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Dettaglio seduta n.155 del 21/09/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Carletto, Cernetti, Pezzana e Turbiglio.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame progetto di legge n. 233: "Norme in materia di tutela di beni culturali, ambientali e paesistici" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 233, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta di ieri è stata accennata una questione pregiudiziale dal Consigliere Biazzi.
La questione pregiudiziale o è posta oralmente nel senso che ha una valenza politica o è posta con un documento che richiede una votazione. La pregiudiziale posta dal Gruppo PCI ha una valenza politica, pertanto ha la parola l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Avevo interpretato l'intervento del Consigliere Biazzi più che come una pregiudiziale formale come un momento di riflessione prima di avviare la discussione su questa legge per considerare alcune osservazioni che partivano da una supposta dicotomia tra il documento presentato dalla Giunta (che lascia intravedere una possibilità di iter procedurale nuovo rispetto ad un iter procedurale che era stato indicato) e la sostanza della legge.
Ho considerato con molta attenzione le osservazioni del Consigliere Biazzi sulle quali, ieri in un momento informale, avevo avuto l'opportunità di confrontarmi con il Capogruppo del Partito comunista.
Ci sono alcune ragioni per cui possiamo insieme discutere e addivenire alla considerazione che i due momenti non sono antitetici, ma sono semmai assolutamente consequenziali, con una precisazione di fondo.
Per ragioni politiche, abbiamo considerato la comunicazione come propedeutica alla discussione della legge, mentre una valutazione attenta del contenuto della mia comunicazione e la consapevolezza del contenuto della legge dovrebbero farci dire che è la legge propedeutica alla nostra comunicazione, perché il contenuto di questa comunicazione non si renderebbe possibile se non avessimo lo strumento di precisazione normativo che abbiamo introdotto attraverso la legge dei beni ambientali. Nel prosieguo spiegherò concretamente questi aspetti.
C'è un'altra considerazione di fondo. Non è possibile che questi momenti siano antitetici o comunque che si possa considerare una dicotomia all'interno della tematica che abbiamo trattato ieri per un motivo molto semplice. E' vero che questo disegno di legge nasce come disegno della Giunta, è vero però che oggi questo disegno di legge è materia la cui titolarità è stata tutta ormai assunta dalla Commissione consiliare competente con la precisazione che la Giunta è stata nel periodo di sviluppo e di approfondimento di questa legge presente su questa legge, in un modo quasi informale e con una presenza che il Consigliere Marchini aveva ritenuto quasi inopportuna; per questa legge di una certa importanza si sarebbe forse potuto costituire una sottocommissione con la presenza della Giunta e dunque sviluppare il dibattito e il confronto a quel livello; viceversa si è determinato un iter procedurale nel quale era sempre rimandato alla Giunta il compito di definire gli aggiornamenti e di tirare le fila, per ragioni politiche diverse. Teniamo conto che sul disegno di legge che oggi portiamo in questa sintesi sono confluite le idee di molti Consiglieri regionali e di molti Gruppi consiliari. Raramente un disegno di legge riesce a sviluppare delle iniziative parlamentari come quelle che abbiamo considerato su questa tematica.
Si può pertanto dire che questo disegno di legge del Consiglio ha in toto la disponibilità, la fiducia e la convinzione della Giunta. Vorrei che questo fosse chiaro, perché, secondo la giusta legge dei nostri processi legislativi, può anche succedere a volte che un provvedimento esca dall'aula consiliare così stravolto dagli emendamenti, dalle linee politiche, che giustamente in un processo democratico avvengono attraverso i Gruppi, che a volte la Giunta non si riconosce nemmeno più nel suo documento; eppure è costretta a riconoscerlo perché è il documento democratico che esce da un confronto e da un approfondimento all'interno dell'assemblea consiliare.
Su questo disegno di legge non c'è questo pericolo, perché non c'è stato un momento che non abbia visto la Giunta e la struttura regionale attenta a recepire, per quanto è stato possibile, i contributi, gli emendamenti, le osservazioni portate dai Gruppi che alla discussione hanno partecipato. Lo sbocco che abbiamo individuato, che è ancora tutto da definire, perché ne stiamo parlando e ne parleremo nei prossimi giorni anche nella Commissione competente per quanto riguarda il prosieguo della legge n. 431, è oggi possibile se abbiamo a fronte delle norme più precise rispetto alla pianificazione territoriale. Lascio da parte, per il momento gli altri due capisaldi su cui la legge si regge, cioè la delega (che ha la sua importanza e non è avulsa dal contesto) e la costituzione delle Commissioni provinciali, perché mi è parso che la richiesta di precisazione e di chiarimento venuta dal Gruppo comunista si atteggiasse soprattutto verso la parte che abbiamo chiamato "di pianificazione paesistica", che va ad interferire nella pianificazione territoriale ed urbanistica, ma che ad esse si raccorda. Questo è stato il motivo di fondo che ci ha guidato, cioè di porre un disegno di legge in questa parte che si raccordasse strettamente con i primi otto-dieci articoli della L.R. n. 56.
Al punto in cui ci troviamo, con dei piani molto disomogenei, con dei territori che sono stati trattati da parte dei progettisti da noi incaricati in modo diverso e sono state individuate soluzioni completamente diverse, abbiamo alcuni progettisti che vedono nel piano paesistico quel momento di maggiore attenzione, di valutazione puntuale, di definizione dell'intervento appunto per garantire la tutela ambientale, altri che hanno individuato il Piano territoriale operativo.
Mi sono chiesta perché ci sono dei progettisti che hanno individuato il Piano territoriale operativo. Qui ci sono molti Consiglieri che hanno partecipato, come legislatori, alla stesura degli articoli che riguardano il piano territoriale operativo; ebbene, tutto si proponeva tranne che uno strumento di tutela ambientale, era cioè uno strumento di intervento, in senso lato, con una connotazione economica, il quale certamente valutava gli impatti sugli elementi ambientali, paesaggistici, sociali ed economici che la realizzazione degli interventi previsti comportava e delimitava gli ambiti di influenza diretta e indiretta, questo è scritto nella nostra legge, ma non è certamente il Piano territoriale operativo quello che pu far seguire a questa fase di indirizzo e di impianto della pianificazione paesistica quegli interventi più sottili e più puntuali che si renderanno necessari, e questi sì sono demandati ad altri momenti istituzionali che non sono la Regione, che possono essere i Comuni, le Comunità montane o eventualmente le Province se decidiamo di farlo.
Se è così, credo che abbiamo bisogno di questi articoli, abbiamo bisogno di dire a coloro che metteranno mano a questi nostri piani quali sono gli strumenti della pianificazione paesistica, quali sono i criteri con i quali definire i piani paesistici, quali sono le norme che occorre introdurre e soprattutto qual è il processo autorizzativo, non soltanto dei piani paesistici, ma degli stessi nostri strumenti di Piano territoriale comprensoriale con valenza paesistica. Mi riferisco a un dubbio che sorge leggendo attentamente la legge regionale n. 56. Abbiamo ritenuto di avvalerci dell'art. 8 della legge n. 56 per la predisposizione del Piano territoriale comprensoriale e, su questa scia, abbiamo integrato dando ad esso le valenze paesistiche. Ma è possibile che lo strumento che oggi abbiamo di fronte possa essere approvato dal Consiglio regionale con l'iter previsto dalla legge n. 56 per l'approvazione del Piano territoriale comprensoriale? Quando in un confronto politico con la Giunta e successivamente in un confronto giuridico con i legali della Giunta io sostenni il fatto che l'integrazione che noi avevamo dato di valenza paesistica potesse essere ricondotta a quel comma della legge che diceva che la Giunta regionale adotta i Piani comprensoriali e provvede congiuntamente alla loro integrazione e al coordinamento con gli altri Piani territoriali, sia la Giunta che gli avvocati non hanno ritenuto l'integrazione di ordine paesistico che proponevo riconducibile a questa integrazione.
Questo è il motivo per cui, al di là degli obblighi che avemmo ai sensi della legge n. 9 del 1986, mandammo questi strumenti alle Province perch si trattava di un nuovo documento. Credo che dobbiamo metterci in condizione di avere la possibilità di approvare questo nuovo strumento, il piano territoriale, non soltanto i piani paesistici che discenderanno da questa specificazione della pianificazione di impianto paesistico che stiamo facendo attraverso i piani territoriali comprensoriali a valenza paesistica.
Penso che ci siano tutte le condizioni per poter con serenità considerare anche questa parte della pianificazione paesistica come facente parte integrante e necessaria di questo disegno di legge.
Quando inizialmente ragionavamo attorno a queste cose, il collega Marchini proponeva di intervenire con un momento legislativo significativo sulla pianificazione paesistica, non dimenticando però che il processo ultimo deve essere una revisione della nostra legge di tutela del territorio che raccolga anche queste norme.
Quando ci siamo avviati a questo discorso non c'erano però le condizioni per pensare ad una revisione della legge n. 56, perché una tale revisione avrebbe avuto dei tempi che non erano compatibili con quelli perentori della legge Galasso, il 31/12/1986.
A questo punto ritengo di avere sufficientemente convinto i colleghi del Gruppo comunista, alle cui osservazioni sono particolarmente attenta anche perché nella Commissione ho l'opportunità di ricevere apprezzamenti per le cose che vanno bene, critiche quando sono necessarie, ma comunque contributi che stimolano a produrre degli strumenti che ci mettano in condizione di operare.
La richiesta del Gruppo comunista ha una validità che per me è anche una suggestione. La pianificazione territoriale è per un certo verso una novità nel nostro Paese, perché è sconosciuta nella nostra legislazione.
Dobbiamo fare riferimento alla legge n. 1497 e se vogliamo sentir parlare di piani paesistici dobbiamo risalire all'art. 9 della legge regionale n.
56, dove però si parla soltanto di piani paesistici e non si dice né che cosa siano né come devono essere approvati. Bisogna anche considerare che le concezioni pianificatorie e di governo del territorio stanno effettivamente mutando, stanno diventando più esigenti sia se osserviamo la situazione, di non facile lettura, del territorio e dell'ambiente che ci circonda sia se andiamo a considerare quella parte della sentenza della Corte Costituzionale con cui sono stati cassati i cosiddetti "galassini" che hanno introdotto due concezioni di fondo sulle quali forse non tutti ci siamo soffermati con la dovuta consapevolezza. La prima specifica come l'urbanistica è da considerarsi piegata a realizzare il valore estetico e culturale del paesaggio; la seconda sottolinea come a questi beni primari vanno subordinati tutti gli altri interessi compresi quelli economici.
In questa situazione di cultura e informazione rispetto a questi temi stiamo correndo nella metodologia pianificatoria qualche rischio. Credo però che qualche rischio lo dobbiamo correre perché, se vogliamo andare avanti, se vogliamo perfezionare quell'ipotesi di progetto che ho presentato ieri, mi sembra impossibile non poter operare se non disponendo di queste certezze legislative e regolamentari che il disegno di legge ci sta offrendo.



PRESIDENTE

L'Assessore Vetrino ha dato risposta al quesito che era stato posto.
Possiamo quindi considerarlo superato e aprire la discussione generale.



CHIEZZI Giuseppe

Vorremmo sentire anche i Consiglieri della maggioranza.



PRESIDENTE

Comprendo la necessità di un confronto, ma ieri c'è stata la relazione dell'Assessore, poi sono intervenuti i Consiglieri Nerviani e Biazzi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, questo conferma che c'è qualcosa che non funziona.
E' sorprendente che non si faccia una discussione generale su questa legge.
Tra l'altro ci sono anche valenze politiche forti. Leggo nelle dichiarazioni del Capogruppo repubblicano, che tra l'altro introdurrò nel dibattito, che nella polemica interna riguardante l'Acna sferra un attacco molto forte, credo di maggioranza, partendo dall'attuazione dei piani territoriali richiesti dalla legge Galasso, all'approvazione della legge regionale sulla valutazione di impatto ambientale. Tutti elementi che sarebbero stati proposti dall'Assessore, ma ostacolati da alcune forze politiche. Qui non è chiaro, ma mi pare di poterlo capire. Ci sono degli elementi, anche politici, assolutamente rilevanti. Insomma, diciamolo chiaramente, se si dimostra che questo è esattamente quello che noi pensiamo non sia, vuol dire che il confronto è finto. Vengano fuori almeno gli altri, vengano fuori anche le altre forze politiche altrimenti è inutile che ci teniate qui a votarvi le leggi in una maniera tra l'altro così indecente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Questa legge è stata licenziata dalla Commissione ormai da quattro mesi. Abbiamo atteso pazientemente la disponibilità di tutti a discuterla.
Il dibattito in Commissione è durato mesi e mesi e c'è da presumere...



GUASSO Nazzareno

Ma è chiaro che è la maggioranza.



BRIZIO Gian Paolo

Anche la maggioranza! Perché la maggioranza non dovrebbe discutere?



GUASSO Nazzareno

Abbiamo assistito al dibattito.



