali sono, perché da una parte si dice che non ci sono i fondi e dall'altra parte si investe su temi del tutto attinenti come i trasporti? Non sono forse queste le grandi questioni? Il movimento che è nato in questi giorni attorno alle linee ferroviarie è stato spontaneo, ha avuto la presenza delle istituzioni locali, ha mostrato maturità e serietà, ha cercato di ragionare sull'esperienza locale di tutti i giorni.
Ne è venuto fuori che le Ferrovie hanno deciso investimenti su linee che si voglio tagliare.
Ma questo elemento da solo non mina profondamente la credibilità - di un'operazione? Sono emerse le questioni della sicurezza, dell'inquinamento comparazioni col traffico automobilistico, con una concezione di strade da allargare, ma che ogni volta che si allargano, sistematiche annessioni di capannoni rendono nuovamente impraticabili.
La gente si è resa conto di queste cose.
Credo che discutere in sintonia, mantenendo distinti i livelli di responsabilità, da parte del sistema democratico, delle istituzioni, dei comuni e dei comitati sia un atto democratico giusto e responsabile, forse anche per riuscire a introdurre novità attorno a profonde indecisioni che appaiono vecchie oltre che sbagliate.
Si tratta qui di procedere. Noi chiediamo la sospensione del provvedimento.
Ma poniamo una questione importante che attiene alla trasparenza, alla visibilità, alla credibilità della Regione rispetto al sistema delle comunità locali interessate.
Credo che non dobbiamo andare alle trattative sulla difensiva, perch quella logica sbagliata e debole deve essere rivoltata.
Trattare non vuol dire partire dall'ineludibilità di una data e dalla necessità dei tagli, perché è sbagliata la manovra.
Trattare vuol dire essere disponibili a porre sul tavolo il proseguimento nei tempi reali e giusti, dell'esame delle soluzioni per un miglioramento, una razionalizzazione, per soluzioni alternative che salvino la priorità del servizio ferroviario, della sua funzione sociale e io dico anche economica.
Se da altre parti non viene dobbiamo essere noi interpreti di una posizione.
Se non si va sul terreno dei tagli proposti, se si pone la questione del funzionamento e dell'efficienza del nostro sistema, la nostra disponibilità sarà forte.
Nessun Ministro potrebbe negare. Se il Governo ritiene di far cosa ritiene con arroganza, con insipienza di andare avanti in una strada che è facilmente smontabile, ebbene di queste scelte si devono assumere tutte le r responsabilità Da parte della Regione non ci possono essere coperture.
Comunque da parte nostra ci sarà una netta, chiara, ferma e decisa opposizione.



PRESIDENTE

Ho ricevuto già sette richieste di intervento, quindi pregherei la stringatezza.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Cercherò di essere breve nell'annunciare la nostra opposizione netta alla politica dei tagli.
Apprezzo la disponibilità manifestata dall'Assessore. Il quale per dovrebbe essere più conseguente anche nel rapporto con le comunità locali.
Infatti, non è sufficiente partecipare ai convegni accademici ad Asti occorre anche andare a parlare, ad esempio, con i pendolari di Torre Pellice dove lei, Signor Assessore, era stato invitato e non si è presentato, presumo per impegni di ufficio.
Questa non è una battuta facile di bassa polemica; riguarda la questione essenziale, che richiamava poc'anzi il collega Bontempi, del rapporto che questo Consiglio regionale intende o meno avere con le comunità locali che subiscono la politica dei tagli, la quale, oltre che essere ispirata ad un'approssimazione evidente, come lei stesso, Signor Assessore, ha avuto modo di osservare, è la manifestazione di quello che definirei un bieco esercizio del "potere di potare". Ovvero, si prendono i resoconti burocratici dei vari uffici, non si tiene conto delle esigenze sociali, di un corretto rapporto con l'ambiente e si ignorano i parametri innovativi sulla base dei quali è possibile fare oggi una politica dei trasporti davvero moderna, compatibile con i bisogni sociali.
Non viene tenuto in conto che cosa significherebbe, in termine di costi, il cambiamento del servizio dalla rotaia alla gomma; non si tiene conto del sovraccarico che si determinerebbe sulla viabilità con la soppressione dei treni; si entra in contraddizione nettissima con quei principi che vengono affermati a livello nazionale, in base ai quali, per quanto, ad esempio, riguarda la politica del trasporto merci, bisognerebbe favorire il trasporto su rotaia perché siamo in presenza di una crisi energetica e bisogna risparmiare.
Penso che bastino pochi dati per confutare questa impostazione cieca che viene proposta dal Governo, una politica cieca e contraddittoria. Per rapportarmi alla forte e significativa mobilitazione che si è registrata in queste settimane da parte delle popolazioni locali, voglio riportare uno studio che è stato fatto dal Coordinamento dei pendolari CGIL-GISL-UIL di Pinerolo, dal quale emerge, ad esempio, che, per quanto riguarda la SAPAV il contributo che gli Enti locali hanno dato tra il 1980 e il 1984 raggiunge un ammontare di 27.319 milioni di lire a fronte di un introito dei ricavi di servizio di 30.819 milioni. Gli Enti locali contribuiscono praticamente per la metà al sostentamento di una linea privata, e si finirebbe per accentuare ancora di più l'onere a carico della comunità locale in caso di soppressione della linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice.
Mi domando: perché questi soldi pubblici non vengono spesi per potenziare e ammodernare le linee ferroviarie? Ma occorre denunciare anche i giochi che sotto l'esercizio del "potere di potare" già si nascondono.
Ad esempio, per quanto riguarda la linea Bussoleno-Susa, si vuole forse indurre la comunità piemontese a dire che non ci sono alternative all'autostrada della Valle di Susa? Se si riversasse su una già congestionatissima Statale 24, che vede percorrere quotidianamente carichi pericolosi, è evidente che per il senso comune non ci sarebbero più alternative, a costo di distruggere quel che resta di territorio. Le FFSS non possono affermare il falso, dire che il movimento giornaliero su questa linea sarebbe di circa 400 viaggiatori, quando è accertato ben altro da uno studio attentissimo, che penso l'Assessore conosca e se non lo conosce provvederò a farglielo avere: parlo di uno studio redatto dai rappresentanti della Comunità montana della Bassa Valle di Susa, della Val Cenischia, della Comunità montana Alta Valle di Susa, del Consorzio trasporti n. 5, del Distretto scolastico n. 36, dei Comuni di Susa e Bussoleno, dei rappresentanti di tutti gli altri Comuni della Valle e dei Sindacati CGIL-CISL-UIL. Da questo studio emerge che il movimento dei viaggiatori è più del triplo di quanto affermato dalle Ferrovie dello Stato. Se così stanno le cose, e le cose stanno proprio così, occorre denunciare questa cecità insopportabile.
Inoltre, chi si sobbarcherà il costo del mantenimento della linea, che dovrà restare in funzione per essere utilizzata dal Presidio della NATO della Val di Susa? I costi di esercizio verrebbero riversati comunque sulla collettività senza però rispondere ai bisogni manifestati dalle Comunità locali.
Sulla linea Asti-Casale, per parlare di un altro caso concreto, sono stati fatti molti investimenti di ammodernamento, la velocità della linea è stata portata da 60 a 90 km, orari, ma i treni partono in orari che non coincidono affatto con il fabbisogno dell'utenza, i ritardi sono incredibili: gli investimenti fatti ancora di recente, non possono essere contraddetti dalla politica cieca che viene oggi proposta.
Non mi dilungo oltre perché da questi pochi esempi è emerso come non sia accettabile quanto viene proposto dal Ministero dei trasporti alla comunità piemontese.
Quanto viene proposto alla nostra comunità non può essere per combattuto con spirito ragionalistico, mettendo in concorrenza le Regioni tra loro: occorre mettere in discussione la politica nazionale dei trasporti, la quale è ben distante da un moderno sistema dei trasporti integrati, rendendo competitivo - com'è in tutta Europa - l'uso del trasporto su rotaia.
Se su queste linee di lavoro è possibile unire tutte le forze del Consiglio regionale, noi ci stiamo.
Però la Regione, Presidente Beltrami, deve mettersi alla testa delle mobilitazioni quando occorre: mettetevi anche voi in corteo alla testa delle comunità locali per andare a Roma dal Ministro Signorile, per fargli sentire questi argomenti, che non sono rivendicazioni localistiche, ma l'affermazione possibile dei vari bisogni della Comunità.
Penso che vada accolta immediatamente la richiesta di incontro avanzata dalle OO.SS. e contenuta nella lettera che è stata recapitata stamani ai Presidenti dei Gruppi consiliari e - presumo - anche alla Giunta e alla Presidenza del Consiglio regionale.
Per quanto ci riguarda dichiaro sin da adesso il sostegno di D.P.
all'Ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista. In rapporto con le Comunità locali con i lavoratori, con gli studenti, ci impegniamo a sostenere questa proposta ed a richiedere la sospensione immediata dei tagli proposti, uno studio più attento avviando assieme alle comunità interessate, per la soluzione dei problemi di economicità del servizio.
Si tratta di lavorare insieme a chi i problemi li vive tutti i giorni per trovare gli sbocchi che siano compatibili con i bisogni che le comunità locali esprimono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto rilevare che in astratto non può contestarsi il potere del Ministro di sopprimere certe linee ritenute inutili, perché questo glielo impone la legge finanziaria.
