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Dettaglio seduta n.154 del 20/09/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" se non vi sono osservazioni i verbali delle sedute consiliari del 9, 16, 23 e 30 luglio 1988 s'intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Carletto Mignone, Picco, Turbiglio.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazione della Giunta regionale in ordine allo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla motonave Zanoobia. Risposte a relative interrogazioni ed interpellanze.


PRESIDENTE

Passiamo alla comunicazione della Giunta regionale.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Come prima parte della mia risposta, intendo fare una cronaca dei fatti riguardanti la motonave Zanoobia.
Il 25 agosto 1988 si apprendeva dalla stampa che parte dei rifiuti presenti sulla motonave Zanoobia sarebbero stati smaltiti presso la ditta Ecolinea di Leinì. Tempestivamente, veniva inoltrato al Ministero dell'ambiente, al Ministero della marina mercantile, al Ministero della protezione civile, alla società Castalia ed al Commissario ad acta, alla Regione Liguria, alla Provincia di Torino, al Servizio vigilanza della Provincia di Torino, al Prefetto di Torino e alla ditta Ecolinea un telegramma con cui si richiedeva di sospendere l'operazione, in attesa di conoscere la provenienza dei rifiuti, la loro quantità e qualità ed i tempi dell'operazione al fine di valutare l'esistenza o meno di specifiche competenze regionali.
Il 25 agosto perviene dalla Provincia di Torino la nota che richiede alla ditta Ecolinea specifiche e similari in relazione ad una segnalazione della ditta stessa; lo stesso giorno il sindaco di Leinì emette un'ordinanza di divieto di scarico presso la ditta Ecolinea. Il 26 agosto giunge un telegramma della Nordoil, proprietaria dell'immobile ove è insediata l'Ecolinea, che segnala la disdetta della locazione, intima all'Ecolinea lo sgombero ed insinua che le attrezzature della ditta non siano idonee al trattamento dei rifiuti della Zanoobia. Il 29 agosto l'Ecolinea contesta i contenuti del telegramma della Nordoil e minaccia conseguenti azioni giudiziarie. Lo stesso giorno si tiene in Regione l'incontro fra Presidente e Commissario ad acta; quest'ultimo chiarisce la provenienza dei rifiuti, informa su come procedono i lavori di riconoscimento degli stessi e dà ampia disponibilità a Provincia e Comune per controlli a bordo ed in banchina.
Segue un telegramma dell'Ecolinea per problemi conseguenti al blocco operato dagli abitanti della zona dinnanzi allo stabilimento.
Il 30 agosto il Comune di Leinì indice un Consiglio comunale aperto ed approva un ordine del giorno nel quale invita gli enti interessati ad esaminare ed accelerare i tempi per l'esame della domanda di ricollocazione dell'azienda e dà mandato al sindaco per l'emissione di un'ordinanza che vieti l'introduzione dei rifiuti della Zanoobia a Leinì.
Il 31 agosto il Commissario ad acta sollecita l'invio di funzionari della Provincia di Torino e del Comune di Leinì per controlli. Il 1.mo settembre 1988 l'Assessore all'ecologia della Provincia di Torino telegrafa la propria disponibilità ad effettuare gli accertamenti di competenza; lo stesso giorno il sindaco di Leinì emette l'ordinanza prevista dall'ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale del 30/8/88. Nello stesso periodo giunge un telegramma a firma dell'avv. Francesco Rizzuto, il quale diffida chiunque ad effettuare prelievi ed analisi sui bidoni della Zanoobia, operazioni che costituirebbero reato di sottrazione di cose sequestrate, e denuncia la Castalia quale ditta con rapporti societari e di compartecipazione con la ditta Idealdi, socia a sua volta della Geliwoo proprietaria del carico.
Sono nel frattempo pervenute le interpellanze dei Consiglieri Ala Adduci, Bontempi, Sestero, Rossa e Staglianò; inoltre, sulla possibilità che i rifiuti della Zanoobia potessero essere trattati e smaltiti sul territorio piemontese esisteva già un'interrogazione del Consigliere Pezzana del 25 luglio '88.
A tale interrogazione non era ancora stata data risposta sia per mia assenza sia perché agli uffici non era giunta alcuna segnalazione in proposito.
Il 2 settembre la Compagnia di Carabinieri di Venaria segnalava che alle ore 9 del 31/8/88 la ditta Ecolinea aveva ripreso la sua normale attività; il giorno precedente (30/8) la ditta Ecolinea, nel comunicare che in data 29 agosto aveva notificato alla Castalia la sospensione dell'esecutività del contratto per il trattamento dei fusti della Zanoobia chiedeva al sindaco di poter immediatamente riprendere l'attività corrente.
Il 2 settembre l'Assessore provinciale conferma al Commissario ad acta la disponibilità dell'ente ad effettuare i controlli; lo stesso giorno il Commissario ad acta telegrafa che modalità e tempi del controllo devono essere stabiliti dal sindaco di Leinì (al quale era stata offerta tale possibilità) ed auspica l'intervento del Presidente della Regione per una soluzione positiva del problema.
Il giorno 9 settembre il Commissario ad acta, nel rispondere alla Provincia di Torino, sottolinea che i rifiuti diretti a Leinì presso l'Ecolinea sono perfettamente noti nella loro natura e non differiscono in alcun modo da quelli trattati da Ecolinea; ovviamente, non si tratta di tutti i rifiuti trasportati dalla Zanoobia, ma di una minima parte adeguata alle capacità dell'Ecolinea stessa Infine, il 9 settembre la Provincia invia un telegramma alla "Servizi Industriali", ai Comuni di Orbassano e di Beinasco, alla ditta Castalia ed al Commissario ad acta con il quale si precisano compiti di controllo. Ci in risposta al telegramma del 2 settembre della "Servizi Industriali", a sua volta contattata dalla Castalia per lo smaltimento dei rifiuti della Zanoobia, che per mantenere fede al contratto richiede la seguente serie di adempimenti: "un'esplicita - cito testualmente - autorizzazione degli enti preposti a procedere alla conclusione contrattuale, non ancora avvenuta, e quindi ai successivi processi di smaltimento; un controllo continuativo degli enti preposti a tutte le operazioni connesse allo smaltimento, per accertarne l'ammissibilità nei limiti previsti dalle autorizzazioni in atto; l'accettazione cosciente dei processi di smaltimento da parte della popolazione locale, nella consapevolezza dell'adeguatezza dei nostri impianti alle lavorazioni da eseguire, evitando quindi picchettaggi blocchi stradali, ecc., che interromperebbero l'intero andamento produttivo del nostro gruppo aziendale".
E' opportuno che tutti gli enti assumano responsabilmente i provvedimenti di propria competenza: provvedimenti conseguenti ad esami e valutazioni rigorose ma scevre da fenomeni di emotività. L'aizzare la gente non serve a diminuire i pericoli ma, semmai, ad acuirli.
La Regione chiede pertanto che la Provincia, al massimo della sua autonomia, gestisca la richiesta di rinnovo dell'autorizzazione scadente il 30/9/88, e che il Comune di Leinì e l'USSL esercitino i controlli di loro competenza in accordo con la Provincia. Da parte sua la Regione, non appena la ditta avrà integrato la propria documentazione con quanto per ora mancante, esaminerà la richiesta di ricollocazione a suo tempo presentata.
A questo proposito vorrei precisare che allegata alla richiesta di ricollocazione mancava parte della documentazione; per poter istruire la pratica sono state richieste delle integrazioni che a tutt'oggi non sono pervenute, e non si è potuto quindi procedere all'autorizzazione di ricollocazione.
Inoltre è bene ricordare che esiste un piano che fissa determinati principi, e che l'avviato il catasto dei rifiuti ci permetterà una più corretta valutazione sulle specifiche qualitative e quantitative dei rifiuti stessi.
In merito alla ricollocazione degli impianti di trattamento e di eliminazione dei rifiuti, oggi situati in zone che si presumono non idonee si precisa che lo smaltimento dei rifiuti è specifica competenza di ditte private dalle quali sarebbero dovute pervenire, nel rispetto delle vigenti normative, specifiche proposte.
Nel recente decreto, apparso per ora solo sugli organi di stampa - con riserva, quindi, di una più attenta valutazione sul testo ufficiale - non ci pare cogliere indirizzi risolutivi; al contrario, vi è una serie di indeterminatezze, quali quelle relative alle piattaforme di smaltimento la cui descrizione viene rinviata ad una delibera CIPE di cui si attende ancora la pubblicazione.
Altra perplessità è quella relativa all'enorme dimensione di tali piattaforme, che devono prevedere - cito testualmente - "un impianto di inertizzazzione di fanghi industriali, un inceneritore per solidi, liquidi e fanghi organici, un essiccatore per fanghi biologici, un depuratore chimico-fisico, un ossidatore per fanghi particolarmente difficili clorurati, residui chimici e farmaceutici, pesticidi - torce al plasma per l'incenerimento ed una discarica controllata". Impianti di grandi dimensioni e di elevato impatto ambientale, ben diversi da quelli programmati finora che tendevano ad integrarsi con le esistenti strutture private.
La Regione farà il possibile per non essere estranea al decreto, anche attivandosi per eventuali ricorsi nel caso in cui se ne rilevassero gli estremi. Infatti, esistono parecchie perplessità.
Da più parti si lamenta che la Regione è scarsamente informata o che non si informa a sufficienza. Vorrei sottolineare che l'ente non è un'agenzia di investigazioni sui legami, quasi sempre occulti, tra le varie società, sugli accordi che vi intercorrono, sui comportamenti legittimi tali compiti sono propri di altre istituzioni. Il controllo sulle attività è specifico compito delle Province ed eventualmente dei sindaci, ma non certo della Regione, che li riconosce comunque come operativamente idonei.
Termina qui la parte relativa della cronistoria, alla quale vorrei aggiungere qualche personale considerazione.
Nell'incontro di ieri con i sindaci dei Comuni di Orbassano, Rivalta Grugliasco e Beinasco ho riscontrato un atteggiamento responsabile e disponibile, previa la legittima richiesta di garanzia che l'ambiente della zona non subisca ulteriori degradi. Ribadisco in aula la linea che, a mio avviso, deve guidare amministratori e popolazione in questa difficile emergenza: se i rifiuti della Zanoobia sono piemontesi, vanno smaltiti in Piemonte.
Questo, naturalmente, quando la ditta Castalia ci avrà fornito indagini ed analisi che ne stabiliscano la provenienza, la quantità, la qualità e ne specifichino il processo e i tempi di trattamento; a tutt'oggi non sappiamo se i rifiuti dovranno essere reinfustati, inertizzati o smaltiti definitivamente. Ogni regolare appalto prevede la stesura di un contratto che specifichi quanto ho appena accennato; in questo caso, invece amministratori e popolazione sono stati colti di sorpresa.
Sorpresa che sottolineo e faccio presente al collega Pezzana, i cui interventi in materia ambientale sono sempre stati improntati ad un grande senso di equilibrio: un Assessorato in quotidiana nonché straordinaria emergenza come quello dell'ambiente, meno di ogni altro può prestar fede ad illazioni e ai "si dice"; con grande sforzo può seguire le notizie ufficiali, ma sullo smaltimento dei rifiuti della Zanoobia non ne era pervenuta alcuna.
Amministratori e popolazione avrebbero dovuto essere informati a tempo debito non per predisporre veti e picchettaggi, ma per programmare un corretto accoglimento e smaltimento dei rifiuti e poter richiedere le necessarie garanzie.
Il "rifiuto del rifiuto" non può continuare: poiché ognuno concorre a produrne, siano essi rifiuti urbani o industriali, ognuno deve collaborare a smaltirli correttamente: la sindrome del "non nel cortile di casa mia" deve finire. Per quanto poco poetico, molte volte cito un esempio a mio parere significativo: i servizi non costituiscono locali particolarmente gratificanti in casa, però non mancano di certo, né qualcuno penserebbe mai di usufruire di quello del vicino o di scaricare selvaggiamente negli altri locali di casa. Ampliando il concetto, i rifiuti sono i "nostri" rifiuti e l'ambiente è, in senso lato, la nostra casa; cerchiamo di non renderlo più invivibile di quanto già abbiamo fatto.
A causa di questo "rifiuto del rifiuto" in Piemonte come in tutta Italia abbiamo accumulato almeno un decennio di ritardi.
Attualmente, il predisposto piano di intervento ne programma lo smaltimento nell'arco di dieci anni, prevedendone anche la riduzione sia con la raccolta differenziata ed il recupero di materie seconde per quanto riguarda i rifiuti urbani, sia attraverso nuove tecniche di produzione che riducono i rifiuti industriali e permettono di riciclarli in parte.
Prime conferenze si sono già tenute ed altre sono state calendarizzare a ritmo serrato per autorizzare nuovi impianti di smaltimento.
Come Regione Piemonte siamo dotati, cosa rara in altre Regioni, di un piano-bonifiche che, se non altro, ha il merito di dimostrare le conseguenze dell'inquinamento dovuto alle discariche selvagge.
L'Assessorato regionale lavora a ritmo convulso, ma poco cambierà se non cambierà il comportamento, troppo spesso emotivo, di parte della popolazione e di alcuni amministratori. Come Assessorato faremo di tutto per informare, anche attraverso i mass media, così come faremo di tutto per correggere eventuali storture siano esse normative o tecniche; popolazione ed amministratori, però, si devono rendere conto che, godendo tutti del benessere creato dalla società dei consumi e visto che nessuno, nemmeno i più accesi ambientalisti vogliono tornare ai tempi di Robinson Crusoe dobbiamo smaltire i rifiuti che dai consumi derivano. Incominciamo, seppure con tutte le garanzie sopra citate, dalla Zanoobia.



REBURDO Giuseppe

Il senso di responsabilità di chi ha prodotto i rifiuti non l'ha citato, Assessore!



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, avrà modo di dirlo nel suo intervento.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, in casi come questi la frase d'obbligo è: "Ringrazio l'Assessore per la comunicazione". Credo però di non potermi porre in tale posizione: il resoconto dell'Assessore Cernetti è stato un riassunto degli avvenimenti degli ultimi mesi senza alcuna delle indicazioni che un governo regionale dovrebbe dare su un argomento importante come quello della salute pubblica.
Assessore Cernetti, lei parla di illazioni e dei "si dice" per giustificare il fatto che la Regione non si sia espressa su un fatto così grave come quello che rivelava l'arrivo in Piemonte dei rifiuti contenuti sulla nave Zanoobia. Credo però che il contenuto dell'interrogazione di un qualunque Consigliere regionale debba essere trattato con un grado di considerazione più alto di quello di un'illazione o di un "si dice".
Qualunque Consigliere regionale, nel momento in cui formula un'interrogazione o un'interpellanza lo fa con un certo criterio e con la serietà che deve contraddistinguere il suo lavoro.
Nella mia interrogazione, presentata il 25 luglio (l'esposizione dell'Assessore è iniziata dicendo che la Regione ha avuto prime notizie il 25 agosto), se fosse stata letta (mi permetto di prendere in considerazione l'ipotesi che le interrogazioni presentate dai Consiglieri non vengono nemmeno lette) con un minimo di attenzione, vi era ogni indicazione per permettere a chi si occupa di questi argomenti di non considerarla né un'illazione né un "si dice". Si trattava di notizie reali tant'è che dopo un mese sono state confermate ufficialmente. Capirei la posizione dell'Assessore se il contenuto della mia interrogazione si fosse rivelato un'illazione o un "si dice".
Purtroppo i fatti mi hanno dato ragione; pregherei pertanto l'Assessore di non definire illazione o "si dice" il contenuto di un'interrogazione perlomeno fino a dimostrazione contraria.
La situazione era conosciuta, e si sapeva anche che i rifiuti finivano alla Servizi Industriali - come scritto nella mia interrogazione. L'intera vicenda, di aziende più o meno pubbliche più o meno private, così come la questione del trattamento rifiuti, ad essere buoni, possono essere definite dei misteri; navighiamo nelle interpretazioni: il caso lampante è dato dall'Ecolinea. Concordo con lei, Assessore: sovente l'emotività produce risultati nulli; occorre anche dire, però, che l'emotività nasce dalla mancanza di conoscenza. L'Ecolinea, per esempio, non ha discarica, non ha strutture, non può trattare che una piccolissima parte dei rifiuti della Zanoobia: sono fatti che l'Assessorato deve sapere e deve prendere in considerazione.
Come lei diceva, Assessore, le autorizzazioni della Servizi Industriali scadono il 30 settembre (come per moltissime altre aziende); inoltre, dalla fine del 1985 la discarica di Orbassano è colma (anche questa notizia deve essere valutata dall'Assessorato); la Servizi Industriali può trattare soltanto rifiuti che verranno definitivamente stoccati da altre parti. Ci chiediamo dove.
Inoltre, la Servizi Industriali è socia di ditte che si curano di altre discariche, come Torrazza e Barricalla. Chiedersi se le sostanze in questione finiranno in tali discariche non è una domanda retorica, è una domanda concreta.
L'autorizzazione della Servizi Industriali prevede che sia possibile lo stoccaggio provvisorio di rifiuti che verranno successivamente trattati dalle sue strutture o di rifiuti risultanti da trattamenti effettuati in impianto? Questi, comunque, dovranno essere destinati in qualche altra parte.
A questo punto le domande aumentano: quali e quanti rifiuti arriveranno realmente in Piemonte? Una tale domanda, che non mi sembra emotiva ma ragionata, non può essere elusa dall'Assessorato; chiedersi cosa pu trattare realmente la Servizi Industriali non è né un'illazione né una richiesta lontana da un ragionamento serio. Dove saranno stoccati definitivamente i rifiuti della Zanoobia? Lei, Assessore, parlava di emotività, a mio parere sarebbe il caso di parlare di burocrazia e demagogia che sovente coprono quegli interessi di cui dicevo prima, che non ci permettono di vedere con chiarezza quanto sta avvenendo nel gioco delle aziende a partecipazione privata e a partecipazione pubblica.
Un esempio: nella convenzione fra Servizi Industriali e Comune per la gestione della discarica di Orbassano è scritto che la Servizi Industriali al momento del riempimento della discarica è impegnata a smantellare ogni opera costruita per la gestione della stessa, e a questo proposito faccio notare che il riempimento si è ultimato il 30 giugno 1985. Per completezza d'informazione occorre aggiungere che sullo stesso suolo è previsto il mercato ortofrutticolo dell'Interporto di Orbassano, questione conosciuta almeno dal 29 novembre 1984, data in cui il Comune aveva approvato la variante al piano regolatore per l'inserimento dell'Interporto.
Perché, pur sapendo che su quel sito si sarebbe insediato un mercato si è proceduto al rinnovo della convenzione e non si è applicato l'art. 8 che prevedeva lo smantellamento delle opere a cava chiusa? Anche questa non è una domanda retorica, ma sottintende richieste di chiarimento ben precise.
Nel 1985 il Comune di Orbassano concede, in sanatoria, le concessioni edilizie per le opere realizzate; concessioni non richieste nella convenzione, che parlava soltanto di ripristino, e la differenza non è poca. Il valore di quelle opere e di quel sito, in seguito al loro inserimento nel piano "Insediamenti produttivi" ed alla concessione edilizia, è sicuramente mutato. Pensiamo alle trattative per l'acquisizione di quel terreno - che corrisponde alla discarica - autorizzate dalla Giunta regionale il 16 gennaio 1987, dopo le concessioni e la nuova convenzione tra Servizi Industriali e Comune di Orbassano: le trattative sono terminate o continuano? Quali interessi economici - domanda lecita e non retorica stanno dietro a tali trattative? Sono domande che vorrei che l'Assessore Cernetti si annotasse, e alle quali avesse la cortesia di rispondere.
Vi sono poi altri interrogativi, che nascono dalla preparazione secondo me disastrosa, del piano del Ministro Ruffolo; piano che sta rivelando quella che non so se chiamare incapacità o volontà di seguire strade non nell'interesse dei cittadini. Nell'ultimo Consiglio sono stato facile profeta quando, unico Consigliere, ho votato contro il famoso ordine del giorno che doveva permettere al Presidente Beltrami di difendere da posizioni di forza, a Roma, la salvaguardia e la tutela della salute dei piemontesi e di chiedere la chiusura dell'ACNA. Si è visto quanto quell'ordine del giorno fosse forte.
Giovedì scorso ho sostenuto determinate posizioni in maniera isolata il Consigliere Ala pur esprimendo dubbi sulla validità del documento lo ha votato, e mi pare che anche il Consigliere Majorino abbia espresso delle perplessità. In ogni caso, chi ha votato contro quel documento perché lo riteneva insufficiente è stato unicamente il sottoscritto: il mattino dopo si leggeva sui giornali che l'ACNA riapriva gli stabilimenti.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



PEZZANA Angelo

Voglio unicamente far presente che il documento votato dal Consiglio non ha rafforzato alcuna delle posizioni che il Presidente Beltrami doveva difendere a livello nazionale. Personalmente, ho votato contro; se permettete, la storia con i "se" siete voi a farla, e non io.



FERRO Primo

Tu fai il gioco delle tre carte.



PEZZANA Angelo

Il gioco delle tre carte non lo faccio io, caro collega.
Credo che dalla vostra decennale gestione si rilevi abbondantemente che il gioco delle tre carte l'avete fatto voi. A parte il fatto che mi sto riferendo a problemi che riguardano la Giunta di oggi e mi chiedo quindi come mai l'opposizione comunista abbia così tanto interesse a difendere la Giunta attuale. Non si capisce più da che parte state, cari colleghi dell'opposizione.



