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Dettaglio seduta n.162 del 17/11/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio e Carazzoni.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 25 ottobre e 4 novembre 1988 - in attuazione dell'art. 7 secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Nomine

NOMINE (Proclamazione degli eletti)


PRESIDENTE

Proclamo i candidati eletti nella seduta consiliare del 3 novembre 1988.
ESAP - Collegio sindacale - Nomina del Presidente. In base all'esito della votazione la deliberazione non può essere assunta in quanto il nominando non ha riportato i voti sufficienti.
ESAP - Collegio sindacale - Nomina di un Sindaco effettivo. Proclamo eletto il signor Mario Bosia.
ESAP - Collegio sindacale - Nomina di un Sindaco supplente. Proclamo eletto il signor Aurelio Bertoldo.
Comitato misto paritetico Regione - Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari - Sostituzione del signor Roberto Diana membro supplente. Proclamo eletto il signor Aurelio Cattaneo.
Comitato misto paritetico Regione - Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari - Sostituzione del signor Cesare Volpiano dimissionario. Proclamo eletto il signor Vito Grillo.
Co.Re.Co. - Sezione decentrata di Novara - Sostituzione del signor Rinaldo Canna membro effettivo dimissionario. Proclamo eletto il signor Pierangelo Scacchi.
Comitato Regionale per le Opere Pubbliche (CROP) Sezione Opere Edili Sostituzione del signor Colombati (esperto) dimissionario. Proclamo eletta la signora Daniela Grognardi.
Riserva naturale Garzaia di Valenza - Sostituzione del signor Dario Raspagni dimissionario. Proclamo eletto il signor Antonello Brunetti.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Torino Susa COGARV Collegio sindacale - Nomina del Presidente. Proclamo eletto il signor Luigi Passoni.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Torino Piemonte Panificatori - Consiglio di amministrazione - Nomina di due componenti.
Proclamo eletti i signori Piero Rigucci e Sergio Dequarti.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Torino Piemonte Panificatori - Collegio sindacale - Nomina del Presidente. Proclamo eletto il signor Lorenzo Ginisio.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Cuneo Benevagienna ACAI - Consiglio di amministrazione - Nomina di due componenti. Proclamo eletti i signori Fulvio Castellino e Pasquale Ferrante.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Cuneo Benevagienna ACAI - Collegio sindacale - Nomina del Presidente. Proclamo eletto il signor Giuseppe Muratore.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Alessandria Acqui Terme CASA - Consiglio di amministrazione - Nomina di due componenti.
Proclamo eletti i signori Piero Foglino e Silvia Camiciotti.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Alessandria Acqui Terme CASA - Collegio sindacale - Nomina del Presidente. Proclamo eletto il signor Livio Ivaldi.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Alessandria Murisengo ACAI - Consiglio di amministrazione - Nomina di due componenti.
Proclamo eletti i signori Rino Navazzotti e Pierluigi Cerrato.
Consiglio Sanitario Nazionale - Nomina del rappresentante regionale supplente. In base all'esito della votazione la deliberazione non pu essere assunta in quanto il nominando non ha riportato i voti sufficienti.
Consigli scolastici provinciali - Provincia di Vercelli Nomina di un rappresentante. Proclamo eletta la signora Simonetta Vella.
Consigli scolastici provinciali - Provincia di Cuneo Nomina di un rappresentante. Proclamo eletto il signor Luigi Dalmasso.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Torino Susa COGARV Consiglio di amministrazione - Nomina di un componente in sostituzione del signor Giovanni Micheletti. Proclamo eletto il signor Michelangelo Castellano.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Torino Chivasso Collegio sindacale - Nomina del Presidente. Proclamo eletta la signora Raffaella Rosalba Borgia.
Cooperative artigiane di garanzia - Provincia di Torino Condove Collegio sindacale - Nomina del Presidente. Proclamo eletta la signora Albina Arbezzano.
IRRSAE - Consiglio direttivo - Sostituzione del signor Arzarello dimissionario. Proclamo eletto il signor Fiorenzo Alfieri.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 1337 del Consigliere Ala inerente l'epidemia tra il 1984 e il 1985, alle Molinette, del "morbo del legionario"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" informo il Consiglio che i Capigruppo hanno convenuto di procedere nella giornata di oggi e di domani all'esame delle interrogazioni e delle interpellanze che riguardano la materia sanitaria.
Esaminiamo pertanto l'interrogazione n. 1337 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Nel periodo marzo 1984 e aprile 1985 veniva svolta presso il presidio ospedaliero Molinette un'indagine epidemiologica rivolta ad accertare la diffusione nell'ambiente della Legionella pneumophila e gli eventuali casi di pneumopatie determinate da tale agente.
I risultati della ricerca condotta dall'Istituto di Igiene dell'Università di Torino, alla data del 30 aprile 1985, evidenziavano dodici casi positivi all'autopsia di salme di pazienti affetti, per lo più da gravi patologie croniche debilitanti.
Le ricerche ambientali eseguite conducevano inoltre all'isolamento della "Legionella" della rete idrica di alcuni reparti.
Per tali presupposti furono tempestivamente adottati tutti i provvedimenti suggeriti dalle comuni norme di igiene ospedaliera (scrupolosa pulizia e disinfezione, uso di acqua distillata sterile nei deflussori di ossigeno e negli umidificatori dei respiratori automatici) e altri più specifici (l'innalzamento della temperatura dell'acqua calda a 60 gradi).
In concomitanza si provvedeva ad istituire ed attivare un gruppo di lavoro per il controllo e la lotta alle infezioni ospedaliere.
Sia per gli episodi di Legionellosi segnalati sia per la ormai preoccupante dimensione dell'incidenza delle infezioni ospedaliere copiosamente descritte dalla letteratura medica internazionale, si rendeva opportuno un impegno permanente ed espressamente rivolto a tale problema da parte di un gruppo operativo (Commissione per le infezioni ospedaliere dell'Ospedale Molinette).
Nel periodo successivo all'aprile 1985 i rilievi, ancora forniti dall'Istituto di Igiene, davano conforto alla strategia attuata evidenziando un netto calo dei riscontri di broncopneumopatie da Legionella sui controlli autoptici (tre casi nel periodo maggio 1985 - maggio 1986) e sporadiche positività nei controlli ambientali.
Dalla primavera 1986 la Commissione per le infezioni ospedaliere, al di là dei dati conseguiti mediante le osservazioni autoptiche e i controlli retrospettivi sulle cartelle cliniche dei pazienti deceduti, in collaborazione con l'Ufficio di Igiene, ha formulato un ampio piano di sorveglianza sui ricoverati per meglio indagare su questa ed altre patologie respiratorie e i cui obiettivi si possono così elencare: valutare l'estensione del fenomeno (tassi di incidenza) approfondire la conoscenza dei fattori rischio di infezione in ambito ospedaliero prevenire l'insorgenza delle infezioni con gli interventi più opportuni sulla struttura, sulle persone e sulla metodologia di lavoro valutare la validità dei provvedimenti attuati.
L'indagine si è svolta in un ambito temporale di sei mesi, da giugno a dicembre 1986, coinvolgendo le seguenti 12 Divisioni (6 casi e 6 controlli) della sede Molinette: Nefrologia: prof. Vercellone Urologia: prof. Rocca Rossetti Cardiochirurgia: prof. Morea Chirurgia vascolare: prof. Ferrero Medicina Generale B: prof. Volterrani Rianimazione centrale: prof. Maritano Cardiologia: prof. Casaccia Medicina generale F: prof. Vitelli Neurochirurgia: prof. Fasano Medicina generale: prof. Gavosto Ematologia: prof. Resegotti Cardiologia: prof. Busca.
In tale periodo in collaborazione con primari, aiuti ed assistenti delle Divisioni sopraccitate è stato effettuato un follow-up di tutti i ricoverati affetti da infezione delle basse vie respiratorie, fra le quali possono essere individuati gli eventuali casi di Legionellosi nosocomiale in corso di degenza.
Quanto sopra ha concretizzato il primo passo di un programma che la Commissione per la lotta alle infezioni ospedaliere ha perseguito e perseguirà, compatibilmente con le risorse e i mezzi a disposizione mediante una razionale conoscenza del fenomeno, nonché attraverso la particolare attenzione alla protezione delle zone "a rischio", alla efficienza delle operazioni di disinfezione e sterilizzazione, alla cura del sistema di pulizie generali e alla sensibilizzazione e formazione di tutto il personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore per la risposta ad una interrogazione anomala rispetto alle interrogazioni che finora sono state presentate al Consiglio.
Mio intendimento era quello di aprire un minimo di discussione su uno dei problemi che, solitamente, viene rimosso dall'opinione pubblica e solo raramente appare: quello delle infezioni ospedaliere. E' un discorso per addetti ai lavori che, sotto certi aspetti, capita a proposito in una giornata interamente dedicata ai problemi della sanità e che, tra l'altro permette (come già dissi un anno fa in Consiglio regionale) di considerare i risvolti negativi degli ospedali oltre a quelli positivi. In quella occasione avevo citato le note tesi di Ivan Illich al riguardo e non posso non citarle nuovamente adesso, preoccupandomi non tanto della risposta dell'Assessore, che almeno limitatamente al caso dell'Ospedale Molinette è una risposta sufficientemente completa pur non prendendo in esame gli altri Ospedali della regione, quanto piuttosto del fatto che la notizia relativa al "Morbo del Legionario" nell'Ospedale Molinette sia comparsa, rimbalzata in Italia da fonti di riviste inglesi, all'interno di un articolo, apparso su "Panorama" mesi fa, sostanzialmente dedicato agli studi americani per individuare la presenza a campione di questo morbo, attraverso i reduci dalla guerra del Vietnam. Quindi questa notizia rimbalza dall'America alla Gran Bretagna ad una rivista italiana. Secondo me, questo avrebbe dovuto allarmare l'opinione pubblica torinese; invece non ho visto ripresa dall'unico organo di stampa esistente nella nostra città. Debbo per riconoscere che se non altro vi è stata una certa tempestività e un gruppo di lavoro sull'argomento è stato avviato. Raccomando all'Assessore di non limitare questa vicenda all'Ospedale Molinette perché le caratteristiche e le dinamiche sono simili per tutti gli Ospedali della nostra regione, o meglio del nostro mondo civilmente industrializzato che, se da una parte spinge le tecnologie sempre più avanti, dall'altra parte presenta come una sorta di boomerang questi pericolosi risvolti in termini di igiene, di condizionatori d'aria, di infrastrutture base come l'acqua, lo smaltimento la raccolta dei rifiuti, la pulizia e i servizi mensa. Ed il tutto finisce per incrementare la necessità di ricoveri ospedalieri.
E' da chiedersi, ancora con Ivan Illich: l'ospedale ammala o guarisce?


Argomento: Spesa socio - assistenziale - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 1378 del Consigliere Staglianò inerente l'Unità spinale per lesionati midollari


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1378 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Giunta regionale non può al momento procedere ad autorizzare l'istituzione di nuovi posti per l'avvio della prevista "Unità spinale" in quanto gli atti trasmessi dall'USSL TO VIII non risultano conformi alle disposizioni fissate dalla normativa vigente.
Richieste finalizzate alla istituzione dei nuovi posti in pianta organica, in ampliamento della stessa, implicano infatti l'esame degli atti relativi oltre che da parte dei competenti Comitati di gestione anche da parte delle rispettive Assemblee e, per le dieci UU.SS.SS.LL. subcomunali della città di Torino e del Consiglio comunale.
Sino a quando la deliberazione del Comitato di gestione n. 447 del 3/5/1988 della USSL TO VIII non verrà sottoposta al Consiglio comunale non potrà pertanto essere formalizzato alcun provvedimento autorizzativo da parte della Giunta regionale.
Va comunque precisato che il Servizio "Programmazione sanitaria" dell'Assessorato, tramite il gruppo di lavoro costituito per la valutazione delle richieste di variazioni quali-quantitative delle UU.SS.SS.LL. e delle piante organiche della Regione, non appena acquisita l'istanza delle UU.SS.SS.LL., in considerazione del carattere prioritario della problematica sottesa, ha provveduto, pur in presenza di documentazione incompleta sotto il profilo formale, in deroga alla prassi ordinaria, alla formulazione di un parere di massima favorevole invitando gli uffici competenti ad assumere le opportune iniziative nei confronti dell'USSL ai fini della integrazione della documentazione già acquisita.
A seguito dei contatti informali intercorsi fra gli uffici dell'Assessorato e la USSL è emerso tuttavia da parte di quest'ultima l'intendimento di riadottare un provvedimento ex novo, volto a proporre l'istituzione dei posti in pianta organica di che trattasi, anziché in ampliamento, mediante trasformazione di posti vacanti nella USSL stessa.
Qualora riformulata nei termini sopra descritti, l'istanza richiederà l'approvazione degli atti relativi esclusivamente da parte del Comitato di gestione.
Di conseguenza tale nuova circostanza porrà le condizioni per l'adozione più celere da parte regionale del provvedimento autorizzativo connesso, sempre che l'istanza ricalchi quella già formulata e valutata sotto il profilo tecnico, positivamente da parte degli uffici dell'Assessorato.
L'ipotesi di costituzione di un gruppo di lavoro presso l'Assessorato alla sanità, con la presenza delle Associazioni dei lesionati midollari maggiormente rappresentative, non si ritiene praticabile in quanto difforme rispetto agli orientamenti e ai criteri generali assunti dall'Assessorato in tema di composizione e funzionamento dei gruppi di lavoro. Detti criteri tendono infatti a privilegiare la presenza all'interno dei gruppi oltre alle componenti tecnico-professionali ritenute necessarie (di norma operatori del Servizio Sanitario Regionale) la presenza all'occorrenza anche di altri componenti, ma solo in quanto rappresentanti organismi direttamente coinvolti nella tematica in esame, quali ad esempio le Associazioni del volontariato che, come tali, assolvono funzioni di integrazione dei compiti istituzionali assegnati al Servizio Sanitario Regionale.
In questo senso viene escluso un coinvolgimento diretto di altre componenti quali ad esempio le Associazioni in rappresentanza delle istanze degli utenti.
Tutte le iniziative avviate dall'Assessorato, promosse anche attraverso i contributi dei gruppi di lavoro, in ogni caso sono sempre state e saranno, secondo prassi, sottoposte alla preventiva verifica di tutte le componenti comunque interessate alla tematica.
Il programma di rilevazione dell'incidenza annuale di casi di paraplegia nell'ambito della regione non ha potuto essere portato a completamento, non tanto per difficoltà riscontrate a livello elaborativo quanto piuttosto a difformità riscontrate nell'ambito del sistema di raccolta dei dati a livello ospedaliero: codificazione raggruppamenti nosologici afferenti tali patologie nell'ambito della procedura dimessi dagli istituti di cura.
Al fine di disporre di immagini più significative delle dinamiche dell'evento in esame, diventa quindi pregiudiziale porre in essere da parte dei competenti uffici le iniziative volte alla riqualificazione del sistema di raccolta dati sia nell'ambito del flusso e procedura generale di riferimento sia all'occorrenza attraverso la elaborazione di protocolli specifici di indirizzo in ordine alla patologia in esame.
Per quanto riguarda l'organizzazione e la gestione del trasporto urgente di lesionati midollari presso presidi specializzati in Italia e all'estero, nelle more della messa a regime dei centri previsti presso la nostra regione, e pure nella carenza di strutture che connota ancora l'intero territorio nazionale, si ritiene che sia un obiettivo praticabile in quanto si inquadra nell'ambito delle iniziative volte al progressivo potenziamento della rete dei servizi di soccorso urgente previsti dal piano socio-sanitario regionale. Fra queste giova richiamare in particolare il servizio di eliambulanze avviato di recente a scala regionale che costituisce una opportunità particolarmente utile in relazione alle esigenze specifiche connesse al trasporto dei lesionati midollari.
La contestuale messa a regime e integrazione delle centrali operative di chiamata e soccorso presso i DEA di riferimento in grado di tenere collegati in modo sistematico stazioni e mezzi di trasporto e presidi sanitari di riferimento, oltre che favorire un razionale utilizzo dei centri di riferimento piemontesi, dovrebbe facilitare all'occorrenza le opportunità per l'appoggio dei pazienti sui centri ubicati in ambiti extra regionali.
Relativamente alla opportunità di definire criteri uniformi di indirizzo nei confronti delle UU.SS.SS.LL. competenti in materia di assistenza all'estero (soggetti aventi diritto, procedure autorizzative previste e modalità di accesso) si precisa che l'Amministrazione regionale ha già provveduto da tempo attraverso le disposizioni contenute nella deliberazione della Giunta regionale n. 46-26626 del 5/7/1983 e nella direttiva esplicativa n. 15 del 26/9/1983.
In base ai chiarimenti forniti dalla Direzione sanitaria competente per il presidio CRF gravitante sull'USSL TO VIII risulta da ultimo l'impegno di quest'ultima volto a ripristinare, entro la data del 12 settembre p.v., la funzionalità del CRF per un numero di 12 posti letto quale dotazione massima compatibile con le attuali possibilità di implementazione dell'equipe infermieristica necessaria per assolvere alle necessità assistenziali del Centro (unità complessive previste: 19 infermieri, di cui 13 professionali e 6 generici, a cui vanno aggiunti 6 ausiliari socio sanitari).
L'attuale dotazione di personale medico viene ritenuta adeguata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore che per una volta ha dato una risposta articolata ai quesiti che gli erano stati sottoposti. Gli chiederei cortesemente di avere copia scritta della stessa.
Molti passaggi mi lasciano perplesso. Quello che più mi preme sottolineare a questo punto è la nostra preoccupazione circa l'effettiva volontà di attivare una Unità spinale, così come è prevista dal piano socio sanitario regionale vigente. Non mi riferisco direttamente all'Assessorato alla sanità, ma alla USSL TO VIII su cui pure l'Assessorato può esercitare la funzione di controllo se ritiene di farlo.
Mi riferisco in particolare agli ultimi episodi. L'USSL TO VIII delle Molinette pare abbia compiuto gli atti amministrativi per la ridefinizione della pianta organica, tuttavia non ha provveduto ad avviare i lavori di ristrutturazione del CRF, così come non ha ridisegnato la mappa per l'avvio dell'Unità spinale di 30 posti letto, previsti dalla deliberazione della Giunta regionale per fine dicembre. Leggerò con attenzione la risposta dell'Assessore e vedrò se le informazioni collimano.
Nel frattempo un urogolo trasferito all'Unità spinale esistente è riuscito ad attivare un nuovo "repartino" portando i letti da 12 a 16.
Questi 16 letti avevano coperto il fabbisogno del CTO, tuttavia la Direzione sanitaria ha imposto la chiusura del repartino riportando i letti a meno di 12. Questo perché hanno sbagliato la collocazione tecnica di una porta. Inoltre pare che gli infermieri non vogliano più lavorare presso quel reparto, ma preferirebbero tornare nel reparto di ortopedia.
La sostanza sta nel fatto che la Direzione sanitaria dell'USSL TO VIII invece di risolvere i problemi tecnici per rendere idoneo questo reparto e costituire i nuovi, preferisce abbassare la soglia della risposta effettiva al bisogno attraverso la riduzione dei posti letto. Questo è molto grave.
Sollecitiamo quindi un intervento puntuale da parte dell'Assessorato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza n. 1334 del Consigliere Pezzana inerente l'AIDS