Fatta questa premessa, però, va subito censurata, prima e davanti ogni cosa, perché poi questa censura come vedremo inciderà anche nel merito dei provvedimenti, la metodologia che è stata seguita. Metodologia che è consistita nell'avere predisposto un progetto di piano, quello che al 21 novembre dovrà essere ulteriormente verificato ed eventualmente deciso solamente con un'indagine conoscitiva degli organi tecnici ministeriali.
Indagine conoscitiva che fra l'altro nella comunicazione che il Ministro ha fatto (uno fra i pochi documenti che l'Assessorato è riuscito ad avere), il 3.10.1985 in sede di audizione alla Commissione trasporti del Senato, lo stesso Ministro ha definito "contenuta in limiti di tempo estremamente brevi", quindi già riconoscendo la pochezza del respiro di questa indagine.
E' stato quindi violato un principio che è ormai unanimemente praticato a livello istituzionale sia locale, sia nazionale, cioè il principio e il metodo della consultazione in senso lato dei soggetti interessati.
Consultazione che nella specie avrebbe dovuto in concreto essere, a nostro avviso, effettuata tramite una consultazione dell'Assessore ai trasporti della Regione Piemonte, il quale si sarebbe fatto evidentemente portatore di tutte le esigenze locali.
La violazione del principio del metodo della consultazione, e cioè l'aver solo tenuto conto di indagini meramente ministeriali, non è solo la violazione di un principio e di una prassi costante, ma è in particolare e in concreto la violazione anche di una precisa norma della recente legge 17.5.1985, la quale ha istituito l'Ente Ferrovie dello Stato. Nell'art. 20 di questa legge si dice testualmente che "l'Ente Ferrovie dello Stato deve procedere nei propri programmi e nella propria azione sulla base di questi principi e criteri direttivi - e ne elenca una serie, Vorrei sottolineare il primo, che ribadisce: "il collegamento con le Regioni e gli Enti territoriali per il soddisfacimento di esigenze locali e a tal fine l'Ente può costituire consorzi con le Regioni".
Non solo quindi è stato violato un principio generale, ma anche un preciso dettato di legge che prevede il soddisfacimento delle esigenze locali e se non sono esigenze locali quelle relative al taglio o meno e in quale entità delle linee ferroviarie, non so proprio dove si possano vedere altre esigenze locali.
Ma c'è di più, e qui veniamo al discorso che dalla metodologia e dalla violazione di comportamento e di legge sfiora e lambisce il merito.
Infatti, è noto che il Decreto 616 prevede a livello regionale una competenza della Regione in materia di trasporto di persone e di merci competenza che poi si attua attraverso il principio-quadro del Piano dei trasporti regionale. Se è vero come è vero, che la Regione ha questa competenza in materia di trasporti, allora è evidentemente necessario che il taglio che si vuole proporre e che si vorrebbe attuare, deve coordinarsi con questa competenza in materia di trasporto di persone e di merci, che dovrà poi necessariamente subentrare laddove è rimasto il vuoto conseguente ai tagli. Quindi anche e soprattutto sotto questo profilo, il comportamento senz'altro autoritario del Ministro di decidere i tagli puramente e semplicemente senza curarsi di un contestuale coordinamento con la Regione ai fini di predisporre quanto dovrà verificarsi in concreto e sul territorio regionale dopo i tagli, costituisce una evidente anomalia oltreché, ci tengo a sottolinearlo, quella violazione di legge, perché se si dice che il Ministro deve collegarsi con le Regioni per soddisfare esigenze locali, in questa metodologia, in questo principio, rientra anche un necessario collegamento fra tagli proposti e quanto dovrà farsi contestualmente e immediatamente dopo i tagli.
L'Assessore ha dichiarato che esporrà la sua proposta al Ministro nel convegno del 21 p.v. che, a nostro parere, ha da essere l'ultima trincea cioè a dire "se non si riesce a fermare l'attuazione del Piano richiedendo una sospensione breve" e d'altro canto l'argomentazione se vuole essere recepita e se il Ministro è responsabile c'è, perché la legge finanziaria prevedeva il taglio di cosiddetti "rami secchi" attraverso un piano triennale, quindi c'è ancora un largo respiro per attuare gli eventuali tagli coordinati con le proposte nostre, perché la legge finanziaria è del dicembre 1984.
La prima e preliminare richiesta che va fatta al Ministro è quella di una sospensione con l'impegno di portargli a tempi brevi una nostra proposta, un nostro progetto che potrebbe venire nel dettaglio discusso attuato e proposto nella sede della competente II Commissione. Piano che sia una controproposta degli eventuali tagli e che con riferimento a questi eventuali tagli dalla Regione Piemonte controproposti, si coordinino con quanto dovrà farsi in sede regionale con quel tal coordinamento.
Tutto questo potrà essere fatto penso a tempi tecnici brevi e previa consultazione da parte dell'Assessore nei confronti delle comunità locali interessate, in modo che alla fine sia poi l'Assessore che si fa portatore di questo nostro progetto, programma o piano, come lo si vuol chiamare dopo di avere sentito i Comuni interessati, le comunità interessate, agli eventuali tagli, alla eventuale diversa sistemazione di queste linee di trasporto.
E' in questo senso che noi caldeggiamo che venga preliminarmente avanzata questa proposta che, come dicevo, verrà formulata previa consultazioni, ma non previa una intesa globale con i soggetti interessati.
Questo è un concetto che noi abbiamo avuto modo di esporre anche in occasione del dibattito sulla Centrale nucleare; direi che è intuitivo che ogni comunità locale abbia una visione non regionale, non globale, della situazione, quindi della disposizione di legge che pretendeva l'intesa corale, penso che soprattutto in questa materia di soppressione di rami secchi, non possa esserci.
Quindi consultazione sì, previa intesa in senso letterale e rigoroso no, ma in questa maniera penso che si potranno fare, se si riuscirà ad ottenere come si dovrebbe poter ottenere soprattutto facendo notare al Ministro che ha violato la legge quando non si è collegato con la Regione prima di predisporre questi tagli, e ripeto, se la si ottiene, ci si potrà correttamente farsi portatore di un nostro piano programma, dopo di avere sentito e consultato le esigenze e le richieste della comunità e dei Comuni interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

La Lista verde civica non è pregiudizialmente contraria al taglio delle cosiddette linee superflue, in quanto ogni posizione di questo tipo non risponderebbe che esclusivamente ad esigenze o di demagogia o di calcolo elettorale. Questo come linea teorica di posizione.
Per quanto riguarda il presente Piano, invece noi chiediamo che si giunga a una soluzione della questione analizzando l'intera situazione dei trasporti nella nostra Regione e non soltanto quelli ferroviari.
Questo perché deve essere contestato il criterio meramente economico usato dal Ministero per stabilire le linee superflue che devono essere eliminate.
E' sbagliato basare la valutazione solo sul calcolo dei costi e dei ricavi, perché in questo modo si dimentica la funzione dell'Ente pubblico e le responsabilità dello stesso nella gestione dei servizi che ha provocato l'attuale crisi. A prescindere dalla particolare situazione di ognuna delle linee interessate vale per tutte il criterio di constatare l'esigenza dell'utenza della zona e verificare la non rispondenza del mezzo su rotaia alle richieste sia per i passeggeri che per il traffico merci.
Il fatto che alcune linee sono sottoutilizzate o hanno accumulato troppe passività dipende in gran parte dalla scarsa concorrenzialità del trasporto su ferro rispetto al trasporto su gomma. I dati forniti dalle stesse Ferrovie dello Stato parlano chiaro. Nel periodo '72/'84 è sensibilmente calata la velocità commerciale dei trasporti su ferrovia per ogni tipo di linea. Il trasporto delle merci - e questo è un dato estremamente interessante - copre il 9,6% delle merci trasportate in ferrovia, mentre al trasporto privato va il restante 91,4% , cioè il trasporto su gomma. E' un dato questo sul quale invito a riflettere, perch se le FFSS, garantiscono un trasporto merci che riceve risposta positiva soltanto dal 9,6% degli utenti e il restante 91,4% si rivolge al trasporto su gomma evidentemente un motivo ci deve essere.
Le Ferrovie dello Stato non possono però far pagare agli utenti gli errori di programmazione e gestione dei servizi attuati per anni più di quanto gli utenti stessi non paghino come contribuenti per colmare i deficit accumulati.
A nostro avviso è fondamentale ribadire che il trasporto ferroviario deve essere preferito a quello automobilistico, questo, per motivi ecologici: i trasporti su gomma sono tra i maggiori responsabili dell'inquinamento atmosferico; per i motivi di sicurezza: in Italia si muore per incidenti automobilistici più che per ogni altra malattia, enorme anche il numero degli invalidi e i danni materiali ammontano a 8.000 miliardi all'anno; per i motivi di economicità: i trasporti su ferro se effettuati in condizioni ottimali (cosa che non si può proprio dire per tutta l'Italia, non soltanto per il Piemonte) sfruttando l'intera potenzialità del sistema e migliorando il servizio fornito, potrebbero essere ampiamente competitivi rispetto ad ogni altro tipo di trasporto.
E' nell'interesse della comunità, quindi, sviluppare il trasporto su ferro e limitare al massimo quello su gomma. Non possiamo quindi permettere che si scelgano strade opposte a questo principio, trasformando le attuali linee ferroviarie in linee automobilistiche.
