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Dettaglio seduta n.167 del 07/12/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Presidente del Consiglio regionale, Aldo Viglione


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La seduta è aperta.
Desidero innanzitutto ringraziare tutti coloro che hanno voluto gentilmente essere qui con noi per rendere omaggio alla memoria del nostro Presidente Viglione.
Signor Presidente della Giunta, colleghi Consiglieri, vi sono, nella vita di ciascuno di noi, giorni di grande tristezza nei quali vorremmo soltanto rifugiarci nel silenzio, per meditare, per ricercare, tra i ricordi, quanto esiste di maggior rilievo, per rivedere episodi particolarmente cari e profondamente significativi. Il momento in cui rivolgiamo il pensiero ad Aldo Viglione, è uno di questi.
Mancheremmo, io credo, ad un nostro dovere, nei confronti della comunità in cui operiamo, se non abbandonassimo il silente ricordo per esprimere, insieme, sentimenti destinati a consegnare alla storia di questo Consiglio, di questa Regione, quanto è nell'animo di ciascuno di noi, in questo momento, affinché coloro che verranno possano conoscere e ricordare.
Gli eventi veramente caratterizzanti i lunghi anni già vissuti dalla nostra Regione, che l'onda dei ricordi ci consente di rivedere, disegnano nitido il profilo di Aldo Viglione.
Così come il Consiglio e la Giunta piemontesi hanno affrontato problemi socio-economici di altissimo rilievo, con impegnata presenza nel vasto mondo del lavoro e della produzione, della cultura, della scuola, degli enti locali, l'uomo Viglione, l'amministratore Viglione, ha coltivato e sviluppato tali problemi sia in Giunta che in Consiglio per il sentito profondo dovere di rendere un servizio, in senso lato, alle popolazioni amministrate, alle quali egli si riferiva - sempre - con un calore umano assolutamente inimitabile.
Un piemontese aperto, un socialista in prima linea, un protagonista della Resistenza, in lotta per la libertà, per sua naturale scelta, per il profondamente coltivato culto della democrazia, per spinta datagli soltanto dal suo sentimento.
Ho avuto la ventura di incontrare Viglione sin dal giorno della nascita della nostra Regione, da quella seduta di apertura della prima legislatura tenutasi il 13 luglio 1970.
Con lui oggi scompare uno dei padri della Regione, uno tra coloro che sottoscrissero il nostro Statuto, documento fondamentale, discusso ed approvato prima di porre mano alla formulazione delle nostre leggi.
Scompare con Viglione un socialista battutosi senza pause per la difesa della libertà, senza retorica, con tanta passione e praticità.
Scompare un uomo dedicatosi entusiasticamente ad una impresa che certamente, aveva sognato ancora più bella di quanto sia forse stata.
Viglione non è più tra di noi.
Ha lasciato questa vita consegnandoci un messaggio da ricordare, da completare, da seguire.
Qualcuno ha detto che la vita è l'ombra di un sogno.
Io credo che per Viglione la vita consumata per la sua gente, per il suo Piemonte, da lui certamente considerato alla luce della storia veramente grande e significativa che è alle spalle di questa terra e visto anche in prospettiva europea, non sia stata certamente l'ombra di un sogno ma una realtà concreta, costruita di giorno in giorno, per dovere civico per sentimenti profondamente radicati.
Se comunicazione vi fosse tra i due limiti estremi, tra la vita e la morte, potremmo certamente udire ancora un suo concreto richiamo, un concreto suo suggerimento, sue indicazioni operative.
Non la sua voce, ma il suo ricordo ci richiamerà alle cose che ancora debbono essere realizzate perché le popolazioni del Piemonte possano raggiungere altri traguardi, lungo la strada dello sviluppo economico e sociale dell'intera Regione.
Viglione ha fermamente creduto al più stretto collegamento con le comunità che nel Consiglio regionale trovano qualificata rappresentanza, al potenziamento dei principi della partecipazione e dell'informazione a tutti i livelli, all'intensificazione dei rapporti con le organizzazioni sindacali e con tutte le forze sociali, al rafforzamento di quei legami tra amministratori e cittadini destinati ad assicurare, a questi ultimi, una Regione costantemente presente e operante sui problemi di interesse generale. Legami e contatti talmente disponibili per coloro che avessero avuto necessità di un colloquio, anche senza le formalità dell'appuntamento, da impedire, materialmente, che la porta del suo ufficio fosse chiusa.
E' stato il suo un quasi frenetico viaggiare in mezzo alla gente, tra la gente, immedesimandosi ogni giorno ed ogni volta con i tanti problemi della comunità che compongono, come tasselli differenziati, il mosaico Regione. Anche il suo ultimo viaggio, da Torino a Cuneo, ripercorrendo la strada di tutti i giorni, è stato caratterizzato da questo contatto con la gente; la folla immensa che lo ha salutato, qui a Torino e a Morozzo, ha significato quanto Viglione fosse stato vicino a tutti.
Viglione ha creduto, ancora, nell'importanza fondamentale delle cose semplici ma essenziali: tra queste la tutela della salute dei cittadini, la rinascita della montagna e della collina, di quelle zone e di quelle genti più povere, più dimenticate ma per questo più ricche di virtualità e di caratteristiche genuinamente popolari.
Ripetere ancora particolari e tratti della vita del Presidente scomparso potrebbe apparire superfluo, tanto essi sono conosciuti.
Altri hanno già tratteggiato, degnamente, come altri ancora lo faranno ulteriori aspetti dell'uomo, dai quali resta delineato un quadro, davvero poliedrico, della sua personalità.
La successione di impegni che hanno caratterizzato la lunga esperienza politica e amministrativa di Viglione evidenzia dedizione, attaccamento tenacia, doti tutte manifestate in ogni frangente, saggezza mediatrice spesa dalle sue posizioni di responsabilità al vertice, grande sensibilità umanistica, per temperamento, verso i beni culturali, da lui coltivati difesi e valorizzati, sempre.
Vigore ed energia nell'azione di giorno in giorno rivolta alla collettività, anche in momenti difficili per i diritti civili.
Come non ricordare le sue intuizioni e le sue indicazioni operative per la lotta contro il terrorismo? I suoi atteggiamenti, così fermi e responsabilmente decisi, sono stati un valido punto di riferimento per tutti in momenti in cui ogni ideale sembrava crollasse.
Molte considerazioni sono state espresse e manifestate in questi giorni, da ogni parte e da tante voci. Dall'insieme di esse, tutte apprezzabili e significative, si staglia il profilo di un uomo protagonista di anni di fondamentale importanza per la tenuta democratica e per il funzionamento delle istituzioni. Un protagonista indiscusso di tutte le più significative vicende piemontesi.
Viglione ha dunque espresso una molteplicità di linguaggi, cui, di tempo in tempo, ha fatto ricorso per assicurare la sempre maggiore aderenza della struttura pubblica alle esigenze, alle attese, alle speranze dei singoli.
Ha saputo tradurre - in sostanza - una sua necessità spirituale in cose concrete, fruibili dalle comunità.
Ora, improvvisamente, ci rendiamo conto del vuoto politico ed umano che lo scomparso ci lascia.
Il racconto temporale e terreno di Aldo Viglione è giunto all'ultima pagina di un libro ricco di insegnamenti: esso rimarrà sempre leggibile come messaggio autenticamente e sinceramente umano, per noi e per coloro che verranno, per consentirci di superare i giorni e le prove difficili quando dovessero sopraggiungere.
Invito i presenti ad un momento di raccoglimento.



(I presenti, in piedi osservano in minuto di silenzio)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

Ha ora la parola il Consigliere Rossa del Gruppo socialista.