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 1334 presentata dal Consigliere Pezzana.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Le informazioni circa i casi di sieropositività e di AIDS conclamate in Piemonte e in Italia sono state distribuite a tutti i Consiglieri regionali.
Da esse risulta che i soggetti anti HIV positivi, complessivamente seguiti dai reparti di malattie infettive della regione dalla prima manifestazione dell'infezione al giugno 1988, erano 3.125, di cui 1.539 sintomatici.
Al 26/6/1988 i soggetti residenti in Piemonte affetti da AIDS conclamata, segnalati all'Assessorato regionale alla sanità e all'Istituto Superiore di Sanità, erano 146 di cui 58 residenti nella provincia di Torino, 17 nella provincia di Alessandria, 5 nella provincia di Cuneo, 50 nella provincia di Novara e 16 nella provincia di Vercelli.
L'Amministrazione regionale ha autorizzato le UU.SS.SS.LL. ad effettuare gli indispensabili adeguamenti degli organici e delle strutture e ad assumere tutti gli oneri di spesa inerenti i reagenti e le specialità farmaceutiche necessari per assicurare sia gli accertamenti sierologici su base volontaria ai soggetti che ne hanno le indicazioni sia la cura dei pazienti affetti da AIDS. Tutti i reparti di malattie infettive sono stati informati della possibilità dell'impiego del farmaco AZT seguendo scrupolosamente il protocollo formulato dalla Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS.
I medici infettivologi segnalano che nei soggetti trattati con AZT, in regime di ricovero o di day hospital, è stato possibile rilevare un rallentamento dell'evoluzione della malattia senza tuttavia pervenire a risultati clinici che permettano ipotesi di guarigione. Il farmaco non ha dato luogo alla comparsa di segni collaterali tali da imporre la sospensione del trattamento. Per una valutazione più precisa dei risultati clinici è comunque necessario un più lungo periodo di osservazione.
In considerazione dell'alta concentrazione di casi di AIDS e di sieropositivi nella provincia di Novara, è stata autorizzata l'istituzione e il relativo organico di una nuova divisione di malattie infettive a Verbania - USSL n. 55. A Torino, nell'USSL TO IV, è in fase di riattivazione la terza divisione ospedaliera di malattie infettive presso l'Ospedale Amedeo di Savoia che era stata temporaneamente soppressa.
A tutti i soggetti che si sono presentati alle strutture pubbliche e a quelli ricoverati in Comunità terapeutiche e in istituti di pena sono stati assicurati sia gli accertamenti clinici sia l'assistenza in regime ambulatoriale, di day hospital o di degenza, utilizzando le terapie più appropriate in relazione all'evoluzione scientifica.
Particolarmente impegnati sul fronte dell'assistenza sono: n. 11 reparti di malattie infettive della Regione, dotati complessivamente di 414 posti letto, pari al 9,42 per 100 mila abitanti (la media italiana è del 9,54%) n. 63 équipes per la prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza, attivate in tutte le UU.SS.SS.LL.
Essendo i tossicodipendenti i soggetti maggiormente colpiti dall'infezione (62% dei casi di AIDS in Piemonte al 31/5/1988, il 65% in Italia al 30/4/1988), gli operatori delle équipes interdisciplinari per le tossicodipendenze delle UU.SS.SS.LL. e delle Comunità e Associazioni private sono stati più volte informati (nel corso di seminari e di riunioni o mediante circolari) dell'importanza di garantire, oltre agli esami clinici e alle cure necessarie, anche una puntuale informazione e un adeguato sostegno psicologico agli assistiti e ai loro familiari ed amici.
La nota n. 0330/131 del 9/1/1987 diramata dall'Assessorato regionale alla sanità per l'assegnazione ai reparti di malattie infettive del ricettario unico di prescrizione proposta, onde favorire l'accesso diretto dei cittadini per accertamenti ed eventuali prescrizioni particolari, non è mai stata revocata né sono state segnalate allo stesso Assessorato casi di mancata applicazione delle indicazioni in essa contenute.
A livello preventivo si segnala la disponibilità di sangue "sicuro" per le trasfusioni, a seguito della ricerca degli anticorpi anti HIV nella popolazione dei donatori di sangue, disposta con deliberazione della Giunta regionale n. 25-45605 del 23/7/1985.
A partire dal 1985, con la capillare diffusione a tutti gli operatori socio-sanitari della Regione, comprese le scuole di ogni ordine e grado, le biblioteche degli enti locali, le carceri, le caserme, le associazioni di volontariato, le comunità terapeutiche, del n. 8, dicembre 1985, della rivista dell'Assessorato alla sanità "Educazione alla salute", dedicato all'AIDS e all'Epatite B, si è avviato un processo di aggiornamento degli operatori continuato negli anni successivi mediante seminari e trasmissione di pubblicazioni predisposte dall'Assessorato stesso, dal Ministero della Sanità e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Oltre alla predetta rivista sono stati trasmessi al domicilio di ogni medico piemontese, con la collaborazione della Federazione piemontese degli Ordini dei Medici, l'opuscolo "Informazione per i Medici" preparato dalla Commissione Nazionale AIDS, nonché i pieghevoli predisposti dall'Assessorato regionale alla sanità per la successiva consegna agli assistiti con le opportune spiegazioni e integrazioni in base alle differenti situazioni individuali.
Per dare una più ampia diffusione all'informazione sull'argomento è stato richiesto e ottenuto dalla stessa Federazione degli Ordini dei Medici la pubblicazione, sulla rivista "Piemonte Medico", degli indirizzi nazionali e regionali sull'AIDS. Tramite i Collegi professionali degli infermieri e delle ostetriche sono stati invece diffusi gli opuscoli "Informazioni per gli operatori sanitari" predisposti dalla competente Commissione nazionale.
Accanto alle iniziative di aggiornamento promosse dall'Assessorato regionale alla sanità vanno segnalate quelle intraprese da vari enti e istituzioni, UU.SS.SS.LL., Università, Ordini dei Medici, Collegi professionali, spesso con la partecipazione, in qualità di relatori, di esperti della Commissione regionale AIDS che hanno fornito ulteriori e qualificati contributi informativi.
Obiettivo di questi incontri di aggiornamento è di fornire una informazione tecnicamente corretta, comprensibile, responsabilizzante ma non discriminante, affinché gli operatori socio-sanitari possano garantire gli interventi di assistenza e di informazione evitando quegli aspetti negativi che avevano contraddistinto alcune delle prime iniziative informative, specialmente da parte degli organi di informazione di massa sul problema (distorsione, sensazionalismo, colpevolizzazione, ecc.).
Particolare attenzione è stata dedicata alla diffusione delle misure di protezione per il personale di assistenza, tramite disposizioni scritte e riunioni con i responsabili dei servizi.
In considerazione delle modalità di trasmissione delle infezioni da virus HIV, la Regione Piemonte è stata tra le prime in Italia a concordare con le competenti autorità scolastiche (Sovrintendenza regionale Provveditorato agli studi) corsi di informazione e aggiornamento per i docenti delle scuole medie di primo e secondo grado sulla prevenzione delle malattie infettive, AIDS, Epatite B, malattie veneree e su principi di educazione sessuale nella scuola che hanno fatto registrare un'ampia partecipazione e consenso degli insegnanti.
Ad una prima iniziativa avviata nel maggio 1987, sono seguite nell'anno scolastico 1987/1988, altri seminari sugli stessi argomenti organizzati dalle UU.SS.SS.LL. e dai Provveditorati.
Nessuna iniziativa di informazione degli studenti sul problema AIDS è stata promossa né preventivamente concordata con l'Assessorato regionale alla sanità.
L'informazione nella scuola è stata affrontata soltanto a fine aprile 1988 dalla Commissione nazionale AIDS e le prime indicazioni sull'opportunità dei seminari per gli insegnanti ed educatori sono state fornite con circolare del Ministro il 20/6/1988.
L'informazione e l'educazione sanitaria sono state indicate dagli esperti come gli strumenti più efficaci contro la diffusione dell'AIDS.
Obiettivo delle iniziative attivate a livello regionale e di Unità Sanitarie è di promuovere comportamenti responsabili in quanto l'AIDS si trasmette con specifici atti che sono largamente sotto il controllo individuale.
L'Assessorato regionale alla sanità ha disposto, nei mesi di febbraio marzo 1987 e successivamente ottobre-novembre 1987, la pubblicazione sui quotidiani, ma soprattutto sui periodici locali per raggiungere il maggior numero di lettori, di un comunicato sull'AIDS per fornire alla popolazione esatte indicazioni circa i presidi a cui fare riferimento per informazione o assistenza. Il primo riferimento è il medico di base, che è stato individuato quale cardine principale dell'educazione sanitaria a livello individuale.
A seguito della comunicazione del Ministro della Sanità alle Regioni nel marzo 1987 dell'attivazione di un "telefono verde" a livello nazionale per informazioni sull'AIDS, così come infatti è avvenuto a partire dal 20/6/1987, con possibilità di accesso con chiamata urbana da tutte le città italiane, si è soprasseduto all'attuazione di analoga iniziativa a livello regionale onde evitare inutile dispendio di risorse.
Analogamente, a seguito della pubblicazione e distribuzione di opuscoli informativi per la popolazione predisposti dal Ministero della Sanità, da UU.SS.SS.LL., da Ordini professionali e da Associazioni private, si è rinviata la stampa e la diffusione del documento informativo elaborato all'inizio del 1987 dalla competente Commissione regionale.
Al fine di garantire continuità nell'informazione su un problema che richiede vigile attenzione e costante impegno da parte delle amministrazioni pubbliche si è proceduto a fine 1987 alla capillare diffusione di un pieghevole che contiene alcune essenziali informazioni per la popolazione. E' inoltre in corso di stampa un opuscolo informativo dedicato ai soggetti con comportamenti a maggiore rischio di infezione da virus HIV e in particolare ai tossicodipendenti che rappresentano in Italia e nella nostra regione il gruppo maggiormente colpito.
La possibilità di vaccinazioni anti Epatite B a titolo gratuito offerta nel secondo piano regionale per il triennio 1988/1990 anche ai soggetti con comportamenti a maggior rischio per le infezioni da virus HIV rappresenta insieme uno strumento per la difesa della salute di dette persone, ma anche un'ulteriore possibilità per gli operatori sanitari di ricordare alla popolazione maggiormente interessata le misure di protezione e di sorveglianza delle infezioni da virus HIV.
Non è possibile quantificare esattamente, e soprattutto in tempi brevi la spesa complessiva sostenuta dalle UU.SS.SS.LL. piemontesi per la prevenzione, l'assistenza e la sorveglianza delle infezioni da virus HIV in quanto gli oneri più gravosi inerenti il personale, i reagenti, i farmaci la normale manutenzione delle strutture, ecc., sono inglobati nella spesa complessiva del Fondo Sanitario Regionale di parte corrente indistinto.
Nell'ambito della ricerca sanitaria finalizzata sono stati approvati sette progetti di studio sull'AIDS per complessivi 200 milioni che garantiscono un occhio vigile ed attento per quanto riguarda gli aspetti più strettamente medico-scientifici ed epidemiologici.
Nel mese di marzo 1987 e successivamente nel dicembre 1987 è stata inoltrata al Ministero della Sanità la richiesta di un finanziamento vincolato di 25 miliardi, 10 miliardi di parte corrente, 15 miliardi in conto capitale, per il potenziamento, a livello regionale, degli interventi per l'AIDS che sono: implementazione degli organici, adeguamento delle strutture e attivazione di nuove iniziative e di nuovi servizi.
La richiesta è stata elaborata dal Ministero della Sanità unitamente a quelle pervenute dalle altre Regioni, ma non si conosce ancora la data e l'importo di eventuali contributi nonostante i molti solleciti dell'Amministrazione piemontese e il documento congiunto degli Assessori alla sanità votato in data 23/3/1988.
In caso di ulteriore ritardo nell'erogazione dei finanziamenti vincolati a livello nazionale, le necessità più urgenti, così come è già stato fatto lo scorso anno, saranno inserite nel programma regionale di investimenti in opere edilizie e attrezzature sanitarie per l'anno 1988 che sarà sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale.
In considerazione delle indicazioni formulate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Commissione nazionale AIDS, le prime proposte della competente Commissione tecnico-consultiva regionale per il prossimo piano socio-sanitario piemontese prevedono un ulteriore sviluppo delle iniziative già in atto per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: 1) controllo e contenimento dell'infezione da HIV 2) tutela dei soggetti infetti da HIV.
I principali interventi proposti sono: 1) proseguire la campagna di educazione sanitaria mediante iniziative differenziate di informazione per i soggetti siero-negativi, siero-positivi e per i partner sessuali dei siero-positivi, al fine di promuovere comportamenti coscienti e responsabili 2) intensificare la propaganda per l'esecuzione sistematica del test anticorporale sui soggetti con comportamenti ad alto rischio e loro partner sessuali 3) continuare il controllo sistematico del sangue degli emoderivati destinati alla trasfusione, assicurando che nei centri trasfusionali venga attivata una sistematica sorveglianza dei donatori abituali, vengano eseguiti esami e controlli a distanza dei nuovi donatori prima dell'ammissione e si proceda in iniziative di informazione sanitaria rivolta a tutti i donatori 4) potenziare le iniziative di aggiornamento degli operatori socio sanitari, in particolare di quelli più a contatto con i soggetti con comportamenti a maggior rischio (malattie infettive, centri per tossicodipendenti, laboratori analisi, centri trasfusionali, distretti medici di base, ecc.), per assicurare una corretta informazione e una adeguata assistenza e protezione ai soggetti siero-positivi e ai malati di AIDS 5) completare, in relazione al crescente carico di lavoro, gli organici e le strutture dei servizi maggiormente interessati (quelli di malattie infettive, i laboratori analisi e i centri delle tossicodipendenze). In particolare per i reparti delle malattie infettive è necessario prevedere la graduale ristrutturazione in camere singole con servizi dei posti letto esistenti e loro potenziamento, fino a raggiungere 11 posti letto per la degenza e un posto letto day hospital ogni 100 mila abitanti, come indicato dalla Commissione nazionale 6) sviluppare di pari passo, con l'evoluzione del fenomeno, gli studi epidemiologici e la ricerca sanitaria finalizzata.
L'indicazione contenuta nel decreto del Ministro della Sanità n. 14 del 15/1/1988 ai centri trasfusionali di "invitare" con idonee modalità i potenziali donatori ad astenersi da donazioni di sangue, qualora appartengano alle categorie a rischio, deve essere considerata una misura di prevenzione in relazione al periodo in cui il test può risultare negativo per gli anticorpi anti HIV, pur essendo il virus già presente nel sangue del soggetto.
Nel documento approvato dagli Assessori regionali alla sanità si rileva come l'emissione, senza un preventivo accordo con le Regioni, della circolare ministeriale sopraccitata ha rappresentato un ulteriore elemento di confusione e si richiede una revisione congiunta delle circolari finora emanate da realizzarsi attraverso il gruppo tecnico interregionale già costituito.
In mancanza di una risposta del Ministero, nonostante i molti mesi trascorsi, si ritiene di dover dare corso alle indicazioni della citata circolare ministeriale n. 14 del 1988, soprattutto per la sorveglianza e la definizione di caso adulto e pediatrico di AIDS, considerato che le nuove schede di segnalazione previste nella circolare stessa non sono ancora state trasmesse né alle Regioni né ai servizi interessati.
Tutte le iniziative di informazione della popolazione e di aggiornamento degli operatori sanitari sono sempre state finalizzate a prevenire situazioni di disagio e/o di discriminazione. Comunque l'Assessorato regionale alla sanità è intervenuto con tempestività e fermezza ogni qualvolta è stato segnalato a livello regionale un episodio di discriminazione nei confronti di persone siero-positive e/o di soggetti con comportamenti a maggiore rischio di infezione di virus HIV.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, signor Assessore, cercherò di essere molto breve nella mia risposta anche se l'argomento è serio e molto vasto. E' purtroppo un argomento affrontato in ritardo dal Consiglio se si pensa che già nella Giunta precedente noi avevamo cercato, inutilmente, di sensibilizzare l'allora Assessore Bajardi su un argomento che stava per diventare di drammatica attualità in Italia e anche in questa regione.
Ringrazio per le informazioni.
La mia interpellanza era del 4 giugno; c'era anche una mia interrogazione del 24 luglio dell'anno scorso nella quale affrontavo un problema molto serio sul quale però non ho avuto risposta. Al di là delle informazioni generiche, o generali, sulla situazione attuale, informazioni che abbiamo anche dai giornali, ci sono delle situazioni che vanno affrontate sul piano pratico.
Nell'interrogazione del luglio dell'anno scorso chiedevo come mai da molto tempo non era possibile effettuare gli esami di ricerca degli anticorpi HIV senza l'impegnativa del medico. Questo problema grave non è stato affrontato e non ha avuto risposta nella informativa dell'Assessore.
Ma su questo ritornerò fra poco.
All'Amedeo di Savoia oggi la situazione è ancora relativamente sotto controllo, ma non lo sarà più tra poco. Cito le opinioni del prof.
Giovannini, primario di quell'Ospedale, il quale dice che mancheranno tra poco i posti letto. Dichiara il prof. Giovannini: "Preferirei non esprimere considerazioni in base ai problemi finanziari. L'allarme c'è e i provvedimenti sulla carta ci sono, ma i provvedimenti con la richiesta di fondi viaggiano come impazziti da una scrivania all'altra di Presidenze Commissioni e Co.Re.Co. Basta una virgola messa al punto sbagliato per fare slittare di mesi i progetti e i piani di intervento".
I progetti e i piani di intervento che l'Assessore ha enumerato nella sua risposta, secondo quanto dice un tecnico che le cose le verifica in concreto, rischiano di slittare di mesi e mesi per motivi burocratici.
Il prof. Giovannini dichiara che si aspettano da due anni i soldi per l'ampliamento del laboratorio di analisi. Tutto questo, se si tiene conto che l'85-90% dei tossicodipendenti sono siero-positivi, deve far riflettere sul dramma che anche questa Regione e l'Assessorato dovranno affrontare entro pochissimo tempo.
Voglio però attirare l'attenzione su argomenti che non sono stati toccati nella risposta.
Per quanto riguarda le scuole l'Assessore ci informa che sono stati effettuati incontri, discussioni, dibattiti e informazioni. Non è stata invece realizzata una indicazione che noi avevamo dato su come devono essere fatti i corsi di informazione per non rischiare di colpevolizzare soprattutto i giovani, in riferimento alla sessualità in generale dipingendo i rapporti sessuali come qualcosa di terrificante e portatore comunque di infezioni sessuali. Quindi non si è fatto un corso preventivo di informazione sessuale per far rientrare il problema dell'AIDS in una normale situazione di malattia, come possono essere le malattie infettive sessuali, delle quali si parla ormai in termini ben diversi da quelli che venivano usati prima.
L'Assessorato propone sette progetti di studio per un costo di 200 milioni. Gradirei sapere urgentemente se questi progetti di studio sono stati discussi e concordati con le persone più informate a livello tecnico e pratico, cioè i primari dell'Amedeo di Savoia, se sono stati approvati e se c'è stato uno scambio di informazioni.
Oggi si parla ancora in maniera del tutto erronea di categorie a rischio, mentre i giornali, giustamente, parlano di pericolo per gli eterosessuali e non più per le categorie a rischio. Pronunciare questa frase significa deviare dalla realtà dell'infezione del virus.
Su questo non sappiamo ancora nulla, perché anche l'Assessore nella sua risposta non ha dato indicazioni specifiche su come la Regione deve applicare la circolare n. 14/88 nella quale si prevede la trascrizione del nome della persona che deve affrontare gli esami. Questa è una spinta a demotivare chi dovrebbe fare gli esami e quindi avere attenzione verso la salute dei cittadini. Se il cittadino deve prima parlarne con il medico, e quindi rivelare dati di segretezza personale che potrebbero portare danno all'immagine della sua persona, potrebbe non rivelarli, quindi non richiedere l'impegnativa del medico.
Vorrei suggerire l'esempio di Verona dove è stato realizzato attraverso il telefono un sistema che è attuato largamente in Francia. Il cittadino che desidera questi esami telefona ad un medico dell'USSL e gli viene dato un codice con il quale può fare gli esami ed ottenere le risposte. E' un metodo che garantisce l'anonimato e quindi facilita il controllo della salute. Inviterei l'Assessorato a valutare con molta attenzione ed urgenza l'eventuale applicazione in Piemonte di questo mezzo.
Per quanto riguarda i dati sulla discriminazione di quelle che potremmo definire persone sospette, quindi non soltanto le categorie a rischio penso all'immigrazione che a Torino vede un numero altissimo di persone che sono al di fuori di qualunque controllo sanitario - mi chiedo se questo argomento non dovrebbe essere di urgente attenzione da parte dell'Assessorato proprio per evitare questo pericolo ancora largamente sommerso. Pensiamo che attualmente le persone degenti all'Amedeo di Savoia sono sotto la decina, ma, come diceva il prof. Giovannini, sono in realtà la punta di un iceberg che fra qualche anno si rivelerà in tutto il suo dramma.
Di fronte a questi problemi, che mancano di prospettiva nella relazione dell'Assessore, chiedo all'Assessorato alla sanità di rendersi solerte nel comunicare come intende muoversi in merito al problema grave dell'AIDS.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1343 del Consigliere Staglianò inerente il sequestro dell'Acqua S. Bernardo


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione n. 1343 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La Regione Liguria con nota telegrafica pervenuta in data 7/3/1988 segnalava che era stato disposto il sequestro cautelativo dell'acqua minerale naturale S. Bernardo in bottiglia da 920 cc, confezionata in data 12/2/1988, causa la presenza di stafilococchi aurei, invitando nel contempo la Regione Piemonte a provvedere a controlli presso lo stabilimento di produzione.
In data 8/3/1988, con nota telegrafica, l'Assessorato regionale alla sanità invitava il responsabile del SIP dell'USSL n. 67 di Ceva ad effettuare controlli presso lo stabilimento di produzione.
In data 8/4/1988 il SIP dell'USSL n. 67 di Ceva comunicava che il giorno 17/3/1988 si era proceduto ad effettuare ispezione completa presso lo stabilimento di imbottigliamento con particolare riguardo al personale addetto alla manipolazione diretta delle bottiglie.
Dall'indagine effettuata non è stata riscontrata alcuna possibile causa che abbia potuto provocare l'inquinamento lamentato ed è stata riscontrata una scrupolosa ed attenta lavorazione da parte del personale addetto all'imbottigliamento.
Inoltre il SIP ha assicurato una costante e periodica vigilanza presso lo stabilimento della ditta S. Bernardo di Garessio ai fini di evitare possibili inquinamenti esterni ed interni.
Nel frattempo si provvedeva a richiedere i referti delle analisi microbiologiche effettuate dal Reparto medico del LSP di Cuneo dai quali risultava quanto segue: 1) acqua minerale naturale in contenitori di PVC da cc 150 confezionata l'11/1/1988: regolare 2) acqua minerale naturale confezionata in vetro da cc 920 confezionata l'11/1/1988: regolare 3) acqua minerale naturale confezionata in PCV da cc 150 confezionata il 9/2/1988: regolare 4) acqua minerale naturale confezionata in vetro da cc 920 confezionata il 9/2/1988: regolare.
La ditta Fonti San Bernardo provvedeva ad inviare due certificati dai quali risultava che: a) l'USSL n. 3 di Varese comunicava che un campione fiscale di acqua S.
Bernardo in contenitori di vetro da 920 cc, imbottigliata il 10/2/1988 risultava regolamentare b) un campione di acqua minerale naturale S. Bernardo in contenitori di vetro da 920 cc, imbottigliata il 12/2/1988, portata al Laboratorio di sanità pubblica di Cuneo dall'interessato risultava regolamentare.
Nonostante detti esiti analitici dai quali l'acqua risultava regolamentare, l'Assessorato regionale alla sanità, in data 28/4/1988, con il sistema di trasmissione XTEL invitava i Presidenti e i responsabili dei Servizi di Igiene Pubblica della Regione Piemonte ad attivare le procedure per il sequestro e la distruzione dell'acqua minerale naturale San Bernando in contenitori di vetro da 920 cc imbottigliata in data 12/2/1988, e nel contempo comunicava che sarebbe stata emessa successiva ordinanza presidenziale, poi pubblicata sul Bollettino Ufficiale regionale piemontese, strumento di informazione degli atti regionali.
Per quanto concerne il coinvolgimento della Consulta regionale per la difesa e la tutela del consumatore, si ritiene non corretto il coinvolgimento di tale organismo nella predisposizione degli atti regionali mentre si ritiene opportuno informare per il futuro la Consulta dei provvedimenti adottati in considerazione dei compiti assegnati a tale organismo.
I responsabili dei Servizi di Igiene Pubblica normalmente avvisano i sindaci dei Comuni di riferimento affinché provvedano mediante i vigili urbani ad attuare le misure restrittive specialmente nei piccoli esercizi commerciali; nei grandi centri commerciali e nei depositi all'ingrosso normalmente si provvede all'esecuzione del sequestro mediante i funzionari di vigilanza igienico-sanitaria delle Unità Socio-Sanitarie.
Si comunica infine che l'Assessorato alla sanità con nota del 3/3/1988 cioè in data antecedente alla nota della Regione Liguria, ha posto in essere un'indagine per verificare le condizioni igienico-sanitarie degli stabilimenti di produzione di acque minerali.
Si è pertanto avviata tale indagine per garantire al consumatore la perfetta idoneità del prodotto dal punto di vista igienico-sanitario nonché l'esatta indicazione in etichetta delle caratteristiche del prodotto stesso. Preciso che un'indagine di tale portata è la prima svolta in Italia.
Colgo l'occasione per consegnare al Consigliere Staglianò copia della citata nota assessorile perché possa personalmente verificare quanto è stato fatto dall'Assessorato per tutelare il consumatore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, se non ho capito male la risposta dell'Assessore Maccari, non si sa come siano finiti nelle bottiglie dell'acqua minerale San Bernardo gli stafilococchi aurei il 12/2/1988. Insomma, tutti gli esami fatti pare abbiano dato esito negativo. Tutto va bene, Madama Marchesa! Ma è davvero così? Leggerò ancora la risposta dell'Assessore Maccari la quale mi pare sommaria rispetto al nodo cruciale dell'informazione ai consumatori in presenza di pericoli quali quelli di cui andiamo parlando.
E' sommaria perché dice: "di solito i Sindaci vengono invitati, i vigili attuano le misure restrittive nei piccoli esercizi, ecc.". Desideravo sapere cosa in concreto è stato fatto nella circostanza per tutelare la salute dei consumatori e al riguardo non ho sentito una risposta soddisfacente.
Allora, tutto va male, Madama Marchesa! Perché per quanto riguarda l'imbottigliamento dell'acqua minerale abbiamo un bollettino di guerra quasi quotidiano.
Leggo sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n. 43/88 del 19 ottobre che il Presidente della Giunta regionale ha disposto la distruzione di acqua minerale Madonna della Guardia, imbottigliata in contenitori di vetro della capacità di 920 ml in data 20/8/1988; leggo che il Presidente della Giunta regionale ha disposto sequestro e distruzione sull'intero territorio regionale delle partite di acqua minerale Santa Rita imbottigliata a partire dal 2 settembre 1988; leggo che è stato disposto dal Presidente della Giunta regionale sequestro e distruzione sull'intero territorio regionale delle partite di acqua minerale naturale Coralba imbottigliata in contenitori di vetro in data 8/8/1988, e così via.
Allora vuol dire che c'è qualcosa nel sistema di controllo a monte che non funziona e soprattutto che non funziona il sistema dell'informazione dei cittadini. Sono costretto, così come la quasi totalità di quelli che sono in quest'aula, a ricorrere all'acqua minerale per i fabbisogni quotidiani perché i rubinetti ormai sono inservibili. Naturalmente su tutte le bottiglie dell'acqua minerale che mi tocca bere, magari anche di marche diverse, c'è scritto che le analisi vengono effettuate presso il famigerato laboratorio di Alessandria che era diretto, fino a non molto tempo fa dalla dott.ssa Dalmasso la quale nella primavera del 1986, mentre l'autorità giudiziaria disponeva la chiusura dell'acquedotto di Casale per i noti avvelenamenti della Bieco System, recitò candidamente davanti alle telecamere del TG3 che lei proprio quella mattina aveva bevuto l'acqua del rubinetto di casa.
A parte la digressione specifica, voglio dire che sarebbe opportuno necessario e indispensabile che l'Assessorato andasse a scavare dietro a questo bollettino di guerra. Come mai si deve arrivare a questi provvedimenti, che però, sotto il profilo dell'informazione, non giungono a chi devono innanzitutto giungere, e cioè ai consumatori? Ringrazio l'Assessore se anche di questa risposta vorrà darmi copia.
Mi dichiaro insoddisfatto sperando di poter vedere operare diversamente questa Regione. Per quanto ci riguarda continueremo a vigilare.


Argomento: Spesa socio - assistenziale - Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 960: "Adozione linee di indirizzo per la formulazione del PSSR per il triennio 1989/1991"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. relativo all'esame della proposta di deliberazione n. 960.
Oltre alla relazione di maggioranza che verrà svolta dal Consigliere Bergoglio, è stata predisposta da parte del Gruppo MSI-DN una relazione di minoranza che verrà svolta dal Consigliere Majorino.
Ha la parola quindi il Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la deliberazione in oggetto giunge in aula per l'approvazione con l'indicazione a suo tempo emersa nella Commissione di considerarla documento politico-programmatico, come del resto è nello spirito della legge n. 59 che, all'art. 32, fa esplicitamente carico al Consiglio regionale di presentare, prima della stesura della legge di piano, un provvedimento per l'adozione delle linee di indirizzo (non si tratta quindi dell'approvazione delle linee di piano ma dell'adozione) con provvedimento formale del Consiglio regionale. Tale provvedimento formale non può essere che una deliberazione. Se si trattasse di approvazione si dovrebbe votare un provvedimento legislativo, ma un provvedimento legislativo non potrebbe essere oggetto, come prevede la legge n. 59, di successive consultazioni, entro sei mesi, delle UU.SS.SS.LL.
Mi pare opportuna questa considerazione di tipo giuridico-formale anche per sgombrare il campo dai dubbi che forse sono emersi dopo che la Commissione ha varato il provvedimento con le considerazioni che ho prima fatto.
Anche l'Ufficio legislativo del Consiglio regionale ha avallato questa interpretazione.
Si tratta di un provvedimento che fissa delle indicazioni orientative non definitive, sulle quali la Giunta, attraverso i suoi strumenti di lavoro, Commissioni, gruppi di studio, predisporrà la bozza di legge di piano, sulla quale saranno avviate e largamente effettuate le consultazioni sul territorio con tutti coloro che hanno qualcosa da dire, con tutti coloro che sono istituzionalmente interessati a questa materia.
In linea preliminare, come Presidente della V Commissione, mi premeva fare questa considerazione che è quella che ha mosso la maggioranza della Commissione su questa linea di indirizzo.
La stesura definitiva del documento che viene presentato all'attenzione del Consiglio dovrà tenere conto (quindi sarà necessario in questa sede apportare delle ulteriori modifiche) dei provvedimenti in itinere a livello regionale, ma soprattutto a livello nazionale, perché dal momento della presentazione della deliberazione al momento della discussione in aula sono intervenuti alcuni provvedimenti del Ministero competente che rendono necessaria una impostazione diversa della deliberazione stessa.
Se vogliamo dare un giudizio di merito potremo definirla in qualche misura peggiorativa, ma non voglio eccitare gli animi.
Il Ministro Donat Cattin ha predisposto un decreto attuativo della legge n. 109 che dovrà essere recepito sia in questo provvedimento di indirizzo che nei successivi lavori per l'adeguamento delle strutture esistenti sul territorio. Su questo dovremo ancora discutere, verificare sul territorio e valutare. Nessun provvedimento viene calato senza un esame attento della realtà perché vogliamo avere la garanzia di servizi adeguati e che servano alla gente, equilibrio territoriale riqualificazione della spesa sanitaria, quindi non interventi a pioggia continui, magari per posti letto che non verranno occupati, ma interventi che servano realmente a risolvere i bisogni sanitari e sociali della gente.
Su questo ci sarà la collaborazione massima della V Commissione e della maggioranza.



PRESIDENTE

La relazione di minoranza del Gruppo MSI-DN viene svolta dal Consigliere Majorino che ha pertanto la parola.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo si è orientato a presentare la relazione di minoranza su una questione preliminare in quanto ci siamo convinti che in questa deliberazione si annidi un vizio formale e istituzionale che, come vedremo e come dimostriamo nelle poche cartelle di cui si compone la relazione di minoranza, assume rilevanti conseguenze politiche.
La prima osservazione è che la deliberazione di Giunta che viene proposta oggi all'approvazione vive nell'ambito dell'art. 32 del secondo piano socio-sanitario che prevede, senza peraltro indicarne la forma, che dopo il secondo anno di validità del piano, vengano adottate dal Consiglio regionale le linee di indirizzo per formulare il successivo piano socio sanitario. A ben leggere la deliberazione (che, come vedremo, contiene disposizioni non solo di principio, ma anche di dettaglio) ci si convince agevolmente che la deliberazione stessa ha i connotati di una "legge quadro" o "legge cornice", in quanto intende porsi, proprio in virtù di quanto prevede l'art. 32 del secondo piano socio-sanitario, in funzione direttiva e programmatica dell'erigendo piano socio-sanitario.
La deliberazione ha i connotati di legge quadro (o di legge cornice) proprio perché l'art. 32 prevede che questo provvedimento dovrà contenere le linee di indirizzo per formulare il piano socio-sanitario per il triennio successivo. Sono espressioni, queste, che vengono normalmente contenute nelle leggi quadro nazionali. Cito, a caso, la legge quadro sul turismo il cui art. 1 (Finalità della legge) recita che tale legge contiene i principi fondamentali in materia di turismo, ai fini di garantire l'equilibrato sviluppo delle attività turistiche e di quelle connesse.
La deliberazione che oggi dovrebbe essere approvata, in armonia con l'art. 32 del secondo piano socio-sanitario, è proprio una deliberazione che contiene norme quadro, che soprattutto saranno vincolanti per il futuro piano socio-sanitario regionale; altrimenti sarebbe perfettamente inutile che venissero emanate. Ed allora la forma che - sotto il profilo della legittimità - doveva assumere la deliberazione in questione, avrebbe dovuto essere quella della legge. Con questa affermazione non si intende fare un'esercitazione accademica o di disquisire se il provvedimento debba avere forma di legge o forma di deliberazione: il dilemma pone infatti rilevanti conseguenze politiche che sono espresse nella relazione di minoranza e che illustrerò brevemente.
Questa deliberazione ha il contenuto di principi per il futuro piano socio-sanitario oltreché norme di dettaglio a efficacia immediata.
Contiene cioè innanzitutto dei principi che vincoleranno una futura legge perché non ci sono dubbi che il piano socio-sanitario regionale (almeno allo stato attuale della legislazione) dovrà essere formulato con legge: sia perché i precedenti piani sono stati espressi con legge e sia perch nella stessa deliberazione, laddove si parla di strumenti, si allude a una futura legge di piano e a una futura deliberazione quadro attuativa della legge di piano.
A questo punto noi riteniamo che la Giunta dovrebbe responsabilmente ritirare la deliberazione e ripresentarla sotto forma di disegno di legge previe consultazioni.
Le conseguenze politiche della nostra presa di posizione, sotto il profilo della legittimità e sotto il profilo del corretto modo di procedere istituzionale, sono quelle di potersi avvicinare alle consultazioni e non di prendere posizione sulla contesa tra consultazioni prima delle linee di indirizzo o consultazioni dopo le linee di indirizzo e quando ci sarà nel dettaglio il disegno di legge sul terzo piano socio-sanitario regionale: e ciò per una ragione di intuitiva evidenza e cioè perché - qualora venisse approvata questa deliberazione con il suo vizio e il suo peccato originale di essere nella sostanza una legge quadro - i soggetti che verranno consultati, quando sarà predisposto il disegno di legge del terzo PSSR.
saranno sicuramente messi davanti al fatto compiuto. Si dirà loro infatti: "Signori consultandi, ci sono queste norme di dettaglio e questi allegati al progetto di terzo piano socio-sanitario, ma attenzione: potete disquisire fin che volete, ma di ciò che direte sui principi, sulle norme direttive e sugli indirizzi non potremo tener conto". Diversamente opinandosi sarebbe perfettamente inutile fare questo tipo di deliberazione.



(Applausi provenienti dalle tribune)



PRESIDENTE

E' fatto divieto al pubblico di assentire o dissentire.



MAJORINO Gaetano, relatore

Ecco quindi, così additato, il nodo di fondo e il riflesso politicamente rilevante che deriva dalla impostazione della questione di legittimità e di correttezza istituzionale.
Prima della stesura definitiva della relazione di minoranza, ho letto il verbale delle riunioni di Commissione e ho colto che proprio sul nodo "consultazioni sì, consultazioni no" era sorto il problema, e la maggioranza presente in Commissione si era fatta carico di individuare la natura del provvedimento e si era concluso: "non legge ma deliberazione". E ai fini di risolvere il nodo della consultazione, da parte della maggioranza in Commissione si era soggiunto: "Badate bene che qui ci si trova di fronte a un documento politico, che in quanto tale, non richiede le consultazioni". Ma trattasi di obiezione facilissimamente superabile perché se tutto quanto sta scritto nella proposta di deliberazione della Giunta, oggi approdata in Consiglio, fosse un mero documento politico innanzitutto non avrebbe dovuto essere contenuto in una deliberazione; e in secondo luogo, avrebbe solo ed esclusivamente potuto essere oggetto di una comunicazione dell'Assessore: il quale avrebbe potuto dire all'aula le stesse cose contenute ora nella proposta di deliberazione così concludendo: "Questi sono i nostri intendimenti nel momento in cui stiamo predisponendo il progetto di legge di PSSR".
Inoltre, e ancora sotto questo profilo, devo ricordare che nel gennaio febbraio 1986 è stato presentato dal governo regionale e illustrato in Consiglio un documento di indirizzi politico-programmatici della Giunta. Ho richiamato questo precedente per rafforzare il concetto che qualora il contenuto di questa formale deliberazione fosse meramente un indirizzo politico-programmatico della Giunta regionale e del suo Assessore in ordine al futuro piano, sarebbe stato allora sufficiente un documento politico documento politico che non ha per sua natura il connotato della formale deliberazione.
In conclusione: illegittimità, violazione istituzionale di regole e necessità che il contenuto della deliberazione venga ripresentato sotto forma di legge ai fini di non eludere le consultazioni. Questa è la nostra impostazione e il nostro punto di vista che più e meglio è espresso nella relazione di minoranza.
Conseguenza logica della relazione di minoranza è che noi riteniamo per tutto quanto si è detto, che non si debba procedere all'esame dell'articolato. Al riguardo è stato presentato un ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli che così si motiva: 1) si tratta nella sostanza di legge quadro e quindi non può essere presentata sotto forma di deliberazione che vincolerebbe l'approvazione di una futura legge 2) in ogni caso, in subordine, e se proprio si vuole mantenere la proposta di deliberazione (viziatissima e illegittima e con il suo peccato originale) quanto meno si ritorni in Commissione per fare previe consultazioni sul testo della deliberazione stessa!