Ecco perché chiediamo che la Giunta e l'Assessore compiano un passo ufficiale nei confronti dell'Azienda delle Ferrovie dello Stato perch sospenda immediatamente i provvedimenti per eliminare le linee considerate superflue e avvii al più presto una verifica delle esigenze dell'utenza delle attuali condizioni del trasporto degli interventi necessari affinché le linee suddette possano fornire un servizio migliore e più competitivo e in più della possibilità di trasformarle in linee di collegamento veloce di tipo extraurbano, la cui gestione può essere affidata in concessione a consorzi fra gli Enti e i Comuni interessati, con la partecipazione della stessa Regione. Potrebbe essere questo il primo atto qualificante di attuazione della legge regionale sui trasporti e la viabilità che il Consiglio regionale ha appena approvato.
Qualche considerazione a margine di quanto ho appena esposto.
Le Ferrovie dello Stato fruiscono di un servizio pubblico e quindi devono rispondere del perché taluni rami sono diventati secchi. Questo finora non è avvenuto.
La Corte dei Conti dovrebbe essere sollecitata ad intervenire sulla gestione dei Ministero competente, perché se le Ferrovie dello Stato hanno accumulato i 10.000 miliardi di passivo e questa è la situazione attuale, o la Corte dei Conti- interviene per verificare le precise responsabilità o mi chiedo cosa ci stia a fare la Corte dei Conti.
Vorrei collegarmi a un rilievo fatto notare dal Capogruppo comunista Bontempi e cioè il Piano dei trasporti per la Città di Torino, che interessa l'intera regione, ma soprattutto Torino perché ne è il capoluogo e riveste quindi un carattere di centralità essenziale.
Io non so se l'opposizione decisa, declamata e conclamata del PCI oggi abbia molto senso, perché il Piano dei trasporti per la Città di Torino che deve riguardare non solo i collegamenti con i Comuni della cintura, ma anche con l'altra parte della Regione Piemonte, porta i nomi dei Vindigni e Rolando che erano gli Assessori competenti dei passati dieci anni di amministrazione PCI-PSI.
Il Piano di trasporti Vindigni-Rolando, a meno che non giunga una smentita dall'attuale Assessore competente arch. Radicioni, è stato assunto in pieno, tant'è che i lavori per la linea che va dalle Vallette a piazza Hermada, stanno procedendo fra le proteste di tutti i cittadini, i quali non capiscono perché si debba creare una linea superflua, inutile e costosissima.
Questo, discorso vale anche per il Piano Vindigni-Rolando ma su questo torneremo.
Quando si parla di intasamento della città, è sufficiente esaminare questo Piano per capire come questo progetto di ristrutturazione del Piano generale di trasporti per Torino, che non è un piano, ripeto, che interessa solo la città, ma tutte le comunicazioni fra il Piemonte e il capoluogo sia un piano suicida e non economico.
Vorrei ribadire e sottolineare due aspetti che prima ho citato, ma che forse durante la lettura dell'intervento possono non aver ottenuto una attenzione precisa, e che riguardano, il primo al fatto che l'uso del trasporto pubblico è ridotto a una cifra incredibile, cioè il 9,6% rispetto a un 91,4% che invece utilizza il mezzo privato.
Il motivo che determina questo squilibrio dovrà essere appurato, perch non si può imputare all'utente la colpa di servirsi del mezzo più economico, più veloce e quindi più conveniente.
Il secondo aspetto riguarda la Corte dei Conti.
Vorrei invitare l'Assessore Cerutti a far presente nell'incontro che avrà con il Ministro che da una parte politica è giunto l'invito a far intervenire la Corte dei Conti sulla gestione delle Ferrovie dello Stato perché se un privato può essere citato in giudizio per una gestione che danneggia l'utenza, non vedo perché non ci si possa rivolgere a un Ente pubblico che dovrebbe avere come primo obiettivo quello di servire il pubblico, cosa che le Ferrovie dello Stato non hanno mai fatto e chiunque viaggi in treno se ne sarà sempre reso conto, fino ad arrivare a questa assurda posizione che di fronte al malfatto si reagisce con il taglio delle linee ferroviarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, ricordo che ho presentato una interrogazione che oltre a richieste di carattere generale si riferiva a problemi di carattere militare circa l'uso delle ferrovie. L'Assessore diligentemente ha fatto un elenco, verificheremo se è completo, quindi, su questo punto mi riservo di intervenire in una fase successiva.
Farò anch'io alcune considerazioni.
Stiamo ragionando attorno ad un - patrimonio di circa 133.300 miliardi che è il patrimonio complessivo delle Ferrovie dello Stato, quindi, attorno ad un'entità economica sociale di grandissima portata.
Di fronte a questa dimensione economica si sviluppa un ragionamento che ha pesi e misure diversi rispetto al trasporto su strade e sulle autostrade.
Perché altre aziende pubbliche come l'Anas non fanno le stesse valutazioni di carattere economico avendo lo stesso ruolo sociale? .
Questo indica una scelta di percorso da parte del Governo che vuole privilegiare il trasporto su gomma a scapito del trasporto ferroviario.
Sarebbe risibile proporre di chiudere una strada perché anti-economica allora ci si chiede perché questo debba essere fatto su un ramo di ferrovia.
Il metodo che si vuole seguire - e l'Assessore l'ha detto - è discutibile ma, permettetemi una battuta polemica, non è poi tanto discutibile se per esempio sulla Centrale nucleare anche la nostra Regione ha sostanzialmente imposto una decisione sulla testa delle popolazioni e delle realtà locali.
Questo è purtroppo un metodo di governo, che si chiama decisionismo e che mette in discussione le basi della democrazia e della partecipazione quindi è pericolosamente sulla strada dell'autoritarismo e dell'arroganza.
Non sono solo calpestate le opinioni delle popolazioni, delle amministrazioni locali, delle organizzazioni sindacali, ma anche le stesse Regioni hanno letto sui giornali le decisioni che via via venivano assunte dal Governo centrale.
L'altra considerazione che è già stata fatta, ma che è bene richiamare è che ancora una volta le decisioni che si assumono vanno a colpire le aree e le situazioni più deboli. Questa è la logica della legge finanziaria.
Ne sono esempi gli attacchi alle conquiste degli handicappati, degli invalidi, i ticket, ecc.
Anche per i tagli delle Ferrovie si danneggiano i paesi più deboli, le aree montane o collinari, le zone periferiche e in questi comuni vengono colpite maggiormente le persone che hanno necessità di usufruire del mezzo di trasporto collettivo, come appunto la ferrovia, lavoratori pendolari studenti, anziani ecc. Tra l'altro abbiamo potuto verificare che il Ministro Signorile, e il Consiglio di Amministrazione hanno assunto le decisioni su dati discutibili e perlomeno fasulli. Ho avuto modo di verificare i casi di Pinerolo- Torre Pellice e di Chivasso-Asti.
Relativamente a quest'ultima linea, nella primavera di quest'anno in seguito al cambiamento dell'orario, i pendolari avevano fatto delle precise e motivate richieste alle Ferrovie spiegando che ci sarebbe stato un calo nell'uso della Ferrovia perché il nuovo orario era nettamente sfalsato rispetto alle loro esigenze.
Questa proposta però non è stata tenuta in nessuna considerazione. E' la dimostrazione che si sono toccati interessi politici precostituiti.
Forse c'è stato uno scontro del Governo e il Consiglio di Amministrazione, per cui il Ministro o certe forze politiche più deboli hanno perso la battaglia.
A questo punto faccio un'altra considerazione.
Il taglio della linea Pinerolo-Torre Pellice e la proposta di sostituirla con trasporto su gomma significa aumentare il traffico sulle strade.
Da anni è in corso la discussione sulla famosa questione della Autostrada Torino-Pinerolo.
Allora mi sorge il dubbio che dietro la politica dei tagli ci siano spinte verso gli investimenti nelle autostrade. La Direzione Generale della Programmazione, Organizzazione e Coordinamento del Ministero dei trasporti ha pubblicato recentemente uno studio che spiega i motivi della disaffezione degli utenti nei confronti del trasporto dei passeggeri e delle merci e si dice che dal 1972 al 1984 la velocità commerciale dei treni viaggiatori sulle principali percorrenze e sulle linee secondarie è nettamente aumentata.
Pensiamo forse che obbligando le persone a usare il mezzo di trasporto su gomma sostituendo i treni con i pullman, il numero dei passeggeri resterà invariato o forse la gente non si organizzerà con mezzi privati collettivi, per esempio, attraverso l'uso delle proprie macchine a turno? La decisione del Consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato non è accettabile. Ritengo che si debba fare tutto il possibile per mantenere quelle linee ma, soprattutto, per avviare una politica di investimenti perché diventino linee rivitalizzate, quindi appetibili e utilizzabili.
Anche la qualità della vita verrebbe ulteriormente peggiorata nel momento in cui si penalizzassero mezzi di trasporto collettivo, come quelli delle ferrovie che, dal punto di vista economico e ambientale sono nettamente migliori degli altri mezzi di trasporto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei fare alcune considerazioni senza andare nel dettaglio perché già l'Assessore ha fatto una proposta accettabile.
Vorrei però fare un discorso sul trasporto merci per collegarlo a suddetta proposta.
Potrebbe essere una soluzione che potrebbe portare notevoli vantaggi alle ferrovie e diminuirebbe il disavanzo commerciale.
Sul fatto specifico vorrei rilevare l'anomalia che si verifica nella richiesta di taglio della linea Castagnole-Asti. Non tanto lo dico per motivi campanilistici, ma per segnalare che in questo momento sono in corso lavori per un costo di 40 miliardi per costruire un viadotto, che era crollato anni fa dopo un'alluvione.