ROSSA Angelo

Signor Vicepresidente, colleghi, cari familiari così duramente provati nei vostri affetti, autorità, cittadini, è difficile accettare l'idea che il Presidente Viglione non è più tra noi e che oggi siamo qui riuniti per commemorare la sua figura e la sua opera.
Questa giornata avrebbe dovuto essere dedicata alla discussione di altri problemi che nell'ultima riunione dei Capigruppo, proprio con lui avevamo concordato.
Quando questi tragici eventi prorompono nella nostra quotidianità, non possiamo non riflettere su quella linea invisibile che separa la vita dalla morte, modificando di colpo tutte le previsioni e i progetti e quando questo avviene repentinamente ci lascia ancora più attoniti e increduli.
Se la morte di un compagno, di un amico, di un collega ci rattrista sempre, la tragica scomparsa del Presidente Viglione, così come è avvenuta ci ha lasciato tutti sgomenti.
E così, comprimendo con forza i nostri sentimenti e la commozione profonda che ci ha preso e ci prende per la tragica scomparsa di un uomo di un grande Presidente, di un caro amico e collega, di un fraterno compagno, facendo questo sforzo sentiamo il dovere di parlare di Aldo Viglione con grande forza d'animo e serenità. Forza che più volte egli ha dimostrato di fronte agli eventi dolorosi cui pur partecipava con commozione per esprimere una sincera solidarietà personale e delle istituzioni che rappresentava. Così cercherò di fare anche io.
Sulla figura, sulla vita e sull'opera del Presidente Viglione è stato detto e scritto moltissimo dal momento in cui si è appreso del tragico incidente che ci ha privato del suo affetto e della sua presenza.
Quand'egli era in vita già si intuiva la dimensione nazionale ed europea oltre che regionale della personalità di Aldo Viglione.
La sua tragica scomparsa ha confermato e dilatato la nostra intuizione e le nostre convinzioni. La scomparsa di Aldo Viglione è stata vista in tutti gli ambienti italiani politici, istituzionali, civili, culturali e sociali, religiosi e militari allo stesso modo della scomparsa di una grande personalità del Paese.
Eppure credo che Viglione non abbia mai lavorato fuori dai confini del nostro Piemonte, ciò nonostante possedeva una personalità che si rifletteva in tutto il Paese ed oltre i confini del Paese.
C'è davvero da domandarsi chi fosse Aldo Viglione, anche se in questi giorni si è parlato e scritto molto su di lui e si è parlato e scritto in tutti gli ambienti: in quelli ufficiali, istituzionali e giornalistici e in quelli popolari e semplici, quelli della buona gente cui Viglione ha sempre saputo parlare e rivolgersi interpretandone le attese e le aspettative.
Da questi commenti il profilo di Viglione emerge con molta chiarezza.
Questi commenti quasi mi esimono dal soffermarmi ancora sulla sua figura, sulla sua personalità e tuttavia ritengo che sulla vita politica e sociale e sulla intensa attività, come sul pensiero di Aldo Viglione, si sia appena incominciato a parlare e a scrivere.
Il Gruppo socialista, di intesa con il Partito, raccoglierà in un libro le opere, i discorsi, gli scritti, ciò che egli ha fatto per il Piemonte e per l'Italia, il suo impegno di militante socialista, di combattente della Resistenza, di amministratore pubblico e di grande regionalista. Idee in questo senso già ce ne sono.
Sono grato, a nome del Gruppo e del Partito socialista, all'Ufficio di Presidenza per avere deliberato che la Sala dei Cento d'ora in poi si chiami "Sala Aldo Viglione". E' un gesto, oltre che di grande sensibilità di profonda riconoscenza ad un uomo che senza esagerazioni può essere considerato tra i padri della nostra Regione e del regionalismo in genere.
Con la scomparsa di Aldo Viglione, la comunità piemontese perde uno dei suoi figli più insigni ed illustri. Col Presidente Viglione scompare un grande piemontese, erede delle più alte e nobili tradizioni di questo Piemonte a cui non mancava mai di riferirsi anche quando ci richiamava ai doveri di componenti di questo Consiglio e lo faceva esortandoci quali eredi di quel Parlamento Subalpino e della grande tradizione risorgimentale liberale e repubblicana, ma anche monarchica, che unì insieme uomini di convinzioni politiche e credo religiosi diversi, uniti tuttavia nell'inseguire e realizzare il grande sogno dell'Unità di Italia.
Spesso si richiamava alla Resistenza, ai suoi valori fondamentali di libertà, di pace e democrazia, ricordando quei tempi persino con un po' di civetteria quando, con il Presidente Beltrami, egli diceva che solo loro erano gli unici partigiani combattenti in questo Consiglio Regionale.
Si può davvero dire che Aldo Viglione è stato uno dei figli migliori di questa terra generosa.
Un grande Presidente dal quale abbiamo imparato molto attraverso una prolungata e quotidiana collaborazione nel lavoro non sempre facile dell'amministrazione della cosa pubblica e della politica, un uomo di grande umanità. Lo ha dimostrato il vasto e sincero cordoglio espresso da uomini e donne di ogni estrazione sociale venendo a Torino anche da città e paesi lontani dal capoluogo.
E' stato un interprete autentico e moderno dei grandi valori del primo e del secondo Risorgimento italiano verso l'Europa. Su questi valori egli non mancava di richiamare la nostra attenzione anche con dotte citazioni o con ricordi diretti della Resistenza o raccolti dalla lettura del Risorgimento che tanto amava.
La sua visione laica dei valori della vita, sensibile al messaggio cristiano, la sua cultura, il suo modo di essere, la sua militanza politica e coerenza come ha scritto Bettino Craxi nel messaggio alla famiglia e ai socialisti piemontesi - si sono sempre ispirati a quell'umanesimo socialista che lo ha accompagnato e guidato per tutta la vita.
Accompagnando sabato scorso le sue spoglie al cimitero di Morozzo paese che gli diede i natali, ciascuno di noi ha potuto farsi un'idea anche lì, del sincero cordoglio della sua gente e del grande affetto che quei paesi avevano per lui. Quella gente abituata a chiamarlo Aldino, come lo chiamava da giovinetto, lo ha accolto con le lacrime agli occhi e il nodo alla gola come un figlio, rimasto sempre lo stesso, che ha vissuto una grande parabola e che ora arrivava per sempre a casa.
A vent'anni, nell'infuriare del secondo conflitto mondiale, partecipa alla lotta di liberazione in Valle Grana con il Capitano Cosa, Duccio Galimberti, Ignazio Vian, Nuto Revelli e altri combattenti. Successivamente diventa Commissario della III Divisione Alpi nella Valle Pesio e partecipa alla battaglia di Pasqua e ad altri conflitti a fuoco, facendosi onore.
Questo abbiamo appreso dalla voce, rotta quasi dal pianto, del Sen.
Cippellini, del suo Comandante partigiano e del Sindaco di Morozzo, sabato scorso.
Nel 1945 si iscrive al Partito Socialista Italiano e nel 1946 viene eletto Consigliere comunale di Boves, città martire e Medaglia d'oro della Resistenza.
Nel frattempo si laurea come avvocato, incominciando la professione forense, sempre esercitata con grande coscienza e scrupoloso rigore professionale. Ma la politica con la sua febbre lo aveva già influenzato.
L'Amministrazione della cosa pubblica lo attirava e dopo il '46 venne eletto Consigliere provinciale di Cuneo e poi Presidente dell'Ospedale di Cuneo di cui ogni tanto ci ricordava le opere, la passione e l'attaccamento che ancora aveva per quel "suo Ospedale".
Nel 1969 viene eletto Segretario della Federazione del PSI di Cuneo incarico che ricoprirà fino al 1972.
Con l'inizio degli anni '70 nasce l'ordinamento regionale in cui egli viene eletto subito nella prima legislatura.
Viene nominato Assessore nella prima Giunta regionale.
Successivamente ricopre l'incarico di Presidente dell'VIII Commissione permanente del Consiglio regionale e Presidente del Gruppo consiliare socialista.