PRESIDENTE

La pregiudiziale del Gruppo MSI-DN è stata distribuita ai Consiglieri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo sia sul merito che sulle ragioni della pregiudiziale presentata dal Gruppo MSI-DN. Una ragione forte in più per la pregiudiziale è la violazione della legge delle procedure della programmazione del 1977 legge che impone le consultazioni preventive su qualsiasi atto di piano. Se nel corso del dibattito si addiverrà ad una soluzione ragionevole e alla revoca della deliberazione saremo soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, c'è la richiesta del Gruppo MSI-DN di non passaggio all'esame dell'articolato, sulla quale non siamo d'accordo. E' intervenuta poi la puntualizzazione del Capogruppo comunista che ha detto: "Siamo d'accordo, però noi chiediamo qualcosa in più". E' una posizione che non ho compreso bene.
Gli emendamenti che la Giunta regionale ha presentato pochi minuti fa tolgono tutti gli elementi di vincolo e tutte le normative cogenti che il Consigliere Majorino richiamava nel suo intervento per motivare la richiesta di non passaggio agli articoli; perciò la deliberazione è come dovrebbe essere e come è sempre stata intesa; in verità, attraverso questi emendamenti si delinea in modo più chiaro. E' esclusivamente una deliberazione di linee di indirizzo generali senza che in essa siano individuati degli elementi di cogenza e comunque degli elementi di principio vincolanti così come poteva essere letta nel testo iniziale. Già con il vecchio testo eravamo dell'opinione che la legge prevede una deliberazione e non una legge. Consigliere Majorino, la Regione "adotta" le linee di indirizzo, non è detto con quale strumento. Lei interpreta, con lo strumento della legge, personalmente ritengo invece che la Regione adotta attraverso una deliberazione. Se il legislatore voleva riferirsi a una legge, l'avrebbe scritto. Tuttavia con gli emendamenti presentati dalla Giunta vengono a cadere le motivazioni sulle quali il Consigliere Majorino ha fondato il suo ragionamento per sostenere che non si può passare all'articolato.
Come ho già sostenuto in sede di Commissione, questa deliberazione comprende unicamente le linee di indirizzo generale, non entra nello specifico delle scelte perché queste sono di competenza del piano, il quale andrà ovviamente in consultazione. Proprio perché è una deliberazione di linee di indirizzo generale non ci sono parse assolutamente necessarie le consultazioni, intanto perché le consultazioni le faremo sul piano socio sanitario regionale e quindi sulla legge di piano, in secondo luogo perch ci sembrava motivo di confusione una discussione non orientata su scelte che investono direttamente la organizzazione specifica e la presenza socio sanitaria sul territorio, all'interno delle singole UU.SS.SS.LL. In Commissione abbiamo quindi convenuto che fosse sufficiente il confronto in aula.
Qualcuno valuta vincolanti le linee della deliberazione, qualcun'altro le valuta non vincolanti. Per eliminare ogni confusione sono stati presentati gli emendamenti che eliminano tutti gli elementi di vincolo quindi quella che si propone è una deliberazione di indirizzi e di linee di carattere generale.
Ripeto, le consultazioni si terranno nel piano socio-sanitario regionale che mi auguro possa essere discusso a fine anno o agli inizi dell'anno prossimo, con le realtà periferiche, con le UU.SS.SS.LL. e con le parti sociali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il principio è quello che parli un solo Consigliere per Gruppo, quindi cercherò di intervenire in modo sostanziale. Mi riconosco nelle considerazioni del collega del Gruppo DC, devo però rilevare una questione fondamentale.
Non ha senso polemizzare sulle mancate consultazioni perché la procedura prevista dall'articolo in oggetto è una procedura speciale che norma il processo partecipativo che in questa materia non è generico, non è quello della consultazione che faremo sul piano sanitario, ma è quello della iniziativa propositiva da parte delle UU.SS.SS.LL. attivate dalle linee adottate con deliberazione in data odierna.
Prego gli amici del pubblico di tenere presente questo principio. Lo schema del ragionamento è: il Consiglio, quindi la Regione, adotta alcune linee di indirizzo. Su queste linee non viene chiesto il parere, ma immediatamente si avvia una iniziativa delle UU.SS.SS.LL. che sono legittimate e richieste di pareri non nel senso di dare un giudizio, ma di argomentazione da trasmettere ai fini dell'elaborazione del piano sanitario. Si avvia un processo partecipativo e di iniziativa dell'USSL.
sulla scorta delle linee che oggi stiamo adottando. Quello di oggi non è un momento conclusivo nella dialettica perché non diamo una risposta, ma facciamo una proposizione. Oggi si formula la materia sulla quale si avvia il processo di iniziativa da parte dell'USSL. Il prodotto della indicazione che diamo oggi e delle considerazioni che le UU.SS.SS.LL. faranno su questa, sarà il materiale sul quale la Giunta avvierà il piano sanitario e sul quale terrà le consultazioni. Quindi non c'è nessuna sostanziale violazione del principio della partecipazione prevista dal nostro Statuto.
Il processo generale di partecipazione che richiede la consultazione sugli atti di governo e di legislazione è un principio generale, ma, quando il principio generale come in questo caso trova una norma specifica di attuazione, è evidente che la norma generale deve lasciare il passo alla norma speciale che attua e disciplina specificatamente la partecipazione della società nel processo del piano sanitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che il dibattito sull'emendamento che attiva già il dibattito sulla deliberazione ci pone un quesito di fondo e cioè se noi discutiamo in termini di democrazia formale o di democrazia sostanziale.
Credo che questa deliberazione, che potremmo dire con termine medico "sterilizzata" in tutti i momenti impositivi, rappresenti puramente l'idea guida della Giunta e in particolare dell'Assessore alla sanità. E' illuminante perché le UU.SS.SS.LL. e gli enti locali si rendono conto con estrema chiarezza del presupposto, del background della Giunta.
Questo è un atto di assoluta democrazia sostanziale sulla quale si innescheranno successivamente dibattiti e consultazioni pur sapendo da che cosa si era partiti. E' la tipica deliberazione di intenti che credo è da apprezzare proprio perché elimina gli equivoci che molte volte sono la favaggine e il frutto delle consultazioni.
Nelle consultazioni dei servizi le controparti, gli avversari, per dirla con un eufemismo, si affrontano su un tema che è stato dettato.
Questo tema potrà piacere o non piacere e potrà poi essere modificato sulla base di quello che crescerà nel territorio. Se volessimo approfondire ancora la materia della democrazia sostanziale, dovremmo riconoscere che dietro all'operato della Giunta in campo sanitario una grande consultazione è già iniziata; in questo momento si innescano i problemi del piano socio sanitario regionale dopo le disposizioni ministeriali, che sono ancora parziali e che probabilmente vedranno in futuro una evoluzione per quanto attiene una serie di normative sia per quanto riguarda il territorio, sia per quanto riguarda le funzioni ambulatoriali e igieniche.
Vedo già crescere il piano socio-sanitario proprio dalla base delle UU.SS.SS.LL., le quali sono responsabilizzate direttamente in ordine alla formulazione delle proposte fondamentali.
Da quanto mi risulta, non è che ci sia una grande sensibilità da parte delle UU.SS.SS.LL. Questo è veramente drammatico. Allora, signori, non formalizziamoci sotto degli pseudo-articoli che vengono adattati rispetto alla materia che non è quella originale, cerchiamo invece di procedere, di andare avanti in una discussione chiara in cui i termini dell'idea della Giunta siano ben conosciuti, dibattiamoli, magari negandoli, ma cerchiamo di dare un lavoro proficuo.
Noi voteremo contro la pregiudiziale. Siamo pieni di pregiudizi qui.
Ne ho visti ieri alcuni sui giornali che emergono a livelli di fantasia estrema. Su questo avremo modo di parlare successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, intervengo sulla pregiudiziale perché sulle fantasie e sulle arroganze discuteremo domani. Oggi ci tocca discutere di queste linee di indirizzo e noi prendiamo atto che una parte delle obiezioni fatte dall'opposizione sono state accolte e che l'Assessore Maccari è indotto a fare marcia indietro, quindi non potrà consumare un altro colpo di mano.
Ancora non ho letto gli emendamenti che Maccari ha presentato or ora.
Prendo sulla parola il Capogruppo DC secondo il quale questa deliberazione non vincolerà alcunché per quanto riguarda le scelte conseguenti. Legger gli emendamenti e poi mi pronuncerò nel merito.
E' però sulla pregiudiziale che voglio soffermarmi, perché ci sono state violazioni di leggi e anche di procedure.
Leggo a pag. 4 della deliberazione nella premessa al dispositivo che si fa riferimento al parere del Co.Re.Sa. espresso il 20/7/1988. E' opportuno che i colleghi e chi ci ascolta sappiano che il 20/7/1988 il Co.Re.Sa. ha discusso del problema senza avere il numero legale, questo è messo a verbale. Nonostante che questo elemento rilevantissimo sia stato sottolineato nel corso della seduta, il Presidente ha voluto procedere in ogni caso; nel corso della discussione è stata fatta una serie di obiezioni da parte dei membri del Co.Re.Sa. Per esempio, il Consigliere Balconi propone di riportare la bozza di deliberazione in assemblea, vista la mancanza del numero legale; il Consigliere Pandolfo si lamenta per l'urgenza con la quale è stata sottoposta la deliberazione all'esame del Co.Re.Sa. Il Consigliere Balconi ancora si sofferma sui tempi; dopodich al termine della discussione dei presenti, tutta improntata ad obiezioni di questa natura, pur considerando l'assenza del numero legale, viene deliberato il parere e ci sono anche tre astensioni in questo numero legale mancante.
Davvero continuiamo a giocare alle tre carte, continuiamo ad ingannare questa assemblea. Il Co.Re.Sa ha operato nel pieno delle sue funzioni.
Questo è gravissimo, signor Presidente.
Non soltanto non sono state fatte le consultazioni sulle linee di indirizzo, non soltanto si violano le leggi, le procedure e si racconta il falso perché non viene specificato in quale condizione il Co.Re.Sa ha operato, ma, contrariamente a quanto finora è sempre avvenuto in questa Regione - ho letto un po' di letteratura sull'argomento - non viene presentata alcuna valutazione su quanto è stato fatto, sull'attuazione del piano vigente per individuare quali sono i punti da mutare, legittimamente anche nella direzione che ha in testa l'Assessore Maccari, che contrasteremo fino all'ultima virgola laddove non ci convincerà. La deliberazione che ci viene sottoposta propone la delegificazione del piano socio-sanitario regionale, in questo forzando una legge.
Sono alla prima esperienza in questa istituzione, mi pare però che, per modificare una legge, signor Presidente lei mi insegna, occorre un provvedimento di pari forza. Quindi fate una legge, modificate queste procedure. E' certo che non possiamo discutere una deliberazione attuata con queste procedure. Per cui le pregiudiziali presentate dai colleghi, a nostro avviso, sono profondamente motivate, anche per questo elemento rilevantissimo. Lo risottolineo per l'ennesima volta perché rimanga ben chiaro agli atti di questo Consiglio per qualsiasi vicenda futura: manca il parere del Co.Re.Sa e nella premessa della deliberazione c'è l'affermazione del falso.
Per queste ragioni ci pare fondatissima la richiesta di non passaggio all'esame degli articoli. Sulla pregiudiziale il Gruppo DP voterà a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Gruppo comunista sta preparando la pregiudiziale. Ho già detto che le argomentazioni non ci hanno convinto. Riteniamo che le violazioni di legge sono già avvenute. Chiediamo che su questo punto, visto che si sta entrando nel merito, si possa adeguatamente discutere. Non possiamo accettare che gli emendamenti presentati, che ancora non conosciamo, siano la risposta a una questione di illegittimità che abbiamo sollevato, sulla quale è necessario pronunciarsi.



PRESIDENTE

Il comma terzo dell'art. 61 del Regolamento del Consiglio regionale recita: "In caso di concorso di più pregiudiziali il Consiglio procede a distinguere quelle di legittimità costituzionale e statutaria da quelle di merito; su ciascuna categoria si procede ad un'unica discussione, con le modalità di cui al comma precedente, e quindi a due separate votazioni".
Pertanto non ho difficoltà ad ammettere la pregiudiziale del Gruppo comunista perché una questione pregiudiziale ha sempre il suo valore, per la discussione è già avvenuta. La discussione è unica.
Vi leggo il primo comma dell'art. 61 del Regolamento: "Le questioni preliminare, pregiudiziale e sospensiva debbono essere proposte da un Consigliere prima che abbia inizio la discussione. Il Presidente ha tuttavia facoltà di ammetterle anche nel corso della discussione qualora la presentazione sia giustificata da nuovi elementi emersi dopo l'inizio del dibattito".
Il Regolamento dice che le votazioni sono separate, ma la discussione è unica.
La parola al Consigliere Bontempi che illustra la pregiudiziale.



BONTEMPI Rinaldo

Le valutazioni di non legittimità che diamo della deliberazione possono essere calate nel momento preliminare oppure essere oggetto di richiesta di revoca della deliberazione.
Se è possibile fare un'ampia discussione sul percorso, sulla storia, su quello che è avvenuto, sull'errore, che viene riconosciuto abbastanza clamorosamente dalla stessa maggioranza in aula, allora facciamo la questione pregiudiziale; altrimenti noi la stessa questione di legittimità la porremo, ovviamente, dopo aver votato la proposta del Gruppo MSI-DN, in capo alla nostra richiesta di revoca della deliberazione. Questa deliberazione non può stare in piedi, perché oltre un certo limite non si può giocare con il Consiglio. Se la deliberazione non contiene le parti vincolanti, se non contiene le parti che sono state oggetto di questa discussione, che cos'è questa deliberazione? Il Consigliere Olivieri, non vorrà dirmi che questa è una guida! Noi dobbiamo discutere per contestare il fatto che oggi, nel 1988, ad un anno e mezzo dalla fine della legislatura, non è possibile fare un piano che abbia effetti, che sia efficace, che abbia senso e che si raccordi con la comunità.
Pertanto, visto che la discussione unica è già stata fatta noi accederemo al voto e ci riserviamo di presentare sulla base delle nostre ragioni di legittimità e di merito una richiesta di revoca della deliberazione.