BRIZIO Gian Paolo

Questa è una vostra scelta ed ognuno fa le scelte politiche che crede.
Ma se si assiste è perché non si vuole partecipare al dibattito, o si trova che non vi sono le condizioni necessarie. Ogni posizione, caro Guasso, ha la sua dignità politica ed io sto solo ricordando quanto è avvenuto.
L'argomento è stato trattato in Commissione. La maggioranza ha dibattuto, è una maggioranza composta da cinque forze politiche: per giungere a una sintesi ha ovviamente anch'essa la necessità di approfondire gli argomenti.
Molto spesso affermate che non discutiamo al contrario ora ci riconoscete che abbiamo discusso. Voi avete adottato la scelta politica di non partecipare a questo dibattito per ragioni che possono essere pienamente legittime, pienamente valide. Anche se a nostro avviso incomprensibile abbiamo ripetutamente accettato di procrastinare la discussione di questa legge con una procedura del tutto anomala, abbiamo accettato di affiancare alla legge una relazione dell'Assessore con una procedura del tutto anonima. Questa relazione c'è stata ed ora viene colta come elemento utile a non procedere nell'esame della legge. Allora, mi permetto di dire, che c'è una volontà di non lasciarci approvare una legge, quando - ha spiegato puntualmente l'Assessore - questa legge invece è considerata dalla Giunta legge propedeutica allo svolgimento di quelle linee che l'Assessore ha indicato.
A questo punto mi rendo conto che sarebbe molto utile un ulteriore approfondimento a livello di dibattito generale, e non lo escludo affatto ma non vedo perché noi, che abbiamo presentato la relazione, dobbiamo immediatamente intervenire nel dibattito. Certo, se il dibattito non si apre, si passerà all'intero articolato. D'altro canto il collega Picco, che è pronto ad intervenire nel dibattito generale, non è arrivato, per motivi che non conosciamo, e per questo lo stiamo attendendo. Se il dibattito si apre noi interverremo successivamente. Non credo che dobbiamo ad ogni costo essere noi, né che debba essere la maggioranza ad aprire il dibattito.
Dopo una relazione dell'Assessore chiesta dall'opposizione e la relazione del collega Nerviani a nome della Commissione, è stata presentata una pregiudiziale sostanziale e non formale alla quale è stata data risposta.
Se l'opposizione ha qualche cosa da dire la maggioranza certamente interverrà nel dibattito, altrimenti si passerà all'articolato. Non si pu affermare che qualcosa non va! La maggioranza c'è ed è disponibile ad andare avanti a confrontarsi, se ci si vuole confrontare. Non v'è carenza di posizione da parte della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Nelle assemblee sarebbe bene non ripetersi mai, io quindi cerco di non ripetermi anche se devo ritornare sul problema, perché noi abbiamo valutato l'ha detto ieri Biazzi e l'abbiamo ripetuto - che c'è una contraddizione tra alcuni articoli della legge e il documento presentato per sbloccare una situazione di stallo dei piani territoriali grave e preoccupante.
Abbiamo posto la questione, l'Assessore ci ha dato la risposta.
Vorremmo capire, questo è il punto. Non possiamo accettare che non si svolga, nella discussione generale, un sufficiente dibattito tra le forze politiche soprattutto alla luce del fatto che questa legge è da noi giudicata negativamente per gli aspetti di confusione e di contraddizione che introduce. Non è una legge demonizzata, ma ci preoccupa, perché in questo Consiglio si è parlato molto poco di pianificazione territoriale. In questo momento le forze politiche si devono misurare altrimenti il Consiglio perde la sua funzione tipica che non credo sia riconducibile esclusivamente al voto. Credo che la maggioranza, che abbiamo tra l'altro visto sulla legge ampiamente dialettica, ha il dovere di collocarsi su questo problema e su altri. Noi la richiamiamo ad un corretto rapporto.
Certo, abbiamo norme formali; uno può star zitto, se decide di star zitto ma, ovviamente, altri ne possono trarre le conclusioni. In più ho aggiunto un fatto che non può essere passato sotto silenzio. L'altra volta c'era la questione dell'Acna, siamo stati zitti. Oggi vediamo l'intervista, una polemica a palle di fuoco contro partiti della maggioranza su un blocco causato sulle questioni ambientali. Questa è la sede in cui devono essere espresse le linee e caso mai smentite queste cose, ma non devono essere smentite dicendo che non esistono.
Signor Presidente, noi risolleviamo il problema della tutela della funzione dell'opposizione che non può più esprimersi qualora dentro la maggioranza, senza che si paghi alcun fio delle responsabilità che si assumono, avviene tutto il gioco politico possibile.
Il Partito repubblicano, per le dichiarazioni che fa, è un partito di opposizione o è un partito di maggioranza? E' vero questo, non è vero? Non chiediamo un dibattito politico su quelle dichiarazioni, ma chiediamo che sulla questione le forze politiche si esprimano. Si dica come fare i piani territoriali, quando si debbono fare, se il documento promosso dall'Assessore Vetrino è un punto di partenza e soprattutto quanto tutto questo abbia a che fare con la legge.
Signor Presidente, lei non ha poteri nel merito, la invito a considerare questo aspetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente del Consiglio, approfitto dello spazio che è stato concesso ai colleghi per dichiarare che non mi colloco nel dibattito generale, ma nello spazio improprio che è emerso in questa discussione.
Peraltro le mie considerazioni debbono anche essere considerate come elemento del dibattito generale qualora le altre forze politiche ritengano di proseguire.
In primo luogo mi sembra del tutto ingeneroso l'atteggiamento tenuto dall'opposizione, perché rispetto a questa questione ha ottenuto un risultato e ha costituito un precedente pericolosissimo per qualunque maggioranza, quello cioè di anticipare, rispetto a una normazione di carattere specifico, un documento che, nella misura in cui è letto, rimane un impegno politico, almeno in termini di coerenza per la maggioranza, per le future attività normative e legislative.
Io avevo espresso alla signora Vetrino le mie preoccupazioni in ordine alla difficoltà che comporta un processo di questa natura. Una comunicazione dell'Assessore Vetrino, Vicepresidente della Giunta, in ordine alle questioni del territorio e della pianificazione territoriale propedeutica rispetto ad una legge che ha un proprio contenuto e una propria finalità in qualche misura anche di straordinarietà e di specialità, significava ingabbiare l'autonomia propositiva dei singoli Consiglieri e la linea politica di maggioranza su queste questioni.
L'opposizione ha ritenuto di chiedere che venisse aperto anche questo scenario; correttamente, dal punto di vista dei rapporti, la Giunta ha ritenuto di pervenire a questo risultato che è rischioso per la maggioranza, perché verrà chiamata in futuro a dimostrare la sua coerenza rispetto al documento in ordine ai provvedimenti legislativi che andrà a proporre. Sappiamo che la legislazione è espressione di sovranità, quindi deve soffrire un numero minimo di vincoli, anzi, non ne deve accettare nessuno.
Quindi, colleghi della maggioranza, siamo caduti in una trappola. Il termine è improprio, ma dà il senso fisico di ciò che è successo. Credo nell'elemento costruttivo della richiesta dell'opposizione e tale continuo ad interpretarlo, quindi il termine "trappola" è improprio. E' certo che abbiamo avviato un percorso di grande difficoltà.
Mi sembra a questo punto però poco coerente da parte della minoranza richiedere che questa legge sia del tutto e in tutto raccordata a indicazioni di principio indicate dalla Giunta come linee per il futuro rispetto alle quali ritiene che ci sia comunque un grado di coerenza sufficiente da consentirne l'approvazione. Questo è il senso del momento nel quale siamo.
Mi rendo conto però che la minoranza sta discutendo di questioni proprie e poi si lamenta che la maggioranza non entra nel confronto.
A noi sembra che questa legge sia matura per essere votata. Noi ci riconosciamo in questa proposta di legge anche se dobbiamo dire che non bisogna fare scandalo del fatto che c'è stato in Commissione un processo dialettico molto articolato perché sono pervenute altre due iniziative da parte della maggioranza, una del nostro Gruppo, l'altra del Gruppo socialista; hanno poi ritirato i loro documenti; erano contributi costruttivi, ritengono che comunque qualcosa sia rimasto all'interno di questo processo; ritengono che siano state colte le loro preoccupazioni e si riconoscono in un documento che, come è scritto correttamente nel documento presentato dall'Assessore Nerviani e come è nella convinzione del nostro Gruppo, è il primo di un corpus che dovremo realizzare. E' probabile che questa legge, in futuro, possa essere superata all'interno di una sistemazione più razionale delle competenze e delle funzioni.
Evidentemente il mio intervento dovrebbe essere molto più approfondito.
Mi riservo di farlo qualora il dibattito generale prosegua.
Debbo però rispondere alle tre questioni poste dal Partito comunista fuori dal dibattito generale. La prima è se andiamo o non andiamo all'approvazione della legge. Ci andiamo, perché noi ci riconosciamo in questa legge; la fase istruttoria è completamente conclusa. Non sono ancora mature le condizioni né di programma né legislative che potranno ricadere dalle indicazioni di principio illustrate ieri dalla signora Vetrino che giustifichino una immediata rimeditazione di quelle linee che magari possono essere considerate non coerenti. La coerenza la dovremo misurare in ordine ai provvedimenti legislativi e non alle indicazioni anche se questa incoerenza non vedo.
Il Gruppo comunista ha posto una questione, su questa noi ci pronunciamo, ma sempre nello spazio improprio che si è creato in quest'aula, non nel dibattito di carattere generale nel quale non ci collochiamo per correttezza anche nei confronti degli altri Gruppi di maggioranza perché a questo punto la maggioranza dovrà valutare l'opportunità di proseguire il dibattito oppure di chiuderlo senza passare al dibattito generale.
Le altre due questioni che ha posto il Gruppo comunista attengono l'una alla responsabilità della Giunta e l'altra al Presidente del Consiglio.
Il Presidente della Giunta ha la responsabilità di chiamare i partner di maggioranza a un comportamento più solidale e più chiaro e, quando sarà pervenuto ad avere ricostituito un rapporto più chiaro e più solidale tra i partner di maggioranza, avrà il dovere di riferire in Consiglio.
Quindi, signor Presidente della Giunta, rispetto alle questioni che leggiamo sui giornali e le lettere che riceviamo e che non sappiamo chi altri le riceve, lei ha il dovere di prendere posizione e di portare in aula la questione dei distinguo repubblicani.
L'altra questione attiene invece alla responsabilità del Presidente del Consiglio sulla tutela del Consigliere. Ritengo che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio debba dare un giudizio sul comportamento del collega Fracchia, e il giudizio che deve dare il Consiglio (comunque lascio all'Ufficio di Presidenza la decisione) è di chiarire che il comportamento del Consigliere Fracchia, in termini istituzionali, è assolutamente corretto perché il Consigliere regionale non risponde ad alcun partito, ma risponde alla collettività piemontese. Questo è un principio che va affermato fortemente, soprattutto perché è in corso un dibattito nazionale sul voto segreto. E' stato scritto di recente che il voto segreto va abolito nella misura in cui l'assunzione di responsabilità del Deputato nella specie il Consigliere, trovi come unico referente il soggetto che ha dotato di ruolo il Consigliere o il Deputato, non il partito, altrimenti creiamo i capibastone. Quindi le istituzioni devono garantire che il comportamento del Consigliere o del Deputato trovi come unico controllore e referente il corpo elettorale, anzi, i cittadini; non si deve consentire la crescita del controllo sul voto palese e la sanzione di partito soprattutto quando questa viene così esplicitata come è avvenuto nella specie.
Si è voluto dare grande smalto esterno a una iniziativa interna di un partito, perché attiene a una manovra politica che non tolleriamo; si è voluto vendere una forza politica come depositaria unica di alcuni valori utilizzando anche le questioni di regolamento per rafforzare l'immagine che si vuole costruire. Ma questo attiene al dibattito che avvieremo in termini di maggioranza.
Mi pare - e chiedo ad altri colleghi di valutare questa mia iniziativa che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, nella funzione di tutela della dignità del Consigliere, debba fare emergere fortemente, soprattutto in termini di strumenti di pubblica opinione, il fatto che a livello istituzionale il Consigliere Fracchia si è comportato correttamente in quanto non è tenuto a rispondere ad alcun tipo di direttiva e risponde di fronte al corpo elettorale dei cittadini.
Questo è un principio che va riaffermato e che forse servirà anche, una volta tanto, nel concreto al dibattito sulle riforme. Questo episodio, che avviene in Piemonte e che attiene a qualcuno che opera nelle istituzioni avendo un mandato di rappresentanza non inferiore a quello di un parlamentare nazionale, probabilmente farà riflettere anche i nostri parlamentari nazionali affinché nella normazione sul voto segreto, che diventa quindi palese, introducano degli elementi di tutela del parlamentare, di tutela del corretto uso della democrazia e soprattutto della Costituzione e del nostro Statuto. Quindi le tre questioni che abbiamo di fronte debbono trovare una loro soluzione in altra sede e in altro tempo e non sono una giustificazione sufficiente ad un ulteriore rinvio dell'avvio dell'esame della legge.
Le incoerenze all'interno della maggioranza dovranno trovare la loro risposta da parte del Presidente in quest'aula. La questione sollevata nei confronti del collega non è una questione politica, ma una questione istituzionale, quindi attiene alla tutela del Consigliere che è affidata al Presidente del Consiglio e ai suoi collaboratori nell'Ufficio di Presidenza.
Non esiste incoerenza fra la relazione dell'Assessore Nerviani e la relazione dell'Assessore Vetrino, perché quest'ultima attiene a linee la cui coerenza, rispetto alla normazione, verrà giudicata in futuro. Noi quindi, utilizzando questo tempo improprio, chiediamo alla maggioranza e alla minoranza di considerarle presenti in tutte le condizioni per passare all'articolato di questa faticata legge che ha visto un contributo costruttivo, sia pure critico, da parte dell'opposizione, il che fa onore alla stessa. Mi sembra quindi poco comprensibile che, quando si giunge ad un risultato rispetto al quale tutti abbiamo avuto modo di accrescere le nostre conoscenze, la nostra sensibilità rispetto a questi problemi, debba naufragare in un incidente d'aula, con l'uscita dall'aula, con contestazioni sui numeri legali, su altre questioni di ordine formale.
Ho l'impressione che se proseguiamo con l'approvazione di questa legge incominciamo comunque a fissare alcuni punti fermi rispetto a questa materia. In particolare - l'ha detto l'Assessore Vetrino - questa legge precisa la delega ai Comuni affinché possano risolvere direttamente abbreviando i tempi, alcune questioni che sono state ritenute loro affidabili. Questo è l'osso della legge. Tutto quello che c'è intorno attiene al grandissimo dibattito sui beni ambientali, sulla nuova cultura paesaggistica che trovano il nostro Gruppo su una posizione precisa. Ci auguriamo di poter in futuro pervenire a risultati più significativi di quelli che non abbiamo ottenuto in questa fase, non tanto dall'istituzione ma dal mondo esterno. La nostra proposta di legge faceva tornare ai Comuni la responsabilità, come è avvenuto nella storia di questo Paese, tagliando la testa a tanti gnomi e a tanti grilli pensanti, ma i grilli pensanti e gli gnomi di Torino si sono ribellati e hanno usato un linguaggio di una pesantezza inaudita nei confronti del legislatore all'interno dell'istituzione regionale. Questo è un episodio che dovrà farci riflettere molto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Do atto al Consigliere Marchini di aver cercato di collocarsi sulle questioni. Mi pongo però questo problema. Noi a questo punto, non essendo stata accolta la richiesta che ci sembra logica di sanare una contraddizione o comunque di spiegarla più di quanto sia stato fatto possiamo iniziare l'esame della legge incominciando dalla discussione di carattere generale.
Dato che attribuiamo un peso e una importanza a questo atto legislativo per il momento in cui si colloca e per le conseguenze che da esso e dalle politiche territoriali derivano al Piemonte, ci aspettiamo un dibattito come avviene per qualsiasi legge importante, vale a dire da parte di tutti i Gruppi una collocazione e un dialogo. Se dobbiamo dialogare solo con la Giunta mi pare francamente poco.
Di ambiente si parla sempre, e in questo ha ragione qualcuno e non solo la maggioranza. C'è qualcuno che interviene su questa legge?



BRIZIO Gian Paolo

Ci saranno le dichiarazioni di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Le dichiarazioni di voto sono successive alla discussione sulla legge.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo in una democrazia e ognuno parla quando vuole!



BONTEMPI Rinaldo

Infatti, anch'io allora faccio quello che voglio!



BRIZIO Gian Paolo

Ognuno parla quando vuole.



BONTEMPI Rinaldo

Scusa Brizio, il senso della discussione generale è quello di intendersi prima di passare all'articolato. Forse il punto vero è che non sapete che pesci pigliare. E' una legge di impianto, ma voi ci snobbate e avete un atteggiamento tale per cui non ci troviamo a fare il nostro lavoro.



PRESIDENTE

Scusate, signori Consiglieri, debbo fare una precisazione. In quest'aula esiste il regolamento della camera, regolamento che io applico e, applicando il regolamento, do la parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, avevo atteso ancora un po' per chiedere la parola per ascoltare eventuali altri interventi, ma visto che sembra quasi che il dibattito stia languendo o trovi qualche difficoltà, ritengo che sia doveroso a questo punto intervenire subito.
Condivido l'impostazione che è stata data dalla comunicazione dall'Assessore Vetrino e dal relatore della legge, il collega Nerviani.
Mi sembra di non rilevare quelle divaricazioni che sono state sottolineate ieri sera nell'intervento del Consigliere Biazzi, semmai mi sembra di rilevare che nella comunicazione dell'Assessore Vetrino c'è una impostazione procedurale più che di contenuto. Mentre invece nella relazione e nei contenuti della legge, insieme agli aspetti di procedura ci sono anche quelli di contenuto che naturalmente fanno riferimento alla legge n. 431, approvata nel 1985. Certo, del tempo ne è passato da allora ad oggi. Sono stati verificati dei ritardi dovuti al processo di coinvolgimento nei rapporti con gli enti locali.
Si tratta di una legge molto importante che è stata sottoposta alla critica venuta dalle varie angolazioni. E' una legge nazionale che forse è calata troppo nei particolari pretendendo di stabilire dei vincoli; alla luce delle valutazioni che ci sono state con gli enti locali, sulla base della preparazione dei piani comprensoriali, abbiamo constatato che alcune prescrizioni non corrispondevano alle condizioni reali dell'ambiente.
Si tratta di una legge importante che si intreccia con la legge urbanistica, quindi realizza questo momento di pianificazione urbanistica pur rivolgendosi all'ambiente. Rilevo l'aspetto positivo anche se la legge viene presentata con ritardo; auspicavamo di presentarla prima, ma ci arriviamo con una elaborazione più ampia e con il coinvolgimento delle Province e degli enti locali. Ci arriviamo con una risposta largamente positiva che ci viene dalla comunità piemontese attraverso l'impegno che è stato assunto da parte delle Province e degli enti locali.
Mentre da una parte è in corso di approvazione la legge sul riordino delle autonomie, che prevede l'assemblea dei Sindaci e un impianto nuovo che sostituisce quello dei Comprensori, come viene messo in luce anche dalla relazione dell'Assessore Vetrino, dall'altra, con un certo rimpianto registriamo la mancanza di questa collaborazione da parte dei Comprensori.
In definitiva i piani restano quelli su base comprensoriale anche se il problema viene affrontato a livello provinciale. Questa è una carenza alla quale la maggioranza, in primo luogo, e l'assemblea hanno il dovere di porre rimedio, perché molto affrettatamente abbiamo superato la fase comprensoriale, ma abbiamo grande difficoltà a trovare una soluzione adeguata alle esigenze. E le esigenze sono rilevanti, ci sono i problemi che riguardano i vincoli, le zone di rispetto, le salvaguardie: tutta materia che ci sta sfuggendo.
Il collega Bontempi sottolinea l'importanza della legge che stiamo discutendo ed approvando. E' una legge di struttura portante, però ho l'impressione che la materia ci stia ancora sfuggendo, non abbiamo ancora il quadro concreto delle scelte contenute nella legge quadro n. 431 da cui facciamo discendere questa nuova normativa. Un quadro concreto che mette in discussione il coinvolgimento della Regione, delle varie realtà territoriali di fronte alle quali avvertiamo che manca una conoscenza diretta. Intorno a questa legge e alla sua applicazione si sono sollevate molte obiezioni da parte dei Comuni, delle Comunità montane, delle Province e da parte delle categorie, ci sono migliaia di pratiche che aspettano delle risposte che mettono in discussione il nostro ruolo e la nostra funzione.
Su questa legge si sono impegnati vari Gruppi consiliari; anche il Presidente del Consiglio Viglione ha presentato una proposta di legge; ci sono state ripetute discussioni nella Commissione intorno alla possibilità di fondere le varie proposte in una unica. Questo significa che la portata della legge è di grande momento anche se, ripeto, ci sta sfuggendo perch non abbiamo ancora gli esatti contorni della sua applicazione. Occorrerà vedere quale intreccio ha con la legge regionale n. 56, con il piano di sviluppo, quale rapporto esiste tra piano territoriale regionale e piano di sviluppo regionale. Occorrerà far discendere dalle cose astratte che investono l'aspetto procedurale, come prevalentemente sono presentate nella comunicazione dell'Assessore Vetrino, la realizzazione concreta per significare qualcosa che vuole corrispondere alle attese, per avere la certezza che non compiamo gli stessi errori che sono stati compiuti con una legge che, avendo come fine la salvaguardia dell'ambiente e del territorio molte volte ha finito di vincolare aree che sono state oggetto di osservazioni, di richieste di svincolo oppure che hanno reso complicata l'agibilità al punto da rendere pesante tutto il percorso denso di migliaia di pratiche che hanno bisogno di risposte.
Signor Presidente e colleghi, con questo mio primo intervento voglio dire che questa è una legge alla quale occorre dare il nostro contributo e che ci mostra quanto ancora la Regione ha bisogno di correlare i rapporti tra questa legge, la legge per la tutela del territorio, il piano territoriale e il piano di sviluppo per poter davvero uscire dalla nebbia della discussione generale e offrire alla comunità piemontese delle indicazioni più sicure.
Si parla a un certo punto di subdelega ai Comuni, partendo dal riconoscimento della Provincia come ente intermedio e riconoscendo la Provincia come titolare del potere di concedere questa subdelega.
Riteniamo, però, che questo sia il percorso da seguire, oppure non c'è un eventuale altro percorso su cui compiere una riflessione sul rapporto diretto con gli enti locali? Riconosciamo pure il ruolo dell'Ente Provincia come ruolo di un ente intermedio, ma non è forse opportuno pensare che la Regione abbia con i Comuni e con le Comunità montane un rapporto diretto? Quando si parla di subdelega qual è l'ente che ha titolo per realizzarla? Viene direttamente dalla Regione oppure è una subdelega che passa dalla Provincia ai Comuni? Non andiamo, forse, a rendere più pesante un percorso che invece dovrebbe avere nella Regione il suo punto di riferimento? Pongo di nuovo, anche da questo versante, il problema del ruolo della Regione che non può essere, come da qualche parte viene richiamato, un ruolo che chiude nell'interpretazione più stretta della funzione di programmazione da una parte, di legislazione e di esercizio dei controlli dell'altra.
Non vorrei che alla fine la programmazione, della quale tanto si parla sia nient'altro che la presa d'atto delle proposte che vengono dagli enti locali che le hanno messe a punto. E' chiaro che, in quel caso, non concorreremmo alla formazione della programmazione, perché la programmazione se diventa, come in fondo è giusto che sia, una elaborazione dal basso a cui lavorano gli enti locali, non potrà poi la Regione intervenire per cambiare le indicazioni. Al massimo la Regione potrà assemblare le varie proposte. Questa è la domanda che mi pongo e che riguarda, ancora una volta, il ruolo della Regione, le sue competenze, la sua funzione che nel sistema delle autonomie credo debba essere un ruolo di diretto autocoinvolgimento. Ritorno a dire che la Regione avrà una funzione, avrà autorevolezza nella misura in cui non sarà un ente che vive sull'Olimpo, un ente lontano dalla realtà, perché probabilmente finirebbe di non essere compresa. Ritengo, invece, la Regione un ente che, per la sua dimensione così vasta sul piano territoriale, capace di esercitare poteri anche legislativi, e una funzione di coordinamento e di governo all'interno di un processo che si forma. Quindi è giusto che in questo processo la Regione sia dentro e non sia soltanto il destinatario di tutta una serie di proposte di fronte alle quali poi nessuno ha la possibilità o il potere di modificarle. Perché oltretutto mancherebbero anche le strutture.
Il rapporto con l'ambiente e tutto quanto ha attinenza con l'ambiente naturalmente fanno parte di quella politica che dà titolo alla Regione di operare in questa direzione e che naturalmente suscita anche molte attese all'esterno.
Credo che questo dibattito e la conclusione positiva di questa legge sia un contributo nella misura in cui, appunto, tiene conto della realtà piemontese che ha bisogno di risposte che siano capaci di realizzare, nello stesso tempo, la salvaguardia e la programmazione, ma anche la scorrevolezza di quelle scelte che finora hanno trovato grandi difficoltà nella realizzazione.
Nelle dichiarazioni di voto avremo la possibilità di ribadire la nostra posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Questa mattina non ho potuto seguire tutta la discussione e gli interventi perché impegnato a produrre emendamenti sul testo di legge pensando che fosse questa la mia più opportuna collocazione rispetto al testo. Io stesso ho presentato una proposta di legge sull'argomento proprio perché ritenevo questa fosse una legge rilevante. Ritenevo e ritengo che sia nel merito dei singoli articoli che si possa trovare una più giusta collocazione della Lista Verde. Ciò non toglie, però, che l'andamento del dibattito di questa mattina mi faccia ritornare alla mente il dibattito in Commissione, il dibattito sugli organi di stampa e rispetto alle altre istituzioni regionali di tutta questa materia e di tutta questa vicenda.
E' un errore, cercare ora di far finta o di sottovalutare o ridurre di importanza le divergenze che esistono all'interno delle singole forze politiche, tra le forze politiche tra di loro su una legge come questa, su una materia come questa. Questo è un errore, e soprattutto è un torto che non dobbiamo fare a noi stessi, la maggioranza al suo interno l'opposizione al suo interno, tutto il Consiglio regionale al suo interno.
Ovvero su questa materia non c'era chiarezza, c'erano opinioni diverse e restano opinioni diverse e non c'è soprattutto chiarezza. Potremmo usare come discriminante principale quella tra chi ha ritenuto e ritiene che la legge n. 431 rappresenti un salto qualitativo rispetto al rapporto tra istituzioni e territorio, un diverso atteggiamento rispetto alla pianificazione, il ridurre di importanza la pianificazione urbanistica e gli strumenti di piano a livello comunale a favore di una visione più ampia di insieme e chi, invece, ha continuamente cercato di riprodurre e di ricollocare dentro il quadro normativo e culturale della legge regionale n.
56 tutta questa materia. Messa così, la discriminante è forte tra la posizione dell'Assessore Vetrino e quella di alcuni altri Consiglieri o segmenti di maggioranza e buona parte delle proposte di legge presentate dalla stessa maggioranza ed appoggiate dalle comunità locali; è una discriminante culturale rispetto alla quale è uscito solo un pasticcetto che tenta di mettere insieme tutto quanto. Stessa distinzione - per essere chiari ed espliciti - si trova all'interno dell'opposizione comunista ed anche a diversi livelli, cioè tra livello locale, provinciale e Comunità montane, e il livello regionale all'interno di esponenti degli stessi partiti.
Le differenze di accenti sono del tutto evidenti: non ho capito assolutamente, quale quadro normativo sia effettivamente stato prodotto e noi ci accingiamo a votare. Non riesco a capire come questa pianificazione, così come appare in questo disegno di legge, possa essere condotta a termine. Perché sembra una pianificazione infinita, che comunque fa sì che la Regione abdichi ai suoi ruoli culturali e di indirizzo prima ancora che di controllo, vanificando così l'impianto concettuale della legge n. 431.
Vi è un altro intreccio in questa sede: un dibattito puramente politico rispetto alle dichiarazioni del Segretario repubblicano, la vicenda del Consigliere Fracchia ed altre questioni del genere. Fracchia mi è enormemente simpatico per come si è comportato, sono con lui fin dall'inizio di questa vicenda e spero di continuare ad essere con lui.
Vorrei, però, almeno dal punto di vista culturale e concettuale, che non si sovrappongano assolutamente i due problemi: questa è la mia richiesta. Se diciamo che la legge, così com'è, è brutta, sono disponibile a dire che è un'occasione persa e riduttiva rispetto a quello che la Regione doveva fare. Gli altri problemi all'interno della maggioranza, i suoi litigi, per me sono diventati una costante, un dato di fatto banale, un'increspatura che da provvisoria è diventata definitiva. Ritengo, sia su questa legge che sul problema dei rifiuti di cui abbiamo parlato ieri, che questo Consiglio non abbia saputo fare i salti culturali necessari per capire che cos'è l'emergenza ambientale adesso. Però, manteniamo questo problema a parte.
Tanto, questa maggioranza è inossidabile ed è disposta a tutti i rifiuti e a tutti i pateracchi pur di non affondare. Lancio un invito a parte dell'opposizione e a parte della maggioranza: cerchiamo di migliorare, se riusciamo, questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dalla relazione che l'Assessore Bianca Vetrino ha presentato e dai fatti che sono sotto gli occhi di tutti una cosa è chiarissima: l'attività di pianificazione territoriale è in piena crisi di risultati pratici e in piena crisi di prospettive politiche. Infatti, i risultati che si sarebbero potuti raggiungere dall'attuazione della legge Galasso non sono stati raggiunti la Regione Piemonte non dispone di un solo piano adottato ai sensi della legge Galasso.
Sulla base della politica proposta dalla comunicazione dell'Assessore Vetrino veniamo a capire che questi piani non ci saranno ancora per molto tempo. Si potrebbero anche avanzare dei dubbi di riuscire a costruire i piani con le procedure indicate.
Tutto questo per il Gruppo comunista è assolutamente inaccettabile e riteniamo che le nebbie, nelle quali il collega Rossa diceva fosse avvolta la pianificazione urbanistica, saranno ancora più fitte se il disegno di legge n. 233 presentato dalla Giunta regionale sarà attuato.
Perché saranno più fitte? Intanto per la qualità intrinseca di questa legge (sulla quale tornerò successivamente) e poi perché vi è, oltre all'inattuazione della legge Galasso e alla paralisi nel governo concreto dell'ambiente, una grossa contraddizione tra il documento presentato dall'Assessore Vetrino e questa legge.
Come si fa a discutere e - nelle intenzioni della maggioranza - ad approvare una legge che contiene delle scelte politiche, delle indicazioni pratiche di comportamento già contraddette dall'ipotesi di lavoro contenuta nel documento dell'Assessore Vetrino? Il Gruppo comunista, mesi or sono, aveva proposto di superare un'emergenza che si era creata nei rapporti tra Comuni e Regione prendendo subito un provvedimento di subdelega, subordinata ad una rapida attuazione dei piani territoriali con valenza paesistica. Ci rendiamo conto che occorrerebbe una ridefinizione e una riflessione di tutti i livelli, di livello culturale, operativo, amministrativo, finanziario sul tema della pianificazione. E' un tema che deve essere affrontato non surrettiziamente all'interno di un provvedimento di emergenza volto a consentire ai Comuni di gestire il proprio territorio senza tante lungaggini per gli interventi minori. La proposta è stata rifiutata dalla maggioranza. L'Assessore Vetrino ha prodotto un documento, che esaminerò criticamente, nel quale per chi l'ha letto si compie una scelta relativa al riconoscimento della Provincia come ente competente allo svolgimento dell'attività di pianificazione territoriale, ma compie una scelta che è contraddetta dal disegno di legge in discussione. O qui tutto quello che si dice non conta e conta il voto finale e quindi possiamo dire ciò che vogliamo senza avere risposte, oppure se tutti i 60 Consiglieri regionali ragionano e votano su quello che leggono, bisogna dire come si fa a votare o come fate (noi comunque non voteremo) a votare una legge che non prevede alcuna funzione in materia di pianificazione territoriale alle Province e nello stesso tempo riconoscere in una prospettiva e un'azione pratica in cui si riconoscono le Province come l'ente competente: a pag. 3 del documento dell'Assessore Vetrino c'è una palese contraddizione con gli artt. 3 e 4 del disegno di legge n. 233.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Ci riferiamo al disegno di legge sul riordino delle autonomie regionali.