(Interruzioni dai banchi di sinistra)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Dovresti cambiare posto e trasferirti dall'altra parte, perché da questa parte sei d'intralcio.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ci vuole anche delicatezza: non parliamo di gioco delle tre carte.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, a me piacciono le interruzioni e quindi non me ne lamento se sono di carattere politico o istituzionale; ma a maggior ragione, quando riguardano problemi logistici le tengo in grande considerazione: vorrei che il Consigliere Staglianò mettesse per iscritto quale tipo di intralcio gli causo sedendo davanti a lui...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non fai parte dell'opposizione!



PEZZANA Angelo

Se sono un effettivo intralcio ai suoi lavori e alla sua attenzione vorrei che la Presidenza del Consiglio prendesse atto di questa richiesta e mi comunicasse le sue decisioni: non voglio essere di intralcio al lavoro di alcun Consigliere.



PRESIDENTE

Siccome mi spetta guidare questa assemblea, le assicuro che non è di intralcio.



PEZZANA Angelo

La ringrazio, signor Presidente, ma vorrei che questa sua affermazione che pur mi conforta, fosse condivisa dai Consiglieri seduti intorno a me per i quali, evidentemente, sono di intralcio. Eventualmente, potrà esprimere le sue positive opinioni, cercando di convincere i colleghi che la pensano diversamente.
Per tornare a cose serie e dimenticare interruzioni patetiche, mi richiamo ad un articolo apparso su "Il Sole 24 Ore" - quindi da parte non sospetta - l'8 settembre; il progetto delle piattaforme funzionali predisposto dal Ministro Ruffolo, viene definito in termini molto negativi.
L'articolo, non a caso intitolato "I rifiuti finiscono in sogni" e non firmato (a maggior ragione ancora più autorevole), sostiene che la mentalità che ispira il Decreto-Ruffolo è burocratico-centralistica. Leggo testualmente, poiché l'articolo mi sembra interessante e per informazione verso i colleghi che non l'avessero presente "...venti megaimpianti pubblici di smaltimento rifiuti che concentrino in un solo insediamento inceneritore, depuratore e discarica. Basta immaginare per un solo istante quale impatto ambientale comporti una concentrazione del genere". E più avanti: "Se il professore (il Ministro Ruffolo) non disdegna un Consiglio rilegga la mozione approvata dalla Camera il 20 luglio scorso laddove impegna il Governo a considerare come autentica piattaforma di recupero e smaltimento dei rifiuti non tanto un punto fisico quanto lo stesso sistema industriale, evitando così concentrazioni di rifiuti in determinate localizzazioni del territorio.
Ho citato questo articolo perché mi sembra molto realistico: se le Regioni non sono riuscite, in tutti questi anni, a realizzare alcunché (il risultato è che ci ritroviamo, oggi, a discutere questioni totalmente e fondamentalmente irrisolte) come possiamo credere, realisticamente, che un progetto come quello presentato dal Ministro Ruffolo possa avere capacità di realizzazione? Volendo vivere nel mondo dei sogni, possiamo pensare che questo sia un progetto realizzabile; se invece riteniamo che il problema rifiuti e dei veleni che condizionano la nostra vita quotidiana sia argomento serio, la strada dev'essere un'altra.
In conclusione del mio intervento vorrei richiamare l'attenzione dell'Assessore Cernetti sulla serietà delle interrogazioni presentate dai Consiglieri e, quindi, sulla considerazione che devono meritare dall'Assessore competente. E, soprattutto, risottolineo l'interrogativo essenziale non solo al Consiglio ma ai cittadini della Regione, per meglio capire cosa stia realmente avvenendo intorno a questo affare di migliaia di miliardi relativo al trattamento e allo stoccaggio dei rifiuti, in cui non si capisce più quali siano gli interessi e le reali proprietà delle varie aziende e quali i balletti che avvengono nei vari passaggi. L'Assessore all'ambiente nell'informare i cittadini non può più giustificarsi dicendo che la questione è di competenza della Provincia. L'informazione è essenziale nella nostra società, e questi sono compiti cui l'Assessore Cernetti "deve" e non "può" assolvere.
Dal 25 luglio ad oggi non è avvenuto nulla di tutto ciò; mi auguro che il mio intervento possa aiutare l'Assessore a capire che le attuali esigenze dei cittadini non sono più quelle di una volta e che l'emotività non si combatte a base di editti, ma con l'informazione e con la chiarezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Credo che l'Assessore Cernetti abbia la proprietà di rendere i dibattiti alquanto difficili e complessi; ogni volta che interviene ha difficoltà ad entrare nel merito dei problemi e a dare risposte sufficientemente adeguate ad un confronto politico.
Ritengo che la vicenda dimostri ancora una volta, Assessore Cernetti che un generico rifarsi al senso di responsabilità di ognuno e il dividere gli ambientalisti tra chi ha capacità di ragionare con equilibrio e coloro che con irrazionalità aizzano le popolazioni, sia un modo vecchio di fare politica, scarsamente adeguato a quella linea di cambiamento che il suo Partito intende e vuole portare avanti.
Nell'intervento di questa mattina l'Assessore Cernetti non ha minimamente accennato alle aziende produttrici di rifiuti, maggiori responsabili dello sfascio ambientale, del proliferare di discariche selvagge e dell'impossibilità di una seria razionalizzazione del settore dei rifiuti industriali.
Ho letto con attenzione e con particolare benevolenza, la lettera dei quattro Sindaci citati oggi in aula; si tratta, probabilmente, di una lettera ispirata da un livello politico alto, ma la responsabilità dell'attuale situazione è delle industrie che hanno direttamente prodotto e smaltito in modo clandestino i rifiuti delle loro lavorazioni. Il richiamo al senso di responsabilità non può essere rivolto ai cittadini, agli enti alle Amministrazioni locali: la situazione che si è determinata è dovuta prima di tutto a chi questi rifiuti li ha prodotti, e il primo livello di smaltimento deve essere di ritorno presso le industrie. Se così non è Assessore, troverà sempre la parte maggioritaria del movimento ambientalista duramente contraria a qualunque soluzione che richiami al senso di responsabilità Sindaci e Amministrazioni locali e non si curi dell'irresponsabilità dilagante e non controllata tra quanti, a livello governativo e regionale, ma in particolare a livello produttivo, dovrebbero affrontare seriamente per risolvere questi problemi.
Il caso della Zanoobia, collegato a Leinì ed ora anche ad Orbassano, è emblematico; non credo siano accollabili alla Regione colpe eccessive. La delega alle Province in questa materia ha dimostrato la loro inadeguatezza a rispondere ai nuovi problemi derivanti dal processo industriale, che da almeno 25 anni ha determinato uno smembramento ed una dequalificazione ambientale senza precedenti. Di fronte alla mancanza di capacità da parte delle Province di essere trainanti e propositive in questa materia, la Regione, che ne ha la responsabilità politica, avrebbe dovuto attivare una serie di interventi-quadro in grado di orientare, e per certi aspetti obbligare, le Province ad operare in termini adeguati su questa materia. La Regione non solo non si è mossa in questo senso, ma ci ha proposto un Piano regionale dei rifiuti in cui l'intera partita dei rifiuti industriali è stata totalmente posta ai margini.
Abbiamo di fronte non solo l'emergenza-rifiuti urbani, che in qualche modo si può affrontare attraverso iniziative di carattere provvisorio, ma anche l'emergenza-rifiuti industriali e tossici, rispetto alla quale la Regione non è stata in grado di proporre nient'altro che rinvii di intervento e proposte ad altri organismi.
Inevitabilmente sono proliferate le iniziative di quanti, a livello professionale e imprenditoriale, hanno intuito che attraverso l'intervento sui rifiuti industriali si sarebbe potuti arrivare ad un business qualificato ed importante. Stupisce - e lo voglio ribadire qui in aula che un'organizzazione come la Lega delle cooperative, che con una certa preveggenza era intervenuta in materia, abbia affrontato la questione con un mero e classico intervento imprenditoriale-privatistico e non sia stata stimolata ad aprire pubblicamente un confronto rispetto alle proprie disponibilità, interventi, collegamenti ed intrecci proprietari e societari, un confronto pubblico con le istituzioni, con il movimento ambientalista e con il settore imprenditoriale per affrontare il problema con il dovuto approfondimento.
Si è trattato invece di un puro intervento imprenditoriale classico, di profitto e non di un intervento innovativo su una questione così delicata.
La lotta dei cittadini contro l'Ecolinea di Leinì, che ha mobilitato anche il Consiglio comunale, è stata la dimostrazione che non si era di fronte all'intervento di una società che in termini aperti affrontava il problema, ma che si era di fronte al classico intervento privato che con strumenti "imprenditoriali" imponeva la propria volontà e decisione ai cittadini e al Comune di Leinì.
Vi è, purtroppo, omogeneità tra chi produce rifiuti e li smaltisce clandestinamente e chi interviene in questa materia con potenzialità innovative importanti, completamente frustrate negli anni e che quindi si pone nella condizione di essere giudicato sul mero comportamento imprenditoriale, con tutte le conseguenze che questo comporta.
L'Assessore Cernetti ha detto che la Regione è venuta a conoscenza del fatto "Zanoobia" il 25 agosto; probabilmente avrebbe dovuto prestarvi maggiore attenzione in precedenza, viste le indiscrezioni apparse sulla stampa. La Regione il 25 agosto viene informata del fatto che nel territorio di Leinì, probabilmente, verranno stoccati 80 fusti del materiale della Zanoobia. Qualche giorno dopo (ho partecipato, in modo un po' clandestino alla conferenza stampa che il Presidente della Giunta ha tenuto con il Contrammiraglio Francese) abbiamo appreso dalla viva voce del Contrammiraglio della Zanoobia che i fusti, che si era detto fossero 80 sarebbero stati di sicuro 1.400 e, probabilmente, dal momento che non si conosceva bene il contenuto della nave, avrebbero potuto essere anche molti di più.
E' questo un primo elemento attorno al quale avviare una serie di ragionamenti: chi avrebbe dovuto, a livello pubblico, garantire che il problema fosse affrontato con la massima responsabilità e trasparenza veniva meno a questi principi fondamentali. Non si può chiedere senso di responsabilità ai cittadini quando l'irresponsabilità investe i vertici politici e burocratici del Paese come il comportamento di questi giorni denota.
Responsabilmente, i cittadini di Leinì si sono mobilitati, non certo per l'occasione, ma dopo 4 anni di lotte sul territorio per bloccare la localizzazione in quell'area della fabbrica che pone così tanti problemi. I cittadini di Leinì, se la fabbrica fosse collocata in modo adeguato e con le dovute garanzie, non sarebbero pregiudizialmente contrari allo smaltimento dei fusti della Zanoobia, ma sono fermamente contrari all'ampliamento di un'attività che già oggi, a regime normale, pone seri rischi alla salute della popolazione. Questo è il senso di responsabilità dimostrato dai cittadini di Leinì, che ha obbligato l'intero Consiglio comunale ad assumerne altrettanto.
Vorrei che l'Assessore modificasse la propria posizione; è inaccettabile, infatti, che il senso di responsabilità debba essere assunto in primo luogo dai cittadini, solo successivamente dalle Amministrazioni comunali ed infine dalla Regione, mentre altri possono continuare a fare il bello e il cattivo tempo.
C'è una seconda questione. Relativamente all'Ecolinea, non si comprende l'indifferenza mostrata dalla Provincia in una questione di sua competenza.
Chiedo alla cortesia dell'Assessore di rispondere a questa domanda: perch la Provincia è stata così indifferente rispetto a questo problema mentre è intervenuta in modo pesante sulla questione della Barricalla? Sono domande alle quali bisogna dare risposte.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ma questo è compito della Provincia!



REBURDO Giuseppe

E no, Assessore! Questo è il punto. La responsabilità politica della legge vigente è nostra; dobbiamo intervenire in materia anche rispetto alle deleghe date alle Province. Su questo punto non ci troviamo assolutamente d'accordo.
Altra questione. Ad oggi, perlomeno al nostro livello istituzionale salvo che lei, Assessore, abbia maggiori informazioni - non siamo in grado di sapere: 1) quante navi costeggiano il nostro Paese con siffatti rifiuti: nessuno lo ha mai detto con chiarezza e certezza 2) la quantità di rifiuti smaltiti all'estero in modo clandestino.
Inoltre, non siamo in grado di individuare con precisione (condizione per poter avviare adeguati interventi) i produttori di questi rifiuti e quali mezzi, leciti o illeciti, abbiano adottato per esportarli.
La richiesta, precisa e puntuale, è di non aspettare l'indagine della Magistratura per obbligare le industrie eventualmente individuate ad anticipare il denaro necessario ad un intervento di serio smaltimento dei rifiuti.
Mi auguro che l'operazione che si è tentata su Leinì non venga tentata su Orbassano; prendiamo atto della lettera scritta dai Sindaci e la apprezziamo, però non possiamo non sottolineare che non siamo in grado di capire quanto è necessario per lo smaltimento di questi rifiuti.
In tutta questa vicenda gli unici ad aver dimostrato alto senso di responsabilità sono stati i cittadini, dando esempi concreti di comportamento serio e responsabile alle pubbliche amministrazioni. I cittadini di Leinì - ripeto - non hanno detto indiscriminatamente no allo smaltimento dei fusti della Zanoobia, ma al fatto che un'industria ivi collocata potesse moltiplicare i propri livelli produttivi e di conseguenza i problemi che da quattro anni vengono denunciati dai cittadini: questa è la differenza di comportamento e di responsabilità.
Occorre affrontare con la serietà dovuta tutta la materia; ho grande rispetto per il livello intellettuale del Ministro Ruffolo, ma a livello politico, dopo la vicenda ACNA, quella della Farmoplant e quella più generale dei rifiuti, mostra tutti i propri limiti e quelli di una compagine governativa che non gli lascia alcuno spazio. Occorrerebbe che il Ministro Ruffolo ci aiutasse a capire se la Regione ha, al momento attuale strumenti per valutare con certezza il livello dei rifiuti tossici e nocivi, quali aziende li hanno prodotti e quale linea di comportamento deve tenere la Regione nei confronti di tali aziende e delle Amministrazioni provinciali; amministrazioni che in tutti questi anni hanno dimostrato larga incapacità a gestire con la serietà dovuta questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, ascoltando con attenzione la cronistoria dell'Assessore e mi è venuto in mente il mio essere stato ragazzo, quando ascoltavo le radiocronache di Carosio. Forse l'Assessore avrebbe agito più proficuamente, conoscendo la sua sensibilità, se avesse fatto la cronistoria non della Zanoobia, ma della partita di calcio di ieri tra lo Zambia e l'Italia, almeno avrebbe evitato quelle punte di razzismo che emergono da alcuni giornali che scrivono "siamo stati umiliati, come siamo stati offesi, ci hanno disonorato, ecc." come se aver perso con lo Zambia fosse diverso che perdere con la Germania. Dal suo modo di esporre e di affrontare il problema, Assessore, emerge una concezione vagamente heideggeriana del suo pensiero sui rifiuti. Heidegger riteneva contrariamente agli antichi filosofi greci, che l'ente derivasse dal nulla proprio perché ente "ens qua ens ex nihilo fit": l'ente deriva dal nulla proprio in quanto ente. Pare che rispetto ai rifiuti lei la pensi un po' allo stesso modo, i rifiuti nascono dal nulla e.., finiscono nel nulla: questa è la filosofia alla base del suo discorso.
Ritengo di dover incominciare a puntualizzare alcune cose. A me pare che le vicende, ormai quotidiane, di navi che girano nei nostri mari peraltro non molto puliti, siano un po' il frutto amaro e velenoso di una politica di disimpegno totale delle pubbliche amministrazioni, dello Stato ed in particolare (visto che siamo in Piemonte) della Giunta regionale. Il disimpegno totale, il lasciar fare ai privati dà frutti molto amari l'appello al senso di responsabilità dei cittadini e delle pubbliche amministrazioni è destinato a cadere nel vuoto, in quanto il primo ente a non compiere il proprio dovere è proprio la Regione Piemonte che, nel suo massimo esponente esecutivo, il Presidente della Giunta, non avverte la drammaticità del problema. Il Presidente Beltrami invia ai settimanali locali una lettera in merito alla questione dei rifiuti in cui dice testualmente "l'azione della Regione è stata tesa ad accertare la provenienza dei rifiuti ed il contenuto di ogni singolo bidone"; "avuta risposta positiva - continua il Presidente - "sull'origine italiana dei rifiuti e sull'analisi di ogni bidone, il problema rifiuti-Zanoobia ha investito appieno le competenze..." indovinate di chi? Che cosa ha fatto la Regione dopo aver acquisito questi elementi? Ha investito le competenze "della Provincia a cui la Regione ha delegato la materia"! Si tratta di una lettera riportata da un settimanale scritta - pare - dal Presidente infatti in premessa si dice: "Dal Presidente della Giunta regionale del Piemonte, Vittorio Beltrami, riceviamo e volentieri pubblichiamo". Nella lettera il Presidente continua a vantarsi del fatto che la Regione ha approvato un piano in cui è previsto lo smaltimento delle sostanze particolarmente tossiche: dove prevedete di smaltire tali sostanze? Nessuno lo sa; ecco che torniamo alla questione del "nulla": non è certo questo il modo di procedere in materie e vicende così delicate. Le aspettative della gente sono molto diverse! Persiste invece l'inerzia della Regione che contribuisce ad aggravare i problemi e ad immergerci in una situazione nella quale diventano ogni giorno più pesanti.
In verità, dalla cronistoria dell'Assessore mi sarei aspettato la risposta ad alcuni dei quesiti importanti posti dai cittadini nei dibattiti che si tengono sul territorio della nostra regione. Ad esempio, Presidente visto che è stato fatto un censimento, vorrei che rispondesse a questa domanda: quante altre Zonoobia potrebbero essere state riempite di rifiuti tossici prodotti in Piemonte, da quando siamo venuti a conoscenza del fatto ad oggi? L'80% dei rifiuti non stoccato nei container delle navi dove va a finire? La Regione lo sa o si accontenta di delegare tutto alla Provincia lavandosene le mani come Ponzio Pilato? Mi pare che un'opera di governo non possa continuare ad esplicarsi in questo modo.
Esistono e sono operanti in Piemonte 1800 aziende nel settore dello smaltimento e della produzione dei rifiuti; abbiamo un censimento della produzione di rifiuti? sappiamo cosa sta succedendo? sappiamo dove finiscono i rifiuti prodotti? Non c'è nulla. Manca un percorso concreto ed operativo circa l'origine, la qualità, la quantità dei rifiuti, il loro trattamento, la loro destinazione finale. L'origine è ignota, la destinazione è ignota, lo smaltimento è ignoto. Non possiamo continuare ad ipotizzare che si possa lavorare in questo modo. I sindaci dei Comuni di Orbassano, Beinasco, Rivalta, Grugliasco, relativamente ai problemi della Servizi Industriali, hanno teso la mano ad un ente che forse non lo merita: si sono fatti carico, responsabilmente, della difesa del loro territorio e della salute dei cittadini. Diversamente essi sostengono - quei rifiuti potrebbero finire come l'80% degli altri: smaltiti in modo piratesco, nel modo che tutti conosciamo, ma sul quale nessuno interviene.
Quei sindaci, però, chiedono garanzie precise alla Regione, ed oggi aspettavamo una risposta alle loro richieste ed ai quesiti posti, ma così non è stato. I dati tecnici relativi ai fusti lei, signor Presidente, non li ha: questa sarebbe una garanzia! Le procedure tecniche di smaltimento dei fusti devono essere sottoposte al controllo continuo delle UU.SS.SS.LL.
24 e 34. Ci saremmo aspettati un intervento diretto a richiedere il potenziamento dei servizi sanitari di controllo sul territorio nell'ambito di una politica di gestione della delicata materia, ma nel suo intervento di ciò non c'è alcuna traccia. I Comuni intendono nominare un comitato tecnico scientifico che sovrintenda alle operazioni, non abbiamo notizie di questo...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Lei non dev'essere stato attento; ho specificato che siamo favorevoli ai comitati scientifici come espressione dei Comuni, che affianchino l'istituzionale controllo della Provincia, e ne troverà nota anche nella relazione scritta...



ADDUCI Donato

L'essere attenti, così com'è attenta la Giunta in tutta questa materia non significa operare per risolvere i problemi. "Essere attenti" è un concetto vago; il Presidente ha ben insegnato quell'arte...



CERNETTI Elettra, Assessore alla tutela Ambientale

No, lei mi dice che non c'è traccia, invece c'è traccia per iscritto...