Poi la Commissione, velocissima come ha detto l'Assessore, ha tolto quella linea dei rami secchi. Effettivamente, come ha detto il collega Pezzana, il trasporto merci ferroviario in Italia non raggiunge il 10%.
Conosco questo problema perché rientra nella mia professione, quindi posso dare alcune risposte sui motivi per cui le aziende non si servono di questo tipo di trasporto.
I motivi sono parecchi: scarsissima regolarità nelle consegne: l'azienda sa quando parte la merce, ma non sa quando arriva; ' scarsa disponibilità di mezzi, specialmente di quelli frigoriferi nella stagione estiva, si deve ricorrere all'interfrigo; caos completo negli scambi di diramazione (in quello di Alessandria sovente si ammucchiano due-tre mila vagoni); nei periodi di punta, il Ministero con fonogramma blocca il trasporto delle merci per privilegiare quello dei passeggeri.
Sarà una politica, sarà una scelta, ma a queste condizioni, quali aziende possono servirsi del trasporto merci su rotaia? Nell'azienda dove lavoro su diecimila spedizioni all'anno solo mille sono su ferrovia. Potrebbe farne cinquemila e invece di 600 milioni potrebbe far incassare alle Ferrovie ben tre miliardi.
Un altro capitolo riguarda la spedizione in container. Non ci sono scali container, tranne che in qualche stazione messi da privati con gru.
Quindi è inutile propagandare la spedizione in container, che sarebbe migliore di quella in vagoni perché col container si porta il prodotto direttamente a destinazione senza servirsi dei trasporti e dei carrelli che intasano le strade.
Di treni addetti al trasporto camion ce ne sono due o tre; uno di questi mi pare che parta da Rogoredo tutte le sere e vada in Sicilia. Si era detto di istituire un treno merci speciale che partisse da Torino tutte le sere, ma non si è fatto.
Se le Ferrovie dello Stato per ridurre il disavanzo rendessero più efficiente il trasporto merci, il 50% delle nostre derrate, specialmente quelle alimentari, sarebbero spedite per ferrovie, creando un recupero notevole di produttività che verrebbe a beneficio anche di queste linee.
Prego l'Assessore anche di accogliere questa proposta e di presentarla all'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato e al Ministro.
Uno studio sui motivi per cui le aziende non si servono del trasporto pubblico, preferendo il trasporto su gomma, che oltretutto costa circa il 30/45% in più, sarebbe opportuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere, Signora Cernetti.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo tutti sempre d'accordo nel ritenere che sia indispensabile operare tagli consistenti in molti settori per ovviare al disavanzo che ormai ha sfondato il tetto massimo quando però si individuano i settori nei quali operare i tagli, nessuno vuole procedere.
Così è avvenuto, per esempio, per la spesa farmaceutica, che doveva essere ridotta, a mio avviso, con tutto vantaggio per la salute visto che oramai :usciamo dal negozio del farmacista come usciamo da quello del panettiere con la borsa di plastica piena di medicine che poi regolarmente è stato provato da una indagine, oltre il 50% viene lasciato scadere.
Quando si tratta di operare dei tagli - dicevo - si reagisce in modo poco responsabile.
E mi spiego.
E' stato detto che non sono stati consultati né gli Enti locali né le Regioni.
C'è stata però un'indubbia fretta nel decidere.
D'altra parte in quali altri settori in cui la legge finanziaria opera sono stati consultati gli Enti locali? Quando si debbono prendere determinate decisioni dolorose e impopolari chi ha l'onore e anche l'onore di governare deve in gran parte assumersene la responsabilità. Deve però esserci un rapporto leale tra quello che pensiamo e quello che diciamo, infatti se fossero stati consultati gli Enti locali sul taglio dei rami secchi, di tagli non ce ne sarebbe stato nemmeno uno, perché nemmeno uno avrebbe potuto essere tagliato.
Chi è disposto a rinunciare ad un ramo, che magari secco non è, e anche, chi sarebbe disposto a rinunciare ad un ramo secco? La conclusione sarebbe stata una non decisione.
Ritengo invece che sia necessario entrare nel merito di alcuni rami secchi , non per dire che questi rami secchi assolutamente non devono essere tolti, perché è facile fare della demagogia, è facile dire che le ferrovie servono ai lavoratori e agli studenti.
C'è però l'altra faccia della medaglia e cioè se non eliminiamo le spese dei rami secchi, le prime categorie a subirne le conseguenze per mancanza di investimenti saranno appunto quelle dei lavoratori e degli studenti.
Come giustamente sta facendo l'Assessore Cerutti, bisogna portare al Ministro proposte alternative precise.
I tagli non sono che decisioni semplicistiche e affrettate in un discorso di risanamento e di ristrutturazione delle ferrovie e sappiamo che la legge finanziaria impone tempi brevi.
Non si può però fare in pochi mesi quello che non si è fatto in 40 anni. C'è da sperare che da questa necessità parta finalmente qualcosa di efficiente non solo nelle ferrovie, ma anche nel trasporto su gomma.
Oggi ci troviamo di fronte alla inderogabile necessità di ridurre i costi e i costi si riducono in modo semplicistico, diremmo in modo drastico, con determinati tagli. E' giusto allora che si facciano delle proposte alternative che non possono che essere due: trasporto su gomma oppure le proposte, che al Gruppo PSI paiono le più sensate, del ridimensionamento dei costi delle ferrovie su alcune linee attraverso un progetto sul tipo di metropolitana leggera eliminando le stazioncine dove transitano tre treni al giorno con tre capistazione e, come riferiva l'Assessore, linee di 16 chilometri con più di cento addetti.
Detto questo, anche a costi di parere antipatica, visto che è molto facile cavalcare determinati tiri dall'opposizione, dalla parte cioè di coloro che non hanno la responsabilità diretta di governo, vorrei fare l'esempio della linea Novara-Varallo che è considerata un ramo secco, ma datosi che trasporta 1400 passeggeri al giorno, ramo secco non è.
E' una di quelle linee, come ve ne sono molte altre nella Regione Piemonte, che ha 40 passaggi a livello su un percorso di meno di 50 chilometri custoditi, che ha capistazione a non finire e che potrebbe essere logicamente ridimensionata con un taglio drastico sui costi con vantaggio dei pendolari che appartengono alle classi meno abbienti della popolazione.
Questi tagli pertanto sono in buona parte necessari per una riduzione immediata del deficit delle Ferrovie. Riteniamo che la Regione debba entrare nel merito di alcuni di essi dimostrando che se sono rami secchi dal punto di vista economico non lo sono dal punto di vista sociale.
Soprattutto occorre predisporre un piano perché fra 40 anni il Piemonte non si trovi nelle identiche condizioni nelle quali si trova oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio Ottaviano.



FASSIO Luigia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio innanzitutto l'Assessore Cerutti che è venuto ad Asti ad ascoltare dalla viva partecipazione di due o tre mila persone l'opinione che hanno su questo argomento.
Sono d'accordo su quanto ha prospettato e soprattutto sull'incontro verità con il Ministro. Non posso però approvare il discorso, che d'altra parte l'Assessore aveva già fatto sulla linea Ventimiglia-Cuneo-Asti-Casale Milano.
Per gli astigiani è una linea necessaria per andare e tornare da Milano nello stesso giorno, tranne che si ricorra al mezzo proprio.
Non dimentichiamo però che ci sono persone anziane che non hanno la possibilità né di guidare né di avere un mezzo proprio.
L'altro discorso riguarda la Asti-Chivasso.
La strada non è idonea per il trasporto su gomma per le molte salite per le curve, per i disagi quando c'è la neve. Con 5 chilometri di neve il mezzo si ferma.
Nell'incontro con il Ministro occorrerà evidenziare questi due casi.
Non è simpatico parlare soltanto delle linee che riguardano la Provincia di Asti, d'altra parte è la più penalizzata del Piemonte.
Ci auguriamo che l'Assessore e la sua delegazione possano essere ricevuti dal Ministro prima del 21 novembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito ha già dato spazio a prese di posizione ed a numerosi rilievi critici in merito ai prospettati tagli delle ferrovie che mi trovano consenziente e d'accordo.
Eviterò, quindi, di riprendere temi già trattati, quali quelli relativi alla quantificazione del risparmio reale ed alla manovra politica connessa.
Lucio Libertini, su "L'Unità", stimava il risparmio concretamente realizzabile, all'interno del bilancio dello Stato, praticamente pari a zero. Bene ha fatto il Consigliere Bontempi a riprendere quelle osservazioni che, da parte del Governo e dei Ministri interessati, non mi pare abbiano avuto alcuna risposta.
Quindi, sgombriamo il campo dal problema del risparmio. Il taglio di determinate linee ferroviarie non darà luogo a nessuna forma reale di risparmio, a meno che non si consideri risparmio il far gravare la spesa su altri Enti pubblici, Regione o Enti locali primo luogo.
Si tratterebbe, allora, di una partita di giro piuttosto che di risparmio vero e proprio: il gioco non vale la candela.
In Italia si è sviluppato, a partire dagli anni del cosiddetto boom economico, una forma di dualismo, uno scontro vero e proprio tra il trasporto su rotaia e il trasporto su gomma, che ha visto un'opposizione crescente tra le politiche legate all'incentivazione delle linee ferroviarie e le politiche legate allo sviluppo del trasporto su strada.
