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Dettaglio seduta n.165 del 25/11/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Amerio, Bergoglio, Biazzi, Bosio, Bruciamacchie, Carazzoni, Dameri Fassio, Gallarini, Genovese, Guasso, Maccari, Ratti, Valeri e Villa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale sul Piano di risanamento della Valle Bormida presentato dall'Ansaldo e presentazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede le comunicazioni della Giunta regionale sul Piano di risanamento della Valle Bormida presentato dall'Ansaldo.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vedo che questa sala alle ore 10,30 è ancora semideserta e, riflettendo sul fatto che questa comunicazione è stata chiesta e non offerta, mi viene il sospetto che certe comunicazioni siano richieste più per fare lavorare l'Assessore, che non può essere accusato di pigrizia, che per un vero e profondo interesse dei colleghi. Logicamente la mia osservazione non va ai presenti, ma agli assenti.
Il Piano dell'Ansaldo per il risanamento della Valle Bormida è riassunto nella deliberazione che il Ministero dell'ambiente, d'intesa con le Regioni, presenterà al Consiglio dei Ministri. Con questa presentazione il Ministero assolve al mandato ricevuto dal Consiglio dei Ministri.
Il Consiglio regionale deve approvare o respingere il Piano Ansaldo.
Questa è la prima informazione al Consiglio dopo che è stata data martedì scorso in Commissione e lunedì alla Giunta regionale. Lunedì prossimo ci sarà un incontro con gli amministratori della Valle Bormida.
Dopo un'ulteriore valutazione da parte della Giunta, il Piano verrà portato in Consiglio per l'approvazione o la non approvazione.
In base al Protocollo d'intesa tra Ministero dell'Ambiente e Regioni Piemonte e Liguria, sottoscritto in data 12/2/1988, il Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida avrebbe dovuto sviluppare i seguenti temi fondamentali: 1) ricognizione dettagliata dello stato dell'inquinamento delle acque dell'aria e del suolo 2) individuazione delle fonti inquinanti con particolare riferimento agli impianti dell'ACNA 3) definizione della tipologia della fattibilità e dei costi degli interventi di risanamento 4) la compatibilità tra la prosecuzione delle attività industriali in corso e il risanamento della Valle Bormida.
Il Piano non può considerarsi esaustivo in nessuno di questi quattro punti, eccezion fatta per la parte relativa ai costi, anche se a noi pare difficile stabilire dei costi precisi quando non sappiamo esattamente ci che si vuole fare.
Il documento tecnico del Piano è articolato in sedici schede che riguardano: il bacino, l'approvvigionamento idropotabile, il disinquinamento delle acque superficiali, il controllo dell'inquinamento delle acque superficiali da parte di microinquinanti tossici, la regimazione delle acque, lo smaltimento dei rifiuti, la bonifica dei suoli inquinati, l'inquinamento atmosferico, il risanamento acustico, la protezione da insediamenti produttivi ad alto rischio, le risorse naturalistiche, il controllo della qualità ambientale, gli aspetti igienico sanitari, le attività agricole e la loro interazione ambientale, gli interventi per lo sviluppo socio-economico, la formazione del personale l'informazione e l'educazione ambientale.
Nominalmente parrebbe che le specifiche contenute nel Protocollo d'intesa Stato-Regioni siano state rispettate, ma il contenuto è estremamente confuso e abbastanza inconsistente.
Sul documento tecnico l'Assessorato, confortato anche dalle prime valutazioni espresse dall'Università, dal Politecnico e dal CNR. non pu che esprimersi negativamente.
In generale si osserva che: non è sufficientemente studiato il contesto da cui gli interventi proposti derivano gli interventi previsti hanno un nome, ma ben raramente un contenuto concreto ed una articolazione tecnologica. In altri termini, non si riesce a capire perché debbano essere effettuati certi interventi, non si sa che cosa prevedono effettivamente, mentre è chiaro il loro costo.
Il documento presentato dall'Ansaldo si presenta come una raccolta di informazioni reperibili presso gli enti territoriali e le industrie, ma questa raccolta di informazioni presenta errori ed imprecisioni addirittura confusioni tra ciò che è già fatto e ciò che è da farsi ed è invece molto carente per quanto riguarda l'aspetto programmatico e realizzativo del Piano.
Non viene attribuita l'importanza dovuta agli effetti prodotti sull'ambiente anche in conseguenza della prosecuzione delle attività industriali presenti sul territorio, anzi, pare che l'inquinamento della Valle Bormida sia dovuto più agli scarichi civili che agli scarichi industriali. Su tale argomento ritornerò in seguito.
Non è messa in evidenza la differenza delle condizioni ambientali tra l'Alta e la Bassa Valle Bormida. Il Piano considera la Valle un territorio omogeneo, quando invece l'aspetto geomorfologico, l'impatto subìto, le caratteristiche socio-economiche e le vocazioni sono sostanzialmente differenti; nell'Alta Valle Bormida si lavora invece nella Bassa Valle Bormida si inquina, quindi la valle andrebbe scomposta in sotto-sistemi distinti, ciascuno con problemi ed esigenze ben differenziati. Del resto le specifiche erano chiare, ma qui non sono state riprese.
Nello specifico del Piano, con riferimento alle sole materie ambientali, per gli scarichi dell'ACNA si prevedono due soluzioni alternative: 1) l'invio dei reflui già depurati al depuratore di Cairo sul ramo di Spigno 2) l'invio dei reflui al depuratore litoraneo del Savonese.
La scelta fra tali alternative non risulta suffragata da nessuna valutazione specifica, ma è rimessa alla valutazione del Comitato di coordinamento sulla base di analisi di efficienza economica, d'impatto ambientale, di costi e benefici socio-economici.
Inoltre, mentre si prevedono per alcuni scarichi civili, come è ad esempio il caso di Acqui Terme, interventi mirati all'abbattimento degli inquinanti sotto i limiti di Tabella A) di cui alla legge Merli 319/1986 per gli scarichi dell'ACNA i controlli da effettuare sono da riferire nella migliore delle ipotesi, ai soli 54 parametri contemplati dalla Tabella A) allegata alla legge Merli, mentre è chiaramente detto che è stata rilevata la presenza di ben 227 microinquinanti, molti dei quali tossici e riconducibili principalmente, se non esclusivamente, alle attività dell'ACNA. In poche parole sono le fogne che inquinano la Valle Bormida e non gli scarichi industriali.
Anche per il settore idropotabile manca un'analisi delle fonti attualmente in uso e un'analisi dello stato degli acquedotti e pare assurdo proporre dei rimedi quando non si conosce la situazione attuale.
Senza queste specifiche indagini conoscitive il Piano ha finito col prefissare obiettivi puramente teorici. Fornire acqua potabile con caratteristiche qualitative conformi al DPR 236/1988 è un obiettivo valido universalmente. Non occorre un Piano, è sufficiente il rispetto delle leggi vigenti, mentre il Piano avrebbe dovuto individuare gli obiettivi concreti da perseguire per assicurare queste caratteristiche di qualità.
In altri termini, in relazione alle caratteristiche idrogeologiche della Valle Bormida il Piano avrebbe dovuto suggerire di privilegiare, ad esempio, le acque superficiali captate a determinate quote, piuttosto che quelle di sub-alveo o del sottosuolo, privilegiare schemi di approvvigionamento consortili rispetto a singoli acquedotti comunali.
In materia poi di regimazione delle acque la situazione attuale è descritta in maniera assai sintetica. Manca uno studio idrologico che definisca il regime idraulico naturale del fiume Bormida, manca un'analisi critica delle principali utenze che maggiormente incidono sul regime idraulico e sulla qualità delle acque del fiume Bormida.
In sostanza, delle principali derivazioni in atto sul Bormida, solo quelle dell'ENEL e del Canale Carlo Alberto vengono esaminate, anche se in modo superficiale, mentre le altre, quelle ad uso industriale, prima di tutto quelle dell'ACNA che abbondantemente preleva l'acqua dal Bormida, non sono minimamente messe in discussione.
Sullo smaltimento dei rifiuti, oltre ad alcuni errori nella citazione degli interventi che non tengono conto degli interventi in essere, il discorso è analogo; poca cosa quanto detto, considerato che in materia esiste il Piano di smaltimento della Regione Piemonte che è molto più esaustivo.
In conclusione, senza voler toccare tutti i temi trattati dalle sedici schede che illustrano le materie di intervento, si può affermare che il Piano non ci soddisfa anche per la non convincente definizione delle coperture finanziarie.
E' infatti prevista nella deliberazione che il Ministero si propone di presentare al Consiglio dei Ministri, d'intesa con le Regioni, una società per azioni per il finanziamento, la progettazione, la realizzazione e la gestione degli interventi previsti dal Piano Ansaldo. Al capitale della S.p.A. partecipano le due Regioni a maggioranza, i privati, gli enti di gestione pubblici e privati.
Vorrei fare una brevissima analisi. Il costo complessivo dell'operazione previsto in cinque anni, è di L. 1.158 miliardi, dei quali il 60% è devoluto al disinquinamento vero e proprio, mentre il 40% al Piano socio-economico. Noi riteniamo che il problema principale è il disinquinamento della Valle Bormida, nel Piano invece pare venga già dato per scontato che i 21 interventi, per i quali l'ACNA spenderebbe 100 miliardi nel giro di tre anni, porteranno senz'altro al risanamento della valle. Anche questo è tutto da controllare. Inoltre sappiamo che l'inquinamento della Valle Bormida ha portato un danno gravissimo alle zone prevalentemente a vocazione agricola tanto che ha costretto l'esodo in massa della popolazione agricola. Ebbene, su 1.158 miliardi soltanto 21 miliardi vengono devoluti per il Piano socio-economico riguardante l'agricoltura. Si prevede un rientro tariffario di circa 70 miliardi a carico della popolazione, ma questo aumento tariffario prevede, ad esempio 900 lire al metro cubo per l'approvvigionamento dell'acqua (faccio rilevare che la norma regionale è di 300 lire al metro cubo) di 600 lire al metro cubo per il disinquinamento delle acque superficiali (a Torino è di 130 lire al metro cubo). Di conseguenza i cittadini della Valle Bormida verrebbero tassati di circa 300 mila lire pro capite dopo aver subìto l'inquinamento per 106 anni. Non solo non è accettabile ma è anche di difficilissima realizzazione.
Nessuna indicazione viene data per la parte che spetta alle industrie inquinanti, forse, ritenendo sufficienti i 100 miliardi stanziati dall'ACNA in tre anni.
Anche il Ministero sembra non credere molto in questo Piano. Se è vero che ha previsto un Piano direttore, per il quale stanzia 4 miliardi e mezzo oltre i 217 stanziati per il Piano Ansaldo. Il Piano direttore dovrà verificare i singoli interventi alla luce di un interesse generale. Questo secondo noi avrebbe dovuto essere il compito del Piano dell'Ansaldo. Non solo. Altri 5 miliardi e 600 milioni sono destinati ad uno studio per valutare i rischi inerenti alle aziende a rischio. Esiste un obbligo di legge per gli interventi a rischio contenuti nella direttiva Seveso, quindi non riusciamo a capire perché debbano essere stanziati altri fondi per uno studio ad hoc sulla Valle Bormida.
Non ci soddisfa nemmeno la copertura finanziaria che è estremamente vaga, non suffragata da nessuna certezza finanziaria con il rischio che il Piano, qualora ci soddisfi, rimanga un libro dei sogni. In conclusione il contenuto del Piano è del tutto inconsistente in quanto non ha rispettato le specifiche previste dal protocollo di intesa tra Stato e Regioni. La Giunta ha messo in evidenza martedì scorso che il metodo dell'Ansaldo per la stesura del Piano è inaccettabile così come è inaccettabile il non coinvolgimento della Regione, la mancata e confusa utilizzazione dei dati sia quelli dell'ambiente in possesso dell'Assessorato (a volte c'è confusione addirittura tra i progetti per il disinquinamento ancora da attuare), sia quelli socio-economici (che per esempio poteva fornire l'IRES). Non si è tenuto nemmeno conto del Piano di programmazione della Regione Piemonte.
La Giunta ha chiesto un incontro al Ministro per esporgli la situazione e lunedì sono stati convocati tutti gli amministratori della Valle Bormida per un primo incontro. Questa è una prima valutazione del Piano Ansaldo.
Logicamente andrà maggiormente approfondito, dopodiché verrà portato in Consiglio per l'approvazione o meno.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cernetti è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, mi chiedo se questo è il Piano. Il Piano è quello che avete consegnato ieri? Non è questo perché questa è la penultima stesura.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Noi intendiamo per Piano quello presentato. Io ho cercato di dare un'informazione succinta.



FERRO Primo

Assessore, lei parla di schede. Non esistono più le schede negli elaborati, esistono delle tabelle.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Gli elaborati sottoposti all'esame della Regione sono rappresentati da un documento tecnico denominato: "Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida. Presentazione" e da un testo della deliberazione del Consiglio dei Ministri nella seconda versione dell'8/11/1988 che comprende come allegato il Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida. Mentre il primo documento tecnico del Piano recante la definizione "presentazione" è articolato in 16 schede, e sono le schede che io qui ho nominato, il secondo Piano allegato alla deliberazione del Consiglio dei Ministri si articola nei seguenti capitoli: Obiettivi del Piano; Interventi e fabbisogno finanziari; Coordinamento indirizzo e vigilanza; Finanziamenti, realizzazione e gestione; Controlli.
E' ovvio comunque che gli interventi mirati al raggiungimento degli obiettivi del Piano, il cui fabbisogno finanziario, il coordinamento, la gestione, la vigilanza ed il controllo sono proposti nel Piano allegato alla deliberazione del Consiglio dei Ministri, sono quelli che discendono dall'esame tecnico dei progetti trattati nelle 16 schede del documento tecnico del Piano per il risanamento e la bonifica della Valle Bormida.
Tant'è vero che il secondo punto trattato dal Piano allegato alla deliberazione: "Interventi e fabbisogni finanziari", altro non è che l'elenco delle spese preventivate nelle 16 schede tecniche nei vari settori di tutela delle acque, smaltimento rifiuti, bonifica dei suoli inquinati e controllo della qualità ambientale, interventi per lo sviluppo socio economico, ecc.
Si può pertanto concludere che l'esame del Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida allegato alla deliberazione del Consiglio dei Ministri, non può prescindere dall'esame approfondito del Piano rappresentato dalle 16 schede settoriali essendo queste propedeutiche e determinanti per il Piano di cui alla deliberazione del Consiglio dei Ministri.



FERRO Primo

Questa è una valutazione sua?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Certo!



FERRO Primo

Nella deliberazione c'è un solo allegato che è costituito di 53 pagine il cui titolo è: "Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida". Quello che vi ho fatto vedere prima, su cui ha fatto le proprie valutazioni l'Assessore Cernetti, valutazioni che peraltro condivido, è di 180 pagine e sono le schede.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono gli allegati di un tempo che hanno subito delle modifiche alla luce della deliberazione n. 2.
Qui si inventa l'acqua calda, collega Ferro!



FERRO Primo

No, non è l'acqua calda, dobbiamo discutere questo documento.
Vorrei chiedere al Presidente Beltrami dove sono finiti i campi da golf. Sa rispondermi? Perché in quel documento c'erano, in questo non ci sono più. Il Piano direttore dove è finito? Perché in quel documento c'era e in questo non c'è più. Non è un problema di acqua calda, è una limatura che è stata fatta al Ministero dell'Ambiente.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vuoi dire che l'Assessore ha parlato riferendosi a una cosa anziché ad un'altra; ha sposato la scelta governativa che attiene alla deliberazione n. 2 con riferimento alle schede che per certa parte sono superate e che evidentemente per pudore e per altri motivi hanno fatto scomparire i campi da golf. E' la riscoperta di una giusta vocazione presente tra la gente della Valle Bormida.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Posso fare la differenza tra la prima versione e la nuova versione della deliberazione. La sostanza però rientra nel merito delle 16 schede dalle quali derivano i costi, ma non vedo come possano interessare il risanamento della Valle Bormida.