CHIEZZI Giuseppe

Vede, Assessore, noi stiamo approvando una legge nella quale voi avete voluto inserire a tutti i costi una parte di materia relativa alla pianificazione territoriale. All'interno di queste scelte avete compiuto anche la scelta di aggiungerne - visto che in Italia ci sono solo quaranta tipi di piani che normano la pianificazione urbanistica, territoriale a livello comunale ancora uno (il piano paesistico di livello territoriale).
Quando prevedete questo, non parlate delle Province. Allora, sembra strano fare una legge nella quale le Province non hanno nulla da dire a proposito di uno strumento di pianificazione territoriale e poi scrivere che si intende dare ad esse un ruolo nella pianificazione territoriale: c'è una contraddizione di prospettiva, di merito e di decisione che potrebbe essere sanata senza nessun danno, perché tanto l'unico danno che avrà l'ambiente dovuto ai comportamenti di questa maggioranza è di non disporre di strumenti di governo.
Con questa legge che volete approvare non ci sarà un solo strumento in più di governo, anzi, secondo noi date anche delle subdeleghe troppo estese senza alcun criterio che scaricheranno sui Comuni difficili problemi di responsabilità.
Quindi, non stiamo discutendo se proteggiamo o no l'ambiente: questa legge sarà l'affossamento ulteriore della legge Galasso, è una complicazione enorme della situazione legislativa e della strumentazione urbanistica e territoriale in Italia e in Piemonte, situazione già complicata per il suo verso. Quindi la fretta che avete non è fretta a favore dell'ambiente, è una fretta che, anzi, aggraverà la situazione dell'ambiente.
In questo documento, in cui si parla delle Province, si aggiunge un altro elemento che individua due strumenti: il piano territoriale regionale, come un grande quadro di riferimento, peraltro già previsto nella legge regionale n. 56 e un secondo livello di intervento, di percorso si dice, secondo il quale, in forma coordinata tra Regione e Province, si realizzano "sintesi ragionate" dei piani comprensoriali a livello provinciale.
Qui le nebbie si complicano sempre di più: cosa sono queste "sintesi ragionate" dei piani comprensoriali a livello provinciale? Che io sappia da un anno sono fermi i piani comprensoriali redatti dalla Regione Piemonte adesso si dice che il percorso che si propone è un percorso nel quale la Regione si coordina con le Province per produrre delle sintesi ragionate dei piani comprensoriali a livello provinciale.
Capisco, o cerco di interpretare, che visto che si usa il termine sintesi ci si riferisca ad un piano e ad uno strumento frutto di una sintesi di più strumenti e ricondotto a un livello non più comprensoriale bensì provinciale; quindi un altro piano che non è il piano comprensoriale di prima. Infatti, in una provincia ci sono ad esempio due comprensori c'erano quindi due piani, di questi non solo ne facciamo uno solo, ma ne facciamo una sintesi quindi si forma uno strumento nuovo. Mi chiedo anche che strumento sia, dove sia normato nelle leggi della Regione: non esiste è una invenzione tutta teorica che non ha nessun riferimento pratico e quindi crea una prospettiva di incertezza assoluta. Comunque sulla base di questo scritto sembrerebbe che la Giunta voglia fare delle sintesi di piani, voglia farli insieme alle Province e chiamarli piani territoriali provinciali, cosa non prevista dalla legge. Quindi qui c'è un grosso punto interrogativo.
Successivamente si dice che questi due strumenti, il piano territoriale e queste sintesi ragionate dei piani comprensoriali a livello provinciale sono le due strade lungo le quali si svolgerà la pianificazione territoriale, dimenticando che dalla legge che volete approvare questo non è previsto, perché in questa legge consolidate e cercate di dare una qualche forma a un altro strumento di pianificazione territoriale: il piano paesistico. Ricordiamoci che la legge Galasso, rispettosa delle autonomie regionali sulla forma strumentale che doveva assumere lo strumento di pianificazione territoriale, aveva considerato equivalenti due tipi di strumenti di pianificazione. Ricordiamoci che il Consiglio regionale all'unanimità aveva optato per il piano territoriale con valenza paesistica e non per il piano paesistico.
Da un lato il disegno di legge 233 norma e prevede un nuovo livello di pianificazione territoriale: il piano paesistico. Noi diciamo che è sbagliato. Dall'altro lato, in un documento scrivete che i livelli di pianificazione territoriale sono due: il piano territoriale ed i piani territoriali con valenza paesistica che adesso vengono di nuovo qualificati di livello comprensoriale, contraddicendo quanto è scritto cinque righe sopra quando si scrive di voler fare una sintesi di piano provinciale sulla base dei piani territoriali comprensoriali.
Rimane poi aperto - e sarebbe interessante discuterlo - il rapporto tra questo piano territoriale regionale e questi piani comprensoriali o queste sintesi ragionate di piani provinciali come si inseriscono, come vengono gestiti rispetto allo schema di piano territoriale regionale.
Sotto l'aspetto più propriamente amministrativo il documento ipotizza la realizzazione di una convenzione con il Politecnico, per fare cosa? Il Politecnico dovrebbe studiare la metodologia del lavoro di sintesi dei piani comprensoriali a livello provinciale. E poi si dice che occorrerebbe predisporre un protocollo di intesa con l'URPP (Unione Regionale Province Piemontesi) tendente al coordinamento delle attività tecniche e amministrative. Poco dopo si aggiunge: tutto questo fa parte di un rilancio complessivo dell'attività di pianificazione territoriale. Una frase molto interessante indica anche in mezzo a quali problemi di carattere politico debba lavorare l'Assessore: "rilancio dell'azione di pianificazione territoriale tendente a definire innanzitutto la volontà di attuare un'azione di pianificazione e rispetto a ciò individuare i confini entro cui tale azione si svolge". Da questa frase sembrerebbe perfino che esista da parte di qualcuno una volontà positiva di attuare un'azione di pianificazione.
Perché si dice: attenzione! Bisogna definire con chiarezza che si vuole pianificare, il che fa presupporre che tanta chiarezza non ci sia. A parte che i risultati conforterebbero esattamente questo tipo di interpretazione.
Ma poi si dice che questa volontà oltre ad essere espressa, deve anche conseguire un risultato concreto che è quello di individuare i confini entro cui tale azione si svolge. Ma se dovete ancora individuare i confini della pianificazione territoriale, perché volete approvare una legge che sceglie, in modo assolutamente discutibile, la strumentazione territoriale inventando o definendo un altro strumento di pianificazione territoriale come il piano paesistico? Questo è un pasticcio. Non si capirà più niente.
Aggiungiamo confusione a confusione.
Poco dopo si conferma che nell'attuale fase storica di intenso dibattito è utile che il Piemonte si interroghi sul futuro di questi piani e giunga in tempi brevi a una definizione "politica ma anche disciplinare" sul ruolo che i piani dovranno svolgere per attuare un effettivo governo delle trasformazioni territoriali. Benissimo. Sono d'accordo a fare questo ma bisogna farlo in tempo utile. Invece con una legge definite nuovi strumenti di pianificazione, insieme riconoscete che con questi strumenti non è definita una politica, che non è chiaro cosa sono, che vanno ridefiniti, che bisogna farli in fretta perché l'ambiente ne ha bisogno, e allora stralciate tutta la prima parte della legge che non serve a niente non solo. E' nociva, crea un'ulteriore confusione perché da un lato dite di dover definire la natura dei piani ed insieme proponete una legge che definisce esattamente che cosa, perché indica i contenuti dei piani, le scale, gli studi, le analisi, le prescrizioni, i vincoli. Sono convinto che le cose scritte, e queste ultime specialmente, dall'Assessore Vetrino hanno un fondamento e devono essere prese in considerazione. E' per questo che continuiamo a sostenere che la prima parte della legge è inutile e nociva perché lo si ammette in termini generali nello stesso documento di impostazione. Vogliamo garanzie che non si facciano degli altri buchi nell'acqua. La nostra preoccupazione è questa: in Italia leggi ottime ne abbiamo fatte tante, ma le abbiamo utilizzate e gestite in modo pessimo.
Senz'altro la prima parte di questa legge sarà un nuovo episodio di ridondanza legislativa che non avrà nessun risultato se non di far venire un po' di capogiro alle amministrazioni comunali, ai progettisti, ai cittadini che si vedranno ruotare attorno una nuova legge di taglio urbanistico e un nuovo piano urbanistico di livello territoriale.
Dopodiché il mondo girerà come prima sino forse al prossimo grido di una persona civile e onesta, un Galasso bis, che inventerà di nuovo qualcosa per cambiare la situazione. Non è di leggi che hanno bisogno il nostro Piemonte e l'ambiente, ma di comportamenti concreti. Certo c'è anche bisogno poi di ridefinire la materia legislativa, ma ridefinirla non vuol dire aggiungere legge a legge. Vuol dire, come è stato scritto anche in qualche impegno del Consiglio regionale, ad esempio, fare pulizia in tutto quello che c'è, nella pletora di leggi, nelle sovrapposizioni, nelle difficoltà di lettura e partire di lì per semplificare e introdurre anche degli elementi di novità.
Nella parte finale del documento si dice che bisogna avviare un dibattito tra le forze politiche, economiche e sociali per la definizione degli obiettivi per la pianificazione territoriale. Facciamolo subito, ma non mettiamo avanti a questo dibattito le condizioni perché il dibattito non avvenga in termini liberi. Non aggiungiamo un altro vincolo a un dibattito che invece deve svolgersi nel modo più ampio. Si dice poi che occorre individuare puntualmente gli obiettivi dell'intera operazione di pianificazione e che in base a questa si individuerà l'effettiva portata normativa dei piani territoriali. La conclusione logica dell'intera operazione riguarderà la realizzazione di due strumenti che costituiranno un primo quadro organico di pianificazione territoriale: quindici piani comprensoriali e uno schema di piano regionale. Tutto questo mi sembra che dimostri che la pregiudiziale posta in termini non formali dal collega Biazzi, all'inizio, aveva corpo, aveva merito. Mi dispiace verificare che la sordità delle altre forze politiche di maggioranza è stata assoluta e si è avuta una chiusura su questi aspetti che però rimangono tutti validi.
Sono aspetti che indurranno da parte nostra un comportamento massicciamente emendativo nei confronti di questa legge. Il problema generale rimane questo: dopo la legge Galasso, i piani paesistici a che punto sono? La legge Galasso cosa aveva detto? Di fronte a una Italia disastrata aveva fissato alcuni elementi di valore generale, e aveva detto alle Regioni, a proposito delle situazioni delle sponde dei fiumi, dei laghi e via dicendo che occorre non proseguire come nel passato, ma occorre fare dei piani che individuino delle scelte, delle tutele, dei criteri di comportamento e quindi ha assegnato alle Regioni il compito di fare questi piani.
La Regione ha dato degli incarichi, ha predisposto i piani, ne ha adottati alcuni, poi ha revocato l'adozione, si è spaventata, ha trovato una legge che imponeva la consultazione delle Province. Però adesso a che punto siamo? Adesso se seguiamo la proposta della Giunta regionale noi non approviamo i piani e diamo delle deleghe troppo ampie, almeno per un aspetto, ai Comuni. Quindi quegli elementi del territorio che erano soggetti in base alla legge Galasso a questo grido d'allarme, a questa forma di tutela che le Regioni dovevano predisporre, per cessare il degrado ambientale dovuto ad attività e a un'edilizia di carattere incontrollato non avranno tutela perché i piani non si fanno e una parte di queste attività torna a essere gestita dai Comuni esattamente nel modo precedente senza guida, senza criteri, scaricando quindi sul Comune un onere, un peso grosso e immotivato. Allora vedete che se non ci sono dei comportamenti concreti alla fine, si trova sempre il modo di evitare le leggi. Se passa questa legge, alcuni interventi tornano al regime ante legge Galasso senza nessuna normativa, senza nessun criterio (e su questo faremo un emendamento), e nel contempo dei piani territoriali con valenza paesistica non se ne parlerà più per molto tempo. Questo è l'affossamento della legge Galasso, è l'anestesia della legge Galasso, e a questo punto rimarranno ancora le dichiarazioni di tutti in favore dell'ambiente. Si vogliono fare i piani, ma i piani non si faranno e l'ambiente andrà avanti esattamente nel modo in cui è andato sinora. La disattenzione che dobbiamo denunciare su questo problema si stende poi ancora più in là. Il far crescere situazioni di emergenza è molto pericoloso perché poi la situazione va in qualche modo risolta e il più delle volte non viene risolta secondo tanta ragione, ma secondo molta forza e molto senso pratico di basso profilo.
Una delle situazioni di emergenza che ha segnato l'attività della Regione è stata data dal fatto che una grandissima quantità di domande, di concessioni e di autorizzazioni edilizie è giunta dopo l'entrata in vigore della legge Galasso: si è parlato di 5-10.000 domande. Questo numero di pratiche, avendo io seguito il dibattito in Commissione, avrebbe potuto non giungere in Regione solo che si fosse normato, anche solo con una circolare interpretativa rivolta ai Comuni, che c'era una serie di interventi edilizi che non dovevano assolutamente esigere un'autorizzazione qualsiasi da parte della Regione. Se si fosse fatto questo, forse la metà delle pratiche non sarebbe giunta in Regione, gli uffici regionali avrebbero avuto un altro carico di lavoro, il problema sarebbe stato meno impellente e avrebbe richiesto decisioni meno gravose. Quindi anche da questo punto di vista il comportamento è stato di assoluta insufficienza.
Qual è la proposta generale che facciamo? Noi riconfermiamo il nostro primo disegno di legge presentato molti mesi orsono; chiediamo alla Giunta che stralci tutta la prima parte e la posponga a quel dibattito che vuole fare sulla pianificazione territoriale.
Proponiamo poi di verificare queste deleghe ai Comuni con più attenzione, proporremo degli emendamenti su questo punto. Questa è la nostra posizione principale.
Abbiamo poi una posizione subordinata, evitare questi due gravi errori: aggiungere una nuova legge di tipo urbanistico alla legge urbanistica e aggiungere un nuovo strumento urbanistico agli strumenti urbanistici esistenti. Se saremo sconfitti sulla prima proposta che facciamo, che la Giunta autonomamente ritiri i primi sette od otto articoli della legge proporremo degli emendamenti per evitare almeno ai Comuni ed ai cittadini l'onere di avere un rapporto ancora più difficile con le leggi, i regolamenti e i piani di quanto lo abbiano già adesso. Su questo c'è già troppa confusione e quindi proporremo che, ridotti al minimo, si facciano degli aggiornamenti alla legge n. 56 in funzione dell'entrata in vigore della legge Galasso; questo può essere fatto e presenteremo degli emendamenti in proposito.
L'altra proposta è una scelta che riguarda gli strumenti: noi riteniamo a questo punto che piani ce ne sono troppi, che la Regione Piemonte sia in grado di decidere che lo strumento di pianificazione territoriale di area vasta a tutela dell'ambiente è uno solo, ed è il piano territoriale con valenza paesistica.
Il piano paesistico per adesso noi proponiamo che venga stralciato come dizione, perché i contenuti di un piano paesistico non si differenziano da quelli di un piano territoriale con valenza paesistica e questo lo ha detto anche la legge Galasso. Semplifichiamo le leggi e gli strumenti! Certo che semplificarli vuol anche dire però farli e su questo è davvero sconfortante che nessuno, anche da parte della maggioranza, sollevi questo aspetto.
Discutiamo dell'ambiente a proposito di questa legge, ma i piani quando saranno fatti? La Giunta dispone di piani redatti, adesso sono anche tornati dalle consultazioni.
Abbiamo presentato una proposta in questo senso che, se gestita in termini accelerati, avrebbe potuto consentire una rapida consultazione con le assemblee dei Sindaci e poi l'adozione di questi piani, sentito il parere delle assemblee dei Sindaci da parte della Giunta regionale: questo sarebbe l'unico atto in base al quale si giustificherebbe un titolo sul giornale, che magari strapperete lo stesso, immeritatamente, del tipo: "La Regione ha iniziato a governare i temi ambientali con strumenti di pianificazione", lo strapperete lo stesso, vi diranno che avete attuato la legge Galasso, cosa non vera.
Ma l'altro tema rimane. A mio parere non è ammissibile che questa legge venga approvata in assenza di un programma concreto, che non sia quello presentato dall'Assessore, dal quale non si vede la fine di questo lavoro.
Con tutte le spese che sono state affrontate per predisporli, i piani territoriali che fine fanno? Questi piani dovrete pur portarli all'approvazione! Dite che farete delle sintesi di piani che non esistono.
Dite che farete un piano territoriale regionale; visto che non siete stati capaci a fare i piani di comprensorio, rilanciate "più uno" e dite "faremo i piani territoriali regionali". Ma chi ci crede? Fate un po' di propaganda! Se vogliamo fare atti concreti, dato che i piani ci sono e sono stati oggetto di studio, dato che avete le valutazioni della Provincia, volete avere un rapporto con le assemblee dei Sindaci, così come è previsto dalla nostra proposta di riordino delle autonomie? Fatelo, ma ricordate che i piani possono essere adottati ed essere un valido strumento di tutela del territorio; una volta adottati i piani ci sono 60 giorni perché tutti (Comuni, Comunità montane) facciano le loro osservazioni e allora assumetevi questa responsabilità! Adottate i piani, magari previa una rapida consultazione, pubblicateli e così comincia ad agire una tutela del territorio. I Comuni e le Comunità montane hanno 60 giorni, facciano le loro osservazioni. La Regione risponda alle osservazioni e in 90 giorni inviate il piano all'approvazione del Consiglio. Nessuno parla di questo e ci sciacquiamo la bocca con l'ambiente! L'ambiente lo si tutela con i fatti, non con le parole! Con i fatti, non con le leggi! Con i fatti conseguenti a delle leggi, ma leggi ne abbiamo già troppe. Cominciate ad applicare la legge! Parole ne abbiamo fatte tante, però la realtà è sotto gli occhi di tutti.
Da questo punto di vista saremo molto attenti a ciò che risponderete abbiamo anche sentito durante le consultazioni cosa hanno detto le associazioni; rimarchiamo il fatto che vi siete rifiutati, con un'interpretazione burocratica e chiusa del regolamento, a un anno di distanza, con rilevanti modifiche introdotte nella legge, di risentire in modi più o meno formali le associazioni che lo avevano espressamente richiesto. Noi con queste associazioni stiamo in contatto e non vi permetteremo di passare in modo indecoroso un provvedimento di legge spacciandolo per un provvedimento di attuazione della legge 431, quando la vera e unica attuazione di questa legge è fare i piani, non fare altre leggi che complicherebbero la situazione.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Anche il Gruppo socialdemocratico ritiene di portare un contributo nella discussione di carattere generale, preliminare prima di passare all'esame del singolo articolato.
Abbiamo avuto modo di partecipare, seppure saltuariamente durante le fasi di lavoro della Commissione, e di esprimerci su alcune questioni e quindi concordiamo stanzialmente sulla relazione del collega Nerviani che è di illustrazione al disegno di legge. Concordiamo sulla filosofia ispiratrice, se così possiamo dire, della legge, sulla necessità che il Consiglio regionale arrivi all'approvazione del disegno di legge n. 233.
Intendiamo portare, nei limiti del possibile un contributo migliorativo individuando alcuni passaggi della legge medesima che riteniamo possono essere migliorati attraverso il coinvolgimento degli enti locali soprattutto delle Amministrazioni provinciali. Noi concordiamo che, laddove l'Assessore Vetrino dice che le Amministrazioni provinciali consultate avendo espresso determinati pareri vanno coinvolte, ma riteniamo che questo coinvolgimento debba avvenire attraverso l'inclusione in quella Commissione (ma poi avremo modo di intervenire in merito quando si passerà all'esame particolareggiato dell'articolato), ad esempio, che un membro delle Amministrazioni provinciali faccia parte di diritto e con diritto di voto all'interno della Commissione che viene proposta.
Penso che in questi ultimi anni abbiamo tutti avuto modo di assistere e alcuni hanno anche contribuito - alla rivalutazione sostanzialmente del ruolo delle Amministrazioni provinciali che, scomparsi i Comprensori rappresentano un ente territoriale che fa da trait d'union su molti argomenti di fondo fra gli enti locali, Comuni e l'Amministrazione regionale. Riteniamo che questo coinvolgimento non debba essere semplicemente formale, ma debba essere sostanziale e che quindi l'Amministrazione provinciale per le varie realtà del territorio piemontese abbia modo di esprimersi in prima persona attraverso l'inserimento in queste Commissioni recependo ovviamente quelli che sono i piani che per le singole Province sono state redatte dai progettisti, che a suo tempo hanno avuto l'incarico dei Comprensori. Questo per quanto riguarda una questione relativa alle Amministrazioni provinciali.
Per quanto riguarda un discorso di fondo sull'articolato della legge riteniamo che uno sforzo dovrebbe essere fatto per arrivare, fin dove è possibile, ad una semplificazione. Molte volte ci troviamo di fronte, per quanto riguarda gli enti locali, ad interpretazioni di articolati di leggi relativamente pesanti, che costituiscono a volte bardature burocratiche dalle quali diventa difficile sciogliersi.
Riteniamo quindi che, nei limiti del possibile, questa è una prima stesura di legge. Concordiamo con quanto diceva il Consigliere Marchini relativamente al fatto che questo tassello iniziale vada poi ricollocato all'interno di modifiche alla legge regionale sulla tabella del territorio la quale dovrà recepire, per quanto riguarda questo settore, i filoni conduttori dell'impianto e farli propri. Questo lo condividiamo, per cui capiamo la difficoltà che esiste oggi come oggi nel definire un articolato più snello e più semplificato di quanto è stato proposto, perché si tratta appunto di una prima stesura che potrà essere in seguito affinata, laddove sarà recepita dalla legge regionale sulla tutela del territorio. Questa è la seconda considerazione che volevamo fare.
La terza considerazione riguarda una responsabilizzazione dell'ente comune. Non concordiamo con le valutazioni che definiscono le subdeleghe carichi eccessivi di responsabilità nei confronti dell'ente comune. Noi riteniamo, invece, che i Comuni vadano responsabilizzati ai livelli ovviamente di competenza.
Per quanto riguarda l'assemblea dei Sindaci, riteniamo che potrebbe essere l'andare ad una consultazione di questo tipo un appesantimento ulteriore all'iter della legge. Individuiamo invece, come dicevamo prima nell'Amministrazione provinciale l'interlocutore qualificato e interprete del territorio relativamente alla propria amministrazione, che può essere l'interlocutore di quelle istanze che venivano portate avanti dai Comprensori, quando questi esistevano come enti di programmazione e che oggi possono essere in modo mirato portate avanti dalle Amministrazioni provinciali.