PRESIDENTE

Per Regolamento, la pregiudiziale sarà rimessa al giudizio del Presidente nel momento in cui sarà presentata.
Passiamo alla votazione della proposta di pregiudiziale presentata dal Gruppo MSI-DN.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La pregiudiziale è respinta con 16 voti favorevoli e 32 contrari.
Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 960.
Ha la parola l'Assessore Maccari per l'illustrazione.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La deliberazione proposta al Consiglio giunge indubbiamente in ritardo a causa delle circostanze e delle particolari modalità che il processo di programmazione sanitaria in questi ultimi anni ha vissuto a livello nazionale.
La mancanza di un piano sanitario nazionale - pare che dovrebbe essere consegnato in bozza al Parlamento nel giro di qualche mese - ha finito per interagire in termini negativi sul processo di programmazione regionale rallentandone notevolmente l'evoluzione. In concomitanza si sono aggiunte due iniziative a livello centrale, l'una relativa all'art. 20 della legge finanziaria che prevede gli stanziamenti del piano decennale di 30.000 miliardi, articolo che prevedeva che entro 60 giorni dovesse essere messo in piedi il Comitato tecnico. In realtà il Comitato tecnico ha tenuto la prima riunione ieri e il decreto probabilmente vedrà luce alla fine di gennaio. L'altra, sempre conseguente alla legge finanziaria, è il decreto ministeriale relativo agli standards.
Nell'ambito del primo settore, quello relativo al piano decennale, le Regioni, ai fini di accedere alle quote di finanziamento previste con operazioni di mutuo, sono impegnate alla predispozione di un programma di interventi secondo le modalità e secondo i criteri attuativi che saranno definiti nel decreto, che vedrà la luce nel mese di gennaio. Questo provvedimento dovrebbe essere volto in particolare al rinnovo e alla qualificazione della rete ospedaliera, al completamento della rete dei poliambulatorii territoriali, al potenziamento delle strutture preposte alla prevenzione, in modo particolare i laboratori di sanità pubblica che sono previsti dall'art. 20 della finanziaria, e alla realizzazione di strutture residenziali da destinare agli anziani e ai non autosufficienti.
Il decreto ministeriale sugli standards è stato firmato il 13 settembre, è stato pubblicato il 24 settembre sulla Gazzetta Ufficiale. Nel mese di luglio, appena ho avuto la bozza da Roma, mi sono preoccupato di convocare le Unità sanitarie piemontesi per consegnarla loro invitandole a fare una prima valutazione dell'impatto che avrebbe avuto su ciascuna Unità Sanitaria Locale.
Il decreto, che è una conseguenza della legge 109 del 1988, invita a determinare i posti ospedalieri con una fruizione del 70-75% come minimo per poi andare alla determinazione degli organici. Quindi in questo senso le UU.SS.SS.LL. risultano impegnate direttamente e con piena responsabilità, in base alle indicazioni di standards, a fare delle proposte applicative sulla materia. Queste devono essere fatte, in base alle indicazioni del decreto ministeriale, entro il 24 novembre.
La Regione ha quindi 90 giorni di tempo per verificare la validità delle indicazioni, metterle insieme e costruire il processo di programmazione. Dopo il 24 novembre, avute le indicazioni di ciascuna USSL.
si potrà iniziare il processo di consultazione locale per la costruzione del piano sanitario del Piemonte.
Questa modalità non deve essere sottovalutata né può passare in sordina. Probabilmente è il primo piano del settore socio-sanitario nel nostro Paese che viene costruito con una partecipazione attiva e responsabile in base a criteri omogenei dalle singole Unità Socio-Sanitarie che hanno la scadenza determinata per dare le indicazioni entro il 24 novembre, quindi il processo di formazione del piano incomincia dopo il 24 novembre.
Quali sono i principi generali del piano socio-sanitario regionale? Sono principi che hanno come obiettivo la completa integrazione del piano con le attività di tutela dell'ambiente, lo sviluppo dell'educazione e formazione culturale e professionale, una precisa attenzione alle nuove povertà, una maggiore giustizia distributiva, l'eliminazione di qualsiasi tipo di emarginazione sociale e la predisposizione di strumenti idonei per una convinta libera scelta da parte della persona, della famiglia e delle comunità locali.
Questo discorso si porta avanti attraverso tre modalità: globalità di intervento con modalità per affrontare i problemi gradualità nell'attuazione priorità di interventi nell'attuazione del piano.
Sul metodo di formazione del piano possiamo dire che ci poniamo su una linea vigente a livello nazionale. E' una linea che vede coinvolte tutte le Regioni, tutti i tipi di maggioranze e tutte le forze politiche che conducono le Amministrazioni regionali, che vanno verso un processo di delegificazione del piano, lasciando allo strumento legislativo solo le individuazioni delle grandi scelte strategiche, strutturali e organizzative, mentre per la specificazione degli indirizzi di piano, il vero e proprio contenuto operativo del piano, utilizzano una deliberazione di Consiglio che ha lo stesso vaglio politico della legge, l'assemblea regionale, ma che costituisce una modalità più duttile da usare nell'arco dei tre anni per l'attuazione del piano stesso.
Il secondo elemento del metodo che si vuole usare è uno snellimento dei documenti del piano al fine di definire più puntualmente gli indirizzi vincolanti l'azione regionale locale e, contemporaneamente, consentire una più agevole verifica dell'attuazione di tali indirizzi che nell'arco dei tre anni avviene.
La terza scelta metodologica pone una particolare attenzione alla gestione del piano, sia per la gradualità con la quale bisogna attuare le azioni, evitando di porre delle scadenze che non siano attendibili, sia per gli strumenti per l'attuazione delle scelte operate e, elemento molto importante, sia per il controllo regionale sulla gestione da parte delle Unità sanitarie locali. L'attuazione comporterà naturalmente un notevole approfondimento per quanto riguarda la struttura regionale.
La quarta scelta di metodo riguarda il rapporto tra la Regione e le Unità Socio-Sanitarie Locali, che si intende caratterizzare mediante una programmazione attenta e puntuale nella definizione dei criteri in base ai quali vengono effettuate le scelte di piano, prevedendo l'applicazione di tali criteri a livello locale e mettendo un particolare accento sul controllo di merito nell'applicazione dei criteri. Si pone anche in termini urgenti un più puntuale controllo da parte della Regione sulla concreta gestione del piano socio-sanitario e del sistema sanitario regionale sia a livello amministrativo - ciò che in parte fa il Servizio ispettivo, ma in modo nettamente insufficiente sia per quanto riguarda la parte socio sanitaria che al momento attuale non vede nessuna possibilità ispettiva della Regione per carenza di quadri.
Il piano si articolerà su due documenti fondamentali, una legge di piano e una deliberazione quadro. La legge dovrebbe definire gli obiettivi e le priorità generali, le procedure per la pianificazione regionale, per la programmazione locale, i principi e le procedure per la gestione e le procedure per la valutazione del perseguimento degli obiettivi e dei servizi resi.
Il piano dovrebbe essere contenuto nella deliberazione quadro da adottare a livello consiliare; a questa deliberazione quadro competerebbe la definizione e la specificazione degli obiettivi relativi alle varie funzioni svolte, agli standards di attività, agli standards di dotazione di risorse fisiche, ai criteri di allocazione delle risorse finanziarie, ai criteri per la determinazione e per la gestione della rete regionale dei servizi e dei presidi, ai criteri per il convenzionamento con i presidi esterni alla rete, agli indirizzi per il coordinamento fra le diverse UU.SS.SS.LL. con particolare riferimento ai rapporti fra le Unità sanitarie con attività sovrazonali. Dovrebbe contenere gli indirizzi per l'integrazione interfunzionale nell'ambito delle singole UU.SS.SS.LL e gli indirizzi per le politiche funzionali per servizio e settoriali (i progetti obiettivo e le azioni finalizzate). Dovrebbe ancora contenere gli indirizzi per l'unitarietà dell'area di assistenza specialistica e per l'integrazione sperimentale.
Praticamente la deliberazione sarebbe la struttura portante della politica di piano.
L'attuazione verrebbe fatta attraverso singole monografie sia per le macrofunzioni in cui sono articolate le Unità sanitarie locali sia per le singole politiche con l'obiettivo di esplicitare le motivazioni delle scelte operate, di illustrare le indicazioni di piano e di fornire agli operatori un comune riferimento culturale e metodologico per l'attuazione operativa del piano socio-sanitario regionale.
Le monografie dovrebbero essere adottate con provvedimenti di Giunta che potrebbero essere indubbiamente inviate alla Commissione consiliare competente per una verifica e sarebbero la mera esecuzione delle cose che vengono indicate nella deliberazione quadro.
E' chiaro che la legge e la deliberazione quadro devono avere un esame e un iter procedurale congiunti da parte di Commissione e di Consiglio.
Il documento di linea e di indirizzo si sofferma anche sui rapporti tra piano socio-sanitario regionale e gli altri provvedimenti che regolano la gestione del Servizio sanitario regionale. Accenna alla necessità di adeguare la legge n. 60/80 sulla organizzazione delle UU.SS.SS.LL. e la legge regionale n. 42/82 sul riparto del fondo sanitario regionale.
Per quanto riguarda la revisione della legge sull'organizzazione si danno alcuni brevi cenni di contenuto, senza indicare soluzioni essendo questo un documento di linee politiche di indirizzo. Si indica: 1) la necessità di una definizione più precisa della struttura dirigenziale delle UU.SS.SS.LL. normando le funzioni di direzione generale e riequilibrando le responsabilità individuali rispetto a quelle collegiali 2) una maggiore flessibilità nella strutturazione organizzativa delle UU.SS.SS.LL. in base alle caratteristiche quali-quantitative dell'attività svolta 3) una migliore definizione delle modalità di coordinamento fra le diverse UU.SS.SS.LL. tesa da una parte a ovviare agli inconvenienti dovuti alla eccessiva parcellizzazione dell'attuale zonamento al fine di portare le UU.SS.SS.LL. ad un livello paritario e dall'altra parte ad avere una situazione già stabilizzata sul territorio che permetta per il futuro di tenere conto della nuova normativa nazionale che potrebbe essere varata sulla delimitazione degli ambiti territoriali.
E' chiaro che questo documento sulle linee di indirizzo non prevede nessun cambiamento territoriale e di confini delle Unità sanitarie, non prevede abolizione di Unità sanitarie, perché 63 erano e 63 rimangono.
Eventuali cambiamenti potranno essere determinati dalla nuova legge nazionale che sarà discussa in Parlamento e che avrà come base di partenza il disegno di legge presentato dal Ministro Donat Cattin; e pare che lo stesso Ministro voglia accelerarne l'iter.
Circa la revisione della legge n. 42/82 sul riparto del fondo sanitario si indica l'obiettivo di una maggiore responsabilizzazione economica e finanziaria da parte delle UU.SS.SS.LL. di residenza degli assistiti per le prestazioni rese in regime convenzionale, ciò che oggi non avviene determinando difficoltà nella politica dei controlli; quindi, una regolamentazione delle procedure di riparto del fondo di parte corrente in situazioni contingenti con specifico riferimento ai provvedimenti nazionali di rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale in corso di esercizio.
L'altro obiettivo è la creazione di un finanziamento ad hoc per nuove attività a prevalente interesse sovrazonale.
Il quarto obiettivo è la predisposizione, sulla base di precisi criteri, di indirizzi e di strumenti per il riequilibrio tra funzioni e servizi in collegamento con la ristrutturazione delle piante organiche.
Il quinto obiettivo è la possibilità di prevedere dei finanziamenti budgetari.
Qual è l'articolazione territoriale del Servizio sanitario regionale indicata nel documento? Ci troviamo di fronte a quattro tipologie fondamentali di UU.SS.SS.LL.
Ci sono UU.SS.SS.LL. che svolgono solo attività zonali e possono avere o non avere ospedali; ci sono UU.SS.SS.LL. che svolgono un'attività sovrazonale; in campo ospedaliero è significativa la presenza di un ospedale con DEA. Ci sono UU.SS.SS.LL. che hanno più attività sovrazonali che sono riferibili a più funzioni, in particolare per l'igiene e per l'assistenza sanitaria integrativa, con la presenza del DEA e di più reparti e servizi di specialità. Ci sono UU.SS.SS.LL. che generalmente comprendono capoluoghi di provincia dove sono di norma concentrate tutte le attività a livello sovrazonale.
Fatta questa fotografia dell'esistente, che non vuole essere gerarchica, abbiamo UU.SS.SS.LL. che hanno dimensioni diverse e tipologie di servizi diversi, così come abbiamo Comuni di 10.000, 100.000 e di un milione di abitanti con livelli e funzioni diversi, ma comunque con la medesima dignità istituzionale nel campo della sanità.
Il piano 1989/1991 dovrebbe razionalizzare la rete dei servizi e dei presidi tenendo conto di tre obiettivi: 1) garantire un adeguato ed equilibrato sviluppo quali-quantitativo dei presidi con particolare funzione sovrazonale 2) garantire un corretto rapporto fra le UU.SS.SS.LL. privilegiando le funzioni di rete rispetto all'autarchia delle singole UU.SS.SS.LL.
3) avviare un processo che porti a prevedere il dimensionamento delle UU.SS.SS.LL. dotate di servizi e dell'ospedale di base.
In questa ottica credo che il piano dovrà tenere conto di alcuni riferimenti. Il primo è il passaggio a un ragionamento di programmazione su base provinciale e non più su base di quadrante (quella provinciale è una scelta condivisa anche dalla Regione Emilia Romagna). E' una scelta ovvia che coincide con un territorio sul quale avvengono già altri processi di pianificazione; quindi si va a un raccordo omogeneo di dimensione territoriale, tenendo conto che la Provincia, che nella prossima riforma sulle autonomie locali avrà delle competenze di programmazione di area vasta, sarà inglobata in un processo di conoscenza della pianificazione sanitaria regionale.
Nei rapporti che ho avuto con le Province su questi problemi ho trovato una rispondenza nettamente positiva, indubbiamente ne deriva una disponibilità ad affrontare i problemi della programmazione sanitaria su un'area più vasta rispetto alle singole UU.SS.SS.LL.
Il secondo riferimento, di cui i documenti di piano dovranno tenere conto, riguarda la città di Torino di cui sono da considerare le peculiari caratteristiche di area metropolitana, la specificità del polo urbano, la presenza di specializzazioni che sono meno diffuse e la presenza delle strutture universitarie.
Il terzo riferimento è inerente i rapporti fra le UU.SS.SS.LL.
nell'attesa della riforma del Servizio Sanitario Nazionale per favorire la collaborazione organica fra le diverse UU.SS.SS.LL. che svolgono almeno un'attività sovrazonale, particolarmente significativa con le UU.SS.SS.LL.
attigue cui sono destinate le attività sovrazonali.
Fra gli obiettivi prioritari il piano porrà quello di una completa attivazione della rete dei servizi, prevedrà l'attivazione di centri residenziali diurni e notturni per la tutela della salute e il riordino della rete ospedaliera secondo i criteri contenuti nell'emendamento presentato dalla Giunta e precisamente: a pag. 8, il quarto comma del paragrafo 6 viene così modificato: "Terzo obiettivo è il riordino della rete ospedaliera quale presupposto fondamentale per la definizione e costruzione di una rete di servizi unitaria, integrata e graduata sia nel rapporto complementare sanità ed assistenza che nella riorganizzazione strutturale delle UU.SS.SS.LL.
In occasione di tale riordino saranno definite le specifiche funzioni delle diverse strutture ospedaliere, come sotto specificato, con la necessaria attenzione alle realtà socio-economiche e territoriali e nell'ambito della corretta applicazione della vigente normativa statale: 1) funzioni di assistenza ospedaliera per le cure medico-chirurgiche generali di base, per quelle specialistiche più comuni e per le prestazioni diagnostiche fondamentali, anche in condizioni di urgenza 2) funzioni di assistenza ospedaliera integrata con il presidio ospedaliero di riferimento per le attività specialistiche e rivolte in modo particolare a sviluppare le cure intermedie, le attività di recupero e rieducazione funzionale e il supporto ai servizi territoriali 3) funzioni di assistenza ospedaliera comprendente anche le altre specialità che costituiscono riferimento sovrazonale.
Gli ospedali specializzati sono conservati con funzioni di riferimento sovrazonale in ragione della positiva esperienza dell'ubicazione unitaria di reparti e servizi attinenti la stessa disciplina o in quanto possono costituire dipartimento e operare a livello di alta qualificazione specialistica".
Le priorità di intervento sono specificate nel capitolo VII particolare attenzione è data all'igiene e sanità pubblica, alla riabilitazione, alla lotta all'emarginazione, allo sviluppo delle azioni programmatiche e dei progetti obiettivo, agli interventi per la prevenzione, sorveglianza e controllo dell'AIDS, allo sviluppo del volontariato e allo sviluppo della ricerca sanitaria finalizzata.
Gli strumenti per poter operare durante i tre anni dovranno essere contenuti nelle indicazioni di piano che forniranno elementi e indicazioni procedurali precise in relazione in modo particolare a tre categorie di strumenti: 1) al sistema informativo sia socio-sanitario che gestionale 2) agli strumenti per il controllo direzionale del Servizio Sanitario Nazionale (gli indicatori, la contabilità dei costi, ecc.) 3) alla formazione professionale sia sul piano tecnico che sul piano manageriale.
In relazione all'emendamento che ho letto prima, l'allegato sub 1 relativo agli investimenti strutturali e alla tabella con la quale si indicava la rete integrata degli ospedali, viene soppresso e troverà spazio nella deliberazione quadro con i criteri di indicazione che dovremo assumere legati all'applicazione dell'art. 20 della legge finanziaria e legati all'applicazione del decreto ministeriale di cui abbiamo già parlato. Di conseguenza l'allegato sub 2, relativo alle piante organiche diventa sub 1.
Le Regioni che hanno un piano vigente devono, entro il tempo indicato dal decreto ministeriale, adattare e modificare il loro piano secondo i criteri dettati dal decreto ministeriale sugli standards di utilizzo dei posti letto e sulla determinazione delle piante organiche.
Il Piemonte si trova in un momento che può essere facilitato in quanto ha due documenti, quello relativo all'inizio del lavoro di piano e il decreto.
E' stato detto che il documento delle linee di piano della Giunta regionale contiene alcune indicazioni che sono nel decreto ministeriale al quale le UU.SS.SS.LL. dovranno dare una concreta indicazione. Mi auguro che vorranno darla entro il 24 novembre in modo che possiamo da una parte rispettare i tempi indicati dalla norma di legge statale e dall'altra procedere nel processo di costruzione e consultazione del piano socio sanitario regionale per i prossimi anni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, su quasi tutti gli organi di informazione in queste settimane la Giunta ha invocato la necessità di chiarire equivoci e fraintendimenti. A parere della Giunta vi sarebbero equivoci, fraintendimenti e persino strumentalizzazioni.
No. La deliberazione della Giunta regionale del 19 agosto è chiarissima. Potrei leggere i passi più significativi, ma ho visto che sono stati emendati. Continua, a nostro parere, ad essere chiarissima. Al punto 2) dell'emendamento al quarto comma del paragrafo 6) la modifica è pressoché inesistente: "funzioni di assistenza ospedaliera integrata con il presidio ospedaliero di riferimento per le attività specialistiche è rivolta in modo particolare a sviluppare le cure intermedie, le attività di recupero e rieducazione funzionale ed il supporto ai servizi territoriali".
Non muta rispetto al punto 4) dell'obiettivo 3) della deliberazione.
Voi dite che la tabella, allegato 1), viene ritirata. Peccato che il 19 agosto sia stata presentata. Quali presidi ospedalieri finiranno nella casella del punto n. 2)? Lo sappiamo già, ce l'hanno detto il 19 agosto e non ci si deve nascondere dietro le norme statali. Qui c'è una decisione precisa da parte della Giunta di riclassificare gli ospedali (poi dirò che cosa pensiamo noi a proposito della riclassificazione); si indicano i criteri di riordino della rete ospedaliera e si confermano nel ruolo occupato alcuni ospedali, si fanno avanzare altri ospedali, si fanno retrocedere nella classificazione altri presidi ospedalieri, si declassano circa 30 presidi ospedalieri e questo senza consultare (e questo non è legittimo), senza neppure informare gli amministratori delle UU.SS.SS.LL.
degli enti locali, gli operatori, le comunità di UU.SS.SS.LL.
Per il modo con cui è stata adottata la deliberazione essa, lo abbiamo detto in Commissione e lo ripetiamo qui, rappresenta un vero e proprio colpo di mano che anticipa, vincola e pregiudica le future scelte di politica sanitaria, la legge di piano e la delibera quadro.
I Presidenti di UU.SS.SS.LL. sono stati informati dal Gruppo comunista dopo la seduta della V Commissione del 27 settembre. Il colpo di mano per fortuna ha suscitato una vigorosa e generalizzata protesta, un moto unitario che ha visto schierati insieme tutti i partiti, gli amministratori, gli operatori, le comunità nelle località interessate e su questo punto sono scomparsi i tradizionali steccati tra maggioranza e opposizione. Lo testimoniano le decine di ordini del giorno, i pronunciamenti, le richieste di consultazione, votati e approvati all'unanimità.
In V Commissione, alla fine di settembre, avevamo sottolineato l'esigenza di svolgere una consultazione. Si intendeva da parte della Giunta stabilire linee di indirizzo strategiche. Era legittimo, ma ci imponeva la consultazione.
Era una deliberazione di buone intenzioni, un atto politico generico non pregnante come taluni Commissari avevano sostenuto, per cui era opportuno svolgere la consultazione successivamente su atti più precisi e incisivi, la legge di piano, la delibera quadro, e questa argomentazione ci parse allora pretestuosa e tra l'altro era smentita dalla stessa deliberazione che si proponeva di definire "linee di indirizzo strategiche".
Il confronto in Commissione non è mancato, alcuni Commissari di maggioranza avevano avvertito la delicatezza della questione, si erano dichiarati disponibili anche all'idea della consultazione; è prevalso il pragmatismo burocratico venato di ideologia, e in definitiva pasticcione dell'Assessore.
Dal verbale della seduta si legge: "L'Assessore Maccari ritiene pleonastiche le consultazioni". Non si poteva sovrabbondare anche perché i soggetti interessati non erano neppure stati avvisati. Davvero, questo rischio non lo correvamo in sostanza. A nulla sono servite le argomentazioni del nostro Gruppo. La deliberazione di indirizzi è posta a fondamento degli atti successivi, quindi richiede la consultazione. E' una formulazione, una costruzione democratica con tutti i soggetti istituzionali e sociali. La parte ospedaliera, così come è formulata, è già un piano, è già una delibera quadro. Perché non attendere - avevamo detto l'emanazione del decreto governativo sulla definizione degli standards per il personale ospedaliero? Faccio notare che la deliberazione è del 19 agosto, il decreto è del 13 settembre.
Abbiamo assistito nel corso della riunione in Commissione a un curioso balletto di posizioni da parte dei Commissari e da parte dell'Assessore.
Prima posizione: qualora venga emanato il decreto, ci adegueremo, così come faranno tutte le altre Regioni del nostro Paese.
Seconda posizione: è la Giunta piemontese che anticipa gli indirizzi nazionali.
Terza posizione: siamo costretti ad applicare il decreto, che non c'era ancora tra l'altro.
Allora, tra l'essere pronti ad adeguarsi, l'essere anticipatori e antesignani, e l'essere recepitori passivi, qual è la posizione? Qui non si riesce più a raccapezzarsi. Qual è la posizione della Giunta? Abbiamo pazientemente spiegato anche che eravamo in attesa dello studio Cresa sugli indicatori di efficienza e di efficacia, studio molto utile ai fini di stabilire orientamenti per il piano 1989/1991; abbiamo fatto notare che un atto così importante era stato trattato frettolosamente in una sola seduta dal Co.Re.Sa, e la Giunta ha accettato un parere consultivo favorevole del Comitato, strappato in assenza del numero legale. I verbali sono a disposizione di tutti. Quindi motivi di illegittimità sono numerosi. Viene violato lo Statuto; il Co.Re.Sa esprime un parere favorevole, sia pure consultivo, in assenza del numero legale; viene violato clamorosamente l'art. 32 della legge 3/5/1985, n. 59; è violata la legge sulle procedure della programmazione.
Possiamo aggiungere che dal 1985 ad oggi la Regione non ha attuato gli aggiornamenti annuali del piano socio-sanitario regionale tagliando fuori le UU.SS.SS.LL. che potevano, in base all'art, ex 29 della legge 59 avanzare proposte di aggiornamento. Possiamo aggiungere che si è definita la deliberazione di adozione di indirizzi in mancanza di qualsiasi documento sullo stato di attuazione del piano vigente. Che cosa è stato realizzato? Che cosa non è stato realizzato? Perché? Quali aggiornamenti apportare al piano vigente? Si parte alla cieca. Eppure, dal 1985 lavorano fior di consulenti che hanno lo scopo di preparare una relazione sullo stato di attuazione del piano vigente. In Commissione ci è stato detto che l'Assessorato non è nelle condizioni di presentare una relazione sullo stato di attuazione del piano vigente (ma non sono state nemmeno presentate in questi anni relazioni sullo stato di salute della popolazione piemontese) e che il gruppo del piano non si riunisce più dall'inizio di quest'anno. Noi siamo molto preoccupati di questa situazione. Si procede alla cieca, non si sa bene come stanno le cose di questa sanità che non conosce se stessa.
Facciamo al tempo stesso una questione di metodo, di democrazia, di legittimità e di politica sanitaria; sul metodo ho già detto che la proposta è inaccettabile e sbagliata, ignora e taglia fuori i principali soggetti; vuole definire linee strategiche senza l'apporto decisivo delle UU.SS.SS.LL., dei Comuni, degli operatori, dei soggetti sociali, delle comunità. L'Assessore nella sua relazione ha parlato di rapporto fecondo con le UU.SS.SS.LL. Questo è rapporto fecondo? Lasciamo perdere.
La questione di politica sanitaria. La deliberazione è squilibrata tra le varie parti, vi sono parti ovvie, altre generiche, altre equivoche altre perfino descrittive, quasi ideologiche, come quelle riguardanti i criteri del riordino della rete ospedaliera. La critica fondamentale è che si ha una visione tutta e solo ospedaliera. Ospedalocentrico è il proponimento della Giunta. E' una deliberazione arretrata culturalmente anche nel considerare che cosa deve essere l'ospedale e la rete ospedaliera del 2000. L'ospedale è posto al centro di tutto, si ritaglia il territorio delle UU.SS.SS.LL. esclusivamente in funzione del presidio ospedaliero; il territorio serve a vestire l'ospedale; la prevenzione è completamente ignorata. Eppure, ignorare la prevenzione significa sabotare la riforma impedire che la riforma decolli e sia efficiente ed efficace nell'opera delicatissima di tutela della salute dei cittadini. Qui tutto è in funzione dell'ospedale, non in funzione dei bisogni sanitari che si manifestano sul territorio, non in funzione di una adeguata organizzazione sanitaria di prevenzione, di cura, di riabilitazione, di tutela della salute dei cittadini. Torna la vecchia logica propria del Comitato regionale per la programmazione ospedaliera. Per quei tempi era giustificabile, oggi è inaccettabile.
Qual è la realtà? Il Piemonte ha una popolazione di 4 milioni e 380 mila abitanti. I ricoveri ospedalieri nel corso dell'anno 1987 sono stati 611 mila, vale a dire che del ricovero ospedaliero ha bisogno un cittadino su 7-8 abitanti del Piemonte. In compenso, per le altre attività sanitarie escluso il ricovero ospedaliero, vi sono state oltre 12 milioni di prestazioni, vale a dire che ogni cittadino mediamente si è recato presso i servizi sanitari, non di ricovero ospedaliero, circa tre volte all'anno.
Perché allora incentrare tutto sull'ospedale? C'è poi una concezione dell'ospedale sbagliata. Vi sono UU.SS.SS.LL., oggi come oggi, che con i dati alla mano ci spiegano che il 50% delle prestazioni sanitarie non di ricovero ospedaliero vengono erogate dall'ospedale stesso, cioè dobbiamo concepire l'ospedale come una struttura sanitaria qualificata, massimamente aperta alle esigenze territoriali e fortemente integrata con tutti gli altri servizi sanitari.
Certo, c'è un'esigenza oggettiva e urgente che riguarda la rete dei presidi ospedalieri non vogliamo sottrarci a questa discussione - una rete più contenuta nel numero, più qualificata, più efficiente, più efficace fortemente integrata con i servizi territoriali e con i distretti. Un problema così complesso non si affronta di colpo, all'improvviso, con una deliberazione nel mese di agosto all'insaputa dei soggetti interessati.
Altrimenti si deve pensare che è stata una finzione, che è stato un colpo demagogico. Non si affronta con i vecchi schemi, con i pregiudizi, con le posizioni ideologiche, un problema cosi complesso.
Dove avete preso questi criteri? Ospedale generale a servizio di una popolazione di 80, 100 mila abitanti; identificazione con l'ospedale sede DEA con almeno 400 posti letto. Siete in sintonia con le proposte nazionali, per difetto e per eccesso. Ma se il problema è rappresentato solo dal mettersi in sintonia con proposte controriformatrici, è bene pensarci su tutti insieme. Continua ad esserci una visione acritica degli ospedali specializzati. Voi stessi ci avete fornito il tasso di utilizzo dei posti letto degli ospedali specializzati, e non solo di questi. Sono dati che dovrebbero far riflettere maggioranza e opposizione. Si affronta un problema cosi complesso solo se si adottano due criteri di fondo: la contestualità tra razionalizzazione della rete ospedaliera e razionalizzazione dell'organizzazione sanitaria nel suo complesso. Posso anche andare in una USSL che abbia due presidi ospedalieri, sostenere che uno è più qualificato e dimostrarlo, sostenere che può essere ampliato e ulteriormente qualificato per servire tutta la popolazione dell'USSL. e al tempo stesso, in tempo dato e concordato, superare la seconda struttura ospedaliera dicendo chiaramente come intendo utilizzarla, spiegando che alla fine avremo un'organizzazione sanitaria più efficiente per tutta la popolazione di quella USSL. Allora c'è un problema di rapporto con la gente e con l'USSL. Generalmente la gente non crede più alla politica dei due tempi che nasconde sempre l'inganno: prima declasso l'ospedale e poi vedremo, prima ti toso con le tasse e poi cercherò di darti i servizi. Ma il poi non viene mai, il secondo tempo in questa politica non esiste.
Declassiamo subito e poi vedremo. No, contestualmente bisogna dire perch si declassa, che cosa si intende fare e come concretamente si organizza la sanità in un modo più efficiente e più efficace. I cittadini si aggrappano a ciò che hanno, anche se dequalificato. Quella dei cittadini non è una posizione arretrata di difesa dell'esistente, semmai è arretrata la posizione degli amministratori, è scarsa la loro capacità di governo di presentare le cose, anche le più complesse per quelle che sono affrontandole concretamente e dando garanzie che la contestualità è d'obbligo in questi casi.
Bisogna scegliere una strada fortemente partecipata, definire con le comunità locali i tempi adeguati ad una graduale trasformazione sia di eventuali presidi ospedalieri che dell'intera organizzazione sanitaria.
Faccio un esempio. Nel Cuneese abbiamo 4,9 posti letto per 1.000 abitanti negli ospedali pubblici e 3,4 nelle strutture private convenzionate. Se chiudiamo alcuni ospedali non facciamo un grosso favore ai privati? Quale rapporto ci si propone?



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Ma noi non vogliamo chiuderli.



CALLIGARO Germano

Declassarli sì però! Non fatemi riprendere l'emendamento che è chiarissimo.
Il secondo punto riguarda la valutazione. Quali ospedali eventualmente declassare? E questo vale anche per gli standards nazionali che danno il limite minimo di 120 posti; sotto i 120 posti si chiude. Quale criterio deve presiedere alla riclassificazione dei presidi ospedalieri? A nostro parere deve essere il grado effettivo di efficienza degli ospedali. Se un ospedale non eccessivamente dimensionato è molto efficiente e molto efficace perché dovrebbe essere chiuso? La delibera non tratta la questione decisiva della prevenzione.
Sull'emergenza ambiente ci sono poche righe. Si dice che l'obiettivo è un programma decennale per la completa realizzazione della rete dei laboratori di sanità pubblica, ma, Assessore Cernetti, con tutto quello che è accaduto nella nostra Regione, aspettiamo dieci anni per ultimare una "qualificata rete di laboratori di sanità pubblica"? E poi, per trovare l'atrazina nell'acqua andiamo al Donegani di Novara? Per trovare il metanolo nel vino andiamo nei laboratori di Milano? Questa pretende di essere una Regione avanzata e moderna? Di fronte a carenze della rete qualificata dei laboratori di sanità pubblica, dobbiamo aspettare ancora dieci anni? Così per gli anziani? Questa impostazione è molto vecchia, è tutta centrata sul ricovero. Volete mettervi in sintonia con i 130.000 posti che vogliono creare a livello nazionale! Nei cronicari ci si va quando la situazione è disperata, quando non c'è alternativa.
Allora bisogna capovolgere questa impostazione.
L'esperienza mette in luce i limiti di realizzabilità dei piani, anche dei precedenti. L'esperienza concreta ci insegna questo, però non c'è paragone tra ieri e oggi, perché non si procede democraticamente ma poi si procede alla rinfusa. La sanità in Piemonte è tutt'altro che governata. Si cerca al massimo di mettersi in sintonia con le linee controriformatrici nazionali; purtroppo c'è un pizzico di furbizia e basta. Bisogna individuare le scelte possibili, realizzabili, fissando precise priorità precisi obiettivi, precisi progetti, sapendo che tra un anno e mezzo si conclude la legislatura. Bisogna pensare alle cose che sono fattibili realizzabili concretamente.
Quali priorità, come s'intende affrontarle, con quali progetti partire? Il Gruppo comunista è pronto a dare un contributo seduta stante a questi problemi. Cito solo i titoli delle priorità che indichiamo.
Quale ospedale? Ho cercato di dirlo, un ospedale fortemente integrato che si organizza diversamente, non in base al numero dei posti letto, ma in base a criteri dipartimentali, un ospedale la cui vita interna deve essere profondamente riorganizzata in base alla qualità di funzioni, di intensità di cura: decorso normale, gravità media, alta gravità, e non per nosologia od organo. Bisogna utilizzare in modo elastico lo spazio ospedaliero adottando standard-tipo di attrezzature fisse per posto letto e mobili per gruppi di posto letto; aree di degenza comuni organizzate in modo interdisciplinare, dipartimentale basate sul concetto di blocco dei servizi aperti a degenti e a non degenti, superando il vincolo delle Divisioni. Le cose che cito fanno parte della normale cultura sanitaria. La cultura sanitaria nel nostro Paese da tempo sta indicando un tipo di ospedale del tutto diverso da quello attuale. Non sono novità, sono cose comuni dette quotidianamente dalla cultura sanitaria.
Bisogna allora partire dalla prevenzione e dal tipo di ospedale che vogliamo. Bisogna poi affrontare l'emergenza ambiente, la prevenzione delle malattie e degli infortuni nei luoghi di lavoro, nell'ambiente di vita.
Bisogna potenziare queste attività preventive, qualificare i servizi. Si deve completare la rete dei laboratori di sanità pubblica. E' scandaloso che la legge sui laboratori di sanità pubblica non venga in aula. Verrà forse oggi o domani, ma è un anno e mezzo che è stato presentato un progetto di legge del Gruppo comunista e subito dopo un disegno di legge della Giunta.
C'è il problema di evitare per gli anziani, soprattutto gli anziani cronici non autosufficienti, il più possibile la ospedalizzazione, puntando sul servizio a domicilio, su una modularità di interventi possibili e che possono essere indicati.
Sulla psichiatria siamo ancora in attesa del disegno di legge della Giunta. Perché non esaminiamo la proposta di deliberazione presentata dal Gruppo comunista, Gruppo Verde e Gruppo DP e non l'approviamo urgentemente stanziando 15 miliardi di lire, o vogliamo continuare a vedervi versare lacrime di coccodrillo sul dramma dei malati di mente e delle loro famiglie? Vogliamo fare qualcosa di concreto o no! Sulla tossicodipendenza la situazione è drammatica. Abbiamo chiesto una seduta consiliare straordinaria per affrontare questo problema. Ma le risorse necessarie per aumentare il numero dei centri, per qualificare il personale, per motivarlo fortemente in questa terribile battaglia, la Regione è disposta a stanziarle o no? Vuole continuare a dare la colpa ai Comuni e alle UU.SS.SS.LL.? L'accesso ai servizi, i diritti dei cittadini sistematicamente calpestati, il problema delle interminabili attese per la visita specialistica per il ricovero ospedaliero. Perché non istituiamo servizi che informino il cittadino? Perché non regoliamo e coordiniamo l'accesso ai servizi secondo criteri di ordine di prenotazione e di urgenza delle prestazioni? Perché non allarghiamo l'esperienza del centro unico di prenotazione? Capitale umano. La sanità non cambierà se non copriremo i posti scoperti in organico che sono 7.000 in Piemonte, se non formeremo, non riqualificheremo, non aggiorneremo il personale, gli operatori sanitari medici e non medici, se non adotteremo misure straordinarie, per esempio per la formazione di un numero adeguato di infermieri professionali elevando il presalario, valorizzando questa figura preziosissima importante, complementare a quella del medico.
Questi dovrebbero essere gli indirizzi per il piano 1989/1991 ed altri che potete indicare, sui quali è possibile discutere. Non avvertiamo politiche, ma un galleggiamento sulla situazione, il tentativo di mettersi in sintonia con le scelte controriformatrici nazionali.
Signor Presidente, noi poniamo una questione di metodo di informazione di democrazia, di trasparenza nella formazione degli indirizzi di politica sanitaria, poniamo un problema di illegittimità perché voi calpestate leggi e Statuto, e poniamo soprattutto una corposa questione politica. Per questo chiediamo la revoca della deliberazione, per questo chiediamo che venga riformulata, presentata in Commissione, posta in consultazione. Gli emendamenti apparentemente la svuotano. C'è il punto 2 che ripete il punto 4 della precedente versione, eppure l'Assessore era venuto in Commissione dicendo che a settembre la V Commissione l'avrebbe licenziata, il Consiglio avrebbe approvato nel mese di ottobre o novembre il piano e la deliberazione quadro.
In questo Paese conta fare bene. Se si fanno bene le cose, si possono fare presto. Spesso però si fanno male e di conseguenza restano nei cassetti per anni e anni. Non deve essere questo il caso della politica sanitaria.
Noi chiediamo che venga revocata, che venga presentata una nuova formulazione di deliberazione di adozione di indirizzi, che venga democraticamente sottoposta alla consultazione e che poi ritorni in Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Vorrei cominciare ricordando che ogni strumento di pianificazione socio sanitaria in questa Regione sembra destinato ad avviarsi su un terreno accidentato. Chi ha una certa memoria storica di quanto è avvenuto in questa Regione, ricorderà che il primo progetto del primo piano socio sanitario, presentato verso il '79 dalla seconda legislatura regionale, che prevedeva, sia detto per inciso, l'abolizione di 32 ospedali nella regione Piemonte, è stato oggetto di contestazioni globali sul territorio di questa regione, tanto che alla nuova legislatura, apertasi con il cambio di Assessore, l'Assessore comunista Bajardi ha ritenuto di dover ritirare ricomporre e rifare completamente il piano.
Anche il secondo piano socio-sanitario approvato nella primavera dell'85 fu discusso in un clima di amplissima rivolta degli ambienti e delle popolazioni interessate, soprattutto per quanto riguardava certe scelte che intendevano essere prese, giudicate da molti, e da noi per primi, estremamente rigide e fuori posto, nel settore dell'assistenza agli anziani. Bisogna dire che anche quella volta la Giunta regionale aveva ritenuto opportuno fare quello che questa mattina è stato chiamato, in senso negativo, marcia indietro e arrivare, sulla base di nostre specifiche proposte, a scelte del tutto diverse da quelle di partenza.
Noi del Gruppo della Democrazia Cristiana nell'uno e nel secondo caso abbiamo preso delle determinate posizioni, le quali tendevano ad equilibrare la necessità di impostare i piani e le scelte sui principi e le acquisizioni della tecnica, della scienza, della organizzazione più adeguata e moderna, ma nello stesso tempo di sottolineare con forza, ci che poi è una prescrizione del nostro Statuto, che la Regione deve preliminarmente garantire la diffusione dei servizi sul territorio e la prestazione di servizi giusti, specialmente alle popolazioni più disagiate e in situazioni di maggiore squilibrio.
Questa linea noi l'abbiamo tenuta ogni volta che si è parlato di queste problematiche e penso sia condivisa dall'intero Consiglio perché fa parte di un dettato statutario, ossia è compito nostro non aggravare le emarginazioni e le situazioni deficitarie, ma portare con ogni nostro provvedimento un maggiore equilibrio nella qualità di vita dei nostri corregionali.
Anche questa volta sulla deliberazione di indirizzi, che per la prima volta viene presentata così come è richiesto dall'ultimo piano socio sanitario, si è sviluppata sul territorio una contestazione e si è aperta una grossa preoccupazione. A noi sembra che i Gruppi di opposizione, in particolare il Gruppo comunista, abbiano leggermente debordato da quello che è un confronto serio cavalcando e strumentalizzando la situazione.



BONTEMPI Rinaldo

D'accordo con il confronto, ma se ci viene sottratto...