FERRO Primo

Posso dire come sono state costruite le schede non le tabelle che sono successive e alle quali si è cercato di dare un minimo di dignità.
Alcuni rappresentanti dell'Ansaldo, sette giorni prima di presentare il Piano, si sono presentati al Comune di Cortemilia chiedendo quali erano le esigenze di quel Comune. Il Comune di Cortemilia, tra le altre cose, ha detto che gli occorreva anche una strada che lo colleghi meglio ad Alba.
Una strada che lo colleghi meglio ad Alba vuol dire accorciare il percorso e accorciare il percorso vuol dire fare un tratto di 12 Km e se stimiamo un costo di 7 miliardi a Km, abbiamo un totale di 80 miliardi, quindi nella scheda la spesa è di 80 miliardi. L'Ansaldo è una società di ingegneria non è una società di policultori. A quel punto l'Ansaldo prende la scheda del Comune di Cortemilia e la inserisce in uno degli elenchi allegati relativi ai Piani di sviluppo.
Al Ministero dell'ambiente si drizzano i capelli di fronte al Piano dell'Ansaldo, quindi capisco come, per dare un minimo di dignità a quel Piano, considerino quel malloppo di 180 pagine come contributo propedeutico e presentino un allegato di 53 pagine alla proposta di deliberazione per il Consiglio dei Ministri.
Vorrei capire meglio il percorso. Non voglio criticare l'Assessore anzi le valutazioni dell'Assessore le condivido. Mi sono permesso di fare questa osservazione iniziale per dimostrare l'assurdità con cui si è proceduto da parte dell'Ansaldo, assurdità che ci porta a produrre delle valutazioni di merito che non possono che essere molto pesanti.
Riprendiamo l'allegato. Nell'allegato sparisce il Piano direttore che costava 4 miliardi circa; poi però nelle tabelle finali si sono dimenticati di toglierlo e ritorna. Anche qui ci si rende conto che hanno fatto un po' alla svelta per tentare di dare dignità al Piano.
Che spariscano queste cose posso anche capirlo perché questa è una società che ha un'immagine nazionale ed internazionale da difendere, ma il fatto che proponga 8 miliardi per il progetto di informazione ed educazione per convincere gli abitanti della Valle Bormida a non inquinare, e 600 milioni per valutare il fabbisogno di personale tecnico delle Regioni francamente è uno sperpero incredibile. Se il Presidente Beltrami proponesse 600 milioni per valutare il fabbisogno tecnico del personale della Regione Piemonte in Valle Bormida chiederemmo subito le sue dimissioni.
Quando da parte dell'Ansaldo richiedono per la formazione professionale 22 miliardi capisco che al Ministero abbiano un certo imbarazzo e cerchino di risolvere il problema limando. Limando però fino ad un certo punto. Non so se sono entrati in ballo i cosiddetti santi protettori perché, guarda caso, nella parte che riguarda Acqui c'era nelle tabelle un lungo elenco di cose molto minute e puntuali che spariscono e tutto viene accorpato in un'unica voce. Mentre per Alessandria non spariscono: c'è l'aeroporto di Alessandria. Non so se s'inventa l'aeroporto di Alessandria per far fuggire gli abitanti della Valle Bormida di fronte al fatto che l'ACNA continuerà ad inquinare. E' il concetto di risanamento? Il centro fieristico di Alessandria che cosa c'entra con il risanamento? Ha ragione l'Assessore Cernetti nel dire che il mandato dell'Ansaldo era ben altro. Non era quello di ipotizzare un Piano di sviluppo e buttare dentro 600 miliardi per un Piano di sviluppo, ma era quello di individuare le fonti di inquinamento e gli impianti.
Su questa improvvisazione di cifre, vedi Traforo del Carretto, vedi la strada Alba-Cortemilia, sorgono dei dubbi (anche per quanto riguarda il metrò di Torino).
Qui però sorgono dei problemi. Dicevamo ieri che negli Stati Uniti l'EPA, l'Agenzia governativa per la Protezione Ambientale, recentemente è stata messa sotto accusa da uno speciale ufficio del Congresso per le valutazioni tecnologiche. Quell'agenzia avrebbe speso dal 1980 ad oggi 7 mila miliardi di lire (tenete presente che la nostra legge finanziaria per il prossimo triennio per le zone considerate ad alto rischio ambientale prevede investimenti superiori agli 8 mila miliardi). Che cosa è stato rimproverato all'EPA? Sostanzialmente tre cose: 1) di aver utilizzato sistemi di disinquinamento non adeguati e improvvisati a causa delle carenze di analisi tecniche preventive 2) di aver avviato non dei veri e propri programmi di disinquinamento ma un insieme non coordinato di lavori procedendo peraltro all'assegnazione dei lavori con molta disinvoltura 3) di aver avviato programmi puntando al minimo costo ottenendo risultati non solo insufficienti, ma tali che talvolta aggravano il problema.
Se provate a sostituire la sigla EPA con quella della Ansaldo e in qualche caso con il Ministero dell'ambiente non sarà difficile capire che per la Valle Bormida si stanno in qualche modo ripercorrendo gli stessi errori.
Dire, però, che si sta producendo lo stesso scandalo è prematuro. Le giustificazioni che l'EPA ha tirato in ballo sembrano le stesse usate dall'ACNA e in parte dal Ministro.
Dice l'EPA: non si può ottenere la protezione assoluta, non si pu usare l'impatto ambientale zero, perché se viene applicato rigorosamente porta alla soppressione di ogni attività e non solo delle industrie.
Sembrerebbe che tutto il mondo è Paese, ma in realtà non è così.
In Italia abbiamo un Ministro che alle tematiche dell'ambiente ha dato un impulso, questo non lo ignoriamo, è un Ministro che, per sua stessa ammissione, si muove in modo artigianale affrontando l'emergenza, come lui sostiene, da spazzacamino.
Negli Stati Uniti d'America, dopo lo scandalo è venuto fuori che la politica dell'emergenza non è affidabile se non si guarda al governo dei sistemi complessi, perché in materia di industria chimica e di decontaminazione da prodotti chimici tossici non esistono sufficienti conoscenze tradotte in esperienze accumulate e rielaborate. Ecco il punto.
Tant'è vero che noi ci troviamo di fronte all'enorme discarica del basso Piave, all'interno dello stabilimento ACNA, che non si sa come trattare perché il problema è talmente grande e rispetto a questi problemi non esistono esperienze accumulate per cui, da un punto di vista tecnico scientifico, si è nella situazione dell'"apprendista stregone".
L'Assessore parlava di 227 microinquinanti, ma sono i microinquinanti scoperti. Quanti in realtà siano i microinquinanti in Valle Bormida non lo sappiamo . Nessuno è in grado di saperlo, perché un microinquinante che viene da un camino, nel momento in cui ha l'impatto con l'aria, ha degli elementi mutageni e nel momento in cui viene accumulato insieme ad altri microinquinanti, determina una catena imprevedibile e il risultato finale non si conosce. Nell'insieme dei microinquinanti presenti in Valle Bormida si sa che comunque sono altamente tossici.
Comunque, negli stati Uniti d'America si è giunti alla conclusione che l'EPA deve affrontare soprattutto i problemi relativi alle tecnologie per mettere insieme esperienze, per accumulare tecnologie e non dare l'appalto dei lavori.
In Italia l'attenzione del Ministero dell'ambiente nelle zone ad alto rischio è unicamente rivolta ai grandi depuratori. C'è inquinamento, allora avanti tutta con i depuratori, credendo che con le soluzioni ingegneristiche si risolva l'inquinamento chimico.
Non è così! Veniamo alla vicenda del depuratore di Dego. Si scopre che l'ACNA non rientra nelle tabelle Merli. Due campionamenti su quattro lo dimostrano. A un certo punto si porta il prodotto ad alto inquinamento derivato dalle produzioni dell'ACNA, il percolato, a Dego perché si ritiene che attraverso la diluizione i problemi siano risolti. La tossicità dei prodotti chimici però rimane perché attraverso la diluizione non si risolvono i problemi. Allora bisogna eliminare i prodotti chimici che sono nei corsi d'acqua, soprattutto nel fiume Bormida.
E' poi paradossale che all'interno di quel volume si dica che in fondo la Valle Bormida è una zona come quella di Saluzzo. E' un ragionamento incredibile: la Valle Bormida ha 206.000 abitanti; il carico inquinante dei 206.000 è equivalente a 900.000 abitanti. Nella zona di Saluzzo esistono molti suini, ogni suino, secondo un parametro che viene fatto per quanto riguarda il carico dei depuratori, inquina per quattro persone, quindi la popolazione suina della zona di Saluzzo e la popolazione umana messe insieme corrispondono a quella che si ricava nella Valle Bormida. Quindi la Valle Bormida non è zona ad alto rischio, ma è una zona come il Saluzzese, come il Fossanese, come il Poirinese.
Perché si fa quel ragionamento? E arrivo all'elemento politico vero.
Durante la chiusura dei 45 giorni e con il Piano dell'Ansaldo (costato un milione a riga perché i due funzionari che si sono recati a Cortemilia hanno stilato un documento di 40 righe per un totale di 40 milioni) si è tentato di dimostrare che i veri problemi della Valle Bormida non sono gli impianti dell'ACNA (che mai nessuno ha valutato e ha fatto bene l'Assessore Cernetti a ricordare i quattro punti sui quali doveva impegnarsi l'Ansaldo uno dei quali erano le fonti di inquinamento e gli impianti), ma sono il pregresso, ovvero i percolati che non si sa come trattare, il depuratore che non risolve il problema, il fatto di portarlo a Dego o a Savona. Tra l'altro, nella prima stesura si parlava di 350 mt cubi che devono essere portati a Dego, nella seconda stesura si parla sempre di 350 mt cubi a medio contenuto salino, che è un'altra cosa. Per un certo periodo quelli dell'ACNA hanno cercato di convincerci attorno al concentratore che ricavava il solfato di sodio; nei 110 miliardi dovevano esserci 50 miliardi circa di investimento per questo che avrebbe tolto il contenuto salino.
Nella seconda versione c'è l'aggiunta dei 350 mc a medio contenuto salino che devono andare a Savona o a Dego. Allora che cosa faranno del concentratore? Ripeto, il tentativo è quello di dimostrare che i problemi veri sono il pregresso e non sono gli impianti; il problema vero è determinato dalla fragilità ambientale della valle, dalla portata del fiume che nei mesi estivi è minima, dalle caratteristiche geomorfologiche della valle, della situazione che lì si presenta.
Non possiamo accettare queste cose. Per fortuna, c'è stata una sentenza della Pretura di Cairo che nel 1986 ha dichiarato gli impianti dell'ACNA inquinanti; l'ACNA già allora era fuori legge.
Mi domando: dal 1986 ad oggi la gestione degli impianti è cambiata? No.
L'atto di impegno assunto dall'ACNA prevede il cambiamento della gestione degli impianti? No.
Il Piano di risanamento (per usare un eufemismo) predisposto dall'Ansaldo prevede un'analisi dettagliata degli impianti? No.
A questo punto, non possiamo che arrivare alla conclusione che questo Piano va respinto perché non ci interessa discutere di aeroporti, di centri fieristici, di trafori, di tunnel, di autostrade, di campi da golf.
Questo doveva essere un Piano di risanamento e di disinquinamento e non un Piano di sviluppo. Sul Piano di sviluppo deve impegnarsi la Giunta regionale sulla base di un impegno assunto e sarebbe anche opportuno avere una comunicazione da parte dell'Assessore alla pianificazione per sapere come si sta muovendo l'IRES. Dal mese di settembre in poi il Gruppo di lavoro non si è più riunito.
Non ci interessa questo Piano di risanamento, quindi si pone il problema di riproporre la chiusura dell'ACNA per consentire un'analisi molto approfondita sull'inquinamento degli impianti e questa analisi non può che essere fatta attraverso la chiusura dello stabilimento e la sospensione delle produzioni per un'indagine molto accurata sul complesso delle fonti di inquinamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che non sia necessario aggiungere molte parole alla comunicazione dell'Assessore che fa il sunto di quello che probabilmente molti di noi diranno. C'è anche una risposta a un documento che forse a molti di noi non piace.
Siamo ad un anno esatto da quando quell'area è stata riconosciuta ad alto rischio ambientale (27/11/1987) e dobbiamo riconoscere che alcune cose sono state fatte (anche se si sono fatte forse più parole). Intanto si sono creati i presupposti per valutare in concreto, e non soltanto a livello di ipotesi o di semplici supposizioni, le reali implicanze del dramma del Bormida. Voglio dire che prima c'erano i difensori d'ufficio che, a volte furbescamente e a volte ipocritamente, propugnavano in modo semplicistico il diritto al lavoro e alla occupazione e accusavano soprattutto i Sindaci della Valle Bormida di aver iniziato una battaglia di retroguardia agitando lo spauracchio della disoccupazione e delle difficoltà economiche.
Oggi, grazie ad alcune iniziative prese anche a livello nazionale dal Consiglio dei Ministri e qui dalla Regione, abbiamo un documento dal quale possiamo trarre delle indicazioni e con il quale formulare delle risposte concrete.
Da un anno l'area è stata definita ad elevato rischio di crisi ambientale e, leggendo le proposte formulate in questo documento, parrebbe che abbiamo dimenticato i motivi per i quali il Consiglio regionale, i Comuni e le Province avevano iniziato la battaglia del risanamento.
Il documento che stiamo esaminando dice che la qualità delle acque sotterranee è caratterizzata da una situazione di criticità e che gli inquinamenti provengono principalmente da attività industriali, da attività agricole e dal percolato di discariche di rifiuti, come se si trattasse della stessa cosa, come se fosse indifferente la qualità e la quantità dell'attività agricola, la qualità e la quantità delle discariche per rifiuti urbani rispetto all'attività industriale. La relazione Ansaldo dimentica però che laddove esiste una situazione normale, quindi anche di zone critiche ma con normali inquinamenti derivati da attività agricole e con inquinamenti da percolato di discariche di rifiuti urbani, se ci sono 160 mila abitanti, il risultato è che ci saranno gli equivalenti problemi di smaltimento per 160 mila abitanti. Non dunque come in quest'area che con 164 mila abitanti si ha un potenziale di inquinamento pari a 900 mila abitanti. Quindi non si possono fare dei paragoni mettendo allo stesso piano gli inquinamenti prodotti dalle attività agricole e dalle discariche di rifiuti urbani.
Dice ancora la relazione Ansaldo: "Per un tratto di circa 40 chilometri sul ramo di Millesimo e di circa 30 chilometri sul ramo di Spigno, a valle degli insediamenti industriali, la qualità delle acque non risponde agli standard impedendone l'uso potabile, irriguo e la balneazione". E ancora: "Il crescente stato di inquinamento delle acque ha avuto forti influenze negative sullo sviluppo dell'agricoltura e zootecnia. Dal censimento effettuato nel 1982 risulta che nel versante piemontese della Val Bormida poco più del 40% della superficie irrigabile veniva effettivamente irrigata e buona parte di questa utilizzava acqua di falda. Intere colture, tra le più pregiate, sono state abbandonate per la cattiva qualità dei risultati.
L'inquinamento ha inoltre severamente compromesso l'allevamento di bestiame che in alcune zone si è letteralmente dimezzato nel corso degli anni '70.
Queste influenze negative dovute all'inquinamento hanno inevitabilmente accelerato l'esodo dell'agricoltura della zona che, trattandosi di un'area a tradizionale vocazione agricola, si è tradotto in una significativa riduzione della popolazione locale, poco o nulla attenuata dalla parallela industrializzazione".
Dice sempre la relazione: "Il carico organico urbano e industriale prodotto nell'area è pari a quello di 900 mila abitanti equivalenti. I livelli di trattamento non sempre sono adeguati stante la limitata capacità di diluizione e quindi di autodepurazione del fiume dovuta alla bassa portata dello stesso. E' prevedibile che un risanamento ambientale possa rallentare l'esodo della popolazione rispetto agli anni storici".
Poi il documento comincia a perdere quota. Fa un'affermazione dalla quale discende tutto il resto.



MONTEFALCHESI Corrado

Scusa Bonino, ma non è mai decollato.



BONINO Guido

Nel senso che riconosceva, come riconosciamo noi, tutta la situazione di grave disagio. Fa un elenco dei mali cronici poi improvvisamente spiega: "Tuttavia un rallentamento nel calo della popolazione non può che derivare da un corrispondente incremento nelle attività economiche locali ciò che a sua volta significa un parziale ripristino delle capacità agricole e turistiche della Valle Bormida".
Qui si comincia a parlare di un parziale ripristino e non siamo per niente d'accordo.
Intanto i 1.158 miliardi previsti di investimenti pare siano a carico di altri (privati? utenti? enti locali?), non si sa bene come e quando sarà possibile attivarli; sono previsti quasi 470 miliardi e poi si parla di un programma pluriennale 1988/1992. Probabilmente si dovrebbe cominciare a parlare del 1989/1993; quindi dal 1987 (data di riconoscimento di zona a rischio) saranno già passati sei o sette anni, ammesso che nel frattempo sia realizzabile una parte delle proposte.
Non vorrei addentrarmi nella disamina completa degli obiettivi del Piano. L'hanno fatto l'Assessore e il collega Ferro e credo che altri colleghi lo faranno. Vorrei soltanto dire che questo Piano è improponibile perché parte da presupposti improponibili, non parte dalla verifica della compatibilità dell'ACNA per arrivare al risanamento, al disinquinamento e allo sviluppo dell'area, ma parte dal presupposto che comunque dev'essere compatibile. E' uno studio di alta ingegneria per dimostrare che bene o male sarà compatibile.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Bassa ingegneria!



BONINO Guido

E' un modo di dire.
Certo, ha ragione Rossa quando dice che sono allettanti le proposte delle strade, dei trafori, delle tangenziali.



ROSSA Angelo

Questa è una parte del Piemonte.



BONINO Guido

Chi conosce quell'area sa benissimo che da Cortemilia ad Alba non c'è solo il problema delle 139 curve, ma c'è il problema che per percorrere 60 chilometri ci vogliono due ore di auto. Qui rientra l'altro discorso che facevamo la scorsa settimana sui problemi sanitari: che cosa significano le aree di estrema periferia, che sono irraggiungibili, rispetto ad aree con un'alta popolazione.
E' interessante il discorso relativo allo sviluppo dell'area. Chi di noi non è interessato a risolvere problemi vecchi di emarginazione di territori a causa di situazioni geografiche? Guai però se accettassimo un discorso che in qualche misura potrebbe allettarci, un discorso come quello che qualche tempo fa si sentiva nelle fabbriche (la famosa indennità di rischio: una maschera in meno, 2.000 lire in più come indennità di rischio).
Siamo d'accordo che queste opere sono determinanti per lo sviluppo dell'area, ma sono determinanti per qualsiasi area che abbia queste caratteristiche, al di là degli inquinamenti. Siamo d'accordo dunque che sono importanti gli investimenti, fatto salvo però il presupposto che comunque il primo risultato che vogliamo ottenere è quello della compatibilità dell'azienda con l'ambiente e non della compatibilità, costi quel che costi.
Non crediamo che il programma quinquennale possa essere rispettato. I programmi probabilmente saranno più di uno ed allora non si può tollerare oltre una attesa che è insostenibile già da anni.
Concludendo credo di poter dare un consenso alla relazione dell'Assessore. Sarebbe bene che per lunedì all'incontro con gli enti locali lo stesso Assessore preparasse un documento con alcune indicazioni di principio, di inflessibilità e senza compromessi su quelle che sono le nostre aspettative e le aspettative della gente della Valle.
Ognuno si assumerà le responsabilità per quello che non avrà fatto. Noi non dovremo cadere nel tranello di scendere a compromessi perché abbiamo con contributi risolto il problema di un ponte in più o di un ponte in meno. Quindi inflessibilità. L'ordine del giorno presentato e all'attenzione dei Gruppi credo sia in linea con i documenti già approvati da questa assemblea e credo che la proposta di legge di iniziativa regionale che sta circolando a livello dei Gruppi possa, dopo un esame approfondito in sede di Commissione, essere attentamente valutata.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un ringraziamento particolare all'Assessore Cernetti che è stata molto concisa e chiara nella sua esposizione e nel suo giudizio.
Il Piano presentato è assolutamente inaccettabile. Innanzitutto si dovrebbe chiedere all'Ansaldo il risarcimento dei danni perché non ha prodotto quanto le è stato commissionato. Se la Regione ha contribuito finanziariamente bisognerebbe esaminare se c'è inadempienza contrattuale.
Questo Piano è stato copiato dal Piano di risanamento del Lambro. Ieri un esponente dell'Associazione per la salvezza del Bormida aveva una copia del Piano per la Valle del Lambro. Ebbene, i funzionari dell'Ansaldo hanno tolto delle frasi, ne hanno aggiunte delle altre, hanno copiato tali e quali le parti generali, specialmente quelle relative al disinquinamento atmosferico, così che quello che andava bene per il Lambro va bene per il Bormida. In sostanza, i due inquinamenti potrebbero essere simili, ma sarà molto difficile che abbiano le stesse caratteristiche.
A parte questa premessa, devo dire che la filosofia di questo Piano è sbagliata sin dalla partenza perché nel commissionamento di questo lavoro c'era l'individuazione delle fonti di inquinamento. Secondo questo studio le cause dell'inquinamento sono date dai depuratori non funzionanti, dai pochi insediamenti produttivi e dai pochissimi allevamenti zootecnici.
Certamente essendo partiti con un'altra filosofia e avendolo voluto completare con un Piano socio-economico, dobbiamo anche valutare la parte relativa al risanamento nel Piano socio-economico.
Ho letto attentamente le famose sedici schede e vorrei fare il punto su quelle dell'approvvigionamento dell'acqua.
L'Assessore nella sua comunicazione ha parlato di un costo che è allucinante. Il costo dell'acqua potabile nei Comuni della Valle Bormida si aggira già oggi su 1.100/1.200 lire al metro cubo. Se carichiamo l'utente del costo per il potenziamento degli acquedotti o per il risanamento della vecchia rete, avremmo un costo per l'utente della Langa cuneese e astigiana, dove sta per arrivare o è appena arrivato l'acquedotto delle Langhe, di 2.500 lire al metro cubo! E' una cifra assolutamente inaccettabile.
Se parliamo di Piano socio-economico della Valle Bormida non dobbiamo dimenticare che la Valle Bormida è completamente isolata, quindi possiamo fare dei bei piani, possiamo anche dare delle agevolazioni, ma dobbiamo considerare che da Torino a Cortemilia un autotreno carico di merce impiega cinque ore, quindi sarà ben difficile che le aziende vadano a collocarsi in quella zona. Il famoso traforo del Carretto che toglierebbe Cortemilia dall'isolamento con la Liguria e l'altro traforo che permetterebbe l'avvicinamento di Cortemilia ad Alba in un Piano di sviluppo socio economico della Valle Bormida ci stanno tutti. Ma, visto che hanno fatto molte cose inutili, dovevano vedere che la Valle Bormida cuneese è strozzata da una galleria alta solo m 3,10, quindi dovevano prevedere anche l'ampliamento e lo spostamento di quella galleria. Un camion proveniente dalla Liguria non può andare a Cortemilia passando da Cengio e Saliceto perché non può passare sotto la galleria di Prunetto. Anche questo punto sarà da rivedere se si amplierà il Piano socio-economico della Valle.
L'altro punto dolente riguarda l'agricoltura. E' ridicolo prevedere 21 miliardi di investimenti su 1.400 miliardi in quattro anni. L'agricoltura è stata penalizzata più di altri settori, specialmente nelle zone del cuneese e dell'astigiano che erano ad alta vocazione agricola. Qualcosa si produce ancora, ma non si consumano i prodotti perché sono inquinati dall'acqua e dall'atmosfera. Un pomodoro di Torre Bormida o di Gorzegno ha il gusto del fenolo. Anche il vino dolcetto di Torre Bormida sa di fenolo.
Gli interventi in agricoltura vanno modificati. Si fanno tanti sforzi per portare degli insediamenti artigianali o industriali nella Valle, non dimentichiamo che le aree non sono tali da poter insediare grandi concentramenti produttivi. Il futuro della Valle Bormida è nella specializzazione dell'agricoltura e nell'incremento degli allevamenti della razza bovina albese che è l'unica razza piemontese che riesce a sopravvivere alla concorrenza dell'importazione dalla Francia che sta invadendo il Piemonte. E' importante focalizzare ampiamente il discorso sull'agricoltura.
Come cuneese devo fare un ultimo appunto. Il Piano è fortemente sbilanciato tra l'alta e la Bassa Valle. La parte maggiormente inquinata è l'Alta Valle Bormida, sono gli undici Comuni della provincia di Cuneo e gli interventi (non per partigianeria contro il collega Rossa) sono tutti previsti in una parte della Valle che è sì inquinata, ma non è così inquinata come sono i Comuni della provincia di Cuneo.
Spero che il Vicepresidente nello stralcio del Piano socio-economico che riguarderà la Valle Bormida, terrà conto delle difficoltà dell'agricoltura e delle difficoltà in cui si trova il Cuneese.
Confido che l'Assessore e la Giunta portino avanti la battaglia contro questo Piano e ne approvino un altro che sia più vicino alla realtà e alle nostre esigenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Con il suo consenso, signor Presidente, vorrei dare notizia di un flash dell'ANSA: "Ghidella lascia il Gruppo FIAT". Non c'entra con l'argomento ma può essere utile averlo presente, visto il clima che sta crescendo in questo paese con le cariche della polizia agli operai, ai cassaintegrati come è avvenuto ieri.
E vengo all'ordine del giorno che dobbiamo discutere. L'Assessore si chiedeva retoricamente se approvare o respingere. Io dico respingere respingere senza indugio. Da questo punto di vista voglio esprimere subito l'adesione, aggiungo io entusiastica, alla proposta del collega Fracchia di chiedere i danni all'Ansaldo per questa porcheria che ha presentato spacciandola per un piano. Voglio dare l'adesione entusiastica a questa proposta, cioè assumere un'iniziativa istituzionale per sottolineare il comportamento inaccettabile di un committente di istituzioni pubbliche che si è comportato in una maniera assolutamente intollerabile.
Nel merito del Piano ha già detto bene il collega Bonino. Penso che se il sottoscritto e altri colleghi dell'opposizione possono sottolineare le convergenze con esponenti importanti della maggioranza su questa materia, è grazie alla battaglia assidua, puntuale, che da un anno e mezzo andiamo conducendo per prendere coscienza della drammaticità del problema che abbiamo di fronte. E questo è un dato assolutamente positivo innanzitutto per le popolazioni locali del Piemonte e anche per la dignità delle istituzioni.
Diceva bene il collega Bonino che sono i presupposti del Piano che sono inaccettabili. Si ritiene che l'ACNA sia compatibile con il territorio circostante, ma è assolutamente dimostrato essere falso, come ancora quindici giorni fa la Magistratura di Cairo Montenotte ha sanzionato.
Allora: respingere, respingere senza alcun indugio.
Il Piano di risanamento (si fa per dire) in che cosa si riduce? In una subdola ricerca del consenso. E' stato già detto; man mano che i minuti passano gli argomenti vengono sviscerati. Si tratta semplicemente della messa in fila della lista della spesa dei Comuni. Allora, per brevità tutti abbiamo visto la tabella p) allegata alla deliberazione in cui si parla di stadi, tangenziali, campi di bocce, che vanno benissimo al collega Rossa ma che non c'entrano per nulla con il risanamento della Valle Bormida e mi fa piacere che l'Assessore all'ambiente, Cernetti, socialista, la pensi in modo opposto rispetto a quanto afferma il Capogruppo socialista Rossa.
Allora, è una subdola ricerca del consenso, costruita in maniera molto abile, tant'è vero che ai Comuni dissenzienti, quelli i cui Sindaci hanno rimesso il proprio mandato per protestare contro un comportamento inaccettabile dello Stato (sono i Comuni più colpiti dell'Alta Valle Bormida), non viene data nemmeno una lira oppure vengono date delle briciole.
"A Frà che 'te serve?", chiedevano i palazzinari del sacco di Roma a Evangelisti, braccio destro del sempiterno Andreotti. "A Giò che 'te serve?" direbbero oggi gli "ecofurbi" al Ministro dell'Ambiente Ruffolo.
Colleghi, lo sviluppo socio-economico non doveva essere pertinenza della Regione Piemonte? Non c'è una deliberazione di Giunta con la quale il Vicepresidente Vetrino affida all'IRES uno studio sull'argomento? Noi possiamo accettare e far passare inosservata questa espropriazione di una parte essenziale del ruolo delle Regioni in tutta la vicenda? Il Piano è stato costruito in modo indecente, come altri colleghi hanno detto. E' un Piano "astorico". Pare che non ci siano dati sull'inquinamento in quella Valle...