Certo, se si dovrà investire le Amministrazioni provinciali di deleghe di questo tipo, dovranno essere in grado di avere strumenti operativi per poterle gestire. Oggi come oggi le Province non hanno una struttura tecnica adeguata a costituire un supporto di referenza attendibile per quanto riguarda questo settore, perché non hanno competenza storica in materia. Tutto questo va costruito, ma riteniamo sia un passaggio indispensabile e istituzionalmente qualificato e, all'interno di questa disponibilità, riteniamo possano essere portati dei contributi migliorativi che non stravolgono assolutamente l'impianto della legge, ma che vadano a rendere più incisiva la presenza dell'interlocutore Provincia che va auspicato a livello di relazione; ma l'auspicio va tradotto concretamente in una incisività di articolato che preveda la presenza diretta di componenti dell'Amministrazione provinciale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Credo che ci vorrà tempo perché le ferite prodotte dai fendenti di Chiezzi sulla collega Vetrino si risanino e si cicatrizzino. Sentiti gli interventi che ci sono stati, mi sono ripetutamente chiesto perché una onesta comunicazione integrativa della volontà politica manifestata con la presentazione del disegno di legge sia stata fatta prima del dibattito e della votazione della legge stessa.
Ho sentito raramente attacchi così ingenerosi e così violenti, offese alla dignità operativa di un esecutivo, ripeto, a fronte di un atteggiamento di disponibilità che è durato non il tempo di una stagione dall'inizio dell'estate alla sua fine durante il quale è stata preparata la comunicazione che è stata letta, ma che è durata per tutto il tempo in cui faticosamente, anche per difficoltà all'interno della maggioranza, si è sviluppato il dibattito in Commissione.
Debbo riconoscere al Gruppo comunista che la posizione pregiudiziale è stata posta subito, ma credo che qualche contributo si sarebbe potuto dare anche sotto il profilo specifico durante il dibattito e durante i lavori di Commissione.
L'annuncio dell'atteggiamento massicciamente emendativo, che peraltro non è nuovo in questo Consiglio, mi deprime profondamente sotto il profilo del corretto confronto parlamentare e legislativo. Sono segnali che non aiutano a costruire, ma creano tensioni di cui questa Regione penso abbia assai poco bisogno.
Cara collega Vetrino, pur rilevando che l'ottimo non è stato fatto perché è difficile realizzarlo, osservo invece il molto impegno della Giunta e suo specificamente per aver avviato un discorso serio di pianificazione territoriale; se non si fanno dei ragionamenti comparativi credo che non si rimanga nella realtà e se non si rimane nella realtà non si fa politica, si diventa pretestuosi, capziosi. Mi chiedo quante altre Regioni hanno perfezionato il discorso della pianificazione territoriale hanno concretamente prodotto quegli strumenti di pianificazione che il Consigliere Chiezzi, giustamente, invocava come necessari. Mi accorgo che poche sono le esperienze positive in questo senso e che quelle avviate hanno già incontrato tante contestazioni da far dubitare fortemente della loro validità originaria.
Voglio invocare la forte autonomia del Consiglio. La comunicazione dell'Assessore Vetrino è una comunicazione di volontà della Giunta, la legge è espressione della volontà della Giunta, ma anche espressione della volontà del Consiglio. Quindi ritengo che questa legge vada fatta come affermazione della volontà del Consiglio quand'anche gli intendimenti dell'Assessore potessero apparire, ma non appaiono nella fattispecie contraddittori rispetto alla posizione che è sottesa alla legge. Quindi ritengo che la maggioranza abbia trovato un'intesa positiva sul complesso della legge. La Commissione ha trasferito al Consiglio questa legge e oggi il Consiglio la prende in considerazione esaminandola per le sue caratteristiche proprie, senza interferenze, che non sono accettabili.
Sono anche amareggiato e sorpreso, perché, per quanto attiene la seconda parte, si era trovato un sufficiente accordo; sul tema delle deleghe in Commissione anche le opposizioni avevano dimostrato una buona volontà di convergere. Questa mattina queste deleghe sono segnalate come possibili strumenti distruttivi dell'ordinata pianificazione territoriale del nostro territorio. Anche su questo si prevedono battaglie grosse.
Allora non capisco. Quello che si invocava prima come libertà per i Comuni, adesso è segnalato un pericolo per i Comuni quello di avere eccessive responsabilità. Bisogna anche saper mantenere un comportamento coerente tra le cose che si dicono all'inizio, durante e alla fine; se si muta, lo si deve fare in funzione di un dibattito in cui si possano trovare posizioni convergenti, ma non si può impunemente modificare atteggiamento nel corso della discussione da parte di una delle forze che ha partecipato all'avvio del dibattito.
Non vedo colleghi Consiglieri, niente di demoniaco, niente di negativo in questi piani paesistici che mi pare siano indicati dall'organizzazione tecnico-burocratica come assolutamente necessari. E mi pare che la legge faccia riferimento ancora ai piani territoriali che possono assumere valenza paesistica; e, per i piani paesistici, mi pare che ci sia anche l'indicazione che con essi devono essere coerenti per le parti ambientali i piani paesistici che dovranno essere definiti. Sarà un ulteriore strumento di distruzione ambientale, di incapacità operativa, di blocco funzionale come dice Chiezzi? Può essere. Andiamo a verificarlo. Noi crediamo che il quadro sia completamente diverso e crediamo pure che abbia fatto bene l'Assessore Vetrino ad insistere in questa necessità di normazione elementare che attiene alla pianificazione territoriale con specifica valenza ambientale. E ha ragione la collega Vetrino quando sostiene che questa legge è propedeutica alle indicazioni che sono state fatte nella sua comunicazione, sulle quali non essendo legge, non essendo vangelo, si potrà anche ulteriormente dibattere.
Il discorso introdotto del rapporto con le Province, a cui ha fatto riferimento il pregevole intervento del collega Gallarini, va obiettivamente e ulteriormente meditato. Su questo già da tempo discutiamo ma non è questo un impedimento allo sviluppo del dibattito su questa legge che mi pare abbia indicazioni di assoluta chiarezza normativa e indicazioni di prospettive concrete e positive soprattutto per le nostre comunità locali.
Allora, signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi siamo ben diversamente orientati nell'esame e nella valutazione di questa proposta di provvedimento di legge e riteniamo che non sarà questo l'affossamento della legge Galasso, riteniamo, al contrario, che potrà favorire la realizzazione, la concretizzazione dello spirito delle leggi che a livello nazionale, in tema ambientale, sono state approvate.
Non credo neppure che ci sia da parte nostra un'indisponibilità a capire proposte che hanno il loro fondamento e credo che non abbiano la caratteristica del pregiudizio di opposizione. Con questo atteggiamento molto sereno ma anche molto fermo, che deriva da un dibattito che si è prolungato per molto tempo fra di noi, anche all'interno della maggioranza ci accingiamo al dibattito sull'articolato della legge.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Credo che diversi di noi siano stati costretti a modificare il taglio degli interventi preparati, per le ragioni che sono già ampiamente emerse in quest'aula. Mi riferisco ancora alla relazione dell'Assessore Vetrino non per ripetere le cose ormai già dette in quest'aula, riguardo alle novità introdotte dalla relazione stessa, ma per sottolineare come l'Assessore Vetrino abbia richiamato, all'inizio della propria comunicazione, la deliberazione del Consiglio regionale del 22/5/1986 come strumento per intervenire sui propri mezzi di pianificazione, per integrarli in modo da ottenere dei piani atti a salvaguardare e tutelare i valori paesistici ed ambientali. In questo modo, secondo quella deliberazione, credo approvata all'unanimità dal Consiglio regionale, si sarebbe ottemperato da una parte alla legge 431 e dall'altra si sarebbero arricchiti i nostri strumenti di pianificazione, già in gran parte predisposti, degli aspetti riguardanti i valori paesistici ed ambientali che evidentemente non erano stati tenuti nella debita considerazione. Si sceglieva cioè, da parte della Regione Piemonte, in modo chiaro, la strada dell'integrazione dei propri strumenti di pianificazione territoriale già esistenti, cioè i quindici schemi di piano territoriale. Si scartò cioè la strada di predisporre nuovi piani paesistici, anche se prevista dalla legge 431 che dà la facoltà alle Regioni, in modo lungimirante, di scegliere, a seconda del processo di pianificazione in atto, tra nuovi piani paesistici l'integrazione degli strumenti di pianificazione già elaborati.
Si decideva, allora, come Regione, di riaffermare le nostre competenze in materia e, contestualmente, la validità delle nostre autonome elaborazioni. Dopo due mesi ci diede ragione sia la Corte costituzionale che il TAR del Piemonte sull'infausta vicenda dei "galassini".
Questi i punti di partenza. Si sono poi assunti altri atti, credo all'unanimità, per quanto riguarda l'approvazione dei piani d'area dei parchi e della normativa in materia di utilizzo o sfruttamento delle foreste e delle aree boschive. Scegliemmo quella strada non a caso. In Piemonte, già nel 1985, tutto il territorio era coperto dagli schemi di piani territoriali comprensoriali adottati o approvati o comunque già inviati alla Regione, già elaborati. Oltre un anno fa, credo nel mese di luglio, il nostro Gruppo, intervenendo sulla relazione dell'Assessore Vetrino, sottolineò come fosse opportuno e necessario avviare immediatamente l'esame dei piani così come integrati per gli aspetti paesistici e ambientali ai sensi della legge 431.
Da oltre un anno erano giacenti nei cassetti della Giunta regionale.
Avevamo dato tre mesi di tempo solamente ai professionisti, nell'estate di due anni fa, coscienti dell'urgenza di dotarci di una prima strumentazione anche di larga maglia; da oltre un anno e mezzo questi piani sono stati elaborati ma non sappiamo qual è la valutazione che ne dà il committente cioè la Giunta regionale. Conosciamo solamente il giudizio più o meno critico, di rigetto o di cauta approvazione, formulato dalle Province. Noi che abbiamo dato l'incarico di redarre questi strumenti, da oltre un anno e mezzo non sappiamo che valutazione darne.
Per questo fu chiesto all'Assessore di far precedere il dibattito sulla legge che stiamo discutendo da una relazione. Ci sembrava un atto necessario anche per non duplicare una serie di dibattiti in questo Consiglio regionale. Si discuteva con questa legge di una nuova normativa in materia di piani paesistici, ci sembrava ovvio che il Consiglio regionale fosse edotto sulla elaborazione di questi nuovi strumenti.
D'altra parte non potevamo non chiedere, di fronte alle posizioni diversificate che emergevano nella maggioranza, quali sono le direttrici che la Giunta regionale, quale espressione evidentemente di una maggioranza, intende percorrere dopo l'approvazione di questa legge. Ci sembrava e ci sembra una richiesta più che ovvia. Sapere quali norme approviamo e per raggiungere quali obiettivi. Non è, quindi, una richiesta per nulla pretestuosa. Noi ringraziamo l'Assessore Vetrino di aver svolto la relazione, di aver esposto le sue valutazioni, pensiamo a nome della Giunta, che - ripetiamo - non collimano per nulla con la proposta che stiamo discutendo. E' sufficiente confrontare, e l'ha fatto in modo egregio il collega Chiezzi, quanto è scritto nella relazione e nel testo della legge. L'Assessore recupera - lo ammettiamo - con questa relazione quanto noi avevamo già indicato in Commissione: la divaricazione esistente tra le norme proposte e quanto avvenne nella Commissione permanente, con la rivolta dei Comuni, delle Comunità montane e le consultazioni indette autonomamente dalle Province. Pareri che venivano espressi e di cui non si poteva non tenere conto, e norme proposte in Commissione, che non tenevano per nulla conto del ruolo degli enti locali, in particolare delle Province.
Si trattava di scegliere allora, perché la realtà era già in movimento da oltre un anno. Da quasi un anno si è tenuta l'assemblea dell'UNCEM al Teatro Nuovo di Torino.
C'è un'altra contraddizione, ancora più grave, che mette in evidenza un certo strabismo di comportamento (come diceva il collega Ala). Si è scelta con atti precisi da parte della Regione, la strada dell'integrazione dei piani territoriali, investendo risorse ed energie. Nella proposta di legge invece, questo aspetto è del tutto marginale. Si dà prevalenza ad un altro strumento, al piano paesistico, che è altra cosa. Non c'è una coerenza di comportamento. Emerge ancora più chiaramente il percorso da noi indicato emerge ancora più limpido, più lineare. Un anno fa abbiamo detto: "subito la delega ai Comuni" per rilasciare le autorizzazioni ai sensi dell'art. 7 e subito dopo si apra un confronto serio. Gran parte delle pratiche non graverebbe più sulla Regione. Era ed è un'esigenza diffusa e si poteva esaudirla prima del Natale 1987 perché sulla nostra proposta penso ci fosse l'accordo generale. Tant'è vero che è l'unica novità alla vostra proposta di legge.
Proponevamo e proponiamo anche adesso l'esame dei piani urbanistici territoriali, i nostri piani territoriali integrati ai sensi della legge n.
431 che sono nei cassetti da un anno e mezzo. Una volta approvati i piani urbanistici territoriali, buona parte dei problemi cominciano ad essere risolti (problemi che derivano dai vincoli cautelativi della legge n. 431).
Dicevamo anche che questo esame, con l'approvazione o il rigetto, ci permette di acquisire elementi per approfondire il confronto che stenta a decollare anche in Consiglio regionale. Ciò avrebbe permesso di colloquiare, in modo serio e concreto, con la comunità regionale, in primo luogo con gli enti locali, con le Province, senza essere sostituiti in questo ruolo dalle Province, come è avvenuto per un anno e mezzo. La Regione è stretta alla finestra. Questo non è accettabile per un processo serio di pianificazione. Si tratta di avviare un processo per definire una normativa a regime che deve essere frutto di un confronto approfondito con gli enti locali che permetta di utilizzare l'esperienza maturata durante le integrazioni dei piani. Non so se questa esperienza è recuperabile dopo un anno che i gruppi incaricati si sono sciolti.
Dopo un anno e più ci troviamo, al di là delle buone intenzioni dell'Assessore, come mi ricorda spesso il collega Guasso (che deve avere una particolare simpatia per l'Assessore Bianca Vetrino), con un pugno di mosche. Questa è la realtà che abbiamo di fronte.
Unica cosa chiara in questa proposta di legge è la delega ai Comuni che, come da noi proposto, poteva già diventare operante dal Natale scorso.
Il resto della legge è una ripresa di norme già esistenti, quando non si fa - come diceva il collega Chiezzi - della confusione. Non ci sono i piani urbanistici territoriali integrati, che potevano essere esaminati approvati o respinti ed essere un punto fermo per ulteriori passi in avanti, coinvolgendo in un nuovo processo le Province e gli enti locali.
Noi partiamo ancora da zero.
Per cui ribadiamo al collega Nerviani di stralciare la parte chiara della legge, la delega ai Comuni e la definizione, eventualmente anche con ampliamenti, dei criteri con i quali i Comuni possano gestire la delega.
Questo può essere fatto con un atto autonomo della Giunta e siccome non vogliamo ritardare nulla e vogliamo essere pratici ed operativi, entro 60 giorni la Giunta emani questi criteri. Se non lo fa entro 60 giorni, i Comuni possono autonomamente decidere in materia di rilascio delle autorizzazioni.
L'altra precisa richiesta che facciamo è di portare motivatamente all'esame del Consiglio regionale, per l'approvazione, i piani urbanistici territoriali che la Giunta regionale ritiene approvabili, con le integrazioni rese opportune dalla consultazione con le Province.
La Giunta regionale respinga motivatamente le proposte di piani urbanistici territoriali che ritiene non approvabili, ma dia subito incarichi per poterli rifare senza protrarre ulteriormente una situazione non più accettabile.
Non si può dimenticare che, in tutti i quindici piani territoriali comprensoriali, le integrazioni sono state apportate da tecnici incaricati e coordinati dalla Giunta regionale, con un gruppo centrale che doveva fornire indicazioni ed indirizzi. Non possiamo pensare che un lavoro costato in termini di denaro forse non moltissimo (ne diamo atto all'Assessore Vetrino), ma pur sempre oltre 400 milioni, che in termini di tempo sia tutto da buttare. In ogni caso si deve valutare. Noi vogliamo dare una valutazione sulle elaborazioni arrivate in Regione, se sono valide o meno. La Giunta non ci mette in grado di valutare quanto è arrivato.
Un'azione di governo della Regione non può che svolgersi in due direzioni: da una parte affrontare la problematica posta dai vincoli cautelativi della legge n. 431 (anche se per fortuna non abbiamo più l'emergenza dei "galassini") e dall'altra arricchire il processo di pianificazione che, nella nostra Regione, come spesso riconosce l'Assessore Vetrino, è nato da tempo e che ha dato risultati sul piano operativo.
Le categorie dei beni sottoposti a vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 431, sono undici, dalla lettera a) alla m); due non toccano il Piemonte e sono le coste marine e i vulcani. Ne rimangono nove da esaminare. Di queste i ghiacciai e i circhi glaciali, le zone umide identificate da un decreto del Presidente della Repubblica, le zone di interesse archeologico, le aree assegnate alle Università (che è la metà della lettera h), non mi pare che costituiscano dei problemi. Ne rimangono quindi cinque e mezza. Di queste i parchi e le riserve naturali sono già normati con i piani d'area e ci fa piacere che il Commissario del Governo abbia riconosciuto la validità di questi piani. Restano i territori coperti da foreste e boschi, per i quali, se non ricordo male, è stata approvata una normativa specifica e inoltre ci sono già norme della legge n. 431 che per gran parte, permettono di uscire da vincoli di assoluta non modificabilità dei luoghi. Rimangono tre categorie e mezza: sono le zone gravate da usi civici, le sponde dei laghi per una fascia di 300 metri, le rive dei fiumi e i corsi d'acqua inseriti negli elenchi di cui a regi decreti, in una fascia di 250 metri; in più le montagne al di sopra dei 1.600 metri.
Quindi i vincoli cautelativi della legge Galasso si riducono a questi punti.
Ecco perché, collega Nerviani, invitiamo anche la Regione a misurarsi concretamente su questi punti. Con i piani urbanistici territoriali si possono già dare delle indicazioni molto precise, e si può addirittura arrivare ad allargare la possibilità di delega ai Comuni per le autorizzazioni, coprendo probabilmente l'80-90% degli interventi. Non possiamo dimenticare che la legge regionale n. 56 già vincola all'inedificabilità delle sponde dei fiumi fino a un margine di 150 metri vincolo che anticipava la legge Galasso. Lo stesso dicasi per le sponde dei laghi. I problemi per le aree oltre i 1.600 metri possono essere affrontati anche con provvedimenti snelli e puntuali. Si può dare a gran parte dei problemi derivanti dai vincoli cautelativi sul nostro territorio una risposta concreta, precisa e seria in pochissimo tempo. Lo dicevamo già un anno fa. Proprio perché, coscienti di questa situazione, ritenevamo utile procedere con l'indicazione che abbiamo dato.
Un altro problema è rappresentato dalle aree che il Piano regolatore generale ha ritenuto di particolare pregio, sottoponendo l'approvazione degli interventi alla Commissione regionale per la tutela dei beni ambientali e culturali. La Commissione era articolata sul territorio a livello comprensoriale. Sorge ora il problema di modificare la legge regionale n. 56, perché i Comuni hanno inserito quei vincoli nei piani regolatori avendo presente la possibilità di rivolgersi a Commissioni comprensoriali. Ciò significava procedure nel complesso snelle. Se viene cambiata la normativa, i Comuni devono iniziare le loro pratiche in Regione. Per questo noi proponiamo una modifica per quanto riguarda le funzioni della Commissione per la tutela dei beni ambientali e culturali.
Altri problemi li riprenderemo nel dibattito sull'articolato.
Faccio un esempio. Si potrebbe benissimo ampliare o meglio perfezionare la casistica degli interventi soggetti ad autorizzazione da parte dei Comuni. Si tratta di precisare alcuni interventi per i depositi a cielo aperto. C'è deposito e deposito. Esiste il problema creato dalle carcasse delle automobili, ma diverso è il caso dei depositi di legname. Diverso ancora quello degli attrezzi per il giardinaggio. Si tratta quindi di approfondire, anche allargando la casistica, tenendo presente la dimensione e la natura del deposito.
Non sono un tecnico in materia, ma penso che le demolizioni all'interno della fascia dei 150 metri, di edifici costruiti dopo il 1945 dopo altra data, ad esempio dopo il 1921, possono essere autorizzate dal Comune se non sono in contrasto con il piano regolatore. In genere in questi manufatti non c'è nulla da tutelare. E' una strada concreta da percorrere e su cui confrontarci. Non è concreta invece la proposta di legge. Si possono attenuare le emergenze che hanno contribuito a logorare il rapporto fra enti locali e Regione e dare un contributo non di poco conto al rafforzamento di un rapporto corretto tra istituzioni e cittadini.
Si può allora dare forza al processo avviato in Piemonte da un decennio che deve essere approfondito ed arricchito alla luce della legge 431 del 1985.
Non ho voluto dare fendenti al Vicepresidente, ritengo però che un confronto franco sia più produttivo per arrivare a decisioni soddisfacenti.
Penso che questo sia un obiettivo che ci accomuna all'Assessore che, da quando ha assunto l'incarico, ha cercato di trovare soluzioni che permettono di fare avanzare seriamente la pianificazione in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Prenderò pochissimo tempo perché, secondo regole non scritte, non potrei parlare perché non faccio parte della II Commissione, però, malgrado l'apprezzamento che spesso esprimo all'Assessore Vetrino, qualche piccolo fendente in realtà lo vorrei dare. Sono più cattiva del mio collega Biazzi.
Sono davvero preoccupata di come sta andando la vicenda della legge Galasso e della pianificazione territoriale. Non interverrò nel merito degli articoli della legge perché già i miei colleghi hanno detto tanto, ma nel merito del documento dell'Assessore sulla pianificazione territoriale.
Questa vicenda mi ricorda quella dei vestiti nuovi dell'imperatore: qualcuno dovrà dire se preferisce il re o l'imperatore nudo. Di pianificazione territoriale si parla da decenni, ma la Regione Piemonte e molte altre Regioni non riescono a produrre nulla. Qualcuno dovrà dire che la pianificazione territoriale, se si continua così, non si farà mai, non ci sarà mai, quindi forse conviene neanche più parlarne.
Il processo descritto in quel documento a me pare sintetizzabile in alcune considerazioni temporali, e cioè che comunque nell'arco di questa legislatura di piano territoriale regionale non se ne parlerà neanche perché facendo qualche calcolo temporale non ci si arriva con la procedura descritta; probabilmente non ci sarà neanche quell'opera di ricucitura dei piani territoriali comprensoriali con valenza paesistica fra le Province e la Regione e non ci sarà neanche quel collage che, peraltro - dice l'Assessore - non corrisponderà al piano complessivo.
Inoltre, dal combinato del documento più la legge le autorizzazioni tornano ai soggetti d'origine, si cancella la legge Galasso per questo aspetto; tanto valeva allora neanche farla per fare tutto questo procedimento che porta un accumulo di diecimila pratiche che poi si ridanno ai soggetti, a cui sarebbero sempre rimaste se la legge non li avesse portati alla Regione. Non capisco come mai sia così impossibile fare una politica di gestione del territorio, invece che parlare della gestione del territorio. Sono convinta che sia possibile nell'arco di due o tre mesi chiedere a un gruppo di esperti di pianificazione territoriale e paesistica di dettare alcuni semplici criteri che consentano di ritrasferire le autorizzazioni comuni senza avere fatto un'operazione che annulla tutto il percorso della legge Galasso.