MARTINETTI Bartolomeo

No, il confronto non è sottratto, il confronto comincia ora. Comunque oltre a questo bisogna dire che la preoccupazione delle popolazioni di determinate zone della nostra regione - preoccupazione che noi, a questo punto, giudichiamo eccessiva e che dovrebbe essere doverosamente e giustamente superata - è una preoccupazione che traeva qualche ragione d'essere dal testo letterale della deliberazione che abbiamo avuto tra le mani.
Il testo della deliberazione come è stato presentato conteneva, a nostro avviso, alcuni elementi che sono più propriamente delle scelte di piano. Sulla base delle osservazioni che sono venute anche dal nostro Gruppo su questa linea, l'impostazione è stata riveduta. Noi, perci dobbiamo riconoscere e affermare la grande disponibilità dimostrata in questa occasione dall'Assessore Maccari, la quale disponibilità prova che già il suo intendimento iniziale non era quello di stabilire con la deliberazione delle definizioni precise, ma soltanto, come la legge vuole dare delle indicazioni. Noi abbiamo richiesto ed ottenuto che fosse chiarito ogni dubbio in proposito.
Ciò detto riguardo alla situazione come si è determinata, diamo atto che la linea da noi sostenuta trova riferimento negli emendamenti presentati dalla Giunta questa mattina, per cui, a nostro avviso, la deliberazione rientra nel carattere indicativo che deve avere e non preclude nessun confronto e nessuna decisione. Essa segna il punto di inizio del dibattito sul piano socio-sanitario, che praticamente è incominciato in quest'aula, ma che dovrà avvenire in tutte le sedi naturalmente con un ampio coinvolgimento delle realtà locali. Detto questo noi riteniamo che, comunque, nel complesso la proposta di deliberazione non meritasse una contestazione globale così assoluta.
Nella deliberazione - è già stato detto - ci sono indubbiamente delle parti che condividiamo completamente. Ci sono i principi generali che sono stati illustrati e che soltanto volendo eccedere in una posizione critica non si possono condividere; principi generali che l'Assessore Maccari ha ricordato, principi di metodo che porteranno alla formazione di un piano socio-sanitario più snello, più operativo, più pratico. Ci sono delle proposte di modificazione di leggi regionali; per esempio, il Consigliere Calligaro che è molto sensibile a queste cose, non ha rilevato che c'è una proposta di modifica alla legge n. 42 relativa alla ripartizione del fondo regionale sanitario, che è nella linea di insistenti richieste, anche appoggiate da studi importanti del Gruppo comunista, che certamente è un nodo che va affrontato secondo le linee che sono indicate su questa proposta. Da auspicare, semmai, un impegno specifico perché, superando gradualmente la spesa storica, anche attraverso i finanziamenti e le ripartizioni dei fondi, si persegua quel riequilibrio che, a nostro avviso deve sempre essere uno degli obiettivi fondamentali della politica regionale.
La deliberazione quindi ha un suo senso, si pone come importante elemento di dibattito futuro. Ci sono i due punti sostanziali che hanno provocato maggiori preoccupazioni e che sono ritornati negli interventi precedenti. L'Assessore Maccari mi pare che, oltre con gli emendamenti presentati, anche con la sua relazione ha confermato che, per quanto riguarda la riorganizzazione delle Unità Socio-Sanitarie Locali, senza escludere - cosa che nessuno di noi può escludere - che ci debba essere una continua ricerca per il migliore dimensionamento, per la costituzione di UU.SS.SS.LL. che siano sempre meglio adeguate ai loro compiti, non c'è nella deliberazione nessuna scelta precostituita rispetto a questo problema.
Dovrei dire, se posso fare una affermazione a questo proposito, che non si tratta qui di definire se le UU.SS.SS.LL. piccole vanno bene o se le UU.SS.SS.LL. grandi vanno meglio: la realtà dell'esperienza che abbiamo in Piemonte - se mi si consente, Assessore Maccari - è tutta a favore delle UU.SS.SS.LL. piccole, perché sono proprio quelle che più hanno creduto negli obiettivi fondamentali della pianificazione regionale: la territorializzazione dei servizi, il non affidare tutto alla sanità ospedaliera, la distrettualizzazione, ecc. Sono le UU.SS.SS.LL. che più hanno sperimentato in questa materia. Problemi ben più gravi si avvertono in UU.SS.SS.LL. maggiori, e quando sentiamo nell'opinione pubblica nazionale e regionale la contestazione contro il funzionamento delle UU.SS.SS.LL., obiettivamente dobbiamo dire che questa contestazione ci sembra tocchi meno le UU.SS.SS.LL. medie e piccole, ma piuttosto le UU.SS.SS.LL. più grandi. Quindi anche su questa linea mi pare che sia chiaro e giusto che la politica di avvicinare i servizi alle popolazioni non sia abbandonata, sia anzi aumentata e, attraverso a questo, la finalità di riequilibrio a cui abbiamo fatto più volte cenno sia perseguita.
E così il problema degli ospedali. Non comprendo come il Consigliere Calligaro possa negare che questa proposta di emendamento non comporti delle profonde modifiche rispetto alla precedente stesura. Eravamo in presenza di una classificazione di tipi di ospedale, la quale classificazione, collegata insieme ad una tabella, che viene tolta, nella quale si indicavano quali sarebbero stati gli ospedali sede di DEA, ci dava una determinazione specifica della rete ospedaliera futura.
Qui, in sostanza, si dice che la rete ospedaliera va riorganizzata e va riordinata tenendo conto di quanto avviene in sede nazionale, quindi delle normative nazionali che devono essere applicate nella forma che la legge stabilisce, con la responsabilità che questa legge alla Regione affida tenendo conto delle realtà socio-economiche territoriali. Inoltre si stabilisce quali sono le funzioni a cui la rete ospedaliera deve adempiere.
Funzioni che non è detto debbano ciascuna svilupparsi in un solo centro ospedaliero; non è affatto detto, per fare un esempio, che la funzione di assistenza ospedaliera integrata tesa a sviluppare le attività di recupero e rieducazione funzionale, debba essere concentrata in alcuni ospedali e debba essere negata ad altre situazioni magari più grandi, in cui c'è l'ospedale anche specializzato.
Sostanzialmente quindi il testo su cui ci troviamo a misurarci adesso è molto diverso dal precedente. Prendiamo atto della disponibilità dimostrata in questo senso e riteniamo in modo chiaro - questo è il pensiero del nostro Gruppo, ma mi pare non sia divergente da quello della Giunta - che si tratta di indicazioni di funzioni che la rete ospedaliera dovrà sviluppare nel territorio regionale e ciò non costituisce surrettiziamente l'introduzione di nuove classificazioni ospedaliere.
Secondo noi su queste linee, su questi indirizzi, comincia ora il dibattito per il piano. Molto acutamente il Consigliere Marchini ha chiarito come questo sia veramente per la legge che il Consiglio si è dato e non dimentichiamo, con maggioranza diversa dall'attuale il punto di partenza della programmazione socio-sanitaria.Questa deliberazione di intenti verrà prima di tutto data in mano alle UU.SS.SS.LL. perché facciano le loro proposte. Sulla base di queste proposte e di quelle altre che le UU.SS.SS.LL. sono obbligate a fare in base ai decreti statali di cui pure si è parlato, comincerà tutto l'iter di formazione del piano. Si potranno così valutare quei dati che Calligaro chiedeva, si potrà disporre di elementi approfonditi di valutazione, in modo da prendere decisioni che siano nella linea di una migliore efficienza e di una adeguatezza del servizio socio-sanitario nella Regione Piemonte.
In questa linea non deve apparire fuori luogo che io, per la provenienza da una zona periferica di questa regione, abbia portato la richiesta di maggiore considerazione delle esigenze di popolazioni sparse di popolazioni già per molti versi disagiate. Credo di poterlo fare, se mi si consente, riportando qui le stesse argomentazioni che il Presidente Viglione ha illustrato in sede pubblica solo pochi giorni fa, quando lo abbiamo sentito parlare della necessità che la Regione si attrezzi sempre di più per essere non matrigna, ma madre delle popolazioni più lontane, più disagiate, quelle che per tanti versi hanno bisogno di maggiore comprensione.



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Martinetti si conclude la prima parte dei lavori del Consiglio che riprenderanno alle ore 15.
Comunico al Consiglio che il Coordinamento degli utenti di Fossano chiede di potersi incontrare con i rappresentanti dei Gruppi. A tal proposito informo che è disponibile al primo piano del palazzo la Sala dei Cento. I Gruppi possono delegare pertanto loro rappresentanti a partecipare a questo incontro.
E' convocato l'Ufficio di Presidenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,40 riprende alle ore 15,20)



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame della deliberazione n. 960.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Anche il Gruppo PSDI intende portare un contributo alla discussione iniziata questa mattina sulla bozza di deliberazione relativa al piano sanitario 1989-1991. Alcune considerazioni le avevamo già fatte presenti all'Assessore Maccari che, a nome della Giunta, in parte le ha recepite. Lo ringraziamo per questa disponibilità.
Non ripeto quanto già è stato detto da altri colleghi relativamente al contenuto della tabella relativa ad alcuni declassamenti di ospedali o di UU.SS.SS.LL.
Condividiamo gli emendamenti formulati relativi all'abolizione o alla declassificazione di strutture ospedaliere come l'USSL n. 52 di Galliate in provincia di Novara, nella cui Divisione di medicina esiste un tasso di occupazione letti del 36%. E' ovvio che è controproducente e delittuoso mantenere in piedi una Divisione ospedaliera con un tale tasso di occupazione letti, però è anche ovvio che non si potrà cassare la Divisione di medicina di Galliate, ma occorrerà contestualmente stornare le erogazioni finanziarie, che erano destinate a quella USSL per quella Divisione, sulle UU.SS.SS.LL. limitrofe come quelle di Novara o di Borgomanero, che costituiscono un polo di attrazione per gli utenti i quali non si orientano in quella USSL per ovvie ragioni e vengono catturati in altre UU.SS.SS.LL. la cui produttività e qualità di servizio è migliore.
L'utente è libero di indirizzarsi in relazione al grado di qualificazione del servizio prestato. Se, contestualmente alla predisposizione del piano la Giunta e l'Assessore proporranno per il caso specifico di Galliate l'istituzione di una Divisione (che non esiste nelle UU.SS.SS.LL.
adiacenti, tant'è vero che gli utenti devono essere dirottati in Lombardia) di medicina nucleare, una equazione che preveda al primo membro la soppressione della medicina all'USSL n. 52 e al secondo membro l'istituzione di un nuovo servizio che oggi non c'è, il discorso potrebbe essere accettato. Mi sono limitato a questo esempio, ma il discorso pu essere esteso.
Per quanto riguarda il decreto ministeriale di settembre, questo dovrà essere recepito integralmente nella deliberazione e soprattutto nella legge di piano che inizierà il suo iter dopo il 24 novembre, come diceva l'Assessore Maccari questa mattina.
Abbiamo sottoposto all'attenzione dell'Assessore alcune considerazioni relative alla psichiatria ed è stato recepito un emendamento.
Per quanto riguarda altri settori. Riteniamo - e l'Assessore Maccari si è dimostrato disponibile - che vada introdotto il concetto di educazione sanitaria. Quindici giorni fa il Consiglio ha trattato il tema della droga.
In quell'occasione dissi che fra i tanti modi per risolvere il problema c'è quello dell'educazione sanitaria, della sensibilizzazione ad ogni livello, iniziando dalle scuole elementari, arrivando alle medie inferiori e alle superiori, con iniziative sorrette da adeguate erogazioni finanziarie da parte della Regione Piemonte.
Gli altri due settori che sono meritevoli di attenzione nell'ambito dell'educazione sanitaria sono la farmaceutica e quello delle analisi. Ogni anno la spesa farmaceutica sfonda il tetto del 15-20% rispetto alla spesa consolidata dell'anno precedente. E' un ritmo inaccettabile. Le erogazioni centrali sono maggiorate del tasso di inflazione programmato. Siamo attorno al 4-5-6%. Non è possibile che a fronte di incrementi globali del 4 5-6% ci sia uno sfondamento della farmaceutica del 15-20%, con punte del 25%. Visto che a livello centrale non si è ancora addivenuti alla riduzione del prontuario farmaceutico, che potrebbe essere l'unico modo per contenere la spesa farmaceutica, non vediamo altra soluzione che non sia quella di sensibilizzare anche sull'uso del farmaco sia l'utente che i medici di base, senza ovviamente interferire nella sfera della loro professionalità.
Riteniamo che valga la pena introdurre nel piano triennale concetti di fondo, di orientamento politico da parte della Regione. La Regione non deve semplicemente votare ordini del giorno che hanno un'incidenza pressoch nulla, ma deve saper operare una controtendenza rispetto all'andazzo attuale. Per esempio, ci pare che debba essere introdotto il concetto della produttività all'interno dei servizi, non disgiunto al concetto della qualità della produttività e al concetto della responsabilizzazione delle figure che operano all'interno della sanità. Spesso ci riempiamo la bocca del termine "riformismo" ma, quando si tratta di andare nel pratico a dare un contenuto a queste enunciazioni, molte volte non riusciamo a farlo.
Non ci sembra giusto che alcune UU.SS.SS.LL. che svolgono servizi al di fuori dei loro confini, quindi servizi sovrazonali per utenti di altre UU.SS.SS.LL., debbano vedersi corrispondere dalla Regione le stesse cifre non maggiorate per le maggiori prestazioni. Quindi una calibratura dei servizi realmente erogati alla popolazione va fatta compatibilmente con i parametri centrali che sono la cornice al di fuori della quale la Regione non può assolutamente debordare.
Abbiamo apprezzato nella deliberazione il concetto della qualificazione professionale, che riteniamo opportuno iniziare dalla dirigenza per arrivare ai livelli medio-bassi. I coordinatori amministrativi e i coordinatori sanitari, che sono i pilastri portanti dal punto di vista tecnico, del funzionamento e della produttività delle UU.SS.SS.LL. sono meritevoli di attenzione e debbono in prima battuta seguire corsi di managerialità volti a professionalizzare il livello apicale.
L'altra questione che voglio affrontare è quella relativa al linguaggio informatico delle UU.SS.SS.LL. Stiamo assistendo in questi anni al proliferare della informatizzazione nelle UU.SS.SS.LL., ognuna delle quali ha un proprio linguaggio, che non sa comunicare con quello dell'USSL adiacente; la Regione poi attraverso il CSI ne ha un altro ancora. Spesso parliamo dell'Europa del 1992 e della necessità di essere preparati a quel momento. Scendendo di molti gradini da quella cornice così ampia crediamo che si debba incentivare una standardizzazione dei servizi informatici perché la Regione possa colloquiare con un linguaggio informatico unico con le varie UU.SS.SS.LL. e che le UU.SS.SS.LL. possano interloquire tra di loro. E' la condizione indispensabile per poter verificare i dati di tutte le UU.SS.SS.LL. in modo che la Regione le possa coordinare e programmarne l'iniziativa politica.
La questione relativa alla incentivazione della produttività. Siamo perfettamente consci che questa non è la sede contrattuale adatta per definire questo problema; riteniamo però che il meccanismo vada profondamente rivisto e stravolto e impostato su basi nuove che tengano conto della produttività delle divisioni, dei settori e delle UU.SS.SS.LL.
che premino le professionalità a partire dai livelli più alti per scendere ai livelli più bassi.
Questo è il contributo che portiamo alla deliberazione proposta dall'Assessore Maccari. Ci riserviamo nel prosieguo dell'iter della legge di portare gli altri contributi che nel frattempo raccoglieremo dagli amministratori delle UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le sottili disquisizioni che si sono udite, circa il significato reale dei criteri per la ristrutturazione della rete ospedaliera, mi pare che alla fine si siano dimostrate abbastanza stucchevoli.
In queste settimane il Piemonte è stato attraversato da assemblee e da pronunciamenti popolari, da dibattiti e voti dei Consigli comunali e delle Assemblee delle UU.SS.SS.LL. interessate dal provvedimento ed è davvero ingiusto, quindi, per non dire ridicolo, ritenere, come taluni qui hanno fatto, che tutte queste persone si sono dimostrate incapaci di leggere e di interpretare correttamente la deliberazione della Giunta.
In realtà la lettera e lo spirito della deliberazione in esame sono ben chiari anche ai colleghi della maggioranza, come testimonia il loro nervosismo di fronte all'iniziativa dell'opposizione e delle comunità locali, che hanno messo in crisi la logica del sostegno acritico ad ogni provvedimento assessorile e costretto la DC e altri Gruppi del pentapartito a spericolate manovre di ripiegamento e ad arrischiate interpretazioni riduttive che evitasse loro di apparire appiattiti nelle posizioni ormai perdenti dell'Assessore Maccari.
Noi crediamo di avere anche in questa circostanza ricercato il confronto di merito e il raccordo operativo con le istituzioni locali e con le popolazioni su una linea che ha rifiutato esplicitamente qualsiasi opposizione di tipo pregiudiziale e di mera difesa dell'attuale organizzazione dei servizi, in quanto riteniamo che la loro ristrutturazione costituisce un'esigenza permanente e irrinunciabile.
La nostra opposizione si è manifestata, quindi, sul merito degli indirizzi proposti ed in proposito voglio qui ripetere quanto illustrato poc'anzi dal collega e compagno Calligaro riguardo a come noi vorremmo che il piano regolatore affrontasse i problemi di una più alta efficienza e capacità di intervento della struttura sanitaria sul bisogno di salute dei cittadini.
Dopo la nostra reazione, in un primo tempo evidentemente sottovalutata ora la maggioranza di fatto lascia intendere di giudicare un errore l'aver accettato in Giunta e in V Commissione un documento con indirizzi troppo dettagliati e non sufficientemente verificati. Di ciò, credo, occorre prendere atto. Si tratta sicuramente di un risultato della nostra azione e di quella che nelle diverse realtà locali è stata sviluppata dalle popolazioni e da ampi schieramenti di forze politiche e sociali. Ciò non di meno, però, questo atteggiamento appare come una presa di distanza alquanto limitata, confusa e contraddittoria, in quanto, pur togliendo i riferimenti specifici contenuti nell'allegato che si propone di sopprimere, mantiene integra la intelaiatura di fondo della deliberazione. In sostanza ciò che viene proposto con gli emendamenti presentati dalla maggioranza è una sorta di maquillage, che tende solo formalmente a mitigare taluni automatismi attuativi degli indirizzi stabiliti nella deliberazione, mantenendo per ben fermi questi indirizzi. E' come se, ad esempio, in un provvedimento di preannuncio di licenziamento il datore di lavoro accettasse di cancellare i nominativi dei dipendenti interessati, ma pretendesse tuttavia di indicare con precisione i loro tratti somatici. Può anche darsi che la DC confidi di poter esercitare, nel prosieguo dell'iter attuativo della deliberazione e di formazione del prossimo piano socio-sanitario, un proprio potere di dissuasione nei confronti dell'alleato socialista, ma, quand'anche così fosse, una simile ipotesi del tutto velleitaria e indeterminata non pu certo sospendere il giudizio di merito che questa assemblea è chiamata a dare sulla deliberazione così come oggi ci è proposta.
Al di là delle interpretazioni di comodo del suo contenuto, questa deliberazione, sicuramente, si configura come un atto programmatorio, e in quanto tale soggetta alle disposizioni dettate dalla legge n. 43. A configurare gli spazi di efficacia di un tale atto deliberativo ci pu essere altresì d'aiuto l'esperienza, in fatto di procedure di programmazione, compiuta in altri settori analoghi di intervento regionale: ad esempio, quello urbanistico. La deliberazione programmatica, concernente la formazione degli strumenti urbanistici, infatti è un atto con il quale l'assemblea elettiva locale definisce i contenuti di fondo del piano. E' il documento in cui sono contenuti ed espressi gli indirizzi programmatici a cui l'Amministrazione intende improntare il piano regolatore e a cui dovrà improntarsi il lavoro per la sua formazione. Questo è il significato della deliberazione programmatica per la formazione degli strumenti urbanistici.
Questa è la estrinsecazione pratica data, in un settore fondamentale di intervento regionale, al disposto dell'art. 2 della legge n. 43 sulle procedure della programmazione e conseguentemente questi sono i caratteri propri di una deliberazione sugli indirizzi di piano quale quella oggi sottoposta al nostro esame. Nessun arzigogolo può nascondere o travisare questa realtà né tanto meno negare la fondatezza del rilievo pregiudiziale che il nostro Gruppo ha sollevato in ordine al mancato rispetto della norma della legge 43 che subordina alla estrinsecazione del processo partecipativo l'assunzione degli atti programmatori. Ciò non significa caricare di eccessivi significati gli aspetti procedurali, ma è un richiamo al nesso strettissimo che in materia di programmazione vi è tra forma e contenuto, tra forma ed efficacia del provvedimento, tanto è vero che la maggioranza, mentre da un lato si affanna per cercare di dimostrare che la portata della deliberazione proposta non è cogente e il suo contenuto non è impegnativo, dall'altro si rifiuta di trasformarlo in un semplice documento di Giunta che non impegna il Consiglio.
Di fronte a questa macroscopica contraddizione in termini, tace l'Assessore e tace la maggioranza, intenta sì a prendere le distanze dai contenuti dell'atto deliberativo della Giunta, ma incapace di trarre le logiche conseguenze e di accogliere la richiesta che è stata presentata, di declassare l'atto che ci viene proposto a semplice documento politico della Giunta, come suggerito anche dal collega Majorino. Vi sarebbe anche la possibilità, qualora si voglia contro ogni logica mantenere al documento il carattere di deliberazione, di precisare nel titolo che si tratta soltanto di un orientamento di larga massima per l'avvio del lavoro di formazione del piano. Si darebbe in tal modo un minimo di credibilità ai distinguo alle prese di distanza, alle minimizzazioni che hanno contrappuntato tutti gli interventi dei colleghi della maggioranza.
Dubito però che si avrà questo coraggio politico. Del resto, da qualsiasi parte lo si guardi questo pasticcio è destinato a rimanere tale anche qualora si accettasse di cambiarne il titolo.
Per queste ragioni, colleghi, resta più che mai giustificata la richiesta originariamente formulata dal nostro Gruppo di revoca del provvedimento o, quanto meno, di un suo rinvio in Commissione per rideterminarne contenuti e procedure.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mattina il Consigliere Martinetti nel suo intervento, facendo la memoria di questo Consiglio regionale, ci ricordava come analoghe deliberazioni discusse in quest'aula erano state oggetto di polemiche, di dibattiti importanti, di ritiri e di modifiche delle deliberazioni stesse. Siamo ancora una volta in presenza di una deliberazione di indirizzi che, come tale, ha una connotazione generica ed è per molti versi onnicomprensiva perché affronta tanti problemi con una lunga e importante elencazione.
Il Consigliere Majorino teme che questa deliberazione possa condizionare definitivamente il piano socio-sanitario regionale, ma credo che i suoi timori siano eccessivi. Forse, un esame dell'attuazione delle precedenti deliberazioni e dei precedenti piani socio-sanitari poteva chiarire meglio il dibattito secondo un giusto concetto di programmazione.
Molti parlano di programmazione, ma pochi credono al suo ruolo e alla sua funzione. L'altra sera in Consiglio comunale un autorevole rappresentante della maggioranza mi disse che forse neanche più noi crediamo nella programmazione perché la programmazione non esiste. Noi crediamo invece che sia stata trattata molto male dalle forze politiche italiane, ma che, ci non di meno, abbia un ruolo e un'importanza nella politica e nella gestione della cosa pubblica. Il ruolo della programmazione parte dalle conoscenze passate, dalle valutazioni delle precedenti iniziative e da queste trae motivo per dare nuovi indirizzi, per rettificare gli indirizzi dati, per dare in sostanza un contenuto concreto ai processi che si dovranno portare avanti.
Credo si debba chiarire anche il ruolo della partecipazione. La partecipazione è un elemento essenziale se sa essere un elemento di confronto, di chiarimenti e di suggerimenti, ma assume degli aspetti patologici se la si vede con strabismo, per esempio in quest'aula, per vedere se si colgono dei consensi o se è soltanto un modo per dimostrare che la Regione sa essere madre e non matrigna. Questa mattina il Consigliere Martinetti ricordava che il Presidente Viglione soleva dire che la Regione deve saper essere madre e non matrigna. Quella citazione mi ha ricordato che quando da giovanissimo leggevo "David Copperfield" pensavo che fossero cattivi i suoi precettori che lo educavano con durezza e non gli consentivano tutto quello che voleva. Credo che anche la Regione debba essere una buona educatrice, debba sapere anche dire dei no e assumere delle posizioni in contrasto con le esigenze dei suoi figli.
Mi pare che in questo documento manchino gli obiettivi prioritari forti e ci sia invece un'elencazione, importante e anche argomentata, dei molti problemi della sanità. Non vorrei che il dibattito che si svolge svuotasse ancora di più questa genericità. Nessun documento deve essere calato senza il confronto e senza il consenso. Credo però che ci debba essere comunque da parte della maggioranza e della Giunta la capacità di dare degli indirizzi, al di là del consenso stesso.
Noi del Gruppo repubblicano vorremo dare alcuni contributi alla stesura del piano socio-sanitario regionale su argomenti che sono già indicati in questa deliberazione di indirizzi.
Il più spinoso è quello che si riferisce agli ospedali.
Andiamo dicendo che occorre riqualificare la spesa sanitaria, che è necessario razionalizzare e modificare anche in modo consistente se consistente è l'inefficienza dell'attuale sistema sanitario.
Ho letto gli emendamenti presentati dalla Giunta che modificano alcune scelte forse opinabili, ma non entro nel merito di quelle scelte. Credo che i parametri debbano essere meglio individuati e che sia opportuno un ripensamento. Non vorrei però che gli emendamenti della Giunta fossero di fatto una rinuncia a qualunque volontà programmatoria e di razionalizzazione vera del sistema sanitario.
Nel momento della stesura definitiva del piano i criteri dovranno essere definitivi e precisi, dovranno essere fissati in modo puntuale.
Dovremo confrontarci e, alla fine del confronto, saper dare delle indicazioni che potrebbero anche penalizzare alcune zone.
Sono perplesso ogni volta che in qualche documento si fissano dei criteri generali e poi si dà una possibilità di deroga. Non vorrei che le deroghe fossero una scappatoia per dare l'indicazione di voler fare grandi cose e che nella concreta attuazione vanifichino qualunque disegno programmatorio; non vorrei che una deroga fosse la premessa al mantenimento dello statu quo di oggi.
Ho apprezzato l'intervento, veramente pregevole, del collega Calligaro per i contenuti e per la dovizia dei dati. Non condivido però quando dice che tutto deve essere fatto d'intesa con le popolazioni. E' un limite che noi stessi ci poniamo; io ritengo che con le popolazioni occorre avere un fermo e preciso confronto, ma che la scelta deve essere autonoma e non pu essere strumentalizzata, come ha detto Calligaro e cioè che potrebbe essere una scelta a favore delle case di cura private. Non è condivisibile questo modo di affrontare il problema anche perché è valido il discorso contrario e cioè che il mantenere lo sfascio nel quale si trova la sanità pubblica significa far prosperare le strutture private.
Quindi non scendiamo su questi discorsi, ma cerchiamo di affrontare il piano tenendo fermi i principi di razionalizzazione del sistema ospedaliero.
Si parla spesso di scelte torinocentriche di questa Regione, ma io credo che non si può parlare di torinocentrismo dal momento che il rapporto posti letto - popolazione di Torino è il più basso certamente e che le strutture ospedaliere non sono a servizio soltanto della popolazione ma svolgono un servizio più ampio.
Si è parlato di assistenza domiciliare ospedaliera. Sui giornali i giudizi sono largamente positivi, ma sarebbe utile conoscere il giudizio della Giunta e dell'Assessorato a questo proposito. Personalmente ritengo che il piano socio-sanitario dovrebbe potenziare questo servizio che consente cure più dignitose per ammalati in gravi difficoltà.
Chiediamo all'Assessore se non sarebbe opportuno riaffrontare il discorso delle zonizzazioni delle UU.SS.SS.LL. Dopo l'esperienza di questi anni ci chiediamo se la zonizzazione che è stata definita ha ancora valore.
So che non è competente la Regione e che per quanto riguarda Torino c'è una delega al Comune. La zonizzazione in dieci UU.SS.SS.LL. della città di Torino presenta tanti aspetti negativi che vengono lamentati da quasi tutti gli operatori sanitari, quindi sarebbe opportuno modificare quelle scelte.
Formazione professionale. La carenza del personale specializzato ospedaliero è forte. Noi crediamo sia opportuno fare uno sforzo in questo senso se vogliamo veramente razionalizzare le strutture ospedaliere.
Controllo della spesa. Si è parlato di informatizzazione del sistema sanitario regionale. Noi crediamo sia importante non soltanto per un controllo della spesa ma anche per rendere efficiente il sistema nel suo complesso.
Sulle tossicodipendenze abbiamo l'impegno di affrontare il problema nei prossimi giorni. Il piano è stato elaborato nel mese di agosto quando ancora non c'erano le mode da oltre oceano. Già allora c'era emergenza come c'è emergenza oggi. Noi chiediamo che si svolga un dibattito sulla droga e sulle tossicodipendenze prima che venga elaborato il piano sanitario. Non è una moda, ma è un fatto drammatico che caratterizza tutta la società nel suo complesso e noi crediamo che debba essere data una risposta a questo problema, anche se è difficile.
L'incremento dell'AIDS è drammatico non solo tra i soggetti a rischio ma tra le persone non a rischio. Questo vuol dire che la diffusione è sempre più ampia. Anche su questo problema occorre una presa di posizione rigorosa. Non vorrei che nel campo della droga un eccessivo garantismo oggi, così come è stato ieri, ci portasse ad un eccessivo rigorismo, come qualcuno vorrebbe nel settore delle tossicodipendenze.
In ultimo, credo che nella deliberazione occorra dare molto spazio alla prevenzione. Sono d'accordo con il Consigliere Calligaro che non tutto è ospedale e che ci sono altri momenti di intervento. La prevenzione deve essere il momento primario dell'impegno nel campo della sanità regionale quindi preghiamo l'Assessore di volerne tenere conto.
Votiamo questa deliberazione sapendo che è un documento di indirizzi molto ampi, che lascerà spazi nel piano socio-sanitario a contenuti più precisi. Noi speriamo che il piano socio-sanitario vorrà tenere conto delle esigenze che il Partito repubblicano ha rilevato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, io mi sono sforzato di seguire con attenzione quanto è stato detto finora ed ho ascoltato con particolare attenzione l'intervento del collega della Democrazia Cristiana, Martinetti il quale con molto garbo (un garbo che gli si deve riconoscere) ha smantellato punto per punto l'impianto politico-organizzativo della deliberazione predisposta da Maccari. L'ha smantellato per quanto riguarda il ruolo degli ospedali, per quanto riguarda il ruolo delle piccole UU.SS.SS.LL., per quanto riguarda il decentramento, per quanto riguarda il rapporto con le comunità locali.
Poi il collega Martinetti arriva a delle conclusioni che sono un po' contrastanti, in verità, con i ragionamenti che lui stesso svolge, e contrastanti, pare, anche con quanto la Democrazia Cristiana è andata dicendo (intendo i rappresentanti regionali della DC) nelle assemblee del Cuneese nei giorni scorsi.
Penso che sia un dato politico di rilievo registrare questi elementi: la marcia indietro, sotto il profilo dell'impianto della deliberazione proposta, imposta al titolare della sanità. Però non basta questo tipo di marcia indietro, in quanto essa è ancora tutta parziale, come proverò a dimostrare, ed è tutta insufficiente.
Noi siamo abituati (forse chi ci ascolta qui oggi pazientemente dalla tribuna del pubblico da questa mattina non lo è altrettanto) allo stomaco di struzzo di questo governo regionale, e non ci sorprendiamo che le conclusioni di ragionamenti, pure apprezzabili, diventino il voto a favore (come poc'anzi diceva Ferrara) nei confronti di una deliberazione che è stata giudicata da tutti, nella sua impostazione originaria e anche in punti essenziali dell'attuale stesura, insoddisfacente.
Signor Presidente e colleghi Consiglieri, non voglio ritornare al come si è arrivati ad oggi, alle violazioni di legge e di procedura su cui ci siamo soffermati questa mattina a proposito delle pregiudiziali proposte.
Voglio soltanto richiamare, a questo punto, alcuni ragionamenti di merito.
Noi ci troviamo di fronte, ancora una volta, come si diceva stamani, al gioco delle tre carte, laddove, ad esempio, nella prima pagina dell'allegato della deliberazione si afferma "l'esigenza di compenetrare l'aspetto socio-assistenziale con l'aspetto sanitario nella visione unitaria dell'uomo".
Ma dov'è questa "compenetrazione"? E' forse nella pratica concreta di questa Giunta? E' forse nella spartizione degli Assessorati tra PSI e DC? Se davvero si volesse lavorare verso questa integrazione, a titolo di esempio dico come potrebbero (un piano socio-sanitario o gli indirizzi di piano socio-sanitario) prevedere questa integrazione. Bisognerebbe parlare ad esempio, Assessore, di necessità di un unico organo di governo locale per i servizi socio-assistenziali, in modo che tali servizi possano essere istituiti e gestiti per tutti i cittadini, compresi quelli che abitano nelle centinaia di Comuni con pochi abitanti, quelli che la Regione tratta da matrigna. Tale unificazione dovrebbe essere la base indispensabile per una gestione assistenziale non settoriale al fine di una effettiva integrazione fra i servizi sanitari e quelli socio-assistenziali.
Oppure, bisognerebbe prevedere il riconoscimento della competenza sanitaria nei confronti degli anziani cronici non autosufficienti, così come è previsto dalle vigenti leggi, definendo, dove è indispensabile per la mancanza di posti letto ospedalieri, posti letto sanitari presso le strutture residenziali e assistenziali, oppure l'estensione a tutte le UU.SS.SS.LL. del servizio di ospedalizzazione a domicilio per i pazienti adulti e anziani acuti e cronici curabili a domicilio. Altro che cronicari quali lei ha in mente! Oppure, altro esempio, bisognerebbe prevedere l'avvio di sperimentazioni per l'ospedalizzazione a domicilio di bambini malati curabili in maniera alternativa al ricovero ospedaliero.
Ebbene, Assessore, io mi fermo qui. Sono soltanto alcuni esempi possibili di come si potrebbe lavorare correttamente per rapportarsi ai bisogni reali della società civile. Di tutto questo, naturalmente, non c'è traccia nei suoi propositi. Anzi, nella deliberazione che lei ci propone si parla di mettere gli anziani (per restare su un tema richiamato) negli ospedali declassati.
Ho partecipato alla riunione che si è svolta oggi nell'intervallo di pranzo con amministratori locali, operatori ed utenti delle Province di Cuneo e di Novara, che da stamani assistono ai nostri lavori. In questa riunione è emerso a voce univoca come gli emendamenti che lei (con il gioco delle tre carte, per l'appunto) ha buttato lì sui nostri tavoli questa mattina a discussione avviata, in verità ripropongono pari pari i nodi che sono stati criticati da molte forze politiche e sociali. Ed allora quando lei ci propone la modifica del quarto comma del paragrafo 6 dell'attuale deliberazione, nel punto 2) che recita così: "Funzioni di assistenza ospedaliera integrata con il presidio ospedaliero di riferimento per le attività specialistiche rivolte in modo particolare a sviluppare le cure intermedie, l'attività di recupero e rieducazione funzionale e in supporto ai servizi territoriali", lei fa semplicemente l'operazione furbesca di invertire gli addendi lasciando intatta la sostanza, lo stesso identikit di prima, per riprendere l'espressione del Consigliere Valeri. E' vero, non c'è la tabella puntuale, ma c'è l'identikit delle realtà coinvolte, tale e quale ciò che lei aveva scritto nella prima stesura della deliberazione.
Nell'intervallo di pranzo sono stati manifestati dagli esponenti della maggioranza (che voglio citare: i Consiglieri Bonino, Fracchia; il Consigliere Rossa, come al solito, si è profuso in una gimcana contraddittoria a cui ormai crede soltanto più lui) dubbi, perplessità disponibilità a rivedere queste questioni, dopodiché si torna in aula e ci dite che ci sono "compatibilità definite e insuperabili", che avete fatto accordi che sono da rispettare.
In conclusione, voi avete mancato le consultazioni, ci avete negato una valutazione del già fatto per l'applicazione del piano vigente, e quindi del da farsi attraverso una valutazione critica di quello che è avvenuto concretamente nella programmazione come finora è stata praticata. La quale evidentemente, in tanti punti deve e può essere rivista, ma procedendo attraverso questo percorso critico.
Avete voluto partire dalla coda per tentare il colpo di mano vincolando i fondi della finanziaria in provvedimenti puntuali senza contesto. O con contesto inquietante, poiché questa deliberazione è tutta riassunta nel punto 3): il resto sono frasi vuote di circostanza, talvolta persino inquietanti.
Avete voluto incominciare dalla coda rifiutando la proposta di buon senso, oltre che politicamente inoppugnabile, di avviare la discussione di questi due giorni sul "pacchetto sanità" dalle conclusioni della Commissione d'inchiesta sulle convenzioni UU.SS.SS.LL.-privati in Piemonte una Commissione che ha lavorato per un anno e mezzo producendo sicuramente spunti di riflessione per tutti quanti. In quei lavori ci sono senz'altro elementi che devono essere tenuti in conto per la formulazione del nuovo piano socio-sanitario regionale, e quindi, preliminarmente, nella definizione delle linee di indirizzo che oggi ci sono sottoposte.
Avete voluto partire dalla coda perché vi interessava, anche questa volta, puntare dritti all'incasso di quei punti che stanno particolarmente a cuore a taluni di voi.
Se si fosse partiti dalla testa e non dalla coda, ad esempio, a proposito dei dati che emergono dalla Commissione d'inchiesta, ci saremmo accorti tutti quanti, con cifre alla mano, che il decentramento delle strutture sul territorio sono innanzitutto una risposta ai bisogni dei cittadini (e questo pare che lo si dimentichi spesso e volentieri), ma sono anche un argine contro la degenerazione di cui è costretta ad occuparsi la Magistratura. Ieri sul giornale torinese è stata pubblicata una tabella, su cui torneremo domani se ce ne sarà data l'opportunità, che, in poche cifre può esplicare il ragionamento che provavo a proporre poc'anzi alla vostra attenzione. Ebbene, anche da poche cifre emerge come il decentramento sul territorio consente di realizzare quelle due condizioni che sono indispensabili oggi per chi vuole governare sul serio e democraticamente questa società: la risposta ai bisogni e il contrasto di ogni degenerazione affaristica della salute pubblica.
E' solo un esempio. Per non parlare della tutela della salute mentale rispetto a cui, se davvero si volesse intervenire sui nodi con cui sono state riempite pagine e pagine di giornali, avreste semplicemente da recuperare, come stamani è stato detto, le proposte puntuali che giacciono nei cassetti di questa assemblea, che abbiamo riproposto il 29 settembre e che abbiamo formalizzato in una deliberazione firmata, oltre che dal sottoscritto, anche da colleghi comunisti e della Lista Verde.
Invece, per la psichiatria l'Assessore Maccari dice questa frasetta oscura: "Secondo obiettivo è l'attivazione di centri residenziali diurni e notturni per la tutela della salute mentale". Al riguardo, mi sono domandato che cosa volesse dire, che funzioni si volessero attivare; poi sono stato folgorato da due parole ed una congiunzione: "diurni e notturni" e mi sono detto: "ad un certo punto, in questi centri si accenderà la luce e da diurni diventeranno notturni".
Assessore, è questo un modo di lavorare che noi riteniamo davvero inaccettabile. Noi stiamo discutendo dell'adeguamento di un piano scaduto già da un anno, senza conoscere il bilancio che di esso trae un governo che è in carica da tre anni. A questo punto, vorrei soltanto che non imponeste a questa assemblea oltre che un piano scaduto anche volontà scadenti.
La delegificazione che l'Assessore vuole perseguire del PSSR.
autodelegandosi - non so se i colleghi l'hanno rilevato con l'attenzione che merita - "la stesura di monografie da assumere con poteri della Giunta" (questo dice la deliberazione) potrebbe alla fin fine essere tradotta così: "lasciateci formulare e scrivere altrove, con l'ausilio di qualche consulente o di qualche organizzazione 'loggistica' (lo ripeto: con due 'g') esterna alle istituzioni democratiche rappresentative, i contenuti che avrete la bontà di ratificare".
Non voglio più annoiare il Consiglio e taglio corto. Il collega Ferrara ha apprezzato alcuni ragionamenti che l'opposizione ha svolto qui oggi ragionamenti in cui anche noi ci riconosciamo. Ma se condividete le obiezioni e le ispirazioni che le muovono, caro Ferrara, una buona volta vi deciderete a trarne le conclusioni? Perché non obiettate? L'obiezione di coscienza, pur con tanti limiti, è prevista dal nostro ordinamento costituzionale. Obiettate, rompete la disciplina di maggioranza; rinunciate alla sovranità autolimitata. Rinunciateci: è un accorato appello che vi rivolgo.
A questo punto, in questo contesto, con questo squallido spettacolo noi riteniamo inutile anche, se mi consente signor Presidente, presentare gli emendamenti che avevamo già ipotizzato e scritto per modificare la deliberazione. Proprio perché si vuole arrivare ad una formulazione ambigua, che in un punto qualificante quale quello che ho voluto richiamare testualmente noi non possiamo accettare in alcun modo; proprio perché si vuole uscire da qui oggi con l'intento di alimentare letture biforcute di questo documento, per noi, a questo punto, c'è soltanto uno sbocco pulito conseguente ai ragionamenti che ho sentito fare in quest'aula anche da Martinetti, da Bonino o da Fracchia e anche da Ferrara, c'è soltanto una conseguenza pulita da trarre: quella di revocare questo provvedimento e ripartire con il piede giusto. Valutare, domani, gli elementi emersi dalla Commissione di inchiesta, confutarli laddove sono da confutare, per arrivare alla definizione di un piano socio-sanitario rispettoso dei bisogni della gente, con una procedura corretta, rispettosa anche di quelle autonomie locali su cui dovrebbe fondarsi la nostra Repubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Avuta questa deliberazione, che la V Commissione ha licenziato a maggioranza, mi sono immerso nella lettura con curiosità perché pensavo di trovarvi quella svolta che l'Assessore sbandiera a nome della maggioranza in verità poco in Consiglio, ma molto all'esterno, come esigenza di cambiamento della politica di un passato (di cui lui è stato protagonista essendo stato per cinque anni Presidente dell'Amministrazione provinciale in una Giunta di sinistra), politica da cancellare perché tutta sbagliata.
Dopo poche righe però ho capito che la filosofia era la teorizzazione di un non-ragionamento che è la caratteristica della conduzione dell'Assessorato alla sanità della nostra Regione, era il tentativo di "sgovernare" una realtà calpestando qualunque esigenza di programmazione e di partecipazione, che sono invece elementi portanti di una politica seria che un'istituzione dovrebbe compiere.
Questa maggioranza come ha potuto licenziare in Commissione, senza colpo ferire, una roba del genere? Uso questo termine perché questo documento è indefinibile, nel senso che non vincola: non è una legge; si dice che contiene degli indirizzi, ma poi si dice che non lo sono; si dice che sono degli impegni programmatici, però poi si dice che vengono rimessi in discussione, tant'è vero che questa mattina sono stati presentati degli emendamenti completamente stravolgenti.
Allora, questa maggioranza è composta da partiti e da Consiglieri che fanno del loro agire nelle istituzioni frutto del ragionamento e della partecipazione o è composta di partiti e di Consiglieri che delegano cercando di tamponare le situazioni? L'Assessore Cernetti ha cambiato le carte in Consiglio regionale quando si è discusso il piano dei siti e oggi con quattro emendamenti si è stravolto quello che la maggioranza aveva deciso in V Commissione e che poi si è vista contestata da un settore della realtà piemontese. Se questa mattina ci fossero stati qui altri settori della realtà piemontese, come avreste potuto equilibrare la "politica delle mance" che è la vostra caratteristica? Come avreste potuto equilibrare la politica di potere che caratterizza la gestione di questa maggioranza? Una proposta come questa, caro Presidente Beltrami, è la cartina di tornasole purtroppo di come la Giunta opera. Qui si interviene sulla pelle della gente e la spregiudicatezza politica con la quale si interviene non tiene conto dell'umanità che sta nell'esigenza di una seria politica di riforma sanitaria. Se facessi parte di una maggioranza come questa e avessi degli ideali radicati su un terreno etico e morale mi porrei dei problemi profondi per avere dei collegamenti con realtà di questo tipo.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Qualche problema te lo sarai posto in tutti questi anni! Qualche riflessione l'avrai fatta!