Non dimentichiamo, per esempio, che in Italia abbiamo 17 mila chilometri di ferrovie contro 316.000 chilometri di strade asfaltate extraurbane e 5.200 chilometri di autostrade. Ormai, l'Italia non è che un grande reticolato stradale di tipo urbano anche nel territorio esterno alla perimetrazione dei centri abitati: qualsiasi strada si percorra, si ha sempre, a destra o a sinistra, a soli 600 metri di distanza, un'altra strada.
E' questo il risultato di una politica trentennale che ha inventato continuamente forme e meccanismi di incentivazione del trasporto su ruota.
Le conseguenze sono quelle che ricordava il Consigliere Fracchia, che possiede un'esperienza in questo settore superiore alla mia: l'incidenza del costo dei trasporti sul prodotto finito è, in Italia, il più alto d'Europa, perché si è costretti a farlo utilizzando mezzi di trasporto su gomma, soprattutto TIR. con un aumento dei costi, degli incidenti, e delle polizze assicurative.
Trasporto ferroviario e trasporto su strada devono essere messi continuamente in correlazione. Anche questa proposta di tagli alle linee ferroviarie è contemporanea ad un nuovo progetto di sviluppo del trasporto su gomma, a nuove autostrade, a grossi investimenti dell'Anas sulla rete asfaltata.
Il problema dei TIR e del numero di morti che questi provocano non è certo indifferente. Prendiamo poi, ad esempio, la situazione della Aosta Courmayeur, direttamente legata all'incentivazione dei meccanismi legislativi circa l'incameramento dell'Iva da parte di quella Regione.
Questo fa sì che la Valle d'Aosta abbia tutto l'interesse ad aumentare il traffico dei mezzi pesanti sotto il Traforo del Monte Bianco. E di altri meccanismi legislativi a favore del trasporto su gomma si parla nel Piano decennale della grande viabilità (legge n. 351 del 1982). Sono qui le scelte politiche a trasformare le linee ferroviarie in rami secchi. Certe reti ferroviarie sono, senza dubbio, poco frequentate, ma questo è il risultato di una scelta politica che, tra l'altro, aveva ottenuto - occorre ammetterlo - il consenso della popolazione.
Gli italiani hanno scoperto i vantaggi e il fascino della piccola cilindrata prima, della cilindrata media poi, e questo è stato il risultato di manovre combinate che hanno trovato il consenso, attizzato da una parte da investimenti pubblicitari e dall'altra dagli interessi di gruppi di potere, da pressioni da vere e proprie lobby corporative che hanno pesantemente condizionato il trasporto tra ferrovia e autostrada. E' facile citare alcuni di questi gruppi di potere: quello dei cementieri, quello dei cavatori di ghiaia e di sabbia, quello delle imprese di costruzione, senza ovviamente dimenticare il gruppo di potere dei costruttori dei veicoli.
Se ora il Piemonte è la Regione più penalizzata, se lo merita. Il Piemonte è anche la Regione che produce il maggior numero dei veicoli, e dove, forse, la "cultura dell'automobile" ha raccolto tra i suoi più lusinghieri successi.
Non dimentichiamo poi tutte le incentivazioni sul prezzo del gasolio che tendono anch'esse a rendere ancora meno competitivo il trasporto su ferrovia.
Allora, la perdita costante del ruolo delle Ferrovie, sia in valore assoluto che in valore relativo, sia nel trasporto passeggeri che nel trasporto merci, è una conseguenza diretta, strutturale, inevitabile delle scelte stradali e autostradali del passato, del presente e dell'immediato futuro.
Esiste un'altra assurdità nella politica del governo: quella dell'affermazione della possibilità di uno sviluppo combinato del trasporto su ruota e del trasporto su rotaia. Alcuni nodi, oggi, sono giunti al pettine.
Non è possibile incentivare entrambi i tipi di trasporto, farli crescere all'infinito tutti e due.
Uno dei due in questo scontro è risultato totalmente perdente.
L'Assessore Cerutti difende, e secondo me fa bene, il trasporto su ferrovia, però nello stesso tempo altri esponenti, a livello nazionale, del suo Partito e numerose forze politiche, in questo momento, approvano e raccomandano piani autostradali che - se è vera la mia analisi - finiranno con il ritorcersi ancora di più sul trasporto ferroviario.
Lo sviluppo delle politiche autostradali, di fatto, limita e danneggia ancor di più il trasporto su ferrovia. Ci sono invece governi che si comportano diversamente. Per esempio, il governo austriaco ha in progetto di trasferire su treni navetta il 55% del traffico dei TIR entro il 1989 e il 100% entro il 1995, sul transito del Brennero.
Politiche del genere in Italia non sono nemmeno sfiorate, sono pura utopia. Da solo, il tratto Bologna-Firenze ha un'incidenza di trasporto merci superiore quasi del doppio a quella del valico del Brennero. Un altro aspetto da sottolineare riguarda poi direttamente l'autonomia regionale che viene di fatto superata dalle grandi scelte del Governo nazionale.
I Partiti che attualmente costituiscono la attuale maggioranze dovrebbero, a questo proposito, compiere un.esame di coscienza, meditando sul modo in cui è stata costituita la Giunta che governa il Piemonte: anche in questo caso il risultato è quello di una abdicazione nei confronti di Roma e delle scelte politiche nazionali, per decisioni importanti che riguardano, invece, la formazione di Giunte locali.
Il Consigliere Reburdo ha, a questo proposito, ricordato l'esempio della scelta nucleare. In questo momento in Italia, sull'onda del decisionismo governativo, si sta verificando una grave crisi dell'autonomia regionale, della democrazia e del ruolo della amministrazioni locali e de: diritto di decidere da parte delle popolazioni interessate a grandi scelte decise al di sopra di loro ed a loro insaputa.
Questa occasione mi auguro possa rappresentare un momento in cui le popolazioni, le amministrazioni locali la Regione possano ritrovare finalmente un ruolo autonomo, la capacità di svolgere un ruolo di interlocutore,,di contraddizione, e siano capaci di esprimere un'autonomia reale nei confronti delle grandi scelte nazionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Sulla materia che è oggetto di trattazione questa mattina, si è sviluppato, in II Commissione, un dibattito di non modesta rilevanza. In quella sede sono state presentate delle ipotesi di soluzione, o comunque delle proposte di comportamento, da parte dell'Assessore Cerutti, che in larga misura hanno trovato corrispondenza nella relazione che questa mattina lo stesso Assessore Cerutti ha fatto al Consiglio.
Il Gruppo DC non può non condividere alcune affermazioni preliminari che l'Assessore ha fatto, particolarmente quelle attinenti al metodo che è stato seguito a livello ministeriale per procedere alla definizione delle scelte che sono state portate a nostra conoscenza. E' stata messa, ad esempio, in evidenza questa mattina, in termini ancora più efficaci, una spregiudicatezza decisionale da parte degli organi ministeriali che non a riscontrato nei comportamenti degli ultimi anni.
E' stato anche posto in luce come si sia proceduto, probabilmente dai dati tecnici preposti al settore, con superficialità di analisi e con una non attenzione ai problemi del Piemonte. Quanto meno si è detto che vi è stato un trattamento sperequato fra Regione e Regione. Oltre a questo per mi pare intelligentemente, come ha fatto ieri in Commissione, l'Assessore Cerutti ha posto il dito su un problema rilevante, quando ha affermato quindi in via di grande principio, che una potatura disattenta dell'albero in un momento sbagliato può determinare non soltanto la crisi vegetativa dell'albero, ma addirittura la sua morte. Se si tagliano dei rami che si presumono secchi in un periodo sbagliato dell'anno sappiamo che i riflessi sul processo vegetativo dell'albero sono gravi e possono, ripeto determinarne la fine.
Queste considerazioni hanno anche trovato sufficiente coerenza nella proposta di decisione finale, quindi concordo in larga misura sulla posizione assunta da Cerutti, e che, da parte di altri Gruppi particolarmente rilevanti in questo Consiglio è stata assunta con notevole responsabilità.
Dobbiamo però anche respingere qualche tentazione infantilmente demagogica che è provenuta su moduli un po' obsoleti da parte di esponenti di altre forze politiche che si sono espressi questa mattina. Così come sorridiamo di fronte alla presunzione secondo cui Gruppi interni alla DC sarebbero assai interessati alla produzione di ghiaia e di cemento per la costruzione in ogni luogo di autostrade con la conseguenza inevitabile di distruggere il patrimonio ferroviario.
Ci hanno riversato sulle spalle tante colpe, ma credo che quella del disegno criminoso di colpire la rete ferroviaria che dal 1848 è stata costruita in Italia sia un po' esagerata e anche puerile.
Noi non siamo neppure ovviamente d'accordo nell'utilizzare (in questo senso riprendo positivamente alcuni spunti della collega Cernetti) strumentalmente questo argomento per attaccare per altre strade lo sforzo che a livello governativo si fa per riportare il Paese in una condizione finanziaria tale da consentire non una tenuta che si presume possa trasformarsi in ripresa. L'opera del Governo, del Presidente del Consiglio e dei suoi Ministri mi sembra debba essere valutata in termini più approfonditi che non quelli che partono dall' analisi del taglio dei rami secchi presunti delle Ferrovie dello Stato.
Dico subito, anzi, che se noi intravedessimo nel recupero di passività nel recupero di somme spese impropriamente, da parte delle Ferrovie dello Stato per il rilancio dell'attività produttiva, senza apportare disagi ai lavoratori non avremmo incertezze nel sostenere la opportunità di tagliare alcuni rami, di potare là dove deve essere potato.