DEVECCHI Armando

Si tratta di cent'anni di inquinamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

I dati si riferiscono soltanto al mese di luglio, come se in cent'anni non si fosse accumulata una letteratura consistente sull'argomento.
D'altra parte - ha appena finito di dirlo Fracchia - ci troviamo di fronte alla fotocopia del Piano predisposto per il Lambro, come se non ci fossero delle differenze.
E' allarmante, signor Presidente e signor Assessore, la notizia che abbiamo raccolto ieri in ambienti parlamentari e che io qui riporto e cioè che dopo le critiche che sono state portate al Piano dell'Ansaldo l'Ansaldo, intascati più di due miliardi, avrebbe chiesto altri quattro miliardi per approfondire lo studio. Se questo è vero dovremmo insorgere subito per le ragioni anzidette.
D'altra parte questo Piano - aggiungo un piccolo elemento che finora non è emerso - prevedrebbe la spesa di 40 miliardi per aumentare la portata del fiume attraverso la costruzione di altri due invasi che dovrebbero avere la funzione di diluire i veleni per spanderli un po' più a valle visto che non ci si premura di chiudere il rubinetto del veleno.
Nella deliberazione del Ministero si ritiene ad un certo punto che il Piano di risanamento dell'azienda costituisca parte integrante del Piano di risanamento per la Valle. Di questo non si discute, colleghi. Però si sa che contiene già cose gravi. I miliardi del Piano Montedison, che appunto dovrebbero costituire parte integrante di questo Piano di risanamento, sono 97 di cui 47 sono destinati all'impianto di produzione di solfato sodico e potassico da reflui concentrati. Si fa passare questo impianto per un intervento di risanamento quando si tratta semplicemente e puramente dell'allestimento di una nuova linea di produzione. Anche su questo possiamo fare finta di non vedere, di non sapere.
Vorrei finire perché il clima in quest'aula oggi purtroppo non è quello delle grandi occasioni. C'è molta svogliatezza sebbene l'argomento sia riconosciuto da tutti di grandissima importanza.
A questo punto penso sia legittimo chiedersi perché un uomo intelligente come Ruffolo abbia deciso di scivolare cosi clamorosamente coprendosi di ridicolo su tutta la vicenda. Bisogna sforzarsi di dare una interpretazione. Quello che noi proponiamo ci induce ad affermare che questo comportamento è "mercantile" nei confronti della vita, della salute della nostra comunità. Probabilmente sull'altare del nuovo polo chimico e pubblico Enimont, perorato dal Ministro De Michelis, l'onorevole Ruffolo ha voluto fare buon viso a pessimo gioco acconsentendo a chiudere la Farmoplant in cambio del funzionamento dell'ACNA. E' un atteggiamento mercantile che non possiamo accettare. Allora da questo punto di vista assume ancora più rilievo l'iniziativa regionale.
Democrazia Proletaria condivide il giudizio critico che l'Assessore ancora stamani, come aveva già fatto nella VII Commissione, ha dato del Piano dell'Ansaldo. Rossa non è contento, l'ho già detto, e questo è un bene. Bisogna cercare di concludere questa nostra discussione traendone le conseguenze. Penso che sia giusto operare per uscire con un ordine del giorno, possibilmente di tutti o quasi tutti, che su cose chiare e precise si pronunci senza equivoci come abbiamo saputo fare a metà di settembre benché le conseguenze non siano state quelle che auspicavamo. C'è una bozza di ordine giorno che respinge il Piano dell'Ansaldo e che rinnova la richiesta di chiusura dell'ACNA.
Aggiungo anche un'altra cosa. Da due mesi Il Gruppo DP ha consegnato una proposta di legge di iniziativa regionale, da rivolgere al Parlamento nazionale, ai 60 Consiglieri, senza distinzione alcuna né di carica né di appartenenza di Gruppo. Quella proposta di legge ha già cominciato a raccogliere una serie di qualificate adesioni di esponenti di forze politiche che pure sono molto distanti da noi nella collocazione in questa assemblea. Dovremmo riuscire anche su questo a darci uno scatto di reni.
La proposta di legge che DP ha elaborato e ha proposto all'attenzione e alla sottoscrizione di tutti quelli che la condividono, prevede la proibizione all'ACNA di continuare a manipolare i veleni che hanno fatto morire il fiume Bormida e moltissimi cittadini, prevede che il Piano di risanamento sia fatto dalla Regione, prevede il risarcimento dei danni da parte della Montedison, in poche parole, un recupero di ruolo politico istituzionale della Regione Piemonte, oltre che di soluzioni alla radice di una questione che angoscia i nostri concittadini. Penso che sia importante riuscire a proporsi con questo ruolo propositivo agli enti locali. Ecco perché abbiamo voluto, insieme ad altri colleghi, che questa discussione si facesse prima di lunedì.
Assessore, lei su questo ha convenuto e penso che sia un elemento importante per portare lunedì, all'incontro con il Comitato di informazione, questo nostro spirito, questi nostri contenuti.
Il Piano di risanamento dovrebbe essere attuato nell'ambito del Comitato Stato e Regione, nel quale Comitato sappiamo ha un ruolo preponderante la Regione Liguria, mentre sappiamo non esserci alcun ruolo degli enti locali, i quali rischiano di essere catturati, cosa che in parte è già avvenuta, in un rapporto clientelare, bilaterale, se non vogliamo usare questa bestemmia, tra enti locali e singoli parlamentari o pezzi di governo che sarebbero esclusivamente di nocumento alla soluzione effettiva del problema. Per questo motivo il Consiglio regionale deve saper recuperare complessivamente un ruolo politico, dobbiamo saper proporre queste sfide che siano all'altezza della realtà dei fatti. Su questi presupposti la discussione di oggi penso non sia stata inutile se si ha la volontà di andare avanti. Quindi domenica, alla manifestazione che si svolgerà a Cengio, il gonfalone che la Presidenza del Consiglio ha in animo di mandare, non sia soltanto lo sventolio di una bandiera vuota, ma sia invece l'espressione di una volontà di questa istituzione ad affrontare alla radice e risolvere questo secolare problema.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto mi scuso se nel mio intervento si evidenzieranno delle imprecisioni. Questo deriva dal fatto che ho potuto vedere questi documenti solo ieri quando ci sono stati consegnati; questa mattina poi ho appreso con sgomento questa mattina che una parte di questi documenti non sono quelli giusti. Fortunatamente ho capito che, tutto sommato, vanno bene lo stesso anche se una parte di questi non sono formalmente ufficiali. La mia lettura è stata inevitabilmente superficiale, dati i tempi. Dire che sono rimasto un po' perplesso è dire poco per un dato che voglio immediatamente enunciare. Mi sembra - con il massimo di pragmatismo che bisogna avere in queste cose che questo Piano sia nato su un presupposto, una dichiarazione di zona ad alto rischio ambientale, ufficializzata con un atto del Governo più di un anno fa, e, al centro di quella dichiarazione, una rilevazione oggettiva seppur ancora in parte da verificare, che tale situazione si era realizzata a causa della presenza in zona di un particolare insediamento industriale che aveva provocato certe conseguenze.
Dalla lettura della parte iniziale del Piano avrei voluto sapere almeno due cose alternative l'una all'altra: se questo era vero, e allora si sarebbero dovuto trarre certe conseguenze sul tipo dell'intervento da operare, o, se questo non era vero, la prova e la documentazione attraverso una ricerca più approfondita del perché questo non era vero. Mi sembra invece che questo Piano non abbia dato nessuna di queste risposte, o meglio le ha date tra le righe, perché la lettura ci porta a concludere che si tratta di un intervento in una zona ad alta densità produttiva in cui l'agricoltura ha un certo peso nelle fasi di inquinamento, in cui gli scarichi urbani hanno un certo ruolo, in cui gli scarichi industriali ne hanno un altro. Comunque, è un quadro che non si differenzia purtroppo da altri quadri presenti nel nostro Paese dove sono presenti certe attività produttive industriali, agricole, urbane.
Quindi, queste risposte non ci sono e questa è una carenza non secondaria, laddove invece il discorso partiva da quel dato presupposto affermato in un provvedimento governativo. Ho l'impressione che già l'approccio sia deficitario e, conseguentemente, è deficitario l'intervento che viene proposto, intervento apprezzabile ma - ripeto - adeguato ad un tipo di problematica diversa da quella su cui si fondava la necessità di affrontare un Piano come questo.
C'è però un altro aspetto che mi lascia perplesso. E' il rovescio della medaglia. Il Piano si struttura sotto due direttrici: il disinquinamento per il passato e una serie di proposte perché le attività economiche della zona possano essere in parte trasformate, in parte migliorate per ottenere un quadro complessivo di intervento socio-economico che consenta la ripresa della zona stessa. Anche in questo caso non credo che il Piano risponda alle aspettative. Come diciamo noi legulei, gli interventi proposti hanno più la parvenza della "pecunia doloris" che non quella di un piano organico di ricostituzione del tessuto economico e sociale di una zona e di una regione, cioè il pagamento di una serie di necessità obiettive che la zona ha a fronte di un "disagio" derivato da un passato non troppo brillante.
Non credo che questo sia sufficiente. La risposta che avrebbe dovuto dare il Piano, almeno quella che ci saremmo aspettati, era, seppure nelle linee generali, una filosofia di interventi che consentisse di ricostituire sotto il profilo economico la situazione nella zona e consentisse delle proposte alternative a certe situazioni e a certi insediamenti produttivi che attualmente esistono per compensare, attraverso questi, eventuali tagli che si rendessero necessari per non proseguire in una operazione di inquinamento.
La terza perplessità riguarda il fronte dei finanziamenti almeno per queste due parti d'intervento. Si parla di 1.200 miliardi dei quali 688 a carico dello Stato, 469 a carico dei titolari degli interventi. Leggendo poi nel Piano scopriamo che i 388 miliardi a carico dello Stato sono "sub judice", cioè potranno essere impegnati là dove le leggi finanziarie dei prossimi cinque anni consentiranno compatibilità che permettano l'impegno di questi soldi.
Dei 469 a carico dei titolari degli interventi, leggendo la spiegazione, scopriamo che una quota sarà a carico degli insediamenti (si è parlato dei 150 miliardi dell'ACNA), ma una quota non indifferente sarà a carico degli enti locali piemontesi. Dobbiamo perciò stornare dai 469 miliardi la quota che dovremo reperire in casa. Quindi anche questo intervento appare ridimensionato. Saranno risorse speciali, particolari che Comuni, Province, Regione, dovranno reperire. Le nostre perplessità rimangono per l'incertezza di una quota del finanziamento e perché una parte dell'altra quota rimarrebbe a carico degli enti locali che dovrebbero essere i destinatari positivi e non passivi di una sorta di intervento speciale.
Un apprezzamento alla Giunta per quello che ha fatto. Ha tempestivamente manifestato il proprio orientamento, ha riferito al Consiglio il suo atteggiamento, che io ritengo necessario ma non per questo meno coraggioso. Ci auguriamo tutti, e siamo certi, che saprà proseguire in questo tipo di approccio perché il risultato finale sia quello che tutti ci aspettiamo. Diversamente, qualora la nostra istituzione regionale, non riuscisse ad incidere nel processo che si è avviato per questo grave problema, dovrà rassegnarsi a continuare ad essere il muro del pianto in cui tutti vengono a lamentare i propri problemi ma da cui non si riesce a partire per trovare le soluzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

L'intervento di Santoni e il mio, vengono seguiti oltre che dai colleghi presenti anche dal Presidente della Giunta, dal Vicepresidente e dal neo Assessore Marchini. Di ciò li ringrazio, però sarebbe stato opportuno che l'Assessore Cernetti fosse rimasta presente a tutti gli interventi. Indubbiamente sarà in altro loco per motivi istituzionali. Non era un rimarco, ma una constatazione. Comunque, ringrazio l'Assessore Cernetti che rientra in aula al banco del Governo accanto al Presidente, al Vicepresidente e agli altri Assessori.
Entro immediatamente nel vivo dell'argomento dicendo che il nostro Gruppo non può che condividere totalmente il giudizio negativo e di inaccettabilità del Piano Ansaldo, così come è stato esposto dall'Assessore. Aggiungere altre considerazioni oltre a quelle che sono già state fatte da tutti i colleghi sinora intervenuti, sia di maggioranza che di opposizione, lo ritengo superfluo.
Dico anch'io che il Piano è decisamente inaccettabile perché, come ha detto l'Assessore e come appare evidente solo attraverso lo scorrimento sommario della documentazione, ha un contenuto insussistente; non si riesce a capire quali siano gli interventi previsti e in che cosa consistano, ci sono informazioni a guisa di preambolo errate, si valorizza il Piano di disinquinamento dell'ACNA. Soprattutto c'è una parte inaccettabile fra quelle inaccettabili del carico ai cittadini della Valle Bormida che se questo Piano andasse ad attuazione ne uscirebbero "cornuti e mazziati" per usare un'espressione che rende l'idea. Quindi non è il caso di aggiungere altro.
Il Consigliere Fracchia ha fatto molto opportunamente un accenno alla necessita che l'Ansaldo, azienda di Stato "irizzata", risarcisca i danni in conseguenza di questo Piano inaccettabile.
Accennava l'Assessore che, in base al protocollo, pare che la Regione non dovrà pagare alcunché per questo Piano totalmente inaccettabile.
C'è però una voce di danno che penso possa essere richiesta. La Regione in quanto tale, dopo che verrà conclamata l'inaccettabilità del Piano potrà richiedere all'Ansaldo il danno per il ritardo con il quale si andrà ad attuare il Piano di disinquinamento che sicuramente non predisporrà l'Ansaldo, perché il ritardo provoca un danno alla salute delle popolazioni che continuano a vivere sotto la cappa dell'inquinamento. Siccome la Regione tutela in forza di Statuto la salute delle popolazioni, penso che questo danno, magari in una cifra simbolica, possa essere richiesto.
Questo è comunque solo un aspetto del problema che pur ha rilievo ai fini di "bollare" questo assurdo e inaccettabile comportamento dell'Ansaldo.
Voglio sottolineare un aspetto dell'intera questione. Il Gruppo MSI è preoccupato del fatto che il Consiglio dei Ministri abbia già predisposto una bozza di adozione del Piano di disinquinamento, sia pure con qualche variante rispetto al testo dell'Ansaldo. A questo proposito voglio rimarcare, come peraltro ha già ricordato l'Assessore, che nel protocollo di intesa, all'art. 5, si dice espressamente che il Piano di disinquinamento viene adottato di intesa con le Regioni competenti.
Quindi chiedo che il governo regionale si imponga con tutte le sue forze e in maniera politicamente robusta, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il Consiglio dei Ministri, con il Ministro dell'Ambiente ricordando che, qualora venisse approvato il Piano senza l'assenso della Regione Piemonte, si andrebbe incontro non solo a un atto illegittimo sotto il profilo formale, ma anche ad un inaccettabile atto politico e alla violazione di un atto solenne qual è un protocollo di intesa.
Un'ultima considerazione. C'è la sentenza del Pretore di Cairo Montenotte. Non ne conosciamo ancora la motivazione ma, visto il contenuto e il dispositivo della sentenza, è da ritenersi che nella motivazione si leggerà a chiare note che il Pretore, in base alle prove raccolte l'autorità giudiziaria ha svolto ancora una volta una funzione supplente rispetto agli organi politici - dirà che l'ACNA ha inquinato e che l'inquinamento perdura tutt'ora. Questo infatti risultava dalle notizie a flash di TG3, date circa un mese fa quando ha fornito la notizia del dispositivo, che brevemente commentava dicendo che il Pretore aveva pronunziato in tal senso pur riservandosi la congrua motivazione in quanto era risultato dalle carte processuali che l'ACNA aveva inquinato e l'inquinamento perdurava.
Se le cose stanno così, e le verificheremo alla luce della motivazione è necessario chiedere al Ministro dell'Ambiente per la seconda volta e per intanto, il provvedimento cautelare di sospensione delle lavorazioni dell'ACNA. Mi pare che, chiedendo questo, quasi sfondo una porta semiaperta perché nel comunicato stampa diffuso il 15 novembre dalla Giunta si legge un atteggiamento diretto a questo obiettivo, cioè alla chiusura; in altri termini la Giunta rimane sempre sulla posizione che aveva già espresso nei mesi di giugno e luglio.
Quindi chiediamo il riesame di questa richiesta di chiusura delle lavorazioni. E' chiaro che il problema non si esaurisce qui. Il prossimo passo sarà quello di rivedere le procedure da attuare ai fini di arrivare a un vero e serio Piano di disinquinamento che sia sostanzialmente accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ho seguito con estrema attenzione il dibattito dall'introduzione dell'Assessore Cernetti agli interventi che sono seguiti, tutti diretti a dare un giudizio negativo alla proposta del piano acquisita dal Ministero dell'ambiente.
Dopo aver letto e riletto la proposta di piano, sono qui con animo sgombro da posizioni pregiudiziali e disponibile a comprendere le varie ragioni, ma, che per tanti sforzi io possa fare, non riesco ad aderire alla valutazione che è stata fatta sul Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida, non riesco a trovare elementi che mi possano convincere di quella "assurdità", come qualcuno l'ha definita, con la quale si è presentato il Piano: inaccettabile, negativo; secondo il Ministero e il Ministro ci si sarebbe coperti anche di ridicolo; qualcuno è andato più in là chiedendo che la Regione richieda il risarcimento dei danni.
Non ho elementi di valutazione, so però che il Ministero intende acquisirlo e se dovesse esprimere delle valutazioni successive diverse avrebbe dovuto tenerlo in sospeso o prenderne atto e non già acquisirlo.
Non cadiamo in quello che può essere un rischio di provincialismo. Mi spiego. Spesso su alcune proposte presentate si danno giudizi duri, con l'intenzione però, man mano che si ha il quadro complessivo, di cambiare il giudizio, di attenuarlo e di vederlo in modo diverso.
Dico questo perché mi pare che questa proposta, questo piano, siano visti con una visione pessimistica, per non dire catastrofica. Respingo questa interpretazione. La Regione ha dimostrato di non essere pronta, di non aver esaminato in modo specifico questo particolare problema e questa area. Intanto all'appuntamento non è arrivata puntuale, non c'è ancora un progetto di settore che riguardi, per esempio, la Valle Bormida partendo dall'ACNA.
Non mi sembra che si possa valutare questo Piano, anche se presenta aspetti insufficienti e confusi. E' un Piano che va verificato e approfondito. Mi pare che nel momento in cui dalla bonifica alla formazione del piano-direttore demanda ai prossimi sei mesi, manifesta la necessità di coinvolgere le forze vive degli enti locali e delle associazioni...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non sei informato!



ROSSA Angelo

Non ho rapporti privilegiati con nessuno, ho anch'io l'ultima stesura.
Tutti però abbiamo una esperienza sufficiente a capire che un Piano non è mai incontrovertibile, anche se parte dalle più alte istituzioni, un Piano è una proposta complessiva sulla quale si lavora per ridefinirne obiettivi e metodologie. Mi sembra che nell'insieme il Piano, benché riassuntivo in quattro tabelle, abbia aspetti che possono cambiare nell'arco di 6/7 anni la connotazione di un'intera area. Io li valuto questi aspetti e dico che il Piano ha degli elementi positivi, lo dico a nome del Gruppo socialista non soltanto come alessandrino; per la prima volta vengono affrontati problemi di una parte del Piemonte con un impegno coerente...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Che c'entra il campo di bocce di Acqui Terme con il risanamento?