Ho l'impressione che alla fine di tutta questa manfrina, in cui avremo i piani territoriali con valenza paesistica o qualunque altra cosa ai sensi della legge Galasso, ritrasferiremo tutto ai soggetti d'origine senza neanche avergli dato dei criteri generali di intervento sul territorio.
Qualcuno dice che i criteri generali non si possono dare o non servono. Ho letto l'elenco delle autorizzazioni che ridiamo ai Comuni con la legge e per esempio sulle recinzioni, si potrebbero benissimo dare dei criteri ai Comuni per rilasciare le autorizzazioni e sarebbe opera altissimamente meritoria perché non c'è dubbio che le recinzioni, fuori dal tessuto urbano compatto, sono quelle che più delle case distruggono il paesaggio. Sono orribili, una diversa dall'altra, una alta, l'altra bassa, una in muratura l'altra in metallo laccato di bianco, mentre quella di fianco è laccata di arancione. Non sarebbe possibile, con semplici criteri anche differenziati tipologicamente, dire come devono essere fatte queste recinzioni? Perch non si può dire che i depositi vari di grossa rigatteria, ecc., devono, per esempio, essere circondati da siepi alte che ne impediscano la vista dai principali punti di osservazione? Mi fermo qui con gli esempi.
Sono criteri semplici che consentirebbero di liberare la Regione dal problema delle autorizzazioni e di dare delle indicazioni culturali sui tipi di interventi legati a quelle autorizzazioni. Se i Comuni non interverranno, ci sarebbe la possibilità o di ritirargli la delega, oppure di dialogare con loro, il che forse è anche più semplice. Tra l'altro stanno emergendo nei Comuni classi dirigenti più acculturate e sensibili a questi problemi, quindi, con opportune indicazioni sarebbero, a mio avviso perfettamente in grado di intervenire correttamente.
In merito alla pianificazione territoriale a me sembra davvero strampalato dire che è impossibile arrivare, in tempi ragionevoli, a dettare delle linee di organizzazione del territorio, perché qui rischiano fra due anni di non avere niente. Per esempio, a Torino sta succedendo di tutto. Certo, la perfezione è nemica del bene. Voi siete venuti qua dicendo che la sinistra tendeva ad allungare i tempi, a governare con tempi sempiterni, quindi viva l'efficienza del pentapartito. Magari la sinistra faceva poco, ma qui fate proprio niente.
Le modifiche del territorio sono violente: in questo momento il territorio va per conto suo e la pianificazione territoriale sogna il momento della propria perfezione. La perfezione è nemica del bene, allora uno schema di piano territoriale può essere pronto anche in tre mesi se si accetta la logica del piano processo che ci venite tutte le volte a vendere, ma che poi non riuscite ad applicare; prima i grandi criteri e poi andremo avanti su questa strada. La stessa cosa vale per il paesaggio: primi grandi criteri di organizzazione del territorio del paesaggio e poi verranno le altre cose.
Torno al fendente di cui parlavo prima. Non sapendo né leggere n scrivere su questo specifico tema dico che se entro un anno non si sarà rispettata la legge Galasso approvando o questi piani territoriali comprensoriali con valenza paesistica o qualcos'altro al loro posto, mi farò promotore della richiesta al Ministero (che poi, per carità, potrebbe bloccare, facendo parte della stessa maggioranza) di esercizio dei poteri sostitutivi, perché non è possibile andare avanti in questo modo.
Le cose che l'Assessore ha scritto nel suo documento saranno giuste sbagliate, buone, cattive, molte anche condivisibili, però occorre stringere sulla volontà effettiva di realizzare le cose che si dicono altrimenti è troppo comodo parlare senza mai trasformare nulla in vincoli regole, modi di organizzazione del territorio che concretamente consentano al cittadino piemontese di dire che si spendono dei soldi, si impegnano decine e decine di persone, si fanno sprechi di cultura, lavori di cartografia, ma alla fine vede qualcosa che è frutto di un intervento di politica territoriale, cioè vede che qualcosa è stato fatto in modo diverso, che qualche elemento del paesaggio piemontese è stato salvato, che qualche intervento è stato fatto meglio e via dicendo.
Chiudo su un esempio concreto, la vicenda in Valle di Susa. Abbiamo già chiesto un confronto sul documento relativo alla valutazione di impatto ambientale predisposto dal gruppo di studio; di nuovo è un bell'esempio di come si fanno le leggi e di come si lasciano cadere nel vuoto pneumatico.
Dopo avere tutelato le sponde dei fiumi italiani vediamo che le grandi opere pubbliche che si stanno facendo nel nostro Paese sono attaccate ai fiumi, vanno a mangiare le sponde dei fiumi più importanti, tra l'altro. Si poteva non farla una legge di tutela generale delle sponde fluviali, ma visto che si è fatta non può essere sistematicamente violata in nome del superiore interesse pubblico che sarebbero le solite grandi infrastrutture autostrade e affini. E' un problema da affrontare. Quello può essere il modo migliore di fare l'autostrada in Valle di Susa, ma se si hanno delle linee di organizzazione del territorio vuol dire qualcosa di preciso, vuol dire sì o no; invece anche su questo la liberazione dai vincoli della legge Galasso avviene in maniera burocratica perché mancando un riferimento territoriale non si può decidere se questo corrisponde o meno alle scelte territoriali della Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento, do la parola all'Assessore Bianca Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Vorrei innanzitutto osservare che l'imbarazzo iniziale per l'avvio di questo dibattito è stato ampiamente coperto dagli accalorati interventi che si sono susseguiti; il fatto è dovuto probabilmente al tempo nel quale si iniziano i dibattiti e i Consiglieri regionali non sono pronti a intervenire prima di una certa ora, quindi occorrerà che il Presidente del Consiglio tenga conto eventualmente di questa disponibilità al dibattito da parte dei Consiglieri.
Vorrei essere sintetica, ma i punti che sono stati introdotti questa mattina non sono soltanto di grande interesse, ma anche di grande complessità. Cercherò di estrapolare i punti salienti per riferire la posizione della Giunta rispetto alle tante questioni che sono state indicate dai Consiglieri.
Si è parlato di un'atmosfera "dopo-Galasso". Come reagisce in questo momento l'opinione pubblica ad una legge che, quando è sorta, ha fatto parlare di legge rivoluzionaria sotto il profilo culturale, ma che oggi stenta ancora a far sentire la sua voce? Questo è attribuibile a molti fattori, certamente all'inerzia delle Regioni che non hanno saputo nei tempi previsti dalla legge adempiere alla definizione delle norme; ad una stampa che dopo momenti iniziali molto intensi di attenzione alla legge ha finito essa stessa per portare nel dimenticatoio la legge. Lo stesso estensore della legge in una recente intervista lamentava questa situazione di difficoltà e di indifferenza nei confronti della legge con una frase molto incisiva: "Senza una ripresa di iniziativa politica e senza un maggiore interesse da parte dell'opinione pubblica, il rischio è che si ripeta quanto è già avvenuto con la legge Merli". Come è avvenuto per la legge antinquinamento, le indicazioni sono rimaste lettera morta e soltanto in questi ultimi tempi hanno determinato qualche momento di applicazione.
Con molta tranquillità e senza lanciare strali, vorrei dire che anche a livello ministeriale non c'è più stata quella tensione che aveva determinato nei primi anni di applicazione della legge il coinvolgimento diretto delle Regioni. Da due anni le Regioni non vengono più sentite sulla materia; da due anni il gruppo interregionale che doveva occuparsi dell'applicazione della materia creando il coordinamento interregionale non viene più sentito. All'inizio di luglio ho ricevuto, da parte del Commissario del Governo, un telegramma di richiesta di informazioni sull'adeguamento della nostra Regione agli effetti della legge 431. Per quanto un telegramma di sollecito sia sempre scocciante per chi lo riceve in quel caso l'ho considerato un'autentica manna perché era sicuramente una ripresa di interesse politico per mandare avanti un progetto importante e rivoluzionario come quello introdotto dalla legge Galasso che ha bisogno del coinvolgimento e del convincimento, non soltanto dell'Assessore, ma dell'intera comunità e, nel caso specifico, anche del Ministero che segue le difficoltà che incontrano le Regioni nella loro realizzazione e quindi stimoli le Regioni a portare avanti questo progetto.
Di questo ritardo, come Assessore che ha la responsabilità di questa materia, da un lato mi posso anche dolere, ma dall'altro non sono eccessivamente preoccupata perché continuo a dire, come ho detto fin dall'inizio, che la legge Galasso è caduta in Piemonte su un terreno fertile. Se è vero che abbiamo bisogno di regolamentare ancora buona parte del nostro territorio e di fare il nostro dovere, ai sensi della legge Galasso, quello che esisteva di tutela sul territorio regionale alla data di entrata in vigore della legge Galasso era già tantissimo. Non dimentichiamo che alla data dell'1 agosto 1985 avevamo già circa 160.000 ettari del territorio tutelato sia per effetto della nostra politica dei parchi sia per effetto di quei parchi di carattere nazionale che già insistevano sul territorio piemontese. Contro una media nazionale del 2,6 di territorio vincolato, la Regione Piemonte a quella data si presentava con una percentuale del 6,2%.
Perché noi non abbiamo attuato, per esempio, l'art. 1 ter della legge Galasso? Perché non era necessario in Piemonte attuare quell'articolo.
L'individuazione delle aree da tutelare l'avevamo fatta negli anni precedenti; la deliberazione del 1985 individuava ben 58 aree, che sono andate in salvaguardia e lo sono tuttora e per le quali occorre lavorare perché la salvaguardia scade nel 1990.
Questa preoccupazione che continua a far parte del mio essere e del mio portare avanti con slancio questo adeguamento, mi ha sempre confortata nella consapevolezza che le condizioni nelle quali la legge Galasso era caduta in Piemonte non erano disastrose. Per carità, abbiamo anche noi le nostre colpe e situazioni alle quali rimediare. Questo è un aspetto positivo, se vogliamo.
C'è poi un aspetto negativo che giustifica in parte anche le incertezze e le difficoltà nelle quali tentiamo di portare avanti la politica di pianificazione territoriale. Non dimentichiamo che abbiamo avuto la gestione di questa legge nel momento in cui erano stati soppressi i Comprensori ed è venuto automaticamente a mancare un tassello istituzionale importante che avrebbe aiutato, probabilmente con maggior speditezza questi strumenti. Abbiamo dovuto ricorrere, però, al contributo delle Province, che si sta rivelando importante di fronte a una novità nel rispetto della pianificazione territoriale.
Non dimentichiamo che sia per la predisposizione dei piani territoriali previsti dalla legge regionale, sia per i piani territoriali a valenza paesistica, non esisteva in Piemonte una cartografia. Speriamo che le deliberazioni dell'Assessore Genovese riescano a far superare questa carenza. Siccome la situazione è questa, credo che dobbiamo riconsiderare i piani che abbiamo fatto e gli elaborati tecnici che sono stati predisposti con un coordinamento regionale. Può darsi che non sempre siamo riusciti a realizzarlo compiutamente, comunque il coordinamento c'è stato ed ha riguardato gli aspetti formali e gli aspetti sostanziali di questi strumenti.
Sulla base di questi documenti, che ci sono stati restituiti dai professionisti a suo tempo, abbiamo operato una prima lettura tendente appunto ad unificare gli aspetti normativi, soprattutto, come diceva il Consigliere Biazzi, quelli attinenti alla categoria dei beni di cui all'art. 1 della legge n. 431.
Successivamente siamo passati ad una verifica di congruità per quanto concerne le aree di confine o per le aree aventi caratteristiche e problematiche provinciali e regionali e, per ultimo, all'analisi degli strumenti individuati dai professionisti per una successiva fase di pianificazione. C'è un tempo di impianto di carattere generale, che intendiamo portare avanti approvando i piani territoriali comprensoriali con valenza paesistica, e c'è un momento successivo, che è quello che va ricondotto ai piani territoriali operativi se saranno necessari, ai parchi e ai piani paesistici. Quindi non vedo una diversità di valutazione rispetto alla nostra posizione e alla posizione del Gruppo comunista, anche perché la puntuale definizione di intervento che si vorrebbe dare al piano territoriale comprensoriale non è possibile, perché non possiamo arrivare a specificazioni tali da normare gli interventi come, per esempio, quello per Pragelato. Penso che questa successione, che sarà più lunga di quanto avevamo previsto, è imposta dall'esigenza di produrre degli strumenti che siano credibili.
Credo che abbiamo dimostrato la volontà di voler andare avanti e di perfezionare gli strumenti della pianificazione. Mi auguro che il tempo non sia così lontano e che alla fine di questa legislatura se ne veda la conclusione. Non vorrei che la collega Bresso fosse costretta a denunciare la Giunta regionale del Piemonte di inadempienza e richiedesse il potere sostitutorio dello Stato che, peraltro, è previsto dalla legge n. 431 finora non introdotto, per nessuna Regione, dallo Stato.
I piani paesistici sono ormai obbligatori e questo lo dobbiamo ricordare sempre, però la Regione non ha solo fatto ciò in questi anni, ma ha portato avanti la politica dei parchi, lo ricordava il Consigliere Guasso. Diceva Chiezzi che non c'è un piano approvato ai sensi della legge n. 431. Non è vero, perché in Italia gli unici piani approvati, ai sensi della legge n. 431, sono i piani dell'area dei parchi del Piemonte. Questo va detto e va scritto a lettere cubitali. Questi sono dei tasselli di una politica, certo, non sono i piani comprensoriali con valenza paesistica, ma sono l'espressione di una volontà e di una cultura che si è affermata.
Abbiamo portato avanti il progetto territoriale operativo del Po che non è una cosa di secondo ordine rispetto al quale il Consiglio, nei prossimi giorni, sarà chiamato ad esprimersi ai sensi della legge, dopo che gli 80 Comuni rivieraschi hanno espresso finalmente le loro osservazioni e prodotto le loro deliberazioni.
Abbiamo avviato, nell'ambito del Consiglio regionale con un disegno di legge della Giunta, supportato da altre proposte di legge dei Gruppi, la valutazione di impatto ambientale. C'è stato un convegno, c'è un concorso di iniziative, quindi non si può parlare di pianificazione stagnante. Me lo insegnano i colleghi del Gruppo comunista che hanno avuto, in passato responsabilità attraverso loro valorosi esponenti. E' estremamente difficile portare avanti alcuni processi, perché di piani territoriali comprensoriali parliamo sin dal 1978. Per questo motivo non accetto che si dica che i piani comprensoriali a valenza paesistica sono stati giacenti nei cassetti. Hanno avuto un iter molto lungo, intanto perché non sono stati restituiti nei tempi stabiliti; i professionisti avranno pagato o non avranno pagato la penale; li abbiamo mandati alle Province, le quali anziché 60 giorni, li hanno tenuti un anno. Evidentemente, si sono accumulati dei ritardi che erano anche ritenuti necessari, perché il discorso era importante e l'approfondimento era necessario. Né ci si pu accusare di aver parlato poco di pianificazione, non soltanto per quello che ho detto, ma per le diverse comunicazioni che ho fatto al Consiglio su questi temi. E' la quinta volta che si fa una comunicazione ufficiale al Consiglio in termini scritti. Non ricordo che ci sia stata una attenzione ed una periodicità di informazione come su questa materia. Questo lo voglio dire, almeno come mio merito personale, il contenuto è un altro discorso.
Potrete dire che in cinque comunicazioni non abbiamo detto nulla, per c'era la volontà di informare il Consiglio, di essere presenti, di recepire dal Consiglio contributi, data la novità della materia, quindi anche l'esigenza di un confronto allargato.
Al Consigliere Chiezzi non piace questa sintesi ragionata che intendiamo fare con le Province. Credo che un raccordo e un rapporto con le Province, a questo punto, dovremmo perfezionarlo. Non possiamo soltanto considerarle dei momenti di transizione formali nel senso che, ai sensi della legge, dovevamo interpellarle. Nel documento non ho detto che intendiamo riconoscere alla Provincia la titolarità della pianificazione territoriale, ma che se dobbiamo tener conto della volontà politica che il Consiglio ha già espresso, riconoscendo nella Provincia uno dei protagonisti della pianificazione, mi devo appigliare a tale aspetto, se vogliamo abbastanza labile, della nostra legge. Tuttavia questa legge autorizza non ad una delega, ma ad un raccordo di carattere politico che definisca, a livello tecnico, il tipo di strumento che deve venir fuori sulla base della nostra proposta e delle osservazioni delle Province e dei Comuni. Non dobbiamo buttare a mare nulla; abbiamo dei piani territoriali e comprensoriali, alcuni sono fatti bene, altri meno bene, ogni professionista ha portato la propria cultura; alcuni piani sfiorano quasi il piano paesistico, perché sono entrati in profondità, altri non lo considerano nemmeno. Se un professionista relega al PTO la soluzione di problemi che non sa o non ha saputo individuare, per i quali non ha saputo trovare delle soluzioni, evidentemente ci fa trovare di fronte a momenti estremamente disomogenei quindi è nostro compito raccordarli. Penso che questo raccordo possa essere fatto con le Province, con un accordo politico e di ordine tecnico, con il coinvolgimento della struttura tecnica regionale, al fine di arrivare ad un documento che possa, se sarà possibile, rappresentare anche il consenso delle comunità locali. Sui temi del territorio è importante il raccordo e il coinvolgimento.
Abbiamo visto come è stato difficile l'inizio dei parchi. Adesso è molto meno difficile; c'è una cultura nuova, anche se ci sono ancora tantissimi problemi, popolazioni che si ribellano, ecc.: ormai è passato il tempo delle pietre e dei forconi che gli Assessori trovavano quando andavano a proporre la perimetrazione dei parchi. Questo giustifica un maggiore coinvolgimento della gente attraverso gli organi istituzionali per conoscere le iniziative che intende proporre e per ottenere dalle popolazioni e dagli enti istituzionali tutti i supporti possibili per rendere gestibili queste cose.
Si è determinata una emergenza che l'Assessorato aveva pensato, in un primo tempo, di coprire attraverso quella iniziativa che poi si è concretizzata da parte del Gruppo comunista con il disegno di legge presentato circa un anno fa. Proprio il non aver voluto settorializzare questo discorso a un fatto di emergenza, l'aver voluto giocare le nostre carte in tutta la loro valenza, complessità e importanza che la legge n.
431 indica ci ha successivamente indirizzati a rivedere il problema nella sua interezza dunque a cominciare a dettare qualche norma rispetto alla pianificazione paesistica. Spero che queste norme non creino, come qualcuno paventa, ulteriori difficoltà per gli amministratori nella gestione del territorio. Se c'è rigidezza nelle nostre norme, se ci saranno proposte di modifica per rendere più credibile e il più possibile questa gestione, sono pronta ad esaminarle attraverso gli emendamenti che verranno presentati. Il problema però è grande, non è soltanto quello che abbiamo evidenziato questa mattina.
La delega ai Comuni è una scommessa che abbiamo introdotto nella nostra legislazione, certamente anche per evitare alla Regione di diventare un ente assolutamente burocratico con a carico l'esame di un numero consistente di pratiche che comunque, Consigliere Chiezzi, non avremmo potuto rifiutare indirizzando semplicemente una circolare ai Comuni. Ai sensi della legge, fin quando non detteremo norme e non faremo piani paesistici, i Comuni devono mandarci le pratiche, anzi, sono preoccupata del fatto che non tutti i Comuni le abbiano inviate. Pensiamo, attraverso questa subdelega, di liberare la Regione di questa attività burocratica e di consentirle di svolgere appieno il suo ruolo di indirizzo, di programmazione e di controllo dell'attività regionale.
Nei raffronti che l'Assessorato ha avuto con le amministrazioni locali soprattutto con i Comuni di montagna, che hanno visto tutto il loro territorio vincolato dalla legge Galasso, sono nate delle esigenze importanti in parte accennate dalla collega Bresso. In effetti, quando si danno le subdeleghe in materia paesistica ai Comuni, quindi alle autonomie si devono indicare anche i criteri per l'autonomia della gestione paesaggistica.
Credo che questo Consiglio debba, quanto prima, in fase di attuazione della pianificazione paesistica, affrontare altri temi. Il primo tema è quello che attiene all'architettura popolare minore. In che modo noi possiamo garantire la conservazione di questo tipo di architettura? Per i grandi monumenti, per le residenze sabaude, per i palazzi si trovano le soluzioni; il progetto delle residenze sabaude ha avuto un'attenzione da parte del Ministero e speriamo che l'abbia ancora in occasione del FIO per il 1988. C'è un tipo di architettura che appartiene al patrimonio nazionale e che ha bisogno di essere salvaguardata rispetto alla quale non possiamo chiedere al cittadino di salvaguardare egli stesso questo patrimonio.
Quindi, nel momento in cui stabiliamo i criteri, dovremmo anche trovare il modo di salvaguardare queste occasioni, a volte irripetibili; talvolta, in una frazione di un paese esiste l'ultima testimonianza di un'architettura e il contadino o l'agricoltore o il montanaro non ce la fa a ricostruire quella testimonianza nel modo in cui deve essere ricostruita ed è tentato a lasciarla andare, quindi quella testimonianza finirà per sempre.
Il Consiglio, nei prossimi tempi, e questa è una sollecitazione che rivolgo ai Consiglieri che hanno possibilità di iniziativa legislativa dovrà pensare a queste cose. E' un ulteriore piccolo capitolo, un'occasione di pensiero che mi è stata determinata dall'intervento della collega Bresso.
Chiederemo i piani dell'arredo, chiederemo i piani del colore cercheremo di salvaguardarci attraverso questi criteri affinché i Comuni possano svolgere appieno questo loro ruolo. D'altra parte non è il singolo che determinerà questa autorizzazione, ci sono le Commissioni edilizie le quali avranno al loro interno un tecnico specializzato o un architetto del paesaggio in quei Comuni dove buona parte del territorio è vincolato dalle leggi n. 1497 e n. 431.
Mi sembra che possiamo, con una certa tranquillità, approvare questa legge e avere fiducia che gli obiettivi, alla base di questa legge, sono non soltanto convinzione di questo Consiglio che approva, ma siano convinzione generale, perché è soltanto attraverso una cultura generale che potremo portare avanti la pianificazione territoriale con questi aspetti squisitamente culturali e dichiaratamente di preservazione paesistica e ambientale.
Gli emendamenti annunciati verranno esaminati con tutta l'attenzione che sarà possibile perché la materia è così importante che merita di poter contare sul contributo dei Consiglieri regionali. Non so quale possa essere il prosieguo di questo dibattito rispetto ai tempi necessariamente lunghi di questa legge, tuttavia, se non oggi ma in sedute future, ci sarà la possibilità, anche in sede di emendamento, di approfondire taluni aspetti di confrontarci e di arrivare alla fine con uno strumento di lavoro per la Regione e anche di stimolo e di sfida per le Amministrazioni comunali e gli enti locali.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare che al termine della seduta è convocata la Commissione per il Po. L'orientamento è di affrontare la votazione dell'art. 1 della proposta di legge n. 233 relativa ai piani territoriali e di votare alcune deliberazioni all'o.d.g.
Chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Signor Presidente, c'era l'intesa di giungere a qualche determinazione consiliare sulle vicende della motonave Zanoobia, soprattutto per l'urgenza che ha l'argomento.