Ai Sindaci, ai rappresentanti dei Sindacati e alle forze interessate a questo problema, dico che alcuni lai, alcuni pianti sui bisogni, le esigenze, i sacrifici, che sono stati fatti in quest'aula, sono veramente fuori posto perché è facile obiettare che sopprimere un treno per caricare i lavoratori su un pullman non è atto criminoso, non è un atto che offende la esigenza di erogazione di servizi; se fosse economico, se fosse intelligente, se non avesse alcune conseguenze negative, riterrei questa scelta una scelta sensata alla quale in breve tempo anche coloro che ingiustamente protestassero successivamente si adeguerebbero e accetterebbero con l'intelligenza che è propria della nostra gente.
Ugualmente se scoprissi che le posizioni che molti hanno assunto nel dibattito fossero il prodotto di interessi corporativi, a difesa di qualche casellante sperso sulle strade ferrate, a difesa di qualche biglietteria se fossero il prodotto di queste suggestioni non avrei dubbi, aggiungo, non avrei incertezze e non si tagli dove è necessario.
C'è qualche cosa però che ci rende giustamente incerti. Quando le Amministrazioni locali vengono a proporre in questa sede responsabilmente di sopprimere alcune linee o una linea o comunque vengono a proporre uno scambio di soppressione perché siano difesi tre rami che invece sono importanti come la Ceva-Ormea, la Savigliano-Saluzzo, la Pinerolo-Torre Pellice, cominciamo ad avere delle domande da fare sulla validità delle scelte che sono state fatte, sulla sensatezza delle decisioni che sono state assunte.
Se di fronte alla assurdità del taglio della Biella-Santhià abbiamo visto ravvedimenti improvvisi, ma convinti, da parte dei competenti, se questa è la premessa, dico, non possiamo non aggiungere che sono state fatte delle azioni affrettate, delle esplorazioni superficiali o per dire di più , forse delle esplorazioni incompetenti.
Chiediamo proprio per questo una ulteriore riflessione a nostro avviso non può non passare attraverso una richiesta di sospensiva dell'efficacia del provvedimento e, in questo senso, ci associamo a coloro-che chiedono di rinviare la decisione conclusiva in ordine all'argomento.
Voglio aggiungere però qualche cosa che va nel senso anche di molte sensibilità espresse in questa sede.
Mi riferisco anche al collega Pezzana che molto seriamente ha messo a fuoco alcune problematiche che non devono essere in questo dibattito trascurate. Ha ricordato il numero degli incidenti stradali, i problemi dell'inquinamento e cose che peraltro sappiamo bene. Viene sempre da chiedersi tuttavia quanti di noi usino il mezzo ferroviario invece del mezzo privato; ho l'impressione che in questo senso ce ne sarebbe un numero molto limitato malgrado tutti i pericoli incombenti.
Ma al di là di queste considerazioni generali debbo dire - mi pare che anche Bontempi l'abbia messo in rilievo - che vi sono dei costi riflessi che non possiamo sottovalutare. La paralisi delle città per il traffico automobilistico che le caratterizza non è un fatto che potrà essere tollerato per non so quanti anni; credo che sia ragionevole prevedere intasamenti gravi, ancora di più gravi di quelli che conosciamo, nell'arco di tempo. Dicevo ieri in Commissione e ripeto qui che noi non possiamo non metterci nell'ottica di trasformare in fatto largamente positivo il fatto negativo che la maggior parte delle stazioni ferroviarie della nostra rete siano addirittura nel cuore dei centri urbani e quindi che favoriscono un trasporto rapido nel cuore delle città e che non possono essere considerate elementi rilevanti per una decisione finale in Questa materia.
Debbo ancora aggiungere che a nostro avviso un patrimonio di strade che siano esse ferrate o che possano esse trasformate in strade per mezzi su gomma, non va buttato via con decisioni affrettate.
Una strada che ha percorsi privilegiati, unici, non interrotti e che deve essere di fronte a noi per le caratteristiche di possibile rapidità che la segnano.
Ci sono dei problemi però di fronte ai quali non si possono assumere posizioni di prudenza. Se vogliamo andare, come Cerutti propone, alla trattativa con il Ministro in termini credibili, dobbiamo ricordarci che i problemi che forse non sono mai stati affrontati con sufficiente coraggio e serietà esistono e la collega Cernetti li ha provocatoriamente indicati.
Quello dell'esubero del personale, per esempio, conseguenza di una razionalizzazione mai avvenuta, ma non solo per colpa delle Ferrovie dello Stato. Quante volte le Ferrovie dello Stato hanno chiesto a numerosi Sindaci di chiudere dei passaggi a livello e di accelerare, di velocizzare come si dice in termini tecnici, il tragitto ferroviario. Quante volte quanti rifiuti da parte di ciascuno di noi, diciamolo pure, sono arrivati questo ha impedito una maggior rapidità di movimento, ha impedito un abbattimento reale dei costi: quando si pensa che un casello costa mediamente 50-60-80 milioni l'anno si può immaginare che costi riflessi ci sono sul trasporto per ferrovia.
Quando si parla insistentemente di difendere il numero delle persone che conducono i convogli ferroviari, non si va certamente nel senso della competitività del mezzo ferroviario rispetto a quello su gomma.
Quando si rende precario costantemente, per anni, con azioni rivendicative che hanno un senso ma che si esprimono in termini impropri e si rendono le ferrovie non un mezzo di sicura comunicazione, è naturale che il trasporto merci, come diceva Fracchia prima, diventa improponibile perché la produzione ha bisogno di celerità, ha bisogno di reggere il mercato, ha bisogno di reggere i confronti con i Paesi stranieri in cui il trasporto ferroviario è efficace, ma è anche più tranquillo, più sicuro per merito e per responsabilità di tutti.
Noi riteniamo allora che quanto avviene ora, per una provocazione sbagliata, per una decisione affrettata, possa anche essere visto in termini provvidenziali, comunque in termini di opportunità positiva e il dibattito che è avviato deve svilupparsi ragionevolmente nel tempo futuro.
Non si può non accogliere come indicazione di saggia prudenza e di intelligente orientamento la proposta di Cerutti che dice: "andiamo al confronto con le Ferrovie dimostrando di essere in grado di abbattere i costi e di gestire in termini economici concorrenziali delle linee che si vorrebbero sopprimere". Questa è una risposta seria alle provocazioni che possono venire e noi non possiamo non condividere una sollecitazione fondata sulla ragione, sulla economicità, sul principio del corretto confronto economico fra forze imprenditoriali concorrenti. Diciamo che ciascuno di noi, anche su un terreno che sembra di esclusiva competenza delle Ferrovie dello Stato, deve assumere le proprie responsabilità: il Ministero, le FF.SS., ma anche le Regioni, anche i Comuni, anche i Sindacati, perché questo problema venga trasformato da negativo in positivo e perché l'obiettivo sia quello non di un Paese assistenziale in cui si gareggia sulla capacità di assistere, ma un Paese in cui si gareggia sulla capacità di produrre e di produrre ai costi più bassi possibili.
Io ritengo allora che Cerutti abbia il diritto di avere una delega a proporre un pacchetto serio e fondato come mi pare sia quello che ha elaborato (che comunque perfezioneremo in questa sede), che abbia per anche la responsabilità di ascoltare una richiesta che mi pare venga unanime dal Consiglio di richiedere una sospensiva non già per dilazionare i tempi, ma per rendere concreta la proposta che viene fatta e responsabile anche l'atteggiamento che noi assumiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,dibattiti come questo richiedono in primo luogo la capacità della nostra assemblea di trovare la propria fascia di competenza. Fuori quindi dal provincialismo e dal campanilismo, ma anche fuori del velleitarismo e dal prurito di riproporre qui argomentazioni di comodo e polemiche del tutto non giustificate. Anche e soprattutto per questo il Gruppo liberale si riconosce completamente nelle argomentazioni, nel taglio e nelle conclusioni della relazione dell'Assessore, la quale in qualche misura dà anche risposta piena all'interrogazione svolta dal collega Paris, sempre così attento ai problemi della gente, quindi l'interrogazione stessa ha da considerarsi superata.
Perché bisogna trovare la fascia di competenza? Perché non si pu introdurre in un dibattito come questo, da parte di una forza politica come quella comunista, una pregiudiziale ideologica a favore della strada ferrata nei confronti del trasporto su gomma. Questa è una argomentazione che evidentemente deve trovare risposta non soltanto dai Gruppi consiliari ma probabilmente anche dalla Giunta ed è una risposta che non può essere abborracciata, non può essere grossolana, soprattutto se questa viene affidata alla responsabilità di un collega che conosciamo molto attento molto preparato, molto responsabile, come il collega Cerutti.
Mi pare del tutto fuori luogo quindi fare dei confronti con la Francia sulla percorrenza delle linee francesi (34.000 chilometri contro non so quanto). Non viaggio molto ma sono un attento lettore di carte geografiche mi piacciono i colori, ho l'impressione che i colori della Francia siano molto diversi dai colori dell'Italia e risulta anche che i treni siano degli strumenti che tendono soprattutto a percorrere delle linee pianeggianti o per quanto possibile con poca salita. Mi risulta che la Francia abbia qualche montagna in meno dell'Italia, non conosca assolutamente gli Appennini e il Massiccio Centrale evidentemente non equipara la differenza. Non facciamo quindi differenze o confronti di comodo.
Non utilizziamo anche questa occasione per fare del terrorismo ideologico, politico e anche verbale.