ROSSA Angelo

Collega Stagliano, quando si parla di turismo termale, curativo, si parla di gente che si muove, si parla di aspetti ai quali annettiamo dal punto di vista economico molta rilevanza, quindi non si può non avere presente anche questi aspetti, che sembrano frivoli; nel quadro di una economia che è cambiata anche i campi da bocce o da golf, anche le strutture del tempo libero hanno la loro importanza, perché si traducono in termini economici. Con questa visione bisognerà guardare il nostro Paese.
Le stazioni termali, quindi la città di Acqui Terme, possono rappresentare un grande richiamo, pertanto occorre lavorare per rilanciarle. Questi sono gli obiettivi che dobbiamo porci.
Può darsi che 21 miliardi per l'agricoltura siano insufficienti; c'è poi l'artigianato, ci sono le strutture e le attività collegate alla viabilità, ai trasporti stradali, alle ferrovie, agli aerei.
Intanto questo Piano realizza una serie di interventi che partono dal Piemonte e vanno in Liguria e viceversa. Allora, vediamolo con una visione diversa, con più ottimismo, senza assumere atteggiamenti pregiudiziali collega e compagna Cernetti. Io non sono qui per assumere degli atteggiamenti acritici, per dire che il Piano è perfetto, però sono per valutarlo come un dato positivo. Mi sorprende questo atteggiamento manifesto il mio stupore perché avrei voluto vedere un atteggiamento più aperto, come una base, una proposta da arricchire, da approfondire, nel quadro di un grande impegno.
Dalla dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale ad oggi è trascorso un anno. C'è stato qualche ritardo, certo, però non era acquisito che nel giro di un anno si potesse arrivare ad un impegno di questo tipo. In un Paese moderno una guida politica moderna, deve cominciare a guardare ai grandi impegni come il risanamento del bacino del Po, seguendo l'indirizzo che altri grandi Paesi hanno seguito attorno a importanti fiumi, il Tamigi, la Senna e il Rodano. Da queste iniziative si deve partire semmai per allargare il discorso e l'impegno in settori importanti come quelli del recupero ambientale, del risanamento, della bonifica e dello sviluppo socio-economico. A me sembra che dobbiamo lavorare con questo approccio e lo dico con la mente sgombra da atteggiamenti pregiudiziali. Ci sono stati momenti in cui abbiamo assunto nei confronti degli amici più cari atteggiamenti fermi, posizioni nette perché quando si notano incongruenze è giusto evidenziarle. In questo caso ci sono e la gente della Valle Bormida deve saperlo. Non ho alcuna difficoltà a dire che non mi trovo in sintonia, che mi trovo in contraddizione.
La Regione si attrezzi in modo da svolgere il suo ruolo. Ci sono dei dati non chiari? Ebbene, si ponga l'accento sui dati non chiari. Nel momento in cui si istituisce un comitato di coordinamento che addirittura fa capo al Presidente del Consiglio dei Ministri, che impegna le Regioni e gli enti locali, che vede la partecipazione concreta della gente, nel momento in cui questo si configura come un'alta autorità che vigila e sovrintende, si dimostra che le cose non sono fatte a casaccio, ma che ci sono delle fasi importanti.
Si devono chiarire i rapporti con la Regione Liguria, con la quale oggi avrebbe dovuto esserci un incontro poi rinviato e che mi auguro venga fissato entro breve tempo perché con la Liguria, attraverso incontri e confronti, anche se con qualche punta di polemica, dobbiamo cercare di superare questi aspetti per muoverci con una visione che abbia per obiettivo il dato complessivo, quindi anche l'ACNA sulla quale probabilmente ci sono posizioni differenti che passano trasversalmente anche all'interno del PSI. C'è chi vorrebbe verificare di più, chi vorrebbe assumere atteggiamenti più decisivi, il problema però è di vedere se questo tipo di produzione, tenuto conto delle tecnologie, degli sforzi e degli investimenti, è compatibile o meno, se è in grado di riconvertirsi, se lo stabilimento si deve chiudere. Non è cambiato niente rispetto ai discorsi che facevamo qualche mese fa. Si parla degli scarichi di Dego e di Savona.
Come si può dire "si fa così"? Sono state offerte delle alternative, sono stati effettuati degli studi. Così come non ci si può fermare di fronte alle differenziazioni del costo dell'acqua. Il nostro è un Paese pluralista in cui ciascuno svolge il suo ruolo autonomo, incide, interviene...



FERRO Primo

Paga le tasse!



ROSSA Angelo

Sì, però ci sono delle aree che le tasse non le pagano! Fortunatamente ci troviamo al centro di rapporti con altri enti, con altre forze, sensibili a questi problemi, vengono a configurarsi enti locali, società per azioni, la Cassa DD.PP., si tratta di vedere qual è l'impegno della Regione in questo quadro.
Non saremmo così sprovveduti di caricare la gente di responsabilità e di oneri finanziari che non può assumersi, sarebbe come dire che non si fanno andare avanti le cose. Tutto questo deve essere visto secondo una visione di piano.
Signor Presidente, signor Assessore, signori del governo, partiamo da un dato positivo. E' stato affidato un incarico all'IRES, saremo in grado di avere degli elementi, cerchiamo di accompagnare il nostro discorso al Ministero e al Governo con delle proposte in cui la Regione sia inserita profondamente anche per proporre le modifiche da apportare al Piano. Questo è necessario per evitare che business e interessi si mettano in moto e abbiano spazi particolari. Se c'è volontà di programmazione, se c'è un impegno, io li vedo in questa proposta di piano che è una base valida da cui partire per dare un messaggio in sintonia con le attese, fuori dalle posizioni pregiudiziali, dalle posizioni preconfezionate di chi non guarda ai problemi concreti e reali, ma di chi tenta di dislocare un'area piuttosto che un'altra, in una direzione piuttosto che in un'altra. Se vogliamo concludere il dibattito con un documento, auguro che il documento abbia questa strutturazione, altrimenti questa fase potrebbe rappresentare un momento di riflessione per l'assemblea, per il governo, dal quale partire per realizzare delle posizioni più precise, quindi potrebbe essere una presa d'atto, senza una conclusione con documenti ufficiali. Un documento negativo mi pare che ci taglierebbe i ponti non solo alle spalle ma anche di fronte; sarebbe un errore. Potremmo chiudere il dibattito senza votare un documento, a meno che (non ho la pretesa che questa assemblea cambi opinione) non si realizzi un documento che riaggiusti le cose in una direzione valida per il ruolo che intendiamo svolgere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Mi spiace intervenire dopo il collega Rossa che in sostanza dice: "Avevamo scherzato quando avevamo detto che non era sufficiente quello che era stato deciso per l'ACNA con l'accordo che ha portato alla riapertura anzi, andava benissimo tant'è vero che va bene di qui all'infinito, perch il Piano di risanamento dice che tutto è sostanzialmente già stato deciso nell'accordo fra il Ministro e l'ACNA stessa prima del 19 settembre".
Mettiamoci d'accordo con noi stessi: se andava bene non occorreva contestare quell'accordo, allora, se non andava bene, non possiamo oggi accettare un Piano che di fatto ratifica quella situazione.
Ma questo documento è inaccettabile non solo e non tanto per quello che non contiene, ma per quello che contiene. Non è accettabile che un documento, commissionato ai sensi di una legge che riguarda le aree a rischio e che prevede il risanamento della Valle, preveda una politica generale di sviluppo del Piemonte e della Valle e invada competenze che non sono né del Ministero dell'Ambiente né men che meno dell'Ansaldo. Nessuno ha chiesto all'Ansaldo di fare un Piano di sviluppo per la Valle Bormida e non esiste nessuna ragione per cui l'Ansaldo debba arrogarsi tale diritto.
Può farlo la Regione. Se occorrono finanziamenti si potrà chiedere un intervento dello Stato e il Piano di sviluppo socio-economico si farà quando si saprà che cosa si dovrà fare per risanare la Valle, perch altrimenti in ipotesi, potrebbe anche non essere necessaria alcuna particolare iniziativa di sviluppo socio-economico in quella Valle e men che meno in altri luoghi, come Alessandria, Acqui dove i problemi non è detto che siano superiori a quelli delle zone del Monregalese, come ci ricorda spesso il collega Martinetti. Un Piano di sviluppo socio-economico deve stare dentro a delle scelte oppure deve essere collegato a problemi di sottrazione di attività riguardanti lo specifico Piano di risanamento.
Questo Piano di risanamento è incredibile. Potremmo benissimo metterci tutti d'accordo e fare un Piano di risanamento di quel genere. Se non per una parte molto piccola, questo Piano non si basa su nessun dato aggiuntivo rispetto alle conoscenze che erano disponibili sulla situazione della Valle, per esempio, quelle che erano nella deliberazione per la dichiarazione di area a rischio. Manca uno studio che giustifichi le cose che vengono proposte, che peraltro sono pochissime rispetto al vero e proprio risanamento della situazione ambientale. Bisogna capire che cosa ha chiesto all'Ansaldo il Ministero, in accordo con le Regioni, per dire se va bene o meno quello che l'Ansaldo ci ha restituito. Era stato chiesto: 1) - di individuare le fonti primarie di inquinamento, responsabili della situazione di rischio, di quantificarne l'impatto su quell'ambiente e quindi di definire l'accettabilità o meno per quell'ambiente delle singole fonti primarie di inquinamento e di rischio per la Valle. Questo non c'è non c'è nessuna analisi che definisca e quantifichi l'impatto sull'ambiente delle singole fonti, particolarmente dell'ACNA e, nell'altro ramo del Bormida, delle altre aziende, cosa che tutti eravamo interessati a conoscere perché qualcosa sull'ACNA a poco a poco l'abbiamo imparato mentre sulle altre aziende non abbiamo imparato niente e certamente da quel Piano nulla abbiamo imparato 2) - una valutazione scientifica (non una favoletta) delle condizioni di inquinamento pregresse, la loro localizzazione e quantificazione e che venisse definito il loro impatto sull'ambiente. Anche su questo non c'è nulla 3) - una valutazione dell'inquinamento delle singole fonti primarie e la definizione della compatibilità dell'ambiente di ciascuna e di tutte nel loro insieme 4) - una analisi della quantità di inquinamento aggiuntivo derivante dalle attività agricole, da altre attività complessive e dagli scarichi civili, il quale va ad aggiungersi all'inquinamento delle fonti primarie e può determinare modifiche dei livelli di compatibilità 5) - sulla base di un'analisi scientifica, la descrizione degli interventi delle priorità, dei tempi per realizzarli e la definizione dei finanziamenti necessari (non i finanziamenti di interventi non descritti).
Un Piano che valuta l'impatto sull'ambiente di determinate attività deve anche dire che cosa si propone di ottenere in termini di riduzione dell'inquinamento nella Valle. Questo è un Piano basato su valutazioni scientifiche, altrimenti è al massimo un lavoro di scrivano e di raccolta dei pochi dati disponibili.
Alla fine il Piano deve definire un sistema di monitoraggio, non quello messo in atto attualmente per verificare la situazione della Valle, ma un sistema di monitoraggio dell'efficacia degli interventi previsti.
Questo noi ci aspettavamo e queste sono le ragioni per cui deve essere respinto questo Piano; dobbiamo chiedere al Ministero di avere il coraggio di respingerlo, sapendo che questo comporta perdita di tempo. Deve essere respinto perché va sancito che cos'è un Piano di risanamento, altrimenti è uno strano pasticcio in cui alla fine della storia si danno soldi alle popolazioni per compensare, come diceva giustamente il collega Bonino, il fatto che di qui a non si sa quando non cambierà nulla.
Occorre dire un'altra cosa. Noi abbiamo accettato che ci dicessero anche se non ne eravamo affatto convinti, che fosse possibile in pochi mesi definire la situazione effettiva di inquinamento e quindi la compatibilità o meno degli impianti, e in particolare dell'ACNA, con la Valle. A questo punto, l'unica cosa che abbiamo capito da questo Piano è che occorrono anni per saperlo. Ma questo non può significare che in questi anni l'ACNA vada avanti cercando di raggiungere in un lontano futuro un livello di inquinamento compatibile con la Valle.
La conseguenza del rigetto del Piano deve essere anche la richiesta di chiusura cautelativa della fabbrica, almeno fino a quando un Piano redatto nei termini in cui dicevo sia disponibile.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

Sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Ala, Pezzana, Tapparo Montefalchesi, Vetrino, Mignone.



REBURDO Giuseppe

Chiedo anch'io di parlare.



PRESIDENTE

Per adesso però ha facoltà di intervenire il Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è più facile chiudere l'ACNA che la bocca a Reburdo. Allora, cerchiamo di ottenere il primo dei due risultati che è anche il più importante.
Cercherò di essere telegrafico per indicare ed esporre almeno una serie di problemi.
La prima domanda che mi pongo è: perché si è giunti a questo punto? Perché viene presentato un Piano del genere fermo restando, come ho già detto in VII Commissione, che il mio giudizio su di esso non può che coincidere con la maggioranza degli interventi che mi hanno preceduto e con la comunicazione dell'Assessore? E' un giudizio che non può che emergere dal fatto che il protocollo di intesa di febbraio, documento molto travagliato, nato da scontri e posizioni divergenti all'interno di questa assemblea, tra l'altro con l'approvazione di alcuni emendamenti di cui uno da me presentato al punto d) dell'art. 3 più volte richiamato anche in altre sedi, prevedeva una serie di cose che qui non ci sono. Il giudizio, checché ne dica Rossa, non può che essere che questo documento non è comunque quello che doveva essere oggetto della nostra valutazione e, come tale, va respinto al mittente e vanno anche avviate alcune severe, per quanto serene, riflessioni su come si sono spesi i soldi per questo Piano assolutamente vuoto e carente. Non basta raccogliere documenti già disponibili da oltre un anno e mescolare questi con un Piano per il Lambro, Seveso e Olona, come ha ben detto il collega Fracchia, apportandovi qualche correzione, perché probabilmente questo apre alcuni problemi di fronte alla Corte dei Conti o cose di questo genere.
Su questo, che può anche non riguardare l'oggi e il domani, ma certamente riguarderà il dopodomani, alcune riflessioni vanno fatte.
Perché si è giunti a questo punto? Questo problema riguarda non solo più gli abitanti della Valle Bormida o il Bormida, ma riguarda la politica ambientale del nostro Paese. Se gli interventi di risanamento si fanno con il supporto di enti e di aziende che redigono i piani, si pone una seria ipoteca sulla possibilità di fare una politica ambientale nel nostro Paese al di là dei libri che si scrivono, dei convegni a cui si partecipa, degli articoli che negli ultimi tempi il Ministro dell'Ambiente ha scritto contro gli ambientalisti e contro Sindaci ed enti locali che, se si permettono di dissentire, farebbero rivolte popolari contro la ragione (era il titolo di un editoriale su "la Repubblica" che si riferiva al Sindaco di Manfredonia).
E' chiaro che la maturazione degli enti locali sulla politica ambientale non la si può auspicare con questi documenti. Si tratta di un problema che abbiamo visto e anche affrontato in quest'aula: un conto è la gestione concreta un altro conto sono gli articoli di giornale o i libri sul rapporto tra potenza e potere nelle società avanzate. Se i modelli concreti di governo sono questi, si apre un problema grande nel rapporto tra enti locali e Governo rispetto alla "vera" politica ambientale. Questo Piano è un bluff e i bluff avranno conseguenze molto pericolose.
Sui precedenti e sul perché sia stato possibile giungere a questi risultati alcune riflessioni andrebbero fatte da parte della Giunta regionale e da parte dei Gruppi politici qui presenti per l'eccessivo credito e la fiducia dati a un processo istituzionale che invece ha portato a questi risultati. Senza richiamare particolari polemiche che ci sono state nel passato, riflettiamo su alcune affermazioni fatte in quest'aula e su una errata fiducia riposta nel Ministero. Se adesso ci troviamo uniti su queste posizioni, voglio enfatizzare ed essere consapevole dell'importanza di questa unità regionale, però non posso dimenticare le vicende precedenti. Spero che l'unità si trovi poi sulla decisione che assumeremo.
L'Assessore ha detto che il Piano verrà in Consiglio per un voto nel merito, però - a mio avviso - sul dopo c'è ancora troppa vaghezza.
Secondo me il Piano va respinto, però respingendo il Piano si apre un periodo sul quale dovremmo compiere un'attenta riflessione che non può che partire dalla riproposizione di quello che nel Piano viene rimosso: l'ACNA che il Piano con una pura operazione di cosmesi e di vero e proprio miraggio cerca di far scomparire dalla Valle Bormida. Il Piano riguarda un'area astratta quindi l'ACNA non c'è più. Comunque l'ACNA torna e giustamente il Consigliere Majorino e altri colleghi hanno ricordato la sentenza del pretore di Cairo e gli scarichi non a norma. Orbene, questo Piano non fa neanche un accenno sui limiti di accettabilità che dovrebbero avere gli inquinanti provenienti dalle lavorazioni industriali, presenti nell'acqua dei rubinetti. Si propongono limiti sull'accettabilità degli scarichi dei depuratori e dell'acqua che va nei rubinetti, ma non dell'acqua che scorre nel fiume, quasi che il fiume Bormida non stia più dentro l'area a rischio.
Vorrei avere dall'Assessore alcune indicazioni su quello che si dovrà fare dopo. Occorrerà l'unità tra di noi però occorrerà molta chiarezza perché ci inoltriamo su un percorso istituzionale molto difficile che metterà a dura prova noi e il rapporto tra noi e le amministrazioni locali che sono tagliate fuori in buona parte da questa vicenda. Le amministrazioni locali dovranno gestire gli aumenti delle tariffe dei servizi pubblici per pagare il fatto che dovranno avere gli scarichi di depurazione più belli dell'Italia settentrionale e probabilmente del nostro Paese. Come possiamo sostenere che gli abitanti di quei Comuni hanno con le loro defecazioni prodotto l'inquinamento della Valle Bormida? Ci vuole un bel coraggio! Ho cercato di essere elegante, ho detto defecazioni che è il termine scientifico, perché il termine volgare riguarda lo scarico dell'ACNA.
Ogni volta che le grandi istituzioni si muovono su progetti speciali di intervento, terremoti o altre calamità naturali, propongono sempre modelli di aggressione pesante sul territorio.
Non si è parlato, per esempio, della scheda relativa allo smaltimento dei rifiuti. Solo l'Assessore ne ha parlato. Quella scheda, se l'applicassimo, prevede che affluiscano nella Valle Bormida tutti i rifiuti industriali prodotti nelle province di Cuneo, Asti ed Alessandria, perch porta nel bacino dell'area a rischio gli interventi previsti dal Piano approvato dalla Regione e che per la Regione erano invece localizzati in altre aree. Pare che lì si concentri gran parte delle attività di discarica e di smaltimento che il piano regionale prevedeva altrove. Avranno anche questo, oltre gli aumenti delle tariffe, i cittadini della Valle Bormida? Visto che lì arriveranno i soldi per finanziare gli interventi, ci mettiamo anche gli interventi per la riduzione dell'inquinamento delle altre province? Non è possibile pensare di ottenere il consenso su questo, tolto il consenso del Capogruppo socialista! Ma allora viene proprio da dire, e la collega Bresso è stata troppo gentile prima, che il consenso ad una parte del Partito socialista che è dislocata tra Acqui Terme ed Alessandria si acquista con alcuni interventi socio-economici previsti dalla tabella P). Infatti il Capogruppo socialista non è stato persuasivo rispetto al rapporto tra disinquinamento della Valle e sviluppo dell'attività bocciofila. Non riesco a capire il rapporto tra le due cose. Non lo capisco nemmeno per il Palasport. Anche il Comune di Collegno ha bisogno di essere risanato e vuole un palasport, ma non credo che lo si risani con un palasport. Non parliamo poi del palarock che vorrebbe il Comune di Torino! Per quanto riguarda l'agricoltura mi pare che tutto, nella migliore delle ipotesi, rientri nel puro assistenzialismo, cioè nel promettere dei soldi.
Sulla copertura finanziaria di questi interventi ho sentito dire poco.
La copertura finanziaria di questa patacca non c'è. Perché da un lato ogni cittadino della Valle Bormida dovrà pagare 160 mila lire l'anno con recuperi tariffari, ma dall'altro la legge, quella paginetta con riferimenti generici e con asterischi, dice soltanto: "assumendo valore costante un dato..., assumendo valore costante quell'altro dato...
assumendo che la finanziaria funzioni così..., assumendo che il fondo per questo vada avanti così, ecc.", ma sappiamo che già a partire dalla legge finanziaria per il 1989, quelli sono puri libri dei sogni. Un documento del genere il Presidente della Repubblica non dovrebbe sottoscriverlo, ma dovrebbe rimandarlo indietro. Tra l'altro, alcuni interventi oltre a rinviare a procedure per l'acquisizione di denaro senza tener conto delle soglie di ammissibilità dei meccanismi con cui, per esempio, si pu accedere alle fonti di finanziamento (vedi FIO), rinviano a fonti di finanziamento del tutto ipotetiche.
Ed ancora non si tiene conto di una serie di politiche pericolose che stanno avanzando nella Regione Liguria, altro problema cruciale che il Piano non prende in considerazione. L'ha già rilevato l'Assessore in maniera più elegante dicendo che il Piano non distingue tra alta e bassa Valle. In realtà il Piano non distingue nemmeno tra Piemonte e Liguria. Le politiche della Provincia di Savona e della Regione Liguria rispetto alla Valle Bormida sono in incremento per lo sfruttamento e lo sviluppo industriale nella parte ligure della Valle e questo pone una seria ipoteca perché determinate logiche di sviluppo, qui non sufficientemente contrastate, portano a pensare ad un incremento degli inquinanti di origine industriale nella Valle e non ad una loro riduzione come sarebbe auspicabile. Comunque non è possibile sapere se gli inquinamenti di origine industriale aumentano o diminuiscono. Il Piano, non portando dati di sorta permette chiaramente di eludere ancora una volta il problema. Si mettono poi a carico dello Stato interventi che invece devono essere a carico dei soggetti privati e degli industriali. Pare che non si sia nemmeno capaci di fare riferimento alle leggi dello Stato, il DPR 175, la direttiva Seveso, i nuovi valori e criteri definiti relativi alla qualità delle acque. Tutto questo fa pensare che il Piano è fatto da incompetenti e questo crea un problema generale per il nostro Paese, perché non si tiene conto né delle norme di piano esistenti nelle Regioni né delle leggi nazionali. La Regione Piemonte, con meno risorse, con meno presunzione, avrebbe potuto produrre un documento di questo genere, ma si sarebbe vergognata di mandarlo in giro.
E' con questo problema che noi dovremo fare i conti uscendo di qui. Mi auguro di poter uscire da questa discussione con un documento forte e unitario che non solo condanni il Piano, ma che ci permetta di gestire insieme la nostra linea futura e che sia capace di riaprire il nodo centrale della questione: la chiusura dell'ACNA e la necessità degli atti istituzionali da compiere per giungere a questo risultato. Non possiamo soltanto rifiutare questo Piano senza trovare dei meccanismi che ci permettano di aggredire il problema principale che è l'inquinamento della Valle.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi, è antipatico dire "l'avevamo detto" per di questo si tratta. Quando il Ministro decise di affidare alla società Ansaldo l'incarico, noi dicemmo già allora che si trattava di un bluff e che il prodotto finale non sarebbe stato accettabile, viste le premesse. E avevamo ragione. Avevamo ragione anche quando nelle innumerevoli sedute di Consiglio dedicate al problema dell'ACNA ci permettevamo di dubitare delle "posizioni forti" che questa Regione approvava con ordini del giorno.
Avevamo ragione perché non hanno mai sortito nessun effetto reale, visto il Piano che oggi ci viene presentato.
Ho ascoltato con molto apprezzamento e stima - e lo rimarco - quanto ha dichiarato l'Assessore Cernetti nella sua introduzione. E' stata la relazione di un Assessore che ha capito i problemi dell'ambiente, forse dimenticando per un momento i giochi di equilibrio, di Partito o di Giunta ma certamente ha svolto un'analisi sul contenuto di questo Piano che è largamente accettabile.
E' un Piano povero di dati che fa pochissimi riferimenti alla situazione esistente. Sull'inquinamento atmosferico a pag. 10 dice unicamente: "La qualità dell'aria, sulla base di analisi effettuate sporadicamente, ha rivelato la presenza costante di numerose sostanze organiche volatili". Fare riferimento al Piano Olona e Lambro significa prendere un lavoro già fatto e non voler apparentemente capire nulla del Piemonte, significa prendere un piano e proporcelo senza aver analizzato la situazione specifica della zona.
Per quanto riguarda il momento istituzionale a pag. 25 si legge: "Coloro che gestiranno il Piano"; non ci sono riferimenti alle realtà locali (forse perché è il Piano Olona Lambro), non si fa riferimento alle associazioni per la rinascita della Valle Bormida e agli enti locali; poi a fine piano si dice che "è necessario informare costantemente sugli interventi da effettuare". Anche le indicazioni su un possibile Piano di sviluppo sono vaghe e inadeguate. Pare che l'inquinamento nella Valle sia da attribuire agli scarichi civili e ai diserbanti in agricoltura e non in modo specifico all'ACNA.
Quindi la relazione dell'Assessore Cernetti è da condividere sostanzialmente e mi fa immaginare questa discussione tutto sommato accademica, una ripetizione di posizioni già sostenute, quindi si sarebbe potuto risolvere in tempi brevi.
Invece mi ha stupito l'intervento del Capogruppo socialista, caro Rossa, non sono pratico di correnti, dopo tre anni qui qualcuno mi chiede ancora se "x o y" è della corrente "z o q". A parte due o tre Consiglieri (ad esempio Brizio - Donat Cattin - perché glielo rimproverano sempre) non so il gioco delle correnti quale sia. Mi chiedo però come il Capogruppo socialista possa avere dimenticato che la collega Cernetti appartiene al suo Partito e l'abbia confusa con una collega repubblicana. In quel caso avrei anche potuto capire le accuse di incapacità, di pressappochismo tutte le accuse fatte in Consiglio comunale dal Gruppo socialista a un Assessore repubblicano (accuse che io condivido). La collega Cernetti appartiene al Partito a cui appartiene il Capogruppo Rossa. Giorni fa sull'Avanti una pagina intera riportava le dichiarazioni di una senatrice socialista che arrivava addirittura a dire che l'ACNA va chiusa.
Dato che non ho la stessa opinione che ha Rossa del pluralismo, (una delle parole che è più usata a sproposito appunto per indicare il tutto e il contrario di tutto), mi chiedo se non sia per caso iniziata in questo Consiglio regionale la campagna elettorale, avendo sentito la relazione dell'Assessore Cernetti e poi l'intervento del Capogruppo Rossa. Dove si vuole andare a parare? Il Capogruppo Rossa ha parlato molto ma in maniera non sufficientemente chiara.
Quando ha parlato del Piano dell'Ansaldo ha detto una valanga di frasi che potevano essere adattate sia a un giorno di pioggia, sia a una vacanza al mare come a qualunque altra cosa. Saranno cose positive, ma tutte cose che possono essere dette su qualunque cosa e quindi anche sul Piano dell'Ansaldo. Secondo me esprimono la posizione del Partito socialista, e allora si dovrebbe chiedere una sospensione di questo Consiglio per capire se l'Assessore socialista esprime una posizione di Giunta o un'opinione personale. Ci sono degli ordini del giorno in cui vengono fatte delle specifiche richieste ripeto, credo poco nel valore forte di questi ordini del giorno - che comunque esprimono un'azione che la Regione deve assumere per dare all'esterno l'indicazione di quello che vuole realmente.
Ci sono degli ordini del giorno per i quali dovremmo, penso, riunirci per discutere e vedere se sono riassumibili in uno solo, e mi chiedo con quale posizione l'Assessore socialista Cernetti sentirà questa discussione e con quale autorevolezza il Capogruppo socialista porterà il suo contributo sostenendo l'esatto opposto di quanto sostiene l'Assessore Cernetti. Sono domande che possono sembrare ingenue però danno l'indicazione della crisi politica in cui si dibatte il Consiglio.
Ieri nella riunione dei Capigruppo sembrava che la riunione di oggi dovesse essere determinante sul futuro dell'ACNA e sulla rinascita della Val Bormida. Tutti sparavano (ma forse erano delle pallottole a salve) comunque oggi qui mancano più di venti Consiglieri, e non sembra questo un Consiglio drammaticamente vissuto e sofferto come si faceva annunciare dai Capigruppo di ieri.
Allora diciamoci chiaro e tondo dove vogliamo arrivare. Vogliamo semplicemente mistificare perché sono vicine le scadenze elettorali? Dobbiamo giustificarci con il Ministro, con il Partito, con il quotidiano di Partito, con gli enti locali, con i Sindaci che si sono dimessi, con le popolazioni della Valle Bormida alle quali bene o male un pezzo di carta bisognerà portar loro per dire "guardate come siamo stati bravi!"? E' questo che deve produrre un Consiglio regionale? Questo dibattito ha registrato una caduta per cui dovremmo avere l'onestà e il coraggio nei nostri confronti di dire esattamente dove vogliamo mirare. Non credo che una posizione come quella espressa dal Capogruppo Rossa sia comprensibile né a livello politico né a livello istituzionale dal momento che l'Assessore Cernetti ha fatto un intervento completamente opposto.
Sono domande molto retoriche, poco adatte ad una assemblea come questa però dovremmo porcele e dovremmo capire quale tipo di risposta darci perché se noi imbocchiamo questa strada, allora tanto vale arrivare in Consiglio con il pacco dei volantini per dire che il Consigliere x è più bravo del Consigliere y malgrado appartengano allo stesso Partito.
Il problema è che la campagna elettorale è già cominciata e le munizioni che vengono usate non sono serie come dovrebbero essere quelle che si usano in un Consiglio regionale, ma sono finalizzate alla polemica elettorale. Non mi sembrano delle osservazioni superficiali.
Mi ha dato l'estro a intervenire per dire queste cose l'intervento del Capogruppo Rossa, che non ho capito, se non con una interpretazione che non mi è molto familiare e propria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mia è una nota di colore in merito alle conclusioni del collega Pezzana. E' un peccato che Pezzana non sia intervenuto a suo tempo con l'apertura dei problemi della centrale nucleare di Trino 2 e del dopo Chernobyl. Il Gruppo socialista present nella sua maggioranza un ordine del giorno e la posizione dell'Assessore Maccari non era collimante. Forse è una disattenzione del collega, forse erano lontani i tempi della campagna elettorale o forse anche lui probabilmente in quella vicenda ha concorso per raggiungere quel risultato.
Ricordo perfettamente che per un solo voto questa assemblea non è riuscita a prendere una posizione in un modo o in un altro attorno al nucleare e credo che il collega qui presente era assente in quei momenti e quindi ha assunto una posizione precisa.