ADDUCI Donato

Non c'è traccia operativa, l'essere attenti deve essere tradotto in "chi, come, dove, quando e perché". A quel punto cominceremo a prendere in seria considerazione quanto dice. Il semplice "essere attenti" è vago e indistinto, non si sa bene cosa in realtà voglia dire. C'è invece bisogno di operatività e di dati certi, non di parole quali "essere attenti" "immaginiamo'', "pensiamo", "crediamo". Non è più tempo di ragionare in questo modo.
In sostanza, non viene fornita alcuna garanzia agli amministratori che responsabilmente, hanno posto il problema. Data la situazione, credo che la scadenza del 30 settembre - data entro la quale decadranno tutte le autorizzazioni - sia emblematica. In che situazione verremo a trovarci? Come gestiremo la continua emergenza che ormai, creatasi, si sta generalizzando sul territorio? Ma neanche di questo c'è traccia nella relazione. Si dice solo: "Vedrà la Provincia". E' un po' poco, anche perch la Provincia "ha già visto".
D'altra parte, Assessore, dalle interrogazioni presentate emerge un quadro preoccupante dello stato del territorio piemontese; ma a queste interrogazioni non si risponde. E' dal 24 aprile che abbiamo posto il problema dell'industria "Ferrara", che pare abbia inviato una grande quantità di fusti sulla Zanoobia; ma a questa nostra interrogazione lei non ha risposto, così come non si è preoccupata di capire l'origine dei rifiuti della Zanoobia. L'azione della Giunta è inesistente e questo genera tensioni tra la gente, che vuol sapere ed a cui bisogna dare le informazioni necessarie. I cittadini, purtroppo, non hanno fiducia - e lo dico con molto rammarico - nella capacità delle istituzioni di affrontare il problema-rifiuti; ogni giorno vivono situazioni drammatiche che li pongono di fronte ad esempi certamente non edificanti.
Quindi, Assessore, la invitiamo ad uscire, finalmente, dalla genericità e la invitiamo ad accogliere quelle proposte che da anni, reiteratamente avanziamo in Consiglio regionale. Proposte che vengono respinte non perch nel merito siano considerate insoddisfacenti, ma semplicemente perch provengono da una forza politica di sinistra e di opposizione. E' una posizione ideologica inaccettabile nonché deleteria in quanto tale modo di fare si ripercuote negativamente sulle popolazioni e sull'ambiente in generale.
Se la Giunta non cambierà strada l'Assessore potrà offrire, a parole ampio sostegno a tutte le iniziative dei sindaci, potrà anche esser loro vicina emotivamente, ma alla fine, se non vi sarà cambiamento di rotta la Giunta sarà travolta dalle prime tracimazioni dei bidoni della Zanoobia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, visto che siamo discutendo di una comunicazione dell'Assessore, gradirei ascoltare, se lei consente, l'intervento di qualche rappresentante della maggioranza.



PRESIDENTE

Comprendo perfettamente la questione dell'alternanza.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, pur non capendo bene il criterio adottato, se quello della "busca" o della "monetina", di buon grado affronto l'impegnativo avvio degli interventi di maggioranza.
Personalmente, ho colto nella relazione dell'Assessore impegno e sforzo; è facile sparare sul pianista, più difficile è formulare una proposta realmente operativa, comprensiva di tutti gli aspetti del problema senza essere basata unicamente su affermazioni di tipo generale.
Relazione breve, eventualmente da arricchire e completare. In questo senso, farò alcune riflessioni, senza ripetere passaggi che sposo completamente - non vorrei che i maligni pensassero che esiste anche il divorzio.
Sono venuti al pettine i nodi strutturali del rapporto produzione ambiente, ma il tono e l'ampiezza dei nostri interventi mi pare non vada al di là dei fatti contingenti: si affrontano i problemi, pressati dall'emergenza, senza prendere in considerazione una direzione di marcia più generale, più ampia e strategica.
Dovremmo riflettere sul fatto che il nostro apparato industriale è cresciuto, specie nell'Italia settentrionale, fruendo di economie di sistema che non hanno prestato grande attenzione alla questione dello smaltimento dei rifiuti. Parte dell'aumento del prodotto interno lordo è snaturata dal fatto che, se ieri abbiamo beneficiato di diseconomie che il sistema buttava all'esterno senza preoccuparsene, oggi le possibilità di accumulo delle imprese sono arrivate al limite; nei prossimi anni costi aggiuntivi quali quelli, ad esempio, per l'ACNA - 100 miliardi, risorse fresche immesse e non tutte in funzione del disinquinamento rallenteranno il processo di sviluppo.
Nell'Italia meridionale questi nodi non sono ancora emersi, anche se lo sviluppo a "macchia di leopardo" del Mezzogiorno presenta aspetti preoccupanti per il futuro per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti.
Nell'Italia settentrionale se non interverrà il settore pubblico con pesanti finanziamenti, l'apparato industriale dovrà affondare sotto montagne di rifiuti risorse fresche che potrebbero essere invece indirizzate al marketing, all'innovazione, etc.
C'è maggiore consapevolezza da parte delle popolazioni; il fatto-ACNA è arrivato al suo punto di rottura in conseguenza di questa maturazione, ma credo vada anche rilevato il grande business che potrà svilupparsi; non sempre le enfatizzazioni sono disinteressate e legate ad attenzione all'ambiente, spesso possono essere invece concatenate a grosse opportunità di guadagno.
Sorprende che parallelo ai clamori del tema non vi sia un forte dibattito per l'assunzione di decisioni politiche con valenza più generale una specie di automatismo che non ci faccia tornare di volta in volta occasionalmente, sui problemi che via via si presentano. Il limite di tale strategia è rinvenibile in quella logica che i sociologi delle organizzazioni chiamano dello "stimolo-risposta", senza valutazioni e scelte definitive.
Il primo clamoroso "buco" è dato dal fatto che sia a livello centrale che periferico si parla di tutto un po' senza mai sottolineare che le politiche industriali e del territorio non sono sufficientemente concatenate alle politiche ambientali. Le leggi di politica industriale sono orientate all'innovazione, regolano l'esportazione, etc.; non ci sono leggi che prevedano benefici reali e certi ad imprese che intendano fare sforzi di ristrutturazione del proprio ciclo produttivo a fini ambientali senza perdere competitività: è questo un nodo importante e da sottolineare.
Non c'è nulla in questo senso; anche i pochi strumenti regionali di politica industriale badano a tutto tranne che a dare supporti alla politica dell'artigianato, alla politica della piccola industria, politica che dovrebbe considerare come primo elemento strategico l'intervenire a monte del processo e non il trattare le cose a valle.
Altro aspetto negativo è il permanere della metodologia dello smaltimento macro e casuale. L'Assessore faceva l'esempio della pulizia di ognuno del proprio bagno, - e mi trova d'accordo - ma è impensabile un "bagno generale" per l'intero Piemonte; vi saranno micro bagni da rapportare a piccole comunità, famiglie, piccoli alberghi di non alta categoria, la comunità che vive in quell'albergo.
E' alla dimensione del processo che probabilmente occorre porre limiti: la macro dimensione, le economie di scala non coinvolgono, non sensibilizzano. In una relazione della Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo si sostiene che "sono finiti i tempi in cui le economia di scala erano un fattore vincente; ciò significa che sono ormai possibili nuovi modelli - di trattamento-rifiuti e di industrializzazione - più ampiamente distribuiti nel Paese, nelle Regioni, tra le aree urbane e le aree rurali". Questo non è un articolo apparso su "Play Man", ma un recente documento della Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo.
Considerare affidabili solo i mega inceneritori è un'offesa nei confronti della comunità, è reputare valida la soluzione di un unico bagno, pur bellissimo, per l'intero Piemonte. La comunità deve individuare siti per lo smaltimento nel proprio bacino, laddove un apparato industriale attivo produce ricchezza per la zona, industria che deve essere richiamata alle proprie responsabilità. La comunità non è composta da gente irresponsabile, ma da persone che magari non gradiscono l'arrivo - per esempio alla Barricalla - di rifiuti dall'ACNA, ma che non negano la necessità, l'emergenza e l'urgenza che, laddove si produce reddito e ricchezza, vi sia anche un corrispettivo trattamento e smaltimento. Sono situazioni di maturità, di sensibilità dell'opinione pubblica sul tema dello smaltimento rifiuti da non disperdere.
Partendo dal caso Zanoobia, il primo aspetto emerso è la carenza di informazione, problema generale della nostra democrazia. Operazioni centralistiche, furberie e scarso livello di informazione sono difficilmente compatibili con una società sveglia e dinamica; e non mi riferisco soltanto ai problemi ambientali, ma anche a quelli propri della democrazia industriale.
Problema Ecolinea. Nel ricercare le responsabilità dobbiamo anche riflettere sulle colpe degli amministratori, colpe che non possono ricadere sulla popolazione che, pur abitando di fronte all'Ecolinea, ha il diritto di non respirare aria ammorbata.
Riflessioni sul fatto che viene costruita una circonvallazione che in dieci anni si trasforma in via cittadina, sull'invenzione delle zone miste in Piani regolatori che invece di avere respiro territoriale compromettono in modo disordinato non permettendo, quindi, lo sviluppo di determinate politiche.
Probabilmente questa industria di stoccaggio di oli combustibili alla nascita era isolata, in mezzo a prati, successivamente - guarda caso - le sono sorte attorno delle case. Ciò non vuol dire che non dobbiamo stare attenti ai diritti, legittimi, delle famiglie che sono andate a vivere in quel condominio che probabilmente costava meno; forse avrebbero preferito abitare in Val Salice o alla Crocetta, ma non era loro possibile.
La gestione del territorio è fondamentale nel rapporto con i problemi dell'ambiente, ed è tema che non possiamo sottostimare. La legge n. 56 è arrivata in ritardo nella nostra Regione, probabilmente per frenare processi degenerativi in atto sulle nostre montagne a tutti noti. Che la legge necessiti di adeguamenti è fatto naturale dell'impianto legislativo di ogni società, ma è altrettanto necessario uno strumento che sani la situazione d'emergenza di una degenerata gestione territoriale attuata da amministratori con rapporti troppo diretti con specifici e singoli interessi.
I fusti della Zanoobia in arrivo all'Ecolinea hanno costituito forte elemento psicologico: non è stato l'assassinio di Sarajevo in sè a far scoppiare la I Guerra mondiale, ne è stato l'elemento dirompente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I fusti della Zanoobia hanno fatto traboccare il vaso per gente che da anni non sopportava di dover di vivere vicino ad una industria la cui attività è incompatibile con la presenza di un condominio a dieci metri distanza - non sto criticando il ciclo produttivo di quell'industria che evidentemente, per sue ragioni, ha dovuto operare in un certo modo. Ora, diventa inevitabile una rilocalizzazione; in misura primaria bisognerebbe verificare se nel territorio di Leinì ci sono dimensioni e spazi per una rilocalizzazione ottimale. Forse, in prima battuta, gli amministratori di Leinì potrebbero fare questa prima verifica.
La seconda verifica è circa l'agibilità di altre localizzazioni ma - ahimè con distanze accettabili.
In sede di VII Commissione si sta discutendo del ripristino delle distanze di sicurezza previste dal DPR del 1982 relative agli impianti di smaltimento, criterio da tener presente, responsabilmente, nella prossima rilocalizzazione.
Inoltre, il reale trattamento di parte di rifiuti industriali della Zanoobia all'interno dell'Ecolinea non può che avvenire attraverso un rapporto contestuale, con possibilità di visibilità chiara e certa della rilocalizzazione. Non si può negare che debba essere il Piemonte - anche se la dizione "il Piemonte" è assai generica a trattare i propri rifiuti: se questo accade a Leinì o da qualche altra parte è problema troppo vasto, la nostra Regione è grande quanto la Svizzera. Naturalmente, dobbiamo assicurare ai cittadini che la continuazione dell'operato tradizionale dell'azienda, con maggiori ed assolute garanzie, sarà legata alla rilocalizzazione dell'azienda, alla contestualità dell'intero processo.
Mi pare che l'Assessore abbia accennato - e forse sarebbe bene che vi dedicasse maggiore approfondimento - ad un possibile sistema di conoscenze in tempo reale della "mappa" delle capacità di trattamento e di smaltimento dei rifiuti, mappa che sia visibile dalla comunità e aggiornabile rapidamente.
Ritengo che non si corra alcun pericolo dando corso ad eventuali processi; il rischio è prendere decisioni non accettate dalla comunità, che delegittimano il momento pubblico e le assemblee elettive.
Abbiamo elaborato ed approvato un piano generale di smaltimento dei rifiuti che si configura come piano-processo. Se questo è vero, dobbiamo essere in grado, nel corso del suo sviluppo, di poter fare degli aggiornamenti in base alle esperienze che via via vivremo.
L'elemento principale emerso dalle esperienze ACNA e Zanoobia è che lo sviluppo in ordine sparso dello smaltimento dei rifiuti industriali deve essere assolutamente vietato. Il piano elaborato è estremamente puntuale nella parte relativa agli R.S.U, mentre, in quella relativa ai rifiuti industriali, la troppa prudenza ha portato a dare indicazioni-guida passibili di stimoli sparsi che possono manifestarsi. Il mio intento non vuole essere un vincolo o una sottrazione di spazi al privato, ma quello di dare ordine a questo processo, evitando aspetti spiacevoli.
Altro elemento significativo - e, ahimè, il decreto del mio compagno di partito, il ministro Ruffolo, per situazioni d'emergenza non va molto in quella che è la mia direzione - è che le macro dimensioni difficilmente sono agibili. Probabilmente opportune per Regioni come l'Umbria o le Marche, ma per regioni vaste quanto il Piemonte - quasi come l'Austria o la Svizzera - diventano problematiche.
Se il piano in discussione è realmente suscettibile di aggiustamenti e arricchimenti, un possibile recupero potrebbe andare nella direzione di una dimensione di bacino, in modo che la comunità possa intravedere nel rapporto con un ciclo produttivo che vive, in cui lavora, qualcosa di diretto ed accettabile (ovviamente, facendo salvo il problema delle distanze, delle garanzie, ecc.) Non credo che la comunità del Canavese o dell'Eporediese sarebbe restia ad affrontare con decisione eventuali problemi di smaltimento - non marginali nell'industria elettronica, specie nella produzione dei circuiti stampati dell'Olivetti, dell'Honeywell, delle industrie del bacino in cui la stessa lavora, vive e contribuisce a creare ricchezza.
Qualcuno potrebbe accusare questa visione di autarchia; ma, come sostiene il documento della Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, eventuali quote di autarchia possono rivelarsi necessarie.
Pur apprezzando lo sforzo di ricerca di sbocchi alla situazione contingente, inviterei l'Assessore ad un maggior livello di analisi eventualmente riprendendo alcuni passaggi in conclusione della relazione.
In questo, però, non considerando i fusti della Zanoobia come ennesimo incidente di percorso, ma come occasione di arricchimento della filosofia che sta alla base del nostro piano generale di smaltimento dei rifiuti, al fine di costruire una strategia generale che permetta di affrontare ogni giorno, in qualsiasi emergenza e in un'unica direzione di marcia accettabile dalla comunità quello che è un reale problema per il nostro sviluppo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, visto che è stata abolita la discussione di interrogazioni e interpellanze, devo ritenere che la comunicazione dell'Assessore sia assorbente delle questioni sollevate dalle interrogazioni di alcuni colleghi e dall'interpellanza urgentissima del sottoscritto inviata il 29 agosto al Presidente della Giunta e all'Assessore all'ambiente, inerente la questione Zanoobia-Ecolinea.
Della relazione dell'Assessore mi ha particolarmente colpito il passo in cui si afferma che "il rifiuto del rifiuto" non può continuare e che occorre maggiore trasparenza nel processo di smaltimento di questi nostri prodotti così ingombranti.
Se trasparenza occorre, signor Assessore, gradirei in tempi brevi magari in fase di replica - che rispondesse agli interrogativi che le rivolgevo in data 29 agosto: quali sono le ditte di destinazione del carico della Zanoobia il tipo di sostanze contenute nei fusti destinati all'Ecolinea per quali processi di lavorazione l'Ecolinea ha ottenuto l'autorizzazione regionale-provinciale (sebbene a questa domanda sia stata già data risposta da nostre investigazioni, per così dire, private attraverso l'acquisizione diretta di alcuni documenti presso vari uffici) cosa sapeva l'U.S.S.L. 28 competente per territorio circa le sostanze trattate dall'Ecolinea come la Regione intende rispondere alle domande che le vengono rivolte pressantemente dagli abitanti di Leinì - che non ne può più di puzze e nausee - e conseguentemente cosa intende fare rispetto alla ricollocazione dell'azienda, visto che i meccanismi distorti richiamati poc'anzi dal collega Tapparo, riassumibili in una non cultura di governo del territorio da parte dell'intera amministrazione pubblica, nel giro di pochissimi anni hanno fatto diventare centro cittadino luoghi destinati ad insediamenti industriali.
Su queste concrete questioni e su quelle richiamate da altri colleghi prima di me non c'è alcuna trasparenza, Assessore; nella sua lunga cronistoria non vi sono riferimenti precisi a questi rilevanti passaggi, ma considerazioni di ordine filosofico sulla necessità di affrontare l'emergenza trattamento rifiuti: forse, avrebbe dovuto riflettere maggiormente sulla presunta modernità della società cosiddetta industriale e marcatamente "confindustriale" nel nostro Paese. Se le aziende riescono ad ottenere brevetti e autorizzazioni per produrre quanto credono, senza offrire alcuna garanzia sul trattamento delle scorie residue di lavorazione, sino a quando il governo impone il trattamento "manu militari" delle scorie stesse, chi sono i veri medievalisti nell'affrontare il problema rifiuti? Occorre prender coscienza di tali ritardi - cui lei stessa, d'altronde fa riferimento nella sua comunicazione - e che in tutti questi anni hanno consentito ad ACNA, FIAT, SORIN e a quanti figurano nell'elenco del contrammiraglio Francese di incamerare lauti profitti, scaricando sulla collettività i costi indotti di una produzione che rende così tanto alle loro tasche.
Non facciamoci illusioni: è un percorso lungo, che vorremmo perlomeno iniziasse. Continua invece il gioco delle "tre carte" da parte delle amministrazioni pubbliche nei confronti della gente che, dovendo in qualche modo sopportare il carico di questi trattamenti, richiede loro informazione e risposte precise.
Senza farla troppo lunga vorrei tornare un attimo alla specifica questione Ecolinea, che ci sta molto a cuore sentendoci vicini, fisicamente e politicamente, a quei cittadini che giorno e notte dal 25 agosto (ormai è quasi un mese) picchettano l'azienda di Leinì. E' assolutamente necessario un tempestivo intervento della Regione, Assessore Cernetti, che deve porre termine allo scarica-bidone con la Provincia.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Scusi, Consigliere. Visto che non era presente, la informo che le integrazioni di documentazione richieste all'Ecolinea, indispensabili per poter istruire la pratica per una sua rilocalizzazione, a tutt'oggi non sono pervenute.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Perfetto. In attesa dell'istruttoria e avendo presente quanto scrive il Presidente della Provincia di Torino, signora Nicoletta Casiraghi, il 7 settembre 1988 - lettera che penso le sia nota - a nostro avviso l'autorizzazione all'Ecolinea per lo smaltimento rifiuti non è rinnovabile per tutte le ragioni sviscerate in questi giorni e settimane.
La Provincia di Torino il 7 settembre scrive al Presidente Beltrami (lettera protocollata con n. 7895) che "è urgente una decisione della Regione per la rilocalizzazione dell'azienda", sottolineando tutte le motivazioni addotte dai cittadini di Leinì al riguardo. Questa lettera è stata scritta, infatti, dopo un incontro con una delegazione cittadina, la stessa che la settimana scorsa non ha ricevuto molta attenzione da parte dei Capigruppo di questo Consiglio. Entro il 30 settembre occorre esprimersi chiaramente sulla questione; è nostro timore, infatti, che il contrammiraglio Francese non abbia rinunciato all'idea di spedire verso Leinì almeno una parte di rifiuti, fatto che renderebbe impraticabile in tempi brevi o medi il trasferimento dell'azienda.
Occorrono precise garanzie prima di avviare lo smaltimento dei veleni trasportati da certe navi che si aggirano nei nostri mari; rispetto a fatti del genere non possiamo non sottolineare il ritardo colpevole, dal punto di vista politico e amministrativo, del governo delle Regioni e della Regione Piemonte.
Se è vero che sono trascorsi sei anni dall'entrata in vigore del DPR n.
915, se un Piano cosiddetto dei siti è stato abborracciato all'ultimo momento il 24 maggio scorso con le riserve avanzate al riguardo, che qui non riprendo, se si vuole fare sul serio, signor Assessore - e anche lei Presidente Beltrami, che la settimana scorsa ha affrontato il problema alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - bisognerebbe proporsi di individuare un luogo sicuro per lo stoccaggio di queste navi vaganti. Luogo sicuro che nel nostro territorio non sarà difficile reperire, viste le tante servitù militari sparse sul territorio, dove stoccare il contenuto di queste navi e procedere seriamente all'individuazione della natura e della provenienza dei rifiuti. Individuata la provenienza dei rifiuti occorrerà "chiederne il conto" ai produttori: è assolutamente immorale che un padronato sempre così sicuro nell'affermare la necessità della deregulation quando si tratta di affrontare questo tipo di questioni scarichi tutto sullo Stato "lavandosi le mani" di prodotti per nulla secondari delle lavorazioni industriali.
Successivamente, con i tempi dovuti, in luoghi idonei e con tecnologie socialmente accettabili sarà necessario procedere alla costruzione di impianti sicuri per lo smistamento e lo smaltimento dei rifiuti in ciascuna Regione di provenienza; inoltre, ma non ultima, l'eliminazione della manipolazione di sostanze tossiche non smaltibili nelle lavorazioni industriali. Non è certo problema risolvibile dall'oggi al domani, ma vorremmo che da qualche parte si cominciasse.
Ritorniamo all'ingombrante presenza dell'ACNA, rispetto alla quale non daremo tregua ad alcuno, vigilando affinché l'orientamento emerso nella scorsa seduta di Consiglio, finalmente in sintonia con quanto richiesto dai piemontesi, seppur con drammatico ritardo costituisca la base per un concreto primo passo al fine di eliminare produzioni degne del dottor Stranamore; questo anche in base a quanto comunicato dal Presidente Beltrami la scorsa settimana, secondo il quale sostanze chimicamente non classificabili sarebbero liberamente manipolate dall'ACNA - e non soltanto.
Non ci sarà sicuramente di ostacolo l'ostentata sicumera del Consigliere Pezzana, che pur di essere citato venderebbe non si sa più cosa; leggendo documenti di suo pugno le lungimiranze accampate a proposito della discussione della settimana scorsa si rivelano arbitrarie e pretestuose. Anche sul caso Zanoobia il collega Pezzana si è premurato di accreditarsi quale sponsor di certe ditte: questo, almeno, è quanto si rileva dalla lettera aperta pubblicata su "Stampa Sera", sempre molto ospitale nei confronti del suddetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Da parte nostra riteniamo che la relazione dell'Assessore sia stata puntuale, serena e precisa, e che non ci sia stata fuga della Regione di fronte a proprie responsabilità, ma presa d'atto di limiti conseguenti a deleghe attribuite ad altri enti; non si può dar corso a processi di delega e in qualsivoglia momento critico richiedere che la Regione riprenda in mano ogni singola pratica. La delega ha carattere legislativo; il tema è stato ampiamente discusso in fase di recepimento della Legge n. 441 e si è deciso che la delega alle Province, se vogliamo più restrittiva di quella vigente in precedenza, abbia carattere legislativo. Sul terreno operativo quindi, la Provincia deve assumersi le proprie responsabilità, alle quali non può sottrarsi e che devono muoversi in ambito legislativo; se non vogliamo creare eccessiva confusione, tale aspetto dev'essere chiarito primariamente.
D'altro canto, nella stessa legge di recepimento erano indicati con precisione i casi che richiedevano l'eventuale esame del Comitato tecnico regionale; il caso Ecolinea, scoppiato con clamore nel momento in cui lo si è legato al problema Zanoobia, non era tra questi.
A questo punto la questione si divide in due parti, tra il tema specifico dei rifiuti Zanoobia e il problema più generale legato alle autorizzazioni provvisorie e alle localizzazioni.
Nello specifico caso Zanoobia, l'intervento della Giunta regionale è stato molto puntuale - nonostante le molte informazioni non pervenute cogliendo l'opportunità di un atteggiamento preciso e netto da parte della Regione. In ogni caso, mi pare che il problema, all'esame dell'Amministrazione provinciale, stia andando verso una soluzione realistica e positiva.
Il decreto approvato recentemente dal Governo attribuirà alla Regione nuove responsabilità; la scelta di un sito idoneo per un impianto di smaltimento di carattere regionale rappresenterà un grosso problema al quale non potremo mancare di assolvere, ma forse è questa la via per una soluzione che eviti la fuga dei rifiuti verso destinazioni prive di controllo.
La presa di posizione del Governo ci affiderà compiti pesanti, ma ineludibili in una società moderna ed in una Regione, il Piemonte fortemente impegnata nel settore produttivo, che non può esimersi - insieme ai produttori industriali dal carico di una soluzione del problema che tenga conto in modo preminente della salute pubblica.
Autorizzazioni provvisorie. Vi sono aspetti critici che non riguardano unicamente questa vicenda; la situazione di generale difficoltà nello smaltimento dei rifiuti ha portato ad una serie di autorizzazioni provvisorie senza quella puntuale verifica d'idoneità del sito prevista dal DPR 915. Non esiste solo il caso Ecolinea; nella stessa zona l'Interchim presenta problemi di ben più vaste proporzioni, derivanti non solo dal trattamento dei rifiuti ma anche dalla presenza di un inceneritore. Tali autorizzazioni, che pur avendo carattere provvisorio possono essere modificate - e revocate - hanno fatto nascere negli operatori economici attese che ora è difficile disattendere. Superficialmente, si sono ritenute idonee al trattamento dei rifiuti zone "semplicemente" industriali senza una verifica di specifica idoneità allo smaltimento, richiamata dalla legge Ruffolo per una maggiore attenzione nella scelta della localizzazione degli impianti. Purtroppo, necessità e urgenza hanno fatto sì che tali aspetti non fossero attentamente valutati.
Ho sentito attaccare i sindaci. Non è una novità. Recenti campagne stampa, nell'ingigantire i pericoli derivanti dai rifiuti, hanno ironicamente definito "ecosindaci" amministratori che si sono fatti carico degli interessi dei cittadini e delle loro preoccupazioni: storture del genere sono estremamente pesanti e negative. I sindaci si fanno carico di situazioni reali, tentando soluzioni con i mezzi a loro disposizione.
D'altra parte la stessa legge, nell'ipotizzare la ricerca di soluzioni per eventuali nuovi impianti attraverso le conferenze, prevede incontri ed accordi con i sindaci.
La zona industriale non è idonea ipso facto per impianti di smaltimento rifiuti; non si può sempre parlare di imprevidenza edilizia: il DPR 915 stabilisce la necessità di una specifica verifica d'idoneità.