Sono proprio questi gli anni in cui si avvia l'esperienza dell'autonomia di governo regionale e proprio in questa fase egli diede un contributo fondamentale partecipando all'elaborazione dello Statuto regionale, recando un apporto significativo sia per la sua esperienza politica che per la competenza giuridica.
Nel dicembre '73 viene eletto Presidente del Consiglio regionale carica che ricoprì fino alla fine della legislatura.
Nelle elezioni del 15 giugno 1975 viene rieletto Consigliere regionale con una grande affermazione personale e dal '75 all'80 viene nominato Presidente della Giunta regionale.
E' in quella fase che egli affronterà con estremo vigore i primi grossi appuntamenti del governo regionale: Piano di sviluppo, Piano sanitario legge urbanistica, i problemi del lavoro del nostro Piemonte.
E poi gli impegni successivi dall'80 all'85 fino ai nostri giorni, Aldo Viglione ha ricoperto con grande competenza ed equilibrio politico le varie e alterne fasi del quadro politico che caratterizzarono i vari governi regionali e i diversi equilibri che la Regione ha avuto dal 1970 ad oggi con l'alternarsi di governi di centrosinistra, di sinistra e di pentapartito.
Aldo Viglione ha sempre sapientemente dosato idealismo e pragmatismo non lasciandosi mai condizionare da visioni prettamente ideologiche di chiusura, sia quando si è trovato alla guida del governo regionale sia alla Presidenza del Consiglio E' stato un uomo che ha sempre saputo volare alto, come qualcuno ha detto.
Lo ricordiamo negli anni '70 ai tempi del grande entusiasmo regionale alla guida di un governo della sinistra; erano anni davvero di grande entusiasmo in cui era facile essere attratti da grandi miraggi, eppure lui operò sempre con grande equilibrio guardando lontano, ma restando sempre ben saldo alla realtà.
Lo ricordiamo tra l'80 e l'85 nella fase in cui l'istituto regionale cominciava a sbiadire la sua immagine e poi, dopo le temperie del marzo 1982, fare appello a tutte le energie per impedire l'ulteriore caduta di questa immagine.
Ricordiamo il suo impegno di questi anni come Presidente del Consiglio tutto proteso a rilanciare il ruolo e la funzione della centralità del Consiglio e perciò dell'ordinamento regionale nel quale egli credeva con grande fede.
La Regione Piemonte nasce con Aldo Viglione e lui si identifica con la Regione interpretandone il ruolo.
A buon diritto, Aldo Viglione può essere considerato un padre fondatore della Regione.
In essa e per essa egli profuse la propria intelligenza, le proprie energie, fino alla sua tragica scomparsa.
Per restare nella Regione, egli rifiutò incarichi di grande prestigio a Roma, come ricordava sabato mattina nella sua commemorazione il Segretario regionale del PSI, Beppe Garesio.
Oltre alla competenza più propriamente istituzionale e di governo Viglione ha lasciato una forte impronta nel recupero dei beni monumentali: Palazzo Lascaris di Torino diventa la sede del Consiglio regionale, mentre nell'ambito di una strategia volta alla difesa dei beni culturali vengono avviati grossi lavori di restauro e riutilizzo dalla "manica nuova" di Palazzo Reale, al Castello di Rivoli, a quello di Ivrea, al Palazzo ex Callori di Vignale, alla Villa San Remigio di Verbania, al "Poveri Vecchi" di Torino che accolgono le strutture del Centro di calcolo CSI.
Quegli anni vedono il Presidente Viglione avviare un'opera di sveltimento della spesa per eliminare il peso morto dei residui passivi dal bilancio regionale.
Ma Viglione era anche un amante dell'arte. Non di rado egli ci intratteneva parlandoci di Van Ghog, Mirò, Modigliani, De Chirico, Carrà o Morando. Non di rado sapeva esprimere quel tocco di raffinatezza, frutto di una cultura classica che ammirava con il rigore filologico di un autentico umanista. Oppure i suoi richiami fraterni ad essere composti in aula secondo un comportamento degno del Parlamento Subalpino.
Ma gli anni a cavallo del decennio '70/'80, sono anche gli anni del terrorismo. Gli anni di piombo.
Ed egli, come dal '43 al 45 si trovò ancora in prima linea contro il terrorismo "portando tra la gente la fede nella lotta per sconfiggere il terrorismo", come ha scritto assai bene il Giudice Giancarlo Caselli.
E' stato l'uomo che tra i primi capì che il terrorismo si sconfiggeva realizzando un più stretto rapporto di cooperazione tra istituzioni democratiche e mondo del lavoro e società civile. Questo è stato un altro suo grande merito che il Presidente della Repubblica ha ritenuto di dovergli riconoscere a nome di tutta la nazione nel suo messaggio di cordoglio.
E infine - mi si lasci dire - il Presidente Viglione era uomo di forte personalità e lo si vedeva con quanta sicurezza dirigeva i lavori della nostra assemblea. Lo vedevo impassibile, come uno speaker della Camera dei Lord, stabilire lui i tempi e i modi in cui ciascuno di noi avrebbe dovuto intervenire.
Era un uomo di forti convinzioni. Ricordiamo il suo impegno nella individuazione del sito per l'insediamento della centrale nucleare di Trino.
Ma è stato anche l'uomo che sapeva rivedere la propria scelta, come fece subito dopo l'evento di Chernobyl, aderendo al riesame critico di quelle scelte che di lì a poco dovevano portare al referendum che chiuse la questione nucleare anche in Piemonte.
Non è facile riassumere in poche righe la personalità di Aldo Viglione e la sua intensa attività di uomo politico ed amministratore della cosa pubblica. Il tempo ci aiuterà a comprendere meglio il suo contributo.
Certo è che se qualcuno scriverà la storia di questa Regione o se qualche giovane studente vorrà dare una tesi di laurea sulla Regione Piemonte, nessuno potrà fare a meno di riservare ad Aldo Viglione quel posto d'onore che gli deve essere riconosciuto come artefice e protagonista di un'Italia moderna che si rinnova con la nascita del sistema regionale.
La sua è stata una grande esperienza che continua a vivere anche dopo la sua scomparsa, testimoniando la sua fede nel ruolo e nella funzione della Regione.
Se prima della sua tragica fine poteva sembrare giustificato qualche problema sulla legittimità di un sistema regionale che ancora non ha trovato la sua esatta collocazione nel sistema generale nel nostro ordinamento democratico costituzionale, la fede e l'insegnamento che egli ci ha lasciato ci spronano ad andare avanti superando ogni difficoltà e incertezza e guardando avanti come egli ci ha indicato.
Noi di questo lo ringraziamo e gli saremo per sempre grati.
La sua scomparsa lascia un grande vuoto nella nostra assemblea e nel Gruppo socialista che non sarà facile colmare e che solo il tempo ci potrà consentire di superare. L'eredità che egli ci lascia è davvero ad un tempo grande e pesante. Ma in nome di quella ispirazione ideale che lo ha sempre guidato, noi sentiamo tutta intera la responsabilità del suo retaggio che il Gruppo e il Partito socialista si assumeranno.
Il momento grave che stiamo attraversando potrà essere superato se tutte le forze politiche di questo Consiglio sapranno assumere pienamente la responsabilità dei compiti che la scomparsa del Presidente Viglione ha aperto di fronte a tutti e nello spirito che egli ha rappresentato e ci ha indicato.
Prima di concludere, signor Vicepresidente, colleghi e cari familiari autorità, cittadini, colleghi che siete venuti da altre Regioni permettetemi di rivolgere il più sentito ringraziamento per ciò che avete fatto; un ringraziamento particolare all'Ufficio di Presidenza, al personale del Consiglio e a tutte le forze politiche, sociali, culturali ed istituzionali della Regione e del Paese per la grande sensibilità dimostrata nei confronti del Presidente Viglione, di un uomo e di un compagno splendido come è stato il nostro Aldo che ricorderemo sempre con tanto rimpianto e con tanta simpatia.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Dardanello del Gruppo misto.