(Commenti del Consigliere Pezzana)



TAPPARO Giancarlo

Quindi sollevare oggi questa cosa è una caratteristica di un Consigliere per tutte le stagioni.



(Il Consigliere Pezzana si alza e protesta)



TAPPARO Giancarlo

Sei un Consigliere per tutte le stagioni! Sei un Consigliere per tutte le stagioni! Sei un Consigliere per tutte le stagioni!



PRESIDENTE

Collega Tapparo, non è possibile! L'abbiamo capito ormai!



TAPPARO Giancarlo

Sei un Consigliere per tutte le stagioni! Per colpa tua non si è presa una posizione sul nucleare.
Mi dà l'estro questo inizio di intervento per sottolineare che attorno a questa vicenda, si sono attivati dei problemi...



(Vivaci proteste del Consigliere Pezzana)



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente io chiedo di essere tutelato nei miei diritti di intervenire rispetto a un Consigliere che è stato rispettato nel suo dire!



PRESIDENTE

Non deve rivolgersi a me, ma al suo collega. Io ho tolto la parola al Consigliere Pezzana, prosegua pertanto nel suo intervento e non provochi ulteriormente.



TAPPARO Giancarlo

La ringrazio, signor Presidente.
Credo che sia stato molto opportuno il finale di Pezzana perché sta a significare che attorno a questa vicenda, dove c'è della gente in pelle e ossa legata a processi di crescita dell'inquinamento che hanno colpito e drenato una comunità, si sono messi in movimento giochi politici, alcuni con la p maiuscola, che io rispetto molto, altri con la p minuscola, che mi sembrano delle cose di retrobottega e di bassa cucina politica, e che stanno creando delle difficoltà a trovare una giusta ed equilibrata determinazione.
Una parte della scelta politica con la "p" minuscola va a portare ad una unità su una posizione che fa acqua da tutte le parti Cercherò di dimostrarlo ovviamente con tutti i miei limiti.
Intanto quello che sta per muoversi è un approccio a un problema che ricorda la discussione degli anni 1983/1984 sui bacini di crisi. Dinnanzi a delle emergenze, che potevano avere carattere più o meno diffuso sul territorio, era opportuno centrare delle aree e su queste fare un intervento mirato, con grande concentrazione, e tali da avere forti effetti. Ricordo che per Verbania si era ipotizzato l'intervento sui bacini di crisi. Quel tipo di modello è stato recuperato attorno ad una nuova emergenza che non è l'emergenza dell'occupazione (anche se ci sono questi problemi), ma è l'emergenza ambientale.
Quello che stiamo discutendo è un intervento estremamente importante che acquisisce un principio non solo per l'emergenza dell'ambiente, ma anche per altri aspetti e pone un problema di esperienza nel rapporto tra occupazione e ambiente che può costituire un aspetto estremamente importante.
Può essere un'occasione che si perde, oppure un'occasione nella quale portiamo tutti le nostre competenze e le nostre sensibilità. Però a volte suona strano un moto entusiasta, unitario, come se in questa sala i temi della programmazione fossero sempre stati sentiti in modo profondo e ben strutturato, come se in questa sala i processi di elaborazione delle scelte fossero sempre avvenuti attraverso un moto partecipativo, attraverso un processo che sapesse cogliere gli stimoli per portarli a sintesi. Si rischia di dare medaglie e far diventare eroi tutti, anche chi il giorno prima ha sostenuto cose diametralmente opposte, anche se magari per una elaborazione il giorno prima si è sentito nessuno. Adesso perché qualcuno non viene sentito si sente menomato? Ciò che mi stupisce in alcuni interventi è il non discernere certi aspetti che si sono manifestati nella nostra storia più recente. Il fatto di non distinguere, il fatto di cogliere l'elemento o ha una ragione politica, e io la rispetto perché è un problema di opportunità oppure veramente c'è una visibilità estremamente ridotta o riduttiva del problema.
La correlazione ambiente e sviluppo, che noi cerchiamo, è un aspetto forte per il futuro. Nell'intervento del Consigliere Ferro mi è parso di cogliere sorpresa perché una parte di questo Piano (criticabilissimo) presta attenzione al discorso della ripresa e del processo di sviluppo.
L'ha detto anche l'Associazione per la rinascita del Bormida sin dai primi incontri che non è sufficiente il recupero delle condizioni dell'ACNA.
Addirittura quella organizzazione porta il nome della rinascita, una rinascita che immagino socio-economica e non con altri caratteri. Quindi il dire "E' poco il 60% della cifra stabilita per il disinquinamento ed è molto il 40% per il processo socio-economico", non lo capisco. O è piccola la dimensione di spesa, e allora si può anche ragionare, oppure trattandosi di una spesa considerevole, mi pare che possiamo discutere se le percentuali possono diventare 65% e 35%, perché le grandi ripartizioni sono state ormai fatte.
La procedura che viene delineata, seppure abbia molti limiti, mi pare che recuperi alcuni aspetti. Intanto c'è un controllo sistemico di un processo complesso dove entrano in gioco molte variabili. Occorre quindi un coordinamento che non vuol ledere l'autonomia di nessuno, ma che mette in gioco le diverse energie.
C'è un decentramento funzionale, e questo è un aspetto estremamente importante, c'è una diffusione sul territorio di alcune possibilità di decisione finale non gerarchizzate. Il collega Pezzana si chiedeva dove sono i Comuni. Leggo in dettaglio: "installazione di potabilizzazione in Comuni della provincia di Alessandria" e i titolari sono i Comuni e i consorzi; più avanti si individua il nome del Comune per alcuni interventi quindi c'è la titolarità dell'intervento, c'è il costo e lo sviluppo temporale. Possiamo poi discutere se è necessaria l'installazione di potabilizzatori o meno, su questo non ho la competenza tecnica per poter dire, ma la dislocazione di questi processi non credo si possa negare.
Certamente, questo Piano non è nato come un fungo. Ci saranno stati forse degli appuntamenti, immagino dell'Assessore o di altri, per capire cosa avveniva; se invece è stata una sorpresa buttata lì, sarebbe estremamente negativo.
Ho sentito che strada facendo si sono mossi alcuni indicatori.
Esaltiamo sempre la managerialità e il ruolo del privato. Non voglio usare questi termini che mi fanno un po' ridire. Molte volte un pizzico di privato e di managerialità salva tutti. Sostanzialmente qui c'è anche uno spazio che ipotizza una struttura snella, a maggioranza pubblica con il privato all'interno, come può essere una S.p.A. che segue il problema di una parte del finanziamento, la progettazione e la gestione di certi interventi.
Non vorrei che qualcuno che ieri ha esaltato questi processi adesso dicesse che non vanno più bene in questo modello, o che qualcuno dicesse che questo è un piano dirigistico. Non tutti si sono scandalizzati quando abbiamo fatto il Piano di smaltimento dei rifiuti che è un piano di bacino dirigistico per eccellenza; per la rapidità con cui l'abbiamo dovuto fare non ci sono state moltissime consultazioni; c'erano molti sindaci e abbiamo cercato di fare la consultazione come abbiamo potuto; però, se avessimo avuto il tempo, la facevamo meglio. Quindi non è che possiamo scandalizzarci per un prodotto che arriva da un altro.
Il Consigliere Bresso richiedeva qual è la situazione attuale del rischio ambientale. Effettivamente la compatibilità tra la situazione attuale e l'innesto di un processo futuro non è ben chiarita. Questo si pu fare, allora dobbiamo anche decidere se vogliamo fare una cosa in profondità impiegando il tempo che serve per avere dei dati adeguati, per avviare dei processi che non si possono fare in un giorno o in un mese.
Mi sembra di aver capito che l'emergenza ha messo in gioco il fattore tempo e considerando il tempo come elemento estremamente importante probabilmente questo in certi passaggi può fare violenza a determinazioni analitiche, precise, molto ben inserite in una modellistica adatta a questi problemi.
Credo che la carenza dei contenuti sia recuperabile. Ecco perch condivido la posizione di Rossa che ha parlato a nome del Gruppo socialista. Mi sembra giusto dire che non possiamo buttare insieme il bambino e l'acqua sporca. Possiamo tentare un'azione di recupero, magari dura e ben decisa, con idee chiare e proposte determinate, ma mi sembra un'astrazione politica per non dire altre cose. Politicamente si pu giocare come si vuole, qualsiasi Gruppo la gioca secondo le proprie opportunità, ma, in termini di razionalità di intervento e di rapporto con la gente che aspetta questo intervento, mi sembra estremamente sbagliato.
Ci sono due grandi corpi nella parte di intervento: gli obiettivi e le tabelle con il dettaglio degli interventi e dei soggetti. Negli obiettivi possiamo trovare una struttura che permette alle maglie di essere troppo larghe quindi permette delle approssimazioni, ma certo sono posti alcuni principi: c'è il disinquinamento e la bonifica come capisaldi, c'è la compatibilità tra il risanamento e lo sviluppo territoriale e ci sono i contenuti dello sviluppo socio-economico. Tutto questo è richiamato alle pagg. 38, 40 e 41, ai punti a) b) e c). Questi tre capisaldi ci sono.
Possiamo essere non d'accordo sulla loro articolazione. Diciamo no a questo? La respingiamo? Diamo un'alternativa? Allora si dica qual è l'alternativa rispetto a questo tipo di strutturazione del problema. Si ha il dovere di dirla, non si può respingere dicendo che c'è il campo da golf (che fa ridere come motivazione).
Ci sono poi le 16 tabelle. Penso a quella dello smaltimento dei rifiuti cui Ala ha accennato. C'è un nodo abnorme che è quello delle due piattaforme, però ci sono degli elementi che si possono intrecciare con il nostro Piano. E' il nostro compito: è un pezzo di indicazioni di risorse noi dovremmo dire no per una serie di motivazioni perché quelle vanno spostate in altra ubicazione così prevista dal Piano. E ci lavoriamo. I punti delle tabelle non sono da scartare, a meno che qualcuno non ami l'articolazione di queste cose.
La delega alle autonomie locali. Qui si pone un altro problema. In Commissione sento sempre parlare con estremo amore del Comune: "lasciamolo libero da vincoli, da gravami"; si dice che la società è ingessata. Qui invece, dove il Piano viene a dare al Comune una propulsione nel processo si dice che si toglie legittimazione al ruolo della Regione, alla capacità di direzione. Da che parte vogliamo stare, quando discutiamo di questi aspetti? Ho fatto l'esempio dello smaltimento dei rifiuti, ma vorrei parlare anche del controllo della qualità dell'ambiente; sul monitoraggio, così come viene strutturato, potremmo dire che non ci interessa dove vengono collocati i sensori e dire che vanno messi da un'altra parte, ma il principio non lo possiamo contestare e gli organismi che vengono posti alla gestione, le Province in questo caso, non si possono nemmeno contestare.
Oppure ci diciamo con estrema chiarezza che non funzionano.
Sulla formazione del personale, come ci possiamo scandalizzare? Non ci siamo scandalizzati quando l'ENEL. su Trino, ci aveva sostanzialmente buggerati sulla questione della formazione professionale. Qui invece ci scandalizziamo? La formazione del personale è per la gestione di determinati processi. Si portano 22 miliardi. Non mi sembra una cosa da marziani, mi sembra invece una cosa che va ritirata.
Credo che occorra fare uno sforzo per cercare con estrema precisione e durezza di far recuperare a questo piano quelle maggiori attenzioni all'emergenza ambientale in cui si pone il nodo dell'ACNA. Però non vorrei che un giorno emergesse che la prevalenza di tutto questo processo è la chiusura dell'ACNA senza un impegno forte per la rinascita socio-economica disperdendo un'opportunità e un'occasione che invece si può determinare in un'esperienza che dovremo vedere nei prossimi decenni, quella di come rendere compatibili processi di sviluppo adeguato con l'equilibrato utilizzo del territorio. Per questo respingo quel che c'è di gioco politico con la "p" minuscola, che è sostanzialmente un gioco a controllo di questi processi. A me non interessa controllare questi processi, a me interessa che questi processi vadano a risolvere il problema nodale per la nostra società di uno sviluppo equilibrato e di un rapporto con l'ambiente altrettanto equilibrato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Credo che sia stato un errore il non aver approfondito all'inizio di questa discussione il problema posto dal Consigliere Ferro che ha chiesto quali sono i documenti oggetto di discussione. Il documento Ansaldo è o non è allegato alla deliberazione? Questo documento è in parte diverso dalle 55 pagine che recano come titolo: "Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida", allegate alla deliberazione. Allora questa è un'ulteriore specificazione delle 55 cartelle? Qui ci sono indicazioni e interventi, come il Palazzetto dello Sport e altro, che nelle 55 cartelle allegate alla deliberazione non ci sono.
Se non vogliamo fare una discussione infruttuosa, diteci su che cosa discutiamo.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ho già detto in modo specifico come tutti i costi dipendano dalle sedici schede. Quello è il presupposto indispensabile dal quale tutto deriva.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, se lei non è in grado di dare una risposta precisa alla mia domanda, ne prendo atto. Cercherò di chiarire. Non c'è acrimonia nel mio intervento, voglio solo capire. Cercherò di approfondire questa questione successivamente, però voglio sapere se questo è un allegato ufficiale alla proposta di deliberazione o se è soltanto un prodotto dell'Ansaldo dal quale il Ministero ha tratto gli elementi per produrre le 55 pagine che costituiscono il Piano. Sono due cose diverse. Noi dobbiamo discutere della proposta di piano che fa il Ministero, evidentemente, ma gran parte degli interventi ha intrecciato le valutazioni su questo documento con le valutazioni sulla proposta di deliberazione e di Piano del Ministero.
Il mio giudizio sul documento dell'Ansaldo è che si tratta di un documento da cestinare. Per brevità di tempo non voglio riprendere tutto quanto è stato detto oggi da altri, però trovo originale e inaccettabile che in un Piano di risanamento si inseriscano campi da golf, palazzetti dello sport, centri commerciali, trafori, ecc., nel senso che non si pu contrabbandare per Piano di risanamento e di sviluppo la distribuzione a pioggia di opere pubbliche nella speranza di tacitare gli amministratori locali. Non è escluso che qualche amministratore locale vicino alle elezioni ritenga appetibile questa distribuzione a pioggia di miliardi per opere pubbliche. Però non c'entra con il risanamento e lo sviluppo della Valle Bormida o c'entra solo marginalmente, per questo ritengo che il prodotto dell'Ansaldo sia assolutamente inaccettabile come pure le 55 cartelle che propone il Ministero sotto il titolo: "Piano di disinquinamento e bonifica della Valle Bormida" che prescinde dal problema ACNA.
Ritengo che un progetto di risanamento e di sviluppo, che voglia anche recuperare il rapporto tra istituzioni e cittadini della Valle Bormida, non possa prescindere dalla chiusura dell'ACNA.
La chiusura dell'ACNA è la condizione sulla quale avviare un Piano di risanamento e di sviluppo della Valle Bormida. Qualsiasi piano che prescinda da questo è inaccettabile per una ragione elementare: è venuta meno l'accettabilità dell'ACNA che è la condizione fondamentale perch un'attività produttiva possa coesistere con il territorio. Non so se l'ACNA è risanabile, magari con investimenti molto maggiori rispetto ai 100 miliardi previsti e introducendo cicli chiusi; può darsi che sia possibile renderla compatibile, però chi governa, chi fa politica non può prescindere da questa condizione. Sono convinto che l'ACNA prima o poi chiuderà come ha chiuso la Farmoplant e probabilmente lo faranno le istituzioni trovando delle alternative per i lavoratori. Al primo incidente grave voglio vedere chi sarà quel Ministro responsabile della tutela della salute pubblica che non chiuderà l'ACNA.
Allora, qualsiasi piano che prescinda dalla chiusura dell'ACNA è un piano da rigettare. Anche perché la Valle Bormida si trova in una grave crisi istituzionale, decine di Sindaci si sono dimessi e queste dimissioni date sotto la pressione della popolazione, sono la spia di una crisi profonda del rapporto tra la popolazione della Valle Bormida e le istituzioni in generale. Un Piano di risanamento che non risana, che spande qualche miliardo per alcune opere pubbliche, che lascia le fonti di inquinamento è la soluzione peggiore che le istituzioni possano prendere e rischia di diventare il detonatore di una crisi molto più grave nel rapporto tra istituzioni e cittadini.
Ritengo che l'oggetto della discussione di oggi siano le 55 cartelle che in una parte recuperano il documento Ansaldo e in altre parti sono un contenitore vuoto, mi riferisco alla parte socio-economica, e non recuperano i 24-25 interventi proposti dall'Ansaldo. Danno alcune indicazioni generali da approfondire, sono 426 miliardi da riempire.
Evidentemente il Ministero - e ha fatto bene - si è vergognato di proporre nel Piano di sviluppo della Valle il palazzetto dello sport, il campo da golf e così via, quindi ha preferito fare piazza pulita di queste sciocchezze proposte dall'Ansaldo e ha dato 5 o 6 indicazioni generali mettendoci dei soldi. E' un contenitore da riempire e bisogna capire chi lo riempirà, ammesso che il Consiglio regionale intenda interloquire con il Piano o almeno lavorare per modificarlo sostanzialmente.
Quale concorso la Giunta intende proporre al Consiglio dopo aver dato un giudizio negativo sul Piano? Il primo passo da compiere per far emergere un Piano alternativo migliore che affronti le questioni del risanamento, le questioni dello sviluppo e che colleghi le due cose è quello di respingere il Piano.
Nello scorso febbraio il sottoscritto con il Gruppo comunista, il Gruppo Verde, il Gruppo DP presentarono una proposta per avviare immediatamente uno studio per un Piano di sviluppo della Valle Bormida.
La Giunta propone un Piano nuovo? Entro quali tempi? Sono tempi coerenti con quelli del Ministro Ruffolo e con i tempi di approvazione della deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri? Decide di interloquire con le 55 cartelle, intende proporre delle modifiche? Quali modifiche? Quali contenuti? Quali sono i tempi previsti dal Ministro Ruffolo per sottoporre la deliberazione al Consiglio dei Ministri, tenendo conto che la legge stabilisce che il Piano va approvato di intesa con le Regioni? La Regione Piemonte dovrebbe essere in grado di formulare delle proposte per il risanamento e lo sviluppo della Valle Bormida ma la Giunta sembra con le braghe sulle ginocchia - scusate la battuta. La Giunta non ha delle proposte da fare per quanto riguarda il risanamento e lo sviluppo della Valle Bormida.
L'Associazione per la rinascita della Valle Bormida è più attrezzata della Regione Piemonte in termini di proposte, ha fatto un convegno, ha ragionato, ha scritto delle cose.