STAGLIANO' Gregorio Igor

L'Ecolinea è a 90 centimetri da una falda acquifera.



BRIZIO Gian Paolo

Ma io sono d'accordo sul fatto che l'Ecolinea debba essere rilocalizzata.
Siamo in fase di rinnovo delle autorizzazioni provvisorie: occorre prestare la massima attenzione. Buona parte sono di competenza della Provincia: pur nel rispetto della sua autonomia occorre richiamarla alle proprie responsabilità; laddove, invece, interviene il Comitato tecnico regionale con proprie prescrizioni occorre un'attenta valutazione.
Ringrazio l'Assessore per l'interesse al caso Interchim (analogo ed anche più grave toccando l'aspetto dell'incenerimento e non soltanto del trattamento) e per l'avvio, con il supporto del Comitato tecnico regionale di una linea di verifica reale ed attenta della localizzazione.
Il problema non è tanto negli impianti quanto nelle localizzazioni; la psicosi di timore alimentata un po' da tutti e i rischi oggettivi dei quali gli amministratori non possono non farsi carico impongono, nei casi in cui gli impianti di smaltimento siano situati in zone abitate, la ricerca di rilocalizzazioni adeguate. E' su questo terreno che i problemi possono essere risolti concretamente e in via definitiva, con soluzioni accettate dalla popolazione e che quindi incontrano il consenso necessario per uscire da situazioni di emergenza. Probabilmente, in taluni casi occorrerà imporsi a posizioni di rifiuto pregiudiziale; posizioni che nello specifico caso Ecolinea non possono essere considerate immotivate. Certamente il problema nella fattispecie si pone; qualche collega nel proprio intervento ha imputato all'amministrazione comunale il non opportuno rilascio della concessione edilizia - personalmente non so se questo sia avvenuto. Nello specifico caso di Ciriè la concessione edilizia non è stata rilasciata, ma della mancata concessione si è fatto atto di azione contro l'amministrazione comunale: ciò a dimostrazione della complessità della materia e del fatto che trovare una soluzione è possibile soltanto con molto senso di responsabilità da parte di tutti.
Ritengo che la posizione assunta dall'Assessore sia seria e puntuale.
Non è possibile revocare una delega all'amministrazione provinciale naturalmente, occorre mantenere contatti affinché la gestione del problema avvenga con le garanzie e le tutele delle quali dobbiamo farci carico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Ho seguito con interesse gli interventi degli esponenti della maggioranza e in particolare le considerazioni svolte dal collega Tapparo.
Prima di entrare nello specifico dei problemi, già trattati dal collega Adduci, volevo fare alcune considerazioni complessive sulla vicenda dei rifiuti industriali in Piemonte: non ha alcun senso continuare ad affrontare i problemi caso per caso e ritrovarci ogni volta ad affogare nella stessa massa di rifiuti.
Quanto sta emergendo attualmente in Italia sulla partita dei rifiuti industriali è cosa nota da almeno una decina di anni. Ricordo di aver scritto, nel 1979, un articolo sul tipo di smaltimento attuato per i rifiuti industriali in Italia, per lo spazio riservato all'"informazione di parte industriale" de "Il Sole 24 ore"; modo di smaltimento identico a quello riportato dai giornali di questi giorni, a quello che ci viene raccontato dall'Assessore o che scopriamo dai ritrovamenti di discariche selvagge. Da decine di anni il problema rifiuti viene trattato dall'industria italiana con lo stesso metodo, quello che nelle faccende casalinghe viene chiamato "nascondere la polvere sotto il tappeto".
Siccome sotto il tappeto la troppa polvere iniziava a formare veri e propri monticelli, si è deciso di trasferire fuori dall'appartamento, - in altri Paesi - la polvere di nuova formazione e parte di quella nascosta sotto i tappeti. Ma la questione è sempre la stessa: l'Italia industriale, amata ed apprezzata all'estero per essersi tirata fuori dalla crisi degli anni '70 brillantemente, ha scaricato sulla collettività la grande quantità di costi ambientali che ha rifiutato di assumere come costi di produzione, così come l'orientamento culturale, anche quello economico, oramai indicava. Si è continuato a considerare il costo dello smaltimento dei rifiuti come un qualcosa da scaricare sulla collettività.
Di conseguenza, da parte di comparti produttori di rifiuti industriali particolarmente pericolosi non si è mai sviluppata una seria politica che affrontasse il problema dello smaltimento, inteso sia come capacità di ridurne la quantità e la pericolosità sia come soluzioni di messa a discarica con eventuale trattamento. Non esiste, se non in piccolissimi esempi, alcuna struttura privata che sia stata sponsorizzata, pagata voluta e quindi curata da produttori di rifiuti. I pochi impianti di smaltimento privati si occupano del problema rifiuti in modo molto parziale, evitando così di dover eventualmente rispondere della totalità del processo di trattamento, ma non esiste alcun intervento serio e organico, né in Piemonte né in Italia, che sia sponsorizzato, spinto e gestito dal sistema produttivo.
Soltanto alcune strutture pubbliche - pochissime, purtroppo - hanno affrontato il problema dei rifiuti industriali, anche se in maniera molto limitata; non sto a ricordare i vari esempi, di cui parliamo sovente e che comunque, non riguardano il Piemonte.
Di fronte ad una tale situazione la miglior cosa che l'Italia del sommerso poteva fare era cercare di dirottare i propri rifiuti all'estero dove, in qualche caso correttamente e in molti casi scorrettamente venivano smaltiti. Occorre sapere, però, che la stragrande maggioranza dei rifiuti è tuttora presente in Italia, in parte in siti di bonifica per cui è stato predisposto un piano - da noi criticato, ma pur sempre un piano di smaltimento - in parte in luoghi nascosti e in parte stoccata presso i produttori in attesa di una qualche soluzione.
Malgrado la gravissima situazione, l'industria italiana non intende farsi carico del problema; non c'è niente da fare: la Regione deve accettare la logica secondo la quale è il settore pubblico a doversi adoperare in tal senso. D'altronde, il decreto ministeriale fa oggi giustizia dei pervicaci rifiuti da parte della maggioranza ad una serie di nostre proposte che fra breve richiamerò. In verità non vi sono stati solo rifiuti; due anni fa, in sede di approvazione di bilancio, venne approvato un ordine del giorno che impegnava la Giunta a costruire un polo di smaltimento di rifiuti industriali di alta tecnologia. Era un documento abbastanza generico, come sempre capita con gli ordini del giorno; vi era però il preciso impegno di investire nel corso dell'anno mezzo miliardo per avviare il progetto. Non so dove sia finito il denaro, di certo non è stato avviato assolutamente nulla.
Mi spiace, ma dovrò richiamare le nostre proposte sul problema dei rifiuti industriali.
A nostro parere dobbiamo pensare ad un sistema intelligente: una struttura, anche piccola, ma di elevatissima qualificazione, che affronti il problema dei rifiuti industriali in Piemonte coinvolgendo tutti coloro non tanti, purtroppo - che dispongono di capacità, competenze e tecnologie nel settore. Inoltre, per affrontare al meglio la situazione occorrerebbe far luce sull'allucinante vicenda del catasto dei rifiuti industriali presenti in Piemonte: è inutile sperare di riuscire ad avere dati reali se non siamo in grado di fornire luoghi di smaltimento. Fino ad allora ne verranno dichiarati molti meno; prova ne è che il piano di smaltimento li ha visti bellamente ridursi e quasi sparire: è evidente che nessun industriale ragionevolmente intelligente, che non voglia finire in galera dichiarerà ai sensi del catasto di produrre rifiuti industriali per i quali non può dire dove finiscano.
Occorre quindi un sistema "intelligente" che valuti e stimi diversamente i vari tipi e la quantità di rifiuti industriali prodotti in Piemonte, per capire come realmente vengono smaltiti e quindi dove e come circolano, e soprattutto per avanzare proposte, che, a mio avviso sono sostanzialmente di due tipi. Il primo. Avviare un dialogo con le industrie per individuare i possibili modi di riduzione della quantità o della pericolosità dei rifiuti, modi tutt'altro che inesistenti - ovviamente occorre che istituzionalmente e in tempi brevi qualcuno se ne occupi.
In secondo luogo, dev'essere affidato il compito istituzionale di valutare il modo di affrontare l'emergenza costituita non dalle varie navi, ma dall'enorme quantità di rifiuti stoccata nei magazzini delle imprese che dovrà pur essere collocata da qualche parte previo eventuale trattamento e relativo smaltimento. Ciò, naturalmente, con occhio attento al tentativo di riduzione di questi rifiuti, per non esserne sommersi.
Da parte nostra, continuiamo a ritenere risolutivo quello che in alcune occasioni abbiamo chiamato polo tecnologico avanzato, ma che nella nostra mozione abbiamo chiamato "agenzia": in ogni caso la testa pensante del sistema. Testa pensante, ma non occasionalmente e in mezzo a mille altre questioni come possono fare l'Assessore e i suoi funzionari, persistendo nella logica di quel disgraziatissimo piano di smaltimento proposto dall'Assessore che, seppur in maniera da noi non condivisa, affronta il problema dei rifiuti urbani ma non quello dei rifiuti industriali.
Il problema non è affrontabile unicamente controllando le autorizzazioni: l'Assessorato non fa che occuparsi degli aspetti cartacei e burocratici del problema dei rifiuti (d'altronde non può fare altro vista la carenza di strutture e di personale). I rifiuti sono fisicamente contenuti in bidoni che non possono essere trattati solo sul piano cartaceo del sistema autorizzativo.
La nostra proposta continua ad essere l'agenzia; se non la si vuole chiamare agenzia chiamiamola come vogliamo, ma individuiamo una testa pensante del sistema. Sistema che non può essere composto solo da una "testa": i rifiuti sono una massa fisica di cui non conosciamo neppure la quantità. Cosa capiterebbe, in termini quantitativi, se dicessimo alle industrie "portateci tutti i rifiuti da smaltire che tenete nei vostri depositi" e se a quelli aggiungessimo quelli che man mano verrebbero fuori di ritorno dall'estero o scovati in numerose discariche selvagge? Chiunque veda un bidone ormai sospetta che possano essere rifiuti clandestini...).
E' chiaro che la testa pensante del sistema ha bisogno di sapere cosa dovrà affrontare.
Ricordo che è da parecchio tempo che facciamo presente la necessità dell'individuazione di luoghi sicuri di stoccaggio provvisorio, che diventa importantissima per affrontare la quota-parte che ci verrà assegnata dal Ministero. Mozione dell'ottobre 1986: "Individuare luoghi di stoccaggio provvisorio per valutare le quantità reali e le tipologie dei rifiuti da smaltire e per cominciare a costruire il sistema". Nessuno pensa che il sistema debba essere interamente pubblico né che possa esserci un solo maxiluogo, come sembra dire il decreto ministeriale. Da questo punto di vista il collega Tapparo ha ragione: non è detto che dall'idea che debba essercene almeno uno non si possa arrivare ad un numero superiore; nel caso, per esempio, di 30 milioni di tonnellate di rifiuti all'anno da trattare, si tratta di capire quanti ne servono.
E' nostra convinzione che sia necessario più di un sistema di smaltimento per quanto riguarda i rifiuti speciali e una quota di tossici e nocivi relativamente semplici da trattare, e che sia sufficiente uno di livello più raffinato e complesso per piccole quote di rifiuti dal trattamento costoso, difficile o pericoloso che, quindi, richiede una cura particolare sul piano della localizzazione.
Non sono decisioni da prendere in questa sede, dove, invece dovremmo scegliere chi debba valutare opportune proposte e individuare come reperire i finanziamenti: una parte arriverà, probabilmente, da Roma (tramite decreti, legge finanziaria o fondi FIO) ma la parte restante deve provenire dagli operatori dall'economia piemontese, e non certo dalla Regione Piemonte che, visto lo stato del suo bilancio, potrà sborsare al massimo qualche soldo proforma. In varie occasioni si è invece rilevata una certa disponibilità, sia da parte di produttori di rifiuti sia da parte delle migliori aziende operanti in questo settore, a farsi carico degli aspetti finanziari, per esempio, sottoscrivendo quote di capitale per avviare sistemi di smaltimento pubblici.
Insistiamo sul termine "pubblico" in quanto è inutile illudersi che l'industriale privato, a fronte di una somma ricevuta per trattare i rifiuti, abbia qualche interesse reale a trattarli correttamente senza inventarsi qualche inghippo. La differenza (l'Assessore al bilancio è anche imprenditore) fra costi e ricavi è tutto profitto! Siccome i rifiuti non vengono acquistati da alcuno, ma sono semplicemente un qualcosa da eliminare, peggio verranno eliminati, peggio saranno trattati, meglio sarà.
La presenza di un controllo pubblico in un sistema di smaltimento di rifiuti industriali è fondamentale: rappresenta la garanzia che la ditta il cui compito istituzionale è smaltire i rifiuti al meglio possibile per la collettività, non si adopererà per aumentare la quota di profitto, fatto legittimo nel caso dell'industria privata - ma non violando le leggi.
Non vi è alcuna possibilità di scelta diversa senza cadere nuovamente nell'Italia della furbizia e del sommerso che, se pur ha salvato l'economia in momenti difficili della storia del Paese, oggi non paga più. Nel 1992 non ci sarà più consentito di trattare i rifiuti industriali violando continuamente le norme ambientali; gli enormi vantaggi economici per le nostre industrie attirerebbero sul nostro Paese gli occhi di tutta Europa.
Se per il momento il mondo intero ride delle vicende italiane relative ai rifiuti, dal 1992 in poi verremo messi sotto accusa se non affrontiamo il problema correttamente.
Come Gruppo ripresenteremo una nostra proposta, decisamente semplificata al fine di renderla più facilmente accettabile: la costruzione di cervello, gambe e corpo di un sistema nel quale possano trovare spazio tutti coloro che hanno tentato con una certa correttezza di lavorare nel campo dello smaltimento rifiuti.
I problemi dell'Ecolinea, della Servizi Industriali e di tutti coloro che verranno coinvolti nella questione dello smaltimento rifiuti non potranno più essere affrontati in termini puramente burocratici, di verifica della correttezza dei sistemi autorizzativi, di correttezza di trattamento e di controllo costante. Il problema si riproporrà nel momento in cui lo scetticismo rispetto alle verifiche burocratiche porterà la gente a rifiutarsi di convivere con impianti di smaltimento situati nelle loro zone.
Si pone il problema della rilocalizzazione; studi dell'IPLA hanno individuato alcune grandi aree eventualmente utilizzabili. E' ridicolo però, richiedere che "la Regione dica se va bene lì piuttosto che là": vorrei capire in base a cosa la Regione può decidere, visto che nel piano di smaltimento sui rifiuti industriali non c'è scritto nulla, salvo che "bisognerà approfondire.., abbiamo alcuni elementi di base su cui si potrà costruire una verifica tecnica della praticabilità dei siti proposti". La Regione non è in grado di indicare il sito di rilocalizzazione di determinate ditte perché non ha mai affrontato il problema a livello adeguatamente dettagliato.
Di fronte a questa situazione è inutile sperare per il futuro: o si costruisce un sistema adeguato o non si sarà mai in grado di dare risposte al problema.
Ripresenteremo la nostra proposta. Sono passati più di due anni dalla sua predisposizione: probabilmente se fosse stata accettata allora potremmo oggi aver avviato alcuni centri di smaltimento ed essere in grado di rispondere con decenza e fierezza al ricevimento della quota-parte di bidoni piemontese. Mi auguro di non ritrovarci fra due anni, magari nella prossima legislatura, a discutere su come si sarebbe dovuto affrontare il problema, e che la nostra proposta trovi orecchie meno sorde della volta precedente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, inizierei il mio intervento partendo dal testo della comunicazione della Giunta, che pensavo avrebbe assorbito la discussione delle interpellanze e interrogazioni presentate.
Massima delusione: la quasi totalità dei problemi sollevati dalla mia interpellanza sono rimasti brillantemente inevasi - e mi limito alla mia lasciando perdere quelle altrui, sulle quali hanno parlato e potranno parlare i rispettivi proponenti. La comunicazione è stata la più estrema delle delusioni: se è da essa che devono partire garanzia, controllo partecipazione e le fumisterie che si son dette, rimarremo "intampati" per sempre.
Nella mia interpellanza chiedevo informazioni circa lo smaltimento di rifiuti ospedalieri stoccati all'interno dell'Ecolinea; fatto non irrilevante, anche se sulla Zanoobia non vi sono rifiuti ospedalieri. La destinazione dei rifiuti ospedalieri stoccati non è ben chiara, avendo la stessa ditta fornito alla Regione come luogo di smaltimento finale l'inceneritore di Mergozzo, ampiamente noto per essere disattivato da tempo. Già in occasione della discussione sul Piano di organizzazione dei servizi di smaltimento avevo sostenuto che nella nostra Regione l'anello più debole - il peggio del peggio - è quello relativo allo smaltimento dei rifiuti ospedalieri; non dimentichiamo che l'Ecolinea è coinvolta in tale smaltimento.
Altro punto sul quale chiedevo chiarimenti è quello inerente ai rapporti societari coinvolgenti un discreto numero di aziende, quasi tutte citate nella comunicazione della Giunta. Fatto da non dimenticare è che la rilocalizzazione richiesta dall'Ecolinea localizzazione che, ovviamente non si può non condividere è presso il sito individuato come Cascina Barricalla nel Comune di Collegno. Visti i ricorrenti riferimenti ai propri "cortili" (e non si tratta di discorso di poco conto: si mediti su chi decide quali debbano essere "i cortili": le Regioni e le Province, che governano malissimo l'intera vicenda) vorrei precisare che Collegno è il "mio" cortile. Dopo le ripetute discussioni in Consiglio regionale, in Consiglio comunale di Torino e in altre sedi rispetto alla costituzione del polo di smaltimento Barricalla - sede totalmente illegittima, come ho già avuto modo di affermare - la rilocalizzazione dell'Ecolinea nella stessa zona amplifica le preoccupanti notizie fatte proprie dal Comune di Torino e da altri istituti quali il Comitato delle Vallette, etc. Se s'intende spostare gli impianti dell'Ecolinea da Leinì alle Vallette lo si dica chiaramente, e si dica altrettanto chiaramente che le localizzazioni piemontesi non sono mai state controllate da alcuno. (Questo è quanto è stato detto in Commissione relativamente al problema Zanoobia.
Quanto sto dicendo l'ho fatto avere in copia all'Assessore, ma non ho ricevuto alcuna risposta: non credo che ripeterglielo a voce servirebbe a qualcosa.
La questione della rilocalizzazione non è stata affrontata da alcuno eppure è questione fondamentale per l'intera vicenda: riguarda moltissimi impianti dall'Interchim di Ciriè (per richiamare l'attenzione del Capogruppo democristiano) alla Barricalla, all'Ecolinea, alla Servizi Industriali e a chissà quante altre aziende.
Nella storia della nostra Regione, a partire dall'entrata in vigore del DPR 915/82, non si è mai verificata alcuna localizzazione. Qualche garanzia in merito alla localizzazione la Regione deve darla; questo, tra l'altro, è il succo della richiesta dei quattro Sindaci cosiddetti "responsabili" della zona sud della cintura torinese (Orbassano, Rivalta, Beinasco Grugliasco). Detti Sindaci sostengono che le attuali autorizzazioni rilasciate da Provincia o Regione - poco importa da chi non sono affidabili, e che vanno concesse nuove autorizzazioni.