REBURDO Giuseppe

Certo, tanti problemi e tante riflessioni, Presidente, dal punto di vista politico e non individuale!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E' provocatorio!



REBURDO Giuseppe

Dovrebbe essere scontato un rapporto personale che va al di là della politica. Questo io intendo della politica. Qualcuno si può anche adombrare e mi fa piacere che si adombri perché si dimostra profondamente diverso dal mio modo di concepire la politica. Sto dando un giudizio politico su questi comportamenti e su questi atteggiamenti. Su questo piano sono fermamente impegnato.
Siamo di fronte ad una crisi oggettiva dello stato di applicazione della riforma sanitaria, siamo di fronte ad una crisi oggettiva della struttura finanziaria e di programmazione nazionale, però questa oggettività non può essere un alibi per la maggioranza per scaricare tutte le responsabilità al livello nazionale; essendoci però coerenza di maggioranze dovrebbe esserci una assunzione di responsabilità coerente da parte di tutti.
Come si fa, Consigliere Olivieri, a dire che questo è un contributo che la maggioranza dà alla comunità piemontese perché possa avere facilitazioni e maggiore comprensione quando andremo alle consultazioni sul piano socio sanitario regionale? Questi sono strumenti politici e concettuali poveri e miseri che mettiamo a disposizione della comunità che, invece, è sicuramente più avanti rispetto a queste indicazioni.
Avete la forza dei numeri e del potere che travolgono ogni capacità di ragionamento, ma all'interno della maggioranza ci sono delle sensibilità più avanzate rispetto a quelle dell'Assessore, allora queste sensibilità che abbiamo sentito echeggiare in qualche intervento, vengano allo scoperto, pongano la questione di come si sta gestendo l'Assessorato pongano la questione della non politica che sta compiendo l'Assessore da quando ha l'incarico all'interno della Giunta.
Questo documento non è cogente all'interno di un processo, non pu essere considerato un orientamento di ordine politico, è un documento che lascia il tempo che trova.
Non avendo validità istituzionale, questo atto dovrebbe essere ritirato. Sarebbe il modo migliore per riaprire un discorso con le potenzialità che esistono in questo Consiglio regionale e all'interno della maggioranza, che però non si esprimono per ragioni di vincolo e di solidarietà con la politica di un Assessorato che si dimostra largamente incapace di affrontare la drammatica realtà, le contraddizioni esistenti nella società piemontese.
Al di là dei vincoli regolamentari e statutari, dal punto di vista politico questa deliberazione avrebbe meritato la consultazione, nel tentativo di capire quello che avviene nella nostra realtà per individuare alcune prime linee di intervento e di orientamento per il piano socio sanitario. Dal punto di vista politico la maggioranza ha compiuto un atto di arroganza nei confronti della collettività, perché si crede interprete autentica delle aspirazioni di cambiamento e di funzionalità che esistono nelle realtà periferiche che non trovano espressione qui. Avete la responsabilità politica di non aver avuto la sensibilità di aprire la consultazione che avrebbe favorito un elemento portante della riforma sanitaria, la partecipazione, che è un discorso che in questi anni è caduto e che ha reso più contraddittorio l'intervento riformatorio.
Ecco allora la mia denuncia politica all'Assessore, alla Commissione e alla maggioranza perché non hanno avuto la capacità di misurarsi, anche con una deliberazione di così basso profilo politico, con la comunità.
Nella passata legislatura ho lavorato con il Consigliere Martinetti attorno alla legge di valorizzazione del volontariato nel campo socio assistenziale. Quella legge è stata disattesa dalla Regione per mancanza di direttive e disattesa da molte UU.SS.SS.LL. che intendono il volontariato come un servizio sostitutivo della carenza di personale. Il volontariato che è molto essenziale per affrontare il problema della droga dell'emarginazione, della psichiatrica, in questa deliberazione non è nemmeno accennato, perciò aspetti qualificanti che dovrebbero caratterizzare la politica socio-sanitaria della nostra Regione vengono sostanzialmente trascurati.
La situazione delle aree non metropolitane è un'altra situazione inaccettabile dal punto di vista dei servizi sanitari e assistenziali e della condizione umana. Le molte carenze spingono i cittadini a fuggire dalle realtà periferiche. Pensiamo al problema delle farmacie all'organizzazione nelle UU.SS.SS.LL. In molte UU.SS.SS.LL. non c'è un sistema di trasporti adeguato, i cittadini non possono usufruire di servizi essenziali.
Questa deliberazione non prospetta un discorso di riequilibrio territoriale. Un argomento come quello che stiamo discutendo, sentite anche alcune voci venute dalla maggioranza e superati certi sistemi di alleanza che pregiudicano la possibilità di discutere sui problemi per trovare delle soluzioni reali, dovrebbe esigere la sospensione di questa deliberazione il ritorno in Commissione, l'indizione della consultazione per avere delle indicazioni dalla comunità piemontese, dopodiché il ritorno in Consiglio con una proposta seria e responsabile.
Spero che almeno da parte di alcune forze politiche della maggioranza ci sia questo ripensamento che ci porti a questo tipo di soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a questo punto del dibattito credo sia doveroso da parte mia ribadire i concetti che il Gruppo DC ha sempre portato avanti sia in questa che in altre sedi e dare alcune risposte alle osservazioni di presunta illegittimità del provvedimento.
Il Consigliere Marchini ha già ricordato che il Consiglio regionale deve adottare le linee di indirizzo come stabilisce l'art. 32 della legge 59, e successivamente le UU.SS.SS.LL., con deliberazione dell'assemblea generale, debbono esprimere un parere sulle suddette linee.
Il che ha fatto ritenere agli uffici legislativi della Regione che lo strumento della deliberazione di indirizzo sia l'unico strumento utile da adottare da parte del Consiglio regionale che, per adottare i suoi provvedimenti ufficiali, non può valersi dell'ordine del giorno, delle raccomandazioni o delle relazioni della Giunta.
Alcuni colleghi hanno obiettato sul funzionamento del Co.Re.Sa. E' vero che il Co.Re.Sa, nella seduta del 20 luglio, nel momento in cui ha preso in esame questo documento, non aveva il numero legale, ma è anche vero che questo è stato esplicitamente richiamato nel verbale.
Questa però non è una illegittimità perché la legge istitutiva del Co.Re.Sa precisa all'art. 2 che il Consiglio regionale di Sanità e Assistenza è sentito obbligatoriamente in ordine a una serie di temi, tra cui appunto la formulazione del piano socio-sanitario triennale e i suoi aggiornamenti annuali (nei quali possiamo ricondurre anche i preliminari del piano). Però la legge n. 30 del 4/7/1984 è stata integrata e modificata dalla legge n. 46 del 7/9/1987 il cui articolo unico recita: all'art. 2 della legge regionale 4/7/1984 n. 30 viene aggiunto il seguente ultimo comma: "I pareri di cui al primo comma del presente articolo, ad eccezione di quelli di competenza della sezione quinta, come specificato nel successivo art. 6, devono essere espressi entro il termine di trenta giorni dalla ricezione della richiesta; trascorso tale termine gli organi richiedenti adottano i provvedimenti di competenza".
Quindi la richiesta di parere è obbligatoria, però se il parere non viene dato nei termini previsti dalla legge, si può procedere con gli adempimenti formali per l'approvazione del provvedimento.
Questo dovevo dire per correttezza formale a chi ha sollevato su questo punto delle eccezioni di illegittimità del provvedimento stesso. Su questo punto si sono fondate alcune eccezioni per il non passaggio all'esame degli articoli ma che alla luce delle precisazioni che ho fatto non hanno ragione di sussistere.
E veniamo alla deliberazione. Quali sono i suoi obiettivi, qual è la portata delle sue considerazioni e qual è la valutazione che il Gruppo DC dà su questo tema? Abbiamo già detto in Commissione, lo ribadiamo in quest'aula. Noi abbiamo dato a questo documento l'impostazione di dichiarazione politico-programmatica di intenti che dovevano poi essere verificati alla luce di provvedimenti precisi che si sarebbero andati a definire con legge di piano. Quindi sarà con i provvedimenti che assumeremo successivamente e fotograferemo le situazioni esistenti, le esigenze sul territorio regionale in tema di distribuzione di servizi e di situazioni nei vari servizi ospedalieri e territoriali.
Oggi si è fatto un gran parlare dei problemi ospedalieri e si è parlato meno degli altri servizi integrati sul territorio, i servizi domiciliari, i servizi della medicina di base che dovrebbero avere maggiore impulso maggiore efficacia, maggiore efficienza, proprio per ridurre i ricoveri ospedalieri, che dovrebbero in linea di principio essere un obiettivo prioritario. Non credo che sia un modo efficace di affrontare i problemi quello di attribuire sempre interessi "loggistici", incapacità democratica o incapacità tout court a chi non vada nella direzione di contestare o di non accettare le linee di intervento proposte dalla Giunta. Questo è un rito antico e usato, ma non è sempre utile né si può dire che il dibattito si arricchisca costruttivamente da una artificiale divisione tra buoni e cattivi, furbi e stupidi, capaci e incapaci. Si è fatto uno sforzo per interpretare le opposte esigenze che sono garanzia di servizi adeguati miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi ospedalieri e sul territorio con una visione integrata dei servizi per la tutela della salute del cittadino e con risposte adeguate nell'ambito della creazione di una rete efficiente di servizi sociali e sanitari. Non si può limitare il giudizio sulla riduzione o sulla chiusura di qualche reparto ospedaliero o di qualche presidio e non vedere invece lo sforzo che si deve fare per collegare le esigenze di equilibrio e di adeguamento della spesa all'efficienza del sistema pubblico. Se non vogliamo una medicina di classe, una medicina legata al ticket sulla Novalgina, una medicina delle assicurazioni volontarie e private, una medicina della fuga dal pubblico verso il privato dobbiamo lavorare per portare avanti il settore pubblico per costruire un sistema integrato pubblico e privato che parta dalla premessa di riconvertire, di adeguare, di modificare i servizi ospedalieri e territoriali esistenti, venendo incontro alle gravi e indilazionabili esigenze emergenti rispondendo alle carenze dei servizi riabilitativi per i lungo degenti, per gli handicappati, per i drogati, per i malatti mentali per i malati di AIDS, le nuove e le vecchie povertà di cui tanto parlano i giornali e la televisione. Non basta una massiccia campagna di informazione per fare di colpo nascere i servizi e la sensibilità a questi problemi. Questo passa attraverso il recupero di tutte le energie e di tutte le strutture, individuando i servizi da ampliare e quelli da restringere, individuando equilibrio territoriale, efficienza dei servizi e riequilibrio della spesa. Molti dicono che i servizi non funzionano, che le strutture pubbliche sono inadeguate, che il loro funzionamento non è soddisfacente, allora se tutto questo è vero, per risposta occorrerebbe porre mano ad una ragionata revisione che non distrugge senza costruire che non conserva se vuole cambiare qualcosa. Occorre andare al nocciolo dei problemi, trovare il consenso della gente facendo capire le ragioni e le opportunità delle scelte, confrontandosi con la gente, ma anche facendo le scelte. Le linee di indirizzo modificate con gli emendamenti possono essere una risposta soprattutto per avviare un dibattito sul piano della sanità in Piemonte.
Vorrei concludere con una battuta che faccio per conto del collega Bonino. Spesso qui vengono condotti gruppi di persone dal Consigliere Reburdo per porre problemi di partecipazione. Non capisco perché quando queste cose le fa il collega Bonino diventano mance.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Non intendo fare un lungo intervento, perché molte cose sono già state dette.
Desidero soltanto documentare il seguente fatto: non è presente, in questa deliberazione, nulla che possa essere considerato una politica di una Regione avanzata, che presenta numerosi problemi di carattere sia sanitario che ambientale. E desidero manifestare un netto totale dissenso rispetto a questa deliberazione.
Questa deliberazione comunque è inseribile all'interno di una sorta di politica che ho visto sviluppata dall'Assessorato in questi ultimi anni parallelamente all'abbandono ed alla rinuncia di numerosi interventi di programmazione e di legiferazione. Ad esempio, non vi è stato nessun intervento dell'Assessorato in campo nucleare, sono stati di fatto insabbiati due provvedimenti legislativi, per decisione dello stesso Assessorato, di rilevante importanza relativi agli scarichi in atmosfera e agli scarichi civili; nulla è stato fatto nella materia relativa all'impatto sanitario nelle attività agricole e all'inquinamento idrico.
L'Assessorato ha, in tutti questi anni, disatteso ogni attenzione della popolazione piemontese. E tra gli aspetti più rilevanti della programmazione è l'intervento per ristrutturare i laboratori di sanità pubblica e le altre strutture legate alla politica sanitaria in campo ambientale e nel campo della prevenzione.
Ultima vicenda che voglio citare: la latitanza sugli interventi per la tutela degli ambienti di lavoro, in particolare nel campo dell'amianto.
Quindi, una volta dimenticate tutte queste cose, la politica sanitaria viene concentrata solamente sugli ospedali o meglio sulla burocrazia. Così letto il piano socio-sanitario finisce con l'assumere indirizzi che sono assolutamente lontani da quelle che dovrebbero essere le linee conduttrici di una politica sanitaria rigorosa all'interno della quale i problemi dell'ospedale dovrebbero costituire una parte.
Inoltre, in campo ospedaliero, è necessaria una politica che porti ad una riduzione degli esami. Siamo ormai troppo dipendenti dalla medicina e da questo mondo, cosicché è da più parti sottolineato il pericolo sia derivante dall'uso dei farmaci sia dalle cosiddette malattie da ospedale decisamente in crescita in tutto il mondo industrializzato.
Sembra irrilevante, secondo l'atteggiamento che pare emergere da questo, parlare di bambini, di fasce deboli di anziani, di handicappati.
Tutto questo sfuma e scompare in gran parte all'orizzonte; ovviamente scompare anche la partecipazione e la consultazione.
Con questa deliberazione pare che si voglia inventare una propria realtà della sanità piemontese e delle esigenze della gente, e per fare questo si costruisce questa realtà a tavolino negli uffici e con i consulenti, cercando il più possibile di stare lontani dalle esigenze reali della popolazione e dal coraggio di una politica nuova in campo sanitario ed ambientale. Leggendo questa deliberazione, emergono infatti le linee di forza di chi sta vincendo in questa società e in questo Paese. Pare ci si voglia fare i paladini di una concezione estremamente arrogante del progresso, di quello che va avanti, della trasformazione del nuovo, della modernità, ecc., senza pensare che quello che sta accadendo nella nostra società sta lasciando ai margini troppi detriti, sta lasciando sacche progressivamente sempre più emarginate. Un progresso che è una sorta di tempesta, una sorta di vento che tutti ci travolge e noi in ossequio a questa linea, solo in parte avallata dallo stesso Parlamento e vorrei ricordare al Consigliere Bergoglio che mi ha preceduto che non si pu sempre usare come alibi l'esistenza di decisioni nazionali come se queste fossero sempre prese da altri o fossero imperscrutabili. Queste decisioni a ben vedere, sono prese da quelle stesse forze politiche e culturali che in parte stanno travolgendo modelli culturali, atteggiamenti culturali esigenze di solidarietà che pure sono presenti dentro questa maggioranza e alla maggioranza nazionale.
Vi sono delle scelte di pianificazione pericolose e pesanti per il nostro territorio e la nostra popolazione. Rappresentano una linea politica pericolosa per la nostra Regione, pericolosa nei suoi effetti che si valuteranno tra anni. Vorrei che quelle opposizioni che trovano la capacità di emergere, magari poi a distanza di sei mesi, come sta oggi accadendo per il piano dei siti e sui rifiuti, e quando si toccano concretamente quali sono gli effetti a lunga scadenza che vengono innestati da determinati processi di pianificazione, trovino la lungimiranza per esprimersi subito oggi.
Vorrei, riprendendo alcune cose dette qui da alcuni Consiglieri della DC, che si sviluppassero le conseguenze di certi discorsi, si pensasse che quello che emerge dalla nostra periferia, rispetto alle critiche alle nostre scelte di pianificazione, ha dietro di sé atteggiamenti e modelli culturali che sono in conflitto con quelli sostenuti da determinati Assessorati e da determinate linee di tendenza, soprattutto in materia sanitaria ed ambientale, presenti nel governo regionale. E' possibile dentro questa stessa aula, se non ci si fa così condizionare dagli obblighi del pentapartito e degli schieramenti, inventare altre linee, altri progetti maggiormente vicini alla gente, maggiormente capaci di tenere conto di quella parte di popolazione che corre il rischio di essere travolta da una concezione del progresso e della cosiddetta novità del nuovo modo di fare e di pensare la politica propria oggi dei gruppi dominanti.
Penso che il Piemonte non abbia bisogno di questa politica e tanto meno ne abbia bisogno in materia sanitaria ed ambientale. Vorrei, però, che queste tensioni, queste lacerazioni non venissero espresse solo nelle sedi locali, tentando poi di recuperare quello che si è perso in termini di consenso con una sorta di contrattazione permanente tesa a modificare o svuotare di contenuto queste scelte. Vorrei che ci fosse una maggiore chiarezza da parte di quelle forze all'interno della maggioranza che non condividono - in maniera più o meno esplicita - queste linee.
Vorrei che questo atteggiamento ci fosse, per una chiarezza e per un miglior futuro della nostra Regione. Diversamente il modello che abbiamo visto per il piano dei siti e dei rifiuti lo ritroviamo qui, compreso - e voglio chiudere con questo - il cambiamento delle carte in tavola l'ultimo giorno. Allora si cambiarono le carte relative all'indicazione delle aree potenzialmente idonee, oggi grosso modo si cambiano le carte relative agli ospedali potenzialmente idonei. Nulla di nuovo, gli stessi modelli di comportamento.
Mi pare che il piano dei siti stia ampiamente fallendo, conferenza dopo conferenza, con ricorsi al TAR. uno dopo l'altro e contestazioni. Io vorrei che almeno una parte della maggioranza e l'opposizione capissero che questo modo di governare deve essere fermato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale svolge un intervento estremamente sintetico e chiaro, in linea e coerente con l'intervento sintetico di questa mattina.
Se il documento che abbiamo di fronte è da considerarsi una proposta aperta nei confronti della società civile che troverà poi la sua definizione in sede di elaborazione della legge, mi paiono fuori luogo e non accettabili dalla nostra parte politica le interpretazioni che si vogliono dare agli emendamenti proposti dalla Giunta.
Gli emendamenti proposti dalla Giunta possono essere considerati di merito e di procedura. Noi riteniamo che devono essere considerati emendamenti di procedura per considerare, quindi, questa deliberazione come un atto propositivo e non un atto deliberativo. In questo senso non sono da seguire i ragionamenti di alcuni colleghi che hanno voluto dare, da una parte e dall'altra, un valore di atteggiamento politico e definitivo sui problemi aperti dalla primitiva stesura della deliberazione.
Noi ci aspettiamo, quindi, che questo documento individui e registri alcune linee di indirizzo, sostanzialmente l'approccio complesso e integrato al problema - di questo poi si tratta, questa deliberazione è caratterizzata da questo - e ci aspettiamo di dare il nostro giudizio, il nostro contributo nelle sedi competenti su quella che sarà la determinazione della Giunta che sarà una proposta di piano.
Da parte liberale c'è una apertura ad esaminare tutti i problemi perché riteniamo che gli emendamenti posti questa mattina non significano né la ripulsa né l'accettazione di alcune posizioni che sono state portate.
Mi pare che sarebbe scorretto nei confronti della Giunta criminalizzare la stessa perché con alcuni emendamenti avrebbe modificato o fatto marcia indietro rispetto ad alcuni orientamenti di razionalizzazione, così come è altrettanto poco corretto, da altre parti, ritenere di aver ottenuto un cambiamento di posizione.
Noi consideriamo questi emendamenti soprattutto degli elementi procedurali che rendono politicamente percorribile questa deliberazione propositiva; se così non fosse, sarebbe una deliberazione di carattere deliberativo che avrebbe dovuto avere a monte un processo più partecipato e più complesso, cosa che non ha avuto.
Quindi noi ci riconosciamo nella deliberazione, così come esce dalla citazione degli emendamenti proposti dalla Giunta, considerandola la prima proposta che la Giunta, quindi la Regione, sottopone ai primi relatori esterni, che sono le UU.SS.SS.LL. Su riscontro di queste e degli altri conferimenti, già richiamati dalla collega della DC, ci sarà il materiale sul quale la Giunta, in assoluta libertà, in ordine alle questioni sulle quali ci siamo pronunciati, sugli emendamenti, si dovrà pronunciare. Gli orientamenti su questa materia li rinvieremo evidentemente alla fase che ci compete, quella della discussione del piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, Consiglieri, risvegliatomi da un sonno più o meno lungo ho visto improvvisamente quest'aula trasformata in senso monarchico con tanti piccoli Vittorio Emanuele II con coccarda savoiarda non insensibili al grido di dolore che si leva dalle valli e dalle pianure piemontesi; probabilmente l'antico monarca nella tomba ha avuto un sussulto di devitalizzazione.
Però passando dallo scherzo ai fatti, devo dire che raramente ho assistito a un'orgia, quale quella odierna, di demagogia occulta o palese con fraintendimenti abissali di ogni concetto sia sociale, sia sanitario tutto in funzione di pianti sulle spalle da parte di chi non si è reso conto che questa deliberazione - lo affermo e lo ribadirò - rappresenta un salto culturale e non un arretramento.
Non si fa della veteroriforma, ma si cerca di andare avanti, di modernizzare il sistema e di far sì che la sanità, attualmente articolata in serie A), B) e C), diventi tutta di serie A). Questo dobbiamo capire forse non è facile, ma se volete ve lo spiego.
Siamo di fronte ad una strana situazione in cui tutto è distribuito con il sistema cosiddetto a pioggia, che noi auspichiamo scompaia perché di tipo veteroassistenziale, politicamente non corretto, socialmente diseducativo. Abbiamo una miriade di istituzioni di microentità dove c'è di tutto, farraginosamente, dove la casistica è praticamente inesistente, il che vuol dire nessun riscontro statistico, il che vuol dire disacculturazione.
Chi leggesse con attenzione questa deliberazione vedrebbe affiorare un concetto che è essenziale per riqualificare la sanità ospedaliera piemontese, quella che io definii un tempo, e che fortunatamente Maccari prosegue, la teoria degli insiemi, ossia il concetto di rete integrata ospedaliera in cui vi siano qualificazioni alte dal punto di vista sanitario distribuite secondo un criterio quantitativo legato ad una dimensione economicamente compatibile e che permetta di proiettare le incidenze specialistiche di più alto livello in situazioni più corpose e statisticamente valide, che servano a preparare la gente, a mantenere una posizione reale, non fantasma come in alcune parti del Piemonte dove non solo non si può partorire ma neanche levare l'unghia del dito mignolo.
Questi pseudo pietismi, queste grida di dolore vanno spiegati e avremo tutto il tempo di confrontarci, di fare delle valutazioni obiettive sulle cose e non soltanto su fantasmi emozionali che sembrano aver colpito al cuore le autonomie locali. Non è vero. Leggiamo attentamente questa deliberazione di intenti. Propone una modernizzazione del sistema, qualcosa che permetta alla nostra sanità di essere in armonia con i tempi.
Altrimenti si fa della veteromedicina, e si ricalcano le orme del passato dicendo che queste sono richieste della gente del territorio.
Vogliamo lasciare una medicina di serie B), C), C2)? Lasciamola, ma diciamoci le cose come sono.
Ben diverso è, invece, uno sforzo culturalmente più avanzato, che certamente pone dei rischi per chi lo propone perché è un atto di coraggio.
Non è qualche cosa pensata a tavolino, questa è la situazione obiettiva.
Perché si dice che non si ha un riscontro della situazione attuale? Questi volumi parlano chiaro e dicono tante cose.
Il Consigliere Martinetti si rimette alla bontà delle mini soluzioni nelle piccole Unità sanitarie locali dove non ci sono ospedali. Nella deliberazione si parla di responsabilizzazione economica e/o finanziaria delle UU.SS.SS.LL. di residenza degli assistiti per le prestazioni rese in regime convenzionale. Ma io spero anche per le prestazioni rese in regime estraneo alle UU.SS.SS.LL., quindi anche da parte di altre UU.SS.SS.LL. Se abbiamo il coraggio di analizzare i bilanci integrando quello che si fa sul territorio e quello che si fa nell'ospedale dell'USSL di confine o comunque referente, ci accorgiamo del disastro economico, del sottoutilizzo delle UU.SS.SS.LL. dove si fa la pennichella pomeridiana. Il vecchio sistema che voi gabellate come nuovo, è quello che risponde alle istanze lobbiste o logistiche, questo invece è un atto di coraggio culturalmente valido, in armonia con la proposta ministeriale, anch'essa coraggiosa anche se incompleta, ma questo è un difetto. E' difficile armonizzare il piano con una proposta incompleta, che riguarda solo gli ospedali e solo una parte dell'attività degli ospedali e non la parte ambulatoriale proiettata in una visione futura di legami, di rete degli ospedali maggiori e degli ospedali minori, di continuità diagnostica e di cura delle specialità, come braccio degli ospedali maggiori che garantisce l'afflusso fisiologico delle utenze specialistiche e non la diaspora di oggi in cui non si sa mai dove il soggetto x della USSL y va a finire.
Questo sarà la medicina del futuro.