DARDANELLO Ferruccio

A quanto già detto dai colleghi che mi hanno preceduto poco resta da aggiungere in merito alla figura dell'amico e Presidente del Consiglio regionale, Aldo Viglione, tragicamente scomparso pochi giorni fa. Desidero tuttavia portare a questa assemblea, che commemora commossa il proprio Presidente, la testimonianza di chi con Aldo Viglione ha trascorso pochi giorni sui banchi di quest'aula, ma ha condiviso con lui le ultime ore della sua vita poco prima della tragica notte di giovedì 1 dicembre.
Desidero ricordarlo come un cuneese innamorato ed entusiasta della sua gente e della sua provincia Granda, continuamente attento ai problemi della sua terra senza mai dimenticare quelli delle altre province della Regione.
Desidero ancora ricordarlo come un politico immerso profondamente nelle concrete esigenze della gente piemontese, un responsabile dell'amministrazione pubblica sempre disponibile al dialogo, pronto ad ascoltare tutti e a comunicare il proprio calore umano, preoccupato di non far sentire questo Palazzo lontano ed estraneo dai problemi di ogni giorno.
"La nostra terra ha bisogno delle nostre energie: sù fieul, dumse da fè" diceva spesso Aldo Viglione. Lui, le sue energie fino all'ultima ora le ha riservate a chi in Piemonte vive e lavora.
Proveniente da una famiglia di esercenti di Morozzo, ha trascorso le ultime ore ospite dell'Associazione Albergatori ed Esercenti di Cuneo.
Durante la cena ci ha parlato con il suo solito entusiasmo dei progetti di sviluppo turistico della montagna cuneese, ci ha espresso le sue preoccupazioni per i pericoli di degrado ambientale della Valle Bormida. Ne avrebbe dovuto parlare in quest'aula il mattino successivo rientrando a Torino.
Ha ascoltato i problemi di una categoria di lavoratori autonomi a cui sempre si è sentito molto vicino. Nei suoi innumerevoli viaggi ed appuntamenti in terra cuneese, nelle feste e nelle manifestazioni, a cui ha sempre assicurato il calore della sua amicizia e cordialità. Quante volte lo abbiamo sentito parlare dei temi a lui più cari: la montagna, il turismo, la valorizzazione del patrimonio ambientale, artistico, culturale il recupero delle tradizioni locali, il miglioramento delle condizioni di vita della gente delle vallate cuneesi, l'agricoltura e la promozione della produzione agricola, lo sviluppo del terziario commerciale di servizio come uno dei capisaldi dello sviluppo della provincia Granda e di tutta la Regione Piemonte.
Anche per questo desidero esprimere e farmi interprete in questa occasione del dolore degli oltre centomila operatori del commercio e del turismo piemontese per la scomparsa di una persona che non ha mai dimenticato le proprie origini e il mestiere della famiglia, che ha sempre avuto attenzione e disponibilità verso questo importante settore economico.
Un uomo immerso tra la sua gente, alto rappresentante dell'istituzione regionale, ma sempre a suo agio anche con i più semplici e con le persone più umili. Il Presidente Aldo Viglione ci lascia anche questa importante testimonianza umana e politica.
Al ricordo affettuoso dell'amico conterraneo e al rimpianto commosso per quell'ultimo incontro concluso così tragicamente aggiungo nei confronti della sua memoria la riconoscenza per averci insegnato che il nostro impegno politico si deve consumare gomito a gomito con la gente che rappresentiamo; ce lo ha insegnato giorno per giorno con un attivismo instancabile e cordiale; ce lo ha insegnato senza mai pretendere di essere considerato un maestro, senza farci pesare la sua disponibilità.
Lo ricordo così. Come un uomo che ha sempre anteposto l'amicizia all'ideologia, il valore delle comuni origini agli schieramenti politici l'attenzione schietta e genuina verso la sua gente alle complicate regole del potere.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Ala della Lista Verde.