Se a febbraio di quest'anno, quando qualcuno aveva proposto di avviare immediatamente una riflessione e uno studio sul Piano di sviluppo della Valle Bormida, aveste dato retta alla minoranza, all'opposizione, non procederemmo come rulli compressori sul fatto che avete i numeri probabilmente oggi saremmo in una situazione diversa, probabilmente avremmo qualche proposta in più. Non basta dire no al Piano proposto e lavarsi la coscienza nei confronti della gente, bisogna avere la forza e la capacità di proporre delle alternative; dire soltanto no al Piano è un modo per lavarsi la coscienza e, magari in vista delle elezioni, per tentare di perdere qualche voto in meno, ma, sia chiaro, sono pochissime le forze politiche che potranno ambire ad avere qualche voto in più, generalmente ci sarà una perdita di voti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da un lato sono interessato all'evoluzione rapida con la quale la Giunta e la maggioranza cercano di adattarsi al crescente momento di partecipazione nella Valle Bormida che da tempo chiede scelte nette e chiare, dall'altro vedo che la Regione ha tergiversato per l'incapacità di compiere delle scelte. Sono d'accordo sull'intervento serio e responsabile del Consigliere Tapparo. Anche a me pare di leggere in chi ha fatto un rapido cambiamento rispetto a qualche mese fa sulla questione del Bormida, così come sul nucleare, una posizione di carattere strumentale piuttosto che una convinta riconsiderazione di quanto si è venuti fino a pochi mesi fa sostenendo. Sono ancora una volta positivamente colpito dalla serietà e dal grande senso di responsabilità del Consigliere Tapparo che ha espresso capacità di fare politica non con la "p" minuscola.
Apprezziamo la presa di posizione dell'Assessore Cernetti, quindi della Giunta. In verità, anche alcuni Gruppi della maggioranza, in particolare il Gruppo della DC, è all'avanguardia nel cavalcare la tigre della contestazione in Valle Bormida. E' un elemento di novità, frutto di un processo che ha visto la Giunta nella fase determinante del processo di risanamento assumere una posizione molto equivoca e molto incerta naturalmente ha dato spazio a quanti nel governo e in alcune realtà produttive hanno mantenuto in piedi una struttura altamente deleteria anche agli stessi lavoratori dell'ACNA di Cengio.
Non so se chiamare questo documento Piano di disinquinamento o Piano di bonifica della Valle Bormida dove si fa una descrizione dello stato dell'ambiente in modo realistico, in tutta drammaticità. Mi pongo due domande. La prima: perché di fronte a questa descrizione così drammatica dello stato di inquinamento della Valle non si è deciso di chiudere la fabbrica? La seconda: come si è potuto autorizzare la riapertura dell'ACNA l'11 settembre? E' emblematico vedere come le lobbie operino nella nostra realtà politica e come riescano ad incidere di fronte a situazioni che oggettivamente richiederebbero scelte nettamente diverse.
Un secondo aspetto colpisce nel Piano dell'Ansaldo. La logica di questo Piano che è costruita su mega impianti di depurazione a valle, senza che si ponga un vero problema di come disinquinare, quindi togliere la fonte di inquinamento a monte. Tutta la logica del Piano invece di affrontare realisticamente il problema del disinquinamento, tende a fare degli interventi un business di carattere economico per le stesse aziende che hanno determinato l'inquinamento e per quelle che ruotano come satelliti attorno a questi interventi. E' molto semplice dire no per chi nella maggioranza è stato corresponsabile fino ad un momento abbastanza avanzato di questa situazione precaria o che comunque non ha svolto un ruolo incisivo nel determinare soluzioni diverse da quelle alle quali oggi viene dato un rifiuto netto. Come si può passare dal no al tentativo di elaborare alcune indicazioni per affrontare una situazione complessa per le carenze politiche e per le carenze sindacali che l'hanno caratterizzata? La Regione e la maggioranza come si pongono nei confronti delle proposte della Associazione per la rinascita della Valle Bormida, proposte molto interessanti dal punto di vista culturale, politico ed economico? Siamo di fronte all'esigenza di tentare un intervento che sia in grado di rispondere contemporaneamente e in modo organico alla questione relativa alla chiusura dell'ACNA, al problema del disinquinamento e del Piano di rinascita della Valle, intervento che tenga conto del legame esistente tra disinquinamento salvaguardia dell'ambiente e della salute, sviluppo e rinascita della Valle. E' prima di tutto una grande sfida culturale, poi economica. La Giunta e la maggioranza sono in grado di rispondere a questa sfida culturale, politica ed economica? Hanno la capacità di fare anche una profonda autocritica rispetto al passato? L'Assessore Cernetti nella presentazione del Piano dei rifiuti ha parlato dei cosiddetti ambientalisti che affrontano questi problemi in modo populistico, tra l'altro sollevando una questione di non poco conto perch queste affermazioni erano contenute nella presentazione di una deliberazione sul Bollettino Ufficiale della Regione. E' la prima volta che con questa parzialità politica si entra all'interno del Bollettino Ufficiale della Regione. Quelle considerazioni non competevano al Bollettino Ufficiale, ma competevano alla parte riservata alla Giunta nel Notiziario della Regione Piemonte. Al di là di questo, in questa vicenda si è manifestata un'arretratezza culturale e un'insensibilità del sindacato che ha portato alla contrapposizione di interessi che dovrebbero essere collettivi: gli interessi della popolazione, di cui i lavoratori sono parte integrante, e gli interessi dei lavoratori stessi.
Il problema riguarda l'ACNA di Cengio ma anche altre realtà del Piemonte e del nostro Paese. Non solo l'industria chimica ci pone degli interrogativi, c'è anche la partita che riguarda l'agricoltura che pone esigenze di riconversione produttiva in grado di rispondere anche alla salvaguardia di carattere ambientale, c'è la questione della ricerca e della produzione bellica che in questo momento, per fortuna, fa capo a un Ministro abbastanza attento, ma in verità isolato nel suo Partito, parlo dell'Onorevole Fracanzani che ponendo la questione dal punto di vista economico ha detto: il problema della riconversione va affrontato perch l'industria bellica italiana è in crisi, quindi è un problema generale.
Nella formulazione del Piano regionale di sviluppo pensavo che la maggioranza e la Giunta fossero state in grado di acquisire queste sollecitazioni. Purtroppo tutto questo non è avvenuto. Con tutta umiltà dobbiamo affrontare questo problema che non può essere affrontato n' in modo strumentale e tattico n' in modo tale da supportare le lobbie economiche di cui la Montedison non è parte secondaria. E' una scommessa istituzionale molto importante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone che interviene in qualità di Consigliere.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, svolgo alcune considerazioni a nome del Gruppo socialdemocratico.
Il Consiglio non può dimenticare che l'ultimo pronunciamento ufficiale di quest'aula è quello di settembre che attorno alla vicenda dell'ACNA dava un'indicazione precisa ai fini della predisposizione del Piano di risanamento e di sviluppo della Valle Bormida.
L'altra considerazione è che, nel momento in cui la Giunta assume attraverso la collega Cernetti una posizione precisa sull'argomento, non può venir tacciata di manicheismo o di posizioni rigide e strumentali quando non assume una posizione la si giudica incerta, ma, quando questa posizione è chiara, credo debba esserci altrettanta onestà nel riconoscere la serietà del pronunciamento. Nel merito poi si potrà essere d'accordo o meno.
Questa ipotesi di piano credo sia del tutto inadeguata per rispondere in modo compiuto alle esigenze e alle attese della Regione e della comunità della Valle Bormida. Non aggiungendo altri aggettivi bisogna dire però che è un piano non lineare per molti aspetti e mi permetto di fare alcune osservazioni.
Prima osservazione. Dal punto di vista metodologico mi pare un piano debole perché non vengono indicati in una scala di priorità gli obiettivi che si intendono raggiungere; non sono indicati puntualmente gli strumenti attraverso i quali questi obiettivi s'intendono raggiungere e in alcuni casi mancano anche le premesse da cui si è partiti.
Chi doveva contribuire a fornire questa metodologia? La Regione non è assente su questo versante. Coloro però che avevano l'incombenza di predisporre questo Piano si sono fatti carico di chiedere ai vari enti territoriali quali erano, se vi erano, gli atti di programmazione che consentissero di dare delle indicazioni che uscissero dall'episodico, dal contingente, dall'occasionale, dal men che correre dietro a singole istanze? In realtà credo che vi fosse già a livello regionale una serie di strumenti conoscitivi e di approfondimenti programmatici tali da dare una armatura più robusta a questo Piano.
Ho fatto alcune verifiche a livello regionale, per esempio per quanto riguarda il complesso delle opere che attengono agli aspetti socio economici, a partire dalle indicazioni del Piano di sviluppo e dagli approfondimenti fatti dall'IRES, per verificare se fossero presenti dei documenti e dei Piani che già potessero fornire un buon supporto e delle indicazioni programmatiche che uscissero dallo spunto singolo, dal richiamo puntuale di questo o di quell'ente locale. Sulla viabilità, pur essendo in presenza di documenti programmatici e di piani, non è stato chiesto nessun parere alla Regione, non è stato chiesto niente all'ANAS né a livello piemontese né a livello centrale rispetto ai Piani che aveva proposto.
Sul turismo, al di là dell'efficacia e dell'opportunità degli interventi, abbiamo una programmazione nel campo della promozione e dello sviluppo turistico, ma non se ne è tenuto conto, non si è andati a vedere quali erano le richieste già presenti, quali erano le indicazioni programmatiche in questo settore.
Se così è, giustamente ciascuno di noi, ciascuno degli enti presenti sul territorio può chiedersi: non è più giusto, anziché asfaltare questa strada, fare quella piazza, anziché fare il portico, mettere dei lampioni? Il limite dei 1.158 milioni è un limite che nasce da una sommatoria o è un limite che ha dato lo Stato? Questo è un altro elemento su cui occorre ragionare.
Credo che coloro che negli anni passati hanno lavorato attorno alla pianificazione territoriale e alla programmazione economica abbiano riconosciuto che questo Piano rivela la debolezza strutturale, che non ha neanche acquisito gli atti che in questa Regione già c'erano. Neanche di questo si è voluto tenere conto.
Il Piano risulta insufficiente, inadeguato e incompleto anche rispetto ai contenuti perché, qualora andassero bene le misure previste, sono comunque inadeguate a dare una risposta sufficiente a un rilancio della Valle Bormida.
Qual è il Piano con cui dobbiamo confrontarci? In questo vi può essere un elemento negativo e un elemento positivo. Con il sovrapporsi dei documenti diventa difficile orientarsi rispetto al documento sul quale ci confrontiamo. Ma, qualora avessimo acquisito che il documento su cui ragioniamo sia quello che porta la dicitura "Revisione 2", dobbiamo intanto chiarire che tipo di relazione vi è fra questo documento, che sostanzialmente è la deliberazione del Consiglio dei Ministri, e le famose 16 schede allegate. Vi sono delle contraddizioni fra i due documenti, che in parte possono essere riconducibili alla rapidità degli eventi, alla fretta con cui si è costruito il secondo documento, quindi potremmo ascriverlo alla categoria degli errori materiali, però vi sono anche differenze sostanziali di contenuto. Sarei per dire che noi dovremmo ragionare sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri con il suo allegato; le schede non dovrebbero essere prese in considerazione. E questo per più di una ragione. Intanto perché vi sono delle contraddizioni di merito che debbono essere chiarite; perché possiamo dire sì o no addirittura su cose contrastanti contenute in questo documento, ma anche perché posso riconoscere che la stesura che porta la dizione "Revisione 2" è un documento più affinato rispetto a quello di fine ottobre, è un documento che si fa carico degli aspetti di ordine generale, che comporta alcune correzioni di tiro che possono anche essere condivise; per esempio non vi è più l'elencazione di una serie di micro interventi.
Il documento su cui ragionare è quello che porta il titolo "Revisione 2", che deve essere rivisto e che ha già alcuni elementi di positività perché rimanda la definizione di interventi puntuali a una serie di elaborazioni successive, allora questo vuol dire che le 16 schede allegate del volume più grande non devono essere assolutamente prese in considerazione, ma che si riparte da zero rispetto all'individuazione degli elementi puntuali.
E veniamo al discorso dei contenuti. Coloro che lo difendono debbono sapere che questo Piano, comunque, parte dal presupposto che l'ACNA è compatibile con l'ambiente. Questa posizione ha una valenza politica che non corrisponde alle indicazioni del Consiglio regionale. Chi sostiene la validità del Piano contraddice rispetto a un'indicazione che aveva dato in una seduta precedente, quando riteneva invece che non fossero ancora del tutto chiari gli elementi tecnici che giustificassero la compatibilità dell'ACNA con l'ambiente.
Noi ribadiamo invece che su questo è ancora aperta una riserva, quindi per noi non è definita la compatibilità ambientale dell'ACNA, quindi questo non può essere un punto di partenza acquisito per qualsivoglia piano.
C'è un secondo aspetto di ordine generale, che non è stato sottolineato dai colleghi.
Che fine fanno gli scarichi dell'ACNA? Nel documento contenente le schede viene conformata l'ipotesi che gli scarichi ACNA sono dirottati nel depuratore di Cairo. Vuol dire che si sposta l'inquinamento dalla Valle Bormida di Millesimo alla Valle Bormida di Spigno. E l'operazione di disinquinamento della Valle Bormida? Credo che di peggio non ci si possa aspettare.
Nella deliberazione che va sotto la voce "Revisione 2", invece, questa ipotesi, che pure è confermata (qui la gravità di questa posizione), viene affiancata da un'altra ipotesi, peraltro era quella che nell'83 veniva prospettata dalla Regione, per la quale si fece una fidejussione di 13 miliardi da parte della Regione Piemonte, e che poi venne scartata perch non era praticabile.
Se questa seconda ipotesi viene introdotta per spaventare un po' di meno coloro che hanno osteggiato l'ipotesi di spostare il tubo da Cengio a Cairo, è una manovra che deve essere subito smascherata e respinta.
E veniamo al discorso socio-economico. Al di là dell'attardarsi sugli elenchi, taluni risibili, che sono stati introdotti in questo documento e che nascono dietro l'indicazione di fatti meramente locali se non addirittura di tipo personale, certamente è importante che nel Piano sia acclarato il principio che non basti parlare di Piano di disinquinamento della Valle Bormida, ma che occorra parlare anche di Piano di sviluppo socio-economico. Questo è corretto e importante; lo segnaliamo come elemento positivo.
Però i contenuti della parte socio-economica devono rientrare all'interno della logica della programmazione regionale, sono degli interventi definiti a livello regionale. Non può essere il singolo ente locale, che nella sua ottica pensa di imbracciare dei grandi binocoli che gli fanno capire come gira il mondo. E' un documento che deve essere costruito con l'apporto degli strumenti programmatori degli enti locali, ma deve essere definito con un taglio di carattere regionale. Quando si parla giustamente di interventi per migliorare le relazioni e le comunicazioni interregionali, mi rifiuto di credere che in quegli interventi ci siano le cose suggerite da un Comune di 200 o di 2.000 abitanti. Mi rifiuto di crederlo per la serietà di ciascuno di noi.
Un'ultima considerazione sulla parte economica. C'è qualcuno che mette sotto i piedi tutto perché ha visto scritto 1.158 miliardi. Anche su questo dobbiamo fare chiarezza. Ci sono risorse importanti, non sono da disprezzare (o studiato a Genova, figuriamoci se non tengo in considerazione 1.158 miliardi!). Cerchiamo anche di capire a che cosa sono finalizzati, qual è l'obiettivo. Intanto 688 miliardi sono a carico dello Stato, si deve premettere che saranno definiti con la legge finanziaria del 1989 e degli anni seguenti, quindi sono 688 miliardi con molti punti interrogativi. Si parla poi di altri 479 miliardi che non si capisce da dove dovrebbero derivare. Ho capito che si dovranno triplicare le tariffe a carico dei cittadini della Valle Bormida che, dopo aver subìto l'inquinamento, devono pure pagare il disinquinamento. Se il Piano voleva mirare a questo, bastava dirlo prima che chi voleva i depuratori, chi voleva gli acquedotti doveva pagarseli e che i Comuni dovevano farsi i depuratori.
Va anche bene l'ipotesi della società prospettata, nonostante sia circondata da fumosità perché è semplice fare il discorso di emissione di obbligazioni, ma bisogna poi capire la fattibilità e come vengono collocate.
Vi sono alcuni interventi che vengono posti totalmente a carico dello Stato e magari sono interventi che attengono all'asfaltatura di una piazza di un paesino. Vi sono invece interventi, come i trafori, che vengono caricati ad altri soggetti, alla famosa S.p.A., anche qui non si capisce con quale logica è stato fatto il riparto a carico dello Stato e a carico di altri soggetti. Per l'approvvigionamento idrico sono previsti nel Piano 209 miliardi, di cui 19 miliardi a carico dello Stato e 180 miliardi a carico di altri titolari: è un bel modo per affrontare il problema dell'approvvigionamento idrico! E si potrebbe andare enumerando altre cose curiose.
Come proseguiamo in questo nostro cammino? Al di là dei pronunciamenti sugli ordini del giorno, che possono anche non esserci considerata l'ora e considerata una serie di altri elementi, credo che la Giunta abbia colto il senso delle indicazioni che vengono dal Consiglio, il che vuol dire no a dare l'intesa al Piano perché il Ministro lo possa portare all'interno del Consiglio dei Ministri, e questo è il primo aspetto.
Giriamolo in positivo e cerchiamo di lavorare perché si addivenga ad un diverso piano; mettiamo allora in piedi tutti gli strumenti necessari, un coordinamento interassessorile e degli enti strumentali perché in tempi rapidissimi si vada ad una diversa definizione dei contenuti di questo Piano, le cui risultanze però debbono essere riportate alla valutazione del Consiglio regionale prima che la Regione possa o meno dare l'intesa alla predisposizione del Piano.
Credo che nel concreto e nell'immediato questa possa essere una strada ragionevole da percorrere.