REBURDO Giuseppe

Ma di questo non c'è nulla nella deliberazione.



OLIVIERI Aldo

Ma perché non sai leggere, caro Reburdo, eppure sei vaccinato! Questa è una deliberazione di intenti che propone al dibattito questo tipo di innovazione. Questo bisogna capire. Capisco la difficoltà di comprensione soprattutto da parte dei Consiglieri che provengono dall'esterno, dalle varie province. E' ovvio che può traumatizzare una impostazione di questo genere perché forse non è stata completamente afferrata e capita. Questa è invece una deliberazione che pone per il futuro delle grosse speranze di un vero rinnovamento. Non andare avanti su questa linea sarebbe delittuoso perché vorrebbe dire ripercorrere gli errori storici del passato che sono quelli della medicina standard, stantia, secolare.
Dobbiamo invece apprezzare questa deliberazione che ci permette una proposta di avanzamento culturale che vuol dire soprattutto miglioramento della sanità per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

L'intervento di Olivieri ha aggiunto un'altra interpretazione della deliberazione; ogni rappresentante della maggioranza ne ha dato un'interpretazione diversa. In un dibattito pluralistico è certamente interessante ascoltare le sottolineature delle parti, però trattandosi di un atto concreto da varare, che è destinato a produrre degli effetti questa può diventare una ragione di non credibilità di questo atto.
Olivieri, posso capire il tuo calore ma, quando dici che la gente non ha capito, posso dirti che la gente ha capito che su questa deliberazione il governo regionale, o meglio la coalizione che lo sostiene, dà le interpretazioni più disparate sul valore, sul senso strategico, sugli effetti e quindi sulla sua operatività, al di là di un aspetto che mi preoccupa e che dovrebbe preoccupare chiunque, perché quando qualcuno non si fa capire anziché prendersela con chi non ha capito dovrebbe prendersela con se stesso perché non si è fatto capire. Attenzione perché gli atti, i provvedimenti che hanno forza di indirizzo, di deliberazione di legge, che sono il modo di esprimersi dello Stato, devono garantire al massimo possibile l'esigenza di chiarezza e di univocità.
Questo, ahimè, aggiunge ulteriore peso ad una vicenda già pesante per il modo come è nata. Ci sono questioni di illegittimità che hanno pure un senso, le forme sono la rappresentazione di un patto di sostanza tra la gente. Se si dice che è prescritta la consultazione per gli atti programmatori, un senso di sostanza c'è, non è una formalità. Ma, oltre che ragioni di illegittimità, ci sono ragioni di fondo che ci fanno rendere poco credibile la pur tardiva difesa della maggioranza; ragioni di fondo per non aver indetto le consultazioni e per la mancanza della documentazione sullo stato di attuazione del piano o degli atti precedenti in materia. Arrivare con questo metodo sbagliato e senza i supporti conoscitivi è rendere debole e poco credibile un'azione di governo. Diceva questa mattina Calligaro che questa azione di governo non può essere difesa perché è ispirata ad una teoria del tutto opinabile. I conti sulla sanità del futuro, caro Olivieri, li dobbiamo fare fino in fondo e anche rispetto a modelli che paiono invalsi e consolidati, ma che, guarda caso, e non a caso, stanno provocando reazioni nelle periferie, non perché le periferie siano più arretrate, non perché siano fatte di gente che non capisce la concezione di fondo della riorganizzazione, quindi la qualità del servizio e le conseguenze in termini di presidi e di realizzazioni, ma perché sanno che tutte le riorganizzazioni che si fanno nel nostro Paese e nella nostra Regione avvengono a danno delle periferie: i rami secchi colpiscono le periferie, la chiusura dei plessi ospedalieri colpisce le periferie e così via. Questa contraddizione politica è una questione preliminare che occorre valutare prima di imbarcarsi in facili teorie d'effetto, ma secondo me di ben scarsa produttività.
Dopo questa deliberazione dovremo votare una legge dichiarata urgente ipersostenuta dalla maggioranza e dal Gruppo socialista che amplia primariati ed organici a tre plessi ospedalieri torinesi (in particolare ad uno come quello dell'IRCA, se non vado errato) la cui collocazione nel contesto sanitario ospedaliero piemontese e torinese è quanto mai discutibile e problematica. Questo lo si vuol fare oggi o domani. Per questo noi abbiamo detto che questa legge dovrà essere fatta dopo gli indirizzi programmatici. Non può essere adottato questo atto sotto il pretesto dell'urgenza quando dall'altra parte si richiama un presunto coraggio di riorganizzazione e questa riorganizzazione rischia di venire immotivatamente calata sulla testa di comunità periferiche che non sono in grado di non capire i problemi, ma che si rendono conto che ci sono differenze tra località e località. Ci sono sicuramente presidi ospedalieri che hanno poca ragione di essere, che vanno, contestualmente ad altre soluzioni, riorganizzati, ma ci sono altre realtà in cui le forze tecniche scientifiche, culturali, l'ambiente, a cui vi richiamate sempre, hanno dignità, forza, vita, probabilmente anche futuro. Non si può mettere tutto insieme.
Una contraddizione del genere non può essere sgomberata dagli emendamenti, che sono tardivi e non chiari. Nell'intervento di Ferrara (altra versione della maggioranza sulla quale però sono particolarmente d'accordo) ho sentito dire che una deliberazione di indirizzi, così come è prescritta nella legge 59, non poteva riguardare paradossalmente da una parte la genericità assoluta delle priorità e dall'altra parte una tabella a carattere quasi prescrittivo. La deliberazione di indirizzi, se è analogizzabile con qualcosa è analogizzabile alla deliberazione programmatica preventiva al piano, quindi deve avere definizioni di scelte essenziali, deve avere un carattere di partecipazione e discussione per poi dare vita agli adempimenti attuativi (come per il piano regolatore), delle prescrizioni vincolanti e precise. Questo non è avvenuto.
Discutiamo questa deliberazione di indirizzi che solo l'affascinante mistero, il gambling della politica riesce a tradurre in un atto a cui qualcuno ci creda (ma non credo che qualcuno ci creda), per cui questa deliberazione diventi di grande respiro.
No! Questa deliberazione è vecchia, non ha niente dentro. Noi avevamo pronti i nostri interventi, abbiamo tenuto un convegno, abbiamo dei documenti; se ce ne darete l'occasione, vorremmo dare un contributo di merito. Noi abbiamo individuato alcune priorità.
Fatta una valutazione dei problemi emergenti e delle forze reali della nostra comunità riteniamo che la Regione come ente debba impegnarsi responsabilizzarsi su queste priorità e sono: la prevenzione per l'ambiente; la tossicodipendenza; l'AIDS; il sistema di prenotazione negli ospedali, che può essere affrontato con dei provvedimenti specifici; il personale paramedico. Do atto all'Assessore Maccari che qualche sforzo in questo campo l'ha fatto.
Siamo per proposte molto forti per riuscire a favorire, in un arco di tempo programmato, un ingresso massiccio di personale paramedico per garantire la funzionalità dei servizi in tutti i presidi ospedalieri ed extraospedalieri.
Il nuovo rapporto pubblico-privato. Vogliamo misurarci, non ideologicamente ma concretamente sui cambiamenti possibili in questa direzione, sugli elementi di competizione anche interna al pubblico che forse farebbero misurare meglio produttività ed efficienza? Il problema degli anziani, che a noi pare assolutamente essenziale e che in linea politica poniamo al primo posto. Il calo demografico italiano è spaventoso e l'aumento esponenziale della popolazione anziana è quasi il problema dei problemi. Tutte le forze, pubbliche e private, dovrebbero concorrere, anche con fantasia; perfino dal prelievo fiscale dovremmo capire che lì dobbiamo locare una straordinarietà e quantità di risorse e forse una pluralità di mezzi.
La tutela materno-infantile. Resta uno dei grandi problemi pur avendo una minore natalità.
Questo snodo si riconnette alle grandi questioni di civiltà che sono la prevenzione, la formazione, l'informazione (che ci ritroviamo a livello patologico nel fenomeno delle tossicodipendenze) e deve essere riconnesso in una struttura di civiltà.
Il piano deve dire questo, non deve dare dei titoli, deve dire cosa si intende fare. E' un'istituzione, deve spendersi. Tutto ciò però non è avvenuto, quindi la deliberazione è vecchia, generica. Noi, proprio perch non abbiamo mai voluto regalare al pentapartito una facile nostalgia dei tempi andati - anche se il confronto su tutti i campi sta mostrando che quei tempi erano qualitativamente e quantitativamente più produttivi abbiamo detto che occorreva innovare su tutto perché i tempi erano cambiati e le esigenze erano tali da richiedere istituzioni più capaci di operare nel breve tempo e più capaci di essere più incisive e meno onnicomprensive.
Una deliberazione, così come ho cercato di illustrarla, si poteva discutere e dalla riorganizzazione degli ospedali si poteva trarre un ragionamento non solo relativo agli ospedali, sapendo che la costruzione di un processo di trasformazione deve partire con una forte azione di direzione. La direzione viene, però, nella misura in cui con un lavoro di tante ore si convince la gente per riuscire a capire dalla gente e per motivare le alternative. Questo si poteva fare.
Ricordo l'episodio dell'ospedale di Prà-Catinat. L'abbiamo chiuso, con enorme sforzo fatto dal nostro partito, poco aiutati, anzi, il Gruppo DC votò contro la chiusura di quell'ospedale che era già chiuso (120 dipendenti e 26 degenti). Facemmo una dura lotta per riuscire a chiuderlo.
Il Consigliere Chiabrando, ormai qui non c'è più perché, grazie anche a queste cose, è diventato parlamentare europeo, votò contro quella chiusura.
L'impegno delle nostre Giunte e di altre forze trasformarono quel presidio morto, che non curava più nessuno, che costava molto, i cui dipendenti prendevano lo stipendio mentre avevano un'altra attività, in un centro di soggiorno e di vacanze. Per fortuna abbiamo dato a quella località un esempio di speranza, ma potrei fare altri esempi.
Collega Martinetti, non regge l'esempio che nel piano 1980 o nel piano 1985 la Giunta di sinistra aveva individuato dei plessi ospedalieri critici. C'è una ragione di fondo: lì c'era già il piano. Quella riflessione venne offerta alla consultazione delle popolazioni che discussero, si trovarono delle soluzioni.
Alle consultazioni abbiamo ritenuto di dover dire che stava per arrivare il primo pezzo del piano con le sue conseguenze. Questa è la differenza. Le cose non sono uguali e quando le cose non sono uguali vuol dire che anche le conseguenze sono diverse.
Per queste ragioni questa deliberazione, considerato il punto cui siamo arrivati, non può essere solamente ritoccata con emendamenti; stralciare la tabella rappresenta un primo successo della mobilitazione delle iniziative di chi non era d'accordo, ma non è sufficiente perché lascia margini di ambiguità e rischia di non voler dichiarare gli effetti che dovrà produrre soprattutto lascia il primo atto di piano condizionato da una grande incertezza rischiando di travolgere perfino la credibilità degli atti di piano successivi. Questo non dobbiamo farlo, si può fare altrimenti e ci sono anche ragioni politiche. Il senso delle differenze che abbiamo riscontrato nella maggioranza è quello di un modo diverso di intendere questo atto. Allora la regola della democrazia elementare è che quando ci sono diversità di volontà, di intenzioni, perfino di obiettivi ed interpretazioni, è bene fermarsi, rimettersi attorno ad un tavolo per ridiscutere e ridefinire un atto che abbia la massima chiarezza possibile e la possibilità di produrre risultati positivi. Gli atteggiamenti non ci vanno. E' possibile che un ente legislativo, un'istituzione non sappia uscire da quello che è: "vinci tu o vinco io" e ragionare con assoluta lucidità sul punto in cui siamo e su quello che occorre fare? C'è una sola conclusione possibile per le ragioni di merito e politiche che ho detto ed è quella di rinviare la deliberazione in Commissione per ripartire sulla base della attivazione di un rapporto là dove ci sono problemi aperti e per lavorare alle prescrizioni che poi verranno negli atti successivi. Sarebbe un atto ragionevole non di indebolimento di chi lo fa, anche perché la debolezza è già venuta fuori tutta, ma di forza di una istituzione che ritiene di percorrere con il piano sanitario una strada praticabile e possibile.
Proviamo a cambiare la gente. La nostra autonomia di ente legislativo e programmatorio non può permetterci questa fantasia? Proviamo a mettere al centro della nostra azione la prevenzione, per esempio un rinnovato impegno sulle tossicodipendenze non può far cambiare la nostra ottica che, ahimè! tristemente e esclusivamente ospedalocentrica, rischia di concentrare nell'ospedale in modo sbagliato e a danno delle popolazioni locali una riorganizzazione che il sistema deve sapersi dare sul piano politico scegliendo questioni grandi o piccole, ma capaci di andare incontro ai bisogni diffusi del comparto sanitario.
Sono convinto che l'unico atto da farsi oggi non è di votare questa deliberazione, ma è di riprenderla in mano e di rivederla. Questa potrebbe essere una condizione per uscire con maggior chiarezza e con qualche elemento di credibilità.



PRESIDENTE

E' stata presentata una pregiudiziale, firmata dai Consiglieri Bontempi ed altri e che il collega Chiezzi suggerisce di considerare come una proposta. D'accordo, è una proposta.
Prima di passare alla votazione ha chiesto la parola il Consigliere Majorino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Ho chiesto la parola come dichiarazione di voto che sarà brevissima, ma sicuramente chiara.
In coerenza con la proposizione di una pregiudiziale di non passaggio all'articolato, che è stata respinta dalla maggioranza, noi sul ritorno in Commissione non possiamo che collocarci positivamente in quanto le argomentazioni fatte valere questa mattina sulla questione deliberazione o legge, che avevano lo scopo di arrivare, attraverso la presentazione di un disegno di legge, alle consultazioni, ritornano qui sotto altro aspetto.
Riteniamo che l'argomentazione svolta dal collega Bontempi e da altri secondo la quale in base alla legge sulle procedure della programmazione le consultazioni dovevano farsi, è pienamente condivisibile con questo ulteriore supporto: che il tuttora vigente art. 55 della legge 833 impone autonomamente rispetto allo Statuto, rispetto alla legge sulle procedure della programmazione, le consultazioni allorquando si tratti del piano socio-sanitario regionale. Sappiamo che questo non è un piano per tutte le ragioni che sono state dette, però al di là di essere linee programmatiche linee di indirizzo, normative a efficacia immediata, indubbiamente è quanto meno l'antecedente logico e politico del piano socio-sanitario regionale.
E' qualche cosa che farà necessariamente corpo con il futuro piano socio sanitario regionale quindi necessariamente anche esso deve andare in consultazione.
Per questa ragione noi ci collochiamo per un voto favorevole al ritorno in Commissione, non senza rilevare - e questo è un ulteriore argomento che sostiene e supporta il ritorno in Commissione - due altre anomalie che caratterizzano la deliberazione che non sono enunciate nella relazione di minoranza, ma che sono emerse attraverso il dibattito. Una prima anomalia è che l'agganciarsi all'art. 32 della legge 3/5/1985 è un errore, e questo tocca anche le fondamenta della deliberazione, in quanto l'art. 32 che darebbe la legittimazione a questa deliberazione prevede che la stessa sia varata entro due anni dall'entrata in vigore del precedente piano; siccome il piano è entrato in vigore il 27/7/1985, c'è anche questo aspetto indubbiamente secondario e formale. Ce n'è un altro però che non è formale e che è già stato richiamato (c'è indubbiamente una sorta di giallo): il parere del Co.Re.Sa.
Il collega Staglianò ci ha detto, come risulta dagli atti, che il Co.Re.Sa deliberò non in numero legale. Questa è di per sé una anomalia. La collega Bergoglio ha detto che in definitiva, con o senza numero legale, si è provveduto anche senza il parere, in quanto erano già decorsi i trenta giorni dalla richiesta di parere non dato; però con la deliberazione di Giunta del 27/9/1988, presa nello stesso giorno in cui la Commissione licenziava a maggioranza il provvedimento, si ghigliottina il parere del Co.Re.Sa perché si dice che per un errore, ahimè!, del supporto magnetico è stato inserito il parere. Allora il parere è stato dato ed è stato dato senza che ci fosse il numero legale. Si è poi detto che con o senza numero legale non è arrivato a tempo e si è provveduto anche senza il parere legittimamente, e poi il parere viene ghigliottinato perché è stato scritto per errore. Mi pare una anomalia autonoma che inficia il provvedimento non tanto sotto il profilo della legittimità quanto della correttezza istituzionale. Quindi il nostro voto sarà favorevole al ritorno in Commissione per tutte le ragioni enunciate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Desidero fare una breve dichiarazione di voto a favore della proposta così ora l'ha chiamata il Presidente del Consiglio, avanzata dai colleghi del Gruppo comunista in merito ad un ritorno in Commissione, e soprattutto in merito ad un ritorno alle consultazioni, considerando questo provvedimento un atto di programmazione.
Rispetto al fatto chiarito dal collega Majorino, fatto che non facendo parte della Commissione competente mi era sfuggito, vorrei una risposta immediata del Presidente della Giunta, possibilmente prima del voto. Su questa questione del Co.Re.Sa mi pare si accavallino interpretazioni e letture diverse. Scoprire, ora, che il fatto non sarebbe neppure avvenuto (forse i supporti magnetici sbagliano, quindi hanno il famoso virus del computer) rappresenta senz'altro una novità, almeno per me che ho seguito questa vicenda senza partecipare ai lavori della Commissione. La proposta comunista, così come l'apertura della discussione, la proposta del Movimento Sociale Italiano sono, a mio avviso, le uniche praticabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, vorrei tornare brevissimamente su un passaggio delle argomentazioni svolte poc'anzi dal collega Majorino. Mi riferisco alla proposta di deliberazione n. 991 presentata dalla Giunta regionale in data 29/9/1988. Ritengo che quanto è stato già detto e quanto intendo sottolineare sia di una gravità inaudita. Ormai le parole sono stanche signor Presidente, qualcuno ha detto che sono pietre, però pare che non facciano alcun effetto.
Ci troviamo di fronte a bugie e falsità, bugie perché il Capogruppo DC Carletto e il Presidente della V Commissione, signora Bergoglio, il primo come ex Assessore all'assistenza e relatore in Giunta, insieme a Maccari hanno finto di non sapere della proposta di cassare l'inciso "visto il parere del Co.Re.Sa".
Voglio leggere perché resti bene impressa agli atti di questo Consiglio, la deliberazione dal verbale n. 238 ad. 27/9/1988 della Giunta regionale: "A relazione degli Assessori Maccari e Carletto, con la DGR n.
205-22824 del 2/8/1988, è stata proposta all'approvazione del Consiglio regionale l'adozione delle linee di indirizzo per la formulazione del piano socio-sanitario regionale per il triennio 1989/1991. Al termine delle premesse del suddetto provvedimento, per errore materiale occorso in sede di trasposizione del testo dal supporto magnetico al documento stampato, è riportata la seguente frase: 'sentito il parere del Co.Re.Sa in data 20/7/1988'. Occorre quindi procedere ad una rettifica del medesimo eliminando la dizione sopra riportata".
Queste parole si è finto di non conoscere nella discussione di un testo che viene proposto all'approvazione in quest'aula. Ritengo che questi siano comportamenti di una gravità inaudita. Il sottoscritto non intende sindacare la coscienza di nessuno, se si fa peccato o meno a dire bugie, ma sicuramente rileviamo una rottura di rapporto di fiducia istituzionale, non politico, laddove si cancellano evidenze, laddove si fa finta di non conoscere dati di una grande importanza e quantomeno nella correttezza del funzionamento delle istituzioni.
Non aggiungo altro. Nel merito ci siamo già espressi. Sono state dette molte cose che mi auguro non restino lettera morta.
Mi domando, alla luce di questi episodi circostanziati, come molti rappresentanti della stessa maggioranza possano continuare a chiudere gli occhi e non aderiscano alla proposta, che ci pare cristallina sotto il profilo politico-istituzionale e di buon senso alla luce della discussione svolta, di rinvio in Commissione della deliberazione, che potrebbe consentire di sanare questi strappi gravissimi.
Signor Presidente, penso che in cuor suo convenga su questo e mi augurerei che nelle sue parole ci sia la condanna di questi comportamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, intervengo sull'ordine del giorno del Gruppo comunista che chiede il ritorno in Commissione della deliberazione, dopo ampie consultazioni, per dire qual è la posizione della DC e per tentare di chiarire la posizione della maggioranza. Naturalmente intervengo per il Gruppo politico a cui appartengo, anche se sono dell'opinione che gli interventi dei colleghi Martinetti e Bergoglio siano stati esaustivi sulla posizione del nostro Gruppo in ordine a questa deliberazione. Farò qualche annotazione generale perché non voglio che ci siano fraintendimenti sulla nostra posizione. All'interno della maggioranza mi pare non ci siano diversità in ordine al percorso che abbiamo immaginato per questa deliberazione e in ordine al significato e al valore che noi diamo a questa deliberazione. Mi è parso di cogliere che in tutti ci sia l'esigenza di dare una risposta ai problemi della nostra Regione in ordine alle questioni socio-sanitarie.
Siamo in ritardo su questa partita di un anno. Abbiamo prorogato il vecchio piano fino al 31/12/1988. La DC ritiene che l'obiettivo primario sia quello di dare al più presto alla comunità piemontese il nuovo piano sanitario. Questa considerazione l'abbiamo già fatta in Commissione ed è giusto riprenderla in aula. Se non partiamo da questo assunto qualcuno potrebbe immaginare che la sanità piemontese possa continuare a trastullarsi in discorsi, in dibattiti, in confronti qui e in Commissione piuttosto che uscire al confronto con il territorio su una proposta di piano socio-sanitario.
Questa deliberazione di linee di indirizzo è una novità in Piemonte perché nei vecchi piani non era prevista. Se il legislatore ha operato bene o ha operato male nell'introdurre questa novità si vedrà, non voglio dare in questa fase dei giudizi in ordine a questo. Noi diciamo che si deve arrivare al più presto al piano socio-sanitario per avere il confronto in Commissione, nel contesto sociale piemontese, con le UU.SS.SS.LL., con i Comuni, con i cittadini. Credo che questo obiettivo sia condiviso da tutta la maggioranza.
In Commissione, dove si svolge il lavoro di affinamento di un provvedimento deliberativo o legislativo, non sono venute delle proposte di emendamento o di discussione nel merito della deliberazione.