Personalmente sostengo che le autorizzazioni debbano essere regionali e non provinciali; l'Assessore Sibille ha ribadito "in tutte le salse" e in ogni occasione che la Provincia di Torino si è limitata a prorogare le autorizzazioni provvisorie rilasciate dalla Regione. Arriviamo al momento cruciale: l'intero sistema del quale discutiamo vive su autorizzazioni rilasciate tra il febbraio-marzo del 1983 e il maggio del 1985. Dopo di allora vi è stata la delega alle Province; la Provincia di Torino si è soltanto limitata a prorogare le autorizzazioni. Il problema sta nei meccanismi che tra il 1983 e il 1985 hanno portato alle autorizzazioni della Servizi Industriali, dell'Ecolinea, della Barricalla, di Torrazza, e potremmo aggiungere dell'Ecolibarna, dell'Ecosystem, etc. Nessuno valutò le localizzazioni e, a quanto pare, nessuno valutò a sufficienza gli impianti partendo dal ragionamento che forse il DPR 915/82 permetteva di autorizzare provvisoriamente gli impianti in attività, in attesa che le aziende producessero le integrazioni progettuali necessarie per poterli dichiarare in regola, sia rispetto al DPR 915/82 sia rispetto alle successive disposizioni del Comitato interministeriale. Questo non è mai avvenuto, e per di più si scopre che Ecolinea e Servizi industriali vivono ancora su autorizzazioni provvisorie - a questo punto rinvio il discorso ad un mio intervento in Commissione, quando sostenni che non è più possibile concedere autorizzazioni provvisorie ai sensi della Legge 441/87 o che comunque, alla scadenza del 30 settembre non se ne dovranno concedere altre.
Fino a quando protrarremo contratti sulla pelle dei cittadini autorizzando coscientemente, volutamente e, secondo me, illegalmente, delle aziende a continuare a smaltire rifiuti senza il rispetto di norme legislative emanate tra il mese di settembre 1982 e il mese di luglio 1984? La Regione non può pensare di liberarsi del problema con le tre righe scritte nella legge regionale n. 18/86, e deve delle risposte in primo luogo perché quel sistema di smaltimento l'ha messo in piedi lei e gli unici controlli sono stati attuati tra il 1983 e il 1985, in secondo luogo perché una delega di funzioni per i cittadini piemontesi non è tranquillizzante. Ed i piemontesi fanno bene a coinvolgere sia la Provincia che la Regione nello stesso meccanismo di irresponsabilità e di superficialità. Occorrono delle risposte: la Regione è disposta a dare garanzie sulle localizzazioni? è disposta a dare garanzie sui modi con cui si sono autorizzate - allora - queste aziende? Ed è disposta (richiesta avanzata personalmente anche all'ammiraglio Francese nell'incontro avuto con lui a Genova il 30 agosto) a dare garanzie sulle varie partecipazioni azionarie? La Regione ha partecipazioni azionarie ed è proprietaria di alcune società di smaltimento; la Provincia ha partecipazioni azionarie che vuole aumentare.
La presenza dell'elemento pubblico, secondo il ministro Ruffolo, pare essere elemento di garanzia. Si aprono però interessanti e inquietanti problemi, visto che coloro che possiedono impianti e discariche e coloro che concedono autorizzazioni e attuano i controlli sono le medesime persone. Se Provincia e Regione autorizzano se stesse, che almeno sia chiaro e trasparente.
Il problema ritorna sulla Barricalla, che vede insieme Servizi industriali, Finpiemonte e Lega delle Cooperative, in buona parte proprietaria della stessa Ecolinea, che altro non è che una delle varie aziende che ruotano attorno alla vicenda. Qualora questi dati fossero - mi auguro rapidamente - patrimonio della collettività piemontese, i problemi e le mancanze di garanzia crescerebbero anziché diminuire. Coloro che sembrerebbero stare da una parte e coloro che invece parrebbero controllare dall'altra, in effetti siedono negli stessi Consigli di Amministrazione. Se questa è la cultura industriale rispetto allo smaltimento dei rifiuti dobbiamo parlarne non a partire da grandi progetti, ma un po' più "terra terra", prendendo in considerazione azioni e partecipazioni azionarie.
Ecco allora che si passa dall'Ecolinea alla Servizi Industriali, per poi passare alla Barricalla - sulle cui autorizzazioni non ritorno anche se spero ce ne sia presto modo. Ci si chiede dove finiscano i rifiuti, una volta trattati da Ecolinea e da Servizi Industriali, ma tutti sanno che queste aziende possiedono la discarica della Barricalla - appunto - e quella di Torrazza. Discariche per le quali sarà ammissibile gran parte dei rifiuti che arriveranno a Leinì o a Orbassano, se è vero quanto sostiene la Castalia in merito al contenuto dei fusti. Personalmente, dispongo soltanto dell'elenco dei fusti che dovevano essere trattati dall'Ecolinea, delle relative analisi compiute per conto della Castalia da un laboratorio torinese legato - guarda caso! - alla Servizi Industriali. Inoltre dispongo di un elenco molto sintetico del vecchio carico della nave Linx trasferito sulla Zanoobia. Se i dati corrispondono alla realtà - non dimentichiamo che da più parti si richiedono dei controlli a Provincia UU.SS.SS.LL. e Regione - gran parte delle sostanze, almeno l'80%, potrebbe essere mandata a Barricalla e Torrazza; su questo, però, non vi è alcuna sicurezza: in questo senso le risposte sono state poche. I cittadini piemontesi sanno soltanto che non possono rimanere né a Leinì né alla Servizi Industriali, entrambe imprese unicamente di trattamento.
Nella mia interpellanza ponevo anche degli interrogativi in merito agli smaltimenti all'estero. In Regione e in Provincia non esistono prove del fatto che l'Ecolinea abbia condotto in proprio spedizioni transfrontaliere in questo caso, si sarebbe servita della Servizi Industriali, non conducendole mai in proprio. Ora, occorre verificare se i famosi smaltatori finali - la Intrac nella Germania Est o la Solamat di Marsiglia - hanno fornito le famose dichiarazioni formali di impegno ad accettare questi carichi, richieste anche dal Ministero. Se ci sono, le si producano diversamente, rimane il fatto che per ora gli smaltatori finali esteri non hanno prodotto alcuna documentazione e che nessuno, tanto meno l'Assessore Cernetti, ci ha mostrato qualche documento. E' chiaro che una volta giunti a Leinì o a Orbassano i rifiuti rimarranno "stoppati", e che l'unica destinazione successiva finirà con l'essere all'interno del nostro Paese.
E' razionale credere che finiscano dove indicavo prima, all'interno del legame messo in piedi tra Lega delle Cooperative e imprenditori privati auspici le allora di sinistra Giunte regionali, provinciali e del Comune di Collegno tra l'83 e l'85 - e nella vicenda la forte presenza della sinistra rimane tuttora.
Ho portato con me, senza vena polemica ma per esigenza di chiarezza, il ringraziamento del Sindaco di Collegno alla Ditta Ecolinea s.r.l.
pubblicata su "Notizie Collegno" pochissimi mesi fa; la lettera di impegno dell'Assessore, sempre di Collegno, con cui si accettava la presenza dell'Ecolinea sul territorio di Collegno, risale all'86. I cittadini di Collegno non sanno che il Comune accettò l'Ecolinea fin dall'86 e che da allora non fa che ringraziarla. L'ultimo Festival dell'Unità provinciale accetta persino la pubblicità dei proprietari dell'Ecolinea, la nota cooperativa Socops. Mi imbarazza aver partecipato, con alcuni colleghi del Consiglio regionale, ad un dibattito sulla tutela dell'ambiente al Festival dell'Unità ed esserne tornato a casa con in mano la pubblicità dei proprietari dell'Ecolinea.
Dobbiamo fare chiarezza sulla vicenda, sorta tra gli anni 1983 e 1985 in modo da farla a nostra volta ai cittadini. Come ho detto in Consiglio comunale di Leinì il 30 agosto scorso, gli intrecci sono tanti: da questo punto non mi muovo. Chiarita prioritariamente tale questione, in secondo luogo vanno chiarite quelle relative alla localizzazione e alla compatibilità degli impianti C'è poi tutta un'altra serie di questioni. Per esempio, l'accertamento di alcune dichiarazioni rese dall'ammiraglio Francese relative alla presenza di rifiuti di aziende piemontesi sulla nave Zanoobia. Questo implica che, grosso modo, compete al Piemonte smaltirli, ma è anche vero che competeva alle amministrazioni piemontesi controllare e verificare: correrebbe l'obbligo di chiarire come sono andati i fatti. Le smentite e le prese di distanza dalla vicenda dello scorretto smaltimento della I.V.I.
di Quattordio, della Zincocelere e di talune imprese novaresi hanno sicuramente un loro significato. Però, leggendo i giornali con attenzione si nota che nessuna di queste aziende ritiene opportuno dichiarare al giornalista a chi affidò i propri rifiuti negli anni 1985, 86 e 87; la risposta è "li abbiamo affidati ad imprese autorizzate". Da altre notizie di stampa si evince, per esempio, che la I.V.I, di Quattordio (finora la presenza nella vicenda della Provincia di Alessandria mancava, ma la facciamo facilmente rientrare) è cliente della Servizi Industriali. Una garanzia da fornire ai cittadini piemontesi potrebbe essere una dichiarazione formale da parte dei responsabili delle imprese che accetteranno parte dello smaltimento del carico della Zanoobia, che assicuri che nessuno dei carichi trattati presso la loro azienda sia poi finito sulla motonave. Il percorso di questi rifiuti è controverso: occorrerebbe evitare che coloro che trattano e smaltiscono siano pagati due volte per le stesse questioni. Non ho elementi per muovere un'accusa del genere, ma è una questione di principio che deve valere come carattere generale. Al di là di rivalse in sede amministrativa e giudiziaria rispetto a costi e smaltimenti abusivi, occorre che le aziende piemontesi che si occuperanno dello smaltimento della Zanoobia garantiscano di non aver inviato, né direttamente né indirettamente, alcun carico o rifiuto giunto nel loro stabilimento, presso Paesi non della CEE e non della OCSE così come tra l'altro recita l'ultimo decreto del Ministro Ruffolo.
Rispetto a rifiuti quali quelli della I.V.I. - residui di vernici ovvero dello stesso tipo di quelli che arriveranno presso la Servizi Industriali, se l'azienda ritenne di non poterli trattare un tempo, com'è possibile possa trattarli ora? Il carico dei fusti che in quantità non precisata arriverà in Piemonte pare essere molto alto. L'ammiraglio Francese ha più volte giocato al ribasso partendo da 80 fusti per arrivare a 1400; inoltre, almeno stando agli atti, risulta che nell'incontro con il Presidente della Giunta non parlò assolutamente di camion pronti per Orbassano, limitandosi a parlare di quelli per Leinì. Ma se ad Orbassano venissero inviate quelle tipologie di rifiuti di cui si parla, prendendo i dati riepilogativi della Castalia S.p.A, settimana per settimana sullo stato di avanzamento dello smaltimento e aggiungendovi quelli a registri di bordo della Linx risultano ben seimila fusti! Emerge che gran parte del carico della motonave Zanoobia verrà dunque smaltita in Piemonte; la restante minima parte sarà verosimilmente smaltita in strutture della Lega delle Cooperative a Brescia o in Emilia.
Vi sono inoltre altre questioni che, a mio parere, dovrebbero essere imputate alla Regione. Personalmente considero vergognoso - e in questo senso ho presentato un'interrogazione che ho anche inviato alla Pretura: ci si può anche stufare alla fine! che la Regione non pubblichi integralmente sul Bollettino ufficiale le autorizzazioni relative allo smaltimento di rifiuti tossici e nocivi, come previsto da disposizioni del Comitato interministeriale e secondo l'impegno dell'allora Assessore all'ambiente Maccari, assunto in risposta ad una mia precedente interrogazione. Pubblicazione integrale, in modo che i cittadini ne siano informati. Si parla di "voltare pagina", di informazione, di partecipazione: parole al vento. La Regione Piemonte è la responsabile principale dell'occultamento delle informazioni riguardanti lo smaltimento di rifiuti. Il piano per l'organizzazione dei servizi di smaltimento non è ancora stato pubblicato: è occorso minor tempo all'IPLA per predisporlo che alla Regione Piemonte per pubblicarlo! I cittadini piemontesi non saranno mai in grado di conoscere le decisioni assunte dalla Regione in merito al piano: la delibera pubblicata il 27 luglio sul Bollettino Ufficiale, piena di omissis, è lunga 12 righe. Il piano sarà pur corposo, ma è vergognoso continuare ad occultarne il contenuto ai cittadini piemontesi. Le autorizzazioni per lo stoccaggio, lo smaltimento, il trasporto e il trattamento di rifiuti tossici e nocivi non sono note ai cittadini piemontesi, in alcuni casi neanche per estratto: alcune Province hanno infatti recentemente avviato questo meccanismo, anche se non mi pare che lo stesso sia stato adottato dalla Provincia di Torino. Non ho mai letto sul Bollettino Ufficiale, integralmente, l'autorizzazione relativa alla Barricalla; non credo sia mai stata pubblicata quella dell'anno scorso relativa all'Ecolinea o alla Servizi Industriali.
A margine sottolineo un aspetto che vorrei fosse elemento di un ordine del giorno da assumere come Consiglio regionale, che individui garanzie e vincoli, nostri ed altrui, indispensabili per questi tipi di smaltimento.
Una delle garanzie da dare è la pubblicazione in tempi rapidi - entro 3-4 mesi di tutte le autorizzazioni regionali vigenti in materia di rifiuti tossici e nocivi. I cittadini non sono uomini del medioevo, che protestano contro le attività di smaltimenti; sono cittadini italiani che sanno come va il mondo, e quindi come funzionano i controlli, le autorizzazioni e il potere nel nostro Paese. Se a volte non afferrano esattamente come stanno le cose, è anche vero che noi abbiamo totalmente perso la battaglia dell'informazione e della trasparenza: non so se riusciremo a recuperarla attraverso le grida spagnolesche del Ministro Ruffolo.
In definitiva, quanto si sta cercando di fare e sta avvenendo, è cosa che rasenta i limiti della democrazia, perché stiamo suddividendo i cittadini e decidendo chi, nel nostro territorio regionale, debba essere maggiormente inquinato. Non è cosa da poco: in democrazia dovrebbe essere possibile, solo con il consenso e con la partecipazione. Se si decide di imperio che gli inquinati sono "quelli là"; ebbene, si sappia che siamo noi a decidere chi deve essere inquinato. Fino a che non riusciremo a dimostrare ai cittadini piemontesi che siamo in grado di controllare l'inquinamento, le localizzazioni, gli impianti, e di dare garanzie avranno ragione i cittadini di Beinasco, di Orbassano, di Leinì: la Regione, la Provincia, l'ammiraglio Francese, il Ministro Ruffolo non sono sufficientemente affidabili.
La battaglia, forse, l'abbiamo già persa; l'unica questione da discutere consisterà nello scegliere chi, all'interno della Regione Piemonte, farà il "monatto" quello di cui parlava Alessandro Manzoni: chi ha l'incarico di tenere, raccogliere e seppellire gli appestati della nostra epoca?



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,50 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La seduta riprende. Proseguiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in ordine allo smaltimento dei rifiuti della motonave Zanoobia.
E' iscritto a parlare il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, riprendiamo il dibattito iniziato questa mattina sui problemi dello smaltimento dei rifiuti, sostanzialmente una prosecuzione del dibattito iniziato la scorsa settimana. Argomento unico, affrontato per situazioni diverse; in realtà, il grosso problema è dato dallo smaltimento dei rifiuti e, più in generale - probabilmente mi ripeto rendere compatibili l'attuale sistema industriale con la tutela dell'ambiente.
L'abbiamo detto la scorsa settimana, lo diciamo oggi: si tratta di fare un grosso salto di qualità.
Il dibattito di questa mattina, più disteso, più pacato e forse anche più costruttivo di quello della scorsa settimana, mi pare sia stato impostato dai molti colleghi che mi hanno preceduto in quest'ottica e in questa prospettiva.
Occorre grande assunzione di responsabilità da parte di tutti. Il problema Ecolinea non deve essere rifuggito, ma affrontato per quello che è, chiedendo a tutti di assumersi le proprie responsabilità. Non lo si risolve scaricando ad altri la patata bollente, cercando scuse motivazioni, pretesti e, magari, determinate norme di legge.
Il Partito repubblicano ha iniziato al suo interno una riflessione su quanto ho cercato di illustrare la volta scorsa, cioè sulla possibilità di rendere compatibile lo sviluppo con l'ambiente. Sul problema specifico dei rifiuti il Partito repubblicano, sbagliando - a posteriori abbiamo scoperto un impedimento oggettivo del quale non abbiamo potuto far altro che prendere atto aveva intrapreso uno studio per individuare aree della nostra Regione utilizzabili quali aree di smaltimento. Con molta onestà credo si debba prendere atto che, pur dicendo tutti quanti, in astratto, che occorre individuare delle aree compatibili, ogni volta che si va a identificare una qualunque area regolarmente si scatena una sommossa popolare - pur comprensibile, dato che è sempre molto scomodo avere a casa propria rifiuti altrui che non può certo essere abbracciata e sposata da chi è responsabile dell'amministrazione pubblica.
Nell'individuazione di quell'area poi accantonata per vincoli aeronautici oggettivamente insormontabili, si è fatto uno studio sovrapponendo le varie cartine del Piemonte riportanti i vincoli vigenti, e si è scoperto che le aree disponibili, Assessore, sono molto poche. I vincoli di varia natura sul territorio della nostra Regione limitano fortemente la possibilità di individuazione di questi siti. Occorre quindi un totale appoggio al grosso sforzo compiuto dall'Assessore e dalla Giunta affinché si pervenga ai risultati che tutti quanti ci auguriamo.
Qualcuno sostiene che stiamo scontando dieci anni di vita clandestina dell'industria privata e le relative soluzioni di smaltimento di rifiuti non totalmente legittime; si è anche parlato di "polvere nascosta sotto i tappeti". Certamente, si è trattato di operazioni che hanno scaricato sulla collettività e sulle generazioni future costi che avrebbero dovuto essere seriamente affrontati.
Il pubblico amministratore deve farsi carico della situazione e non soltanto dire agli imprenditori: "fate voi, che in tutti questi anni avete lucrato abbondantemente". Discorso che può essere anche giusto, ma che credo possa essere affrontato unicamente con lo sforzo di entrambe le parti: solo in questo modo sarà possibile affrontare il problema della tutela dell'ambiente compatibilmente con le esigenze del sistema industriale.
Vorrei far presente alcune mie perplessità rispetto alla specifica vicenda che stiamo trattando oggi. Dalle dichiarazioni ufficiali e dagli articoli sui giornali - da cui provengono le mie informazioni pare, al di là di ogni possibile considerazione o battuta, che l'ammiraglio Francese si sia comportato in modo coerente e serio rispetto alle norme di legge. La volta scorsa il Consigliere Staglianò, ironizzando sul fatto che gli Ammiragli si occupano di questi problemi, si chiedeva cosa succederà quando arriveranno i Colonelli. Vorrei ricordare che i Colonelli arrivano quando c'è molto disordine, quindi è bene non crearne.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ma il disordine è provocato da chi governa!