ALA Nemesio

Vicepresidente, colleghi e familiari, il mio vuole essere un brevissimo cenno di ricordo in quanto ritengo che in apertura di questa seduta, così come lo scorso 1 dicembre, il Vicepresidente Petrini abbia ampiamente espresso e riassunto quello che credo sia nei sentimenti comuni dell'assemblea.
Molto spesso in questi tre anni ho avuto divergenze di opinioni e scontri in alcuni momenti forti, ma sempre con la consapevolezza e la capacità di comprendersi reciprocamente. Il Presidente Viglione aveva la capacità di gestire con molta attenzione l'assemblea, aveva la capacità di fare politica e questa è forse l'unica cosa che vale la pena di essere ricordata qui, in questo breve intervento. Capacità di fare politica in un modo che purtroppo si va inesorabilmente perdendo, era un fare politica con la gente, con la capacità di interpretare il Piemonte.
Quando ho appreso la notizia della morte di Viglione ho percepito un venire meno poco per volta di quell'insieme di visioni, di tradizioni, di quel modo di concepire la democrazia che era maturato nella nostra Regione e nel nostro Paese negli anni difficili della Resistenza e della lotta per la Liberazione.
Il Piemonte che oggi ci troviamo di fronte e che più ancora ci troveremo nel futuro forse difficilmente sarà capace di fare tesoro di questa memoria, di queste tradizioni, di questi modelli di comportamento.
Per il resto, le cerimonie funebri, i riti, le commemorazioni sono un modo con cui i vivi cercano di rispondere alle loro difficoltà, alle loro mancanze, a quello che sentono di aver perso. Però, si impone a tutti noi una grande sobrietà e un grande lavoro, che credo siano le cose più utili sia per la conservazione della memoria, sia per il presente e il futuro della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Pezzana della Lista Verde Civica.



PEZZANA Angelo

Signor Vicepresidente, colleghi, familiari e presenti, questo Consiglio ha perso il suo Presidente proprio nel momento in cui le speranze di rinnovamento cominciavano a prendere forma, a delinearsi.
Aldo Viglione era un Presidente socialista, libertario, liberale.
Attento ai valori non retorici della politica, un Presidente qualificato a rappresentare i valori nuovi di una società che oggi rifiuta i pesi ideologici del passato.
C'è un episodio che voglio ricordare e che mi farà sempre ricordare Viglione. Due mesi fa a Gerusalemme, durante il Consiglio Federale del Partito radicale che si è tenuto nella capitale dello Stato di Israele, il Sindaco di Gerusalemme, Teddy Colleck, un socialista che da quarant'anni governa la città, venne a dare il benvenuto ai congressisti e chiese al Presidente del nostro Partito, Bruno Zevi, perché quella scelta, forse non sapendo della scelta transnazionale del Partito radicale. E Bruno Zevi non volendogli fare la storia del Partito radicale che era cosa inopportuna in quel momento, seppe rispondergli con l'uso di un verbo (lo dico in inglese perché la conversazione di quel congresso era in inglese): "because we care".
We care ha tanti significati, vuol dire ci preoccupa, ci interessa, ci coinvolge. L'uso di quel verbo mi ha fatto pensare alla figura di Aldo Viglione in questo Consiglio e mi sono chiesto come mai Aldo Viglione fosse presente dappertutto. Non credo per volontà di presenzialismo, non ne aveva bisogno, non andava alla ricerca di preferenze come purtroppo capita nel nostro sistema politico. Era presente dappertutto perché era curioso perché si interessava, perché sapeva che per poter fare politica bisognava conoscere la gente e quindi voleva sapere, voleva conoscere.
Questo è il ricordo che personalmente ho di lui, col quale ho lavorato in questi tre anni in questa legislatura, col quale raramente ho avuto contrasti; molto più sovente ho avuto intese perché, come ha detto qualcun altro, la porta del suo studio era sempre aperta, non per demagogia facile ma perché ad Aldo Viglione interessavano le cose, interessava il Piemonte interessava questo Consiglio.
Io mi auguro che la scelta che verrà fatta sia per riavere un Presidente di questo Consiglio che sappia avere l'autorevolezza che Aldo Viglione ha sempre dimostrato, non autoritarismo, ma autorevolezza, che rispecchi i caratteri nuovi di questa società che vuole essere liberale che vuole essere socialista, che vuole essere però profondamente libera da quei vincoli che Aldo Viglione in questi tre anni ha dimostrato di conoscere e di non volere più.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Gallarini del Gruppo socialdemocratico.



GALLARINI Pierluigi

Signori Vicepresidenti, Dameri e Petrini, Consiglieri regionali, a nome del Gruppo consiliare socialdemocratico intendo esternare un ricordo del Presidente Aldo Viglione, morto il 1 dicembre 1988.
Lo conoscevamo di fama da quando era Presidente della Giunta e lo vedevamo nel Novarese alle consultazioni periferiche con gli Enti locali impegnato e sempre presente dopo l'alluvione nella Valle Vigezzo e nell'Ossola.
Poi ai primi di settembre del 1987 lo conobbi personalmente allorquando entrai a Palazzo Lascaris come Consigliere regionale. Ci accolse nel suo ufficio al primo piano, ci offrì il caffè e ci sentimmo immediatamente a nostro agio, e non fu facile date le condizioni fisiche e psicologiche in cui ci trovavamo allora. Fu un incontro di calda umanità, di generosa spontaneità, così desuete nel rapporto quotidiano all'interno degli enti e delle istituzioni.
Il Presidente Viglione, da anni il Simbolo più emblematico e più autorevole della Regione Piemonte, era seduto accanto a noi sul divano del salotto nel suo studio di Presidenza, sorridente, disponibile, a suo agio nel mettere noi a nostro agio, semplice nei modi, nei comportamenti e nel porgere la sua personalità dalla quale traspariva immediatamente una non ostentata, ma intrinseca autorevolezza.
E quella prima piacevole, fresca impressione si consolidò in noi, man mano la conoscenza fu più ampia col susseguirsi dei Consigli regionali delle assemblee dei Presidenti dei Gruppi e dell'Ufficio di Presidenza.
Uomo semplice dalla battuta frizzante, dal sorriso disponibile e aperto che sapeva essere autorevole quando occorreva, era sempre all'altezza dei compiti dall'alto della sua esperienza immensa. Sapeva uscire da qualsiasi situazione, anche la più ingarbugliata, la più imbarazzante, la più anormale con l'autorevolezza del capo, con l'austera solennità di chi sa che intorno gli è naturalmente riconosciuta.
Non riusciamo ad immaginare Aldo Viglione seduto in qualche scanno dell'aula consiliare che non sia la poltrona più alta del Presidente, a meno che con fantasia non si possa immaginare una disposizione consiliare nuova e surreale, sempre però prostata a semicerchio intorno al suo scanno.
Aldo Viglione - ci sia consentita questa considerazione che non vuole essere irriguardosa nei confronti dell'intero nostro consesso, Consiglio e Giunta - non era il Presidente del Consiglio del Piemonte, ma lo era della Regione Piemonte Viglione impersonava, sia che fosse al vertice della Giunta o al vertice del Consiglio, l'epicentro più alto, il baricentro più caratterizzante dell'Ente Regione Piemonte.
Quando un collettivo di partito, una istituzione o la società perdono un loro membro, si suole dire che ognuno ha perso qualcosa: nel caso del Presidente Aldo Viglione ognuno perde moltissimo e la Regione Piemonte nel suo insieme perde un pilastro portante, esce più debole e indifesa.
In un'epoca in cui per cause molteplici e variegate, che sarebbe inopportuno e non simpatico analizzare in un'occasione come questa, la Regione Piemonte in particolare e gli Enti locali vivono una debolezza congenita, un diffuso malessere che permea trasversalmente gli uomini e i partiti che li esprimono; la società deve essere profondamente grata a uomini come Aldo Viglione (e purtroppo ce ne sono pochi) che hanno saputo portare all'interno delle istituzioni, nelle sale fredde, disincantate e robotizzate, dove a volte si celebrano riti avulsi dalla realtà della società che si ha la presunzione di rappresentare, la propria originale personalità, la freschezza della semplicità, l'entusiasmo della naturalezza, comportamenti che consentono a un Consigliere, a un Assessore a un Sindaco, a un Presidente di essere se stessi nella istituzione come nella vita privata e nella naturale attività di tutti i giorni.
La società reale, di cui ognuno di noi ai vari livelli istituzionali è espressione, non può fare a meno di uomini come il Presidente Viglione.
Occorre umanizzare le cariche, demolire le barriere di incomunicabilità che comportamenti burocratici consolidati hanno eretto tra il cittadino rappresentato e delegante e il rappresentante del cittadino che lo dovrebbe rappresentare e che da lui è eletto e delegato.
Aldo Viglione ha saputo essere sempre lo stesso sui tre fronti considerati dal Sindaco Magnani Noya nella commemorazione ufficiale, quello dell'uomo, quello del Partito, quello della istituzione: è l'irraggiungibile virtù dei grandi.
Chi sa essere Presidente senza essere condizionato dal Partito che lo ha espresso, chi ha così permeato la sua esistenza, non rinunciando ad essere uomo, anzi, traendo forza, entusiasmo e fragranza umanitaria dall'esserlo sempre e comunque in ogni occasione e in ogni circostanza, è un grande.
Aldo Viglione è stato grande.
Aldo Viglione ha fatto grande la nostra Regione Piemonte.
La sua eredità deve spronarci ad essere degni del suo insegnamento e del suo operato.
Se pensiamo che, per sua volontà quasi premonitrice espressa pochi giorni prima, sono state celebrate esequie civili, ci percorre un brivido di tenerezza, ci devasta una folata di angoscia: ma mentre accarezziamo con delicatezza il suo ricordo, non piangiamo Dio perché ce lo ha tolto, ma lo ringraziamo perché ce lo ha dato.
Addio Presidente Viglione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Santoni del Gruppo liberale.