Non mi pare che da parte del Governo ci sia stata arroganza, non mi pare che da parte del Governo nazionale ci sia stata insipienza, certo non è stato un modo molto signorile di affrontare il problema. Ho l'impressione che non appena l'Assessore è stato nelle condizioni di sottoporre al Ministro argomentazioni significative, queste stesse sono state recepite e una prima revisione del piano dei tagli secchi è 'stata risolta in un arco di tempo anche breve, il che vuol dire che non c'è nessuna voglia di chiudersi in una rocca d'avorio da parte del Ministro, ma c'è una disponibilità che evidentemente diventa sempre più difficile da gestire come diceva Nerviani, nella misura in cui gli argomenti diventano più difficili da recepire. Su questo torneremo.
Quindi nessuna arroganza, nessuna insipienza, nessun attentato al sistema delle autonomie e della democrazia, caro Reburdo. Non stiamo andando verso una società di tipo autoritaristico come tu hai detto soltanto perché il Governo ritiene di dover utilizzare gli strumenti che sono propri di una legge che non è certamente da fare risalire alla maggioranza pentapartita; il sistema del governo si esprime attraverso ordinanze attraverso decreti ministeriali. Avrei difficoltà ad immaginare, per esempio, una consultazione come quella che probabilmente vorrebbero Reburdo e Ala a Roma non solo degli amministratori ma di tutti i cittadini i quali dovrebbero essere fisicamente presenti alle trattative, magari previo invito all'aperitivo. Il che vuol dire, secondo la loro filosofia, che il Ministro Signorile avrebbe dovuto convocare 7-8 milioni di cittadini.
Secondo Staglianò sulla Centrale nucleare noi avremmo dovuto convocare in Consiglio regionale 70.000 persone. La filosofia è la stessa.
Quando usi certi argomenti, consentimi Staglianò, ne recupererai il prezzo dagli applausi che prenderai oggi, ma se mi permetti, corri anche il rischio del ridicolo.
Cari amici, la democrazia rappresentativa richiede assunzione di responsabilità e rispetto degli strumenti e delle metodologie che insieme ci siamo dati, magari dopo la guerra della Resistenza. Va bene così? Finalmente siamo d'accordo. Mi aspettavo dalla cultura dei nuovi Partiti che rappresentasse qualcosa di nuovo rispetto agli argomenti che siamo abituati a sentire in questa sede. Pensavo che sei Partiti fossero già molti. Come cittadino liberale che ritiene che le individualità debbano sempre essere premiate, mi auguravo che l'entrata di nuovi Gruppi significasse anche l'entrata di nuove tematiche; però se uno di questi Gruppi mi viene a dire che le autostrade sono delle specie di piste da go kart come quelle per bambini che sono state costruite per farci girare sopra le automobili di Agnelli, finanziate dai petrolieri cattivi, questo mi pare prendere atto che alcuni Gruppi politici la loro legittimazione politico-culturale se la devono ancora conquistare. Hanno quattro anni di tempo e certamente avranno tempo per costruirsela.
Il contributo che danno al dibattito a mio modo di vedere finisce per essere fuorviante ed estremamente pericoloso. L'ha già detto il collega Nerviani per la DC. Su queste questioni bisogna essere molto attenti perch questo è un parlamento che rappresenta pur sempre cinque milioni di cittadini che sono poi un decimo di tutti i cittadini italiani, quindi la nostra responsabilità nel linguaggio, nel metodo, negli argomenti dev'essere molto attenta.
Un dibattito sul sistema dei trasporti nazionali andrà verificato.
Peraltro non bisogna dimenticare che la politica non si fa soltanto con la geografia, ma si fa soprattutto con la storia. Diceva bene Nerviani: non si può dimenticare che il nostro sistema dei trasporti è ormai storicamente penalizzato da situazioni che probabilmente non sono recuperabili. In un'economia competitiva anche sul piano dei servizi è difficile recuperare i ritardi di decenni. Bisognerà prendere atto che alcune strade maestre per esempio il sistema ferroviario che poteva essere percorso a tempo opportuno, non essendo stato percorso ha dato luogo alla nascita di scorciatoie, se così le vogliamo chiamare, per semplificare sul sistema su gomma che evi-dentemente continuerà a funzionare fin quando l'altro sistema non avrà recuperato i ritardi. Ma i ritardi rispetto a che cosa?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Siete stati all'opposizione.



MARCHINI Sergio

Lasciamo perdere, tu non sei stato né in maggioranza n all'opposizione, tu sei ancora fermo a un linguaggio che usa ancora il termine "proletario". Probabilmente quando rifaranno il Ghiotti il termine "proletario" non esisterà più, se non per paragonarlo a quello di dinosauri: "specie estinta a seguito del miracolo capitalistico". Ti va bene così caro Staglianò? Presentami uno che scelga di essere proletario.



PRESIDENTE

Questa non è una discussione di carattere politico-ideologico.



MARCHINI Sergio

Non sono stato io Presidente ad introdurre degli argomenti del tutto fuorvianti rispetto alla materia che abbiamo sui nostri tavoli.
L'autoritarismo attribuito al Ministro del pentapartito non l'ho inventato io. D'accordo? Se un petroliere riesce a far fare una strada vuol dire che usa dei sistemi, chiaro? Allora se mi consenti, caro Staglianò, io rifiuto come classe politica, di maggioranza o di opposizione questo tipo di accusa. Non sono stati i petrolieri ad aver indotto i nostri amministratori a realizzare le autostrade e non sono certamente i petrolieri che vogliono l'autostrada della Valle di Susa, sono soprattutto i cittadini della Valle di Susa che sono stufi di farsi arrotare dai TIR.
tanto per parlarci chiaro. Se vai in Valle di Susa probabilmente troverai alcuni distributori di benzina, questi sono i petrolieri della Valle di Susa, che chiuderanno in conseguenza dell'autostrada. Quindi i petrolieri con la Valle di Susa proprio non c'entrano.
Io non ne conosco nessuno, presentamene qualcuno, magari accompagnato da qualche proletario.
Avrei ridotto il mio intervento, in assenza di queste licenze verbali che i colleghi dell'opposizione si sono presi, al mio giudizio sulla relazione del nostro responsabile dei trasporti.
Parlare seriamente di trasporti, significa per me, che siedo sui banchi del Consiglio, come espressione di maggioranza, che mi riconosco nel modo più assoluto nelle argomentazioni e nelle documentazioni che l'Assessore ha fatto proprie raccogliendole soprattutto dall'elaborazione della nostra collettività.
Mi pare che debbano essere condivisi e supportati l'orientamento operativo e la strategia che l'Assessore ha voluto darsi. In primo luogo c'è la richiesta di appoggio politico all'Assessore da parte del Consiglio a una richiesta di slittamento, non di sospensione.
Ho apprezzato anche questo termine: sospensione vuol dire lasciare le cose come stanno fino a qualcosa che succederà dopo, slittamento significa invece prendere atto che c'è un processo in corso e si fa in modo che il momento finale venga spostato nel tempo.
Occorre un'azione politica nei confronti del governo per ottenere uno slittamento, peraltro nell'ambito delle previsioni di legge, per le decisioni conseguenti.
C'è stato un argomento polemico da parte del nostro Assessore che l' opposizione non ha ritenuto di riprendere: quello sull'eguaglianza delle Regioni.
Improvvisamente si dimentica, per esempio, che questa maggioranza è succeduta a una maggioranza che aveva fatto della non eguaglianza fra le Regioni, sulla penalizzazione del Piemonte anche in termini di grandi investimenti sulle infrastrutture, il proprio cavallo di battaglia. Queste cose bisognerà pur dirle. Saranno questioni che non possono essere facilmente recepite perché bisognerebbe raccontare la storia di 10 anni di scelte di sinistra.
Quindi il rifiuto ai grandi interventi nelle grandi infrastrutture nel Piemonte era finalizzato a privilegiare gli interventi nelle altre Regioni italiane nella luce di un obiettivo che dal punto di vista culturale e sentimentale è perseguibile, quello dell'eguaglianza di tutti i cittadini nelle loro opzioni, ma probabilmente poco compatibile con le rigidità di bilancio e soprattutto con la logica economica che è molto stringente.
Quindi la preoccupata considerazione che ha esposto l'Assessore che qualche ragione di campanile abbia prevalso a livello governativo, è una difesa che noi abbiamo a tutti i nostri cittadini, nella misura in cui qualche nostro cittadino o una generalità di nostri cittadini dovrà subire in conseguenza delle decisioni che andremo ad assumere tutti insieme (perché quando il Governo avrà deciso, ricordiamoci che sarà una decisione dell'istituzione non solo del Governo, ma anche della Regione, perché non sarà riuscita ad impedirla).
Ritengo di avere il dovere, tutti riteniamo di doverlo avere, di verificare che questa ragione di campanile magari un po' in grande non sia uno dei parametri che sono stati utilizzati per individuare i rami cosiddetti secchi.
Il terzo elemento della strategia Cerutti, che continuo a condividere e ad apprezzare, è quello di avviare con il Governo un serrato confronto con gli Enti locali, i quali con le OO.SS. di categoria hanno il dovere di verificare con la base popolare il significato e l'importanza di talune decisioni e di taluni aspetti. La democrazia rappresentativa, di tipo gerarchico nel nostro Paese richiede la esigenza di credere che quando si sono ascoltati i Sindaci, i rappresentanti delle forze politiche, i rappresentanti degli enti produttivi, i rappresentanti delle categorie, i rappresentanti delle opposizioni dei Consigli comunali, ho l'impressione che la Regione avrà sentito proprio tutti.