FERRARA Franco

Non so da chi sia provocato, comunque è bene non sollevare troppi disordini che possono a volte determinare situazioni di grave tensione.
L'Ammiraglio sostiene di aver informato la Provincia, unica legittima destinataria di questa informazione, come prescritto dalla legge successivamente ha inviato all'industria di Leinì rifiuti analoghi a quelli dalla stessa trattati in passato, e che credo continui a trattare, ed omogenei rispetto all'autorizzazione concessa in passato all'azienda, che ha dichiarato ampia disponibilità ad effettuare tutti i controlli necessari.
Se questi fatti corrispondono a verità e dal dibattito di questa mattina non è emerso il contrario è abbastanza comprensibile lo sfogo dell'Ammiraglio: "In Italia le leggi ci sono: vogliamo applicarle o no?".
Credo sia una considerazione molto seria: se una legge non va bene, la si deve modificare, se una legge è vigente deve essere applicata.
Mi risulta che l'insediamento dell'industria di smaltimento a Leinì sia stata fatta secondo norme di legge approvate dalla Regione. E' difficile condividere una criminalizzazione tout court, facile e un pochino demagogica. I comportamenti dell'azienda sono assolutamente coerenti (se quanto dico è sbagliato non ho difficoltà a rettificare).
L'Assessore sostiene che dall'insediamento dell'azienda nel 1982, sono state attuate ben trenta sopralluoghi da parte del Comune, dell'USSL e della Provincia. Per la precisione, da parte della Provincia vi sono state 22 visite, al fine di verificare che l'attività dell'azienda fosse coerente con quanto disposto dalle autorizzazioni. C'è di più: nel 1985 questa azienda richiese al Comune, all'USSL e al quartiere un confronto per illustrare il tipo di lavorazioni svolte al proprio interno (incontro non accettato dalle istituzioni).
Il collega Brizio invitava a non criminalizzare i Sindaci, che si fanno spesso carico di molte cose. Però quando Autonomie locali, Sindaci Province e Regioni scoprono improvvisamente che tutto quanto è stato fatto non risulta compatibile con la salute e con l'ambiente dopo che per anni sono stati attuati controlli e verifiche, i casi sono due: o vi è compatibilità, e quindi non capisco le ragioni della sommossa in corso oppure, in caso contrario, occorre individuare i responsabili. Non mi pare sia possibile risolvere il problema dicendo "ci siamo sbagliati, mandiamo via l'Ecolinea e qualcosa succederà". E' un modo stravolgente di vedere e valutare i rapporti tra istituzioni e industrie, tra istituzioni e cittadini, e lo stesso rapporto tra i vari Enti presenti nella nostra società.
Il mio sconcerto è essenzialmente conseguente ai comportamenti un pochino zigzaganti delle istituzioni locali, che per anni verificano e ritengono che tutto vada bene per poi scoprire che tutto non va. Nasce un minimo di sommossa popolare, peraltro legittima: mi si faceva notare che la falda acquifera è a 90 centimetri (ma non è pensabile che la stessa si sia alzata l'altro ieri, probabilmente c'era già da parecchi anni), che le lavorazioni creano gas insopportabili. Le situazioni sono oggettive: sia nel caso in cui non vi fossero case nella zona d'insediamento dell'azienda sia nel caso opposto, chi ha concesso l'autorizzazione si è comportato in modo scorretto.
Mi pare necessario affrontare in modo diverso problemi che ritroviamo con una certa ripetitività: poco tempo fa abbiamo parlato della Barricalla vicenda dagli aspetti analoghi. Erano stati fatti tutti gli studi e si era coinvolto l'intero sistema pubblico nella realizzazione di una discarica da tutti dichiarata particolarmente avanzata, di assoluta garanzia e tutela.
Al momento dell'entrata in funzione si scopre che la discarica in realtà non va bene, che si è sbagliato tutto, che bisogna chiuderla: non mi pare una corretta gestione della cosa pubblica.
L'azienda è disponibile ad una rilocalizzazione; disponibilità o meno la rilocalizzazione mi pare scontata. D'altronde, non mi pare trascurabile il fatto che il nuovo piano regolatore preveda in quella zona insediamenti commerciali, certamente molto più gratificanti per il proprietario del terreno! A parte queste considerazioni, che non devono minimamente influire sulle nostre scelte, credo che di fronte alla disponibilità dell'Ecolinea ad abbandonare l'attuale struttura, la Regione debba esprimere proprie valutazioni. Non sono in grado di esprimermi sul nuovo sito, sarebbe bene però, che la scelta fosse guidata da grande senso di responsabilità: sarebbe antipatico che - fatta la nuova scelta, approvata e considerata da tutti soluzione ideale e ottimale - venisse costruito un capannone industriale che fra due o tre anni generasse nuovamente situazioni di disagio, di malessere, preoccupanti per la salute o cose di questo genere.
Il problema ambientale va affrontato in modo serio: cominciamo da noi stessi - mi rivolgo in particolare all'Assessore - cercando di dare risposte serie e concrete.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la vicenda della Zanoobia e delle altre navi che approderanno, o dovrebbero approdare, in alcuni porti italiani ha suggerito al nostro Gruppo di predisporre un disegno di legge da presentare al Parlamento, al fine di colmare le lacune della legislazione statale vigente e precisamente nel decreto n. 915 e nelle successive leggi nn. 44 e 361 del 1987.
Prima di entrare nel merito dell'odierno dibattito, svolgo una premessa per illustrare i motivi che ci hanno suggerito di predisporre un disegno di legge al Parlamento, preso atto delle lacune nelle normative che ho citato consistente nella non piena attuazione del principio "chi inquina paghi".
L'industria inquinante si scarica dalle proprie responsabilità nel - o "dal" momento in cui consegna le proprie scorie e i propri rifiuti all'azienda di trasporti o idonea allo smaltimento: nel nostro disegno di legge mettiamo in evidenza come sia inaccettabile questa sorta di esonero o di esenzione di responsabilità dell'industria inquinante, e chiediamo che venga fissato sul piano normativo il principio della persistenza e della sopravvivenza della responsabilità per danni a persone, a cose o al territorio, da parte dell'industria produttrice di rifiuti tossici e nocivi anche dopo che l'industria stessa li abbia consegnati all'azienda di trasporti o all'azienda idonea a smaltire.
Si tratta di un doveroso completamento della normativa, peraltro divenuta estremamente caotica per non dire altro. Dopo il decreto n. 915 e le modifiche attraverso le leggi nn. 44 e 361 del 1987 è calato il decreto legge Ruffolo, di cui non conosciamo ancora il testo definitivo, che rivedendo nuovamente la materia, farà sì che non si possa sapere se e quali norme statali del decreto 915 e successive siano ancora in vigore, vista la previsione di centri polifunzionali che si rifletteranno anche sulla vigenza delle leggi regionali nn. 18 e 9.
Ci pare che la nostra proposta, che auspichiamo godrà della considerazione delle forze politiche presenti in Consiglio e della Giunta possa avere un suo peso come manifestazione e proposizione politica.
Addentrandomi nel merito della comunicazione dell'Assessore penso sia utile ricordare, fra quanto detto e scritto sulla faccenda Zanoobia e delle navi prossime ad attraccare o approdare nei nostri porti, un'intervista comparsa su "La Repubblica" fatta da Giorgio Bocca al responsabile della Petrol Dragon, definita una delle maggiori aziende di riciclaggio, che trasforma i rifiuti in petrolio. Non so se la definizione sia esatta, ma nelle dichiarazioni rese dal responsabile della società mi pare di cogliere considerazioni sensate, rilevanti e soprattutto condivisibili. Parlando delle "famose" navi, come le definisce l'intervistato, ancorate in porti militari e civili ai fini di cercare aziende di smaltimento dice: "La cosa è totalmente insensata. Chi è del mestiere e io sono del mestiere da vent'anni mentre il Ministro Ruffolo lo è solo da qualche mese, sa che solo un'azienda pirata diretta da un gangster, sia pure in doppiopetto grigio potrebbe accettare un tale incarico - l'incarico di smaltire il carico di queste navi - senza passare per la fase analitica, senza conoscere il contenuto dei bidoni, prendendone a caso uno qui e uno là". Mi pare che queste considerazioni a contenuto meramente tecnico, rese da un tecnico che non penso sia impegnato politicamente - ma anche e ammesso che lo sia siano ampiamente condivisibili.
L'affermazione fatta dalla Giunta tramite l'Assessore Cernetti "Su questa vicenda - quella della Zanoobia - è opportuno che tutti gli enti responsabilmente assumano i provvedimenti di competenza, conseguenti ad esami e valutazioni rigorose", penso vada solo considerata come una petizione di principio. Da questa affermazione di principio chiedo si recepiscano le espressioni che testé ho citato e si stabilisca la regola o per meglio dire, si prenda un impegno in questi termini: i bidoni e i fusti attualmente contenuti nella motonave Zanoobia potranno avere ingresso in Piemonte, in quel di Leinì o in quel di Orbassano, con l'una o con l'altra società idonea a smaltire, solo dopo che si siano verificate due condizioni strettamente connesse fra di loro: che siano stati compiuti accertamenti analitici in ordine al contenuto dei fusti e che si sia contestualmente verificata l'idoneità tecnica del soggetto che si è offerto di provvedere allo smaltimento, sia essa l'Ecolinea, o la Servizi Industriali.
E qui s'innesta la problematica inerente l'idoneità tecnica delle autorizzazioni provvisorie o definitive e di eventuali rilocalizzazioni in ordine al contenuto in concreto dei fusti.
Riteniamo che un impegno di tal genere rientri perfettamente nelle competenze istituzionali della Regione; la delega a rilasciare autorizzazioni è altro tipo discorso. In ogni caso, la Regione si avvalga del supporto istituzionale per poter far valere questo impegno consacrato nell'art. 32 della legge sanitaria n. 833, laddove si dice che "il Presidente della Giunta può emanare provvedimenti contingibili e urgenti allorquando vi sia un pericolo improvviso o anche non improvviso di danno alla salute delle popolazioni". Competenza che in questo caso potrebbe scattare perché Leinì, Orbassano e gli altri Comuni eventualmente interessati o nell'ambito dei quali è localizzata l'azienda idonea a smaltire si trovano in Piemonte. Noi chiediamo, quindi, che si condizioni all'accertamento analitico di cui ho detto e all'idoneità dell'azienda di smaltimento l'ingresso dei fusti in Piemonte. Né mi pare che questo potere conferito al Presidente della Giunta dalla legge sanitaria, possa essere vanificato da poteri non meglio identificabili in norme legislative che sono state conferite al Commissario ad acta.
Quando prima ho accennato al caos legislativo esistente in materia e alle contraddizioni fra le normative statali vigenti e l'ultimo decreto Ruffolo, indefinibile come collocazione nella legislazione previgente, ho dimenticato di rilevare che non si conosce con esattezza la fonte del conferimento dei poteri al Commissario ad acta e quali siano le norme legislative che prevedono una sua interferenza in materia di smaltimento tanto più che risulta che il potere di provvedere allo smaltimento di cui trattasi gli sia stato conferito dal Ministro della protezione civile.
Riteniamo inoltre che debba essere assunto un secondo impegno di un certo peso e di un certo rilievo. Mi riferisco al provvedimento emanato dal Sindaco di Leinì il quale, se sono esatte le notizie raccolte, con sua ordinanza ha inibito l'ingresso dei fusti della Zanoobia nel territorio del Comune di Leinì fino a quando non siano compiuti taluni accertamenti.
Una notizia di stampa di qualche giorno fa, ci ha informati che il Ministro Ruffolo, tramite l'Avvocatura di Stato, ha impugnato questa ordinanza davanti al Tribunale Amministrativo del Piemonte, chiedendone l'annullamento. Sempre secondo questa notizia, comparsa sul quotidiano "La Stampa" il 22 ottobre, il TAR del Piemonte dovrebbe intervenire nel contraddittorio fra Ministro dell'ambiente assistito dall'Avvocatura di Stato e Comune di Leinì. Se è vero che "ogni Ente deve responsabilmente assumere i provvedimenti di propria competenza" (visto il tentativo posto in atto dal Commissario ad acta, contrammiraglio Francese, di far smaltire dall'Ecolinea in quel di Leinì le scorie della Zanoobia), e visto che la contesa è stata trasferita dalla sede politica a quella giudiziaria (non per volere delle realtà locali, ma per volere del Ministro Ruffolo tramite l'Avvocatura di Stato) mi pare che ai fini di tutelare e salvaguardare l'ordinanza responsabilmente e legittimamente presa dal Comune di Leinì la Regione debba intervenire "ad adiuvandum" presso il TAR del Piemonte affinché venga mantenuta ferma l'ordinanza del Sindaco di Leinì che vieta l'ingresso dei fusti della Zanoobia in quel di Leini presso l'Ecolinea almeno fino a quando non siano state effettuate verifiche non a campione ma su tutti i fusti e, contestualmente, sull'idoneità dell'Ecolinea, fatti salvi i permessi che debba o possa ricevere dalla Provincia nella sede attualmente localizzata.
Sono questi gli impegni richiesti dal nostro Gruppo; confido possano essere condivisi anche da altre forze politiche di questo Consiglio nonch dalla stessa maggioranza, visto l'assunto - a mio avviso solo di principio che "ogni Ente deve assumersi le proprie responsabilità."