PRESIDENTE

Sono pervenuti alcuni ordini del giorno in merito che esamineremo nel prosieguo della seduta.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non abbiamo alcunché da obiettare sul fatto che si inizi, sia pur con un avvio formale, la votazione dell'art. 1 del progetto di legge n. 233 soprattutto perché non intendiamo dare un segnale di battaglia che sarebbe interpretato come volontà di non far procedere la legge.
Abbiamo presentato un emandamento che riguarda gli artt, dal n. 1 al n.
9 e un emendamento subordinato nel caso il primo non venga accolto, come sembra, visto che è stato detto chiaramente che riguarda una manovra legislativa che comunque illustreremo. Abbiamo dichiarato che sulla legge andremo fino alla fine, anche se le conclusioni a cui vogliamo arrivare divergono. Scelga la maggioranza se non sia preferibile votare anche l'art.
1 la prossima volta. Comunque il nostro Gruppo su questi due emendamenti intende intervenire nuovamente.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto alla votazione del primo emendamento presentato dal Gruppo comunista, il cui testo recita: sono soppressi gli artt. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9 del progetto di legge n. 233.
Il secondo emendamento propone la modifica della denominazione della legge n. 56/77 da "Tutela e uso del suolo" a "Tutela e trasformazione del suolo, dell'ambiente e del paesaggio". Questo emendamento mi lascia molto perplesso perché lo si potrebbe affrontare al di fuori di questa legge.
Probabilmente è giusto modificare il titolo, ma si può convenire che questo venga fatto in una prossima seduta, perché la Commissione deve esaminarlo.
Se non vi sono obiezioni, atteso che con questa nuova titolazione la legge n. 56 risponderebbe meglio ai nuovi criteri del paesaggio, potremmo rinviarlo alla prossima seduta.



BONTEMPI Rinaldo

Se si vuole votare l'art. 1, noi siamo d'accordo. Il primo emendamento è già stato illustrato; il secondo richiede più tempo. Valuti la Giunta il da farsi.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione il primo emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 546 relativo al primo Raid fuoristrada d'alta quota


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 546 relativo al primo Raid fuoristrada d'alta quota, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte avuta notizia della prevista manifestazione 'Primo Raid fuoristrada d'alta quota', in programma per i prossimi 8 e 9 ottobre, con partenza da Guillestre (Francia) ed arrivo a Sansicario (TO), a cui è prevista la partecipazione di circa 120 vetture e 80 motociclette considerato che il percorso di detta manifestazione interessa aree ad alta quota, sottoposte a vincoli di carattere ambientale ed idrogeologico, ed un ambiente montano dagli equilibri delicati e fragili visto altresì l'art. 11 della L.R. n. 32/82 che considera l'attività fuoristrada come attività avente un rilevante impatto ambientale e norma di conseguenza, in maniera rigorosa i percorsi autorizzati, anche attraverso il coinvolgimento degli enti locali i n v i t a la Giunta regionale a verificare che la stessa manifestazione si svolga in condizioni di assoluta tutela dell'ambiente, con le garanzie degli eventuali necessari ripristini e a sospendere, in difetto, la predetta manifestazione, per la parte interessante il territorio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 963: "USSL n. 54 di Borgomanero Deliberazione dell'assemblea dell'Associazione dei Comuni n. 24 del 27/11/1987 - Ampliamento pianta organica provvisoria del Servizio Psichiatria"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la deliberazione n. 963, di cui al punto 15) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 965: "USSL n. 31 di Carmagnola Deliberazione dell'assemblea dell'Associazione dei Comuni n. 26 del 10/12/1987 - Ampliamento pianta organica provvisoria finalizzato all'attuazione della legge 22/12/1987 n. 685 e legge 29/7/1975 n. 405"


PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione n. 965, di cui al punto 14) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 964: "USSL n. 44 di Pinerolo Deliberazione dell'assemblea dell'Associazione dei Comuni n. 13 del 19/11/1987 - Ampliamento pianta organica provvisoria del personale medico del Servizio salute mentale"


PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione n. 964, di cui al punto 13) all'o.d.g.
il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 958: "DGR n. 128-22747 - Approvazione del programma di realizzazione della carta tecnica regionale in scala 1:10.000"


PRESIDENTE

Il punto 12) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 958.
Il Consigliere Chiezzi ha presentato il seguente emendamento: sostituire le parole: "- Programma per la codificazione e la numerizzazione delle informazioni geo-topografiche in armonia con gli obiettivi del sottosistema territoriale del SIT e in base agli esiti della sperimentazione numerica prevista dal programma" con le parole: "- Programma per la codificazione, la numerizzazione ed aggiornamento automatico delle informazioni geo-topografiche in armonia con gli obiettivi del sottosistema territoriale del SIT e in base agli esiti della sperimentazione numerica prevista dal programma da redigere in collaborazione con il CSI".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Oltre all'inserimento della fase di aggiornamento automatica, che mi pare importante prendere in considerazione sin d'ora, per evitare l'affidamento con appalti onerosi successivi a ditte per l'aggiornamento della cartografia, vi è un secondo elemento che inserisce nella deliberazione la dichiarazione di volontà di collaborare con il CSI.
Il Gruppo comunista voterà a favore della deliberazione per segnalare il proprio accordo con la sostanza del provvedimento più che con tutti gli aspetti formali che sono contenuti in deliberazione in questo senso: dopo anni di ritardo siamo favorevoli che finalmente la Regione Piemonte si doti di una cartografia.
La scelta tecnica è andata sulla predisposizione di una cartografia in scala 1:10.000. L'Assessore sa bene che la scelta di uno degli elementi della cartografia non è casuale, ma presuppone a monte e a valle livelli di cartografia diversi. E' stata molto discussa la scelta del livello 1:10.000, è stata anche criticata non da noi ma dal collega Picco dal quale sarebbe interessante conoscere se queste critiche sono rientrate o meno.
Rimane il fatto che nella deliberazione si scrive che si adotta questo provvedimento come parte attuativa di una deliberazione del 1980 riguardo alla cartografia. Questo è inesatto nel senso che è ben vero che la cartografia 1:10.000 in quel programma era indicata, ma era indicata lungo una linea di cartografie diversa da quella che invece presuppone oggi la scelta di una cartografia 1:10.000 che conseguirà 1:2.000, ecc. Dico questo perché nella deliberazione si poteva anche fare uno sforzo in più, forse però i tempi non lo hanno concesso all'Assessore, cioè di dichiarare sin d'ora che non di attuazione di un'altra deliberazione si tratta, ma dell'avvio di un nuovo programma di cartografia. Non ho proposto un emendamento in tal senso, ma pur di dotare la Regione in tempi rapidi di una cartografia non abbiamo troppo sottilizzato su questa critica che pure avrebbe una certa ragione anche perché sui sistemi di cartografia in Commissione c'è dibattito. Sosteniamo l'iniziativa dell'Assessore nel superiore interesse della Regione Piemonte e di tutte le sue attività di pianificazione e programmazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

L'argomento forse avrebbe meritato più attenzione. Nei limiti delle possibilità finanziarie che sono faticosamente state rese disponibili, con questo programma di realizzazione di una prima parte, prioritaria del sistema cartografico regionale, stiamo cercando di superare un ritardo grave della nostra Regione rispetto a tutte le altre Regioni italiane.
La disponibilità finanziaria è stata individuata faticosamente anche grazie, lo devo dire qui in Consiglio, alla collaborazione dell'Assessore Croso, che ha compreso l'importanza di questo progetto di realizzazione sia pure parziale, del sistema cartografico che è di interesse di tutta la collettività oltreché di tutta la Regione nei suoi diversi Assessorati.
La seconda cosa che volevo dire è che l'impegno in deliberazione c'è ed è analogo a quello che richiamava il collega Chiezzi: la deliberazione infatti, impegna la Giunta regionale a presentare entro sei mesi proposte per la revisione del progetto generale del sistema cartografico a cui noi oggi facciamo riferimento, e cioè quello del 1980 che oggi si propone al Consiglio per un segmento, cioè per la priorità che veniva indicata nella deliberazione del 1980.
Per quanto riguarda l'emendamento vorrei sottoporre all'attenzione del collega Chiezzi l'opportunità di una piccola modifica. Nel progetto abbiamo previsto che la sperimentazione numerica si faccia per una porzione di territorio che corrisponde ad una tavoletta al 50.000 in provincia di Asti nella stessa in cui lo Stato sta sperimentando la numerizzazione del catasto, perché questa circostanza consente di fare una sperimentazione particolarmente significativa in collaborazione anche con il Politecnico.
Ora, per me va benissimo che si dica "in base agli esiti della sperimentazione numerica prevista dal programma" però invece che "da redigere" direi "da sviluppare in collaborazione con il CSI", poich abbiamo già definito nel progetto ed è contenuto anche nelle proposte di destinazione del fondo di 15 miliardi per l'innovazione che questa sperimentazione avvenga anche con il Politecnico. Ai fini della formazione del sistema informativo territoriale è chiaro che c'è questa necessità di rivedere la convenzione già in atto con il CSI aggiornandolo sulla base delle nuove dotazioni strumentali e materiali di cui potremmo disporre e per estendere l'informatizzazione agli aspetti urbanistici e non solo di natura territoriale; però, ripeto, i programmi sono da sviluppare in collaborazione con il CSI perché, per quanto riguarda la sperimentazione numerica, il progetto prevede anche la collaborazione del Politecnico.