PRESIDENTE

Termina con questo intervento la discussione generale.
Prima di dare la parola all'Assessore Vetrino per una breve risposta voglio comunicare al Consiglio che il Consigliere Pezzana ha presentato un ordine del giorno e che, sempre sullo stesso argomento, sono stati preannunciati altri due o tre ordini del giorno.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Sarò più breve di quello che avevo previsto in quanto il collega Mignone in buona parte del suo intervento ha toccato molti dei temi riferiti alla programmazione regionale che avrei voluto sviluppare approfonditamente; nelle sue enunciazioni mi riconosco, dunque, nel rifiuto che noi dobbiamo esprimere essendo mancato il raccordo con la Regione Piemonte, con i suoi strumenti di programmazione, con i Piani di settore.
Credo che la critica fondamentale vada rivolta al metodo che è stato introdotto che ha escluso nell'elaborazione i protagonisti della programmazione regionale, che sono appunto gli Assessorati alla programmazione della Regione Liguria e della Regione Piemonte.
Vorrei semplicemente svolgere qualche flash tenendo conto di tutte le considerazioni che sono state fatte.
C'è un punto sul quale mi discosto nettamente dal collega Tapparo ed è quando egli, nell'individuare le cifre di dettaglio di intervento del Piano, giustifica queste cifre indicandole quasi come momenti concreti di definizione e di chiarezza. Egli dice: "Semmai potremmo parlare di dirigismo". Credo che non si tratti assolutamente di dirigismo; c'è un'altra parola, che non esprimo e che finisce con "ismo" con la quale si potrebbe individuare una qualifica per questa scelta di dettaglio di queste cifre: dirigismo è una politica che si può condividere o meno, l'altra parola è una degenerazione della politica. Spero che non sia stato questo il metodo di fondo attraverso il quale si è giunti a questo dettaglio nel quale non scendono nemmeno i bilanci dei Consigli comunali. Chi ha esperienza di bilanci comunali sa che all'inizio dell'anno i bilanci portano delle cifre nei vari capitoli e nei vari settori e che saranno le deliberazioni del Consiglio comunale che porteranno ai momenti specifici di intervento.
Devo anche dire che quando non si affrontano per tanti anni problemi come questo con la dovuta considerazione e con la dovuta responsabilità, i problemi diventano cancerogeni e purtroppo non si possono eliminare né da un giorno all'altro né in 40/60 giorni o in quei tempi ai quali il Ministro Ruffolo ci ha abituati per presentare i Piani; secondo la logica di emergenza evidentemente questo tempo si giustifica, ma sappiamo che la rapidità e la fretta portano solo confusione; la fretta poi sappiamo che fa i gattini ciechi. Siamo quindi costretti a criticare una decisione che tra l'altro sarebbe una decisione sacrosanta, quella appunto di far accompagnare il Piano di disinquinamento con il Piano di sviluppo socio economico. Quando l'Assessore Cernetti indicava al Ministro richieste precise di far unire al Piano di disinquinamento anche il Piano socio economico, il Ministro Ruffolo diceva che non era di sua competenza. Oggi possiamo dire che la maturazione del Ministro rispetto a questo problema c'è stata perché egli ha compreso che un Piano di bonifica di quella zona non poteva soltanto riguardare gli aspetti di risanamento in riferimento all'ACNA, ma doveva riguardare soprattutto interventi in ordine al degrado nel quale quella zona è venuta a collocarsi.
Dobbiamo riconoscere che anche noi siamo stati carenti perché nei nostri Piani di sviluppo non abbiamo mai previsto interventi in favore di una zona così degradata come è la Valle Bormida. L'attenzione al Bormida è venuta con l'ultima proposta di piano nel quale, appunto, abbiamo individuato nell'IRES non l'ente che farà il Piano, ma l'ente che ci darà un quadro interpretativo dei fenomeni socio-economici tale da consentire la formulazione e la valutazione critica dei progetti di sviluppo inerenti il territorio che verranno portati avanti dalla Regione e dagli altri enti pubblici competenti.
A questo punto credo che il primo ad essere convinto della inadeguatezza del Piano sia lo stesso Ministro Ruffolo, perché, quando nella scheda 14) viene precisato che per garantire la compatibilità degli interventi esterni al Piano di risanamento, quelli legati agli aspetti socio-economici, occorre provvedere alla redazione di un "piano-direttore avente valore di documento e di indirizzi che, nel quadro delle indispensabili riunificazioni delle strategie e degli obiettivi dell'assetto territoriale degli enti, consenta di valutare l'ammissibilità degli interventi esterni al presente Piano di risanamento con gli obiettivi e le opere in esso presenti", il Ministro si è messo un paravento incredibile - a me sembra - e molto opportuno a questo punto per rimettere in discussione tutto. E' su questa linea che noi dobbiamo inserirci per far valere la nostra competenza. La Regione, concordemente con il Ministero che ha i soldi, deve fare questo Piano.
L'IRES va avanti nella ricerca che la Regione gli ha affidato, il piano di lavoro è stato approvato dal Consiglio regionale; si sono fatti gli incontri con le popolazioni; si stanno mettendo a fuoco gli elementi di conoscenza che serviranno alla Giunta per proporre un Piano congiuntamente con il Ministero.
Dobbiamo essere consapevoli del quadro finanziario nel quale ci muoviamo. I 1.158 miliardi sono una cifra fantastica, perché non è disponibile, è il risultato di una collazione di interventi. Non so se sia una cifra importante o poco importante. Se valuto che negli ultimi 6 anni attraverso i progetti FIO, che hanno la caratteristica della straordinarietà come ha il Piano per il Bormida, al Piemonte sono arrivati 1.100 miliardi, devo dire che 1.158 miliardi per quella zona sono tanti.
Quindi su questo Piano c'è stato un coro generale di insoddisfazione, per dobbiamo considerare che si tratta di un progetto non definitivo, le somme sono ancora da disporre, e che rispetto al Piano c'è l'intenzione del Ministro di verificare la fattibilità attraverso il piano-direttore. Mi sembra che ci siano le condizioni per sviluppare la nostra compresenza e la nostra volontà di partecipare alla definizione del Piano. Questo le Regioni devono rivendicarlo e non soltanto per la Valle Bormida perché ci sono altri progetti importanti giacenti presso il Ministero dell'Ambiente, parlo ad esempio del Piano per il Po. Anche in questo caso si potrebbe verificare, quello che si è verificato per il Bormida, che il Ministero proponga un Piano confezionato alle quattro Regioni; ma le Regioni rifiutano questo dirigismo ministeriale e si fanno parte attiva per essere esse stesse protagoniste della elaborazione e della definizione del Piano che dev'essere innanzitutto coerente con gli strumenti di pianificazione e con i progetti in corso.
Questo dev'essere l'atteggiamento della Regione, con l'amarezza, certo di avere registrato un momento di scollamento fra il governo centrale e il governo regionale, ma con la possibilità di recuperare appieno il nostro ruolo che ci deriva dal DPR 616 che nessuno può disconoscere.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Conclude il dibattito su questa comunicazione l'Assessore Elettra Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Nel concludere questo dibattito ringrazio gli intervenuti per la sostanziale adesione che hanno dato alla mia relazione fatta eccezione, non così grave, del dissenso aperto, con tutte le precisazioni del caso perch si dovrà verificare fin dove c'è dissenso, da parte del Capogruppo socialista.
Innanzitutto rispondo al Consigliere Montefalchesi per dire che piano e deliberazione sono stati consegnati al coordinatore del comitato di coordinamento Stato-Regioni, dott. De Giorgio. Se poi sia stato dato sotto forma di allegato questo non mi è stata specificato, è stato comunque dato come un documento di informazione; noi abbiamo verificato che i progetti e i costi derivavano dalle schede raccolte nel primo piano tecnico, mentre il secondo piano tecnico conteneva soltanto pochi concetti essenziali che pure ho riportato nell'aggiunta alla mia relazione, quindi abbiamo ritenuto che nella sostanza fosse meglio partire da qualcosa di ben preciso e specifico.
E' stato anche detto che è troppo facile dire no ed è stato chiesto quali sono le proposte della Giunta. Questo nostro no sostanziale, questo dissenso fondamentale non è acritico, ma parte con delle premesse ben precise che già in sé contengono delle diverse proposte. La Giunta è ferma su alcune condizioni di principio e di inflessibilità, la prima delle quali è che il piano deve essere un piano di disinquinamento.
Ci fa piacere che il Ministro Ruffolo si sia fatto carico anche del Piano socio-economico che dovrà seguire il piano di disinquinamento.
Ricordo - era presente il Presidente Beltrami - quanto è stato difficile inserire l'emendamento proposto da Ala; non fu accolto l'emendamento del PCI forse perché era un po' più drastico.
E' però assolutamente improponibile alle popolazioni del Bormida proporre un Piano socio-economico prima del disinquinamento. Su questo principio fondamentale la Giunta si attesterà.
Non spetta alla Giunta fare il contropiano Ansaldo, a parte il fatto che l'Ansaldo per predisporre questo Piano ha incassato 2 miliardi e 117 milioni e ha impiegato tre mesi di tempo.
Pertanto, nell'incontro con il Ministro che la Giunta ha chiesto unanimemente convinta - tengo a sottolinearlo - esporremo la situazione chiederemo i chiarimenti necessari e una modifica del Piano che tenga conto dei dati e della programmazione della Regione Piemonte.
E' stato anche detto in quest'aula che non ci deve meravigliare un certo dirigismo quando anche il Piano di smaltimento dei rifiuti ha carattere dirigistico. Figuratevi se le Regioni, e non solo la Regione Piemonte, si scandalizzano del dirigismo. Continuiamo a subire questo dirigismo, le scelte ormai le fa il Governo attraverso i fondi FIO e le facciamo noi con i 100 milioni discrezionali a livello regionale. Questo è emerso ancora ieri nella discussione sull'assestamento del bilancio.
Nel Piano di smaltimento dei rifiuti c'è un pizzico di dirigismo, che però dimostra una perfetta e profonda conoscenza del territorio, nel Piano Ansaldo invece questo non esiste. Su questo chiedevamo chiarimenti al Ministero perché non è possibile che si scavalchi la Regione nel modo in cui è stata scavalcata.
Si è anche detto di accogliere il Piano perché è pur sempre qualcosa da cui partire. Mi dispiace che chi ha fatto questo rilievo si sia limitato a fare il proprio intervento e poi se ne sia andato come se fosse esaustivo fare un quest'aula una passerella e poi allontanarsi senza sentire n quello che si è detto prima né quello che si dirà dopo. E' vero che un piano è sempre un piano, però dobbiamo stare attenti che non ci ritorni come un boomerang. La dichiarazione di zona ad alto rischio ha suscitato molta attesa nelle popolazioni della Valle Bormida, quindi un Piano di risanamento è un'occasione da non perdere per la popolazione, che conduce da 106 anni la guerra contro l'inquinamento. E' indubbio però che con questo Piano si sentirebbe tradita perché il disinquinamento è la prima fondamentale ragione di un Piano. Quindi non lo ritengo qualcosa da cui partire: qualcosa da cui partire è piuttosto la sensibilità dimostrata dal Ministro per l'ambiente e a lui chiederemo di sopperire a tutte le manchevolezze che abbiamo riscontrato.
La Giunta ha già programmato per lunedì prossimo un incontro con gli amministratori locali e in quel confronto aperto porteremo l'atteggiamento di fondamentale dissenso sul Piano.
La Giunta ritiene necessario un accordo di programma tra Piemonte e Liguria. E' infatti fondamentale una verifica dei Piani di sviluppo industriale delle province liguri e di conseguenza un'intesa con la Regione Liguria. Risulta che nell'alta Valle Bormida si sarebbero individuati più di 7 milioni di metri cubi per lo sviluppo industriale e non vorremmo che sorgessero altre ACNA e che continuasse il sistema per cui la Liguria incrementa le industrie e il Piemonte l'inquinamento. E' pertanto indispensabile un accordo di programma tra Piemonte e Liguria che preveda anche il futuro sviluppo socio-economico dell'alta e bassa Valle Bormida.
Si potranno così mettere le basi per la rinascita socio-economica: in quel contesto andranno bene i tunnel e le strade che tolgano dall'emarginazione la Valle Bormida, al limite, andranno bene anche i campi da golf di Acqui Terme per incrementare il turismo; andrà bene tutto, però non a monte, ma a valle del Piano di disinquinamento. Logicamente questo programma dovrà essere avallato dal Governo.



PRESIDENTE

La discussione è cosi terminata.
Sono stati presentati tre ordini del giorno: dal Consigliere Pezzana dai Consiglieri Majorino e Minervini e dai Consiglieri Bontempi e Staglianò. Dovrebbe essere presentato un quarto ordine del giorno da parte della maggioranza, per la stesura del quale il Consigliere Fracchia chiede cinque minuti di sospensione.
Chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Nel mio intervento avevo considerato auspicabile la possibilità di concordare un ordine del giorno che non riproducesse gli schieramenti di maggioranza e di opposizione, soprattutto perché sulla relazione della Giunta si è rivelata una larga convergenza; le uniche voci dissenzienti sono un segmento, che mi auguro molto piccolo, della maggioranza.
Preferisco un accordo con la parte della maggioranza - lo dico con franchezza - che ha espresso posizioni molto vicine alla mie, piuttosto che ritrovare nuovamente accordi all'interno della maggioranza che finiscono per essere mediazioni che si allontanano da quello che secondo me è il sentire comune e collettivo della stragrande maggioranza dei presenti.
Chiederei quindi, se è possibile, un incontro allargato e non un ordine del giorno. Non ho presentato nessun ordine del giorno perché non ritengo opportuna la sequela degli ordini del giorno. Quindi, chiedo un incontro per poter addivenire ad un documento comune.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Nell'ordine del giorno che abbiamo presentato insieme al Consigliere Staglianò ci siamo limitati ad esprimerci sul Piano di risanamento, sulla reiezione e riscrittura di questo documento.
Visto il modo in cui sono andate le cose, vista la incredibilità degli atti compiuti, si pone di nuovo la questione della sospensione e della chiusura dell'ACNA. Noi avevamo presentato un altro ordine del giorno quindi c'è facoltà di scelta. Non viene ritirato anche perché forse la maggioranza può essere aiutata dallo sforzo che abbiamo fatto di autolimitazione nell'individuare il punto su cui ho sentito tutti esprimersi e convenire, anche perché non vorrei che tra la maggioranza che si riunisce da una parte e gli sbandamenti che ci sono dall'altra uscissimo di qui senza aver deciso nulla. Il Consiglio deve comunque assumere un atto minimo con il quale si dice che il Piano non va bene e che va interamente riscritto.



PRESIDENTE

Data la rilevanza dell'argomento, anche alla Presidenza pare opportuno giungere a un documento unitario. Evidentemente avremmo una posizione molto più chiara per la comunità interessata. Non posso prendere nessun impegno al riguardo. Posso unicamente farmi parte diligente nel far giungere questa voce della Presidenza del Consiglio nella riunione che si svolge fuori dall'aula.
I lavori del Consiglio sono pertanto brevemente sospesi.



(La seduta, sospesa alle ore 14,55 riprende alle ore 15,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Chiede la parola il Consigliere Santoni. Ne ha facoltà.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, è una bozza di ordine del giorno quella che i Capigruppo della maggioranza sottopongono all'attenzione del Consiglio. Ci auguriamo che possa essere sottoscritta non solo da una parte del Consiglio, ma da tutti i Presidenti dei Gruppi presenti nel Consiglio.
Questo è il testo dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che, a distanza di un anno dalla dichiarazione che definiva la Valle Bormida come zona a elevato rischio ambientale, è stata presentata una proposta di piano sentita e approvata la comunicazione dell'Assessore all'ambiente valutata la proposta di piano per il disinquinamento della Valle Bormida e la relativa bozza di deliberazione di approvazione di cui all'art. 7 della legge 8/7/1986 n. 349 rilevato che detto piano non risponde adeguatamente alla gravità della situazione della Valle Bormida sia per quanto riguarda gli interventi di bonifica che per il progetto di Piano di sviluppo rilevata altresì l'incertezza circa la copertura finanziaria occorrente considerato che gli estensori del Piano non hanno tenuto in debito conto le indicazioni di programmazione generale e settoriale della Regione Piemonte recepite nel protocollo di intesa Stato-Regioni invita la Giunta a richiedere al Ministro dell'Ambiente un incontro urgente per concordare la revisione della proposta di piano adeguandola alle indicazioni regionali a sospendere il parere richiesto alla Regione Piemonte sul piano stesso come previsto nel protocollo di intesa".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, avevo chiesto che la maggioranza non gestisse da sola questa vicenda, e torno a riconfermare questa richiesta: siamo insieme o no? Se la maggioranza pensa di risanare la Valle Bormida da sola, si accomodi, e andiamo avanti. Credo però che adesso sia opportuna una riunione dei Capigruppo, non della maggioranza e, per favore, ricominciamo da capo a scrivere i documenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, questo testo non ci sembra assolutamente rappresentativo delle valutazioni che sono state espresse dalle varie forze politiche. Il punto centrale è il giudizio sul Piano che è stato presentato che non è accettabile, è un problema di principio più che di sostanza.
E' disponibile la maggioranza ad essere più chiara anche con l'ausilio delle altre forze politiche? Se è disponibile, discutiamone con i nostri argomenti riprendendo anche i vostri. Se non lo è, noi voteremo il nostro ordine del giorno in cui si chiede la sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me sembra che la proposta di ordine del giorno letta dal collega Santoni non tenga conto della relazione Cernetti e sia estremamente riduttiva perché presuppone la sfiducia da parte dei Capigruppo della maggioranza nei confronti delle dichiarazioni dell'Assessore Cernetti che, fino a prova contraria, fa parte della Giunta.
Il sentirsi smentiti su quanto si è detto questa mattina e vedersi propinato un ordine del giorno di questo genere è umiliante per la maggioranza e per la Giunta che si è espressa attraverso un suo Assessore.
Non sto parlando di questioni di schieramento. Le cose stanno come tutti le abbiamo sentite. O ci raccontiamo delle storie perché c'è un fair play che ci obbliga a nascondere le cose come stanno, allora deve essere scritto nelle Statuto del Consiglio, ma, visto che le cose non stanno così diciamoci pure che questo è un pateracchio per tenere unito il Gruppo socialista.
In questo gioco non ci sto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intanto va detto che in questo ordine del giorno è scritto: "...sentita e approvata la comunicazione dell'Assessore all'ambiente", quindi il documento si riconosce nella relazione della Giunta, inoltre in esso si rileva che il Piano non risponde alla gravità della situazione nella Valle Bormida sia per quanto riguarda l'intervento di bonifica, quindi la parte riguardante il disinquinamento sia per la parte socio-economica, quindi il Piano di sviluppo. Il documento dà una valutazione di inadeguatezza rispetto alle soluzioni tecniche relative all'inquinamento e all'intervento socio-economico, rileva incertezza rispetto alla questione finanziaria e conclude osservando che gli estensori del Piano non hanno tenuto in conto le indicazioni di programmazione generale e settoriale della Regione, quindi il Piano non è coerente con le indicazioni regionali che sono peraltro contenute nel protocollo di intesa Stato-Regione. Infine invita la Giunta a richiedere al Ministro un incontro urgente per concordare la revisione della proposta di piano e per adeguarla alle indicazioni regionali. Quindi nell'ordine del giorno è implicito un profondo giudizio negativo sul Piano.
Queste cose si possono scrivere in modo più forte o in modo meno forte, il senso è però di un giudizio negativo sul Piano. Se è necessario cambiare qualche parola o dare qualche limatura né io né la maggioranza ci chiudiamo in un rifiuto ad un confronto. In sostanza, ritengo che se la differenza che ci separa è grande, sarà opportuno che ogni Gruppo voti il proprio documento, se invece c'è la disponibilità a ritrovarci per discutere, possiamo farlo oggi oppure nei prossimi giorni.
Spero di avere interpretato il pensiero della maggioranza nel dare il nostro giudizio su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno della maggioranza è inaccettabile soprattutto nelle conclusioni.
Conclusione n. 1: revisione del Piano Ansaldo.
Si dovrebbe rivedere un Piano che l'Assessore ha definito di contenuto inconsistente e "inaccettabile libro dei sogni", documento che contiene informazioni errate, che confonde il già fatto col da farsi e via dicendo.
Rivedere e modificare un piano significa avere dinanzi a sé e sotto i propri occhi un documento serio, vero e reale, ma, dopo che il piano è stato definito inaccettabile e libro dei sogni, è assurdo da parte nostra aderire a una proposta di revisione.
Conclusione n. 2. Si chiede di sospendere la proposta e il parere.
Abbiamo il fondato timore che il Consiglio dei Ministri voglia fare un colpo di mano approvando il Piano anche se non c'è l'assenso della Regione Piemonte. Non ci sarebbe da meravigliarsi se questo si verificasse, non ci sarebbe da meravigliarsi se il protocollo d'intesa venisse così manifestamente violato.
Quando ai primi di settembre si trattava di decidere se proseguire o non proseguire le produzioni dell'ACNA, il Consiglio ha votato d'urgenza un ordine del giorno, pressoché unitario, che invitava il Governo a non consentire la riapertura dell'ACNA; però il Consiglio dei Ministri o il Ministro dell'ambiente ha disposto tranquillamente la riapertura. Di fronte a questo precedente abbiamo il timore che si proceda all'approvazione del Piano di disinquinamento anche senza il parere della Regione Piemonte.
Ma l'argomento principale che ci impone di non aderire all'ordine del giorno, così com'è formulato, è quello dove si chiede molto debolmente la revisione di un Piano definito inaccettabile e libro dei sogni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, rilevo che la premessa dell'ordine del giorno letto dal Consigliere Santoni è contraddetta dal dispositivo. Il dispositivo è la parte che conta maggiormente in un ordine del giorno, ammesso che un tale documento conti qualcosa viste le esperienze amare che abbiamo sull'argomento.
Che cosa significa sospendere il giudizio quando la relazione dell'Assessore ha dato un giudizio netto e inequivocabile e che or ora il collega Majorino ha richiamato nelle sue aggettivazioni più significative? Significa soltanto continuare nel gioco delle ambiguità che al sottoscritto ricorda un altro gioco delle ambiguità, le dispute che in quest'aula abbiamo dovuto fare per quasi due anni sui lavori reversibili o irreversibili dei cantieri di Leri-Cavour. In quell'occasione, signor Presidente, c'erano in ballo i quattrini da versare alle ruspe, questa volta agli amici di Rossa (forse); l'altra volta agli amici di Croso (forse).