SANTONI Fernando

Vicepresidente e colleghi, signore e signori, ricordare Aldo Viglione è come ricordare un pezzo della storia del nostro Piemonte, tanto vicine sono state le due strade fino a sovrapporsi per quasi vent'anni.
Ho conosciuto Viglione all'inizio degli anni '70, lui aveva alle spalle l'esperienza di costituente della nostra Regione e avanti a sé ancora una lunga strada, una strada che avrebbe percorso tutta d'un fiato, senza fermarsi, senza mai abbandonare il campo, come lui stesso amava ripetere.
Cominciava allora ad essere la voce e il volto della Regione. Quella voce e quel volto che i cittadini del Piemonte ritroveranno sempre nei momenti più difficili, accanto alle vittime del terrorismo, nelle assemblee come nelle piazze. Un punto di riferimento certo e intransigente, uno stimolo a proseguire senza tentennamenti entro i binari delle istituzioni e delle garanzie costituzionali.
Aldo Viglione non fu mai un uomo indifferente, non lo fu certo negli anni difficili, ma nemmeno dopo, quando si sentiva più forte il desiderio di una pausa, di un momento di riposo nel proprio privato: bisognava procedere, costruire compiutamente l'istituzione regionale, così giovane e così precocemente invecchiata, mentre altri momenti difficili si preannunciavano. Non fu mai indifferente né agli uomini né agli avvenimenti e per questo non suscitò mai negli altri indifferenza, ma anche chi ebbe a trovarsi in contrasto sapeva che il contendere non avrebbe mai superato il segno per quella vena di ironia che Viglione conservava in ogni circostanza. Ecco, l'ironia è un altro elemento peculiare che credo meriti di essere ricordato: l'ironia dell'esperienza, l'ironia dell'aver molto vissuto e visto, mai l'ironia del distacco o del cinismo, lo strumento regolatore del senso e delle proporzioni.
Sembrava, col sorriso ammiccante e con la battuta, ammonire a non sprecare i grandi slanci e le passioni profonde per modeste questioni o, di contro, a non restare indifferenti di fronte a problemi importanti.
Ma faremo torto a Viglione se di lui ricordassimo solo l'impegno politico e il "cursus honorum" perché non è stato un uomo ad una dimensione.
Il legame con la sua terra, che era terra contadina, lo aveva segnato di un altro interesse di cui spesso parlava con competenza e con sincero affetto: la terra, i suoi frutti, il passare delle stagioni e dei raccolti.
Ma io da ultimo voglio ricordarlo come avvocato e quindi come collega.
L'avvocato Aldo Viglione, che non ha mai lasciato le aule giudiziarie, con la toga sulle spalle, quella toga che non ha mai dismesso, simbolo di giustizia e di equilibrio dei diritti e dei doveri degli uomini, come l'intera sua vita.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Vetrino del Gruppo repubblicano.



VETRINO Bianca

Signor Vicepresidente, cari colleghi, non è soltanto per la forzata assenza del mio Capogruppo che ho raggiunto questo mio seggio consiliare per rivolgere un saluto ad un amico prima che al Presidente Viglione.
Lo faccio, ed è quasi una consolazione per me, attingendo ad una consuetudine di rapporti amichevoli che risalgono non soltanto al momento in cui entrai in quest'aula consiliare, nell'estate del 1980, ma ad anni più lontani quando nel 1975 intrapresi la cosiddetta carriera politica.
Allora, inesperta e giovane amministratrice di un Comune, ero alla ricerca di un riferimento certo e lo trovai nella Regione, lo trovai nel Presidente Aldo Viglione il quale mi spalancò non soltanto le porte del suo ufficio ma le porte di tutti gli Assessorati che da quel momento divennero una mia consuetudine di rapporti. Non sapevo allora che quelle porte quegli uffici mi sarebbero diventati tanto familiari negli anni susseguenti.
Ricordo gli anni in cui Aldo Viglione sedeva su poltrone prestigiose e importanti. Nel 1980 ritornò sui banchi dell'assemblea consiliare, al posto sul quale è seduto oggi Angiolino Rossa.
Sono gli anni nei quali cominciai a stimare di più e ad apprezzare il collega Viglione. Fu Presidente della Giunta, Presidente del Consiglio Presidente di Commissione e Assessore, ma seppe essere grande anche nella posizione di Presidente del Gruppo, posizione non certamente riduttiva, ma sicuramente diversa rispetto a quella prestigiosa ricoperta negli anni passati. Ma Viglione, anche in quell'occasione, seppe dimostrare la sua grandezza.
Certo, fu un Presidente del Gruppo socialista problematico per certi aspetti.
Ricordo quante volte l'allora Capogruppo Paganelli si alzava per difendere i diritti dell'opposizione, che erano per certi versi scavalcati dalla sua passione, perché egli aveva il coraggio ed il rigore di accusare quando era necessario, anche la sua Giunta e la sua maggioranza, ma le difendeva strenuamente quando ne vedeva le condizioni.
Ricordo anche Viglione in un'altra situazione forse più semplice e forse per questo ancora più apprezzabile. Egli aveva ripreso a fare il Consigliere semplice. Partecipava alle Commissioni con lo stesso impegno e con lo stesso zelo dei Consiglieri neofiti, come ero io e come erano altri.
Fu per noi di grande insegnamento perché egli, come membro di Commissione assunse il ruolo di formare i Consiglieri nuovi e non c'era occasione in cui non tendesse sul processo legislativo, sull'elaborazione legislativa, a ricostruire il problema, a raccontare la storia, a qualificare il tema, a definire il passato e il presente di una legge. Per questo gli sono molto grata.
Egli aveva dei momenti di grande umanità, di grande ironia e di grande semplicità. La I Commissione allora, come succede anche adesso, aveva qualche problema a riunirsi al momento opportuno. Viglione un giorno arriv con una sveglia per tutti i membri della Commissione! E' stato un modo simpatico per richiamarci alla puntualità e ai nostri doveri perché anche questo era doveroso nel rispetto delle istituzioni.
Giorgio La Malfa con una sintesi molto felice ha definito Aldo Viglione un uomo rispettoso delle istituzioni ed appassionato del suo lavoro. Aldo Viglione aveva la passione che gli derivava dall'amore per il suo Piemonte di cui conosceva non soltanto la storia, ma anche la geografia più minuta.
Tutto conosceva del Piemonte, soprattutto conosceva la sua gente.
Nei momenti di riflessione nella camera ardente, che il Consiglio molto opportunamente gli ha allestito in questa che era la sua sede, ho cercato una giustificazione anche alla morte. Si cerca sempre una motivazione, un riferimento per avere anche consolazione e credo di averla trovata in questa giustificazione. Il Piemonte, la comunità istituzionale e la comunità civile hanno avuto attraverso la morte di Aldo Viglione uno scossone. Probabilmente la comunità si è sentita più vicina alla Regione ha capito che un uomo della Regione, un uomo delle istituzioni può anche perdere la vita nel momento in cui realizza un momento di raccordo importante con la comunità regionale.
Io credo che la sua morte sia servita a rendere meno distante la comunità regionale che tante volte sentiamo distante.
Tante volte ci viene rimproverata questa distanza. Ieri ero ad Asti per un'ennesima riunione sul piano paesistico e ancora una volta ho capito quanto sia difficile per la Regione intessere dei rapporti con le singole Amministrazioni comunali che a volte non conoscono le cose che facciamo in quest'aula.
C'è l'esigenza di trovare un raccordo più stretto. Abbiamo tutti delle responsabilità. Certo, chi ha più strumenti ha più responsabilità e la Giunta in prima persona ha questa responsabilità.
Credo che ognuno di noi oggi debba cogliere questo momento traumatico di grande commozione per ristabilire un contatto nuovo con le autonomie locali, quelle autonomie locali che Viglione con tanta passione difendeva e che ancora ha difeso nell'ultimo intervento in occasione della discussione sulla legge dei beni ambientali.
E' con questi sentimenti che i repubblicani del Piemonte intendono ricordare Aldo Viglione, impegnandosi a voler portare avanti i valori nei quali egli credeva e per i quali ha lavorato in tanti anni di attività politica regionale. E' con profondo rammarico e con tanta nostalgia che il Partito repubblicano saluta Aldo Viglione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Majorino del Gruppo MSI-DN.