CHIEZZI Giuseppe

D'accordo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi con la modifica proposta dall'Assessore Genovese.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione il cui testo così modificato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta deliberazione n. 959: "Recepimento dell'intesa tra la Regione Piemonte e le organizzazioni sindacali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 959, di cui al punto 11) all'o.d.g., il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 955: "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali di cui alla L.R. n. 20/82 e successive modificazioni ed integrazioni - Riparto fra le UU.SS.SS.LL. per l'anno 1988"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 955, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Ha la parola il Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Desidero innanzitutto far presente che la deliberazione in oggetto riveste carattere di urgenza, perché in mancanza di approvazione di questa deliberazione le UU.SS.SS.LL. non possono predisporre le opportune variazioni di bilancio e le stesure definitive dei loro bilanci.
Per quanto riguarda il contenuto della deliberazione se da parte di Consiglieri presenti in quest'aula ci sono richieste di chiarimenti o individuazione di criteri sono in grado di fornirli estraendoli dalla relazione fatta dall'Assessore Carletto, che ovviamente aveva intenzione di leggere in aula.
Comunque la deliberazione è stata discussa e approvata in Commissione e deve avere in questa sede la sua approvazione, anche perché il Consiglio regionale, al di là delle discussioni su varie materie che si concludono con ordini del giorno orientativi e indicativi di per sé utili, ha il dovere primario e prevalente di rendere operativi i provvedimenti propri che sono le deliberazioni e le leggi che consentono ai servizi e agli uffici di fare funzionare la complessa e difficile macchina regionale e tutti i suoi addentellati.
Nella mia veste di Presidente della Commissione competente ho il dovere istituzionale, oltre che politico, di fare presente questa situazione e, se richiesti, di fornire elementi di valutazioni e indicazioni tecniche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, stiamo esaminando, in assenza dell'Assessore competente, un atto piuttosto importante che tratta di un riparto consistente di fondi; il Presidente della Commissione si è offerto di illustrare i criteri, però non li ha illustrati e c'è di contro la sollecitazione a non ignorare le esigenze delle UU.SS.SS.LL. rispetto al fabbisogno finanziario. Siamo quindi tentati, sottolineando un elemento di protesta per l'assenza dell'Assessore, a non fare alcuna discussione e di limitarci, quindi, a una brevissima dichiarazione per motivare il nostro voto contrario a questa deliberazione che trae origine da un ragionamento molto semplice: si tratta di un riparto di un fondo che noi abbiamo ritenuto, in sede di discussione del bilancio, del tutto inadeguato rispetto al fabbisogno che esiste nella nostra Regione in questo comparto.
Lo sviluppo nel corso degli ultimi anni del fondo socio-assistenziale non riesce assolutamente a recuperare il trend degli anni precedenti; in altri termini aumenta, ma aumenta in maniera meno consistente e recupera a fatica le cifre che erano in origine stanziate a questo riguardo. Per cui ci sono motivi di insoddisfazione rispetto alla carenza di risorse finanziarie: motivi del tutto evidenti che giustificano, per non dire altro perché ci siamo autolimitati in questa discussione, il nostro no alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che già in sede di Commissione avevamo dato il nostro voto contrario a questa deliberazione rifacendoci alle valutazioni che avevamo dato alla legge regionale n. 20 sia in prima che in seconda battuta. Per cui il nostro è un voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a scanso di dubbi nel primo intervento avevo anticipato la disponibilità ad illustrare, lasciando ovviamente la valutazione al Presidente del Consiglio, il modo in cui procedere in merito a questa deliberazione. Brevemente desidero sottolineare che, sulla base dei criteri stabiliti per l'assegnazione dello scorso anno, l'assegnazione del 70% dei fondi tiene conto della popolazione residente, delle caratteristiche del territorio, delle esigenze di equilibrio e della attuazione del programma presentato dalle UU.SS.SS.LL.
Per quanto si riferisce al parametro popolazione, si è pesata la popolazione residente con quoziente 6.5 per gli anziani di età superiore ai 65 anni, quoziente 2.5 per la popolazione di età compresa tra i 0 e i 14 anni, mentre la popolazione tra i 15 e i 64 anni è stata considerata con coefficiente 1. Inoltre è stata considerata, con criterio inversamente proporzionale, la caratteristica della densità della popolazione residente nel territorio, perché è notorio che un territorio più esteso rispetto alla popolazione residente comporta un maggior onere per la gestione dei servizi. Il 30% ulteriore viene invece assegnato sulla base di parametri che tengono conto della valutazione dei servizi in atto delle singole UU.SS.SS.LL., del riequilibrio dell'erogazione delle risorse regionali, in rapporto al risultato di gestione (che viene rilevato da un questionario inviato a tutte le UU.SS.SS.LL. e che è stato debitamente compilato, nel quale sono presenti le caratteristiche dei servizi svolti, il personale a disposizione, gli utenti serviti, le tipologie del servizio). Inoltre è stata rispettata l'incentivazione della quota per la gestione associata dei servizi socio-assistenziali; infine, si è valutato, sempre con il criterio del 30%, la quantità di risorse che i Comuni associati impiegati hanno fornito alle UU.SS.SS.LL.
A titolo informativo, desidero dire che l'incremento complessivo del fondo è stato di oltre il 4% e sono state comunque garantite alle UU.SS.SS.LL. le quote assegnate l'anno scorso. Un altro dato interessante che mi pare di dover sottolineare, annunciando ovviamente il voto favorevole del nostro Gruppo, è che dall'anno 1984 le risorse comunali incidevano per il 12% rispetto alle risorse complessive; mentre oggi (rendiconto 1987) siamo al 33% delle risorse comunali e al 67% delle risorse regionali. Quindi mantenendo invariata la quota della Regione complessivamente aumentata di quel 4% che dicevo prima, complessivamente le risorse a disposizione delle UU.SS.SS.LL. per la gestione dei servizi associati sono aumentate.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 14 contrari.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 524 sulla proliferazione di cinghiali in vaste zone del Piemonte (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 524 presentato dai Consiglieri Paris, Brizio, Marchini, Gallarini, Rossa, Fracchia, Ala e Penasso.
La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Come primo firmatario di questo ordine del giorno desidero brevemente intervenire chiarendo che quando è stato redatto l'ordine del giorno è stato chiesto anche al Gruppo comunista di firmarlo. E' stato chiesto al Gruppo comunista però probabilmente non ho parlato con la persona giusta perché l'interpellato ha detto che ne avrebbe parlato con il Capogruppo e il Capogruppo con il quale ho parlato successivamente mi ha detto di parlare con un altro. Comunque non l'hanno firmato.
Data l'importanza di questo problema, riterrei non opportuno arrivare ad un'alzata di mano e mettere, come succede troppe volte, l'ordine del giorno nel cassetto. Per la soluzione di questo problema, che pensavo riguardasse soltanto i coltivatori e i contadini, ormai c'è un movimento di Sindaci, di gente che lavora la terra part-time e che non riesce più neanche a salvare una testa di insalata nel proprio orto; questo problema non è un problema che va affrontato velocemente con semplice votazione per alzata di mano, ma bisogna discuterlo. Non vogliamo cioè un generico impegno, ma vogliamo chiedere chiaramente un abbattimento massiccio dei cinghiali perché così non si può più andare avanti. E' un flagello: in altre parti del mondo dove ci sono i conigli selvatici o le cavallette che distruggono tutto si interviene in un certo modo. Chiedo quindi che il problema affrontato dall'ordine del giorno venga discusso.
Ci impegniamo, io per parte mia mi impegnerò, a parlare per non più di cinque minuti su questo argomento e chiedo che venga messo ad uno dei primi posti all'o.d.g. nella seduta del prossimo giovedì.



PRESIDENTE

L'esame di questo ordine del giorno viene pertanto rinviato alla prossima seduta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno relativi allo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla motonave Zanoobia


PRESIDENTE

Dovremmo ora affrontare gli ordini del giorno relativi alla questione dei rifiuti della Zanoobia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Premesso che questo modo di discutere e chiudere la vicenda Zanoobia è scarsamente rispettoso dei cittadini piemontesi oltre che della nostra capacità di capire e vedere le cose, vorrei brevemente spiegare per quali motivi non ho presentato alcun ordine del giorno.
Non ho assolutamente ravvisato all'interno di questo Consiglio quel minimo di accordo possibile sulle posizioni che avevo espresso nell'intervento che ho svolto nella seduta di ieri. Quelle osservazioni non le trovo accolte da parte di nessuno e non trovo soprattutto accolte quelle riguardanti le risposte che noi dovremmo dare alle richieste dei cittadini di Leinì, Orbassano, Beinasco, Rivalta e Grugliasco. Parlo di cittadini prima che di Sindaci e di Amministrazioni comunali. Il fatto che questi Comuni vengano in molti casi aggirati o messi all'interno di discorsi generali per quanto giustificati e giustificabili, permette che vi sia un sostanziale tentativo di elusione da parte di entrambi gli ordini del giorno presentati. Pur contemplando entrambi, se andiamo ad analizzare i singoli punti, richieste che possono essere per un verso o per l'altro condivisibili in tutto o in parte. Da un lato la Regione Piemonte continua a non fare informazione ambientale per quanto di sua competenza, quindi non ha molto senso il fatto che la chieda ad altri quando nessuno sforzo ha fatto per rendere note ai cittadini piemontesi le autorizzazioni esistenti e il contenuto delle stesse pubblicandole sul Bollettino Ufficiale, dando notizia e garantendo la massima informazione in merito alle conferenze.
Questo fa parte dei punti che era necessario inserire negli ordini del giorno, così come andava chiaramente censurata la Giunta regionale in merito alla mancata pubblicazione del piano per l'organizzazione dei servizi di smaltimento. Questa era l'informazione principale dovuta dalla Giunta regionale.
In secondo luogo, come ho detto ieri alla riunione dei Capigruppo andavano delineati due passaggi in maniera chiara: quali garanzie chiediamo al Ministero per la Protezione Civile e quali garanzie diamo ai cittadini piemontesi? In ordine alle garanzie da dare ai cittadini piemontesi si tratta di prendere atto che le autorizzazioni esistenti al momento per le Province piemontesi che discendono dalle autorizzazioni regionali rilasciate sul termine della passata legislatura dobbiamo metterle tutte in discussione. E' questa, del resto, la richiesta dei Sindaci dei quattro Comuni della zona sud. Senza questo, la cosa non ha senso. Per citare l'ultimo caso, nell'elenco predisposto dal Ministro Ruffolo, quasi estortogli dal Presidente della Repubblica, tra le aziende che hanno inquinato in Nigeria, nel Libano e altrove, sono comprese aziende rispetto alle quali i rapporti di lavoro della Ecolinea sono documentati a livello regionale. E' sufficiente vedere il fascicolo: la Astraplastic di Trana che ha un'autorizzazione della Provincia di Torino per trattare rifiuti tossici e nocivi o la Ekoground di Genova sono direttamente momenti sussidiari della Ecolinea di Leinì. Allora, o si riprende tutto il problema oppure allo stato degli atti delle autorizzazioni vigenti, i cittadini piemontesi hanno tutto il diritto di non sentirsi garantiti perché tali non sono.
Nessun ordine del giorno è all'altezza, in questo momento, della situazione, a meno che non affermi anch'esso, rivolto ai cittadini piemontesi, che le garanzie non ci sono. Perché le garanzie finora date in sede di autorizzazione e controlli dalla Regione prima, dalla Provincia adesso, sono quelle che hanno permesso un rosario interminabile di casi di smaltimento abusivo: dall'Ecosystem andando a ritroso fino alle ultime vicende relative a Zanoobia e dintorni. Ieri avevo richiamato il caso della IVI di Quattordio, oggi si può aggiungere quello della Astraplastic di Trana o della Ekoground di Genova. Io so benissimo che non c'è la volontà di mettere in discussione tutto questo perché coinvolge - e l'ho già detto in altre sedi relativamente a uno dei casi centrali che è la Barricalla quella che potrebbe essere definita una sorta di "solidarietà nazionale" tutti i tre principali partiti presenti in questa assemblea e presenti in questo Paese in un modo o nell'altro il Governo o prima o dopo o in qualche contesto del nostro Paese.
La mia prossima interrogazione in materia riguarderà il Piano regolatore di Collegno, i rapporti tra Collegno, l'Amministrazione di Collegno e la Ecolinea e la costruzione del Piano regolatore in funzione dell'organizzazione di un grosso polo di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi ai confini con Torino e all'angolo del quartiere Le Vallette.
Dicevo: se questi aspetti non vengono toccati ed esaminati da un ordine del giorno, non si fa niente, si scrivono documenti superficiali. Non bisogna solo chiedere le garanzie, come l'ordine del giorno della maggioranza chiede al Ministero della Protezione Civile, bisogna riconoscere che le garanzie date dalle Regioni e dalle Province finora non hanno tutelato i cittadini.
Stante questa premessa, né l'ordine del giorno della maggioranza n l'ordine del giorno del PCI possono avere né il mio voto favorevole né la mia astensione.