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La discussione sarebbe comunque conclusa anche senza il nostro apporto perché ci sembra di capire che si ripropone una tematica sostanzialmente superata e consolidata. Molta attenzione, a mio modo di vedere, va posta al momento successivo, alle conclusioni del dibattito, evitando indicazioni di direzioni opposte. Dire che ogni ente deve assumersi le proprie responsabilità significa, per esempio, decidere una volta per tutte qual è l'Ente di controllo: non può esserci il Comune che controlla con una propria Commissione, la Provincia con un'altra, inventando la nuova professione del "componente di Commissione di controllo".
A noi sembra che l'occasione consenta di ribadire l'esigenza, espressa in altre occasioni dal nostro Gruppo e da altre forze politiche, che si prenda atto del processo, tutto italiano, del "sommerso". Si dice che il miracolo italiano stia nel sommerso, probabilmente, per qualche parte, sta anche nel sommerso dei rifiuti non trattati. Ma attenzione, non sono d'accordo con chi sostiene che questo è stato un risparmio da parte dell'azienda: è stata la speculazione di chi non ha provveduto al trattamento; i corpi aziendali considerano il trattamento rifiuti come costo maturo e acquisito nella contabilità dell'azienda. Se gli spazi di utilizzo di queste risorse sono occupati da qualcuno che deve muoversi in condizioni di pseudo-clandestinità, si tratta di capire se le condizioni giuridiche territoriali che il sistema pubblico di controllo deve creare esistano o no. E' il sistema politico che è in ritardo rispetto all'evoluzione tecnologica, e tale ritardo determina, come sempre avviene la speculazione di chi sa cogliere nei ritardi di qualche altro soggetto l'occasione per illegittimamente lucrare. Far girare per il mondo le navi dei veleni costa certamente di più che trattarli razionalmente sul proprio territorio in aree attrezzate. Su questo, probabilmente, bisognerà fare opportune verifiche, ed incrementare le possibilità che il processo si compia senza margini per speculazioni all'origine per aziende che intendano sfuggire ad un adeguato processo di stoccaggio e trattamento dei rifiuti. La funzione della politica non è il controllo ma la costruzione della società.
Il controllo è una funzione marginale, che normalmente compete ad altro soggetto nella tripartizione dei poteri; solo in via amministrativa e in misura marginale compete alla sfera politica. La sfera politica deve costruire le condizioni per il superamento dei processi anomali che la società nel suo sviluppo produce.
E' evidente che le tecnologie avanzate, soprattutto in termini chimici e di trattamento industriale, hanno determinato realtà rispetto alle quali ci si deve collocare.
Prima di predisporre documenti che portino di nuovo all'incoerenza di pagare il fatto di aver voluto sempre stare dalla parte di tutti, bisogna riflettere molto. Siamo convinti che questa emergenza richieda soprattutto che la Regione si adoperi per rimuovere condizioni di ostacolo ad un razionale processo di collocazione di strutture; condizioni che non hanno una loro giustificazione, ma che sono di natura pregiudiziale e ideologica.
Compito della Regione è individuare non nel minimo caso concreto, ma nella cultura, nella letteratura e nel muoversi dei politici, le questioni che giustificano o meno tali resistenze. Faccio un esempio: sugli elettrodotti il parere dell'USSL di Ivrea, per quanto apprezzabile, non può ancora essere la tavola pitagorica della Regione sulla materia. Prestiamo attenzione ad acquisire certezze e quindi a introdurre sul territorio e nella cultura degli amministratori e dei cittadini miti o riserve che non abbiano giustificazioni. In questo senso anticipo il mio giudizio su un ragionamento emerso nel dibattito. Le capacità scientifiche su questa materia non sono tantissime. A me sembra molto più utile far lavorare il meglio dell'intelligenza e della capacità tecnico-scientifica per tanto tempo, che non molte più persone per minor tempo. Diversamente bisogna probabilmente scendere in termini di livello rispetto a coloro che verranno investiti da questa delicata funzione di controllo. Cerchiamo di individuare i livelli di controllo e le relative Commissioni, misurando il nostro territorio per quello che è "dall'Alpi delle piramidi" nella sua dimensione, nella sua capacità di comunicazione, di idee, di informazioni ma siccome questa questione non è pro o contro l'Ecolinea, interessa poco.
A questo punto la Regione deve registrare che un'insufficiente determinazione, anche di natura istituzionale, pone soggetti come il Sindaco di Leinì nella - ritengo onesta - consapevolezza di essere il destinatario decisionale di una questione che probabilmente lo riguarda solo per un settore. Se questo avviene, è evidente che gli altri livelli istituzionali non sono riusciti a chiarire al Sindaco di Leinì quali sono all'interno di questo processo globale, i suoi poteri nel divenire, cioè rispetto a situazioni del tutto nuove come quelle che si sono verificate in questi giorni. Non penso che sarebbe stata emanata l'ordinanza di divieto di trasporto di fusti se, anziché parlare di nave Zanoobia, i fusti fossero arrivati uno al giorno da "normali" isole di stoccaggio. I fatti che fanno clamore e creano suggestione rispetto alla quale gli amministratori locali si muovono in assenza di un quadro preciso e rigoroso di competenze. Il ragionamento che comincia a prendere piede in quest'aula è quello di incentivare la costituzione di una serie di Commissioni periferiche collocate nei Comuni, dimenticando che esistono UU.SS.SS.LL. competenti in materia. Un tale percorso non porta ad una netta identificazione delle funzioni programmatorie della Regione, e di controllo della Provincia se decidiamo che così ha da continuare ad essere. I Comuni hanno altre funzioni: predisporre i piani regolatori e i regolamenti edilizi e farli rispettare; mantengono cioè una funzione monitoria, di sanzione e di intervento qualora determinate condizioni non vengano rispettate.
Non ritengo sia facile tendere alla chiarezza dei rapporti in uno scenario in cui si sovrappongono tre livelli scientifici: comunale provinciale e regionale. Infatti, egregio Assessore, se qualcuno verrà a chiederle giustificazione di processi e vicende rispetto alle quali lei dovrà dare risposte tecnicamente e scientificamente supportate, dovrà aggiungersi un terzo gruppo di tecnici a livello regionale.
Noi liberali siamo banali: questa questione, ci rendiamo conto, è poco affascinante, molto grigia, ma la politica deve semplicemente creare le condizioni all'interno delle quali la tecnologia possa assicurasi condizioni di praticabilità; conseguentemente, indispensabile condizione politica è il governo della sanzione, un quadro programmatorio in cui muoversi. Dopodiché viene l'esigenza di garantire il bene nuovo in questione, e cioè il diritto all'informazione. Cerchiamo, una volta per tutte, di fare uno sforzo per disegnare un quadro di rapporti tra istituzioni il più definito possibile, e soprattutto evitiamo, Assessore se non siamo in condizioni di fare un difficile passo in avanti di farne uno indietro.
Da alcuni ragionamenti svolti in aula si desumerebbe che ogni singolo Comune interessato magari soltanto in termini ipotetici della localizzazione di uno stabilimento di stoccaggio e di trattamento approvato e sorvegliato dalla Provincia - sia autorizzato ad una propria verifica; personalmente ritengo che tale Comune abbia il diritto di essere informato, magari di essere presente in un qualche livello di controllo, ma non di avere una propria sede d'esame e verifica. Diversamente, ci vorrà un ulteriore ente che medi tra le valutazioni, magari non del tutto concordi della Commissione "A" rispetto alla Commissione "B": nostra preoccupazione è non aggiungere confusione a confusione. Se pensiamo di predisporre un ordine del giorno, questo deve a sommesso avviso dei liberali - tendere a rendere più comprensibile e chiaro il rapporto tra le istituzioni e non essere un elemento che, tendendo a perseguire un consenso, renda grigio scuro quanto in questo momento è grigio non molto chiaro. Riserviamo il nostro contributo di merito al lavoro di predisposizione di un documento dalla più ampia partecipazione; se sulla questione possiamo sembrare divisi è solo perché ognuno di noi è portato per formazione e rappresentanza di interessi - nel senso più ampio del termine - ad essere più attento a un aspetto del problema piuttosto che ad un altro. I vari aspetti, però, devono essere ricondotti a un unico punto di vista sul processo del trattamento dei residui, all'interno di un quadro corretto di rapporti istituzionali, con la garanzia della massima informazione e tutela tecnico-scientifica. Su questo punto concorda l'intero Consiglio ovviamente ognuno di noi nelle sue considerazioni tenderà a privilegiare quegli aspetti rispetto ai quali ritiene di avere una specifica esigenza di rappresentanza e interpretazione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ho apprezzato per un senso o per l'altro quasi tutti gli interventi svolti: alcuni sobri e provenienti in genere da colleghi misurati per obiettività propria e quelli altrettanto misurati pur provenendo da persone per loro natura estremamente esuberanti. Ammiro questi interventi che rispettano, pur nel gioco delle parti, una certa oggettività, mentre rimango molto perplessa rispetto agli interventi di coloro che ritengono di avere in tasca la verità assoluta. Rispetto alla verità assoluta io ho sempre quello che ritengo essere il beneficio del dubbio, soprattutto in un settore che ha colto tutti di sorpresa, non solo la Regione Piemonte e l'Italia, ma addirittura il mondo intero, e nel quale molte volte si procede per tentativi.
Non risponderò ad ognuno degli enormi problemi sollevati in aula per quanto sarebbero tutti degni di considerazione; allo stesso modo, non mi addentrerò nei particolari come richiesto da alcune interrogazioni, perch quando queste vengono assorbite in un dibattito è difficile dare ad ognuna risposte precise e puntuali. Rispondo in questo senso tanto al collega Pezzana quanto al collega Ala, dicendo loro che potrò rispondere per iscritto a tutti i dettagli evidenziati.
Comincerò dalle questioni poste dal collega Reburdo, soprattutto per quanto riguarda il piano di smaltimento, non ritenuto adeguato in ordine ai rifiuti industriali. Non è vero che il piano di smaltimento dei rifiuti industriali contenga elementi di indeterminatezza, può tutt'al più far rilevare alcune genericità dovute al breve periodo concesso dal Governo per la predisposizione dei piani stessi; ma siamo i primi, a livello di Assessorato, ad essere consapevoli che andrà ulteriormente approfondito.
Nel piano, comunque, si indica la necessità di impianti per ogni Comprensorio e si ricorda che questo tipo di smaltimento - sottolineo: come dice la legge - è a carico dei produttori o comunque ad iniziativa privata.
Aderisco in pieno a quanto diceva il Presidente della Commissione Tapparo al fatto cioè che diamo maggiore importanza all'innovazione tecnologica alle esportazioni, alla commercializzazione invece che accentrare la produttività anche sull'ambiente. Ci rifacciamo ancora ad un vecchio concetto di produttività che investe negativamente l'ambiente. I recenti fatti dell'ACNA dimostrano che un concetto di nuova produttività rispettosa dell'ambiente e della salute stenta a farsi strada, per i costi che esige.
Dati più precisi sulla qualità e la quantità dei rifiuti si otterranno quando perverranno i primi dati del catasto dei rifiuti avviato alla fine dell'anno scorso; catasto che ricordo al collega Adduci, il quale si chiedeva quante altre "Zanoobie" si potranno riempire con i rifiuti industriali prodotti in Piemonte. Che da questo catasto risultino dati veramente attendibili, è però cosa tutta da verificare. Specificherò oltre questo mio pensiero.
Per quanto riguarda le ricollocazioni, eventuali proposte devono pervenirci dalle ditte o dagli enti interessati, così come l'indicazione del sito deve pervenire dal richiedente di una certa autorizzazione.
Precedenti esperienze regionali, vedi il Piano dei siti, che puntualmente li prevedevano, hanno avuto esito negativo. Ecco perché, come da decreto ministeriale, nel piano di smaltimento abbiamo preferito individuare aree e non siti.
Il rilascio delle autorizzazioni per attività già in essere è compito della Provincia, anche secondo la recente legge regionale n. 9, alle quali l'Assessorato, nei casi previsti, dà proprio parere attraverso il Comitato tecnico regionale.
Rispetto a Leinì l'Assessorato darà tutte le informazioni richieste con la lettera citata dal Consigliere Staglianò - dalla Presidente della Provincia, per metterla in condizione di adottare i provvedimenti del caso.
Leinì è un caso particolarmente difficile, che dovrà essere attentissimamente valutato, anche perché tutti i giorni si producono fatti nuovi; l'azienda ha fatto addirittura tre richieste di rilocalizzazione l'una diversa dall'altra.
Non si possono sospendere tutte le autorizzazioni, com'era auspicio del Consigliere Ala: con la necessità di impianti che oggi c'è in Piemonte, e non solo in Piemonte, andremmo a bloccare anche quel poco che esiste.
La collega Bresso, di cui ammiro sempre l'intelligenza degli interventi, anche quando siamo su strade diverse, sostiene una linea che a mio avviso può portare al monopolio pubblico: dubito sia la soluzione giusta, del resto non adottata nemmeno dalla passata Giunta di sinistra.
Inoltre, mi pare cosa poco credibile che una volta dati impianti adeguati possa emergere la reale quantità di rifiuti; noi siamo convinti che fino a quando ci sarà evasione fiscale a maggior ragione ci sarà evasione nella denuncia dei rifiuti, indice, come tutti sappiamo, di produzione.
Al collega Reburdo devo dire che ho dato talmente per scontato il fatto che gli industriali siano i principali imputati della disastrosa situazione relativa ai rifiuti industriali, che non ho ritenuto di doverlo ulteriormente ripetere. Anche il Ministro Ruffolo prevede di recuperare i costi dei diversi interventi dalle imprese produttrici di rifiuti impostando un recupero generale e complessivo dei costi a carico delle Regioni e dei Consorzi.
Problema delle garanzie. Mi pare di aver indicato nella mia relazione iniziale, che le garanzie che chiederemo saranno le stesse che dovremo essere in grado di dare noi stessi. Al riguardo ricordo che il Governo ci dovrà fornire indicazioni su indagini ed analisi che stabiliscano la provenienza, la quantità e la qualità dei rifiuti e che dovrà specificare il tipo di trattamento, nel caso in cui i rifiuti vadano trattati, e se il loro smaltimento definitivo deve avvenire in Piemonte. Dalla ditta Castalia ci attendiamo un doveroso piano di smaltimento, così come ogni ditta è tenuta a fare per un regolare contratto di appalto. Tali questioni saranno logicamente specificate nell'ordine del giorno che la maggioranza proporrà.
Le perplessità manifestate dal collega Pezzana circa il decreto Ruffolo sono state denunciate anche dall'Assessorato. Un esempio: non tutte, ma solo quattro Regioni (le più industrializzate: Emilia Romagna, Toscana Veneto e Piemonte) sono chiamate ad attrezzare in breve un'area per lo stoccaggio dei rifiuti; inoltre, quest'area inizialmente partita come stoccaggio, dovrà trasformarsi in quelle che saranno le piattaforme polifunzionali.
La prima riflessione è questa: essendo già difficile stabilire e decidere in merito alle ricollocazioni, le piattaforme polifunzionali per le loro enormi dimensioni di per se stesse riceveranno difficilmente il consenso degli enti locali previsto nel decreto.
Volevo concludere dicendo che non bisogna confondere le responsabilità dei vari livelli. Così come previsto nel decreto, spetta al Governo specificare la qualità, la quantità e la provenienza dei rifiuti. Dopodich spetta alla Castalia predisporre per iscritto, in un contratto di appalto ben preciso, il piano di smaltimento e alla Provincia il controllo delle autorizzazioni. Alla Regione spetta il coordinamento e, se volete, la mediazione dei vari livelli affinché lo smaltimento dei rifiuti che ci ritorneranno sia il più possibile razionale e con un impatto sociale sopportabile per le popolazioni.
Ho letto su "La Stampa" di oggi la presa di posizione di alcuni Consiglieri ed Assessori del Comune di Torino che hanno presentato un documento contenente lo slogan, semplificato e banale come sono tutti gli slogan, ma molto esemplificativo: "più ambiente e meno cemento".
I rilevanti problemi sollevati richiedono un'attenta considerazione dell'attuale struttura regionale preposta all'ambiente: è inutile attribuire compiti a mezzi umani, mezzi finanziari e attrezzature altamente inadeguati, e addirittura diminuiti rispetto a quando l'Assessorato all'ambiente proponeva leggi sul numero dei fiorellini che andavano raccolti. Fare richieste al di sopra dei nostri compiti può senz'altro andar bene, ma se il settore ambiente non verrà potenziato, pur lavorando a ritmo pieno - e di questo devo dar atto a tutti i miei funzionari - pur tirando in modo convulso, potremo fare solo quanto sarà consentito da quelle che sono le forze umane.



PRESIDENTE

E' stato preannunciata la predisposizione di un ordine del giorno da parte dell'Assessore.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Si tratta di una bozza di documento aperto - almeno di questo dovreste prendere atto - a tutte le integrazioni che vorranno essere apportate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Forse la soluzione c'è. La bozza predisposta dall'Assessore è in fase di valutazione da parte dei Gruppi di maggioranza; suggerisco quindi di chiudere il dibattito a questo punto. Per quel che riguarda il documento è necessario valutarlo attentamente e quindi potrà essere posto in votazione solo in una delle prossime sedute. Propongo pertanto di passare alla trattazione degli altri punti all'o.d.g., anche perché in presenza di una comunicazione di rigore non deve conseguire necessariamente la presentazione di un ordine del giorno. Dato il rilievo e l'importanza del tema l'Assessore si è fatto carico di predisporne una bozza, i Gruppi di maggioranza la stanno valutando, così come quelli di opposizione. Col contributo di tutti in una delle prossime sedute si potrà arrivare al voto come noi speriamo. Ci sono esperienze positive ed altre negative (Puntini)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ci sono delle scadenze. Il 30 settembre scade l'autorizzazione provvisoria.



BRIZIO Gian Paolo

Il documento deve essere votato entro settembre; ci impegniamo a votarlo entro quella data.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho preso visione della bozza dell'ordine del giorno e non vi ho trovato alcun cenno su quanto avevo richiesto, neppure relativamente a garanzie sulla pubblicità delle conferenze, sulla pubblicazione delle autorizzazioni relative all'eventuale trattamento di rifiuti tossici nocivi, eccetera.
Dopo averla letta ben tre volte, di questa bozza ho compreso ben poco.
Dopo il mio lungo intervento e la messa in discussione di tutto il sistema autorizzativo tra l'83 e l'85, non viene ripreso nulla di quanto detto, e nulla viene risposto né alla Presidente della Provincia di Torino né al Sindaco di Orbassano. Credo sia interesse dei cittadini piemontesi, a cominciare da quelli di Leinì, giungere ad un ordine del giorno il più possibile chiaro.
La mia proposta è di sospendere la seduta e di riunire i Capigruppo: si tratta di questione importante. Non vorrei che su questo tema, così come sull'ACNA (lo si è visto la scorsa settimana) passino due anni prima che ci rendiamo conto che si tratta di problema grave.
Alla Servizi Industriali si corre il rischio che alla fine della vicenda giungano non una ma cinque navi, di contenuto in parte omogeneo a quello della Zanoobia (i dati sono ormai noti): ci si pronunci chiaramente in merito e si smetta di dire che "tocca" a qualcun altro, Governo o Provincia che sia.
Non mi sento né di rinviare (data l'urgenza) né di dare seguito ad una bozza di ordine del giorno come quella proposta dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo con il collega Ala. C'è grande urgenza di definire la posizione regionale. La questione ha la rilevanza che sappiamo, ma anche tempi corti; è indispensabile lavorare per tentare di capire quale potrebbe essere la posizione della Regione.
La proposta che abbiamo sul tavolo non mi sembra soddisfacente per le ragioni addotte dal collega Ala e perché troppi degli impegni che devono essere assunti vengono invece elusi. Si rende necessario riunirci entro domani. Non possiamo uscire da queste due giornate di riunione di Consiglio senza aver definito una posizione sulla questione.
Abbiamo preparato una bozza di ordine del giorno, ma quello che ci interessa non è tanto manifestare le nostre opinioni, ma capire quanto il Consiglio può definire in ordine a importanti decisioni da assumere.
In questo senso, mi pare che una riunione di Capigruppo sia indispensabile. La Presidenza la convochi quando lo ritiene: per noi va bene anche subito, purché sia utile per assumere una posizione entro domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, vorrei fare un piccolo inciso sull'ordine dei lavori.
L'Assessore Cernetti non ha inserito le questioni sottoposte dall'interpellanza urgentissima del sottoscritto del 29 agosto scorso n fra le risposte scritte né in quelle orali. Sono nel limbo; a me personalmente non importa granché, ma trattandosi del bisogno di conoscere quantità, natura, destinazione e sistemi di trasporto inerenti i rifiuti stoccati provvisoriamente sulla motonave Zanoobia, l'inquietudine non riguarda solo chi sta parlando, ma tutti i cittadini. E questo soprattutto laddove si prospetta un ordine del giorno che impegna la Giunta a dare attuazione ad un decreto ministeriale su cui, peraltro, l'Assessore Cernetti ha testé manifestato più di una perplessità.
Penso sia opportuno convocare i Capigruppo per poter finalmente concludere la discussione, in particolare in relazione a due precise questioni: la rilocalizzazione dell'Ecolinea e la congruità della Servizi Industriali. Le due questioni sono emerse con molta insistenza nel corso del dibattito; per la prima in particolare, per le ragioni che il Presidente del Consiglio al termine della seduta della mattinata ha voluto cortesemente richiamare alla nostra attenzione, cioè la scadenza al 30 settembre dell'autorizzazione provvisoria, occorre che entro domani ci sia una decisione dell'assemblea sugli indirizzi che si intendono perseguire.
Su questo problema specifico il sottoscritto, a nome del Gruppo DP, ha predisposto un ordine del giorno da sottoporre all'attenzione di tutti i colleghi che condividono le nostre preoccupazioni e che vorremmo poter discutere e votare entro domani.



PRESIDENTE

L'Assessore Cernetti, per ragioni di salute, domani non potrà essere presente; la riunione dei Capigruppo si terrà al termine dell'odierna seduta, alle ore 17,45 circa.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame progetto di legge n. 233: "Norme in materia di tutela di beni culturali, ambientali e paesistici"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 233, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Vetrino per una comunicazione in merito.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

E' stata distribuita la relazione, presentata questa mattina al Consiglio. Vorrei innanzitutto chiarire che il senso della richiesta venuta dal Consiglio di ricevere dall'Assessorato alla pianificazione territoriale un'informazione rispetto alla legge n. 431 prima di passare alla discussione e all'approvazione del disegno di legge dei beni ambientali vada ricercato nell'esigenza del Consiglio stesso di essere messo al corrente della situazione dello stato della pianificazione, tenendo conto che dopo ben quattro comunicazioni nel corso di questi due anni, da alcuni mesi il Consiglio non ha più avuto a questo riguardo la possibilità di prestare un minimo di attenzione. Un momento di riflessione si è verificato nell'ambito della competente II Commissione consiliare, in cui sono state evidenziate linee di esodo dalla situazione nella quale ci troviamo, linee che la relazione tenta di approfondire per far emergere una qualche soluzione. Soluzione non definitiva, che per diventare tale attende il contributo e la proposizione da parte dei Consiglieri che seguono più direttamente la materia e che ne hanno sollecitato un approfondimento del Consiglio.
Non riferirò la situazione nella sua genesi, nel suo svilupparsi dal 1 agosto 1985; brevemente, tenterò di recuperare l'iter procedurale che è andato determinandosi. Partendo dalla situazione odierna, dobbiamo formulare proposte che ci consentiranno di proseguire nell'adeguamento della nostra legislazione, come stiamo facendo attraverso la presentazione del disegno di legge - che verrà subito discusso - e altri adempimenti di adeguamento alla legge n. 431.
Con il consenso del Consiglio regionale, nel maggio 1986, si è deciso di attribuire valenza paesistico-territoriale ai piani territoriali e comprensoriali, attraverso la definizione degli incarichi che i Consiglieri ben conoscono. Da circa un anno la Giunta dispone delle proposte di integrazione formulate da professionisti, proposte che ai sensi della legge n. 9/1986 - che ha individuato la gestione del momento di transizione post comprensoriale abbiamo inviato alle Province e che queste ultime hanno esaminato, convocando riunioni degli Enti locali, delle Comunità montane e dei Comuni, e formulando una serie di proposizioni aggiuntive, attualmente al vaglio della Giunta regionale, e quindi del Consiglio.
La fase di consultazione delle Province è stata più lunga dei 60 giorni previsti dalla legge, tempo entro il quale le Province avrebbero dovuto esprimere un loro parere.
Le Province richiesero alla Giunta regionale di prorogare tale termine com'è ovvio non si poté procedere ufficialmente in questo senso, poich avremmo dovuto modificare la nostra legge. Tuttavia, c'è stato un tacito accordo tra Province e Giunta affinché questa fase di consultazione, che si rivelava molto importante per il coinvolgimento di Comunità montante e Comuni, avesse sfogo e tempi necessari.
Ad oggi, però, il tempo trascorso è molto; quasi tutte le Province hanno risposto all'adempimento previsto dalla legge di formulazione di parere; un'unica Provincia deve ancora trasmettere ufficialmente il proprio, anche se risulta che il Consiglio provinciale si sia di fatto espresso sulla materia; siamo quindi nella condizione di poter dare una valutazione dell'atteggiamento delle Province rispetto al problema loro presentato.
I pareri sono abbastanza difformi, non c'è stata uniformità di valutazione. Non dimentichiamo che a suo tempo si è ritenuto di affidare l'incarico ai professionisti che avevano curato la stesura dei piani territoriali e comprensoriali. E' probabile che nonostante le direttive di carattere generale e i rapporti costanti che la Regione ha tenuto con quindici equipe di professionisti, ci si trovi di fronte a proposte abbastanza disomogenee, ed è quindi comprensibile l'atteggiamento non uniforme delle Province: sono stati formulati pareri positivi, pareri negativi, pareri né negativi né positivi, e tutta una serie di indicazioni di modifiche e di miglioramento della proposta presentata.



CHIEZZI Giuseppe

Mi scusi Assessore, potrebbe essere più precisa nel dire quali sono i pareri positivi e quali i negativi?



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

So con certezza che la Provincia di Novara, che si è espressa per prima, ha dato parere negativo. Tuttavia, dopo tale parere, ha anche fatto pervenire un documento da intendersi come collaborativo e di integrazione al parere crudo inviato in prima istanza; tra l'altro è stata l'unica Provincia che ha risposto nei 60 giorni a disposizione.
C'è invece il parere positivo delle Province di Alessandria e di Vercelli; non conosco ancora il definitivo parere della Provincia di Asti.
L'espressione di un parere da parte della Provincia di Torino è più problematica, nel senso che non è basata unicamente sull'esame dei piani inviati loro, ma anche su una propria documentazione ricca di osservazioni.
La fase di consultazione è stata lunga anche perché quando la Provincia ha innescato il processo di confronto e consultazione dei Comuni questi si sono riservati di poter esprimere pareri collegiali, dibattuti all'interno dei Consigli comunali. Per buona parte dei Comuni, infatti, possiamo disporre di deliberazioni dei Consigli che hanno esaminato il problema; in questo senso si sono mosse anche alcune Comunità montane.



CHIEZZI Giuseppe

Il parere è del Consiglio provinciale?