MAJORINO Gaetano

Signor Vicepresidente, colleghi Consiglieri, le accorate espressioni di cordoglio del Vicepresidente Petrini pronunziate in quest'aula di getto e con commozione nella mattinata del 1 dicembre, subito dopo la notizia della tragica scomparsa del Presidente Viglione, hanno interpretato fedelmente il nostro sgomento, il nostro stato d'animo, i nostri sentimenti.
In quelle accorate espressioni noi ci riconosciamo anche oggi in questa sede più solenne e più ufficiale di commemorazione e di ricordo del Presidente.
Desideriamo anche sottolineare che dai banchi dell'opposizione di destra, dal 1970 ai giorni nostri, noi abbiamo sempre trovato in Aldo Viglione, in tutti i ruoli che egli ha ricoperto nella Regione Piemonte l'avversario politico leale e cavalleresco nel senso più pieno della parola.
In particolare, in questo triste momento desideriamo ricordare Aldo Viglione nell'ultimo ruolo da lui rivestito, quello di Presidente del Consiglio regionale o meglio, come lui stesso soleva e amava giustamente dire, del Parlamento Subalpino.
Nell'esercizio di queste alte funzioni istituzionali - tendiamo in maniera particolare a sottolinearlo - Viglione ha saputo spogliarsi della veste di uomo di parte e ha saputo essere, come lui stesso amava autodefinirsi, il Presidente di tutti i Consiglieri, il sereno garante al di sopra delle parti, della dialettica e del contraddittorio politico fra i Gruppi. Con stile e imparzialità ha diretto i lavori di questa assemblea.
Queste, colleghi Consiglieri, non sono espressioni retoriche, ma sono oggettive realtà che abbiamo vissuto ogni giorno.
A questo proposito desidero ancora rapidamente ricordare quanto Aldo Viglione seppe cogliere in quest'aula il 17 dicembre 1987, giorno dell'insediamento dell'Ufficio di Presidenza dopo i primi trenta mesi. Era il suo "discorso della corona", come lui stesso, con l'ironia con la quale sfiorava anche le cose importanti e i momenti solenni, ebbe a dire. In quell'occasione sottolineò come anche all'interno di questo Consiglio un nuovo tempo politico stesse maturando, come il confronto tra le forze politiche si fosse fatto meno teso e nel contempo più alto e proficuo e come ogni e qualsiasi "conventio ad excludendum" andasse finalmente cancellata.
Questo è il ricordo di Aldo Viglione, Presidente del Parlamento piemontese caduto in servizio e avvocato di prestigio che nonostante gli innumerevoli impegni riusciva a trovare il tempo per indossare la toga e per difendere nella materia penale con slancio e passione i suoi assistiti.
E' con questi due ricordi che chiudo queste annotazioni che ho formulato di cuore a nome mio, della collega Minervini e dell'intero Gruppo MSI-DN, rinnovando nel contempo alle persone che gli furono molto care e vicine e alla sua famiglia i sensi del nostro cordoglio per il vuoto non colmabile che lascia attorno a noi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Bontempi del Gruppo comunista.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Vicepresidente, colleghi Consiglieri, familiari, ex Consiglieri che ho rivisto con piacere questa mattina. Tredici anni, quasi tre lustri di lavoro insieme lasciano forti impronte nel cuore, nel cervello nell'anima. A tanto assomma il periodo di mia presenza e di lavoro in Consiglio insieme ad Aldo Viglione.
In questi giorni, colpito come tanti, non sono riuscito a separare i ricordi del suo tratto straordinario, degli atteggiamenti personali, del modo di muovere le mani, delle impennate, del modo di ridere, di salutare di parlare con la gente delle cose della politica, le soddisfazioni, le arrabbiature, ma in realtà il grande impegno, la grande passione per la politica.
Anche in questo momento credo sia giusto che io non separi questi aspetti.
Ha fatto bene Bianca Vetrino a ricordare il periodo in cui era Capogruppo. Comunque la sua parabola è stata in realtà sempre molto autentica, di una personalità che oggi piangiamo e che ha fatto sì che il Piemonte e la comunità piemontese riconoscesse - lo sottolineo Viglione.
Ebbi modo di conoscere Viglione attraverso un'intervista quando ero giornalista per l'"Unità" nell'agosto 1975. Mi disse: "Prova a metterla giù tu, io ti do due idee, devi essere capace tu a mettere giù quello che è il senso dei programmi e di queste esperienze". Questo è stato chiamato pragmatismo, ma io lo definisco grande intuizione del senso un po' estraneo a quella che era la sistematicità, ma talvolta anche la ritualità della sistematicità, alla fine era agire, fare, spingere, essere una forza propulsiva grande. La cosa aveva caratteri di anomalia, se vogliamo, un po' fuori dagli schemi, cose che magari facevano sorridere, ma che avevano dentro il senso di unire quotidianità e pratica politica.
Ricordo l'intervento nell'Ossola, le passioni come il "Telefono Verde" schizzi, impressioni che nella vita politica sono state acquisizioni importanti, di cui non mi rendo conto soltanto nel momento in cui è mancato Aldo Viglione.
Concordo con chi ha detto della curiosità, la sua era una curiosità fuori dagli schemi, era un modo per rapportarsi alla realtà che faceva essere Viglione un conoscitore straordinario dei problemi del Piemonte.
Conosceva tutti i funzionari, li conosceva subito. Aveva la curiosità della vita, aveva una vitalità che faceva sì che non ci fosse luogo o problema del Piemonte che non avesse in Viglione le coordinate, la percezione e anche la conoscenza. A volte ti chiedevi come facesse a conoscere queste cose perché erano tanti i settori, tanti i problemi. C'era in lui questa conoscenza, perché aveva attenzione e grande curiosità.
Quello della conoscenza è un grande valore, è la base indispensabile per ben governare e per fare bene politica. Talvolta, in questi tempi confusi, la trascuriamo e così pare un po' derelitta.
Con la conoscenza aveva anche idee grandi. Le idee sono di un uomo e sono quello che un uomo riesce a capire dagli altri. In questo Viglione fu davvero il capo perché seppe su grandi idee costruire un punto fermo, il senso della dignità, dell'autorevolezza, dell'autonomia dell'istituzione Regione.
Alcuni colleghi che sono alle mie spalle ricorderanno quanto il Piemonte è stato paragonato a Regioni del mondo che sono Stati, Piemonte Stato, in lui così era presente il senso di questa comunità.
Ricordo le telefonate ad Andreatta, da Ministro a Ministro, ma ricordo le lotte, anche vincenti, la "manica nuova" di Palazzo Reale, una vischiosità che chi governa sa esserci nei rapporti con lo Stato. Era consapevole che la democrazia investe uomini che possono diventare grandi con comportamenti e grandi idee al di là del limite che ognuno di noi ha al di là delle debolezze quotidiane, dell'umanità che ognuno esprime nel bene e nel male.
Il raccordo con la comunità era l'elemento che lo faceva interprete autentico di bisogni e di esplorazioni più diffuse.
Sono stato stupito di sentire gente la più disparata, gente umile e modesta, gente che non si occupa di politica, gente che purtroppo anche per lo stato di difficoltà della nostra istituzione non sa più, o forse non ha mai saputo, che cosa è la Regione, dare un riconoscimento a Viglione riconoscere la persona, la figura e un tratto di vita che è stato vita degli altri, è stato vita pubblica.
Mi sono chiesto - ed è stata la prima riflessione che ho fatto - come mai un uomo che ha fatto il massimo del cursus honorum qui in Regione stesse ancora correndo per i paesi delle province, in particolare della sua provincia. C'era questo elemento di conoscenza, di curiosità, ma secondo me al tramonto della vita, quando si invecchia ma si è ancora vivi e si ha ancora tanto da dare (storia che alimenta il nuovo, non nuovo che distrugge la storia) c'è la consapevolezza che per mantenere un'identità personale e politica sia necessario alimentarla nel confronto reale, magari andando nei cento paesi al di sotto dei duecento abitanti, nei Roeri o in Val Pesio o nel Monregalese. Credo, insomma, che quello fosse il modo per reagire ad un puzzle politico, come purtroppo è diventata la nostra vita sempre più difficile, sempre più incomprensibile e talvolta con pesanti segni di inanità: se, ripeto, la conoscenza è poca, le idee sono sempre meno e la voglia di combattere forse c'è per cose molto risibili per cui non vale la pena.
Lui andava lì a mettere la spina dentro qualcosa che desse la corrente nella sua terra e credo che le radici hanno sempre un senso, devono avere un senso.
Piangiamo un amico e ricordiamo un uomo ricco e anomalo. Oggi e l'altro giorno c'è stata una grande concordanza, perché si è colto un dato vero e quando la verità è manifestata in questo modo riesce a far premio sulle deviazioni, sulle piccolezze che talvolta abbiamo. Questo ci deve servire per la successione, ma soprattutto per capire che attraverso questa offerta che l'uomo politico, quando muore, fa al suo Partito e alla comunità questa connessione di fondo tra conoscenza, gente e idee rimane l'unico sistema di ingredienti possibile per potere fare della politica una bella una grande, una indispensabile cosa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Consigliere Carletto del Gruppo DC.