Quindi un rapporto con gli Enti locali perché questi si facciano carico dei problemi della gente e delle proposte che ritengono di fare.
Il confronto della Regione Piemonte non potrà essere a livelli più diffusi, non per poca attenzione ai problemi della gente o per poca voglia di confrontarsi con le persone fisiche (io poi per temperamento ci guazzo in queste cose. Sulla Centrale nucleare il confronto è stato quasi fisico.
A me la gente piace, non la rifiuto), ma per dare al nostro lavoro un minimo di ordine.
Con l'interrogazione del collega Paris e mia sollevavamo la questione particolare dell'asse ferroviario Susa-Bussoleno che fa saltare completamente la programmazione regionale in quell'area cosa significativa e che comporta dei problemi di congestione in ordine agli utilizzatori della struttura stessa e ai due Comuni capofila di quella struttura Devo però dire che i nostri argomenti in una qualche misura sfumano pur non perdendo di importanza, nella generalità dei problemi che l'Assessore ha affrontato.
Quindi, Signor Assessore, la nostra parte politica supporta ogni iniziativa che lei vorrà avviare per ottenere dal Governo centrale lo slittamento di quella procedura.
Le chiediamo anche di farsi carico della preoccupazione che ha qui esternato con grande franchezza di essere certo che i piemontesi abitano la Regione in Italia che ha il minor ritorno economico dell'esborso finanziario. Esiste una piccola ricerca dove è scritto che di tutte le Regioni d'Italia quella che ha il minor ritorno dallo Stato in relazione al carico finanziario al quale è sottoposta, è il Piemonte, che sostanzialmente fa la figura di Pantalone dal punto di vista fiscale.
Non vorremmo che la facesse anche dal punto di vista dei trasporti ferroviari.
Approfondiamo il confronto con gli Enti locali che in questa situazione hanno dimostrato tutta la loro maturità predisponendo documentazioni esaurienti, attente e specifiche.
A un Presidente di comunità montana non liberale, ma comunista, ho scritto una lettera complimentandomi per il lavoro fatto, attento puntuale, utile.
Anche l'Assessore ha preparato, insieme ai suoi collaboratori che sono di sinistra, un esame approfondito su questo problema.
Perché dico questa ultima argomentazione di carattere quasi personale? Perché i problemi di ordine tecnico e di ordine economico in una società moderna non si dividono più con le tessere di maggioranza o di minoranza essendo sottoposte a verifiche molto più rigide, le compatibilità finanziarie, i confronti con i partner internazionali, quindi sfuggono alla piacevolezza, caso Staglianò, di appellarci l'un l'altro in termini più o meno coloriti.
Ci sono vincoli di natura nazionale internazionale molto rigidi che richiedono attenzione e non si possono risolvere col dire che si vogliono chiudere i treni per impacchettare e piombare i lavoratori nei pullman saldando magari le porte, e pensando che dietro tutto questo ci sia Agnelli con un profilo sempre più grifagno o i petrolieri.
Le cose non stanno così, caro Staglianò, c'è la realtà di una società internazionale che si modifica, che cresce, nell'ambito della quale la Regione Piemonte ha delle opzioni in positivo.
Purtroppo dovrà pagare qualche prezzo sul piano della razionalizzazione. Ne abbiamo pagati di pesantissimi sul piano dell'occupazione, è probabile che dovremo pagarne anche molti sul piano dei servizi, laddove questi si rivelassero non commisurati, non tanto ai costi ma alle opzioni che stanno a valle.
Una società come la nostra, una Regione come la nostra che vuole uscire da una situazione di monocultura industriale e di crisi generale non pu che, puntare sul sistema dei trasporti estremamente diffuso, estremamente diversificato.
Questo sistema di trasporti ferroviario che guarda caso non è stato realizzato né dal socialismo reale né dai petrolieri, il miracolo ferroviario in Italia è stato fatto in anni lontani quando non cera né il socialismo reale né i petrolieri.
La classe dirigente di quegli anni non lontanissimi, i nostri bisnonni quando hanno fatto la rete ferroviaria avevano strumenti molto più adeguati dei nostri, ma l'hanno fatta in tempi molto più stretti (andate a misurare i tempi con cui si sono fatti i tronchi ferroviari sull'Appennino).
Ebbene, questi bisnonni probabilmente non si preoccupavano di sapere quante persone sarebbero salite su quelle vetture o quanto sarebbe costato quell'investimento, ma immaginavano che tipo di società ci sarebbe stata a valle dei loro interventi.
Quello che dobbiamo far capire al Ministro è che, al di là di alcuni aspetti economici, queste cose vanno viste in un quadro di compatibilità generale e soprattutto nella volontà generale di questa Regione di difendere la propria vocazione, il lavoro della propria gente, soprattutto non è più disponibile, come in un recente passato, ad accettare tagli perché tagli questa Regione nei 10 anni che sono passati ne ha accettati molti e molto dolorosi alla luce di un obiettivo che sapeva molto di città di Dio, ma che è difficilmente realizzabile in questa terra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, dirò cose che abbiamo già avuto modo di dire ieri in Commissione.
Vorrei mettere in evidenza un aspetto che finora non è ancora emerso il grosso sforzo che viene portato avanti dalle Ferrovie dello Stato e dal Ministro Signorile nella riforma del sistema ferroviario.
E' la prima volta nella storia delle Ferrovie del nostro Paese che si sta realizzando un quadro diverso nel sistema ferroviario con il consenso questo è il merito del Ministro Signorile - delle forze sindacali.
Questa non è una cosa di poco conto. Giacché oggi abbiamo la possibilità di vedere anche l'altra faccia della luna è opportuno valutare tutti i lati del problema.
Questo sforzo va assecondato e sostenuto.
Certo alcuni aspetti naturalmente vanno valutati con attenzione.
Sono aspetti che sul piano generale possono corrispondere a un nuovo sistema di trasporto, nell'ambito delle ferrovie, però possono ledere una serie di interessi e di aree, come appunto la nostra.
Al di là degli aggettivi che sono stati usati, sia che siano stati usati da una posizione di opposizione al governo sia che siano stati usati da una posizione interna del pentapartito, c'è adesione alla linea che è stata illustrata dall'Assessore Cerutti: non atteggiamenti pregiudiziali e di contrapposizione, ma volontà di entrare nel merito, per realizzare il rinnovamento dell'apparato dei trasporti, ma anche di quello produttivo salvaguardando il patrimonio umano, salvaguardando il ruolo delle comunità locali decentrate.
E' una linea che non si propone di realizzare posizioni pregiudiziali contrarie, una linea che nell'ambito della riforma del sistema ferroviario cerca di riconoscere il ruolo e la funzione che hanno alcuni tronchi ferroviari che forse dall'Osservatorio nazionale vengono sottovalutati.
E' una linea che parte da una proposta ragionevole, aperta, che piano piano entra nella strategia della Azienda ferroviaria e capovolge, se necessario, il discorso; perlomeno dimostra che siamo pronti ad assumerci la nostra parte di responsabilità, ma intendiamo anche essere interlocutori validi, attivi, non passivi.
Mi direte che questa è una scommessa. (in genere le scommesse non le faccio mai perché sono rischiose) però ho fiducia che questo discorso che è fondato su elementi concreti, che è sorretto da una ragione che ha alle spalle una storia, che ha di fronte a se una prospettiva possa vedere realizzato un sistema dei trasporti positivo e importante.
Ho fiducia che in questo rapporto democratico, in questo confronto, si possa realizzare questo discorso.
La Repubblica che vogliamo non è forse quella di un rapporto dialettico continuo, di presenza di una serie di poteri, ciascuno dei quali nella sua autonomia e nella sua sovranità? Questa Regione ha l'autorevolezza per trovare orecchie attente e disponibili.
Le nostre disponibilità sono state espresse, bisogna difendere alcuni tronchi essenziali, sono le disponibilità di chi dice che si possono anche realizzare degli interscambi negli interventi, sono la disponibilità di chi sostiene che occorre realizzare nuove forme di autogestione, o forme di gestione di alcuni settori o di alcuni pezzi del servizio ferroviario attraverso un intervento diretto della Regione, delle Province e anche dei privati salvaguardando il livello di civiltà che hanno rappresentato e rappresentano le Ferrovie e le necessità di passare attraverso le riforme e la ristrutturazione per consentire al nostro Paese di essere competitivo di scrollarsi di dosso quei pesi che ci impediscono di decollare, che ci impediscono di svolgere il nostro ruolo in Italia ed in Europa.
Signor Presidente, concludo sottolineando la necessità di andare in questa direzione portando gli elementi diretti a modificare una strategia che mi pare più sorretta da aspetti tecnocratici che non legata agli aspetti umani, di rapporto e di civiltà.
Non voglio assolutamente accreditare una posizione di arrendevolezza.
Ciascuno svolgendo il proprio ruolo può raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo.
Il nostro Gruppo ha già fatto e farà quanto gli spetta per portare il suo contributo che rappresenta le attese e le previsioni della gente delle nostre comunità nel discorso generale che il Partito sta facendo a livello di governo per realizzare un rinnovamento del Paese tale da consentire la ripresa del cammino per lo sviluppo economico e sociale, per il miglioramento delle condizioni di vita della nostra gente.



PRESIDENTE

Gli altri interventi su questo argomento verranno svolti nel pomeriggio.
I lavori riprenderanno alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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