BONTEMPI Rinaldo

Non avete accettato le consultazioni.



CARLETTO Mario

Le forze politiche, segnatamente il Gruppo comunista, non hanno presentato in Commissione delle proposte nel merito, ma c'è stata la richiesta di consultazione. Siccome il significato di questa deliberazione è quello di indirizzi e di linee generali, riteniamo che si debba andare alla consultazione con le realtà della Regione sulla proposta di piano in modo che il Piemonte possa capire quali sono le scelte, i provvedimenti, le decisioni, non solo in ordine alla questione ospedaliera. Questa deliberazione è il provvedimento propedeutico alla definizione del piano.
Finché non avremo approvato queste linee di indirizzo non potremo realizzare il piano. Quindi il ritorno della deliberazione in Commissione per avviare le consultazioni e il ritorno in aula significherebbe approvare questa deliberazione fra tre o quattro mesi, dopodiché si dovrebbe predisporre il piano, fare le consultazioni, approvare il piano. Tutto questo ci porterebbe alla fine del 1989, in ritardo rispetto agli obiettivi, in ritardo rispetto ai problemi della sanità e dell'assistenza in ritardo rispetto alle emergenze richiamate da più parti. A questo discorso non ci stiamo perché non è nell'interesse della sanità piemontese.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Chi vi ha impedito di farlo un anno fa?



CARLETTO Mario

Questa deliberazione non può e non deve essere vista come una contraddizione; è una scelta e gli emendamenti presentati dalla Giunta vanno nella direzione di dare gli indirizzi di carattere generale. Tutto è aperto perché il piano possa individuare le soluzioni tecniche specifiche per ognuno dei problemi che abbiamo di fronte.
Queste sono la strada e la strategia che abbiamo immaginato in Commissione, queste sono la strada e la strategia che immaginiamo oggi in aula e che la maggioranza pensa di realizzare.
Il voler evocare il fatto che fra le strutture ospedaliere e le funzioni ci sia una stretta correlazione è una interpretazione che noi non accettiamo perché non è corretta. Non è corretto immaginare che le funzioni, così come sono proposte dagli emendamenti al punto 1), 2), 3) siano legabili rigidamente a funzioni su strutture ospedaliere. Sono invece funzioni che nel piano potranno interessare in modo intrecciato più strutture ospedaliere, quindi, all'interno di ogni struttura ospedaliera potranno essere presenti più funzioni e non una sola di quelle indicate negli emendamenti.
Ho voluto specificare questo per eliminare interpretazioni capziose che possono creare diffidenze e preoccupazioni in chi segue questo dibattito.



FERRO Primo

Stai dicendo l'opposto di Olivieri!



CARLETTO Mario

Scusa, Ferro, dirò anche al collega Olivieri che noi siamo d'accordo sul modo in cui lui ha posto i problemi e abbiamo capito i problemi che lui pone per il Gruppo socialista. Tutti però concordiamo che di questi problemi, nel merito e nello specifico delle scelte concrete, si discuterà nel piano e nelle consultazioni.
Quindi, non abbiamo problemi, da questo punto di vista non ci sono contraddizioni. Di questi problemi si discuterà nel piano e nelle consultazioni con la realtà piemontese.
Il piano non è fatto.
Ebbi occasione di dire in Commissione che il piano è fermo e non potrà essere definito finché non si approverà questa deliberazione.
Per un rispetto istituzionale abbiamo chiesto alla Giunta che tenga conto del contenuto della deliberazione. Noi sappiamo che il piano verrà realizzato e completato dopo che il Consiglio avrà approvato le linee di piano, quindi anche da questo punto di vista ci pare che il modo di operare della Giunta sia corretto e possa essere condiviso.
Che la Giunta abbia proposto di stralciare l'allegato sub 1), proposta che condividiamo, non può essere strumentalizzato dalle opposizioni; non vuol dire che la maggioranza e la Giunta non ritengano prioritari alcuni aspetti contenuti nell'allegato sub 1), mi riferisco, ad esempio, agli ospedali di Asti e di Chivasso. Noi diciamo che questi, come altri problemi, per le loro valenze e per le loro priorità, dovranno essere contenuti nel piano e nel piano dovranno essere indicati in modo puntuale e preciso.
E' facile su queste questioni tentare delle strumentalizzazioni, ma noi non possiamo consentirle. Mi auguro che il Gruppo comunista riconosca che la maggioranza non fa né delle fughe in avanti né vuole sottrarsi alla sua responsabilità, che le forze politiche di maggioranza non si chiudono in una difesa a trincea del governo e dei suoi Assessori, come spesso il Capogruppo Bontempi ama accusarci.
Su questi argomenti in Commissione abbiamo fatto delle proposte, dei ragionamenti: ci siamo confrontati su questioni portate non solo da Bontempi, ma da anche da altri colleghi. Il confronto sul piano sarà sicuramente completo nel merito di questi aspetti, così come il confronto c'è stato su tante altre questioni.
Non possiamo però accettare il rinvio perché in Commissione non sono state portate delle proposte di merito, ma è stata fatta soltanto una proposta di procedura. Le procedure sono importanti, ma è importante soprattutto arrivare al cuore del problema che vuol dire arrivare al più presto al piano.
Se la Giunta condivide queste valutazioni, la DC dichiara di non poter accettare il rinvio in Commissione, di essere pronta a votare questo documento di linee generali, propedeutico al piano. Chiediamo all'Assessore e alla Giunta che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi predispongano il piano per proporlo alla Commissione e alla comunità piemontese.
Con questo invito, che faccio con pacatezza, ma anche con forza - e ritengo che l'Assessore Maccari e l'Assessore Brizio condividano questa richiesta - ci rinviamo al merito del piano. In quella sede decideremo con la comunità piemontese le scelte più opportune da fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in sede di dichiarazione di voto sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista desidero esprimere la nostra posizione contraria al rinvio in Commissione della deliberazione e parere favorevole al passaggio alla votazione della stessa.
Ci sono problemi di grande rilevanza politica che non consentono una ulteriore riflessione. Non possiamo rinviare il dibattito in Commissione anche perché la diversità delle posizioni è sostanziale e non consente nessuna possibilità di mediazione.
Inoltre è necessario passare ad atti concreti e avviare una metodologia per una politica del piano socio-sanitario. Dato che queste questioni vanno anche viste dal punto di vista del loro percorso e dalla metodologia con cui debbono essere impostate, ci chiediamo come possiamo passare agli atti concreti. Si passa attraverso un atto di governo. Questa deliberazione di indirizzi, così ampia, è la base del lavoro per realizzare il piano socio sanitario. E' un atto di governo di questa Giunta che si propone di recuperare i ritardi, non dovuti alla lentezza della iniziativa della Regione, ma, come è scritto nella stessa deliberazione, a coincidenze di ritardi che sono al di là della stessa Regione.
Mi pare che con questa deliberazione si stia recuperando il tempo perso. Sin da domani sarà possibile avviare il processo di costruzione del piano socio-sanitario, indirizzare questa deliberazione alle UU.SS.SS.LL.
della Regione Piemonte, coinvolgere gli enti locali, quindi mettere in moto un processo di partecipazione alla discussione. Questa non è una deliberazione catenaccio, come da qualche parte si è detto, è invece un atto di riferimento.
Sarebbe grave se anticipassimo con un rinvio la costruzione del piano senza partire da elementi concreti. Questa maggioranza e questa Giunta dimostrerebbero di non avere le idee chiare, di non sapere come operare per realizzare una proposta come quella che stiamo discutendo.
Da domani si aprirà la fase delle consultazioni e della discussione a cui parteciperemo ciascuno per le parti a cui siamo interessati.
Voglio sottolineare che non esiste contraddizione tra il Gruppo socialista, con l'intervento che ha fatto il collega Olivieri sulla proposta di deliberazione presentata dall'Assessore Maccari, e altre posizioni nella misura in cui questa deliberazione vuole aprire un importante discorso, vuole guardare avanti verso il superamento di aspetti e di momenti che ci hanno costantemente vincolati alla quotidianità, vuole tentare di dare un significato di ampio respiro.
Qualcuno ha rilevato che nel momento in cui si guarda avanti, ci sono aspetti che debbono essere indagati, valutati, compresi in una grande prospettiva di riforma.
Non esiste uno stacco, una rottura culturale tra le posizioni di chi si trova nella grande polis e chi si trova in periferia, all'interno, ma esiste un disegno all'interno di un arco che ha come obiettivo la realizzazione di un grande cambiamento che coinvolge tutto il territorio regionale.
Questo metodo consente a tutti di partecipare, ciascuno dalla propria posizione, dalla propria angolazione, alla costruzione della nuova sanità in Piemonte. Noi costruiamo la nuova sanità tenendo però presente le realtà, la storia, specializzando le funzioni, valutando le inefficienze ponendo di fronte alle comunità i casi di dispersione, di inefficienza combattendo anche le influenze, le baronie, facendo un discorso che con la programmazione, in questo caso socio-sanitaria, ci consenta di realizzare strutture e rapporti con il territorio che siano veramente equilibrati quindi tenendo presente ciò che può essere fatto in un piccolo ospedale della periferia e ciò che può essere fatto dalla grande specializzazione in un grande ospedale. Ci sono ospedali che dovranno essere valorizzati e rilanciati, proprio laddove magari meno pensiamo che siano in grado di risolvere alcuni problemi. Conosco degli esempi sulla base dei quali potrei dire che occorre operare. Non sono un esperto, però avverto che sovente l'ospedale lo fa il primario, lo fa colui che viene riconosciuto nella Provincia, nella Regione e fuori dalla Regione per le sue competenze. Mi appello agli esperti; ricordo, per esempio, che molta gente da Milano o da Genova va a Voghera, piccolo centro dove c'è una divisione di ginecologia di grande rilevanza. Dobbiamo lavorare con questa visione e non con la visione secondo cui nelle piccole cittadine, dalle quali non ci si pu aspettare molto, le relative strutture devono essere cambiate.
Non è detto questo nella deliberazione, signori miei, non è così! Ho citato un luogo fuori della Regione Piemonte per dire come in un piccolo ospedale si possono realizzare delle grandi risposte sanitarie.



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, la prego di giungere alle conclusioni.



ROSSA Angelo

Invito l'Assessore a tenere conto di queste cose. E' una considerazione che vale per avere un quadro complessivo.
Gli emendamenti presentati sono la dimostrazione della grande disponibilità che l'Assessore Maccari ha nei confronti della materia. Sono espressioni di tutte le forze politiche che hanno la responsabilità di governare questa Regione.
Sempre per ricordare la funzione di alcune strutture, mi sono permesso di fare una critica che è stata ricordata dal collega Bontempi a proposito del decreto 13/9/1988, nel quale è stabilito che gli ospedali in considerazione sono quelli con uno standard di 120 posti letto. Questa disposizione mi pare troppo tranciante. Credo che ci possa essere qualche struttura con un organico più ridotto, ma con titoli e qualità per poter essere tenuta in considerazione. Va benissimo la legge quadro nazionale nella quale lavoriamo, operiamo nelle leggi nazionali, però intendiamo portare con il nostro lavoro un tratto distintivo della nostra iniziativa autonoma insieme al discorso relativo al rapporto pubblico-privato, alle emergenze droga, ecc.
Per questi motivi, cari amici dell'opposizione, non è possibile con una manovra diversiva dire, alle ore 18, "rinviamo la deliberazione in Commissione".



STAGLIANO' Gregorio Igor

Lo diciamo da questa mattina.



ROSSA Angelo

Questa mattina si chiedeva il non passaggio ai voti, adesso si dice di rinviare in Commissione. A mio avviso non ci sono le condizioni per un rinvio, mentre ci sono le condizioni per la maggioranza per andare avanti e per l'opposizione per partecipare da domani in avanti alla formazione insieme alla comunità piemontese (i cui problemi sono nel nostro pensiero) di una proposta di piano socio-sanitario che realizzi le attese della comunità piemontese.



PRESIDENTE

Procediamo ora alla votazione della proposta presentata dal Gruppo comunista che prevede il rinvio in Commissione della deliberazione in esame. E' stato richiesto da parte del Gruppo comunista che si proceda alla votazione per appello nominale.
Si proceda dunque all'appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 33 Consiglieri.
La proposta presentata dal Gruppo comunista di rinvio in Commissione della deliberazione è pertanto respinta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, con la votazione testé conclusa registriamo una tappa ulteriore di un rapporto pressoché totale di incomprensione, di mancanza di confronto e perfino di un atteggiamento che, nonostante i reiterati richiami fatti dal nostro Gruppo, dai Consiglieri Staglianò, Ala e Majorino, non ha dato spiegazione alle questioni poste di legittimità.
Anche le questioni di merito suggerivano saggezza e ragionevolezza, certo però che alle questioni di legittimità una risposta era ed è tuttora dovuta.
Per questa ragione manifestiamo la nostra piena e completa dissociazione dal comportamento della maggioranza attraverso la decisione di non partecipare al voto della deliberazione.
I fatti avvenuti oggi, che per fortuna hanno avuto degli spettatori testimoniano la necessità di una scelta di questo tipo. Noi non la facciamo mai volentieri, ma è indotta e provocata dall'atteggiamento della maggioranza.
Se parlare, argomentare, chiedere vuol dire essere relegati soggettivamente nell'ambito dei marziani, il nostro Marte non è detto che debba essere qui, può essere appena fuori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, avrei voluto intervenire meglio in merito alla deliberazione oggi in esame, ma, man mano che è andato avanti il dibattito ci siamo sempre meno riconosciuti nelle linee di indirizzo che ci sono state poste. Quindi, sia per ragioni di legittimità sia perché - come ho detto non ci riconosciamo affatto nella deliberazione, il Gruppo MSI-DN ha deciso di non partecipare al voto e di uscire dall'aula sia in merito agli emendamenti che per l'intero testo della deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, il Gruppo DP abbandona l'aula per le ragioni già dette ed anche per una specifica: non possiamo accettare il disprezzo ostentato per critiche circostanziate, puntuali che si è finto di non sentire. E' l'ostentazione di un disprezzo istituzionale che sul piano personale non ci tocca, ma che offende la dignità di questa assemblea.
Mi sarei aspettato una smentita ai rilievi formulati dal collega Majorino e dal sottoscritto sulla vicenda, piccola ma altamente significativa, della consultazione, sulla rilevanza e sulla legittimità o meno del parere del Co.Re.Sa.
Avevo preparato con i miei compagni, che mi aiutano a costruire collettivamente le idee che ci sforziamo di portare in quest'aula, una serie di emendamenti di merito. Ci pare che non valga la pena proporli per il disprezzo che è stato manifestato alla dialettica politica istituzionale in questa circostanza.
Mi auguro che i cittadini, gli operatori della sanità, gli amministratori che oggi hanno ascoltato il nostro dibattito, tornando nelle loro sedi, facciano una semplice cosa: stampino su un manifesto cm 70 x 100 il verbale della votazione per appello nominale che è stata poc'anzi effettuata. Sarà un servizio utilissimo per le comunità che dovremmo rappresentare in quest'aula.



(I Gruppi PCI, MSI-DN, DP e Lista Verde abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

Spiace questo abbandono.
Chiede ora la parola il Consigliere Bergoglio. Ne ha facoltà.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, chiedo la parola ad integrazione dell'intervento del collega Carletto o, se preferisce, per fatto personale perché amo dire le cose come stanno e non mi celo mai dietro le bugie o i silenzi. Do per scontato che ciò che avviene in Commissione, ciò che risulta e che viene sentito da più voci sia considerato come parte integrante di quanto si dice in quest'aula. Siccome pare che così non sia, tengo a questa precisazione.
Non l'ho fatta finora perché sto attendendo che la funzionaria mi porti il testo delle dichiarazioni che risultano a verbale della Commissione per evitare di essere accusata di riferire non correttamente.
Il Consigliere Staglianò questa mattina ha chiesto se si poteva approvare una deliberazione, in assenza del parere del Co.Re.Sa. A questa domanda nel mio precedente intervento ho risposto citando gli articoli di legge da cui risulta che il parere del Co.Re.Sa deve essere obbligatoriamente richiesto, ma che se non è dato entro 30 giorni per legge si può procedere regolarmente.
Sul fatto che sulla deliberazione, che abbiamo approvato in Commissione e che è stata trasmessa all'aula, ci fosse scritto "visto il parere" o "sentito il parere del Co.Re.Sa", nella Commissione successiva a quella in cui la deliberazione è stata licenziata, arrivò la deliberazione corretta nel senso che è stato prima citato, cioè togliere, per errore materiale di trascrizione, "sentito il parere del Co.Re.Sa".
In quell'occasione, in sede di comunicazione, feci presente questa questione alla Commissione, e questo risulta dalla registrazione a verbale della Commissione, e dissi: "Procediamo ad una integrazione della deliberazione da mandare in aula". Alcuni Consiglieri dissero: "Se la deliberazione è già in aula, come facciamo a correggerla?". A questo punto un terzo Consigliere disse: "Procederemo con un emendamento in aula per sopprimere questo punto"; in tal senso è stato predisposto dall'Assessore un emendamento, sul quale mi riservavo di intervenire, non ritenendo di intervenire in questa sede: aspettavo che l'Assessore presentasse questo emendamento per fare il chiarimento che ho ritenuto doveroso fare in questo momento.
Chiedo al Presidente del Consiglio di essere tutelata nella mia funzione istituzionale, visto che si parla di disprezzo delle istituzioni dalle considerazioni che alcuni colleghi fanno circa il fatto di avere mentito, di avere raccontato bugie. Anche questa è una questione di rispetto delle istituzioni e dei singoli Consiglieri.



PRESIDENTE

Provvederemo a questa tutela attraverso l'invio dei documenti.
Passiamo pertanto all'esame del dispositivo della deliberazione e quindi dei diversi emendamenti che sono stati presentati.
Il primo emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: a pag. 4, dopo il sesto capoverso e prima delle parole "tutto ci premesso" si inserisce la seguente dicitura: "Considerato che con nota n. 0817/49 del 12/7/1988 è stato trasmesso al Co.Re.Sa, per il parere previsto copia della deliberazione della Giunta regionale avente per oggetto: 'Adozione linee di indirizzo per la formulazione del PSSR per il triennio 1989/1991 proposta al Consiglio regionale.
Considerato che il Co.Re.Sa, nella seduta del 20/7/1988 ha esaminato il surrichiamato documento pur in assenza del numero legale.
Dato altresì atto che con DGR n. 112-23673 del 27/9/1988 è stata disposta la rettifica del proprio provvedimento n. 205-22824 del 2/8/1988 eliminando dal testo della premessa la dizione: 'sentito il parere del Co.Re.Sa, in data 20/7/1988.
Dato infine atto che sono decorsi i termini previsti ex L.R. n. 46/87 assegnati al Co.Re.Sa, per la formulazione dei pareri di competenza, per cui gli organi richiedenti possono adottare i relativi provvedimenti" dopo la dizione "vista la legge n. 109/88" a pag. 5 sostituire la dicitura "visto il parere del Co.Re.Sa, in data 20/7/1988" con la frase seguente: "dato atto che sono decorsi i termini previsti ex L.R. n. 46/88 assegnati al Co.Re.Sa, per la formulazione del parere di competenza, per cui gli organi possono adottare i relativi provvedimenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Il secondo emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: a pag. 6 dell'allegato A) al secondo punto 3), dopo le parole "dell'ospedale generale di base", aggiungere: "con riferimento alle leggi e normative statali fatte salve eventuali deroghe da verificare in relazione alla situazione socio-economica nella realtà territoriale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Il terzo emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: a pag. 7 dell'allegato A) al punto 2), dopo la parola "prevenzione" aggiungere: "e di organizzare l'accesso ai presidi/servizi integrativi, ivi compreso la medicina dei servizi sul territorio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Il quarto emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: Il quarto comma del paragrafo 6) viene così modificato: "terzo obiettivo è il riordino della rete ospedaliera quale presupposto fondamentale per la definizione e costruzione di una rete di servizi unitaria, integrata e graduata sia nel rapporto complementare sanità ed assistenza che nella riorganizzazione strutturale delle UU.SS.SS.LL.
In occasione di tale riordino saranno definite le specifiche funzioni delle diverse strutture ospedaliere, come sotto specificato, con la necessaria attenzione alle realtà socio-economiche e territoriali e nell'ambito della corretta attuazione della vigente normativa statale: 1) funzioni di assistenza ospedaliera per le cure medico-chirurgiche generali di base, per quelle specialistiche più comuni e per le prestazioni diagnostiche fondamentali, anche in condizioni di urgenza 2) funzioni di assistenza ospedaliera integrata con il presidio ospedaliero di riferimento per le attività specialistiche e rivolta in modo particolare a sviluppare le cure intermedie, le attività di recupero e rieducazione funzionale ed il supporto ai servizi territoriali 3) funzioni di assistenza ospedaliera comprendente anche le alte specialità che costituiscono riferimento sovrazonale.
Gli ospedali specializzati sono conservati, con funzioni di riferimento sovrazonale, in ragione della positiva esperienza della ubicazione unitaria di reparti e servizi attinenti la stessa disciplina o in quanto possono costituire dipartimento e operare a livello di alta qualificazione specialistica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Il quinto emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: sopprimere l'intero allegato sub 1 sostituire la dicitura "allegato sub 2)" con la dicitura "allegato sub 1)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astensione.
Il sesto emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: al cap. 7), pag. 9, aggiungere ex novo il punto 9) Psichiatria: "Si conferma a tale proposito la più grande attenzione sulle proposte atte a ridurre da un lato i disagi dei familiari e dall'altro a rispondere in modo più rapido alle esigenze dei pazienti, sia per quanto attiene agli 'ospiti' ex OP che per i nuovi malati. Tutto ciò in aderenza alle linee di indirizzo emerse in sede di dibattito consiliare su tale settore ed ai conseguenti provvedimenti già in atto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Il settimo emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: al cap. 7, pag. 9, aggiungere ex novo il punto 10) Educazione sanitaria: "Potenziamento di iniziative sanitarie con particolare riferimento ai progetti obiettivo e alle azioni programmatiche (tossicodipendenze, AIDS informazione sull'uso dei farmaci, ecc.) con impiego di risorse finanziarie adeguate alle differenziate esigenze".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
L'ottavo emendamento presentato dalla Giunta regionale recita: al cap. 8, paragrafo 1, dopo le parole "gestione dei servizi" inserire: "compreso lo sviluppo di idonee iniziative nell'ambito del sottosistema informatico, al fine di uniformare gli standard informativi e tecnici fra le UU.SS.SS.LL. e la Regione e nell'ambito delle stesse UU.SS.SS.LL.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Passiamo ora alla votazione della deliberazione nel testo così emendato che verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Immigrazione - Emigrazione

Esame progetto di legge n. 432: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R. n. 1/87 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori'"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, propongo di iscrivere all'o.d.g. l'esame del progetto di legge n. 432, di cui è relatore il Consigliere Bonino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Il relatore dà per letta la relazione.
Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Bonino: l'art. 2 è sostituito dal seguente: "Art. 2 1. Dopo l'art. 25 viene inserito un nuovo art. 25/bis (Norme transitorie) con il seguente testo: 'Art. 25/bis (Norme transitorie) Per l'anno 1988 gli interventi di attuazione della presente legge, fatti salvi quelli relativi agli artt. 10 e 14 già regolamentati dal Consiglio regionale ai sensi del precedente art. 3, ed in deroga allo stesso articolo, vengono deliberati dalla Giunta regionale, sentita la Consulta regionale per l'emigrazione e la competente Commissione consiliare'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Emendamento presentato dal Consigliere Bonino: aggiungere un nuovo primo comma che recita: "1. In deroga a quanto stabilito dal comma secondo della L.R. n. 1/87 possono essere ammesse a contributo per il solo 1988 le Associazioni e Federazioni costituite con Statuto almeno 180 giorni prima dell'entrata in vigore della presente legge e che operino a favore degli immigrati extracomunitari e degli emigrati piemontesi all'estero" il comma primo diventa comma secondo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione n. 993: "Modificazione dello Statuto della Comunità Montana Bassa Valle Cervo e Valle Oropa: art. 9"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 993 di cui al punto 10) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Esame progetto di legge n. 421: "Ulteriori modifiche alla L.R. 24/3/1986 n. 14. Finanziamento dei presidi socio-assistenziali a carattere residenziale"


PRESIDENTE

Propongo di anteporre l'esame del punto 6) all'o.d.g. a quello del punto 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'inversione è approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Esaminiamo pertanto il punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 421.
Relatore è il Consigliere Bergoglio, che ha facoltà di intervenire.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la relazione sia stata allegata al testo e quindi non sia il caso di illustrarla ulteriormente. Si tratta di un provvedimento che va nella direzione di consentire di poter applicare correttamente e di distribuire entro il periodo previsto i fondi a disposizione, e di uno slittamento della data per consentire di utilizzare anche nel prossimo periodo i fondi in materia di strutture dei servizi socio-assistenziali. Non vi sono altre indicazioni da aggiungere in questa sede a quanto è già scritto nella relazione stessa.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Questioni internazionali - Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 578 sui diritti umani in Siria


PRESIDENTE

Passiamo infine al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 578 sui diritti umani in Siria. Pongo in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle informazioni fornite dal Convegno 'Diritti Umani in Siria... Come?' svoltosi a Torino il 13/5/1988, in merito alle gravi violazioni dei diritti dell'uomo che continuano a verificarsi nella Repubblica Araba Siriana, dall'emanazione della legge sullo stato di emergenza ancora in vigore (Decreto Legge n. 51 del 22/12/1962) ricordando come da Preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, 'che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo' considerando che la Siria ha ratificato il 'Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici' e che la Siria non ha, secondo l'art. 40 paragrafo 3), del Patto, informato il Segretario Generale delle Nazioni Unite di alcuna deroga delle norme del Patto stesso, così da far presumere che il Paese le rispetti integralmente considerando che la Siria ha ratificato il 'Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali', ma che non ha ottemperato gli obblighi derivanti dallo stesso ribadendo che la Commissione dei Diritti dell'Uomo, istituita in base al 'Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici', dichiara che 'nei periodi di emergenza la protezione dei Diritti dell'Uomo diviene la cosa più importante, particolarmente per quei diritti per i quali non è ammessa deroga' c h i e d e al Governo di questo Paese di voler assicurare a tutti i cittadini l'esercizio della libertà di opinione, di associazione, di coscienza, di espressione, di religione e la libera circolazione delle idee e delle persone la liberazione di tutti i cittadini imprigionati in base ai suddetti motivi l'abolizione immediata della pratica della tortura e di qualsiasi altro trattamento crudele, inumano e degradante per tutti i prigionieri politici un processo equo e tempestivo per tutti i prigionieri un'adeguata assistenza sanitaria che il principio della separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giurisdizionale, santito dalla Costituzione siriana, sia garantito da un apparato giudiziario indipendente dagli organi esecutivi che venga assicurato a tutti i cittadini un 'tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della propria famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario all'abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari' (art. 11 del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali) si impegna ad inviare una richiesta scritta alla Commissione per i Diritti Umani all'ONU, alla Presidenza del Parlamento Europeo, al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Esteri invitandoli ad intervenire, tramite gli opportuni canali governativo diplomatici, presso il Governo della Repubblica Araba Siriana affinché sia garantito in quel Paese il rispetto dei fondamentali Diritti dell'Uomo i m p e g n a tutti i Gruppi consiliari a farsi promotori di iniziative atte a raggiungere l'obiettivo desiderato i n v i a il testo del presente ordine del giorno direttamente al Governo della Repubblica Araba Siriana, al Primo Ministro Siriano, al Ministro dell'Interno e al Ministro della Sanità, al Segretario Generale della Lega Araba, al Segretario Generale dell'Unione Avvocati Arabi, al Segretario Generale dell'Unione Giuristi Arabi, come pure alla rappresentanza diplomatica siriana in Italia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
I lavori riprenderanno domani alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,05)



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