CARLETTO Mario

Aldo Viglione non è più tra di noi. E' morto lavorando, dopo una delle tante riunioni a cui partecipava, quasi in punta di piedi, lasciandoci l'insegnamento di un uomo che ha offerto alla sua professione e alla sua esperienza politica tutta la vita.
Quando abbiamo preparato la commemorazione ufficiale c'era nei Capigruppo la preoccupazione che quello di oggi potesse diventare un rito.
Credo che, soprattutto grazie ad Aldo e agli interventi dei colleghi quello di oggi non sia un rito. In ogni intervento è uscito un tratto di Aldo, in ogni intervento è uscito un pezzo di storia di questa Regione. Il desiderio di tutte le forze politiche di rendergli omaggio è il segno di quanto ha voluto dire in questa Regione la presenza di Aldo Viglione.
Era uno dei padri fondatori della Regione, era tra quelli che hanno firmato lo Statuto di questa Regione e la presenza di tanti ex colleghi che saluto - è il segno dell'attenzione che l'istituzione regionale ha sempre avuto e sempre avrà nei confronti di Viglione.
Viglione, piemontese autentico, socialista impegnato, protagonista della Resistenza, era un uomo sempre in lotta con se stesso e con gli altri per scelta di vita. Era un uomo che aveva deciso di vivere la sua vita lottando, uomo vero e coraggioso anche nei momenti più difficili.
Chi come me ha avuto la fortuna di frequentarlo e conoscerlo anche al di fuori di questi banchi ne coglieva gli aspetti più autentici e più veri.
I suoi ricordi storici sempre presenti nel suo dire, l'acutezza nel cogliere e nel definire i rapporti, i collegamenti, le divisioni, le fratture della società, il desiderio continuo di riscoprire la storia grande e austera che è alle spalle del Piemonte e della sua gente sono l'esempio più netto della sua acutezza politica, della sua curiosità, del suo ricercare tra le cose del mondo per capire la società nella quale viveva, per viverla dall'interno dove i fatti nascono e si sviluppano e dove le scelte vengono operate.
Queste cose, così come le tante altre testimonianze di oggi e di questi giorni sui giornali e nella commemorazione ufficiale che si è tenuta in piazza Castello, ci fanno dire che Aldo Viglione è dentro la storia di un pezzo importante di questa Regione.
Noi democratici cristiani vogliamo ricordarlo come uomo e come amico vogliamo ricordarlo e salutarlo con grande rispetto come esponente politico di primo piano del PSI in questa Regione.
Gli rendiamo omaggio per l'impegno reso alla democrazia.
Negli anni del terrorismo fu tra coloro che contribuirono alla sua sconfitta. Il suo contributo fu importante soprattutto nel dialogo con la gente alla quale ha spiegato, con tanti altri amici impegnati in quegli anni nelle istituzioni, che la democrazia conquistata a così caro prezzo andava difesa da tutti ad ogni costo.
Vogliamo ricordarlo per quello che ha rappresentato nella politica piemontese.
La DC lo ricorda come alleato e come avversario in quest'aula. Un avversario sempre leale, corretto, con il quale ci si poteva confrontare e con il quale ci si poteva guardare negli occhi.
Consentitemi di ricordare l'ultima sera della passata legislatura quando il Gruppo della DC non consentì il passaggio di una legge sul personale, argomento che seguivo personalmente.
Lui da allora non me l'ha perdonata, ma non me l'ha perdonata con affetto, con simpatia, non con cattiveria. E quando in quest'aula in qualche occasione richiamava l'episodio di quella sera quando a mezzanotte abbiamo interrotto i lavori del Consiglio, perché la legislatura finiva, mi guardava negli occhi, mi consigliava e mi diceva come lui la pensava su quell'argomento, ma con rispetto per le mie e per le nostre posizioni assunte allora.
Politico quindi tenace, coraggioso, un uomo con il quale ci siamo sempre confrontati anche se qualche volta con durezza. Voglio anch'io ricordare gli anni nei quali sedeva sul banco come Capogruppo del PSI anche allora con grande lealtà stimolava il governo, del quale faceva parte il suo Partito, rimproverava quando era necessario chi a suo giudizio non operava nell'interesse della Regione, richiamava però sempre con correttezza e con solidarietà.
Quindi era la capacità di essere anche critico con gli amici e con i colleghi, ma era la capacità di essere leale nei momenti importanti. Così vogliamo ricordare Aldo Viglione. Porgiamo le condoglianze del nostro Gruppo alla famiglia e al Partito socialista. C'è un modo per raccogliere il suo insegnamento, quello di continuare a lavorare qui con impegno per il Piemonte, di governare il Piemonte cercando di risolverne i problemi, di camminare con la gente come lui usava fare.
Se sapremo fare questo, sicuramente ricorderemo Aldo Viglione nel modo più autentico e soprattutto come lui vuole che noi lo ricordiamo. Se qui non sentiremo più la sua voce, raccoglieremo però la sua eredità e il suo insegnamento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Dovrei ridire stamani le stesse cose che ho detto in piazza Castello sabato mattina, anche se forse dentro di me - ma le circostanze e il luogo non lo consentono sentirei profondamente la spontaneità di un lungo silenzio, perché a parlare e in forma eloquente è stata la gente, vera fiumana di popolo che ha partecipato nei giorni scorsi al dolore del Piemonte per la scomparsa di uno dei suoi più importanti figli, caro e prestigioso.
D'altro canto non è facile, a distanza così breve dalla drammatica morte, tracciare appieno un profilo della personalità e del ruolo del Presidente Viglione nel nostro Piemonte.
Non è facile per la fulminea tragicità dell'avvenimento perché non pu essere permesso l'approccio dell'approssimazione o dell'emozione rispetto ad un uomo che è stato protagonista nella vita della Regione, che la Regione visse, incarnò, interpretò con profonda convinzione anche in anni difficili, proponendola con un intreccio di dialogo con la gente riscoprendone e facendone riscoprire quotidianità di interessi, di affanni di obiettivi, di strategie.
Uomo delle autonomie locali si raccordava alla gente con un inimitabile calore umano.
La Regione è stata tutto per lui, l'interpretarne le ansie e le attese la sua ragion d'essere sin dal 1970, quando assieme abbiamo iniziato - e siamo rimasti in quest'aula pochi ormai, veramente pochi - questa grande esperienza vivendone la fondazione, la costruzione degli strumenti legislativi dallo Statuto in poi, una copiosa operatività, bloccando le spinte della involuzione che nei tragici momenti del terrorismo sembravano prevalere sull'ordinata aspirazione delle popolazioni a vivere e a crescere su segnali precisi, su filoni e norme di autentica democrazia.
Per l'autonomia regionale ha sempre lavorato, nei momenti creativi degli anni '70 e negli anni più recenti e difficili, ammonendo a non trascurare talune spinte al neocentralismo e ad impegnarsi perché con Governo e Parlamento nazionali venisse a realizzarsi un rapporto di collaborazione con la piena partecipazione regionale alle scelte dello Stato e della Nazione.
E il suo sguardo, il suo ragionamento andavano ben oltre, fino all'orizzonte internazionale, da lui osservato con cultura ed attenzione consapevole che ciascun uomo a ciascuna istituzione può dare il proprio contributo ed è comunque condizionato dalle vicende di altri uomini, dalle vicende mondiali, specie quelle che parlano di pace, di libertà e di democrazia.
Governò in momenti diversi e con ruoli diversi, con tatto di originalità, talvolta in apparenza provocatorio, di certo guidò e govern è vero, anche in momenti nei quali il costruire forse era meno difficile ma anche e soprattutto svolse ruolo salvifico allorquando le istituzioni erano scosse, aggredite da incertezze, velate e percorse dal dubbio, poste in discussione.
In questo, sempre sorretto dagli ideali dell'antifascismo, per lui indirizzo di vita, principio di comportamenti coerenti ieri l'altro nella lotta partigiana come più avanti nella dialettica e nel confronto politico.
Tante volte ci siamo trovati a riflettere sul come uomini e donne di tante parti politiche che hanno vissuto, quale filtro di vita, il tempo della Resistenza, senza astio, senza crudeltà, con lucida finalizzazione di una pur costretta lotta armata (sol che si pensi quanto diversa sia stata l'azione armata delle brigate del terrorismo), questi uomini e donne hanno di poi nella vita privata ed in quella pubblica trasferito il senso di quella battaglia, un originale modo di comportarsi. E' stato ed è il modo di comportarsi che ha alle radici una componente essenziale: la tolleranza! Aldo Viglione è stato tollerante.
Ha cercato di capire, di farsi capire, di farci capire. Così che a dieci anni dal suo sacrificio gli si possa attagliare quanto rammentava e ammoniva Aldo Moro.
"Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell'uomo e del mondo, tutti abbiamo il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l'uno all'altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo".
Fu chiamato a governare anche in momenti non facili, tormentati; di certo restituì immagine, propose credibilità e trasparenza, sempre con chiarezza di parole e di atteggiamenti. Il tacerlo non sarebbe giusto, il parlarne non può che indurre a spaziare entro l'area della gratitudine.
Dissi che sfidava il presente e osava il futuro senza presumerlo consapevole della fretta del nostro mondo e della necessità di cogliere subito ogni segnale, ogni ammonimento, ogni modello di vita, di sollecitazione a crescere la comunità.
Chi mi ha preceduto qui, e sabato in Piazza Castello, ha illustrato richiamato, ricordato opere, realizzazioni, la sua vocazione a costruire e a ricostruire. Mi ero sforzato e mi sforzo di cogliere altri aspetti di minore effetto forse sul piano della rendicontazione, ma di pregnanza certa per la vita di un uomo, la sua impostazione, il suo ruolo di costruttore di costumi, di fine tessitore della tela dei rapporti di convivenza tra le genti.
Intuizione non comune, senso politico, guardare più in là dell'immediato, misurare gli avvenimenti con il senso della storia l'avevano portato a concludere che tutti i partiti, e soprattutto gli uomini che ne fanno parte, dovranno misurarsi su una scelta di fondo nei prossimi tempi: o adeguarsi in modo acritico alle nuove tendenze della società (e a chi le impone), nell'affannoso tentativo di non restare troppo indietro rispetto al mondo che cambia o viceversa, cercare di recuperare il proprio ruolo di guida dei processi di trasformazione, tornando a giocare sul tappeto delle idee e degli ideali.
Era consapevole che poteva ritenersi concluso il periodo dei grandi scontri in cui spesso i grandi partiti raccoglievano consensi solo per il fatto di essere l'uno contrapposto all'altro, in nome dei riferimenti ideologici ed era iniziata una fase in cui le forze politiche hanno cercato consensi offrendo soltanto maggiori livelli di benessere o di tutela ai singoli o alle categorie economiche.
Viglione si sforzò dunque di riportare il dibattito tra i partiti, e anche la battaglia per la ricerca dei consensi, sul piano degli ideali da raggiungere. Con l'ansia di essere ad ogni costo un "politico" al passo coi tempi in grado di affrontare i problemi senza il condizionamento di ingombranti valori, si convinse e cercò di convincere che deve essere possibile far tornare ad essere la politica testimonianza di un proprio modo di credere, delle proprie idee e coraggio nel portarle avanti, anche contro gli interessi più forti, con flessibilità costruttiva nelle circostanze più difficili, ma senza mai smentire i riferimenti di base a valori e a principi quasi a tutela della propria dignità di politico.
E' un discorso che è piaciuto al Piemonte e soprattutto ai giovani chiamati ad affrontare l'esperienza che visse Viglione di una società che corre a velocità impensabile, che scopre, inventa, progetta, nella quale Viglione non sentendosi emarginato ha parlato un linguaggio nuovo vivendone ansie, attese, speranze, realizzazioni, e fu sua peculiarità in questo mondo torinese di non lasciarsi travolgere da queste cose "nuove" dominando la tecnologia contro ogni tipo di ipotesi che portava alla costruzione di un uomo artificiale, ricercando dal fondo i valori dell'uomo, quelli della solidarietà, proponendo una società di valori.
Ricordo ancora che di lui è stato scritto: "personaggio profondamente umano e disponibile", "duro ma solo quando era necessario, gioviale, lucido e lungimirante". Ed ancora: "era un uomo politicamente equilibrato che esprimeva nelle istituzioni una grande disponibilità al dialogo ed una grande carica umana".
Io l'ho ricordato come uomo, nella semplicità di un riferimento, ed ancora nella totalità, nella pienezza di un processo di umanizzazione del Sistema. Forse è meno avvincente questo modo di proporre un ricordo rispetto all'apparenza di un lungo elenco di cose fatte, ovvero iniziate e rimaste incompiute, ma è il modo migliore di richiamare il passaggio terreno di un grande amico, di un grande uomo nella sua centralità, nella sua essenza umana verso la società.
Costruire, far ritornare a vivere l'uomo, i suoi valori, la sua essenzialità, con alto senso della vita e della storia non può che costituire il passaggio obbligato per ridare ossigeno, tonificherà, alzerà il tiro di una società, talvolta dissacrata, talvolta appiattita rispetto ai valori di fondo.
Riterrei che sia questo, pur visto nell'immediatezza e ancora tormentati dal senso della tragedia, il meglio che possiamo cogliere, oggi di Aldo Viglione. Il suo è stato un percorso frenetico lungo l'ultimo arco di storia di questo Piemonte, stroncatosi proprio sulla strada di uno dei molti ritorni dalle intense giornate di chi vuole e deve vivere con la sua gente.
E' sceso sul Piemonte un velo di mestizia, di smarrimento, quasi che l'essere stati increduli e attoniti davanti alla tragedia non avesse squarciato le coltri dell'incertezza ed ancora ci si adagia a pensare che quanto piangiamo non sia accaduto.
La vita, colleghi, continua, spietatamente o serenamente continua e su questa affermazione ognuno può costruirsi un suo riferimento esistenziale possa essere laico, possa avere riferimenti religiosi.
Sta però a noi sentirci meno soli rivolgendoci agli spazi della speranza per edificarvi, nel nome di chi ci ha lasciati, la città dell'uomo, la Regione a misura d'uomo, i cui delineamenti Viglione e quanti altri colleghi della Regione hanno varcato il guado, ci hanno tracciato con una grande progettazione, soprattutto con grande fede, risottolineo nei valori dell'uomo e della democrazia.
Erano i valori di Aldo Viglione, dovranno, devono essere i nostri valori, i valori di questa Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI

Ringrazio i colleghi per la commossa partecipazione.
Ringrazio inoltre per la loro presenza i colleghi della Regione Sardegna, la delegazione regionale del Partito socialista con il Segretario Garesio, il pubblico e tutti i presenti, ma in modo particolare tutti i colleghi ex Consiglieri regionali che hanno voluto essere qui con noi e che abbiamo rivi sto con tanto piacere.
Di questa seduta verrà redatta un'edizione speciale del periodico "Notizie" che verrà diffuso nella comunità piemontese.
Convoco i Capigruppo per decidere il calendario delle prossime sedute.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 11.35)



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