PRESIDENTE

Sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo presentato un ordine del giorno con un certo taglio. Ci rammarichiamo molto che il Consigliere Ala non abbia presentato un ordine del giorno con un altro taglio. Con il nostro ordine del giorno abbiamo voluto centrare la questione su ciò che si fa per ripristinare un sistema attivo e dinamico, capace di intervenire, offrire garanzie e contribuire a dare una svolta netta rispetto a nulla che oggi rende possibile a chiunque di dire qualunque cosa senza portare a soluzione i problemi.
Questo è un taglio che noi difendiamo, che appartiene ad una cultura ad una concezione sul valore ambiente e sulla necessità di intendere la questione ambientale come questione che riguarda la cosa pubblica, ma novità che può essere un elemento anche costitutivo di grandi cambiamenti.
Nell'ordine del giorno della maggioranza manca, dopo due anni di insistenza, l'acquisizione di questa prospettiva; mancano prospettive che rendano credibile un lavoro sul piano dell'informazione e sul piano del censimento per poi passare alle azioni di governo.
Quindi non voteremo l'ordine del giorno della maggioranza, ma voteremo il nostro.
Mi rammarico con il Consigliere Ala che, rispetto a quest'ottica, non abbia dato un contributo propositivo nell'ordine del giorno che permetta di collocarci o di lavorare per unire le due ottiche.
Sono polemico con l'amico Ala, che peraltro mi sarà amico anche dopo la polemica. Questo atteggiamento, che è venuto fuori ieri, lo considero motivato perché è un atteggiamento che tende a considerare in un annullamento delle responsabilità, che sono distinte e diverse, dei vari soggetti, intanto di chi sta al Governo, compiti di Governo, strumenti e mezzi di conoscenza che devono rendere a chi invece deve dare orientamenti è una operazione di massificazione e di indistinzione che riteniamo non sia nei fatti, al di là che non ci faccia piacere, perché non stanno così le cose. Non è nei fatti, caro Ala. Questo Partito sta cercando di riaffermare priorità e valori: Stato, senso dello Stato, regole, certezza del diritto, devono accompagnare parallelamente la difesa dei beni primari che sono la salute e l'ambiente.
Questo, costi quel che costi, noi intendiamo farlo senza sfuggire nella scorciatoia della "realpolitik". Quindi, se altri Partiti fanno così, dillo ad altri, non dirlo a noi, caro Ala, perché sai benissimo che, nella confusione istituzionale, nell'incapacità di mettere in piedi un sistema chiaro e trasparente, queste logiche danno forti alibi a chi si chiama fuori e a chi ritiene di poter benedire con giudizi spesso immotivati e ingenerosi, tutti alla stessa maniera. Noi non ci stiamo. Se ci fosse stata una proposta, l'avremmo accolta e con grande interesse ci saremmo confrontati. Così come noi affermiamo la contrarietà all'ordine del giorno non tanto perché non ci sia stato uno sforzo in questo ordine del giorno ma perché, a colpi di ordini del giorno, quando una maggioranza o comunque una Giunta non pare cogliere quello che tra l'altro da due anni stiamo proponendo come lavoro comune (poi non so se questo modello nostro è l'unico giusto) certo però, pone le questioni cruciali di come lo Stato affronta questi problemi e come riesce, attraverso una procedura altamente democratica, a garantire insieme consensi e insieme soluzioni dei problemi.
E' un processo però che non si è avviato e non ci pare che si voglia avviare. Quindi, nel merito, crediamo di dover anche chiamarci fuori per chiamare con molta nettezza alle responsabilità delle certificazioni degli atti. Peraltro, abbiamo firmato un ordine del giorno che chiede che sulla rilocalizzazione di Ecolinea la Giunta si pronunci perché riteniamo pericoloso, per la posizione che abbiamo assunto, che una discarica come quella della Barricalla, visto che se ne è parlato, debba essere anche il contenitore di un altro problema. Questo è sbagliato e noi lo abbiamo detto e sostenuto, quindi chiediamo più attenzione e, forse, meno preoccupazione del gioco politico a tutti i costi. D'altronde, noi che rispettiamo e riteniamo molto importante la funzione che i Gruppi Verdi hanno avuto e hanno nel Paese e in Europa, diciamo che non solo non siamo un Gruppo Verde, ma riteniamo che ci stiamo muovendo su un impianto che sta cercando di coniugare il principio dello Stato, il principio del diritto dei cittadini con le acquisizioni nuove in campo ambientale. Le logiche perseguite da quella parte sono diverse, sono logiche che mirano ad ignorare il problema dei governi e a centrare sugli Assessori e sui Ministri abilitando così la scissione più pericolosa, quella per cui nel nostro Paese per le tante ragioni per cui non si governa è che ormai si è creata una cultura, anche nel vostro versante, che ritiene che se c'è un Ministro di un certo tipo, le cose andranno bene, magari perché porterà dentro alla consociazione costitutiva ed elaborativa pezzi e spunti di quella parte. Questo è sbagliato. E' ai governi che sono chieste le responsabilità, sono i governi che devono garantire le soluzioni dei problemi, tant'è vero che a forza di Assessori e a forza di governi, come si vede, i problemi non si risolvono. Le navi vanno, crescono nei porti d'Italia; potremmo pensare anche ad un canale che colleghi il Lago Maggiore per averne anche una qui e vedere la testimonianza dell'ignavia e dell'incapacità statuale. Non abbiamo ricette, certo che i governi sono i governi, è giusto che collaborino. Questa mattina sulla questione dei piani paesistici c'è stata una accorata, appassionata e meritevole difesa e considerazione da parte del Vicepresidente che ha sempre parlato di Assessorato. Avrei voluto però sentire la Giunta, perché, oltre a non essere giusto concettualmente perché noi eleggiamo la Giunta, non dei singoli Assessori solisti, c'è il problema che, quando si interviene come Assessori, in genere si parla tanto, ma si combina poco, perché se non tornano i conti dentro il governo, le cose non si concludono.
Ci rammarichiamo di queste cose. Noi seguiamo con attenzione le parti rappresentate dal Consigliere Ala, a cui do atto di aver esercitato qui una funzione utile anche per noi. Però, con altrettanta tranquillità, diciamo quando non siamo d'accordo. Il collega Ala parla del Comune di Collegno ebbene parliamone! Vediamo quali sono le responsabilità e gli atti. Per non può essere richiesto che, attraverso un comodo dribbling, si confondano le responsabilità di chi governa gli onori! Noi facciamo la nostra azione di opposizione. Il nostro ordine del giorno interpreta anche un percorso che intendiamo proporre come percorso generale, ha questa ottica. Non avremmo avuto nulla da ridire sugli altri particolari. Comunque avremo altri appuntamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo per dichiarare con un certo rammarico che noi non abbiamo presentato un autonomo ordine del giorno che recepisse i concetti di cui all'intervento di ieri, in quanto ritenevamo che ci sarebbe stata un'ulteriore riunione dei Capigruppo per vedere se fosse stata possibile un'intesa unitaria che, a nostro avviso, sarebbe stata molto utile per mediare sui due ordini del giorno che sono stati presentati.
In questa situazione, non avendo presentato un nostro ordine del giorno e avendo letto entrambi gli ordini del giorno presentati, riteniamo che il punto finale di quello presentato dal Gruppo comunista, laddove si subordina (noi diamo molto peso alle parole e alla concretezza di quanto viene scritto nel dispositivo del documento) "l'avvio delle operazioni di smaltimento dei rifiuti della Zanoobia al compimento degli atti sopra descritti" sia un punto di decisivo rilievo, perché si avvicina abbastanza ai concetti che ieri abbiamo esposto. Avevamo detto in particolare che, a nostro avviso, si sarebbe dovuto rimanere sulla linea enunciata nel provvedimento del Sindaco del Comune di Leinì, il quale aveva disposto il non ingresso dei fusti nel territorio del proprio Comune se non dopo una serie di analisi per accertare il contenuto dei fusti e dopo una appropriata indagine della capacità tecnica dell'Ecolinea a smaltire.
Questo ultimo punto, dove "si subordina l'avvio delle operazioni di smaltimento" (questo lo vogliamo interpretare come ingresso nel territorio piemontese dei rifiuti della Zanoobia), è quello che ci consente di esprimere il voto, sia pure ritenendo gli altri punti non eccessivamente precisi e puntuali con riferimento alla vicenda Zanoobia.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 548 presentato dal Gruppo comunista, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte consapevole del fatto che il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi - emerso anche in relazione al caso Zanoobia - ha raggiunto un livello di gravità tale da generare profonde preoccupazioni e giustificato allarme tra le popolazioni ritenuto che la logica dell'operare in stato di continua emergenza non consente di risolvere i problemi ambientali in modo adeguato e fornendo le necessarie informazioni alle popolazioni considerato il fatto che, oltre ad offrire adeguate garanzie a quelle autorità locali che, responsabilmente, si sono impegnate a compiere una comune valutazione in merito alla richiesta di smaltimento dei rifiuti della Zanoobia, richiesta che non può essere ignorata, elusa o rinviata ad altri, occorre intraprendere concrete iniziative volte ad affrontare organicamente il problema impegna la Giunta ad avviare urgentemente un'iniziativa straordinaria diretta a costruire, in modo graduale e partecipato, un sistema regionale organico di censimento trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali che coinvolga tutte le forze pubbliche e private che hanno competenza nel settore dei rifiuti a predisporre - entro tre mesi - un piano regionale organico e razionale di rilocalizzazione delle aziende insalubri o a rischio situate a ridosso dei centri abitati, Ecolinea e Servizi Industriali innanzitutto ad operare affinché siano adeguatamente potenziati gli strumenti pubblici di controllo, in modo particolare nell'ambito delle UU.SS.SS.LL.
a subordinare l'avvio delle operazioni di smaltimento dei rifiuti della Zanoobia al compimento degli atti sopradescritti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 15 voti favorevoli e 24 contrari.
Passiamo all'ordine del giorno n. 544 presentato dalla maggioranza.
La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, voglio annunciare, per quello che vale, il mio voto contrario a nome del Gruppo DP. Motivo questo voto contrario con il fatto che, con questo ordine del giorno, si vuole introdurre una forzatura che è inaccettabile rispetto ai termini del problema, cioè come ci sono stati presentati ieri nella riunione dei Capigruppo, a cui ho partecipato insieme agli altri colleghi, nella quale emergeva con nettissima chiarezza che il decreto ministeriale recentemente emanato (peraltro abbiamo impiegato mezz'ora per capire quale era il decreto di riferimento, visto che ne vengono emanati ormai a ritmo settimanale) suscitava moltissime perplessità nell'Assessorato. E' un atto d'imperio che scavalca le Regioni, che di fatto (ed è la cosa che ci preoccupa di più) significa, per quanto riguarda il Piemonte, che dobbiamo accettare i rifiuti della Zanoobia e di tutte le altre navi che vagolano per i mari. Dovremmo accettare senza sapere, questo è stato detto chiarissimamente, che cosa contengono i fusti, senza sapere qual è la destinazione finale del carico, quindi senza strumento reale di controllo.
In poche parole, signor Presidente, quando nel dispositivo (e mi soffermo su questo aspetto che a me pare il più rilevante) si dice di voler dare attuazione al decreto ministeriale, s'intende predeterminare tutto quello che dovrà essere fatto dopo; l'ospitalità dei rifiuti diventa la testa di ponte per tutte le operazioni economiche e di insediamento degli impianti di smaltimento, con una procedura che noi giudichiamo sbagliata.
Ieri sera, al termine della riunione dei Capigruppo, ho detto che l'unica cosa da fare sarebbe quella di conoscere il contenuto dei fusti e di avere tutte le informazioni relative alla quantità, alla qualità e alla destinazione finale dei rifiuti; predisporre, quindi, un impianto di stoccaggio per consentire che i rifiuti di provenienza piemontese possano essere ospitati in luoghi sicuri sul nostro territorio, perché non ci piace il gioco dello scarica bidoni che altri stanno facendo; e, in terzo luogo di subordinare l'ingresso sul territorio regionale di qualsivoglia rifiuto all'espletamento del primo punto che richiamavo, cioè la conoscenza dettagliata della materia. Noi pensavamo anche di dover sottolineare l'opportunità di procedere anche al censimento e all'avvio di questo sistema di smaltimento su cui si sono accumulati ben sei anni di ritardo.
Non voglio rifare il dibattito, signor Presidente. Questi nostri concetti non sono minimamente presenti nella formulazione che ci è stata sottoposta dai Capigruppo della maggioranza. Capisco che qui si tratta di far quadrare il cerchio della maggioranza, che non ha idee minimamente omogenee sulla materia, però per noi questo è un documento inaccettabile.
Ho anche detto, signor Presidente, che per quanto riguarda la questione che lei già ieri opportunamente ha sottolineato relativamente all'urgenza sulla vicenda Ecolinea, era opportuno che ci fosse un riferimento esplicito e possibilmente perentorio. Nel documento comunista c'era un cenno, nel documento della maggioranza non ce n'è alcuno. Per quanto riguarda l'Ecolinea, ho presentato un ordine del giorno, che è stato firmato oltre che dal sottoscritto, anche dai colleghi Adduci e Reburdo, che lei ha già provveduto a far distribuire ai colleghi e che invito a considerare con attenzione.
Il documento in esame avrà il mio voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

La mia dichiarazione di voto è fatta a nome del Gruppo comunista.
Premetto che voteremo contro l'ordine del giorno della maggioranza. La ragione essenziale è che, pur accogliendo nella forma alcuni punti contenuti nel nostro ordine del giorno, di fatto non accoglie quella che è la nostra preoccupazione principale e che è anche la ragione per cui ritengo che differiamo completamene dal tipo di impostazione che viene data, per esempio, dal collega Ala sui ruoli dell'opposizione.
Secondo noi l'opposizione deve dare indicazioni relative al modo di affrontare i problemi e non preoccuparsi, o peggio che peggio, mescolarsi ai fatti di gestione che riguardano i governi. Francamente a me, ma credo anche alla maggioranza del nostro Gruppo, importa relativamente poco il contenuto dei bidoni che circolano per l'Italia. A me importerebbe che da qualche parte, fra governi nazionali e governi regionali, ci fosse qualcuno in grado di garantire alla popolazione che qualunque cosa sia contenuta nei rifiuti, questa venga trattata in strutture che sono in grado di trattarli dando le massime garanzie alla popolazione. Alla fin fine la difficoltà di trattamento dei rifiuti è del tutto analoga alle difficoltà connesse ai vari processi produttivi. C'è un'incapacità di darsi una linea di governo sul problema dei rifiuti, siamo immersi in una valanga di falsi problemi.
Nessuno di noi ama giocare a Sherlock Holmes oppure a dare infiniti consigli di dettaglio con che piede deve iniziare a muoversi l'Assessorato per occuparsi di questo problema e con che piede deve finire di occuparsene.
Credo che il nostro ruolo sia un altro. Francamente non siamo neanche più interessati a discutere. Sono davvero stufa di discutere sempre. Adesso vogliono anche l'elenco di tutte le sostanze che ci sono nei bidoni. Non mi pare che sia questo il compito e non mi pare che si possa accusare un partito di opposizione di essere disinteressato a questa questione. Noi siamo interessati a che ci sia un modo corretto di trattare i rifiuti.
Dopodiché sono problemi dei tecnici. Invito di nuovo tutti ad andarsi a leggere l'articolo su come si trattano i rifiuti industriali in Svezia, che potrebbe dare anche qualche idea ai nostri governanti su come affrontare questi problemi. E poi piantiamola con i Sherlock Holmes.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 544 presentato dalla maggioranza, il cui testo recita: "Udita la relazione sul caso Zanoobia e riscontrato come il problema si sia aperto con la totale disinformazione degli enti interessati consapevole del fatto che il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi ha raggiunto un livello di gravità tale da generare profonde preoccupazioni e giustificato allarme tra le popolazioni ritenuto che operare in stato di continua emergenza non consente di risolvere i problemi in modo adeguato e fornendo le necessarie informazioni considerata l'impostazione politica del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che esautora le Regioni dei propri compiti istituzionali relegandole a meri ruoli operativi nei casi di emergenza relativi allo smaltimento dei rifiuti imbarcati sulle navi al momento individuate tenuto conto che il decreto esclude dai provvedimenti specifici il caso della motonave Zanoobia tenuto conto che la Regione, la Provincia ed alcuni Comuni con grande senso di responsabilità hanno manifestato la loro disponibilità ad accettare dopo una corretta ed esauriente informazione e dovute garanzie l'effettuarsi di alcune fasi dello smaltimento dei rifiuti stivati sulla motonave Zanoobia, aderendo così alle esigenze nazionali tenuto conto che la Regione affronterà responsabilmente gli impegni previsti dal decreto ministeriale per attrezzare aree di stoccaggio in merito ai problemi di emergenza indicati dal Ministro stesso quale fase anticipatrice delle previsioni di piano approvate in Consiglio il 24/5/1988 considerato che nella regione Piemonte operano ditte, in forza di specifiche autorizzazioni, in grado di poter effettuare operazioni di smaltimento utili al caso Zanoobia preso atto che il Governo si è impegnato a recuperare, a carico delle imprese produttrici dei rifiuti, i costi dei diversi interventi compresi quelli a carico di Regioni e Consorzi considerato che è comunque indispensabile, prima di dare inizio alle operazioni di smaltimento, conoscere esattamente la qualità e la quantità dei rifiuti da trattarsi in Piemonte, le fasi od operazioni da effettuarsi presso ditte piemontesi, la destinazione finale dei rifiuti trattati o stoccati, i tempi singoli delle diverse operazioni con l'indicazione di specifiche penali nel caso di inadempienza i m p e g n a la Giunta regionale ad ottenere dal Governo tutti i dati e le informazioni necessarie per un esame, attento e responsabile, del problema Zanoobia richiedendo in particolare la qualità e quantità dei rifiuti da trattarsi in Piemonte il piano di smaltimento comprensivo di tutte le fasi con l'indicazione puntuale dei singoli tempi relativi alle operazioni da eseguirsi sul territorio piemontese la destinazione finale dei rifiuti con l'indicazione puntuale dei tempi di conferimento fissazione di specifiche penali in caso di mancato rispetto dell'esecuzione delle singole fasi a realizzare urgentemente un sistema regionale organico di censimento dei rifiuti industriali che coinvolga tutte le forze pubbliche e private che hanno competenza nel settore dei rifiuti a dare attuazione, con il coinvolgimento degli enti interessati, alle determinazioni incluse nel decreto ministeriale, recentemente emanato, che prevede di attrezzare un impianto per stoccaggio temporaneo destinato ad ospitare nel medio termine i rifiuti indicati dal decreto stesso come prima forma di attuazione del piano regionale per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti a rappresentare ai Ministeri della Protezione Civile e dell'Ambiente il proprio disappunto sia per il caso Zanoobia sia per il ruolo riservato dal decreto alle Regioni di semplici comprimari esecutivi ad espletare tempestivamente le procedure di rilocalizzazione richiesta dalle singole ditte nel momento in cui la documentazione sia completa di tutte le informazioni necessarie, con particolare riferimento alle analisi di compatibilità ambientale e territoriale a promuovere, per lo smaltimento dei rifiuti della motonave Zanoobia, la costituzione di specifiche Commissioni tecnico-scientifiche, espressione dei Comuni interessati, preposte a supportare l'attività di controllo e di riscontro a richiedere ai rispettivi Commissari ad acta l'accollo delle spese di funzionamento delle commissioni a carico delle ditte individuate per il compimento delle operazioni di emergenza relative alla Zanoobia ed alle navi individuate dal decreto più volte menzionato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli e 16 contrari.
In merito all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò ed altri, ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Voglio chiarire, dopo l'ampia discussione svoltasi, che il problema della rilocalizzazione dell'Ecolinea nell'ordine del giorno di maggioranza è comunque affrontato in un senso più ampio, perché impegna ad espletare tempestivamente le procedure di rilocalizzazione richieste dalle singole ditte, e quindi ovviamente anche dall'Ecolinea, nel momento in cui la documentazione sia completa di tutte le informazioni necessarie. Con particolare riferimento alle analisi di compatibilità ambientale e territoriale. Non c'è il sostantivo "Ecolinea", ma c'è tutto. Mi pare che si stia andando verso una duplicazione, e se pensiamo di fare il discorso Ecolinea dobbiamo togliere scadenze precise, perché non ha alcun senso. In assenza dell'Assessore non possiamo impegnare la Giunta a scadenze che come abbiamo sentito dalla relazione, non dipendono esclusivamente dalla Regione, ma presumono, da parte della ditta, la presentazione della richiesta di rilocalizzazione e la valutazione di impatto ambientale del sito. Occorre poi considerare che la VII Commissione sta discutendo il tema della distanza e la proposta di ristabilire la misura dei 2.000 metri andando a fissare nuove modalità. Le Regioni possono modificare tale misura, ma certo l'azzeramento che è stato introdotto dalla Giunta di sinistra non è stato una bella cosa. Comunque, dire oggi 2.000...



(Interruzioni)



BRIZIO Gian Paolo

Forse noi quando eravamo all'opposizione dormivamo, ma voi proponevate e votavate, avevate quella responsabilità di governo che oggi individuate negli altri...



(Interruzioni)



BRIZIO Gian Paolo

Questo ordine del giorno di puntualizzazione potrebbe essere votato senza discussione nel corso della prossima seduta, sentito l'Assessore per quanto riguarda il problema delle scadenze e delle distanze, oppure lo si può votare oggi per la parte dell'impegno perché tutte le premesse andrebbero approfondite. La parte dell'impegno potrebbe essere sottoscritta anche da noi, depennata la data, e con la dizione "da collocarsi in zone idonee nel pieno rispetto del DPR n. 915". Con queste due modifiche possiamo votarlo e firmarlo anche adesso, diversamente dobbiamo rinviarlo per sentire l'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci riconosciamo nelle conclusioni del collega Brizio in ordine alle correzioni di ordine formale.
Riterremmo comunque opportuno rinviare l'approvazione anche di questo eventuale testo alla presenza dell'Assessore perché diamo al documento un valore ed un significato che va al di là delle parole che dice. Si tratta di capire se la Giunta intende interpretare questo documento non soltanto come sollecitazione ad essere attenta e sbrigativa rispetto alle procedure in termini formali, ma facendosi parte attiva per promuovere e rendere più spedite ed accettabili possibile le attività di rilocalizzazione di queste aziende. Quindi, non si tratta semplicemente di una richiesta di accelerazione in termini burocratici, probabilmente è sottesa una richiesta di ordine politico che noi espliciteremmo alla Giunta qualora la stessa ritenesse di poterla fare propria. E' un obiettivo politico di questa Giunta quello di pervenire alla rilocalizzazione di queste aziende nei tempi più celeri e nelle migliori condizioni ambientali possibili. Quindi è un obiettivo di politica territoriale che va al di là della verifica meramente burocratico-formale delle condizioni. Si tratta di attivarsi nei confronti degli enti locali per concorrere e far sì che gli stessi siano nelle condizioni di capire e comprendere che cos'è questo processo e le condizioni di accettabilità o meno. Questo ordine del giorno non ha da essere considerato meramente burocratico-formale, ma un ordine del giorno politico che intende avviare e responsabilizzare la Regione in ordine all'accelerazione di questo tipo di processo.
Questa indicazione giustifica l'autonomia del documento del Consigliere Staglianò, anche se gli aspetti formali sono già ripresi nel documento della maggioranza; lo spirito non è quello di garantirsi che vengano rispettati i tempi dell'approvazione, ma che la Giunta regionale si faccia parte attiva per promuovere una svolta in ordine al suo modo d'essere su questi problemi, ed è quello che è stato introdotto dal Gruppo repubblicano. Dobbiamo uscire dalla nicchia dell'ente controllore per diventare un soggetto in grado di promuovere concretamente questi processi sul territorio. I processi di rilocalizzazione, che sono fondamentali rispetto all'obiettivo finale, saranno più facili e più perfetti nella misura in cui la Regione Piemonte, e per essa la Giunta, assumerà una parte non soltanto formale, ma anche di indirizzo e di politica sostanziale.
E' un impegno che deve assumere la Giunta, quindi se queste correzioni verranno fatte, saremo disponibili a votare il documento in data odierna.
Chiediamo peraltro al presentatore di riflettere se non sia il caso di ripresentarlo nella prossima seduta consiliare, iscrivendolo come primo argomento all'o.d.g., chiedendo se la Giunta non ritenga di fare proprie le valutazioni fatte dal sottoscritto che sono sottese ed implicite nell'ordine del giorno del collega Staglianò.



PRESIDENTE

E' stata presentata una pregiudiziale.
Il Consigliere Staglianò vuole intervenire?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non intendo illustrare l'ordine del giorno, intervengo sulla questione pregiudiziale.
Intanto vorrei ringraziare il collega Marchini per la sottolineatura della valenza politica del documento proposto dal sottoscritto e firmato anche dai colleghi Adduci e Reburdo. Do atto al collega Marchini di non sottrarsi alle questioni che di volta in volta vengono sui nostri tavoli.
In questo senso ritengo, anche a nome dei colleghi Adduci e Reburdo che sia opportuna la presenza dell'Assessore al momento della discussione e del voto del documento.
Vorrei aggiungere che i rilievi circa la premessa dell'ordine del giorno formulati dal Capogruppo democristiano Brizio appaiono incomprensibili essendo una premessa assolutamente fattuale, cioè riferita a fatti, richieste avanzate dai cittadini, sottolineature...



BRIZIO Gian Paolo

Devi capire quello che si dice: ho chiesto se lo si voleva votare subito.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Stavo semplicemente sottolineando, senza aprire un'altra discussione che qui si fa riferimento ad una decisione unanime assunta dal Consiglio comunale, ad una lettera del Presidente della Provincia che chiede alla Regione di intervenire, al fatto che giacciono presso gli uffici regionali delle istanze di rilocalizzazione e che scade il 30 settembre...



BRIZIO Gian Paolo

Le istanze non sono documentate.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono due cose distinte: l'una la scadenza al 30 settembre con la quale la Provincia sta istruendo la pratica e sulla quale c'è l'attenzione della Provincia e degli uffici regionali; l'altra è strettamente connessa al perfezionamento della pratica che l'Ecolinea non ha integrato sul piano della documentazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' assolutamente vera la sua precisazione. Sono due cose distinte tant'è che qui non si mescolano, si prende soltanto atto che il 30 settembre scade l'autorizzazione e che quindi si è in una fase particolare in cui la decisione del Consiglio regionale può avere qualche rilevanza anche per le decisioni che lo stesso Consiglio provinciale riterrà di dover assumere.
Penso sia opportuno che al primo punto dell'o.d.g. della prossima seduta si possa procedere al voto previa verifica con l'Assessore per conoscere la collocazione della Giunta sull'argomento.



PRESIDENTE

Al primo punto dell'o.d.g. della prossima seduta verrà collocato l'esame dell'ordine del giorno relativo alla proliferazione dei cinghiali in vaste zone del Piemonte, quindi questo argomento verrà posto al secondo punto.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,45)



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