(Vive proteste dei Consiglieri Rossa e Bara)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono dei dubbi che legittimamente manifesto e penso si possano esprimere in quest'aula, perché su questo conta l'esperienza.
Non vorremmo che continuasse il gioco delle ambiguità che sulla storia dei cantieri di Leri Cavour hanno portato allo sperpero di miliardi pubblici; uno sperpero di 2 miliardi e rotti è già avvenuto con la presentazione di un Piano inconsistente e inaccettabile, come è stato definito dall'Assessore.
Colleghi, le esplicitazioni del Capogruppo democristiano Carletto non sanano le contraddizioni, non le sanano nelle parole, ma neanche nei fatti perché nel momento in cui "si sospende" vuol dire che il Piano non è da gettare via. Le parole del Capogruppo democristiano configurano il tentativo di trovare la quadra dentro una maggioranza che su questo argomento non ha la quadra. Ebbene, che cosa c'è di male se vogliamo badare agli interessi della nostra gente, che sono quelli che esprimeva anche il collega Bonino quando diceva che questo Piano è sbagliato nei presupposti? Quindi non si sospende il giudizio su un Piano i cui presupposti sono sbagliati.
Per quanto mi riguarda, come copresentatore di un ordine del giorno che è inequivocabile rispetto all'oggetto della nostra discussione, ritengo utile convocare, come proponeva il collega Ala, i Capigruppo per trovare una formulazione inequivocabile.
Vedo che i Consiglieri Rossa e Bara, soddisfatti per l'incasso scuotono la testa in senso di diniego. Mi auguro che in questa maggioranza non tutti la pensino come Rossa.



PRESIDENTE

Ho già detto in quest'aula che non posso tollerare che ci si esprima in termini che possono essere equivoci e non chiari sulla onorabilità e su opinioni espresse. Tutti hanno diritto al massimo rispetto e tutte le opinioni hanno il diritto di essere introdotte. Siamo 60 Consiglieri affermiamo tutti il principio democratico che la libertà di pensiero è sancita dalla Costituzione e la valutazione è il prezzo politico che si paga in ogni occasione, ma non si può distorcere attraverso equivoci che abbassano il livello di un'istituzione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo sulla proposta di riunire i Capigruppo ma, se considero quello che è avvenuto, non sono d'accordo di perdere del tempo nuovamente.
La condizione per non perdere del tempo è quella di avere chiarezza su quello che è avvenuto. I punti nodali sono tre: la valutazione negativa sul Piano, le iniziative per la riscrittura del Piano partendo dalla valutazione totalmente negativa, la sospensione.
Dato che i termini sono ambigui, mi metto nella ambiguità. Si vuol dire che non si firma l'intesa, che si sospende l'intesa fino a che c'è questo Piano? Allora sono d'accordo. Se invece si intende sospendere il giudizio allora noi diciamo subito che non andiamo ad accapigliarci sull'interpretazione della sospensione.
Noi siamo adattabili perché ci teniamo ad una soluzione unitaria; la seriazione logica è: valutazione del Piano, iniziative perché il Piano venga cambiato, non emendato, non corretto.
Quindi questa Regione decide di non dare la sua intesa se il Piano non verrà cambiato. Nell'esposizione di Carletto ho colto una seriazione di questo tipo. Questa sarebbe una pronuncia chiara. Dico anche al Presidente del Consiglio che è giusto preoccuparsi delle questioni inerenti l'onorabilità. La Presidenza dovrebbe cominciare a preoccuparsi del fatto che il Consiglio, dopo sei ore di discussione pressoché univoca, si trova di fronte a un pateracchio, un accordo di parti, uno stravolgimento nella pronuncia.
Noi aderiamo volentieri alla riunione dei Capigruppo se sono confermate l'intelaiatura e le volontà della maggioranza, altrimenti è meglio non perdere tempo perché ne abbiamo già perso abbastanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Voglio soffermarmi sul valore delle parole che vengono pronunciate in questo Consiglio.
Pochi minuti fa il collega Staglianò ha espresso un giudizio - e dal resoconto stenografico si potrà controllare - estremamente grave (non so se sia giusto o sbagliato) su eventuali interessi privati da parte di un Capogruppo e di un Assessore.
Devo dire che la reazione da parte delle due persone citate è stata nulla.



BARA Giuseppe

Ho risposto io!



PEZZANA Angelo

Ma, Bara, non capisco certe difese d'ufficio.
Dato che i colleghi Rossa e Croso hanno la parola, credo che possano anche esprimersi di fronte a un'accusa del genere. Il silenzio non è buona tattica, semmai può essere valido in altri momenti. Questa volta sì una Commissione di inchiesta dovrebbe vedere se quelle accuse hanno fondamento oppure no, perché, se lo hanno, tutto è spiegato e si capisce come mai il Piano dell'Ansaldo, respinto, rifiutato dall'Assessore, diventi un Piano accettabile, ma le parole che il Capogruppo Carletto ha usato per convincere l'opposizione della bontà di questo ordine del giorno non convincono nessuno. Le premesse sono valide, le conseguenze sono completamente distorte rispetto alle premesse.
Se quello che si dice in quest'aula è totalmente irresponsabile, a questo punto, devo chiedere scusa al collega Tapparo quando ho invito di fronte alle cretinate che diceva nei miei confronti; avrei dovuto tacere e lasciarlo parlare, non essendo degno neanche di una risposta. Ma se le parole che si dicono in quest'aula comunque hanno un significato, dobbiamo prendere atto che questo significato c'è e l'accusa che il collega Staglianò ha lanciato nei confronti di Rossa e di Croso va comunque valutata perché non si può infamare il nome di una persona (a meno che sia la verità, allora non è più diffamare una persona, ma è dire la verità).
Neanch'io sono disponibile ad andare all'incontro dei Capigruppo se prima non mi viene detto esplicitamente che almeno il Piano dell'Ansaldo viene rispedito al Ministro in quanto respinto e rifiutato dalla Giunta e dal Consiglio. Se questo non viene detto esplicitamente, credo che sia inutile perdere altro tempo per ricamare su alcune parole perché le posizioni sono completamente opposte.



PRESIDENTE

Ho già detto che la tutela della onorabilità di ogni Consigliere è garantita dal Presidente. Ho già detto che la frase di Staglianò si presta ad un equivoco. Il Consigliere Staglianò ha detto che il Consigliere Rossa ha incassato la sua linea su un documento; niente di male se l'incasso ha la caratteristica di incasso politico, se invece sotto ci fosse l'equivoco di dire che si incassa qualcosa, ma non si sa bene come, a questo punto censuro, condanno e riprovo. Attenzione però, il Regolamento dà non solo la facoltà di nominare una Commissione per decidere sull'equivoco della parola "incasso", sebbene sia difficile che una Commissione possa decidere, ma prevede la censura nonché, in altri momenti, l'allontanamento dall'aula.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Le parole che ho usato sono inequivocabili!



PRESIDENTE

Ribadisco che non abbia più a verificarsi da parte di nessun Gruppo e di nessun Consigliere un simile atteggiamento, perché ci sono modi e termini che non possono essere utilizzati.
Il confronto democratico può essere aspro o - come diceva Zanone non in questa ma in altra aula - la tensione è sempre presente, ma il rispetto della persona altrui deve essere sempre di fronte a noi, tanto più fra i Gruppi politici.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, evidentemente, quando un ordine del giorno è scritto a più mani, vengono fuori delle difficoltà, allora è utile portare un elemento di chiarezza per definire un documento comune.
Credo che l'incasso a cui si riferiva Staglianò sia un incasso politico, anche perché se uno incassa in altro modo c'è uno che paga in altro modo e credo che nessuno di quelli che hanno steso questo ordine del giorno hanno cercato di pagare qualche cosa.
Allora, ci sono tre esigenze: di dare una valutazione negativa a questo progetto; di dare un senso al dibattito di oggi e di farlo pervenire al Ministro perché sappia cosa si è detto; di dare il giudizio che dobbiamo dare.
LA valutazione negativa a questo progetto viene in modo evidente dalle premesse, laddove si dice che il Piano non risponde alla gravità della situazione né per quanto riguarda gli interventi di bonifica né per quanto riguarda il progetto del Piano di sviluppo. C'è una valutazione fortemente negativa anche laddove si parla di aspetti finanziari. Quando si fa un Piano e non gli si dà una copertura finanziaria adeguata, il Piano stesso viene a perdere la validità.
Sospendere il giudizio, visto che il Ministro deve emettere un decreto d'intesa con le Regioni, vuol dire che il Ministro non ha l'intesa di questa Regione. Finché non c'è un giudizio o favorevole o negativo, il Ministro non è in grado di emettere un suo decreto o se emette un decreto lo emette senza il parere e contro il parere della Regione che ha espresso una valutazione negativa.
Proporrei un breve emendamento all'ordine del giorno che potrebbe superare alcune riserve. Dove è scritto: "Invita la Giunta a richiedere al Ministro dell'Ambiente un incontro urgente per concordare la revisione della proposta di Piano per adeguarla alle indicazioni regionali", propongo di aggiungere: "secondo le indicazioni emerse nel corso del dibattito, il cui verbale si allega al presente ordine del giorno". Mi pare che portiamo a conoscenza del Ministro tutte le cose che si sono dette in quest'aula.
Questa potrebbe essere una proposta utile per uscire da questo piccolo empasse. Ritengo che sarebbe opportuno giungere ad una proposta unitaria o di ampia maggioranza del Consiglio regionale per dare peso e forza a queste nostre decisioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Confesso che sono rimasto sgomento, e come me altri Consiglieri, quando ho sentito il contenuto della proposta di ordine del giorno.
Si può discutere se si sospende o non si sospende il giudizio, su questo aspetto importante porremo l'accento in un secondo tempo. L'ordine del giorno proposto sposta completamente l'asse del dibattito che abbiamo avuto questa mattina, indipendentemente dal giudizio politico che è stato dato. In esso viene infatti rilevato che "detto Piano non risponde adeguatamente alla gravità della situazione della Valle Bormida sia per quanto riguarda gli interventi di bonifica (faccio osservare che il Piano è di disinquinamento e di bonifica, non solo di bonifica) per quanto riguarda il progetto del Piano di sviluppo". Se le cose stanno così e se il problema non è tanto quello di porre l'accento sul Piano di sviluppo - come è stato detto autorevolmente dall'Assessore Cernetti e dal Vicepresidente della Giunta Vetrino e cioè che sul Piano di sviluppo deve pronunciarsi la Regione, eventualmente chiedendo delle risorse a livello nazionale per quanto riguarda l'intervento dello Stato - in questo ordine del giorno occorre ritornare alle quattro condizioni che l'Assessore Cernetti ha posto all'inizio.
Ricordiamoci che esiste una convenzione tra il Ministro dell'Ambiente e l'Ansaldo che prevede alcune iniziative per quanto riguarda il Piano di risanamento, esiste un protocollo d'intesa che ha due capitoli specifici in cui si parla di Piano di bonifica e di Piano di risanamento. L'ordine del giorno deve allora essere coerente rispetto a questi due atti, perché se presentiamo al Ministro un ordine del giorno dove tutto o una parte viene spostato sul Piano di sviluppo e dove le quattro condizioni ricordate dall'Assessore Cernetti non esistono più, mi chiedo quale giudizio darà il Ministro della Regione Piemonte. Quindi, se si vuole stilare un ordine del giorno dignitoso e non impapocchiato, si deve ritornare alle cose dette dall'Assessore Cernetti, che peraltro sono altamente condivise in questa sede. Se non si parte di lì non si capisce quale termine comune di confronto possa esserci.
Questa mattina qualcuno voleva chiedere i danni all'Ansaldo. Può essere questa la conclusione finale? A questo punto non esistono neanche le condizioni per discutere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Colleghi Consiglieri, credo che una volta tanto sia il caso di dire che non è il tono che fa la musica, ma è la musica che fa il tono. Capisco che ognuno di noi ha propensioni più o meno spinte per quanto riguarda il modo di esprimersi e i concetti che attraverso a questo modo si esprimono, ma credo che, soprattutto in una vicenda come questa, dobbiamo andare alla sostanza dei problemi. Allora, potremmo scrivere un documento consiliare in cui diciamo che il Piano ce lo mettiamo sotto i piedi e sarebbe una delle espressioni più forti. Il collega Montefalchesi ne ha usate di analoghe.
Non cambia però la sostanza del problema.
Al di là di questo e al di là delle personali propensioni sul modo di esprimersi, credo che occorra fare riferimento al contenuto sostanziale delle cose e chiarircelo in questo giro di interventi che spero ci consenta di proporre un documento unitario attraverso un incontro dei Capigruppo del Consiglio regionale che, come suggeriva il Consigliere Ferrara, potrà essere fatto anche nelle more tra il presente e il prossimo Consiglio.
Decideranno il Presidente del Consiglio e i Capigruppo la strada migliore da percorrere.
Per tornare alle questioni di sostanza, mi sembra che gli interventi di Bontempi, Pezzana, Staglianò e Ferro abbiano chiesto tre punti e a me sembra sembra che tre punti siano contenuti in questo documento. La prima richiesta è una valutazione precisa sul piano e sulla bozza di deliberazione che lo accompagna. Tale valutazione è contenuta nella comunicazione dell'Assessore che si richiama e che si approva esplicitamente; tale valutazione è contenuta nell'ordine del giorno laddove si rileva che il Piano non risponde alla gravità della situazione, sia per quanto riguarda gli interventi di disinquinamento e di bonifica, sia per quanto riguarda il Piano di sviluppo, sia per quanto riguarda la copertura finanziaria, che sono i tre elementi portanti del Piano.
Ferro sottolineava la seconda questione: con questo ordine del giorno c'è il rischio di spostare l'asse dell'intervento. Questo fa da complemento a quanto detto già da Bontempi quando afferma che non si tratta di modificare qualcosa qua e là, ma di dare una impostazione complessiva del documento.
Quando però nel nostro ordine del giorno, al di là dei toni, c'è scritto che si chiede la revisione "adeguandola alle indicazioni regionali" si fa, collega Ferro, chiaro riferimento ai quattro punti del protocollo di intesa, che è un documento ufficiale sottoscritto dalla Regione Piemonte che esplicitano espressamente: a) ricognizione dettagliata dello stato di inquinamento delle acque dell'aria, ecc.
b) individuazione delle fonti inquinanti che hanno effetti significativi sulle zone da risanare con particolare riferimento agli impianti della società ACNA sita in Comune di Cengio c) definizione della tipologia e della fattibilità dei costi degli interventi di risanamento d) compatibilità tra la prosecuzione dell'attività industriale in corso e gli obiettivi del presente Piano di disinquinamento.
Questi sono i quattro punti del protocollo di intesa, che sono stati richiamati dall'Assessore Cernetti e che sono richiamati dall'ordine del giorno laddove si dice proprio che il Piano non ha tenuto conto di queste indicazioni e dove si chiede la revisione del Piano affinché si tenga conto di queste indicazioni.
Il terzo e ultimo punto è sul significato della sospensiva. Il testo può essere equivoco in altri punti, ma su questo non lo è perché dice espressamente: "a sospendere il parere richiesto alla Regione Piemonte sul Piano stesso come previsto nel protocollo di intesa", Non si dice genericamente che ci riserviamo il parere sul Piano, ma si dice che non diamo il parere richiesto per l'intesa, che è un fatto tecnico, specifico che non consente allo stato del protocollo di intesa di procedere alla presentazione della proposta di decreto da parte del Ministro dell'Ambiente al Consiglio dei Ministri, così come è previsto nella nostra procedura. Mi sembra che, al di là delle valutazioni soggettive, i tre elementi siano contenuti e ritengo che alla luce del dibattito odierno non poteva che essere così.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, non era mia intenzione intervenire, ma chiedo la parola perché ho la testa dura, quindi, finché non capirò, voglio tentare di capire.
Vorrei che qualcuno della maggioranza mi spiegasse a quali documenti si riferisce l'ordine del giorno che si propone. I giudizi e i contenuti di quell'ordine del giorno si riferiscono alla proposta di deliberazione e alle 55 pagine sotto il titolo: "Piano per il disinquinamento e la bonifica della Valle Bormida" oppure si riferiscono anche a questo allegato alla deliberazione (che non so se è allegato) che è il lavoro fatto dall'Ansaldo? Ripropongo la questione a cui non ho avuto risposta: il lavoro dell'Ansaldo è da ritenersi un allegato alla deliberazione oppure è un documento fatto circolare non so da chi e che con la deliberazione e con il Piano di risanamento non ha niente a che fare.



SANTONI Fernando

Nell'ordine del giorno c'è scritto.



MONTEFALCHESI Corrado

Però a quale documento ti riferisci?



SANTONI Fernando

Alla bozza di deliberazione ovviamente, ce n'è una sola.



MONTEFALCHESI Corrado

Collega Santoni, una bozza di deliberazione può anche comprendere degli allegati, quindi, questo è un allegato o no? Perché se questo è allegato fa parte della bozza di deliberazione: è questa la risposta che io voglio. Lo dici tu che non è allegato, vorrei sentirlo dire dalla Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

La risposta al quesito del collega Montefalchesi si imporrebbe. Vorrei però richiamare nuovamente, e credo sia per la terza volta, i seguenti fatti.
Primo: la posizione della Giunta regionale viene, direi in maniera esplicita, rifiutata dal Consiglio regionale e soprattutto dalla maggioranza che la sostiene. In sostanza, la posizione affermata dall'Assessore in quest'aula e in VII Commissione una settimana fa e la posizione affermata dalla Giunta nel comunicato stampa ricevono un'esplicita non approvazione. Questa è una questione di estrema rilevanza e mi pare paradossale che tocchi a esponenti dell'opposizione rimarcare un sostegno ad una posizione della Giunta che non riceve un sostegno da parte della sua maggioranza.
Secondo: è chiaro e del tutto evidente che esiste una maggioranza sulle posizioni affermate dalla Giunta regionale oggi e la settimana scorsa. Non la si vuole, attraverso un accordo di Capigruppo e di dirigenti dei Gruppi fare emergere; questa è una svolta estremamente grave e preoccupante. Ho già detto due volte che il problema principale per la Valle Bormida - e mi pareva che così avessero posto il problema sia l'Assessore Cernetti che il Presidente della Giunta regionale - è di assumere una posizione forte che vada al di là della maggioranza e dell'opposizione. Questa strada l'avevamo scelta insieme tempo fa ed è appunto la rottura di questa unità l'elemento più grave che si è consumato, non con quello che si è scritto, ma con la scelta di una riunione dei Capigruppo di maggioranza contro le stesse indicazioni, a mio avviso, della Giunta regionale che ha esplicitamente chiesto in quest'aula e in Commissione un parere favorevole alle proprie posizioni, non da parte della sua maggioranza, ma da parte dell'intero Consiglio e in termini più generali da parte della popolazione piemontese.
Chi viene principalmente sconfitto sono gli abitanti della Valle Bormida ed alcune voci all'interno della maggioranza; chi perde sono Bonino, Fracchia, Mignone, lo stesso Presidente del Consiglio regionale cioè persone che nel dibattito di oggi o in altre sedi hanno espresso posizioni precise.
Se si vuole ritenere più importante l'assenso del Capogruppo del PSI che addirittura è contrario alla delegazione socialista all'interno di questa Giunta, se ne deve dedurre che sono proprio i Partiti che operano sulla pelle della gente, andando contro le indicazioni dei loro stessi rappresentanti nel Consiglio e contro le indicazioni della Giunta e dei Consiglieri regionali.
E' un momento grave quello che stiamo consumando in quest'aula, votando un ordine del giorno di cui è a tutti nota la stesura dell'ultima pagina.
Non c'è bisogno di dire di chi è la calligrafia. E' grave che una delle due o tre voci di dissenso di una larga maggioranza sia poi quella che fa votare e approvare il proprio testo alla maggioranza. E' un problema che riguarda la correttezza del rapporto tra questa istituzione e i cittadini piemontesi.
Troviamo un meccanismo per fermare questa decisione e per ripensare tutto, perché esistono in quest'aula un accordo e una larga maggioranza. Un accordo vero e lo si vuole assolutamente nascondere.



PRESIDENTE

Sono stati presentati quattro ordini del giorno: dal Consigliere Pezzana, dai Consiglieri Majorino e Minervini, dai Consiglieri Ferro e Bontempi e dalla maggioranza. Propongo di rinviare l'argomento alla prossima seduta onde tentare di votare un documento comune.
Chiede la parola il Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Noi abbiamo valutato le obiezioni dell'opposizione.
Sulle questioni di fondo non c'è una grande differenza. C'è differenza forse nel modo di scrivere le cose e nelle interpretazioni che si danno.
Nell'ordine del giorno è scritto: "sentita e approvata la comunicazione dell'Assessore alla tutela dell'ambiente"; quindi non ci sono dubbi su questo.
Sul Piano, nel momento in cui si propone una sostanziale modifica, è dato un giudizio non positivo. Quindi non ci sono dubbi. E' detto che il Piano non risponde alla gravità della situazione sia per quanto riguarda la bonifica che per quanto riguarda il Piano di sviluppo, quindi il giudizio è negativo.
Per quanto riguarda la terza questione posta in ordine alla sospensione del parere, vorrei precisare che questo vuol dire sospendere l'intesa quindi non dando l'intesa sono chiare le conseguenze.
Ritengo che gli emendamenti che proporrò a nome della maggioranza permettano al Consiglio regionale di accogliere l'ordine del giorno.
Primo emendamento: dopo le parole: "rilevato che detto Piano non risponde adeguatamente alla gravità della situazione della Valle Bormida sia per quanto riguarda l'intervento di bonifica" proponiamo di aggiungere secondo l'indicazione del Consigliere Ferro, le parole: "e di disinquinamento".
Con il secondo emendamento proponiamo di inviare al Ministro l'ordine del giorno con il dibattito di oggi. Con il terzo emendamento sostituiamo la parola "parere" con la parola "intesa"; quindi si deve leggere: "a sospendere l'intesa richiesta al Consiglio regionale sul Piano stesso come previsto nel protocollo di intesa".
Sottopongo questi tre emendamenti al Consiglio e, se i colleghi sono d'accordo, chiedo di passarli al voto.



PRESIDENTE

Venga distribuito il testo dell'ordine del giorno emendato.
Intanto sospendo la seduta per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 16,40 riprende alle ore 16,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Consiglieri hanno avuto l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e dagli altri Consiglieri. Propongo di chiudere la seduta del Consiglio. L'argomento verrà ripreso dopo che i Capigruppo avranno avuto un incontro per concordare possibilmente un documento comune da votare all'inizio della seduta di giovedì 1 dicembre. Se non vado errato colgo un assenso del Consiglio alla mia proposta.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,55)



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