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Il parere è sempre del Consiglio provinciale. Infatti, abbiamo ritenuto che quello della Provincia dovesse essere un parere ufficiale, del Consiglio: vi è quindi una deliberazione del Consiglio provinciale, quasi sempre motivata con precisazione. Comunque, in più di un'occasione, non soltanto in forma ufficiale attraverso le pronunce di deliberazioni provinciali o comunali, ma anche in ordine a contatti avuti con le Province singolarmente o attraverso l'espressione dell'Unione regionale delle Province piemontesi, c'è stata dichiarazione di grande disponibilità a collaborare con la Regione nella predisposizione e nella definizione di questa materia. Più in particolare, in un documento inviato dal Presidente dell'Unione Regionale delle Province Piemontesi, si richiedeva esplicitamente un coinvolgimento diretto delle Province, almeno nella fase che può essere definita di nuova istruttoria, in una - come possiamo chiamarla? - lettura integrata dei contenuti dei Piani, attraverso un opportuno assemblaggio dei Piani stessi a livello provinciale. Non dimentichiamo che ci siamo trovati di fronte 15 Comprensori a loro volta divisi tra 6 province. Le Province si sono trovate a dover fare i conti con più di un'area, e questo tipo di assemblaggio a livello provinciale è sembrato opportuno soprattutto per la fase di prosieguo dell'attività di verifica delle indicazioni provenienti da parti di territorio poste al confine tra aree diverse.
Di fronte a questa dichiarata disponibilità delle Province ad assumere ruolo di coprotagoniste in materia di pianificazione paesistica, è parso alla Regione di dover considerare con tutta la possibile attenzione tale disponibilità, tenendo conto che l'atteggiamento provinciale in un primo momento è stato sulla difensiva - quando non di offensiva - essendo stato anche portavoce della situazione di difficoltà dei Comuni rispetto alla materia. Atteggiamento seguito - ripeto - in un secondo tempo, da grande disponibilità e desiderio di coinvolgimento.
Come i Consiglieri sanno, ai sensi delle nostre leggi la Provincia non è ancora considerata soggetto di pianificazione territoriale, per quanto il disegno di legge di riordino delle autonomie locali - che non è mai diventato legge ma che credo come Amministratori regionali del Piemonte dobbiamo considerare in tutta la sua valenza, avendo per due volte raccolto il voto di questo Consiglio individuava nella Provincia uno dei soggetti della pianificazione territoriale, laddove c'è scritto che "la Provincia contribuisce alla pianificazione territoriale". E' un inciso non molto preciso, che probabilmente meriterebbe di essere approfondito; tuttavia credo che non si possa disconoscere la volontà del legislatore di individuare nella Provincia uno dei soggetti che partecipano alla pianificazione territoriale. Prendendo spunto da questa indicazione di ordine politico, l'Assessorato regionale alla pianificazione territoriale propone al Consiglio una sorta di accordo tecnico-politico con le Province per pervenire alla rilettura dei piani così come è stata indicata. Non solo, quest'ipotesi di sbocco, da individuare insieme, potrebbe anche consentire la realizzazione di un quadro regionale traducibile in momento d'avvio per l'elaborazione del Piano territoriale regionale.
Il Piano territoriale regionale, è uno strumento introdotto con le modifiche alla L.R. n. 56, rispetto al quale la Regione sia nella passata legislatura sia in questa non ha mai definito in termini chiari la propria volontà, per quanto nella bozza di Piano regionale di Sviluppo sia stato indicato, seppure in termini molto generici, che la Regione avrebbe provveduto alla stesura di un Piano territoriale regionale. Questa è l'occasione: se crediamo allo strumento di pianificazione introdotto dalla nostra legge, questo è sicuramente il momento per consolidarlo e meglio definire, per quanto riguarda la Regione, lo specifico ruolo di ente cui compete il governo delle trasformazioni territoriali. Come ipotesi di soluzione credo se ne possano individuare due che modificherebbero in modo sostanziale la deliberazione del 1986, più volte richiamata, che ha dettato le linee di indirizzo per l'applicazione della legge 431 in Piemonte, e che quindi obbligherebbe il Consiglio ad un altro momento di attenzione e relativa deliberazione in materia.
Credo si possano individuare due percorsi: il primo, evidenziato poco fa e totalmente interno alla Regione, tendente ad avviare il primo Piano territoriale e regionale; il secondo, suddiviso in forma coordinata tra Regioni e Province, atto a realizzare una sintesi ragionata dei piani comprensoriali a livello provinciale. I due percorsi non debbono essere visti gerarchicamente consequenziali; possono infatti essere avviati in tempi ed in forme parallele, in modo da non creare contrapposizione, ma coordinamento. I due percorsi, che unitariamente potranno concorrere alla conclusione dell'attuale fase di pianificazione, legata anche e non soltanto per effetto della Legge n. 431 alla tutela dell'ambiente e del paesaggio, rappresentano la realizzazione di due momenti distinti che nel loro insieme formano gli strumenti di pianificazione territoriale previsti dalla nostra legge.
I piani territoriali con valenza paesistica a livello comprensoriale in questo particolare caso sono da intendersi esclusivamente come ripartizione territoriale. Gli strumenti che intenderemmo realizzare sono quindi due. Il primo, uno schema di Piano territoriale comprensoriale che non può che far riferimento a tutte le elaborazioni svolte sia a livello di conoscenza attraverso il nostro sistema informativo territoriale sia a livello di piani generali o settoriali già redatti (penso ai vari Piani già in corso e in attuazione in Piemonte). Si tratta di analizzare quanto già prodotto in questi ultimi anni, e sulla base dei risultati ottenuti evidenziare tematiche non ancora esplorate rispetto alle quali sarà necessario avviare in tempi brevi, la realizzazione. A questo punto sarà necessario attivare gli incarichi che si renderanno necessari, soprattutto a livello metodologico, per la definizione dei Piani territoriali e comprensoriali; a questo proposito avevo già evidenziato, in sede di Commissione consiliare la possibilità di stabilire rapporti con il Politecnico.
Rispetto ai piani territoriali, quelli cui abbiamo attribuito valenza paesistica e rispetto ai quali abbiamo ipotizzato una fase di raccordo provinciale si impone, a mio avviso, una rilettura non soltanto per le revisioni di ordine paesaggistico ambientale che i professionisti incaricati ci hanno evidenziato, ma anche per una verifica delle previsioni di intervento contenute nei piani territoriali comprensoriali (quelli predisposti dai Comprensori). Se è vero che nel 1985 questi piani non potevano essere stati accusati di essere datati, perché predisposti negli anni 1983-84 e inizio 1985, alla fine del 1988 le previsioni di ordine generale di quei piani devono quanto meno essere verificate, e la rilettura deve tener conto dei diversi piani di settore che in questi anni si sono avvicendati in attuazione delle nostre leggi e politiche.
Dunque, mentre per il piano territoriale comprensoriale si propone una stipula di convenzione con il Politecnico di Torino, per quanto riguarda il raccordo-accordo politico e tecnico con le Province, si intravede la possibilità di predisposizione di un protocollo d'intesa da concordarsi con l'URPP, tendente al coordinamento delle attività tecnico-amministrative di elaborazione di schemi dei piani comprensoriali con valenze paesistiche.
In questo importante momento d'avvio questa è la proposta che intendo evidenziare. La legge in discussione si colloca in senso generale nella politica di pianificazione della nostra Regione, ma nello specifico all'interno della pianificazione paesistica. Se riusciamo a far partire questi due strumenti contestualmente all'avvio della legge, che vede un coinvolgimento così diretto delle amministrazioni locali nella gestione delle zone sottoposte alla legge di tutela ambientale dello Stato (Legge n.
1497 e, all'interno della Legge n. 431, la gestione dell'art. 1) probabilmente avvieremo un momento significativo di disponibilità da parte di tutti ad accettare alcuni canoni nuovi di visione e valutazione del territorio della regione. Enti locali, Province ed Comuni hanno grosse possibilità nel concorrere con la Regione a salvaguardare principi fondamentali indicati nell'art. 1 della legge, che il relatore Nerviani spero si appresti a volerci presentare.
Il documento che ho sintetizzato è largamente aperto al contributo dei Consiglieri che vorranno apportare valutazioni e modifiche al fine di avere possibilità reale di uscire - lo dico con molta tranquillità dalla situazione di stallo nella quale la Regione è venuta a trovarsi in seguito al rapporto instauratosi con le Province, dai lunghi tempi di decantazione e confronto. Oggi, però, s'impone un momento di credibilità da parte della Regione. Credibilità in gioco per tutte le Regioni. Il lamentato ritardo rispetto ai tempi previsti dalla Legge n. 431, che aveva indicato nel 31/12/1986 la data ultima per la predisposizione dei piani territoriali comprensoriali, accomuna tutte le Regioni; a tutt'oggi non c'è alcuna Regione che abbia uno strumento di pianificazione approvato ai sensi della Legge n. 431. Le Regioni che hanno adottato, con deliberazioni della Giunta, strumenti di salvaguardia di determinate porzioni del territorio pur se in situazione avvantaggiata rispetto alla nostra, hanno non poche difficoltà. Porto ad esempio il piano paesistico della Regione Liguria.
Approvato alla vigilia del 30/12/1986 dalla Giunta ligure non è stato ancora approvato; non solo, il piano ha determinato la trasmissione alla Regione Liguria di 5.000 osservazioni, il che dà la dimensione del dibattito esistente non soltanto nella nostra Regione, ma in tutta Italia.
La Legge n. 431, pur con tutte le difficoltà di ordine gestionale che ha procurato, penso abbia rappresentato nel panorama culturale italiano un momento non secondario; occorrerà quindi assecondare il superamento delle difficoltà che sicuramente incontreremo, ma nella convinzione che la legge debba essere applicata anche nella nostra Regione.
In questo senso spero che il contributo dei Consiglieri regionali possa essere significativo e importante sia per il dibattito generale sia per il dibattito che attiene al disegno di legge che abbiamo di fronte, non di secondaria importanza.
Ringrazio il Consiglio che, pur costretto a rimandarlo nel tempo, ha trovato un opportuno momento di discussione. La fretta di approvare questo disegno di legge entro luglio è dettata dall'esigenza di portare a regime un lavoro da tempo giacente in sede di Commissione consiliare. Mi sembra che oggi vi sia lo spazio necessario per poter affrontare il tema con la dovuta consapevolezza e con il dovuto senso di responsabilità da parte di tutti.



PRESIDENTE

Si era convenuto che dopo la relazione dell'Assessore Vetrino fosse data la parola al relatore Consigliere Nerviani che ne ha pertanto facoltà.



NERVIANI Enrico, relatore

Integrerò l'intervento dell'Assessore Vetrino illustrando una sintesi di quanto comunemente definito dopo un lungo periodo di confronto svolto in considerevole profondità. Il dispiacere è non aver visto raggiunti, al termine del confronto, obiettivi comuni assai importanti per dare forza definitiva ad una legge che, ad avviso mio e di molti altri colleghi, è largamente attesa dalla nostra gente - e dagli amministratori comunali in particolare - e che potrebbe tracciare percorsi interessanti per lo sviluppo della cultura del territorio della nostra Regione.
Debbo ricordare l'impegno di molti per il lavoro svolto: in primo luogo quello del Presidente del Consiglio e dell'Assessore che, pur in posizioni qualche volta non convergenti, hanno speso molta passione nel raggiungere una meta di considerevole rilevanza per la comunità piemontese.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il presente disegno di legge ordina e norma l'ampia disciplina autorizzativa relativa ai beni culturali ed ambientali, di cui alle leggi 1497/39 e 431/85, nel quadro della pianificazione territoriale ed urbanistica di cui alla L.R. 56/77 s.m.i.
Esso è il risultato di un lungo ed approfondito dibattito sviluppatosi nell'ambito del Consiglio regionale e nelle Commissioni competenti, che da tempo dimostrano una profonda sensibilità attorno ai temi dell'ambiente ed in particolare della salvaguardia del paesaggio. In questo senso mi sembra che esista davvero una linea di continuità che ci onora; le radici di questa attenzione sono nelle amministrazioni passate di qualunque colore esse fossero.
Tale sensibilità si è anche specificamente concretizzata attraverso iniziative legislative che, dopo l'entrata in vigore della legge 431/85 hanno ulteriormente evidenziato l'assunzione di coscienza verso questi temi di Gruppi e di singoli Consiglieri regionali. Voglio ricordare le numerose proposte di legge a suo tempo presentate e che hanno costituito la base di un'intensa discussione preliminare e poi, nel merito preciso, in Commissione consiliare.
Il decennale sviluppo della politica di pianificazione regionale, il processo di regolamentazione ed uso delle risorse territoriali non potevano, d'altronde, non promuovere ed evidenziare, attraverso il costante confronto politico, culturale ed amministrativo, nuove, rilevanti esigenze, ed avviare nuovi rapporti della Regione con i livelli istituzionali e la società subalpina.
E proprio la crescita culturale e di attenzione verso le problematiche ambientali, l'aumentata coscienza e la più approfondita conoscenza da parte della comunità civile delle potenzialità del patrimonio dei beni culturali architettonici ed ambientali piemontesi, costituiscono premessa e garanzia fondamentali al provvedimento, che segnala come indilazionabile la necessità della piena e responsabile partecipazione dei soggetti interessati nella gestione qualitativa dei diversi interventi nell'ambito della tutela e della valorizzazione dei beni ambientali.
D'altra parte, la scelta che si compirà con l'auspicata approvazione di questo provvedimento si connette e risponde anche ad un'altra importante esigenza, quella della razionale distribuzione delle responsabilità amministrative, in forza della quale la Regione deve poter concentrare tutte le energie professionali e le sue risorse tecniche e finanziarie per l'ulteriore sviluppo della pianificazione ambientale e per la caratterizzazione degli interventi.
Coerentemente con quanto indicato dalla proposta del III Piano regionale di Sviluppo, la Regione Piemonte, spogliandosi di aspetti pesantemente gestionali, deve infatti riappropriarsi pienamente del suo prioritario ruolo di ente di indirizzo, programmazione e di pianificazione così come deve essere in grado di svolgere completamente con uomini e mezzi adeguati le proprie funzioni di rigoroso controllo.
Pur tuttavia forte è comunque la consapevolezza dell'esigenza di assecondare le azioni che discendono dal presente disegno di legge con il sostegno formativo sul piano amministrativo e professionale di chi, in primo luogo, è chiamato ad operare. E' infatti importante, rispetto al quadro dei principi politici ispiratori del provvedimento, garantire con un concreto supporto strumentale l'applicazione dello stesso.
La proposta di legge consta di 20 articoli.
L'art. 1 disegna il campo di applicazione del provvedimento, l'art. 2 definisce gli strumenti e le azioni di tutela esistenti e l'art. 3 stabilisce la validità dei piani anche sotto l'aspetto paesistico.
Per la prima volta si definiscono per legge il contenuto, gli elaborati e le procedure di formazione dei piani paesistici (artt. 5, 6, 7) garantendo certezza amministrativa rispetto ad uno strumento sino ad oggi inteso e gestito in modi diversi con riferimento al regolamento della L.
1497/39.
Norma di estrema rilevanza per la comunità regionale è anche l'art. 8 che modifica l'art. 91/bis della L.R. 56/77 s.m.i., attraverso il quale vengono create Sezioni decentrate a livello provinciale della Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali. Vengono in sostanza creati poli decentrati di carattere istituzionale, che rappresentano veri e propri osservatori con concrete funzioni sulla situazione ambientale e storico-antropica. Ciò consentirà tra l'altro un esame più approfondito e spedito dei piani di recupero dei centri storici piemontesi e delle più pregevoli testimonianze architettoniche della nostra regione. Viene inoltre aggiunto un nuovo articolo alla legge 56/77, il n. 77/bis, che norma funzioni e procedure delle sedute congiunte tra Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali ed Comitato Urbanistico Regionale.
Rispetto alle azioni puntuali sui beni considerati, l'art. 12 definisce gli interventi che non richiedono autorizzazione. Tra questi si segnalano in particolare, gli interventi riguardanti i piani dei parchi. Questa norma consentirà di snellire le procedure mantenendo una rigorosa situazione di tutela.
Anche l'art. 13, definendo la subdelega ai Comuni, apre nuove prospettive alla politica a favore dei beni ambientali di cui disponiamo.
E' questa infatti la norma, forse la più evidente anche se non l'unica, che coinvolge direttamente i Comuni in un nuovo rilevante impegno, che è in primo luogo culturale.
Un impegno che può confidare sulla volontà da parte della Regione di proseguire con vigore nell'azione di pianificazione paesistica e che deve esprimersi, da parte comunale, nell'adempimento di compiti gestionali molto importanti per l'immagine del Piemonte e della sua lunga tradizione storica.
L'art. 15 introduce l'esercizio del controllo sull'attività comunale e prevede, a questo fine, la stesura da parte del Comune di una relazione annuale sull'attività svolta. Sarà in questo modo possibile avere una conoscenza puntuale dell'esperienza maturata e dei problemi incontrati.
Infine, la presente legge prevede uno stanziamento finanziario per la realizzazione dei piani che, come affermato dall'articolato, possono essere realizzati dalla Regione anche su sollecitazione di altri livelli istituzionali locali.
Con particolare riguardo alla specificità della situazione piemontese delle nostre peculiari tradizioni, della nostra cultura, il presente provvedimento tende dunque a colmare tre vuoti registrati nella legge 431/85: la definizione dei contenuti dei piani paesistici, l'indicazione delle procedure per l'approvazione degli stessi e, infine, la dotazione finanziaria cui si accennava.
Si ritiene in questo modo, ed è bene sottolinearlo, di avere rafforzato lo spirito e la lettera della legge 431/85 che ha rappresentato, occorre dirlo, per il Paese intero una svolta culturale di un'ambiziosa, seppur difficile, scommessa politica.
Questo momento legislativo, pur significativo ed importante, non esaurisce le esigenze presenti di tutela, di salvaguardia e di valorizzazione che il nostro contesto ambientale e paesaggistico richiede.
L'attenzione sempre più diffusa a tutto il paesaggio, cui ha risposto prioritariamente la legge 431, obbligherà il Consiglio ad altri momenti di riflessione, in particolare per quegli interventi sull'architettura popolare, che non essendo tutelata da leggi di salvaguardia specifica rischia di perdere, se non sostenuta culturalmente e concretamente elementi rilevanti del patrimonio di irrepetibili testimonianze della nostra storia e della nostra più autentica cultura.
Mi si consenta alla fine, rapidissimamente, un ringraziamento ai colleghi e specificatamente al Presidente del Consiglio che hanno ritenuto di affidare a me la relazione di questa legge, che credo abbia per tutti noi importanza rilevante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Abbiamo assistito a una novità: basta confrontare le due relazioni della Giunta e del relatore al disegno di legge, per renderci conto di posizioni diametralmente opposte e divaricanti. Questo pone problemi credo, a tutti i Gruppi; certamente ne pone al nostro, che vuole collocarsi con "consapevolezza e senso di responsabilità", come sul provvedimento ci invitava a fare la Vicepresidente Vetrino.
Qual è la novità? La Giunta regionale, attraverso la voce dell'Assessore competente, la Vicepresidente Vetrino, dice che si propone una sorta di accordo politico con le Province per sbloccare la situazione e per arrivare alla redazione di un piano territoriale regionale.
Posizione seria da valutare attentamente, ma che non corrisponde alla normativa proposta che noi dovremmo approvare oggi o domani.
La relazione indica la volontà della Giunta regionale di arrivare a una modifica di atti già assunti dal Consiglio regionale. Questo è legittimo anche se si tratta della delibera del Consiglio regionale dalla quale è partita tutta l'iniziativa che doveva portare alla redazione di alcuni strumenti di pianificazione. Non è una novità di poco conto. Innanzitutto presuppone la modifica delle leggi che normano le procedure della pianificazione e della programmazione regionali, legge n. 56 e probabilmente anche la legge n. 43. Ciò indica, però, che le intenzioni espresse dalla Giunta regionale non collimano con la proposta di legge in discussione, in cui, quando si parla delle Province e degli enti locali, al massimo si dice: "sentite le Province, le Comunità montane e i Comuni". C'è una posizione di grande novità, che merita un esame attento e di non essere lasciata passare sotto silenzio: la contrapposizione tra la relazione al disegno di legge e la relazione della Giunta regionale.
Possiamo dire, come Gruppo, che prendiamo atto con soddisfazione come venga riconosciuta valida la proposta che abbiamo fatto un anno fa, di fare una legge stralcio per le deleghe e per le autorizzazioni rilasciate da parte degli enti locali ai sensi dell'art. 7 della 1497. Ciò avrebbe permesso di affrontare l'emergenza e successivamente, cioè dal Natale scorso, di aprire un confronto ampio sui temi che adesso vediamo ripresi dalla Giunta.
Noi siamo d'accordo che occorra un confronto ampio partendo da quanto fatto in questi mesi. Aggiungerei che eravamo partiti all'unanimità indicando una strada che ritenevamo celere, quella di dare l'incarico ai professionisti che avevano redatto gli schemi di piano territoriale per attuare l'integrazione dei piani stessi ai sensi della 431.
Ebbene, allora furono dati, forse giustamente, solo tre mesi di tempo agli incaricati. Nei tre mesi concessi quasi tutti i professionisti hanno presentato i loro elaborati, con risultati più o meno positivi, non possiamo giudicare perché non abbiamo una valutazione complessiva. Da oltre un anno però nei cassetti della Giunta giacciono quegli elaborati. Adesso si propone qualcosa di diverso rispetto a quanto deciso e fatto, innovando nelle procedure. In linea di principio non abbiamo nulla in contrario ad un coinvolgimento a tutti gli effetti delle Province e degli Enti locali.
Abbiamo sempre sostenuto la necessità di un loro coinvolgimento diretto. E' però una novità rispetto al tema in discussione.
Avevamo scelto la strada di stringere i tempi. Oggi però non abbiamo in mano nulla che sia di riferimento per gli Enti locali e che ci permetta di completare il lavoro che avevamo indicato.
Purtroppo dobbiamo ancora aggiungere che mentre conosciamo le posizioni espresse dalle Province sui piani territoriali, alcuni moderatamente positivi, la quasi generalità con forti critiche o radicalmente negativi non abbiamo ancora una posizione della Giunta regionale ad oltre un anno dall'arrivo di questi strumenti in Regione. Non sappiamo nemmeno quale giudizio dare sui pareri espressi dalle Province, perché non abbiamo una valutazione fatta in modo organico da parte della Giunta su strumenti che avevamo tutti indicato come necessari e da completare nel più breve tempo.
Ecco, collega Nerviani, tu ti rammaricavi perché non era stato raggiunto un accordo in Commissione. Mi pare che la relazione e la discussione chiariscano come non fosse facile trovare una convergenza su obiettivi comuni.



PRESIDENTE

Il dibattito sul progetto di legge n. 233 proseguirà nella giornata di domani.
Convoco ora la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



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